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ARDEA - CENTRO STORICO

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ARDEA, ROMA

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Ardea è un comune italiano della città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio. Il mito ha elaborato varie versioni sulle vicende della fondazione della città di Ardea, legate al racconto dello sbarco di Enea sulle coste del Lazio e quindi alla nascita di Roma. Una prima leggenda, riportata da Dionigi di Alicarnasso, fa risalire la fondazione della città ad Ardeas, figlio di Odisseo e Circe. Una diversa versione lega le origini di Ardea, nel XV secolo a.C. a Danae, figlia del re di Argo, che dopo la nascita di Perseo da Zeus, sarebbe giunta sulle coste laziali e avrebbe sposato il rutulo Pilumno dando origine alla discendenza di Turno. Insieme decisero di fondare una nuova città:il luogo fu scelto in corrispondenza di una ripida rupe tufacea, scoperta risalendo il fiume Incastro su una piccola imbarcazione. Si racconta che la città fu fondata da Danae (Virgilio, Eneide, VII, 409-410) Ovidio riferisce l'origine del nome di Ardea all'alzarsi in volo di un airone rosso (Ardea purpurea Linnaeus, 1766) dopo l'incendio e la distruzione della città ad opera di Enea, vittorioso sul re rutulo Turno, figlio di Dauno, che a sua volta era figlio di Danae e di Pilumno. Infatti Virgilio racconta la morte di Turno nel XII libro dell'Eneide : "Enea uccide il re dei Rutuli che giaceva a terra ferito e inerme". L'airone rosso o Ranocchiaia (Ardea purpurea Linnaeus, 1766) appartiene all'ordine dei Pelecaniformes ed alla famiglia degli Ardeidae ed è uno dei pochi aironi del paleartico, migratore a lungo raggio. Il nome di ranocchiaia ormai in disuso e largamente sconosciuto ai molti, era invece comunemente usato nel XIX secolo e riportato in qualsiasi libro naturalistico dell'epoca e si riferiva a quello che si riteneva il principale alimento di questo uccello. Era già chiamato anche airone rosso una traduzione diretta dal binomio scientifico anche se di rosso, nella livrea di questo airone, non è che ne abbia poi tanto. L'etimologia del genere Ardea trae origine dalla mitologia romana e designava l'odierna città di Ardea nel Lazio, al tempo capitale dei Rutuli, rasa al suolo e totalmente bruciata durante la guerra con Enea. Dalle sue ceneri risorse un uccello che dopo aver emesso un lungo lamento e scosso la fuliggine che lo copriva completamente, si rivelò essere candido. Forse un diretto riferimento alla leggenda dell'Araba Fenice. La specie purpurea dal latino "purpureus" ed a sua volta dal greco "porphureos" con significato di color porpora. Il motto della Fenice è Post fata resurgo ("dopo la morte torno ad alzarmi"). «Turno muore. Ardea cade con lui, città fiorente finché visse il suo re. Morto Turno, il fuoco dei Troiani la invade e le sue torri brucia e le dorate travi. Ma, poi che tutto crollò disfatto ed arso, dal mezzo delle macerie un uccello, visto allora per la prima volta, si alza in volo improvvisamente e battendo le ali, si scuote di dosso la cenere. Il suo grido, le sue ali di color cenere, la sua magrezza, tutto ricorda la città distrutta dai nemici. Ed infatti, d'Ardea il nome ancor gli resta. Con le penne del suo uccello Ardea piange la sua sorte» (Ovidio, Metamorfosi, XV.)

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