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Morro Reatino, spiritualità medievale e natura da vivere

Si perdono nella notte dei tempi le origini di Morro Reatino, da insediamento romano a roccaforte difensiva contro i Normanni intorno al 1100 ma lo scenografico borgo appollaiato su uno sperone roccioso racconta ancora oggi storie medievali di pietra, narrate dai resti delle possenti mura con merlature guelfe, scandite da minacciosi torrioni circolari e quadrangolari. Entrando nell’agglomerato storico dall’antica Porta Castellana a tutto sesto con volta a botte, ci si ritrova a girare tra viette, scalinate e stradine bordate da dimore

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medievali che creano cerchi concentrici attorno ai resti di quello che era il poderoso castello, da dove la vista spazia a tuttotondo su contrafforti boscosi, campi coltivati, filari di viti e distese di ulivi. Accanto al potere feudale, anche quello spirituale ha lasciato tracce architettoniche pregevoli a Morro Reatino, a iniziare dalla Chiesa di San Lorenzo, con il suo bel portale seicentesco e gli interni impreziositi da un’antica urna cineraria riutilizzata come fonte battesimale e da alcune tele quattro-seicenteschi, tra i quali una bellissima Madonna con Bambino sollevata in volo da alcuni angeli. Simona PK Daviddi

Tra leggende e miracoli

Proprio il dipinto della Madonna con Bambino custodito nella Chiesa di San Lorenzo è legato a un evento miracoloso: si racconta, infatti, che nel XV secolo un drappello di soldati di ventura tentò di assaltare il cassero di notte ma apparve la Madonna che mozzò loro i piedi facendoli precipitare dal colle sul quale si stavano arrampicando. Nel 1480, le donne di Morro vollero rendere omaggio alla Madonna “mozzapiedi” facendola raffigurare, appunto, in un dipinto.

Ma la spiritualità a Morro permea ogni dove, come testimoniano anche le altre chiese disseminate sul territorio comunale come quella della Madonna della Torricella, splendidamente affrescata o come quella quattrocentesca di San Francesco, anch’essa custode di un pregevole dipinto quattrocentesco. E infine, non si può non menzionare l’eremo di San Michele Arcangelo, una cavità naturale ampliata dall’uomo e immersa in un bosco di querce e castagni, al cui interno si possono ancora ammirare splendidi affreschi quattro-cinquecenteschi.

La nuova falesia: per gli amanti dell’avventura

Sarebbe sbagliato pensare ai borghi storici come a entità “congelate” nel tempo, paesi-presepe legati solamente alle loro vicende storiche passate: si tratta invece di realtà dinamiche, in grado di evolvere con i gusti e le passioni dei viaggiatori, sempre però rimanendo fedeli a se stessi e, soprattutto, prestando attenzione alla salvaguardia della preziosa natura che li circonda.

In quest’ottica, appena poco più di un anno fa, è stata inaugurata la splendida falesia naturale di San Michele Arcangelo – nei pressi si trova l’eremo omonimo scavato nella roccia, del quale vi abbiamo già parlato – a settecento metri d’altitudine e immersa in una vegetazione lussureggiante, nel cuore di un bosco incontaminato che sembra uscito da un libro delle favole. Sono circa 21 le vie di arrampicata attualmente percorribili, caratterizzate da diversi gradi di difficoltà – dal 5a al 7c – per climber esperti ma adatte anche ai neofiti di questo sport e tutte ad alto livello di adrenalina e di emozioni.