Il Portico | Vent'anni contro l'emarginazione

Page 1

Alessandro Gozzo, Silvia Roseano 100

100

95

95

75

25

5

0

Associazione onlus

IL PORTICO

75

25

5

0

vent’anni di solidarietà e intervento contro l’emarginazione nel territorio della Riviera del Brenta

100

100

95

95

75

75

25

25

5

0

Presentazione di Giovanni Nervo

5

0


IL PORTICO

Organizzazione non lucrativa di utilitĂ sociale (O.N.L.U.S.) Via Brentabassa n 49, 30031 Dolo (VE) Tel. 041.412338, Fax 041.5134245 E-mail: associazione@il-portico.it Sito internet: www.il-portico.it Banca Popolare Etica S.c. a r.l. Sede di Padova - c/c 102844 ABI 05018 - CAB 12100 Conto Corrente Postale n 14371306 Poste di Dolo ABI 07601 - CAB 02000


ORGANIZZIAMO LA SPERANZA, CONDUCIAMO LA TEMPESTA, SFONDIAMO I MURI DELLA NOTTE, CREIAMO, SENZA CHIEDERE PERMESSO, UN MONDO DI LIBERTÀ! (Pedro Tierra)

Libro.p65

1

30/08/2005, 16.57


COMMENTO AL MOTTO DELL’ANNO SOCIALE 2005 Quest’anno abbiamo scelto un pensiero poetico di Pedro Tierra, scrittore che condivide la sensibilità degli ultimi e di coloro che si impegnano contro l’emarginazione sociale. Nella nostra realtà violentemente ovattata dalle musiche scatenate; dai rumori assordanti delle sirene del benessere pubblicizzato in infiniti spot; dagli scoppi in double surround delle armi di soldati finti in mondi virtuali ormai identici a quelli dei veri teatri di guerra; dalla bagarre dei mercati borsistici e dello scontro politico, questi versi suonano quasi patetici. Ricordano a qualcuno i tempi di slancio rivoluzionario ormai sopito e ridicolizzato. Oggi, nel mondo della fretta, del tutto e subito, si vuol far con calma solo la rivoluzione sociale, mentre ci si scalda e si usano toni violenti per difendere gli interessi dei “nostri” commercianti, impresari, artigiani, ecc. Il volontariato sta sempre dalla parte degli ultimi e fa proprio il loro disagio, vive la loro attesa e condivide la sofferenza della sopportazione. Per questo le parole del poeta hanno per noi un significato diverso. E adesso ve lo spieghiamo. Organizziamo la speranza, Conduciamo la tempesta, Sfondiamo i muri della notte, Creiamo senza chiedere permesso un mondo di libertà Che bella questa sequenza di verbi esortativi e cooperativi! Invita tutti all’impegno e all’entusiasmo e riassume in quattro versi l’intero progetto di solidarietà che “Il Portico” da 20 anni ha fatto proprio. Organizziamo la speranza Stupendo è l’esordio, che unisce la spontaneità della speranza, come sentimento di attesa della giustizia, alla necessità di una seria strutturazione dei percorsi per renderla visibile. La speranza non è un atteggiamento superficialmente ottimistico. È il frutto della perseveranza degli uomini di buona volontà nell’ordinare i propri passi e le scelte di vita dentro l’orizzonte dei grandi valori universali. Conduciamo la tempesta Il volontariato ha il compito di organizzare la traversata dei naufraghi di questo mondo in tempesta, intervenendo addirittura sulla tempesta stessa, cavalcando i venti senza farsene travolgere! Ci vuole il coraggio dell’utopia per pretendere di guidare il turbine, di controllare l’uragano della storia. E’ come affermare che chi ha fede sposta le montagne. Eppure solo trent’anni fa i disabili erano ancora ritenuti “disgraziati” (senza nemmeno la grazia di Dio); fino a sessant’anni fa gli europei si odiavano, si uccidevano e bombardavano le loro città; cent’anni fa le donne e i bambini non contavano nella società come i maschi adulti; fino a metà 800 sono esistiti i servi della gleba, era attiva la tratta degli schiavi, gli operai non godevano di alcuna garanzia sul lavoro e la salute, i minorenni lavoravano 12 ore, la mortalità infantile era del 50% e a scuola ci andavano solo i figli dei benestanti; mille anni fa… Quanto è lungo l’elenco delle montagne spostate dalla fede nella giustizia, nell’uguaglianza, nella pace! Sfondiamo i muri della notte L’elenco dei muri della notte da sfondare è ancora lungo, però è nostro dovere impegnarci in quest’opera collettiva di demolizione di ciò che ancora separa gli uomini. I volontari sono sempre in prima linea, là dove non arriva lo stato ed hanno occhi speciali che vedono al di là dei paraocchi del proprio benessere, quel benessere che porta a costruire muri per allontanare i diseredati; quel benessere che genera paura di perderlo al punto da preferire la guerra preventiva, cioè la morte dei figli altrui e la distruzione di altre città, piuttosto che porre in dubbio il proprio modello di vita. Creiamo senza chiedere permesso un mondo di libertà Per abbattere l’inimicizia, il tremendo muro di separazione, non dobbiamo chiedere permesso a nessuno (è inebriante questa possibilità di iniziativa che determina la nostra libertà; non a caso il verbo usato è “divino”) e ci siamo associati per essere più forti nel proporre la libertà per tutti, in tutto il mondo, perché se la libertà è solo per alcuni e il mondo resta diviso, non ci sarà progresso per nessuno. Anche la parola libertà è abusata, ma resta la più bella per definire la realtà di domani, che noi oggi già anticipiamo, senza persone disabili o emarginate, minacciate o sfruttate. Un mondo di sole persone diversamente abili e diversamente impegnate e cooperanti ad un unico grande progetto planetario.

Libro.p65

2

30/08/2005, 16.57


Libro.p65

3

30/08/2005, 16.57


Questo libro è lo sviluppo di un’idea di Pio Mason, proposta al Consiglio direttivo dell’Associazione nel 2003, e che si è potuta realizzare, oltre all’impegno degli autori, grazie al contributo di molte persone. Tra tutti, in particolare si ringrazia Paolo Rizzato per la ricerca dei documenti e per la informatizzazione dei dati e delle foto; Antonio Coccato e Donatella Perin per la scelta delle foto storiche in parte già selezionate da Luisella Grandesso e Francesco Agnoletto. Tra la schiera dei fotografi dilettanti ricordiamo Enrico Pravato e Carlo Marchiori, ma è impossibile risalire agli autori di tanti piccoli capolavori, salvo Antonello Marchiori, l’ingegnere dallo scatto poetico di cui abbiamo riportato le più belle istantanee. Molti altri hanno collaborato per la lettura delle bozze, i consigli per le modifiche del testo e le relative correzioni, in particolare: Clara Carraro ed Erica Zuin. Nonostante la cura profusa nel miglioramento dei materiali, ci scusiamo delle imprecisioni e degli errori commessi e invitiamo coloro che li rilevassero a comunicarli alla sede dell’associazione.

Le fotografie raccolte in questo libro sono state scattate in occasione di feste, incontri e manifestazioni aperte al pubblico organizzate dall’associazione “Il Portico” e sono state scelte liberamente da A. Gozzo e dai collaboratori. La pubblicazione di tali fotografie senza il consenso delle persone ivi ritratte è consentita ai sensi degli articoli 96 e 97 della legge 22.4.1941 n. 633.

© 2005 IL PORTICO (O.N.L.U.S.) Tutti i diritti riservati

Progetto grafico ed impaginazione: Lucio Monaro - Fiesso d’Artico (Venezia) Stampa: Grafiche Editoriali La Press Fiesso d’Artico (Venezia) Finito di stampare nel mese di Settembre 2005

Libro.p65

4

30/08/2005, 16.57


Libro.p65

5

30/08/2005, 16.57


INDICE

Presentazione di mons. Giovanni Nervo .............................................................................................................9 Presentazione del presidente de “Il Portico” Lorenzo Zuin .............................................................................. 10 La struttura del libro ......................................................................................................................................... 13 Il PORTICO OGGI Introduzione ..................................................................................................................................................... Cos’è Il Portico? ................................................................................................................................................ Uno stile particolare ......................................................................................................................................... L’animazione del tempo libero ......................................................................................................................... Accoglienza ed ospitalità temporanea di persone in difficoltà: la “Casa di Ennio”........................................... Interventi e progetti finalizzati al coinvolgimento e alla sensibilizzazione di persone, gruppi e istituzioni per la crescita di una cultura dell’integrazione e della giustizia sociale .............................. La struttura organizzativa .................................................................................................................................. Lavorare insieme (relazioni istituzionali e collaborazioni nel settore privato sociale) ....................................... Risorse e finanziamenti ..................................................................................................................................... Tipologia dell’impegno sociale ......................................................................................................................... Considerazioni conclusive ................................................................................................................................ Documenti: • Dallo Statuto dell’associazione: art 6 e 7 ...................................................................................................... • Il bene della pace è il bene comune ............................................................................................................. • Un’unica via .................................................................................................................................................. • Matematica della solidarietà ......................................................................................................................... • Invito di Ambrogio Fogar ............................................................................................................................... • Volontariato: la ricchezza dei principianti ..................................................................................................... • Chi educa i giovani alla solidarietà? .............................................................................................................. • Nuove sfide ................................................................................................................................................... • Un’impresa sociale ........................................................................................................................................ • Il piacere e il dovere della solidarietà ............................................................................................................ • La rude amicizia della cooperazione fa nascere la pace ............................................................................... • Saluta tutti ..................................................................................................................................................... • Una carriera diversa ...................................................................................................................................... • “Diversabilità” come un passo avanti principalmente culturale .................................................................... • “Vorrei fare il volontario a Il Portico” ............................................................................................................ • Home page del sito internet: www.il-portico.it ............................................................................................. • Chi è Jardin de los Niños ............................................................................................................................... LE STORIE Introduzione ..................................................................................................................................................... La storia di Paolo Zuin ...................................................................................................................................... Sintesi degli interventi svolti all’interno del progetto “Bruzzico” ...................................................................... Relazione di un ospite della “Casa di Ennio” ................................................................................................... Relazione sul soggiorno invernale a Pera di Pozza di Fassa (TN) con l’associazione “Il Portico” ...................... Una gita di quattro giorni con “Il Portico” in Liguria: l’esperienza di Giorgia ................................................... Il bene comune supera le ideologie ................................................................................................................. In ricordo di Ennio ........................................................................................................................................... Documenti: • Il pensiero di Albert Schweitzer sulla tomba di Ennio ................................................................................... • Dal “diario delle giornate” che Ennio teneva con l’aiuto di amici .................................................................

Libro.p65

6

30/08/2005, 16.57

15 17 17 17 21 22 28 31 43 45 45 18 20 22 24 24 26 32 34 36 36 38 40 40 42 44 46 48

51 52 58 59 60 62 62 63 64 66


BREVE STORIA DELL’ASSOCIAZIONE Nascita di un’associazione ................................................................................................................................ L’incubazione ................................................................................................................................................... La casa di Ennio ................................................................................................................................................ Il parto .............................................................................................................................................................. Lo svezzamento ................................................................................................................................................ Documenti: • Comunicare con l’anima ............................................................................................................................... • Ci impegniamo ..............................................................................................................................................

78 80

POSTFAZIONE Perché scrivere un libro .................................................................................................................................... Aspetti qualificanti del nostro modello di intervento ........................................................................................ Dimensioni problematiche ............................................................................................................................... Eliminare l’handicap .........................................................................................................................................

85 87 90 94

69 70 72 74 77

DOCUMENTI IN APPENDICE • Statuto ........................................................................................................................................................... 97 • Testamento di Ennio .................................................................................................................................... 102 • I primi amici di Ennio .................................................................................................................................. 103 • Elenco dei soci al 1 agosto 2005 ................................................................................................................. 104 • I “simpatizzanti” .......................................................................................................................................... 105 • Nomi dei presidenti dell’associazione e dei membri del Consiglio Direttivo dal 1994 al 2005 .................. 106 • Elenco delle ditte e dei professionisti che collaborano con l’associazione .................................................. 107 • Studenti del Liceo “N. Tommaseo” di Venezia partecipanti a soggiorni organizzati da “Il Portico” ............ 108 • Obiettori di coscienza della Caritas di Padova in servizio civile presso “Il Portico” ..................................... 108 • Indicazioni del Consiglio Direttivo per le uscite domenicali ....................................................................... 109 • Progetto per l’impiego di volontari in Servizio Civile in Italia ...................................................................... 110 • Progetto di Volontariato Europeo ................................................................................................................ 113 • Norme di funzionamento della “Casa di Ennio” ......................................................................................... 114 • Modalità di accoglienza degli ospiti della “Casa di Ennio” .......................................................................... 118 • Norme per i volontari che si occupano dell’organizzazione delle attività associative ................................. 119 • Rendiconto gestione esercizio 2004 ........................................................................................................... 122 • Il portico dà i numeri .................................................................................................................................. 123 • Carta dei valori del volontariato .................................................................................................................. 124

Libro.p65

7

30/08/2005, 16.57


Libro.p65

8

30/08/2005, 16.57


L

eggendo il rapporto sulle attività de “Il Portico” in vent’anni di vita colpiscono tre cose.

1) La quantità di risorse umane che ha saputo suscitare e coinvolgere. La riviera del Brenta ha vissuto l’esperienza di quanto può il fattore umano nello sviluppo economico nella miriade di piccole imprese familiari per la costruzione di scarpe. Il movente era la necessità e la possibilità di guadagnare. Il Portico ha dimostrato in questi vent’anni che ci sono tante persone che sono disposte ad impegnarsi per i più deboli non per guadagnare, ma gratuitamente per solidarietà con chi soffre, per prevenire e per vincere la loro emarginazione. 2) Colpisce come il Portico è riuscito a far esprimere volontariamente dalla comunità una parte delle spese dei servizi. È l’inizio di un cammino che potrebbe diventare in futuro anche più consistente. Certamente l’ente pubblico ha il dovere istituzionale di garantire i diritti fondamentali dei cittadini e i servizi indispensabili che non possono essere garantiti dal volontariato e dal terzo settore, e di fornire le risorse necessarie, sia che li gestisca direttamente, sia che ne affidi la gestione con convenzione alle cooperative sociali. C’è però in molte associazioni di volontariato l’idea che senza i contributi dello stato, delle regioni, dei comuni il volontariato non può vivere e operare. È un errore pericoloso, perché il volontariato di soldi può anche morire. Certo dove le leggi prevedono risorse per il volontariato, come la legge 266 del 1991 per i Centri di servizio e come avviene in molte leggi regionali, il volontariato ha diritto di richiederle, perché non sono del volontariato, ma per i servizi del volontariato, a vantaggio di persone che hanno bisogno. Però l’esperienza del Portico dimostra che, se le comunità sono sensibilizzate sui bisogni e informate con trasparenza sui programmi del volontariato, sanno fornire le risorse necessarie. Che le risorse provengano anche da libere donazioni della comunità, piuttosto che soltanto da contributi pubblici, è importante, perché ciò garantisce al volontariato libertà e indipendenza. 3) Quando è libera e indipendente l’associazione di volontariato è in grado di assumere anche una funzione politica, cioè, come dice Il Portico, “assumere l’impegno a migliorare la società intera e non soltanto a risolvere i problemi personali di singoli individui, promuovere la presa di coscienza delle cause che determinano l’emarginazione e quindi la volontà di rimuoverle intervenendo a livello sociale e personale, intervenire nel tessuto politico contro leggi ingiuste, istituzioni molto spesso inadeguate e contro varie forme di violenza”. Ma per poter fare questo occorre libertà da condizionamenti economici e politici. Il Portico può essere un buon modello di associazione di volontariato che si pone come “stimolo e complemento della giustizia” (Paolo VI). Giovanni Nervo, sacerdote Presidente onorario della fondazione “Zancan” di Padova già direttore della Caritas Italiana

Libro.p65

9

30/08/2005, 16.57


S

ono passati vent’anni dal giorno in cui un gruppo di amici, ufficializzando l’evento davanti ad un notaio, hanno fondato l’associazione di volontariato “Il Portico”. Vent’anni non sono pochi, sono una storia, tante storie che si intrecciano, vivono, crescono, si modificano, cercano di migliorare le persone, superare le difficoltà che la vita comporta, difficoltà a volte anche dolorose; storie che non devono andar perse, che devono anzi insegnare, rimanere nella memoria, e per questo devono essere scritte. Non è una cosa nuova, anzi è antica come la storia dell’uomo; già i romani hanno proclamato “Verba volant scripta manent!” (“le parole volano, gli scritti rimangono!”). La mia storia con “Il Portico” è iniziata più di vent’anni fa, quando ho avuto la fortuna di incontrare quelli che poi sarebbero diventati i fondatori dell’associazione. Con quei ragazzi “di allora” mi sono sempre trovato in sintonia per le idee che portavano avanti: prima, fra tutte, l’obiezione di coscienza al servizio militare. Quell’idea era in linea con un “progetto di vita” che metteva al primo posto gli ultimi, gli emarginati, i poveri, i sofferenti, quella categoria di persone che sono escluse dal novero di quelli “che contano”, che non possono godere della ricchezza, pur abitando nel mondo dei ricchi. Ho sempre pensato, e ho tutt’ora la convinzione, che la realtà di un Paese non si misura su quanto ricchi sono i ricchi, ma su quanti e quanto sono poveri i poveri. Ecco che l’incontro con quei ragazzi, che in quegli anni gravitavano principalmente attorno alla parrocchia di Cazzago, mi ha permesso di entrare in quel mondo di “impegnati” che volevano certamente cambiare il mondo, non come slogan allora di gran moda, ma partendo “da dentro se stessi”. Era imperativo il “fare qualcosa”! Ricordo con entusiasmo i giorni del sostegno all’impegno del caro amico Sandro Gozzo contro il servizio militare, il supporto durante il periodo passato da lui in carcere: quale approfondimento culturale ha prodotto quell’evento in tutti noi! Ogni argomento era occasione di dibattito, di approfondimento, di discussione, di confronto, ed era veramente bello veder crescere e maturare in tutti noi un nuovo sentimento verso il mondo che ci circondava. Per me venne poi un periodo in cui il lavoro e la famiglia, che si arricchiva di nuovi arrivati, i miei amati Francesco ed Erica ai quali ho dedicato, giustamente, tutto il mio tempo, mi hanno fatto trascurare l’impegno intrapreso con gli amici. Sul finire degli anni ottanta, insieme a mia moglie Gianna ed ai figli non più piccolissimi, ho ripreso a frequentare le vecchie compagnie e ho scoperto che loro, i miei cari amici, proprio non si erano mai fermati! Avevano fondato “Il Portico”! Che intima e forte gioia ritrovare lo spirito di allora! Ma che grande passo avevano compiuto: erano passati dalle idee e dai dibattiti ad un impegno concreto e quotidiano!!! Mi sembrava di esser tornato a casa dopo tanti anni e di aver trovato ancora “il focolare acceso” ad aspettarmi. Quante cose sono cambiate al “Portico” da allora, ma devo dire soprattutto in me stesso. Ho lasciato, ad esempio, il lavoro di impiegato frustrato, e di sicuro un po’ “fantozziano” che esercitavo allora, per entrare nel mondo del privato sociale dedicato soprattutto alla persone diversamente abili. Nel 1992 sono stato eletto presidente dell’associazione. Chi giungeva dall’esterno riceveva l’impressione di un gruppo di amici le cui occupazioni più assidue, importanti ed impegnative erano l’assistenza al caro Ennio, “paron de casa”, l’uscita domenicale, l’incontro del mercoledì sera, durante il quale continuava l’impegno culturale e, cosa molto importante, il mantenere una porta sempre aperta per chi avesse bisogno di incontrare un amico, di trovare un ambiente nel quale esser accolti ed accettati per come si è, e nulla più.

Libro.p65

10

30/08/2005, 16.57


Quanti amici hanno da allora bussato a questa porta! Speriamo di aver prestato l’attenzione e l’ascolto che cercavano, di aver dato loro una risposta al bisogno che manifestavano. Certamente il momento più difficile è coinciso con la morte di Ennio, avvenuta il 1° luglio 1994, mentre ci recavamo in montagna per il soggiorno estivo: perdita non solo di un grande amico, ma di un motivazione fortemente catalizzatrice all’interno dell’associazione. Le radici però erano forti e sane e hanno saputo resistere anche a quella dura prova! E’ stata solo questione di tempo, e la nuova “fronda” portata dal carissimo Pio ha ricreato quell’oasi di serenità, di impegno, di amicizia che è “Il Portico”. Il nuovo assetto, il nuovo impulso ricevuto, tra l’altro, con l’impegnativa apertura della comunità di accoglienza, hanno portato l’associazione all’aspetto odierno. Quante altre iniziative culturali, ludiche, equo-solidali, musicali - solo per citarne alcune - hanno preso corpo in questo periodo, arrivando ad un “respiro” internazionale con l’Associazione “Jardin de los ninos” la cui idea, nata dalla bella figura di Emilio Marchi, ha iniziato a prendere corpo proprie tra queste mura. Di tutto questo le pagine che seguono daranno un’esauriente descrizione. Il resto è storia nota! Quante persone meravigliose ho conosciuto, quanti volontari si sono prestati, e prestano ancora, il loro prezioso contributo per il buon funzionamento dell’associazione. Come mi sento in debito con loro anche per quanto mi hanno insegnato! E non vanno certo dimenticati i ragazzi che hanno svolto il Servizio Civile alternativo al servizio militare: sono stati più di venti! Lo scorso anno poi è iniziata l’esperienza del Servizio Civile Volontario e abbiamo conosciuto altri ragazzi splendidi. Speriamo di continuare questa esperienza così positiva per “Il Portico”. Problemi? Certo! Potrebbe essere altrimenti? Sempre superati con l’aiuto di tutti, cercando di ascoltare il più possibile chi si rivolge a noi e di “sfruttare” le migliori doti messe a disposizione. Non è sempre facile “convogliare” e far convivere le forze positive ed esuberanti dei vari “Gosso”, Stocco, Pio, Paolo, Luisella, Matteo, Donatella, ecc. … (chiedo scusa a quelli che non ho menzionato); a volte è pure fortemente stressante, ma bisogna anche sapersi annullare davanti a tanta energia e voglia di fare. Dicevo stressante, vero, ma sempre edificante! Il momento più doloroso? La morte di Ennio. Giuro, non ero preparato a quell’evento. Avevo la convinzione che Ennio, pur nella sua quasi disperata situazione fisica, dovesse vivere in eterno, perché attorno a lui ci ritrovavamo uniti all’unisono per risolvere i problemi che la malattia giorno dopo giorno creava. Ci sono stati momenti in cui Ennio era “Il Portico”. Il momento più difficile? L’incidente stradale accaduto al ritorno dal soggiorno estivo vicino a Bolzano. Rammento ancor oggi il nodo che mi ha preso alla gola quando mi hanno comunicato che una tragedia poteva averci colpito. Grazie al Buon Dio tutto si è risolto nel migliore dei modi, anzi, la gara di solidarietà per l’acquisto di un nuovo pulmino ci ha lasciati increduli, dimostrandoci quanto la gente ci vuole bene. Resta comunque sempre il sollievo, la capacità degli amici, quelli semplici-semplici che anche con un solo sorriso ti ripagano di tante fatiche. Devo concludere e lo faccio esprimendo due pensieri molto personali: Primo: sono da dodici anni presidente dell’associazione “Il Portico” e ho sempre cercato di non essere “l’autorità” ma l’amico di un viaggio attraverso la vita. Spero in questo intento di esserci andato almeno vicino. Secondo: desidero fare un ringraziamento particolare a chi mi è vicino, mi sostiene e mi permette di dedicare tanto tempo all’associazione: Gianna mia moglie, Grazie!! Lorenzo Zuin Presidente de “Il Portico”

Libro.p65

11

30/08/2005, 16.57


Libro.p65

12

30/08/2005, 16.57


Foto: Daniele Frison

LA STRUTTURA DEL LIBRO Il libro si compone di cinque parti. Inizia con la descrizione delle tante iniziative promosse da “Il Portico” e ricostruite da Silvia Roseano, assistente sociale, insegnante di religione e laureanda in servizio sociale all’università di Trieste, attraverso un attento esame della ricca documentazione prodotta dall’associazione nei suoi vent’anni di attività nel territorio della Riviera del Brenta. La seconda parte, denominata “Le storie”, raccoglie riflessioni e racconti di vicende umane personali particolarmente significative per comprendere il metodo di lavoro e il senso dell’essere volontari o ospiti dell’associazione. Essa termina con una riflessione sulla morte di Ennio, che introduce la terza parte. La “Breve storia dell’associazione”, scritta insieme alla postfazione dal nostro vecchio socio Alessandro Gozzo, dipinge le vicende del gruppo iniziale dei giovani fondatori e gli sviluppi de “Il Portico” dai primordi agli anni ’90. La quarta parte tratteggia la filosofia e la specificità del nostro modo di intendere l’intervento sociale e si sviluppa in una successione di piccoli paragrafi che abbiamo volutamente inserito alla fine del libro per non “pilotare” né appesantirne la lettura. La quinta parte raccoglie alcuni dei documenti che riteniamo più importanti e significativi per la vita della nostra associazione e che non hanno trovato posto nelle pagine precedenti. La maggior parte di essi è infatti distribuita lungo il testo in modo da renderne più agevole la lettura. Chi li studierà con pazienza (un libro è fatto per esser letto e non solo sfogliato!) avrà modo di comprendere come questi documenti, alcuni prodotti da noi, altri ri-prodotti da diverse fonti, costituiscano la nervatura ideologica, spirituale, civile ed etica delle nostre attività che, altrimenti, avrebbero rischiato di essere un insieme di azioni scollegate e di corto respiro. La scelta di inserire molte foto (che avremmo voluto selezionare con più cura, nonostante le giornate spese a selezionarne 300 digitali da oltre 4.000 e a recuperare le “vecchie” per farne la scansione) vuole testimoniare che i volti sono l’essenza della nostra associazione e la scoperta del volto dell’altro è, alla fine, la scoperta della nostra più profonda umanità. Questo concetto è bene espresso nel logo che, nella sua ambivalenza iconografica (due archi contrapposti di un portico aperto e la figura di un uomo con le braccia tese) vuole confermare l’idea che non sono le “cose”, le strutture a fare l’associazione, ma sono soprattutto le persone, il cui cuore è la chiave di volta di ogni azione, di ogni arco del Portico. Per tutti questi motivi e per la struttura stessa della pubblicazione, il libro si presta ad essere anche uno strumento versatile per la formazione giovanile. Buona Lettura!

Libro.p65

13

30/08/2005, 16.57


14 Libro.p65

14

30/08/2005, 16.57


IL PORTICO OGGI

IL

INTRODUZIONE

mio interesse per “Il Portico” – un’associazione volta a fornire servizi nel campo dell’emarginazione sociale - nasce da un incontro fortuito con questa realtà avvenuto in occasione di un convegno su “Scuola e Volontariato” cui avevo accompagnato alcuni miei studenti, convegno organizzato e ospitato proprio da questa associazione. Le informazioni raccolte in quell’occasione erano state sufficienti a farmi intravedere una realtà articolata e dinamica, capace di rispondere alla complessità del mondo dell’emarginazione in modo diverso dall’idea che mi ero fatta delle associazioni di volontariato, da me pensate come specializzate e operanti in un solo settore e tendenti a standardizzare le loro prestazioni. La fitta rete di relazioni con realtà istituzionali e non, presenti sul territorio ma anche dislocate in remoti angoli del mondo, mi aveva incuriosito al punto da decidere di scrivere la mia tesi di laurea proprio su questa realtà. È forse per questo che è stato chiesto proprio a me di presentare il volto attuale dell’associazione a 20 anni dalla sua costituzione. Il compito non è stato facile: le cose da dire erano veramente troppe e condensarle in poche righe ha voluto dire “tagliare” tante cose che meritavano davvero un posto in qualche pagina. Ho letto e analizzato testi, documenti e progetti firmati da “Il Portico”, parlato con operatori e volontari, e condiviso, anche se per un tempo limitato, le diverse iniziative. Le pagine che seguono cercano di restituire al lettore un’immagine molto sintetica, ma spero fedele, dell’associazione

Libro.p65

15

30/08/2005, 16.57


16

IL PORTICO OGGI

affinché chi vi opera si possa specchiare e chi conosce poco o nulla di questa realtà riesca a farsene un’idea corretta. In poche righe ne ho tracciato l’identikit, fatto di storia e di stile. Quindi, indicati gli ambiti cui è indirizzata la sua azione, ho dedicato a ciascuno di essi una breve trattazione esplicativa affinché si potesse cogliere lo spirito degli interventi e la loro efficacia. La varietà e la molteplicità delle iniziative messe in atto da “Il Portico” che si evincono da queste prime pagine, rende ragione di una breve considerazione sulla sua struttura organizzativa, considerata anche nella sua evoluzione temporale, che ha reso e rende possibile una così complessa azione sociale. Un capitolo a parte è dedicato alla rete delle relazioni che “Il Portico” ha intessuto negli anni con altre realtà istituzionali e territoriali. La sua lettura, nei fatti un lungo elenco di nomi con specificato il tipo di legame che intercorre con l’associazione, potrà sembrare noiosa. Ho pensato, tuttavia, che anche una sola veloce occhiata potesse dare l’idea di quanto sia importante per “Il Portico” lavorare insieme agli altri. Per chi invece vorrà leggere ogni riquadro nel dettaglio, se appartiene al mondo del Terzo settore vi troverà, forse, qualche stimolo per tessere nuovi fili e “aumentare la ragnatela”. Per tutti sarà forse un appello ad entrare nella logica de “Il Portico”: non pochi a fare tanto, ma tanti a fare un poco. Infine, prima delle considerazioni conclusive, ho affrontato il problema del reperimento delle risorse finanziarie che permettono la realizzazione e il mantenimento di una “impresa” così ben avviata. La ricerca di sempre nuove fonti di entrata non è un aspetto di secondaria importanza. La crisi attuale, che investe trasversalmente tutti i settori, potrà infatti in un prossimo futuro ridimensionare i servizi offerti da “Il Portico”, ma forse, al termine della lettura di questo libro, si comprenderà che ciò renderebbe più povero il territorio della Riviera del Brenta. Silvia Roseano

Libro.p65

16

30/08/2005, 16.57


COS’È IL PORTICO? Dal 1985 nel territorio della riviera del Brenta opera un’associazione di volontari che cerca di coniugare l’aiuto immediato e solidale alle persone in difficoltà con l’esigenza di rimuovere le cause del disagio e dell’emarginazione. È conosciuta da tutti con il nome “Il Portico”, ma forse non tutti sanno che non è legata ad alcun partito o confessione religiosa, anche se la motivazione e lo stile di assoluta gratuità con cui operano i suoi membri e la scelta della non violenza come principio della sua azione, sono dichiaratamente di ispirazione cristiana. Nata da un piccolo gruppo di giovani impegnati sul fronte dell’emarginazione, l’Associazione ha organizzato negli anni le proprie attività fino alla configurazione attuale che può essere così riassunta: A) animazione del tempo libero di persone con disabilità e/o in condizione di marginalità e fragilità sociale, anche in convenzione con enti pubblici e privati; B) accoglienza ed ospitalità temporanea di persone in difficoltà; C) interventi e progetti finalizzati al coinvolgimento e alla sensibilizzazione di persone, gruppi e istituzioni per la crescita di una cultura dell’integrazione e della giustizia sociale. Dopo una lunga esperienza di “puro” volontariato, “Il Portico” oggi persegue tali obiettivi sotto la forma giuridica di “associazione di promozione sociale” secondo la legge 383/2000 ed è riconosciuta sia a livello regionale che nazionale attraverso l’iscrizione a vari Registri. UNO STILE PARTICOLARE Caratteristico è lo stile del suo impegno nel sociale “ad ampio spettro” perché abbraccia diverse e significative attività, spaziando dai problemi della disabilità a quelli dell’ecologia, dalle tematiche sui diritti umani alla ricerca del lavoro, dallo svago festivo al gemellaggio di fraternità con persone emarginate, dalla difesa dei diritti civili all’uso dei supporti multimediali per diffondere la cultura della responsabilità sociale. L’impegno ad ampio spettro dell’associazione non è pretesa di esaustività o desiderio di riuscire a fare tutto, ma una scelta, quasi obbligata, per rispondere alla difficile governabilità delle attuali interazioni sociali. È un modo di affrontare la complessità valorizzando le inclinazioni e le disponibilità di ciascuno; è un andare incontro ai bisogni fondamentali degli uomini prediligendo l’impegno armonico e “artigianale” rispetto a quello “industriale” e spersonalizzante. A coloro che incontrano a vario titolo l’associazione è offerta la possibilità di comprendere che l’umanità migliorerà davvero quando non saranno “pochi” a fare tanto, ma tanti a fare “un poco”. È questo lo slogan che compendia lo stile promozionale dell’associazione e ben introduce la descrizione dei suoi tre ambiti di intervento. L’ANIMAZIONE DEL TEMPO LIBERO Colmare un vuoto Garantire una presenza nei momenti in cui le persone in difficoltà e le loro famiglie misurano, forse, il maggior grado di solitudine e insufficienza è stato, fin dall’inizio, il primo e più importante impegno de “Il Portico”. Nei

Libro.p65

17

30/08/2005, 16.57


18

IL PORTICO OGGI

DALLO STATUTO DELL’ASSOCIAZIONE Art. 6 (Solidarietà) 1. L’associazione di promozione sociale “Il Portico” promuove e persegue esclusivamente il fine della promozione e della solidarietà umana, civile, culturale, sociale; è apartitica, aconfessionale, non violenta e di ispirazione cristiana. 2. L’associazione non ha fini di lucro e la sua struttura è democratica. 3. L’associazione non potrà svolgere attività diverse da quelle istituzionali salvo quelle ad esse connesse così come individuate dal D.Lgs. n. 460/97. Art. 7 (Finalità specifiche nel settore dell’emarginazione e della disabilità) 1. L’associazione rivolge la sua attenzione in modo specifico e in primis a: a) La promozione umana, la promozione sociale, la formazione, la condivisione, l’assistenza, la solidarietà, le pari opportunità, l’accoglienza e l’ospitalità a persone, adulti o minori, italiani o stranieri, in condizione di disabilità, marginalità e/o fragilità sociale, anche in convezione con gli enti pubblici o privati proposti; b) Interessare le strutture competenti al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi dell’emarginazione e della giustizia sociale anche tramite la produzione e diffusione di pubblicazioni in formati diversi, la promozione di attività di dialogo e coordinamento tra diversi enti anche internazionali, con analoghe finalità; c) Sviluppare progetti di aiuto a favore di connazionali e loro famigliari rimpatriati dall’estero; d) Animazione del tempo libero di persone disabili ed emarginate, iniziative formative e di aggregazione a carattere culturale, sportivo–ricreativo, di animazione sociale atte a prevenire disagi e/o devianze (es. feste, gite, soggiorni, incontri settimanali in sede, uscite domenicali, iniziative di educazione alla pace, ecologiche e difesa dell’ambiente, ecc.); e) Messa a disposizione di spazi per altri enti del Terzo Settore e non, per la formazione di operatori, volontari e attività sociali in genere; f) Mantenere rapporti con enti statali, locali, ULSS, Consulte del volontariato, Caritas, R.S.A., enti privati; g) Offrire sostegno e collaborazione, contributi e partecipazioni a associazioni, enti, società cooperative, cooperative sociali senza scopro di lucro, O.N.G.; 2. L’associazione inoltre, sulla base di ulteriori disponibilità, provvede alle seguenti iniziative, elencate in via esemplificativa: - servizi di studio e ricerca, gestione di spazi informativi, multimediali, di socializzazione anche in ambito carcerario e istituti di pena per adulti e minori; - centri polivalenti di tipo diurno e residenziale, rivolti a persone in condizione di svantaggio sociale: disabili, stranieri, giovani, donne, anziani e loro gruppi e/o loro associazioni, gruppi di aiuto mutuo aiuto; - sostegno ed iniziative di qualsiasi attività a carattere culturale (mostre, convegni e manifestazioni), video-musicale, teatrale e cinematografico, espressione corporea e ginnica, attività-sportiva amatoriale e dilettantistica, di educazione alimentare e somministrazione di bevande e alimenti anche contro pagamento o contributo; - forme comunitarie di accoglienza anche extra-alberghiere con finalità di turismo sociale rivolte a soggetti socialmente emarginati e loro famigliari e/o associazioni; - attività sanitarie, socio-educativa-riabilitativa, domiciliare e residenziale, con figure professionali; - divulgazione e sostegno: al progetto di sviluppo del Mercato Equo e Solidale, della finanza etica, di organismi che operano per la difesa dei diritti umani.

Libro.p65

18

30/08/2005, 16.57


giorni festivi, nel fine settimana, di sera, quasi tutti i servizi sospendono la loro attività di assistenza: in questo “vuoto”, che coincide con il “tempo libero”, si concentra il maggior sforzo organizzativo dell’associazione. Esso richiede infatti numerosi volontari disponibili ad animare gli incontri serali infrasettimanali e ad accompagnare le persone nei consueti viaggi festivi e durante i soggiorni estivi e invernali. Le uscite domenicali sono tanto importanti, tanto attese e frequentate che l’associazione, nel tempo, ha dovuto gestire un numero sempre crescente di adesioni. Si è giunti anche all’impegnativa decisione economica di acquistare due pulmini per dare la possibilità di partecipare anche a coloro che non possiedono o non possono guidare un’automobile. Cresce il numero dei partecipanti Oggi aderiscono regolarmente a queste iniziative circa 30-40 persone, a seconda dei giorni e del gradimento delle attività proposte. Il numero dei soci, dei volontari e delle persone che occasionalmente si impegnano per l’associazione è di circa 160 unità, mentre il gruppo allargato di amici, parenti, collaboratori e simpatizzanti si aggira attorno alle 700 persone che di solito si ritrovano nella festa annuale della seconda domenica di settembre. La reciprocità solidale La condivisione dei momenti di festa, e della fatica di progettarli e gestirli, cementa le relazioni e svela capacità inespresse prima latenti. Spesso chi è uscito da una situazione di difficoltà personale opera come volontario e non è infrequente che disabilità diverse si integrino nella valorizzazione delle potenzialità residue: chi vede e chi cammina accompagna chi non vede e non può muoversi liberamente. Questa dimensione di reciprocità solidale, che rende difficile distinguere fra assistenti e assistiti, tra soci abili e “disabili”, tra sani e “malati”, rappresenta uno dei principi guida de “Il Portico”. Tecnicamente, le serate del mercoledì, l’attività sportiva che, da qualche anno, si svolge regolarmente ogni sabato nella palestra di Cazzago (Ve), e tutte le iniziative domenicali, sono seguite dalla Commissione attività associative con una gestione ordinata dal “Regolamento per la gestione dei gruppi domenicali”. I volontari operano divisi in gruppi: cinque si occupano delle uscite, mentre il sesto gruppo prepara le attività presso la sede (giochi, film, ecc.). Norme di stile È interessante notare come l’associazione, tra il 1996 e il 2004, si sia sforzata di ordinare le varie attività elaborando dei regolamenti che, lungi dall’irrigidirne la gestione, hanno consentito di renderle più efficienti e, nel contempo, hanno impegnato i volontari a passare dallo spontaneismo ad un impegno che richiede maggior assunzione di responsabilità. L’osservanza dei Regolamenti, infatti, fornisce criteri di riferimento comuni e consente di adottare uno stile condiviso. Le persone che frequentano “Il Portico” hanno fragilità di diversa natura, con prevalenza del disagio mentale, spesso determinate o acuite da un lungo vissuto di emarginazione. Il momento dell’accoglienza, pertanto, deve essere curato con particolare attenzione e delicatezza. Chiunque arriva deve sentirsi a proprio agio fin dal primo approccio col gruppo. Tutti sono impegnati a mantenere il luogo di incontro come un “porto franco”, un approdo libero che sciolga il disagio dall’inizio del rapporto umano.

Libro.p65

19

30/08/2005, 16.57


20

IL PORTICO OGGI

IL BENE DELLA PACE È IL BENE COMUNE Per promuovere la pace, vincendo il male con il bene, occorre soffermarsi con particolare attenzione sul bene comune e sulle sue declinazioni sociali e politiche. Quando, infatti, a tutti i livelli si coltiva il bene comune, si coltiva la pace. Può forse la persona realizzare pienamente se stessa prescindendo dalla sua natura sociale, cioè dal suo essere « con » e « per » gli altri? Il bene comune la riguarda da vicino. Riguarda da vicino tutte le forme espressive della socialità umana: la famiglia, i gruppi, le associazioni, le città, le regioni, gli Stati, le comunità dei popoli e delle Nazioni. Tutti, in qualche modo, sono coinvolti nell’impegno per il bene comune, nella ricerca costante del bene altrui come se fosse proprio. Messaggio di Giovanni Paolo II per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace 1o gennaio 2005 dal titolo “Non lasciarti vincere dal male ma vinci con il bene il male”

Un ventaglio di attivà In questi vent’anni di attività, “Il Portico” ha offerto momenti di incontro ed occasioni esperienziali semplici e significative che possono essere così riassunte: • appuntamento infrasettimanale ogni mercoledì sera come momento di incontro con proposta di attività culturali o ludiche, o semplicemente come occasione per stare in compagnia; • dibattiti su argomenti di attualità e formativi; aggiornamento continuo dei volontari con corsi esterni e/o autoformazione in sede; • attività di ricreazione fisica, guidata da un’insegnante, nella palestra delle scuole medie di Cazzago di Pianiga (Ve), ogni sabato da ottobre a maggio; • incontri e viaggi festivi finalizzati alla fraternizzazione dei partecipanti nonché alla conoscenza e al progressivo coinvolgimento di nuovi amici; • soggiorni, estivi e invernali, proposti come momenti “forti” di socializzazione, confronto e verifica. Con questa attività si vuole anche offrire un’occasione di distensione alle famiglie che, spesso, vivono con fatica il quotidiano impegno di seguire i figli affetti da problemi psicofisici; • festa annuale: venerdì, sabato e domenica della seconda settimana di settembre, l’associazione organizza una serie di attività finalizzate all’incontro tra nuovi e vecchi amici, gruppi, associazioni, cooperative, ecc.; al con-

Libro.p65

20

30/08/2005, 16.57


fronto con persone in difficoltà o portatrici di disabilità; alla promozione del volontariato; al dibattito su temi sociali di attualità; alla raccolta di disponibilità e di fondi. Anche questa iniziativa richiede un grosso impegno organizzativo: nulla è lasciato al caso ma tutto è definito nel dettaglio attraverso un organigramma che assegna a ciascuno compiti e tempi di realizzazione da assumere con seria responsabilità. La festa attira infatti tutti: amici, parenti, soci, collaboratori, simpatizzanti e “invitati di riguardo”. A questi ultimi è chiesto di sviluppare il tema dell’anno perché la festa è anche occasione di riflessione e di presa di coscienza. Temi trattati nel corso degli anni: 1998 Presentazione del libro “Guida al volontariato” di Stas’ Gawronski 1999 Dibattito pubblico “Risparmiare per sé e aiutare gli altri” – 1° anno, sul tema della finanza etica. 2000 Dibattito pubblico “Risparmiare per sé e aiutare gli altri” – 2° anno, sul tema della equa distribuzione delle risorse. 2001 Dibattito pubblico “Volontariato: la ricchezza dei principianti” sull’Anno Internazionale del Volontariato e la nuova legge sui sistemi integrati dei Servizi Sociali (L. 328/00) 2002 Dibattito pubblico “Volontariato e istituzioni: quale rapporto?” sul rapporto esistente tra le istituzioni pubbliche e le realtà private del volontariato. 2003 Dibattito pubblico “Servizio Civile Nazionale e Volontariato Europeo”. 2004 Tavola rotonda “Chi educa i giovani alla solidarietà?” - Volontariato, Scuola, Servizio Civile: tre luoghi per la crescita dell’impegno sociale. 2005 Incontro pubblico “Vent’anni di solidarietà ed intervento contro l’emarginazione nella Riviera del Brenta” - La storia – Uno stile di presenza – Alcune testimonianze. ACCOGLIENZA ED OSPITALITÀ TEMPORANEA DI PERSONE IN DIFFICOLTÀ: LA “CASA DI ENNIO” In 20 anni di vita “Il Portico” ha offerto ospitalità a circa settanta uomini con problemi personali diversi, spesso inviati dai Servizi Sociali del territorio, immigrati e profughi di varia nazionalità, e persone senza fissa dimora. L’attività di accoglienza è iniziata quando era ancora vivo Ennio Baldan, il proprietario dell’immobile sito a Dolo (Ve) in via Brentabassa 49. Affetto da sclerosi multipla, Ennio necessitava di assistenza continua e così le persone accolte integravano il lavoro dei molti amici e volontari che si alternavano per aiutarlo. Alla sua morte, egli espresse nel testamento il desiderio che la sua casa continuasse ad essere un luogo di accoglienza per tutte quelle persone che vivono situazioni di marginalità e solitudine. Fu così che l’immobile ed un piccolo terreno adiacente sono divenuti proprietà della Caritas di Padova e quindi dati in usufrutto a “Il Portico” perché continuasse la sua opera in fedeltà agli intenti di Ennio. Per questo motivo l’associazione ha istituito sin dall’inizio una Commissione tecnica che non si è limitata a fornire un tetto a chi ne ha bisogno, ma ha organizzato l’ospitalità avendo come fine l’autonomia e la responsabilizzazione dei soggetti, secondo progetti di affiancamento e integrazione sociale individualizzati. Ciò ha richiesto la presenza costante di operatori e volontari, garantita anche nelle ore notturne grazie ad un turnover di circa 30 persone che dormono una volta al mese nei locali dell’associazione. Il regolamento, che cerca di ordinare la gestione della casa e l’accoglienza che in essa viene svolta secondo criteri che rispettino le volontà di Ennio e gli obiettivi dell’associazione, fu il primo ad essere stilato (anno 1996). Vi si legge: “Le norme qui stabilite potranno apparire fredde ed inutili soltanto se esse non vengono accolte con lo spirito di quanti lavorano al “Portico”: spirito di

Libro.p65

21

30/08/2005, 16.57


22

IL PORTICO OGGI

UN’UNICA VIA L’individuo è necessitato di occuparsi della cosa pubblica, di affrontare i problemi e le regole che derivano dal vivere insieme. Ne consegue che soccorrere il più debole, il miserabile, il bisognoso è imperativo che, se non soddisfatto, precipita l’uomo nell’autodistruzione per intrinseca contraddizione. E chi ha (conoscenze, mezzi, potere) è ancor più “responsabile”: è chiamato cioè a rispondere con il suo impegno all’assenza, all’impotenza o forse pure alla negligenza di chi non ha. Aprirsi all’altro, donare e donarsi gratuitamente è l’unica via per superare le incomprensioni, le divisioni, l’intolleranza, la sopraffazione, l’ingiustizia e per essere davvero liberi. Massimo Cacciari

amicizia che chiede a tutti di dare senza pretesa di ricevere; di non emulare chi s’impegna di meno, ma di porsi in atteggiamento generoso di aiuto e di stimolo reciproco, cercando di dare il meglio di se stessi”. (Regolamento interno per la gestione della “Casa di Ennio” e l’accoglienza degli ospiti dell’associazione “Il Portico” - giugno 1996, riveduto maggio 1999) INTERVENTI E PROGETTI FINALIZZATI AL COINVOLGIMENTO E ALLA SENSIBILIZZAZIONE DI PERSONE, GRUPPI E ISTITUZIONI PER LA CRESCITA DI UNA CULTURA DELL’INTEGRAZIONE E DELLA GIUSTIZIA SOCIALE “Autentica condivisione dei problemi delle persone emarginate”: questo è un altro degli scopi che l’associazione persegue. Naturale conseguenza è la presa di coscienza delle cause che determinano l’emarginazione e quindi la volontà di rimuoverle intervenendo a livello sociale e personale. Eppure una netta divisione tra questi due ambiti non è mai stata stabilita. Sin dall’inizio è stata chiara in tutti la consapevolezza che seminando l’amicizia e abbattendo i pregiudizi e l’indifferenza si costruisce una società migliore. Nello stesso tempo, se si interviene nel tessuto politico contro leggi ingiuste e istituzioni spesso inadeguate, promuovendo il diritto di cittadinanza del diverso, si opera per il bene di ciascun individuo. Al di la’ di ciò che l’associazione riesce concretamente a fare, queste affermazioni hanno il valore di una dichiarazione di intenti che ogni socio deve fare propria impegnandosi a migliorare la società intera e non soltanto a

Libro.p65

22

30/08/2005, 16.57


risolvere i problemi personali di singoli individui. I primi anni di attività sono stati segnati da buona volontà, ma insufficiente strutturazione degli interventi. Poi si è capito che serviva un’attenzione sistematica a leggi e normative, oltre ad approfonditi studi di settore. Così è cominciata per “Il Portico” una nuova modalità di intervento sul territorio a partire da progetti specifici. Questi vengono elaborati dalla Commissione progetti e risorse, nata nel 1996, sulla base di attività che, pur in atto, hanno tuttavia bisogno di essere ordinate, strutturate, ripensate e finanziate. Esse riguardano differenti settori di intervento quali l’accoglienza, l’animazione, l’ospitalità e la formazione, prevedendo contatti e collaborazioni con diversi referenti istituzionali: Ministeri, Regione, ULSS, Comuni, associazioni e altre realtà territoriali. Alcuni progetti si sono conclusi, altri accompagnano attività sempre nuove che caratterizzano l’impegno quotidiano de “Il Portico”. Il nome scelto per ciascun progetto contiene il senso dell’attività proposta: • Il progetto “Bruzzico” (la luce prima dell’alba) nasce nel 1996 per accompagnare il reinserimento sociale degli ex detenuti nel momento in cui, scontata la pena, si ritrovano senza casa, senza relazioni costruttive e senza lavoro. Si è voluto entrare in quella zona di penombra, di “bruzzico” appunto, spesso trascurata dalle istituzioni pubbliche, dove è alto il rischio di vedere vanificati i progressi ottenuti dalla rieducazione nell’ambiente protetto del carcere o delle strutture alternative, come ad esempio la cooperativa Olivotti di Mira. L’intento è stato quello di essere presenti nel delicato momento di una libertà riconquistata, ma a volte accompagnata da una nuova solitudine e dal rischio di riallacciare rapporti sbagliati. Con il progetto “Bruzzico”, la “Casa di Ennio” ha aperto le porte agli ex-detenuti proponendosi come una famiglia accogliente basata sul rispetto e sulla solidarietà, ma anche come un interlocutore forte e saldo che ha saputo insegnare la gestione non violenta dei conflitti con se stessi e con gli altri. Grazie alla nuova rete amicale e affettiva è diventato più facile il cammino verso l’indipendenza economica, lavorativa ed abitativa. Il progetto si è concluso nel 2000 con un bilancio positivo: in quattro anni ha coinvolto circa 20 persone, molte delle quali si sono poi reintegrate con successo e oggi hanno casa, lavoro, famiglia e amici. • Il progetto “Passolungo” (la distanza e il valico che separa dalla libertà) nasce nel 2003 ed è idealmente collegato al progetto “Bruzzico”: i destinatari in questo caso sono persone in attesa di giudizio o condannate per reati minori. A loro si è voluta offrire un’accoglienza alternativa al carcere – peraltro contemplata dalla recente normativa in materia – che prevede anche la consulenza legale gratuita da parte di un gruppo di avvocati coinvolti dall’associazione. Questo progetto trova riscontro negli ultimi dibattiti giuridici: non solo la certezza della pena, ma soprattutto la certezza del reinserimento, del recupero e della reintegrazione sociale della persona detenuta. • Il progetto “Akim” (Accoglienza comunitaria immigrati) nasce nel 2000 dalla volontà di favorire una reale integrazione dei tanti immigrati e profughi, presenti nel nostro territorio, senza alloggio o senza lavoro, che conducono una vita stentata fatta di contatti superficiali, a volte conflittuali, con le persone e con le nostre abitudini culturali. La difficoltà a reperire abitazioni è stata colta, paradossalmente, come un’occasione preziosa per strutturare il primo momento di socializzazione e di confronto con la cultura italiana, mediante l’offerta di una coabitazione di

Libro.p65

23

30/08/2005, 16.57


24

IL PORTICO OGGI

MATEMATICA DELLA SOLIDARIETÁ Ci sono circa 730 persone che ogni anno cercano di riservare mezza giornata della loro vita per “Il Portico”: non è niente male sommare queste centinaia di disponibilità (disponibilità all’incontro e anche alla generosità di farsi “mungere” acquistando i biglietti della lotteria!!), perché, se ci si pensa, vengono fuori proprio 365 giorni interi di festa; come se per un anno, ogni giorno, uno di coloro a cui giunge questo invito fosse presente nella vecchia “Casa di Ennio” a chiacchierare e a pranzare con i numerosi ospiti che ormai la abitano. Questo strano calcolo ci è stato suggerito dalla lettura del libro “Guida al Volontariato” dove Gianfranco Bettin scrive: “In Italia fanno i volontari circa 700.000 persone, per cinque ore in media alla settimana: in termini di ore di lavoro, è come se un’industria grande (quasi) come la Fiat lavorasse esclusivamente per produrre benessere sociale, per alleviare la sofferenza. E per di più completamente gratis”. Davvero simpatica questa “matematica della solidarietà” che evidenzia come l’unione fa la forza anche quando l’unione è ideale e la forza non è per la violenza ma per fare il bene. Il mondo del volontariato è “quasi un altro Stato, silenzioso, invisibile. Ma molto, molto attivo. Organizzato e in crescita. Dove, oltretutto, rendendosi utili agli altri si possono praticare anche nuovi mestieri, nuove professioni, nuovi modi di organizzarsi e comunicare”. Venire alla festa del “Portico” è vedere per mezza giornata un frammento di quel mondo invisibile e contribuire alla sua esistenza. Ti aspettiamo!

INVITO DI AMBROGIO FOGAR “ Chi vi scrive è ormai da più di tre anni imprigionato in un corpo che assomiglia al marmo; dal collo in giù non ho più sensibilità, non sento nè dolore nè piacere; è come vivere solo con la testa. In queste poche righe mi rivolgo a te, uomo normale, che hai deciso di ritagliare un po’ del tuo tempo per dedicarti agli altri. Sapessi come è forte il rimpianto per la vita che in gran parte della sua manifestazione più evidente se ne è andata. I sogni prendono molto spazio, non solo della notte ma anche del giorno e devo dire che tu, uomo normale, che hai scoperto il bisogno infinito che hanno le persone come i vecchi, i malati, i carcerati recuperabili, i malati di tumore e, soprattutto, i bambini condannati da malattie infettive, sei degno di ammirazione. Tu, con i tuoi problemi della vita quotidiana, lo stipendio, le piccole incomprensioni con la tua compagna, l’attrito a volte più forte di quanto si vorrebbe con i propri figli, tutti questi problemi sei riuscito a imbrigliarli e a trovare spazio per soddisfare chi ti chiede con pietà e chi non ti chiede per orgoglio un po’ del tuo tempo. Non impegnarti in questo settore per senso del dovere, ma solo per amore. Tu che hai capito quanto bisogno c’è del tuo aiuto non deludermi. fai diventare questo spazio un’idea dominante da non seguire con sopportazione, ma con la gioia consapevole che ogni goccia del tuo tempo è una goccia di miele che cade sulle labbra assetate di chi aspetta solo questo. Io ho trovato una grande forza in quel punto in cui la ragione smette di dare risposte e lascia spazio all’infinito campo della fede. Dico questo non perché al punto in cui mi trovo non ho alternative, ma è la curiosità che mi spinge a guardare cosa c’è dietro a quella porta che separa la vita dalla morte. Uomo normale, non stancarti della tua scelta! Come ti ho detto, falla diventare un pezzo della tua vita: chi fa bene non può ricevere altro che bene. Se potessi ti abbraccerei, ma tutti e due insieme superiamo con la fantasia la mia immobilità e stringiamoci in un patto di solidarietà più forte del tempo. Ciao uomo normale, ti aspetto.” Ambrogio Fogar Noto escursionista da anni costretto all’immobilità totale in seguito ad un grave incidente automobilistico. Il brano è tratto dal libro di S. Gawronski: “Guida al Volontariato”, Einaudi-Torino 1997, pag. 89

Libro.p65

24

30/08/2005, 16.57


valore formativo. La piccola comunità della “Casa di Ennio” si è così aperta anche agli immigrati. L’accoglienza non si è limitata ad una generica “socializzazione per contiguità”. È stato redatto un regolamento, tradotto in varie lingue (inglese, francese, arabo, serbo-croato, spagnolo, russo, albanese), che tutti i residenti erano tenuti a conoscere e rispettare per sintonizzarsi su uno stile di convivenza che, pur rispettando differenti ritmi, credenze e abitudini culturali, insegnasse a superare chiusure e dogmatismi e ad elaborare decisioni comuni. L’associazione ha favorito questo percorso organizzando momenti di confronto su temi culturali di attualità e promuovendo tutte le iniziative che potessero facilitare l’inserimento (es. corsi di apprendimento delle lingue, manifestazioni artistiche, ecc.). L’ospitalità temporanea di profughi e immigrati è stata sospesa nel 2003, a seguito dell’entrata in vigore della Legge Bossi-Fini. Sono continuate invece le occasioni di incontro attivate dal progetto “Akim” quali ad esempio l’apertura di una sala-internet - provvista di quattro computer con accesso ad Internet, fotocopiatrice, fax e maxi schermo – utilizzabile da immigrati, soci dell’Associazione e abitanti del territorio della Riviera del Brenta. L’obiettivo è quello di offrire opportunità di integrazione nella fruizione di un servizio che non è facilmente accessibile per coloro che non possiedono un computer, ma anche uno spazio per momenti di incontro, di svago, di ristoro per chi, sradicato, è alla ricerca di un luogo di riferimento amicale. La sala infatti viene regolarmente utilizzata da diversi gruppi (CAI, Acquisto Solidale, Auto-mutuo aiuto, gruppi giovanili vari), consentendo a chi la frequenta sempre nuove opportunità di socializzazione. • Il progetto “Il Sabato del Villaggio Solidale” nasce nel 1999 per vivacizzare e incrementare la presenza della “città” all’interno dell’associazione richiamando, non occasionalmente ma ogni settimana, mediante attività diverse (concerti, conferenze, tornei, giochi e sala-internet), adulti, giovani e famiglie per un pomeriggio di incontro e svago. • Il progetto “Musichall” (Armonia della Solidarietà) nasce nel 2001 per avvicinare i giovani della Riviera del Brenta al mondo del volontariato. L’idea di creare una sala musica polifunzionale ha richiamato nella sede dell’associazione molti giovani appassionati e i loro amici, coinvolgendoli sia nella fase di allestimento che in quella di gestione degli spazi per le prove musicali. Questa spinta all’assunzione di responsabilità, e l’incontro in un contesto ludico con le situazioni di sofferenza degli abituali frequentatori de “Il Portico”, ha maturato in molti giovani la volontà di collaborare alle numerose altre attività dell’associazione. • Il progetto “INCìDi” (Tracce di armonia sociale) nasce nel 2004 con l’intento di coniugare ulteriormente musica e solidarietà e continuare così quel processo di avvicinamento dei giovani iniziato con il progetto “Musichall”. A questo scopo è stata allestita una sala di incisione che, insieme a quella per le prove musicali, ha richiamato ogni giorno, negli spazi dell’associazione, numerosi adolescenti e giovani adulti che mai, forse, avrebbero frequentato i luoghi del disagio sociale e della diversa abilità, venendone poi in qualche modo coinvolti. La sala, fornita di apparecchiature accessibili anche ai disabili, ha permesso l’avvio di altre iniziative, quali i corsi di preparazione all’uso degli strumenti per la registrazione musicale. I primi “promossi” saranno gli istruttori di un secondo corso rivolto a giovani affetti da deficit permanente a seguito di gravi traumi, gestito in collaborazione con gli operatori dell’ULSS13. Ad un anno dall’allestimento della sala incisioni, e a tre dall’inaugurazione di quella per le prove musicali, il bilancio appare superiore alle aspettative: ogni settimana un centinaio di giovani si avvicendano nella struttura e una parte di questi si è resa disponibile ad attività di volontariato.

Libro.p65

25

30/08/2005, 16.57


26

IL PORTICO OGGI

VOLONTARIATO: LA RICCHEZZA DEI PRINCIPIANTI Da un’intervista a Marco Lodoli di Paola Springhetti. Springhetti: Fin dal suo primo libro, “Diario di un millennio che fugge”, i protagonisti delle sue storie sono sempre personaggi fuori dalla norma: spesso sono disabili, o vivono in povertà, o conducono vite brade, fanno lavori assurdi, inseguono sogni inafferrabili. Lodoli: Hanno l’attitudine dei principianti, termine che ho tratto da un libro di Suzuki che si intitola appunto “Mente Zen, mente di principiante”. Queste persone, apparentemente più povere perché non hanno niente, sono più aperte, hanno una curiosità e disponibilità nei confronti della esistenza e anche dell’assoluto, che altre persone, più inquadrate dentro mestieri, famiglie, gruppi sociali, non hanno. Sono come dei santi contemporanei, delle persone apparentemente più sprovvedute, più ingenue, più lievi e anche più disperate, ma che possono arrivare più lontano, perché possono incamerare in sé più amore per la vita. Springhetti: E allora le cito una frase da un suo romanzo del ‘99, “I fiori”: «la ricchezza ha solo ciò che ha, la povertà è un vuoto che può accogliere il mondo». È solo una frase letteraria? Lodoli: No, io ci credo davvero. Naturalmente la povertà, nel senso sociale del termine, porta molto dolore. Ma in questa frase io penso alla povertà come atteggiamento mentale, per cui chi ha più vuoto nella propria coscienza, più finestre, ha la possibilità di guardare meglio le cose. “Rivista del Volontariato”, n° 5 / maggio 2001

• Il progetto “Origami” (l’origine dell’amicizia attraverso il gioco) nasce nel 2003 per favorire la costruzione di legami di amicizia in contesti ricreativi tra persone diversamente abili. L’intento è stato quello di trasformare un’azione semplice, come è quella di condividere la festa e il tempo libero, in un intervento che, per assiduità, varietà delle proposte e numero di persone coinvolte, ottimizzasse i benefici ben noti delle relazioni umane intense e durature, in particolare per coloro che soffrono di sindromi depressive. Nel contempo si è voluto offrire alle famiglie delle persone in difficoltà, attraverso un servizio costante e affidabile di animazione del tempo libero per i propri cari, l’opportunità di ritrovare spazi personali per il recupero psicologico e stemperare le tensioni accumulate. • Il progetto per usufruire del nuovo “Servizio Civile Volontario” nasce nel 2003 - quando termina l’arrivo degli obiettori di coscienza della Caritas diocesana - con l’obiettivo di potenziare, attraverso l’inserimento di nuovi volontari, l’impegno del “Il Portico” nei diversi ambiti del disagio e allargare così la rete delle persone raggiunte

Libro.p65

26

30/08/2005, 16.57


dall’associazione. Il progetto, inoltre, ha permesso ai giovani che vi hanno aderito, di acquisire una preparazione di base nell’attività di animazione di gruppo con persone disabili o emarginate e di accrescere le conoscenze in campo amministrativo, informatico e organizzativo-gestionale delle risorse umane. Questo bagaglio di competenze ha trovato riscontro nell’assegnazione di crediti formativi per il percorso universitario. • Il progetto “Forever” (Formazione esperienziale continua al volontariato attraverso opportunità virtuali e reali) è stato ideato nel 2000 con l’intenzione di offrire ai volontari due diverse opportunità di formazione personale: una prevede il concreto coinvolgimento nelle attività di associazioni ed enti sociali, mentre un’altra utilizza la navigazione in rete per conoscere, in modo virtuale, il variegato mondo del volontariato. Il progetto è stato finanziato solo per il primo anno di attività e si è interrotto per la difficoltà di mantenere attiva un’équipe di volontari, esperti in informatica, che potesse seguire e coordinare in modo continuativo la messa in rete di tutte le associazioni del Terzo Settore della Provincia di Venezia. Oggi “Il Portico” sta lavorando per cercare le risorse umane e finanziare che permettano una sua prossima realizzazione. • Il “Gruppo Hydra”. Nel febbraio 2004 “Il Portico” ha collaborato alla costituzione di un gruppo informale e autonomo di 15 giovani, denominato “Gruppo Hydra” (e-mail: gruppohydra@il-portico.it), che si preoccupa di coinvolgere i coetanei del territorio nell’organizzare momenti aggregativi e formativi, come concerti, dibattiti, incontri culturali e cineforum, sensibilizzare la cittadinanza su tematiche sociali e realizzare scambi socio-culturali con giovani di altri paesi dell’Unione Europea. In un solo anno di attività, il Gruppo Hydra ha visto circa venticinque giovani aderire alle sue proposte. Questo successo ha suggerito l’idea di trasformare questo gruppo informale in una vera e propria associazione culturale giovanile che potesse interagire con le altre realtà del territorio ed essere un nuovo e autorevole interlocutore nella promozione delle attività e delle politiche giovanili. • È nato così il progetto “Sotoportego”, nel 2005, con l’obiettivo di incentivare l’associazionismo solidale dei giovani, dando una struttura più definita alle attività già in atto che li vedono coinvolti all’interno de “Il Portico”. L’idea è quella di creare un “Centro di Aggregazione Giovanile” e di costituire, appunto “sotto Il Portico”, una nuova associazione di volontariato socio-culturale gestita e composta solo da giovani. La costruzione di ogni progetto ha rappresentato un momento di riflessione e riorganizzazione delle risposte alle diverse emergenze e ha costituito quel “salto di qualità” che permette di assicurare continuità e “professionalità” agli interventi attuati. Il parametro della qualità è stato seguito anche nella stessa stesura dei progetti, che si volevano chiari e completi di tutti i “passaggi” che l’attività di programmazione richiede: analisi dei bisogni e delle risorse, definizione di obiettivi, tempi, mezzi e costi, fino all’essenziale verifica dell’intervento (spesso trascurata o assente in molte altre realtà di volontariato). L’attività di progettazione ha poi rivelato la capacità dell’associazione di aprirsi al territorio non solo sul piano operativo di servizio alla persona in difficoltà, ma anche, e questo è forse il dato più significativo, al livello della programmazione dei servizi socio-sanitari del territorio attuata dalla Regione Veneto, avendo “Il Portico” partecipato attivamente alla concertazione progettuale con proprie proposte di intervento, poi confluite nel documento “Piano di Zona – Servizi alla Persona – anni 2003/2005”.

Libro.p65

27

30/08/2005, 16.57


28

IL PORTICO OGGI

LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA

Per garantire questo impegno “ad ampio spettro” e continuativo nel tempo, l’associazione nel corso degli anni ha assunto due operatori a tempo pieno e due part-time e si è dotata di un’organizzazione sempre più strutturata e articolata. Un confronto tra l’organigramma de “Il Portico” agli inizi della sua attività e quello odierno rende con evidenza la crescita avvenuta.

ORGANIGRAMMA ANNO 1985 - ASSOCIAZIONE “IL PORTICO”

ORGANIGRAMMA ATTUALE ASSOCIAZIONE “IL PORTICO”

Libro.p65

28

30/08/2005, 16.58


ORGANIGRAMMA CARICHE SOCIALI 2005/2006

NOMI, FUNZIONI E COMPOSIZIONE COMMISSIONI 2005/2006

L’Assemblea dei Soci è composta da tutti i soci regolarmente iscritti. Essa nomina il Consiglio Direttivo, il Presidente, il Collegio dei Revisori dei Conti ed il Consiglio dei Probiviri (elegge nel suo seno il Presidente). Il Consiglio Direttivo ed il Presidente nominano il vice-presidente (deve essere un membro del Direttivo), il segretario (può essere anche un socio non eletto) e le Commissioni. Le Commissioni sono composte da membri del Consiglio Direttivo, soci, operatori dipendenti, eventuali collaboratori esterni e Volontari in Servizio Civile e hanno la funzione di mettere in pratica le linee guida emanate dal Direttivo. I Collaboratori esterni sono dei tecnici di settore (non soci) che prestano la loro opera in modo occasionale e gratuito. I Volontari in Servizio Civile coadiuvano il Consiglio Direttivo e gli operatori dipendenti nello svolgimento delle attività dell’associazione.

Libro.p65

29

30/08/2005, 16.58


30

IL PORTICO OGGI

RETE DELLE RELAZIONI ATTIVATE DALL’ASSOCIAZIONE “IL PORTICO” DIVISE PER DATA DI INIZIO

Libro.p65

30

30/08/2005, 16.58


LAVORARE INSIEME

(RELAZIONI ISTITUZIONALI E COLLABORAZIONI NEL SETTORE PRIVATO SOCIALE)

Un altro dato interessante è la mappa delle relazioni con le diverse realtà istituzionali e territoriali che “Il Portico” ha intessuto in questi 20 anni di attività. Uno sguardo d’insieme permette di vedere sia la varietà dei contatti sia come questi siano andati moltiplicandosi con il passare degli anni. Ciò testimonia uno stile di lavoro che crede nella costruzione di “reti”, da quelle amicali a quelle delle collaborazioni, che permettono il moltiplicarsi degli incontri e delle conoscenze, la maggior circolazione delle informazioni e delle idee, la diminuzione dell’isolamento e la conseguente maggior capacità di trovare e mettere in atto soluzioni ad ampio raggio. “Il Portico” non si è limitato a costruire legami finalizzati alle sue esigenze: cerca esso stesso di aiutare altre realtà anche fuori dai confini nazionali. E così altri fili lo collegano ad altre reti, sia come associazione sia nell’azione dei suoi singoli soci, molti dei quali operano all’interno di altri gruppi impegnati nel sociale.

COLLABORAZIONE E CONTATTI CON SOGGETTI PUBBLICI Fra parentesi l’anno di inizio collaborazione MINISTERO DELLA GIUSTIZIA (1999) Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni - Venezia. Ufficio di Servizio Sociale per gli Adulti - Venezia • Sviluppo di progetti individuali di messa in prova per i giovani seguiti dal Servizio Minori • Attività extra carceraria (affidamento in prova, detenzione domiciliare, ecc.) con adulti secondo quanto previsto dal protocollo d’intesa tra Ministero della Giustizia e Regione Veneto. • Il Ministero è partner – non finanziatore – in alcuni progetti de “Il Portico” MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI (2000) Osservatorio Nazionale del Volontariato. Direzione Generale Immigrazione. Agenzia Nazionale Italiana Gioventù. • Scambio informazioni • Finanziamento progetto “AKIM” nel 2000 • “Il Portico” è iscritto nel Registro Regionale degli organismi che lavorano nell’area dei flussi migratori ai sensi dell’art. 54 del DPR. 31/08/99 n° 394 • “Il Portico” è riconosciuta (dal 2005) come organizzazione di accoglienza per il volontariato europeo PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI (2003) Ufficio Nazionale per il Servizio Civile: accreditamento come ente di IV classe per lo svolgimento di progetti per l’impiego di giovani in Servizio Civile Volontario REGIONE VENETO (1985) Assessorato alle Politiche Sociali, Programmazione Socio Sanitaria, Volontariato e Non Profit. Assessorato alle Politiche dei Flussi Migratori. Conferenza Regionale del Volontariato. Osservatorio regionale permanente sulla condizione giovanile. Forum per i Giovani • Finanziamento dei progetti approvati • Attività di consulenza e scambio informazioni relative all’area del volontariato e della promozione sociale • “Il Portico” è iscritto al Registro Regionale delle Associazioni di Promozione Sociale • “Il Portico” è iscritto al Registro delle Associazioni, Enti ed Organismi che operano con continuità a favore di immigrati e migranti • “Il Portico” è iscritto all’Archivio Regionale Pace e Diritti Umani c/o Università degli Studi di Padova – Centro Interdipartimentale di Ricerca e Servizio sui diritti della persona e dei popoli PROVINCIA DI VENEZIA (1999) • Collaborazione nella realizzazione dei progetti de “Il Portico” • Cessione d’uso gratuito degli spazi di Villa Angeli per convegni, conferenze e dibattiti • Partecipazione con rappresentanza ufficiale ai convegni annuali dell’associazione • Centro di Servizio per il Volontariato della Provincia di Venezia (1996) • Collaborazione nella realizzazione dei progetti de “Il Portico” • “Il Portico” partecipa, in qualità di consigliere, al Coordinamento delle Associazioni di Volontariato (ne ha retto la Presidenza fino al 2003) • “Il Portico” ha partecipato al Centro di Servizio per il Volontariato in qualità di consigliere fino al 2004 COMUNE DI DOLO (VE) (1985) Assessorato ai Servizi Sociali. Assessorato alla Cultura e Pubblica Istruzione. • Collaborazione con Informagiovani per attività di inclusione sociale di giovani del territorio

Libro.p65

31

30/08/2005, 16.58


32

IL PORTICO OGGI

CHI EDUCA I GIOVANI ALLA SOLIDARIETÁ? Questa è la domanda che dà il titolo alla tavola rotonda di quest’anno. Noi abbiamo individuato tre luoghi ideali per la crescita dell’impegno sociale: la scuola, il servizio civile e le associazioni di volontari e andremo a scoprire dalla viva voce dei protagonisti ciò che hanno imparato vivendo in prima persona un’esperienza di servizio. Soprattutto la scuola superiore sta scoprendo l’importanza di educare i giovani ai doveri costituzionali di solidarietà sociale. È un segnale di un’importante svolta concreta che noi vogliamo amplificare. «Il volontariato ha trovato cittadinanza piena nella scuola, perché considerato “non un optional”, ma come esperienza in grado di promuovere stili di vita positivi, un percorso di “formazione informale”, che promuove la consapevolezza di alcuni valori fondanti la maturazione umana e sociale quali l’assunzione di responsabilità, l’attenzione ai più deboli, la tutela dei diritti negati, la partecipazione alla vita della comunità, la capacità di lavorare in gruppo ed in modo coordinato con altri soggetti. (…) Le associazioni di volontariato si presentano ai ragazzi e “vanno a parlare nelle classi”, portano materiali, organizzano giornate di sensibilizzazione, ecc. Le scuole a loro volta “escono” e partecipano ad iniziative sul territorio (giornate del volontariato, manifestazioni, ecc).» “Scuola e volontariato”, Primo Rapporto “di scenario” MIUR (Ministero Istruzione Università e Ricerca), maggio 2003

Le motivazioni dei giovani nello studio realizzato per conto del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali intervento del dottor Bovini della Caritas: “Se c’è qualcuno che si illude di andare a recuperare i giovani sul volontariato con un generico appello al “vogliamoci bene” ha sbagliato completamente: siamo in presenza di una drammatica difficoltà strutturale delle organizzazioni di volontariato a concepirsi come luogo di socializzazione. Nel momento in cui tutti i servizi sono buttati sul volontariato e questi sono completamente assorbiti da turni, scadenze e impegni, non hanno più la possibilità di relazionarsi tra loro, che è il paradosso dei paradossi. Il volontariato si basa su quello non sulla produzione ed erogazione dei servizi. L’esigenza qui è fare un investimento molto grosso sul fronte sia informativo sia formativo. È un errore gravissimo incentrare la proposta del volontariato sull’esecuzione del compito, perché in questo modo non solo perdi i ragazzi ma non li intercetti proprio”. in R. Venturi, Volontariato, valore e futuro della solidarietà, San Paolo, Milano 2003, pagg. 66-67.

Libro.p65

32

30/08/2005, 16.58


• Convenzione per ospitalità di soggetti in difficoltà • Collaborazione con gli assistenti sociali per accoglienza e gestione permanenza degli ospiti italiani e stranieri nella “Casa di Ennio” • Segnalazione casi da parte de “Il Portico” e sollecito degli interventi necessari • Invio persone seguite dai Servizi Sociali per partecipazione ad attività ricreative dei giorni festivi • Contributi una tantum per l’organizzazione di attività ricreative e culturali • “Il Portico” ha ricevuto l’Attestazione di Conformità alla programmazione territoriale relativa ad attività di “inclusione sociale” di persone emarginate COMUNE DI CAMPONOGARA (VE) (2005) Assessorato ai Servizi Sociali. Assessorato alla Cultura e Pubblica Istruzione. • Cointestatari del progetto sulle politiche giovanili dei Comuni della Riviera del Brenta COMUNE DI FIESSO D’ARTICO (VE) (1994) Assessorato ai Servizi Sociali. Assessorato alla Cultura e Pubblica Istruzione. • Azioni di partnerariato nella gestione degli incontri culturali • Invio persone seguite dai Servizi Sociali per partecipazione ad attività ricreative dei giorni festivi • Convenzione per la gestione del servizio di trasporto disabili e anziani • Contributi una tantum per l’organizzazione di attività ricreative e culturali COMUNE DI MIRA (VE) (1985) Assessorato ai Servizi Sociali • Invio per accoglienza di persone in stato di disagio sociale • Invio persone seguite dai Servizi Sociali per partecipazione ad attività ricreative dei giorni festivi COMUNE DI SPINEA (VE) (1994) • Invio per accoglienza di persone in stato di disagio sociale COMUNE DI PADOVA (1999) Assessorato ai Servizi Sociali • Invio per accoglienza di persone provenienti dall’asilo notturno COMUNE DI PIANIGA (VE) (1985) Assessorato ai Servizi Sociali. Assessorato alla Cultura e Pubblica Istruzione • Invio per accoglienza di persone in stato di disagio sociale • Invio persone seguite dai Servizi Sociali per partecipazione ad attività ricreative dei giorni festivi • Contributi una tantum per l’organizzazione di attività ricreative e culturali COMUNE DI VENEZIA (1994) Assessorato ai Servizi Sociali • Invio per accoglienza di persone immigrate • Invio per accoglienza di persone senza fissa dimora • Collaborazione con gli assistenti sociali per accoglienza e gestione permanenza persone ospiti nella “Casa di Ennio” • “Il Portico” è iscritto nel Registro delle libere forme associative del Comune COMUNE DI VIGONOVO (VE) (1993) Assessorato ai Servizi Sociali. Assessorato alla Cultura e Pubblica Istruzione.

Libro.p65

33

30/08/2005, 16.58


34

IL PORTICO OGGI

NUOVE SFIDE Da un articolo di Mons. Giovanni Nervo «Qualche anno fa ho partecipato come relatore ad una tavola rotonda che aveva come tema “La solidarietà con gli ultimi”: a me era stato affidato l’aspetto etico mentre altri trattavano gli aspetti amministrativi e sindacali. Feci leva sull’art. 3 della Costituzione e soprattutto sul comma secondo. Avevo davanti a me come uditore il senatore Lipari, che è un eminente studioso di diritto della “Sapienza” di Roma. Nel ritorno in macchina mi disse: “Non sono intervenuto perché il mio intervento sarebbe stato troppo articolato e non era quello il luogo e il momento per farlo. Ho studiato per quindici anni sull’art. 3 della Costituzione e particolarmente sul secondo comma e ritengo che oggi non si possa ricorrere a questo testo della Costituzione per promuovere l’eguaglianza dei cittadini non perché il dettato costituzionale non sia valido, ma perché non c’è la forza politica di tradurre il dettato costituzionale in leggi e istituzioni”. E mi diede le ragioni di questo convincimento: “Nel 1947, quando fu emanata la Costituzione repubblicana, la maggioranza dei cittadini era in condizione disagiate e il pieno godimento dei diritti affermati dalla Costituzione era privilegio di una minoranza. In questa situazione l’azione democratica della maggioranza consentiva di promuovere riforme, leggi, istituzioni in direzione dell’eguale dignità dei cittadini. Oggi la situazione è rovesciata: la maggioranza sta bene e chi è in difficoltà è una minoranza. Nel sistema democratico la maggioranza, usando tutta la sua forza, tende a consolidare il suo benessere e a emarginare nell’assistenza la minoranza in difficoltà”. Questa tendenza attraversa tutte le istituzioni democratiche – parlamento, consigli regionali e comunali, partiti, sindacati - ed è comune a tutti i paesi occidentali: è la cosidetta teoria della “società dei due terzi”. Le attuali forze democratiche perciò finiscono col rafforzare la disuguaglianza. Il problema è: quali nuove risorse della società, quali nuovi soggetti politici possono contrastare questa tendenza e promuovere eguaglianza? Negli ultimi anni la “solidarietà organizzata” - cioè le punte più sensibili e più avanzate di quella fascia della società che non si identifica con lo Stato né con il mercato, ma costituisce un terzo polo sotto il nome di Terzo Settore (particolarmente associazioni di volontariato, cooperative di solidarietà sociale, associazionismo sociale) - va maturando la consapevolezza di dover svolgere un ruolo politico per affermare i diritti dei più deboli e promuovere, controcorrente, una cultura di solidarietà che tenga fede allo spirito e ai contenuti degli articoli 2 e 3 della Costituzione e contemporaneamente comincia a organizzarsi per realizzare progressivamente tali obiettivi». “Rivista del Volontariato”, n° 7/8 - 2001

Libro.p65

34

30/08/2005, 16.58


• Convenzione per soggiorni climatici di soggetti svantaggiati • Invio persone seguite dai Servizi Sociali per partecipazione ad attività ricreative dei giorni festivi • Contributi una tantum per l’organizzazione di attività ricreative e culturali ALTRI COMUNI DELLA RIVIERA DEL BRENTA E DEL MIRANESE Assessorati ai Servizi Sociali • Invio persone seguite dai Servizi Sociali per partecipazione ad attività ricreative dei giorni festivi ULSS 13 MIRANO – DOLO (VE) (1985) CSM (Centro Salute Mentale). Dipartimento di Psichiatria. SEPS (Servizio Prevenzione e Salute). Unità operatori di strada e Politiche giovanili. Unità immigrazione. Ser.T. (Servizio Tossicodipendenze). SIL (Servizio Inserimento Lavorativo). • Invio persone seguite dai Servizi per partecipazione ad attività ricreative dei giorni festivi • Collaborazione, confronto e scambio informazioni sui “casi” • Inserimento di giovani seguiti dai Servizi nelle attività de “Il Portico” • Coordinamento per gli interventi educativi integrati rivolti ai ragazzi seguiti dai servizi • Attività di affiancamento dei giovani fruitori delle sale musicali nell’organizzazione e gestione di manifestazioni pubbliche (progetti Musichall e INCiDì / gruppo Hydra) • Collaborazione nella costruzione di un corso “sperimentale” di formazione all’utilizzo di apparecchiature tecnologiche per l’incisione musicale rivolto a ragazzi traumatizzati afflitti da deficit permanenti (progetto INCiDì) • Collaborazione nell’organizzazione di un corso di musicoterapia per persone con disabilità psichica (progetto INCiDì) • “Il Portico” gestisce un’attività di teatroterapia all’interno del CSM (Centro Salute Mentale) FIO.PSD. (FEDERAZIONE ITALIANA DEGLI ORGANISMI CHE OPERANO A FAVORE DELLE PERSONE SENZA FISSA DIMORA) (2002) Gruppo regionale di Lavoro sull’art. 28 della L. 328/00 • Partecipazione come soci e scambio informazioni LICEO CLASSICO “MARCO POLO” DI VENEZIA (1996) Sezione annessa dell’Istituto Sperimentale Linguistico e Sociopsicopedagogico “N. Tommaseo” • Attività di volontariato nei soggiorni estivi e invernali • Convenzione per lo svolgimento di stage di formazione e orientamento per gli studenti della scuola (dal 2002) • Interventi di operatori, volontari e ospiti de “Il Portico” all’interno delle lezioni di sociologia del corso di studi sociopsicopedagogici RESIDENZA “RIVIERA DEL BRENTA” DI DOLO (VE) (1996) • Attività di animazione per gli anziani ospiti della Residenza con coinvolgimento di persone con “diverse abilità” DIOCESI DI PADOVA (1985) Caritas Diocesana. Parrocchia di Sambruson (VE). Parrocchia di Cazzago (VE). Parrocchia di Arino. Parrocchia di Fiesso d’Artico. Aggregazioni laicali. • Invio di 20 obiettori di coscienza dal 1988 al 2001? • Invio di persone per la partecipazione ad attività ricreative dei giorni festivi • Presenza di sacerdoti per le liturgie nella sede de “Il Portico” (messa della notte di Natale, messa del 2 novembre per i defunti) • Promozione di attività formative comuni • Scambio di informazioni sulle reciproche attività attraverso la presenza di persone impegnate in entrambi gli ambiti (catechisti, animatori parrocchiali, membri dei consigli pastorali, dell’Azione Cattolica, …)

Libro.p65

35

30/08/2005, 16.58


36

IL PORTICO OGGI

UN’IMPRESA SOCIALE Un’impresa privata è definita “non profit” quando l’utile realizzato non viene distribuito ai soci, ma reinvestito nell’attività che svolge. Un organismo “non profit”, dunque, non vuol dire che non fa profitti, ma semplicemente che questi non sono lo scopo principale dell’impresa. È il caso per esempio delle fondazioni o delle cooperative sociali, nei cui statuti è vietata la distribuzione degli utili. Una realtà con queste caratteristiche, non votata all’arricchimento viene anche definita del “terzo settore”, perché non può essere collocata nè tra le attività statali, nè tra quelle di mercato. A metà strada, insomma, tra i due colossi dell’economia. Come sostiene Jeremy Rifkin, economista americano e guru del non-profit, «è quell’universo di enti assistenziali e caritatevoli, di associazioni, di istituzioni che si occupano di anziani, aiuti ai paesi in via di sviluppo, sanità, ambiente... Un settore enorme, dove ogni posto di lavoro creato è anche un contributo al benessere dell’umanità». Massimo Calvi “Professione Operatore Non-Profit”, Guide Mondadori 1998, pag. 12

IL PIACERE E IL DOVERE DELLA SOLIDARIETÁ Alla domanda “Perché fai il volontario?” l’indagine nazionale del Ministero (1999) rileva, nelle risposte, le seguenti motivazioni addotte dagli intervistati (che potevano attribuire contemporaneamente più scopi alla loro azione): • Instaurare rapporti umani significativi (91 %) • Agire da cittadino responsabile (80 %) • Dare concretezza ai valori etici e religiosi (78 %) • Contribuire a cambiare la società (73 %) • Sentirsi parte di un buon gruppo (67 %) • Acquisire e valorizzare competenze (57 %) • Trascorrere il tempo libero in modo piacevole (57 %) I volontari sentono, dunque, un dovere che li spinge dal profondo della loro coscienza umana e civile e che, allo stesso tempo, procura loro soddisfazioni tra le più belle e durature dell’esistenza. Quest’anno la nostra festa annuale inizia il venerdì 12 settembre con un convegno sul Servizio civile nazionale e sul volontariato europeo come occasioni per far crescere nei giovani il dovere di solidarietà sociale (art. 2 della Costituzione) e far sperimentare il piacere dell’amicizia, la gioia del dono e l’entusiasmo dell’impegno e della condivisione concreta, non superficiale.

Libro.p65

36

30/08/2005, 16.58


• Collaborazione per la realizzazione delle iniziative ricreative culturali e musicali • Offerta di spazi per incontri di gruppi parrocchiali (ritiri in preparazione ai sacramenti, incontri di riflessione, contatti col mondo del volontariato, …) • Accordi informali per l’utilizzo degli spazi musicali da parte di giovani o di gruppi delle parrocchie • Testimonianze sull’esperienza di volontariato del personale de “Il Portico” presso gruppi parrocchiali • Scambio di volontari e di materiali in occasione di sagre e feste • La Parrocchia di Fiesso D’Artico è uno dei partner finanziatori del progetto “Sotoportego” (impianto “Service”) • “Il Portico” partecipa al Protocollo d’Intesa del “Gruppo Permanente Minori” - in collaborazione con il Comune di Dolo, l’ULSS, le parrocchie del Vicariato, le scuole ed altre realtà del privato sociale della Riviera del Brenta - nella promozione di iniziative a tutela e prevenzione del disagio dei minori e degli adolescenti BANCA ETICA (2000) • Offerta delle sale per il coordinamento zonale di Banca Etica • Diffusione materiale informativo • Presenza di persone in qualità di soci in entrambe le strutture • “Il Portico” è socio di Banca Etica

COLLABORAZIONE E CONTATTI CON ENTI PRIVATI ENAIP DI DOLO (VE) (1996) Centro di Servizi Formativi riconosciuto dalla Regione Veneto • Convenzione per utilizzo spazi e attività di tirocinio per addetti all’assistenza FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI VENEZIA (1999) • Finanziamento dei progetti approvati

COLLABORAZIONE CON SOGGETTI DEL PRIVATO SOCIALE DEL TERZO SETTORE MOVI (MOVIMENTO VOLONTARIATO ITALIANO) (1990) • Consultazione materiale informativo relativo alla realtà del volontariato FIVOL (FONDAZIONE ITALIANA PER IL VOLONTARIATO) (1998) • Consultazione materiale informativo relativo alla realtà del volontariato COOPERATIVA SOCIALE “IL VILLAGGIO GLOBALE” DI MARGHERA (VE) (2000) • Aiuto nella ricerca e gestione di alloggi per lavoratori immigrati e persone senza fissa dimora • Attivazione presso “Il Portico” di uno sportello per la consulenza finanziaria (mutui, accesso al credito, …) • Invio di giovani - italiani e/o figli di immigrati - presenti temporaneamente nel territorio della Riviera per favorirne la socializzazione e l’inserimento • “Il Portico” è socio fondatore e membro del Consiglio di Amministrazione della Cooperativa COOPERATIVA “G. OLIVOTTI” DI MIRA (VE) (1987) • Invio di giovani adulti alla fine del loro percorso in comunità terapeutica allo scopo di facilitare il graduale ritorno alle relazioni con il territorio in condizioni protette • Invio di minori con provvedimenti giudiziari per percorsi di “messa alla prova” • Collaborazione per realizzazione di attività sociali per il recupero di persone emarginate

Libro.p65

37

30/08/2005, 16.58


38

IL PORTICO OGGI

LA RUDE AMICIZIA DELLA COOPERAZIONE FA NASCERE LA PACE “La religione fa apparire l’amore, ma il lavoro fa apparire il diritto, il rispetto della persona umana, l’uguaglianza. Ecco perché la cooperazione fa apparire una rude amicizia che da nulla è sostituibile. È questa amicizia a costituire la pace, non gli affetti che legano la famiglia, gli amanti, una certa specie di amici e gli uomini che praticano la stessa religione. Tutti questi affetti sono alimentati da un delizioso accordo che è fonte di tutte le guerre. Vietarsi di prediligere quel delizioso accordo è quanto vi è di più difficile nell’amicizia e tuttavia, se non lo si fa, ogni amicizia muore”. Simone Weil (1928) Brano tratto dal libro di Ginette Remboul, Caroline Eliachef “LE INDOMABILI - Figure dell’anoressia: Simone Weil, l’imperatrice Sissi, S. Caterina da Siena, Antigone” editore Leonardo, Milano 1989

Libro.p65

38

30/08/2005, 16.58


MAG – VENEZIA (1997) • Collaborazione per la promozione della finanza etica nel territorio della Riviera del Brenta • Attivazione presso “Il Portico” di un punto-soci per attività di informazione e di adesione alla Mag • “Il Portico” è socio di Mag-Venezia AUSER DELLA RIVIERA DEL BRENTA (VE) (2001) • Collaborazione per l’organizzazione della Festa dei Popoli ASSOCIAZIONE “XENA” DI PADOVA (2003) • Consulenza e collaborazione per la realizzazione di progetti, rivolti a giovani, del Servizio Volontario Europeo in rapporto con l’Agenzia Nazionale Gioventù AGPU (ASSOCIAZIONE GRUPPO PROGETTI UOMO) DI PADOVA (1999) • Sostegno alle iniziative dell’AGPU nell’area delle tossicodipendenze A.V.I.D. (ASSOCIAZIONE VOLONTARI ITALIANI DISABILI) DI MIRANO (VE) (1996) • Collaborazione nella costruzione e realizzazione del Progetto Origami in loco • “Il Portico” collabora con l’A.V.I.D. nella Consulta per la Disabilità dell’ULSS 13 A.N.F.F.A.S. – SEZIONE DI DOLO (VE) (1986) • Attività comuni di animazioni per ragazzi con disabilità • “Il Portico” collabora con l’A.N.F.F.A.S. nella Consulta per la Disabilità dell’ULSS 13 ASSOCIAZIONE “INCONTRO E PRESENZA” DI MIRA (VE) (1987) • Invio di giovani adulti alla fine del loro percorso in comunità terapeutica allo scopo di facilitare il graduale ritorno alle relazioni con il territorio in condizioni protette • Invio di minori per la “messa in prova” • Collaborazione per realizzazione di attività sociali per il recupero di persone emarginate ASSOCIAZIONE “PETER PAN E L’ISOLA CHE NON C’È” DI MIRA (VE) (1996) • Attività congiunte di animazione del tempo libero per ragazzi con disabilità • “Il Portico” collabora con l’associazione “Peter Pan e l’isola che non c’è” nella Consulta per la Disabilità dell’ULSS 13 ASSOCIAZIONE “AIUTO PERSONE HANDICAPPATE” DI SPINEA (VE) (1997) • “Il Portico” collabora con l’associazione “Aiuto Persone Handicappate” nella Consulta per la Disabilità dell’ULSS 13 ASSOCIAZIONE “PSICHE 2000” – SEZIONE DI DOLO (VE) (1999) • Attività congiunte nei Piani di Zona • “Il Portico” collabora con l’associazione “Psiche 2000” nella Consulta per la Disabilità dell’ULSS 13 ASSOCIAZIONE CULTURALE “OVERMUSIC” DI PADOVA (2001) • Offerta di consulenza tecnica • Realizzazione di corsi musicali per disabili • Coprogettazione di iniziative musicali

Libro.p65

39

30/08/2005, 16.58


40

IL PORTICO OGGI

SALUTA TUTTI Ama saluta la gente dona perdona ama ancora e saluta (nessuno saluta del condominio ma neppure per via). Dài la mano aiuta comprendi dimentica e ricorda solo il bene e del bene degli altri godi e fai godere.

Godi del nulla che hai del poco che basta giorno dopo giorno: e pure quel poco - se necessario dividi.

E vai vai leggero dietro al vento e il sole e canta.

Vai di paese in paese e saluta saluta tutti il nero, l’olivastro e perfino il bianco. Canta il sogno del mondo: che tutti i paesi si contendano di averti generato.

Da “Il grande male” 1987 D. M. Turoldo

UNA CARRIERA DIVERSA Qualunque sia la carriera che sceglierete, medici, operai, impiegati, insegnanti permettetemi di proporvi una seconda vocazione. Diventate strenui sostenitori dei diritti civili. Fate che questo diventi parte centrale della vostra vita. Vi renderà migliori medici, migliori operai, migliori impiegati, migliori insegnanti. Arricchirà il vostro spirito come nient’altro può fare. Vi darà quel raro senso di nobiltà che nasce solo dall’amore, dall’altruismo verso il suo simile. Fate che l’amore per gli altri diventi per voi una carriera. Impegnatevi nella nobile lotta per i diritti civili. Farete di voi stessi persone più grandi, del vostro paese una nazione più grande e costruirete un mondo migliore. M. Luther King - 18.04.1959

Libro.p65

40

30/08/2005, 16.58


CAI (CLUB ALPINO ITALIANO) – SEZIONE DI DOLO ( 2003) • Collaborazione nella realizzazione di attività ricreative, a favore di persone con diasabilità, nei giorni festivi e infrasettimanali; uso degli spazi della sede del “Portico” per i corsi di formazione ASSOCIAZIONI CULTURALI (2001) “Il Pentagramma” di Mira (VE). “La Stanseta” di Camponogara (VE). Accademia musicale “A. Gabrieli” di Mira (VE). • Realizzazione di iniziative culturali e musicali (“La Stanseta”) • Realizzazione di corsi musicali • Accordi per l’utilizzo della “sala musica” e “sala incisioni”da parte dei giovani delle associazioni • Partecipazione ad attività di animazione e intrattenimento dell’associazione “Il Portico” GRUPPI MUSICALI GIOVANILI “BASSACUNA”, “CA’ REGGAE”, “ORION”, “PMA”, “SPIROSFERA”, “WITHOUT”, … (2002) • Accordi per l’utilizzo della “sala musica” e “sala incisioni” da parte dei gruppi • Partecipazione ad attività di animazione e intrattenimento dell’associazione “Il Portico” FORUM PERMANENTE PER IL TERZO SETTORE (2004) Progetto “Parco Solidale” • Collaborazione nelle attività di promozione e sostegno alle realtà del Terzo Settore

COLLABORAZIONE CON SOGGETTI DEL VOLONTARIATO INTERNAZIONALE ASSOCIAZIONE “JARDIN DE LOS NIÑOS” (1988) • “Il Portico” ospita la sede legale dell’associazione “Jardin de los niños” • Raccolta e invio di contributi per la costruzione di abitazioni, scuole, laboratori, centri di aggregazione e servizi socio-sanitari presso le “villas miserias” della città di Posadas (Argentina) • Diffusione materiale informativo • Offerta di spazi per le attività dell’associazione “Jardin de los ninños” MERCATO EQUO E SOLIDALE (1996) Cooperativa “Arino Solidale” di Arino di Dolo (VE). “Bandiera Florida” di Mirano (VE). “El Fontego” di Mestre (VE). • Divulgazione e sostegno del progetto di sviluppo alternativo del Mercato Equo e Solidale mediante la promozione di prodotti provenienti dal sud del mondo ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI (1997) “Amnesty International”. “Emergency”. • Attività di promozione, divulgazione e sostegno delle iniziative di difesa dei diritti umani • Raccolta di sottoscrizioni e firme L’associazione aderisce alla “Carta dei valori del volontariato” e la fa propria. La rete operativa della nostra associazione si estende anche a iniziative di valore ecologico e inerenti i diritti civili (alimentazione, cicloturismo, associazione di consumatori, ecc..). né va dimenticato il contributo di ditte e persone che hanno offerto gratuitamente il proprio materiale o il proprio lavoro.

Libro.p65

41

30/08/2005, 16.58


42

IL PORTICO OGGI

“DIVERSABILITÀ” COME UN PASSO AVANTI PRINCIPALMENTE CULTURALE di Claudio Imprudente La presenza di un deficit mette in crisi qualsiasi struttura, anche il linguaggio e di conseguenza le parole. Per esperienza si è visto come parole un tempo utilizzate per indicare particolari tipi di deficit, come idiota, stupido, cretino, col tempo siano diventate parolacce. Anche parole come handicappato o cerebroleso alcune volte vengono utilizzate come insulto. Mi sembra che la parola diversabile più difficilmente seguirà questo percorso di deterioramento, proprio perché sottolinea una positività e non una negatività. Vi racconto un episodio che spiega bene il percorso culturale da fare. Erano presenti un gruppo di insegnanti tedeschi che ogni anno trascorrono una settimana nel bolognese per incontrare alcune realtà operanti nel sociale; solitamente l’ultimo giorno che trascorrono qui in Italia ci fanno visita per una chiacchierata di conoscenza. Io preferisco sempre rendere attivi questi incontri, andare un po’ oltre le chiacchiere, giocare, così da far toccare con mano ciò di cui si sta parlando. Quest’anno avevo messo al centro della tavola una bellissima pianta e ho iniziato dicendo che quella pianta era il mio biglietto da visita: “Salve, sono un geranio”. Immaginate lo stupore negli occhi dei tedeschi, lo sguardo perso ma attento di chi non capisce ma rimane concentrato per intuire dove voglio arrivare. Ho poi spiegato che mi presento così facendo memoria di ciò che era stato detto a mia madre al momento della mia nascita: “Signora, guardi, suo figlio è vivo, ma resterà per sempre un vegetale”. Allora ho scelto come vegetale di essere una pianta di geranio. Le facce dei tedeschi si facevano sempre più sconvolte e curiose nello stesso tempo. Uscendo dalla mia esperienza personale ho deciso di instaurare un dialogo che stimolasse anche il loro contributo sulla questione “pianta o persona?”. Si tratta infatti di una questione che non riguarda solo me; tutte le persone disabili gravi vengono definite dei vegetali sin dalla nascita e così sono dunque costretti a presentarsi per il resto della loro vita. Allora di fronte a questo dato di fatto chiedevo ai tedeschi di avanzare ipotesi o proposte concrete per trasformare queste piante in persone. Sono uscite poi tutte quelle cose che si fanno con una pianta: la si annaffia, la si tiene al sole, le si cambia la terra, la si concima. Ma non basta ancora, facendo tutto questo, assolutamente necessario, la pianta rimane sempre una pianta. Allora escono le proposte più folli e, a mio avviso, anche un po’ patologiche: le si parla, la si tiene in compagnia, le si fa ascoltare la musica. Ok, ma sempre pianta rimane, forse più bella, ma sempre pianta é. I tedeschi non sanno più cosa dire, come gestire la situazione: si legge nei loro occhi lo smarrimento più totale. Decido di buttarmi e dare la soluzione dell’enigma. Tutto quello che è stato proposto appartiene a quello che si chiama assistenza, ma abbiamo visto come con la sola assistenza, seppur necessaria, la pianta rimane ancora pianta. Per farla diventare persona bisogna abbassarsi al suo livello, guardarla dritto negli occhi e instaurare con lei una relazione alla pari: ecco che la pianta diventa persona. Non è comunque uno sforzo unilaterale! Se non ci rapportiamo alla diversabilità nel giusto modo rischiamo di copiare un modello già vecchio, bisogna cambiare la cultura. Dobbiamo insomma fare un salto di qualità che è insieme politico e culturale. Lo sforzo di evoluzione deve essere fatto da tutti, abili e diversabili? Certo, se la persona diversabile non è disposta a giocarsi in una relazione autentica, uscendo dalla logica del mero farsi aiutare, non otterremo una vera reciprocità. Quasi mai si pensa che l’integrazione non è solo l’accoglienza da parte della “normalità” del “diverso”, ma anche il “diverso” deve accogliere la “normalità”. Il diversabile deve accettare il proprio deficit, averne consapevolezza, e fare in modo che il deficit non influenzi negativamente il rapporto con un’altra persona, che a sua volta si sforza di fare altrettanto: entrambi devono accettare i propri limiti. Perché la pianta diventi persona si deve pensare adulta, come diceva spesso il mio amico pedagogista Mario Tortello. A. Canevaro, D. Ianes “Diversabilità, storie e dialoghi nell’anno europeo delle persone disabili”, Erickson, Trento 2003, pag. 9-11

Libro.p65

42

30/08/2005, 16.58


RISORSE E FINANZIAMENTI L’associazione non ha alcuna proprietà. Dal 1987 gode dell’usufrutto della “Casa di Ennio” e dal 2004, con l’iscrizione de “Il Portico” al registro Regionale delle Persone Giuridiche, ne dispone come bene patrimoniale (Decreto Regionale n° 34 del 28 aprile 2004). Per sostenere le diverse attività l’associazione ha imparato a gestire in modo accurato il suo bilancio. Rispetto ai primi anni, infatti, quando tutto si reggeva sul lavoro dei volontari, essa gode oggi di un discreto introito che le permette di far lievitare, in quantità e qualità, la sua offerta di servizi. Si tratta di una base finanziaria che viene completamente assorbita dalle attività in atto. “Il Portico” infatti, è un’Organizzazione Non Lucrativa, per cui il suo bilancio, come per altre realtà del Terzo Settore, non prevede la possibilità di distribuire tra i soci gli utili, che vanno invece sempre reinvestiti in attività sociali. Diverse sono le fonti delle entrate, in primo luogo sottoscrizioni e offerte di soci e simpatizzanti. La sottoscrizione, una quota mensile, semestrale o annuale liberamente stabilita dall’offerente, è forse la più importante, perché costituisce un finanziamento minimo, ma garantito, su cui contare. Altro denaro proviene dai vari Enti (Ministero del Welfare, Regione, Comuni, fondazioni, imprese private, ecc.) che finanziano specifici progetti o dalle donazioni di gruppi, società, associazioni. Le quote di partecipazione a feste e gite organizzate dall’associazione forniscono un’altra fonte di entrata. Le spese per la gestione della casa sono in parte sostenute dai contribuiti mensili versati dagli ospiti che svolgono un lavoro. Alcune persone sono accolte in base ad accordi con i Comuni del territorio che erogano per loro un contributo per un tempo determinato. Un’ultima fonte di aiuto finanziario è il risparmio ottenuto dalle gratuità o dagli sconti o, ancora, dalle favorevoli dilazioni di pagamento, che professionisti, commercianti, artigiani operano sulle prestazioni o sugli articoli acquistati. Il bilancio viene presentato annualmente all’assemblea dei soci e un resoconto sintetico è disponibile in fotocopia per chiunque ne facesse richiesta. Dalla sua lettura si evince come “Il Portico” finanziariamente dipenda per l’85% dai fondi pubblici, mentre solo il 15% derivi dai contributi di soci, simpatizzanti e persone che usufruiscono a vario titolo delle sue iniziative. Tuttavia, se si quantificassero le prestazioni dei tanti volontari, e si valutassero i benefici delle loro continue e innumerevoli prestazioni, il conto si capovolgerebbe. Si potrebbe infatti affermare che la ricchezza del lavoro dei volontari, se venisse monetizzata, sarebbe molto più consistente di quella derivata dalle sovvenzioni pubbliche. In sintesi, senza il contributo pubblico, l’associazione non potrebbe pagare gli operatori assunti, la cui presenza è di fatto indispensabile, né mantenere la “Casa di Ennio”. Nel contempo, senza i volontari, il lavoro del personale assunto sarebbe del tutto insufficiente a garantire i servizi che “Il Portico” vuole continuare ad offrire al territorio della Riviera del Brenta.

NOTA: Le liberalità in denaro offerte alla nostra associazione, sia da persone fisiche che da enti soggetti all’imposta sul reddito delle società, sono deducibili dal reddito complessivo nel limite del dieci per cento del reddito dichiarato (e comunque nella misura massima di euro 70.000,00 annui) così come previsto dall’art. 13 del D. L. 460/97 e dall’art. 14 del D. L. 35/2005. Per questa detrazione è necessario che vengano conservate le ricevute dei versamenti effettuati tramite conto corrente postale o bancario. Per le offerte effettuate a mezzo bonifico bancario, l’estratto conto ha valore di ricevuta. Le ricevute da noi consegnate hanno soltanto un valore interno: per la nostra contabilità e come garanzia di trasparenza. Per le imprese, inoltre, è possibile fornire cessioni gratuite di beni in esenzione Iva così come previsto dal DPR 633/72, art. 10.

Libro.p65

43

30/08/2005, 16.58


44

IL PORTICO OGGI

“VORREI FARE IL VOLONTARIO AL PORTICO” Se questo è il tuo desiderio ecco alcuni consigli Quando arrivi presso la sede chiedi di parlare con uno degli operatori* che ti accoglierà e darà risposta alle tue prime domande mentre ti accompagnerà a visitare la “Casa di Ennio”. Il colloquio potrà continuare in una sala dove ti verrà richiesto di lasciare un recapito (telefono o e-mail) in modo da informarti sulle attività dell’associazione e, in particolare, su quelle che maggiormente ti interesseranno. L’operatore ti consegnerà un foglio con le indicazioni seguenti: La prima cosa da fare, quando si giunge in un luogo sconosciuto, è quella di ORIENTARSI Per questo non sono sufficienti le spiegazioni. Ci vuole una mappa. La mappa delle nostre attività è contenuta nel sito e, in particolare, nelle “Quattro pagine” che spiegano sinteticamente ciò che facciamo. Se la sintesi è di ben 4 pagine fitte, puoi capire quanto complesso sia orientarsi al primo impatto. È facile che tu sperimenti all’inizio una confusione e un disagio. Non ti scoraggiare e non fermarti a giudicare superficialmente dalle impressioni, anche negative o fastidiose che a volte sono causate dall’inserimento in contesti nuovi con persone diverse per sensibilità e carattere. Se hai voglia di stare con noi troverai certamente il tuo spazio seguendo una o più attività tra le numerose che scoprirai un po’ alla volta secondo i tuoi tempi e le tue disponibilità. La seconda cosa da fare è di “CURIOSARE” Non aver fretta di intervenire: ascolta e osserva. L’operatore ti farà conoscere alcune persone che svolgono volontariato e che ti potranno affiancare, se lo desideri, nel percorso di inserimento nelle diverse attività; ad essi puoi confidare i tuoi disagi senza temere per questo d’essere giudicato/a. Le critiche sono un momento prezioso di chiarificazione e lo stimolo necessario al miglioramento reciproco: perciò te ne siamo grati se vorrai comunicarle con franchezza. La terza cosa da fare, per iniziare bene, è di SCEGLIERE l’attività più congeniale E solo in un secondo momento inserirsi in quelle meno “attraenti”. Puoi anche partire da ciò che puoi fare. Ad esempio se desideri semplicemente condividere il tempo libero allora inserisciti nelle attività domenicali e scegli gli itinerari preferiti; se invece hai delle competenze da offrire (dalle più semplici come pulire un locale, vigilare la sede o smistare le telefonate, a quelle più complesse come aggiornare il sito internet, coordinare un gruppo di servizio nella sala musica o multimediale, o seguire pratiche burocratiche presso uffici, ecc.) devi comunicarle agli operatori e stabilire con loro un piano di inserimento progressivo. Potrebbe emergere anche che le tue competenze possono servire in altri ambiti associativi: al “Portico” avrai modo di conoscere altre associazioni che operano in settori differenti, ad es. ambiente (WWF o Legambiente), diritti umani (Amnesty International), cooperazione internazionale (Jardin de los niños), malattie particolari (AISM, ANFFAS, AGENDO). La quarta cosa da fare è di svolgere simultaneamente le tre azioni precedenti: Non ci si può orientare se non si osserva e, per osservare, è necessario scegliere un’attività specifica e provarla. Se sei venuto al “Portico” è per una nuova esperienza. Sarà un po’ come ritornare bambino. I bambini infatti si divertono cambiando attività e “divertere”, in latino, significa proprio questo. Buon divertimento allora!

* Gli operatori si chiamano: Pio Mason, Paolo Rizzato, Sabrina Tomaello, Enrico Pravato, Carlo Marchiori

Libro.p65

44

30/08/2005, 16.58


TIPOLOGIA DELL’IMPEGNO SOCIALE La varietà di iniziative svolte dall’associazione, pur con i limiti evidenti “degli uomini e dei mezzi”, manifesta uno stile particolare dell’impegno sociale. Le numerose idee e attività, che all’inizio potevano apparire dispersive e conseguenti ad una logica del tamponamento delle emergenze, vengono presto strutturate in un progetto che le seleziona, le ordina e le ridefinisce. Questo lavorare per progetti è certamente un punto di forza dell’associazione perché le permette di raggiungere i suoi obiettivi con un’azione più mirata e consapevole. Ogni progetto infatti sintonizza le proposte con le finalità dello Statuto; le rielabora sulla base della riflessione sociologica contemporanea, secondo le indicazioni che provengono dagli ultimi studi elaborati dagli esperti del terzo settore e relativi alla problematica affrontata; definisce nel dettaglio l’impegno di uomini e risorse; prevede sempre la fase di verifica per l’eventuale ricalibratura dell’azione. Ciò permette ai volontari di agire con maggior efficacia e coesione d’intenti. Molto importate per l’associazione è infatti la condivisione della filosofia che la guida e la caratterizza nel suo impegno sociale che si può sintetizzare con questi aggettivi: • ecologico perché cerca di rispondere ai problemi delle persone nella loro interezza e nel loro ambiente, considerando le molteplici dimensioni - psicologiche, sociali, politiche e personali - di cui ogni uomo è portatore; • partecipato perché sposa la teoria dell’affiancamento sociale dove l’operatore non si pone né avanti né dietro ma a fianco di chi ha bisogno per condividerne il percorso. Vuole cioè che la persona in difficoltà diventi corresponsabile del suo cammino di affrancamento, evitando l’atteggiamento di chi esige servizi o si fa trainare; • integratore perché non porta le persone in difficoltà fuori dalla città, ma la città dentro l’associazione. Non vuole creare un luogo di raccolta delle persone in difficoltà, bensì dar vita ad una piccola piazza per favorire e moltiplicare gli incontri tra persone con bisogni, situazioni e abilità differenti; • allargato perché non si limita ai problemi che affronta ma arricchisce la società facendo crescere la coscienza civica e la responsabilità solidale; • competente perché cerca di coniugare necessità, creatività e buona volontà con le indicazioni che provengono dagli studi specialistici, cosa quanto mai interessante perché dice ad un tempo la possibilità praticata di tradurre nella realtà i risultati della riflessione teorica e il lodevole sforzo di persone, con diversa formazione, di passare dallo spontaneismo all’acquisizione di cultura e strumenti adeguati per un volontariato di maggior qualità.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Tutti questi elementi, che costituiscono certamente l’aspetto di qualità de “Il Portico”, non azzerano i problemi in cui si dibatte l’associazione. Il “lavorare per progetti” consente di dare continuità agli interventi e, cosa altrettanto importante, di poter usufruire di finanziamenti che permettono di concretizzare le azioni ideate. È evidente, tuttavia, che compito dell’associazione non è quello di progettare all’infinito, aprendo sempre nuovi fronti, ma quello di gestire e prolungare nel tempo gli interventi rivelatisi efficaci. Il lavoro per e con le persone, infatti, se vuole essere formativo e puntare sul cambiamento individuale e sulla trasformazione in positivo dei contesti sociali, ha bisogno di tempi lunghi, quasi

Libro.p65

45

30/08/2005, 16.58


46

IL PORTICO OGGI

www.il-portico.it

Libro.p65

46

30/08/2005, 16.58


mai circoscrivibili con precisione nel tempo, come avviene per qualunque altro lavoro produttivo di beni materiali. Anche la costruzione delle reti di collaborazione, e l’obiettivo di decentrare alcune iniziative presso altre associazioni, richiede il tempo di costruire nel territorio e nelle persone una mentalità nuova, di apertura dei propri rassicuranti confini. In una certa misura, questa nuova filosofia dell’azione sociale non è un dato acquisito una volta per tutte nemmeno all’interno dell’associazione. Ogni persona che si aggiunge “sotto il portico” deve essere aiutata a capire, maturare e condividere lo stile proposto, e anche questo è un processo che chiede tempo e, talvolta, anche la disponibilità a cambiare le proprie idee. Il rischio di lavorare con tanta buona volontà, ma senza capire la cornice entro cui si inserisce la propria azione, è uno spettro sempre presente che incide sulla qualità dell’intervento e può portare alla demotivazione. L’associazione ne pare consapevole ed infatti, in un opuscolo divulgativo in cui presenta se stessa, così descrive il volontario che cerca e la sensibilità che promuove: “I volontari che aderiscono a “Il Portico” sono quasi tutti inseriti in altri gruppi non solo di “amicizia” ma anche di impegno (alcuni svolgono attività in aggregazioni politiche, associazioni culturali, gruppi parrocchiali e movimenti vari). Ciascuno trova necessario ritagliare del tempo per dare vita a questa associazione che desidera mantenere l’aspetto di un gruppo di amici, solidali fra loro e al tempo stesso attenti a tutti quegli “altri” - e sono molti - che per vari motivi vengono considerati “diversi” e, spesso, abbandonati a se stessi o semplicemente dimenticati da chi rincorre unicamente il proprio benessere. D’altra parte queste considerazioni debbono superare il “buon proposito” generico e, incarnandosi nella realtà del territorio della Riviera del Brenta, si concretizzano nella sensibilizzazione delle decine di migliaia di cittadini che qui vivono spesso indifferenti o ignari di quei drammi che si consumano dietro la porta dei vicini di casa. Questi “limiti” territoriali costituiscono in realtà l’”apertura” e la dimensione del nostro impegno ed anche lo scopo stesso della nascita del gruppo de “Il Portico” il cui obiettivo principale, va ribadito, è quello di sensibilizzare mediante la testimonianza della condivisione. Essa appare infatti come l’unica esperienza che riesca a formare un carattere rispettoso, forte e paziente in grado di sostenere nel tempo anche la lotta, quasi sempre dura e poco gratificante, contro la lentezza o l’ingiustizia delle istituzioni, delle leggi, delle strutture”.

Libro.p65

47

30/08/2005, 16.58


48

IL PORTICO OGGI

CHI È JARDIN DE LOS NIÑOS L’Associazione Jardin de los Niños si costituisce a Dolo (VE) nel settembre 1988, come Associazione senza fini di lucro, impegnata nella tutela dei diritti civili e, in particolare, in attività di cooperazione internazionale. Sin dal momento della sua nascita il suo partner principale è rappresentato dall’omonima associazione argentina Jardin de los Niños, attiva nella regione di Misiones nel nord-est del Paese, il cui fondatore Emilio Marchi, italo-argentino, funge da importante raccordo fra le due. Le due associazioni nascono quasi congiuntamente con il medesimo obiettivo di andare incontro alle esigenze della popolazione emarginata, con una particolare attenzione per gli abitanti dell’area latino-americana. Oggi, accanto alla forte relazione con l’Argentina, la ONLUS italiana sostiene anche progetti di sviluppo in altre aree dell’America latina (Ecuador, Brasile) e dell’Africa (Rwanda). LA SUA MISSIONE La sua missione è quella di portare il primo soccorso laddove esiste una situazione di emergenza e di attivare processi di sviluppo già dalla fase immediatamente successiva all’emergenza, intervenendo mediante progetti di auto-sviluppo economico e sociale che coinvolgano la partecipazione della popolazione locale contro ogni forma di assistenzialismo. In quest’ottica, la logica di intervento è quella del co-finanziamento dei progetti, in modo da responsabilizzare, anche economicamente con il proprio contributo lavorativo, la comunità beneficiaria dell’intervento, prima attrice del proprio sviluppo. I PRINCIPALI SETTORI DI INTERVENTO • miglioramento dell’habitat • emergenza alimentare • sfera materno-infantile e adolescenza • educazione e formazione • partecipazione comunitaria • sanità • microcredito DOVE SIAMO IN ITALIA: Via Brentabassa, 49 - Dolo (VE), www.jardin.it, info@jardin.it ARGENTINA: Yerbal 1246 - Posadas - Misiones, jardindelosninos@yahoo.com

Libro.p65

48

30/08/2005, 16.58


Libro.p65

49

30/08/2005, 16.58


50 Libro.p65

50

30/08/2005, 16.58


LE STORIE

M

olte persone sono passate sotto “Il Portico”, ognuna con la sua storia.

“Il Portico” oggi non è soltanto un insieme di attività solidali, ma uno scrigno di vicende umane che ne determinano la ricchezza autentica. Ne abbiamo scelte alcune inserendole tra due grosse “virgolette”: la storia di Paolo e quella di Ennio. Con Paolo si è iniziato ad allargare l’incontro oltre le esigenze di Ennio, alla scoperta delle tante solitudini che caratterizzano anche la vita di chi è contornato dagli affetti familiari, che a vent’anni non bastano più. Con la morte di Ennio l’associazione si ritrova il regalo della sua casa, e allora le storie si moltiplicano. Di queste storie - anzi di questi frammenti di storie -, però, non possiamo ancora scrivere con altrettanta libertà, per il rispetto della sensibilità di chi ancora ci frequenta. Abbiamo inserito perciò un solo resoconto personale ed uno collettivo riferito al progetto “Bruzzico”, che dà sufficientemente l’idea dei problemi umani degli ospiti e delle soluzioni offerte. A questi resoconti si aggiunge una pagina di “Carte Scoperte” in cui Gianni Pizzi, ambientalista di razza, racconta brevemente “il suo Portico”, così come l’ha incontrato iniziando a fare volontariato sociale a 50 anni. Completano la sezione due significative relazione scritte da giovanissime studentesse che hanno scelto di svolgere uno “stage” durante soggiorni associativi diversi. Encomiabile è lo sforzo di Giorgia di superare sé stessa, di vincere la ripulsa istintiva, irrazionale che la diversità fisica e mentale causa in tutti noi. I giovani e gli adulti dovrebbero trarre esempio da questa ragazzina, che a 16 anni piange, non dorme ma non torna a casa: affronta ciò che le “ripugna” e scopre in esso addirittura uno stimolo alla crescita interiore, una bellezza che tanti altri non vedranno mai.

Libro.p65

51

30/08/2005, 16.58


52

LE STORIE

L’inaugurazione ufficiale della Sala Multimediale “Paolo Zuin” è avvenuta domenica 25 febbraio 2001. Nell’occasione si sono raccolte testimonianze molto significative che ora riproponiamo e che permettono di raccontare in modo originale

LA STORIA DI

Paolo Zuin Amico di Ennio Baldan, colpito dalla stessa malattia, la Sclerosi Multipla, in forma più grave e vissuto, nonostante ciò, nella serenità della propria famiglia per tanti anni, sempre in attesa degli amici, acuto, mite, paziente, gioioso e ironico compagno di tanti incontri e viaggi, uomo spirituale e riflessivo, entusiasta, fino alle lacrime, della fraternità che abbatte tutti i muri di separazione e soprattutto il baluardo massiccio dell’indifferenza. Questo muro, innalzato dalla fretta e dalla distrazione contemporanea, quasi ad occultare la sofferenza degli ultimi e ad ingigantirla insopportabilmente con la solitudine, è stato abbattuto dal sorriso e dalla gratitudine di Paolo e dalla presenza costante di tutti gli amici che da lui sono stati accolti e che ora vogliono ravvivarne il ricordo affinché il fuoco della solidarietà divampi nel cuore di ogni persona di buona volontà e particolarmente in coloro che, in questi luoghi, la vivono in modo associato e cooperativo nello spirito coraggioso di una fraternità planetaria. Gli amici dell’ associazione “Il Portico” Dolo, Venezia

UN “GOTO” DE MASSA Il testo seguente è una lettera scritta alla madre di Paolo da Lyde Cuneo, già fondatrice e presidente dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) di Mestre. Lyde è una testimone d’eccezione: ha compiuto da poco gli ottanta anni, sessanta dei quali trascorsi in sedia a rotelle. La sua storia, la sua forza e la sua parola, raccolte in alcune significative pubblicazioni, hanno seminato e seminano ancora entusiasmo e speranza. Avevo saputo che un giovane, che abitava nei dintorni di Mirano, desiderava conoscermi. Con mio marito decisi di andarlo a trovare la sera di Natale (eravamo nel 1969). Ricordo la data ma non il motivo di quella scelta insolita:

Libro.p65

52

30/08/2005, 16.58


rintracciare una casa di campagna, senza un indirizzo preciso, in un’ora buia, con un terreno reso scivoloso da una recente nevicata. Fu una vera avventura! Trovammo in un bar del paese, dove ci eravamo fermati a chiedere informazioni, il vecchio nonno che interruppe una partita a carte per accompagnarci, ma il signor Zuin ci indicò spesso la strada sbagliata, giustificandosi, poi, dicendo di aver bevuto “un goto de massa”! Quando finalmente arrivammo, non trovammo il giovane che volevamo conoscere, il quale aveva preferito trascorrere le festività in un istituto che spesso lo ospitava; trovammo invece un’accoglienza calorosissima in una famiglia (la sua) mai conosciuta prima, che ci fece sedere alla sua tavola e divise con noi il panettone, altri dolci fatti in casa e del buon vino genuino. Questo atteggiamento lasciò stupiti noi genovesi, provenienti da una terra di “rusteghi”, non disponibili ad accogliere estranei senza preavviso, per giunta in una sera particolare: spesso un simile comportamento ebbe a colpirmi e contribuì a farmi amare la nuova città di residenza, dove all’inizio tutto mi sembrava ostile! Conobbi in seguito Paolo, il giovane colpito da sclerosi multipla, malattia che gli aveva impedito di diventare analista, strada scelta per non lavorare la terra come avrebbe richiesto la tradizione di famiglia. Paolo era tanto buono e generoso: seppi che quando non trascorreva le feste con i suoi, lo faceva per rimanere con un amico disabile, (ospite della citata comunità), che era solo e non aveva parenti che lo andassero a prendere. Generosissima anche la madre, che con il suo dolce sorriso sembrava voler chiedere scusa a noi che andavamo a trovare il suo Paolo, purtroppo sempre più grave. Ammirai tanto quella madre che nascondeva il dolore per quel figlio, destinato a morire giovane, sotto quel sorriso che mantenne anche quando, pochi giorni dopo aver perduto Paolo scomparve anche la figlia Paola, colpita da un’altra terribile malattia (e, successivamente anche Mario, il marito, a causa del morbo di Altzeimer ndr.). Molte volte, con altri amici, sono tornata a trovare Paolo, nella nuova casa dove visse gli ultimi anni; sono sempre stata accolta con grande e sincera festa e ancora mi ritrovo a gustare le cose buone prodotte della famiglia e i frutti della terra. La signora Rosalia con il solito dolce sorriso, ci mostra le foto di Paolo, così il figlio è sempre presente.

IL PORTICO DI PAOLO Amici miei cari, che avete condiviso per lunghi anni l’aiuto quotidiano a Ennio e l’amicizia di Paolo, come potete pensare che oggi essi si limiterebbero a ringraziarci di averli privilegiati della nostra amicizia e del nostro aiuto rispetto ad altri, ai tanti altri dimenticati? Paolo Zuin era un campione di solidarietà. Pensava sempre agli altri pur avendo bisogno di tutto come e più di un neonato. Incapace di controllare i propri più semplici movimenti, sapeva comandare puntigliosamente al suo cuore, tanto da non richiedere nulla per sé, né pretendere alcunché da chi gli stava attorno. Oggi lui, uomo di paradiso già in vita, ci inviterebbe a riflettere sul fatto che noi abbiamo segnato la sua sorte forse più di quanto la sorte abbia segnato lui. Sì, ne sono convinto. Con l’espressione sua tipica che lo portava a trasalire di giubilo stringendo le braccia e allargando gli occhi sorridenti verso gli ospiti inattesi, Paolo, con un filo di voce ci chiederebbe semplicemente: “come va?”. Un modo convenzionale di interazione verbale che, di solito è l’innesco del bollettino medico giornaliero di coloro che pensano a comunicare soltanto i propri disagi e sentimenti. Paolo non parlava mai di se stesso e della sua fatica quotidiana, del suo lento, immeritato “martirio”. In questo semplice modo ci ha insegnato ad essere premurosi verso gli altri. Ci ha fatto comprendere che, andando a trovarlo, la nostra amicizia, (insensata forse agli occhi del mondo, che la scambiava per sentimento pietoso o per

Libro.p65

53

30/08/2005, 16.58


54

LE STORIE

masochismo a scopo redentivo personale), proprio la nostra amicizia, era la trasformazione radicale della sua sorte da punizione a redenzione, da dannazione a salvezza. Invece di sentirsi castigato dal destino, Paolo si percepiva come un privilegiato e sempre ce lo esternava affinché quella consapevolezza perpetuasse il miracolo dell’amicizia. Nello stesso tempo noi imparavamo tante altre cose da questa infinita, santa pazienza di Paolo. Imparavamo ad ascoltare senza fretta; a camminare con il passo degli ultimi; a dare un valore diverso al tempo; ad attribuire il giusto prezzo alla salute fisica e mentale; a svalutare il possesso di oggetti e tutte le avidità dell’accumulo di beni e della rincorsa alla carriera. Allo stesso tempo, attorno a questi valori eterni, cementavamo l’amicizia tra di noi in modo così profondo che oggi è ancora più forte di ieri e ci raduna in un’anima sola soprattutto nei momenti in cui deve esprimersi come solidarietà progettuale. Io mi sentivo sempre giudicato dalla benevolenza di Paolo. Sul suo trono di gomma e di tubi cromati, lui ci attendeva senza giudicarci, senza rinfacciarci le lunghe latitanze. Eppure io mi sentivo richiamato interiormente proprio dal suo silenzio. Era il silenzio di tutti gli esclusi; delle migliaia di giovani, anziani, poveri, ammalati, handicappati che lui per noi rappresentava e che lui ben conosceva. Paolo aveva frequentato diversi istituti e teneva rapporti con vari amici altrettanto sventurati e ben sapeva che la nostra amicizia lo rendeva, rispetto a loro, un privilegiato. Questo fatto era molto gratificante per me, ma altrettanto responsabilizzante rispetto agli altri, agli infiniti altri che rimanevano esclusi. Fu grazie all’incontro con Paolo e Ennio che, in diversi amici maturò l’idea di dar vita ad un gruppo più ampio ed organizzato di persone che operasse unito e numeroso al fine di abbattere la solitudine e creasse una cultura diffusa dell’integrazione sociale. Ed allora possiamo dire che è anche merito di Paolo se è nato “Il Portico”. Ciò non è avvenuto per sua iniziativa ma è senz’altro la realizzazione di un suo inespresso desiderio. Inespresso forse perché troppo ambizioso. Inimmaginabile anche per noi. Ma in tanti siamo riusciti a realizzare questo sogno. Tante persone non si sentono più sole e trovano fa queste mura l’affetto inalterato che è stato espresso per molti anni a Paolo. E, come Paolo, ora possono sorridere perché c’è un luogo, oltre la famiglia, in cui l’accoglienza è offerta con la stessa passione e nella totale gratuità. Grazie, Paolo, dal “Portico” e per “Il Portico” i cui semi sono stati seminati tanti anni fa nella tua stanza! Sandro

PAOLO, NOSTRO TESTIMONE DI NOZZE Essere testimone del matrimonio di una coppia di amici è un impegno che ci si prende PER SEMPRE. Ben 20 anni fa Paolo era davanti all’altare insieme a noi, quando ci siamo sposati nella chiesa di Cazzago. Insieme a Sandro, Marino, Marisa e Silvana, ha creduto alla promessa che ci siamo fatti. Non ci ha mai detto ”Siete matti” oppure “Vedrete, vedrete, la vita cambierà…”. Paolo era sicuro del nostro matrimonio da subito. Quando gli abbiamo chiesto di essere nostro COMPARE ha fatto un grande sorriso, ci ha regalato i suoi occhi luminosi e ha detto “Grazie”.

Libro.p65

54

30/08/2005, 16.58


Grazie di che, poi?? Ci ha donato tanto: ci ha indicato gli ingredienti essenziali per una vita matrimoniale felice. Nelle sue mani c’era spesso la corona: Paolo ci ha insegnato a pregare, pregando per noi. Con la sua fede ci ha indicato la via, soprattutto quando eravamo nella sofferenza: dalle sue labbra uscivano parole di Sapienza. Ci ha dato fiducia nelle fatiche che l’amore non ci ha risparmiate: dalla sua carrozzina Paolo ci ha insegnato ad essere sereni, a non disperare mai, ad accettare la volontà di Dio. Ha testimoniato l’ottica della pazienza e della speranza per guardare al domani. Ci ha indicato la via della perseveranza, in un mondo che morde e fugge. Nel suo volto abbiamo goduto l’allegria, il sorriso, la pace e la serenità. Quando si andava a casa di Paolo si imparava l’accoglienza : qualsiasi fosse il giorno o l’ora… con lui si gustava la gioia di essere amati, abbracciati, cullati, nella dolcezza di una grande tenerezza. Ci ha insegnato così a volerci bene per sempre. Ora Paolo ci protegge , è il nostro angelo. È IL NOSTRO ANGELO TESTIMONE DI NOZZE, PER SEMPRE. Luisella e Antonello Marchiori

La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d’angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile ai nostri occhi. Salmo 117, 22-23

LA VALIGIA PRONTA Paolo è morto il giorno 8 gennaio 1989, in una giornata incredibilmente primaverile, con uno splendido sole e un’aria tiepida. Durante la messa del funerale, Marino Stocco ha ricordato Paolo con le seguenti parole: “Sai, Paolo, è stata la tua mamma a raccontarcelo. Una settimana fa le avevi confidato: bisogna tenere le valigie pronte, perché non si sa mai quando si deve partire. Il pigiama, le camicie, maglioni e calzettoni grossi, il rosario; non mancava proprio niente. Sembrava la partenza per le vacanze estive sull’Altipiano o sulle Dolomiti che ci hanno visto passare momenti sereni e felici della nostra vita. Stavolta invece, Paolo, sei partito per altra meta, ci lasci per un lungo periodo e noi tutti siamo un poco più tristi e soli. Ci siamo incontrati ultimamente il 25 dicembre, eravamo soliti ripeterlo: senza di te, ma che Natale è! Chissà come sarà il prossimo Natale. Caro amico grazie, perché entrando nella tua casa in via Basse abbiamo scoperto l’accoglienza; grazie per i tuoi genitori e fratelli, persone squisite che ci facevano sentire sempre graditi anche alle 11 di sera, grazie alla Nina, la tua mamma. La sua perseveranza, la dedizione costante, la meticolosità nell’assisterti ci hanno aiutati a capire cos’è la fedeltà, (ma adesso basta sennò lei si arrabbia). Grazie per la serenità dei tuoi occhi e per la gioia di vivere che il tuo volto ostentava, e per la carica che l’incontrarti ci dava. Grazie per la tua mente sana che la terribile malattia non è riuscita ad offuscare e traviare. Grazie perché non hai maledetto la sorte e la tua bocca ha proferito solo parole di rispetto per gli uomini e di gratitudine

Libro.p65

55

30/08/2005, 16.58


56

LE STORIE

a Dio. Ti ringraziamo per averci stimolato a pregare, a cantare, a lodare quel padre che ci ha permesso di poterci chiamare fratelli. Grazie perché sei stato un uomo buono, coraggioso, intelligente, semplice e mite: hai combattuto la battaglia, hai terminato la corsa, hai conservato e seminato la fede. Scusaci se qualche volta, spesso, le nostre chiacchierate invadenti non hanno dato spazio alla tua voce flebile e tremante. Perdona se abbiamo parlato noi, bensì che ascoltarti, come scolaretti saputelli che pensano di saperne più del maestro. Adesso te ne sei andato in silenzio e con discrezione. Mi piace sognarti mentre cammini per i boschi che circondano la tua nuova casa, mentre corri sugli immensi prati d’erba pronto ad aspettare chi resta indietro, ad aiutare chi è in difficoltà, a rincuorare chi si scoraggia. Paolo, è proprio venuto il momento di salutarci per l’ultima volta, ma non preoccuparti perché un giorno ti raggiungiamo. Una nuova vita ricomincia, sicuramente lassù ti stanno tutti aspettando; hanno bisogno di un analista chimico in gamba come te. Si riprende daccapo. Un forte abbraccio dai tuoi amici.

IL RICORDO DEI FRATELLI DI PAOLO Siamo qui per rivolgere un vivo ringraziamento a tutti gli amici di Paolo che, dopo averlo fatto rivivere quando era una persona malata, ora vogliono che riviva ancora nella casa che fu di Ennio. Oggi, a distanza di 12 anni, non solo non lo avete dimenticato, ma volete che Paolo resti sempre presente in mezzo a voi e a noi intitolandogli questa sala. Quando una città si trova a dare un nome ad una nuova strada, fra tanti nomi si cerca quello della persona che possa essere più significativo e importante per quello che ha fatto o che ha rappresentato. Anche per voi forse è successo nel piccolo la stessa cosa, per questo vi siamo oltremodo grati di aver pensato a Paolo come persona significativa per questi luoghi e per tante persone che hanno avuto l’occasione per conoscerlo. La sua sofferenza era ai nostri occhi immane, ma lui per non ferirci cercava sempre di sdrammatizzare e incoraggiare tutti... finché ha potuto parlare. Anche lui, come Ennio stroncato dalla malattia proprio quando era ora di progettare la vita, ha avuto la fortuna di credere nell’amicizia, e almeno in questo senso la vita non gli è stata avara... gli ha dato occasione di incontrare tanti amici, e tanti amici veri, quelli che oggi sono qui e che hanno voluto ricordarlo scrivendo il suo nome su queste pietre. Di nuovo un ringraziamento sincero. Vetrego, 11 febbraio 2001

Libro.p65

56

30/08/2005, 16.58


TESTIMONIANZA DI UNA PARENTE DI PAOLO Ero andata a trovare Paolo in una casa di cura sui monti di Asiago. Arrivata assieme alla mamma e ad altri familiari di Paolo, sono stata colta di sorpresa quando ho visto che Paolo stava gustando un grappolo d’uva solo perché un suo amico, venuto anche lui dalla pianura, aveva la pazienza di fargli cadere in bocca un acino alla volta. Chiesi chi fossero questi giovani per me “eroici”. L’amico di Paolo mi disse che erano un gruppo di giovani normali che si erano presi l’impegno di dedicare qualche ora alla settimana alle persone più sfortunate. Mi disse ancora, che quel tempo sottratto anche ad un po’ di ozio o di divertimento, avrebbe donato a persone come Paolo la gioia e la speranza di vivere e di non sentirsi sole nonostante il loro handicap. Se tutti i cosiddetti “normali” avessero dedicato un po’ del proprio tempo agli altri, questo tempo non avrebbe pesato a nessuno, si sarebbe moltiplicato all’infinito e avrebbe fatto la gioia di chi era dimenticato e infelice. Ed era questo il motivo che spingeva lui ed i suoi amici a fare quello che stava facendo. Da quel giorno sono rimasta sempre con il ricordo di questa esperienza, indimenticabile perché è stata per me una vera lezione di vita.

Libro.p65

57

30/08/2005, 16.58


58

LE STORIE

SINTESI DEGLI INTERVENTI SVOLTI ALL’INTERNO DEL

Progetto “Bruzzico” Al termine di quest’anno possiamo compiere alcune considerazioni sull’efficacia del progetto “Bruzzico” per l’integrazione di persone ex carcerate o in affidamento. L’integrazione culturale è una finalità che si può difficilmente raggiungere nell’arco di una vita. Nondimeno è importante iniziare il processo e operare affinchè questo avvio avvenga nel migliore modo possibile. È quanto si è cercato di fare con gli ospiti della nostra Associazione. Essi hanno incontrato un gruppo di volontari che ha loro offerto una rete di relazioni umane e sociali utili alla ricerca di un lavoro e all’inserimento non conflittuale nel tessuto sociale. Al di là di queste riflessioni generali serve analizzare i singoli casi per cogliere nei differenti percorsi l’utilità del nostro intervento. Gli ex carcerati che hanno usufruito della nostra ospitalità presso la “casa di Ennio” sono descritti in modo anonimo nelle seguenti storie: 1) G. ha trascorso presso la nostra Associazione gli ultimi mesi del periodo necessario per la sua sistemazione definitiva nella casa dei suoceri con la moglie e la figlia neonata. Ora egli ha un lavoro ed una positiva situazione affettiva e relazionale. È ancora legato all’Associazione dalle amicizie che ha tessuto e non ha più commesso reati. 2) M. ha concluso la permanenza presso di noi passando ad una diversa sistemazione presso un’altra comunità che gli è stata offerta dal Comune di Venezia. L’intervento realizzato con il progetto Bruzzico gli ha permesso di acquisire comportamenti accettabili in una convivenza. Quando giunse nel marzo 97 i suoi atteggiamenti erano costantemente provocatori ed aggravati da scarsa pulizia personale e da un problema grave di enuresi notturna per cause psicologiche che lentamente sono state superate consentendo l’acquisizione di maggiore dignità e rispetto da parte degli altri ospiti, soprattutto da quelli che hanno condiviso la stanza. Anche gli episodi di aggressività che all’inizio caratterizzavano il suo comportamento si sono stemperati grazie al clima comunitario “dialettico” ma accogliente. 3) L. aveva pendenze penali per piccoli reati. La sua età avanzata non ha costituito motivo di difficoltà nell’inserimento. Mentre alcune abitudini consolidate alla vita solitaria e trasandata hanno rappresentato ostacoli più difficili da superare. Alcuni atti di minacce verbali e di violenza fisica (di modesta entità) sono stati circoscritti per la durata dell’intero periodo di permanenza, fino a quando, cioè, l’amministrazione comunale che lo seguiva ha trovato per lui una diversa e definitiva sistemazione. Anche in questo caso si sono evidenziati effetti positivi nell’acquisizione di abiti di comportamento accettabili in una civile coabitazione, essenziali al di fuori della “protezione” comunitaria. 4) G. proveniva dalla Cooperativa Olivotti presso la quale aveva trascorso l’intero periodo d’inserimento alternativo alla detenzione. Il suo caso era diverso: le esperienze

Libro.p65

58

30/08/2005, 16.58


pregresse che lo avevano visto coinvolto in fatti di droga hanno purtroppo ipotecato i positivi successi dell’iniziale inserimento. Infatti, proprio al termine dell’anno di accoglienza che lo aveva visto sempre più partecipe e sensibile all’attività dell’Associazione ed inserito lodevolmente nel mondo del lavoro, ha avuto una pesante ricaduta che ha minacciato di compromettere tutto il lavoro compiuto. Il sostegno del SERT si è rivelato essenziale, ma secondo gli accordi prestabiliti ora si trova accolto presso un’altra e più adeguata struttura. 5) La vita di T., dal momento in cui è maggiorenne, è un susseguirsi di interventi delle strutture sociali e sanitarie per arginare l’aggressività della persona che, comunque, si limita ad autolesionismo e piccoli furti individuali che lo portano in carcere per circa un anno e, nella nostra associazione, per un altro anno (già scontato mediante l’attività lavorativa intrapresa presso “Il Portico”). T. arriva nella nostra Associazione dopo aver fallito anche l’ultimo tentativo di inserimento nella attività lavorativa della Cooperativa “Olivotti” di Mira. Il contesto comunitario de “Il Portico” è diverso e T. si adegua lentamente a quelle regole che aveva sistematicamente infranto. Attualmente ha altre piccole pendenze con la giustizia e dev’essere aiutato a mantenere l’ordine della propria persona e della propria vita seguendo i ritmi di levata, di lavoro e di riposo nonché il rispetto delle fondamentali norme della vita sociale. Con lui il progetto Bruzzico deve continuare. Si rende necessario un periodo molto più lungo, paradossalmente proprio per il successo dell’intervento stesso che, inevitabilmente, ha creato una dipendenza affettiva in conseguenza del fatto che T. è senza genitori e senza alcun parente di riferimento. Ci sembra che emerga con evidenza da questi casi il sostanziale esito positivo dell’intero progetto. Le richieste che continuano a pervenirci dai Comuni del comprensorio veneziano confermano l’efficacia e l’unicità della tipologia del nostro intervento che, pertanto, proseguirà anche nel prossimo triennio secondo le modalità consolidate. Il Presidente Lorenzo Zuin - Dolo 26/10/1999

RELAZIONE

di un ospite DELLA “CASA DI ENNIO”

Mi chiamo H. e sono di origine albanese. Innanzitutto vorrei dire che sono un ex ospite de “Il Portico” e che ho usufruito dei servizi offertimi per circa un anno e mezzo. Venivo fuori da una situazione molto difficile essendo appena uscito dal carcere dopo un periodo di 8 anni e grazie al Comune di Venezia sono giunto presso l’Associazione “Il Portico”. Da subito “Il Portico” mi ha accolto mettendomi a disposizione una camera e soprattutto calore umano. Vidi che esisteva un vero senso comunitario in quanto i lavori quotidiani della gestione della casa venivano gestiti da tutti noi ospiti in un vero spirito di collaborazione. Tra noi ospiti si faceva subito amicizia perché esistevano degli spazi e momenti che favorivano tale fatto quali il momento del pranzo e della cena e

Libro.p65

59

30/08/2005, 16.58


60

LE STORIE

la sala televisiva. Inoltre ogni mercoledì s’incontrano tutti gli amici dell’associazione e gli ospiti. In questi momenti si parla, si gioca e ci si confronta esprimendo le proprie idee senza finzioni anche se siamo di diverse provenienze e culture. Le diversità si valorizzano, conoscendosi reciprocamente, superando ogni volta le difficoltà avvenute a causa della diversa etnia con una vera cultura democratica. Inoltre gli incontri e i dibattiti che si organizzano, mi hanno aiutato molto nell’approfondire le mie conoscenze delle altre culture e superare molti tabù e abitudini che avevo assorbito. Un’altra cosa molto bella nei miei confronti è stata la loro capacità nel coinvolgermi nelle attività di animazione dandomi sicurezza e facendomi acquisire fiducia nella società ed in me stesso. Se oggi lavoro, ho una casa e guardo al mio futuro con molta speranza e fiducia lo devo alle persone che frequentano l’associazione che mi hanno messo a disposizione tutte le loro conoscenze e la loro amicizia. Attualmente vivo con mia moglie nella Riviera del Brenta e collaboro saltuariamente con l’associazione “Il Portico” mentre sono un socio attivo della cooperativa “Il Villaggio Globale”.

RELAZIONE SUL

soggiorno invernale A PERA DI POZZA DI FASSA (TN) CON L’ASSOCIAZIONE “IL PORTICO”

Frequento la classe terza del Liceo sociopsicopedagogico e quest’anno ho deciso di aderire ad una iniziativa proposta dal professore, la quale consisteva nel trascorrere alcune giornate, più precisamente dal 13 al 16 Febbraio, in Val di Fassa con l’Associazione “Il Portico”, della quale il mio professore fa parte. Eravamo in 6 ragazze della mia scuola, tre di terza e altre tre di quarta, alcune di esse avevano già compiuto questa esperienza sempre con la medesima associazione ed erano rimaste molto soddisfatte.

Libro.p65

60

30/08/2005, 16.58


Tra i componenti in questo soggiorno, oltre a famiglie, anziani, bambini… vi erano anche ragazzi e ragazze disabili, portatori di handicap sia psichici, sia sensoriali o con deficit mentale. Sono una persona molto aperta ed il più delle volte disponibile, mi piace aiutare gli altri, però per essere sincera non avevo mai avuto contatti con persone aventi questi tipi di “problemi” ed ero perciò un po’ perplessa su come si sarebbero svolti i primi approcci. Durante il primo giorno ho avuto subito modo di fare la prime conoscenze e da queste sono rimasta entusiasta poiché non avevo avvertito nessuna situazione di disagio; con tutti avevo avuto un contatto a parte con una ragazza spastica, Teresa, con la quale all’inizio non sapevo come comportarmi e quindi come creare un rapporto con lei, provavo una strana sensazione nei suoi confronti: tenerezza, ma anche timore, compassione e dolcezza.. il giorno seguente però stetti più tempo con lei poiché, seguendo un “programma” a turni, bisognava darle la colazione, il pranzo e la cena, poiché per lei era un problema farlo da sola. Quando arrivò il mio turno con Melissa (una compagna di classe) il timore che provavo per questa ragazza scomparve poiché cominciai a parlarle, a capire ciò che voleva ed era lei stessa che mi aiutava a capirla… da qui ho cominciato a comprendere che era un’esperienza davvero formativa, in quanto cominciava anche a darmi più fiducia in me stessa ad a cancellare dubbi e “paure” riguardanti questi problemi che da sempre ci sono e sono visivi nella maggioranza delle persone, che cerca di risolvere queste loro “paure” non occupandosi o informandosi ma non interessandosene. Ho visto, o meglio ho percepito una grande atmosfera di armonia e unione, mi piaceva molto osservare questi ragazzi soprattutto quando si aiutavano tra di loro, mettendo magari meglio la sciarpa a qualcun altro o semplicemente scambiandosi una dolce parola. Ognuno cercava di rendersi utile come poteva, c’era la responsabile del telefono, del bar, la capo cuoca… tutto era organizzato con chiarezza. A parte Teresa ed un’altra ragazza, accompagnata però dai genitori, i ragazzi non avevano, a mio avviso, gravi problemi, ognuno aveva qualcosa di particolare, di speciale… c’era per esempio chi voleva in continuazione dediche d’affetto come Brunetto o chi, come Stefano, riusciva ad indovinare il tuo giorno di nascita ed a svolgere dei calcoli in un tempo brevissimo meravigliando chiunque. L’ultima sera è stata molto divertente e armoniosa, in quanto tutti eravamo in un’unica sala dove combinati per caso a coppie dovevamo ballare e compiere delle prove; alla fine della festa c’erano dei deliziosi dolcetti e un delicato vin broulè. Quest’esperienza mi è piaciuta molto ed è stata veramente formativa, sono contenta che il primo approccio sia stato positivo e mi abbia dato quindi la possibilità di rendermi utile per quel poco che potevo svolgere. Piasenti Emma classe 3 C - 17/02/2003

Libro.p65

61

30/08/2005, 16.58


62

LE STORIE

UNA GITA DI 4 GIORNI CON IL PORTICO IN LIGURIA:

l’esperienza di Giorgia Ho trovato questa vacanza molto piacevole quanto interessante. Interessante perché penso mi abbia fatto maturare da un punto di vista psicologico ed emotivo. Il primo giorno l’impatto con i ragazzi disabili è stato forte e, se posso permettermi, anche violento. Il solo vederli mi faceva stare male, il fatto di non poterli “aiutare” da un punto di vista fisico mi faceva stare peggio. Durante il primo giorno ho cercato di capacitarmi del “presto starò meglio”, ma non funzionava; più passava il tempo più desideravo fare ritorno a Venezia, lontano da coloro che involontariamente erano la causa delle mie angosce. Ma non erano loro il problema, ero solo io. O almeno la prospettiva di come vedevo quella realtà nuova e incomprensibile. Loro stavano bene, perché non potevo stare bene anch’io aiutandoli nel mio piccolo? Facile a dirsi. Era una sensazione di pelle che mi portava a rifiutare di vederli per quello che sono i diversi. Alla sera del mio primo giorno non ho più resistito: lontananza da casa, più sera, più angosce uguale a marea di emozioni che ti travolgono e ti fanno tragicamente sfogare. Anche il secondo giorno continuavo a stare male, ma certamente meno. Era come se stare con loro facesse sparire quelle chiusure mentali che io stessa mi ero costruita, e il parlarci mi dimostrava che alla fine la differenza tra me e loro non era poi così grande come credevo. Ridono, soffrono, scherzano, prendono in giro e hanno gusti e preferenze come chiunque altro. Il terzo giorno era come se fossi stata con loro da sempre, come se li conoscessi da tanto. La sofferenza non c’era più per quanto grande fosse stata, mi divertivo finalmente, ci divertivamo assieme. E il problema non l’ho fuggito, l’ho superato, capendo che la guerra che c’era stata in me, l’avevo combattuta contro uno specchio. Pradolin Giorgia classe 4 C - Finale Pia (SV), 27 aprile – 1 maggio 2001

IL BENE COMUNE

supera le ideologie (…) «Poi è toccato a Gigi stesso raccontare come si è avvicinato al Portico, pur provenendo dall’area anarchica, ed ha detto, più o meno, quello che avrei detto io che provengo dall’area comunista ed ambientalista, e cioè che ha trovato nell’associazione molta apertura, dove le “diversità” vengono considerate come arricchimento, autentico e senza pregiudiziali. E a questo punto mi concedo una riflessione personale: le ideologie sono soggette ad interpretazioni che ingenerano azioni. Sono le azioni che sono importanti. È quello che viene fatto che è importante, non l’area ideologica che lo propone! Così capita, come qui al Portico, di ritrovarsi insieme, cattolici, comunisti, anarchici ed ambientalisti, ad

Libro.p65

62

30/08/2005, 16.58


inseguire tutti lo stesso obbiettivo, a sentirsi affratellati nel “mirare” a quel “bene reciproco” e a quel “bene comune da porre genericamente al primo posto” di cui ci parla Longhin. Ma torniamo alla serata del corso sulla “cultura della solidarietà...”. Luisella, socia fondatrice dell’associazione ha parlato in chiusura, e dopo aver fatto una breve cronistoria della nascita del Portico, mettendone in risalto le motivazioni, ha cercato di trasmettere, ai partecipanti al corso, la soddisfazione, la gioia e la pace interiore che le procura aiutare chi è più svantaggiato, soprattutto partecipando ogni anno al soggiorno estivo organizzato dall’associazione. Io che mi sono avvicinato alla solidarietà sociale ormai da più di un anno, comincio a capire anche le motivazioni della soddisfazione espressa da Luisella. Ma voglio che ci lasciamo proprio con questa domanda, che potrebbe essere l’argomento del nostro prossimo incontro: “Perché aiutare chi è più svantaggiato procura gioia e soddisfazione?” “E perché questo accade indipendentemente dall’area politica di provenienza di chi lo fa?”». dall’articolo di Gianni Pizzi su “Carte Scoperte” n. 5 - luglio-agosto 2005, pag. 19 Mensile della Riviera del Brenta a cura dell’associazione “Arcobaleno” di Sambruson (Il Portico vi gestisce una pagina)

IN RICORDO

di Ennio La vita e la morte di Ennio Baldan sono così legate alle vicende della nostra associazione al punto che la sua storia è la nostra storia. Anche il futuro nostro sarà segnato da questa presenza viva nella sua casa che noi continueremo ad abitare e nello spirito di solidarietà che attorno a lui si è alimentato. Quando abbiamo conosciuto Ennio, agli inizi degli anni ’70, ciò che ci ha più fortemente impressionato della sua grave e strana malattia era l’irreversibilità del verdetto dei medici. La sclerosi multipla conduce alla paralisi progressiva sino alla morte mantenendo quasi sempre mentalmente lucida la persona colpita sino al decesso. Questa consapevolezza che permane in un corpo che via via si paralizza dagli arti ai polmoni ci è sempre apparsa come una condanna atroce, quasi una tortura inaccettabile, una malvagità che la vita riserva ad alcuni sfortunati colpendoli proprio nell’età in cui si costruiscono i primi progetti a lungo termine e si vuol bere a pieni sorsi di tutte le esperienze dell’esistenza umana. Ancora oggi il mistero di questa vita che ha fatto di noi dei privilegiati e di Ennio un malato, non ha trovato una risposta esauriente. Il dolore certo, non ha una risposta accettabile da tutti gli uomini uniformemente, perché ci sono diverse filosofie e differenti spiritualità. D’altra parte anche colui che non cercasse spiegazioni, e si accontentasse di affermare che la vita è di per sé una serie casuale di eventi avrebbe di fronte, comunque, un problema insoluto nel volto dell’uomo sofferente. L’uomo che soffre è una domanda continua per l’uomo che sta bene. E l’uomo sano sa che prima o poi il dolore e la morte colpiranno anche lui. A queste riflessioni non abbiamo voluto sottrarci e, mentre tra amici cercavamo una risposta definitiva, abbiamo iniziato a darne una provvisoria, immediata. Si è scelto di stare assieme ad Ennio, perché la solitudine è un male interiore che raddoppia il peso del dolore fisico, invece la condivisione riduce il peso in proporzione al numero degli amici veri che ti circondano.

Libro.p65

63

30/08/2005, 16.58


64

LE STORIE

IL PENSIERO DI ALBERT SCHWEITZER SULLA TOMBA DI ENNIO «Essenziale nel mondo è poter dire: “Io sono un uomo per gli altri”, nel più profondo senso della parola. Io dico che ognuno deve cercare di avere un’altra occupazione, oltre a quella materiale necessaria per la sua esistenza. Non si tratta di avere una seconda professione, ma di tenere gli occhi e il cuore rivolti verso coloro che hanno bisogno. Forse non è un problema di denaro, ma di tempo, di simpatia. Se ciascuno si dedicasse a questa attività in margine al suo lavoro, ci sarebbe già un’altra spiritualità nel mondo. Tutto quello che nel mondo sarà fatto di buono e utile, verrà compiuto da coloro che dedicano se stessi agli uomini bisognosi di aiuto».

Ennio conobbe tantissimi amici che, come fu anche per il caro Paolo Zuin, costituirono la gioia più intensa e duratura fino alla fine della loro vita. Ennio era un giovane come molti e, come egli stesso raccontava, non aveva altro scopo che quello di godersi beatamente la vita. Aveva già la patente in tasca ed era un fusto di un metro e ottanta, vigoroso e massiccio e pesava un quintale quando incominciò ad accusare i primi disturbi alla vista e alla deambulazione. Erano i primi anni sessanta, gli anni dell’esplosione economica dell’Italia, gli anni del sacco a pelo, dello zaino in spalla, dell’autostop e dei Beatles. Per Ennio sono stati gli anni peggiori nei quali ha peregrinato da un ospedale all’altro nella ricerca sempre più disperata di una diagnosi, di un nome per quel disagio che andava via via aggravandosi. E il verdetto venne dato, il nome era fino ad allora pressoché sconosciuto: Sclerosi Multipla. É una specie di tumore delle cellule nervose che ancora oggi non si è riusciti a debellare. La gioventù era finita presto per Ennio. La vita dell’anziano, dipendente in tutto dagli altri, spesso più compatito che capito, era iniziata troppo precocemente perché un giovane spensierato potesse accettarla. Ennio nei primi mesi era arrabbiato con la vita. Era contro tutti e tutto. Odiava questa esistenza e più volte, ci confidò, fu tentato di farla finita. Poi, timidamente, avvicinandoci a lui, abbiamo assistito ad una trasformazione profonda, avvenuta in modo lento ma continuo. È stato difficile per tutti fin dall’inizio. Ennio era molto rigido, spesso sgarbato, riversava la sua sfiducia nel mondo su di noi, forse per tutelarsi rispetto ad un’ennesima delusione. Noi abbiamo tenuto duro e lui ci ha messo alla prova in mille modi, finché la sfiducia e l’indifferenza, dopo diverso tempo, si è mutata in legame duraturo. Era un

Ennio xe morto in viajo E par mi el xè un messajo: bisogna che tuti quanti caminemo sempre più avanti Chi dize che tuto xè finìo vol dire che el varda ancora indrìo

So senza Ennio, me amigo, ma quando vegno al Portico digo vardando el regalo de la casa: xè mejo che scolta e che tasa! Vardo el bel posto E scolto la zente E in mezo ai amìghi Ennio xè presente.

de ‘sta casa verzaremo de più le porte e no ga’ più senso pianzere la morte

Libro.p65

64

30/08/2005, 16.58


vincolo basato non sulla simpatia o sulla pietà, ma su un valore che andava al di là del sentimento istintivo e momentaneo. Era una volontà mossa da un profondo senso di giustizia, un desiderio della ragione di ricomporre una verità rotta brutalmente da uno scherzo malvagio della natura. Era un impegno a lottare contro un nemico comune e invisibile, la malattia, nella consapevolezza che essa avrebbe potuto vincere il fisico, ma non lo spirito dell’uomo. Era un principio di fedeltà, di perseveranza nell’azione intrapresa contro l’abbandono, contro l’emarginazione cui la malattia conduce ogni uomo. Era una fedeltà ad un principio, il principio in cui tutti abbiamo creduto e in cui ancora oggi crediamo senza difficoltà, perché abbiamo le prove che esso è vincente, anche se fatichiamo a realizzarlo con perseveranza: é la solidarietá. La solidarietà è la capacità degli uomini di stare insieme per completarsi e non per confrontarsi; per aiutarsi e non per vivere in competizione; per amarsi e non per disprezzarsi. La solidarietà è stata la prima e più istintiva risposta. La solidarietà è stata la scelta ultima, non mossa dall’emozione, meditata e rigorosa che alimenta, con la forza della ragione, la fragilità dei nostri sentimenti. La solidarietà è stata principio e fine del nostro modo di stare con Ennio e con tutti gli uomini che fanno fatica. Per questo Ennio, da scontroso egoista, si è trasformato in una persona affabile ed accogliente, fino ad accogliere centinaia di amici sotto il suo tetto e poi donarlo a noi perché continuassimo questa accoglienza. Nella condivisione della sua sofferenza abbiamo ricevuto una grande lezione di vita. Non si può pretendere di rispondere alle grida di dolore con le grida dei nostri discorsi. Alle grida di dolore si risponde con il silenzio della presenza attiva. All’assurdità razionale del dolore non si può dare una risposta con la banalità della logica astratta che accetta tutto così com’è, non cambia il presente e non attende nulla dal futuro. All’assurdità razionale del dolore si può dare risposta solo con l’assurdità pratica della solidarietà gratuita che non accetta passivamente la divisione del mondo in fortunati e sfortunati. La gratuità è la risposta creativa che cambia il presente e costruisce un futuro di sogno. Con Ennio abbiamo costruito una realtà meravigliosa proprio nel senso profondo del termine. La vita di Ennio e la vita nostra con Ennio, ora si può dire, ora che la storia di Ennio è finita, è stata una vita piena delle meraviglie dell’amore. Non perché si è vissuto un idillio senza problemi, ma perché i problemi sono stati sempre superati nel modo migliore, nel rispetto e nella continua accoglienza. Qualche tempo fa la scalata con Ennio è terminata, e dopo che siamo arrivati insieme alla cima, noi vediamo infinite alte vette che ci attendono. Ma vediamo anche tutto il faticoso, a volte tortuosissimo, cammino compiuto. Ora possiamo affermare che è stato tutto un miracolo costruito da centinaia di spiriti solidali. E come con una piccola monetina data da tante persone uno solo può diventare ricco, così la solidarietà ha permesso a Ennio di realizzare cose impensabili: di risalire le alte vette, senza possedere l’uso delle gambe e, privato dei genitori e dei congiunti, di trovare centinaia di fratelli; quasi senza l’uso della parola, di raccontare a tutti, con la sua sola presenza, questa storia che anche a noi appare oggi incredibile. E tanto più incredibile apparirà in futuro per coloro che non vogliono fare fatica a dedicare tempo ad apprendere la lingua internazionale della solidarietà. Assieme agli amici, molti dei quali lavorano ancora al Portico, stiamo cercando di imparare questa lingua: difficile per chi vuole studiarla teoricamente; facile per chi si cinge un asciugamano e comincia a lavare un fratello; facile per chi si accontenta di predicarla un giorno, difficile per chi cerca di praticarla con fedeltà quotidiana nel tempo. Ora possiamo dire che l’esperienza di condivisione con Ennio, la voglia di capire la sua vita, ci ha fatto capire di più anche la nostra vita. Pensiamo che sia un effetto che capita a tutti i volontari dell’amore gratuito. Se cominci ad aiutare qualcuno significa che cominci a camminare con lui. Se con lui fai un percorso, significa che anche la tua vita prende una direzione, la tua vita ha un “senso”.

Libro.p65

65

30/08/2005, 16.58


66

LE STORIE

DAL DIARIO DELLE GIORNATE CHE ENNIO TENEVA CON L’AIUTO DI AMICI Durante questi primi mesi di vita assieme, molti amici sono venuti a trovarci. Alcuni di loro frequentemente, altri hanno avuto l’occasione o l’intenzione di passarci a salutare un giorno e chissà quando avranno altre possibilità di farlo. Per non perdere il ricordo di nessuno abbiamo pensato di raccogliere in questo quaderno i loro nomi e possibilmente qualche notizia del nostro incontro. La memoria spesso viene offuscata dagli impegni quotidiani e ancor più spesso si dimentica il nome di amici sinceri, per sbadataggine o per un istintivo pessimismo che ci spinge a diffidare degli altri o a evitare il ricordo di chi non si potrà facilmente rivedere. Questo sentimento a volte nasce da esperienze negative di amicizia, ma proprio per tale motivo non va assecondato perché la legge della fratellanza è proprio quella di dimenticare veramente, con convinzione e totalmente, cioè per sempre, le offese ricevute e di capire che la diffidenza nasce soprattutto dal fatto che ciascuno di noi conosce così bene se stesso da capire che gli altri possono essere altrettanto egoisti e prevenuti come noi possiamo esserlo. Gli amici, infine, non sono mai troppi, né mai giungono inopportuni. Gli amici di cui noi ci attorniamo sono stati conosciuti in contingenze che richiedevano sincerità e solidarietà, in luoghi dove l’interesse comune non era e non è il denaro o la possibilità di sfruttare i reciproci poteri, bensì unicamente l’amicizia in se stessa come valore assoluto. Un’amicizia che va al di là della simpatia immediata, dell’età, della prestanza fisica, del prestigio sociale, della provenienza geografica, ecc… Gli amici inoltre non sono mai inopportuni, perché quando ci si cerca vuol dire che ve n’è il bisogno e, spesso, gli amici più indesiderati e appiccicosi sono quelli soli o con scarse amicizie. L’unico modo per poterli aiutare è di non rifiutarli noi pure, ma di impostare un rapporto così profondo e sincero da poter loro dire con schiettezza quando davvero “rompono”. La maggioranza dei nostri amici sono cristiani, ma questa scelta comune non deve diventare un’etichetta che crea una divisione. E’ importante incontrarsi da pari a pari perché così si è, ed anche perché chi si ritiene migliore è proprio colui che sbaglia nella presunzione di ritenersi tale. Amarsi l’un l’altro con passione fino ad essere disposti a dare la propria vita; cercare, ciò che unisce e non ciò che divide; fare a gara nello stimarsi a vicenda; correggersi reciprocamente…sono comportamenti ideali altamente umani e, come tali, patrimonio comune a tutti, indipendentemente dalle opinioni personali o dal credo. (…) Amici diamoci la mano! se sogniamo da soli, allora è solo un sogno… se sogniamo insieme, allora è l’inizio della realtà! E nella mente risuonano, come un canto soave, le parole ritmate sui cembali già tremila anni fa: COME È BELLO COME DÁ GIOIA STARE ASSIEME AI FRATELLI! È UNA LETIZIA COME PROFUMO CHE INEBRIA COME RUGIADA CHE CADE DAL CIELO SULL’ERBA ARIDA! QUESTA FRATERNITÁ È VERA BENEDIZIONE LA CAPARRA PER UNA FELICITÁ SENZA FINE! Salmo 133 Introduzione di Sandro e Daniela, Settembre 1983

Libro.p65

66

30/08/2005, 16.58


Grazie ad Ennio molti di noi hanno trovato un senso della vita che, pur avendo forse intuito prima, solo con lui hanno potuto realizzare qui, in questa strada, in questo paese, in quella casa, con quel gruppo di persone diversamente abili, spesso fastidiose e petulanti, tanto diverse e a volte importune. Qui si è scritta questa storia bellissima, più grande di noi, perché l’intera solidarietà è più grande della somma delle singole disponibilità e si trasforma in prodigio che la gente vede con ammirazione e incredulità. Noi non siamo i buoni che aiutano i poveri. Noi diventiamo buoni e riusciamo a mantenerci tali solo se cammineremo continuamente, con costanza gli uni fraternamente uniti agli altri senza giudicarci, per costruire quella realtà nuova nel mondo che il nostro piccolo gruppo di amici sta già silenziosamente anticipando. Forse qualcuno pensa, al termine di questa riflessione, che ci sia piaciuto edulcorare una storia amara in un eccesso mistificatorio. Se un fiore sboccia è merito della buona terra, del sole, della pioggia, della cacca degli animali che concimano il prato e del vento che ha trasportato il seme rubato altrove. La poesia sta nel fiore che sboccia e tutto il resto è lotta e fatica? C’è un’armonia anche nel ciclo selvaggio di una natura che, come diceva Pascal “ha delle perfezioni per dimostrare che è l’immagine di Dio ed ha dei difetti per dimostrare che ne è solo l’immagine”? Un proverbio scritto 4.000 anni fa nei geroglifici egiziani dice che “La bellezza sta negli occhi di chi guarda”. Anche il fascino irresistibile della solidarietà, dei suoi miracoli e dell’armonia che ricrea nel mondo può essere colto da chi ha gli occhi per vederlo e per lasciarsene invaghire.

IL RICORDO DI ENNIO NELLA POESIA DI UN AMICO Mai una malattia così feroce. Mai una malattia così distruttiva. Mai una malattia così debilitante. Una malattia che ha tolto la vita giorno dopo giorno. Che ha succhiato la vitalità goccia a goccia. Una crocifissione dei nostri tempi. Una crocifissione durata trent’anni. Una malattia che non dava un minimo spiraglio alla speranza, ma solo la certezza del peggio. Mai un uomo con la sua malattia, con la sua sofferenza, con la sua immobilità, ha dato tanto per gli altri. Agli altri che ne avevamo più bisogno, tra gli ultimi come lui. Ultimi solo nella classifica che dà questa società. Mai tanta sofferenza ha dato così conforto. Mai una casa si trasformò in oasi nel deserto di tante vite, nella steppa di questo mondo. Ciao Ennio. La tua vita che sembrava inutile e di tanto peso per gli altri, si è sublimata in una esistenza tra le più utili, che hanno tolto peso agli altri. Anche se non ci sei più, il giardino lo hai seminato. Zeta

Libro.p65

67

30/08/2005, 16.58


68 Libro.p65

68

30/08/2005, 16.58


BREVE STORIA DELL’ASSOCIAZIONE

Parva favilla, magna flamma

NASCITA DI UN’ASSOCIAZIONE

“C’

era una volta un postino…”. Così potrebbe cominciare la storia dell’Associazione “Il Portico”, nel momento in cui qualcuno volesse scoprirne le radici, quando nacque nella casa di Ennio Baldan nell’ormai lontano 1985. Prima di quella data, in cui un gruppetto di 9 persone si recò dal Notaio di Spinea per formalizzarne l’esistenza, c’erano alcuni giovani che, in forma molto libera, si trovavano attorno al tavolo nella vecchia cucina oppure sotto il portico per confrontarsi, chiacchierare, organizzare iniziative varie e uscite domenicali con Ennio e altri amici in difficoltà. Di quel periodo rischia di non rimanere più nulla nella memoria, mentre in esso si trovano gli elementibase della futura crescita. Per questo racconteremo, in forma molto sintetica, il periodo di gestazione che prelude alla nascita ufficiale dell’associazione e i primi anni fino allo svezzamento. Alcuni riferimenti alla situazione presente servono per confrontare e percepire le origini e le dimensioni di scelte e fatti significativi. Le date di riferimento sono le seguenti: • 1973 - 1979: conoscenza di Ennio; visite sporadiche • 1980 - 1983: visite serali quotidiane e lavori di ristrutturazione della barchessa • 1983 - 1988: convivenza con la coppia di sposi • 1985: atto formale di costituzione dell’associazione “Il Portico” • 1989 - 1994: accoglienza di immigrati e di giovani obiettori a servizio di Ennio fino alla sua morte (1 luglio 1994) • 1996: Pio Mason viene ad abitare nella casa di Ennio; inizia una gestione profondamente rinnovata dell’associazione che assume a tempo pieno prima Paolo Rizzato, “ex” obiettore e successivamente Pio. • 2003: sono assunti, a tempo parziale, anche Enrico Pravato e Carlo Marchiori. L’associazione presenta l’articolata fisionomia attuale.

Libro.p65

69

30/08/2005, 16.58


70

BREVE STORIA DELL’ASSOCIAZIONE

L’INCUBAZIONE L’INCONTRO CON ENNIO

Nella casa di Ennio eravamo arrivati in modo piuttosto originale. Ennio Baldan “Monarin” - questo il soprannome della famiglia, secondo la tradizione veneta - era stato colpito a 18 anni dalla sclerosi multipla. Da quando la malattia lo aveva costretto in carrozzina, era solito, nei giorni di bel tempo, raggiungere il cancello della sua villa e osservare la gente che passava per la strada. Uno degli incontri consueti era perciò con il postino. Benito, il postino che abitava a Cazzago di Pianiga, un giorno si rivolse ad alcuni ragazzi dell’Azione Cattolica, in modo quasi provocatorio, dicendo che sarebbe stato opportuno fare compagnia a quel giovane solo, piuttosto che limitarsi a parlare di “solidarietà con gli ultimi”. L’invito, dopo molte insistenze, fu raccolto e alcuni si recarono a trovare questo trentenne che viveva con il padre anziano, la cognata, vedova del fratello, e due nipotine. Erano i primi anni ‘70. Allora la frequentazione della casa di Ennio era limitata a brevi passeggiate e piccoli servizi. Tra questi, un’incombenza che resterà memorabile nei racconti ìlari degli anni successivi, era il taglio delle ortiche attorno al letamaio nel retro della villa: una delle ossessioni di Ennio che, non avendo nulla da fare durante il giorno, si inventava i “lavoretti” per occupare opportunamente gli amici. Per noi giovani era il primo incontro diretto con l’handicap e, attraverso Ennio, con una malattia micidiale, a quel tempo difficilmente diagnosticabile, che colpiva nel fiore della gioventù e condannava irreversibilmente migliaia di persone alla morte precoce o, lentamente, le paralizzava fino alla fine. Ennio aveva accettato con fatica il tremendo verdetto, proprio nell’anno in cui aveva preso la patente di guida. Era un ragazzone alto e robusto. Gran chiacchierone, amava la compagnia e la buona cucina e non si perdeva una lotteria, anche se non vinse mai, nemmeno una lira . Ascoltava molto la radio, ma non leggeva a causa della diplopia, un disturbo tipico della Sclerosi Multipla. L’INCONTRO CON LA SCLEROSI MULTIPLA Questa malattia gli aveva causato diversi disturbi collaterali e, mentre erano in atto i lavori di ristrutturazione della casa ed anche successivamente, accudito dall’obiettore Fabio Bettella, dovette essere ricoverato a Mezzaselva di Roana (Vi) per curare prima un grave prolasso anale e poi le piaghe da decubito (che gli erano state causate non dalla nostra incuria, ma dalla degenza nell’ospedale che non era attrezzato con il materasso adatto). In questo caso fu l’interessamento di un amico, Vincenzo Grandesso, a salvargli la vita riuscendo ad ottenere urgentemente il ricovero in quella struttura altamente qualificata. Informazioni piu’ autorevoli sulla malattia e le sperimentazioni di nuove terapie si venivano a conoscere negli incontri organizzati da Lyde Cuneo a Mestre. La frequentazione della nuova sede mestrina dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla permise di fare nuove amicizie con altri giovani malati. Lì si conobbe ad esempio Paolo Zuin, di Vetrego, che era stato colpito da una forma degenerativa precoce della stessa malattia. A lui è stata intitolata la sala principale dei nostri incontri. Anche Lyde Cuneo, la fondatrice della sezione AISM di Mestre, era ammalata di Sclerosi a placche: lei ci ha insegnato che con la volontà e la costanza un disabile può vincere l’indifferenza e la paura e dare avvio ad una sezione

Libro.p65

70

30/08/2005, 16.58


associativa tra le più attive in Italia. Lyde ha scritto due libretti di testimonianze formidabili di questo suo impegno civile. Nel momento in cui scriviamo, l’ottuagenaria signora che da quasi 60 anni è in carrozzina, vive ancora al nono piano di un alto condominio in centro città, dove per tanti anni tenne la sede dell’associazione, accudita da una badante ucraina e sempre disposta ad ascoltare e consigliare i giovani ammalati che le si rivolgono. I rapporti con l’AISM di Mestre furono ottimi e diverse volte il gruppo intero si ritrovò sotto il portico, per far festa assieme. Scambiandoci informazioni imparammo a migliorare l’assistenza. Ennio fu il primo ad ordinare il cuscino antidecubito “Roho” che risolse i problemi delle piaghe al punto che quando morì egli non ne aveva nessuna. ADOZIONE DI GRUPPO Ennio, soprattutto durante l’inverno, conduceva la sua vita tra la cucina e la stanza da letto. Nella stessa stanza della villa, assieme ad Ennio, dormiva anche Cesare, il padre, che morì nel 1981. Oltre ai lavori di ristrutturazione, il gruppo di amici si occupava anche di “mettere a letto” Ennio ogni sera, poiché nessuno in famiglia era in grado di farlo e l’assistenza comunale non assolveva a questo compito. Questo rito, iniziato alla fine del 1979 e che si ripeteva ormai tutti i giorni ininterrottamente e senza eccezioni, continuò ancora per molti anni, anche dopo che Sandro e Daniela andarono ad abitare con lui, e conservò la dimensione preziosa di momento forte, allegro e spesso conviviale, di incontro fraterno che rinsaldava i vincoli e la determinazione nelle scelte condivise. Toni, Antonello e Sandro, detto China, (diversi “Gài de la molinèa”), Guelfo, Giampaolo, Dinamite, Emilio, Zili, Cesco, Depravato, e altri adepti della vituperata setta maschilista di “ònlimen”, fecero parte della banda che metteva a letto Ennio, e che si arricchì ben presto di molti altri “amici degli amici” come i Perini (Andrea e Giancarlo), Massimo, Paolo Dainese e altri volontari di sesso maschile -, per il fatto semplice che ogni volta si doveva armeggiare con volatili viventi e plastificati (il pappagallo sempre stracolmo e spesso rovesciato). Successivamente la banda si ingentilì con la presenza di Antonella, Assunta, Luisella, Linda, Marisa e altre volontarie. LE PRIME SCELTE DECISIVE Quando la situazione fisica di Ennio peggiorò, i giovani che lo avevano “adottato” vennero coinvolti per cercare le soluzioni più opportune a garantirgli un futuro protetto. Ennio non voleva finire i suoi giorni in un ospizio. Diverse comunità di accoglienza erano sorte in quegli anni per rendere dignitosa e “normale” l’esistenza di persone ritenute “anormali”. Questa idea piacque molto a tutti e, dopo varie ricerche, scartate altre soluzioni abitative meno percorribili, si diede inizio ai lavori di ristrutturazione della vecchia e fatiscente barchessa adiacente alla villa di famiglia. Lo scopo era quello di adattarla per accogliere Ennio e almeno 2 coppie di volontari. Era un progetto ambizioso, ma rispondeva al bisogno di non far gravare su due sole persone l’accudienza di un handicappato (come allora si diceva) affetto da una malattia che peggiorava senza remissione. I lavori durarono tre “lunghi” anni e iniziarono il giorno di S. Stefano del 1980, con la prima “ripulitura” della cucina, del pollaio e della stalla del cavallo che si trovavano al piano terra della barchessa, in disuso dal dopoguerra. Per l’occasione arrivarono dai Colli Euganei quattro amici a dar man forte ai cazzaghesi che si stavano cimentando in un’impresa un po’ pazza e, nella fattispecie… puzzolente; eccone i nomi: Renato Chiarello, Maurizio

Libro.p65

71

30/08/2005, 16.58


72

STORIA DELL’ASSOCIAZIONE

Tonnato, Fabrizio Bernardi (detti ìcio) e Claudio Cecchetto. Questo fu il primo drappello di quella schiera di volontari - numerosi e ormai sconosciuti a molti degli attuali - che si alternarono o affiancarono, per tutto il tempo, alle ditte di muratori e idraulici al soldo di Ennio. Sandro sovrintendeva ai lavori, sostenuto in particolare da Antonello, Marino, Dario, Francesco (Checo) e da una schiera di altre amiche e amici che, in modi e tempi diversi, hanno contribuito a dare forma concreta all’ardito progetto di creare una fraternità autentica di profonda condivisione fino ad arrivare, per alcuni di loro, anche alla coabitazione. La sorte o la Provvidenza ha poi voluto che le cose andassero diversamente dai loro intendimenti, ma c’era un disegno più grande che doveva realizzarsi in quella casa dopo che, nel 1988, la prima coppia fu costretta ad abbandonare la convivenza con Ennio invitando l’associazione intera, che nel frattempo si era costituita, a prendersi cura di lui. Quel drammatico momento, quel progetto fallito, fu come il seme che, marcito, diede molto frutto, ma questa è una lettura degli eventi che solo oggi ci è concesso di fare, perciò ritorniamo a quegli anni lontani.

LA CASA DI ENNIO L’attuale sede dell’Associazione, che comprende l’intera barchessa e i relativi scoperti, è oggi restaurata per i due terzi. Racconteremo brevemente la sequenza dei lavori per lasciare una traccia di quelle fatiche che adesso appaiono incredibili agli stessi protagonisti e che permisero di rendere agibile un’immobile disabitato e semidistrutto. Lavorare assieme per un progetto comune fu un’azione che cementò le amicizie, mise alla prova la fede dei protagonisti e temprò i caratteri personali insegnando la pazienza, la capacità di attesa e la perseveranza in azioni di servizio gratuito. IL PIANO DI LAVORO Il primo lavoro di bonifica fu fatto nel 1981 con il taglio di tutti i muri perimetrali, quindi si affidò all’impresa edile di Ugo Carpanese il rifacimento del tetto. Simultaneamente si compivano il lavoro di risanamento dei locali che servivano alla prima fase di coabitazione: la stanza da letto per Ennio, il suo bagno e la cucina comune al piano terra e i due appartamenti per le famiglie al piano superiore. LE “BOLGE” Le imprese lavoravano di giorno e i volontari di notte. Durante i tre anni di lavoro era facile che il viandante solitario, intento a rincasare a tarda ora per la via Brentabassa buia e silenziosa, rimanesse impressionato dalla visione “infernale” che d’un tratto gli si affacciava allo sguardo transitando davanti al grande cancello aperto della villa. Tutto era immerso nell’oscurità, salvo un arco del portico che, illuminato da una lampadina dondolante, mostrava una scena dantesca. Un mucchio di terra o di ghiaia o di sabbia veniva aggredito con pale e carriole dai dannati del momento, tra grida disumane e risate sguaiate.

Libro.p65

72

30/08/2005, 16.58


Enormi ombre in movimento, proiettate dalla luce incerta sul muro interno, si sovrapponevano, si alzavano, si accucciavano, come una visione terrificante di mostri forsennati che danzavano attorno alle anime condannate in quel girone degli ìnferi. Per questo motivo, quegli incontri di lavoro, sempre entusiasmanti anche se faticosi, furono battezzati come “bolge” ed erano occasioni di cameratismo “produttivo” simpaticamente gogliardico. UNA MODIFICA AL PIANO DI LAVORO Visto l’aggravarsi della situazione di Ennio e i rapporti con i suoi parenti, i lavori al piano superiore si concentrarono soltanto su un appartamento, quello situato nelle tre stanzette del “bovaro” che erano state ricavate da una suddivisione del granaio mediante tavole di legno e “grisiole”. Esse sono raggiungibili ancora oggi con una scala di legno interna e confinano con il muro della villa padronale di settecentesca fattura. Ripulendo e piallando con pazienza i vecchi travi e i morali “incarolài” (rifiuti inservibili che i muratori volevano bruciare in un grande falò!), si ri-vivificò un materiale prezioso che servì a costruire i soppalchi, le panchine per il portico e perfino il letto matrimoniale di Sandro e Daniela. LA CUCINA La cucina, che ancora conserva i travi originali, era davvero povera. Salvo la cappa del gran focolare, il resto è stato rifatto usando come base per il piano del fuoco l’architrave di trachite di una vecchia porta e sfruttando le tavelle rimaste del tetto sfondato del grande granaio. LA CAMERA DI ENNIO Affiancata alla cucina è stata costruita la grande camera dove Ennio ha vissuto i suoi ultimi 11 anni di vita. Le nuove tavole del soffitto coprono le vecchie travi molto rovinate e impresentabili perché alterate dalla presenza di un pollaio e di una conigliera. Accanto sono stati costruiti il bagno attrezzato e una saletta con soppalco per un uso versatile e in particolare per un assistente notturno. I due locali si sono ottenuti dividendo a metà la stalla del cavallo che si dovette completamente rifare nel soffitto le cui travi erano totalmente compromesse. I muri erano talmente impregnati del salso del sudore degli animali che restarono scoperti per oltre 10 anni prima di poter essere intonacati adeguatamente. IL GRANAIO Nel giugno del 1983 fu completato anche l’appartamento superiore, mentre ci si limitò ad alzare le tramezze dell’altra abitazione che doveva trovare posto nel grande granaio. In quel locale vasto, gli impianti, il pavimento e gli intonaci, con la perlinatura dei soffitti, furono completati circa 10 anni dopo da alcuni profughi di guerra fuggiti dalla ex- Jugoslavia e ospitati prima in tenda all’esterno e poi nei locali che progressivamente si rendevano agibili. La stalla, il fienile e la cantina. Numerosi altri lavori furono svolti da amici diversi e dai parenti degli stessi protagonisti. Il vecchio maestro Giorgio Umberto stuccò i balconi; Paolo Rizzi scavò le sedi dei “pòlese” (cardini); Moreno e fratelli Corò erano i “factotum”. La vecchia stalla e il fienile furono bonificati innalzando il pavimento con del ghiaione sormontato da una gettata di cemento. Inizialmente quella stanza fu adibita a magazzino e soltanto nel 1999 si trasformò nell’attuale sala polivalente

Libro.p65

73

30/08/2005, 16.58


74

BREVE STORIA DELL’ASSOCIAZIONE

“Paolo Zuin”. Al di sopra di questa vi è il vecchio granaio che non è stato ancora restaurato (se non nel soffitto che era completamente crollato) e nel quale si prevede di allestire la sala da pranzo e soggiorno per un uso molteplice sia per gli ospiti sia per le attività dell’Associazione. La “càneva” aveva anch’essa il soffitto distrutto e fu rifatto da Slavko e Sabo, due profughi della ex Jugoslavia, con una struttura di ferro che ancora esiste (e resiste!).

IL PARTO UNA PICCOLA COMUNITÀ RESIDENZIALE SOSTENUTA DA MOLTI AMICI La festa di matrimonio di Daniela e Sandro segnò anche la fine dei grandi lavori e fu una festa per tutti. Il pranzo offerto agli sposi da Renzo, visto che i due non avevano da parte una lira, fu organizzato da Rosetta, aiutata da una schiera numerosa di parenti e genitori degli allievi di Sandro. Questi ultimi, bambini di quinta elementare, furono tutti occupati come camerieri. Augusto mise a disposizione l’automezzo della sua ditta, Marcello il telone del proprio camion e si costruì un’enorme tenda davanti al portico per proteggere i numerosi invitati in caso di pioggia. Giannello Barison portò la propria barchetta a motore per il giro sul naviglio e Mario, vicino di casa, costruì per l’occasione un piccolo imbarcadero. Gemma pulì per giorni, meticolosamente, tutte le stanze, Daniele fotografò magnificamente i volti. Antonello fece molte diapositive, ma due giorni dopo, l’orina di un bulldog sulla macchina abbandonata nella tenda da campeggio fuse l’intero rullino e tuttavia si salvò l’unica immagine degli sposi sul mitico tandem Atala, acquistato in comproprietà con Sergio per 23 mila lire. Anche questo concorso volontario di persone preluderà allo sviluppo successivo delle innumerevoli generosità che caratterizzano ancora oggi la vita dell’associazione. La notte del 2 luglio del 1983, dopo che se ne furono andati anche gli ultimi amici dei circa 350 invitati alle nozze sotto il portico, Ennio lasciava definitivamente la sua stanza nell’abitazione principale per risiedere nella sua nuova dimora al piano terra della barchessa, mentre in una parte del granaio, al piano superiore, era stato completato l’appartamentino per la coppia di coniugi che aveva deciso di condividere l’esperienza. Nello “stato di famiglia” del nuovo nucleo, all’ufficio anagrafe del Comune di Dolo, Ennio risultava essere il capofamiglia e ne andava orgoglioso. Da quel giorno la cucina al piano terra diventò luogo d’incontro e una piccola fucina di iniziative mirate ad allargare ad altre persone, e non solo ad Ennio, le opportunità di aiuto, di svago e di tutela del diritto ad un’esistenza normale. Dopo un breve viaggio di nozze in Sardegna, regalato da Giancarlo che lo aveva barattato all’agenzia con la sua vecchia vespa di cui il direttore si era invaghito, gli sposi si recarono con Ennio in vacanza ad Asiago e spinsero assieme la loro prima carrozzella con un figlio adottivo speciale, attempato e già un po’ viziato.

Libro.p65

74

30/08/2005, 16.59


UN “GRUPPO SPONTANEO” A partire dall’autunno del 1983 un gruppo di circa 15-20 giovani iniziò ad incontrarsi regolarmente ogni settimana con l’intento esplicito di affrontare quei problemi che parevano non interessare né la società civile né il popolo delle parrocchie. In quegli stessi anni e per la prima volta si presentarono alla ribalta della storia italiana i problemi dell’obiezione di coscienza all’esercito, la chiusura dei manicomi e l’inserimento obbligatorio dei disabili nelle scuole normali e non più speciali. Partendo dai grandi ideali di pace, giustizia, uguaglianza e fraternità quei giovani cercarono di realizzarli nel “piccolo” dei paesi della Riviera del Brenta nei quali abitavano. L’ideale di pace spinse a contattare tutti i giovani che ogni anno erano chiamati alla leva militare per presentare loro l’opportunità di svolgere il servizio civile alternativo. Si andava all’ufficio anagrafe del comune, si chiedevano gli indirizzi della “classe” interessata che poi si ricopiavano su centinaia di lettere contenenti l’invito ad un incontro presso le sale parrocchiali di Fiesso, Pianiga, Dolo durante il quale si distribuivano gli elenchi degli enti presso i quali poter svolgere il servizio. Quel lavoro entusiasta convinse, negli anni, una decina di giovani a scegliere il servizio civile e ha dato i suoi frutti con l’arrivo, nel 1990, di Raimondo, primo obiettore di coscienza inviato dalla Caritas diocesana di Padova alla neonata associazione per sostenere Ennio e i progetti crescenti sotto “Il Portico”. Fino ad oggi sono quasi trenta i giovani che hanno svolto presso l’associazione il servizio civile alternativo o quello nazionale, decollato 2 anni fa. 30 giovani che hanno rifiutato l’esercito come struttura ormai appartenente alla preistoria dell’umanità ed hanno compreso, come fu scritto in un nostro “proclama”, che “le uniche guerre da combattere, con le armi della ragione, del dialogo e della nonviolenza, sono quelle contro la fame, lo sfruttamento, la povertà, la disoccupazione, le malattie, l’inquinamento, l’emarginazione, la discriminazione…”e che “Questa lista di conflitti e di mali sociali che ciascun essere umano può completare con le proprie sofferenze, non è mai stata ridimensionata dalle guerre che hanno invece moltiplicato a dismisura dolore, odio, disagi e tensioni”. Grazie alla loro decisione, anche “Il Portico” è potuto crescere come segno di un mondo inedito nella storia umana, ritmata da guerre fratricide accettate acriticamente dalla gioventù esaltata dal militarismo, dal nazionalismo e da interessi vergognosi, camuffati come valori ideali. INCONTRO CON LA MALATTIA MENTALE Gianni e Mario furono i primi ragazzi “diversamente abili” a frequentare la casa di Ennio e da allora questa accoglienza si è mantenuta attiva fino ad oggi, finalizzata a condividere la festa con chi ne rimaneva escluso e, senza volere, impediva ai suoi parenti di goderla serenamente. Allora non si poteva prevedere che l’incontro con persone affette da disturbi mentali sarebbe diventato in pochi anni il settore prevalente di intervento della futura associazione. Non fu una decisione deliberata. I disabili fisici o sensoriali, in possesso delle proprie capacità mentali, sanno anche aggregarsi e difendere i propri diritti. Diversa invece è la situazione delle persone con insufficienza mentale o affette da disturbi della personalità (definiti spesso come “matti”). Costoro vivono protetti (o nascosti!) dai parenti, non hanno voce nel contesto sociale che, forse per l’ignoranza, alimentata dalla paura di rapportarsi a loro, li percepisce come “pericolosi” perché imprevedibili e tende a emarginarli o addirittura a riproporne la segregazione in ambienti controllati. Questi pregiudizi non sono ancora vinti, ma la scommessa di

Libro.p65

75

30/08/2005, 16.59


76

BREVE STORIA DELL’ASSOCIAZIONE

quei giovani di riuscire ad integrare realmente nel tessuto sociale queste persone come portatrici di diritti e di sogni, e non unicamente di problemi, divenne la missione de “Il Portico”. Missione finora assolta solo in parte per le resistenze che permangono in una società prevalentemente individualista, ma realizzata all’interno dell’associazione in modo pressoché ottimale. GRANDI E PICCOLI PROBLEMI Le discussioni sui temi difficili della pace (il disarmo, la nonviolenza, l’obiezione all’esercito e alle spese militari, i danni umani ed ecologici di una società impazzita per il profitto, ecc.) si sviluppavano in modo accalorato ad ogni incontro settimanale e in breve tempo si allargarono a tutti quegli altri problemi che in parrocchia era difficile trattare e che la televisione e l’opinione pubblica preferivano evitare. Ricordiamo con commozione quando Silverio Capuzzo e Marika, al ritorno da un viaggio nell’Albania un anno prima che crollasse la dittatura, ci descrissero la situazione drammatica prevedendo lo sfascio che ben presto tutta l’Italia conobbe. Silverio era un obiettore di coscienza che si autoridusse il periodo di leva e che con la sua protesta, associata a quella di Sandro ed altri, portò, proprio grazie al suo processo, al riconoscimento della pari dignità dei due servizi alla patria e, di conseguenza, alla parificazione anche del tempo del servizio civile a quello militare. L’amicizia di Silverio con la nostra associazione durò fino al giorno fatale in cui cadde durante un’escursione sul gruppo delle Pale di San Martino. Era il 3 agosto del 1994, circa un mese dopo la morte di Ennio, avvenuta il 1 luglio ad Agordo, mentre veniva accompagnato in vacanza nelle Dolomiti, le meravigliose montagne che anche lui amava. GEMELLAGGI VIRTUOSI E… AMOROSI Quelle serate servivano anche per affrontare le spicciole necessità del gruppo e delle persone che lo frequentavano. Cominciarono così i primi “gemellaggi di fraternità”. Era un espediente per non dimenticare gli amici in difficoltà e per assicurare loro un’attenzione particolare e non generica. Marilisa passava sempre a prendere Gianni, mentre Marino chiamava Mario e altrettanto facevano Orietta, Stefania, Gigia, Nicoletta, Vincenzo, Luisella, Daniela di Ballò e così via, in una catena di solidarietà che ormai legava affettivamente queste ed altre persone che, a volte, frequentavano solo per brevi periodi. Nascevano anche gli amori: diverse sono le coppie sbocciate (e che continuano a sbocciare) sotto “Il Portico” che, salvo le eccezioni spesso salutari, sono giunte al matrimonio: Marino e Alessandra, Pio e Milena, Alessandro e Antonella, Donatella e Matteo, Fulvio e Renata, Tiziana e Roberto, Giuliano e Tania, Stefano e Jlenia, Sandro e Gianna, Roberto e Flavia, Lucia e Franco, solo per ricordare le più “celebri”. Qualcuno ha favoleggiato su una presunta, intensa attività sessuale degli obiettori, ma non vi sono dati certi né documenti reperibili, pertanto la verità rimane avvolta nel mistero. Una cosa, però, è stata scientificamente provata: la presenza di maschi ventenni è sempre stata correlata ad un aumento improvviso di giovani volontarie. Questa correlazione è un dato confermato anche dalla controprova degli ultimi anni con l’entrata in servizio delle ragazze e un incremento contrario!

Libro.p65

76

30/08/2005, 16.59


LO SVEZZAMENTO LE ATTIVITÀ SUBITO DOPO IL 1985, ANNO DELLA FONDAZIONE I problemi del gruppo nascente si concentrarono sui bisogni dei primi amici: cercare un lavoro per Gianni e Mario, garantire una continuità alle iniziative domenicali con servizio a rotazione, chiedere l’aumento delle ore di assistenza domiciliare per Ennio, intensificare la presenza serale nella sua casa in modo da non delegare tutta l’assistenza alla coppia che con lui conviveva. Altri amici offrivano le proprie, preziose, competenze specialistiche in modo gratuito, come Leonardo Gallenda, nominato procuratore da Ennio per curare la divisione della proprietà assieme all’avvocato Antonino Romeo e all’ingegnere Francesco Toffano. Come si può comprendere dalle vicende fin qui tracciate, la vita del gruppo di amici che diede origine all’associazione non mutò dopo che essa fu costituita ufficialmente davanti al notaio. L’iscrizione al Registro Regionale fu l’atto ufficiale che servì ad accedere ai fondi regionali per il volontariato e la nostra associazione può vantarsi di essere stata la prima iscritta in quell’albo nella sezione “servizi sociali, materia assistenza sociale” con il codice 01! I finanziamenti, in verità assai modesti (inizialmente di poco superiori ai 500 euro attuali), venivano elargiti ad anni alterni su presentazione di un’adeguata relazione sulle attività svolte. La prima relazione fu scritta dal dott. Pandolfo, sociologo dell’ospedale di Dolo, e venne usata per vari anni con le piccole modifiche necessarie per aggiornarla. Trattava dei ragazzi con malattia mentale e della necessità che qualcuno si occupasse di questi giovanissimi (15-20 anni) in forma sistematica, al di fuori della struttura sanitaria, per prevenire i disagi che, da adulti, la solitudine avrebbe aggiunto e peggiorato. I soldi permisero di contribuire a pagare uscite e soggiorni a chi era indigente, nulla più. Per veder decollare l’associazione nell’articolata forma attuale, si dovette attendere la scelta decisiva di Pio di lasciare il proprio lavoro e la casa paterna per dedicarsi a tempo pieno alla costruzione di un’organizzazione efficiente, ma questo avverrà soltanto dopo il 1996. Nel frattempo l’associazione stabilizzò i suoi servizi sotto la guida di Marino Stocco, sostenuto dall’infaticabile Alessandra, svolgendo a pieno ritmo le sue due principali azioni: l’animazione delle giornate di festa e l’accoglienza di persone presso la casa di Ennio. L’animazione del tempo libero comprendeva le uscite domenicali e i soggiorni a fine giugno e nel periodo pasquale. Si doveva organizzare anche la villeggiatura per Ennio in collaborazione con Giuliano (operatore e presidente della cooperativa della CRAS di Dolo) e dei suoi validi successori e assistenti di Ennio e assieme ai fedelissimi volontari di allora come Daniele Frison, Tromba, Alex Balan China e Biga. I rapporti con le famiglie dei giovani disabili erano continui ed intensi, anche se il flusso contrario, cioè la partecipazione dei genitori alle attività associative, inizierà molto più tardi e tra varie difficoltà. Gli incontri del mercoledì si tenevano su argomenti di scottante attualità e attiravano ogni volta 30-35 persone. L’arrivo di nuovi volontari, tra i quali Giancarlo e Lorenzo, contribuì a rinnovare lo spirito originario e ad allargarlo a Noale e Fiesso. Da Noale arrivarono poco dopo anche Claudio e Pio. Tanti giovani affollavano la stretta cucina trasformandola nella “fucina” di tutte quelle iniziative che oggi hanno trovato uno sviluppo sistematico nelle “commissioni di lavoro”. PRIMI OSPITI Nel 1985 nacque anche Giorgio, il primogenito di Sandro e Daniela, e la casa risuonò di nuove voci, compresa quella degli amici che vennero ospitati nella stanzetta attigua a quella di Ennio. Ne ricordiamo tre in particolare:

Libro.p65

77

30/08/2005, 16.59


78

BREVE STORIA DELL’ASSOCIAZIONE

COMUNICARE CON L’ANIMA Questo testo è stato scritto da Silverio Capuzzo all’interno della sua dichiarazione di autoriduzione del Servizio Civile. È una pagina di grande sensibilità e di forte emozione che insegna ad avvicinare la diversità con lo sguardo semplice di un bambino. «Avrei molte cose da dirvi, ma mi trovo in difficoltà, anche perché devo esprimermi scrivendo: è un modo convenzionale che, tra l’altro, non so usare. A questo proposito vorrei farvi un esempio. Nel paese dove prestavo servizio civile, c’è un istituto di bambini handicappati; fino ad allora non mi era mai capitato di incontrarmi con la loro realtà. La prima volta che ho avuto l’occasione di incontrarli, mi sono trovato in una situazione molto strana. Questi bambini avevano, per me, un aspetto strano: alcuni camminavano altri no – erano in carrozzina –. Però, appena mi hanno visto, mi sono venuti vicino, mi hanno preso per mano, mi sono saltati addosso, mi hanno chiesto il nome, da dove venivo, cosa facevo là. Mi hanno subito conquistato e mi sono sentito pienamente accettato. Poi, un po’ alla volta, stando assieme a loro, ho imparato a conoscerli e ad amarli. C’erano ad esempio i bambini sordomuti, alcuni anche spastici; non sapevo cosa dire e cosa fare, ho avuto la sensazione di essere io l’handicappato. Se dici qualcosa a uno che è sordo, è come se tu non parlassi giacché non ti può sentire. Sembrerebbe una cosa impossibile comunicare perché non si sa come fare; ma se ti avvicini di più a loro, scopri che non usano questo linguaggio convenzionale della parola però si sanno esprimere in tantissime altre maniere. “Parlano” con i gesti delle mani, del viso, con gli occhi, persino con le gambe: è tutto il corpo che si esprime e appena incominci a capirli sono di una espressività talmente grande da non riuscire a seguirli nemmeno col pensiero. Quando comunicano non fanno, come spesso facciamo noi così tanto per fare, traspare in loro l’anima, l’anima della persona in cerca dell’altro. A volte, andando a trovarli, mi capitava di essere un po’ giù, così, per i fatti miei, ma poi stando con loro non potevo che essere nella gioia. Non so né cosa né perché né come; so solo che era bellissimo. Qualcosa mi dice di raccontarvi questo perché voi mi capirete senz’altro».

Libro.p65

78

30/08/2005, 16.59


Tiziano, un vicino di casa “diversabile”, che vi rimase nei due mesi in cui ristrutturò la sua casa; Piero Follador, che si fermò per circa 6 mesi, prima che la sua scelta radicale di vita lo trasformasse in frate minore dei francescani rinnovati con il nome di “fra Celestino della Croce” e ritornasse a trovarci vestito di sacco, con i piedi scalzi e una folta barba che incute rispetto; Emilio Marchi, un imprenditore argentino perseguitato dai militari e miracolosamente sfuggito alla morte che, rifugiato in Italia, decise di tornare nella sua patria per aiutare i bambini più poveri nella provincia di Misiones. Sulla tavola di Ennio, negli ultimi mesi prima del rimpatrio, si decise il nome dell’associazione che ancor oggi sostiene le sue eccezionali imprese umanitarie che hanno trasformato una discarica in quartiere dignitoso per migliaia di baraccati. Una generosità geniale, illuminata e lungimirante connota le soluzioni inventate dall’infaticabile Emilio e ne fanno una figura straordinaria di missionario laico che attira tanti volontari ad operare per il riscatto sociale di quella terra rigogliosa. L’associazione, “Jardin de los niños” è significativamente coetanea de “Il Portico” e per molti soci rappresenta la dimensione internazionale del loro impegno solidale. Una dimensione che li obbliga a non pensare solo alle necessità della nostra realtà ricca, in cui molte persone, anche tra i disabili, pretendono senza dare nulla in cambio e dimenticano coloro che, in analoghe difficoltà, mancano del necessario. GLI OSPITI IMMIGRATI Quando Daniela e Sandro, un anno dopo la nascita di Francesco, andarono ad abitare con i nonni materni, iniziò il periodo dell’accoglienza di persone diverse per accudire Ennio ed anche per offrire loro un alloggio in cambio di alcuni servizi domestici. Le diverse ondate migratorie portarono ad ospitare marocchini, profughi della ex Jugoslavia, albanesi, africani e persone di altre etnie. Si iniziò con due fratelli marocchini, Jamal e Zubir, studenti di ingegneria a Padova. Essi ci furono presentati da don Lucio Calore, presidente della Caritas diocesana, perché cercavano una sistemazione che permettesse loro di studiare e di avere un alloggio gratuito, offrendo in cambio un servizio di assistenza. Rimasero da noi fino alla laurea e poi tornarono a Casablanca dove trovarono immediatamente un impiego come professionisti. Furono sostituiti da M’hammed, un loro amico, operaio in una fabbrica di scarpe della Riviera. UNA CASA PER I SENZA CASA Anche oggi continuano a bussare alla nostra porta diverse persone in cerca di un tetto: immigrati, barboni, anziani soli e sfrattati, ma la nostra sede è quasi sempre al completo e fatica sempre più a trovare soluzioni esterne per coloro che completano il percorso offerto dell’accoglienza a termine. Salvo alcune emergenze, l’organizzazione che è stata progressivamente attivata attraverso la partecipazione alla cooperativa sociale “Il Villaggio Globale” (di Marghera), risolve in modo più organico e definitivo le situazioni problematiche. Rimane comunque grave la difficoltà di trovare alloggi proprio quando ne sono stati ormai costruiti un’infinità per assecondare la speculazione assurda dei costruttori che hanno aumentato i prezzi a dismisura approfittando della corsa privata alla nuova borsa edilizia. Quest’orgia vergognosa di profitti sulle spalle di coppie giovani, indebitate all’inverosimile e di immigrati stipati in mini appartamenti rappresenta la più grave trasgressione dei diritti umani in atto nel nostro territorio. La nostra associazione l’ha denunciata direttamente al commissario europeo per i diritti umani, Alvaro Gil Robles, quando, il 23 giugno 2005, è stata prescelta e convocata a Venezia per essere interpellata dall’alto funzionario in visita in Italia.

Libro.p65

79

30/08/2005, 16.59


80

BREVE STORIA DELL’ASSOCIAZIONE

CI IMPEGNIAMO Ci impegniamo noi e non gli altri, unicamente noi e non gli altri, né chi sta in alto nè chi sta in basso, né chi crede né chi non crede. Ci impegniamo senza pretendere che altri s’impegni con noi o per suo conto, come noi o in altro modo. Ci impegniamo senza giudicare chi non s’impegna, senza accusare chi non s’impegna, senza condannare chi non s’impegna, senza cercare perché non s’impegna, senza disimpegnarci perché altri non s’impegna. Sappiamo di non poter nulla su alcuno, né vogliamo forzar la mano ad alcuno, devoti come siamo e come intendiamo rimanere al libero movimento di ogni spirito più che al successo di noi stessi o dei nostri convincimenti. Noi non possiamo nulla sul nostro mondo, su questa realtà che è il nostro mondo di fuori, poveri come siamo e come intendiamo rimanere e senza nome. Se qualche cosa sentiamo di potere – e lo vogliamo fermamente – è su di noi, soltanto su di noi. Il mondo si muove se noi ci muoviamo, si muta se noi ci mutiamo, si fa nuovo se alcuno si fa creatura, imbarbarisce se scateniamo la belva che è in ognuno di noi. L’ordine nuovo incomincia se alcuno si sforza di divenire un uomo nuovo. La primavera incomincia col primo fiore, la notte con la prima stella, il fiume con la prima goccia d’acqua, l’amore col primo sogno. Ci impegniamo perché… Noi sappiamo di preciso perché ci impegniamo, ma non lo vogliamo sapere, almeno in questo primo momento, secondo un procedimento ragionato, l’unico che soddisfi molti anche quando non capiscono, proprio quando non capiscono. Questo sappiamo e più che agli altri lo diciamo a noi stessi. Ci impegniamo perché non potremmo non impegnarci. C’è qualcuno o qualche cosa in noi – un istinto, una ragione, una vocazione, una grazia – più forte di noi stessi. Nei momenti più gravi ci si orienta dietro richiami che non si sa di preciso donde vengano, ma che costituiscono la più vera e sicura certezza, l’unica certezza, nel disorientamento generale. Lo spirito può aprirsi un varco, attraverso le resistenze del nostro egoismo anche in questa maniera, disponendoci a quelle nuove continuate obbedienze che possono venire disposte in ognuno della coscienza, dalla ragione, dalla fede. Ci impegniamo per trovare un senso della vita, a questa vita, alla nostra vita: una ragione che non sia una delle tanti ragioni che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore; un utile che non sia una delle solite trappole generosamente offerte ai giovani dalla gente pratica. Si vive una sola volta e non vogliamo essere giocati in nome di nessun piccolo interesse. Non ci interessa la carriera, non ci interessa il denaro, non ci interessa la donna se ce la presentate come femmina soltanto, non ci interessa il successo nè di noi stessi nè delle nostre idee, non ci interessa a passare alla storia. Abbiamo il cuore giovane e ci fa paura il freddo della carta e dei marmi, non ci interessa né l’essere eroi, né l’essere traditori davanti agli uomini se ci costasse la fedeltà a noi stessi. Ci interessa di perderci per qualche cosa o per qualcuno che rimarrà anche dopo che noi saremo passati e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci. Ci interessa di portare un destino eterno nel tempo, di sentirci responsabili di tutto e di tutti, di avviarci, sia pure attraverso lunghi erramenti, verso l’Amore, che ha diffuso un sorriso di poesia sopra ogni creatura, dal fiore al bimbo, dalla stella alla fanciulla, che ci fa pensosi davanti a una culla e in attesa davanti a una bara. Ci impegniamo non per riordinare il mondo, non per rifarlo su misura, ma per amarlo. Per amare anche quello che non possiamo accettare, anche quello che non è amabile, anche quello che pare rifiutarsi all’amore, poiché dietro ogni volto e sotto ogni cuore c’è, insieme a una grande sete d’amore, il volto e il cuore dell’Amore. Ci impegniamo perché noi crediamo all’amore, la sola certezza che non teme confronti, la sola che basta per impegnarci perdutamente”. Primo Mazzolari

Libro.p65

80

30/08/2005, 16.59


ACCOGLIERE DI PIÙ All’inizio dell’attività associativa, il gruppo era composto per la maggior parte di giovani ”abili” e di pochi “diversamente abili”. Nell’arco di 10 anni, dall’85 al ’95, il rapporto ideale che permetteva una reale integrazione, si capovolse. Il numero di persone problematiche era continuamente aumentato, mentre quello dei volontari era diminuito. Le cause furono diverse, ma in sostanza sono due. Da una parte il servizio offerto dall’associazione era buono, perciò diversi ragazzi vennero inviati con fiducia dalle famiglie, dagli assistenti sociali, dai parroci, ecc., in una catena di santantonio che ancor oggi continua ininterrotta; dall’altro i volontari, “invecchiando”, si sposavano e venivano progressivamente impegnati dalle necessità familiari nel loro tempo libero. Questo accadde ad esempio a Luisella e ad Antonello (che aveva speso mesi interi per completare gli impianti interni dell’abitazione e per altri preziosi servizi), quando nacque Tommaso nel 1987, ma allora l’attività associativa era ridotta ed il problema si amplificò successivamente. LA MORTE DI ENNIO Il giorno del decesso di Ennio, Lorenzo, che in quel tempo svolgeva in modo eccezionale, come il suo solito, anche l’attività di assistenza domiciliare oltre a quella di presidente, chiese al medico dell’ospedale di Agordo che ne diagnosticò la morte, se si sarebbe potuto fare qualcosa per salvarlo, il medico gli rispose: “è un uomo completamente consumato dalla malattia, mi chiedo come abbia potuto vivere così a lungo.”. Noi, però, lo sapevamo. I coetanei di Ennio che frequentavano l’AISM e che non avevano saputo accettare la malattia o che vivevano rintanati in casa erano tutti sepolti. Ennio amava la vita e l’amicizia: le aveva trovate e per questo visse più di tutti, contro ogni previsione, fino a spegnersi senza un filo di voce, ma manifestando la ferma volontà di partire per un lungo viaggio, anche il giorno della sua morte. La sua tomba è un loculo del cimitero di Sambruson. La lapide, disegnata da Alessandro Libralesso, obiettore di coscienza e architetto, richiama il disegno di un muro e si presta a più riflessioni. Ci parla di quel muro di separazione, l’inimicizia, che secondo San Paolo (Ef. 2, 14-16) divide ancora gli uomini, e che si abbatte accettando la via della pace che passa attraverso la capacità di incontrare la sofferenza e non di cagionarla agli altri. Ci parla anche in positivo del piccolo contributo che ciascuno può dare come pietra viva all’edificio spirituale di un mondo di giustizia e di fraternità senza attendere che gli altri si muovano per primi. La frase riprodotta sulla ceramica, è di Albert Schweitzer, filosofo, storico, medico e organista geniale, forse la più grande figura di volontario esistita al mondo; quel pensiero bellissimo rimane come l’ultimo messaggio che Ennio lancia al visitatore affinché possa rifare verso altri quel servizio che gli rese bella l’esistenza pur nella grave malattia, trasformando la sua solitudine arrabbiata in accoglienza festosa. IDEE E PERSONE NUOVE Perché “Il Portico” non rischiasse di diventare ben presto un ghetto di disagiati aiutati da pochi volonterosi, si cercò di promuovere l’attività nei gruppi parrocchiali e di valorizzare la bella sede che avevamo a disposizione, perché Ennio, che nel testamento l’aveva donata alla Caritas Diocesana di Padova, ne aveva anche vincolato l’usufrutto trentennale alla nostra associazione. Cercammo di sfruttare tutte le nostre esperienze, conoscenze ed idee per valorizzare al meglio gli spazi in modo

Libro.p65

81

30/08/2005, 16.59


82

BREVE STORIA DELL’ASSOCIAZIONE

che il maggior numero di persone ne potesse godere. Marino, che aveva svolto il servizio civile presso la cooperativa sociale “Il Girasole” di Sarmeola (Padova), mantenne i contatti con quell’esperienza esemplare e ci fu uno scambio di incontri vivaci e spassosi nelle rispettive sedi. Marino ebbe anche l’idea della festa annuale inaugurandone la lunga serie fuori sede e precisamente a casa della famiglia Santello. Un’altra idea venne da Gianni Scarpa, un insegnante di inglese collega di Sandro, che oggi vive con Silvie, docente all’università di Montpellier, in Francia. Per il suo matrimonio scelse di fare la festa sotto il portico e nel prato retrostante. Fu una giornata memorabile che suggerì di rendere disponibile la casa per quel tipo di incontri che portano, oggi più di ieri, numerose persone all’interno della sede e che permettono di farla conoscere creando un ampio respiro con il territorio. Meno fortunata fu l’idea di acquistare cinque barche dalla Regia Società Querini di Venezia per attivare un gruppo di canotaggio lungo il Naviglio. Dopo tanto tempo questo progetto forse potrà partire con 10 anni di ritardo grazie alla disponibilità del gruppo scout guidato da Massimo Falzoni e all’allestimento del nuovo pontile. Il fiume è una risorsa che l’associazione deve ancora sfruttare e che potrà contribuire a creare interessanti attività ricreative e posti di lavoro mettendo a disposizione del pubblico un accesso diretto al naviglio. Questa veloce carrellata di eventi dovrebbe aver evidenziato come, da una piccola scintilla, si sia sviluppata una grande fiamma e come, per alimentarla, sia necessario un continuo rinnovamento di idee e di persone. I “vecchi” hanno fatto la loro parte. Hanno cercato i propri maestri di vita e questi sono diventati i loro nuovi genitori. Hanno confermato che “in verità a noi è concesso di rinascere secondo il nostro arbitrio”, quando, da adulti si sceglie di alimentarsi con letture di notevole valore e si seguono gli esempi di persone grandi. I “vecchi” hanno rischiato più volte, compiendo salti azzardati ma necessari per ogni impresa “utopica” che sfida il realismo e il relativismo diffuso della maggioranza. L’audacia di scommettere sulla possibilità di attualizzare insieme quel mondo giusto che altri si limitano a snobbare, ha dato i suoi frutti: buoni anche se circoscritti ad un piccolo giardino. Adesso qualcuno li raccoglie, ma di nuovo dovrà selezionare le sementi e impiantare senza tregua il grano della speranza. Nei prossimi anni ci auguriamo che le nuove generazioni prendano le redini dell’associazione ed aprano scenari innovativi dettati dalle loro libere scelte.

Libro.p65

82

30/08/2005, 16.59


Libro.p65

83

30/08/2005, 16.59


84 Libro.p65

84

30/08/2005, 16.59


“nobis vero ad nostrum arbitrium nasci licet”- Seneca

Postfazione PERCHÈ SCRIVERE UN LIBRO Due rischi Quando si decide di raccontare la propria storia si corrono due rischi. Il primo è l’autocelebrazione che troppo facilmente enfatizza i pregi e scade nel classico “chi se loda se sbroda”. Il secondo pericolo è legato alla forma della narrazione che è paragonabile ad un quadro o ad una fotografia: essi non sono la realtà e non riescono mai a descriverla veramente se non per coloro che l’hanno vissuta e conoscono l’intero contesto. Non sappiamo se queste pagine siano esenti da tali difetti. Noi abbiamo cercato di fare il possibile per evitarli e vi invitiamo a sfogliarle con la consapevolezza dei limiti di coloro che le hanno scritte. Una sfida Raccontarsi è un’azione spudorata. Quando si narra la propria storia fatta di idee, azioni, fatiche, sentimenti, sofferenze e gioie personali, si infrange l’intimità che le conserva come tesori preziosi o semplicemente privati. Accettare questa trasgressione, oggi così frequente nella società mediatica dove “sbudellarsi” in pubblico è una moda che asseconda una morbosità diffusa, significa accettare una sfida pericolosa, soprattutto descrivendo fatti che coinvolgono decine e decine di persone. Essere fraintesi è il primo guaio, al quale si aggiungono l’essere incompleti e quindi l’essere ingiusti o ancora l’imporre il proprio punto di vista, l’aver delle preferenze, l’aver dimenticato cose importanti ecc., ma il desiderio di condividere un’avventura comune perché altri siano invogliati a inventarne delle migliori, ci ha fatto accettare la sfida impegnandoci a superarne i rischi nel modo seguente. Per prima cosa si è cercata una persona esterna che non ci conoscesse e che potesse analizzare l’operato e la struttura dell’associazione attraverso i documenti e gli incontri con i protagonisti, sulla base di una competenza specifica in ambito sociale. Per seconda cosa si è scritta una sintesi degli avvenimenti principali che dalle piccole vicende dei primi anni arrivasse ad evidenziare le connessioni remote con gli sviluppi attuali. Questa parte è stata letta e condivisa da quei protagonisti che dall’inizio o da almeno una decina d’anni operano nell’associazione con continuità. L’integrazione di questi punti di vista dovrebbe aver arginato i pericoli descritti. Per gli inevitabili difetti o imprecisioni che emergeranno, si chiede venia. Il libro, progettato due anni fa, si è potuto realizzare solamente in tre mesi di intenso lavoro tra fine maggio e i primi di agosto del 2005. Un libretto per farci conoscere Il motivo principale per cui si è voluto stampare la nostra storia nell’era di Internet quando tutto è raggiungibile con un click sull’indirizzo del nostro sito - è il desiderio di far conoscere che cosa è stato fatto in questi anni. È un’esauriente panoramica delle nostre attività e della filosofia che le guida, affidata allo strumento agile del libretto, da vedere e rivedere con calma e spirito critico. Non interessa raccogliere elogi, ma ricevere conferme o smentite sulla rotta intrapresa. Per questo accettiamo volentieri il confronto e, d’altra parte, difendiamo con slancio la

Libro.p65

85

30/08/2005, 16.59


86

POSTFAZIONE

scelta compiuta nel rispetto delle altre strade, anzi della collaborazione con chi ha scelto altre vie per aiutare i più deboli. In questo senso, e con un po’ di orgoglio, rivendichiamo la nostra originalità determinata dalla molteplicità dei settori di intervento (emarginazione, disabilità, devianza, barbonismo, mondo giovanile) e dalla pluralità delle dimensioni operative (animazione, accoglienza, formazione, difesa dei diritti) ben spiegate dalla professoressa Silvia Roseano che, da esterna, ha compiuto uno studio sulla nostra associazione per la sua tesi di laurea in sociologia. Questo orgoglio non può essere confuso con un vanto presuntuoso di unicità irripetibile. Qui, nel nostro territorio siamo gli unici ad operare in questo modo, come unico è il modo di operare di tutte le altre associazioni che ben conosciamo e con cui collaboriamo, dunque si tratta, per il lettore che non ci conosce, di capire chi siamo, cosa facciamo e come operiamo e per chi ci conosce e frequenta, di chiarire la nostra identità e motivare la propria appartenenza a “Il Portico”. Pagine per riflettere sul modo di fare volontariato Spesso, nella confusione contemporanea, nella fretta e nell’impegno “a testa bassa” che caratterizzano anche il lavoro dei nostri volontari, si scopre che essi non hanno colto la direzione dell’intervento che svolgono e non hanno nemmeno letto i progetti che vanno a realizzare. Sono saliti “sul treno” per vari motivi. Alcuni anche per curare le proprie fragilità e questo non nuoce perché aiutare gli altri è un modo privilegiato di aiutare se stessi e il mondo intero. Ma se ciò sembra bastare, forse, per salvarsi l’anima non risponde comunque alla necessità essenziale, quella compendiata nel motto “il bene va fatto bene”. ASPETTI QUALIFICANTI DEL NOSTRO MODELLO DI INTERVENTO L’identità “Grazie che ci siete”. Spesso questa frase viene pronunciata dai parenti delle persone con disabilità e rappresenta un riconoscimento che ci spinge ulteriormente a divulgare il nostro modello di intervento nella speranza che in altri luoghi si possa replicare con successo. Differentemente dai modelli aziendali attuali, noi auspichiamo, anzi, desideriamo ardentemente di avere una concorrenza e ci rendiamo disponibili ad aiutare chiunque voglia iniziare un’attività analoga. L’associazione è oberata di richieste di ospitalità e di inserimento di nuove persone con difficoltà nei gruppi domenicali. Queste richieste arrivano da tutti i comuni della Riviera del Brenta, da quelli limitrofi e anche da altre parti d’Italia dopo che è stato attivato il sito internet. “Grazie che ci siete” è una frase che ci obbliga anche a chiederci chi siamo, chi vogliamo essere e chi crede la gente che noi siamo. La nostra identità emergerà con chiarezza in queste pagine e dovrebbe servire ad evitare equivoci di interpretazione o visioni riduttive o incomplete e a scongiurare aspettative sproporzionate. Lo stile Facile da dire che “il bene va fatto bene”, molto difficile da fare, ma non c’è altra strada contro le scorciatoie di un bene elemosinato, che dà ai poveri i ritagli di tempo e i vestiti dismessi per acquietare la propria coscienza e per rinnovare il guardaroba o l’arredamento. Questo non vuol dire che fare il bene sia diventata un’operazione complicata che compete a specialisti. Significa invece che ormai anche il bene deve essere svolto in forme adeguate ai tempi e alle diverse esigenze. Chi si adatterebbe oggi a viaggiare su un’auto o su un treno di novanta anni fa? Chi insegnerebbe con la “cremagliera” di fruste attaccata alla parete? Chi si azzarderebbe a non approvare la selezione dei diversi rifiuti? Agire la complessità delle risposte ai vari bisogni, personalizzate e organizzate con cura,

Libro.p65

86

30/08/2005, 16.59


non significa rinunciare al semplice sorriso o alla stretta di mano ma, appunto, significa non limitarsi a queste espressioni o non dimenticarle nel momento in cui si affrontano davvero le cause dei mali personali e sociali e ci si struttura per combattere leggi ingiuste o situazioni dimenticate dai servizi sociali istituzionali. Il libro è stato scritto per dire queste cose e per raccontare l’articolazione di un intervento che, sicuramente, spaventerà più di qualcuno. Ma a costoro diciamo: c’è bisogno e c’è posto per tutti! Ognuno deve fare ciò che si sente di fare, senza però che gli altri si adeguino ad un impegno “al ribasso” che è tipico della gente “pratica”. Mons. Nervo, ex presidente della Caritas Italiana, da anni denuncia una certa Chiesa (e un volontariato) che fa “l’ambulanza della storia” cioè che si limita ad aggiustare i danni senza intervenire sulla loro origine: sulla miseria dell’uomo, soprattutto quando gestisce la cosa pubblica, guidato più dalla sete di potere che di giustizia. È facile sentire la gente realista che sentenzia “queste cose sono utopia! La realtà va in altra direzione, dove vivete?”. A costoro rispondiamo con un’affermazione del grande sociologo Max Weber: “è perfettamente esatto e confermato da tutta l’esperienza storica, che il possibile non verrebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile”. Il colore Noi crediamo a questa linea attiva di intervento e crediamo che non sia né di destra né di sinistra, né degli atei né dei religiosi, ma di tutti gli “uomini di buona volontà”. In questo senso, il dibattito che all’inizio nacque intorno allo statuto quando si scrisse che l’associazione era aconfessionale e di ispirazione cristiana, è oggi ormai superato nelle avanguardie dell’impegno sociale, dove si affermano religiosamente i diritti dell’uomo e la solidarietà come dovere costituzionale e dove civilmente si considera la persona al centro di ogni interesse politico. Lorenzo ricorda sempre che nello stesso letto dei volontari che svolgono il servizio di presenza notturna dormono l’ateo e il cristiano, l’anarchico e il parroco, l’agnostico e il comunista. Quando ci si china per soccorrere il samaritano, ci si incontra nel gesto del servo; gesto silenzioso che azzera ogni divisione precedente. Che questi convincimenti restino solo parole, dipende dalla nostra volontà di fare comunione; di cercare il confronto senza paura e con l’onestà di chi gioca il suo punto di vista. “Il Portico” non è né rosso né bianco né nero, ma è certo che non può stare dalla parte di chi mira a favorire l’accumulo privato, la riduzione della spesa per la sanità e l’aumento di quella militare. “Il Portico”, per statuto, è contro ogni guerra; perciò era contro alla guerra in ex Jugoslavia quando il governo era di sinistra ed è stato contro la guerra del Golfo con il governo di destra. Noi abbiamo già la nostra guerra da combattere “contro l’emarginazione”, com’è scritto nel nostro slogan e questo abbiamo sempre cercato di fare anche se, a dire la verità, è stato privilegiato l’impegno “umanitario” rispetto a quello “politico”, a causa delle poche persone che anche nella nostra associazione, sono più rivolte al primo che al secondo (molto più fastidioso e poco gratificante) e faticano a dedicare un po’ del loro tempo per armonizzare entrambi. Eppure questa capacità “sinfonica” rappresenta l’elemento caratterizzante del nostro modello anche rispetto ai diversi tipi di impegno sociale. Lo scopo formativo Così come un genitore non può illudersi di aiutare il proprio figlio proteggendolo nel nido ovattato di una famiglia “perfetta”, allo stesso modo l’associazione non deve diventare una “serra” che difende dalle intemperie dell’esistenza. Essa invece deve rappresentare una palestra che allena al superamento delle difficoltà quotidiane. E può far questo

Libro.p65

87

30/08/2005, 16.59


88

POSTFAZIONE

solamente se i volontari, gli operatori e le attività da loro organizzate non creano dipendenze, ma insegnano l’autonomia favorendo l’indipendenza dall’associazione stessa. Le persone Chi ha fondato “Il Portico” La curiosità di chi incontra un’associazione efficiente e articolata porta spesso a chiedersi chi abbia avuto l’idea originaria e, perciò, il merito di un’iniziativa così feconda. “Il Portico” non ha un fondatore. Semmai si potrebbe parlare di una fondatrice ufficiale che guidò il gruppo dei “costituenti “ e che ne decise il nome. Eppure, anche Marilisa, dette il suo contributo temporaneo e dopo circa un anno abbandonò la presidenza dedicandosi in “proprio” ad altre attività che riteneva più conformi al suo spirito e non più in contrasto con la linea che andava assumendo il consiglio direttivo. Lei ha avuto il merito di impiantare e dare il nome alla pianticella prendendo i semi che con altri aveva visto germogliare e che altri ancora, poi, hanno coltivato. Una continua fondazione nella precarietà inevitabile La particolarità di un’associazione in cui i “fondatori” e i “ri-fondatori” sono numerosi e sempre nuovi, è un fatto importante. Perché un albero cresca rigoglioso ci vuole una buona semenza, un buon terreno, un buon clima, dei buoni coltivatori e il concorso positivo di tanti eventi difficili da enumerare. Chi potrebbe vantare il merito del successo alla raccolta dei frutti? L’agricoltore, l’andamento della stagione, il concime, la dotazione genetica...? L’onestà dell’analisi ci porta a dire che “Il Portico” esiste perché all’inizio c’era una malattia ed un malato! La comunità è nata come risposta alla solitudine! In senso generale si può dire allora che il bene esiste come risposta al male, che diventa, paradossalmente, l’elemento fondatore, lo stimolo delle risposte degli individui di buona volontà. Il discorso si fa impegnativo, ma questo esempio serve per sottolineare come spesso si tende ad essere superficiali per soddisfare il nostro bisogno di risposte. In molte realtà associative ciò conduce ad un disgustoso culto della personalità del fondatore che, accentrando su di sé i meriti e il potere psicologico, deresponsabilizza gli altri nella gestione e nasconde la fioritura dei talenti individuali. “Il Portico” è una realtà associativa che vive non soltanto delle molteplici personalità dei suoi soci, ma che riconosce la paternità “ideologica” anche in persone esterne che indicano la strada in modo significativo. Di questo aspetto si accennerà brevemente nel paragrafo sui riferimenti culturali. Un miracolo ripetuto Rimanendo invece all’esempio della pianta e, in particolare alla precarietà della sua esistenza in relazione a fattori imprevedibili, è doveroso riconoscere che anche “Il Portico” è vivo per un continuo miracolo. In questo senso, nonostante la buona volontà degli iscritti, l’associazione ha rischiato più volte di “chiudere” nell’ arco della propria breve esistenza a causa di diversi fattori spesso imprevedibili. La divisione della proprietà tra Ennio e i congiunti; l’allontanamento improvviso della prima presidente; una denuncia pesante rivelatasi poi completamente falsa; la morte di Ennio; l’incendio bloccato in tempo; la furia incontrollata di un ospite; l’incidente con il pulmino al ritorno dalle vacanze in Tirolo…: se ad esempio quest’ultimo evento si fosse concluso tragicamente, chi avrebbe avuto la forza di ricominciare? Allo stesso modo diverse altre situazioni e altri eventi grandi e piccoli ne hanno favorito la crescita rigogliosa: la disponibilità materiale della casa di Ennio, la generosità operativa di tanti volontari e degli stessi immigrati, la perseveranza di Marino e di Lorenzo, le scelte esistenziali decisive di Pio e di Paolo, la presenza di giovani obiettori di coscienza e, oggi, nel Servizio Civile Nazionale; i contributi in denaro di tante persone; la scelta personale di acquistare un pulmino al posto della solita automobile; i servizi gratuiti di ingegneri, architetti, idraulici, elettricisti, avvocati, musicisti, cuochi, consulenti ed esperti di ogni settore.

Libro.p65

88

30/08/2005, 16.59


Il vestito di Arlecchino È fuor di retorica affermare che tutte queste persone rifondano continuamente “Il Portico” ed è tanto più vero quanto più queste disponibilità “locali” vengono armonizzate e rese significative dalla dimensione progettuale gestita dal direttivo che “pensa in grande” quanto viene realizzato “nel piccolo”. Con tante piccole disponibilità di stoffa e una buona sartoria si può confezionare un vestito allegro e dignitoso. “Il Portico” vive ancora di questi frammenti di tempo e di azioni che gli operatori coordinano e tendono a incentivare per diffondere una mentalità di servizio alla “cosa di tutti” (res-publica!) che, in sociologia, si potrebbe definire come “capitale sociale”. L’economia aziendale Anche dal punto di vista economico la precarietà dell’azienda-Portico è palpabile quotidianamente ed il rischio è più alto che nelle normali ditte che sgomitano nella giungla del mercato odierno. A nostro favore sembra giocare soltanto l’utenza, che aumenta continuamente, ma in realtà essa non porta denaro in relazione agli oneri, anzi, pretende maggiori servizi. Mantenere quattro operatori ed una struttura così “grande” è possibile con la collaborazione di tutti e con la diversificazione delle fonti di finanziamento, come è ben spiegato nelle pagine relative. Ciò che qualifica l’associazione in questo settore è la trasparenza del suo bilancio anche nei differenti progetti, spesso indicati dagli enti erogatori come esemplari. Una considerazione generale sul terzo settore serve per comprendere in quale scenario mondiale si sta muovendo la nostra piccola barchetta. Con il termine “terzo settore” si intende quello intermedio tra pubblico e privato. Viene definito anche “privato sociale” e comprende tutte le attività svolte da enti, associazioni, cooperative che svolgono un servizio pubblico con gestioni private. Un grande economista americano, Jeremy Rifkin, afferma “Oggi siamo in grado di produrre tutto ciò che ci serve con una frazione limitata di persone... Alle generazioni del terzo millennio resterà poco da scegliere. Sono infatti quattro le porte tradizionali alle quali si bussa per cercare lavoro: il mercato, lo Stato, il terzo settore e la criminalità organizzata. Il mercato però offrirà sempre meno opportunità a causa del progresso tecnologico. Lo Stato, ovunque nel mondo, non è più in grado di assumere. E l’unica alternativa alla criminalità resta il terzo settore: tutte quelle attività, cioè, che producono capitale sociale.” Un intervento “integrale” L’ampia gamma delle collaborazioni attivate dall’associazione rivela l’interdipendenza dei problemi sociali. L’integrazione dei disabili non può avvenire in una realtà dove la competizione è la legge e dove l’economia è lasciata alla legge della giungla promossa da un liberismo sfrenato, né in un contesto di accettazione della violenza o del degrado ecologico. Le persone si trovano bene in un ambiente ordinato, pulito, rispettoso, onesto, tollerante, creativo…: i problemi ecologici, giuridici, educativi, morali, sanitari, organizzativi ecc. sono interconnessi al punto che tutti gli attori sociali dovrebbero lavorare per il bene comune e non per il proprio. Questo si potrebbe realizzare nel mondo del volontariato se le associazioni, i gruppi e le cooperative concertassero le proprie richieste. Si riequilibrerebbero così, ad esempio, i finanziamenti privilegiati per i tossicodipendenti o i ciechi e le briciole riservate ai malati mentali. Per tali motivi l’associazione è iscritta a numerose realtà di coordinamento zonale e nazionale e impegna parte del tempo dei propri operatori per favorire la collaborazione tra le associazioni locali e della provincia di Venezia.

Libro.p65

89

30/08/2005, 16.59


90

POSTFAZIONE

Il rapporto tra operatori e volontari I nostri operatori, prima di gestire servizi, devono promuovere il volontariato stesso. Essi fanno parte della “famiglia” e non sono persone assunte unicamente per la propria competenza, ma soprattutto per la condivisione dei fini e dei metodi dell’associazione che servono. Per tale motivo, anche se “Il Portico è organizzato come un’impresa sociale, essa mantiene il carattere della “conduzione familiare”. La specificità dei ruoli non ne preclude l’intercambiabilità, ma la postula come elemento necessario di flessibilità funzionale. Gli operatori non sono volontari, e i volontari non sono operatori, ma nella gestione quotidiana è inevitabile che anche gli operatori svolgano azioni volontarie per il bene dell’associazione e che i volontari debbano impegnarsi anche in funzioni attribuite agli operatori. Questa labilità di confine può disturbare chi trova sicurezza nelle divisioni rigide di un mansionario precostituito, come alcuni teorizzatori distanti dalla pratica quotidiana, che vogliono applicare al privato sociale gli stessi modelli efficientisti della grande azienda. Al contrario, questa flessibilità assume un significato altamente formativo per gli uni e per gli altri. Nelle piccole associazioni, anzi, deve essere così, altrimenti si ricreeranno un po’ alla volta le divisioni tipiche delle istituzioni dove la distinzione netta dei ruoli va di pari passo con la mentalità burocratica e impiegatizia che raffredda e “distanzia” gli operatori dai volontari e pone questi in posizione subalterna (o egemonica) alterando le relazioni fraterne che invece devono rimanere il fondamento di ogni impresa sociale di dimensione “umana”,“ecologica”. DIMENSIONI PROBLEMATICHE I difetti Se raccontare è come disegnare, allora è inevitabile trasfigurare la realtà, ed è evidente che il taglio di questa operazione divulgativa è dare un’immagine positiva, bella, entusiasmante ed anche poetica delle attività svolte. Non serve, in quest’occasione, raccontare i litigi, i confronti aspri, le diversità di vedute e gli incidenti che caratterizzano la vita di ogni giorno e, a maggior ragione, anche quella delle comunità. Non ci vorrà molto ad elencare queste debolezze a coloro che ci frequentano, né tarderanno a scoprirle coloro che dovessero ancora incontrarci. Queste debolezze non si debbono sottovalutare, né ridicolizzare, ma nemmeno enfatizzare al punto da gettar via il bimbo con l’acqua sporca, come è pessima abitudine delle persone miopi e superficiali, incapaci di valutazioni equilibrate. L’associazione è qualcosa di più della somma delle singole personalità che la compongono. E, tuttavia, queste personalità possono vincolarne l’immagine in modo determinante, al punto che “Il Portico” può essere definito negativamente in relazione al difetto della persona o del frangente che ce lo rappresenta, così da diventare un’associazione politicizzata o maschilista o volgare o arrivista o confusionaria o disorganizzata ecc. a seconda del momento e degli incontri avuti. Alcuni difetti, è bene chiarirlo, sono invece aspetti caratterizzanti un intervento “artigianale” e, quindi ne connotano la qualità piuttosto che squalificarlo. È il caso di alcuni metodi di relazione con le persone con le quali si ha grande confidenza, che, dall’esterno soprattutto, si percepiscono come poco professionali perché non raffinati o addirittura grossolani. Essi sono paragonabili, ad esempio, a quegli atti che in educazione sono tanto vituperati quanto comuni: alzare la voce, gridare, intimorire, minacciare, ricattare e usare qualche intervento manesco. C’è da impegnarsi a limitare il più possibile queste cadute di stile e, nel nostro caso sarebbe auspicabile una maggiore presenza femminile, più attenta a determinate sfumature affettive ed emotive. Per il resto valga l’esempio di Bruno. Quando andò in vacanza con un’altra associazione, vi rimase solo due giorni e mandò in ospedale due volontari, mentre con noi esce da vent’anni e la sua apparente

Libro.p65

90

30/08/2005, 16.59


violenza è facilmente contenuta da qualche minaccia ben formulata e fiscalmente applicata. Se qualcuno assistesse ai discorsi che intercorrono nei momenti di tensione, probabilmente ci richiamerebbe per trasgressione dei diritti umani, ma un po’ di autoironia non guasta per raggiungere praticamente il buon fine di non addormentare la persona, con dosi massicce di psicofarmaci, secondo protocolli inoppugnabili. Riferimenti culturali L’associazione è nata proprio negli anni in cui esplodeva in Italia il fenomeno che venne definito “volontariato”, con un termine che allora non piacque a molti, ma che si impose subito come identificativo di un’azione di solidarietà gratuita e prevalentemente associata per il bene di tutti. Proliferarono ben presto gli studi e le teorizzazioni. Essi permisero di chiarire i confini, gli scopi, gli errori e il senso di un impegno ben diverso dall’atteggiamento filantropico laico o dalla visione pietistica religiosa le quali non intaccando le cause dei problemi affrontati, erano funzionali al mantenimento dello status-quo e ad una soddisfazione personale prevalentemente emotiva. Durante le discussioni che animavano le nostre serate nella cucina di Ennio, emergevano frequentemente i nomi dei libri o dei personaggi che costituivano le letture formative personali da cui si ricavavano idee e motivazioni profonde per riflessioni, azioni e progetti. Questi nomi di autori poco noti oltre la cerchia dei “cultori” sono ancor oggi i riferimenti culturali da preferire per coloro che non vogliono limitarsi a spingere la carrozzella, ma anche a crescere nella responsabilità sociale e nell’arricchimento interiore. Quando si parla di “spirito” dell’associazione, si dovrebbero leggere alcune pagine di questi campioni di solidarietà a tutto campo, per non limitare i discorso ad un buonismo superficiale da “new age” che lascia il tempo che trova. • Per la giustizia, la pace e la nonviolenza Per i temi della pace e dell’obiezione di coscienza ci si riferiva agli scritti di Martin Luther King, Gandhi, Lanza del Vasto, Aldo Capitini, Leone Tolstoj e ai discorsi della giornata della pace inventata da Paolo VI. Per riflettere sulla religione, la chiesa e l’impegno cristiano, comunque molto legati al tema della pace, si leggevano le pagine di Primo Mazzolari, Lorenzo Milani, Ernesto Balducci, David Maria Turoldo e, del concilio vaticano II, iniziato da Giovanni XXXIII, si preferivano le pagine della “Gaudium et spes”, dove veniva descritta una chiesa in cui “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi sono anche le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo e non vi è nulla di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”. Per l’accettazione della diversità più ripugnante, come la lebbra, Raul Follereau ha scritto le pagine più sconvolgenti ed ha compiuto imprese incredibili di mobilitazione dell’opinione pubblica. Allo stesso modo sulle povertà estreme ha lasciato per noi testimonianze memorabili l’Abbé Pierre, ancora vivente e animatore dei gruppi Emmaus. È inebriante sapere che stiamo vivendo nello stesso “secolo” di questi grandi testimoni di giustizia. • Per il volontariato Per i temi tipici del volontariato i riferimenti erano (e sono tutt’ora) persone e comunità vive. Le persone. Alcune figure esemplari, come Lyde Cuneo, abitavano vicino a noi, mentre altre le siamo andate a cercare e costituiscono ancora dei punti di riferimento essenziali per quello che hanno fatto e scritto. Rosanna Benzi nel libro “Il vizio di vivere” ci ha aperto gli occhi sulle possibilità incredibili di una persona completamente bloccata nel polmone d’acciaio che ottenne con le sue campagne civili più risultati dei movimenti di categoria, con migliaia di iscritti passivi, attenti solo a gestire per sé stessi i pochi finanziamenti statali. Oggi ci sono nuovi riferimenti e quello per noi più significativo è Claudio Imprudente,

Libro.p65

91

30/08/2005, 16.59


92

POSTFAZIONE

direttore del Centro di Documentazione Handicap di Bologna, anch’egli completamente bloccato dalla sua tetraplegia spastica, totalmente dipendente e perfettamente autonomo: una contraddizione di termini assolutamente inspiegabile per chi non lo ha ascoltato a “Il Portico” o non è stato a Bologna quella domenica di maggio 2004. Come si possa poi ascoltare una persona muta è anche questo un problema per chi non conosce Claudio, mentre forse è più facile intuire come pur non potendosi muovere giri l’Italia in continuazione. Questi misteri sono tutti spiegati nel libro che ha pubblicato con l’editrice Erikson dal titolo simpatico “Una vita imprudente”. Per i curiosi, lì è spiegato anche come una persona muta e paralizzata che muove ordinatamente solo gli occhi possa scrivere un libro! Le comunità. Ecco alcuni gruppi a cui ci siamo ispirati nella progettazione dei nostri interventi: il Gruppo Abele di Torino, la Comunità di Capodarco, di S. Egidio , il CEIS di Roma, ecc. e, vicino a noi, “Il Girasole” di Sarmeola di Rubano. La Caritas nazionale, allora guidata da don Giovanni Nervo e da Don Giuseppe Pasini, facilitava i contatti con queste realtà meravigliose sorte in Italia e promuoveva il volontariato nella società civile con Luciano Tavazza (della FIVol, Federazione Italiana del Volontariato) ed il Movimento del Volontariato Italiano (MoVi), il cui presidente, Emanuele Alecci, è da sempre stato nostro prezioso consulente ed amico. Tra tutti questi contatti ve ne sono alcuni più significativi di altri. • Molti soggiorni primaverili sono stati organizzati in Toscana, grazie alla collaborazione di don Doriano Carraro, un sacerdote di Arino, oltremodo generoso, che ci ha trovato località stupende, austere e accoglienti a prezzi stracciati, consentendo a tanti “poveri” di far le vacanze in città come Siena, di alto valore turistico. • In una di queste escursioni abbiamo visitato anche Nomadelfia, dove abita un altro nostro amico, Francesco Matterazzo, che ci ha fatto conoscere ed amare un’esperienza così forte e unica al mondo come la comunità in cui vive, vicino a Grosseto, fondata dal grande e umile don Zeno. In quelle case di agricoltori e studenti, sparse sulle dolci colline in gruppi di vicinato affiatati e dallo stile di vita basato sull’essenzialità, si respira un’aria d’altri tempi, eppure è tutto vero. Ci sono madri che accolgono anche figli non propri, famiglie senza televisione, ragazzi che lavorano allegramente nei campi, nella tipografia, nella palestra dove allestiscono spettacoli diversi e sviluppano tante altre iniziative per divulgare l’idea inebriante nascosta nel nome della loro città, il luogo dove l’amore è la regola di tutti. Anche Cesco Stramasso, di Bojon, ci ha lasciato un segno indelebile! • Altri soggiorni sono stati organizzati nelle Marche, a Fabriano e dintorni (San Cassiano) con il supporto di Giancarlo Sagramola e del gruppo affiatato di donne ed uomini con lui impegnati da sempre nel rispondere alle emergenze sociali e culturali del loro meraviglioso territorio. Franco, che lavora alla Merloni, ci ha spesso procurato gli elettrodomestici per la cucina dell’associazione e Michele, informatico, ci è prezioso consulente nel progetto “Forever”. • L’amicizia che ci lega alla “Comuneria” di Prunella e al “Centro Agape di Reggio Calabria”, dove Sandro svolse il suo servizio civile dal 1977 al 1978 è davvero speciale. Molti veneti si sono recati a Melito di Porto Salvo per visitare “Villa Falco”, la casa per disabili mentali oppure sulla Sila a svolgere volontariato nel campo-scuola con ragazzi Rom che Giovanni Schipani, neuropsichiatria, e Concetta Toscano, assistente sociale, organizzano ogni anno a fine luglio. Più numerosi sono coloro che hanno visitato la Comuneria di Prunella che ora è un centro privato d’avanguardia, denominato “Nadia Vadalà”, per la lungodegenza di persone con disabilità mentale grave, ma che nacque negli anni ‘70 come esperienza alternativa all’ospedale psichiatrico, secondo i modelli dell’ergoterapia (lavoro dei campi) e sulla spinta della de-istituzionalizzazione proposta da Basaglia. Salvo casi gravissimi, la maggior parte delle persone con disturbi della personalità può oggi vivere tra la gente un’esistenza normale e soltanto chi non le conosce e non li frequenta può riproporre

Libro.p65

92

30/08/2005, 16.59


sconsideratamente la riapertura dei manicomi. Sandro aveva visto con i suoi occhi la montagna di reti ammassate del manicomio di Reggio, fatte di quel filo fine intrecciato stretto, tutte stranamente forate al centro con aperture di mezzo metro di diametro, delimitate nettamente nei bordi e perciò inspiegabili per questa perfezione del taglio senza sfilacci metallici. Quella reti, che un fabbro segava con il cannello, non erano state rovinate dai salti di bambini scatenati. I buchi enormi erano il risultato di una lenta corrosione da urina decomposta, sulla quale per anni avevano dormito i malati mentali (non fisici!). Documenti atroci come questi, che tornano periodicamente nella memoria di chi li ha visti, hanno spinto allora diversi giovani ad occuparsi dei propri coetanei “pazzi” che nessuno voleva per amici. Fu così che nacque la comunità di Prunella per opera di don Italo Calabrò e dei giovani che lo seguirono, Nuccio Vadalà e Umberto Anoldo, per citare solo due nomi tra quelli che sono conosciuti anche dai “vecchi” della nostra associazione. La stessa cosa accadde a Sarmeola di Rubano con la nascita della cooperativa “Il Girasole”. Da quelle esperienze di convivenza audace si è diffusa una mentalità radicalmente nuova, una sensibilità raffinata verso tutte le forme di diversità e disagio. Finalmente oggi possiamo dire di riconoscere queste persone non tanto come portatrici di handicap o di problemi, ma di sogni da realizzare. Ed “Il Portico” è nato su questa rivoluzionaria consapevolezza. • Per la diversabilità Un’attività importante che viene svolta da quando l’associazione è nata, è la divulgazione di libri e riviste per la crescita culturale personale. Ad ogni festa viene allestito un banchetto ed è buona abitudine regalare libri e abbonamenti a riviste. Alcuni autori vengono invitati a presentare i propri libri. In questo modo si sono promossi testi divulgativi come “Guida al volontariato” di Stas Gawronski (di cui l’associazione ha distribuito più di 500 copie) o “Diversabilità” di Andrea Canevaro e Dario Janes. Anche libri scritti dagli stessi disabili, come “Bianco su nero” di Ruben Gallego, sono da proporre a tutti come letture privilegiate. Nel nostro banchetto si regalano copie o si propongono abbonamenti a “Vita, nonprofit magazine”, “La rivista del Volontariato”, “Rocca”, “Nigrizia”, “La nuova ecologia”, “Le monde diplomatique” e tante altre. Ogni volontario dovrebbe leggere settimanalmente alcune pagine di queste pubblicazioni interessanti. Quando si dice che una volta non c’era niente e che adesso c’è troppo, è una riflessione che si adatta anche al mondo editoriale in generale e sulla diversabilità in particolare, mondo tanto ricco e articolato, quanto sconosciuto ai più. • Per l’arte e la musica Si propongono spettacoli che, per le tematiche affrontate, sostengono a tutti i livelli la cultura dell’inclusione sociale. L’esperienza più bella è stata forse quella della performance teatrale, promossa a più riprese in anni diversi sia come produzione interna, con i nostri “ragazzi”, sia esterna, ad esempio con la presentazione a Dolo dello spettacolo di Gianantonio Stella “L’orda, quando gli albanesi eravamo noi”. L’arte è un modo sublime di realizzare una comunità istantanea di emozioni, pensieri e sentimenti. È la pace, la gioia, il riequilibrio e il pieno di energia dell’animo nostro e va riproposta come un dono meraviglioso da replicare all’infinito. Diversi artisti, grandi e modesti fanno volontariato in questo modo, regalando il proprio talento e “Il Portico” è orgoglioso di annoverare tra i suoi iscritti pittori, scultori e musicisti di vario genere: chitarristi, arpisti, flautisti, clavicembalisti e…una folla di rocchettari rumorosi! Un modello armonico anche a livello culturale Non tutti coloro che frequentavano l’associazione erano assidui lettori di libri o riviste, nè erano cristiani o cattolici “ortodossi”. Questa diversità è stata sempre un motivo di contrasto a volte duro, ma va considerata una ricchezza, perché il confronto è avvenuto con franchezza e le persone coinvolte hanno agito con onestà, senza intenti di proselitismo o di colonizzazione culturale, nella convinzione che la verità si ricerca assieme e che tutti

Libro.p65

93

30/08/2005, 16.59


94

POSTFAZIONE

compiono errori spesso in buona fede. D’altra parte ci si deve convincere che è necessario essere tutti un po’ pratici e un po’ intellettuali: non ci dev’essere, nell’associazione il manovale che fa sempre i servizi umili e il teorico impegnato a discutere e basta. Fin dall’inizio nell’associazione questi ruoli non sono mai stati separati, anche se si è notato come sia molto più difficile impegnarsi a leggere, a discutere, a pianificare e ad approfondire che a lavare i piatti di una cena o il sedere di un anziano invalido. Può addirittura accadere, in altre realtà comunitarie, che coloro i quali svolgono questi servizi pratici, trovino un alibi alla loro ignoranza, evidenziata con dubbia modestia, dicendo di non aver tempo da dedicare allo studio o anche vantando le proprie fatiche rispetto alla “bella vita” degli scribi. Per evitare questi atteggiamenti negativi, nella nostra associazione si cura continuamente la formazione e si scambiano i servizi tra volontari favorendo una mentalità versatile che favorisce la comunicazione e moltiplica le relazioni paritarie con le persone diversamente abili. ELIMINARE L’HANDICAP Menomazione, disabilità e handicap Nella letteratura specialistica di ultima generazione si è ormai codificato il fatto che una menomazione può causare una disabilità e la disabilità può causare un handicap, ma la catena negativa non è automatica. L’handicap è, infatti, il risvolto sociale di un evento che ha alterato la “normalità”, ma non dipende direttamente da esso; non dipende dallo stato di una persona. Un sordo può guidare un’automobile, mentre non può rispondere al telefono. Lo svantaggio sociale si evidenzia in questa seconda azione. Un cieco non è handicappato nel lavoro di centralinista, grazie anche alla sintesi vocale e alla tastiera Braille elettronica, mentre lo è nell’usare la bicicletta. Se, pero, crediamo che gli handicap possono essere superati, prima o poi essi vengono vinti. Con l’aiuto della scienza e della tecnica e con la forza della volontà e della solidarietà, anche i più gravi handicap vengono eliminati. Tra pochi anni, visti i successi degli impianti cocleari, anche la sordità neurosensoriale profonda sarà sconfitta: i sordi torneranno a sentire. Mario, invece, è cieco, e corre con la bicicletta da molti anni ormai. Come fa? Certo, usa il tandem e dipende da un amico, ma scala i passi dolomitici come qualunque altro appassionato! L’handicap di chi ha tutto che funziona Queste considerazioni hanno portato ad eliminare il termine “handicap” dall’ultimo protocollo per la Classificazione Internazionale delle Funzionalità (ICF). Si parla ormai di ciò che funziona e di ciò che non funziona. L’handicap non c’entra più. È una dimensione socio-culturale e, in questo senso, non riguarda la malattia o un “difetto” fisico o psichico. In questo senso, oggi i più “handicappati” sono spesso i nostri giovani belli, sani, intelligenti, educati, quando non si sentono belli come la società li vuole, quando percepiscono l’inadeguatezza dell’educazione ai valori in una società arrivista e rinunciano ad essi, quando si presentano fragili e in difficoltà di fronte a piccoli ostacoli, svogliati e pigri nel lavoro, stupidi fino al punto di cercare la propria autodistruzione fisica in modi sofisticati e costosi. Questi sono tutti handicap da cui i coetanei disabili sono spesso esenti, perché fin da piccoli sono stati abituati a capire che senza faticare non si ottiene nulla. Handicappato è allora colui che ha le gambe e non le sa usare per alzarsi e darti un aiuto, ha gli occhi, ma non vede i lavori che ci sono da fare, ha le mani, ma le tiene in tasca e si gira dall’altra parte quando chiedi un favore. Sara, che ha visitato “Il Portico” in primavera, con la sua associazione, è diplomata in un istituto tecnico e lavora in una ditta orafa di Vicenza. Il fatto che sia affetta da sindrome

Libro.p65

94

30/08/2005, 16.59


di Down non le ha impedito di proseguire negli studi dopo la terza media: aveva bisogno di un tempo maggiore, ma ce l’ha fatta. Il suo ritardo mentale affrontato con docenti specializzati, non si è trasformato in uno svantaggio insuperabile. La diversabilità Secondo l’ICF una persona non viene etichettata per ciò che non ha. “Omero, Demostene ed Esopo, Cesare e Gengis Khan, Beethoven e Ravel, condividono un aspetto che di solito non viene immediatamente associato all’immagine che abbiamo di loro; eppure cecità, balbuzie, zoppìa, epilessia, sordità, emiplegia sono tutte condizioni di salute che si accompagnano a modificazioni sostanziali del funzionamento (…) Se definisco la persona identificandola con la sua menomazione (il cieco, il balbuziente, l’epilettico, il sordo, il paralitico), devo farlo oscurando il ruolo che questi individui hanno invece assunto nei loro rispettivi contesti e nella storia”. In ogni caso, comunque, “Omero potrà essere il poeta cieco, ma mai il cieco poeta!”. (Andrea Martinuzzi, “Alla ricerca di un nuovo linguaggio”, Etica per le professioni, 2/2003, Fondazione Lanza). Dovremmo dunque usare lo stesso nuovo linguaggio anche per coloro che non sono persone geniali e famose. Ognuno ha una sua abilità. Per tale motivo il termine che si impone è quello di persona “diversamente abile”. Rispetto a chi incontriamo, perciò, siamo tutti obbligati a scoprire qual è la capacità che la persona spesso nasconde sotto la sua evidente diversità e a facilitarne la sua valorizzazione. La “handy-terapia” “Il Portico” lancia un invito alla terapia che porta a superare gli handicap più diffusi: paure, solitudine, demotivazione al lavoro e allo studio. Potremmo chiamarla scherzosamente la “handy-terapia”. Si dimentica il proprio handicap prendendosi cura dei problemi degli altri. Richiede soltanto il coraggio di uscire dalla propria visione egocentrica, ma saranno le persone incontrate che metteranno a proprio agio i neofiti del volontariato. Succede sempre così. Per questo invito useremo le parole di Donatella Donati, di Mira, ricercatrice impegnata quotidianamente a fianco di chi fa fatica, pubblicata sul mensile “Il Naviglio” dell’ottobre 2000. “Mi trovo a combattere a fianco di famiglie dimenticate dalla pubblica assistenza dalla privata solidarietà, di giovani e disorientati genitori schiacciati dalla condizione di gravità in cui versa il loro piccolo figlio. Si porgono istanze, si battono i pugni, si reclamano diritti, spesso davanti a porte inesorabilmente chiuse. Ma, in questo altro capo del mondo riusciamo a godere delle cose semplici, riusciamo a gioire tutti per la piccola conquista di uno. Accettiamo chiunque voglia stare con noi, anche se non ha le scarpe alla moda e non veste capi firmati.(…) Se vorrete venire a visitarci, nel nostro mondo, potrete assistere tutti i giorni a sfilate di abiti importanti, modelli fondamentali: amicizia, semplicità, riconoscenza, rispetto, affetto. Altro che “Grande fratello” grande fardello è quello che abbiamo sulle spalle. Cerchiamo di scrollarcelo di dosso presto, pieno com’è di cose vuote e finti sentimenti. Il peso di stupidità, arroganza e ignoranza ci porta a sprofondare nelle sabbie mobili del qualunquismo, dell’indifferenza. È ora di dire basta. Venite nel nostro mondo,vi aspettiamo numerosi! Signora?! Sì, dico a lei. Non si preoccupi venga pure così com’è. Non serve che si metta il vestito bello, né che vada dal parrucchiere. Venga! Venga, venga, prego, si accomodi”.

Libro.p65

95

30/08/2005, 16.59


DOCUMENTI IN APPENDICE • Statuto dell’Associazione • Testamento di Ennio • I primi amici di Ennio • Elenco dei soci al 1° agosto 2005 • Nomi presidenti dell’associazione e dei membri consiglio direttivo • Elenco delle ditte e dei professionisti che collaborano con l’associazione • Elenco studenti Liceo Tommaseo Venezia e obiettori di coscienza • Indicazioni del Consiglio Direttivo per le uscite domenicali • Progetto per l’impiego di Volontari in Servizio Civile in Italia* • Progetto di Volontariato Europeo* • Norme di funzionamento della “Casa di Ennio” • Modalità di accoglienza degli ospiti della “Casa di Ennio” • Norme per i volontari che si occupano dell’organizzazione delle attività associative • Rendiconto gestione esercizio 2004 • Il Portico dà i numeri • Carta dei valori del volontariato Nota: i documenti segnati con asterisco non sono integrali

96 Libro.p65

96

30/08/2005, 16.59


Appendice documenti STATUTO DELL’ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE ONLUS “IL PORTICO” TITOLO I - DISPOSIZIONI GENERALI Art. 1 (Denominazione e sede) 1. È costituita e promossa l’Associazione di promozione sociale ONLUS “IL PORTICO”, di seguito detta associazione. 2. La sede dell’associazione è in via Brentabassa n. 49 in Dolo (Ve). 3. L’associazione ha durata illimitata. Art. 2 (Statuto e regolamento) 1. L’associazione è disciplinata dal presente statuto e agisce nei limiti della legge n. 383 del 7 dicembre 2000, delle leggi regionali, statali e dei principi generali dell’ordinamento giuridico nonché delle disposizioni in materia di ONLUS. Art. 3 (Efficacia dello statuto) 1. Lo statuto vincola i soci dell’associazione alla sua osservanza. Esso costituisce la regola fondamentale di condotta dell’attività dell’associazione stessa. Art. 4 (Modificazione dello statuto) 1. Le proposte di modifica dello statuto possono essere presentate all’Assemblea da uno degli organi o da almeno cinque soci. 2. Il presente statuto può essere modificato con deliberazione dell’Assemblea, alla quale partecipano almeno i ¾ degli associati e con la maggioranza assoluta dei soci presenti all’Assemblea. Art. 5 (Interpretazione dello statuto e rinvio ad altre norme) 1. Lo statuto è interpretato secondo le regole della interpretazione dei contratti e secondo i criteri dell’art. 12 delle preleggi a codice civile. 2. Per quanto non previsto dal presente statuto, si fa riferimento alle vigenti disposizioni legislative in materia. TITOLO II - FINALITA’ DELL’ASSOCIAZIONE Art. 6 (Solidarietà) 1. L’associazione di promozione sociale “ Il Portico” promuove e persegue esclusivamente il fine della promozione e della solidarietà umana, civile, culturale, sociale; è apartitica, aconfessionale, non violenta e di ispirazione cristiana. 2. L’associazione non ha fini di lucro e la sua struttura è democratica. 3. L’associazione non potrà svolgere attività diverse da quelle istituzionali salvo quelle ad esse connesse così come individuate dal D.Lgs. n. 460/97. Art. 7 (Finalità specifiche nel settore dell’emarginazione e della disabilità) 1. L’associazione rivolge la sua attenzione in modo specifico e in primis a: a) La promozione umana, la promozione sociale, la formazione, la condivisione, l’assistenza, la solidarietà, le pari opportunità, l’accoglienza e l’ospitalità a persone, adulti o minori, italiani o stranieri, in condizione di disabilità,

Libro.p65

97

marginalità e/o fragilità sociale, anche in convezione con gli enti pubblici o privati proposti; b) Interessare le strutture competenti al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi dell’emarginazione e della giustizia sociale anche tramite la produzione e diffusione di pubblicazioni in formati diversi, la promozione di attività di dialogo e coordinamento tra diversi enti anche internazionali, con analoghe finalità; c) Sviluppare progetti di aiuto a favore di connazionali e loro famigliari rimpatriati dall’estero; d) Animazione del tempo libero di persone disabili ed emarginate, iniziative formative e di aggregazione a carattere culturale, sportivo–ricreativo, di animazione sociale atte a prevenire disagi e/o devianze (es. feste, gite, soggiorni, incontri settimanali in sede, uscite domenicali, iniziative di educazione alla pace, ecologiche e difesa dell’ambiente, ecc.); e) Messa a disposizione di spazi per altri enti del Terzo Settore e non, per la formazione di operatori, volontari e attività sociali in genere; f) Mantenere rapporti con enti statali, locali, ULSS, Consulte del volontariato, Caritas, R.S.A., enti privati; g) Offrire sostegno e collaborazione, contributi e partecipazioni a associazioni, enti, società cooperative, cooperative sociali senza scopro di lucro, O.N.G.; 2. L’associazione inoltre, sulla base di ulteriori disponibilità, provvede alle seguenti iniziative, elencate in via esemplificativa: - servizi di studio e ricerca, gestione di spazi informativi, multimediali, di socializzazione anche in ambito carcerario e istituti di pena per adulti e minori; - centri polivalenti di tipo diurno e residenziale, rivolti a persone in condizione di svantaggio sociale: disabili, stranieri, giovani, donne, anziani e loro gruppi e/o loro associazioni, gruppi di aiuto mutuo aiuto; - sostegno ed iniziative di qualsiasi attività a carattere culturale (mostre, convegni e manifestazioni), video-musicale, teatrale e cinematografico, espressione corporea e ginnica, attività-sportiva amatoriale e dilettantistica, di educazione alimentare e somministrazione di bevande e alimenti anche contro pagamento o contributo; - forme comunitarie di accoglienza anche extra-alberghiere con finalità di turismo sociale rivolte a soggetti socialmente emarginati e loro famigliari e/o associazioni; - attività sanitarie, socio-educativa-riabilitativa, domiciliare e residenziale, con figure professionali; - divulgazione e sostegno: al progetto di sviluppo del Mercato Equo e Solidale, della finanza etica, di organismi che operano per la difesa dei diritti umani. Art. 8 (Ambito di attuazione delle finalità) 1. L’associazione di promozione sociale “ Il Portico” opera esclusivamente nell’ambito della Regione Veneto e prevalentemente nel territorio della Riviera del Brenta e alle Province di Venezia e Padova.

30/08/2005, 16.59


98

APPENDICE DOCUMENTI TITOLO III - I SOCI Art. 9 (Ammissione) 1. Possono diventare soci aderenti ordinari dell’associazione tutte le persone maggiorenni italiane e straniere che condividono le finalità dell’associazione, sono mossi da spirito di solidarietà verso tutti e si impegnano attivamente soprattutto con la propria disponibilità di tempo e di mezzi. 2. Sono ammessi a far parte dell’associazione coloro che ne facciano richiesta, che abbiano versato la quota associativa e che vengano giudicati idonei anche per lo svolgimento dell’attività di volontariato in seno all’associazione. 3. Le domande di ammissione sono presentate alla segreteria dell’associazione, in forma scritta e dovranno contenere i dati identificativi del richiedente e la sua adesione agli scopi statutari nonché ai regolamenti dell’associazione. 4. In ordine all’ammissione all’associazione delibera il Consiglio Direttivo, accertata l’esistenza dei requisiti richiesti e l’adesione dell’interessato, motivando l’eventuale provvedimento di diniego. 5. Sono “soci sostenitori”, i soci ordinari che sottoscrivono liberalità economiche di sostegno alle attività dell’associazione. 6. Non è ammessa la categoria dei soci temporanei. 7. Sono “benemeriti” o “onorari” coloro che vengono dichiarati tali dal Consiglio Direttivo, per avere apportato particolari benefici morali e materiali all’associazione. Art. 10 (Diritti) 1. I soci eleggono il Presidente dell’associazione, il Consiglio Direttivo e il Consiglio dei Probiviri, i Revisori dei conti e approvano il bilancio. 2. Tutti i soci ordinari hanno inoltre diritto di controllare il funzionamento dell’associazione, di chiedere informazioni e di verificare la contabilità, secondo quanto stabilito dalle leggi e dallo statuto. 3. I soci hanno il diritto di essere rimborsati delle spese effettivamente sostenute per l’attività prestata secondo le possibilità dell’associazione stessa, e solo se concordato preventivamente con il Presidente. Art. 11 (Doveri) 1. I soci dell’associazione devono svolgere la propria attività in modo volontario, personale, spontaneo e gratuito, senza fini di lucro. 2. Il comportamento all’interno e all’esterno dell’associazione, è animato dallo spirito di solidarietà nonché attuato con correttezza, buona fede, e coerenza rispetto ai principi dello statuto e degli eventuali regolamenti. 3. I soci hanno l’obbligo di uniformarsi alle deliberazioni dell’Assemblea e alle direttive del Consiglio Direttivo. Art. 12 (Cessazione e Esclusione) 1. I soci cessano di appartenere all’associazione per: - Dimissioni volontarie mediante comunicazione scritta al Consiglio Direttivo; - Mancato versamento della quota associativa; - Morte. 2. Sono cause di esclusione: - La grave violazione dei doveri stabiliti dalle norme statutarie, dai regolamenti e dalle deliberazioni assunte; - L’indegnità. L’esclusione di un associato viene deliberata dall’Assemblea su proposta del Consiglio Direttivo e dopo aver ascoltato le giustificazioni della persona. Questa avverrà solo per gravi motivi, previa notificazione degli stessi. In questa ipotesi è ammesso ricorso al Consiglio dei Probiviri il quale decide in via definitiva. Viene comunque fatta salva la facoltà di ricorrere all’Autorità Giudiziaria entro sei mesi

Libro.p65

98

dal giorno in cui gli è stata notificata la deliberazione. TITOLO IV - GLI ORGANI Art. 13 (Organi dell’associazione) 1. Sono organi dell’associazione: l’Assemblea, il Consiglio Direttivo, il Presidente, il Collegio dei Revisori dei conti e il Consiglio dei Probiviri. CAPO I - L’ASSEMBLEA Art. 14 (Composizione) 1. L’Assemblea è composta da tutti i soci. 2. L’Assemblea sia ordinaria che straordinaria, è presieduta dal Presidente dell’associazione. Art. 15 (Funzioni) 1. L’Assemblea in via ordinaria: - Elegge i componenti del Consiglio Direttivo e il Presidente; - Elegge i Revisori dei conti ed il Consiglio dei Probiviri; - Fissa i regolamenti dell’associazione; - Esamina e approva il bilancio preventivo e consuntivo, proposto dal Consiglio Direttivo; - Esamina e approva, con eventuali modifiche, una breve relazione morale e il programma annuale dell’associazione; - Stabilisce l’ammontare delle quote associative a carico dei soci; - Delibera in ordine alle proposte riguardanti l’eventuale alienazione dei beni facenti parte del patrimonio; - Delibera sulle materie attinenti l’attività associativa e su ogni altro argomento sottoposto al suo esame dal Consiglio Direttivo. 2. L’Assemblea in via straordinaria delibera sullo scioglimento dell’associazione, sulle richieste di modifica dell’atto costitutivo e dello statuto, e sulle materie attinenti l’attività associativa aventi carattere straordinario sottoposto al suo esame dal Consiglio Direttivo. Art. 16 (Convocazione) 1. L’Assemblea si riunisce su convocazione del Presidente in via ordinaria almeno una volta l’anno. 2. Il Presidente convoca l’Assemblea con avviso scritto contenente l’indicazione del giorno, l’ora e il luogo dell’adunanza e l’elenco delle materie da trattare. 3. L’avviso deve essere affisso all’albo della sede almeno una settimana prima del giorno fissato per l’adunanza e comunicato a ciascun socio. 4. Il Presidente può convocare l’Assemblea qualora ne ravvisi la necessità. L’Assemblea deve essere convocata entro un termine ragionevole quando ne è fatta motivata domanda da almeno un decimo dei soci o dal Consiglio Direttivo. Art. 17 (Validità dell’Assemblea) 1. In prima convocazione l’Assemblea è validamente costituita con la presenza della metà più uno dei soci ordinari, presenti in proprio o con la delega da conferirsi per iscritto ad altro aderente. 2. In seconda convocazione, l’Assemblea è validamente costituita qualunque sia il numero dei soci presenti, in proprio o per delega, purché avvenga almeno il giorno seguente alla data della prima convocazione. 3. Ciascun socio non può essere portatore di più di una delega. Art. 18 (Votazione) 1. Nelle assemblee hanno diritto di voto i nuovi soci e coloro che risultino aver rinnovato l’adesione. 2. L’Assemblea ordinaria delibera a maggioranza dei voti presenti o rappresentati. 3. L’Assemblea straordinaria delibera con il voto favorevole a maggioranza assoluta dei soci presenti. Salve le particolari maggioranze richieste dall’art. 4, comma 2, del presente statuto per le modifiche statutarie, e dall’art. 21,

30/08/2005, 16.59


comma 3, c.c., in caso di scioglimento dell’associazione. 4. Se lo statuto non dispone diversamente i voti sono palesi, tranne quelli riguardanti persone. Art. 19 (Verbalizzazione) 1. Le discussioni e le deliberazioni dell’Assemblea sono riassunte in un verbale redatto da un componente dell’Assemblea appositamente nominato e sottoscritto dal Presidente. 2. Il verbale è custodito, a cura del Presidente, nella sede dell’associazione. 3. Ogni aderente dell’associazione ha diritto a consultare il verbale (e di trarne copia). 4. Il verbale dell’Assemblea deve essere affisso all’albo della sede per almeno una settimana dopo lo svolgimento della riunione. CAPO II – IL CONSIGLIO DIRETTIVO Art. 20 (Composizione) 1. Il Consiglio Direttivo, di seguito detto Direttivo, regge l’associazione ed è composto da dieci membri, eletti a votazione segreta dell’Assemblea tra i soci, più il Presidente. Il Consiglio Direttivo, una volta eletto, nomina al suo interno il vicePresidente e può nominare il Segretario, che può essere scelto anche fuori dai membri del Consiglio Direttivo. 2. Tutte le cariche associative, come le prestazioni fornite da tutti i soci, sono gratuite. Art. 21 (Presidente del Direttivo) 1. Il Presidente dell’associazione è il Presidente del Consiglio Direttivo. Art. 22 (Durata e funzioni) 1. Il Direttivo dura in carica per il periodo di anni due; esso può essere revocato dall’Assemblea con la maggioranza dei due terzi dei presenti. 2. Il Direttivo svolge e promuove, su indicazione dell’Assemblea, le attività relative all’associazione. 3. Il Direttivo esercita ogni facoltà per il raggiungimento delle finalità sociali che la legge o il presente statuto non riserva, in modo tassativo, all’Assemblea. Al Consiglio Direttivo spettano dunque tutti i poteri per l’ordinaria e straordinaria amministrazione, eccetto quelli riservati all’Assemblea dei soci. 4. Spetta al Consiglio Direttivo la cura e l’obbligo di attenersi e far osservare i compiti statutari. Comunque ad esso compete: - Fissare le norme di funzionamento dell’associazione; - Provvedere l’amministrazione ordinaria e straordinaria delle risorse economiche dell’associazione e redigere il bilancio da sottoporre all’Assemblea; - Promuovere tutte le iniziative atte a formare ed educare i soci sull’attività mirata a favorire l’integrazione sociale di coloro che soffrono situazioni di emarginazione; - Provvedere alla tenuta e all’aggiornamento dei registri dei soci ed ogni altro registro ovvero libro e scrittura contabile che si rendessero opportuni, nonché alla conservazione di ogni documento utile; - Deliberare in merito alle convenzioni con altri enti o soggetti; - Predisporre un progetto di programma, corredato di preventivo di spesa, da sottoporre all’Assemblea; - Predisporre i progetti, le relazioni, gli atti e i documenti che siano richiesti dai rapporti con gli enti e le istituzioni pubbliche; - Assumere eventualmente del personale; - Ratificare nella prima seduta successiva, i provvedimenti di propria competenza adottati dal Presidente per motivi di necessità ed urgenza; - Conferire incarichi meramente istruttori ad alcuni suoi

Libro.p65

99

membri o anche a consulenti esterni. 5. Le deliberazioni del Direttivo sono assunte a maggioranza dei componenti. Art. 23 (Convocazione e costituzione) 1. Il Direttivo si riunisce su convocazione del Presidente e quando ne faccia richiesta almeno un terzo dei componenti. In tale ipotesi la convocazione deve avvenire entro venti giorni dalla richiesta. 2. Il Direttivo è validamente costituito quando sono presenti almeno due terzi dei componenti. 3. I membri del Direttivo che risultassero assenti per tre sedute consecutive senza giustificato motivo, sono dichiarati decaduti con deliberazione del Consiglio stesso. 4. In caso di cessazione di uno o più membri il Consiglio provvede a sostituirli nominando i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti alle ultime elezioni del Consiglio Direttivo. Nell’eventuale mancanza di questi ultimi l’Assemblea, appositamente convocata d’urgenza dal Presidente del Consiglio Direttivo, provvederà ad eleggere i sostituti che rimarranno in carica fino alla naturale scadenza del Consiglio stesso. CAPO III - IL PRESIDENTE Art. 24 (Elezione) 1. Il Presidente è eletto dall’Assemblea tra i suoi componenti, a maggioranza assoluta tra i presenti. Art. 25 (Durata) 1. Il Presidente dura in carica anni due. 2. L’Assemblea, con la maggioranza di 2/3 dei presenti può revocare il Presidente. 3. Una settimana prima della scadenza, il Presidente convoca l’Assemblea per la elezione del nuovo Presidente. Art. 26 (Funzioni) 1. Il Presidente rappresenta l’associazione a tutti gli effetti legali di fronte ai terzi e in giudizio, e compie tutti gli atti giuridici che impegnano e tutelano gli interessi dell’associazione. 2. Il Presidente fa rispettare le norme statutarie, convoca e presiede le riunioni dell’Assemblea e del Consiglio Direttivo curandone l’ordinato svolgimento dei lavori. 3. Egli sottoscrive il verbale dell’Assemblea, cura che sia custodito presso la sede dell’associazione, dove possa essere consultato dai soci. 4. In caso di necessità e urgenza assume i provvedimenti di competenza del Consiglio Direttivo, sottoponendoli a ratifica nella prima riunione successiva entro un termine non superiore a trenta giorni. 5. In caso di assenza, impedimento o cessazione del Presidente le sue funzioni sono svolte dal vicePresidente e, in mancanza di questo, dal consigliere più anziano di età o da un suo delegato. 6. Previo consenso del Consiglio Direttivo, il Presidente può conferire ad un suo delegato, anche dipendente dell’associazione, la facoltà di versare, prelevare e coordinare la gestione di depositi intestati all’associazione. CAPO IV - IL COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI Art. 27 (Collegio dei Revisori dei conti) 1. Il Collegio dei Revisori dei conti è composto da tre persone, due Effettivi e un Supplente dotate di adeguata professionalità, eletti dall’Assemblea anche tra i non soci. 2. Il Collegio ha il compito di verificare il bilancio preventivo, la regolare gestione e tenuta dei libri contabili e sociali in conformità con la normativa vigente. 3. Il Collegio esprime parere scritto sul bilancio annuale consuntivo, tenuto conto della nota integrativa elaborata dal Consiglio Direttivo. 4. Nel proprio parere scritto, il Collegio esprime eventua-

30/08/2005, 16.59


100

APPENDICE DOCUMENTI li rilievi critici, propone e suggerisce consigli. 5. Il Collegio dei Revisori dei conti dura in carica per il periodo di due anni. CAPO V - IL CONSIGLIO DEI PROBIVIRI Art. 28 (Consiglio dei Probiviri) 1. Il Consiglio dei Probiviri è costituito da tre componenti e da due supplenti eletti dall’Assemblea. Esso elegge nel suo seno il Presidente. 2. Il Consiglio dei Probiviri ha il compito di esaminare tutte le controversie tra i soci, tra questi e l’associazione o i suoi organi, tra i membri degli organi e tra gli organi stessi. 3. Esso giudica ex bono et aequo senza formalità di procedure. Il lodo emesso è inappellabile, fermo restando quanto previsto dal codice civile. 4. Il Consiglio dei Probiviri dura in carica per il periodo di quattro anni. TITOLO V - IL PATRIMONIO E IL BILANCIO Art. 29 (Patrimonio) 1. Il patrimonio dell’associazione è costituito da: a) beni, mobili e immobili, e diritti inerenti inventariati, comprese le rendite; b) quote associative e contributi; c) donazioni, lasciti, oblazioni e sussidi di enti o di privati, e quant’altro espressamente diretto all’arricchimento di esso patrimonio; d) rimborsi; e) proventi da attività marginali di carattere commerciale e produttivo; f) ogni altro tipo di entrate ammesse ai sensi della Legge 383/2000. 2. Per converso le disponibilità erogabili sono costituite: a) dall’importo delle quote associative; b) da proventi derivanti da donazioni, lasciti, oblazioni e sussidi non espressamente diretti all’arricchimento del patrimonio; c) dalle rendite del patrimonio stesso. 3. L’entità patrimoniale immobiliare netta dell’associazione consiste complessivamente in € 153.904,15 come da perizia di stima di immobili del 7 gennaio 2000. L’entità patrimoniale monetaria netta dell’associazione, in data 31 dicembre 2003, consiste in € 67.944,82 come identificato dall’estratto conto bancario. Il fondo iniziale di dotazione dell’associazione è di € 10.500,00. Art. 30 (I beni e diritti inerenti) 1. Tra i beni dell’associazione sono compresi tutti i beni immobili, i diritti reali immobili, i beni mobili registrati e altri beni mobili, i crediti e diritti aventi per oggetto beni mobili. Sono compresi anche i frutti e le rendite che derivino da tali beni e diritti. 2. I beni e i diritti anzidetti possono essere acquisiti dall’associazione. In particolare i beni immobili, i diritti reali immobili e i beni mobili registrati sono ad essa intestati. 3. I beni mobili e immobili costituenti il patrimonio dell’associazione sono indicati e valutati assieme alle altre attività e passività relative all’associazione nell’inventario, che è depositato presso la sede dell’associazione, che ogni socio ordinario ha il diritto di consultare. L’inventario deve essere aggiornato di anno in anno. 4. Le somme provenienti dall’eventuale alienazione di tali beni, da lasciti, da donazioni e quelle che per qualsiasi titolo siano destinate ad incremento del patrimonio devono essere reinvestite o reintegrate secondo le deliberazioni dell’Assemblea dei soci. 5. Le somme necessarie ai bisogni dell’associazione devono essere depositate ad interesse presso Istituti di Credi-

Libro.p65

100

to locali. Art. 31 (Quote associative e contributi) 1. La quota associativa a carico dei soci è fissata dall’Assemblea. Essa si riferisce all’anno sociale e dev’essere versata entro i primi due mesi dell’anno; non è frazionabile né ripetibile in caso di recesso o di perdita della qualità di aderente. 2. Sono ammessi contributi provenienti da privati, dallo Stato, da enti e istituzioni pubbliche o da organismi privati, sia nazionali che extranazionali. Art. 32 (Erogazioni, donazioni e lasciti) 1. Le erogazioni liberali in denaro e le donazioni di modesta entità (cifre inferiori a € 1.500,00) vengono riscosse dal Presidente del Consiglio Direttivo o suo incaricato e vengono utilizzate per la realizzazione delle finalità individuate dall’art. 7, comma 1 del presente statuto. 2. Le erogazioni liberali in denaro e le donazioni di elevata entità (cifre superiori a € 1.501,00) sono accettate dal Consiglio Direttivo, che delibera sulla utilizzazione di esse, in armonia con le finalità statutarie dell’associazione. 3. I lasciti testamentari sono accettati, con beneficio di inventario, dal Consiglio Direttivo, che delibera sulla utilizzazione di esse, in armonia con le finalità statutarie dell’associazione. 4. Il Presidente attua delibere del Consiglio Direttivo e compie i relativi atti giuridici. Art. 33 (Rimborsi) 1. I rimborsi relativi alle spese sostenute per attività dipendenti da convenzioni sono accettati dal Consiglio Direttivo. 2. Il Consiglio Direttivo delibera sulla utilizzazione dei rimborsi, che dovrà essere in armonia con le disposizioni della convenzione, nonché con le finalità statutarie dell’associazione. 3. Il Presidente dà attuazione alla deliberazione del Consiglio Direttivo, e compie i conseguenti atti giuridici. Art. 34 (Proventi derivanti da attività marginali) 1. I proventi da attività commerciali o produttive marginali sono inseriti in apposita contabilità separata come previsto dall’art. 3, comma 1, lettera a), del D.Lgs. n. 460/97. 2. Il Consiglio Direttivo delibera sulla utilizzazione dei proventi, che deve essere comunque in armonia con le finalità statutarie dell’associazione. 3. Il Presidente dà attuazione alla deliberazione del Consiglio Direttivo, e compie i conseguenti atti giuridici. Art. 35 (Avanzo di Gestione e Devoluzione dei beni) 1. Gli utili e gli avanzi di gestione devono essere impegnati per la realizzazione delle attività istituzionali e di quelle ad esse direttamente connesse. E’ vietata la distribuzione, anche in modo indiretto, di utili e avanzi di gestione nonché di fondi, riserve o capitali durante la vita della associazione, a meno che la destinazione o la distribuzione non siano imposte per legge o siano effettuate a favore di altre ONLUS direttamente collegate con l’associazione. 2. In caso di esaurimento degli scopi dell’associazione o impossibilità di attuarli, nonché di estinzione o scioglimento della associazione da qualsiasi causa determinata, i beni della stessa, dopo la liquidazione e l’adempimento degli obblighi stabiliti dalle leggi vigenti, saranno obbligatoriamente devoluti ad altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale o a fini di pubblica utilità, preferibilmente collegate alla “CARITAS DIOCESANA” di Padova, sentito l’organismo di controllo di cui all’articolo 3, comma 190, della legge 23 dicembre 1996, n° 662, salvo diversa destinazione imposta dalla legge. 3. Per eventuali controversie relative ad esso scioglimento è competente il Foro di Venezia.

30/08/2005, 16.59


Art. 36 (Esercizio finanziario e Bilancio) 1. L’anno sociale e l’anno finanziario decorrono dal 1° gennaio al 31 dicembre. 2. I bilanci consuntivo e preventivo, elaborati dal Consiglio Direttivo, sono approvati e controllati dall’Assemblea ordinaria dei soci. 3. Il controllo è limitato alla regolarità contabile delle spese e delle entrate. 4. Eventuali rilievi critici a spese o a entrate sono allegati al bilancio e sottoposti all’Assemblea. 5. Il bilancio consuntivo dell’associazione viene redatto ogni anno. 6. Il bilancio consuntivo è costituito dall’inventario patrimoniale e dal rendiconto della gestione. L’inventario contiene la indicazione e la valutazione delle attività e delle passività relative all’associazione, con particolare riguardo ai beni, ai contributi e ai lasciti di cui l’associazione sia stata beneficiaria. Il rendiconto della gestione indica le componenti positive (proventi e entrate) e negative (oneri e spese) relative all’esercizio. 7. I progetti autonomi e le attività particolari possono evidenziarsi in modo separato nello schema del bilancio. 8. Il bilancio può essere accompagnato da una relazione sulla situazione dell’associazione e sull’andamento della gestione. 9. Il bilancio consuntivo è approvato dalla Assemblea con voto palese e con la maggioranza qualificata dei due terzi dei presenti, entro il termine di mesi quattro dalla chiusura dell’esercizio precedente. 10. Il bilancio consuntivo è depositato presso la sede dell’organizzazione entro quindici giorni prima della seduta, e può essere consultato da ogni aderente. 11. Il bilancio preventivo contiene le previsioni di spesa e di entrata (oneri e proventi) per l’esercizio annuale successivo, e le variazioni dello stato patrimoniale previste al termine del medesimo periodo. 12. Il bilancio preventivo è approvato dall’Assemblea entro il termine di mesi quattro prima della chiusura dell’esercizio in corso. 13. Il bilancio preventivo è depositato presso la sede dell’organizzazione quindici giorni prima della seduta e può essere consultato da ogni aderente. Art. 37 (Rendiconti di raccolta fondi) 1. Qualora vengano effettuate, seppur occasionalmente, raccolte pubbliche di fondi, anche mediante offerte di beni di modico valore o di servizi ai sovventori, e in concomitanza di celebrazioni, ricorrenze o campagne di sensibilizzazione va redatto, entro quattro mesi dalla chiusura dell’esercizio, e indipendentemente dalla redazione del rendiconto annuale economico e finanziario, un apposito e separato rendiconto tenuto e conservato a norma di legge, dal quale devono risultare, anche a mezzo di una relazione illustrativa, in modo chiaro e trasparente, le entrate e le spese relative a ciascuna delle celebrazioni, ricorrenze o campagne di sensibilizzazione. TITOLO VI - LE CONVENZIONI Art. 38 (Deliberazione delle convenzioni) 1. Le convenzioni tra l’associazione di promozione sociale ed altri enti e soggetti sono accettate con delibera del Consiglio Direttivo che autorizza il Presidente, o suo delegato, a compiere tutti gli atti necessari alla stipula. 2. Copia di ogni convenzione è custodita, con cura del Presidente, nella sede dell’associazione. Art. 39 (Stipulazione della convenzione) 1. La convenzione è stipulata dal Presidente dell’associazione.

Libro.p65

101

Art. 40 (Attuazione della convenzione) 1. Il Presidente decide sulle modalità di attuazione della convenzione. TITOLO VII - DIPENDENTI E COLLABORATORI Art. 41 (Dipendenti) 1. L’associazione può assumere dipendenti nei limiti della sua capacità finanziaria ed economica. 2. Le modalità di nomina e la pianta organizzativa ove necessaria, le attribuzioni e le mansioni del personale sono fissati dal Consiglio Direttivo, facendo riferimento al contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria. 3. I dipendenti saranno scelti tra persone di provata moralità e capacità professionale. 4. L’assunzione viene deliberata dal Consiglio Direttivo che autorizza il Presidente a compiere tutti gli atti necessari. 5. I dipendenti sono, ai sensi di legge, assicurati contro le malattie, infortunio, e per la responsabilità civile verso terzi. Art. 42 (Collaboratori) 1. L’associazione può avvalersi dell’opera di collaboratori di lavoro autonomo, incluse le figure, che a norma di legge, sono previste nel mercato del lavoro, nei limiti della sua capacità finanziaria ed economica. 2. Il contratto di collaborazione deve essere approvato dal Consiglio Direttivo che autorizza il Presidente a firmarlo. TITOLO VIII - LE RESPONSABILITA’ Art. 43 (Responsabilità dell’associazione) 1. L’associazione risponde, con propri beni, dei danni causati per inosservanza delle convenzioni e dei contratti stipulati. Art. 44 (Assicurazione dell’associazione) 1. L’associazione può assicurarsi per i danni derivanti da responsabilità contrattuale ed extracontrattuale dell’associazione stessa. TITOLO IX - RAPPORTI CON ALTRI ENTI E SOGGETTI Art. 45 (Rapporti con enti e soggetti privati) 1. L’associazione di promozione sociale partecipa e collabora con soggetti privati per lo svolgimento delle finalità sociali, civili, culturali e di solidarietà. Art. 46 (Rapporti con enti e soggetti pubblici) 1. L’associazione di promozione sociale collabora con soggetti ed enti pubblici per la realizzazione delle finalità sociali, civili, culturali e di solidarietà. TITOLO X - CLAUSOLA COMPROMISSORIA Art. 47 (Controversie) 1. Per la composizione delle controversie che possono sorgere tra i soci, nonché tra l’associazione ed i soci, e che il Consiglio Direttivo non avesse potuto dirimere, le parti si obbligano a conferire, con scrittura privata, mandato a dirimere la controversia ad un collegio di tre arbitri, nominati uno per parte ed il terzo dalle parti di comune accordo o, in caso contrario, il Presidente del tribunale. 2. I membri che compongono il collegio arbitrale sono scelti tra i non aderenti dell’associazione. 3. Ciascuna delle parti sostiene le proprie spese e remunera l’arbitro da essa designato, contribuendo per la metà delle spese e competenze del terzo arbitro. 4. Le decisioni del collegio arbitrale sono prese a maggioranza dei voti, con dispensa da ogni formalità di legge, e sono vincolanti per le parti anche se solo uno degli arbitri si rifiuti di firmare il relativo verbale.

30/08/2005, 16.59


102

APPENDICE DOCUMENTI

IL TESTAMENTO DI ENNIO

Traduzione: “Questo è il mio testamento. Revoco in tutto eventuali precedenti miei testamenti. Istituisco erede universale la Caritas Diocesana di Padova per l’assistenza a ragazzi handicappati. L’usufrutto ed il godimento degli immobili vanno alla Associazione “Il Portico” per la creazione di una comunità di persone disponibile ad accogliere ed assistere persone handicappate”. Di quanto sopra richiesto, io notaio ho ricevuto il presente atto che, dattiloscritto da me a norma di legge e parzialmente scritto di sua mano su due pagine meno poche righe, in un foglio, presenti i testimoni, ho letto alla parte, che lo ha approvato e lo sottoscrive alle ore 16.45.

Libro.p65

102

30/08/2005, 16.59


I PRIMI AMICI DI ENNIO Questo elenco di nomi è stato ricavato da una veloce lettura dei diari che Ennio ha tenuto dal 1983 al 1987. Sono sei quaderni in cui si trovano, in genere, brevi resoconti che Ennio dettava a coloro che venivano a trovarlo o accudirlo. La presentazione che Sandro e Daniela avevano scritto all’inizio del primo quaderno fu fatta ricopiare da Ennio nelle prime pagine di tutti gli altri, perché gli piaceva molto. La riportiamo nei documenti. Questa serie di nomi non è completa e non fa differenza tra chi è venuto a trovare Ennio una volta e chi frequentava la casa quasi tutti i giorni. Ci scusiamo per le mancanze e i doppioni ma non vi è stato il tempo di compiere un controllo rigoroso, e comunque questo elenco serve soltanto a due cose: a ricordare i nomi e a dare la percezione dell’intenso movimento di persone che, solo in parte, frequentavano anche l’associazione. C’è un “indicatore” interessante di questo gioco quotidiano di reciproca accoglienza (gli amici accoglievano Ennio ed Ennio gli amici): in quegli anni si consumava, ogni mese, una damigiana da 54 litri del buon vino di Sergio Nalon. Anche il merlot contribuì a tener unite tante persone! Si è scelto l’ordine alfabetico per nome e non per cognome, perché gli amici si chiamano per nome. Adriana da Arino, Alberto Tuzzato, Aldo e Angelo Pelo, Alessandro Filippi, Alessandro Libralesso, Alessandro Trombetta, Andrea Brusegan, Andrea Perin, Angelo Moreno, Paola Corrò, Angelo Baldan, Antonella, Antonino Romeo, Antonio Borghero, Assunta Perin, Barbiere Cesarin, Benito Lazzarin, Benvenuta e Dionisio Maroso, Bepi Targa detto BRBRBRBRosolio, Betty Frison, Bianca, Bruno Cavaion, Chiara e Franca, Chiara Tinazzo, Cinzia Gallo, Cinzia Giovine, Claudio Maschera, Claudio Nicotra, Coniugi Gallioli, Cristina (AISM), Cristina Rizzato, Daniela, Daniele Frison, Daniela Masiero, Dario e Stefano Frison, Dario Gladiolo, Decimo e Cristina Chinellato, Doky, Don Francesco, Don Giancarlo, Don Gianfranco, Don Giuseppe, Don Lorenzo, Don Ruggero, Donatella Grego, Elda (AISM), Emilio Marchi, Emilio Rosso, Enrico Barison, Enrico Bigatello, Enzo, Erminia Perin, Eugenio Reato, Fabio Dainese, Fabio e Marilena Schiavon, Federico (AISM), Fiorella, Francesco Aldrigo, Francesco Masiero, Franco Tolin, Gabriele Ucci, Gabriele Zampieri, Gabriella Nalon, Giancarlo Baldan, Giancarlo Gozzo, Giancarlo Perin, Gianna Pistore, Gianna Zara, Gianni Santello, Gianni Sartori, Gigi Barzon, Gigi Gui, Gigia, Gigia Lovato, Gildo Novello, Gino Brusegan, Giorgio Baldan, Giuliana, Giuliano, Giuliano Santinon, Graziella Franceschin, Guelfo, Ida e Rosetta, Ilaria, Isabella Vettorel, Katia Gasparato, Laura, Laura Lavorato, Linda Gallo, Lorenzo Perin, Lorenzo Zuin, Luca Barozzi, Lucia Lavorato, Lucia Simionato, Lucia Stocco, Lucia Zecchin, Luciano (AISM), Luciano Galiazzo, Luigino Gottardo, Luisella, Marcella, Mariagrazia Tiengo, Marilena, Marilisa, Marino Lorenzetto, Marino Stocco, Mario Cavaion, Mario Gritti, Mario Parolo, Marisa Mantoan, Maristella Cerato, Marzia, Maurizio, Mauro Ambrosini, Mauro e Emanuela Franceschin, Michele, Michele Contin, Michele Favaro, Michele Maschera, Nicoletta Favaro, Nicoletta Gallo, Nicoletta Gambillara, Nicoletta Tinazzo, Olga Montagnini, Oriana Prandin, Orietta, Padre Olindo, Padre Rigoni, Paola Mantoan, Paolo Artusi, Paolo Frezza - estensore di molti diari, Paolo Rizzi (Lotar), Paolo Zuin, Patrizia, Perin Bertiato, Piera Bigatello, Piero Zotti, Pietro Follador, Pietro Levorato, Pino e Maria Rosa Piva, Plinio, Raffaella Gottardo, Renato, Renzo, Roberta Bano, Roberto Carcassi, Roberto e Maria, Roberto Gallo, Romeo e Bruna, Sandro Balan, Sandro Greco (AISM), Sergio Bergami, Sergio Nalon, Sergio Pravato, Silvana Bortolami, Silvestro Gottardo, Stefano Carraro, Teresa, Tina Masiero, Toni Ragusa, Trombetta, Lisca, Vito Cappellari, Wanda, William e Monica da Treviso, Zia Elena.

Libro.p65

103

30/08/2005, 16.59


104

APPENDICE DOCUMENTI

SOCI ISCRITTI ALL’ASSOCIAZIONE AL 1 AGOSTO 2005 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58

Libro.p65

AGOSTINI NICOLA ARTUSI LUIGINO-MARIUCCIA-GIACOMO ARTUSO ANDREA ASTI ANTONIO - ELIA BADOER ANTONIO BALDAN MILENA BALDAN PAOLO BALDAN FABIO BALDAN PATRIZIA - AMALIA - REMO BALDINU MAURO BALLIN ANTONELLA BALLO MARIO BARBIERO PAOLA BARON CRISTINA BARUTTA ERNESTO - OVIDIO BASSO FLAVIANO BELLO CINZIA BIOLO ANDREA BIOLO STEFANO BOLDRIN ANSELMO BOLDRIN CINZIA BORTOLATO MARIA CLARA BOSCARO DANILO - PIETRUCCIA BOSELLO THOMAS BRUGNEROTTO TOBIA CABBIA FABIO CALLEGARO VITTORIO CALZAVARA ANTONIO CANCELLIERO LISA - SARA CARRARO CATIA CARRARO FILIPPO CARRARO MILENA CARRARO SERENELLA CARRARO CLARA CARRARO BRUNO-LUCIANA-SILVIA CARRARO MONICA-FRANCESCA-ILENIA CARRARO STEFANO - NICOLETTA CASAGRANDE SILVIO RESTO CASSANDRO ROBERTA CASSANDRO LUISELLA CASSANDRO ROBERTA CASSANDRO ALCIDE - GABRIELLA CASTELLO MARCO -LUCIA CASTELLO VINCENZO - SILVANA CATTELAN DARIA CAVALLARI FRANCO CLEMENTE MARIA CELESTE COCCATO ANTONIO COMINATO OTELLO CONTE STEFANO - JLENIA CONTIN MANUELE COPPOLA ANDREA COSTANTINI CLAUDIO CURIOTTO GIAMPAOLO DAL SASSO RINO DI FEBO EUFEMIA DIEDOLO PAOLO DONOLATO BRUNO

104

59 FALASCO ANTONIETTA 60 FALZONI MASSIMO 61 FAMA’ GIOVANNI 62 FAVARO LORENZO - GEMMA 63 FONTANA GIANFRANCO 64 FRIGO STEFANIA 65 FURLAN BRUNO - TERESA 66 FURLANETTO STEFANO 67 GABRIELLI DARIO 68 GALDIOLO DARIO 69 GALENDA LEONARDO 70 GALESSO TIZIANO 71 GALLEGRA GIANCARLO 72 GATTI VALENTINO 73 GIORA ISETTA 74 GIORA GIUSEPPINA 75 GOBBI JOLE 76 GOTTARDO ALESSANDRA 77 GOZZO ALESSANDRO-DANIELA-GIORGIO 78 GRANDI ENRICO - LUCIA 79 LA PERNA TERESA - GIUSEPPA 80 LANDO MAURO 81 LIBRALESSO SANDRO - ANTONELLA 82 LONGHIN FRANCESCA 83 MAGGETTO ROBERTO 84 MALERBA ALBERTO 85 MANFRIN LUCIA 86 MANFRINATO GIORGIO 87 MARCHIORI LUCIO 88 MARCHIORI ANTONELLO - LUISELLA 89 MARIGO FLAVIO 90 MARTIGNON CARLO - ANTONIO 91 MASCOTTO LORIS 92 MASO STEFANO 93 MASON BERNARDINO 94 MASSARO GABRIELE 95 MAZZUCATO LUCIA 96 MENEGALE MARCO - MARIO 97 MICHELON MAURIZIO 98 MILANESE LUCA 99 MION CLAUDIO 100 MOMETTI DINO 101 MONETTI SABRINA 102 NALON ROSA 103 NORDIO MATTEO - DONATELLA 104 NOVELLO MARCO 105 OLIVE GIANFRANCO - STEFANIA 106 OLIVO PAOLO - SILVANA 107 PAMPAGNIN VLADIMIRO - ROMINA 108 PAVAN ALBERTO 109 PAVANATO RICCARDO 110 PELIZZARO GIANCARLO 111 PERIN FILIPPO 112 PERIN GIANCARLO 113 PESCE GIAMPIETRO 114 PINTON ALESSANDRO 115 PISTOLATO MAURO 116 PISTORE FERRUCCIO - ANNAMARIA

30/08/2005, 16.59


117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139

PIZZI GIANNI POLETTI VANNA POLETTO SILVIA POLIERO NATALINA RAMPAZZO FEDERICA RAMPIN LAURA - MARCO RIGHETTO ANTONIO ROSSI ROBERTO ROVATI ANGELO SALVADORI GIANNI SANAVIA CRISTINA SANTELLO GIANNI SANTELLO MASSIMO SCARPA GIANNI SCOLARO MASSIMO-ANTONIO-LUCIA SEGANFREDDO LEONIA SEGATO AGNESE SETIFFI FRANCESCA SLAVIC IVICA SPAGNOLO GIULIA - PIERO SPOLAORE LOREDANA STOCCO CESARE - NELLA STOCCO MARINO - ALESSANDRA

140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162

STOCCO NUNZIA FIORELLA STRAMAZZO FERNANDO STRAMAZZO SERENA SUIN SIMONE TOFFANIN MARCO TOLIN FRANCO - LUCIA TOMAELLO FABIO TOMAELLO SABRINA TONELLO WALTER TOSATO DAVIDE - DIANA TOSELLO MARIO TUOSTO MARY VIANELLI VANIA VISENTINI FILIPPO - PIETRO ZAN CHIARA ZANELLA ANTONIETTA ZANELLA ROBERTA ZAVAGNIN ERNESTO ZENNARO ADRIANO ZILIOTTO ROSSELLA ZUIN MICHELE ZUIN MASSIMO ZUIN LORENZO - GIANNA - ERICA

I “SIMPATIZZANTI” Vi sono molte altre persone che hanno aiutato o collaborano con l’associazione in tanti modi diversi. Abbiamo tentato di comporne un elenco completo prima di andare in stampa. Dopo due ore esso era arrivato a ben 180 nomi. Abbiamo scelto di non pubblicarli per i seguenti motivi: primo, per non fare ingiustizia ai dimenticati che emergevano di continuo ad ogni rilettura; secondo, perché l’elenco non è pubblico come quello dei soci o noto come quello degli amici di Ennio; terzo, perché queste persone, per la maggior parte offrono silenziosamente i servizi ed è opportuno rispettarne l’anonimato. La nostra intenzione era quella di evidenziare anche queste fonti di sostentamento spirituale e materiale estemporaneo, eppure sostanziale, soprattutto come conferma del coinvolgimento capillare di tante forze nel progetto condiviso che non è nostro, né è per noi, ma di tutti e per tutti. Questo gruppo di persone, che spesso nemmeno si conoscono tra loro, rimarrà pertanto nascosto. È importante, però, saperne l’esistenza per non limitarsi ad ammirare la chioma dell’albero, ma ad apprezzare anche le ramificazioni più sottili delle sue profonde radici.

Libro.p65

105

30/08/2005, 16.59


106

APPENDICE DOCUMENTI

PRESIDENTI E COMPONENTI CONSIGLIO DIRETTIVO DAL 1994 AL 2005 ANNO

CARICA

Precedenti al 1994

Presidenti Marilisa Perin, Marino Stocco, Michele Ceoldo Consiglieri Palmira Panizzolo, Leonardo Galenda, Fabio Baldan, Chiara Longhin, Alessandra Galenda, Roberto Artuso, Angela Caltanella, Gianni Botton, Stefano Maso, Daniela Bertiato, Claudio Mason, Pio Mason, Giancarlo Gozzo, Stefania Pavan, Orietta Pavan, Serenella Carraro, Antonella Carraro, Sandro Libralesso Presidente Lorenzo Zuin Consiglieri Renata Bello, Nicola Galdiolo, Alessandro Gozzo, Simone Mantoan, Stefano Maso, Pio Mason, Stefania Pavan, Donatella Perin, Marino Stocco Presidente Lorenzo Zuin Consiglieri Fabio Baldan, Slavko Milanovic, Sabrina Tomaello, Loredana Zanovello, Franco Tolin, Laura Giacomello, Alessandro Gozzo, Pio Mason, Donatella Perin, Marino Stocco Presidente Michele Favaro (sostituito da Lorenzo Zuin in giugno 1996) Consiglieri Pio Mason, Antonella Bertiato, Lorenzo Zuin, Marino Stocco, Alessandro Gozzo, Donatella Perin, M’Hamed El Guerda, Flavio Marigo, Slavko Milanovic, Sabrina Tomaello, Stefania Pavan Presidente Lorenzo Zuin Consiglieri Pio Mason, Antonella Bertiato, Marino Stocco, Alessandro Gozzo, Donatella Perin, Flavio Marigo, Slavko Milanovic, Sabrina Tomaello, Franco Tolin, Antonella Carraro Presidente Lorenzo Zuin Consiglieri Pio Mason, Antonella Carraro, Antonella Bertiato, Luisella Grandesso, Flavio Marigo, Donatella Perin, Laura Levorato, Alessandro Gozzo, Sabrina Tomaello Presidente Lorenzo Zuin Consiglieri Milena Baldan, Antonella Carraro, Antonella Bertiato, Clara Carraro, Maria Celeste Clemente, Flavio Marigo, Donatella Perin, Stefano Maso, Alessandro Gozzo, Sabrina Tomaello Presidente Lorenzo Zuin Consiglieri Milena Baldan, Antonella Carraro, Antonella Bertiato, Giampaolo Curiotto, Dario Gabrielli, Flavio Marigo, Donatella Perin, Stefano Maso, Alessandro Gozzo, Sabrina Tomaello Presidente Lorenzo Zuin Consiglieri Milena Baldan, Antonella Carraro, Antonella Bertiato, Sandro Libralesso, Dario Gabrielli, Flavio Marigo, Donatella Perin, Marino Stocco, Alessandro Gozzo, Sabrina Tomaello Presidente Lorenzo Zuin Consiglieri Milena Baldan, Marzia Busato, Antonella Bertiato, Antonella Carraro, Dario Galdiolo, Sandro Libralesso, Flavio Marigo, Donatella Perin, Marino Stocco, Alessandro Gozzo, Sabrina Tomaello Presidente Lorenzo Zuin Consiglieri Nicola Agostini, Marzia Busato (sostituita da Flavio Marigo in ottobre 2003), Antonella Carraro, Dario Galdiolo, Dario Gabrielli, Cristiana Macchia (sostituita da Giulia Spagnolo in febbraio 2004), Donatella Perin, Marino Stocco, Alessandro Gozzo, Sabrina Tomaello Presidente Lorenzo Zuin Consiglieri Clara Carraro, Antonio Coccato, Alessandro Gozzo, Luisella Grandesso, Matteo Nordio, Donatella Perin, Silvia Poletto, Giulia Spagnolo, Marino Stocco, Fabio Tomaello

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003-2004

2005-2006

Libro.p65

106

COMPONENTI

30/08/2005, 16.59


DITTE E PROFESSIONISTI CHE COLLABORANO CON L’ASSOCIAZIONE 1. 2. 3. 4. 5. 6.

Libro.p65

Antincendi Marghera s.n.c Assi Brenta Assicurazione Rizzi Banca del Veneziano EINAUDI CEDAS- Servizi Aziendali

7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16.

Baldan Patrizio Conselvan distributori S.n.c Poletti Lino e Stefano Poniz Alessandro Raffaelli Luca Stefano Zocca Termoservice Elettroidraulica Toffano Francesco Vecchia Michele Vecchia Marino

17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27.

A & O di Galenda Sergio Bandera Florida Bertocco Primo Cantina Enoteca “La Botte” Cantina Soc. coop. del Mandamento di Dolo Fratelli Lando S.P.A. Panificio Banzon s.r.l. Panificio Bortolato S.n.c. Panificio Pasticceria di Terribile Danilo San Benedetto S.p.a Tortuga s.c.ar.l.

28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40.

AZ Congress System Baldan Giorgio Bozzolan & Santello S.n.c E.C.I. Elettronica S.n.c. Elettricità Spolaor & C. s.n.c. Elettronica Mira s.n.c. Flap Riello Assistenza Tecnica Spazio luce S.n.c Sorato lampadari Giubilato Michele Video casa hi.fi. S.n.c. V.I.S.

41. 42. 43. 44.

Bovo Giampaolo Carraro Dante S.n.c. Carraro Rino Poletti Oscar

45. 46. 47. 48. 49. 50.

Forlegno S.r.l. Levorato Corrado & C. Levorato Loris Foralberg Magazzino Fiorin Prodotti chimici “La centrale”

107

51. Bado Mobili per Ufficio 52. Boscaro Combustibili S.n.c. 53. Brusegan Legnami 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. 61. 62. 63.

Autocamp Autofficina Tognon Silvio Baldan TMI Bigatello Enrico G.B. Bonaventura La Bici di Franceschini Luigino Narder Noleggio c/o Officina Zecchin e Ragazzo Stazione Total Fina Tecnauto Racing S.r.l. Tecnogas Bravin Gianfranco

64. 65. 66. 67.

Artusi Giuseppe Azienda Agricola F.lli de Lorenzi Coop. Bronte Giardinaggio Vescovi M. S.r.l.

68. 69. 70. 71. 72. 73. 74. 75.

Brenta System Canova tipografia Cartoleria F.lli Morelli s.n.c. Cartolibreria Giocattoli Basso Carla Cartolibreria Vego Scocco Vinicio Fotolandia Rizzo Service s.r.l. Tecnocartoleria s.n.c

76. 77. 78. 79. 80. 81.

Assi System BBL Elettromusica Boschello Metalfer Srl Co.Ma.El. Coorsal

82. 83. 84. 85. 86.

De Rossi Alessio S.n.c. Fometal S.n.c ISOLCOMIT Merloni elettrodomestici Solero

87. 88. 89. 90. 91. 92. 93.

Pizzeria S. Marco Pizzeria Allo Scricchio Pizzeria Al Cristo Pizzeria Antica Mira Ristorante Il Pendolo Pizzeria Vecchie Emozioni Ristorante Al Molinetto

94. Alpetour

30/08/2005, 16.59


108

APPENDICE DOCUMENTI

STUDENTI DEL LICEO SOCIO-PSICOPEDAGOGICO “N. TOMMASEO” DI VENEZIA, SEZIONE ANNESSA AL LICEO GINNASIO “MARCO POLO”, CHE HANNO PARTECIPATO AD ALCUNI SOGGIORNI ORGANIZZATI DALL’ASSOCIAZIONE “IL PORTICO” ANNO SOGGIORNO LUOGO

N. STUD. NOMI

1997 2000 2000 2001 2001

Primaverile Primaverile Estivo Invernale Primaverile

Pernina (SI) Riva Ligure (IM) San Vito di Cadore (BL) Meida di Pozza di Fassa (TN) Finale Pia (SV)

2 2 2 2 3

2001 2002

Estivo Invernale

Giralba di Auronzo (BL) Pera di Pozza di Fassa (TN)

2 5

2002

Primaverile

Vecoli (LU)

3

2002

Estivo

Fai della Paganella (TN)

4

2003

Invernale

Pera di Pozza di Fassa (TN)

8

2004

Invernale

Meida di Pozza di Fassa (TN)

7

2004 2005

Estivo Invernale

S. Pietro – Valle Aurina (BZ) Meida di Pozza di Fassa (TN)

1 5

2005

Estivo

Braies (BZ)

1

Tiozzo Jeannifer, Giada Emanuela Bertotti Giorgia, Danieli Valentina Toso Irene, Zan Chiara Ortolano Valentina, Vianello Martina, Bonini Agnese, Danesin Miriam, Prandolin Giorgia Toso Irene, Zan Chiara Bino Valentina, Pilot Giorgia, Toso Irene, Vianello Linda, Zan Chiara Gagliardi Giulia, Magnarin Laura, Pianta Melissa Pilot Giorgia, Osetta Luna, Toso Irene, Zan Chiara Gagliardi Giulia, Pianta Melissa, Piasenti Emma, Pilot Giorgia, Toso Irene, Tuosto Mary, Vianello Linda, Zan Chiara Ferruzzi Aurelia, Novello Marco, Pilot Giorgia, Scarpa Giulia, Toso Irene, Tuosto Mary, Zan Chiara Di Non Alessandra Ferruzzi Aurelia, Gagliardi Giulia, Novello Marco, Scarpa Giulia, Tuosto Mary Zanella Erik

OBIETTORI DI COSCIENZA DELLA CARITAS DI PADOVA IN SERVIZIO CIVILE PRESSO “IL PORTICO” 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Libro.p65

108

Raimondo Frasson Fabio Bettella Manfred Trolese Simone Mantoan Stefano Conte Giuliano Fornasiero Alvise Bagagiolo Alberto Prosdocimo Michele Favaro Vincenzo Avello

11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

30/08/2005, 16.59

Massimo Paggiarin Paolo Rizzato Matteo Nordio Andrea Mangoni Marco Toffanin Fabio Tomaello Nicola Agostini Tobia Brugnerotto Antonio Coccato Carlo Marchiori


INDICAZIONI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO PER LE USCITE DOMENICALI 1) SVILUPPO DELL’AUTONOMIA L’obiettivo delle nostre attività domenicali dovrebbe essere l’autosufficienza di ciascuno nell’organizzazione del proprio tempo libero. Ciò significa che le attività vanno pensate nell’ottica dell’integrazione della persona in difficoltà all’interno del suo tessuto sociale (famiglia, gruppo di amici, parrocchia, associazioni del posto, ecc.) e non tanto per creare un luogo alternativo, comodo, piacevole, rassicurante al punto da diventare riferimento insostituibile. Insomma la frequenza deve far crescere indipendenza e non dipendenza da “Il Portico”. In questo senso la verifica del successo dovrebbe avvenire proprio nei giorni di “chiusura” dell’associazione studiando i modi autonomi di occupare il proprio tempo da parte di coloro che frequentano i gruppi domenicali (ciò vale anche per i disabili fortemente problematici). 2) FAVORIRE IL DECENTRAMENTO DELLE INIZIATIVE All’interno di quest’ottica si devono favorire iniziative di collaborazione con i familiari, con gruppi diversi formali e informali delle parrocchie, delle associazioni sportive, sportive, ecc. in modo da arrivare a gestire assieme almeno un’iniziativa all’anno e a creare al suo interno la crescita di una responsabilità rispetto agli emarginati e l’individuazione di alcune persone come punti di riferimento per i “porticati” e gli organizzatori delle uscite (queste persone potranno anche seguire iniziative di formazione). In prospettiva alcune domeniche all’anno si possono pensare gestite da questi gruppi (quasi) autonomamente. 3) PERSONALIZZAZIONE DEI PERCORSI Le uscite domenicali devono essere intese, almeno dagli organizzatori, come “interventi” finalizzati all’integrazione sociale. Esse non si devono limitare a semplici gite “popolari” utili per una socializzazione “in presenza” (sperando che l’integrazione avvenga per effetto di pura vicinanza creatrice di legami di amicizia). Ogni persona è diversa, ha esigenze, difficoltà e talenti particolari da scoprire, da soddisfare o da valorizzare. I conduttori dei gruppi devono incontrarsi per focalizzare le differenti personalità e le risposte ideali per ciascuno dei partecipanti arrivando anche a “smistare” simultaneamente (la stessa domenica) persone diverse in gruppi-attività diverse. Si consiglia di favorire l’inserimento di persone in viaggi/uscite personali dei volontari, soci e simpatizzanti dell’associazione e di allargare questa sensibilità anche ai genitori delle persone con disabilità. Questo diventerà sempre più proponibile quanto più ampio sarà il coinvolgimento di gruppi esterni (o interni) a “Il Portico” e quanto più ci sarà informazione in tempo reale sulle iniziative in corso. 4) USO DEI MEZZI PUBBLICI Si consiglia di favorire l’uso dei mezzi pubblici (treno e bus) per alcune uscite domenicali. L’uso dei mezzi pubblici è funzionale allo sviluppo e al mantenimento dell’autonomia e alla proposizione di itinerari differenti per gruppi differenti. Non è detto cioè che l’uscita domenicale avvenga per tutti nello stesso posto. 5) FORMAZIONE Il vivaio privilegiato di crescita di nuovi volontari, al di là della “catena” di inviti personali all’azione diretta domenicale, è l’associazione intera con tutte le sue iniziative e, in particolare, con i percorsi di formazione (es. corso sul volontariato). L’associazione e i gruppi domenicali devono progettare interventi esterni per promuovere la partecipazione presso scuole, parrocchie, ecc. 6) OPERATORE DI RIFERIMENTO Per coordinare la realizzazione di queste complesse iniziative l’associazione mette a disposizione un operatore a cui faranno riferimento i coordinatori dei gruppi domenicali e i loro collaboratori. Paolo Rizzato è l’operatore di riferimento il quale, secondo possibilità, parteciperà alle uscite domenicali seguendo un criterio di rotazione che gli permetta di gestire al meglio il proprio ruolo di coordinamento. Questa presenza è funzionale anche rispetto allo scollamento tra operatori e attività domenicale e permette a loro di cogliere i problemi emergenti in questa azione che è ancora la più importante tra quelle de “Il Portico”. Per tutto quanto concerne la gestione (sicurezza, riduzione delle uscite, “distribuzione” delle new entry, ecc.) si demanda alla Commissione Attività Associative le cui decisioni verranno poi avvallate dal Consiglio Direttivo. Per quanto riguarda la “sicurezza” si ritiene opportuno precisare che chi non si sente “sicuro” (nel guidare automezzi rispetto ad un itinerario, al numero di partecipanti, ecc.) deve sentirsi obbligato a riferirlo subito al coordinatore dell’uscita e non deve assumersi compiti che non condivida. Nel caso contrario non si potranno imputare all’associazione le responsabilità assunte individualmente e non rifiutate esplicitamente.

Libro.p65

109

30/08/2005, 16.59


110

APPENDICE DOCUMENTI

PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA ENTE 1) Ente proponente il progetto: Associazione di Promozione Sociale ONLUS “Il Portico” 2) Codice di accreditamento: 3) Classe di iscrizione all’albo: CARATTERISTICHE PROGETTO 4) Titolo del progetto: SOLIDARIETÀ ED INTERVENTO CONTRO L’EMARGINAZIONE 5) Settore ed area di intervento del progetto con relativa codifica (vedi allegato 3): Settore: Assistenza – Area di intervento: A12 (Disagio adulto) 6) Obiettivi del progetto: OBIETTIVI GENERALI: A) ANIMAZIONE DEL TEMPO LIBERO PER PERSONE CON DISABILITÀ, EMARGINATE E FRAGILITÀ SOCIALE. B) INTERVENTI FINALIZZATI AL COINVOLGIMENTO DI PERSONE, GRUPPI ED ISTITUZIONI PER LA CRESCITA DI UNA CULTURA DELL’INTEGRAZIONE E DELLA GIUSTIZIA SOCIALE OBIETTIVI SPECIFICI: • Affiancare i volontari e gli operatori dell’associazione nelle diverse attività di animazione di gruppo e nel sostegno alle persone con disagio; • Partecipare all’elaborazione e alla gestione delle diverse attività associative; • Condividere la nascita e lo sviluppo dei vari progetti presentati dall’associazione; • Supportare l’organizzazione degli incontri infrasettimanali al mercoledì sera come momento di ritrovo con attività culturali, ludiche o semplicemente per stare in compagnia; • Partecipare ad incontri e viaggi festivi finalizzati alla fraternizzazione e al primo e progressivo coinvolgimento di nuovi amici; • Collaborare all’organizzazione di soggiorni come momenti “forti” di socializzazione, verifica, confronto; queste attività sono anche un modo indiretto di offrire distensione alle famiglie che, spesso, vivono con stress l’impegno faticoso di seguire i figli affetti da problemi psicofisici nella vita di tutti i giorni; • Dare supporto agli operatori nell’attività di affiancamento e segretariato sociale agli ospiti accolti nella piccola comunità presso la sede; • Cooperare nell’ organizzazione della Festa annuale. Venerdì, sabato e domenica della seconda settimana di settembre l’associazione promuove una serie di attività, con una presenza che mediamente supera il migliaio di presenze, finalizzate all’incontro tra nuovi e vecchi amici, gruppi, associazioni, cooperative, ecc.; al confronto con persone in difficoltà o portatrici di disabilità; alla promozione del volontariato; al dibattito su temi sociali di attualità; alla raccolta di disponibilità personali; • Supporto ai volontari per l’attività di ricreazione fisica nella palestra di Cazzago di Pianiga (VE): ogni sabato pomeriggio da ottobre a maggio; • Attività di promozione del volontariato giovanile nella Riviera del Brenta (ad esempio presso le scuole). Presso la nostra sede si trovano una sala prove musicali e una sala multimediale polifunzionale strutturate e organizzate per offrire, a gruppi informali di giovani, la possibilità di ritrovarsi; • Affiancamento a personale specializzato per precise attività di teatroterapia e musicoterapia con utenti in carico al centro di salute mentale dell’ULSS 13. 7) Descrizione del progetto e tipologia dell’intervento che definisca dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo le modalità di impiego delle risorse umane con particolare riferimento al ruolo dei volontari in servizio civile: L’attività dei giovani in Servizio Civile Volontario, viene inserita nella ricchezza delle specificità contenute nei singoli progetti d’area sintetizzati ai punti 6 e 7 del presente progetto. Questa si articolerà in diverse forme con differenti tipologie e durate di intervento, sia con periodicità predeterminata, sia in prestazioni sporadiche e di tipo maggiormente creativo e propositivo legate a specifiche iniziative. a) Attività quotidiana: • Presenza nello spazio di accoglienza per attività di animazione ludico-ricreativa, nella sala multimediale, musicale e gli altri ambienti associativi disponibili in sede. • Assistenza ed affiancamento sociale alle persone ospitate presso la sede dell’associazione (“Casa di Ennio”)

Libro.p65

110

30/08/2005, 16.59


per i compiti che tali persone non riescono a svolgere autonomamente o per piccoli lavori di vario genere. • Piccole attività di segreteria, di amministrazione e monitoraggio attività. • Redazione e verifica del mansionario gestione casa e attività associative. • Coordinamento degli impegni assegnati ai volontari dell’associazione. b) Attività associative fisse: • Organizzazione dell’incontro serale del mercoledì e accoglienza di nuovi amici. • Organizzazione della festa unitaria di compleanno a cadenza mensile. • Accompagnamento di persone con disabilità per le attività di ricreazione fisica da svolgersi nella palestra di Cazzago di Pianiga (VE) ogni sabato. • Organizzazione e partecipazione alle uscite domenicali con specifica assistenza e accompagnamento alle persone disabili che vi partecipano. • Preparazione e partecipazione ai soggiorni invernale, primaverile ed estivo e ad altri eventi già calendarizzati quali la “Pasqua insieme”, la gita di ferragosto, la Festa di Settembre, la vigilia di Natale, la festa dell’ultimo dell’anno ed altre attività e gite tradizionali (commemorazione del I° novembre, gita sulla neve, ecc.). c) Attività di coordinamento e progettuali: • Svolgimento di incarichi su indicazione del Consiglio Direttivo e del Presidente. • Rapporti con associazioni ed enti non profit per organizzazione iniziative comuni e per scambio di esperienze. • Partecipazione a convegni di formazione al volontariato in ambiti sociali specifici del nostro intervento. • Organizzazione di momenti di promozione nel territorio presso gruppi giovanili ed istituti superiori sul volontariato e sul servizio civile volontario. • Partecipazione alle commissioni tecniche di programmazione delle attività specifiche. d) Altre attività di diverso interesse: • Partecipazione a “Civitas”, salone nazionale del Terzo Settore che si svolge ogni anno a Padova. • Visite ad altre realtà associative e comunitarie. • Realizzazione di laboratori ludico ricreativi finalizzati al coinvolgimento di nuovi volontari 8) Numero dei volontari da impiegare nel progetto: 9) Numero posti con vitto e alloggio: 10)Numero posti senza vitto e alloggio: 11)Numero posti con solo vitto: 12)Numero ore di servizio settimanali dei volontari, ovvero monte ore annuo: 13)Giorni di servizio a settimana dei volontari (minimo 5, massimo 6): 14)Piano di monitoraggio interno per la valutazione dei risultati del progetto: La valutazione dell’attività dei volontari, del loro inserimento nelle attività dell’associazione e della loro crescita in termini di competenze professionali e sviluppo personale sarà valutata settimanalmente in occasione di una riunione apposita alla quale parteciperanno i coordinatori delle varie attività dell’associazione. Verrà inoltre offerto un momento di supervisione esterna a cadenza mensile con persone professionalmente qualificate. Costituiranno elementi di valutazione anche questionari distribuiti alle persone che parteciperanno alle iniziative realizzate dai volontari. Dai risultati che si otterranno si cercherà di valutare gli aspetti sui quali l’attività dei volontari può incidere maggiormente. Periodicamente o nel caso si rendesse necessario, particolari attività sviluppate nell’ambito del progetto saranno analizzate durante le assemblee ordinarie dei soci dell’associazione. CARATTERISTICHE DELLE CONOSCENZE ACQUISITE 15)Competenze e professionalità acquisibili dai volontari durante l’espletamento del servizio, certificabili e validi ai fini del curriculum vitae: A tutti i volontari che partecipano al presente progetto e che concludano il percorso viene rilasciata un’attestazione di servizio, sottoscritta dal legale rappresentante e dal responsabile del progetto, con indicato la denominazione giuridica dell’ente, il codice identificativo di accreditamento dell’ente presso l’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile ed il codice progetto con il periodo di servizio. Al termine del servizio i volontari avranno acquisito una preparazione di base nell’attività di animazione di gruppo con persone disabili o emarginate e avranno accresciuto le proprie conoscenze in campo amministrativo, informatico e organizzativo-gestionale delle risorse umane in modo tale da poter elaborare e realizzare autonomamente semplici progetti. Tali competenze, assieme ai dati identificativi del volontario, saranno inserite in una griglia di valutazione che conterrà le mansioni svolte ed un commento sulle abilità e competenze maturate, sottolineando le competenze iniziali (vedasi valutazione per la selezione volontari) e quelle finali (vedasi griglia di valutazione finale) acquisite durante il periodo di servizio. Questa documentazione, allegata all’attestato di svolgimento del servizio civile nazionale rilasciato dall’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile, certifica istituzionalmente le competenze acquisite. Ai fini del curriculum vitae, il volontario può riportare le sopraccitate dichiarazioni sotto forma di: “Dichiarazione Sostitutiva dell’Atto di Notorietà ai sensi degli articoli 38 e 47 del DPR n°445 del 28/12/2000” allegando copia del proprio documento di identità. Tale dichiarazione assume valore spendibile in qualsiasi contesto istituzionale e professionale.

Libro.p65

111

30/08/2005, 16.59


112

APPENDICE DOCUMENTI

FORMAZIONE GENERALE DEI VOLONTARI 16) Sede di realizzazione: La formazione sarà attuata presso la sede dell’associazione. 17) Modalità di attuazione: La formazione presso l’Ente sarà attuata principalmente con il responsabile della formazione messo a disposizione dall’associazione stessa come previsto in fase di accreditamento, assieme ai responsabili del progetto e ad esperti di specifici settori di intervento. 18) Tecniche e metodologie di realizzazione previste: • Relazioni frontali. • Lavoro di gruppo e simulate. • Approfondimenti di particolari aspetti tramite consultazione del materiale presente in sede e ricerche in Internet. • Confronto e dibattito con soggetti impegnati da tempo nell’ambito del volontariato e del servizio civile. 19) Contenuti della formazione: • Storia dell’obiezione di coscienza e sua evoluzione. • Servizio civile volontario: dalla creazione alla situazione attuale. • Norme e circolari sul servizio civile volontario. • Diritti e doveri del volontario in servizio civile. • Elementi di diritto e organizzazione delle istituzioni. • Sicurezza negli ambienti di lavoro (L. 626/94). • Aspetti organizzativi e tecnici della nostra associazione. • Utilizzo di strumenti informatici e di comunicazione interna ed esterna. Formazione specifica (relativa al singolo progetto) dei volontari 20) Sede di realizzazione: La formazione sarà attuata presso la sede dell’associazione, presso sedi di convegni e seminari ritenuti adatti allo scopo, occasionalmente attraverso la visita di altre realtà del Terzo Settore, presso il CIVITAS di Padova (salone nazionale del Terzo Settore). 21) Modalità di attuazione: La formazione presso l’Ente sarà attuata principalmente tramite colloqui individuali e di gruppo con il formatore, con i responsabili del progetto definiti in fase di accreditamento, con i volontari di servizio civile impegnati nel progetto precedente e con esperti dei specifici settori di intervento. Altri momenti saranno individuati attraverso la partecipazione a convegni e incontri con personale proveniente da altre associazioni o enti. Ulteriori approfondimenti saranno realizzati sul monitoraggio, analisi e rappresentazione grafica della gestione del progetto di servizio civile. 22) Tecniche e metodologie di realizzazione previste: Lo studio di materiale e documentazione relativo a vent’anni di storia e di attività dell’associazione nel territorio, anche attraverso l’utilizzo di strumenti audiovisivi, garantirà quell’empatia indispensabile per la realizzazione del progetto. L’utilizzo di strumenti multimediali, ad esempio internet, per l’esplorazione di siti di altri enti e associazioni, contribuirà al raggiungimento degli obiettivi. Saranno messe in atto simulazioni di situazioni reali che i volontari dovranno affrontare nel corso del servizio. Ai volontari saranno illustrate i fondamenti teorici e le principali tecniche di mediazione dei conflitti e sarà fornita un’informazione di base sull’ascolto empatico e la sua importanza nell’approccio con le persone assistite. Saranno analizzate attività svolte in precedenza per mettere in rilievo gli aspetti positivi e negativi. I volontari saranno stimolati a proporre soluzioni personali inerenti particolari problemi che saranno poi messi in discussione per verificarne efficacia e coerenza rispetto agli obiettivi del progetto. Con l’apporto della psicologa supervisore degli operatori dell’ associazione, saranno ulteriormente approfondite le particolari problematiche dei soggetti con cui i volontari dovranno operare, evidenziandone gli aspetti psicologici, le aspettative e le specifiche esigenze. Con l’utilizzo di pubblicazioni specifiche o con colloqui con esperti del settore saranno analizzate tecniche di animazione e strumenti ludici atti a rendere più semplice e naturale la partecipazione e il coinvolgimento degli assistiti nelle varie attività di ricreazione. 23) Contenuti della formazione: • Legislazione nazionale e regionale specifica nel campo dell’assistenza. • Individuazione dell’ambito e della modalità di intervento. • Analisi e strutturazione delle attività dei volontari. • Studio e analisi delle problematiche del disagio adulto e dell’emarginazione. • Aspetti tecnico-pratici legati all’espletamento del servizio quali l’utilizzo di ausili per disabili e mezzi di trasporto speciali. • Metodologie per la mediazione dei conflitti. • Tecniche e strumenti di animazione.

Libro.p65

112

30/08/2005, 16.59


PROGETTO DI VOLONTARIATO EUROPEO ATTIVITÀ PROPOSTE PER I VOLONTARI INTERNAZIONALI Il progetto prende il via dalla considerazione che i giovani nella realtà di Dolo e dell’area circostante non hanno le opportunità di incontro e di confronto con giovani provenienti da altri paesi come possono invece avere persone che vivono a Padova o a Venezia. Ospitando un volontario Europeo si spera di riuscire a dare ai giovani in particolare, ma in senso più ampio a tutta la comunità locale, una visione più ampia della realtà europea ma anche una possibilità di confronto con altri stili di vita ed altre culture. La presenza del volontario potrà inoltre portare un diverso punto di vista e nuove idee all’associazione o ai giovani che dentro di essa decidono e propongono attività. Il volontario potrà vedere ed essere coinvolto in tutte le attività dell’associazione. In un primo momento più in quelle di animazione e di coinvolgimento della comunità locale sia assieme agli altri giovani sia con il progetto denominato “Il Sabato del Villaggio”. In un secondo momento, dopo l’inserimento nella vita associativa e conoscenza con gli ospiti dell’associazione potrà, se interessato e se in grado, affiancare gli operatori nelle attività legate all’accoglienza che si svolgono presso l’associazione. In questo modo il volontario potrà differenziare le sue attività, concentrandosi su quelle che ritiene più affini al suo percorso individuale e ai suoi interessi fornendo un valido apporto all’associazione d’accoglienza. Inoltre potrà vivere un’esperienza altamente formativa dal punto di vista umano, provando a coinvolgersi nelle attività di volontariato con persone disabili, o con differenti tipi di svantaggio, organizzando insieme a loro attività di svago e confrontandosi e dividendo eventi ed esperienze con loro alla pari e non da un punto di vista assistenzialistico. Potrà portare le proprie proposte personali e impegnarsi nella progettazione, progetti e gestione di attività culturali ed animative nei vari ambiti dell’associazione: questo darà la possibilità al volontario di realizzare progetti personali e di intraprendere un percorso di creatività e di responsabilizzazione, oltre che di formazione tecnica. “Il Portico” ogni hanno propone progetti finanziati da varie realtà locali (finanziamenti della Regione Veneto per le associazioni di promozione sociale e altri bandi per specifiche aree di intervento, ecc.). Collaborando in questa attività avrà la possibilità non solo di vedere le attività che vengono realizzate, ma anche di avere una formazione sulla presentazione di un progetto e sulla richiesta di finanziamenti. Alcuni esempi di attività in cui i volontari possono essere coinvolti nell’associazione: l’animazione e il tempo libero delle persone disabili, organizzare attività ed eventi all’interno dell’associazione che vanno dalla festa di compleanno a feste legate a ricorrezze particolari (capodanno, epifania, festa annuale dell’associazione, ecc.), l’organizzazione di gite di uno o più giorni (es. sulla neve in Trentino, …), attività legate al coinvolgimento dei giovani della comunita locale in eventi come conferenze, concerti, la gestione (con altri giovani) della sala musica, momenti di formazione, il punto internet e quant’altro venga organizzato dall’associazione durante il suo periodo di volontariato, oltre a vivere con gli ospiti ed i volontari dell’associazione i momenti di svago e tempo libero confrontandosi con loro anche in maniera informale (“Il Portico” possiede un’area dedicata allo svago: punto internet, giardino, pergolato, calcetto, ecc). È molto importante che il volontario oltre a partecipare alle attività proposte dall’associazione provi, almeno dopo il primo periodo di adattamento, a proporre attività e idee. Il volontario sarà occupato 5 giorni alla settimana, per un massimo di 30 ore. I giorni di riposo, visto che le attività dell’associazione sono maggiori durante il fine settimana, saranno concordati, col il tutor, in giorni infrasettimanali. Esigenze particalori del volontario andranno concordate con il tutor. DESTINATARI Non sono richieste particolari competenze o conoscienze tecniche o linguistiche al volontario. Può essere di maggiore aiuto l’interesse verso le attività di animazione e la predisposizione alla creatività personale. Caratteristica indispensabile è il rispetto nelle relazioni interpersonali e l’apertura verso le persone che si incontreranno, a prescindere dalla loro situazione attuale e dal loro background.

Libro.p65

113

30/08/2005, 16.59


114

APPENDICE DOCUMENTI

NORME DI FUNZIONAMENTO DELLA “CASA DI ENNIO” PREMESSA Ennio Baldan, il proprietario di questa casa, era una persona affetta da sclerosi multipla che necessitava di assistenza continua. I molti amici che si alternavano per aiutarlo e che avevano contribuito a ristrutturare la casa in modo funzionale alle sue esigenze, dopo alcuni anni diedero vita all’Associazione “Il Portico”. Dopo la morte di Ennio Baldan la casa ed un piccolo terreno vicino, sono divenuti proprietà della Caritas di Padova, e l’usufrutto è dell’Associazione “Il Portico”. Nel testamento pubblico Ennio ha espresso il desiderio di rendere disponibile la propria casa all’accoglienza di persone in difficoltà, offrendo loro l’opportunità di essere seguite ed accolte come egli lo fu per tanti anni dagli amici. Questo spirito deve continuare in fedeltà agli intenti di Ennio e agli scopi che si prefigge “Il Portico” nello statuto. Gli scopi erano ben noti ad Ennio, perché l’associazione nacque proprio a casa sua nel 1985 e sempre si è riunita nella cucina o, appunto, sotto il portico dell’abitazione che ora, con i suoi diversi ambienti, costituisce la nostra sede. Le presenti norme cercano di ordinare la gestione dell’accoglienza delle persone mediante criteri che rispettino le volontà di Ennio e gli obiettivi dell’associazione: due esigenze complementari. Le norme qui stabilite potranno apparire fredde ed inutili soltanto se esse non vengono accolte con lo spirito di quanti lavorano al “PORTICO”: spirito di amicizia che chiede a tutti di dare senza pretesa di ricevere; di non emulare chi s’impegna di meno, ma di porsi in atteggiamento generoso di aiuto e di stimolo reciproco, cercando di dare il meglio di se stessi. ART. 1 – CONSIGLIO DIRETTIVO E COMMISSIONE OSPITI “CASA DI ENNIO” Il Consiglio Direttivo regge l’associazione ed è composto da undici membri, compreso il Presidente, eletti a votazione segreta dall’assemblea dei soci. Al Consiglio Direttivo spettano tutti i poteri per l’ordinaria e straordinaria amministrazione dell’associazione. A questo scopo e per praticità, tuttavia, il Direttivo nomina ogni due anni la Commissione Ospiti “Casa di Ennio” affinché svolga le funzioni stabilite dalle presenti norme e metta in atto le decisioni del Direttivo. La Commissione Ospiti “Casa di Ennio” è composta dal Presidente o suo delegato, gli operatori, un volontario professionalmente competente e un membro del Consiglio Direttivo. Essi hanno la piena libertà e responsabilità nell’espletamento delle proprie mansioni e relazionano periodicamente al Consiglio Direttivo sull’andamento del loro compito. La Commissione Ospiti “Casa di Ennio” effettua le riunioni ogni 15 giorni ed ha le seguenti funzioni: a) Valuta le richieste, decide gli ingressi e gli allontanamenti; b) Concorda i progetti individuali, sostiene la persona nel raggiungimento degli obiettivi prefissati e ne verifica l’andamento; c) Supporta gli operatori nella gestione delle attività quotidiane; d) Verifica che vengano rispettate le norme di funzionamento interne alla casa; e) Attiva risorse e servizi del territorio a seconda delle necessità che si presentino; f) Discute il rapporto tra gli ospiti della “Casa di Ennio” e i soci dell’Associazione. I nuovi ospiti vengono presentati al Consiglio Direttivo nella prima riunione successiva all’ingresso; g) Aggiorna le regole di convivenza e propone eventuali modifiche delle norme di funzionamento interne raccogliendo e valutando le osservazioni, le proposte o le rimostranze che chiunque ha diritto di sottoporre alla sua attenzione. ART. 2 – IL DIRETTORE DELLA “CASA DI ENNIO” E GLI OPERATORI La Commissione Ospiti “Casa di Ennio” nomina, tra gli operatori, il Direttore della “Casa di Ennio”. Al Direttore spettano, in via primaria, i seguenti compiti: a) Convocare la Commissione Ospiti “Casa di Ennio” e i momenti di supervisione con un consulente professionale esterno, dove vengono valutati gli andamenti individuali e generali degli ospiti; b) Gestire i rapporti con servizi sociali titolari del caso, con i servizi specialistici e con tutti gli altri soggetti necessari al raggiungimento degli obiettivi previsti dai progetti individuali degli ospiti; c) Coordinare tutte le necessità burocratiche, sanitarie e l’accompagnamento di segretariato sociale di cui ci sia bisogno ed assistere l’eventuale inserimento lavorativo; d) Effettuare i colloqui individuali e di gruppo con gli ospiti; e) Raccogliere le rimostranze e le osservazioni delle persone accolte; f) Coordinare la turnazione e la formazione degli operatori e volontari inerente all’ospitalità; g) Seguire ed organizzare gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria della casa che si rendono necessari; h) Espletare tutti i compiti previsti dal manuale di fruizione casa denominato “Norme e indicazioni pratiche per gli ospiti della Casa di Ennio” e qualsiasi altro incarico consegnatogli dalla Commissione Ospiti o dal

Libro.p65

114

30/08/2005, 16.59


Consiglio Direttivo. Oltre al Direttore della “Casa di Ennio”, in organico si trovano altri operatori. Tra questi si identifica la figura, “dell’affiancatore sociale”, esso opera a stretto contatto con gli ospiti nella gestione delle loro attività (pulizie, turnazioni, accompagnamenti, ecc…). Gli altri operatori hanno compiti diversi nella gestione associativa, amministrativa e progettuale ed integrano comunque l’attività di accoglienza e di coordinazione dei volontari. Ogni settimana gli operatori si ritrovano in “equipe” come verifica della settimana trascorsa e programmazione per la successiva. Ogni mese circa gli operatori effettuano un incontro di supervisione, con un consulente professionale esterno, durante il quale si esaminano l’atteggiamento e la condotta sia degli ospiti che degli operatori. ART. 3 – I VOLONTARI All’interno dell’Associazione operano alcuni volontari professionalmente preparati che integrano e qualificano l’attività degli operatori. La grande maggioranza dei volontari, però, offre la propria disponibilità per attività di tipo relazionale e di accompagnamento coprendo i week-end, le fasce orarie serali e notturne: il loro apporto è un contributo indispensabile per la vita dell’associazione. Costoro partecipano a delle riunioni formative tenute dal Direttore della “Casa di Ennio” e da esperti esterni sulle problematiche, sulle necessità e sulle attività inerenti gli ospiti. I volontari che si prestano a questo servizio scelgono di passare del tempo in compagnia di persone “sole” e di condividere le proprie esperienze positive con costoro. Essi sono disponibili al dialogo e alla relazione avendo un comportamento coerente con la realizzazione del progetto che ognuno degli ospiti deve poter riuscire a percorrere con le proprie gambe. I volontari costruiscono una rete di relazioni umane: non erogano servizi o consulenze asettiche; sono relazioni produttrici di amicizie radicate sul territorio, basate sull’ascolto attento e sull’offerta di strumenti concreti, percorsi sicuri, indirizzi affidabili. Pertanto agli ospiti della “Casa di Ennio” viene chiesto di rispettare queste disponibilità cercando di essere sempre accoglienti e gentili. Alcuni volontari collaborano per le piccole manutenzioni della casa, che generalmente si effettuano assieme agli ospiti. Vi possono essere anche alcuni ragazzi/e in “servizio civile volontario” che affiancano gli operatori e i volontari nelle funzioni descritte. ART. 4 – MODALITÀ DI ACCOGLIENZA, MANUALE “NORME E INDICAZIONI PRATICHE PER GLI OSPITI”, CARTA DEI SERVIZI, CONDIVISIONE DEGLI OBIETTIVI Nel foglio intitolato “Le modalità di accoglienza degli ospiti della Casa di Ennio”, allegato alle presenti norme, vengono descritte le prassi operative da seguire per l’accoglienza di nuove persone. Al momento della dimissione ogni persona deve lasciare il nuovo recapito a disposizione degli operatori dell’Associazione per ogni evenienza burocratica. Della partenza ne verrà data comunicazione agli organi di Pubblica Sicurezza. Al momento dell’ingresso o negli incontri preliminari, assieme alle presenti norme, verrà consegnato un manuale per la fruizione della casa denominato “Norme e indicazioni pratiche per gli ospiti”. Questo manuale è una guida che serve per utilizzare al meglio gli spazi, gli strumenti e le relazioni sociali che la “Casa di Ennio” offre. Assieme al manuale citato si consegnerà anche la Carta dei Servizi. Alle persone che vengono accolte presso la “Casa di Ennio” viene chiesto di cercare dentro di sé le motivazioni forti per ritrovare l’autonomia perduta. Solo tramite questa riflessione, uscendo dall’emarginazione e manifestando la disponibilità ad aprirsi con fiducia agli operatori, si può valorizzare al meglio il progetto individuale di recupero della dimensione sociale. Se tali motivazioni non emergono con convinzione, spesso si pregiudica il percorso intrapreso per il raggiungimento del proprio grado di autonomia. La “Casa di Ennio” non deve essere solo un letto e un pasto caldo, ma un luogo dove si possa mettere in pratica la volontà di recuperare l’autonomia (e a volte l’autostima) perduta, utilizzando al meglio gli strumenti, le competenze e la rete di persone che l’Associazione “Il Portico” offre. ART. 5 – TEMPI DI PERMANENZA Il tempo di permanenza viene deciso in modo personalizzato, caso per caso, assieme ai servizi di invio o

Libro.p65

115

30/08/2005, 16.59


116

APPENDICE DOCUMENTI

direttamente con la persona interessata; tale periodo viene riportato nell’accordo di ospitalità. I tempi concordati possono subire delle modificazioni che dovranno comunque essere decise dalla Commissione Ospiti “Casa di Ennio” assieme agli eventuali servizi interessati. Nessuno degli ospiti della “Casa di Ennio” può vantare diritti di permanenza, in special modo a tempo indeterminato. ART. 6 – L’ASPETTO COMUNITARIO L’ospitalità delle persone presso la “Casa di Ennio” viene gestita in modo comunitario. La presenza di un ristretto numero di persone permette di ricreare, seppur con i limiti delle regole e delle difficoltà personali, una dimensione familiare in cui ognuno può trovare un proprio spazio di realizzazione. Questo ci permette di sostenere una convivenza più solidale e rispettosa delle esigenze di ognuno. ART. 7 – SPIRITO DI COLLABORAZIONE Chi abita nella casa di Ennio deve impegnarsi quotidianamente per il suo funzionamento e per realizzare le attività dell’Associazione. Deve facilitare la convivenza adeguandosi alle norme comuni con discrezione e senza creare tensioni, senza imprecare inutilmente, minacciare o intimidire alcuno, evitando di introdurre in casa altre persone senza il consenso degli operatori. ART. 8 – LE ATTIVITÀ ASSOCIATIVE La Casa di Ennio è prima di tutto la sede dell’Associazione “Il Portico” e i locali devono servire in via preferenziale alle attività organizzate da essa per i soci: riunioni, incontri di vario tipo, ecc. L’Associazione opera in uno “spazio sociale” particolare: il tempo libero di persone con disabilità e fragilità sociale. Ciò significa che vive i suoi momenti forti proprio quando altre realtà, lavorative o associative, si riposano: alla sera, nei giorni di festa, durante le vacanze e i periodi di ferie, ecc. La “Casa di Ennio” deve perciò essere sempre accogliente per tutti coloro che vi accedono, soprattutto nei momenti appena descritti. Gli ospiti della casa non devono sentirsi padroni di essa in senso privatistico ma viverci rendendola più accogliente mettendo a disposizione soprattutto la loro disponibilità. Gli ospiti della “Casa di Ennio” sono fortemente invitati a partecipare a tutte le attività di animazione-ricreazione che vengono realizzate dall’Associazione “Il Portico”. ART. 9 – RIUNIONE OSPITI CASA, SOTTOGRUPPI TEMATICI, VERBALI DEGLI INCONTRI Ogni due settimane circa, in un giorno da determinarsi di volta in volta, tutti gli ospiti della “Casa di Ennio” devono riunirsi in un incontro collegiale denominato “riunione ospiti casa” assieme ad uno, o due, operatori e a un volontario, membro della Commissione Ospiti “Casa di Ennio”. Nell’incontro si discutono i problemi relativi ai rapporti tra gli ospiti, nei confronti degli operatori, e alle questioni relative all’autogestione della casa. Questa riunione non è una pura formalità o un momento di sfogo di tensioni sopite: deve essere invece un luogo di confronto sereno, di discussione ordinata e rispettosa, di dibattito critico ma costruttivo con la prospettiva di una crescita costante dello spirito di comunità. In alternanza alla “riunione ospiti casa” si tengono dei sottogruppi suddivisi per affinità e sono coordinati da due operatori dell’Associazione. Questi gruppi hanno la finalità di: approfondire le tematiche sulla problematicità di pertinenza ed eventualmente affrontarle con figure professionalmente adeguate, prevenire e stemperare forme di amplificazione dei microconflitti interiori o relazionali, valutare le risorse da valorizzare nelle relazioni di tipo parentale e/o amicale, individuare e analizzare i diversi stili di vita e le norme comportamentali, analizzare le abilità soggettive, fornire supporto motivazionale ed individuare l’insorgere di eventuali stati depressivi, riflettere sull’uso responsabile del denaro. Ogni riunione, con tutti gli ospiti della casa o di sottogruppo, prevede la redazione di un verbale inerente a quanto discusso. Tali verbali sono custoditi negli archivi dell’Associazione dagli operatori e vengono utilizzati come verifica dell’ospitalità. Le assenze alla “riunione ospiti casa” e ai sottogruppi tematici devono essere giustificate. Nel caso un ospite si mostri indifferente o superficiale alle riunioni sopradescritte la Commissione Ospiti “Casa di Ennio” può decidere di sospenderne l’accoglienza. ART. 10 – CONTENZIOSI, PROVVEDIMENTI ED ESPULSIONI Per le decisioni su eventuali controversie tra gli ospiti, il referente è il Direttore della “Casa di Ennio” e successivamente la Commissione Ospiti “Casa di Ennio”. Per qualsiasi contenzioso tra la Commissione e gli ospiti, sarà il Consiglio Direttivo a prendere la decisione definitiva. La Commissione decide i provvedimenti per chi non rispetta i regolamenti, le norme di funzionamento ed il manuale “Norme e indicazioni pratiche per gli ospiti”. Qualsiasi atto di aggressione fisica a terzi, siano essi ospiti della casa o persone esterne, farà scattare immediatamente l’espulsione dalla “Casa di Ennio” e la segnalazione agli organi di pubblica sicurezza. ART. 11 – TURNAZIONI, AUTOGESTIONE DELL’IGIENE PERSONALE E DEGLI SPAZI, PULIZIE Ogni ospite deve collaborare alla gestione comunitaria rispettando le turnazioni programmate. Gli ospiti della “Casa di Ennio” sono ritenuti pienamente responsabili della propria persona, degli spazi individuali e di tutti gli oggetti che gli vengono affidati. Ad ognuno è fatto obbligo di avere un’adeguata cura

Libro.p65

116

30/08/2005, 16.59


di sé e dell’ambiente che occupa. Ciascun ospite deve attenersi rigorosamente alle indicazioni di pulizia dettate dal manuale “Norme e indicazioni pratiche per gli ospiti”. L’autogestione dell’igiene personale e degli spazi individuali è parte fondamentale di un processo di recupero delle funzionalità di autonomia. Periodicamente, o secondo le esigenze del caso, si organizzeranno giornate di lavoro per eseguire pulizie straordinarie e manutenzioni ordinarie alle quali tutti dovranno collaborare. Verrà apprezzata qualsiasi disponibilità che vada oltre i turni organizzati, soprattutto nel supporto agli operatori per la gestione delle attività. La Commissione Ospiti “Casa di Ennio” può decidere, in modo insindacabile, di concedere delle gratifiche agli ospiti che apportino particolari benefici all’Associazione o alla casa. ART. 12 – QUOTE ECONOMICHE DI COMPARTECIPAZIONE Ogni ospite deve contribuire anche economicamente alla vita della piccola comunità che lo accoglie. Il Consiglio Direttivo decide annualmente le quote di compartecipazione che gli ospiti, non provenienti da Servizi Sociali, devono versare. Le altre cifre che verranno invece corrisposte da ospiti provenienti da Servizi Sociali saranno stabilite dal Direttore della casa su verifica della Commissione Ospiti “Casa di Ennio” assieme all’Ente di provenienza e all’ospite dopo averne valutato attentamente il reddito e le esigenze. Le quote stabilite vengono versate in diversi modi. Per coloro che sono accolti senza l’intermediazione dei Servizi Sociali si corrisponde la quota direttamente al Direttore della “Casa di Ennio”. Per coloro che vengono accolti tramite i Servizi Sociali la quota di partecipazione viene versata al Direttore della “Casa di Ennio” o direttamente all’Ente di invio. La Commissione Ospiti “Casa di Ennio”, su delega del Consiglio Direttivo, può stabilire particolari facilitazioni economiche per gli ospiti in caso di momentanea assenza di reddito. ART. 13 – MODIFICHE DELLE “NORME DI FUNZIONAMENTO DELLA CASA DI ENNIO” La Commissione Ospiti “Casa di Ennio”, anche in base ad istanze presentate dagli ospiti, può proporre al Consiglio Direttivo delle modifiche e degli aggiornamenti alle presenti norme. Il Consiglio Direttivo, dopo averle valutate, le ratifica e le comunica tempestivamente a tutti gli interessati. Redatto in marzo 2004 Primo aggiornamento in marzo 2005

Libro.p65

117

30/08/2005, 16.59


118

APPENDICE DOCUMENTI

MODALITÀ DI ACCOGLIENZA DEGLI OSPITI DELLA “CASA DI ENNIO” A seconda delle richieste di accoglienza presso la “Casa di Ennio” si seguono le due seguenti modalità: 1) Persone italiane o straniere inviate dai Servizi Sociali: a) Presentazione di una relazione da parte dell’Assistente Sociale sulla persona segnalata. b) Richiesta di uno o più incontri preliminari con le parti interessate: assistente sociale, un operatore dell’Associazione, una eventuale figura specialistica che segue la persona interessata al fine di avere il quadro, più esaustivo possibile, della situazione. c) L’Associazione “Il Portico” concede solo ospitalità temporanea, pertanto la residenza dovrà essere mantenuta nel Comune di provenienza. d) Effettuazione di uno o più incontri preliminari tra l’operatore di riferimento e la persona interessata al fine di valutare il livello motivazionale all’accoglienza e la compatibilità con le altre persone ospitate. e) Se si tratta di una persona straniera, viene verificata la regolarità del permesso di soggiorno ed il possesso della tessera sanitaria. f) L’ingresso viene deciso dalla Commissione Ospiti “Casa di Ennio” a seconda della disponibilità logistica e dopo aver valutato il caso della persona segnalata. L’eventuale accoglienza avviene previa delibera di inserimento da parte dell’amministrazione di invio. g) La persona interessata prima di essere accolta deve munirsi di un certificato medico che attesti lo stato di salute od eventuali patologie in corso. Nel caso non ci sia il medico di base, se ne provvederà all’assegnazione tramite il distretto sanitario competente. Preventivamente all’accoglienza si provvederà a tutti gli accertamenti sanitari ritenuti necessari tramite il servizio di igiene pubblica dell’ULSS di riferimento. Nell’eventualità di una gestione, o di un controllo, dell’assunzione di farmaci il certificato medico dovrà riportare la tipologia dei farmaci, la posologia, gli orari e le modalità di assunzione. Vi dovrà essere inoltre un’autorizzazione scritta del medico che verrà controfirmata da un operatore dell’Associazione. Quest’ultimo si occuperà della gestione dei farmaci per le persone in trattamento. h) L’ospite si presenterà, per l’ingresso, presso la Casa di Ennio all’ora e giorno concordati. i) All’ingresso l’ospite dovrà compilare e sottoscrivere una scheda dati con l’impegno di accettare le norme di funzionamento interne; dovrà firmare il modulo di autorizzazione al trattamento di dati personali e l’iscrizione all’Associazione. Verrà comunicato agli organi di Pubblica Sicurezza l’arrivo della persona. j) La nuova persona verrà presentata agli altri ospiti nei momenti di attività comunitaria quali il pranzo, la cena o le riunioni degli ospiti della casa. k) Dopo un mese circa di prova (periodo di osservazione) o al momento dell’inserimento verrà redatto un accordo di ospitalità individuale. Questo testo, firmato come un contratto dalle parti interessate, viene realizzato di comune accordo tra l’Associazione, i Servizi Sociali interessati, il nuovo ospite. Nell’accordo verranno riportati le finalità personali dell’accoglienza, i presumibili tempi di raggiungimento degli obiettivi, le regole personali ed altri vincoli a cui dovrà attenersi la persona interessata. 2) Persone italiane o straniere non provenienti da Servizi Sociali: a) L’ingresso viene deciso dalla Commissione Ospiti “Casa di Ennio” a seconda della disponibilità logistica, dopo aver cercato di valutare per quanto possibile la situazione della persona che vuol essere ospitata ed attivato i servizi pubblici competenti. b) Se viene accettata la richiesta si effettueranno tutti gli accertamenti sanitari ritenuti necessari e si procederà come definito nel precedente punto g). c) Dopo un mese circa di prova (periodo di osservazione) o al momento dell’inserimento verrà redatto un accordo di ospitalità individuale, come al precedente punto k). Questo testo viene realizzato di comune accordo tra l’Associazione e il nuovo ospite. Nell’accordo verranno riportati le finalità personali dell’accoglienza, i presumibili tempi di raggiungimento degli obiettivi, le regole ed altri vincoli a cui dovrà attenersi il nuovo accolto.

Libro.p65

118

30/08/2005, 16.59


NORME PER I VOLONTARI CHE SI OCCUPANO DELL’ORGANIZZAZIONE DELLE ATTIVITÁ ASSOCIATIVE L’attività dell’Associazione di Promozione Sociale ONLUS “Il Portico” si è sempre caratterizzata per aver organizzato l’animazione del tempo libero di persone con disabilità. Questo spirito deve continuare in fedeltà agli scopi che si prefigge “Il Portico” nello statuto. Le norme qui di seguito elencate cercano di ordinare la gestione delle attività associative quali le domeniche, gli interventi di animazione infrasettimanale e le “vacanze” di socializzazione. I presenti articoli potranno apparire freddi ed inutili soltanto se essi non vengono accolti con lo spirito di quanti lavorano al “Portico”: spirito di amicizia che chiede a tutti di dare senza pretesa di ricevere; di non emulare chi s’impegna di meno, ma di porsi in atteggiamento generoso di aiuto e di stimolo reciproco, cercando di dare il meglio di sé stessi. ART. 1 – DEFINIZIONE DEI GRUPPI I gruppi domenicali sono formati da volontari che offrono la propria disponibilità per le uscite festive, almeno una volta ogni cinque domeniche. Ogni gruppo è composto, in media, da otto volontari. Tra di loro vi è il “responsabile di gruppo” che si occupa di mantenere i contatti con tutti gli altri membri. Esistono 5 gruppi domenicali. I primi 4 gruppi sviluppano uscite domenicali fuori sede, mentre il quinto gruppo si occupa di attività di animazione presso la sede (giochi, film, ecc.). I nomi dei responsabili e dei volontari di ogni gruppo sono riportate nella lista dei gruppi domenicali. Ogni volontario che accetta di entrare a far parte di un gruppo deve aver ben presente due concetti cardine: “la consapevolezza” e “l’impegno”. La consapevolezza che le persone in difficoltà che ci frequentano cercano spesso rapporti umani stabili e profondi che non trovano altrove e di conseguenza non bisogna creare false aspettative o peggio ancora delle illusioni. L’impegno ad essere presenti e costanti nel proprio operato, nel rispetto delle persone e dei beni dell’associazione. Chi si dichiara volontario domenicale si impegna a rispettare i valori e le finalità de “Il Portico”, a partecipare agli incontri proposti, ad essere puntuale, a sentirsi parte di una grande famiglia. Chi lo desidera, può partecipare liberamente alle uscite senza appartenere per forza a nessun gruppo. Deve lo stesso attenersi alle presenti norme. ART. 2 – COMMISSIONE ATTIVITÀ ASSOCIATIVE La Commissione Attività Associative si ritrova ogni due mesi ed è composta da almeno un membro di ogni gruppo domenicale (minimo 5 persone). Al suo interno vengono nominati un coordinatore e un verbalizzante. Essa decide le attività dei mercoledì e si occupa dell’organizzazione delle domeniche, nonché del sabato pomeriggio in palestra e dei periodi di socializzazione di più giorni. Ogni gruppo porta in commissione la propria idea per l’iniziativa domenicale. Per i mercoledì ci deve essere un responsabile di riferimento che si occupa di organizzare la serata (intrattenimenti culturali, contattare relatori, trovare eventuali soluzioni alternative, ecc). La commissione organizza inoltre altri incontri o momenti di animazione (concerti, manifestazioni). Ogni gruppo domenicale si incontra prima della commissione per formulare iniziative da portare in commissione e per discutere sull’andamento delle relazioni all’interno e all’esterno del gruppo. La commissione si preoccupa di trovare continuamente eventi e luoghi di intrattenimento attraverso la consultazione di siti internet e i rapporti con Pro-Loco, APT e altri enti che organizzano attività ludiche. ART. 3 – DESTINAZIONE DOMENICALE Ogni gruppo può adattarsi alla scelta della commissione o decidere liberamente dove andare alla domenica purché si possa garantire la partecipazione di tutti. In caso di scelta diversa rispetto al programma predefinito, il gruppo deve preoccuparsi di comunicare il luogo da visitare, l’ora di partenza e se ci si ferma fuori a cenare entro il mercoledì precedente alla domenica che deve gestire. ART. 4 – IMPOSSIBILITÀ DI PARTECIPARE AD UN’USCITA Nel caso un membro di un gruppo, a causa di impegni personali, non possa partecipare alla domenica che gli è stata assegnata deve cercare di far cambio con un membro di un altro gruppo in modo da garantire la presenza costante del numero prefissato di volontari. ART. 5 – RESPONSABILE ALLE ATTIVITÀ ASSOCIATIVE La Commissione Attività Associative nomina, tra gli operatori, il responsabile alle attività associative che ha il compito di supervisionare l’andamento delle attività di animazione del tempo libero. Il responsabile alle attività associative si occuperà di chiamare il responsabile di ogni gruppo almeno dieci

Libro.p65

119

30/08/2005, 16.59


120

APPENDICE DOCUMENTI

giorni prima della domenica stabilita per ricordare l’impegno preso. Ogni responsabile di gruppo dovrà poi comunicarlo ad ogni membro. Il responsabile è a disposizione per discutere su tutti i problemi inerenti i rapporti tra i gruppi ed eventuali altre disponibilità di partecipazione domenicale. I problemi di carattere personale per cui un membro non può più garantire la presenza sicura o per incomprensioni all’interno dei gruppi, saranno affrontati prima con il responsabile di gruppo e successivamente con quello generale delle attività associative. ART. 6 – UTILIZZO DEI MEZZI A DISPOSIZIONE È consigliabile evitare che persone non ben conosciute che presentano una certa fragilità psichica e/o fisica, ma in possesso di auto, partecipino alle uscite con i propri mezzi: questo per garantire un’adeguata serenità di tutti i partecipanti alle attività de “Il Portico”. Durante le uscite sarebbe bene che i mezzi con i ragazzi fossero occupati da almeno due volontari per garantire così una buona relazione ed un supporto in caso di situazioni difficili. In caso di situazioni sconvenienti (scherzi pesanti e inopportuni, diverbi verbali e/o fisici, stati di malessere da parte dei partecipanti alle uscite, ecc.) i volontari sono cortesemente pregati di riferire ai responsabili l’accaduto. Del caso singolo, se necessario, si discuterà durante le riunioni del Consiglio Direttivo che prenderà i dovuti provvedimenti. ART. 7 – RIMBORSO SOLDI A “Il Portico” ci si muove come in un gruppo di amici, pertanto tutti con gli stessi diritti e doveri. Sulla base di questa semplice consolidata filosofia, il Consiglio Direttivo ha definito le linee guida per ciò che riguarda i rimborsi spesa. Le eventuali spese che i volontari debbono affrontare durante lo svolgimento delle attività de “Il Portico” si possono così raggruppare: (1) Utilizzo del proprio automezzo (benzina, autostrada, ecc.) per le gite o uscite domenicali; (2) Utilizzo del proprio automezzo (benzina, autostrada, ecc.) per i periodi di socializzazione o gite di più giorni; (3) Pagamento biglietti di autobus, treni, traghetti, ecc.; (4) Entrate a ville, musei, mostre, parchi, fiere, cinema, teatro, ecc.; (5) Spese per la pizza, cena, ecc. della domenica sera; (6) Altre spese per tutte le attività di animazione (alimenti per cene, materiali per feste, ecc.). È stata, inoltre, data risposta alla domanda: «i volontari, quando partecipano ai soggiorni, pagano la stessa quota dei “ragazzi”?» Le decisioni prese dal Consiglio Direttivo, in merito ai rimborsi spesa, sono le seguenti: • Per la spesa (1), il volontario viene rimborsato direttamente dal “responsabile di gruppo”, o un suo delegato, dopo che ha raccolto i soldi dai soci partecipanti all’uscita domenicale (compresi i volontari). Le quote di partecipazione che vengono pagate dai soci sono calcolate sulla base di tabelle prefissate dal Consiglio Direttivo. La quota di rimborso spesa, che il “responsabile di gruppo” restituisce al proprietario dell’automezzo, viene calcolata forfetariamente da quest’ultimo al rientro dall’uscita sulla base di spese oggettive (autostrada, parcheggi, ecc.) e sulla base dei chilometri percorsi. Nel caso in cui un volontario non voglia essere rimborsato per l’utilizzo del mezzo si informa che i soldi verranno comunque raccolti e saranno messi nella cassa de “Il Portico”. Questo atteggiamento, oltre ad essere educativo, serve per impedire che ci siano disparità tra coloro che salgono in mezzi differenti. • Per la spesa (2), il volontario viene rimborsato dei costi effettivamente avuti direttamente dagli organizzatori del soggiorno; • Per le spese (3), (4), (5), i volontari pagano come tutti gli altri “ragazzi”. Per il pagamento delle pizze si utilizza il metodo «ognuno paga ciò che consuma»; • Per la spesa (6), il volontario viene rimborsato dal Presidente, o da un suo delegato (che può essere anche un operatore dipendente), dei costi effettivamente sostenuti. Il volontario deve obbligatoriamente fornire la fattura (intestata all’associazione), ricevuta fiscale (intestata all’associazione) o lo scontrino di acquisto dei beni. In assenza di questi documenti compilerà una autodichiarazione. Presso la sede dell’associazione si trova un modello prestampato per l’autodichiarazione; • I volontari che partecipano ai soggiorni devono pagare la quota di partecipazione come qualsiasi altro partecipante (“ragazzi”, esterni, ecc.). Le quote vengono decise dal Consiglio Direttivo o, su delega, dagli organizzatori del soggiorno. A queste “regole” si apportano le seguenti eccezioni: • Durante i soggiorni non pagano i volontari adibiti a specifici compiti (cuochi, pulizie, servizi assistenziali, ecc.), i volontari in servizio civile, i tirocinanti di corsi professionali (OSS, educatori, ecc.) e gli operatori dipendenti; • Gli organizzatori delle attività potranno decidere di far partecipare, senza dover pagare la quota, coloro con

Libro.p65

120

30/08/2005, 16.59


difficoltà economiche, previo consenso del Consiglio Direttivo. Questo può inoltre avvenire su proposta di uno o più volontari, anche se non sono loro i diretti interessati. Per gli studenti si effettuerà a priori uno sconto facendo pagare la quota “bambino”. ART. 8 – RIUNIONI TRA TUTTI I VOLONTARI DEI GRUPPI DOMENICALI La commissione convoca ogni 2 mesi circa tutti i volontari dei gruppi domenicali per degli incontri. In questi incontri si verificano le relazioni interpersonali tra i volontari, tra volontari e ragazzi partecipanti alle attività o si danno nozioni tecniche sui comportamenti da tenere rispetto ai vari problemi che possono emergere. Durante gli incontri, inoltre, si discutono eventuali problemi sorti (organizzativi, relazionali, ecc), si accolgono i nuovi volontari, si consegnano le liste dei gruppi, si raccolgono proposte e osservazioni, si distribuisce l’elenco semestrale delle domeniche assegnate ad ogni gruppo e si concordano le date degli incontri successivi. ART. 9 – INDICAZIONI E RACCOMANDAZIONI VARIE Ad ogni responsabile di gruppo è dato in dotazione il codice dell’allarme, la chiave della sala “Paolo Zuin” e del contenitore portachiavi. Il responsabile di gruppo, o un suo delegato, dovrà porre la massima attenzione a: • non dimenticarsi a casa le chiavi o a lasciarle incustodite; • essere preciso nell’eseguire l’inserimento e lo spegnimento dell’allarme; • non lasciare le porte aperte prima della partenza; • attendere il rientro dei pulmini, assicurarsi che siano parcheggiati al loro posto e chiusi a chiave. Le chiavi dei pulmini vanno riposte nell’apposito contenitore; • conteggiare i soldi versati dai “ragazzi” e dai volontari, scriverne l’ammontare su un foglietto di carta assieme al numero del gruppo e alla data dell’uscita. I soldi e il foglietto vanno depositati nel contenitore portachiavi; • accertarsi che, finita l’attività, tutti i “ragazzi” abbiano il modo di rientrare a casa. ART. 10 – ADEGUAMENTO DELLE NORME GENERALI Le presenti norme sono relative alle attività dell’associazione ed alle esigenze di tutti: ciò non toglie che possano essere variate e adeguate alle necessità. Queste regole vengono riviste e aggiornate almeno una volta all’anno. Durante gli incontri formativi, il responsabile alle attività associative raccoglierà le osservazioni e le istanze che verranno presentate utilizzandole per modificare le presenti norme a vantaggio di tutti. Per richieste di modifiche sostanziali, che il responsabile riterrà tali, sarà compito del Consiglio Direttivo discuterle e decidere se apportarle o meno. Redatto in ottobre 2000 Primo aggiornamento in marzo 2003 Secondo aggiornamento in marzo 2004 Terzo aggiornamento in marzo 2005

Libro.p65

121

30/08/2005, 16.59


122

APPENDICE DOCUMENTI

RENDICONTO DELLA GESTIONE: ESERCIZIO 2004 COMPONENTI POSITIVI

IMPORTO

QUOTE ASSOCIATIVE Quote associative anno 2004 CONTRIBUTI ANONIMI DA ADERENTI E PRIVATI Erogazioni liberali ex D. Lgs. 460/97 (ONLUS) Contributi generici per attività istituzionale TRASFERIMENTI GENERICI DA ORGANISMI PUBBLICI Regione Veneto

0,00

3.729,00 3.964,00

9.272,00

Centro di Servizio per il Volontariato di Venezia Comune di Fiesso d’Artico (VE)

8.039,00

Comune di Vigonovo (VE) Ufficio Nazionale per il Servizio Civile

700,00 195,00

CONTRIBUTI DA ORGANISMI PRIVATI Contributi da organismi privati

1.000,00

PROVENTI FINANZIARI Interessi attivi su conti correnti ENTRATE DIVERSE Entrate diverse

1.875,00

Libro.p65

Rimborsi spese relatori e promozione volontariato ONERI DI GESTIONE SEDE E OSPITALITÀ/ACCOGLIENZA Consumi (elettricità, acqua, gas, ecc.) Manutenzione periodica ordinaria immobili e ammodernamento sale Manutenzione attrezzature e impianti Acquisti/rimpiazzi beni mobili durevoli

10.297,00 19.718,00 590,00 4.969,00

5.117,00

6.197,00 4.605,00 174,00 3.818,00

2.330,00

ONERI ATTIVITÀ DIVERSE DI SOLIDARIETÀ

13.380,00

558,00

Spese per personale dipendente Contributi ad altri enti non profit

73.468,00 550,00

1.529,00

ONERI GESTIONE PULMINO Riparazioni e manutenzioni

3.057,00

Assicurazioni e Bolli di Circolazione

4.712,00

20.351,00

8.500,00 10.980,00 32.940,00 10.504,00 54.546,00

APPLICAZIONE AVANZO Applicazione dell’avanzo 2003

18.830,00

122

Organizzazione soggiorni estivi e invernali persone svantaggiate Attività psicomotoria (pulizia palestra, assicurazione) Iniziative diverse di socializzazione comunitaria

IMPORTO

Rimborsi spese trasporto disabili e soggiorni brevi e attività di coordinamento e formazione Spese vive per vitto e alloggio

CONTRIBUTI A RIMBORSO SPESE SOSTENUTE (OSPITI E ATTIVITÁ ASSOCIATIVE) da Comune di Venezia da Comune di Dolo (VE) da Comune di Mira (VE) da Comune di Spinea (VE) diversi

TOTALE COMPONENTI POSITIVI DISAVANZO DI GESTIONE ANNO 2004 TOTALE A PAREGGIO

ONERI DI ORGANIZZAZIONE ATTIVITÀ Festa annuale

Imposte e tasse

INIZIATIVE PROMOZIONALI DI RACCOLTA FONDI Iniziative promozionali di raccolta fondi

COMPONENTI NEGATIVI

187.512,00

12.232,00

Carburanti e lubrificanti Acquisto pulmino ALTRI ONERI Oneri assicurativi volontari Spese di segreteria e postali

2.421,00 22.432,00

TOTALE COMPONENTI NEGATIVI

196.137,00

TOTALE A PAREGGIO

196.137,00

612,00 5.458,00

8.625,00 196.137,00

30/08/2005, 16.59


“IL PORTICO” DÀ I NUMERI Numero di volontari impegnati nei gruppi domenicali (suddivisi per fasce di età): Numero Totale Fascia 18 – 29 Fascia 30 – 40 Fascia 41 – 50 Fascia 51 – 60 Oltre i 60 anni 43 13 16 6 8 0 Numero di volontari impegnati nella gestione serale delle sale (suddivisi per fasce di età): Numero Totale Fascia 18 – 29 Fascia 30 – 40 Fascia 41 – 50 Fascia 51 – 60 Oltre i 60 anni 16 11 3 2 0 0 Numero dei volontari che effettuano la presenza notturna (suddivisi per fasce di età): Numero Totale Fascia 18 – 29 Fascia 30 – 40 Fascia 41 – 50 Fascia 51 – 60 Oltre i 60 anni 31 5 9 9 7 1 Numero di persone che usufruiscono della sala prove musicali (suddivisi per fasce di età): Numero Totale Fascia 18 – 29 Fascia 30 – 40 Fascia 41 – 50 Fascia 51 – 60 Oltre i 60 anni 60 29 12 19 0 0 Numero di persone ospitate presso la “Casa di Ennio” dal 1985 al 2005: Numero Totale Di cui extracomunitari Di cui italiani 67 32 35 Numero di partecipanti ai soggiorni estivi dal 1985 al 2005: 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 15 55 60 52 57 61 65 60 64 65 68 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 70 72 62 71 74 98 80 84 77 108 Numero di coloro che hanno effettuato sottoscrizioni dal 1996 al 1° agosto 2005: 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 29 20 23 32 41 66 74 83 85 76 Numero di registri pubblici a cui è iscritta l’associazione dal 1996 al 2005: 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2 2 3 3 4 4 5 6 8 8 Numero dei presenti al “convegno” del venerdì sera della festa di settembre dal 1999 al 2004: 1999 2000 2001 2002 2003 2004 90 80 85 95 100 115 Numero dei pasti serviti alla domenica della festa di settembre dal 1999 al 2004: 1999 2000 2001 2002 2003 2004 500 420 430 406 440 480 Numero dei soci iscritti all’associazione dal 1999 al 1° agosto 2005: 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 128 121 133 155 140 169 206 Uso della sala multimediale “Paolo Zuin” (diviso per tipologia di presenza) nel 2003 e 2004: Tipologia di utilizzo 2003 2004 Riunioni associative (commissioni, formazione, gruppi domenicali, ecc.) 98 123 Riunioni di altre associazioni – gruppi 116 120 Feste private (compleanni, battesimi, comunioni, cresime, matrimoni, ecc.) 11 14

Il grafico (tratto dal progetto “INCìDi” del maggio 2004) evidenzia l’incremento, previsto per il 2005, di persone e di contatti con altri enti (formali e non)

Libro.p65

123

30/08/2005, 16.59


124

APPENDICE DOCUMENTI

Un punto di arrivo, per una nuova partenza L’oggi del volontariato è reso possibile grazie a quel ricco passato e a quelle radici religiose, ideologiche, culturali da cui proviene e da cui attinge forza e provocazioni per ri-progettare il futuro. Ma ri-progettare presuppone ri-pensare: la spinta ideale, i modi attraverso i quali essa si è venuta realizzando, il rapporto con una comunità locale, nazionale, mondiale in continua trasformazione, le condizioni per una sempre più significativa presenza negli scenari futuri. Occorre che ogni volontario e ogni organizzazione abbiano chiari gli elementi fondanti del proprio “essere”, adottare criteri di un “agire” che sia coerente testimonianza di dimensione ideale, per svolgere quella che Luciano Tavazza definiva la duplice missione: “di promotore della cultura e della prassi della solidarietà e di agente del mutamento sociale” e che si specifica principalmente in due ruoli: la dimensione attiva, attraverso la gratuita presenza nel quotidiano; la dimensione politica, quale soggetto sociale che partecipa alla rimozione degli ostacoli che generano svantaggio, esclusione, degrado e perdita di coesione sociale. La Carta dei valori intende fotografare, nei suoi aspetti essenziali, questo momento del volontariato ed è il risultato di un esercizio di autentica scrittura collettiva. L’iniziale traccia (proposta da FIVOL e Gruppo Abele) è stata portata a conoscenza del mondo del volontariato ed è stata corretta, integrata, discussa e, alla fine, migliorata grazie all’apporto di numerosissime organizzazioni, di singoli volontari, di studiosi. Un metodo di lavoro che ha fatto emergere il connotato chiave dell’essere e del fare volontariato: camminare insieme su un piano di impegno civico e di cittadinanza solidale.

CARTA DEI VALORI DEL VOLONTARIATO Principi fondanti 1. Volontario è la persona che, adempiuti i doveri di ogni cittadino, mette a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per gli altri, per la comunità di appartenenza o per l’umanità intera. Egli opera in modo libero e gratuito promuovendo risposte creative ed efficaci ai bisogni dei destinatari della propria azione o contribuendo alla realizzazione dei beni comuni. 2. I volontari esplicano la loro azione in forma individuale, in aggregazioni informali, in organizzazioni strutturate; pur attingendo, quanto a motivazioni, a radici culturali e/o religiose diverse, essi hanno in comune la passione per la causa degli esseri umani e per la costruzione di un mondo migliore. 3. Il volontariato è azione gratuita. La gratuità è l’elemento distintivo dell’agire volontario e lo rende originale rispetto ad altre componenti del terzo settore e ad altre forme di impegno civile. Ciò comporta assenza di guadagno economico, libertà da ogni forma di potere e rinuncia ai vantaggi diretti e indiretti. In questo modo diviene testimonianza credibile di libertà rispetto alle logiche dell’individualismo, dell’utilitarismo economico e rifiuta i modelli di società centrati esclusivamente sull’”avere” e sul consumismo. I volontari traggono dalla propria esperienza di dono motivi di arricchimento sul piano interiore e sul piano delle abilità relazionali. 4. Il volontariato è, in tutte le sue forme e manifestazioni, espressione del valore della relazione e della condivisione con l’altro. Al centro del suo agire ci sono le persone considerate nella loro dignità umana, nella loro integrità e nel contesto delle relazioni familiari, sociali e culturali in cui vivono. Pertanto considera ogni persona titolare di diritti di cittadinanza, promuove la conoscenza degli stessi e ne tutela l’esercizio concreto e consapevole, favorendo la partecipazione di tutti allo sviluppo civile della società. 5. Il volontariato è scuola di solidarietà in quanto concorre alla formazione dell’uomo solidale e di cittadini responsabili. Propone a tutti di farsi carico, ciascuno per le proprie competenze, tanto dei problemi locali quanto di quelli globali e, attraverso la partecipazione, di portare un contributo al cambiamento sociale. In tal modo il volontariato produce legami, beni relazionali, rapporti fiduciari e cooperazione tra soggetti e organizzazioni concorrendo ad accrescere e valorizzare il capitale sociale del contesto in cui opera. 6. Il volontariato è esperienza di solidarietà e pratica di sussidiarietà: opera per la crescita della comunità locale, nazionale e internazionale, per il sostegno dei suoi membri più deboli o in stato di disagio e per il superamento delle situazioni di degrado. Solidale è ogni azione che consente la fruizione dei diritti, la qualità della vita per tutti, il superamento di comportamenti discriminatori e di svantaggi di tipo economico e sociale, la valorizzazione delle culture, dell’ambiente e del territorio. Nel volontariato la solidarietà si fonda sulla giustizia. 7. Il volontariato è responsabile partecipazione e pratica di cittadinanza solidale in quanto si impegna per rimuovere le cause delle diseguaglianze economiche, culturali, sociali, religiose e politiche e concorre all’allargamento, tutela e fruizione dei beni comuni. Non si ferma all’opera di denuncia ma avanza proposte e progetti coinvolgendo quanto più possibile la popolazione nella costruzione di una società più vivibile. 8. Il volontariato ha una funzione culturale ponendosi come coscienza critica e punto di diffusione dei valori della pace, della non violenza, della libertà, della legalità, della tolleranza e facendosi promotore, innanzitutto con la propria testimonianza, di stili di vita caratterizzati dal senso della responsabilità, dell’accoglienza, della solidarietà e della giustizia sociale. Si impegna perché tali valori diventino patrimonio comune di tutti e delle istituzioni.

Libro.p65

124

30/08/2005, 16.59


9. Il volontariato svolge un ruolo politico: partecipa attivamente ai processi della vita sociale favorendo la crescita del sistema democratico; soprattutto con le sue organizzazioni sollecita la conoscenza ed il rispetto dei diritti, rileva i bisogni e i fattori di emarginazione e degrado, propone idee e progetti, individua e sperimenta soluzioni e servizi, concorre a programmare e a valutare le politiche sociali in pari dignità con le istituzioni pubbliche cui spetta la responsabilità primaria della risposta ai diritti delle persone.

Atteggiamentei e ruoli a) I volontari 10. I volontari sono chiamati a vivere la propria esperienza in modo coerente con i valori e i principi che fondano l’agire volontario. La dimensione dell’essere è per il volontario ancora più importante di quella del fare. 11. I volontari nell’esercitare il diritto-dovere di cittadinanza costituiscono un patrimonio da promuovere e da valorizzare, sia da parte delle istituzioni che delle organizzazioni che li impegnano. Pertanto esse devono rispettarne lo spirito, le modalità operative, l’autonomia organizzativa e la creatività. 12. I volontari sono tenuti a conoscere fini, obiettivi, struttura e programmi dell’organismo in cui operano e partecipano, secondo le loro possibilità, alla vita e alla gestione di questo nel pieno rispetto delle regole stabilite e delle responsabilità. 13. I volontari svolgono i loro compiti con competenza, responsabilità, valorizzazione del lavoro di équipe e accettazione della verifica costante del proprio operato. Essi garantiscono, nei limiti della propria disponibilità, continuità di impegno e portano a compimento le azioni intraprese. 14. I volontari si impegnano a formarsi con costanza e serietà, consapevoli delle responsabilità che si assumono soprattutto nei confronti dei destinatari diretti dei loro interventi. Essi ricevono dall’organizzazione in cui operano il sostegno e la formazione necessari per la loro crescita e per l’attuazione dei compiti di cui sono responsabili. 15. I volontari riconoscono, rispettano e difendono la dignità delle persone che incontrano e si impegnano a mantenere una totale riservatezza rispetto alle informazioni ed alle situazioni di cui vengono a conoscenza. Nella relazione di aiuto essi attuano un accompagnamento riservato e discreto, non impositivo, reciprocamente arricchente, disponibile ad affiancare l’altro senza volerlo condizionare o sostituirvisi. I volontari valorizzano la capacità di ciascuno di essere attivo e responsabile protagonista della propria storia. 16. I volontari impegnati nei servizi pubblici e in organizzazioni di terzo settore, costituiscono una presenza preziosa se testimoniano un “camminare insieme” con altre competenze e profili professionali in un rapporto di complementarietà e di mutua collaborazione. Essi costituiscono una risorsa valoriale nella misura in cui rafforzano le motivazioni ideali, le capacità relazionali e il legame al territorio dell’organizzazione in cui operano. 17. I volontari ricevono dall’organismo di appartenenza o dall’Ente in cui prestano servizio copertura assicurativa per i danni che subiscono e per quelli economici e morali che potrebbero causare a terzi nello svolgimento della loro attività di volontariato. Per il principio della gratuità i volontari possono richiedere e ottenere esclusivamente il rimborso delle spese realmente sostenute per l’attività di volontariato svolta. b) Le organizzazioni di volontariato 18. Le organizzazioni di volontariato si ispirano ai principi della partecipazione democratica promuovendo e valorizzando il contributo ideale e operativo di ogni aderente. È compito dell’organizzazione riconoscere e alimentare la motivazione dei volontari attraverso un lavoro di inserimento, affiancamento e una costante attività di sostegno e supervisione. 19. Le organizzazioni di volontariato perseguono l’innovazione socio-culturale a partire dalle condizioni e dai problemi esistenti. Pertanto propongono idee e progetti, rischiando e sperimentando interventi per conto della comunità in cui operano. Evitano in ogni caso di produrre percorsi separati o segreganti e operano per il miglioramento dei servizi per tutti. 20. Le organizzazioni di volontariato collaborano con le realtà e le istituzioni locali, nazionali e internazionali, mettendo in comune le risorse, valorizzando le competenze e condividendo gli obiettivi. Promuovono connessioni e alleanze con altri organismi e partecipano a coordinamenti e consulte per elaborare strategie, linee di intervento e proposte socio-culturali. Evitano altresì di farsi carico della gestione stabile di servizi che altri soggetti possono realizzare meglio. 21. Le organizzazioni di volontariato svolgono un preciso ruolo politico e di impegno civico anche partecipando alla programmazione e alla valutazione delle politiche sociali e del territorio. Nel rapporto con le istituzioni pubbliche le organizzazioni di volontariato rifiutano un ruolo di supplenza e non rinunciano alla propria autonomia in cambio di sostegno economico e politico. Non si prestano ad una delega passiva che chieda di nascondere o di allontanare marginalità e devianze che esigono risposte anche politiche e non solo interventi assistenziali e di primo aiuto. 22. Le organizzazioni di volontariato devono principalmente il loro sviluppo e la qualità del loro intervento alla capacità di coinvolgere e formare nuove presenze, comprese quelle di alto profilo professionale. La

Libro.p65

125

30/08/2005, 16.59


126

APPENDICE DOCUMENTI

formazione accompagna l’intero percorso dei volontari e ne sostiene costantemente l’azione, aiutandoli a maturare le proprie motivazioni, fornendo strumenti per la conoscenza delle cause dell’ingiustizia sociale e dei problemi del territorio, attrezzandoli di competenze specifiche per il lavoro e la valutazione dei risultati. 23.Le organizzazioni di volontariato sono tenute a fare propria una cultura della comunicazione intesa come strumento di relazione, di promozione culturale e di cambiamento, attraverso cui sensibilizzano l’opinione pubblica e favoriscono la costruzione di rapporti e sinergie a tutti i livelli. Coltivano e diffondono la comunicazione con ogni strumento privilegiando - dove è possibile - la rete informatica per migliorare l’accesso alle informazioni, ai diritti dei cittadini, alle risorse disponibili. Le organizzazioni di volontariato interagiscono con il mondo dei mass media e dei suoi operatori perché informino in modo corretto ed esaustivo sui temi sociali e culturali di cui si occupano. 24.Le organizzazioni di volontariato ritengono essenziale la legalità e la trasparenza in tutta la loro attività e particolarmente nella raccolta e nell’uso corretto dei fondi e nella formazione dei bilanci. Sono disponibili a sottoporsi a verifica e controllo, anche in relazione all’organizzazione interna. Per esse trasparenza significa apertura all’esterno e disponibilità alla verifica della coerenza tra l’agire quotidiano e i principi enunciati.

Libro.p65

126

30/08/2005, 16.59


Libro.p65

127

30/08/2005, 17.00


Libro.p65

128

30/08/2005, 17.00


IL PORTICO IL LOGO Il logo è un disegno che parla. Dovrebbe parlare da solo, ma in mezzo alla confusione contemporanea di mille disegni che dicono mille cose diverse, dal commercio al turismo, dalla benzina ai pneumatici, dalla moda agli sport, ecc., è difficile che un significato venga condiviso da tutti. Allora proviamo noi a far parlare questo nostro logo, per potercene affezionare al di là della simpatia che può più o meno ispirarci. Il logo presenta due archi di un portico, contrapposti come se fossero disegnati dalla visione ingenua di un bambino. Nei due archi la chiave di volta, tratteggiata a forma di cuore, costituisce il corpo di una persona evidenziato dal tondo della testa. La figura che ne deriva appare in atteggiamento ambivalente, come un uomo che chiede aiuto o che allarga le braccia per salutare ed accogliere. I segni sulle braccia e sul corpo sembrano anche dei tatuaggi e aggiungono una suggestione “etnica” che induce ad allargare gli orizzonti di fratellanza. I significati di questa immagine si adattano perfettamente all’idea che si è voluto rappresentare: è la persona che fa l’associazione, sia essa nel bisogno che nella disponibilità a donare. La chiave di volta di ogni arco del portico è l’uomo solidale o, come avrebbe detto Ernesto Balducci, l’uomo “planetario”, che ha il cuore e la coscienza grande come il mondo. L’idea del logo nella forma attuale è di Francesco Gozzo, la realizzazione è del grafico Antonio Tregnaghi di Lucca; il perfezionamento finale è stato apportato da Lucio Monaro, grafico delle “Grafiche La Press” di Fiesso d’Artico - Venezia, dove è stato stampato questo libro.


100

100

95

95

75

75

25

25

5

5

0

0

IL PORTICO

100

100

95

95

75

75

25

25

5

5

0

0


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.