28 gennaio 2022 - 19:28

Vicenza, il mistero dell’«Angelo bianco» che scruta Arcugnano dalla croce

Sconosciuto l’artista dell’opera che impazza sui social. Zaia: «Segno di buon auspicio per l’uscita dalla pandemia». Sgarbi: «Se fa parlare di sé, significa che l’arte c’è»

di Marianna Peluso

shadow

Da subito ribattezzato l’«angelo bianco», il manichino apparso a metà gennaio su una croce ad Arcugnano, in provincia di Vicenza, continua a far parlare di sé. «È apparso il 16, su una delle torri di Arcugnano – spiega il sindaco Paolo Pellizzari – un luogo iconico, rappresentativo di questo territorio». Sulla torre, probabilmente eretta in epoca medievale, svetta una croce di metallo aggiunta negli anni del dopoguerra, «su cui qualcuno ha adagiato un manichino bianco in posizione seduta – continua il sindaco -. Ho cercato di capire chi fosse l’autore, ma è impossibile perché non ci sono indizi. È la prima volta che appare un’installazione del genere ed escludo si tratti di una ragazzata perché la sagoma è assicurata con cinghie, in modo che non cada: un progetto ben pensato e realizzato da un professionista. Chiunque sia stato ha dovuto organizzarsi, perché il manichino bianco è collocato a 15 metri d’altezza da terra».

Il pubblico divide

Pur trovandosi all’interno di una proprietà privata, «la torre e l’area circostante si trovano su un promontorio da cui si apre una vista mozzafiato sui Colli Berici. L’amministrazione comunale ha una convenzione coi proprietari dell’area, che ora vivono a Milano - precisa -. L’estate scorsa, con l’aiuto della Protezione Civile, abbiamo ripulito l’area da rovi ed erbe infestanti per valorizzare il territorio. Probabilmente, chiunque sia l’artista, è stato attirato da questa manutenzione, che ha ridato dignità al luogo». Sull’impatto della sagoma bianca, diventata virale grazie alle riprese del fotografo e videomaker Charles Hancock (noto, sui social, come CharliePix), il pubblico si divide: c’è chi la apprezza e chi grida allo scempio.

Zaia e Sgarbi

Tra i fan c’è sicuramente Luca Zaia, che il 27 gennaio l’ha postata su Facebook, descrivendola così: «Un “angelo bianco” è apparso sopra ad una croce ad Arcugnano, dominando la Pedemontana dall’alto. L’opera, al momento anonima, ha destato curiosità nella popolazione, ed è stata interpretata come speranza e buon auspicio per l’uscita dalla pandemia». Vittorio Sgarbi commenta senza mezzi termini: «Se un’opera fa parlare di sé, significa che l’arte c’è. La trovo un’idea concettuale, per nulla negativa: la croce è inespressiva perché non c’è Cristo. L’idea di qualcuno che si appoggia a una croce dà quel senso di precarietà che non è estraneo alla religione cristiana, anzi: è proprio la croce a sostenere quell’uomo». Sebbene non ci sia nulla da giudicare riguardo la tecnica, «trovo che nel complesso sia un gesto grazioso e situazionista. Il fatto che l’installazione non sia stata autorizzata, ai miei occhi non è un demerito. Ricordo quando l’artista Graziano Cecchini aveva colorato di rosso l’acqua della Fontana di Trevi, nel 2007. Lo lodammo solo io e Oliviero Toscani». Conclude Pellizzari: «Io la trovo una presenza positiva, quasi un guardiano che veglia sulle nostre valli. Da lontano si scorge un puntino bianco, che passo dopo passo prende forma, prendendo sembianze umane. Farò di tutto per difenderne il posizionamento».

© RIPRODUZIONE RISERVATA