Indotto Ilva, Nicolaus e altri bigLa fuga da Confindustria continua

diVito Fatiguso

Addio a Taranto di 30 imprenditori metalmeccanici
A Brindisi sbatte la porta l’azienda leader dei viaggi

A volte si tratta di incomprensioni personali. Ma c’è anche spazio per problemi più profondi come la mancanza di strategie vincenti o, ancora, come la presenza di aspettative deluse (oltre alla più banale corsa per gli incarichi). Fatto sta che in casa Confindustria gli ultimi tempi sono stati burrascosi.È il caso delle territoriali di Taranto e Brindisi dove gli scontri interni non mancano. Tanto che la lista dei fuoriusciti si allarga. Nell’area ionica, pochi ore fa, sono stati pubblicati i nominativi delle aziende che hanno abbandonato la sezione Metalmeccanica per aderire a un nuovo soggetto. Il 17 gennaio scorso, infatti, è stata costituita l’associazione “Indotto AdI e Grandi Industrie” con 52 realtà (una trentina di imprenditori da Confindustria). «Siamo apolitici e apartitici - spiega il neo presidente Fabio Greco - e vogliamo tutelare i nostri iscritti che danno lavoro a 3.500 famiglie. Riuniamo aziende strutturate dell’indotto che non possono essere abbandonate nel periodo più buio». Sui motivi della frattura Greco non ha dubbi: «Semplicemente l’azione di Confindustria non era più sufficiente. Considerata la situazione era necessario un cambio di passo». Nella nuova associazione ci sono Almat srl, legata al presidente del Taranto Massimo Giove, la Marraffa srl (di Michele Marraffa di Martina Franca) e la Toor 4 srl, di Luigi Ture. E anche la Stoma Engineering spa, dell’ex presidente della sezione Metalmeccanica Antonio Lenoci. Eppure, c’è già chi vocifera di un probabile rientro da consumare già nei prossimi giorni. «Ciò che è successo - spiega Salvatore Toma, presidente di Confindustria Taranto - pone interrogativi. Il 19 gennaio, all’incontro sul siderurgico, abbiamo portato un documento votato all’unanimità da tutto il Consiglio generale (compresi i fuoriusciti, ndr). Ma in questo momento basta polemiche, la priorità è attivare i pagamenti verso le imprese come promesso dal governo. Perché le aziende dell’indotto ex Ilva sono disperate».Sulla sponda adriatica, invece, i punti di contrasto sono più profondi. Confindustria Brindisi da tempo ha perso pezzi importanti del tessuto imprenditoriale. È maggio del 2020 e Massimo Ferrarese, storico presidente della territoriale (2004-09) - con partecipazione nella giunta nazionale (2007-09) ai tempi di Luca Cordero di Montezemolo - pubblica un post su Facebook: «Confindustria non è stata solo la mia casa, ma per molti anni anche la mia vita. Ma non posso più farne parte». C’è l’addio dell’imprenditore che, con la sua Prefabbricati Pugliesi, è rimasta in ambito associativo per 40 anni. «Confermo l’amarezza per una decisione inevitabile - sostiene Ferrarese - dato che tuttora mancano i presupposti per lavorare con serenità. Quando un presidente non è espressione chiara della base non si crea un corretto spirito di gruppo. Eppure sono chiaro: se si dovesse ristabilire un corretto funzionamento delle strutture anche domani potrei rientrare. Il mio cuore è sempre per Confindustria». L’attuale presidente, Gabriele Menotti Lippolis (espressione del settore eventi) sembra non aver invertito la rotta. Anzi, dopo l’addio di Ferrarese (e quelli successivi di Soavegel e Oleificio Pantaleo) a dicembre scorso è stato il gruppo Nicolaus (proprietario del marchio Valtur) a sbattere la porta. Il più grande operatore del Mezzogiorno lascia la territoriale ma conferma la presenza nelle strutture nazionali (Astoi e Confindustria Alberghi). Tra le lamentele di chi non ha “rinnovato le tessere” spicca la denuncia di uno sbilanciamento dei rapporti di forza a favore dell’area prettamente tecnica. Come dire: a Brindisi c’è bisogno di cambiamento.Si raffredda, invece, il caso Gts. L’operatore leader nella logistica su rotaia avrebbe congelato la decisione di lasciare Confindustria Bari.

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27 gennaio 2023 2023 ( modifica il 27 gennaio 2023 2023 | 08:20)