SOCIETÀ

La scarsità d'acqua interessa già un quarto della popolazione mondiale

Siamo abituati a pensare (erroneamente) all’acqua come una risorsa inesauribile. Così non è, tanto che – a livello mondialeè già stato raggiunto quello che gli esperti chiamano il Day Zero: il giorno, cioè, in cui i rubinetti restano letteralmente a secco. È accaduto in svariate grandi città: da Città del Capo in Sudafrica, passando per San Paolo in Brasile e arrivando fino a Chennai, in India.

Sono solo alcuni degli esempi – riportati nell’ultimo rapporto redatto dal World Resources Institute – per spiegare come la mancanza di acqua possa essere (e sarà) uno dei maggiori fattori di impatto sulle persone, le loro abitudini e stili di vita e le attività lavorative connesse.

L’ultimo aggiornamento dell’Atlante Aqueduct Water Risk è chiaro: 17 Paesi nel mondo, che racchiudono al loro interno circa un quarto della popolazione mondiale, stanno affrontando uno stress da mancanza idrica “estremamente elevato”. In queste zone “il sistema agricolo, quello industriale e delle municipalità (in parole povere: le città in cui si consuma abitualmente acqua potabile per i più svariati usi) consumano oltre l’80% dell’acqua disponibile dalle risorse di superficie e sotto terra in un anno medio. Le conseguenze sono facili da intuire: quando la domanda rivaleggia – a questi livelli – con l’offerta, anche un piccolo shock (come un periodo di siccità più marcato) può generare “terribili conseguenze”. A maggior ragione se questi fenomeni si intensificano a causa dei cambiamenti climatici in atto.

Il rischio idrico – spiega Andrew Steer, presidente del WRI – è una delle crisi più sottotaciute del mondo, ma le conseguenze sono sotto agli occhi di tutti”. Nello specifico: rischi sulla produzione e consumo di cibo, conflitti e migrazioni (già un rapporto delle Nazioni Unite aveva messo in guardia sul rischio di fenomeni migratori dovuti alla mancanza di acqua) e instabilità finanziaria

Il rapporto fa luce sugli hot spot del rischio idrico nel mondo. Per esempio, in Medio Oriente e nella regione del Nord Africa, sede di 12 dei 17 Paesi a forte rischio idrico, gli esperti hanno indicato nella mancanza di questa risorsa la scintilla per esacerbare conflitti e migrazioni.

Un altro Paese a forte rischio, l’India, vede una situazione critica: si trova nella 13esima posizione in classifica, ma raccoglie in sé il triplo della popolazione rispetto alle altre 16 nazioni a rischio. “Vedremo molti altri Day Zero in futuro”, spiega Betsy Otto, la responsabile del water program per il WRI. Alcuni esempi recenti: A San Paolo le inondazioni hanno fatto danni impressionanti un anno dopo aver praticamente esaurito le risorse idriche a disposizione. Chennai ha sofferto, quattro anni fa, di piene e inondazioni devastanti per poi soffrire di scarsità di acqua. Città del Messico sta sprofondando a causa del consumo di acqua dal sottosuolo che scarseggia allo stesso tempo. In India e Pakistan le risorse idriche sono messe a serio rischio a causa del loro intensivo uso per irrigare i campi coltivati a riso e cotone.

Le prospettive future non sono rosee

Le previsioni sono allarmanti: entro il 2030, se non si attueranno i giusti correttivi, le città con problematiche importanti relative all’acqua saliranno a quota 45, includendo al loro interno qualcosa come 455 milioni di persone. Non sono sicuramente delle ottime notizie, attendendo, a breve, il rapporto speciale dell’IPCC sul cambiamento climatico legato proprio allo sfruttamento delle risorse terrestri, acqua compresa.  

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