A diciassette anni, danzatore già con il pallino della coreografia, l’americano Garrett Smith, originario di Salt Lake City, è scelto da Mikhail Baryshnikov per la nomina a Presidential Scholar of the Arts, riconoscimento dedicato ai giovani talenti delle arti. Erano i primi anni Duemila.

DA ALLORA di passi ne sono stati fatti molti: Smith ha firmato pezzi per il Bolshoi di Mosca, dove ha lavorato con artisti come Olga Smirnova e il nostro Jacopo Tissi (entrambi ora in forze all’Het Nationale Ballet in Olanda), il Mariinskij di San Pietroburgo, in America le sue prime creazioni sono state all’Houston Ballet, dove ha lavorato da ballerino, poi da autore. Il suo nome ha toccato altri pubblici firmando le coreografie di più episodi della serie televisiva di Netflix Tiny Pretty Things, thriller ambientato in una accademia di danza. Con il Balletto Nazionale della Norvegia e altri gruppi ha avuto modo di danzare Jirí Kylián, Nacho Duato, Alexander Ekman, William Forsythe.

In Italia è un nome nuovo: per il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala sta rimontando in questi mesi Reveal, uno dei suoi pezzi di maggior successo nato per l’Houston Ballet. Debutterà a Milano in prima europea a febbraio nell’ambito di un trittico contemporaneo completato da una creazione di Simone Valastro e da Skew-Whiff di Sol León & Paul Lightfoot.
«Reveal è un lavoro sull’autoriflessione e la vulnerabilità – spiega Smith, incontrato a Napoli i primi di novembre – in cui esploro il dualismo tra maschile e femminile, luce e buio, classico e contemporaneo, quegli spazi che teniamo per noi e che vengono rivelati».

L’occasione di chiacchierare con Smith a Napoli si è legata al debutto di Whispers of him, creazione a serata intera in scena al Teatro Bellini e secondo lavoro del coreografo con taglio narrativo dopo Prodigal Son. L’invito di Smith a Napoli è partito da ArtGarage diretto a Pozzuoli da Emma Cianchi che ha prodotto lo spettacolo con Resextensa, Centro di Produzione della Danza Porta d’Oriente. Carta bianca al coreografo che ha amato molto lavorare con i giovani danzatori riuniti nella produzione partenopea: il racconto è una semplice, tragica, comune storia. Un amore che un incidente, accaduto alla fine di una serata di baldoria, tramuta in tragedia: troppo alcol, una sbandata in strada, una vita che si salva, ma non per sempre.

IL PEZZO è costruito per scene, testi di Manuela Barbato, bel video di Matteo Cinque che coglie, in una speculare proiezione sullo sfondo, il sentimento tra i due giovani protagonisti, Francesco Luca De Santis e Ginevra Cecere, calati nel ruolo con ottima presenza e tecnica. Il gruppo, composto in tutto da quattordici danzatori, ha risposto con entusiasmo e professionalità a Smith, di cui resta soprattutto impressa la qualità della scrittura coreografica dei passi a due e degli ensemble: in essa brilla un’articolazione solida, giocata sulla fluidità delle linee in slittamento virtuosistico nello spazio. Una caratteristica che sarà interessante approfondire con il prossimo debutto scaligero.