1. |
Cuore e Cielo
02:36
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Nel cielo dove ogni visione s’immilla
E spazio al cielo e alla terra avanza
Talor si spenge un desiderio e brilla una speranza.
Come nel cielo, oceano profondo,
Dove ascendendo il pensiero nostro annega,
Tramonta un Alfa e pullula dal fondo
cupo un Omega.
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2. |
Il Libro
04:58
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Sopra il leggio di quercia e’ nell’altana,
aperto, il libro. Quella quercia ancora,
Esercitata dalla tramontana
Viveva nella sua selva sonora
E quel libro era antico.
Eccolo aperto sembra che ascolti
Il tarlo che lavora.
.
Ma L uomo non vedo io lo sento
Invisibile la come il pensiero.
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3. |
Sera d'ottobre
01:26
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Lungo la strada vedi su la siepe
Ridere a mazzi le vermiglie bacche
Nei campi arati tornano al presepe
Tarde le vacche.
Vien per la strada un povero che il lento
Passo tra foglie stridule trascina:
Nei campi intuona una fanciulla al vento.
Fiore di spina!…
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4. |
Diario Autunnale
02:11
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Per il viale, neri lunghi stormi,
facendo tutto a man a man più fosco,
passano: preti, nella nebbia informi,
che vanno in riga a San Michele in Bosco.
Vanno. Tra loro parlano di morte.
Cadono sopra loro foglie morte.
Sono con loro morte foglie sole.
Vanno a guardare l'agonia del sole.
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5. |
Il Vischio
06:34
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La forza della sopravvivenza
L'uomo albero strano
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6. |
Nevicata
02:47
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E Notte di neve
Nevica: l’aria brulica di bianco;
La terra e’ bianca, neve sopra neve…
Pace! Pace! Pace! Pace!
Nella Bianca oscurità’
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7. |
Notte D'Inverno
04:05
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Il Tempo chiamò dalla torre
lontana... Che strepito! È un treno
là, se non è il fiume che corre.
O notte! Né prima io l'udiva,
lo strepito rapido, il pieno
fragore di treno che arriva;
sì, quando la voce straniera,
di bronzo, me chiese; sì, quando
mi venne a trovare ov'io era,
squillando squillando
nell'oscurità.
Il treno s'appressa... Già sento
la querula tromba che geme,
là, se non è l'urlo del vento.
E il vento rintrona rimbomba,
rimbomba rintrona, ed insieme
risuona una querula tromba.
E un'altra, ed un'altra. - Non essa
m'annunzia che giunge? - io domando.
Quest'altra! - Ed il treno s'appressa
tremando tremando
nell'oscurità.
Sei tu che ritorni. Tra poco
ritorni, tu, piccola dama,
sul mostro dagli occhi di fuoco.
Hai freddo? paura? C'è un tetto,
c'è un cuore, c'è il cuore che t'ama
qui! Riameremo. T'aspetto.
Già il treno rallenta, trabalza,
sta... Mia giovinezza, t'attendo!
Già l'ultimo squillo s'inalza
gemendo gemendo
nell'oscurità...
E il Tempo lassù dalla torre
mi grida ch'è giorno. Risento
la tromba e la romba che corre.
Il giorno è coperto di brume.
Quel flebile suono è del vento,
quel labile tuono è del fiume.
È il fiume ed è il vento, so bene,
che vengono vengono, intendo,
così come all'anima viene,
piangendo piangendo,
ciò che se ne va.
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8. |
La Pioggia
02:31
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Cantava al buio d'aia in aia il gallo.
E gracidò nel bosco la cornacchia:
il sole si mostrava a finestrelle.
Il sol dorò la nebbia della macchia,
poi si nascose; e piovve a catinelle.
Poi tra il cantare delle raganelle
guizzò sui campi un raggio lungo e giallo.
Stupìano i rondinotti dell'estate
di quel sottile scendere di spille:
era un brusìo con languide sorsate
e chiazze larghe e picchi a mille a mille;
poi singhiozzi, e gocciar rado di stille:
di stille d'oro in coppe di cristallo.
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9. |
La Voce
07:42
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Zvanì
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10. |
L'anima
05:15
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Nascosta, a noi, l’anima pura,
dal vivere stesso, vive ella?
La luce è che l’oscura?
Ma cadi, o sole, e brilli, o stella?
E simile al sole tu, vita,
più che non riveli, nascondi?
E il raggio tuo ci addita
la terra, ma c’invidia i mondi?
E dopo il fuggevole giorno
dell’unico piccolo sole,
in cui moviamo attorno
con nostre pallide ombre sole,
la notte ci accenderà l’anima
in tanto che il giorno dirupa?
la notte agli occhi umani
innumerevolmente cupa?
Di qua, come radi i viventi
nell’abbarbagliante raggio
passano all’afa, ai venti,
seguendo qualche lor miraggio...
Oh! morte che le anime accendi,
di là, con un tacito anelito,
oh! sempre più risplendi
tu negl’invïolati cieli!
Là stelle si uniscono a stelle:
son grappoli, nuvole, ammassi
di stelle e stelle e stelle,
crescenti ad un sospir che passi.
Là splendono le anime, intatte,
serene, con l’essere immerso
nella goccia di latte
che fluisce per l’universo.
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11. |
La Grande Aspirazione
03:00
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Un desiderio che non ha parole
v’urge, tra i ceppi della terra nera
e la raggiante libertà del sole.
Voi vi torcete come chi dispera,
alberi schiavi! Dispergendo al cielo
l’ombra de’ rami lenta e prigioniera,
e movendo con vane orme lo stelo
dentro la terra, sembra che v’accori
un desiderio senza fine anelo.
— Ali e non rami! Piedi e non errori
ciechi d’ignave radiche! — poi dite
con improvvisa melodia di fiori.
Lontano io vedo voi chiamar con mite
solco d’odore; vedo voi lontano
cennar con fiamme piccole, infinite.
E l’uomo, alberi, l’uomo, albero strano
che, sì, cammina, altro non può, che vuole;
e schiavi abbiamo, per il sogno vano,
noi nostri fiori, voi vostre parole.
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12. |
La Cavalla Storna
06:14
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Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor di croste.
Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;
che nelle froge avea del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.
Con su la greppia un gomito, da essa
era mia madre; e le dicea sommessa:
"O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
il primo d'otto tra miei figli e figlie;
e la sua mano non toccò mai briglie.
...
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13. |
X Agosto
04:42
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San Lorenzo, Io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido
portava due bambole in dono…
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!
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Gloria Fuzzi Bologna, Italy
Italian storyteller, more American, for the sake of freedom.
I sing Giovanni Pascoli poems, a great poet (1855-1912),
whose sister was my great-grandmother, so the voice of the heart guides me in search of sounds, emotions, dreams, colours, a huge keyboard of the soul.
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