Carmine Lubrano

Carmine Lubrano

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Carmine Lubrano

  Carmine Lubrano

nato a Pozzuoli in via Dante Alighieri vive e lavora al Parco Virgilio a Cuma tra l'Antro della Sibilla e l'Averno

Poeta,operatore culturale,ha fondato l'Archivio della poiesis contemporanea "Poetry Market"; ha fondato e dirige il Lab-Oratorio Poietico per le Arti, la rivista e le edizioni "TERRA del FUOCO";ha tenuto e tiene workshop e laboratori di decodificazione dei linguaggi contemporanei,in numerose scuole,centri culturali,musei . . .; curatore di mostre,direttore artistico di eventi,manifestazioni e festival, in particolare nei Siti archeologici;ha pubblicato diversi libri di poesia con prestigiose sigle editoriali(Tam Tam,Altri Termini,Scheiwiller,Rai Trade. . .); dedicata al suo lavoro la Tesi di Laurea dal titolo:"poeti antagonisti e funzione-dialetto nel conflitto culturale del '900 a Napoli, alla Sapienza di Roma;altre tesi attraversano il suo lavoro nell'ambito della poesia antagonista e della "Terza Ondata" delle Avanguardie,presso:Federico II di Napoli,la Sapienza di Roma,Accademia delle Arti di Napoli,DAMS di Bologna, Istituto Superiore del Design di Milano, . . .; ha curato antologie didattiche,tra le altre: "POeSIA (giocare con le parole,poesia visiva,scrittura visuale. . .),"PHOTOgrafia(fotografia creativa e off camera), "il di-SEGNO Poietico" (contaminazioni e mode. . .),"la Città dell'Immagine"(parola e segno);ha partecipato come artista con reading e concerti di POESIA e MUSICA a Festival e manifestazioni da "Poliphonix" al Centro Pompidou e alla Maicon des Ecrivains di Parigi,a Poiesis Sinphone di Milano,dal Salone del libro di Francoforte alla "Scuola  di Lettura in Biblioteca2000-Ministero per i Beni Culturali",al Festival dei Popoli Mediterranei,al Festival Ferre'; e' presente nell'Archivio della Canzone Napoletana della RAI di Napoli e nell'Archivio "la memoire et la mer" di Parigi,per aver "tradotto" ed interpretato in Lingua Napoletana alcuni testi di Leo Ferre'; ha curato l'antologia "POETI contro BERLUSCONI",1994.

Nel gennaio 2019 viene assegnato a Carmine Lubrano il Premio Trivio 2018 -alla carriera per la poesia

Tra le sue opere ultime:

- "Scovera Jorda Pilosa",Scheiwiller,Milano,1997

- "Sulphitarie"(con Edoardo Sanguineti),Napoli,1999

- "PoemAverno"(libro+CD con le musiche di Rino Zurzolo),Napoli,2000

- "Lengua Amor Osa", D'Ambrosio ed. Milano,2003 ( premio di poesia Feronia 2004)

- "Stroppole d'Ammore" ( libro + CD ),RAI Trade-Suoni del Sud,2006

- "Serenata Napulitana al cabaret Voltaire",edizioni la Ricotta,Canneto Pavese(PV)

- "Era de’Maggio -tra ‘68 e dintorni" ,Napoli,2008-2018

- "Letania salentina ed altre Letanie" ,Napoli,2018

- "riscritture antagoniste" , Eureka edizioni,2018

- " nuove Letanie salentine e un PoemaManifesto " , Napoli,2019

- “ sono le undici e quaranta. . . - Poesia in quarantena “ , 2020

- “ innamoramentum de la sposa barocca “ , Milano,d’ambrosio ed. , 2020

PASSEGGIANDO TRA LE PAROLE

 CARMINE LUBRANO

PASSEGGIANDO tra le PAROLE da via Dante Alighieri al Parco Virgilio tra cielo e mare e storia e pietre e fumi della solfatara... Potremmo trovarci Dante facil-mente,troviamo i bisticci verbali di due grandi "sconosciuti" del seicento(Giacomo Lubrano e Ludovico Leporeo),troviamo Bruno e Basile,ma la scrittura di Lubrano resta unica,inimitabile,non imita,anche se,vorace,si ciba avidamente... I suoi testi da leggere,tutti,ad alta voce e già nelle composizioni (e performance) dei primi anni '80 e' predominante una sonorità,tutta personale,che,per certi versi,ricorda la jazz-poetry o il rap(per quanto riguarda il rapporto poeta-pubblico).Ma la sua voce,la sua oralità e' fatta di Vesuvio ed eruzioni,magma flegreo,vento e canto,favola,urlo e bestemmia,suoni,assonanze,invenzioni sonore che "dico no",riportando la poesia alla poesia,canzone e musica. Lubrano,anche se "giovane poeta",secondo questi profili,e' un capo-scuola,un precursore,un poeta totale(ha pubblicato libri e cartelle,dirige riviste,organizza festival e manifestazioni...).L'ultimo suo regalo e' un "magnifico" cofanetto magico:"PoemAverno",fatto di suoni e parole,segni e colori( un progetto che continua, un libro+CD ) e la storia continua... .Nel 1978 Lubrano abbandona la pittura(nel senso di quadro,oggetto comunque di arredamento),dopo la serie di dipinti ispirati al/dal "1984" di Orwell e le picture-combine sul tema della bambola(Barbie,uomo-oggetto,pubblicità e consumismo,TV e prodotto). Ritroviamo l'autore tra parole,segni e immagini,con le sue scritture,collages,montages,frottages,che pubblicherà in libri e cartelle. Nel 1986 pubblica per "Tam Tam" e "Altri Termini" i libri di poesia visiva:"13+2 Fra G-Ments" e "Marcel & Marcel". Dal 1982 al 1984 Lubrano cura diverse antologie ( "POeSIA", "La città dell'Immagine","il di-Segno Poietico"")... frutto delizioso anche del lavoro dei laboratori e work scopa da lui ideati e condotti.Nello stesso tempo si impegna in performance,dove la parola,il suono,la luce,il colore,il corpo interagiscono,contaminandosi: "Giovane e fanciulla in primavera",ispirata e dedicata all'opera di Marcel Duchamp ed al tema dell'androginia=immortalità. "in Alice's underground", dove i corpi,di due giovani donne,vivono all'interno di una scatola,creata con immagini di luce,la voce del poeta "racconta" nella penombra del fuoricampo. "in Alice's..." viene presentata in diverse città e dal 1984 e' una piccola preziosa pubblicazione,con poesie e "reperti iconografici dal sogno". La favola di Alice e Lewiss Carroll a-tra-vers-ano(come scriverebbe Lubrano)il bianco ingrigito della carta-pagina,nei segni calligrafici di una psico-lingua,ninna nanna ondulatoriale,invenzione erotizzante,che diverrà sesso puro inchiostrato,nel volumetto "Fiori e Ananasso" del 1986. Ed ancora fino ad oggi laboratori,mostre,installazioni,eventi,pubblicazioni,riviste,libri,antologie,tanti piccoli e grandi gioielli,perle,pietre rare e preziose:Piccolo gioiello esclusivo,la sua rivista "Poetry Market"(in duecento copie numerate e firmate)- Grande ( spesso anche nel formato),la rivista "TERRA del FUOCO"- Unico,il libro-mostra(si apre a fisarmonica per circa trenta metri) "Ri-tagli per la Pace" del 1982,costruito con i bambini del terzo circolo didattico di Pozzuoli(più volte presentato in "azioni": al corso Yalta di Pozzuoli e nella villa comunale di di Napoli,ripreso in video per l,Unesco; tra gli stand di Galassia Gutenberg e nel Museo Nazionale di Napoli... )- Prezioso,il libro(ancora di grande formato cm 35 per 50 in folio) "TERRA di miti,leggende e paure",del 1995 edito dalla Medigraf- Perla (velenosa) l'antologia,a cura di Lubrano,"Poeti contro Berlusconi"- Pietra rara,miliare e magica,esempio di jazz-poetry barocco,che si tuffa nel Mediterraneo e diventa carne nella danza :"PoemAverno",percorso per-versi, con le musiche di Rino Zurzolo.Ed il viaggio continua,ora tra queste letanie,incessanti,strazianti,tra melanconia e "pucuntria"... .E dopo le avventure ovattate di Alice,le perversioni della accoppiata Marcel & Marcel,i fiori e le zanzare e la voce degli angeli,dal vomire alla jorda pilosa,inferni e fumi della solfatara dove,il fare poietico di Lubrano esplode ad ogni passo,come le sue parole de-formate,l'alchimia prosegue. Le zanzare ubriache inseguono un vagabondaggio ingegnoso "Un cuore di fuoco danza orgiasticamente tra eruzioni e notizie infernali,lusso e lussuria,streghe e inquisitori:una narratio fatta di fendenti,a dovuta distanza dal vario poetare post-moderno e pur dentro una cospicua e riconfezionata post-modernità,in stile discesa agli inferi... "È tutto questo ci viene de-scritto nei testi di Martini,Caruso,Spatola,Cara...,dedicati alla poesia di Carmine Lubrano.Più tardi,delli Santi,nel libro-saggio "Le descrizioni della Sorpresa ( o del fare di Carmine Lubrano)" e nell'introduzione a "Scoverà jorda Pilosa",Scheiwiller,1997,ci "avvertirà" che,nella ricerca linguistica di Lubrano "si affaccia il burlesco stercorario di Giambattista Basile mescidato con la bifrontalita' del "basso corporeo" folenghiano.... col riuso del dialetto scompigliato da interpolazioni di sberleffi provenienti da vocaboli bassi e da bisticci verbali... ".È proprio sul riuso di questo dialetto scompigliato,sul linguaggio ipertrofico,che si riconosce in un barocco d'opposizione,si soffermerà il lavoro di Roberta Moscarelli,prima nella sua tesi di laurea alla Sapienza di Roma e successiva mente nel libro "Lo Cunto de la Voce",che propone la lava sperimentale di Lubrano. "Lava" come sfida alla comunicazione multimediale,al suo ruolo di manipolazione dell'immaginario collettivo in funzione del consenso acritico...", tematica centrale della ricerca intersemeiotica di Lubrano,che,spesso,si protende alla performance globale,per ribaltare s-convolgendo,rinviare al mittente. La Moscarelli ci avverte che,in questo senso,l'esempio più interessante e' la manifestazione "Percorsi Per-Versi",ideata e curata dall'autore.Ma ogni "lettura" di Lubrano,ogni partecipazione a festival, e' un sasso una pietra per costruire questa comunic'azione d'opposizione,dalla partecipazione al Poliphonix di Parigi,al Poiesis Synphone di Milano,al Festival Mediterraneo. Questa "Lava", questo dialetto scompigliato,viene attraversato quale arma sinestetica da Filippo Bettini(nell'introduzione a "del vomire in Bordella" e in "Italian-Criticism")E passeggiando tra questi fiumi di parole tra libri e calori scopri quante sorprese nella poesia con-fez (io)-nata da Carmine Lubrano. Lubrano scrive e progetta e costruisce i suoi libri: la grafica,la copertina,la carta,tutto partecipa alla sua poesia,il suo essere artista a pieno:ogni pagina,ogni foglio e' un'architettura di segni,una sorpresa per i nostri occhi e per la mente.

Rosa Rap (studentessa dams-Bologna)

PoemAverno

 PoemAverno CD e "libretto",musica e poesia,opera intersemeiotica frutto e coronamento di una felice collaborazione che ha già prodotto una serie di piccoli eventi,di coinvolgenti performance dal vivo,tra il poeta Carmine Lubrano e il musicista Rino Zurzolo. Hanno partecipato alla realizzazione di PoemAverno Edoardo Sanguineti,da decenni la voce più significativa della nostra poesia contemporanea, e James Senese,sassofonista che non ha smesso di sperimentare,dai gloriosi anni di "Napoli Centrale", e inoltre Valentina Crimaldi (flauti), Pino Iodice (tastiere), Peppe Sannino (percussioni).

La vocazione multimediale e sinestetica dell'opera e' chiara fin dall'inizio,affermata dalla stessa particolarità della confezione,dei materiali,della grafica inconfondibile, che gioca un ruolo tutt'altro che secondario e fa di PoemAverno anche un CD-libro-oggetto d'artista. Non potrebbe del resto essere altrimenti,visto che Lubrano e' autore di diversi libri-oggetto e libri d'artista.Entrambi gli autori, in realtà ,lavorano da tempo su contaminazioni e "montaggi": Zurzolo, con la sua tecnica innovativa per contrabbasso,sperimenta nuove sonorità tra barocco napoletano,suggestioni mediterranee e virtuosismi jazzistici; Lubrano, con una lunga esperienza di contaminazioni tra poesia, immagine, grafica, fotografia, e sopratutto con la sua sorprendente lingua tra italiano e napoletano, bassa e difficile, sporca e sontuosa, ironica e arcaica. Evidente e sostanziale il comune sentire, la consonanza d'intenti e di ricerca,pure in campi e con codici diversi, dei due artisti napoletani: e già al primo ascolto colpisce la naturalezza del lavoro a quattro mani, dell'intreccio tra esperienze e linguaggi e anche, fondamentale e oggi assai raro nel mondo intellettuale, l'autentico e contagioso divertimento, la gioia del "fare" arte nonostante tutto, la freschezza e l'autoironia. . .Ma PoemAverno e' anche e soprattutto ( e non è un paradosso) un lavoro sperimentale serio e impegnativo. PoemAverno sa ridare voce alla poesia e alla speranza proprio perché non teme la contraddittorietà del reale, ma vuole esprimere il tragico e il comico di questa nostra epoca così " impoetica" in cui, bombardati come siamo dal continuo e snervante chiacchiericcio massmediatico, siamo tutti poco disposti all'ascolto, alla critica, alla comunicazione . L'ascoltatore di PoemAverno, infatti non viene "lasciato in pace" ma incalzato, continuamente spiazzato, incuriosito, sorpreso; non gli viene permesso neanche un attimo di abbandono passivo, e' costretto a prestare attenzione,a rielaborare,a prendere posizione, a riascoltare queste "nuove alchimie tra musica e poesia" .Infatti rispetto alla parola di Lubrano, già di per se' suono, ritmo, gesto teatrale, il contrabbasso di Rino Zurzolo e' tutt'altro che mero commento,accompagnamento musicale, ma è piuttosto autonoma voce dialogante che suscita dubbi,apre nuove contraddizioni, produce ulteriore senso attraverso un felice contrasto col testo.Il percorso si apre significativamente con " Dal Bleu", ode ai colori,alla pittura e alla poesia visuale, e costruisce un viaggio, un'allegoria del presente attraverso toni e ritmi ora cupi, ora sarcastici, ora leggeri e giocosi. Splendide "Intanto voce avea", con un Edoardo Sanguineti dolcemente " infernale " dall'antro della Sibilla cumana, e " Letania per Emilio Villa", dedicata allo scomparso maestro,sconosciuto ai più, dell'avanguardia letteraria italiana, in cui più profondo e significativo e' il contrasto tra la musica magicamente sospesa tra malinconia della memoria e volontà di futuro, e la poesia difficile, dura, " l'urlo del cuore tra queste rime/ aggrovigliate", che rifiutando ogni autocompiacimento, ogni scorciatoia lirica, proprio per questo appassiona, commuove, lascia senza fiato.
Roberta Moscarelli
Carmine Lubrano : “ scovera jorda pilosa “ , Milano,Scheiwiller , 1997

Carmine Lubrano : “ scovera jorda pilosa “ , Milano,Scheiwiller , 1997

“La poesia è fare i conti SOLO col linguaggio “

asserisce Carmelo Bene - “Gadda,Pizzuto,Brancati

sono stati,in questo senso,dei geni in prosa,ma in poesia

non c’è un analogo. Non c’è un Gadda nella poesia “


Si,forse,si sarà ricreduto bene  Bene,

e,forse,proprio quel giorno ad Otranto,

quando si ritrovò,tra le mani,due libri all’insegna di Scheiwiller.

“Letania per Carmelo Bene” di Emilio Villa ( copertina in rosso )

e “scovera jorda pilosa” di Carmine Lubrano ( copertina in giallo )

due libri,due libri pubblicati dal piccolo GRANDE editore Scheiwiller.

Vanni Scheiwiller e Carmelo Bene ad Otranto erano vicini di casa.

E fu proprio Vanni ,ad Otranto,a consegnare la Letania di Emilio a Carmelo.

Bene non ne sapeva nulla e fu sorpresa,sorpresa vera.

Nella stessa giornata,dopo alcuni minuti, Lubrano consegnò a Bene ( Carmine a Carmelo ) “scovera jorda pilosa “ .

E, sorpresa nella sorpresa,Bene,dopo aver sfogliato il libro,all’improvviso,a viva voce “intonò “ ( e sembrò un tuono ) : . . .” nel fetulente puzzo marciranno tutte le occulte cose. . .  “ da Bestiario di Carmine Lubrano.

E,chissà,forse proprio quel giorno,Bene si sarà ricreduto.

Perché nella poesia si che c’è un Gadda ( più di un Gadda e di più )

nella poesia c’è   Villa,c’è Diacono,c’è Sanguineti e c’è Lubrano.

Quel giorno ad Otranto fu sorpresa vera per Carmelo Bene

e fu sorpresa per Carmine Lubrano

e fu bello per Vanni Scheiwiller .


Oggi,Lubrano continua a fare i conti col linguaggio,collegando le tre punte di un triangolo barocco ( Villa - Sanguineti - Bene )

pur percorrendo una acciottolata strada ( e impervia ) tutta sua, per la “costruzione” di un iperPoema fatto di danze e giuochi,tessendo “l’impossibile” , spingendosi nelle zolfare salentine,tra taranta e tramontana,tra o-sceni baci e prejire per poi scendere,accompagnato da sibille e sulphitarie, giù nel fondo dei profondi Averni flegrei.


AnnA rRose Duchamp 






strigne la bocca ne' denti incanta il ventre

digiuno a mo' di calandrino

in troppa grassezza e canta il mentre

a sua alligrezza spurcizia e vecchia usanza

senza rimissione come isfrenato palpi strello 

di lussuria

femmina infagata a macu l are   

masculo si punghe co' le penne

d'un cibo senza scorza 

e quando è piena luna

anche l'ostriga tutta s'apre 

al sasso al granchio alla festuca

stoppa e sciliva lamenta alla sconfia s-forza

ormai sputata cruda nel morso della fica

e si sogna pensando a questo morso 

mica scemo liofante

si iaculato lucertolino dalla fessa unghia 

e coda corta

nella cicerbita coll'odore di piscio 

si bagna orina della donnola

che occide e secca l'erba i sassi spacca

infanga e brucia si che piaga vomita 

rosse e nera budella

e quindi vederassi la terra 

nefande spezie seppellire

dalla crudele malattia 

la rogna pesta alle punte in viso

cibo alle vavose moccole 

delle mosche grasse il vintro obiso

a forma d'ovo trisparente 

e si trispare sangue e sciorda

dell'omini testiculi e sbrandelli pilusi 

de la femmina


nel fetulente puzzo marciranno 

tutte le occulte cose e le strida rauche

de la voce senza moto 

di bocca in bocca a sbranar sessi avvizziuti

quale mejore nutrimiento

senz'anima i corpi nella grande sete 

membra offriranno per orina

lo sperma maligno del canceroso 

dio dalla testa di porco

nella fossa d'insania pigliara' 

con la lingua in culo all'altro

e lo chirurgio a tagliar mamelle 

et cazzi e la pietra il foco il raggio i veleni


a flagellar la dispietata morte 

già con morte dispietata


oh fratello oh sorella oh moglie

questo arritrosito viento in me vomita feci rinose

dalla spilonca scura 

e mai minaccia miracolosa cosa e quanto

quante volte seppi sipoltura     lascio


nel cassone la lingua franciosa 

i sonetti del Burchiello la morte dei fiori

          figlio       figlio mio



Bestiario   di Carmine Lubrano

da “scovera jorda pilosa” ,Milano,Scheiwiller,1997





per Carmine Lubrano e le sue Letanie  si parla,si scrive di poesia (Repubblica apre la bottega).Si parla,si scrive di De Angelis,Magrelli (bravi) o ancora e ancora della Merini superstar o delle giovani e giovanissime (tante)poete,che mettono insieme mestr

per Carmine Lubrano e le sue Letanie si parla,si scrive di poesia (Repubblica apre la bottega).Si parla,si scrive di De Angelis,Magrelli (bravi) o ancora e ancora della Merini superstar o delle giovani e giovanissime (tante)poete,che mettono insieme mestr

 per Carmine Lubrano e le sue Letanie

si parla,si scrive di poesia (Repubblica apre la bottega).Si parla,si scrive di De Angelis,Magrelli (bravi) o ancora e ancora della Merini superstar o delle giovani e giovanissime (tante)poete,che mettono insieme mestrui e ferite.

Ma dopo Emilio Villa,dopo Edoardo Sanguineti,dopo " ‘l mal de’ fiori" di Carmelo Bene,tra i grandi santi Anarchici (unici ed irripetibili),c’è posto solo per il secondo regale(come scrive Marzio Pieri) Lubrano. È vero! ha ragione Gualberto Alvino : "... leggere e ascoltare Lubrano è un dovere".

Ho ascoltato (bambina) Carmine Lubrano a Parigi,leggere,cantare (in franco-napoletano):"Julie Juliette Je t’aspette ‘ndint‘ ‘o vicolette..." ;ho danzato diverse volte tra le onde dei suoi versi; ancora l’ho ascoltato ad Arezzo,con Adriano Spatola e,successivamente,nei meravigliosi concerti di poesia,con Rino Zurzolo (superlativo al contrabbasso)e con Edoardo Sanguineti,in chiese sconsacrate. 

Ancora ho applaudito ( con Pignotti,Lunetta e molti altri) Lubrano nella sua performance,insieme a Paola Pitagora,al castello di Fiano,per il premio Feronia (vinto da Lubrano nel 2004 -Leggi la motivazione,bellissima e puntuale,di Marcello Carlino).Mi sono innamorata della sua "Lengua amor Osa", ho pianto con "co’ tiemp’ " (

Ho ringraziato(sui social)la giuria del Trivio 2018,che ha assegnato,a Lubrano,il premio alla carriera per la poesia.

E "resto senza fiato,mi appassiono e mi commuovo" per questo nuovo dono "Letania salentina e altre Letanie" , nuovo libro,arrivato,dopo un po’ di anni di assenza. Nuovo libro e libro nuovo (e sono due i libri,c’è anche "riscritture antagoniste" , altra sorpresa,in cento copie numerate e firmate,per Eureka edizioni). Libro sempre nuovo,quello che confeziona l’autore,con grande mestiere e grande amore. Libro vivo,vero e verace,sembra essere fatto di pane,rumori e respiri e sembra di sentirlo cantare Carmine (Carmine canta). I versi dalla pagina si riflettono sulle pareti e con inchiostri gocciolanti,poi ti accompagnano per le strade,nel traffico urbano,nelle passeggiate con il cane. Li avverti sulla punta della lingua,quale "sputo d’artista,salmastra letania,preghiera onanista,voce che danza la sua gravidanza".

Questo libro ti dice che la poesia è copul’Azione.

E qui mi fermo e mi firmo( con un nome d’arte "vicino" al lavoro dell’artista-poeta Carmine Lubrano)

      mi firmo 

    rRose Duchamp

                       

 La poesia di Lubrano proviene-come quella di alcuni autori presenti nel libro-dall'officina della ricerca intersemiotica,del lavoro di confronto estetico e di raccordo interattivo tra poesia ed altri linguaggi ( pittura,musica,teatro ecc.)-che continua tuttora a rappresentare una direzione importante del suo lavoro complessivo,come dimostra l'intera esperienza della rivista e della casa editrice di "Terra del fuoco".E se ne avverte l'impronta feconda nella stessa versione lineare del suo svolgimento,che,per la sua costruzione spaziale e per l'intimo,necessario rapporto tra suono e immagine che a tale costruzione presiede,segnala-come prospettiva ulteriore della sua espansione-la possibilità di un supplemento attivo della phone', del contrappunto visuale e della stessa esecuzione fisica in happening.A questo aspetto se ne affianca un altro che pertiene direttamente a un discorso poetico. La sua scrittura appare segnata da un'inclinazione epico-argomentativa a comunicare il degrado e il caos del reale e della contemporaneità  con una lingua che ne saggi,momento per momento,l'autenticità dell'esperienza e ne impedisca,però ,la cristallizzazione in un'immagine ferma immediatamente esposta al consumo e all'omologazione del "senso comune".E questa lingua,irrorata dagli umori reattivi di un "napoletano" che dialoga e collide con la koine' nazionale,con la lingua "alta" e manierata della poesia del passato, con le alternative "basse" e irridenti del plurilinguismo, con le stesse espressioni della più quotidiana nomenclatura biologico-corporale,si situa tra i primi esperimenti di quel rilancio innovativo della "funzione-dialetto" di cui,poi,hanno fruito,con larghezza d'uso,altri autori più o meno vicini del nuovo movimento.


                                                                                                

               Filippo Bettini,Roberto Di Marco : TERZA ONDATA-il nuovo Movimento della scrittura in Italia                                                                                                                                                   


       

                                                                                                                                              

Copertina “innamoramentum de la sposa barocca “

Copertina “innamoramentum de la sposa barocca “


IL LIBRO DEL GIORNO

LUBRANO: POESIA E EROS

12 FEBBRAIO 2021 FRANCESCOMUZZIOLI 

Torna a stretto giro Carmine Lubrano con due nuove pubblicazioni: un suo libro di versi, intitolato innamoramentum de la sposa barocca, affidato all’editore D’Ambrosio e un nuovo numero del Lab-Oratorio di “Terra del fuoco” che figura come nuovo volume del titolo un’altra (possibile) avanguardia. Sono entrambi di grande formato, costruiti con una attenta intersezione di parole e di immagini in collage, secondo lo stile tipico dell’autore, quindi con spiccato valore visivo. Perché questa scrittura deve tenersi sempre in movimento, pressoché frenetico e sotto pressione di passione. Fin dal titolo l’innamoramentum la pone all’insegna dell’eros: «carmen carnale» o «carmecoito» che sia, il testo poetico di Lubrano si colloca esplicitamente lungo la linea della trasgressione, eminentemente antiperbenista e antiborghese, quella pulsione al “ritorno del represso” che non è solo surrealista, ma che nel surrealismo ha esplicitato in tutta evidenza la sua vocazione rivoluzionaria.


«Carmen carnale» o «carmecoito», si tratta di una poesia del corpo e degli umori («tra seme sudore e secrezioni»), una poesia “fisiologica” che vuole “far sangue” («ancora di sangue bisogna parlare») e colorarsi di rosso (con «le bandiere rosse dimenticate tra la polvere / di oscure botteghe»). L’innamoramentum del titolo vuol dire, appunto, attrazione e congiunzione mentre la sposa barocca rimanda a un’estetica del troppo e del pieno, della sovrabbondanza e del superamento del limite.

L’eros, poi, chiama accanto a sé quell’altro piacere materiale che è il cibo, anch’esso, per così dire, senza fondo. Eros e cibo magari uniti insieme come nel passo giocoso sulle “tette delle monache”, dove la metafora è portata avanti assaporando il pasticcino ‒ che piacque persino a Garibaldi ‒ con coinvolgente trasporto:

così che non basta leccarsi le dita i baffi / non guasta approfittarne un po’ / una due tre tette delle monache in festa

E poco dopo:

meravigliose sise si osa / toccarle schiacciarle / avidamente / nel morso / goderle

L’eros porta a congiungimenti: e tra essi metterei l’inglobamento culturale, l’ inclusione di un molteplice materiale citazionistico, parte rievocativo di passati periodi e parte (o insieme) costituente il contributo degli ispiratori provenienti da diverse, diversissime, epoche ‒ tanto si viaggia da Giovenale, maestro di satira, addirittura a S. Giuseppe da Copertino («chiudendo gli occhi e sollevandoci dal suolo / come il pazzo santo di Copertino»), passando per le avanguardie storiche per arrivare ai sodali, chiamati in causa come interlocutori, sia in generale («amici miei cari compagni musici e poeti») che singolarmente per nome in rassegna o in appello.

La sposa, come dicevamo, è “barocca”; e il barocco è una categoria molto vasta ed elastica, che però nella sua estensione non sembra perdere vigore alternativo: penso, ad esempio, all’uso che ne ha fatto lo scrittore caraibico Édouard Glissant, la cui teoria della creolizzazione, «fatta di derive e allo stesso tempo di accumulazioni, con una caratteristica barocca della frase e del periodo, con le distorsioni del discorso in cui ciò che è inserito funziona come una respirazione naturale, con una circolarità del racconto e un’instancabile ripetizione del motivo», si potrebbe applicare assai bene alla scrittura di Lubrano, che è ‒ come sappiamo ‒ autore plurilinguista tra lingua e dialetto, ed è animato da una vocazione-sud (orientata ora soprattutto verso la Puglia).

La spinta dell’eros non è soltanto tematica, ma informa la parola stessa («lasciando agire la parola coi suoi fisiologici / bisogni»). Davvero Lubrano ottempera all’indicazione surrealista di Breton per cui les mots font l’amour. Ciò si riscontra su vari livelli linguistici: gli automatismi dell’allitterazione (del tipo: «senza tatuaggi e senza miraggi / mi cazzeggio nel privilegio di essere ostaggio») e della paronomasia («s’imbriglia e s’imbroglia»); i vari procedimenti associativi che uniscono presente e passato; soprattutto il ritmo trascinante di una instancabile reiterazione che conduce incessantemente la poesia verso il canto e la danza (evidenziando in rima: «il verso avanza a passo di danza»). Ecco un breve campione di questa insistenza, che è posta a carico della pulsione erotica:

ma tra gli spruzzi fortemente voluti dalla tramontana / tutta nuda ti vedo e bagnata e sulla carta nuda / carta che canta ed origlia / così che ti segno e ti sogno ti esploro ti respiro / ti coloro e ti adoro ti degusto saporosa oso / ti bramo e ti godo (…)

In questo fondamentale empito trascinante che ingloba lingua e dialetto, creatività e citazione, viene coinvolto anche il versante polemico. La poesia di Lubrano, è vero, è nella sostanza positiva, tanto che in essa la stessa parola “poesia” può essere pronunciata senza rimorsi né remore; tuttavia non manca la percezione dei contenimenti e delle restrizioni di una società che reprime sotto l’apparenza della libertà e che rende perciò problematico proprio l’erotismo, se il desiderio viene prodotto artificialmente a fini di mercato, tanto che nelle pagine finali leggiamo l’istanza a «riprendersi il proprio erotismo / fagocitato dal consumismo». Se l’eros è anche il legame della unione sociale, la situazione attuale non è delle migliori e non lo era ancor prima dell’isolamento imposto come misura sanitaria. Tocca lavorare il più possibile «cu stu cielo ʼmpisciato / stu munno ʼncacato», ripete più volte Lubrano, mentre i media non degnano di uno sguardo e per giunta le “poete” sembrano affette la maggior parte da «merinite acuta», cioè di preferenza attese alla poetica elevata e quindi distanti dal «verso spermatico plurilinguista» della contaminazione e dell’impurità di una «nuova scrittura antagonista».

Perciò il verso di Lubrano contiene una quota di avversione e prova, nel suo corso composito anche le forme di contrasto e di rifiuto («con invettive epigrammi apostrofi e bestemmie»). Perciò la poesia, per l’appunto in reiterazione incalzante

brucia i suoi stracci / si denuda si annoda si snoda / si annida si rabbrivida / si purgatoria si inferna si averna / si inchiava e si fotte si unge si terge / si sputazza si schiamazza / si latrina s’infanga si guasta si marcia / si butta nel pozzo col puzzo e nella piazza / impazza tra pizzi pezze e zizze / e come pizza d’asporto si basilica si prezzemola si origana / si gusta si degusta nel disgusto / dai trucchi si strucca e appiccia tracchi / e tra mamalucchi e truci turchi si tarocca / si abbuffa si abboffa si tuffa nel buffo / e ci fa un baffo

Portata al livello basso ‒ si potrebbe anche vedervi un sacro rovesciato (così nella letania ereditata da Villa, o nel testacoda di “bestemmia” e “orazione”) ‒ la poesia si muove in libertà. La menzione di un «ubriaco battello» mostra, sulla scia del prototipo Rimbaud, la scelta della deriva dell’immaginario, in una spinta “senza tregua” (che sta non a caso, al termine dell’intero libro).

Ma l’eros come energia vitale e forza di congiunzione (legame sociale) diventa anche la causa riattivante della ricerca collettiva. Ed ecco allora in parallelo l’esigenza di chiamare a raccolta con la rivista, il “Lab-Oratorio di un’avanguardia possibile”: è di certo una scommessa in anni di individualismi e narcisismi poetici spinti. E giustamente nelle pagine iniziali Lubrano s’interroga sul “cosa ci resta” (un Que reste-t-il, di taglio però non sentimentale o non solo), dopo un trentennio di scarsa o nessuna udienza. Eppure, al di là della nostalgia, pur comprensibile, per gli anni d’oro del dibattito e della militanza, tuttavia qualcosa si muove. Il nuovo numero ospita un contributo di Gaetano delli Santi, Il verso in stato di gliòmmero, che ribadisce con forza la tendenza controcorrente:

Proprio così! Il verso deve infrangere, dirompere, fèndere, lacerare, scavezzare, devastare, sconquassare, stracciare, sbandellare l’orecchio pigro e ogni comune pregiudizio nei riguardi di linguaggi extraletterari. I suoi movimenti non devono concedersi soste… se non cesure che portino in sé anabolismi e assimilazioni di tutto, selezionati dal ritmo interiore dei loro respiri e dei loro impulsi naturali.

Insieme a una sezione dedicata alle poetesse, ci sono qui le riflessioni sull’avanguardia di Francesco Aprile e Paolo Allegrezza. E incontro poi con grande piacere un testo di Nevio Gambula, poeta e attore che seguo con interesse da diverso tempo. Poi, nella parte finale della rivista si tirano i fili dei “luoghi” dell’avanguardia odierna che sono pochi, ma già così, collegati nelle spaziose e fantasiose pagine progettate da Lubrano, non sono più isolati.

12/02/2021

“ Qui la scrittura passeggia tra vicoli fetusi con la barocca frenesia

di un insaziato insaziabile bacio

una scrittura che tende ad uscire dalla pagina per tentare  il canto

l’infernale o-scena oralità “

“ Ci sono autori che scrivono con la luce,altri con il sangue ,con lave,

con fuoco, con terra, con fango        ed infine quelli che scrivono con 

inchiostro. Sventurati, con inchiostro, semplicemente.” - 

così affermava Pierre Reverdy .

Carmine Lubrano non è un autore sventurato, perché scrive con il sangue 

e con il fuoco , con le lave ed anche con l’inchiostro  sì   ma con inchiostro 

spermatico.

Scrive con il fango e si sporca le mani 

La sua è una scrittura febbrile febbricitata e con andatura  nervosa 

e fino ad ingravidare oscenamente germogli oleosi  così che le sante

cadono nel pantano      e le puttane impudiche già guardano le stelle

Lubrano coglie fiori di loto dalla sebacea lota.

Così Lubrano si sporca le mani e scrive un romanzo.

Lubrano scrive un romanzo ?

Si si sporca le mani nelle putride acque del fetulente  lago  Fusaro

e fino a scendere nell’altro flegreo lago : l’Averno : la discesa agli inferi

percorrendo amori infernali  e per ritrovarsi  alle grotte della poesia .

Lubrano si sporca le mani nel Pop  si imbratta nell’assemblaggio dada

Si  Lubrano scrive un romanzo    anti-romanzo se vuoi  “sperimentale “

( ma non come negli anni ‘60 del secolo scorso , non solo  ) e tra/con

collage ed intersemeiosi , plurilinguismo,sud e barocco magico e mito

e magia,Eros e Thanatos, e streghe e sibille e santi gnoranti,    liofanti

Un viaggio una fuga dal Salento,un ritorno nel Salento …

Parigi, Napoli, i Campi Flegrei …

E qui ho provato a scrivere di questo “romanzo”  come forse potrebbe 

scriverne lo stesso Lubrano  ( non è affatto semplice -Lubrano è un 

vulcano attivo e produce lave incandescenti - non è il ciuccio ca vola  

del titolo ma ,da santo anarchico,riesce comunque a volare ,tra l’alto 

ed il basso,tra bestemmie ed avemmarie e così sia - 

Lubrano chiuderebbe così )

Una storia vera  circondata da mirabili invenzioni allegoriche e tra tanti

amori ,che si intrecciano con manifestazioni,eventi,festival ,fatti accaduti

ed incontriamo Duchamp ed Unica Zurn, Venere e Priapo,  Milena e Jana

Cernà, Sanguineti,Scheiwiller e Carmelo Bene,lo stesso Carmine Lubrano

e Giacomo,Giacomo Lubrano … il novecento ed il seicento,   il mare,la vita

e la morte, la tempesta e Trinculo ca fete ‘e pisciazza . 

                                                                                                        Giulia Savino