Nel cuore delle parole - Letture 4

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parole

4 Letture

Tipologie e Generi Storie con doppio finale

Pensiero divergente

Verifiche formative

Mappe mentali

Educazione civica

Mindfulness

Percorsi per imparare a:

• pensare • gestire le emozioni

Il piacere di apprendere
ELi
Gruppo Editoriale Laura Stano • Flavia Zampighi
Oltre l’insegnamento Educ Ability

A tu per tu con le autrici

LAURA STANO e FLAVIA ZAMPIGHI

Laura è una maestra che ama insegnare ai bambini e alle bambine più di ogni altra cosa. Vive intensamente il contatto con la natura e scrive racconti e poesie. La sua passione più grande è il volo e… appena può salta su un aereo ultraleggero e viaggia per i cieli d’Italia.

Flavia è una maestra dalla risata contagiosa e si entusiasma sempre quando parla dei suoi alunni e delle sue alunne.

Le piacciono l’arte, il mare e il gelato.

Va in giro per Forlì con la sua bicicletta e… non la ferma nessuno!

Per lei è meraviglioso sentire il vento sul viso e fra i capelli.

Laura e Flavia si incontrano nel giardino di casa di Laura e scrivono parole che fanno bene al cuore dei bambini e delle bambine.

Il piacere di apprendere Gruppo Editoriale ELi
Oltre l’insegnamento Educ Ability
Laura
Stano • Flavia Zampighi 4 Letture
parole

INDICE

6 Nel cuore delle parole

RIPARTIAMO… CON QUALI EMOZIONI?

8 Finalmente in quarta!

10 Quale cappello indossiamo?

12 Mettiamoci in gioco!

14 Svuota la mente MINDFULNESS

RIPARTIAMO… TI RICORDI?

16 Lettera a una maestra

18 Felicità ne avete?

20 Una bambina e basta

21 Una favola rap

22 Il melo fatato

24 Il volo di Icaro

25 Unire le conoscenze

26 Dominick • Erick

27 Il gioco dell’oca gentile

28 La scuola: un diritto e un dovere

EDUCAZIONE CIVICA

30 Perché leggere?

32 Tanti tipi di testi

IL TESTO NARRATIVO

34 Schema

35 Pandora COME FINIRÀ LA STORIA?

36 LA STORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

37 OPPURE COSÌ...

38 Strane marionette • Quattro amiche • Michele Ferrero

39 Un compleanno speciale • Castoro

40 Il metodo scientifico • Una foto

41 Ritorno sulla Terra

42 Una storia al profumo di vaniglia

44 Le ranocchie nella panna

46 Un’amica con cui volare

48 Il primo volo

49 Un nuovo arrivo

50 Giovanni

51 MAPPA del testo NARRATIVO

52 Una nuova Mister VERIFICA

54 Pazienza MINDFULNESS

LE STAGIONI L’autunno

56 L’albero e l’autunno

57 Creare meraviglia con la natura LABORATORIO

58 Le foglie matte

59 Mostri in bottiglia per Halloween LABORATORIO

IL RACCONTO FANTASTICO

60 Schema

61 Strega e orco COME FINIRÀ LA STORIA?

62 LA STORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

63 OPPURE COSÌ...

64 La libreria magica

66 L’incredibile superbike

68 Un cappello a punta

70 Primaditutto

71 MAPPA del racconto FANTASTICO

72 Alla “radura felice”

74 Libere di volare

EDUCAZIONE CIVICA

IL RACCONTO REALISTICO

76 Schema

77 Luca e l’amico speciale COME FINIRÀ LA STORIA?

78 LA STORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

79 OPPURE COSÌ...

80 Un giorno di pioggia

81 Un mondo a colori

82 Il lungo viaggio

84 Perché non posso?

86 In fuga dalla guerra

87 MAPPA del racconto REALISTICO

88 Gli stivali della nonna VERIFICA

90 Elia e le spighe EDUCAZIONE CIVICA

LE STAGIONI L’ nverno

92 L’orsetto lavatore

94 La palla di neve

95 Ulula il vento • Palla pallina

96 La palla di neve LABORATORIO

97 Creare meraviglie con la natura LABORATORIO

IL RACCONTO AUTOBIOGRAFICO

98 Schema

99 La pertica di Marco COME FINIRÀ LA STORIA?

100 LA STORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

101 OPPURE COSÌ...

102 Non rinunciare!

103 Il seme è stato gettato

104 Una donna con i numeri

105 Un ricordo sempre vivo

106 Nata per recitare

107

108 Sentirsi sbagliati

109 MAPPA del racconto AUTOBIOGRAFICO

110 Un insegnamento sempre valido VERIFICA

112 Whatsapp CITTADINANZA DIGITALE

113 I social CITTADINANZA DIGITALE

IL RACCONTO D’AVVENTURA

114 Schema

115 Si va al mare! COME FINIRÀ LA STORIA?

116 LA STORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

117 OPPURE COSÌ...

118 Note tra i monti

120 Due puledri indomabili

122 L’isola dei corvi

124 Sempre uniti

125 MAPPA del racconto d’AVVENTURA

126 L’avventura della libertà VERIFICA

128 Fiducia MINDFULNESS

IL RACCONTO STORICO

130 Schema

131 Un incontro inatteso COME FINIRÀ LA STORIA?

132 LA STORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

133 OPPURE COSÌ...

134 Qui Shi Huangdi

135 L’importanza della scuola

136 L’inattesa avventura di Nefertari

138 Homo sapiens all’opera

139 MAPPA del racconto STORICO

140 La bugia VERIFICA

142 Il giorno della memoria

EDUCAZIONE CIVICA

INDICE
Due superpoteri

INDICE

144 Giorgio Parisi S T E M

145 Fabiola Gianotti S T E M

146 Luca Tiberi S T E M

147 Barbara Mazzolai S T E M

IL RACCONTO DEL BRIVIDO

148 Schema

149 R come… rumori COME FINIRÀ LA STORIA?

150 LA STORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

151 OPPURE COSÌ...

152 Un progetto speciale

153 Il mistero dello scheletro maledetto

154 Un mostro dalle zanne acuminate

156 Una serata… da brivido

158 Il tritacarne

159 MAPPA del racconto del BRIVIDO

160 La centrale degli incubi VERIFICA

162 Una lunga notte EDUCAZIONE CIVICA

IL LA LA DIARIO, LETTERA e MAIL

164 Schema

165 Un’incredibile avventura COME FINIRÀ LA STORIA?

166 LA STORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

167 OPPURE COSÌ...

168 Una paura improvvisa

170 Una questione di rispetto

171 Il dovere della memoria

172 Tre giorni e poi… vacanza!

173 Animali del giardino

174 Supereroi

175 MAPPE del DIARIO, della LETTERA e dell’E-MAIL

176 Siamo quelli che cadono dal cielo VERIFICA

178 Accettazione MINDFULNESS

LE STAGIONI La pr mavera

180 È primavera!

182 Aprile

183 Creare meraviglia con la natura LABORATORIO

IL TESTO DESCRITTIVO

184 Schema

185 Gemma COME FINIRÀ LA STORIA?

186 LA STORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

187 OPPURE COSÌ...

188 L’hotel

189 La camera

190 Il mio giardino

191 Un giardino bellissimo

192 Sono la piccola foca

193 La foca degli anelli

194 Possiamo tenerla?

195 Il signor Morlacchi

196 Ognuno è come è

198 Rania

200 MAPPA del testo DESCRITTIVO

202 Il sarto di Gloucester VERIFICA

204 Un modo diverso di ascoltare EDUCAZIONE CIVICA

IL TESTO POETICO

206 Schema

207 La scuola che cos’è?

QUALE MESSAGGIO PUÒ DARE UNA POESIA?

208 UNA POESIA può dare questo MESSAGGIO...

209 OPPURE questo MESSAGGIO...

210 L’Egiziano • Il poeta

211 Compleanno

212 La poesia

213 Questa è la rima

214 Le maestre

215 Filaftroffa • Freddo di chicchi

216 Il tipografo

217 Un soffione • Aeroplanino

218 Il mare • Le domande dei bambini • I girasoli

219 L’amore • Mi piace il vento

220 Filastrocca del dare precedenza

221 Versi per giocare: i nonsense

222 I limerick

223 La TV

224 MAPPA del testo POETICO

225 Gli odori dei mestieri • Il cane • La luna • Mi piace il vento VERIFICA

226 Meraviglia MINDFULNESS

IL TESTO NON CONTINUO E IL TESTO MISTO

228 Testi continui, testi non continui

230 Il testo misto: il fumetto

231 L’articolo

232 L’ecologia diventa sport: il plogging

EDUCAZIONE CIVICA

IL TESTO ESPOSITIVO

234 Schema

235 La mano è lo strumento degli strumenti

CHE COSA SI FA CON LE MANI?

236 LE MANI nell’ARTE

237 GESTI per COMUNICARE...

INDICE

238 Ridere è un superpotere!

240 L’arma segreta dei gatti

242 Te lo leggo in faccia

244 Cambiare il futuro del pianeta si può!

245 MAPPA del testo ESPOSITIVO

246 Torte? Che storia! VERIFICA

IL TESTO REGOLATIVO

249 Una merenda speciale COME PUÒ VARIARE UNA RICETTA?

250 LA RICETTA potrebbe VARIARE COSÍ...

251 OPPURE COSÌ...

252 Come resistere a bulli e bulle

253 Per vivere bene con le altre persone

254 Costruisci un eco-stadio da calcio

256 Che cosa è importante a tavola

257 MAPPA del testo REGOLATIVO

258 Doveri e divieti del ciclista VERIFICA

260 La Festa Nazionale della Repubblica Italiana EDUCAZIONE CIVICA

LE STAGIONI L’estate

262 Una giornata allo stagno

264 Creare meraviglia con la natura LABORATORIO

Contenuti digitali del volume TUTTE LE LETTURE SONO SPEAKERATE

LA NOST RA VITA È

FATTA DI MILLE PAROLE

Parole che si ascoltano

Parole che si leggono

Parole che si scrivono

Parole che si dicono

Parole che si scoprono

LE PAROLE HANNO UN VALORE

Le parole rendono felici

Le parole feriscono

Le parole aiutano

Le parole spiegano

Le parole risolvono

Le parole commuovono

Le parole costruiscono

AROLE PORTANOMESSAGGIDI:

pace • odio • amore • conoscenza•tolleranza•gratitudine•
• 6
bellezza

gioia • ingiustizia

giustizia

coraggio

Le parole fanno la differenza

Quando tocca a te pronunciare o scrivere parole, pensa a quello che hai appena letto e ricorda che le parole hanno il potere di arrivare dritte al cuore di chi legge e di chi ti ascolta. Fai in modo, quindi, di portare sempre parole belle, gentili, positive, rispettose e costruttive. Attraverso le pagine che leggerai, ti prenderemo per mano e ti aiuteremo a conoscere il vero valore delle parole e a farne buon uso

gentilezza

Insieme a noi entrerai…

7
parole
SEMPRE!

FINALMENTE IN QUARTA!

Le vacanze sono finite, è tempo di tornare sui banchi di scuola. Un’estate è bastata per diventare un po’ più grande. Sei cresciuto/a in altezza, ma è cresciuta anche la tua testolina. I pensieri girano sempre più veloci nella mente, alle volte è facile catturarli, altre più difficile; alcuni giorni tutto sembra semplice, altri ogni cosa sembra insormontabile.

8 RIPARTIAMO…

Per aiutarti a mettere ordine nei tuoi pensieri vorremmo presentarti una persona: si chiama Edward de Bono

Quasi sicuramente non lo conosci, ma, vedrai, ti sarà di grande aiuto. Edward de Bono è stato un medico, uno psicologo, uno scrittore e anche un inventore! Però non un inventore come lo immagini tu: non ha ideato oggetti o macchinari o… no, nulla di tutto ciò!

Ha “inventato” una tecnica per affrontare le situazioni in modo più semplice e che può aiutarti nella tua crescita.

Di che cosa si tratta?

Si tratta della “teoria dei sei cappelli”: che nome divertente, vero?

Questi sei cappelli possono essere indossati da tutti e tutte (vale anche per le persone adulte!) ogni volta che si ha un problema o una situazione da risolvere

Gira la pagina: spieghiamoci meglio!

9 …CON QUAL I EMOZIONI

QUALE CAPPELLO INDOSSIAMO?

Adesso sei in classe, insieme ai compagni e alle compagne. Ognuno/a di voi deve indossare, o meglio immaginare di indossare, un cappello di un colore diverso. Attenzione, perché ogni cappello ha un preciso significato: esprime un particolare punto di vista.

E tu, oggi che è ricominciata la scuola, come ti senti? Che cappello sei? Pensa al cappello che indossi di solito… Poi però prova a riflettere anche sugli altri: domani si cambia!

Nel tuo libro troverai diverse attività in cui dovrai decidere quale cappello indossare. Buon divertimento!

Il cappello verde simboleggia la speranza.

Con questo cappello trovi nuove idee e percorri nuove strade

CAPPELLO VERDE

Il cappello nero è molto utile per evitare errori e guardare bene che cosa sta succedendo.

CAPPELLO NERO

Il cappello giallo è il cappello dell’ottimismo!

Questo cappello ti aiuta a individuare gli aspetti vantaggiosi in ogni cosa.

CAPPELLO GIALLO

10 RIPARTIAMO…

Con il cappello blu guardi le cose dall’alto! Osservi quello che dicono gli altri e organizzi.

Con il cappello bianco non esprimi un giudizio, raccogli solo le informazioni.

Il cappello rosso è il cappello delle emozioni, delle intuizioni, che non sempre seguono la logica!

11 …CON QUAL I EMOZIONI
CAPPELLO BIANCO CAPPELLO ROSSO CAPPELLO BLU

METTIAMOCI IN GIOCO!

Caro diario, domani comincia la scuola. Se qualcuno mi chiede se sono contenta, rispondo: “Brr… no!”. Ma in realtà sono contenta un pochino. Non tanto per lo studio, quanto per i compagni. Mi siederò vicino ad Alexander. L’anno scorso non mi piaceva molto, ma quest’anno siamo diventati amici. Michi si siederà davanti a noi e Ali al centro.

Lo abbiamo deciso ieri ai giardini.

C. Nöstlinger, Diario segreto di Susi , Piemme

Anche tu, come la bambina che ha scritto la pagina di diario, all’inizio del nuovo anno scolastico potresti provare sentimenti diversi: entusiasmo, paura, curiosità; potresti avere voglia di iniziare ma anche non averne; potresti avere voglia di imparare cose nuove o temere di annoiarti. Non preoccuparti! È tutto normale!

E allora? Che cosa stiamo aspettando? Indossiamo il cappello adatto e proviamo a raccontare.

12 RIPARTIAMO…

Soprattutto se andare a scuola non ti appassiona particolarmente, e indosseresti quasi sempre il cappello nero (quello della critica e degli aspetti negativi), prova a guardare la scuola da un nuovo punto di vista e indossa:

il cappello giallo (quello dell’ottimismo e degli aspetti positivi): potresti scoprire che la scuola può essere divertente, e che dà a chiunque l’opportunità di dire quello che si pensa;

il cappello verde (quello della creatività): ti renderai conto che a scuola si possono fare tantissime cose, conoscere un nuovo autore o una nuova autrice e, attraverso le loro parole, leggendo, vivere nuove avventure;

il cappello bianco (quello che descrive i fatti): dirai che la scuola è un edi ficio composto da aule, all’intero delle quali ci sono sedie e banchi;

il cappello rosso (quello delle emozioni): racconterai che sei molto felice di tornare a scuola, che il tuo cuore batte forte all’idea di rivedere i tuoi compagni e le tue compagne e che hai voglia di imparare tante cose nuove che ti arricchiranno;

il cappello blu (quello del controllo): con questo cappello vai a scuola per ché hai capito che è giusto e che tutto quello che impari oggi servirà per il tuo domani.

Ecco, ora è arrivato il tuo turno: indossa tutti i cappelli e racconta ai compagni e alle compagne che cosa ti aspetti da questo nuovo anno!

Dopo aver vissuto su di te queste emozioni indossando i diversi cappelli, gira la pagina e… preparati a vivere un’altra bella esperienza!

13 …CON QUAL I EMOZIONI

SVUOTA LA MENTE

Hai mai provato a fermarti per qualche istante, chiudere gli occhi, fare dei bei respiri lunghi e profondi e non pensare a niente, se non a concentrarti sull’aria che entra e che esce dal tuo corpo?

Se la risposta è sì… hai fatto un’esperienza di mindfulness! Se invece non lo hai mai provato, non preoccuparti, vediamo insieme di che cosa si tratta.

Magari hai già sentito parlare di yoga oppure di meditazione oppure ancora di tecniche di rilassamento: la mindfulness è tutto questo messo insieme, e ancora di più!

È provare a raggiungere la piena consapevolezza di quello che stai vivendo: non sempre è facile riuscire a sentire i propri pensieri, le emozioni, i segnali che il corpo ci trasmette; anzi generalmente le persone adulte fanno proprio fatica a fare tutto questo, perché sono sempre di corsa!

Essere consapevoli, cioè essere concentrati e avere ben presente quello che stiamo vivendo, è invece molto importante, perché ci

14 RIPARTIAMO…
MINDFULNESS

aiuta in tanti modi: ci rilassa, ci consente di gestire i momenti di rabbia, ci fa stare bene quando siamo in mezzo agli altri

Non è così semplice fermarsi e provare a “svuotare” la mente, per dare attenzione solo al nostro corpo: nella testa i pensieri si rincorrono come tante farfalle colorate, che volano senza fermarsi.

La mindfulness, con i suoi esercizi, ci aiuta a “guardare” queste farfalle, cioè i nostri pensieri, con tranquillità e gentilezza, senza giudicare se sono belli o brutti: ci accorgiamo che ci sono, e poi li lasciamo liberi di volare mentre noi ci concentriamo sul respiro.

La mindfulness, soprattutto per un bambino o una bambina come te, anche a scuola, dà tanti vantaggi: rinforza l’attenzione e la concentrazione e quindi ti permette di avere risultati scolastici migliori; ti aiuta a provare calma, ti permette di aumentare la fiducia in te stesso/a e nei confronti dei tuoi compagni e delle tue compagne, così da poter lavorare, imparare e crescere insieme in modo divertente e rispettoso. Occorre tanto allenamento e un po’ di pazienza: i risultati non arriveranno subito, ma se continuerai a esercitarti inizierai a sentirti meglio.

Trova una posizione comoda e chiudi gli occhi: concentra l’attenzione sul tuo respiro e senti il peso del corpo che riposa. Rilassati, ascolta l’insegnante e presta attenzione a quello che ti accade.

15 …CON QUAL I EMOZIONI

con un sorriso

e io i miei sogni con te ho condiviso.

Ho disegnato

la mia famiglia con ogni colore e così ti ho mostrato cosa c’è nel mio cuore.

Nei momenti tristi dolci parole mi hai sussurrato e con te ogni litigio e problema ho superato.

Mi hai insegnato a fare a turno, ad avere pazienza, e che cosa sono il rispetto e l’accoglienza.

Mi hai spiegato che non bisogna aver paura di sbagliare, perché dagli errori c’è molto da imparare.

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Che va bene se mi serve più tempo per capire: tu sei sempre pronta ad aiutarmi a seguire.

Farò l’astronauta, magari l’insegnante, o forse aprirò un bel ristorante. Studierò i numeri, le parole o le stelle, o scriverò le filastrocche più belle.

Io ora non so di sicuro che cosa mi aspetta in futuro.

Ma è certo che quest’anno con te sarà per sempre una parte di me. Ester Tomè, Lettera a una maestra , Sassi

LEGGO

• Mettetevi in piedi, magari prendendovi per mano, e leggete due versi ciascuno/a di questa poesia, dedicandola alla vostra maestra o al vostro maestro.

• Concordi con gli ultimi due versi della poesia? Che cosa ti aspetti da questo nuovo anno scolastico?

TI RICORDI? 17
CONSAPEVOLMENTE

Ricordi?

Il racconto fantastico narra fatti di fantasia.

FELICITÀ NE AVETE?

COMPRENDO

1. Gli animali decidono di sbarazzarsi della strega. Perché?

2. Qual è l’unico animale che resta in silenzio?

3. In che modo gli animali riescono a vincere la cattiveria della strega?

CONSAPEVOLMENTE

• I tentativi di danneggiare la strega falliscono. Riesce, invece, il metodo proposto dal tasso. Perché, secondo te?

Sul limitare di un bosco, molto lontano da qui, viveva un tempo una strega potentissima. Abitava in una vecchia casa, fatta di assi e terra nera, ed era sempre di pessimo umore. Al suo passaggio gli animali scappavano via terrorizzati: la sua voce li faceva tremare dalla testa ai piedi e il suo sguardo gelava il sangue anche ai più coraggiosi. Ma la cosa più terribile era che la strega poteva fiutare la felicità a chilometri di distanza. Con i suoi artigli affilati la catturava in un lampo e la intrecciava stretta tra i suoi capelli, ma l’indomani la felicità era sbiadita e così la strega ritornava triste, immersa di nuovo nei suoi cupi pensieri. Una notte gli animali, stanchi di vivere nella tristezza e nella paura, si riunirono nel cuore della foresta e, dopo aver parlato a lungo, presero una decisione: dovevano sbarazzarsi della strega. Le avrebbero reso la vita impossibile. In mezzo a loro il tasso, pensieroso, taceva.

Di buona mattina la lepre e lo scoiattolo iniziarono a riempire di ghiaia il pozzo della strega.

– Ah ah ah! Se pensate di intimidirmi, vi sbagliate di grosso! – rise la strega.

Il giorno seguente la talpa e il cinghiale cercarono di distruggere il suo orticello.

– Che insolenza! Se vi prendo, vi faccio vedere io!

I due scapparono difilato.

Il terzo giorno le volpi cercarono di attirarla in una grande buca nascosta da foglie d’ippocastano. Ma anche questo piano fallì.

RIPARTIAMO 18

Gli animali erano quasi rassegnati, quando al tasso venne un’idea… Così, qualche giorno più tardi, una letterina s’infilò sotto la porta della strega.

– Un invito? – si stupì la strega. – Dev’essere uno scherzo! Chissà come sarebbe stato andare a una festa! Decise di andare a vedere com’era.

L’indomani si lavò con acqua e sapone, pettinò l’oscuro groviglio dei suoi capelli, sciogliendone dolcemente tutti i nodi, e partì.

Alla festa c’erano proprio tutti: cantavano, mangiavano e ridevano. Quanta allegria! La strega fu presa dal desiderio di intrappolarla tra i suoi capelli, ma senza più intrecci né nodi la magia non riusciva.

Restò in disparte, senza sapere che cosa fare. Gli animali, allarmati, trattenevano il respiro. La strega assaggiò un biscotto e poi chiese una fetta di torta. La festa subito si rianimò e i primi ballerini entrarono in pista.

– Le va di ballare? – le propose timidamente il tasso. La strega pensò che sarebbe stato un peccato andarsene senza aver ballato almeno una volta.

Così il tasso e la strega fecero un bellissimo passo di danza, scatenandosi sempre di più una giravolta dopo l’altra. Tutti si divertirono un mondo, si congratularono con la strega e si augurarono presto una nuova festa.

Quando scese la sera non c’era più nessuno che pensasse ancora che la strega era cattiva. Anche se di cose del genere non si può mai essere certi.

Lisa Biggi - Monica Barengo, Felicità ne avete?, Kite Edizioni

EDUCAZIONE EMOTIVA

• Hai mai pensato che a volte basta coinvolgere qualcuno in qualcosa di positivo per farlo sorridere.

TI RICORDI? 19

Ricordi?

Il racconto realistico narra fatti reali o verosimili

COMPRENDO

• Nel 1938 il governo fascista, che allora governava in Italia, emanò delle leggi che limitavano la libertà delle persone di origine ebraica, come la protagonista del brano. A quali restrizioni furono sottoposte? Evidenzia le frasi del testo in cui se ne parla.

UNA BAMBINA E BASTA

Avevo sei anni, avevo appena terminato la classe prima, quando mia madre mi ha comunicato che l’anno seguente non avrei più potuto frequentare la mia scuola.

Eravamo nel 1938 e quello della scuola era solo uno dei tanti divieti che la dittatura fascista stava imponendo agli ebrei italiani. Capito? Solo perché di un’altra religione, dei cittadini italiani di colpo non sono più considerati cittadini. E così tuo padre perde il posto di lavoro, il fidanzato cattolico non ha il permesso di sposare una ragazza ebrea, la tata, anche lei cattolica, che ha sempre vissuto nella tua famiglia è costretta ad andar via… Ma sono tante, tante altre le proibizioni considerate minori, ma che tanto minori non erano.

È stato però con l’occupazione dell’Italia da parte dei tedeschi che è cominciata la vera tragedia: la caccia all’ebreo casa per casa. Quelli che non riuscivano a fuggire in tempo venivano catturati e avviati verso un tragico destino.

I nostri genitori hanno nascosto me e le mie due sorelle in un collegio di suore, e così siamo riuscite a salvarci (anche i nostri genitori sono poi riusciti a salvarsi): lì nel collegio, però, mischiate alle altre bambine, dovevamo mimetizzarci fingendo di essere cattoliche, recitando le loro stesse preghiere e cambiando il nostro stesso cognome con un altro non riconoscibile come cognome ebraico. Il mio da “Levi” era diventato “Lenti”.

Questo breve racconto, come avrete già capito, finisce con la liberazione di Roma, la nostra città, la gioia del ritorno a casa (con il recupero del nostro cognome vero) e una piccola scena finale su cui mi devo soffermare un attimo.

La scena va così: mia madre, guardandomi fisso, mi spiega che sì, certo, io sono ebrea, ma questo è un fatto mio privato, non un cartellino che sono obbligata a esibire.

Per la società adesso dovevo soltanto essere una bambina come le altre, insomma, solo “una bambina e basta”.

Lia Levi, Tutto quello che non avevo capito, Harper Collins

RIPARTIAMO 20

UNA FAVOLA RAP

C’era un lupo che ingoiava in un boccone tutto il cibo che rubava sul cammino, trangugiava senza sosta finché pieno si sdraiava e poi schiacciava un pisolino.

Ma un bel giorno che bistecche avea sottratto a tossire cominciò e divenne rosso. Non riusciva a respirare: – Presto, aiuto!

Nella mia gola temo sia incastrato un osso!

E tossendo saltellava a destra e a manca promettendo un grosso premio all’animale che lo avesse liberato da quell’osso:

– Fate presto, non sia mai che sia letale!

Finalmente venne avanti una cicogna. Nella gola di quel lupo infilò il becco, strattonò, poi tirò forte e mosse indietro e alla fine estrasse l’osso e disse: – Ecco!

La cicogna chiese il premio a lei promesso, ma quel lupo tossì forte e disse: – Ingrata! La tua testa ti ho concesso estrarre illesa: dimmi grazie, visto che non t’ho mangiata!

Luigi Dal Cin, Esopo rap, Einaudi Ragazzi

LEGGO

• Leggi questa favola “rappandola”, cioè contandola ritmando le parole e ponendo l’accento della voce sulle rime.

• Collega ogni parola al suo significato.

Ricordi?

La favola è un breve racconto che vuol dare un insegnamento: la morale I protagonisti sono animali che hanno comportamenti simili a quelli degli uomini.

SCRIVO avea letale illesa

mortale sana e salva aveva

1. Quale titolo daresti a questa favola?

2. Qual è la sua morale?

TI RICORDI? 21

IL MELO FATATO

C’era una volta un bellissimo melo, che faceva bella mostra di sé nel giardino di Adele. Ad agosto, quando le mele erano mature, tutti i bimbi del paese facevano a gara ad arrampicarsi sul melo per farne una scorpacciata.

L’albero di mele per fortuna era fatato e le sue mele ricrescevano veloci dal mattino alla sera, in continuazione. La mamma di Adele era contenta che i bimbi mangiassero così tanta frutta e li faceva entrare volentieri nel giardino.

Il problema era che i bambini, oltre a mangiare le mele, ne portavano via sacchi interi, cosicché alla sera non ne restava nemmeno una per farci la torta… Adele ci rimaneva male, perché desiderava tanto mangiare la torta di mele della sua mamma, ma sua mamma non se la sentiva di impedire ai bambini di prendere le mele del loro giardino. Che cosa potevano fare? Per fortuna passò di lì Greta, la zia di Adele, che in realtà era una strega. Greta parlò con la mamma e insieme decisero che era ora di dare una regolata a questi bimbi ingordi. Greta confabulò tra sé e sé con parole strane e magiche, dopo di che toccò l’albero e sorrise. Prese poi un cartello, ci scrisse sopra, “Mangia quante mele vuoi, ma non portarne via più che puoi!” e lo appese davanti al melo.

Proprio in quel momento arrivò nel giardino Lucio.

– Ciao Adele, salgo su a prender un po’ di mele! – gridò il ragazzo mentre con un balzo saliva sul ramo del melo, senza nemmeno badare al cartello.

Lucio mangiò una mela; poi, non visto, si riempì le tasche. Alla fine decise di tornare a casa, ma mentre cercava di scendere successe una cosa strana: rimase appiccicato al tronco dell’albero!

– Aiuto, aiuto! – cominciò a gridare. Adele, sua zia e la mamma accorsero.

Ricordi?

La fiaba è un racconto fantastico di origine popolare che narra vicende a lieto fine. Spesso troviamo un aiutante del protagonista e un mezzo magico

I bambini prendono molte più mele di quelle che servono. Approfittano della situazione. Che cosa pensi di questo comportamento?

RIPARTIAMO 22
CONSAPEVOLMENTE

– Ragazzo mio, quante mele hai mangiato? – chiese Greta.

– Una soltanto! – rispose Lucio.

– E quante mele hai nelle tasche?

Lucio rimase in silenzio: aveva capito che non era giusto approfittare. Così una a una tirò fuori di tasca tutte le mele e le diede alla mamma di Adele. Come per magia, si staccò dal melo e. La mamma di Adele gli mise in mano una delle mele; Lucio ringraziò, salutò Adele e corse a casa. Subito dopo arrivarono altri due ragazzi, che si riempirono le tasche di mele e fecero la stessa fine di Lucio, appiccicati al tronco del melo.

– Ma il cartello non lo avete letto? – li rimproverò Greta.

I due scossero la testa, svuotarono le tasche e furono liberi di tornare a casa con un’altra mela in mano.

E così fu per tutti gli altri ragazzi del paese.

A fine giornata il melo era nuovamente senza un solo frutto attaccato ai rami, ma siccome tutti i ragazzi avevano restituito le mele prese in eccesso, Adele si ritrovava con tante di quelle mele che la sua mamma di torte poteva prepararne addirittura dieci!

Nel paese si sparse la voce che dal melo fatato si potevano prendere solo le mele di cui si aveva veramente bisogno e mai nessuno approfittò più della situazione.

COMPRENDO

Perché la mamma di Alice non poteva mai fare la torta di mele?

Quale soluzione trovò la zia Greta?

Che cosa successe a Lucio?

SCRIVO

• Come sai, le fiabe hanno sempre un lieto fine. Modifica invece il finale di questa fiaba, facendo terminare la narrazione in maniera negativa.

TI RICORDI? 23

Ricordi?

Il mito è un racconto antico che spiega in modo fantastico l’origine del mondo e dei comportamenti dell’essere umano.

COMPRENDO

1. Il Minotauro è un mostro: con il corpo di uomo e la testa di toro. con il corpo di toro e la testa di uomo.

2. Icaro finisce in mare perché: non ascolta gli avvertimenti del padre. vuole provare a nuotare.

LAVORO SULLE PAROLE

• Il labirinto è: un lungo corridoio. un luogo in cui è difficile trovare l’uscita.

• L’ebbrezza del volo è: la paura di volare. la gioia di volare.

IL VOLO DI ICARO

Nell’isola di Creta il re Minosse aveva chiesto a Dedalo, famoso architetto greco, di costruire un labirinto per rinchiudervi suo figlio, il Minotauro, un mostro orribile con il corpo di uomo e la testa di toro.

Poiché ne conoscevano la struttura, Dedalo e suo figlio Icaro vennero rinchiusi anch’essi da Minosse nel labirinto affinché non ne fossero svelati i segreti.

Per fuggire, Dedalo costruì delle ali con penne di gabbiano e le attaccò con la cera a una struttura di legno; quindi raccomandò al figlio di non volare troppo vicino al sole.

Un bel mattino, padre e figlio spiccarono il volo con le loro meravigliose ali. Malgrado gli avvertimenti, Icaro non ascoltò suo padre perché aveva molta fretta di provare le ali. Si fece prendere dall’ebbrezza del volo e si avvicinò troppo al sole: il calore fuse la cera, le ali si staccarono e Icaro cadde in mare, dove morì.

Dedalo arrivò sano e salvo in Sicilia, dove costruì un tempio dedicato ad Apollo, il dio del Sole, in memoria del figlio Icaro.

24
RIPARTIAMO

UNIRE LE CONOSCENZE

Siamo intorno al X secolo d.C.

Nella città di Salerno, sotto l’acquedotto denominato “Archi dei diavoli”, una notte trovò rifugio il pellegrino greco Pontus. Quando scoppiò un violento temporale, sotto lo stesso acquedotto si rifugiarono anche il latino Salernus, l’arabo Abdela e l’ebreo Helinus.

Salernus, che era ferito, cominciò a medicarsi attirando l’attenzione degli altri tre compagni di riparo.

Discutendo insieme delle caratteristiche della ferita e dei metodi di cura, scoprirono di essere tutti degli esperti di medicina e decisero di fondare, in quel luogo, una scuola per apprendere e divulgare le teorie mediche dei loro Paesi di provenienza.

E così fu.

Nacque la Scuola Medica Salernitana, che si fece conoscere nel mondo perché mescolava le maggiori culture mediche del periodo e perché dava ai propri allievi la più vasta conoscen za medica possibile, al di là dei confini geografici.

dal web

COMPRENDO

• Trova la domanda ad ogni risposta.

Domanda:

Risposta: I protagonisti sono un greco, un latino, un arabo e un ebreo.

Domanda:

Risposta: Nella città di Salerno.

Domanda:

Risposta: Salernus iniziò a medicarsi una ferita.

Domanda:

Risposta: Scoprirono di essere tutti medici.

Domanda:

Risposta: Nacque così la Scuola Medica Salernitana.

Ricordi?

La leggenda è un racconto fantastico che spiega l’origine di fenomeni naturali, di caratteristiche di animali e di esseri umani; può spiegare la nascita di particolari eventi.

CONVIVENZA CIVILE

• I quattro medici della leggenda decidono di mettere insieme le loro conoscenze per dare tutto l’aiuto possibile ai futuri

TI RICORDI?

RIPARTIAMO

DOMINICK

Ciao ragazzi,

io sono Dominik e, insieme a Erick, faccio parte dei DinsiemE. Qualcuno di voi probabilmente ci conosce già grazie al nostro canale, dove vi raccontiamo le incredibili e pericolosissime avv… ops… disavventure che viviamo insieme ai nostri amici… ops… nemici.

Volete sapere qualcosa in più di me?

Amo mangiare la torta al gelato.

Il mio colore preferito è il rosa.

Mi piacciono moltissimo gli animali… tutti tranne gli insetti!

Il mio sogno nel cassetto? Fare il giro del mondo… insieme a Erick ovviamente!

Ricordi?

Il testo descrittivo descrive persone, animali, cose e ambienti.

ERICK

Ciao ragazzi,

io sono Erick, e insieme a Dominick faccio parte dei DinsiemE.

Quando non siamo impegnati a girare i nostri video, ci piace raccontare storie fantastiche.

Il nostro viaggio leggendario è proprio una di queste!

Volete sapere qualcosa in più di me?

Sono molto disordinato, al contrario di Dominick.

Amo festeggiare il mio compleanno.

Non vedo l’ora che arrivi l’estate.

Il mio sogno nel cassetto? Viaggiare nello spazio per incontrare gli alieni!

DINSIEME, Il viaggio leggendario di Erick e Dominick , Magazzini Salani

DIVENTO ILLUSTRATORE/ILLUSTRATRICE

• In questi due testi non c’è la descrizione dei due protagonisti. Come te li immagini? Prova a disegnarli negli appositi spazi.

26

IL GIOCO DELL’OCA GENTILE

In questi primi giorni di scuola è importante ricordare le parole gentili da pronunciare con i compagni e le compagne. Dopo averle fatte riaffiorare alla memoria, utilizzatele per creare un gioco.

MATERIALE

Cartellone bianco, matita, gomma, colori, un dado.

COME SI REALIZZA LO SCHEMA DI GIOCO

1 Ciascuno/a di voi deve scrivere due o tre parole/frasi gentili.

Ricordi?

Il testo regolativo fornisce istruzioni per costruire qualcosa, giocare o preparare una pietanza, oppure regole da rispettare.

2 Due di voi devono suddividere un grande cartellone bianco in 60 caselle (prendete esempio dal disegno). Indicate la casella del via e quella di arrivo.

3 Numerate ciascuno dei 60 riquadri.

4 A turno, ognuno ricopia la propria parola/frase gentile in un riquadro; se volete, potete fare anche un piccolo disegno accanto alla scritta.

COME SI GIOCA

1 Si tira il dado e si avanza del numero di caselle indicato.

TI RICORDI?

LA SCUOLA: UN DIRITTO E UN DOVERE

LAVORO SULLE PAROLE

• Privi di mezzi significa: poveri, senza soldi. senza automobile.

L’istruzione è un diritto e un dovere. Un diritto, perché deve dare la possibilità a tutti di acquisire conoscenze e competenze; un dovere, poiché è grazie allo studio che si potranno un giorno raggiungere importanti traguardi non solo per sé stessi, ma anche per poter diventare parte attiva della società e dare il proprio contributo per costruire il futuro del proprio Paese. Pensa per esempio a un medico: lo studio, oltre a permettergli di raggiungere il proprio obiettivo professionale, gli permette di svolgere un lavoro che porta benefici a tutta la comunità!

L’articolo 34 della Costituzione italiana garantisce l’istruzione a ogni cittadino.

Articolo 34

La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.

I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

Questo articolo della Costituzione negli ultimi anni è stato modificato e ampliato.

In Italia oggi è obbligatorio andare a scuola dai 6 ai 16 anni. Durante questo periodo, la scuola, attraverso i suoi insegnanti, fornisce ai bambini e ai ragazzi una cultura di base (leggere, scrivere, conoscere la storia… insomma tutte le materie che affronti ogni mattina!) e aiuta ogni studente e studentessa a scegliere la strada più adatta per il proprio futuro.

Dopo i 16 anni termina l’obbligo scolastico, ma è bene continuare gli studi per approfondire le conoscenze che ci aiuteranno a raggiungere i nostri sogni e ad entrare nel mondo del lavoro.

A scuola s’impara però anche una cosa fondamentale, importante almeno quanto lo studio in sé: a relazionarsi con gli altri. Giorno per giorno, a scuola, gli alunni e le alunne capiscono che per vivere in gruppo bisogna avere rispetto gli uni degli altri e occorrono delle regole.

EDUCAZIONE CIVICA 28

I miei diritti e i miei doveri

Pensa alla tua scuola, al rapporto con gli/le insegnanti e con i compagni e le compagne, ma anche agli arredi scolastici, agli oggetti che usi…

Quali sono i tuoi diritti e quali i tuoi doveri? Completa la tabella.

Diritti

Esprimere la mia opinione, dopo aver alzato la mano.

Doveri

Quando arrivo a scuola, salutare gentilmente il collaboratore scolastico o la collaboratrice scolastica che mi accoglie.

CONSAPEVOLMENTE

• Per la scuola, ma anche per la vita, è importante una parola.

Qual è? Per scoprirla, risolvi il rebus.

FARE SQUADRA

• Confrontate le tabelle. Poi dividetevi in due gruppi: ogni gruppo prepara un cartellone, uno con i diritti e l’altro con i doveri dello studente e della studentessa mettendo insieme tutte le risposte.

EDUCAZIONE CIVICA 29
+ BORAZI +

PERCHÉ LEGGERE?

Leggere fa bene. Migliora le abilità di scrittura e amplia il nostro vocabolario con tante nuove parole. Aiuta a conoscere il mondo, gli altri e noi stessi. Allena la memoria, l’attenzione e la concentrazione, il ragionamento e la capacità critica.

I libri, con le loro storie, insegnano a comprendere il mondo, ad approfondire, a riflettere, a immaginare e a sognare…

Leggere... come?

• Per leggere scegli un luogo comodo, silenzioso, ben illuminato.

• Mettiti nella posizione che preferisci: sdraiato/a, seduto/a, appoggiato/a su un fianco…

• Leggi sempre i periodi fino al punto e entra con le tue emozioni dentro la storia.

• Non distrarti.

• Partecipa ai fatti e immagina le situazioni raccontate.

• Fatti trascinare dalla storia, tieni presente i fatti che accadono uno dopo l’altro e segui la “strada” del racconto.

Perché leggere ad alta voce?

• Leggere ad alta voce è come leggere due volte: per gli altri e per sé stessi.

• Leggere per sé stessi può aiutare a entrare di più nella storia, ma leggere per gli altri, ad alta voce, in alcuni casi fa comprendere meglio certi passaggi del testo e aiuta a superare la timidezza e a diventare più sicuri.

• La lettura ad alta voce consente di migliorare la nostra pronuncia e sviluppa la capacità di comunicare con gli altri.

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Leggere ad alta voce per emozionare...

Quando leggo ad alta voce voglio trasmettere e comunicare a qualcuno/a delle emozioni e dei sentimenti; per far questo non basta pronunciare le parole, ma è necessario fare attenzione a come esse vengono dette. Per questo è importante usare correttamente la voce: una stessa parola può cambiare il senso di una frase a seconda di come io la dico (lentamente, con tono basso, sorridendo...). Per dare un senso all’insieme di ciò che dico è utile la punteggiatura: fa fare pause e prendere fiato mentre si legge.

Ecco i più importanti segni di punteggiatura

Il PUNTO è uno STOP: mi fermo (nella mente conto “uno-due”) e prendo fiato.

Al PUNTO ESCLAMATIVO mi fermo affinché sia ben chiaro e forte ciò che ho detto e prendo fiato (nella mente conto “uno-due”).

La VIRGOLA è uno stop veloce (nella mente conto “uno”): mi fermo poco e magari prendo un po’ di fiato se ne ho bisogno.

Ai DUE PUNTI mi fermo per richiamare l’attenzione su ciò che sto per dire e prendo fiato (nella mente conto “uno”).

Al PUNTO INTERROGATIVO mi fermo, come se aspettassi la risposta (anche se poi riprendo subito a parlare) e prendo fiato (nella mente conto “uno-due”).

Ai PUNTINI DI SOSPENSIONE mi fermo, ma inizio a fermarmi già dall’inizio dell’ultima parola (come se socchiudessi una porta per non lasciar vedere che cosa c’è dietro). Prendo fiato, ma non subito (nella mente conto “uno-due”, a volte anche “uno-due-tre” o più ancora per creare mistero e incuriosire chi mi ascolta).

L’importante è non pensare mai di aver finito la frase, infatti sto solo facendo una pausa e poi riprenderò a parlare.

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TANTI TIPI DI TESTI

I testi sono scritti con diversi scopi: divertire, emozionare, informare, descrivere…

Per questo ci sono tanti tipi di testi, che hanno caratteristiche diverse a seconda dello scopo per il quale sono stati scritti. Sono le tipologie testuali

Per facilità dividiamo le tipologie testuali in due grandi gruppi: i testi narrativi e i testi non narrativi

• I testi narrativi narrano delle storie per appassionare, divertire, commuovere, coinvolgere, far riflettere... Comprendono testi diversi: la favola, il racconto d’avventura, il diario… Questi sono i generi del testo narrativo.

• I testi non narrativi sono scritti per emozionare, spiegare, informare, descrivere, dettare regole...

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TIPOLOGIE TESTUALI

TESTI NARRATIVI

GENERI

• Favola

• Fiaba

• Leggenda

• Mito

• Racconto fantastico

• Racconto realistico

• Autobiografia / Biografia

• Racconto d’avventura

• Racconto del brivido

• Racconto horror

• Diario

• Racconto fantasy

• Racconto fantascientifico

• Racconto storico

• Racconto umoristico

TESTI NON NARRATIVI

• Testo descrittivo

• Testo poetico

• Testo espositivo

• Testo regolativo

• Testo argomentativo

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Il testo narrativo racconta una storia vera, realistica o fantastica

PERSONAGGI

Le persone, gli animali o gli oggetti presenti nella storia possono essere:

• reali o verosimili;

• fantastici.

Il personaggio principale

è il/la protagonista

Gli altri sono personaggi secondari

LUOGHI

Possono essere definiti o indefiniti, reali, verosimili o fantastici

TEMPO

Può essere definito o indefinito; presente, passato o futuro.

STRUTTURA

• Inizio: si presentano la situazione e i personaggi, il luogo e il tempo.

• Svolgimento: si racconta che cosa accade.

• Conclusione: si narra come finisce la vicenda.

NARRATORE/NARRATRICE

Chi racconta la storia può essere:

• interno/a, cioè uno dei personaggi della storia che parla in prima persona;

• esterno/a, che parla in terza persona

ILTESTONARRATIVO

34

PANDORA

Pandora viveva da sola, in una terra piena di cose rotte.

Con quello che gli altri avevano buttato via, si era costruita una bella casetta. Ma nessuno andava mai a trovarla.

Raccoglieva e riparava tutto ciò che poteva e faceva rinascere gli oggetti persi e dimenticati.

Poi un giorno… qualcuno cadde dal cielo.

Anche lui si era rotto, ma Pandora non sapeva come aggiustarlo.

Così lo sistemò più comodo che poteva e lo tenne al sicuro durante la notte.

All’inizio l’ospite di Pandora era piuttosto debole. Ma con il passare del tempo diventò più forte.

Iniziò a saltellare in giro e poi a volare per brevi tratti.

Ben presto Pandora non riuscì più a stargli dietro.

Però tornava sempre a casa, portando doni da paesi lontani. Finché una volta non tornò.

Pandora era di nuovo sola.

Credeva che le si sarebbe spezzato il cuore… Ma giorno dopo giorno, il mondo le sembrava un po’ meno grigio.

Poi una mattina, Pandora si svegliò con il calore del sole… e con il cinguettio degli uccellini… in una terra piena di vita.

Victoria Turnbull, Pandora , Terre di Mezzo

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digitali dell’unità
Contenuti
COME FINIRÀ LA STORIA? gira la pagina

LASTORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

Intorno a Pandora tutto era meraviglioso: era primavera e il prato era pieno di fiori variopinti sui quali svolazzavano felici api e farfalle.

Il cielo era di un azzurro fiabesco e il sole le sorrideva. Ma Pandora non vedeva nulla di tutto questo! Anche se il mondo le pareva un po’ meno grigio, rimaneva sempre un mondo al buio, triste come la sua anima.

Pandora continuava a pensare al suo ospite, al tempo trascorso con lui.

Pensava alle tante ore passate in volo insieme, teneramente accoccolata tra le sue ali: non si era mai sentita così felice.

Senza di lui, Pandora si sentiva smarrita. Non riusciva più a riparare le cose rotte, non riusciva più a far rinascere gli oggetti persi e dimenticati.

Si era convinta che fosse stato lui ad aiutare lei e non capiva che invece era avvenuto il contrario: lei lo aveva aiutato a guarire. Non capiva che lui si era comportato male e l’aveva lasciata sola senza neppure salutarla.

E così nell’animo di Pandora non tornò più l’allegria.

NEI PANNI DI… PANDORA

• Pandora resta sola perché il suo amico se ne va.

Secondo te, come si sente?

NEI PANNI DELL’ OSPITE

• L’ospite, quando arriva, non sta bene. Appena ristabilito, lascia Pandora senza una spiegazione.

Fai due ipotesi per spiegare il suo comportamento.

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OPPURE COSÌ...

Intorno a Pandora tutto era meraviglioso: era primavera e il prato era pieno di fiori variopinti sui quali svolazzavano felici api e farfalle.

Il cielo era di un azzurro fiabesco e il sole le sorrideva: Pandora si sentiva grata di tutta quella meraviglia che la circondava e sentiva sempre di meno il suo dolore.

Certo, le mancavano tanto le chiacchierate con il suo ospite e le ore magiche trascorse in volo con lui, ma c’erano tanti altri amici con cui poter parlare, primi fra tutti Farfalla e Scoiattolino. Poi un giorno le venne un’idea: avrebbe imparato a volare da sola!

Si costruì un paio d’ali: erano fragili, delicate, ma erano bellissime. E un pomeriggio Pandora spiccò il suo primo volo. Così si rese conto che non aveva bisogno di nessuno per poter volare: come mai non l’aveva capito prima?

Il cuore di Pandora iniziò ad aggiustarsi e insieme a lui tornarono ad aggiustarsi le tante cose rotte che incontrava sul suo cammino. Ritornarono giorni felici.

NEI PANNI DI… PANDORA

1. Pandora reagisce alla tristezza e si dà da fare: cerca la compagnia degli amici, impara a volare da sola. Condividi il suo modo di fare?

2. Quali altre cose potrebbe fare?

CONSAPEVOLMENTE

• Ti è mai capitato di pensare di poter fare qualcosa solo con l’aiuto di qualcuno e poi di accorgerti che avresti potuto farcela benissimo da solo/a?

ILTESTO NARRATIVO 37

STRANE MARIONETTE

Storia fantastica

Il signor Stein costruiva marionette. Le sue non erano marionette come le altre: il signor Stein le faceva muovere da sole, come per magia.

All’inizio creò una bambolina innamorata. Le mise due minuscoli sassolini nel cuore. Sfregando tra loro, le pietre produssero scintille che la fecero risplendere tutta.

In seguito, costruì un cane che gli facesse compagnia. L’animale sembrava vero, tanto che cominciò ad abbaiare e a mordere.

Carlo Norac - Rebecca Dautremer, Sentimento, Rizzoli

Storia realistica

QUATTRO AMICHE

Eravamo quattro amiche già alla scuola materna. Quattro compagne vicine di banco anche alla primaria, alle prese sempre con lo stesso tema che ci dava ogni anno la maestra: che cosa vuoi fare da grande?

L’astronauta che scopre la seconda Luna, la cercatrice di palline da golf, la tester di profumi francesi o l’assaggiatrice di cioccolato?

Ci divertivamo a fare l’elenco di tutti i mestieri più strambi del mondo.

Emanuela Nava, L’età di mezzo, Carthusia

MICHELE FERRERO

Storia vera

Lui è Michele Ferrero, genio del “fare” italiano, inventore di prodotti di enorme successo. Michele inforca gli occhiali e comincia a raccontare…

Era tempo di guerra e lo zucchero scarseggiava. Ma mio papà, trovò il modo per estrarlo dalla melassa, un sottoprodotto della birra.

E con quello zucchero e un po’ di pasta di nocciole inventò la Pasta Gianduja, che mio zio Giovanni, che sapeva commerciare, iniziò a vendere.

Salvatore Giannella, Michele Ferrero, Salani, 2023

I testi narrativi possono raccontare:

• storie vere, realmente accadute;

• storie realistiche, che potrebbero accadere;

• storie fantastiche, che non possono accadere nella realtà.

ILTESTO NARRATIVO 38

A UN COMPLEANNO SPECIALE

Il protagonista è una persona

Lei va in giro a dire che è nata in un anno bisestile, che non è colpa sua se cambia umore anche cinque o sei volte al giorno. Ogni volta che mi ripete questa storia io le ricordo che tutti noi della terza C siamo nati nel suo stesso anno. Ma Laura si ostina a dire che il suo caso è davvero differente dai nostri, perché lei è nata il 29 di febbraio.

– Mica puoi celebrare il compleanno ogni quattro anni! Se si chiama così vuol dire che dev’essere festeggiato ogni anno… ma i numeri sono numeri e cambiare giorno di nascita comporta un sacco di complicazioni dentro di me.

Stravagante punto di vista, il suo. Ma lei continua, convintissima che sia quello il motivo del suo stato d’animo mutante.

Credo di aver capito che il fatto di essere una delle poche persone che nascono proprio il 29 di febbraio la fa sentire importante. E si è convinta di essere differente da tutti gli altri, anzi unica.

Anna Lavatelli, Siamo qui , Il Mulino a Vento

B

CASTORO

Ciao, io sono Castoro.

Il protagonista è un animale

COMPRENDO

1. Nel testo A, Laura a che cosa attribuisce i suoi cambi di umore?

2. Nel testo B, Castoro che cosa costruisce sul ruscello?

ANALIZZO

1. Chi è il personaggio al centro della narrazione nel racconto A?

2. E nel racconto B?

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: reale • animale • fantasia • protagonista

• Il personaggio che è al centro della narrazione è il

• Può essere un personaggio o di

• Può essere una persona, un e anche un oggetto.

La mia storia inizia in una stanza di legno e fango posta nel bel mezzo di un laghetto. È lì che io sono nato. Una volta grandicello, sono partito e, insieme ad altri giovani castori, ho raggiunto un ruscello che precipitava a valle con la forza di un puledro. Lì ci siamo messi subito al lavoro per costruire una diga. Prima abbiamo disposto nel ruscello i massi, poi i tronchi d’albero e infine fango e foglie. Questo sbarramento ha calmato il corso d’acqua e lo ha trasformato in un lago privo di onde.

Gianumberto Accinelli, Le casette degli animali , La Coccinella

ILTESTO NARRATIVO 39

ANALIZZO

1. Nel testo A:

• chi narra la storia?

• chi ha scritto il racconto?

• il testo è scritto in persona. (Autore e narratore coincidono).

2. Nel testo B:

• chi narra la storia?

• chi ha scritto il racconto?

• il testo è scritto in persona. (Autore e narratore sono persone diverse).

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: personaggio • autore • narratore • terza

• L’ è colui che scrive il racconto.

• Il è colui che racconta la storia.

• La storia può essere narrata in persona da qualcuno esterno al racconto oppure in prima persona da un del racconto.

A IL METODO SCIENTIFICO

Mi piace ricordare quello che, tanti anni fa, mi ha fatto capire e amare la scienza: il metodo.

Perché il metodo è così importante per capire la scienza? Perché permette di separare il probabile dall’improbabile, il vero dal falso. Nelle grandi civiltà del passato, tutte queste cose erano spesso mescolate, mancavano regole e criteri per separare le credenze dalle cose provate. Mancava, insomma, un setaccio capace di filtrare la validità di una ricerca o di una scoperta. È con Galileo che si sviluppa questo “setaccio”, attraverso il controllo sperimentale: si è cominciato a costruire teorie su fatti verificati.

Piero Angela, Dieci cose che ho imparato, Mondadori

B UNA FOTO

Il computer è lì, sulla scrivania della cameretta, il più delle volte spento. Mattia non è tipo da videogiochi. C’è lo studio del pianoforte che gli occupa, con gioia, gran parte del tempo libero. Accanto alla foto che ricorda sempre a Mattia il viaggio a Roma con lo zio, sul pianoforte ce n’è un’altra. Mattia con Giovanni Allevi, il pianista, compositore e direttore d’orchestra.

Quando aveva saputo che avrebbe dato un concerto a Catania, aveva chiesto alla mamma di comperare i biglietti. Alla fine, dopo una marea di applausi, era andato a salutarlo e a congratularsi con lui. Clic. La foto insieme è lì, sul pianoforte.

Alessandro Cannavò, In viaggio con lo zio, Bompiani

ILTESTO NARRATIVO 40

RITORNO SULLA TERRA

Che sorpresa dallo spazio: la cagnolina Laika, mandata in orbita nel 1957, è tornata! Dopo aver passato più di sessant’anni tra le stelle per una missione spaziale è finalmente riuscita a dare i giusti comandi alla navicella e a indirizzarla verso la Terra.

Guardando la Terra dall’oblò della sua navicella, però, la cagnolina si accorge che è accaduto qualcosa di grave.

– L’aria ha grosse macchie grigie, il bianco dei ghiacciai è quasi scomparso e il verde dei boschi è contornato dal rosso del fuoco. La terra si è ammalata – dice Laika con preoccupazione.

Il pianeta è così diverso che non capisce dove si trovi la sua casa. Allora punta la navicella verso l’ultimo quadratino di ghiaccio bianco rimasto. Atterra con uno scossone al Polo Nord, esce dalla navicella e si guarda intorno disorientata.

– Scusi – chiede a un grosso orso polare, – da che parte è l’Italia?

– Non lo so – risponde l’orso. – Io ho sempre vissuto qui!

– C’è qualcun altro a cui posso chiedere informazioni?

– Mi dispiace, qui ci sono solo io. Prima eravamo in tantissimi. Ma poi, di anno in anno, la temperatura è diventata più calda, il cibo è diminuito e il ghiaccio si è sciolto. E sono rimasto da solo.

AA. VV., I bambini salveranno il mondo, Ardea

Laika nel 1957 è stata il primo essere vivente a orbitare intorno alla Terra, a bordo della capsula spaziale sovietica Sputnik 2.

CONSAPEVOLMENTE

• Laika torna sulla Terra dopo tanto tempo e trova un pianeta completamente diverso. Sottolinea i cambiamenti che nota, causati dall’inquinamento.

• Segui l’esempio ed evidenzia in giallo le date e le parole del tempo e in azzurro i luoghi dove si svolgono le azioni narrate.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: tempo • indicatori • fantasia • preciso

• All’inizio del testo narrativo, di solito, trovi il luogo in cui è ambientata l’azione. Può essere reale o di .

• All’inizio del testo, in genere, trovi anche il in cui si svolge l’azione.

• Può essere o imprecisato. Viene espresso dagli temporali (prima, dopo, durante...).

ILTESTO NARRATIVO 41
ANALIZZO

UNA STORIA AL PROFUMO DI VANIGLIA

Ci troviamo nell’Era del Tempo che Fu, nel meraviglioso regno di Dragolandia.

Barbetta, il principe di questo luogo, non vede l’ora di compiere 21 anni per poter scorazzare per tutto il regno in groppa a Cotton Candy, il drago sputafuoco a lui destinato fin dalla nascita. Perché a Dragolandia funziona proprio così: quando compi 21 anni ti viene donato un drago (o una draghessa) con il quale trascorrerai il resto della tua vita.

• Cerca sul vocabolario il significato delle parole manigoldo e prostrato

1. Evidenzia la descrizione del drago.

2. Nel testo ci sono cinque aggettivi di grado superlativo assoluto: cerchiali.

E finalmente il grande giorno di Barbetta è arrivato. Gli portano Cotton Candy. WOW! Barbetta resta senza fiato. Cotton Candy è proprio come se l’è immaginato: immenso come un castello, collo lunghissimo ricoperto sulla parte superiore di placche argentee, ali spettacolari, zampe dotate di artigli formidabili, testa ornata da due enormi creste laterali che paiono due ali supplementari. Un unico particolare lascia Barbetta interdetto per un attimo: il suo drago ha la pelle color verde-drago… punteggiato di un tenerissimo rosa! Ma è solo un attimo: lui lo adora già!

Anche Barbetta è come Cotton Candy lo aveva immaginato: alto, fiero, vestito d’una nobile e lucente armatura, baffetti e pizzetto che gli danno un’aria importante.

Fra i due è intesa a prima vista.

Barbetta salta in groppa al suo drago e via: i due iniziano a scorrazzare nel cielo blu.

Durante il volo il principe vede dall’alto un gruppo di manigoldi che sta rubando dei cavalli in una fattoria.

ILTESTO NARRATIVO 42
..................................................................................................
RIFLETTO SUL TESTO

– Cotton Candy, vola su quei ladri e sputagli il fuoco addosso. Fai vedere di che cosa sei capace! – incita Barbetta.

Il drago si avvicina, spalanca le sue enormi fauci e… dalla sua bocca esce una nuvola di zucchero filato dello stesso colore dei puntini del suo mantello. E non è tutto: lo zucchero filato emana tutt’intorno un incantevole profumo di vaniglia. Immaginate lo stupore di Barbetta! E dei ladri!

– Ohibò, per mille armature, per mille cavalieri e per tutti i castelli del mondo! Il mio drago sputa nuvole di zucchero filato profumato alla vaniglia! – esclama Barbetta. – Che figura mi fai fare, amico mio?

I manigoldi, nel frattempo, si sono fermati a… mangiare lo zucchero filato! Attirati dal profumo di vaniglia, sono però arrivati anche i padroni della fattoria, che li hanno subito catturati.

Barbetta e Cotton Candy, prostrati, si fermano in un prato. Barbetta guarda il suo drago, che ha il faccione rigato di lacrime. Al principe si stringe il cuore.

– Sono la tua vergogna, padrone mio – sussurra Cotton Candy fra nuvole di zucchero filato.

Barbetta però è un principe intelligente e dal cuore grande.

– Drago mio, in fondo il nostro risultato l’abbiamo ottenuto. I ladri son stati acciuffati e per giunta senza spargimenti di sangue! Sei molto, molto meglio di quanto sperassi!

Cotton Candy, rincuorato, lo avvolge con le sue immense ali. Può capitare di avere qualcosa di diverso da tutti gli altri. A quel punto abbiamo due scelte: sentirci male oppure accettare la nostra diversità, facendola diventare qualcosa che ci caratterizza e ci valorizza. E se accanto a noi c’è qualcuno che mostra un comportamento come quello di Barbetta, questo è più facile.

Ehi… ma lo sentite il profumo di vaniglia? Cotton Candy e Barbetta stanno volando da voi… sì proprio da voi…

ANALIZZO

1. Il protagonista di questo racconto è

2. La storia è narrata in persona.

3. Autore e protagonista sono la stessa persona? Sì No

4. Il racconto è stato diviso in tre parti. Scrivi sui puntini: inizio • svolgimento • conclusione

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: svolgimento • inizio • conclusione o fine

Un testo narrativo è composto da:

• un , in cui si presentano il protagonista, il luogo e il tempo;

• uno , in cui si narrano i fatti, cioè che cosa succede;

• una , in cui si capisce come va a finire la vicenda.

ILTESTO NARRATIVO 43
..................................................................................................

COMPRENDO

• Qual è il messaggio di questa favola?

SCRIVO

• Leggi le didascalie scritte prima di ogni sequenza. Riscrivile in ordine e aggiungi qualche parola per legare le frasi. Otterrai il riassunto della storia!

RIFLETTO SUL TESTO

• Cerchia tutte le voci verbali espresse al modo infinito, tempo presente.

LE RANOCCHIE NELLA PANNA

1a sequenza –Due rane finiscono in un recipiente.

C’erano una volta due ranocchie che caddero in un recipiente pieno di panna.

2a sequenza – ......................................................

Le rane hanno un bel problema.

Le due rane si resero subito conto che sarebbero affogate: era impossibile nuotare o rimanere a galla per tanto tempo in quella massa densa come le sabbie mobili.

3a sequenza –Primi tentativi di salvarsi, purtroppo inutili.

All’inizio le due rane si misero a sgambettare nel tentativo di raggiungere il bordo del recipiente. Ma era inutile: riuscivano soltanto a sguazzare sul posto e ad affondare. Diventava sempre più difficile risalire in superficie e respirare.

4a sequenza –

Una delle due rane rinuncia a combattere.

Una di loro disse: – Non ce la faccio più. È impossibile uscire di qui. Non si può nuotare in mezzo a questa roba viscida. E dato che devo morire, non vedo perché prolungare la mia sofferenza. Non riesco proprio a capire che senso abbia morire di sfinimento per uno sforzo inutile.

Detto questo, smise di calciare e affondò rapidamente, inghiottita dal denso liquido biancastro.

ILTESTO NARRATIVO 44

• Il testo è diviso in sequenze. Scrivi sui puntini, dove è opportuno, le parti che compongono il racconto: inizio • svolgimento • conclusione. Ricorda: ogni parte può comprendere più di una sequenza.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: inizio • conclusione • sequenze

• Un racconto può essere diviso in parti chiamate .

• La prima sequenza corrisponde all’ .

• Poi si passa da sequenza all’altra ogni volta che c’è un cambiamento. Infatti durante la narrazione può: – cambiare il luogo dell’azione; – modificarsi il tempo della narrazione; – entrare o uscire di scena un personaggio.

• L’ultima sequenza coincide con la

ILTESTO NARRATIVO 45
ANALIZZO

UN’AMICA CON CUI VOLARE

PRIMA

Nel giardino del signor Beniamino vivevano fiori, api, libellule, farfalle, coccinelle, uccellini, un gatto e tante fate. Dada era una fata. Era alta un filo d’erba o poco più. Amava danzare. Aveva la polvere magica sulle dita. E adorava appisolarsi tra i petali dei fiori. Ma le mancava un dettaglio importante: le ali. La nonna Blablà le diceva sempre di non avere fretta, perché prima o poi sarebbero cresciute e aveva stilato una lista delle cose da fare per far crescere ali grandi e forti. Dada desiderava avere le ali a tal punto da non tralasciare nemmeno una regola. Delle ali, però, nessuna traccia… A scuola le avevano tutte. – Che fata è se non può volare? – borbottavano le altre fatine ridacchiando tra loro.

POI

Dada aveva cercato in ogni modo di volare. Tutte le fate giocavano insieme volteggiando nell’aria, mentre lei le guardava da terra come un bruco.

– Sei diversa! Sei forse un moscerino? Una formica? O una pulce? La fatina aveva raccontato a nonna Blablà che i compagni la prendevano in giro e che non voleva più andare a scuola. La nonna pensò di risolvere questo problema come risolveva tutti gli altri: con la lana. Così ora preparò delle perfette ali di lana.

– Ecco qui le tue ali. Ti avevo detto che prima o poi le avresti avute anche tu.

Dì alle tue amichette che non servono le ali per arrivare in alto, ma tanto coraggio, un vero amico e delle braccia robuste.

Dada corse a mostrare le sue ali al mondo, ma, quando la videro, scoppiarono tutti a ridere a crepapelle.

Dada si arrampicò sullo stelo di una rosa. Da lassù tutto sembrava minuscolo, tranne il suo problema.

– Una fata che non sa volare non è una fata! – dicevano tutti. E ormai aveva cominciato a crederci anche lei.

Chiudendo gli occhi fece un grande salto. Ma quelle ali non erano adatte al volo e, impigliandosi in una spina della rosa, si sfilarono. Fino all’ultimo sperò che le crescessero le ali, ma niente da fare: le ali non si decidevano proprio a venire fuori.

ILTESTO NARRATIVO 46

INFINE

A pochi centimetri da terra, però, accadde l’impossibile.

Tutti smisero di ridere.

Una farfalla la prese al volo. Dada aveva finalmente le ali tanto sognate.

La fata e la farfalla diventarono amiche inseparabili. Volavano su e giù per tutto il giardino del signor Beniamino.

La nonna aveva ragione: per arrivare in alto bastava un pizzico di coraggio e un’amica con cui volare.

Cristina Soriano, Ali di lana , Sassi

COMPRENDO

1. Qual è il problema di Dada?

2. Come si comportano i compagni/le compagne di scuola verso di lei?

3. Secondo la nonna che cosa serve per arrivare in alto?

4. Come risolve Dada il suo problema?

CONSAPEVOLMENTE

• A scuola Dada viene presa in giro perché non ha qualcosa che tutti gli altri hanno. Ti sembra giusto?

COMPITO AUTENTICO

• Immagina e scrivi almeno altre due possibili soluzioni al problema di Dada.

ANALIZZO

• In questo racconto i fatti avvengono in ordine cronologico, cioè nell’ordine in cui sono avvenuti? Sì No

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: infine • cronologico • ordine

• L’autrice di un racconto sceglie l’ , cioè la successione in cui esporre i fatti narrati. • L’autrice può descrivere gli avvenimenti seguendo l’ordine logico e (cioè di tempo) in cui avvengono: prima, poi, In questo caso, quando un racconto narra i fatti seguendo l’ordine logico e cronologico in cui sono avvenuti, si parla di fabula

ILTESTO NARRATIVO 47

ANALIZZO

• Il testo è stato diviso in tre parti. Nella parte indicata come “flashback” si racconta:

un desiderio di Francesco che potrà avverarsi in seguito. il ricordo di un evento avvenuto molti anni prima dei fatti raccontati all’inizio del brano.

IL PRIMO VOLO

Inizio: fatti raccontati in ordine cronologico

Oggi Francesco ha il suo più importante traguardo da superare: il primo volo in aereo.

Ha scelto di frequentare l’Istituto Aeronautico di Forlì per diventare pilota d’aereo. Volare è il suo sogno fin da quando era piccolissimo.

Da settembre ad aprile i professori hanno parlato solo di cose noiosissime: meteorologia, tecniche aeronavali, scienze della Terra... Francesco ha sopportato tutta quella noia solo perché sapeva che il giorno del primo volo sarebbe arrivato. E ora ci siamo! È una giornata di aprile bellissima: nuvole soffici si stagliano nel cielo azzurro. L’aria è tiepida e frizzantina… colma di promesse. Quelle nuvole e quel cielo azzurro gli fanno tornare alla mente quel giorno di primavera di molti anni prima…

Flashback (salto all’indietro)

Francesco è in riva al mare con la sua mamma. D’un tratto nel cielo passano dieci aerei in formazione, che lasciano dietro di sé una scia tricolore: sono le Frecce Tricolori.

Francesco le guarda con un misto di ammirazione e di stupore. Poi si gira verso la sua mamma e risoluto le dice: – Io da grande volerò. Sarò un pilota, anzi, diventerò il pilota di un aereo come quelli che ci sono appena volati sulla testa.

Ripresa della narrazione in ordine cronologico

– Forza ragazzi, è ora di scendere, siamo arrivati! –esclama la professoressa Savorami. La voce dell’insegnante fa ritornare la mente di Francesco al presente. Il pullman è appena giunto sul campo Volo. Il viaggio è parso a Francesco lunghissimo, nonostante la pista si trovi a pochi chilometri di distanza dalla scuola. Scesi dal pullman, Francesco è emozionato: sta per realizzare il suo più grande sogno: volare.

ILTESTO NARRATIVO 48

UN NUOVO ARRIVO

Inizio: fatti raccontati in ordine cronologico

Maria Chiara è nel corridoio dell’ospedale insieme a Barbara, un’amica dei suoi genitori. Finalmente la sorellina tanto attesa sta per nascere. Il papà è in sala parto con la mamma e la dottoressa.

Maria Chiara aspetta la notizia, impaziente ma felice.

Flashforward (salto nel futuro)

Ora si siede e già si vede la sua sorellina.

La chiamerà Anna, come la protagonista del suo libro preferito. Avrà i capelli rossi e gli occhi verdi come la sua eroina.

Maria Chiara la porterà a passeggio tutti i giorni nella carrozzina, le farà il bagnetto, la cullerà, le darà da mangiare, le cambierà il pannolino.

La cosa più bella però, sarà cantarle le ninna-nanne.

Ripresa della narrazione in ordine cronologico

Poco dopo ecco arrivare papà sorridente e commosso.

– Maria Chiara, la mamma e la tua sorellina stanno bene. Fra poco potrai entrare in camera a salutare la mamma e a conoscere Anna.

Sei pronta?

Maria Chiara sorride: non è mai stata così pronta in vita sua!

Laura Stano

ANALIZZO

• Nella parte del testo indicata come “flashforward” chi scrive: racconta che cosa si aspetta Maria Chiara dopo la nascita della sorellina. racconta le paure di Maria Chiara per la nascita della sorellina.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: successivamente • flashforward • anticipare • flashback

• L’autrice può decidere di degli eventi che in realtà sono avvenuti dopo, oppure introdurre fatti che accadranno , nel futuro. In questo caso l’autrice compie un intreccio di eventi, cioè porta chi legge avanti e indietro nel tempo.

• Se l’autrice interrompe il filo della narrazione per raccontare un evento accaduto prima, fa un , un’espressione inglese che significa “salto all’indietro”.

• Se invece anticipa un evento che deve ancora avvenire, fa un , cioè un’anticipazione, un salto nel futuro.

ILTESTO NARRATIVO 49

Giacomo Mazzariol, l’autore del libro, nel marzo del 2015 ha prodotto e caricato su Youtube un video per la Giornata mondiale della sindrome di Down. Il protagonista è il fratello Giovanni, affetto dalla sindrome.

ANALIZZO

• Secondo te, qual è lo scopo della narrazione di Giacomo?

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto. fantasia • riflettere • incuriosire

Un racconto ha sempre uno scopo: divertire, far , insegnare qualcosa, stimolare la , commuovere, stupire, , impaurire...

GIOVANNI

Insomma, è la storia di Giovanni, questa. Giovanni che va a prendere il gelato.

– Cono o coppetta?

– Cono!

– Ma se il cono non lo mangi.

– E allora? Neanche la coppetta la mangio!

Giovanni che ha tredici anni e un sorriso più largo dei suoi occhiali. Che ruba il cappello a un barbone e scappa via; che ama i dinosauri e il rosso; che va al cinema con una compagna, torna a casa e annuncia: – Mi sono sposato.

Giovanni che balla in mezzo alla piazza, da solo, a ritmo della musica di un artista di strada, e uno dopo l’altro i passanti si sciolgono e cominciano a imitarlo: Giovanni è uno che fa ballare le piazze.

Giovanni che il tempo sono sempre venti minuti; mai più di venti minuti: se uno va in vacanza per un mese, è stato via venti minuti.

Giovanni che sa essere estenuante, logorante, che ogni giorno va in giardino e porta un fiore alle sorelle. E se è inverno e non lo trova, porta loro foglie secche.

Giovanni è mio fratello. E questa è anche la mia storia.

Io di anni ne ho diciannove, mi chiamo Giacomo.

Giacomo Mazzariol, Mio fratello rincorre i dinosauri. Storia mia e di Giovanni che ha un cromosoma in più , Einaudi

ILTESTO NARRATIVO 50

del testo NARRATIVO MAPPA

affascinare realistici

raccont a re far rifletter e fantastici

TEMPO

passato, presenteofuturo definito o indefinito

SCOPO

FATTI

STRUTTURA

IL TESTO NARRATIVO

Narra, cioè racconta, una storia vissuta dai personaggi.

LUOGHI

veri inizio

realistici svolgimento

fantastici conclusione

PERSONAGGI della realtà o fantastici persone e animali principaleèil protagonista il personaggio

NARRAZIONE

in prima persona

dal/dalla protagonista o da un personaggio della storia

interza persona

daun narratore esterno o da una narrat rice esterna

51 Quaderno di scrittura pagg. 20 -24

UNA NUOVA MISTER

Il maestro Juan Carlos prende la parola: – Eva ha ragione (un punto per me). Non sta scritto da nessuna parte che una donna non possa fare l’allenatore. Luca potrebbe dire che in genere le donne allenano le squadre femminili. E ha ragione (un punto per Luca). Ma questo succede perché, anche nel gioco del calcio, come in tanti ambiti della società, il pregiudizio di genere non è ancora stato superato.

– Che cos’è questo pregiudizio di genere? – ha chiesto Matteo.

– Una bella domanda (un punto per Matteo) – ha replicato il maestro. – Diciamo che per moltissimi anni, le donne, nella maggioranza delle civiltà, sono state considerate inferiori agli uomini e sono state relegate ai margini della società. Pensate che fino a settanta anni fa, in Italia, le donne non potevano nemmeno votare.

– E come hanno fatto a conquistare questo diritto? – ha chiesto Luna.

– Con le lotte, la determinazione… la ragione. È stato un primo passo importante verso l’uguaglianza, il rispetto, la dignità. Un passo che ha portato ad altre conquiste.

– Quali? – ha chiesto Samira.

– Beh dal 1968, grazie allo sciopero di un gruppo di operaie inglesi, le donne hanno progressivamente ottenuto la parità di salario, cioè il diritto a essere pagate come gli uomini per le stesse mansioni. Una cosa che oggi avviene, almeno sul piano teorico.

– Che vuoi dire, maestro? – ho chiesto alzando la voce. – Che le donne e gli uomini che fanno lo stesso lavoro in pratica non prendono lo stesso stipendio?

– Purtroppo è così. In alcuni settori, per determinati lavori, l’uguaglianza di salario tra uomini e donne non è garantita. Nonostante le conquiste ottenute con lotte e sacrifici, le donne devono ancora raggiungere una completa parità.

– Secondo me è giusto che non ci sia parità – è intervenuto Luca.

– Noi maschi siamo più forti, più coraggiosi, più responsabili.

– Credo – ho detto – che Luca sia prigioniero di quel pregiudizio di genere di cui ci parlava il maestro. Come facciamo a liberarlo?

– Dimostrandogli che si sbaglia – ha risposto il maestro. – Tanto per cominciare tu, Eva, farai l’allenatore.

– Preferirei il “Mister” – ho detto.

– Anzi: voglio essere chiamata “la Mister”.

52
VERIFICA
AA.VV, NOI siamo il futuro, Raffaello Ragazzi 1 5 10 15 20 25 30

DENTRO LA TIPOLOGIA

1 Chi sono i personaggi del racconto?

Il maestro e i suoi allievi e le sue allieve. Samira, Matteo e Juan Carlos.

2 Questo testo narrativo a quale genere appartiene?

Fantastico.

Diario. Realistico. Favola.

3 La narrazione è in: prima persona. terza persona.

4 Secondo te, la narrazione è in ordine logico e cronologico?

Sì. No.

5 In quale luogo avviene la narrazione?

6 Il tempo dell’azione è: definito. indeterminato.

7 La narratrice è: Eva. Samira. Luana.

VERSO L’INVALSI

1 Scrivi sotto ogni fumetto il nome di chi lo pronuncia

Per tanti anni le donne sono state considerate inferiori agli uomini.

Che cos’è questo pregiudizio di genere?

2 Alla riga 5 trovi il termine “pregiudizio”. Che cos’è?

Un giudizio basato su un’idea precostituita, senza analizzare i fatti. Un giudizio basato su un’analisi oggettiva dei fatti.

3 A parità di lavoro, le donne sono pagate… allo stesso modo degli uomini. meno degli uomini.

4 Secondo Luca (riga 28) i maschi sono più:

5 Nella frase “credo che Luca sia prigioniero” (riga 29): credo è modo tempo sia è modo tempo

RIFLETTO

SUL MIO LAVORO

• Il testo narrativo mi è piaciuto:

• Questa verifica per me è stata:

53

PAZIENZA

Nel brano delle pagine 46-47, “Un’amica con cui volare”, la piccola fata Dada deve affrontare un problema: non le spuntano le ali. Un problema che lei affronta con due armi potenti: la pazienza e l’intraprendenza, che le impediscono di abbattersi. Finché non trova un aiuto inatteso…

L'acqua del lago

Il vecchio saggio e i suoi discepoli decisero di intraprendere un viaggio durante il quale avrebbero attraversato vari territori e città. Un giorno, videro un lago molto lontano e decisero di fermarsi per dissetarsi. Il vecchio saggio si rivolse al suo discepolo più giovane: – Ho sete. Puoi portarmi dell’acqua da quel lago?

Il discepolo camminò fino al lago, ma quando vi arrivò notò che un carro trainato da buoi era appena passato e l’acqua, era diventata torbida. Il discepolo pensò: “Non posso dare da bere al maestro quest’acqua fangosa”. Così tornò e disse al vecchio saggio: – L’acqua è molto fangosa. Non penso che sia giusto berla. Dopo circa mezz’ora, il vecchio saggio chiese di nuovo al discepolo di andare al lago e portargli dell’acqua da bere. Il discepolo, acconsentì. Ma l’acqua era ancora sporca. Tornò e disse: – L’acqua del lago è imbevibile, faremmo meglio a raggiungere la città più vicina e chiedere agli abitanti che ci diano da bere.

MINDFULNESS 54

Il vecchio saggio non gli rispose. Poco dopo però il maestro chiese nuovamente al discepolo di recarsi, al lago. Non volendolo contraddire, il giovane si incamminò nuovamente. In cuor suo, però, era furioso.

Incredibilmente, giunto sulla riva, il discepolo vide che l’acqua era perfettamente trasparente. Quindi riempì le borracce di pelle e portò da bere al suo maestro e a tutti gli altri compagni della carovana.

Il vecchio saggio, gli domandò: – Che cosa hai fatto per pulire l’acqua?

Il discepolo non capì la domanda, dato che ovviamente non aveva fatto nulla e non aveva alcun merito in quel cambiamento. Allora il maestro lo guardò e spiegò: – Hai aspettato. In questo modo, il fango si è depositato da solo e ora possiamo bere dell’acqua pulita. Ebbene, anche la tua mente funziona allo stesso modo. Quando è disturbata, devi solo lasciarla stare. Dalle soltanto un po’ di tempo e non essere impaziente. Troverai l’equilibrio da solo. Non dovrai fare nessuno sforzo per calmarla.

• Come si è sentito, secondo te, il giovane discepolo la terza volta che il vecchio saggio gli ha chiesto di portargli dell’acqua?

• E tu come ti saresti sentito o sentita? Che cosa avresti fatto al posto del discepolo?

Prima di rispondere alle domande, prenditi un momento per riposare la mente e ritrovare la giusta concentrazione. Chiudi gli occhi e fai attenzione al tuo respiro: senti l’aria che entra e che esce, e lascia scorrere tutti i pensieri che ti passano per la testa…

MINDFULNESS 55

Insieme all’insegnante di scienze, fai una ricerca sulle diverse modalità di letargo degli animali.

L’ALBERO E L’AUTUNNO

C’era una volta un albero molto giovane. Era nato in una serra, poi era stato piantato in un boschetto: qui, per tutta la primavera e l’estate, si era trovato benissimo.

Un mattino accadde una cosa strana: le rondini partirono verso i Paesi caldi.

– Perché se ne vanno? – chiese l’albero.

– Non sopportano il freddo – spiegò uno scoiattolo. – È in arrivo l’autunno con la pioggia ed il vento; poi giungerà il gelo dappertutto.

– Ma come faremo noi che non sappiamo volare? – disse l’albero.

– Oh, io andrò in letargo, a dormire un sonno lunghissimo. Fallo anche tu! – rispose lo scoiattolo.

– Che cosa vuol dire? – si chiese l’albero. – Chiederò spiegazioni.

I gatti sicuramente devono saperne qualcosa: non fanno altro che dormire!

Passava di lì un gatto selvatico. L’albero ne approfittò subito: – Ehi tu, quando dormi vai per caso in letargo? E come fai?

– Facile! – rispose il gatto selvatico. – Giro tre volte su me stesso, mi acciambello e chiudo gli occhi. Ma il mio non è un letargo, è un sonno lungo e profondo! Chiedi al ghiro, lui è un esperto in fatto di letargo.

– Devi respirare non più di otto volte al minuto – gli rispose il ghiro. – Quando diventerà freddo, il tuo cuore dovrà battere molto lentamente. Allora sarai in letargo.

Il povero albero però non riusciva a fare cose così difficili. E le giornate si erano fatte più fredde: la pioggia cadeva e la nebbia avvolgeva i suoi rami.

“Morirò certamente di freddo” pensò. Ma, mentre cercava una soluzione al suo caso, sentì che gli occhi gli si chiudevano pian piano… Chiuse istintivamente i piccoli tubi entro i quali passavano le sue sostanze nutritive e si addormentò.

Le sue foglie caddero una ad una, in una meravigliosa e lenta danza. I suoi rami alla fine rimasero spogli e aperti, come a voler abbracciare il cielo: anche lui, a modo suo, aveva accolto l’autunno. dal web

LE STAGIONI L’ autunno 56

CREARE MERAVIGLIA

CON LA NATURA

La “zucca-ochetta”

L’autunno è la stagione delle zucche, che riscaldano le prime giornate grigie con il loro colore arancione. E allora, perché non trasformare le piccole zucche ornamentali a forma di pera in coloratissime e allegre ochette? Bastano pochi materiali, e il gioco è fatto!

PROCEDIMENTO

1 Incolla i semi di girasole (o le bacche) sulla parte più stretta della zucca per fare gli occhi.

2 Modella le zampe con il filo di ferro e infilale nella parte più “panciuta” della zucca.

3 Sistema le zampe in modo che l’ochetta possa stare in piedi.

Helena Arendt, I regali della natura , Terre di Mezzo Editore

OCCORRENTE

• Zucche decorative a forma di pera, con picciolo

• Semi di girasole o bacche di biancospino per fare gli occhi

• Filo di ferro

• Colla vinilica

L’autunno LE STAGIONI 57
1
2 3

SCRIVO

• Prova a comporre tu una poesia sull’autunno facendo compiere alle foglie altre azioni. Puoi iniziare così: Le foglie matte si lasciano catturare…

LE FOGLIE MATTE

Le foglie matte si lasciano andare dal soffio del vento si fan trasportare c’è quella gialla che gioca a palla la foglia marrone fa un ruzzolone c’è quella rossa che fa una gran corsa la foglia arancione vola come un aquilone solo la verde si tiene ben stretta perché di cadere non ha proprio fretta.

Le stagioni , Leonardo Editore

LE STAGIONI L’ autunno 58

MOSTRI IN BOTTIGLIA PER HALLOWEEN

OCCORRENTE

• Contenitori o bottiglie vuote di varie forme (per esempio quelli del detersivo, del latte…)

• Colori acrilici ad acqua

• Pennarello nero e bianco

• Pennelli

PROCEDIMENTO

1 Togli le etichette da un contenitore, risciacqualo bene e lascialo asciugare.

2 Con il colore nero dipingi tutto il contenitore. Poi fai asciugare.

3 Con i pennarelli nero e bianco disegna due grandi occhi, il naso e una bocca da cui spuntano canini lunghi e appuntiti.

4 Colora la bocca di rosso fuoco e lascia asciugare.

5 Per stabilizzare il tuo mostro in bottiglia puoi riempire il contenitore di acqua. Ricordati però di chiudere bene il tappo!

Con lo stesso procedimento, ma cambiando i colori e le forme degli occhi e delle bocche, realizza altri mostri in bottiglia da regalare ai tuoi amici e alle tue amiche.

L’autunno LE STAGIONI 59
1 3 5 2
4

Il racconto fantastico narra avvenimenti creati dalla fantasia dell’autore/autrice che non possono accadere nella realtà.

SCOPO

Affascinare e far sognare chi legge, trasportare in un mondo al di fuori della realtà.

PERSONAGGI

Sia realistici (persone che affrontano vicende insolite e sorprendenti) sia fantastici (maghi, oggetti animati, animali parlanti…).

LUOGHI

Sia realistici (bosco, castello…) sia fantastici (bosco fatato, un regno immaginario…).

TEMPO

Non precisato. Si trovano espressioni come: una volta, tanto tempo fa

STRUTTURA

• Inizio: si presentano la situazione, i personaggi, i luoghi e il tempo.

• Svolgimento: si racconta che cosa accade.

• Conclusione: si narra come finisce la vicenda.

NARRATORE/NARRATRICE

La vicenda può essere raccontata:

• in prima persona, da un personaggio che fa parte della storia;

• in terza persona, da un narratore esterno.

ILRACCONTOFANTASTICO

ILTESTO NARRATIVO 60

STREGA E ORCO

Domani sarà il primo giorno di scuola e Strega è indaffarata perché sta preparando una sorpresa per i bambini e le bambine della scuola “Piccolo Bosco”. Ciascuno di loro troverà sul banco un mazzo di fiorellini profumati. Lei è così: una strega buona con un cuore dolce come lo zucchero filato. Per questo si sta recando al di là del bosco a raccogliere tanti fiori colorati. Nel tragitto le fanno compagnia gli amici Coniglietto, Topolino e Scoiattolo. Strega ha indossato il suo abito viola, quello elegante, perché spera di incontrare Orco, di cui è segretamente innamorata da tanto tempo. In testa ha messo il cappello nero, con un nastro dello stesso colore del vestito. Si sente meravigliosa e piena di speranza. Orco è come non ce ne sono più: buono, generoso, intelligente. Taglia la legna per i nonnini, aiuta gli animaletti del bosco, da una mano alla mensa dei poveri e scrive pure poesie: insomma, un Orco-cuor-gentile!

Appena superato il prato al di là del bosco, Strega lo vede: Orco è proprio di fronte a lei. Il cuore di Strega batte a più non posso per l’emozione… ma Orco abbassa lo sguardo e si allontana, senza neppure salutare. Strega ci rimane malissimo. Perché mai Orco si è comportato così?

– Non sei abbastanza bella per lui! – le dicono Coniglietto, Topolino e Scoiattolo. – Con il nasone e i capelli a spinacio, come potresti mai piacergli?

– Devo assolutamente diventare bella! – dice Strega, le cui speranze sono svanite in un nanosecondo!

Strega si dimentica della ragione per cui sta andando al di là del bosco e ha in testa una sola cosa: diventare bella. Detto fatto… Abracadabrabrumbrumfarfallum…

Laura Stano

COME FINIRÀ LA STORIA?

gira la pagina

ILRACCONTO FANTASTICO 61 Contenuti digitali dell’unità

LASTORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

… i capelli a spinacio diventano riccioli biondi, il nasone diviene un nasino all’insù, l’abito viola si trasforma in un abito d’oro e al posto del cappello ha una corona tempestata di diamanti. Ma anche il cuore buono è cambiato: ora nel petto batte una piccola e fredda pietra. E infatti la nuova Strega si è dimenticata dei bambini e delle bambine della scuola “Piccolo Bosco”. In quel momento passa di lì Orco.

– Scusa, hai visto Strega? Devo regalarle questi fiori.

– Sono io, non mi riconosci? – risponde lei.

– Non dire sciocchezze! La mia Strega ha un simpatico nasone e dei singolari capelli a spinacio; indossa un meraviglioso abito viola e un cappello con il nastro abbinato. La mia Strega è meravigliosa dentro e fuori e non dimenticherebbe mai nessuno.

Tu non sei la mia Strega!

Dette queste parole, Orco si gira e se ne va, lasciando Strega da sola al di là del bosco.

NEI PANNI DI… STREGA

1. Secondo te, come si sente Strega quando gli amici le dicono che è meglio che cambi il suo aspetto?

2. Scoiattolo, Coniglietto e Topolino sono veri amici di Strega?

NEI PANNI DI… ORCO

1. Orco vuole veramente bene a Strega?

2. Alla fine Orco come si sente?

CONSAPEVOLMENTE

• Strega resta sola.

È servito cambiare aspetto?

62

OPPURE COSÌ...

… i capelli diventano riccioli biondi, il nasone diviene un nasino all’insù, l’abito si trasforma in un abito tutto d’oro e al posto del cappello ha una corona tempestata di diamanti. Ma anche il cuore è cambiato. E infatti la nuova Strega si è dimenticata dei bambini e delle bambine della scuola “Piccolo Bosco”.

In quel momento passa di lì Orco.

– Scusa, hai visto Strega? Devo regalarle questi fiori.

– Ma sono io, non mi riconosci? – risponde lei.

– Mi prendi per sciocco? La mia Strega ha il nasone, i capelli a spinacio e un cuore immenso! Mi piace tanto che prima, per l’emozione, sono fuggito! Tu non sei la mia Strega! – dice Orco. A quel punto Strega si guarda allo specchio: non si riconosce.

Pensa ai bambini e alle bambine che ha deluso:

“Che orrore! Questa non sono io!”.

Con un colpo di bacchetta magica, Strega torna com’era e corre alla scuola “Piccolo Bosco”. E lì c’è Orco, che ha preparato la merenda per tutti.

Orco la riconosce subito e la accoglie con un sorriso.

– Strega, scusa se questa mattina non ti ho salutata, ma ero molto emozionato. Tieni, questi fiori sono per te.

NEI PANNI DI… STREGA

• Strega ascolta i consigli di Scoiattolo, Coniglietto, e Topolino perché: non si sente sicura del suo aspetto. crede che per essere amata occorra essere bella.

NEI PANNI DI… ORCO

• Perché Orco manda via la “Strega bella”? Orco vuole bene alla Strega così com’è. Orco vuole Strega ancora più bella.

CONSAPEVOLMENTE

• Tu come ti saresti comportata/o se fossi stata/o nei panni di Strega?

ILRACCONTO FANTASTICO 63

1. La libreria è giù di morale perché:

ha esaurito libri e clienti.

è stata offesa.

2. Che cosa offre la libreria ai suoi clienti?

Libri che aiutano

le persone a stare bene.

Libri senza pagine.

• Immagina e scrivi come si comporterà la libreria con il prossimo cliente? Che tipo di libro gli proporrà? Cambierà umore?

LA LIBRERIA MAGICA

Oggi la libreria è giù di morale. Me ne accorgo non appena io e mio fratello James torniamo a casa da scuola. Le luci sono basse, la carta da parati cangiante è di un tetro grigio scuro e in vetrina ci sono libri cupi. Sento la tristezza fin nelle ossa.

– Papà? – chiamo. Dovrebbe essere dietro il bancone, ma non c’è.

– Che cos’è che ha messo di cattivo umore il negozio stavolta? –domanda James, mentre l’atmosfera intorno a noi diventa sempre più pesante. La libreria tende ad essere lunatica, ma questo fa parte del suo fascino.

– Coraggio, andrà tutto bene, – dico al negozio, mentre premo delicatamente il palmo della mano sul muro.

Al mio tocco, la carta da parati floreale passa dal grigio a un tenue color crema, come se si fosse calmata.

Una citazione scritta sulla lavagna dietro il bancone si dissolve per lasciare posto a nuove parole, con le quali la libreria cerca di comunicare i suoi sentimenti.

L’uccellino, sempre vivace e pieno di energia, aveva come l’impressione che nessuno si accorgesse della bellezza e della forza che possedeva. Tutti vedevano solo i suoi difetti. Storia di Uccellino Azzurro, Ramona Woolridge.

– Mi ricordo quel libro illustrato, mamma ce lo leggeva prima che andassimo a dormire – dice James guardando la lavagna.

Me lo ricordo anch’io e all’istante tutto mi appare chiaro. Quel libro racconta la storia di un uccellino vanitoso che, costretto dagli amici ad abbassare la cresta, deve dimostrare il proprio valore.

Ogni volta che un cliente suggerisce una modifica per migliorare il negozio, infligge un colpo all’autostima della libreria. Nell’istante in cui rivolgo l’attenzione al negozio, rabbrividisco. Il calore è scomparso. Le lampadine sul soffitto sono spente e una pallida luce filtra dalle finestre all’ingresso rischiarando appena le librerie, avvolte in un bagliore fioco. Persino il glicine e l’ortensia rampicante, che ricadono da ogni scaffale, sembrano flosci.

– Qualcuno ha di nuovo ferito i tuoi sentimenti.

Il negozio ha già avuto una reazione simile la scorsa settimana. A un cliente non piaceva la carta da parati arancione che aveva scelto per quel giorno e ha suggerito di optare per qualcosa di più

ILRACCONTO FANTASTICO 64
COMPRENDO SCRIVO

raffinato. L’umore della libreria ha continuato a fare su e giù per ore prima che papà riuscisse a tranquillizzarla. La nostra non è una libreria normale, appartiene all’universo delle librerie magiche. Proprio come altre del suo genere, cerca persone al di fuori del nostro tempo e le conduce dritte alla nostra porta. Fruga nel passato o nel futuro, tornando indietro o balzando in avanti anche di cento anni, per scovare clienti bisognosi della luce e della speranza che solo lei può offrire grazie ai libri e a una comunità di lettori.

Mindy Thompson, La libreria magica di Poppy, Garzanti

ANALIZZO

1. Il luogo in cui si svolge la storia è: fantastico. reale.

2. In questa libreria magica, quali caratteristiche fantastiche hanno gli oggetti reali?

3. Sottolinea in rosso tutti gli aggettivi che si riferiscono alla libreria.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: fantasia • reali • animati

Nel testo fantastico:

• i luoghi possono essere oppure fantastici;

• gli oggetti possono essere e prendere vita;

• l’uso di aggettivi e descrizioni dettagliate aiuta chi legge a entrare nel mondo magico della

1. Cerca il significato delle parole e delle espressioni sottolineate e scrivilo. “Quel libro racconta la storia di un uccellino vanitoso che, costretto dagli amici ad abbassare la cresta, deve dimostrare il proprio valore.”

2. Trova alcuni sinonimi e contrari di “vanitoso”.

CONSAPEVOLMENTE

• Che effetto può avere l’atteggiamento vanitoso dell’uccellino sui suoi amici?

ILRACCONTO FANTASTICO 65

COMPRENDO

1. Pino dove trova la bicicletta?

2. Che cosa attira la sua attenzione, quando guarda dalla finestra?

3. Quando si accorge che c’è qualcosa di diverso in quella bici?

4. Pino come fa a capire che si trova a 53 m di altezza?

5. Perché la mamma non lo vede?

RIFLETTO SUL TESTO

1. Sottolinea la descrizione della SuperBike ed evidenzia gli aggettivi.

2. Nel racconto sono presenti molti verbi al passato remoto: cerchiali.

L’INCREDIBILE SUPERBIKE

Pino Tanuso quel sabato sera recuperò da un fosso una bicicletta abbandonata.

La bici, rossa e senza marca, aveva uno strano cruscotto rettangolare liscio e nero come lo schermo di un computer con la scritta “Ali-N” in un angolo. La inforcò, rientrò a casa e la sistemò in giardino.

In casa non c’era nessuno perché i suoi genitori erano stati invitati da amici. Cominciò una partita a un videogioco… e non la finì. Si annoiava. Andò in camera sua, si mise il pigiama e si stese, scese in cucina, riempì un bicchiere d’acqua dal rubinetto accanto alla finestra, sollevò gli occhi… e fuori, proprio nel punto in cui aveva lasciato la bici, vide accendersi e spegnersi rapidamente una luce. Uscì in giardino. Corse verso la bicicletta e quando le fu vicino il fanale lampeggiò due volte.

– Ecco cos’è stato. Deve esserci un falso contatto – pensò Pino Tanuso. Poi sorrise. – Io me la farei pure una passeggiata con te –mormorò. Perché no?

Spinse la bici fino al cancello e uscì in strada, montò, premette sui pedali e… via! All’improvviso le ruote cominciarono a emettere scintille bluastre. Pino Tanuso cercò di frenare, ma non ci riuscì perché…

… PERCHÉ LE RUOTE SI ERANO STACCATE DA TERRA!

In quello stesso istante il cruscotto s’illuminò, tutte le lettere della scritta “Ali-N” iniziarono a luccicare e una sfera trasparente comparve all’improvviso attorno alla bici, rinchiudendola come in un guscio.

Pino si rese conto con terrore che la casa in fondo alla strada era ormai vicinissima, gridò “mamma miaaa!”, si strinse istintivamente nelle spalle tirando il manubrio verso di sé… e la bici si sollevò come un aereo.

Col cuore che gli andava a mille, smise di pedalare e la bici rallentò e si fermò, rimanendo a ondeggiare pigramente nell’aria. Ricominciò a pedalare con cautela, e la bici si mosse accelerando. Fece pressione sul manubrio, e la bici si abbassò. Non poteva credere a quello che stava succedendo, era una cosa meravigliosa ma impossibile, eppure…

ILRACCONTO FANTASTICO 66

Guardò il cruscotto: al centro c’era adesso un’icona con su scritto “Map”. La toccò, e apparve una perfetta mezzaluna di spiaggia chiusa tra due alture. Proprio al centro, sul mare, era posizionata una piccola bicicletta con accanto un numeretto, “53”, e capì: era la mappa del golfo di Mondello, e la biciclettina indicava la sua posizione, a 53 metri d’altezza!

– Sei proprio una superbicicletta – mormorò Pino Tanuso. – Ti chiamerò SuperBike!

Mentre si dirigeva verso casa, Pino passò sopra una villa. Riconobbe mamma e papà. Si abbassò e si fermò a pochi metri dal gruppetto, galleggiando nell’aria. La mamma alzò gli occhi. Lui la salutò con la mano e lei fece una faccia sorpresa ed esclamò:

– Avete visto che spettacolo stasera?

– È davvero magnifica – commentò il papà.

Pino diede un’occhiata dietro di sé e comprese.

Parlavano della luna, non di lui! – Sono invisibile… – sussurrò.

Carlo Barbieri, Pino Tanuso e l’incredibile SuperBike Ali-n , Einaudi Ragazzi

1. Chi è Pino Tanuso?

Il personaggio principale del racconto. Uno dei tanti personaggi del racconto.

2. Pino Tanuso è:

un personaggio di fantasia un personaggio reale che fa cose straordinarie

3. La vicenda in quale tempo si svolge? Domenica sera del 18 ottobre 2024. Un sabato sera di un mese e di un anno indefiniti.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: protagonista • tempo • reali • fantasia • secondari Nel testo fantastico:

• i personaggi possono essere o di (streghe, maghi, folletti, mostri…) che vivono esperienze straordinarie, oppure oggetti che prendono vita. Il personaggio principale è il , mentre gli altri sono personaggi ;

• il in cui avvengono i fatti è indefinito: un giorno, tanto tempo fa, una volta…

67

INGLESE

• Il titolo del libro in inglese è Witch hat full of stars.

Hat Stars Witch Full

Cappello

Stelle Strega

Quindi il titolo significa:

UN CAPPELLO A PUNTA

I nuovi scarponi non andavano per niente bene. Erano rigidi e lucidi. Scarponi lucidi! Una vergogna. Non dovevano brillare. Tiffany Aching, ferma sul tappeto della sua stanza, scosse il capo.

E poi c’era il nuovo cappello di paglia, con un nastro. Anche su quello nutriva dei dubbi.

Provò a specchiarsi, cosa non facile visto che lo specchio era poco più grande della sua mano e coperto di crepe e macchie. Doveva muoverlo di qua e di là per cercare di vedere il più possibile di sé, e poi ricordare come si incastravano insieme i vari pezzi.

Be’, di solito queste cose non le faceva in casa, tuttavia era importante presentarsi bene, e visto che in giro non c’era nessuno… Posò lo specchio sul comodino traballante, si piazzò al centro del tappeto liso, chiuse gli occhi e disse: – Vedimi!

Tiffany aprì gli occhi. Ed eccola lì, a pochi centimetri da sé. Vedeva la sua nuca.

Con molta attenzione si spostò nella stanza, senza guardare quel sé che si muoveva, perché aveva scoperto che facendolo il trucco era bell’e finito. Era alquanto difficile muoversi così, ma alla fine si ritrovò davanti a se stessa a squadrarsi dall’alto in basso.

Capelli castani che si intonavano agli occhi castani… su questo non poteva proprio farci nulla. Se non altro la faccia se l’era lavata e i capelli erano puliti.

Aveva indosso un vestito nuovo. Con gli scarponi nuovi e lucidi e il cappello di paglia assomigliava a… alla figlia di un contadino, molto rispettabile. Poteva andare.

Da lì vedeva benissimo il cappello a punta che aveva in testa, ma doveva proprio aguzzare la vista. Era come un bagliore nell’aria, che spariva non appena lo si avvistava. Ecco perché era preoccupata per il cappello di paglia, ma quell’altro ci era passato tranquillamente attraverso come se quello nuovo non ci fosse. E questo perché, in un certo senso, il cappello a punta non c’era. Era invisibile, a parte quando pioveva. Il sole e il vento lo attraversavano, ma la pioggia e la neve in qualche modo lo vedevano e lo trattavano come se fosse vero.

Glielo aveva donato la più grande strega del mondo, una strega vera con un vestito nero e un cappello nero e gli occhi penetranti.

ILRACCONTO FANTASTICO 68
Pieno IN

Si era trattato di una sorta di ricompensa. Tiffany aveva fatto una magia, una magia seria. Ma prima di farla non aveva mai saputo di esserne capace; e dopo averla fatta non sapeva come ci fosse riuscita. Adesso doveva imparare come.

– Non vedermi – disse.

La visione di sé – o qualunque cosa fosse, perché non era propriamente sicura del trucco – scomparve.

La prima volta che l’aveva fatto era stato uno shock. Ma aveva trovato sempre facile vedere sé stessa, se non altro nella propria testa. Tutti i suoi ricordi erano come piccole immagini di sé mentre faceva o guardava cose. C’era una parte di lei che non smetteva mai di osservarla.

Terry Pratchett, Un cappello pieno di stelle, Salani Editore

CONSAPEVOLMENTE

• Rileggi la parte evidenziata del testo. La bambina compie qualcosa che non credeva di saper fare e ne resta stupita. A te è mai successa una cosa simile?

• Chi narra la storia?

La protagonista. Una persona che non compare nella storia.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto. narratore/narratrice esterno/a • prima persona

Nel testo fantastico:

• la storia può essere raccontata in dal/dalla protagonista o da un altro personaggio della storia oppure in terza persona da un/una

ILRACCONTO FANTASTICO 69

COMPRENDO

• Perchè i sudditi di Primaditutto lasciano il regno?

FARE SQUADRA

• I nomi propri di questo testo sono creati unendo più parole. Lavorate in gruppo e create altri nomi propri strani e divertenti.

PRIMADITUTTO

Quando il re Primaditutto si svegliò dal letargo si affacciò sul suo immenso regno di Nientepopodimenoché e disse: – Che disastro! Che disastro! Primaditutto – ordinò il re – si tagli l’erba.

I Cavoliamerenda imbracciarono i falcetti e, a passo di marcia, si affrettarono a eseguire gli ordini del re.

Mentre Primaditutto li osservava dalla sua finestra, si sentì chiamare dal piccolo Cincischia: – Padre, ma le camomille? E il tarassaco, e i papaveri?

– Sciocchezze! Primaditutto pulizia!

Il secondo giorno, il re Primaditutto si svegliò, si affacciò nel suo immenso regno e disse: – Che disastro! Che disastro! Primaditutto – ordinò il re – si potino gli alberi!

Gli Zericarbonella si armarono di scale, forbici e cesoie e si affrettarono a eseguire gli ordini del re.

Il piccolo Cincischia, allora, si fece avanti: – Padre, ma le fronde fruscianti, i nidi scrocchianti, il vento sonoro?

– Sciocchezze! Primaditutto ordine!

E così fu per altri due giorni.

Il quarto giorno, il re Primaditutto trovò sotto la sua finestra un’immensa fila di sudditi e disse: – Che disastro! Che disastro!

I sudditi chiedevano la licenza di lasciare il regno per andare alla ricerca di gemme, boccioli, peduncoli e colori, frulli, battiti, canti e cinguettii…

Al re Primaditutto mancò il respiro e poi sbottò: – E sia!

Cincischia contrito constatò: – Partiti, padre son tutti partiti.

Il re Primaditutto spalancò la bocca e con un filo di voce sibilò: – Che disastro! Che disastro!

Claudia Mencaroni - Serena Mabilia, Nel regno di Nientepopodimenoché, Verba Volant Edizioni

ILRACCONTO FANTASTICO 70

del racconto FANTASTICO MAPPA

chi legge far sognare

SCOPO

TEMPO

indefinito

FATTI

mmaginari r ealistici con elementi di fantasia

STRUTTURA

IL RACCONTO FANTASTICO

Narra, cioè racconta, storie che non potrebbero accadere nella realtà.

PERSONAGGI

inizio svolgimento conclusione

realistici

immaginari

NARRAZIONE

LUOGHI

fatti straordinari oggetti animati persone a cui accadono animalicheparlano creature immaginarie,folletti,draghi…

in prima persona dal/dalla protagonista oda una narratrice esterna

o da un personaggio della storia

interza persona da un narratore ester no

71 Quaderno di scrittura pagg. 25 -29

ALLA “RADURA FELICE”

Flossi e Bessi abitavano alla “Radura Felice”. O almeno questo era il nome stampato sulle scatole delle uova. In realtà si trattava di un capannone molto lungo, con un corridoio al centro e gabbie per pollame impilate su entrambi i lati, le une sulle altre. Il pollaio era veramente stracolmo: saranno state all’incirca ventimila galline. Non si può dire, quindi, che non fossero in compagnia, ma non parlavano mai molto, tra di loro. Quando non si è mai stati da nessuna parte, non c’è molto di cui parlare. Quel giovedì cominciò come ogni altro giorno. Quando alle sette del mattino le lampade si accesero automaticamente (non c’erano finestre nel capannone), le galline tirarono fuori le teste da sotto le ali e aprirono gli occhi sbattendo le palpebre per la tanta luce.

Il nastro trasportatore incominciò a muoversi e dopo poco il mangime passò scorrendo davanti alla gabbia. Per riuscire a beccarlo, le galline dovevano spingersi contro la grata e stare, a turni, l’una sul collo dell’altra.

Una piccola figura, lucida e nera, spuntò attraverso una fessura nella porta del capannone. Era una taccola! La taccola intravide sul lato destro della gabbia un bel bottone di metallo lucente e decise, senza troppi complimenti, di prenderselo. Le taccole sono uccelli che non sanno proprio resistere al fascino degli oggetti luccicanti! Con un bel colpo di testa cercò di farlo saltare, ma, il bottone non si staccò. Provò di nuovo, e di nuovo, e fu così che a un certo punto, l’oggetto di metallo ruotò verso l’alto, fece clang e lo sportello della gabbia si aprì… Flossi e Bessi rimasero completamente immobili, in totale smarrimento. E fu lì che la taccola ebbe un’idea.

– Care ragazze, visto che ho aperto la vostra gabbia, non vi andrebbe di accompagnarmi fuori a fare colazione?

– Fuori dove? – chiese Bessi, più smarrita e confusa che mai.

– Intendi forse dire che c’è un altro pollaio al di là del portellone? – chiese Flossi.

La taccola era senza parole.

– Perché non date un’occhiata voi stesse? – disse infine. – Potete sempre tornare indietro…

in libertà , Camelozampa

72
1 5 10 15 20 25 30
VERIFICA

DENTRO LA TIPOLOGIA

1 Questo testo a quale genere appartiene? Fantastico. Biografico. Realistico. Autobiografico.

2 La narrazione è in: prima persona. terza persona.

3 Il luogo in cui si svolgono i fatti è: reale. fantastico.

4 I personaggi sono: animali reali, ma con caratteristiche di fantasia. animali fantastici.

5 I protagonisti sono: la taccola. Flossi e Bessi.

6 Qual è l’elemento fantastico che caratterizza i personaggi del racconto? Sono animali reali, ma che parlano e agiscono con precisione. Sono mostri fantastici.

7 Ci sono personaggi secondari? Sì. No.

8 Il tempo della vicenda è: indicato con precisione. indefinito.

9 Secondo te, qual è lo scopo di questo testo?

RIFLETTO

SUL MIO LAVORO

• Il racconto fantastico mi è piaciuto:

VERSO L’INVALSI

1 Che cos’è la “Radura Felice” (riga 1)? Una stalla. Un grande prato. Un pollaio. Un giardino.

2 A che ora si accendono le lampade (righe 9-10)?

Alle 8. Alle 6,30. Alle 7,30. Alle 7.

3 Perché le galline non hanno granché di cui parlare (righe 7-8)?

4 Qual è il contrario di automaticamente (riga 10)?

Manualmente. Meccanicamente.

5 In quale posizione mangiano le galline (righe 15-16)?

Sdraiate.

Una sul collo dell’altra. In piedi ad ali aperte. Sedute con il collo piegato.

6 Il termine “stracolmo” (riga 5) è: un nome. un aggettivo possessivo. un aggettivo superlativo assoluto. un avverbio.

7 Nell’espressione “una piccola figura, lucida e nera, spuntò” (riga 17) ci sono: un articolo, tre aggettivi, un nome, un verbo. un avverbio, tre aggettivi, un nome, un verbo.

• Questa verifica per me è stata:

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LIBERE DI VOLARE

Adriana, Giulia e Martina hanno tante amiche, ma loro tre sono inseparabili.

– Diventerò una pilota – afferma sicura Adriana, – la più in gamba del mondo!

– Da grande farò la scrittrice – dice convinta Giulia – e sarò la più brava del mondo!

– Il mio sogno è diventare una violinista – dichiara decisa Martina, – la più grande del mondo!

Le tre amiche indossano senza saperlo le ali invisibili e ma giche tessute dal Signor SEVUOIPUOI. È lui che custodisce i desideri. Le sue ali aiutano ad alzarsi in volo e a realizzare i propri sogni.

Ma una banda di malvagi trama per annullare l’effetto magico del le ali. Il loro capo, NONCELAFARAI, escogita un piano diabolico: farà mettere di nascosto dei sassolini nelle tasche, nelle scarpe e negli zaini di Adriana, Giulia e Martina. Il loro peso le bloccherà a terra. Per prima entra in azione la perfida SOLOBELLA. Armata di un lun go metro, si avvicina alle bambine sussurrando: – Bisogna essere belle, belle, belle… – e così mette i primi sassolini nelle scarpe delle tre amiche.

Ed ecco che arriva il malvagio TINGANNO e armato del suo spec chio malefico sussurra: – Spilungona, stupida, brutta – e a ogni parola aggiunge altri sassi, questa volta nelle tasche.

Per terzo arriva il crudele VALIPOCO con il suo sacco pieno di meno.

Le femmine corrono meno velocemente dei maschi.

Le femmine sono meno forti dei maschi.

Le femmine sono meno coraggiose dei maschi…

A ogni meno un sasso finisce negli zaini.

Infine si presenta l’orribile SIGNORINA, con il suo sacco pieno di devono essere.

Le femmine devono essere perfettine.

Le femmine devono essere principessine…

E ogni volta lascia cadere un sasso negli zaini, nelle scarpe o nelle tasche delle amiche… Ora tutti quei sassi le bloccano a terra. Ma…

Raquel Diaz Reguera, Libere di volare, Giralangolo

• Le bambine si lasceranno bloccare dal peso dei sassi o riusciranno a inseguire e a realizzare i loro sogni? Scrivi tu il finale della storia.

EDUCAZIONE CIVICA 74
SCRIVO

CONSAPEVOLMENTE

• Qual è il tuo sogno per il futuro? E quello delle tue compagne e dei tuoi compagni? Hai mai pensato di non essere adatto/a a qualche lavoro? Parlatene in classe, per scoprire anche chi ha sogni simili.

EDUCAZIONE CIVICA

Il racconto realistico narra fatti reali o verosimili, che cioè potrebbero accadere nella realtà.

SCOPO

Raccontare una storia che interessi e appassioni chi legge.

PERSONAGGI

Persone o animali realistici

LUOGHI

Reali (una casa, una scuola, una fattoria…), realistici o verosimili, che cioè potrebbero esistere nella realtà.

TEMPO

Definito. I fatti si svolgono in genere nel presente o nel passato.

STRUTTURA

• Inizio: si presentano la situazione e i personaggi, il luogo e il tempo.

• Svolgimento: si racconta che cosa accade.

• Conclusione: si narra come finisce la vicenda.

NARRATORE/NARRATRICE

I fatti possono essere raccontati:

• in prima persona da un personaggio che fa parte della storia;

• in terza persona da un narratore esterno.

ILRACCONTOREALISTICO

ILRACCONTO REALISTICO 76

LUCA E L’AMICO SPECIALE

Rosso + Rosso = Luca + Rossino.

Mi piace presentarci così, io e il mio pesciolino. Siamo praticamente uguali.

Io ho i capelli rosso ciliegia con un piccolo ciuffo marrone, chissà poi perché!

E sulle guance ho tanti puntini rossi.

Mia sorella dice che sembrano piccole formiche rosse e allora… zac! Mi dà un pizzicotto per vedere se si spostano. Che male!

Rossino è come una fragola matura. Ma non ha tanti puntini. Ne ha uno solo, sulla punta della pinna destra. Chissà poi perché!

Rossino me lo ha regalato mio zio. Era un giorno così grigio che le sole cose colorate in casa eravamo io e lui.

È stato amore a prima vista.

Di sera mamma e papà arrivano sempre tardi e mi fanno mille domande.

Come è andata a scuola? Che cosa hai fatto di bello? Che cosa hai mangiato?

Tutte quelle domande mi fanno girare la testa. Ma da quando è arrivato Rossino, la mia vita è cambiata… solo Rossino mi capisce.

Mi guarda con i suoi occhioni e ha sempre tempo per me.

Parliamo tanto, a modo nostro.

Quando vuole dire di sì, salta dritto dritto verso il cielo.

Quando ha fame fa il morto sul pelo dell’acqua.

Quando poi è molto felice fa le bolle a più non posso.

Un brutto giorno è arrivato un gatto un po’ magro e spelacchiato. L’ho visto: era immobile come una statua e guardava dall’alto il mio Rossino. – Aiuto! – ho urlato subito forte forte.

Ma Rossino se l’era già cavata benissimo. Un doppio spruzzo d’acqua là sul suo naso nero. Eccoti sistemato, brutto gatto cattivo!

Emanuela Orlandini, Rosso Rosso Clic!, La Spiga

ILRACCONTO REALISTICO 77
digitali dell’unità
Contenuti
COME FINIRÀ LA STORIA? gira la pagina

LASTORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

Il gatto, spaventato dalle mie urla e infastidito dallo spruzzo dell’acqua, scappa a zampe levate.

Il proverbio dice però: “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”. E infatti dopo due giorni il gatto riappare. È fermo, immobile e osserva il pesciolino dall’alto con un ghigno sotto i baffi. Io sono purtroppo lontano da loro e osservo paralizzato la scena… Pluf! Splash! Il gatto balza sul piccolo acquario e immerge una zampa nell’acqua… Io corro, urlo, ma l’acquario nel trambusto cade a terra spargendo ovunque acqua e schegge di vetro. Vedo Rossino saltare sul tappeto impazzito e il gatto rincorrerlo. Con un balzo riesco a prendere Rossino tra le mani… è salvo!

Corro in cucina alla ricerca di un recipiente dove mettere l’acqua e Rossino.

Resto a guardarlo nella sua casa provvisoria: è fermo, non fa le bolle, quindi non è felice. Resta così tutto il giorno e anche i giorni successivi.

Domani andrò con la mamma a comprare un nuovo acquario con il coperchio! Speriamo che Rossino si riprenda. Alla fine, Luca capisce che Rossino potrebbe non essere mai più felice.

Flavia Zampighi

NEI PANNI DI… LUCA

• Che cosa pensa Luca?

È preoccupato per la vita di Rossino.

Il gatto avrebbe potuto mangiare Rossino in un boccone.

Rossino avrebbe potuto ferirsi con una scheggia di vetro.

Serve un acquario con un coperchio.

Rossino non fa le bolle perché non è più suo amico.

NEI PANNI DI… ROSSINO

• Secondo te, perché Rossino non fa più le bolle?

78

OPPURE COSÌ...

Una notte ho sognato che dalle pinne spuntavano a Rossino due minuscole braccia, con le mani e anche le dita. Poi le gambe e… insomma, diventava un bambino proprio come me! E se diventa una bambina come mia sorella? Aiuto!!! E se anche lei poi vuole spostare le formiche sulle mie guance? No, no, no e poi no!

Ha ragione il nonno. Tutti gli animali devono vivere in libertà. Gli scoiattoli nel bosco, i leoni nella giungla, gli squali nel mare, le aquile in cielo e… i pesci rossi nello stagno! Ho deciso. Devo liberare Rossino nello stagno del parco vicino a casa. In questo modo non si sentirà più solo e potrò andarlo a trovare tutte le volte che posso oppure quando avrò bisogno di un buon amico a cui confidare tutti i miei segreti.

Sono sicuro che Rossino appena mi vedrà nuoterà verso di me, pronto a salutarmi e ad ascoltarmi.

Penso che sarà felice con i suoi nuovi amici, ma soprattutto… sarà libero!

Luca è convinto che la libertà renderà Rossino felice.

Emanuela Orlandini, Rosso Rosso Clic!, La Spiga

NEI PANNI DI… LUCA

1. Luca pensa che gli animali: debbano vivere in libertà nel loro ambiente naturale. possano vivere bene ovunque, se hanno cibo e acqua.

2. Luca decide: di lasciare libero Rossino nello stagno del parco. di mettere Rossino in un acquario più grande.

3. Secondo te, Luca: si è stancato di Rossino. tiene molto a Rossino.

NEI PANNI DI… ROSSINO

• Secondo te, come si è sentito Rossino?

COMPITO AUTENTICO

• Se tu fossi stato/a nei panni di Luca, quale strada avresti scelto? Perché? Discutine in classe.

ILRACCONTO REALISTICO 79

COMPRENDO

• Perché il papà di Jip si è arrabbiato?

ANALIZZO

1. Chi viene presentato all’inizio del racconto?

I protagonisti.

Il papà.

2. Abbiamo indicato in blu l’inizio del testo. Indica in rosso lo svolgimento e in verde la conclusione

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto. svolgimento • inizio • conclusione

Il racconto è composto da:

• un

in cui si può individuare il protagonista o i protagonisti;

• uno

in cui si narra una successione di fatti;

• una in cui si vede come finisce la vicenda.

UN GIORNO DI PIOGGIA

Piove a dirotto! A dirotto! Non è proprio il tempo ideale per giocare in giardino.

Jip e Janneke sono stati sul davanzale per un po’ a guardare fuori. Ma non passava nessuno, solo un cagnolino. Allora si sono messi a sfogliare dei libri. Li hanno già guardati tutti, e fuori piove e piove.

– Ecco due paia di forbici – dice la mamma di Jip. – Una per ciascuno. Potete ritagliare le figure di questo libretto, e anche di questo e di questo. Tre libretti da ritagliare.

Che bello! Ci sono tanti disegni di macchine e di belle signore. Li ritagliano tutti, ma dopo un po’ non ci sono più figure.

– Ecco, abbiamo finito – dice Janneke. – Ne avete altri?

Jip osserva la libreria. In basso ci sono dei libri con tante belle figure colorate.

– Possiamo prenderli di sicuro – dice. – Dopotutto sono lì in basso. Non li guarda mai nessuno. Ecco, tu tagli questo e io prendo l’altro. Sono così presi a ritagliare, con la punta della lingua tra le labbra, che non si accorgono neanche che entra qualcuno.

– Ehi! Che cosa state facendo! – esclama una voce.

Jip e Janneke lasciano cadere le forbici. È il papà di Jip. È arrabbiatissimo! Arrabbiatissimo! Janneke se ne va a casa senza dare nell’occhio. E Jip è molto triste perché, prima di andare a letto, il papà non gli legge niente. Ma un pochino è anche colpa sua. Perché i libri che ci sono nella libreria… quelli non si possono ritagliare!

Annie M.G. Schmidt - Fiep Westendorp, Jip e Janneke. Vieni a giocare?, LupoGuido

ILRACCONTO REALISTICO 80

UN MONDO A COLORI

I suoi genitori amavano moltissimo il colore verde. Lo amavano talmente che avevano voluto fare la loro casa completamente verde. Verdi non erano soltanto i muri, le porte, le finestre, i pavimenti, i soffitti, ma era verde anche tutto quello che c’era dentro: i tavoli, i piatti, i bicchieri, le posate, i tovaglioli, i letti, le lenzuola, le coperte, i cuscini, i quadri, i bagni, persino gli spazzolini da denti. Questa bambina cresceva nella sua casa tutta verde, convinta che non ci fossero altri colori. Ma un giorno arrivò il momento di andare a scuola. Per la verità l’età l’aveva già superata da un po’, ma per i primi due anni i genitori avevano preferito farla studiare a casa con l’aiuto di una maestra. Era stata poi quella stessa maestra a consigliare di farle proseguire gli studi in una scuola. Finalmente arrivò il gran giorno. La mamma prese per mano la bambina e insieme si incamminarono sul vialetto tutto verde.

Il primo giorno di scuola trascorse come un sogno bellissimo, pieno di scoperte e di novità e, quando suonò la campanella, la bambina pensò che le sarebbe piaciuto portarsi a casa tutti quei colori, ma pensò anche che i suoi genitori forse ne avrebbero sofferto, perché per loro era bello solo il verde e non sarebbero stati contenti se lei avesse detto che aveva un’idea diversa.

La bambina però non voleva rassegnarsi e provò a immaginare una soluzione che accontentasse tutti. Quindi la sera a cena, dopo aver raccontato con entusiasmo tutte le cose meravigliose che aveva fatto quel giorno, aggiunse con una vocina dolce: – Mamma, papà, io penso che la nostra casa verde sia bellissima, ma oggi ho visto tanti altri colori, e penso che anche quelli siano bellissimi. Che cosa ne direste se tenessi, nella mia camera, delle cose colorate?

I genitori non si aspettavano queste parole, credevano che la loro bambina avesse i loro stessi gusti e ci rimasero male.

Gherardo Colombo, La bambina tutta verde, Salani Editore

• Ti è successo di avere idee diverse dai tuoi genitori? Come hanno reagito? Hai cercato di far loro cambiare opinione?

COMPRENDO

1. Perché la bambina inizia ad andare a scuola solo in terza?

2. Quando la bambina scopre i colori, che cosa chiede ai genitori?

• Sottolinea nel testo i nomi comuni di cosa che indicano gli oggetti di colore verde all’interno della casa.

ILRACCONTO REALISTICO 81
CONSAPEVOLMENTE

• Quale foto risponde all’espressione “viso color della steppa bruciata dal sole”?

COMPRENDO

1. Dove deve andare Waman?

2. Che cosa deve attraversare?

3. Quanti giorni di cammino occorrono per raggiungere la sua meta?

4. Waman che cosa vuole costruire da grande?

IL LUNGO VIAGGIO

La storia si svolge a Zanskar, una regione che si trova nel nord dell’India, tra le montagne più alte del mondo.

Quella fu la prima cosa alla quale Waman pensò appena mise piede fuori di casa. C’era solo neve attorno a lui: tanta, bellissima e ovunque. Il pensiero che un altro anno stava per iniziare lo fece sorridere e Latak, il papà, se ne accorse.

– Sei felice di tornare a scuola?

– Sì, molto! – rispose Waman senza esitare, mentre sul suo viso color della steppa bruciata dal sole si rincorrevano i pensieri. La scuola per lui era… tutto. Voleva dire amici e cose nuove da imparare, momenti felici e tanti giochi da fare assieme agli altri. Voleva dire anche impegno e sacrificio, questo però non lo aveva mai spaventato. Anzi, nonostante avesse solo dieci anni aveva le idee molto chiare e sapeva una cosa importante, che ricordava spesso nei momenti difficili: anche quando le cose non vanno bene, anche quando un compito in classe o un’interrogazione non vanno per il verso giusto, non serve a niente preoccuparsi. Basta fermarsi a riflettere, pensare con calma e ricominciare ancora una volta, impegnandosi più di prima. Perché è soltanto andando a scuola che i sogni custoditi nel cuore si possono avverare, ed è così che ci si prende cura di loro.

E lui aveva un grande sogno da realizzare… Lo ricordò appena uscirono dal villaggio.

– Papà, guarda! Ci siamo! – gridò. Era lì, davanti a lui. Magnifico. Il ponte sul tetto del mondo. Solo allora gli occhi di Waman si colmarono di vera ammirazione. Quello era l’unico ponte di tutta la regione. Il solo. Sorvolava la valle come un arco incantato, coperto di neve e ghiaccio: era anche l’unico punto di accesso al fiume. L’unico modo, cioè, per raggiungere Zangla o andarsene da lì.

Waman corse verso il ponte e lo sfiorò con le mani guantate. Adorava i ponti. Amava guardarli. Sognava di diventare un ingegnere e di poterne costruire tanti, un giorno, in giro per il mondo. Avvicinare i popoli gli uni agli altri, ponte dopo ponte… Il padre lo raggiunse e indicò sotto di loro.

– Il ghiaccio sembra solido. Il percorso anche, tranne forse in qual-

ILRACCONTO REALISTICO 82

che punto. La strada è praticabile. Questo voleva dire una cosa soltanto: che il giorno dopo avrebbe intrapreso la lunga marcia verso la scuola. Era deciso.

Ci sarebbero voluti quattro giorni di cammino fra montagne aguzze e sentieri insidiosi, lungo il corso dello Zanskar ghiacciato, fra rocce taglienti e venti artici. Non ci sarebbe stata nessuna comodità, nessuna sosta che non fosse necessaria: solo cento lunghi chilometri per arrivare a Leh.

Per arrivare a scuola.

Per arrivare ai propri sogni.

Luca Azzolini, La strada più pericolosa del mondo, Einaudi Ragazzi

CONSAPEVOLMENTE

• Rileggi la parte evidenziata nel testo. Condividi il pensiero di Waman? Saresti disposto/a a fare tanti sacrifici per realizzare il tuo sogno?

1. I personaggi della storia

sono:

reali, che potrebbero esistere nella realtà. fantastici, che non potrebbero esistere nella realtà.

2. In quale persona è raccontata la storia?

In prima persona, da Waman.

In terza persona.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: prima persona • reali • terza persona

Nel racconto realistico:

• i personaggi sono persone ;

• la storia può essere narrata in (narratore interno) o in (narratore esterno).

ILRACCONTO REALISTICO 83
ANALIZZO

PERCHÉ NON POSSO?

La storia è ambientata a Kabul, la capitale dell’Afghanistan, un Paese dell’Asia dove le donne non hanno gli stessi diritti degli uomini.

Fu lei, Samira, a dirmi della squadra, una mattina mentre andavamo a scuola. Una squadra di ciclismo femminile, solo donne, tranne il coach, l’allenatore, che era un uomo. Lo aveva saputo da sua mamma, che aveva un’amica che abitava vicino all’ospedale e vedeva la squadra sfilare per le strade sulle bici.

Una squadra femminile di ciclismo… Non si era mai vista una cosa simile a Kabul. Alcuni dicevano che le donne non erano autorizzate ad andare in bicicletta. E che il Governo non l’avrebbe mai permesso… quelle donne sarebbero state punite…

– Sarebbe bello, però, eh? – dissi a Samira mentre salivamo le scale.

– Cosa?

– Andare, anche noi, in giro in bicicletta.

– È solo qualcosa che una donna non può fare.

– E perché?

– È così da sempre…

– Be’, è una tradizione che non mi piace.

– Sai quante ce ne sono.

Premetti la mia spalla contro la sua.

– Dài, non sarebbe bello? In bici, noi due, Maryam e Samira, la più bella squadra femminile di Kabul. – Samira sorrise.

Entrammo in classe e passai la mattinata pensando a quella faccenda che non mi usciva dalla testa, una squadra femminile di ciclismo.

allenatore/allenatrice

ILRACCONTO REALISTICO 84
women’s cycling team racing bike bike helmet coach squadra di ciclismo femminile bicicletta
corsa
IN INGLESE
da
casco da bicicletta

E mi dicevo che sì, era possibile, donne, in bici, come gli uomini. All’uscita chiesi a Samira se per caso potesse fare una ricerca in Internet, lei che Internet al negozio ce l’aveva; sapere di più di questa squadra, dov’era, dove si allenava.

Il giorno dopo, Samira era a casa mia. Aveva in mano le pagine di un giornale con una foto della squadra, il coach, le ragazze col casco sull’hijab, il velo allacciato sotto la gola.

– Voglio essere anch’io una di loro – esclamai.

– Cosa? Tu sei matta. Ma dài, e come facciamo?

– Questo non lo so. Possiamo andare là e vedere.

– Non sappiamo neanche dove stanno.

– Be’, ci sarà qualcuno che lo sa. Andiamo lì e chiediamo.

– E chi ci porta, scusa?

– Come chi ci porta, andiamo sole, io e te.

– Sole? Ma sei matta? A Kabul? – Scosse la testa. – Tu non li leggi i giornali, Maryam, sei matta, andare in giro da sole.

– E non puoi chiedere a tuo padre? – domandai.

– A mio padre? Chiedi a tuo fratello. È il solo che possa portarci.

Gabriele Clima, Fiori di Kabul , Einaudi Ragazzi

COMPRENDO

1. Chi sono Maryam e Samira?

2. Chi parla per prima della squadra di ciclismo femminile?

3. Perché le donne non possono andare in bicicletta a Kabul?

4. Che cosa propone Maryam?

1. Il luogo in cui avviene la vicenda è una città. Quale?

Milano. Kabul. Parigi.

2. Samira quando racconta a Maryam della squadra di ciclismo?

Una mattina. Una sera.

3. Maryam quando riceve il giornale con la foto della squadra?

Mai. Il giorno dopo.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: successione • luoghi • durata

Il racconto realistico:

• è ambientato in reali, cioè che esistono nella realtà o che potrebbero esistere;

• il tempo viene espresso dagli indicatori temporali che precisano la dei fatti (prima, dopo, infine…) e la loro (una mattina, un giorno, una settimana…).

ILRACCONTO REALISTICO 85

COMPRENDO

• Perché Mykyta e la mamma partono all’improvviso?

Perché nel loro Paese c’è la guerra.

Perché nel loro Paese c’è un’alluvione.

• Perché il bambino si sente solo, anche se è con la mamma?

Perché ha dovuto lasciare la sua casa.

Perché pensa al papà e al nonno.

• Che cosa gli ricorda la sua casa?

La città. Le nuvole.

IN FUGA DALLA GUERRA

Una mattina Mykyta non vede più le nuvole, ma solo tanto fumo, e sente boati e spari. La sua scuola non c’è più e neanche le case dei suoi amici.

– Qui non possiamo più stare – gli spiega la mamma.

– E papà?

– Deve rimanere qui.

– E il nonno?

– Anche lui.

– Perché?

La mamma non risponde. Prepara in fretta una valigia. Mykyta ha paura. Perché la mamma non risponde? È troppo piccolo per capire che quella è la guerra. La mamma gli stringe la mano e insieme iniziano a camminare.

La strada è tanto lunga e Mykyta è tanto triste. Non ha salutato il papà, il nonno. Salgono su un pullman in mezzo a tante mamme e a tanti bambini. C’è chi piange, chi stringe un orsacchiotto, chi prega. Mykyta guarda il cielo dal finestrino. Il fumo nasconde tutto. Le case, la scuola, il cielo.

Dopo tante strade e tanto tempo il pullman si ferma. Camminano in fila e aspettano il proprio turno. Quando finalmente diventano i primi della fila, un signore parla con la mamma. Scrive i loro nomi su un foglio. Ad accoglierli in città ci sono altre case, altra gente, altri profumi, altri sapori. Un’altra scuola e un’altra lingua. Mykyta guarda e ascolta. Sente il cuore stringersi nel petto. Pensa al papà, al nonno, alla sua casa. E anche se ha vicino la mamma, si sente solo. Non parla, non gioca. Vuole tornare nella sua casa, nel suo Paese. Vuole rivedere il papà e il nonno e la sua scuola. Una mattina alza il viso verso il cielo e le vede. Sono le sue nuvole, proprio le stesse, quelle che vedeva a casa sua. Gli sorridono.

Alessandro Sala, Mykyta parla con le nuvole, La Spiga

• Vicino a voi conoscete qualcuno che è dovuto andare via dal proprio Paese a causa della guerra o per altri motivi? Dividetevi in gruppi e raccogliete le loro storie.

ILRACCONTO REALISTICO 86
FARE SQUADRA

del racconto REALISTICO MAPPA

appassionare

chi legge

definito, passato o presente

SCOPO

TEMPO

FATTI

almente accaduti alistici

STRUTTURA

reali realistici

NARRAZIONE

Narra fatti che potrebbero accadere nella realtà.

LUOGHI

IL RACCONTO REALISTICO o da un personaggio della storia

PERSONAGGI

persone o animali realistici

in prima persona dal/dalla protagonista

odauna narratrice esterna

interza persona da un narratore esterno

inizio svolgimento conclusione

87 Quaderno di scrittura pagg. 30 - 34

GLI STIVALI DELLA NONNA

Mia nonna fa l’orto. Le piace zappettare, concimare, potare, raddrizzare, innaffiare e raccogliere verdure e ortaggi. Le piace sfilare una carota, scuo tere la terra attorno, lavarla bene al rubinetto esterno e offrirla a me. Qualche tempo fa mi ha regalato degli stivali di gomma simili ai suoi. I suoi sono verde scuro, di plastica dura. I miei sono di un verde più chiaro, di pla stica un po’ più morbida con stampati dei ravanelli come quelli che coltiva. Nonna ha rotto un osso. Il più lungo del corpo. Quello della gamba. Ora è in ospedale e, domani, sarà operata. Mamma mi ha assicurato che non sentirà dolore. I medici la faranno dormire profondamente.

La notte mi sveglio e vado nel letto della mamma. Nemmeno lei dorme. La trovo con un libro aperto.

Papà è partito e nonna è in ospedale.

– Vieni – mi dice, scostando la coperta.

– Pensi alla nonna?

– Uh uh! – dice togliendosi gli occhiali. – Però adesso è ora di dormire. Non ti devi preoccupare. Le ho fatto compagnia mentre cenava e stava proprio bene. Te l’ho già detto. Mi ha chiesto di salutarti.

– Ha mangiato anche il budino?

– Stasera il budino non c’era. Ha mangiato una banana.

Mi accoccolo vicino al corpo caldo della mamma.

– Ma il canarino della nonna?

– Sono passata oggi e gli ho dato da mangiare i suoi semi e poi anche da bere. È tutto a posto, non ti preoccupare.

Mi abbraccia.

Piove. La mamma si alza a chiudere una persiana rimasta aperta. Si vedono i lampi illuminare il cielo. La stanza diventa buia. Sono molto stanca e, alla fine, crollo.

Mi sveglio. Fuori non piove più. La mamma è già alzata. Mi ha preparato la colazione. Ha messo sulla seggiola tutto il necessario. Non vedo le scarpe. Vado a cercare nella scarpiera gli stivali di gomma. Arrivo a scuola con i miei stivali di gomma e mi rendo conto che tutti li guardano, perché adesso il cielo è chiaro e splende il sole. E soprattutto perché ormai è primavera inoltrata e nessuno gira con gli stivali. Ma non mi interessa. C’è un pensiero che mi assilla.

VERIFICA 88
1 5 10 15 20 25 30
Silvia Vecchini - Arianna Vairo, Jole, Topipittori

DENTRO LA TIPOLOGIA

1 Questo testo narrativo a quale genere appartiene?

Fantastico. Avventura. Realistico.

2 La narrazione è in: prima persona. terza persona.

3 Il luogo in cui si svolgono i fatti è: realistico. fantastico.

4 I personaggi sono: persone reali, ma con caratteristiche di fantasia. persone reali, che si possono incontrare nella vita di tutti i giorni.

5 La protagonista è: la nonna. la mamma. la bambina.

6 Ci sono altri personaggi? Sì. No.

7 Il tempo in cui si svolgono i fatti è: presente. passato.

8 Secondo te, qual è lo scopo di questo testo?

VERSO L’INVALSI

1 Qual è l’occupazione preferita della nonna? Cucire. Cucinare. Coltivare l’orto. Andare al cinema.

2 Leggi con attenzione le righe da 1 a 3. Quanti verbi contengono?

8 9 10 11

3 Che cosa regala la mamma a Jole?

Scarpe da ginnastica. Stivali di gomma dura. Stivali di gomma morbida. Stivali di cuoio.

4 Che cosa si rompe la nonna?

Un osso della gamba.

Un osso del braccio.

Un osso della mano. Un osso del piede.

5 Jole e la mamma faticano a dormire perché: c’è il temporale. hanno paura del buio. sono preoccupate per il canarino. sono preoccupate per la nonna.

6 Che cosa indossa Jole per sentirsi più vicina alla nonna?

Un maglione a righe. Gli stivali gialli. Un maglione giallo. Gli stivali verdi.

7 Il nome “scarpiera” (riga 30) è un nome: alterato derivato falso alterato

8 Secondo te, qual è il pensiero che assilla Jole?

SUL MIO LAVORO

• Il racconto realistico mi è piaciuto:

• Questa verifica per me è stata:

RIFLETTO
89

CONSAPEVOLMENTE

• Elia ha fatto bene a dire di “no” al bullo? Tu che cosa avresti fatto al posto suo? Discutine con il gruppo classe.

Il termine bullismo deriva dalla parola inglese “bullying” (to bull) che significa “usare prepotenza, maltrattare, intimorire”. Il bullismo è una forma di oppressione fisica e psicologica messa in atto da uno o più persone (bulli o bulle) nei confronti di un’altra persona (vittima).

ELIA E LE SPIGHE

Elia attraversò di corsa il ponte e arrivò alla biglietteria, tutto trafelato, arruffato, sudato, con decine di spighe selvatiche infilate sul maglione e tra i capelli.

Una donna stava dietro al bancone su cui facevano bella mostra libri fotografici di fiori e piante. Lo osservò perplessa: – Tu sei Elia, vero? Tuo nonno ti aspetta?

– Sì! – rispose Elia, e corse via. Elia entrò nell’Orto Botanico e il suo passo subito rallentò. Rallentò il battito del cuore. Rallentò il respiro affannoso. Respirò. Era lì, alla fontana ottagonale, dove il nonno gli aveva dato appuntamento.

– Ciao! Ma cosa ti è successo? Allora? Racconta! – disse il nonno. – Che cosa? – chiese Elia.

– La tua storia. Queste spighe selvatiche conficcate con rabbia sul tuo maglione, tra i tuoi capelli! Racconta queste.

– È per via di un “no” che ho detto a un mio compagno di classe.

Il nonno lo fissò negli occhi: – Be’, che problema c’è? A volte i “no” sono più importanti dei “sì”: ci rendono più liberi.

– Il problema è che questo mio compagno è un bullo – disse Elia. – È lui che ti ha lanciato queste spighe selvatiche?

– Lui, insieme ad altri due della sua banda. Mi hanno inseguito fino all’ingresso dell’Orto lanciandomi queste spighe. Si sono fermati solo al ponte urlandomi dietro “secchione, infame, traditore”.

La voce di Elia tremava. Una lacrima gli solcava il viso.

Il nonno gli prese la mano. – Perché? – chiese stringendogliela forte.

– Ieri abbiamo avuto un compito in classe di matematica e mentre stavo per controllare i conti per l’ultima volta dal banco dietro al mio mi è arrivato il sussurro di una voce che conosco bene: “Ehi, tu, idiota, passami il compito, idiota, e vedi di sbrigarti”.

– E tu? – chiese il nonno, lo sguardo sorpreso.

EDUCAZIONE CIVICA 90

Il 7 febbraio si celebra la Giornata contro il Bullismo

– Io non ho risposto e ho continuato a controllare i conti.

Lui allora mi ha detto: “Dammi il tuo compito, e tu prendi il mio. Muoviti, che devo consegnare!”. Avrei potuto dargli il mio compito, ma non mi sembrava giusto. Così gli ho detto “no”.

Il nonno sorrise. – E lui?

– Lui era furibondo: “Che cosa? Prova a ripeterlo!”. “Smettetela là in fondo” ha detto l’insegnante, che si è avvicinato e io gli ho messo subito in mano il mio compito. Poi ho sentito sussurrare alle mie spalle: “Mi hai detto no: ti rendi conto di cosa hai fatto? Perché te ne pentirai, idiota!”. E oggi all’uscita di scuola è stato un vero inferno: mi aspettavano in tre, mi hanno aggredito, io mi sono divincolato, mi hanno inseguito… E poi mi hanno urlato quelle parole. Elia aveva gli occhi lucidi. Rimase in silenzio per un po’.

– Credo che ne dovresti parlare con il tuo insegnante – disse allora il nonno.

– Sì, ma io ho paura di loro. Voglio solo che la smettano, che mi lascino in pace!

Luigi Dal Cin, Fiori e filmini , Editoriale Scienza

Come difendersi dal bullismo

1 Il bullo vuole farti arrabbiare e vederti reagire. Non dargli questa soddisfazione!

2 Il suo obiettivo è quello di renderti insicuro incutendoti timore. Se non ti mostrerai spaventato, lui perderà interesse.

3 Se un bullo si avvicina a te, continua a fare ciò che stavi facendo e non dargli retta. Pensa ad altro, se sei con altri compagni continua a parlare con loro e se sei solo avvicinati ad altri.

4 Abbi fiducia in te stesso e non cedere alle sue provocazioni.

5 I bulli si sentono forti attaccando una sola persona, ma è molto difficile che lo facciano con un gruppo. Se non ti senti sicuro, esci con i tuoi amici e le tue amiche e non rimanere mai solo/a.

6 Se sei vittima di atti di bullismo, parlane subito con insegnanti, genitori o altri adulti.

EDUCAZIONE CIVICA 91

LAVORO SULLE PAROLE

1. Abbacchiato significa: scoraggiato. contento

2. Piombano significa: precipitano, cadono. salgono.

L’ORSETTO LAVATORE

All’inizio dell’inverno, l’orsetto lavatore si infilò sotto una catasta di vecchie foglie secche, si acciambellò e cercò di dormire. Lui non amava l’inverno.

“Voglio svegliarmi quando sarà primavera”, pensò.

Però non riusciva a dormire.

“Devo contare fino a dieci”, pensò. “Di sicuro mi addormenterò prima”.

Ma quando arrivò a dieci, non dormiva ancora.

“Allora provo a contare fino a cento”, pensò.

Ma quando ebbe contato fino a cento, e un’ora più tardi fino a mille, non dormiva ancora.

“Forse non riesco più ad addormentarmi. Forse dovrò passare l’inverno sveglio”.

Tremava di freddo e si coprì un po’ meglio con le foglie. Intanto cominciò a nevicare.

“Ci mancava anche questa, la neve… Neanche l’avessi ordinata io…”.

Era proprio abbacchiato. Guardava tra le foglie i fiocchi di neve che scendevano lenti.

“Perché non piombano giù dritti, come sassi? Sicuramente si sentono superiori”.

LE STAGIONI 92 L’ ınverno

“Noi siamo candidi fiocchi di neve lieve, non cadiamo giù dritti, scendiamo piano… Provaci anche tu, orsetto, prova a non piombare nel sonno come un sasso, ma addormentati gradualmente, dolcemente, piano piano…”.

Lui immaginò di essere alto in cielo sopra una nuvola, e che qualcuno gli dicesse “fai un passo in avanti, dai”. E immaginò anche di fare un passo e di cominciare a cadere, non come un sasso, ma piano piano, portato qua e là dal vento, in su e di lato e poi di nuovo giù, sempre più giù.

Lontano, molto lontano sotto di lui, c’era il suo sonno.

“Devo riuscire a prenderlo. Devo prendere sonno piano piano”.

Tutt’attorno a lui scendevano pian piano altri animali, vide l’elefante e il rinoceronte, il grillo e la formica, e tutti lo salutavano ed erano molto allegri, perché mentre scendevano pian piano, era come un ballo e perfino la lumaca e la tartaruga scendevano pian piano…

A quel punto l’orsetto lavatore piombò in un sonno profondo e i fiocchi continuavano a cadere sul mucchio di foglie sotto le quali era nascosto, e continuarono a cadere fino a quando fu tutto bianco. L’orsetto lavatore dormì al calduccio, tranquillo, fino all’arrivo della primavera.

Toon Tellegen, Storie di animali per quattro stagioni , Sinnos

COMPRENDO

• Quali affermazioni sono vere?

L’orsetto lavatore: ama l’inverno. vuole andare subito in letargo. riesce ad addormentarsi subito. immagina gli altri animali che lo salutano allegri. si copre con un mucchio di foglie. dorme al calduccio fino all’arrivo della primavera.

CONSAPEVOLMENTE

• L’orsetto lavatore si trova in difficoltà perché non riesce ad addormentarsi. Ti è mai capitato? Racconta.

LE STAGIONI 93 L’ınverno

COMPRENDO

1. Perché lo stregone racchiude tutti i luoghi in una palla di vetro?

2. Quale desiderio esprime il bambino? E che cosa succede dopo?

LA PALLA DI NEVE

Tanto tempo fa, un vecchio stregone viaggiò fino ai confini del mondo, dove scoprì il paese di Chissàdove. Un posto magnifico, racchiuso da valli innevate e laghi dove si specchiavano gli arcobaleni. Lì lo stregone costruì il suo castello e si stabilì con la sua sposa, che aspettava un bambino.

Un giorno però una strega malvagia arrivò a Chissàdove e intimò allo stregone di andarsene.

Lo stregone, preoccupato, abbracciò la moglie e le disse: – Sono troppo vecchio per fronteggiare la strega. Voglio che porti con te questo luogo splendido e che lo mostri a nostro figlio. Detto questo, con un incantesimo rimpicciolì il castello, le valli e i laghi e li racchiuse dentro una palla di vetro. Poi scomparve.

La donna si stabilì in un altro paese e qui nacque il bambino. Accanto alla culla, sul comodino, la palla di vetro gli teneva compagnia. Quando fu abbastanza grande, la mamma gli raccontò la storia della palla. Quella notte il bambino espresse un desiderio: – Vorrei entrare nella palla di vetro e visitare il castello e quel paese… Quando aprì gli occhi galleggiava nell’acqua piena di fiocchi di neve! Nuotò sopra il castello e scese fino al ponte levatoio. Un uomo gli aprì il portone.

– Figliolo, – esclamò – finalmente sei arrivato!

Il bambino corse incontro al padre e lo abbracciò. Il babbo stregone trascorse tutta la notte insieme al suo bambino, mostrandogli ogni angolo del castello.

Al mattino il bambino disse alla mamma: – Stanotte sono entrato nella palla di vetro e ho incontrato papà! Lui vive lì dentro!

La mamma lo baciò teneramente: – Cucciolo mio, hai sognato… Ma da quel giorno nella palla continuò a nevicare e, ogni volta che il bambino la agitava, un vecchio stregone si affacciava dalla torre del castello, salutandolo.

Ti racconto una fiaba – La grande raccolta di fiabe e favole

LE STAGIONI L’ ınverno 94

ULULA IL VENTO

Ulula il vento come fa il lupo, il cielo è spento color del topo.

Poi è un gran bianco che frulla intorno: un saltimbanco che accende il giorno. Neve da destra neve a sinistra, dalla finestra sembra una giostra. Neve continua anche la sera:

è una tempesta, una bufera!

PALLA PALLINA

Palla pallina neve piccina neve in prigione sul cassettone. Neve nascosta dentro una bolla: che faccia tosta, neve fasulla! Ti do una spinta sei bella anche finta, neve di scorta nel fermacarte!

Alessandro Riccioni - Vittoria Facchini, Fenomenale! Filastrocche a tempo, Lapis

LE STAGIONI L’ınverno 95

LA PALLA DI NEVE

PROCEDIMENTO

1 Fissa con la colla le pigne e/o le decorazioni che hai scelto all’interno del coperchio del barattolo e lascia asciugare.

2 Riempi il barattolo con l’acqua. Aggiungi due gocce di glicerina e i brillantini e mescola bene.

3 Chiudi attentamente il barattolo avvitando saldamente il coperchio.

4 Lega un bel nastro al bordo del coperchio. La tua palla di neve personalizzata è pronta!

OCCORRENTE

• Un barattolo di vetro vuoto con un coperchio richiudibile

• Piccole pigne o decorazioni (casetta, alberelli…) che tu voglia mettere nella palla di neve

• Glicerina

• Brillantini bianchi o argentati

• Colla resistente all’acqua

• Acqua

LE STAGIONI L’ ınverno 96
1 3 2

CREARE MERAVIGLIA

CON LA NATURA

Le renne di Natale

Natale si avvicina: perché non creare decorazioni per i giorni di festa o da mettere sull’albero? Ecco come realizzare le allegre renne di Babbo Natale.

PROCEDIMENTO

1 Prendi due pezzetti di pasta da modellare marrone e arrotolali in modo da ricavare due cilindri, uno più grande per il corpo e uno leggermente più piccolo per la testa.

2 Con altri pezzetti di pasta da modellare marrone dai forma alla coda e alle orecchie della renna e fissale al posto giusto.

3 Ora prendi due pezzettini di pasta da modellare rossa. Con uno fai un pallino: sarà il naso della renna. All’altro dai la forma di un piccolo cuore e attaccalo al suo fianco.

4 Prepara i rametti: quattro per le zampe, uno per il collo e due “ramificati” per le corna.

5 Infila i rametti nei cilindri di pasta in modo da creare le zampe, il collo e le corna delle renne. Ecco le tue renne di Babbo Natale!

Focus Junior

OCCORRENTE

• Pasta da modellare marrone e rossa

• Alcuni piccoli rametti

LE STAGIONI L’ınverno 97
2 3 4 5 1

Il racconto autobiografico narra esperienze, ricordi, emozioni e riflessioni dell’autore o dell’autrice.

SCOPO

Ricordare e raccontare esperienze per farle conoscere a chi legge.

PERSONAGGI

Protagonista è l’autore o l’autrice Gli altri personaggi sono persone reali, presenti nella sua vita.

LUOGHI

Reali, indicati con precisione e spesso descritti con ricchezza di particolari.

TEMPO

Definito, spesso con le date. I fatti si svolgono nel presente o nel passato.

STRUTTURA

• Inizio: si presentano la situazione e i personaggi, il luogo e il tempo.

• Svolgimento: si racconta che cosa accade.

• Conclusione: si narra come finisce la vicenda.

ILRACCONTOAUTOBIOGRAFICO

NARRATORE/NARRATRICE

I fatti sono raccontati in prima persona dall’autore/autrice.

ILRACCONTO AUTOBIOGRAFICO 98

LA PERTICA DI MARCO

Se si trova il coraggio di andare oltre il pregiudizio e il rancore, succedono cose sorprendenti.

Mi sforzo, sudo, le mani si aggrappano alla pertica e provo a incrociare le caviglie attorno a quel palo di acciaio lucido. Non mi arrendo, cerco di spingermi verso l’alto, ma non mi sposto di un centimetro e resto appeso a quella pertica come un salame. Mi sento puntati addosso gli sguardi del resto della classe e soprattutto penso con angoscia a Tiziano, Lele, Rik e Mauri. No, no. Non riesco. Ha vinto la forza di gravità e con un saltello goffo mi ritrovo sul pavimento della palestra.

Mi chiamo Marco, ma questo è secondario, io per tutti sono “il ciccione della 1a F”. Forse qualcuno pensa che io sia sordo, perché spesso parlano di me immaginando che io non ascolti, invece sento tutto.

Non tutti sono così, ma quando quel gruppetto mi prende di mira, nessuno osa fiatare, preferiscono far finta di niente oppure sorridono, per evitare che il gruppetto possa prendersela anche con loro.

Mary la conosco fin dalla scuola primaria e non condivide per niente quello che mi fanno. Quella sera sento l’arrivo di una notifica nel cellulare. A inviarmi il messaggio è proprio Mary. C’è anche allegato un video: “Ciao Marco, quegli sciocchi mentre oggi tentavi di fare la pertica hanno girato un video. Stanno veramente superando il limite!”

Sento il cuore che batte più in fretta e vorrei non vedere… invece clicco sul filmato. In primo piano ci sono io che annaspo sulla pertica. Nel frattempo Mary mi ha inviato gli screenshot dei commenti: una serie di considerazioni davvero poco carine.

Vado a letto, ma non riesco a chiudere occhio per tutta la notte o quasi. Luca Pagliari, Storia di Marco in #CUORICONNESSI vol.4 , Poligrafici Il Borgo

ILRACCONTO AUTOBIOGRAFICO 99 Contenuti digitali dell’unità
COME FINIRÀ LA STORIA? gira la pagina CITTADINANZA DIGITALE
Marco è oggetto di cyberbullismo, quella forma di bullismo effettuata attraverso l’uso di dispositivi elettronici. Per saperne di più, vai alle pagina 112.

LASTORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

Sono le sette quando mamma mi viene a svegliare. Mi dà uno sguardo e capisce che c’è qualcosa che non va. Sto per raccontarle tutto, ma poi la paura prende il sopravvento.

– Mamma, temo di essermi preso l’influenza, devo stare a casa. La mamma mi guarda non proprio convinta e va al lavoro dicendo che rientrerà a casa prima. Resto a casa e piango. Penso a che cosa fare. Ecco che arriva l’idea: domani riprenderò uno dei bulli mentre è in bagno e poi posterò il video sulla chat di classe.

Quando la mamma torna mi misura la temperatura: niente febbre. Mi chiede che cosa succede, ma io mantengo il silenzio e intanto penso ai dettagli per mettere in atto il mio piano. Il giorno successivo nascondo il telefonino con il registratore dei video acceso in un angolo del bagno dei maschi, poi mi allontano. All’intervallo Rik, quello che mi ha ripreso sulla pertica, va in bagno. Appena esce corro a riprendere il mio cellulare: è fatta! Posto il video sulla chat di classe. La mia vendetta è servita. Però… io non sto affatto meglio. Anzi! L’indomani, al mio arrivo a scuola, scopro che Mary ha fatto vedere i due video ai suoi genitori e loro li hanno mostrati al dirigente scolastico. Ora siamo convocati in presidenza: tutti quanti. Io che ero la vittima, invece di avere giustizia, mi sono vendicato da solo e sono diventato esattamente come loro.

NEI PANNI DI… MARCO

1. Come si sente Marco guardando il video postato dai compagni?

2. Secondo te, per quale motivo Marco decide di non chiedere aiuto?

NEI PANNI DI… MARY

1. Perché Mary fa vedere video ai suoi genitori?

2. Secondo te, Mary è amica di Marco?

COMPITO AUTENTICO

• Marco sceglie la vendetta. Secondo te, c’erano altre alternative? Elencane almeno tre.

100

OPPURE COSÌ...

Sono le sette quando mamma mi viene a svegliare. Mi dà uno sguardo e capisce che c’è qualcosa che non va. Comincio a piangere. Frase dopo frase, le racconto tutto, e finisco con il mostrarle il video che mi ha inoltrato Mary la sera prima. Per la prima volta dopo tanto tempo mi sento meglio, più leggero, meno impaurito. Mamma dice: – Adesso andiamo a scuola. Il Dirigente scolastico ascolta con la massima attenzione il racconto di mamma e poi esamina il video e gli screenshot. Alla fine mi dice: – Ti chiedo scusa se nessuno di noi si è accorto di ciò che ti stavano facendo.

Da quelle parole sono passati circa sei mesi e molte cose sono cambiate. Il Dirigente ha convocato i quattro ragazzi insieme alle famiglie e dopo cinque giorni di sospensione li ha obbligati a sviluppare un progetto contro il bullismo e le discriminazioni. E indovinate a chi ha affidato il coordinamento del lavoro?

A me! Proprio a me!

Inizialmente non è stato facile, e io pensavo che mai e poi mai sarei stato capace di condividere qualcosa con le persone che mi avevano recato così tanta sofferenza, ma se si abbattono i muri, se si trova il coraggio di andare oltre il pregiudizio e il rancore, succedono cose sorprendenti. Mi hanno chiesto scusa e io ho accettato il loro gesto.

Dimenticavo: la pertica non sono ancora riuscito a risalirla, ma ci proverò di nuovo perché se sconfiggi la paura hai già vinto in partenza.

NEI PANNI DI… MARCO

• Marco trova il coraggio di confidare tutto alla mamma. Ora si sente: sollevato e compreso. ancora più arrabbiato. disperato.

NEI PANNI DEI… BULLI

• Dopo i provvedimenti presi dal Dirigente scolastico, secondo te, i ragazzi: capiscono di aver sbagliato. non capiscono e peggiorano il loro comportamento verso Marco.

CONSAPEVOLMENTE

• Il Dirigente scolastico obbliga i bulli a svolgere un’attività contro il bullismo gestita da Marco. Secondo te, perché lo fa?

ILRACCONTO AUTOBIOGRAFICO 101
Luca Pagliari, Storia di Marco in #CUORICONNESSI vol.4 , Poligrafici Il

Valentina Bergamaschi è una calciatrice italiana della Nazionale, capitana dell’AC Milan.

COMPRENDO

1. Che cosa consigliano i medici alla protagonista, quando è piccola?

2. Quali importanti interventi chirurgici ha subito?

3. Perché decide di non rinunciare ai propri sogni?

NON RINUNCIARE!

Sono nata in una famiglia in cui il calcio era il pane quotidiano: mio padre è stato calciatore e poi lo è diventato anche mio fratello, oltre a me. Ho iniziato in una squadra mista, ho chiesto io di poter fare questo sport e sono stata accontentata dai miei genitori. Da piccola ho affrontato una malattia ai polmoni e il consiglio dei medici fu quello di fare uno sport che prevedesse molta corsa. Eccomi quindi sui campi da calcio, che non ho più abbandonato. Sono serviti tanti sacrifici, tanta passione, ma il lavoro mi ha ripagata, anche se molti ostacoli si sono presentati davanti a me. Nel giro di due anni ho subito due interventi per la rottura dei legamenti crociati. Per una ragazza che sta inseguendo un sogno un evento simile può essere fatale, ma questo mi ha insegnato che non ci sono limiti e, se hai davanti a te un obiettivo, non c’è niente e nessuno che ti può dire “Non ce la farai”. Dopo i primi giorni di sconforto ho capito che non sarebbe servito a nulla rinunciare a ciò che stavo inseguendo e che era lì, a due passi da me. Allora mi sono rimessa subito a lavorare per far sì che quei due passi diventassero uno, poi mezzo e infine un bel traguardo raggiunto. Niente è impossibile e non sarà un infortunio a impedirci di agguantare la Luna: la distanza tra quello che vorremmo e la realtà la decidiamo noi stesse.

Francesca Maria Gargiulo - Gaia Missaglia, Voglio fare la calciatrice, Il Battello a Vapore

ANALIZZO

• Questo racconto narra: fatti realmente accaduti alla protagonista. fatti di fantasia.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: propria vita • realmente accaduti

Nel racconto autobiografico la narrazione riguarda sempre fatti al/alla protagonista, che narra di sé e racconta fatti riguardanti la

ILRACCONTO AUTOBIOGRAFICO 102

IL SEME È STATO GETTATO

Sia come sia, il ricordo di quella sera è un po’ sfocato, lo ammetto. Del resto è passato tanto tempo. Una cosa, però, la ricordo perfettamente: io che, senza ragione, d’un tratto alzo lo sguardo verso la TV nell’istante esatto nel quale un pugno di aerei sfreccia a poche decine di metri da terra.

Era il 28 agosto 1988 e io avevo da poco compiuti tredici anni. Ma allora, per quanto la mia immaginazione fosse viva, nulla avrebbe fatto presagire che, sedici anni dopo, sarei stato assegnato al 313° Gruppo Addestramento Acrobatico Frecce Tricolori.

Solo a distanza di molto tempo mi rendo conto che quella fu la prima volta nella quale un aeroplano rivelava la sua presenza sul radar della mia coscienza. Prima non ci avevo mai fatto caso. Aerei ne avevo visti, certo, e come tutti i bambini avevo alzato gli occhi al cielo per guardarli passare. Mi chiedevo come facessero a starsene lassù, dove andassero e chi portassero, ma tutto rimaneva lì. Passata la scia, passavano anche loro. E appena il bianco del vapore restituiva al cielo il suo azzurro immacolato, il pensiero di quella sagoma argentata che attraversava l’orizzonte abbandonava la mia coscienza.

Da quel giorno, non sarebbe stato più così. Il terreno si era aperto, il seme era caduto, il futuro si era messo in moto. E, anche se non lo sapevo, mi stava venendo incontro a braccia spalancate.

Jan Slangen, Volare Alto, La nave di Teseo

• Qual è l’episodio che ha segnato la vita del protagonista?

ANALIZZO

1. Chi è il protagonista di questo racconto?

Jan Slangen. Un personaggio di fantasia.

2. Chi è l’autore?

Jan Slangen. Non si sa.

3. Chi è il narratore?

Jan Slangen. Un narratore in terza persona.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: realmente accaduti • protagonista • prima persona Nel testo autobiografico:

• il è anche autore e narratore del testo; • la narrazione riguarda fatti ed

è scritta in

Jan Slangen è stato comandante delle Frecce Tricolori, la pattuglia acrobatica dell’Aeronautica Militare Italiana.

ILRACCONTO AUTOBIOGRAFICO 103
COMPRENDO

Katherine Johnson è stata una delle matematiche più importanti del ’900. È stata lei a calcolare la traiettoria di volo dell’Apollo 11 nel suo primo volo sulla Luna nel 1969.

ANALIZZO

• Nel testo, sottolinea tutte le frasi che indicano lo svolgimento nel tempo della vicenda.

UNA DONNA CON I NUMERI

Sono sempre stata brava con i numeri. Devo aver preso da mio padre. Anche se non aveva potuto studiare, risolveva problemi meglio delle mie maestre e quando tagliava la legna sapeva calcolare a occhio quante assi avrebbe ricavato.

I numeri, fin da quando ero piccola, erano i miei amici invisibili.

Contavo qualsiasi cosa, dalle formiche sul sentiero ai passi per arrivare in chiesa.

A 5 anni sapevo già leggere ed ero in seconda elementare.

A 14 mi iscrissi all’università, dove il professore di matematica aveva creato un corso di geometria spaziale solo per me.

A 18 ero laureata non solo in matematica, ma anche in francese.

È il 1962 e John Glenn è pronto al lancio dentro una piccola capsula. Il razzo parte in mezzo a una piccola nuvola di fuoco e scintille, oltrepassa l’atmosfera e arriva in orbita.

Sette anni dopo, in una calda sera di luglio, è la volta della Luna. Grazie al lavoro del gruppo che dirigo, il comandante Neil Armstrong è il primo uomo ad appoggiare il piede sul suolo lunare. Mentre assisto alla sua strana passeggiata sulla terra grigia, ripenso a tutto lo spazio che ho percorso nella mia vita. A tutte le cose che ho contato. I passi, i lampioni, i calzini sul filo del bucato. Ho contato tutti i sì che mi hanno detto, e ho lasciato i no lungo la strada, perché non mi servivano.

Alcuni dicono che contare è un esercizio inutile. Per me contare vuol dire sapere cos’è che conta davvero!

AA. VV., 20 Menti geniali che hanno cambiato il mondo, Pane e Sale

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: luoghi reali • definito • date precise Nel testo autobiografico:

• il tempo in cui si svolgono i fatti è ben Spesso sono riportate le in cui sono avvenute le vicende;

• i luoghi dove avvengono i fatti sono .

ILRACCONTO AUTOBIOGRAFICO 104

UN RICORDO SEMPRE VIVO

Mia madre mi manca sempre, ma quel giorno mi ritrovai a desiderare la sua presenza, anche se non saprei spiegarne il motivo. Come tante cose che la riguardano, è difficile da esprimere a parole.

Sebbene mia madre fosse una principessa con il nome di una dea, trovo deboli e inadeguate entrambe queste definizioni. In genere viene paragonata a icone e santi, ma qualsiasi raffronto, per quanto nobile ed affettuoso, non mi sembra cogliere nel segno. Mia madre, la donna più riconoscibile del pianeta, una delle più amate, era semplicemente indescrivibile, questa è la verità. Eppure… com’è possibile che una persona che il linguaggio quotidiano non riesce a descrivere resti così viva, così concreta e presente, così nitida nella mia mente? Com’è possibile che senta ancora la sua risata, forte come il canto degli uccelli tra gli alberi spogli? Ci sono tante cose che non ricordo, perché ero molto giovane quando è morta, ma il miracolo più grande è rammentare comunque... il suo sorriso irresistibile, i suoi occhi vulnerabili, la sua passione infantile per film, musica, abiti, dolci. E per noi.

Oh, quanto amava mio fratello e me!

Forse è onnipresente proprio per lo stesso motivo per cui era indescrivibile: perché era luce, una luce pura e radiosa. Ecco, mia madre era così. La gente dimentica quanto mia madre desiderasse la pace. Aveva girato il mondo più volte, camminato nei campi minati, stretto in un abbraccio gli ammalati, consolato orfani di guerra, e lavorava sempre per portare conforto a qualcuno in un qualsiasi punto del globo, ma io sapevo quanto avrebbe voluto – no, voleva –la pace tra i suoi figli, e tra noi due e papà. E in tutta la famiglia.

Harry Prince, Spare Il minore, Mondadori

1. Nel testo c’è una similitudine. Trovala ed evidenziala in azzurro.

2. Evidenzia in giallo la descrizione che Harry fa della sua mamma.

Harry è il figlio minore di Lady Diana Spencer, Principessa del Galles, morta tragicamente in un incidente d’auto nel 1997.

ILRACCONTO AUTOBIOGRAFICO 105
ANALIZZO

COMPRENDO

1. La protagonista afferma di avere due anime. Quali sono?

2. Qual è il mondo di sopra?

3. E il mondo di sotto?

4. Perché Claudia ama tanto essere un’attrice? Questo lavoro che cosa le permette di fare?

ANALIZZO

• Nel testo, scrivi sui puntini i nomi delle parti del racconto: inizio • svolgimento • conclusione

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: conclusione • inizio • svolgimento

Il testo autobiografico, come tutti i testi narrativi, è formato da tre parti:

• l’ , dove si presentano i personaggi, i luoghi e il tempo;

• lo , dove si narrano i fatti;

• la , dove si racconta come finisce la vicenda.

NATA PER RECITARE

Tra i tanti colori e sfumature del mio carattere, tra le varie vocazioni e inclinazioni che abitano nel mio cuore, ci sono due anime che prevalgono: la prima è quella di donna cresciuta in una famiglia come tante. La seconda è l’anima di un’attrice: sono un’artista e mi sento nata per recitare, per far sognare le persone, per ispirarle, per farle ridere e commuovere, per farle sentire rappresentate.

La mia vita è il frutto del dialogo tra l’artista e la donna, l’attrice e la madre, la sognatrice e la capofamiglia, è la sintesi fra due nature diverse, da sempre.

Ho sempre pensato che esistesse un mondo di sopra e un mondo di sotto. Il mondo di sopra è quello di creatività, musica, teatro, cinema, pittura, mentre il mondo di sotto è la realtà, il quotidiano. Essere un’artista mi permette di appartenere a entrambe le dimensioni: sono una persona normale, con dei doveri, delle responsabilità e degli obblighi, ma come attrice posso volare lontana da me stessa e diventare altro. Vivere mille vite diverse, inventare una nuova personalità in ogni film.

La mia famiglia mi ha insegnato a vivere nella realtà, poi io ho imparato a volare.

Claudia Gerini, Se chiudo gli occhi , Piemme

Claudia Gerini è una famosa attrice italiana. Ha partecipato a diverse trasmissioni televisive e ha recitato in molti film.

ILRACCONTO AUTOBIOGRAFICO 106

DUE SUPERPOTERI

Non sono stata una bambina prodigio. Nuotavo nella piscina dell’associazione sportiva Serenissima, alla Gazzera, un sobborgo di Venezia. Vicino a Spinea, dove abitavo. Quando nelle gare di nuoto sono passata all’Assoluta, la più alta delle categorie giovanili, non ero la più forte del mio gruppo, c’erano due ragazze che mi stavano davanti, le rincorrevo sempre. Non ero sicura delle mie potenzialità, nessuno intorno a me lo era.

A dodici anni ho cambiato allenatore. A quattordici anni, dopo essermi allungata, arrotondata, dopo che muscoli e carne si erano spostati così in fretta che mi era sembrato fosse accaduto in una sola notte, sono diventata più o meno come sono adesso. Sono alta 1 metro e 79 e ho il 41 di piede (il 40 se si tratta di scarpe con il tacco). Niente di spropositato per una nuotatrice.

Non ho mai contato sulla forza, come le nuotatrici di adesso, ma sulla leggerezza, la trazione anteriore, le braccia. Non sono, quindi, mostruosamente forte a livello fisico, ma ho due superpoteri: il primo è che il mio corpo è naturalmente giusto per il nuoto, perché ho un’ottima galleggiabilità. È una strana dote, difficile da definire. È quello che accade a un tappo di sughero se cerchi di spingerlo sul fondo di un contenitore pieno d’acqua. Malgrado tutti gli sforzi torna sempre in superficie.

Poi ho un altro superpotere: una sovrumana capacità di sostenere allenamenti durissimi. Incomparabilmente più alta rispetto a quella delle mie compagne. Sono resistente alla fatica e non mi fermo mai. Per ottenere risultati bisogna non solo reggere la fatica, ma amarla, abbracciarla.

Federica Pellegrini, ORO, La nave di Teseo

Federica Pellegrini è una nuotatrice italiana, specialista nello stile libero. Ha partecipato a cinque Olimpiadi e ha conquistato diversi record del mondo.

COMPRENDO

• Quali sono i “superpoteri” di Federica Pellegrini?

CONSAPEVOLMENTE

• Federica afferma che a cambiare la sua esistenza è stata la volontà, la capacità di fare sacrifici. Che cosa pensi di questa sua affermazione?

ILRACCONTO AUTOBIOGRAFICO 107

1. Perché i compagni prendono in giro Lady Gaga?

2. In che cosa culmina l’episodio raccontato?

3. Oggi chi è Lady Gaga?

SCRIVO

• Immagina un finale diverso per l’episodio che culmina con l’atto di bullismo verso la protagonista: che cosa sarebbe successo se alcuni di loro avessero “fatto squadra” per spezzare il comportamento errato degli altri?

SENTIRSI SBAGLIATI

Sono passati più di dieci anni, eppure me lo ricordo come se fosse ieri. Se chiudo gli occhi, mi sembra di essere di nuovo lì, in quella pizzeria, insieme ai miei compagni di scuola.

– È arancione – dice qualcuno e scoppiano tutti a ridere. Io abbasso gli occhi e taglio un’altra fetta di pizza.

– Perché è così arancione in faccia? Che cosa crede di sembrare, abbronzata? Sembra una carota.

Continuo a tenere gli occhi bassi. Prendo un altro boccone di pizza, ma ormai mi è passata la fame. Dovrei esserci abituata. È dalle medie che mi prendono in giro per come mi vesto, per come mi pettino, per come cammino.

A un tratto un ragazzo si alza, e punta dritto verso di me.

– Ehi Germanotta1 – mi dice. – Hai sbagliato posto.

– Sì Stefani – interviene un altro, questa volta in tono gentile. –Non sei mica nel posto giusto. Vieni con noi.

Non ho il tempo di decidere se alzarmi o restare seduta che i due mi sollevano di peso dal divanetto della pizzeria, fra le risate generali. Un attimo dopo vengo trascinata fuori, per strada.

– Eccolo, il tuo posto – gridano, e mi sbattono in un container della spazzatura. L’unica cosa che riesco a fare è ridacchiare. È una risata nervosa, mi trema il labbro superiore e sento che gli occhi si riempiono di lacrime.

Sono passati molti anni da quel giorno. Ed è cambiato tutto. Il pubblico che riempie lo stadio olimpico di Mosca fino a scoppiare: esulta per me.

Tutto quello che mi ha fatta sentire sbagliata e fuori posto per anni adesso ha finalmente un senso.

Lady Gaga è stata la mia supereroina, mi ha permesso di avere fiducia in me stessa e ha realizzato il mio sogno. A modo mio.

A cura di Fiorella Mannoia, Lady Gaga in Quello che le donne dicono, Feltrinelli

ILRACCONTO AUTOBIOGRAFICO 108
1 Lady Gaga è il nome d’arte della cantante, che in realtà si chiama Stefani Joanne Angelina Germanotta. Lady Gaga è una cantante, compositrice e attrice americana.
COMPRENDO

MAPPA

ricordare esperienze per farle conoscere a chi legge

del racconto AUTOBIOGRAFICO

FATTI

av venimenti

r ealmente accaduti

passato condate

TEMPO

SCOPO

STRUTTURA

IL RACCONTO AUTOBIOGRAFICO

Narra i ricordi, le esperienze e le riflessioni di chi scrive.

LUOGHI

reali

NARRAZIONE

inizio svolgimento conclusione

PERSONAGGI è protagonista l’autore/l’autrice

persone presenti nella vitadichiscrive

in prima persona dall’autore/autrice

109 Quaderno di scrittura pagg. 35 - 39

UN INSEGNAMENTO

SEMPRE VALIDO

Sarei stato il primo a laurearmi in famiglia, una famiglia di operai. Per undici anni avevamo condiviso l’appartamento con due zii e due cugine, Anna e Mariangela, che per me sono state praticamente sorelle.

Appena i miei hanno avuto qualche soldo in più, ci siamo trasferiti in due case vicinissime. Vivevamo nello stesso condominio, divisi da un pavimento e un soffitto perché la nostra ormai era di fatto una famiglia unica, che condivideva tutto non più per bisogno ma per affetto. Vivevamo in via Lacerra, uno dei quartieri più popolari di Sesto San Giovanni. Sesto era un buon posto dove diventare grandi. Avevo gli amici del cortile e del campetto, come tutti i bambini di allora. Una banda, con la quale siamo rimasti affiatati negli anni. Mio padre era più riservato. Si dedicava al lavoro – era operaio alla Breda –, alla lettura e alla famiglia.

Una sera, mio padre mi raccontò una storia che per me è ancora la storia della guerra nella mia città. Il 20 ottobre 1944, un bombardiere americano scaricò ottanta tonnellate di esplosivo sul quartiere di Gorla, poco lontano da Sesto. L’obiettivo era per l’appunto la Breda, ma ci fu un errore e, quando il pilota si accorse di non poter riprendere la direzione giusta, aveva già tutte le bombe innescate. Invece di scaricarle nelle campagne, decise di lanciarle lì, su un quartiere abitato. Una delle bombe colpì la scuola elementare Francesco Crispi: morirono 184 bambini, insegnanti, la direttrice della scuola, bidelli e un’infermiera. 614 morti in tutto il quartiere.

Anni dopo, mentre ero in Afghanistan, un mattino arrivò in ospedale un’intera classe, ventitré bambini fra i dieci e i dodici anni. Un razzo era caduto sulla loro scuola, ma nella violenza brutale dell’esplosione erano stati più fortunati – erano feriti, ma vivi.

“La guerra non guarda in faccia a nessuno”: mio padre mi parlava ancora, come quarant’anni prima.

VERIFICA 110
1 5 10 15 20 25 30
Gino Strada, Una persona alla volta , Feltrinelli

DENTRO LA TIPOLOGIA

1 Questo testo a quale genere appartiene? Fantastico. Realistico. Autobiografico.

2 La narrazione è in: prima persona. terza persona.

3 I luoghi in cui si svolgono i fatti sono: reali. fantastici.

4 I personaggi sono: di fantasia. reali.

5 Il protagonista è: Gino Strada, il medico. il padre di Gino Strada.

6 Il protagonista, l’autore del testo e il narratore della storia sono la stessa persona?

Sì. No.

7 Ci sono personaggi secondari? Sì. No.

8 Il tempo della vicenda è: preciso. indefinito.

9 Secondo te, qual è lo scopo di questo testo autobiografico?

Raccontare di sé e della propria vita. Raccontare fatti umoristici per divertire il lettore.

RIFLETTO

SUL MIO LAVORO

• Il racconto autobiografico mi è piaciuto:

• Questa verifica per me è stata:

VERSO L’INVALSI

1 C’erano altri laureati nella famiglia di Gino? Sì. No.

2 Quale lavoro faceva il padre di Gino (riga 15)?

3 Perché la famiglia di Gino vive vicinissimo alle zie?

Perché erano in pratica un’unica famiglia.

Perché i genitori di Gino non potevano permettersi di pagare un affitto.

Perché i genitori di Gino sono morti. Perché Gino vuole vivere con le cugine.

4 Il padre racconta un fatto realmente accaduto (righe 19-24). Riportalo.

5 Che cosa pensa il padre della guerra?

La guerra non guarda in faccia a nessuno.

La guerra è una bella cosa.

6 “Un mattino arrivò in ospedale un’intera classe, ventitré bambini fra i dieci e i dodici anni” (righe 25-26). In questa frase ci sono:

7 nomi e 4 aggettivi numerali ordinali

5 nomi e 3 aggettivi numerali cardinali

7 Cerchia in rosso il soggetto e in verde il complemento oggetto nella seguente frase. Un razzo era caduto sulla loro scuola.

111

WHATSAPP

Alcuni bambini e bambine della tua età possiedono un cellulare sul quale possono essere installate delle applicazioni di messaggistica.

WhatsApp è un servizio di messaggistica istantanea nato nel 2009. Il termine WhatsApp deriva dall’espressione inglese “What’s up”, che significa “Come va?”. Up viene però scritto App, cioè applicazione.

Con WhatsApp possiamo scambiare messaggi, immagini, video, file audio e documenti di varia natura con chiunque abbia uno smartphone collegato a Internet.

Attraverso WhatsApp si possono effettuare chiamate e videochiamate e si possono fornire anche informazioni sulla propria posizione.

Attraverso applicazioni come WhatsApp puoi comunicare velocemente con i tuoi genitori, con i tuoi amici e le tue amiche, con i parenti lontani: i servizi di messaggistica, quindi, possono essere utili. Però…

Ricorda sempre che devi fare attenzione: mentre usi questa messaggistica stai utilizzando Internet! Una volta che un messaggio è stato scritto e inviato, può essere esteso ad altri e tu ne perdi il controllo. Quindi non scrivere MAI cose personali che non vuoi che siano condivise con altre persone e fai attenzione a non mettere tue foto o tuoi dati privati: ricorda sempre che possono essere facilmente trasmessi, “girati” a chiunque e tu non puoi tornare indietro!

Inoltre…

Potrebbe succedere che qualcuno usi il cellulare per offenderti o deriderti, oppure potrebbero farti sentire a disagio con parole scorrette. Se capita qualcosa di simile, a te, a un amico o un’amica, non perdere tempo: avverti subito una persona adulta!

L’uso delle chat di messaggistica per intimorire o escludere una persona è una vera e propria forma di bullismo. In questo caso si parla di cyberbullismo perché il bullo o la bulla usa

CITTADINANZA DIGITALE 112

I SOCIAL

I social media rappresentano un mezzo per creare e condividere contenuti con un vasto pubblico.

TikTok è un social media nato nel 2016. Attraverso di esso, gli/le utenti possono creare e caricare in rete brevi video di durata variabile e aggiungere filtri ed effetti particolari ai video appena girati. Tutto ciò che viene pubblicato finisce direttamente in Internet. Non c’è bisogno di un profilo per visualizzare i contenuti di TikTok, quindi ricorda che può nascondere pericoli per chi lo segue!

Instagram è una piattaforma di condivisione di foto e video. È particolarmente popolare tra i giovanissimi. Il fascino di Instagram sta nella sua semplicità e nella rapidità con cui è possibile abbellire le fotografie. Con Instagram è possibile realizzare anche video molto brevi. Molti utenti non pubblicano le proprie foto, ma seguono altri utenti e hashtag preferendo condividere, interagire e inserire “mi piace”.

Snapchat è sia una piattaforma di social media sia un’applicazione di messaggistica multimediale. Gli/Le utenti di Snapchat possono condividere immagini e video aggiungen dovi filtri o altri effetti. Gli snap (o messaggi) scambiati trami te chat sono pensati per cancellarsi automaticamente una volta visualizzati, a meno che gli/le utenti non scelgano di salvarli.

Facebook è stato uno dei primi social: è nato infatti nel 2004. Il suo nome, che in inglese significa “libro di facce”, prende spunto da un libretto con nome e fotografia degli studenti e delle studentesse che alcune università americane distribuiscono per aiutare gli/le iscritti a socializzare tra loro.

Ricorda sempre che non puoi accedere da solo/a ai social media perché l’età minima per potersi iscrivere e per poterli usare è di 13 anni ed anche in quel caso devi avere la supervisione di una persona adulta.

Inoltre per usarli ci sono delle regole precise: non possono essere pubblicati contenuti

• L’hashtag è formato dal simbolo del cancelletto (#) seguito da una parola chiave e serve per facilitare la ricerca di un argomento in Internet.

offensivi, volgari, razzisti e poco rispettosi; se qualcuno usa questi social per compiere atti di cyberbullismo, il profilo viene immediatamente bloccato. Nonostante queste precauzioni, sono tantissimi i pericoli che corri se usi queste piattaforme senza la supervisione di una persona adulta.

CITTADINANZA DIGITALE 113

ILRACCONTO D’AVVENTURA

Il racconto d’avventura narra avvenimenti straordinari vissuti da personaggi coraggiosi che affrontano pericoli e scontri con nemici e li superano grazie alla loro abilità.

FATTI

Insoliti e drammatici, con incontri pericolosi e ostacoli da superare.

SCOPO

Appassionare chi legge grazie a un ritmo narrativo veloce, con avvenimenti che si susseguono in modo incalzante.

PERSONAGGI

Persone reali o immaginarie, sempre coraggiose e ricche di iniziativa

LUOGHI

Spesso ambienti pieni di pericoli: isole deserte, montagne inesplorate, foreste… In alcuni casi sono luoghi familiari che nascondono insidie.

TEMPO

I fatti possono svolgersi nel passato o nel presente, in un tempo sia definito sia indefinito.

STRUTTURA

• Inizio: si presentano la situazione e i personaggi, il luogo e il tempo.

• Svolgimento: si racconta che cosa accade.

• Conclusione: si narra come finisce la vicenda.

NARRATORE/NARRATRICE

I fatti possono essere raccontati:

• in prima persona dal/dalla protagonista;

• in terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna.

ILRACCONTO D’AVVENTURA

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SI VA AL MARE!

Tutte le estati i nonni ci organizzano una sorpresa. Il campeggio è la sorpresa più bella di sempre. Mentre siamo in coda alla doccia, Rico ha un’idea: sgattaiolare fuori dalla tenda quando i nonni dormono, attraversare il bosco e raggiungere la baia, prendere il pedalò e tornare via mare alla nostra spiaggia.

Dopo cena, tutti a letto e finalmente sentiamo i nonni russare. Rico dà il segnale: strisciamo fuori dalla tenda e correndo raggiungiamo la rete che separa il campeggio dalla pineta.

Ci fermiamo nel punto in cui la rete è un po’ schiodata dal palo di recinzione e Pempo allarga l’apertura con le mani. Poi, a uno a uno, passiamo attraverso il buco.

La pineta è buia, fa freddo, c’è un vento forte che agita i rami dei pini giganti e la torcia di Rico proietta ombre spaventosissime: da ogni cespuglio arrivano versi di zombi.

Dove finiscono gli alberi c’è una piccola striscia di sabbia e sassi che porta a una minuscola spiaggetta. Rico punta la torcia verso il mare nero e tutti vediamo il grande pedalò arancione con lo scivolo che sobbalza a ogni onda. Scendiamo alla caletta. Pempo e Rico si rimboccano i pantaloni fino al ginocchio, entrano in acqua per raggiungere il pedalò e lo spingono verso riva; poi lo tiriamo fino alla spiaggia. Io e Pempo siamo i pedalatori, mentre Rico in cima allo scivolo urla: “Tutta a babordo! Barra a dritta! Molla il pappafico!”

Le onde fanno ballare su e giù la Lady Orange e io mi accorgo che ho i pantaloni bagnati e che il pozzetto dove si pedala è pieno d’acqua.

La Lady Orange ha una falla. Stiamo imbarcando acqua e io affogherò. Iniziamo tutti a urlare.

Giuseppe Ferrario, Thoni e i suoi cugini. Un’estate fuor d’acqua , HarperCollins

ILRACCONTO D’AVVENTURA 115 Contenuti digitali dell’unità
COME FINIRÀ LA STORIA? gira la pagina

LASTORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

Ormai siamo lontani e non riusciamo a capire se stiamo tornando a riva o se andiamo sempre più al largo. Siamo immersi nell’acqua fino alla vita, abbiamo freddo e tanta paura.

Rico slega il salvagente dal retro dello scivolo e dice: – Ascoltatemi bene, ora ci teniamo tutti attaccati al salvagente, ci passiamo la cima intorno alla vita e aspettiamo che il pedalò affondi. Infatti dopo poco il pedalò affonda e noi veniamo trasportati dalla corrente.

Il tempo non passa mai, il salvagente è in mezzo a noi ed è talmente buio che non riusciamo nemmeno a vederci. Proviamo a gridare “aiuto!” ma niente. Siamo stanchissimi.

Finalmente comincia ad albeggiare e vediamo due piccole barche: a bordo ci sono persone che pescano bottiglie di plastica con dei retini. Gridiamo con quanto fiato abbiamo in gola. Ci vedono e vengono verso di noi. L’uomo più anziano ci lancia una fune e uno alla volta riusciamo a salire sulla barca: siamo salvi. Rientrando pensiamo a quale bugia raccontare ai nonni. Io chiedo ai nostri salvatori: – Che cosa state facendo?

Ci rispondono: – Ripuliamo il mare!

Flavia Zampighi

NEI PANNI DEI… RAGAZZI

1. Secondo te, i ragazzi hanno capito il pericolo che hanno scampato?

2. Che cosa hanno imparato da questa avventura?

NEI PANNI DEI… SALVATORI

• Secondo te, i salvatori che cosa pensano dei ragazzi?

CONSAPEVOLMENTE

• Ripulire il mare, come fanno i soccorritori dei ragazzi, è importante? Perché?

116

OPPURE COSÌ...

Io non smetto di chiedermi perché sono finito in questa situazione. Pempo, con un ramo che ha trovato nella pineta, cerca di remare verso la riva e io urlo che non voglio morire. Rico dice che dobbiamo buttarci in mare e raggiungere la costa a nuoto, e io grido che non so nuotare!

Di colpo vediamo una luce in mare che viene verso di noi. Chiamiamo aiuto più forte che possiamo. Sembra un canotto con una lanterna. Sembra di sentire le voci di Marlin e di Nonno. Sono davvero loro! Nonno rema sul vecchio canotto e Marlin regge la lanterna. Saliamo a bordo del gommone soccorritore e osserviamo la Lady Orange che si inabissa tra le onde.

Nonno non dice una parola, gira la prua del canotto verso la riva e riprende a vogare con lo sguardo severo e pensieroso. Noi stiamo accucciati sullo scafo di gomma, infreddoliti e in silenzio. Io sento solo il mio cuore che non smette di battere all’impazzata e poi di colpo scoppio a piangere. Gli altri mi guardano e partono anche loro a singhiozzare. È stato troppo spaventoso. Siamo stati davvero degli sciocchi. Voglio andare in tenda, voglio il mio sacco a pelo, voglio nonna, voglio mamma e papà!

Giuseppe Ferrario, Un’estate fuor d’acqua

NEI PANNI DEI… RAGAZZI

• Segna con una X le affermazioni corrette. I ragazzi pensano di aver fatto una cosa giusta. La colpa di tutto l’accaduto è del pedalò che aveva una falla. I ragazzi si sono resi conto della gravità delle loro azioni.

NEI PANNI DEL… NONNO

• Indica con una X le affermazioni che condividi e spiega a voce perché. Il nonno resta in silenzio perché: non sa che cosa dire. è certo che i suoi nipotini hanno capito di avere sbagliato. crede che la paura che hanno provato sia una bella lezione di vita.

COMPITO AUTENTICO

• Se tu fossi stato/a nei panni di uno dei ragazzi, che cosa avresti fatto?

ILRACCONTO D’AVVENTURA 117

COMPRENDO

1. Dove sono diretti il protagonista e sua madre?

Nel luogo in cui suonerà un famoso violoncellista. In un rifugio.

2. Che cosa capita loro?

Decidono di non partire. Si perdono tra i boschi in montagna.

NOTE TRA I MONTI

Non ci crederete, ma siamo arrivati primi. La mattina era iniziata con la fotografia: tutti in fila davanti al rifugio con le magliette del trekking… Poi, mentre tutti si preparavano, il signor Mario Brunello, uno dei più grandi violoncellisti al mondo, si è avviato con la guida per vedere il posto del concerto e fare le prove. È lui che suonerà per noi.

– Andiamo anche noi – ha detto la mamma.

– Dove?

– Giù.

– Giù dove?

– A Pra del Mandron1, dove farà il concerto.

– Ma non sappiamo la strada!

– C’è il sentiero, no?

La mamma mi ha guardato storto e, senza dire niente, si è lanciata giù per la discesa. Io l’ho chiamata a squarciatonsille, ma faceva finta di non sentire, così mi sono messo a correre anch’io.

Andavamo giù come matti, correndo il grave pericolo di sbucciarci almeno un ginocchio o di mettere il piede su una vipera letale o di attirare l’attenzione di un’aquila. E poi ci siamo persi. Io non so com’è successo, abbiamo sempre seguito il sentiero, ma dopo mezz’ora ci siamo trovati in mezzo a un bosco che non doveva esserci. Non è possibile, ha detto la mamma, picchiandosi un pugno sulla fronte. È un gesto che fa in casi molto disperati.

– Possiamo sempre tornare indietro – ho detto io.

– Non ci penso neanche – ha detto mamma. – Ho detto che arriviamo primi e arriviamo per primi. Prendiamo di là!

strumenti musicali violino violoncello chitarra arpa

IN INGLESE musical instruments violin cello guitar harp

– Ma non c’è nemmeno il sentiero!

– Non importa, ormai siamo allenati.

Così siamo scesi nell’erba alta, con i cespugli che ci graffiavano le gambe.

Io ero molto preoccupato, ma qualcosa dentro di me diceva che dovevo avere fiducia nella mamma. Così il pensiero delle vipere diffuse e letali che sicuramente si nascondevano in quell’erba a poco a poco è uscito dalla mia mente, mentre gli alberi sopra la testa mi sembravano dare un riparo sufficiente alle mire delle aquile. Passate quelle paure mi è venuto il pensiero che forse eravamo i

ILTESTO NARRATIVO 118

primi umani a calpestare la terra di quel bosco e mi sono ricordato un film dove c’erano i pionieri dell’Alaska… È stato allora che abbiamo sentito la musica. L’abbiamo seguita e gli alberi d’un tratto sono spariti e ci siamo ritrovati in un prato grandissimo. Al centro c’era una grossa pietra piatta e sulla pietra il signor Mario suonava la suite numero 3.

Ci siamo avvicinati e seduti proprio di fronte a lui, a pochi passi. Non c’era nessuno nel prato, solo noi. Il signor Mario ha finito le prove ed , è andato a mangiare.

Intanto arrivava gente che saliva da valle per il concerto e non aveva fatto il trekking come noi. Alle due tutto il prato era pieno.

Davide Longo, Montagna si scrive in stampatello, Salani

1. Quale pericolo affrontano i protagonisti?

2. Come termina la storia?

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: lieto fine • ostacoli e pericoli

Il racconto d’avventura narra storie caratterizzate da che in genere si concludono con un

ILRACCONTO D’AVVENTURA 119
1Il Pra del Mandron è una località montana del Trentino. 2La suite n. 3 è un componimento musicale per violoncello scritto da Johann Sebastian Bach.

• Individua almeno cinque azioni fatte dai due puledri e scrivile sul quaderno. Poi analizza queste voci verbali.

DUE PULEDRI INDOMABILI

I due giovani puledri selvaggi scalciavano, sgroppavano, mordevano e s’impennavano, mentre Birk e Ronja cercavano di legarli a un albero. Fecero molta fatica, ma ci riuscirono e poi balzarono all’indietro per non prendersi qualche calcio.

– E pensare che vogliamo cavalcarli! – disse Ronja. – Non sarà mica facile, la prima volta.

Anche Birk se ne rendeva conto.

– Prima di tutto dobbiamo fare in modo che capiscano che non vogliamo far loro del male.

– Ci ho già provato con uno dei due, con un pezzettino di pane –disse Ronja. – E se non avessi tirato via la mano alla svelta, sarei tornata con un paio di dita appese alla cintura. Birk diventò pallido.

– Vuoi dire che quel furfante ha cercato di morderti mentre gli davi il pane?

– Prova a chiederglielo – tagliò corto Ronja, dando uno sguardo scoraggiato allo stallone che continuava a fare il matto.

ILTESTO NARRATIVO

– Furfante è il nome giusto – aggiunse. – Lo chiameremo così. Birk rise.

– Allora devi darmi un nome in cambio.

– Beh, è matto anche il tuo – disse Ronja. – Chiamalo Selvaggio.

– Sentite, cavalli! – urlò Birk. – Adesso avete dei nomi e siete no stri, che lo vogliate o no!

Furfante e Selvaggio non volevano, era chiaro. Tiravano, mordeva no le cinghie e continuavano a scalciare. Ma sul finire del giorno cominciarono a stancarsi e finalmente rimasero fermi, presso i loro alberi.

– Avranno sete – disse Birk. – Bisogna farli bere. Sciolsero i cavalli, li portarono fino al laghetto tenendoli saldamen te per le cinghie e li lasciarono bere.

Ronja accarezzò il suo cavallo, lo fissò negli occhi e gli disse: – Ho detto che ti voglio cavalcare e questo vuol dire che ti cavalcherò, l’hai capito?

Afferrò Furfante per la criniera e gli balzò in groppa.

– Ecco fatto – disse, ma fece invece un bel volo ad arco e finì a ca pofitto nel laghetto. Tirò fuori la testa dall’acqua giusto in tempo per vedere Furfante insieme a Selvaggio sparire a tutto galoppo fra gli alberi.

Birk le tese una mano per aiutarla a uscire. Ronja si dette una scrollata spruzzando tutt’intorno, poi disse allegramente: – Credo che per oggi non cavalcherò più!

Astrid Lindgren, Ronja . La figlia del brigante, Mondadori

ANALIZZO

1. Il brano racconta fatti: possibili, con pericoli e ostacoli da superare. che non potrebbero accadere nella realtà.

2. La narrazione ha un ritmo: lento che si sofferma sugli stati d’animo dei personaggi. veloce e avvincente, con l’uso di tante voci verbali.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: voci verbali • fatti possibili • avvincente • ostacoli

Il racconto d’avventura: narra con tanti da superare, oppure vicende pericolose da affrontare. La narrazione è , con ritmo veloce reso bene dall’uso di molte

121

1. Che cosa decidono di fare il protagonista e suo cugino?

2. Dove decidono di andare?

3. Che cosa vedono?

4. Secondo te, che cosa pensavano che avessero trovato i corvi?

5. In realtà invece da che cosa erano stati attirati?

L’ISOLA DEI CORVI

Avevo deciso che dovevamo esplorare il territorio. Così siamo andati a prendere le nostre bici approfittando del fatto che la mamma e la zia dopo pranzo “leggono qualche pagina”, cioè dormono come sassi.

– Non allontanatevi troppo! – ha detto la mamma, già seduta in poltrona con la palpebra a metà.

– Certo – ha risposto mio cugino Tofu. Io ho aggiunto: – Stiamo qui intorno – e siamo partiti. Naturalmente non avevamo nessuna intenzione di stare lì intorno.

La strada passava lontana dalle coste. Tofu ogni volta proponeva di scendere, ma io mi ero messo in testa di fare il giro completo dell’isola e non volevo distrazioni.

Dopo un’oretta mio cugino ha frenato talmente bruscamente da rischiare per l’ennesima volta di sfracellarsi.

– Almeno qui andiamo, però! – mi ha supplicato, indicandomi un cartello con una grande freccia e il disegno di una torre.

Il sentiero era tutto in salita e dopo un poco stavamo già boccheggiando. Finalmente è comparsa la torre, alta sopra di noi.

– Ma è lontanissima! Non ci arriveremo mai… – ha esclamato quello scansafatiche di Tofu. Stavo per rispondergli, quando si è sentito un grido, e dopo poco un altro e un altro ancora.

– Guarda, sono uccelli! – ha mormorato Tofu, stupefatto, lasciando cadere la bici. Ho alzato lo sguardo: aveva ragione, in cielo c’erano dei grossi uccelli neri che facevano un gran rumore.

ILTESTO NARRATIVO 122
COMPRENDO

Sembrava che puntassero tutti nella stessa direzione. Avrei proprio voluto avere un binocolo o qualcosa del genere: che cosa volevano? Che cosa avevano trovato?

Dopo poco sono passati sopra le nostre teste e il rumore è diventato assordante. Poi, piano piano, hanno iniziato a scendere.

– C’è una casa! – ha detto Tofu. Si vedevano i corvi. Si erano radunati intorno a qualcosa, ma che cosa?

Improvvisamente, si è sentito un lamento, come un richiamo, e i corvi si sono alzati in volo tutti insieme. Poi però ci siamo resi conto che lì dove prima c’erano i corvi c’era una macchia nera… no, un animale… no, era una bambina. Teneva in mano una catinella con resti di pane ammollato nel latte, di cui i corvi sono ghiotti! Era tardissimo! Io e Tofu abbiamo raggiunto le bici e ci siamo saliti, gettandoci giù dalla discesa e pedalando fino a quando non abbiamo visto le prime case del paese.

Erano quasi le sei, avevamo una sete terribile e probabilmente le nostre mamme ci avrebbero sgridati, ma è stato uno dei momenti più belli dell’anno, anzi forse di tutta la mia vita.

Sara Marconi - Nicolò Mingolini, L’isola dei corvi , Pelledoca

ANALIZZO

1. Dove si svolge la vicenda?

Su un’isola. Non si sa.

2. Chi la racconta?

Un personaggio esterno alla vicenda. Il protagonista, in prima persona.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: prima • realistici • terza persona • pericoli

Nel racconto d’avventura:

• le vicende possono svolgersi: in luoghi oppure fantastici, ma sempre pieni di e di ostacoli;

• la storia può essere narrata in persona dal protagonista, oppure in da un narratore esterno o da una narratrice esterna.

ILRACCONTO D’AVVENTURA 123

COMPRENDO

1. Dove si svolge la vicenda?

2. Perché i ragazzi camminano a gattoni?

3. Dove sbucano quando aprono la botola?

CONSAPEVOLMENTE

• In che modo i tre amici riescono a uscire dalla galleria? Rifletti sul proverbio “l’unione fa la forza”.

• I personaggi del racconto sono: ragazzi che affrontano dei pericoli con coraggio e intraprendenza. persone che non si potrebbero incontrare nella realtà.

SEMPRE UNITI

Sami era già stato in quelle gallerie. Gli altri le conoscevano solo dai libri, una cosa ben diversa che vivere e respirare l’aria umida e polverosa come aveva fatto lui.

Il tunnel sempre più stretto li costringeva a camminare a gattoni, con i muscoli indolenziti. Bastien avanzava artigliando il pavimento. Il terriccio gli penetrava sotto le unghie. Dietro di lui Theo stringeva la torcia tra i denti: lo spazio era troppo angusto per tenerla accesa. Dinanzi a loro, Sami procedeva rapido a quattro zampe. In lontananza si udì un brontolio che divenne sempre più forte. Un treno stava passando dall’altra parte del muro.

In fondo alla galleria, una pericolante scaletta di legno saliva verso l’alto. Bastien la raggiunse di corsa e vi si arrampicò più veloce che poté. Portava a una botola di legno, proprio come aveva detto Sami. Spinse la botola, che emise un cigolio e si sollevò leggermente, ma poi tornò a chiudersi di colpo. Ritentò più volte, invano.

– Se spingiamo tutti insieme, ce la faremo! – disse Bastien.

La fragile scaletta vacillò sotto il peso aggiunto di Sami e Theo. Si spostavano con cautela: una mossa sbagliata e i pioli si sarebbero spezzati facendoli precipitare di sotto.

La botola finalmente si spalancò. Bastien si issò fuori e respirò a pieni polmoni l’aria fresca.

– Ce l’abbiamo fatta! – gridò. – Siamo a Montmartre1

Theo uscì dalla botola seguito da Sami. Si misero a correre su e giù per la strada, ridendo e strillando. Erano finalmente fuori dalle gallerie!

Clare Povey, L’incredibile avventura di Bastien Bonlivre, EL

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: ostacoli • realistiche • coraggio

• I personaggi del racconto d’avventura possono essere persone sia sia immaginarie, che affrontano gli con e spirito d’iniziativa.

1Montmartre è un famoso quartiere di Parigi.

ILTESTO NARRATIVO 124

appassionare

chi legge grazie a un ritmo

narrativo veloce

FATTI

rischi e pericoli

SCOPO

TEMPO

definitooindefinito passatoopresente

vicende con imprevisti, naturali selvagg i ambienti

STRUTTURA

inizio svolgimento conclusione

IL RACCONTO D’AVVENTURA

Narra azioni straordinarie compiute da personaggi coraggiosi.

PERSONAGGI

LUOGHI

cluoghi he nascondonopericoli

NARRAZIONE

eroi ederoine persone comunicoraggiose

in prima persona dal/dalla protagonista oda una narratrice esterna

o da un personaggio della storia

interza persona da un narratore esterno

del racconto
AVVENTURA MAPPA 125 Quaderno di scrittura pagg. 40 - 44
d’

L’AVVENTURA DELLA LIBERTÀ

Una mattina Serafino fu svegliato da qualcosa di diverso dal solito cinguettio degli uccelli. Quello che udiva era un canto triste e malinconico. Capì subito chi lo emetteva. Era l’uccellino in gabbia su uno dei balconi del palazzo che aveva cominciato a esplorare.

Raggiunse la punta di un ramo e lo osservò. Continuava a saltare da un posatoio all’altro, si aggrappava alle sbarre della gabbia, tentava di sporgere la testa all’infuori; ma non ci riusciva.

Serafino si decise. In pochi secondi atterrò sul balcone. Il prigioniero si accorse di lui, smise di cantare si girò verso la portafinestra.

– Perché mi giri le spalle? – chiese Serafino.

– Perché mi vergogno di essere chiusa qui dentro, mentre tu puoi andare dove vuoi.

– Non è colpa tua. Che uccello sei?

– Sono una bengalina.

– Come sei finita in questa gabbia?

– Io qui dentro sono nata e cresciuta. Aiutami a uscire da questa gabbia.

Serafino si aggrappò con le zampine alle sbarre della gabbia e afferrò con il becco il gancio che bloccava lo sportellino. Poi cercò di estrarlo dall’anello nel quale era inserito. Ma non veniva via.

Non voleva arrendersi però. Mentre guardava la bengalina rattrappita in un angolo della gabbia, gli parve di vedere se stesso al suo posto e rabbrividì.

Si aggrappò nuovamente alle sbarre della gabbia e si mise a tirare il gancetto con tutte le sue forze. E finalmente riuscì a estrarlo.

Aprì lo sportellino e disse, trionfante: – Puoi uscire!

La bengalina si affacciò dalla gabbia e si lasciò cadere sul balcone. – Vai, sei libera – le disse Serafino.

– Ho paura di volare. Non l’ho mai fatto.

Serafino guardò la bengalina e le disse: – Salta sul bordo della ringhiera e mettiti di fianco a me. Al mio via, spicca il volo. Sei pronta? Via!

La bengalina spiccò il volo, andò a posarsi sul tetto del palazzo di fronte.

Serafino la raggiunse e le chiese: – Come ti sei sentita?

– Benissimo. È stato meraviglioso!

– Adesso andrò il più lontano possibile di qui. Grazie, grazie amico mio!

VERIFICA 126
1 5 10 15 20 25 30
Angelo Petrosino, Le avventure del passero Serafino, Einaudi Ragazzi

DENTRO LA TIPOLOGIA

1 Questo testo a quale genere appartiene? Storico. Avventura. Realistico. Autobiografico.

2 La narrazione è in: prima persona. terza persona.

3 I luoghi in cui si svolgono i fatti sono: realistici. fantastici.

4 Il tempo in cui avviene il fatto è: presente. passato.

5 Chi sono i personaggi della storia?

Due bambini. Un bambino e una bengalina. Due uccellini.

6 Che cosa succede nella storia?

Serafino:

libera una bengalina. vola sul balcone.

Bengalina: resta in gabbia. finalmente è libera.

7 Quale azione coraggiosa compie Serafino?

Chiude la porta della gabbietta. Apre con molta fatica la porta della gabbietta.

8 Quale azione coraggiosa compie la bengalina?

Supera la paura e vola per la prima volta.

Non riesce a superare la paura e non vola.

RIFLETTO

SUL MIO LAVORO

• Il racconto d’avventura mi è piaciuto:

VERSO L’INVALSI

1 Chi sveglia, ogni mattino, Serafino? I gatti che miagolano. I piccioni che tubano. Gli uccellini che cinguettano. I bambini che ridono.

2 Serafino sente un canto: felice e malinconico. triste e acuto. gioioso. triste e malinconico.

3 L’uccellino gira le spalle a Serafino perché si vergogna di essere: in terrazza. in gabbia. brutto. piccolo.

4 Serafino apre la gabbia con:

5 Il termine “rattrappita” (riga 20) significa: irrigidita. distesa.

6 Perché la bengalina ha paura di volare?

7 Serafino in che modo aiuta la bengalina?

8 Nella riga 33, “benissimo” è un avverbio di grado: positivo. comparativo di minoranza superlativo assoluto.

9 Nella riga 31 la bengalina compie due azioni. Quali?

• Questa verifica per me è stata:

127

FIDUCIA

Nel brano “Note tra i monti” (pagine 118-119) il protagonista e sua madre vivono un’avventura che potrebbe rivelarsi pericolosa: perdono il sentiero in montagna. Nonostante sia preoccupato, il ragazzino continua ad avere fiducia nella mamma. E grazie a questo i due possono vivere un’esperienza bellissima e unica…

Un anello prezioso

Un giovane si recò da un famoso saggio: – Sono venuto qui, maestro, perché mi sento così inutile che non ho voglia di fare nulla. Mi dicono che sono incapace, che non faccio bene niente e che sono maldestro. Come posso migliorare?

Il maestro gli rispose senza guardarlo: – Mi dispiace, ragazzo. Non ti posso aiutare perché prima ho un problema da risolvere.

E dopo una pausa aggiunse: – Ma se tu mi aiutassi, magari potrei risolvere il mio problema più in fretta e dopo aiutare te.

– Con piacere – disse il giovane esitante, sentendosi di nuovo sminuito visto che la soluzione del suo problema era stata rimandata.

Il maestro si tolse un anello che portava al mignolo della mano sinistra e, porgendolo al ragazzo, aggiunse: – Prendi il cavallo che c’è là fuori e va’ al mercato. Ho bisogno di vendere questo anello. Non accettare meno di una moneta d’oro.

Il giovane prese l’anello e partì. Giunto al mercato iniziò a offrire l’anello ai mercanti, che lo guardavano con un certo interesse finché il giovane diceva il prezzo.

Quando il giovane menzionava la richiesta di una moneta d’oro, alcuni si mettevano a ridere, altri giravano la faccia dall’altra parte e soltanto un vecchio gentile si prese la briga di spiegargli che una moneta d’oro era troppo preziosa in cambio di quell’anello.

MINDFULNESS 128

Dopo avere offerto il gioiello a tutte le persone che incrociava al mercato rimontò a cavallo demoralizzato per il fallimento e intraprese la via del ritorno.

Quanto avrebbe desiderato avere una moneta d’oro per portarla al maestro! Così avrebbe ottenuto il suo consiglio e l’aiuto.

Appena arrivato, entrò nella stanza del maestro: – Maestro – disse – mi dispiace. Non è possibile ricavare quello che chiedi. Magari sarei riuscito a ottenere due o tre monete d’argento, ma credo di non poter ingannare nessuno riguardo al vero valore dell’anello.

– Quello che hai detto è molto importante, giovane amico – rispose il maestro sorridendo.

Proseguì: – Prima dobbiamo conoscere il vero valore dell’anello. Rimonta a cavallo e vai dal gioielliere. Digli che vorresti vendere l’anello e chiedigli quanto ti darebbe. Ma non importa quello che ti offre: non glielo vendere. E ritorna qui con il mio anello.

Il giovane riprese di nuovo a cavalcare.

Il gioielliere esaminò l’anello alla luce della lanterna, lo guardò con la lente, lo soppesò e disse al ragazzo: – Puoi dire al tuo maestro, ragazzo, che se vuole vendere il suo anello oggi stesso, non posso dargli più di cinquantotto monete d’oro.

– Cinquantotto monete? – esclamò il giovane.

– Sì – rispose il gioielliere. – So che avendo più tempo a disposizione potremmo ricavare circa settanta monete d’oro, ma se ha urgenza di vendere…

Il giovane si precipitò dal maestro a raccontargli l’accaduto.

– Siediti – disse il maestro dopo averlo ascoltato. – Tu sei come questo anello: un gioiello unico e prezioso. E come tale puoi essere valutato soltanto da un vero esperto. Perché pretendi che chiunque sia in grado di scoprire il tuo vero valore?

E così dicendo si infilò di nuovo l’anello.

• Come si sente il giovane quando gli dicono che è un incapace e non sa fare niente?

• Tu hai fiducia in te stesso/a? Chi sono le persone che ti danno fiducia e riconoscono ciò che sai fare?

Prima di rispondere alle domande, cerca di trovare la giusta concentrazione. Chiudi gli occhi e presta attenzione al tuo respiro. Lascia scorrere i pensieri…

MINDFULNESS 129

Il racconto storico racconta vicende reali o verosimili che si svolgono in un preciso momento storico.

FATTI

Ispirati a vicende realmente accadute in un certo periodo storico.

SCOPO

Appassionare chi legge su vicende accadute in determinati momenti storici. Far conoscere usi e costumi di epoche lontane.

PERSONAGGI

Persone verosimili o realmente esistite Hanno caratteristiche e comportamenti tipici di chi ha vissuto in quel periodo storico.

LUOGHI

Reali: quelli del periodo storico in cui è ambientata la vicenda.

TEMPO

I fatti si svolgono in un preciso momento storico.

STRUTTURA

• Inizio: si presentano la situazione e i personaggi, il luogo e il tempo.

• Svolgimento: si racconta che cosa accade.

• Conclusione: si narra come finisce la vicenda.

NARRATORE/NARRATRICE

I fatti possono essere raccontati:

• in prima persona dal/dalla protagonista;

• in terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna.

ILRACCONTOSTORICO

ILRACCONTO STORICO 130

UN INCONTRO INATTESO

I personaggi di questa storia vissero migliaia di anni fa, trentamila per essere esatti, che fanno più di dieci milioni di giorni.

Uth, i suoi fratelli, i suoi genitori e gli altri uomini, donne e bambini che condividevano la stessa caverna, erano cacciatori, ma anche prede di bestie feroci ed è per questo che, prima di addormentarsi, accendevano un fuoco all’ingresso della loro casa, scavata nella montagna. Dopo aver fatto colazione con bacche e frutta, Uth e il fratellino Muhi uscirono. Alcuni rumori attrassero la loro attenzione. C’erano degli animali. I ragazzi si nascosero, rannicchiandosi dietro a un tronco. Due orsacchiotti, grandi sì e no come loro, si rotolavano su un letto di foglie davanti alla tana. I due cuccioli saltavano, si rincorrevano e rotolavano sulle foglie simulando una lotta. A ogni capriola qualche foglia secca rimaneva impigliata fra i peli, a volte in modo buffo.

– Andiamo a giocare con loro! – disse Muhi.

– Ma sei pazzo? Hai mai visto un bambino giocare con un orso? Stai fermo!

I due orsacchiotti stavano andando verso di loro. Uno dei due, il più intraprendente, avanzava e annusava l’aria mentre l’altro lo seguiva saltellando, non ancora stanco di giocare. Uth strinse la lancia che aveva con sé e indietreggiò. L’avrebbe colpito tra gli occhi, aveva deciso. Mentre si dava coraggio per colpire, Muhi lo precedette allungando una mano verso l’orsetto.

Giorgio Di Vita, Dieci milioni di anni fa , La Spiga

COME FINIRÀ LA STORIA?

gira la pagina

ILRACCONTO STORICO 131 Contenuti digitali dell’unità

LASTORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

Il piccolo si lasciò accarezzare proprio lì sulla fronte, dove Uth stava per colpire. Poi tirò fuori la lingua e leccò Muhi sul naso.

A quel punto Uth fu velocissimo a prendere per un braccio il fratello e a trascinarlo dietro a un folto cespuglio.

– Sei completamente pazzo, Muhi, quegli orsetti potevano morderti o graffiarti! Potevi farti molto male! – urlò Uth.

– Assolutamente ti sbagli, sono due cuccioli come noi, vogliono solo giocare! Non hanno cattive intenzioni – ribatté Muhi.

– Magari quei due cuccioli sono pacifici, ma fra poco arriveranno i loro genitori e ci sbraneranno vivi se non andiamo via subito da qui!

Solo allora Muhi intuì il pericolo che stavano correndo: era davvero più prudente allontanarsi. Diede un ultimo sguardo ai due cuccioli e poi volse loro le spalle girandosi per andarsene. Ma proprio allora sentì un verso di dolore: Uth aveva colpito con la lancia il più piccolo dei due, sulla fronte, come aveva deciso di fare pochi attimi prima.

L’orsetto era a terra, immobile. Al suo fianco il fratellino peloso.

– Perché lo hai fatto? Era giusto allontanarsi per prudenza, ma il tuo gesto è stato inutile: l’orsetto non aveva nessuna intenzione cattiva. Hai sbagliato, hai davvero sbagliato! – disse Muhi, arrabbiato.

Laura Stano

NEI PANNI DI… UTH

• Segna con una X le affermazioni corrette. Muhi ritiene che i due orsetti siano pericolosi. Uth pensa che il fratello sia imprudente. Uth teme che i genitori degli orsetti possano arrivare.

Uth colpisce l’orsetto per difesa.

NEI PANNI DI… MUHI

• Muhi non è d’accordo con il gesto del fratello. Secondo te, che cosa prova?

CONSAPEVOLMENTE

• Muhi gioca con gli orsetti: compie un gesto avventato. Secondo te, trattare in questo modo un animale, soprattutto se selvatico, è corretto?

132

OPPURE COSÌ...

Il piccolo si lasciò accarezzare proprio sulla fronte, lì dove Uth stava per colpire. Poi tirò fuori la lingua e leccò Muhi sul naso. – Muhi che fai?

Muhi non rispose al fratello, che aveva abbassato la lancia. Poi Uth non capì se furono gli orsacchiotti a trascinare Muhi oppure il contrario, ma i tre si ritrovarono sul letto di foglie a rotolarsi come tre fratellini.

Uth uscì anche lui da dietro il tronco, sempre impugnando la lancia. Guardava il fratellino accarezzare gli orsacchiotti e questi ricambiarlo con le loro zampe pelose e i musetti umidi. Uth girava intorno ai tre e li guardava, temeva di sentire sopraggiungere gli orsi adulti, che non dovevano essere molto lontani. Se fossero arrivati in quel momento, avrebbero fatto a pezzi lui e suo fratello, pur di difendere i cuccioli.

Poi, sentendo dei passi pesanti provenire dal bosco, trascinò via Muhi. I due fratelli fecero appena in tempo ad arrampicarsi sui rami di un olmo, che comparve un orso.

– Guarda Uth, è la mamma! Li porta verso la tana!

L’orsa riunì i due orsetti e li spinse insieme dentro la grotta. Uth aveva dimenticato i suoi propositi di cacciatore e ora sperava che nessun essere umano avrebbe mai ucciso quella famiglia, non troppo diversa dalla sua. Dentro di lui era nato un sentimento nuovo, sbocciato all’improvviso quando avevano scoperto quanto quelle due palle di pelo assomigliassero a loro.

Giorgio Di Vita, Dieci milioni di anni fa , La Spiga

NEI PANNI DI… MUHI

• Tu che cosa avresti fatto se fossi stato al posto di Muhi?

NEI PANNI DI… UTH

• Uth porta in salvo sé e il fratello, ma non colpisce il piccolo orso. Perché?

FARE SQUADRA

• La caccia all’orso era un’attività praticata nel periodo del Paleolitico. Dividetevi in gruppi e cercate informazioni sui metodi di sopravvivenza dell’uomo primitivo.

ILRACCONTO STORICO 133

1. Trova ed evidenzia, nel testo, la data in cui si svolge la vicenda.

2. Riquadra il punto in cui viene presentato il personaggio storico di Qin Shi Huangdi.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: periodo storico • reali • personaggi Il racconto storico è un testo che ha lo scopo di narrare vicende o verosimili accadute in un determinato , I sono persone realmente esistite oppure che potrebbero essere vissute in quel periodo storico.

QIN SHI HUANGDI

210 a.C. Handan, Cina – Questa volta non ci sfuggirai! Morirai, come hai fatto morire noi!

Qin Shi Huangdi si sveglia di soprassalto. Coperto di una tunica dai fili d’oro, si gira e si rigira, madido di sudore, nel suo giaciglio. “Ancora questo sogno, questo maledetto sogno!”

Egli sogna che alcuni nemici, fatti da lui trucidare al tempo dell’unificazione dell’impero, lo seguono nel tentativo di accoltellarlo. Lui scappa, scappa, scappa… Chiama a gran voce le sue guardie, ma queste non arrivano: viene raggiunto, immobilizzato, colpito a morte con diverse coltellate… Il sogno è così reale che Qin Shi Huangdi si chiede se è ancora vivo.

Si alza e corre nel giardino del palazzo imperiale. Respira a fondo. Non vuole che le guardie si accorgano del suo turbamento. Quel sogno, quel maledetto sogno lo perseguita da anni.

Dietro a lui c’è Xian Gi, il suo fedele servitore che non lo abbandona un secondo. Xian Gi venera Qin Shi Huangdi come un dio vivente: lui è il primo imperatore della Cina. È riuscito a unificare tutti i territori creando un unico impero posto sotto la sua guida. Ha iniziato anche la costruzione della Grande Muraglia…

Ma ora questo dio vivente è lì, anziano e tremante. Xian Gi gli porge dell’acqua. Mentre sorseggia il fresco liquido ristoratore, Qin Shi Huangdi guarda il suo fedele servitore: ha voluto che il suo volto fosse riprodotto in una delle statue che ha fatto costruire per essere poste di fianco alla sua tomba.

Molti anni orsono, infatti, egli ha fatto iniziare la costruzione della sua casa per la vita dopo la morte. Ha voluto che fossero costruite statue raffiguranti il suo esercito, da porre accanto al suo corpo: soldati, cavalieri, cavalli che veglieranno su di lui nell’aldilà così come fanno nella vita terrena. E fra queste ci sarà anche Xian Gi.

1. Che cosa sogna Qin Shi Huangdi?

2. Chi è vicino a lui?

ILRACCONTO STORICO 134
COMPRENDO
ANALIZZO

L’IMPORTANZA DELLA SCUOLA

Scendeva la sera sulla città di Ur. I tre ragazzi, vestiti con semplici tuniche di cotone, stavano nell’atrio accoccolati sulle ginocchia, intenti a lanciare in aria dei sassolini che si sfidavano ad acchiap pare in volo. Smisero subito il gioco vedendo comparire il padre. La figura di Settis, con la testa rasata e la barba rettangolare ben acconciata a riccioli, troneggiava imponente sulla soglia. Aveva le spalle avvolte in una stola drappeggiata e portava la corta gonna di pelle, abbigliamento che sottolineava l’importanza delle sue ca riche perché, oltre a essere un mercante con un vasto giro d’affari, era dignitario del Tempio e funzionario del Re.

Sibel, il figlio maggiore, era saltato in piedi per primo e si era af frettato a riverirlo.

– Che cosa avete fatto oggi?

– Abbiamo letto ad alta voce le tavolette scritte ieri e dato prova della nostra capacità di tenerle a memoria – aveva risposto Sibel.

– Poi abbiamo preparato nuove tavolette e, finché erano morbide, vi abbiamo inciso molte difficili parole. Infine le abbiamo messe a essiccare al sole.

Settis non mancò di esortare i figli.

– Dovete impegnarvi con costanza: scrivere, leggere e calcolare non è solo una possibilità per ottenere buoni incarichi, ma anche un privilegio. Solo le famiglie agiate come la nostra possono mandare per anni i loro figli a scuola. Lo so che ci vogliono più di dieci anni per imparare i seicento simboli necessari per essere considerato un bravo scriba, ma dobbiamo essere eternamente riconoscenti agli avi che hanno trovato il modo di rendere stabili le nostre conoscenze, attendibili le registrazioni dei nostri affari e controllabili le nostre offerte al tempio.

Anna Maria Breccia Cipolat, Per un pugno d’argilla , Tredieci

• Che cosa hanno fatto oggi a scuola i tre ragazzi?

ANALIZZO

1. Sottolinea il nome della città in cui si svolge la vicenda. Sai dove si trova?

2. In quale antica civiltà è ambientata la vicenda? Sumera. Egizia.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: tempo • luoghi Nel racconto storico:

• i descritti sono quelli del periodo storico di cui si narra e sono reali o verosimili;

• la vicenda è ambientata in un ben preciso.

ILRACCO 135
COMPRENDO

COMPRENDO

1. Perché la folla si sta radunando lungo la riva?

2. Chi corre in aiuto del ragazzino caduto in acqua?

3. Quale pericolo corre?

LAVORO SULLE PAROLE

• Nel testo trovi alcune parole specifiche dell’epoca. Sottolineale.

L’INATTESA AVVENTURA DI NEFERTARI

Nefertari aveva fretta di arrivare al mercato per concludere il suo affare, quando all’improvviso si trovò quasi travolta da un gruppo di ragazzini che correvano.

– Ma che cosa sta succedendo? – si domandò perplessa.

– Sta passando la barca del faraone – disse Yuia quando finalmente riuscì ad afferrare al volo qualche parola.

Intanto la folla intorno era aumentata: tutti volevano assistere al passaggio della bellissima imbarcazione e cercavano di garantirsi un buon punto di osservazione.

– Andiamo anche noi? – disse Nefertari.

Il vecchio Yuia acconsentì subito: – Al mercato ormai non ci sarà più nessuno. Tanto vale goderci lo spettacolo.

Poi mise Nefertari in groppa all’asinello: da quella posizione poteva vedere sopra tutte le teste della prima fila di gente che si accalcava lungo la riva.

La prua della barca reale stava spuntando proprio dietro l’ansa del fiume. Tutti trattennero il fiato per lo stupore. La barca era una vera meraviglia: alta e snella, scivolava leggerissima sull’acqua senza quasi incresparne la superficie. Era costruita in papiro e dipinta con colori vivaci: il blu del loto, il fiore sacro, il verde del dio Osiride e il rosso, il colore sacro al dio Sethy.

Sul ponte un enorme baldacchino, che sorreggeva delle bianche tende di lino, proteggeva il faraone e la sua famiglia dai raggi del sole. A poppa invece era sistemata una coppia di rematori che affondavano ritmicamente i lunghi bastoni nel fondo del fiume.

ILRACCONTO STORICO 136

ANALIZZO

• Evidenzia la descrizione della barca reale.

Il faraone! La lunga tenda si mosse appena, sfiorata da un alito di vento, e lei vide per un attimo un viso immobile e lontano, con la testa coperta dal nemes, il copricapo di stoffa del faraone, decorato con l’ureo, la testa di cobra, simbolo di regalità e di potere.

Davanti a Nefertari tutte le schiene si piegarono per rendere il dovuto omaggio al grande sovrano. Anche lei chinò la testa, poi sentì un urlo improvviso, un tonfo forte davanti a lei: un ragazzino, uno di quelli che si erano appesi al tronco di una palma per vedere il faraone, era scivolato ed era caduto in acqua. Stava quasi per scoppiare a ridere, quando sentì un altro grido, questa volta di terrore, partire dalla folla.

– Un coccodrillo! Guardate! Sta venendo da questa parte! Nefertari cercò con gli occhi Yuia: era sparito! Poi finalmente lo vide muoversi tra la folla e correre verso il fiume. Lo vide buttarsi in acqua e andare in aiuto al ragazzino caduto. Yuia stava nuotando velocemente verso il ragazzino, che annaspava nell’acqua. Il coccodrillo! Lo vedeva bene adesso: stava puntando dritto verso Yuia, che aveva già afferrato il malcapitato per un braccio e stava rapidamente tornando verso riva. Nefertari vide la bestia portarsi di lato ai due, sollevarsi sul pelo dell’acqua e spalancare le fauci in un temibile attacco, ma la terribile bocca si richiuse a vuoto. Tutti i presenti poterono chiaramente sentire lo scatto macabro della potente mascella che si serrava… Nefertari riprese a respirare e ringraziò gli dèi: erano salvi!

Nadia Vittori, Gli scribi reali , Raffaello

INGLESE pharaoh ship river palm tree faraone barca fiume palma

ILRACCONTO STORICO 137
ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: termini specifici • descrizioni • ambientazione storica L’autrice del testo ricostruisce con cura l’ : tutto viene descritto con le caratteristiche dell’epoca in cui è ambientato il racconto. Perciò usa dettagliate e per definire abiti, cibi e costumi di epoche lontane. IN

HOMO SAPIENS ALL’OPERA

Anche la poesia può essere una forma di narrazione. Ecco l’originale descrizione, in versi, delle abitudini di vita dei Sapiens.

L’Homo Sapiens, quarantamila anni orsono, aveva mente brillante, più veloce del suono.

Abilissimo nel costruire oggetti, lui sapeva in gruppo cacciare; con trappole e con trucchetti il mammut riusciva a catturare.

Aveva grandi capacità artistiche, nelle grotte ce ne ha lasciato traccia, dove ha dipinto splendidi racconti di animali, di uomini e di caccia.

Alcune di queste pitture non sono soltanto un passatempo, ma sono dolci preghiere rivolte agli dèi del suo tempo.

A. Buzzat - R. Musumeci, Dal Big Bang all’Homo Sapiens, La storia in rima , Tredieci

• Seguendo l’esempio di questa poesia, scrivine una sull’Uomo di Neanderthal.

ILRACCONTO STORICO 138
1. Sottolinea con lo stesso colore le parole che rimano fra loro. 2. Si tratta di rime ANALIZZO
SCRIVO

del racconto STORICO MAPPA

far conoscere passato

FATTI r ealmente accadute ispirati a vicende SCOPO epoche lontane o un preciso periodo storico

TEMPO

storico di cui siparla reali del periodo

NARRAZIONE

LUOGHI

STRUTTURA

inizio svolgimento conclusione

IL RACCONTO STORICO

Narra vicende reali o verosimili ambientate in un preciso periodo storico. o da un personaggio della storia

PERSONAGGI caratteristici del periodo storico realmente esistiti o verosimili di cui si parla

in prima persona dal/dalla protagonista oda una narratrice esterna

interza persona da un narratore ester no

139 Quaderno di scrittura pagg. 45 - 49

VERIFICA

LA BUGIA

Agamennone e Menelao, i re degli Achei, giungono a Itaca per chiedere a Ulisse di unirsi a loro nella guerra contro Troia. Ulisse non vuole partire ed escogita uno stratagemma…

Ulisse guardava il mare. Seduto in cima a una scogliera, a Itaca. Era felice. Penelope aveva da poco partorito un bambino, lo avevano chiamato Telemaco e Ulisse ne era molto fiero. Così era salito fin sopra quella scogliera per stare da solo e per pensare un po’ a suo figlio, alla sua terra, a sua moglie Penelope. Per ringraziare gli dèi.

E in effetti si era ormai dimenticato di quando, qualche anno prima, era andato fino a Sparta per conoscere Elena. Quella volta era finita che Elena non gli era piaciuta poi molto. Certo, era bellissima, senza dubbio la donna più bella del mondo, ma a Ulisse era piaciuta di più Penelope. Non era bella come Elena, ma aveva un’aria furbetta che gli aveva proprio fatto perdere la testa.

Molto probabilmente, quindi, Ulisse si era dimenticato di tutta quella storia.

Adesso era felice: c’era Itaca, c’era Penelope e c’era pure il piccolo Telemaco. Semplicemente non ci pensava.

Almeno finché non vide apparire all’orizzonte una nave, cioè finché non si accorse che quella nave veniva da Sparta. E allora si ricordò di tutto quanto. Cominciò a correre per tornare giù in città, e correndo arrivò nella sua stanza dove, Penelope stava riposando con Telemaco in braccio.

Penelope si accorse subito che qualcosa non andava. Le bastò guardare negli occhi Ulisse per capire che non doveva dire niente, nessuna domanda. E sarebbe andato tutto bene.

Ulisse la baciò, baciò Telemaco e corse via. Ora non rimaneva che aspettare. Agamennone e Menelao erano appena arrivati. Una volta sbarcati, si avviarono verso il palazzo di Ulisse.

Penelope li accolse con grande ospitalità. Sapeva bene che cosa fare. Si mise a piangere cercando di non essere né troppo patetica, né troppo distaccata. Ulisse era impazzito, disse loro. Giovanni

140
Nucci, Ulisse,
1 5 10 15 20 25 30
il mare color del vino, Salani

DENTRO LA TIPOLOGIA

1 Questo testo a quale genere appartiene? Fantastico. Realistico. Storico.

2 La narrazione è in: prima persona. terza persona.

3 I luoghi in cui si svolgono i fatti sono: reali. di fantasia.

4 I personaggi sono: di fantasia. reali o verosimili.

5 Il protagonista è: Agamennone. Ulisse.

6 Questo racconto contiene dettagli e descrizioni che permettono di inserirlo in un preciso momento storico (tempo)? Sì.

No.

7 Secondo te, qual è lo scopo della narrazione?

Divertire chi legge con storie di fantasia.

Appassionare chi legge con una storia che fa conoscere anche fatti e usanze di un determinato periodo storico.

VERSO L’INVALSI

1 All’inizio del racconto, dove si trova Ulisse?

In piedi su una scogliera, a Itaca. Seduto in cima a una scogliera, a Sparta.

Seduto in cima a una scogliera, a Itaca.

Nella camera da letto con Penelope e Telemaco.

2 Per quale motivo Ulisse è fiero (riga 6)?

3 Perché a Ulisse era piaciuta più Penelope di Elena (righe 11-13)? Perché era più bella. Perché aveva un’aria furbetta.

4 Da dove arriva la nave che Ulisse vede spuntare all’orizzonte?

5 Chi sbarca dalla nave? Achille e Agamennone. Menelao e Agamennone.

6 Fai l’analisi grammaticale della parola “scogliera” (riga 4).

7 Nelle righe 11-12 ci sono due aggettivi. Individuali e riportali. Superlativo assoluto Superlativo relativo

8 Nella seguente frase cerchia il soggetto. Penelope li accolse con grande ospitalità.

RIFLETTO

SUL MIO LAVORO

• Il racconto storico mi è piaciuto:

• Questa verifica per me è stata:

141

IL GIORNO DELLA MEMORIA

Che cos’è?

Nel Giorno della Memoria, il 27 gennaio, si ricorda la Shoah, cioè lo sterminio della popolazione ebraica voluto dal regime nazista, che ha governato la Germania dal 1933 al 1945.

Gli Ebrei non sono stati gli unici: anche altre popolazioni, nel corso della storia, sono state perseguitate e sterminate, spesso per interessi politici ed economici.

Lo stesso regime nazista, oltre agli Ebrei, ha perseguitato anche altre persone, come i Rom e gli oppositori politici. Per realizzare il loro programma di sterminio, i nazisti costruirono i lager, cioè campi di concentramento, prigioni in cui deportavano gli Ebrei obbligandoli a lavorare in condizioni disumane.

Perché è stata scelta questa data?

Il 27 gennaio del 1945 l’esercito dell’Armata Rossa (così era chiamato l’esercito russo) entrò ad Auschwitz, in Polonia, uno dei più grandi campi di concentramento costruiti dai nazisti. Erano le ultime fasi della Seconda guerra mondiale e la Germania stava per arrendersi, stretta tra due eserciti alleati in marcia verso Berlino, la sua capitale: da est avanzavano i Russi, da ovest gli Inglesi e gli Americani.

Ad Auschwitz, lo spettacolo che i sovietici si trovarono davanti fu terribile. Fu solo allora che il mondo conobbe il progetto di sterminio dei nazisti e che cosa era avvenuto all’interno dei campi di concentramento.

Perché ricordare?

La tragedia della Shoah ha portato il mondo a dire “non deve succedere mai più!”.

Per questo è stato istituito il Giorno della Memoria: per non dimenticare le atroci sofferenze di allora, perché non possano ripetersi tragedie simili mai più

EDUCAZIONE CIVICA 142

La frittata di Ida e Augusta

Siamo Ida e Augusta, le due tedesche di Gombio.

Abbiamo fatto solo quello che tutti dovrebbero fare: ricordare che non siamo bestie, sia che si tratti di una vita umana, di un fiore o di una frittata.

E a me, che sono Augusta, che sono passata da Berlino a Gombio, un piccolo paese sull’Appennino reggiano, per amore di Narciso Piazzi, non è parso di fare nulla di eccezionale quando quel tedesco è entrato in casa mia.

Stavano rastrellando mentre io cucinavo una frittata. Ci avrebbero ucciso tutti; però una frittata è una frittata. E non si entra in casa della gente senza chiedere permesso e si inizia a mangiare il cibo altrui! Allora, gliel’ho detto ben chiaro a quel tedesco: – Lazzarone! È così che ti hanno insegnato l’educazione?

L’ho detto in tedesco, la mia lingua. A lui non è sembrato vero sentire una voce uguale a quella di sua madre, della sua maestra, di sua sorella.

E allora ha chiamato il comandante, e il comandante si è messo a parlare con me e poi ha chiamato anche Ida: due donne, tedesche come loro, in quell’angolo di mondo.

Abbiamo parlato e parlato, e alla fine se ne sono andati: non hanno ammazzato nessuno, abbiamo salvato il paese!

A volte basta la voce di una donna per fare ricordare che nessuno è nato carnefice, che nelle vite di ognuno di noi c’è stato un sorriso o una gentilezza, un momento in cui ci siamo pensati migliori di quello che siamo diventati. Un momento per una speranza o per una frittata.

Arturo Bertoldi, Ida e Augusta in Perché i vivi non ricordano gli occhi di…, Istoreco Reggio Emilia

COMPRENDO

1. Dove si svolge la vicenda raccontata nel brano?

2. Che cosa stavano facendo i tedeschi in quel paese?

3. Che cosa stava facendo Augusta quando il soldato tedesco entra a casa sua?

4. Il soldato tedesco si commuove. Perché?

• La parola rastrellare indica raccogliere l’erba con il rastrello. Nel linguaggio militare, però, indica l’azione di catturare persone. Durante la Seconda guerra mondiale i militari eseguivano rastrellamenti per catturare soprattutto civili, che venivano uccisi oppure destinati ai lavori forzati o ai campi di sterminio.

EDUCAZIONE CIVICA 143
LAVORO SULLE PAROLE

GIORGIO PARISI

Giorgio Parisi è un grande fisico e accademico italiano. È nato a Roma il 4 agosto del 1948.

Si è diplomato presso il Liceo scientifico “San Gabriele” di Roma nel 1966, mostrando sin da giovane una grandissima passione per le materie scientifiche. Passione che lo ha portato a iscriversi alla facoltà di fisica presso l’Università La Sapienza di Roma, dove si è laureato nel 1970 con una tesi sul bosone di Higgs Parisi è uno dei tre fisici italiani membri della National Academy of Sciences degli Stati Uniti d’America. Vanta una carriera molto ricca e piena di successi e riconoscimenti in tutto il mondo. Docente ordinario di fisica teorica dal 1981 all’Università di Tor Vergata, a Roma, nel 1992 è passato alla stessa cattedra de La Sapienza, dove ha tenuto diversi insegnamenti, fra cui fisica teorica, teorie quantistiche, fisica statistica, probabilità. È autore di oltre seicento articoli e contributi a conferenze scientifiche e di quattro libri.

Andato in pensione nel 2018, nello stesso anno è stato eletto presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, del quale era socio dal 1988, carica che ha mantenuto fino al luglio 2021.

Nel 2021 gli viene attribuito il Premio Nobel per i suoi studi sui sistemi complessi nel campo della fisica.

dal web

LAVORO SULLE PAROLE

• Il bosone di Higgs è una particella che ha il compito di dare massa alle particelle che formano la materia.

Che cosa sono i sistemi complessi?

Sono sistemi formati da diversi elementi che interagiscono tra loro in modi difficili da prevedere: l’Accademia Nazionale dei Lincei è una delle istituzioni scientifiche più antiche d’Europa. Venne fondata con lo scopo di costituire una sede di incontri rivolti allo sviluppo delle Scienze. Il suo nome si richiama all’acutezza che devono avere coloro che si dedicano alle Scienze, proprietà che si dice caratterizzi la vista della lince.

S T E M 144

FABIOLA GIANOTTI

Da piccola voleva fare la ballerina. Poi la pianista. Infine ha scelto di dedicarsi alla fisica. Nessuna incongruenza: la fisica fonde tutto, anche la musica e la fantasia.

Occhi neri e pulsanti, orecchini di perle e rossetto rosso, è la prima donna a dirigere il CERN, il più grande laboratorio di fisica del pianeta.

Fabiola Gianotti nasce a Roma nel 1960. Frequenta il liceo classico e consegue il diploma di pianoforte al Conservatorio: percorsi apparentemente molto distanti da una carriera che la condurrà a diventare una delle donne più influenti al mondo.

La scelta di conseguire la laurea in fisica presso l’università di Milano nasce dalla curiosità di “scoprire come sono fatte le cose”. Continua gli studi conseguendo il dottorato di ricerca in fisica sub-nucleare e vincendo una borsa di studio biennale bandita dal CERN di Ginevra.

Diventa quindi ricercatrice del Dipartimento di fisica, per poi essere nominata, nel 2016, Direttrice Generale dell’Organizzazione Europea per la ricerca nucleare (CERN): la prima donna a ricoprire un simile incarico.

Nel corso della sua carriera professionale ha partecipato a importanti progetti, fra cui l’esperimento “Atlas”, a cui hanno collaborato 3000 scienziati di tutto il mondo ed è considerato il più grande esperimento scientifico mai realizzato.

Nel 2017 è entrata a far parte della Top 100 delle donne più potenti al mondo stilata da Forbes.

Il percorso di Fabiola Gianotti ci insegna che il successo e i grandi traguardi si raggiungono con determinazione, passione e curiosità.

dal web

Tu come GIORGIO e FABIOLA

Hai anche tu il sogno di addentrarti nei misteri della materia per scoprire com’è composta e quali leggi la regolano?

Quello che ti occorre è:

• un diploma di scuola superiore;

• buone conoscenze di base in Matematica e materie scientifiche;

• una laurea in Fisica.

S T E M 145

• Gli organoidi sono repliche in miniatura di organi e tessuti umani: un organoide riproduce l’esatta struttura tridimensionale dell’organo originale. Questi modelli sono utlizzati per testare nuovi farmaci o per studiare come si forma il cancro.

LUCA TIBERI

Luca Tiberi è un giovane biologo cresciuto a Falconara, nelle Marche. La sua passione per la ricerca nasce durante gli studi universitari presso l’Università di Bologna, dove nel 2004 consegue la Laurea magistrale in Biotecnologie Mediche.

Si trasferisce a Trieste, dove inizia un dottorato di ricerca in Oncologia molecolare e concentra la sua ricerca sulla biologia molecolare del cancro al seno.

Dopo il dottorato, si trasferisce in Belgio per studiare il cancro al cervello e il suo sviluppo. Nel 2016 è insignito del prestigioso premio Alvarenga de Piauhy dalla Royal Academy belga per il suo lavoro sui tumori cerebrali pediatrici. Nello stesso anno rientra in Italia e ora guida un gruppo di giovani ricercatori che lavorano sul cancro al cervello presso il Cibio, Centro di biologia integrata a Trento.

Nel 2020 gli è stato assegnato l’Embo Young Investigators Award, che premia i migliori scienziati europei under 40.

Il premio ha permesso a Tiberi e al suo team di ricerca all’Università di Trento di potenziare gli studi sui tumori con l’aiuto degli organoidi, che permettono di produrre in laboratorio una grande quantità di tumori a costi ridotti, effettuando così screening ampi per valutare nuove terapie.

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S T E M 146

BARBARA MAZZOLAI

Biologa pisana con un Dottorato di ricerca in Ingegneria dei Microsistemi e un Master Internazionale in Eco-Management alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Barbara Mazzolai dirige il Centro di Micro-Biorobotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Pontedera. Da piccola era affascinata dagli animali, amava stare con loro a contatto con la natura e anche andare nel bosco con suo padre, che le ha trasmesso la passione e il rispetto per l’ambiente. Barbara si occupa di robotica bio, cioè progetta macchine che migliorano la vita prendendo ispirazione dalle piante. Nel 2015

Robohub, la maggiore comunità scientifica internazionale degli esperti di robotica, l’ha inclusa tra le 25 donne più geniali del settore.

Ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti quali il Premio Marisa Bellisario e la Medaglia del Senato della Repubblica Italiana.

Nell’ambito del programma europeo FET (Future and Emerging Technologies, “ Tecnologie future ed emergenti”), che finanzia le idee di ricerca più visionarie, ha coordinato il progetto che ha portato alla realizzazione del plantoide, il primo robot al mondo ispirato alle radici delle piante, con applicazioni che vanno dall’esplorazione spaziale alla microchirurgia al monitoraggio ambientale. Oggi coordina il progetto europeo GrowBot, per trasformare la natura delle piante rampicanti in tecnologie intelligenti e sostenibili.

È sempre stata portata per le materie STEM, che l’hanno affascinata e stimolata ad affrontare discipline diverse fin da molto giovane.

dal web

• Il plantoide è il primo robot pianta al mondo, cioè un robot capace di riprodurre il comportamento delle radici delle piante.

Tu come LUCA e BARBARA

Le biotecnologie e la robotica sono due scienze che nel tempo sicuramente avranno un peso sempre crescente.

Se sogni anche tu di esplorare questo mondo, quello che ti occorre è:

• un diploma di scuola superiore che ti dia una base di Scienze, di Matematica e di Fisica, ma anche di Logica;

• una laurea in Biologia o in Ingegneria;

• una laurea magistrale in Biotecnologie Mediche o in Robotica.

S T E M 147

Il racconto del brivido racconta storie che fanno paura

FATTI

Vicende verosimili o immaginarie, e cariche di mistero.

SCOPO

Suscitare paura e tensione.

PERSONAGGI

Realistici o fantastici (mummie, fantasmi, scheletri, vampiri, creature mostruose…).

LUOGHI

Posti che incutono timore, come case diroccate, castelli solitari, cimiteri…, resi più paurosi dalle ombre, dalla notte, da temporali improvvisi…

TEMPO

Passato o presente. In genere la durata è breve.

STRUTTURA

• Inizio: si presentano la situazione e i personaggi, il luogo e il tempo.

• Svolgimento: si racconta che cosa accade.

• Conclusione: si narra come finisce la vicenda.

NARRATORE/NARRATRICE

I fatti possono essere raccontati:

• in prima persona dal/dalla protagonista;

• in terza persona da un narratore esterno o da una narratrice esterna.

ILRACCONTO DEL BRIVIDO

ILRACCONTO
148
DEL BRIVIDO

R COME… RUMORI

BUM! Iniziava sempre così, con un forte botto.

Poi arrivavano tutti gli altri rumori spaventosi.

Alcuni sembravano degli schiaffi… SCIAF, SCIAF, CLAP, SCIAF!

Altri delle raffiche di colpi… TATATATATATA, PUM, PUM!

Da qualche settimana succedeva ogni notte alla stessa ora e R tutte le volte si nascondeva sotto le coperte, terrorizzata. Erano strani, quei rumori, e doveva essere qualcosa di terribile, di molto brutto. Un mostro che cercava di entrare nella casa di fronte?

Un combattimento tra orchi spaventosi ed enormi?

Una battaglia di schiaffi tra giganti?

La mattina R si svegliava decisa a raccontare ai suoi genitori quei rumori, ma poi rinunciava perché era sicura che non le avrebbero mai creduto.

Non ne parlava ai compagni di classe perché l’avrebbero presa in giro e le avrebbero dato della paurosa. E lei non voleva fare la figura della fifona!

Una notte, però, i rumori diventarono ancora più forti.

Ormai era quasi estate e l’aria non era più fredda, di notte si poteva dormire senza coperte.

Il frastuono iniziò come al solito… BUM!

Poi però i suoni si mischiarono, a R sembrò di sentire anche una voce stridula che urlava forte, confusa tra i soliti rumori di schiaffi, pacche e pugni.

CIAFCLAPPUMPUM , AAAAAA-AAAAAAH , PUMPUMCIAFCLAP !

A quel punto corse veloce in camera dei suoi genitori.

– Mamma, papà, sveglia! Ho paura, ci sono dei rumori terribili!

La mamma si svegliò di soprassalto. Tese l’orecchio…

Michele Dalai, L’alfabeto della paura. 21 storie di lettere coraggiose, Feltrinelli Kids

ILRACCONTO DEL BRIVIDO 149
digitali dell’unità
Contenuti
COME FINIRÀ LA STORIA? gira la pagina

LASTORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

La mamma scattò a sedere sul letto, mi mise una mano sulla bocca e ascoltò con attenzione tutti i rumori.

Rivide il suo volto sbiancare e il suo cuore iniziò a battere forte. Poi si girò verso papà e lo scosse più volte per svegliarlo. Lui finalmente spalancò gli occhi e capì al volo la situazione. Fece cenno di restare in silenzio… si alzò… prese il grosso libro dalla copertina rigida sul comodino e si avviò al buio verso la porta d’ingresso.

La mamma prese il cellulare e insieme a R lo seguì. Papà scese le scale che portano ai garage e alle cantine. A un certo punto si fermò di colpo. La mamma e R gli arrivarono alle spalle e lui indicò una luce che filtrava dalla cantina abbinata a un appartamento vuoto da alcuni mesi. Era da lì che provenivano tutti quei rumori.

I tre risalirono di corsa le scale. Dopo aver chiuso a chiave la porta d’entrata, papà chiamò i carabinieri. Circa un quarto d’ora dopo videro i lampeggianti delle pattuglie che filtravano dalle fessure delle tapparelle. Ora regnava il silenzio!

Il giorno dopo al telegiornale regionale raccontarono la cattura di una banda di ladri che stava preparando un “colpo” alla banca situata nel palazzo di fianco a quello di R.

Flavia Zampighi

NEI PANNI DI… R

• Se tu fossi stato/a nei panni di R, avresti seguito il papà e la mamma? Perché?

NEI PANNI DEI… GENITORI

1. Secondo te, la mamma e il papà di R hanno avuto paura? Perché?

2. Il papà ha chiamato i carabinieri. Secondo te, si è comportato correttamente? Perché?

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OPPURE COSÌ...

… e fece un gran sorriso.

– Perché ridi, mamma? Non senti? Sono spaventosi, devono essere dei giganti che litigano e credo che questa volta stiano anche inseguendo un bambino!

La mamma abbracciò forte R, la fece sdraiare tra lei e papà e disse: – Ora dormi tranquilla, va tutto bene. I rumori non sempre sono quello che sembrano. Domani mattina ti porto a vedere una cosa.

La mattina dopo la mamma chiese alla bambina di prepararsi in fretta. Appena uscite di casa, attraversarono la strada, girarono l’angolo ed entrarono nel negozio del panettiere. Dalla porta del laboratorio si affacciò una signora.

– Buongiorno. Perdoni il disturbo – disse la mamma. – Mia figlia è molto spaventata, crede che i rumori che sente di notte siano i versi di giganti cattivi che si picchiano. Stanotte è certa di aver sentito anche un bambino spaventato!

– Oh no! – disse la signora. – Venite con me!

La signora mostrò a R i forni, le fece vedere la montagna di farina e l’impasto pronto per essere cotto e diventare pane.

– Quelli che senti sono i rumori che facciamo io e gli altri fornai quando prepariamo il pane di notte. Vedi?

La signora prese l’impasto e lo sbatté sul tavolo (BUM!), poi lo distese con dei colpi decisi (SCIAFSCIAFCLAPSCIAF), e lo mise nella forma (PUM). Ecco cos’erano quei rumori terribili!

Michele Dalai, L’alfabeto della paura. 21 storie di lettere coraggiose, Feltrinelli Kids

NEI PANNI DI… R

1. R, dopo tante notti di paura, finalmente racconta ai genitori i rumori che sente. Secondo te, ha fatto bene? Perché?

2. Tu al posto di R che cosa avresti fatto?

NEI PANNI DEI… GENITORI

• La mamma rassicura R e la tiene vicino a sé e al papà, ma il mattino successivo le mostra l’origine dei rumori. Secondo te, ha fatto bene? Perché?

CONSAPEVOLMENTE

• Sai che di notte tutte le cose, i nostri pensieri, i rumori… assumono caratteristiche diverse? Succede a volte anche a te?

ILRACCONTO DEL BRIVIDO 151

LAVORO SULLE PAROLE

• Segna con una X i sinonimi della parola ghermire Afferrare. Lasciare. Abbrancare. Liberare.

1. Nel testo, qual è il fatto che fa paura?

La mano che esce da sotto la libreria. Il rumore graffiante.

2. Si tratta di un fatto: verosimile. immaginario.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto. immaginari • verosimili

Nel racconto del brivido:

• i fatti possono essere , cioè che potrebbero accadere nella realtà, oppure , ma sempre misteriosi, inconsueti e spaventosi.

UN PROGETTO SPECIALE

Paloma stava lavorando a un progetto. Si era messa alla scrivania e aveva cominciato a prendere appunti e a fare schizzi.

La stanza era immersa in un silenzio perfetto. Lei mordicchiava il cappuccio della penna soppesando le idee.

Fu in un momento in cui stava fissando il muro bianco davanti alla scrivania che le parve di sentire qualcosa di insolito. Era un rumore leggero, a stento distinguibile dal suono del proprio respiro. Sembrava il suono di una punta graffiante che scorre su una superficie ruvida. Sembrava venire da sotto la libreria. Un topo? No, i ratti non producono quel suono quando rosicchiano. Stava ancora cercando un’altra spiegazione quando da sotto il mobile scivolò fuori un foglietto. Arrivò fino ai suoi piedi.

Con una grafia incerta, a matita, era scritta una sola parola: “Aiuto”. Le lettere erano grandi, un po’ storte, come tracciate da una mano insicura o forse come se fossero state rubate da dita bloccate.

Paloma raccolse il foglio. Era impolverato. Per istinto lo annusò: odorava di fuliggine. Prese dalla scrivania una riga lunga un metro e provò a passarla sotto lo scaffale. Quando la tolse, aveva la punta colorata da un liquido denso e rosso.

Paloma sentì un brivido scorrerle lungo la schiena. Uscì dalla stanza, prese l’aspirapolvere e lo azionò. Puntò il tubo aspirante e sentì qualcosa che frusciava ostruendo il bocchettone. Si aspettava un ratto, un bloc-notes stropicciato, qualche foglio sgualcito… Invece era una mano dalle lunghe unghie nere, che le ghermì la faccia.

Annalisa Strada, Mostri di casa , Nord-Sud Edizioni

ILRACCONTO DEL BRIVIDO 152

IL MISTERO DELLO SCHELETRO MALEDETTO

La ristrutturazione del castello di Moorwood era un’impresa complicata. Ovunque c’erano uomini con i caschi rossi.

Poco prima di raggiungere la parte abitabile del nostro castello, mi venne incontro un operaio edile con il casco rosso. Era bianco come un lenzuolo e barcollava. Capii subito che questa volta non stava cercando il bagno.

– La… laggiù… c’è… – balbettò, e di nuovo mi fu chiaro che con laggiù intendeva la fossa di scavo e che non aveva certo trovato la carta di una caramella. Aveva scoperto qualcosa di terribile durante gli scavi. Doveva essere qualcosa di orribilmente terribile perché l’operaio edile sembrava essere uno tutto d’un pezzo, ma finì per svenire. Barcollò verso il cespuglio di rododendri, fece un passo maldestro e si accasciò a terra accanto a una bicicletta. Naturalmente corsi subito alla fossa di scavo, preparata al peggio. Ma non mi aspettavo che fosse così orribilmente terribile. In fondo alla fossa c’era un altro operaio. Sembrava che fosse paralizzato dallo shock, a parte un leggero ondeggiamento.

Nella mano sinistra teneva un teschio. Un cranio con parte delle vertebre ancora penzolanti. Il resto dello scheletro si alzava minaccioso dalla terra accanto a lui. Uno scheletro pallido… e direi completo, tranne il braccio destro, che mancava.

Feci qualche passo indietro, inciampai in una cassetta degli attrezzi e caddi in ginocchio.

Christian Loeffelbein, Malvina Moorwood. Il mistero dello scheletro maledetto, Edicart

LAVORO SULLE PAROLE

• Maldestro vuol dire: affrettato. fatto senza abilità.

ANALIZZO

1. Chi sono i personaggi che compaiono nella storia?

2. Lo scheletro che si muove è un personaggio reale o fantastico?

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: bambini • scheletri • mostri • mummie • persone normali Nel racconto del brivido i personaggi possono essere:

• realistici:

• fantastici:

ILRACCONTO DEL BRIVIDO 153

UN MOSTRO DALLE ZANNE ACUMINATE

Continuando a camminare nel bosco i quattro ragazzi si divertivano a riconoscere nei tronchi degli alberi immagini ambigue

– Quel buco del tronco non vi ricorda un teschio?

– E che ne dite di quello? Identico a King Kong! Gront!

– Avete sentito? – sobbalzò Ferdinand tendendo le orecchie.

– Che cosa, fratellone? Io non ho sentito niente. E voi? Gront! Gront!

– What happens?

– Elizabeth, non preoccuparti, sarà stato qualche innocuo animaletto – la rassicurò Emanuele.

– E questo fruscio? Laggiù, laggiù, un cespuglio si sta muovendo!

E poi apparve. Era enorme, peloso, sporco di fango, aveva due zanne acuminate ed emetteva suoni gutturali.

– Ah!

– Ma è orribile!

– Non muovetevi – sussurrò con tono di comando Emanuele. –Fate finta che non ci sia… niente movimenti bruschi, vietato correre e gridare…

Gli amici seguirono le indicazioni di Emanuele.

IN INGLESE

Che cosa succede?

È orribile

Non muovetevi

Che facciamo?

Cinghiale

What happens?

It’s horrific!

Don’t move

What do we do? Boar

ILRACCONTO DEL BRIVIDO 154

Avanzarono di qualche passo, guardinghi e silenziosi, quando… Crack!

Gianluca calpestò un ramo secco che produsse un rumore acuto. L’animale, che li stava osservando, sussultò, puntò il muso verso di loro e cominciò ad avanzare.

– Viene verso di noi! Che facciamo?

In quell’istante l’animale accelerò l’andatura. Fu il panico. I quattro ragazzi cominciarono a correre, inseguiti da quel mostro inferocito.

– Ci sta raggiungendo! – gridò Ferdinando.

– Risparmia il fiato e corri – fece brusco Emanuele.

I ragazzi che, sempre correndo, cercavano di controllare che cosa accadeva alle loro spalle, videro sulla destra una lepre. La vide anche il mostro, e dovette sembrargli una preda più tenera di quei quattro esseri spelacchiati, tanto che si gettò al suo inseguimento, scomparendo in pochi secondi dalla loro vista.

– L’abbiamo scampata bella! – sospirarono di sollievo i ragazzi.

Fulvia Degli Innocenti, Il fantasma della Rocca , Splen Edizioni

LAVORO SULLE PAROLE

• Cerca sul vocabolario il significato delle parole evidenziate nel testo e scrivilo sul quaderno.

• Scopri l’animale che ha spaventato i ragazzi. Cancella tutti gli aggettivi. Poi scrivi di seguito le lettere rimaste.

COMPRENDO

1. Dove si svolge la vicenda?

2. Che cosa decidono di fare i ragazzi quando compare l’animale?

3. Che cosa distoglie l’animale dall’inseguimento?

SCRIVO

• Immagina di essere inseguito/a da un animale che ti fa paura e prova a scrivere un racconto del brivido. Ricorda di fare una descrizione dell’animale e di raccontare le tue sensazioni.

d o l c e c c a r o i b u i o n a l t e g c o r t e s e h i a a l l e g r o l e Si tratta di un:

ILRACCONTO DEL BRIVIDO 155

COMPRENDO

• Ordina gli avvenimenti che accadono quando Clio va nella dispensa.

Clio sbatte la testa contro lo scaffale.

La luce si spegne e la porta si chiude.

Clio non trova l’interruttore della luce. Non riesce ad aprire la porta.

Riesce ad accendere la luce.

Si accorge di aver lasciato il telefono in cucina.

La porta si apre da sola.

ANALIZZO

• Evidenzia la parte in cui le frasi brevi danno al testo un ritmo incalzante.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: frasi brevi • tensione • ritmo incalzante

Nel racconto del brivido gli eventi si susseguono con un e sono espressi con , che sottolineano la

UNA SERATA… DA BRIVIDO

Prima di premere l’ossidato campanello di ottone della cadente dimora antica, Clio ebbe un istante di esitazione. Suonò e un cupo gong riecheggiò per la casa. Attraverso i vetri vide una signora alta con la pelle dorata e lunghi capelli lisci venire verso la porta con passo energico e un sorriso di benvenuto. Appesa alla mano aveva una bimba di tre anni, con un vestitino a pois e un vaporoso golfino rosa, i capelli lisci e neri raccolti in due codini.

– Clio! – la salutò la signora Lee aprendo la porta. – Non vedevamo l’ora di conoscerti! Io sono Sharon, e questa è Minna. Clio si chinò e sorrise, tendendo la mano alla piccola.

– Piacere di conoscerti, Minna.

La bimba abbracciò la gamba della madre e con timidezza sbirciò Clio da dietro il fianco della signora Lee.

Mentre i Lee facevano fare a Clio il giro della casa e le spiegavano le abitudini della famiglia, a poco a poco Minna si sciolse e cominciò a cinguettare eccitata. Nel tempo che ci misero ad arrivare nella sua cameretta, stava già tirando Clio verso il cesto dei pupazzi, ansiosa di giocare.

I signori Lee indossarono il cappotto e ricordarono a Clio la lista dei numeri di emergenza appesa in cucina.

– Qui c’è anche l’interfono, ma non credo che Minna si sveglierà dopo essersi addormentata.

I genitori salutarono la figlia con un abbraccio e uscirono. Poche ore più tardi i giochi erano stati riposti, i denti lavati e Minna era sistemata a letto, nel suo pigiamino.

ILRACCONTO DEL BRIVIDO 156
1

Clio accese la lucina per la notte, mandò un bacio alla bimba e scese al piano inferiore. Dopo un po’ si stiracchiò e guardò l’orologio.

Aveva finito i compiti di matematica, studiato scienze e fatto già un bel pezzo della ricerca di storia. Il baby monitor era silenzioso… Clio andò in dispensa e accese il vecchio interruttore della luce, lasciando la porta socchiusa. Mentre si chinava a prendere una barretta di cereali, la luce si spense, sprofondandola nell’oscurità. Alle sue spalle Clio sentì la porta chiudersi con un tonfo.

Sconcertata, si alzò di scatto e sbatté la testa contro lo scaffale. Sentì le scatole e le lattine che cadevano a terra. Si girò e fece scivolare la mano sul muro in cerca dell’interruttore, ma non riuscì a trovarlo. La mano si chiuse invece sul pomolo della porta. Sollevata, lo girò e spinse. La porta non si mosse. Scosse di nuovo la maniglia, ma la porta rimase chiusa. Cercò di tirare. Niente.

Portò la mano alla tasca posteriore dei pantaloni per prendere il telefono, decisa a usare la torcia per trovare l’interruttore. Ma la tasca era vuota e lei si sentì avvampare ricordando che aveva lasciato il telefono con i libri di scuola sul tavolo della cucina.

Scandagliò il muro a tentoni e finalmente trovò la piastra d’ottone dell’interruttore. Lo fece scattare con un sonoro click e la luce si accese. Con un sospiro Clio si girò a esaminare il caos che aveva seminato nel locale.

Quando si chinò per raccogliere le scatole, sentì un leggero click. Un brivido le corse lungo la schiena. Guardò dietro di sé. La porta della dispensa si era aperta da sola.

Kat Shepherd, Le sorelle fantasma. Babysitter da incubo, Mondadori

• Leggi ad alta voce il testo in modo da rendere con la voce l’emozione degli eventi.

ILRACCONTO DEL BRIVIDO 157
LEGGO

COMPRENDO

• Trova la domanda (D) ad ogni risposta (R).

D:

R: Per liberarsi di Matty.

D:

R: Nel Tritacarne.

D: R: Il Signore della Palude.

ANALIZZO

• Il racconto è narrato in: prima persona. terza persona.

IL TRITACARNE

Mio fratello Peter è intelligentissimo, bravissimo e coraggiosissimo! Da grande voglio essere come lui, per questo lo seguo dappertutto. Qualche volta MI SEMBRA di dargli fastidio, ma di sicuro mi sbaglio, perché oggi, mentre mamma e papà sparecchiavano, mi ha preso per un braccio e mi ha portato in giardino.

– Matty, voglio confidarti un segreto – mi ha detto. – Ma devi giurarmi di non dirlo ad anima viva.

Naturalmente ho giurato, non tradirei Peter mai e poi mai!

– Io e Flynn stiamo per costruire un rifugio segreto. E c’è posto anche per te!

Sono rimasto a bocca aperta: questa era la sorpresa più fantastica che potessi sognare!

– Wow! E dove?

– Nel Tritacarne.

Mi sono venuti i brividi. Tutti a scuola sanno che il Tritacarne è un posto pericolosissimo, pieno di fantasmi, e che dentro c’è una lama impazzita che macina chiunque ci entri.

Ma se Peter voleva fare un rifugio proprio lì, come facevo a dirgli che non volevo andarci?

– Certo che ci sto… magari mentre finite di sistemarlo rimango fuori, sul ponticello.

– Sì, se Mudman lo permette.

Mi sono venute le gambe molli.

– E chi è Mudman?

– Non lo sai? Mudman è il Signore della Palude, una creatura fatta di melma e fango che vive sotto il Tritacarne. Io e Flynn siamo suoi amici, quindi ci fa entrare, ma se sente l’odore di un intruso esce dall’acqua e lo agguanta. Naturalmente gli spiegherò che tu sei mio fratello, e che non deve mangiarti.

– M-mangiarmi?

– Certo, Mudman divora i fifoni. E anche i bugiardi. Quindi se hai paura ti consiglio di non venire, perché anche se fingerai di essere coraggioso lui se ne accorgerà.

A quel punto mi veniva da piangere…

Paola Barbato, Il rifugio segreto, Il Battello a Vapore

ILRACCONTO DEL BRIVIDO 158

del racconto del BRIVIDO MAPPA

FATTI m isteriosi o spaventosi verosimili o immaginari,

SCOPO o tensione suscitare paura

passatoopresenteduratadeifattibreve

TEMPO

STRUTTURA

inizio svolgimento conclusione

IL RACCONTO DEL BRIVIDO

LUOGHI che fanno paura ambienti

NARRAZIONE

Narra storie che fanno paura. o da un personaggio della storia

PERSONAGGI realist ici o fantastici (fantasmi, vampiri, mummie…)

in prima persona dal/dalla protagonista oda una narratrice esterna

interza persona da un narratore ester no

159 Quaderno di scrittura pagg. 50 - 54

LA CENTRALE DEGLI INCUBI

– Guarda bene quel posto. Non ti mette i brividi? – disse Akiko. Fofò tornò a osservare il vecchio edificio, questa volta con maggiore at tenzione.

Si trattava di un grande cubo color grigio scuro, scrostato e coperto d’e dera, con due immensi finestroni dai vetri tutti rotti. Assomigliavano a due grandi occhi scuri e malvagi, puntati sul paese Picco Pernacchia. – Lo sai che cosa fanno, lì dentro? Quella è la Centrale degli Incubi! Tutti i brutti sogni che la gente fa qui a Picco Pernacchia arrivano da là – fece Akiko.

– Ma… tu come lo sai? Mamma mia! – fece Fofò, mentre un brivido gli formi colava lungo la schiena.

I due cugini si voltarono di nuovo verso il cupo edificio addormentato sul dor so della collina di Picco Pernacchia e lo fissarono in silenzio, mentre il vento, intorno a loro, sibilava. A Fofò bastò un’occhiata per capire qual era la cosa più giusta da fare.

– E… se tornassimo a casa? – bisbigliò all’orecchio della cugina. Il portone di ferro era assai malandato. Akiko gli diede un’energica pedata e quello si aprì di uno spiraglio. Un cigolio orribile si levò dai cardini arrugginiti.

Le teste dei due cugini fecero capolino e non videro niente, anche se l’interno della Centrale era meno buio di quanto Akiko si era aspettata. La luce della luna, infatti, non solo entrava dai finestroni, ma anche dall’alto, poiché il tetto era crollato.

Quel luogo si presentava come un immenso spazio vuoto, infestato da erbac ce e con una gigantesca pozzanghera in mezzo, una specie di stagno che la pioggia aveva formato cadendo dal tetto sfondato.

Akiko s’interruppe di colpo. Dal ballatoio di ferro che correva lungo i muri dell’edificio si udirono dei rumori. Klang!Klang!Skataklang!

Fofò trasalì, afferrando il braccio della cugina.

– Avevi ragione! – piagnucolò. – I fabbricanti di incubi ci sono eccome… E ora ci hanno visti e ci faranno a fettine. Io non voglio finire così!

I due cugini restarono immobili, con il fiato sospeso, fino a quando… Miiiaaaoow! Dalle scale arrugginite che conducevano al ballatoio comparve uno smilzo gatto randagio tutto nero, che corse via scom parendo tra le erbacce.

160
VERIFICA
1 5 10 15 20 25 30
Alessandra Gatti, Akiko Assò e la Centrale degli incubi , Lapis

DENTRO LA TIPOLOGIA

1 Questo testo a quale genere appartiene? Fantastico. Del brivido. Realistico.

2 La narrazione è in: prima persona. terza persona.

3 In quale luogo si svolgono i fatti?

In città. Vicino a un paese.

4 Quale fenomeno atmosferico rende più “sinistro” il racconto?

Il vento. La pioggia.

5 I personaggi sono: persone di fantasia persone reali, che si possono incontrare nella vita di tutti i giorni.

6 I protagonisti sono: due cugini. due sorelle. due fratelli.

7 Il tempo in cui sono narrati i fatti è: il presente. il passato.

8 In quale momento della giornata avvengono i fatti?

Di giorno. Di notte.

9 Secondo te, qual è lo scopo di questo racconto?

RIFLETTO

SUL MIO LAVORO

• Il racconto del brivido mi è piaciuto:

VERSO L’INVALSI

1 L’edificio ha la forma di un: parallelepipedo. cubo. quadrato. rettangolo.

2 I finestroni assomigliano a due (righe 5-6): grandi occhi scuri e malvagi. grandi occhi chiari. piccoli occhi scuri. piccoli occhi scuri e malvagi.

3 Fofò pensa che se saranno scoperti dai fabbricanti di incubi questi li: addormenteranno. affetteranno. affogheranno. mangeranno.

4 La luce della luna entra: dalle finestre e dalle porte. dal tetto e dalla porta. dal tetto e dalle finestre. solo dalle finestre.

5 Chi provoca i rumori nell’edificio?

Un gatto nero piccolo. Un gatto nero grasso. Un gatto nero magro. Un gatto grigio

6 Alla riga 24 leggi “gigantesca”. Si tratta di: un aggettivo di grado positivo. un aggettivo di grado superlativo.

7 Alla riga 31 leggi “restarono”. Si tratta di un verbo al tempo: passato prossimo. passato remoto. futuro semplice. trapassato remoto.

• Questa verifica per me è stata:

161

UNA LUNGA NOTTE

Sissi e Lello erano grandi amici. Lei era una civetta e abitava sulla vecchia quercia all’inizio del bosco, mentre Lello era un falchetto e aveva il suo nido poco distante.

Quella notte tirava un gran vento, la pioggia batteva forte, i lampi e fulmini illuminavano a tratti il cielo.

Lello sentì Sissi che lo chiamava disperata. Lui uscì dal nido, si guardò intorno e cercò di capire quale direzione prendere per raggiungere l’amica. Aveva paura, ma si fece coraggio e prese il volo alla ricerca di Sissi. La trovò vicino a un cespuglio che tremava.

– Sissi, che cosa succede? Perché sei fuori con questo tempaccio? È pericoloso! – disse Lello.

Sissi gli indicò una cavità poco distante e gli fece capire che all’interno c’era qualcuno…

I due amici, tremanti dalla paura e dal freddo, entrarono nella cavità e rimasero paralizzati quando videro un istrice imprigionato in una matassa di rametti spinosi che bloccavano gli aculei.

Era sfinito, ansimava disperato con un fievole lamento. Chissà da quanto tempo era lì, agonizzante.

Sissi e Lello si fecero coraggio e con il becco cercarono di rimuovere i rametti attorcigliati agli aculei, ma presto capirono che da soli non sarebbero riusciti a liberarlo. Lello volò fuori e gridò: – C’è bisogno d’aiutooo! Arrivarono in tanti.

Tutti si resero utili: chi ripuliva la tana, chi era andato a prendere del cibo e dell’acqua e la famiglia dei Roditori si dava il cambio per rosicchiare i rametti.

Dopo ore di lavoro riuscirono a liberare l’istrice, che si sdraiò e si addormentò di colpo, dopo aver bevuto e mangiato.

Lello e Sissi restarono per tutta la notte a fare compagnia all’istrice perché anche nel sonno continuava a lamentarsi.

Tutti gli altri tornarono nelle loro tane stanchi, ma felici di essere stati utili a un amico.

EDUCAZIONE CIVICA 162

Vincere la paura

Sissi e Lello, la civetta e il falchetto, hanno paura, ma insieme riescono a trovare il coraggio per entrare nella cavità nel cespuglio: uniti, è più facile vincere le paure, per poi scoprire che sono inconsistenti.

La paura è un sentimento importante perché ci permette di percepire i pericoli e di difenderci, trovando delle strategie per affrontarli o per evitarli. Ma può essere anche paralizzante, fermarci, impedirci di fare delle esperienze; impedirci perfino, come nel brano che hai letto, di aiutare gli altri.

Ma c’è un altro sentimento importante di cui ci parla il brano: l’empatia e la solidarietà, che scattano in Sissi e Lello quando trovano l’istrice. Allora, la paura scompare e i due amici trovano la forza non solo di aiutare l’istrice, ma anche di chiamare gli altri animaletti del bosco, facendo “rete” con tutti senza risparmiare le forze. Ed è questa la vera vittoria sulla paura!

Flavia Zampighi

CONSAPEVOLMENTE

• Le parole, i gesti, le azioni che nascono dalla cortesia, dalla gentilezza, dalla condivisione, dall’accettazione dell’altro, dall’aiutare chi ha bisogno e dalla collaborazione ci fanno stare in pace con noi stessi e con gli altri. Quali sono i comportamenti corretti per stare insieme? Colora i cartellini con le parole adatte.

comprendere tollerare

deridere rifiutare

rispettare respingere

collaborare essere sleali aiutare condividere essere prepotenti accogliere

EDUCAZIONE CIVICA 163

Il diario è un testo scritto in prima persona, con un linguaggio informale, per raccontare episodi della propria vita oppure sentimenti ed emozioni.

FATTI

Realmente accaduti: sono le esperienze vissute dal/dalla protagonista.

LUOGHI

Reali, della vita dell’autore/dell’autrice.

TEMPO

In un tempo preciso indicato dalla data in cui l’autore/l’autrice scrive.

NARRATORE/NARRATRICE

Il diario è scritto dall’autore/autrice, che è il/la protagonista, in prima persona

La lettera e l’e-mail sono comunicazioni personali che chi scrive (mittente) invia ad altre persone o a gruppi di persone (destinatari/destinatarie).

FATTI

Avvenimenti ed esperienze, stati d’animo, opinioni, richieste.

CHI SCRIVE

• Lettera o e-mail confidenziale: chi scrive comunica con persone che conosce bene e usa un linguaggio informale.

• Lettera o e-mail formale: chi scrive si rivolge a persone che non conosce o con le quali non ha confidenza e usa un linguaggio formale.

ILDIARIO LALETTERA E L’E-MAIL

IL DIARIO, LA LETTERA, L’E-MAIL 164

Contenuti digitali dell’unità

UN’INCREDIBILE AVVENTURA

Venerdì 4 luglio

Oggi è la festa del quattro luglio1!

Alcuni giorni fa i miei genitori hanno deciso di trascorrere questa festa sul lago di Wellington. È una zona famosa per le case di lusso e gli yacht sfarzosi. E c’è un bellissimo parco. Ma, udite udite, papà ci è voluto andare per i pedalò. I pedalò sono una strana combinazione, a metà tra una bici e una barca. Ti siedi e pedali per farli andare. A me sembrava un sacco di fatica inutile. Se proprio devo salire su una barca, preferirei piuttosto un’enorme nave da crociera, con parco acquatico incorporato!

Siamo arrivati al lago a mezzogiorno e abbiamo gustato un delizioso picnic. Dopo pranzo siamo andati a noleggiare un pedalò. Appena l’ha visto, mia sorella Brianna è rimasta ammaliata. Io no! Era preistorico, probabilmente lo stesso che aveva usato papà da bambino.

Papà ha aiutato Brianna a salire. Ma quando ho fatto per seguirli, mi ha bloccata obbligandomi a consegnargli il cellulare.

– Il lago di Wellington è zona vietata ai cellulari!

Lo ha portato di corsa a mamma, che sarebbe rimasta a riva a leggere un libro.

Appena saliti Brianna ha cominciato a cantare a squarciagola. Era stonatissima! Secondo me i pesci erano felici di non avere enormi orecchie umane.

Io me la godevo nel mio posticino dietro, mentre papà e Brianna pedalavano. Finchè papà ha chiesto a Brianna di cambiare posto con me, così io potevo aiutarlo a pedalare.

Mi sono sentita forte e sportiva per circa dieci minuti. Poi, all’improvviso… abbiamo sentito un tonfo e si sono bloccati i pedali! Non riuscivo a muoverli! E quando ho guardato papà, ho visto che anche i suoi non si muovevano!

– Deve essersi incastrato qualcosa nell’elica – ha spiegato. Se l’elica era bloccata, allora… anche noi eravamo bloccati!

1Il quattro luglio è il giorno in cui negli Stati Uniti si celebra la festa dell’Indipendenza americana.
IL DIARIO 165
COME FINIRÀ LA STORIA? gira la pagina

LASTORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

Sabato 6 luglio

Ci siamo resi conto che non sarebbe stato possibile rientrare a riva con quel pedalò. Eravamo bloccati in mezzo al lago.

La prima cosa che ho pensato io è stata che se avessimo avuto il mio cellulare… tac! In tre secondi avremmo chiamato la mamma e tutto si sarebbe risolto. A quel punto me la sono presa con papà: – Con questa avversione che hai per la tecnologia, finirà male! Moriremo tutti!

Papà a quel punto ha perso la pazienza: – Non è proprio possibile con te, Nikki, vivi attaccata a quel coso. Basta!

Papà e io abbiamo cominciato a discutere. Brianna era d’accordo con me. In piedi, tutti e tre a litigare in un pedalò bloccato in mezzo al lago.

A un certo punto il pedalò ha iniziato a ondeggiare, a ondeggiare… fino a capovolgersi! Siamo finiti tutti a mollo.

Riuscire a risalire su quell’aggeggio preistorico era impossibile: scivoloso, unticcio. Siamo rimasti attaccati al bordo, semicongelati, continuando a discutere.

Dopo circa mezz’ora – che ci è sembrata un’eternità – è arrivata la mamma con un canotto a salvarci: per fortuna si era accorta di tutto da riva! Continuando a litigare, siamo rientrati alla spiaggia. È stata la più brutta giornata della mia vita!

P.S: naturalmente il giorno successivo eravamo tutti a letto con la febbre…

NEI PANNI DI… NIKKI

1. Secondo te, Nikki ha ragione a essere arrabbiata con il suo papà? Perché?

2. Pensi anche tu come Nikki che la presenza del cellulare sarebbe stata risolutiva?

• Invece di litigare, che cosa potevano fare papà, Brianna e Nikki? Indica almeno due proposte.

COMPITO AUTENTICO
166

OPPURE COSÌ...

Sabato 6 luglio

Abbiamo cercato di chiedere aiuto gridando. Ma, purtroppo, eravamo troppo distanti dalla riva e nessuno ci sentiva… – Mannaggia! Se non ti avessi confiscato il cellulare, Nikki! –ha detto papà dandosi un colpetto sulla fronte.

– Avrei potuto chiamare i soccorsi? – ho chiesto accigliata, ma ho lasciato perdere. Davvero a volte faccio un uso sbagliato ed eccessivo del mio telefono. Ora dovevamo solo cercare un modo per uscire da quella situazione. Insieme, uniti.

Ci siamo divisi i compiti: io usavo lo specchietto che porto sempre con me per cercare di attirare l’attenzione di chi navigava nelle vicinanze; Brianna gridava “aiuto!”; papà cercava instancabilmente di far muovere quel pedalò.

In tutto quel tempo, mamma non aveva ancora alzato gli occhi dal suo libro nemmeno una volta!

D’un tratto…

– Ehi voi! Tutto bene? Ho visto la luce e sentito le grida. Coraggio, resistete, sto arrivando!

Un signore si è fermato a raccoglierci sulla sua barca!

Quando siamo finalmente ritornati a riva, ci siamo trascinati dalla mamma, ancora immersa nella lettura, e siamo collassati sui nostri teli. Lei ha alzato gli occhi, sorpresa.

– Già di ritorno? Wow! Il tempo è volato. Spero non vi siate an-

CONSAPEVOLMENTE

• Papà, Brianna e Nikki di fronte alle difficoltà si dividono i compiti, collaborando. Simulate in classe questa situazione di difficoltà: un compagno si fa male durante l’intervallo e non ci sono adulti nelle vicinanze. Avete due possibiltà: quale scegliete?

COLLABORAZIONE

Qualcuno cerca un adulto, qualcun altro resta con il compagno…

Qualcuno comincia a litigare, qualche altro se

CONTRASTO
ne va…
167 IL DIARIO

UNA PAURA IMPROVVISA

COMPRENDO

1. Che cosa sta accadendo in classe?

2. Chi è, in realtà, Capitan Quinto?

3. Per quale motivo Tiziana piange?

4. Di che cosa ha paura il maestro?

5. Di che cosa ha paura il bambino che scrive?

RIFLETTO SUL TESTO

• Nel testo, sottolinea tutti i verbi espressi al tempo imperfetto del modo congiuntivo.

compagno/a maestro/a piangere paura

22 novembre

Ci risiamo. Tiziana piange di nuovo e Capitan Quinto, il maestro, si è travestito per la seconda volta da Sherlock Holmes. Stavolta voleva assolutamente capire perché la nostra compagna piangesse, così non ha mollato l’osso fino a che la verità non è venuta fuori.

Per prima cosa ha tartassato tutti i vicini di banco per scoprire se le avevano fatto qualcosa. Poi ha fatto il terzo grado alle amiche del cuore di Tiziana, convinto che si fossero fatte dei dispetti. Tiziana ha continuato a piangere per un pezzo senza dire niente. Poi, forse perché si era stufata, ha biascicato fra le lacrime qualche parola che non si è capita affatto.

Capitan Quinto allora è uscito con lei nel corridoio perché potesse parlare più tranquilla. Noi in classe eravamo curiosi come scimmie. Dalla porta aperta abbiamo visto che Tiziana diceva qualcosa. Poi il maestro l’ha lasciata andare in bagno ed è rientrato in classe.

Prima che la nostra compagna rientrasse, ci ha spiegato con poche parole la situazione: sapeva che non avremmo lasciato in pace Tiziana fino a quando anche noi non avessimo saputo tutto. Insomma, le cose stavano così: Tiziana aveva paura di non trovare, quando suonava la campanella, i suoi genitori ad aspettarla all’uscita. E non è che questo sia mai successo: la sua mamma o il suo papà sono sempre là quando usciamo. È solo che da un po’ le è venuta in mente questa strana idea e non riesce a farsela passare.

IN INGLESE schoolmate teacher to cry fear IL DIARIO 168

A noi tutti è scappato da ridere, ma il maestro ci ha detto che paure del genere sono del tutto normali e possono colpire chiunque e in qualunque momento.

C’è chi ha il terrore dei cani, chi soffre terribilmente ad andare in ascensore, chi non sopporta di stare in un luogo pieno di gente… Lui, ad esempio, soffre di vertigini, che sarebbe la paura di stare in alto. Ci ha pure raccontato che una volta, in Messico, è salito su una piramide maya e poi non riusciva più a scendere.

Quando Tiziana è rientrata nessuno rideva più e la lezione è ripresa normalmente.

Questa storia delle paure è stata davvero molto interessante: ho cominciato a pensare a quali paure potessi avere io. A parte la paura che qualcuno mi freghi le patatine che porto per merenda, non ne ho trovate altre. Sì, ho paura dei fantasmi, ma quella ce l’hanno tutti, no?!

Comunque più tardi mi sono messo a immaginare che all’uscita la mia mamma non ci fosse. E neppure il mio babbo. Io lo sapevo che stavo facendo apposta, però mi è venuto lo stesso il magone. Solo allora ho capito davvero perché Tiziana piangeva.

Stefano Bordiglioni, La ciurma di Capitan Quinto Diario di bordo di una classe quinta , Einaudi Ragazzi

1. In questo racconto il protagonista narra fatti: realmente accaduti. di fantasia.

2. La narrazione è: in prima persona. in terza persona.

3. I fatti narrati avvengono in un luogo: di fantasia. preciso, reale.

4. Il tempo è: preciso, indicato dalla data. indefinito.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto. prima persona • data • realmente accaduti • luoghi reali Il diario:

• racconta fatti al protagonista, i suoi segreti, i suoi sogni…

• La narrazione è sempre in

• I fatti avvengono in e si svolgono in un tempo preciso, indicato dalla

IL DIARIO 169
ANALIZZO

LA LETTERA

Destinatario • formula di apertura informale

Formula di chiusura

Mittente

UNA QUESTIONE DI RISPETTO

Ragazzo mio, non ha genere il concetto di rispetto: vale per uomini e donne indifferentemente. Eppure, in concreto, è come se nella vita quotidiana ci fossero modi diversi di intendere questa parola. In tante culture e nazioni ci sono norme e regole che devono essere rispettate dalle donne e non dagli uomini. E solo se obbediscono a quelle regole, le donne vengono considerate rispettabili. Anche se in realtà spesso vengono limitate nei loro diritti e nelle loro potenzialità, rese inferiori agli uomini, proprio in virtù di quelle regole. Per esempio, possono vedersi obbligate a indossare specifici capi d’abbigliamento perfino se stanno facendo sport. Così, in gare internazionali, si trovano incapaci di competere a pari livello con le concorrenti di altri Paesi, che possono invece usufruire di un abbigliamento funzionale alla prestazione sportiva. In alcune nazioni, alle donne viene vietato di mettersi alla guida di un’automobile, perciò qualsiasi viaggio che richieda l’uso di un’auto è possibile farlo solo se c’è un uomo disponibile a guidare. E questo non è un ragionamento che vale solo in culture che potremmo immaginare meno attente ai diritti civili. Se andiamo a vedere che cosa succede nel mondo occidentale a uomini e donne che esercitano la stessa professione, ci accorgiamo che esiste una differenza di stipendio. E questo penalizza sempre e soltanto il genere femminile.

Ti abbraccio

Alberto

Alberto Pellai, Ragazzo mio – Lettera agli uomini veri di domani , DeAgostini

CONSAPEVOLMENTE

• Il brano parla della discriminazione di genere, cioè del fatto che non sempre e non dappertutto gli uomini e le donne hanno gli stessi diritti. Che cosa ne pensate?

170

LA LETTERA

IL DOVERE DELLA MEMORIA

• Nella prima lettera:

14 aprile 2024

formula di apertura formale

Gentile Senatrice Segre, mi chiedo se l’essere umano sia davvero capace di imparare dal passato. Spesso ad esempio le scuole accompagnano i ragazzi ad Auschwitz, eppure oggi sembriamo lasciare loro un’eredità di violenza e non di pace.

T.S.

data mittente

Gentilissima, questo pensiero tormenta anche me. La guerra è tornata. E non è neppure troppo lontana da quel luogo di orrore che fu Auschwitz. Proprio la consapevolezza di ciò che è stato mi spinge a proseguire nel mio impegno per la Memoria. Vorrei quindi provare a riflettere su Auschwitz, la più grande fabbrica di morte mai esistita. A differenza di altri sopravvissuti, non sono mai riuscita a tornarci. Ovviamente però ho visto le immagini e i filmati di oggi. E la mia prima considerazione è che per trasmettere la memoria corretta di quel posto infernale avrebbero dovuto lasciarlo il più possibile com’era. Invece è molto cambiato, con le aiuole laddove non c’era un filo d’erba ma un’assoluta, totale desolazione. Mi sento affranta quando vedo il lager di Auschwitz trattato come una meta turistica. Auschwitz, non è la tappa di una vacanza. È un enorme cimitero senza tombe. E con questo spirito, e il rispetto che si deve a un luogo del genere, bisognerebbe avvicinarvisi.

Liliana Segre, Uno strano destino, Solferino

Nel campo di sterminio di Auschwitz, durante la Seconda guerra mondiale, sono state uccise più di un milione di persone innocenti (in maggioranza Ebrei).

Liliana Segre è una delle pochissime sopravvissute.

1. le formule di apertura e di chiusura sono scritte in un linguaggio: confidenziale formale.

2. il mittente si rivolge al destinatario usando: la terza persona (Lei). la seconda persona (tu).

• Nella seconda lettera:

3. la formula di apertura è scritta in un linguaggio: confidenziale formale.

4. il mittente si rivolge al destinatario usando: la terza persona (Lei). la seconda persona (tu).

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: formale • confidenziale • Lei • informale • destinatario/a La lettera può essere:

• cioè scritta con linguaggio usando il “tu”, perché fra mittente e destinatario c’è un rapporto personale.

• , quando è indirizzata a una persona che non si conosce. Si usa un linguaggio formale e ci si rivolge al/alla usando il

ANALIZZO
171

E-mail è l’abbreviazione di electronic mail, cioè posta elettronica. Infatti la mail è una lettera inviata via internet.

COMPRENDO

1. Quanti giorni mancano alle vacanze?

2. Dove andrà Laura?

3. A Flavia che cosa piace fare?

TRE GIORNI E POI... VACANZA!

Da: Laura <Laura@maestra.it>

A: Flavia <Flavia@maestra.it>

Data invio: 5 giugno 2024

Oggetto: Tre giorni e poi… vacanzaaaaaaaaaaa!!!!

Cara Flavietta, mancano solo tre giorni alla fine della scuola e poi… VACANZAAAAAAAA!!!

Non vedo l’ora!

La chiocciola significa “at”, cioè presso

Nome (vero o inventato)

Appena i miei genitori mi accompagneranno, verrò a trovarti nella tua casa di Milano Marittima e mi fermerò da te almeno una settimana.

Ti faccio l’elenco di che cosa dobbiamo fare:

• lunghe passeggiate in riva al mare;

• nuotate a non finire;

• castelli di sabbia;

• mangiate colossali di gelati al pistacchio e caramello salato nella nostra gelateria preferita;

• gite in bicicletta al parco.

Non provare a dirmi che vuoi solo stare sul lettino in spiaggia ad ascoltare musica e a leggere libri fantasy. E di compiti delle vacanze non se ne parlerà nemmeno per sogno!

Ora vado già a mettere qualcosa in valigia. Inizia il conto alla rovescia!

Ciao, tua super super super amica, Laurina

ciuffoletta@alice.it

Il dominio, cioè la società che gestisce la casella e-mail

Indica il Paese: it = Italia

L’ E-MAIL 172

ANIMALI DEL GIARDINO

Da: Giardinaggio - Luigi Rossi (info@giardinaggio.it)

A: <Laura@maestra.it>

Data invio: 24 aprile 2024

Oggetto: Catalogo didattico

Gentile Maestra Laura, le invio il programma per l’attività “I piccoli animali del giardino” da svolgere con la sua classe.

Saluti, Luigi Rossi

I PICCOLI ANIMALI DEL GIARDINO

Il giardino scolastico è l’habitat di piccoli animaletti che vi trovano riparo e cibo. Il nostro percorso vi farà scoprire un mondo poco conosciuto. Potremo:

• conoscere i piccoli animali che vivono nei vari livelli del giardino (sotto terra, sulla superficie erbosa, appena sopra il suolo);

• prendere confidenza con animali spesso oggetto di paure, imparando a distinguere quelli innocui;

• introdurre il concetto di rispetto per l’ambiente;

• introdurre il concetto di biodiversità.

ARTICOLAZIONE DEL LABORATORIO

1° Incontro (durata 2h)

Sotto terra si trovano molti animali: talpe, formiche, lombrichi... Capiremo come vivono, che cosa mangiano, come si muovono.

2° Incontro (durata 2h)

Sulla terra del giardino piccole zampette si spostano ogni giorno: chi corre, chi salta, chi striscia...

3° Incontro (durata 2h)

Appena sopra la terra si muovono le farfalle. Le osserveremo con l’aiuto di strumentazione scientifica.

A seconda dello scopo per cui si scrive, il LINGUAGGIO della e-mail può essere confidenziale o formale

1. In questa e-mail il mittente si rivolge alla destinataria usando:

la terza persona. la seconda persona.

2. Nella e-mail della pagina precedente Laura si rivolge a Flavia con: la terza persona. la seconda persona.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto.

Lei • confidenziale

Come nella lettera, il linguaggio della e-mail può essere

(e allora si usa il “tu”) o formale (e allora si usa il “ ”).

L’ E-MAIL 173
ANALIZZO

SCRIVO

• Scrivi una canzone che mandi un messaggio di pace. Puoi usare una base musicale simile a quella di “Supereroi” e cambiare solo le parole.

SUPEREROI

Il diario, la lettera e l’e-mail sono tre mezzi per comunicare qualcosa a qualcuno. Ci sono però anche altri modi attraverso i quali le persone comunicano.

Uno, efficacissimo, è il testo musicale.

Leggi un estratto della canzone “Supereroi” di Mr Rain: è la storia di due persone che decidono di aiutarsi a vicenda per affrontare le difficoltà insieme.

Non puoi combattere una guerra da solo

Il cuore è un’armatura

Ci salva ma si consuma

A volte chiedere aiuto ci fa paura

Ma basta un solo passo come il primo uomo sulla Luna

Perché da fuori non si vede quante volte hai pianto

Si nasce soli e si muore nel cuore di qualcun altro.

Siamo angeli con un’ala soltanto e riusciremo a volare

Solo restando l’uno accanto all’altro.

Camminerò

A un passo da te

E fermeremo il vento come dentro gli uragani

Supereroi

Come io e te

Se avrai paura allora stringimi le mani

IL TESTO MUSICALE 174

reali

del DIARIO, della LETTERA e dell’E-MAIL MAPPA

FATTI

NARRAZIONE

LUOGHI

della vita quotidiana situazioni ed esperienze reali

TEMPO

IL DIARIO

Chi scrive racconta in prima persona, per se stesso/a, episodi della propria vita.

AUTORE/LETTORE

chi scrive è il mittente chi riceve è il destinatario

dalla data

STRUTTURA

dall’autore/autrice, che è il/la protagonista in prima persona

LINGUAGGIO

La lettera e l’e-mail

Sono comunicazioni di esperienze, opinioni, richieste.

preciso, indicato messaggio firma

for mula di apertura luogo e data formula di chiusura

formale informale

175 Quaderno di scrittura pagg. 55 - 59

VERIFICA

SIAMO QUELLI

CHE CADONO DAL CIELO

Souyz, 11 giugno 2015

Siamo una palla di fuoco in vertiginosa caduta verso il pianeta, una ferita incandescente nella tenue atmosfera che avvolge la Terra. Ad altissima velocità fendiamo l’aria e questa si riscalda al punto da divenire plasma. La piccola finestra alla mia sinistra inizia ad annerire all’esterno, mentre sfumature di arancio fiammeggiante ci danzano intorno. È quasi una nuova nascita: emergeremo dal plasma tra pochi minuti, si aprirà il paracadute, entreremo in contatto con gli elicotteri militari russi di ricerca e di soccorso già in volo sulla steppa del Kazakistan. Se tutto andrà bene, rinasceremo come terrestri. Per duecento giorni siamo stati esseri umani extraterrestri, in orbita a 400 km di quota a bordo della Stazione spaziale internazionale. Abbiamo sorvolato ogni lembo di terra, ogni pezzo di mare, ogni montagna e ogni deserto, ogni città e ogni porto. Abbiamo assistito a uno spettacolo muto, in perpetuo rinnovamento, andato in scena per miliardi di anni prima che spettatori umani vi posassero gli occhi. Residenti e custodi dell’avamposto dell’umanità nello spazio, abbiamo abitato corpi senza peso e maneggiato oggetti senza peso, abbiamo sperimentato la forza dei sogni che si realizzano, insieme alla responsabilità di meritare ogni giorno un privilegio riservato a pochi: rappresentare l’umanità nello spazio.

Appena tre ore fa abbiamo aperto i ganci che ci tenevano ancorati alla stazione spaziale… Tutto sta funzionando alla perfezione. L’equipaggio Astrej sta tornando a casa. Siamo quelli che cadono dal cielo.

Samantha Cristoforetti è un’astronauta e aviatrice italiana, prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea e nel 2022 prima donna europea comandante della Stazione spaziale internazionale.

176
1 5
20 25 30
Samantha Cristoforetti, Diario di un’apprendista astronauta , La Nave di Teseo
10 15

DENTRO LA TIPOLOGIA

1 Questo testo a quale genere appartiene? Fantastico. Diario. Realistico. Autobiografico.

2 La narrazione è in: prima persona. erza persona.

3 I luoghi in cui si svolgono i fatti sono: reali. fantastici.

4 I personaggi sono: di fantasia. reali.

5 La protagonista è: un’astronauta. un’equilibrista.

6 La protagonista, l’autrice del testo e la narratrice della storia sono la stessa persona? No. Sì.

7 Ci sono personaggi secondari? Sì. No.

8 Il tempo della vicenda è: preciso. indefinito.

9 Riporta la data in cui è stata scritta questa pagina di diario.

10 Secondo te, qual è lo scopo di questo testo?

VERSO L’INVALSI

1 Samantha si trova su una navicella che lei definisce in due modi (righe 2-3) Palla di Ferita

2 Alla riga 11 leggi: “se tutto andrà bene, rinasceremo come terrestri”. Spiega con parole tue che cosa vuol dire questa frase.

3 Dov’è stata Samantha per 200 giorni?

Su una navicella.

A bordo della Stazione spaziale internazionale. In un centro spaziale russo.

Su un jet militare.

4 Con quale termine puoi sostituire la parola “avamposto” (riga 20)?

Postazione. Aereo.

5 Qual è il privilegio che Samantha pensa di avere avuto?

Essere la prima donna in un equipaggio spaziale. Rappresentare l’umanità nello spazio.

6 Nelle prime tre righe ci sono quattro aggettivi: scrivili.

7 Che cosa significa “fendiamo” (riga 4)? Attraversiamo. Voliamo.

RIFLETTO

SUL MIO LAVORO

• Il diario, la lettera e l’e-mail mi sono piaciuti:

• Questa verifica per me è stata:

177

ACCETTAZIONE

Nel brano “Una paura improvvisa (pagine 168-169) si parla delle paure. Ognuno ha le sue, perfino il maestro, e non tutte sono giustificate da esperienze o avvenimenti negativi vissuti. La strada per vincerle è quella di non negarle, non vergognarsene, ma accettarle.

La storia del vecchio contadino

La storia racconta di un vecchio contadino che per anni aveva coltivato i suoi raccolti lavorando moltissimo. Un giorno il suo cavallo fuggì e i vicini gli dissero che era stata proprio una sfortuna perderlo, ma il contadino rispose “forse”. Il cavallo, il giorno seguente, tornò insieme ad altri tre cavalli. I vicini dissero che era una meraviglia ma il contadino rispose di nuovo“forse”.

Il giorno dopo il figlio del contadino provò a cavalcare uno dei nuovi cavalli ma si ruppe una gamba. I vicini gridarono alla sfortuna e l’agricoltore risposte ancora una volta “forse”.

Il giorno seguente dei soldati vennero ad assoldare giovani uomini nell’esercito, ma il figlio del contadino non venne chiamato dato che aveva la gamba rotta. I vicini dichiararono che era stata una vera fortuna. Ma il contadino, come sempre, rispose “forse”.

MINDFULNESS 178

• Qual è il tema principale della storia?

• Perché il contadino risponde sempre “forse”? Che cosa ci vuole dire?

• Ti è mai capitato che qualcosa che sembrava negativo, alla fine, sia diventato positivo?

Prima di rispondere alle domande, prenditi un momento per riposare la mente e ritrovare la giusta concentrazione… Prova a chiudere gli occhi e fai attenzione solamente al tuo respiro: senti l’aria che entra e che esce e lascia scorrere tutti i pensieri che ti passano per la testa…

MINDFULNESS 179

COMPRENDO

1. Chi è Buck?

2. Che cosa c’è nel buco del grande faggio?

3. Il picchio che cosa dà da mangiare ai suoi piccoli?

4. Che cosa vuol dire “collaborano molto per allevare i loro pulcini”?

Ale e Franci passeranno le vacanze di Pasqua in montagna dalla sia Sara e dallo zio Mario. Sara è una guardia forestale, conosce un sacco di cose e sicuramente li porterà nel bosco.

Il mattino dopo l’arrivo i ragazzi e zia Sara sono pronti a partire; hanno messo negli zaini panini e acqua, hanno controllato che ci fossero le giacche a vento e le crocchette per Buck.

Dopo aver parcheggiato l’auto in una piazzola, la piccola squadra imbocca un sentiero che sale a fianco di un grande prato. Buck ne approfitta per correre tra l’erba e i primi fiori.

A un certo punto Buck, che stava correndo felice, si ferma: ha sentito qualcosa. I ragazzi lo guardano incuriositi e sentono anche loro provenire dal bosco uno strano rumore, come se qualcuno suonasse un tamburo.

Toc… toc… toc…, colpi singoli separati uno dall’altro e poi trroooon trrooon , colpi molto ravvicinati di un tambureggiamento profondo e lungo che sembra espandersi nella foresta. Sembra ci sia qualcuno che batte su un legno da quelle parti.

I ragazzi guardano la zia.

– Prendete Buck – dice sottovoce lei. – Andiamo a vedere chi fa questo suono!

Il sentiero parte in salita, attraversa un prato verdissimo trapuntato di mille fiori gialli di tarassaco ed entra in un bosco di faggi che si stanno vestendo di foglioline di un verde tenero e di abeti di un verde molto più scuro.

Zia Sara si ferma e fa segno ai nipoti di raggiungerla. Si mettono dietro un cespuglio, si siedono sull’erba e Sara indica un grande faggio con un buco leggermente ovale, dai bordi lisci come se fosse stato fatto da un falegname.

LE STAGIONI La prımavera 180
È PRIMAVERA!

– È il nido del picchio – sussurra la zia. – Se aspettiamo in silenzio, forse riusciamo a vederlo. Deve venire per forza per dar da mangiare ai piccoli.

Passano i minuti. La foresta non è mai silenziosa: un continuo ronzio ricorda ai ragazzi che vespe, api, bombi e insetti di tante specie volano da un fiore all’altro senza sosta e si fanno sentire. Quick quick quick. Questo è un nuovo verso: c’è un uccello in avvicinamento.

Eccolo, va direttamente al nido, si aggrappa al tronco di faggio, batte due colpi sulla corteccia, come se stesse bussando alla porta di casa, e immediatamente tre becchi spalancati escono dal buco. Il picchio ha le penne di un nero lucido, la parte superiore della testa rossa come se indossasse un berretto, e ora si sta guardando attorno con quegli occhi gialli spalancati che un po’ impressionano i ragazzi. Vuole essere sicuro che non ci siano nemici nei paraggi. E finalmente comincia a imboccare i suoi affamatissimi piccoli: una larva a ciascuno.

– Avete visto? – continua Sara. – Dopo aver imboccato i piccoli, si è infilato nel nido. Probabilmente al prossimo giro arriverà mamma picchio. Collaborano molto per allevare i loro pulcini. Ma ora proseguiamo.

Dopo una mezz’ora, quando il bosco si fa più rado e intervallato da prati, la zia si ferma, toglie lo zaino ed esclama: – Siete degli ottimi montanari. È ora di uno spuntino!

Daniele Zovi, I racconti del bosco, DeAgostini

CONSAPEVOLMENTE

• Hai mai fatto passeggiate nei boschi a primavera? Che cosa hai scoperto? Come ti sei sentito/a? Racconta.

LE STAGIONI
181
La prımavera

La prımavera LE STAGIONI

COMPRENDO

APRILE

Aprile, il gran pittore va a spasso col pennello e mette giù colore per fare il mondo bello: alle margheritine mette nel cuore il giallo, alle campanelline dà un tocco di corallo. Col bianco fa la veste dei candidi narcisi. A tutti dona infine un tocco di turchese.

Di luce e di colore veste la terra intera. Poi domanda, il pittore: “Ti piace, Primavera?”

Arpalice Cuman Pertile

1. A chi viene paragonato il mese di aprile nella poesia?

2. Sottolinea nel testo i colori che usa questo mese.

3. Aprile quale colore dona un po’ a tutti i fiori?

182

CREARE MERAVIGLIA CON LA NATURA

OCCORRENTE

• Sassi piatti di varie dimensioni

• Piccoli rametti

• Cartone

• Colori acrilici ad acqua

• Pennelli

• Colla vinilica

1 Osserva la forma dei sassi che hai scelto e pensa come puoi usarli per realizzare un quadretto. Prendi spunto dalle immagini.

2 Con i colori acrilici colora lo sfondo del cartone e lascia asciugare.

3 Forma “l’immagine” con i sassi e poi incollali uno per volta. Lascia asciugare.

4 Ora decora i sassi con il pennello e i colori che hai scelto. Lascia asciugare.

5 Completa la tua creazione incollando i rametti dove lo ritieni opportuno.

LE STAGIONI La prımavera 183
PROCEDIMENTO
4 5
1 3
2 Originali quadretti

Il testo descrittivo “fotografa” la realtà (persone, animali, paesaggi, cose…) attraverso i dati trasmessi dai cinque sensi: dati visivi, uditivi, olfattivi, gustativi e tattili.

SCOPO

Far “vedere” a chi legge ciò di cui si parla

DATI

• Sensoriali: visivi (forma, colore…), uditivi (suoni, voci…), tattili (temperatura…), olfattivi (odori…), gustativi (acidità…)

• Di posizione (“parole dello spazio”): davanti, dietro…

• Di movimento: velocemente, fermo…

PERCORSO

• Logico: dal particolare all’insieme o viceversa.

• Spaziale: da vicino a lontano; dal basso verso l’alto…

• Temporale: come cambia nel tempo un luogo o una persona…

DESCRIZIONE OGGETTIVA

La realtà è descritta così com’è, senza considerazioni personali.

DESCRIZIONE SOGGETTIVA

È arricchita con sensazioni, impressioni o stati d’animo personali.

LINGUAGGIO

Preciso, con molti aggettivi e similitudini. I verbi sono in genere al presente o all’imperfetto indicativo.

ILTESTODESCRITTIVO

184

GEMMA

La sera della grande festa per Gemma è finalmente giunta. Il salone del castello è pronto: lo spettacolo che si presenta agli occhi degli ospiti è veramente incredibile.

Sullo sfondo, l’orchestra composta da sei musicisti e quattro musiciste: i primi vestiti con un impeccabile abito nero e le seconde con un meraviglioso abito color della luna.

La lunghissima tavola al centro del salone è apparecchiata con una candida tovaglia bianca. Sopra di essa ci sono decine di centrotavola composti da limoni, bergamotti, cedri e arance, che evocano il calore del sole e il profumo del mare.

Non vi sono luci elettriche, ma sono state accese decine di candele al profumo di agrumi.

Gemma sarà la regina della festa. È una ragazza dall’intelligenza straordinaria ed eccelle in tutto ciò in cui si applica, dallo sport alla pittura.

È una ragazza fuori dal comune e sa di esserlo; purtroppo però è vanitosa, prepotente e dispettosa.

Fin da piccola a scuola si è sempre vantata della sua bravura e della sua bellezza, ha preso in giro i compagni in difficoltà, ha fatto dispetti ai più deboli.

Ed eccola, ora, entrare nel salone. È bellissima: fasciata in un abito color del sole, sembra una divinità d’altri tempi. Ma… Gemma non sa che questa sera la sua vita cambierà per sempre.

185 Contenuti digitali dell’unità
COME FINIRÀ LA STORIA? gira la pagina

LASTORIA potrebbe FINIRE COSÌ...

Fra gli invitati, c’è una ragazza con i capelli blu. Ha un viso molto pallido e un naso sottile leggermente adunco, ma a colpire sono gli occhi, blu come zaffiri, e le labbra rosse, socchiuse in un ghigno divertito.

Indossa sandali dai tacchi altissimi. Il suo lungo vestito è orlato di piume di pavone che accarezzano il pavimento a ogni passo.

L’orchestra smette di suonare e tutti vengono invitati ad accomodarsi a tavola: sta per iniziare la cena.

La ragazza fa per avvicinarsi alla tavola, quando Gemma la spinge con prepotenza: vuole passare lei per prima. La ragazza non si sposta, ma la fissa con uno strano luccichio negli occhi e le sorride con aria beffarda.

Gemma è pronta a risponderle per le rime, ma riesce solo a emettere un singhiozzo fastidioso che l’accompagna tutta la serata, impedendole di conversare con gli invitati.

Dopo qualche ora la ragazza dai capelli blu le passa vicino e le sussurra: – Attenta a quello che fai! Vedi che cosa ti è successo?

La ragazza dai capelli blu non è altri che la strega Marilù!

NEI PANNI DI… GEMMA

• Pensi che Gemma capisca che il singhiozzo è una punizione?

CONSAPEVOLMENTE

• Marilù crede che solo una punizione possa cambiare il cattivo comportamento di Gemma. Sei d’accordo?

186

OPPURE COSÌ...

Spicca fra gli invitati una signora appoggiata a una colonna. Morbidi ricci castani le incorniciano il volto sorridente.

Indossa occhiali rossi a forma di cuore ed è avvolta in una nuvola di tulle dello stesso colore. A renderla particolare sono gli stivaletti verdi, legati con stringhe a righe rosse e verdi che terminano in morbidi pompom.

Dalla sua postazione segue ogni movimento di Gemma. A un tratto, la sente rispondere male a un cameriere che le aveva offerto una tartina al tonno.

La signora, allora, si avvicina a Gemma e le sfiora il braccio, facendo apparire un bracciale di piccole perline multicolori.

Gemma è stupita, ma la signora le spiega che quello è il bracciale dell’empatia, che permette di sentire le emozioni e le sensazioni di chi è vicino a noi.

Gemma si allontana ridendo e pesta di proposito il piede di un invitato. Ma sente subito un gran dolore e si vergogna del suo gesto. La signora aveva ragione!

La signora è Meringa, la fata della buona educazione nel regno delle emozioni.

• L’empatia è la capacità di entrare nello stato d’animo o nella situazione di un’altra persona.

NEI PANNI DI… MERINGA

1. Secondo te, che cosa pensa la fata nel vedere il comportamento di Gemma?

CONSAPEVOLMENTE

• Con il bracciale dell’empatia la fata vuole far capire a Gemma quanto soffrano gli altri per la sua cattiveria. Sei d’accordo?

ILRACCONTO DESCRITTIVO 187

1. Angusto vuol dire:

piccolo, stretto. largo, spazioso.

2. Logora significa:

nuova.

consumata.

SCRIVO

• Scrivi la descrizione

“al contrario” dell’esterno dell’hotel. Inizia così:

Da fuori l’hotel non è come nelle foto…

Ricorda di modificare tutti gli aggettivi.

L’HOTEL

Da fuori, l’hotel è come nelle foto che abbiamo visto su Internet: una porta di vetro con la cornice di legno scuro e una grossa maniglia di ottone lucido, due vasi ai lati con degli alberelli verdi e curati.

Meg si avvicina e strofina una foglia tra le dita.

– Sono finti.

– Meglio finti che secchi! – esclama Clarissa. Prende il suo mega-trolley rosa ed entra, tenendoci aperta la porta. L’interno invece non assomiglia neanche lontanamente all’albergo che abbiamo scelto prima di partire. L’ingresso è stretto e angusto, e la vernice alle pareti è scrostata in vari punti. Alzo lo sguardo e noto che dagli angoli del soffitto pendono delle ragnatele fitte e scure; alla mia destra c’è una mensola con dei libri ammassati e ricoperti di polvere che non vedono un piumino da chissà quanto. Dietro a un piccolo bancone di legno ingombro di fogli e riviste c’è una donna con una testa di capelli cotonati biondo platino.

Mentre aspettiamo, all’improvviso Clarissa si aggrappa alla manica della mia felpa e mormora: – E quello cos’è?

Ci metto un po’ a capire cosa mi sta indicando, poi mi accorgo che sulla moquette logora e macchiata c’è un grosso buco da cui sta uscendo un enorme scarafaggio nero.

Charlotte M., Un amore oltreoceano, Fabbri

ANALIZZO

• Rispondi alle domande con le parole dello spazio. L’hotel e le foto su Internet sono uguali da quale punto di vista?

Dove si trovano i due vasi?

Dove si trova la mensola con i libri?

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: sopra • indicatori spaziali • basso

La descrizione di un luogo contiene: , cioè parole che indicano la posizione degli elementi: ……………..........., sotto, in alto, in

ILTESTO DESCRITTIVO 188 I LUOGHI

LA CAMERA

La camera è rotonda, con pareti grigie ricoperte di post-it gialli, di fogli scarabocchiati, disegnati e impiastricciati, e di foto di animali – nemmeno una di persone: molti elefanti, alcune formiche e qualche balena.

A sinistra c’è anche un grande poster di tabelline che fanno venire il capogiro (moltiplicato per 3) e un alfabeto in lingua dei segni che sa trasportarti lontano da dove sei e farti sognare posti silenziosi. Al centro della stanza, sopra una moquette rosa e ruvida, c’è un letto molto semplice ma che sembra morbido; a destra del letto c’è un comodino divorato da una montagna di oggetti.

Di fianco al letto c’è una scrivania; accanto alla scrivania ecco una libreria zeppa di libri in ordine di grandezza, colore e spessore. Di fronte al letto si trova un grande armadio in legno senza età (ma tutto rigato), ai piedi del quale ci sono un paio di pantofole a forma di testa di dinosauro.

In un angolo della stanza si apre una porticina su un piccolo bagno composto da lavello e mobile a specchio, discreto ed elegante.

Alice Butaud, Le bambine di solito non salgono così in alto, La Nuova Frontiera junior

1. Nella descrizione sono usate le parole dello spazio

Sì. No

2. La descrizione segue un ordine preciso?

Sì. No

ORA DEDUCO inserendo le seguenti parole al posto giusto. spaziale • temporale • logico

La descrizione può seguire:

• un ordine , che segue il pensiero di chi scrive;

• un ordine , cioè il percorso che compie lo sguardo di chi osserva;

• un ordine …………………., in cui si presenta un luogo com’era prima e com’è diventato successivamente.

RIFLETTO SUL TESTO

• Trova due sinonimi per ognuna delle seguenti parole: morbido • zeppo.

ILRACCONTO DESCRITTIVO 189 I LUOGHI

• Sottolinea nel testo le parole dello spazio.

• Questa descrizione è: oggettiva. soggettiva.

COMPRENDO

• Trova la domanda ad ogni risposta.

Domanda:

Risposta: Ad Anacapri.

Domanda:

Risposta: Un bellissimo albero di albicocche.

Domanda:

Risposta: La terra bagnata.

Domanda:

Risposta: Un ramo di melograno.

Domanda:

Risposta: Un caminetto.

IL MIO GIARDINO

Avevo casa mia, in alto, ad Anacapri, una piccola casa umida, immersa nel silenzio, alla fine di un lungo e stretto giardino di frutta che pure mi apparteneva.

Limoni, prugne, uva, pesche, noci, fichi. Un bellissimo albero di albicocche ombreggiava la facciata della casa. Si potevano prendere i frutti allungando una mano dalla finestra.

Dal giardino si vedeva il mare. L’aria era leggera e, quando pioveva, la terra bagnata sprigionava un odore indimenticabile e raro per chi, come me, vive in città e non saprebbe vivere altrove.

Tutto intorno non vi erano prati all’inglese verdi e compatti come tappeti, ma orti e vigne, boschi e limoni, nespoli e persino un melograno che, dalla proprietà confinante, protendeva un ramo verso il mio giardino.

Il ramo di melograno si vedeva anche dall’interno, dalla finestra del soggiorno, una stanza piccola con le pareti di pietra e un largo caminetto che faceva fumo non appena si accendeva.

Ugo Pirro, Mio figlio non sa leggere, Rizzoli

ILTESTO DESCRITTIVO 190
ANALIZZO

UN GIARDINO BELLISSIMO

Il giardino, circondato da un’alta siepe di fucsie, era cosparso di aiuole che formavano dei complicati disegni geometrici ed erano contornate da sassi lisci e bianchi.

I sentieri di ciottoli bianchi, larghi a malapena quanto un rastrello, serpeggiavano intorno ad aiuole non più ampie di un grosso cappello di paglia.

Le aiuole, a forma di stella, a mezzaluna, triangolari, rotonde, erano straripanti di una massa incolta di fiori inselvatichiti.

Le rose lasciavano cadere petali grossi e levigati come piattini, rosso fiamma, bianco luna, lucidi e senza una grinza; le calendule, come nidiate di soli tutti arruffati, guardavano il cammino del loro padre lungo l’arco del cielo.

Tra le erbe basse, le viole del pensiero protendevano le loro facce vellutate e innocenti su dalle foglie e le violette si nascondevano tristi sotto le loro foglie a forme di cuore.

La bouganvillea che copriva rigogliosa il balconcino sulla facciata era tutta adorna, come per una festa di carnevale, dei suoi violacei fiori a forma di lanterna.

Nell’ombra della siepe di fucsie tremavano ansiose migliaia di corolle che sembravano ballerine.

L’aria calda era greve del profumo di centinaia di fiori morenti e colma del sommesso e carezzevole ronzio degli insetti.

Al primo sguardo, subito desiderammo vivere in quel posto: era come se la villa fosse rimasta in attesa del nostro arrivo. Sentimmo che eravamo arrivati a casa.

Gerald Durrell, La mia famiglia e altri animali , Adelphi

ANALIZZO

• Nel brano che hai letto, la descrizione segue un ordine: spaziale, dall’alto verso il basso. logico, dal generale al particolare.

ILRACCONTO DESCRITTIVO 191 I LUOGHI

COMPRENDO

• La piccola foca:

• ama stare in compagnia delle altre foche. V F

• si ciba di orsi. V F

• fa i buchi nel ghiaccio. V F

FARE SQUADRA

• Il clima sta cambiando velocemente; i mari stanno diventando sempre più caldi; nell’Artico (zona intorno al Polo Nord) i ghiacciai si stanno sciogliendo e tanti animali rischiano l’estinzione. Divisi in gruppi, fate delle ricerche sugli animali più a rischio.

A SONO LA PICCOLA FOCA

Sono molto più piccola dei miei cugini, ma ho una particolarità. Vedi questi meravigliosi disegni grigio chiaro a forma di anelli sulla mia schiena? Quando ero cucciola quegli anelli ancora non li avevo. Alla mia nascita ero bianca come la neve e cicciotta. Dopo circa sei o otto mesi la mia pelliccia è diventata grigio scuro ed era già possibile intravedere i primi anelli grigio chiaro, che pian piano sono diventati sempre più evidenti.

Mi piace stare da sola. Se ci sono altre foche nelle vicinanze, preferisco stare a centinaia di metri di distanza.

Purtroppo sono il cibo preferito dell’orso polare. Devo stare continuamente in allerta. Infatti non mi troverai mai vicino ai margini del lastrone di ghiaccio: rimango sempre nel mezzo, vicino a una crepa, per potermi tuffare in acqua appena c’è un pericolo. Con i miei artigli grossi e affilati taglio buchi per l’aria nel mare ghiacciato. Gli orsi polari lo sanno, e quindi mi aspettano proprio in quei posti. Ma io sono furba: prima soffio dentro i buchi facendo le bolle, poi, se un orso fa vedere i suoi artigli, sguscio via. Sono l’unica foca della mia famiglia che sa fare i buchi d’aria. Per questo a volte altre specie di foche mi mandano via dal mio buco. Ma non c’è problema. Creo un nuovo buco – se c’è bisogno anche nel ghiaccio alto due metri.

Anche se sono molto furba e veloce, c’è una cosa da cui non riesco a fuggire: l’uomo. Le popolazioni indigene dell’Artico catturano le mie amiche per cibarsene. Altre rimangono intrappolate nelle reti dei pescatori e affogano. E per via del riscaldamento globale il ghiaccio dove vivo si scioglie. Per questo sono triste: le buche di nidificazione che scavo nella neve si sciolgono e i miei cuccioli si ritrovano senza protezione…

Marieke Ten Berge - Jesse Goossens, Nord , Edizioni Clichy

ILTESTO DESCRITTIVO 192 GLI ANIMALI

B

LA FOCA DAGLI ANELLI

Con una lunghezza massima che supera a malapena i 150 cm e un peso di 50-110 kg, la foca dagli anelli è il rappresentante più piccolo della famiglia dei Focidi.

Deve il nome ai caratteristici disegni a forma di anello del mantello: su di esso, delle macchie color grigio scuro sono circondate da anelli di colore bianco-grigiastro chiaro o argento, maggiormente visibili sul dorso e sui fianchi, spesso tanto fitti da fondersi tra loro. Il manto è di colore variabile, ma generalmente è marrone scuro sulle regioni superiori e grigio chiaro o argento su quelle inferiori. La foca dagli anelli ha una costituzione decisamente paffuta, con una piccola testa rotonda e un collo breve e spesso. Il muso largo e smussato e i grandi occhi ravvicinati e rivolti in avanti conferiscono all’animale un aspetto quasi felino.

Le zampe anteriori sono relativamente piccole e poco appuntite, ma presentano artigli spessi più di 2,5 cm che vengono impiegati per creare fori di respirazione nello strato di ghiaccio.

Le vibrisse, o “baffi”, sono di colore chiaro, quasi perlaceo. I maschi tendono a essere leggermente più grandi delle femmine.

dal web

• Nel testo, evidenzia le frasi in cui è descritta la testa della foca.

1. Nella descrizione A, la foca esprime sensazioni e stati d’animo?

Sì No

2. Nella descrizione B, le informazioni sulla foca sono: prive di considerazioni personali. ricche di considerazioni personali.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: soggettiva • oggettiva La descrizione è:

ILRACCONTO DESCRITTIVO GLI ANIMALI
COMPRENDO
• ANALIZZO

ANALIZZO

POSSIAMO TENERLA?

Fu in quel momento che da dietro un cespuglio si sentì abbaiare. Qualche secondo e un cucciolo bianco con la testolina nera le piombò addosso e si fermò con il muso sulla sua pancia. Muoveva il naso facendo dei piccoli cerchi che le lasciavano una leggera sensazione di solletico. Poi si accucciò, con gli occhi chiusi. Il cucciolo era femmina. Le accarezzò il collo: nessuna traccia di collare né medaglietta. Pulita, senza collare, ma spaventata. Non sembrava nata per strada. Sembrava piuttosto felice di stare tra le braccia di un padrone. Il pelo, freddo come brina, iniziava a scaldarsi sotto le sue mani.

– Ti chiamerò Brina – disse a voce alta. Brina la seguì sul marciapiede verso casa, stavolta a passo tranquillo e rilassato.

Quando varcò la soglia con Brina, sua madre, in cucina, stava prendendo una teglia dal forno e suo padre, in salotto, scriveva al computer. Brina non le si staccava dalla gamba. Non stava facendo nulla di tutto ciò che i suoi genitori immaginavano al solo sentir nominare la parola “cucciolo” accanto alla parola “casa”: ciotole rovesciate, croccantini sparsi in giro, ciabatte rosicchiate… Si stava dimostrando una cucciola modello: appiccicata alla gamba di Shirley, a cuccia, con gli occhi semichiusi e le orecchie basse, sicuramente felice di essere in un posto caldo.

– Quindi? – disse Shirley, rompendo il silenzio. – Possiamo tenerla? Suo padre si grattò il mento.

– Va bene, – disse – a una condizione: il cucciolo ha il permesso di restare soltanto finché non troveremo il suo padrone.

Alice Keller, Marilisa Cotroneo, Il mistero dei cani che sognano, Pelledoca

1. Sottolinea con colori diversi le descrizioni delle caratteristiche fisiche del cane, dei suoi movimenti e del suo comportamento.

2. Quali dati sensoriali sono usati nel testo?

Uditivi, tattili, visivi. Visivi, olfattivi, gustativi.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: movimento • sensoriali

Quando si descrive si usano i dati (visivi, uditivi, tattili, gustativi e olfattivi) e i dati di , cioè le azioni che animali o persone compiono.

ILTESTO DESCRITTIVO 194 GLI ANIMALI

IL SIGNOR MORLACCHI

Il signor Zorba Morlacchi si alzava ogni mattina presto, alle 5.59. Spegneva la sveglia, si metteva la vestaglia, scendeva le scale e andava in cucina.

Per prima cosa beveva una tazza bollente di caffè e ascoltava la radio. Trovava un piacere unico nel sorseggiare il caffè senza zucchero e apprendere le catastrofi del mondo di prima mattina. In questo modo si riempiva sia la pancia che le orecchie di cose amare, una vera goduria.

Nel frattempo aveva scaldato nel microonde la colazione: pappa d’avena e prugne cotte, di cui andava ghiotto.

Finito di mangiare, risaliva le scale e andava in bagno. Si strofinava il viso con l’acqua fredda, si lavava i denti con uno spazzolino duro e pettinava accuratamente i baffi grigi con un pettinino che teneva di fianco al dentifricio.

La domenica il signor Zorba Morlacchi si dedicava al suo hobby: mettere in ordine l’armadietto dove teneva i barattoli di vitamine. Tuttavia, quel giorno non era domenica. Era mercoledì, e il signor Zorba Morlacchi doveva andare a scuola, perché di lavoro faceva il maestro.

Alle 7.20, vestito con pantaloni e giacca grigi e con un cappotto lungo fino ai piedi, scese in garage, come faceva tutte le mattine. Non possedeva una semplice automobile, ma un grande fuoristrada nero con ruote possenti che lo faceva sembrare un omino a cavallo di un elefante. Tutti i bambini che andavano a scuola a piedi ammutolivano quando vedevano il fuoristrada nero, era come un’astronave imperiale che andava a caccia di ribelli.

Martina Folena, La straordinaria metamorfosi del maestro Zorba , Edizioni Corsare

• Trova la domanda ad ogni risposta.

Domanda:

Risposta: Faceva il maestro.

Domanda:

Risposta: Con un grande fuoristrada nero.

ANALIZZO

• Sottolinea in giallo le abitudini del maestro, in rosso l’abbigliamento di quando va a scuola e in blu i suoi hobby.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: abitudini • hobby • abbigliamento

Quando si descrive una persona, oltre che delle caratteristiche fisiche e dell’ , si può parlare dei suoi , e delle .

ILRACCONTO DESCRITTIVO 195
LE PERSONE
COMPRENDO

• La Resistenza è il movimento di lotta armata contro i tedeschi, che allora occupavano l’Italia, che si sviluppò in Italia durante la Seconda guerra mondiale.

• Le arti circensi sono quelle praticate dagli artisti del circo.

• Dinoccolato si dice di una persona che ha movimenti sciolti e poco coordinati.

OGNUNO È COME È

Io mi chiamo Olmo, come il mio bisnonno, anche se in realtà lui non si chiamava proprio così, Olmo era il suo nome di battaglia. La mia mamma mi ha detto che ha partecipato alla Resistenza.

A me piace pensare di aver preso un po’ del suo coraggio, perché andava sulle montagne per combattere. Io non l’ho conosciuto, ma nelle fotografie ho visto che era altissimo e forte, aveva i capelli scuri e ricci, non come me che ce li ho dritti e non ho muscoli.

La mia maestra dice che il mio è un nome bellissimo, le ricorda l’olmo che aveva in giardino su cui lei e sua sorella, quando erano piccole, si arrampicavano per nascondersi se combinavano qualcosa. A ogni modo a me piacciono un sacco di cose. Mi piace l’inverno, perché se arriva la neve posso fare il pupazzo, mettergli la carota sul naso, i bottoni negli occhi, il cappello e tutto il resto ma soprattutto posso vincere la gara di fiocchi in bocca contro Nico. Poi mi piace disegnare i pappagalli verdi e rossi che vedo alla finestra della mia classe.

Mi piace il gelato al limone e cioccolato, la pizza con i würstel e pure il Natale perché ci sono i regali, ma quelli piacciono a tutti i bambini, non solo a me.

Mi piace andare ad arti circense il lunedì dopo la scuola, così posso fare le capriole, camminare sulla trave e fare giocoleria senza che nessuno mi sgridi e dica: “Stai attento a non farti male!”.

ILTESTO DESCRITTIVO 196 LE PERSONE

In realtà lo so perché lo fanno, la mamma mi ripete sorridendo che sono magro e dinoccolato – anche se “dinoccolato” non so bene cosa significhi. E, poi, non ho i muscoli come

Nico o Lucio, ma forse mi stanno crescendo. Il maestro di arti circensi, che è pieno di tatuaggi, quando riesco a non far cadere la pallina mi tira una pacca sulla spalla e dice: “Olmo, sei una forza!”. E io gli credo.

Mi piace pure il taglio dei miei capelli, anche se i miei compagni un giorno mi hanno preso in giro dicendomi che ce li ho a scodella e io ci sono rimasto male.

Mi piacciono da matti i Lego, ne ho tantissimi e faccio costruzioni di ogni tipo: torrette, grattacieli, palestre per arti circensi e cose così… Mi piacciono i pantaloni un po’ eleganti, tipo di velluto, e le maglie a righe. Non tifo per nessuna squadra, ma faccio finta che mi piaccia il calcio perché a tutti i maschi piace.

Non mi piacciono gli occhiali, anche se li devo mettere sempre perché sono iper qualcosa. Odio le tute. La maestra dice che sono l’unico bambino che non si “stropiccia” mai, neanche dopo le corse in giardino, ma io non ne faccio molte.

Comunque, ciò che amo di più al mondo è stare con i miei compagni: Ravi e Gea.

Cinzia Pennati, La scuola è di tutti. Le avventure di una classe straordinariamente normale, Mondadori

• Descrivi una persona a tua scelta e disegnala.

Mi piace

Non mi piace Ho

Non ho

I like

I don’t like I have

I don’t have

• Nel testo sottolinea in verde le cose che piacciono a Olmo e in rosso quelle che non gli piacciono.

ILRACCONTO DESCRITTIVO 197
PERSONE
LE
COMPRENDO
SCRIVO IN INGLESE

COMPRENDO

1. Perché Rania è un nome importante?

2. Dov’è nata? In quale giorno?

3. Dove vive?

4. Di che colore è la sua carnagione?

5. Che cosa vuole fare da grande?

6. Quali lingue conosce?

RIFLETTO SUL TESTO

• Sottolinea in arancione nel testo almeno cinque aggettivi qualificativi.

RANIA

Mi chiamo Rania. Da grande voglio fare la scrittrice, ma forse ancora di più la chef stellata.

Ho quasi tredici anni, per la precisione dodici anni, cinque mesi e quindici giorni. Segni particolari? Sono alta un metro e settanta, che è una vera scocciatura, perché sono la più alta della classe. Supero anche i maschi! Peso cinquanta chili, che vuol dire che per la mia altezza sono piuttosto magra. Ho il naso di mamma e le labbra di papà. I capelli mi arrivano alle spalle e sono così mossi che non riesco a pettinarli bene e li tengo sempre stretti in una coda di cavallo. Gli occhi sono grandi e scuri, come un pozzo profondo. La mia pelle è del colore di quella di mamma dopo che è stata tre mesi al mare. Insomma, sembro abbronzata 365 giorni l’anno.

Sono italiana, perché vivo da sempre in Italia e mia mamma è italiana, ma sono anche egiziana, perché mio papà è egiziano e io sono nata a Giza, dove ci sono le piramidi, quindi ho due passaporti. Vi starete chiedendo come mai sono nata in Egitto, visto che vivo da sempre in Italia. La risposta è semplice: perché ho una famiglia che ama complicarmi l’esistenza! Non bastava un nome strano, che si può storpiare facilmente con quello di un animale viscido e saltellante; hanno pure voluto farmi nascere in un posto lontanissimo e tutto questo… per la tradizione!

“Il primo figlio deve nascere in Egitto…”.

Il mio compleanno è il ventun marzo, primo giorno di primavera, che è la mia stagione preferita, e il mio segno zodiacale è ariete. Secondo papà è per questo che sono testarda.

Come già dicevo, sono un po’ indecisa se diventare una scrittrice o una chef di fama mondiale. Scrivere è bellissimo e anche facile. Inizi e segui i tuoi pensieri, che ogni tanto ti portano a inventare ciò che non avresti mai pensato. Poi quando rileggi ti accorgi di avere già in mano una storia… È così anche per la cucina. Si parte da alcuni ingredienti base, poi si sperimenta, si aggiunge, si mischia e si creano dei nuovi piatti.

ILTESTO DESCRITTIVO 198 LE PERSONE

A casa nostra cuciniamo solo io e la nonna, perché Baba è sempre al lavoro e mamma è sempre nei cieli. Quando diventerò ricca e famosa, le comprerò uno studio dove potrà dipingere, così non sarà più costretta a fare l’hostess e potrà stare con noi tutto il tempo che vuole e inseguire la sua vera passione! Poi farò costruire una bellissima tomba di famiglia a forma di piramide, che è il grande sogno della nonna.

Secondo papà essere sia egiziana che italiana è una ricchezza e per questo sono speciale; in realtà è un altro modo per dire che sono diversa dagli altri e piena di talenti. Un esempio? So passare dall’italiano all’arabo senza problemi, come un traduttore automatico. Mi piace conoscere perfettamente due lingue così difficili.

Eleonora Fornasari, La ricetta della felicità , Il castoro

CONSAPEVOLMENTE

• Il papà di Rania pensa che essere sia egiziana sia italiana costituisca una ricchezza. Perché? Sei d’accordo?

ANALIZZO

1. Sottolinea in blu l’aspetto generale di Rania, in rosso il suo carattere e in verde i suoi sogni.

2. Riquadra le due similitudini presenti nel testo.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: similitudini • aggettivi qualificativi

Nelle descrizioni, per caratterizzare meglio una persona, si usano molti

e delle

ILRACCONTO DESCRITTIVO 199 LE PERSONE

del testo DESCRITTIVO MAPPA

Il testo descrittivo “fotografa” la realtà attraverso le parole, per farla “vedere” a chi legge in tutti i suoi elementi.

GLI ELEMENTI

• verso i suoi simili, verso gli esseri umani…

comportamento abitudini carattere

• dove vive, come si difende,checosamangia…

• docile,tranquillo…

• razza, corporatur a … aspetto generale caratteristiche fisiche

• pelo, occhi, orecchie, zampe… movimento

PER DESCRIVERE UN ANIMALE è NECESSARIO SCEGLIERE:

LE PAROLE

aggettivi e verbi similitudini

IL PERCORSO DESCRITTIVO logico

spaziale • da destra a sinistra, dall’alto in basso…

• dall’insieme ai particolari

temporale

• i cambiamenti nel tempo

200

GLI ELEMENTI

visivi, uditivi e ol fatt ivi

PER DESCRIVERE UNA AMBIENTE è NECESSARIO SCEGLIERE:

IL PERCORSO DESCRITTIVO

spaziale

temporale

GLI ELEMENTI

dati sensorial i, parole dello spazio comportamento gusti personali

LE PAROLE

aggettivi e verbi

IL PERCORSO DESCRITTIVO

• da destra a sinistra, da lontano a vicino

logico • dall’insieme ai particolari

• i cambiamenti nel tempo

• età, altezza...

aspetto gener ale particolari fisiciabbigliamento carattere

PER DESCRIVERE UNA PERSONA è NECESSARIO SCEGLIERE:

l’ordine della descrizione

similitudini similitudini

LE PAROLE

aggettivi e verbi

Quaderno di scrittura pagg. 60 - 70 201

VERIFICA

IL SARTO DI GLOUCESTER

Nella città di Gloucester viveva un sarto. Se ne stava seduto a gambe incrociate, dall’alba al tramonto, su un tavolo nella vetrina di una piccola bottega.

Per tutto il giorno, finché c’era luce, cuciva e tagliava, giuntando satin, pompadour e seta lucente: le stoffe ai tempi del Sarto di Gloucester avevano strani nomi ed erano estremamente costose.

Sebbene per gli altri cucisse sete raffinate, lui era poverissimo: un vecchiettino con gli occhiali, l’aspetto consunto, le vecchie dita adunche e deformate, vestito sempre con abiti logori.

Tagliava le giacche senza il minimo spreco, seguendo i ricami dei tessuti; alla fine sul tavolo rimanevano soltanto dei minuscoli avanzi e dei ritagli. – Striscioline inutilizzabili, a meno di non voler confezionare gilè per topi – commentava il sarto.

Mancava poco a Natale e, in una giornata sferzata dal gelo, il sarto ini ziò a confezionare per il Sindaco di Gloucester una giacca di seta color ciliegia, ricamata a viole rosse, e un panciotto di satin color crema, guarnito di mussola.

Il sarto lavorava senza tregua e nel frattempo parlottava tra sé e sé. Misurava la seta, la voltava e la rivoltava di qua e di là, poi con le forbici la tagliava seguendo il modello: il tavolo era completamente occupato da ritagli color ciliegia.

– Non sono abbastanza larghi e sono tagliati in sbieco. Da qui si possono fare solo stole per topi e nastri, sempre e solo per topi! – disse il sarto di Gloucester.

Quando i fiocchi di neve iniziarono ad accumularsi sui vetri a riquadri del la finestrella, offuscando la luce, il sarto fu costretto a porre fine alla sua giornata di lavoro. Tutti i ritagli di seta e satin rimasero sparpagliati sul tavolo. Uscì dal negozio, camminando a fatica nella neve fino a casa. Il sarto si sentiva assai stanco. Sedette presso il focolare parlando tra sé della splendida giacca, ma ad un certo punto udì dei curiosi rumori pro venire dalla credenza. La credenza era stipata di servizi di porcellana e tazze da tè. Il sarto sollevò una delle tazze che era capovolta: ne saltò fuori una vivace topolina che gli fece un inchino e poi balzò giù! Il sarto andò a sollevare un’altra tazza: ne uscì un elegante topolino. Da sotto a tutte le tazze sbucarono altri topi.

202
Beatrix Potter, Il sarto di Gloucester, Pulce edizioni 1 5 10 15 20 25 30 35

DENTRO LA TIPOLOGIA

1 Completa.

Aspetto generale del protagonista:

Particolari fisici:

Abbigliamento:

Comportamento:

2 Questa è una descrizione: oggettiva. soggettiva.

3 Sottolinea nel testo gli aggettivi usati per descrivere le caratteristiche fisiche del sarto e scrivili.

VERSO L’INVALSI

1 La piccola bottega di cui si parla è una: macelleria. sartoria. fioreria. segheria.

2 Quali stoffe preziose cuce il sarto? Satin, pompadour e seta. Pompadour, satin e velluto. Satin, pompadour e lana.

3 Nella riga 6 il termine “raffinate” lo puoi sostituire con: eleganti. grossolane. grezze.

4 Segna con una X le affermazioni corrette. Il sarto sprecava la stoffa. Il sarto avanzava striscioline utili solo per confezionare gilè per topi. Il sarto dopo Natale confezionava una giacca per il Sindaco. La giacca del Sindaco era tutta bianca. Il panciotto del Sindaco era color crema.

5 Il color ciliegia corrisponde al: blu. rosso. giallo. marrone.

4 Sottolinea nel testo gli aggettivi usati per descrivere le stoffe e scrivili.

6 Il sarto, quando solleva le tazze, chi trova? Dei topolini. Un gatto. Un uccellino. Un cagnolino.

7 Nella riga 3 il sarto compie tre azioni. Quali?

5 Sottolinea nel testo gli aggettivi usati per descrivere i topolini e scrivili.

RIFLETTO

SUL MIO LAVORO

• Il testo descrittivo mi è piaciuto:

• Questa verifica per me è stata:

8 Le prime due azioni sono coniugate al modo indicativo. In quale tempo?

203

UN MODO DIVERSO DI ASCOLTARE

C’è un posto nel giardino pubblico dietro casa dove va spesso. È poco visibile dalla strada e un po’ selvaggio. Alle sue spalle una folta siepe di alloro, davanti la casupola di legno dei giardinieri del Comune e, oltre, campi e campi all’infinito.

È autunno, la sua stagione preferita. Verso le due del pomeriggio, lei va lì e disegna.

È lì che si sono incontrati la prima volta. Lui non si aspettava di trovarsela davanti ed è rimasto in piedi, indeciso per un po’. Poi è andato ad aprire il lucchetto che serrava la casupola di legno.

Lisa sa tutto di Teodoro, anche se lui probabilmente non sa nulla di lei. Teodoro parla da solo; lei non poteva sentirlo, certo, però se ne rendeva conto.

Teodoro è rimasto dentro la casupola per un bel po’. Poi è uscito. Non l’ha più visto per qualche giorno; poi, è ricomparso. Sedeva a terra dentro la casupola, in una mano stringeva un coltellino da intaglio e nell’altra un pezzo di legno chiaro; tutto intorno a lui c’erano uccelli, aerei, piccole teste di quelli che sarebbero stati burattini, se avessero avuto il corpo.

Teodoro alza il viso verso di lei: – Andrò al liceo classico… tu non mi capisci, vero?

Lei non fiata e non si muove; lui abbassa il capo continuando a lavorare e a parlare.

– Sono troppo bravo a… gare di sci a dicembre, perché papà è stato uno schermitore semiprofessionista e… lui mi dice sempre che non l’ho mai deluso…

E continua a parlare a macchinetta. Poi prende lo smartphone e scrive: ma sei muta? E le mostra lo schermo con un sorriso. Anche lei sorride e usa la lingua dei segni: si tocca il petto, poi mette quattro dita distese sulla bocca chiusa, poi fa no con l’indice.

– Sei sorda? – scrive lui. Lisa annuisce e Teodoro continua: – È stato bello lo stesso parlare con te anche se non potevi ascoltarmi. Lisa digita sul telefono: Sono sorda dalla nascita. Non conosco i suoni e non posso riprodurli, ma ci sono diversi modi di ascoltare.

EDUCAZIONE CIVICA 204

– Non è facile farsi sentire – risponde lui. Continua a parlare con me, mi piace. E mi piacciono molto le tue sculture di legno, replica lei.

– Sei l’unica a cui piacciono!

Forse perché le ho viste solo io? Come le tue parole!

Teodoro annuisce.

AA. VV., Dalla parte dei bambini , Il Battello a Vapore

La Convenzione

sui diritti dell’infanzia

Teodoro è un ragazzino che non si sente ascoltato. Sai che essere ascoltato/ascoltata è un tuo diritto? E che esiste un documento che tutela i diritti dei bambini e delle bambine? È la Convenzione sui diritti dell’infanzia, uno strumento internazionale molto importante per la tutela dei diritti dei bambini e dei ragazzi.

È composto da 54 articoli. È stata approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre del 1989 a New York ed è entrata in vigore il 2 settembre 1990. L’Italia ha ratificato il documento il 27 maggio 1991 con la legge n.176.

Il diritto di essere ascoltati/e è uno dei principi fondamentali della Convenzione e ad esso è dedicato l’articolo 12. Perché l’ascolto sia reale, però, i bambini e le bambine devono potersi esprimere senza timore di giudizio e con la certezza che la loro opinione sia ritenuta importante.

Articolo 12 • Diritto di essere ascoltati

I bambini e gli adolescenti hanno il diritto di esprimere liberamente la propria opinione su tutte le questioni che li riguardano e devono essere ascoltati dalle persone adulte quando questi prendono decisioni su di loro. Le persone adulte, tenendo conto dell’età e del grado di maturità dei bambini e degli adolescenti, devono tenere nella dovuta considerazione le loro osservazioni.

CONSAPEVOLMENTE EDUCAZIONE CIVICA 205

Il testo poetico è un testo in cui il poeta o la poetessa usa le parole in modo originale per esprimere emozioni e comunicare a chi legge il proprio modo di vedere la realtà.

SCOPO

Descrivere, ricordare, raccontare emozioni, sensazioni e aspetti della realtà (paesaggi, persone, luoghi, oggetti…).

ELEMENTI

• Rime e parole scelte per creare ritmo e musicalità

• Parole che imitano suoni e voci

• Parole usate in modo insolito, paragoni sorprendenti, personificazioni di elementi della natura…

TIPI DI TESTI POETICI

• Poesie.

• Filastrocche.

• Nonsense.

• Limerick.

• Calligrammi.

• Anche alcuni indovinelli e alcune canzoni possono essere considerati testi poetici.

STRUTTURA

• Poche parole distribuite in righe (versi).

• Raggruppamenti di righe separate da uno spazio bianco (strofe).

ILTESTOPOETICO

206

LA SCUOLA CHE COS’È?

– La scuola che cos’è? – si chiedono i bambini che per la prima volta salgono i gradini. La scuola è un luogo che ha una storia che si perde nella memoria.

Inizialmente era solo per pochi eletti: scribi, nobili e architetti. Poi, in un passato più recente, la scuola è stata aperta a tutta la gente.

Le aule son diventate grandi assai con banchi doppi, pennini e calamai. Oggi di tutto questo rimane ben poco: è la nostra realtà e non un gioco.

La scuola, bene o male, è passata al digitale ma carta e penna esistono ancora, in verità e si usano ancora fogli e quaderni in quantità!

La scuola è difficile da definire, ma basta entrarci per sentire voci, risate, canti e rumori che ai maestri e alle maestre colmano i cuori, perché la scuola è un luogo secolare dove è stato, è, e sarà sempre bello ritornare!

207 Contenuti digitali dell’unità
QUALE MESSAGGIO PUÒ DARE UNA POESIA? gira la pagina

UNAPOESIA può dare questoMESSAGGIO...

Una strana scuola

Era una scuola molto carina, senza lavagne, senza neanche una cartina. Non si poteva entrarci dentro, perché ti davano un pugno sul mento…

Non si poteva aprire un quaderno, che si finiva dritti all’inferno.

Non si poteva fare pipì: il bagno era aperto solo di giovedì.

Per cui era proprio orrenda, tolto il momento della merenda.

Per cui era proprio proprio orrenda, tolto il momento della merenda.

Era una scuola davvero speciale, veniva promosso chi scriveva male. Non si poteva fare italiano, che ti veniva un crampo alla mano. Non si poteva studiare storia, che se ne andava via la memoria.

Non si poteva fare lezione, che ti beccavi un sonoro schiaffone.

Per cui era proprio orrenda, tolto il momento della merenda. Per cui era proprio proprio orrenda, tolto il momento della merenda.

Stefano Bordiglioni, Biscotti quiz , Einaudi Ragazzi

NEI PANNI DI… ALUNNI/ALUNNE

• Segna con una X le affermazioni corrette. Gli alunni e le alunne potevano andare in bagno ogni giorno. Il momento migliore era quello della merenda. Veniva promosso chi scriveva bene. Agli alunni e alle alunne questa scuola piaceva molto.

208

questoMESSAGGIO...OPPURE

Una scuola accogliente

Era una scuola davvero strepitosa, cartelloni, cartine, colori… piena d’ogni bella cosa. Come ci entravi dentro, ti sentivi del mondo il centro. Quando aprivi un quaderno, capivi che d’un tratto era finito l’inverno.

In quella scuola sapevi che tutto era possibile: i maestri facevano sembrare tutto raggiungibile.

Per cui era proprio splendente, dalle otto alle quattro tutto era attraente. Per cui era proprio proprio splendente, dalle otto alle quattro tutto facevi appassionatamente.

Era una scuola davvero d’ingegno, non c’erano voti e si premiava l’impegno.

In italiano potevi inventare, e con la fantasia riuscivi a volare.

Se la maestra storia spiegava, la mummia davanti a te camminava. Ogni ora di lezione era un concentrato di passione.

Per cui era proprio splendente, dalle otto alle quattro tutto era attraente. Per cui era proprio proprio splendente, dalle otto alle quattro tutto facevi appassionatamente.

NEI PANNI DI… ALUNNI/ALUNNE

1. Secondo te, gli alunni e le alunne erano felici di questa scuola?

2. Com’erano i maestri?

3. Com’erano le lezioni?

• Com’è la tua scuola? Assomiglia un po’ a questa?

ILTESTO POETICO 209
SCRIVO

A L’EGIZIANO B IL POETA

A qualcuno potrà sembrare strano in famiglia avevamo un egiziano. Uno di quelli antichi, addirittura!

Purtroppo non eccelleva in bravura: a scuola non era affatto secchione, perciò non poteva fare il faraone. Si dilettava in lavori vari fra cui le piramidi secolari. Quando quella di Cheope innalzò vitamine in caramella ingurgitò e pur non essendo un tipo forzuto poi alzava i blocchi senza alcun aiuto.

Amo anch’io le caramelle, che buone! E anch’io, penso, non sarò un secchione…

Michal Rusinek, Piccole poesie di famiglia , Mimebù

COMPRENDO

• A chi viene paragonato il poeta nella poesia B?

ANALIZZO

1. Evidenzia il titolo di entrambe le poesie.

2. Ritrovi in ciascuna poesia la ripetizione delle parole del titolo? Sì No

3. La poesia A è stata scritta da

4. La poesia B è stata scritta da

Il poeta è un pirata. Con la penna a vela parte da un porto per oceani di carta. È libero: non sa dove andrà: innanzitutto al largo.

Roberto Piumini, Io mi ricordo, Nuove Edizioni Romane

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: titolo • poeta/poetessa • autore/autrice L’ / è la persona che scrive il testo.

Nel caso del testo poetico si chiama / Il può riprendere uno dei versi o qualche parola della poesia stessa.

ILTESTO POETICO 210

COMPLEANNO

Non invito Francesco perché prende in giro Paolo quando scrive lento. Neanche Matteo perché quando Francesco prendeva in giro Paolo rideva troppo.

Non invito Kevin perché rincorre Prisca e Prisca non vuole.

Non invito Sara perché è appiccicosa e non invito Lorenzo perché suda.

Non invito Forit perché ruba le matite.

Al mio compleanno saremo quattro gatti: io, Ilaria, Paolo e Prisca. Basterà qualche lisca.

Chiara Carminati, Viaggia verso, Bompiani

CONVIVENZA CIVILE

• Ti sembra che questi bambini/bambine si comportino bene?

ANALIZZO

1. Quante sono le righe che compongono la poesia?

2. Le righe sono raggruppate in due gruppi separati. Segna con la matita lo spazio bianco che li separa.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: spazio bianco • verso • strofa

• Ogni riga di una poesia è chiamata .

• Ogni gruppo di versi si chiama

• Le strofe sono separate fra loro da uno

• Chiara non invita: Francesco perché

Matteo perché

Kevin perché

Sara perché

Lorenzo perché

Forit perché

ILTESTO POETICO 211
COMPRENDO

LA POESIA

Mi viene spesso voglia, ed a giusta ragione, di gridare con forza una mia sensazione E chiunque mi ascolta mi può interpretare, può cercar di capire, o lasciare andare.

Ma non penso mai che sia tempo perso la voglia di urlare un pensiero di-verso.

Benedetto Tudino, Mestieri , Edizioni Lapis

COMPRENDO

• Secondo te, chi parla in questa poesia, scritta in prima persona?

ANALIZZO

1. Da quanti versi è composta la poesia?

2. Da quante strofe?

3. Ogni strofa quanti versi contiene?

4. Osserva le parole evidenziate in ogni strofa. Che cosa noti?

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: finale • accento • musicalità

• Le poesie usano le rime per creare

• La rima è l’uguaglianza della parte di due parole, partendo dalla vocale su cui cade l’ tonico.

• Fanno rima: mulìno - topìno. Non fanno rima: tàvolo - suòlo (l’accento cade su due vocali diverse, anche se finiscono con lo stesso gruppo di lettere).

ILTESTO POETICO 212

QUESTA È LA RIMA

Prima strofa

Questa è la rima di Palla A e di Stella B

una balla A l’altra saltella. B

Seconda strofa

Una rima così combinata A vien chiamata rima alternata. A

Questa e quella che ho terminata B fanno insieme una rima baciata. B

Terza strofa

Ora provo la rima incrociata. A

Mentre… hop! la palla saltella B e risponde di un balzo la stella B

anche questa io l’ho completata. A

Alberto Mari, Incontro con la poesia , Piccoli

Quando il primo verso rima con il terzo, il secondo verso rima con il quarto e così via, si ha una rima alternata: AB/AB

Quando il primo verso rima con il secondo, il terzo verso rima con il quarto e così via, si ha una rima baciata: AA/BB/CC…

Quando il primo verso rima con il quarto, il secondo verso rima con il terzo e così via, si ha una rima incrociata: AB/BA…

• In ogni strofa della poesia, colora nello stesso modo le parole che rimano fra loro.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: rima alternata • rima baciata • rima incrociata

In una poesia:

• se il primo verso rima con il secondo, il terzo verso rima con il quarto e così via, si ha la ;

• se il primo verso rima con il terzo, il secondo verso rima con il quarto e così via, si ha la ;

• se il primo verso rima con il quarto, il secondo verso rima con il terzo e così via, si ha la

ILTESTO POETICO 213

• Avveduto vuol dire: attento. inesperto.

COMPRENDO

• Spiega con parole tue l’ultimo verso della poesia.

ANALIZZO

• In questa poesia ci sono parole che rimano fra loro? Sì No

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: rima • versi sciolti

• In una poesia non sempre i versi sono legati tra loro dalla

Quando questa non è presente, si parla di

LE MAESTRE

Uno spettacolo di festosa innocenza i cortei dei bambini della prima allacciati in file composte sotto gli occhi di maestre avvedute In un mattino trasparente di settembre questi piccoli si guardano intorno con una dolcezza un poco smarrita. La maestra – mestiere senza tempo –insegna quel che è elementare, getta il seme destinato a fiorire.

Franco Casadei, Inedito

ILTESTO POETICO 214

A FILAFTROFFA

Faccia di fata, fratello Puffo, nuoto nel fiume, faccio un bel tuffo.

Buffo sceri ffo, fuscello di fuoco, soffio di fumo: attenti al cuoco!

Ba ffo a fagiolo, facile festa, fresca è la fr utta nella foresta.

dal web

SCRIVO

B FREDDO DI CHICCHI

Freddo di chicchi rumore di cocci risate sciocche tamburo di nocche

Alessandro Riccioni - Vittoria Facchini, Fenomenale - Filastrocche a tempo, Lapis

• Il poeta gioca con il titolo. Secondo te, qual è il vero titolo della poesia A?

ANALIZZO

1. Nella poesia B, quale gruppo di lettere è ripetuto in tutti i versi?

2. Quale rumore suggerisce questa ripetizione?

Cocci che cadono.

Pioggia.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: lettera • allitterazione • suoni A volte chi scrive una poesia può “giocare” con le parole e sceglierle in base ai , accostandole per creare degli “effetti speciali” sonori. Quando il poeta o la poetessa ripetono una stessa o un gruppo di lettere in più parole, si dice che usano l’

ILTESTO POETICO 215

IL TIPOGRAFO

È un uomo chino nel suo mondo

cling clang cling clang cling clang

Copre le macchine alla sera

Le cura

cling clang cling clang cling clang

Il ritmo delle macchine

sono i battiti del suo

cuore

cling clang cling clang cling clang

Battiti del tempo

cling clang cling clang cling clang

“Chiudi le finestre.

È ora di fare silenzio”

cling clang

Achille copre le macchine

È un uomo nel suo mondo.

Mirka Tabanelli, A caratteri mobili , Il Ponte Vecchio

LAVORO SULLE PAROLE

• Il tipografo è la persona che si occupa della stampa e della rilegatura di libri, opuscoli, fascicoli. Per farlo usa apposite macchine stampatrici.

ANALIZZO

• Il verso cling clang cling clang cling clang dà l’idea: del rumore della macchina stampatrice. del silenzio.

dei battiti del cuore. della chiusura della finestra.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: suoni • onomatopeiche • rumori

Le onomatopee (cling, clang, cip, tic-tac, boom…) e le parole (ticchettio, cinguettio…) imitano e riproducono , e voci.

Chi legge ha l’impressione di “sentire” realmente il rumore/ suono di cui il poeta/la poetessa scrive.

ILTESTO POETICO 216

Un soffione non è un uomo alto e grasso che gonfiando le gote soffia molto forte, ma un fiore leggero e giallo, credo, e tondo come una palla che al minimo soffio sparisce.

Giovanni Raboni, in Poeti d’oggi per bambini , Feltrinelli

UN SOFFIONE AEROPLANINO

Mio aeroplanino bianco e rosso, come un gabbiano voli a più non posso!

Or somigli a un aquilone che si nasconde in un nuvolone.

Poi là, nel cielo azzurro, pari un ricciolo di burro.

Quando a terra fai ritorno sembri un placido unicorno.

SCRIVO

• Completa le seguenti similitudini. Il mare è azzurro come…

Il tulipano pare…

ANALIZZO

• Le parole evidenziate nelle due poesie introducono similitudini, cioè dei paragoni. Sottolinea tutte le similitudini presenti nelle due poesie.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: sembra • come • paragone

La similitudine è un fra due elementi che hanno una caratteristica in comune. È introdotta dalle parole “ ”, “pare”, “ ”, “assomiglia”…

Per esempio: Tu sei come il sole.

ILTESTO POETICO 217

A IL MARE B LE DOMANDE DEI BAMBINI

Il mare è una finestra azzurra che spiegazioni non ha.

Da Pensieri belli per anime delicate –calendario 2023, Edizioni Del Baldo,

C I GIRASOLI

Solenni e fieri nel colmo dell’estate; a inizio autunno a capo chino una schiera di soldati annichiliti e vinti.

Franco Casadei, La firma segreta , Itaca

Le domande dei bambini sono fiamme per accendere le menti dei più grandi sono fuoco sempre ardente per le mamme.

Sabrina Giarratana, Poesie di luce, Motta Junior

• Nella poesia A è stata evidenziata la metafora, cioè un paragone fatto senza usare le parole “come”, “sembra”… Ora evidenzia tu in giallo le due metafore presenti nella poesia B e quella presente nella poesia C

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: identificarsi • relazione • senza usare

La metafora mette in due parole in modo insolito le parole “come”, “sembra”, “pare”, “assomiglia”...

Le due realtà vengono sovrapposte, fino a Per esempio: Tu sei il sole

• Trasforma le similitudini in metafore. Segui l’esempio e lavora sul quaderno. Vento dispettoso come un bambino = Vento, bambino dispettoso. Sole caldo come il fuoco. Fiori colorati come arcobaleni.

ILTESTO POETICO 218
ANALIZZO SCRIVO

A L’AMORE

Il mare è come l’amore… arriva urlando e poi tace Onde impazzite e furiose… ma presto ritorna la pace Cos’è davvero l’amore? Per quanto ti abita il cuore?

Ti incendia per tutta una vita o appassisce come fa il cuore? Sul volto l’amore ha le rughe, i segni che è stato vissuto. Stare insieme una vita succede – amando – a chi l’ha voluto.

Alberto Pellai - Barbara Tamborini, L’amore cos’è?, Mondadori

B MI PIACE IL VENTO

Mi piace il vento

Perché gioca con tutto

E ride anche da solo

E parla con le foglie

E se gli viene da piangere non importa se qualcuno lo vede si siede e piange e nessuno riesce a consolarlo se lui non vuole.

Giusi Quarenghi, E sulle case il cielo, Topipittori

ANALIZZO

• Nella poesia A si parla dell’amore, ma le azioni attribuite a questo sentimento, quelle evidenziate, sono tipiche delle persone. Anche nella poesia B si attribuiscono al vento azioni tipiche delle persone. Evidenziale.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: persone • cose • qualità

La personificazione consiste nell’attribuire ad animali, o sentimenti le caratteristiche delle (da qui il nome “personificazione”).

Possono essere:

• , azioni, sentimenti;

• nomi di parti del corpo umano

Per esempio: Il sole si pettina.

SCRIVO

• Prendendo spunto dalla poesia “Mi piace il vento” creane una simile sulla neve. Usa lo stesso numero di versi. Segui l’esempio. Mi piace la neve perché scherza con tutto

ILTESTO POETICO 219

FILASTROCCA DEL DARE PRECEDENZA

COMPRENDO

I bambini:

sono zitti zitti ma curiosi. vogliono parlare. preferiscono ascoltare. hanno la bocca piena di comandi. capiscono per primi.

ANALIZZO

1. Secondo te, a chi è rivolta questa poesia?

2. Colora allo stesso modo le parole che rimano fra loro e poi completa lo schema metrico (usa la stessa lettera per i versi che rimano fra loro).

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: rima • bambini • divertire

La filastrocca è un componimento poetico molto allegro, indirizzato ai È in e di solito ha lo scopo di

Io darei la precedenza ve lo dico in confidenza ............... ai bambini silenziosi zitti zitti ma curiosi che non vogliono parlare ............... preferiscono ascoltare che non sono come i grandi bocche piene di comandi che non sanno sempre tutto ............... questo è buono questo è brutto ma capiscono per primi (in silenzio come i mimi) le parole che tu esprimi

Nicola Cinquetti, da La forchetta fidanzata. Poesie sui segnali stradali , Parapiglia

ILTESTO POETICO 220

VERSI PER GIOCARE: I NONSENSE

Il tricheco

Frenando il triciclo mi chiede il tricheco:

“Sai dirmi, da amico, dov’è che mi reco?”

Toti Scialoja, Tre chicchi di moca , Lapis

Un pesce incravattato

Un pesce incravattato entrò al supermercato con scarpe di vernice e chiese all’inserviente (che del supermercato sapeva tutto e niente): due bisce al mascarpone per farci colazione.

Andrea Molesini, Tarme d’estate, Mondadori

• Queste poesie:

vogliono divertire chi legge. insegnano qualcosa al lettore/lettrice. sono composti da alcune frasi assurde. alcuni versi sono in rima. sono componimenti molto lunghi.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: componimenti brevi • divertire • senza senso

Il nonsense (dall’inglese “ ”) è un componimento poetico che vuole e stupire attraverso giochi di parole, rime e accostamenti assurdi. Il numero dei versi non è fisso, ma si tratta in genere di

• Scrivi un nonsense sul quaderno. Comincia così: Questa mattina la zia

Marina…

Prima di cominciare, cerca parole che facciano rima con “Marina” (bambina, patatina, letterina…).

ILTESTO POETICO 221
SCRIVO

ANALIZZO

• Completa lo schema metrico dei limerick. Usa la stessa lettera per i versi che rimano fra loro. Che cosa noti?

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: cinque • nonsense • rime Il limerick è un tipo di particolare: è sempre formato da versi e ha fisse. Lo schema delle rime è: AABBA.

I LIMERICK

Un abile cuoco di nome Dionigi andava a comprare le uova a Parigi, ............... così invece di semplici frittate faceva “omelettes” molto raffinate quel furbo cuoco chiamato Dionigi. ...............

Gianni Rodari, Parole per giocare, Einaudi

Una giovin signora col mento ............... appuntito da fare spavento se lo fece affilare per poter arpeggiare melodie con la punta del mento.

Edward Lear, Il libro dei nonsense, Einaudi

SCRIVO

• Inventa un limerick seguendo il seguente schema: primo verso: presenta il protagonista; secondo verso: indica un’azione o una caratteristica del protagonista e deve rimare con il primo verso; Terzo e quarto verso (in rima fra loro): indicano le conseguenze dell’azione.; quinto verso (in rima con i primi due): finisce con l’ultima parola del primo verso.

ILTESTO POETICO 222

LA TV

Acasamia come a casa tua c’è un q uadro luminoso né quadrato

trafischi eboati , ipupazzettideicartonianimati… Ma ho imparatoiltrucco: dopoun’oretta , zac!Spengoeaddio, ilmondo meloscopro percontomio .

c ui s i v e d e i l m o n d ,o u an f artseni etnecserofsof a iuc aiccaffa’s nu occas id :etneg ,enirongis itnatnac , ongis r i n o i o s i , a t t o r i , m u s ica n t i, animali curiosi, e meglio di tutti,

Mario Faustinelli, Le rime-figure, Mursia

SCRIVO

• Scrivi un breve componimento sullo smartphone o sul tablet e poi trasformalo in calligramma. Puoi cominciare così:

A casa mia

come a casa tua

c’è un rettangolo luminoso…

CITTADINANZA DIGITALE

• Una recente ricerca afferma che in media un bambino della tua età trascorre 3 - 4 ore al giorno davanti a uno schermo (TV, PC e smartphone). Che cosa pensi di questo dato? Tu quanto tempo trascorri davanti alla televisione?

ANALIZZO

• Guarda in che modo è disposto il testo della poesia. Che cosa ti ricorda?

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: grafica • versi • parole I calligrammi sono un tipo di poesia in cui i contenuti non sono espressi solo con i , ma anche con la rappresentazione , cioè con il modo in cui sono disposte le .

ILTESTO POETICO 223
nétondoda

del testo POETICO MAPPA

raccontare moment i vissuti descrivere la realtà

esprimere emozioni e riflessioni trasmettere messaggi

STRUTTURA

versi in rima o sciolti

strofe

baciata

• AABB alternata

• ABAB incrociata

• ABBA

IL TESTO POETICO

È un testo in cui chi scrive racconta in versi le sue emozioni e il suo modo di vedere la realtà.

EFFETTI SONORI

uoni onomatopeici

boom, frr frr frr, cra cra

erazioneula alla luna

similitudine

• tu sei caldo come il sole

metafora

• tu sei il sole

personificazione

• il sole pettina i suoi raggi

SCOPO

IMMAGINI ORIGINALI

224 Quaderno di scrittura pagg. 72 - 76

A Gli odori dei mestieri

Io so gli odori dei mestieri: A di noce moscata sanno i droghieri A sa d’olio la tuta dell’operaio B di farina il fornaio, sanno di terra i contadini, di vernice gl’imbianchini, .......... sul camice bianco del dottore di medicine c’è buon odore. I fannulloni, strano però, .......... non sanno di nulla e puzzano un po’.

Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra , Einaudi

C La luna

Questa mattina non esce dal cielo .......... e resta nascosta dietro al melo l’argentea sfera birichina.

B Il cane

Sul divano acciambellato è felice quel birbone tu lo credi addormentato ma non dorme quel furbone! ..........

D Mi piace il vento

Mi piace il vento perché mi porta via. Mi piace il vento perché non torna indietro. .......... Mi piace il vento perché spettina il mondo.

Giusi Quarenghi, E sulle case il cielo, Topipittori

1 Completa lo schema metrico delle poesie scrivendo le lettere. Segui l’esempio.

2 Per ogni poesia, scrivi nel quadratino la rima che la caratterizza: baciata (B), alternata (A), incrociata (I), versi sciolti (VS).

3 In quali di queste poesie sono presenti delle personificazioni?

SUL MIO LAVORO

• Il testo poetico mi è piaciuto:

• Questa verifica per me è stata:

VERIF ICA
RIFLETTO
225

MERAVIGLIA

Spesso le emozioni descritte nel testo poetico si riferiscono a momenti di sorpresa, di stupore o di meraviglia provati nell’osservare la natura. È importante meravigliarsi di fronte alle piccole cose di tutti i giorni, per non perdere la possibilità, anche da grandi, di provare emozioni positive che ci possano far stare bene.

Il saggio e il bambino

Il vecchio stava seduto su una panca addossata alla casa con un cappello tirato fin sopra gli occhi per proteggersi dal sole. Al bambino che lo osservava pareva vecchio di milioni di anni: la barba lunga, le rughe profonde sulla fronte e sotto gli occhi, una pelle che pareva dura come il corame. Il bambino rimase a lungo a fissare l’uomo, aspettando che si risvegliasse. Quando finalmente questi si ridestò, guardò il bambino e sorrise.

– Che cosa ci fai qui? – chiese l’uomo.

– Volevo domandarti una cosa – disse il bambino.

– Dimmi allora – fece l’uomo, mettendosi a sedere sulla panca.

– Ecco, volevo sapere quanti anni hai – rispose il bambino.

– Ho gli anni che hai tu! – rispose l’uomo – oppure non ci credi? – È impossibile! – disse il bambino. – Tu sei tanto più grande di me.

MINDFULNESS 226

– Hai ragione, io sono grande nel fisico, ma la mia mente e il mio spirito sono rimasti quelli di un bambino. Per questo mi accorgo ancora di tante cose…

Il bambino, non convinto, continuò a indagare.

– Ad esempio, di che cosa ti accorgi?

– Mi accorgo del calore del sole, di un uccellino che timidamente lascia il nido, corro a vedere, quando piove ma c’è anche il sole, se potrò scorgere i colori dell’arcobaleno, sento l’odore della terra, la musica dell’acqua, vedo la magia della neve. Ho una girandola colorata che gira con il vento, canticchio quando passeggio, e lancio i sassi nel torrente per farli rimbalzare.

– Ma queste sono le cose che faccio io! – disse stupito il bambino.

– Proprio così. Per questo, anche se si diventa grandi nel fisico, a qualcuno è concesso di restare bambino nell’animo.

Il bambino sorrise, aveva capito cosa intendeva l’uomo. Anche l’uomo sorrise, perché sapeva che il suo piccolo amico aveva compreso come si possa rimanere fanciulli per sempre, se si conservano la sensibilità e la purezza, la capacità di stupirsi sempre e l’allegria dell’infanzia.

• Qual è il tema principale della storia?

• Quali sono le cose che ti meravigliano?

• Che cosa significa per te “restare fanciulli” anche da grandi?

Prima di rispondere alle domande, prenditi un momento per riposare la mente e ritrovare la giusta concentrazione…

Prova a chiudere gli occhi e fai attenzione solamente al tuo respiro: senti l’aria che entra e che esce, e lascia scorrere tutti i pensieri che ti passano per la testa…

MINDFULNESS 227

TESTI CONTINUI, TESTI NON CONTINUI

L’autore o l’autrice di un testo possono scegliere in quale modo esporre ciò che vogliono comunicare.

Quasi tutti i testi che hai letto fino ad ora su questo libro sono testi continui, cioè sono testi formati solo da frasi legate fra loro che raccontano in modo completo, pertinente e coerente un avvenimento.

Sono testi continui tutti i testi narrativi, molte descrizioni, alcuni testi informativi ed espositivi.

Il testo non continuo, invece, è formato da immagini, tabelle, grafici, mappe, schemi, moduli

Conoscere e saper interpretare questo tipo di testo è importante perché lo troviamo sia nei libri di scuola sia nella vita quotidiana.

Osserva il grafico. Poi rispondi.

La frutta a merenda: i gusti dei bambini e delle bambine di 4a A, 4a B, 4a C

La frutta preferita è

La frutta meno gradita è

È più gradita la pera o la mela?

È meno gradita la banana o il mandarino?

Quanti bambini scelgono il kiwi?

IL TESTO NON CONTINUO E IL TESTO MISTO 228
12 10 8 6 4 2 0
COMPRENDO 16 14
mela banana pera fragola ciliegia kiwi mandarino

Le carte

Le carte, in particolare, permettono di dare in modo sintetico informazioni complesse e di visualizzarle in modo che basti un colpo d’occhio per comprenderle. Per questo sono utilissime anche nello studio.

Guarda per esempio questa carta. Immagina come sarebbe difficile spiegare come sono diffuse le coltivazioni in una regione. Così invece è tutto immediatamente chiaro.

Le pubblicità

Anche le pubblicità sono testi non continui: in esse, l’immagine è prevalente, scelta in modo da colpire chi la guarda, ed è accompagnata da brevi messaggi il cui scopo è di fissarsi facilmente nella memoria. Nelle Pubblicità Progresso, per esempio, lo scopo è quello di far riflettere le persone su determinati comportamenti.

COMPRENDO

• Qual è il messaggio di queste Pubblicità Progresso?

1

2

IL TESTO NON CONTINUO E IL TESTO MISTO 229
1 2

IL TESTO MISTO: IL FUMETTO

Oltre al testo continuo e non continuo, c’è il testo misto. Si tratta di un testo che utilizza contemporaneamente sia testo sia immagini, integrandole in modo da comunicare i contenuti in modo più efficace e coinvolgente.

Il testo misto è formato da un testo continuo corredato da immagini, tabelle, grafici, mappe… Sono testi misti i fumetti, le riviste illustrate, alcuni libri di scuola…

didascalia nuvoletta

vignetta

Sono tre giorni che piove! Emma e Federico sono in casa…

Dammi il telecomando!

La mamma sta lavorando da casa…

Smettila, ora tocca a me!

No! Voglio vedere i cartoni dei Supereroi!

Ecco farina, uova, lievito e zuccherini colorati!

• Evidenzia in giallo le parole pronunciate dai personaggi del fumetto e in azzurro le frasi che descrivono il luogo e la situazione.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: didascalia • nuvolette • vignette

Il fumetto racconta una storia attraverso una successione di . In ogni vignetta ci sono le con le parole dei personaggi. La serve a spiegare la situazione e a legare le vignette fra di loro.

MAMMAAAAA!

EVVIVA! Facciamo i biscotti!

Adesso basta, bambini! Andate in cucina…

I bambini si mettono all’opera: impastano, stendono, decorano.

Adesso li metto in forno, mentre voi riordinate.

Mamma, abbiamo finito!

Emma e Federico sono orgogliosi dei loro biscotti!

Assaggiali: sono anche buoni!

IL TESTO NON CONTINUO E IL TESTO MISTO 230
ANALIZZO
io asciugo! Che
belli!
Io
lavo!

L’ARTICOLO

Meteo: temporale a supercella

1 LA SUPERCELLA CHE COS’È?

È un tipo di temporale caratterizzato dalla presenza al suo interno di un mesociclone, cioè una profonda corrente ascensionale in continua rotazione. Questi “temporali rotanti” possono essere molto intensi, con violente grandinate e forti precipitazioni concentrate in brevi periodi di tempo.

2 STRUTTURA DI UNA SUPERCELLA

Al centro di una supercella si trova il mesociclone, responsabile della rotazione. Il mesociclone può essere individuato utilizzando radar meteorologici avanzati.

3 LE FASI DI UN TEMPORALE A SUPERCELLA

Un temporale a supercella attraversa tre fasi principali: l’organizzazione, la fase matura e la fase dissipativa.

Durante l’organizzazione, il mesociclone inizia a formarsi.

Nella fase matura il temporale è al massimo della sua potenza e può generare eventi meteorologici estremi come tornado, forti venti e grandinate. Infine nella fase dissipativa il temporale inizia a perdere energia e si affievolisce.

4 I PERICOLI ASSOCIATI

AI TEMPORALI A SUPERCELLA

I tornado generati da queste tempeste possono essere distruttivi, causando danni estesi e mettendo a rischio la vita delle persone.

Le grandinate intense possono danneggiare colture e proprietà, mentre i venti violenti possono abbattere alberi e danneggiare strutture.

5 L’IMPATTO AMBIENTALE

Le inondazioni improvvise e la distruzione causata da questi temporali, possono causare danni significativi all’ambiente.

COMPRENDO

1. Che cos’è una supercella?

2. Quali sono le fasi di un temporale a supercella?

3. Quali pericoli comporta?

IL TESTO NON CONTINUO E IL TESTO MISTO 231

L’ECOLOGIA DIVENTA SPORT: IL PLOGGING

Non partecipa ancora alle Olimpiadi, ma è già considerato uno sport: si chiama plogging e viene dalla Svezia. Il nome deriva dalle parole jogging, che in inglese indica la corsa come esercizio fisico, e plocka upp, che in svedese significa “raccogliere”. Si tratta di un’attività semplice ma geniale inventata da Erik Alhström, che consiste nel fare una bella corsetta… armati di sacchi della spazzatura.

Sì, perché il bello del plogging è che unisce la salute di chi lo pratica con quella dell’ambiente! Non serve correre spediti come in una gara: basta fermarsi a ogni pacchetto di caramelle, lattina o cartaccia trovata sul cammino. Come? Torniamo al nostro Erik Alhström: è il 2016 e lui decide di trasferirsi in un’altra città della Svezia. Prima di far fagotto, però, vuole ripulire per bene l’area in cui si è sempre allenato. Così fa un’ultima corsa, ma con un sacco in spalla. La gente lo osserva correre come al solito, ma nota che Erik si china a raccogliere tutto quel che trova sulla strada. Le persone capiscono che il suo comportamento non è stravagante, ma si tratta di un atto di amore verso il territorio che lo ha visto crescere.

E molti iniziano a imitarlo…

Benefici di tutti i tipi

COMPRENDO

• Segna con una X le frasi corrette.

Il plogging combina la corsa con la raccolta dei rifiuti.

È stato inventato da un francese.

Per praticare il plogging occorrono guanti da lavoro.

I rifiuti raccolti vanno gettati nel bidone dell’indifferenziato.

Anche considerandolo solo come un’attività di fitness, il plogging procura tanti benefici al corpo e alla mente. Lo sai già: mentre pratichiamo uno sport aumentiamo la produzione di sostanze, come le endorfine, che producono un senso di benessere a tutto il nostro corpo. In questo caso, ciò è moltiplicato dalla consapevolezza che stiamo facendo qualcosa in difesa della natura.

Come in tutte le discipline sportive, anche in questa ci vuole un po’ di preparazione e un minimo di attrezzatura. Indispensabili non sono solo le scarpe da running e una borraccia di acqua fresca, ma anche i guanti da lavoro, con cui potrai raccogliere i rifiuti senza correre rischi (non toccarli mai a mani nude: potresti ferirti con oggetti metallici arrugginiti o contaminarti con sostanze tossiche!). Inoltre, ovviamente, avrai bisogno di una borsa per la raccolta, che poi dovrai lavare insieme al resto del tuo equipaggiamento.

EDUCAZIONE CIVICA 232

Un gioco divertente

Il plogging alterna corsa e raccolta, ma… qual è la tecnica migliore per non stancarsi? Il trucco sta nel chinarsi in modo corretto: quando scovi una cartaccia, non piegare la schiena per raccoglierla, ma fletti le gambe, mantenendo il busto eretto. Per rendere il plogging ancora più divertente puoi praticarlo con gli amici e, se vuoi, organizzarlo come una vera gara, dandovi un tempo massimo, dopodiché ognuno dovrà pesare la propria borsa: chi raccoglie la maggiore quantità di rifiuti sarà il vincitore! Ma il plogging non si esaurisce con la raccolta: bisogna anche differenziare quel che si raccatta. Per farlo devi avere chiare le regole del tuo Comune a proposito dei rifiuti e preparare i vari sacchi che poi dovranno essere inseriti negli appositi cassonetti. Alcuni appassionati di questa disciplina diventano anche gli angeli custodi di un pezzetto di natura vicino a casa. Può trattarsi di un parchetto, di una porzione di spiaggia o della riva di un torrente… l’importante è avere cura dell’area prescelta. Se lo farai ti accorgerai che il tuo esempio e la tua opera provocheranno una reazione positiva tra le persone. Sì, perché un ambiente pulito stimola a comportarsi meglio e a non gettare cartacce qua e là, rendendoci cittadini migliori e più consapevoli del valore del verde e della natura che ci circonda. Come vedi, i benefici del plogging non finiscono mai: è un’attività davvero contagiosa!

Eco-Geo Kids Extra n. 3, 2023, Sprea Editori

CONSAPEVOLMENTE

• Confrontati con il gruppo classe su questo nuovo sport. Ti piace? Ti sembra un modo divertente e utile di passare il tempo?

EDUCAZIONE CIVICA 233

Il testo espositivo (o informativo) fornisce informazioni su vari argomenti: storia, geografia, ambiente, politica, economia… Si trova:

• in articoli di giornale;

• in enciclopedie;

• nei libri delle Discipline;

• nelle guide turistiche…

SCOPO

Informare chi legge per arricchire le sue conoscenze.

LINGUAGGIO

• Il lessico è tecnico e specifico dell’argomento di cui si tratta.

TECNICHE

• È spesso accompagnato da immagini (grafici, disegni, schemi) con didascalie

• Le parole chiave sono evidenziate.

STRUTTURA

• Il titolo spiega chiaramente l’argomento di cui si parla.

• Il testo è spesso diviso in paragrafi, anche numerati o con sottotitoli, e in unità informative

• L’esposizione è oggettiva, senza le considerazioni di chi scrive; può seguire un ordine logico oppure cronologico

ILTESTOESPOSITIVO

234

LA MANO È LO STRUMENTO DEGLI STRUMENTI

Non esistono due mani uguali! Possono infatti variare per forma, dimensioni e colore, così come per l’incurvatura delle dita. Eppure i dettagli più interessanti sono quelli meno evidenti. Aguzzate la vista: che cosa vedete? Esatto: una miriade di linee e solchi. Sono le linee papillari e sono queste, a rendere ciascuna mano davvero unica.

UNGHIE

La punta di ogni dito è protetta da un’unghia dura.

LINEE PAPILLARI

Le linee papillari formano disegni intricati sul palmo e sulle dita della mano. Si tratta di archi e spirali molto difficili da vedere a occhio nudo. Questi disegni, detti “dermatoglifi” sono diversi per ogni individuo e rimangono inalterati per tutta la vita.

DENTRO LA MANO

Ogni componente della mano svolge un compito ben preciso, e tutte devono lavorare in perfetta sintonia per funzionare al meglio. Vediamo quali sono:

Ossa: sostegno

Come ogni altra parte del corpo, la mano mantiene la propria forma grazie alle ossa. Articolazioni e legamenti: flessibilità Le articolazioni, rinforzate dai legamenti, permettono di muovere la mano nonché di compiere azioni come afferrare.

Muscoli e tendini: movimento

I muscoli si legano alle ossa tramite i tendini. La loro contrazione e distensione consente il movimento della mano.

Vasi sanguigni: nutrimento

Il sangue scorre nei vasi sanguigni per distribuire ossigeno e sostanze nutritive. Nervi: sensibilità e controllo

I nervi sono collegati al cervello, l’organo che fa funzionare ogni parte del corpo. Un gran numero di neuroni è dedicato proprio al controllo della mano!

Pelle: protezione

La pelle presenta innumerevoli terminazioni nervose che reagiscono al caldo, al freddo, al dolore, grazie anche a recettori specializzati.

Viteˇzslav Mecner-Magda Gargulakova, La mano, La Margherita Edizioni

235 Contenuti digitali dell’unità
MANI? gira
pagina
CHE COSA SI FA CON LE
la

LEMANI nell’ARTE

Sai che tanti artisti hanno disegnato, dipinto, scolpito le mani? Ecco alcuni esempi.

1 Tra le mani più famose della storia dell’arte ci sono quelle dipinte da Michelangelo (1475-1564) nell’affresco della Cappella Sistina a Roma. Qui, l’artista ha rappresentato Dio che sfiora la mano di Adamo, il primo uomo, per infondergli la vita.

2 Una delle sculture di Antonio Canova (1757-1822), rappresenta la Principessa Paolina Borghese. Bellissimo il particolare della mano della principessa che stringe una mela, che simboleggia la sua bellezza.

3 Le mani possono diventare essere stesse opere d’arte. Mario Mariotti, un artista sperimentale (1936-1997), nell’esperimento creativo chiamato “Animani” trasforma le sue mani dipinte in cani, pavoni, zebre, pappagalli e poi calciatori, atleti…

NEI PANNI DEGLI… ARTISTI

• Isprati alle creazioni di Mario Mariotti e prova anche tu a usare le tue mani per dare vita ad animali. Invece di dipingerle puoi fare le tue “trasformazioni” davanti a una luce: le vedrai proiettate sul muro come ombre.

236 1
2 3

GESTI per COMUNICARE

Hai mai osservato la tua maestra o il tuo maestro quando spiegano? Sicuramente gesticolano, perché le mani aiutano a rendere più chiare le parole durante una spiegazione, ma anche in generale quando si parla.

Sai che esiste una lingua chiamata LIS, cioè Lingua dei Segni Italiana? È una lingua che usa il canale visivo-gestuale e in questo modo consente alle persone non udenti di comunicare.

La lingua LIS ha proprie regole grammaticali, sintattiche, morfologiche e lessicali. In questa lingua, le mani hanno un ruolo fondamentale e bisogna conoscere con precisione la forma che devono assumere, lo spazio dove eseguire il segno, il movimento eseguito per formulare un segno e l’orientamento. Inoltre è importante l’espressione facciale e la postura.

Ecco alcuni gesti:

Alfabeto LIS

NEI PANNI DI… UNA PERSONA NON UDENTE

1. Pensi che sia facile imparare la LIS? Perché?

2. Prova con una compagna o un compagno a usare l’alfabeto LIS per formare il tuo nome.

• Riportiamo alcune notizie relative all’uso della LIS in Italia. Leggile e discutine in classe.

• Il 19 maggio 2021 la Camera dei deputati ha approvato un disegno di legge che riconosce, promuove e tutela la Lingua dei Segni Italiana (LIS).

• Nel 2020 il Festival di Sanremo è stato per la prima volta totalmente tradotto nella lingua dei segni.

• La televisione ogni giorno trasmette notiziari tradotti nella lingua dei segni.

PER FAVORE SCUSA
GRAZIE
ILTESTO ESPOSITIVO 237
CONSAPEVOLMENTE

COMPRENDO

1. Qual è la zona del cervello da cui nasce la risata?

2. Che cos’è il Quoziente Umoristico?

3. Quali sono le situazioni che provocano più spesso la risata?

4. Quali sono gli effetti benefici della risata?

RIDERE È UN SUPERPOTERE!

Ridere è una delle attività che ci distingue dagli altri animali e che ci accompagna fin dai primi giorni di vita. Insomma, la risata è uno dei comportamenti più naturali per l’uomo, ed è anche uno dei più analizzati da parte degli studiosi.

Questione di...

Quoziente Umoristico

Se i motivi fisiologici della risata sono ormai stati individuati –l’impulso è originato in una zona del cervello, il talamo, che “mette in moto” i muscoli facciali – restano un mistero le cause che la scatenano. E soprattutto il motivo per cui ognuno di noi ride per cause diverse. Per questo qualche anno fa alcuni scienziati hanno analizzato il comportamento di diverse persone a cui sono state mostrate immagini o scene ridicole. Risultato? Per esempio, ridiamo molto di più in compagnia che non quando siamo soli e quando raccontiamo o una barzelletta piuttosto che quando la ascoltiamo. La predisposizione a ridere più o meno facilmente viene quantificata con un valore, il Quoziente Umoristico, calcolato con l’aiuto di barzellette e vignette.

• Nello schema, cancella i verbi della prima e della terza coniugazione. Poi trascrivi in ordine le lettere rimaste: leggerai un classico modo di dire.

Si tratta di:

ILTESTO ESPOSITIVO 238
R I D E R E A B I T A R E D A R E F A S U O N A R E B U O N P R E F E R I R E P A R T I R E S A N G U E

Capitomboli e cadute

Ma quali sono, in genere, le situazioni più esilaranti? Di solito quelle che ci appaiono più inverosimili e slegate dalla realtà, ma che terminano con una soluzione che ci permette di provare sollievo. Oppure quelle in cui vediamo una persona vittima di un imprevisto: in questo caso ci immedesimiamo ma siamo sollevati dal fatto che la sfortuna non sia capitata a noi!

Questo perché le risate sono un modo per scaricare la tensione.

Fa bene alla salute

Ma perché quando ridiamo ci sentiamo meglio? Oltre al fattore psicologico, è molto importante anche quello legato al nostro organismo. Ridere, infatti, mette in moto i muscoli facciali e parecchi muscoli del corpo, come cervicali, addominali, muscoli pelvici... Secondo alcuni studi una bella risata riduce lo stress e aiuta a respirare meglio in misura pari a 15 minuti di cyclette in palestra. Ma non solo: quando ridiamo l’organismo produce le endorfine, cioè sostanze che danno un senso di benessere ed euforia, mentre viene stimolato il sistema immunitario, cioè il meccanismo di difesa dalle malattie. Non a caso la terapia della risata è diventata una vera e propria cura.

Morire dal ridere?

Non si può!

Quindi lasciati andare e fatti contagiare dal buonumore: ti sentirai meglio! E se in alcune situazioni ti sembra di morire dal ridere, sappi che non è possibile!

Marta Ferrario, in Focus Junior

1. Nel testo il linguaggio usato è: tecnico, con diverse parole scientifiche. semplice, con parole di uso comune.

2. Le parole evidenziate sono chiamate parole chiave. Sono: le parole più importanti e servono per comprendere i punti principali. le parole meno importanti e servono per comprendere i punti principali.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: argomento • tecnico • parole chiave Nel testo espositivo il linguaggio è e specifico e cambia a seconda dell’ trattato. Spesso sono evidenziate le , utili per comprendere i punti principali.

ILTESTO ESPOSITIVO 239
ANALIZZO

• Con l’espressione “Vecchio Mondo” si indicano l’Europa, l’Africa e l’Asia. Con “Nuovo Mondo” sono invece indicati i continenti scoperti a partire dal XV secolo: le Americhe e l’Australia.

L’ARMA SEGRETA DEI GATTI

Affascinanti e sfuggenti, i gatti sono molto più simili ai loro antenati selvatici di quanto lo siano i cani odierni ai lupi. Si sono adattati a vivere accanto a noi, sono diventati più socievoli e ci accettano più facilmente, ma non sono cambiati molto nel corso dei millenni.

Con noi da diecimila anni

La presenza semi-domestica dei gatti risale a un’epoca molto più antica di quanto ritenuto finora. Le analisi condotte sul DNA dei resti di 209 felini ritrovati in oltre 30 siti archeologici ne hanno attestato la presenza in Medio Oriente ben dieci millenni fa. Qui, in seguito alla comparsa dell’agricoltura, il gatto selvatico africano (Felis silvestris lybica) o gatto del deserto si avvicinò per la prima volta all’uomo, attratto dalla presenza nei villaggi di numerosi topi che infestavano le scorte di orzo e grano.

Grazie agli Egizi, che li utilizzavano come “scaccia-topi” anche sulle navi, i felini divennero il simbolo della benevolenza degli dèi, tanto da guadagnarsi l’onore supremo della mummificazione.

I fitti contatti commerciali con i trafficanti egizi fecero conoscere il gatto dapprima ai Greci, quindi ai Romani, ai Galli e ai Britanni. Così l’abile cacciatore peloso si conquistò un posto in tutto il Vecchio Mondo, adattandosi via via alle varie condizioni ambientali e diversificandosi nella struttura del corpo e della testa.

ILTESTO ESPOSITIVO 240

Abili manipolatori

Gli antenati selvatici dei gatti erano animali solitari e individualisti che si avvicinarono agli esseri umani perché presso di loro potevano cacciare indisturbati le loro prede preferite.

Secondo una ricerca, i gatti non si sarebbero fatti addomesticare come è accaduto al cane, ma con il tempo si sono semplicemente adattati a una convivenza opportunistica con l’uomo. In un certo senso sarebbero stati loro ad addomesticare noi, trovando il modo di farci fare esattamente ciò che vogliono.

Lo dimostrerebbe anche uno studio sul loro modo di comunicare: un particolare modo di fare le fusa, mescolato a un miagolio basso, che ricorda il pianto di un neonato, rappresenta l’arma segreta usata dai gatti quando vogliono attirare la nostra attenzione per ottenere ciò che desiderano. Analizzando la reazione a diversi tipi di miagolii da parte delle persone partecipanti allo studio, sia possessori di gatti sia non, si è arrivati a stabilire che le fusa miste a tale tipo di pianto suscitano attenzione anche in quanti non hanno mai avuto un micio.

Il linguaggio del corpo

Per esprimere affetto nei confronti del padrone, i gatti adottano un particolare linguaggio del corpo: lo stesso che riservano ai membri del loro gruppo sociale. Se per esempio il micio ci viene incontro con la coda alzata, è un buon segno: denota familiarità, fiducia e affetto. Una coda a forma di punto interrogativo può invece significare che vuole salutare qualcuno che gli piace o che vuole giocare.

Rossana Rossi, I gatti: quegli adorabili manipolatori , in Airone

COMPRENDO

1. Perché il gatto si avvicinò per la prima volta all’uomo?

2. In che modo i gatti cercano di ottenere ciò che desiderano?

3. Quale atteggiamento del gatto indica affetto e fiducia?

SCRIVO

• Scegli un animale e fai una ricerca su di lui descrivendo il suo aspetto, il suo comportamento, di che cosa si ciba e dove vive.

1. Il testo è diviso in diverse parti, chiamate paragrafi. Quante sono?

3 4 5

2. Come capisci di quale argomento specifico parla ogni paragrafo?

Dal sottotitolo.

Dal numero.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: paragrafi • titolo • sottotitolati Nel testo espositivo, il spiega chiaramente l’argomento di cui si parla. Il testo spesso è strutturato in a volte numerati.

ILTESTO ESPOSITIVO 241
ANALIZZO

Disgust Disgusto

TE LO LEGGO IN FACCIA

Abbiamo la mimica facciale più espressiva di tutto il regno animale: smorfie, sguardi, segni d’intesa ci compaiono in faccia continuamente, anche quando non ce ne rendiamo conto.

Un volto così mobile rende possibile la comunicazione anche senza le parole. Ma perché sapere “che faccia fa” un’altra persona è così importante? Perché il cervello umano è modellato per leggere in modo veloce, efficace e automatico la mente altrui. Una capacità che hanno anche molti altri animali (soprattutto i primati), ma che solo nella nostra specie si è sviluppata tanto.

Osservare le espressioni facciali serve proprio a decifrare meglio il pensiero degli altri individui.

I volti delle emozioni

Secondo la teoria classica ci sono sei emozioni fondamentali, ognuna delle quali caratterizzata da una “smorfia” ben precisa. Eccole.

Sorpresa

Anger Rabbia

È l’emozione più breve e di solito è seguita subito da un’altra. Viene espressa dalla parte superiore della faccia. Le sopracciglia sono sollevate e incurvate, la pelle sotto il sopracciglio stirata e rughe orizzontali attraversano la fronte. Le palpebre sono aperte. La mascella è abbassata (labbra e denti si dischiudono).

Rabbia

È facile mascherarla: basta controllare almeno una delle tre aree principali della faccia per nasconderla. Le sopracciglia sono ribassate e ravvicinate, le separano rughe verticali. La palpebra inferiore è tesa. Lo sguardo è fisso. Le labbra sono serrate. Se aperte formano un quadrato.

Disgusto

Si manifesta soprattutto nella parte bassa del viso ed è difficile dissimularlo perché si tratta di una reazione istintiva molto rapida. Il labbro superiore è sollevato. Quello inferiore è sollevato contro il labbro superiore oppure abbassato e tirato un po’ in fuori.

Il naso è arricciato, le guance sollevate.

ILTESTO ESPOSITIVO 242
Joy Gioia
IN INGLESE
Fear Paura Sadness Tristezza

Tristezza

Se l’emozione è particolarmente forte, sulla fronte si formano rughe a ferro di cavallo. Gli angoli interni delle sopracciglia sono sollevati. La pelle scoperta sotto il sopracciglio forma un triangolo e l’angolo più vicino al naso è in su. L’angolo interno delle palpebre superiori è sollevato. Gli angoli della bocca sono piegati in giù e le labbra tremano.

Paura

È l’emozione più difficile da mascherare perché appare sul viso prima ancora che ci si accorga di essere spaventati. Caratterizzata da sopracciglia sollevate e ravvicinate, comporta rughe solo al centro della fronte. La bocca di solito è aperta con le labbra leggermente stirate all’indietro.

Gioia

Il viso felice è tipico per tutti i tipi di gioia. È abbastanza semplice da simulare. Gli angoli della bocca sono stirati indietro e sollevati. I denti possono essere coperti o scoperti. La palpebra inferiore ha rughe sottostanti e può essere sollevata, non tesa. Ci sono le zam pe di gallina negli angoli esterni degli occhi.

Raffaele Procenzano, Te lo leggo in faccia , in Focus

COMPRENDO

1. A che cosa serve la mimica facciale?

2. Quali sono le espressioni più facili da mascherare?

ANALIZZO

• In questo testo le immagini ti hanno: aiutato a comprendere meglio le espressioni descritte a parole. creato confusione.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: fotografie • disegni

Il testo espositivo può essere accompagnato da e per essere più chiaro e completo.

FARE SQUADRA

• Dividetevi in gruppi da quattro, poi a turno interpretate le varie emozioni con il viso senza parlare. Gli altri dovranno indovinare quale emozione avete espresso. Al termine scegliete un’emozione e preparate un cartellone su cui ognuno scriverà in quali occasioni la prova.

ILTESTO ESPOSITIVO 243

• In questo testo le informazioni sono date in ordine: logico. cronologico (cioè di tempo).

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto. ordine di tempo • dal generale al particolare Nel testo espositivo le informazioni possono essere presentate in:

• ordine logico, cioè o viceversa; dalla causa all’effetto o viceversa...

• ordine cronologico, cioè in

CAMBIARE IL FUTURO DEL PIANETA SI PUÒ!

Il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti: è necessario fare qualcosa. Ma l’impegno del singolo non basta: è necessario che i potenti trovino degli accordi (e li facciano rispettare) per ridurre le emissioni e l’inquinamento. Perché, quando questo avviene, i risultati si vedono. La prova? Il Protocollo di Montréal (un accordo fra i Paesi che fanno parte delle Nazioni Unite) ha posticipato di dieci anni la prima, temutissima estate senza ghiacci nell’Artico!

Il Protocollo di Montréal è stato siglato ormai molti anni fa, nel lontano 1987, e a oggi è stato ratificato da ben 197 Paesi: tutti questi Stati si sono impegnati a rispettarlo. L’obiettivo era contenere i livelli di produzione e consumo di un centinaio di sostanze chimiche dannose per l’ozono. Dato che le promesse sono state rispettate, i progressi sono stati incredibili. Secondo un rapporto dell’ONU diffuso nel gennaio 2023, il buco nell’ozono potrebbe chiudersi entro il 2040, tornando ai livelli del 1980.

Il Protocollo di Montréal non ha solo preservato l’ozono, ma anche contribuito a rallentare il riscaldamento globale, e quindi lo scioglimento dei ghiacci. La tanto temuta prima estate senza ghiacci nell’Artico è rimandata di almeno una decina di anni, quando invece si attendeva per la metà di questo secolo.

Un effetto secondario che dà speranza.

LAVORO SULLE PAROLE

• L’ozono è un gas che intorno alla Terra forma uno strato che ferma le radiazioni nocive del Sole.

ILTESTO ESPOSITIVO 244

del testo ESPOSITIVO MAPPA

STRUTTURA

titoloinformazioni in ordine logico o cronologico paragrafi spesso con sottotitolo

DOVE SONO testi scolastici libri di saggistica enciclopedie

rivisteegiornali guide turistiche

TECNICHE

IL TESTO ESPOSITIVO (o INFORMATIVO)

Fornisce informazioni su vari argomenti.

chiaro preciso uso di termini specifici della disciplina trattata

parole chiave evidenziate schemi con relative didascal ie

disegni, fotografie, gra f ici,

LINGUAGGIO

245 Quaderno di scrittura pagg. 77- 79

VERIFICA

TORTE? CHE STORIA!

Che cosa si può raccontare, sulle torte, di diverso e di curioso rispetto alle miriadi di ricette che si trovano in rete? In realtà esistono un sacco di aneddoti sul dolce protagonista di tutte le feste. Basta porsi le domande giuste, tipo: chi le ha inventate? Quando è nata la tradizione di mangiarle ai compleanni? E ancora: perché si soffia sulle candeline? Le risposte rivelano storie sorprendenti.

Partiamo dall’inizio. Secondo gli storici a creare le prime torte furono gli Egizi: erano simili a pagnotte dolci, fatte con miele, farina e lievito, cotte sulle pietre calde. Si mangiavano in occasione del rituale per l’incoronazione dei faraoni.

Quindi la torta era già all’epoca legata a eventi gioiosi e anche più tardi, con i Greci, conservò il suo “potere mistico”: ai rituali in onore di Artemide, dea della Luna, i devoti preparavano torte tonde e illuminate da candele, per simboleggiare proprio quel satellite. E furono i Greci a soffiare per primi sulle candeline: il fumo sprigionato, una volta spente, avrebbe portato le loro preghiere fino in cielo.

I Romani invece hanno dato inizio alla tradizione del taglio della torta nuziale, cioè quella preparata ai matrimoni: sulla testa degli sposi veniva appoggiato e poi tagliato un piccolo pane dolce, e gli ospiti, se volevano avere fortuna in amore, dovevano raccoglierne le briciole cadute per terra.

Fino a quel momento la torta era simile a un pane dolce, talvolta ripieno di noci e frutta secca. La versione che conosciamo noi, fatta con uova e zucchero, comparve molto più tardi, dal 1500 in poi, dopo l’arrivo di nuove spezie dall’America e dell’Asia: vaniglia, zafferano e cannella arricchirono focacce di pasta zuccherata e pan di zenzero e, a partire dal XVI secolo, anche torte di farina raffinata, panna e cacao.

246
Infante,
Focus Junior 1 5 10 15 20 25 30
Ilaria
in

DENTRO LA TIPOLOGIA

1 Questo testo a quale genere appartiene?

Fantastico.

Realistico. Storico.

Espositivo.

2 Questo testo approfondisce un argomento di: Scienze.

Matematica. Storia.

Astronomia.

3 Le informazioni del testo sono: in ordine cronologico. in ordine casuale.

4 Il testo è suddiviso in paragrafi? Sì. No.

5 Nel testo sono evidenziate parole chiave? Sì. No.

6 Nel testo cerca almeno cinque termini specifici e scrivili.

VERSO L’INVALSI

1 Dove puoi trovare tante ricette?

In biblioteca. In rete. In libreria. Nelle antiche cucine.

2 Il termine “miriadi” (riga 2) lo puoi sostituire con: infinità. scarsità. penuria. opportunità.

3 A creare le prime torte furono: gli uomini della preistoria. i Romani. gli Egizi. gli Americani.

4 All’inizio la torta era legata ad eventi funerei (tristi). gioiosi (allegri).

5 Per i Greci, Artemide era la dea: del Sole. della Luna. della guerra. dell’amore

6 Perché i Greci soffiavano sulle candeline (righe 21-24)?

7 Qual è lo scopo di questo testo?

7 Chi diede inizio alla tradizione della torta nuziale?

I Greci. Gli Egizi. I Romani.

8 Presso i Romani, che cosa bisognava fare per avere fortuna in amore?

9 A quale coniugazione appartiene la voce verbale “arricchirono” (riga32)? Prima. Seconda. Terza.

RIFLETTO

SUL MIO LAVORO

• Il testo espositivo mi è piaciuto:

• Questa verifica per me è stata:

247

Il testo regolativo è un testo che presenta:

• regolamenti e norme di comportamento;

• istruzioni per costruire o montare oggetti, svolgere giochi, preparare ricette, fare esperimenti scientifici…;

• consigli e suggerimenti.

AUTORE/AUTRICE

• Per i regolamenti e le norme: autorità pubbliche, sportive o scolastiche;

• Per le istruzioni: esperti ed esperte dell’argomento di cui si parla.

LINGUAGGIO

Chiaro, con frasi brevi Si usa un lessico specifico I verbi sono all’indicativo presente, all’infinito o all’imperativo.

TECNICHE

È accompagnato da disegni o fotografie che mostrano il materiale necessario e il procedimento da seguire.

STRUTTURA

Segue un ordine preciso e spesso presenta elenchi puntati o numerati

ILTESTOREGOLATIVO

248

UNA MERENDA SPECIALE

Tramezzini golosi

Dosi per 5

OCCORRENTE

• Un vassoio

• Stampini per biscotti di varie forme

• Coltello con lama arrotondata

INGREDIENTI

• Pane in cassetta

• Crema alla nocciola

• Corallini di zucchero

PROCEDIMENTO

1 Eliminate la crosta in 20 fette di pane.

2 Prendete 10 fette. Su ognuna spalmate la crema di nocciole. Poi disponetele sul vassoio.

4 Sovrapponete la fetta che avete ritagliato a quella che avete spalmato di crema.

5 Decorate con i corallini di zucchero.

3 Prendete le altre fette e al centro di ognuna ritagliate una forma con gli stampini.

249
digitali dell’unità
Contenuti
COME PUÒ VARIARE UNA RICETTA? gira la pagina

LARICETTA potrebbe VARIARE COSÌ...

Per chi è celiaco o celiaca

INGREDIENTI

• Pane in cassetta senza glutine

• Crema alla nocciola senza glutine

• Corallini di zucchero senza glutine

Anche per chi soffre di celiachia, l’occorrente e il procedimento sono uguali alla ricetta della pagina 249.

UN CONSIGLIO

Preparate questi tramezzini prima delle altre ricette e metteteli su un vassoio a parte. Così, eviterete di contaminarli con ingredienti non adatti. Attenzione anche a usare utensili puliti, che non siano stati usati per altre preparazioni e possano quindi presentare tracce di glutine.

Ricordate che il glutine può dare diversi disturbi a chi soffre di celiachia!

NEI PANNI DI… UN BAMBINO CELIACO O UNA BAMBINA CELIACA

Immagina di trovarti in questa situazione e rispondi.

• Sei a scuola e un compagno o una compagna ti offre di dividere la merenda. Accetti o ti senti in imbarazzo nel rifiutare?

LAVORO SULLE PAROLE

• Il glutine è una proteina che si trova in alcuni tipi di cereali, come il grano, l’orzo e la segale, e negli alimenti che li contengono: pasta, pizza, pane… In alcune persone, dette celiache, il glutine causa una malattia, la celiachia, che provoca l’infiammazione dell’intestino.

250

OPPURE COSÌ...

Per chi è diabetico o diabetica

INGREDIENTI

• Pane in cassetta integrale

• Crema alla nocciola senza zucchero

• Corallini senza zucchero

Anche per chi soffre di diabete, l’occorrente e il procedimento sono uguali alla ricetta della pagina 249.

UN CONSIGLIO

Per mettere a proprio agio tutti gli invitati alla “merenda speciale”, fate trovare vassoi di tramezzini contrassegnati da un cartellino che specifica “senza glutine” o “senza zucchero”. Preparate cartellini spiritosi e colorati, magari personalizzati con dei disegni.

Così, tutti si sentiranno accolti: vivere dovendo rispettare diete particolari non sempre è facile!

NEI PANNI DI…

UN BAMBINO DIABETICO O UNA BAMBINA DIABETICA

Immagina di trovarti in questa situazione e rispondi.

• Sei in gita scolastica e un compagno o una compagna ti offre il suo succo di frutta. Accetti o ti senti in imbarazzo a rifiutare?

LAVORO SULLE PAROLE

• Il diabete è una malattia cronica caratterizzata dalla presenza di livelli di zucchero (glucosio) nel sangue più alti rispetto alla norma (iperglicemia).

ILTESTO REGOLATIVO 251

ANALIZZO

1. Questo testo fornisce: suggerimenti e consigli. regole di buona educazione.

2. Le indicazioni sono fornite sotto forma di: elenco. racconto.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: numerato • comportamento • elenco • consigli • montare Il testo regolativo contiene , regolamenti o norme di , istruzioni per costruire o oggetti. Le indicazioni possono essere date in forma di , puntato o

COME RESISTERE A BULLI E BULLE

Per prima cosa, evita le situazioni nelle quali potresti trovarti in pericolo, come andare ai giardinetti da solo oppure isolarti in corridoio, in cortile o sull’autobus scolastico. Avere degli amici o un adulto vicini allontana i bulli.

Cerca di rimanere calmo quando ti trovi davanti un bullo. Controlla la voce e il respiro. Tieni le mani in tasca o stringi un oggetto, così non si vedrà il tremolio causato dalla fifa. Ricorda che i bulli si nutrono della paura degli altri, quindi tu… non dargli da mangiare!

3 Per il bullo è molto strano essere contraddetto da qualcuno. Se vuoi sorprenderlo impara a dirgli “No” con fermezza e guardandolo negli occhi, poi allontanati. È difficile per lui prendersela con chi non lo sta neppure ad ascoltare.

4 Se proprio sei costretto a parlare con il bullo, cerca di dire cose intelligenti, magari usando parole insolite e difficili. Il bullo, infatti, piuttosto che fare una brutta figura davanti ai suoi scagnozzi, se non capisce ciò che dici farà finta di niente.

5 Il bullo è spesso circondato da altri ragazzi che lo fanno sentire importante, ma che senza di lui probabilmente non ti darebbero alcun fastidio. Cerca di mettere in dubbio il rapporto di fiducia fra il bullo e suoi scagnozzi. Ricorda: se riuscirai a creare divisioni tra i tuoi “nemici” risulterai più facilmente vincitore.

A cura di Roberto Morgese, Il tuo manuale antibullo, Super Robin contro i bulli , Il Mulino a Vento

COMPRENDO

• Sottolinea solo le affermazioni corrette. Devi sempre avvicinarti al bullo da solo. Controlla e nascondi la paura.

Il bullo ama essere contraddetto.

Il bullo è circondato da ragazzi che lo fanno sentire importante.

ILTESTO REGOLATIVO 252

PER VIVERE BENE CON LE ALTRE PERSONE

Stare bene con le altre persone è molto importante perché ci permette di trovare amici, di essere sereni e di poterci sentire liberi di imparare, conoscere ed esplorare il mondo.

Quando in una comunità ci sono tante persone, occorre rispettare diritti e i doveri di tutti.

Ecco alcune semplici regole che potrai seguire in ogni ambiente che frequenti: dalla scuola ai gruppi di attività sportiva, quando vai in vacanza… insomma in ogni luogo!

• Dire “per favore” e “grazie”.

• Usare un tono di voce non troppo alto.

• Salutare sempre cordialmente.

• Chiedere e aspettare con pazienza il proprio turno per parlare.

• Ascoltare con attenzione quando gli altri parlano.

• Trattare tutte le persone che ci circondano con rispetto e gentilezza.

• Condividere con gli altri.

• Non mentire.

• Accettare le conseguenze dei propri errori.

• Offrire il proprio aiuto, quando è necessario.

• Non giudicare frettolosamente il comportamento delle altre persone.

• Chiedere scusa quando ci si sbaglia o si fa male a qualcuno.

• Rispettare le idee e le cose altrui.

FARE SQUADRA

• Dividetevi in gruppi e trovate altre regole che favoriscono lo stare bene insieme.

ANALIZZO

• Questo testo usa frasi: complicate e lunghe. semplici e brevi.

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: specifiche • semplici • chiaro

Il testo regolativo usa frasi e brevi e un linguaggio , come l’uso di parole .

ILTESTO REGOLATIVO 253

COSTRUISCI UN ECO-STADIO DA CALCIO

Non buttare la scatola delle tue scarpe! Con pochi passaggi può diventare un personalissimo stadio di calcio per le sfide con gli amici e le amiche.

OCCORRENTE

• Una scatola da scarpe senza coperchio

• Cannucce o bacchette per il sushi

• Forbici

• Righello

• 10 mollette da bucato di legno uguali tra loro

• Pennello

• Colori acrilici

• Una pallina

PROCEDIMENTO

1 Al centro dei due lati corti della scatola da scarpe, disegna due porte rettangolari e di uguali dimensioni. Chiedi a un adulto di aiutarti a ritagliarle.

2 Misura l’altezza di una molletta. Quindi a questa altezza segna su ognuno dei lati lunghi della scatola sei punti alla stessa distanza uno dall’altro.

Fai attenzione: i punti per le bacchette dei portieri devono essere vicini alla porta!

ILTESTO REGOLATIVO 254
1 2 3

3 Chiedi a un adulto di ritagliare dei buchi in corrispondenza dei punti segnati.

4 Dipingi le mollette: cinque con i colori della tua squadra e cinque con i colori della squadra avversaria. Saranno i giocatori.

5 Infila da parte a parte le bacchette nei fori che hai fatto ai lati della scatola.

6 Fissa le mollette di ciascuna squadra sulle bacchette.

7 Sei pronto per il calcio d’inizio. Che vinca il migliore!

Da Focus Junior

1. Sottolinea nel procedimento (ad eccezione del punto 3) le forme verbali e poi analizzale. Che cosa hanno in comune?

2. Secondo te, i disegni a che cosa servono?

ORA DEDUCO inserendo le parole al posto giusto: imperativo • indicativo • presente • disegni • infinito Nel testo regolativo di norma i verbi sono espressi al tempo dei modi:

• (prendi);

• (prendere);

• (prendono). Inoltre spesso sono presenti , fotografie o schemi che aiutano a comprendere meglio le istruzioni.

ILTESTO REGOLATIVO 255
4
ANALIZZO 5 6 7

CHE COSA È IMPORTANTE A TAVOLA

COMPRENDO

• Spiega qual è secondo te il motivo per cui è bene seguire queste regole.

COMPITO AUTENTICO

• Dividetevi in gruppi e fate una ricerca su ciò che è consigliato mangiare per avere un’alimentazione sana e completa.

Pranzare o cenare insieme alla propria famiglia o agli amici è un momento di incontro. Mangiare insieme è condividere, raccontare esperienze, scambiare opinioni.

Non solo si gusta il cibo, nutrimento per il nostro corpo, ma si condividono anche le nostre emozioni. E questo vale per ogni età!

Perché il momento del pasto sia davvero piacevole per tutti, però, è bene imparare a comportarsi in modo corretto.

Ecco alcune regole facili da seguire.

• Prima del pasto, offrire il proprio aiuto per prepararlo o apparecchiare la tavola.

• Essere puntuali.

• Sedere composti.

• Essere rispettosi verso il cibo o le bevande: non sono giochi!

• Assaggiare tutte le pietanze proposte.

• Usare le posate.

• Masticare con la bocca chiusa.

• Non parlare con la bocca piena.

• Parlare a bassa voce.

• Usare le parole della gentilezza: grazie, per favore, prego, scusa…

• Alzarsi alla fine del pasto dopo aver chiesto il permesso.

• Collaborare a fare ordine.

ILTESTO REGOLATIVO 256

del testo REGOLATIVO MAPPA

CONTENUTI

STRUTTURA

elenco puntato o numerato ordine preciso

istruzioni per costruire oggetti, svolgere giochi, eseguire ricette…

consigli e suggerimenti regoledicomportamento

LINGUAGGIO

IL TESTO REGOLATIVO

Fornisce regolamenti, istruzioni, consigli e suggerimenti.

lessico specifico frasi brevi verbi all’infinito o all’imperativo

TECNICHE o di immagini • segni, schemi, ografie…

AUTORE/ AUTRICE regole e norme • autorità pubbliche (sportive, scolastiche…) istruzioni

• esperti o esper te

257 Quaderno di scrittura pagg. 80 - 82

VERIFICA

DOVERI E DIVIETI DEL CICLISTA

Ricorda: la bicicletta non è un giocattolo, bensì un vero e proprio veicolo e bisogna utilizzarlo in sicurezza.

I ciclisti devono:

• mai procedere affiancati in numero superiore a due;

• fuori dai centri abitati procedere su un’unica fila;

• rispettare i segnali stradali;

• avere l’uso libero delle mani;

• reggere il manubrio con almeno una mano;

• avere la visuale libera davanti e ai lati;

• condurre la bicicletta a mano quando si è d’intral cio per i pedoni;

• transitare sulle piste ciclabili quando esistono:

• segnalare con il braccio la manovra di svolta a destra, si nistra o di fermata (in quest’ultimo caso la mano è alzata).

I ciclisti non possono:

• trainare veicoli, salvo casi specifici;

• condurre animali;

• farsi trainare;

• trasportare altre persone se la bici non è omologata.

Accessori per la circolazione su strada

L’articolo 68 del Codice della Strada definisce le caratteristi che che la bici deve avere per circolare su strada:

• freni

• luce elettrica rossa posteriore

• catadiottro rosso

• catadiottri laterali

• catadiottri sui pedali

• luce bianca o gialla anteriore

• campanello

258
1 5
20 25 30
Dal Codice della Strada
10 15

DENTRO LA TIPOLOGIA

1 Questo testo a quale genere appartiene? Fantastico.

Regolativo. Realistico. Autobiografico.

2 Il testo è scritto con un linguaggio: difficile e generico. semplice e specifico.

3 Le frasi sono: lunghe. brevi.

4 Questo testo regolativo fornisce: istruzioni di montaggio. norme e regole di comportamento per la sicurezza. consigli e suggerimenti. norme per la convivenza.

5 L’autore/autrice del testo è: uno scrittore di romanzi. un’autorità pubblica. un esperto scientifico. un esperto d’arte.

6 L’ordine dell’esposizione secondo te è: casuale. preciso.

7 Il testo ha: elenchi puntati. elenchi numerati. elenchi puntati e numerati.

VERSO L’INVALSI

1 Segna con una X le affermazioni corrette. La bicicletta è un giocattolo. In strada bisogna stare in fila per tre. Quando si pedala occorre tenere almeno una mano sul manubrio. Quando si volta a destra occorre segnalarlo con il braccio sinistro. Quando ci si ferma occorre alzare la mano.

2 “Omologato” (riga 21) significa: diverso da quanto stabilisce la legge. corrispondente, conforme a una legge.

3 Con quale parola puoi sostituire “catadiottro” (righe 27-29)? Catarifrangente. Catalitico. Catastrofico. Catalogo.

4 Scrivi una regola da aggiungere all’elenco “I ciclisti devono”.

• Il testo regolativo mi è piaciuto:

• Questa verifica per me è stata:

5 Pensa ad una regola da aggiungere all’elenco “I ciclisti non possono”.

6 Trasforma le seguenti voci verbali dal tempo presente del modo infinito al tempo presente del modo indicativo, seconda persona singolare. Procedere Rispettare

Reggere

Condurre

RIFLETTO
259
SUL MIO LAVORO

LA FESTA NAZIONALE DELLA REPUBBLICA

ITALIANA

Il 2 giugno è la Festa Nazionale della Repubblica italiana. Questa giornata è stata istituita per ricordare la nascita della Repubblica italiana nel 1946.

Fino ad allora, infatti, l’Italia era una monarchia costituzionale, ovvero c’era un re (monarca) e il potere veniva trasmesso ai figli. Alla fine della Seconda guerra mondiale vi era la necessità di ricostruire partendo dalla forma di governo: bisognava scegliere tra l’esistente monarchia oppure passare a uno Stato repubblicano. Con il referendum del 2 giugno 1946 l’Italia scelse la Repubblica.

Ecco qui accanto alcuni principi fondamentali della Costituzione italiana:

Articolo 1

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Articolo 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

EDUCAZIONE CIVICA 260

Il diritto di voto

Due giugno quarantasei il popolo italiano vota per la Repubblica non vuole più un sovrano. Vota il popolo intero finalmente anche le donne.

L’Italia repubblicana è nata con le gonne. Democrazia vuol dire popolo che decide che pensa, sceglie, elegge chi sono le sue guide.

L’Italia da oggi unita alza la sua bandiera col bianco rosso e verde ride alla primavera.

Anna Sarfatti, La Costituzione raccontata ai bambini , Mondadori

COMPRENDO

1. Che cosa ha deciso il popolo italiano con il voto del 2 giugno 1946?

2. Sottolinea i versi che spiegano che cos’è la democrazia.

L’articolo 12 della Costituzione parla della bandiera della Repubblica: “è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso a tre bande verticali di uguali dimensioni”. Fu a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797 che si decise ufficialmente come doveva essere la bandiera italiana, mentre la scelta dei colori spettò a Bologna l’anno precedente.

L’Inno nazionale della Repubblica è “Fratelli d’Italia”, scritto nell’autunno del 1847 da uno studente patriota, il genovese Goffredo Mameli. Nato a Genova nel 1827, Mameli visse solo ventidue anni, ma è fra le figure più famose del Risorgimento italiano. Poco dopo l’Inno di Mameli fu musicato a Torino da un altro genovese, Michele Novaro.

EDUCAZIONE CIVICA 261

UNA GIORNATA

ALLO STAGNO

Non fare niente ed essere al colmo della felicità è un’arte sottile.

Nino e Taddeo vi si dedicano con grande impegno.

Dopo un delizioso picnic, è obbligatorio un momento di riposo.

Eccoli allora con le zampe a mollo nell’acqua limpida dello stagno.

Si lasciano cullare dal frinire delle cicale.

Soppesano i pro… e i pro. Si scambiano in un sussurro certi loro segreti. Che altro fare? È estate!

– Ci vuole una foto per immortalare questo bellissimo pomeriggio – si entusiasma Nino, mentre regola l’obiettivo della macchina fotografica. – Ecco qui: è perfetto! – aggiunge baldanzoso.

– Continua a guardare lo stagno, Taddeo, la luce è magnifica. Faccio partire l’autoscatto e ti raggiungo.

– Vuoi che sistemi la macchina fotografica? – suggerisce Taddeo.

– E perché mai? Uno, due, tre, quattro, cinque… cheese! – CLIC!

– Facciamo un bagno prima di tornare a casa! – propone Nino.

– Avevi ragione: si sta benissimo in acqua! – dice Taddeo.

– Facciamo una gara. Chi arriva prima al pontile vince! – propone Nino.

– Pronti, partenza, via! – grida Taddeo.

COMPRENDO

• Trova la domanda ad ogni risposta.

Domanda:

Risposta: Una giornata allo stagno.

Domanda:

Risposta: Il frinire delle cicale.

Domanda:

Risposta: Imposta l’autoscatto nella macchina fotografica.

Domanda:

Risposta: È azzurro acceso e ricco di sfumature.

Domanda:

Risposta: Oggetti più o meno rari.

LE STAGIONI L’ estate 262

– Si sta bene, eh? – dice Nino.

– Una meraviglia! – risponde Taddeo.

– Che capolavoro l’azzurro del cielo! Così acceso, così profondo, così ricco di sfumature! – osserva Nino.

– La nostra parte di cielo è la più bella tutte – conclude Taddeo.

Al calar della sera, a gattoni sul sentiero che porta allo stagno, Nino tasta, annusa, sfiora. Tutto concentrato, raccoglie ogni singolo ramoscello, prende nota delle buche e appiattisce le cunette, dà un nome anche alla più piccola pietruzza conficcata nel terreno e spazza via le altre.

– Ehi ehi, guarda che bella questa! Però com’è pesante. La chiameremo Berta! Cerco dei sassi per la mia collezione di oggetti più o meno rari. I miei preferiti sono quelli appuntiti – dice Nino.

– Guarda questo splendore! – lo prende in giro Taddeo. – Non sapevo che fossi un esperto di pietre!

– Scansati dal sentiero, per favore: senza rendertene conto calpesti dei tesori! – osserva Nino.

Insieme ritornarono a casa.

Due caldissimi giorni più tardi.

– Ho una cosa per te. Un piccolo pensiero – annuncia Nino.

– Oh, la foto che abbiamo scattato in riva allo stagno! – esclama felice Taddeo. – L’appendo subito alla parete.

– Ne ho fatte incorniciare due copie. Così avremo entrambi un ricordo di quella splendida giornata. Che bel sorriso che hai, amico mio. Ho un talento per i ritratti, non trovi? Questa foto ci rispecchia al meglio! – si vanta Nino.

– Sì – risponde Taddeo emozionato. – È proprio la nostra parte di cielo.

Henri Meunier – Benjamin Chaud, Nino e Taddeo – Un’estate in tandem , Terre di Mezzo

CONSAPEVOLMENTE

• Nino dona a Taddeo la loro foto, a ricordo della giornata passata allo stagno. Secondo te, è un gesto gentile che aiuta a consolidare l’amicizia? Quali altri gesti simili pensi che si possano fare?

L’estate LE STAGIONI 263

CREARE MERAVIGLIA CON LA NATURA

Ciondoli e pendenti

Con i pezzetti di corteccia e i “tesori” che raccogli durante le tue passeggiate puoi ricavare ciondoli naturali: gioielli unici e originalissimi!

PROCEDIMENTO

1 Prendi un pezzetto di corteccia e con la carta vetrata arrotonda i bordi.

2 Chiedi a una persona adulta di fare un piccolo foro dove far passare il cordoncino.

3 Disponi in modo creativo sulla corteccia i “tesori” che hai raccolto (bacche, conchiglie, piume…) e incolla.

4 Lascia asciugare. Infine infila il cordoncino nel foro.

• Pezzetti di corteccia

• Bacche, piccole conchiglie, piume…

• Colla vinilica

• Carta vetrata

• Cordoncino

LE STAGIONI L’ estate 264
OCCORRENTE 1 3 2 4

Il percorso di Mindfulness è a cura di Lorenzo Castelli, psicoterapeuta e psicologo scolastico

Responsabile editoriale: Mafalda Brancaccio

Coordinamento redazionale: Sarah Farina

Redazione: Annalisa Pomilio

Revisione didattica: Giuseppina Ricucci

Responsabile di produzione: Francesco Capitano

Progetto grafico e impaginazione: Studio grafico AcomeApe di Alessia Zucchi

Illustrazioni: Sara Benecino, Daisy Ingrosso, Manuela Leporesi, Roberta Lonardi, Alessia Mannini, Irma Ruggiero, Anna Sosso

Illustrazione di copertina: Silvia Colombo

Ricerca iconografica: Paola Rainaldi

Referenze iconografiche: Alamy, Shutterstock, 123rf, Archivio Cetem, pag. 236 foto di Roberto Marchiori

Stampa: Tecnostampa – Pigini Group Printing Division Loreto – Trevi 24.84.037.0

Per esigenze didattiche i testi sono stati quasi tutti ridotti e/o adattati. L’editore è a disposizione degli aventi diritto tutelati dalla legge per eventuali e non volute omissioni o errori di attribuzione.

È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questa pubblicazione, così come la trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo, senza l’autorizzazione della Casa Editrice.

Produrre un testo scolastico comporta diversi e ripetuti controlli a ogni livello, soprattutto relativamente alla correttezza dei contenuti. Ciononostante, a pubblicazione avvenuta, è possibile che errori, refusi, imprecisioni permangano. Ce ne scusiamo fin da ora e vi saremo grati se vorrete segnalarceli al seguente indirizzo: redazione@elionline.com

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© 2024 Cetem, Gruppo Editoriale ELi info@gruppoeli.it #PROGETTOPARITÀ

equilibri

EquiLibri • Progetto Parità è un percorso intrapreso dal Gruppo Editoriale ELi, in collaborazione con l’Università di Macerata, per promuovere una cultura delle pari opportunità rispettosa delle differenze di genere, della multiculturalità e dell’inclusione. Si tratta di un progetto complesso e in continuo divenire, per questo ringraziamo anticipatamente il corpo docente e coloro che vorranno contribuire con i loro suggerimenti al fine di rendere i nostri testi liberi da pregiudizi e sempre più adeguati alla realtà.

classe 4

• Letture 4

• Riflessione linguistica 4

• Quaderno di scrittura 4

• Arte e Musica 4-5

ISBN per l’adozione: 9788847307391

• Letture 5

• Riflessione linguistica 5

• Quaderno di scrittura 5

classe 5

ISBN per l’adozione: 9788847307407

#altuofianco

• KIT DOCENTE comprensivo di guida alla programmazione, risorse didattiche, percorsi semplificati e tutto il necessario per il corso.

• LIBRO DIGITALE (scaricalo subito seguendo le istruzioni all’interno della copertina) con LIBRO LIQUIDO ACCESSIBILE:

• volumi sfogliabili con selezione di esercizi interattivi

• esercizi interattivi extra per tutte le materie

• simulazioni di prove nazionali INVALSI

• audiolibro per tutti i volumi del corso

• tracce audio

• mappe grammaticali interattive, con attività

• video e PPT di presentazione delle tipologie testuali

• percorsi semplificati stampabili

Tipologie Generi Storie con doppio finale Pensiero divergente Verifiche formative Mappe mentali Educazione civica Mindfulness Percorsi per imparare a: pensare gestire le emozioni Il piacere di apprendere Laura Stano Flavia Zampighi 4 Letture Edu Ability parole Quaderno operativo integrato Grammatica visiva Logica Verifiche formative Percorsi interdisciplinari: riflessione linguistica e arte incontrano Maria Rosa Benelli Maria Rosa Montini 4 Riflessione linguistica piacere di apprendere Edu Ability parole Imparare a scrivere bene Imparare riassumere Laboratorio WRW (Writing and Reading Workshop) Laboratorio Giochi di parole 4 Quaderno di Scrittura Il piacere di apprendere Edu Ability Laura Stano Flavia Zampighi parole parole Edu Ability Il piacere di apprendere Valentina Cammilli
ARTE MUSICA parole Le tecniche Le opere Emozione e arte Laboratori Letture
INSIEME con L’EDUCAZIONE CIVICA
4•5
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parole Allegato a NEL CUORE DELLE PAROLE 4
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