Architettura sostenibile

Bioarchitettura, cos’è e perché è importante

Cresce l’interesse per la bioarchitettura, un approccio “sostenibile” alla costruzione sempre più richiesto dai cittadini. Come emerge dall’ultima analisi condotta da Swg per Confindustria Assoimmobiliare, infatti, gli italiani non sono soddisfatti delle caratteristiche strutturali delle proprie abitazioni, in particolare in relazione alla sostenibilità.

Cosa si intende per bioarchitettura?

La bioarchitettura, anche detta ecoarchitettura, è un approccio all’edilizia e all’urbanistica che presuppone un atteggiamento green e sostenibile nei confronti dell’ecosistema e che opera a favore del benessere psico-fisico degli individui. Nasce con l’intento di offrire soluzioni architettoniche che minimizzino gli impatti sull’ambiente in cui sono insediate e di promuovere l’utilizzo razionale delle risorse naturali ed energetiche, la scelta di materiali naturali, lo sfruttamento delle fonti rinnovabili, per garantire al contempo sia il benessere umano che la salvaguardia dell’ecosistema.

Le caratteristiche degli spazi in cui decidiamo di vivere determinano la salubrità degli ambienti che abitiamo e hanno un impatto sia sulla salute dell’uomo che sulla natura. Tale presa di coscienza, avvenuta negli anni Sessanta in Germania con il movimento della biologia edile, in tedesco la Baubiologie, è la base di partenza della bioarchitettura che è stata introdotta in Italia nel 1987 dall’architetto Ugo Sasso.

Ad oggi, la crisi climatica contribuisce ancor di più a mettere i riflettori sulle relazioni che intercorrono tra il settore immobiliare e l’ambiente. Tanto è vero che riflessioni al riguardo stanno entrando a far parte sempre più anche delle scelte di investimento. In un recente studio di McKinsey, Climate risk and the opportunity for real estate, si evidenzia come il settore immobiliare sia centrale per gli sforzi globali di mitigazione del cambiamento climatico in quanto causa circa il 39% delle emissioni globali totali. Di queste, l’11% sono generate dalla produzione dei materiali usati per costruire gli edifici (inclusi acciaio e cemento), mentre la restante parte è emessa dalle strutture stesse e dalla generazione dell’energia che li alimenta.

Un’analisi di Swg dimostra una crescente sensibilità degli italiani al tema dell’abitazione sostenibile. Nel campione rappresentativo della popolazione italiana di 1475 intervistati, sono ridotte le percentuali di chi afferma che la propria casa è stata costruita con materiali sostenibili (11%), è autosufficiente dal punto di vista energetico (18%) oppure ha un buon isolamento termico (24%). A fronte di una generale insoddisfazione per il livello di sostenibilità della propria casa, con oltre il 40% degli intervistati che la definisce poco o per nulla green, ben il 75% del campione si dichiara molto interessato ad effettuare interventi che ne migliorino la sostenibilità, la quale viene declinata secondo due assi principali: la capacità di generare risparmi dal punto di vista energetico e dei costi di riscaldamento e la consapevolezza che un’abitazione non sostenibile crea un danno all’ambiente.

Qual è l’obiettivo della bioarchitettura?

In quest’ottica, quello della bioarchitettura, che prevede una selezione accurata dei materiali a ridotto impatto ambientale, l’utilizzo di tecnologie e tecniche di costruzione per ridurre sprechi energetici e che in generale ottimizza l’utilizzo delle risorse, può essere uno degli approcci da considerare sia in ottica di decarbonizzazione degli asset e dei portafogli immobiliari, che di creazione del valore e di flussi di reddito per gli investitori, gli inquilini e le comunità.

È quindi proprio questo l’obiettivo della bioarchitettura: coniugare i bisogni umani di dimora, protezione e valorizzazione degli investimenti con l’ambiente circostante, garantendo un un ridotto impatto ambientale.

Materiali impiegati nella bioarchitettura

Nella bioarchitettura la scelta dei materiali e delle tecniche costruttive deve essere guidata da criteri di ecosostenibilità in modo da ridurre gli impatti delle abitazioni sull’ambiente e al contempo favorire la creazione di spazi salubri per chi li abita.

Tra i 25 principi della bioedilizia, pubblicati dall’Istituto tedesco della Biologia Edile e della Sostenibilità (IBN, Institute of Building Biology + Sustainability) e tradotti da ANAB (Associazione Nazionale Architettura Bioecologica) suo partner italiano, cinque sono proprio dedicati alla scelta dei materiali e degli arredi. Sono pertanto da seguire le seguenti indicazioni: utilizzare materiali naturali, esenti da sostanze nocive e con minore radioattività possibile (come ad esempio laterizi, pietre naturali, legno, terra cruda, sughero); porre attenzione ad un rapporto equilibrato tra isolamento termico e accumulo di calore, alle temperature superficiali e dell’aria ambiente; impiegare materiali igroscopici; preoccuparsi di contenere il livello di umidità in ambiente, dovuta al processo costruttivo; ottimizzare il clima e la protezione acustica passivi (inclusi gli infrasuoni).

I 25 principi dell’edilizia bioecologica. Fonte: IBN, Institute of Building Biology + Sustainability

Esempi più noti di edifici in bioarchitettura

Ad oggi, numerosi sono gli esempi di edifici green nel mondo, la cui costruzione coinvolge diversi attori (architetti, ingegneri, interior designer e outdoor designer, imprese edili e di manutenzione, ma anche amministrazioni locali) in maniera sinergica, una modalità tipica della sostenibilità che prevede spesso la interconnessione di più fattori.

Nella maggior parte dei casi, quindi, non si tratta solo di progetti a sé stanti bensì di edificazioni che, quando costruiti in città o in aree urbanizzate (responsabili del 60-80% del consumo di energia e del 75% delle emissioni di sostanze nocive, nonostante occupino solamente il 3% della superficie terrestre), provano a stimolare anche un avanzamento nel percorso di raggiungimento dell’Obiettivo 11 dell’Agenda 2030, ossia rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili. È ad esempio il caso del Mjøstårnet, il più alto grattacielo in legno al mondo composto da oltre 2.700 metri cubi di legno e in grado di assorbire fino a 1.700 tonnellate di CO2.

Bioarchitettura in Italia

Anche in Italia sono stati costruiti edifici green, pensati e realizzati in un’ottica di ecosostenibilità, e che sono dunque autosufficienti da un punto di vista energetico, autoproducendo l’energia necessaria all’alimentazione funzionale attraverso impianti fotovoltaici o geotermici; che riducono l’uso delle risorse, recuperando ad esempio le acque piovane; e utilizzano materiali naturali o di riciclo a km zero.

Ne sono esempi, tra gli altri, la villa di 600 metri quadri Biocasa_82, nel comune trevigiano di Crocetta del Montello, la quale è stata la prima in Europa ad ottenere il riconoscimento LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) e che rispecchia numerosi dei principi dell’edilizia bioecologica, o Fiorita Passive House, la residenza composta da 8 unità immobiliari a Cesena e certificata al Passive Hause Institut di Damstraat.

In particolare, poi, nella città di Milano due progetti sono particolarmente noti anche ai non esperti del settore: il Bosco Verticale e il Campus dell’Università Bocconi.

Bosco verticale a Milano

Il Bosco Verticale è sicuramente, in Italia, l’esempio più famoso di bioarchitettura. Progettato da Boeri Studio e costruito tra il 2007 e il 2014, si trova al confine con il quartiere Isola, nei pressi di Piazza Gae Aulenti a Milano. Vincitore di importanti riconoscimenti, il progetto pone al centro una rivisitazione e, per certi versi, anche un capovolgimento della visione antropocentrica del rapporto tra l’uomo e le altre specie viventi, riproponendosi di essere “una casa per alberi che ospita anche umani e volatili”. Questo è formato da due torri che ospitano 800 alberi e una vegetazione che nel complesso è equivalente a 30.000 mq di bosco e che negli anni ha richiamato circa 1600 esemplari di uccelli e farfalle.

Milan, Italy – September 19th, 2018, Bosco Verticale, Vertical Forest residential towers.

Campus Bocconi a Milano

Progettato dallo studio di architettura giapponese Sanaa e inaugurato nel novembre 2019, il campus si estende in un’area di 35.000 metri quadrati di cui 17.000 sono occupate da alberi e flora autoctona con l’intento di creare continuità visiva e strutturale con l’adiacente parco Ravizza. Gli edifici sono dotati di pannelli fotovoltaici e le soluzioni innovative impiegate garantiscono l’autosufficienza energetica su base annua, l’assenza di emissioni nocive e pompe di calore e gruppi frigoriferi alimentati ad acqua senza consumo fisico della stessa (che viene prelevata e poi restituita al corso d’acqua del Ticinello) per bilanciare il fabbisogno termico dei diversi edifici e risparmiare così energia.

Campus Bocconi, Edificio Via Sarfatti, Milano. Foto: Francesca Fiore

La Balena, Guastalla

La Balena è un asilo nido di Guastalla costruito nel 2015. Il progetto è a cura dello studio di architettura MCA (Mario Cucinella Architects) che ha scelto per l’edificio materiali naturali o riciclati. Caratterizzato da una struttura portante e dal design esterno in legno, grazie al supporto di Edison, l’immobile autoproduce l’energia e l’acqua calda di cui necessita.

Bioarchitettura nel mondo

Numerose sono le strutture che seguono i principi di bioarchitettura presenti in tutto il mondo e che sono meno recenti rispetto alle citate italiane. Di seguito alcuni esempi.

L’Eden Project in Cornovaglia

L’Eden Project è un complesso botanico che si trova sulla costa meridionale della Cornovaglia. Inaugurato nel 2001, sorge su una ex cava di caolinite ed è costituito da otto cupole interconnesse al cui interno è riproposto un clima tropicale, sia umido che secco, tipico delle regioni temperate. La struttura ospita circa 100.000 piante provenienti da tutto il mondo, ricreando negli spazi interni un habitat paragonabile a quello della foresta pluviale e presentando all’esterno duemila differenti tipi di coltivazioni. È stato costruito con l’intento di offrire un luogo in cui l’uomo potesse riconnettersi alla natura e il richiamo alla naturalità è chiaro anche dalla struttura fillotassica in legno del tetto, che ricorda le forme geometriche di piante come il broccolo romano o i fiori di girasole.

La California Academy of Sciences a San Francisco (Stati Uniti)

La California Academy of Science è uno dei più noti musei scientifici del mondo sito nel Golden Gate Park di San Francisco. È stato ricostruito da Renzo Piano nel 2008 e anch’esso mostra una serie di caratteristiche tipiche dell’architettura bioecologica. Il tetto è interamente coperto di verde e capace di assorbire l’acqua piovana. Le tecnologie adottate permettono sia una riduzione dei consumi energetici che la generazione di energia rinnovabile. Nella costruzione degli spazi, che comprendono il museo di storia naturale, un planetario, un acquario e una serra con differenti tipi di foresta pluviale, sono stati utilizzati materiali riciclabili e rinnovabili.

California Academy of Sciences. Fonte: Fondazione Renzo Piano

Stadio nazionale di Pechino

Lo stadio nazionale di Pechino, noto come il Nido d’Uccello, è una struttura completamente in acciaio che è stata realizzata in occasione dei giochi olimpici del 2008 dallo studio di architetti svizzeri Herzog & de Meuron affiancati dall’architetto cinese Li Xinggang. I materiali esterni che ricoprono il complesso sono impermeabili all’acqua e permettono alla luce solare di attraversarli ottimizzando l’illuminazione; sono inoltre anche fonoassorbenti, garantendo così un’ottima acustica in ogni parte degli spalti.

Stadio nazionale di Pechino. Fonte: Herzog & de Meuron

The Edge, Amsterdam

The Edge è l’edificio che ospita gli uffici di Deloitte a Zuidas, il centro direzionale di Amsterdam. Costruito nel 2015 dallo studio PLP Architecture, ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui la valutazione più alta al mondo assegnata a un immobile destinato ad uffici dal Building Research Establishment (BRE), valutatore globale di edifici sostenibili, e la certificazione BREEAM con un punteggio pari a 98,36% grazie all’impiego di tecnologie intelligenti e innovative.

The Edge coniuga infatti digitalizzazione e design con l’intento di ripensare gli spazi del lavoro favorendo la socializzazione dei dipendenti. È stato uno dei primi progetti di architettura ad abbracciare una visione di ufficio innovativa in cui non esistono postazioni predefinite e gli ambienti sono ibridi. La tecnologia smart caratterizza l’edificio pensato per raggiungere i più alti standard di risparmio energetico ed idrico.

The Edge, Amsterdam. Fonte: PLP Architecture

Vantaggi e svantaggi della bioarchitettura

La bioarchitettura dimostra come sia possibile decarbonizzare in modo efficace anche il settore immobiliare, generando al contempo effetti positivi sia sugli individui che sull’ambiente.

Le tecniche edili e le tecnologie necessarie esistono già e l’applicazione di queste ultime determina sia una riduzione dei costi che dei rischi associati agli investimenti immobiliari.

Alcune proprietà, infatti, a causa della propria impronta di carbonio o della località in cui sono ubicate (come, ad esempio, in aree soggette a rischi fisici del cambiamento climatico come inondazioni, incendi, ondate di calore) potranno subire riduzioni significative del proprio valore.

Nel primo caso, tra gli impatti che potranno patire gli operatori del mercato immobiliare vi sono, ad esempio, i requisiti normativi che saranno implementati e richiesti dalle autorità locali e dalle istituzioni per decarbonizzare gli edifici, come è stato nel caso della legge locale numero 97 (Local Law 97) della città di New York. L’adeguamento normativo degli edifici new yorkesi, circa 50.000, richiederà nei prossimi anni ingenti investimenti e somme di denaro stimate fino a 24,3 miliardi di dollari entro il 2030.

L’approccio bio-edile, sia applicato alla ristrutturazione di complessi esistenti che alla costruzione di nuovi, permette di creare nuovi flussi di reddito, migliorare il valore degli asset immobiliari e lanciare business nuovi.

Infatti, considerando la domanda crescente di luoghi di lavoro e abitazioni sostenibili, gli edifici green attraggono sempre più acquirenti. Inoltre, l’utilizzo di materiali naturali e l’efficientamento energetico e delle risorse utilizzate possono avere una serie di benefici come una costruzione più veloce e meno costosa.

Nelle nuove strutture poi le aziende possono ricavare nuovi flussi di entrate tramite la gestione delle strutture ecologiche e altri servizi e, infine, attrarre capitale differenziato. Visti gli impegni, infatti, nel raggiungimento degli obiettivi net-zero, le società che sono in grado di decarbonizzare, secondo McKinsey, avranno un vantaggio nell’attrarre capitale. La società di consulenza sostiene che gli attori del settore immobiliare possono, quindi, ad esempio, creare fondi specifici per edifici a impatto zero o temi di investimento che sostengono la decarbonizzazione su scala comunitaria.

La creazione dei progetti di bioarchitettura non sempre è però di facile attuazione soprattutto in relazione al fatto che richiede, come spesso accade per le questioni legate alla sostenibilità, un cambiamento di approccio e visione del settore nel suo complesso. Inoltre, spesso questo tipo di infrastrutture richiedono alti costi di manutenzione che ne precludono un’accessibilità inclusiva.