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Il Surrealismo caposaldo della fotografia creativa – di Massimo Pascutti

 
 
 
 
 
 
 
 

Laboratorio di fotografia creativa


Prima parte

 
 
Che cosa vuol dire esprimersi attraverso la fotografia, considerando che l’immagine fotografica è spesso qualcosa di inafferrabile, sfuggente e a volte impossibile da decifrare con certezza ?
Esprimersi con la fotografia potrebbe voler dire semplicemente incontrare un’idea e vivere questa esperienza soggettiva.
Molto spesso il fotografo appare come un “animale” in agguato pronto a catturare l’idea/preda ; se volessimo rendere il concetto più affascinante potremmo dire che il fotografo è invece il più delle volte vittima dell’agguato dell’idea. Cioè sarebbe l’idea a catturare il fotografo.
Ora se la fotografia è idea e l’idea è creativa, viene da chiedersi come si esprime la creatività.
Tutti gli studiosi del fenomeno creativo concordano su un punto preciso: la capacità di visualizzare strutture complesse e di pensare per immagini, sembra essere una componente ricorrente dell’attitudine a sviluppare un pensiero creativo, anche al di fuori dell’ambito delle arti figurative.
E’ singolare il fatto che molte delle metafore relative alla creatività hanno carattere visivo ( brancolare nel buio…avere un’illuminazione….lampo di genio….)
Ma alla fine che cos’è dunque la creatività? La definizione più chiara e brillante appartiene al matematico Henri Poincaré e viene formulata nel 1929: “… creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove che siano utili…”. Essere creativi significa dunque rompere le regole esistenti per crearne delle altre migliori o comunque diverse.
Facendo un passo indietro, nel 1924 André Breton pubblicò il manifesto del Surrealismo, che così recitava: “ Automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente che in ogni altro modo, il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale “.
Da questa definizione si evince che il primo grande movimento creativo è stato il Surrealismo, che ha abbracciato tutti i campi dell’arte dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al cinema, alla letteratura.
A questo movimento artistico hanno aderito alcuni dei più grandi fotografi del ‘900.
Sicuramente capostipite del Surrealismo fotografico è stato Man Ray che con la sua opera “Cadeau” presentò un vero e proprio “manifesto” visivo del Surrealismo: un ferro da stiro su cui erano stati incollati dei chiodi, tipico esempio della giustapposizione sintagmatica di oggetti senza un legame logico, ma solo mentale, decontestualizzandone la normale utilizzazione “codificata”.

Tutta la sua vita artistica fu caratterizzata dalla volontà di sperimentare tecniche nuove , ricordiamoci delle “rayografie “ e delle “solarizzazioni”e fondamentale fu la sua influenza sui fotografi del novecento.


Profondamente influenzato dal Surrealismo è stato anche André Kertész, fotografo ungherese, che all’inizio della sua carriera a Parigi entrò in contatto con artisti del calibro di Germaine Krull, Robert Capa, Berenice Abbott, Brassai, Atget e naturalmente Man Ray. La sperimentazione visiva delle “distorsioni” , è rimasta ancora oggi un punto di riferimento per i fotografi moderni.

 

 

 
Un altro grande sperimentatore è stato Bill Brandt; la sua ricerca, derivata dagli insegnamenti surrealisti, si è spinta soprattutto in direzione psicoanalitica e metafisica, con un uso rivoluzionario e assolutamente controcorrente degli obbiettivi grandangolari, applicato al corpo umano.


 

Nella seconda parte analizzeremo l’influenza che la fotografia surrealista ha avuto nella fotografia creativa contemporanea. Segue…..
Massimo Pascutti
Tutor Fotografico FIAF
 

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8 commenti

  1. E’ bellissima l’espressione di Massimo Paacutti: “Esprimersi con la fotografia potrebbe voler dire semplicemente incontrare un’idea e vivere questa esperienza soggettiva”.
    Io penso che sia esattamente così, però ritengo che non sia semplice incontrare un’idea, in un mondo rumoroso come quello contemporaneo. Come anche non sia semplice “vivere questa esperienza soggettiva”, perché ciò richiede una fedeltà a un sentire e quindi a un fare che spesso non paga subito. Incontrare, quindi abbracciare un’idea, è una scelta dettata da una necessità interiore più che da una convenienza per raggiungere un successo e temo che questo processo sia molto raro vederlo praticato.
    Però è l’unico percorso per realizzare immagini di spessore, dico immagini e non un’immagine perché solo con più immagini prende forma, nella mente del lettore, il pensiero dell’autore.
    Complimenti a Massimo Pascutti per l’importante approfondimento iniziato che so nascere in Te da una vera necessità interiore.

  2. E’ interessante vedere come il concetto di creatività sia così difficile da carpire e comprendere, tanto da occupare la scienza medica in studi importanti e profondi.
    La capacità creativa è solo dell’uomo! E’ un dono che ci è stato regalato e che funziona solo grazie alle nostre capacità mnemoniche complesse.
    Oliver Sacks, nel suo bellissimo testo “Il fiume della coscienza” affronta in maniera illuminata la creatività, spiegando come essa faccia parte di un protocollo complesso messo in atto dalla nostra mente vitale.
    Chi fa arte non si addentra in questi meandro complicati ma, semplicemente, si abbandona a questa corrente fluida di impulsi che spinge a creare! Questa è la grande meraviglia!
    La fotografia, visto che di questo parliamo, è stata spesso relegata a ruolo di rappresentazione, senza sapere che chi crea, indipendentemente dal medium, mette comunque se stesso in ciò che fa.
    La necessità a spingersi oltre, come Massimo Pascutti ci mostra, è indissolubile con la natura umana che vuole andare oltre e vedere l’invisibile, grazie alle proprie capacità creative e alla propria natura inconscia.
    Fortunatamente l’arte è anarchica e non vuole imposizioni, questo ha fatto sì che l’evolversi delle civiltà siano arrivate a noi solo grazie alle testimonianze nate dall’ingegno e dalla creatività umana.

  3. Profondissimo, radicale, disaccordo.
    Premettendo che secondo me è assolutamente necessario distinguere tra gli esiti concreti di alcuni artisti e la proposta teorica del Manifesto.
    Col Manifesto si è fatto un salto indietro imprigionando nuovamente l’idea di arte nella triade conflittuale di origine platonica addomesticando e rendendo innocua la proposta artistica delle avanguardie.
    Mentre gli artisti, anche quelli aderenti al Manifesto, non hanno necessariamente, nella pratica, seguito le idee che vi si trovavano…

    1. Certo Andrea, un conto sono le idee di partenza e un conto lo sviluppo autonomo di un discorso creativo…ma è sempre necessaria una scintilla di partenza e a questo i movimenti culturali sono serviti.

  4. Questi approfondimenti ci rendono sempre più consapevoli. Il fotografo che si mette in gioco scopre una parte nascosta di se stesso. È l’idea che lo cattura od è l’idea che cattura lui. Non esiste regola. È il nostro vissuto che ci porta a farci catturare od a essere catturati. Questi approfondimenti fanno si che la nostra consapevolezza sia sempre nutrita da nuovi messaggi sviluppando il nostro vissuto.

  5. In un momento in cui viviamo quasi esclusivamente la fotografia-reportage (e, almeno per me, mio malgrado) il surrealismo mi riporta a una visione di arte fotografica che sento più profonda e più vera.
    Qualcuno potrebbe obiettare che è una visione elitaria e forse lo è.
    Non me ne curo: considero il surrealismo la migliore evidenza della creatività umana in campo artistico.
    E’ il salto quantico, il taglio nella tela (solo il primo)di Fontana.
    Grazie quindi a Massimo Pascutti per questo approfondimento che spero abbia parecchie altre puntate…

  6. Complimenti a Massimo Pascutti per l’interessante ed esaustivo articolo sulla “creatività” come di consueto arricchito da ricercati approfondimenti.

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