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Published on Oct 13,2016
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Il Cinema Muto Italiano 1921 Read More
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RIVISTA DEL CENTRO SPERIMENTALE DICINEMATOGRAFIA Vittorio Martinelli IL CINEMA MUTO ITALIANO I film degli anni venti. 1921Nuova CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIAERIEDIZIONI RAI

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direttore responsabileVittorio Caldiron, commissario straordinario C.S.C.direttore editorialeAngelo Libertini, direttore generale C.S.C.copertinaprogetto grafico diFranco Maria RicciBianco e Neroperiodico trimestraleristampa aggiornata gennaio 1996 del fascicolo 1/3 a. XLII gennaio/giugno 1981registrazione del Trib. di Roman. 975 del 17 giugno 1949direzione e redazioneC.S.C. - via Tuscolana 1524 - 00173 - Romatel. 06/722941Nuova ERI - Edizioni RAI Radiotelevisione Italianavia Arsenale 41 - 1O121 Torinoprogetto graficoElena VendittiimpaginazioneFranco De Vecchis/Tiziana CesselonStampato in Italia - Printed in ltalyAzienda grafica Eredi dott. G . Bardi S.r.l. - Roma© 1996 Centro Sperimentale di Cinematografiain copertina: Soava Gallone

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ABBREVIAZIONIad.: adattamentoad.m.: adattamento musicaleall.: allestimentoa.r.: aiuto regiaarr.: arredamentoeo.: costumie.m.: commento musicaled.d.e.: data disponibilità della copiadi.: distribuzionedid.: didascaliedis.: disegnif.: fotografiaint.: interpretilg.o.: lunghezza originale (m. = metri)p.: produzione.p.v.: prima visione pubblicar•• reg,iarid.: riduzione cinematograficas.: soggettose.: sceneggiaturase. dip.: scene dipintesup.: supervisionesegr.: scenografiat.: trucchiv.e.: visto di censura 5

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1921A giudicare dalla consistenza di questo volume, enumerante oltre trecentocinquanta lungo-metraggi di produzione nazionale che hanno ottenuto il visto di censura, verrebbe da consi-derare l'anno 1921 come quello che abbia raggiunto i vertici della massima espansionedel nostro cinema, non solo del periodo muto, ma di tutti i novanta anni di vita di questosettore .In un certo senso, è innegabile : mai i nostri stabilimenti sono stati tanto attivi, a Torino comea Roma, a Milano e in tante altre città. Né può farsi un confronto con i sette-ottocento filmannuali del 1911, del 1912 o del 1913, dove i lungometraggi si potevano contare sulle di-ta di una mano e tutto il resto erano film in una sola bobina, al massimo di due.Se andiamo invece ad esaminare le schede del volume, due o tre cose colpiranno il lettorepiù attento: la prima è il divario tra la data del visto di censura e l'uscita del film, compor-tante un lasso di tempo considerevole, a volte addirittura di anni, ed in genere concentratanei mesi caldi, quelli delle «chiusure estive» oppure non reperite in nessuna delle grandi cit-tà . Quindi, dei film-fantasma, forse mai usciti o finiti in qualche pidocchietto di città minori;la seconda attenzione va posta ai soggetti che, con tutta la benevolenza possibile, appaio-no di una debolezza e di una ripetitività scoraggianti. E per finire, occhio alle recensioni;possiamo avanzare qualche riserva sull'uso dell'italiano, ma la sostanza, pur nella loro es-senzialità e nella disinvolta rudezza, non può sfuggire a nessuno.Siamo quindi di fronte a storie melense, «out» per una platea che già cominciava ad assa-porare un cinema come l'americano, il tedesco o il francese, così diversi e moderni . Ci tro-viamo quindi a sottoscrivere l'epicedio di film disertati dal pubblico, sbranati dalla critica,respinti dall'esercizio.Non va fatta però di ogni erba un fascio . Qualche buon prodotto viene anche fuori, ha suc-cesso di pubblico, la critica ne sottolinea i meriti . Ma si tratta, per dirla alla maniera delbuon tempo antico, di «rari nantes in gurgite vasto».Piuttosto il 1921 va ricordato per un episodio poco noto, una di quelle storie all'italianache se non avesse avuto un finale così imprevisto e paradossale, avrebbe potuto creare uncapitolo a parte nella storia del cinema , non solo quello italiano.Tutto ha inizio col congresso del partito socialista a Livorno, quello che avrebbe sancito lascissione della parte più radicale ed avrebbe dato vita al partito comunista italiano. Le avvi-saglie della divisione erano già nell'aria, Angelica Balabanoff, cl1e doveva partecipare alcongresso, era già a Roma, ospite di un'amica, la reatina Anna Pizzabiocca, che era lacompagna di Silvio Laurenti Rosa, un attore e regista, quando gli capitava che gli si offrissedel lavoro. Momentaneamente a spasso, si offrì di immortalare con la sua macchina da pre-sa lo storico consesso e se oggi esistono ancora delle immagini di quel!'avvenimento, sidebbono a Laurenti Rosa. Il quale, una volta sviluppato il filmato, lo propose a Barattolo, ildirettore generale 'dell'Unione Cinematografica Italiana (U .C.I.) . Quando Barattolo seppedella sua amicizia con la Balabanoff, invitò Laurenti Rosa a recarsi in Unione Sovietica pertentare di riallacciare i rapporti con quel paese, interrottisi da quando era scoppiata la rivo-luzione. La Russia era stata per l'Italia un mercato floridissimo; fino al 1917 i nostri film viarrivavano numerosi, quelli con Francesca Bertini venivano acquistati a scatola chiusa, He-speria e Maciste erano dei miti, gli attori locali si ispiravano ai nostri, quindi, pensava Ba-rattolo, chissà che quel maneggione di Laurenti Rosa non riesca a piazzare un pò di quellamassa di pizze che giacevano allineate nei depositi dell'U.C.1., senza quasi più speranzad i un riscontro commerciale. 7

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Laurenti Rosa partì per Mosca assieme alla Balabanoff, ad Amadeo Bordiga, CostantinoLazzari, al direttore dell'«Avanti» Serrati ed altri ex-socialisti; fu ricevuto da Lenin in perso-na, di notte, e gli espose le proposte di Barattolo. Il piccolo padre della rivoluzione sovieti-ca apparve molto interessato al cinema italiano che dimostrava di conoscere bene e chiesea Laurenti Rosa se aveva portato con sé dei film, magari qualcuno con Maria Jacobini, dicui aveva già visto alcune opere precedenti . E Laurenti Rosa, che aveva con sé una decinadi film, tra cui due con la Jacobini, gli mostrò La regina del carbone e Il viaggio.Quest'ultimo che, per inciso, risulta essere uno dei film migliori della nostra produzione mu-ta, ed è disgraziatamente andato perduto, venne particolarmente apprezzato da Lenin, ilquale, alla fine della proiezione, visibilmente commosso dalla malinconica vicenda immagi-nata da Pirandello, fece immediatamente chiamare Lunaciarski, commissario del popoloper l'istruzione, ordinandogli di ascoltare le proposte dell'italiano e sottoporgli poi un pro-getto di collaborazione cinematografica con l'Italia.Nei due mesi che seguirono, Laurenti Rosa e Lunaciarski misero a punto un protocollo piut-tosto articolato che prevedeva la costituzione di una società a capitale misto tra il governosovietico e l'Unione Cinematografica Italiana. Il primo avrebbe messo a disposizione duestabilimenti a Mosca e tre in Crimea completamente equipaggiati, oltre al personale subal-terno; l'U.C.1. invece avrebbe dovuto provvedere al personale artistico e tecnico e fornire lapellicola . La società avrebbe assunto l'esclusiva della distribuzione dei film nei due paesicontraenti e nel resto del mondo. La sede tecnica sarebbe stata a Mosca, quella commer-ciale a Roma, affidata alla consociata dell'U .C.1. , la Cito-Cinema (Compagnia Italiana deiTraffici Orientali). Inoltre, il governo sovietico concedeva gratuitamente per dieci anni centoettari di bosco con uno stabilimento annesso per la produzione della cellulosa: la società neavrebbe fatto una fabbrica di pellicola e, allo scadere del decennio, avrebbe versato al go-verno sovietico un contributo fiscale, il cui ammontare sarebbe stato determinato in seguito.Tutto sembrava marciare per il meglio. Una volta discusso l'accordo con i rappresentantidella Banca Italiana di Sconto, che si erano mostrati favorevoli a finanziare l'impresa, Ba-rattolo invitò la controparte a venire a Roma per firmare il contratto. La data fissata era il30 dicembre 1921. La delegazione sovietica era appena giunta in Italia quando il 29 di-cembre venne annunziato il fallimento della Banca. Di questo documento, che se fosse anda-to in porto, avrebbe dato vita a un singolare pas de deux tra il governo sovietico e quellofascista prossimo ad insediarsi, oggi rimane solo un dossier ingiallito, scritto a mano, inpossesso degli eredi di Laurenti Rosa . V.M. 8

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Addio Musetto r.: Gennaro Righelli - s. e se.: Gennaro Righelli - int. : Diomira Jacobini (Musetto), Lido Manetti (Paolo), Oreste Bilancia (Giorgio), Bianca Renieri - p. : Fert, Roma - di. : Pittaluga - v.c. : 16525 del 1. 11 .1921 - p.v. romana: 11 .4 . 1922 - lg.o.: m. 1842.Una commedia sentimentale, con la protagonista contesa tra un fidanzato debole ed un altrogiovane, a sua volta fidanzato con una ragazza devota e fedele fino al sacrificio.L'intrigo si risolve quando i due incomodi personaggi si ritirano, lasciando liberi Musetto ePaolo di vivere il loro amore.Addio Musetto: Diomira Jacobini 9

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dalla critica:«Commedia fresca ed ingenua, piena di dolce malinconia come una canzone napoletana;piena della malinconia ch' è nello svanire dei sogni d'amore, sulla quale sprizza, a quandoa quando una lieve e graziosa comicità, come onda che s'increspi di bianche spume. (...)Speranze d'amore, sogni sboccianti nella serenità di sincere giovinezze in riva al mareincantevole; ombre di tristezza che il destino in agguato caccia come scura nuvolaglia inquel bel sereno; singhiozzi rassegnati di chi sente che la vita fugge; struggimenti d'amoresui sogni che finiscono: ecco Addio Musetto, ricamo grazioso e fragile . Pure v'è una certacommozione che vi prende e vi tiene; una commozione sgorgante da una lodevole sempli-cità. Anche a voler ostentare il più fiero scetticismo, bisogna confessare che questa leggeris-sima commedia, garbata e fine, morde al cuore nostro, vi suscita echi lontani di ciò chenon è più, di ciò che forse non è stato mai (...)».(Dioniso in «La vita cinematografica», Tori no, 15 gennaio 1922).«Abbiamo avuto il piacere di assistere ad una commedia sentimentale - fresca, ingenua,melodiosa, oserei dire profumata - con mezzi semplici, con mezzi antichi ma sempreefficaci . Una venatura di signorile comicità, espressa con quell'arte composta ed efficaceche è tutta propria di Oreste Bilancia; e più che una venatura di sentimentalità, umanissimenote di vero dolore, espresse con grande efficacia da Diomira Jacobini (.. .). DiomiraJacobini non è più soltanto la gomine graziosa e divertente, la birichina espressiva emobilissima; ma va annoverata, oggi, tra quelle attrici poliedriche e coscienziose, che sipossono contare, purtroppo, sulla punta delle dita (.. .)».(De Marsay in «La Cine-fono», Napoli, 25 gennaio 1922). Aiax r.: Raimondo Scotti - s. : Gin Bill, Alessandro De Stefani - f. : Daniele Burgi - int. : Carlo Aldini (Ajax), Liliana Ardea (contessina Liana del Pigno), François-Paul Donadio (il conte Dionigi), Giuseppe Brignone (lsac, l' usuraio), Ruy Vismara (Yvonne), Guido Clifford (Jack) - p.: Rodolfi-film~ Torino - di.: Pittaluga - v.c.: 15960 del 1.4.1921 - p.v. romana: 5.11 . 1921 - lg.o.: m. 1293.Il conte Dionigi, tutore della contessina orfana Liana del Pigno, avendo dissipato il propriopatrimonio, organizza, con la complicità di un gruppo di furfanti e di un usuraio, il furto dialcuni preziosi gioielli di Liana. La ragazza, però, ha nel frattempo fatto assumere come segre-tario un uomo che l'ha salvata da un cavallo imbizzarrito: Ajax. Proprio sul nuovo segretario ilconte Dionigi fa cadere i sospetti per la scomparsa dei gioielli. Ajax si adopera allora per pro-vare la propria innocenza e scoprire i colpevoli. Lo aiuta una cameriera, Yvonne, il suo fratel-lino ed un membro pentito della banda dei ladri, l'ubriacone Jack. Dopo varie peripezie, Ajaxfinisce nelle mani dei ladri, ma, aiutato da Yvonne, riesce a liberarsi e a sgominare i malfat-tori. 10

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Il conte Dionigi, smascherato, deve partire, mentre Jack riesce a recuperare i gioielli dalla cas-saforte dell'usuraio.dalla critica:«( ... ) Romanzo d'avventure con l'atleta Carlo Aldini e le signorine Ruy Vismara e LilianaArdea .Giudicato un pò vecchio, ma gustoso e divertente» .(G . Brocchi in «La vita cinematografica», Torino, 30 gennaio 1923).E' uno dei primi film di Carlo Aldini, presentato come Maciste Il e che in varie città italianevenne proiettato con un altro titolo: La lotta del titano. In censura venne richiesto per il nul-laosta il taglio della scena in cui si vedono il chimico e il beone forzare la cassaforte conun liquido corrosivo. Alba di sangue r.: Giuseppe Guarino - s.: «cinedramma» in 4 parti di Giuseppina Guarino - f.: Matteo Barale - int.: Miss Ethel Joyce (Anna Valerio), Paola De Silver (Carla Sampieri), Giovanni Ciusa (Bastiano), Luigi Stin- chi (Paolo Borghi) - p.: Gladiator-film, via S. Anselmo 8, Torino - di. : regionale - v.c. : 15977 del 1.4. 1921 - p.v. romana : 13 . 12.1921 - lg.o.: m. l 006 .Anna e Paolo sono prossimi alle no:z::z:e. Paolo, che ha il vizio del gioco, non resiste, e si reca alClub dove perde centomila franchi col Conte Revelli, al quale rilascia un assegno.Il giorno successivo, il Conte Revelli viene trovato assassinato su di un prato. Paolo vienearrestato. Anna cerca le prove che possano scagionare il suo fidanzato con l'aiuto di Bastiano,il guardiano del Club e detective dilettante.Luciano, antico innamorato di Anna, tenta, invece, di convincere la ragazza della colpevolezzadi Paolo, ma, respinto, ordina a due suoi complici, Roberts e Arthur, di rapirla. Però Anna rie-sce a liberarsi, anche con il provvidenziale aiuto di Bastiano ed a costringere Luciano a raccon-tare quanto sa sul misterioso omicidio del Conte.E' stata Carla, una donna che Paolo aveva respinta, a organizzare la vendetta. Carla vieneraggiunta in un rifugio alpino dove s'era nascosta, e confessa la sua colpa. Paolo vieneliberato e sposa Anna. Bastiano si dedicherà alla sua grande passione: fare il poliziotto.dalla critica:«Un film pieno di scene d'azione, ma anche pieno di evidenti ingenuità. Molto bravi i pro-tagonisti Ethel Joyce e L. Stinchi» .(Ref. in «La vita cinematografica», Torino, n. 1, 15 gennaio 1923) . 11

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Durante la lavorazione, il film si intitolava Ossessione che uccide ed una volta in circolazio-ne, venne presentato anche come La vendetta di una donna . La condizione imposta dallacensura per il nullaosta fu di sopprimere la scena di violenza in cui Anna, assalita dai mal-viventi, viene imbavagliata. Alba nuziale r. : Pio Fasanelli - s. : Irene di Santafiora - se. : Ignazio di Santafiora - f. : Pio Renzoni - int. : Sara Starnini , Enrico Scatizzi , Attilio D' Anversa, Carlo Lanner - p. : Genialissima-film , Roma - di. : regionale - v.c. : 16605 del 1.12 . 1921 - p.v. romana : 28 .2 . 1923 - lg.o. : m. 1280.Alba nuziale consta di tre atti, preceduti da un prologo in cui compare la scrittrice Irene di San-tafiora ad introdurre i personaggi del film, augurando, dopo la presentazione, buon diver-timento agli spettatori. Al chiaror dei lampi r. : Camilla De Riso - s. : Geo Fitch - f. : Aurelio Allegretti - int.: Eugenia Masetti, Rosetta D' Apr ile , Bepo A. Corrodi , Amilcare Giorg i, Gino Talamo, S.ra Cinqu ini, Signori Urcioli , Massai, Durante, A. Vecchin i - p. : Caesar-film , Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 15804 del 1.2 . 1921 - lg.o. : m. 1619.«L'anziano signor Kent scompare misteriosamente, ed un cadavere irriconoscibile vieneritrovato pugnalato nel pozzo di casa. Quattro persone vengono indiziate: il figlio, col qualeaveva avuto un violento litigio per delle cambiali falsificate col nome del padre, un suo ex-impiegato che aveva cercato di rubargli una formula da lui perfezionata, l'inventore dellaformula -stessa per impadronirsi dei miglioramenti apportati da Kent ed un dottore che avevafalsificato la firma di Kent per le cambiali del figlio.Il celebre detective Roland West si mette alla ricerca del vero colpevole e lo scopre nel dottoreche però non ha ucciso Kent, ma lo ha sequestrato in casa sua, gettando nel pozzo uncadavere somigliante. L'indagine di West salva il figlio di Kent, il maggiore indiziato, che eragià sul punto di essere giustiziato.»(da «Lux», Roma, n. 8, agosto 1921). 12

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Una scena di A/ chiaror dei lampidalla critica:«Questa pellicola avventurosa sembra dalle prime un intreccio mostruoso di delitti , fra iquali perfino un parricidio .Ma un bravo detective dissipa la nebbia uggiosa scoprendo il colpevole di un semplice furto,dimostrando innocente un figlio calunniato. Nel primo atto vi sono alcune scene d'amore, chevanno diminuite; così pure deve essere levata, nel secondo, la scena della casa da giuoco».(Anon. in «La rivista di letture», Milano, n. 2 , dicembre 1924). Ali m a r. : Gino Cerruti - s. e se. : Salvatore Nicolini - f.: Antonio Vistarini - int.: attori non professionisti, scelti tra gli indigeni eritrei - p.: Cito- cinema, Roma - di.: Cito - v.c. : 16326 del 1.8. 1921 - p.v. romana (privata) : 13.2.1921 - lg.o. : m. 1343. 13

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Un valoroso giovane abissino, per avere in sposa la figlia di un ricco e potente capo-tribù, siarruola come ascaro nelle truppe italiane, si distingue per le sue intrepide azioni e conquistauna medaglia al valore. Tale ricompensa è titolo più che sufficiente per indurre il capo-tribù aconcedergli la figlia.dalla critica:«Il pregio principale di questo film è la assoluta mancanza di quel convenzionalismo artisti-co che è base principale di tutte le pellicole edite dalle migliori Case. Qui tutto è sincero,tutto è vero : sembra di vivere effettivamente la vita degli abissini, e in casa e fuori casa . Gliinterni, gli esterni sono ripresi meravigliosamente, l'interpretazione è naturalissima; gliartisti abissini, non ancora impastoiati dall'arte interpretativa (!) dei nostri artisti e di quellistranieri, recitano con quella naturalezza, con quella disinvoltura, che fa piacere.La trama è sottilissima, quasi evanescente: l'autore di essa non si è preoccupato eviden-temente di creare un dramma a forti e fosche tinte, ma ha voluto cercare di avvicinarsiquanto più era possibile alla realtà, intessendo un soggetto reale, senza assurdità e incon-cludenze. Ma la lode principale va al direttore artistico Cerruti. Noi immaginiamo il lavoroveramente formidabile che ha dovuto fare per educare quei semi-selvaggi a posare davantiall'obiettivo ed a recitare così come hanno recitato . Lo sforzo ha dovuto essere - secondonoi - titanico, ma è stato coronato dal successo pieno e incontrastato. Il film è veramenteinteressante oltre che dal lato artistico, anche dal lato di curiosità, e noi consigliamo a tutti igestori di sale di accaparrarselo se, oltre al successo di cassetta, vogliono ottenere ancheun successo artistico ed educativo».(Filmino in «La Ci ne-fono», Napoli, n. 6, 1O marzo 1923) .La spedizione cinematografica diretta dal Maggiore Salvatore Nicolini eseguì in Eritrea leriprese di due film a soggetto: Alima e Fiamme abissine, oltre ad alcune immagin idocumentarie.Alima venne proiettato in anteprima presso la sede della Cito-cinema in via Balbo a Roma,alfa presenza del Governatore dell'Eritrea, marchese Cerrina-Ferroni, e di altre personalità.L'eco del galà è riportato nella rivista «Lux» di Roma (n . 3, marzo 1921) in cui, oltre al com-piacimento per /'iniziativa, viene sottolineato come il film non sia una delle solite speculazio-ni, ma tenda - attraverso un originale ed interessante dramma africano - a far conoscere all'I-talia e al mondo le bellezze di «questa nostra fiorente e troppo ignorata Colonia». All'ombra di un trono r.: Carmine Gallone - s. : dal romanzo «Fleur d'ombre» di Charles Folly - se. : Carmine Gallone - f. : Emilio Guattari - int. : Soava Gallone (la fidan- zata del principe), Pietro Schiavazzi (il principe), Umberto Casilini (il re), Marcella Sabbatini (Lolet) - p. : Films Gallone, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 16563 del 1. 11 . 1921 -p.v. romana: 21 . 12. 1923 - lg.o.: m. 2215. 14

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In un regno fantastico, un giovane principe diventa re, poiché suo fratello, legittimo erede altrono, si è misteriosamente suicidato. La ferrea legge dinastica impone al giovane ed inespertomonarca di abbandonare una ragazza della borghesia, di cui è innamorato.La rinuncia (poi rientrata) al grande amore, gli intrighi dei dignitari, un duello finale, costitui-scono il canovaccio su cui si snoda questa «ruritanian story».dalla critica:«( ...) Certamente Carmine Gallone è uno dei nostri buoni metteur en scène, ma in questolavoro egli non ha fatto nulla per dimostrarcelo; anzi - starei per dire - ha segnato un passoindietro nella produzione, giacché il film è poco più che mediocre .La trama è intessuta su un vecchio motivo: il contrasto delle ragioni di Stato con quelle delcuore. E fin qui ci siamo, cioè possiamo andare oltre; nella nuova veste, la trama è rimastascialba e piatta, con assenza assoluta di dinamismo vero e proprio nell'azione e nellarecitazione . Si svolge senza alcun interesse : si rientra - come sempre - nel vecchio drammad'amore, senza alcun soffio tragico atto a scuoterci (...).La grazia infinitamente squisita di Soava Gallone ha avuto scatti lirici meravigliosi; ma nonsempre la sua recitazione è stata degna di lei ed in parecchi punti - m'è oltremododoloroso doverlo rilevare - addirittura falsa (...).La fotografia è buona, talvolta anche ottima : peccato che sia appesantita da una infinità diviraggi in rosso che ne sciupano l'effetto . Molto pubblico ... e molto successo di cassetta» .(R. D'Orazio in «La rivista cinematografica », Torino, 25 aprile 1923) .A'11'ombra di un trono: Scava Gallone e Pietro Schiavazzi 15

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Nel dicembre del 1926, il film venne ripresentato in censura, per una nuova immissione incircuito. Questa volta, un più accurato esame delle didascalie portò alla soppressione didue frasi in cui si parlava di polizia: «Una bella banda di agenti di polizia e di ladri» e«Una mia amica vi crede agente di polizia». L'altro r. : Francesco Bertolini - s.: Pasquale Parisi - int.: Tristan Byron, Carlo Reiter, Rita Almanova, Maria Scarano, Emma Lucarelli - p. e di. : Lom- bardo-film , Napoli - v.c. : 16336 del 1.8 . 1921 - p.v. romana : 6.11 . 1922 - lg.o.: m. 1430.Storia di un uomo che prende il posto di un altro, al quale somiglia come una goccia d'acqua.Ma sarà la stessa sicurezza sfrontata con cui egli affronta questa situazione a perderlo.Egli è sprezzante e avido quanto l'altro era timido e onesto•••(Da un volantino pubblicitario).dalla critica:«(...) L'altro, protagonista quel tale Tudor, che sembra non abbia altra preoccupazione chedi mostrare il suo busto, in décolleté, in uno sfondo banale di uomini e di cose».(E . Pastori in «La vita cinematografica», Torino, 7 settembre 1922).li film è stato presentato talvolta anche con il titolo: Il sosia . L'amante incatenata r.: Mario Corsi - s.: Maso Salvini da un suo racconto - f. : Giovanni Merli - int. : Paula Paxi !Paola), Luciano Molinari (Manlio), Bruno Emanuel Palmi (Il Conte Galliera), Roberto Plà (il padre di Manlio) - p.: Tespi-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 16259 del 1.7.1921 - p.v. romana : 23.3 . 1922 - lg.o. : m. 2122 .Il film venne presentato come «lavoro passionale». 16

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L'amante incatenata: Paula Paxi 17

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dalla critica:«( .. .) Questo lavoro sarebbe riuscito di effetto migliore qualora fosse stata messa in rilievola figura di quel tale che, al momento dell'uccisione del pittore, si presentò quale spaurac-chio alla finestra.Ciononostante, il lavoro stesso è discreto, con buona fotografia, eleganti interni edindovinati alcuni esterni».(Niniko in «La vita cinematografica», Torino, n. 7, 15 aprile 1923) .Oltre alla soppressione di un paio di scene, come quella del soffocamento del Conte Gallie-ra ed un'altra riguardante una effrazione, la censura ritenne eccessiva e fece tagliare ladidascalia: «Che m'importa della miseria, del dolore e delle rovine degli altri.. .. purché tugoda e sii felice ... ma gli affari sono oggi così magri... ». Amare il mondo è bello r. : Umberto Paradisi - s. : Pasquale Parisi - int. : Tristan Byron, Paula Grey - p. e di.: Lombardo-film, Napoli - v.c. : 16353 del 1.8.1921 - p.v. romana : 13 .3.1923 - lg.o.: m. 1600.«Il giovane principe ha racchiuso nell'anima, come già Amleto, un cupo freddo, né vale ariscaldarglielo la primavera in fiore, la giocondità che passa con un suo soffio rigeneratore, nél'amore che è palpito di vita, né il dolore che compie miracoli di trasformazione ideale, né lamorte che turba e opprime.Ma il risveglio viene, ed è la gelosia, o meglio la felicità degli altri che gli squarcia il velodecennale e gli apre dinnanzi la bellezza incommensurata della bellezza del mondo. Ma è tar-di: la donna che ha operato il miracolo è già di un altro. Qui si compie la tragedia: il marito,apparso improvviso, spara e la donna cade colpita. Dinnanzi all'egoismo dell'uomo chepaventa il castigo, il giovane, con la gioia sfavillante di un sacrificio che è esaltazione, si uccidesul corpo dell'amata».(da una brochure pubblicitaria).dalla critica:«Anche nel titolo è racchiusa un'amara e dolorosa ironia : la filosofia del pess1m1smo. Ecome in Calderon La vita è sogno, si svolge la tesi paradossale di un dominio subcosciente,in questa, l'annientamento della volontà degenerata in un chiuso misantropismo, penetra epervade ogni fibra fino a una trasformazione dei valori della vita , fino al rinnegamento del-la vita stessa.Se mi fosse permesso, vorrei paragonare quest'opera al tormento psichico di Amleto e alromantico procedimento del giovane Werther, anzi, dell'uno e dell'altro abbiamo il tra-vaglio interiore e la nebulosità mentale e visiva che prospetta gli uomini e le cose sotto una 18

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luce particolare, come foggiata da un fato caparbio(...).Tentativo questo, pur non escludendo errori prospettici, geniale ed arduo, di portare sulloschermo elementi di vita interiore, postulati filosofici e psicologici di grande rilievo, che fan-no assurgere questa forma di arte oltre i concetti comuni ed adusati>'.(Vice-Vidal in «La rivista cinematografica», Torino, 25 dicembre 1923).li film ha per titolo ufficiale Amare o non amare, ma in tutte le sue rappresentazioni è sem-pre stato presentato come Amare il mondo è bello e talvolta come Amate, il mondo è bello.Le scene finali, l'omicidio della donna ed il suicidio del principe, giudicate «brutali edimpressionanti», vennero ridotte «a fuggevole visione» dalla censura. L'amazzone nera r.: Attilio De Virgiliis - s.: un prologo e tre atti di Eduardo Nulli - f.: Arturo Giordani - int.: Pina Milanesi, Attilio De Virgiliis, Sergio Mari, V . Frigerio, Bruna Farolfi - p.: Lombardia-film, Affori (Milano) - di. : regionale - v.c.: 15808 del l .2. 1921 - lg.o. : m. 1694.Produzione locale, che risulta aver avuto scarsissima circolazione, solo regionale. L'amico r. : Mario Bonnard - s.: dalla omonima commedia (1886) di Marco Pra- ga - se.: Mario Bonnard - f.: Antonio Cufaro - int.: Mario Bonnard, Vit- toria Lepanto, Camillo Apolloni, Eduardo Senatra, Raimondo van Riel, Luigi Carini, Enzo Biliotti - p. : Bonnard-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c. : 16391 del 1.9 . 1921 - p.v. romana: 27.3.1922 - lg.o.: m. 1456.Si tratta della riduzione cinematografica di un dramma in cui una moglie infedele, che ha tra-dito il marito col suo migliore amico, viene alla fine scacciata e privata della sua bambina.Nella versione cinematografica, vi è alla fine il perdono e la riconciliazione tra i coniugi, nonprevista dal dramma teatrale. 19

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Mario Bonnard, regista e interprete de L'amicodalla critica:«L'eletto pubblico ebbe a provare una sensazione magnifica con la freschissima film, editadalla Bonnard, avente per titolo L'Amico dello illustre scrittore Marco Praga. Inutile dire chesi ebbero rappresentazioni al completo; ed il fine ed intelligente pubblico, con segni diapprovazione, dimostrò d'interessarsi dello splendido svolgimento dei quattro atti e dellemagnifiche scene, rese alla evidenza dalla eletta protagonista Vittoria Lepanto, che fu all'al-tezza del suo nome. 20

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Il primo atto della film, come si sa, rappresenta delle scene della tragedia di Paolo e Fran-cesca : scene curate alla perfezione per ambiente storico e costumi; il dramma si svolgequindi con tutte le sue manifestazioni di irrompente passione, ed assistiamo ad unaaccurata messa in scena, nonché ad indovinati ambienti esterni. Tutto ciò è a lode dellasuddetta impresa, che nulla lascia per vieppiù soddisfare il suo pubblico».(E . Sprangas in «La Cine-fono», Napoli, n. 446, 21 marzo 1922).«L'Amico di Marco Praga ha subito per opera di Mario Bonnard - riduttore-direttore-editore- uno strano ed irriverente trattamento.Del vecchio dramma in un atto, la cui ragion~ teatrale era tutta nella brevità delle scene enella importanza del solo episodio finale, il Bonnard ha sconsideratamente fatto uno zibal-done di quattro atti, creando di testa sua l'antefatto (tre atti) e cambiando il finale( ... ). Ma,a parte questo po' po' di arbitrio, che è illecita licenza ed inutile vandalismo (.. .) il film delBonnard è tutto infirmato dal suo vizio d'origine : imbottitura e travisamento( ... ).Il film si svolge con una monotonia esasperante, che gli attori non riescono a spezzare, siaperché non hanno nulla da fare o da dire, sia perché quel poco che potrebbero fare o dire,lo fanno e lo dicono con la più banale recitazione . Vittoria Lepanto, in onore della quale ècertamente allestito questo film, non riesce ad esprimere nulla, perché ella dà all'obiettivoquel tanto che basta per... non compromettersi troppo» .(A. Spada in «La rivista cinematografica», Torino, n. 6 , 25 marzo 1922) . Amore in fuga r.: Ermanno Geymonat - f. : Paolino Beccaria - int.: Marcella Albani, Alber- to Pasquali, Oreste Firpo, Gina Vandano, Guelfo Bertocchi - p.: Ambrosia, Torino - di.: U.C.I. -v.c.: 15969 del 1.4.1921 - lg.o. : m. 1328.Il film venne reclamizzato come «dramma passionale».dalla critica:«(.. .) Buon lavoro, ottima la fotografia, interpretazione di quella fine e sensibile attrice chesi chiama Marcell~ Albani, ora emigrata a portare il tributo della sua arte in Germania» .(R . D'Orazio in «La rivista cinematografica», Torino, n. 17, l O settembre 1923). 21

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Amore rosso: Maria Jacobini 22

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Amore rosso r.: Gennaro Righelli - s.: da «La Militona» di Theophile Gautier - se.: Gennaro Righelli, Luciano Daria, Nunzio Malasomma - f.: Tullio Chia- rini - int.: Maria Jacobini Uuanita, la manola), Amleto Novelli (l'espa- da Barrena), Lido Manetti (don Alvaro de S. Rosario), Orietta Claudi (Isabella de Los Rios), Ida Carloni-Talli (la Tìa), Oreste Bilancia (padre di Isabella), Alfonso Cassini, Silvio Orsini - p.: Fert-film, Roma - di.: Pit- taluga - v.c.: 16162 del 1.6.1921 - p.v. romana: 13. 12.1921 - lg.o.: m. 1889.Fidanzato a donna Isabella de Los Rios, don Alvaro è invece attratto da una bella popolana,Juanita.I due si recano alla corrida dove si esibisce Barrena, il torero più celebre di Siviglia. Barrena,nel vedere Juanita con un altro uomo, è preso da una crisi di gelosia: chiede spiegazioni a Jua-nita, che gli risponde seccamente. Barrena affronta Alvaro e lo sfida ad un duello rusticano.Alvaro viene ferito, Juanita lo trasporta a casa sua e lo assiste amorevolmente. La scomparsadi don Alvaro mette in apprensione la famiglia de\"i Los Rios che ricorre a un detective privato.Scoperto il rifugio del fidanzato, Isabella, con tutta la famiglia si reca nella misera cameretta diJuanita, umilia la giovane e grida ad Alvaro tutto il suo disprezzo. Ma Alvaro la scaccia e restacon Juanita.Barrena si prepara all'ultima corrida: affronta il toro, lo aizza, poi si lascia trafiggere.dalla critica:«Il successo è stato caloroso ed unanime. Ben poche volte ho assistito - nella mia vita digiornalista e di critico - ad una manifestazione più spontanea e cordiale (...). La Fert, chene è l'Editrice, ha innegabilmente presentato un lavoro pieno di virtù emotive rilevantissimee in una cornice di esterni e interni scelti e motivati con gusto raramente uguagliato fino adoggi (.. .). Amore rosso è un dramma serrato, concitato, ma non privo di poesia. Da ogniscena, da ogni quadro, emana un fascino che non trova con molta facilità riscontro negliannali della produzione nazionale. C'è una tale fusione di elementi tragici e passionali, c'èun tale senso di così viva e palpitante e calda umanità che scuote e avvince. Ma, senzadubbio, una grande parte del successo è dovuta a quella deliziosa creatura, a quellameravigliosa attrice - degna di tal nome e per la quale ogni parola d'elogio è semprepovera ed inadeguata - ch'è Maria Jacobini . Maria Jacobini! Un nome tanto caro a coloroche amano la semplicità e la più dolce e tranquilla bellezza( .. .).Amore rosso è stato un trionfo completo . La Fert può scrivere a caratteri d ' oro questa datanel libro dei suoi successi (...)».(Giuseppe Lega in «La Cine-fono», Napoli, n. 439, 1 novembre 1921 ).«(.. .) La novella di Gautier nulla ha perduto, nell'adattamento cinematografico, del suosapore romantico, della sua freschezza di tinte, e la trama quindi nulla ci offre di quelmodernismo decadente che - nella speciale produzione cinematografica ad uso delle divedell'arte muta - ci si presenta sotto le forme del meno sopportabile contorsionismo letterarioe fisico; per conseguenza, il nostro palato, amareggiato di frequente da intingoli di pes-simo gusto, prova una dolcezza ormai diventata rara nel gustare questa pietanza cucinata 23

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dalla collaborazione di un abile riduttore, di un valente direttore, di eccellenti esecutori, econdita con severa semplicità di mezzi.(...) Ho notato anche qualche lacuna: la più evidente di tutte appare nella terza parte, eprecisamente a quel punto del racconto in cui si dovrebbe vedere con quale mezzo i duepoliziotti segreti giungono a scoprire il rifugio del ferito. Ora, trattandosi di poliziotti, misorge il dubbio che sia stata la censura a sopprimere quei quadri, forse perché il ridicolo siabbatteva su quei due ameni personaggi; ma il provvedimento è stato altrettanto inutile perquanto balordo. Gli inconvenienti lamentati nulla tolgono alla bontà complessiva del lavoro(...)».(lgnis in «Lo vita cinematografico», Torino, 22 ottobre 1921 ).«Un nuovo magnifico trionfo di Maria Jacobini, soprattutto confermato dal suo potente tem-peramento d'artista sentita e profonda, ma non certo come si sarebbe desiderato anchedella messa in scena e della collaborazione degli altri artefici .Se un vivo e sincero elogio lo meritano la prima parte riproducente una autentica e carat-teristica corrida e la seconda dove il Novelli è riuscito a darci quanto di meglio potevaavere nei suoi indiscutibili meriti d'artista vero e convinto, poco ci è rimasto da apprezzarenella terza e quarta parte, dove si è malamente cercato di rompere la continuità della nar-razione, con scene che sono completamente fuori dello spirito del lavoro e interpretate sen-za boon senso. Cosicché siamo nel caso di attribuire al Righelli una nota di biasimo, eduna nota doppiamente aspra per il fatto ch'egli ha, in conclusione, diminuito di molto losperato trionfo a scapito della stessa Fert, ingannando così quella fiducia che indubbiamen-te s'era in principio promessa nell'affidargli un film, viceversa, di così profonde ed alte con-cezioni artistiche (... ). Fortunatamente al Righelli sono stati affidati dei veri artisti, e tantemanchevolezze sono state assorbite dalla interpretazione, ma non creda certo di avercidato un lavoro molto brillante. Basta del resto esaminare anche la concatenazione dei fattie la scelta degli ambienti, per accorgersi subito eh' egli ha trascurato molto l'insieme.Incuria che si rileva anche dal completo disinteresse della tecnica fotografica . Non vi sonoin tutto il lavoro più di un centinaio di quadri discreti . Il resto è stata realmente roba daprincipianti o peggio( ... ).Magnifica, e quasi solo lei, fu invece Maria Jacobini (... ). Il Novelli ha pure reso molto ebene, ma sempre però facile ad esagerare. L'arte muta sembra essere divenuta per lui cosaormai troppo familiare e già da qualche lavoro abbiamo dovuto appuntargli ... di specializ-zarsi troppo in parti d'effetto e, conseguentemente, contrarie a certe finezze, in lui, da qual-che tempo, scomparse».(Zodig in «Lo rivisto cinematografico», Torino: 1O novembre 1921). L'amor mio non muore r. : Wladimiro Apolloni - s.: Wladimiro Apolloni - f.: Franco Pesce - int.: Marcella Sabbatini, il piccolo Agostino, ed altri attori «in minia- tura» - p. : Bonnard-film, Roma - di. : regionale - v.c.: 1621 O del 1.7.1921 - p.v. romana : l 0 . 10.1921 - lg.o. : m. l 069. 24

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Vicenda melodrammatica, vagamente ispirata al film di Mario Caserini Ma l'amor mio nonmuore (1913), interpretata da bambini.dalla critica:«Ciò che vi è di più divertente ed interessante in questo film-parodia di Vladimiro Apolloni,è l' interpretazione: interpretazione eseguita esclusivamente da piccoli attori ed attrici, il piùvecchio dei quali raggiungerà si e no i 9 anni. Tutti questi artisti in miniatura sono stati gra-ziosissimi e irresistibili nei loro fraks e decolletés . Le nostre lodi allo «prima attrice» Marcel-la Sabbatini, una bimbetta di sei anni, ed al primo «attor giovine», il piccolo Agostino, undemonietto di sei anni e mezzo, come pure a Vladimiro Apolloni per lo sua riuscitissimamise-en-scène, e a Franco Pesce per la sua nitida fotografia».(Maxime in «La rivista cinematografica », Torino, n. 24, dicembre 1921 ).«(...) Per quanto apprezzabile esecuzione, tenuto conto che essa è affidato o piccoli artisti,pure il lavoro non presenta grande interesse: discreto successo di curiosità e nulla altro».(Reffe in «La vita cinematografica>>, Torino, n. 3, 22 gennaio 1922) .Curiosa versione di un celebre film di qualche anno prima. Non è l'unico caso, poiché,qualche anno dopo Washington Borg, realizzo lo Bohème (cfr. Mi chiamano Mimì, 1926),con attori al di sotto dei dieci anni, tra i quali spicca la stessa interprete di questo film, Mar-cella Sabbatini.L'amor mio non muore venne prodotto da una Bonnard-film, creata per /'occasione. MarioBonnard, già interprete di Mo l'amor mio non muore, pensò bene di modificare leggermen-te il titolo, sopprimendo l'avverbio iniziale, per evitare eventuali contese giudiziarie. L'amorosa avventura r.: Torelli Rolli - sup.: Augusto Genino - s. e se.: Torelli Rolli - f.: Ales- sandro Bono - int.: Enna Saredo, Augusto Poggioli, Olga Benetti, Gino D'Attino, Giuseppe Pierozzi, Pier-Camilla Tovagliari - p.: Libertas-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 16449 del l . l O. 1921 - lg.o.: m. 1599.Il film venne presentato come «vicenda sentimentale non priva di una certa drammaticità».dalla critica:«(...) Buona l'interpretazione Ji Enna Soredo ed Augusto Poggioli; alquanto incerta la tra-ma del film ; discreto lo fotografia».(V. in «La vita cinematografica», Torino, 30 marzo 1924). 25

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A mosca cieca r. : Giulia Cassini-Rizzotto - s. e se.: Giulia Cassini-Rizzotto - f. : Arturo Gallea - int.: Conte Paolo Canale (Gastone De Renzi), don Lucio Caracciolo di San Vito (Visconte Emilio di Roccafredda), donna Isabel- la Buoncompagni-Ludovisi (Zia Violante), donna Vittoria Caetani, duchessa di Sermoneta (Zia Betty) - p. : San Marco-film, Roma - di. : nonreperita-v.c.: 15876del 1.3 . 1921 - p.v.romana : 17.3 . 1921 - lg.o.: m. 1035.Il visconte Emilio di Roccafredda, che ha il vizio del giuoco, perde al tappeto verde tutte le suesostanze. Decide allora di chiedere la mano della figlia di un milionario americano, il re delsughero che cerca di nobilitare la sua ricchezza con un blasone europeo.dalla critica:«Mercoledì scorso, serata high-life al Valle per uno spettacolo di beneficenza, la cui attrat-tiva principale era costituita da un film A mosca cieca, della San Marco, per il quale hannoposato gentiluomini e dame della aristocrazia...Per l'occasione il Valle era tutto ... nero di marzine (sic) e smokins (sic), con le qualefacevano contrasto le smaglianti e variopinte toilettes delle signore. Quella che poi eraveramente di umor.. . nero era l'orchestra, che accompagnò il film con bene assortite neniee marce funebri. Viceversa, questo svolse una favola abbastanza gaia, per quanto noneccessivamente fornita di sale attico, della quale si dice fosse autore un eminentissimo por-porato, ma che, dall'intestazione del film, appare fatica particolare della Sig.ra Cassini Riz-zotto.Per un buon quarto d'ora il film si svolse... proiettando il nome di tutti gli esecutori ... un cen-tinaio almeno: sembra un estratto di registro della Consulta araldica. Ciò costituisce la pri-ma parte. Nelle altre si vedono gli aristocratici esecutori comportarsi come provetti attoridella scena muta; graziosissime specialmente le due vezzose protagoniste.Si vedono anche dei bellissimi esterni di ville romane, che costituirebbero un preziosoornamento delle nostre film di ordinaria edizione, ma che restano invece gelosamente esciaguratamente chiuse ad ogni macchina da presa ... profana .Ciò che non si vede.. . è il film . Il quale, tuttavia, è stato fatto dai nobili protagonisti insegno di adesione e di omaggio al programma della San Marco.Hai detto un prospero! ».(Anon . (Ugo Ugolettil in «Febo», Roma, 19 marzo 1921 ). 26

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Angeli e demoni r.: Luigi Maggi - s. : dal romanzo di Giuliano Di Guida - f.: Narciso Maffeis - int.: Maria Roasio (Maria), Cav. Roberto Villani (Massimo Corrodi), G . Mario De Vivo - p.: Ambrosie, Torino - v.c.: 15956 del 1.4 . 1921 - lg.o.: m. 1396.Maria, la buona figliola di un vecchio minatore, per la sua soave bontà, viene consideratacome l'angelo della miniera contro cui s'aizza la brama e la rabbia di Teobaldo, il capominatore, anima nera e demone. La persecuzione giunge sino al punto di scacciare il vecchiopadre della fanciulla e di calunniare la purezza di costei che, per carità, ha fatto da madre adun povero orfanello affidatogli da un minatore morente.Ma presto la verità s'impone e Maria, a premio della sua condotta, vede riappacificati glioperai con un padrone diventato più mite, e ne conquista il cuore e la mano del figlio.(da «La rivista del cinematografo», n. 7-8, del 1930).Angeli e demoni: Maria Roasio 27

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dalla critica:«(.. .) Maria Roasio, con la sua arte finissima ha creato un tipo ideale, interpretando la par-te della protagonista Maria. Ottimi tutti gli attori e, fra i personaggi secondari, degni dibuona nota Massimo Corrodi, Teobaldo il traditore, l'operaio Gigi dal volto intelligente edespressivo, il vecch io maestro e Sergio Corradini, padre di Massimo.In riassunto, un lavoro che esce dalla serie, malauguratamente troppo ingente, dei lavoritrascurabili o di poco conto, anche perché, con riuscitissime fotografie, mostra l'intensolavoro degli operai entro le miniere, le disgrazie che colpiscono i lavoratori costretti a cer-care entro le viscere della terra il pane quotidiano. In questa cinematografia, ideata daGiuliano Di Gu ida, aleggiano principi umanitari , che non solo educano le masse, maammoniscono altresì quanti con ingratitudine e crudeltà sfruttano l'altrui lavoro».!Enrico Ruffo M arra in «La rivista ci nematografica», Torino, n. 20, 25 ottobre 1923).Un film che parlasse di miniere, scioperi, richieste salariali, infortuni sul lavoro e d unindustriale crudele non poteva passare inosservato. La censura infatti impose di eliminare«tutte le scene e didascalie relative al propagandista, in modo che di esso non resti traccianella pellicola». Inoltre chiese la soppressione della scena in cui si vede il trasporto dell'o-peraio Gigi, ferito nello scoppio delle miniere. Anime erranti r.: Giuseppe Ricciotti, Mario Corte - s. : da un lavoro drammatico di Henri Jullet - se.: Mario Corte - f. : Arturo Busnengo - int. : Elisa Severi, Irma Berrettini, Guido Jacopi, Gino D'Attino, Antonio Dolfini, Adriano Boccanera - p. : Libertas-film/U.C.I., Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 16063 del 1.5. 1921 - p.v. romana: 25.9.1922 - lg.: m. 1568.Tranne una frase di lancio: «Turbinosa vicenda d'amore e di passione», non è stato possibilereperire notizie su questo film, apparso per soli due giorni in un cinema romano e subito scom-parso. Anime fiere r.: Giovanni Pezzinga (secondo altre fonti : Amedeo Mustacchi) - s. e se.: Carlo Merlini - f. : Angelo Drovetti - int.: Gilda Pasquali, Helly Novello, Nina Ferrere, Enzo Pollina, Dante Marverti, Elsa Ceccatelli - p.: Tiziano-film, Torino - di.: regionale - v.c.: 16077 del 1.5.1921 - lg.o.: m. 1686. 28

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Film dalla circolazione molto limitata, non risulta essere stato presentato nel centro-sud.Su «La vita cinematografica», risultano due brevi corrispondenze: «Questo lavoro ha ben poco diinteresse» (Reffe da Bs, n. 11, 30 marzo 1922) e «Dramma in quattro parti; non ebbe buonaaccoglienza per la trama del lavoro; buona l'interpretazione». (V. da Tn. n. 29, 30 agosto 1922). Anime ribelli r.: Giovanni Mayda - s.: G iovanni Mayda - f. : Artu ro Barr - int. : Car- men Mosquera, G iovanni Mayda - p. : C.E.C., Genova - di.: Vittoria - v.c. : 16098 del 1.6 . 1921 - lg.o. : m. 1440.Una produzione genovese, ideata, diretta ed interpretata da Giovanni Mayda, un attore il cuinome compare in qualche film torinese degli anni precedenti. Il film venne reclamatizzato suqualche periodico, come «Film» di Napoli, come il lancio italiano della celebre Carmen Mosquera. L'antenato r. : Jacques Volnys - f. : Umberto Della Valle - int. : Sara Starni ni (la madre), Jacques Volnys (Il Duca di Solanges), Sandro D'Attino (il figlio del Duca), Cecyl Tryan - p. : Coen, Roma - di.: regionale - v.c. : 16333 del 1.8.1921 - p.v. romana: 25 . 12.1922 - lg.o.: m. 1945.Per sfuggire alla severità del padre, il vecchio Duca di Solanges, il figlio emigra nel continentea fricano e, conosciuta una giovane indigena, la sposa e ha una figlia. Anni dopo, l' uomo,desideroso di rivedere il padre, si imbarca per l'Europa con la figlia, ma durante la traversata,m uore improvvisamente. La bambina viene accolta dal Duca, al suo arrivo a Genova. Quandola madre è informata della morte del marito, s'imbarca, ma giunta al castello di Solanges, vie-ne scacciata dai domestici. Disperata, la donna penetra nel palazzo di notte, per riabbracciarela figlia. Scoperta dal Duca, viene nuovamente e brutalmente gettata fuori.Un guardacaccia l'ospita e la protegge nella sua casa. E quando una notte, a causa di un tem-porale , scoppia un violento incendio nel castello, la donna si lancia tra le fiamme e salva suafiglia. Scosso da tanta abnegazione, il vecchio nobile accetta la donna in casa con tutti gli onori.dalla critica:e(...) Soggetto vieto, interpretaz ione assolutamente deficiente. Curata la messa in scena,oHimo la fotografia di Della Valle, il quale merita un vivissimo elogio .Poco pubblico e scarso interesse». u ppe Lega in «La vita cinematografica», Torino, 15 maggio 1923). 29

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«( ...) Film questa quanto mai interessante e che spesso fa vibrare il cuore di commozionedinnanzi alle dolorosissime vicende di questa sciagurata madre. Sara Starnini seppe per-sonificare la madre in modo meraviglioso; fu impeccabile in ogni scena; meravigliosa inquella tragica e violenta col padre del marito, mentre questi le strappa dalla braccia lafiglia . Questa giovane artista, della quale per la prima volta mi occupo, è dotata di unamaschera quanto mai mobile ed espressiva e potrà, indubbiamente, assurgere ben presto adei veri successi . Degno compagno le fu Jacques Volnys, nella parte del vecchio Duca, cheseppe rendere éfficace e corretta, tenendola sempre entro una linea decorosa e dignitosa .Benissimo la bimba, della quale mi sfugge il nome.Buona la fotografia : meravigliose alcune scene all'aperto, riproducenti vedute della super-ba Genova .Successo entusiastico; peccato però che questa importantissima e interessantissima film siastata proiettata per soli tre giorni! ».(P.L. M erciai in «La vi ta cinematografi ca », Torino, l O maggio 1923) .li film ebbe una lunga carriera negli oratori e nelle sale parrocchiali ove venne spessointitolato Madre eroica . L'ape r. : non reperita - int. : Contessa Bianca Maria Guidetti-Conti - p. : Gui- detti-Conti , Torino - di.: non reperita - v.c. : 16626 del 1. 12. 1921 - lg.o. : m. 1355 .Uno dei molti film prodotti e interpretati dalla contessa Bianca Guidetti-Conti. Aveva anche unsecondo titolo: Turbine. La censura impose numerosi tagli ed abbreviazioni:«Nella prima parte, sopprimere la scena in cui si vede una mano che falsifica una firma sullacambiale, che va sotto il titolo: \"Il danaro vi sarà dato quando questa cambiale porterà, oltrela vostra, anche la firma di vostro suocero\"».Ridurre a fugace visione la lotta per il bacio tra l'Ape e l'adolescente, che resta ferito ad unamano, intitolata: «Provatevi il pungiglione»Nella parte quarta, abbreviare la scena d'amore tra l'Ape e l'astronomo, e la didascalia:«No, no, ora nemmeno più il viso è simile, questi occhi sono un'altra anima!». 30

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I ' : Bianco Maria G uidetti-Conti 31

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A precipizio r. : Mario Gargiulo - int.: Gisa Liana Dorio (Mary), Lucio Mario Doni, la troupe (Ugo, Dora, Andrea) degli Uccellini - p. : Flegrea-film Roma - di. : Lombardo-film, Napoli - v.c.: 16086 del l .5 . 1921 - p.v. romana: 12.4.1922 - lg.o.: m. 1287.Il vecchio conte, nonno di Mary, colto da malore, indica al fido servitore dove è nascosta lachiave del tesoro. Ma le istruzioni del morente vengono ascoltate da tre malfattori, i quali sene impadroniscono. La ragazza, dopo innumerevoli ed inverosimili peripezie, entra in posses-so dell'eredità.dalla critica:«A precipizio, film presentata per lasciar ammirare le acrobatiche e pugilistiche qualità diGisa Dorio e della troupe Uccellini. Il tema è imperniato sulla lotta per possedere una per-gamena ed una chiave. Tanto valeva una firma del lotto ed una cartella di lotteria giàestratta . Lo svolgimento è un ... precipitato di calcio, ovverosia una vertigine di pugni, calci,fughe, sparatorie, tranelli, rincorse, coi mezzi più inutili e più idioti, che lasciano - per tem-pi e per luoghi - sempre allo stesso punto di prima .I protagonisti sembrano in preda ad un continuo delirium tremens, o a eccessi di cocaina.Azione senza logica, senza regola, senza criterio e senza naturalezza. Un'esposizione dipistole e rivoltelle, di orologi, di automobili che non si sa di dove sbuchino, una pazzescaridda di alienati : insomma, senza capo né coda . Aberrazioni cocaino manesche, che peròsono seguite con vero interesse e con la massima ilarità ».(Emilio Pasto ri in «La vita ci nematografica », Torino, n. 3 3, 7 settembre 192 2) . L'arte nel suo mistero r. : Giulio Antamoro - s. : Riccardo Picozzi - f.: Cesare Cavagna - int. : Margherita Losanges, Romano Calò, Ignazio Lupi, Franco Piersanti - p. : Nova-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c. : 15996 del 1.4 . 1921 - p.v. romana : 16.2 . 1923 - lg.o.: m. 1468.Benché approvato in censura dall'aprile del 1921, il film non esce che per qualche giorno, circadue anni dopo. 32

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L'assalto ai pescicanir. : Pier Angelo Mazzolotti - s. e se. : Pier Angelo Mazzolotti - f.: SergioGoddio - int. : Diana D'Amore (Violet), Vittorio Rossi-Pianelli (Falch),Franz Sala (Rand), Joaquin Carrasco (Strub), Alma Pianelli (Edith) - p.e di. : Fert, Torino - v.c. : 15992 del 1.4 . 1921 - p.v. romana:25 .8 . 1921 - lg.o. : m. 1738.I a JOlto oi pesciconi: Diana D' Amore 33

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Il banchiere Strub decide di lasciare l'America, dove ha accumulato immense ricchezze, percercare la figlia Violet che vive in Italia. Prima di partire dispone che tutte le azioni della suaDitta vengano distribuite agli operai. Ma i soci, guidati dall'avido Rand, distruggono ildocumento e tentano di impadronirsi delle azioni. Nella traversata atlantica, la nave di Strubfa naufragio. Falch, un artista innamorato di Violet, parte alla ricerca del banchiere. Rand,venuto in Italia, rapisce Violet, la rinchiude in una fortezza diroccata su un isolotto, minaccian-do di ucciderla se rifiuta di sposarlo. Falch ritorna a liberarla, mentre nell'incendio che avevaappiccato per uccidere Violet, muore invece proprio Rand.dalla critica:«La solita avventura della ragazza prigioniera in castello e relativa liberazione; congegnidi leve, esplosivi , roba tutta che al secolo di oggi certamente non avviene : quindi come tra-ma, questo lavoro non può avere delle grandi pretese . L' inquadratura è condotta con gar-bo, la fotografia è buona (...)».(Vittori o Carridi in «La rivi sta c inematog rafica», Torino, 25 settembre 1921 ).«0 mio povero e mite Mazzolotti, di quante amarezze ti son fonte questi pescicani! (...). L'as-salto ai pescicani è un film d'avventura, che non differisce molto dai soliti films, dei quali hal' andatura e il solito intrigo; che ha parecchie manchevolezze ed alcune buone intenzioni; cheha, soprattutto, una impronta di buon gusto e di finezza, nell'insieme e in qualche particolare,cercando di nascondere il manierismo d'ond' è nato, un film che tradisce la tradizionale con-cezione che l'autore ha del cinematografo (...) perciò, non ostante un rinnovamento tecnico, inostri film restano, rispetto alla concezione, a quello che erano dieci anni fa (...)».(Dioniso in «La vita ci nematografica », Torino, dicembre 1921 ).La censura richiese /'eliminazione, nella parte seconda, delle scene in cui Violet e il suodomestico vengono cloroformizzati e, nella parte quarta, della scena in cui Edith cade col-pita da una pugnalata alla schiena. L'asso di picche r. : Luigi Mele - int. : Elsa Zara, Nino Novelli , Ercole Granata , Dino Bonaiuti , Giusto Olivieri - p. : Films De Giglio, Torino - di. : U.C.I. - v.c. : 16347 del 1.8 . 1921 - lg.o. : m. 1658Una banda di delinquenti, denominata «L'asso di picche», poiché lascia come biglietto da visitaquesta carta da gioco, ha come capo un insospettabile elemento dell'alta società. Ma HarrySmith, un ingegnere, riesce a smascherarlo ed a portarlo in tribunale. I testimoni vengono peròintimiditi e Reggy, il capobanda, viene assolto.Ma Harry non cede e con Anna, sua sorella, riprende le indagini. Anna viene fatta prigioniera,ma Harry riesce a salvarla e stavolta, presi sul fatto, gli avventurieri dell'Asso di picchefiniscono in prigione. 34

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dalla critica:«La De Giglio di Torino ci ha presentato Avventurieri owero L'asso di picche, che attirò unafiumana di gente mai stanca di ammirare questo genere di lavori avventurosi che per quan-to possano interessare e piacere, si basano quasi sempre su circostanze inverosimilmenteartificiose, peggiorate da uno svolgimento di facile arbitrio. Per la consuetudine, ne citiamogli interpreti : N . Novelli ed Elsie Zara, discreta ».(Carlo Fischer in «La C ine-fono», Napo li, l O giugno 1922 ).«(...) Serie di avventure rocambolesche con fughe e inseguimenti, corse d i automobili , lottesenza spargimento d i sangue, consumo di corda e di ... intelletto. Per quanto mi fu dato con-statare su quanto rimane di pellicola, accorciata da tagli a lungo chilometraggio, di cui nonsi sa chi ringraziare, se la benefica censura o l'inesorabile tempo trascorso, la pecca statutta nell'ingenuità della trama e nella infantilità con cui la stessa è stata svolta e condotta atermine. Protagonisti ed interpreti si sono trovati a percorrere un gran deserto ed hannodovuto piegarsi ad acrobatismi di espressione e di elasticità per dare un colorito qualsiasial dramma paradossale».(E. Pastori in «La vita c inematografica», Torino, 30 aprile 1922).Il film è stato spesso presentato anche come: Avventurieri. Aurora rossa r.: Bob (Nino Martinengo) - sup. : Enrico Guazzoni - s. e se. : Bob - f.: Alfredo Lenci - int. : Myosa de Coudray, Paola Poetschi, Franz Nobilo- ni, Riccardo Achilli, Giulio Balmes, Sandro Zappelli, Fossi - p.: Bob-film - di. : Excelsior - v.c. : 16128 del 1.6 . 1921 - p.v. romana : 5.8 . 1923 - lg.o.: m. 1312.SI tratta della storia di una donna alla quale è stata sottratta la figlia. La ritrova dopo vent'anni.dalla critica:• (...) un lavoro d'avventure ben connesse in un senso veramente logico . E' commerciale, èmovimentato, è ben condotto. Le attrici Paola Poetschi e Myosa de Coudray si sono portatem rovig liosamente, specialmente la Poetschi che ha fatto veramente miracoli di intrepidez- a di coraggio (...). vonìssimi gl'interni, semplicemente meravigliosi gli esterni. Le fotografie bellissime sono diAlf do Lenc i, operatore che non può discutersi allorché esprime tutta la sua arte (...)».I ooul di Sant'Elia in «Diogene», Ro ma, n. 9, l d icembre 1920). 35

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«Uno dei soliti soggetti abbastanza sfruttati (... ).Graziosa, ma non attrice perfetta la Coudray che ha avuto soltanto il pregio di mostrarsiquasi nuda, coperta soltanto da un velo, a danzare in riva al mare . Questo particolare sto-na molto con il soggetto, ma era da prevedersi che, trattandosi di un'attrice ballerina, erabene che vi fosse stato pure un po' di ballo!» .(Fernando Pinto in «La rivista cinematografica», Torino, n. 3 , l O febbraio 1923). L'automobile errante r.: Achille Consalvi, A.G. Ambrosia - s. e se. : Flavio Vancini - f. : A Bianchi - int. : Giuseppe Runitsch, Fathma Deys, Francesco Casaleggio, Fernanda Roasio, Ersilia Scalpellini, Cesare Carini - p. e di.: Ambro- sio-fi Im, Torino - v.c.: 15906 del 1.3 . 1921 - p.v. romana : 23 .6 . 1921 - lg.o. : m. 1173.Il film venne presentato come un «lavoro avventuroso».dalla critica:«L'interessante e spettacoloso film della Casa Ambrosia ha ottenuto il più lusinghiero successo.Le repliche, numerosissime, ebbero sempre il consenso del pubblico, che si divertì al bello esimpatico film».(Il croni sta in «La rivista cinematografica», Torino, n. 12 , 30 giugno 1921 ).Giuseppe Runitsch è l'attore russo Osip Runic, attivo anche in Germania, dopo la rivoluzio-ne sovietica.Fathma Deys è un 'attrice greca, che apparve anche in un film di Comi/lo De Riso. Le avventure di Fantasio Nuvola r. : Gustavo Zaremba de Jaracewsky - s. : Luciano Dorio (secondo altra fonte: Alessandro De Stefani) - f. : Massimo Terzano - int. : Alfredo Mar- tinelli (Fantasia Nuvola), Lola Romanos (Miss Annie Silver), Vittorio Ros- si-Pianelli (James Tomson) - p. : Fert, Torino - di. : Pittaluga - v.c. : 16472 del 1. 10. 1921 - p.v. romana: 9 .9.1922 - lg.o. : m. 1618. 36

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Una scena de L'automobile errante tdo M artinelli in Le avventure di Fantasia Nuvola 37

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Le avventure di un grottesco e sprovveduto emulo di Sherloclè: Holmes, alle prese con due mal-fattori, un uomo e una donna, i quali appaiono e dispaiono indossando maglioni neri, architet-tando complicati trabocchetti ed impensabili ostacoli al loro irriducibile inseguitore. Malgradogli impacci, Fantasio Nuvola riesce, alla fine, a sventare tutte le trame e ad assicurare alla giu-stizia i due avventurieri.dalla critica:«Una commedia allegra, senza pretese, ma ben congegnata nel soggetto, in modo che lospettatore rimane, fino alla fine, tra un mare di dubbi e sospetti, ma senza riuscire a capireil. .. segreto movente dell'azione . La quale si svolge in una serie di quadri, di episodiallegri, sensazionali, ironici spesso, a volte satirici, interessantissimi sempre.Sunteggiare la trama è quasi impossibile, perché formata di tanti fatterelli staccati, di tantepiccole trovate, riuscitissime . Del resto, come tutte queste commedie comiche, non ha il fattotant'importanza, quanto il suo svolgimento.E su questo, nulla da ridire: inscenatore e direttore hanno fatto del loro meglio, staccandosianche dalla vecchia tecnica abituale e attenendosi ai moderni criterii, che tanta fortunahanno avuto nei films che ci vengono d'oltre confini».(Elle. Gi . in «La vita cinematografica », Torino, 30 settembre 1923) . L'avventuriero di California r. : Sandro Bianchini - f. : Sandro Bianchini - int. : Luigi Pavese, Gina Montes, Mariano Bottino, Giuseppe Schettini, Rinaldo Rinaldi, Giuseppe Pierozzi - p. : Ardita-film, Via dell'Umiltà 84, Roma - di. : regionale - v.c. : 16661 del 1.12.1921 - p.v. romana: 6.7. 1923 - lg.o. : m. 1290.«Western» basato sulle gesta di un personaggio allo Zorro.dalla critica:«( ... ) Simpatico film è L'avventuriero della California, in cui l'avventura vera e propria sialterna a vicende di mondanità del più alto interesse drammatico».(E. Pastori in «La vita cinematografica », Torino, 15 ottobre 1922) .Uno dei primi esempi di «spaghetti-western» girato nella campagna romana. Durante lalavorazione cambiò più volte titolo: Sotto la maschera, L'antica maschera. 38

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Un bacio dato... r. : G . Orlando Vassallo - s. : Alfredo Testoni - f. : Giulio Perino - int. : Elena Lunda , Pietro Pezzullo, Eugenio Musso, Raffaello Mariani - p. : Nova-film, Roma - di. : Cito-cinema - v.c. : 15957 del l .4 . 1921 - lg.o. : m. 1423.Una commedia sentimentale e patriottica, ambientata sulle montagne del Trentino, all'epocadella prima guerra mondiale.V bacio dato ... : Elena Lunda 39

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dalla critica:«Una bellissima interpretazione di Elena Lunda, resa maggiormente piacevole dalla validacollaborazione di tutti gli altri interpreti, ma, in fondo in fondo, è un lavoro che ha finitocon lo stancare un pochino per aver voluto frammischiare delle pure vedute dal vero ad unlavoro della più pura e spiccata interpretazione, non tanto per materia che per contenuto.Ne é quindi derivato che ci ha fatto l'impressione di un minestrone ... alla milanese per tuttii gusti ... senz'essere riusciti ad accontentarne nessuno .Ben altro ci parve lo spirito di Alfredo Testoni . Ben altro ci saremmo aspettati dal lato delsuo rendimento (...).Nulla fuori dell'ordinario, del resto, che si sia tentato il gusto del pubblico anche contro lestesse finalità dell'arte, ammesso che essa possa essere ancora tenuta in massimo onorepresso i cinematografisti, troppo spesso avidi di sfruttare le momentanee e casuali debolez-ze dei loro ... clienti» .(M.T.F . in «Lo rivisto cinematografico », Torino, l O febbraio 1923) Il bacio di Salomè r.: Edouard Micheroux de Dillon - s.: Francesco Longhi - f.: Arturo Barr - int.: Ketty Watson, Riccardo Tassoni, Isa Querio, Giulio Grassi, Gino Tessari - p. : Micheroux, Milano - di.: Rosa-film, Milano - v.c. : 16252 del 1.1O. 1921 - p.v. romana : 4.8.1922 - lg.o.: m. 1303.Il regista francese, ma attivo in Italia, Edouard Micheroux de Dillon, produsse in proprio que-sto film e lo girò negli stabilimenti della Rosa-film, che ne curò anche la distribuzione.Il bacio di Salomè, noto anche come Ella lo baciò ha avuto una scarsissima eco. Il bacio nel deserto r.: Gustavo Zaremba de Jaracewsky - s. : G . Zaremba de Jaracewsky - f. : Massimo Terzane - int.: Ida Carloni-Talli (la vecchia Duchessa), Anna Poggi (Flaviana), Arturo Stinga (Renato, Duca di Scenerd), Vera Negri, Joaquin Carrasco - p.: Fert, Torino - di.: U.C.I. - v.c.: 1581 1 del 1.3 . 1921 - p.v. romana: 25.4. 1921 - lg.o. : m. 1752. 40

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«E' una storia di spionaggio per carpire notizie intorno ad un giacimento di radio, sepolto inuna remota regione dell'Asia. Flaviana, incaricata della faccenda, eccita sincero amore al figliodel duca di Scenerd, in possesso del segreto e d'amore lo ricambia. La madre vedova vorreb-be impedire al figlio di sposare l'avventuriera e vede volentieri che egli parta per il Thibet, incerca del radio. Ma quivi, per le febbri, perde la ragione. Flaviana viene a saperlo e corre persalvarlo. Si sposano nel deserto, ma quando Flaviana è resa madre, il duca, ritornato demen-te, l'abbandona.Flaviana torna col bambino in Francia, viene accolta dalla duchessa ed ambedue, nel dolore,aspettano il ritorno dell'infelice congiunto. Questi, infatti, ritorna, e per le cure amorose di Fla-viana riacquista la ragione».(da «La rivista di letture», Milano, n. 9, settembre 1924).dalla critica:«(...) li bacio nel deserto è uguale alla maggior parte dei films d ' avventura , di nostra pro-duzione . E quando si è detto ciò , è già detto tutto( ...). Il film manca spesso d i una adegua-ta elaborazione . Vi è in esso la materia di diversi drammi , i quali si urtano e si sovrappon-gono senza ma i raggiungere una salda e conc reta fusione . L' orditura del dramma risulta ,pertanto, sconnessa e le non poche lacune che presenta derivano, più .che da imperizia nel-lo sceneggiare il lavoro, più che da una imprecisa capacità a costruire l' organismo dram-matico, da una mancanza di sviluppo . Le numerose fila dell ' intricata vicenda sembranosfuggire da una giusta tessitura , di modo che si ha ora un senso di vuoto, ora un senso diarruffìo . Vi è, insomma , sovrabbondanza d i materia non bene distribu ita , poco elaborata ,peggio amalgamata : materia trita e ritrita , che non assume ma i un aspetto nuovo e piùmoderno o meno usato; c'è, infine, l'intenzione di far molto, anzi di far troppo, di strafare,senza che mai l' intenzione si concretizzi decisamente ne i fatti (... ). L' interpretazione èd eficiente ed inespressiva . Ad eccezione di Ida Carloni-Ta lii , la quale è riuscita a dare unsevero ed ari stocratico ril ievo, con la sua arte consumata e scaltr ita , ad un personagg io d iscarsa importanza ».(Di o niso in «La vita c inematografica », Torino , 22 maggio 1921 ). La badia di Montenero r. : Renato Bulla del Torch io - s. : dal romanzo d i Nicola Misasi - se. : Renato Bulla del Torchio - f. : Alessandro Bianchini - int.: Sori de Wa i- disch (Marcella), Livio Pavanelli , Dillo Lombardi , Egea , Carlo Lanner - p. : Velia- film , via Monteverde 18, Roma - di. : regionale - v.c. : 16003 del 1.4. 1921 - p.v. romana : 22 .4 . 1922 - lg.o. : m. 1567 . tratta di una storia d'amore e di patriottismo ambientata in Sicilia all'epoca delle lotte risor- mentali. 41

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dalla critica:«(...) soggetto storico, fedelmente riprodotto secondo il fatto; il susseguirsi dei quadri é così pre-ciso e logico da lasciare lo spettatore completamente soddisfatto; ambienti naturali, fotografiaimpeccabile, messa in scena molto decorosa; ha avuto un forte ed invidiabile successo (...)».(C. Chistè in «La rivista cinematografica », Torino, n. 19, 1O ottobre 1922).«( .. .) Questa proiezione che ci trasporta sui lontani dirupi della Sicilia, ha visioni mirabili dirisalto per tecnica e per linea d'arte. Essa è stata condotta senza prolissità alcuna e conuna chiarezza meravigliosa di fotografia e di interpretazione.La Sori de Weydisck (sic) incarna la parte con una naturalezza sicura, non del propriofascino femminile, ma della propria spontaneità; ed il Cav. Livio Pavanelli è sobrio edeloquente in ogni particolare» .(E. Pastori in «La vita cinematografica », Torino, n. 43 , dicembre 1921 ). La belle Madame Hebert r.: Baldassarre Negroni - s.: dalla omonima commedia (1905) di Abel Hermant - se.: Antonio Lega - f.: Ferdinando Martini - int.: Hesperia (Nicoletta Hebert), Camillo Talamo, Antonietta Zannone, Enrico Scatiz- zi, Ril'la Valotti, Vivina Ungari, Carlos A. Troisi, Mario Regoli, Tullio Carminati - p. : Tiber-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c.: 15844 del 31. 12. 1921 - p.v. romana: l .2. 1922 - lg.o.: m. 1359.Vano tentativo di elevazione di una donna, che dopo aver raggiunto l'abisso della perdizionein un ambiente malsano e pervertito, tenta di raccogliere le residue forze per sollevarsi versouna purezza mai posseduta, per mostrarsi degna di un amore che un giovane le offre.La realtà della vita e la debolezza della donna impediranno l'impossibile riscatto.(da un volantino pubblicitario).dalla critica:«Non ritroviamo in questo film quanto costituisce il romanzo di Abel Hermant. Il registaitaliano ha pensato di \"collaborare\" con l'autore francese - ovviamente, senza permesso - eciò. fa ancora una volta rimpiangere gli adattamenti stranieri delle opere letterarie delnostro paese. Il film è recitato con una esagerazione tipicamente italiana e se Hesperia èancora abbastanza bella per meritarsi l'appellativo del titolo, al suo fianco v'è un giovaneattore perfettamente ridicolo e dei personaggi di secondo piano decisamente odiosi.Comunque, poiché il cielo azzurro ed i primi raggi del sole ci rendono indulgenti, con-sideriamo il film sufficiente, anche perché la mise-en-scène e la fotografia sono molto belle».(da «Hebdo-film», Paris, giugno 1922). 42

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r o e Vivina Ungari in La belle Madame Hebert 43

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«( ...) Nelle prime battute questo lavoro fu troppo confuso, non dava la sensazione esattadella posizione in cui si trovavano gli artisti rispetto a se stessi, come rispetto al soggetto.Ma poi, col susseguirsi delle diverse scene, il lavoro prese forma e consistenza, si compresea che mirassero tutti quegli intrighi, spesse volte non troppo ben studiati, e allora piacque .Non si capì se Hesperia fosse la moglie o l'amante di monsieur Hebert. Questi non fuefficace nella sua parte, troppo sbiadito, non ben definito, certo viziato, sia nella parte dimarito oppure di amante. Il lavoro, nel complesso, fu ben rappresentato, bene gli interpreti,ma non troppo ben scelta la parte affidata al giovane amante della bella Madame Hebertche, nell'ultima parte, si suicida in un modo non del tutto serio( .. .)».(M. Balustra in «La rivista cinematografica », Torino, 1O agosto 1922) . Bersaglio umano r. : Carlo Campogalliani - s. e se.: Carlo Campogalliani e Carlo Pol- lone - f.: Sergio Goddio - int.: Carlo Campogalliani (Jack), Letizia Quaranta (Lettie), Leone De Rege (Tom), Tranquillo Bianco, Dory Barel- lo, sig. Quaranta, Filippo Costamagna - p. : Campogalliani & C. , Torino - di. : regionale - v.c. : 16514 del 1. 11 . 1921 - p.v. romana : 19.12.1921 -lg.o.: m. 1996.In una troupe cinematografica, Jack è l'attore al quale vengono sempre affidate parti di cat-tivo, di bandito, di indiano, mentre invece è un bravo ragazzo, e Tom, invece, eroe generosonella finzione, nella vita è cinico, maligno, vendicativo.La rivalità si accende tra i due per la prima attrice, Lettie. Tom fa cadere su Jack i sospetti perun furto avvenuto all'ufficio postale. Jack viene arrestato, mentre Tom, con abile raggiro, ottie-ne la fiducia di Lettie e l'attira in un tranello. Ottenuta la libertà provvisoria, Jack insegue Tome Lettie. Le avventure si susseguono e la vicenda incalza: galoppate, capitomboli, inseguimenti,sparatorie. Alla fine, Tom viene arrestato e riconosciuto colpevole del furto e Jack, provata lasua innocenza, riconquista l'amore di Lettie.dalla critica:«Campogalliani e Pollone, nella prima parte della loro opera, hanno fatto una gustosacaricatura dei films americani, ma si sono poi creduti, in buona fede, autorizzati a trarre pro-fitto nella seconda parte, dei cocci della commedia, densa di vere e proprie avventure da cir-co equestre. Comunque, una certa originalità di struttura, una lodevole ricerca del nuovo, unosforzo per sollevarsi dal marasma delle eterne filastrocche, non possono negarsi a Bersaglioumano (... ). Incurante della nostra noia, la pellicola scorre con regolarità impassibile, senzaun att[mo d'anticipo o di ritardo, con quella crudeltà meccanica, perfetta e fatale, che certevolte si può ravvisare in un orologio o in un tassametro . A poco a poco l'intreccio si delineasulla disonestà di un attore della compagnia, il quale fa ricadere la colpa su di un compagnodi lavoro. Naturalmente, l'innocenza trionfa, ma soltanto dopo furiose cavalcate, lotte a pugn io revolverate, inseguimenti, sequestri di persone, astuzie volpine, finti matrimoni, ecc.Pazienza. Tutto è bene quel che finisce bene... ».(Edgardo Rebizzi in «L'Ambrosia no», Milano, 9 dicembre 1922) . 44

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Bolla di saponer. : Charles Krauss - s. e se. : Charles Krauss - f. : Enrico Pugliese - int. :Charles Krauss (Barckes), Maryse Dauvray (Ketty), Carlo Reiter (Kitt) -p. e di. : Lombardo-film, Napoli - v.c. : 16361 -16362 - 16363 del1.9 . 1921 - Il film è diviso in tre episodi, la cui lunghezza è rispet-tivamente di m. 1347 - 1413 - 1256.- -... ...-.... .,...,' .... ~ ---~· '$.\"'\"4)H a 4_H._.,,.~. o•lll,... t.,_• .W_(). I . ....\". :.·...:.:!.•:.:!.:-:.,.·.:·-·.=-'....-.._..:...:--·------·- --·- - · -\"\"\"~ ....... '.\".\"..<...'l.l.;.r..;;m.....,.,...._.......... •uuo 1. •• •1·~-- ·citò su «Film » per Charles Krauss e Maryse Dauvray, protagoni sti di Bollo di sapone 45

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Bolla di Sapone è il nome in codice di Barckes, presidente della Società Umanitaria di NewYork, che ha lo scopo istituzionale di punire coloro che si sono arricchiti disonestamente.Il primo nome della lista è Kitt, un ricco avventuriero che vive a Capri con la sua pupilla Ketty,fidanzata del figlio, Harry.Barckes e la sua aiutante Dorotea giungono a Capri, decisi a costringere Kitt a restituire le suericchezze. Comincia una lotta accanita, che prosegue a Parigi, a New York ed anche in India.Durante queste sensazionali avventure Barckes e Ketty si innamorano e si sposano, mentreKitt, che ha guadagnato alla sua causa Dorotea, è costretto alla fine a riconsegnare il suopatrimonio alla Società Umanitaria, che lo utilizzerà per fini migliori.dalla critica:«(...)Vi è in questa pellicola uno squisito senso d'arte nelle vedute della meravigliosa rivie-ra di Capri e anche di altre città, i cui quadri non sono i soliti luoghi comuni .Dal lato morale, non si capisce per qual motivo, nel primo atto e più nel secondo del primoepisodio i costumi sono così scollacciati, che assolutamente non possono passare, e illavoro della correzione è lungo e non privo di difficoltà . In seguito, tutto può andare, tranneforse qualche rara scena, che conviene abbreviare».(giudi zio del C. U.C. E. in «La rivista di letture», Milano, ottobre 1924).Dei tre episodi che compongono il film , è stato reperito solo il titolo del primo: L'uomoinvisibile . La bottega dell'antiquario r.: Mario Corsi - s. e se. : Mario Corsi dal racconto di Charles Dickens «The old Curiosity Shop» (1884) - f. : Arturo Giordani - int. : Gustavo Salvini (il giocatore), Egle Valery (la nipote), Renato Visco (il nipote) , Roberto Plà (l ' usuraio) - p. : G . Salvini per la Tespi-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 16256 del 1.7. 1921 - p.v. romana : 23 . 1. 1922 - lg.o.: m. 1987.Trasposizione cinematografica del noto racconto di Charles Dickens, imperniato sulla figura di unusuraio gobbo e perverso, il quale sottopone ad una serie di inenarrabili vessazioni un anzianoed incallito giocatore, impedendogli in tutti i modi di ricongiungersi con i suoi due nipoti.dalla critica:«(...) Dramma interessante, reso magistralmente sullo schermo dal comm . Salvini, impareg-giabile attore, dotato di un viso sommamente fotogenico . Bene a posto tutti gli altri ».(M. Pocobelli in «La rivi sta cinematografica », Torino, n. 9, l O maggi o 1923). 46

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Le opere di Dickens sono state portate innumerevoli volte sullo schermo; owiamente in GranBretagna, ma anche in Germania, negli Stati Uniti, ed in Danimarca in particolar modo, acura del regista A. W. Sandberg. Questa risulta essere l'unica volta che questo autore siastato portato sullo schermo in Italia.The old Curiosity Shop in particolare, ha avuto almeno quattro versioni cinematograficheinglesi, la prima nel 79 72 , ad opera di Frank Powel, ed altre tre, rispettivamente nel 19 73,nel 192 7 e nel 7934, tutte dirette da Thomas Bentley.Roberto Plà, che nel film di Corsi interpreta la parte dell'usuraio, è il più noto Robert Sortsch-Plà, attore tedesco di composizione molto attivo nei cinema del suo paese durante gli annidi guerra, nei cosiddetti gruselfilme {film dell'orrore). Le braccia aperte r.: Guido Di Sandro - s.: Gaetano Campanile-Mancini - se.: Guido Di Sandro, Carmine Gallone - f. : Maurizio Amigoni - int. : Mary Cléo Tar- larini (la mamma di Sandro), A Veglierko (Sandro), Yvonne de Fleuriel (Nerina/Fulvia), Fosco Ristori (Fosco) - p.: Palatino-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c.: 16533 del 1.11 . 1921 - lg.o.: m. 1552.li giovane Sandro va in città per lavorare in fabbrica e lascia nel paesello la madre e Graziel-la, la sua fidanzata. Ma, appena giunto, conosce una canzonettista, Nerina-Fulvia, di cui siinvaghisce perdutamente e per poterle fare dei regali, non esita a farsi coinvolgere da Fosco inun'azione criminosa.li colpo va male, Sandro viene arrestato ma, per mancanza di prove, é rimesso in libertà. Tor-na al paese, ma Nerina lo raggiunge e di nuovo il giovane è affascinato dalla donna.Perduto il posto, è costretto a tollerare che Nerina torni al caffé-concerto dove Fosco è prontoad insidiarla. Preso dalla gelosia, Sandro sta per accoltellare Fosco, quando la madre, chedopo affannose ricerche lo ha ritrovato, si mette tra i due.L'arma sfugge dalla mano di Sandro che abbraccia piangendo la madre.E torna definitivamente al paese, all'antica pace dei campi, a Graziella.dalla critica:«Vibrante di passione e di umanità, questo film traduce in movenze, in ritmi notevoli, in plast~che figurazioni, una vicenda di contrasti spirituali e di lotte esteriori. Intessuto su di una tramadalle linee severe, procede gradualmente da una sensazione ad altra più possente, accennamotivi di complicazioni psichiche che poi risolverà con logicità d'az ione. Le figure sono tutteben modellate e presentate nella giusta luce e in esatto piano. Soprattutto quella della madreha vigoria di espressione e di rilievo che equilibrano, per voluto contrasto, il tormento del figlio,la fragilità della donna raggruppando così in un solido organismo, le varie manifestazioni».(Gulliver in «La rivista cinematografica», Torino, n. 9 , 16 maggio 19 24).Talvolta presentato come A braccia aperte. 47

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Bufera r.: Guido Parish (Schamberg) - s. : Fantasie (Riccardo Artuffo) - f. : Achil- le Nani - int. : Marcella Albani (Maria Reni), Alberto Pasquali (l'ing . Paolo Reni), Rita d' Harcourt (l'avventuriera), Guelfo Bertocchi (Don Gio- vann i), Francesco Casaleggio (l'operaio amico), G . De Witten, Oreste Grandi - p.: Ambrosie-film, Torino/ U.C.I. - di. : U.C.I. - v.c.: 16615 del 31 . 12. 1921 - lg.o. : m. 151 O.Paolo Reni e la moglie Maria vivono felici, circondati dall'affetto degli operai di unacooperativa, di cui Paolo è direttore.Ma un giorno Paolo si lascia avvincere da una funesta passione per una avventuriera. Trascu-ra il lavoro, dimentica la sposa, s'approfitta del denaro affidatogli dagli operai e giunge sinoall'omicidio di un suo rivale.Nessuna colpa però può diminuire l'affetto che Maria gli porta e ella giunge a dichiarare chel'ucciso era un suo amante, per scolpare il marito.Liberatolo dalla giustizia, lo salva anche dall'ira degli operai defraudati e lo porta con se aricominciare la vita!(Da «La rivista del cinematografo», Milano lug./ago. 1930).dalla critica:«(...) Il soggetto di Riccardo Artuffo non ci dice nulla di nuovo e si accontenta di presentarci deivenerandi motivi che, nel campo cinematografico, costituivano novità una decina d'anni addietro.Alberto Pasquali e Rita d'Harcourt in Bufera 48

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lo svolg imento nondimeno è logico, condotto con naturalezza e sprigiona qua e là qualchetratto di luce nuova, lasciando intravvedere una buona volontà di fare differente, ciò che nelcomplesso fa sì che il film lasci un'impressione favorevole ed interessi, anche per merito del-la messa in scena dello Schamberg, che, nella sua non facile impresa, ha saputo mantenereun g iusto senso di equilibrio, evitando di cadere nel sentimentalismo e nella banalità .(.. .) Marcella Albani per questo film ha certamente il phisique du role; giovane, dispone diuna personcina graziosa e di un viso simpatico a vedersi, ma vicine a queste e ad altre buo-ne q ualità, oppose delle manchevolezze che, per l'avvenire quest'artista riuscirà certamentead evitare, ma che in questo film lasciarono un'impressione non del tutto favorevole (.. .)».(Maxime in «La rivista cinematografica», Torino , 25 aprile 1922) .Il film, che venne anche presentato al Concorso cinematografico della Fiera Campionariadi Milano nell'aprile del 7922, incontrò qualche difficoltà con la censura, che impose diridurre a «fugace visione» varie scene di lotta e di violenza, descritte con troppo realismo,mentre fece completamente eliminare /'episodio degli operai inferociti (indicati nel verbalecome «malviventi») che lanciano una bomba incendiaria contro la casa dell'ingegnere, chesi è appropriato del loro denaro .Miriam M agri e Fanny Marchiò in Bugergiaria Bugergiaria r. : Edouard Micheroux de Dillon - s.: Gastone Costa - f. : Leonardo Ruggeri - int. : Miriam Magri (Bugergiaria), Fanny Marchiò (la sorella d i Bugergiaria), Pierino Chiesa (Zago) - p. : Rosa-film - di.: regionale - v.c. : 15845 del 1.3 . 1921 - lg.o.: m. 1326. 49

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Film avventuroso e passionale in costumi abruzzesi, dalla circolazione limitatissima.Secondo la testimonianza di Fanny Marchiò, si tratta di un film girato nell'estate del 1920, incui «ero la sorella della protagonista ed eravamo due \"bandite\". Avevo solo sedici anni e ven-ni scelta perché sapevo andare a cavallo. Eppure, ad un certo punto, caddi dentro un fosso cheil cavallo si era rifiutato di saltare».La censura, oltre alla riduzione «a pochi quadri» di una lotta selvaggia tra Bugergiaria eZago, pretese che da un primo piano di una lettera intestata «Comune di Aquila», taledizione venisse eliminata. Caccia all'ombra r. : Ugo Uccellini - f. : Luigi Martino - int. : Anita Fa roboni, Lucio Mario Doni, Gisa-Liana Dorio, la troupe (Ugo, Andrea, Dora) degli Uccellini - p.: Romulea-film, Roma - di. : Latina-Ars , Roma - v.c. : 15989 del 1.4 . 1921 - lg.o. : m. 1390 .Si tratta di avventure acrobatiche, eseguite da artisti di estrazione circense.dalla critica:«(...) Strabiliante fantasia della Romulea-film (reparto ... Uccellini), nella quale fantasia, ilpiù fantastico è il senso di pesantezza con cui si è lavorato . E si lascino agli americani que-sti soggetti acrobatistici; almeno loro hanno mezzi e tecnica da renderli sopportabili . Il cheè tutto dire! ».(Busso in «La vita cinematografica», Torino, n. 29, 7 agosto 1922). Il cadavere imbellettato r.: Edouard Micheroux de Dillon - s. : Francesco Longhi - f. : Arturo Barr - int. : Anita Faraboni , Ketty Watson, Thea Santa, Riccardo Tassoni, Achille Mallè, Enrico Longhi - p. : Risa-film , Milano - di. : regionale - v.c. : 1571 O del 1.1 . 1921 - p.v. romana : 17.7. 1921 - lg.o. : m. 1471 .Si tratta secondo la pubblicità, di «avventure rocambolesche». 50

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dalla critica:«Non si può negare al conte Micheroux una certa spigliatezza ed una certa cura nella mes-sa in scena, nonché un buon sfruttamento della tesi da svolgere , ma per essere stato,viceversa, troppo blando, nell'esigere un maggiore rendimento da parte degli interpreti , halasciato mancare al lavoro uno dei suoi più necessari elementi e precisamente quello dell ' in-teresse . Se, per esempio, avesse usato un pò più di sobrietà nelle scene descrittive ed aves-se curato un pochino di più gli esterni , quasi dovunque inconcludenti , o avesse cercato dieliminare certi quadri inutili e di puro divismo, ed avesse preteso un pò più di anima e dialternativa negli episodi principali , a fine di metter meglio in evidenza il contenuto dell'or-dito, avrebbe sicuramente ottenuto successo migliore. Ma, disgraziatamente, a questo pic-colo insuccesso, si è pure legato quello della fotografia che ci ha, per contro , lasciati moltomale, specialmente per l' enorme disordine in essa riscontrato e per la poca cura messaanche negli inquadramenti più semplici e più facili .(... ) Una figurina molto in carattere è stata Anita Faraboni, benché la si possa accusare ditroppo manierismo talvolta ed abuso di gesti; ed assai apprezzabile, nella sua rigida per-sonificazione, Ketty Watson, alla cui bella e piacevole presenza , ha saputo unire anchedell'ottimo convincimento( ...)».(Zodig in «Lo rivi sto cinemotog roficm>, Torino, n. 16, 25 agosto 1921 ).Il film è noto anche con l'altro titolo Chonchon. Il cadavere vivente r. : Pier Angelo Mazzolotti - s. e se. : Pier Angelo Mazzolotti dal dram- ma «Zivoj trup » (191 O) di Lev Nikolaevic Tolstoj - f. : Giovanni Tomatis - int. : Franz Sala (Fedor Protasov) , Ria Bruna (Liza), Enrica Mossola (Macho), Umberto Casilini (Karanin), Da isy Ferrero, Emilio Vardannes , Tranquillo Bianco - p. : Itala-film, Torino - di. : U.C.I. - v.c. : 16195 del 1.6 . 1921 - p.v. romana : 21 .6 . 1923 - lg.o. : m. 1583 .d edja Protasov, l'eroe del dramma, è una figura enigmatica: cosciente della propria impoten-za di fronte alla grettezza della morale corrente, tenta tuttavia di combatterla in nome d'unapropria morale che lo spinge ad azioni illogiche. Abbandona di propria iniziativa la moglieUza e si sente colpevole, ma, sapendo che la moglie ama un altro, Karenin, disposto a sposar-la, non consente al divorzio e finge il suicidio. Divenuto preda d'un ricattatore al corrente delfatto, è scoperto e chiamato a spiegare il suo gesto alla giustizia, che accusa Karenin e suamoglie di adulterio. Negli indugi e nei rifiuti che oppone ad una soluzione legale della situazio-ne, Fedja, per lasciar libera per sempre la moglie, si uccide sul serio con un colpo di rivoltella».(da «L'Enciclopedia dello Spettacolo»). 51

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dalla critica:«(...) Il nostro buon senso ci vieta nel modo più assoluto di ammettere che si possa, anchecinematograficamente parlando, offendere la credulità del buon pubblico, cercando d i con-fonderlo e di attirarlo con nomi presi in prestito... se pure non è il caso di dire diversamen-te , da autori e da opere così conosciute, come per esempio, il Mazzolotti ha sperato,intitolando questo suo film //cadavere vivente... rammentandoci che una cosa simile era sta-ta scritta , già fin dal secolo passato, da certo Leone Tolstoj .Fortunatamente, tra tanta degenerazione artistica, il lavoro ha avuto una nota poderosad'arte nella bella figura di Fedor, interpretata con tanta insuperabile maestria da FranzSala( ... ).Se il lavoro ha avuto quindi qualche momento felice, qualche momento di vivissimo interes-se, non fu certo per opera del Mazzolotti. Non vogliamo dire che egli non abbia sufficien-temente letto il romanzo (...), ma il fatto di aver così facilmente mal compreso come non sialecito appropriarsi del contenuto di un libro per plasmarvi, a suo talento, un lavoro all'altez-za della propria intelligenza, non poteva certo fruttargli onore e tanto meno consentimentoda parte di chi avrebbe avuto fortunatamente ancora pudore e rispetto verso tempi e versoopere destinate alla più gloriosa immortalità (...)».(Zadig in «La rivi sta cinematografica », Torino, n. 14, 26 luglio 1922) .Varie volte il cinema ha utilizzato quest'opera postuma di Tolstoi- Si ricordano una versionerussa del 79 7 1, regia di R. Perskii, un 'altra versione italiana del 7913, produzione Savoia,diretta da Oreste Mentasti e Nino Oxilia, due edizioni nel 7918, una in Unione Sovietica,diretta da Czeslaw Sabinskii ed una in German ia, da Richard Oswald.Probabilmente la più riuscita fu quella di Fedor Ozep, realizzata nel 7929 in German ia edinterpretata da Vsevolod Pudovkin nella parte di Fedia. Da notare che accanto al regista diTempeste sull ' Asia, appare /'attrice italiana, ma attiva in German ia, Maria )acobini, cheaveva già preso parte, in un ruolo diverso, al precedente e già citato film di Mentasti eOxilia. Camillo emulo di Sherlok Holmes r. : Camilla De Riso - f. : Aurelio Allegretti - scgr. : Alfredo Manzi - int. : Camilla De Riso (Camilla), Myriel (Ester), Eugenia Cigoli, Alberto Alber- tini, Gugl ielm ina Dandy, Domenico Cini , Raoul Ma illard, Felice Lioy, Roberto Parisini - p. : Caesar-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 15816 del 1.2.1921 - p.v. romana: 22 .12.1922 - lg.o.: m. 987.Il film venne presentato come le eroicomiche avventure di un poliziotto dilettante. 52

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dalla critica:«(.. .) In questi ultimi giorni ha richiamato grande pubblico Comi/lo detective, della Caesar-film . Per quanto tenue sia la trama della commedia , l' arte somma del De Riso ha conquiso ilpubblico, salvando il lavoro da un insuccesso».(E . Ruffo in «La rivista cinematografica», Torino, n. 24, 25 dice mbre 1922).Benché il titolo ufficiale del film sia Camilla emulo di Sherlok (sic) Holmes, lo si trova spessocome Can:iillo poliziotto o Camilla detective. Il cammeo di Lily r. : Renato Ferrini - sup. : Giuseppe Perico - s. e f. : Renato Ferrini - int. : Cav. Giuseppe Perico (Johnson), Alice Perico (Lily), Zuilio Cipriani (il segretario di Johnson) , Gino Funazzi (Carletto), Giuseppe Comuzio (L ' antiquario Marco), Diana Barberini (Annalena), Maria Di Pinta , coniugi Manenti, la compagnia di operette di Ivan Darclée - p. : Ber- gamo-film di Renato Ferrini, Bergamo - di. : regionale - v.c. : 16356 del l.8 .1921 - lg.o. : m. 1207.Due uomini si scontrano violentemente ad un'asta per l'acquisto di un cammeo. A Johnsonperché ricorda una donna amata, a De Bernardi la madre. Il gioiello va a De Bernardi ed anulla vale una favolosa offerta di Johnson direttamente a De Bernardi perché gli ceda l'ogget-to conteso. Johnson allora assolda un ladro perché gli rubi il cammeo, e questi, penetrato incasa di De Bernardi con l'aiuto di Lily, la cameriera, riesce ad impadronirsi del gioiello. Lily,poi, denuncia il ladro, aiutando la giustizia ad acciuffarlo. La cameriera viene perdonata, men-tre Johnson si rassegna alla sconfitta.O riginale produz ione bergamasca, dovuta all'intraprendenza di Renato Ferrini, che avevaun negozio di articoli fotografici in via Venti Settembre ed il pallino per il cinema .«Questo Ferrini, assieme a due suoi cognati, salumieri a Nizza Monferrato, si mise all'o-pera per fare un vero e proprio film e scrisse un soggetto molto in linea col gusto \"liberty\"dell'epoca, lo sceneggiò, ne fu il regista e /'operatore (. .. ).Il cammeo di Lily non fu molto fortunato fin dall'inizio . Per il primo giro di manovella erastata scelta la scena della festa mondana alla villa di Johnson , organizzata per far dimen-ticare al padrone di casa le pene d 'amore. Teatro dell'azione era il parco del Fortino diSon Giacomo, concesso graziosamente; per impersonare gli invitati alla festa , il Ferriniaveva assunto di peso l'intera Compagnia di operette Ivan Darclée, che si trovava a Ber-gamo per le recite serali. Veramente al Ferrini interessavano soltanto le ballerine, ma ven-nero tutti all'idea che c 'era da fare del cinematografo, e cioè una quarantina di persone(pagate duemila lire in tutto) . Ma dopo dieci minuti appena che si gira, la macchina dapresa (uno scatolone di legno, di fabbricazione tedesca, montato su un gran treppiede) siapre di colpo e ne fuoriesce la bobina di pellicola vergine che si mette a rotolare a gran 53

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velocità già per il viale d 'ingresso, svolgendo dietro di sé un lungo serpente di celluloide.Naturalmente la pellicola diventò tutta gialla, impressionata dalla luce esterna, e quindi deltutto inservibile. Imperturbabile, Ferrini afferra a questo punto un 'altra bobina intera,impone il silenzio agli esterrefatti attori, l'infila nella macchina, la chiude con energia, eordina di ricominciare tutto da capo.In questo clima, del resto, si svolse tutta la lavorazione. Finiti i soldi, Ferrini e cognati se neandarono via da Bergamo, avendo perso anche quelli che avevano investiti nell'impresa,non senza aver avuto la soddisfazione di veder proiettato il loro film al Teatro delSeminario, in una serata di gala ad inviti.Il cammeo di Lily ebbe un gran successo, ma c'è da dire che in platea tutti conoscevanopersonalmente realizzatori ed attori, e tutti si conoscevano tra di loro.Poi successe che il Ferrini volle portare la p11 izza 11 (cioè la pellicola impressionata) a Roma,e durante il viaggio - sembra - fu derubato di tutto, anche del film , che era in un 'unicacopia. Cosl terminò l'awentura del bergamasco cammeo e della Bergamo-film».Cosl scrive Ermanno Comuzio in una divertente puntata di «Bergamo nella storia delcinema», apparso sul «Giornale di Bergamo» del 30 luglio 1962. Ma il film non andò per-duto. Nel novembre del 1925 venne esaminato da una commissione del Consorzio UtentiCinematografia Educativa ed ammesso alle visioni nella categoria C. (per soli adulti} .Una scena de Il cammeo di Lily 54

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Le campane di San Lucio r.: Guido Brignone - s.: dalla omonima commedia (1916) di Gioacchi- no Forzano - ad. : Gioacchino Forzano e Guido Brignone - f. : Anchise Brizzi - int. : Mercedes Brignone (Luciana), Alberto Pasquali (Don Giu- seppe), Franz Sala, Lola Visconti-Brignone, Giuseppe Brignone (Priore di campagna), Liliana Ardea - p. : Rodolfi-film, Torino - di. : U.C.I . - v.c. : 16464 del 1. 10. 1921 - p.v. romana : 1O. 1. 1922 - lg.o. : m. 1667.Una celebre cantante, Luciana, che si trova in villeggiatura a San Lucio, viene invitata a dare unconcerto di beneficenza affinché al campanile del paese possano venir acquistate le campane.Accompagnatore al pianoforte è Don Giuseppe, un timido sacerdote che, provocato dall'ar-tista, perde il proprio controllo fino ad accettare una fuga d'amore in automobile. Ma quandosi presenta all'appuntamento senza l'abito talare che ha tolto per indossare dei goffi panniborghesi, la volubile Luciana ha già mutato idea e fugge da sola.Il prete, sbigottito e mortificato, ha un momento di sbandamento, ma improvvisamente ode ilsuono delle campane nuove della sua chiesa e, ripreso dalla appassionata vocazione, ritornacon maggior fervore al sacerdozio.Trenta anni dopo, Luciana incontra Don Giuseppe, divenuto cardinale (secondo altre fontiaddirittura pontefice) e scopre che la nipote del porporato porta il suo nome. Il grande amoreche ella non seppe apprezzare la fa scoppiare in un pianto di pentimento e di tristezza.dalla critica:«Condotta con finissima arte, tratta però questa pellicola un delicatissimo tema . Il sacerdoteche vince la tentazione non vi fa di certo la cattiva figura che gli fanno fare Zola ne Il fallode ll'Abate o Marcel Prevost ne Lo scorpione. Che anzi, in bel rilievo sono poste le armi vit-toriose della religione e della fede .Ma è tema troppo sconcertante per i nostri ambienti, mentre forse in certi altri , potrebbe farbe ne . Consiglieremmo tuttavia , per ragioni artistiche e di convenienza, di levare il quartoa tto affatto inutile ed ardito».(Anon. in «Rassegna del teatro e del cinematogra fo», Milano, n. 2, 1926) .«Q uesto film, tratto dalla commedia del Forzano, è piaciuto incondizionatamente alle primeIre parti, ed è caduto all ' ultima . L'argomento stesso della quarta parte non offriva , in verità ,ricchezza di azione; anzi, presentava una situazione intima, uno stato d'animo davveronon facile da riprodurre; inconvenienti, questi, che possono in parte giustificare come, purdi dare materia e movimento alla parte, si sia dovuto ricorrere ad espedienti vari , che aiu-tassero a completare il metraggio .Ma ci sono altre manchevolezze, che non si possono scusare, a meno di non ammettereche dell'utilità , dell ' opportunità , e persino del significato dell'ultima parte del film, sia man-ca ta la convinzione in chi l'ha creata, in chi l'ha diretta ed in ch i l'ha eseguita . Convinzio-ne ch e può essere venuta meno in chi ha costruito il lavoro solo a causa di una impressionecondivisa da molti : quella che il film poteva benissimo aver termine con la terza parte . Anoi tale impressione sembra errata .Infatti, se il racconto fosse stato concluso con la terza parte, avrebbe suscitato un senso di 55

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delusione; tutta l' azione precedente sarebbe stata sproporzionata e staccata, perché avreb-be assunto il carattere di premessa , di preparazione alla scena culminante tra i due pro-tagonisti (...). La signora Brignone, Alberto Pasquali , papà Brignone, hanno mostrato unvalore non comune, valore che, del resto, non ci sorprende, perché questi artisti vengonotutti dal teatro di prosa (... ). Ora , elementi che ci hanno dato nei primi tre atti un lavoro ric-co di pregi, non potevano al quarto cadere in certi errori, se non a patto di averlo eseguitoloro malgrado e con tanto sangue agli occhi da non vedere quasi più nulla. Come hapotuto la signora Mercedes truccarsi in quel modo? Come ha potuto il Pasquali supporreche un pò di cipr ia bastasse ad invecchiare di trent'anni un uomo? Come ha potuto GuidoBrignone lasciar passare tutto ciò? e quell'ineffabile Conclave? e quel Cardinale che ,recandos i a Roma per il Conclave, va ad abitare ... al Grand Hotel? (... )».llgni s in «La vi ta ci nema tografica », Torin o, 7 nove mbre 192 l ).La commedia di Forzano - rappresentata per la prima volta dalla compagnia Falconi-DiLorenzo nel luglio del 79 76 con tiepido successo - termina con l'abbandono del sacerdoteda parte della donna e lo scampanìo.Tuffa la parte che riguarda l'incontro dei due protagonisti dopo trenta anni, venne inseritain sede di sceneggiatura cinematografica.La censuro pretese che la scena del Conclave terminasse con la caduta dei baldacchini,eliminando tutte le scene seguenti e le didascalie: «li Cardinale Giuseppe Arrighi eletto Pon-tefice» e l'altro : «Sciagura, sei stata per portar via un Papa alla chiesa». Canaglia dorata r. : Ach ille Consalvi - se.: Roberto Omegna ed Ermanno Geymonat dal romanzo di Xavier de Montepin - f. : A. Bianchi - int. : Giovanni Cimara (Gregorio), Lilia Galisay (Bianca), Ines Ferrari - p. e di. : Ambrosia-film , Torino - p.v. romana: 3 .8. 1922. Il film è composto di tre episodi : l) Un marito all'incanto - v.c. : 15997 del l .4 . 1921, come i successivi - lg.o. : m. 972 ; 2) Lo sparviero - v.c. : 15998 - lg.o. : m. 1141 ; 3) Il ciclone - v.c. : 15999 - lg.o. : m. 912 .Le recensioni lo definiscono un film di «avventure rocambolesche».dalla critica:«(... ) Sono ultimate le tre serie che avrebbero potuto essere d i molto migliori e complete .Sono saltate con la massima facilità scene importanti, così ben desc ritte nel noto romanzo,e perciò appariscono personagg i mai visti prima come se niente fosse, senza che un titoloneppure lo annunci.Riducendo per la cinematografia romanzi così bisogna essere molto abil i, altrimenti il pub- 56

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lisoy, protagonista di Canaglia dorata 57

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blico mormora e la cassetta ne risente . Così è successo : si è sparsa la voce che la pellicolavaleva poco ed il pubblico ha preferito andare al bagno, anziché distruggere con una brut-ta visione le intense sensazioni avute colla lettura del celebrato romanzo» .(Gin . in «La rivista cinematografica », Torino, n. 14, 25 luglio 1922) .«( ... ) Saverio di Montepin, questo autore che fu giustamente chiamato \"il romanziere dellelavandaie\", in questo suo romanzo s'è dimostrato il romanziere di qualcosa di peggio, percui la pellicola non può incontrare il gusto delle persone oneste ed educate».(Anon. in «La rivi sta di letture», Milano, n. 7 , luglio 1924) .Qualche intervento censorio si ebbe nella seconda parte, dove vennero tagliate tutte le sce-ne in cui appaiono le due mondane «Mademoiselle Maximum» e «Fata degli smeraldi» enella terza, una scena in cui la protagonista sta per essere strangolata. La canzone dell'odio e dell'amore r.: Luigi Mele - s. : Ennio Gramatica - int. : Elsa Zara, Nino Novelli, Lilia Galisay, Dino Bonaiuti , Giusto Olivieri - p. : Films De Giglio, Torino - di. : U.C.I. - v.c. : 16536 del l . 11 . 1921 - p.v. romana : 13 .4.1923 - lg.o. : m. 1587.Avventure comico-acrobatiche.dalla critica:«Un film non soverchiamente interessante, né troppo bene interpretato, ma che però siosserva volentieri, mercè un'ottima messa in scena e una discreta fotografia .Lilia Galisay ha ottenuto un discreto successo nella parte della protagonista; successo che,ne sono certo, le verrà confermato in altre films più consistenti, dove la sua arte potrà più emeglio essere degnamente e giustamente giudicata».(P.G. Merciai in «La rivista cinematografi ca », Torino, 10 agost.o 1923) .«( .. .) Un film discretamente costruito . Carina Lilia Galisay e altrettanto Elsa Zara : non bra-ve, però. Due belle bambole senz'anima, ma con molto bistro sotto gli occhi e molto rosset-to sulle labbra .Così si fa il cinematografo! (... )» .(Giuseppe Lega in «La vita cinematografica », Torino, 14 luglio 1923) . 58

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Capinera r. : Xavier Héraut de la Revèrie - s.: Lori D'Argenzio (Vivienne Héraut de la Revérie) - f. : Gilberto Colomba i - int.: Vivienne Héraut de la Revérie, Ala Marx, Ugo Smils - p. : Eliocinegrafica, Via Tito Angelini 79-81 , Napoli - di. : regionale - v.c. : 15912 del 1.4 .1921 - lg.o. : m. 1423 .Xavier e Vivienne Héraut de lo Revérie, due francesi di nobile lignaggio residenti o Napoli, bbero vari interessi culturali e, tra questi, il cinematografo. li loro film più noto è Lo zam-pognaro innamorato (7 920), tratto dallo noto canzone di Armando Gill, che venne presen-tato anche come Il figlio del sole. Produzione, regia ed interpretazione fu tutta degli Héraut.Capinera invece venne prodotto dalla Eliocinegrafica di Severino Leccese e Rodolfo D'An-gelo. In censura venne imposta la eliminazione di tutta una scena in cui si accenna all'oppio.Il film ebbe un certo successo in tutta la fascia meridionale del paese; non risulta però cheabbia superato questi confini. La casa della paura r.: Carlo Campogalliani - s. e se.: Carlo Pollone e Carlo Campogallia- ni - int. : Carlo Campogalliani (William Lockford), Letizia Quaranta (Gladys Love), Franz Sala (il presidente del Gaiety Club) - p. : Fert, Torino - di. : Pittaluga - v.c. : 16121 del 1.6.1921 - p.v. romana : 29.4.1922-lg.o.: m. 1689.William Lockford è un milionario capriccioso ed annoiato. Decide di associarsi al Gaiety Club, h dietro l'allettante insegna nasconde un circolo degli orrori, una «casa della paura». E i soci vano essere pronti a passare dalla vita alla morte, da un momento all'altro. L'aver aderito questo club dei suicidi, preoccupa la società presso la quale il milionario è assicurato. Una llissima agente, miss Gladys Love, è incaricata di restituire a William la gioia di vivere.Attraverso innumerevoli peripezie, drammatiche, comiche, nella lotta per salvare la vita di Wil-1am ed il premio dell'assicurazione, Gladys ha la meglio, riportando a una più concreta l1tenza i soci della Casa della paura e sposando William.dalla critica: ( .. ) Questo drammatico episodio ha un'apparenza americana che inganna, maun' secuzione prettamente italiana, agile, leggera e divertentissima , tale da interessare . E' uono a notarsi come la Quaranta, con quella sua aria ingenuamente felina, possa soppor- r ogni confronto con quella deliziosa Pearl White, a cui unicamente devesi il maggior u cesso dei films americani, e benché nulla in fatto di acrobatismo, la supera in grazia, in 59

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flessuosità ed in fascino. Anche, dunque, nei paradossi, l' Italia può far da sé e presentarcilavori con lusso e con arte, in edizioni che nulla avranno da invidiare a quelli di altri paesiconcorrenti (...)».(E. Pastori in «La vita cinematografica », Torino, n. 43, 25 dicembre 1921 ).li film riscosse un grande successo nei paesi di lingua tedesca, dove venne presentato coltitolo Die Furcht vor dem Leben o Der lauernde Tod . In Italia incontrò invece alcune difficol-tà con la censura, che pretese il taglio di alcune scene, giudicate disgustose e brutali, qualila richiesta di soldi di William al padre, la visione di un socio del Club, morto disteso alsuolo, ed una scena in cui un casellante ferroviario viene aggredito da un individuo che neindossa la divisa e ne prende il posto.La casa de l santo: Nella Serravezza La casa del santo r.: Augusto Camerini - s.: da un romanzo di Tommaso Di Mario - ad. se.: Vittorio Bianchi - f.: Renato Cartoni - scgr.: Alfredo Manzi - int. : Nella Serravezza, Alberto Albertini, Fernanda D'Alteno, Vittorio Bian- chi, Giorgio Gizzi, E. Felicetti, sig . Cesari - p.: Caesar-film, Roma - di. : U.C.1. - v.c.: 16549 del 1. 11 . 1921 - lg.o.: m. 1701.Il film venne presentato come «lavoro passionale». 60

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dalla critica:«Niente di bene e nulla di molto male da dire di questo film. Uno dei tanti .. .».(C. Sircana in «La rivista cinematografica», Torino, 25 novembre 1923). Il castello dei gufi r.: Max Sullian - sup.: Augusto Genina - s.: Aldo De Benedetti - f.: Giuseppe Vitrotti, Arturo Busnengo - int.: Maria Roasio (Maria, la nipote), Gustavo Serena, Alex Bernard (Ordenoff, scienziato russo e zio di Maria), Vera Dimova, Gino D'Attino, Giovanni Delfini - p.: Liber- tas-film - U.C.I., Roma - di.: U.C.I. - v.c. : 16620 del 31 . 12.1921 - p.v. romana: 13.4.1923 - lg.o.: m. 1765.Uno scienziato russo vive nel castello dei gufi, dove trascorre il suo tempo a studiare, e tiene seque-strata la giovane Maria, sua nipote, sostenendo che la donna è pazza. In realtà, è lui il pazzo.L' intervento di un giovane coraggioso libera la povera Maria ed assicura alla giustizia il per-fido zio.dalla critica:cQuesto titolo ci presenta, immediato, alla mente qualcosa di misterioso e cupo; almeno unvecchio maniero mezzo diroccato, piantato sul cocuzzolo di una montagna solitaria o su lerocce di un mare costantemente infuriato. Niente di tutto questo. Il castello dei gufi è un bel-lissimo, qui6to, innocuo castello moderno, posto sulla scogliera, seminata di ridenti paesini,Il quale riflette le sue artificiali bellezze nel cerulo Tirreno (...).Però i gufi ci sono, tanto per non mancare totalmente al titolo: e sono cinque o sei povere1poglie imbalsamate, che aiutano gli scheletri e i teschi - simmetricamente disposti - nellodevole quanto inutile intento di regalare i brividi al pubblico (.. .).Di Maria Roasio molti hanno scritto - ammettiamone la buona fede - cantandone le lodi.Che ella abbia della qualità, riconosciamo, ma non per sostenere il ruolo di prima attricedrammatica (... ). E' un tipo che non dovrà mai sostenere parti di signora : sarebbe una sto-natura . Ma dovrà e potrà essere una dattilografa, una cocottina per bene, una scugnizza ,n1 nte di più». Ile Gi . in «La vita cinematografica», Torino, 22 ottobre 1922) .Il film, che venne girato negli stabilimenti della Quirinus di Appignani e Penotti, si intitolavaoriginariamente Maria la sanguinaria, ma la censura impose che si trovasse un titolo menobrutale. nche una scena del finale, quando lo scienziato pazzo viene catturato dagli agenti di lizia e si agita preda di un attacco epilettico, venne tagliata. 61

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Il castello delle tenebre r.: Alessandro Rosenfeld, Paolo Ambrosia - s.: Giuseppe Di Guida - f.: Giuseppe Vitrotti - int.: Annie Wild, Chapel Dossett, Umberto Scalpel- lini - p.: Ambrosia-film, Torino - di.: U.C .I. - v.c. : 1511 O del l.11.1921 - p.v. romana: 17.8.1924 - lg.o.: m. 1305.Dalle inserzioni pubblicitarie il film risulta come un intreccio di «avventure comiche».dalla critica:«lf castello delle tenebre, edizioni Ambrosia, commedia avventurosa in quattro parti, è gio-cata con brio e naturalezza.Essendo stata data di festa, ha avuto un indimenticabile successo: meravigliosa la fotogra-fia come pure la messa in scena».(C. Chiestè in «Lo rivisto cinematografico », Torino, n. 1, 1O gennaio 1923). Caterina r.: Mario Caserini - s.: dalla commedia «Catherine» (1898) di Henri Lavedan - se.: Mario Caserini - f. : Renato Cartoni - int.: Vera Vergoni (Catherine), Nerio Bernardi (il marito), Nella Serravezza (la cugina), Elisa Finazzi, Gherardo Pena, Gleb Zborominsky, Totò Majorana, Can- dida de Jacobis (l'allievo), Piero Caserini - p.: Cines, Roma - di.: U.C.I - v.c.: 15742 del 1.2.1921 - p.v. romana: 1.7. 1925 - lg.o.: m. 1630.Caterina, la giovane e graziosa maestra di piano della figlia di una duchessa, affascina e fainnamorare il fratello della sua allieva. Superato l'ostacolo della differenza di ceto, i due sisposano. Ma dopo la luna di miele, una capricciosa cugina dello sposo, comincia a circuire ilmarito della pianista e fa in modo che Caterina li scopra, mentre sono teneramente abbraccia-ti. Affranta dal dolore, Caterina vorrebbe partire. Il marito, pentito, le chiede perdono. Il pas-sato è dimenticato e la felicità coniugale ristabilita.dalla critica:«Caterina, tratta dalla commedia di Enrico Lavedan, dovrebbe essere considerata inveceche commedia un buon lavoro drammatico. Un soggetto ricco di situazioni che trovanoriscontro nella vita pratica e dal quale si può imparare come ci si deve regolare (.. .)».(Rag in «Lo vita cinematografico», Torino, 30 settembre 1923). 62

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«Un vecchio film ancora non venuto alla luce per cause ignote e che ora ha avuto un bat-tesi mo alquanto freddo .Crediamo non valesse la pena di tirarlo fuori dopo anni di oblio».IAnon . in «L'eco del cinema », Bologna, n. 5 , maggio 1924) .Vergoni, protagonista di Caterina 63

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La cavalcata del capriccio r. : Luigi Vecchi D'Alba - s. : Amerigo Manzini - f. : Giuseppe Todescato - int. : Lea Lenoir (Miss Clem - Sibilla, la zingara) , Ubaldo Ricci, Dorian Wild Wack E. Farissey, re del prosciutto), Evaristo Paccosi , Carmelita Mozzidolfi, Carlo Restori , Gino Gemignani , sig.ra Busacchi - p. : Benaco-film, Brescia - di. : regionale - v.c. : 15684 del l . 1. 1921 - lg.o.: m. 1728.Fu definito dallo stesso Manzini una «curiosa avventura».dalla critica:«Ho as.sistito ad una v1s1one de La cavalcata del capriccio, riuscita un lavoro veramenteinteressante, agile, pieno di brio, con piacevoli situazioni .L' interpretazione è lodevole . Lea Lenoir ha trasfuso tutto il brio della sua giovinezza, facen-do di Sibilla un personaggio che è una vera creazione. Ubaldo Ricci s'è dimostrato l'artistaperfetto ed equilibrato delle precedenti interpretazioni, Dorian Wild ha assolto ottimamenteil non facile compito assegnatogli (.. .)».(Reffe (da Bs) in «La vita cinematografica», Torino, 15 ottobre 1920) . I cavalieri del ferro d'oro r.: Mario Zaccarello - s e se. : Ottavio Rebuffat, Amerigo De Nora, E. D'Angelo - f. : Luigi Martino - int.: Pietro Raso, non professionisti - p. e di. : Nobilissima lnstruenda Film , di Benedetto De Angelis, Napoli - v.c. : 16529 del 1. 11 . 1921 - p.v. (napoletana) : 11 . l .1922 - lg.o. : m. 1733.Alberto Rioni e sua sorella Maria lasciano l'isola d'Elba. Alberto che era minatore a Portofer-raio ha ottenuto il posto di capogruppo nelle miniere di Cogne. Pietro, un operaio violento,innamorato di Maria, tenta di occupare il posto lasciato da Alberto e, al rifiuto della Ditta,spinge i compagni alla rivolta. Interviene Alberto, Pietro desiste e si fa trasferire a Cogne.In questa località v'è un club di giovani \"viveurs\", capeggiati da Dario, scioperato figlio d'uningegnere. Ogni associato porta alla caviglia, come segno d'appartenenza, un cerchio d'oro. Ilclub è denominato «Cavalieri del ferro d'oro», come quello istituito nel 1414 dal Duca Giovannidi Borbone per tutelare l'onore delle donne, soltanto che gli attuali cavalieri sono solo dei don-giovanni. L'arrivo di Maria scatena il desiderio di Dario, al quale gli adepti danno un anno ditempo per conquistarla. Egli allora si trasforma in operaio, comincia a frequentare i Rioni, ma ilcandore e la gentilezza di Maria lo trasformano e si innamora veramente. E quando Pietro 64

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I manifesto de I cavalieri del ferro d 'oro 65

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organizza un sanguinoso sciopero, prendendo in ostaggio l'ingegnere e ferendo Alberto, Dariosostituisce la bandiera rossa innalzata sulla miniera con quella tricolore. Lo sciopero vienedomato, Dario e Maria si sposano ed i Cavalieri del ferro d'oro sono i valletti delle loro nozze.dalla critica:«A voler elencare tutte le pecche contenute ne I cavalieri del ferro d'oro mi occorrerebberoventi pagine di questa rivista, sicché mi limiterò a fare un elenco categorico( .. .).La favola è quanto di più insulso - anche per i ragazzini, anche per le ciociare, anche per ipapuasi - sia stato mai sinora proiettato sullo schermo. La fotografia è pessima dal primoall'ultimo quadro; il montaggio è sconclusionato, le didascalie sono degne di un lngarrigaprosatore e sono collocate, ben spesso, dopo l'azione che stanno a lumeggiare molto pri-ma; i viraggi sono pazzeschi, sbalorditivi, futuristici; gli attori, che vedo per la prima voltae che spero di non mai più vedere, sono peggiori dell'ultimo filodrammatico dell'ultimopaesino della Sardegna; l'azione viene interrotta, per lo spazio di quindici o venti scene,per mostrarci i vari minerali o le varie fasi della lavorazione del ferro, laddove tali esempli-ficazioni visive bisognava incastonarle con abilitò, in modo da instruere delectando; leinquadrature sono spesso - mi si perdoni la parola violenta - bestiali; i caratteri adoperatiper le didascalie sono in quattro tipi diversi e in tre diversi viraggi, molto spesso - incre-dibile sed verum - gli attori sono inquadrati ... senza testa. O si tratta di un simbolo, poichédi testa mancano gli attori, di testa manca il direttore artistico, di testa mancano gli azio-nisti di questa editrice?».(Giulio Dorio in «La Cine-fono», Napoli, 25 gennaio 1922) .La Nobilissima lnstruenda Film sorse a Napoli con /'intenzione di «nobilitare il lavoro che eleval'uomo» e di mostrare come la fabbrica, permettendo la produzione, «unica sorgente di grandez-za e di forza del popolo», glorifichi «lo sforzo titaaico delle braccia e dell'intelligenza umana».A tale scopo fondò anche una rivista molto elegante, intitolata «La conquista cinematogra-fica», che non andò oltre il quarto numero e che parlava sempre del «lavoro», della «fabbri-ca», della «produzione», riportando dichiarazione di illustri personaggi da Francesco SaverioNitti a Belotti, da Augusto Turati ad Antonino Ani/e. Tutta questa propaganda, molto beneorchestrata fece ottenere agli intraprendenti amministratori della N .l.F. una sowenzione delMinistero della Pubblica Istruzione per la realizzazione de I cavalieri del ferro d'oro.La prima rappresentazione awenne a Napoli con grande sfarzo ed intervento di tutte le massimeautorità al Regio Politeama Giocosa e in contemporanea - per il popolo - alla Sala Regina.li film fu un fiasco completo accolto dalle proteste e dai fischi del pubblico. Poco tempodopo la N.l.F. dichiarò bancarotta ed i suoi amministratori finirono in galera . Il centauro r. : Mario Corsi - s. : Guido Cantini - se. : Maso Salvini - f. : Arturo Gior- dani - int. : Gustavo Salvini (Parvis), Helena Wronowska (Lisa), Lucio 66

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Mario Doni - p. : Tespi, Roma - di.: U.C.I. - v.c. : 15933 del 1.4 . 1921 - p.v. romana : 31 .10. 1921 - lg.o. : m. 1652.Parvis, ricco industriale, ama ancora segretamente Beata, la donna dei suoi amori giovanili,dalla quale ebbe un figlio, Gabriele, oggi studente; gli affari di Parvis vanno male, ed il rivale,l' ingegnere Fulgenzi, che possiede tutte le azioni della sua società, potrebbe mandarlo inrovina.Gabriele, ottenuta la laurea, torna presso la madre e si dedica al giornalismo, scrivendo sul«Pensiero», articoli denunzianti la disonestà di Parvis, ignorando che questi è suo padre. Unsospetto, tuttavia, lo invade: ma non cessa per questo la sua attività. Ma la verità non può alungo essere nascosta. Gli affari di Parvis sono in completa rovina: ed ecco la rivelazione. Par-vis sente il bisogno di espiare e si porta in esilio in un lontano paese, lasciando che la famaormai acquistata dal giovane giornalista lo abbia a portare a trionfi migliori.(da «La rivista del cinematografo», Milano, dicembre 1929).dalla critica:«(.. .) C'è una enorme sproporzioneira la meravigliosa arte del protagonista e l'esiguità dellibretto stucchevole, che per quasi due ore relega il comm . Salvini dentro un'officina, inmezzo al rullio dei torni e lo sbatter delle pulegge, oppure lo circonda d ' un gruppo di bor-sisti esasperati e urlanti contro il ribasso improvviso di certe quotazioni.. . C i sia permessaquesta semplice domanda : è la Tespi che si burla del grande tragico, o è il comm . GustavoSalvini che non ritiene più doveroso rispettare il suo passato di gloria?».(Paolo Amerio in «La rivista ci nematografica», Torino, n. 6 , 25 marzo 1923) . Cesare Birotteau r.: Arnaldo Frateili - se. : Guido Cantini e Maso Salvini da «G randeur et décadence de César Birotteau» (1837) di Honoré d e Balzac - f. : Giovanni Merli - int. : Gustavo Salvini (Cesare Birotteau), Rina Calabria (la moglie d i Birotteau), Paula Paxi (Cesarina) - p.: Tespi-film , Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 15934 del 1.4 . 1921 - p.v. romana : 7 . 1.1922 - lg.o.: m. 2133.C a re Birotteau ha raggiunto una certa posizione economica con il commercio dei profumi ed anche divenuto vicesindaco di un circondario parigino. Ma la sua vanità lo spinge ad pegnarsi in un rovinoso affare di terreni, in cui un intraprendente suo ex commesso ed unMtalo disonesto lo hanno coinvolto. ovlnato completamente, Birotteau ha la forza di ricominciare la propria carriera aiutato dal lovan e Popinot, che si è innamorato di Cesarina, sua figlia. 67

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dalla critica:«Non voglio dire che il film in se stesso fosse superiore al dramma originale. E' stato troppoleggero il direttore artistico del film, nel far rivivere in epoca odierna, quei personaggi chevissero e agirono molto tempo addietro» .(M. Balustra in «La rivista cinematografica », Torino, 25 febbraio 1924) .Tina Xeo in Che fareste voi? Che fareste voi? r.: Mario Gargiulo - f. : Alfredo Lenci - int.: Tina Xeo, Alberto Francis - p.: Flegrea-film, Roma - di. : regionale - v.c.: 16193 del 1.6. 1921 - p.v. romana: 25.9. 1921 - lg.o.: m. 1248.Mario Gargiulo costruì questa «cinecommedia in quattro parti» alla Flegrea-film per suamoglie Tina Xeo. Una telegrafica segnalazione in «La vita cinematografica (25-12-1921) rac-comanda «la film, buona per l'interpretazione di Tina Xeo». 68

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Chi troppo vuole••• r. : Camilla De Riso - s. : Renato Paoloni - f. : Aurelio Allegretti - int. : Camilla De Riso, Mary Fleuron - p.: Caesar-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 15738 del 1.2.1921 - p.v. romana : 27. 10. 1921 - lg.o. : m. 1140.Il signor Camillo De Riso, attempato e ricco possidente, s'innamora della volubile Annina, cheaccetta di sposarlo per interesse. Subito dopo le nozze, Annina intreccia un idillio con il gio-vane Arnaldo. Camillo scopre un biglietto in cui è fissato un incontro notturno tra la moglie el'altro e decide di sorprenderli in flagrante. Ma Annina, che lo ha visto leggere il biglietto, si fa10stituire dall'amica Clara, cosicché quando Camillo si reca con il suo amico Giorgio, fratello diClara, al chiosco cinese, vi trova Clara e Arnaldo, e tirerà un sospiro di sollievo, mentre Gior-gio, vedendo la sorella compromessa, impone ad Arnaldo di sposarla. Così avviene, anche se idue non si sopportano; infatti decidono che il loro matrimonio dovrà essere solo platonico egià progettano di divorziare. Annina gongola, col divorzio potrà riallacciare la tresca conArnaldo e quindi divorzia da Camillo. Ma rimarrà di stucco quando apprenderà che Clara eArnaldo hanno scoperto di stare bene insieme.Tornato libero, Camillo trascorre il tempo beatamente, fumando la pipa che la moglie gliaveva interdetto e si consola corteggiando la sua rubiconda governante.(da «Lux», Roma, n. 7, luglio 1921).Q uesto film, insieme a Come donna imbroglia (così sbroglia) e Quando gallina canta (gal-lo tace), costituisce la triade dei film da proverbi, interpretati dal popolare Comi/lo De Riso(1 854-1 924) . Il cielo r. : André Habay - s. e se. : Ugo Traversi, André Habay - int. : André Habay (l'aviatore), Orietta Claudi (la fidanzata inglese), Enta Troubetzkoy, Enzo Benini - p. : Habay film , Roma - di. : regionale - v.c. : 16067 del 1.5 . 1921 - p.v. romana : 25 .5 . 1921 - lg.o.: m. 1758 .Un aviatore, volendo battere un record d'altezza, subisce, a causa di una caduta, uno shock gli indebolisce il nervo ottico. Un'altra emozione potrebbe ridurlo alla cecità. Fidanzato ad na giovane inglese che fu infermiera sul fronte italiano durante la guerra, teme di perdere,oltre la vista, anche la sua donna, se dovesse divenire cieco. Allora evita tutte le emozioni, gli rt, i rischi, trasformandosi in un individuo pieno di paura.Accanto alla donna compare un antico innamorato inglese che organizza una gita in mon- na. Presagio di sventura è l'incontro con un cantastorie che porta con sé un'aquila prigio-niera. «L'aquila sfidò il sole - racconta l'uomo - e volle arrivare fino a lui. Il sole l'accecò». L'a- tore compra la libertà dell'aquila che si innalza nel cielo per trovarvi la morte.&. ragazza cade, l'aviatore la salva, ma l'emozione lo acceca. Non può guarire. Allora pregaun amico di farlo volare, e approfittando di un momento in cui è solo, mette in moto il velivolo:l'emozione è talmente grande che ritrova la vista e la sicurezza dell'amore. 69

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dalla critica:«(.. .) Il film possiede forti e grandi qualità, ma anche difetti. Il soggetto · senza il lieto fineche non comprendiamo e che in ogni modo può essere girato ed appiccicato per i pubblic iidioti ed anglo-americani - è bellissimo.Altro elemento di scontento è la sceneggiatura, in qualche punto non troppo elastica, inqualch'altro, monotona.(... ) Ha boy attore non si discute, come direttore, questa è certamente una bella affermazio-ne. Tanto, ma tanto graziosa, Orietta Claudi (...)» .(Guglielmo Giannini in «Kines », Roma, nn. 18-19, 28 maggio 19211 .«Cielo è il pendant di Terra e di Mare . (.. .) Rappresenta la nostalgia di un aviatore, prig io- ·niero di un mondo troppo angusto e ormai dissueto, nel quale egli finisce per trova rs i nellecondizioni dell'albatro di Baudelaire. Per quanto accuratamente eseguito (come i preceden-ti) e interpretato dall'Habay, il quale ha, per mio conto, più abilità ed esperienza chegenialità ed eleganza, il film risente dell'indirizzo psicologico datogli doli'autore: indirizzoche in cinematografia è, a mio parere, un controsenso.Andrea Habay ha avuto un bel darci quadri di mare e montagna, qualche volta notevoli,presentarci scene aviatorie di non eccessivo, ma non mediocre, interesse .Oppresso dal suo vizio originale, il lavoro è pesante e poco divertente (...)» .(Edgardo Rebizzi in «L'Ambrosiano>, Milano, 14 giugno 19231 .li film doveva fare porte di una trilogia intitolata Cielo - Mare· Terra . Ma benché EdgardoRebizzi ne parli nella sua recensione come di un film esistente, Terra non risulta mai esserestato realizzato . E' probabile che il critico de «L'Ambrosiano» lo confonda con il filmomonimo della Ambrosio, realizzato nel 1920 do Eugenio Testo . Cipria e sangue r. : Vittorio Tettoni - s. : Vittorio Emanuele Bravetta - all. : Giovanni C iusa - f.: Giuseppe Giaietto - int. : Contessa Bianca Maria Guidetti-Conti, Raoul Cini, Pablo Da Sylva, Alda Da Chiesa, Emi Eros, Nestore Aliberti - p.: Guidetti-Conti, Via Romani 1O, Torino - di.: regionale - v.c.: 16534 del 1. 11 . 1921 - lg.o.: m. 1434.«Dramma delle anime» è la definizione con cui questo film viene lanciato. Si riporta una poesiadi Bravetta, che costituiva la prima didascalia del film: «...cipria polvere leggerai una donna che dispera, mette un'esile visiera sulla laccia veritiera... Che la cipria giova al viso: spiana il solco ond'egli è inciso secca il pianto ond'egli è intriso calma il vuoto del sorriso...».li film è anche noto come Pierette. 70

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Il cireneo r. : Giuseppe Sterni - s. e se.: G iuseppe Sterni - f. : Arnaldo Ricotti - scgr. : Leonida Salvadori - int.: Guglielmina Dondy, Giuseppe Sterni, Linda Josipowa - p.: Olimpus-film , Roma - di. : U.C.I. - v.c.: 16492 del 1.10.1921 -lg.o.: m. 1176.Uno dei tanti film che Giuseppe Sterni ideò, diresse ed interpretò alla Olimpus, utilizzandoattori di teatro, momentaneamente liberi da impegni.Benché prodotto nel 1919, il film passò in censura solo alla fine del 1921 e ebbe una cir-colazione molto limitata . La città di vetro r. : Edouard Micheroux de Dillon - s.: Luigi Antonelli - f. : Ferdinando Antonio Martini - int.: Dea Homilton, Miriam Magri, Giulio Grassi, Amino Pironi-Maggi, Luigi Chiesa, Riccardo Tassoni, Pierino Chiesa - p. : Rosa-film , Milano - di. : regionale - v.c. : 16251del1.7. 1921 - p.v. romana : 19.6 .1923 - lg.o. : m. 1194.La formula di un sensazionale raggio che permette di svelare i segreti più nascosti, di scoprire idelitti che si commettono nelle case, nelle cantine, nelle fogne, viene rubata da un altro scien-ziato, che tenta di sfruttarla. Un giovane riesce, dopo molte avventure, a recuperare il preziosopiano ed ad assicurare alla giustizia il furfante.dalla critica:«La città di vetro è una bella trovata, da cui l'autore avrebbe potuto trarre un dramma spet-tacoloso e poderoso. Ci limitiamo, dunque, alla lotta per possedere il magico cannocchialedalle virtù radioscopiche e che, penetrando lo spessore dei muri, disvela le insidie solamen-te di quei pochi persecutori della scoperta.Accontentiamoci di tal debole trama, essa è piacevole ed interessante.Ma si poteva far molto e molto di più»(E . Pastori in «La vita cinematografica », Torino, 30 marzo 1922) .Il film è anche noto come Le case di vetro o La città scoperchiata. Avrebbe dovuto essereinterpretato dal/'attrice tedesca Lu Synd. 71

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Il club degli stravaganti r.: Gera Zambuto - f. : Enrico Pugliese - int.: Giovanni Raicevich (il barone Folchis), Gian Paolo Rosmino (il presidente del Club), Suzanne Fabre - p. e di. : Lombardo-film, Napoli - v.c.: 16348 del 1.8.1921 - p.v. romana: 4.1.1922 - lg.o.: m. 1379.Il barone Folchis ha un solo scopo nella sua vita: quello di entrare a far parte del «club deglistravaganti», una originale associazione americana. Appena viene ammesso nel circolo, si tra·va coinvolto in un avventuroso rapimento.Alla fine si scopre che era uno scherzo degli stravaganti, i quali avevano voluto mettere allaprova Folchis. E superato l'esame, il barone è accolto a pieno titolo, nell'allegro sodalizio.dalla critica:«Abbiamo ammirato (è il giusto termine) una simpatica produzione della Lombardo-film, //club degli stravaganti, interpreti Suzanne Fabre, Rosmino, Raicevich ed altri bravi . La film siallontana dai soliti intrecci d'avventure, tiene desto l'interesse degli spettatori, inducendolispesso al sorriso, spessissimo alla più schietta ilarità. In riassunto: una commedia che laLombardo può annoverare tra le migliori (...)».(E . Ruffo Morra in «La rivista cinematografica», Torino, n. 14, 25 luglio 1923).Suzanne Fabre, Giovanni Raicevich e Gian Paolo Rosmino ne Il club degli stravaganti 72

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«Non parlo di interpretazione e nemmeno della messa in scena poiché non vale nulla; lafotogra fia è da dilettanti e non altro; le scene che si svolgevano con impressionantedimostrazione di forza e destrezza, interessavano continuamente il pubblico, piuttosto dellabassa mentalità (...}» .(E. Campagnari in «La rivista cinematografica », Torino, n. 4, 25 febbraio 1924) . Il colchico e la rosa r. : Herbert Brenon - f. : Giuseppe Filippo - int.: Marie Doro (Marcel- lina, da grande), Marcella Sabbatini (Marcellina, da piccola}, Sandro Salvini (Roberto), Mina D'Orvella (Mimì da grande), Mimì (Mimì, da piccola), Angelo Gallina (Stussein} - p. : Herbert Brenon, Roma - di. : Cines - U .C.I. - v.c. : 16281 del 1.8.1921 - p.v. romana: 9.12.1921 -lg.o.: m. 1112.Due sorelle, Mimì e Marcellina, vengono rapite da Stussein, un losco individuo che le avvia adiventare mendicanti e ladruncole. Mentre tenta un furto, Marcellina viene acciuffata dalderubato, il nobile Sandro Arigoni, che invece di consegnarla alla polizia, la adotta e la fa cre-scere come fosse sua figlia.Passano gli anni, Marcella è ormai cresciuta ed è innamorata di Roberto, il figlio del suobenefattore. Stussein rapisce Arigoni e chiede un riscatto a Roberto, il quale, cercando di ten-dere una trappola al rapitore, cade anche lui nelle mani di Stussein. Marcellina libera padrinoe fidanzato, con l'aiuto della sorella Mimì, che ha ritrovato dopo tanto tempo. La povera Mimi,sacrificandosi, permette alla sorella, a Roberto ed a Sandro di riacquistare la libertà.dalla critica:«Come non c'è rosa senza spina, così non c'è possibilità di salvarsi da spettacoli idioti edindecorosi come quello offertoci dalla Brenon-film con Il colchico e /a rosa.Consideriamo questo lavoro come un aborto cinematografico e passiamo oltre (... }» .(Aurelio Spada in «La rivista cinematografica», Torino, 25 dicembre 1921 ).«A somewhat theatrical and melodramatic story, this film is chief remarkable for the greatbeauty of the settings, the scenes being laid in some of the most beautiful spots of Sicily.Scenes after scenes of natural and historical interest is shown with lovely effects of light andshade and of admirable technical quality.The story commences when the two sisters, played by .adorably pretty children are trainedas thieves and beggars in an italian version of Fagin's celebrated school, and the resem-blance to Oliver Twist is continued in the fate of the younger child, who is adopted by theowner of a house into which she has been introduced for the purposes of burglary. lt is heradventures which supply the main theme, her early instructor rising from petty larceny tobecome a sort of super-bandit who carries on his nefarious little plans apparently without 73

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Morie Doro, protogonisto de Il colchico e la rosa, anche noto come Sorella contro sorella 74

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any fear of being hampered in any way by the police. The adventures make effectivemelodrama in an unusually beautiful setting.Miss Morie Doro is very beautiful indeed as Marcellina, but seems to be rather carriedaway by the melodramatics of the part. Miss Doro has such beautiful eyes that one regretsshe does not keep them more under contro!.Other parts are played with much energy and considerable effecb> .(«The Bioscope», London, Aprii 7, 1921 ).Il film ha anche un altro titolo: Le due sorelle, ma in realtà è molto più noto come Sorellacontro sorella. Colui che seppe amare r.: André Habay - s.: Gaetano Campanile-Mancini - f. : Luigi Rufini - scgr.: Piero Guidotti - int. : André Habay (il dottor Andreani), Elsa Cantori (la donna amata), Giovanni Schettini, Lido Manetti, Dante Cap- pelli, Eugenio Musso - p.: Phoebus-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 1581 O del 1.2. 1921 - p.v. romana: 20.8.1921 - lg.o.: m. 181 O.Uno scienziato illustre trova per strada una donna ferita, la conduce nella sua casa, la cura ese ne innamora. Ma la donna, che è una volubile prostituta, presto l'abbandona. E quandomuore, travolta dalla sua vita di dissipazione, l'uomo accoglie, con tenerezza di padre, il figliodi quella derelitta che aveva tanto amata.dalla critica:«Colui che debba giudicare colui che inventò il dramma di Colui che seppe amare, nonpuò pensare se non una cosa: che in quel giorno Gaetano Campanile-Mancini aveva i ner-vi afflosciati dallo scirocco; motivo per cui la storia scritta è una delle ormai vecchie e ran-cide storie a cui è negato quel qualunque sprazzo di genialità che possa colorire e far risal-tare caratteri e situazioni, e salvare così il lavoro. Questo per il soggetto. Naturalmenteq uando la drammatica istoria fu finita , a chi poteva piacere se non ad un divo?Così, Andrea Habay pensò di farne creatura sua, immedesimandosi nel personaggio d icolui che tutto è: uomo - buon per lui! - adorato dalle donne, scienz iato illustre che dona lavita, anima nobile e vibrante a tutte le bellezze, cuore generoso e largo da contenervi l'u-manità intera, più l' affetto del figlioccio piovutogli misteriosamente dal cielo(.. .).Ma Colui che seppe amare, per amore dell'autoincensamento, pensò bene di presentarsia nche come direttore artistico; e così noi vediamo che azioni avvenute a ll' esterno e con tan-to d i sole, continuano - entrando in ambiente chiuso - nella più alta notte; e vediamo -durante una tarantella di vendemmiatrici - piombare l'oscurità accesa da bagliori d'incen-dio, ed immaginiamo - giacché tutto ciò avviene nel fumo - l'atto eroico dell' uomo tutto 75

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amore, corso a strappare alle fiamme il pericolante.. . per uscire, a il'alba, dal tragicocimento, pulito, elegante, scommetto anche profumato.La donna perversa - la tigre - è impersonata da una quasi bella figliuola: gambe tornite,spalle morbide, ecc.; che essa sj presenti per attrice cinematografica, lo dicono gli affissi,ma che lo sia ... !Piuttosto una povera marionetta, che non sa nemmeno dove stia di casa la possibilità d 'im-parare a mimare. E gli altri attori le fanno degna corona : si potrebbe dirla la compagna dicoloro che non seppero fare .. .L'unico veramente a posto è il barbagianni, che sostiene la parte d i simbolo: simpaticabestiola, che guarda con compatimento ironico il sorriso, il pianto, la tristezza di Colui cheseppe amare naufragio pietoso di una pietosa storia, a sola gloria dell'arte cinematogra-fica italiana (...)».(Elle. Gi. in «La vita cinematografica», Torino, 15 agosto 1922).Colui che seppe amare: André Habay ed Elsa Cantori 76

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Come donna imbroglia, così sbroglia r.: Camillo De Riso - s.: ComiIlo De Riso - f.: Aurelio Allegretti - int.: ComiI- lo De Riso (il precettore), Mary Fleuron, Vittorio Bianchi, Nobile Calabresi, Achille De Riso, Roberto Parisini, Fernanda D'Alteno - p. : Caesar-film, Roma - di.: U.C.I. -v.c.: 15791 del 1.2.1921 - lg.o.: m. 1087.Si tratta di una «pochade» probabilmente tratta da un lavoro d'origine francese, in cui il pr-o-tagonista interpreta il ruolo di un malizioso precettore.dalla critica:«Garbatissima commedia brillante, col rubicondo ed ilare Camillo De Riso, ancora saldosulla breccia . Il De Riso, in questa commedia che ha avuto il pregio di divertire non poco ifrequentatori di questo locale, esplica mirabilmente il suo ruolo».(P. Magrì-Lopez in «La rivista cinematografica», Torino, l O gennaio 1924).li film fa parte di una serie di film, tuffi interpretati e diretti da Comi/lo De Riso, i cui titoli siispirano a dei proverbi: Chi troppo vuole... e Quando gallina canta, gallo tace. Come io vi amo r.: Ivo Illuminati - s. : Ivo Illuminati - f. : Carlo Mondino - int.: Berta Nel- son (Egle) - p.: Nelson-film, Roma - di.: regionale - v.c.: 15915 del l .4 . 1921 - lg.o. : m. 1624.Si tratta della drammatica storia di una donna divorata da una bruciante passione per unuomo spietato e cinico.Nella tragica conclusione, la povera Egle, divenuta pazza, viene chiusa in un manicomio.Come per molti altri film che l'attrice Berta Nelson interpretò ed in parte produsse in queglianni non sono state reperite recensioni.In censura vennero apportati molti tagli: /'amplesso di Raul con un 'artista di varietà; la sce-na di un violento abbraccio dal titolo «Il desiderio divenne brutalità»; una fuga «come dueadulteri» e le scene finali con la protagonista dietro le sbarre del manicomio. 77

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Come io vi amo: Berta Nelson 78

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Le confessioni di un figlio del secolo r. : Gian Bistolfi - s. : dal romanzo «La confession d'un enfant du siècle» (1836), di Alfred de Musset - f. : Ferruccio Kustermann - scgr. : Piero Maioletti - int. : Lia Formia (Luisa Pierson), Riccardo Bertacchini (Ottavio), Mario Cusmich (Smith), Nera Badaloni, Rodolfo Badaloni, Fiorella Cortis, Domenico Petruzzelli - p. : D' Ambra-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 15836 del 1.3 .1921 -lg.o.: m. 1862.Dopo una infelice vicenda d'amore, Ottavio si dà ad una vita di bagordi che interrompe allamorte del padre, per ritirarsi in campagna. Qui conosce Luisa, una donna delicata e introversa.I d ue si innamorano e pensano di sposarsi, ma Ottavio, incapace di un amore sereno, si tor-menta e tormenta, con infondate gelosie e sospetti, la povera Luisa, la quale trova in Smith piùche un amico, l'uomo che da sempre la ama con discrezione. Mentre Luisa dorme, Ottavio,sempre più angosciato, decide di ucciderla, perché non sia di un .altro. Ma un crocifisso sulseno di lei lo ferma e lo scuote dal suo incubo. Rinuncia alla donna e lascia che parta con Smith.dalla critica:«(... ) Il film è lungo, pesante e monotono (cinque atti, con un prologo ed un epilogo!). Incom plesso però si ammirano due valenti artisti , che si sanno imporre all 'ammirazione delpubblico, per la loro coloritura scenica , la loro compostezza e la loro naturalezza neldisi mpegno delle proprie parti, Lia Formia ed il Pertacchini (sic) . A posto le mascheresecon darie( .. .)».!Effe in «La rivi sta cinematografica », Torino, n. 20 , 2 5 otto bre 1924) . La congiura dei Fieschi r. : Ugo Falena - s. : da «Der Verschworug de Fiesko zu Genua » (1784) di Friedrich Schiller - ad. : Ugo Falena - f. : Goffredo Savi - scgr.: Otha Sforza - int. : Goffredo D'Andrea (Conte Fiesco di Lavagna ) Silvia Malinverni (Duchessa Imperiali), Ignazio Mascalchi , Jone Morino, Raf- faello Mariani , Alex Sandro, Pisanelli -Mori, Franco Piersanti, Ester Foglia , Filippo Ricci, Gaetano Nobile - p. : Bernini-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c. : 16489 dèl 1. 1O. 1921 - lg.o. : m. 1435 .Versione cinematografica del noto dramma di Schiller Il complotto di Genova, in cui si narradella congiura dei Fieschi di Lavagna per liberare Genova dalla tirannide. 79

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dalla critica:«Non ci saremmo mai aspettati una simile indecorosa riduzione della tragedia dell'immor-tale Schiller; quando si ha la pretesa di attaccare certi capolavori, si dovrebbe sentire ilpeso della propria responsabilità e valutare le proprie forze, quindi, dichiarare lealmente lapropria incompetenza. Molte azioni furono arbitrariamente alterate, con vero oltraggio atutta la bellezza ch'è in ogni particolare dell'originale e sono stati introdotti alcuni eleménti,che assumono un carattere veramente grottesco.Nessuno dei personaggi è mantenuto nella linea e nella luce stabilita dal grande Poetatedesco: quel raffinato amalgama di tutte le passioni, vero figlio della Rinascenza ch 'è ilConte Fieschi di Lavagna, è ridotto ad un personaggio uniformemente monotono, legnoso,confondibile con tutte le altre figure del dramma.Deficiente la messa in scena e del movimento di masse, per cui è legittimo esprimere il desiderioche, per dare allo schermo certe profanazioni, è meglio lasciare in pace la Storia e i Grandi».(Maxime in «La rivista cinematografica», Torino, 25 g iugno 1922).«La congiura dei Fieschi rappresenta un' ingiuria portata alla memoria di Schiller da UgoFalena (mi duole il dover dir questo ad un uomo che, in altro campo, rispetto ed ammiro) eda Silvia Malinverni e Goffredo D'Andrea, che sono due fantocci di Norimberga».(L. de Rubemprè in «La Cine-fono», N apoli, 1O febbraio 1922).«U_n film fatto con molta serietà e senso d ' arte. E' ovvio il confronto fra questa produzionestorica nazionale e la tedesca . Anche con un eccesso di imparzialità, bisogna riconoscereche il lavoro italiano è nettamente superiore. In esso non si riscontrano i soliti difetti di vuotameccanicità, mentre vi brilla un'atmosfera di morbida e armoniosa bellezza . La congiuradei Fieschi è uno spettacolo che diverte e appassiona e si chiude in un modo veramenteindovinato e commovente».(E. Rebizzi in «L'Ambrosiano», Milano, 15 gennaio 1924) .L'ultima recensione, unica voce favorevole su questo film, noto anche come Il tramonto deiDorio, si riferisce al film tedesco Der Verschworung zu Genua ( 1920), di Pouf Leni, distri-buito in Italia come Il complotto. La congiura della morte r.: Ugo Uccellini - r.: G isa-Liana Dorio, Ugo Uccellini e la sua troupe - p.: Global-film, Roma - di. : Lombardo-film, Napoli - v.c. : 15481 del 1.3 . 1921 - lg.o.: m. 1252.Un imbroglione, entrato nella casa d'un ricco farmer, fingendo di essere un fratello credutomorto, tenta con altri malfattori di impadronirsi delle sue sostanze, con numerosi attentati alcoltivatore ed alla figliola. Ma un loro amico scopre la trama, li salva e sposa la ragazza.(da «La rivista di letture», Milano, n. 12, dicembre 1924). 80

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dalla critica:«Ugo Uccellini ha voluto, con questo lavoro, imitare i films d'avventure americani, ma non è riu-scito a darcene che la parodia . Delle avventure banali e inverosimili, in cui si vede, ad esem-pio, un uomo a piedi che riesce a seguire per molti km . un cavallo lanciato al galoppo. Il film,inoltre, è stato mal ricongiunto, cosicché in un scena in cui l'attendente consegna al padroneuna lettera che questi legge, si vede prima il testo della lettera, poi l'attendente che entra e con-segna la missiva (!) . Ed in un'altra, in cui vi dovrebbero essere tre banditi che depositano unabomba presso una donna legata, si vede prima la donna che contempla con terrore la bombapresso di lei, e poi i banditi che arrivano e le depositano vicino l'ordigno!Buona l' interpretazione di Ugo Uccellini, non altrettanto si può dire di Lya Lyane (sic) Dorio, neicartelloni pomposamente appellata \"La Pearl White italiana\" (levati il cappello, o lettore!) .»(Maxime in «La rivista c inematografica », Torino, n. 12, 25 giugno 1921 ).Alla confusione di cui accenna il recensore non deve essere estranea la censura, che oltre afar tagliare una visione di «marmi scheletrite», impose di eliminare i quadri in cui si vede labomba a orologeria. La congrega dei ventiquattro r. : Enrico Guazzoni (secondo altra fonte Carlo Simoneschi) - f. : Ernesto Gentili - int. : Raimondo van Riel, Haydée van Riel , Irma Julians - p. : Guazzoni-film, Roma - di. : regionale - v.c. : 16308 d el 1.8 . 1921 - lg.o.: m. 1893. I tratta della storia di una misteriosa associazione di ventiquattro gentiluomini, i quali vivono••mpre insieme in modo eccentrico. Al mattino, ventiquattro lustrascarpe sono contem-poraneamente impegnati con i soci, i quali, poi, escono in fila indiana, salgono in ventiquattroautomobili, vanno a visitare le ventiquattro amanti, che vivono in ventiquattro palazzi. Tutti e ven-tiquattro vanno in bicicletta al ristorante, ordinano ventiquattro porzioni d'ogni pietanza. L'amore I Intromette ed anche un pizzico di avventura modernissima, con intervento di aeroplani•••(da «L'Ambrosiano», Milano, 11 gennaio 1923).dalla critica:«Lo congrega de i ventiquattro è una stranezza avventurosa che vorrebbe avere la sua partedi comicità con la esposizione d i un me nage ... a 2 4 eccentrici, e la sua parte d i dra mmacon le peripezie del protagonista .Epoiché la parte drammatica è trattata egregiamente, la d iscussa comicità del ventiquattro (che'°n troppi), g uasta, nuoce ed attenua il successo che potrebbe avere questo film originale».I . Pastori in «La vita cinematografica », Tori no, 15 marzo 1922).Lo scena in cui il Pre fetto di polizia viene te ntato dal denaro depositato sul tavolo da unod i protagonisti venne eliminata in censura. 81

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Con l'amore e con l'ala r.: Giulio Donadio, A. Mazzucotelli - ad. se. : Luigi Orsini - f. : Emilio Roncarolo - scgr. : Comaschi - co. : Zamperoni - int.: Giulio Donadio, Rina Maggi, Mario Tedeschi, Paolo Colaci, Lina Biraghi, Enrico Pierot- ti, Sergio Mari, Nino Poli , Valentino Brombara - p. : A. Zanotta, Milano - di. : Soc . A. Cin - v.c. : 16540 del l .11 . 1921 - lg.o. : m. 2095 .Una segnalazione della Commissione Bergamasca di revisione dei film per oratori e sale par-rocchiali parla di una «leggenda medioevale d'amore e di armi, di fate e di castelli, di pirati edi Saraceni che, dopo vicende tragiche e dolorose, si conchiude con l'unione e la felicità di duecuori. Vi è ben riprodotta la vita dei castelli turriti del Medio Evo, e vi si ammirano belle visioniorientali e di stile moresco».dalla critica:«(... ) splendida pellicola a sfondo storico, ottimamente interpretata da Rina Maggi e GiulioDonadio: questo soggetto interessante ed avvincente, ricco di sfarzosi scenari e costumi,animato dall'azione di masse imponenti, ha ottenuto uno schietto successo d 'arte e di cassetta» .(Carlo Fischer in «La rivista cinematografica», Torino, n. l, 15 gennaio 1925).Giulio Donadio e Rina Maggi in Con l'amore e con l'ala 82

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«(...) l'ottimo lavoro di L. Orsini ottenne un lusinghiero successo. Successo d'altrondemeritato; la sola cosa che si potrebbe rimproverare a questo film è la soverchia lentezzadell'azione, lentezza che a volte riesce fastidiosa, ed il numero eccessivo di didascalìe.Lodevole l'interpretazione di Rina Maggi e Giulio Donadio.(...) Impeccabile la fotografia».(Maxime in «La rivista cinematografica », Torino, n. 8 , 25 aprile 1922) .Nell'ambito dello Fiera Campionaria di Milano del 1922, si svolse anche un Concorsocinematografico, al quale parteciparono una quindicina di film di produzione nazionale edestera, selezionati su cinquanta che vennero presentati al vaglio di una commissione.Benché il concorso avesse come scopo principale di mettere in evidenza /'industria italiana,i film che vi presero parte in rappresentanza della produzione nazionale, furono solo tre:Bufera della Ambrosio, Il ventaglio veneziano della Italica-Lux, peraltro già in normale cir-colazione, e Con l'amore e con l'ala. I conquistatori r.: Luigi Maggi - s.: dal dramma di Luigi Maggi - f.: Carlo Mondino - int.: Luigi Maggi (l'ing . Marco Silvestri), Sig.ra Villarosa (Claretta), Mary Salustri (Francesca, detta Fanny), Teresa Sanzio (Ernestina, detta Gipsy), Tina Faraglia {Marcella Ogliati), A Andrè (lo scultore Donati), Cav. Federico Pozzone (Comm. Minaldi), N . Genovesi (Roberto), C. Nocito (ing. Pandolfi), Corazzieri (Ten. Sgarbi) - p.: Nelson-film, Roma, serie: Luigi Maggi - di.: non reperita - v.c. : non reperito - lg.o.: m. 1200.L'ingegnere Marco Silvestri è impegnato in un'opera di bonifica: deve costruire in una landadesolata un «salto» d'acqua. La moglie, Claretta, sentendosi trascurata, comincia a frequen-tare le sorelle Fanny e Gipsy, che conducono una vita dissoluta. Silvestri ha un litigio con ledue sorelle, ma Claretta interviene, abbandona la casa, per vivere con Fanny e Gipsy, le qualila spingono tra le braccia di un altro uomo. Al fianco di Marco vi è una preziosa collaboratrice,Teresa, che prende il posto della moglie infedele.Presa dal rimorso, Claretta torna dal marito, ma non c'è più posto per lei. Marco accoglie solo oberto, il fratellino di Claretta, che ha saputo comprendere il suo dramma.Per motivi ignoti, alcuni film della produzione di Berta Nelson, di cui vi è qualche minimatraccia di passaggio sugli schermi, non risultano provvisti del visto di censura.I conquistatori, del quale si ha notizia della lavorazione nel tardo 1920, è tratto, comerisulta dai titoli di testa di una sola bobina conservata alla Cineteca Nazionale, da unacommedia dello stesso Maggi, che venne presentata agli inizi del 1919 al Teatro Argentinadi Roma con il titolo Il conquistatore, ottenendo delle recensioni piuttosto fredde. 83

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La corolla di sangue: Lionel Buffalo 84

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La corolla di sangue r. : Henrique Santos - s. e se.: Antonio Lega - f. : Gabriele Gabrielian - int.: Lionel Buffalo (Buffalo), Enna Saredo (Miss Perla), Myriel, Renée de Saint Leger, Cav. Giuseppe Piemontesi, Renato Tignani, Lia Della Bella, Artistide Garbini, Umberto Palombo, Oram James, Giovanni Evangelisti, Vezio Pescucci - p.: Cines, Roma - di. : U .C.I . - v.c. : 15689 del 1.1. 1921 - p.v. romana : 6 .5 . 1921 - lg.o. : m. 1479.Rapimenti, inseguimenti, lotta scatenata tra una banda di malfattori ed un impavido giganteche protegge una povera fanciulla.dalla critica:«Oueste avventurose vicende di Antonio Lega non differiscono dai soliti zibaldoni cheinfestano lo schermo e vanno col nome equivoco di films d'avventura. La corolla di sanguenon presenta alcun tratto originale ed è in molti punti d'una volgarità sconcertante( ...). Ciòche nel film ha presunzione di novità, è invece quanto di più banale e stucchevole essacontenga . Donde si sperava un effetto tragico e pauroso, scaturisce un effetto ridicolo eburattinesco! (... ). Gli attori sono piuttosto comuni ed insignificanti, e mancando d'unaavveduta e capace direzione, aggravano i loro difetti particolari, mentre nell'insieme l'azio-ne è slegata e scolorita . La forza stessa di Lionel Buffalo, il quale come attore possiedecapacità negative, non si manifesta se non come forza bruta, perdendo ogni senso dimisura ed arte, non riuscendo mai a manifestarsi con un aspetto più simpatico e meno bru-tale: con un aspetto per lo meno più umano (...)».(Dioniso in «La vita cinematografica», Torino, 22 maggio 1921) .«Cosa dell'altro mondo: non quello scoperto da Cristoforo Colombo, dove le film d'avven-ture si sanno fare, ma del mondo dei paranoici, dei pazzi furiosi (... ).Pure, le sale erano piene ed il botteghino ci ha assicurato di aver fatto ottimi affari . E fino aquando il pubblico sarà tanto bestia, gli orrori simili alla Corolla di sangue, troverannosempre compratori ».(Guglielmo Giannini in «Kines», Roma, 14 maggio 1921 ). Il corsaro nero r. : Vitale De Stefano - ad. se. : Vitale De Stefano dal romanzo di Emilio Salgari - f. : Arturo Barr, Romeo Waschke - rid. : Eduardo Nulli - int. : Rodolfo Badaloni, Ketty Watson, Vitale De Stefano, Carlo Re, Anita Faraboni - p.: Rosa-film, Milano - di.: regionale - v.c. : 16491 del 1.10.1921 - p.v. romana: 20.4.1922 - lg.o.: m. 2108 . 85

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Pedissequa trascrizione del notissimo romanzo di Emilio Salgari. Racconta le lotte del Corsaronero, ai quali è stato ucciso il fratello, il Corsaro rosso, dal truce governatore di Maracaibo,Van Gould. La figlia del governatore, Honorata, che dovrebbe essere l'oggetto della vendetta,diviene, invece, la sposa del Corsare nero.dalla critica:«li corsaro nero, romanzo che ha deliziato la nostra gioventù, rappresenta invece un ten-tativo mancato di riduzione cinematografica . Il lavoro, per riuscire completo e verosimile,richiedeva l'impiego di mezzi e di masse assai più grandi, mentre i particolari dovevanoessere più curati per non incorrere nel ridicolo, come succede in certe scene di arrembaggio!Perlomeno dovevansi scegliere dei velieri che si ravvisassero assai più ai galeoni spagnolidelle moderne golette usate nel film! E poi , sono forse verosimili delle battaglie navali svoltea due passi dalla costa che si svela ricca di abitazioni e non certo selvaggia come quelladi Maracaibo?».(Scipio in «La rivi sta ci nematog rafica », Tori no, n. 7, l O aprile 1923) .li film fa parte del ciclo dei «corsari» edito tra il 1921 ed il 1922 dalla Casa Rosa.Il corsaro nero è stato più volte portato sullo schermo, dopo questa mediocre, ma fortunataedizione muta: nel 1936, da Amleto Po/ermi; nel 1944 in Messico, da Chano Urueta, conPedro Armendariz; nel 1970 con Terence Hill {coproduzione italo-spagnola) e nel 1976,da Sergio So/lima, con l'indiano Kabir Bedi. I creatori dell'impossibile r. : Ferdinand Guillaume - s. e se. : Ferdinand Guillaume - f.: Natale Guillaume - int. : Ferdinand Guillaume (Polidor), Astrea, (sé stessa), Sig . Malatesta - p. : Polidor-film, Torino - di. : U.C.I. - v.c. : 16607 del 31 . 12.1921 - p.v. romana : 17.2 . 1922 - lg.o. : m. 1368 .Due contadini, arricchitisi con la vincita di una lotteria, si recano in città e prendono alloggio inun grande albergo. Sono presi di mira da un gruppo di artisti, i quali pensano, simulando unfurto a loro danno, di poter ottenere una somma per poi girare il film che stavano progettandoe che era rimasto fermo per mancanza di soldi.Ma «narpe grosse», con quel che segue•••dalla critica:«Lo spunto, quanto mai grazioso ed anche originale, non era mancato per poter mettereinsieme una buona commedia brillante; quello che è mancato, invece, è stata l'interpre-tazione. 86

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Ad eccezione di Polidor, che pure con i suoi ·eterni sgambetti fa sempre divertire, tutti glialtri non hanno minimamente sentita la parte loro. Per questo, solo per questo, è riuscitauna farsa a lungo metraggio; qualche volta divertente, spesso tediosa.Peccato perché, ripeto, poteva riuscire una buona commedia brillante, ed una nuova affer-mazione italiana, mentre così non si può giudicare che una delle tante films comicheamericane e... forse anche peggio».(P.G. Merciai in «La rivista cinematografica », Torino, 25 marzo 1923). Il crisantemo macchiato di sangue r.: Domenico Di Maggio - s. e se. : Amerigo Manzini dall'omonimo romanzo di John World - f.: Giuseppe Berta - int.: Edy Dickson (Nodo, l'orfana giapponese), Nella Togni (Ada Malvezzi), Teresa Braccioni- Vitaliani (la marchesa Clara Malvezzi), Angelo Buonanno (Giorgio Pamplos), Roberto Feliciano (Barone d ' Arrà), Domenico Di Maggio (Comandante Arturo Malvezzi) - p.: Cellini - di.: regionale - v.c. : 15935 del 1.4 . 1921 - lg.o.: m. 1417.La marchesa Clara Malvezzi, d'accordo con un certo Barone d'Arrà, cerca di impadronirsi dellagrossa eredità che suo fratello Arturo, anziano e celibe, lascia ad una ragazza giapponese cheha adottato. Il denaro serve come dote per la figlia della Marchesa, Ada, e per farla sposarecon un chimico, Giorgio Pamplos, che è invece innamorato di Nada, la giapponese.Le trame sono sventate in tempo. D'Arrà finisce in galera, Ada in un chiostro, la Marchesa sisuicida, Giorgio e Nada si sposano.dalla critica:«Lo svolgimento del dramma è discreto, ad eccezione di qualche brusco passaggio; ne èda meravigliarsi per qualche scenetta comune nella vita dei \"Figli del cielo\" .Vi sono splendide vedute di alcune città d'Italia - istruzione e diletto, che non annoia né tedia».(Anon . in «La rivista del ci nematografo», Milano, n. 4 , aprile 1929).Non risulta che questo film, prodotto da una non identificata Ce/lini-film , abbia circolatomolto, né che sia stato presentato nelle grandi città. La censura impose vari tagli:1) la scena dell'aggressione e dell'imbavagliamento della madre del dottore e di Nodo,dal punto in cui i malviventi scavalcano il cancello al punto in cui escono di casa con Nodoim bavagliata .2) La scena in cui Nodo viene distesa con la testa sul binario della ferrovia .3) La lotta tra il dottore e i malviventi.4) La scena in cui il dottore usa il gas asfissiante per addormentare i suoi persecutori.Malgrado tutti questi tagli, il film , dieci anni dopo circa, con un nuovo titolo Il sacro testa-mento, veniva immesso nei circuiti parrocchiali, senza alcuna riserva. 87

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La croce di Grottamarina r. : Toto Lo Bue - s. : Toto Lo Bue - int. : Lina Eos, Franco Celli, Dore Lo Bue, Ettore Bua - p. : Cephaledia-film, Cefalù - di.: regionale - v.c. : 16550 del l. 11 . 1921 - lg.o. : m. 1118 .La Caphaledia-film di Luigi Marino, produsse due film nell'immediato dopoguerra.Il primo, intitolato Il tizzo uscì alla fine del 1919, mentre questa Croce di Grottamarina, che inun annuncio pubblicitario viene definito «leggenda siciliana», stentò ad arrivare sugli schermi.Il film appare spesso nelle corrispondenze dalla Sicilia dei periodici cinematografici, ma ne èsolo citato il titolo.La croce di Grottamarina: Lina Eos 88

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Dai frantumi dell'idolo r. : Umberto Cocchi - f. : Eugenio De Liguoro, Piero Pupilli - scgr. : S. Vigiani - int. : Umberto Cocchi, Renata Savona - p. : Minerva-film , Roma - di. : Mario Morabito , Roma - v.c. : 15754 del 1.2 . 1921 - lg.o.: m. 1707.Il film venne pubblicizzato come «avventure sensazionali in cinque parti».dalla critica:«Ci piace far menzione dell 'i nteressantissimo film d'avventure : Dai frantumi dell'idolo, bencongegnato nell 'i ntreccio e bene svolto nell 'azione, portata al successo da Renata Savonae da Umberto Cocchi ».(C. Fischer in «La Ci ne-fono», Napoli , l O giugno 1922). La dama e il mistero r. : Amleto Palermi - s. e se. : Amleto Palermi - f. : Giuseppe Filippo (secondo altra fonte : Giovanni Grimaldi - int. : Elena Makowska (Nadia), Carlo Benetti (Paolo), René Kessler (Jack) - p. : Rinasc imento, Roma - di. : U.C.I . - v.c. : 16156 del 1.6 . 1921 - p.v. romana : 6.2 . 1922 - lg.o. : m. 1979.Una dama lussuriosa e egoista trascina nel vortice di una folle passione tre uomini moltodiversi per educazione, carattere e posizione sociale, un banchiere, un artista e un apache.Il banchiere, che è suo marito, viene ucciso e del delitto viene accusato l'apache, mentre il veroomicida è l'artista.La donna, che è la vera istigatrice della tragica vicenda, paga con la vita il suo insaziabiledesiderio di distruzione.dalla critica:cSoggetto passionale, interpretato dalla Makowska, sempre troppo preoccupata della bel-1 zza di Venere Ciprigno del suo corpo, per preoccuparsi un tantino della sua parte .E' piaciuto, come piacciono IE' spalle della sullodata dea ».(G. G. Giannini in «La vita cinematografica», Torino, 25 dicembre 1921 ). 89

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Il film è più noto come La dama e il suo mistero ed a volte risulta anche come La dama el'apache.In censura alcune scene di un ricatto che uno dei personaggi vuole fare ai danni di Nadiafurono soppresse e cambiate completamente le didascalie.Sandro Salvini ne I dannati I dannati r.: Jacques Creusy - s. e se.: Jacques Creusy - f. : Ercole Granata - int. : Linda Pini (la fanciulla), Sandro Salvini (il pastore), Marcella Sabbatini (il figl ioletto) - p. : Cines, Roma - di. : U.C.I. - v.c.: 15693 del 1.1.1921 - p.v. romana: 2 .5 . 1921 - lg.o.: m. 1870.Una fanciulla di buona famiglia tenta di uccidersi perché è stata violentata. Soccorsa da unpastore evangelico e da un medico viene curata e restituita alla vita. Nasce l'amore tra la gio-vane ed il medico. Si sposano, hanno un figlio e la loro vita trascorre felice fino a quando ilseduttore non ricompare per ricattare la donna. E quando si reca all'appuntamento con il suoantico amante, questi cerca di usarle ancora violenza. La donna lo uccide, il pastore, testimonedel delitto, ne porta lontano il cadavere. E la vita ricomincia. 90

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dalla critica:«Un dramma discretamente pesante, tramato di situazioni abbastanza sfruttate e, per dipiù, non sempre collegate fra loro. La messa in scena è di quelle che nulla aggiungono enulla tolgono all'interesse di un film. Vi sono invece degli apprezzabili effetti fotografici, senon insistessero in un giuoco di virtuosismo non sempre opportuno . Buona, in complesso,anche se non sempre contenuta in una misura equilibrata, l'interpretazione di Linda Pini eSandro Salvini».(Ugo Ugoletti in «Febo», Roma , n. 54, 7 maggio 1921 ).«Altro buon film della Cines . Per quanto il giorno in cui fu programmato questo lavoro, iprezzi fossero aumentati, un folto pubblico, per tutta la sera stipò l'elegantissimo ritrovo inogni ordine di posti .Il contenuto di questo dramma, che appassiona e avvince lo spettatore, è una commoventestoria d'amore, che non risente, come purtroppo avviene il più delle volte, per i drammi diquesto genere, di grossolanità e banalità.La brava Linda Pini à profuso in questo lavoro tutta la sua anima di eletta artista dello schermo».(P. Magrì-Lopez in «La rivista cinematografica », Torino, n. 3, 1O febbraio 1924). La danzatrice d'Oriente r. : Amleto Palermi - s. e se. : Amleto Palermi - f. : Guido Di Segni - int. : Dourga (Shara), René Kessler, Eugenia Masetti, Andrea Conigliaro, Fran- cesco Cacace-Galeota - p. : Rinascimento-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c. : 15794 del 1.3 . 1921 - p.v. romana: 1. 10.1921 - lg.o. : m. 1850.Ad un'allegra festa di Carnevale giunge Gianni con una donna velata: è Shara, una danzatriceorientale che ha protetto dalle intemperanze di un gruppo di maschere moleste. Della donna,bella ed enigmatica, si innamora Alberto di Monastir, pur sapendo che un amante di lei s'èucciso, vittima del suo fascino, e che la donna ha dei poteri arcani di seduzione. La sorella diAlberto, Nadia ed il suo fidanzato Piero, cercano in ogni modo di sottrarre l'uomo alla maliadi Shara, senza alcun successo, anzi Shara, esercitando un incantesimo su Piero, lo affascina,Inducendolo a seguirla, abbandonando la fidanzata, mentre lei abbandona Alberto. Qualchetempo dopo, Shara torna a danzare nella città dove abitano Alberto e Nadia: i due si recano ateatro, Alberto estrae un revolver per uccidere la maliarda, ma non trova la forza di premereIl grilletto. Sarà Nadia a strappargli di mano l'arma e fare fuoco. Shara cade colpita al cuore.L'incantesimo è infranto: Piero tornerà da Nadia.dalla critica:cli soggetto è scritto per la danzatrice Dourga, indiana di razza - sembra - e come tale per-donabile se ha acconsentito ad eseguirlo nella sua parte . Indubbiamente se è strano che il 91

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personaggio spesso e molto intempestivamente si metta a danzare, pure non posso negareche la Dourga vale molto come danzatrice, infinitamente di più che come attricecinematografica . Le sue danze, una egiziana e una cinese, evocano effettivamente quantonoi conosciamo dell'arte plastica di quelle due spente civiltà .Amleto Palermi non ha detto nulla di nuovo con questo film : se l'è semplicemente cavata,senza infamia e senza lode».(Vice-Dioniso in «La vita cinematografica », Torino, 22 maggio 1922).«E' un film a cui manca soltanto un elemento per essere ottimo: un soggetto originale. Dour-ga è veramente una bella ed affascinante creatura e rappresenta degnamente l'India . Essasi limita a danzare ed a sorridere, ma danza benissimo e sorride meglio, ed il pubblico,occupato a contemplarsela, non s'accorge che la sua attività nel dramma si limita solo aquelle due funzioni».(Guglielmo Giannini in «Kines », Roma, 8 ottobre 1921 ).frasi di lancio: «Uno studio d'anime, in cui l'esteriore bellezza del corpo femminile, resomarmoreo dalla mente apatica o calcolatrice che lo comanda, riesce a prostrare in ignobileschiavitù l'intelletto più raffinato ed a far perdere il senso del dovere, l'orgoglio della pro-pria esistenza, in una vampata di sensualità atrocemente fatale».La censura chiese il taglio di alcuni quadri in cui la protagonista appare, in casa, in costu-me da ballerina. Il delitto del commendatore r.: Amedeo Mustacchi - s. e se. : Carlo Merlini dal romanzo omonimo di Carlo Dadone - f. : Leandro Berscia - int. : Dante Cappelli (Mongeac, il commendatore), Lilian Dorry (Carla Mongeac), Nina Ferrere, Guido Pisto- ne, Enzo Pollina, Arduino Pancrazi - p. e di.: Tiziano-film, Torino - v.c. : 15857 del 1.3.1921 - p.v. romana: 12.9 . 1922 - lg.o. : m. 2157.Un incendio doloso devasta gli stabilimenti di . Laurent che, caduto tra le fiamme, perde lavista. Il suo rivale, Mongeac, fugge lontano perseguitato dal rimorso.Caduto in miseria, il cieco se ne va per i caffè della città, suonando il violino ed è con i suoipoveri guadagni che provvede all'istruzione del figlio che vuol divenire pittore.L'incendiario ritorna nella città natale, portando con sé la figlia Carla che, divenuta allieva delgiovane pittore, se ne innamora. Ma un losco avventuriero mira alla ricca dote di Carla Mon-geac e non esita a ricorrere anche al delitto per impedire le no:z::z:e dei due giovani.Ma un misterioso protettore, travestito da mendicante, interviene in loro aiuto. E' l'incendiarioMongeac che vuole riparare al suo antico misfatto. Non può restituire la vista al povero cieco,ma gli dà la felicità di una nuova famiglia unita dal più sincero amore. 92

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Una scena de Il delitto del commendatoredalla critica:cli romanzo del Dadone è ridotto per lo schermo in forma piana, scorrevole, intuitiva ; apa rte qualche scena irreale, il lavoro piace e commuove . Bene impersonate sono le figuresuggestive di Carlo Laurent, il cieco, del banchiere e commendatore Mongeac e del Topo .Fotografie chiare ed interni discreti ».(Effe in «La rivista cinematografica », Torino, n. 2, 25 gennaio 1924) . Il delitto di Caino r. : G . Guerrieri - int. : Giacomo Bualò e la sua troupe (il cane Puk e la scimmia Consul), Jeanne Nancy (Gianna), Giovanni Schettini (Don) , Gino Fantoni , Vincenzo De Liguoro - p. : Armando Vay, Milano - di. : U.C.I. - v.c. : 15877 del 1.3 . 1921 - p.v. romana : 1.8 .1921 - lg.o. : m. 1719. 93

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Nel castello di Sadowa, vivono il Duca Giacomo, erede dell'immensa fortuna avita, Dan, ilcadetto, che ha dilapidato il suo patrimonio e Jarik, uno zio con funzioni di amministratore.V'è inoltre Gianna, una bellissima orfana, raccolta bambina dalla vecchia Duchessa edallevata come una figlia.La bellezza di Gianna suscita l'amore dei tre uomini, ispirando al mite Giacomo dolce poesia,a Dan una nuova frenesia di godimento e nel losco Jarik i più vili sentimenti di concupiscenzae di gelosia. Giacomo viene ucciso e del delitto viene accusato il cadetto. Ma il generoso Bualò,aiutato da una scimmia ed un cane, riesce a fare giustizia, smascherando l'omicida.dalla critica:«Uno dei soliti films d'avventure, intramato con qualche episodio sentimentale e dram-matico senza alcun interesse; se si eccettua quello suscitato dalla troupe Bualò in certiepisodi in cui una scimmia ed un cane concorrono brillantemente alla scoperta di delin-quenti ed alla loro punizione, con sommo gaudio del pubblico, che si interessa ai casi dellavicenda e si diverte un mondo nel veder lavorare queste povere e buone bestioline, certoassai meglio dei loro colleghi a due gambe.In complesso, però, questo film è meno brutto di molti altri che vengono presentati con mag-giori pretese, ed ha suscitato un certo interesse».(Vice in «La vita cinematografica», Torino, 15 febbraio 1922).Trattandosi di un film destinato in prevalenza ad un pubblico di minori, il film - noto anchecome La vendetta del diavolo - subì numerosi tagli in censura: la scena in cui Jarik tenta diusare violenza a Gianna, quella in cui si vede falsificare una firma, la scena dell'assassiniodi Giacomo, quella in cui Don, benché innocente, viene condannato e poi imprigionato. I derelitti di Valcourt r. : Amedeo Mustacchi - s.: dall'omonimo dramma di Yalcourt - f. : Pie- ro Morelli - int. : Arnold, Patata (loro stessi), Linda Albertini (Magda), Eugenia lettoni, Domenico Marverti (i coniugi Parker) - p.: Albertini- film, Torino (serie Lilliput) - di. : U.C.I. - v.c. : 16160 del 1.6 . 1921 - p.v. romana: 19. 12. 1921 - lg.o.: m. 161 O.Arnold, il figlio dei coniugi Parker, viene affidato alla giovane Teresa, perché questa lo porti abalià da Magda. Durante il viaggio il piccino scompare e Teresa, non sapendo come fare, con-vince Magda a sostituire Patata, suo figlio, con quello dei Parker.Passano alcuni anni. Magda è divenuta cameriera a casa Parker, Patata.~ cresciuto. Ed è cre-sciuto anche Arnold, il quale, rapito dai briganti, era stato poi allevato da un pescatore, allamorte del quale aveva preso a vagabondare finché era stato raccolto dai Parker, come com-pagno di giochi di Patata.Il marito di Magda pensa di rapirli per ottenere un riscatto, ma Magda riesce a trovarli ed aliberarli.La famiglia si ricostituisce nella serenità. 94

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Arnold e Patata, presentati come i figli di Sansonia (Luciano Albertini), furono in realtà duegiovani e spericolati acrobati non parenti tra di loro né con Luciano o Linda Albertini.Quando Luciano e Linda Albertini vennero scritturati in Germania, con loro si recò anchePatata, mentre Arnold rimase in Italia .Il film noto anche come I due derelitti di Valcourt è l'ultimo della serie «Lilliput», creataappunto per lanciare i due piccoli acrobati come protagonisti assoluti.Umberto Casilini,protagonista deI diabolici I diabolicir. : Augusto Genina - s. : dal romanzo di Leone Gozlan «Le notti delcimitero» - se. : Augusto Genina - f.: Maggiorino Zoppis, Ottavio DeMatteis - int.: Edy Darclea (in una doppia parte), Umberto Casilini ,Vasco Creti, Gabriel Moreau, Ines Giannoni - p. : Photodrama - U.C.I.,Roma - di. : .U.C.1. -v.c. : 15748 del 1.2.1921 - p.v. romana:18 .5.1921 - lg.o.: m. 1772 . 95

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Si tratta di una vicenda che si svolge nell'ambito di una vera e propria associazione di ricchi,che si tassano per poter rischiare le imprese più assurde e diaboliche al fine di soddisfare i piùstravaganti capricci.dalla critica:«Non credo che il soggetto a grand sensation sia molto cinematografico, ma giova osser-vare fin dal principio, che Augusto Genina lo ha sceneggiato con eccezionale abilità, riu-scendo davvero ad ottenere sensazioni poignantes, laddove era molto facile cadere nelgrottesco. Merito anche - giova affrettarsi ad osservare anche questo - di Edy Darclea che èattrice di mezzi non comuni (... ). Conclusione: buono ed interessante lavoro» .(Giulio Dorio in «La Cine-fono», Napoli , 25 gennaio 1922).«Ma questi (I diabolici), oltre ad essere troppo equivoci, sono anche ultra-assurdi e dannouna pellicola niente affatto educativa . Esclusa per tutti» .(Anon . in «La rivista di letture», Milano, n. l, gennaio 1925) . Diana Sorel r. : Gustavo Serena - s. : prof. Francesco Matteucci - f. : Arturo Busnen- go - int.: Tilde Kassay (Diana Sorel), Gustavo Serena (il conte), Irma Berrettini , Gino D'Attino, Pier-Camilla Tovagliari, Silvana di San Gior- gio - p. : Libertas-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 16031 del 1.5 . 1921 - lg.o. : m. 1468.Dramma mondano, ambientato nell'aristocrazia napoletana.dalla critica:«Siamo anche qui in piena maniera \"sorpassata\", ma questa Diana Sorel ha , pur tra le suepecche, dei pregi . La bella storia d ' amore un pò sentimentale che Tilde Kassay vive nell'at-mosfera di questo dramma e con efficacia interpreta in unione a Gustavo Serena, non è tut-ta da rigettare. Come non è cattiva la fotografia : anzi, quest' ultima ha dei punti in cui èveramente all'altezza di quanto ad essa si richiede : completare lo svolgimento del soggettoe creargli degna corona . Quelle marine, quegli sfondi della Napoli incantatrice piacciono,ma - ecco il male - pur piacendo, fanno ricordare che ormai non interessano più che conmediocrità o in casi eccezionali (... ). Concludendo, quindi , non la fotografia per se stessa èda riprovare in Diana Sorel, ma il ripetersi di visioni troppo usate e, come nel soggetto,quel frequente tornare su costumi di vita mondana che hanno ormai perso tutta la loro ...attualità. La Libertas-film, che ha a disposizione un'attrice della capacità di Tilde Kassay 96

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perché, invece di perdersi in queste inefficaci ripetizioni, non cerca di valorizzarla comepiù e meglio le si conviene? Ella ha tutta la possibilità di salire ancora e molto (al pattoperò di abbandonare un poco quelle mossette tipo.. . - ci si intende - e che di quando inquando le sfuggono e fanno pensare ad un non continuo e sicuro dominio della propriacapacità!), quindi ... Vedremo».(Peyre Vidal in «La rivista cinematografica », Torino, n. 13, l O luglio 1923). Dionisia r. : Eduardo Bencivenga - se. : Antonio Lega da «Denise» (1885) di Alexandre Dumas figlio - f. : Giuseppe Caracciolo - int.: Fernanda Fas- sy (Dionisia Brissot), Gustavo Serena (Andrea di Bardannes), Luig i Duse (Fernando Thauzette) - p. : Chimera-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c.: 16155 del 1.6 .1921 - p.v. romana: 4 .10. 1922 - lg.o.: m. 1452.Fernanda Fassy (a sn.) in una scena d i Dionisia 97

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Fernando Thauzette, dongiovanni e giocatore d'azzardo, vince al circolo una grossa somma alsignor de Loriac, ma rifiuta di dargli la rivincita. Questo suo comportamento provoca lo sdegnodegli altri soci, uno dei quali lo sfida a duello. Fernando teme per l'esito e, in un momento di scon-forto, si confida con Dionisia, una fanciulla da tempo innamorata di lui, poi, vilmente, ne abusa.Riesce vittorioso dal duello e quando Dionisia gli va incontro, egli la respinge.Anni dopo, Dionisia è divenuta l'istitutrice di Marta di Bardannes; il fratello di Marta, Andrea,le fa una discreta corte; riappare Fernando, il quale vorrebbe sposare Marta, ma Andre a , chenon ha alcuna stima per questo fatuo individuo, si oppone. Marta, che è innamorata, crede siastata Dionisia a frapporsi alla sua felicità. L' equivoco viene chiarito, come viene conosciutaanche la vera natura dei sentimenti di Fernando, il quale mira solo alle ricchezze dei Bardan-nes. Marta si ritira in convento, dopo essersi lasciata con Fernando, e Dionisia ne condivide lasorte. Ma quando Andrea la chiederà in sposa, rinunzierà ai voti.dalla critica:«Come ved iamo, perdura la mania delle nostre case cinematografiche d i ridurre per loschermo c inematografico i migliori romanzi. Questa Dionisia non è indubbiamente uncapolavoro, però p iace e interessa specialmente per la corretta interpretaz ione d i FernandaFassy e Gustavo Serena».(P.G . M erciai in «Lo rivisto cinemotogrofica>>, Torino, n. 9 , 10 moggio 1923). Il disco d'oro r. : Francesco Bertolini - s. e se. : F. .Bertolini - int. : Ermanno Roveri, Carlo Reiter, Emma Luca relli, Rita Almanova, Fulvio Chilastri - p. e di. : Lombardo-film, Napoli - p.v. romana: 19. 1.1922. Il film è diviso in due parti : 1) v.c. : 15849 del 1.3 . 1921 - lg.o. : m. 1609; 2) v.c.: 15850 del 1.3 . 1921 - lg.o.: m. 1439.Un vecchio nel medioevo seppellisce in una grotta presso Napoli un grosso tesoro e lascia perritrovarlo un disco d'oro diviso in due parti. Secoli dopo, una di queste è in possesso di un archeo-logo tedesco, che cerca l'altra metà e che, dopo molte ricerche, trova presso un giovanottonapoletano di belle speranze. Un amico di quest'ultimo vuole impossessarsi del tesoro e questoprovoca una serie di emozionanti, tragiche, grottesche, perfino idiote avventure. Ma, come giu-sto, il falso amico non riesce nell'impresa. Un fanciullo lo tiene in scacco e salva la posizione. Ilfilm si conclude con un matrimonio tra il giovane napoletano e la figlia dell'archeologo.(da «La rivista di letture», Milano, dicembre 1924).dalla critica:«(...) E' una d elle solite avventure intorno ad un tesoro ereditato e che un terz o vorrebbeusurpa re con og ni mezzo. 98

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In complesso, è un lavoro abbastanza buono e non ha mancato di ottenere un discreto successo».(chiaroscuro in «F ilm », Napoli , 20 settembre 1924).«Uno dei soliti lavori polizieschi, che tanto dilettano ed appassionano il pubblico, pieno dipregi e dei difetti , comuni a tal genere di lavori. Una buona interpretazione, sperduta trauna serie di avventure strabilianti e fantastiche che, mentre vorrebbero emozionare l'animodello spettatore, gli provocano invece l' ilarità» .(Berfro in «La rivista cinemotografica », Torino, 25 luglio 1922). Dita di fata r. : Nino Giannini - ad.: Nino Giannini dalla commedia di Eugene Scri- be ed Ernest Legouvè «Les doigts de fée» (1858) - f. : Maggiorino Zop- pis - int. : Myriel (Elena), Arturo Stinga (Tristano), Alfredo Martinelli, Vasco Creti, Vàleria Creti, Rosetta Solari, Ernesto Collo, Carlo Tedeschi, Zoe Pistone, Pina Orsini, Armando Cappa - p. : Photodrama - U.C.I. - di. : U.C.I. - v.c. : 16056 del 1.5 . 1921 - lg.o. : m. 1565.dalla critica:«Pur mancando una profonda originalità, è un simpatico e piacevole lavoro, in cui ci com-muove soprattutto la generosa bontà di Elena, che ama in segreto ed in segreto benefica.Due matrimoni chiudono il dramma, con soddisfazione degli spettatori. Gli artisti sono buonie notiamo con particolare ammirazione la signorina Cutuvali (Myriel) ed il signor Martinelli ».(G . Morano in «La rivista cinematografica», Torino, n. 16, 25 agosto 1924). Il dolce veleno r. : Telemaco Ruggeri - f.: Giuseppe Filippo - int. : Elena Makowska (Clara Gould), Renè Kessler (Max Berni), Nicola Pescatori (Comandan- te Dal Monte), Jeanne Nancy (la cugina di Del Monte), Gennaro Di Fer- rari - p.: Rinascimento-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 16122 del 1.6 .1921 - p.v. romana : 20 .6.1922 - lg.o. : m. 2013 . 99

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Il d olce vele no: Ele na Makows kaClara Gould, ex danzatrice delle Folies Bergeres, è amata dal Comandante Del Monte, ma leigli preferisce Max Berni, il suo migliore amico, peraltro fidanzato con la cugina di Del Monte.Il fascino di Clara conquista Max che abbandona la fidanzata e tradisce la fiducìa dell'amico.Ma Clara si stanca presto e torna a Parigi. Max si riappacifica con l'antica e fedeleinnamorata. Si fissano le nozze, ma quando Max vede per caso una fotografia di Clara su ungiornale, in cui si annuncia che la donna parteciperà al veglione di Carnevale, abbandona tut-to e si reca alla festa a Parigi. Trova Clara con i suoi nuovi amori. In preda a furore, Maxaffonta la donna e nella lotta Clara rimane gravemente ferita. Prima di morire, scagiona Max,dichiarando che è lei che ha voluto suicidarsi. 100

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dalla critica:«Un film con poca testa: costruito sulla falsariga di tanta trascorsa produzione: vecchio peri motivi drammatici che contiene: tutto fatto di situazioni rancide, trite e sfruttatissime.Non c'è che una messa in iscena elegante e qualche pregio di inquadramento. Perchéanche l'interpretazione di Elena Makowska è quanto di più monotono, freddo, convenzio-nale e statico si possa immaginare . Quella dei suoi partners, degna di lei . Buona lafotografia.Ecco Il dolce veleno con cui si è avvelenata un altro poco questa povera e bistrattatacinematografia italiana».(Giuseppe Lega in «La Cine-fono», Napoli, 25 febbraio 1922).«Il dolce veleno è fascino di seduzione che sconvolge il cervello, lo annebbia e lo inebbria,lo abbrutisce e lo rende sordo agli occhi pietosi del cuore . E' seduzione di forme e di car-ne, che si esercita sulla mente debole di un uomo debole, su poveri nervi aizzati da unavisione di lussuria, su una meschina forza di volontà che si abbandona inerme e sbrandel-lata al primo briaco tepore di bacio (...). Elena Makows~a ha stillato questo veleno. E pervero dire essa - realmente seduzione di sensi e di cer~li - può degnamente impersonarecapriccio e lussuria . Le sue linee slanciate e selvagge h no movimenti di pervertimento. Lesue forme statuarie sembrano tese sempre in procinto di scattare come un dardo di fuoco. Ilsuo viso ha bellezze feline e feroci, che mai potrebber atteggiarsi a soavi espressioni didolcezza e di bontà. Sono linee brevi, fredde, taglienti, che non hanno calore. Che nonhanno armonie (...). /l'azione procede serrata sino quasi alla fine. Ma qui viene falsata la logica, e per dare unfine impreveduto a questo dramma di erotismo sensuale, si è caduti nel paradosso. La Dia-na cacciatrice è costretta dal fato a darsi la morte da sé. Finale che non persuade nessunoe che lascia la maggioranza del pubblico scontenta e tutt'altro che soddisfatta. E spessevolte è così. Per molti drammi, intessuti dalla nostra industria nazionale, abbiamo un com-plesso grandioso, ma una ben misera fine . /E, si sa, per molti la fine indica ... la morale della favola (...)».o~obre(Emi lio Pastori in «La vita cinematografica », Torino, 15 1922). Doloretta r.: non reperita - int.: Contessa Bianca Maria Guidetti-Conti - p. : Gui- detti-Conti, Torino - di. : regionale - v.c. : 16553 del 1. 11 . 1921 - lg.o.: m. 1632.Una pagina pubblicitaria di una rivista cinematografica del 1921 presenta il film come «dram- ricco di scene passionali». 101

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dalla critica:«Dramma passionale a forti tinte, interpretato con grazia e finezza dalla Contessa BiancaGuidetti-Conti, con un intreccio passionale molto interessante, in cui l'attrice sostiene bendue differenti parti».(Alba in «Il corriere cinematografico», Torino, n. 2 , l O gennaio 1925) .Il film è noto anche come Il romanzo di Dolorette e non è da confondere con L'avventura diDoloretta {Tiber, 79 79) con Diomira Jacobini . Don Carlos r. : Giulio Antamoro - ad.: Giulio Antamoro dal dramma omonimo (1707) di Friedrich Schiller - int. : Enrico Roma (Don Carlos), Elena Lun- da (Elisabetta), Alfredo Bertene (Marchese di Posa), Rodolfo Badaloni (Filippo Il), Ruggero Barni, Margherita Losanges, Franco Pasoli (Il Duca d'Alba), Ignazio Lupi (Frà Domingo) - p.: Nova-film, Roma - di.: non rilevata - v.: 16490 del 1. 10. 1921 - p.v. romana: 12 . 1. 1922 - lg.o.: m. 1637.Versione molto libera dall'opera di Schiller. Il film prende lo spunto dal contrastato amore diCarlo d'Austria, detto Don Carlos, per la giovane Elisabetta di Valois, la quale diventa invecela moglie del padre di Carlos, Filippo Il.L'intrigo si conclude con la morte di Don Carlos e del suo amico, il marchese di Posa, vittimedel dispotismo paterno.dalla critica:«( .. .) E' poco dire che questo Don Carlos sembra girato per ischerzo, tanto le situazioni, lasceneggiatura e la recitazione appaiono manchevoli fino alla puerilità.Le scenografie di questo film erano invece riuscite quasi tutte pregevoli, ed è un vero pec-cato che il lavoro, per la difettosa impostazione drammatica e scenica della favola, e per lainadeguata interpretazione, sia completamente abortito».(Aùrelio Spada in «La rivista cinematografica», Torino, n. 2, 25 gennaio 1922) .«( ... ) La rievocazione scenografica dell'opera di Schiller Don Carlos ottenne gran successo,per le belle scene storiche d'assieme, per la riproduzione - ottima , senza dubbio - diambienti e luoghi, ed ancora per la buona interpretazione resa da veri attori ».(S . Fros ina in «La vita ci nematografica», Torino, n. 7, 15 marzo 1922). 102

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La donna e l'armatura r. : Guido Brignone - s. : Riccardo Artuffo (Fantasia) - f. : Anchise Brizzi - int. : Liliana Ardea (Yvette), Giuseppe Brignone (l ' industriale, padre di Yvette) , François-Paul Donadio (Il conte d'Ayas/il giovane artista), Guido Clifford (lo spasimante di Yvette), Giovanni Cimara (il pittore) - p. : Ro- dolfi-film, Torino - di. : U .C.I. - v.c. : 16379 del 1 .9 . 1921 - p.v. romana : 23 .2 . 1922 - lg.o. : m. 1335 .Un ricco industriale, proprietario delle Acciaierie Riunite, acquista un vecchio palazzo, dove, tranumerosi oggetti antichi, si trova anche una armatura medioevale, appartenuta al Conte d'A-yas, un valoroso condottiero, morto parecchi secoli prima.L'oggetto piace ad Yvette, figlia dell'industriale, che lo sistema nel suo appartamentino e dinotte sogna che il prezioso cimelio si animi e che il conte d'Ayas venga a prendere le suedifese contro un volgare, ma ricchissimo individuo, che da tempo le fa una corte serrata. Dalsogno alla realtà. Infatti un giovane artista, che si scopre poi essere un discendente di d'Ayas,arrivato casualmente nel palazzo, allontana l'importuno e convola a giuste nozze con Yvette.dalla critica:«Il buon senso della Rodolfi-film pare che questa volta sia un pochino rimasto ai successiconseguiti in passato anzicché riaffermarsi con maggiore intensità , come sarebbe statodesiderabile (... ).Non si tratta più di prolissità di quadri o di episodi , ma di una addirittura interminabilesequela di vicende viste e riviste migliaia di volte, senza il minimo accenno a varianti disorta. Una linea, quindi , di lavoro senza interesse e senza una coes ione, completamentea bbandonata alla capacità tecnica di metteur-en-scène e di un complesso artistico mal affia-tato e mal assistito .(...) Unica cosa buona rimasta del lavoro è la fotografia d i Anchise Brizzi, al quale spettao gni nostro miglior elogio (... )».(Zodig . in «Lo rivisto cinematog rafi co», Torin o, n. 18, 25 settembre 192 2) .cli romanzesco di R. Artuffo è un fatto semplice, ricco d'umorismo garbato . La vera bellez-z a sua sta nella freschezza dell ' interpretazione : si sente ch ' è un lavoro spontaneo, d i primog etto, e che nella signorile cornice che lo inquadra, gli attori hanno segu ito e completato ildesiderio e l' ope ra dell'autore .Li liana d'Ardea vi campeggia con tutta la sua grazia birichina : ella è veramente una squi-sita, piccola attrice, che potrà diventare anche grande se saprà conservare così, comeso no, le sue non comuni doti naturali . Francesco Donadio sa molto bene animare l' ar-matura che lo riveste, e rende la figura caricaturale del cavaliere antiquo, con molto buon usto e misura (... )» . Ile Gi . in «Lo vita cinematografi ca>>, Torin o, nn . 29-32, 7 agosto 1922 ). 103

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La donna perduta r.: Guglielmo Zorzi - s. e se. : Guglielmo Zorzi - f.: Dante Superbi - int.: Cecyl Tryan, Alberto Collo, Bianca Virginia Camagni, Alfonso Cassini, Alfredo Duse, Alfredo Martinelli - p.: Fert, Torino - di. : Pit- taluga - v.c.: non reperito - p.v. romana : 7 . 12. 1921 - lg.o.: un pro- logo e 4 atti .Storia di una fanciulla un pò sprovveduta che scappa di casa per fare la prostituta e per faresoprattutto dispetto ad un fidanzato infedele, con il quale, dopo una serie di avventure sempresul limite della perdizione e sempre risolte all'ultimo momento, si riconcilia.dalla critica:«(...) Lavoro gustosissimo, pieno di brio, svolto con impeccabile intuizione da tutti gli attori.Ammiratissima la scena della entrata al Trianon della contessa, piena di pregiudizi e chedefinì una bolgia infernale quell'elegante ritrovo. Molto bene la Tryan e l'Alberto Collo,buoni pure gli altri, specie il Cassini. Ottime le fotografie e gli interni» .(M. Balustra in «La rivista cinematografica », Torino, 25 marzo 1922).«(.. .) Film di eccezionale potenza suggestiva per la particolare cura posta nella scelta degliesterni e per il lusso degli interni. Scene piene di sentimento e rese con grande naturalezza,che si svolgono su di uno sfondo simpatico di moralità un pò comicamente accentuata .Sulla base di una ingenuità che può sembrare paradossale, la Cecyl Tryan ha campo disvolgere tutta la sua arte fatta di seduzioni primaverili, ed è assecondata mirabilmente daAlberto Collo e superbamente da Alfonso Cassini».(E. Pastori in «La vita cinematografica », Torino, 25 dicembre 1921) .Il film , che all'epoca ebbe larga diffusione, non risulta, probabilmente per un 'omissionetipografica, negli elenchi della censura. La douloreuse r.: Augusto Genina - s.: dall'omonimo romanzo di Maurice Donnay - se. : Augusto Genina - f.: Maggiorino Zoppis - int.: Ria Bruna (Elena), Francesco Cacace-Galeota (Filippo), Pina Orsini (Gotte), Valeria Creti, Gabriel Moreau - p. : Photodrama, Torino/ U.C.I. - di. : U.C.I. - v.c. : 15676del 1.1.1921-p.v.romana: 11 .6 . 1921 - lg.o.: m. 1738. 104

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Lo douloreuse. Ria Bruna 105

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Storia di una donna che, trascurata dal marito, si innamora di un altro e ne ha un figlio. Scacciata di casa, si ritira in un «esilio di dolore», da cui «torna» dopo la morte dell'odiato marito. Il suo cuore può solo allora aprirsi di nuovo all'amore verso l'altro. dalla critica: «( ... ) Ci servono del Donnay a tutto pasto, e di c10 non siamo lieti, essendo l'autore parigino, che noi amiamo molto, non adatto al cinematografo . A ciò si aggiunga che que- sto è uno dei pochi lavori mediocri che Genina ci abbia dati. A parte che la vicenda psi- cologica dell'amore tra Elena e Filippo sia tale che erra chi voglia trasportarla sullo scher- mo, si aggiunga che questa volta Augusto Genina par che non si sia menomamente pre- occupato, sia di rendere «visibile» il più possibile tale vicenda, sia di accrescere dinamismo alla povera azione, anzi di creare del dinamismo intorno alla statica vicenda sentimentale. (...) Della recitazione non mette conto parlare : Ria Bruna è quantità trascurabilissima; Fran- cesco Cacace è falso, falsissimo, sicché proprio non si comprende come possa essere così negativo un attore (... )» . (Giulio Dorio in «Lo Ci ne-Fono», Napoli , l O giugno 19221 . «lo non condivido l'opinione di coloro che avversano la trasformazione di opere teatrali in films, perché è ormai provato, oltre a tutto ciò che è stato pensato e scritto in proposito, che quella speciale produzione, che alcuni vorrebbero creata appositamente per il cinematografo, nulla di nuovo ci offre in fatto di situazioni e vicende, salvo che per il pro-. posito di dare alla trama un movimento e cada - com'è caduta quasi sempre - nel vieto, illogico ed ormai insopportabile soggetto d'avventura . Ma trovo che i sostenitori della tesi contraria hanno ragione, quando la versione cinematografica d'un'opera letteraria non riveste d'evidenza ciò che nel teatro e nel libro si può sentire e leggere . La riduzione de La douloureuse presenta, appunto e soprattutto, que- sta deficienza (... ). Infatti, qui, o Genina dormiva, o questo film non lo ha né ridotto, né messo in scena lui, né tanto meno onorato della sua consulenza artistica, poiché nel lavoro non c'è del sistema Genina niente altro che la solita sovrabbondanza di elementi decorativi; che, se così non fosse, Genina , oltre a quanto sopra, avrebbe curato, per esem- pio, la scelta di esecutori più adatti e più abili, di cui alla Photo-Drama non c'era davvero penuria . (...) Ci aspettavamo tutti molto di più . Ma in compenso siamo usciti dalla sala riconfortati , perché, predisposti come eravamo a piangere tutte le nostre lacrime, davanti alle pene accoranti della povera Elena, siamo stati invece contenti per lei, nel constatare che la cosa - presentata così - non era poi tanto... dolorosa» . ilgnis in «Lo vita cinematografico», Torino, 7 ottobre 19211 . 106

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Un dramma in montagna r.: Giuseppe Ciabattini - s. e se.: Giuseppe Ciabattini - f. : Luigi Fiorio - int.: Bonaventura lbaiiez, Giuseppe Ciabattini, Sig.ra Ciabattini, Evelina Fiorio, Luigi Stinchi, sig. Raineri - p. e di. : F.A.l.T., Torino - v.c.: 16355 del 1.8.1921 - lg.o. : m. 1350.Secondo la testimonianza di Luigi Fiorio: «Giuseppe Ciabattini, attore e regista di buona culturae di intelligenza superiore alla media e che si era fatto le ossa recitando nella compagnia diErmete Novelli, aveva una vera e propria passione per i film ambientati in montagna.Trovato qualche soldo, buttò giù un soggetto e girò in quattro e quattr'otto questo film,avvalendosi come attori di sé stesso, di sua moglie, di mia moglie e del sottoscritto al qualeaffidò le riprese.Riuscimmo a portare il film a buon fine e per quanto si trattasse onestamente di una cosamodesta, risultò divertente e interessante allo stesso tempo». Il dubbio r.: Eduardo Bencivenga - f. : Arturo Busnengo - int. : Enna Saredo, Augusto Poggioli, Gino D'Attino, Marcella Sabbatini - p. : Libertas-film, Roma - di.: U.C.I. -v.c. : 16656 del 1. 12. 1921 - p.v. romana: 11.10.1923-lg.o.: m. 1711.ccli Piccolo» di Roma annuncia il film come una commedia a sfondo sentimentale.dalla critica:«Il gran salone delle prem1eres ha proiettato li dubbio, profondamente sentimentale, conEnna Saredo, A. Poggioli e la piccola Marcella Sabbatini , che abbiamo trovato più a postodi tutti.Buona la messa in scena e la fotografia ».(G. Ku mp in «la vita cinematografica», Torino, 15 ottobre 1923).Abbastanza singolare /'intervento censorio su questo film che ebbe scarsissima diffusione:al posto della didascalìa: «Ma le toilette non sono un lusso, sono una necessità per fa don-na, e con un pò di furberia essa può procurarsele senz a incomodare il marito... i maritisono stati inventati per ch iudere gli occhi...» venne sugg erito (ed ottenuto) di sostituire laseguente dizione: «L'eleganza è la cornice per il quadro della bellezza muliebre». 107

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Duchessina r. : Giovanni Pezzinga - se.: Carlo Merlini dalla commedia omonima (1903) di Alfredo Testoni - f. : Angelo Drovetti - int. : Mary Dumont (la duchessina), Domenico Marverti [il Duca Cortese), Delizia Pezzinga (Delizia), Luigi Lombardi, Maria Marussig, Angelo Ferrari , Socrate Tom- masi - p. : Tiziano-film , Torino - di. : regionale - v.c. : 15976 del 1.4 . 1921 - p.v. romana : 19.6 . 1922 - lg.o.: m. 1674.Un'attraente cocotte, occasionale compagna di viaggio di un duca, viene presentata come suafiglia agli ospiti di un alberghetto presso il quale i due sono costretti a fermarsi. Gli ospiti, checonoscono il duca come un severo tutore della moralità pubblica e affascinati dalle grazie del-la donna, li accolgono entusiasticamente e li circondano di premure. Ma tutti gli stratagemmidi Gianna per nascondere la sua identità vengono a infrangersi con l'arrivo del conte Alberto,suo antico amante e che ora promette il silenzio a patto che Gianna accetti un appuntamentogalante. La situazione si complica per la presenza di una povera ragazza, Delizia, dama dicompagnia della madre di Alberto, a suo tempo sedotta dal conte e tuttora innamorata di lui.L'istintiva simpatia fra le due donne, induce Gianna a farsi sostituire da Delizia, poi informa lacontessa madre dei veri sentimenti della giovane, esortandola a propiziare il matrimonio con ilfiglio a meno che non si voglia spingere Delizia, come era già accaduto per lei, verso la per-dizione. Commossa dalle parole di Gianna, la contessa abbandona ogni pregiudizio e accettail matrimonio di suo figlio con Delizia.dalla critica:«(... )Tra i lavori dell ' arguto commediografo bolognese, Duchessina, senza dubbio, è quelloche più si presta alla riproduzione cinematografica , e bene ha fatto la Tiziano-film ad insce-narlo.Ha figure chiaramente delineate, un intreccio leggero, ma soffuso di grazia, una intonazio-ne generale tra la gaiezza e il sentimento, episodi festosi e accenni drammatici che,appena sfiorati , felicemente si risolvono.Il riduttore, Carlo Merlini, ha saputo conservare al film questi vari requisiti , rispettando pie-namente il carattere della commedia e traendo partito da tutti i suoi elementi senza alterarli .Ha lasciato al soggetto la sua linea giocosa, fondendola qua e là con gli spunti sentimen-tali che la tenue trama gli offriva, e non esiti amo a dire che la sua adattazione ci sembratra le migliori che il cinematografo abbia dato finora . E' vivace , evidente, agile .(...)L'azione è sostenuta con spigliatezza dalla graziosa Mary Dumont, la protagonista (...)».(Il censore in «La rivisto cinematografico», Torin o, n. 9 , 16 moggio 1923) .Commedia minore di Alfredo Testoni (1856-793 7), La duchessina, venne rappresentata per laprima volta all'Arena Nazionale di Firenze, nel 1903, dalla compagnia di Virginia Reiter. 108

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I- Due più due uguale a sette r.: Bob (Nino Martinengo) - s.: Bob - f.: Alfredo Lenci - int.: E. Lionel Buffalo (Buffalo), Elia Sigre (Lidia), Alessandro Zappelli, Paola Boetschy, Giuseppe Majone-Diaz, Fanina Bey - p.: Excelsior-film, Roma - di.: regionale - v.c.: 16142 del l .6. 1921 - p.v. romana: 23.7.1923 - lg.o.: m. 1836.Le avventure di un erculeo giovanotto che riesce, a suon di pugni e di acrobazie, a sventare gliintrighi che alcuni loschi individui tramano ai danni di una gentile e nobile castellana.dalla critica:«Lavoro d'avventure di ottimo successo, anche molto bene svolto, senza eccessiveinverosimiglianze, come negli abituali lavori d'oltre mare».(C. Chistè in «La rivista cinematografica », Torino, 25 febbraio 1922).Qualche scena brutale e l!na in cui si tenta di adescare fa giovane protagonista vennerosoppressa dalla censura.Il film venne sottoposto nuovamente af visto nel gennaio del 1927 con un nuovo titolo: Iltesoro sotto il lago, ed ottenne il nullaosta, sempre però dopo l'eliminazione delle scenesuddette, che vi erano state di nuovo inserite. L'edera r.: Torello Rolli - s. e se.: Torello Rolli - f. : Umberto Della Valle - int.: Lara Valerio, Sara Starnini, Camilla Talamo, Adolfo Giovannini , Franco Gennaro, Claudio Nicola, E. Gualdi, A Zanone, A Tornei - p.: Tiber- film, Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 16606 del l. 12.21 - p.v. romana: 16.5. 1922 - lg.o. : m. 1420.Si tratta di una vicenda d'amore e di morte, ambientata a Napoli.dalla critica:«(...) Alle Quattro Fontane: L'Edera di Torello Rolli, della Tiber-film con una Lara Valerio edaltri guitti che non vogliamo mortificare con qualche aggettivo scortese. Il Rolli renderà contodirettamente a Dio di quello che ha scritto, e lo voglio vedere nella valle di Giosafatte, dopo 109

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la fanfara delle trombe del Giudizio, nascondere la faccia nel lenzuolo, quando il nomencla-tor celeste griderà il suo nome e gli dirà, come a Radames nell'Aida : discolpati( .. .)» .(Aurelio Spada in «La rivista cinematografica», Torino, n. l O, 25 maggio 1922) . L'eredità di Caino r.: Giuseppe Maria Viti - s. e se.: Giuseppe Maria Viti - f. : Guido Di Segni - c.m. : G.M. Viti - int.: Gianna Terribili-Gonzales (Fulvia Sil- vestri), Elena Sangro (Graziella), Nerio Bernardi (Aldo), Giorgio Fini (il figliastro), Achille Vitti, Cav. Giuseppe Piemontesi, Olga Capri, Totò Majorana, Egle Valery, Guido Di Segni, Vincenzo Giurgola, Sig . Ducci - p. : Cines/U .C.1., Roma - di. : U.C.I. - v.c.: 15715 del 1. 1. 1921 - p.v. romana: 13.3.1922 - lg.o. : m. 2336.Definito dallo stesso Viti: «Poema cinematografico»dalla critica:«Al Teatro-Cinema del Corso (di Roma), in rappresentazione straordinaria, con prezzi proi-bitivi, con l'orchestra raddoppiata, si è data L'eredità di Caino, favola, scene, direzione, emusica di Giuseppe Maria Viti, edizione della Cines-UCI. L'autore ha diretta anche l'orchestra .Che cosa il Viti abbia voluto dire con questa complicata favola filosofico-simbolico-realisti-co-cinematografico-musicale, non è facile indovinare, benché egli abbia, in principio dell'o-pera, enunciata la ragione filosofica del suo lavoro .Abbiamo veduti alcuni quadri raffiguranti, secondo l' intenzione dell'autore, le grandi raf-fiche che sconvolgono l'umanità : la raffica eterna (la guerra), la raffica rossa (la guerracivile), la raffica predace (la guerra commerciale), la raffica religiosa. Abbiamo cercatocon tutta la buona volontà di credere che, poi, le scene e le vicende di quelle complicatefamiglie proiettate allo stato di completa ferocia, o di completa imbecillità, fosserocategorie o sottospecie pratiche dei postulati filosofici e trascendenti, con i quali l'autoreaveva architettato il suo film, abbiamo cercato, ma non ci siamo riusciti . Tutte le banalità, levolgarità, le illogicità, le intollerabili inverosimiglianze, di cui abbondano tutti i film delladisgraziata e pletorica produzione italiana di questi ultimi anni, sono raccolte, ordinate,catalogate, inserite, impastate in questo mostruoso miscuglio di architettura, di follia, digrottesco e di filosofia spicciola».(Aurelio Spada in «Lo rivista cinematografico », Roma, I O marzo 1922) .«( ... ) Ottimo lavoro, frutto di nobili fatiche, questo film, cui tutto ha concorso alla riuscita:dalla splendida messa in scena ali' accurata, appassionata interpretazione degli attori edalla magnifica fotografia, rappresenta un avvicinamento a quell'ideale cinematografico chetutti han sognato, al quale hanno aspirato, ma ne sono restati molto lungi . 110

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Non è a dire che questo lavoro sia scevro di difetti, ché, anzi, ve ne son non pochi : «nihilperfecto sub sole », ma gli errori sono minimi rispetto ai pregi di esso .Eterna lotta tra le superiori aspirazioni di un genio e la dura realtà della vita : questo il con-cetto, il caposaldo psicologico del dramma . Al di sopra di tutto, l'arte; l' onda sinfon icacopre tutto : amori, dolori , prave passioni , violenze settarie. Nell'ideale armonico si ricon-g iungono due anime dopo di aver invano, l'un l'altra aspirato nelle asprezze della vita .Il primo attor giovane, del quale mi sfugge il nome, ha fornito un 'ottima interpretazione;bene la Di Sangro (sic!), troppo statica , però, bene anche la Gonzales.Splendidi esterni , interni sfarzosi arricchiscono il lavoro, al quale dà maggior risalto un'ot-ti ma fotografia ».(E. M . in «La vita cinematografica », Torino, 30 marzo 1922 ).In censura vennero chiesti vari tagli: «Nella parte prima, sopprimere il quadro in cui FulviaSilvestri bacia il figliastro sulla bocca, perché potrebbe produrre l'impressione di essernel'amante .Nel/'epilogo, sopprimere lo scena della trasformazione della testa di Aldo in quella del Cristo.Sopprimere la visione del crocifisso, come scena finale ».Uno scena de L'eredità d i Ca ino 111

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L'errante r.: Jacques Volnys - s.: Jacques Volnys - f. : Ercole Taddei - int. : Liliane Meyran, Jacques Volnys, A. Bender, Sandro D'Attino - p.: Bellincioni-film, Roma-di. : non reperita-v.c.: 16386del 1.9 . 1921 -lg.o.: m. 1361.dalla critica:«L'errante, purtroppo, è ancora molto lontano dal nostro ideale. L'eroina vi è vittima di unacolpa relativamente lieve: essa si è lasciata abbindolare da un avventuriero, il quale le hastrappato il permesso di ucciderle il marito, in compenso di un amore eterno. La bravasignora lascia - è vero - che il marito vada a morire trucidato, ma si guarda bene dal man-tenere il patto. Molto addolorata, si dà ai viaggi; ma il rimorso e le persecuzioni del com-plice non la abbandonano. E nemmeno quando ella confesserà ad un uomo forte e buonola sua colpa, il delitto commesso troverà comprensione e perdono.Interpretato da artisti che non si elevano sulla media corrente il film presenta parecchi pregied offre numerose e incantevoli scene naturali ».(Edgardo Rebizzi in «L'Ambrosiano», Milano, 18 luglio 1923). L'età critica r.: Amleto Palermi - s. : dalla commedia in un atto di Max Dreyer «Die Siebzehnji:ihrigen » (1904) - ad. se. : Am leto Palermi - f.: Domenico Grimaldi - int. : Pina Menichelli (Erica), Livio Pavanelli (Werner), Gior- gio Fini (Federico), Sig.ra Di Paola (Anna Maria), Gemma De Ferrari, Sig .ra Mugnaini, Cav. Roberto Villani, Sig. Ferraresi - p.: Rinascimento film, Roma - di. : U.C.L - v.c.: 16011del1 .5.1921 - p.v. romana: 18.11.1921 -lg.o.: m. 2135.Erica, una sedicenne, è segretamente innamorata di Werner, pittore e musicista, sposato allasorella adottiva di Erica, Anna Maria.Di Erica è invece innamorato il figlio di Werner, Federico, allievo dell'Accademia navale.Erica confessa a Werner il suo segreto, ma questi, sdegnato per ciò che crede una infatuazio·ne, prima inveisce contro di lei, poi cerca di dissuaderla. Federico ascolta, non visto, solo unaparte del dialogo e, fraintendendo le vere intenzioni del padre, piomba nella più sconsolatadisperazione. A nulla valgono le sollecitazioni dei genitori, lo sconforto è così profondo che ilgiovane si toglie la vita. Mentre la madre singhiozza ed il padre, già ammalato agli occhi,diventa cieco per il dolore, Erica resta muta, immobile, trasognata, nella perfetta con-sapevolezza della tragedia che si è compiuta per la sua leggerezza. 112

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dalla critica:«(...) il soggetto è bellissimo, umano ed oltremodo interessante, perché riguarda il misterodella crisi della pubescenza (l'età critica), più i.nteressante ancora perché messo in rapportoa speciali condizioni d'ambiente (l'estate piena, l'amore degli altri, la mietitura, il profumoprolifico della terra, ecc.) ed a speciali condizioni di parentele e contrasti, in tanto piùpotenti in quanto le adolescenti sono sempre più portate verso gli uomini compiuti e, quin-di, maturi (...) Pina Menichelli mi ha sbalordito. Ha forse ricercato nelle sue possibilità inter-pretative, finalmente, la via vera? Ha seguito con disciplina maggiore che per il passato, unenergico ed acuto direttore artistico? Nel temperamento di Erica vi è un fondamentomirabilmente aderente al reale temperamento della Menichelli?Ho finito col conchiudere, con poca probabilità di sbagliare, che tutte e tre le illazionirispondono al vero (...)».(Giulio Dorio in «La Ci ne-fono», Napoli, n. 1O, 25 maggio 1922).«L'aspettativa per questo film è stata vivissima . Il pubblico è accorso alla «première» innumero straordinario, tanto da costringere a chiudere l'accesso e farne spettacoli a sezio-ne. Il successo è stato pari all'aspettativa, per merito dell'affascinante Pina Menichelli cheoltre ad aver ammaliato un padre e un figlio (nel dramma), fece lo stesso per il pubblico.Bravissimo il Pavanelli, specie nella scena ultima del cieco, che è la sua specialità, comepu re bravo, ma un pò incerto, il giovanissimo Giorgio Fini . La messa in scena è soltantomeravigliosa, specie gli esterni. La fotografia impeccabile.Insomma un film di molto pregio, dovuto in parte agli artisti e in parte a quel mago delcinema che è Amleto Palermi. Il film s'è replicato ancora ed a beneficio per la erigendalapide al fante studente» .(Fernando Pinta in «La rivista cinematografica », Torino, n. 20, ottobre 1922).«Ma riesce proprio impossibile alla Menichelli rimanere in un campo d 'azione più naturale,pi ù sobrio, più spontaneo? Molto sbatter di palpebre, troppa bocca semiaperta, copiosemovenze affettate, stereotipate, sforzate (...)».(Effe in «La rivista cinematografica », Torino, n. 1, 15 gennaio 1925).«Sain? Je me croyais tel, mais suis passablement inquiet depuis le diagnostic d'un critiquedoni je lisais, il y a quelques jours, un article dans lequel, seules, disait-il les personnesotte intes d'une maladie de nerfs très avancée, trouveront Pina Menichelli insupportable.O r, voilà, Pina Menichelli, la grande Menichelli m'horripile au delà de toute mesure. Sesottitudes composées, son cou toujours tendu vers on ne sait quel ciel, sa démarche serpen-tine, son masque de simplicité, enfin, et I'absence de sincérité de son interpretation, nuisenttoujours aux films où un role lui est confié. Et puis, pourquoi s'obstine-t-elle à constammentouvrir la bouche età fermer les yeux? Nul doute que son visage gagnerait en expression si,normalement, elle voilait moins son regard, et dissimulai! davantage ses dents - qu'elle afort belles d'ailleurs.Abstraction faite de cette critique toute personnelle, et sans grand valeur, surtout si elle estdue au mauvais état - insoupçonné - de mes nerfs. L'impossible amour ne manque pas d'une rtain intéret. Le scénario est bien découpé; l'action dramatique bien graduée, la mise en cène adroite, la photographie lumineuse. L'interprétation est, dans l'ensemble, bonne, par- que pas trop italienne, et, si ce n'était la bellissima que je déplore ne pas apprécier,( aurais passé un agréable moment à la vision de cette bande».(l'habitué du vendredi, in «Ciné-Magaz ine», Poris, n. 11 , 18 mors 1923). 113

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Il film, tratto da un atto unico dello scrittore ed autore drammatico tedesco Max Dreyer(7 862-7 946), precede di qualche anno una delicata versione girata dal regista russoimmigrato in Germania, Georg Asagaroff. Il film , intitolato Die Siebzehnji::ihrigen (7 928) edinterpretato dalla diafana Grete Mosheim , non venne mai distribuito in Italia.L'età critica è noto anche come Il tragico sorriso della vita.L'età critica: Pina M enichelli e G iorgio Fini 114

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La falce r. : Ercole Andrea Brizzi - s. : Ercole Andrea Brizzi - f. : Giorgio Maggi - int. : Lina Dory, Enrico Sottani , Fulvio Chialastri - p. : Carrara-Maggi per la Fontana-film, Roma - di. : regionale - v.c. : 15962 del l .4.1921 lg.o.: m. 1066.Una notizia di cronaca desunta da «Apollon» (1919) informa che si tratta di un «dramma fortee serrato, ma non privo di elementi poetici e di suggestive visioni». La Falce è ambientato sullemontagne pistoiesi. Il fango e le stelle r. : Pier Angelo Mazzolotti - s. e se. : Pier Angelo Mazzolotti - f.: Ubal- do Arata - int. : Italia Almirante-Manzini (la redenta), Oreste Bilancia (Dottor Sereno), Alberto Pasquali (Zeno, l' astronomo), Franz Sala (l ' av- venturiero) - p. : Fert, Roma - di. : Pittaluga - v.c. : 16262 del 1.7. 1921 - p.v. romana : 3 .4 .1922 - lg.o. : m. 1869.E' la storia della redenzione di una donna perduta: la piccola fioraia che abbandonata a sestessa, si perde e si travia, cade nelle mani di un bruto, il quale ne sfrutta la bellezza, ne fa lasua complice e la sua schiava. E la donna dai grandi occhi neri, in fondo ai quali si può leggereancora un'espressione di bontò soffocata, ma non spenta, si redime nell'amore di un uomo for-te, un astronomo insigne. Nella pace di una casa dove tutto è sereno come limpido cielo, chenelle notti stellate, il suo abitatore dal grande occhio del telescopio scruta e osserva. Quanta lot-ta in quella povera anima che oscilla tra il vizio e la santità di un affetto; che sente il suo cuoreportato in alto verso colui che l'ha salvata, e sente insieme gravar su di lei la torbida passionedell'avventuriero che se ne è impossessato, che l'ama, e che, geloso, è pronto ad ucciderla!Ma la perduta ascolta la voce del cuore e sale dal fango su in alto fino alle stelle!(da un volantino pubblicitario).dalla critica.«li fango e le stelle mi è parso un lavoro mancato . L'autore, che è anche il direttore del film ,non può certo invocare le attenuanti per tutte le illogicità, le inverosimiglianze e i luogh icomuni della sua opera (... ). Italia Almirante Manzini (... ) questo volta manca l' anima e ilcarattere al suo personaggio e la sua bellezza non basta a riscattare la freddezza e la con-venzionalità della recitazione. Alberto Pasquali, valorosissimo attore (...) è qui assolutamen-te fuori posto . Inutile è la funzione drammatica di Oreste Bilancia . La sua comicità a nullaserve e la sua presenza è superflua . Avremmo almeno desiderato che il Mazzolotti, in luo- l .15

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go di quel modesto gruppo allegorico, ci mostrasse le stelle, le stelle vere, una v1s1onepoetica del firmamento. Credo che nessuno, fin qui, abbia osato cimentarsi col divino voltodel cielo! quale bella occasione per tentare la difficile prova . E quale ironia invece assisterealle evoluzioni del gigantesco cannocchiale, assistere a lezioni di astronomia, e a concilia-boli di astronomi, e non vedere mai un lembo di cielo, né la luce palpitante di un astro!».(Aurelio Spada in «La rivista cinematografica », Torino, n. 2, 25 gennaio 1922).«(.. .) Italia Almirante (...) che ci ha dato prove indubbie del suo talento, nel dramma diMazzolotti //fango e le stelle ha completamente tradito la nostra attesa . E' stata monotonae incolore, come non avevamo mai notato prima d'oggi.Mentre il soggetto del collega Mazzolotti aveva in sé ottimi elementi drammatici per darmotivo ad una interpretazione vibrante e possente. Se la signora Almirante non ci ha per-suaso, meno di lei ci ha persuaso Oreste Bilancia. Si sono salvati decorosamente il Pasqua-li e Franz Sala. La messa in scena è bella, discreta la fotografia. Il lavoro ha incontrato, tut-tavia, il favore del pubblico».(Giuseppe Lega in «La vita cinematografica», Torino, 15 luglio 1923). Fantasia r.: Bianca Virginia Camagni, Tito A. Spagnai - s. : Alfredo Masi - f. : Giuseppe Caracciolo, Arturo Gallea - int.: Bianca Virginia Camagni (Pierrot), Lina Murari (Divette), Amleto Novelli (il pascià), Carlo Ger- vasio, Maria Ricciardi, lsabel de Lizaso - p.: Camagni-film, Roma - di.: U.C.I. (?) - v.c. : 16509 del 1.10.1921 - p.v. romana : 23.6.1922 - lg.o.: m. 1486.Pierrot è innamorato di Colombina, che lo fa impa:z:zire per la sua indifferenza. In un impeto didisperazione la uccide con un coltello, poi, pa:zzo di dolore, si dà la morte. E, mentre appog-giato ad un albero suona col suo liuto l'inno alla morte, le foglie che cadono lo seppelliscono.Dal sepolcro esce uno stormo di tortore che, nel volare, mostrano il triste volto di Pierrot risor-to, il quale inizia a suonare l'inno alla vita e si allontana lentamente verso l'infinito.dalla critica:«Anche il titolo è suggestivo; anche il titolo pare apposta creato per attrarre l'anime che ilgrande mistero della vita sogguardano ancora come un pallido riflesso di poema, e in cuiuomini e cose nulla altro veggono che involucri sacrati a forgiare fiamme di passione e lemobili, diverse fisionomie dei sentimenti che cozzano nel mondo. Pare apposta creato persaziare spiriti usi a vibrar solo misticismo nell'ora che fugge, per anime terse cui ancor sfug-ge l'ardenza dello sguardo e il bramito della carne, e sorridono inconsce alla vita come aduna visione di luci e di risonanze vaghe e irreali. Perché Fantasia altro non è che il poema 116

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della vita, spiritualizzato, mondo di tutte le platealità del verismo, posto su uno sfondo dimisticismo e vivificato di simboli (.. .).E' un poema . Basterebbe riunire tutti i sottotitoli per averne diletto . Sono, di per essi solo,q uadro pittorico oltremodo suggestivo (.. .).La Camagni, nelle seriche vesti di Pierrot, ha leggerezze di fantasma e trasfonde nella sug-gestione di ogni suo atteggiamento tutta la malinconia che le è dato ispirare (... ). LinaMurari si è spiritualizzata . E' sfumatura della propria consuetudine di drammaticità, ma èsempre suggestiva nella linea statuaria, nel gesto morbido, nel sorriso felino (... )» .IE . Pastori in «La vita cinematografica », Torino, 15 aprile 1922).«(... ) Una insulsaggine senza capo né coda, che ha finito per mettere a dura prova lapazienza del pubblico. La Casa editrice, di cui ignoro il nome, poteva risparmiare tantodanaro e riserbare la bella messa in scena per altri soggetti con ... più capo e più coda! ».ID. Caputo in «La Cine-fono», Napoli , 25 giugno 1922) .li film è una riedizione, molto manipolata di Fantasia bianca ( 1919) diretta da Severo Poz-z ati (Sepo) , uno scultore, cartellonista e pittore il quale, dopo aver realizzato il film , fucostretto a non poterne curare il montaggio e /'edizione definitiva .Questa operazione venne condotta a termine, a sua insaputa, ed il film, presentato nell'au-tunno del 1919 al Costanzi di Roma, fu un fiasco clamoroso. Vi fu anche una vertenza traSepo ed il Maestro Vittorio Gui, che aveva composto il commento musicale al film , inter-venendo nel montaggio in modo tale che le immagini avevano assunto funzione di «do-cumento visivo» alla sua musica e Pozzati ritirò il suo nome dal film .Bianca Virginia Camagni in Fantasia 117

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Qualche tempo dopo, Bianca Virginia Camagni, con l'aiuto di Tito A Spagnai {con il qualeca-diresse anche il film Sconosciuta), riprese in mano Fantasia bianca, vi aggiunse duecen-to metri, lo rititolò semplicemente Fantasia e lo presentò in censura.Tutta questa vicenda è stata ricostruita su «Pianura», Ferrara, n. 4 del 1979, da Lucio Scar-dino, da cui, in buona parte, sono tratte le notizie riportate. Il fantasma dei laghi r. : Emilio Graziani Walter - s. : Carlo Zangarini - f. : Sestilio Morescan- ti - int. : Emilio Graziani - Walter (Argus, l'aviatore), Lisetta Paltrinieri (Vanessa), Elena Sangro, la piccola Stellina - p. : Itala-film, Torino - di. : U.C.I . - v.c. : 15731 del 1.2.1921 - p.v. romana: 6.8 . 1921 - lg.o. : m. 1740.La meravigliosa scoperta del dottor Lucis, la scintilla «Z», che è in grado di arrestare ognimotore nel raggio della sua azione, viene trafugata da Farfarè, assistente dello scienziato edimpiegata in imprese criminali. Farfarè cerca anche di ottenere l'amore della figlia di Lucis, lagiovane Vanessa, che è invece fidanzata all'aviatore Argus. Per vendicarsi di essere statoIl fantasma dei loghi: Lisetta Paltrinieri e Emilio Graziani-Walter 118

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respinto, Farfarè rapisce Vanessa ed i suoi fratellini, ma Argus riesce a liberarli con uno stra-tagemma ed a mettere fine all'attività di Farfarè.Una volta assicurato il furfante alla giustizia, la regione dei laghi ritorna alla pace. Argus eVanessa si sposano.dalla critica:«Non neghiamo il pregio dell'originalità a questo film, il quale, però, ha troppo del fantasti-co e non entra affatto nel campo ipotetico del verosimile .Simile appunto non intendiamo rivolgere all'azione principale, che, per verità, è molto bencondotta» .(S. Broli in «Lo rivisto cinemotogroficm>, Torino, l O novembre 1921 ).«(... ) pellicola d'indole avventurosa; fu favorevolmente notata per le belle scene e lalodevole interpretazione».(S. Fresino in «Lo vita cinematografica », Torino, 30 giugno 1922).frase di lancio: «Il clou dell'acrobazia aerea, dell'emozione, del mistero! Sessantaaereoplani, dieci idrovolanti, una \"divetta aviatrice\", un attore campione di volo, una bam-bina prodigio, un bambino \"miracolo\", un siluramento, quattro Mas (tipo Rizzo), una disce-sa con paracadute a 2.000 metri, uno scontro di treni!». La farfalla nera e argento r.: Edouard Micheroux de Dillon - s.: E. Micheroux de Dillon - f.: Romeo Waschke - int. : Nera Badaloni, Rodolfo Badaloni, Giulio Cat- taneo, Ugo Pozzo, Anita Faraboni - p. : Rosa-film, Milano - di. : Latina- Ars - v.c.: 16036 del 1.5.1921 - p.v. romana : 29.6 . 1923 - lg.o. : m. 1310.Il film viene giudicato, nelle corrispondenze delle riviste cinematografiche, come una «ingar-bugliata vicenda, zeppa di motivi feuilletonistici».dalla critica:«Avventure un pò banali. Buona l'esecuzione» .(V. in «Lo vita cinematografico », Torino, 15 marzo 1922). 119

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Farfallino r.: Camillo De Riso - s.: Jacques Creusy - f.: Aurelio Allegretti, Otello Martelli - scgr.: Alfredo Manzi - int.: Camillo De Riso, Eugenia Cigoli, Nora Cigoli, Alberto Albertini, Felice Lioy, Renato Malavasi, Domenico Cini, Annita Amari, Sig .ra Guccio - p.: Caesar / U.C.I., Roma - di.: U.C.I . - v.c. : 16523 del 1. 11.1921 - p.v. romana: 22.12. 1923 - lg.o. : m. 1499.«Commedia brillante» è la definizione con cui vari corrispondenti di periodici cinematograficisegnalano il film.dalla critica:«( ...) L'interpretazione è ottima, ma ormai il pubblico è spinto al paradossale anche un fattodi umorismo: lo stesso Max Linder o Charlot non lo divertono più : ci vuole Ridolini con lesue scempiaggin i, e quindi l'azione del nostro grande comico non desta più l'anticoentusiasmo. E' il ciclo evolutivo che incalza ogni cosa nel mondo: l'inizio, l'apogeo, ladecadenza. E' fatale, ma purtroppo è così!Solo resistono alla edace voracità del tempo i veri valori intrinsechi che non hanno contin-genze col convenzionale. Bisogna che anche il valoroso De Riso si evolva coi tempi, altri-menti sarà sopraffatto da questa legge inesorabile».(Renato Bossoli in «La vita ci nematografica», Torino, 15 ottobre 1923) .«Abbiamo riveduto con piacere questo simpatico e comicissimo attore, che tanti allori hamietuto e in un tempo non molto lontano. Nulla ha perduto della vèrve d ' un tempo.Si ride, e di gusto, solo al vederlo, poiché la sua comicità, personalissima e caratteristica, ètutta negli atteggiamenti e nelle mosse insuperabili. E' un comico tipo Bilancia: disgrazia-tamente, tanto l'uno che l'altro, si rivedono tanto di rado!Charlot, Ridolini, Fridolen sono invece all'ordine del giorno!».(Scipio in «La rivista cinematografica», Torino, 31 ottobre 1923). Il faro rosso r. : Carlo Zambonelli (secondo altra fonte : Giulio Donadio) - f.: Arturo Barr - int.: Giulio Donadio, Dea Hamilton - p.: Rosa-film, Milano - di. : regionale - v.c. : 15840 del 1.3 . 1921 - p.v. romana : 17.6 . 1921 - lg.o.: m. 1270. 120

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Scarsissime le notizie su questo film - uno dei tanti che Giulio Donadio interpretò per la Rosa-film di Milano-Gorla · in cui si narra la vicenda di un vecchio padre alla ricerca della figlia chegli è stata rapita.La censura impose la soppressione di tutte le scene che si svolgevano in una bettola, in cui ilvecchio veniva fatto oggetto di pesante scherno. Favilla r. : Ivo Illuminati - s.: Guido Clorti - f. : Aldo Lunel - scgr. : Romolo Cor- rodetti - int. : Linda Pini (Favilla), Paola Po (Signora d'Etemps), Carlo Gualandri (ing . Cesare Ratti), Lea Campioni, Ignazio Bracci, Mimì, Gherardo Pena, Guelfo Bertocchi, P. D'Orazi, Sig . Tisci, Sig . Rubini - p. : Medusa-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c. : 16659 del 1.12 . 1921 - p.v. romana: 19.2. 1923 - lg.o. : m. 1646.Favilla, dopo la morte del padre, va a vivere in città con lo zio Terenzio. Una vita nuova inizia perla giovane, allietata dalla presenza del cugino Cesare, un giovane serio e studente d'ingegneria.Un giorno vengono ospiti in casa di Terenzio, la signora d'Etemps e suo cognato Guglielmo, socidi Cesare. La d'Etemps, non tarda ad invaghirsi di Cesare, il quale si mostra lusingata.Favilla soffre e tenta disperatamente di sottrarre il cugino dai pericoli che si configurano. Infatti,la signora d'Etemps ha posto gli occhi, più che su Cesare, sul cospicuo patrimonio del giovane.Accortasi dell'ostacolo che può costituire la tenace Favilla, la donna incoraggia il cognato a chie·dere la mano della ragaz:za. Ma Favilla, compreso l'intrigo, affronta la d'Etemps, la quale, fuoridi sé, accusa Favilla di essere l'interessata amante di Cesare. Solo allora il giovane ingegnerecomprende quanto sia ignobile l'amore dell'ospite e sincero quello di Favilla. Così, mentre gliospiti se ne vanno per non tornare più, Cesare e Favilla si scambiano il primo bacio d'amore.dalla critica:«(...) E' per lo meno superfluo di spendere parole che decantino la bravura e la notorietàdella signora Linda Pini. Questa attrice è ormai arrivata a tale apogeo di divismocinematografico che tessere qui le sue lodi, potrebbe sembrare una réclame stereotipata ea ndremmo a rischio di ricevere una querela per diffamazione. Non si sa mai : sono d'in-gegno così vivace e di tale passionalità queste nostre attrici (...)» .(Il critico in «La tribuno illustra ta », Milano, l gennaio 1922) .«Un ottimo insieme, una discreta messa in scena ed un'ottima fotografia non potevano checo nseguire un altrettanto ottimo risultato. Fra i vari pregi del lavoro non vanno, infatti, esentido particolare attenzione l'ottimo risalto e l'ottimo posto saputo prendere da quasi tutti gl'in-1 rpreti che riuscirono in massima parte a sostenerne il contenuto, disgraziatamente non cosìfortunato come l'insieme del iuvoro avrebbe meritato, non tanto per la arida inquadraturaq uanto per la sua poco originale concezione, sia dal lato artistico che psicologico (...)» .(M.T .F . in «La rivista cinematografico», Torino, n. 22 , 25 novembre 1922) . 121

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Lindo P.ini· in Favillo 122

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cAs a school-girl heroine of this amusing story, Linda Pini is certainly a very lively person .She dances through a captivating raie with on irresistible humor, and wins the studiousheart of her cousin in spite of the ambition which claims him. (... ) There is quite a well wor-ked out plot with engineering works and the invention of a new steel process as a back- round. The duel between the two women, one a high-spirited tomboy, the other on unsuc-cessful vampire, presents a lively entertainment in which comedy and romance are skilfullyblended . A somewhat jerky continuity and the rather ungallant behaviour of the hero areonly minor imperfections.The photography is good , and the acting, although decidedly ltalian, is efficient. Love'sLabour Won is an ltalian production thai should certainly find favour with most types ofEnglish audience . lt has a strong fire scene; it is free from morbidity; and, as a whole, it isdecidedly entertaining ».j«The Bioscope», London, May 25, 1922). Il fazzoletto insanguinato r. : Michele Malerba - s.: Gigetto Maniero - f. : Piero Comoglio - int.: Elsa Tornielli, Gigetto Maniero, Socrate Tommasi, Camillo De Paoli - p.: Tornielli-film, Torino - di. : regionale - v.c.: 15685 del 1. 1. 1921 - lg.o. : m. 1005.Numerosi i film prodotti dalla Tornielli-film tra il 1920 ed il 1921, ma nessuno di questi risultaeHere stato notato dalle critiche e dalle corrispondenze dei periodici cinematografici. Anche••sto, al quale la censura impose di attenuare una scena piuttosto «sanguinolenta», non faeccezione. Fiamma nera r. : Guido Brignone - s. : Gin Bill - f. : Anchise Brizz i - int.: Lola Visconti- Brignone (Diana), Giovanni Cimara (Max ), François-Paul Donadio, Eleuterio Rodolfi, Liliana Ardea, Guido Clifford - p.: Rodolfi-film, Torino - di.: U.C.I. - v.c.: 15966 del 1.4 . 1921 - p.v. romana: 6 . 1O. 1921 lg.o. : m. 1327.Curiosa vicenda in cui, per ottenere la mano della bella Diana, il detective Max deve risolvereun complicato mistero. 123

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Le innumerevoli prove cui il malcapitato, ma tenace poliziotto viene sottoposto, costituiscono ilnucleo della movimentata storia, la quale si conclude con la vittoria di Max e le conseguentinozze con Diana. ·dalla critica:«( ...) Il soggetto, dovuto a Gin Bill, sebbene qua e là riesca un pò slegato e tronco, è peròriuscito a piacere anche perché trattavasi di un soggetto a fondo poliziesco e avventuroso,sempre ben accetto. Lodevole come sempre, l'interpretazione di Lola Visconti, LilianaArdea, Gianni Cimara, F.P. Donadio, Guido Clifford (... )» .(Maxime in «La rivista cinematografica », Torino, 10 novembre 1921).Fiamma nera: Lola Visconti-Brignone 124

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Fiamme abissine r. : Gino Cerruti - s. e ad.: Salvatore Nicolini - f.: Antonio Vistarini - int.: indigeni eritrei - p. e di. : Cito-cinema, Roma - v.c. : 16248 del 1.7.1921 -p.v. romana : 26.9.1922 - lg.o.: m. 1232 .Le severe leggi eritree impongono alla donna sterile il divorzio dopo quattro anni di unioneInfeconda. La bella Mehdin è costretta, non avendo avuta figli, a dividersi dall'amata Arram,che subito si risposa con Chidane, da cui avrà il sospirata erede. Ma Mehdin, invidiosa dellanuova moglie, di notte le rapisce il figlioletto e dopo averlo soffocato, lo nasconde nel suo tukul.Scoperta dalla polizia, Mehdin viene arrestata e condannata a vita nel reclusorio di Assab.Dieci anni dopo, gli italiani che hanno conquistato l'Eritrea, proclamano un'amnistia e Mehdintorna in libertà. Rientra nel suo paese, dove incontra l'altro figlio che nel frattempo Chidaneha dato ad Arram. La mente della donna è talmente sconvolta che vorrebbe ripetere il gestoomicida anche nei confronti di questo bambino. Arram sopraggiunge e impedisce il folle pro-posito. Chidane però non ha perdonato e, recatasi di notte nella capanna dove Mehdin s'èrifugiata, fa giustizia con un grosso sasso, uccidendola nel sonno.(da «Lux», Roma, n. 8, agosto 1921 ).dalla critica:«Interessante film, interpretato interamente da artisti eritrei. Artisti , s'intende, per modo didi re».IF. Pinto in «La rivista cinematografica», Tori no, n. 20 , 25 ottobre 1924).«(.. .) Eseguito esclusivamente in Colonia Eritrea, con attori abissini che non si sono affattodimostrati dei pessimi artisti. Un divorzio, un nuovo matrimonio e la vendetta della donnaabbandonata: questo è lo spunto della novella filmata; a mio parere si sarebbe potutotogliere la scena in cui si vede la donna abbandonata, con la testa schiacciata da una pie-tra. Mi pare un pò troppo orribile ed inumano! La fotografia, pur essendo chiara , non hanessu n rilievo e nessuna attrattiva. Completa lo spettacolo la comica americana Fridolen•pozzino».(Gino Brocchi in «La vita cinematografica», Torino, 2 8 febbraio 1923) . La figlia del condannato r. : Aldo Zamboni · s. : Camillo Bruto Bonzi - f.: Mario Spialtini - int. : Anna Poggi (Elena Barca), Arnaldo Arnald i (Ernesto Lanfran chi), Ovidio Gaveglio, G . Bonelli, C. Bonivento, C. Borgogno - p.: A. De Giglio, Torino - di.: reg ionale - v.c. : 16235 del 1.7.1921 - p.v. romana : 26.3.1923 - lg.o.: m. 1268. 125

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Elena, figlia di Matteo Barca, un delinquente che è stato condannato ad opera dell'avvocatoLanfranchi, decide di vendicarsi sul figlio dell'accusatore di suo padre, il giovane Ernesto Lan-franchi.Con subdole arti femminili lo seduce, poi, insieme ad altri complici, sottrae all'avvocato unaforte somma, facendo cadere la colpa sul figlio. E' a questo punto che Ernesto si prende larivincita: ritrovato il maltolto, riesce anche a far arrestare i malfattori e a ritrovare l'amoredella fidanzata.dalla critica:«( ... )Avventuroso e drammatico, con vicende passionali, il lavoro è intessuto su un fondalericco di panorami alpestri e nevoso, che interessano il pubblico per le geniali fughe in ski ein slitte, e sostengono così il debole ed inverosimile soggetto.La figlia del condannato non lascia persuasione come dramma passionale, perché poggia-to su basi false ed assurde . Interessa come azione acrobatica per l'agilità ... artistica dellatroupe che lo ha giocato».(E . Pastori in «La vita cinematografica », Torino, 12 maggio 1922).«( .. .) Il fatto si svolge con episodi slegati, affrettati, incompleti che spesso si presentano agl iocchi dello spettatore come tanti punti interrogativi. Piace alla platea però, poiché essa vitrova l'avventura all'americana, con il relativo contorno di cazzotti, fughe su per i tetti, saltiiperbolici, ecc. (...)».(Effe in «La rivista cinematografica », Torino, 25 novembre 1923) .Al film, che circolò anche come L'accusa, vennero soppresse alcune scene, come quella incui amici ed amiche di Matteo Barca, dopo aver pranzato insieme, si mettono a ballare sul-la tavola, ed un 'altra in cui, per rubare la valigetta dei gioielli a Lanfranchi, i banditi fann ouso di gas asfissianti. La figlia del fuoco r. : Ugo Uccellini - int.: Gisa-Liana Dorio (Desy Bolton), Lucio Mario Doni, Ugo Uccellini (Luciano), la troupe (Andrea e Dora) degli Uccellini - p. : Global-film, Roma - di. : Lombardo-film, Napoli - v.c. : 15473 del 1.3 . 1921 -p~v. romana: 30.8 . 1921 -lg.o. : m. 1475.Desy Bolton viene salvata da un incendio appiccato da Jake, un bandito che cerca di eliminarela ragazza per potersi impadronire della sua cospicua eredità.Ma Desy e Luciano, il suo salvatore, non danno tregua al delinquente e, dopo mille avventure,riescono ad assicurarlo alla giustizia. 126

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dalla critica:«Roma nzo d'avventure di poca importanza . Brava la Liana Dorio ».IC. Chistè in «La rivi sta cinematografica», Torino, 25 dicembre 1922).Il film è noto anche come Il segreto del giglio nero . La figlia della tempesta r. : Carmine Gallone, Giorgio Mannin i - s.: Gino Cucchetti - se. : Car- mine Gallone, Gino Cucchetti - f. : Maurizio Amigoni - scgr. : Riccardo Ferro - int. : Enna Saredo, Achille Vitti, Hella Gabriel, Irma Berrettini, Franca Francillon , Alfredo Menichelli , Roberto D'Archi, Marcella Sab- batini - p. : Palatino-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c. : 16066 del 1.5.1921 - p.v. romana : 13 .10. 1921 -lg.o. : m. 1424.Una inserzione pubblicitaria parla di una vicenda passionale con «situazioni di alta dram-maticità ».dalla critica:«(... ) Paragonandolo a tanti altri, è certamente un film discreto, abbastanza interessante eben inscenato, specialmente per quanto riguarda gli esterni; e l'interpretazione è passabile .Poco buona la fotografia , qualche attore insufficiente e alcune didascalie spostate».jG. Gonizzi in «La vita ci nematografica», Torin o, 3 1 marzo 192 4) . La figlia delle onde r. : Guido Parish - f. : Sergio Papandrea - s. : G . Parish - int. : Marcella Albani (N infa), Guelfo Bertocch i (il giovane Silvani), Attilio De Virgili is (Lucas), Oreste Grand i (Don Ped ro), Ersilia Scalpellini (Contessa Man- fredi), Rita d'Harcourt - p. : Amb rosio-film , Torino - di. : S.A. Cin - v.c. : 16497 del 1.10. 1921 - pv. romana : 25.7.1922 - lg.o. : m. 1545. 127

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La figlia delle onde: Marcella Albani 128

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Unica superstite della Nettunia, naufragata presso le coste d'America, Ninfa, piccola bambinaitaliana, viene raccolta da Don Pedro.La fanciulla cresce e Lucas, un brutto figuro induce un giovane senza nome, che tratta da ser-vo, a rapirla. Ma questi, che conosce da tempo la ragazza (le ha pure salvato la vita in pre-cedenza, abbattendo una belva che stava per assalirla), sente di volerle bene e si ribella.Venuto a sapere che Lucas vuole saccheggiare la fattoria di Don Pedro, promettendo ai suoibriganti di lasciare loro quanto è nella villa, purché gli portino Ninfa, il giovane corre adavvertire Don Pedro. Ma troppo tardi, chè, sopraffatti dai briganti, sono tutti morti, tranneNinfa, che riesce a fuggire con il giovane. Raggiunti da Lucas, durante una lotta selvaggia, laragazza riesce a mettere fuori combattimento il malvivente. Ormai soli al mondo, fanno ritor-no in Italia. Qui, il vecchio generale Silvani riconosce nel giovane senza nome il proprio figlio ela contessa Manfredi in Ninfa la propria nipote.I due si sposano, dimenticando le tristi esperienze d'oltremare.dalla critica:«E' un film d'avventura; uno degli ultimi films editi dalla Casa Ambrosie prima della suachiusura definitiva, e come lavoro avventuroso non ha nulla da invidiare ai molti che ci ven-gono dall'estero.E' fatto evidentemente con intendimenti cinematografici : cioè con intendimenti commercialichiari e precisi . Tuttavia non manca di un certo senso d'arte. La favola è varia ed interes-sante. Note sentimentali e patetiche si mescolano al nocciolo drammatico ed avventuroso,imprimendovi un non so che di grazia e di emotività . L'intreccio romanzesco si svolge conchiarezza e semplicità . E' umano e verosimile nelle situazioni come nei sentimenti e nei per-sonaggi. Man mano che procede accresce in interesse ed in drammaticità, fino alla lietaco n c l u s i o n e ( ... ).L'arte fresca e felice di Marcella Albani, protagonista ed interprete, si manifesta in tutte lesue possibilità . Cavalcatrice ardita e spirito avventuroso, si mostra attrice capace per l'av-ventura, pronta a tutti i rischi e a tutte le fatiche, spiegando un'energia insospettabile nellasua esile figura; intelligente e studiosa, imprime al suo volto fine e delicato - maschera bel-lissima e mutevole - tutte le espressioni più sottili dei sentimenti umani, mostrandosi interpre-te acuta e penetrante (.. .)».(C.B.B. in «La vita cinematografica», Torino, 15 luglio 1923).Titolo di lavorazione: L'ondinella smarrita.In qualche città dell'Italia meridionale ed a Tripoli il film venne presentato come La figlia del mare.A ltre fonti indicano Achille Nani e Narciso Maffeis come operatori. I figli di nessuno r. : Ubaldo Maria Del Colle - se.: Ubaldo Maria Del Colle dall'omonimo romanzo di Ruggero Rindi (Falstaff) - f. : Vito Armenise - int. : Leda Gys (Luisa), Ubaldo Maria Del Colle (Poldo), Ermanno Roveri (Gualberto, detto Balilla), Alberto Nepoti (il conte Corani), Léonie Laporte (Contessa 129

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Carani), Ignazio Lupi (il curato), Giulio Berenzone (il padre di Luisa), Rita Almanova, Adriana Vergoni, Alberto Casanova - p. e di. : Lombar- do-film, Napoli - p.v. romana: a partire dal 24.2 . 1921 . Il film si compone di tre episodi: 1) L'inferno bianco (v.c.: 15645 del 1. 1.1921, come i successivi - lg.o.: m. 1752); 2) Suor Dolore (v.c. : 15646- lg.o. : m. 1268); 3) Balilla (v.c.: 15647 - lg.o.: m. 1153).Luisa, figlia del custode delle miniere Carani, ama Poldo, buon operaio, ma cede all'amore delconte Arnaldo, che giura di farla sua sposa. La madre di Arnaldo si oppone a questo matri-monio e, mentre da una parte induce il figlio a sposarsi con Edvige, una nobile signorina, dal-1'altra fa rapire e credere a Luisa che sia morto il figlio che ha avuto da Arnaldo.In punto di morte, la contessa confessa a don Demetrio le sue cattive azioni e, per riparare almalfatto, gli dice di aver lasciato tutto al piccolo Gualberto, il figlio di Luisa, nel testamento.Edvige, che ha tutto ascoltato, sottrae e poi distrugge il testamento. Intanto il piccolo Gualber-to, dal collegio, passa a lavorare prima con un materassaio, poi nelle cave dei Carani, mentreLuisa, rimasta sola, si fa suora e prende il nome di Suor Dolore. Ma nel suo cuore v'è semprela speranza di ritrovare il figlio rapitole. E lo vedrà per l'ultima volta, quando, dopo un attoeroico - s'è immolato per salvare i minatori da un'esplosione - il ragaz:zo muore in un lettinod'ospedale.Vinta dal dolore, dopo aver lasciato cadere dei petali di rosa sul feretro del figlio, anche Luisamuore.dalla critica:«Sarebbe troppo lungo per poter parlare particolarmente d' ogni episodio, perc10,generalizzando il nostro compito , dobbiamo dichiarare che il lavoro è ottimo. Il verismo,l' espressione, il movimento, l'orig inalità, formano le doti principali di questo lavoro.Leda Gys ancora una volta ha dimostrato la sua rara competenza artistica e quello che èda notare è che in tutto il lavoro, che è lungo, ha recitato con la stessa forza e la stessaespressione(...)» .(Pio Fasanelli in «Il Diogene», Roma, 17 marzo 1921).«j. ..) Di Leda Gys è ben difficile tessere l'elogio, poiché nessun inno di gloria può esserepiù bello di quello che si effonde dal suo viso perfetto, dai suoi occhi luminosi, dalla suap iccola bocca tormentata . L' ultima impressione che abbiamo di questa singolare artista hail risalto niveo di Suor Dolore nello sfondo perlaceo delle cave di Carrara. Così ci appareinfatti ne f figli di nessuno, la buonissima film in tre serie, edita con bell ' audacia dal Lom-bardo. In questo dramma a tesi sociale, dalle linee vastissime, dove g iocano sentimenti d imasse e passioni individuali, dove ci si svela in tutto il suo doloroso significato una piagasociale di cui la civiltà non vuole ancora sanarsi , Leda Gys, nel suo ruolo di amante e d imadre, riesce a darci una sintesi artistica che non possiamo dimenticare, perché è troppoprofonda , troppo vibrante di umanità (...)».(Snob in «La Cine-fono», Napoli , n. 431 , l 0/ 26 aprile 192 1).«Il popolare e commovente dramma d i Rindi, ricco d i intricate situazioni drammatiche, èstato egregiamente ridotto per lo schermo; anzi oseremmo dire che la riduzione, mitigandospesso l'esagerazione roman zesca, inverosi mile ed irreale, che il dramma tocca in certimo me nti , e sempl ificando l'aggrovigliamento degli episodi, conferi sce una linea di c hiara 130

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Uno scena de I figli di nessuno, con Ledo Gys e Uboldo Mario Del ColleAncoro do I figli di nessuno: Ledo Gys e Ignazio lupi 131

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semplicità, una linea quasi artistica , donde trae indiscutibile vantagg io. Noi non discutiamoora il dramma, possiamo ripetere che dissentiamo da questo genere che a torto si vuoldefinire sociale, ma che in realtà non è tale, perché sebbene sfiori ambienti ed individu idella società umana non ne affronta alcun serio e profondo dibattito. Anzi , il dramma siimpernia sulle male azioni e sui mostruosi sentimenti di .alcuni dei suoi personaggi e sullevittime di codeste male azioni (...). .Quindi , non dramma sociale, ma dramma sentimentale e passionale, ultraromantico e Fan-tastico , fuori assai della realtà della vita (. . .). L' esecuzione è generalmente buona elodevole. Accade di rado di vedere un film di cotesto genere, messo in scena con moltaproprietà, persino con eleganza e signorilità, e interpretato da un complesso veramenteottimo di attori. Leda Gys ha momenti in cui eccede nell' espressione, ed esagerando, gua-sta un pò la linea della sua interpretazione; ma, nell'insieme, la sua figura si compone d ilinee sobrie e semplici, di linee pure e belle (... )».(Dioni so in «La vita ci nematografica », Torino, 7 / 15 marzo 192 1).Il film , uno dei più grossi successi degli anni Venti, incontrò serie difficoltà con la censura,dato il carattere, indubbiamente eversivo per l'epoca, di molte scene. Ne è testimonianzafa serie di condizioni che vennero imposte a Inferno bianco:7) ridurre la scena in cui si vede l'operaio che rimane vittima della mina, in modo che laproiezione termini nel momento in cui il cadavere, trasportato nella casetta del custode, vie-ne adagiato su di un materasso, per terra;2) modificare fa scena in cui si vede la commissione degli operai guidata da Don Demetrio,recarsi dal Conte Corani, in modo che dall'azione vengano eliminati tutti gli operai, facen -do figurare il solo sacerdote che si reca dal Conte, a nome di tutti loro; .3) sopprimere del tutto fa scena che rappresenta l'insurrezione degli operai contro Anselmo.Trenta anni dopo, Lombardo e Del Colle, quest'ultimo in veste di consulente, hanno rifattouna nuova versione del film , per fa regia di Raffaello Matarazzo, che risultò uno dei mag-giori successi di cassetta, in assoluto, nella storia del cinema italiano di tutti i tempi. Il figlio r. : Agostino Borgate - s. e se. : Agostino Borgate - f. : Carlo Pedrini - int. : Agostino Borgate (il commendator Vivianis), Eugenia Tettoni (don- na Laura Vivianis), Lucio Ridenti (Roberto Vivianis), Alma Serena (Ornella), Umberto Melnati - p.: Pasquali-film, Torino - di. : U.C.I. - v.c.: 16267 del 1.7.192 l - lg.o.: m. 1465.Il film venne presentato come «cinedramma di passione e verità in cinque parti».dalla critica:«Lavoro d i maniera, con qualche situazione interessante».(Reffe in «La vita ci nematografica», Torino, 30 aprile 1924) . 132

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Anche noto come L'atroce accusa o Il figliuol prodigo, il film era diviso in cinque partiintitolate: 1) Ornella, 2) La maledizione, 3) Tra morte e vita, 4) Tempesta in un cuore, 5)Laurette .Agostino Borgata ( 1869-1939) fu attore, regista, soggettista. In America, dopo la primaguerra mondiale, alternò ad una fitta, ma molto marginale presenza in film hollywoodiani,una attiva collaborazione giornalistica ad alcune pubblicazioni cinematografiche, tra cui laprima di Blasetti «li mondo a lo schermo». Il figlio del corsaro rosso r.: Vitale De Stefano - ad.: Eduardo Nulli dall'omonimo romanzo di Emilio Salgari - f.: Arturo Barr, Romeo Waschke - int. : Rodolfo Badaloni (il figlio del corsaro rosso), Nera Badaloni, Riccardo Tassoni - p.: Rosa-film, Milano - di.: indipendente - v.c.: 1° episodio, n. 16482 - 2 ° episodio, n. 16483, entrambi del 1.10.1921 - p.v. romana: 6.5.1922 - lg.o. : 1° epis. m. 1558 - 2° epis. m. 1383.La giovane Neala, figlia del corsaro rosso, viene rapita da uno spagnolo e condotta in un'isolacaraibica. Il suo rapitore spera di piegarla alle sue voglie e contemporaneamente, di metterele mani sul favoloso tesoro del corsaro.Sarà Enrico di Ventimiglia, fratello di Neala, a liberarla.(La vicenda prosegue ne Gli ultimi filibustieri).dalla critica:«Il semplice titolo di questo film richiama alla mente nostra le rocambolesche gesta di genteormata di tutto punto e pronta ad ogni sacrificio per compiere un bene e spesso vendicareun male (...)».(Anon. «La rivista del cinematografo», Milano, n. 5 , maggio 1928).«(...) Per dieci sere è stato proiettato il «Ciclo dei Corsari», straordinarie avventure di terra d i mare, tratte dal romanzo del capitano Emilio Salgari . Questa serie di films, ha incon-trato in parte il favore del pubblico. Da parte mia, penso che invece di proiettare lavori delgenere, sarebbe meglio programmare cinematografie che riproducessero scene della vitavissuta e interessanti episodi storici, che sono da considerare un mezzo eminentementeeducativo dell'animo e della mente.Ma andate a dirlo al pubblico ... !».IP.M . Lopez in «La rivista cinematografica», Torino, n. 24 , 25 dicembre 192 3) .Altra edizione de Il Figlio del corsaro rosso è del 194 1 con la regia di Marco Elter. 133

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Il figlio di Coralie r.: Eduardo Bencivenga - s.: Alberto Delpit - se. : Giuseppe Lega - f.: Giuseppe Caracciolo - int.: Elena Sangro (Coralie), Sandro D'Attino, Silvia Maitre, Nino Camarda, Jole Gerli - p.: Chimera-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 16006 del 1.4 . 1921 - p.v. romana : 30.6.1922 - lg.o.: m. 1532.Secondo la «Vita cinematografica», si tratta di un «dramma sociale, a tinte piuttosto forti».dalla critica:«(...) Lavoro non troppo lungo, ma egualmente sufficiente a stancare lo spettatore. La signo-rina Elena Sangro, interprete fredda e priva di risalto, ed i suoi coadiuvatori, impacciati edindecisi . Ridottissima la messa in scena, rare volte buona la fotografia ».Wuk. in «La rivista cinematografica », Tori no, 25 novembre 1923). Il figlio di Madame Sans Gene r.: Baldassare Negroni - s.: Emile Moreau - se.: Baldassarre Negroni, Gaetano Campanile-Mancini - f.: Ferdinando Martini, Giacomo Angelini - scgr.: Camilla Innocenti - co. : Ditta Gentili - int.: Hesperia (Madame Sans Gene), Carlos A. Troisi (Antonio, figl io di Madame Sans Gene), Enrico Scatizzi (Lefèvre) , Pauline Polaire (Sig .ra D'Ambzac), Luigi Rinaldi, Camillo De Rossi, R. Giovannini - p. e di.: Ti ber-film , Roma - v.c. : 16442 del 1.10. 1921 - p.v. romana : 12.12. 1921 - lg.o.: m. 2551.Ad un ballo popolare che fa seguito alle prime sommosse della rivoluzione francese, il sergen-te Lefèvre si innamora di una bella stiratrice che sarà un giorno Madame Sans Gene, duchessadi Danzica. I due si sposano, e nasce Antonio.Passano gli anni, il sergente ha trovato, sui campi d'Europa, il premio al suo valore ed èdiventato il maresciallo Lefèvre, Duca di Danzica. Il figlio ama una giovane nobile, promessadal padre ad un cospiratore monarchico, D'Ambzac. La fanciulla sposa D'Ambzac, ma, alla pri·ma occasione fugge con Antonio che, per procurarsi del denaro, deruba il proprio padre. Sco·perto il furto, il giovane chiede al padre di espiare in guerra la sua colpa.Al fronte, viene incaricato di chiedere rinforzi, ma durante il viaggio incontra i D'Ambzac e, cer·cando di riconquistare la donna, che nel frattempo è tornata col marito, dimentica la missione.Condannato a morte per alto tradimento, è il padre stesso a firmare la sentenza, poi si reca incarcere, portando una pistola al figlio, per risparmiargli la vergogna del plotone d'esecuzione.Vi trova invece la moglie che si è sostituita al figlio per salvarlo.Nella sua disperata fuga, Antonio viene a conoscenza di un piano del nemico e informa il comando. 134

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Il figlio di Madame Sans Gene: da sn .: Enrico Scatizzi, Hesperia e Carlos A. TroisiAlla fine della giornata, risoltasi vittoriosamente, Lefèvre e Madame Sans Gene trovano ilfiglio morente. Egli spira tra le braccia della madre, mentre l'Imperatore gli appunta sul pettola Legion d'Onore.dalla critica:«(.. .) vecchi motivi romantici della vecchia scuola francese; ma così bene incorniciati nel loroombiente di gloria e di passione, così magistralmente resi, da incatenare e commuovere al mas-aimo l'attenzione dello spettatore. Forse sarebbe stato desiderabile, nell'andamento generale dellovoro, una maggiore unità di tempo; la chiarezza della trama ne avrebbe certo approfittato.la Hesperia è riuscita addirittura superba nella difficile parte di Madame Sans Gene. Essaha reso a perfezione, oltre alla comicità anche la parte passionale di madre che manca 135

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alla simpatica creatura di Vittoriano Sardou. Lo Scatizzi, nella parte di Lefèvre, non è statoper niente inferiore al suo compito, mentre non posso dire altrettanto di Troisi in quella delfiglio. Forse il personaggio esigeva una maturità artistica maggiore della sua (... )».(Ego in «La rivista cinematografica», Torino, n. 2, 25 gennaio 1922).«( .. .)Oggi, questo feroce, critico cinematografico, è costretto a dire tutto il bene che può diIl figlio di Madame Sans Gene, perché il film è bello, perché è condotto con eleganza, conrispetto all'epoca storica in cui si svolge la trama, perché è inscenato con decoro sommo einterpretato con somma coloritura di effetti patetici, sentimentali e drammatici, da Hesperia,attrice sempre distinta e sempre efficace( ...).Tutto il film è contenuto in una linea di aristocraticitò pregevole: senza cadere in barocchi-smi e in artifici (.. .)» .(Giuseppe Lega in «La Cine-fono», Napoli, 25 febbraio 1922). La fille Elisa r.: Edmond Epardaud - s.: dall'omonimo romanzo (1877) di Edmond de Goncourt - se. : Edmond Epardaud - f.: Umberto Romagnoli - int.: Mara Tchoukleva (Elisa), Ferruccio Biancini (Tauchou, il soldato) - p. : Vay-film., Milano - di.: U.C.I. -v.c.: 16158 del 1.7.1921 - p.v. romana: 5.8 . 1922 - lg.o.: m. 1435.Elisa, figlia di una levatrice dedita a pratiche abortive ed a ogni sorta di raggiri, diviene fin dagiovanissima una prostituta. In una casa di appuntamenti conosce un avventuriero e fugge conlui, per poi abbandonarlo e tornare in una infima casa di Parigi. Qui conosce un timido soldatoche la invita ad una passeggiata. Quando nel Bois questi si fa più audace, Elisa, in un impetodi ribellione, lo accoltella. Il giovane muore ed Elisa viene arrestata, processata e condannataa morte. Gra:z:iata, passerà tutta la vita in prigione e diventerà paz::za.dalla critica:«(...) E' una pessima riduzione del capolavoro di Edmond de Goncourt, malamente insce-nato da Epardaud. Ma l' interprete è, nelle ultime due parti, di una straordinaria efficacia».(From . in «La vita cinematografica », Torino, nn . 39-40 , 22 ottobre 1922) .Edmond Epardaud, eclettica figura di sceneggiatore (L'Auberge rouge di Jean Epstein,1923), di saggista e di critico sulla rivista «Cinèa-Ciné», venne in Italia a dirigere due filmper conto di Armando Vay. li primo fu L'affresco di Pompei ( 1920), tratto da una novella diAugustin Thierry, seguito da questa riduzione de La fille Elise {il titolo italiano esatto è La fil-le Elisa), entrambi interpretati da Mara Tchoukleva, un'attrice di origine bulgara.Il film incontrò qualche noia con la censura, che impose la soppressione completa della sce-na in cui Elisa colpisce ripetutamente Tanchon, fasciando so/o una didascalia esplicativa. 136

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Il filo d'Arianna r.: Mario Caserini - s.: Renato Baldani - f.: Renato Cartoni - int.: Vera Vergoni (Arianna), Nerio Bernordi (Selmi, suo marito), Lyda Nelidoff, Mar- gherita Donadoni, Gherardo Pena - p.: Cines, Roma - di.: U.C.I. v.c.: 16188 del 1.6 .1921 - p.v. romana: 20.10.1921 - lg.o.: m. 1826.Tenue vicenda in cui una moglie trascurata da un marito in cerca di galanti avventure riesce ariportare in casa il fatuo dongiovanni, tessendo, come Arianna, un filo di seduzione in cui l'uo-mo si troverà piacevolmente catturato.dalla critica:«(...) Difetti, in questo film, ve ne sono; anzi, talora sono troppo appariscenti perché il pub-blico non li possa notare. Ma in complesso il lavoro piace. Per una volta tanto, abbiamouna reale esposizione di vita e non ... le solite panzane, soffuse qua e là, d'un sentimentoche il più delle volte vuol essere poesia . Successo caldo di simpatia, dunque: peccato chein tutte le pellicole della U.C.I. lo sfogo d'una qualsiasi anima innamorata debbo esseresempre il lago di Como! (...)».(V. Berlè in «La vita cinematografica», Torino, 30 gennaio 1923).Uno scena de Il filo d'A rianna 137

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«( ...) Lavoro interessante, protagonista la graziosa ed intelligente Vera Vergoni (.. .). Pur-troppo il film appartiene al vecchio genere italiano e ne ha quasi tutti i difetti , difetti che èormai ozioso ripetere : ognuno, al giorno d 'oggi , li sa a memoria .Il che è bene, se non è troppo tardi ».(Edgardo Re bizzi in «L'A mbrosiano », Milano, 30 moggio 1923) . Finalmente parlo••• r. : Ugo Gracci - s. e ad.s. : Elvino Pagliei - int. : Cesare Dondini, il tenore Rapetti, la soprano Dalbono - p.: Pagliei , Roma - di.: regionale - v.c. : 16341 del l .8 . 192 l - p.v. romana: 11 .11 . 192 l - lg.o.: m. 728 .Il film inizia con un monologo dell'attore Dondini che informa come il cinematografo abbiainiziato ad essere sonoro. Poi entra un cameriere che annunzia l'arrivo del tenore Rapetti.Dopo una chiacchierata sulla possibilità di espressione del teatro con il mezzo cinematograficotra Dondini e Rapetti, quest'ultimo intona I'Ecco ridente in cielo e la Cavatina di Figaro dal Bar-biere di Siviglia. Poi la cantante Dalbono canta due romanze dall'opera La favorita.Dopo alcune scene di vita familiare, Dondini se ne va a letto e sogna prima una bella man-dolinata a mare, con Rapetti che canta '0 sole mio. C'è anche una scena della Salomè, finoall'incubo spaventoso del rapimento della bella d'Oriente. E l'incubo desta di soprassalto ilrapitore che è lo stesso, pacifico, Cecè Dondini, il quale, dopo un momento di riassestamento,si rivolge al pubblico con un sonoro: Buonanotte!dalla critica:«Al Ghersi (di Torino) si è avuto l' esperimento di Finalmente parlo, originale e frammentariacreazione di Cecè Dondini, nella quale abbiamo ammirato il reale progresso dal lato sin-cronistico della voce all'azione, ma sull'effetto ben altro vi sarebbe da dire e ben altro vi èancora da raggiungere( ... )» .(G. Tili in «La Cine-Fono», Napoli, 25 giugno 1922) .<<Il cinema parlante!! Finora , dei cinema, più o meno parlanti, ne avevamo, come dire? \"tol-lerati\" parecchi senza più speranza di poter finalmente ammirare un'invenzione geniale,che risolvesse il problema apparentemente semplice della sincronizzazione. L' ing. ElvinoPagliei vi è riuscito (non so se prima o dopo gli altri), a mio modo di vedere, assai egregia-mente . La corrispondenza del suono ai movimenti della bocca, volutamente esagerati equindi identificabili, è perfetta, sbalorditiva; eh iara la dizione e potente il suono, specie nelcanto . Non nego che si rimane come attoniti e gradevolmente sorpresi, direi quasi commos-si, quando spento la luce, nell'oscurità della sala silenziosa , si sente l'attore che dallo scher-mo si p resenta con voce che dà quasi l'impressione di uscire di sottoterra!La mente precorre i trionfi di questa bella invenzione che, perfezionata, avrà sicu ramentelargo impiego e rapida fortuna, specialmente per proiezione di opere, giacché il canto rie-sce addirittura perfetto e, negli acuti, del tutto simile alla voce naturale(.. .)».(S c ipio in • La rivi sta cinematografica », Torino, 25 marzo 1924) . 138

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Il sistema di sincronizzazione Pagliei consisteva nell'accoppiamento tra ta macchina daproiezione ed il grammofono, facendo susseguire, senza interruzione, una ventina didischi.Il sincronismo dove per una qualsiasi causa fosse venuto a mancare (rottura della pellicola,salto della rigatura del disco, ecc.) era assicurato dall'unione dei grammofoni giranti all'u-nisono, con identici dischi, i quali partivano automaticamente, ad un segnale ritmico - otticoo fonico - corrispondente ad un giro di manovella del proiettore, rapportato alla velocitàdel giro del disco grammofonico.L'unione elettrica veniva data da due commutatori rotanti , uno situato tra le due macchineparlanti e da loro azionato (le macchine parlanti erano due: l'una taceva e l'altra era infunzione, e cominciava a funzionare quando l' altra aveva terminato il disco, e così diseguito fino alla fine. Quando uno dei due grammofoni cessava di funzionare, l'altroveniva messo automaticamente in marcia, mantenendo il perfetto sincronismo con l'unicoproiettore cinematografico), l'altro era applicato sull'asse della manovella del proiettore.Agivano sincronicamente sulla velocità del motorino elettrico che azionava la macchinacinematografica .Ida « Lo Schermo», Milano, n. 1, agosto 1925).L'esperimento Pagliei, che non ebbe alcun seguito, interessò vivamente il pubblico. Nella solaRoma, in quattordici giorni di programmazione in due grandi cinema di prima visione, ilQuattro Fontane ed il Cola di Rienzo, fu visto da non meno di centocinquantamila spettatori. Fior d'amore r.: Mario Caserini - s. e se.: Mario Caserini dalla commedia di Dario N iccodemi - f.: Renato Cartoni - int. : Vera Vergoni, Mina D'Orvella, Nerio Bernardi, Totò Majorana, Olga Capri, G . Morone, Gleb Zbo- rominsky - p. : Cines-U .C.I. , Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 15687 del 1.1.1921 - p.v. romana : 20 .6 .1921 - lg.o. : m. 1545.Storia di una giovinetta perseguitata dai parenti avidi e malvagi, i quali cercano di non farlaentrare in possesso dell'eredità paterna, mentre lei si trova a studiare all'università, lontanada casa.Tutto si risolve con l'intervento di un giovane innamorato della ragazza.da Ila critica:«I nomi di Dario Niccodemi (autore) e di Vera Vergoni (protagonista) davano a sperare inun lavoro, se non ottimo, di un certo interesse, da giustificare l'aspettativa suscitata dallaréclame insistente e pretenziosa ; invece siamo stati completamente delusi e dobbiamoregistrare un quasi insuccesso. 139

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Una scena d i Fior d 'amoreNon vogliamo discutere ed analizzare il soggetto; forse ha subìto delle mutilazione e dellevarianti che ne hanno alterata la sua giusta fisionomia , ma la condotto del lavoro ed il suo svo~gimento ci riporta ai tempi passati, ormai lontani; ai primi passi della cinematografia . Ci duoledover fare questo rilievo perché pel suo inscenatore, il Cav. Mario Caserini, morto da qualcheanno, abbiamo sempre avuto una viva ammirazione; si vede che negli ultimi tempi la sua fibraera scossa e quindi i suoi lavori portano l'impronta della stanchezza e della superficialità (...).La fotografia è meno che mediocre; eccetto qualche quadro, il resto è tutta sfocata e velata .E ci duole sinceramente di dover rilevare ancora una volta la leggerezza colla quale alcunenostre Case di produzione sciupano i soldi per imbastire pellicole di nessuno o poco valore ».(Ac. A in «La vita cinematografica », Torino, 7 ottobre 192 1). Un fiore nel fango r.: Indo Garrone - s. e se. : Indo Garrone - f. : Guido Barberini - int. : Marisa Romano (la piccola martire), L. Ricci (Corrado Renzi), Enrico Pavoni (Conte De Versa), Haydée van Riel (Anna, sua moglie), Zoe Merckel (la megera), Ugo Rossi (il cieco), Guido Stampa (M. Andrei), Carlo Gallucci (Don Clemente), losef lssorg (il poeta), Ebe Zò, Raimon- 140

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do van Riel - p. : Garrone-film , Torino - di.: regionale - v.c. : 16471 del 1.1O. 1921 -p.v. romana : 13 .12 . 1921 - lg.o. : m. 1302.Il film viene presentato come «commovente dramma sociale» in «La vita cinematografica».dalla critica:«Film a carattere drammatico-passionale, in cui ag isce come protagonista Marisa Romano,seducente attrice, speciale interprete dell' anima napoletana .Il soggetto è popolare, di vita vissuta, uno di quei drammi di calda passionalità, commuovente... ».IAnon . in «La nuova Italia », Tripoli , 30 marzo 1926) . Fiore selvaggio r.: Gustavo Serena - s. : Anna Fougez - se. : Gustavo Serena - f. : Arturo Busnengo - scgr.: Enéa Vannutelli - int. : Anna Fougez (Annarella), Gustavo Serena (Pottmann), Clarette Sabbatelli - p. : Libertas-film, Roma - di. : U.C.1.-v.c. : 15867 del 1.3. 1921 - p.v. romana : 14.9 . 1921 - lg.o.: m. 1692.Da alcune recensioni, si desume che si tratterebbe della storia della «carriera» di una donna,Annarella, la quale, da semplice guardiana di capre, assurge ai fasti della vita mondana,diventando una prostituta di lusso.E dopo varie vicende, finisce per morire tra le braccia del suo primo amore.dalla critica:«(...) prescindendo da un primo atto delizioso per spunto e per ambiente, la scena è moltocomune, per nulla elevantesi dalla nostra produzione di qualche anno fa , alla quale illavoro indubbiamente appartiene. Grande... pseudo-eleganza, scene di mondanità, cocot-tes, viveurs, tradimenti, omicidi , tubercolosi ... Il solito repertorio con i soliti pregi formali e inon meno classici difetti sostanziali . Anna Fougez ne è interprete corretta . Ha acquistato lapadronanza della mimica . Nella parte di grande etèra non ha potuto naturalmente far mol-to, ma quando le si è prestato il destro di mostrarci una figurina di fanciulla selvaggia (...),abbiamo visto rivivere sullo schermo la maliziosa e disinvolta personalità dell'attrice» .(Edgardo Rebizzi in «L'Ambrosiano», Milano, 25 aprile 1923).«Guesto è il caso in cu i il film può essere fatto precedere dall'articolo femminile . E' difattiuna film, scritta da una donna, per una donna, con una donna. E con la discreta dose di 141

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stupidaggine che è sempre in ogni opera d'arte uscita dal cervello femminile. E' un'en-nesima edizione della Signora delle camelie, più pecoreccia, meno professionalmente pro-stituita (... ).Anna Fougez ha richiamato lo stesso un gran pubblico nelle due sale del Modernissimo ela pellicola s'è proiettata per vari giorni».(Guglielmo Giannini in «Kines », Roma, 17 settembre 1921 ).Al film, che è noto anche con il titolo Annarella, vennero corrette dalla censura un paio dididascalìe, ritenute un pò troppo osèe. Ne citiamo una: «Un languore, un turbamentoindefinibili s'impadronirono di lei, mentre le broccio di Pottmonn guidavano nel giro di unadanza molle e carezzevole».Anna Fougez in Fiore selvaggio 142

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Forse che si, forse che no r. : Gaston Ravel - se.: Gaston Ravel dall'omonimo romanzo di Gabrie- le D'Annunzio - f. : Carlo Montuori - int. : Maria Carmi (Isabella lngarami), Ettore Piergiovann i (Paolo Tarsis), Eugenia Masetti (Vanna), Giorgio Fini (Aldo lngarami), Serge Galitzine (Cambiaso) , Mimì (Lunel- la) - p. : Medusa-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 16208 del 1.7.1921 - p.v. romana : 2. 12.1922 - lg.o.: m. 2317.L'aviatore Paolo Tarsis è conteso dalle sorelle lngarami, Isabella, femmina involuta edImperiosa, e Vanna, dolce e tenera. Paolo è attratto da Isabella che lo rende sempre più schia-vo della passione, mentre gode delle pene d'amore che suscita in Vanna. In questo triangolo siInserisce il giovane Aldo lngarami, del quale si occupa l'incestuosa Isabella. Vanna si suicida,Isabella impaz:z:isce e Paolo ritorna a volare.dalla critica:«(...) Lunga e noiosa prosa del più barocco secentismo, disonesta descrizione dell'orgiadella carne, glorificazione del volo aereo!».IAnon. in «Rivi sta di letture», Mila no, luglio 1924).Forse che si, forse che no 143

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«( .. .) Nulla potrebbe essere più meschino, nulla più volgare di questa riduzione di uno deipiù suggestivi romanzi del nostro massimo Poeta. Autore di questa truffa e di questa offesa(... ) è quel famoso Gaston Ravel, francese effeminato, che scese per nostra sfortuna inItalia, negli aurei momenti della nostra cinematografia e che ci regalò alcune - troppe! -solennissime boiate.Il signor Ravel ha massacrato - è il termine esatto - il romanzo dannunziano in una manierache rasenta la demenza e la perversione. Tutto è falsato; tutto è capovolto( ... ).Il signor Gaston Ravel meriterebbe di essere ricompensato nella maniera colla quale siricompensano coloro che offendono la dignità altrui : cioè, a suon di ceffoni . E con questo,ho detto tutto» .(G iuseppe Lega in «La vita cinematografica», Torino, 30 gennaio 1923).Anche il pubblico concordò con le severe recensioni pubblicate. Si ha notizia di diffusi esonori dissensi durante le proiezioni di questa riduzione per lo schermo del celebre roman-zo di D'Annunzio. La censura pretese la riduzione di alcune didascalie dell'epilogo, cheprobabilmente, resero ancora più complicata la comprensione della vicenda. La fuga di Hai-San r.: Joe Bert - s. : Joe Bert - int. : Thenno (Hai-San), Renè Kessler, Hang- Ju-Ting, Eugenia Masetti, Nicola Pescatori - p. : Rinascimento-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 16055 del 1.5 . 1921 - p.v. romana: 23 .4 . 1922 - lg.o.: m. 2000 .Il film venne presentato come «inseguimento avventuroso in quattro atti» e si promettevano,secondo le frasi di lancio: «avventure sensazionali ed emozioni senza fine».dalla critica:«(... ) La fuga di Hai-San è una cosuccia piuttosto noiosa . Come mai la Rinascimento, che ciha dato tanti buoni lavori, ha messo in scena questo inseguimento in quattro parti (così èscritto sulla pellicola) in cui tutte le rifritture avventurose sono impastate tra di loro? Forseper sfruttare l'esotico personaggio del protagonista, giapponese autentico?».(ReFfe in «La vita cinematografica », Torino, 30 maggio 1922). 144

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La fuggitiva r. : Pier Angelo Mazzolotti - sup. : Augusto Genina - s. : Piero Romolotti - f. : Maggiorino Zoppi s - int. : Ria Bruna (Maud), Vasco Creti (Sir Lawrence), Alfredo Martinelli - p. : Photodrama-U .C.I. - di. : U.C.I. v.c. : 16416del 1.9.1921 - lg.o.: m. 1746.11Sir Eddy Lawrence ha avuto un guasto alla sua macchina ed il suo autista Sam, ha appenafinito di ripararlo quando sopraggiunge un'altra vettura. Ne scende una donna che tremandogli chiede di dargli la macchina in cambio della sua per sfuggire a degli inseguitori. Lawrenceaccetta, poi decide di ritrovare la donna che lo ha vivamente affascinato e conoscere la sua•toria. Quando la reincontra, Maud gli racconta del suo matrimonio infelice con Lustig, unuomo degenerato e vizioso che vuole sottrarle il figlio. Lei era riuscita ad impedirlo, sapendoche suo marito aveva intenzione di sopprimerlo per entrare in possesso di un lascito intestatoal bambino. Lustig era stato poi misteriosamente assassinato in un vagone fotto e lei, incolpataIngiustamente, era fuggita. Lawrence, ormai innamorato della bella Maud, riesce a venire acapo della complicata vicenda, trovando il vero colpevole. La storia si conclude con una unicapromessa negli occhi dei due protagonisti».(da «Lux», Roma, n. 9, settembre 1921).dalla critica:cl realizzatori del lavoro hanno. innestato accortamente il genere avventuroso in quello passio-nale. Ottima intenzione, destinata a correggere e temperare certi aspetti della passata pro-d uzione nazionale, aspetti non graditi ad una parte del pubblico nostro ed alla maggior partedello straniero . Siamo molto riconoscenti a Mazzolotti, il quale ha concesso larga parte degli ffetti all'automobile ed al treno, e ci ha fatto vedere persino una rotativa del Corriere dellaSera in piena funzione . Come pure restano al suo attivo i colpi d i scena , veramente inaspet-tati, coi quali egli ha , qua e là, alleggerito la vicenda. Ma la base ancor troppo divistica equindi statica, e quindi anticinematografica , lo ha indotto a trascurare i particolari , a noncurare certi elementi , a fare delle deroghe alla verosimiglianza e, finalmente, a demolire imigliori momenti del lavoro, col volerne spiegare l'antefatto e i retroscena , in modo superfluo contrario alle prerogative di sintesi e di intuitività dello spettacolo cinematografico .1... ) L' interpretazione è lodevole nel Creti e negli altri, ma Ria Bruna ... è innegabilmente unbel pezzo di donna ».(E . Reb izzi in «L' A mbrosiano», Milano, 28 gennaio 1924) .«l' a utore ha cercato di conferire un ' aria di misterioso alla fuggitiva , riuscendo però amostrarci solo delle situazioni paradossali ed impossibili . Pur tuttavia , il dramma avrebbepotuto avere anche una compiacente, se non favorevole, accoglienza, ma la cattivafotografia ci ha tolto il modo di apprezzare quel tanto che c'era di buon nel film come mes- a in scena e interpretazione .Conti nui, adunque, la fuggitiva la sua corsa , senza alcuna condanna categorica , ma ancheaen za alcuna assoluzione da parte nostra ».(Alberto Bruno ne «il Roma della domen ica », Napo li , 11 novembre 1923) .Un rapido giudizio apparso su «La rivista di letture» {n . 5 , maggio 7924) esclude per tuttilo visione del film , poiché l'idea centrale è tratta da L' innocente di Gabriele D'Annunzio. 145

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Il fu signor me stessor.: Luigi Vecchi D'Alba - s.: Pilade Vecchietti - se.: Luigi Vecchi D'Alba -f. : Giuseppe Todescato - int.: Lea Lenoir, Ubaldo Ricci, Dorion Wild,Gino Geminiani, Evaristo Paccosi, Carmelita Mozzidolfi, Carlo Restori,Signora Busacchi - p.: Benaco-film, Brescia - di.: regionale - v.c.:15683 del 1. 1.1921 - lg.o.: m. 1584. ·dalla critica:«( ...) Film mediocre: interpreti i più abili dilettanti filodrammatici ».(C. Fischer in «La rivista cinematografica», Torino, n. 12, 25 giugno 1924).«Dramma avventuroso di una trama molto originale, ma data l'inefficienza degli interpreti el'inesperienza del direttore di scena, il risultato di questo lavoro è stato molto, ma moltomagro. Ho detto che il direttore di scena è inesperto, e lo ripeto, perché se fosse tutt'altro,certo, non avrebbe lasciato mai apparire sullo schermo quelle migliaia di inesattezze di cu iil film è pieno. Scarso pubblico». •(Sa lvino Soler (corr. da Malta) in «La rivista cinematografica», Torino, n. 9 , 1O maggio 1924) . Gennariello, il figlio del galeotto r.: Elvira Notori - s. e se.: Elvira Notori - f. : Nicola Notori - int.: Eduardo Notori (Gennariello, il figlio del galeotto), Oreste Tesorone (il galeotto), Silvia Simar - p.: Gennariello film, Napoli - di.: regionale - v.c.: 16286 del 1.7. 1921 - lg.o. : m. 1062.Patetica storia di un giovane che cerca con ogni mexzo di dimostrare l'innocenza del padre,ingiustamente condannato, ed alla fine vi riesce.dalla critica:«Di fronte a questo film si comprende che al pubblico piacciono i lavori americani d'avven-ture, almeno sono divertenri e non noiosi come questo (...)».(Ro.Ma . in «La rivista cinematografica», Torino, n. 23, l O dicembre 1924) .«Il figlio del galeotto, di Elvira Notori, col famigerato Gennariello. Ignobile pasticcio chedisonora la nostra città».(Gi ulio Dorio (corr. da Napoli) in «La vita c inematografica », Torino, nn . 9. 1O, 7 marzo 1922). 146

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Anche questo film , come Gennariello polizziotto, venne prodotto da Eduardo Notori, men-tre la regia fu affidata alfa madre.Secondo la testimonianza di Gennariello, durante una scena di particolare violenza, sia luiche l'antagonista caddero dal ponte sul Sebeto, precipitando nel fiune .Il film venne rieditato nuovamente nel maggio del 1926, con lo stesso metraggio, ma con iltitolo cambiato in Canzone triste.Gennariello, il figlio del galeotto: al centro: Eduardo N oto ri (Gennariello) e O reste Tesorone (in gilet) Gennariello polizziotto r. : Eduardo ed Elvira Notori - s.: Elvira ed Eduardo Notori - f. : Nicola Notori - int.: Eduardo Notori (Gennariello), Gennaro Jovine (il guap- po) - p.: Gennariello-film , Napoli - di.: reg ionale - v.c. : 15834 del 1.3 .1921 -p.v. romana: 30.3 .1922-lg.o.: m. 1271.Eroicomiche avventure di uno scugnizzo napoletano (Gennariello) che si improvvisa poliziotto,afidando guappi e camorristi e che sbaraglia con una serie di astuzie tutte partenopee. 147

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dalla critica: «Dramma popolc:ire interpretato dal bravo Gennariello. Quantunque fosse un lavoro non troppo profondo, piacque». (M. Balustra in «La rivista cinematografica », Torino, n. 2, 25 novembre 1922). «Scene drammatiche di ambiente napoletano : buonissima l'interpretazione. Il lavoro, accompagnato da suggestive canzonette popolari, ha avuto buonissimo successo». (Il cronista in «La rivista cinematografica», Torino, n. 11 , 1O giugno 1922) . «Ove si illustrano in un'epica apoteosi le grandi gesta del celebre Gennariello, il più forte dei forti e il più rinomato attore napoletano(?!!!)» . (E .M . in «La vita cinematografica», Torino, nn . 19-20, 22 maggio 1922) . Gennariello polizziotto, proprio scritto cosi', con due zeta, alla napoletana, venne girato con tanto realismo per le strade di Napoli che, secondo la divertente testimonianza dell'at- tore, ad una scena di bagarre generale intervenne la polizia, convinta di trovarsi di fronte ad una autentica rissa. E l'intera troupe venne «fermata» per qualche ora, condotta in que- stura e rilasciata, con molte scuse, dopo aver chiarito /'equivoco. Il film, notevolmente ridotto ( 1062 metri), venne rieditato nuovamente nel maggio del 7926. I giardini d'Armida r.: Maurizio Rava - s. : Fausto Salvatori - f. : Fernando Dubois - scgr.: Piero Guidotti - int.: Giulietta D'Arienzo (Armida e Margherita di Mon- tegufo), Enrico Piacentini (Don Fiorenzo), Luciana D'Oro, Amedeo Ciaf- fi , Angelo Gallina, Fernando Ribocchi, Tullio Monacelli - p.: Triumpha- lis-film, Roma - di. : U.C.I. -v.c.: 15712 del 1.1 . 1921 - p.v. romana: 6.5. 1921 - lg.o.: m. 1737. Questo film di Fausto Salvatori, da lui stesso definito: «poema sentimentale», narra la fosca vicenda di Margherita di Montegufo e del suo tragico amore per il nobile Fiorenzo.· dalla critica: «( ...) Magn ifico per messa in scena e fotografia, ma slegato e oscuro nell'azione e nella definizione dei personaggi, ai quali difetta un soffio di sincerità umana e di genuina poesia (... )». (Carlo Fischer in «La Cine-fono», Napoli, 1O giugno 1922). 148

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«Il giardino d'Armida, di F. Salvatori, è un lavoro di bella concezione, che avrebbe potutomaggiormente interessare se non fosse alquanto prolisso e se la fotografia fosse migliore.N on si comprende come la censura non abbia dato mano alle forbici, con tre adulterii edun figlio della colpa» .jReffe in «La vita cinematografica », Torino, 15 marzo 1922) . La gigolette r.: Alfredo Masi - s. : Ugo De Simone - f. : Enzo Riccioni - int. : Lina Murari (Lina), Guido Trento (Guido), Renato Trento, Carlo Gervasio (lo sfruttatore), Gioacchino Grassi - p. : Gladiator-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 15926 del 1.4.1921 - p.v. romana : 3.9.1921 - lg.o. : m. 1365 .Una è una «gigolette» che ha un lenone che la sfrutta e la costringe ad una vita di abiezione.Quando si innamora di un giovane, non le viene permesso di inseguire un riscatto impossibile.lenché con il cuore a pezzi, Lina, sotto la minaccia del suo sfruttatore, tratta sprezzantementeIl giovane e lo allontana dalla sua vita.dalla critica:«Non sarà certo questa l'ultimo film che vorrà sfruttare ancora una volta l'eterno ed idiotis-1imo soggetto che giocherella con la etèra a doppia funzione (...). Non sarà l'ultimo film dita le soggetto, appunto perché il soggetto è idiota, e di cose idiote il cinema si compiace :come i maialetti del fango e dello sterco.Un film, tra le molte, identiche o quasi nell'azione, ricordo di aver già veduto or non è mol-to, interpretato, credo, dalla Makowska e da Rosmino . Quella non mi dispiacque .Q uesta della Gladiator mi dispiace, se non altro perché arriva assai tardi a confronto del-l'altra, riuscendo perfettamente inutile .M anco male che può vantare una discreta messa in scena e una dignitosa fotografia . Qual-che ambiente è decoroso e ben messo. Non mi piace la scena della taverna (qual'è quel filmche non ha un interno di bettola alla Montèpin?) .Lo fotografia eccelle, dovunque. Peccato che si sia troppo indugiata a riprodurre la pazien-te Murari di fronte, di profilo, di dietro, di sghembo, di tre quarti, di due quinti .. . Me la ren-dono antipatica quei troppi primi piani, la simpatica Murari!Concludendo: (...) la Gladiator ha un ottimo operatore e un pessimo soggettista . Il primo selo tenga assai caro, ma veda di licenziare il secondo, ed al più presto» .IAldo Gabrielli in «La rivisto ci nematografico», Torino, n . 21 , 1O novembre 1921 ).Il fi lm è noto anche come Lina, la gigolette. 149

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Giovanna la pallida r. : Ivo Illuminati - s. e se.: Ivo Illuminati da motivi di un racconto di Honoré de Balzac - f. : Aldo Lunel - scgr. : Romolo Corrodetti - int. : Sil- vana Morello (Giovanna), Nerio Bernardi (Orazio), Kakia Cutuvali [Myriel] (la moglie di Orazio), Carlo Gualandri (Pietro), Cav. G . Pie- montesi, Guelfo Bertocchi, Piero D'Orazi, M. Pasetti - p.: Medusa-film, Roma - di. : U.C.I . - v.c.: 16414 del l .9 . 1921 - p.v. romana : 23 .4 . 1923 - lg.o. : m. 1694.Orazio, giovane ufficiale, è innamorato di Giovanna. Pietro, amico di Orazio, anch'egliinvaghitosi della donna, fa credere che Giovanna non sia pura, poiché sarebbe la madre di unbimbo che vive con lei e che invece è di una sua amica.Tratto in inganno dalla calunnia di Pietro, Orazio ha un violento litigio con Giovanna e le spa-ra una revolverata, ma l'agitazione gli fa deviare il colpo. Credendo di aver ucciso la donna,Orazio fugge in macchina, precipita in una scarpata e rimane gravemente ferito.E' raccolto in fin di vita da una ragazza che lo ospita nella sua villa e lo cura. Tra i due nasceun amore che si conclude con il matrimonio e la nascita di un figlio.Intanto Giovanna, avvilita da quanto è accaduto e senza notizie di Orazio, rifiuta l'amore chePietro le giura e vive nel ricordo dell'amato.Pietro, colto da rimorso, fa rincontrare Orazio e Giovanna, confessa loro la sua colpa e si sui-cida. Orazio decide di abbandonare tutto per tornare con Giovanna. Ma la donna, al momentodella fuga, venuta a sapere che il figlio di Orazio è molto malato e la moglie sta per impazziredi dolore, preferisce rinunciare all'amore e si toglie la vita. Orazio tornerà alla sua famiglia.Il film termina con la frase: «Tu perché ami e perché piangi avrai qualcosa da dire a' tuoi simili».dalla critica:«(.. .) Un signor X.Y. (che nel caso specifico potrebbe anche chiamarsi - ironia dei nomi! -Illuminati Ivo) un bel giorno si mette in testa di fare il soggettista cinematografico. Ma, perfare il soggettista, bisogna saper imbastire un soggetto, una trama qualunque, oppure ridur-re un romanzo, una commedia, una tragedia , un accidente qualsiasi insomma che si prestiad una riduzione.Ma, per far ciò, bisogna aver delle idee e, se non altro, una certa abilità di riduttore . Chefa allora il signor X.Y. che non ha né l' una né l'altra qualità e, d'altra parte, vuol far delcinematografo? Facilissimo: il sig . X.Y. prende il primo romanzo che gli capita fra le mani(uno di Balzac, per esempio), legge il titolo, qualche capitolo qua e là, la fine - per vederecome va a finire - butta giù un seguito di scene tanto da riempire quattro parti, infischian-dosi della logica, del buon senso, della fedeltà al lavoro originale, gira il tutto e... le tourest joué!(...) Ma - chiederanno all'uscita gli spettatori - e l'arte, e la serietà? Illusi! E chi se ne curaancora di queste inezie?» .(Max ime in «La ri vista c inematog rafica », Tori no , n. 9 , 1O maggio 1922) .Nel 1911 , Gennaro Righelli aveva girato per la Cines una versione omonima, di circa 300metri, con Maria Righelli nel ruolo di Giovanna. 150

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Il giro del mondo di un biricchino di Parigi r.: Luigi Maggi, Dante Cappelli - s.: dal romanzo omonimo di Luigi Boussenard - f.: Paolino Beccaria - int.: Franco Cappelli (Friquet), Lola Romanos (Maggie), Dante Cappelli, Hinamoto - p.: Ambrosio-Zanolla film, Torino - di.: U.C.I. - v.c.: 15905 del 1.3 .1921 - p.v. romana: 24-12-1921 - lg.o.: m. 1504.Nel suo avventuroso viaggio intorno al mondo, Friquet si trova coinvolto in molte avventure mozionanti. Sulle rive del Senegal viene fatto prigioniero da una tribù di cannibali. Sfuggitoquasi per miracolo ad una morte orrenda nel deserto, lotta con un enorme gorilla. Incontra,poi, un leopardo e, per evitare la belva, l'ardito monello finisce su una nave di negrieri. E lemeravigliose avventure non finiscono qui••.dalla critica:cli vecchio e pur sempre fresco e piacevole romanzo di avventure di terra e di mare, cheho dilettato le nostre fanciullezze sognose, come aveva dilettato quelle dei nostri vecchi, è neo Cappelli ne Il giro del mondo di un biricchino di Pa rigi 151

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passato anche esso sullo schermo per opera della Casa Ambrosie; e nessun romanzo, inverità, come questo ricco e vario di vicende interessanti, quasi istruttivo e profondamentemorale, si prestava per un magnifico film.Pure, la Casa Ambrosie non ha saputo trarre conveniente partito, o almeno, tutto il partitoche se ne poteva trarre facilmente. Due cose principalmente vi si sono opposte: la solitamania di voler rimanipolare arbitrariamente - secondo vedute ristrettissime - tutte le opereche si portano sullo schermo - mania inguaribile e deleteria, della quale sono affetti qua situtti nel bel mondo cinematografico - e poi la riduzione sommaria ed alquanto pedestre cheha impoverito e smilzito enormemente il romanzo( ... ).Franco Cappelli, un fanciullo ancora, vivace ed intelligente, sicuro come un attore fatto,degno rampollo di forte stirpe d'artisti, educato a severa disciplina, concentra su di sé tuttol'interesse del lavoro e l'attenzione del pubblico per la simpatica freschezza, per la spon-taneità sincera, per la sicurezza della recitazione indipendentemente quasi dalle vicendeper le quali egli passa (...)» .(Dioniso in «Lo vita cinematografica», Torino, 22 gennoio 1922). Giulia di Trécoeur r.: Camillo De Riso - s. : da <dulie» (1869) di Octave Feuillet - se.: Augusto Genina - f. : Aurelio Allegretti - scgr. : Alfredo Manzi - int.: Vera Vergoni (Giulia di Trécoeur), Giorgio Bonaiti (Lucan), Luigi Maggi (Pietro), Jole Gerli (Clotilde di Trécoeur), Eugenia Cigoli, Giorgio Gizzi - p.: Caesar-film , Roma - di.: U.C.I. - v.c. : 16567 del 1.11 . 1921 - p.v. romana: 17.10.1924 - lg.o. : m. 1772.Vicenda passionale e drammatica incentrata sull'amore infelice di una nobile fanciulla per unuomo indegno di lei.dalla critica:«Un lavoro che avrebbe potuto conseguire un ottimo successo, ma che ha finito invece co ltravolgere perfino il contenuto del romanzo dal quale fu tolto il lavoro, mettendone inevidenza i difetti e le lacune anziché metterne in luce i pregi laddove, per il contrario, neera realmente ricco e come non a torto era stato scelto per un'ottima riduzion ecinematografica . Così se da una parte quindi vi fu del buon gusto nella scelta del soggetto,altrettanta cattiva fu la scelta del metteur-en-scène, riaffermatosi nuovamente per un guastamestieri, o se più piace anche per un guasta cose( .. .). Di conseguenza una fortissima pe r-dita d'effetto e d'efficacia non certo compensata da quello che di buono abbiamo, pur tut-tavia, e ciò malgrado, riscontrato nel corso del lavoro (... ). Evidentemente la cattiva guid adel direttore artistico ha pure fatto perdere, in quadri senza risalto, anche l'ottimo valoreartistico degli interpreti, il cui interessamento ha dovuto di conseguenza cedere davanti alla 152

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mancata linea d'insieme del lavoro, di fronte alla quale pare siansi più spesso perfino tro-vati a disagio ed impossibilitati a sostenersi vicendevolmente (...).Buona per contro la fotografia, tanto dal lato tecnico che artistico. L'unica cosa forse chesia riuscita a salvare almeno le apparenze del lavoro».IM .T.F. in «La rivista cinematografica», Torino, 1O novembre 1922).«(.. .) Durante la recente visione di Giulia di Trécoeur, ho osservato che, specie in datimomenti, le palpebre della Vergoni sono insolitamente mobili.Effetto bello di un animo gentile ed emotivo, od effetto di una falsa proiezione di luce? lotendo a credere alla mia prima ipotesi e, per ogni caso, col dovuto rispetto all'artistaillustre, le sottometto che nella rappresentazione per lo schermo, l'immobilità delle palpebre(raggiungibile con odierno, breve esercizio) è condizione essenziale a che la corrente sug-gestiva che dall'artista va fino allo spettatore non sia interrotta.Ve ra Vergoni induce all'ammirazione e vince malgrado la mobilità dello sguardo :Immobilizzando, essa soggiacerà ed incanterà gli spettatori (...)».IE . Ruffo Marra in «La rivista cinematografica », Torino, 1O gennaio 1923). Il granatiere di Pomerania r.: Lucio D'Ambra - s.: Lucio D'Ambra - f.: Domenico Grimaldi - scgr. : F. Maialetti - int.: Lia Formia, Ignazio Bracci, Umberto Zanuccoli, Adele Garavaglia, Mario Cusmich - p. : D'Ambra-film, Roma - di. : U.C.1. - v.c.: 15846 del 1.3 . 1921 - lg.o. : m. 914.«Emanuele Santi usa il suo amico Giannetta Balla come Napoleone usava i granatieri diPomerania: donne, sarti, restaurant, sigari, azioni di borsa, tutto Emanuele fa provare a Giannet-to prima di avventurarsi lui. E Giannetto, mite e remissivo, si sottopone ai capricci dell'amico, al ul dominio non sa sfuggire. Anche quando la contessa Sangiorgi propone a Emanuele di spa-lare la nipote Ninon, Giannetto è spedito in avanscoperta ad esaminare la merce. Ninon è bella,lpOrtiva ed ama la musica: Giannetta se ne innamora e Ninon gli corrisponde. Alle lettere,t.lefonate e telegrammi di Emanuele che gli chiede notizie, non risponde. Quando infine l'aspi-f'Clnte sposo arriva a Colle Fiorito, Giannetto descrive Ninon sotto le tinte peggiori e la nascondeIn un armadio, sostituendola con una orrenda servetta. Ma Emanuele riesce a incontrarla e stre·pita di volerla sposa. A questo punto, Giannetto inventa di averla disonorata. E Emanuele se neftparte sconfitto. Per una volta, il granatiere di Pomerania ha sconfitto Napoleone».(eia «Lux», Roma, n. 9, settembre 1921 ).dalla critica:cCon grande soddisfazione del pubblico, è stata presentata un' altra pellicola di caratterecomico: Il granatiere di Pome.·:mia, della D'Ambra film . Lia Formia, Bracci, Zanuccoli l'han-no interpretata molto accuratamente».(o.Ma. in «La rivista cinematografica », Torino, 20 luglio 1924). 153

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«Il granatiere di Pomerania della D'Ambra film: pellicola di scarso interesse, distinta inter- pretazione di Lia Formia, discreta la messa in scena». (V. in «Lo vita cinematografica», Torino, 15 novembre 1924) . Uno dei film meno noti della copiosa produzione di Lucio D'Ambra, Il granatiere d i Pomerania non ha avuto uscite regolari nefle grandi città . A causa della sua brevità (91 4 metri), venne presentato in doppi programmi. Dal soggetto scritto per il cinema (1920), D'Ambra trasse una commedia, rappresentata a Roma nel 1924.II HermioneIl r.: Eduardo Bencivenga - s. e se. : Jean Carrère - f. : Ottorino Tedeschi- ni - scgr.: Prof. Cafiero Luperini - int. : Myosa de Coudray (Hermione), Sandro D'Attino (Gerardo Grawstone), Gino Campanella (Gordon), Piera Bouvier - p.: Chimera-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 15993 del 1.4.1921-p.v.romana : 17. 11 .1922-lg.o.: m.1096. Lady Hermione, rimasta vedova, convola a seconde no:z::z:e con il ricchissimo Gerardo Grawsto· ne. Il loro matrimonio non si basa però sull'amore. Per Hermione è la ricchezza e per Gerardo, la posizione sociale. I due stipulano un patto: dinan:z:i alla società saranno marito e moglie, tra di loro solo amici e niente più. In questo insolito menàge si inseriscono Gordon, uno spasimante respinto da Hermione ed Angela, antica innamorata di Gerardo. Angela ricorre ad ogni mezzo per impedire un risveglio di affetto di Hermione per Gerardo e Gordon, per vendicarsi di un nuovo rifiuto, riesce a rovinare Gerardo. La distru:z:ione delle ricche:z::z:e di Gerardo segna l'inizio della felicità per la strana coppia; nella povertà, trova l'amore che si erano negato. dalla critica: «( ...) Inconcludente lavoro dovuto a Jean Carrère (.. .). Non ricordo il nome della principale interprete, una straniera, ma è un tanto bene per lei ... ». (G .G . Giannini in «Lo vita cinematografica», Torino, n. 9 , 7 maggio 1922) . «( ...)Un film senza importanza e, credo, di paternità estera (... )». (C. Chistè in «La rivisto cinematografica », Torino, n. 12, 25 giugno 1922) . «( ...) Il fine morale non manca; l'argomento, però, è scabrosissimo ed implica situazioni un pò scabrose. Può essere ben compreso solo da un pubblico serio ed elevato». IAnon . in «Lo rivista del cinematografo», Milano, n. 4, aprile 1930) . Il film è noto anche come La donna comprata . 154

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lenne Myosa de Coudray: Hermione 155

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Idillio r. : Vittorio Tettoni - int. : Contessa Bianca Maria Guidetti-Conti - p.: Guidetti-Conti, Torino - di. : non reperita - v.c.: 16547 del 1. 11 . 1921 - lg.o. : m. 1380.Uno dei molti film che la Casa d'arte Contessa Bianca Maria Guidetti-Conti editò, per l'interpre-tazione «assoluta» della sua produttrice. L'ignoto r. : Torello Rolli - sup.: Augusto Genina - s. : Antonio Lega da motivi di Puschkin - f.: Alessandro Bona - int. : Enna Saredo (la donna), Augusto Poggioli (l'ignoto), Gemma De Sanctis (la madre), Gino D'Attino (il padre), Giovanni Dolfini (il fidanzato), Pier Camilla Tovagliari, G . Cesari - p. : Libertas - di.: U.C.I. - v.c. : 16652 del 1.12.1921 - p.v. romana: 1.4.1922 - lg.o.: m. 1438.Una giovane donna, innamorata di un ufficiale di marina, viene osteggiata dai genitori, chenon vogliono queste nozze. Con l'aiuto di due fedeli servitori, il matrimonio viene organizzatodi notte in una chiesetta fuor del paese. Lo sposo ritarda a causa di un incidente dovuto a unatempesta. Un altro ufficiale di marina si trova a passare nei pressi della chiesa. Scambiato daiservi per l'altro viene preso di peso e portato accanto alla sposa, mentre improvvisamente vie-ne a mancare la luce. Un fulmine è caduto sulla chiesa, molti sono rimasti feriti o sono fuggiti.Lo sconosciuto prende tra le braccia la donna che è svenuta e la stringe a sé.Quando finalmente lei si accorge che non si tratta del suo fidanzato è troppo tardi. Fugge inor-ridita, invano trattenuta dallo sconosciuto. Sono passati due anni. Alla donna è nato un bam-bino. La nave è ritornata in porto. Lei si reca a bordo, sperando di trovarvi il suo fidanzato,non più visto dalla sera delle nozze mancate e del quale ignora l'incidente. E' lo sconosciuto ariceverla a bordo ed a comunicarle la morte del giovane.La incontra ancora ad una festa in onore degli ufficiali, cerca di avvicinarla, ma la donna loscaccia, sdegnata. Lo avvertono che il bambino, che vive presso dei contadini, è grave. Correda lui e lo sconosciuto l'aiuta a traghettare un fiume.Vedendo il bimbo, lo sconosciuto comprende di esserne il padre e chiesto perdono, ottieneanche l'amore della donna.dalla critica:«(.. .) Questa commedia drammatica desterebbe senza dubbio un certo interesse, se nonpoggiasse sopra situazioni artificiosamente posticcie e inconsultamente impossibili (...). Loscherzo sarebbe ridicolo davvero, se non fosse compassionevole! Intanto, chi ci fa una mol- 156

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lo bella figura, in tutto questo, sono sempre quei disgraziati impresari (ah! quel l'ufficio sog-getti) che pagano ben salate queste indegne produzioni . Bel paese davvero l' Italia.le sce ne sono tagliate, con palese incompetenza tecnica, e l' interpretazione da parte diEnna Saredo è fiacca e monotona . Ella non ha fatto un passo avanti. Il suo manierismo èInsopportabile. Molto lodevoli e corretti sono invece Poggioli e D 'Attino . Questo ultimoamm iratissimo (...)».ll.L. Battisti in «La rivista cinematografica», n. 8, 25 aprile 1923) .G uido Parish '\"\"\"- .A ....... .~·,-~jSchamberg), regista L'immortalede L'immortaler.: Guido Parish (Schamberg) - s. : dal romanzo di Giuliano Di Guida -f. : Eduardo Lamberti - int.: Marcella Albani , Roberto Villani, G. M . DeVivo - p. : Ambrosia-film, Torino - di. : U .C.I. - v.c. : 16238 del1.7.1921 - lg.o.: m. 1463.Il romanzo del Di Guida viene definito, negli annunci che pubblicizzano il film, come «drammapassionale moderno».dalla critica:• (...) Fine interpretazione di Marcella Albani, bravissima nello sdoppiamento di due figurediametralmente opposte ».(R D'Orazio in «La rivista cinematografica», Torino, 1O giugno 1923) . 157

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Lucy San Germano, protagonista di Incatenata 158

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Incatenata r. : G iuseppe Ricc iotti - sup. : Augusto Gen ina - s. : Aldo De Be nedetti - f. : Arturo Busnengo - int. : Lucy di San Germano [Marina Moreno), Angelo Fe rrari (Pedro Guenas), Augusto Poggioli (Conte Giorgio Guer- ra), Alberto Albertini (il ricattatore), Olga Benetti (Sig . Hatwood) - p. : Libertas-film , Roma - di. : U.C.I . - v.c. : 16642 del 1. 12. 1921 - p.v. romana : 1.3 . 1923 - lg.o.: m. 1476.Marina rompe involontariamente un vaso giapponese del padre. Per cercarne un altro simile,ai reca da un antiquario e incontra Pedro Guenas, un pittore che, tempo prima, mentre eraIntento a farle il ritratto, aveva cercato di sedurla. Il giorno dopo, Marina riceve un bigliettodall'antiquario che le dice di recarsi da una certa signora Hatw-ood dove potrà trovare il vaso.Ma l'invito è falso. E' stato Pedro che ha cercato di attirare la donna in un tranello. Nella col-luttazione con Pedro, Marina afferra un coltello e lo uccide. L'omicidio però è visto da un ladro.E qua ndo Marina diviene la moglie del conte Guerra, il «testimone» comincia a ricattarla. Ilconte sospetta qualcosa nel comportamento di Marina, ma, non sapendo del ricatto, pensa chela moglie stia per tradirlo col suo amico Telemaco Allegretti. Finge, allora, di partire, ma tornaImprovvisamente a casa, dove trova Marina con un uomo. E, credendo di aver sorpreso lamoglie con l'amante, spara e uccide il ricattatore. Scoperta la verità, dichiara alla polizia diaver sparato all'uomo, avendolo scambiato per un ladro e, completamente scagionato, partecon Marina per un nuovo viaggio di nozze.dalla critica:«(... ) Artistica interpretazione . Esito positivo . Grande successo».(U . Frezzati in «La rivista cinematografica », Torin o, 25 novembre 1922) .«Film passionale in quattro parti, con Lucy San Germano e Angelo Ferrari ; bellissima lafotog rafia; la trama del lavoro è un pò intrecciata, ma di buon gusto».(V. in «La vita cinematografica », Torino, 30 lugl io 1923) . L'inconfessabile r. : Parin - s. : Luigi Ferrario - int. : Rossana, Sandro D'Attino, Gino Campanella , Rosita Perrin - p. : Chimera-film, Roma - di.: Cito-Cinema - v.c. : 16346 del 1.8 . 1921 - lg.o. : m. 987.Si tratterebbe, secondo una informazione pubblicitaria, di una «divertente commedia sen-timentale». 159

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dalla critica:«Ottimo capolavoro interpretato dall'ammirevole protagonista Rossana . Buonissimi gli inter-ni e gli esterni, ottima la fotografia e la messa in scena del Parin».(U. Frezzati in «La rivista ci nematografica», Torino, 25 lugl io 192 2) .«(...) Pellicola italiana di genere.. . inconfessabile (...)».(Carlo Fischer in «La rivista cinematografica », Torino, 1O d icembre 1924) . L'ingenuo r.: Giorgio Ricci - s. e se.: Ugo Falena da «Candide» (1767) di Voltai- re - f. : Goffredo Savi - scgr. : Otha Sforza - int.: Goffredo D'Andrea (Ercole di Kernabon, l'ingenuo), Silvia Malinverni (Mademoiselle di Saint-Yves), Ignazio Mascalchi (S ig . de Parrange), Ignazio Lupi , Marion May (l ' amica di Parigi), Alee Sandro (lo sconosciuto) - p.: Ber- nin i-fil m, Roma - di. : U.C.I. - v.c.: 15856 del 1.3 . 1921 - p.v. romana : 10.6 . 1922 - lg.o.: m. 2405 .Una scena de l 'ingenuo, con Goffredo D'Andrea 160

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Ercole, un giovane canadese, giunto in Francia, è, per il suo candore, subito bene accolto dagliabitanti di un paesino della Bretagna e addirittura adottato dal Signor di Kernabon, che crededi ritrovare in lui un nipotè che era stato rapito dagli Uroni. Il giovane Ercole, conosciuta lasignorina di Saint-Yves, vorrebbe sposarla, ma senza riti religiosi, scatenando le ire dei bret-toni. Rifugiatosi a Parigi, tenta di liberare la giovane che è stata rinchiusa in un convento e,dopo infinite peripezie, dimostra che la sua «ingenuità» è molto più fattiva della scaltrezzadegli individui contro i quali lotta, riesce nel suo intento, ed impalma la sua amata.dalla critica:«(.. .) Ugo Falena ha derivato L'ingenuo dal romanzo omonimo di Voltaire . Derivare signi-fica, specie in lingua cinematografica, «variare » e, quando si tratta di Voltaire, non dovreb-be esserci motivo né scusante alle variazioni.Ugo Falena, che è uomo di lettere ed anche uomo pratico e saggio ha temuto però che lanostra Censura trovasse un pò... «oltre il regolamento» la situazione volterriana ed ha pru-dentemente annacquato il romanzo . Ma quando il vinaio che annacqua è Ugo Falena,a nche il vinello riesce buono e gradevole. E infatti questo Ingenuo è opera pregevole pernitidezza, semplicità, dignità ed equilibrio, soprattutto equilibrio tra la scenografia e larecitazione, e tra i vari e numerosi interpreti (.. .)» .(Au relio Spada in «La rivista cinematografica », Torino, 25 giugno 1922) .«(... ) Il film pecca di prolissità : è un pò monotono, per quanto la direzione appaia compiutadalla mano di un artista .L' interpretazione è, nel complesso, discreta . Tuttavia avremmo desiderato dalla Malinvernie da Goffredo D'Andrea - che ne sono i protagonisti - una maggiore vivacità di espressioni:più vita, insomma . Perché qui, in questo lavoro, ci sono apparsi fiacchi e senza colore» .(Giuseppe Lega in «La vita cinematografi ca», Torino, 30 settembre 1923) . Iolanda, la figlia del corsaro nero r. : Vitale De Stefano - ad. : Eduardo Nulli dall'omonimo romanzo di Emilio Salgari - f. : Arturo Barr, Romeo Waschke - int.: Anita Faraboni (Iolanda), Emilio Liguori - p. : Rosa-film, Milano - di.: indipendente - v.c.: 1. episodio: 16466 - 2 . episodio: 16467, entrambi del 1. 10.1921 - p.v. romana: maggio 1922 - lg.o.: 1. epis. m. 1845 - 2 . epis. m. 940.Versione cinematografica con qualche lievissima variante dell'omonimo romanzo di Emilio Salgari.dalla critica:«(...) riduzione commerciale dell'omonimo romanzo del compianto E. Salgari, che ha il pre-gio di avvincere e appassionare il pubblico . Artisticamente vi sarebbe molto da dire su que- 161

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ste riduzioni del sig. Nullo edite dalla Rosa film, ma la critica di dettaglio non potrebbeimpedire di rilevare che lo scopo della Casa - quello di speculare sulla notorietà del roman-ziere per far riempire la cassetta - è stato pienamente raggiunto (...)» .(Carlo Fischer in «La Cine-fono », Napoli, 25 febbraio 1922) .Il popolare romanzo avventuroso di Salgari è stato portato sullo schermo anche nel 1952per fa regia di Mario Soldati. lo son fatta così! r.: Alessandro Rosenfeld, Paolo Ambrosia - s.: Alfredo Vanni - f.: Andrea Casalegno - int. : Yvonne de Fleuriel, Angelo Vianello, Alessandro Rosenfeld, Paolo Ambrosia - p. : Ambrosia-film, Torino - di. : U.C.I. - v.c. : 15848 del 1.3.1921 - p.v. romana: 21.8.1922 - lg.o.: m. 950.Si tratta di una commedia sentimentale.dalla critica:«Finalmente qualche lavorino geniale e gentile: non per essere più di buon umore delsolito, ma da qualche tempo, veramente, la Casa Ambrosia andava facendo circolarelavori non certo degni del suo buon nome, sia per la tecnica che per adozione d'interpreti .lo son fatta così è un lavorino che ha molto piaciuto, ricordandoci anzi qualche altro for-tunato lavoro del genere pervenutoci dalla Germania e dalla Francia ed ai quali avevamonoi per primi fatto buon viso( ... ).Avremo così una buona volta dimostrato che sappiamo anche in Italia divertire il buon pub-blico senza opprimerlo, come sempre, con cose tanto involute, come in generale ci appun-tano i critici d'oltre Alpe, e che non manca neppure in noi la capacità di saper divertire.. .semplicemente giocherellando.Yvonne De Fleuriel, il cui temperamento le ha permesso di ricavare dal lavoro il massimodei rendimenti, per quella sua propria e giocosa naturalezza che l'ha, altra volta, fattasalire ad un nome artistico dei più apprezzabili, è stata poi così inappuntabile, da emer-gere nel modo più assoluto sugli altri, benché abbiano saputo discretamente bene pur loro,e con molta diligenza, coprire le loro parti (...)» .(Zadig . in «La rivista cinematografica», Torino, l O luglio 1921 ).la censura pretese l'eliminazione della didascalia: «Per voi altri, fa donna è come una bec-caccia: vi piace soltanto quando ha preso di cattivo». 162

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lo son fatta così!: Yvonne de Fleuriel 163

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L'isola della felicità r.: Luciano Daria - s.: da una «fantasia» di Luciano Daria - se. : Nunzio Malasomma - f. : Gaetano Ventimiglia - int.: Diomira Jacobini (Magala/Principessa di Tamia), Alberto Collo (Claudio Vinci, l'avia- tore), Alfredo Martinelli (Sfortunello Fortuna), Alfonso Cassini (padre di Magala), Rinaldo Rinaldi, Oreste Bilancia - p.: Fert, Torino - di. : Pit- taluga - v.c.: 15870 del l .3. 1921 - p.v. romana: 31.3 . 1921 - lg.o.: m. 1940.L'isola della felicità è un piccolo scoglio in mezzo all'Atlantico, ove due naufraghi, un vecchioed una giovane, di nome Magala, vivono da anni dopo essere naufragati.Per un incidente di volo, l'aviatore Claudio Vinci ed il suo meccanico Sfortunello, sono costrettiad atterrare sull'isolotto.Riparato il danno, propongono al vecchio ed a Magala di tornare insieme a loro nel mondocivile, ma il vecchio rifiuta e Magala, benché si sia innamorata di Claudio, non vuole abban-donare l'uomo che è per lei più che un padre.I due aviatori ripartono soli. Dopo molto tempo, ad una festa, Claudio incontra una bellissimadonna che non è altri che Magala, la quale, dopo la morte del vecchio, è tornata. Non è piùuna selvaggia, ma la raffinata contessa (o principessa?) di Tarnia. Ma le basta rivedere Clau-dio per decidere di ritornare a quell'isola ignorata da tutte le carte oceaniche, dove è la felicitàche gli uomini cercano inutilmente.dalla critica:«Questa, che Luciano Dorio ha modestamente chiamato \"fantasia\", è veramente un sin-golare e squisito lavoro cinematografico, nel quale il temperamento dello scrittore, trovan-dosi in piena corrispondenza ed armonia con gli elementi della sua finzione, riesce aricavarne il massimo profitto e a raggiungere una fusione quasi perfetta, donde sorge l'e-quilibrio che governa tutta l'opera (... ).L'isola della felicità, che appartiene a quel genere di lavori sentimentali e fantastici, la cuivicenda sta tra la vita ed il sogno, tra la realtà e la fantasia, è forse il lavoro più organicoed equilibrato che il Dorio ci abbia finora dato . Ed è anche il più originale e il più gustoso(.. .) . Diomira Jacobini si rivela un'artista di profonda, rara sensibilità (... ). Ella vive e vibranel gioco dei sentimenti e della scena, mutevolmente, ed in lei non si sente mai l'artifiziodella finzione scenica . Ottimi Cassini, Collo e Martinelli, nelle rispettive parti. Buona lafotografia (. ..)» .(Dioniso in «La vita cinematografica», Torino, 15 aprile 1921) .«Luciano Dorio ha sempre avuto qualche cosa che lo spingeva a creare dei personaggiinverosimili o, per lo meno, molto lontani dalla vita vissuta, come maggiormente ci è appar-so nei suoi ultimi lavori; ma questa volta non possiamo tenerci dal dire che si è presentatocon un peggioramento che non avremmo voluto da lui . Ed una prova palese di questa rav-veduta diminuzione è indubbiamente a parer nostro, il desiderio avuto nel voler mettere inscena lui direttamente questa sua ultima creazione.Ma l'effetto sperato dalla sua fantasia pare, ugualmente, andato a vuoto . Troppo sicuro deivalentissimi interpreti che lo hanno coadiuvato, ha finito, indubbiamente, col vedere della 164

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poesia e nulla altro che della poesia, per modo che ci siamo trovati davanti ad un lavorozoppicante e quasi del tutto stiracchiato(...).Non un grande successo nel pubblico, malgrado il nome di Diomira Jacobini, ma una suf-ficiente frequenza» .(Zadig in «La rivista cinematografica», Torino, 25 aprile 1921 ).Il film, costituito da un prologo e tre parti, intitolate: Il raid Parigi-Calcutta, In alto mare, Larentrée dell'asso, sembra sia costato mezzo milione, una cifra enorme per l'epoca.Annunciato per i primi di marzo 792 7 al cinema Corso di Roma, venne improvvisamenteritirato poiché un membro della censura, che pochi giorni prima aveva imposto numerositagli, fu informato che alcuni quadri già proibiti, erano stati rimontati nel film.Dopo alcune polemiche riportate anche dalla stampa, il film usci' alla fine di marzo.I tagli riguardavano la parola «stricnina» che si leggeva in una lettera, /'abbreviazione del-le scene del tabarin, del carattere orgiastico della festa, /'eliminazione della scena di unaprostituta che «tripudia sulle ginocchia di un avventore», la riduzione a rapidi e fuggevoliaccenni del convegno tra l'aviatore e l'amante, mentre l'amico sta a guardare e la scena,troppo lunga, di un bacio.IL'lsola della felicità: Alberto Collo e Diomira Jacobini 165

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L'isola di Progne r.: Sandro Salvini - s. e se.: Sandro Salvini - f. : Arturo G iordani - int. : Egle Valery, Sandro Salvini, Gustavo Salvini - p. : Tespi-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 15722 del l . l. 1921 - lg.o.: m. 1448.Alcune recensioni parlano di «dramma del mare».dalla critica:«(...) Dramma appena discreto della Tespi in quattro atti, dove l' arte del comm . GustavoSalvini poco ci guadagna.Buona la fotografia di alcuni esterni marini».(P. Amerio in «La rivista c inematografica », To rino, 25 febbrai o 1923) .Film abbastanza pubblicizzato all'epoca della realizzazione, ma poi apparso con notevoleritardo e quasi clandestinamente, anche con altri titoli come L'orfanella di Prog ne o comeL'isola del mistero.Una scena in cui si vedono «le gambe e i piedi di Nanni agitarsi nelle convulsioni dellostrangolamento» venne eliminata dalla censura, che ritenne più che sufficiente un sempliceaccenno alla impiccagione del protagonista. L'isola scomparsa r. : Toddi - s.: G. De Blasio, Toddi - f. : Aldo Lunel - int. : Vera Ravitch (lngo-San), Carlo Gualandri (Renato), Ulderico Persico, Brunello Brunei- li (Gaby), Amilcare Giorgi, Mario Ferrari - p. : Medusa-film, Roma - di. : U.C.I. -v.c. : 16465 del l. l 0 . 192 l - lg.o.: m. 1453.Una recensione afferma che il film mostra «una serie di rocambolesche ed avvincenti avven-ture».dalla critica:«(...) Vera Ravicht (sic) e Carlo Gualandi (sic) . Due valenti artisti che si disimpegnano in for-ma elegante, sobria ed avvincente: in questo dramma poi , che ha del sensazionale, hansaputo mantenersi in una z ona di realismo e di naturalezz a veramente notevole».(Effe in «La rivista c inematografica», Torino , 2 5 settembre 1924). 166

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L'isola scomparsa: Vera Ravitch«(...) Nel suo complesso, insuperabile rimedio contro il torcicollo: basta il primo atto per torvoltar la testa .. . pel disgusto!».(C. Fischer in «La rivista cinematografica», Torino, 15 agosto 1925).La censura intervenne a più riprese per modificare e altrove eliminare delle scene di collut-tazione e di violenza.Il film si intitolava inizialmente La fuga di lngo-San, ma tale titolo, che poteva ingenerareconfusione con l'altro film : La fuga di Hai-San (Vedi) di Joe Bert, edito qualche mese prima,venne cambiato nel definitivo: L' isola scomparsa. La lampada alla finestra r.: Andrea-Felice Oxilia · s.: Enrico Roma - f.: Giovanni Martinelli - scgr.: Piero Guidotti · int.: Elsa Cantori (Mary-Nandy), Luciana D'Oro (Luciana), Enrico Piacentini, Amedeo Ciaffi, Ines Alvarez, Renato Cia- lente, Enrico Roma · p. : Triumphalis, Roma - di. : U.C. I. (?) - v.c. : 15842 del 1.3.1921 - p.v. romana : 10.5. 1921 - lg.o.: m. 1585. 167

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Due sorelle piuttosto attempate aspettano ancora l'uomo della loro vita. La prima, Luciana, cheè la più estroversa, riesce nel suo intento, invece Mary·Nandy, che è timida e scontrosa, tuttele volte che sta per passare il treno, mette una lampada accesa alla finestra, per rischiarare lastrada al sospirato promesso.Ma, un giorno, scopre che l' uomo per il quale accende la lampada, non è altri che l'anzianopadre del suo interlocutore.La sorpresa è talmente grande che nello spegnere per sempre la lampada, si spegne anche lasua vita.dalla critica:« Lampada alla finestra , aborto cinematografico, che non voleva la pena di essere messo incommerc io !» .(C. C histè in «l a rivista cinematografica », Torino , l O ottobre 1922 ). La lampada votiva r. : Giovanni Zannini - s. e se.: Giovanni Zannin i - f. : Marcello Marcel- lo - int. : Lina Pellegrini (Rosetta), Giovanni Zannini (Renaud) - p.: Zan- nini-film, Milano - di. : regionale - v.c.: 15886 del 1.3 . 1921 - p.v. romana: 28.4 .1921 - lg.o.: m. 1441 .«La Marchesa Alvisi ha sposato, con matrimonio clandestino, il giocoliere Renaud. Dall'unionenasce Rosetta. Ma Gavault, che non sa del matrimonio ed aspira alle ricchezze della marchesa,fa cadere nel circo Renaud, e tenta rapire la fanciulla. Per un caso straordinario, invece dellabimba, è rapito un fanciullo che giocando si era vestito coll'abitino della fanciullina.Cresciuta la fanciulletta, essa desta la passione di Gavault, che la insidia. Renaud che la seguee vigila su di lei, la difende e, nella difesa eccedendo, uccide il tristo. Confessa la sua colpa,ma dai giudici è riconosciuta la legittima difesa.Come si vede, romanzo da feuilleton»,(da «La rivista del cinematografo», Milano, nov. 1929).dalla critica:«Commoventissimo dramma passionale-avventuroso.Grande interpretazione di Zannini . Scadente la fotografia ».(E . De Paolini in «La rivista cinematografica », Torino, 25 febbraio 1924) . 168

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La lanterna ciecar. : Alessandro De Stefani - s. e se. : Alessandro De Stefani - f.: PederMonteverde - scgr. : M. Fraenza - int.: Armand Pouget (Basilio, il prin-cipe cieco), Mario Voller-Buzzi (Il Duca Fabrizio), Paola Sibelius (Heva),Franz Sala (Il Cardinale), Aldo Andreotti, Enzo Pollina - p. : Pasquali-film,Torino - di. : U.C.I. - v.c.: 16718 del 28 .2 . 1921 - lg.o.: m. 1496.La lanterna cieca: Armand Pouget 169

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«Il dramma s'imposta sulla tragica figura di un cieco, cieco d'occhi come di anima; e la suacecità morale lo porta sino al limite del delitto più mostruoso. Superstite di una grande stirpe,egli è ciecamente, tenacemente, irragionevolmente legato al suo passato. Non sente e noncomprende altro mondo e altri sentimenti, se non quello in cui è vissuto e quelli in cui è statoeducato. Egli è così l'antagonista spietato, irriducibile dell'unico figliolo, giovane di più sottilesensibilità, di più varia umanità, aperto a più schiette correnti di vita moderna. Ma dopo il tra·gico contrasto, sul tenebrore delle cieche passioni, la verità e la vita trionfano nell'amore,unica, infinita verità del mondo».(da una presentazione su «La vita cinematografica», Torino, 7 luglio 1921 ).dalla critica:«La lanterna cieca è un lavoro italiano, dei tanti che avrebbero la pretesa di mettere in sce-na il gran mondo, giustificandolo di una rappresentazione tarata dalla retorica più plebea .Così vediamo il protagonista che porta la pomposa etichetta di \"Principe Basilio\", il qualesfoggia un orgoglio di casta che il più rigido dei gentiluomini troverebbe, senza dubbio,ridicolo . Peggio ancora, questo rappresentante della aristocrazia immanente, ha l'abitudinedi disapprovare suo figlio , facendo l'atto di strangolarlo.Quando vuole poi scoprire le malefatte della nuora , origlia alle porte, interroga i bambini efa la spia, come la cameriera di una cortigiana. Il complesso, fine, non è dei più brillanti ».(Edgardo Rebizzi in «L'Ambrosiano», Milano, 14 giugno 1923) .Presentato una prima volta in censura, alla fine del 7920, il film non ottenne in nulla osta. Ilvisto fu concesso solo dopo che alla pellicola, che misurava metri 75 74 , venne ridotto ilmetraggio. La volete sapere la novità? r.: Umberto Fracchia - s. e se.: Umberto Fracchia - f. : Gioacchino Gengarelli - int. : Ludwig Bendiner, Mary Cepelak - p.: Tespi -film, Roma - di. : U.C.I . - v.c.: 16568 del 1. 1 l. 1921 - lg.o. : m. 684.«Breve scherzo cinematografico», come lo definisce lo stesso autore Fracchia. Bendiner, boemodi nascita, fu un famoso cabarettista nei paesi di lingua slava agli inizi del secolo e lavorò intutt'Europa, con grande successo. A Berlino, i suoi lustspiele più caustici, filmati in uno zibal-done intitolato Alles fUr Liebe, vennero presentati al Marmorhaus con commento musicale diuna grande orchestra e accolti, nel 1913, con un memorabile consenso di pubblico. Divenne inbreve tempo l'insostituibile presenza comica dei film della Tespi. 170

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La leggenda di Simbarab r.: Vittorio Mariani - s. e se. : Vittorio Mariani - f.: Giovanni Martinelli - int.: Ines Alvarez, Clarence Beli, Amedeo Ciaffi, Angelo Gallina, Tullio Monacelli, Armando Flaccomio - p.: Triumphalis, Roma - di.: regionale - v.c.: 16177 del 1.6.1921 - p.v. romana: 12.9 .1922 - lg.o. : m. 151 O.Non è stato possibile giungere ad una migliore identificazione di questo film, passato in primavisione per due soli giorni a Roma e mai più riapparso.Buffe le soppressioni chieste dalla censura: la didascalia: «Vi dò cinquanta lire di mancia, mafatemi ricevere subito!».«Grazie, non sono un usciere di un pubblico ufficio!», e una scena in cui un cameriere, sveglia-to da una chiamata telefonica, si leva dal letto coperto soltanto da una camicia da notte, chelascia vedere le gambe nude.Una scena dei Lil/y e Li/lette o L'arte di farsi amare, con Léonie Laporte e Leda Gys Lilly e Lillette o L'arte di farsi amare r. : Gera Zambuto - s. : Pasquale Pari si - f.: Vito Armeni se - int. : Leda Gys (Lilly/Lillette), Silvio Orsini (Marcello di Serra Augusta), Léonie 171

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Laporte (Zia Cunegonda), Carlo Reiter (Ascanio Crifulli), Cado De Gaetani (Cav . Petronio La Dura) - p. e di. : Lombardo-film, Napoli - v.c. : 16242 del 1.7. 1921 - p.v. romana : 26 .6 . 1922 - lg.o. : m. 1452.«Ully, raga:aa di buona famiglia, è trascurata da un suo ex-adoratore, a cui la città ha dato l'a-bitudine di preferire gli amori passeggeri e senza conseguenze••• matrimoniali. Ma la bella provin-cialina non intende farsi soppiantare dalle Paulette e dalle Lulu e da altri simili graziosi, dipinti edincipriati insetti della galanteria. Per combattere la maligna influenza, trova modo di superarle(almeno apparentemente) in disinvoltura ed audacia. Trova un vecchio merlotto che ingenuamentesi lascia trasportare in una parte indispensabile ai piani della bella Ully (divenuta nel frattempol'allegra Ullette) e su questo stratagemma ed altri ancora, buffi e saporiti, riesce a far diventaremezzo matto il suo ex e a farlo tornare rinsavito e cotto d'amore all'ovile matrimoniale».(da un volantino pubblicitario).dalla critica:«Commediola brillante che attinge a molte, troppo commedie precedenti . Non sarebbe riu-scita scadente, però, se fosse stata abilmente sfruttata : molte situazioni piacevolissime son omancate, non si sa se per imperizia o per volontà di far presto .La Gys, però, è sempre la solita meravigliosa attrice italianissima , e non sappiamo perch éle abbiano messo vicino Silvio Orsini , bel giovine, è vero, ma attore si e no principiante(...)» .(Aldo Gabriell i in «La rivista cinematografica », Torin o, n. 21 , 1O nove mbre 1922) .«(...) Di brillante, in questa commedia , ce n'è tanto, per quanto oro trovasi d'abitudine nellemie povere tasche . Davvero asfissianti sono le didascalie, interminabili, condite d'un sal enon attico, e nemmen gallicizzante : con una sovrabbondanza stravagantissima di inizia limaiuscole( .. .).Gli interni, ohimè!, sembrano gli scenari d ' un teatrino di provincia . Al Grand Hotel letavole sono imbandite come quelle di una trattoria di terza categoria (.. .) In una parola :guifteria. Leda Gys, nella parte di Lilly, ha fatto del suo meglio, ma non abbiam potuto cherimpiangere Scrollino, Friquet, ecc. E' davvero doloroso veder così malamente impiegataun'attrice dal temperamento ,comico tanto spontaneo, tanto fresco, tanto vivace, tantocomunicativo! La simpatica attrice riesce per virtù propria - per sola virtù propria - ad indur-re al riso ed al sorriso lo spettatore! ma soltanto in brevi momenti , diminuita com 'è dalla tra-ma pedestre della povera messa in scena e dalla condotta greve del lavoro (.. .)».(Giuli o Do rio (da Napol i) in «La rivista cin ematografico », Torino, n. 11 , 1O g iugno 1923 ). Linda di Chamounix r. : Luigi Ferrario - s. : dall'opera di Gaetano Donizetti (1842) - f.: Ser- gio Papandrea - int. : Nella Serravezza (Linda di Chamounix), Edo Vii- 172

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larosa, Antonio Solinas (Visconte di Sirval), Dillo Lombardi (il padre di Linda), Leonora Bozza, Maddalena Osmino, Decio Jacobacci (il mar- chese di Bois Fleury), Raoul, signor Lajazzi - p.: Eden-Ferrario - di. : non reperita - v.c.: 16394 del 1.9. 1921 - p.v. romana : 26.11.1921 - lg.o.: m. 1566.Linda, figlia di povera gente della valle di Chamounix, nella Savoia, si innamora di un giovanepittore, che in realtà è il visconte di Sirval. Il marchese di Bois Fleury, impenitente donnaiolo,tenta di circuire la ragazza. Linda, per sfuggire alla assidua corte dell'anziano gentiluomo, sene va a Parigi, insieme ai suoi compaesani, a guadagnarsi da vivere, cantando per le strade.Incontra Sirval, ma il loro amore è contrastato stavolta dalla madre di lui, che impone al figlioun matrimonio con un'altra donna. Abbandonata da Sirval, maledetta dal padre, la giovaneritorna, quasi fuori di senno, al suo paese. Ma Sirval, che è riuscito a scongiurare le nozzelmpostegli, la raggiunge.I due possono infine sposarsi.dalla critica:«Linda di Chamounix, con Nella Serravezza e Dillo Lombardi è apparsa una deficienteriduzione .Pessima la fotografia, dubbio il gusto di chi diresse artisticamente l'esecuzione. Non pertan-to il pubblico ha accolto con favore la proiezione del dramma , fatto questo dovuto al gran-de prestigio goduto dal locale (ove il film era programmato)».(E . Ruffo in «La rivista cinematografica », Torino, l O marzo 1923).//film è noto anche come La perla della Savoia. Li-Pao, mandarino r. : Charles Krauss - s. e se. : Charles Krauss - f. : Enrico Pugliese - int. : Charles Krauss (Li-Pao), Maryse Dauvray (la «guagliona»), Silvio Orsini - p. e di. : Lombardo-film, Napoli - v.c.: 16337 del 1.8.1921 - p.v. romana : 30. 12.1921 - lg.o. : m. 1178.U·Pao è un cinese che vive a Napoli e conosce una graziosa fanciulla alla quale offre una1lgaretta. Dopo averla fumata, la giovane ha delle allucinazioni nelle quali Li-Pao è un man-darino inviato da una società segreta del suo lontano paese per sconvolgere il mondo.In realtà Li-Pao è soltanto un buon diavolo••• 173

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dalla critica:«[...) Il soggetto, suddiviso fra la realtà gioconda ed il lugubre sogno, non ha incertezze efila verso il ... dolce risveglio . Troppo ininterrottamente, ché il senso di sollievo con cui siaccoglie rapido, imprevisto e sereno a sostituir la bufera trascorsa, degenera dubbio,indecisione e perplessità.Il dramma, preso come tale, è naturale e preciso nei particolari di persone presenti e lon-tane, di cose, di luoghi, se non di fatti, alcuni dei quali paiono impossibili possano essereconcatenati ad una vita di sogno ad un sogno di vita [.. .).L'ultima parte è un'aggiunta che toglie al lavoro ogni maestosità e lo rimpicciolisce. E sem-bra anche un \"pentimento dell'autore\" che, dopo essersi trastullato in una lussuriosa visionedi violenza, non vorrebbe poi per l'eroina bianca, l'umiliazione di essere stata possedutadal giallo automa codato [...). Ed abbiamo un'appendice di \"risveglio\" che ci rimanda d ibotto alla prima, non ben definita parte. Come sogno, quindi, è una assurdo, mentre comerealtà è fatto che può essere accaduto[...).Maryse Dauvray è persuasiva; Charles Krauss, nelle vesti di Li-Pao, ha una buona espressio-ne( ...)». (E . Pastori in «Lo vita cinematografica», Torino, 7 settembre 1922) .Li-Pao, mandarino, talvolta presentato come Torbido amore, ottenne un certo successo inFrancia, dove i film della coppia Krauss-Dauvray venivano subito esportati.La censura pretese il «sensibile accorciamento» delle scene del suicidio della protagonista,in modo da non risultare troppo impressionanti, e la soppressione delle scene di offerta delthè, o della sigaretta e delle relative didascalie. La lotta per la vita r.: Guido Brignone - s.: dal romanzo «LEI lutte pour la vie» [1889) di Alphonse Daudet - se. : Alessandro De Stefani - f. : Anchise Brizzi - int.: Giovanni Cimara (l ' architetto Ardier), Mercedes Brignone (Maria- Antonia), Lola Visconti-Brignone, Luigi Cimara, Cav. Fiorello Giraud, Liliana Ardea - p.: Rodolfi-film, Torino - di.: Pittaluga - v.c. : 15821 del 1.2 .1921 -p.v. romana: 26.9.1921 - lg.o.: m. 1351 ..«Il soggetto è costruito attorno all'egoismo feroce di un uomo che proclama la stessa ferrea e fatale legge vigente per gli uomini: il più forte mangia il più debole. E, in omaggio a quel prin- cipio, sicuro di essere il più forte, perché scambia il suo egoismo con la forza, egli sacrifica alla sua ambizione ed ai suoi capricci, l'amicizia, l'amore, l'onore degli altri e vince e trionfa fino al momento in cui una delle vittime si ribella e lo uccide». (da «Kines», 8 ottobre 1921). 174

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dalla critica:«L'aspettazione ci aveva promesso qualche cosa di più, specie per il fatto che Alfonso Dau-det, l'autore dal quale è tolto il film, aveva tutte le apparenze di essere inaccessibile alleriduzioni cinematografiche. Ma abbiamo dovuto, viceversa, mitigare un pochino i nostribuoni intendimenti e limitarci ora a giudicarlo in un senso molto più ristretto di quello cheavremmo voluto( ... ).Ci sono parsi mal rispecchiati gli ambienti del romanzo, quasi che fosse sfuggito all'insce-natore iI vecchio tema della narrazione di Daudet, e che, cioè, l'azione non è punto moder-na e tanto meno tagliata ai nostri usi e costumi . Per cui non di rado abbiamo assistito a cer-te incongruenze di caratteri che, indubbiamente, non avrebbero potuto verificarsi al tempoin cui fu scritto il romanzo, ed ancora abbiamo dovuto sopportare delle convenevolezzeproprie dei nostri giorni e che non esistono infatti nel romanzo (...).I vari sentimenti sono pur tuttavia giocati con sufficiente interesse e, indubbiamente, vi sivede sotto una guida ancora sicura . Mercedes Brignone, impeccabile sempre, benché mes-sa nelle strette di una parte aspra, che non poteva sufficientemente concederle libertà d'a-zione, ha avuto modo di riconfermare il suo primato artistico; come pure Giovanni Cimara,al quale va legato il maggior successo del lavoro (... )».IZadig in «La rivista cinematografica », Torino, 1O aprile 1022) .Il film ha anche un altro titolo: Maria Antonia .Il romanzo di Daudet era già stato portato sullo schermo da Renè Leprince nel 1913. Luce nell'ombra r.: Giorgio Ricci - s. : da una novella di Roberto Bracco - f. : Goffredo Savi - int.: Goffredo D'Andrea (il precettore), Silvia Malinverni (la moglie dell'amico), Ignazio Mascalchi (l'amico) - p. : Bernini-film, Roma - di. : Cito-cinema - v.c.: 15721 del 1. 1. 1921 - p.v. romana: 24.1. 1923 - lg.o.: m. 1624.Un professore ha una relazione con la moglie di un amico. Nasce una figlia, la cui vera pater-nità viene nascosta dai due amanti al marito della donna. Qualche anno più tardi, il profes-sore verrà invitato a far da precettore alla bambina e pur volendo, ormai pentito, affermare la1ua paternità, preferisce rinunciarvi, per non compromettere l'avvenire di sua figlia.dalla critica:«(... ) Ecco una film che onora lo scrittore e la Casa che la ha editata. Daltronde, dallageniale mente ispiratrice di Roberto Bracco, non poteva esservi dubbio che potesse uscire1e non un piccolo, perfetto, capolavoro d'arte. 175

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(...) Vi sono delle scene commoventissime e che il protagonista, signor Goffredo D'Andrea,ha saputo rendere con perfetta efficacia, egregiamente coadiuvato dalla signorina SilviaMal inverni .Decorosa la messa in scena, buona, senza essere ottima, la fotografia . Il lavoro ha ottenutopieno e incontrastato successo, sempre più confermato nelle moltissime repliche».(P.G. Merciai in «La rivista cinematografica », Torino, n. 19, 10 ottobre 1922) .«(...) Soggetto bello, peccato che non è riuscito»(C. Chistè in «La rivista ci nematografica», Torino, n. 6, 25 marzo 1922).Rosè Angi o ne ed Eduardo Notori (Gennariello) in Luciello Luciella r. : Elvira Notori - s. e ad.: Elvira Notori - f. : Nicola Notori - int.: Rosè Angione (Luciella), Eduardo No1ari (Gennariello)-p.: Dora-film, Napoli - di.: regio- nale - v.c.: 16085 del 1.5.1921 - p.v. romana: 28.5.1922 - lg.o.: m. 1010.,Nel malfamato tabarin di donna Carmela lavora come serva Luciella, una ragazza di ignoteorigini. La giovane viene costretta ad esibirsi come canzonettista e ballerina da un losco figuro 176

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che frequenta il locale, con l'intento di avviarla alla prostituzione. Ma il giovane Gennariello,che ama Luciella, interviene in tempo per sventare il vergognoso intrigo.Luciella diventa una celebre cantante e sposa Gennariello.dalla critica:«Luciella è la film dei bassifondi napoletani. Tutto il lavoro appartiene alla caratteristica vita diquella parte di popolazione a cui appartengono i ben noti scugnizzi e le scugnizze. Anzi,trattasi della carriera di una di quelle disgraziate, dalla chioma corvina e dalla pupillapenetrante, senza famiglia e senza protezione, nomade e lieta, come uno...scampolo qualun-que. Si potrebbe dire che questo quadro, palpitante di senso partenopeo, è una illustrazionedi tanti scampoli saliti all'onore del palcoscenico del Varietà e divenute dive e stelle.In questa Luciella la storia è complicata perché c'è di mezzo le ire e le vendette dei notisfruttatori, che vivono nella taverna a fianco di donna Carmela, gelosa, questa, dell'ascen-sione di quella scugnizza che teneva in suo potere per sfruttarla . Bel tipo di napoletanaautentica in tutto il suo volume, questa sfruttatrice-taverniera, formosa e procace Carmela!C'è un piccolo essere, però, certo Gennariello, che veglia sulla sventurata sorella di marcia-piede, e la trama briccona, camorristica e ladresca, che dovrebbe effettuarsi dietro le quin-te di quel palcoscenico sul quale Luciella furoreggia, tra pulcinella, sciosciammocca e bri-ghella, viene sventata.Sembra impossibile! Che proprio non si possano trattare argomenti popolari napoletanisenza far vibrare il raggio obliquo della malavita?» .(Emilio Pastori in «La vita cinematografica», Torino, n. 2 , 30 gennaio 1923).Altro grosso successo popolare della casa napoletana di Elvira Notori. Il film è noto anchecon altri due titoli: Luciella, la figlia della strada, con cui venne presentalo in America, ecome Pulcinella, quasi mai utilizzato, specie dopo l'uscila del film omonimo della Flegrea,un anno più tardi. Maciste in vacanza r.: Luigi Romano Borgnetto - s. : Alessandro De Stefani - f.: Augusto Pedrini - int.: Bartolomeo Pagano (Maciste), Henriette Bonard (la miss americana), Gemma De Sanctis (la «nonna »), Mario Voller-Buzzi, Felice Minotti, Guido De Rege - p.: Itala-film, Torino - di.: U.C.I. - v.c. : 16028 del 1.5. 1921 - p.v. romana: 28.6. 1921 - lg.o.: m. 1907.• Maciste è in viaggio di piacere con la sua nuova automobile (che ha soprannominato «miamoglie»), quando incontra un terzetto composto da una indiavolata americana, un conte ed unpoeta. Da questo punto nascono i guai. Maciste può dire addio alle sue vacanze».(Dagli «Echi degli spettacoli» de «La Stampa» di Torino). 177

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Maciste in vacanzadalla critica:«Maciste in vacanza ha richiamato in folla gli innumerevoli ammiratori del gigante buono e simpatico che già da vario tempo non appariva sugli schermi della città. Le sue nuove p ro- dezze hanno suscitato l'ammirazione e nello stesso tempo l'ilarità del pubblico sempre avido dell'irreale». (S .C. Suzzi in «La rivista cinematografica», Tarino, n. 23, 25 dicembre 1922) .«(... ) Commedia romantico-umoristica di B. Pagano, con largo accompagnamento di pugn i. Si consiglia di correggere - nella quarta parte - alcuni dei tratti in cui la zia di Edith, nel la fresca età di anni ...ntasei (forse sessantasei), si innamora di tutti gli uomini che incontra e.fa maggior ... compassione» . (Anan. in «La rivi sta di letture», Milano, novembre 1925) . 178

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Maciste salvato dalle acque r.: Luigi Romano Borgnetto - s. e se.: Luigi Romano Borgretto e Camil- la-Bruto Bonzi - f. : Augusto Pedrini - int.: Bartolomeo Pagano (Maciste), Henriette Bonard (Miss Elisa Guappana), Erminia Zago (Miss Dorothy Bull-Dog), Guido Clifford, Mario Voller-Buzzi, Emilio Vardannes, Leone Heller, Gino-Lelio Comelli, Mario Marcati - p.: Itala-film, Torino - di.: U.C.I. - v.c.: 15898 del 1.3.1921 - p.v. romana: 12.8 .1921 - lg.o.: m. 1689.Mentre Maciste si reca in Sardegna sul piroscafo Vittoria, con tre compagni d'avventura, ilprof. Hobster, la giovane Elisa e la sua governante Miss Bulldog, improvvisamente la navecola a picco.Riescono a salvarsi ed a raggiungere un'isola dove sono scampati al naufragio anche i quattromanigoldi che avevano fatto affondare la nave per impadronirsi dei gioielli di un viaggiatore. Conl'aiuto dei suoi amici e con la forza dei suoi pugni, il gigante buono rimette ogni cosa a posto.dalla critica:cli popolarissimo e simpatico \"gigante buono\" è tornato nel bel lavoro di L. Romano e C.B.Bonzi a entusiasmare i suoi innumerevoli ammiratori. La nuova serie di avventure marinare,strabilianti, sollevano l'unanime ammirazione del pubblico, che non si stanca di applaudireil simpatico Maciste e la graziosissima sua compagna Henriette Bonard . Numerosissime lefortunate repliche».(Il cronista in «La rivista cinematografica», Torino, l O aprile 1922).Il film venne originariamente composto in due parti (Maciste salvato dalle acque e La rivin-cita di Maciste). Poi, per un migliore sfruttamento, e dopo un accurato rimaneggiamento, ledue parti divennero, sempre con gli stessi titoli, due film separati. Madame I'Ambassadrice r.: Ermanno Geymonat - s.: dall'omonimo romanzo di Daniel Le Sueur - se. : Ermanno Geymonat - f. : Paolino Beccaria - int.: Yvonne de Fleuriel (Madame I'Ambassadrice), Cav. Roberto Villani (L'Ambasciatore), Rita d'Harcourt, G .M . De Vivo, Onorato Castioni, Fernanda Rossio, Eugenia Masola, D. Grandi, M. Vannuzzi - p. : Ambrosia-film , Torino - di.: U.C.I. - v.c.: 15736 del l .2. 1921 - p.v. romana : 7 . 1. 1922 - lg.o.: m. 1316. 179

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Si tratta della riduzione di un romanzo, ambientato nell'alta borghesia, di Jeanne Lapause-Loisseau (1860-1921), la quale usava lo pseudonimo maschile di Daniel Le Sueur.dalla critica:«Immancabile riduzione dal romanzo di autore francese . Ambienti ben scelti ed inquadrati .Yvonne de Fleuriel, che è la protagonista, incarna bene il personaggio della donna di mondo esempre in cerca di nuove...sensazioni . Soltanto il trucco le deforma orrendamente il viso (.. .)».(V. Carrid i in «La rivista cinematografica », Torin o, 25 ag osto 1921 ).«Una ottima riduzione cinematografica è risultata Madame l'Ambassadrice coll'interpre-tazione del Cav. Villani , il magnifico interprete di Venere . La naturalezza è dote precipuadi questo bravo artista, nessun gesto fuori posto viene a rompere la compostezza e I' ar-monia della sua interpretazione .il lavoro è stato abbastanza ammirato, il soggetto e messa in scena piacquero di pari grado .In parola povera , si può dire, successo completo ».(M.B. in «La rivi sta cinematografi ca », To rin o, l O ottobre 1922). Maddalena al deserto r. : Giuseppe Forti - s. e se.: Guido Di Sandro - f. : Lamberto Urbani - scgr. : Domenico Bordoni - int.: Clarette Rosaj (Fosca), Guido Graziosi (Ruggero) , Dante Cappelli - p.: Secessione film, Via Orazio 26, Roma - v.c.: 160 l O del 1.5 . 1921 - p.v. romana : 15.6. 1922 - lg.o.: m. 1799.«E' la triste odissea di una povera sciagurata che, dopo essere stata traviata e travolta fino aldelitto da una insana passione, cerca rifugio in un paese lontano, presso la placida onda marina,illudendosi in quel suo eremitaggio di poter trascorrere in pace il resto della sua vita.Ma lo strano fascino che ella emana da tutta la sua diafana persona, fa sì che tre uomini, in quelpiccolo villaggio, si innamorino disperatamente di lei, e per lei, due di essi trovino la morte. E laturba, sitibonda di vendetta, si scaglia furente contro la novella Maddalena per farne giustizia.Pallida, tremante, la donna cerca rifugio presso la Croce e quivi troverà la morte».(da una corrispondenza ad una rivista cinematografica non identificata).dalla critica:«(... ) Meravigl ioso e commovente soggetto, lodevolmente interpretato dagli eccellenti attoriClarette Rosaj e Guido Graziosi . Entrambi posseggono sentimento, passione artistica ,naturale sempl icità e tutto quello che di buono e di bello deve, per lo meno, dovrebbeavere ogni esecutore della bella e grande arte moderna!(...) Chiarissima la fotografia e bella la messa in scena ».(U. Frezza ti in «La rivista cinematog rafica», Tori no, n. 11 , l O g iug no 1923). 180

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• (.. .) Interpretazione (per modo di dire) di Clarette Rosaj . Perché questa cara e graziosadonnina insiste ancora nel voler fare del cinematografo? Non s'è accorta che non \"rende\"t che non può \"rendere\" assolutamente? A me dispiace di dover scrivere queste parole cosìamare, ma oggi non è più il tempo di perdersi in inutili circonlocuzioni e in vani giri di frasiper dire quello che si può dire brevemente. Di più, la cinematografia, d'ora innanzi, habisogno di elementi fattivi nel senso pieno della parola : le belle bambole eleganti non ser-vono più».!Giuseppe Lega in «La vita cinematografica», Torino, 30 gennaio 1923).Lo censura pretese qualche ritocco. Nella parte terza, venne soppressa la didascalia: «Unvostro bacio mi porterebbe fortuna ». Venne completamente eliminata la scena in una bisca,in cui Fosca si china a baciare il capo di un giocatore. La Madonna della Robbia r.: Guido Parish - se.: Guido Parish - f.: Eduardo Lamberti - int.: Marcella Albani, Cesare Carini, G .M . De Vivo, Onorato Castioni - p.: Ambrosio- film, Torino - di.: U.C.I. - v.c.: 16143 del 1.6. 1921 - lg.o.: m. 1231.dalla critica:• (... ) Un po' d'amore, un po' d'avventura ed una buona interpretazione: in totale, unlavorino semplice, di buon complesso, che soddisfa molto».(Da. Re. in «La vita cinematografica », Torino, 15 maggio 1923). La madonna errante r.: Gaston Ravel - s. e se.: Gaston Ravel - f.: Carlo Montuori - int.: Lin- da Pini (Elena Savelli), Carlo Theodori, Pietro Pezzullo - p.: Medusa-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c. : 15579 del l .3.1921 - p.v. romana: 10.10.1921 -lg.o.: m. 1563.Una donna, resasi conto che il fratello, un giovane debole e debosciato, sta per rubare i gioiellidi una signora americana, non esita a colpirlo alla testa, uccidendolo. Distrutta da questo delit-to che non avrebbe voluto commettere, la donna discenderà, sempre più giù, i gradini di unavita errabonda e senza speranza. 181

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La madonna errante: Linda Pini 182

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dalla critica:•Linda Pini, ch'è certamente una delle nostre attrici che godono maggiormente il favore del pub-blico, mi pare che incominci a discendere... forse anche per la sua instabilità, che le impediscedi affiatarsi in una Casa e circondarsi di elementi che la coadiuvino bene. In questa Madonna rrante, ha qualche buona espressione, qualche scena d i un certo interesse, ma in massima sidimostra non migliore di altre sue compagne, meno note di lei e assai meno pretenziose.O ra noi, che combattemmo il divismo, al quale attribuiamo buona parte delle disavventuredella cinematografia nostrana, non reg istriamo con piacere i mancati successi di quelleattrici c he erano le beniamine del pubblico, ma rileviamo invece con rincrescimento comedo noi si sia disamorati dell'arte e dello studio e ci si preoccupa soltanto di vestire bene, farsfoggio di eleganza fuor di posto, avere molti primi piani inconcludenti ed inutili, contorcer-si spasmodicamente e andare a gara a chi fa più smorfie e svenevolezze.Ed intanto i concorrenti esteri sono padroni anche in casa nostra ... ».(Vice in «La vita ci nematografica», To rino, 2 2 settembre 1921 ).• The ostracism of on unhappy giri who has served a sentence for manslaughter of her eviIbrother, is the subject of this ltalian drama, whic p resents a rather lurid view of life.However, it gives an effective raie to Linda Pini, who pictures the sufferings of the ill-usedheroine with passionale abandon.The scenes showing her assaulted in her native town by on hostile mob are unusual, though il isa little difficult lo understand why she should have been made the object of so much fury. (...).Although it does not ring true in alla respects to British human nature, the story is in someways a striking one. The aactin is very capable throughout the cast, and the production, onlhe wh ole, is competent. Despite its rather exaggerated atmosphere, Another's Burdenshould appeal to lovers of ltalian melodrama».l•The Bioscope», Lo ndo n, June 9 , 192 1).Una lunga nota accompagnò il nullaosta di censura: «A togliere il carattere ripugnante cheassume il fratricidio, è necessario sopprimere completamente le scene in cui si vede l'attomateriale della fanciulla che colpisce il fratello e quella successiva in cui pulisce la statuettalorda di sangue, e che con opportuni quadri o didascalìe si faccia comprendere chiaramen-le al p ubblico che la fanciulla non voleva uccidere, ma che l'evento fatale, avvenuto duran-te una spiegabile colluttazione in cui essa cercava di evitare il furto da parte del frate llo, haecceduto la sua intenz ione ed è stato quindi indipendente dalla sua volontà». Madonnina r. : Livio Pavanelli - s.: G ino Cucchetti - se.: Livio Pavanelli - f. : G iovan- ni Grimaldi - int. : Livio Pavanelli (lo scultore Gaetano Baldi, detto Michelangelo), Sigrid Sutter Lind (Madonnina), Pier-ComiIlo Tovagliari, Ernesto Treves, Nicola Pescatori, Andrea Conigliaro - p.: Rinascimento- film , Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 16060 del l .5 . 1921 - p.v. romana : 19.6 . 1922 - lg.o.: m. 1593 . 183

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Nella gaia spensieratezza di una brigata di giovani artisti, ricchi di sogni e di ingegno, ma nondi quattrini, viene accolta una giovinetta, Madonnina, che i quattro amici hanno trovato ungiorno abbandonata per la strada, mezza morta di fame e di freddo. Madonnina diventa laloro mascotte e porta fortuna ai suoi nuovi amici, specialmente al suo prediletto, Gaetano,soprannominato Michelangelo. L'Amore di Madonnina per Michelangelo è la migliore ricom-pensa. La sua bellezza gli ispira la più bella e compiuta delle sue opere e lo porta alla gloria.dalla critica:«( ...) soggetto non nuovo, ma artisticamente ben condotto. Lina Lunder (sic!) ed il Pavanelliinterpretano con grande naturalezza la loro parte e riescono assi bene accetti al pubblico.L'ambiente di artisti bohèmiens è assai bene tratteggiato e la messa in scena è molto bella.Fotografia buona» .(Giu in «La rivista cinematografica », Torino, 15 settembre 1922) .«Una variante della Bohème di Mi.irger. Belle scene, peccato che la protagonista sia troppopoco madonnina!Da mettere in categ . C. (Adulti con riserva)».(Anonimo giudizio del C.U .C.E. in «Rivista di letture», Milano, maggio 1924). Mam'zelle Extra r. : Angelo Menini - s. : A. Serviilo - f. : Arturo Bona - scgr. : Raffaele Ferro - int.: Elsa D'Auro (Edith, detta Mam'zelle Extra), Augusto Pog- gioli (Lord William), Lilliana Millanova, Renato Tignani, Giuseppe Pie- rozzi (il rigattiere) - p. : Palatino-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c. : 16327 del 1.8. 1921 - p.v. romana: 29 .5 .1922 - lg.o. : m. 1820.Si tratta della vicenda di una istitutrice, soprannominata Mam'zelle Extra per la sua efficienza. Sulsuo cammino incontra varie insidie, tra cui un'ingiusta accusa. Ma tutto si risolve per il meglio.Dal film vennero eliminate varie scene riten~te brutali e poco edificanti, come la colluttazio-ne che precede l'assassinio del rigattiere ed una tentata violenza nei confronti della pro-tagonista. 184

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Ma non è una cosa seria r.: Augusto Camerini - s.: da una commedia di Luigi Pirandello - se.: Augusto Camerini, Arnaldo Frateili - f. : Cesare Cavagna - int.: Fernanda Negri-Pouget (Gasperina), Romano Calò (Memmo Speranza) Carmen Boni, Ignazio Lupi (il cav. Barranco), Giovanni Schettini - p. : Nova-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 15758 del 1.2.1921 - p.v. romana: 2 .5 . 1921 -lg.o.: m. 1726.Memmo Speranza, dopo una vita dedicata ai divertimenti e ai bagordi, decide di sposarsi, nonper a more, ma per fingere, in primo luogo con se stesso, di rientrare nella normalità. SceglieGasperina, una donna timida, certo di poterne fare una moglie succube e fedele. Si sposanoma, con queste premesse il matrimonio non è certo... una cosa seria.Solo q uando un altro uomo, il cav. Barranco, invaghitosi di Gasperina, prende a farle la corte• la donna sembra cedergli, Memmo scopre la gelosia, che non può fare a meno della donna,che le vuole bene veramente. Così, riconquistata la moglie, il matrimonio diventa infine unacosa seria.dalla critica:cHo sempre pensato che vedremo un giorno o l'altro in film Il re dei cuochi e MonsignorDella Casa. Non è perciò il caso di sorprenders i soverchiamente che si sia voluto ridurreper lo schermo questa novella di Pirandello, la quale non ha proprio niente di cinematogra-fobile. Ne è risultata una serie di quadri che non destano alcun interesse, nei quali ledidascalie indicano ciò che gli attori faranno e gli attori fanno ciò che le didascalieIndicano, e lo spettatore.. . sbadiglia voluttuosamente, quando non si immerga nel tepore diun placido pisolino.Lo messa in scena, per quanto non cattiva, non è nemmeno buona; qualche interno nei pri-mi quadri di buona pittura d'ambiente, qualche bell'esterno negli ultimi; il resto, incolore eopaco. La Negri-Pouget ha fatto quanto poteva per dare anima ad un personaggio che nonne ha . Discreta la fotografia .In concl usione, non ci sembra ... una cosa seria, a questi chiari di luna, quando non riescea varca re la frontiera la roba di prima qualità, darsi alla fabbricazione intensiva di estrattipapaverici filmati, sia pure che rechino l'etichetta d'un titolo interessante e di un nomeIllustre. E ci pare non dovrebbe essere poi tanto difficile per una Casa che, come l'editricedi questo film, possieda mezzi ed organizzazione per fare di meglio».(U Ugoletti in «Febo», Ro ma , n. 54, 7 moggio 1921) . 185

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Società Anonima A M B R O S I O - Torino~ = ~~ ~ -- ~-~ li grande dramma passionale dal celebre romanzo di: FANT ASIOMara We~tper l'interpretazione ROASIO di:MA IA M f'ss <1 rn s com <11 : A. ROSENFELD Operatore: G. VITROTTIPubblicità per Mara W est 186

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Mara West r.: Alessandro Rosenfeld - s. : Riccardo Artuffo (Fantasia) - f. : Giovanni Vitrotti - int.: Maria Roasio (Mara West), Attilio De Virgiliis (il com- pagno d'arte), Fernanda Roasio (la sorella d i Mara) - p.: Ambrosia, Torino - di.: U.C.I. - v.c.: 16304 del 1.8. 1921 - p.v. romana: 7.8.1922 - lg.o.: m. 1677.Attratta dal teatro, la giovane Maria fugge di casa per diventare attrice, con lo pseudonimo diMara West. Comincia a calcare le tavole del palcoscenico, aiutata da un giovane attore che siInnamora di lei. Dal loro idillio nasce un bimbo.Quando Mara raggiunge il successo, il suo compagno, che è rimasto un povero attore disecondo piano l'abbandona ed abbandona anche il teatro, ritornando ad una vita normale.Conosce la sorella di Mara e decide di sposarla.Mara, con il cuore infranto, prosegue la sua carriera.dalla critica:cNon è molto comune il tema svolto dalla Roasio, ed è anzi di grande pregio per fedele esi ntetica riproduzione di un triste brano di vita vissuta nell'ambiente teatrale. E' un drammacomune nella vita che si ripete fatalmente spesso; ma, fra tanti, proiettati sullo schermo, èuno dei pochi che segna tranquillamente un nesso logico e fatale, si svolga sicuro e umanoe si stronchi con una scena drammaticamente indovinata e di suggestiva commozione( ...).Maria Roasio ha agito con geniale accorgimento, riuscendo a piacere e convincere . Lafotogra fia è chiara e gli altri hanno assolto lodevolmente il loro compito».(Emilio Pastori in «La vita ci nematografica», Torino, nn . 39-40, 22 ottobre 1922) .cj...) Fu ammirevole ed apprezzata la scena esterna: l'attesa vana nel mentre Mara attendevolgendo lo sguardo dall'invetriata al panorama della grande città, velata ancora dal not-turno tenebrore e che, dopo lunga insonnia, l'alba rimette il vigore e l'allegria del movimen-to in tutta la metropoli . E' grande la scena dell'alba : i centri più importanti della città che sispengono dei numerosi lampioni elettrici, riprendono il sorriso del giorno, mentre Mara ... sisente abbandonata da colui al quale diede la sua vita e che mai sorrise alla sua piccolacreatura. Va data lode all'Ambrosia film per la ricca messa in scena (...)» .llJ. Frezzati in «La rivista cinematografica», Torino, n. 22, 25 novembre 1922). Marcella r. : Carmine Gallone - s. : da un romanzo di Tommasina Guidi - ad. se. : Carmine Gallone - f. : Emilio Guattari - int.: Soava Gallone (Mar- cella), Alberto Nepoti (Terenzio Reanda), Ciro Galvani, Guelfo Bertoc- 187

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chi, Gino Viotti, Olga Benetti, Fulvia Perini, Federico Pozzone - p. : Celio film, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 15806 del l .2.1921 - p.v. romana : 10.3. 1921 - lg.o. : m. 2152 .«In Sardegna: Marcella era stata amata da Reanda fin dalla sua prima giovinezza; m a lamadre di lui, fiera del proprio casato, si era opposta al matrimonio e così Marcella era andatasposa al medico del paese. Rimasta vedova dopo cinque anni col figlio Pieretto, viene chiestain sposa da Reanda che ancora l'amava. Marcella accetta, affida il figlio agli zii - condizionerichiesta dal defunto marito in caso di nuove nozze. Marcella e Reanda si sposano, hanno unafiglia. Ma un giorno giunge la notizia che Pieretto sta male: Marcella parte subito per assister-lo. Quando il bimbo è guarito ritorna, ma ora è la figlia che si è ammalata e muore pochi gior-ni dopo. Preso dal dolore, Reanda dà la colpa alla moglie e se ne va di casa, accettando unlavoro lontano, sordo alle suppliche di Marcella, la quale andrà a vivere con Pieretto. Ma g li:zii la detestano e la sottopongono a varie angherie, che la sventurata sopporta per amore delfiglio. Gli stenti la debilitano: quando Reanda torna, ne coglierà solo l'ultimo respiro. Ma Pie-retto, orfano di madre, trova un padre in Reanda».(da «Lux», Roma, n. 9, settembre 1921)dalla critica:«Molto mi stupisce che Carmine Gallone - che ha sempre voluto elevare il c inematogra fo insfere molto alte - abbia avuto l' idea di ridurre per lo schermo un romanzo di quella in signi-ficante scrittrice (per non dir peggio) che è Tommasina Guidi (... ).Marcella non è soggetto cinematografabile perché oltremodo statico e perché tocca unaUno scena di Marcella, co n Scova Ga llone 188

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sola corda, quella cioè di una tediosissima tristezza (...).Q uanto ho fin qui detto, non toglie che, in certi momenti, il film interessi in virtù della squi-sita espressività di quella eccellente attrice che è Soava Gallone (...) Alberto Nepoti m'èsembrato incolore (.. .) Noiosissimo film ».IL. de Rubempré in «La Cine-fona», Napoli , n. 446, 1O aprile 1922).«La signora, o signorina Tommasina Guidi può davvero portare un cero votivo o una can-dela benedetta a San Carmine . Son questi infatti i miracoli della cinegrafia: prendete unromanzo pallido, piatto, melanconioso come quello della signora, o signorina, Guidi,o ffidatelo ad un artista come Carmine Gallone, ed ecco un capolavoro.(...) Vero è che Gallone è coadiuvato in questo film da una mammina ideale: Soava Gal-lone. Questa donna par nata per esprimere, col viso delicato e un po' irregolare, coi gran-d i occhi soffusi di malinconia, con le labbra carnose e contrattili, le tenere sfumature, leocculte ebbrezze, le tragiche angosce, le ansie frementi, generate dal sempre vigile eInquieto istinto materno (...).Accanto a lei devo nominare il Nepoti, che ha dato al personaggio di Reanda, una lineasignorile e sobria, evitando quegli atteggiamenti da giovane fatale così comuni a certi pri-mi attori di nostra conoscenza( .. .)» .(Sic. in «La rivista cinematografica», Torino, nn. 5-6, 1O marza 1921 ).«The sufferings of an extremely unfortunate mother are depicted with much emphasis in thishighly emotional ltalian melodrama, produced by Carmine Gallone. The action passes mainlyin a Sardinian village, picturesque glimpses of which are an attractive feature of the produc-tion . (...) lt is an extremely lugubrious story, lacking in light and shade. To English eyes, thebehaviour of these fiery ltalians may seem exaggerated and illogica!. As a study of ltalian lifeo nd temperament it is doubtless true enough, though one feels that even Marcella musi havehad calmer moments. Throughout the story she remains keyed up to a frenzy of despair oro pprehension, Soava Gallone's performance in the raie is a noteworthy feat of emotionalendurance, but it would have gained in human interest by lighter handling. (...)»-!•The Biascope», London, October 20, 1921). Il mare r. : André Habay - s. : Ettore C ioffi - se. : André Habay - int. : André Habay, Matilde Di Marzio - p.: Habay-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 15961 del l .4 . 1921 - p.v. romana : 4 .8 . 1922 - lg.o. : m_ 1447.Da un'intervista con André Habay, il film viene definito «poema cinematografico che esalta leforze della natura». 189

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dalla critica:«( ... ) Lavoro passionale ed ottimamente interpretato da Habay nella parte del capitano; for-se un po' troppo pesanti le visioni del mare, ma riuscitissimo nel suo complesso».(De Re . in «La vita cinematografica », Torino, l O settembre 1923) .Il film fa parte di una trilogia: Il cielo, Il mare e La terra, quest'ultimo mai realizzato e danon confondersi con un film di produzione Ambrosia del 1920, intitolato appunto Terra edinterpretato da Maria Roasio. 10 marenariello r. : non reperita - s.: dalla omonima canzone di Ottaviano e Gambar- della - int. : Mario Rossi - p.: Marinar-film, Napoli - di.: regionale - v.c.: 161 84 del 1.6 . 1921 - lg.o.: m. 1221.Sceneggiata cinematografica della celebre canzone da non confondersi con la successiva edizio-ne della Del Gaudio, del 1927. Qualche frettolosa corrispondenza in «La rivista cinematogra-fica» ci informa che il film venne anche presentato con il titolo Suonno 'e marenare. Il marito di Elena r.: Riccardo Cassano - s. : dal romanzo omonimo (1881) di Giovanni Verga - se.: Riccardo Cassano - f. : Umberto Zavoli - scgr.: Cafiero Luperini - int.: Fernanda Fassy (Elena), Nino Camarda (Cesare Dorello) - p.: Chimera-film, Roma - di. : Cito-cinema - v.c.: 15858 del 1.3.1921 - p.v. romana : 29 . l l . 1922 - lg.o. : m. 1503 .Cesare Dorello, rimasto orfano del padre e privo di risorse, viene inviato a Napoli dalla zio perstudiare all'Università. Qui conosce e si innamora di Elena. I due vorrebbero sposarsi, ma iparenti non acconsentono, a causa della povertà di Cesare. I due giovani ·:'uggono e cercano dicostruirsi una vita nel paese di Cesare. Ma Elena, dopo il matrimonio, diventa insofferente,ama il lusso e non disdegna la corte di altri uomini che possono offrirle gli agi che Cesare nonpuò assicurarle.La nascita di un figlio non cambia la situazione. Cesare non vorrebbe dividersi, ma quando,disposto a perdonare tutto, ha un ultimo colloquio con Elena, questa, fredda e sprezzante, gligrida in faccia tutto il suo disamore. L'uomo, pazzo di dolore, la uccide con una pugnalata. 190

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dalla critica:«(... ) Il romanzo di G. Verga è riprodotto con linee fiacche, aride, uggiose ed incolori. Senon vi si godessero le visioni degli incantevoli e pittoreschi panorami della bella Napoli, cisarebbe da ... conciliare il sonno.le diverse e svariate pose del Camarda sono addirittura ipocondriache, senza grazia esenza stile; quelle della Fassy esagerate e prive di naturalezza».(Effe in «La rivista cinematografica », Torino, 1O ottobre 1923).f.trnanda Fassy ne // marito di Elena 191

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Marito, moglie e ... r. : Augusto Genina - a.r.: Mario Camerini - s. e se.: Augusto Genina - f. : Ercole Granata - int. : Luigi Serventi (Riccardo Land i), Fernanda Negri-Pouget (Fernanda), Giuseppe Pierozzi (Rosalinda) - p. : C ines, Roma - di. : U.C.I. - v.c.: l 6614 del l. l 2 .1921 - p.v. romana : 9 . 12 .1922 - lg.o. : m. 1806.Fernanda è gelosa di suo marito Riccardo. Egli passa spesso le notti al Club con amici (dice lui},ma invece con donnine allegre (pensa lei). Per sapere la verità, Fernanda tende al marito unatrappola. Gli spedisce una letterina profumata con la quale una sconosciuta signora gli dà unappuntamento in un separè del cabaret. E sarà lei a presentarsi. Ma Riccardo convinto che sitratti di uno scherzo degli amici, al suo posto manda Rosalindo, il quale perde la testa p e r lamogliettina gelosa. Fernanda però non accetta la corte: cederà solo se Rosalindo le porterà leFernanda Negri-Pouget e G iuseppe Pierozzi i n Marito, mog lie e ... 192

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prove del tradimento di Riccardo. Rosalindo cerca allora con ogni mezzo di compromettere ilfedele marito, che, alla fine, perse le staffe e capito tutto l'imbroglio, sfida a un buffo duelloRosalindo. Tutto finisce bene, e Fernanda, riconosciuta la sua esagerata e ingiustificata gelosia,1i getta nelle braccia di Riccardo.dalla critica:«(... ) Si tratta di una commedia brillante, molto carina e condotta con garbo : come, cioè,sa condurre i suoi films l'amico Genina.Questa pellicola ha ottimi pregi di sceneggiatura e d'interpretazione . Sorride e fa sor-ridere: sfiora e non tocca . Nulla di banale e di volgare . Tutta la trama è mantenuta in unalinea di grande e lodevole buon gusto.Fernanda Negri-Pouget, Luigi Serventi e Giuseppe Pierozzi l'hanno recitata con molto brioe con una verve quanto mai deliziosa .Così che l'accoglienza che il pubblico le ha fatto è stata davvero meritata» .!Giuseppe Lega in «La vita cinematografica », Torino, 22 novembre 1922) .«Marito, moglie e... basta! Esclusa per tutti» .(Anonimo giudizio del C.U .C.E . in «Rivista di letture», Milano, agosto 1924) .Augusto Genina aveva già utilizzato questo suo soggetto per La gelosia (1915) con lo stes-so attore Luigi Serventi e Bianca Virginia Camagni. Lo riprenderò nel 1932 per Ne sois paslolouse, realizzato in Francia con Carmen Boni e André Roanne. Nel 1933, Carlo LudovicoBragaglia ne farò un remake: Non son gelosa, interpreti Marcella Albani e Nino Besozzi. Marthù che ha visto il diavolo r. : Mario Almirante - s. : Amleto Palermi - f.: Ubaldo Arata - int.: Franz Sala (Marthù), Italia Almirante-Manzini (sua moglie), Bianca Renieri (la gigolette) - p. : Fert, Torino - di. : Pittaluga - v.c. : 16658 del 31 .12 .1921 -p.v. romana: 27.9 .1922-lg.o.: m. 1400.Marthù, un buon operaio, innamoratissimo della moglie che è stato costretto a lasciare perandare a lavorare in terra straniera, è triste e preoccupato. E pensa anche all'eventualità di untradimento. Tutti questi terribili pensieri gli si affacciano alla mente, proprio alla vigilia delgiorno in cui deve riabbracciare la sua cara compagna, ed a niente giovano le buone parole diun amico, un fraterno compagno di lavoro.lempre fantasticando sulla fedeltà della moglie, seduto al tavolo di una modesta osteria, recli-na il capo sulle braccia e ••• comincia a sognare. L'incubo che accompagna il sonno è terrifican-..: il tradimento della moglie, un gesto inconsulto, l'uxoricidio, la lama della ghigliottina che ta per abbassarsi••.Ma a questo punto si risveglia: la gelida sensazione sul collo è la manina del suo bimbo che,ln1ieme alla mamma, è venuto per riportarlo a casa. 193

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Franz Sala e Italia Almirante-Manzini in Marthù che ha visto il diavolo 194

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dalla critica:«Il diavolo lo deve aver visto l'autore e, sotto l'incubo di tale visione e per lo spavento pro-vato, ha scritto un soggetto su cui è meglio, spiccando un salto, passare oltre.Ma il film, anche se a noi non piace, è stato inquadrato e diretto così bene, che s'imponeappunto per il suo tecnicismo. Mario Almirante, dal rifritto zibaldone, ha saputo trarre edare tali effetti granguignoleschi, da tenere desta la nostra attenzione: effetti di esterni, stra~dette, carceri e ghigliottina illustrati - in toni costantemente bassi - da una fotografia lucida,viva, così sensibile, da darci l'impressione di quadri tolti dal vero, e quel che più vale, lasensazione delle ore piccine e dei luoghi malfamati.(...) Però il vero valore del film è dato dall'interpretazione potente di Franz Sala, che, diuna figura comune di operaio, crea un tipo superbo di sofferenza umana . Dal primo qua-dro, quand'egli tranquillamente cena all'osteria, al suo svegliarsi dal sogno (...)tutta la suamimica è di mirabile semplicità . Attore perfetto, completandosi con l'abilissima truccaturache gli mette sul viso i segni della devastazione dell'anima, ha fatto della poverissima ep iatta personalità di Marthù un uomo distinto, schiacciato dalla fatalità, ma non vinto .L'interpretazione della sig.ra Italia Almirante - data la parte di poco rilievo - non ha specia-le risalto».(Elle Gi. in «La vita cinematografica», Torino, 15 ottobre 1923).«(...) Raramente un soggetto è stato tanto adatto alla creazione cinematografica quanto que-sta fantasia notturna, lugubre, angosciosa ed appassionante; le scene figuranti la notte, tantodifficili da ottenersi in cinema sono qui riprodotte in modo molto pregevole e pittoresco. Tuttoil lavoro è svolto con molta abilità e signorilità di mezzi e ottima interpretazione di artisti.Conclusione: il pubblico e... anche la critica sono usciti da questo spettacolo divertiti e sod-disfatti: è il più bell'elogio che si possa fare ad un film».(Edgardo Rebizz i in «L'Ambrosiano», Milano, 5 aprile 1923). La maschera r. : Ivo Illuminati - s. : della commedia «La masque» (1908) di Henri Ba- taille - se.: Ivo Illuminati - f. : Aldo LuneI - scgr.: Vittorio Pollastri - int. : Silvana (la moglie), Nerio Bernardi (il marito), Eugenia Masetti (l'aman- te), Flora Ravagnan (una consolatrice), Gherardo Pena - p.: Medusa-film, Roma - di.: U.C.I . - v.c.: 16064 del 1.5.1921 - p.v. romana: 13.7.1925 - lg.o.: m. 1340.Scoperto che il marito ha un'amante, la giovane moglie benché soffra dell'infedeltà, preferiscedimostrare indifferen:z:a. Ma quando l'uomo, sempre più sfrontatamente, non adotta più nem-meno quelle precauzioni per salvare le convenienze, la donna abbandona il tetto coniugale e1e ne va a vivere in riva ad un lago.L'uomo comprende allora il suo torto, ma soprattutto quanto gli manchi la moglie. Guarito erinsavito, ritorna a casa. 195

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I protagonisti de La maschera 196

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dalla critica:«Film ita liano : Medusa-film (ve ne ricordate?) U.C.I.Ma ah imè! È un film ben vecchio!Figuratevi che è del tempo in cui le donne che portavano i capelli a zazzerina erano soltan-to le nih iliste russe e le intellettuali ultramoderne, adoratrici di Marinetti .E che strano effetto producono sullo schermo i vestiti demodès degli attori!Il film è ridotto da una commedia di Henri Bataille, nome che dovrebbe incutere gran sog-gezione ad un cinematografista coscienzioso, il quale, nel film di cui parliamo, è Ivo Illumi-nati, che se l'è cavata alle bell'e meglio .Il film appare così: un marito e una moglie : la moglie non ha nemmeno un amante. L'hadunque il marito (... ) Affari di famiglia, come si vede, nei quali ci guarderemo bene dal fic-care il naso, per dare un giudizio».(Mario Magie «Il corriere cinematog rafi co», Torino, n. 29, 18 luglio 1925). La maschera della colpa r. : Enrico Vidali - f. : Renato Cartoni - scgr. : Alfredo Manzi - int. : Lydianne, Enrico Vidali, Eugenia Cigoli, Franz Girard, Felice Lioy, Au- gusto Mastripietri - p. : Caesar-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 16552 del 1.11.1921 - lg.o. : m. 1611 .Un annuncio pubblicitario indica il film come un «potente dramma passionale, all'ombra del-l'aquila imperiale».dalla critica:cla colpa è di chi ha ideato e messo in scena questo film, pietoso nell ' ideazione, balzanoe meschino nello svolgimento .Avere la pretesa di svolgere un dramma russo d'ambiente a ... Roma , è un po' troppo, spe-cia lmente quando non si ha l'accortezza. di curare certi particolari, anche d i poco conto,che suscitano ilarità e null'altro, se trascurati ».(Sci pio in «La rivista cinematografica », Torino, l O marzo 1923) . 197

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Una scena di Maschietta con Liana Mi rette e Rito d ' Harcourt Maschietta r. : Arturo Ambrosie jr. - s. : Trilussa - int. : Liana Mirette, Rina d'Har- court, Attilio De Virgiliis, Umberto Scalpellini - p.: Ambrosio-film, Torino - di. : U.C.I. - v.c.: 16425 del 1.9. 1921 - p.v. romana : 2 2.7. 1924 - lg.o.: m. 1457.Una graziosa americana, per non perdere il patrimonio di famiglia che dovrebbe andare aduna Istituzione di beneficenza in mancanza dell'erede maschio, non esita a trasformarsi in unaitante giovanotto, indossando con disinvoltura abiti da uomo.E così facendo, conquista sia l'eredità che l'amore di un giovane che l'aveva aiutata, senza mi-nimamente sospettare il travestimento, nella realizzazione del suo piano. 198

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dalla critica:«Una delle più graziose fanciulle d ' oltre oceano, per ragioni troppo logiche e convenienti ,si tramuta in quattro e quattr'otto in un simpatico ed avvenente giovincello. Immaginateviqual ricamo di scene e di controscene può sfuggire da una situazione sì fatta. E, ne conven-go, l'esperto direttore Arturo Ambrosie jr. ha saputo bene sfruttare le genialità del soggetto,sebbene, certo, infinite altre cosette, e più graziose, avrebbero potuto abbellire ancor me-glio questa film vivacissima. Meraviglioso, come sempre, il De Virgiliis, e ottimi gli altri.Che dire della protagonista? La verità è questa: che io, entrato a mezzo spettacolo, ho cre-duto fino all'ultimo quadro che Maschietta fosse realmente un maschio. E questa, io credo,è tanto sincera quanto indiscutibile lode.Un appunto, uno soltanto, al direttore artistico: . perché è stato omesso in nome dell'autoredel soggetto? È logico che una film vada per il mondo senza il nome del primo genitore?Bisogna che quegli che dimostra di aver talento, renda l'opera sua perfetta quanto più èpossibile. In questo caso, poi, non so quale difficoltà si sia opposta» .(A. Gabrielli in «La rivisto cinematografica », Torino, n. 5 , 1O marzo 1923). La mascotte di Sparta r. : Mario Guaita-Ausonia - s. e se.: Renée de Liot - int. : Mario Guaita- Ausonia, Fede Sedino - p.: Films De Giglio, Torino - di.: U.C.I. - v.c. : 16440 - 16441 - p.v. romana: 11 .4 . 1922. Il film è diviso in due episodi: 1J Forza e audacia (lg.o.: m. 1357); 2) La torre dei lupi (lg.o.: m. 1164).Dalle note pubblicitarie si desume che il film si basa su avventure in cui viene esaltata la forzaatletica dei due protagonisti.dalla critica:«(...) È un lavoro avventuroso che per quanto tentenni verso la ricerca di uno spunto nuovo,si svolge tra i soliti acrobatismi di gusto discutibile ed oramai sorpassato».(Reffe in «La vita cinematografica», Torino, 30 marzo 1922) .c Un simpatico lavoro della De Giglio ove l'elemento avventuroso di fonde armonicamentecon quello sentimentale. Assai curata la messa in scena : decorosi gli interni e assai benacelti gli esterni .O ttima l'interpretazione di Ausonia, sempre signorile e audace, e della graziosa Fede Sedi-no, che però non sostiene una parte molto appariscente. Buona la fotografia» .(Mork. in «La rivista cinematografica», Torino, 16 giugno 1922). 199

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Il match dei centomila dollari: Diana D' Ersko Il match dei 100.000 dollari r. : Franceschino De Rosa - s.: Francesco Longhi - f. : Romeo Waschke - int. : Ketty Watson, Diana D' Ersko, Dea Hamilton, Erminio Spalla, Fan- ny Marchiò - p.: Rosa-film, Milano - di. : regionale - v.c. : 16166 del l .6 . 192 1 - p.v. romana : 20.7. 1923 - lg.o.: m. 1352.Vicenda ambientata nel mondo della boxe, nel quale sono inserite alcune scene di un incontrorealmente sostenuto dall'allora esordiente e giovanissimo pugile Erminio Spalla.dalla critica:«(...) Un aborto d el quale non vale la pena parlarne».(Da.Re. in «La vita ci nematogra fica », To rino , 30 marzo 1923). 200

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La mendicante di Sassonia r.: Giovanni Pezzinga - s.: dal romanzo omonimo «La mendiante de Sas- sonie» di Bourgeois - se. e ad.: Carlo Merlini - f. : Angelo Drovetti - int.: Mary Dumont (la mendicante), Mara Gall, Maria Pasquali, Silvio Bressan, Arduino Pancrazi - p.: Tiziano-film, Torino - di.: regionale - v.c.: 16059 del 1.5.1921 - p.v. romana : 20.8.1922 - lg.o.: m. 1784.Costretta in punto di morte del padre a sposare un uomo che non ama, Mary si innamora diun altro e abbandona marito e figlia. Ma presto l'amante si stanca di lei e Mary, divenuta cie-ca, finisce in una carovana di zingari, ove ritrova la figlia che era stata rapita dai nomadi. Conl'aiuto di un simpatico gitano, Mary e la figlia riescono a fuggire e si nascondono in un vecchiomulino, al quale gli zingari, che li hanno inseguiti, appiccano il fuoco. Dopo una sensazionalediscesa con una corda, madre e figlia tornano a casa. Mary otterrà il perdono dal marito eriacquisterà la vista.dalla critica:«Lavoro d'avventure con Mary Dumont come protagonista . Benché soggetto vecchio e nonmolto bene eseguito, al pubblico non dispiacque».jS. Soler jCorr. Malta) in «La rivista cinematografica », Torino, 1O maggio 1924) . Il mercante di emozioni r. : Alfredo De Anioni - s.: Luciano Dorio da un romanzo di Robert Key- ston - se.: Nunzio Malasomma - f. : Alfredo Donelli - int. : Alberto A. Ca- pozzi (Gaddo Stanley), Lucy di San Germano, Luigi Serventi, Giuseppe Pierozz i, Alfredo De Anioni - p.: Do. Re. Mi ., Roma - di. : U.C.I. - v.c.: 15723 del 1.1.1921 - p.v. romana: 26.5 . 1921 - lg.o.: m. 1865.Favola moderna e futurista in cui il protagonista viene descritto come un personaggio domina-to da due anime inconciliabili: mentre una vuole dormire, l'altra vuole stare sveglia, mentreuna vuole mangiare, l'altra vuole bere.Da questo contrasto nascono delle situazioni esilaranti, in cui vengono largamente utilizzate1ovraimpressioni ed altri trucchi cinematografici.dalla critica:«È una favola giocata con valentìa ed arte; specie l'interpretazione è stata lodevolissimal otto ogni riguardo, la qual cosa ha fatto sì che il lavoro piacesse; mentre, come soggetto, 201

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era troppo psicologico e non sempre comprensibile da tutto il pubblico.Ricca messa in scena, abbastanza buona la fotografia, ambienti lussuosi . Il nome degli in-terpreti ha contribuito molto ad un forte concorso di pubblico».(C. Chistè in «La rivista cinematografica », Torino, 25 aprile 1923) .«La moda di ridurre i romanzi per lo schermo s'è diffusa tanto che nessun lavoro lettera riosi salva dall' attacco cinematografico . Ed anche al romanzo di Keyston è toccata la sorte co-mune. Luciano Dorio, riducendo il romanzo, ha avuto il torto di non essersi reso conto per-fettamente di quello che è lo spirito inglese, un po' perché alla mentalità anglosassone ilbuon Luciano ha sovrapposta troppo violentemente la sua esuberanza meridionale, è venu-ta fuori un'edizione cinematografica un po' troppo in contrasto con il romanzo( ... )».(G . Giannini in «Kines», Roma, 4 giugno 1921 ).Le fantasticherie del protagonista si svolgevano originariamente in una fumeria d 'oppio. Ma lacensura, inesorabilmente, pretese il taglio di tutte le scene in cui era rappresentata la fumeria . Mezzo milione ed un marito r.: Gino Zaccaria - s. : Antonio Pizzi - f.: Pietro Pupilli - int.: Oriana Demmo, Egle Yalery, Marcelle de Beaulieu, Enzo Benini, Delio Bianca - p. : Zenith-film, Milano - di. : regionale - v.c. : 15921 del 1.4 . 1921 - p.v. romana: 9 .4.1921 - lg.o. : m. 1353.Un signorina vince ad una lotteria l'astronomica somma di me:z:zo milione. Mille complicazionie mille contrattempi, legati agli appetiti scatenati dalla favolosa vincita, le impediscono di spo-sare l'uomo che ha scelto, se non alla fine dell'allegra e grottesca vicenda.dalla critica:«Fra tutti i films, dall'inizio della cinematografia ai giorni nostri, questo è certamente degnodi battere il record della cretineria. Voglio credere che il gran Cinema-teatro Italia abbiamesso in programma questo... capolavoro senza preventivamente visionarlo, perché sa reb-be inconcepibile che persone di buon senso e degne di stima, abbiano potuto prestarsi aturlupinare il pubblico in maniera tanto indecente! (...) li dilettantismo non deve più esserefatto a spese del pubblico. Oggi, un posto più o meno comodo al cinema costa quanto uningresso a teatro, ed è quindi naturale pretendere che questi signori ci diano almeno dellaroba passabile, scartando preventivamente e senza misericordia, degli stracci fotografaticome questi, degni di baraccone cinematografico da fiera ambulante.Un francese, che assisteva alla proiezione di questo film, uscì a dire: «Ah, s'ils sont idi otsces italiens avec leur films! ». «Pardon .. . - l' ho interrotto - finché lei mi dice che il film è idio- 202

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ta siamo perfettamente d'accordo; ma, da questo a generalizzare tutti gli italiani, ci correspazio, le pare? Tanto più, per fortuna, che non tutti gli italiani sono soggettisti o direttoriartistici o interpreti alla Zenith-film! Le pare?» .(Maxi me in «La rivista cinematografica», Torino, 30 giugno 1921 ). Mia moglie si è fidanzata r.: Gero Zambuto - s.: dalla omonima commedia (1914) di Gino Cal- za-Bini · ad. e se.: Gero Zambuto - f.: Vito Armenise - int. : Leda Gys (Leda), Carlo Reiter (zio Telemaco), Gian Paolo Rosmino Uames), Silvio Orsini, Carlo Chertier - p. e di.: Lombardo-film, Napoli - v.c.: 16243 del 1.7.1921-p.v.romana:B.3.1922-lg.o.: m. 1552.A causa di una breve scossa di terremoto Leda fugge dal convento e si rifugia in casa dello zioTelemaco, vecchio ed impenitente viveur. La giovinetta è d'ostacolo alle libertà del vecchio, ilquale pensa di liberarsene, facendola fidanzare con un giovanotto inglese, suo amico. Però,mentre fervono i preparativi per le nozze, Telemaco si rende conto di essersi innamorato dellanipote e, con un intrigo, riesce a dividere la coppia. Poi, profittando della buona fede della ra-gazza, la sposa.Ma Leda, che ha accettato lo zio in matrimonio solo per far dispetto al fidanzato, lo tratta damarito solo virtualmente. E quando i due giovani si incontrano, scoprono l'inganno, lo zio Tele-maco è costretto a capitolare, accettando l'annullamento del matrimonio non consumato e abenedire le nuove nozze.dalla critica:«Leda Gys è riapparsa, dopo un nuovo laborioso silenzio, in una spumeggiante commediadi Gino Calza-Bini Mia moglie si è fidanzata, dove ha recitato con un brio ed una grazia,che le potrebbero invidiare le più esperte e reputate attrici del teatro comico di prosa.le situazioni della commedia, un pò vecchie e logore, sono state brillantemente sostenute eavvivate doli'arte spontanea e squisita della Gys e del Reiter, un attore che impersona conrara bravura la parte di un vecchio Don Giovanni da operetta . La direzione artistica di que-sto lavoro è opera pregevole di Gero Zambuto (...)».(Aurelio Spada in «La rivista cinematografica», Torino, n. 5, l O marzo 1922).«(...) La trama è arricchita di molte trovate eminentemente comiche, che sono state trattatecon garbo dall'autore e dal metteur en scène. Il soggetto dunque è indovinatissimo perchéesilara senza far ridere sgangheratamente (...), perché è di una comicità a cui è mescolatauna deliziosa venatura sentimentale. Peccato che proprio le trovate della quarta parte, delculmine cioè, siano a sapore un tantino farsesco.(...) La vis comica di Leda Gys, mentre è efficacissima, è sempre contenuta in una linea ari-1tocratica che la mette molto al disopra di altre reputatissime attrici comiche; ma dove rag- 203

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...... . . . . ....'''O ~HL• • '-U IO U ....... ....... _.U. OLI ao.M.A~Oi..-nt 1t AJl'flc ltJIVY'.FJ C\"! ~ - : - ::.•880fritAMEHTI~ ~ ~ ,..;.__·_.:.:.._~. --~- • ''UPOLI · ilm '* --~--:::::\"\"\"\"'\ 'la Sa•t• IAda. U • I - ~-l7 I HSEJtttOHI A ~AQAllENTOIl O MA aorriere dei ~inematografi......\'la -..1 GW.r.liol \"2- · I - O<>'IO -....._...__......_.........._.-......_......-. ...... .=.-.-_·-=-~- ,.,._-,~._ ~ ~ 4...,_ • !I • .. ti •• ~-:-;:::- . ..::e.:z:~~ ..._. _ __. _.._.._.._..._.._._.._.._., __.., ..,.ll\"AOA• &•TI AMTJCIPATCCMHTY'~ • PlllONt&U.lllllO - - __..... ........-......... ..,.._. -- ...__ .....1111'-ft tO LANNI ......... .~--=-~==-:...~ :.:::=.::-~ ~ -~ ~-------r· ao- ,.,..,. o 76 Il ti!..... -.., •I_JED Gyy.S . s.~::\ç.:'. .e:: .·.~ ···~~! ·~a ~MIA MOGUE SI È FIDANZATA DI .A.'%''%'0& :r Gino Caba·lilil' Gian Paolo Rosmino • earlo ehertierOlrwone Artistica GERO ZAMBUTO Operatore Vito A.Pmeal-\iMo-9lf et {j I 9' Tt 11 et t @4 I .. @•Pubblicità per Mio moglie si è fidanzata , con Leda Gys 204

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giunge la perfezione, è nelle scene in cui, frammezzo alla comicità affiora, lieve lieve, lasua anima sensitiva (... )».IL. de Rubempré in «La Cine-fono», Napoli, 10/ 25 giugno 1922) .La riduzione cinematografica segue di qualche anno la rappresentazione teatrale (Milano, Tea-tro Manzoni, ottobre 1914), che ebbe come interpreti Falconi, la Di Lorenzo e il giovanissimoCarminati. Ma, mentre nel finale della commedia la giovane coppia appare riunita, a scorno diTelemaco, nel film vennero aggiunti l'annullamento del primo matrimonio e le nuove nozze.Bruto Castellani e Mimì ne Il mio antropofago Il mio antropofago r.: Giorgio Mannini - s.: Gian Bistolfi - f.: Maurizio Amigoni - scgr.: Ric- cardo Ferro - int.: Mimì (Mimì), Bruto Castellani (l'antropofago) - p.: Pala- tino-film, Roma-di.: U.C.1.-v.c.: 16417del1 .9 .1921 - lg.o.: m. 1532.Sulla stampa è stato reperito solo un fugace accenno («commedia drammatica in quattro parti,di discreto successo») in «La vita cinematografica» di Torino, del 15 marzo 24. Secondo la testi-monianza di Mimi, si tratta di una allegra storiella con due personaggi, una ragazzetta (all'e-poca della realizzazione, il 1921 , l'attrice aveva solo quattordici anni), che capita, dopo unnaufragio, in un'isoletta sperduta, dove incontra una specie di Tarzan, completamente ignaro 205

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d'ogni regola della vita civile. La vicenda narra del lento, ma progressivo «recupero» del sel-vaggio. I suoi incerti passi verso la civilizzazione sono altrettante trovate comiche.Alla fine, ritornati sulla terraferma, l'ex-antropofago, divenuto un perfetto cittadino, sposa laragazza.La censura impose la soppressione di una scena in cui la ragazzetta insegna al selvaggio comeballare. Il mio carcere r.: Alfredo Masi - s. : Vico Pellizzari - f. : Enzo Ricci on i - int.: Lina Mu- rari (Bianca), Guido Trento (Guido), Renato Trento (Renato), Carlo Ger- vasio (il dottore), Gioacchino Grassi - p. : Global-film, Roma - di. : non reperita - v.c.: 15847 del 1.3 .1921 - p.v. romana: 13 .3 .1922 - lg.o.: m. 1222.La pubblicità lo definisce: «dramma avventuroso-passionale».dalla critica:«Il mio carcere ha messo in evidenza le belle qualità interpretative di Lina Murari. È unagiovane artista che ha del valore e che si va ogni giorno più affermando.La sua bella figura ed il fascino che emana dalla sua persona sono coefficienti di successonon trascurabili ».(D. Caputo in «La Ci ne-fono», Napoli , 1O giugno 1922) .«Il mio carcere, con Lina Murari, fila egregiamente e può apparire anche soddisfacente co-me tessitura e come interpretazione . Buona la fotografia e quasi sempre sobria l'arte dellaprotagonista» .(E . Pastori in «La vita cinematografica», Torino, 20 dicembre 1921 ).Uno dei film più censurati. Nella parte prima furono soppresse la scena dal titolo: «Ouandouscii di collegio, avevo 17 anni», in cui si vede la madre adottiva in un salotto equivoco, inabito succinto, insieme con giovani e donne allegre, e l'altra con il titolo: «La madre adotti-va di Bianca», raffigurante un ballo lascivo .Nella parte seconda fu eliminato il quadro in cui Bianca, mentre è nel caffè, è costretta aballare con un giovane prima di incontrarsi con Guido. Dalle scene con il titolo: «Una seraGuido tenne in teatro una conferenza e mi volle vicino», furono soppressi i quadri in primopiano che riproducono la scollatura impudica di Bianca. Abbreviata la scena del bacio traBianca e Guido che si riproduce sotto la didascalia: «lo non sono proprio niente per te?».Nella parte quarta furono ridotte le scene intitolate: «Provai indicibili brividi di ripugnanza.Egli chiedeva pietà ed a me parve grottesco», eliminando quanto vi era di brutale e di ecci-tante. La scena con la didascalia : «Oualunque cosa ti dicessero, dubiteresti mai di me?» furidotta in modo da accennare appena il bacio tra Bianca e Guido, che rivela «l'appassio-nata sensibilità degli amanti». 206

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Mio zio Barbassous r.: Riccardo Cassano - s.: dalla commedia (1891) di E. Blavet e F. Carré - f.: Cesare Sforza - int.: Elena Sangro, N ino Camarda, Myosa de Cou- dray, Carmen Boni - p.: Chimera-film, Roma - di.: Cito-cinema - v.c.: 16473 del l . l O. 192 l - p.v. romana: 1 1.5.1922 - lg.o. : m. 2306.La pubblicità del film lo definisce: «Comico! Grottesco! Avventuroso!».Pubblicità per Mio z io Barbassous 207

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dalla critica:«Di questi giorni , nell'elegantissimo salone di Piazza Italia (Cine Alhambra di Tripoli) . Elena San-gro, Myosa e Nino Camarda, in Mon onde Barbassou, hanno ottenuto un meritato successo.Questo grande capolavoro della cinematografia italiana ha una stupenda messa in scenaed un 'ottima fotografia ».(S. Tinn irell o in «Il corriere c inematog rafico», Torino, 2 9 nove mbre 1924) .li film , che venne spesso presentato come Barbassous o Mon onde Barbassous (mentre lacommedia da cui trae origine si ch iama Mon onde BGrbassou , senza la «S» finale} ebbequalche correz ione dalla censura. Vennero, infatti, soppresse una didascalia : «Oggi anchele ragazze musulmane sono americanamente disinvolte ed i papà quanto mai compiacenti»ed una scena in cui una ragazz a prende un dolce con la bocca e con la bocca lo porge al-la bocca di Andrè.Ultima reprimenda riguardò una scena di bagno collettivo, «in cui le movenze delle quattroragazz e sono poco castigate». La mirabile visione r. : Caramba (Luigi Sa pelli) - s. : «iconografia» di Fausto Salvatori - f. : Carlo Montuori - scgr. : Caramba - int. : Camilla Talamo (Dante Alighie- ri), Gustavo Salvini (Arcivescovo Ruggeri), Luigi Serventi (Arrigo VII), Ci- ro Galvani (Bonifacio VIII), Giovanna Scotto (Beatrice), Lamberto Picasso (Guido Cavalcanti), Alfredo Boccolini (Corso Donati) , Carmen di San Giusto (Francesca da Rimini), Ettore Berti (Ugolino della Gherardesca), Lilliana Millanova - p. : Tespi-film, Roma di. : U.C.I. - v.c. : 16448 del 1.10. 1921 - p.v. romana: 21 .1O.1921 - lg.o.: m. 4026 .A Firenze divampa l'odio tra le due fazioni dei Guelfi Bianchi, capeggiati da Guido Cavalcanti equella dei Guelfi Neri, alla cui testa è Corso Donati. Dante, che siede tra i Priori della città, invitaBianchi e Neri alla pace, ma la sua parola non ha effetto. Col cuore straziato, chiede che il suoamico Cavalcanti venga esiliato. Quando il legato francese chiede alla città di accogliere Carlo diValois come pacificatore delle discordie civili, i Cerchi ed i Guelfi Bianchi si oppongono in nomedella libertà. Deciderà Papa Bonifacio VIII al quale si invia un'ambasciata guidata da Dante.Ma mentre il Poeta a Roma viene illuso e deluso dallo scaltro Pontefice, Corso Donati occupa ilComune, accoglie Carlo di Valois e decreta l'esilio di Dante. Guido Cavalcanti, già consunto dallefebbri contratte in esilio, muore in un estremo tentativo di impedire la sanzione contro il Poeta.Arrigo VII di Lussemburgo viene eletto re dei romani in un convento di Francoforte. Dante ha la«mirabile visione» che Arrigo possa divenire il restauratore del Sacro Romano Impero e scen-dere a Roma per essere incoronato imperatore. Ma il regno di Arrigo è di breve durata. L'im-peratore muore improvvisamente, forse avvelenato, a Buonconvento. La scomparsa di Arrigocancella la speranza imperiale di Dante e il sogno di ritornare in Firenze. Al poeta è concessodal nuovo Podestà di Firenze Guido Battifolle, di tornare se fa ammenda e paga la multa; masdegnosamente Dante rifiuta e si avvia verso Verona, dove Can Grande gli offre ospitalità. Lo 208

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segue la figlia Beatrice che, per amore del padre, rinuncia all'amore di Jacopo Lapi. Nella cittàscaligera, il Poeta compone i Canti della Commedia, ma cortigiani e buffoni lo sbeffeggiano.Ripresa la via dell'esilio, si ferma presso l'amico Guido Novello a Ravenna. Qui, il sinistro PierTraversari, respinto da Beatrice, si vendicherà contro il padre di lei, accusandolo di magia. MaI versi divini dell'Invocazione alla Vergine scagionano il Poeta da ogni accusa.Poco dopo, al termine di una nuova missione di pace, tra Ravenna e Venezia, Dante spira se-renamente tra le braccia della figlia.La seconda parte del film è divisa in «tre visioni di vita e di poesia»: la prima, intitolata Amormi mosse si ispira a rappresentazioni dalla Vita nova (il «dolce tempo giovanile» del Poeta,l'incontro con Beatrice, la rapida morte ed il funerale della donna amata). La seconda visione,Intitolata Anime crudeli ritraccia la vicenda del Conte Ugolino o la tragedia dell'odio, mentre laterza visione, Anime affannate narra la storia di Paolo e Francesca e la tragedia dell'amore.Lo mirabile visione: Camillo Talam o 209

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dalla critica:«( .. .) Per il taglio dell'azione, non siamo rimasti contenti. Il film ci è apparso troppo analiticoe quindi, poco esteso. Dante, lo troviamo già Priore. Infanzia, adolescenza, uccisione delBuondelmonte al Ponte Vecchio, Cerchi e Donati, Beatrice Portinari, Dante iscritto negli spe-ziali ... tutta roba soppressa . E nel corso del film, soppresso il viaggio a Lutetia, l'incontro traDante e Arrigo VII a Milano (...), non il ritorno di Dante in quel di Siena (... ), non l'incontrocoi fuorusciti ghibellini (...), non la dimora di Lucca, l' amore del Poeta per Uguccione dellaFaggiola, la amicizia per Gentucca degli Antelminelli; non il peregrinar di Corte in Corte . In-vece, vediamo Dante, dopo l'ambasceria, restare a Roma. Ed ivi (e non a Milano, come di-ce la storia) incontrare Arrigo che vi si recò ... nove anni dopo l'ambasceria di Dante, duran-te i quali il Poeta girò mezzo mondo. Su questo tono si potrebbe andare all'infinito. Ma ab-biamo un dovere verso Caramba. Per Caramba, il mago divino capace di farvi, in un'ora,con un lapis ed un cartone, la storia universale del costume, così come in una notte di ca po-danno improvvisò a Livorno, in casa Mascagni i figurini de li piccolo Marat; per Caram ba,questo film è stato ciò che in gergo di palcoscenico si chiama «un pezzo di sfogo» . Ha scia-lato. (Ecco forse perché certi episodi inutilmente troppo analitici sono dilungati nella vision e).L'esecuzione, da questo punto di vista, è tutta un incanto. Un vero prodigio . Basterebbe, laCorte di Verona ... la morte di Arrigo VII. Cose che, certo, sia detto con buona pace di ch isi inquieta, nessuno al mondo sa fare (.. .)».(G. Faracci in «Il corriere cinematografico », Torino, n. 3 , 16 gennaio 1926) .«( ... ) La migliore esortazione ch'io possa fare a tutti è di andare a vedere la Mirabile visio-ne, e di seguire il succedersi di quadri, di paesaggi, di ricostruzioni storiche con lo spi ritodevoto di chi evoca le glorie dei padri e dei maggiori di nostra gente» (Salvatore Barzila i).«(... ) Caramba ha cercato ed è riuscito a parlare cinematograficamente con \"viva eviden-za\"; è riuscito a far vedere come vestissero gli uomini e le donne di allora, quale aspettoavessero le città del 300, le case, le strade, i templi, quali fossero le usanze politiche e reli-giose, quale vampa di feroce spirito di parte dividesse le genti della stessa città (...). E tuttoquesto ha fatto, cercando di attenersi il più possibile allo spirito dei pittori contemporanei diDante o subito posteriori : Giotto, Lorenzotti, Duccio, senza soverchia stilizzazione, qual malsi sarebbe comportata ad una visione animata» . (Gioacchino Volpe).«( ... ) La visione così riprodotta non è narrazione fredda e misurata, né una raccolta di im-magini a guisa di illustrazioni di un libro, ma è rappresentazione drammatica di contrasti edi passioni: è vita vera, vita vissuta» . (da l'Idea Nazionale, Milano) .«Niente fin qui del genere m'era accaduto di vedere, così scrupolosamente diligente nella rico-struzione dei luoghi e delle cose, nella raffigurazione delle persone; così sapientemente pittoriconel taglio dei quadri, degli sfondi, degli scenari; così accortamente ricco e caratteristico negli ag-gruppamenti dei protagonisti e negli inquieti movimenti delle moltitudini» (Arduino Colasanti) .«La Mirabile Visione è una ricostruzione storicamente veritiera e artisticamente suggestivadel Medio Evo italiano con le sue corti brillanti, le sue passioni furiose, i suoi poeti ispirati .Vi sovrasta la figura austera e sdegnosa di Dante, che è certamente la più perfetta e la p iùnobile espressione della nostra stirpe. Sia lode a quanti hanno collaborato alla magnificaopera» (Bodrero) .(Florilegio di giudizi di varia epoca fornito dagli eredi Caramba) .Il film venne prodotto con larghezza di mezzi e diffusamente propagandato sia sulla sta m-pa specializzata che su altri organi di informazione, ma, dopo le prime visioni, peraltrosuccedutesi a distanza di tempo tra un città e l'altra, ebbe una circolazione stentata. 210

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La mirabile visioneSolo alla fine del 1926, dopo una proiezione organizzata per il Ministro Fedele ed altreautorità, venne giudicato «strumento di alta propaganda spirituale e nazionale» e rimessosia nei circuiti commerciali che in quelli scolastici. ·Nel corso degli anni Venti, soprattutto per le proiez ioni nei circuiti parrocchiali, il film ven-ne diviso nei suoi episodi. Pertanto i più volte rilevati titoli di Dante e Beatrice, Il conte Ugo-lino, Francesca da Rimini, riferiti a film in due atti, che appaiono nei repertori dell'epoca,altro non sono che le varie parti di cui si compone questo film.In censura risulta un secondo titolo: Dante, scarsamente utilizzato probabilmente per evitareconfusioni con l'altro film celebrativo del sesto centenario della morte del poeta Dante nellavita e nei tempi suoi (1922) di Domenico Gaido. Il miraggior.: Lucio D'Ambra - s. : da «Le romance du divorce» di Louis de Robert -se. : Lucio D'Ambra - f. : Domenico Grimaldi - scgr.: F.P. Maialetti -int.: Lia Formia (Paola), Umberto Zanuccoli (il marito), Riccardo Bertac-chini (il secondo marito), Mario Cusmich, Diomede Procaccini, FiorellaCortis, Marianne Clovis-Hughes - p. : D'Ambra / U.C.I. - di.: U.C.I. -v.c. : 16566 del 1. 11 . 1921 - lg.o. : m. 1989. 211

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Paola è stata costretta dal severo genitore a sposare un uomo che non ama. Stanca della vitache le è stata imposta, la donna chiede ed ottiene il divorzio e sposa un altro uomo.Ma il secondo matrimonio si rivela un inferno. Al culmine di una violenta scenata, il secondomarito minaccia addirittura di ucciderla, ma poi punta contro di sé la pistola e si ammazza.Paola ritorna tra le braccia del primo marito, che non aveva mai cessato d'amarla.dalla critica:«(...) Il lavoro, tratto da un romanzo, riesce pesante ed uggioso per l'inevitabile prolissità dispiegazioni e di quadri riassuntivi, per quanto come concezione sia originale ed in certoqual modo, ardito».(Scipio in «La rivista cinematografica», Torino, 1O aprile 1923).li film è noto anche come Il romanzo del divorzio. Mirtil r.: Gemma Stagno-Bellincioni - se.: Gemma Stagno-Bellincioni - f.: Ar- turo Gallea - s.: Maurice Nordak - int.: Bianca Stagno-Bellincioni (Mir- til), Tullio Carminati - p.: Biancagemma film, Roma - di. : Aureafilm - v.c.: 16167 del l .6.1921 - lg.o.: m. 1346.Un uomo è conteso da due donne: Lina, la capricciosa fanciulla altoborghese, che vede in lui laricchezza ed il lusso, e Mirtil, una soubrette di varietà che, pur vivendo in un ambiente eccentrico,ha saputo conservare la propria onestà. ÈMirtil, dopo alterne vicende, a conquistare l'uomo.dalla critica:«(.. .) Un lavoro semplice, almeno apparentemente, e suggestivo . Non ha la maestosità d iPrincipessa d'azzurro, ma ha maggior leggerezza e persuasione. Bianca Stagno-Bellincioniesagera forse un pochino in ingenuità ed in candore, ma è geniale e giocosa nella sua in-terpretazione (.. .). Quanti circondano la protagonista hanno assolto lodevolmente la loroparte, sen za esagerare e senza culminare. Un complesso, adunque, buono e piacevole,d'arte spontanea e nostrana. E nulla di più si sarebbe potuto fare da parte degli attori, d atoil tenue soggetto passionalmente mondano da cui emerge come ogni donna nasca dissimilee tale si conservi attraverso il bene o il male, per tutta la vita ».(Emili o Pastori in «La vita c inematografica », To rino, 15 giugno 1922).«(.. .) Bianca Stagno-Bellincioni trionfa nuovamente con l'interpretazione di Mirti/, una com-media gentile che espande il profumo inebbriante del sentimento e canta l'eterna canzonedell'amore e della giovinezza ».(G. Berna in «La C ine-fono», Napoli, 19 maggio 1922). 212

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Il mistero dello mono: Lindo A lbertini Il mistero della mano r.: Giovanni Pezzinga - s.: Herbert Bennet - f.: Felice Vité - int.: Linda Al- bertini, Arnold e Patata, Pina Majelli - p. : Albertini-films, Torino - di.: U.C.I. - v.c.: 15777/15778 del 1.2.1921 - p.v. romana: 3.6 .1922. Il film è diviso in due episodi : 1J Il mistero della mano o La torre dei Fantasmi (lg.o.: m. 1557); 2) L'orribile supplizio o La donna maschera- ta (lg.o. : m. 1311 ). 213

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Una intricata storia di rapimenti, incendi, sca:z:zottature, scalate di pala:z:zi. Protagonisti del filmsono due raga:z:zi ed una donna mascherata che ora li protegge ora viene protetta da un incre-dibile serie di insidie.«(...) Siamo ancora dinnanzi ad un film sul tipo avventuroso americano, protagonisti A rnolde Patata che, con la loro troupe di eccezionali acrobati, compiono le più incredibili pazziein acqua, cielo e terra (... ).È tempo di finirla con queste sciocchezze perché, se possono divertire i nostri ragazzi, nondivertono affatto noi .Il cinematografo non è fatto per i bambini . Il dramma , quanto mai lungo (due serie, ottoparti), proiettato per intero in un'unica rappresentazione, ha avuto poco successo. D'altron-de, non meritava altrimenti ».(P .G . M erc iai in «La rivi sta c inematografica », Torino, 25 marzo 1923).Queste avventure, al limite dell'impossibile, passarono indenni in censura. Solo una scenain cui «Fulvia narcotizza con un fazzoletto Julien » venne soppressa. Il mistero dell'asso di picche r. : Mario Volpe - s. e se. : Lamberto M. Bosco - f.: Ercole Taddei - int.: Diana Mac Gill, Mario Volpe, Nadia Nodo , la scimmia Consul lii - p. : L.M.B. (Lamberto M . Bosco), Roma - di. : non reperita - v.c. : 15978 del l.4. 192 l - p.v. romana: 29 .9 . 192 l - lg.o. : m. 1494.dalla critica:«Indubbiamente Mario Volpe ha cercato di improntare il film alle più comuni esigenze delpubblico italiano, ma, viceversa, non si è accorto, che per aver seguito una linea precisa,ha finito col renderlo monotono e privo, talvolta , anche di gusto scenico.Anzi, a questo riguardo, osserviamo appunto che non tutti i pregi del soggetto sono statimessi in evidenza come il film avrebbe meritato e che, indiscutibilmente, si sarebbe potutosfruttare il lavoro con più intenso rimaneggiamento di quadri ed episodi .Come linea però è ancora un film che può essere tenuto in considerazione. Senz'altro unlavoro quindi di grande interesse cinematografico, ci porta ancora degli episodi di certova lore ed una interpretazione molto viva e sentita (.. .).Ottima l'idea di assegnare un ruolo all'intelligentissimo Consul lii, benché simile genere difilms abbiano perduto gran parte della loro originalità, per il soverchio sfruttamento fattodagli americani e tedeschi . Qualcosa di buono vi è pure stato nella fotografia, ma certosiamo rimasti ben lontani da quel ricercatissimo gusto artistico e da quell'efficacia tec nicache sarebbe stata desiderabile al conseguimento di un insieme più raccolto e preciso».(Zad ig in «La rivi sta cinematografica », Torino, 1O ottobre 1922).Numerosi «quadri» con scene di imbavagliamento, trabocchetti, scasso di casseforti, sbarredi prigione che vengono segate vennero soppressi dalla censura. 214

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Il mistero dell'auto in fiamme r.: Giovanni Pezzinga - d.a. : Amedeo Mustacchi - s. : Giovanni Berti- netti - f. : Felice Vité - int. : Linda Albertini, Nestore Ali berti, Eugenio Du- se - p. : Albertini-film, Torino - di. : U.C.I. - v.c. : 15775 del 1.2.1921 - p.v. romana: 29.8.1921 - lg.o.: m. 1603.Storia avventurosa e acrobatica con il personaggio di Sansonette (Linda Albertini) come prota-gonista.dalla critica:«(...) Carolina lnvernizio, l'autore di Nick Carter e altri scribi della stessa specie, possonosempre passare per sommi autori quando si trovino confrontati con qualcuno dei tanti com-pleti ... analfabeti della grammatica e, se si può dire, del pensiero; i quali , a lor volta, pos-sono trovare dei più poveri .. . di spirito di loro .Ma giunge un certo punto, oltre il quale non si può andare : lo zero assoluto!L'automobile in fiamme appartiene senza dubbio a quest'ultima categoria e con esso ha illi mite minimo la teoria della relatività. Per fortuna siamo d'estate e il sottozero sarebbe indi-catissimo ... Infatti , fu proprio con simili scempiaggini che l'industria cinematografica italia-na cominciò a ... star fresca! Tanto fresca , che oramai può dirsi congelata ed immobilizzataIn un torpore dal quale potrà essere sottratta solo a patto di sforzi sovrumani ed amputazio-ni radicali, quali dinanzi ad un congelamento d'ultimo grado è necessario eseguire( ...)».IE lle G i. in «La vita cinematografica », Torin o, 7 agosto 192 2) .«(. ..)Film discretamente stupidino, in cui Linda Albertini scavalca dei cancelli e delle finestre .Avrà successo tra i nostri buoni villici ».!Gug lielmo Gian nini in «Kines» , Roma , 3 settembre 192 1).Raramente il film viene indicato con il suo titolo corretto, che è quello riportato. Lo si ritrovocome L'auto in fiamme, L'automobile in fiamme, Il mistero della automobile, Il mistero del-l'automobile in fiamme, Sansonette e l' auto (o l'automobile) in fiamme e così via . Il mistero dell'uomo che sogna r.: Romolo Bocchini - int.: Renzo Fabiani, Ida Magrini - p. : Colosseum , Roma - d. : Aurea-film - v.c. : 15680 del 1. 1. 1921 - lg.o. : m. 1385 .In questo film riappare come regista Romolo Bocchini, un direttore d'orchestra che aveva compo- to e diretto, nel 1906, i primi commenti musicali ai film della Ditta Alberini e Santoni (poi Cines). 215

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Il mistero di Roccabruna r.: non reperita - s. : da un romanzo di Paul Garros - ad.: Ezio Berti - f.: Aurelio Allegretti - int.: Enna Sa redo (Margherita), Livio Pavanelli (il signore di Roccabruna), Isa de Novegradi (Yvonne), Piero D'Orazi (il bruto), Luigi Cigoli, Alberto Alberti, Giovanni Gizzi, sig.ra Bianchi - p.: Caesar-film, Roma - di.: U.C.I. Il film è in due serie - v.c.: 16367/16368 del l .9.192 l - p.v. romana: 22.2.1923 - lg.o.: l 0 episodio: m. 1202 - 2° episodio: m. 1288.Da un collage di recensioni risulta una vicenda passionale ed avventurosa, che inizia con unatto di violenza nei confronti della protagonista Margherita, che ha un bambino. Un'altra don-na, gelosa dell'amore che il signore di Roccabruna dimostra verso la sventurata Margherita,tenta di uccidere il bambino lasciandolo affogare. Ma il film ha un lieto fine.dalla critica:«Un bel titolo, un bell'affisso, un bel nome di attore: Livio Pavanelli . E poi?Poi si vede che il riduttore del soggetto ha esaurita la sua fantasia nella ricerca del titolo; l'in-quadratore, dal canto suo, ha fatto i più lodevoli sforzi per trarre materia di azione dal ba-nale e insulso canovaccio; come il pittore ha tentato, con un volo linceo della propria fa nta-sia, di vivificare un mistero inesistente e un tenebroso intrigo assente, se non altro per colpirel'attenzione dello spettatore che al cartellone chiede l'ispirazione a entrare o no in teatro.L'inscenatore si è preoccupato di ricercare dei bei quadri : almeno quelli! Ma di fronte allavacuità del contenuto, anche il quadro può avere poco risalto .Quanto a Livio Pavanelli, non ha altra risorsa che la sua bella figura e la disinvoltura di sce-na : che poteva fare di più? Da cima a fondo egli compare e scompare, si alza, si siedecon una continua espressione di assenza e di dubbio, come se dicesse: \"Embè, che ci stopoi a fare io, qui?\".Sarebbe veramente il caso di domandare se tutti , riduttore, inscenatore ed attori non abbia-no creduto in uno scherzo - più o meno di buona lega! - per burlare il pubblico. E del restonon rimane che questa speranza : che i suddetti signori ci vengano a dire: \"Si, abbiamo fat-to per ridere\" ; perché se volessero ostinarsi a sostenere che hanno lavorato sul serio... po-vera la nostra fede in un avvenire della cinematografia italiana!» .(Elle. Gi. in «La vita cinematografica», Torino, 7/ 15 settembre 19 22).La censura intervenne sulla scena di violenza esercitata dal bruto sulla protagonista, chevenne notevolmente attenuata, sopprimendo la lotta che si svolgeva nella camera da letto (eche precede la resa della donna) .Il film è anche intitolato Roccabruna . 216

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La modella di Tiziano r. : Paolo Trinchera - s. e se. : Pier-Angelo Mazzolotti - f. : Roberto De Chòmon-Ruiz - int. : Yvonne de Fleuriel (Kri-Kri / Lucette), Mario Voller- Buzzi (Paul Martin) , Tranquillo Bianco (Tiziano), Emilio Vardannes (il pit- tore Dordier), Felice Minotti Vack White), Daisy Ferrero, Ginette Riche, Leopoldo Lamari, G . Dogliotti - p. : Itala-film, Torino - di. : U.C.I. - v.c. : 16206 del 1.7.1921 - p.v. romana : 30 .8 .1921 - lg.o. : m. 1539.Il pittore Dordier dell'Accademia di Francia ha un allievo, Paul, che lavora con lui nell'atélier diMontmartre. Un giorno Dordier conosce una ragazza, Lucette, detta Kri Kri, che si presenta co-me la modella di Tiziano; ed in effetti ella posa per un pittore squattrinato che si chiama Tizia-no. Quando White, un mercante americano giunge a Parigi e chiede a Dordier di fargli un qua-dro, sarà Paul a comporlo, con Lucette come modella e naturalmente i due si innamoreranno.«Ali spezzate», così si chiama il quadro, acquistato da White, viene riprodotto in milioni dico-pie e lanciato in tutta l'America, così come avverrà per il romanzo «La vespa azzurra», di Clori,una scrittrice di cui White s'è invaghito e se l'è portata via con sé. Dall'America un giorno arri-verà a Paul e Lucette che si sono sposati un regalo da White: un biberon, con l'augurio di unmilione di figli••.(da «Lux», Roma, n. 8, agosto 1921).dalla critica:«(.. .) Il soggetto piacque, ma non piacque la fredda e scadente recitazione di Yvonne deFleuriel e compagnia.Bella la messa in scena ».(U. Frezzati in «La rivisto c inematografico », Torino, 1O marzo 1923 ). La moglie di Sua Eccellenza r. : Eduardo Bencivenga - s. : dal romanzo «Remigia » di Gerolamo Ro- vetta - f. : Salvatore Cellie - scgr. : Ca fiero Luperini - int. : Fernanda Fas- sy (Remigia d'Ormea), Gustavo Serena (Giacomo d'Ormea), Livio Pa- vanelli (Luciano d'Ormea), Rosita Perrin (Maria), Pier-Camillo Tovaglia- ri , Nino Camarda, Augusto Bandini, Carlo Gervasio, Giacomo Origoni - p.: Chimera-film, Roma / U.C.I . - di. : U.C.I . - v.c. : 15756 del 1.2.1921 - p.v. romana : 23.5 .1921 - lg.o. : m. 1809.Le protagoniste sono due sorelle: Remigia, fredda e calcolatrice, e Maria Grazia, sensibile edoppassionata. Maria Grazia è sposata con Luciano d'Ormea, uomo disordinato e fatuo, che latradisce con una cantante. 217

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Giacomo, fratello di Luciano, è segretamente innamorato di Maria. Ma nella sua onestà, pernascondere questa passione, finge di corteggiare Remigia e addirittura la sposa, per tacitarele prime maledicenz:e.Passa qualche tempo. Giacomo è divenuto ministro e Remigia dà libero sfogo alla sua vogliadi divertirsi, frequenta l'alta società, intriga nei ministeri per ottenere favori per i suoi protetti,finché scoppia uno scandalo.Il povero Giacomo, coinvolto suo malgrado, muore di dolore.dalla critica:«il romanzo del buon Rovetta non è un capolavoro di elasticità, pure ritraendo con grandevigoria, il personaggio frivolo di Remigia .Ma l'edizione che la Chimera è riuscita a fare della Moglie di S.E. è qualcosa di pazze-sco. La sig .na Fassy, la quale è posseditrice di un paio di sopraccigli di cui è preoccupatis-sima, ha creduto, in buona fede evidentemente, che arcuando a dismisura i sopraccigl i sul-lodati e saltellando come una folle sulla scena, si poteva incarnare il complesso personag-gio di Remigia d 'Ormea . Il nostro buon Serena, nei panni del Ministro dei lavori pubblici,ci ha dato l'idea di avere la cicoria stufatissima del suo ministero e tutto il contorno dei duepersonaggi centrali è di una disarmonia e di una miseria che fa pena.Ad un certo punto, \" Remig ia \" Fassy raccomanda un affare al Ministro del tesoro e si rivolgead una specie di commesso delle pompe funebri, arrangiato in un frack da cameriere, conuna faccia da disperatone che consola .\"Quello è il Ministro del tesoro? - ha strillato uno spettatore - Quello? Arrestatelo!\".È, insomma, un film cencioso di miseria, che puzza d i prezzo fisso un miglio distante».(G ug lielmo Giannini in «Kines», Ro ma, 28 maggio 1921 ). Monique r.: Lucio D'Ambra - s. e se.: Lucio D'Ambra dall'omonimo romanzo (1920) di Paul Bourget - f. : Aldo Lunel - scgr.: Fausto P. Maioletti , Vit- torio Pollastri - int. : Lia Formia (Monique), Nera Badaloni (la sorella- stra), Umberto Zanuccoli, Adele Garavaglia (la marchesa), Riccardo Bertacchini, Diomede Procaccini - p. : D' Ambra-film , Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 16412 del 1.9.1921 - lg.o. : m. 1647.Monique è una giovane che è stata raccolta dalla strada ed adottata da una nobile famiglia.Quando la sorellastra commette un delitto, Monique se ne addossa la colpa per non dare undolore a chi generosamente l'ha sottratta ad una vita di miseria.Ma la sua dedizione viene compensata dall'amore e da un felice avvenire. 218

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Uo Form.ia .in Moniq ue 219

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dalla critica:«Questo film, che Lucio D'Ambra trasse dalla novella di Paul Bourget è una fesseria. N onsolo il soggetto è decrepito, ma anche l'interpretazione lascia molto a desiderare, quella diLia Formia compresa.Non parliamo poi della fotografia : orribile!».(Mak in «La rivista cinematografica », To rino, 30 giugno 1922).«(.. .) L'intenzione di fare un buon lavoro c'era, lo si intuisce! Ma si sono fatti i conti senzagli artisti che svelano troppo la finzione scenica, senza immedesimarsi della parte!L'unico, forse, che sia a posto è lo Zanuccoli .Poco curata la messa in scena».(Scipio in «La rivista cinematografica », Torino, 25 novembre 1923) . La morte d'oro r. : Gian Bistolfi - s.: Lucio D'Ambra (?) - int.: Lia Formia (la moglie), Ric- cardo Bertacchini (il marito), Liliana Mar (l'altra) - p.: Lucio D'Ambra-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 16530 del 1.10. 1921 - lg.o.: m. 1622.«Per salvare il marito che ha rubato dei documenti importanti, una moglie trova nell'amore laforza per un sublime sacrificio. Ma l'uomo, oltre che ladro, è anche infedele, poiché è d'accor-do per fuggire con un'altra donna, una perfida ammaliatrice... »,(Da Echi di Spettacoli in «La Stampa», Torino, 1922).dalla critica:«Insipida pellicola in quattro parti della Ambra-film con Lia Formia e Bertacchini. Fortunata-mente giunse in tempo a salvare gli spettatori, già in preda a sintomi d'asfissìa, il furoreg-giante Ridolini nel Pericolo giallo, comica americana applauditissima ».(Pao lo Amerio in «La rivista cinematografica », Torino, l O aprile 192 3). La morte piange, ride e poi••• s'annoia r. : Mario Bonnard - s. : Mario Bonnard - f.: Antonio Cufaro - scgr.: Al- berto Guidotti - int. : Mario Bonnard (il principe Charmant), Dolly Mor- gan (Miss Gladys), Raimondo van Riel (Il presidente del Club Noir), Ruggero Capodoglio (Il marchesino Thitt), Anna Stenys, Olga Capri, 220

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Oreste Fares, Alfredo Bertene, Enrico Scatizzi, Giuseppe Pierozzi e i si- gnori Falvani, Raineri, Bernardini, Salini, Reggi, Ortoni, Freri, Gennari - p.: Bonnard-film - di.: U.C.I. - v.c. : 15954 del 1.4 . 1921 - p.v. romana: 12.5 . 1921 - lg.o.: m. 2130.Il Club noir è un circolo di aspiranti al suicidio, al quale un giorno si iscrive una bizzarra e riccaamericana, miss Gladys. La poverina è triste perché non ha amici. Assicura la sua vita per ventimilioni di dollari che andranno a chi la piangerà, dopo morta. Ma l'assicuratore corre ai ripari esi rivolge al nobile, ma squattrinato, principe Charmant perché corteggi la ragazza e le rende ilpiacere di vivere. I due si innamorano veramente e quando Gladys chiede a Charmant di spo-sarla, il principe non ha il coraggio di celarle di esserle stato messo a fianco dall'assicurazione.Allora Gladys rinuncia ai suoi sogni, dona il suo patrimonio e si ritira a vivere, sconfortata edelusa, in una soffitta.Charmant cerca di suicidarsi, ma sbaglia il colpo, centrando invece, nell'occhio, il ritratto dellozio. Il quadro cade rivelando un segreto ripostiglio da cui piovono monete d'oro.Ora Charmant è ricco e potrà sposare Gladys. Le nozze hanno luogo al Club noir. I soci decido-no, dopo quanto è avvenuto, di attendere la morte, quando verrà, il più tardi possibile•••dalla critica:«(...) Aver avuto l'idea d i scegliere a protagonista onnipossente e onnipresente la Morte,rappresenta un titolo di acutezza non indifferente, imperocché niente è grottesco quanto lafigurazione della morte (.. .). Mario Bonnard ha composto un film denso di sano ed efficaceumorismo, dal primo all'ultimo quadro; ha composto un film originalissimo, senza affannar-si a ricercare degli elementi formalmente nuovi: ricerca tanto vana quanto tormentosa. Infat-ti vi sono delle decorazioni tipo Lubitsch (vedi La principessa delle ostriche e La Poupée); visono delle teorie o cori dambriani, dei motivi pickfordiani, ecc.(...) Interpretazione molto personale di Tizio e di Caio non vi è, e non vi doveva essere,perché tutto il film si svolge a base di folle recitanti, e va data ampia lode al Bonnard pernon aver voluto fare da mattatore (...)».(Giulio Dorio in «La Cine-fo no», Napoli, l O febbraio 1922 ).«(.. .) Questo grottesco sensazionale ha in sé una quantità tale di elementi di irresistibile viscomica, garbata, fine, profonda, umana, e nel contempo scevra di ogni volgarità, da allie-tare grandi e piccini, pubblici raffinati e folle domenicali .C'è un humour così incisivo e tagliente, una caricatura così precisa e originale della vitae... dell'arte, che il sorriso sale alle labbra e il sorriso prorompe spontaneo, irresistibile. El' azi one, fitta , organica, brillantissima per contrasti, si snoda attraverso il prologo e le cin-q ue parti, lasciando il pubblico nella continuità ansietà di \" saper come la vada a finire \", in-catenato dall'interesse sempre crescente della favola e avvinto dalle trovate genialissimeche si susseguono di quadro in quadro (...l».(Carlo dell'Ongoro in «il Piccolo », Ro ma (visione privata ), 14 marzo 1921) .• (...) Anche il pubblico ha riso in parte, ma poi si è annoiato... per fare onore al titolo».IC. S. Suzzi in «La rivista cinematografica », Tori no, n. 22, 25 novembre 1922). 221

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La mosca d'oro r.: Riccardo Cassano - s.: Nelly e Jean Carrère - se.: Riccardo Cassa- no - f. : Cesare Sforza - int. : Fernanda Fassy (Marietta), Myosa de Cou- dray, Antonio Salinas, Giacomo Origoni, Pietro Favella, Eugenio Ban- dini - p.: Chimera-film, Roma - di. : U .C.I. - v.c. : 16005 del 1.4 . 1921 - p.v. romana: 24.4. 1921 - lg.o.: m. 1556.Il lancio pubblicitario parla di «vicenda sentimentale, con lieto fine».dalla critica:«Mosca d 'oro è un dramma d'amore semplice ed armonioso, soffuso di dolce poesia : undramma pieno di umanità, ideato con felice originalità di ispirazione.Protagonista è la giovanissima Fernanda Fassy e devo purtroppo rilevare che la recitazionedi questa bella creatura non ci ha convinti, appunto perché la sua recitazion~ è uniforme escialba, piena di monotonia e di stanchezza e, come tale, non riesce naturalmente a rende-re con sufficiente giuoco mimico la varia vicenda psicologica della favola umana narrata .Non bisogna recitarla, benedetto lddìo, la parte, ma viverla, viverla intensamente, con passione grande d'artista, specialmente quando, come in questo lavoro, la trama narrativa poggioprincipalmente sulla protagonista . Non mi faccia dunque carico la buona signora Fassy se tor-no a ripetere queste amare verità, e non mi tenga ancora il broncio, e si consoli - beata lei! -della sua gioiosa gioventù luminosa, che le permetterà, senza dubbio, d i raggiungere la sosp~rata vetta dell'arte. La signora Myosa de Coudray ha danzato meravigliosamente per la g ioiadei nostri occhi, anzi di tutti gli o cchi ... ma, quanto alla recitazione è un' altra cosa .. . (.. .)».(L.L. Ba ttisti in «La rivi sta cinematografica», Torino , 30 aprile 1923).Il Maestro Giuseppe Caracciolo compose, appositamente per il film, una «Danza greca»,che venne eseguita per le danze di Myosa de Coudray. La censura apportò qualche ritoccoalle scene in cui si assiste alla vestiz ione del corpo di ballo ed a quelle in cui la protagoni-sta, durante una cena, appare ubriaca. 11 mostro indiano r. : Mario Casaula - s. e se. : Mario Casaula - f. : Costa ntino Scardino, Francesco Scardino - int. : Liliana Negri (Lil iana) , Nika Light, Gennaro De Cecco (Il conte De Cecco), Edmondo Viscardi (il fakiro), Costantino Pugliese - p.: Mare Film, Salita S. Anna d i Palazzo 5 , Napol i - di. : re- gionale - v.c.: 16212 del 1.7.1921 - lg.o.: m. 1289.Insolita produzione napoletana, definita in una pagina de La cinematografia italiana ed estera«grandioso dramma d'avventura», che ebbe circolazione solo in cinematografi di provincia. 222

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MAR~ f ILM - Napoli Salita Sant'~nna di Palazzo, N. 5 ~IAl~I() CASAC .T..,A l~ (\";.. I>& c u~cco Pronto per la vendita: Il Mostro ln~iano ossia Il fAl(IRO Grandioso Dramma di Avventure di . l'/Iartio CasaulaIl Fakiro : EDMONDO VISCARDI In lavorazione:~a Mummia Jarlante ~ Oltretomb di MARIO CASAULA 'Direzione .llrfistica: lii .Il te I O C.Il S .Il V L .IlGrande Interpretaz:fone di: LILIANA NEGRI - NIKA LIGHT - GENNARO DE CECCO EDMONDO VISCARDI - COSTANTINO PUGLIESE. Operafori: COSTANTINO SCARDINO - FRANCESCO SCARDINO.Pubblicità per Il mostro indiano 223

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Il nullaosta di questo film, che si intitolava anche Il Fakiro previde una lunga serie di condizioni:1} Nella parte seconda, sopprimere la scena preceduta dalla didascalìa: «L'epilogo», in cuisi vede il Conte De Cecco far violenza in modo brutale alla contadinella Liliana, e quellapreceduta dalla didascalia : «Il fakiro rapisce una contadinella e la sacrifica a Budda », incui si vede il fakiro che, dopo aver ipnotizzato una contadina, la fa bruciare su un rogo.2) Nella parte quarta, sopprimere le scene precedute dalle didascalie: (<L 'ipnotismo» e «MaLiliana segue la volontà del Fakiro», in cui Liliana, sotto la suggestione ipnotica del Fak iroestrae dalle tasche dell'abito di costui una polverina con la quale addormenta il guardiano,facilitando la fuga dell'ipnotizzatore. 10 Munaciello r. : Eduardo Notori, Elvira Notori - s.: Elvira Notori - f. : Nicola Notori - int.: Eduardo Notori (Gennariello), Rosè Angione (la figlia maltrattata) - p. : Film-Dora, Napoli - di. : regionale - v.c. : 15691 del 1.1.1921 - p.v. romana : 17.6 . 1921 - lg.o. : m. 1179.dalla critica:«Commovente romanzo passionale del quale è interprete efficacissimo Gennariello. Egli hapure scritto appassionatamente alcune melodie che lo commentano ed esse sono cantatecon grazia squisita da Zeria I (sic, ma Zara I), l'applauditissima stella del Va rietà ».(Ano n. in «La rivista cinematog ra fica », To rin o, 2 5 marzo 1922 ).Il (< munaciello» è, frutto di antica superstizione rimasta viva nel popolo minuto, una sorta digenio tutelare della casa.Secondo quanto ricorda Eduardo Notori, che codiresse il film con la madre {ma non diaver scritto le melodie attribuitegli dall 'ignoto recensore citato}, questo <(munaciello» che ve-niva a fare ogni sorta di dispetti ad un 'arcigna madre che maltrattava la figlia e non le per-metteva di incontrarsi con /'innamorato (Gennariello}, appariva e scompariva con una fu-mata «ottenuta col solito trucco già in uso al tempo di Meliés e sempre efficace» ed un bot-to, che il pianista doveva eseguire a te mpo (e non sempre vi riusciva} . 10 Munasterio r. : Max (Umberto Mucci) - ad. : Max dalla lirica omonima (1913) di Salvatore Di Giacomo - f. : Giovan-Battista Cingolani - int. : Max, Mery 224

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Cavaliere, Carlo Gervasio, Gino Gherardi, Rosa Bianchi , Piero Con- cialdi , Miquel Di G iacomo - p. : Triumphilms, Napoli - di. : regionale - v.c. : 15924 del 1.4 .1921 - lg.o. : m. 938 .Le angosce, le tentazioni ed i rimpianti di un uomo che ha deciso di ritirarsi a vita monasticavengono - come annuncia la pubblicità - «visualizzate per il cinema».Le didascalie fanno largo uso di brani della lunga poesia in vernacolo di Salvatore Di Giacomo.Nelle città dell'Italia settentrionale, il film venne proiettato con il titolo italianizzato in Il monastero.Per Max (Umberto Mucci) si veda La vendetta dello scemo. Mery Cavaliere ebbe una breve car-riera cinematografica interpretando qualche film con Elvira Notari, alla Dora di Napoli. Morìimprovvisamente, subito dopo aver girato questo film, poco più che ventenne. Musa tragica r. : Marchese Mario Centurione - s. : Leandro Patuzzo - f.: Silvio Cavaz- zoni - c.m. (espressamente composto per il film) : M 0 Lamberto Pavanel- li - int. : Lisetta Paltrinieri, E. Paul Lambert, Fioretta , Gaetano De Vita, Carbon - p. : Leandro Patuzzo, To rino - di. : Cinegraph - v.c. : 15785 del 1.2. 1921 - lg.o.: m. 1356.Una produzione minore che si ritrova spesso nei tamburini cinematografici di varie città italiane.Si tratta, a quanto risulta, di una vicenda drammatica, che descrive «il tormento di un genio». Naufraghi r. : Nino Voleri - s. : N ino Voleri - f. : Arnaldo Ri cotti - int. : Emma Farne- si, Sara Starn ini, Fo ~co Ristori, Eduardo Senatra - p. : Olimpus-film, Ro- ma - di. : regionale - v.c. : 16350 del 1.8.1921 - lg.o. : m. 1339.• Il nuovo soggetto in lavorazione all'Olimpus-film è pressocché ultimato. In questo film che••prime, attraverso una tormentata storia d'amore, la tormentata vicenda di esseri malati dieogno, aggirantisi in ambienti di fantasia, si concreta vivamente la tendenza nuova della cine-matografia artistica.Soggetto di pensiero e di poesia che tratteggia l'eterno naufragio delle anime sbattute dalleonde della vita, nella disperata e vana ricerca di una duttile felicità .Ciò che non naufragherà in questa storia vibrante e dolorosa sarà una cosa sola! Il lavoro, 225

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nuovissimo, originale. Esso è dovuto alla fantasia ed all'opera di un giovanissimo e promet-tente metteur-en-scène, il professor Nino Valeri».(segnalazione in «Kines», Roma n. S, S febbraio 1921 ). I naufraghi dell'onore r.: Federico Elvezi - s. : Federico Elvezi - f.: Luigi Fiorio - int.: Contessa Bianca Maria Guidetti-Conti (Susanna), Federico Elvezi (Martini), Elsa Zara Uucci), Dino Bonaiuti (il vecch io violinista), Angelo Rabuffi - p. : Films De Giglio, Torino - di.: U.C.I. - v.c. : 16404 del 1.9 . 1921 - p.v. romana : 11 .3.1922 - lg.o.: m . 1499.Nell'hotel di una famosa stazione invernale, Martini, elegante e cinico avventuriero incontraSusanna, una donna alla quale aveva, in passato, provocato molti guai. Socio del marito, l'a-veva ridotto in miseria e costretto alla fuga, insieme alla figlioletta, Jucci, in Australia e nelviaggio erano naufragati. Aveva poi costretto Susanna a seguirlo ed infine l'aveva venduta adun compagno di gioco, che minacciava di denunciarlo come baro. La donna gli grida in facciatutto il suo disprezzo. Nel diverbio, Martini rivela di averle nascosto una lettera giunta dall'A u-stralia, dove il marito e la figlia erano arrivati, dopo infinite peripezie.Come svegliata da un orribile sogno, Susanna vorrebbe correre alla ricerca dei suoi cari che,casualmente, sono proprio nell'albergo. Lui, divenuto cieco, fa il pianista e la figlia, la violini-sta. Li ritroverà nel momento in cui l'irriducibile Martini sta tentando di violentare Jucci. Un col-po di rivoltella fa giustizia dello sciagurato. Susanna, scagionata del delitto, si ricongiunge a isuoi.dalla critica:«Abbiamo visto I naufraghi dell'onore, lavoro altamente drammatico , ottimo per saldezzadi costruz ione, per pittura d ' ambiente e per rara forz a d ell'az ione . Non serve rimproverareali'autore situazioni e scene che ricordano con facilità altri lavori moderni, perc hé il tutto èrimescolato e ridipinto con signorilità, con logica e buon gusto.Federico Elvezi in questo film si presenta nella triplice veste di autore, direttore artistico e at-tore : siamo lieti poter dire che in ogni manifestazione, egli assolve lodevolmente il suo com-pito. Efficace l'interpretazione d i Bianca Maria Guidetti, scialba quella di Elsa Zara».(Carlo Fischer in «La C ine-fono», N apoli, 10 /22 maggio 1922).Il film , che originariamente si chiamava Il baro dell'onore, dovette cambiare titolo, a segui-to di una precisa imposizione della censura. Vennero inoltre eliminate, oltre ad alcune sce-ne di ricatto, anche quelle in cui alcuni operai di una fabbrica in rivolta scagliano pietrecontro la casa dei padroni. 226

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Naufragio r.: Luigi Mele - s.: Adriano Giovannetti - f.: Giuseppe Giaietto - int.: Antonietta Calderari jliana), Nino Novelli, Giusto Olivieri (l'avventurie- ro), Franz Scocchera , Socrate Tommasi, Sig . Luciani, Vittorio Casali - p. : Albertini-film, Torino / U.C.I . - di. : U.C.I. - v.c.: 16255 del 1.7.1921 - p.v. romana: 22.4.1922 - lg.o.: m. 1482.Un dramma avventuroso, ma allo stesso tempo passionale in cui la protagonista è una giova-ne peccatrice, le cui vicende «spesso sovrastano» - come si esprime un corrispondente - le puremozionanti scene.dalla critica:«Fra i tanti lavori editi dalla U.C.I., questo, pur non essendo mondo da pecche e da qual-che esagerazione per parte di qualche elemento artistico, è presentato dignitosamente, conuna messa in scena accurata, svolgimento logico, esecuzione più che discreta, interpreta-zione, nel complesso, buona .Lo spunto non ha nulla di peregrino o di ricercato; svolge una vicenda quasi normale aiUna scena di Naufragio 227

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tempi che corrono; ma è tale da suscitare interesse per il pubblico (...) tanto più che Lu igiMele ha saputo ottenere dei buoni effetti, sia dalle situazioni che da i singoli elementi in ter-pretativi e tecnici.Antonietta Calderari, che in altri films, non aveva attirato attenzione in modo particola re,qui risalta molto bene, e la sua figura se ne avvantaggia non poco . È piaciuta ed ha ripor-tato un successo personale insolito».(Ac.A. in «La vita c inematografica », Torin o, 22 novembre 192 1).È durante la lavorazione di questo film , molto più noto con il titolo (non ufficializzato) Ca lzedi seta, che perse la vita, per un incidente di lavorazione, l'attore Vittorio Casali. li reg istaMele venne ritenuto responsabile di non aver previsto la pericolosità della scena che Casalistata eseguendo. L'accusa, peraltro mai provata, lo fece cadere in uno stato di depressio-ne. Non terminò il film e morì poco dopo di collasso cardiaco. La nave r. : Gabriellino D'Annunzio, Mario Roncoroni - s. : dalla omonima tra- gedia di Gabriele D'Annunzio (1908) - se. : Gabriellino D'Annunzio - f. : Narciso Maffeis - int. : Ida Rubinstein (Basiliola), Ciro Galvani (Ser- gio Gràtico), Alfredo Boccolini (Marco Gràtico), Mary Cléo Tarlarini (la diaconessa Erno), Mario Mariani (il monaco Traba) - p. : Ambrosio-Za- notta, Torino - di. : U.C.I. - v.c.: 16207 del 1.7. 1921 - p.v. romana: 25 .11.1921 -lg.o. : m. 1742.«Nel dramma dannunziano l'intento di celebrare le origini della splendida città adriatica, Ve-nezia, destinata a diventare la signora dei mari, a fondare la sua potenza sulle acque e a farsorgere dalle acque stesse i suoi palazzi e le sue chiese d'oro, cede il posto - ben presto - at-traverso l'episodio degli odi e delle lotte tra le famiglie dei Gràtici e dei Faledri, alla rappre-sentazione di un conflitto ben più vasto e profondo, al conflitto tra la morente civiltà pagana(Basiliola col suo odio e la sua vendetta) e la civiltà cristiana già affermatasi e in continua,inarrestabile ascesa (Marco Gràtico e soprattutto la diaconessa Ema). Fanno da sfondo, sem-pre presenti, i due cori che a volta a volta si soverchiano, quello cristiano, celebrante il Cristo eMaria, e quello pagano che innalza il canto di Diona (Venere).Nel film (••. ) questo elemento epico va in gran parte perduto: è presente solo nella ieratica, so-lenne figura della Diaconessa, che nella landa desolata di una terra d'esilio attende, con ani-mo fermo, l'ora del trionfo(•••).Il dramma si restringe ad un episodio di gelosia e di rivalità per il potere. L'animo di Basiliola,figlia di Orso Faledro, il tribuno deposto e accecato dai suoi avversari, i Gràtici, è colmo diodio. Fiera e indomita bellezza femminea, ella si vale della propria bellezza per irretire l'ani-mo e i sensi dei due Gràtici, Marco il nuovo tribuno e Sergio il vescovo, e trarre quindi atrocevendetta spingendoli a un duello mortale. Ma ella stessa, così, è perduta. Marco, il vincitore, ilfratricida, al fine di scontare il suo delitto, salperà sulla gran nave, di recente costruita dallagente veneta, per strappare agli Egizi il venerato corpo di San Marco, protettore di Venezia.Prima di partire condanna Basiliola alla stessa pena cui furono condannati il padre e i frate llidi lei, ad avere arsi gli occhi dalla lama rovente. 228

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Manifesto di Riccobaldi per La nave 229

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Ella implora e ottiene \"la bella morte\"; ma appena sciolta dai lacci, in un estremo impeto di li-bero volere, si getta all'improvviso sopra un'ara ardente (•••)». .(E.R.R. [Eva Rognoni Randi] in «Bianco e Nero», Roma, nn. 7-8, luglio-agosto 1952). dalla critica: «( .. .) La Nave, più che un'opera teatrale - non dico formalmente - è opera di altissimo, alato lirismo; di armonia musicale (v'è sempre in tutto D'Annunzio tanta musica sensuale!), da non renderla adatta per il cinematografo, perché viene spogliata in tal modo del suo più prestigioso ornamento (...). Vero è che Gabriellino D'Annunzio ha trascritto gran copia del- le diciture originali - che rappresentavano la sola cosa veramente bella di questo lavoro - ma è anche vero che vi è un grande abuso di tali didascalìe, specialmente nel prologo, sì da render lenta e poco comprensibile l'azione, (ché il cinematografo deve esser per tutti) al pubblico non troppo letterato. Aggiungasi che il significato della tragedia sfugge; che ciò che è trama passionale viene, appunto dal significato storico e profetico, illanguidita (...)». (Giulio Dorio in «La Ci ne-fono », Napoli , 1O marzo 1922) . «(...) Mi sono riservato di parlare per ultimo de La Nave per dire che è un grande lavoro mancato. Gabriele D'Annunzio meritava ben altro trattamento, specie dal suo proprio fi- gliuolo: Gabriellino. Bisogna essere giusti: Gabriellino ha fatto tutto quello che gli era possi- bile fare per restare fedele all'opera mirabile che inscenava, ma la sua capacità di ridutto- re e di direttore, il personale artistico ed i mezzi scenografici e tecnici a sua disposizione erano evidentemente troppo impari al bisogno (...)» . (Aurelio Spada in «La rivista cinematografica », Torino, n. 24, dicembre 1921 ). «(... ) Considerata nel suo insieme, non priva di grandiosità, La Nave rappresenta una prova mirabile di energia fattiva e di genialità artistica nel campo della cinematografia italia na, prova che onora la Casa Ambrosia e di cui ci possiamo vantare, specialmente in un mome n- to così angoscioso per la nostra industria, perché ravviva la fede nel divenire artistico ci ne- matografico e dice al mondo che la cinematografia italiana non può morire, se pur la trava- glia grandemente la crisi, e che non è morta mai, quando si è messa per vie dell'arte». (C.B .B. in «La vita cinematografica», Tori no, dicembre 1921 ). «(... ) In questo film (... ), l'influenza del palcoscenico è ancora presente, soprattutto nell'inter- pretazione della Rubinstein, che, sebbene grande artista, non sa qui muoversi e danzare come richiede il cinema, terribile occhio analitico, che ingrandisce più i difetti che i preg i. Movimenti di troppa studiata lentezza, gesti serpentini e scatti improvvisi, sorrisi troppo fis- si, mancanza di sfumature nella espressione del volto ne sono gli elementi negativi . Gli altri interpreti recitano in maniera più cinematografica. Accurata la ricostruzione deg li ambienti e dei costumi, una notevole ricerca di sapore pittorico nella fotografia . Le cronac he del tempo furono prodighe di lodi a Gabriellino D' Annunzio, che affrontava la regia cine ma- tografica per la prima volta, e alla Rubinstein, di cui venivano giudicate pregevoli soprattutto. quelle danze, che, forse appunto perché furono tanto lodate, ci lasciano oggi delusi (.. .)». (E .R.R. [Eva Rognoni Randi] in «Bianco e Nero», Roma nn . 7-8 , lugl io-agosto 1952) . L'apporto di Gabriele D'Annunzio alla realizzazione del film (iniziato nel luglio 1919) fu, secondo autorevoli studiosi del poeta, soprattutto epistolare. Impegnato nell'impresa fiu ma- na, egli impose innanzitutto la Rubinstein come protagonista, poi scrisse spessissimo a l fi- 230

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Ida Rubinstein in una scena de La naveglio, dandogli i consigli più svariati - e per lo più rimasti lettera morta, data l'inapplicabilitàpratica - per rendere visivamente la «tragedia adriatica».L'apporto di Mario Roncoroni dovrebbe comunque essere limitato alla sola realizzazione dialcune parti del film .La nave era già stato portata in precedenza sullo schermo dalla Ambrosia che ne aveva ac-quistato i diritti insieme ad altre opere, nel 1911. Regista Eduardo Bencivenga, interpreti laCalderari e Capozzi nei ruofi principali e con Mary Cléo Tarlarini nef ruofo della Diacones-sa Ema: lo stesso personaggio interpretato dieci anni più tardi. La nave dei morti r.: Carlo Campogalliani - s.: Carlo Campogalliani, Carlo Pollone - f. : Giuseppe Testa, Fortunato Spinola - scgr. : Cesare Gheduzzi - int.: Carlo Carnpogalliani (Carlo), Letizia Quaranta (Letizia), Felice Minotti (il cugino cattivo) - p.: Campogalliani film, Torino - di.: U.C.I. - v.c.: 16384 del 1.9.1921 - p.v. romana: 9 .5 .1922 - lg.o.: m. 1535.• Una signorina, amante degli sport, si innamora di un boxeur, con dispiacere di un suo cugi-no, che vorrebbe farla sua e carpirle il vistoso patrimonio. Questi, per demolire il pugilatore, 231

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cerca di infamarlo, ma, scoperta la calunnia, ricorre ad insidie peggiori. Li rapisce durante unafesta all'Ambasciata giapponese e li imbarca su di una nave recante cadaveri giapponesi dal-1'America all'isola del Sol levante. Ma i due riescono a liberarsi ed ad avere piena vittoria sulloro nemico».(da «La rivista di letture», Milano, n. 12, dicembre 1924).dalla critica:«Pollone e Campogalliani ne hanno fatta un'altra; intendo un'altra avventura. È un'arruffatamatassa di vari colori, una confusa insalata di molte erbe, con largo impiego di cinesi e digas asfissianti . Ma Carlo Campogalliani e Letitia Quaranta sono molto simpatici e spigliatie le cose vanno fino alla fine alla meno peggio.Ma io consiglierei, romanamente, di piantarla con codeste fesserie alle quali non crede piùnessuno, eccezion fatta dei fabbricanti e dei compratori, ostinati a ritenere che il genere av-ventura va tanto meglio quanto più strampalata è la favola (... }» .(Aurelio Spada in «La rivista cinematografica », Torino, 1O maggio 1922) . Nebbia azzurra r. : Lamberto M . Bosco - s.: da un «cineromanzo» originale di Ossip Felyne - se. : Lamberto M. Bosco - f.: Ercole Taddei - int.: Diana Mac Gill, Dodò Brunelli - p.: L.M.B . (Lamberto Maria Bosco) - film, Via del Mortara 9, Roma - di.: regionale - v.c. : 15779 del 1.2.1921 - p.v. romana : 9 .8 . 1922 - lg.o.: m. 1186.Si tratterebbe di una vaga storia sentimentale, con qualche accenno drammatico.dalla critica:«Nebbia azzurra, con Diana Mac-Gill, la bella attrice, di cui lo scorso anno scrivemmo ilfanatismo suscitato sulle riviste del Varietà, oggi tenne lo schermo dello stesso Teatro Palla-dio (di Vicenza) , recitando la grande sua parte di protagonista in Nebbia azzurra e cioè inun soggettino del tutto fine e delicato. Lodevole la direzione artistica del sig. Bosco, la qua-le completò l'opera con la più ammirevole diligenza . Belle messa in scena e fotografia».(U . Frezzati in «La rivista cinematografica », Torino, 25 marzo 1923) .Il film venne girato, per gentile concessione del proprietario, nella tenuta di Torre del Lagodi Giacomo Puccini.La censura pretese alcuni tagli. Innanzitutto la scena della seduzione in cui si vede la balle-rina «vestita con veli trasparenti», mentre i baci «troppo lunghi e passionali» della secondae terza parte vennero limitati ad una «fugace visione». 232

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Nella morsa della colpa r. : Alexander Uralsky - s. : da «Besy» («I demoni», 1871) di Fedor Do- stoevskji - f. : Giovanni Martinelli - scgr.: Piero Guidotti - int.: Mara Tchoukleva, Enrico Piacentini, Lidia Pozzone, Armando Flaccomio, Amedeo Ciaffi - p. : Triumphalis-film, Via Flaminia 293, Roma - di.: re- gionale - v.c. : 16376 del 1.9. 1921 - lg.o.: m. 1444.Aleksander Uralskij, divenuto Alexander Uralsky quando raggiunse l'Italia dopo essere fug-gito dalla Russia, diresse vari film nel nostro paese, interpretati da Berta Nelson .Nella morsa della colpa venne preparata per /'interpretazione di Tatiana Pavlova, altra fa-mosa transfuga della rivoluzione del 1917. Ma l'attrice venne sostituita all'ultimo momentoda Mara Tchoukleva.Il film non ebbe grande successo nelle prime visioni, a giudicare anche dalla assoluta as-senza di recensioni. Ma lo si ritrova spesso, negli anni successivi nelle programmazioni deicinematografi di second'ordine di varie città. Nella ragna r. : Enrico Navarra - s.: da un «dramma alpino in 4 parti» di Renato Scarpelli - f. : Guido Serra - int. : Mary Blandy, Ercole Di Roberto, Ma- rio Olivieri, Nove Crotti, Giulio Scarpelli, lso Zanchi, Mario Sangalli - p. : Orobica-film, Bergamo - di.: non reperita - v.c. : 16323 del 1.8 . 1921 - lg.o. : m. 1086.La Orobica-film , di cui fu fondatore Francesco Scarpelli, già direttore de «Il giornale di Ber-g amo», produsse alcuni documentari, tra i quali si può ricordarne uno che celebra le solen-ni onoranze al Milite Ignoto, uscito con un certo ritardo a Bergamo nel novembre del 1921 .Ma - come maliz iosamente afferma Ermanno Comuzio in «Era a San Vigilia la nostra Cine-città» («Giornale di Bergamo» del 30 luglio 1962) - sembra che Scarpelli abbia costituito laSocietà per dare il ruolo della pro tagonista di un film - appunto Nella rogna - ad una suabellissima protetta, una lavandaia d i Ponte San Pietro.Sempre secondo l'articolista, il film non fu finito né messo in circolazione . Ma una mezzap agina pubblicitaria con fotografie («Film», Napoli, maggio 1921) ed il visto di censuraprovano, almeno, il c ompletamento della pellicola che, probabilmente uscì anche se non ol-tre la cerchia regionale. 233

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Nel mondo degli agguati r.: Parsifal Bossi - s.: Parsifal Bassi, Ferdinando Galim - f. : Giovanni Puc- ci - int.: Liane Adry, Parsifal Bossi, Ferdinand Galim, F. Harris, A. Wel- ter, L. Ricci - p.: Parsifal, Roma - di. : U.C.I. - v.c.: 15923 del 1.4. 1921 - lg.o.: m. 1475.Parsifal Bassi , regista e interprete di Ne/ mondo degli agguati 234

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Un'inserzione pubblicitaria reclamizza il film come «un susseguirsi di situazioni emozionanti edimpreviste».dalla critica:«(...) Film d'avventure abbastanza ben condotto, sebbene ormai la traccia segua la falsarigadelle solite americanate».(E. Pastori in «La rivista cinematografica», Torino, 25 dice mbre 1921 ). Le nipoti d'America r.: Camillo De Riso - s. : dalla commedia «L'Aio nell'imbarazzo» (1840) di Giovanni Giraud - ad. : Camillo Paoloni e Achille De Riso - f. : Aure- lio Allegretti - scgr. : Alfredo Manzi - int. : Camillo De Riso (il re delle scarpe), Camillo Talamo (il re del salame), Mary Fleuron, Achille De Ri- so, Fernanda D'Alteno, Vittorio Bianchi, Laila Duccini, Italia Calabresi, Irma e Lola Julians, Umberto Cesaroni, Roberto Paradisi - p. : Caesar-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 16531 del 1. 11 . 1921 - p.v. romana: 30 .9 . 1921 - lg.o. : m. 855 .Una commedia ottocentesca, piena di equivoci e di sostituzione di persone, in versione contem-poranea.dalla critica:cÈla riduzione cinematografica della famosa commedia, che a torto si è ritenuta e si ritieneoncora non cinematografabile. A noi sembra, anche dopo l'esperimento De Riso, cinemato-grafabil issima, soltanto se se ne farà un adattamento degno, meno frettoloso, meno poveroe meno puerile di quello appunto di De Riso.é strano come questo valente attore, uno dei più giustamente famosi attori italiani , quelloche potrebbe e dovrebbe essere il più grande attore comico cinematografico del mondo,debba perdersi in queste sciocchezze».fG . Giannini in «Kines», Roma, 8 ottobre 1921) .Il fi lm è molto più noto come Don Camillo e l'americana o Camilla e l'americana . 235

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Il nodo r.: Gaston Rave I - s. e se.: Gaston Ravel - f.: Otello Martelli - scgr.: Al- fredo Manzi - int.: Francesca Bertini (la marchesa), Carlo Gualandri (il pittore), Giorgio Bonaiti (il marchese), Elena Lunda (l'amica del marche- se), Rosetta D'Aprile (la modella), Isabella de Lizaso - p. : F. Bertini per la Caesar-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 16260 del 1.7. 1921 - p.v. romana : 15.12.1921 -lg.o. : m. 1598 .Un pittore di fama incontra ad una festa una marchesa, infelice sposa di un uomo che non solo latradisce con ogni donna che capita, ma la brutalizza, volendo sfogare con lei ogni capriccio perver-so. Colpito dal racconto della sfortunata e bellissima nobile, il pittore se ne innamora perdutamente.Decidono di fuggire insieme e, ad aiutarli, sarà una ragazza che il pittore ha raccolto in casauna sera, quando, appena giunta dal paese, s'era sperduta nella grande città, ed ora gli face-va da modella. La fanciulla, per sviare ogni possibile e futuro pericolo per i due amanti, dàfuoco ad un padiglione dove la marchesa era solita recarsi, in modo che si pensi che la donnasia morta nell'incendio. E brucia anche lei con la capanna. Si crede alla morte della marchesa,ma quando, per caso, il marchese la reincontrerà in una cittadina della riviera, cercherà di im-porle di nuovo la sua volontà e di riportarla a casa. Avviene una colluttazione con il pittore. Ilmarchese spara un colpo di pistola che colpirà la corda che regge il quadro della modella mor-ta nell'incendio. Uno spigolo lo colpirà alla tempia, uccidendolo.La marchesa rifiuta di fuggire, perché la suprema verità non teme la giustizia.Francesca Bertini ne Il nodo 236

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dalla critica:«( ...) Film di cartello e di cassetta. Difatti chi non accorre ad ammirare la Bertini? La tramaè del Revel (sic), trama fine ed elegante. E la Bertini ne fu una soavissima e umana interpre-te, riscosse un vero successo, un trionfo d'arte e d'eleganza.Il lavoro, magnifico nel complesso, ha il difetto però non grave di essere alle volte un pòtroppo precipitato, manca d'azione necessaria, intendiamoci qualche volta, per spiegare leconseguenze di un fatto succedaneo. Il Gualandri fu efficace se non proprio perfetto. Beneil Bonaiti . La fotografia è stata fuori concorso curata nei suoi più minuti dettagli, certi primipiani ottimamente impostati e resi con splendidi effetti scenici e di luce. Ammirate inoltre lelussuose toilettes della diva».(Mario Balustra in «La rivista cinematografica», Torino, n. 2, 25 gennaio 1923).Il film è noto anche come Oltre la legge o Più che la legge. Non tutta io morrò! r.: Mario Volpe - s. e se.: Valentino Soldani - f.: Francesco Ferrari - int.: Nella Serravezza, Goffredo D'Andrea, Sara Long, Ida Bottony, Tebaldo Checchi, Giulio Tanfani-Moroni - p. : Montalbano-film, Firenze - di. : regionale - v.c. : 16245 del l .7. 1921 - p.v. romana: 30.3 .1922 - lg.o.: m. 1655.Una segnalazione pubblicitaria su «La Cine-fono» di Napoli lo definisce «vicenda passionale,altamente drammatica».dalla critica:«(...) dramma in quattro atti della Montalbano-film, interpretato con sentimento e bravuradalla graziosa Nella Serravezza e dall'efficace e corretto Goffredo D'Andrea».(P. Amerio in «La rivista cinematografica », Torino, 30 aprile 1923). Notte di neve r.: Giulio Tanfani-Moroni - s.: dalla omonima commedia (1906) di Ro- berto Bracco - f. : Alfredo Lenci - int.: Maria Caserini Gasparini, Gio- vanni Schettini, Sara Long - p.: Excelsior-film, Roma - di.: regionale - v.c. : 16099 del l.6. 1921 - lg.o.: m. 161 8 . 237

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È la versione cinematografica della commedia che Roberto Bracco scrisse originariamente indialetto - Nuttata 'e neve! - e che fu un grosso successo del teatro popolare napoletano nel-l'interpretazione di Mariù Gleck. li lavoro venne poi completamente riscritto in lingua italianaper essere rappresentato dalla prima Compagnia stabile al Teatro Argentina di Roma.Giulio Tanfani-Moroni, regista del film , qui alla sua prima ed unica prova di regia, era unottimo attore di composizione di cinema e di teatro. Ricoprì anche varie cariche nel sinda-cato, appena costituito, degli attori cinematografici. Una notte senza domani r. : Gian Bistolfi - s. : da «Les Chouans» di Honoré de Balzac - se. : R. Savar - f. : Ferruccio Kustermann - int. : Ninì Dinelli (Sig .na Flora di Ver- neuil), Nerio Bernardi (Il Marchese Andrea di Montauran), Nella Serra- vezza (Magda) - p. : Cines, Roma - di. : U .C.I. - v.c. : 16608 del 1. 12. 1921 - p.v. romana : 22 .6.1925 - lg.o. : m. 1728.L' azione si svolge nella Bretagna monarchica, insorta contro il governo rivoluzionario. I d uepersonaggi principali sono il Marchese di Montauran, intorno al quale si raccoglie il movimen-to degli Scioani, fautori dell'antico regime e la Signorina di Verneuil, una bella avventurieraalla quale Fouchè ha affidato la missione di sedurre il Marchese e consegnarlo alla polizia. MaMontauran e la Verneuil, senza conoscersi bene, si innamorano l'uno dell'altra. Ciò dà luogoad una serie di episodi drammatici, i quali - per la vigile presenza ed il freddo intervento d iCorentin, un agente di Fouchè - si chiudono con la morte dei due amanti, sorpresi dai giacobi-ni, poche ore dopo che si erano sposati.dalla critica:«Soggetto fortemente passionale . Il film non desta troppi entusiasmi . Buona la fotografia el' interpretazione di Ninì Dinelli ».(Mak in «La rivi sta cinematografica», Torino, n. 4 , 25 fe bbrai o 1925) .li film incontrò varie difficoltà in censura. Vennero tagliate numerose didascalie quali: «Tela dono, portatela con te e Fanne quello che vuoi» o «Vieni qui, carina! » e scene giudicate«immorali e brutali», come la violenza che un contadino tenta di usare a Flora .Benché pronto per il 1921 , non risulta che sia stato presentato prima del 1924 . A Romaaddirittura nell'estate del 1925. Notturno tragico r. : Geo Fitch - s. : Geo Fitch - f. : Renato Cartoni - scgr. : Alfredo Manzi - int. : Annita Amari (Doris Langlois), Bepo A. Corrodi, Gherardo Pena , 238

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Laila Duccini (Contessa Duval), Eugenia Cigoli, Felice Lioy, Renè Maupré, Alberto Albertini - p. : Caesar-film / U.C.I., Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 16189 del 1.6.1921 - lg.o.: m. 1146.Nella villa Des Fleurs avviene un delitto: la Contessa Duval è trovata strangolata ed i suoigioielli sono scomparsi, insieme alla figlia adottiva Doris.La polizia si pone sulle tracce della giovane, ritenuta colpevole; costei è stata invece costrettadagli assassini a seguirli.L'accorta indagine della polizia - e di un nobile giovane innamorato di Doris - riesce a far lucesull'oscuro delitto.dalla critica:«Messa in scena abbastanza sfarzosa, recitazione non sempre corretta, tuttavia il fondomorale c'è.Peccato che frequenti e marcate scollature deturpino questo dramma di avventure e di mi-st e r o ( . .. )».(Anon. in «La rivista del cinematografo», M ilano, n. 12, dicembre 1928).Il film ha anche un secondo titolo: Notte di tempesta. Odio nei secoli r. : Franceschino De Rosa - s. : Pitter Poor - ad. : Vittorio Emanuele Bra· vetta - f. : Romeo Waschke - int.: Ketty Watson, Bualò e la sua troupe di animali ammaestrati, con Jack e Febo (un cane ed una scimmia) - p. : Rosa-film, Milano - di. : Latina-Ars - v.c. : 16293 del 1.8 . 1921 - p.v. romana: 25 .3.1922- lg.o.: m. 1545.K••• come il secolare odio tra due nobili famiglie rivali venga spento per il provvidenziale inter-vento di Bualò e dei suoi prodigiosi amici, un cane ed una scimmia».(da «Echi di spettacoli», in «La Stampa», Torino, 1922).dalla critica:«f ilm drammatico in quattro parti, interpretato da Bualò.l avoro a sfondo sentimentale, presentato molto bene, con trama piacevole ed interessante,pi uttosto avventurosa, ma moderata e divertente, con l' impiego di un cane ammaestrato edi una scimmia che, insieme al protagonista, ottengono il consenso del pubblico.Buona la fotografia, con esterni bellissimi ».(Gill. in «La rivista cinematografica», Torino, 25 febbraio 1924) .Il film venne presentato anche con il titolo I distruttori del passato. 239

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Olga, Dik e Puk r. : Alexander Uralsky - s. : Pier Antonio Gariazzo - int. : Olga Ork Be- lajeff (Olga), Hang-Yu-Ting (Dik) ed una scimmia (Puk) - p. : Armando Vay, Milano - di.: U.C.I. - v.c.: 15866 del 1.3.1921 - p.v. romana : 29 . 11 .1921 - lg.o. : m. 1998 .«Avventure di una graziosa ed audace giovanetta, un astuto e svelto cinese ed una scimmiet·ta, portento di intelligenza e di raziocinio, alle prese con le situazioni più stravaganti ed im·pensabili, con gli ostacoli più imprevedibili ed insormontabili, che non potranno fermare l'alle·gro terzetto nelle loro imprese••.».(da «Echi di spettacoli» in «La Stampa», Torino, ottobre 1921).dalla critica:«Un buon lavoro che si è fatto giustamente apprezzare per tre qualità : soggetto, interpreta-zione, messinscena e fotografia.Il soggetto, divertente, non privo di qualche spunto sentimentale è stato svolto con buon gu-sto ed originalità, dandoci un lavoro ben contribuito, proporzionato nelle sue parti, che hainteressato e divertito il pubblico senza stancarlo mai (e ciò vuol dir molto!). L'interpretazio-ne di Olga Ork Belajeff e di Hang-fu-Ting (sic) ottima, per non citare che questi due artisti.Parti a fianco al loro posto . Bellissima la messa in scena di U. Uralschi (sic!) . Nitida e pienadi vita la fotografia» .(Maxime in «La rivista cinematografica», Torino, 25 maggio 1921 ).li regista Uralsky, che in Italia diresse qualche film con Tatiana Pavlova e con Berta Nelson,era riparato all'estero dopo la rivoluzione d'ottobre. In precedenza aveva diretto numerosifilm in epoca zarista, tra cui il dramma storico 1812 god (L'anno 1812) . Olga Ork Belaieffdovrebbe anche lei essere d'origine russa . Dopo questo film la si ritrova negli anni 1922-1923 in Danimarca, dove interpreta per la Nordisk tre film di A. W. Sandberg, con il nomelievemente mutato in Olga d'Org . La sua ultima residenza è Berlino, dove, come Olga Bela-ieff, interpreta da protagonista una diecina di film , tra cui Waxfigurenkabinett {Tre amorifantastici) di Robert Wiene e l'inedito in Italia Mensch gegen Mensch di Hans Steinhoff( 1924) con l'italiano Tullio Carminati.L'attrice ha al suo attivo anche un altro film italiano: La fornace ( 1922). L'ombra del buon forzato r. : Federico Elvezi - f.: Luigi Fiorio - all. e se.: C. Maglioli - int. : Cae- sar (Van Broust), Fede Sedino (Madlen), Angelo Rabuffi (Henry Rudley), 240

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Mario Pederzini (Marchese di Lormias), Elsa Zara, Sig . Lana - p.: De Giglio, Torino - di.: U.C.I. - v.c.: 15841 del 1.3.1921 - p.v. romana : 6.8 . 1921 - lg.o. : m. 2021 .Si tratta di una vicenda avventurosa in cui una fanciulla insidiata da un perfido marchese, vie-ne protetta dal «gigante dei giganti», Caesar, il quale poi, una volta sventate tutte le trame, nebenedice le nozze con il giovane che ama.dalla critica:«È un film d'avventura dall'intreccio romanzesco ed appassionante, che fra i molti luogl.icomuni ha qualche tratto di originalità e che non manca di logica. Non vi sono i voli pinda-rici della fantasia; non vi sono gli intrighi rocamboleschi e complicati onde s'infarcisce lamaggior parte della produzione odierna, ma una serie di semplici e piane vicende umaniz-zate ed improntate da un sentimento di bontà che rende simpatico il film e drammatizzatefino a quel punto che può suscitare un'emozione nel pubblico. Talvolta si notano alcunemanchevolezze ed alcune lacune, che non si capisce donde derivino, e che provocano unsenso di disagio; ma tutto ciò, se pur costituisce difetto, non infirma la compagine del lavo-ro. L'ombra del buon forzato è un lavoro commerciale, senza pretese, ma svolto, condottoed inscenato con una certa cura e decoro (.. .). Notevole Fede Sedino in spigliatezza edeleganza; discreti tutti gli altri (...)».(Dioniso in «La vita cinematografica», Torino, 22 luglio 1921 ).Lo censuro pretese lo correzione in perfetta lingua italiana delle didascalie. Poi, lo soppres-sione di alcune scene ritenute raccapriccianti, come quella in cui il Marchese minaccio Du-dley con un pugnale, mentre questi è legato a una colonna, ed oltre in cui viene descrittocome far saltare con la balistite una porto. L'ombra della colpa r. : Telemaco Ruggeri - f.: Giuseppe Filippo - int.: Elena Makowska (Nadia), A ndrea Conigliaro (il poeta) - p. : Rinascimento-film , Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 16266 del 1.7.1921 - p.v. romana: 26.9.19.23 - lg.o.: m. 2055 .Nadia è contesa da tre uomini. Il prescelto è un giovane poeta, che però, per un tragico inci-dente, muore.Passato del tempo, la donna si sposa con il giudice Sleiss, mentre il terzo pretendente, per ven-dicarsi di non essere stato lui il prescelto, ordisce un terribile intrigo che pone Nadia in una si-tuazione di forte depressione.Ma Sleiss riesce a restituire alla sua giovane sposa la fiducia. Nadia ritorna, così, alla vita e al-1' a m or e . 241

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dalla critica:«(...) E poiché la quindicina non sotto cattivo aspetto si è presentata, son lieto di chiudere lecronache col ricordo di un altro buon successo in piena stagione estiva: L'ombra della colpa.Makowska, la bellissima attrice polacca che vanta presso di noi una così numerevole schi eradi ammiratori, pur interpretando uno di quei tali films incriminati di ... vaghe ricordanze d 'an-tico, ha saputo mantenere in esso quella linea di realismo non smodato e tanto danneggiato-re. La sua particolare maniera di esprimere e di agire, la possibilità che il passionale sogget-to dava a lei per giungere ad effetti di grande attrazione veristica, non hanno saputo questavolta attrarla . Ed è un bene che così sia avvenuto. Ci ha risparmiato di dissentire dalla suaopera nuova e mostrante, pur a traverso scene di ormai sorpassata impostazione, una possi-bilità sua ancora non convenientemente valorizzata; la interpretazione di soggetti anche no ndel tutto basati sull'odioso e stupido convenzionalismo mondano( ... )».(Peyre Vidal in «La rivista cinematografica », Torino, n. 14, 15 luglio 1921 ).«( .. .) Si tratta di una lunghissima filastrocca di scene senza senso comune, vuote d'ogniazione e di ogni contenuto apprezzabile . Il film è uno di quelli per cui si sono immortalatele case editrici di Roma, ineffabili vivai di presunzione, d'ignoranza, di parassitismo e diinettitudine (... ). Sono i film della diva, della donna fatale, dove si vedono garzoni di ma-cellaio che rappresentano fantasiosamente la parte di poeti decaduti o di duchi \"fin de ra-ce\", dove le servette che ieri potevano permettersi solo di quando in quando e nascosta-mente di vestire gli abiti della padrona assente, ottengono dal direttore artistico, soprattuttodai loro vezzi da ballo popolare, di fare la principessa dissoluta, tra una congerie di mobilidi cartapesta e di finti cuscini (...)» .(Edgardo Rebizzi in «L' Ambrosiano », Milano, 12 giugno 1923) . Onda sanguigna r. : Gian Paolo Rosmino - s. : Vittorio Emanuele Bravetta - int. : Gian Pao- lo Rosmino, Mary Cléo Tarlarini, Giovanni Pezzinga, Maria Bianca Tarlarini - p. : Ars et Labor, Roma - di. : F. Poi & C. - v.c. : 15887 del 1.3. 1921 - lg.o.: m. 945 .Secondo fa testimonianza di Gian Paolo Rosmino, il film venne girato nel 79 77. Richiamatosubito dopo Caporetto, egli si presentò al Distretto militare e gli venne concesso di termina-re Battesimo di nave, come originariamente si chiamava questo film dagli intenti patriottici,in cui aveva a fianco Mary Cléo Tarlarini (7878- 7954), un 'attrice che si rifiutava di recitarese non era accompagnata dal sottofondo musicale d 'un violino.Per realizzare la scena dell'affondamento di un sottomarino colpito dalle bombe di un aereo,Rosmino si recò a Rapallo, nella villa di un suo amico inglese che collezionava modellini esi fece prestare uno di questi perfetti giocattoli.li risultato fu superiore alle aspettative. Nella proiezione privata vennero apprezzati moltis-simo la tecnica di realizzazione di questa scena che si concludeva con Rosmino, capitanodel sommergibile che si immolava per fa patria . 242

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Il film venne però accantonato, come molti altri, quando cessarono le ostilità, perché giudi-cato superato dagli awenimenti, e mai presentato in pubblico.Dovette probabilmente apparire decrepito quando la Soc. Poi & C. lo rilevò per distribuirloquattro o cinque anni dopo, peraltro ridotto nel metraggio. L'onesto mondo r.: Torello Rolli - s. e se.: Torello Rolli - f. : Guido Barberini - int. : Elena Sangro (la canzonettista), Mario Regoli (Fauri), Adolfo Giovannini - p. : Tiber / U.C.I., Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 15688 del 1.1.1921 - p.v. romana : 1.10. 1921 - lg.o.: m. 1362 .Un film ambientato nel mondo del teatro di varietà ed in cui Elena Sangro, nella parte di unacantante, riesce a trovare un riscatto alla sua vita fatua, sacrificandosi per un uomo, che nonmerita tanta attenzione.dalla critica:cli lavoro vorrebbe avere un alto fine educativo, mettendo a nudo le piaghe della societàcorrotta . Ma, data la meschinità della trama, il film si presenta come bizzarro ed inconclu-dente, tanto che riesce appropriato il sottotitolo di \"grottesco sentimentale\". Buona, tuttavia ,l'i nterpretazione della Sangro e degli altri ».ISc ipio in «La rivista cinematografica », Torino, n. 4 , 25 febbraio 192 3) .Il film ebbe qualche noia con la censura che pretese il taglio di una scena in cui il protago-nista, completamente ebbro, appare conteso tra due donne. L'ora della morte r.: Giuseppe Sterni - s. : Prof. D' Angelo - se. : Giuseppe Sterni - f. : Ar- naldo Ricotti - int. : Paola Borboni , Giuseppe Sterni - p. : Olimpus-film , Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 15809 del 1.2 . 1921 - lg.o. : m. 2067.Q uesto film, di cui Sterni fu regista, sceneggiatore ed interprete, si basa su di un soggettoche intendeva volgarizzare una teoria secondo la quale, al momento della morte, si ricorda I passato come in un film . 243

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Paola Borboni, interrogata in merito a questo film , ha risposto di non ricordare nulla dellasua attività cinematografica al tempo del muto.Il film ha avuto una circolazione molto limitata .Una g iova ni ssim a Paola Borb o ni ne L' ora d e lla m orte 244

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Un ospite pericoloso r.: Parsifal Bassi - s. e se.: Parsifal Bassi - f. : Giovanni Pucci - int.: Par- sifal Bassi, Liane Adry, Ferdinando Galim, Bianca Renieri - p.: Parsifal- film, Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 16370 del 1.9.1921 - p.v. romana : 3 .2 . 1922 - lg.o.: m. 1448.Un'inserzione pubblicitaria presenta il film come «un crescendo di emozioni, che lascierà ilpubblico senza fiato in gola».dalla critica:«Dramma di avventure... avventurose, di ingenua tessitura infantile, ben giuocato abben-ché... scivoli su un terreno troppo... sdrucciolevole... d'appendice».jE. Pastori in «Lo vita cinematografico», 25 dicembre 1921 ).La censuro pretese che venisse eliminato, nello primo porte, lo scena in cui si mostro il mo-do in cui il marchese boro, giocondo o corte. Il palazzo dei sogni r.: Alessandro Rosenfeld - s.: Arrigo Frusta - f.: Giovanni Vitrotti - int. : Maria Roasio, Guelfo Bertocchi, Rita d'Harcourt, Enrica Mossola, G. de Witten - p. : Ambrosio-film, Torino - di.: U.C.I. - v.c. : 16008 del 1.5. 1921 - p.v. romana: 29. 1. 1923 - lg.o.: m. 1191.Gli annunci pubblicitari e le corrispondenze dei periodici specializzati informano che questo fil-'\" è «la storia del Pierrot».dalla critica:•fantasia drammatica di Arrigo Frusta, con Maria Roasio.lavoro di poco effetto, che fa molto sbadigliare pur senza aver sonno».IC. Fischer in «La rivisto cinematografico», Torino, 31 luglio 1925). 245

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Papà la Strada r.: marchese Mario Centurione - s.: Leandro Patuzzo - f.: Silvio Cavaz- zoni - int.: Lisetta Paltrinieri, Fioretta, E. Paul Lambert, Gaetano De Vi- ta, Carbon - p.: Patuzzo, Milano - di. : Cinegraph - v.c.: 15682 del 1.1 .1921 - p.v. romana: 12.8.1924 - lg.o. : m. 1247.Patetica storia di un padre alla ricerca di un figlio.dalla critica:«( ...) Storia trita e ritrita , con artisti di scarso valore; la maschera del protagonista GiorgioD'Ampiello è insignificante, senza colore, senza vita; gli altri ... peggio che andar di notte!».(Effe in «La rivista cinematografica », Torino, 25 aprile 1924) . Papillon r.: Gemma Stagno-Bellincioni - se.: Gemma Stagno-Bellincioni - int.: Bianca Stagno-Bellincioni, Gemma Stagno-Bellincioni, Eric Oulton - p.: Biancagemma film, Roma - di.: non reperita - v.c. : 16295 del 31.8. 1921 - p.v. romana: 6.7.1922 - lg.o.: m. 1520.Come accenna il titolo, si tratta della storia di una donna frivola, che brucia la propria esisten-za come la farfalla si brucia le ali attorno alla fiamma. Nemmeno la maternità frena la suafebbre di autodistruzione.dalla critica:«( ... ) Questa cinematografia ha molte reminiscenze con Odette, ma nel popolare dram madel Sardou è vigorosamente tracciato il carattere della protagonista, mentre in Farfalla q uelgrazioso demonietto femminile, sempre avido di nuove sensazioni, che al par d'un maleficolepidottero porta la distruzione ovunque si posa, ci convince poco .Una Farfalla più sfavillante d'arte e di bellezza di Bianca Stagno-Bellincioni era impossibiletrovarla, e tutto il pubblico mascolino sarebbe stato felice di stringerla fra le dita e, giulivo evittorioso al par della vispa Teresa, avrebbe certo gridato, in un delirio d'entusiasmo: \"L 'hopresa!. .. L'ho presa!. .. \". Anche il pubblico femminile è un fervido ammiratore dell'arte diBianca Stagno-Bellincioni, ed ho visto i dolci occhi delle nostre signore velarsi di lacrim enella toccante scena quando la Farfalla s'incontra con il suo bebè che la crede morta (... )».(G. Berna in «La vita cinematografica », Torino, 7 settembre 1922).«( ... ) La Bellincioni incarna un non raro tipo di fatuità femminile, per cui la vita è tutta unasuccessione di sinecure ed un complesso di esteriorità; nello specchio della sua mente altronon si riflette che la visione artificiosa della più frivola coreografia mondana . Non v'è an i-ma, non c'è cuore( ... ). 246

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La Bellincioni, che si compiace esporre quanto più le può essere concesso della sua butirrosapersona (...) è apparsa quale si era prefissa : larva egoistica di presunzione, che cerca la lucee lascia una scia di tenebre e di dolori; vuole la fiamma viva e vi si consuma . Papillon ... ».(E. Pastori in «La rivista cinematografica», Torino, 22 settembre 19221.Il film appare ora come Papillon (che è il titolo con cui è stato approvato in censura), oracome Farfalla.Tecla Scaranon Passione Passioner.: Mario Gambardella - s. : P. De Tommaso - se.: Pasquale Parisi - f.:Angelo Garbati - int. : Tecla Scarano, Maria Giordano, Nella D'Aprile,Oreste Tesorone, Maria Cava, Ugo De Stefano, Vincenzo Crauso - p. :Jannone per la Tirrenia-film, Napoli - di.: regionale - v.c.: 15709 del1. 1.1921 - lg.o. : m. 1354.Il film venne presentato come «dramma napoletano in quattro atti» ed è uno dei pochi chelo Tirrena riuscì a far giungere sugli schermi. Questa editrice napoletana era del Cav. Vin-cenzo Massa, che aveva rilevato i vecchi studi della Vomero-film {passati poi alla Tina-film)di Via Morghen 36, costituiti da un grande capannone a vetri, aggiungendovi un altrogrande studio a luce artificiale in via Santa Lucia 34, nacque con grandi programmi, ma diuna reclamizzatissimo produzione di circa quindici film , ne portò o compimento solo tre oquattro, che ebbero una vita stentato. 247

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Passione di popolo r.: Giuseppe Sterni - s. : Cap. Ettore Viola (medaglia d'oro) - f.: Arrigo Cinotti - scgr.: Leonida Salvatori - int.: Cecyl Tryan (la maestrina), Giu- seppe Sterni (il capitano Riccardo), Alex Bernard, Michele Ugazzi, Car- mela Bonicatti, Annunziata Pasquali - p.: Sterni, Roma - di.: regionale - v.c.: 16345 del 1.9. 1921 - p.v. romana: 3 .2 .1922 - lg.o.: m. 1757.Durante la grande guerra, il capitano Riccardo si innamora di una maestrina. Al suo ritorno inlicenza nel paesino di frontiera, trova tutto distrutto. Ma il fedele attendente, messosi sulletracce della donna, riesce a ricondurgli la fidanzata, che era scappata insieme agli altri.Riccardo viene ferito e lei, pur di stargli vicino, diventa Dama della Croce Rossa. Ma quandoRiccardo, a guerra finita, ritorna, non troverà più la sua amata; è morta durante il bombarda-mento dell'ospedale.G iusep pe Sterni , regista e interprete di Passione di popolo 248

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dalla critica:«È un o di quei film che ricordano la grande ultima guerra . Vi si sente il lontano rimbombode i grandi cannoni dalle bocche ignivome, dalla ventraia possente; vi si sente tutto il lonta-no an sito belluino delle grandi masse di morituri; vi si senfe tutta la lontana passione dolo-rosa , tutto il lontano brivido d'acciaio che scorticava le reni come ferro tagliente e spacca-va in d ue l' anima inaridita dal pianto.E tra tutto questo ha gran risalto il sacrificio di dedizione delle donne d'Italia, delle immortalidonne d'Italia, la seconda patria, la patria dalle mille anime consolatrici, dalla carezza dol-cissima, vera , dal bacio soave sulle guance doloranti e sulla bocca tristissima addolorata ».(D. Col ombini in «La rivista cinematog rafi ca », Torin o, 1O ag osto 1924).«(...) È una cinematografia nazionale che glorifica e ammonisce, è la sintesi del sacrificio, deidolori, degli eroismi, dell'ardimento che, a denti stretti, ci condussero alla grande Vittoria .Q uesto glorioso periodo del quale D'Annunzio dice : \"Abbiamo portato la croce e con il le-g no della croce abbiamo rifatto l'asta della nostra bandiera . Ora io dico che la nostra ban-d iera , sulla cima della nostra passione, è la più bella e la più alta del mondo .. .\".le figure dei maggiori artefici dell'Italia redenta sfilano nel bellissimo film che, nel soggettoe nel commento, rudemente dice che lo sforzo non fu vano, se indicò al Duce il dovere dia ssumere le redini dello Stato, per le fortune di domani» .IAno n. in «La nuova Ital ia », Tripoli , 28 agosto 1926) .Il film è anche noto con i titoli: Sufficit animus ... e Dalla guerra alla pace .Presentato in prima nazionale al Teatro Verdi di Firenze nel dicembre del 1921 , l'intero in-casso venne devoluto a beneficio delle opere sorte per alleviare i danni di guerra . La pazzarella della piana morta r. : Carlo A. Zambonelli - s.: Marchese Di Cento - f.: Alvaro De Simone - int. : Honorine Favron, Rita De Rienzi, Guido Palla, Arnaldo Borlandi, Giulio Andreotti, Giuseppe Talamo - p.: Ego Sum film, Via Asti 33 , To- rino - di. : non reperita - v.c.: non reperito - lg.o. : (4 atti) m. 1200.Kate, figlia dell'ingegnere Marshall, è rapita a scopo di ricatto per poter avere il segreto del-l'Invenzione del «silenziatore» per aereoplani. Ed attorno ad essa si svolge il dramma. Kate,nella sua più grande disgrazia diventa pa:z::z:a; è posta nel fondo di una torre, finché il succe-dersi dei fatti la fanno liberare, riacquistare la ragione, amare l'ing. Carlton e sposarlo.(da «La rivista del cinematografo», Milano, nn. 6-7, giugno-luglio 1929).Il fi lm , la cui lavorazione era in corso - come risulta da «La cinematografia italiana ed este-ta» di Torino - nel 1921 , risulta uscito a Torino, alla fine dello stesso anno.Lo si ritrova poi in circolazione nelle sale parrocchiali nel 7929, come risulta dal bollettinode lla Commissione di Milano, da cui è stata trascrifta la trama (ammesso per gli adulti}, manon v'è alcuna traccia di questo fitolo in censura . 249

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Per il passato r. : Toddi - s.: dalla novella «Argow il pirata» di Honoré de Balzac - ad. : Toddi - f.: Aldo Lu nel, Renato Sandri - int.: Maria Carmi, Gleb Zborominsky, Tatiana Gorka, Paolo Pezzullo - p. : Medusa-film, Roma / U.C.I. - di. : U .C.I. - v.c. : 15686 del l. l .1921 - lg.o. : m. 1686.dalla critica:«Per il passato dà l'impressione di un bellissimo lavoro mancato . Cominciando dai preg i,non gli si può negare una buona inquadratura, un pò manierata e teatrale, ma esperta e fe-lice. Sobria messa in scena negli interni, pregevolissima fotografia .Ma, passando ai difetti, la parte animata, per così dire, non è all'altezza della parte tecn i·ca. Per essere sincero e mite al contempo, dirò che l'interpretazione mi è sembrata molto .. .italiana, nel senso attuale e cinematografico della parola.Per il passato: Mario Cormi 250

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Il complesso del lavoro risente poi del solito difetto di quasi tutte le nostre opere. Bastereb-be, a conferma, la pioggia di titoli nobiliari e diplomatici che imperversa sui personaggi ».(E. Rebizzi in «L'Ambrosiano», Milano, 16 gennaio 192 3).«(.. .) Del soggetto è inutile parlare, data la celebrità dell'autore, ma è bene spendere dueparole a pro dell'interpretazione e della messa in scena .Antipatiche le movenze languide ed esagerate della Carmi ; lussuosa un pò troppa la messain scena e ottima la fotografia ».(F. Pinto in «La rivista cinematografica », Torino, 10 maggio 1923).La richiesta dello censuro: «Nella parte seconda, abbreviare, accennandole fuggevolmente,le scene passionali di baci che si svolgono saffo il titolo: «Incubo di passione». Il pezzente gentiluomo r. : Giuseppe Ciabattini - s. : «avventura grottesca» in 4 parti di Vincen- zo Cittadini - f. : Giuseppe Berta, Luigi Reverso - int. : Mario Casa leg- g io (Mo io), Lidia Richard (Lia), Teresa Marangoni (Claudia) - p.: Co- lombo, Milano - di. : regionale - v.c. : 15861 del 1.3.1921 - p.v. romana : 12.2.1924 - lg.o.: m. 1378.Moio è un vagabondo che vive a la belle étoile, viene svegliato dall'abbaiare di un cane ran-dagio, si fa la doccia quando una lavandaia gli scarica addosso l'acqua del bucato, mangiaquando è fortunato, si tiene informato sbirciando i giornali esposti nelle edicole.Quando capita in casa del Barone del Sarto, questi lo tratta con sufficienza, però Maio trovapresto un'alleata nella piccola Lia, che metterà una buona parola anche per Claudia, la sorelladel Barone•••(da «Echi degli spettacoli» in «La Stampa», Torino, 1921 ).dalla critica:«Pezzente ge ntiluomo, della serie Casaleggio, è un film in cui i portalettere hanno molto dafare .le trame di questa serie sono per solito ingarbugliate, i personaggi, non molto felici i nter-preti, o eccessivi di comicità anche dove questa dovrebbe non esserci, si muovono per soli-to in scenari angusti, senz'aria, senza colore, senza luce.Nell' assieme interessano discretamente, ma non persuadono punto».(E . Pastori in «La vita cinematografica », Tori no, 30 marzo 1922). 251

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Pia de' Tolomei r. : Giovanni Zannini - a.r. : G iulio Gardini - s. e se.: Giovanni Zannini su documentazione del Dr . Picca, del dr . Balducci e di Ossip Felyne - f.: Marcello Marcello - scgr. : Claudio Di Braganza - int. : Lina Pellegri- ni (Pia de' Tolomei), Vittorio Simbolotti (Raganella della Pietra dei Pan- nocchieschi), Roberto Villani (Buoniscontro Guastelloni), Alfredo Maz- zotti (Ghino di Tacco), Mietto Bardelli , Michele Karacasch , Antonio Sa- bellico, Riccardo Bertacchini , Ruggero Donadoni - p. : Zannini-film, Mila- no - di. : reg ionale - v.c.: 16292 de l 1.8 . 1921 - p.v. romana : 7 . 12.1922 - lg.o.: m. 1900.Raganello della Pietra domina in Siena. Battute le truppe dei Tolomei, minaccia di uccidere Isoldati prigionieri, se non otterrà in sposa Pia, figlia del Tolomeo.Benché innamorata di Ghino di Tacco, Pia, per salvare i soldati, sposa Raganello. Quando Ghi·no tenta di rapirla, Pia decide di non seguirlo per non venir meno al giuramento fatto. Raga·nello invece, anche su istigazione di un'altra donna, crede che Pia l'abbia tradito e la fa rin·chiudere in una torre dove la sventurata morirà di malaria.dalla critica:«(... ) Non osiamo dire che in tutta la produzione , il riflesso dell'epoca vi sia dipinto conperspicuità, né che la trama presenti una perfetta organicità, ma se noi notiamo i molteplicielementi incastonati ; tutta la folla di sentimenti e di passioni che vi si agitano, non possiamoche apprezzare la genialità dei costruttori , che se in qualche particolare mancarono, ag-giungendovi qualche ingenuità, nel complesso non vi sono ondeggiamenti, ma sicurezza d ivisione , ricerca introspettiva, plastica drammatica ed una distinta onda di poesia che nontradisce le loro intenzioni.Gli attori non sempre si resero conto del difficile compito. La sortita dalla piazza, ad esem-pio, è confusionaria e il padre e il fratello, nelle sale del castello avito, non posseggonoquella linea, quel l'aplomb di vecchi castellani, ma piuttosto di giovani snobs.(... ) Assai originali le didascalie, scelte con gusto e decorate all'antica e soprattutto a ssa iapprezzate ».(G ull iver in «La rivi sta cinema tografica», To rin o, 25 agosto 1924) .«Degno di menzione è Pia de ' Tolomei, della Zannini-film , più per le sue qualità intrinseche- che del resto non sono delle peggiori - per la tecnica luminosa e precisa : una volta di piùecco scoperta la scuola di tanti stranieri che oggi imperano nei nostri cinematografi, congeneri e lavorazioni ricalcate più o meno bene su i modelli della nostra migliore produ zio-ne ».(Edgardo Rebi zzi in «L'Am brosi an o», M ilano, 8 novembre 1923).Questa è la terza versione della popolare vicenda . li cinema utilizzò sin dai primordi dellapatetica storia. Si ricordano, infatti, una edizione Cines del 7908, di_290 metri, diretta daMario Caserini, di cui non sono stati tramandati i nomi degli interpreti, una del 7911 , dellaFilm d 'Art, diretta da Gerolamo Lo Savio, con Tina Orsini-Sansoldo, Francesco De Genna- 252

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ro, Gastone Mono/di e Giulio Grassi. Le altre due appartengono al sonoro: produzioneScalera, 194 1, regia di Esodo Protei/i, con Germana Paolieri, Nino Crisman e Carlo Tam-berlani e l'ultima, una comproduzione italo-francese del 1958, diretta da Sergio Grieco,con Ilaria Occhini e )acques Sernas . La pianista di Haynes r. : Ubaldo Maria Del Colle - s. : Amleto Palermi - f. : Vito Armeni se - int. : Leda Gys (Gabriella), Gian Paolo Rosmino (Paola Andressy), Ubaldo Maria Del Colle (Herbert Hauber), Carlo Reiter (Papà Moròt), Léonie Laporte (Mammà Moròt) - p. e di. : Lombardo-film , Napoli - v.c. : 16398 del 1.9.1921 - p.v. romana : 29 .4 . 1922 - lg.o.: m. 1523 .Herbert Hauber è uno scaricante che si è arricchito ed ha sposato Gabriella, una bella pianistache non lo ama, ma che, essendo profondamente onesta, gli assicura che non verrà mai menolo pianista di Haynes: Leda Gys tra Gian Paolo Rosmino e Ubaldo Maria Del Colle 253

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ai suoi doveri. Una lettera anonima in cui l'onestà della donna viene messa in dubbio osses•siona Herbert. Il quale, credendosi tradito, aggredisce la moglie, che, offesa profondamentenei suoi sentimenti, rinuncia a difendersi.Herbert medita un'atroce vendetta che non compirà poiché la lettera risulterà solo essere unainfame calunnia.Gabriella ed Herbert ricostruiranno, dopo questa terribile prova, la loro vita.dalla critica:«La pianista di Haynes, \"Lombardo film\" è semplicemente l'istruttoria di una dramma oscu·ro, il cui mistero viene svelato - nel suo antefatto - dalle pagine rivelatrici di un diario, natu-ralmente, femminile. Psicologia di donna, adunque, Leda Gys ne è protagonista efficace;tanto più efficace, quanto è grande la sua naturalezza e la disinvoltura di violentare la pro-pria bellezza e renderla illividita e spettrale di terrore e di angoscia.Il dramma è impostato efficacemente e con suggestione, perché lo si ottiene perciò in modoinaspettato. Dramma che ha del passionale e dell'avventuroso, con belle fotografie di ester·ni e di interni. Leda Gys e gli altri attori si sono mostrati artisti intelligenti e coscienziosi».(E . Pastori in «La vita cinematografica », Torino, 30 aprile 1922).«( .. .) Poi vidi la bellissima creatura, dalle chiome nero ebano e ricciute, dalle scultoree for·me, dal viso animato da due occhi che mandano scintille e da una boccuccia che pare vo-glia donare dei baci col sorriso, fra quei magnifici denti . Sapete chi è questa Dea? (così ladefinisce un mio collega sui giornali locali) . Ella è semplicemente Leda Gys, che la Lombar·do-film ci presenta in La pianista (sic!). Il lavoro è di scarsissimo valore, di una messa in sce-na scadente, anzi speculativa; è un vero peccato che la perspicacia della Lombardo sfruttiuna si perfetta attrice . lo vi dico che se questa artista fosse sotto un'altra direzione darebbeun rendimento assai maggiore.Comunque è certo che se non vi fosse stata Leda Gys, La pianista non sarebbe piaciuto!».(G . de Laurencich in «La rivista cinematografica », Torino, l O marzo 1922).li film, talvolta intitolato L'orribile vendetta è un altro dei grossi successi di Leda Gys . Risulta-va ancora in circolazione, alla fine degli anni Venti. La piccola amica r.: Andrea Felice Oxilia - s. e se. : Andrea Felice Oxilia - f.: Giulio Ruf- fini - scgr.: Piero Guidotti - int.: Giulietta D'Arienzo, Renato Cialente, Maria Caserini Gasparini, Amedeo Ciaffi, Fernando Ribocchi, Andrea Flaccomio, Vittorina Moneta, Sig .ra Cascini - p.: Triumphalis-film - di. : indipendente - v.c.: 16375 del 1.9.1921 - p.v. romana : 18. 1. 1922 - lg.o.: m. 2106. 254

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Vicende ora gaie ora tristi di una raga:z::z:a apparentemente spensierata, ma piena di buon sen-10. Lieto fine.dalla critica:«(... ) Lavoro che si allontana dalle solite assurdità di scene inverosimili e di falsa drammati-cità, c he il più delle volte ottengono un effetto contrario a quello voluto. È risaputo, ormai,che il cinematografo, per essere interessante e commuovere, dev'essere la riproduzione del-la vita che si vive e non l'inverosimile, beninteso quando ciò non sia concepito con i giusticriteri richiesti . Bisogna riconoscere quindi che il lavoro di Andrea Oxilia è un lavoro riusd-to (... ).Qui si trova bandito lo scocciantissimo esibizionismo del deus ex-machina, rappresentatodalla diva e dal relativo contorno di fantocci inanimati in frak . I personaggi, anche quelli diminore importanza , sanno vivere la vicenda . La logica delle situazioni non va disgiunta daun' in quadratura ricca di particolari, anzi direi che il metteur-en-scène abbia un tantino esa-gerato nella cura minuziosa dei dettagli, quando un semplice cenno sarebbe stato sufficien-te (... ).G iuli etta D'Arienzo si è rivelata completamente diversa da come era stata per il passato : èapparsa più umana e vera .(.. .) Difetti però non ne mancano : la troppa cura di certi particolari e la fotografia non con-tribuiscono a valorizzare completamente la film : la luce artificiale impiegata è molto defi-ciente. La fotografia dev'essere il coefficiente primo in una film : l'esperienza ci dimostrache tante e tante volte una buona fotografia, da sola, è riuscita a salvare l'esito di un lavo-ro (.. .)».(V. Cariddi in «La Cine-fono », Napoli, 25 febbraio 1922). La pioggia dei diamanti r. : Pier Angelo Mazzolotti - s. e se.: Pier Angelo Mazzolotti - f. : Gio- vanni Tomatis - int. : Ria Bruna (l'amàta), Franz Sala (il principe), Emilio Vardannes (il sacerdote), Umberto Casilini, Ginette Riche (l'altra don- na), G . Caracciolo, Daisy Ferrero - p. : Itala, Torino - di. : U.C.I. - v.c.: 16068 del 1.5 . 1921 - p.v. romana : 2.2 . 1922 - lg.o. : m. 1826.Il film venne presentato come un romanzo fantastico in quattro parti. Un principe si innamoradi una donna, sacra per lui e per la sua religione. Ma quest'amore è aspramente ostacolatodai sacerdoti del regno, i quali condannano l'infelice fanciulla a dormire fino a quando il prin-cipe non abbia trovato una donna pura quanto lei.Egli la trova, ma la nuova donna ama un altro e fugge. Nell'inseguirla per salvare l'amatadormiente, il principe muore. 255

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dalla critica:«( .. .) È innegabile che il Mazzolotti sia un buon tecnico ed un buon metteur-en-scène, ma èperò anche innegabile che il lavoro abbia dato dei risultati poco soddisfacenti, specie nelvalore intrinseco del soggetto . Anzi, ci sentiamo senz'altro di concludere che il Mazzolottiavrebbe fatto meglio ad avere almeno il pudore di non dire che era roba della sua così po-co illuminata fantasia, a fine almeno di evitare, se non altro, d i attirarsi le risa delle personedi buon senso, specie dopo l'ingenua dizione dell'ultima parte ... e seguito, in cui, per laprima volta, si è avuto il coraggio civile d'invitare delle onestissime persone a veder morireun ... così scarso illuso della vita. Giustamente un signore vicino a me ebbe a esclamare :\"Par di essere al cinematografo!\"( ...)».(Zadig . in «La rivi sta cinematografica », Torino, n. 19, l O ottobre 1922) . Il più celebre ladro del mondo r.: Raimondo Scotti - s.: Alessandro De Stefani - int. : Carlo Aldini (Ajax), Liliana Ardea (il ladro), Lola Visconti-Brignone - p. : Rodolfi-film, Torino - di. : U.C.I. - v.c. : 16569 del 1.1 1. 1921 - p.v. romana : 7 .3 . 1922 - lg.o.: m. 1333 .È stata rubata la preziosa metà di un cifrario segreto da ignoti ladri internazionali. Il Ministerodecide di affidarne il recupero al più celebre ladro del mondo.Questi si imbarca su di una nave, accompagnato dcl fido Ajax, e già a bordo avvengono leprime azioni avventurose, le quali si protrarranno, con alterne vicende, fino al ritrovamentodell'importante documento. Il più celebre ladro del mondo, come si scopre alla fine, non è altriche una ragazza, la quale, per premiare Ajax della sua collaborazione (e dell'amore che leporta}, gli concede la sua mano.dalla critica:«(... ) Unanime consenso ha ottenuto questo nuovo lavoro della Rodolfi-film in cui eccelle labella interpretazione di Carlo Aldini (Ajax). Egli fa strabiliare con le sue mistificazion i daprestigiatore abilissimo e entusiasma gli spettatori con le sue ardite avventure .Bravissima pure e ammirata altresì per la sua bellezza ed eleganza Lola Visconti-Brignone,un'attrice cara al nostro pubblico».(Il croni sta in «La rivista cinematografica», Torino, n. 4 , 25 febbrai o 1922)«(... )Un film d'avventure con le solite ricalcature e rifritture».(G. Tili in «Lo Cine-fono», Napoli, 25 febbraio 1922) . 256

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Il più celebre ladro del mondo: Carlo Aldini 257

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Più che il sole! r. : Ermanno Geymonat - s.: Ermanno Geymonat - se. : Carlo Bugiani , Ermanno Geymonat - f. : Ottavio De Matteis - int. : Henriette Bonard (Grazia), Vasco Creti (Sarni), Alfredo Martinelli (Conte Català), Arturo Stinga (Landi), Daisy Ferrem (Mirella d'Aurora), Gigetta Morano (Gisel- la) - p. : Photo-drama, Torino - di.: U.C.I. - v.c. : 16413 del 1.9 . 1921 lg.o. : m. 1809.Da alcune corrispondenze si tratterebbe di una commedia con personaggi dell'alta società,ambientata in montagna.dalla critica:«Ci è sembrato un lavoro nel quale si è mirato esclusivamente a dare al pubbl ico la sensa-zione di vedere più cose di quelle che effettivamente non avesse potuto contenere il lavoro(... ), cosicché la nostra impressione generale fu quella di un lavoro divagato e manipolatoa puro ed esclusivo fine di raggiungere p iuttosto un insieme di interessanti particolari, alprecipuo scopo di venire incontro al pubblico, anziché quello di imporgli una trama di la-voro, come pare avesse in primo tempo mirato il soggetto, realmente ispirato a concetti arti-stici e letterarii indiscutibilmente più seri di quelli , viceversa, seguiti nel corso della sua at-tuazione (...). Cosicché, secondo noi, non sarebbe stata fuori luogo una maggior sintesi nel-la esecuzione, ed un maggior discernimento artistico, col più assoluto abbandono di ogni equalsiasi pregiudizio in materia di lavorazione, con la vaga speranza di riuscire a sostene-re i propri lavori di fronte alla spietata concorrenza americana (...).Comunque il lavoro ha saputo ancora attirare un pubblico discreto, il che denota che Piùche il sole! ha ancora sufficientemente incontrato e piaciuto».(M .T.F. in «La rivista cinematografica », Torino, 25 dicembre 1922).Al personaggio della Bonard, che in origine, si chiamava Grazia Aldovrandi, fu impostodalla censura di cambiare il cognome. Il più forte r. : Ugo De Simone - int. : Romilde Toschi (la ragazza), Guido Trento (l'ingegnere), Dillo Lombardi (il padre della ragazza) - p. : Gladiator-film, Torino - di.: U.C.I. - v.c. : 15852 del 1.3 . 1921 - lg.o. : m. 1149. 258

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Un losco banchiere approfitta dei dissesti finan:z:iari di un armatore, per fornirgli degli aiuti eda vere in cambio la mano della figlia, la quale ama invece un inventore.I due giovani riescono a sventare le mire del banchiere ed infine a sposarsi, con la benedizionedel padre della ragazza.dalla critica:È stato trovato un solo, lapidario commento, su «La vita cinematografica» d i Torino, del 22marzo 1922: «Il più forte, con Guido Trento e Dillo Lombardi . Apriti , cielo!». Il poeta e la principessa r.: Alfredo De Antoni - s. : Ruggero Palmieri - f. : Alfredo Donelli - int. : Lucy di San Germano (Lucy, principessa d i Westminster) , Alberto Ca- pozz i (Ardenti), Alfredo De Antoni - p.: Do.Re.Mi., Roma - di. : U.C.I. - v.c.: 15751 del 1.2 . 1921 - p.v. romana: 19.4 . 1921 - lg.o.: m . 1753.Ardenti, un poeta che vive a Roma, sogna l'amore e la gloria e si strugge di malinconia.A mille miglia di distanza, Lucy, principessa di Westminster, soffre anche lei languidamentenelle brume d'Inghilterra, perché vogliono farle sposare un antipatico nobile.Lucy scappa a Roma e incontra Ardenti. I due si innamoreranno e finalmente daranno uno sco-po alla loro tetra esistenza.dalla critica:«( ...) Un gioiello d'arte nel vero senso della parola, con una messa in scena ricchissima elussuosa, con una fotografia invidiabile e con degli esterni meravigliosi di Roma antica. Lalogicità del soggetto è così veritiera e sentita, da farci assistere con un interesse propriospeciale a tutto lo svolgersi dell'azione.Ha lasciato nel pubblico un'impressione indelebile».(C. Chistè in «La rivista ci nematografica», n. 3 , 1O febbra io 1923) .li film ebbe un vasto successo commerciale . Ancora nel 1929 veniva proiettato, e con uncerto successo, nei cinema di tutt'ltalia. 259

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Antonietta Calderari ne Il ponte dei sospiri 260

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Il ponte dei sospiri r. : Domenico Gaido - s. e se.: Giovanni Bertini dal romanzo «Le poni des soupirs» di MicheI Zévaco - f.: Carlo Pedrini, Augusto Navone - scgr. e co.: Domenico Gaido - int.: Luciano Albertini (Rolando Can- diano), Antonietta Calderari (Imperia , la cortigiana), Onorato Garaveo (Scalabrino), Carolina White (Eleonora), Vittorio Pieri (il Doge Candia- na), Armand Pouget (Foscari), Agostino Borgato (Bembo), Carlo Catta- neo (Aretino), Giuseppe Falcini (Sandrigo), Luigi Stinchi (Altieri), Bona- ventura lbanez (Dandolo), Romilde Toschi (Bianca, la figlia di Imperia), Italia Vitaliani (la dogaressa), Ria Bruna (Zanze), Pina Majelli - p.: Pa- squali-film, Torino - di. : U.C.I. - p.v. romana: 13 . 10.1921 . Il film è diviso in quattro episodi : 1) La bocca del leone (v.c. : 16282 del 1.7. 1921 , come i successivi - lg.o. : m. 1676); 2) La potenza del male (v.c. : 16283 - lg.o. : m. 1717; 3) Il Dio della vendetta (v.c. : 16284 - lg.o. : m. 1754); 4) Il trion fo d'amore (v.c.: 16285 - lg.o. : m. 1704)-p.v.romana: 13-10-1921 .«Siamo nella Venezia del Cinquecento, teatro di complicate vicende. Rolando Candiano, figliodel Doge di Venezia, arrestato poco prima delle nozze per il tradimento di due amici, il cardi-nale Bembo e Altieri, membro del Consiglio dei Dieci, riesce ad evadere saltando in laguna dalPonte dei Sospiri in compagnia del bandito gentiluomo Scalabrino. Intanto il padre è condan-nato all'accecamento. Rolando, con l'aiuto di Scalabrino e di altri fidi, riuscirà a vendicarsi e aimpalmare la bella Leonora, figlia del patrizio Dcmdolo. Foscari, il doge usurpatore, è condan-nato allo stesso supplizio inflitto al vecchio Candiano, ma costui, in un impeto di generositàferma la mano del carnefice».(da M ario Quargnolo «Luciano Albertini, un divo degli anni venti»),dalla critica:«( ...) La spettacolosa film //ponte dei sospiri della Pasquali (U .C.1.) suddivisa in quattro lun-ghe serie, tenne il cartello per ben quindici giorni . L'adattazione cinegrafica del vasto e intri-cato romanzo storico di Michele Zèvaco ha avuto abili artefici nel riduttore Bertinetti e nel di-rettore artistico Gaido, il quale ultimo ha saputo realizzare, con animo di poeta, con tocchida pittore, dei quadri magnifici per l'emotività dell'azione, per la fedele ricostruzione am-bientale cinquecentesca , per l'ottima inquadratura degli esterni di rimarchevole bellezza.Nei ri guardi dell ' interpretazione, devesi rilevare che i ruoli secondari sono riusciti miglioridei protagonisti (... ).Antoni etta Calderari, che si è sforzata di atteggiarsi il più possibile alla Menichelli , ha datouna recitazione pregevole, ma non raggiunse ad esteriorizzare compiutamente le torbidepassioni della storica cortigiana . Falsa l' interp retazione di Carolina White e inespressivaquella di Luciano Albertini nelle scene passionali e sentimentali (... ).Per la cronaca, possiamo dire che, nel complesso, // Ponte dei sospiri piacque immensa-mente e lo prova l'affluenza enorme di spettato ri che si sono affollati seralmente in ogni or-dine di posti , benché i prezzi fossero stati raddoppiati per la ci rcostanza ».(Carlo Fischer (corr. da Venezia) in «La Ci ne-fono», N apoli , 25 giugno 1922 ). 261

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Una scena de Il ponte dei sospiri«(...) Per quanto la mia modesta critica possa concepire, mi trovo assai perplesso nel con-statare il poco slancio dato dalla stampa cinematografica nazionale a questo Ponte dei so-spiri, capolavoro dei capolavori fino ad oggi presentati al pubblico, mentre ho visto portareal settimo cielo lavori esteri, i quali benché buoni e grandiosi, non possono marciargli ac-canto . Il pubblico, gran giudice, ha decretato al Ponte dei sospiri il più lusinghiero succes-so . Un sincero elogio all'egregio signor Zuliani di qui , proprietario esclusivo per il Venetoed il Trentino, del Ponte dei sospiri, che ha saputo valentemente arricchire queste zone d'unlavoro eccezionalmente importante (... )».(C. Chi stè (carr. da Trento) in «La rivi sta cinematagrafi cm>, Tor ino, n. 5 , 1O marzo 1922) .«Dopo un mese e mezzo circa di rappresentazioni , s'è concluso il ciclo del Ponte dei sospi-ri al Cinema Ambrosie (Torino) .La sola cosa degna di nota e di lode è la messa in scena del pittore Domenico Gaido. Talemessa in scena, fedele nelle grandi linee sebbene un pò... teatrale nei dettagli , ha il meritoprecipuo di offrirci quadri pittorici di vero pregio artistico; alcuni di questi anzi, non stona-no nel confronto con quelli naturali delle meravigliose costruzioni della divina Venezia .(... ) Ma mentre l'opera ha avuto un direttore di scena di gran lunga superiore a quello che,per il suo contenuto artistico essa poteva meritare , è mancato completamente il direttore ar-tistico. Sono queste, a nostro avviso, due mansion i affatto distinte e separate, sebbene tantovicine tra loro, e che nei lavori di ambiente storico, hanno uguale importanza . Nel Pontedei sospiri l'esecuzione artistica lascia molto troppo, tutto a desiderare; si salvano appenaV . Pieri, Borgatto, Cattaneo, Falcini e Pouget, ma anche ad essi è mancata una guida vigilee sicura, tanto che il loro giuoco risulta a volte e per taluni , inefficace, a volte esagerato. Al- 262

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bertini e Garaveo, i due personaggi principali del lavoro, furono sempre e senza eccezioneinsufficienti; in ispecie I'Albertini che non ha neanche la buona scusa del fisique du raie.la sceneggiatura, chiara e sobria, è tecnicamente di stampo vecchio ed alquanto superfi-ciale, ma sarebbe troppo pretendere ispirazione e sottigliezze artistiche da parte del ridut-tore, alle prese con un argomento da teatro delle marionette (... )».(lgnis in «La vita cinematografica», Torino, dicembre 1921 ).Il ponte dei sospiri, che figura ininterrottamente nei tamburini dei giornali di tutt'ltalia finoalla fine del muto ed oltre {ne fu allestita anche una versione sonorizzata all'inizio degli an-ni Trenta) e risultò, nel 7925, il quinto film nella classifica della popolarità, secondo i -risul-tati del concorso bandito dalla rivista torinese «Al Cinemà», può essere considerato il filmdi maggior successo degli anni Venti .Secondo la testimonianza fornitami da Anna Gorilowa, una danzatrice ungherese che fucompagna di Luciano Albertini in numerosi film interpretati in Germania dal celebre atleta,questi considerava il ruolo sostenuto ne Il ponte dei sospiri tra i più adatti al suo tempera-mento, benché la critica non fosse stata molto tenera verso di lui.Il film venne esportato in tutta Europa, in Unione Sovietica e nelle Americhe. Molto minuzio-se furono le imposizione della censura, che pretese la soppressione, nel secondo episodio,della scena dell'accecamento del Doge e precisamente lo scena che segue la didascalia:«Accecato», o in cui si vede /'applicazione della maschera e il primo piano del Doge acce-cato abbandonato sulla strada.Altri interventi riguardarono scene di carattere erotico, come la didascalia: «Suscitò fremitinella carne della cortigiana», da sostituire con un'altra «anche italianamente più corretta».Nel terzo episodio venne soppressa /'apparizione di Imperia che si denuda «mostrando leforme posteriori al pubblico» ed un abbraccio tra Scalabrino e Imperia. La porta del mondo r.: Parsifal Bassi - s.: Roberto Bertolozzi - f. : Enzo Riccioni - int. : Lina Murari (nel doppio ruolo di madre e figlia), Dillo lombardi, Parsifal Bas- si, luigi lacchi - p. : Ferretti per lo Global-film, Roma - di.: U .C.I. - v.c. : 16502 del 1.10. 1921 - p.v. romana : 7 _8 . 1922 - lg.o.: m . 151 O.Il film venne lanciato come l'espressione cinematografica di due sentimenti: quello materno equello filiale.dalla critica:«(... ) Il soggetto è un miscuglio strano di situazioni illogiche, artificiali e di altre più equili-brate, accettabili, che hanno il pregio di essere svolte con mano sicura, servendosi, e un pòabusando, di mezzi già esperiti in Fantasia bianca. 263

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Lina Murari ha saputo, una volta tanto, limitare la sua recitazione in una forma semplice,sobria, dignitosa. Intonati Dillo Lombardi e gli altri».(Carlo Fischer in «La Cine-fono», Napoli, l O giugno 1922).«(.. .) La Murari ci appare dotata dell'ubiquità di Sant'Antonio, a cui deve essere certo de-vota per le sue origini patavine(...). Essa è dunque allo stesso tempo madre e figlia, qualitàqueste che fanno perdere di snellezza la pellicola e la impastoiano nel palese trucco neces-sario perché la Murari possa rivelarsi nella propria giovinezza, possa gettarsi fra le sueproprie braccia e possa avere la felicità e il diletto, non a tutti concesso, di posare le lab-bra sulle proprie labbra. lo vorrei spiare La Murari nell'intimità del suo risveglio, precisa-mente quand'ella si prostra al mattutino altare della toilette, per rendere omaggio, nel sacrospecchio, alla propria beatitudine. E dall'incrocio del suo sguardo col mio ritegno si potreb-be discoprire il mistero del la sua psiche irosamente femminile, che la pone spesso di frontea se stessa . Nella declinazione del verbo amare, essa si ferma alla prima persona. Forseha ragione . Ed è perciò che anche ne La porta del mondo vediamo la Lina Murari partorirese stessa, fermare la clessidra del tempo per attendere che la sua reincarnazione germoglie la raggiunga sull'erta della vita (...).La concezione del film è strana, e la porta del mondo parrebbe anche un pochino massic-cia, come quella di un manicomio(...).Lina Murari con Murari Lina ha interpretato la parte con realtà zoliana . E può esserne con-tenta . Ciò può preconizzare vicino il giorno in cui essa, nella stessa pellicola, sarà, oltreche madre e figlia, anche padre, madre e... amante. E son certo che piacerà ancora» .(E. Pastori in «La vita cinematografica », Torino, 15 aprile 1922) . Il povero Piero r. : Umberto Mozzato - s. : dalla omonima commedia (1884) di Felice Cavallotti - ad. : Umbero Mozz ato - f.: Roberto de Ch6mon-Ruiz - int.: Umberto Mozzato (Piero), Enrica Mossola (sua moglie), Daisy Ferrero, Ginette Riche, Umberto Casilini, Felice Minotti, Vittorio Pieri, Emilio Var- dannes - p.: Itala-film, Torino - di.: U.C.I. - v.c. : 16069 del 1.5 . 1921 - lg.o.: m. 1590.Il banchiere Agresti, a causa di un improvviso crac in borsa, perde la sua fortuna, accumulatadurante tutta una vita per permettere una vita migliore al figlio Piero. Nesi, un altro banchieresuo amico, riesce a salvarlo dalla rovina, ma il colpo è stato troppo forte per Agresti che pocodopo muore.Rimasto solo, Piero va a vivere dalla zia nella villa del Gelsomino e si innamora della cuginaAnita, la quale gli preferisce però Gustavo, il figlio di Nesi, che sposerà ed a cui darà un figlio.Gustavo si rivela presto un dissoluto, in breve tempo dilapiderà le sostanze della moglie chepoi abbandona, carica di debiti, andandosene via con un'altra donna.Sarà Piero a riscattare le cambiali di Gustavo e, dopo la tragica morte di questi in un duello, fi-nirà per sposare Anita che ha compreso quanto grande sia l'amore del suo infelice cugino. 264

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dalla critica:«Questo lavoro tratto dal finissimo dramma di F. Covallotti, ha deluso alquanto l'aspettati-va, d al lato della realizzazione e dal lato dell'interpretazione, insufficiente, salvo quella,veramente buona del protagonista Umberto Mozzato.Che gusto poi a presentare un ' attrice così poco attraente! Quasi quasi c'è da giustificare i lmarito , che se ne va ... » .(Mak in «La rivista c inemato g rafica», Torino, 25 novembre 1924) .Umberto M ozzato, regista e interprete de Il povero Piero 265

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La preda r. : Guglielmo Zorzi - s. e se. : Guglielmo Zorzi - f. : Gaetano Ventimi- glia - int.: Maria Jacobini (Maria d'Arda), Amleto Novelli (Cesare Col- leoni), Mara Cassano (Anna d'Arda), Carmen Boni (Gioiello), Ida Car- loni-Talli, Maria Moreno, Alfonso Cassini , Lido Monelli, Renato Visco - p. : Fert, Roma - di. : Pittaluga - v.c. : 16202 del 1.7.1921 - p.v. romana : 1O.1. 1922 - lg.o. : m. 1641 .Cesare Colleoni, un giovane esploratore, torna in Italia dopo essere stato a lungo in Africa.Nella casa paterna, incontra tre cugine, Anna, Maria e Gioietta, che prende a corteggiare con-temporaneamente. Si fidanza con Anna, ma proprio alla vigilia delle nozze tenta di sedurreMaria. Questa gli resiste e, quando più tardi si accorge che Cesare, pur essendosi sposato conAnna, ha fatto perdere la testa alla sorella più piccola, Gioietta, e si appresta a fuggire con lei,non esita ad ucciderlo.dalla critica:«Ouesto film è certamente il migliore edito finora dalla Fert, sia per il suo contenuto, basatosu una trama azzardosa, ma risolta dal Conte Zorzi con molta dignità, che per l'interpreta-zione accuratissima da parte di tutti gli attori che vi presero parte, prima fra tutti la MariaJacobini, la più vera e spontanea delle nostre attrici. Unico neo, imperdonabile per una Ca-Una scena de La preda, con Amleto Novell i e M aria M oreno 266

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sa qual'è la Fert, la fotografia di Gaetano Ventimiglia, che lascia molto a desiderare . Ed èun vero peccato, perché lavori come La preda onorano la cinematografia italiana e servo-no a d imostrare all'estero la nostra superiorità indiscutibile(.. .)» .(Vice in «La vita cinematografica », Torino, n. 15, l O agosto 1922).• (... ) La preda risulta ottimo soggetto per il teatro parlato, il quale può esprimere con veraefficacia e compiutezza, il tormentoso dramma intimo della squisita anima femminile , con-durlo, con diritta logica e precisa comprensibilità , alla naturale conclusione . Non per il tea-tro muto, il quale ha d'uopo di movimento, di vita reale, di vicende svolgentesi rapide inespressioni vive ed evidenti, in chiara sintesi e logica successione. Immediatezza, non enig-matici insolubili problemi di drammi psicologici in1eriori .Il teatro è teatro ed il cinema è cinema . E ognuno va da sé e fa da sé . V'è un solco profon-do tra l' una e l'altra forma di rappresentazione drammatica . Solco scavato appunto daimezzi che ciascuna di esse usa per esprimersi (...).E, se a mmettete giusta la mia tesi, potrete in breve spiegarvi il perché delle infinite incertez-ze che sono nel carattere dei protagonisti . Cesare, Maria, Giaietto, non sono né individual-mente, né, e in modo particolare, nei loro vicendevoli rapporti, chiaramente spiegati allospetta tore . Il loro carattere è oscuro, le loro azioni ci riserbano infinite sorprese, sono so-vente slegate, interrotte ed illogiche poi fino a capovolgere completamente la visione che ilnostro lavorìo mentale, volto a precedere immediatamente la favola nelle sue intenzioni enel suo svolgimento, s'era logicamente costruita (...).la severa , diritta, chiusa figura di Maria d'Arda, magnifica pur nella rigidezza di linee unpò retorica i,n cui fu foggiata , non ha nulla della tragica g randiosità che è nelle intenzionidell'autore. E anzi la figura più incomprensibile dell'intero dramma . E non certo per colpadi M aria Jacobini, che meravigliosamente avrebbe creato anche quest' altra sublime figurafemmi nile, se ciò le fosse stato concesso( ... )».!Adamo in «La Ci ne-fon o», Napol i, n. 446, 3 aprile 1922) . La principessa Bebè r. : Lucio D' Ambra (secondo altra fonte : Carmine Gallone) - s. : Lucio D'Ambra dalla commedia di Georges Berr e Pierre Decourcelle - f. : Do- menico Grimaldi - scgr. : Pietro Majoletti -.int. : Lia Formia (la principes- sa Bebè), Umberto Zanuccoli (il princ ipe Boleslao), Renato Piacenti (il principe Sigismondo), Diomede Procaccini (Re Ottocar), Armando Pe- truzzelli (il barone Caches), Rodolfo Bad aloni , Guido Magg io (Goliath), Rina De Liguoro, Greta Herbert, Lia della Bella , Fiorella Cortis, Carlotta d ' Arson, Renée de Saint-Lèger - p. : D'Ambra / U.C.I. - di. : U.C.I. - v.c.: 15818del 1.2 .1921 - lg.o.: m. 2110.Una «Ruritanian story» in stile dambriano, ricavata da una commedia che l'attore, poi autore,Georges Berr, scrisse verso la fine del secolo, in collaborazione con Pierre Decourcelle. 267

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Il privilegio dell'amore r.: Eleuterio Rodolfi - s.: dal romanzo di S. During - se.: Guido Brigno- ne - f. : Daniele Burgi - int. : Giovanni Cimara (Kenneth), Mercedes Bri- gnone (Nora), Ruy Vismara (Aylie), Lola Visconti-Brignone (Rhoda) - p. : Rodolfi-film, Torino - di.: U.C.I. - v.c.: 15851 del 1.3 . 1921 - p.v. romana: 13.7. 1921 - lg.o. : m. 1356. Da qualche recensione si desume che si tratta di un melodramma borghese con innumerevoli vicende tragiche, che si risolvono tutte nel finale. dalla critica: «Un arduo tentativo contro la corrente del pubblico con la speranza di soggiogarlo ad un interesse che, in fondo in fondo, è mancato nel lavoro, quando fin dalla prima parte traspa- re evidente il lato suggestivo ed impressionistico dell'ordito, nonché la sua tendenza dog- matica a voler richiamare l'attenzione sulla rivelazione finale , alla quale pare si sia data un'importanza eccessiva, quando ancora si pensi che i lavori migliori sono quelli che inte- ressano da qualunque punto si cominci a vederli . Una prerogativa quindi molto relativa e che ha già sollevato efficaci discussioni, non esclusa quella di aver fatto preferire al nostro pubblico la produzione americana, fondata appunto sul principio del \"rendimento per il rendimento\" . Tuttavia come lavoro, preso nel suo insieme, è riuscito ad ottenere ancora un discreto suc- cesso, specialmente per la sua ottima messinscena e per la sua ottima interpretazione, vera- mente saliente nelle belle figure di Nora, di Ailie, ecc ., rese con una distinzione di tempera- menti veramente eccellenti ed efficace (.. .)». (M.T.F . in «La rivista cinematografica», Torino, l O novembre 1922). Qualche didascalia venne soppressa: «Sperai da prima che si credesse ad un suicidio, ma quando i sospetti caddero su Kenet, non feci nulla per dissiparli» - «Perché?» - «Perché ero gelosa della felicità di mia sorella». Il processo d'Esparbes r.: Renato Bulla del Torchio - s. : dall' «autoromanzo» di D'Esparbes - se. : Renato Bulla del Torchio - f.: Umberto Della Valle - int.: Sori de Wayditsch, Dillo Lombardi, Renato Bulla del Torchio, Tullio Ferri - p.: Velia, Roma - di.: regionale - v.c.: 16551 del 1. 11 . 1921 - p.v. romana: 17.7.1922 - lg.o.: m. 1222. Da una corrispondenza viene indicato come «dramma giudiziario». 268-..... u ..

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dalla critica:«(...) Un altro buon film : //processo d 'Esparbes, ottimo lavoro della Velia-fi lm che, pur man-tenendo il fine amoroso, si toglie un pò dall ' ord inario intreccio. li lavoro si svolge per narra-zione d urante il processo. Bella la messa in scena, ottime e chiare la fotografia e la copia .V'è una sola ripetizione di una corazzata (6 quadri uguali in una cinquantina di metri) e seal posto di questi quadri ne fossero stati messi altri di mare, la film sarebbe stata tale danon dar luogo a rimarchi . Esito buono».jE. Albasio in «La rivista cinematografica », Torino, 10 otto bre 1924) . Il processo Montegù r.: Alberto Francis - s. : dal romanzo di Gerolamo Rovetta - f. : Alfredo Lenci - int. : Tina Xeo, Alberto Francis - p. : Flegrea-film, Roma - di.: re- gionale - v.c.: 16538 del 1. 1 l _1921 - lg.o. : m. 161 2.Tina Xeo e A lberto Francis in Il processo M o ntegù 269

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Il direttore artistico della Flegrea Film, Mario Gargiulo, ebbe la intelligente idea di portaresullo schermo delle vicende adeguate alle capacità ed alla sensibilità di sua moglie, TinaXeo, adattissima a dar vita ad eroine come Graziella, Manon, Mignon, e di farle fare spes-so coppia con Alberto Francis, un attore molto corretto e misurato, che aveva iniziato nellatroupe di Ghione {fu il Grigione dei Topi grigi}. Oltre questo film, di cui non è stato possibi-le acquisire altra notizia che quella che talvolta venne presentato come Il baratro, il duo Xeo-Francis apparve ne Il crollo ( 1920), una accurata riduzione, diretta da Mario Gargiulo, del-la novella pirandelliana Lumìe di Sicilia . Il Professor Gatti e i suoi gattini r.: Mario Volpe· s. e se.: Valentino Soldani ·f.: Francesco Ferraro · int. : Enzo Montai bano · p.: Montalbano-film, Firenze · di.: non reperita · v.c. : 16236 del 1.7.1921 · p.v. romana: l 0.2.1923 - lg.o. : m. 749 .«Novella cinegrafata per i più piccini».dalla critica:«(...) Valentino Soldani ideò questo bozzetto per i nostri ragazzi, con scopi educativi; per·ché di ciò non si avvertì il pubblico negli affiches? Tanto più che venne proiettato insiemealle lepide gesta di Ridolini (della Vitagraph), altro film di cui solo i ragazzi potevano ap·prezzarne l'ingenuo spirito ... ».(G.G. Giannini in «La vita cinematografica», Torino, 15 aprile 1922) .Su commissione del produttore Monta/bano, Valentino Soldani scrisse una prima novella ci-negrafata per bambini, intitolata Il signorino (1920) , interpretata dal figlio di Monta/bano,il piccolo Enzo, di otto anni. Visto il successo del primo esperimento, fu subito realizz atoquesto Professor Gatti ..., sempre per la regia di Mario Volpe, che aveva anche diretto Il si·gnorino, ma che non ebbe lo stesso successo del primo film . Il pugno del gigante r. : Ubaldo Maria Del Colle ·f.: Giacomo Bazzichelli · s. : Umberto Pa- radisi · int. : Giovanni Raicevich, Emma Lucarelli · p. e di. : Lombardo- film, Napoli - v.c. : 16199 del 1.7. 192 l - p.v. romana : 23 .7. 1921 lg.o.: m. 14 13. 270

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G iovanni Raicevich: li pugno del gigante 271

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Un facchino che lavora per una casa di spedizioni viene arrestato con una strana imputazione:avrebbe sostituito ad una raccolta di oggetti di grande valore che si trovava in un baule daspedire, il cadavere di una donna, della cui morte viene accusato.Si tratta di una macchinazione infernale ai suoi danni da parte di una banda di lestofanti. Perprovare la sua innocenza, l'uomo ricorre alla sua forza prodigiosa ed alla fine riesce a sma-scherare i veri colpevoli ed ad assicurarli alla giustizia.dalla critica:«( ... ) La proiezione non vale assolutamente l'affluenza di pubblico avutasi per parecchigiorni, e nonostante l'aumento di prezzi, ma la curiosità è una febbre che non può cessarecon altro mezzo che col soddisfarla, ed il nome del Raicevich è stato mirabile richiamo perfar accorrere la folla a giudicare l'ex campione mondiale di lotta greco-romana nel suo de-butto cinematografico.Con ogni riguardo per le crociferate broccia del Raicevich, egli non è però apparso qualeera forse da taluno immaginato, ed ha deluso l'attesa. Il dramma, o meglio, le vicendedrammatiche presentate, mancano di una qualunque naturalezza, sono male condotte egiungono dal paradosso al grottesco, senza una sola visione che abbia la benché minimasfumatura d'arte.La forza del Raicevich, in questo film male impostato, rimane forza bruta senza elasticità edeleganza . E poiché è mancata la persuasione, il successo è rimasto solo nella \"cassetta\"(...)» .(Emilio Pastori in «La vita cinematografica», Torino, 30 gennaio 1922).li film è noto anche come I signori del mare . Un punto nero r.: Camillo De Rossi - sup. : Baldassarre Negroni - f. : Ferdinando Mar- tini - int. : Pauline Polaire (in una doppia parte), Adolfo Giovannini (Hardy), Camillo De Rossi, Angelo Ferrari, Mary Dumont, Franco Gen- naro, Gemma De Sanctis - p.: Tiber-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 16425del 1.9.1921-p.v.romana: 13 .3.1923-lg.o. : m.1625 .Secondo rapide corrispondenze si tratterebbe di una vicenda passionale, in cui la protagonistainterpreta due parti, una di bambina ed una di donna.dalla critica:«( ... ) Drammatico lavoro originale, un pò complicato, interpretato con arte e sentimento daPauline Polaire, la graziosa e seducente artista, che sa presentarsi meravigliosamente sotto 272

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le spoglie della fanciulla precoce e della signorina evoluta, coadiuvata efficacemente daM ary Dumont, la De Santis, F. Gennaro ed altri valenti attori di cui sfuggono i nomi».(G. Pedata in «La rivista cinematografica », Torino, 25 dicembre 1923) . Pupille spente r. : Achille Consalvi - f. : A. Bianchi - int. : Yarvara Janova (Miriam), G . Mario De Vivo (Paolo) - p. : Ambrosio-film , Torino - di. : U.C.I. - v.c. : 16191 del 1.6 . 1921 - p.v. romana : 5.1 2.1924 - lg.o.: m. 1202 .«Miriam, più per ambizione che per vero amore, si è fidanzata con il Capitano di Marina GiulioDamiani. Quando costui deve partire per una difficile missione affidatagli dal Ministero dellaguerra , ella s'accorge che il suo cuore si volge invece verso il cugino Paolo. Durante la suamissione, Giulio, assalito dai selvaggi, è acciecato. Di ritorno in patria, egli rende la libertà aMiriam, la quale però, dinnanzi alla magnariimità dell'uomo, sente rinascere un forte affettaper lui e lo sposa».(da «La rivista del cinematografo», Milano, nn. 7-8, luglio-agosto 1930).dalla critica:«(.. .) Il soggetto è buono, anche ben interpretato, ma è un pò scarso nella direzione e nellamessa in scena ».(Da .Re. in «La vita cinematografica», Torino, 15 otto bre 1923). Il quadrifoglio d 1 oro r. : Alberto Francis - s. e se. : Alberto Francis (per la serie «Grigione») - f. : Eduardo Piermattei - int. : Alberto Francis (G rigione), Franca Di Leo, Roberto Pappalardo, Emma Musso, Eugenio Musso, Erina Galliano - p.: Fontana per la C inegraf, Torino - di. : non reperita - v.c.: 16120 del 1.6 . 1921 - lg.o.: m. 1446.Grigione, nato da una relazione illecita, ricerca i suoi genitori. L'unico punto di riferimento per ri-trovarli è il segno del quadrifoglio d'oro. Attraverso mille avventure, riuscirà nel suo proposito. 273

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dalla critica:«È una passionale storia d'amore, con grandi intrecci romanzeschi, stile Carolina lnvernizio.Quantunque i principali attori siano molto espressivi, la sceneggiatura però presenta dellepecche e delle inverosimiglianze assai evidenti» .(Effe in «Lo rivi sto ci nematografico», Torino, 25 moggio 1923). Il quadro di Osvaldo Mars r. : Guido Brignone - f. : Anchise Brizzi - int. : Mercedes Brignone (Anna Maria di San Giusto), Domenico Serra (Osvaldo Mars), G iovanni Ci- mara (il marito), François-Paul Donadio, Armand Pouget - p.: Rodolfi-film, Torino - di.: U.C.I. - v.c. : 16171 del 1 .6 . 1921 - lg.o. : m. 1266.La contessa A. Maria di S. Giusto viene accusata di una relazione extraconiugale con il pittoreOsvaldo Mars, che la avrebbe ritratta come Salomé. Convinta che anche il marito sospetti que·sta sua relazione, la contessa va a trovare Mars, che non ha mai conosciuto: sulla porta di ca·Il quadro di Osvaldo Mars. A l centro: M ercedes Brignone 274

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fCI del pittore viene vista da un uomo che ne rimane sconvolto. Il pittore viene trovato mortodavanti alla sua tela strappata. La polizia interroga i testimani che ricostruiscono la vicenda edognuno dà una versione contrastante, finché una bambina d1e per tutto il film è stata mostrataa letto assistita da un medico, si sveglia urlando: \"Quanto sangue!\" e racconta di aver visto il• uicidio del pittore. La conferma al sospetto di un caso di eccezionale somiglianza si ha conl'arrivo di una lettera con la quale Mars dava istruzioni per accudire la tomba dell'amantemorta qualche tempo prima.dalla critica:«(...) Dramma poliziesco e passionale, interessante perché è tutto avvolto nel mistero sino alfinale.Buona l'interpretazione di Mercedes Brignone e Serra».(Do .Re. in «Lo vita cinematografico», Torino, 15 gennaio 1923) .«(...) Tutta la parte relativa agli interrogatori è costruita attraverso un continuo passaggiodal piano del racconto a quello dell'interrogatorio, a cui spesso si aggiunge il montaggioparallelo di oltre azioni, tra cui quello dello bambino malata, la cui funzione narrativa nonviene spiegato che allo fine.ti quadro di Osvaldo Mars è un film metadivistico, in cui il corpo della diva viene raddop-piato, trasfig urato nelle sembianze di Salomé, privato dello suo funzione narrativo diretta,In cui la divo stesso non solo è vittima di una complesso vicenda, ma vi ha un ruolo sostan-zialmente secondario. Il dramma passa per la distruzione dell'immagine divistico (la tela1quorcioto) e per la rivelazione della verità , affidata ad uno bambina reso muta dalla stes-so visione del dramma che viene o lungo preclusa allo spettatore.Ad un montaggio notevolmente complesso, del tutto inedito nel cinema italiano dell'epoca,che sostiene perfettamente un'intricato strutturo narrativo , si aggiunge uno fotografia, unoscelta di togli di inquadrature e di illuminazione che pongono il film molto più vicino al ci-nema tedesco che o quello italiano».(•Storie di corpi in estinzione» in «Sperduto nel buio» di Gian Luca Farinelli, Nicola Mozzanti e Michele Canosa,Bologna, 1991 ). I quattro tramonti r.: Emilio Ghione - s. e se.: Emilio Ghione - int. :: Emilio Ghione (Gior- gio Londra, detto Coca), Kally Sambucini, Mory Cléo Tarlarini - p.: Emilio Ghione per la Italo-film, Torino - di. : Pittalugo - v.c.: 16380 del 1.9. 1921 - p.v. romana: 25 .3. 1925 - lg.o.: m. 1398.Giorgio Landro, detto Coca, è un delinquente in guanti bianchi, che si aggira negli ambienti delgran mondo. I quattro tramonti sono quattro giornate in cui è condensata l'azione, dense di pisodi al limite dell'inverosimile. Tra l'altro, il protagonista colloquia con uno scheletro, rap-presentante ufficiale della morte••• 275

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II EP -- GHIONE FIL.M • Torl:n.o ===·· ··===È pronto il f11ntast1co lavoro di G. Gl:-IJ()N~: I Quaffro Tramonti Il grande attore italiano B. &HZONB = == = interpret.1: \"GIORGIO LANDRO\" = - --'(Pubblicità per I quattro tramonti, con Emilio Ghione 276

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dalla critica:cldeò, diresse, interpretò Emilio Ghione: e sta bene! Ma i quattro tramonti che coso signifi-cano, qual'è il loro simbolo... , visto che l'ultimo tramonto è, viceversa, l'alba o, se vuoi, unmeriggi o di un amore che si appaga e soddisfa? Mistero... presentato da un'attrice perfet-to : la Morte, che, buon per lei, fuma un bellissimo a vana! Eppure questo lavoro ha unospunto indovinatissimo e nuovo, stroncato dall'aridità dello sviluppo; ed è peccato, ché inesso vi sono originalità non comuni . Ogni qualvolta v' è un lavoro interpretato do Em ilioG hione si va quasi con gioia ad ammirarlo ma poi, insensibilmente, per quanto conquisidalla sua maschera espressiva, ci si domanda: «Oh perché questo nostro geniale, intelli-gente attore, tipo singolare ed unico nel suo genere, vuole inscenare e dirigere lavori neiquali dovrebbe emergere solo come interprete?».Comunque sia, questi Quattro tramonti hanno delle qualità tecniche indiscutibili, e potrebbeessere anche un bel film se l'interpretazione degli attori - compresa la Mary Cléo Torlarini -fosse ... meno lontana da quella di Emilio Ghione.Buona lo fotografia, specialmente nitida nei notturni».fElle. Gi in «La vita cinematografica », Torino, 2 2 luglio 1922).Il film venne distribuito, come tutti i film della Itala di quel periodo, dalla Unione Cinemato-9rafica Italiana {U.C.I.). Per motivi rimasti oscuri, I quatto tramonti venne presentato o Romasolo nel 1925, e a cura della Pittaluga. 11 racconto di Carnevale r. : Max Gallotti - s. : Lucio D'Ambra - f.: Gabriele Gabrielian - scgr.: Piero Fausto Majoletti - int.: Liliana De Liguoro, Lena De Angelis, Rena- to Piacenti, Diomede Procaccini - p.: D'Ambra / U.C.I. - di.: U.C.I. - v.c. : 16083 del 1.5. 1921 - lg.o.: m. 71 O.Si tratta di una delle tante pellicole prodotte da Lucio D'Ambra su proprio soggetto, ma fa-sciate dirigere ad uno dei suoi collaboratori. Probabilmente usata come complemento ad al-tro film di metraggio inferiore alla media. La regina dei Caraibi r.: Vitale De Stefano - ad. : Eduardo Nulli dall'omonimo romanzo di Emilio Salgari - f. : Arturo Barr, Romeo Waschke - int. : La bella Argenti- 277

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no (la regina dei Caraibi), Rodolfo Badaloni - p.: Rosa film, Milano - di.: indipendente - v.c.: 1° episodio: 16564 - 2° episodio: 16565 del 1. 11.1921 - p.v. romana : aprile 1922 - lg.o. : 1° episodio: m. 1276 - 2° episodio: m. 767.Messa in scena dell'omonimo romanzo di Salgaridalla critica:«Ci spiace di non poter dir bene di questo film, tanto che è italiano, ma necessariamentesiamo tratti a farlo, data la poca serietà con cui si è compiuta un'opera che poteva riuscireun capolavoro del genere! Figuratevi che, per citarvi un solo particolare, i «pellirosse» diquesto film sono talmente delicati, che non riescono a camminare a piedi nudi su di un pra-to! E la foresta impenetrabile... di alberelli da campagna romana?! Cose pietose, su cui èmolto meglio tacere» .(Scipio in «La rivista cinematografica», Torino, n. 14, 25 luglio 1924) . La regina del mercato r. : Giovanni Pezzinga - s.: dall'omonimo romanzo di Carolina Inverni- zio - se. : Sergio Bruni - int.: Ruy Vismara, Eugenia Tettoni, Nino Novel- li, Fernando Tettoni, Rita d'Harcourt, Fernanda de l'Arc - p. : Italica-film, Torino - di.: regionale - v.c.: 15725 del 1.1.1921 - lg.o.: m. 1023.Riduzione di un romanzo d'appendice tra i meno noti della scrittrice di Voghera.dalla critica:«(...) Questo film è stato sì mal svolto, che non abbiamo visto che una serie di fatti incom-prensibili per sé stessi e senza verun collegamento fra di loro.Del valore artistico degli interpreti non possono neanche dare un giudizio, siccome non hopotuto finora capire ciò che volevano rappresentare . Per di più, la fotografia è stata a ncheoscura. Il pubblico che occorse numeroso, ne rimase molto insoddisfatto».(S. Soler (corr. Malta) in «La rivista cinematografica», Torino, l O maggio 1924) . 278

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Il rettile della Metropolitan Bank r. : Ugo Uccellini - f. : L. Martino - int.: Gisa-Liana Dorio, la troupe (Ugo, Andrea, Dora) degli Uccellini, Ruggero Barni - p. : Romulea-film, Roma - di. : Latina-Ars, Roma - v.c. : 15990 del 1 .4.1921 - lg.o. : m. 1354.dalla critica:cli rettile della Metropolitan Bank, della Romulea-film (reparto ... Uccellini); qui si potrebberoripetere le osservazioni di Caccia all'ombra (V.), con l'attenuante dell'interpretazione moltopiù spiccata e simpatica della Gisa-Liana Dorio ed Ugo Uccellini. Il Barni, invece, è un atto-re anti patico».!Bu sso in «Lo vita cinematografica », Torino, n. 29, 7 agosto 192 2).Il film , durante la lavorazione, portava il titolo La jena della Metropolitana, con il quale, tal-volta, è stato proiettato. Il richiamo r. : Gennaro Righelli - s. : da un racconto di Fausto Maria Martini - se. : Luciano Dorio - f. : Tullio Chiarini - int. : Maria Jacobini (Giovanna Lan- di), Carlo Benetti (il professor Velati), Lido Manetti (Santino), Cecyl Tryan, Luigi Duse - p.: Fert - di. : Pittaluga -v.c. : 16029 del 1.5 . 1921 - p.v. romana : 17. 1O. 1921 - lg.o. : m. 1870.Una giovane vedova perde il proprio bambino. Raccoglie allora un orfanello, dedicandogli cu-,. e affetto.Il ragazzo, Santino, cresce e divenuto uomo, s'innamora della madre adottiva. Costei, delusa,•compare dalla vita del figlio, che non comprende•••dalla critica:e( .. .) La trama, per il fatto di essere raccontabile in poche righe, ha indotto Righelli e, persuggestione, anche Luciano Dorio, nell'errore di crederla troppo semplice . Tutto il film soffredi questa erronea convinzione del direttore e dello sceneggiatore e il senso di disagio chesi avverte in molti punti della proiezione dipende dalla amplificazione artificiosa di situazio-ni che trovano nella semplicità la ragione della loro forza, e dall'appiccicamento di perso-naggi e di episodi che, tenuti in minor luce, avrebbero ingorgato meno il film (...)» .(Anon. in «Kines», Roma , n. 30, 29 ottobre 1921 ). 279

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Maria Jacobini e Lido Manetti in Il richiamo«( ... ) Maria Jacobini, giovane e fresca sempre nei quindici anni che lo schermo fa passaredavanti a noi (quando un'attrice dev'esser bella in cinematografia non si può farla invec-chiare un tantino, nemmeno in quindici anni!) conferma una volta di più le mirabili doti diperfetta attrice; ella ha sedotto il nostro pubblico con l'incantevole sincerità d'espressione ela profonda efficacia del suo gesto signorile.Il lavoro, nel suo insieme, è piaciuto, anche perché gli si è saputo dare, con le mirabili ve-dute di Venezia, quella cornice poetica, suggestiva, alla quale il pubblico non rimarrà maiinsensibile».(Gastone Giannini in «La vita cinematografica», Torino, 28 febbraio 1922).«( ... ) Inutilmente speso in questo lavoro l'incontestabile magistero d'arte di Maria Jacobini,che io ho lodata tante volte entusiasticamente. Dirò di più : Maria Jacobini appare più raffi-nata in questo lavoro, ma meno vera, sia per truccatura erronea, sia per il traballantissimoequilibrio del suo ròle, sia per alcune forzate sottigliezze o raffinamenti (... ). Maria Jacobiniaccenna, in questo Richiamo - pur conservando le sue altissime doti di recitazione umana -a mascherarsi, se non compiutamente, almeno con alcune gaie, del carnevalesco costumedella recitazione cinematografica nazionale . Ed è gran peccato( ... )» .(L. de Rubempré in «La Cine-fono», Napoli, 25 febbraio 1922). 280

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La rivincita di Maciste r. : Luigi Romano Borgnetto - s. e se. : Luigi Romano Borgnetto e Camil- lo-Bruto Bonzi - f.: Augusto Pedrini - int.: Bartolomeo Pagano (Maciste), Henriette Bonard (Miss Elisa Guappana) , Erminia Zago [Miss Dorothy Bull-Dog), Guido Clifford, Mario Voller-Buzzi, Gino-Lelio Comelli, Giulio Dogliotti, Emilio Vardannes, Leone Heller - p.: Itala-film, Torino - di. : U.C.I. - v.c. : 15907 del 1.3.1921 - p.v. romana: 18.8.1921 - lg.o.: m. 1370.Si veda Maciste salvato dalle acque.dalla critica:«La rivincita di Maciste ha richiamato un pubblico enorme, che segu ì con passione i virtuosi-smi atletici del noto attore, fatto segno sempre a vivissima simpatia ed a liete accoglienze».(L. Petri in «La vita cinematografica », Torino, n. 12, 30 giugno 1923) .Questo film era la seconda parte di Maciste salvato dalle acque. Ed infatti seguiva nelleproiezioni il primo episodio. Ha poi subito delle variazioni ed è stato ripresentato come unfilm autonomo. Romanin r.: G . Scocco - f.: C. Louis Martino - int.: Romanin, Giuseppe Pierozzi - p. : Romanin-film, Via Goito 17, Roma - di.: S.P.E. - v.c.: 15897 del 1.3.1921 -lg.o.: m. 1259.Già pronto agli inizi del 1919, questo film , con il titolo La bugia o la verità, avrebbe dovu-to costituire il primo esemplare di «una serie di lavoro d 'arte» che la Romanin-film intende-va «pubblicare» per «ricreare lo spirito del pubblico e mostrare al mondo la più grande eprecoce rivelaz ione della sensibilità umana», almeno da quanto afferma la pubblicità ap-parsa su/ settimanale «Film» di Napoli (febbr. 1919). 281

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Il romanzo nero e rosa r.: Mario Almirante - s. : Luciano Daria e Mario Almiran te da un roman- zo poliziesco di Giorgio Mairs - se. : Alessandro De Stefani - f. : Ubaldo Arata - scgr. : Mario Gheduzzi - int. : Alma Pianelli , Vittorio Rossi-Pia- nelli, Alfredo Martinelli (Sfortunello Fortuna), Franz Sala , Mario Ferrari, Luigi Duse, Ines Ferrari - p. : Fert, Torino - di. : Pittaluga - v.c. : 16222 del 1.7. 1921 - p.v. romana : 19.9. 1921 - lg.o. : m. 1823.Due giovanotti rimangono colpiti da una fanciulla che hanno intravista fuggevolmente. Si met-tono alla sua ricerca, ma trovano invece una testa mozzata. Quella che avrebbe dovuto essel'9un'avventura sentimentale, non è altro che l'inizio di un avventuroso dramma, con frequentiintermezz:i comici.dalla critica:«(... ) Il film poliziesco, che a molti pare di infimo ordine e spregevole e trascurabile, e cheè stato assai invilito, ma che è eminentemente cinematografico se non scende alle volgari tàcui fu asservito, diventa di prim ' ordine ed assume un'impronta d'arte; e questo, bisogna ri-conoscerlo, è uno dei pochi casi nei quali il film d ' avventura, il film poliziesco, è stato ese-guito con i più seri intendimenti . In verità , accade raramente di vedere impiegato per un fil md 'avventure un così omogeneo e valoroso complesso di attori, un'accurata ricca messa inscena e un ' impeccabile fotografia (...)».(Dioni so in «La vita cinematografica », Torino, 7 settembre 1921 ).«I. .. ) Il soggetto non è privo di una certa genialità, ma nel suo insieme convince poco, espesso, l'enorme quantità di intrighi stanca lo spettatore. Il dramma sarebbe piaciuto assaidi più, se alcuni quadri non fossero stati tanto prolissi e se si fosse evitata qualche scen apoco opportuna (...).Di una comicità sempre fine e buona, il simpatico Alfredo Martinelli . In complesso però illavoro non ha molto soddisfatto: eccessivamente avventuroso ed intricato non è riuscitochiaro e convincente per molti spettatori (...)» .(Mak in «La rivista cinematografico », Torino , l O novembre 1921 ).li romanzo di G . Mairs Il segno misterioso non prevedeva il personaggio del poliziotto unpo' tonto, ma a volte imprevedibile di Sfortune/lo Fortuna, che Alfredo Martinelli aveva g iòinterpretato nel film L'isola della felicità con tanto successo. La Fert pensò di ripetere /'ex-ploit con questo Romanzo rosa e nero, che molto spesso è stato presentato con il titolo Leavventure di Sfortunello Fortuna .La censura fece tagliare qualche breve scena di scasso di una cassaforte e di tentativi diasfissiare il poliziotto. 282

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La rondiner. : Gabriellino D'Annunzio - s.: Fantasio (Riccardo Artuffo) - se.: Ga-briellino D'Annunzio, Riccardo Artuffo - f.: Eduardo Lamberti - int.: Ma-ria Roasio (la rondine) - p. e di. : Ambrosia-film, Torino - v.c.: 16154del 1.7. 1921 - p.v. romana: 23 . 11 .1922 - lg.o.: m. 1322.Moria Roasio: La rondine 283

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«Il film è diviso in quattro tempi.L'inverno. Tutto è freddo e gelido. Nel castello d'Arazzo abitano il vecchio principe ed i suoi trenipoti, Raimondo (musicista), Ruggero (scultore), Roberto (matematico). La loro vita è tetra enoiosa. La rondine è lontana, nei caldi lidi.La primavera. La rondine ritorna al castello sotto l'aspetto di una giovane che i tre nipoti tro·vano svenuta dinanzi al cancello del parco. La donna, accolta nel castello, porta, con la suafragrante giovinezza, un po' di gioia e serenità al principe ed ai nipoti.L'estate. La rondine nidifica e vive festosa, godendosi la libertà dello spazio e la gioconditàdella vita. È tutto un fervore di opere che la rondine suscita attorno a sé, in una gara di entu·siasmo e di lavoro.L'autunno. Il sole declina e la rondine, temendo i rigori del freddo, lascia che il vento del nordsoffi sulla pianura e si porta dove il tepore le farà fluire rigoglioso il sangue nel suo corpicino.La rondine lascia il castello, tuttavia il fervore della vita nuova non cessa: essa ha segnato unostrada: vivere, agire, creare, progredire...»,dalla critica:«(...) certamente poco per costituire l'ossatura di un'azione cinematografica . Ma è una co-sa graziosa, onesta ed eseguita da Maria Roasio e dagli altri attori con profondo sensod'arte e con grande sentimento( ...)» .(V. Berlè in «La vita cinematografica », Torino, n. 29, agosto 1922).«(...) soggetto veramente umano e profondo, che ben di rado troviamo nell'arte nostra. Mispiace di non ricordare il nome dell'autore. Ma ricorderò tuttavia quello di GabriellinoD'Annunzio che ha perfettamen te compreso il pensiero dell'autore e, con bella maestrianon appesantita dai soliti convenzionalismi stantìi, lo ha real izzato per lo schermo. Qual-che menda, è naturale, non manca . Forse un'altra parte era necessaria, giacché tutta la filmmi pare troppo ristretta e pigiata nelle solite quattro parti di rito(...).Poco chiaro è tutto l'intimo dramma della gracile rondine, dramma che appare troppo discorcio, sì da perdere quasi tutta la sua vera figura (...).Lode sincera all'Ambrosio di Torino che, oltre a far delle films utili all'arte, fa anche operautile all'intelligenza e al cuore».(Anon . in «La rivi sta ci nematografica», Tori no , nn. 15-16, 25 agosto 1922). Rondini nel turbine r. : Ettore Piergiovanni - sup. es. : Augusto Genina - f. : Arturo Busnen- go - scgr.: Giuseppe Ricciotti - int.: Ninì Dinelli (Ombretta), Gustavo Serena (Giampietri) , Ettore Piergiovanni , Elsa D' Auro (Anna), Pier-Ca- millo Tovagliari - p. : Libertas-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c. : 16186 del 1.6.1921 - p.v. romana: 30. 1.1925 - lg.o. : m. 1707. 284

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Commedia a sfondo sentimentale, in cui due giovani sono innamorate dello stesso uomo. Ledue « rondinelle» si trovano alla fine della storia coinvolte in una tempesta di neve e sono sal-vate proprio dall'uomo amato.dalla critica:«( ... ) Se nello spunto il Genina avesse pensato a dar forma e sostanza allo sua ispirazioneed all a sua concezione artistica, anziché pensare a dar vita ad un film sceso dalla sua in-fallibil e prerogativa di artefice modello e di perfetto tecnico, si avrebbe avuto in Rondini nelturbine, un lavoro di molto maggiore contenuto e quindi di maggior valore anche psicologi-co, ten uto pur calcolo che non si trattava, in fondo in fondo, che di conseguire lo scopo ditener viva , per quel tanto che potesse bastare, la curiosità e l'attenzione del buon pubbli-co... che paga .Tuttavi a vi abbiamo riscontrato ancora una certa freschezza e vivacità , malgrado nulla ciabbia detto l'argomento di nuovo( ... ). Mi rinc resce però di non poter tacere gli orribili qua-dri della bufera in montagna che (...) hanno lasciato intravvedere dell'ingenuità e della tra-scuratezza a danno dell'intero buon esito del film (.. .) . Non metto in dubbio che l'idea diuna bufera in montagna avesse dovuto portare serie preoccupazioni, ma peggio rimase ilrisultato dopo che fallì l'impari cimento assunto dal Piergiovanni .. . che ha perduto così l'oc-casione di far gustare al pubblico uno spettacolo un po' nuovo (...)».jZodig. in «Lo rivi sto c inematogra fico », Torino, 25 luglio 1922 ).lo troupe del film Rondini nel turbine festeggia la fine dello lavorazione 285

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«In Nina Dinelli, who stars in A woman's Confession, quite a new type of ltalian screenactress is introduced. She has, perhaps, more personality than any of her predecessors, andher beauty is allied to on intelligence which is made manifest in her work.In this well-told story she has a part of great sympathetic appeal as a hight-spirited giri witha keen sense of honour. (.. .) .The story is interestingly told, and free from morbidity. Nina Dinelli looks smart and actswi_th great charm . The photography is good, and the production runs easily along withoutany of the strain that one sometimes feels about a foreign story. (. ..)»(«The Bioscope», London, July 13, 1922). La rosa r.: Arnaldo Frateili - s. : da un racconto di Luigi Pirandello - se. : Stefano Landi - f.: Arturo Giordani - int.: Olimpia Barroero (Lucietta), Lamberto Picasso (il segretario comunale), Bruno Barilli, il piccolo Gabriele Baldi- ni (figlio di Lucietta), Romano Zampieri, sig . Forti - p.: Tespi film, Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 16306 del 1.8.1921 - p.v. romana: 22.7. 1922 - lg.o.: m. 1949.Rimasta vedova giovanissima con due figlioletti, Lucietta accetta un lavoro alle Poste di un pic-colo paesino ligure.L'arrivo della bella forestiera mette in agitazione il sonnecchiante paesino. Gli uomini affollanol'ufficio, inviando improbabili telegrammi o insolite raccomandate, cercando, invece, di metter-si in mostra.Lucietta, che è ancora in lutto, ma che è anche molto giovane, tentenna ad accettare l'invito apartecipare al ballo annuale della cittadina, che gli viene rivolto da più parti.A convincerla è lo sbocciare di una rosa, fuori stagione, una rosa rossa in un vaso da fiori delsuo balconcino.Tutti vogliono ballare con lei, ma Lucietta ha già fatto la sua scelta: il timido segretario comu-nale che aveva conosciuto sul treno, mentre era in viaggio verso la sua nuova destinazione.dalla critica:«( ...) Luigi Pirandello è troppo filosofo per sdegnare l'onesto guadagno che gli deriva dallaconcessione delle sue novelle per la trasformazione cinematografica. Ma il Pirandello cine-matografico, tranne qualche eccezione fatta da direttori valenti, è un po' come il pallonci nod'aria dei bimbi, o come la spugna imbevuta d'acqua. Bucate il palbncino, spremete laspugna, e vi resta in mano una pellicola e un concetto.E debbo dire che le novelle con cui sono fabbricati codesti palloncini o imbevute codestespugne, non sono né pellicole, né concetti , ma squisite e armoniose opere d'arte, cioè o pe-re compiute in sé stesse, e artistiche in quanto hanno raggiunto la perfezione della sosta nzain funzione della forma . La rosa è una novella pirandelliana, cioè una novella ove tutto lo 286

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spirito è nello scorcio del racconto e nell'episodio finale. I signori della Tespi mi ci fannocinque atti e mi ci mettono dentro Olimpia Barroero che, decisamente, non ha alcuna attitu-dine pel cinematografo. Non occorre dire che è venuta fuori una lamentevole cosa».!Aurelio Spada in «La rivista cinematografica », Torino, n. 15, 1O agosto 1922). Roveto ardente r. : Alfredo Masi - f.: Enzo Riccioni - int.: Lina Murari (Berta e Contessa Bianca Franchi), Renato Trento (Renato), Dillo Lombardi, Carlo Gervasio, Gioacchino Grassi - p.: Gladiator-film, Roma - di.: indipendente - v.c.: 15950 del 30.4.1921 - p.v. romana: 18.6.1921 - lg.o.: m. 1535.Storia passionale ambientata tra le quinte di uno studio cinematografico. La protagonista èuna donna tormentata, che passa attraverso varie esperienze prima di trovare l'uomo elle puòdarle l'amore che cerca disperatamente.dalla critica:• (...) Li na Murari dimostra di aver ben compreso la sua parte e la rende abbastanza effica-cemente. Certo in lei manca ancora il gesto sicuro e spontaneo, la scena sincera e umana.Però ha la dote della semplicità : dote questa assai notevole fra tanta posa e tanto divismo.G li altri interpreti sono assai poco adatti alla propria parte (...). In complesso, un lavoronon in grande stile, ma simpatico e interessante».(Mak in «La rivi sta cinematografica », Torino, 25 ottobre 1921 ).e(.. .) N on si comprende lo scopo che pone di fronte la Lina Murari a se stessa nelle partidella moglie e dell' amante, e la fa poi ancora rivivere nelle vesti dell' istitutrice. Si direbbeche la Li na Murari sia gelosa della propria arte e della p ropria persona; arte, è vero, mani-festata con civettuola perizia, con fine sagacia, con felino accorg imento; persona tornita edanche scultoreamente maliarda, ma che avrebbero, e l' una e l'altra, potuto emergere ugual-mente, a ppunto per queste sue qualità ... delle quali la passionalmente sensuale Murari de-ve avere il più personale e profondo convincimento .Ad ogni modo il film è piaciuto ed ha avuto lieto successo, non perché il complesso abbiaconvi nto a lcuno, ma per alcune g emme d i se ntime nto c he, fra tanto artificio, si sono rivelatequa e là per tendere l' arco della commoz ione».(Emilio Pasto re in «La vita cinematografica », Torino, 22 gennaio 1922).I film dello «sensuale» Lino Murari ebbero più o meno tutti delle noie con lo censuro . Rovetoordente non fece eccez ione. Varie scene in cui lo protagonista appare sdraiato «in modoseducente e affascinante» o bacio e d abbraccia il suo partner «fino a rovesciarsi su di lui»furono togliate. 287

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Royal Derby r. : Paolo Ambrosio, Alessandro Rosenfeld - f. : A Casalegno - int. : Francesco Casaleggio (Nick), Enrica Mossola (Nayla) - p. : Ambrosio- film, Torino - di.: U.C.I. - v.c. : 15904 del 1.3.1921 - p.v. romana : 9.8.1924 - lg.o. : m. 1039. Dalla pubblicità si desume che si tratterebbe di una storia d'avventure, ambientata nel mondo delle corse ippiche.dalla critica: «( ...) Ottimo soggetto, ma, per questo pubblico, non piacque la recitazione artistica . Ottima la messa in scena e discreta la fotografia». (U. Frezzati in «La rivista cinematografica », Torino, n. 7 , 10 aprile 1923) . La censura richiese per questo film, che ebbe una circolazione limitata, la soppressione di una scena in cui una donna offre al protagonista una sigaretta narcotizzata. Saetta contro l'orco di Marcouf r. : Domenico Gambino, Michele Malerba - s.: Giovanni Drovetti - f.: Gino Grabbi - int.: Domenico Gambino (Saetta), Pina Majelli (Rirì), Eu- genio d'Endremond (Golìa) - p.: Albertini-film / U.C.I., Torino - di.: U.C.I. - v.c.: 16054 del 1.5.1921 - p.v. romana : 31.12.1921 - lg.o. : m. 1770. Gli «echi degli spettacoli» di vari quotidiani lo segnalano come una nuova, mirabolante avven- tura, in cui il popolare Saetta fa sfoggio di tutta la sua abilità in una storia ricca di emozione e di situazioni pericolose. dalla critica:-«( ... ) Film di strabilianti avventure, in cui vien messa in mostra l'eccezionale bravura del no- to attore Saetta . Il lavoro piacque molto, oltre che per la brillante interpretazione, anche per la buona messa in scena e per la bella fotografia» . IS . Frosina in «La vita cinematografica », Torino, 30 giugno 1922). 288

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cli popolare attore Saetta, l'eroe della temerarie avventure, ha ancora una volta avvi ntol'attenzione della folla, che non si stancava di applaud ire nelle scene più sal ienti>>.IBerfro in «La rivi sta cinematog rafica », Tor ino, n. 12 , 25 gi ugno 1922).Domenico Gambino (Saetta) in Saetta e il club dei ciuffi Saetta e il club dei Ciuffi r. : Mario Roncoroni , Domenico Gambino - s. : Domenico Gambino - f. : G ino Grabbi - int. : Domenico Gambino (Saetta), Pina Majelli (Dolly) - p. : Saetta-film , Torino - di. : U.C.I. - v.c. : 15974 del 1.4 . 1921 - p.v. romana : 12 .8 . 1922 - lg.o.: m. 1849.11Dolly, la graziosa figlia dell'industriale Dornan, sparisce. La ragazza è stata rapita a scopo diturpe ricatto dai membri del club dei Ciuffi, che l'hanno trasportata in una grotta sperduta.Saetta, l'acrobata fortissimo, con energia prodigiosa, condita di motti arguti e comiche paren-tesi, penetra nella grotta e salva la bella Dolly. Ma quando il ricco industriale vuol consegnareall'eroico Saetta il premio di cinquantamila lire, da lui fissato come ricompensa per il salvatoredi sua figlia, questi rifiuti e preferisce tornarsene a fare il vagabondo».(da «Echi degli spettacoli» in «La Stampa», Torino, novembre 1921 ). 289

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dalla critica:«Un film divertentissimo e tale da giustificare in Gambino il nomignolo di Saetta; certamen-te il migliore tra tutti quelli da me visti finora del popolare e notissimo artista, sia per azionee movimento, che per audacia e per il completo affiatamento con gli altri elementi che lohanno circondato in questa sua fatica .Domenico Gambino, in questo genere di lavori a base di acrobazia e di giuochi d ' astuzia,può competere vantaggiosamente coi suoi colleghi dell'altro mondo, tanto più che ha la for-tuna di rendersi subito simpatico al pubblico, ed in modo speciale a quello che frequen tatal genere di spettacoli (...)».(Ac. A. in «La vita cinematografica», Torino, n. 22, 30 novembre 1921 ).«(...)qui Saetta compie prodigi di audacia eccezionale (...). Basti citare il salto ormai famo-so dei quattro balconi e cioè dal qua rto piano di una casa, salto autentico, senza trucchi,che molti hanno visto fare da Gambino in persona in un pomeriggio luminoso nel palazzon. 43 di Corso Umberto a Torino. Proprio così : Gambino salta da un balcone all'altro finoa terra, partendo dal quarto piano di un palazzo. L'emozione che provarono tutti coloroche vi assistettero in quel giorno, si riproduce efficacemente sullo schermo. Questo si chia-ma fare avventura sul serio (...)».(Ego in «La rivista cinematografica», To rino, n. I, 1O gennaio 1922) . Saetta più forte di Sherlock Holmes r.: Domenico Gambino, Mario Roncoroni - int. : Domenico Gambino (Saetta), Pina Majelli (Riri), Eugenio d'Endremond (Golia) - p.: Saetta- film , Torino - di.: U.C.I. - v.c.: 16187 del 1.6 . 1921 - p.v. romana: 18.7.1922 - lg.o.: m. 1590.Nel castello di Changeloup viene rapita la cagnetta della baronessa, un pechinese di nome Ri-rì. Accusata di scarsa sorveglianza, viene licenziata una cameriera, anch'ella di nome Rirì.La baronessa incarica due poliziotti privati, Sherlock e Holmes di ritrovare la preziosa bestioli-na, ma i due non vengono a capo di nulla. Attratto dalla ricompensa di cinquemila lire, inter-viene Saetta, che dopo mirabolanti peripezie ritrova il cagnolino, ma chiede, oltre ai soldi, an-che la riassunzione dell'innocente cameriera. Intascato il premio di cui non sa che fare, capitain un istituto di trovatelli, gioca con loro e consegna i soldi al direttore dell'Istituto, perché liimpieghi a favore dei piccoli. E ritorna alla sua solita vita di generoso vagabondo.dalla critica:«(...) Le più irrefrenabili risate accolsero questo bizzarro film del quale Saetta è protagoni-sta comicissimo e ardito (...)».(Corr. A non. da Tori no in «La rivista cinematografica », 25 febbraio 1922). 290

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«(...) film non saprei dire quanto idiota e volgare (...)».(A. Spada in «La rivista cinematografica », Torino, 25 agosto 1922) .«(.. .) Film buono, interessante, esilorontissimo anche per le stranezze comiche di Saetta,sempre e di tutto nonché di tutti vincitore per la sua furberia, forza e velocità».(Anon. in «La rivista del cinematografo», n. 4 , aprile 1928) .cl'orte di Domenico Gambino figuro meglio in altri lavori più sobri. Il troppo amore per lefughe e per le risse vizia alquanto questo pellicola, che nel complesso è però buono e dicui restano molte cose piacevoli (...)» .(G. Morano (da Bergamo) in «La rivista cinematografica », Tori~o, n. 21 , l O novembre 1924) . San Giorgio r. : Giulio Aristide Sartorio - s., rid. e ad.: G. Aristide Sartorio - f. : Giulio Rufini - scgr.: Piero Guidotti - int.: Fernando Ribocchi (Son Gior- gio), Vanna Villo (Alessandro), Mario Coserini Gosporini (Amino), Amedeo Cioffi (Ronuccio), Angelo Gallino, Tullio Monocelli, Ines Alva- rez, Orazio Soitto - p. e di. : Triumphalis Film, Roma - v.c.: 15783 del 1.2 .1921 -p.v. romana : 22 .9 .1921 - lg.o. : m. 1630.lanuccio si è invaghito della nobile donzella Alessandra, figlia del re della città. Alessandra,però, ha votato la sua vita ad una missione di bontà verso i poveri e rifiuta la sua mano. Ami-na, la madre di Ranuccio, fattucchiera venuta d'Oriente, ricorre all'aiuto del Domine Malafede,Il Demonio che tenta di rapire Alessandra.Mo Ranuccio la difende a costo della propria vita. Il demonio colpisce allora la città con un terribi-le flagello e fa sapere che non desisterà fino a che non gli sarà consegnata sugli scogli dell'isolamaledetta una donzella. Si affida alla sorte la designazione della vittima e questa, per i raggiri diAmina, è Alessandra. La donzella, tra il pianto dell'intera città, è inviata all'isola maledetta.Mentre i demoni danzano attorno all'ara preparata per il sacrificio appare il terribile guerrie-ro, San Giorgio che li colpisce con i suoi dardi infallibili. I demoni si trasformano allora in un..rribile drago, ma il celeste cavaliere con la lancia lo colpisce a morte e ritorna alla città conkl donzella liberata e le spoglie del drago ucciso.(da «La rivista del cinematografo», n. 3 , 1931 ).dalla critica:«(...) il dramma storico-sacro si snodo con ritmo suadente e suggestivo, come suggestivo e 'dolce è l'effluvio mistico religioso che avvolge le più belle scene del lavoro e le radiose fi-gure della candido Alessandra e dell'eroe senza macchio e senza paura, S. Giorgio.Bene inquadrato ed artisticamente ambientato: basto considerare gli obiti , i riti, le cerimo-nie, i costumi , i templ i, gli interni e gli esterni, fed elmente rispondenti all' epo che del ' 400, 291

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M anifesto di G iulio Ari stide Sarto rio per il suo film San Giorgio 292

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per farsene un' idea esatta; esso presenta dei paesaggi magnifici e delle scene grandiosequali il giardino incantato, l'uccisione del drago, gli incantesimi infernali, ecc. (...). Un ca-polavoro (...)».(Effe in «La rivista cinematografica», Firenze, n. 6 , 25 marzo 1924) .«(.. .) Leggenda fantastica : all'infuori di diversi magnifici quadri, il soggetto vale poco e nonmanca di errori (...) ».(Carlo Chistè in «La rivista cinematografica », Torino, n. 9, l O maggio 1922).Il film, che divenne un «classico» delle settimane sante {girava ancora nei 193 1, col titololeggermente variato, La leggenda di San Giorgio) ebbe serie noie con la censura che prete-se la soppressione delle scene in cui si vede la madre di Ranuccio ucciso, chinarsi sul cada-vere e poi rialzarsi lanciando sul volto del podestà del sangue e di quelle in cui si vedonodei cadaveri sulla sponda del mare e di alcune ninfe che emergono dalle onde. Saracinesca r.: Gaston Rave! - s. : dal romanzo di Francis Marion Crawford - se.: Gaston Ravel - f. : Carlo Montuori, Gabriele Gabrielian - scgr. : Giu- seppe Sciti - int. : Elena Sangro (Don na Corona), Sigrid Lind, Carlo Gualandri, Enzo De Liguoro, Alfredo Menichelli, Rina De Liguoro, Luigi Duse, Achille Vitti - p.: Elena Sang ro per la M edusa-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 16443 del l. l O. 1921 - p .v. romana : 31 . l. 1923 - lg.o.: m. 1829.«Roma, 1865: il segretario di stato vaticano, cardinale Antonelli non vede di buon occhio leprogettate nozze del principe Giovanni Saracinesca con Tullia Meyer, una donna intrigante,amica dei liberali, nemici della chiesa. Egli non vuole che lo Stato pontificio possa perdere l'ap-poggio di uno dei maggiori rappresentanti dell'aristocrazia romana. La morte del vecchio prin-cipe di Astrardente risolve la situazione: terminato il lutto, Corona, la vedova, di cui da sempreSaracinesca era innamorato, potrà rimaritarsi con lui.Ma la Meyer, per far saltare le nozze, si reca da Corona con un documento falsificato, da cuirisulta che Saracinesca è già sposato con una oscura fanciulla aquilana. Corona non abboccaa ll'inganno e, scoperto il falso, Tullia viene espulsa da Roma, mentre De Ferice, il suo complicenella contraffazione del documento, viene ricercato dalla polizia, essendosi reso immediata-mente uccel di bosco.Uniti in matrimonio, Corona e Giovanni, un giorno che passeggiano nel bosco di Saracinesca,vengono avvicinati da una pattuglia di zuavi pontifici. Il capitano chiede se hanno notato unviandante sospetto. Corona, che s'è momentaneamente allontanata, vede un frate esausto. È ilricercato De Ferice. Una sola parola e l' uomo sarebbe perduto. Generosamente la donna perdo-na chi a veva voluto farle del male e De Ferice, commosso, si allontana nella direzione opposta».(da «Lux», Roma, n. 8, agosto 1921).Il film venne presentato come «episodio-romantico slorico, ambientato nella Roma del 1865». 293

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Carlo Gua landri ed Elena Sangro in Saracinesca 294

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Una scena di SaracinescaNon si è in grado di stabilire le analogie con l'altro film , intitolato Sant'llario, (1923) trattodallo stesso romanzo.dalla critica:e(...) Mediocre effetto di costumi ed una lunga e prolissa sequela di quadri, il più delle voi- ' anche messi a sproposito e fuori linea, non escluso il vano sforzo degli interpreti tutti .Elena Sangro compresa, per tener desto lo spirito del pubblico... che, da quando ha avutosentore, pare abbia molto biasimato le scene interminabili dei dueìli ... nonché, qualche vol-to, si sia sentito pure nel caso di addormentarsi placidamente... per qualche altro abuso delgenere. In analisi un'impressione dunque tutt'altro che favorevole, sia nei riguardi dellamessa in scena che dell'interpretazione (...). Molto buona invece la fotografia del Gabrie-lian e del Montuori .Speriamo che l'insuccesso di Saracinesca possa almeno servire di esempio a coloro che sisentono di cimentarsi in lavori \"in costume\", senza averne prima misurata la portata e l' op-portunità» .(Zodig. in «La rivista cinematografica», Torino, 25 ottobre 1922).1È uno dei soliti film né migliore né peggiore di tani'altri, pieno magari di buone intenzioni enon scevro di qualche pretesa, ma le cui intenzioni e le cui pretese, purtroppo, non diventanoquasi mai luce di bellezza ed artistica eleganza di forme. Lo sforzo per tendere a vette sem-pre più alte e sempre meno comuni è evidente in ogni scena, ed è anche evidente una spicca-ta ricerca di minuziosità ed un appassionato travaglio di ricostruzione (c'è per sfondo il fasto 295

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della corte pontificia e per contorno la trama di un intrigo politico); senonché è stata così com-pletamente perduta di vista la linea dei giusti equilibri, ché tutto il lavoro appare infarcito dicose ingombranti ed inutili e la stessa vicenda del dramma si torce, soffocata sotto il peso deifronzoli che la sommerge( ...). Troppi salotti, troppi balli, troppi primi piani ed una desolantescarsezza di opportuni sviluppi e di indispensabili motivi sia meccanici che spirituali .Discuto l'interpretazione, quantunque Elena Sangro mostri di preoccuparsi assai più dellapropria bellezza che di dare un'anima al personaggio affidatole (... )» .(Ciro in «L'Epoca », Roma, 31 gennaio 1923). Scalabrino r. : Carlo Campoga!liani - s. : Carlo Campogalliani - f. : G . Testa, C. Cerrina - int. : Onorato Garaveo (Scalabrino); Bianca Maria Hubner, Angelo Buonanno (Ten . Adriano Retei) , Giorgina Gaietti, Felice Minot- ti, Lionel Buffalo (?) - p. e di.: Campogalliani-film, Roma - v.c. : 16623 del 31.12 .1921 - lg.o. : m. 1815.Scalabrino è un marinaio agli ordine del tenente Adriano Retei, al quale vengono trafugati de-gli importanti documenti militari da una banda di spie al soldo dello straniero.Con la sua forza e con un singolare travestimento di donna Scalabrino penetra nel covo deicattivi, recupera i documenti e salva il suo tenente dall'accusa di alto tradimento.dalla critica:«Questo simpaticissimo e comico film d'avventure ha ottenuto un vivo successo, specie perl'interpretazione indiavolata di Bianca Hubner e Scalabrino.Il pubblico si è divertito immensamente ed ha seguito le singolari vicende con interesse edentusiasmo» .(Anon . in «La rivista cinematografica », Torino, n. 11 , 10 giugno 1922) .«Dopo tutte le rifritture del caso, parrebbe che tutte le pellicole d'avventura dovessero, perla loro stessa natura, annoiare a morte . Invece, come rileviamo da Scalabrino, le vicendeimpressionanti, se accompagnate da un certo buon gusto e da un pizzico d'allegria, nonmancano di ottenere lo stesso successo dei poemi cavallereschi di buona memoria .(... ) divertente e interessante, pieno di leggerezza e di misura» .(Edgardo Rebizzi in «L'Ambrosiano», Milano, 3 marzo 1923).Onorato Garaveo (7 888-7 956) aveva riportato un enorme successo personale nel film Ilponte dei sospiri in cui era stato un esilarante Scalabrino.Campogalliani pensò di sfruttarne l'eco, preparando rapidamente questo film. In effetti, rin-novò, in particolare tra il pubblico di periferia, il consenso verso questo simpatico perso-naggio che, come Maciste, era originariamente un gamalo del porto di Genova. 296

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Scherzando con la morte r. : Federico Elvezi - s. e se.: Vittorio-Emanuele Bravetta - f.: Luigi Fiorio - int.: Caesar, Fede Sedino, Angelo Rabuffi, Mario Pederzini - p. : De Giglio-film, Torino - di. : U.C. I. - v.c.: 15958 del 1.4.192 l - p.v. romana : 20.10. 1921 - lg.o.: m. 1666.dalla critica:«Vivace, briosa, animata dal suo bel sorriso g iovanile e fresco, Fede Sedino, in questa suanuova interpretazione, riesce gradevolissima. La graziosa attrice impersona due personag-gi, due sorelle, con una varietà di atteggiamenti e di espressioni .Scherzando con la morte possiede inoltre una messinscena da gronde film d'avventuro al-l'uso americano (.. .)» .IAnon. in «La Stampa», Torino, l O novembre 1921).Il protagonista del film , Caesar è Carlo Rosini, che la Casa torinese De Giglio cercò di lan-ciare come un altro dei «forzuti» che allora imperversavano sugli schermi italiani. Ma, «ilgigante dei giganti», come Rosini-Caesar veniva soprannominato, non ebbe lunga vita sugli$Chermi: due o tre film, e poi preferì ritornarsene nella sua Genova.Titolo di lavorazione: Ella non morrà. La scimitarra del Barbarossa r. : Mario Corsi - s.: Maffio Moffii - f. : Arturo Giordani, Gioacchino Gengarelli - int. : Olimpia Barroero, Enrico Piacentini, Ludwig Bendi- ner, Rina Calabria, Lina Millefleurs, Ernesto Treves, Carlos A. Troisi, Te- resa Calabria, Luigi Moneta, Amos Incroci, Thea Sprenger, Gino Viotti, Carmen Boni - p.: Tespi-film, Roma - di. : U .C.I . - p.v. romana : 26 .6 .1922. Il film è diviso in due episodi: Il deserto interrogato - v.c.: 15674 del 1. 1. 1921 - lg.o. : m . 1753; La stele di Astarte - v.c. : 15675 del 1.1.1921 -lg.o.: m. 1569.Avventure belliche nel deserto libico, ingentilite da una storia d'amore tra un'europea ed un ovane arabo e con ampi intermezzi comici dovuti all'attore boemo Ludwig Bendiner. 297

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dalla critica: «( ...) Si proietta un film in due serie, La scimitarra del Barbarossa di Maffio Maffii . Un lavo- ro di interessantissime avventure, originali, piacevoli per la novità d'ambienti e costum i, poiché l'azione si svolge a Tripoli e dintorni(...). La fotografia dei caratteristici luoghi è bellissima». (Reffe in «La vita cinematografica», 15 giugno 1922). (« ...)Lavoro di mediocre importanza». (C. Chistè in «la rivista cinematografica», Torino, l O dicembre 1923). Il film venne girato in esterni in Tripolitania, a Tripoli, Suk el Giuma ed altre località libiche. Le scogliere della morte r.: Dante Capelli, Giovanni Casaleggio - s.: Nemo e Nihil - f. : Luigi Reverso, Giuseppe Berta - int.: Mario Casaleggio (Carlo), Franco Ca- pelli, Lidia Richard (Marta), Teresa Marangoni - p.: Colombo, Milano - di.: regionale - v.c.: 15864 del 1.3 . 1921 - p.v. romana : 13.1.1925 - lg.o.: m. 1296. Il perfido marchese Valitorne si invaghisce di Marta, la figlia di un armatore, già promessa a Carlo, il segretario del padre. Il marchese cerca, con calunnie e ricatti, di diffamare il giovane. Ma un timoniere della flotta che per Carlo è come un padre, scoprendo che il falso nobile è in realtà un assassino, dimostra l'infondatezza delle accuse contro Carlo. I due giovani si sposano. dalla critica: «Un dramma d'avventure che, sebbene per originalità non emerga soverchiamente dai soli- ti drammi d'avventure, ha piaciuto. Lodevole l' interpretazione del simpatico, nonché cav. uff. Mario Casaleggio. Buona la mes- sa in scena. Apprezzabile la fotografia». (Maxime in «La rivista ci nematografica», Torino, n. 10, 25 maggio 1921). «Fra le proiezioni romantiche, di cui se ne fa oggi un abuso, questa Scogliera della morte è una delle più complesse, per circostanze allacciate ad episodi di vita vissuta; per quanto il quadro romanzesco abbia una tinta molto fosca per un personaggio rocambolesco (...). Ma il pubblico vuole emozioni, ed è quindi, questa, una tela che va annoverata fra le più commerciali per l'interesse che sa mantenere fino alla fine, la quale è lieta per la consueta punizione del colpevole ed il trionfo della giustizia, come i drammi antichi ... a tesi ». (E . Pastori in «La vita cinematografica», Torino, n. 18, 30 settembre 1923). 2981.1

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La sconosciuta r.: Bianca Virginia Camagni, Tito A Spagnol - s. e se.: Bianca Virginia Ca magni - f.: Arturo Gallea - int.: Bianca Virginia Camagni (la princi- pessa sconosciuta), Albero Collo (il giovane povero), Teresita Reiter, Ade- le Sanvittore, Alfredo Cruicchi, Giuseppe Majone-Diaz, Giuseppe De Bre- sa, Ubaldo Maria Del Colle - p.: Camagni-film, Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 15746 del 1.2.1921 - p.v. romana: 7.7. 1921 - lg.o. : m. 1370.Dramma passionale e romantico in cui un giovane povero si innamora di una giovane che, inrealtà, è una principessa in incognito. Le ragioni del cuore non prevalgono su quelle dinasti-che. E la principessa si suicida.dalla critica:«L' ultimo lavoro proiettatosi: Sconosciuto, con la Camagni, non ha ottenuto quel successoche si sarebbe atteso per la notorietà della protagonista; e ciò è maggiormente dovuto allastro ncata struttura del dramma, il quale iniziatosi con geniale intuizione di scene e di vicen-de, e condotto magistralmente con linee di grande lavoro passionale, si strozza da sé im-provvisamente in una fine che lascia incompleto il lavoro stesso ed insoddisfatto, per non di-re d eluso, il pubblico» .(E . Pastori in «La vita cinematografica», Torino, 30 maggio 1923).«(... ) Salva il lavoro da una irreparabile degringolode, la presenza del Collo, il quale hag iocato il suo ruolo - di amante e di amoroso - con prestigio e con vigore scenico .Il resto , astrazion fatta di qualche interno e di qualche contorno panoramico, è mediocrità,è nulli tà quasi» .(E ffe in «La rivista cinematografica », Torino, l O ottobre 1924.Sulla produzione di questo film, di cui lo censura chiese la soppressione dell'ultima scena incui si vedeva lo principessa sconosciuta morta, esiste uno interessante testimonianza dt TitoA. Spognol sullo rivisto «Cinema», Roma, ai numeri 8 7 e 82 (7 O e 25 novembre 7939), docui stralciamo un breve giudizio sull'attrice protagonista:«Bianco Virginio Comogni, che molti ricorderanno ancora, ero uno biondo donna lombar-da, e ciò spiego le doti quasi maschili di praticità ed energia ch'ella possedeva, oltre alleoltre femminili che facevano di lei uno incantevole e mutevole creatura. Non sortivo, cometutte le attrici di quel tempo, do una portineria o do uno cucino, ma aveva ricevuto una edu-cazione raffinato, parlova diverse lingue, ero pianista delicata e sensibile, aveva viaggiatol'Europa, amava lo compagnia dei letterati e degli artisti, artista lei stesso, inquieto, sfovil-lonte di bellezza e di talento . Il cinematografo l'avevo attirata, mo saltuariamente. Ognivolto od allontanarlo do quest'arte ero stato lo repugnonzo di dover sottomettersi o genteche per ingegno e cultura ero ben lontana da lei, nullo di più naturale quindi che con tontepossibilità proprie, ella ambisse o fare do solo dei film, a creare, come allora si dicevo dicoloro che di un film non erano solo gli interpreti, mo gli autori e i registi insieme.» 299

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Il segno dei tempi r.: Romano Luigi Borgnetto - s. e se.: Alessandro De Stefani - f. : Danie- le Burgi - int.: Vittorio Pieri (Il Duca Farnese), Ruy Vismara (la duchessi- na, sua figlia), Giuseppe Brignone (il vecchio domestico), Giovanni Ci- mara (l'arricchito), Armand Pouget (il figlio del precedente), Alfredo Boccolini - p.: Rodolfi-film, Torino - di.: U.C.I. - v.c.: 16524 del 1. 11 . 1921 - p.v. romana: 16.3. 1922 - lg.o.: m. 1463.Il vecchio duca Farnese, malgrado il suo titolo e le sue nobili ascendenze conduce una vitastentata. Accanto a lui è venuto ad abitare un certo Massa, un affarista arricchitosi durante laguerra, il quale, insieme ad amici della sua levatura, usa ogni mezzo per umiliare l'anzianoaristocratico. Ma quando entra in giuoco l'amore che nasce tra la figlia del duca ed il figlio delMassa, le angherie hanno termine e tutto si conclude con un matrimonio.dalla critica:«La paura di non riuscire a fare il meglio, ha fatto sì che la Casa Rodolfi si sia arbitrata dirimaneggiarsi per conto suo il soggetto mutilandolo e rimpinzandolo ad libitum e gusto suo,fino a sciupare quel pò di buono che fortunatamente ancora vi si poteva intravvedere. Cene guarderemo bene quindi dal fare un appunto ad Alessandro De Stefani, che, se per av-ventura ne fosse stato anche l'inquadratore, ci avrebbe dato prova di una sterilità insolita edi assai poca praticità. Peccato, viceversa, che la messa in scena non sia stata curata inogni suo momento e non si sia preoccupata di affiatare maggiormente fra loro gli interpreti,mettendoli meglio in evidenza a seconda del loro merito e delle loro capacità (...).Per cui mancò così in tutto il lavoro parte di quella sua caratteristica alla quale era stato im-prontato, troppo presto illanguidita intorno alla personcina della figlia del Duca, che a pa-rer nostro, avrebbe dovuto essere la protagonista assoluta del dramma .In ultima analisi un lavoro mal sviluppato ed abbandonato alla speranza di un successoche non si verificò che in parte».(Zadig. in «La rivista cinematografica», Torino, n. 17, l O settembre 1922) .Il film è noto anche con il titolo Plebe dorata.Venne ripresentato anche nel 1932, con qualche effetto sonoro e con il titolo cambiato inUn dramma sull'oceano. Il segreto della Diamond & C. r.: Giuseppe Guarino - f.: Matteo Barale - int.: Carlo Aldini, Henriette Bonard, Lucina Boni - p.: Cinegraph, Torino - di.: regionale - v.c. : 15835 del 1.3. 1921 - p.v. romana: 2 .6 . 1922 - lg.o.: m. 1423. 300

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//segreto della Diamond & C. : Carlo AldiniAvventure poliziesche, con grandi prove delle capacità atletiche del protagonista, impegnato\"el combattere una combriccola di spacciatori di droga.dalla critica:e// segreto della Diamond Company ha interessalo vivamente per le gesta acrobatiche del-l'atleta Aldini, al quale non manca naturalezza e che potrebbe avere miglior rilievo in filmpiù chi ara e precisa di concetto ».IE . Pastori in «La vita cinematografica », To rin o, 30 gennaio 1922) .Il film, uno dei meno noti di Carlo Aldini (Ajax) , venne girato negli stabilimenti della Audaxdi Giuseppe Guarino, per conto della Cinegraph di Salvo Albero Sa/vini.Lo cens ura fece eliminare dalle didascalie la parola «oppio» e ogni altro accenno allospaccio ed al contrabbando di questa droga . 301

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Il segreto di un bandito r.: Vittorio Tettoni - f. : Matteo Barale - int. : Celio Bucchi (il principe Turbinoff), Ruy Vismara - p.: Audax-film, Torino - di. : regionale - v.c. : 16508 del 1. 10.1921 - lg.o. : m. 1337. L'atletico attore di origine romagnola Celio Bucchi Silvagni interpretò tra il 79 79 ed il 7920 ben tre film per /'American-Albertini, quattro per la Audax ed altri quattro per la Ci- negraf, tutte editrici minori torinesi. Questo Segreto di un bandito, venne realizzato negli studi della Italica di E. Vidali e G. Guarino. Nonostante il titolo, che farebbe pensare ad un film poliziesco, si tratta di una vi- cenda drammatica ambientata in Russia, in cui l'attore «incarna alla perfezione /'imponente figura del principe Turbinoff», come riferisce il notiziario di una rivista cinematografica tori- nese dell'epoca . Sélika r.: Ivo Illuminati - s. : «leggenda in quattro parti» di Ivo Illuminati - f. : Carlo Mondino, Eduardo Piermattei - scgr. : prof. Hossiason - int. : Ber- ta Nelson (Sélika / Marisa de' Cerri, contessa di Villa Rosa), Ubaldo Cocchi (il leone della tribù), A. Andrè Marini (Adalberto), Pietro Nocito (il padre di Adalberto) - p. : Nelson-film, Roma - di. : Filmgraf - v.c. : 16478 del 1. 10. 1921 - lg.o. : m. 1387. Marisa de' Cerri, la giovane vedova del conte di Villa Rasa, ha acquistato un antico castello, del quale la leggenda racconta che il primo proprietario, stregato da una «giramondo», morì tragicamente. E, raccontando nei particolari questa storia agli amici che sono venuti a farle vi- sita, la vecchia leggenda sembra divenire realtà. «C'era una volta un bel cavaliere, di nome Adalberto, che abitava nel castello. Un giorno si ac- campa nei paraggi una tribù di nomadi; il capi di essi, il \"leone\" della tribù, chiede ad Adal- berto che venga permesso loro di esibirsi in balli, canti e giochi di prestigio; la sua compagna e promessa sposa Sélika predirà la ventura. Lo spettacolo ha luogo e Sélika predice ad Adalberto un grande _amoreed una brutta-- morte. Quando il leone viene a sapere che Sélika è stata così veritiera, vorrebbe punirla, ma la donna chiede aiuto ad Adalberto, che, subito, interviene, prendendo a scudisciate il leone. I due giovani scoprono d'amarsi, ma il loro amore, come profetizzato, ha un fatale epilogo: Adalberto perisce tragicamente, mentre Sélika viene condannata alla lapidazione». La censura trovò eccessive alcune scene di violenza su di un bambino e quelle relative alla lapidazione della zingara, e ne chiese il taglio dalla versione definitiva . 3021'

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Il sentiero della gloria r. : Marchese Mario Centurione - s. : Leandro Paluzza - f. : Silvio Cavaz- zoni - int. : Lisetta Paltrinieri, Fioretta , E. Paul Lambert, Gaetano De Vi- ta, Carbon - p.: Leandro Patuzzo, Milano - di. : Cinegraph - v.c. : 15786 del 1.2 . 1921 - lg.o.: m. 1373.Odissea di un artista povero, che riesce a raggiungere la gloria a prezzo di grandi fatiche edure disillusioni.Tran ne un accenno alla «magistrale interpretazione di Lisetta Paftrinieri» j«La rivisto cinema-tografica», Torino, 25 dicembre 1924), non è stato possibile reperire altre notizie su questofilm milanese, che ebbe una scarsissima circolazione.Senza amore: Renée Pelar Senza amorer. : Arnaldo Frateili - s.: Arnaldo Frateili e Luigi Pirandello - se. : ArnaldoFrateili - f. : Arturo Giordani - int. : Renée Pelar (La contessa Holt), LucianoMolinari (Dorf, il pastore), Dolly Morgan, Ruggero Barni, Carlos A Troisi ,Rina Calabria, Ludovico Bendiner, Ernesto Treves - p. : Tespi-film/, U.C.I.,Roma - di. : U.C.I. - v.c.: 15837 del 1.3.1921 - lg.o.: m. 1807.Èspesso citato nelle filmografie del cinema italiano per una non meglio precisata collabora-z ione al soggetto di Luigi Pirandello . Ma è probabile che tutto si riduca al titolo che origina-riamente si voleva dare al film : Pantera di neve, che venne suggerito dallo scrittore a Frateili. 303

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Senza amore, questo il titolo ufficiale e definitivo, venne girato in buona parte a Tripoli.Solo nel 1923, una corrispondenza dall'ex-colonia italiana, ne segnala la proiezione all'A-lambra di Tripoli, per un solo giorno ed in piena estate.La censura pretese il taglio di una scena in cui un pastore per cogliere un fiore da offrire al-la protagonista, mette un piede in fallo e precipita in un burrone. Senza colpa r.: Gustavo Serena - s.: Vittorio Bianchi - se. : Gustavo Serena - f. : Artu- ro Busnengo - int. : Anna Fougez, Gustavo Serena, Isa de Novegradi, Ignazio Bracci - p. : Libertas-film, Roma - di.: U .C.I. - v.c.: 16447 del 1. 1O. 1921 - p.v. romana : 2 .2 .1922 - lg.o.: m. 1593.«Il dramma è tutto racchiuso in queste due parole, le quali sentiti:z:zano tutta una visione di av-venimenti, tutto un trattato di teorie. Il furto, cioè, banale di un momento di lussuria, su un cor-po inerme e momentaneamente senza vita. Il bacio d'una vampata sul marmo d'una statua.Cuore e cervello sono estranei a quest'oltraggio e gli occhi non riflettono la visione della carneumiliata e soggetta alla foja del bruto. Il corpo soggiace e resta marchiato, ma l'anima rimanepura e solo la coscienza si adombra nella rivelazione del dramma subito, e si tende a chiederperdono d'una colpa non sua».(da «La vita cinematografica», Torino, 22 ottobre 1922).«Vittorio Bianchi ha sbagliato a far inscenare questo suo dramma, che manca di un qualsia-si filo conduttore. Non vale la pena di esaminare minutamente tale film. Il soggetto, perquanto ci fossimo sforzati di rintracciarlo, non c'è. Abbiamo avuto, difatti, l'impressione divedere tanti quadri diversi senz'alcun legarne fra loro.Anna Fougez se ha conquistato un'importanza nel varietà con le sue toilettes, è tempo chesi convinca che l'arte muta non è per lei. In Senza colpa, la Fougez è una strana, fredda eapatica Elena e - come se non bastasse la Menichelli a far ciò - la reduce dal caffé-concertotende pure ad imitare la Borelli .Gustavo Serena e due o tre altri artisti hanno interpretato mediocremente le altre parti deldramma.Una buona messa in scena generalmente e una fotografia instabile, a volta discreta, tal'al-tra opaca.Per dovere di cronisti aggiungiamo che Senza colpa non è un film di recente esecuzione.Esso è venuto fuori soltanto ora per la lodevole abitudine che hanno alcune case di noleg-gio di rimandare di tre, quattro anni le prime visioni delle cinematografie eccezionali» .(Alberto Bruno in «Il Roma della domenica », Napoli , 14 dicembre 1923) .Il film è noto anche come L'oltraggio e La serenata a Sorrento . 304

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Senza pietàr.: Emilio Ghione - s. e se. : Emilio Ghione - int. : Emilio Ghione (Fo-sco), Kally Sambucini (Marcella Alberti), Amilcare Taglienti (il Nero),Lucio Ridenti (Pinco), Carlo Cattaneo (Traquet), Armand Pouget (Mo-rais), Luigi Pavese (Barebi), E. Paternostro (Don Brà) - p. : Tiber-film, Ro-ma - di.: U.C.I. - v.c.: 16223 del 19 .7 .1921 - p.v. romana:4 . 1O. 1921 - lg.o. : m. 1386.nza pietà: Emilio Ghione 305

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Fosco, guida alpina, è un individuo dalle idee sovversive, per l'affermazione delle quali eglinon pensa però di dover usare la violenza. Al contrario del Livido, detto anche il Nero, suocompagno, anarchico arrabbiato. Fosco si innamora della nuova maestra che è giunta al vil-laggio ed alla quale tutti fanno la corte. Per la onesta franchezza con cui Fosco sa parlare,Marcella, la maestrina, sceglie lui.Durante la festa delle nozze, Fosco viene arrestato per motivi di ordine pubblico e spedito inun'isola. In carcere riceve una lettera anonima in cui si accusa Marcella di infedeltà. Fosco eva-de e si reca al villaggio, dove la donna è realmente insidiata dal sindaco, ma gli ha sempre re-sistito. Nel momento in cui Fosco arriva, il sindaco sta tentando ancora una volta di convincerela fedele sposa dell'evaso a cedergli. Impaurito dall'improvviso arrivo di Fosco, il sindaco sinasconde in un pozzo, sostenendosi ad una fune. Fosco chiede alla moglie un pò d'acqua, poi,notando l'imbarazzo della donna, va egli stessa al pozzo, manda giù la fune e lo chiude. Com-piuta la vendetta, Fosco va incontro al suo destino e la donna gli si aggrappa alle ginocchia,più che mai presa dalla passione.dalla critica:«Facciamo una proposta ai colleghi critici cinematografici: se Emilio Ghione farà ancoraun'altra pellicola più sconciamente presuntuosa, più inutilmente esibizionistica e vanesia,più fortemente priva di senso comune di questo Senza pietà, noi non ci occuperemo più dilui e non lo nomineremo più. Perché a vedere Senza pietà non si capisce se siamo noi pub-blico sotto l'influenza di una tonnellata di cocaina, se è Ghione che è impazzito, se sonogli editori che hanno perduto il controllo di se stessi o se - più verosimilmente - non è lo stes-so ideatore, riduttore, direttore, attore, etc. che si fa beffe del pubblico, degli editori e del-l'industria italiana che si dibatte fra gli artigli di una crisi dovuta proprio alla qualità dellaproduzione.Dove, secondo Ghione, potrebbe essere venduta una pellicola come questa? In quale pae-se del mondo?(... ) Non c'è che un solo mezzo per riportare Emilio Ghione alla ragione : non pubblicarepiù il suo nome nemmeno nei pezzi a pagamento e nelle réclames . Forse così potremo gua-rirlo dalla sua mania».(Guglielmo Giannini in «Kines », Roma, 8 ottobre 1921 ). La sfinge d'acciaio r.: Paolo di Valmadre - s.: Gastone Costa - f. : Leonardo Ruggeri · int.: Anita Faraboni, Rodolfo Badaloni, la bella Argentina, Jean Berthier, Gi- no Tesseri, Nera Badaloni, Luisa Coppola - p.: Rosa-film, Milano - di.: regionale - v.c.: 15713 del l. l . 1921 - p.v. romana : 24 .3 . 1921 - lg.o.: m. 1337.Le frasi di lancio parlano di «avventure drammatiche». 306

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da lla critica:«Fil m incatalogabile, che vorrebbe essere avventuroso; produzione molto alla buona, defi-ciente spesso nell'assieme dei quadri, caotica ed insensata l'azione r.lelle masse.Attori insignificanti».(Gianni in «La rivista cinematografica », Torino, n. 8, 25 aprile 1923) . La signora delle miniere r.: Carlo Campogalliani - s. : Carlo Campogalliani e Carlo Pollone - f. : Sergio Goddio - int.: Carlo Campogalliani (lng . Roberto Airoldi), Leti- zia Quaranta (Miss Millicent Cooper), Carlo Pollone (l'ing . Kust) - p.: Campogalliani e C., Torino - di. : regionale - v.c.: 16513 del 1. 11.1921 - p.v. romana: 9 .9 . 1921 - lg.o. : m. 1862.Roberto Airoldi, alla morte del padre che gli ha lasciato molti debiti, è costretto a vendere tuttoper soddisfare i creditori. Rimasto senza un soldo, decide di emigrare in America e tentare lafortuna. Durante la traversata dell'Atlantico conosce Millicent Cooper, che lo assume come vi-ce-direttore delle sue miniere del West-Arizona.Roberto si trova subito impegnato contro Kust, il direttore, che, con ogni me:zzo, cerca di con-vincere Millicent a svendere - facendole credere che le miniere siano esaurite - per poter com-prare lui a basso prezzo. Ma il piano truffaldino viene sventato e Roberto sposa Millicent.dalla critica:• (...) In questa Signora delle miniere gli episodi si susseguono, stringati e logici, con cre-scente interesse per il pubblico, e la vicenda ha qualcosa di nuovo e di americano, che ladistanzia notevolmente dai soliti argomenti di carattere indigeno per trasportarci al di làdell 'Oceano, nel paese dei dollari, dove tutto può succedere e tutto è ammissibile.L'esecuzione è ottima , se si eccettua qualche piccolo nèo, come ad esempio, la non indovi-nata scena dell'orso; indovinata ed appropriata la messa in scena ; accurata ed affiatatal'interpretazione, specialmente da parte dei tre maggiori interpreti del lavoro: Letizia Qua-ranta , Carlo Campogalliani e... Carlo Pollone; una figura antipatica , questa ultima (in film)sostenuta con invidiabile sicurezza.Lo fotografia, come sempre, ottima (...)».tyice in «La vita cinematografica », Torino, nn . 7-8, 22 febbraio 192 2) .Lo commissione di censura richiese di sopprimere una scena di tentato accecamento delprotagonista con il vetriolo e, nel finale, la scena in cui il bambino uccide Kust, direHoredelle miniere. 307

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Una signorina in lotteria r.: Paolo Trinchera - f. : Giuseppe Sesia - int.: Bianca Maria Hubner (la si- gnorina americana), Bonaventura lbanez (suo padre), Arnaldo Arnaldi (il giovane povero) - p. : Film Trinchera per la Cinegraph - di.: U.C.I. - v.c.: 16479 del l .l 0 . 1921 - p.v. romana: 31 .3 .1922 - lg.o. : m. 1758.Assediata da numerosi corteggiatori, una giovane americana decide di offrire se stessa in lot·teria. La singolare asta, dopo le prime battute, si riduce ad un disputa tra un banchiere ed ungiovane povero in canna. Alla fine il ricco rimane gabbato ed il povero ottiene in premio la ra·gazza.dalla critica:«Poche parole intorno a questo lavoro mediocre, ma che mostra come si possa fare un lavo-ro d'avventure, di azione, tanto interessante che costringa lo spettatore a seguirla attenta-mente a differenza di quei farraginosi films americani, pur tecnicamente molto migliori . Inquesto lavoro, le svariate avventure sono possibili dalla prima all'ultima . Peccato che la evi-dente mancanza di mezzi abbia costretto l'inscenatore Trinchera a mostrarci quelle meschi-nissime scene esotiche della quarta parte, che non si capisce bene in che paese avvengano.Bianca Maria Hubner è una graziosa donna, che sorride simpaticamente, ma che mancadi interpretazione . Mediocrissimi gli altri attori, eccezion fatta per Buonaventura lbanez, ilquale ha un ròle di sfondo . Cattiva la fotografia; dunque un film men che mediocre, ma chesta lì a mostrare come si possano fare dei lavori di avventure, con un fondo sentimentale,che tenga avvinte le migliori corde del pubblico. Dimenticavo di dire che le didascalie sonosemplici e corrette, e spesso di un elementare humour di buona lega».(Lucien de Rubemprè in «La Cine-fono», Napoli, 25 gennaio 1922). Il silenzio r. : Luciano Dorio - se. : Luciano Dorio dal romanzo «Suona la ritirata» di Beyerleim - f.: Gaetano Ventimiglia - int.: Cecyl Tryan, Alberto Col- lo, Carlo Benetti, Oreste Bilancia, Alfonso Cassini, Alfredo Martinelli, Luigi Duse - p.: Fert, Roma - di.: Pittaluga - v.c. : 16512 del 1.10.1921 - p.v. romana: 9 . 1.1922 - lg.o. : m. 1653 .Si tratta di un «cupo dramma della vita militare», che si svolge tutto all'interno di una fortez·za, a Breslavia, e che si basa su «il dispotismo della disciplina ed il bavaglio della gerarchia». 308

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dalla critica:«(...) Peccato che il film abbia subìto diversi malaugurati tagli che, oltre a renderlo in certipunti oscuro, ha fatto si che alcuni episodi secondari siano accennati, ma non condotti aterm ine. Ciò che però ho di notevole in questo lavoro è l'interpretazione: veramente magni-fica di forzo e naturalezza quella del povero Cassini, che in questo film ci ha dato una del-le sue più magistrali interpretazioni. Lodevolissima Cecyl Tryan, come pure A. Collo, C . Be-netti.La messa in scena di Luciano Dorio è stata generalmente buona: ammirati agli esterni moltoriu sciti; viceversa alcuni interni stonarono per la ricchezza ed il lusso del décor, poco confa-centi invero agli interni di una fortezza .Impeccabile la fotografia del Ventimiglia» .!Maxi me in «La rivista cinematografica », Torino, l O gennaio 1922).«li silenzio, ridotto con coscienza e con competenza da Luciano Dorio da un dramma, è unpregevole lavoro come fotografia, come montaggio e come messa in scena, ma deficientecome recitazione, perché Cecyl Tryan ed Alberto Collo formano un binomio estremamentescialbo (...)» .!Giulio Daria in «La vita cinematografica », Torino, 15 febbraio 1922) . Un simpatico mascalzone r.: Carlo Campogalliani - s. e se. : Carlo Campogalliani e Carlo Pollo- ne liberamente tratto dal romanzo inglese «L'allegro vagabondo» - f. : Carlo Cerrina e Giuseppe Testa - int.: Carlo Campogalliani (Jack e Max), Letizia Quaranta (la contessina Lettie), Gemma De Sanctis, Tran- quillo Bianco - p.: Campogalliani-film, Torino - di. : regionale - v.c.: 16194 del 1.6.1921 - p.v. romana : 27.1.1922 -· lg.o.: m. 1781.Jack e Max, amici fin da raga:z::z:i, ne combinano di tutti i colori. Messi in collegio, fuggono perdarsi ad una vita di avventure, spesso al limite della legalità. Un giorno, per sfuggire alleguardie, Jack muore, cadendo da un muretto. Max rimane solo e pensa di presentarsi, moltianni dopo, a casa dei parenti del suo amico, facendosi passare per Jack, al quale somigliavacome una goccia d'acqua.Accolto con affetto soprattutto da Lettie, la sorella di Jack, tutto andrebbe bene se ad un certopunto non intervenisse Tom, un vagabondo, che lo riconosce e vorrebbe ricattare sia lui che ifamiliari di Jack. Ma la ferme:z::z:a, una buona dose di ca:z::z:otti e una sincera confessione finale,gli confermano la fiducia dei suoi ospiti e l'amore di Lettie.dalla critica:«(.. .) \"Avventura, avventura\", era questo il grido frenetico di tutti, ma nessuno o quasi sape-va fa rla o voleva farla . Certo, nessuno ne aveva un concetto esatto. \"Bisogna lavorare per i 309

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mercati stranieri, interpretare i loro gusti\" era il corollario del grido frenetico . E tutti , o quasitutti, ignoravano i gusti, le tendenze, le preferenze, la psicologia soprattutto dei pubblicistranieri, gli usi e costumi, l' animo dei popoli per i quali pretendevano di lavorare . Talchési lavorava per essi ed essi ripudiavano i gentili manicaretti. La tronfia bestialità degli insce·notori, la crassa ignoranza degli industriali, si pavoneggiava di saperla lunga e non sape·va niente; tutta la loro bravura consisteva nell'allontanare il cinematografo dalla vita, men·tr'esso deve rimanere nella vita strettamente (...). Bandivano il sentimento, la verità, la sem·plicità, sembrando troppe povere cose; ma con la fantasia, incapace di grandi voli , razzo·lavano per terra (.. .). Ma oggi si ritorna al sentimento, ci si accosta alla vita; sia pure altra·verso ai libri . Si cerca un pò di poesia vera e sana, quella che emana dalla verità; e la ve·rità si sposa a discrete fantasie . Almeno in questo film della Campogalliani e C. (...)».(Dioniso in «La vita cinematografica», Torino, n. 1, 15 gennaio 1922). Simun r. : Andrea Felice Oxilia - s.: Andrea Felice Oxilia, Sebastiano Arturo Luciani - f.: Giovanni Martinelli, Gustavo Fragano - scgr.: Piero Gui- dotti - int. : Elsa Cantori, Angelo Gallina, Maria Caserini Gasparini, Amedeo Ciaffi, Ines Alvarez, Armando Flaccomio, A. Milani - p.: Triumphalis, Roma - di.: regionale - v.c.: 16481 del l. l 0.1921 - lg.o.: m. 1360.La produzione della Triumphalis-film di Roma, largamente pubblicizzata sulle pagine deiperiodici cinematografici, uscì poi quasi alla chetichella, per cui non è stato possibile acqui·sire dati su questo, come su molti degli altri film di questa editrice.Da rilevare la collaborazione alla stesura del soggetto di questo Simoun (divenuto poi Si·mun in censura e nelle sue sporadiche proiezioni) di S.A. Luciani ( 7884- 7950), musicolo-go, saggista, ed uno dei maggiori teorici del cinema. Sinfonia pastorale r.: Giuseppe Sterni - s. e se. : Giuseppe Sterni - f. : Arnaldo Ricotti - int.: Paola Borboni (la contadina), Giuseppe Sterni (il suo innamorato), Renato Visco (fratello della ragazza), Michele Ugazzi (il figlio del fatto- re) - p.: Olimpus-film, Roma - di. : regionale - v.c. : 15807 del 1.2.1921 -lg.o.: m. 1378. 310

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Una bella fanciulla innamorata di un bravo contadino, è contesa dal figlio del fattore, che, pro-fittando della sua autorità, tenta di usare violenza alla ragazza.Ma, avvertito dal fratellino della fidanzata, giunge l'innamorato che, a suon di pugni eliminal'avversario e riabbraccia l'amata.Dalla testimonianza di Renato Visco : «Avevo finito di girare I tre sentimentali ed ero rimastosenza lavoro. Qualcuno mi disse di rivolgermi a Sterni, che all'Olimpus girava un film dopol'altro . Andai a trovarlo e, quando gli dissi che ero il figlio di Armando Visco, nella cuicompagnia dialettale romana, Giuseppe Sterni aveva debuttato tanti anni prima, per poispiccare il volo e divenire primo attor giovane con Giacinta Pezzano, quasi si commosse,mi abbracciò, poi mi offrì una parte in Sinfonia pastorale, che stava per iniziare.Una settimana dopo, a Rocca di Papa, mi trovi a fare il fratellino di una splendida ventenneche si chiamava Paola Borboni, e che già allora aveva un certo caratterino... ». Smarrita! r. : Giulio Antamoro - s. : da un racconto di Ossip Felyne - se. : Giulio Antamoro, Diana Karenne - f. : Cesare Cavagna - int.: Diana Karenne (la smarrita), Alfredo Bertene (il governatore), Romano Calò, Dana Ma- rigia, Gaetano Nobile, Franco Piersanti - p. : Nova-film, Roma - di. : U.C.I . - v.c. : 15994 del l .4 . 1921 - p.v. romana : 18.4. 1922 - lg.o.: m. 1574. Vicenda drammatica in cui i temi della spiritualità religiosa sono contrapposti ai valori terreni. dalla critica: «(...) Un mal riuscito lavoro, malamente messo in scena, se non interpretato. Scadente la fo- tografia». (F. Pinta in «Lo rivisto cinematografico», Torino,· 25 moggio 1923 ). «(...) Lavoro ammiratissimo da gran numero di spettatori , che per diverse sere han dovuto assoggettarsi di far la coda, come ai bei (!)tempi delle tessere! ». (Scipio in «Lo rivisto cinematografico », Torino, 30 aprile 1924). Come tutti i film della Karenne, giudizi divisi ed interventi censori. In questo caso le forbici colpirono varie didascalie . Tra le frasi soppresse: «Ah, no, io devo fuggire per il supremo trionfo della mia fede! »; «Il Governatore cadrà per le mie mani e ... germoglieranno i fio- ri... »; «Non è violenza dove puro è il fine ». 311

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Le smorfie di Pulcinella r. : Gabriellino D'Annunzio - s. e se. : Gabriellino D'Annunzio da una commedia di Alessandro De Stefani - f. : Narciso Maffeis - int.: Alberto Pasquali , Maria Canevari , Roberto Villani , Sandro Ruffini , Ettore Casa- rotti - p. : Ambrosio-film , Torino - di.: U.C.I. - v.c. : 16185 del 1.6 . 1921 - lg.o. : m. 1477.Recensioni e corrispondenze lo indicano genericamente, come «vicenda drammatica».dalla critica:«È una film , questa , ben congegnata nel soggetto, e alquanto complessa . L' ispirazione nonè nuova , ma non mancano elementi originali , ai quali dà speciale risalto una direzione diii·gente ed oculata . Anche la recitazione è buona. Discreta la fotografia ».(A ldo G abri elli in «La rivista cinematog rafi ca », To rino, l O marzo 1923 ). Il sogno d'una notte d'estate a Venezia r. : Alfredo De Antoni - f.: Alfredo Donelli - int.: Antonia Korda (la mo- glie), Alberto Capozzi (l ' uomo), Alfredo De Antoni (il marito) - p.: Do.Re .Mi ., Roma - di. : U .C.I . - v.c. : 16309 del 1.8 . 1921 - p.v. romana: 5 .12.1921 -lg.o.: m. 1530.Un ricco signore, per guarire la sua diletta amica da profondo e persistente romanticismo, pa·ga un uomo, già rovinato dal gioco e da altre illecite speculazioni, perché pur lui tenti, con mi·gliore fortuna, l'ardua prova. Questi non solo non riesce a guarirla, ma se ne innamora perdu·tamente, tanto da indurla a fuggire con lui. Così infatti avviene e i due amanti si ritirano in unrifugio situato sopra un'altissima montagna, dove la felicità vera e completa, sembra non deb·ba più abbandonarli. Il ricco signore però non sa rassegnarsi all'abbandono della donna eraggiunge i fuggiaschi nel loro rifugio, per riprendersi il perduto bene.I due giovani amanti non si separeranno e cercheranno di trovare nella morte quella pace chein vita, alle loro anime tanto appassionate e romantiche, non era stato possibile avere.(desunto da un giornale fiorentino non identificato).dalla critica:«Il sogno d 'una notte d 'amore a Venezia, della Do .Re .Mi ., sarebbe un film pregevole, senon fosse guasto dalla difettosa condotta del soggetto, da parecchie scene sbagliate, e dal·la freddezza e illogicità del finale . 312

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Antonia Korda (poi Maria Corda) ne Il sogno d'una notte d'estate a Ve'nez ia 313

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Esso contiene tuttavia una interessante interpretazione di Antonia Korda , suggestiva e for-mosa attrice, e di Alberto Capezzi , ed è abbellito da ottime scene veneziane, benché Ve-nezia stia diventando il dessert d'obbligo di tutti i films passionali ».(A. Spada in «La ri vista cinema tografica», Torino, n. 24, 25 dicembre 1921 ).«Birbonata! Escluso per tutti ».(Anon. in «La rivista di letture», Milano, settembre 1925).Spesso lo si trova programmato come Sogno d'amore a Venezia , Sogno di una notte d'a-more a Venezia , Sogno di una notte di mezza estate a Venezia , ecc. Antonia Korda è /'exAntonia Farkas, come appariva nei film ungheresi e che, qualche anno dopo, sarà nota co-me Maria Korda o Maria Corda. Il solco e la sementa r. : Mario Corsi - s. : cinedramma in quattro atti di Maso Salvini - se. : Maso Salvini e Mario Corsi - f.: Arturo Giordani - int.: Gustavo Salvini (il padrone), Rina Calabria (Tiberina), Olimpia Barroero, Romano Zam- pieri - p.: Tespi-film, Roma - di.: U.C.1 . - v.c. : 16334 del l .8 . 1921 - p.v. romana : 8 .6 .1922 - lg.o. : m. 2023 .Vicenda che si svolge nel Maccarese, nei pressi di Roma, «con passioni brucianti come la terrache arde sotto il bacio infuocato del sole».dalla critica:«(.. .) Bellissimo lavoro della Tespi-film, diretto egregiamente da Mario Corsi e stupendamen·te interpretato da Gustavo Salvini . Bellissimo lavoro in tutto, fuor che nel soggetto, il quale,benché di uno scrittore coscienzioso come Maso Salvini, è manchevole nella ideazione del·la favola , nello svolgimento e nella soluzione degli episodi e soprattutto nella delineazionee rappresentazione dei caratteri . Ma questo film , che contiene anche una bella interpreta·zione di Rina Calabria nella parte di Tiberina, la fanciulla selvaggia della campagna roma-na, è veramente notevole per la doviziosa. bellezza panoramica, che è tutta una celebrazio-ne dell'agro romano, nelle sue lande e nelle sue oasi, nelle sue solitudini e nelle sue tribù dilavoratori e di armenti, nella sua tragica desolazione e nella sua poetica e fervida rifioritu·ra di vita e di opere (.. .)».(Aureli o Spada in «La rivista cinematografica», Tori no, 25 aprile 1922). 314

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Sotto i ponti di Parigi r.: Mario Guaita-Ausonia - se.: Renée de Liot - s.: dal romanzo di Ho- noré de Balzac - f.: Cesarino Muzio, Carlo Rifaldi - scgr. : prof. C. Mi- glioli - int.: Mario Guaita-Ausonia (il direttore della Banca), Fede Sedi- no (Luisa), Angelo Rabuffi (il segretario), Felice Carena, Sig . Beresini - p. e di.: De Giglio, Torino - v.c.: 15988 del l .4. 1921 - p.v. romana : 30.6.1921 - lg.o.: m. 2051.«Un brano di vita parigina in cui si assiste al contrasto impressionante tra la vita lussuosa diuna ricca famiglia e quella misera degli abitanti delle arcate dei ponti della grande città. È lastoria di una ragazza sottratta a forza dalle grinfie dei malviventi da un giovane di nobile cuo-re. L'amore per la sua protetta, che poi diviene sua moglie, lo incoraggia e gli dà forza: lui la-vora e si crea una posizione, finché diviene direttore di una banca. Il di lui segretario è inna-moratissimo di Luisa - la moglie del suo principale - ma si accorge di non essere corrisposto,poiché scopre che la donna ha un altro amante; quindi, rivela tutto al marito e questi, indigna-to, si reca alla casa degli appuntamenti misteriosi, e trova la moglie. Si vuole vendicare di tan-ta spudoratezza, ma dalle parole pronunciate dal supposto amante, apprende che questi nonè altri che il padre di Luisa».(da «La vita cinematografica», Torino, n. 399, 1922).dalla critica:«Una folla immensa è accorsa ad ammirare la nuova fatica di Mario Guaita (Ausonia) . Èun dramma , benché avventuroso, assai commovente e umano (... ). Il dramma è stato anco-ra più apprezzato per un ottimo commento musicale; a quanto pare si com incia dunque acomprendere l'importanza della musica al cinematografo».(Mak in «La rivista c in ema tografi ca», Torin o, n. 20, 25 otto bre 1921 ).«(...) Leggevo, giorni fa , della buona accoglienza ottenuta da questa film a Parigi ; tale ac-coglienza è meritata, poiché in questo lavoro appare con evidenza la passione di colui chel'ha diretta e l'arte di chi l'ha interpretata. Il soggetto procede con quel mistero d'azioni chesi è dimostrato così efficace e accetto in cinematografia: esso, però, non si risolve , comespesso accade, con una idiota vicenda, la quale mozza bruscamente sul labbro la paroladi lode. Qui , per fortuna, la soluzione, sebbene imprevista, ha quella logica continuità neifatti esposti e nella aspettativa del pubblico che dà alla film una chiusura degna e soddisfa-cente. E in ogni lavoro, si ricordi, val più una buona fine che un ottimo principio.M.G. Ausonia è ancor qui l'attore castigato ed efficace di molta sua produzione. Mi pare ec-cessiva - ma è il soggetto che lo richiede - quella sua calma attesa dinnanzi al tradimento co-niugale di cui ha già ripetuta testimonianza . Fede Sedino ha avuto delle espressioni felicissime(.. .).La fotografia risente, negli esterni parigini , del grigione di quel cielo esotico( ... )».(A. Gabrielli in «La rivi sta cinematografica», Torino, n. 24, 25 dice mbre 1921 ). 315

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Lo specchio e la morte r. : Giovanni Zannini - s. e se. : Giovanni Zannini - f. : Marcello Marcello - scgr.: Claudio Di Braganza - int. : Lina Pellegrini , Giovanni Zannini , Carlo Rota , Lisa Frascaroli - p. : Zannini-film , Milano - di.: regionale v.c.: 15884 del 1.3 .1921 -p.v. romana : 19. 1.1922 - lg.o.: m. 1414.Si tratta di un dramma a forti tinte ed a tesi, sul valore dell'amore, almeno a giudizio delC.U.C.E., (Consorzio Utenti Cinematografia Educativa).dalla critica:«(.. .) Una vera accozzaglia di episodi slegati , incongruenti e male eseguiti ».(Reffe in «La vita cinema tog ra fi ca» , To rino, 7 ge nna io 1922 ). La spiga, la nube e il re r.: Michele Malerba - f. : Pietro Comoglio - int. : Elsa Tornielli , Gigetto Mantero, Angelo Buonanno, Emilio Gneme - p. : Elsa Torniell i, Torino - di. : Ars et Labor - v.c. : 16328 del 1.8 . 1921 - lg.o. : m. 1144.«Soggetto avventuroso» è quanto riferisce una corrispondenza de «La vita cinematografica»su questo film , prodotto ed interpretato dalla torinese Elsa Tomie/li.Da «La cinematografia italiana ed estera» (n . 17- 18 del 1920) apprendiamo che il film, al/ora in fase di lavorazione, si chiamava L' uomo che non riconobbe se stesso . La statua di carne r. : Mario Almirante - s. : dalla commedia omonima di Tebaldo Cicconi , (1862) - ad. e se. : Luciano Dorio - f. : Ubaldo Arata - int. : Italia Almi- rante-Manzini (Maria e Noemi Keller), Lido Manetti (Conte Paolo di Santa Fiora), Alberto Collo (un amante sfortunato), Oreste Bilancia , Al- fonso Cassini , Bianca Renieri - p.: Fert, Torino - di. : U .C.I. - v.c. : 16340 del 1.8 .1921 - p.v. romana : 12 .2 . 1922 - lg.o. : m. 2190 . 316

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Alberto Collo e Italia Almirante-Manzini ne La statua di carne«Una bella donna, mondana, spregiudicata, sfrenata nei piaceri e nella rovina degli amanti, siinnamora di un uomo che bevve a tutte le coppe della vita e che ritrova in lei, la memoria diuna morta da lui precedentemente amata ed alla quale la donna assomiglia come una gocciad'acqua. Egli si serve di lei come di una statua di carne, ma, benché ormai tetragono alle sedu-zioni della vita e dell'amore, finisce anche lui per innamorarsi della sua «statua», che, per di-spetto, per vanità, per orgoglio, per natura, ha messo in arte tutte le sue astuzie per scuoterlodalla sua introversione».(desunto da una corrispondenza su «La rivista cinematografica», Torino).dalla critica:«(... )La riduzione o il \"rifacimento libero \" , come lo chiama l' autore, ha sfrondato il lavoroda dettagli che , se conservati , avrebbero nociuto alla snellezza del lavoro cinematografico .Il film è condotto con una pregevole forma esteriore, più che sufficiente per garantire unsoddisfacente risultato di cassetta , e in modo da ottenere sicuro rendimento dagli effetti d ' o-gni genere, calcolati da menti esperte. In altri termini, il successo è sicuro, la cronaca è lie-ta, ma .. . la critica deve fare alcune riserve (... ).Italia Almirante Manzini ci ha dato un ' esecuzione mirabile ed in qualche punto addiritturamagistrale , ma non sempre in armonia con il carattere dei due personaggi rappresentati .Questa disarmonia crediamo principalmente dovuta all'austera plasticità delle sue linee ,che mal si adatta così alla debole e mite Maria del prologo come alla spumeggiante balle-rina russa Noemi (... ).Poc, issimi han saputo in breve spazio di tempo conseguire risultati come quelli ottenuti dal-l'Al'iTlirante e , a giudicare da ciò che han fatto in soli due anni di lavoro, c'è da credere 317

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che questo giovane andrà molto avanti . Ma per ora abbiamo notato dell'incertezza, dell'i-nesperienza, della timidezza fors'anche (...)».(lgni s in «La vita c inematografica », Torino, 7 novembre 1921 ).«(...) La stampa non è stata concorde su questo lavoro. Qualche scrittore ha espresso perfi-no una specie di ripugnanza spirituale per il soggetto . Segno buono, cotesto. Un lavoro di-scusso, un lavoro che appassiona, è un ' opera nobile e contiene sicuri fermenti vitali . E lanostra cinematografia non può che avvantaggiarsi del ribollire di succhi generosi e dal di-battito di spiriti onesti e appassionati ».(Aurelio Spada in «la ri vista c inemato grafica », n. 3, l O febbraio 1922).Il lavoro di Cicconi era stato portato precedentemente sullo schermo, in uno di quei tipiciduelli tra case produttrici che contraddistinsero le vicende della cinematografia italiana neiprimi anni dieci . Nel 1912, mentre la Latium-film di Roma stava realizzando La statua dicarne per la regia di Attilio Fabbri e /'interpretazione di Pina Fabbri e Luciano David, di cir-ca 1000 metri, la Milano-film realizzò una analoga riduzione, regista Giuseppe De Liguoroed interpreti Alberto Pirovano e Clara Vendome , di 585 metri e che fu lanciata pochi giorniprima dell'edizione della Latium.Una terza edizione era intanto in corso di lavorazione a Torino per conto della Itala, regi-sta ignoto, con Dora Baldanello e Ruggero di Charny. Probabilmente, per evitare vertenzegiudiziarie, il film apparve con il titolo Amore d'oltre tomba . Nel 1919 la Tirrena-film diNapoli si ispirò liberamente a Cicconi per Chi non crede all'amore, regia di Alberto San-nio, interpreti Luciano Molinari e Haydée . Infine, nel 1943, Comi/lo Mastrocinque realizzòuna versione sonora del dramma, in chiave naturalistica, intitolata La statua vivente, inter-preti Fosco Giochetti e Laura Solari. Stecchini giapponesi r. : Guido Brignone - s. : Gin Bill - f. : Daniele Burgi - int. : Lola Visconti- Brignone (Diana), François-Paul , Donadio (il dottor Frantz), Guido Clif- ford (Max) - p.: Rodolfi-film, Torino - di.: U .C.I. - v.c. : 16070 del l .5 . 1921 - lg.o.: m . 1534.Il segretario di un uomo politico viene trovato profondamente addormentato nel ristorante «IlBue alla Moda», ed i preziosi documenti di cui era in possesso sono spariti. Il giornalista Maxche segue la vicenda, di cui la polizia non riesce a venire a capo, si impegna per risolvere ilmistero e guadagnare così la fiducia del suo direttore, dopo i tanti scoops da lui lanciati e ri·sultati tutti fasulli. Trova sul tavolo del ristorante una scatola di stecchini giapponesi e li portaad analizzarli dal chimico Frantz, il quale li trova assolutamente innocui. Ma Max non è con·vinto e ne mette uno nella carne del suo cane, il quale poco dopo s'addormenta. Sicuro di ave·re in mano il bandolo della matassa, Max si prepara a scrivere un articolo sensazionale, ma lamoglie Diana, inavvertitamente, getta via gli stecchini. Per rimediare al guaio combinato, in·gaggia un «ladro onesto» per rubarne una scatola identica. Il malfattore non riesce a trovoHa 318

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e ne ruba una al mercato. Max ripete l'esperimento col cane che però, pur mangiando a cre-papelle carne e stecchini, non s'addormenta più. Frantz, il chimico, è l'autore del furto dei do-cumenti: è lui che, a capo di una banda di delinquenti detti «I dormienti», intinge gli stecchiniin una sostanza altamente soporifera; essendo sempre in cerca di danaro per la sua vita disso-luta, decide di sposare Reginetta, una sua ricca cugina che però è fidanzata con Rava: su que-st'ultimo, per liberarsene, Frantz fa cadere i sospetti del mistero del «Bue alla Moda». Ma Maxscopre l'insidia . Mentre sta per risolvere trionfalmente il caso, viene svegliato bruscamente daldirettore del giornale: s'era addormentato alla scrivania e s'era sognata tutta la storia... (vi-sione del film).dalla critica:«Lavoro dalla tessitura piuttosto complicata : talvolta troppo palesemente paradossale; masimpaticissimo nel suo svolgimento. Ha qua e là tratti di una comicità assai fine che avvin-cono l' attenzione dello spettatore e lo fanno seguire con viva compiacenza il succedersidelle scene .Contribuisce molto al successo del film l' interpretazione che è veramente ottima da parte diGuido Clifford nella rappresentazione della figura del disgraziato e fantastico giornalistaMax, e della vivace Lola Visconti-Brignone che impersona a meraviglia la parte della fedelee sventata Diana (... )».(Mak in «La ri vista c inematog ra fica», To rin o, 10 ag osto 192 2 ).«(... ) Le sale dei nostri cinema subiscono, anche da parte degli assidui , una diserzione con-tinua. I programmi , del resto, non sono tali da tentar troppo il pubblico .Al Modernissimo ho veduto Stecchini g iapponesi (Rodolfi), un ' insulsaggine qualunque, nellaquale Lola Visconti-Brignone è molto al di sotto della sua fama (.. .)».(G. Gastone G iannin i in «La vita cine matogra fica », To rin o , 7 lug lio 1922 ).Il film , che è noto anche come Il delitto del «Bue alla Moda » ebbe delle noie con la censurache pretese varie soppressioni o riduzioni «a fugaci accenni» di scene ritenute particolar-mente impressionanti. Il nome di uno dei protagonisti, Rava, venne espunto tassativamentedalle didascalie . Sterminator Vesevo r. : Giorgio Mannini - sup. : Carmine Gallone - s. : Carmine Gallone, A.F. Gu idi - f. : Maurizio Amigoni - int. : Liliana Millanova, Alberto Ne- poti , Henry Kant, Hella Gabriel, Achille Vitti, Fulvia Perini , Rosita Per- rin, Gino Viotti , cav . Giuseppe Piemontesi - p. : Palatino-film , Roma - di. : U .C.1 ./Alfa-v.c. : 16415 del 1.9. 1921 - lg.o. : m . 1512 .Feuilleton in cui le forze naturali (in questo caso l'eruzione del Vesuvio) si scatenano per punirei comportamenti dei personaggi della storia compiuti nel totale disprezzo delle eterne leggidella natura e della morale. 319

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dalla critica:«Sterminator Vesevo non è , tutto sommato, il peggiore tra gli spettacoli che l' U .C.1. infliggeormai da troppo tempo al disgraziatissimo pubblico nostro . Esso è fatto anche con qualchericerca di particolari interessanti , come le scene tra le rovine di Pompei , nella prima parte.La fotografia è normalmente corretta e la messa in scena di Mannini può essere giudicatabuona , né gli attori , opportunamente scelti , lasciano troppo a desiderare . Ma ciò che non èfatto per incontrare i gusti della maggioranza del pubblico è proprio il soggetto, il qualesembra composto raffazzonando i vers i di una mezza dozzina di canzonette di Piedi grotta .Le scene della ragazza sedotta che passeggia qua e là , senza abbandonare un istante unabruttissima marmotta di bimbo in fasce, quasi fosse l'unica fonte di guadagno che le resta;le scenate, sempre col pupo in braccia , presso la moglie del seduttore, la visita buffa, perquanto drammatica nell 'i ntenzione, presso una chiromante munita di regolare gufo, la qua·le predice a puntino come andrà a finire il film , finalmente il suicidio finale , le danno unsenso penoso di retorica plebea».(Edg a rdo Re bi z zi in «L' Ambros iano », Milano, 23 otto b re 1923).Non è stato accertato che il film sia tratto dall'omonimo romanzo di Matilde Serao, comeda qualche parte è stato affermato. È certo invece che le scene dell'eruzione del Vesu vio so-no state girate a Civitavecchia. La storia di una sigaretta r. : Mario Volpe - s. : Mario Volpe - f. : Vito Armeni se - scgr. : Nando il Pisanello - int. : Mary Bayma-Riva , Luigi Serventi, Guido Guiducci , Fe- derico Pozzone, Ugo Rossi , lta Cumon, Consuelo, Marina Marini , Ro- dolfo Mercandetti, Aristide Cinelli - p.: Lepore-film, Firenze - di. : Gla- diator - v.c. : 15707 del 1. 1. 1921 - p.v. romana : 18 .4 . 1921 - lg.o. : m. 1509.In una recensione viene definito una commedia allegra con spunto grottesco.dalla critica:« (. .. ) soggetto molto originale e senza inverosimiglianze, condotto in modo lodevole.La Bayma-Riva ha incarnato la sua parte di fanciulla così che si può essere artiste e riu scirea toccare l' animo dello spettatore, pur senza tante smorfie e atteggiamenti plastici ».(Da Re . in «La vi ta c inema tog rafi ca », To rino , 22 otto b re 1922 ).«Il soggetto, scritto e diretto da Mario Volpe per la Lepore, non sarebbe una cosa troppostucchevole, sebbene assai poco nuova ed originale nell'intreccio. Quel che ha res0 la film 320

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Ù:PQRE fIIBI{ O{\\ 1\ .. Via Frattina, 41 ••• •a•Mary Bayma-Riva e Luigi Serventi I •• • I 321

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una cosa parecchio mediocre è l'assoluta deficienza della messa in scena , la recitazionepoco efficace di alcuni attori, e la fotografia che , bella in alcuni spunti , è, in alcuni altri,semplicemente deplorevole.Gli interni , in questa Storia di una sigaretta (la sigaretta, si badi , è una zeppa perfettamen-te inutile), svelano la loro natura di carta e di tela anche al più profano e al più miope deglispettatori . Alcuni ambienti , poi, sono eccessivamente meschini e di pessimo gusto.Mary Bayma-Riva ha recitato la sua ;:>arte con molta buona volontà e cor. discreta efficacia .Chi , invece, ci ha l'aria di aver preso con molta leggerezza il difficile compito di primo at-tore, è Luigi Serventi che, tuttavia , e per la sua figura , e per la sua indiscutibile arte, ha sa-puto evitare una più grave ingiuria alla sua rinomanza (... )».(A. Ga bri elli in «La ri vista cinematografica », To rin o, l O otto bre 19 21 ). Sublime rinuncia r.: Mario Corte - s.: Francesco Matteucci - f.: Franco Pesce - int.: Elisa Severi , Carlo Benetti, Olga Benetti - p. : Libertas-film , Roma - di.: U .C.I. - v.c.: 16657del 1. 12. 1921 -lg.o.: m. 1701 .Secondo una corrispondenza in «La Cine-fono» ( 1922), si tratta di un «dramma delle animeche amano e che soffrono».dalla critica:«(...) Interpreti principali di questo dramma sono Elisa Severi e Carlo Benetti . Nonostante al-cuni difetti, dobbiamo però riconoscere che il dramma, ottimamente interpretato da tutti gliartisti chei vi agiscono, nel suo complesso ci piacque e piacque molto pure al nostro pubbli-co , anche perché non manca di originalità ».(G . M o ran o in «La rivista c inematog rafica », To rin o, 25 ag osto 19 24) . Il suo destino r. : George Lacroix - s. e se. : George Lacroix - f. : Maggiorino Zoppis (secondo altra fonte: Ottavio De Matteis) - int. : Suzy Prim (la signorina Virtù), Mario Voller-Buzzi (l'autore drammatico), Vittorio Rossi-Pianelli (il finanziere), Oreste Bilancia, Fede Sedino - p. : Photodrama-U .C.1. , Gru- 322

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gliasco, Milano - di.: U.C.I. - v.c.: (l 0 epis. : «La signorina Virtù » di m. 1558) 15762 - (2 ° epis. : «L' uomo della notte» di m. 1489) 15763 - p.v. romana: 4.6.1921 .Un autore drammatico si innamora d'una giovane attrice, conosciuta come «la signorina Vir-tù», ne fa l'interprete del suo lavoro e poi la sposa. Ma la donna affascina un finanziere senzascrupoli, il quale, per farla sua, fa in modo che il nuovo lavoro dell'attrice sia un clamorosofiasco e che suo marito, che vi ha investito tutte le sue sostanze, ne sia rovinato. La donna, usatutte le sue risorse per distruggere chi ha distrutto suo marito. Utilizzando segretamente il codi-ce particolare per le operazioni di banca, provoca il fallimento del finanziere. Questi, per evi-tare la totale bancarotta, cerca di rubare i gioielli di Virtù ma, sorpreso dalla donna nel cuoredella notte e scambiato per un ladro, viene ucciso a revolverate. Virtù viene processata ed as-solta per legittima difesa. Può, allora, tornare dal marito al quale confessa il motivo della suaapparente infedeltà e riprendere la sua carriera.dalla critica:«Decidedly Continental in Ione is this passionale romance of a pretty Parisian actress, wholeaves her husband lo save him from the unscrupolous designs of a jealo us rivai. As p ictu-red by the author-p roducer George Lacroix, the atmosphere of Paris theatre-land, palpitatingwith amorous intrigue and cunn ing riva lry, is a s foreign in quality a s the character of theplot. Having recogn ized these differences, however, the story is a noi uninteresting dramaof passion - perhaps noi very edifyng , but full of vehement vitality.li suo des tino: Suzy Pri m ed il reg ista Charles Lacroix 323

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As the fate-buffetted wife - one may forgiven for doubting wheter she was really married, un-til the film received its discreet English titles - Suzie Prim gives an effective performance. Theethical reasoning of a woman who becomes another man ' s mistress for her husband' s sake,and eventually regains the latter' s love by manslaughtering his rivai, may be a little difficultfor some British audiences to follow. Although its morals are strange, howevere, the story iscertainly not lacking in action and strong situations.The supporting cast - the names of which are not supplied - is entirely adequate lo the emo-tional demands of the play, and the settings are quite good . lnsuffient lighting in the interiorsis apparently the cause of certain dimness in the photography.Where powerful emotional fare of a Continental brand is popular, Mdlle Virtue should ma-ke an average attraction ».(«The Bioscope», London, July 2 1, 192 1).li regista Lacroix morì improvvisamente durante le riprese del film . Non si conosce chi ab-bia completato il lavoro, che in censura venne piuttosto tagliuzzato nelle scene finali. Suprema bellezza r. : Luigi Serventi - s. : Maso Salvini - f.: Arturo Giordani - int.: Varvara Janowa (Nora), Luigi Serventi (lo scultore), Dillo Lombardi, Maria Raspi- ni, Ida Moreno - p. : Tespi-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 15771 del 1.2.1921 - p.v. romana: 17.3.1921 - lg.o.: m. 2179.Opera piuttosto rarefatta, in cui un celebFe scultore, nel ritrarre il nudo di una donna, usa uncalco che le provoca una malattia mortale. Ma se il corpo muore, la suprema bellezza, l'ani·ma, è imperitura.••(da «Echi degli spettacoli» in «La Stampa», Torino 1921 ).dalla critica:«(...) Il soggetto, dovuto a Maso Salvini , sebbene abbia un andamento ed una ispirazioneletteraria, è tuttavia svolto con nobili intendimenti d ' arte (...). Anche la messa in scena è de-corosa e artistica . Il Serventi ci ha dato senz a dubbio un primo saggio molto apprezzabiledelle sue possibilità direttrici: esterni scelti con gusto squisito, interni di prim ' o rdine. Unamaggiore sp ezzettatura di quadri e una più sapie nte impostazione della macchi na da pre-sa avrebbe se nz a dubbio resa la messa in scena d e l tutto perfetta . Tuttavia, non sapremmoconsigliare a Serventi, com e in un quotidiano d el mezzogio rno, di abbandonare la recita-zione per dedicarsi esclusivamente alla messa in scena , anche perché non potremmo pen-sare senza turbamento al rammarico del folto stuolo internazionale delle sue ammiratrici, sevenissero private d ella vista, sullo schermo, del loro é nfant-gatè.Varvara Janowa, sebbene «troppo ideale», co me d irebbe lo Stecchetti, è stata una rivela-z ione. La sua figura è pie na di fa sc ino, i suo i m·ezzi d ' espress io ne d i p rim ' ordine(...)».(U. Ugoletti in «Febo», Roma, 26 marzo 192 1). 324

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«È il caso di credere che anche le grandi Case produttive abbiano le loro pause . A parte,forse, le difficoltà che può aver incontrato nella sua esecuzione il soggetto stesso del Salvi-ni , certo è che il miracolo tanto desiderato, non si è questa volta avverato, se pure non haottenuto l'effetto di una forte diminuzione di credito presso coloro che lo avrebbero postomolto più in alto.Che cosa poi abbia inteso di ricavare il Serventi , un novellino, senza dubbio, della tecnicascenica , attraverso la sua stessa messa in scena e recitazione, il padre eterno solo lo sa (...).Possibile che un attore come il Serventi non si sia accorto di girare a vuoto e di perdere così futil -mente metri e metri di pellicola, che non si sia accorto del pericolo che correva il suo film , di es-sere abbandonato esclusivamente all'interpretazione di una sola attrice che, fra l'altro, ha tirato.completamente l'acqua al suo mulino, e ciò per emergere unicamente lei e lei sola? (...)».(Zad ig. in «La rivista c inema tog rafica », To rino, 20 ottobre 192 1). Il tango dei trapassati r. : Gustavo Zaremba de Jaracewsky - s.: Gustavo Zaremba de Jara- cewsky - f. : Massimo Terzana - int.: Domenico Serra (Clark), Diana D'Amore (Magda), Arturo Stinga ( 1° filibustiere), Joaquin Carrasco (2 ° filibustiere), Vera Negri (Vera), Lilly Migliore (Clarette de Vautreuil) - p. : Fert, Torino - di. : Pittaluga . Il film consta di tre episodi : 1) La grotta delle chimere - v.c. : 16263 del 1.7. 1921 - lg.o. : m. 1747) ; 2) Tra fiamme e baratri - v.c. : 16264 del 1.7. 1921 - lg.o. : m. 1492 ; 3) Maschere vermiglie - v.c. : 16265 del 28.2.1922 - lg.o.: m . 1399.«Intorno ad uno scherzo combinato per divertire un ricco annoiato, a poco a poco si delinea unromanzo d'avventure le più disparate e le più inverosimili, di quelle che fanno fremere il pub-blico popolare. Fughe e inseguimenti per monti e caverne, a cavallo, in auto, in moto, in veli-volo, su canotti e velieri. Dirne la trama è impresa che richiederebbe troppo spazio. È ,l'eternalotta dei malfattori contro gli onesti, con la sconfitta clamorosa dei primi, nella quale è,infram-mezzato un episodio d'amore che termina col matrimonio».(da «La rassegna del teatro e del cinematografo», Milano, n. 9, settembre 1926).dalla critica:«È una di quelle pellicole che sembrano fatte apposta per incretinire il prossimo . Inverosimi-glianze e brutalità spinte alla ennesima potenza . Donne avventuriere che, stavolta , non ba-ciano, ma sparano. E dire che tale robaccia ebbe anche \"immenso successo\" !».(A no n . in «Ri vista d i letture», Milano , n. 5 , aprile 1924).«È un lavoro avventuroso, in tre serie, impostato su un soggetto che è una banalità da ra-gazzi , tessuta su una falsariga salgariana: con la differenza che questo, c ontrariamente ai 325

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romanzi del buon Salgari, manca di colore locale, non diletta la fantasia ed è assolutamen-te privo di originalità . Nell' ultima serie, specialmente, la rassomiglianza con un notissimoromanzo del Leroux è evidente, troppo evidente (...)».(Vice-Diòniso in «La vi ta c inema tografica» , Tori no, n. 23, 2 2 giugno 1922).La censura chiese la soppressione di varie scene. Nelle prime due parti, scene di imbava-gliamenti, uso di narcotici, scoppi di bombe, interruzioni telefoniche. La terza parte, appar-sa vari mesi dopo le prime due, appare stranamente intatta, ma compare spesso con altri ti-toli, come Maschere rosse o Il veliero dei pirati. Tatiana, la danzatrice polacca r. : Gemma Bellincioni-Stagno - s. : da un racconto di Maurice Nordak - f. : Umberto Della Valle - int. : Bianca Bellincioni-Stagno (Tatiana), Gem- ma Bellincioni-Stagno (sua madre), Tullio Carminati (il marchese), Artur Bender, Eric Oulton - p. : Biancagemma-film, Roma - di.: Aurea - v.c.: 15970 del l .4. 1921 - p.v. romana: 2 .5 . 1922 - lg.o.: m. 1523.«(•••) Vicenda di un'anima appassionata, pura nella sua fede, tersa di orgogliosa costanza che,naufraga fra le brutture dell'umanità, sopravvive nel rimpianto e nel simbolo della fedeltà (...)».(da un volantino pubblicitario).dalla critica:«Il clou dei successi l'ha riportato il film Tatiana, la danz atrice polacca, ove Bianca StagnoBellincioni sfoggia tutte le sue malìe d i donna e di attrice elettissima.La g e niale attrice, infatti, si è prodigata in questa film con il ma ss imo entusiasmo e dai suoiocchi stellati - nei quali guizzano veementi le fiamme della passione - e dalla sua vibrantepersona - rivale, per magnificenza di linee, della Venere del Prassistele - evapora un pos·sente fascino d ' arte, che soggioga il pubblico (... )».(G . Berna in «La vita cinematografica », Tori no , 30 marzo 1922).«Il sogg etto è d i Norda k, e c'è da aug urars i di non dover ass istere ad altri parti c inemato-grafici d i questo signore . Per il titolo, osserverò c he esso sarebbe stato più esatto se avesseavuto questa aggiunta: owero il seno di Tatiana. Poiché tutto questo drammaticissimo (?) filmriposa sul seno di Bianca Bellincioni che è, invero, fiorente e ben modellato. E la sola cosabella del film . Un pò troppo poco. Roba per i collegiali e per gli impo tenti.La solita direzione della signora Be llincioni , cioè: farraginosa , illogi ca , irreale (...)».(Giulio Dorio in «La Cine-fo no», Napo li, 25 luglio 1922 ). 326

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Te chiamme Mariar. : Giulio Dorio, Gian Paolo Rosmino - s.: Giulio Dorio e Gian PaoloRosmino dalla canzone di Libero Bovio (versi) e Gaetano Lama (musi-ca) - int. : Suzanne Fabre, Gian Paolo Rosmino, Maria Guidi, AngeloRossi - p. : Rossi, Napoli - di. : regionale - v.c.: 16625 del 1. 12 . 1921 -lg.o.: m. 1030.Te chiamme Maria: Suzanne Fabre 327

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Si tratta di una vicenda d'amore ambientata tra pescatori napoletani. Maria è la donna conte-sa, ma è anche il nome della barca su cui si svolge la parta drammatica e centrale del film.Le quattro parti in cui il film era diviso si intitolavano: 1) Natura, 2) Artifizio, 3) Demolizione, 4)Ricostruzione.dalla critica:«Con una certa diffidenza entrai nel Cinema Monte Majella (di Napoli) per assistere allaprèmiere di questo film. Diffidenza provocata non dai nomi dei due autori-direttori, ché diGian Paolo Rosmino e di Giulio Dorio non c'è da dubitare: essi costituiscono una vera af-fermazione completa nel campo elastico dell'Arte Muta, bensì del mio preconcetto, forse er-rato, che il film deve essere originale e non riduzione da romanzi , né, tanto meno, canzo-nette sceneggiate. Epperò, dovetti disilludermi, ché Te chiamme Maria presentava , nell' in-sieme e nei particolari, una precisione artistica, specie nell'esecuzione da parte di SuzanneFabre (...) e notai ancora (cosa insolita in tutti i films) un vero ossequio alla lingua italiananell'espressione dei sottotitoli (...)».(Eduardo Scoli in «La Cine-fono», Napoli, 1O febbraio 1922).Suzanne Fabre (Ernestina Peretta, 7893- 7977) era la moglie di Gian Paolo Rosmino. Se-condo la testimonianza di quest'ultimo, alla lavorazione di questo film , tutto girato tra Na-poli, Sorrento, Capri, partecipò, nelle mansioni più disparate, un giovanissimo ed entusia-sta Roberto Paolella, anni dopo uno dei più noti critici e storici del cinema.La purezza filologica delle didascalie non intenerì la censura che pretese /'eliminazione diquesta dicitura : «Non basta, piccina mia, che il cuore ribocchi d 'amore. Bisogna che tu ap-paghi di più i suoi occhi e la sua vanità. Bisogna che tu sii or sfrontate/la... or ritrosa... laluna ... le stelle... un piccolo bacio.. . un dispettuccio... un fiore ... sfuggire... irritare il deside-rio... ma non troppo... imitare un pò quella Maria, pur restando pura, Carmelina... se no loperdi. Scusami piccina, ma è così». Tempesta in un cranio r. : Carlo Campogalliani - s. e se.: Carlo Campogalliani, Carlo Pollone - f. : Giuseppe Testa, Fortunato $pinolo - scgr. : Cesare Gheduzzi - int.: Carlo Campogalliani (Raimondo de Ortis), Letizia Quaranta (Miss Let- ty), Felice Mi notti, Ugo Uccellini e sig .ri Benfenati, Lombardi e ·Cuneo - p.: Campogalliani, Torino - di. : U.C.I - v.c. : 157 17 del 1.1 .1921 - p.v. romana: 13.7.1921 - lg.o.: m. 1620Raimondo de Ortis, ultimo rampollo d'una ricca e nobile dinastia, è ossessionato dal fatto cheogni cento anni, nella sua famiglia, si verifica un caso di follia. Temendo che tocchi a lui impaz-zire, compra tutti i libri esistenti sulla pazzia ereditaria e li studia, trasformandosi, dallo spre-giudicato «viveur» che era, in una mite figura piena di tic. 328

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Tempesta in un cranio: Carlo Campogalliani e Letizia QuarantaUn giorno, dopo aver bevuto un pò troppo, s'addormenta e sogna di svegliarsi nei panni d'unpovero mendicante, e come tale vive una vita di piccoli furti insieme ad un borsaiolo ed unavagabonda, che somigliano al suo migliore amico e a Miss Letty, la sua fidanzata. Quando sisveglia realmente, s'accorge d'aver vissuto in sogno la trama d'un romanzo che il suo amicosta scrivendo e che il mondo non è poi così brutto come quello che aveva sognato.Eguarisce completamente dalla sua ossessione. 329

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dalla critica:«Gli americani sono oggi i re del cinematografo . Forse perché essi lo hanno, meglio dichiunque altro, capito nel suo lato pratico di eseguibilità e di comprensibilità da parte dellafolla (... ). Noi, come al solito, ci siamo anche in questo campo perduti per lungo tempo nelvano inseguimento di chimere (... ). Il film d ' avventura è stato per lungo tempo consideratocome una branca inferiore della cinematografia: roba da strapazzo per locali d ' infimo or-dine, e quindi da eseguirsi con troupes raccogliticce, con mezz i inadeguati, alla carlona .E intanto l'America ci ha preso il mercato.. .Qualcuno si salva dal marasma, raro nuotante in gurgito vasto. Carlo Campogalliani è, traquesti, forse, il migliore. Alquanti films ho avuto campo di vedere da lui eseguiti , e mi piac-que constatare come nulla essi abbiano da invidiare a quelli american i . Tempesta in un cra-nio è ben degno di essi . Semplice nella trama, inscenato con cura , con ricchezza non ec-cessiva di particolari, in quadri significativi e ben d isposti, l'azione tien desta continuamen-te l' attenzione dello spettatore, senza stancarla mai. Aggiungi a q\Jesto un'esecuzione viva-ce e colorita a tocchi sobri, mentre, dato il carattere un pò caricaturale del complesso, erafacile cadere nell'esagerazione( ...).In complesso : un film americano, in quanto rispecchia le migliori qualità di questi e - pregionon indifferente - non una imitazione d'ambiente . Ma film italiano, nel soggetto e nell'ese-cuzione».(Elle. G i. in «La vita cinematografica », Torino, 15 agosto 1922).«Certainly a sensational drama, this ingenious story includes in its closelypacked five reelsmost of the thrills usually to be found in a fifteen-part serial. Kill or Cure is told with ali the nai-ve charm with which we associate ltalian productions, and the rush of action and well-sustai-ned excitement will certainly assure a warm reception among the audiences of England. (.. .)The adventures, which include really daring stunts, provide a thrilling story. The acting ofCharles Campana and Beatrice Quaranta (Carlo Campogalliani e Letizia Quaranta, n.d.r.)and photography are of considerable merit».(«The Bioscope», Lo ndon, June 23 , 1921)La censura impose la soppressione di qualche didascalia poco ortodossa e di qualche sce-na di narcotizzazione e di evasione dalla prigione. Il tesoro del Sud r.: Lamberto M. Bosco - s. e se.: Lamberto M. Bosco - f. : Luigi Topi - int. : Diana Mac-Gill, Adriano Pacini, loie !Ivan Anzillotti , Dodò Brunei- li , Sig .ra Micheli - p. : L(amberto) M(aria) B(osco) film , Roma - di. : re- gionale - v.c. : 15776 del 1.2 . 1921 - p.v. romana : 25 .4 . 1921 - lg.o.: m. 1364. 330

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Vicende avventurose e passionali, ambientate nella pampa argentina (ma girate nella pinetadi Castelfusano).dalla critica:«Il tesoro del Sud: avventure con l'esimia stella dicitrice Diana Mac-Gill , che Messina amaassai più applaudire sul palcoscenico di un varietà, anziché sullo schermo di un cine ma .Da parte mia credo che non solamente Messina sia di questa opinione».(Roberto D'Orazio (corr. Messina) in «La rivista cinematografica», To rin o , 1O lug lio 1923).li tesoro del sud:Diana Mac Gill 331

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La testa della Medusa r.: Alessandro De Stefani - s.: Alessandro De Stefani - f.: Peder Monte- verde - scgr. : M . Fraenza - int. : Mario Voller-Buzzi , Sesta De Fal ieri , Paola Sibelius, Enrico Gemelli, Raffaele Di Napoli, Bonaventura lba- nez, Enzo Pollina - p.: Pasquali, Torino - di. : U.C.I - v.c. : 16322 del 1.8.1921 -lg.o.: m. 1515.Una frase di lancio lo definisce «commedia in quattro atti drammatici e sentimentali», Tetuan, il galeotto detective r. : Luigi Romano Borgnetto - f.: Daniele Burgi - int.: Carlo Aldini (Te- tuan), Lola Visconti-Brignone (sua moglie), Giovanni Cimara (l'amico della moglie), Guido Clifford, Liliana Ardea - p.: Rodolfi-film, Torino - di.: U.C.I - v.c. : 16325 del l .8.1921 - p.v. romana : 27. l 0 . 1921 - lg.o.: m. 161 O.«Il cannone romba improvvisamente dalla fortezza che domina la città. Un galeotto è riuscitoad evadere. Tra poco incomincerà la caccia all'uomo, caccia terribile e pericolosa, perché Te-tuan, l'evaso, non è un uomo comune. Egli possiede dei nervi e dei muscoli d'acciaio, l'agilitàd'un camoscio e non si lascerà prendere facilmente. Il galeotto si trasformerà in un detective ecompirà le più straordinarie imprese, smascherando un falso amico che l'aveva fatto condan-nare ingiustamente».(da «Echi di spettacoli», «La Stampa», Torino, 1921 ).dalla critica:«(... ) Tetuan è un film assai trascurato , male eseguito e svolto e - naturalmente - ancor peggiointerpretato. Non è il caso di fare una disamina : così come ci è stato presentato, Tetuan èuna brutta cosa; e sì che in esso vi agiscono attori molto favorevolmente noti , i quali si saran-no trovati in non lieve imbarazzo nello svolgere le situazioni poco logiche del soggetto(.. .).Che poi il pubblico abbia fatto buone accoglienze a questo Tetuan e quindi finanziaria-mente il successo è assicurato, è cosa che non riguarda la critica (... )».(Ac . A in «La vita cinematogra fi ca», Torino, 7 ottobre 1921).«Pugni innumerevoli , misteri impenetrabili, audacie indescrivibili, intreccio inafferrabile! ».(An o n. in «La rivista di letture», Milano, giugno 1925) . 332

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Una raccomandazione della censura fu quella di ridurre la scena del duello rusticano tra Tetuan e l'amante della moglie e di eliminare totalmente la sequenza in cui la moglie cerca di colpire a tradimento Tetuan. La tortura del silenzio r. : Achille Consalvi - f.: A. Bianchi - int. : Annie Wild , Rita d'Harcourt, Chapel Dossett - p. : Ambrosia film , Torino / U.C.I. - di. : U.C.I. - v.c. : 16141del1 .6 . 1921 -lg.o. : m. 1109. Il film venne reclamizzato come «avventura e passione in un dramma di palpiti e di dolore».dalla critica:«La tortura del silenzio è un lavoro mediocre della Ambrosia, interpretato da Rita d ' Har-court e da Carlo Dossett, film avventuroso con varianti situazioni ».(C. Chistè in «La rivista ci nematog ra fi ca », Torino , l O febb rai o 1923 ). Totote di Gyp r. : Alfredo De Anioni - s. : da una commedia dr Gyp - ad. : Nunzio Ma- lasomma - scgr. : Tito Antonelli - f. : Alfredo Donelli - int. : Alberto A. Capozzi (Giacomo), Antonia Korda (Totote), Nella Montagna (la mo- glie di Giacomo), Roberto Spiombi (figlioccio di Giacomo) , Gioacchino Grassi , Etto Cielo, Alfredo De Anioni - p. : Do.Re .Mi . Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 15892 del l .3. 1921 p.v. romana : 29 .8 . 1922 - lg.o. : m. 1766.«La morte della bellissima marchesa Totote, in seguito ad una inspiegabile caduta da cavalloha destato nell'alta società vivissimi commenti e molti pettegolezzi. La vita troppo brillante ebizzarra dell'affascinante marchesa prima del suo matrimonio, lascia supporre un misteriosodramma. Dietro frivole apparenze, la leggiadra Totote nascondeva terribili sofferenze e la piùdolorosa passione.Il film racconta in «flashbacks» la storia della donna. »(da «Echi degli spettacoli» in «La Stampa», Torino, dicembre 1921 ). 333

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dalla critica:«( .. .) riduzione cinematografica da uno dei più noti romanzi popolari. Le sentimenta li edrammatiche vicende di Totote, l'amante innamorata che, per l'uomo amato, sacrifica tutto,fino all'esistenza sono state ritratte in questo film con molto buon gusto, però, purtroppo,quello che è venuto a mancare è stata l'efficacia interpretazione della protagonista. Anto-nia Korda è stata troppo monotona, poco appassionata e poco tragica (... ). Alberto Capoz-zi è stato, come sempre, correttissimo ed efficacissimo. Anzi, si può dire, senza esagerare,che il lavoro viene retto quasi esclusivamente da lui solo (...)».(P.G. Merciai in «La rivista cinematografica », Torino, n. 14, 25 luglio 1923).«( ... ) due valenti artisti che sullo schermo ritessono, con una fedeltà unica, tutti gli angoli re-posti della vita della aristocrazia spensierata, spendereccia, crapulona e adultera . Panora-mi, interni, esterni, effetti di luce, tutti all'unisono».(Effe in «La rivista cinemotografica », Torino, n. 2 , 25 gennaio 1924).Il titolo Totote di Gyp è quello che risulta dagli elenchi della censura, ma il film è anchyspesso citato come La storia di Totote o più semplicemente Totote. Gyp è lo pseudonimo dfSybille-Marie-Antoniette de Riquetti de Mirabeau ( 7849- 7932), autrice di racconti e r()manzi con una struttura dialogica e descrittivi della vita mondana del suo tempo.Antonia Korda è l'attrice ungherese nota in patria come Antonia Farkas e successivamente 'affi~in Germania, Austria, Gran Bretagna e Stati Uniti come Maria Corda o Korda ( 7898- 7978).M aria Corda inToto te di Gyp 334

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Tra fumi di champagne r. : Carlo Zangarini - s.: Carlo Zangarini - f. : Silvio Cavazzoni - int.: Li- setta Paltrinieri (Perla), Luigi Almirante (Bruno Lauri) - p.: Cinegraph - di.: Leandro Patuzzo, Milano - v.c. : 15792 del 1.3.1921 - p.v. romana : 27.5 . 1924 - lg.o.: m. 1286.Ad una candida sposina, al momento di consumare le nozze, viene arrestato il marito, accusa-to ingiustamente di aver commesso un truce delitto. La donna si trasforma, si veste da gigolet-te, comincia a frequentare di notte gli ambienti della malavita, per scoprire il vero colpevole.Attraverso mille peripezie, raggiunge il suo scopo e può finalmente riabbracciare il marito.dalla critica:«(... ) Veramente dello spumante licor se ne è visto ben poco e solo nella prima scena delprimo atto; in compenso si è assistito però a molti passi sensazionali ed emotivi che han te-nuto desta l'attenzione del pubblico, il quale ha seguito con vivo interesse lo svolgimentodel dramma .Ho trovato la mimica del protagonista in certi tratti fuori tempo e fuori luogo, sì da sembra-re di assistere ad una di quei film cosidetti \" sincronizzati \" (?!) ; tipici e caratteristici gli am-bienti delle taverne frequentati da figure della malavita ».(Effe in «La rivista cinema togra fica», Torino, n. 14, 25 luglio 1924)«(.. .) Non muovo appunto a Carlo Zangarini per il suo lavoro, ma per la leggerezza - co-mune a tutti i suoi colleghi in letteratura - con la quale egli ha fatto questa scorribanda nelregno dello schermo. Avere dell'ingegno non basta per far bella figura in cinematografia .Tra fumi di champagne è tuttavia un lavoro abbastanza divertente, per quanto gli artisti nonsiano dei migliori ».(Edgardo Rebi zzi in «L'Ambrosiano», Milano, 24 lugli o 1923 ).La censura pretese la soppressione di varie scene, tra le quali, quella in cui il marito arre-stato, prende a schiaffi una guardia mentre è in prigione; un 'altra in cui la protagonista vie-ne trascinata, legata e imbavagliata, fino ad un tavolaccio dove viene distesa da alcunimalviventi, oltre ad altre scene di delitti e di incidenti. Tragedie d'anime r. : Febo Mari - s. : Alessandro De Stefani - int. : Contessa Bianca Maria Guidetti-Conti, Febo Mari - p. : Guidetti-Conti, Torino - di.: Radiosa-film - v.c.: 16640 del 1.12.1921 - lg.o.: m. 1189. 335

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dalla critica:«Tragedie d'anime, bellissima creazione di dolce poesia e profonda drammaticità, interpre-tata dalla Contessa Bianca Guidetti-Conti . Già nella Via delle lacrime, ella ci aveva rivelatodi avere un alto temperamento artistico e in questo meraviglioso poema di amore, ricco discene emozionanti, ha saputo conquistare la simpatia del pubblico che accorse numerosoalle rappresentazioni. Certamente hanno contribuito al buon successo anche l'ottima foto-grafia e la bella messa in scena».(Ro.Ma. in «La rivista cinematografica», Torino, 25 marzo 1924).Il film ha come sottotitolo La sfinge dagli occhi verdi, che è il titolo del soggetto originale diAlessandro De Stefani.Ita lia Almirante-Manzini, Renato Vi sco e Amleto N ovelli in I tre amanti I tre amanti r. : Guglielmo Zorzi - s. e se.: Guglielmo Zorzi da una sua commedia - f. : Ubaldo Arata - int. : Italia Almirante-Manzini (Elena Guardi), ·Alfon- so Cassini (Gi ovanni Salvi), Amleto Novelli (Andrea Maggesi), Renato Visco (il giovane Mitia), Alfredo Martinelli, Bianca Renieri (Ghita) - p. : Fert, Roma - di. : S.A. Pittaluga - v.c.: 15902 del 1.3 . 1921 - p.v. romana: 27.10.1921 - lg.o.: m. 1695.Giovanni Salvi, un noto pittore, ha per allievo Andrea e per modello il giovane z:inga~o ciecoMitia. Incontra Elena, una donna che è stata scacciata dai suoi familiari perché è stata sedotta 336

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e poi abbandonata. Salvi la invita a posare per lui, la ritrae in un quadro che vince un premio e la accoglie nella sua casa. Attorno alla donna si agitano ben presto tre passioni: quella riposante e serena dell'anziano Giovanni, quella violenta ed ardente di Andrea, quella timida e giovanile di Mitia. Elena non sa resistere ad Andrea e, approfittando di una momentanea assenza di Giovanni, posa per il giovane allievo. Quando il pittore torna e comprende che la sua protetta, di cui si è follemente innamorato, è innamorata del suo allievo, si chiude nel suo studio e si uccide. I due amanti si dividono, mentre il giovane Mitia, che nulla vede, ma tutto comprende, si abbando- na ad un pianto sconsolato.dalla critica: «il dramma di Guglielmo Zorzi , che ebbe varia fortuna su le scene italiane, non e ra certotra le sue opere teatrali la più indicata ad una trasposizione sullo schermo : il conflitto d ' ani-me che costitu isce il centro del dramma e s' esprime sempre in sordina , quasi tema di erom-pere in lacerante grido di passione ; la tenuità della sua trama , se a stento erano servite acostrui re un lavoro teatrale che non riu sciva ad andare al d i là di una fo rma schematica(.. .)tanto men o poteva servire a comporre un film di molta amp iezz a e consisten z a . Infatti ,il difetto più evidente e che salta subito agli occhi di chiunque è c he il film s' indugia in par-ticolari inutili e ricorre a continui insignificanti passaggi , si perde in giri tortuosi per supp lirecosì alla scarsezza del suo contenuto e della sua azione (... ) .L'esecuzione , la messa in scena e l' interpretazione sono invece assai lodevoli e danno valo-re al film (. ..). Ma tutta la raffinatezza interpretativa di Italia Almirante-Manzini , malgradosi sforzi , non riesce a dar vita a questa creatura incerta di Elena: manca in essa l'anima enoi sentiamo che c iò che ci fa v ibrare appartiene esclusivamente all ' anima dell ' artista , del-l' interprete, non a quella del personaggio( .. .)».(Di oni so in «La vita cinematografica », To rin o , 22 g iug no 192 1).«Althought this ltalian production ha s the full quo ta of passion one ex pects from the childrenof ltaly, it is more re strained and less incongrou s with solid British commonsense ideas thanmany we have seen . Dealing a s it does with artists and a neurotic woman , there is some ex-cuse fora little unu sual love-making , but everything is presented logically, and in a simple ,direct manner . (...)Almirante Manzini is a beautiful woman , well versed in all the arts od a Continental char-mer, who is as fascinating as a snake , and she certainly gives a very convincing demon stra-tion of a vampire at work (... ) .As on ex ample of ltalian drama which should appeal to the British public , this production isinteresting, and certainly strikes an individuai note with its slow, languid tempo in contrastw ith the usual hurry and scurry of Americ an pictures. The photography is good throughout».(«The Bi oscope», Lan do n, A prii 27, 1922 ).Condizione della censura per il nulla osta fu di modificare l'ultima didascalia in questo mo-do: «E mentre di fronte al mistero della morte, pallido il vizio cadeva, il grido disperato diMitia era sommerso dal sereno canto di Ghita ». 337

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Il tredicesimo commensale r. : Guido Brignone - s. : da un romanzo inglese di Fergus Hume - se. : Guido Brignone - f. : Luigi Fiorio - int. : Lola Visconti-Brignone, François- Paul Donadio, Domenico Serra , Ines Ferrari, Mary Cléo Tarlarini , Giu- seppe Brignone, Giovanni Ciusa , Luigi Stinchi, Annibale Durelli - p. : Rodolfi-film , Torino - di.: Pittaluga - v.c. : 15565 del l .3 .1921 - p.v. romana: 2 . 12 . 1921 - lg.o.: m. 1318.Si tratta di una vicenda «gialla» con un misterioso delitto che è stato compiuto, ma il moventeè spiegato alla fine, da uno dei tredici commensali del pranzo al quale, a conclusione della sto·ria, vengono invitati tutti i sospetti.Il film è in buona parte costruito sui flashback, in cui ognuno degli indiziati narra la sua versio·ne, presentando il proprio alibi.dalla critica:«Sostenuto da una diligente messa in scena e da una intonatissima interpretazione, ha i ~·dubbiamente raggiunto un certo pregio, sia per i requisiti artistici che tecnici , ma dove, percontro, abbiamo riscontrato delle deficienze, è nel metodo d ' inquadratura, quasi dovunquesoverchiante e inconcludente (... ). Perché impoverire così le pagine più belle ed efficaci dromanzo , rendendole attraverso a delle specie di racconti ... che hanno lasciato il tempqlche hanno trovato? (... ). Trattandosi di un lavoro di interpretazione, poiché l'avventura, aquanto pare, è rimasta non poco nelle intenzioni dell'inquadratore, molto meglio sarebbestato seguire senz'altro la linea del romanzo . A che certe involute trovate , a che certi acro-batismi scenici ... per arrivare, in fondo, a raccogliere lo stesso risultato? (... ).Buona veramente l'interpretazione. Eccezion fatta per il Donadio, che ci ha lasciati piult©·sto freddi per non esser sufficientemente penetrato nella parte o per difetto di temperarne.to, ottima fu la Lola Visconti, come pure, degna di essere messa in rilievo, fu la signorin'aInes Ferrari (... )».(Zadig . in «La rivista cinematografica », Torino, 1O luglio 1921 ). Le tre illusioni r.: Eugenio Perego - s. e ad.: Pier Antonio Gariazzo - f. : Giovanni Gri- maldi - int. : Pina Menichelli (Elena D'Alton), Francesco Cacace-Galeota (Haley, banchiere), René Kessler (Robert de Nanteuil), Giovanni Ravenna (marchese d 'Alton) - p.: Rinascimento-film, Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 16009 del l .5 . 1921 - p.v. romana : 23 .6 . 1921 - lg.o. : m. 1868. 338

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Le tre illusioni: Pina M enichelli e G iovanni RavennaIl marchese d'Alton impone a sua figlia Elena di sposare il banchiere Haley per procacciare al-l'antico blasone dei d'Alton le ricchezze perdute. Ma Elena, che ama invece Robert de Nanteuil,luogotenente di vascello, non esita ad abbandonare l'odiato marito per fuggire con il suo in-namorato.Lo spirito di vendetta che anima Haley lo spinge a rovinare i d'Alton. Ma l'amore è più forte eil perfido banchiere è costretto a concedere il divorzio.Elena e Roberto possono sposarsi e dare un nome al figlio atteso.dalla critica:«Un argomento privo di contenuto artistico, di movimento, di significato; un lavoro scritto su ri-cetta, o su misura, ad uso e consumo dell'esibizionismo stucchevole ed esasperante di una di-va; un film costruito con l'evidente proposito di turlupinare il pubblico, dal titolo alla fine (...).E le tre illusioni quali sono? Mah!L'illusione dell'oro. Ma l'oro è tutt' altro che un' illusione, perché il banchiere ha tanti danari, datenere le carte da mille persino sparse sulla scrivania, tanto che per offrirne alla moglie, nonha neanche bisogno di scomodarsi ad aprire la cassaforte; ed offre con tanta facilità e noncu-ranza, da non rendere possibile alla donna di credere che l' oro sia per essa un'illusione.Dunque, l' illusione dell'oro non c'è.L'illusione dell'amore. Ma l'amore è tutt'altro che un ' illusione, perché neanche a farlo appo- 339

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sta , non è possibile trovare un uomo che possa amare una donna più di quanto Nanteuilami Pina ; quell'amore, più romanzesco che reale, dà tali e così grandi prove di sé, da nonpermettere affatto a chicchessia di dubitarne, sia pure per un istante. Dunque, l' illusione del-1'amore non c ' è .L'illusione della felicità . Nella realtà è difficile essere felici (...). Ma nel film i due amanti dimo-strano e mettono in pratica l' antico \"una capanna ed il tuo cuore \" e, malgrado le ristrettezze,quando si trovano l' uno di fronte all'altra , ogni nube svanisce, ogni preoccupazione vola viadalla finestra e, come per il buco della tovaglia da tavola Pina trova un tovagliolo che ne ma-scheri la presenza , così, per ogni velo di tristezza che offuschi il visino dell ' amata, Nanteuilha sempre pronto un bacio, che la solleva al di sopra di tutte le miserie della vita.Dunque l' illusione della felicità non c'è .E allora? E allora il titolo, che non ha niente da dividere col lavoro, è un titolo .. . galeotto,messo lì per colpire e stuzzicare la curiosità del pubblico.Ed il pubblico, interessato, incuriosito dal manifesto e dalle fotografie , entra per vedere letre illusioni ed esce portando via tre delusioni : il soggetto, la messa in scena e l'esecuzionedella protagoni sta (... )».(lg nis in «La vita c inematogra fica», To rin o, 22 ottobre 192 1). I tre malvagi r. : non reperita - int. : non reperiti - p.: Campan ia-film , Napoli - di. : re- gionale - v.c.: 16501del31 . 10. 1921 -lg.o. : m. 1210.Produzione partenopea sicuramente non legata alle tradizioni popolari, in quanto i prota-gonisti rispondono ai nomi di Tomson , Peter.La censura impose alcuni tagli: una scena di gioco d 'azzardo, in cui uno dei partecipantivince barando, ed un 'altra, in cui due uomini mascherati ne afferrano un altro, lo legano elo imbavagliano. Le tre ombre r.: Enrico Guazz oni (secondo altra fonte : Carlo Simoneschi) - f. : Erne- sto Gentili - int. : Raimondo van Riel, Haydée Van Riel , Irma Julians, Ruggero Barni , Tullio Ferri - p. : Guazzoni-film , Roma - di. : regionale - v.c.: 16307 del 1.8.1921 - lg.o.: m. 1448.Il film viene definito come «commedia grottesca in un prologo, quattro atti ed un epilogo». 340

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dalla critica: «Pur essendo basato su di una trama quasi inverosimile, Le tre ombre è trattato con geniali- tà di particolari e larghezza di vedute, e benché i personaggi non emergano troppo in doti artistiche, né abbiano campo di emergere, riesce ad interessare sino all'ultimo». (E. Pastori in «La vita cinematografica», Torino, 25 marzo 1922). I tre sentimentali r.: Augusto Genina - se. : Augusto Genina dal lavoro omonimo di Nino Berrini e Sandro Ca masi o (191 8) - f. : Vito Armeni se - int.: Lydia Qua- ranta (l'attrice Soave Santelmi), Angelo Ferrari (Grillo Vincenti, il telegra- fista), Carlo Tedeschi (Angelo Dagna, il capostazione), Ruggero Capo- doglio (il ricevitore del registro) , Lia Miari (la cameriera), Alex Bernard, Ernesto Collo - p. : Photodrama-U .C.I., Roma - di.: U.C.I. - v.c. : 15677 del l. l. 1921 - p.v. romana : l 1.4.1921 - lg.o.: m. 179 l. In un piccolo paese di montagna vivono tra la neve e la solitudine, tre modesti funzionari: gli an- ziani capostazione e il ricevitore del registro ed il giovane telegrafista. Una sera, i tre vanno a tea-tro in un paese vicino e vedendo recitare ne La signora delle camelie l'attrice Soave Santelmi, si entusiasmano come dei ragazzi; iniziano a scriverle delle lettere, firmandosi: «I tre sentimentali», Soave si reca un giorno nel loro paese per visitare un castello, che dovrebbe far da sfondo adun dramma a lei dedicato. I «tre sentimentali» decidono che sia il giovane a rappresentarli.Una tempesta di neve costringe l'attrice a passare la notte in paese e Vincenti le offre la suacasa, poi le confessa il suo amore e l'amore dei tre.La donna, lusingata, cede al fascino del giovane. Il giorno successivo Soave riparte. A Vincenti rima-ne solo il ricordo di una notte di sogno, sulla quale i suoi due amici non oseranno mai interrogarlo.dalla critica:«(.. .) Questo film suscita brividi d'intensa commozione e comprova quanto noi abbiamospesse volte sostenuto: che il segreto del successo del cinematografo sta nel saper riprodur-re la vita nella sua semplicità, anche se colorita e soffusa di poesia. È romanticismo anchequesto de I tre sentimentali, ma un romanticismo sano, piacevole, fecondo di palpiti buoni;un romanticismo vero, e perciò il pubblico sente un pò della sua anima, un pò della sua vi-ta trasportata su Ilo schermo (... ).La messa in scena è lodevole, per agilità di movimento, per sobrietà e per proprietà . Alcuniinquadramenti sono davvero felici e di grande effetto; la stampa è un pò trascurata, maquesto è un difetto che hanno quasi tutti i films dell'U .C.1.L'interpretazione assai rimarchevole. Lydia Quaranta, alla quale altra volta non tacemmo ilnostro biasimo, ci appare qui sotto un aspetto del tutto nuovo. Diremo meglio : ci apparesotto il suo vero aspetto».(Dioniso in «La vi ta cinematografica» , To rino, n . 9 , 7 maggio 1921 ). 341

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I tre sentimentali: Lydia Quaranta e Angelo Ferrari 342

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«La trama tenuemente sentimentale, contenuta nella commedia del povero Sandro Camasio,ha avuto la fortuna di incontrare un direttore artistico come il Genina .Questo film , dal principio alla fine, si insinua nell'animo dello spettatore come la melodia diun nascosto ruscello . Lo definirei un film riposante , di quelli - purtroppo rari - che calmano inervi e inumidiscono le ciglia . La travolgente vita moderna ci nevrastenizza, e in questi casiil cinematografo, sia detto senza ombra di irriverenza , compie l' ufficio di una chiesa , d ' unluogo, cioè, dove si entra per trovare un pò di pace .Il film è arricchito da tocchi leggiadri , di trovate, di quadretti degni d ' un grande artista del co-lore, della luce e della musica . Buona l' interpretazione e non sempre riuscita la fotografia ».!Sic. in «La rivista ci nematografica », Torin o, n. 9, 1O mag gio 192 1).Il film risulta essere uno tra i più recensiti del/'anno 792 7 e tutte le note sono favorevoli . Agiudicare dalle innumerevoli riprese negli anni successivi, lo si può considerare come unodei maggiori successi sio di critica che di pubblico dell'intero decennio esaminato. L'ultima invenzione r. : Vittorio lettoni - f. : Matteo Barale - int.: Celio Bucch i, Nestore Ali- berti, Lucina Boni - p. : Audax-film, Via Sant'Anselmo 8 , Torino - di. : Edmondo Petrini, Roma - v.c. : 15761 del 1.7. 1921 - p.v. romana : 22 .5 . 1922 - lg.o. : m . 995 .Si tratta di un lavoro avventuroso, in cui una banda di malfattori usa uno speciale gas fumo-geno per compiere una serie di delitti. Ma l'intervento di un battagliero castigamatti li renderàall'impotenza.dalla critica:«L'ultima invenzione(?), lavoro d'avventure.IV. in «La vita cinema tografica », To rino, 30 ma rzo 1922 )In censura venne imposto che tutte le scene in cui i banditi usano l'ultima invenzione (il gasfumogeno) venissero eliminate.Questo può spiegare lo scorso metraggio del film ed il completo insuccesso, cui andò in-contro . 343

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Le ultime avventure di Galaor r.: Mario Restivo - s. : Eugenio Bava - f.: Eugenio Bava - int. : Alfredo Boccalini (Galaor), Tatiana Gorka (la figlia di Logora), Armando Novi (Logora), Decio lacobacci (Morioni) - p.: Do .Re.Mi. - di.: U.C.I. - v.c. : 15865 del 1.3 .1921 - p.v. romana: 26.4. 1921 - lg.o.: m. 1646.L'industriale Logora, invischiatosi in un affare pericoloso, si trova sull'orlo del fallimento. Soloil banchiere Morioni che, peraltro, è proprio colui che segretamente lo ha raggirato, potrebbetrarlo dagli impicci. Ma questi, che ha architettato la rovina di Logora perché respinto dalla fi.glia dell'industriale, pone come condizione che la ragazza acconsenta a sposarlo.Galaor, un gigante dalla forza prodigiosa e dall'animo mite, interviene per liberare la fanciul·la dalle pressioni di Morioni, ma, accusato di un furto che non ha commesso, viene incarcerato.Liberatosi, grazie alla sua forza ed alla sua astuzia, riesce a raccogliere da un complice di Mo·rioni, la confessione delle malefatte del banchiere e lo assicura alla giustizia, liberando la fan·ciulla dall'insidioso corteggiatore.dalla critica:«(...) una trama sottile e sentimentale: una serie continua di trovate più che logiche formanolo spunto gradito del film, che interessa vivamente perché, senza ricorrere alle interminabiliLe ultime avventure di Goloor (A lfredo Boccalini) 344

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code a cavallo, alle ridicole partite a pugni , agli sforzi erculei di qualche sfiatato atleta , l'avventura scorre chiara e logica . Galpor, il gigante buono, è un ' eccezione tra gli attori del genere : corporatura ed elasticità d'a~leta e d'acrobata , intelligenza ed espressione, attore, principalmente attore . Con facili- tà passa dal l' azione di atleta a quella sentimentale. Tatiana Gorka , la graziosa attrice rus- sa, ha una recitaz ione molto espressiva , mantenendosi sulla condotta semplice e naturale, ha donato al lavoro un senso di freschezza (... )», (Guglielmo Giannini in «Kines », Roma, 5 marzo 192 1). «il simpatico gigante ha ritrovato subito il suo pubblico : pubblico di piccini e di grandi, che va in visibil io quando vede la forza a servizio di una giusta causa (... ). La forza apparisce soltanto nell ' ultima parte, in un match di lottatori e quando Galaor infligge la giusta puni-zione ai colpevoli .Sebbene congegnato per mettere in evidenza la virtuosità del protagonista , il film non man-ca tuttavia di linea e di logica . Ci sono dei tratti gentili , come i due bambini che Galaorprende a proteggere e dei punti emozionanti , come la fuga della povera pazza , col bimbotra le braccia, su le sartìe del piroscafo.Nel complesso, un lavoro che avrà fortuna ». (Sic in «La rivista cinema tografica», Tori no, n. 9, 10 magg io 192 1).Film d'avventure di buon successo, talvolta citato anche come L' ultima impresa di Galaor.Nel 1923 venne rimesso di nuovo in circuito con il titolo cambiato in Galaor tra i leoni. Le ultime lettere di Jacopo Ortis r. : Lucio D'Ambra - ad. : Lucio D'Ambra dal romanzo (1798) di Ugo Foscolo - f.: Domenico Grimaldi - int. : Renato Piacentini (Jacopo Ortis), Nera Badaloni - p.: D'Ambra-film , Roma - di.: U.C.I . - v.c.: 16104 del 1.6.1921 -lg.o. : m. 1271 .Trasposizione cinematografica del noto romanzo.dalla critica:«(...) Lavoro di vecchia data , che riesce poco interessante al pubblico abituato oramai adaltre visioni.Insufficiente l'i nterpretazione del Piacenti.Poco riuscita la riduzione del celebre romanzo ».(Topin in «La rivista cinematog rafica», Torino, 15 settembre 1927). 345

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A breve distanza da un altro film ispirato allo stesso soggetto, Jacopo Ortis (Milano-film, 19 79) diretto da Giuseppe Sterni ed interpretato da Luigi Duse e dalla giovanissima PaolaBorboni, D'Ambra volle portare sullo schermo una nuova edizione del romanzo di Foscolo.Ma non sembra che /'operazione abbia avuto successo. Le ultime ombre del castello di Ossar r. : Federico Elvezi - int.: Elsa Zara, Angelo Rabuffi - p. : Films De Gi- glio, Torino - di. : U.C.I . - v.c.: 16484 del l . l 0 . 1921 - p.v. romana: 3.5.1923 - lg.o.: m. 197 2 .La pubblicità e le corrispondenze lo indicano come «avventure poliziesche sensazionali»,dalla critica:«(...) Poco ci è piaciuto Le ultime ombre del castello di Ossar. È uno z ibaldone di mediocris-sima fattura, pieno, zeppo d i errori di tecnica e di interpretazione.La signorina Elsa Zara, che ne è la protagonista, ha recitato svogliatamente ed indolente-me nte. Peggio no n avrebbe potuto fare . E passiamo oltre, ché ci so no cose molto più i°mpor-tanti di questo brutto film ».(Gi useppe Lega in «La vita c inema tografica», Torino, 30 apri le 1923). Gli ultimi filibustieri r. : Vitale De Stefano - ad.: Eduardo Nulli dall'omonimo romanzo di Emilio Salgari - f. : Arturo Barr, Romeo W a schke - int. : Riccardo Tas- soni , Nera Badaloni, La bella Argentina - p.: Rosa-film , Milano - di. : in- dipendente - v.c.: l 0 epi s. 16495 - 2 ° e p is. 16496 entrambi del l. l O. 1921 - p.v. romana : ma g g io 1922 - lg.o. : l 0 epi s.· m. l 115 - 2 ° e pi s. m. .936.Partito alla riscossa per la liberazione della sorella Neala, Enrico di Ventimiglia, figlio del cor·saro rosso, si cela sotto il nome di Conte della Miranda e riesce ad introdursi nell'isola caraibi·ca dove Neala è prigioniera del governatore spagnolo.Durante un combattimento finale, riesce a sconfiggere la flotta avversaria. Il rapitore viene uc·ciso, Neala liberata e l'ordine ristabilito. 346

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dalla critica:«Emilio Salgari , malgrado le apparenze, non aveva la fantasia adeguata al compito ches'era prefisso, mentre la ragione del suo successo, qualunque esso fosse, fu da attribuirsi aduna certa ingenuità e violenza formale. Se togliamo quindi la forma narrativa , come in unariduzione cinematografica, resta una ben misera cosa.Gli inscenatori de Gli ultimi filibustieri non si sono resi conto di questo pericolo e della ne-cessità di intonare al cinematografo la povera favola rimasta nelle loro mani , drammatiz-zando e svolgendo l'i ntreccio, introducendo nuovi elementi di interesse e di sentimento .Hanno ottenuto, dunque, un risultato - a mio parere - poco soddisfacente, senza sorprese esenza interesse, assai modesto anche dal lato della messa in scena ».(Edgardo Rebizzi in «L'Ambros iano», M ilano, 19 dicembre 1922 ).Altra edizione de Gli ultimi filibustieri è del 1941 , regista Marco Elter.L'ultimo sogno: Fran cesca Bertini L'ultimo sognor. : Roberto L. Roberti - s. e ad.: Antonio Lega - f.: Alberto G . Carta -scgr. : Alfredo Manzi - int. : Francesca Bertini (Maria), Mario Parpa-gnoli (Guglielmo), Giorgio Bonaiti (Giovanni), Bianca Renieri (Graziel-la), Marcella Sabbatini (la figlia di Giovanni) , Raoul Maillard (Peppino) -p. : Bertini per la Caesar film , Roma - di. : U.C.I. - v.c. : 16015 del1.6. 1921 -p.v. romana : 23 .9.1921 -lg.o.: m. 1552 . 347

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Maria ama Giovanni, direttore di un cantiere. Ma l'uomo è sposato e la moglie, venuta a cono-scenza del tradimento, si getta da un'altura. Il paese si rivolta contro Maria che viene scacciata.La sua fuga si conclude in un villaggio di pescatori. Qui conosce una giovane fanciulla, Graziel·la, corteggiata invano da Peppino, ma innamorata invece di Guglielmo, un ufficiale di marina,del quale racconta a Maria le imprese ed i viaggi in terre lontane. Un giorno, Guglielmo ritor·na, ma appena incontra Maria, dimentica Graziella. Peppino avverte Graziella che Guglielmoama Maria e riesce a convincere la ragazza a sposarlo. Anche Guglielmo e Maria decidono disposarsi. La nave li porta lontano.Ma Giovanni, che non aveva mai smesso di cercare Maria, ha ora scoperto il rifugio dell'a·mante infedele. Affronta l'avversario con una pistola, ma resta ucciso dalla sua stessa arma.Ma anche l'amore di Guglielmo svanisce per sempre. Parte da solo.Quando la nave sta per lasciare la rada, Maria si getta tra le onde.dalla critica:«L 'ultimo sogno, semplice storia scritta e ridotta per lo schermo da Antonio Lega . Come sog-getto non ci convince; l' argomento presenta situazioni troppo sfruttate e manca di originalità.Gli interpreti : Francesca Bertini , G iorgio Bonaiti e Mario Parpagnoli, hanno fatto del loromeglio e per ciò vanno lodati . Il nome della Bertini è valso ancora a richiamare numerosopubblico».(Rag . in «l a vita cinema tografica », Torino, 25 dicembre 19 23 ).«Cattivo sogno quest'ultimo di Francesca Bertini, eseguito vari anni fa e venuto solamenteoggi in programmazione. Sono vecchi motivi e antiche storie poco convincenti, un temposervite in mille salse. Oggi il cinematografo è diverso, e tale roba vien ritenuta come sor-passata; di qui le poco liete accoglienze che questo film ha avuto dal pubblico. A bbiamoseguito con attenzione il gioco scenico di Francesca Bertini e ci siamo convinti che se essari torna sse ogg i allo schermo dovrebbe molto modificarsi , poi c he la sua interpretazione ci èapparsa scialba, incolore, artefatta ; quale insomma - con le nuove attrici rive latesi - ogginon potrebbe essere più bene accetta.Degli altri, l' unico che si salva è il Bonaiti».(A lberto Bruno in «il Roma della domen ica », Napoli , 27 marzo 192 4) . L'uomo dalla lingua mozza r. : C arlo Zambonelli - s. : Francesco Lo ngh i - f.: Arturo Barr - int. : Dea Hamilton , Ro dolfo Badaloni, G ino Tessari - p.: Rosa-film, M ilano .- di.: regionale - v.c.: 16103 del 1.6. 1921 - p.v. romana: 14.6.1922 - lg.o.: m. 1432.Complicata vicenda grandguignolesca. 348

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dalla critica:«L'uomo dalla lingua mozzata, avventure poliziesche con una discreta interpretazione e buon esito». (V. in «La vita cine matogra fi ca », To rin o, 15 marzo 1922).Il film venne presentato anche con un altro titolo: Il guanto insanguinato. L'uomo della rosa r. : Max Galletti - s. : Lucio D'Ambra - f.: Wladimiro De Liguoro - int. : Wanda Torre, Renato Piacenti, Diomede Procaccini - p. : D'Ambra/U .C.1. , Roma - di.: U.C.1. - v.c.: 16291del1.8. 1921-lg.o.: m. 525 .Il film , un mediometraggio definito da Lucio D'Ambra «anacronismo in un atto», risulta esse-re stato abbinato ora ad una, ora ad un 'altra pellicola dell'abbondante produzione di que-sto commediografo. L'uomo meccanico r r: André Deed - s. e se.: André Deed - f. : Alberto Chentrens - int.: André Deed (Modestino detto Saltarello), Valentina Frascaroli (Modo, l' avventuriera), Gabriel Moreau (prof. D'AraL Mathilde Lambert (Elena D'Ara), Ferdinando Vivas-May (Ramberti), Giulia Costa - p. : Milano-film , Milano - di. : Milano-film - v.c. : 16539 del 1. 11. 1921 - p.v. romana : 25 . 10. 1922 - lg.o. : m. 1821 .Uno scienziato inventa un apparecchio mosso da onde elettriche che con la fisionomia di un gi-gante umano, muove, corre, abbatte, brucia, distrugge, con una potenza formidabile.Una banda di malfattori, capeggiata da una donna, uccide l'inventore per impadronirsi deipiani. La banda viene catturata, processata, condannata, ma la donna si libera, rapisce la ni-pote del morto, costringendola a consegnare i piani, grazie ai quali l'avventuriera costruisce ilmostro meccanico.Tutto il mondo viene messo in subbuglio da questo «uomo meccanico» che fa strage, senza la-sciare traccia, finché il fratello dell'inventore, riesce a sua volta a costruire un altro «uomomeccanico» che, in un veglione dell'Opera, affronta l'avversario.Nella lotta si distruggono il teatro e le due macchine. La donna cattiva, manovrando leve equadri elettrici, durante il combattimento, viene fulminata da un cortocircuito. 349

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dalla critica:«( ... ) azione complessa e complicata, che lo spettatore, facendo alquanti sforzi mentali,può ricostruire, interessandosi e seguendola con piacere . Però la pellicola, così come ci vie·ne proiettata, si presenta come un affastellamento eseguito a casaccio, di scene staccate,assai belle e bene svolte, singolarmente. Noi vediamo una quantità di episodi che, presi asé, sono logicissimi, ben condotti, ben inquadrati , ben animati , ma che messi insieme, sonofarraginosi , staccati, a volte senza capo né coda , con salti acrobatici, lacune incomprensi·bili(... ).Si capisce che il film, quando fu girato, doveva essere ben diversa cosa; ora , come vieneproiettato, si vede che fu sottoposto a dolorose vicende che lo tagliuzzarono, per amputarloancora ...André Deed, nella sua parte senza significato, dà prova di essere sempre quel buon attoreche conoscemmo. Gli altri .. . sono delle mediocrità senza rilievo, eccettuata Valentina Fra·scarnii, che giuoca bene la figura della protagonista.(... ) Data la stagione morta, questo Uomo meccanico è un film che si regge: sui trampoli,ma si regge ... E poi, non tira un alito di vento ... ».(Ellegi (Luciana Grimaldi) in «La vita cinematografica», Torino, 15 agosto 1923) .«(... ) si tratta di un mostro d ' acciaio che si muove e cammina come un essere umano e chesviluppa delle scariche elettriche ad alta potenzialità; una specie di \"tanck\" che abbattecon facilità incredibili ostacoli che sembrerebbero insormontabili , muraglie e cancelli di fer·ro e liquefa porte blindate e casse forte murate! Chi sa cosa pagherebbe la \"Società dellaMano nera\" per possedere un simile facente funzione (...)» .(U . Frezzati in «La rivista cinematografica», Torino, n. 6 , 25 marzo 1923).Una scena de L'uomo meccanico, con And ré Deed 350

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I vagabondi dell'amore r. : Guido Di Sandro - s.: Wash ington Borg - f.: Luidi Dell ' Otti - scgr. : A. Moretti - int. : Paola Pax i (Paola), Gina Maffei (la matrigna), Mario Mecchia (il giovanotto), Dante Cappelli (l'amante), Dario Ferrarese, Zoe Merckel, Filippo Lionti , Giulio Siciliano - p. : Quirinus-film - di. : U.C.I. - v.c. : 15885 del 1.3 . 1921 - p.v. romana : 16 .8 . 1922 - lg.o. : m. 17 31 .Maltrattata dalla matrigna, Paola fugge col primo giovanotto che la corteggia. Finite le primeillusioni, i due sono costretti dalla dura realtà a fare i conti con la vita, anche per poter man-giare. E lui comincia a rubacchiare. Quando un maturo e cinico individuo fa intravvedere a Pao-la la possibilità di una vita più allegra, il suo giovane compagno quasi impazzisce nel vedereche Paola comincia ad accompagnarsi al nuovo venuto.Pentimento di Paola, che ritorna dal suo Mario; ma è troppo tardi. Il giovane muore di crepa-cuore, durante una gita in barca. Paola rimane una eterna «vagabonda dell'amore».dalla critica:«Un lavoro di Washington Borg. Confessiamo però che non ci ha molto persuasi . Probabil-mente chi l' ha messo in scena ha mirato puramente a mettere in rilievo la sua bella protago-nista , seriamente preoccupato più di ricavare un ottimo insieme d ' interpretazione, che diavvalorare il contenuto dello stesso soggetto.Tuttavia il risultato fu parimenti positivo . Vi sono degli episodi riuscitissimi e delle scene mol-to belle, specialmente nella prima e nella seconda parte .Ottima l'interpretazione di Paola Paxi, un ' attrice veramente convincente e sicura dei suoialti pregi artistici , come pure la buona fu quella di Gina Maffei e degli altri tutti (...). Discre-ta la fotografia ».(Zad ig. in «La rivista cinematogra fi ca », To ri no, 10 ottobre 1922 ).Una scena in cui una statuetta si trasforma nella protagon ista che giace completamente nu-da venne eliminata dalla censura. La valse ardente r.: Torello Rolli - sup. e a.r. : Augusto Genina - s. : Augusto Genina - f. : Alessandro Bona - all. e scgr. : Giuseppe Ricciotti - int. : Edy Dar- clea (Principessa Torralba), Augusto Poggioli (Principe di Torralba), Mario Parpagnoli (il giovane avventuriero), Marcella Sabbatini (Lidy, fi- glia della Principessa), Pier Camillo Tovagliari , Gino D' Attino, Olga Be- netti -p. : Libertas film , Roma - di.: U.C.I. - v.c. : 16419 del 1.9 . 1921 - p.v. romana: 22 . 1. 1923 - lg.o.: m. 1727. 351

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«Un principe trascura la moglie ad onta dell'affetto che essa gli porta, tanto che un giorno, do·po un litigio, decidono di separarsi. Il tribunale pronuncia la sentenza di separazione, affidan·do la piccola figlia alla madre, la quale si ritira in una villa in campagna. Casualmente fa laconoscenza di un giovanotto, un avventuriero e, senza curarsi di sapere chi sia, lo riceve in ca·sa. Sdegnata però di una dichiarazione troppo vivace del giovane, lo mette alla porta. li prin·cipe, che spiava la casa della moglie in seguito ad una lettera anonima ricevuta, l'accusa di es·sere l'amante di quel giovanotto e chiede che la sentenza di separazione venga cambiata insuo favore e gli venga perciò consegnata la figlia; cosa che ottiene. Disperazione della princi·pessa e viaggio in riviera, seguita dall'avventuriero che riesce ad ottenerne le buone grazie.Quando si accorge con chi ha a che fare, fugge e si reca dal marito che, però, la caccia.L'avventuriero, allora, insieme ad un suo degno compagno, la prende e la decide a compariresopra un teatro della capitale, come numero di varietà. La bella principessa danza dinnanzi adun elettissimo pubblico, fra cui sono tutte le sue antiche conoscenze e poi, con due fiaccole, sida fuoco alle vesti. Viene portata all'ospedale, ove avviene la riconciliazione col marito che, infondo, l'aveva sempre amata».(desunto da «La rivista cinematografica», Torino).dalla critica:«(... ) È un dramma passionale costruito con ricetta di vecchia data , con tipi e figure prese aprestito da tutta la letteratura internazionale (. .. )Come è poco umano e come è poco morale questo dramma in cui, francamente, non si ri-trova la genialità solita di Augusto Genina . Fra gli interpreti , Edy Darclea , pur fa cendo delsuo meglio, è una principessa di Torralba scadente per espressione, per ineleganza e pia-Edy Darclea e Mario Parpagnoli ne La va lse ardente 352

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stico. Bene il Poggioli , male, malissimo Mario Parpagnoli. Non vale la pena parlare deglialtri . Diremo ancora che la messinscena è di gusto e la fotografia è buona ».(Alberto Bruno in «Il Roma della domenica », aprile 1924)«(... ) il suo valore , dal punto di vista dello spettacolo, risulta pressocchè nullo. Si tratta diuno dei soliti pseudo-romanzi d ' ambiente dell'alta società romana , dove, con molta ingenui-tà, viene immaginata la tragedia di una principessa , trascurata dal marito, schiacciata dafalsi indizi infamanti, la quale cade di umiliazione in umiliazione, alla mercé di avventurie-ri, finché, decisa a riparare in modo esemplare una vita di ignominia , si attacca fuoco allasottana in un teatro di varietà . Naturalmente, il principe, commosso da tale gesto, perdonadi\" gran cuore . Bisogna però riconoscere ad Augusto Genina , anche in questo mediocre la-voro , una bella sicurezza di sceneggiatore e di metteur en scène. Ma il soggetto è un tessu-to di assurdità, di sciocchezze, di presunzioni vuote e tediose ».(.Edgard o Rebizzi in «L' Ambrosiano», Milano, 6 luglio 1923).La Libertas-film, fondata a Roma nel 79 79 dal conte Renzo Pellati, da Fausto Salvatori e daVincenzo Morello (Rastignac) , aveva gli stabilimenti in via Isonzo 38 e la sede sociale invia Nazionale 204 . L'amministratore delegato fu Pietro Mander. La vendetta dei serpi r. : Federico Elvezi - f. : Luigi Fiorio - int. : Contessa Bianca Maria Gui- detti-Conti, Fede Sedino, Angelo Rabuffi , Angelo Granata , Vittorio Ca- sali, Caesar (Carlo Rosini), Elsa Zara, Liana Casali - p. : Films De Gi- glio, Torino - di. : U .C.I. - v.c. : 16288 del 1.8.1921 - p.v. romana: 13 . 12 . 1921 -lg.o. : m. 1646 .Storia di una setta di pericolosi delinquenti, i cosiddetti «serpi» che insidiano una ragazza, laquale si rivela, ben presto, un osso piuttosto duro.dalla critica:«(... ) Romanzo di avventure passionali e drammatiche, con acrobatismi e campionati di lot-ta non totalmente greco-romana.La trama è - naturalmente - romanzesca in modo quasi esagerato, e su di essa gli artisti de-vono muoversi ed agire vertiginosamente . L' inizio è specialmente maestoso, ed in esso laprotagonista , con naturale fierezza , non pare recitare una commedia , ma continuare nellasua stessa vita . Il dramma segue e cresce in ... drammaticità diminuendo simultaneamente dilogica e di persuasione.Ma è ben condotto e riesce ad interessare fino all'ultimo. Sino, cioè, a quell 'epiloghetto chepotrebbe essere allungato o tagliato. In complesso, buono, primieramente per merito dellaGuidetti e anche per le buone visioni della Sedino».(E. Pa stori in «La vita c inema togra fi ca», Tori no, 15 maggio 1922 ). 353

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li film , noto anche come La setta dei serpi o Il serpe smascherato! venne piuttosto maltrattatodalla censura, che pretese vari tagli di scene. Ad esempio, il giuramento dei banditi intornoad un teschio, /'eccessiva e ripugnante violenza dei banditi nel rapimento della protagoni-sta, lo sfondamento di una porta, un assalto, il protagonista che si dibatte tra le fiamme . La vendetta dello scemo r. : Max (Umberto Mucci) - f. : Gian Battista Cingolani - int. : Max (Sal- vatore), Mary Letty (Rusella), Paola Pozzaglio, sig . Petrungaro - p. : Fa- lero-film, Napoli - di. : regionale - v.c.: 16228 del 1.7. 1921 - lg.o. : m. 1311 .La produzione della Fa/ero-film comprende quattro film realizzati a Napoli agli inizi deglianni Venti. li primo fu Pure cu ' me «sceneggiata cinematografica», di una canzonetta di Li-bero Bovio; segui' Il lustrascarpe del Rettifilo, adattamento di un popolare romanzo diEduardo Minichini, il film in esame e per ultimo Nu voto a Mamma Schiavona .Si tratta di pellicole minori e dalla esistenza molto difficile, non avendo mai raggiunto imaggiori circuiti di programmazione.La vendetta dello scemo, talvolta presentato come Lo scemo Salvatore, ebbe qualche noiacon la censura, che ritenne brutale la scena dello strangolamento di Rusella, che venne sop-pressa e sostituita dg/la semplice didascalia: «lo l'ho uccisa! », mentre un 'altra didascalia :«Lo scemo gusta la vendetta» venne eliminata. La verità della favola r.: non reperita - int. : Bianca Maria Guidetti-Conti - p. : Guidetti-Conti, Torino - di.: non reperita - v.c. : 16537 del 1. 1O.1921 - lg.o. : m. 1495.La «Casa d 'arte Contessa Bianca Maria Guidetti-Conti» produsse e distribul nell'arco di po-chi mesi una decina di film , in cui la nobildonna torinese risultava come protagonista asso-luta . 354

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La verità nuda r. : Telemaco Ruggeri - se. : Telemaco Ruggeri - f. : Domenico Grimaldi - int.: Pina Menichelli (Ada di San Donato), Livio Pavanelli (Pietro suo marito), Elena Makowska (la contessa polacca) - p.: Rinascimento-film , Roma - di. : U.C. I. - v.c.: 15918 del 1.4.1921 - p.v. romana : 25.4.1921 - lg.o. : m. 1994.La scultrice Ada di San Donato, moglie di Pietro, un pittore di successo, rimane cieca dopo unincidente. Suo marito viene irretito dal fascino di Wanda, una contessa polacca. Quando Ada,che nulla sospetta, ascolta di nascosto Wanda che cerca di convincere Pietro a rinchiuderla inun ospizio, armatasi di una pistola, spara alla cieca, ferendo gravemente il marito. Per la vio-lenta emozione, Ada riacquista la vista. I domestici sapranno poi che Pietro si è ferito maneg-giando la rivoltella ••• mentre la contessa tace e si dilegua...Pietro ed Ada, abbracciati, si scambiano una nuova promessa d'amore.dalla critica:«Una vicenda abbastanza interessante anche se talvolta attenuata da episodi frammentari .Ma, al di sopra della vicenda , questo film interessa per la superiorità della sua realizzazio-ne scenica conseguita attraverso quella serietà d ' intenti e profusione di mezzi che sono unacaratteristica della Rinascimento, ed attraverso la provata abilità di un direttore acuto comeTelemaco Ruggeri . E per messa in scena non intendiamo soltanto lussuosità d'ambienti, maanche inquadratura, taglio, equilibrio di scena, cura di particolari, ecc.Pina Menichelli ha riaffermato in questo film quelle doti di fascino che fanno di lei una delleattrici predilette dal pubblico d'ogni paese, ed in alcune scene ha raggiunto espressi'oni diuna vivezza umana ed avvincente. Elegante e corretta la Makowska. Ottimo, per signorilitàdi stile ed efficacia d'espressione, Livio Pavanelli. Impeccabile, per luminosità e senso d'ar-te la fotografia del Grimaldi» .(Ugo Ugoletti in «Febo», Roma, n. 54, 7 maggio 1921 ).«Hanno detto che ne La verità nuda, Pina Menichelli appare mutata, diversa da quella chenoi conosciamo e che abbiamo vista ripetersi in tutti i suoi films, in tutte le sue interpretazio-ni, con desolante uniformità di gesti e di espressioni (...), in altre parole che la diva, preoc-cupata più di se stessa e della sua bellezza femminile che della sua arte e dell'arte profes-sata, scompare per lasciare il posto all'artista che risorge (... ). Ora, per dire la \"verità nu-da\" su questa nuova manifestazione di Pina Menichelli, noi riconosceremo, sì, che v'è quae là qualche accenno a rinnovarsi, a rinfrescare per lo meno le proprie espressioni ed acercarne qualcuna che sappia di novità . Ma basta forse ciò? È già qualche cosa, ma è an-cora troppo poco (...)La verità nuda non offre una Pina Menichelli mutata; offre semplicemente una Pina Meni-chelli che tenta una manifestazione fuori del proprio temperamento artistico; e se questo èun ottimo e confortante sintomo per l'avvenire, in quanto manifesta un bisogno di ricerca edenota che l'artista non è finita ancora, e che può riprendersi, i risultati sono assai scarsi .Non è col cercare fuori del proprio temperamento, che si pervenga al nuovo, ma nel crearesecondo il proprio temperamento : nell'interpretare il personaggio, nell'approfondirlo e nel 355

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Elena Makowska , Livio Pavanelli e Pina Menichelli in La verità nuda 356

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renderlo intero con i mezzi che si hanno . Ora , se i mezzi non sono idonei , se il tempera- mento non corrisponde al personaggio, ogni sforzo, non che inutile, sarà insufficiente sem- pre. Perciò la nuova fatica di Pina Menichelli può considerarsi come un lodevole tentativo, soprattutto come un avviamento a far opera d ' interprete, cioè d'analisi e di realizzazione del personaggio.Ma non è c he un tentativo (.. .). La verità nuda, malgrado queste manchevolezze d ' interpretazione, è però un ottimo filmdrammatico-passionale, messo in scena con gusto, con eleganza, con ricchezza, con un po' d i sovrabbondanza talvolta ». (Dioniso in «La vita cinematog rafica », Torino, 7 gen naio 1922).«A somewhat conventional story of love and jealousy, this film drama derives interest fromthe straightforward presentation of the theme, such as it is, and from the very beautiful settingsin which the main action takes piace . (... )Pina Menichelli is so beautiful a woman that her tendency to mannerism may readily be for-given, and if this concession is made in her favour it must be extended to the rest of thecompany who play a keen perception of the exigencies of this particular class of drama. ltis a picturesque melodrama, admirably played and produced .»(«The Bioscope», Lo ndon , October 13, 192 1). Il viaggio r.: Gennaro Righelli - s.: dalla omonima novella di Luigi Pirandello - se.: Gennaro Righelli e Adriano Piacitelli - f. : Massimo Terzana - int. : Maria Jacobini (Adriana Braggi), Carlo Benetti (Cesare Braggi), Alfon- so Cassini (il dottore), A. Rinaldi - p. : Fert, Roma - di.: Pittaluga - v.c.: 16523 del 1. 11.1921 p.v. romana: 4 .3.1922 - lg.o.: m. 17 42 .In un piccolo paese siciliano, in una vasta e silenziosa casa, vive Adriana, reclusa volontaria eper rispetto delle usanze, dopo la morte del marito.La donna, più che vivere, vegeta. Un giorno, Adriana, che da tempo non si sente bene, consen-te che Cesare, suo cognato, l'accompagni a Palermo, per farsi visitare.Le premure dell'uomo, il fascino della città, la fanno come rifiorire, benché la diagnosi del me-dico non si riveli fausta: Adriana è minata da una malattia mortale.Dopo essersi abbandonata con voluttà all'amore del cognato, il viaggio a Palermo si prolungaa Napoli e a Venezia dove Adriana, conscia di non poter più tornare indietro, si toglie la vita.dalla critica:«Parabola della vita c he si arresta d ' un tratto; vo lo di passera solitaria c he si stronca . LuigiPi ra nde llo non deve aver scritto nulla d i più semplice e di più naturale. E nulla deve averdescritto con più amorosa cura e co n più religioso fervore . V 'è la sua patria insulare con le 357

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Maria Jacobini e Carlo Benetti ne Il viaggiosue caratteristiche contrade romite e selvagge, i suoi usi primordiali, i suoi costumi sempli-cemente ingenui_ V'è la poesia dei suoi panorami pittorici, in cui l'armonia dei colori - fral'azzurro dei cieli ed il glauco dei mari - si stempera nelle pupille serene, e l'animo pervadecon inusitata dolcezza . Su questo sfondo prodigioso di natura e di sentimenti, è rilevato l'i-nizio del dramma; dramma di anime che - come nessun altro, per quanto tenebrato di ag-guati, per quanto angosciato di tormenti - assurge a tanta intensa dolorante drammaticità.Dirò anzi che le vicende animose di questa visione non hanno vita nei luoghi o nelle azionidegli interpreti, ma rilucono tutte soltanto nelle fisionomie dei due interpreti principali : Ma-ria Jacobini e Carlo Benetti . E tanto più è prodigiosa la loro interpretazione, per quanto es-si non accennino menomamente ad accentuare le gradazioni delle loro movenze o a vio-lentare l'espressione della loro ambascia. Essi, anzi, fanno studio di parsimonia nel gestire.La disperazione ha effigie nel marmo; l'angoscia ha vita nell'immobilità. La Jacobini ed ilBenetti si sono irrigiditi nei personaggi di Adriana e di Cesare con portentosa naturalezza.Essi sono gli artisti dei lunghi silenzi e degli sguardi eloquenti. Sono concisi e laconici.Scandono le sillabe, come se nel pronunciarle dovessero misurare tutta l'immensità della lo-ro travolgente passione. I quadri non hanno bisogno di cenni illustrativi . Il pubblico, assor-to, attento, carpisce da quelle labbra senza suono, l' armonia delle parole, come se venisse-ro pronunciate (...).Dramma fine, possente, che costringe alla commozione sincera, sentita, intensa .Nessuna pecca, nessuna manchevolezza . 358

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È un brano di vita , in cui siamo costretti pure noi a vivere veramente, e che avrebbe dovutovenir proiettato in giorni meno banali : - siamo a fine di carnevale!È'un lavoro degno di essere presentato ad esempio dell'arte italiana .E sia ciò il miglior elogio all ' arte di Maria Jacobini , che ci ha fatto palpitare; e con essa aCarlo Benetti, c he tanto ha contribuito al successo».(E. Pastori in «La vita ci nema tografica», Torino, n. 3, 15 febbra io 1923).«(...) Questo soggetto, di evidenti e ben riconoscibili origini letterarie, è stato svolto conuna minuzia che, se ha nuociuto alla snellezza del film - primo requisito cinematografico-,ci ha dato tuttavia una copia ed una finezza d ' effetti assai rari sullo schermo.(...) Tutto il· lavoro, anc he nelle sue parti meno necessarie, è ravvivato dall' interpretazione,veramente di prim ' ordine, di Maria Jacobini , che dimostra , come sempre, una squi sita intel-ligenza, una devozione alla parte impersonata, che la sollevano di gran lunga al di sopradi tutte le sue colleghe italiane e su più di una straniera ».(E. Rebizzi in «L'Ambrosiano», Milano, 25 luglio 1923 ).«(.. .) Esecuzione volutamente lenta, ritmata con suggestioni quasi funebri , intesa ad espri-mere, dall 'abbondanza e dalla prec isione ossessionante dei particolari , il senso recond itodella disperazio ne pirandelliana, che non è filosofia se non in quanto nega ed irride la fal-lacia delle illusioni e d elle consolazioni , ma è materia profondamente d rammatica , perchétutta pervasa e vibrante di sincera umanità .Lavoro cupo e triste, fasciato d ' ombra, rigato di sangue : e ha perciò dato ai nervi di alc uninostri amatori e cultori di cinematografo, abituati alla piacevolezza volgare delle farse e al-la trascendentale idiozia dei drammi sentimentali , raschiati dalle polverose opere che giàfurono celebri , perché rispecchiarono l'anima e il pensiero del loro tempo».(A. Spada (da Roma) in «La rivista cinematografica», To ri no, 1O marzo 1922).Uno dei film che hanno riportato il maggior successo tra quanti siano stati editi nel periodoche ci interessa. Malgrado qualche riserva della critica, risulta essere stato molto apprezza-to dal pubblico di tutta Italia e lo si ritrova spessissimo in ripresa negli anni successivi.La novella di Pirandello è stata riportata sullo schermo da Vittorio De Sica ( 7974), con So-fia Loren e Richard Burton. Un viaggio nella luna r.: Gino Zaccaria - s.: Armando Popò - f. : Sergio Papandrea, Renzo Prandi - scgr.: Carlo Pasciuti, Sem Bongetti - dis. : Gino Federico Luc- chini - film di pupazzi animati - p.: Raoul Marconi per la Lilliput film di Roma - di.: Marconi - v.c. : 15790 del 1.2 .1921 - p.v. romana: - lg.o. : m. 1023. 359

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«Si tratta di un viaggio interplanetario eseguito in sogno da un piccolo eroe, personaggio natoin un mondo fantastico di giocattoli e colpito da un piccolo dramma d'amore, che lo spinge ocompiere l'ardimentoso viaggio. Per la prima volta il boy-scout di legno, staccandosi dal suopiccolo mondo, assiste meravigliato alle bellezze della natura. Scintillio di stelle entro profon·dità azzurre solcate a volte dal rapido passaggio di lontani pianeti di fuoco che rotolano perl'etere infinito. Saturno, le nebulose di Andromeda e di Orione, le costellazioni tutte, passanosullo schermo in una stupenda teoria.Appare poi, nel suo soffuso pallore, la celeste Paolotta e, a mano che essa s'avvicina, appaio·no in una visione netta i vulcani e le immense valli di ghiaccio, suggestive con le loro ombredense di mistero.A partire da questo punto, le avventure si svolgono sul pianeta lunare attraverso valli miste·riose e laghi di fuoco, in un succedersi di emozioni profondamente suggestive».(da «Kines», Roma n. 3, 20 gennaio 1921).La Soc. Lilliput sorse allo scopo di sfruttare uno speciale sistema di cinematografia, alloraappena ai primordi, me diante il quale ven ivano utilizzati dei piccoli fantocci animati, veri epropri minuscoli automi in legno, che trovò, specie in Cecoslovacchia, anni dopo, i suoi mi-gliori esecutori.Ideatore dei pupazzi animati Patapum e Farfare/lo, fu Armando Popò, un pioniere, in Italia,della cinematografia d'animazione. La vita e la commedia r. : Alfredo De Anioni - s. : da un romanzo di Ruggero Palmieri - f. : Al- fredo Donelli - scgr.: Tito Antonelli - int.: Alberto Capozzi (Giorgio Giorgi), Antonia Korda (la danzatrice), Alfredo De Anioni (padre della fidanzata di Giorgio) - p.: Do.Re.Mi. Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 16045 del 1.5.1921 - p.v. romana : 24.2 .1922 - lg.o. : m. 2079.Giorgio Giorgi, attore drammatico famoso, s'è invaghito di una giovane, ma fatua fanciulla. Almomento di chiederne la mano, il futuro suocero lo informa che la ragazza se ne è andata dicasa, perché è innamorata di un altro. Giorgio, scosso dall'abbandono, comincia a frequentaredei locali malfamati. Una sera, in una taverna, conosce una fanciulla che viene maltrattata daun vecchio, che ne è il padre adottivo. Allora offre del denaro per liberarla da questa tiranniae poi, visto che la ragazza ha disposizione per la danza, la fa studiare. Qualche .anno dopo, laragazza diventa una celebre danzatrice ed ama follemente il suo protettore, che invece è sem·pre innamorato dell'altra.La incontra, finalmente, ad una festa mascherata, e scopre che la donna che egli ha idolatrato,in realtà è un essere gelido, che non ha mai amato nessuno nella sua vita. Profondamente di·silluso, Giorgio torna a casa dove da una lettera viene a sapere che la ballerina ha deciso ditogliersi la vita. Riesce a salvarla in extremis ed, infine, nell'amore fedele della sua protetta,ritrova la felicità perduta. 360

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dalla critica:«Un buon lavoro è riuscito La vita e la commedia, soggetto di Ruggero Palmieri , non pere-grino, ma impostato, condotto e risolto con intuito cinematografico (... ).Antonia Korda è una bella donna , modellata con tutte le regole dell'arte e starebbe beneanche nuda sopra un plèuto marmoreo, nell'arco di una villa Rinascimento . Buona attrice senon le si chiedono preziosismi e sforzi drammatici : è una statua che si anima e si riscaldafino al calore umano, ma non bisogna chiederle più di 35 ° al termometro artistico . AlbertoCapezzi si è chiuso , pare per sempre, in uno scafandro funereo di cupezza e di immobili-tà . Ma riesce ancora a rendere il personaggio ed ad interessare il pubblico ».(Aurelio Spad a in «.La ri vista cinematografica», Torin o, n . 3, 1O febbrai o 192 2) .«Scambio di cuori , di donne, di botte . Escluso per tutti ».(Anon. in «La rivista del teatro e d el c inema tografo», Milano, g iugn o 192 6) .li film è anche conosciuto come Dietro la maschera .Per notizie su Antonia Korda, vedi Il sogno d ' una notte d ' estate a Venezia . Le vittime dell'oro r. : Giovanni Casaleggio - f. : Giuseppe Berta - int. : Francesco Casa- leggio (Yvon-Joe), Elena Sangro (la danzatrice del saloon) - p. : Jupiter- film , Torino - di. : Crotti - v.c. : 16297 del 31 .8.1921 - lg.o. : m . 1484.Ambientato nell'America della febbre dell'oro, è la storia di alcuni avidi cercatori del prezioso metallo intrecciata con una vicenda d'amore tra il protagonista ed una donna perduta che si redime.dalla critica: «Dramma awenturoso, tragico, interpretato lodevolmente dal Fracassa e da altri ottimi elementi . Discreta messa in scena ed ottima la fotografia . Film che viene seguito dal pubblico con interesse per giungere a capire il motivo di tante le- gnate, di molte rivoltellate , con contorno di sonori cazzotti (... )». (U. Frezzati in «La ri vista c in ema togra fi ca», Torin o, 2 5 d icembre 1922 ). Qualche indicazione censoria : «Sopprimere nella prima parte le scene in cui si vede nella taverna della Costa d 'oro una ragazza allettare con carezze Yvon-Joe e poi andare assieme in camera, dove bevono e si scambiano abbracci. Nella parte terza, eliminare le scene che vanno sotto i titoli: \"Al Club dell'Hotel... frattan - to... \" e \"Quella sera al Club .. .\", in cui si vede la sala da giuoco coi giuocatori». 361

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---------------------.....\"\-: , NIONE CI NEM ATOGHA PICA ITALI ANi.OIN•• ROMA'' t, Ultim.ata t .La voce·del cuore ~~~i:::~:~! lnterpretazlof'le dl NEl~LA SERRAVEZZA •••• Dire•ione· artllti,tce. detl CAV, MARIO CASERINJ'Pubblicità per La voce del cuore 362

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La voce del cuore r. : Mario Caserini - f.: Renato Cartoni - int.: Nella Serrcwezza (Alba Dorata), Nerio Bernardi (Giorgio Ranieri), Totò Majorana, Gherardo Pena - p. : Cines, Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 16375 del 1.6 . 1921 - p.v. romana : 2 . 1. 1922 - lg.o. : m. 1943 .Ingiustamente accusato di un omicidio che non ha commesso, Giorgio viene processato econdannato a scontare una lunga pena. La sua fidanzata scopre l'intrigo che ha portatoall'ingiusta sentenza e fa liberare l'uomo che ama.dalla critica:«(...) Il soggetto troppo comune e senza intreccio ha procur:ato non poca difficoltà agliinterpreti, abbastanza valorosi nel difendere il proprio ruolo . E una continua corsa in ufficigiudiziari, in penitenziari , non mancando per ultimo il solito processo e la condannadell ' innocente ».(Gill. in «La rivista cinematografica », Torino, 25 novembre 192 3).Una scena in cui si vede un tentativo di corrompere un secondino ed un 'altra cherappresenta «immorali abbracciamenti» tra i protagonisti vennero soppresse dalla censura. La voce d'oro r.: Mario Corte - s. : Mario Corte - f.: Franco Pesce - scgr. : Enea Van- nutelli - int. : Olga Benetti, Gino D'Attino , Mary Acquaroli, Pier Camilla Tovagliari, Guido Jacopi - p.: Libertas, Roma - di.: U.C.I. - v.c.: 15838 del 1.3.1921 - p.v. romana: 19.7.1921 - lg.o.: m. 1616.dalla critica:«Alto primo: un suicidio - Atto secondo: un attentato - Atto terzo: un duello - Atto quarto:quattro omicidi .Siamo in piena Stadera!Escluso per tutti ».(giudizio del C.U.C.E . in «Rivi sta di letture», Milano, n. l , genna io 1925). 363

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Il voto r. : Eug enio Fontana - s. : Ettore Moschino - f. : Guido Albertelli - scgr. : Giulio Ferrari - int. : Amleto Novelli, Clarette Sabbatelli, Zoe Merckel, Fosco Ristori , Piero Cocco, Sig. Favella - p. : Aprutium-film , Chieti - di.: regionale - v.c. : 15920 del 1.4.1921 - p.v. romana : 18.4. 1921 - lg.o. : m. 1455.Una donna, sposa ad un uomo brutale e violento, cerca in un altro l'amore che le manca. Manella terra d'Abruzzo, l'infedeltà viene punita e l'amante assassinato.Passano gli anni. Il figlio dell'ucciso, tornato da Roma nella sua terra, si incontra con la madre,che non conosce, la quale crede di riconoscere in lui l'amante ucciso. L'amore divampa nei lorocuori, ma quando il giovane scopre la verità, sacrifica il suo amore, recandosi per un voto inpellegrinaggio al Santuario, strisciando carponi per scontare il suo peccato. Qui reincontra ladonna, venuta anch'essa per espiare la sua colpa.Insieme si danno la morte.dalla critica:«(... ) In linee brevissime, il soggetto trova nella film una comp leta realizzazione , in ogni suoparticolare. La terra d ' Abruzzo ben si palesa nella sua tremenda bellezza , nella sua tragicae rude poesia .Anche la recitazione è , quasi sempre, efficace . Forse è un po' eccess ivo il Novelli , spec iein certe parti in cui più bella sarebbe stata l'azione blanda e pacata. Discreta la Sabatelli,che mi sembra, però, la meno adatta a rivestir la parte ch 'era vo luta .In complesso, film ben fatta, e molto coscienziosamente ».(Aldo Gabrielli in «La riv ista cinema togra fi ca», Torino, n. 22, 25 novembre 192 2).Clorelle Sabbatel li ne Il voto 364

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Zero r. : Armando Carbone - s. : Umberto Paradisi - f. : Anchise Brizzi - int.: Lidia Benelli (Zero), Kerèn Ferri , Ferruccio Rizzi , Armando Cappa, Enzo Pollina , Francesco Ricci , Carmela La Marca , A. Tranfo - p.: Argo film , Torino - di. : regionale - v.c.: 15985 del l .4. 1921 - p.v. romana : 3 .5.1922 - lg.o.: m . 1381 .«Zero è il nome di una povera fanciulla, sottratta all'amor materno dalla cattiveria di un uomoche non sa perdonare il matrimonio di sua figlia con il suo rivale politico. Ma la Provvidenza vuo-le che per un accumularsi di casi straordinari, la povera figliola si incontri con suo padre, proprionella tomba degli antenati, ove il disgraziato genitore pensava di por termine alla sua vita.Chiusi nella tomba, la cui chiave è stata gettata in mare, devono affidarsi alle onde per la lorosalvezza. Ma finalmente il mistero si illumina e la pace, dopo tanti dolori, riunisce la dispersafamigliola».(da «La rivista del cinematografo», Milano, apr. 1927).dalla critica:«Un film non privo di cosette buone e di ottimi quadri , ma che, disgraziatamente non ha sa-puto sufficientemente mascherare l' inesperienza tecnica di chi lo ha messo in sce na , pernon volergli contrastare quel senso artistico che pare gli sia quasi completamente mancato,specie nel visibile rimaneggiamento del soggetto, non certamente stato concepito dal Para-disi , come fu viceversa attuato e messo in visione. Ci rincresce esser severi , ma in tema diproduzione non è affatto il caso , e specia lmente nell ' attuale crisi , di adoperare frasi di con-venienza (... ). Siamo in dovere di far rilevare il pericolo di portare in ambienti di prim'ordi-ne lavor i di scarso risultato, con tutto il danno che ne può conseguire nel comune interesse.Un ' unica cosa buona, poiché anche l' interpretazione non poteva essere più scadente, è sta-ta per noi la fotografia . Se i l film quindi ha potuto reggersi un pochino, lo si deve ad Anchi-se Brizzi ed alla sua insuperabile capacità tecnica , intorno alla quale pare sia naufragatatutta la fatica della messa in scena ».(Zadig. in «La rivista cinematogra fica », Torino, n. 20, 25 ottobre 192 2 ).Benché prodotto nel 1919, il film usd solo agli inizi del 1922. È conosciuto anche con altrititoli: Il mistero della sepo lta viva , La trovatella e Zero , la trovatella . 365

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Titoli alternativiA braccia aperte: v. Le braccia aperte Chiromante, La : v. La maschera del maleAccusa, L' : v. La figlia del condannato Chonchon: v. Il cadavere imbellettatoAmare o non amare : v . Amare il mondo è Ciclone, Il: v . Canaglia dorata Città scoperchiata, La: v. la città di vetro bello Colpa, La: v . L'oro e l'orpelloAmate il mondo, è bello!: v . Amare il mon- Conquistatore, Il: v . I conquistatori do è bello Dalla guerra alla pace: v. Passione di po-Amore al laccio : v. Amore nel laccio poloAnima turbinosa: v. Fatale bellezzaAnime selvagge: v. Fatale bellezza Dama e il suo mistero, La : v. La dama e ilAnnarella: v. Fiore selvaggio misteroAntica maschera, L': v . L'avventuriero di Delitto del «Bue» alla moda, Il: v. Stecchini California giapponesiAtroce accusa: v. Il figlio Dietro la maschera : v. La vita e la commediaAuto (mobile) in fiamme, L': v . li mistero Dio della vendetta, Il: v. Il ponte dei sospiri Distruttori del pa ssato, I: v . Odio nei secoli dell'auto in fiamme Dolorosa, La: v . La DouloureuseAutunno: v. La rondine Don Camilla e l'americana: v. Le nipotiAvventura del grappolo d'oro, L': v . Grap- d'America polo d'oro Donna comprata, La: v. HermioneAvventure di Sfortunello Fortuna: v . il ro- Donna e l' apache, La : v. La dama e il mi- manzo nero e rosa steroAvventurieri : v. L'asso di picche Donna, il diavolo, il tempo, La : v. La giovi-Balilla : v. I figli di nessuno nezza del diavoloBaratro: v. Il processo Montegù Donna mascherata, La: v . Il mistero dellaBarbassous: v. Mia zio BarbassousBaro dell'onore, Il: v . I naufraghi dell'onore manoBattesimo di nave: v . L'onda sanguigna Dottor Pietramala, Il: v. Il mistero in casaBocca del leone, La: v. Il ponte dei sospiriBrivido : v. Frisson del dottoreBugia e la verità, La : v. Romanin Drago nero, Il : v . Grappolo d 'oroCalze di seta: v. Naufragio Dramma sull'oceano, Un: v . li segno deiCamilla detective : v . Camilla emulo di tempi Sherlok Holmes Due derelitti di Valcourt, I: v . I derelitti diCamilla e l'americana : v. Le nipoti d'AmericaCamilla pol iziotto: v. Camilla e mulo di Valcourt Due sorelle, Le: v . Il colchico e la rosa Sherlok HolmesCanzone triste: v. Gennariello, il figlio del Ella lo baciò: v. Il bacio di Salomè Ella non morrà: v. Scherzando con la morte galeottoLa caso di vetro: v. La c ittà di vetro Ercole al bivio: v . li trionfo di ErcoleCastigo: v. L'oro e l'orpelloCavaliere dal lieto volto, Il : v. Il cavaliere Estate : v. La rondine della lieta figura Fakiro, Il: v . Il mostro indiano Fantasia bianca : v . Fantasia367

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Farabutti, I: v. La rivoluzione dei pescicani Maria Antonia: v. La lotta per la vitaFarfalla : v. Papillon Maria la sanguinaria : v. Il castello dei gufiFerita, La: v. La blessure Marito all'incanto, Un: v . Canaglia dorato ·Figlia del mare, La: v. La figlia delle onde Maschere rosse: v. Il fabbro del conventoFigli del Nilo, I: v . La perla di Cleopatra Maschere rosse : v . Il tango dei trapassatiFigliuol prodigo, Il: v. Il figlio Maschere vermiglie : v. Il tango dei trapas-Fiore di campo : v . Fiore di pratoForza e audacia: v. La mascotte di Sparta satiForziere dei Mazures, Il : v. Il fabbro del 1793, Il : v. Il fabbro del convento convento Mistero del dottor Pietramala, Il: v . Il miste-Fuga di lngo-San, La: v. L'isola scomparsa ro in casa del dottoreGalaor tra i leoni : v. Le ultime avventure di Mistero della sepolta viva, Il : v . Zero Galaor Mistero dell'automobile (in fiamme): v. IlGiustizia degli zingari, La: v. Il fabbro del mistero dell'auto in fiamme convento Monastero, Il: v . 'O Munasterio Mon onde Barbassous : v . Mio zio Barbos-Grotta delle chimere, La : v . Il tango dei trapassati sous Montevergine : v. Nu voto a MammaGuanto insanguinato, Il: v. L'uomo dalla lingua mozza Schiavona Nella tormenta: v . La tormenta Notte di tempesta : v . Notturno tragicoIn alto mare : v. L'isola .della felicità Occhi bugiardi : v . La danzatrice ciecaInfame ricatto : v. Il segreto del morto Occhio bleu : v. Grappolo d'oroInferno bianco: v. I figli di nessuno Oltraggio, L' : v . Senza colpaIn trappola : v . La trappola Oltre la legge : v . Il nodoInverno: v . La rondine Oltre la vita : v . Il miracolo dell'amoreIsola del mistero, L' : v. L'isola di Progne Oltre la vita: v. Il trionfo della vita Ondinella smarrita, L' : v. La figlia delle on-Jena della Metropolitana, La : v . Il rettile della Metropolitan Bank de Orfanella di Pregne, L': v . L'isola di Pro-Laurette: v. Il figlioLeggenda di Pierette, La: v. Cipria e san- gne Ornella: v . Il figlio gue Orribile vendetta, L': v . La pianista di Hay-Leggenda di San Giorgio, La : v. San Gior- nes gio Ossessione che uccide : v . Alba di sangueLettera fatale , La: v. La ruota del falcoLina, la gigolette : v . La gigolette Pantera di neve: v. Senza amoreLotta del titano, La : v . A;ax Peccato che uccide, Il: v. Il miraggio diLuciella, la figlia della strada: v. Luciella mezzanotteMadre eroica: v. L'antenato Peccato verde, Il: v . Il miraggio di mezza-Maledizione, la : v. Il figlio notte Perla della Savoia, La: Linda di Chamou- nix Per il brivido : v. Frisson368

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Per la porta : v. li ladro nezia : v. Sogno d'una notte d'estate aPierette : v . Cipria e sangue VeneziaPiù che la legge : v . Il nodo Sorella contro sorella: v. Il colchico e la ro-Plebe dorata : v. Il segno dei tempi saPotenza del male, La : v. Il ponte dei sospiri Sosia, Il : v . L'altroPrimavera : v . Rondine Sotto la maschera : v. L'avventuriero di Ca-Principessa dipinta, La : v. Il miraggio di lifornia Sparviero, Lo: v . Canaglia dorata mezzanotte Spettro di Cagliostro, Lo: v . L'uomo chePulcinella : v. Luciella dormì 730 anniPulcinella tragico : v. Pulcinella Stele di Astarte, La: v . La scimitarra de! BarbarossaRaid Parigi-Calcutta, Il : v. L'isola della feli- Storia di Totote: v. Totote di Gyp cità Sufficit animus .. .: v. Passione di popolo Suonne 'e marenare : v. 'O marenarielloRe degli zingari, Il: v. Il fabbro del conven- Suor Dolore : v. I figli di nessuno to Tempesta in un cuore : v. Il figlioRedenzione : v. L'oro e /'orpello Tentazione : v. L'oro e l'orpelloRentrée dell'asso, La : v. L'isola della felicità Terra di dolore: v. PassioniRoccabruna: v . Il mistero di Roccabruna Terrore, Il : v. //fabbro del conventoRomanzo del divorzio, Il : v. Il miraggio Tesoro sotto il lago, Il : v . Due più dueRomanzo di Dolorette, Il: v. Do/orettaRomanzo di Mina, Il : v. La ruota del falco uguale a sette Torbido amore : v . Li-Pao, mandarinoSacro Testamento, Il: v. Il crisantemo mac- Torre dei fantasmi, La : v . Il mistero della chiato di sangue manoSalvatori : v. La ruota del falco Torre dei Lupi, La : v. La mascotte di SpartaSansonette (e l' auto in fiamme): v. Il miste- Totote : v . Totote di Gyp Tra fiamme e baratri : v . Il tango dei tra- ro dell'auto in fiammeScemo Salvatore, Lo : v. La vendetta dello passati Tragico sorriso della vita, Il: v . L'età critica scemo Tramonto dei Dorio, Il : v. La congiura deiSegreto del giglio nero, Il : v. La figlia del Fieschi fuoco Tra morte e vita : v. Il figlio Trionfo d'amore: v . Il ponte dei sospiriSerenata a Sorrento, La : v. Senza colpa Trovatella, La: v. ZeroSerpe smascherato, Il: v. La vendetta dei Turbine : v. L'ape serpi L'ultima impresa di Galaor: v . Le ultime av-Setta dei serpi, La : v . La vendetta dei serpi venture di GalaorSfinge dagli occhi verdi , La : v . Tragedie Uomo che non riconobbe sè stesso, L' : v. d'animeSignori del mare, I: v. Il pugno del gigante La spiga, la nube e il reSignorina Virtù, La : v . Il suo destino Uomo della notte, L' : v. Il suo destinoSogno d'amore a Venezia : v. Sogno d 'u- Uomo della tempesta, L' : v. L'ultima livrea Uomo invisibile, L' : v. Bolla di sapone na notte d'estate a Venezia Ursus, il leone del porto: v. UrsusSogno di Lord Chelson, Il: v. Da Lord a de- tectiveSogno d'una notte d'amore a Venezia : v. Sogno d'una notte d'estate a VeneziaSogno d ' una notte di mezza estate a Ve-369

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Vedova scaltra, La : v . La fanciulla , il poeta Vendetta di Zoe, La : v . Il fabbro del con- eia laguna ventoVeliero dei pirati, Il : v . Il tango dei trapas- Voto alla Madonna di Montevergine: v. sati Nu voto a Mamma SchiavonaVendetta del buttero, La : v . La reginetta dei butteri Za la Mort contro Za la Mort: v. Quale dei due?Vendetta del diavolo, La : v. Il delitto di CainoVendetta di una donna, La: v . Alba di san- Zero la trovatella : v. Zero. gue370

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Indice dei filmAddio Musetto: 9 Caccia all'ombra: 50 Cadavere imbellettato, Il : 50Ajax: 10 Cadavere vivente, Il : 51 Camilla emulo di Sherlok Holmes: 52Alba di sangue: 1 1 Cammeo di Lily, Il: 53Alba nuziale: 12 Campane di San Lucio, Le: 55Al chiaror dei lampi : 12 Canaglia dorata: 56Al ima: 13 Canzone dell'odio e dell'amore, La: 58All'ombra di un trono: 14 Capinera: 59 Casa della paura, La : 59Altro, L' : 16 Casa del santo, La : 60 Castello dei gufi, Il: 61Amante incatenata, L' : 16 Castello delle tenebre, Il: 62 Caterina: 62Amare il mondo è bello: 18 Cavalcata del capriccio, La: 64Amazzone nera, L' : 19 Cavalieri del ferro d 'oro, I: 64Amico, L' : 19 Centauro, Il: 66Amore in fuga : 21 Casare Birotteau: 67Amore rosso: 23 Che fareste voi? : 68 Chi troppo vuole .. .: 69Amor mio non muore, L' : 24 Cielo, Il: 69 Cipria e sangue: 70Amorosa avventura, L': 25 Cireneo, Il: 71 Città di vetro, La: 7 1A mosca cieca : 26 Club degli stravaganti, Il: 72Angeli e demoni : 27 Colchico e la rosa , Il : 73 Colui che seppe amare: 75Anime erranti : 28 Come donna imbroglia, così sbroglia: 77 Come io vi amo: 77Anime fiere: 28 Confessioni di un figlio del secolo, Le: 79 Congiura dei Fieschi, La: 79Anime ribelli : 29 Congiura della morte, La : 80 Congrega dei ventiquattro, La: 81Antenato, L' : 29 Con l'amore e con l'ala: 82 Conquistatori, I: 83Ape, L': 30 Corolla di sangue, La : 85 Corsaro nero, Il : 85A precipizio: 32 Creatori dell' impossibile, I: 86Arte nel suo mistero, L' : 32 Crisantemo macchiato di sangue, Il : 87Assalto ai pescicani, L' : 33 Croce di Grottamarina, La: 88Asso di picche, L' : 34 - Dai frantumi dell' idolo: 89 Dama e il mistero, La : 89Aurora rossa: 35 Dannati, I: 90Automobile errante, L' : 36 371Avventure di Fantasia Nuvola, Le : 36Avventuriero di California, L': 38Bacio dato... , Un: 39Bacio di Salomé, Il: 40Bacio nel deserto, Il : 40Badia di Montenero, La : 41Belle Madame Hebert, La: 42Bersaglio umano: 44Bolla di sapone: 45Bo,ttega dell'antiquario, La : 46Braccia aperte, Le : 47Bufera: 48Bugergiaria: 49

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Danzatrice d' Oriente, La : 91 Filo d ' Arianna , Il : 137Delitto del commendatore, Il : 92 Finalmente parlo ... : 138Delitto di Caino, Il : 93 Fior d 'amore : 139Derelitti di Valcourt, I: 94 Fiore nel fango, Un : 140Diabolici, I: 95 Fiore selvaggio: 141Diana Sorel : 96 Forse che sì, forse che no : 143Dionisia : 97 Fuga di Hai-San , La : 144Disco d'oro, Il : 98 Fuggitiva , La: 145Dita di fata: 99 Fu signor me stesso, Il : 146Dolce veleno, Il : 99 Gennariello, il figlio del galeotto : 146Doloretta : 1O1 Gennariello polizziotto: 147 Giardini d'Armida , I: 148Don Carlos : 102 Gigolette, La: 149Donna e l' armatura, La : 103 Giovanna la pallida : 150Donna perduta , La : 104 Giro del mondo di un biricchino di Parigi ,Douloreuse, La : 104Dramma in montagna, Un : 107 Il : 151Dubbio, Il : 107 Giulia di Trécoeur: 152Duchessina : 108 Granatiere di Pomerania , Il : 153Due più due uguale a sette : 109Edera, L': 109 Hermione: 154Ered ità di Caino, L': 11 O Idillio: 156 Ignoto, L': 156Errante, L': 1 12 Immortale, L' : 157Età critica, L' : 1 12 Incatenata : 159 Inconfessabile, L': 159Falce, La : 115 Ingenuo, L': 160Fango e le stelle, Il : 1 15 Iolanda, la figlia del corsaro nero : 161Fantasia : 1 16 lo son fatta così! : 162Fantasma dei laghi , Il : 1 18 Isola della felicità , L': 164Farfalla nera e argento, La : 1 19 Isola di Progne, L': 166Farfallino: 120 Isola scomparsa , L': 166Faro rosso, Il : 120Favilla : 121 Lampada alla finestra , La : 167 Lampada votiva, La : 168Fazzoletto insanguinato, Il : 123 Lanterna cieca, La : 169 La volete sapere la novità? : 170Fiamma nera : 123 Leggenda di Simbarab, La : 171Fiamme abissine: 125 Lilly e Lillette o l'arte di farsi amare: 17 1Figl ia del condannato, La : 125 Linda di Chamounix: 172Figlia del fuoco , La : 126 Li-Pao, mandarino : 173Figlia della tempesta , La : 127 Lotta per la vita , La : 17 4Figlia delle onde, La: 127 Luce nell 'ombra : 175Figli di nessuno, I: 129Figlio, Il : 132 372Figlio del corsaro rosso, Il : 133Figlio di Coralie, Il : 134Figl io di Madame Sans Gene, Il : 134Fille Elisa , La : 136

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Luciella: 17 6 Munasterio, 'O: 224 Musa tragica: 225Maciste in vancanza : 177 Naufraghi: 225Maciste salvato dalle acque: 179 Naufraghi dell'onore, I: 226Madame I'Ambassadrice: 179 Naufragio: 227Maddalena al deserto: 180 Nave, La : 228Madonna della Robbia, La : 181 Nave dei morti, La : 231Madonna errante, La : 181 Nebbia azzurra: 232Madonnina: 183 Nella morsa della colpa : 233Mam'zelle Extra: 184 Nella rogna: 233Ma non è una cosa seria : 185 Nel mondo degli agguati: 234Mara West: 187 Nipoti d'America, Le: 235Marcella : 187 Nodo, Il: 236Mare, li: 189 Non tutta io morrò!: 237Marenariello, 'O: 190 Notte di neve: 237Marito di Elena, Il: 190 Notte senza domani, Una : 238Marito, moglie e...: 192 Notturno tragico: 238Marthù che ha visto il diavolo: 193Maschera, La: 195 Odio nei secoli : 239Maschera della colpa, La : 197 Olga, Dik e Puk: 240Maschietta : 198 Ombra del buon forzato, L': 240Mascotte di Sparta, La : 199 Ombra della colpa, L' : 241Match dei centomila dollari , Il: 200 Onda sanguigna: 242Mendicante di Sassonia, La: 201 Onesto mondo, L' : 243Mercante di emozioni, li: 201 Ora della morte, L': 243Mezzo milione ed un marito: 202 Ospite pericoloso, Un : 245Mia moglie si è fidanzata: 203Mio antropofago, Il: 205 Palazzo dei sogni, li: 245Mio carcere, Il : 206 Papà la Strada: 246Mio zio Barbassous: 207 Papillon : 246Mirabile visione, La : 208 Passione: 247Miraggio, Il: 211 Passione di popolo: 248Mirti!: 212 Pazzarella della piana morta, La : 249Mistero della mano, Il: 213 Per il passato: 250Mistero dell'asso di picche, Il: 214 Pezzente gentiluomo, Il: 251Mistero dell'auto in fiamme, Il: 215 Pia de' Tolomei: 252Mistero dell'uomo che sogna, Il: 215 Pianista d i Haynes, La : 253Mistero di Roccabruna, Il: 216 Piccola amica, La : 254 Modella di Tiziano, La : 21 7 Pioggia dei diamanti, La: 255 Moglie di Sua Eccellenza, La: 217 Più celebre ladro del mondo, Il: 256 Monique: 21 8 Più che il sole! : 258 Morte d'oro, La : 220 Più forte, li: 258 Morte piange, ride e poi ... s'annoia, La: Poeta e la principessa, Il: 259 Ponte dei sospiri, Il: 261 220 Mosca d'oro, La : 222 Mostro indiano, Il: 222 Munaciello, 'O : 224 373

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Porta del mondo, La: 263 Senza amore: 303Povero Piero, Il : 264 Senza colpa : 304Preda, La : 266 Senza pietà: 305Principessa Bebé, La : 267 Sfinge d ' acciaio, La : 306Privilegio dell'amore, Il : 268 Signora delle miniere, La: 307Processo d'Esparbes, Il : 268 Signorina in lotteria , Una: 308Processo Montegù, Il : 269 Silenzio, Il: 308Professor Gatti e i suoi gattini , Il: 270 Simpatico mascalzone, Un : 309Pugno del gigante, Il: 270Punto nero, Un : 272 Simun: 31 OPupille spente: 273 Sinfonia pastorale : 31 OQuadrifoglio d 'oro, Il : 273 Smarrita!: 31 1Quadro di Osvaldo Mars, Il: 274 Smorfie di Pulcinella, Le : 312Quattro tramonti, I: 275 Sogno d'una notte d'estate a Venezia, Il :Racconto di Carnevale, Il: 277 312Regina dei Caraibi, La : 277 Solco e la sementa , Il : 314Regina del mercato, La : 278 Sotto i ponti di Parigi : 315Rettile della Metropolitan Bank, Il: 279 Specchio e la morte, Lo : 316Richiamo, Il : 279 Spiga, la nube e il re, La : 316Rivincinta di Maciste, La : 281 Statua di carne, La : 316Romanin: 281 Stecchini giapponesi : 318Romanzo nero e rosa , Il : 282 Sterminator Vesevo : 319Rondine, La: 283 Storia di una sigaretta, La: 320Rondini nel turbine : 284 Sublime rinuncia: 322Rosa, La : 286 Suo destino, Il : 322Roveto ardente : 287 Suprema bellezza: 324Royal Derby: 288 Tango dei trapassati , Il: 325Saetta contro l'orco di Marcouf: 288 Tatiana, La danzatrice polacca : 326Saetta e il club dei Ciuffi: 289 Te chiamme Maria: 327Saetta più forte di Sherlock Holmes: 290 Tempesta in un cranio: 328San Giorgio : 291 Tesoro del Sud, Il: 330Saracinesca : 293 Testa della Medusa , La : 332Scalabrino: 296 Tetuan , il galeotto detective : 332Scherzando con la morte: 297 Tortura del silenzio, La : 333Scimitarra del Barbarossa, La: 297 Totote di Gyp: 333Scogliere della morte, Le : 298 Tra fumi di champagne : 335Sconosciuta , La : 299 Tragedie d'anime: 335Segno dei tempi, Il: 300 Tre amanti, I: 336Segreto della Diamond & C., Il: 300 Tredicesimo commensale, Il : 338Segreto di un bandito, Il : 302 Tre illusioni , Le : 338Sèlika : 302 Tre malvagi , I: 340Sentiero della gloria , Il: 303 Tre ombre, Le : 340 Tre sentimentali, I: 341 Ultima invenzione, L' : 343 Ultime avventure di Galaor, Le : 344 374

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Ultime lettere di Jacopo Ortis : 345 Vendetta dello scemo, La: 354Ultime ombre del castello di Ossar, Le : Verità della favola , La : 354 Verità nuda , La : 355 346 Viaggio, Il : 357Ultimi filibustieri , Gli : 346 Viaggio nella luna, Un : 359Ultimo sogno, L': 347 Vita e la commedia , La : 360Uomo dalla lingua mozza , L': 348 Vittime dell'oro, Le : 36 lUomo della rosa , L' : 349 Voce del cuore, La: 363Uomo meccanico, L' : 349 Voce d'oro, La: 363 Voto, li : 364Vagabondi dell'amore, I: 35 lVa lse ardente, La : 35 l Zero: 365Vendetta dei ·serpi , La : 353375

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Indice dei nomiAchilli Riccardo: 35 Ardea Liliana : 10, 55 , 103 , 123, 174,Acquaroli Mary: 363 256, 332Adry Liane : 234, 245Agostino: 24 Argentina (la bella): 277, 306, 346Ajax (v. Carlo Aldini) Armendariz Pedro : 86Albani Marcella : 21 , 48 , 127, 157, 181 , Armenise Vito : 129, 171 , 203 , 253 , 320, 193 341Albertelli Guido: 364 Arnaldi Arnaldo: 125, 308Alberti Alberto : 216 Arnold: 94, 95 , 213Albertini Alberto : 52 , 60, 120, 159, 239 Arson Carlotta d': 267Albertini Linda : 94, 95 , 213 , 215 Artuffo Riccardo (Fantasia) : 48, l 03 , 187,Albertini Luciano: 95 , 261, 263Albertini Nestore : 343 283Ald ini Ca rlo (Aja x): l O, 11, 256 , 300 , Asagaroff Georg : l 14 Astrea : 86 301 , 332Aliberti Nestore : 70, 215 Bocchini Romolo : 215Allegretti Aurelio : 12, 69, 77, 120, 152, Badaloni Nera : 79, 119, 133, 218, 306, 216, 235 345, 346 Allegretti Au relio : 52 Badaloni Rodolfo : 79, 85 , l 02 , l 19, Almanova Rita : 16, 98, 130 Almirante Luigi : 335 133, 267, 278, 306, 348 Almirante Mario: 193, 282, 316 Baldanello Dora: 318 Almirante-Manzini Italia : 115, 193, 316, Baldani Renato : 137 Baldini Gabriele: 286 336 Balducci dr.: 252 Alvarez Ines: 167, 171 , 291 , 31 O Balmes Giulio: 35 Alvarez Romeo (v . Eric Oulton) Balzac Honoré de: 67, 150, 238, 250, 315 Amari Annita : 120, 238 Bandini Augusto : 217 Ambrosio jr. Arturo : 36 , 198 Bandini Eugenio: 222 Ambrosio Paolo : 62 , 162, 288 Barale Matteo: 11 , 300, 302 , 343 Amigoni Maurizio: 47, 127, 205 , 319 Barberini Diana : 53 André A. : 83 Barberin i Guido: 140, 243 André Marini A. : 302 Bardelli Mietto: 252 Andreotti Aldo : 169 Barilli Bruno: 286 Andreotti Giulio: 249 Barni Ruggero : l 02, 279, 303, 340 Angelini Giacomo: l 34 Barr Arturo : 29, 40, 50, 85 , 120, 133 , Angione Rosé : 176, 224 Anile Antonino: 66 161 , 277, 346,348 Antamoro Giulio: 32 , l 02 , 31 l Barroero Olimpia : 286, 297, 314 Antonelli Luigi : 71 Bassi Parsifal : 234, 245 , 263 Antonelli Tito: 333 , 360 Bataille Henri: 195 Apolloni Camillo: 19 Bava Eugenio: 344 Apolloni Wladimiro : 24 Bayma-Riva Mary: 320 Arata Ubaldo: 115, 193, 282 , 316, 336 Bazzichelli Giacomo: 270 Are Fernanda de I' (Sinimberghi Beaulieu Marcella de : 202 Beccaria Paolino : 21 , 151 , 179 Fernanda) : 278 Bedi Kabir: 86377

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Beli Clarence : 171 Bianchini Sandro : 38 , 41Belotti : 66 Biancini Ferruccio: 136Benc ivenga Eduardo: 97, 107, 134, 154, Bianco Tranquillo : 44, 51, 21 7, 309 Bilancia Oreste: 9, 23 , 115, 164, 308 , 217, 230Bender Artur: 112, 326 316, 322Bend iner Ludovico : 170, 297, 303 Biliotti Enzo: 19Benelli Lidia : 365 Biraghi Lina : 82Benetti Carlo : 89, 279, 308 , 322, 357 Bistolfi Gian : 79 , 205 , 220, 238Benetti Olga : 25 , 159, 188, 322, 351 , Blandy Mary: 233 Blasetti Alessandro : 133 363 Blavet E.: 207Benfenati : 328 Bob (v. Nino Martinengo)Benini Lorenzo : 69, 202 Boccanera Adriano : 28Bennet Herbert: 21 3 Boccolini Alfredo (Galaor) : 208, 228,Benthley Thomas : 47Berenzone Giulio: 130 300, 344Beresini : 315 Boetzky Paola : 109Bernard Alex: 61 , 248 , 341 Bona Alessandro : 25, 156, 351Bernardi Nerio: 62 , 11 O, 137, 139, 150, Bona Arturo : l 83 Bonaiti Giorgio: 152, 236 , 347 195, 238, 363 Bonaiuti Dino: 34, 58 , 226Bernardini : 221 Bonard Henriette : 177, 179, 258 , 281,Berr Georges: 267Berrettini Irma: 28 , 96, 127 300Berrini Nino: 341 Bonelli G .: 125Berscia Leandro : 92 Bongetti Sam : 359Bert Joe : 144, 167 Boni Carmen (v. Bonicatti Carmela)Berta Giuseppe: 87, 251, 298 , 361 Boni Lucina : 300, 343Bertacchini Riccardo : 79, 211 , 218 , 220, Bonicatti Carmela (Carmen Boni) : 185, 252 193, 207, 248, 266, 297Berthier Jean : 306 Bonivento C. : 125Berti Ettore : 208 Bonnard Mario: 19, 25 , 220Berti Ezio: 21 6 Bonzi Camillo-Bruto : 125, 17 9, 281Bertinetti Giovanni : 215 Borboni Paola : 243 , 244, 31 O, 311 , 346Bertini Francesca : 236, 347 Bordoni Domenico: 180Bertini Giovanni : 261 Borello Dory: 44Bertocchi Guelfo : 21 , 48 , 121 , 127, 150, Borg Washinghton : 25, 351 Borgato Agostino : 132, 133 , 261 188, 245 Borgnetto Luigi-Romano : 177, 179, 281 ,Bertolini Francesco: 16, 98Bertolozzi Roberto: 263 300, 332Bertone Alfredo: 102, 221 , 311 Borgogno C. : 125Besozzi Nino: 193 Borlandi Arnaldo: 249Bevilacqua Giacomo (Bualò) : 93 , 239 Bosco Lamberto Maria : 214, 232 , 330Bey Fanina: l 09 Bottino Mariano: 38Beyerleim : 308 Bottony Ida: 237Bianca Delio: 202 Bourgeois M. : 201Bianchi : 216 Bourget Paul : 218Bianchi A. : 36 , 56, 333 Boussenard Luigi : 151Bianchi Rosa : 225 Bouvier Piera : 154Bianchi Vittorio : 60, 77, 235 , 304 Bovio Libero: 327, 354378

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Bozza Leonora: l 73 Ca magni Bianca Virginia: l 04, 116,Bracci Ignazio: 121, 153, 304 118, 193, 299Braccioni-Vitaliani Teresa: 87Bracco Roberto: 175, 237, 238 Camarda Nino: 134, 190, 207, 217Bragaglia Carlo Ludovico: 193 Camasio Sandro: 34 lBravetta Vittorio Emanuele: 70, 239, 242, Camerini Augusto: 60, l 85 Camerini Mario: 192 297 Campanella Gino: 154, 159Brenon Herbert: 73 Campanile-Mancini Gaetano: 47, 75 ,Bressan Silvio: 20 lBrignone Giuseppe: l O, 55, l 03, 300, 134 Campioni Lea: 121 338 Campogalliani Carlo: 44, 59, 230, 296,Brignone Guido: 55, 103, 123, 174, 307, 309, 328 268, 274, 318, 338 Canale Paolo: 26Brignone Mercedes: 55, 174, 268, 274 Canevari Maria: 312Brizzi Anchise: 55, l 03, 123, 174, 274, Cantini Guido: 66, 67 Cantori Elsa: 75, 167, 310 365 Cappelli Dante: 75, 92, 151, 180, 298,Brizzi Ercole A.: l l 5Brombara Valentino: 82 351Bruna Ria: 51, 104, 145, 255, 261 Cappelli Franco : 151 , 298Brunelli Brunello: 166 Capodoglio Ruggero: 220, 341Brunelli Dodò: 232, 330 Capezzi Alberto A.: 201, 230, 259, 333,Bruni Sergio: 278Bua Ettore: 88 360 Cappa Armando: 365 Bualò (v. Giacomo Bevilacqua) Capri Olga : 11 O, 139, 220 Caracciolo di San Vito Lucio: 26 Bucchi Celio: 302, 343 Caracciolo Giorgio: 255Buffalo E. Lionel: 85, l 09, 296 Caracciolo Giuseppe (l'operatore) : 97, Bugiani Carlo: 258 Bulla del Torchio Renato: 4 l, 268 116,1 34 Buonanno Angelo: 87, 296, 316 Caracciolo Giuseppe (il musicista) : 222 Buoncompagni-Ludovisi Isabella: 26 Burgi Daniele: l O, 268, 300, 318, 332 Caramba (v. Luigi Sapelli) Burton Richard : 359 Busacchi : 64, 146 Carbon: 225, 246, 303 Busnengo Arturo: 28, 61, 96, 107, 141 , Carbone Armando: 365 Carena Felice: 315 159, 284, 304 Carini Cesare: 36, 181 Byron Tristan: 16, 18 Carini Luigi: 19 Carloni-Talli Ida: 23, 40, 266 Cacace-Galeota Francesco: 91, 104, 338 Carmi Maria: 143, 250 Carminati Tullio: 42, 205, 212, 240, 326 Caesar (v. Carlo Rosini) Carrasco Joaquin: 33, 40, 325 Carré F.: 207 Caetani Vittoria di Sermoneta: 26 Carrère Jean: 154, 222 Calabresi Italia: 235 Carrère Nelly-Jean: 222 Calabresi Nobile: 77 Carta Alberto G .: 347 Calabria Rina : 67, 297, 303 , 314 Cartoni Renato: 60, 62, 139, 197, 238, Calabria Teresa: 297 Colderari Antonietta: 227, 230, 261 363 Calò Romano: 32, 185, 311 Casaleggio Francesco: 36, 48, 361 Colza Bini Gino: 203 Casaleggio Giovanni: 288, 298, 361 Casaleggio Mario: 251, 298379

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Casalegno Andrea: 162, 288 Ciaffi Amedeo: 148, 167, 171 , 233, Casali Liana: 353 254, 291, 310 Casali Vittorio: 227, 228, 353 Casanova Alberto: 130 Cialente Renato: 167, 254 Casarotti Ettore: 31 2 Cicconi Tebaldo: 316, 318 Casaula Mario: 222 Cielo Etto: 333 Cascini; 254 Cigoli Eugenia : 52, 120, 152, 197, 239 Caserini Gasparini Maria : 237, 254, Cigoli Luigi: 216 Cigoli Nora: 120 291, 310 Cimara Giovanni : 56, l 03, 123, 174, Caserini Mario: 62, 137, 139, 252, 363 Caserini Piero: 62 268, 274, 300, 332 Casilini Umberto: 14, 51, 95, 255, 264 Cimara Luigi : 174 Cassano Mara: 266 Cinelli Aristide: 320 Cassano Riccardo: 190, 207, 222 Cingolani Giovan Battista : 354 Cassini Alfonso: 23, 104, 164, 266, Cini Domenico: 52, 120 Cini Raoul: 70 308, 316,336, 357 Cinotti Arrigo: 248 Cassini Rizzotto Giulia: 26 Cinquini: 12 Castellani Bruto: 205 Cioffi Ettore: 189 Castioni Onorato : 179, 181 Cipriani Zuilio: 53 Cattaneo Carlo: 261, 305 Cittadini Vincenzo: 251 Ciusa Giovanni : 1 1, 70, 338 Cattaneo Giulio: 1 19 Claudi Orietta: 23, 69 Clifford Guido: 10, 103, 123, 179, 281 , Cava Maria: 247 Cavagna Cesare: 32, 185, 311 318, 332 Cavaliere Mary: 225 Clorti Guido: 121 Cavalletti Felice: 264 Clovis-Hughes Marianne: 21 1 Cavazzoni Silvio: 225, 246, 303, 335 Cocchi Umberto: 89, 302 Ceccatelli Elsa : 28 Cocco Piero: 364 Celli Franco : 88 Colaci Paolo: 82 Cellie Salvatore: 217 Collo Alberto: 104, 164, 299, 308, 316 Centurione Mario: 225, 246, 303 Collo Ernesto: 99, 341 Cepelak Mary: 170 Colombai Gilberto: 59 Cerrina Carlo: 296, 309 Comaschi: 82 Cerrino-Ferroni: 14 Comelli Lelio-Gino: 179, 281 Cerruti Gino: 13, 125 Comoglio Pietro: 123, 316 Cesari: 60 Comuzio Ermanno: 54, 233 Cesari G.: 156 Comuzio Giuseppe: 53. Cesaroni Umberto: 235 Concialdi Piero: 225 Conigliaro Andrea : 91, 183 ,241 Charny Ruggero di : 3 18 Consalvi Achille: 36, 56, 273, 333 Consuelo: 320 · Checchi Tebaldo: 237 Chentres Alberto: 349 Coppa Armando: 99 Chertier Carlo: 203 Chialastri Fulvio: 98, 115 Coppola Luisa : 306 Chiarini Tullio: 23, 279 Corazzieri: 83 Chiesa Luigi : 71 Chiesa Pierino: 49, 71 Corda Maria (v. Antonia Korda) Chòmon Ruiz Roberto de: 217, 264 Ciabattini: 107 Corrodetti Romolo: 121, 150 Ciabattini Giuseppe: 107, 251 Corrodi A. Bepo: 12, 238 Corsi Mario: 16, 46, 66, 297, 314380

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Corte Mario: 28, 322, 363 351,363Cortis Fiorella : 79, 211, 267 D'Attino Sandro: 29, 112, 134, 154, 159Costa Gastone: 49, 306 Daudet Alphonse: 174, 175Costa Giulia : 349 D'Auro Elsa : 183, 284Costamagna Filippo: 44 Dauvray Maryse: 45, 173Coudray Myosa de: 35, 154, 207, 222 David Luciano: 31 8Crauso Vincenzo : 247 De Angelis Lena : 277Crawford Francis Marion: 293 De Antoni Alfredo: 20 l, 259, 312, 333, 360Creti Valeria : 99, 104 De Benedetti Aldo: 61 , 159Creti Vasco: 95, 99, 145, 258 De Blasio Giuseppe: 166Creusy Jacques: 90 · De Bresa Giuseppe: 299Crisman Nino: 253 De Cecco Gennaro: 222Crotti Nove: 233 Decourcelle Pierre: 267Cruicchi Antonio: 299 Deed André: 349Cucchetti Gino: 127, 183 De Fal ieri Sesta : 332Cufaro Antonio: 19, 220 De Ferrari Gemma : 112Cumon lta: 320 De Gaetani Carlo: 172Cuneo: 328 De Gennarq Francesco: 252Cusmich Mario: 79, 153,211 Del Colle Ubaldo Maria : 129, 132, 253,Cutuvali Kakia (Myriel) : 52 , 85 , 99, 150 270, 299 Da Chiesa Alda: 70 De Liguoro Eugenio: 89 Dadone Carlo: 92 De Liguoro Giuseppe: 318 Dalbono: 138 De Liguoro Liliana : 277 D'Alteno Fernanda: 60, 77, 235 De Liguoro Rina : 267, 293 D'Ambra Lucio : 153, 154, 211, 218, De Liguoro Vincenzo: 93 , 293 De Liguoro Wladimiro: 349 220, 267,277, 345, 346, 349 De Lizaso Isabella : 116, 236 D'Amore Diana : 33 , 325 Della Bella Lia: 85, 267 D'Andrea Goffredo: 79, 160, 175, 237 Della Valle Umberto: 109, 268, 326 D'Angelo: 243 Dell'Otti Luigi : 351 D'Angelo E.: 64 Delpit Alberto: 134 D'Angelo Rodolfo: 59 De Matteis Ottavio: 95 , 258 , 322 Doni Lucio Mario: 32 , 50, 67, 126 Demmo Oriana : 202 D'Annunzio Gabriele: 143, 144, 145, De Nora Amerigo: 64 De Novegradi Isa : 216, 304 228, 230 De Paoli Camillo : 123 D'Annunzio Gabriellino: 228, 283 ,312 De Rege Guido: 177 D'Anversa Attilio: 12 De Rege Leone: 44 D'Aprile Nella: 247 De Riso Achille: 77, 235 D'Aprile Rosetta : 12, 236 De Ri so Camillo : 12, 52 , 69, 7 7 , 120, D'Archi Roberto: 127 Darclea Edy: 95, 351 152, 235 Darclée Ivan: 53 De Rosa Franceschino: 200, 239 D'Argenzio Lori (v. Héraut de la Revérie De Rossi Camillo: 134, 272 D' Ersko Diana : 200 Vivienne) De Sanctis Gemma: 156, 177, 272 ,309 D'Arienzo Giulietta : 148, 254 De Sica Vittorio: 359 Da Sylva Pablo: 70 De Silver Paola : 11 D'Attino Gino: 25, 28, 61 , 96, 107, 156, De Simone Alvaro : 249381

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De Simone Ugo: 149, 258 Donnay Maurice: 104De Stefani Alessandro: 1O, 36, 169, 174, D'Orazi Piero: 121, 150, 216 Dorio Gisa-Liana: 32, 50, 80, 126, 279 177, 256, 282, 300, 312, 332, 335, Dorio Giulio: 327 336 Dorio Luciano: 23, 36, 164, 201, 279,De Stefano Ugo: 247De Stefano Vitale: 85, 133, 161, 277, 282, 308,316 346 D'Oro Luciana: 148, 167De Tommaso P.: 247 Doro Morie: 73De Virgiliis Attilio: 19, 127, 187, 198 Dorry Lilian: 92De Vita Gaetano: 225, 246, 303 D'Orvella Mina: 73, 139De Vivo Mario G. : 27, 157, 179, 181, Dory Lina: 115 273 Dossett Chapel : 62, 333Deys Fathma: 36 Dostoevskji Fjodor: 233De Witten Giuseppe: 48, 245 Dourga : 91Di Braganza Claudio: 252, 316 Dreyer Max: 112, 114Di Cento Marchese: 249 Drovetti Angelo: 28, 108, 201Dickens Charles: 46, 47 Drovetti Giovanni : 288Dickson Edy: 87 Dubois Fernando: 148Di Ferrari Gennaro: 99 Ducci : 11 ODi Giacomo Miquel: 225 Duccini Lolla : 235, 239Di Giacomo Salvatore: 224 Dumas Alexandre, fils: 97Di Guida Giuliano: 27, 157 Dumont Mary: 108, 20 l , 272Di Guida Giuseppe: 62 Durante: 12Di Leo Franca : 273 Durelli Annibale: 338Di Lorenzo Tina: 56, 205 During S.: 268Di Maggio Domenico: 87 Duse Alfredo: 104Di Mario Tommaso: 60 Duse Eugenio: 215Di Marzio Matilde: 189 Duse Luigi : 97, 279, 282 , 293, 308, 346Dimova Vera: 61Di Napoli Raffaele: 332 Egea : 41Dinelli Ninì: 238, 284 Elter Marco: 347Di Paola : 112 Elvezi Federico: 226, 240, 297, 346,Di Pinto Maria : 53Di Roberto Ercole: 233 353Di Sandro Guido: 47, 180, 351 Endremond Eugenio d': 288, 290Di Segni Guido: 91, 11 O Eos Lina: 88Dogliotti Giulio: 217, 281 Epardaud Edmond: 136Dolfini Giovanni: 28, 61, 156 Epstein Jean: 136Donadio François-Paul : 1O,103 , 123, Eros Emi : 70 274, 318,338 Evangelisti Giovanni : 85Donadio Giulio: 82, 120Donadoni Margherita: 137 Fabbri Attilio: 3 18Donadoni Ruggero: 252Dondini Cesare: 138 Fabbri Pina : 31 8Dondy Guglielmina: 52, 71 Fabiani Renzo: 215Donelli Alfredo: 201, 259, 312, 333, Fabre Suzanne: 72, 327, 328 360 Falcini Giuseppe: 261Donizetti Gaetano: 172 Falconi Armando: 56, 205382

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Falena Ugo: 79, 160 Folly Charles : 14Falstaff (v. Ruggero Rindi) Fontana Eugenio: 364Falvani : 221 Formia Lia: 79, 153, 211, 218, 220, 267Fantasio (v. Riccardo Artuffo) Forti: 286Fantoni Gino: 93 Forti Giuseppe: 180Faraboni Anita: 50, 85, 119, 161, 306 Forzano Gioacchino: 55, 56Faraglia Tina : 83 Foscolo Ugo: 345, 346Fares Oreste : 221 Fossi Gino: 35Farkas Antonia (v. Antonia Korda) Fougez Anna : 141 , 304Farnesi Emma: 225 Fracchia Umberto: 170Farolfi Bruna : 19 Fraenza M. : 169, 332Fasanelli Pio : 12 Fragano Gustavo: 3 1OFassy Fernanda : 97, 190, 217, 222 Francillon Franca: 127Favella : 364 Francis Alberto: 68, 269, 273Favella Pietro : 222 Frascaroli Lisa : 316Favron Honorine: 249 Frascaroli Valentina : 349Felicetti E.: 60 Frateili Arnaldo : 67, 185, 286, 303Feliciano Roberto : 87 Freri: 221Felyne Ossip: 232, 252, 311 Frigerio V.: 19Ferrarese Dario : 351 Frusta Arrigo: 245Ferraresi : 112 Funazzi Gino: 53Ferrari Angelo : 108, 159, 341Ferrari Francesco : 237 Gabriel Hella: 127, 319Ferrari Giulio: 364 Gabrielian Gabriele: 85, 277, 293Ferrari Ines: 56, 282, 338 Gaido Domenico : 21 1, 261Ferrari Mario: 166, 282 Galaor (v. Alfredo Boccolini)Ferrario Luigi : 159, 172 Galim Fernando: 234, 245Ferraro Francesco : 270 Galisay Lilia : 56 , 58Ferrero Daisy: 51, 217, 255, 258, 264 Galitzine Serge: 143Ferrero Nina: 28, 92 Gall Mary: 201Ferri Kerèn : 364 Gallea Arturo : 26, 116, 212 , 299Ferri Tullio: 268, 340 Galliano Erina: 273Ferrini Renato : 53, 54 Gallina Angelo: 73, 148, 171 , 291, 31 OFerro Raffaello : 183 Gallone Carmine: 14, 47, 127, 187,Ferro Riccardo: l 27, 205Feuillet Octave: 152 267, 319Filippo Giuseppe: 73, 89, 99, 241 Gallone Soava: 14, 187Finazzi Elisa : 62 Gallotti Max: 277, 349Fini Giorgio: 11 O, 112, 143 Gallucci Carlo: 140Fioretta : 225, 246, 303 Galvani Ciro: 187, 208, 228Fiorio Evelina : 107 Gambardella: 190Fiorio Luigi : 107, 226, 240, 297, 338, 353 Gambardella Mario: 247Firpo Oreste: 21 Gambino Domenico (Saetta) : 288, 289, 290Fitch Geo : 12, 238 Garavaglia Adele: 153, 218Flaccomio Armando : 171 , 233, 254, 31 O Garaveo Onorato: 261 , 296Fleuriel Yvonne de: 47, 162, 179, 217 Garbati Angelo: 247Fleuron Mary: 69, 77, 235 Garbini Aristide : 85Foglia Ester: 79 Gardini Giulio: 252383

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Gargiulo Mario: 32, 68, 270 Goncourt Edmond de: 136Gariazzo Pier Antonio: 240, 338 Gorilowa Anna : 263Garrone Indo: 140 Gorka Tatiana: 250, 344Garros Paul : 216 Gozlan Leone: 95Gautier Théophile: 23 Grabbi Gino: 288, 289Gaveglio Ovidio: 125 Gracci Ugo: 138Gemelli Enrico: 332 Gramatica Ennio: 58Gemignani Gino: 64, 146 Granata Angelo: 353Gengarelli Gioacchino: 170, 297 Granata Ercole: 34, 90, 192Genino Augusto: 25, 61 , 95, 104, 145, Grandi D.: 179 Grandi Oreste: 48, 127 152, 156, 159, 192, 193, 284, 341, Grassi Gioacchino: 149, 206, 287, 333 351 Grassi Giulio: 40, 71, 253Gennari: 221 Graziani-Walter Emilio: 118 Graziosi Guido: 180Gennariello (v. Eduardo Notori) Grey Paula: 18 Grieco Sergio: 253Gennaro Franco: 109, 272 Grimaldi Domenico: 112, 153, 21 l, 267,Genovesi N .: 83Gentili Ernesto : 81, 340 345, 355Gerli Jole: 134, 152 Grimaldi Giovanni: 89, 183Gervasio Carlo: 116, 149, 206, 217, Guaita-Ausonia Mario: 199, 315 Gualandri Carlo: 12 l, 150, 166, 236, 225,287Geymonat Ermanno: 21, 56, 179, 258 293Gheduzzi Cesare: 230, 328 Gualdi E.: 109Gheduzzi Mario: 282 Guarino Giuseppe: 11, 300, 301Gherardi Gino: 225Ghione Emilio: 275, 305 Guarino Giuseppina : 11Giochetti Fosco: 31 8Giaietto Giuseppe: 70, 227 Guattari Emilio: 14, 187Giannini Nino: 99 Guazzoni Enrico: 35, 81, 340Giannoni Ines: 95 Guccio: 120Gill Armando: 59 Guerrieri G .: 93Gin Bill: 10, 123, 318 Gui Vittorio: 117Giordani Arturo: 19, 46, 66, 166, 286, Guidetti-Conti Bianca Maria : 30, 70, 1O1 , 297,303, 314, 324 156, 226, 335, 353, 354Giordano Maria: 247 Guidi A. F.: 319Giorgi Amilcare : 12, 166 Guidi Marina: 327Giovannetti Adriano: 227 Guidi Tommasina : 187Giovannini Adolfo: l 09, 243, 272 Guidotti Alberto: 220Giovannini R. : 134 Guidotti Piero: 75, 148, 167, 233, 254,Girard Franz: 197Giraud Fiorello: 174 291, 310Giraud Giovanni: 235 Guiducci Guido: 320Giurgola Vincenzo: l l O Guillaume Ferdinand (Polidor): 86Gizzi Giorgio: 60 Guillaume Natale: 86Gizzi Giovanni: 152, 216Gleck Mariù: 238 Gyp (v. Sybille-Marie-Antoinette de RiquettiGneme Emilio: 316Goddio Sergio: 33, 44, 307 de Mirabeau)Gaietti Giorgina: 296 Gys Leda : 129, 171 , 203 , 253, 254 Habay André: 69, 75, 189384

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Ham ilton Dea : 71, 120, 200, 348 Kassay Tilde : 96Hang-Yu-Ting : 144, 240 Kessler René : 89, 91 , 99, 144, 338Harcourt Rita d ' : 48 , 127, 179, 198 , Keyston Robert: 20 l Korda Anton ia (Maria Corda, Anton ia 245, 278, 333Harris F.: 234 Farkas) : 312 , 314, 333, 334, 360,Haydée : 318 361Heller Leone : 179, 281 Korda Maria (v. Antonia Korda)Héraut de la Revérie Vivienne (Lory Krauss Charles : 45 , 173 Kustermann Ferruccio: 79, 23 8 D'Argenzio): 59Héraut de la Revérie Xavier: 59 Lacroix George: 322, 324Herbert Greta : 267 Lajazzi : 173Hermant Abel : 42 Lama Gaetano: 327Hesperia: 42, l 34 La Marca Carmela : 365Hill Terence : 86 Lamari Leopoldo: 217Hinamoto: 151 Lambert Albert: 225Hossiason : 302 Lambert E. Paul : 246 , 303Hubner Bianca Maria : 296, 308 Lambert Mathilde: 349Hume Fergus: 338 Lamberti Eduardo: 157, l 81 Lana : 241lbanez Bonaventura W .: 107, 261 , 308 , Landi Stefano: 286 332 Lanner Carlo : 12, 41 Lapause-Loisseau Jeanne (Daniel Le Sueur) :Illuminati Ivo: 77, 121, 150, 195, 302llvan Anzillotti loie: 330 179Incroci Amos : 297 Laporte Léonie: 129, 172, 253Innocenti Camilla: 134 Lavedan Henri : 62lnvernizio Carolina : 278 Leccese Severino: 59lssorg losef: 140 Lega Antonio : 42 , 85 , 97, 134, 156, 347 Legouvé Ernest: 99Jacobacci Decio : 173 , 344 Lenci Alfredo : 35 , 68 , l 09, 237, 269Jacobini Bianca : 9 Leni Paul : 80Jacobini Diomira : 102, 164 Lenoir Lea : 64, 146Jacobini Maria : 23 , 52 , 266, 279, 357 Lepanto Vittoria : 19Jacobis Candida de: 62 Leprince René : 175Jacopi Guido: 28, 363 Le Sueur Daniel (v . Jeanne Lapause-Janova Varvara: 273 , 324Josipowa Linda : 71 Loisseau)Jovine Gennaro: 147 Letty Mary: 354Joyce Ethel : 11 Liguori Emilio: 16 lJulians Irma : 81, 235, 340 Lind Sigrid (Sigrid Sutter Lind) : 183, 293Julians Lola : 235 Lionti Filippo: 351Jullet Henri : 28 Liot Renée de: 199, 315 Lioy Felice: 52, 120, 197, 239Kant Henry: 319 Lo Bue Dore : 88Karacasch Michele: 252 Lo Bue Toto : 88Karenne Diana : 31 1 Lacchi Luigi : 263 Lombardi Dillo: 41, 173, 258, 263 , 268, 287, 324385

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Lombardi Luigi : 108 Manenti, coniugi : 53Lombardi sig. : 328 Manetti Lido : 9, 23, 75 , 266, 279, 316Lombardo Gustavo: 132 Mannini Giorgio: 127, 205, 319Long Sara : 237 Maniero Gigetto: 123, 316Longhi Enrico: 50 Manzi Alfredo : 52 , 60, 120, 152, 197,Longhi Francesco: 40, 50, 200, 348Loren Sofia : 359 235, 236, 238, 347Losanges Margherita : 32, 102 Manzini Amerigo: 64, 87Lo Savio Gerolamo: 252 Mar Liliana : 220Lucarelli Emma : 16, 98, 270 Marangoni Teresa : 251 , 298Lucchini Gino Federico: 359 Marcello Marcello: 168, 252 , 316Luciani : 227 Marchiò Fanny: 49, 200Luci ani Sebastiano Arturo : 31 O Morelli Piero: 94Lunda Elena : 39, 102, 236 Mari Febo: 335Lunel Aldo: 121 , 150, 166, 218, 250 Mari Sergio: 19, 82Luperini Cafiero: 154, 190, 217 Mariani Mario: 228Lupi Ignazio: 32 , 102, 130, 160, 185 Mariani Raffaello : 39, 79Lydianne : 197 Mariani Vittorio: 171 Marigia Dana : 311Mac Gill Diana : 214, 232 , 330 Marini Marina : 320Maciste (v. Bartolomeo Pagano) Martelli Otello: 120, 236Maffei Gina : 351 Martinelli Alfredo: 36, 99, 104, 145,Maffeis Narciso: 27, 129, 228 , 312Maffii Maffio: 297 164, 258, 282 , 308, 336Maggi Giorgio: 115 Martinelli Giovanni : 167, 171 , 233, 31 OMaggi Luigi : 27, 83 , 151 , 152, Martinengo Nino (Bob) : 35 , 109Maggi Rina : 82 Martini F. Antonio : 42 , 71Maggio Guido: 267 Martini Fausto Maria : 279Maglioli C. : 240 Martini Ferdinando Antonio : 42, 71, 134,Magri Miriam : 49, 71Magrini Ida : 215 272Maillard Raoul : 52, 347 Martino Louis C. : 281Maioletti Piero : 79, 153, 211 , 218, 267, Martino Luigi : 50, 64, 279 Marussig Maria : 108 277 Marverti Dante : 28Mairs Giorgio: 282 Marverti Domenico: 94, 108Maitre Silvia : 134 Marx Ala : 59Majelli Pina : 213 , 261 , 288, 289, 290 Mascalchi Ignazio: 79, 160, 175Majone-Diaz Giuseppe: 109, 299 Masetti Eugenia : 12, 91 , 143, 195Majorana Totò: 62 , 11 O, 139, 363 Masi Alfredo : 116, 149, 206, 287Makowska Elena : 89, 99, 241 , 355 Masola Eugenia : 179Malasomma Nunzio: 23 , 164, 201, 333 Massa Vincenzo : 247Malatesta : 86 Massai : 12Malavasi Renato: 120 Mossola Enrica : 51, 245 , 264, 288Malerba Michele: 123, 288 , 316 Mastripietri Augusto: 197Malinverni Silvia: 79, 160, 175 Mastrocinque Camillo : 318Mallé Achille : 50 Matarazzo Raffaello: 132Mander Pietro: 353 Matteucci Francesco : 96, 322 Maupré René : 239 Max (v. Umberto Mucci) May Marion : 160386

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Mayda Giovanni : 29 Morello Vincenzo (Rastignac) : 353Mazzolotti Pier-Angelo : 33, 51 , 115, Morene G .: 139 Moreno Ida: 324 145, 217, 255 Moreno Maria : 266Mazzetti Alfredo : 252 Morescanti Sestilia: 11 8Mazzucotelli A. : 82 Moretti A. : 351Mecchia Mario: 351 Morgan Dolly: 220, 303Mele Luigi : 34, 58, 227, 228 Mori no Jone: 79Melnati Umberto: l 32 Moschino Ettore: 364Menichelli Alfredo : 127, 293 Mosheim Grete: 114Menichelli Pina : 112, 338 , 355 Mosquera Carmen : 29Menin i Angelo : 183 Mozzato Umberto: 264Mentasti Oreste : 52 Mozzidolfi Carmelita : 64, 146Mercandetti Rodolfo : 320 Mucci Umberto (Max): 224, 354Merckel Zoe : 140, 351 , 364 Mugnaini : 112Merli Giovanni : 16, 67 Murari Lina : 116, 149, 206, 263, 287Merlini Carlo: 28, 92, 108, 201 Musset Alfred de: 79Meyran Liliane : 112 Musso Emma : 273Miari Lia : 341 Musso Eugenio: 39, 75, 273Michel i: 330 Mustacchi Amedeo: 28 , 92 , 94, 215Micheroux de Dillon Edouard: 40, 49, 50, Muzio Cesarino: 315 Myriel (v. Kakia Cutuvali) 71 , 119Miglioli C. : 315 Nancy Jeanne: 93Migliore Lily: 325 Nani Achille: 48 , 129Milanesi Pina : 19 Navarra Enrico: 233Millanova Liliana: 183, 208, 319 Navone Cesare Augusto: 261Millefleurs Lina : 297 Negri Liliana : 222Mimì: 73, 121 , 143 Negri Vera : 40, 325Minichini Eduardo: 354 Negri-Pouget Fernanda : 185, 192Minotti Felice : 177, 217, 230, 264, 296, Negroni Baldassarre: 42, 134, 272 Nelidoff Lyda: 137 328 Nelson Berta : 77, 83 , 233 , 240, 302Mirette Liana : 198 Nemo: 298Misasi Nicola : 41 Nepoti Alberto : 129, 187, 319Molinari Luciano : 16, 303 , 318 N icodemi Dario : 139Monacelli Tullio : 148, 171 , 291 Nicola Claudio: 109Manaidi Gastone: 253 Nicolini Salvatore: 13, 14, 125Mondino Carlo : 77, 83 , 302 Nihil: 298Moneta Luigi: 297 Nika Light: 222Moneta Vittorina : 254 Nitti Francesco Saverio: 66Montagna Nella : 333 Nobile Gaetano: 79, 311Montalbano Enzo: 270 Nobiloni Franz: 35Montepin Xavier de: 56 Nocito C.: 83Montes Gina : 38 Nocito Pietro : 302Monteverde Peder: 169, 332 Nodo Nadia: 214Montuori Carlo : 143, 181 , 208 , 293 Nordak Maurice: 212 , 326Morano Gigetta : 258Moreau Emile: 134Moreau Gabriel: 95 , 104, 349Morello Silvana (Silvana) : 150, 195387

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Notori Eduardo (Gennariello) : 146, 147, Paolella Roberto: 328 176, 224 Paolieri Germano : 253 Paoloni Camilla: 235Notori Elvira: 146, 147, 176, 177, 224 Paoloni Renato:. 69Notori Nicola : 146, 147, 176, 224 Papandrea Sergio : 127, 172, 359Novelli Amleto: 23, 116, 266, 336, 364 Popò Armando: 359, 360Novelli Nino: 34, 58, 227, 278 Pappalardo Roberto: 273Novello Helly: 28 Paradisi Roberto : 235Novi Armando: 344 Paradisi Umberto: 18, 270, 365Nulli Eduardo : 19, 85, 133, 161, 277, Parin : 159 Parish Guido (Schamberg): 48, 127, 157, 346 181Occhini Ilaria : 253 Parisi Pasquale: 16, 18, 171, 247Olivieri Giusto: 34, 58, 227 Parisini Roberto: 52, 77Olivieri Mario: 233 Parpagnoli Mario: 347, 351Omegna Roberto: 56 Pasciutti Carlo: 359Oram James: 85 Pasetti M. : 150 Pasoli Franco : 102Org Olga d' (v. Olga Ork Belajeff) Pasquali Alberto: 21, 48, 55, 115, 312 Pasquali Annunziata : 248Origani Giacomo: 217, 222 Pasquali Gilda : 28Ork Belajeff Olga (Org Olga d'): 240 Pasquali Maria : 201Orsini Luigi : 82 Patata: 94, 95, 213Orsini Pina : 99, 104 Paternostro E.: 305Orsini Silvio: 23, 171, 173, 203 Patuzzo Leandro: 225, 246, 303Orsini-Sansoldo Tina : 252 Pavanelli Lamberto : 225Ortoni: 221 Pavanelli Livio: 41, 112, 183, 216, 217,Osmino Maddalena: 173Oswald Richard : 52 355Ottaviano: 190 Pavese Luigi : 38, 305Oulton Eric (Romeo Alvarez) : 246, 326 Pavlova Tatiana : 233, 240Oxilia Andrea-Felice : 167, 254, 31 O Pavoni Enrico : 140Oxilia Nino: 52 Paxi Paula: 16, 67, 351Ozep Fedor : 52 Pozzaglio Paola : 354 Pederzini Mario: 241, 297Paccosi Evaristo: 64, 146 Pedrini Augusto: 177, 179, 281Pacini Adriano : 330 Pedrini Carlo : 132, 261Pagano Bartolomeo (Maciste) : 177, 179, Pelar Renée: 303 Pellati Renzo, conte : 353 281 Pellegrini Lina : 168, 252, 316Pagliei Elvino: 138, 139 Pellizzari Vico : 206Palermi Amleto : 86, 89, 91, 112, 193 , Pena Gherardo: 62, 121, 137, 195, 238, 253 363Palla Guido: 249 Perego Eugenio: 338Paiamo Bruno Emanuel : 16 Perico Alice : 53Palmieri Ruggero: 259, 360 Perico Giuseppe: 53Palombo Umberto: 85 Perini Fulvia: 188, 319Paltrinieri Lisetta : 118, 225', 246, 303, Perino Giulio : 39 Perrin Rosita : 159, 217, 319 335Pancrazi Arduino : 92, 201388

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Persico Ulderico : 166 Pollina Enzo: 28, 92 , 169, 365Perskij R.: 52 Pollone Carlo : 44, 59, 230 ,307, 309,Pescatori Nicola : 99, 183Pesce Franco: 24, 322 , 363 328Pescucci Vezio : 85 Poor Pitter: 239Petrungaro : 354 PougetArmand : 169, 261 , 274, 300, 305Petruzzelli Armando: 267 Powell Frank: 47Petruzzelli Domenico: 79 Pozza ti Severo (Sepo) : 117Pezzano Giacinta : 311 Pozzo Ugo: 11 9Pezzinga Delizia : 108 PozzoneFederico: 83 , 188,320Pezzinga Giovanni : 28, 108, 201, 213 , Pozzone Lidia : 233 Praga Marco: 19 215, 242, 278 Prandi Sergio: 359Pezzullo Pietro: 39, 181 , 250 Pratelli Esodo: 253Piacenti Renato: 267, 277, 349 Prim Susy: 322Piacentini Enrico: 148, 167, 233 , 297 Procaccini Diomede : 211 , 218, 267,Piacentini Renato : 345Piacitelli Adriano: 357 277, 349Pica(s'o Lamberto : 208, 286 Pucci Giovanni : 234, 245Picca : 252 Puccini Giacomo: 232Picozzi Riccardo: 32 Pudovkin Vsevolod : 52Piemontesi Giuseppe: 85 , 11 O, 150, 319 Pugliese Costantino : 222Piergiovanni Ettore : 143, 284 Pugliese Enrico: 45 , 72, 173Pieri Vittorio: 261, 264, 300 Pupilli Piero : 89, 202Piermattei Eduardo : 273 , 302 Puschkin Aleksandr: 156Pierotti Enrico : 82Pierozzi G iuseppe : 25, 38 , 183 , 192 , Quaranta Letizia : 44, 59, 230, 307, 309, 328 201, 221Piersanti Franco: 32 , 79, 311 Quaranta Lydia : 341Pini Linda : 90, 121, 181 Quaranta : 44Pirandello Luigi : 286, 303, 357 Querio Isa : 40Pironi-Maggi Amino : 71Pirovano Alberto : 31 8 Rabuffi Angelo : 226 , 240, 297, 315 ,Pisanelli-Mori : 79 346, 353Pisanello Nando, il : 320Pistone Zoe: 99 Raicevich Giovanni : 72 , 270Pistone Gu ido: 92 Raineri : 107, 221Pizzi Antonio : 202 Raoul : 173Plà Roberto (Robert Sortsch-Plà): 16, 46, Rapetti : 138 Raso Pietro: 64 47 Raspini Maria: 324Po Paola : 121 Rastignac (v. Vincenzo Morello)Poetschi Paola : 35 Rava Maurizio : 148PoggiAnna : 40, 125 Ravagnan Flora : 195Poggioli Augusto : 25 , 107, 156, 159, Ravel Gaston : 143, 181 , 236, 293 Ravenna Giovanni : 338 183, 351 Ravitch Vera : 166Polaire Pauline: 134, 272 Re Carlo: 85Poli Nino: 82 Rebizzi Edgardo : 70Polidor (v. Ferdinand Guillaume)Pollastri Vittorio: 195, 218389

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Rebuffat Ottavio: 64 Romanos Lola: 36, 151Reggi : 221Regoli Mario: 42, 243 Roncarolo Emilio: 82Reiter Carlo: 16, 45, 98, 172, 203, 253Reiter Teresita : 299 Roncoroni Mario: 228, 230, 289, 290Renieri Bianca: 9, 193, 245, 316, 336, Rosaj Clarette: 180 • 347Renzoni Pio: 12 Rosenfeld Alessandrò : 62, 162, 187,Restivo Mario: 344Restori Carlo: 64, 146 245, 288Reverso Luigi : 251 , 298Ribocchi Fernando: 148, 254, 291 Rosini Carlo (Caesar) : 240, 297, 353Ricci Filippo: 79Ricci Francesco: 365 Rosmino Gian Paolo: 72, 203, 242, 253,Ricci Giorgio: 160, 175Ricci L. : 140 327, 328Ricci Ubaldo: 64, 146Ricciardi Maria: 116 Rossana: 159Riccioni Enzo: 149, 206, 263, 287Ricciotti Giuseppe: 28, 159, 284, 351 Rossi Angelo: 327Richard Lidia: 251, 298Riche Ginette: 217, 255, 264 Rossi Mario: 190Ricotti Arnaldo: 71, 225, 243, 31 ORidenti Lucio: 132, 305 Rossio Fernanda : 179Riel Haydée van : 81, 140, 340Riel Raimondo van : 19, 141, 220, 340 Rossi-Pianelli Alma: 33, 282Rifaldi Carlo: 315Righelli Gennaro: 9, 23, 150, 279, 357 Rossi-Pianelli Vittorio: 33, 36, 282, 322Righelli Mario: 150Rinaldi A.: 357 Rossi Ugo: 140, 320Rinaldi Luigi: 134Rinaldi Rinaldo: 38, 164 Rota Carlo: 316Rindi Ruggero (Falstaff) : 129Riquetti de Mirabeau Sybille-Marie- Roveri Ermanno: 98, 129 Antoinette (Gyp) : 333, 334 Rovetta Gerolamo: 217, 269Ristori Fosco: 47, 225, 364Rizzi Ferruccio: 365 Rubinstein Ida: 228, 230Roanne André: 193Roasio Fernanda: 36, 187 Rubuni sig. : 121Roasio Mario : 27, 61, 187, 190, 245, Ruffini Giulio: 254, 291 283Robert Luis de: 211 Ruffini Sandro: 312Roberti Leone Roberto: 347Rodolfi Eleuterio: 123, 268 Rufini Luigi : 75Rolli Torello: 25, 109, 156, 243, 351Roma Enrico: 102, 167 Ruggeri Leonardo: 49, 306Romagnoli Umberto: 136Romano Marisa: 140 Ruggeri Telemaco: 99, 241, 355 Runitsch Giuseppe (Osip Runic): 36 Sabbatelli Clarette: 141 , 364 Sabbatini Marcella: 14, 24, 25 , 73 , 90, 107, 127, 347, 351 Sabellico Antonio: 252 Sabinskij Czeslaw: 52 Saetta (v. Domenico Gambino) Saint-Legèr Renée de: 85, 267 Saitta Orazio: 291 Sala Franz: 33, 51, 55 , 59, 115, 169, 255, 282 Salgari Emilio: 85, 133, 161, 277, 346 Salini : 221 Salustri Mary: 83 Salvatori Fausto: 148, 208, 353 Salvatori Leonida : 71 , 248 Salvini Gustavo: 46, 66, 67, 166, 208, 314 Salvini Maso: 16, 66, 67, 314, 324 Salvini Salvo Alberto: 301390

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Salvini Sandro: 73, 90, 166 Serena Gustavo: 61, 96, 97, 141, 217,Sambucini Kally: 275, 305 284, 304San Germano Lucy di: 159, 201, 259San Giorgio Silvana di: 96 Sernas Jacques: 253San Giusto Carmine di: 208 Serra Domenico: 274, 325, 338Sandberg A. W.: 47, 240 Serravezza Nella: 60, 62, 172, 237,Sandri Renato: 250Sandro Alex: 160 238,363Santa Thea: 50 Serventi Luigi : 192, 193, 201, 208, 320,Sangalli Mario: 233Sangro Elena: 11 O, 118, 134, 207, 243, 324 Serviilo A.: 183 361 Sesia Giuseppe: 308Sannio Alberto: 318 Severi Elisa: 28, 322Santafiora Ignazio di: 12 Sforza Cesare: 207, 222Santos Henrique: 85 Sforza Otha : 79, 160Sanvittore Adele: 299 Sibelius Paola: 169, 332Sanzio Teresa: 83 Siciliano Giulio: 351Sapelli Luigi (Caramba) : 208 Sigre Elia: 109Saredo Enna: 25, 85, 127, 156, 216 Silvana (v. Silvana Morello)Sartorio Giulio Aristide: 291 Simar Silvia: 146Savar R. : 238 Simboletti Vittorio: 252Savi Goffredo: 79, 160, 175 Simoneschi Carlo : 81, 340Scalpellini Ersilia: 36, 127 Smils Ugo: 59Scalpellini Umberto: 62, 198 Solari Laura: 31 8Scarano Maria : 16 Solari Rosetta : 99Scarano Tecla: 247 Soldani Valentino: 237, 270Scardino Costantino: 222 Soldati Mario: 162Scardino Francesco: 222 Solinas Antonio: 173, 222Scardino Lucio: 118 Sollima Sergio: 86Scarpelli Francesco: 233 Sortsch-Plà Robert (v. Roberto Plà)Scarpelli Giulio: 233 Sottani Enrico: 115Scarpelli Renato: 233 Spagnol Tito A. : 116, 118, 299Scatizzi Enrico: 12, 42, 134, 221 Spalla Erminio: 200Schamberg (v. Guido Parish) Spialtini Mario: 125Schettini Giovanni: 75, 93, 185, 237 Spinolo Fortunato: 230, 328Schettini Giuseppe: 38 Spiombi Roberto: 333Schiavazzi Pietro: 14 Stagno-Bellincioni Bianca: 212, 246, 326Schiller Friedrich : 79, 102 Stagno-Bellincioni Gemma : 212, 246,Sciti Giuseppe: 293Scocchera Franz: 227 326Scocco G. : 281 Stampa Guido: 140Scotti Raimondo: 1O, 256 Starnini Sara: 12, 109, 225Scotto Giovanna: 208 Steinhoff Hans: 240Scribe Eugene: 99 Stellina (v. Stellina Toschi}Sedino Fede: 199, 297, 315, 322, 353 Stenys Anna : 220Senatra Eduardo: 19, 225 Sterni Giuseppe: 71, 243, 248, 3 1O,Sepo (v. Severo Pozzati)Serena Alma : 132 311, 346 Stinchi Luigi: 11, 261 , 338 Stinga Arturo: 40, 99, 258, 325 Sullian Max: 61 Superbi Dante: 104391

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Sutter Lind Sigrid (v. Sigrid Lind) Treves Ernesto: 183, 297, 303 Trilussa : 198Taddei Ercole: 112, 214, 232 Trinchera Paolo: 217, 308Taglienti Amilcare : 305 Troisi Carlos A. : 42, 134, 297, 303Talamo Camilla: 42 , 109, 208, 235 , 249 Troubetzkoy Enta : 69Talamo Gino: 12 Tryan Cecyl: 29, 104, 248 , 279, 308Tamberlani Carlo : 253 Turati Augusto: 66Tanfani-Moroni G iulio: 237, 238Tarlarini Maria Bianca : 242 Uccellini Andrea : 32, 50, 80, 126, 279Tarlarini Mary Cléo: 47, 228, 230, 242 , Uccellin i Dora : 32, 50, 80, 126, 279 Uccellini Ugo: 32 , 50, 80, 126, 279, 328 275, 338 Ugazzi M ichele: 248 , 31 OTassoni Riccardo : 40, 50, 71, 133, 346 Ungari Schmitz Vivina: 42Tchoukleva Mara : 136, 233 Uralsky Alexander: 233 , 240Tedeschi Carlo : 99, 341 Urbani Ugo: 180Tedeschi Mario: 82 Urcioli : 12Tedeschini Ottorino: 154 Urueta Chano: 86Terrib ili-Gonzales Gianna : 11 OTerzana Massimo: 36, 40, 325, 357 Voleri Nino: 225Tesorone Oreste: 146, 247 Valerio Lara : 109Tessari Gino: 40, 306, 348 Valery Egle: 46, 11 O, 166, 202Testa Giuseppe: 230, 296, 309, 328 Valmadre Paolo di : 306Testoni Alfredo : 39, 108 Valetti Rina : 42Tetton i Eugenia : 94, 132, 278 Vancini Flavio G .: 36Tettoni Vittorio : 70, 156, 278, 302, 343 Vandana Gina : 21Thenno: 144 Vanni Alfredo : 162Theodori Carlo : 181 Vannutelli Enea : 141 , 363Thierry Augustin : 136 Vannuzzi M .: 179Tignani Renato : 85 , 184 Vardannes Emilio : 51, 179, 217, 255,Tisci : 121Tadd i: 166, 250 264, 281Todescato Giuseppe: 64, 146 Vassallo Gian Orlando : 39Tagni Nella: 87 Vay Armando : 136Tolstoj Lev Nikolaevic: 51, 52 Vecchi D'Alba Luigi : 64, 146Tomatis Giovanni : 51, 255 Vecchietti Pilade : 146Tornei A. : 109 Vecchini : 12Tommasi Socrate: 108, 123, 227 Veglierko A. : 47Topi Luigi: 330 Venderne Clara : 318Tornielli Elsa : 123, 316 Ventimiglia Gaetano: 164, 266, 308Torre Wanda : 349 Verga Giovanni : 190Toschi Romilde : 258 , 261 Vergoni Adriana : 130Toschi Stellina (Stellina) : 118 Vergoni Vera: 62, 137, 139, 152Tovagliari Pier Camilla : 25 , 96 , 156, Vianello Angelo: 162 Vidali Enrico: 197 183, 217, 284, 351 , 363 Villa Vanna : 291Tronfo A. : 365 Villani Roberto : 27, 112, 157, 179, 252 ,Traversi Ugo: 69Trento Gu ido: 149, 206, 258 312Trento Renato: 149, 206, 287392

P:393

Villarosa Edo : 83, 172 World John : 87Viola Ettore: 248 Wronowska Elena : 66Viotti Gino: 188, 297, 319Visco Armando : 31 l Xeo Tina : 68, 269, 270Visco Renato : 46, 266, 31 O, 31 l , 336Viscardi Edmondo: 222 Zaccarello Mario: 64Visconti-Brignone Lola : 55, 123, 174, Zaccaria Gino: 202, 359 Zago Erminia : 179, 281 256, 268, 318, 332, 338 Zambonelli Carlo : 120, 249, 348Vismara Ruy: l O, 268 , 278, 300, 302 Zamboni Aldo : l 25Vistarini Antonio: 13, 125 Zambuto Gero: 72, 171, 203Vitaliani Italia : 261 Zamperoni Gino : 82Vité Felice : 213, 215 Zampieri Romano: 286, 314Viti Giuseppe Maria: 11 O Zannone Antonietta : 42Vitrotti Giovanni : 187, 245 Zanchi lso: 233Vitrotti Giuseppe: 61, 62 Zangarini Carlo: 118, 335Vitti Achille: 11 O, 127, 293, 319 Zannini Giovanni : 168, 252 , 316Vivas-May Ferdinando: 349 Zanone A. : l 09Voller-Buzzi Mario: 169, 177, 179, 217, Zanuccoli Umberto: 153, 211, 218, 267 Zappelli Sandro: 35, l 09 281, 322, 332 Zara Elsa : 34, 58, 226, 241, 346, 353Volnys Jacques: 29, 112 Zaremba de Jaracewsky Gustavo: 36, 40,Volpe Mario: 214, 237, 270, 320Voltaire : 160 325 Zavoli Umberto: 190Waschke Romeo; 85, 119, 133, 161, Zborominsky Gled : 62 , 139, 250 200, 239, 277, 346 Zévaco Michel: 261 Zò Ebe: 140Watson Ketty: 40, 50, 85, 200, 239 Zoppis Maggiorino: 95, 99, l 04, 145,Wayditsch Sori de: 4 l, 268Welter A. : 234 322White Carolina : 261 Zorzi Guglielmo: l 04, 266, 336Wiene Robert: 240Wild Annie: 62, 333Wild Dorian : 64, 146393

P:395

Finito di stamparenel mese di gennaio 1996nell'Azienda GraficaEREDI dott. G. BARDI S.r.l.Salita de ' Crescenzi, 16 - 00186 Roma

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