Missione Compiuta PLUS Letture 5

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Letture
civica
mentale Compiti noti e non noti
Linguistica Life Skills
tematici Tipologie testuali PLUS Il piacere di apprendere Gruppo Editoriale ELi Oltre l’insegnamento Educ Ability
Educazione
Visione
Logica
Percorsi
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Linguistica Life Skills
tematici Tipologie testuali PLUS Il piacere di apprendere Gruppo Editoriale ELi Oltre l’insegnamento Educ Ability
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Logica
Percorsi

RitornareSCUOLA a

6 Ai blocchi di partenza

8 Che cos’è la scuola?

10 Tanti tipi di testo

Tipologie testuali

12 Il testo e i tipi di testo

13 Testo misto

14 Le informazioni a scuola

15 Le regole in cucina

16 Cronaca da un quotidiano

18 Vado in edicola

19 Riesco a convincerti?

20 Ce l’ho! Mi manca!

22 Testo descrittivo

24 UN VERO CASO CLINICO!

UN TESTO DESCRITTIVO

26 Mrs. Granger

27 Che tipo sono

28 Micio Macio

29 Un paese della Cornovaglia

30 La spiaggia dietro la scogliera

31 E questa sarebbe la mia scuola?

32 L’Agriturismo Le Rose

33 MAPPA IL TESTO DESCRITTIVO

36 Nell’ufficio del preside

36 Testo narrativo

UN TESTO NARRATIVO

38 IL RACCONTO DI CHARLOTTE

40 Non è colpa mia!

41 Una lucertola per amica

42 Il lupo e il riccio

44 Una notte difficile

45 MAPPA IL TESTO NARRATIVO

46 I Bislunghi e i Biscorti

48 Fantascienza

UN RACCONTO DI FANTASCIENZA

50 IL ROBOT SELVATICO

52 Atterraggio su Sigma Sigma

54 Un amico robot

56 Ellico vec Bur

57 Successe una notte…

58 Parole dal futuro

60 I Girovaghi dello spazio

61 MAPPA IL RACCONTO DI FANTASCIENZA

62 Il nonno e il marziano

64

Un incontro ravvicinato

66 Giallo

UN RACCONTO GIALLO

68 LE AVVENTURE DI SHERLOCK HOLMES

70 Un misfatto in casa mia

72 I gioielli della regina

73 L’ispettore Bracco indaga

74 Ciccio e il ramo caduto

76 Storia poliziesca

77 MAPPA IL RACCONTO GIALLO

78 L’omino verde di via Pirandello

80 Horror

UN RACCONTO HORROR

82 SQUADRA SCACCIAFANTASMI E LA PISTA DI GHIACCIO

84 È arrivato George

86 Terrore per Lord Dufferin

88 All’improvviso… sul treno

89 La casa sulla collina

90 Buonanotte, Zoe

91 MAPPA IL RACCONTO HORROR

92 La donna di neve

94

La virgola fa l’horror

96 Umoristico

98 ODIO LA GRAMMATICA!

ODIO LA MATEMATICA!

UN RACCONTO UMORISTICO

100 Le mutande di pelo di Yeti

101 Nadir e Maristella

102 Cronaca di una divisione

103 Il Mattino ha l’oro in bocca

104 Chi dorme non piglia Pesci

105 Barzellette per bambini

106 Valentina non parla più

107 MAPPA IL RACCONTO UMORISTICO

108 La princi…

110 Storico

UN RACCONTO STORICO

112 MAI PIU!

114 L’intervista impossibile

116 Ramtha alle terme

117 L’oro di Ramtha

118 E da quel giorno la vita cambiò

120 La conta degli avvoltoi

121 MAPPA IL RACCONTO STORICO

122 Achille e Patroclo

124

La macchina del tempo

126 Testo argomentativo

UN TESTO ARGOMENTATIVO

128 COME CANE E GATTO

130 Diamo a tutti la possibilità di giocare?

132 L’importanza del vuoto

133 Il mondo pieno di suoni

134 Elefanti in guerra: che decisione difficile!

135 MAPPA IL TESTO ARGOMENTATIVO

136 Il petrolio: pro e contro

INDICE

138 Testo poetico

140 LA FELICITA

142 LA POESIA DESCRIVE La tempesta

143 Addio

UN TESTO POETICO

144 IL LINGUAGGIO DELLA POESIA

La pioggia porta sandali d’argento

Autunno

145 Il cielo è • Ciao, luna

146 IL SUONO DELLA POESIA

Viva la pioggia viva

147 Un ghepardo pien di rughe

Mi lavo le mani

148 LA PARAFRASI

Davanti a San Guido

149 MAPPA IL TESTO POETICO

150 Magari

151 Perla d’argento

Percorsi tematici

152 Crescere con le LIFE SKILLS

153 INCONTRI EMPATIA

UN TESTO CHE PARLA DI INCONTRI

154 Un petalo di forsizia per Giulia

156 Minerva incontra Uma

158 Micio, micio, dove sei?

160 Incontro con un’autrice

161 Dopo l’incontro con l’autore

162 Il nuovo insegnante

164 LIFE SKILLS in AZIONE EMPATIA

165 BUGIE e VERITÀ AUTOCONSAPEVOLEZZA

UN TESTO CHE PARLA DI VERITÀ E BUGIE

166 Giacomo di cristallo

168 Le bugie di Luca

170 Le ho provate tutte!

172 Un famoso bugiardo

173 Un gatto: di carta o vero?

174 LIFE SKILLS in AZIONE AUTOCONSAPEVOLEZZA

175 ALLEGRIA RELAZIONI INTERPERSONALI

UN TESTO CHE PARLA DI ALLEGRIA

176 Allegria e risate

178 Pig-pigiama

180 L’allegria è colorata

182 Mi diverto con i pidocchi

183 Che cosa porta l’allegria?

184 Un’allegra idea geniale

186 LIFE SKILLS in AZIONE RELAZIONI INTERPERSONALI

187 RICORDO SENSO CRITICO

UN TESTO CHE PARLA DI RICORDI

188 L’idea è venuta dal baule

190 Ricordo che da piccola…

191 Nonno, nonna! Vi ricordate?

192 In gelateria

193 In colonia

194 Una vita da violino

195 Memoria

196 LIFE SKILLS in AZIONE SENSO CRITICO

INDICE

197 OPINIONE COMUNICAZIONE EFFICACE

UN TESTO CHE PARLA DI OPINIONI DIVERSE

198 Bellissima... no, antipatica

200 So-cia-liz-za-re

202 Lavoro o divertimento?

204 Così va il mondo

206 Opinioni

207 Il cavallo e i difetti altrui

208 LIFE SKILLS in AZIONE COMUNICAZIONE EFFICACE

209 EMOZIONI GESTIONE DELLE EMOZIONI

UN TESTO CHE PARLA DI PAURA

210 Il Saltapicchio Strizzabudella

212 Il bambino che aveva paura del buio

213 Il buio che aveva paura del bambino

214 Dove porta la curiosità

216 Che cos’è la felicità?

217 Sono diverso?

218 Rabbia e amore

220 LIFE SKILLS in AZIONE GESTIONE DELLE EMOZIONI

238 Nevica!

239 27 gennaio GIORNATA

INTERNAZIONALE

DELL’ISTRUZIONE

Filastrocca delle buone maestre

240 Fa freddo, però…

242 Una strana lettera a Babbo Natale

244 È arrivata la primavera

245 22 marzo GIORNATA

Se mi ammalo

246 Festa di primavera

262 Estate

EDUCAZIONE

MONDIALE DELLA SALUTE CIVICA

263 30 luglio GIORNATA INTERNAZIONALE DELL’ARIA PULITA

E DEI CIELI BLU

La Terra si è sentita male

250 Estate nel campo di grano

251 Festa di Mezza Estate

CIVICA

221 CRESCERE CON... L’EDUCAZIONE CIVICA

222 La scuola è aperta a tutti

224 Salviamo il pianeta dai rifiuti

226 Il gattino, Internet e la verità

228 Istituisci il giorno del sorriso

230 Il manifesto della comunicazione

non ostile

232 Il bullismo... si può smontare!

233 LE STAGIONI

234 Buongiorno autunno!

235 20 novembre GIORNATA

INTERNAZIONALE

DELLA PACE

VERSO LE PROVE INVALSI

252 PRIMA PROVA: Il mare di plastica

256 SECONDA PROVA: Obiettivo 14 •

Proteggere oceani e risorse marine

260 Che cosa mi dicono?

Per responsabilizzarmi •

Per tranquillizzarmi

262 Scuola Secondaria:

primo giorno

CIVICA

I bambini giocano alla guerra

236 Non fa ancora freddo, però…

264 Cinque anni di sveglie e merende

INDICE
VERSO LA SECONDARIA
EDUCAZIONE CIVICA EDUCAZIONE EDUCAZIONE

RitornareSCUOLA a

A settembre pensi di comprare: uno zainetto e qualche vestito. un sacco di articoli per la scuola. proprio niente. Aspetti le indicazioni dell’insegnante.

6

4 Il primo giorno di scuola ti auguri: di startene sotto le coperte!

di ritrovare tutti i tuoi compagni e tutte le tue compagne.

di ritrovare il tuo insegnante preferito/la tua insegnante preferita.

5 In questo momento pensi:

CALCOLA COSÌ IL TUO PUNTEGGIO:

Da 0 a 3 punti: non sei ancora pronto/ Vorresti che le vacanze non finissero mai! L’idea di tornare a scuola è così deprimente che preferisci non pensarci. Significa che non sei molto pronto/a ad affrontare questo nuovo anno scolastico.

Da 4 a 7 punti: sì, visto che bisogna…

Il pensiero di tornare a scuola non ti entusiasma per niente. Però, visto che ci devi andare, tanto vale adeguarsi… e prepararsi pian piano. Di fronte a qualcosa che non si può evitare, meglio accettarlo con il sorriso, vero?

Da 8 a 10 punti: sei prontissimo/a!

Le vacanze sono finite, ma la cosa non ti dispiace affatto. Ora che hai goduto del riposo, hai voglia di ritrovare i tuoi amici e le tue amiche, la tua scuola e persino gli/le insegnanti.

Vista la tua capacità di organizzarti, hai già previsto (e comprato) tutto perché il tuo rientro a scuola si svolga nel migliore dei modi.

7 RitornareSCUOLA a

RitornareSCUOLA a

CHE COS’È LA SCUOLA?

La maestra Miranda era arrabbiatissima. Ci ha fatto una predica

– Il fatto è che Yuri non doveva portare l’hoverboard a scuola! Non doveva mettersi a correre nel corridoio! Non doveva investire la dirigente! La scuola non è una pista di pattinaggio. La Alla maestra non veniva la parola. A noi nemmeno.

Mi sono chiesta mentre in classe, per una volta, regnava un silenzio irreale. Ho girato lo sguardo intorno. Ho visto Bianca con i suoi quaderni bene allineati sul banco; Umberto che scavava nello zaino; Rodolfo che rappeggiava in silenzio; e Yuri con l’espressione triste.

In quell’aula dove poche cartine geografiche cercavano di allargare i confini dei muri. E dietro la cattedra c’era la maestra Miranda. LA SCUOLA? CHE COS’È LA SCUOLA?

È il posto dove passiamo tutte le nostre

Il posto dove stiamo insieme. Ci conosciamo, parliamo. Ascoltiamo. Il posto dove incontriamo personaggi che sono vissuti tanto tempo fa, ma in qualche modo sono ancora presenti. Sono tra noi. Il posto dove leggiamo storie, scopriamo emozioni scritte da altri. Dove cerchiamo di capire i segni con i quali comunichiamo, dove litighiamo con i numeri, li facciamo ruotare dentro imbuti di problemi che hanno sempre una soluzione.

8

La scuola è un

BIBLIOTECA, un

MA, una SALA GIOCHI

La scuola è il posto dove facciamo esperienza. Dove cre sciamo un po’ di più. Tutti insieme, giorno per giorno.

La scuola è dove sbagliamo. Lo comprendiamo.

Ripariamo agli errori e ricominciamo a fare tante cose. E magari altri sbagli…

– La scuola è il stra Miranda, sperando di aver trovato la parola giusta. Lei mi ha guardato.

– Sì, Linda. È un mondo. E noi ne facciamo parte. Non è meraviglioso?

Ora io non so se sia MERAVIGLIOSO o no appartenere al mondo della scuola. Ho dieci anni e non conosco tanti altri mondi. Ma sono stata felice di aver trovato una pa rola che illuminasse il viso della maestra Miranda.

puoi dirlo a voce alta.

– Ma ora – ha detto la maestra, – la sintassi ci chiama!

– La sintassi? – ho ribattuto. – Non può aspettare?

9 RitornareSCUOLA a

RitornareSCUOLA a

Lo scorso anno hai imparato che uno scrittore o una scrittrice scrive per comunicare

Vado a scuola, vedo amici, gioco, parlo, imparo, rido, più si è, più si è felici.

soprattutto nelle scuole. Durante l’anno scolastico, Inkiostrik era sempre grasso.

Ma durante le vacanze se la passava davvero male.

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La porta si spalancò.

Si vide una strega alta, vestita di verde smeraldo. Il primo pensiero di Harry Potter fu: “È una persona che bisogna evitare di contrariare”.

Caro diario, ho cambiato casa e domani comincerò a frequentare una nuova scuola. Che cosa mi aspetto dalla scuola: fare amicizia subito, insegnanti bravi, simpatici e divertenti.

Per scrivere, i ragazzi mesopotamici utilizzavano tavolette di argilla. Inci devano i loro segni cuneiformi con una cannuccia appuntita.

Gli Egizi adoperavano fogli di papiro. I Greci e i Romani si servivano di tavolette cerate.

tanto leggere. Adesso è tutto diverso.

Dominique Demers

Quest’anno conoscerai nuovi generi letterari e nuove tipologie testuali. Quali?

Fantascienza, giallo, horror, umoristico, storico, argomentativo, testi misti

11 RitornareSCUOLA a

IL TESTO e

La parola “testo” deriva dal latino textum, che vuol dire “intrecciato”. Un testo, infatti, è un insieme di parole intrecciate in modo sempre differente.

Perciò esistono diversi tipi di testo, scritti per scopi differenti: raccontare, informare…

Tipi di t esto

NARRATIVI (per raccontare)

avventura (realistico o fantastico)

fantasy (fantastico)

biografia/autobiografia (realistico)

diario/lettera (realistico)

teatrale (realistico o fantastico)

fantascienza (fantastico)

giallo (realistico o fantastico)

horror (fantastico)

umoristico (realistico o fantastico)

storico (realistico)

NON NARRATIVI

descrittivo (per informare)

espositivo (per informare)

regolativo (per insegnare comportamenti o azioni)

argomentativo (per esporre le proprie opinioni) poetico

12
TIPI
i
DI TESTO

Testo misto

Le immagini sono un modo di comunicare perché richiamano nella nostra mente situazioni reali, ma anche fantastiche; le immagini spiegano e chiariscono concetti. I libri scritti per bambine e bambini sono spesso illustrati

I testi per le persone più adulte, invece, generalmente sono continui, cioè non hanno illustrazioni.

La pubblicità, la rivista, il giornale, l’album di figurine uniscono parole e immagini e, per questo, sono definiti testi misti o non continui.

Spunti per discutere

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
13

Le informazioni a scuola

Il primo testo misto che hai utilizzato per avere informazioni per conoscere, studiare e ripetere è stato il Sussidiario delle discipline

Questa è la pagina di un Sussidiario.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo misto informativo-espositivo

Osservando l’immagine, prima di leggere il testo, puoi intuire quale sarà l’argomento trattato?

Questo testo informativo ha una particolare struttura.

È un testo: continuo, perché utilizza solo parole. misto, perché utilizza parole e immagini.

I paragrafi servono per: suddividere ed evidenziare le informazioni. dividere le sequenze narrative da quelle informative.

14 MIST O testo

Le regole in cucina

Sicuramente tra le trasmissioni televisive più seguite ci sono quelle di cucina, in cui si indicano le regole per realizzare ricette.

BASTONCINI FATTI IN CASA

1 Per i bastoncini, mescolate tutti gli ingredienti e formate una palla. Lasciate riposare in frigo per un’ora.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo misto regolativo.

Lo scopo di questo testo regolativo è: dare istruzioni per l’esecuzione di una ricetta. dare norme di comportamento.

Le immagini servono per:

2 Stendete la pasta e formate dei bastoncini.

Metteteli su una teglia ricoperta di carta da forno e fate cuocere per 10 minuti.

3 Con l’aiuto di una persona adulta, fate sciogliere il cioccolato a bagnomaria e ricoprite i bastoncini, aiutandovi con un cucchiaio. Decorateli. Fate raffreddare in frigo prima di servire.

Decorare a scelta con praline, cocco grattugiato ecc.

decorare la pagina. visualizzare gli ingredienti e gli strumenti da utilizzare.

La parte scritta serve per: raccontare un’esperienza reale. spiegare le fasi del procedimento.

di
1 ora in frigo
100 g di farina 1 uovo 20 g di zucchero 25 g
burro
Forno a 180°C
15 MIST O testo
100 g di cioccolato

Cronaca da un quotidiano

La cronaca è un particolare testo informativo espositivo che compare sui giornali e nelle riviste e che riporta notizie di attualità.

Come in una favola di Esopo, a Santa Maria Hoè la gatta Dea salva cinque leprotti abbandonati

4 AGOSTO

Che cosa ➜ What

C’era una volta la gatta della zia del sindaco che trovò nel bosco cinque leprotti infreddoliti e affamati. E li salvò.

Dove ➜ Where

È accaduto a Santa Maria Hoè, paesino del Lecchese di duemila anime.

Chi ➜ Who

Tutto ha avuto inizio quando nei giorni scorsi la gatta Dea s’è imbattuta, nel bosco vicino a casa, in cinque leprotti abbandonati, infreddoliti e affamati.

Quando ➜ When Erano giornate di maltempo; forse i genitori erano scappati per ripararsi dalle grandinate lasciando la cucciolata al suo destino. Sarebbero andati incontro a morte certa se la gatta Dea non li avesse incontrati.

Come ➜ How

E, afferrandoli per la collottola, non li avesse trasportati sotto il balcone di casa della sua padrona. La donna, attirata dai loro gemiti, ha subito chiesto aiuto al nipote sindaco.

16 MIST O testo

Questa storia a lieto fine è stata raccontata sui Social dal sindaco Efrem

Brambilla: – Si è comportata amorevolmente con i leprotti, proprio come se fosse la loro mamma.

Perché ➜ Why

– Non sappiamo con esattezza dove Dea li abbia trovati, – prosegue il sindaco. – Di sicuro però è intervenuta nel migliore dei modi e proprio al momento giusto, come mi hanno confermato i veterinari. Ha capito che da soli sotto la pioggia quei cuccioli non ce l’avrebbero fatta. Così li ha portati al riparo, rimanendo accanto a loro fino a quando mia zia si è accorta della loro presenza.

Conclusione

Così, caricati in auto gli animali, il primo cittadino si è diretto al centro di recupero della fauna selvatica, dove questa storia ha avuto il suo lieto fine: – Tre dei piccoli –racconta Brambilla, – si sono già rimessi in forze, mentre gli altri due sono ancora in condizioni piuttosto critiche. Ma i veterinari sono fiduciosi sulle loro possibilità di ripresa. Quando sono arrivati in clinica erano tutti gravemente denutriti.

– Speriamo davvero di essere intervenuti in tempo –conclude il sindaco, – e che tutti i cuccioli superino indenni questa brutta avventura.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici dell’articolo di cronaca.

L’articolo di cronaca ha una particolare struttura La narrazione del fatto accaduto è basata sulle 5W + H

• What? Che cosa?

• When? Quando?

• Where? Dove?

• Who? Chi?

• Why? Perché?

• How? Come?

Per ogni domanda, scrivi che cosa bisogna indicare. Scegli tra: il luogo, il tempo, di chi si parla, il fatto, le motivazioni/le cause, il modo in cui è avvenuto il fatto.

I fatti di cronaca sono raccontati in terza persona. Chi è l’autrice di questo articolo di cronaca?

Questo testo informativo è un testo misto perché

17 MIST O testo

Vado in edicola

Le riviste sono giornali illustrati che vengono pubblicati a intervalli periodici regolari: settimanale, mensile, bimestrale… Le riviste possono occuparsi di argomenti diversi. Ci sono anche riviste per chi è giovane come te!

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici della rivista illustrata

Il testo di questo articolo di una rivista è impaginato in modo particolare.

È un testo informativo?

Sì. No. Perché?

Puoi considerare i tre box come: paragrafi. capitoli. sequenze narrative. Questa particolare impaginazione, le immagini, le frecce, i fumetti invogliano a leggere?

Sì. No.

ASTRO NEWS

a cura di Martina Tremenda

Ho visto la stella più lontana!

Probabilmente è già scomparsa miliardi di anni fa, ma noi continuiamo a vederla: è Earendel, la stella più lontana finora mai identificata. Prima di essere raccolta dai telescopi, la sua luce ha viaggiato per 12,9 miliardi di anni! Ma se gli astronomi pensano sia scomparsa, allora perché la vediamo ancora? Proprio perché è lontana!

Più una stella è lontana, più tempo la luce impiega a consegnarci il suo ritratto. Pensa di farti un selfie e di spedirlo: la tua foto viene trasmessa dalla luce sotto forma di onde radio.

La storia di Earendel sembra un racconto fantasy!

Queste onde rimbalzano su varie antenne, finché non si riceve la foto. Sulla Terra la ricezione è quasi istantanea, nello spazio, non è così. Quando osserviamo la Stella Polare non la vediamo “in diretta”, ma vediamo la sua immagine trasportata dalla luce, che ha impiegato ben 325 anni per arrivare a noi: un “selfie” scattato nel 1697!

18 MIST O testo

Riesco a convincerti?

A che cosa servono gli spot pubblicitari, i cookies sui computer o sui cellulari, ma anche i cartelloni per strada e le pubblicità sulle riviste o sui quotidiani? Sicuramente a informare, ma il loro scopo principale è “convincere”. Ci sono, però, pubblicità utili, che ci aiutano a riflettere e a modificare in meglio alcune nostre abitudini.

In vacanza il RICICLO degli imballaggi in plastica vale DOPPIO.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo misto

Questo testo misto vuole invitare a

L’immagine utilizzata ricorda la confezione di una

RICICLARE È UN ALTISSIMO FATTORE DI PROTEZIONE PER L’AMBIENTE

LA PLASTICA: TROPPO PREZIOSA PER DIVENTARE UN RIFIUTO.

In questo modo si associa l’immagine della protezione della pelle alla protezione dell’

LIFE SKILLS

La pubblicità a volte può ingannare. Per questo è importante avere un pensiero critico, cioè essere capaci di capire se il messaggio ci aiuta a conoscere meglio un prodotto o semplicemente vuole convincerci a comprarlo.

19 MIST O testo

Ce l’ho! Mi manca!

Come sono belle le figurine e come è divertente raccoglierle! Quando fai la raccolta di figurine pensi a completare l’album e a scambiare i doppioni. Che emozione quando apri la bustina! Hai mai pensato a quante cose puoi imparare attraverso le figurine? Ecco un esempio di come un album ti fa incontrare e conoscere un famoso pittore.

Vincent van Gogh è stato un famoso pittore olandese apprezzato solo dopo la sua morte. I suoi quadri oggi hanno un valore inestimabile, nonostante fosse sconosciuto quando era in vita; l’unico a comprare le sue opere fu, infatti, il fratello Theo. Vincent realizzò 900 dipinti e più di 1000 disegni in soli 10 anni. Visse una vita umile, amava passeggiare nelle campagne e ritrarre il mondo che lo circondava. Spesso dipingeva di notte, indossando un cappello su cui incastrava delle candele.

21
20 MIST O testo
22 23

Incolla queste figurine usando una colla “virtuale”. Per ognuna, scrivi il numero.

La siesta

Chiesa d’Auvers Autoritratto con il cappello di feltro

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo misto

L’album di figurine è un testo misto perché: mette insieme tante informazioni. utilizza parole e immagini.

In questo testo misto è facile capire qual è l’argomento?

Sì. No.

Ci sono le informazioni essenziali per capire chi era e che cosa faceva Vincent van Gogh?

Sì. No.

A
NALISI A
24 25 26 21 MIST O testo

Testo descrittivo

La fotografia è il mezzo migliore per mostrare l’aspetto di una persona, di un animale, di un oggetto o di un paesaggio.

La fotografia, però, non ci fa sentire i profumi, i suoni...

Le PAROLE possono descrivere non solo ciò che i sensi percepiscono, ma anche il carattere, le abitudini, gli atteggiamenti di persone e animali. Le parti descrittive dei testi possono farci “vedere” ciò che è narrato, aiutare la nostra immaginazione per “farci entrare” nei racconti.

Spunti per discutere

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
22

Il testo descrittivo utilizza le parole per rappresentare persone, animali, oggetti, paesaggi, stati d’animo, comportamenti.

SCOPO

Rappresentare la realtà con le parole.

Dare un’immagine efficace e completa di ciò di cui si parla.

CONTENUTO

Descrizione di:

• persone, animali (aspetto fisico, abitudini, carattere…);

• paesaggi, sentimenti, oggetti

ELEMENTI

Dati oggettivi: chi scrive utilizza solo dati oggettivi e non esprime un giudizio o le proprie impressioni. La descrizione è oggettiva

Dati soggettivi: chi scrive accompagna la descrizione con le sue impressioni, emozioni, sensazioni. La descrizione è soggettiva. Le sequenze descrittive sono spesso inserite in un testo narrativo.

STRUTTURA

L’ordine della descrizione può essere:

• spaziale: segue un percorso dall’interno all’esterno, dall’alto al basso, da destra a sinistra…;

• logico: descrive dal generale al particolare o viceversa;

• cronologico: segue i cambiamenti nel corso del tempo subiti da ciò che è descritto.

Chi scrive utilizza:

• dati sensoriali (visivi, uditivi, tattili, gustativi, olfattivi);

• dati dinamici (descrizione di un soggetto in movimento);

• aggettivi qualificativi;

• similitudini e paragoni.

23 MAPPA

Il piacere di... ASCOLTARE UN TESTO DESCRITTIVO

Ascolta il testo letto dall’insegnante. Poi rileggilo in autonomia.

MIND FULNESS

L’incontro con un nuovo o una nuova insegnante molto spesso è motivo di ansia. Questo racconto ti invita a non fermarti alla prima impressione. Le persone, al di là di come appaiono, ci riservano spesso delle piacevoli sorprese.

Dominique Demers, SOS: nuova prof!, Einaudi Ragazzi

Un vero caso clinico!

In classe regnava il silenzio. Morivamo tutti dalla voglia di vedere com’era la nostra nuova prof. Improvvisamente si è aperta la porta ed è comparsa una vecchia signora, molto alta e magra. Portava uno strano cappello. Sembrava un cappello da strega. Il suo vestito, invece, con le streghe non c’entrava niente. Era una specie di abito da sera fuori moda con nastri e pizzi, un tantino logoro ma ancora grazioso. La nuova prof calzava degli anfibi di cuoio con una bella suola solida. Scarponi adatti a camminare nei boschi, scalare montagne…

Tutti gli sguardi erano fissi su di lei. Si è avvicinata tranquillamente alla finestra.

Ha guardato fuori. Poi ha sorriso. La nuova prof aveva un bel sorriso.

Si è diretta alla cattedra e in quel momento mi sono resa conto che non aveva con sé né una borsa con i libri né altro. Tutti hanno trattenuto il fiato. Avremmo finalmente saputo se era fissata con l’Aritmetica o con la Grammatica.

Ha sollevato con estrema delicatezza la larga tesa del cappello e l’ha appoggiato sul tavolo.

Ha fatto il giro della cattedra, poi ci si è seduta sopra.

Si è schiarita la voce e ci ha sorriso. Eravamo come ipnotizzati.

– Buongiorno… – ha cominciato.

Aveva una voce allegra e musicale, un po’ timida. – Per caso, avete voglia di fare… Matematica? –ci ha chiesto.

24

Nessuno ha risposto. Eravamo tutti sbalorditi.

Allora si è rivolta a Guillame.

– A lei, signore, andrebbe di cominciare la giornata con qualche divisione o preferirebbe un po’ di Geometria?

Guillame ha orrore di tutto ciò che assomiglia a un numero.

– No… No, signora… Non mi andrebbe per niente.

La cosa più strana è che la nuova prof è sembrata entusiasta della risposta.

– Allora le piacerebbe affrontare l’analisi logica?

A quel punto è intervenuto Mario: – No. Qui tutti detestano l’analisi logica. Ci dà incredibilmente sui nervi…

La nuova prof gli ha rivolto un sorriso rapito. I suoi occhi scintillavano di gioia.

– Davvero? Ah! Meglio così! A me fa lo stesso identico effetto. Queste sono state le esatte parole della nostra nuova prof. In quel momento, ho pensato che forse veniva da un altro pianeta.

LETTURA CRITICA

Ti è piaciuto questo racconto?

Ti è mai capitato di vivere una situazione simile a quella narrata?

CHE COSA SO?

Dopo aver ascoltato la lettura dell’insegnante, disegna la professoressa. Poi, dopo la lettura autonoma, controlla se hai inserito nel disegno tutti i particolari.

25

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo.

Questa descrizione è oggettiva perché il narratore: inserisce commenti e sensazioni personali. non esprime giudizi o impressioni personali.

Sottolinea:

in la descrizione dell’aspetto fisico; in la descrizione dell’abbigliamento; in la descrizione dell’atteggiamento nei confronti degli alunni; in la descrizione delle abitudini.

Mrs. Granger

Mrs. Granger era l’insegnante di lingua nelle classi quinte.

Mrs. Granger viveva da sola in una bella casetta nella zona vecchia della città. Aveva una vecchia macchina azzurra che usava per venire a scuola tutte le mattine, con la pioggia e con il bel tempo, Aveva i capelli quasi bianchi, tirati e raccolti dietro la testa in una cosa che assomigliava a un nido. A differenza di alcune insegnanti più giovani, non portava mai i pantaloni a scuola. Aveva due completi gonna e giacca, la divisa grigia e la divisa blu, che portava sempre con sotto una camicia bianca e con un piccolo cammeo al collo. Mrs. Granger era una di quelle persone che non sudano mai. Dovevano esserci almeno trenta gradi prima che si decidesse a togliersi la giacca.

Era piccolina, per essere un’insegnante: in quinta c’erano dei ragazzi più alti di lei. Ma Mrs. Granger sembrava un gigante. Erano i suoi occhi a fare quell’effetto. Erano grigio scuro e quando li accendeva al massimo riuscivano a farti sentire un granello di polvere.

Sapevano anche scintillare e ridere, e i bambini dicevano che era brava a scherzare, a volte. Ma non erano le sue battute a renderla celebre.

Tutti gli insegnanti di lingua del mondo si divertono a far usare il dizionario ai bambini.

Ma Mrs. Granger non si divertiva a far usare il dizionario. Lei amava il dizionario. Lo venerava quasi.

Mrs. Granger aveva una collezione di trenta dizionari su uno scaffale in fondo alla classe.

26 descrittivo Testo PERSONE

Che tipo sono

Mi chiamo Luce.

E non ridete, è che questo era il nome di mia nonna. Ho le lentiggini, il berretto con la visiera e abito in un condominio: quarto piano, scala A, appartamento a destra, Condominio Giardini, periferia sud. Per il lavoro di papà abbiamo dovuto trasferirci. Non ho ancora visto un bambino, in questo posto…

A me piacciono i tappi di bottiglie, i sassi e disegnare. Ho un quaderno, ci disegno tanto, raccolgo anche delle cose e le incollo. Di quaderni comunque ne ho già riempiti altri quattordici, stanno sulla mensola in camera mia.

Odio quando mi chiamano Lucetta, perché mi sento un abat-jour.

Di solito alle ventitré e tre mi si spengono gli occhi, anche se vorrei tanto sapere cosa c’è nel buio.

Mi piacciono i calzini a righe, ma di più stare a piedi scalzi, dire quello che penso e nuotare come un pesce, anche se so solo lo stile rana.

Soprattutto mi piace scoprire le persone.

Le loro scarpe, come camminano e come stanno ferme. Le voci, se urlano o sussurrano o stanno zitte. Come passano le giornate. Se di notte suonano il violino (mi piacerebbe conoscere un violinista!). I disegni delle rughe sulle facce. Se tengono una lucina accesa, se perdono le chiavi. Se mettono i tacchi, amano i gatti o sono innamorate. Hanno la barba o la borsa o i baffi o il nervoso. Se sono distratte o gli tocca mangiare i broccoli bolliti (come me). Se guardano l’agenda o le stelle o sorridono. Il mio condominio è come una città, solo in verticale. Dentro ci sono molti Tipi.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo. Questa descrizione è: soggettiva. oggettiva.

La narratrice segue un preciso ordine di descrizione: aspetto fisico, abitudini, comportamento…?

Sì. No.

Segna con più X che cosa descrive l’autrice.

Le sue abitudini.

Che cosa le piace fare.

L’aspetto fisico in modo particolareggiato.

27 descrittivo Testo PERSONE

NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo.

Un bambino ha fatto la descrizione del suo gatto tenendo presente i punti chiave di una descrizione. Sottolinea con colori differenti i punti chiave a cui ha fatto riferimento, poi rispondi.

Potresti utilizzare questi stessi punti chiave per descrivere una persona?

Sì. No.

Carlotta Montan Colombo, La sera che abbiamo visto le lucciole, Fabbri

Micio Macio

Nome: Gigi, ma anche Micio Macio, Micigno, Bambino Peloso, Bestiasa Cativasa, Signor Gigi (nelle occasioni importanti).

Capelli (meglio parlare di peli): lisci, morbidi. Non è tigrato, ma ha un disegno simmetrico sulle due parti della schiena, come due grosse spirali nere e marrone dorato. Età: indefinibile. Quando è arrivato poteva avere pochi mesi, ma non si è mai saputo quanti. Per questo non si è mai riusciti a fargli una festa di compleanno come si deve. Occhi: decisamente gialli.

Segni particolari: una M in stampatello maiuscolo, proprio in mezzo agli occhi. E poi un dito della zampa posteriore destra completamente bianco.

Hobby: dormire sul calorifero oppure dentro la cesta della roba da stirare. Adora giocare con palline fatte con un foglio di alluminio accartocciato.

Piatto preferito: i biscotti per i gatti e il rognone di maiale. Per prenderselo ha imparato ad aprire il frigorifero. Animale preferito: non conosce animali oltre a se stesso e agli umani che lo accudiscono. Quindi è probabile che il suo animale preferito sia l’uomo. Siamo proprio sicuri che lui sappia di essere un gatto?

Sogno nel cassetto: poter dormire tutto il giorno nel cassetto della biancheria.

Linguaggio: “Mao-ao: perché mi avete lasciato qui da solo?”. “Miaaaaaa: allora, ti sbrighi a darmi la pappa?”.

A
28 descrittivo Testo ANIMALI

Un paese della Cornovaglia

Erano le tre del pomeriggio di un lunedì caldo e assolato di luglio.

L’aria limpida, profumata di fieno, era rinfrescata da una leggera brezza marina che soffiava da nord.

Dall’alto della collina ricoperta di folta vegetazione si vedeva la strada che serpeggiava. La campagna digradava dolcemente fino a raggiungere lontane scogliere, accarezzate dalla bianca schiuma delle onde che su di esse si infrangevano. Si vedevano i campi di un podere, chiuso da un filare di ginestra gialla. Sembrava una coperta multicolore. Virginia pensò: “È come una gonna scozzese”.

Virginia immaginò i terreni da pascolo come scampoli di velluto verde, l’oro verdeggiante del fieno appena tagliato come raso brillante, l’oro roseo del granoturco non ancora mietuto come una stoffa soffice di pelliccia, da toccare e accarezzare per sentire la sua morbidezza sotto le dita. C’era un grande silenzio. Ma quando chiuse gli occhi, i rumori del pomeriggio estivo si imposero alla sua attenzione. Il cantilenare del vento faceva ondeggiare la felce. Una macchina saliva per la collina. Virginia sentì quando l’autista cambiò marcia, accelerò e fece rombare il motore. Da più lontano giungeva il gradevole suono estivo delle mietitrici, come un ronzare di api.

L ESSICO L

Gli scampoli sono: ritagli di stoffa. particolari tipi di tessuto. particolari tipi di terreno.

Mietere significa: seminare il grano o altri cereali. tagliare il grano o altri cereali. irrigare un campo.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo

L’autrice per descrivere utilizza dati sensoriali, cioè quelli che percepisce attraverso i cinque sensi.

Sottolinea: in i dati uditivi; in i dati tattili; in i dati olfattivi.

L’autrice utilizza delle similitudini

Sottolineane almeno tre.

Rosamunde Pilcher, La casa vuota, Arnoldo Mondadori Editore
29 descrittivo Testo AMBIENTI

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo.

Nella descrizione delle diverse parti del paesaggio l’autore usa un ordine: spaziale. logico. temporale.

La descrizione va: dal particolare al generale. dal generale al particolare.

È una descrizione: oggettiva. soggettiva.

L ESSICO L

Qual è il colore vermiglio?

Pinin Carpi, Mauro e il leone nel grande mare, Vallardi

La spiaggia dietro la scogliera

La nave andò avanti. L’insenatura si incurvò e poco dopo la nave Orsa Bianca arrivò in un piccolo lago marino circondato dalle ripide pareti della scogliera. Però proprio davanti nella scogliera si apriva una grande scena che pareva il palcoscenico di un teatro.

C’era una piccola spiaggia bianca di neve oltre la quale si alzava una larga collina che in alto era coperta da un fitto bosco di abeti, di larici e di cespugli nevosi.

Dove cominciavano gli alberi del bosco c’era una grande casa antica, una villa di pietra scura con un enorme cappuccio di neve. Sui muri, fra le colonnine delle finestre buie, intorno a piccole statue dentro nicchie profonde, si arrampicavano selve di edera scura.

Dallo spesso cornicione scendevano lunghi ghiaccioli bianchi e, subito sotto, sporgeva una terrazza chiusa da grandi vetrate.

Sotto la villa scendevano i sentieri di un giardino con tante aiuole fitte di cespugli e di alberelli. E ai due fianchi del giardino c’erano delle lunghe serre di vetro trasparente incappucciate di neve e illuminate da una leggera luce celeste.

Quelle serre, si vedeva bene anche da lontano, erano piene di fiori di colori densi, arancioni e turchini, violetti e bruni, gialli, blu, vermigli.

Il grande portone di legno della villa era scuro e aveva davanti una terrazza da cui, ai due lati, scendevano delle scale di pietra.

Sotto la terrazza c’era un tunnel da cui sgorgava, con una cascatella, un torrente che poi scendeva nel mare.

30 descrittivo Testo AMBIENTI

E questa sarebbe la mia scuola?

Oggi sono andato in paese. Una volta arrivati, la mamma ha avuto un’idea.

– Sapete che cosa facciamo? Andiamo a vedere la nuova scuola.

Scuola? E chi se lo ricordava più, che a questo mondo ci sono anche le scuole, e soprattutto che bisogna andarci? E questa sarebbe la mia nuova scuola? È sicuramente una scuola: sopra c’è scritto Scuola Giovanni Pascoli.

Prima sorpresa: non è grigia, ma gialla. Seconda sorpresa: non è un cubone, ma sembra una casa. Al secondo piano c’è una finestra con il balconcino di ferro.

Terza sorpresa: niente parcheggino, intorno c’è un giardino.

Siamo entrati e c’era un grande silenzio. Per forza, sono tutti in vacanza. C’è un grande atrio, con una porta a vetri in fondo. Aprendola cigolava un po’. Dietro si vede il giardino. E poi ci sono quattro porte: I A, I B, II A, II B. Io provo a entrare in II B; ci sono tutti i banchi ammonticchiati in un angolo, il pavimento brilla, non ci sono cartacce in giro. Non ci sono i tendoni marroni come nella mia vecchia scuola, ma gli scuri come a casa nostra. Entra poca luce, c’è fresco. Non c’è quell’odore di gomme per cancellare, di matite, di chewing-gum e di pizza che c’è di solito in ogni classe che si rispetti. È strano vedere un’aula così deserta e ordinata, niente zaini per terra, nessuno che gioca a calcio con la palla fatta di fogli di quaderno, niente quaderni da correggere sulla cattedra. Mi fa venire in mente un vascello fantasma.

A NALISI A

RICONOSCI le sequenze descrittive all’interno di un racconto.

Le sequenze descrittive all’interno di un racconto permettono di porre attenzione su alcuni particolari e immaginare persone, animali, ambienti di cui si parla nel testo.

La sequenza in è: narrativa. descrittiva. riflessiva.

La sequenza in è: narrativa. descrittiva. riflessiva.

La sequenza in è: narrativa. descrittiva. riflessiva.

31 descrittivo Testo OGGETTI

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo.

“Il cane, alla prospettiva di… saltellando forsennatamente”. In questa frase l’autrice ha utilizzato: dati statici.

dati dinamici.

L’autrice utilizza dati olfattivi e uditivi?

Sì. No.

Alla fine del testo ci sono altre parole che indicano dati dinamici Sottolineale in .

Nel testo c’è una similitudine. Sottolineala in .

L’Agriturismo Le Rose

Eccomi qui in auto con mamma e papà. Ci inerpichiamo per le curve strette di queste strade deserte e assolate, tra colline verdissime e campi di girasole. Poi finalmente l’indicazione “Agriturismo Le Rose”. All’ultima curva papà suona il clacson per avvertire del nostro arrivo ed ecco la casa, i nonni che si affrettano al cancello e Nerone che scodinzola.

Di questa casa mi piace tutto: i muri spessi che mantengono fresche le stanze, il pergolato di rose che fa da tetto profumato al grande tavolo dove si mangia quando ci sono gli ospiti, la mia camera affacciata sulla valle, la cucina che sa di buono, di frutta e delle torte che la nonna prepara ogni giorno. E Nerone, un cagnone che, invece di abbaiare, borbotta come una caffettiera sul fuoco. E infine mi piace il silenzio, che è un silenzio speciale, rumoroso: il vento che muove le foglie, le api che ronzano, gli uccelli chiacchieroni, le rane che gracidano. Il cane, alla prospettiva di una passeggiata nei boschi, ha cominciato a girarmi intorno saltellando forsennatamente. È sempre stato un vero amico, ma da quando sono finalmente diventato più alto di lui gli voglio ancora più bene.

– Forza, Nerone, andiamo – e abbiamo preso la strada per le cascatelle.

Le vacanze dai nonni iniziano davvero solo quando mi levo le scarpe da ginnastica e immergo i piedi nell’acqua. La sento fresca, anzi fredda, freddissima. Per Nerone è un segnale: si butta in acqua anche lui, salta, nuota, poi torna e, prima che riesca ad allontanarlo, si scuote spruzzandomi completamente.

32 descrittivo Testo

MAPPA

LE CONOSCENZE

Il TESTO DESCRITTIVO rappresenta con le parole immagini di oggetti, animali, persone e ambienti.

SCOPO

Rappresentare la con le

IL TESTO DESCRITTIVO

ELEMENTI

Dati oggettivi

Chi scrive utilizza solo dati oggettivi e non esprime un giudizio, un’impressione (descrizione ........................................ ).

Dati

Chi scrive accompagna la descrizione con le sue impressioni ed emozioni (descrizione ).

ISIONE MENTALE V V

Quando devi descrivere, pensa a quali similitudini puoi usare per rendere la tua descrizione efficace.

CONTENUTO

Descrizione di: • paesaggi, sentimenti, oggetti;

• persone, animali (aspetto fisico, abitudini, carattere…).

STRUTTURA

Descrizione della realtà percepita dai cinque sensi (dati ). Similitudini e paragoni Dati : descrizione di un soggetto in movimento. Le frasi sono ricche di qualificativi.

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 26-37
33
• ORGANIZZARE
descrittivo Testo

VERIFICA

Nell’ufficio del preside

La professoressa McGranitt bussò alla porta, che si aprì senza fare rumore.

La McGranitt disse a Harry di attendere e lo lasciò da solo. Il ragazzo si guardò intorno. Una cosa era certa: di tutte le stanze degli insegnanti che gli era capitato di vedere fino a quel momento, lo studio di Silente era senza dubbio il più interessante. Era una stanza circolare, grande e bella, piena di ru morini strani. Su alcuni tavoli dalle gambe lunghe e sottili, avvolti in tante nuvolette di fumo, erano posati molti curiosi strumenti d’argento. Le pareti erano ricoperte di ritratti di vecchi e vecchie presidi. C’era anche un’enorme scrivania con le zampe ad artiglio, e dietro, su uno scaffale, era poggiato un cappello da mago, vecchio e stracciato… il Cappello Parlante. Il ragazzo esitò. In fondo, che male c’era se prendeva il cappello e se lo metteva in testa un’altra volta? Solo per accertarsi che lo avesse effettivamente assegnato al dormitorio giusto. Prese il cappello dallo scaffale e cautamente se lo mise in testa. Poi una vocina gli disse: – Pulce nell’orecchio, eh, Harry Potter? – Ehm, sì – mormorò lui. – Ehm… mi spiace disturbare… volevo chiedere… – Ti chiedi se ti ho messo nel posto giusto? – disse il cappello. – Sì, devo ammetterlo... è stata una decisione particolarmente difficile. Ma rimango del mio parere: saresti stato benissimo tra i Serpeverde.

Il ragazzo si sentì mancare il respiro. Afferrò il cappello per la punta e se lo tolse. Quello gli si afflosciò tra le mani, sudicio e consunto. Lo rimise sullo scaffale, aveva la nausea.

– Guarda che ti sbagli – disse ad alta voce rivolto al cappello. Harry arretrò di qualche passo. Poi un suono gutturale alle sue spalle lo costrinse a voltarsi.

Allora non era solo! Su un trespolo d’oro, dietro alla porta, stava appollaiato un uccello dall’aria decrepita, che assomigliava terribilmente a un tacchino spennacchiato.

Joanne Kathleen Rowling, Harry Potter e la camera dei segreti, Salani
34

VERIFICA

Harry lo fissò e quello gli restituì un’occhiata minacciosa. Il suo sguardo era opaco, e mentre Harry lo fissava gli caddero un paio di penne dalla coda.

“Ci manca solo che l’uccello preferito di Silente decida di andare al creatore proprio mentre sono qui con lui, da solo” pensò il ragazzo.

A NALIZZO A

1 Questo è un testo: descrittivo. narrativo con sequenze descrittive.

2 Le sequenze descrittive riguardano: solo un ambiente. un ambiente e un animale.

C OMPRENDO C

1 Lo scopo delle sequenze descrittive è: solo far immaginare. far immaginare per suscitare emozioni.

2 In questo testo è presente una similitudine. Sottolineala.

ISIONE MENTALE V V

Utilizza le informazioni della descrizione. Individua e poi scrivi i tre particolari in base ai quali puoi dire che quella rappresentata non è la stanza in cui è entrato Harry.

OMPITO NON NOTO C C

In quale tra questi testi è più frequente trovare una descrizione oggettiva? Informativi. Poetici. Narrativi.

CHE COSA SO?

Ho analizzato le sequenze descrittive: bene. abbastanza bene. con incertezza.

COME STO?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

1 2 3
35

Testo narrativo

Il testo narrativo racconta storie realistiche o fantastiche con lo scopo di coinvolgere ed emozionare chi legge.

Ma l’effetto più straordinario che ha la lettura di un testo narrativo è… stimolare la fantasia, lasciare a chi legge la possibilità di sentirsi parte del racconto e partecipare alla vita dei personaggi.

Anche un film racconta… ma ti offre un piatto già pronto, con personaggi e ambienti già decisi.

Leggere e poter immaginare, invece, lasciano libertà alle “celluline grigie” di andare oltre le parole.

Spunti per discutere

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
36

Un testo narrativo racconta fatti realistici o immaginari. Tutti i racconti sono testi narrativi.

SCOPO

Raccontare una storia e appassionare chi legge.

CONTENUTO

Il contenuto può essere:

• realistico;

• fantastico.

NARRATORE

Il narratore può essere:

• un narratore esterno, che narra in terza persona;

• un narratore interno, il protagonista o uno dei personaggi, che narra in prima persona.

ELEMENTI

I personaggi sono coloro che agiscono nella storia:

• protagonista;

• personaggi principali;

• personaggi secondari.

Il tempo: determinato o indeterminato. Il luogo: reale o immaginario

STRUTTURA

Introduzione • svolgimento • conclusione Il testo narrativo può essere scomposto in sequenze di diverso tipo:

• narrative;

• descrittive;

• dialogiche;

• riflessive.

L’ordine della narrazione può essere:

• cronologico;

• con flashback o anticipazioni (flashforward).

37 MAPPA

l’ A r t e di... LEGGERE

Leggi il testo a voce alta. Segui le indicazioni del box “Coding”.

CODING

Per dare ritmo:

• rispetta le pause indicate dalla punteggiatura;

• cambia il tono della voce per mettere in risalto le sensazioni e gli stati d’animo.

Per facilitare l’intonazione, segna con parentesi di colore diverso le parti in cui traspare:

• il terrore;

• la fatica;

• l’avventura.

Il racconto di Charlotte

Dopo una settimana, sapevamo ancora ben poco sulla nostra nuova prof. Si faceva chiamare signorina Charlotte e veniva da un lontano villaggio. Questo, almeno, era quello che raccontava lei. Mario, però, sosteneva fossero tutte fandonie. Per lui la nuova prof era una spia.

Quello che vivevamo in classe con la signorina Charlotte somigliava ben poco a ciò che si faceva di solito a scuola. E in materia di scuola, potevo dire di aver accumulato una certa esperienza. Mio padre e io avevamo cambiato città un sacco di volte. Di scuole, quindi, ne avevo frequentate parecchie!

La signorina Charlotte doveva sicuramente avere delle capacità straordinarie o dei poteri misteriosi. Dopo un lungo silenzio, in classe, la signorina Charlotte ha semplicemente cominciato a parlare.

Ed è stato molto più bello di qualunque cosa ci fossimo immaginati. Non avrei mai pensato che delle semplici parole avessero un simile potere.

Dominique Demers, SOS: nuova prof!, Einaudi Ragazzi
38
di... LEGGERE UN TESTO NARRATIVO
Il piacere

All’inizio, ci ha raccontato una storia di terrore. Per qualche minuto, la nostra aula è scomparsa. Ci aggiravamo in un cimitero buio, popolato da morti viventi. Era una notte molto fredda, di temporale. I rami degli alberi, ricoperti di ghiaccio, oscillavano, tintinnando come le ossa di uno scheletro. All’improvviso, una creatura diabolica ha fatto un balzo, atterrando a pochi metri da noi. Qualcuno ha gridato. Era un uomo-lupo che ci scrutava, anzi, ci divorava con gli occhi. Le terribili zanne scintillavano nella notte troppo scura.

Quando la prima storia è terminata, tremavamo dalla testa ai piedi. Erano lunghi brividi di paura.

Allora, la signorina Charlotte ha cambiato scena e ci ha portato in Oriente a “camminare” sotto il sole accecante del deserto. Sentivo i talloni battere sui fianchi del mio cammello, mentre lui avanzava, con le grandi zampe che affondavano nella sabbia e sollevavano nuvole di polvere.

Anche dopo che la signorina Charlotte ebbe finito di parlare, continuavo a sentire i granelli di sabbia fra le dita.

A partire da quel pomeriggio, ogni singolo giorno la signorina Charlotte ci ha fatto ridere, piangere, gridare, viaggiare.

Quando ci ha portato in alto mare per ascoltare i canti delle balene, mi sono detta che anch’io avrei desiderato saper disegnare, con le parole, le onde nella testa della gente.

E il giorno in cui i pirati hanno attaccato il nostro galeone, Mario mi ha confessato di aver sentito la fredda lama di una sciabola contro la guancia.

Gli alunni e le alunne

della signorina Charlotte, attraverso i racconti, sono stati trasportarti in mondi diversi e hanno addirittura provato sensazioni differenti.

Rilassati e vivi anche tu la lettura come un piacere che ti porta in situazioni e mondi diversi.

39
MIND FULNESS

A NALISI A

RICONOSCI le caratteristiche del testo narrativo

Il contenuto di questo testo narrativo è realistico. fantastico.

Individua gli elementi del testo.

Tempo:

Luogo:

Personaggio principale:

Personaggio secondario:

Il narratore è: esterno (terza persona). interno (prima persona).

Ricorda la struttura di un testo narrativo, colorando la barra laterale in questo modo: introduzione, svolgimento, conclusione.

Non è colpa mia!

Quella sera, quando Ellie ha finito i compiti, si è messa al computer. Ho aspettato. E aspettato (scusate se sbadiglio). E finalmente – era ora! – ho sentito la chiamata dalle scale: – Ellie, tesoro! La cena è pronta, scendi!

– Ora devo andare, Tuffy. Ma farai il bravo, vero? Certo, Ellie! Sarò un angioletto. Non appena la porta si è chiusa alle sue spalle, sono zompato sulla scrivania e mi sono posizionato di fronte al suo portatile.

Statemi a sentire: non è facile schiacciare le lettere giuste quando non hai le dita. I cuscinetti delle zampe non si piegano. Quindi continuavo a premere i tasti sbagliati.

Sono stato un filino goffo. Volevo solo stampare una copia della foto della rana dorata. Giusto una, da mostrare alla mia banda di amici gatti. Ma non sono un esperto di computer, no?

Non capisco come mi possano incolpare di non aver notato quella finestrella piccola piccola sullo schermo in alto, con la domanda “Quante copie?”. Sono un gatto. Quindi perché mi sarei dovuto accorgere che c’era scritto nella casellina-ina-ina non 1 copia, ma 31?

Non è colpa mia. È tutta colpa di Ellie.

La prima copia era venuta fuori. Stavo ancora fissando il foglio di carta, quando mi sono accorto che la stampante continuava a produrre copie.

Non sapevo come fermarla. Avevo le zampe legate.

40 narrativo Testo

Soledad Bravi, Viva la vita, Gabì, Babalibri

Una lucertola per amica

Sono arrivate le vacanze, Gabì e i suoi genitori partono per il campeggio. La mamma ha noleggiato un pulmino tutto per loro. Gabì ha l’impressione di essere in una casa con le ruote.

Il pulmino si ferma accanto a un ruscello. Sulla riva si può giocare nell’acqua, bagnarsi, e anche giocare nell’erba, cercare gli insetti, leggere un libro.

La mamma di Gabì riesce a prendere una lucertola. La mette subito in una scatola che copre con un po’ di pellicola trasparente, mentre Gabì fa tanti buchi nel cartone per farla respirare e darle da mangiare.

Gabì vorrebbe addestrarla. Gabì porta la lucertola ovunque: è la sua nuova amica.

Quando arriva il momento di ripartire, il papà dice che si deve liberare la lucertola. Lei vorrà stare con la sua famiglia.

Gabì va a prendere la scatola, ma la lucertola non c’è più; si è nascosta nel pulmino. Gabì trova la lucertola. La prende in mano, le accarezza un po’ il dorso, le parla, le dice che sono amiche, ma deve lasciarla libera di tornare dalla sua famiglia. Appena la posa sul prato, la lucertola corre via velocissima. Gabì guarda fuori dal finestrino in cerca della lucertola. Forse la sta salutando dal prato, ma lei non la vede… l’erba è un po’ troppo alta.

NALISI A

RICONOSCI le caratteristiche del testo narrativo

Il contenuto di questo testo narrativo è: realistico. fantastico.

Il narratore è: esterno (terza persona). interno (prima persona).

Questo testo narrativo può essere diviso in Per ogni fatto, colora la sequenza a cui si riferisce: Gabì e i suoi genitori partono per il campeggio. Si fermano accanto a un ruscello.

La mamma di Gabì prende una lucertola.

Gabì diventa amica della lucertola. Alla partenza il papà dice di liberare la lucertola. Gabì trova la lucertola e la libera.

Le sequenze di questo testo sono: narrative. dialogiche. riflessive.

41 narrativo Testo
A

Il lupo e il riccio

Il lupo era lì, immobile. Da qualche giorno, il lupo stava seduto sopra le uova e le covava.

Un vecchio riccio dagli aculei brizzolati lo incontrò.

– Scusi, ma lei è un lupo? – gli chiese tremebondo. – E che cosa sta facendo, se non sono importuno?

– Quello che vede.

– Ma io vedo che sta covando. Però, mi permetta, essendo un lupo…

– Essendo un lupo cosa?

– … non dovrebbe covare!

– E perché?

– Perché i lupi non covano!

– E chi l’ha detto?

Il riccio ci pensò su a lungo. Non era un vero e proprio pensatore.

Nel passato lui di mestiere aveva fatto il gonfiatore di palloncini.

Suo padre lo aveva educato con rigore e gli aveva ripetuto per anni:

– Scegli sempre la cosa più difficile, ragazzo mio!

Così, quando s’era trattato di decidere del suo futuro, aveva scelto di gonfiare palloncini. Che, per un riccio, è sicuramente il mestiere più difficile del mondo, avendo tutti quegli aculei che sembrano fatti per bucar palloncini.

Comunque il riccio ci pensò un bel po’, ma proprio non gli tornava che i lupi covassero: non l’aveva visto in nessun film, dunque non era realistico.

– Lei mi vuole dire che la realtà spesso contraddice i film?

42 narrativo Testo
Paola Mastrocola, E se covano i lupi, Ugo Guanda Editore

Il lupo ci pensò bene. Non capiva che cosa c’entrassero i film, ma non voleva contraddire colui che gli pareva stesse per diventargli amico. Perché, a contraddirli subito, gli amici nuovi appena nati, poi si rischia di perderli.

– Scusi – s’intromise il riccio, – di questo passo combinerà una bella frittata! Lei è un lupo, signor Lupo, e i lupi sono pesanti…

– Se permette – continuò il riccio, – avrei un’idea… Si assentò per un certo tempo e tornò trascinando la sua personale, vecchia gonfiatrice di palloncini. Gonfiò una mezza dozzina di palloncini, poi li legò uno all’altro formando una specie di ciambella che sistemò attorno alle uova, e disse:

– Si accomodi, signor Lupo, adesso secondo me potrà covare tranquillo.

Il lupo si sedette sui palloncini. Stava comodo e, cosa ben più importante, non schiacciava le uova, le sfiorava soltanto, dando loro comunque quel tepore di cui avevano bisogno. Il grugno gli si aprì in un sorriso, ringraziò il riccio e i due divennero amici. Mai può nascere migliore amicizia che quando uno dei due è felice di rendersi utile all’altro, e l’altro è felice che qualcuno si renda utile a lui.

Si presentarono, dunque, stringendosi la zampa: – Piacere, Lupo – disse il lupo.

– Piacere, Richmond – disse il riccio.

A NALISI A

RICONOSCI la struttura del testo narrativo

Le sequenze segnate con la barra sono: narrative. dialogiche. riflessive.

Le sequenze segnate con la barra sono: narrative. dialogiche. riflessive.

La sequenza segnata con la barra è un flashback, un particolare tipo di sequenza narrativa.

Il flashback indica qualcosa: avvenuto prima dei fatti narrati. avvenuto contemporaneamente ai fatti narrati, ma in un altro luogo. che deve ancora avvenire.

OMPITO NON NOTO

Nei testi narrativi viene utilizzata anche l’anticipazione, chiamata flashforward. Secondo te, qual è la funzione narrativa dell’anticipazione? Raccontare un fatto che non potrà mai accadere. Raccontare un fatto che accadrà nel futuro per creare attesa e curiosità.

43 narrativo Testo
C C

l’ A r t e di... LEGGERE

Attraverso le immagini, la punteggiatura e le onomatopee, leggi questo fumetto, accentuando l’intonazione.

Una notte difficile

UH, OH, MI SEMBRA DI AVER VISTO UN TENTACOLO! MOSTRI!

PST… VENITE SOTTO IL LETTO, HO UN GIOCO PER VOI…

PERCHÉ LA LUCE È ACCESA? CHE COSA STATE FACENDO?!?

I MOSTRI, PAPI, POSSONO ESSERE DOVUNQUE.

ACCENDI LA LUCE. FA SPARIRE I MOSTRI!

BUONA IDEA!

LI ABBIAMO FREGATI!

SOLO QUELLI SOTTO IL LETTO. APRIAMO ANCHE I CASSETTI PER FAR LUCE ANCHE LÌ!

NESSUN MOSTRO CI DARÀ FASTIDIO, STANOTTE! SPARITE, MOSTRI!

È L’UNA DI NOTTE E STATE BUTTANDO ALL’ARIA LA VOSTRA STANZA?! SE NON FILATE A LETTO AVRETE ALTRO DI CUI PREOCCUPARVI!

CIÒ DI CUI ABBIAMO BISOGNO È UN MODO PER FAR SPARIRE LUI.

Franco Cosimo Panini Editore
44
narrativo Testo

Il TESTO NARRATIVO racconta fatti realistici o SCOPO

una storia e appassionare chi legge.

ELEMENTI

, cioè coloro che agiscono nella storia:

• protagonista;

• personaggi principali;

• personaggi secondari

Tempo: determinato o .

Luogo: reale o immaginario.

IL TESTO NARRATIVO

CONTENUTO

Il contenuto può essere:

• ;

• ..................................................... .

NARRATORE

Il narratore può essere:

• un narratore esterno che narra in persona;

• un narratore , il protagonista o uno dei personaggi, che narra in .

STRUTTURA

Introduzione, e ..................................................... .

Il testo narrativo può essere scomposto in sequenze di diverso tipo:

• ;

• ;

• dialogiche;

• riflessive.

L’ della narrazione può essere:

• cronologico;

• con flashback o anticipazioni.

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 38-45
• ORGANIZZARE
45 narrativo Testo
MAPPA
LE CONOSCENZE

VERIFICA

I Bislunghi e i Biscorti

C’è sempre qualcuno che vive a fianco di qualcun altro.

A volte i vicini sono tipi molto diversi. A volte i vicini sono ben strani.

Ad esempio i Bislunghi e i Biscorti abitavano in nazioni confinanti.

I Bislunghi erano molto molto alti.

I Biscorti erano di statura molto molto ridotta,

Il presidente dei Bislunghi si chiamava GiovanniCamilloSergioMaria.

Il presidente dei Biscorti si chiamava Ugo e firmava i documenti solo con la “U”.

A volte vivevano in pace e a volte litigavano.

Il loro ultimo litigio fu così spettacolare che divenne una guerra.

La famiglia Bocconcelliccini un giorno fece il bucato: aveva steso un pigia ma all’aperto.

I pantaloni avevano gambe veramente luuuuuuunghe to i calzoni si allungavano oltre il confine.

Una sola gamba riusciva a fare ombra su tutta la casa della famiglia Pù, che abitava lì accanto, ma nel territorio dei Biscorti.

Il signor Pù quel giorno era nervoso per il vento e si arrabbiò molto per l’invasione del bucato.

La signora Pù si irritò moltissimo per il nervosismo del marito.

L’unica iniziativa che prese fu sgridare il figlio senza averne nessun motivo. Offeso da quell’ingiustizia, il bambino si fece una scorpacciata di rabbia, ma, quando si guardò intorno, non trovò a portata di mano nessun altro su cui scaricarla.

Uscì, prese la sua fionda, ci mise una manciata di terra bagnata e la scagliò verso il pigiama. Il danno fu minimo: una macchiolina di terra. Il figlio dei signori Pù insistette in quel lancio per un paio d’ore.

La signora Bocconcelliccini uscì per controllare che i panni fossero asciutti.

Quando si accorse delle costellazioni di macchioline di terra, la donna bislunga lanciò un grido che fece tremare l’intero quartiere.

Mentre gli adulti analizzavano il danno al pigiama, il figlio dei signori Boc concelliccini andò a cercare la propria fionda e con un solo lancio coprì di fango dalla testa ai piedi il giovane Pù.

Così scoppiò la guerra tra i Bislunghi e i Biscorti.

46

VERIFICA

A NALIZZO A

1 Riconosci il contenuto.

Questo racconto è: fantastico. realistico.

2 Riconosci il narratore

Il narratore è: interno. esterno.

3 Riconosci gli elementi del testo.

Il tempo è

Il luogo in cui si svolge la vicenda è:

il paese dei Biscorti. il paese dei Bislunghi. il confine tra i due paesi.

4 Riconosci la struttura

Colora la barra per evidenziare introduzione, svolgimento, conclusione

Nell’introduzione l’autrice presenta:

i personaggi principali del racconto.

i Bislunghi e i Biscorti.

gli avvenimenti che hanno scatenato la guerra tra i due popoli.

C OMPRENDO C

1 Riconosci le informazioni esplicite

Nel testo si legge “Il loro ultimo litigio fu così spettacolare che divenne una guerra”.

Il litigio fu causato da:

il bucato dei signori Bocconcelliccini. l’ombra creata dalla gamba del pigiama. il vento.

La causa della guerra fu:

una macchiolina sul bucato.

le costellazioni di macchioline di terra sul bucato. la grande quantità di fango che coprì il giovane Pù.

2 Riconosci le informazioni implicite o inferenze

Per non far nascere la guerra sarebbe bastato che: non ci fosse vento.

il figlio dei Bocconcelliccini non avesse avuto la fionda.

CHE COSA SO?

Ho riconosciuto le caratteristiche di un testo narrativo:

bene. abbastanza bene. con incertezza.

COME

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

STO?
47

Fantascienza

Che cos’è la fantascienza? L’incontro della fantasia con la Scienza

La fantascienza ci aiuta a immaginare risposte a interrogativi che da sempre si pone l’umanità: siamo soli nell’Universo?

La fantascienza è fatta di incontri tra terrestri e alieni. Incontri che a volte si tramutano in scontri.

I racconti di fantascienza narrano vicende immaginarie, fantastiche, in cui elementi di fantasia si fondano su conoscenze scientifiche e scoperte tecnologiche.

I racconti di fantascienza sono molto simili ai racconti di avventura, perché presentano colpi di scena e finali inaspettati.

Spunti per discutere

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
48

Il racconto di fantascienza narra vicende fantastiche ambientate nel futuro o, più raramente, nel passato. Esse fanno riferimento a scoperte, dati e strumenti scientifici .

SCOPO

Lo scopo è raccontare vicende di fantasia per rispondere alla curiosità di conoscere l’Universo e lo spazio oltre la Terra.

CONTENUTO

ELEMENTI

Il contenuto di un racconto di fantascienza è:

• la vita sulla Terra nel lontano futuro;

• la scoperta e l’esplorazione di nuovi mondi per mezzo di macchine in grado di viaggiare nello spazio e nel tempo;

• l’incontro con altri esseri viventi talvolta dotati di un’intelligenza superiore a quella umana;

• lo scontro con civiltà aliene.

I personaggi possono essere:

• personaggi reali: uomini, donne, scienziati/e, astronauti/e;

• creature immaginarie: extraterrestri, robot, mostri costruiti dall’uomo, mutanti, androidi, cyborg…

Il tempo in cui si svolge la vicenda è:

• quasi sempre il futuro;

• talvolta il passato.

I luoghi possono essere:

• realistici;

• immaginari (spazi extraterrestri abitati da esseri senzienti, la Terra nel futuro).

STRUTTURA

La struttura del racconto di fantascienza prevede:

• Introduzione, svolgimento, conclusione;

• salti cronologici per mezzo di flashback e anticipazioni;

• azioni ricche di suspense;

• un finale a sorpresa.

MAPPA
49

Il piacere di... LEGGERE UN RACCONTO DI FANTASCIENZA

IL ROBOT SELVATICO

Rozzum unità 7134 è un robot femmina programmata per sopravvivere in qualsiasi condizione. Dopo un naufragio della nave su cui era trasportata, si ritrova su un’isola.

Qui comincerà la sua nuova vita

Imparerà a comunicare e a vivere con gli animali selvatici, con cui instaurerà legami di amicizia.

Ma qualcuno la sta cercando...

IL NAUFRAGIO

La nostra storia comincia nell’oceano, in mezzo a vento e pioggia e tuoni e fulmini e cavalloni. Nella notte rombava e infuriava un uragano. E in mezzo a questo caos una nave mercantile stava affondando giù

giù

giù

fino in fondo all’oceano.

La nave perse centinaia di casse che rimasero a galleggiare in superficie. Una dopo l’altra vennero ingoiate dalle onde, finché ne rimasero a galla soltanto cinque. Ora lettore, quello che non ti ho ancora detto è che ben impacchettato dentro ognuna di quelle casse c’era un robot nuovo di zecca.

Le casse si schiantarono contro gli scogli.

Ne rimase solo una. Era ammaccata, ma il robot al suo interno era salvo.

Un gruppo di lontre di mare stava giocando nell’acqua bassa quando una di loro vide l’unica cassa superstite.

50

Dieci musi pelosi curiosarono dentro lo squarcio della cassa, ansiosi di vedere cosa ci fosse all’interno. E ciò che videro fu un robot nuovo di zecca.

Una delle zampe premette per sbaglio un piccolo e importante bottone dietro la testa del robot.

Clic.

Ci volle un po’ prima che le lontre si accorgessero che lì den tro stava succedendo qualcosa. Ma poco dopo lo sentirono. Un debole ronzio. Tutte si arrestarono sbalordite. E poi il robot aprì gli occhi.

IL ROBOT

Il cervello computerizzato del robot si mise in moto. – Salve, il mio nome è marmi

zione, vi parlerò di me. Non appena completamente attivata, sarò in grado di muovermi e comincerò ad apprendere. Datemi semplicemente un compito e io lo eseguirò.

IL ROBOT ESCE DAL SUO GUSCIO

Come forse saprete, i robot non provano veramente emozioni. Non come le provano gli animali. Eppure, all’interno della sua cassa malconcia, Roz provava qualcosa di simile alla curiosità per la calda palla di luce che splendeva su di lei. Perciò il suo cervello computerizzato identificò quella luce. Era il Sole. Roz sentiva il suo corpo assorbire l’energia solare. Con il trascorrere dei minuti divenne sempre più sveglia. Quan do la sua batteria fu carica, Roz si guardò intorno e si accorse di essere dentro una scatola. Premendo con le mani sui lati della cassa, la aprì in due. Come un pulcino che esce dall’uovo, Roz sbucò fuori nel mondo.

51

FANTASCIENZA

Serge Brussolo, Sigrid e i mondi perduti – La città sommersa, Fanucci Editore

Atterraggio su Sigma Sigma

Sigrid dormiva nella sua cuccetta, nella cabina 326 dell’astronave da trasporto intergalattica Principe di Kandara, quando scattò la sirena d’allarme.

Sigrid si tirò su sentendosi soffocare. Senza pensare a quello che faceva, infilò la sua tuta a tenuta stagna, mise il casco e uscì dalla cabina. Nel corridoio tutti correvano avanti e indietro.

– Che succede? – domandò Sigrid rivolgendosi al computer incorporato nel suo casco.

– Siamo stati colpiti da una pioggia di meteoriti – rispose il software con voce tranquilla. – Ti consiglio di raggiungere il più in fretta possibile una delle capsule di espulsione prima che l’astronave si disintegri, cosa che potrebbe rivelarsi estremamente nociva per le tue funzioni vitali.

Con la massima efficienza Sigrid localizzò una capsula di salvataggio e vi si sistemò dentro.

– Accensione tra tre secondi – annunciò il computer di bordo, – ci auguriamo che il viaggio in nostra compagnia sia stato piacevole. Se sopravvivrete all’atterraggio di questa navetta avrete diritto, a titolo di risarcimento, a un viaggio gratis su una delle nostre astronavi di lungo corso. Non esitate a segnalarlo alla vostra agenzia di viaggi più vicina!

Nello stesso istante la capsula venne scaraventata nel vuoto dello spazio, lontano dall’astronave che si smembrava tra lampi accecanti.

52
genere

L’accelerazione fu tale che la ragazza, appiattita sul fondo dell’abitacolo, perse conoscenza. Riprese coscienza tre ore più tardi.

– Felice risveglio! – risuonò la voce metallica del computer. – Ho il piacere di annunciarle che lei è l’unica sopravvissuta alla catastrofe. Abbiamo ancora carburante per circa dieci ore prima di perderci per sempre nello spazio.

– Taci! – intimò Sigrid. – Mi fai scoppiare la testa! Qual è il pianeta più vicino?

– Sigma Sigma Delta 777 – rispose il programma di pilotaggio. – Ma è una roccia inospitale, un antico campo di battaglia. Sconsiglio di atterrarvi.

– Possiamo andare più lontano?

– No, non se lei desidera rimanere in vita. Le riserve di ossigeno non lo permettono.

– Fai rotta su Sigma Sigma. Preferisco tentare la fortuna su un mucchio di spazzatura, che morire. Cinque ore più tardi, la capsula urtò contro il suolo di Sigma Sigma, sollevando una nuvola di polvere.

Prendendo lo zaino che conteneva il kit di sopravvivenza standard, Sigrid si lasciò scivolare lungo la fusoliera e saltò a terra.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere fantascienza.

I racconti di fantascienza sono racconti fantastici generalmente ambientati nel futuro

Il contenuto di questo testo è: un viaggio verso un mondo sconosciuto. l’arrivo di alieni.

La struttura di questo testo segue la struttura del testo narrativo: introduzione, svolgimento, conclusione

Segna le tre parti con il colore indicato.

La protagonista è un personaggio: fantastico. realistico.

I luoghi in cui si svolge la vicenda sono: fantastici. realistici.

Segna con più X. Gli elementi che caratterizzano questo testo come fantascienza sono: un viaggio intergalattico. la tuta spaziale. la presenza di un computer. l’atterraggio su un mondo lontano.

la presenza di un kit di sopravvivenza.

53 FANTASCIENZA genere

Un amico robot

L’ometto grasso che gestiva il negozio di robot usati ascoltò con aria di sufficienza la cifra che Jeff aveva a disposizione.

Jeff studiò un modello seminuovo: aveva la testa come una palla. Ma il vero problema di Jeff non era certo l’estetica. Aveva pochi soldi e non poteva impegnarsi a pagare rate per un anno o due. Forse c’era qualcosa alla sua portata? Qualcosa che avrebbe potuto comprare? Un modello vecchio, ma ancora funzionante?

In un angolo notò una scatola. Nascosta com’era doveva contenere un robot parecchio scarso… cioè esattamente quello che poteva permettersi.

Il proprietario allungò il collo per guardare, poi la faccia si contrasse in una smorfia.

– Non perdere tempo con quello – disse il proprietario scuotendo la testa con forza, – è un pezzo da museo… se solo un museo lo volesse. È uno dei vecchissimi modelli R2. Ho provato a venderlo, ma non funziona bene e me l’hanno sempre riportato. Devo rottamarlo.

– E quanto vorrebbe per darlo a me, signore?

Il negoziante digitò un numero sul tastierino della scatola che conteneva il robot nel barile. La scatola si aprì e qualcosa si mosse al suo interno.

– Attento, attento! – disse Jeff. – Non faccia male al robot.

– Niente gli può far male. Anche perché non si è ancora attivato.

54 FANTASCIENZA genere
Janet e Isaac Asimov, Norby, il robot scombinato, Mondadori

Adesso, per la prima volta, all’interno del barile capitò qualcosa. Il coperchio a forma di cappello scattò verso l’alto.

Sotto quel cappello c’era una faccia. O almeno così sembrava. Due grandi occhi… No! Jeff si fece avanti e vide che gli occhi erano quattro, due davanti e due sul retro. O magari viceversa.

A quel punto il robot, con una voce molto chiara, esclamò: – Quell’uomo orribile mi offende in continuazione. Io parlo benissimo come vedi. Solo perché non mi va di discutere con esseri inferiori, non significa che non possa farlo.

Il negoziante strillò: – Quell’aggeggio è pericoloso!

Andatevene subito di qui.

Jeff uscì fuori tenendo la mano di un barile che una volta conteneva dei chiodi Norb mentre ora gli erano spuntate due gambe, due braccia, e mezza testa.

– Hai la lingua lunga – osservo Jeff.

– Allora – disse Jeff, – dato che questo meraviglioso barile una volta conteneva chiodi Norb, che ne diresti se il tuo nuovo nome fosse… Norby?

Il robot lampeggiò: – Norby… Norby… Mi piace.

– Ottimo – approvò Jeff.

E lui e Norby se ne andarono via, stando sempre mano nella mano.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere fantascienza.

Nei racconti di fantascienza si trovano personaggi reali: uomini, donne, scienziati/e, astronauti/e… Ma si trovano anche extraterrestri, robot ecc.

In questo racconto:

• il personaggio fantastico è

• i personaggi realistici sono e .

Norby:

viene da un altro pianeta. è stato costruito dagli umani.

Il luogo in cui si svolge la vicenda è: un altro pianeta. la Terra nel futuro.

Scrivi tre aggettivi che facciano capire che Norby non è umano.

OMPITO NON NOTO C C 55 FANTASCIENZA genere

FANTASCIENZA

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere fantascienza

Il personaggio fantastico di questo racconto è un extraterrestre? Sì. No.

Questa particolare creatura è formata da due parti.

• Una rappresenta

• L’altra rappresenta

Il racconto termina con una sequenza: narrativa. descrittiva. riflessiva.

LIFE SKILLS

Secondo te, anche gli umani devono mantenere in armonia i due aspetti: il fisico e l’intelletto?

OMPITO NON NOTO C C

Nella frase iniziale si legge:

“Ellico vec Bur stavano…”. Come mai il verbo è alla terza persona plurale?

Ellico vec Bur

Ellico vec Bur stavano sulla soglia, il loro volto turbato da un’espressione mista di stupore e di collera. Non era difficile per Ellico vec Bur assumere due espressioni diverse contemporaneamente, poiché si trattava di un veccir, vale a dire una creatura composta di due parti separate ma connesse tra loro. Ciò significava, tra le altre cose, che questa creatura aveva due facce.

La faccia più grande apparteneva a Ellico, che sembrava quasi un Terrestre, se non fosse stato per il fatto che la sua pelle era blu e che, al posto della barba, aveva dei tentacoli contorti.

Se la barba di Ellico assomigliava a quella di un polipo, la cosiddetta parte Bur aveva una forma molto simile a quella di un granchio. Esternamente era rigido e di colore giallo-oro e aveva una faccia piccola e piatta. Bur si adattava alla testa di Ellico come un berrettino. Queste creature così perfettamente in simbiosi avevano due lunghe gambe – o meglio sembravano gambe, ma in realtà si chiamavano tweezikkle – che partivano proprio da dietro la faccia. Si estendevano dietro di loro e verso il basso, per poi arrivare alle orecchie, dove si incastravano unendosi al cervello.

Ellico, con il suo corpo enorme e forte, rappresentava la parte fisica. Bur, invece, rappresentava la potente forza intellettiva e la capacità di provare sensazioni.

Secondo loro, si trattava di una combinazione ottimale.

....................................................................
Bruce Coville, Aiuto, sono risucchiato nello spazio!, Feltrinelli Kids
56
genere

Cristiano Cavina, Pepi Mirino e l’invasione dei P.N.G. ostili, Marcos y Marcos

Successe una notte…

E se i personaggi dei videogiochi sconfinassero di colpo nella realtà?

Il primo a sconfinare nel mondo reale fu un Mini P.E.K.K.A.: uscì come una nebbiolina grigia dalle cuffie del tablet.

La nebbiolina divenne densa e prese vita vorticando come un tornado.

Pochi secondi dopo, il Mini P.E.K.K.A. aveva forma solida. Era tozzo, ricoperto dall’ingombrante armatura grigia. Era alto quasi tre metri e impugnava un largo spadone. Un Mini P.E.K.K.A.! La creatura più ottusa mai creata in un videogioco. Li mandavi all’attacco contro una Torre della Corona, e loro correvano a testa bassa a farsi massacrare. Ma questa non era un videogioco: era una grande casa con il pollaio di nonna Leda sul retro.

I primi testimoni dello sconfinamento erano stati i gatti della nonna. Vedendo la nebbiolina uscire dalla porta l’avevano seguita. Poi a loro si era unita Fiubi, il cane che vegliava sul pollaio.

Quando la strana creatura grigia mosse il primo passo. Fiubi abbaiò.

Dietro la casa c’era il pollaio per le galline della nonna.

La strana creatura arrivata da chissà dove ci si avvicinò, alzando lo spadone sopra la testa.

Fiubi cercò di fermarla, ma non ci riuscì.

Riprese ad abbaiare con tutto il fiato che aveva in corpo, mentre il Mini P.E.K.K.A. calava il suo spadone contro

la porta del pollaio, scambiandolo per una Torre della Corona.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni

aspetti caratteristici del genere fantascienza

Il personaggio fantastico di questo racconto è un extraterrestre?

Sì. No.

Il luogo in cui si svolge la vicenda è realistico o totalmente fantastico?

Nel titolo del libro vi è un acronimo: P.N.G. Dopo aver letto il racconto pensi che esso significhi:

Personaggi Non Giocanti.

Parole Non Gentili.

Persone Nate Galattiche.

NON
C C 57 FANTASCIENZA genere
OMPITO
NOTO

l’ A r t e di... LEGGERE

Mettete in atto la lettura collettiva, cioè la lettura fatta da più persone. Lavorate a coppie, immedesimatevi nei ruoli e leggete la vostra parte.

– Dai mamma, raccontamelo ancora.

– Ancora, ancora. Mi devi dire com’erano.

– Erano … bianchi, ma anche giallini. E neri. E colorati.

– Allora non c’era la Telespaziale e il Megacinema.

– Bè, però c’erano il cinema e la tivù, e c’erano anche i giochi elettronici. Ma con i libri era diverso.

– Perché le figure ce le mettevi tu dentro la testa. Come le volevi tu. I mostri, le principesse, i buoni e i cattivi…

– Qualche volta. Quelli per i cuccioli, e quelli con i cuccioli.

– Ah, ne avevano tantissimi… di tutte le forme, grandi e piccoli, pesanti e leggeri… Certi suonavano e facevano le

– E il tuo preferito, dimmi del tuo preferito.

– Il mio preferito era tutto rosso fuori, con una bambina disegnata sopra. Lei si chiamava Prunilla. E la parte più bella era quando Prunilla sognava, perché sognava i miei sogni: una volta voleva fare la ballerina, una volta la scrittrice, una volta l’esploratrice…

– Che sciocchezze. Però belle. E dov’è finito?

– Ah, non lo so. Quando è venuta la Grande Piena immagino che se lo sia portato via insieme a tutto il resto: i nostri mobili, i giochi, la casa…

– E tu hai pianto?

– Ho pianto perché era la mia vita di prima, e non c’era più. Poi siamo dovuti partire, senza niente, solo con i vestiti che avevamo addosso…

Che rivoluzione! Carthusia
58
genere
FANTASCIENZA

– E avete preso le astronavi e siete venuti fin qui.

– Sì.

– E il tuo libro è rimasto sulla Terra.

– Sulla Terra, nell’acqua, sepolto dal fango… non lo so.

– Non essere triste, mamma. Ci sono qua io con te. Me la fai vedere, la Terra?

– Guarda… è quella là, quella piccola e azzurra subito dopo il grande pianeta rosso grande...

– Ed è piena di libri.

– Immagino di sì. Nell’acqua, sepolti dal fango, bruciati negli incendi… la Catastrofe è stata brutta, sai.

– I libri si sono perduti, però le storie sono rimaste.

– Certo che sì. Finché ce le ricordiamo. E se vogliamo possiamo scriverle sul computer.

– Promettimi che domani scriviamo questa qui. S’intitola: La mamma che raccontava alla sua bambina dei libri abbandonati. Ti piace?

– Beh sì. Mi piace perché è la nostra storia.

– Peccato che non è un libro, però.

– Peccato. Ma finché ci ricordiamo dei libri, loro restano con noi.

EDUCAZIONE

CIVICA

La “Grande Piena” nel mondo attorno a te potrebbe essere un disastro causato dai cambiamenti climatici Questo è uno dei grandi problemi dei nostri tempi. Che cosa possiamo fare per evitare disastri di questo tipo?

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere fantascienza

La vicenda si svolge in un pianeta diverso dalla Terra. Sottolinea nel testo in le parole che te lo fanno capire.

Quali oggetti del passato non esistono in questa società futura?

Quali oggetti di questa società futura non esistono nella società attuale?

Nel racconto vi è un altro elemento caratterizzante il racconto di fantascienza.

Quale?

Raggiungere mondi immaginati dalla lettura di libri.

Il ricordo del tempo passato. La catastrofe ambientale e la distruzione di mondi.

59 FANTASCIENZA genere

genere

FANTASCIENZA

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere fantascienza

Sottolinea nel testo le parole che ti fanno capire che è un racconto di fantascienza:

in quelle che indicano strumenti;

in quelle che indicano una forma di governo. Spesso nei racconti di fantascienza si narrano incontri con abitanti malvagi di altri pianeti. In questo testo, quali sono i personaggi temibili?

L ESSICO L

“Andare alla ventura” significa:

perdersi nello spazio. muoversi sfidando la sorte.

desiderare di vivere un’avventura pericolosa.

I

Girovaghi dello spazio

Io sono un Girovago e noi Girovaghi preferiamo andare alla ventura

Stavo facendo un saltino da Geva a Tork.

Lungo la strada per Tork, che cosa ti vado a captare sullo schermo a iperonde? Un pianeta randagio, proprio così! Un pianeta sconosciuto al di fuori del Settore Gamma-Iota.

Vado a controllare sulle carte stellari e sapete che cosa scopro? Che in tutta la Galassia, sono io il tizio più vicino a quel pianeta.

Bene, con un paio di salti spericolati, mi ci vogliono un giorno o due, mi ritrovo in orbita intorno a questo pianeta. Mi rendo conto che il pianeta ha un’atmosfera e, visto che non è molto lontano da qualsiasi stella, non ho altra scelta che tentare l’atterraggio su quella macchia grigia che mi vedo sotto. Così scendo piano piano.

Me ne torno in quota a tutta velocità, potete credermi! C’erano dei bruchi giganti che mi avrebbero mangiato in un solo boccone. Fortuna che sono riuscito a vederli appena in tempo! E – aiuto! – uno sta venendo proprio verso di me. Io non sto a pensarci un attimo: schiaccio un tasto e me ne torno in orbita a razzo!

A quel punto che cosa avrei dovuto fare? Siamo franchi: andare dritto a Tork e badare ai miei affari. Invece, eccomi qua e il Governo Galattico non mi ha dato neppure un centesimo per essere corso a dare l’allarme! Roba da non credere.

Ken Follett, Il pianeta dei bruchi, Mondadori
60

MAPPA

Il RACCONTO DI FANTASCIENZA narra vicende fantastiche ambientate nel futuro o, più raramente, nel passato. Esse sono basate su dati e strumenti scientifici

SCOPO

Raccontare vicende per rispondere alla curiosità di conoscere l’ e lo spazio oltre la Terra.

ELEMENTI

Personaggi:

• : uomini, donne, scienziati/e, astronauti/e…;

• : extraterrestri, robot, mostri costruiti dagli esseri umani, mutanti, androidi, cyborg…

Tempo:

• quasi sempre il ;

• talvolta il .

Luoghi:

• ;

• (spazi extraterrestri abitati da esseri intelligenti, la Terra nel futuro).

IL RACCONTO DI FANTASCIENZA ISIONE MENTALE V

CONTENUTO

• La vita sulla Terra nel lontano

.

• La scoperta e l’ di nuovi mondi.

• L’incontro con altri esseri .

• Lo scontro con civiltà

STRUTTURA

• , svolgimento, .

• Salti cronologici per mezzo di flashback e anticipazioni.

• Azioni ricche di suspense.

• Finale a .

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 46-53
V Androide Alieno Cyborg 61
genere
ORGANIZZARE LE CONOSCENZE FANTASCIENZA

VERIFICA

Il nonno e il marziano

Un giorno, alle undici e trentasei, ora di Saturno, un marziano in piena regola sorrise bel bello, proprio nel mezzo della piazza della città.

Non ti dico lo stupore dei passanti. Lo stupore diventò subito paura, che non si sa mai… Sono cattivi, i marziani, tutti lo sanno… Sono perfidi, mostruosi, orripilanti, puzzolenti, con la loro pelle verde.

Nessuno sa come sia fatto un marziano, ma non vorrai mica immaginartelo gentile, simpatico e magari pure sorridente?!

Va da sé che ognuno scappò e in pochi istanti la piazza fu deserta, con il povero marziano solo soletto, senza più nessuno a cui sorridere.

Si avvicinò all’aiuola e colse un fiore, per donarlo al primo o alla prima che avesse incontrato, magari aggiungendo pure un buongiorno, che male non fa. – Ecco, guardate! – brontolò il giardiniere comunale. – Quel vandalo marziano sta devastando la natura! Brutta gente, i marziani!

Più solo che mai, il marziano passeggiò fino al parco. Lì vide il nonno, tranquillamente seduto su una panchina.

– Attento, nonnino! – urlò il sindaco. – Quello è un marziano cattivo!

Il nonno, forse un po’ sordo, non ascoltò nessuno. Anzi, quando il marziano si avvicinò, lui si scostò un po’ per lasciargli posto sulla panchina.

– Questo è per lei – disse il marziano, porgendogli il fiore.

– Buongiorno a lei! – rispose il nonno. – Posso offrirle un caffè?

Fu così che alle dodici e quarantotto, ora di Mercurio, i due erano ancora lì che chiacchieravano.

Alle diciotto e trentadue, ora di Venere, il nonno e il marziano si salutarono, lieti di aver trascorso il pomeriggio in compagnia.

Arrivato a casa, il nonno scrisse subito sul suo diario:

Oggi ho incontrato un terrestre così gentile, affabile e simpatico che quasi lo scambiavo per un marziano…

Andrea Valente, Eh! Come emozione, Edizioni Lapis
62

VERIFICA

A NALIZZO A

1 Riconosci la struttura del genere fantascienza. Questo testo segue la struttura del testo narrativo: introduzione, svolgimento, conclusione? Se sì, segna le parti nel testo.

2 In questo testo è presente un elemento tipico del genere fantascienza. Quale?

La guerra tra terrestri e abitanti di altri mondi. L’incontro tra i terrestri e gli abitanti di altri mondi.

La vita sulla Terra in un lontano futuro.

3 Qual è il personaggio fantastico?

4 Qual è il personaggio reale?

5 Il tempo: è definito. non è definito.

6 Il luogo è

7 In questo racconto lo scopo dell’autore è affermare che: gli extraterrestri sono pericolosi. non dobbiamo avere paura di chi è diverso da noi. gli umani sono più gentili degli extraterrestri.

OMPRENDO C

1 Nel testo si usa l’espressione “il nonno”. Ciò ti fa capire che egli è il nonno: del marziano. di chi scrive. del sindaco.

2 Il nonno capisce di aver parlato con un marziano? Sì. No.

3 Le persone scappano perché: l’extraterrestre è spaventoso. immaginano che l’extraterrestre sia cattivo. hanno già conosciuto l’extraterrestre.

4 Nonnino è un nome: primitivo. derivato. alterato.

CHE COSA SO?

Ho riconosciuto la struttura, il contenuto e gli elementi di questo racconto di fantascienza?

Sì. No. In parte.

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

C
COME STO?
63

Un incontro ravvicinato

Ecco il primo gioco-quesito!

Ormai sai che utilizzare la LOGICA è utilissimo. Ma la logica è utile anche nel GIOCO Così, la usi DIVERTENDOTI!

Un disco volante è atterrato nel giardino di Enea e Gaia. L’extraterrestre con il suo traduttore transgalattico comprende la prima frase dei bambini. Ma poi si inceppa… Sai tradurre tu il loro dialogo? Enea e Gaia hanno capito che a ogni numero corrisponde una lettera del nostro alfabeto.

1 2 1 3 4 5 D A D O V E 4 6 5 7 6 8 V I E N I ? 4 5 7 9 3 1 2 4 5 7 5 10 5 11 2 6 12 2 13 13 3 14 7 15 14 7 9 3 4 6 2 9 9 6 3 8 5’ 1 14 10 2 13 3 13 10 5 2 7 7 6 SOLUZIONE: VENGO DA VENERE.
FATTO UN
HAI
LUNGO VIAGGIO? È DURATO TRE ANNI.
64

Sul pianeta XB4 c’è un convegno dal titolo

“Com’è il tuo giardino?”. Alcuni extraterrestri intervengono nel dibattito. Per descrivere il loro giardino, che è simile ai nostri, usano parole strane... galattiche!

NEL MIO PICSTICO

I PIRILLI HANNO

I PETALI VERDI.

NEI PRATI NON VEDIAMO LASTRUCCHE DALLE ALI COLORATE CHE SI POSANO SUI PIRILLI

DA ME, LE BARUTTE

DEGLI ESTULI NON AFFONDANO NEL TERRENO, MA VANNO VERSO IL CIELO.

GLI SPIRELLI DORMONO NEL NIDO TUTTO IL GIORNO.

Rendi chiare le frasi dei nostri amici di altri pianeti.

PICSTICO = PIRILLI =

BARUTTE =

ESTULI = LASTRUCCHE = ................................................................................

SPIRELLI =

SOLUZIONE: PICSTICO-PIANETA, PIRILLI-FIORI, BARUTTE-RADICI, ESTULI- ALBERI, LASTRUCCHE-FARFALLE, SPIRELLI-UCCELLI. 65

Giallo

Delitti, detective, indizi, colpevoli… e alla fine la soluzione del caso. Ecco un racconto giallo!

Perché appassiona? Perché è una sfida tra chi scrive e chi legge.

Chi scrive cerca di nascondere tracce e indizi, chi legge cerca di scoprire la soluzione

Una cosa è certa: il racconto giallo è il regno della bugia.

Chi è colpevole di un delitto mente sempre.

Spunti per discutere

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
66

Il racconto giallo (chiamato anche poliziesco) è un testo narrativo che presenta sempre un caso poliziesco da risolvere (un furto, un delitto, un rapimento…).

SCOPO

Lo scopo è suscitare interesse in chi legge creando un’atmosfera di attesa e di suspense

CONTENUTO

Il contenuto di un racconto giallo è la presentazione di un reato. Non si conoscono né il movente (perché il reato è stato commesso) né il colpevole

Il caso viene risolto da chi investiga grazie alla sua inchiesta e alla raccolta di indizi.

ELEMENTI

Nel racconto giallo agiscono diversi personaggi:

• l’investigatore/l’investigatrice è protagonista. Può essere un poliziotto, un detective o una persona che, grazie alle sue abilità di osservazione, intuizione e logica, riesce a risolvere il caso;

• il/la colpevole è chi commette il reato: generalmente è una persona insospettabile;

• la vittima è la persona che subisce il danno;

• altri personaggi sono l’aiutante di chi investiga, i testimoni, le persone sospettate.

Il tempo è sempre determinato.

I luoghi sono sempre reali.

STRUTTURA

La struttura del racconto giallo si può scandire in tre fasi:

• l’introduzione, in cui si presentano la situazione iniziale, generalmente tranquilla, e alcuni personaggi;

• lo svolgimento, in cui:

- si presenta il delitto che giunge all’improvviso e rompe l’equilibrio iniziale;

- iniziano le indagini condotte da chi investiga seguendo gli indizi, utilizzando la logica, la capacità di osservazione dei particolari e dei sospettati;

- avviene la ricostruzione dei fatti accaduti e la scoperta del colpevole;

• la conclusione, in cui la situazione ritorna calma e normale.

MAPPA
67

Il piacere di...

LE AVVENTURE DI SHERLOCK HOLMES

Sherlock Holmes, il più famoso investigatore di tutti i tempi, decifra sei enigmi irrisolvibili grazie alla sua infallibile intelligenza deduttiva, basata su quegli insignificanti dettagli invisibili agli altri, ma che rendono tutto chiarissimo nella sua mente. Tra atmosfere intriganti, fra maggiordomi e tappeti persiani, tabacco da pipa e argenteria nei salotti per il tè, il crimine viene sempre sconfitto. Un autore classico riscritto per appassionare i ragazzi e le ragazze in una palestra per la mente: più sono bizzarri i casi da risolvere, più intrigano Sherlock e il suo fido biografo e amico, il dottor Watson.

A Sherlock non sfugge nulla

Ero passato dal mio amico Sherlock Holmes la seconda mattina dopo Natale.

– È occupato? – dissi. – forse la interrompo.

– Niente affatto. Il fattorino ha ritrovato questo cappello. Il proprietario è ignoto. La prego di osservarlo. Che cosa deduce sull’identità dell’uomo che lo indossava? – chiese.

Era un comune cappello nero della solita forma rotonda. La fodera era stata di seta rossa, ma era molto stinta. Era perforato nell’orlo. Per il resto era strappato, impolverato e macchiato in diversi punti. Inoltre si vedeva che alcune macchie erano coperte con dell’inchiostro nero.

– Non riesco a vedere nulla – dissi io.

– Al contrario, Watson, ha visto tutto. Ma non riflette su quel che vede.

– Allora mi dice per favore che cosa si può concludere da questo cappello? – chiesi, mentre Holmes lo esaminava.

– Si comprende bene che l’uomo che lo indossava negli ultimi anni è stato discretamente bene, sebbene ora non abbia molto denaro. Era prudente, ma adesso lo è meno di prima. Tuttavia ha conservato un po’ di orgoglio. È un uomo che esce poco, ha un’età media, i capelli brizzolati che ha fatto tagliare pochi giorni fa.

68
Mauro Martini Raccasi, Le avventure di Sherlock Holmes, La Spiga Edizioni
LEGGERE UN RACCONTO GIALLO

Questi sono i fatti più evidenti che si deducono dal suo cappello.

– Holmes, sta di sicuro scherzando...

– Niente affatto. Questo cappello ha tre anni. Queste tese piatte non sono più di moda. È un cappello della migliore qualità. Se quest’uomo poteva permettersi di acquistare un simile cappello tre anni fa e da allora non ne ha comprati di nuovi, il suo tenore di vita è certamente peggiorato.

– Ma che ne dice della prudenza e dell’orgoglio?

Sherlock Holmes rise: – Ecco la prudenza – disse, mettendo il dito nel foro sull’orlo del cappello, – qui c’era un elastico per assicurarsi di non perdere il cappello alla prima folata di vento. Ma l’elastico non c’è più e non è stato sostituito. È evidente che l’uomo ha meno prudenza di prima. D’altro canto ha tentato di nascondere alcune di queste macchie sul feltro tingendole con l’inchiostro, che è segno che non ha totalmente perduto il rispetto per se stesso.

– Il suo ragionamento comincia a filare.

– Gli altri particolari derivano tutti da un attento esame della parte inferiore della fodera. La lente svela una gran quantità di punte di capelli puliti e tagliate dalle forbici di un barbiere. Questa polvere, che può osservare, è la polvere soffice e marrone della casa, che dimostra che è rimasto lungamente appeso al chiuso.

69

Un misfatto in casa mia

Mia nonna è una investigatrice dilettante. A forza di leggere romanzi polizieschi e di studiare i metodi di Sherlock Holmes, di Hercule Poirot e del commissario Montalbano si è detta: – E perché non io?

Ho deciso di calcare le sue orme e, l’altro giorno, le ho chiesto di prendermi come apprendista detective.

– D’accordo – ha detto lei, – sarai il mio assistente. Appena mi si presenterà un nuovo caso farò ricorso a te.

Ebbene, oggi stesso, a casa nostra, ho avuto l’occasione di seguire la nonna e di osservare i suoi metodi.

La mamma ha scoperto il misfatto: della crema al cioccolato che aveva preparato per la cena ne restava appena la metà.

Nonna si è messa al lavoro.

Ha interrogato la vittima: – A che ora hai scoperto il furto? – ha chiesto alla mamma.

– Alle tre e mezzo, quando sono andata a prendere uno yogurt.

– A che ora hai messo la crema in frigo?

– Verso le dieci, stamattina – ha risposto la mamma.

– Bene – ha concluso la nonna – possiamo dunque dedurre che il malfattore ha operato tra le dieci e le quindici e trenta. E adesso esaminiamo la scena del crimine in cerca di indizi.

Innanzitutto, voleva rilevare le impronte digitali sulla ciotola della crema, ma sono riuscito a impedirglielo: non volevo che rovinasse quello che restava della crema al cioccolato!

Ha poi convocato i sospetti, ovvero mio padre e mia sorella, i soli, oltre a me e alla mamma, ad avere libero accesso alla cucina.

70 GIAL LO genere
Bernard Friot, Altre storie a testa in giù, Editrice Il Castoro

Anna, la mia sorellina, aveva un solido alibi: era in trasferta con la scuola di danza e poteva vantare una trentina di testimoni. L’interrogatorio di papà è stato nettamente più interessante. Inizialmente ha sostenuto di aver passato tutta la giornata in ufficio. Ma poi ha ammesso di aver annullato due appuntamenti con dei clienti per andare a pescare con il suo amico Marco. A questo punto quella più contrariata era la nonna: se tutti i sospetti avevano un alibi, il caso si complicava! Ma non era ancora detta l’ultima parola. – Seguimi! – mi ha ordinato. – Risolviamo questo problemino.

Improvvisamente si è alzata di scatto e si è precipitata in salotto. Ha puntato il dito verso la mamma gridando: – Ci sono! Hai mangiato tu la crema al cioccolato!

Ne è venuta fuori una tragedia mai vista. Mamma ha chiamato nonna “Sherlock Holmes da strapazzo”. Alla fine la nonna si è dovuta scusare.

Ma era soprattutto per me che le dispiaceva! Le ho detto che non doveva dispiacersene, che andava bene lo stesso. Ed è vero che andava bene, anzi benissimo, così. Perché il colpevole, il divoratore di crema al cioccolato, io lo conosco bene. Sono io!

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere giallo.

Gli elementi fondamentali di un giallo sono:

• un misfatto;

• un colpevole da scoprire;

• il detective e i suoi aiutanti che indagano.

In questo testo il misfatto è

La detective è

Il suo aiutante è

Nella struttura del testo compaiono le indagini, gli indizi, gli interrogatori dei presunti colpevoli e dei testimoni, la soluzione del caso.

In questo racconto le indagini si svolgono attraverso:

l’analisi di indizi come le impronte digitali. gli interrogatori di più persone. l’intervento di esperti.

Un altro elemento tipico del giallo è l’alibi, che è:

la testimonianza resa alla polizia. il sopralluogo sulla scena del misfatto. la dimostrazione di non essere stato sul luogo del misfatto

71 GIAL LO genere

Victor Escandell, Ana Gallo, Enigmi, Il Castello

A NALISI A I gioielli della regina

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere giallo.

Qual è il caso da risolvere?

Chi risolve il caso?

Il capo della polizia risolve il caso:

per mezzo di indizi e deduzioni. per mezzo di prove concrete.

La struttura del testo contiene:

sequenze narrative e descrittive. sequenze narrative e riflessive.

Il re di Francia e la sua consorte aspettavano il momento giusto per fuggire da Parigi con l’aiuto del maresciallo Axel Fersen, un caro amico della regina.

Qualche giorno prima della loro fuga, un ambizioso conte che viveva a palazzo chiamò il capo della polizia per denunciare la scomparsa del grande diamante Suzy dalla Camera del Tesoro Reale.

Il conte accusò la regina Maria Antonietta di aver pianificato il furto. Il conte cominciò la sua esposizione al capo della polizia per argomentare la sua accusa.

Fornì alla polizia la sua versione dei fatti.

– Era una notte di pioggia e senza luna. Un rumore mi svegliò e mi affacciai alla finestra senza accendere le luci.

Passò poi a descrivere ogni dettaglio: – Il palazzo era completamente al buio, ma riuscii a scorgere l’ombra di Axel. Poi continuò dicendo: – Subito uscii dalla mia camera e notai che la Camera del Tesoro era spalancata.

Il conte insinuò che il piano fosse dalla regina.

– Scoprii che avevano rubato il diamante Suzy e diedi l’allarme. Tutti sanno che Fersen ha bisogno di denaro e che la regina gli dà tutto ciò che chiede…

Dopo aver ascoltato la sua dichiarazione, il capo della polizia sbottò: – Signor conte, per favore, restituisca subito il diamante. È ovvio che sta mentendo.

Il capo della polizia aveva scoperto il vero colpevole da un indizio molto importante: alcune parole pronunciate dal conte.

Perché il poliziotto lo accusa?

Se era una notte senza luna non si poteva notare che la camera del tesoro era spalancata. Per proiettare delle ombre è necessario che ci sia luce, e quella notte non c’era la luna, pioveva e il palazzo era completamente al buio.

72 GIAL LO genere

L’ispettore Bracco indaga

Era una giornata molto calda e l’ispettore Bracco era felice di trovarsi negli uffici della polizia con l’aria condizionata. L’agente Al Fresco gli stava parlando della coppia che avrebbe dovuto interrogare.

– C’è stato un incidente fra due imbarcazioni. Un piccolo motoscafo si è scontrato con una barca a remi che ospitava due ragazze. Sono state sbalzate fuori dalla barca, ma non si sono fatte male. Il ragazzo del motoscafo è già stato fermato in passato per eccesso di velocità. Se riusciremo a provare la sua colpevolezza, stavolta finirà in prigione – spiegò il poliziotto. Quindi chiese al detective di assisterlo nell’interrogatorio.

L’agente Al Fresco lo presentò a Nico Verdesca e Lulu Gambacorta.

– Stavolta sei nei pasticci, Nico – disse l’agente.

– No, non c’entro! – protestò lui. – Era Lulu che guidava. Sto cercando di tenermi fuori dai guai, perciò ho chiesto a lei di guidare. È stato un incidente!

– Lulu – intervenne l’ispettore, – ci racconti che cosa è successo.

– Come ha detto Nico, mi ha chiesto di guidare. Stavo guardando dall’altra parte e ho notato troppo tardi la barca a remi. Appena l’ho vista, ho schiacciato il freno, ma non c’è stato niente da fare! – spiegò la ragazza.

– State mentendo, è evidente – li avvisò Bracco. Perché non crede alla loro versione?

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere giallo.

Chi è l’investigatore?

Chi è il suo aiutante?

Ci sono testimoni?

Chi è il colpevole?

Jim Sukach, Le indagini Lampo dell’ispettore Bracco N. 1, Piemme Junior
................................................................................
73 GIAL LO genere
Soluzione: sui piccoli motoscafi c’è la leva manuale e non un freno a pedale. È probabile che Lulu non ne abbia mai guidato uno.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere giallo.

Lo scopo dell’autore è: informare chi legge su un fatto di cronaca nera. coinvolgere chi legge nella soluzione di un misfatto.

Il detective, cioè colui che risolve il caso, è: un professionista. una persona attenta ai particolari. un aiutante del detective.

Ciccio risolve il caso: raccogliendo testimonianze. in base agli indizi. in seguito a un interrogatorio.

Il colpo di scena che permette di risolvere il caso è: la caduta del ramo dell’albero. una particolare fotografia. l’inizio di un temporale.

Ciccio e il ramo caduto

Francesco, che tutti chiamavano Ciccio, uscì per andare a scuola.

Svoltato un angolo, una sorpresa: un enorme ramo era caduto danneggiando due auto, una Cinquecento rossa e una Panda grigia parcheggiata dietro.

Sul posto c‘erano un’auto dei carabinieri, un carro attrezzi e un mezzo dei vigili del fuoco.

Un signore parlava con un carabiniere: – Aspetti, voglio vedere se l’auto funziona! – e si diresse verso la Panda, borbottando: – Uno la sera parcheggia l’auto, e la mattina dopo la trova distrutta!

Ciccio, scattava foto: l’auto dei carabinieri – click – le automobili danneggiate – click click – il proprietario della Panda che entrava in auto, metteva in moto e la spostava – click click click – il camion dei pompieri con il ramo caricato sul pianale e il carro attrezzi che tirava su la Cinquecento – click click.

– Ehi – gli disse il militare – perché non vai a scuola?

– È ancora presto, e le fotografie le faccio proprio per il giornalino della scuola – rispose Ciccio allegramente. – Gliela posso fare una fotografia per il Giornalino?

– E tu poi me ne farai avere una copia?

L’appuntato diede il biglietto con indirizzo e telefono a Ciccio e si mise in posa.

74 GIAL LO genere
Carlo Barbieri, Dieci piccoli gialli 2, Einaudi Ragazzi

Più tardi, tornato a casa, Ciccio cominciò a fare scorrere le foto al computer per scegliere le più belle per il giornalino. Ma in qualcuna… c’era qualcosa che…

Ciccio guardò, pensò, pensò… e finalmente capì!

Recuperò il biglietto che gli aveva dato il carabiniere e lo chiamò.

Cinque minuti dopo, l’appuntato Scomazza bussò alla porta di casa.

– Deve arrestare quello della Panda di stamattina.

– E perché?

– Perché è un truffatore. Guardi le foto.

– Ah! Sotto la Cinquecento la strada era asciutta, mentre sotto la Panda era bagnata!

– Sotto la Cinquecento era asciutta perché la macchina è rimasta lì tutta la notte, mentre la Panda è arrivata molto tempo dopo, quando già pioveva e la strada era bagnata. Invece il proprietario ha detto di averla posteggiata la sera prima. È una bugia. Secondo me le cose sono andate così: sulla sua macchina era caduto qualcosa di pesante sul cofano che aveva fatto un danno. Quando questa notte ha visto il ramo caduto, ha avuto l’idea di inscenare un incidente. Sta facendo tutto il possibile per procurarsi un po’ di soldi per un altro motivo.

– Quale?

– Mi sembrava di averlo già visto, e ora mi sono ricordato dove: scommette alle macchinette mangiasoldi del bar.

– Gran brutto viziaccio, il gioco – disse il carabiniere, – può rovinare una famiglia e persino portare dritto in prigione.

L ESSICO L

Appuntato è una parola polisemica, cioè con più significati.

In questo contesto, che cosa indica?

Qualcosa annotato su un taccuino. Un grado militare. Un sinonimo di appuntito.

75 GIAL LO genere

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere giallo

Collega ogni termine alla sua definizione.

reato molto grave

Storia poliziesca

inchiesta indizio

crimine

In questo testo:

• il crimine è

• l’indizio è

un particolare che aiuta a risolvere il crimine

indagine per risolvere il caso

Nonostante in questo racconto compaiano un crimine, un indizio, un’inchiesta, non è un giallo. Perché?

Una pulce passeggia sul bracciolo di una poltrona, quando incontra un lungo capello biondo che si sta rimirando in uno specchietto. – Insomma! – dice il capello. – Stia attento a dove mette i piedi, e soprattutto non mi tocchi e non mi sposti: sono un indizio!

– Un indizio? Che cos’è?

– Immagini: un crimine è stato commesso proprio qui, in questa stanza. Hanno trovato la vittima sulla poltrona di fronte, con una pallottola in pieno petto. L’inchiesta ha accertato che l’assassino era seduto sulla poltrona dove ci troviamo ora. Quindi, è logico, io sono molto importante: quando i poliziotti mi troveranno, cercheranno di stabilire da dove provengo. Grazie a me, smaschereranno l’assassino! Tutti parleranno di me, i giornali, la TV, sarò famoso!

– Se ho capito bene – dice la pulce, – conviene essere calvi quando si deve uccidere qualcuno: questi capelli chiacchieroni sono pronti a tradirti, anche solo per darsi delle arie! Quindi getta a terra la parrucca riccioluta che indossava e fa secco il lungo capello biondo con un colpo di pistola al cuore.

Bernard Friot, Altre storie a testa in giù, Editrice Il Castoro
76 GIAL LO genere
OMPITO NON NOTO C C

Il RACCONTO GIALLO (o “poliziesco”) è un testo narrativo che presenta un caso da risolvere (un furto, un delitto, un rapimento…).

SCOPO

Suscitare interesse in chi legge creando un’atmosfera di attesa e di

CONTENUTO

La presentazione di un reato di cui non si conosce né il movente né il  . Il caso viene risolto da chi

........................................ grazie alla sua inchiesta e alla raccolta di

IL RACCONTO GIALLO

ELEMENTI

• Chi investiga è il protagonista; un poliziotto, un detective o una persona che, grazie alle sue abilità, riesce a risolvere il ;

• il è colui che commette il reato;

• la vittima;

• altri personaggi sono l’aiutante dell’investigatore, i testimoni, le persone sospettate. Il è sempre determinato.

I luoghi sono sempre reali.

STRUTTURA

• L’ , in cui si presentano la situazione iniziale, e alcuni personaggi;

• lo svolgimento in cui:

• si presenta il delitto;

• iniziano le indagini, condotte dal protagonista seguendo gli indizi;

• avviene la ricostruzione dei fatti accaduti e la scoperta del ;

• la conclusione

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 54-61
77 MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE GIAL LO genere

VERIFICA

L’omino verde di via Pirandello

La signora Granier Deferre, di anni 71, vedova, era alta e molto robusta.

– Vede signor… – stava dicendo a Jacques, nell’ufficio della sua agenzia investigativa, – signor Mystère… A casa mia ci sono i marziani.

Jacques disse: – Vuole raccontarmi tutto dall’inizio?

– Oh bella, giovanotto, sono venuta apposta! Dunque, il mio povero marito mi lasciò in eredità due villette in via Pirandello, quella strada isolata. Ne affittai una a questo signor Dupont. All’inizio sembrava una persona per bene… Lavora al museo delle Cere, sa? Poi ha cominciato a ricevere certa gente… con certe facce… quando poi, di notte, ho sentito degli strani rumori…

– Rumori? Che rumori?

– Metallici, come di macchine in movimento. Ieri sera non ho resistito e sono andata a vedere. Ho usato il mio duplicato della chiave e sono entrata. E l’ho visto. – Visto chi?

– Come chi, giovanotto? Il marziano verde, no? Stava in mezzo alla stanza, piccolo, squamoso. Sono andata alla polizia, ma non mi hanno nemmeno dato ascolto! Quindi sono venuta da lei. Stasera verrà a casa mia e vedrà lei stesso. E, con passo marziale, uscì.

Jacques Mystère arrivò a casa Granier Deferre verso le 11. La signora gli porse una chiave e disse: – Apra!

Jacques aprì e vide l’omino verde, fermo in mezzo alla stanza, davanti a loro, squamoso, con due antenne sulla testa. Jacques, cautamente, avanzò e lo toccò.

– È di cera – disse, – una statua di cera con la testa mobile.

– E il rumore? – chiese la signora Granier Deferre. – Lo saprà presto. Dov’è la porta della cantina?

– Di là.

Scesero le scale: videro una vera e propria tipografia, tre uomini che lavoravano a stampare denaro falso e un intrico di fili, ai quali, con delle mollette, erano appesi biglietti di banca ad asciugare.

78

VERIFICA

Travolgendo i fili con il loro “bucato” Jacques si lanciò contro Dupont e insieme rotolarono per qualche metro. Gli altri due gli furono addosso. Jacques stramazzò a terra. Riuscì a metterne K.O. due, ma il terzo gli fu sopra con tutto il suo peso: era il doppio di lui e Jacques pensò che stavolta fosse finita. Poi successe una cosa strana: il bandito volò via. La signora Granier Deferre lo aveva afferrato per i pantaloni e la camicia e lo aveva scagliato sulla rotativa. Guardò Jacques con un misto di disprezzo e compassione.

– Si alzi, giovanotto. Eh, i ragazzi di oggi…

A NALIZZO A

1 In questo testo trovi alcuni elementi tipici del racconto giallo. Quali? Segna con più X. Un fatto su cui indagare. La presenza di marziani.

La soluzione di un misfatto.

L’aiutante dell’investigatore.

2 A causa di quale fatto si avvia l’indagine?

Il lavoro del signor Dupont.

Un investigatore.

La presenza di strani rumori e di uno strano personaggio.

La presenza di tante persone nella villetta.

3 Quale reato viene scoperto?

C OMPRENDO C

1 Il “bucato” di cui si parla nel testo è: una particolare banconota bucata. l’insieme delle banconote prodotte. l’insieme delle banconote lavate.

OMPITO NON NOTO

La rotativa è una macchina per stampare. Quale di queste è una rotativa?

CHE COSA SO?

Ho riconosciuto la struttura, il contenuto e gli elementi di questo racconto giallo?

Sì. No. In parte.

2 La signora guarda Jacques con “un misto di disprezzo e compassione” perché Jacques: ha messo K.O. il signor Dupont. non è riuscito a fermare l’ultimo colpevole. ha travolto i fili del bucato.

COME STO?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

VERIFICA
C C
Molto. Abbastanza. Poco. 79

Horror

Atmosfera di mistero, personaggi

“sinistri”, suspense… Ecco gli ingredienti di un racconto horror!

Leggere un racconto horror può far paura, ma può anche affascinare. Perché?

Perché i brividi ci tengono con il fiato sospeso, ci fanno desiderare di sapere

“come va a finire” e… “mettono alla prova” il nostro coraggio.

Ma, per fortuna… a distanza!

Spunti per discutere

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
80

Il racconto horror o del brivido è un testo narrativo che racconta eventi immaginari , momenti di paura , situazioni terrificanti . Si avverte una sensazione di pericolo perché non si riescono a trovare le cause dei fatti o dei fenomeni che accadono.

Lo scopo è impressionare chi legge con racconti terrificanti.

CONTENUTO

Il contenuto di un racconto horror è rappresentato da:

• fatti oscuri e misteriosi;

• fatti inspiegabili e terribili.

ELEMENTI

Il protagonista è una persona comune che vive situazioni terrificanti e raccapriccianti.

I personaggi sono:

• personaggi comuni che hanno strani comportamenti e terribili progetti;

• mostri fantastici che si trasformano: vampiri, streghe, zombie…

Il tempo in cui si svolge la vicenda è generalmente:

• la notte; • un giorno tetro.

I luoghi spesso causano inquietudine, ansia, paura. Sono: cimiteri, vecchi castelli abbandonati, luoghi solitari, case diroccate…

STRUTTURA

La struttura del racconto horror prevede:

• un’introduzione che presenta la situazione e il protagonista;

• uno svolgimento in cui esseri mostruosi assalgono il protagonista;

• la conclusione, non sempre a lieto fine.

I fatti sono narrati con un ritmo incessante per creare un’atmosfera di paura, attesa, suspense.

SCOPO
MAPPA
81

SQUADRA SCACCIAFANTASMI E LA PISTA DI GHIACCIO

Tom è terrorizzato. Nella sua cantina un fantasma ha tentato di strangolarlo.

Edvige, un’amica di sua nonna, lo aiuterà a scoprire che esistono molti tipi di fantasmi E quello che abita la sua cantina non è certo il peggiore!

La caccia a un FAMOR, FAntasma MOstruosamente Ripugnante, si rivelerà un’impresa ardua e... terrificante!

Cornelia Funke, Squadra Cacciafantasmi e la pista di ghiaccio, Beisler Editore

Un incontro da brivido

Nel grande palazzo dove Tom abitava, ogni appartamento aveva la sua cantina. Tom era fermamente convinto che la loro fosse di gran lunga la più buia, e la più infestata di ragni di tutte. E sapeva anche il perché.

Il portinaio, Eugenio Timpanaro, odiava i bambini. E dato che Tom e Lola erano gli unici bambini in tutto il palazzo, alla loro famiglia era stata assegnata la cantina più spaventosa. Naturale! Giunto davanti all’entrata, Tom serrò le labbra. Il corridoio stretto e freddo sul quale si affacciavano le porte delle cantine era illuminato debolmente e come al solito faticò a infilare la chiave nella serratura. Quando spinse la porta, questa si aprì con un cigolio sinistro.

Un antro nero e ammuffito si spalancò davanti a lui. Tom avanzò coraggiosamente di un passo e cercò con la mano il pulsante della luce. Dove diavolo era finito quel maledetto? Era uno di quegli interruttori antiquati, fatti apposta per slogare le dita. Finalmente. Eccolo. Lo girò.

82
piacere di... LEGGERE UN RACCONTO HORROR
Il

Una misera lampadina si accese e… PUF!, esplose in mille schegge. Tom indietreggiò spaventato e sbatté il gomito contro la porta che si richiuse di scatto. BUM! Ora era tutto solo nella cantina buia.

“Calma!” pensò. “Mantieni la calma, vecchio mio. È solo scoppiata quella stupida lampadina”.

Ma da quando le lampadine scoppiano così?

Aveva la bocca secca e ruvida come carta vetrata.

Voleva fare un passo indietro, ma le scarpe si erano incollate a qualcosa per terra. Sentiva il rumore del proprio respiro. Poi udì un lieve fruscio, come di uno scivolare sui vecchi giornali che la mamma aveva accatastato lì dentro, da qualche parte.

– Aiuto! – bisbigliò Tom. – Cavolo, aiuto!

– Ooooohuuuuu! – un gemito si levò dalle tenebre più nere. Un alito freddo, che puzzava di muffa, gli accarezzò la faccia. E delle dita ghiacciate lo afferrarono per il collo.

– Vattene! – strillò Tom dimenando le braccia come un forsennato.

– Vattene, orribile mostro!

Le dita di ghiaccio si staccarono dal suo collo e gli tirarono le orecchie. Una sagoma bianchiccia baluginò nell’oscurità. Aveva gli occhi di un verde brillante, i capelli arruffati e un ghigno beffardo. “Un fantasma!” pensò Tom sgomento. “Un fantasma vero!”.

– Uuuuoooooh! – ululò l’orrenda creatura.

Con uno strattone disperato liberò i piedi dalle scarpe incollate, barcollò fino alla porta e cercò a tentoni la maniglia. Il terribile qualcosa lo tirò per i capelli e il maglione, mugolandogli nelle orecchie. Con le ultime forze spalancò la porta. Il fantasma indietreggiò con una stridula esclamazione di collera e Tom si precipitò vacillando in corridoio, mezzo morto di paura.

83

È arrivato George

Horace e sua moglie Hetty vivevano in una fattoria. Tiravano avanti tranquillamente, finché un vecchio demone peloso non entrò nella loro vita.

La creatura si era annunciata con una scritta sul muro del fienile: – È arrivato George.

Ogni notte la creatura apriva e chiudeva le finestre. Danzava sul tetto sopra la loro camera facendo un gran fracasso.

Con il passare dei giorni, le cose andarono sempre peggio. La situazione era già abbastanza terribile, ma il suo ultimo scherzo fu il peggiore di tutti.

Una notte la creatura si mise ad abbaiare come un cane sul viottolo e Horace uscì di casa per vedere di che cosa si trattasse.

A metà strada la sua lanterna si spense, come se qualcuno avesse soffiato sulla fiamma.

Horace si fermò nell’oscurità e gli parve di sentire qualcosa ridacchiare malignamente dietro di sé. Quel suono lo fece rabbrividire.

Un istante dopo, la cosa gli saltò sulla schiena.

Le lunghe braccia del demone si avvolsero intorno al collo di Horace, facendolo quasi soffocare, e le sue gambe pelose gli cinsero la vita. Il vecchio poteva sentirlo, ma non riusciva a vederlo.

Il demone obbligò Horace ad attraversare tutto il campo fino al fosso, dove saltò giù dalla sua schiena e lo fece precipitare con un tonfo nel fango.

Horace restò in fondo al fosso, bagnato, infreddolito e pieno di lividi.

84 HOR R O R genere
Martin Waddell, Storia di demoni e fantasmi, Einaudi Ragazzi

– Ho paura di quello che potrà combinare la prossima volta! – disse Horace a Hetty dopo averla fatta alzare dal letto. – Temo che possa fare del male a te o a me. Penso che dovremo andarcene da qualche parte. Non dobbiamo dirlo a nessuno, per evitare che lui lo scopra e decida di venire con noi. Traslocheremo, ma nessuno lo saprà. Stabilirono che avrebbero caricato tutti i loro averi sul carro in gran segreto. Poi se la sarebbero svignata quatti quatti. La creatura non avrebbe saputo della loro partenza finché non fossero stati lontani. In questo modo, Horace e Hetty sarebbero stati sicuri, senza demoni a infastidirli. La notte seguente, tutto era tranquillo. Avevano programmato tutto con cura. Caricarono il carro nel cortile ancora immerso nell’oscurità.

– Si parte, ragazza mia! – disse Horace. Partirono proprio mentre il sole sorgeva in fondo al viottolo. Mentre il carro passava sotto un melo, dalle foglie dall’albero echeggiò una voce cavernosa. – Traslocate, vecchio George? – chiese. E la voce del demone rispose da sotto gli oggetti che Horace e Hetty avevano accatastato sul carro. – Sì, Jack, traslochiamo! – disse. – Traslochiamo, ma non deve saperlo nessuno!

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere horror.

Il racconto horror vuole impressionare e “far venire i brividi” a chi legge.

Quali sono gli elementi che suscitano paura? Segna con più X.

La descrizione del mostro.

Il luogo in cui sorge la fattoria. L’atmosfera creata dai fatti apparentemente inspiegabili.

Il tempo in cui i racconti horror sono ambientati è spesso quello della notte, dei temporali, delle tempeste di vento…

Sottolinea nel testo le parole che indicano il momento della giornata in cui si svolgono i differenti fatti.

I personaggi sono fantastici, spaventosi e terrificanti.

Qual è il personaggio terrificante?

La struttura del racconto horror non prevede sempre il lieto fine. In questo racconto il finale non lieto è: un secondo demone, Jack, spaventa i vecchietti. il demone trasloca con Horace e Hetty.

Il ritmo narrativo è: incalzante. tranquillo.

85 HOR R O R genere

Terrore per Lord Dufferin

Lord Dufferin si svegliò di soprassalto, senza sapere che cosa l’avesse destato. Sapeva solo che era qualcosa di terrificante. Un sogno? No, non era un sogno. Uno strano, terrificante rumore!

Tese le orecchie e lo udì di nuovo. Il frastuono veniva dal prato. Lo stridio di finimenti di un cavallo più il cigolio della ruota di un carro. Ma il suono che lo aveva agghiacciato assomigliava a un gemito soffocato, per metà umano e per metà animale.

Era del tutto sveglio. E terrorizzato.

Che cosa ci facevano un cavallo e un carro nel giardino di casa nel cuore della notte?

Nel vago chiarore della lampada si avvicinò in punta di piedi alla finestra. Lunghe ombre si stendevano sul prato verde argenteo. Dal buio uscì incespicando un uomo che barcollava sotto il peso di una grande cassa che portava sul dorso.

Lord Dufferin si rese conto che quella cassa… era una cassa da morto! Lo sconosciuto alzò la testa e lo fissò.

– Che cosa ci fai qui? E che cosa c’è in quella cassa? – domandò Lord Dufferin.

Il volto dello sconosciuto si contrasse in un’espressione maligna.

Lo sconosciuto sembrava fosse fatto d’aria. Gettò la bara sul carro, dove già ce n’era un’altra. Quello strano figuro si volse allora verso Lord Dufferin, ringhiando: – C’è posto ancora per uno, signore, posto ancora per uno! – e svanì nell’aria illuminata dalla luna.

86 HOR R O R genere

Passarono dieci anni. Lord Dufferin una sera fu invitato a un fastoso ricevimento in un hotel.

Le porte dell’ascensore si aprirono. L’addetto all’ascensore sporse la testa e guardò Lord Dufferin negli occhi.

Dufferin indietreggiò con un grido alla vista dell’uomo. Si trattava dello stesso orribile volto malvagio dell’uomo che aveva visto trasportare una bara nella notte di dieci anni prima.

– C’è posto ancora per uno, signore – ringhiò l’uomo, – posto ancora per uno.

Lord Dufferin scosse la testa in silenzio e barcollò fino a una sedia, dove sedette tremante di paura. Debolmente, si rimise in piedi e si diresse fino all’ufficio del direttore dell’albergo.

– Posso parlarle? – chiese.

Voleva domandare qualcosa a proposito di quell’uomo…

Mentre Lord Dufferin si sforzava di trovare le parole giuste, un inserviente si precipitò nell’ufficio gridando: – Venga, presto! – ansimò. – L’ascensore!

– L’ascensore? Che cos’ha l’ascensore? – bisbigliò

Lord Dufferin.

– Il cavo si è spezzato all’altezza dell’ultimo piano. È precipitato di sotto. Temiamo che siano morti tutti!

Lord Dufferin seppe allora con certezza che, se non fosse stato per la visione di quella notte lontana, anche lui sarebbe stato tra le vittime del disastro.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere horror

Colora la barra come indicato: introduzione, svolgimento e conclusione.

Nell’introduzione si presenta un elemento tipico che crea l’atmosfera del genere horror. Quale?

Quali altri elementi tipici del genere horror sono presenti nella prima parte del racconto?

Segna con più X.

La bara.

Le ombre.

La presenza di un carro.

Uno strano sconosciuto.

Le parole e l’espressione dello sconosciuto.

La luce della lampada.

L’elemento caratteristico del genere horror presente nella seconda parte del racconto è: l’atmosfera lugubre. un fatto terrificante e inspiegabile.

87 HOR R O R genere

All’improvviso… sul treno

Il treno per Hogwarts prese a rallentare.

Mentre il rumore degli stantuffi cessava, il vento e la pioggia urlavano ancora più forte.

Poi, senza alcun preavviso, tutte le luci si spensero e cadde la più completa oscurità.

– Che cosa succede? – la voce di Ron risuonò alle spalle di Harry. – C’è qualcosa che si muove laggiù.

– Silenzio! – disse all’improvviso una voce roca. A quanto pareva il professor Lupin si era finalmente svegliato. Nessuno parlò.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere horror

Anche in libri che appartengono a diversi generi letterari si possono trovare parti il cui contenuto rimanda a un genere letterario differente.

Questo brano è tratto da un libro di Harry Potter, che appartiene al genere

In questo brano ritrovi elementi horror. Scrivine almeno tre.

L’atmosfera horror è creata attraverso: il racconto di fatti. la descrizione di ambienti e personaggi.

Si udì un basso crepitio e una luce tremolante riempì lo scompartimento.

– Restate dove siete – disse Lupin con la stessa voce roca.

La porta si aprì piano piano.

In piedi, sulla soglia, c’era una figura ammantata che torreggiava fino al soffitto. Aveva il volto completamente nascosto dal cappuccio. Una mano spuntava dal mantello, ed era scintillante, grigiastra, viscida e rugosa. Ma fu visibile solo per un attimo.

Poi la cosa trasse un lungo, lento, incerto sospiro.

Un freddo intenso calò su di loro. Harry sentì il respiro mozzarsi nel petto. Il freddo penetrò fin sotto la pelle. Era dentro di lui, si insinuava fino al cuore…

Gli occhi di Harry si rovesciarono. Non vedeva più niente. Annegava nel gelo. Sentì un rumore come uno scroscio d’acqua, e poi fu trascinato verso il basso, e il rombo diventava più forte…

E poi, da molto lontano, sentì urlare. Urla terribili, di orrore, di supplica. Chiunque fosse, Harry pensò di aiutarlo, ma non ci riuscì: una fitta nebbia biancastra aleggiava vorticando attorno a lui, dentro di lui…

Joanne Kathleen Rowling, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, Salani
88 HOR R O R genere

La casa sulla collina

I coniugi Crow avevano comprato una casa in collina ed erano andati ad abitarci con il figlio Andrei di tredici anni. Il ragazzo iniziò subito a perlustrare quella villa immensa e misteriosa.

Una notte, mentre i genitori dormivano, volle entrare in un locale che non aveva ancora visto. Spinse una pesante porta di legno che si aprì con un forte cigolio e si trovò in uno stanzone buio, rischiarato appena dalla luce fioca di una lanterna appoggiata su un tavolo. Ma ecco che gli apparve un fantasma. Lo spettro aveva un aspetto terrificante: fra le sue labbra gonfie e secche si intravedevano denti neri e scheggiati; una barba lunga e trascurata gli copriva il volto; le mani avevano unghie lunghissime e bianche arricciate su loro stesse. A un tratto la bocca del fantasma si spalancò, mostrando una voragine buia.

Il ragazzo sentì sul viso il freddo alito dello spettro e sgranò gli occhi sconvolto.

Poi indietreggiò, andò verso la porta, la aprì e la richiuse con un colpo secco in faccia all’orrenda creatura. In preda al terrore, Andrei corse per il lungo corridoio e si rifugiò nella sua camera mentre il cuore gli batteva all’impazzata.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere horror

Un elemento importante della struttura del racconto horror è creare un crescendo di tensione Colora la barra laterale come indicato: in l’introduzione; in la conclusione; in la parte in cui cresce la suspense e la tensione; in il momento di massima tensione; in le reazioni del ragazzo.

Robert Westall, Silenzio di morte, Franco Cosimo Panini
89 HOR R O R genere

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere horror.

Qual è l’elemento del racconto horror presente in questo racconto?

Coloralo in Quali sono gli elementi del racconto horror che NON compaiono in questo racconto?

Segna con più X Personaggi terrificanti. Atmosfera terrificante. Avvenimenti terrificanti.

OMPITO NON NOTO C C

Leggendo questo brano, se non ci fosse stato scritto che esso è stato tratto da un libro intitolato “Storie del terrore da un minuto”

ti sarebbe sembrato un racconto horror?

Spiega il tuo pensiero.

Buonanotte, Zoe

Zoe è seduta sul letto, con la mamma ai suoi piedi. La luce sul soffitto è accesa e investe gran parte della stanza, anche se ai margini delle ombre strisciano ancora sui muri.

– Stai qui con me fino a che non mi addormento – dice Zoe.

C’è una festa in corso al piano di sotto. La mamma di Zoe è irrequieta, vorrebbe tanto poter ritornare laggiù, ma Zoe se ne starebbe tutto il tempo da sola nel letto illuminato, ad aspettare che sua madre torni per finire il rituale. Altrimenti, Zoe non si addormenterebbe.

– Okay – dice la madre di Zoe, – mettiti sotto.

Zoe si accoccola sotto le coperte.

– Dimmi perché i vampiri non possono venire a prendermi.

– I vampiri non possono entrare se non sono stati invitati –dice la madre di Zoe, come sempre.

– E i lupi mannari?

La mamma di Zoe fa finta di guardare dietro le tende.

– Niente luna piena, stanotte.

Gli occhi di Zoe si chiudono, ma la bimba è ben lungi dall’addormentarsi. Ha una domanda nuova, una che le è appena venuta in mente: – E i fantasmi?

Sua madre si interrompe, si guarda le mani. Infine, le risponde: – I fantasmi non vogliono far male a nessuno. Se lo fanno, è solo per errore.

– E se mi fanno male per errore? – chiede Zoe.

– Possono far male solo ai vivi – risponde la madre, con voce sommessa.

– Oh – dice Zoe.

Dopo qualche istante, Zoe dorme. La mamma si china per darle il bacio della buonanotte, ma è come baciare fumo.

Holly Black, in Storie del terrore da un minuto, Mondadori
90 HOR R O R genere

Il RACCONTO HORROR o DEL BRIVIDO è un testo narrativo che racconta eventi immaginari, momenti di paura, situazioni terrificanti.

SCOPO

Impressionare chi legge con racconti .

CONTENUTO

• Fatti oscuri e misteriosi;

• fatti inspiegabili e terribili.

IL RACCONTO HORROR

ELEMENTI

Il è una persona comune che vive situazioni terrificanti.

I personaggi sono:

• persone comuni che hanno strani comportamenti;

• mostri, fantasmi, vampiri, zombie…

Il tempo in cui si svolge la vicenda è generalmente:

• la ;

• un giorno tetro.

I spesso causano ansia e paura.

STRUTTURA

La struttura del racconto horror prevede:

• una .................................................................. che presenta la situazione e il protagonista;

• uno svolgimento in cui esseri mostruosi assalgono il protagonista;

• una , che non prevede sempre un lieto fine.

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 62-69
91 MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE HOR R O R genere

VERIFICA

Hélène Montardre, Mille anni di storie di paura, Edizioni EL

La donna di neve

La tormenta imperversava oramai da molti giorni e ogni cosa era ricoperta da una spessa coltre di neve. Gli abitanti del paese restavano chiusi in casa: quando il vento urla e la neve percuote le montagne non è proprio il momento di mettere il naso fuori, perché è là fuori che si aggira la donna di neve, pronta a braccare chi si è smarrito o chi è stato imprudente. Imprudente, ecco che cos’era quel viaggiatore. Gli avevano consigliato di non avviarsi per quei sentieri pieni di neve ma lui aveva fretta. Ma era anche curioso: che cosa c’era di vero dietro la storia di quella donna fantasma di cui gli avevano parlato con così tanto terrore?

A mano a mano che la notte cupa, tetra e minacciosa si faceva più scura, però, il viaggiatore era sempre meno curioso di scoprirlo. Aveva freddo e aveva anche fame. Sognava un riparo, un fuoco per scaldarsi e una presenza umana, però non si vedeva nessuna luce.

Poi, improvvisamente, le vide, impresse nella neve: erano impronte di piedi nudi. Erano così piccole che non potevano essere che femminili: ma che cosa ci faceva una donna in giro di notte, a piedi nudi, in quella gelida landa desolata?

Senza riflettere, seguì quelle tracce e non si accorse che abbandonavano il sentiero per addentrarsi nel bosco e poi perdersi. Quando vide un’ombra fra le sagome nere degli alberi, iniziò a tremare e il sudore si gelò. L’ombra bianca si mise a fluttuare davanti ai suoi occhi, come un’apparizione.

“La donna di neve…” fecero per articolare le sue labbra gelate, ma dalla bocca non uscì alcun suono. Tirò fuori il coltello, le si avvicinò, quando le fu davanti, cercò di colpirla, ma l’ombra si allontanò.

92

Il viaggiatore avanzava e l’ombra indietreggiava, attirandolo a ogni passo nel fitto del bosco, sempre di più. Sfinito, lui cadde in ginocchio nella neve; si rialzò e ricadde. Allora gli tornò alla mente tutto quello che gli era stato detto sulla donna di neve. Le sue mani cominciarono a tremare per la paura. Si avventò contro l’ombra, ma questa scomparve definitivamente, lasciandolo solo nell’oscurità, un corpo inerte che la neve ricoprì a poco a poco.

A NALIZZO A

1 In questo testo trovi alcuni elementi caratteristici del racconto horror. Completa.

Il tempo è

Il personaggio horror è

Il luogo è

Il finale è

2 L’autrice crea la suspense per mezzo: delle descrizioni. del susseguirsi di avvenimenti incalzanti.

3 Segna con una X

La strategia narrativa che crea suspense è: l’uso di verbi che indicano il susseguirsi di azioni spaventose. avverbi che indicano il cambio di tempo e di luogo.

C OMPRENDO C

1 Segna V (vero) o F (falso).

• Il viaggiatore vuole verificare se i racconti della gente sono veri. V F

• Le vittime della donna di neve sono le persone paurose. V F

• Il viaggiatore quando incontra l’ombra non riesce a fuggire. V F

• Il viaggiatore non è mai assalito dal terrore. V F

L ESSICO L

• La coltre è: una coperta. una distesa di neve. uno spesso strato di ghiaccio.

• Braccare vuol dire: cercare. nascondere. aiutare.

CHE COSA SO?

Ho riconosciuto la struttura, il contenuto e gli elementi di questo racconto horror?

Sì. No. In parte.

COME STO?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

93
VERIFICA

La virgola fa l’horror

Ecco il secondo gioco-quesito!

Si usa dire: “Non si è spostato nemmeno di una virgola”. Ma la virgola, piccola piccola, se si sposta cambia la logica della frase e crea confusione. Guarda un po’ che cosa succede inserendo una virgola.

Collega ogni frase al disegno giusto, numerando.

1 2

Una giornata difficile, da dimenticare.

Una giornata difficile da dimenticare.

Leggi tutte le frasi: le situazioni tranquille si sono trasformate in situazioni horror… o quasi!

Collega ogni frase al disegno giusto, numerando.

A1 Durante il safari ho fotografato i leoni che mangiano, i turisti che guardano.

A2 Durante il safari ho fotografato i leoni che mangiano i turisti che guardano.

B1 Il vento ha fatto cadere un vaso, sulla testa di Matteo vedo le foglie.

B2 Il vento ha fatto cadere un vaso sulla testa di Matteo, vedo le foglie.

C1 Mentre Gioele salta, un ostacolo cade.

C2 Mentre Gioele salta un ostacolo, cade.

D1 Se Nick frigge, il vicino si lamenta.

D2 Se Nick frigge il vicino, si lamenta.

E1 Mentre l’arrosto cuoce nel forno acceso, il cuoco si riposa.

E2 Mentre l’arrosto cuoce, nel forno acceso il cuoco si riposa.

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C A
E B
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SOLUZIONE: SOPRA A1, SOTTO A2; SOPRA B2, SOTTO B1; A SINISTRA C1, A DESTRA C2; SOPRA D1, SOTTO D2; SOPRA E2, SOTTO E1.

Umoristico

Se è facile far ridere con una battuta, è molto più difficile scrivere un racconto umoristico Occorre infatti trovare personaggi strampalati che compiono azioni assurde, che si esprimono in modo divertente… Ma tutto senza esagerare. È una bella impresa!

Spunti per discutere

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
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Il racconto umoristicoè un testo comico. Narra situazioni divertenti, strane e inconsuete che si sviluppano intorno a un tema.

SCOPO

CONTENUTO

Lo scopo è divertire chi legge per mezzo di colpi di scena o di esagerazioni delle situazioni.

Il contenuto di un racconto umoristico è la narrazione di situazioni assurde, fuori dal normale, che presentano malintesi e giochi di parole

ELEMENTI

I personaggi hanno caratteristiche e comportamenti ridicoli e divertenti; sono persone stravaganti, pasticcione, buffe, maldestre.

Spesso intervengono anche oggetti personificati.

Il tempo e il luogo sono quelli della vita quotidiana.

STRUTTURA

La struttura del racconto umoristico prevede:

• imprevisti;

• malintesi ed equivoci;

• battute spiritose;

• contrasti;

• cambi di scena ridicoli;

• giochi di parole, equivoci nati dall’uso di parole che hanno più significati;

• paradossi, situazioni illogiche, fuori dal comune.

MAPPA
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ODIO LA GRAMMATICA! ODIO LA MATEMATICA!

Leonardo e Linda sono due bambini come te. Leonardo odia la matematica, Linda odia la grammatica. Questi due libri raccontano le loro opinioni e i loro punti di vista.

Due libri divertentissimi che faranno amare queste discipline a tutti.

Emanuela Da Ros, Odio la grammatica!, Parapiglia

Verbi attivi, passivi e iperattivi

Questo non è un compito: è una prova di sopravvivenza.

La consegna è così difficile che la dovrebbero dare minimo all’università. Mi concentro. FORTISSIMAMENTE.

ESERCIZIO

Il verbo è una parte variabile del discorso. Scrivi tre frasi in cui il verbo sia coniugato in forma attiva, passiva o riflessiva.

SOLUZIONE?

PREMESSA. Il verbo non dovrebbe essere studiato a scuola. Né in nessun altro posto. Se varia così tanto, è inutile dargli retta.

E io mi chiedo: è giusto dargliela vinta, al verbo?

È giusto che noi scolari dobbiamo imparare centomila regolette per correre dietro a un verbo che non sa se vuole essere ATTIVO, PASSIVO o MISTO?

Io credo che sia antieducativo permettergli di variare nella forma, nel modo, nel tempo e nel look.

Io credo che dovremmo scrivere all’Accademia della Farina, spiegando che il verbo dovrebbe essere meno FARFALLONE. Prendere una decisione (vuole essere presente? Assente?) e tenere un comportamento coerente. Spero maestra che tu capisca le mie ragioni e mi dia un voto all’altezza, cioè ALTO

Linda

Uhm. Sono perplessa. Non so se consegnare il compito così com’è o farci un disegnino alla fine.

Magari una rosellina blu. Ma sì, vada per la rosellina.

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LEGGERE
RACCONTO
Il piacere di...
UN
UMORISTICO

Emanuela Da Ros, Odio la matematica!, Nuove Edizioni Romane

Il problema degli aerei

La maestra Flora ha dato un problema che sembrava una tabella di volo. Un problema assurdo. Ditemi che cosa posso imparare io dal calcolare, attraverso delle operazioni matematiche, la durata del volo Roma-Mosca?

Problema

Se un aereo parte da Roma alle 12.00 (ora italiana) e arriva a Mosca alle 19.00 (ora di Mosca) e poi (visto che lì non ha nulla da fare) riparte alle 20.00 (ora di Mosca) e arriva a Roma alle 21.00 (ora italiana) fa un volo di che durata? E il volo ha la stessa durata sia all’andata sia al ritorno?

Soluzione?

Se un aereo si alza in volo da Roma per andare a Mosca, tutti i passeggeri di quel volo, a meno che non siano incapaci di intendere e di volare, dovrebbero conoscere esattamente l’ora di arrivo e la durata del viaggio, che dovrebbe, tra l’altro, essere indicata sul biglietto. Le uniche preoccupazioni dei passeggeri del volo, e le uniche domande degne di risposta in un eventuale problema che riguardasse il loro trasbordo tra Roma e Mosca, dovrebbe quindi essere:

1 I passeggeri hanno delle gomme da masticare per sbloccare le orecchie quando sono in aria?

2 I passeggeri italiani che vanno a Mosca conoscono qualche parola di russo che non sia Spaziba! o vanno a Mosca a fare la figura dei polli?

3 Se siamo nel pieno dell’inverno, i passeggeri che partono da Roma hanno avuto l’accortezza di mettere in valigia un colbacco di pelo, un paraorecchie e un paio di guanti imbottiti?

Fornite queste risposte, il volo può filare liscio.

99

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere umoristico

Il contenuto dei racconti umoristici talvolta presenta fatti ridicoli, assurdi o comportamenti stravaganti

Il contenuto di questo racconto è:

un comportamento stravagante. un fatto ridicolo.

La struttura di questo brano segue la struttura del testo narrativo: introduzione, svolgimento, conclusione

Segna le tre parti colorando la barra laterale.

Il fatto umoristico si trova:

nell’introduzione. nello svolgimento. nella conclusione.

Le mutande di pelo di Yeti

Cinque vichinghi avanzavano avvolti dalla bufera, incerti sul da farsi. Dopo un’accesa azzuffata, infatti, le loro mutande si erano tutte sdrucite e i loro posteriori stavano diventando blu per il freddo…

Proprio in quel momento trovarono un piccolo negozio. L’insegna recitava “Mutande di lana”. Purtroppo, tutti i mutandoni erano stati venduti, e pure la lana era finita!

Ma la sarta disse: – Sulla sommità del Monte del Terrore vive un misterioso Yeti. Se mi portate un sacco pieno del suo pelo, lo userò per sferruzzarvi delle soffici mutande!

E così, i coraggiosi vichinghi partirono.

Ma nella Foresta della Disperazione si imbatterono in un orso e furono attaccati da un branco di lupi!

Harald mise in fuga i lupi lanciando contro di loro un calzino puzzolente, mentre l’orso afferrò Grim… il quale, però, se la cavò con un abbraccio stritolatore!

Il gruppetto riuscì finalmente a raggiungere la sommità del Monte del Terrore.

Lì i malcapitati incontrarono una bestia spaventosa (alta almeno 3 metri) che aprì la sua enorme bocca e disse…

– Non vi preoccupate, non vi mangerò: sono così contento di vedervi! Non viene mai nessuno a trovarmi quassù! Se vi serve un po’ del mio pelo, ne ho un sacco. Guardate, lo tengo in fondo alla mia caverna. Così i cinque vichinghi tornarono al negozio di mutande. Quando tutte le loro mutande furono pronte le provarono. I mutandoni erano così caldi e morbidi… Ma ben presto i vichinghi iniziarono a saltare, a grattare e ad agitarsi perché le loro mutande nuove… erano infestate da PULCI DI YETI!

Steve Smallman, Prude, punge, pizzica, morde!, Sassi Junior
100 UMORI STICO genere

Nadir e Maristella

Oggi in classe ero distratto. Non riuscivo a non pensare a Maristella. La maestra improvvisamente mi ha chiesto:

– Nadir, dimmi due pronomi.

– Chi? Io?

– Bene, benissimo! Ora sentiamo un altro.

Mi è andata proprio bene!

Torno sempre allegro da scuola.

– Bravo Nadir. Se torni allegro dalla scuola significa che ci vai volentieri! – esclama la mamma.

– Mamma, non confondiamo l’andata con il ritorno! – preciso un po’ seccato.

Ieri sera sono passato in bici sotto casa di Maristella e ho visto la luce accesa.

Ho sentito l’aria fresca sul viso e gli insetti sfiorarmi le gambe. Ho rallentato e ho pedalato a tempo. Un pipistrello mi ha accompagnato a casa.

Ho voglia di telefonare a Maristella per chiederle se domani le va di fare un giro in bici, però ho sempre paura che risponda sua madre, a cui non sono simpatico. Ci provo.

– Pronto? Con chi parlo?

– Calzoleria Scarpetti!

– Oh, scusi, ho sbagliato numero!

– Non si preoccupi: venga pure e le cambieremo il paio di scarpe.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere umoristico

Il contenuto dei racconti umoristici talvolta presenta un malinteso, cioè un equivoco derivato dall’aver compreso male alcune parole, o un gioco di parole

In questo racconto ci sono due malintesi Uno è già sottolineato. Sottolinea l’altro.

Il protagonista è: una persona normale. un personaggio stravagante.

Il luogo è: realistico. fantastico.

101 UMORI STICO genere
Antonio Ferrara, Pane arabo a merenda, Falzea Editore

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere umoristico.

Un altro tipo di contenuto dei racconti umoristici è il paradosso, cioè una situazione che non si trova nella realtà ed è assurda e illogica.

In questo racconto il paradosso è: i numeri si comportano come persone. i bambini e le bambine fanno il tifo.

Il ritmo di questo testo è: tranquillo. incalzante.

Cronaca di una divisione

Gli spettatori sono al loro posto, la maestra Amanita è in piedi.

Tutti aspettano Nora alla lavagna.

Nora è in gran forma, ha passato l’estate a fare divisioni. Ha diviso patatine, conchiglie e bastoncini di gelato con i suoi fratellini al mare.

Ha diviso la stanza con i cugini grandi. Ha diviso le pagine del libro delle vacanze per i giorni che le restavano. Ha diviso la pizza in quattro e a volte perfino in otto parti.

La maestra le porge il gessetto e fischia l’inizio della divisione.

672 : 32

Nora si scalda le dita, gli spettatori sono tesi.

Nora inizia bene e abbassa subito il 67.

Il 3 entra due volte nel 6, ma il 2 comincia a dare problemi con il 7.

Nora spinge in avanti, ma c’è un problema: dalla difesa interviene il resto.

Nora avanza verso il resto, ma quello dribbla, allora Nora fa una finta, attacca a sorpresa e segna: un resto di 3!

Il tifo si scatena, la partita continua: scende in campo il 2, che accanto al 3 di resto forma un bel 32. Nora ha la vittoria in mano. Si concentra, la tensione è al massimo.

Nora tira e… gol! Il 32 entra dritto nel 32! Nora segna ancora e porta a casa un fantastico 21! Grandissimo risultato!

Con il giusto allenamento e tanta grinta, il trentadue può entrare ventuno volte nel seicentosettantadue con l’avanzo di niente, e Nora ce lo ha dimostrato anche oggi. Il tifo è alle stelle, cori e striscioni accompagnano Nora che torna al banco sudata.

102 UMORI STICO genere
Susanna Mattiangeli, Appunti, cose private, storie vere e inventate di Matita HB, Il Castoro Edizioni

Le bugie hanno le gambe corte ovvero i proverbi spiegati ai bambini, Cento Autori

Il Mattino ha l’oro in bocca

Erano in tre e si facevano chiamare I tre matti: giravano le fiere dei paesi come comici. Il primo era lungo e cilindrico come un mattarello. Lo chiamavano “il MATTO”.

Il secondo era un gigante grosso e rosso. Era chiamato “il MATTONE”.

E il terzo era piccolo, ma aveva la testa grande così e la bocca che gli arrivava da orecchio a orecchio. Lui era “il MATTINO”.

Un giorno, mentre erano in viaggio, il Matto, il Mattone e il Mattino si persero in un bosco fitto e scuro. Poi videro un’intera famiglia di briganti che avevano un bottino fatto di tante monete d’oro.

Come li videro, i briganti dissero senza tanti complimenti: – O la borsa o la vita.

In quel momento udirono i cavalli dei soldati venuti per arrestarli. I briganti si arrampicarono come gatti sugli alberi e le monete d’oro rimasero sull’erba. Il Mattino nascose l’oro nella sua enorme bocca.

– Avete visto dei briganti? – chiesero i soldati.

– Andavano di là – mentì il Mattone.

I soldati ripartirono e i briganti scesero dall’albero. – Ehi, voi… – disse il capo, – che fine ha fatto il nostro oro?

Nessuno rispondeva. Allora la figlioletta che aveva visto tutto cercò di spiegarsi a modo suo: – Ha l’oro in bocca… non il Mattone, neppure il Mattarello

Il Mattino ha l’oro…

– L’hanno preso i soldati l’oro. Sono andati di là –mentirono i tre Matti.

I briganti si lanciarono all’inseguimento mentre la bambina strillava: – Il Mattino ha l’oro in bocca!

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere umoristico

Il contenuto comico di questo racconto è basato su un malinteso.

Si confonde mattino, che è un nome comune, con Mattino che è un nome

Nel testo la situazione comica è data anche dai nomi scherzosi dei tre personaggi.

I nomi sono collegati: all’aspetto fisico dei tre fratelli. all’età. alla capacità di far ridere.

Anna Lavatelli,
..................................................................
103 UMORI STICO genere

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere umoristico.

L’espediente umoristico è: il ritmo incalzante. il paradosso. la battuta spiritosa.

Segna V (vero) o F (falso).

• I personaggi sono stravaganti. V F

• La situazione è realistica. V F

• Ci sono malintesi ed equivoci. V F

• Viene utilizzata una parola con un doppio senso. V F

Chi dorme non piglia Pesci

Tutti sapevano che non c’era al mondo un ladro più ladro di lui. Si raccontava che già a sei mesi aveva sottratto il termometro al medico che lo visitava.

Fece una brillante carriera fino a essere riconosciuto da tutti come il miglior ladro della città.

Teresio Pesci, questo era il nome del famoso furfante, era ormai entrato nel mito, anche per il fatto che non girava mai armato e rubava solo il superfluo a gente molto ricca.

Ma quel ladro, che era sempre riuscito a farla in barba alla giustizia, sfuggendo a ogni trappola, era una faccenda che al commissario capo non andava proprio giù.

Il commissario mise poliziotti in ogni via, in ogni piazza. Inviò specialisti a perlustrare le fogne e mandò in giro i cani addestrati a fiutare le tracce.

Per giorni e per notti il commissario seguì le ricerche dando ordini e contrordini, battendo i pugni sul tavolo e tracannando litri di caffè per restare sveglio.

Ma i rapporti che arrivavano erano sempre gli stessi: – Niente da fare. Teresio Pesci non si trova.

Distrutto dalla stanchezza, dopo tre giorni e tre notti di intenso lavoro, il commissario chiuse gli occhi e si assopì, seduto alla scrivania.

Al suo risveglio, pochi minuti dopo, trovò un biglietto posato in bella vista davanti a lui.

Il messaggio diceva: – Commissario, chi dorme non piglia Pesci!!!

Di ladri svelti come Teresio Pesci non ne nascono più, e meno male!

Anna Lavatelli, Le bugie hanno le gambe corte ovvero i proverbi spiegati ai bambini, Cento Autori
104
STICO genere
UMORI

l’ A r t e di... LEGGERE

La barzelletta è un racconto umoristico breve ed è più efficace se trasmessa oralmente. Non tutte le persone sanno raccontare bene le barzellette. Infatti sono importanti l’intonazione della voce, le pause, ma anche l’espressione del viso, che può anche essere assolutamente seria.

CODING

Per leggere bene una barzelletta e poi raccontarla, rispetta:

• la durata delle pause;

• l’intonazione.

Per dare l’intonazione giusta ricorda che generalmente c’è un personaggio che si esprime molto seriamente e un altro che, invece, ha l’aria svagata, maliziosa, furbetta; per questo per raccontare una barzelletta è importante l’espressione del viso.

Barzellette per bambini

La maestra chiede a un alunno: – Dimmi il nome di un rettile.

– Un cobra – risponde l’alunno.

– Bravo! E ora dimmi il nome di un altro rettile. E l’alunno: – Un altro cobra!

Una bambina torna a casa dopo il primo giorno di scuola.

Il fratello di Pierino gli chiede:

– Perché ti agiti come un matto?

Pierino risponde: – Ho appena preso lo sciroppo e ho dimenticato di agitarlo prima!

– Che cosa bisogna fare in cucina per evitare di trovare capelli nel piatto?

– Usare solo pelati!

La madre le chiede:

– Che cos’hai imparato oggi?

La bambina risponde:

– Non abbastanza, vogliono che torni anche domani!

Un bambino chiede al papà: – È vero che le carote fanno bene alla vista?

Il papà: – Certo! Hai mai visto un coniglio con gli occhiali?

da Focus Junior
105

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere umoristico.

I personaggi sono

Gianfranco Liori e Alberto Melis, Storie sconclusionate, La Spiga Edizioni

Valentina non parla più

Ieri Valentina ha smesso di parlare.

È successo alla fine della ricreazione, dopo esserci lavati i denti.

l’ A r t e di... LEGGERE

Leggete collettivamente dando la giusta intonazione umoristica.

Assegnate la parte della maestra, della Dirigente, della dottoressa, della persona che narra, di Valentina. Tutti gli altri saranno i bambini e le bambine della classe.

– Non ti senti bene, Valentina? – le ha chiesto la maestra.

– Ti fa male la testa? Hai mal d’orecchi? Sei triste? Non hai dormito? Hai litigato con la mamma? Valentina è rimasta lì e non ha risposto.

– Questa bambina sta poco bene – ha detto la Dirigente, che capisce subito quando c’è qualcosa che non va. – Forse le fa male la testa? Ha mal d’orecchi? È triste? Non ha dormito? Oppure…

– Oppure? – ha chiesto la maestra, trattenendo il fiato.

– Oppure ha litigato con la mamma! Chiamate la psicosuper-pedagogista, subito!

La psico-super-pedagogista ha preso Valentina da parte. Ma non c’è stato niente da fare, non ha aperto bocca.

La dottoressa, dopo aver riflettuto a lungo, disse: – Credo che la bambina abbia mal di testa, o mal d’orecchi, o è triste, oppure…

– HA LITIGATO CON LA MAMMA! – hanno sbuffato tutti insieme i miei compagni.

Valentina intanto si è voltata verso di me e mi ha restituito il tubetto della colla attaccatutto.

Insieme a un biglietto:

Accidenti!
anche dirmelo che non
dentifricio! 106
Potevi
era
TICO genere
UMORI S

Il RACCONTO UMORISTICO è un testo comico. Narra situazioni divertenti e strane.

SCOPO

Lo scopo è  .

CONTENUTO

La narrazione di situazioni assurde, che presentano malintesi e giochi di .............................................. .

IL RACCONTO UMORISTICO

ELEMENTI

I sono persone stravaganti, pasticcione, buffe, maldestre. Il tempo e il sono quelli della vita quotidiana.

ISIONE MENTALE V V

Un modo sicuro per scrivere qualcosa che faccia ridere è immaginare un paradosso o un gioco di parole che possa indurre in malintesi.

STRUTTURA

La struttura del racconto umoristico prevede:

• imprevisti;

• malintesi ed equivoci;

• battute spiritose;

• giochi di , cioè equivoci nati dall’uso di parole che hanno più significati;

• paradossi, cioè situazioni fuori dal comune.

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 70-75
107
• ORGANIZZARE
UMORI STICO genere
MAPPA
LE CONOSCENZE

VERIFICA

La princi…

C’era una volta una principersa. – Una principessa! –direte voi!

No, no: era proprio una principersa!

Infatti, non appena si affacciò a questa storia ed entrò nel libro, trovò un bosco, ci si addentrò, e… si perse! Gira e rigira, era sempre nel folto del bosco, incapace di trovare una via per uscirne.

La principersa cominciò a disperarsi.

Si addormentò certa di risvegliarsi circondata da dolci cerbiatti che le avrebbero suggerito una soluzione.

La risvegliò invece un grugnito. Quando aprì gli occhi vide che sopra di sé tutto si muoveva velocemente. Infine capì che era lei a muoversi, trascinata per i capelli da una grossa mano!

– Aiuto, aiuto! – cominciò a gridare, ma ormai era una presa e fatta prigioniera da un orribile gigante puzzolente.

– Zitta, gallinaccia! – le gridò il gigante, infastidito.

La principresa sapeva che, se si viene catturate da orchi, giganti e per fidi maghi, senz’altro c’è un eroe nei paraggi, pronto a correre in aiuto.

– Chi sei, perfido gigante che osi rapire una principresa

– Io sono il Gigante Maleodorante. Ho intenzione di sposarti!

– Scordatelo! Questo mai! Qualcuno verrà a salvarmi!

– Non arriverà nessuno, non ci contare! – disse sghignazzando il gigante.

La princispera, invece, ci contava. Tutte le sere il Gigante Maleo dorante, prima di andare a dormire, le chiedeva: – Ti sei decisa a sposarmi?

E lei tutte le sere rispondeva: – Scordatelo! Questo mai! Così la princispera diventò una princispazza, perché era obbliga ta a spazzare il castello e, infine una principressa

Il Gigante Maleodorante, che puzzava sì, ma non era stupido, capì che la fanciulla non avrebbe mai accettato il matrimonio, e decise di farla diventare una principressa...

Silvia Roncaglia, La Principersa e altre storie, Nuove Edizioni Romane
108

La portò in una stanza dove c’era una macchina terribile con un cartello con scritto PRESSA. La macchina l’avrebbe ridotta in poltiglia. Ma, appena prima di diventare una principressa, lei corse alla finestra e si gettò di sotto. Cadde volteggiando e, alla fine di quel volo, affondò in una poltiglia morbida e maleodorante diventando una principuzza Cominciò a vagare senza sapere che direzione prendere. Così arrivò al limitare di un bosco, ci si inoltrò e si addormentò in una radura. Si risvegliò diversa. Non si sentiva più smarrita: era diventata una principensa! Sapete ora che cosa ha pensato?

Ha pensato di uscire dal bosco, di uscire dalla fiaba, di uscire dal libro perché, a pensarci bene, non conviene poi tanto fare la principessa.

NALIZZO

personaggi sono: reali. fantastici.

Ciò che rende umoristica la situazione è: un personaggio stravagante. un gioco di parole. un avvenimento assurdo.

OMPRENDO

3 Un’altra tecnica narrativa è: utilizzare i personaggi delle fiabe. capovolgere i ruoli dei personaggi. creare situazioni stravaganti.

La principessa si comporta come “le principesse delle fiabe”?

Sì. No. Solo all’inizio del racconto.

Lo scopo dell’autrice è divertire, ma anche far riflettere sul fatto che: bisogna reagire nelle situazioni difficili. bisogna aspettare che qualcun altro ci aiuti.

La principessa decide di uscire dal bosco, dal libro e dalle fiabe. Secondo te, questo è un lieto fine? No.

Scrivi un sinonimo di: perfido: ; puzzolente:

CHE COSA SO?

Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di questo racconto umoristico?

No. In parte.

COME STO?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

109
VERIFICA

Storico

La Storia è la narrazione di eventi accaduti e ricostruiti attraverso le fonti.

È materia di studio.

I racconti del genere storico fanno conoscere la Storia attraverso la narrazione. Infatti, spesso narrano in forma di racconto fatti accaduti realmente

Altre volte, le avventure vissute dai personaggi sono frutto della fantasia, ma si basano su un contesto reale. I racconti storici aiutano a ricostruire il “quadro di civiltà” dell’epoca in cui agiscono i personaggi. Aiutano a conoscere usanze e abitudini di vita di tempi molto lontani.

Spunti per discutere

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
110

Il racconto storico è un testo narrativo ambientato in una precisa epoca storica , in cui gli elementi reali si fondono con quelli inventati da chi scrive.

SCOPO

CONTENUTO

ELEMENTI

STRUTTURA

Lo scopo è avvicinare chi legge alla conoscenza del passato e fornire informazioni su eventi e periodi storici.

Il contenuto è la narrazione di fatti accaduti a uno o più personaggi reali o inventati. Le vicende sono verosimili perché ambientate in un contesto storico.

I personaggi sono reali o realistici. Il tempo è ben definito e fa riferimento a una precisa epoca storica.

Il luogo è realistico.

La struttura prevede la ricostruzione, attraverso l’utilizzo di fonti storiche, del modo di vivere e di pensare dell’epoca che fa da sfondo alle avventure narrate. Sono ricostruiti in modo reale gli ambienti e gli usi del tempo.

MAPPA
111

Il piacere di...

MAI PIU!

I quattro racconti di cui è composto questo libro narrano le storie del dolore sopportato da ragazzi e ragazze sopravvissuti al periodo più disumano e crudele della nostra Storia

Un tempo che i bambini e le bambine di oggi non possono ricordare, ma comprendere con la mente e con il cuore, perché in loro nasca un coro di mai più consapevole e convinto insieme alla speranza di un mondo di pace

Maristella Maggi, Mai più!, La Spiga Edizioni

Una stellina per Liliana

Nonna Olga entrò con il piattino azzurro della merenda. – Ecco bambine, avete fame?

Io e Adriana stavamo giocando sul tappeto della mia camera.

– Oh nonna, ci hai portato la marmellata di Susanna! Grazie! La marmellata di fragole che Susanna preparava era una meraviglia.

Susanna, che aiutava la nonna a cucinare e teneva pulita la casa, stava con noi da quarant’anni: diceva che eravamo la sua seconda famiglia e ci voleva molto bene. Anch’io le volevo bene, tutti le volevamo bene e la consideravamo un’amica.

Io e Adriana ci alzammo ridendo. Le fette di pane sparirono in un attimo. Anche se mia mamma se ne era andata, in cielo, mi dicevano, quando avevo poco più di un anno, io non ero una bambina triste. Il papà e i nonni erano tutto per me, mi sentivo amata e questo mi rendeva felice. Amavo la mia famiglia, Susanna, Adriana, i miei compagni di scuola e amavo la vita, tanto tanto.

Ma una sera d’estate, qualcosa si inceppò. Il papà incominciò a parlarmi.

112
LEGGERE UN RACCONTO STORICO

– Sto per dirti una cosa importante, Liliana, una cosa che forse non riuscirai subito a capire.

Guardai il papà negli occhi.

– Secondo certe leggi del nostro Paese, i bambini come te, cioè, come noi, dovranno frequentare scuo le speciali.

– Perché? Come sono io?

– Come gli altri, ma questa legge...

Il cuore aveva cominciato a frullarmi nel petto come un uc cellino che ha paura.

La mano del papà si appoggiò sulla mia.

– Senti Liliana, ora devi ascoltarmi bene, perché quello che devo dirti non è semplice. Allora – sospirò – noi siamo ebrei. Tu, io, la nonna e il nonno.

– Ma io non lo sapevo! E Adriana? Anche lei deve cambiare scuola, vero?

Il papà abbassò lo sguardo: – No.

– Allora io non voglio essere ebrea, voglio restare a scuola come lei. Perché devo lasciare la mia scuola? Perché hanno fatto questa legge cattiva?

La dolcezza di papà riuscì solo in parte a consolarmi: – Vi vedrete a casa, per voi non cambierà niente. Nella nuova scuola farai nuove amicizie, ma non perderai quelle vecchie!

Ma le cose non andarono così. La scuola privata in cui mi trasferirono era un edificio piccolo, che sul portone d’ingresso mostrava un cartello. SCUOLA per EBREI.

In quell’ambiente mi sentivo triste. Mi mancavano la vecchia scuola e i miei compagni. Ma una mattina vidi le mie compagne di un tempo che ridevano e mi segnavano con il dito. Dicevano: – Quella è ebrea! È la Segre che è stata cacciata da scuola. Ha dovuto andarsene perché non è come noi.

113

L’intervista impossibile

Il mattino seguente i nostri viaggiatori del tempo furono svegliati dal canto degli uccelli e dal profumo dei dolci al miele che Nicostrata aveva fatto preparare apposta per loro.

Nonostante avessero già raccolto tanto materiale per il loro giornale, mancava il pezzo più importante.

Mentre Camilla, Adriano e Lorenzo erano presi da questi pensieri, uno schiavo annunciò che Sofocle li aveva preceduti e ora li aspettava sull’Acropoli.

– Il padrone mi ha dato l’ordine di accompagnarvi. Seguitemi! – disse l’uomo.

Dopo quasi mezz’ora di cammino, finalmente arrivarono a destinazione. L’Acropoli si presentò come un grande cantiere: centinaia di schiavi, sotto l’occhio vigile di guardie armate e guidati da architetti e artisti, lavoravano alla ricostruzione di quella parte così importante della città che era stata, anni prima, distrutta completamente dai Persiani. In lontananza, proprio nelle vicinanze di un enorme tempio in costruzione, si intravedeva Sofocle che parlava con due uomini, uno dei quali era robusto, fiero e con la testa molto grande, sormontata da un elmo altrettanto grande.

– Quello è Pericle! – esclamò emozionatissima Camilla.

– Come fai a dirlo? – chiese Adriano.

114 STOR ICO genere
Roberto Melchiorre, Le frittelle di Pericle, La Spiga Edizioni

– La maestra Martina ci ha raccontato che lo prendevano in giro chiamandolo testa di cipolla.

Ma in un attimo, l’emozione si trasformò in paura.

– Chi siete? Dove credete di andare? Chi vi ha dato il permesso di avvicinarvi al grande Pericle? – urlò un soldato a capo di una pattuglia di militari. – Arrestateli!

Fu allora che lo stesso Pericle intervenne. Bastò un suo gesto per fermare le guardie, le quali si trasformarono miracolosamente in gentili accompagnatori.

– Pericle, questi sono i ragazzi di cui ti ho parlato. Hanno in mente di farti domande molto imbarazzanti – disse Sofocle.

– Ahahahah! – rise Pericle. – Sono proprio curioso di sentire che cosa volete chiedermi.

– Si dice che alla fine dei lavori l’Acropoli costerà l’incredibile somma di 2000 talenti. Non le sembra una cifra esagerata? –chiese Camilla senza troppi complimenti.

– La ricostruzione dell’Acropoli e l’edificazione del Partenone, che sarà il tempio più bello mai visto, rappresentano la chiusura di una dolorosa ferita causata dai Persiani che hanno saccheggiato, bruciato e distrutto questa città. Atene si è sacrificata per sconfiggere l’esercito di Serse ed è giusto che i suoi cittadini e quelli delle città alleate contribuiscano alla nascita della più bella e imponente Acropoli del mondo.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere storico.

Il contenuto di un racconto storico è la narrazione di episodi ambientati in una precisa epoca storica

Il contenuto di questo racconto è: un episodio fantastico ambientato in un preciso contesto storico. un fatto reale avvenuto in un preciso momento storico.

Gli elementi principali di un racconto storico fanno riferimento a luoghi, tempi e personaggi realmente esistiti

Il luogo in cui si svolge la vicenda è

Per ogni personaggio, segna se è un personaggio del passato o del presente e se è realmente vissuto oppure no.

PASSATO PRESENTE reale realistico reale realistico Pericle, politico e militare ateniese, nato nel V secolo a.C. Sofocle, poeta greco, vissuto nel V secolo a.C. Camilla, Adriano, Lorenzo La maestra Nicostrata

Il tempo in cui si svolge la vicenda è

115 STOR ICO genere

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere storico.

Nel testo non è esplicitamente detto qual è il periodo storico in cui è ambientato questo racconto, ma lo puoi dedurre. Il testo è ambientato nel periodo storico: degli Egizi. della Magna Grecia. degli Etruschi.

Segna con più X

Le informazioni storiche contenute in questo testo sono: l’esistenza della professione del medico presso gli Etruschi. la vera origine della sorgente di acqua calda. la presenza di santuari nelle terme.

il nome di una città etrusca e del suo capo politico.

Ramtha alle terme

Per entrare nel santuario delle terme bisognava acquistare almeno un ex voto in terracotta che rappresentasse la parte del corpo che aveva bisogno di cure. Così, Petnei il medico comprò una testina di ragazzo, perché suo figlio Ramtha soffriva di mal di testa ricorrenti. Padre e figlio entrarono e appesero a una parete del tempio la testina votiva.

Quindi Ramtha entrò nella vasca con prudenza. Sapeva che l’acqua di quella piscina era calda, ma non sapeva ancora quanto.

– Scotta! – strillò il bambino, meravigliato.

– Una volta che ci sarai entrato dentro, il tuo corpo si abituerà e l’acqua non ti sembrerà più così calda –gli spiegò suo padre.

Ramtha aveva qualche dubbio, ma del resto suo padre era un medico molto bravo, che aveva curato perfino il lucumone di Tarquinia. Di certo sapeva quello che diceva.

Il bambino superò la paura del primo contatto con quell’acqua così calda e vi entrò dentro fino al collo. Dopo un primo lungo brivido, la curiosa sensazione di essere immerso in una pentola bollente passò e gli restò solo il piacere di sguazzare nell’acqua calda. – È fantastico! – esclamò il bambino. – Ma chi scalda quest’acqua, padre?

– Nessuno – gli rispose Petnei, – quest’acqua esce così calda dalla terra.

Ramtha spalancò gli occhi incuriosito: – Ma com’è possibile?

– È stato Ercole – gli spiegò il padre. – Per far vedere quanto fosse forte piantò un’asta di ferro nel terreno e lì sgorgò subito una sorgente di acqua calda.

Stefano Bordiglioni, Piccole storie del mondo etrusco, Einaudi Ragazzi
116 STOR ICO genere

L’oro di Ramtha

– Quindi questa piscina è un regalo di Ercole?

Il medico rise: – Sì, è davvero un regalo per noi Etruschi: fare il bagno in queste acque sacre cura molte malattie. Dovrai impararlo se vorrai diventare un bravo medico. Ramtha storse il naso: – Veramente, vorrei imparare a lavorare l’oro. Vorrei fare gioielli come il mio amico Marce. Lui sa ridurre l’oro in grani finissimi e ci decora anelli e fibule. Il medico scosse la testa: – Lo sai che nel nostro mondo i figli seguono i passi dei padri: tu sei figlio di un medico, perché vuoi diventare un semplice artigiano? Non capisco. E Petnei cominciò a elencare al bambino tutto ciò che avrebbe dovuto imparare.

In Ramtha, che aveva ascoltato tutto il sermone di malavoglia, quando seppe che le protesi dentarie venivano costruite usando l’oro, si accese subito l’interesse.

Se non poteva diventare un bravo artigiano dell’oro, sarebbe diventato il miglior dentista delle dodici città della Tuscia: le sue protesi sarebbero state così belle che gli stessi proprietari avrebbero desiderato esporle.

Lui non lo poteva sapere, ma le sue eccezionali protesi sarebbero finite, duemilacinquecento anni più tardi, nella teca di un museo, esposte all’ammirazione degli uomini e delle donne del nostro tempo.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere storico

Segna con più X (sono quattro).

Le informazioni storiche contenute in questo testo sono: un’importante attività degli Etruschi. la presenza di classi sociali. il regalo di Ercole agli Etruschi. la presenza di Marce, un famoso orafo.

l’organizzazione del territorio etrusco in città indipendenti. l’uso di protesi dentarie.

Nella struttura narrativa di questo racconto non vi è un’introduzione perché: è la continuazione di un racconto precedente. i racconti storici non hanno mai l’introduzione.

Segna con una parentesi la conclusione.

La conclusione conferma un dato storico di cui si parla nel testo.

Quale?

Stefano Bordiglioni, Piccole storie del mondo etrusco, Einaudi Ragazzi
117 STOR ICO genere

E da quel giorno la vita cambiò

Un giorno di novembre del 1938, il signor Edgardo aprì il “Corriere della Sera” e sedette affranto sul divano di casa.

– Stai bene, papà? – chiese Eva Maria. – Hai una faccia!

– Guarda qui, in prima pagina. Sono state emanate le leggi per la difesa della razza – disse lui con voce cupa.

– E adesso?

– Se la prenderanno con noi ebrei. Ecco che cosa sta per succedere.

La sua voce era così desolata che la ragazza non osò più chiedergli nulla. Ma presto fu tutto chiaro.

Eva Maria e suo fratello Enzo non potevano più andare al cinema, a teatro, al ristorante. Così, da un giorno all’altro. E neanche frequentare club sportivi, sale da ballo o altri luoghi di divertimento pubblico.

Questo significava non trovarsi più con gli amici.

Ma c’erano cose ben più gravi nel futuro dei due ragazzi.

Per esempio, non potevano più andare a scuola. E c’era un’assurda lista di lavori che non potevano più svolgere, come fare il medico, il ferroviere, l’avvocato, l’insegnante, l’impiegato statale, l’allenatore sportivo, il musicista… questo significava, per Eva Maria, l’addio alla carriera di violinista. I vecchi amici di famiglia, un po’ alla volta, si allontanavano.

Facevano finta di non sapere quel che stava succedendo. Oppure si convincevano che non era qualcosa che li riguardasse.

– Sai che cosa pensano? – commentò una volta il fratello. – Pensano: per fortuna non sono ebreo. Per fortuna non tocca a me.

118 STOR ICO genere
Anna Lavatelli, Il violino di Auschwitz, Interlinea

La situazione diventava giorno per giorno più incerta. I signori Levy parlarono apertamente con i figli.

– Ragazzi – cominciò il padre, – l’odio contro noi ebrei si sta diffondendo a macchia d’olio, ormai. E Mussolini non fa altro che gettare benzina sul fuoco, ogni giorno che passa. Lo vedete bene anche voi: sui giornali, nei comunicati affissi ai muri. Temo che, prima o poi, dovremo andarcene via, all’estero.

– Io non capisco – si agitò Enzo. – Che cosa gli abbiamo fatto?

– È inutile cercare un senso, non lo troveresti – sospirò sua madre.

Poi, un caldo giorno di giugno, il signor Edgardo rientrò a casa con la notizia che l’Italia entrava in guerra e che Mussolini si era alleato con Adolf Hitler, contro Francia e Inghilterra.

Da quel momento la famiglia Levy cominciò ad ascoltare una radio che captava le notizie dall’estero, anche se era severamente proibito dalla legge.

Era l’unico modo per sapere la verità su quello spaventoso conflitto mondiale, per capire quanto fosse grande il pericolo.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere storico

In quale anno inizia la vicenda?

Il luogo in cui è ambientato il racconto è: l’Italia. la Francia. l’Inghilterra.

L’avvenimento storico a cui fa riferimento il racconto è: la causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. la promulgazione delle leggi razziali.

I personaggi storici citati sono e

I protagonisti sono personaggi: reali. realistici.

119 STOR ICO genere

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere storico.

Questo testo è: un documento storico. un racconto ambientato in un’epoca storica.

Qual è il fatto storico che fa da sfondo al racconto?

In quale epoca storica è ambientato questo racconto?

Segna in la parte mitologica e in la parte realmente storica.

Mino Milani, Miti e leggende di Roma antica,

La conta degli avvoltoi

A stabilire dove fondare la città sarebbero stati gli dèi, manifestando la loro volontà attraverso messaggeri venuti dal cielo: grandi uccelli, come gli avvoltoi. Romolo e Remo, seguiti da sacerdoti e consiglieri, presero posto su due colli l’uno non troppo lontano dall’altro e di là guardarono attenti il cielo. Chi avesse visto più avvoltoi sarebbe stato il prescelto, il vincitore sarebbe diventato il re di questa nuova città. Remo vide sei avvoltoi. Romolo ne vide dodici. Gli dèi avevano mandato un messaggio chiaro. Nel grande campo prescelto, con un aratro trainato da un bue e da una mucca, Romolo cominciò ad arare un lungo solco tracciando un quadrato: in esso sarebbe sorta la sua città.

Quando il cielo limpido e azzurro fu all’improvviso scosso da un tuono formidabile, tutti pensarono che il dio supremo, Giove, avesse mandato il suo segno di consenso.

I lavori per la costruzione delle mura cominciarono quello stesso giorno, che secondo la tradizione fu il 21 di aprile.

Roma era stata fondata.

In pochi anni il numero degli abitanti crebbe, come; quindi la ricchezza. Insieme con essa, come naturale, crebbero le cose da fare: prima di tutto difendersi. Quelli erano tempi di guerre continue e per questo dovevano esserci uomini capaci di usare le armi: Roma ebbe da subito i suoi soldati. Ebbe anche i suoi sacerdoti, i suoi saggi, i suoi ricchi e i suoi poveri. Non fu più un villaggio, ma una città. Non ancora grande, ma una città.

120 STOR ICO genere

Il RACCONTO STORICO è un testo narrativo ambientato in una precisa epoca .

SCOPO

Avvicinare chi legge alla conoscenza del e fornire informazioni su eventi e periodi storici.

IL RACCONTO STORICO

ELEMENTI

Personaggi: .................................................. o realistici

Tempo: ben definito, riferito a una precisa epoca .

Luogo: realistico.

ISIONE MENTALE V V

Se vuoi scrivere un racconto ambientato in epoca storica, devi prima visualizzare nella tua mente l’ambiente, gli usi e i costumi.

CONTENUTO

Fatti accaduti a uno o più reali o inventati.

STRUTTURA

Ricostruzione del modo di vivere e di pensare di epoche passate. Sono ricostruiti in modo reale gli e gli usi del tempo.

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 76-81
121 MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE STOR ICO genere

VERIFICA

Achille e Patroclo

Achille era un bambino strano. Forte e coraggioso, violento.

Achille aveva un amico, Patroclo, che era più fragile di lui: più piccolo di statura, magrolino, delicato. Forse erano amici proprio per questo, perché così Patroclo aveva sempre qualcuno a proteggerlo, e Achille si sentiva più grande e forte dovendosi occupare di un cosino così debole. A volte, non è necessario essere uguali, essere alla pari, per essere amici. Siccome gli adulti ci tenevano molto ad allevare bambini (maschi) che diventassero soldati forti e valorosi, Achille e Patroclo ebbero in regalo corazza, elmi, scudi, spade, gambali in miniatura. Così vestiti sembravano degli eroi rimpiccioliti. I grandi sorridevano guardandoli, anche se non c’è niente da ridere davanti all’idea di una guerra, anche quando è una guerra per finta. Loro, del resto, ce la mettevano tutta a combattere per davvero, anche se le spade erano di legno.

Dei due, quello che faceva più paura era Achille, naturalmente. Ma ogni tanto, per ridere, lui e Patroclo si scambiavano le corazze, gli elmi e gli scudi, e gli altri bambini ci cascavano. I bulli sfidavano Achille e combattevano con Patroclo e a volte perdevano lo stesso, perché l’immaginazione conta molto, e loro erano convinti di affrontare il piccolo guerriero più forte di tutti; oppure sfidavano Patroclo certi di batterlo, e si ritrovavano sconfitti e ammaccati senza nemmeno aver capito perché.

Achille e Patroclo non si toglievano gli elmi alla fine delle sfide, e se ne andavano ridendo. Non è che poi passassero tutto il tempo a combattere: andavano in palestra a correre, saltare e fare ginnastica, ascoltavano le storie degli dèi che la sera un cantastorie cieco narrava loro vicino al focolare, e la mattina avevano un maestro che insegnava loro a scrivere sulle tavolette di cera e a leggere poesie e leggende sulle pergamene.

Beatrice Masini, Amici per sempre, Einaudi Ragazzi
122

Ma il loro destino era comunque segnato, dovevano diventare combattenti, e avere una guerra da combattere. Del resto c’erano sempre guerre in Grecia, a quel tempo; bastava aspettare un poco, e la pace, la piccola pace che si distendeva tra una guerra e l’altra, era pronta a dissolversi.

A NALIZZO A

1 In quale epoca storica è ambientato questo racconto?

2 I personaggi sono: veramente esistiti nel passato. eroi mitici del passato.

3 L’autrice nel racconto illustra: precisi fatti storici avvenuti nel passato. abitudini di vita di quell’epoca storica.

C OMPRENDO C

1 Qual è lo scopo dell’autrice?

Raccontare la storia di una grande amicizia di due eroi mitici del passato. Dare informazioni sulle abitudini di vita nell’antica Grecia.

2 Perché Patroclo e Achille si scambiano le armi e gli elmi?

Per non essere sconfitti.

Per ingannare gli altri bambini. Perché tutti e due volevano utilizzare le armi di Achille.

3 Sottolinea nel testo le parole usate dall’autrice per far riflettere sul fatto che la guerra sia negativa.

L ESSICO L

Cantastorie è un nome: derivato. composto. alterato.

Le pergamene sono fogli su cui nell’antichità si scriveva. Sono: prodotti con stracci. ricavati dalle pelli di animali. prodotti con le foglie del papiro.

CHE COSA SO?

Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di questo racconto storico?

Sì. No. In parte.

OMPITO NON NOTO

Achille è uno degli eroi di un grande poema scritto da un cantastorie cieco che racconta della più famosa guerra dei Greci.

Il poema è: l’Iliade. la Divina Commedia.

La guerra è: una guerra punica. la guerra di Troia.

COME STO?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

C
C
123
VERIFICA

La macchina del tempo

Ecco il terzo gioco-quesito!

Diana e Minerva, dall’alto dell’Olimpo, osservano gli atleti che si preparano per le Olimpiadi. Ricostruisci che cosa si dicono e rispondi alla domanda di Diana.

prop Uno di loro ha ato ep rio sba gli oca! he non si pratic cia? a nell’an lo sport c tica Gre

SOLUZIONE: Uno di loro ha proprio sbagliato epoca! Qual è lo sport che non si pratica nell’antica Grecia? Il tuffo.
124
Qual è

È una bella giornata: molte persone passeggiano nel foro dell’antica Roma. Leggi le frasi e scrivi chi le sta pronunciando.

TEMPUS FUGIT. A

AVE, CAIO. D

AVE, CLELIA. B

ECCE MEA DOMUS. C

ECCE MEA INSULA. E CURRO! F

SOLUZIONE: in alto B • D; in basso A • F; C • E 125

Testo argomentativo

Quante volte, per convincere i tuoi cari a permetterti di fare qualcosa, hai discusso animatamente esponendo le tue ragioni? Alla loro risposta negativa eri pronta/pronto a convincerli con le parole che la tua era un’ottima idea.

Tutte quelle volte hai “fatto” un testo argomentativo.

Un testo argomentativo espone un’idea e riporta un parere contrario perché sia possibile confrontarli e farsi una propria opinione.

Spunti

per discutere

CONTENUTI
DELL’UNITÀ
DIGITALI
126

Nel testo argomentativo chi scrive affronta un problema o un argomento esponendo la sua opinione in merito e quella di altri in contrapposizione alla sua.

SCOPO

Lo scopo è discutere un argomento portando valide argomentazioni per sostenere le proprie idee.

CONTENUTO

Il testo argomentativo tratta temi di varia natura. Su di essi si esprime la propria opinione e si riporta quella degli altri. Talvolta si sollecita una riflessione di chi legge.

STRUTTURA

Nell’introduzione, chi scrive propone l’argomento da dibattere.

Poi presenta una tesi, cioè un’opinione a favore dell’argomento.

Oltre alla tesi può essere presentata anche una antitesi, cioè un’opinione contraria. Nello svolgimento chi scrive propone prove, ragionamenti, opinioni ed esempi a sostegno della tesi o dell’antitesi.

L’autrice/L’autore usa i connettivi logici per rendere chiaro l’ordine logico del testo. I connettivi logici:

• indicano un ordine (prima o dopo);

• introducono un argomento (per esempio...);

• formulano un’ipotesi (se...);

• esprimono una contrapposizione (ma…);

• esprimono un’aggiunta (anche…).

127 MAPPA

Il piacere di...

COME CANE E GATTO

Apollo, un cane giocherellone, e Jago, un gatto brontolone, vivono insieme nella casa di Giampaolo e Laura. La loro visione della vita è opposta: gatti e cani hanno diverse opinioni su tutto. Ma poi trovano il modo di andare d’accordo

Come cane e gatto

IL CANE

La mia giornata inizia sempre in modo perfetto. Apro gli occhi, mi scrollo ben bene e attacco a scodinzolare.

– Ciao, Giampaolo! Ciao, Laura! Saluto anche Jago, che di solito a quell’ora è acciambellato sul lettone, ma lui neanche apre gli occhi.

Dopo qualche secondo suona la sveglia sul comodino di Giampaolo. Mi metto a sgranocchiare il mio osso di biscotto. Tra un po’ arriva Giampaolo per la nostra passeggiata mattutina. Io preferisco farmi trovare accanto all’attaccapanni esattamente sotto il mio guinzaglio.

La mia vita è bellissima così com’è. A mezzogiorno in punto devo pranzare. Se devo proprio dirla tutta, preferirei che la ciotola di Jago restasse a qualche metro dalla mia, perché non sopporto di sentire i suoi occhi gialli puntati su di me mentre mangio. Purtroppo, Laura ha il brutto vizio di piazzare le nostre ciotole una di fianco all’altra. Non so se la cosa infastidisce anche lui. Con Jago non si capisce mai nulla: è contento di avermi intorno? Ho smesso di chiedermelo. Quando ero piccolo speravo di convincerlo

128
LEGGERE UN TESTO ARGOMENTATIVO

a giocare un po’. Ero disposto anche a fargli usare la mia pallina o le pantofole di Pietro, che all’epoca erano a forma di coniglio. Non c’è stato verso. Soffiava e sbuffava, e un paio di volte ha perfino tirato fuori le unghie. Non sono un tipo vendicativo, ma con Jago ho dovuto inventarmi la pazienza.

Quando ho delle novità, provo a raccontargliele, ma non capisco se mi sta ascoltando o no.

Credo che Jago ce l’abbia con me per via delle mie passeggiatine con Giampaolo o con Laura. Lui non esce mai, forse perché sull’attaccapanni non c’è un guinzaglio della sua misura.

IL GATTO

Non posso dire di essere capitato male.

Poteva andarmi meglio, ma poteva anche andarmi molto peggio. Avrei preferito avere un amico felino, non troppo rumoroso, non troppo giocherellone, possibilmente femmina. Una tipa tranquilla ed elegante, adatta a uno come me, che si accontenta di poco: un letto morbido, una pappa saporita, un po’ di quiete.

Invece mi è toccato Apollo. Un entusiasta, uno che non vede l’ora di gettarsi dove abbondano i pericoli, il caos. Ho tentato di spiegargli che tutto ciò che serve per vivere è dentro casa. Che il mondo là fuori è pieno di insidie. Ma lui ogni giorno (ogni giorno!) si piazza davanti alla porta, sotto il suo guinzaglio, e prega che lo leghino e lo conducano fuori, dove regna l’ignoto.

Fatti suoi, si potrebbe dire. Se non fosse che quando torna mi racconta che ha visto quello, che ha incontrato quell’altro, e naturalmente sono tutti deliziosi e simpatici.

Io tengo gli occhi chiusi e resto immobile: chiunque capirebbe che non sono interessato e cambierebbe aria.

Tutti, tranne Apollo.

129
129

Diamo a tutti la possibilità di giocare?

DOMANDA

L’allenatore della nostra squadra di basket insiste nel fare giocare tutti, anche quelli che giocano malissimo. Ok, se sono riusciti a entrare in squadra vuol dire che il coach deve aver pensato che potevano portare qualcosa di buono, ma forse semplicemente non sono capaci di gestire la tensione delle partite. Quando l’allenatore li fa entrare al posto di quelli bravi (di solito a fine partita, quando stiamo vincendo), mi arrabbio moltissimo, perché non è giusto. Secondo me o il coach li fa lavorare di più negli allenamenti o li caccia. Devono imparare che, se non segnano, non vengono fatti entrare in campo.

L’allenatore dice che sono ingiusto verso quelli che non hanno il dono che ho io. Chi ha ragione? Io o il coach?

RISPOSTA

Sia tu sia l’allenatore invocate il principio di giustizia. Dunque, per te giustizia nello sport significa che giocano solo i più bravi, mentre per l’allenatore significa che a tutti deve essere data una possibilità.

Tuttavia, se fosse corretta la tua interpretazione del principio, come farebbe uno a sviluppare le sue abilità, visto che non viene mai coinvolto in una vera partita? Certo, ci saranno sempre dei giocatori che non riusciranno in alcun modo a essere bravi come gli altri, anche se si allenano moltissimo. È giusto che debbano giocare anche loro? Assolutamente sì: l’allenatore sa bene che far giocare questi ragazzi potrebbe mettere a rischio la vittoria, per questo è giusto che vengano fatti entrare quando ormai è chiaro che la partita

130 testo ARGOMENTATIVO
Bruce Weinstein, E se nessuno mi becca? Breve trattato di etica per ragazzi, Editrice Il Castoro

è vinta. Dopo tutto, lo scopo di ogni partita è sempre quello di vincere. Ciò detto, però, vincere non è la sola cosa importante nello sport: compito degli allenatori è anche quello di promuovere lo spirito di squadra, il senso di appartenenza e il divertimento. Ma, se giustizia significa che ognuno abbia quello che si merita, allora ci pare veramente troppo crudele non fare giocare per niente quelli che sembrano meno portati. Un conto è cercare di fare in modo che non mettano a rischio la vittoria, diverso è impedirgli di provare il brivido di una partita vera.

Dunque, non solo è possibile, ma è anche preferibile trovare un modo per dare ai più forti la chance di vincere la partita (facendoli giocare all’inizio) e ai meno bravi l’occasione di divertirsi sul campo. Infine, potrebbe sempre succedere che uno di questi ragazzi, che sembrano incapaci di toccar palla, ci stupisca tutti e faccia un bel canestro!

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo argomentativo

Il contenuto dei testi argomentativi è l’analisi di un tema sul quale si esprime la propria opinione o si confrontano opinioni diverse

Il contenuto di questo testo è: spiegare le regole delle gare sportive. esporre opinioni diverse riguardo la partecipazione alle gare sportive.

La struttura di un testo argomentativo prevede una tesi, cioè un’opinione su un argomento

La tesi del bambino è:

i giocatori che non raggiungono il livello degli altri devono essere messi in panchina o tolti dalla squadra.

il coach ha il diritto di scegliere i giocatori.

L’antitesi è l’opinione contraria a quella presentata.

L’antitesi del coach è: tutti i membri della squadra devono giocare. i giocatori meno bravi si devono allenare di più.

La sintesi è la conclusione e la riflessione sull’argomento.

La sintesi proposta dall’autore è che bisogna dare a tutti l’occasione di giocare e di divertirsi: dando ai più bravi la possibilità di influenzare il risultato. senza preoccuparsi del risultato.

Le parole evidenziate nel testo sono connettivi logici. Servono a: collegare in modo logico le diverse argomentazioni. mettere in ordine di importanza le argomentazioni.

131 testo ARGOMENTATIVO

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo argomentativo.

La tesi di Lao-Tzu è l’importanza del

Queste frasi indicano argomenti portati a favore della tesi di Lao-Tzu?

Segna V (vero) o F (falso).

• Il vuoto è importante perché può essere riempito. V F

• Una persona piena di conoscenze vale più di una che non sa nulla. V F

• La vita è importante se è piena di impegni. V F

• Essere “pieni di cose” non aiuta ad apprezzare ciò che ci circonda. V F

• Essere “vuoti” vuol dire essere aperti a nuove conoscenze. V F

Irene Merlini, Maria Luisa Petruccelli (a cura di Umberto Galimberti), Perché? 100 storie di filosofi per ragazzi curiosi, Feltrinelli Kids

L’importanza del vuoto

Immagina un pacchetto regalo con tanto di nastro e carta luccicante. È il momento di aprirlo e... toh! dentro non c’è niente. Che scherzi sono questi? E se ti dico che non è vero che dentro non c’è niente, ma che è un pacchetto vuoto, per te fa differenza?

Non so se hai mai pensato al vuoto. Devi sapere che per Lao-Tzu* il vuoto era importantissimo. Prendiamo un vaso, diceva: la sua utilità sta proprio nel vuoto che c’è dentro. Già, perché se fosse pieno di argilla anche il suo interno, come lo potremmo usare?

Una stanza senza buchi per la porta e le finestre sarebbe senz’aria e senza luce, non ci potremmo entrare. Il vuoto, allora, sembra preziosissimo!

Per Lao-Tzu contava addirittura più del pieno, al contrario di quanto pensiamo noi comunemente.

Normalmente, infatti, crediamo che una casa piena di oggetti valga più di una vuota, che una persona piena di conoscenze valga più di una che non sa niente, che una vita piena di impegni valga più di una senza appuntamenti.

Secondo Lao-Tzu, invece, più siamo vuoti e meglio è: se ci svegliamo già pieni di desideri, di vestiti che vogliamo indossare, di persone che vogliamo vedere… be’, se poi accade qualcosa non ci facciamo neanche caso. Invece, se ci svegliamo vuoti ci accorgiamo di tutto. Dei dettagli, delle piccole cose. Essere vuoti non significa che ci manca qualcosa, significa essere aperti, come una finestra. Aperti alla luce, al buio e all’aria, che devono entrare, uscire e girare.

*Lao-Tzu è un filosofo cinese vissuto più di 2500 anni fa.

132 testo ARGOMENTATIVO

SPLASH! DING-DONG zac! brum

Il mondo pieno di suoni

Viviamo in un mondo pieno di rumore. I suoni ci inseguono ovunque, dentro e fuori casa. In ogni negozio o bar o stazione c’è un sottofondo musicale, spesso a volume altissimo. In casa, le nostre voci lottano spesso contro la TV.

Come se il silenzio ci facesse paura.

A scuola, gli insegnanti ti ammoniscono di stare zitto. Non ti stanno solo chiedendo di tacere: ti stanno chiedendo di ascoltare.

Qualcuno invece dice che tacere e ascoltare sono la stessa cosa. No, tacere quando qualcuno si rivolge a noi oppure ascoltarlo non sono affatto la stessa cosa.

Ma l’ascolto non è qualcosa che ha a che fare solo con la scuola. Un filosofo del secolo scorso, Hans George Gadamer, ha scritto che essere umani significa sapersi ascoltare reciprocamente

Quante volte apriamo bocca per non dire nulla?

Quante volte parliamo senza prima pensare? E, infine, quante volte parliamo senza ascoltare?

Leggiamo il pensiero di un altro filosofo del Novecento, Martin Heidegger: “Dire e parlare non sono la stessa cosa. Uno può parlare, parlare senza fine, e quel suo parlare non dice nulla”. Naturalmente, per ascoltare non basta sentire. Io posso sentire il suono della voce di chi mi parla, ma questo non significa che io lo stia realmente ascoltando.

Shakespeare fece dire al personaggio di una sua opera: “Porgi a tutti l’orecchio, a pochi la tua voce. Ascolta le opinioni altrui, ma pensa con la tua testa”.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo argomentativo.

La tesi sostiene che: è importante saper ascoltare. è importante ascoltare i rumori.

L’antitesi afferma che: tacere e ascoltare sono la stessa cosa.

è importante tacere.

Quale di queste due frasi del testo rappresenta la sintesi?

“Uno può parlare, parlare senza fine, e quel suo parlare non dice nulla”.

“Porgi a tutti l’orecchio, a pochi la tua voce. Ascolta le opinioni altrui, ma pensa con la tua testa”.

Anna Vivarelli, Pensa che ti ripensa. Filosofia per giovani menti, Piemme
133 testo ARGOMENTATIVO

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo argomentativo.

Il titolo: fa intuire il tema. non fornisce alcuna anticipazione.

Questo NON è un testo argomentativo.

È un testo: informativo. storico. descrittivo.

All’interno del testo vi è una parte argomentativa. Segnala con un riquadro colorato.

Nel testo, sottolinea in almeno due frasi che indicano la tesi a favore dell’uso degli elefanti e in due che indicano la tesi a sfavore (antitesi).

Elefanti in guerra: che decisione difficile!

Annibale aveva rotto la tregua con Roma, avanzando, con decine di migliaia di uomini al suo seguito, oltre i confini spagnoli. Appena il Senato di Roma lo seppe, inviò a Cartagine un ultimatum:

– Volete la guerra, dunque? E allora… che guerra sia!

Annibale non si impensierì.

Ammirava Pirro, il re del popolo dei Molossi, che aveva sfidato l’esercito romano con un’arma segreta: una ventina di elefanti. La vista di quelle bestie dai barriti assordanti, rivestite di placche metalliche, aveva terrorizzato i soldati romani.

“Gli elefanti…” si ritrovò a pensare e a valutare.

In verità, come armi in sé e per sé non valevano molto. Erano creature di indole pacifica. La loro presenza però bastava a spaventare i cavalli del nemico.

All’occorrenza, potevano essere impiegati come forza di sfondamento delle linee avversarie.

Il problema era che nel pieno di un conflitto tendevano ad agitarsi e se venivano feriti perdevano il controllo: era facile che chi li montava non riuscisse più a governarli. Eppure, si disse, erano il simbolo delle terre d’Africa, qualcosa che l’Europa non possedeva: schierarli nel suo esercito significava non solo suscitare reverenza e paura, ma anche esibire la potenza di Cartagine in tutta la sua magnificenza.

Ed erano già stati utilizzati con successo più volte, nel corso delle guerre puniche, anche da suo padre Amilcare.

La decisione era presa. – Pirro ne aveva con sé una ventina? Allora, io ne porterò con me trentasette!

Jacopo Olivieri, Annibale e gli elefanti, Edizioni EL
134 testo ARGOMENTATIVO

Nel TESTO ARGOMENTATIVO chi scrive affronta un problema o un argomento esponendo la sua opinione e quella di altri in contrapposizione alla sua.

SCOPO

Discutere un portando argomentazioni per sostenere le proprie

.

IL TESTO ARGOMENTATIVO

CONTENUTO

Temi di varia natura. Su di essi si esprime la propria e si riporta quella degli altri.

STRUTTURA

Chi scrive propone l’ da dibattere.

Si presenta una , cioè un’opinione a favore dell’argomento.

Vi è poi una , cioè un’opinione contraria.

Si usano i connettivi logici per rendere chiaro l’ordine del testo.

ISIONE MENTALE V V

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 82-87
135 MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE testo ARGOMENTATIVO
SERVIREBBE UN PARCO GIOCHI! PERCHÉ?

VERIFICA VERIFICA

Il petrolio: pro e contro

Il petrolio è una importante risorsa per l’economia, ma il suo nome evoca scenari catastrofici.

Pozzi in fiamme, petroliere che affondano, un liquame che travolge l’ecosistema provocando la devastazione di animali e piante. Soprattutto, una delle principali cause dell’aumento di gas serra nell’atmosfera è la combustione di sostanze ricavate proprio dal petrolio, come la benzina.

Tuttavia l’opinione a riguardo era diversa in passato. Nell’ultimo secolo, il petrolio ha fornito buona parte dell’energia che ha permesso all’umanità di progredire. Il petrolio e i suoi derivati sono sicuramente all’origine dell’inquinamento; ma non dimentichiamo che il petrolio ha in gran parte sostituito il carbone, che era molto più inquinante.

L’avventura del petrolio si può far cominciare negli Stati Uniti, nel 1859, quando si attiva il primo pozzo per l’estrazione petrolifera.

Da allora, il mondo è passato dall’era del vapore a quella del motore a scoppio alimentato dalla benzina. Perciò è grazie al petrolio che abbiamo le automobili, gli aerei e una serie di materiali derivati, come la plastica. Ma che cos’è esattamente il petrolio? Non è una sostanza artificiale. È una sostanza di origine organica.

Il petrolio può essere utilizzato a costi relativamente contenuti. In teoria, una volta estratto, basta accenderlo... e il petrolio ci restituisce energia termica che può essere trasformata in energia meccanica, come nel motore delle automobili, oppure in energia elettrica.

Ma, nonostante abbia ben servito l’umanità, si tratta di una risorsa che dobbiamo abbandonare, per il suo impatto ambientale. Il petrolio ha fatto il suo tempo, ed è necessario andare avanti a trovare altre fonti di energia, più sostenibili.

Stefano Varanelli, Il mondo che vorrei (storie vere di ragazze e ragazzi in grado di cambiare il mondo), Giunti Editore
136

A NALIZZO A

1 Il titolo: non fornisce alcuna informazione sul tema trattato. introduce l’argomento.

VERIFICA

2 Nell’introduzione: si presentano due opinioni contrapposte. si presenta solo una tesi.

3 Tra queste frasi, solo una è una tesi sostenuta nel testo a favore dell’uso del petrolio e solo una è la sua antitesi. Sottolineale con i colori indicati e scarta le altre: in la tesi e in l’antitesi.

• Il petrolio è una sostanza organica, perciò non inquina.

• Il petrolio è uno dei fattori principali dell’inquinamento.

• Il petrolio è una risorsa che permette il funzionamento di macchine e la produzione di altri materiali.

• Il petrolio è meno inquinante del carbone.

• Il petrolio ha impedito all’umanità di crescere e progredire.

4 Sul tema del petrolio, la tesi sostenuta:

• nel passato era

• nel presente è ..............................................................................................................................................................................................................................

5 La sintesi è

6 Sottolinea nel testo almeno tre connettivi logici.

C OMPRENDO C

1 Quale forma di energia si produce con il petrolio?

Energia termica. Energia meccanica. Energia elettrica.

L ESSICO

In una di queste frasi puoi inserire il verbo “evocare”. Completala.

• Queste foto bellissimi ricordi di vacanze.

• L’insegnante tutti gli alunni e le alunne facendo l’appello.

Il liquame è:

un prodotto utilizzato nelle industrie. un liquido formato da sostanze di rifiuto.

CHE COSA SO?

Ho riconosciuto la struttura, il contenuto e gli elementi di questo testo argomentativo?

Sì. No. In parte.

Nel testo si parla dell’era del vapore. Quali tra questi mezzi di trasporto erano mossi dalla forza del vapore? Locomotive. Navi. Aerei. Biciclette.

COME STO?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

VERIFICA
L
OMPITO NON NOTO C C
137

Testo poetico

Scrivere una poesia vuol dire parlare in versi dando musicalità alle parole. La poesia suscita emozioni, esprime sentimenti. Le parole del testo poetico sono importanti non solo per il loro significato, ma anche per il loro suono e per il loro ritmo Nella poesia è importante il messaggio che vuole trasmettere chi scrive, ma ancora più importante è il modo in cui lo dice.

Spunti per discutere

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
138

Il testo poetico è un particolare tipo di testo; chi scrive, usando le parole con ritmo e musicalità, comunica emozioni e sensazioni o diverte.

Nei testi poetici rientrano le poesie e le filastrocche

SCOPO

Lo scopo della poesia è esprimere o suscitare in chi legge emozioni e sentimenti.

CONTENUTO

STRUTTURA

Il contenuto di questo tipo di testo è molto vario: emozioni, ricordi, momenti di vita…

Il testo poetico è composto da versi, righe più o meno brevi alla fine delle quali si va a capo.

I versi possono essere in rima o non in rima.

La rima può essere:

• baciata: i versi consecutivi fanno rima → AABB

• alternata: il primo verso fa rima con il terzo, il secondo con il quarto → ABAB

• incrociata: il primo verso fa rima con il quarto, il secondo con il terzo → ABBA

• incatenata: il primo verso fa rima con il terzo → ABA

Più versi formano una strofa: le strofe sono separate tra loro da spazi. Nelle poesie si usano:

• la personificazione, usata per attribuire le caratteristiche e gli aspetti umani a cose inanimate o concetti astratti;

• la similitudine, un paragone tra due cose o situazioni diverse che hanno somiglianze o caratteristiche comuni;

• la metafora, una similitudine abbreviata;

• l’anafora, la ripetizione di una o più parole all’inizio del verso o delle strofe.

Nella poesia si presta molta attenzione al suono:

• l’allitterazione è la ripetizione di suoni uguali o simili nelle parole della poesia;

• l’onomatopea è usata per riprodurre i suoni della natura o quelli prodotti da persone, animali, oggetti.

139 MAPPA

Il piacere di...

LE FELICITÀ

Quante emozioni proviamo ogni giorno! E una delle più belle è la felicità Ma che cos’è la felicità? Che sapore ha? Che suono ha? Quando arriva?

Ti proponiamo di leggere una raccolta di poesie: leggendole, vivrai anche tu momenti felici.

Le felicità

LA FELICITÀ FA SPLASH

Non so se è proprio la felicità, ma senti come fa: splash, e poi splash, con gli stivali, come vuole mamma, o a piedi nudi, come piace a me. Non so se è proprio una felicità, però ascolta: splash, splash, splash, e, attento, se per caso stai passando, perché io faccio il salto, e c’è lo splash, e poi ancora splash, e splash pestando, in marcia ferma dentro la pozzanghera come un soldato che in guerra non va, ma resta qui a fare splash, splash, splash...

Roberto Piumini, Le felicità, Edizioni Gruppo Abele
140
LEGGERE UN TESTO POETICO

CE L’HO FATTA!

Ci provo, ma il manubrio va qua e là, la bici sbanda, e, prima di cadere, metto giù il piede, m’arrabbio, gridando: “Io non ci riesco! Non sono capace!”

Ieri ho buttato la bici per terra, e sono andato in camera, piangendo.

E oggi, ancora, mi grida papà: “Guarda avanti, pedala! Pedala!”

Facile, dirlo: questa bicicletta non vuole andare dritta, no, non vuole, oops! pedalo... ehi, non sto cadendo!

Guarda papà! Papà, guarda, sto andando!

LA MUSICA RIEMPIE

La musica mi entra nelle orecchie, e dalle orecchie entra nel pensiero, ci entra come un’acqua di bellezza, un vento pieno di profumi e semi, e gira e vola dentro la mia mente, e non solo la mente: perché riempie tutto il mio corpo, come sangue vivo, lo scalda e lo accarezza nel suo giro, lo bacia e lo invita al movimento, e io, contento, accetto il consiglio, mi muovo a tempo, e canto, e ballo, e della libertà mi meraviglio.

141

LA POESIA DESCRIVE

La tempesta

Un fulmine saettò, il bosco crepitò, la grandine scrosciò, il diluvio arrivò all’impazzata, il cielo minacciava, il tuono brontolava, il vento forte urlava, d’un tratto la tempesta era scoppiata. Ma ora che il cielo si rischiara, e il sole risplende luminoso, ora nessuno ha più paura e tutto ritorna più radioso.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo poetico Nei testi poetici l’autore/l’autrice suscita emozioni o descrive ambienti e sentimenti, usando un particolare linguaggio. Lo scopo di questa poesia è: suscitare emozioni. evocare immagini.

La struttura della poesia prevede versi, strofe e in alcuni casi, rime

Da quanti versi è composta questa poesia?

I versi sono raggruppati in strofe? Sì. No.

Sottolinea con colori diversi le parole che sono in rima, cioè che terminano nello stesso modo.

142 POET I CO testo

Addio

Mi volto e la mia casa si allontana, scompare poco a poco la mia terra al passo lento della carovana, al passo indemoniato della guerra.

E dico addio agli amici, alla mia gente, agli alberi che incontro sul cammino, nel sacco quattro stracci e poco o niente, nel pugno della mano un sassolino.

E dico addio al vento e alla sua danza mentre la notte si sorseggia il giorno: nel cuore una promessa di speranza, negli occhi il desiderio del ritorno.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo poetico.

Qual è il sentimento descritto in questa poesia?

Confronta la tua risposta con quelle dei tuoi compagni e delle tue compagne.

Esamina la struttura di questa poesia.

• Quanti sono i versi?

• Quante sono le strofe?

I versi sono in rima: baciata, AABB. incrociata, ABBA alternata, ABAB

genere
POET I CO
143 POET I CO testo

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo poetico.

In queste poesie, le poetesse usano la personificazione, cioè attribuiscono le caratteristiche e gli aspetti umani a cose inanimate o a concetti astratti.

Segna con più X.

Nella poesia “La pioggia porta sandali d’argento” vi è una personificazione perché la pioggia: ha sentimenti umani. fa azioni umane. usa oggetti umani. è paragonata a una persona.

Nella poesia “Autunno”, sottolinea i versi che indicano una personificazione

IL LINGUAGGIO DELLA POESIA

La pioggia porta sandali d’argento

La pioggia porta sandali d’argento in primavera per danzare nel vento, e scarpe con stringhe dorate per saltare nei prati d’estate. Per l’inverno ha stivali chiodati di ghiaccio dalla punta al tallone, ma ogni tanto si cambia, li leva e indossa i mocassini di neve.

Autunno

Da un buffo rametto cade l’ultima foglia. La natura si spoglia prima di andare a letto.

144 POET I CO testo

Il cielo è

Poesia giapponese da www.filastrocche.it Il cielo è come un mare e le nubi paiono ombre; la luna è come una barca che naviga tra le stelle.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo poetico

In queste poesie vengono usate la similitudine e la metafora. La similitudine paragona due cose o due situazioni che hanno qualcosa in comune. La metafora è una similitudine abbreviata: non usa le parole “come”, “simile a”, ”sembra”.

Quale delle due poesie contiene delle similitudini?

Quale delle due poesie contiene delle metafore?

Roberto Piumini

Ciao, luna

Ciao, luna, luce bianca, fettina, mezza, tonda, che qualche volta manca.

Ciao, luna, lassù in alto, ma non come le stelle: ti prendo, sai, se salto?

Ciao, luna, palla lenta, del gioco che si sogna, del gioco che addormenta.

145
..............................................................................................................................................
145 POET I CO testo

POET I CO

POET I CO

Viva la pioggia viva

Viva la pioggia viva, la pioggia quando arriva.

Viva la pioggia grande, la pioggia quando scende.

Viva la pioggia fresca, la pioggia quando casca.

Viva la pioggia sciolta, la pioggia quando salta.

Viva la pioggia pazza la pioggia quando spruzza.

Viva la pioggia tanta, la pioggia quando canta.

Viva la pioggia nuova, la pioggia quando lava.

Viva la pioggia lieta la pioggia che disseta.

l’ A r t e di... LEGGERE

Leggi la poesia mettendo l’accento sull’inizio dei versi dispari.

dei versi pari? Sottolineale in Leggi di seguito le parole che hai sottolineato in . Poi segna con più X.

Il poeta ripete queste parole per: creare una rima. sottolineare il concetto che vuole esprimere. dare ritmo alla poesia.

I versi di questa poesia sono in rima? Sì. No.

Che tipo di rima utilizza?

genere
146
testo

Un ghepardo pien di rughe

Un ghepardo pien di rughe larghe larghe come acciughe ghigna sghembo tra le alghe ha le ghette le meringhe e due vaghe ghepardette.

Mi lavo le mani

Tu-tuff con le mani nell’acqua cascata cia-ciac fa la panna della saponata scia-sciacquo per bene anche l’ultimo dito… Pli-pliccan le gocce e il gioco è finito!

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo poetico In quale poesia viene utilizzata:

l’ A r t e di... LEGGERE

Leggi le due poesie, sottolineando le allitterazioni e le onomatopee per dare ritmo e musicalità alla lettura.

147 POET I CO testo

LA PARAFRASI

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo poetico

Per “raccontare” il contenuto di una poesia e comprenderne il significato, si fa la parafrasi.

CODING

• Leggi la poesia per comprenderne il significato generale.

• Con l’aiuto del dizionario sostituisci le parole e le espressioni difficili con sinonimi più facili da comprendere.

• Riscrivi il testo seguendo l’ordine della prosa, cioè soggetto, predicato, complementi.

Completa la parafrasi

Gli alti e sinceri che costeggiano entrambi i lati della che va da a ,

mi vennero incontro e mi Sembravano dei giovani che correvano.

I cipressi mi

loro cima verso di me, e dissero a bassa

Perché non scendi dal treno? Perché non ti e tu conosci la

Siediti all’ombra. Senti il pro del

Non siamo arrabbiati con te per i una volta. Non ci facevano

Giosuè Carducci

Davanti a San Guido

I cipressi che a Bolgheri1 alti e schietti2 van da San Guido3 in duplice filar, quasi in corsa giganti giovinetti mi balzarono incontro e mi guardar.

Mi riconobbero, e — Ben torni omai — Bisbigliaron vèr’ me co ‘l capo chino — Perché non scendi? Perché non ristai4? Fresca è la sera e a te noto il cammino.

Oh sièditi a le nostre ombre odorate

ove soffia dal mare il maestrale5: ira non ti serbiam de le sassate tue d’una volta: oh non facean già male!

1 piccolo paese della Toscana

2 sinceri

3 località vicino a Bolgheri

4 fermarsi

5 vento che spira da nord-ovest

148 POET I CO testo

Il TESTO POETICO comunica emozioni e sensazioni o diverte, con ritmo e musicalità.

Nei testi poetici rientrano le poesie e le filastrocche

SCOPO

Esprimere o suscitare e sentimenti.

IL TESTO POETICO

CONTENUTO

Emozioni, ricordi e momenti di vita.

STRUTTURA

È composto da , alla fine dei quali si va a capo. I versi possono essere: • in rima

La rima può essere:

• : AABB

• : ABAB

• non

• : ABBA

• : ABA

Più versi formano una : le strofe sono separate tra loro da .

Nelle poesie si usano:

• la , che attribuisce caratteristiche e aspetti umani a oggetti concreti;

• la ................................................. , un paragone tra due cose o situazioni diverse che hanno somiglianze o caratteristiche comuni;

• la , una similitudine abbreviata;

• , la ripetizione di una o più parole all’inizio del verso o delle strofe.

Nella poesia si presta molta attenzione al suono:

• l’allitterazione è la ripetizione di suoni uguali o simili nelle parole della poesia;

• l’onomatopea riproduce i suoni della natura o quelli prodotti da persone, animali, oggetti.

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 88-95
149 MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE POET I CO testo

VERIFICA

A NALIZZO A

1 Questa poesia è composta da versi.

2 I versi sono raggruppati in

3 Sottolinea le rime

4 Tutti i versi sono in rima? Sì. No.

5 Nella poesia è presente l’anafora, rappresentata dalla parola

Magari

Magari domani va meglio di oggi domani ti aiuto, domani ti appoggi se non lo sai oggi domani lo impari vedrai che ci riesci…

… MAGARI

Magari crescesse nel mio condominio un grande giardino di fiori carminio con alberi alti e volatili rari e senza parcheggi…

… MAGARI

Magari con tutti i compagni che ho a fianco figli di stranieri nello stesso banco crescendo restassimo simili e pari come siamo adesso…

… MAGARI

C OMPRENDO C

1 Il tema di questa poesia è: la speranza di un mondo migliore. il desiderio di cambiamento.

2 Associa ogni strofa al desiderio espresso. Scegli tra questi: istruzione per tutti • rispetto della natura • aiuto reciproco • uguaglianza tra le persone • case belle per tutti

1a strofa

2a strofa

3a strofa

150

VERIFICA

Perla d’argento

Goccia di pioggia, perla d’argento, cado dal cielo con altre cento. Ballo, guizzo e saltello, il mio suono è un tamburello.

Tic, toc, tic, toc, tac.

Goccia di pioggia, perla d’argento, balliamo tutti a cuor contento. A grandi balzi e svelti saltelli suoniamo i nostri tamburelli.

A NALIZZO A

1 Questa poesia è composta da versi, in rima

2 I versi sono raggruppati in

3 Le strofe sono divise da un verso che utilizza: l’allitterazione. l’onomatopea. la metafora. la similitudine.

4 Nella poesia è presente l’anafora Sottolinea le parole.

5 “Perla d’argento” è: una metafora. una similitudine.

CHE COSA SO?

Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di queste poesie?

Sì. No. In parte.

1 Il tema di questa poesia è: un temporale. una goccia di pioggia.

COME STO?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

C OMPRENDO C
151

L IFE SKILLS le Crescere con

EMPATIA INCONTRI

SENSO CRITICORICORDO

ALLEGRIA

RELAZIONI INTERPERSONALI

OPINIONE

COMUNICAZIONE EFFICACE

BUGIE E

VERITÀ

AUTOCONSAPEVOLEZZA

Le LIFE SKILLS sono come uno zaino che contiene tutti gli strumenti che ti aiutano a crescere, a stare bene, a migliorare la fiducia in te stesso/a e i rapporti con le altre persone. Anche quest’anno, nella seconda parte del tuo libro, troverai argomenti che ti aiuteranno a scoprire come mettere in atto le tue life skills.

Crescere, però, vuol dire anche capire e comprendere. Ecco perché continuerai il tuo percorso per la COMPRENSIONE DEL TESTO.

DELLE EMOZIONI EMOZIONI
GESTIONE
152

INCON TRI

LIFE SKILLS

Puoi immaginare la tua vita senza “incontri”?

Pensa a quanti incontri hai fatto dalla tua nascita.

Ogni volta ti sei arricchito/a o hai cambiato qualcosa della tua vita, delle tue abitudini e delle tue conoscenze.

Sì, gli incontri sono sempre conoscenza, quindi non bisogna temerli.

Gli incontri sono scambi di saperi, esperienze, sentimenti.

EMPATIA

Molti tuoi incontri sono stati casuali; ma, se è scattata la scintilla dell’empatia, tutto è cambiato.

L’empatia è la capacità di riconoscere le emozioni degli altri come se fossero proprie.

Vuol dire mettersi nei panni altrui per capire che cosa si prova. L’empatia è una life skill indispensabile per capire gli altri e farci stare bene con loro.

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ 153

l’ A r t e di... LEGGERE

Leggi a voce alta il testo. Segui le indicazioni del box “Coding”.

CODING

Un petalo di forsizia per Giulia

Uno degli appartamenti del quinto piano era rimasto sfitto per mesi. Poi, una mattina, una nuova famiglia aveva preso possesso dell’alloggio.

Il giorno dopo, il passero Serafino vide uscire sul balcone una bambina che si muoveva su una sedia a rotelle. Volò subito da lei.

– Che bel benvenuto! – esclamò la bambina. – Ciao. Io mi chiamo Giulia e ho dieci anni.

– Perché sei seduta su questa sedia con le ruote?

– Perché non posso camminare.

– Dove abitavi prima?

– In una frazione. Mio padre però ha trovato lavoro in città e questo alloggio è più comodo per tutti. Tu dove hai il tuo nido?

– Su quell’albero laggiù.

– Com’è bella la pianta di forsizia che sta vicino all’albero. Posso chiederti un favore?

– Che cosa vuoi?

– Mi porteresti uno dei suoi fiori gialli? Se non riesci a staccarne uno intero, mi basterebbe anche un solo petalo. Serafino non se lo fece ripetere. Quando fu sulla pianta, capì che non ce l’avrebbe fatta a cogliere un fiore intero. Allora afferrò delicatamente un petalo con il becco e tirò piano piano, fino a staccarlo.

Quindi volò dalla bambina.

– Grazie, sei stato molto gentile. Me ne servirò come segnalibro. Io leggo tanto. Però mi piace anche scrivere. Soprattutto poesie, come questa:

Io cammino con i miei pensieri, galoppo con i sogni, volo con i miei desideri.

154
PARLA DI INCONTRI
Il piacere di... LEGGERE UN TESTO CHE

Mi permetti di toccarti?

Serafino le saltò in grembo e Giulia cominciò ad accarezzargli le penne e le piume.

– Che meraviglia poter volare. Com’è il mondo visto dall’alto?

Serafino non seppe che cosa rispondere.

– Tu puoi fare dei voli brevi, lo so. Quando ero in campagna, osservavo spesso i passeri e i loro guizzi. Sei già stato papà? Hai avuto dei piccoli?

– Ancora no.

– Mi piace parlare con te. A scuola chiacchiero soprattutto con Iris: è la mia amica del cuore.

– Come vai a scuola?

– Viene a prendermi un pulmino. Lo faceva già prima. Perciò continuerò a frequentare la stessa scuola. Qualche volta Iris e io ci incontriamo anche al parco Mauriziano. Lo conosci?

– Sì.

– Allora possiamo vederci lì, qualche volta. Così ti faccio conoscere la mia amica. Ci andiamo per lo più il martedì e il giovedì pomeriggio, se il tempo è bello. Ti annoio a parlarti sempre di me?

– No. Ma adesso devo andare. Ho la pancia vuota e devo cercare da mangiare.

MIND FULNESS

Di fronte a persone diversamente abili, qualcuno non sa quale atteggiamento assumere.

Pensa al passero Serafino e, come lui, mantieni un atteggiamento tranquillo e di normale collaborazione.

155

Recriminare vuol dire: accusare qualcuno. dire una bugia. esprimere una lamentela.

Minerva incontra Uma

Minerva si ritrovò davanti il gatto bianco e nero con un fazzoletto rosso legato dietro le orecchie.

– Sta’ tranquilla, zia; è solo Pallino, il gatto della vicina del primo piano, glielo riporto io.

Minerva uscì sul pianerottolo con il gatto in braccio e cominciò a osservare il fazzoletto rosso.

– Chi ti ha messo questo in testa?

– Io! – la voce proveniva da uno scricciolo biondo che scendeva le scale in volata fermandosi a pochi centimetri da lei.

– Stavamo giocando ai pirati – tese le braccia piene di graffi e croste verso il gatto. – È fuggito proprio sul più bello dell’assalto!

Il monello, che le arrivava appena alle spalle, le tolse Pallino dalle braccia. Era vestito in modo trasandato, con i jeans strappati e la maglietta sporca di gelato.

– Grazie mille per avermelo trovato. Era sceso giù in strada?

– No, no, è solo entrato in casa mia – rispose Minerva indicando la porta del suo appartamento. Ma non ebbe il tempo di finire che l’altro proruppe in un urlo stile coyote.

– Allora sei la figlia della De Floris! Speravo tanto che ci fossero altri bambini. Nel palazzo sono tutti grandi. Minerva stava per recriminare sul fatto che anche lei era grande rispetto a lui, ma non ne ebbe il tempo perché il ragazzino

Chi sta giocando a cricket? OMPITO NON NOTO

Laura Venuti, Operazione scacciafrottole, Edizioni Mesogea
L
ESSICO L
C
156 INCONTRI
C

si caricò Pallino sotto un braccio e con l’altro la trascinò letteralmente su per le scale.

– Vieni, ti mostro camera mia. Ti piace il cricket? Minerva scosse la testa dicendo: – Non so giocare.

– Non ti preoccupare, ti insegno io – disse il ragazzino.

Minerva ne approfittò per tastare il terreno in vista di una compagnia più adeguata: – Ma tu non hai una sorella? Io ho un fratello…

– No, niente fratelli. Solo me. Uma – rispose.

– Si dice solo io. Come hai detto che ti chiami, scusa?

Il monello scoppiò in una risata fragorosa: – Uma. È il nome di una divinità indiana! – aggiunse con fare divertito. – Non preoccuparti, non sei la prima che mi scambia per un maschio!

E così venne fuori che quel monello non era un monello ma una monella, che si chiamava Uma e che, nonostante sembrasse molto giovane, magrolina com’era, aveva ben dieci anni e mezzo. Era più piccola di Minerva di soli sei mesi.

Le due bambine passarono insieme quasi tutta la mattinata e, da quel giorno, avrebbero continuato a passare insieme ancora gran parte del loro tempo.

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni implicite e le inferenze

Nel testo si legge “proruppe in un urlo stile coyote”.

Chi compie questa azione?

ISIONE MENTALE V V

Chi è Uma?

Sottolinea nel testo i particolari che ti hanno fatto riconoscere Uma.

Il gatto. Uma. La figlia della signora De Floris.

Perché?

Perché è stato ritrovato il suo gatto.

Perché ha scoperto che nella sua casa c’è una bambina della sua età.

Perché stava giocando agli indiani.

Trova le informazioni esplicite.

La figlia della signora De Floris è: Uma. Minerva. la padrona di Pallino.

Che cosa nasce dall’incontro tra le due bambine?

157 INCONTRI

Micio, micio, dove sei?

Papà Gelindo guidava un furgoncino bianco.

Quella sera, già sul punto di mettere in moto, aveva sentito un suono stranamente familiare.

Era rimasto in ascolto… e si era convinto di essersi sbagliato. Ma, pronto a partire, eccolo di nuovo… e questa volta lo aveva riconosciuto: era il verso di un micio piccolo e spaventato! Ma da dove proveniva?

Papà Gelindo aveva abbassato i finestrini, teso le orecchie ed emesso quel richiamo caratteristico che si fa per avvicinare i gatti, e che consiste in una raffica di piccoli schiocchi, come se si trattasse di una rapida sequenza di baci. Il micio aveva risposto con un miagolio più cauto, ma ancora non si riusciva a capire dove fosse nascosto.

L’uomo aveva iniziato a camminare intorno al furgone ripetendo con voce calma e melodiosa: – Micio, micio, miciooooo. Non lo avrebbe mai ammesso, ma con quel richiamo insisteva sulla “m”, la “i” e la “o” per somigliare a una mamma gatta. Una cosa un po’ buffa e sciocca, ma piena di tenerezza. Il micio si era convinto che di un umano così ci si poteva fidare e finalmente aveva risposto forte e chiaro.

Papà Gelindo aveva capito allora da dove veniva il miagolio: da dentro il motore del furgoncino!

Forse il micio si era intrufolato per curiosità, forse stava scappando da un cane o, forse ancora, si era cacciato lì solo alla ricerca di un posto protetto e tiepido. Se papà Gelindo avesse messo in moto per ripartire, il micetto avrebbe fatto di sicuro una brutta fine.

Rileggi da “Papà Gelindo aveva abbassato…” a “… una rapida sequenza di baci”. Riproduci il suono fatto dal papà.

Annalisa Strada, Topi ne abbiamo?, De Agostini
NON NOTO C C 158 INCONTRI
OMPITO

Quindi papà si era sdraiato sotto il furgoncino e aveva individuato un ciuffetto di pelo nero. Come riuscire a togliere il gatto da lì, convincendolo a collaborare?

Per ora, papà Gelindo aveva tentato ogni tipo di stratagemma, dal simulare il richiamo di mamma gatta, ai gentili e ritmati toc toc toc sul cofano. Alla fine aveva dato anche qualche colpetto di clacson. Ma niente. Attratta dal rumore e intenerita dalla situazione, una vicina che stava cucinando la trippa gliene aveva portato un piattino. Il profumino aveva fatto saettare fuori il felino più scattante di una lepre!

Era una femminuccia tutta nera, con la punta della coda bianca come la neve.

– Posso tenerla io – aveva proposto la signora della trippa.

– Non se ne parla nemmeno! – aveva risposto papà.

– Questa gattina ha scelto me e la porto via. Però, in suo onore, la chiamerò Trippa.

ESSICO L

La trippa è: un arrosto di pollo. la parte dell’intestino del bovino che si può cucinare. la cotoletta.

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite e implicite

• Perché Gelindo non ha messo in moto il furgoncino?

• Perché la gatta aveva risposto al richiamo di Gelindo?

• Perché la gatta esce dal nascondiglio?

• Perché Gelindo decide di tenere la gatta?

159 INCONTRI
L

Incontro con un’autrice

Cari amici e amiche… di libro, mi chiamo Anna Lavatelli e di mestiere faccio la scrittrice. Ma come si diventa scrittori? La risposta è complicata, e io non vorrei annoiarvi.

Allora sapete che vi dico? Mi farò un’intervista per finta: domande e risposte, tutto da sola, per incontrarmi con voi! Anna, da piccola volevi fare la scrittrice?

– No, volevo fare la burattinaia. Poi, a 27 anni, mi sono seduta a un tavolo e ho scritto la mia prima storia. Perché?

– E chi lo sa? Quando ho cominciato a scrivere ho scoperto che mi piaceva farlo e che era la cosa giusta per me. Scrivere mi fa star meglio, perché mi permette di lavorare di immaginazione, tirar fuori storie…

E ai ragazzi questo interessa?

– Sì, perché attraverso la lettura di un libro, di tanti bei libri c’è possibilità che ne vengano fuori adulti come si deve.

E cioè?

– Cioè una persona capace di pensare che c’è sempre un altro modo in cui possono andare le cose. Una persona che ragioni sempre in proprio, non con la testa altrui, starà bene sia con se stessa sia con gli altri. Prima di chiudere, vuoi dire qualcosa a chi ti legge?

– Soltanto questo: non date ascolto a chi vi dice che leggere serve a diventare più bravi a scuola. Leggere è come giocare: non serve a niente, ma ti fa stare meglio. Provare per credere!

LETTURA CRITICA

Sottolinea nel testo le parole che indicano il pensiero dell’autrice: in riguardo la scrittura e in riguardo la lettura. Concordi con il pensiero dell’autrice:

• riguardo alla scrittura: Sì. No. Perché?

• riguardo alla lettura: Sì. No. Perché?

Trova le informazioni esplicite

Perché l’autrice utilizza la forma dell’intervista? Per farsi conoscere: in modo approfondito. senza annoiare.

C OMPRENSIONE
C
Anna Lavatelli, Anna Vivarelli, Diariocuore 2. I ragazzi sono dei carciofi!, Piemme
160 INCONTRI

Dopo l’incontro con l’autore

Ho deciso: da grande farò la scrittrice. Fino all’altro giorno non sapevo se volevo diventare chirurga, astronauta o attrice di cinema. Fino a quando non ci hanno propinato a scuola l’incontro con l’Autore. Ogni anno si ripete la stessa storia, i prof scelgono dei libri che piacciono a loro e poi ce li fanno leggere. Alla fine viene a scuola quello (o quella) che li ha scritti.

Questa volta c’era un tipo molto simpatico e poi i suoi libri mi erano piaciuti, così l’incontro è stato divertente. Fra le tante cose che ha detto, una mi è rimasta impressa: a Giorgio, che gli chiedeva come fare per diventare scrittore, ha risposto: – Comincia a scrivere di cose che conosci: magari un diario, dei ricordi o un’avventura…

A me si è accesa subito una lampadina: io ne ho di cose da raccontare!

Ho spiegato il mio progetto a Baccio, ma lui mi ha guardato con aria dubbiosa e ha detto: – Ti ricordi quando volevi allenarti per fare le gare ciclistiche femminili e hai fracassato la mia bici contro un muro?

– Be’, ma non mi sono fatta niente! Vuol dire che la stoffa del campione ce l’avevo.

Mio fratello ha scosso la testa e poi ha sentenziato: – Almeno ora sciuperai solo qualche foglio.

Sempre molto incoraggiante, lui!

Eccomi finalmente con una meravigliosa pagina bianca, pronta a iniziare la mia carriera di scrittrice.

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite

• Chi è Baccio?

• Quale episodio Baccio ricorda alla bambina?

L ESSICO L

Propinare vuol dire proporre qualcosa di: molto interessante. sgradevole. sbagliato.

LIFE SKILLS

Quando nel tuo libro di testo incontri un brano che ti piace, leggi il titolo del libro da cui è tratto e vai a cercare il libro in biblioteca per leggerlo tutto.

161 INCONTRI

l’ A r t e di... LEGGERE

Per leggere in modo scorrevole bisogna saper anticipare alcune parole.

Segui le indicazioni del box “Coding”.

CODING

Stava per arrivare il nuovo professore di Scienze. Ora non voglio dire che avere un nuovo insegnante mi preoccupi, è solo che ci vuole sempre un sacco di tempo per addestrarli.

Arrivati a scuola siamo tutti andati all’assemblea, dove il signor Capracotta, il preside, ci ha presentato il nuovo Dovete sapere che il signor Capracotta è un uomo veramente molto vecchio – avrà perlomeno 54 – ed è pure un po’ svagato, ma noi gli siamo piuttosto affezionati. Ha insegnato ai nostri genitori o perlomeno, nel caso di papà, ci ha tentato.

– Bene, ragazzi, non vi pare che oggi sia una bellissima giornata per scoprire cose nuove? Abbiamo un nuovo insegnante che vi guiderà nella vostra ricerca della Conoscenza. Il professor Travoni prenderà il posto della Merluzzi. È tutto molto emozionante, non trovate?

Adesso, cari , mi raccomando, date il benvenuto al professor Travoni e fatelo sentire come fosse in una grande famiglia. Adesso andate nelle vostre , vi auguro una bellissima giornata e che impariate tante cose nuove.

Eravamo la prima classe a incontrare il nuovo prof di  : il signor Travoni era alto, magro e molto, molto giovane.

So che alla nonna, via via che invecchia, i medici e i poliziotti sembrano sempre più giovani, ma quando è un tuo insegnante a sembrarti troppo giovane… il fatto comincia a diventare preoccupante, è il segno della vecchiaia che avanza!

– Buongiorno, classe. Non vedo l’ora di cominciare le lezioni con voi – esordì il professor Travoni.

– Ehi, Sam, questo insegnante non mi sembra niente male! Il gomito di Elvis tentò di beccarmi ancora, ma riuscii a schivarlo. Decisi che per il futuro dovevo evitare di stargli seduto accanto.

162 INCONTRI

A parte tutto il resto, dovevo assolutamente difendere le mie povere costole!

Tornando a casa ripensavo al nostro nuovo di Scienze, mi pareva che ci fosse qualche cosa di poco chiaro. A scuola è normale che sia sempre l’insegnante a parlare, e che il mio compito sia quello di stare zitto e di avere un’espressione di acuta intelligenza. Cosa che, naturalmente, è facilissima per me. Elvis, invece, ha sempre delle grosse difficoltà ad assumere questo tipo di espressione… quella intelligente, voglio dire.

Ma sembrava che il signor .................................................... ascoltasse con interesse quello che dicevamo noi Persino Elvis! Qualcosa non quadrava!

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni implicite o inferenze

Perché secondo il protagonista “qualcosa non quadrava”?

Perché l’insegnante: era troppo giovane. ascoltava con interesse tutti i ragazzi e tutte le ragazze. parlava poco.

LIFE SKILLS

“A scuola è normale che sia sempre l’insegnante a parlare, e che il mio compito sia quello di stare zitto e di avere un’espressione di acuta intelligenza”. Sei d’accordo con questo pensiero del protagonista? Oppure pensi che gli alunni e le alunne possano esprimere il proprio pensiero?

Dalle parole del protagonista capisci che Elvis è: agitato e poco studioso. tranquillo e studioso.

Con il nuovo insegnante probabilmente Elvis: cambierà atteggiamento verso lo studio. continuerà a dare fastidio a Sam.

163 INCONTRI

Quale sentimento prova?

Da che cosa lo hai capito?

Quale sentimento prova?

Da che cosa lo hai capito?

1

Quanta empatia c’è in te? TEST

Osservi con attenzione ciò che accade alle persone accanto a te?

Spesso.

Solo qualche volta.

Mai.

3 Riesci a capire le emozioni e i sentimenti di chi ti circonda?

Spesso.

Qualche volta.

Per me è molto difficile.

2 Presti attenzione alle emozioni e ai sentimenti dei tuoi compagni e delle tue compagne?

Sempre.

Qualche volta.

Mai.

4

Se vedi un tuo amico o una tua amica triste, diventi triste anche tu?

Sempre.

Qualche volta. Mai.

LIFE SKILLS
Se proviamo EMPATIA , riusciamo ad aprire la porta per entrare in punta di piedi nel mondo di chi ci sta vicino. 164 LIFE SKILLS in AZIONE EMPATIA

BUG I E VERI TÀ e

Se racconti una bugia, non dici la verità

Se dici la verità, non racconti una bugia: ovvio! Che delusione quando scopri che un amico o un’amica ti ha detto una bugia…

LIFE SKILLS

AUTOCONSAPEVOLEZZA

Un antico filosofo greco diceva: “Conosci te stesso”. Più ti conosci, più sai reagire a ciò che ti succede. Avrai così la forza di imparare a dire la verità ed eviterai di dire bugie per giustificarti nei momenti in cui ti senti insicuro/insicura.

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ 165

Il piacere di... ASCOLTARE UN TESTO CHE PARLA DI VERITÀ E BUGIE

Ascolta il testo letto dall’insegnante. Poi rileggilo in autonomia.

LETTURA CRITICA

Ascoltando il titolo del testo hai cercato di capire qual è il contenuto del racconto?

Pensi che i titoli servano per anticipare il contenuto del testo?

Dopo aver ascoltato e letto il racconto ti sembra che il titolo sia adatto? Ne avresti dato un altro? Se sì, quale?

Giacomo di cristallo

Una volta, in una città lontana, venne al mondo un bambino trasparente. Attraverso le sue membra si poteva vedere come attraverso l’aria e l’acqua. Era di carne e d’ossa e pareva di vetro, e se cadeva non andava in pezzi, ma al più si faceva sulla fronte un bernoccolo trasparente. Si vedeva il suo cuore battere, si vedevano i suoi pensieri guizzare come pesci colorati nella loro vasca.

Una volta, per sbaglio, il bambino disse una bugia, e subito la gente poté vedere come una palla di fuoco dietro la sua fronte: disse la verità e la palla di fuoco si dissolse. Per tutto il resto della sua vita non disse più bugie. Un’altra volta un amico gli confidò un segreto, e subito tutti videro come una palla nera che rotolava senza pace nel suo petto, e il segreto non fu più tale.

Il bambino crebbe, diventò un giovanotto, poi un uomo, e ognuno poteva leggere nei suoi pensieri e indovinare le sue risposte, quando gli facevano una domanda. Egli si chiamava Giacomo, ma la gente lo chiamava “Giacomo di cristallo”, e gli voleva bene per la sua lealtà: vicino a lui tutti diventavano gentili.

166

Purtroppo, in quel paese, salì al governo un feroce dittatore e cominciò un periodo di prepotenze, di ingiustizie e di miseria per il popolo. Chi osava protestare spariva senza lasciar traccia. Chi si ribellava era fucilato.

I poveri erano perseguitati, umiliati e offesi in cento modi. La gente taceva e subiva, per timore delle conseguenze.

Ma Giacomo non poteva tacere. Anche se non apriva bocca, i suoi pensieri parlavano per lui: egli era trasparente e tutti leggevano dietro la sua fronte pensieri di sdegno e di condanna per le ingiustizie e le violenze del tiranno.

Di nascosto, poi, la gente si ripeteva i pensieri di Giacomo e prendeva speranza.

Il tiranno fece arrestare Giacomo di cristallo e ordinò di gettarlo nella più buia prigione.

Ma allora successe una cosa straordinaria. I muri della cella in cui Giacomo era stato rinchiuso diventarono trasparenti, e dopo di loro anche i muri del carcere. La gente che passava accanto alla prigione vedeva Giacomo e continuava a leggere i suoi pensieri.

Di notte la prigione spandeva intorno una grande luce e il tiranno nel suo palazzo faceva tirare tutte le tende per non vederla, ma non riusciva ugualmente a dormire. Giacomo di cristallo, anche in catene, era più forte di lui, perché la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano.

LIFE SKILLS

In questo racconto Gianni Rodari ci dice che la verità è più forte della bugia: per quanto si voglia nasconderla, la verità riesce sempre a farsi vedere.

Non è facile trovare il coraggio di dire sempre la verità, anche in situazioni difficili. Ma si può imparare poco per volta, evitando le piccole bugie.

Durante la lettura dell’insegnante, riesco a prestare attenzione senza distrarmi?

Sì. No. In parte.

CHE COSA SO? 167

Le bugie di Luca

RIFLESSIONE R

SULLA LINGUA

“Luca ha mille pensieri che gli si affollano in testa”.

Qual è il soggetto del verbo sottolineato?

Quando arrivano a casa, Luca fila subito in camera. Per essere accettato nel gruppo ha detto una grossa bugia ai suoi amici, ma ora, loro e suo padre, hanno scoperto tutto!

Luca si butta sul letto. Non si alzerà mai più. Non dirà mai più una sola parola! Non andrà mai più a scuola né al campo di calcio. Scapperà, per sempre! Al Polo Nord, almeno lì non c’è nessuno. E starà zitto per il resto della sua vita, perché chi tace, non può mentire.

– Luca! – da dietro la porta sente la voce di suo padre. – Vuoi bere una cioccolata con me?

– No! – risponde Luca.

Poi il suo stomaco comincia a brontolare. Apre piano la porta della camera e sguscia in corridoio.

– Ciao Luca! – lo saluta il papà. – Vorresti mangiare qualcosa?

– lo invita il papà. Da quando suo padre è stato licenziato, è il papà che si occupa della casa e di Luca.

“Perché non mi sgrida?” si interroga Luca.

– Sai una cosa? – comincia suo padre. – Da quando viviamo in città, a volte i vicini mi chiedono che lavoro faccio. E io rispondo che sono un impiegato di banca. Ho mentito? Anche se ho detto la verità, perché, di mestiere, in effetti, sono un bancario.

– La cosa stupida, però, è che non mi sento a mio agio con questa mezza verità, o mezza bugia che dir si voglia – spiega il padre. – Quando trovo abbastanza coraggio, dico che sono un bancario ma al momento senza lavoro. A volte mi chiedo perché non dico la verità. Di che cosa mi vergogno? Ho un figlio fantastico e una moglie affettuosa. E ne sono sicuro: presto troverò un nuovo lavoro.

Annette Neubauer, Piccole bugie, mezze verità, grossi pasticci, Piemme
168 BUGIE VERITÀ e

– Quando la mamma dice che mangia volentieri gli affettati, e invece non li sopporta più, ha detto una bugia? – chiede Luca.

– Sì – risponde il papà. – Ma non è una vera bugia. Tua madre vuole solo essere gentile con me. Sa che non mi piace cucinare.

– Allora ci sono bugie vere e bugie finte? – chiede Luca.

– Sì, credo di sì – conferma suo padre. – Quando qualcuno, con una bugia, cerca di ottenere un vantaggio, è una brutta cosa. A volte si dicono le bugie per evitare che l’altro si arrabbi. Ma quando tua madre dice una bugia solo per essere gentile, è un’altra cosa. Non trovi?

Luca ha mille pensieri che gli si affollano in testa. Non sa proprio che cosa pensare... si alza e va in camera sua. Prende una penna e un quaderno per fare i compiti.

Ma, invece di studiare Matematica, resta a riflettere a lungo.

C OMPRENSIONE C

Qual è l’idea principale di questo racconto?

Non si devono mai dire bugie, di nessun tipo. Non è giusto dire bugie, ma a tutti può capitare. Si possono dire solo le bugie che sono mezze verità.

Trova le informazioni esplicite.

• Perché Luca ha detto una bugia ai suoi compagni?

• Quando una bugia è brutta?

• Quando una bugia non è “così brutta”?

Trova le informazioni implicite e le inferenze

Il papà racconta a Luca le sue esperienze perché: vuole insegnargli l’importanza di essere sempre sinceri. vuole aiutarlo a superare il momento difficile. vuole dirgli che la mamma è una persona gentile.

Il papà dice “Ho mentito? Anche se ho detto la verità…”.

Qual è la verità?

Che presto troverà lavoro come bancario.

Che ha lavorato come bancario.

Qual è la bugia?

Il papà non ha mai lavorato in banca. In quel momento il papà non ha un lavoro.

Per quale motivo la mamma dice una bugia?

Perché al papà non piace cucinare. Per non dare un dispiacere al papà.

Perché le piccole bugie non sono bugie.

169 BUGIE VERITÀ e

R IFLESSIONE R

Tra queste parole che sono nel testo, sottolinea le polisemiche. noto muro odi valigia porta piano

Non voglio andare al centro estivo. Ho provato di tutto.

Secondo giorno prima della partenza: mi disegno con il pennarello rosso dei puntini per fingere di avere il morbillo. Fa caldissimo e il sudore mi cancella tutte le macchie.

Ultimo giorno prima della partenza: mi faccio furba, dico alla mamma che non vedevo l’ora di andare. Anche il nostro gatto, una palla di quindici chili che abbiamo chiamato gatto Cucciolo (sì lo so, è un nome assurdo) si ferma ad ascoltarmi.

– Tu? Oliva? Tu hai appena detto che non vedi l’ora di andare al centro estivo?

– Sì, perché, che male c’è? È bello il centro estivo…

– Ma se hai sempre detto che lo odi!

– Ti sbagli, ma’, io il centro estivo lo A-DO-RO! Forse ricordi male…

– Ma se hai anche finto di essere malata pur di non partire!

– Chi? Io?

– Sì, Oliva, tu.

– Ti ricordi male, ma’, io muoio dalla voglia di andarci. In quel momento mia mamma mi tocca la fronte.

– No, non sei calda, non hai la febbre.

– Perché dovrei avere la febbre? Vado di corsa in camera mia e preparo la valigia. Farò un bel lavoro, vedrai!

Le dico così mentre corro verso la mia camera e poi mi nascondo dietro la porta della cucina.

170 BUGIE VERITÀ e

Il piano funzionava. Mamma stava pensando che stessi diventando pazza e lo aveva detto a mia zia al telefono. Ce l’avevo quasi fatta a non partire, ero così vicina… se non fosse che mia sorella mi vede accucciata dietro la porta e dice:

– Visto Olly! Tana per Olly!

– Sshht! – le sussurro. – Dopo giochiamo, non ora… Se fai così la mamma mi scoprirà. Sto facendo finta di essere impazzita.

– Olly pazza! Olly pazza!

– Basta, Ari. Zitta, ti prego!

Stavo cercando di tirarla verso di me per non farci scoprire, quando noto contro il muro una grossa ombra.

– Impazzita, eh? – dice la mamma in piedi davanti a noi.

– No, no… che cos’hai capito? Sto giocando con Arianna a un nuovo gioco che ha inventato lei, si chiama: “Fai la pazza oppure spazza”. In pratica funziona così: chi fa meglio la pazza vince, chi perde invece deve spazzare, cioè mettere a posto i giochi in camera.

– Ho una notizia per te, Oliva: hai perso. E ora corri a fare la valigia e poi metti a posto i giochi.

– Ma mamma… – mugugnavo andando in camera mia. Ecco che lì imparai la prima grande lezione: se hai un piano, non dirlo a tua sorella (soprattutto se è più piccola di te).

C OMPRENSIONE C

Numera per trovare il giusto ordine dei fatti

Oliva finge di avere il morbillo.

Interviene la sorella di Oliva.

Oliva si nasconde per osservare le reazioni della mamma. La mamma scopre il trucco

Oliva tenta di giustificarsi con la mamma.

Oliva prova una differente strategia per non partire.

La mamma pensa che Oliva non stia bene.

Trova le informazioni esplicite e implicite

• Quali sono le due bugie che la protagonista inventa per non andare al centro estivo?

• Perché Oliva “pensa di avercela quasi fatta”?

171 BUGIE VERITÀ e

LESSICO L

Seguitare significa: seguire. continuare. conoscere.

Puoi sostituire le parole “mi rammento“ con

In questo contesto il capo è la

Un famoso bugiardo

– Il burattinaio Mangiafuoco mi dette alcune monete d’oro da portare al mio babbo – disse Pinocchio.

– E ora le quattro monete, dove le hai messe? – gli chiese la Fata dai capelli turchini.

– Le ho perdute – rispose Pinocchio. Ma disse una bugia, perché le aveva in tasca.

Appena detta la bugia, il suo naso gli crebbe subito di due dita.

– E dove le hai perdute?

– Nel bosco.

A questa seconda bugia il naso seguitò a crescere.

– Se le hai perdute – disse la Fata, – le cercheremo.

– Oh, ora che mi rammento bene – replicò il burattino, – le monete non le ho perdute. Le ho inghiottite.

Il naso gli si allungò in modo così straordinario, che il povero

Pinocchio non poteva più girarsi da nessuna parte. Se si voltava di qui, batteva il naso nei vetri della finestra, se si voltava di là, lo batteva nella porta, se alzava un po’ più il capo, correva il rischio di ficcarlo in un occhio della Fata.

E la Fata lo guardava e rideva.

– Perché ridete? – gli domandò il burattino.

– Rido della bugia che hai detto.

– Come mai sapete che ho detto una bugia?

– Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito, perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l’appunto è di quelle che hanno il naso lungo.

C OMPRENSIONE C

Riconosci la tipologia testuale.

• Questo testo è una

• Il protagonista è

• L’aiutante del protagonista è

L’idea principale è: non si devono mai dire bugie. dire bugie può avere conseguenze anche gravi. non è possibile riuscire a nascondere le bugie.

Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio, Fratelli Fabbri Editori
172 BUGIE VERITÀ e

Un gatto: di carta o vero?

Un topo di biblioteca andò a trovare i suoi cugini.

– Voi conoscete poco il mondo! – egli diceva ai suoi timidi parenti. – Per esempio, avete mai mangiato un gatto?

– Ma da noi sono i gatti che mangiano i topi.

– Io ne ho mangiato più d’uno.

– E di che sapevano?

– Di carta e d’inchiostro. Avete mai mangiato un cane?

– Per carità.

– Io ne ho mangiato uno ieri. Si è lasciato mangiare quieto quieto.

– E di che sapeva?

– Di carta, di carta. E un rinoceronte l’avete mai mangiato?

In quel momento il gatto, che era stato ad ascoltare dietro un baule, balzò fuori con un miagolio minaccioso. Era un gatto vero, di carne e d’ossa. I topolini volarono a rintanarsi, tranne il topo di biblioteca, che per la sorpresa era rimasto immobile. Il gatto lo agguantò e cominciò a giocare con lui.

– Tu saresti il topo che mangia i gatti?

– Io, Eccellenza… Lei deve comprendere… Stando sempre in libreria… – Capisco, capisco. Li mangi stampati nei libri.

– Ma solo per ragioni di studio.

– Ma non ti pare che avresti dovuto studiare un pochino anche dal vero? Avresti imparato che non tutti i gatti sono fatti di carta. Per fortuna del povero prigioniero il gatto si distrasse, perché aveva visto passare un ragno sul pavimento. Il topo di biblioteca, con due salti, tornò tra i suoi libri.

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni implicite ed esplicite.

• I cugini capiscono che il topo parla di immagini sui libri?

• Perché il topo rimane immobile quando vede il gatto?

• Perché gli altri topolini, invece, scappano?

Qual è il significato del testo?

Una vera conoscenza è fondata: sullo studio. sull’esperienza. sull’esperienza e sullo studio.

Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi
173 BUGIE VERITÀ e

Che bestia sono

Mi sento dentro come il camaleonte che cambia di colore su ogni foglia e invece vorrei essere un pavone che fa la ruota solo se ha voglia.

Mi sento dentro come un grosso struzzo che nasconde la sua testa nella sabbia, invece vorrei essere una tigre che ruggisce e racconta la sua rabbia. Mi sento dentro come una formica che ha paura di essere schiacciata, invece vorrei essere una scimmia che si spulcia tranquilla, da sfacciata. Dentro non so ancora come sono, se sono gatto oppure leonessa, ma forse più che essere animale mi piacerebbe essere me stessa.

Tu quali animali “ti senti dentro”?

Tu quali animali “vorresti essere”?

LIFE SKILLS

Qual è il tuo miglior pregio?

Qual è il tuo peggior difetto?

Conoscersi vuol dire conoscere il proprio carattere, i propri bisogni, i punti deboli e i punti forti. Ciò ti aiuterà ad acquisire autonomia, fiducia in te e capacità di superare le difficoltà.

.........................................................................................................
174
LIFE SKILLS in AZIONE AUTOCONSAPEVOLEZZA

ALLEG RIA

Domanda inutile: preferisci la tristezza o l’allegria?

Si è allegri quando ci si sente di buonumore, cioè si apprezza il divertimento e il lato comico delle situazioni.

Il riso e il sorriso sono dei toccasana che ci aiutano a vivere con leggerezza!

Il senso dell’umorismo aiuta a mettere noi stessi e gli altri in un atteggiamento positivo nei confronti del mondo.

LIFE SKILLS

RELAZIONI INTERPERSONALI

Le relazioni interpersonali sono i legami che costruiamo tutti i giorni con le persone intorno a noi. Quale può essere la scintilla per far scattare una buona relazione? Un momento di allegria vissuto insieme! Se sorriderai agli altri… loro sorrideranno a te!

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ 175

Il piacere di... ASCOLTARE

UN TESTO CHE PARLA DI ALLEGRIA

Ascolta il testo letto dall’insegnante. Poi rileggilo in autonomia.

MIND FULNESS

Questo testo ti insegna a riflettere sulla differenza tra “ridere per qualcosa” e ”ridere di qualcuno”. Ma soprattutto che il buonumore e il sorriso ti aiutano ad avvicinarti alle altre persone.

Umberto Galimberti, Anna Vivarelli, Che tempesta! 50 emozioni raccontate ai ragazzi, Feltrinelli

Allegria e risate

“Il riso abbonda sulla bocca degli sciocchi”: così recita un proverbio latino.

All’epoca degli antichi Romani, la serietà era molto apprezzata e le risate erano considerate sciocche.

La persona intelligente, riflessiva, saggia, non rideva. Facevano eccezione, per esempio, le commedie a teatro in cui si poteva sghignazzare pubblicamente senza apparire grossolani. Per fortuna, le idee e la società cambiano e oggi quel proverbio latino non ci sembra sensato.

Ridere è bellissimo, è liberatorio, ci unisce agli altri.

Se siamo in compagnia, l’allegria comune rinsalda l’amicizia o la fa addirittura nascere.

Se siamo soli, e a farci ridere sono la pagina di un libro, la scena di un film o una vignetta, un piccolo momentaneo benessere ci migliora la giornata.

Ma ridere non serve solo a questo. Può essere un modo per sdrammatizzare un momento difficile.

176

Una battuta di spirito che fa scoppiare una risata generale può portarci fuori da una situazione di disagio e di colpo quello che sembrava importantissimo non lo è più. Però ci sono risate e risate. E non tutte fanno bene, anzi: alcune possono renderci persone peggiori. Succede quando ridiamo di qualcuno e, per quel qualcuno, la situazione non è affatto divertente. È la risata perfida di chi trova comico il compagno sovrappeso che in palestra non riesce a fare bene gli esercizi. È la risata un po’ nascosta all’indirizzo di chi, poco lontano, sta facendo una brutta figura. È la risata del bullo e dei suoi gregari, davanti alla persona presa di mira. Insomma, sappiamo che ci sono risate bonarie e risate maligne. E tra queste, ci sono le risate forzate: gli altri ridono, così rido anch’io, sperando che prima o poi non tocchi a me essere l’oggetto dello scherno.

Per mostrare allegria non è sempre necessario sganasciarsi: a volte basta sorridere. Sorridiamo perché qualcosa è divertente, piacevole e ci mette di buonumore.

Il vero sorriso è il segno di un’emozione che nasce dentro di noi, ed è spesso contagioso: agisce su chi ci è accanto, creando un’atmosfera di fiducia e di collaborazione.

Gli scienziati e le scienziate che hanno studiato il cervello hanno esaminato a fondo gli effetti del sorriso e della risata sul nostro organismo. Hanno concluso che fanno bene al corpo e alla mente.

Sono vere medicine e senza spiacevoli effetti collaterali.

CHE COSA SO?

Quando l’insegnante ha letto il titolo, hai immaginato di che cosa avrebbe parlato il testo?

Sì. No. In parte.

A quale tipo di testo hai pensato?

Il testo che hai ascoltato non è “facile”. Hai mantenuto l’attenzione fino alla fine?

Sì. No. In parte.

177

paappaapera

pig-pigiama

Pig-pigiama

La maestra d’inglese si chiama Carmen, ma si fa chiamare teacher.

Oggi ci ha fatto ascoltare la canzone: Old MacDonald had a farm eee–yi–eee–yi–oh!

Ci ha detto che in inglese maiale si dice pig e fa oink oink; mucca si dice cow e fa moo moo; papera si dice duck e fa quack, pollo si dice chicken fa cook cook

Poi ci ha dato le fotocopie con e i disegni degli animali. Nelle fotocopie c’erano una mucca, una papera, un pollo e un maiale.

Accanto a ogni illustrazione dovevamo scrivere il nome in inglese dell’animale e il verso che fa.

Vicino alla mucca, io ho scritto cow e poi muuuuuucca, perché secondo me quella mucca inglese aveva l’aria di una che vuole imparare l’italiano.

Vicino alla papera, ho scritto duck e poi paap-paapera, perché secondo me quella papera inglese aveva l’aria di una papera che vuole imparare l’italiano.

Vicino al pollo ho scritto chicken e poi cooooccodè, perché secondo me più che un pollo quella era una gallina.

Vicino al maiale, ho scritto pig e accanto ci ho appiccicata una gomma masticata che era diventata di colore marroncino. Non sono sicuro di aver svolto bene il compito, ma so che la gomma masticata sembrava proprio la cacca di un maiale. E la cacca del maiale è uguale in italiano, in inglese e in cinese (ho chiesto conferma a Xia Xia).

Per ogni animale, colora il suo verso.

NON NOTO papera maiale mucca gallina chiocciare starnazzare grugnire muggire

Emanuela Da Ros, Io faccio quello che voglio!, Feltrinelli Kids
C C 178 ALLEGRIA
OMPITO

Quando ho consegnato la fotocopia

alla teacher Carmen, ha esclamato:

– E questo che cos’è? – mi ha chiesto.

“Che schifo!”

– La cacca del maiale – ho risposto. – Non so come si dice “cacca” in inglese e quindi non ho potuto tradurlo in parole.

Con una nuova fotocopia ho colorato di nuovo gli animali. Poi ho consegnato la fotocopia alla teacher Carmen.

La teacher Carmen ha dato un’occhiata al foglio.

– Rocco, perché non hai colorato il maiale?

– Perché si è appena fatto il bagno – ho risposto.

La teacher mi ha detto che il pig era pulito anche colorato di rosa.

Ho colorato il maiale di rosa.

Accanto ci ho scritto pig-pigiama, perché un maiale rosa pastello mi sembrava pronto per andare a nanna.

– Rocco, perché hai scritto pig-pigiama? – mi ha chiesto la teacher Carmen.

Ho risposto: – Perché il maiale ha sonno, maestra. E non vede l’ora di infilarsi sotto le coperte e dormire. Sotto le coperte non farà oink oink, ma ronf ronf.

La teacher Carmen ha sorriso, allora ho capito che il sorriso e l’allegria sono uguali in inglese e in italiano.

– E pure in cinese! –ha detto Xia Xia.

C OMPRENSIONE C

Trova il significato del testo. Il protagonista è: spiritoso. maleducato. disubbidiente.

Trova le informazioni esplicite.

• Perché il bambino non ha colorato il maiale?

• Perché vicino al pollo ha scritto cooooccodè?

• Perché ha scritto pig-pigiama?

Trova le inferenze.

“Sorriso e allegria sono uguali in tutte le lingue” significa che: tutte le persone sono spiritose. l’allegria è un’emozione. tutte le persone vogliono divertirsi.

cooooccodè
muuuuuucca
179 ALLEGRIA

R IFLESSIONE R

Nel testo ci sono tre nomi composti. Sottolineali.

L’allegria è colorata

C’era un bambino che tutti chiamavano Sprizzo perché, appunto, sprizzava allegria in ogni occasione.

Era allegro sempre, anche quando la mamma lo portava con sé a fare compere noiose.

C’era però un piccolo guaio: quando Sprizzo era davvero molto allegro, tutta quella allegria che sprizzava era colorata. Colorava tutto quello che si trovava intorno: sedie, muri, e persino le facce della gente.

Certe mattine, per esempio, Sprizzo si svegliava così allegro e di buonumore che il latte della colazione si colorava subito di rosa, i biscotti diventavano azzurri e la faccia della mamma si copriva di puntini rossi.

– Povera signora, ha preso il morbillo – diceva la portinaia.

– No, no, non si spaventi: è solo che il mio bambino è davvero molto allegro – rispondeva la mamma e intanto guardava preoccupata le scale che anziché di marmo grigio sembravano fatte di caramelle alla fragola.

Una mattina il papà di Sprizzo arrivò in ufficio con un vestito di tutti i colori dell’arcobaleno.

– Cerchi di essere più serio – lo rimproverò il capufficio.

– Ma come si fa con un bambino come Sprizzo in casa! – si giustificò il papà.

180 ALLEGRIA
Guido Quarzo, La fame, il sonno e l’allegria, Fatatrac

– Faccia in modo che suo figlio sia più serio, allora! – disse il capufficio.

Quando la maestra diceva: – Fate pure l’intervallo – Sprizzo era così felice che a lei si coloravano i capelli di viola.

Insomma, come si può capire, l’allegria di Sprizzo creava ogni tanto qualche problema.

Se giocava a pallone ed era molto contento perché aveva fatto un gol, tutte le magliette delle due squadre si coloravano come tanti fuochi artificiali e non si capiva più niente, con la disperazione dei coach.

Come si può chiedere a un bambino di non essere allegro? Eppure si doveva trovare una soluzione. Pensa e ripensa, ecco che il papà di Sprizzo si ricordò di un amico che faceva il pittore. “Un pittore deve intendersi di colori, e siccome il nostro problema sono proprio i colori, chissà che non ci possa aiutare” si disse il papà.

Questa novità rese Sprizzo molto allegro. L’amico pittore fu assai meravigliato nel fare la conoscenza di Sprizzo, perché subito tutte le tele bianche, che stavano appoggiate qua e là lungo le pareti dello studio, si colorarono dei più strani e incredibili colori. – Con l’aiuto di questo bambino – dichiarò il pittore, – dipingerò quadri meravigliosi!

OMPRENSIONE C

Per creare una relazione tra gli elementi del testo, inserisci i connettivi logici, cioè le parole-legame che uniscono in modo logico due frasi.

Sprizzo aveva questo nome era sempre allegro.

Il papà arriva in ufficio con i vestiti colorati e il capufficio lo sgrida.

L’allegria faceva bene a Sprizzo creava qualche problema.

Il padre voleva risolvere il problema lo portò da un pittore.

Trova le informazioni implicite e le inferenze

Scrivi chi, tra i personaggi, può aver pronunciato queste parole.

QUALI SONO

GLI ATLETI DELLA MIA SQUADRA?

CAMBI

HANNO

C
......................................
......................................
DOVRÒ ANDARE DAL PARRUCCHIERE!
ABBIGLIAMENTO. ...................................... DOVRÒ LAVARE
SCALE! ......................................
NEGOZIO DI
LE
ALLESTITO UNA MOSTRA! ......................................
MARCA
BISCOTTI. ......................................
CAMBIERÒ
DI
181 ALLEGRIA

Mi diverto con i pidocchi

Un giorno Mattia cominciò a grattarsi e scoprì di avere i pidocchi.

– Oh! – disse. – I pidocchi! Io sono un marmocchio e amo il pidocchio! Mattia non lo sapeva, ma quella frase, era magica: aveva l’effetto di addomesticare i pidocchi.

Mattia ne prese una manciata e augurò loro il benvenuto. Poi li dipinse, alcuni di giallo e altri di rosso, e organizzò una PIDOCCHIARTITA di PIDOCCHIALLONE. Di sera sistemò i suoi nuovi amici in una scatola di fiammiferi, e preparò anche un lettino con un ciuffetto di capelli.

C OMPRENSIONE C

– Se vi pesca la mamma, siete spacciati. Volete un po’ di zucchero?

– Mai prima di dormire, sennò ci viene la carie! – risposero i pidocchi con aria preoccupata. – Buonanotte, Mattia.

I pidocchi se la spassavano e Mattia dava loro da mangiare, spruzzandosi in testa del cioccolato in polvere.

– Quando sarete in diecimila – prometteva Mattia, – vi metto tutti in un sacco di plastica trasparente e andiamo in gita al mare!

– Portaci con te a scuola! – supplicavano i pidocchi.

– Assolutamente no! – gridava Mattia. – Maria Rosa, la mia maestra, vi odia a morte e ci controlla continuamente i capelli. Da quando aveva i pidocchi, Mattia non si faceva certo pregare per andare a dormire. Sapeva che i pidocchi passavano tutta la giornata leggendo pagine e pagine dei libri dei suoi genitori.

E così si addormentava ascoltando le storie fantastiche che una decina di pidocchi, seduti intorno al buco dell’orecchio, gli sussurrava pian pianino.

Trova le informazioni esplicite. Sottolinea nel testo le risposte.

Perché i pidocchi non vogliono lo zucchero la sera?

Che cosa dava Mattia da mangiare ai pidocchi?

Perché non vuole portare i pidocchi a scuola?

Come trascorrevano la giornata i pidocchi?

Come si addormentava Mattia?

Trova le inferenze.

• Che cos’è una “pidocchiartita”?

• Che cos’è un “pidocchiallone”?

Pef, Voglio i miei pidocchi!, Emme Edizioni
182 ALLEGRIA

Che cosa porta l’allegria?

Ti porto un sacco di risate, calde calde, appena sfornate!

Risate salate oppure dolcissime, risate, risate, risatissime!

Puoi usarle quando vuoi, con gli amici o con i tuoi.

Ti metterai a ridere senza un perché che è il ridere più bello che c’è!

Riconosci la tipologia testuale.

Questa è:

una poesia. una filastrocca.

Riconosci la struttura del testo. Sottolinea con colori differenti le rime.

LETTURA CRITICA

Colora in le situazioni a cui associ “risate salate” e in quelle a cui associ le “risate dolcissime”. Poi confronta le tue risposte con quelle delle compagne e dei compagni.

Un gesto di affetto.

Un film divertente.

Un film con un lieto fine.

Uno scherzo.

Una situazione buffa.

Un gesto di aiuto.

Una situazione spiritosa.

C OMPRENSIONE C
183 ALLEGRIA

LLESSICO

Lo tsunami è: un temporale con grandine.

un forte maremoto.

un forte vento.

Nel testo la parola “tsunami” è usata: con senso proprio. con senso figurato.

Un’allegra idea geniale

Tutto cominciò quando divenni l’unico bambino nella storia che nel giro di due settimane dovette mettersi sia l’apparecchio ai denti sia gli occhiali. Una specie di tsunami che trasformò la mia esistenza, già poco allegra, in una vita di una infelicità infinita.

Quando il dentista, il dottor Sorriso, lo disse alla mamma (giuro che si chiama così di cognome, mentre il nome è Franco, un Franco Sorriso, insomma), io per poco caddi dalla poltrona dove ero sdraiato.

– Palato piccolo, espandere il palato, apparecchio fisso.

– Sì, ci deve mangiare.

– No, non si può togliere.

– Dobbiamo prendere un’impronta.

Le frasi arrivavano alle mie orecchie come un ronzio. Una mosca! C’era una mosca che svolazzava nell’ambulatorio. Una mosca che non doveva mettere un apparecchio ai denti. Una mosca fortunata.

Poi la mosca si duplicò! Sì, una doppia mosca. Ne era arrivata una seconda.

Poi, come telecomandate dal mio pensiero, si posarono sulla testa del dottor Franco Sorriso che, voltandosi appena verso di me, mi toccò il braccio appoggiato sul bracciolo della poltrona come per dirmi:

“Un attimo ancora, Roberto, ché qui si discutono cose serie”. Le mosche rimasero sulla sua testa come giusta punizione per quello che stava per fare al sottoscritto.

Ah sì, proprio sulla testa. Mi venne un’idea e a malapena mi trattenni dal ridere. Due mosche sulla testa del dottore, due mosche che prima magari avevano camminato sulla cacca di cavallo, anche su quella di cane, anche su quella di rinoceronte.

Loredana Frescura, Marco Tomatis, Roberto e le sfidanzate, Giunti Editore
184 ALLEGRIA

L’idea diventò di colpo una grande idea. Potevo salvare il dottore da quella orrenda situazione. Di sicuro lui mi avrebbe ringraziato, così in cambio avrei potuto chiedere di non mettere me nell’orrenda situazione di dover tenere un oggetto di metallo in bocca.

Ecco, sì. Presi allora l’aspirasaliva, un tubo di plastica ricurvo che il dentista ti infila tra i denti appena ti sdrai sulla poltrona, che gorgogliava dentro la mia bocca da un sacco di tempo. Lo puntai velocissimo sulla testa del dottore prendendo bene la mira sulle due mosche. E il potere succhiante del tubo ebbe il suo effetto. Anche troppo.

R IFLESSIONE R SULLA LINGUA

Le mosche furono risucchiate, questo sì, ma tra le urla di mamma e di Sorriso, il tubo si portò via i capelli del dottore. Chi se lo poteva immaginare che Franco Sorriso avesse i capelli finti?

C OMPRENSIONE C

Numera in ordine logico e cronologico i fatti.

Roberto va dal dentista.

Roberto prende l’aspirasaliva.

Nel testo “ché” è scritto con l’accento perché è: un errore.

l’abbreviazione di perché. l’unione di che + è.

Roberto scopre che il dentista ha i capelli finti.

Roberto vede due mosche sulla testa del dottore.

Roberto tenta di catturare le mosche. Il dentista dice che deve mettere l’apparecchio.

Trova le informazioni esplicite

Roberto, per scacciare le mosche, che cosa avrebbe chiesto in cambio?

Scrivi le sue possibili parole.

185 ALLEGRIA

Succede in 5 aC

Andrea piange in un angolo del cortile.

• Luisa avverte l’insegnante.

• Mattia si avvicina.

• Luca continua il suo gioco.

È arrivata una nuova compagna.

• Mattia la invita a giocare.

• Luca la scruta da capo a piedi.

• Luisa le fa un sacco di domande.

LIFE SKILLS

Incontro con la guida al museo.

• Luca sta in fondo al gruppo e pensa ad altro.

• Luisa ascolta in silenzio.

• Mattia ascolta e alza la mano per porre domande.

Chi cerca di costruire relazioni interpersonali nel modo più efficace? Colora il nome in Chi nel modo meno efficace?

Colora il nome in LUISA

LUISA MATTIA

MATTIA LUCA

LUCA

A ciascuno/a di noi piace essere accolto/a. Ma per stare bene in un gruppo è necessario anche “metterci del nostro”, cioè impegnarci per costruire buone relazioni interpersonali.

186 ALLEGRIALIFE SKILLS in AZIONE RELAZIONI INTERPERSONALI

RICOR DO

Ricordare momenti belli, momenti brutti, esperienze vissute, persone conosciute nel passato, ci aiuta a tenere insieme i fili della nostra vita. Il ricordo di ciò che noi abbiamo fatto è il trampolino di lancio per un salto nel futuro Il ricordo di ciò che altri hanno fatto e ci trasmettono è fonte di conoscenza

LIFE SKILLS

SENSO CRITICO

Saper analizzare le informazioni e le esperienze in modo oggettivo vuol dire avere “senso critico”. A che cosa ci serve? Se “guardiamo” con senso critico le esperienze passate, riusciremo a capire quali vantaggi o svantaggi ci hanno recato alcuni comportamenti.

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ 187

Il piacere di... LEGGERE

CODING

Rispetta le pause della punteggiatura per rispettare le pause di respirazione.

l’ A r t e di... LEGGERE

Leggi a voce alta il testo. Segui le indicazioni del box “Coding”.

Piemme Junior

L’idea è venuta dal baule

Quella del diario non è un’idea originale, ma lo è se si tiene

I maschi non scrivono diari segreti. Anzi, di solito prendono in giro le ragazze e cercano di rubare il loro, che è sempre nasco-

E visto che in un diario bisogna essere sinceri, posso anche dire

È una questione di affollamento. Un problema di spazio. Come nel baule dei giochi in camera mia, dove c’è troppa roba e il coperchio non si chiude. Questo perché mi rifiuto di buttare via i giocattoli vecchi. Io li conservo tutti, anche quelli rotti. Lì dentro ci sono macchinine a cui manca una portiera e macchinine con cui non ho mai giocato (non mi piacevano). Ci sono pezzi di lego e mostri telecomandati che non funzionano.

Ci sono due palline e un solo racchettone, (chissà

Mia madre mi ordina circa due volte al mese di fare un bel repulisti, ma io non ci penso. Ci sono tante cose che non mi ricordo, ma ce ne sono molte di più che ricordo benissimo:

188
UN TESTO CHE PARLA DI RICORDI

mi basta prendere in mano un gioco vecchio e mi vengono in mente mio nonno Eraldo che è morto quattro anni fa, la mia amica Lolla che ho conosciuto a Milano Marittima, quel rettile di Giovanni che era il mio migliore amico alla materna e poi, quando abbiamo iniziato la scuola, ha smesso di rivolgermi la parola.

Insomma: lì ci sono parecchi pezzi della mia vita e se un domani deciderò di scrivere la mia autobiografia mi serviranno tutti, dal primo all’ultimo.

La mia testa somiglia parecchio a quel baule, soprattutto per il fatto che il coperchio non si chiude e dentro c’è un gran disordine. Ho troppa roba in testa, roba che non voglio dire a nessuno ma che a volte non è male. Così ho pensato di cacciarla in un diario.

Naturalmente non lo dirò a nessuno. La faccenda del diario deve rimanere un segreto fra me e il diario. E visto che sono circondato da ficcanaso di ogni genere, seminerò intorno a me false piste.

Per esempio, il diario avrà l’aspetto di un quaderno qualunque: il mio nome e cognome scritti sopra, esattamente come il quaderno di italiano.

Ore nove di sera: mi sono beccato una nota sul diario (quello di scuola) perché ho cacciato nello zaino il mio diario (quello segreto) e ho nascosto nell’armadio il quaderno di italiano. E così a scuola non ho portato il quaderno. Che stupido!

LETTURA CRITICA

Ti è piaciuto questo racconto?

Ti ha aiutato a riportare alla mente i tuoi vecchi giochi? A ricordare episodi di quando eri piccolo/piccola? A rivivere sentimenti, sensazioni, esperienze?

Il protagonista dice: “I maschi non scrivono diari segreti”. Sei d’accordo?

MIND FULNESS

La stesura di un diario, come per il protagonista, ti può servire per mettere ordine nei tuoi ricordi e fare in modo di poterli recuperare per rivivere i momenti piacevoli.

189

LLESSICO

Un terrazzamento è: un balcone con tante piante.

una sistemazione artificiale di un terreno in pendenza. un tetto piatto.

C OMPRENSIONE C

Trova la relazione tra le parti del testo. Per ogni azione della protagonista, scrivi la causa o la conseguenza.

Ricordo che da piccola…

Quando ero piccola, fino a sette anni, mia mamma mi costringeva a tagliarmi i capelli cortissimi e finiva che, a volte, qualcuno mi scambiasse per un maschio.

Allora gridavo, pestavo i piedi e scappavo. Soprattutto in estate, quando passavamo le vacanze in Liguria e la nostra casa era vicina a un boschetto. Mi arrampicavo su per il sentiero, scavalcavo i terrazzamenti dove crescevano gli ulivi e tiravo le pietre contro le rocce. Quando mi passava la rabbia, cercavo la compagnia degli amici. Ma se avevo ancora il muso lungo, finiva che litigavo anche con loro: mi mettevo in un angolo e giocavo per conto mio. È così che ho cominciato a parlare da sola, a raccontarmi un sacco di storie e di segreti che conoscevo solo io. Anche tante bugie: che ero una principessa rapita ancora in culla o una famosissima cantante che cantava a piedi nudi. Tutte le storie, in fondo, sono bugie belle e buone. E io ne raccontavo talmente tante che non mi sentivo mai sola. Parlavo a voce alta, gesticolavo, mi sorridevo allo specchio.

Credo di essere cresciuta inventando una storia diversa ogni giorno.

Adesso che le storie le posso scrivere e soprattutto le posso raccontare, sono sempre meno arrabbiata. Mi taglio e mi faccio crescere i capelli come mi pare, sorrido e rido con grande allegrezza.

CAUSA

Le tagliavano i capelli. La scambiavano per un maschio.

CONSEGUENZA

Giocava per conto suo.

Emanuela Nava, Io e Mercurio, Piemme
190 RICORDO

Angelo Petrosino, Aiuto, ho un debito in mate!, Piemme

Nonno, nonna! Vi ricordate?

– Ciao nonna! Ciao nonno! Sono voluta venire da voi per farmi un po’ coccolare in questi luoghi dove sono cresciuta da piccola. Mi sembrano così lontani quei tempi.

Ricordi, nonno, quante volte mi hai presa per mano e mi hai accompagnata nel bosco?

– Mi ricordo.

– E tu, nonna, ricordi le colazioni che mi offrivi tutte le domeniche con le cose buone che preparavi solo per me?

– Mi ricordo.

Il pomeriggio è trascorso a rievocare ricordi, esperienze. Poi, mentre la nonna preparava la cena, sono salita in soffitta. I giocattoli del nonno, i quaderni di scuola, il pastrano che aveva indossato in guerra, le lettere che aveva scritto alla nonna quando era lontano. In quella soffitta mi ero rifugiata tante volte a frugare, a scavare, a riflettere, a immaginare un mondo che non avrei mai conosciuto come l’avevano conosciuto i nonni. Però mi piaceva sentirmi parte di una storia che partiva da lontano. Poi sono tornata dai nonni.

L ESSICO L

Mia nonna era seduta su una panca nell’aia.

– Ti piace la notte, nonna?

– Mi fa pensare al tempo che scorre, a quello che fino a un certo punto ti fa cambiare e poi ti lascia in attesa.

Prima di coricarmi mi sono affacciata alla finestra, ho guardato la notte e ho ricordato i ricordi.

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni implicite e le inferenze.

La protagonista si sentiva “parte di una storia che partiva da lontano” perché: immaginava il mondo dei nonni. frugava tra gli oggetti dei nonni. rifletteva sulle parole dei nonni.

Un sinonimo di pastrano è: cappello. maglione. cappotto.

Il tempo “che fa cambiare” è: il tempo della giovinezza. il tempo della vecchiaia.

191 RICORDO

In gelateria

Per un bambino è una gran pacchia essere figlio di una gelataia. Io lo ero. Avevo il permesso di mangiare due gelati al giorno e non appena mia madre girava l’occhio, ne sbafavo altri due sottobanco.

Niente è più buono del gelato appena fatto. Dolce, cremoso, si scioglie in bocca e mette buonumore.

Quando vedevo gli altri bambini che imploravano i genitori che gli comprassero un misero cono, mi facevano pena. A volte mia mamma doveva allontanarsi per qualche commissione e io rimanevo di guardia alla bottega.

Se arrivava qualche cliente, salivo su uno sgabellino e confezionavo il gelato. A nessuno sembrava strano che una bambina di sei anni facesse la gelataia… forse perché i gelati che facevo io, di solito, erano più grandi di quelli di mia madre.

Un giorno, in gelateria, arrivò un tipo con una cassetta frigo a tracolla e propose a mia madre di vendere degli strani gelati di ghiaccio colorato che aveva inventato lui. Era il 1952 e quelli erano i primi ghiaccioli ad apparire in Italia. Aveva pensato anche a un incentivo: ogni dodici, ne usciva uno che aveva sul legnetto la scritta COF e dava diritto ad averne uno gratis. In poco tempo, tutte le grandi marche di gelati lo copiarono, ma io ricordo bene che fu quell’ometto dalla faccia simpatica e i baffi il primo di tutti a produrlo. Era bello conoscere le persone che avevano inventato qualcosa.

Quell’estate abbandonai i gelati per i ghiaccioli, ma fu una passione breve. Il gelato rimase il mio vero amore.

C OMPRENSIONE C

Riconosci la struttura e il contenuto del testo.

Segna con una parentesi la parte in cui l’autrice dà un’informazione su un fatto storico del passato. A che cosa si riferisce?

Segna con una parentesi la parte in cui l’autrice ricorda fatti personali della sua infanzia. A quale periodo si riferisce?

192 RICORDO

In colonia

Sveglia alle sette e tutti in bagno a lavarsi.

Il primo giorno c’era la curiosità del sapone nuovo. Certe saponette, grosse come panini imbottiti, avvolte nella carta colorata. Saponetta verde? Palmolive. Rosa? Camay. Bianca? Cadum. Annusavamo quelle delle altre, tentando di incartarle di nuovo nella confezione che nel frattempo si era infradiciata. Già al secondo giorno decidemmo che il sapone era una grandissima scocciatura e serviva solo una volta alla settimana quando si faceva la doccia.

Grande novità, invece, era il lavaggio dei denti.

La maggior parte delle famiglie dei frequentatori di colonie, compresa la mia, considerava il dentifricio un genere di lusso e i denti, a casa nostra, non ce li lavavamo praticamente mai, tranne mia nonna che se li sfregava con le foglie di salvia. Così, quando nell’elenco del corredo da portare in colonia trovammo scritto: “dentifricio e spazzolino” mi sembrò una curiosa stranezza da elegantoni.

Non esistevano ancora gli spazzolini a misura di bambini e nessuno si sognava di produrre dentifrici alla fragola. Esistevano dei grossi tubi di alluminio morbido con i nomi esotici: Durban’s, Chlorodont, Binaca, Colgate con Gardol. Mi sono sempre chiesta chi fosse quel Gardol che stava insieme a Colgate. Quando si strizzava il tubetto, usciva un gigantesco verme di pasta farinosa e bianca.

C OMPRENSIONE C

Trova gli elementi del testo.

Il tempo: confronta autrice e titolo di questo testo con quelli del precedente. In quale decennio è ambientato questo racconto?

Il luogo è

Il narratore è: esterno. interno.

ESSICO L

Con quale parola puoi sostituire “infradiciata”? Bagnata. Sporca. Usata.

C

OMPITO NON NOTO

Nel testo l’autrice parla di marche di sapone e dentifricio che usava quando era piccola. In un supermercato, controlla se questi prodotti esistono ancora.

L
C
193 RICORDO

L ESSICO L

L’atelier è: un laboratorio artigiano. una grande fabbrica. un particolare tipo di casa.

Il liutaio è: un suonatore di violini e chitarre. un costruttore di violini e chitarre. un esperto di musica da violino.

Un cartiglio è:

una stretta striscia di carta. un’antica forma di scrittura. una fotografia.

Anna Lavatelli, Il violino di Auschwitz, Interlinea

Una vita da violino

Mi chiamo Collin-Mézin, sono un violino. Spero non vi stupisca il fatto che io possa parlare. È la musica a darmi voce. E se ascoltate, conoscerete la mia storia.

Sono nato a Parigi, nell’atelier di un liutaio di cui porto il nome, impresso su di un cartiglio dentro la mia cassa armonica: Collin-Mézin.

Il signor Collin-Mézin era un uomo con due mani dalle dita incredibilmente lunghe: anche per questo era così bravo nel suo mestiere.

Mi vendette, insieme ad altri strumenti a corda, a un liutaio di Torino, che aveva la bottega non lontano da piazza San Carlo.

Non ricordo quasi nulla del viaggio, e nemmeno qualcosa della mia lunga, noiosissima permanenza su di un bancone.

Non potrò invece mai dimenticare il momento in cui un signore, vestito con molta eleganza, apparve sulla porta. Mi sembra di sentire ancora la sua voce, tranquilla e sicura, che diceva:

– Cerco un buon violino.

Il liutaio mostrò quello che aveva in bottega.

– Si tratta di un regalo importante? – domandò allora il venditore, per poterlo meglio aiutare.

– Molto importante.

Allora il liutaio venne a prendere me dal bancone.

– Questo – disse – è il meglio che ho.

Il distinto signore mi accarezzò con la mano guantata. Mi contemplò a lungo, in ogni dettaglio.

– È perfetto per mia figlia – disse soddisfatto.

OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite.

• In quale città è nato il violino?

• Dove è stato portato?

• Dove è stato venduto?

C
194 RICORDO

Memoria

Quando il nonno ti racconta le sue storie del passato tu lo ascolti e ti senti un bambino fortunato. Ieri e oggi sono i giorni che preparano il domani da tenere stretti stretti fra le tue e le sue mani. Ricordati di ricordare perché i ricordi sono un pezzo di te stesso. Non ti dimenticare che il tempo è sempre e non è solo adesso.

C

OMPRENSIONE C

Scopri il significato del testo.

Il contenuto di questa poesia dice che: è importante conservare i ricordi per costruire il futuro. è importante pensare ai ricordi per passare il tempo. solo i ricordi delle persone anziane sono importanti.

195 RICORDO

LIFE SKILLS in AZIONE

Fatti o opinioni?

Colora in le opinioni, in i fatti.

Sabato scorso la band di mio fratello ha fatto un concerto.

La band di mio fratello è fantastica.

UAO! CHE BRAVO! A B

IO COSÌ MI SONO ROTTO UNA GAMBA.

Chi esprime un’opinione?

Chi racconta un fatto?

Al concerto era presente anche una giornalista.

Il concerto è durato troppo poco.

Chi ha senso critico?

Perché?

LIFE SKILLS

Avere SENSO CRITICO vuol dire distinguere i fatti dalle opinioni. Questa competenza è importante soprattutto quando si naviga in Internet o si usano i Social network.

196
SENSO CRITICO

OPINIONE

– Io penso che… e te lo dimostro. – Io sono convinto di… Ecco le mie ragioni.

– Se confrontiamo i nostri pensieri, sicuramente riusciremo a mettere insieme tutte le nostre buone idee.

Questo potrebbe essere il dialogo tra due persone che hanno opinioni diverse sullo stesso argomento Ognuno dice la sua, senza litigare, ma esponendo il proprio punto di vista.

Non è facile, ma se ci provi già da ora… ci riuscirai sicuramente!

LIFE SKILLS

COMUNICAZIONE EFFICACE

Per comunicare correttamente e in modo efficace ciò che pensiamo o l’opinione che vogliamo sostenere dobbiamo, prima di tutto, riflettere su ciò che vogliamo dire. È importante anche cercare di dare un ordine alle nostre idee: solo così la nostra comunicazione sarà efficace.

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ 197

di...

Ascolta il testo letto dall’insegnante. Poi rileggilo in autonomia.

Bellissima… no, antipatica!

Io sono Ambra e domani comincio la nuova scuola. Sono un po’ preoccupata. Cioè, sono molto preoccupata!

Io sono Giulia. La bambina nuova è bellissima. Ha i capelli più favolosi che abbia mai visto. Biondi, lucidi, lunghissimi. Li tiene legati, ma non in una coda normale: sono stretti con un elastico molto in basso, a metà schiena, così se la vedi stando davanti ti sembra che siano sciolti. Siamo tutte invidiose.

(Ambra) Ventitré teste, cioè quarantasei occhi che mi fissavano… FA UNO STRANO EFFETTO ESSERE AL CENTRO DELL’ATTENZIONE!

A me tremavano le gambe e anche la voce. Per fortuna non ho dovuto dire molto: ciao e il mio nome, Ambra Monti. Per il resto, mentre la maestra Alice parlava con quell’altra maestra (che forse si chiama Annalisa o forse Annarosa, non ho capito bene), mi sono limitata a sorridere. Me ne stavo lì impalata con un grande sorriso stampato in faccia.

Chissà come mi hanno trovata buffa! E GOFFA.

(Giulia) Quando la bambina nuova è entrata in classe siamo rimasti tutti a bocca aperta. Lei ci guardava con un sorrisetto trionfante. Come a dire: “Lo so di essere bella. Vi ho colpito, non è vero? Cadrete tutti ai miei piedi!”.

Illusa. Cioè, forse i maschi ci cascheranno, ma noi femmine no. Se vuole la guerra, l’avrà!

(Ambra) La scuola è complicata. Almeno lo è per me che non so bene come funziona. Ci sono un sacco di regole che ti dicono e altre che non ti dicono. E io come faccio a saperle?

Io speravo di farmi presto degli amici, delle amiche soprattut-

Maria Vago, Pizza, pidocchi e un genio nell’astuccio, La Spiga Edizioni
198
PARLA DI
Il piacere
ASCOLTARE UN TESTO CHE
OPINIONI DIVERSE

to… Ma sono già tutte appiccicate a coppie o a gruppetti. Devo avere pazienza ed essere molto gentile.

A VOLTE È DIFFICILE ESSERE GENTILE

(Giulia) La nuova è proprio antipatica. All’intervallo le ho chiesto se voleva giocare a “ce l’hai” in cortile e mi ha detto che non vuole sudare! Ieri non ha giocato con noi a “un due tre stella” perché si era appena pettinata! Ci tiene tanto ai suoi preziosi capelli… Martino le ha tirato la coda, piano, e lei è andata a frignare dalla maestra.

(Ambra) Parlavamo di nomi e io ho detto che il mio mi piace tanto perché l’ambra è una cosa preziosa. Quando sono nata, la mia mamma ha pensato che io ero la cosa più preziosa per lei. Hanno detto che sto sempre a vantarmi.

MA IO

VOLEVO SOLO

SPIEGARE IL MIO NOME…

CHE COSA SO?

Prima che l’insegnante iniziasse la lettura, dall’alternanza dei colori ho capito che si alternavano più personaggi.

Sì. No. Non mi sono posto/a il problema. Ho immaginato che i due personaggi avessero caratteri diversi.

Sì. No. Non mi sono posto/a il problema.

Un modo per riuscire ad andare d’accordo e vivere in pace con gli altri è provare a mettersi nei loro panni. Tu provi, qualche volta, a farlo?

Durante la lettura dell’insegnante, ho prestato attenzione al tono e al volume della sua voce.

Sì. No. In parte.

Dopo la lettura, ho capito le caratteristiche dei due personaggi.

Sì. No. In parte.

MIND FULNESS
199

So-cia-liz-za-re

– Si può sapere perché non volete stare vicino ai maschi?

Questa è la maestra.

Non capisce perché facciamo storie ogni volta che mette una femmina al banco con un maschio. Lei dice che è importante perché dobbiamo imparare a stare bene con tutti. Dobbiamo imparare a SO-CIA-LIZ-ZA-RE. Alla mia maestra la parola “socializzare” piace moltissimo e la usa sempre. Soprattutto quando ci cambia di banco e vede che qualcuno fa le smorfie perché non gli va bene il nuovo compagno. Ma lei non ha mai dovuto “socializzare” con Giorgio, che occupa due banchi e finisce sempre sul mio con gomito, astuccio, quaderno.

Sì, insomma. Non ha neanche mai provato a stare con Andrea che ti prende in giro per ogni parola che dici e per ogni penna che usi.

– Perché scrivi con la penna con i brillantini?

– Perché piace a me… – sibilo io. – E stai zitto, che è meglio. Per non parlare della fortuna di finire, come adesso, vicino ad Alberto. Ma dico io, proprio con lui dovevo capitare? È il tipico maschio. Sa tutto lui. E come tutti i maschi crede di avere sempre ragione. Come quando attacca le schede sul quaderno. Chissà come mai ogni volta mette un po’ di colla anche sui miei capelli e poi dice che è colpa mia, perché sono lunghi e vanno sul suo quaderno. Ma non è vero. Lo fa apposta. Io allora mi arrabbio e gli dico di smetterla, così la maestra mi sente e mi sgrida perché parlo e disturbo la lezione. Alla fine è anche colpa mia!

– Dai, Laura, finiscila. Hai sempre la scusa pronta – mi dice, se cerco di difendermi.

Ma è una femmina o un maschio, la mia maestra? No, no, è proprio una femmina. Arriva a scuola con delle pile di libri.

200 OPINIONE
Mariapia De Conto, Maschi contro femmine, Lapis Edizioni

Ce ne legge sempre qualche pezzo e bisogna dire che ha un fiuto speciale per le storie che preferisco. Poi non è una di quelle che si arrabbia per niente. Vabbè, non è che non si arrabbi mai! Anzi! E quando si arrabbia non c’è da scherzare. Però ha anche tante altre qualità... ma allora perché prende sempre le parti dei maschi? Dovrebbe saperlo quanto sono antipatici.

– Ma ti immagini come sarebbe monotono senza maschi?

Questa, invece, è la mamma.

Cerca di convincermi che sbaglio, se le dico che vorrei essere in una classe di tutte femmine.

– Io credo che sia bello potersi confrontare con chi magari la pensa diversamente da te.

– Mamma! Stai scherzando? Ma tu lo sai come sono i maschi della mia classe?

No, non lo sa!

C OMPRENSIONE

CTrova gli elementi del testo.

• I luoghi in cui è ambientato il racconto sono la e la

• Il personaggio principale è

• I personaggi secondari sono

Queste affermazioni riguardano il contenuto del testo. Segna V (vero) o F (falso).

• Spiegare perché la bambina preferisce le femmine come compagne di banco. V F

• Spiegare perché la mamma e la maestra hanno opinioni diverse. V F

• Spiegare che cosa vuol dire socializzare. V F

Trova le informazioni esplicite

Sottolinea nel testo la risposta alle domande.

Che cosa alla bambina piace della sua maestra?

Che cosa non le piace?

Perché per la mamma è importante la classe mista?

Che cosa fa la maestra per far socializzare i bambini e le bambine?

Trova la relazione tra gli elementi del testo.

Chi pronuncia la frase “Dai, Laura, finiscila”?

201 OPINIONE

Lavoro o divertimento?

Tom apparve sul vialetto di lato alla casa, con un secchio di calce per imbiancare e un pennello dal lungo manico. Osservò la staccionata. Nove metri di recinto di assi alte due metri e settanta!

Tom cominciò a pensare agli spassi che aveva progettato per quel giorno e il suo sconforto si moltiplicò.

Si mise al lavoro. Si avvicinò Ben Rogers, stava mangiando una mela; proprio il ragazzo, tra tutti quelli del villaggio, le cui prese in giro egli temeva di più.

Ben disse: – Ehi, ciao! Ti trovi in un bell’impiccio, eh?

Tom aveva l’acquolina in bocca a causa della mela, ma continuò a lavorare.

Ben disse: – Devi darti da fare, eh?

– Oh, sei tu, Ben! Non ti avevo visto.

– Senti, io sto andando a farmi una nuotata, eh sì! Non andrebbe anche a te di nuotare? Ma, naturalmente, devi restare qui a finire questo lavoro, eh, sì, certo che devi finirlo!

Tom contemplò per un momento il ragazzo e disse: – Che cos’è che chiami lavoro?

– Perché, non è un lavoro, questo? Oh, andiamo, non vorrai farmi credere che ti piace?

– Perché non dovrebbe piacermi! Capita forse ogni giorno, a noi ragazzi, la possibilità di imbiancare a calce una recinzione?

Queste parole fecero apparire la cosa sotto una nuova luce.

Ben smise di mordicchiare la mela. Tom passò il pennello, delicatamente, avanti e indietro... aggiunse un tocco qua e uno là... poi esaminò l’effetto con aria critica.

Ben seguiva ogni sua mossa e diventava sempre più interessato, sempre più affascinato.

202 OPINIONE
Mark Twain, Le avventure di Tom Sawyer, Arnoldo Mondadori Editore

Infine disse: – Ehi, Tom, lascia imbiancare un po’ anche a me.

Tom rifletteva. Parve sul punto di acconsentire, ma poi cambiò idea: – No, no; credo proprio che non sia possibile, Ben. Vedi, zia Polly ci tiene enormemente a questa recinzione. Sì, è tremendamente pignola! Il lavoro deve essere fatto con somma cura; non c’è un ragazzo su mille, forse su duemila, scommetto, che possa pitturarla come deve essere pitturata.

– Oh, andiamo, lasciami soltanto provare, soltanto per un po’. Se fossi al posto tuo io te lo consentirei. Tom, starò molto attento. Su, lasciami provare. Senti... ti darò il torsolo della mela.

– Be’, allora... No, Ben, non posso. Ho paura che...

– Te la darò tutta!

Tom consegnò il pennello, con riluttanza sulla faccia, ma velocità nel cuore.

E mentre Ben sgobbava e sudava al sole, l’artista a riposo sedette all’ombra e rosicchiò la mela.

C OMPRENSIONE C

Queste sono tutte informazioni esplicite.

Quali sono le due informazioni non importanti per capire la trama?

Tom vernicia la staccionata della casa della zia.

Arriva Ben Rogers mangiando una mela.

Ben dice che farà una nuotata.

Ben prende in giro Tom.

Ben e Tom discutono sul lavoro di Tom.

Ben chiede di dipingere la staccionata.

Ben promette la mela a Tom.

Tom passa il pennello a Ben.

Trova le informazioni implicite e le inferenze.

“Tom consegnò il pennello, con riluttanza sulla faccia, ma velocità nel cuore”.

Significa che Tom: non è convinto che Ben lavorerà bene. teme che Ben cambi idea. non vuole mostrare di essere riuscito a imbrogliare Ben.

Come Tom riesce a convincere Ben a sostituirlo?

Gli promette un regalo.

Gli fa credere che imbiancare sia molto piacevole.

Gli dice che la zia vuole che il lavoro sia fatto con molta cura.

203 OPINIONE

Così va il mondo

Un giorno, in un villaggio lungo il fiume, un padre si avvicinò a suo figlio e gli disse: – Figlio mio, lo sai com’è fatto il mondo?

Il ragazzo disse: – Spiegamelo tu, padre.

E l’uomo: – Farò più che spiegartelo, te lo farò vedere: io, tu e l’asino ce ne andremo in giro finché non avrai davvero capito com’è fatto il mondo. Così si incamminarono verso il villaggio più vicino.

– Ma guarda – disse un vecchio, – quei due hanno un bell’asino robusto e se ne vanno a piedi: è incredibile!

– Quel vecchio aveva proprio ragione, papà. In fondo gli asini sono fatti per trasportare dei pesi, no?

Il padre sorrise e montò in groppa all’animale, mentre il ragazzo continuava a camminare accanto a lui finché raggiunsero un altro villaggio.

– Che vecchio perfido! – disse un ragazzo. – Lui sull’asino e il ragazzino a piedi! Perché non gli fa un po’ di posto accanto a lui?

– Quel ragazzo aveva proprio ragione, vero, papà?

Così padre e figlio proseguirono tutti e due sull’asino finché arrivarono al terzo villaggio.

– Povero asinello! – disse una ragazza. – Così piccolo e delicato, deve portare due uomini in groppa. Quel vecchio dev’essere terribilmente avaro: avrebbe dovuto prendere un asino per sé e uno per il ragazzo. Ma visto che ce n’è uno solo, dovrebbe cavalcarlo il ragazzino, che sicuramente è più leggero.

– Quella ragazza aveva proprio ragione, vero, papà?

204 OPINIONE
Giuseppe Caliceti, Miti bambini, Bompiani

Il padre scese dall’asino e proseguì a piedi fino al quarto villaggio. Qui incontrarono una vecchia che cominciò a strillare:

– Che scandalo! Non avrei mai creduto di vedere una cosa simile! Quel ragazzino non ha il minimo rispetto per la vecchiaia: guarda come se ne sta in groppa all’asino, mentre il suo povero padre va a piedi! Ai miei tempi queste cose non succedevano!

– Anche quella vecchina aveva ragione, vero, papà?

A quel punto padre e figlio si guardarono e scoppiarono a ridere.

– Così va il mondo – disse il padre. – Tutti hanno ragione e tutti hanno torto.

E tornarono tutti e due al loro villaggio lungo il fiume, camminando accanto all’asino.

– Fine della storia. Gioia, ti è piaciuta? Hai capito che cosa vuol dire?

– Sì, vuol dire che tutti credono di avere ragione, ma nessuno ha ragione. Cioè, un po’ ce l’hanno tutti, ma un po’ no.

OMPRENSIONE C

Riconosci la struttura del testo.

I colori diversi ti fanno capire che:

un padre sta raccontando una storia alla figlia. la storia parla di un padre e di un figlio. padre e figlio hanno opinioni diverse.

Sottolinea in l’idea principale.

Trova le informazioni esplicite.

Chi critica ognuna di queste situazioni?

C
205 OPINIONE

Opinioni

Un millepiedi dai capelli lisci disse, sprezzante, ad un verme: “Tu strisci”. Rispose il verme dai tondi occhi gialli: “Meglio strisciare che aver mille calli”.

C OMPRENSIONE C

R IFLESSIONE R SULLA LINGUA

Per ogni termine, scrivi se è un sinonimo o un contrario di sprezzante

• Altezzoso:

• Rispettoso:

Rifletti sul contenuto del testo: il verme e il millepiedi discutono sul fatto di avere o non avere piedi. Una lumaca e una chiocciola su che cosa potrebbero discutere?

206 OPINIONE

Christian Stocchi, Favole in wi-fi, Esopo, oggi, Edizioni EL

Il cavallo e i difetti altrui

Un giovane cavallo nitriva contro tutti i suoi simili, notandone solo i difetti, e si sfogava anche in Rete, postando commenti maligni su chiunque, sempre protetto dall’anonimato: una pessima moda sempre più diffusa su Internet. Così il padre volle impartirgli una lezione.

– Guarda quel quadro – lo esortò dopo averlo condotto a visitare un museo. – Rappresenta un’antica scena di caccia alla volpe.

– Lo vedo: e allora?

– Che cosa noti, innanzitutto?

– Il valore dei nostri antenati.

– Appunto: anch’io. Gli uomini, però, notano anzitutto i loro simili. E scommetto che i cani apprezzano il valore di quei loro antichi parenti, mentre, se passassero di qui, le volpi si commuoverebbero soprattutto pensando al triste destino delle prede. Ma questa è solo una parte, poi c’è tutto il resto… – Certo.

– Lo stesso ci accade ogni giorno: vediamo innanzitutto ciò che ci interessa. E a te interessa solo trovare i difetti e criticarli. Poi, però, c’è tutto il resto. Esattamente come in questo quadro. Quindi, cerca di andare oltre e scoprirai negli altri tante qualità.

OMPRENSIONE C

Metti in ordine i fatti, numerando.

Nel quadro il cavallo nota il valore dei cavalli ritratti. Il padre invita il cavallo a scoprire anche le qualità degli altri.

Il padre fa notare che uomini, cani e volpi guardando il quadro noterebbero solo il valore dei loro simili.

Un cavallo criticava tutti.

Il padre fa osservare al cavallo un quadro.

Riconosci la struttura.

Sottolinea in la parte che indica la morale e in l’introduzione.

DIGITALE CITTADINANZA

Nell’introduzione di questo testo è contenuta una morale. Qual è?

C
207 OPINIONE

LIFE SKILLS in AZIONE

Che cosa comunica questa persona?

Che cosa comunica questa persona?

Che fatica comunicare in modo efficace! TEST

Rispondi con sincerità. Poi conta quante volte hai risposto “Sì”.

1. Riesco a comunicare i miei pensieri e le mie emozioni. Sì No

2. Guardo negli occhi le persone con cui parlo. Sì No

3. Se esprimo un’opinione, non mi sento giudicata/o dagli altri. Sì No

4. Ascolto con attenzione chi parla con me. Sì No

5. Non interrompo le persone che parlano. Sì No

6. Non alzo la voce per affermare la mia opinione. Sì No

7. Prima di parlare, cerco di mettere in ordine le mie idee. Sì No

Da 0 a 2 Sì: per te comunicare in modo efficace è una gran fatica. Ma non è detta l’ultima parola!

Da 3 a 5 Sì: per te la comunicazione non è una gran fatica. Ti serve solo un po’ di allenamento!

Da 6 a 7 Sì: per te comunicare non è affatto una fatica. Sei sulla strada giusta: continua così!

LIFE SKILLS

Non solo le nostre parole comunicano. Qualsiasi comportamento, qualsiasi atteggiamento dice agli altri qualcosa di noi. Ricorda però che, per comunicare bene, devi allenare anche la tua capacità di ascoltare.

208
COMUNICAZIONE EFFICACE

EMOZ IONI

Le emozioni non sono solo “i colori del nostro cuore”. Sono uno strumento importante per aiutarci a vivere nel nostro mondo e con gli altri.

Le emozioni hanno accompagnato il genere umano dalla sua comparsa e nella sua evoluzione.

Belle o brutte, sono state tutte importanti

Se il genere umano, per esempio, non avesse provato paura, non avrebbe imparato a difendersi dagli animali feroci, dai pericoli e probabilmente si sarebbe estinto.

LIFE SKILLS

GESTIONE DELLE EMOZIONI

Saper gestire le proprie emozioni non è facile, ma è importante!

Per prima cosa, occorre riconoscerle e capire come esse influenzano il nostro comportamento.

Se riusciamo ad affrontarle e a tenerle sotto controllo, non ci faremo travolgere dalle emozioni negative.

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ 209

Il piacere di... LEGGERE

l’ A r t e di... LEGGERE

Leggi a voce alta il testo. Segui le indicazioni del box “Coding”.

CODING

Saltapicchio Strizzabudella, Piemme

Il Saltapicchio Strizzabudella

– Vorrei tanto essere come mia sorella – disse Tommy.

– Come Mizzi? – si meravigliò Peter. – MA QUELLA LÌ CHE COSA VUOI CHE SAPPIA FARE? Niente di speciale!

– E invece sì! – ribatté Tommy. – Lei non ha paura di niente e di nessuno.

Peter scosse il capo: – Ognuno di noi ha paura di qualcosa o di qualcuno!

– Be’, se di notte le piombasse un fantasma in camera, le prenderebbe di sicuro un colpo!

E fu allora che Tommy decise di costruirne uno. UN FANTASMA RACCAPRICCIANTE, DA FAR VENIRE LA PELLE D’OCA.

A notte fonda, sarebbe entrato di soppiatto nella camera di sua sorella e avrebbe fatto dondolare sopra il suo letto il pupazzo. Imitando ovviamente I GEMITI, GLI ULULATI E LE STRIDA tipici degli spettri. MIZZI SI SAREBBE SVEGLIATA E AVREBBE FINALMENTE TREMATO DI PAURA!

Costruirsi un fantasma raccapricciante, però, non è facile. Per fortuna Tommy era bravissimo a costruire le cose. Recuperò dal ripostiglio il vecchio cuscino poggiatesta della mamma, rivestito di un tessuto peloso verde brillante.

Legò un’estremità con lo spago: quella sarebbe stata la testa.

210
TESTO CHE PARLA DI PAURA
UN

Poi infilò un lungo asciugamano dentro un paio di guantini grigi. ADESSO IL FANTASMA AVEVA DUE BRACCIA!

Delle gambe gli spettri non hanno bisogno perché, come tutti sanno, fluttuano nel vuoto.

Poi con lo smalto per unghie rosso DIPINSE UNA GRANDE BOCCA, per gli occhi usò quello verde. Infine, prese una vecchia tenda di tulle e ne ricavò un lungo vestito da fantasma.

LO SPETTRO INCUTEVA IL GIUSTO TERRORE.

Però Tommy intendeva renderlo ancora più spaventoso, anzi TERRIFICANTE: con una massa di capelli bianchi svolazzanti la sua creazione sarebbe stata perfetta!

Ma gli rimase della colla sulle dita e dei fili di lana gli restarono appiccicati ai polpastrelli. Cercò di staccarseli, ma la cosa si rivelò alquanto laboriosa e Tommy si arrabbiò tantissimo. Così, quando si sentì sul punto di scoppiare, per calmarsi gridò: – SALTAPICCHIOSTRIZZABUDELLADICACCA!

E lo ripeté per altre due volte, perché era davvero arrabbiato. Non fece in tempo a chiudere la bocca che IL FANTASMA SI DRIZZÒ SEDUTO SUL TAVOLO e disse: – Buonasera.

Tommy ammutolì. Poi riuscì a balbettare: – CO – CO - CO... COME HAI FATTO A PARLARE?

Strano ma vero, il fantasma rispose: – Se si costruisce un SALTAPICCHIO STRIZZABUDELLA e si ripete per tre volte SALTAPICCHIOSTRIZZABUDELLADICACCA, la creatura prende vita, non lo sapevi?

I SALTAPICCHI STRIZZABUDELLA esistono da sempre. E anche la parola SALTAPICCHIOSTRIZZABUDELLADICACCA. Adesso lascia che ti tolga questa lana dalle dita.

Questo testo, in modo spiritoso, fa capire che a volte gli scherzi possono ritorcersi contro chi li fa.

Hai mai vissuto una situazione in cui uno scherzo preparato per qualcuno si è rivolto contro di te?

LIFE SKILLS
211

Willi e la paura, Fabbri Editori

Il bambino che aveva paura del buio

C’era una volta il piccolo Willi e le sue paure. La più grande era quella che provava ogni sera. Appena calava la notte, il suo cuore cominciava a battere sempre più forte e gli mancava il respiro. Di che cosa aveva tanta paura, Willi?

Non lo sapeva proprio. Quando era preso dal panico, restava lì fermo immobile, non riusciva a pensare più a niente. Nel buio profondo, Willi sentiva la presenza di un essere cattivo, pronto a balzargli addosso da un momento all’altro!

L’altro grosso problema di Willi era che voleva far credere alla sua mamma e al suo papà di non avere mai paura.

Soprattutto di non avere paura del buio: solo i bambini piccoli han-

Quindi la sua paura doveva rimanere un segreto. E non era facile, anzi, era davvero una gran fatica.

La mamma e il papà lo sgridavano di continuo: – Willi, perché sei così disordinato? Non dovresti buttare tutte le tue cose sotto il letto, ma metterle a posto. Non puoi essere tanto pigro!

In realtà Willi era un bambino ordinatissimo e non lo si poteva certo considerare un bambino pigro. Aveva semplicemente paura che qualcosa di misterioso si potesse nascondere sotto il letto.

Così, ammucchiando giochi e vestiti sotto il letto, non aveva paura di notte e si sentiva più al sicuro.

Trova le informazioni implicite ed esplicite

Willi aveva paura: solo del buio. soprattutto del buio. solo dei mostri che si nascondono nel buio.

Perché i genitori sgridavano Willi? Perché secondo loro, Willi era un bambino: troppo pauroso. disordinato e pigro. che aveva paura del buio.

A chi Willi voleva tenere nascosta la sua paura?

212 EMOZIONI

Il buio che aveva paura del bambino

C’era un bambino che aveva paura del buio. Ogni sera, quando il buio veniva nella sua cameretta, si sentiva stringere il cuore.

Per difendersi dal buio, il bambino aveva un’arma sola: una candela bianca e sottile, che teneva sul comodino. Quando, però, la accendeva, il buio incominciava a tremare, sulle pareti e sul soffitto, e se è vero che diventava un po’ meno buio, è anche vero che faceva ancora più paura.

Il fatto è che il buio, quel buio che tutte le sere scendeva nella sua cameretta, aveva paura del bambino. Una paura matta. “Aiuto!” pensava tra sé, ogni volta che e si avvicinava la sera. “Ora mi toccherà andare da quel bambino e lui accenderà quella dannata candela, che mi fa pure un solletico insopportabile, e io mi metterò a tremare di paura, e tremerò per tutta la notte!”.

Insomma, il bambino aveva paura del buio, il buio aveva paura del bambino, e tutti e due tremavano di paura per la notte. Ogni notte che passava, però, il bambino si faceva un po’ più grande, e la candela si faceva un po’ più piccola. Quando infine si consumò del tutto, il bambino si accorse di non averne più bisogno, perché il buio, ormai, non gli faceva più paura. E fu così che anche il buio si liberò di ogni paura e di ogni tremore: da quella notte entra ogni notte con calma nella cameretta del bambino e dorme beato intorno a lui.

C OMPRENSIONE C

Sottolinea nel testo le risposte, per trovare le informazioni esplicite

Quando il bambino supera la paura del buio? Che cosa fa il buio quando supera la sua paura?

LIFE SKILLS

In questo racconto fantastico il bambino accende una candela per farsi coraggio. Questa, però, nella realtà è una situazione di pericolo. Evita sempre le situazioni pericolose.

Trova l’inferenza. Il bambino supera la paura del buio perché: diventa grande. la candela si consuma. scopre che anche il buio ha paura.

213 EMOZIONI
Nicola Cinquetti, Ultimo venne il verme, Bompiani

Dove porta la curiosità

All’uscita del paese si dividevano tre strade: una andava verso il mare, la seconda verso la città e la terza non andava in nessun posto. Martino lo aveva chiesto un po’ a tutti e da tutti aveva ricevuto la stessa risposta:

– Quella strada lì? Non va in nessun posto.

– Ma nessuno è mai andato a vedere?

– Sei una bella testa dura: se ti diciamo che non c’è niente da vedere...

– Non potete saperlo se non ci siete mai stati.

Era così ostinato che cominciarono a chiamarlo Martino Testadura, ma lui non se la prendeva e continuava a pensare alla strada che non andava in nessun posto.

Quando fu abbastanza grande, una mattina si alzò per tempo, uscì dal paese e senza esitare imboccò la strada misteriosa e andò sempre avanti. Il fondo era pieno di buche e di erbacce e ben presto cominciarono i boschi. Cammina cammina, la strada non finiva mai, a Martino dolevano i piedi e già cominciava a pensare che avrebbe fatto bene a tornarsene indietro... quando vide un cane.

Il cane gli corse incontro scodinzolando e gli leccò le mani, poi si avviò lungo la strada. A ogni passo si voltava per controllare se Martino lo seguiva ancora. La strada terminò sulla soglia di un grande cancello di ferro. Martino vide un castello e a un balcone una bellissima signora che salutava.

Spinse il cancello, attraversò il parco e sulla porta trovò la bellissima signora allegra: – Allora non ci hai creduto alla storia della strada che non andava da nessuna parte.

– Era troppo stupida e secondo me ci sono più posti che strade.

214 EMOZIONI
Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi

– Certo, basta aver voglia di muoversi. Ora vieni, ti farò vedere il castello.

C’erano più di cento saloni zeppi di tesori. Ogni momento la bella signora diceva: – Prendi quello che vuoi… Ti presterò un carretto per portare il peso. Martino non si fece pregare; ripartì con il carretto pieno e in paese fu accolto con grande sorpresa. Martino fece tanti regali a tutti e dovette raccontare cento volte la sua storia. Ogni volta che finiva, qualcuno correva a casa a prendere cavallo e carretto e si precipitava giù per la strada che non andava da nessuna parte.

Ma quelli tornarono uno dopo l’altro, con la faccia lunga: la strada per loro finiva in mezzo al bosco in un mare di spine. Non c’era né cancello, né castello, né bella signora. Perché certi tesori esistono soltanto per chi batte per primo una strada nuova.

C OMPRENSIONE C

Trova il significato del testo.

Martino, seguendo la sua curiosità, ha trovato

Segna con più X

Gianni Rodari vuole dire che la curiosità:

è un’emozione positiva. permette di aumentare le conoscenze. sicuramente procura dei guai. consente di trovare diverse opportunità.

Trova le informazioni esplicite.

• Perché nessuno aveva mai percorso quella strada?

• Perché Martino era chiamato Testadura?

Trova le informazioni implicite e le inferenze.

Perché le altre persone non trovano il castello?

Perché sbagliano strada.

Perché hanno percorso la strada non per curiosità, ma per avidità.

Perché hanno preso in giro Martino.

Riconosci la tipologia testuale.

• Il protagonista è

• La prova da superare è

• C’è un lieto fine? Sì. No.

• L’aiutante è

• Gli antagonisti sono

• In base a questi elementi, puoi dire che questo racconto è una

215 EMOZIONI

Che cos’è la felicità?

Elli salta in braccio alla nonna e le chiede: – Che cos’è la felicità?

– La felicità è un uccello che passa veloce! – risponde la nonna.

– Magari ti vola accanto senza fermarsi. Non si può mai sapere.

– E per te, Fido, che cos’è la felicità? – chiede Elli.

– È quando faccio scappare in cima agli alberi tutti i gatti mentre me la filo a rosicchiare un bell’osso e mi mangio una salsiccia. Vado a trovare la vicina del nonno: la signora Novelli sta decorando una torta: – Ma è ovvio: la felicità è fatta di cioccolato! Di cioccolato fondente, bianco, al gianduia… ma anche la cioccolata calda e il budino contengono tracce di felicità.

– La felicità te la puoi fare da solo! – sostiene Lollo, il fratello di Elli. – È semplicissimo. Basta prendere una pentola e mescolare caffè, tempera verde, schiuma da barba e terra. Poi aggiungi un uovo e il rossetto della mamma. Ma non starebbe male neanche una macchinina. Nascondi questo miscuglio per due settimane sotto il letto e… Tadam! La zuppa della felicità è fatta! Facile, no?

OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite.

Sottolinea le parole che spiegano che cos’è la felicità per:

Fido; la signora Novelli; la nonna.

– Mmm… la felicità sarebbe un uccello, il cioccolato o addirittura una salsiccia… troppe cose… Mamma! Che cos’è veramente la felicità?

La mamma ride e conclude: – La felicità più grande è quando due bambini dormono sereni. E ora Elli, va’ a letto anche tu. Buonanotte, tesoro!

La felicità è un uccello nella notte di velluto blu. Un battito d’ali. Un attimo. E una piuma che scende dolcemente dal cielo.

Trova le informazioni implicite o inferenze.

Che cosa significa “La felicità è un uccello che passa veloce”?

Che la felicità è irraggiungibile.

Che non tutti possono essere felici.

Che la felicità può durare poco.

Leonora Leitl, La felicità ha le ali, Gribaudo
C
216 EMOZIONI

Elisa Prati, I pensieri nell’armadio, Giunti Junior

Sono diverso?

– Mamma, come è andata oggi?

– Bene tesoro, molto bene. E tu?

– Anche io. C’è solo quel Carlo. Mi tormenta.

– In che modo ti tormenta, Luca? Devi dirle alla mamma queste cose, è meglio se ne parli, sai?

– Tanto non c’è niente da fare. Io non sono come gli altri. Così mi tormentano. Sarà sempre così, lo so.

– Non sei come gli altri solo perché nessuno è come gli altri, Luca. Tutti sono diversi da tutti e tutti sono uguali, in un certo senso. Capisci quello che voglio dire?

– Mamma, lo capisco eccome! Non è facile quando sai sempre le risposte alle domande delle maestre e devi far finta di niente per non offendere quelli che arrivano tre ore dopo a capire una cosa.

– Dovresti essere solo felice della tua velocità.

– Ma è tremenda questa cosa dell’essere diverso dagli altri.

– Perché? Dai, Luca, raccontami.

– Perché ti escludono da tutto quello che fanno, dai loro giochi, dai discorsi e ti senti fuori dal giro.

– Ci deve essere un modo per risolvere il tuo problema, Luca. La mamma crede che ci sia una soluzione, ma io so che non c’è. Comunque il mio problema non mi angoscia più di tanto, ormai fa parte della mia vita, mi ci sono abituato. Se mamma è fiduciosa, poi torna la fiducia anche a me. A volte gli umori... si trasmettono.

MIND FULNESS

“Gli umori... si trasmettono”, afferma il protagonista. Cerca anche tu di trasmettere solo “umori positivi”. Starai meglio tu, staranno meglio le persone intorno a te.

Trova le informazioni esplicite

• Perché Luca si sente diverso dagli altri?

• Perché Carlo tormenta Luca?

• Perché la mamma dice a Luca di non credersi diverso?

L’idea principale è: non bisogna preoccuparsi di quello che dicono gli altri.

bisogna essere contenti se si è bravi a scuola. raccontare ciò che ci tormenta aiuta a stare meglio.

C
OMPRENSIONE C
217 EMOZIONI

Rabbia e amore

– Sedetevi per mangiare, ma non seminate cartacce in giro.

La voce della maestra superò le grida dei ragazzi che si sparpagliarono sul prato del Parco archeologico e cominciarono ad aprire gli zaini.

– Ehi, Giò “denti di ferro”, che cosa ti ha dato tua madre per merenda?

Un panino con dei bulloni?

A Giovanni avevano messo da poco l’apparecchio per raddrizzare i denti. Il dentista aveva un bel da dire: “Alla tua età ce l’hanno tutti”. Nella sua classe lui era l’unico a portarlo e Tommaso, il bullo del gruppo, gli aveva appioppato subito un soprannome: Giò “denti di ferro”, appunto. Quando il compagno lo chiamava così e gli altri ridevano, lui si sentiva come se gli avessero tirato un sasso nella schiena. Avrebbe voluto diventare piccolo come un topolino, nascondersi in un buco e non uscire più. Sentiva una rabbia che gli strozzava la gola. Ma gli sembrava che rispondere avrebbe fatto diventare tutto più grande. Grande come un macigno che lo avrebbe schiacciato. Tommaso era molto più alto di lui e chi lo avrebbe affrontato un tipo simile, se fosse finita a botte? Così, come sempre, fece finta di non sentire.

Si sedette sull’erba e cercò la pizza nella tasca esterna dello zaino, ma la trovò vuota. Al posto della pizza c’era un foglio piegato. Possibile che si fosse dimenticato la merenda a casa? E, soprattutto, quel foglio da dove spuntava? Lo aprì.

Janna Carioli, Giò denti di ferro, Giunti Junior
218 EMOZIONI

Al centro della pagina c’era il disegno di un cuore rosso trafitto da una freccia e un nome scritto con i pennarelli colorati: ”Viola”.

Il suo cuore, quello vero, cominciò a battere come se una mandria di cavalli gli galoppasse dentro. Lui di Viola era innamorato fin da quando frequentavano la prima, ma in cinque anni di Scuola Primaria non aveva mai trovato il coraggio di dirglielo. Quando lei lo guardava con quei suoi occhi dorati, che catturavano le pagliuzze del sole, gli pareva che una mano gli strizzasse lo stomaco e gli si incollava la lingua al palato. Doveva trovare il coraggio di risponderle. Sì, ma come? Con un messaggino sul cellulare? No.

Se lei gli aveva scritto un biglietto, voleva dire che voleva una risposta “di carta”. Di quelle che non spariscono, di quelle che restano per sempre, di quelle che si possono conservare in mezzo al diario o in un posto segreto. Era così felice che si sarebbe messo a fare capriole sul prato. Si accorse che sorrideva da solo. Strappò un foglio dal quaderno.

C OMPRENSIONE C

Riconosci il contenuto del testo.

Di che colore è la barra che contiene la parte del testo in cui si parla di questi sentimenti? Colora il quadratino.

Viola

Rabbia Speranza Rassegnazione Umiliazione Amore Trova le informazioni implicite e le inferenze.

• Che cosa vuol dire ”La rabbia gli strozzava la gola”?

• Perché Giò avrebbe fatto le capriole per la felicità?

• Perché Giò non trova la merenda nello zaino?

• Che cosa significa che Viola voleva una risposta "di carta”?

Collega ogni espressione figurata al suo significato, numerando.

1. Mandria di cavalli che galoppa dentro. Essere molto emozionato/a.

2. Lingua incollata al palato. Essere preoccupato/a.

3. Strizzare lo stomaco. Non riuscire a parlare.

219 EMOZIONI

LIFE SKILLS in AZIONE

Anche tu provi tante emozioni durante la giornata. Come le affronti?

Colora in il quadratino delle situazioni che sono vere anche per te.

SE SONO AGITATA/AGITATO, FATICO AD ADDORMENTARMI E DORMO MALE.

SE HO UNA PREOCCUPAZIONE, NON RIESCO A NON PENSARCI.

SE DEVO PARLARE IN PUBBLICO, ARROSSISCO.

SE MI FANNO UN TORTO, “ME LA LEGO AL DITO”.

LIFE SKILLS

DI FRONTE A UNA VERIFICA PER ME DIFFICILE, MI SI BLOCCA IL CERVELLO.

SE HO TORTO, NON RIESCO MAI AD AMMETTERLO.

SE SONO ARRABBIATA/ARRABBIATO, PIANGO E URLO.

SE LITIGO CON UNA COMPAGNA/UN COMPAGNO, “TENGO IL MUSO” PER GIORNI.

Le frasi che hai letto indicano stati d’animo che tutti possiamo provare, ma che a volte fanno star male. Ecco perché è importante riuscire a riflettere sulle proprie emozioni, per affrontare con serenità ciò che ci accade.

220
DELLE EMOZIONI
GESTIONE

CRESCERE CON...

L’EDUCAZIONE CIVICA

Diventare cittadine e cittadini responsabili e tecnologicamente consapevoli aiuta a costruire una società migliore Significa anche essere attenti ai problemi dell’ambiente e a una comunicazione corretta.

Vuol dire comprendere che tutti e tutte abbiamo dei diritti, ma anche dei doveri.

QUALI BUSSOLE POTRAI UTILIZZARE PER ORIENTARTI NEL PERCORSO PER DIVENTARE UNA CITTADINA O UN CITTADINO CONSAPEVOLE?

CONOSCERE LA NOSTRA COSTITUZIONE.

IMPARARE A USARE CORRETTAMENTE I MEZZI DI COMUNICAZIONE (CITTADINANZA DIGITALE).

RISPETTARE L’AGENDA 2030. 221

CIVICA EDUCAZIONE

Dino e Dina, dopo le vacanze sul loro pianeta Demòs, sono tornati sulla Terra per il loro sondaggio sull’Educazione civica. Sulla LIM di una classe quinta hanno letto questa poesia.

Anna Sarfatti, La Costituzione raccontata ai bambini, Mondadori Perché la mente non si lamenti e possa correre guardando avanti dobbiamo darle saperi croccanti!

LA SCUOLA È APERTA A TUTTI

Le tabelline, anche quella del nove perché nevica, perché piove soffi di flauto, canti di uccelli tuffi di tempere per i pennelli Fenici, Etruschi e Greci antichi come si spostano i lombrichi tempo passato, presente e futuro e poi le frazioni… che osso duro! Poesie che schizzano gioia e allegria corse in palestra che scappano via i poli, i tropici, l’equatore da Benevento a Singapore liquido, solido e gassoso radice, foglia e fusto legnoso…

La scuola è aperta alle vostre menti anche se tutte son differenti. La scuola è libera, come il sapere. È una sorgente, dà a tutti da bere.

222

Purtroppo, non in tutte le parti del mondo i bambini e le bambine possono andare a scuola.

L’anno scorso hai appreso che cosa dice la Costituzione Italiana riguardo al diritto allo studio. Ora leggi che cosa afferma la Convenzione dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, approvata nel 1989 da quasi tutti gli Stati del mondo.

ARTICOLO 28

Gli Stati riconoscono il diritto del fanciullo all’educazione. Rendono l’insegnamento primario obbligatorio e gratuito per tutti. Adottano misure per promuovere la regolarità della frequenza scolastica e la diminuzione del tasso di abbandono della scuola.

Secondo te, che cosa significa:

• promuovere la regolarità della frequenza scolastica?

• promuovere la diminuzione del tasso di abbandono della scuola?

223

CIVICA EDUCAZIONE

hanno visto troppi rifiuti abbandonati ovunque. Hanno anche scoperto che sul pianeta Terra si sta cercando di insegnare il rispetto dell’ambiente.

Gli umani sono ancora in tempo per fare qualcosa per non essere ricordati come i distruttori della loro splendida casa. hanno visto che i bambini e le bambine si stanno impegnando salvare il pianeta, come i personaggi nel fumetto.

Bill Watterson, Domenica è sempre domenica, Franco Cosimo Panini

SALVIAMO IL PIANETA DAI RIFIUTI

QUALCUNO HA BUTTATO LA SPAZZATURA IN QUESTA BELLISSIMA RADURA

LE FUTURE CIVILTÀ

SCOPRIRANNO DI NOI PIÙ DI QUANTO VORREMMO FAR LORO SAPERE…

CHE ROBA, GLI ESSERI UMANI! SE NON STANNO BRUCIANDO RIFIUTI TOSSICI O COLLAUDANDO ARMI NUCLEARI, SONO IN GIRO A SPARGERE PATTUME!

ADESSO MI TOCCA PORTAR VIA QUESTA COSA SCHIFOSA!

CI SONO MOMENTI IN CUI SONO ORGOGLIOSO DI NON APPARTENERE ALLA SPECIE UMANA. ... SONO CON TE!

224

CHE COSA DICE LA NOSTRA COSTITUZIONE?

ARTICOLO 9

La Repubblica… tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

Da gennaio 2022 i piatti, le posate, i bicchieri di plastica non possono più essere utilizzati. Però esistono ancora altri oggetti monouso inquinanti, per esempio le bottiglie.

Che cosa ne pensi?

Che cosa ne pensi della proposta di abolire completamente gli oggetti di plastica monouso, cioè quelli che si gettano dopo l’uso?

Hai mai provato in un pranzo al sacco a utilizzare bottiglie che possono essere riempite di nuovo o piatti in materiale biodegradabile? Sì. No.

225

CIVICA EDUCAZIONE

Dina e Dino hanno navigato in rete su molti Social usati dagli “umani”. Hanno notato che le fake news sono troppe. Come sono fortunati, loro. Su Dèmos tutti i computer sono dotati di un programma che elimina le fake news pericolose. Ci raccontano questa favola.

Christian Stocchi, Il lupo furbo e il cavallino furbo. Raccontare ai bambini i pericoli della rete attraverso le favole, Mondadori

IL GATTINO, INTERNET E LA VERITÀ

Un gattino, internauta accanito, passava tutte le giornate chattando e postando bellissime foto; ed era così entusiasta di questa nuova scoperta dell’uomo, che sosteneva che in rete sta scritta tutta la verità.

Facendo una ricerca su Google, aveva trovato scritto che i gatti sono buoni e generosi e che i topi sono esseri sporchi e ripugnanti.

Insomma, la rete, a suo parere, era un’invenzione eccezionale, perché stabiliva, una volta per tutte, realtà indiscutibili, come aveva sempre pensato. Un giorno il gattino incontrò una vecchia pantegana e le riferì le verità finalmente sancite dalla rete.

Dopo un po’ di tempo, trovò un post nella sua bacheca Facebook, che, con una emoticon con linguaccia, recitava: “Caro micetto, ho cercato e Internet dice tutta la verità, ma al contrario di quanto sostieni tu. I gatti bianchi sono esseri infidi ed egoisti, la famiglia dei topi vanta simpatici e intelligenti esserini amici anche dei bambini, soprattutto nei fumetti…”.

226

Il gatto comprese, così, che la verità è una faccenda tremendamente complicata e che Internet non contiene una sola verità, ma tante, tutte da decifrare. E capì soprattutto che ognuno sul web è pronto ad ascoltare solo quello che vuole sentirsi dire.

CHE COS’È UNA FAKE NEWS?

Le “fake news” (notizie false) in italiano sono anche chiamate “bufale”. Sono notizie, pubblicate attraverso Internet e i Social media, per ingannare e disinformare. Sono notizie false, ma il modo in cui vengono presentate le fa sembrare vere. Chi le divulga vuole ingannare chi le riceve.

COME DIFENDERSI DALLE FAKE NEWS

In Russia esistono piramidi più antiche di quelle egizie: hanno più di 9000 anni!

Questa notizia è stata diffusa su Facebook e ha fatto il giro del mondo, corredata da foto. Ma era una fake news.

Molte persone volevano prenotare un viaggio per ammirare questi reperti archeologici.

Però, se queste persone avessero fat to un’attenta ricerca, avrebbero scoperto che quelle che sembrano due piramidi sono in realtà montagne! Si trovano in Danimarca, nelle isole Faroe.

Hai capito qual è la morale della favola?

NON BISOGNA “BERE” TUTTO CIÒ CHE CI DICONO. ADOTTIAMO UN MOTTO: CONTROLLARE E VERIFICARE PER NON FARSI IMBROGLIARE!

BASTAVA UN CLICK PER SCOPRIRE LA VERITÀ!

227
Isole Faroe, Montagna Klakkur

CIVICA EDUCAZIONE

Dino e Dina sono sempre più convinti che “un sorriso al giorno leva la tristezza di torno”. Segui il loro consiglio!

Pierdomenico Baccalario, Federico Taddia, Il manuale delle 50 (piccole) rivoluzioni per cambiare il mondo, Il Castoro Edizioni

ISTITUISCI IL GIORNO DEL SORRISO

Ci sono giornate che sono proprio storte, grigie e in cui tutto va per il verso sbagliato. In queste giornate è proprio dura sorridere, vero? Ecco: sono proprio questi i giorni in cui ci vuole una bella rivoluzione dell’umore!

E questo sarà il compito tuo: sorridere e far sorridere le persone. Ma attenzione… perché sono due cose diverse.

Quello che dovrai fare è semplice (almeno a parole), ma ti ci vorrà un po’ di fegato e di faccia tosta.

Per un giorno intero – va bene anche un giorno in cui non vai a scuola – devi incrociare lo sguardo di chiunque ti si avvicini a un metro di distanza e… a quel punto… rivolgergli un bel sorriso.

Sarà fortissimo vedere come questo semplice gesto innescherà una qualche reazione. Anche gli altri sorrideranno. E se ti chiedono come mai, dillo: sei un rivoluzionario e stai cambiando questo clima deprimente che ci circonda. Ma non solo: secondo recenti studi, il sorriso naturale ringiovanisce il viso di almeno tre anni e chi sorride di frequente può allungare la propria vita quasi di sette anni.

Mica male! Quindi... dacci dentro!

228

RIVOLUZIONE COMPIUTA!

Scrivi qui il luogo dove hai condotto la rivoluzione e la data.

FACCINE SORRIDENTI

Nel 1999 è stata istituita la Giornata Mondiale del Sorriso (World Smile Day). La prima volta è stata festeggiata a Worcester, la città americana in cui “è nato” il famoso Smiley, la faccina sorridente. Questa giornata vuol far riflettere sull’importanza del sorriso.

Studi scientifici dimostrano che sorridere migliora il benessere delle persone. Quindi: SORRIDI E FAI SORRIDERE!

La sorrisite è l’unica malattia contagiosa da diffondere.

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CIVICA EDUCAZIONE

Dino e Dina si sono accorti che troppo spesso, quando ci si rivolge agli altri, si usano parole “appuntite”, ostili e quindi molto offensive.

È solo questione di maleducazione?

No, è molto più grave. È mancanza di rispetto verso gli altri. Questo è ancora più grave se ci si nasconde dietro l’anonimato della rete Internet. E allora, che cosa si può fare?

Leggi questo decalogo. È un progetto per sensibilizzare contro la violenza delle parole

IL MANIFESTO DELLA COMUNICAZIONE NON OSTILE

1. VIRTUALE È REALE

La rete non è un gioco. È un posto diverso, ma è tutto vero.

E anche in rete ci sono i buoni e i cattivi: bisogna stare attenti.

2. SI È CIÒ CHE SI COMUNICA

In rete bisogna essere gentili. Dietro le foto ci sono persone come noi. Se dici cose cattive, penseranno che sei una persona cattiva.

3. LE PAROLE DANNO FORMA AL PENSIERO

Prima di parlare, bisogna pensare: puoi contare fino a 10!

Così riesci a trovare proprio le parole giuste per dire quello che vuoi.

4. PRIMA DI PARLARE, BISOGNA ASCOLTARE

Nessuno ha ragione tutte le volte. Imparare ad ascoltare è molto bello, perché si capiscono i pensieri degli altri e si diventa amici.

5. LE PAROLE SONO UN PONTE

Ci sono delle parole che fanno ridere e stare bene, come una coccola o un abbraccio.

E abbracciarsi con le parole è bellissimo.

230

6. LE PAROLE HANNO CONSEGUENZE

Le parole cattive graffiano e fanno male. Se tu fai male a qualcuno con le parole, poi non è più tuo amico. Tante parole belle, tanti amici e tante amiche!

7. CONDIVIDERE È UNA RESPONSABILITÀ

La rete è come un bosco: meglio farsi accompagnare da una persona adulta.

E non dire mai a chi non conosci il tuo nome, quanti anni hai, dove abiti.

8. LE IDEE SI POSSONO DISCUTERE. LE PERSONE SI DEVONO RISPETTARE

Qualche volta non si va d’accordo: è normale. Ma non è normale dire parole cattive a un amico o un’amica se non la pensa come te.

9. GLI INSULTI NON SONO ARGOMENTI

Offendere non è divertente. Le altre persone diventano tristi e arrabbiate.

Adesso sei grande e sai parlare: non hai bisogno di urlare e offendere.

10. ANCHE IL SILENZIO COMUNICA

Qualche volta è bello stare zitti. Quando non sai che cosa dire, non dire niente!

Troverai il momento giusto per dire la cosa giusta.

E tu, che cosa ne pensi? Sei d’accordo con questo decalogo? Hai dei punti da aggiungere?

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CIVICA EDUCAZIONE

Dino e Dina hanno assistito a un brutto episodio di bullismo

Il fatto che più li ha stupiti è che nessuno sia intervenuto in aiuto della vittima. Si sono accorti, però, che tutti e tutte non erano indifferenti, anzi erano molto dispiaciuti, ma non sapevano come intervenire.

Avevano paura? Temevano di peggiorare la situazione? Non hanno chiesto aiuto a una persona adulta per non fare la figura delle spie?

IL BULLISMO... SI PUÒ SMONTARE!

Ecco dunque che Dina e Dino hanno preparato questo manifesto.

Osserva bene il manifesto e completa.

IL BULLISMO? insieme si smonta facilmente!

• Hanno disegnato la chiave inglese perché è l’attrezzo che

• La chiave inglese è retta da un bambino per indicare che

Chi ha compiuto l’atto di bullismo è un “bullone”. Bullone non è un accrescitivo di bullo, ma è una parola che si presta bene a indicare qualcosa che può essere smontato!

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LA FILASTROCCA DELLE STAGIONI

Se il sole è sparito e non sta più nel cielo, se mi giro intorno e c’è un freddo gelo, se meglio star dentro che fuori all’esterno o sono nel frigo o è arrivato l’inverno. Se invece lassù splende un bel sole e su ogni albero spunta un bel fiore, se vedi una foglia che prima non c’era, o sei in una serra o è primavera Se fa molto caldo e ti vesti leggero e vedere la pioggia è un evento assai raro, se con un gelato trascorri le serate, o sei un po’ matto o è arrivata l’estate E se per la strada calpesti le foglie e pioggia battente il terreno scioglie e verso la scuola passeggia ogni alunno, questa filastrocca finisce in autunno!

Web
dal
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Claudio Cutolo

La poesia parla di alcuni aspetti dell’autunno. In autunno cambiano i colori della natura, cambia il tempo, arrivano le piogge e le prime giornate fredde. Cambiano

Buongiorno autunno!

Alberi, prati, giardini e fiori perdono piano foglie e colori. Venti ghiacciati, terre gelate, migran gli uccelli ad ali spiegate.

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La stagione dell ' EDUCAZIONE CIVICA

I bambini giocano alla guerra

I bambini giocano alla guerra. È raro che giochino alla pace perché gli adulti da sempre fanno la guerra, tu fai “pum” e ridi; il soldato spara e un altro uomo non ride più. È la guerra.

C’è un altro gioco da inventare: far sorridere il mondo, non farlo piangere. Pace vuol dire che non a tutti piace lo stesso gioco, che i disegni degli altri bambini non sono dei pasticci; che tutti i bambini sono tuoi amici. E pace è ancora non avere fame non avere freddo non avere paura.

Una giornata di autunno… SPECIALE

21 settembre GIORNATA

INTERNAZIONALE DELLA PACE

IL VALORE DELLA PACE

La Giornata della Pace è a cavallo tra due stagioni. Perché?

Perché la pace è importantissima. E dobbiamo ricordarci di costruirla in tutte le stagioni!

La giornata della Pace è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Vuole sensibilizzare grandi e piccoli sulla necessità della pace in tutto il mondo.

Vuole ricordare che la guerra è sempre ingiusta Le guerre, oltre che a uccidere, privano le persone dei bisogni più elementari e rubano a milioni di bambini e bambine il gioco, l’istruzione e la serenità.

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Non fa ancora freddo, però…

Quell’anno sembrava quasi che l’autunno non volesse proprio arrivare. Poi arrivò, ovviamente, come tutti gli anni. Una mattina i pochi alberi del quartiere, quasi si fossero dati un appuntamento notturno, decisero di perdere tutti insieme le foglie. Iniziò anche a soffiare un vento tumultuoso, quindi, passando di lì, sembrava di camminare in mezzo a una tormenta fatta di polvere, smog e foglie.

Dovete sapere che nel quartiere in cui è ambientata la nostra storia quasi tutti i genitori portavano i figli a scuola in macchina, e non era raro che parcheggiassero in seconda e anche in terza fila, sia da un lato sia dall’altro della strada. Insomma, fra foglie volanti, vento nei capelli, polvere negli occhi, portiere aperte e chiuse di continuo, bambini che salivano e scendevano e automobilisti che suonavano il clacson perché volevano passare in mezzo a tutto quel via vai, quella mattina il nervosismo sembrava quasi si potesse toccare con mano.

ARTE

Riproduci in grande questi disegni. Colorali, incollali su un cartoncino e ritagliali. Poi vesti “a cipolla” il bambino.

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Uno di questi bambini si chiamava Marco. Appena uscito dalla macchina la madre gli chiuse subito la cerniera lampo della giacca a vento. Non faceva poi così freddo, ma la donna era ansiosa di natura. Sapeva che i bambini dovevano essere vestiti a cipolla e continuava a tenere fede a tale regola.

Quindi, strato dopo strato, Marco era ricoperto di, nell’ordine:

• canottiera di cotone (“che se sudi serve sempre”),

• T-shirt (con stampigliato Hulk, il personaggio dei fumetti preferito di Marco),

• camicia a quadretti (da falegname, regalo di papà),

• un gilet senza maniche (regalo di nonna),

• una felpa con il cappuccio (molto ammirata dai suoi compagni) e la giacca a vento: quella appena serrata dalla mamma.

Insomma, moriva di caldo e non vedeva l’ora di entrare in classe per spogliarsi, come consigliava sempre la maestra

l’ A r t e di... LEGGERE

Leggi a voce alta. Sottolinea con il tono della voce la descrizione dell’arrivo dell’autunno. Leggi la parte che parla dei vestiti di Marco come se tu facessi un elenco. Infine, leggi con tono ironico l’ultima frase.

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Neve, fiocchi sono parole che ricordano una sola stagione: l’inverno.

Per le persone adulte, soprattutto in città, la neve non è sempre un piacere.

Per i bambini, invece, la neve è sempre un incanto. È così anche per te?

Cuoreparole (poesie di poeti bambini d’Italia)

Nevica!

Fiocchi di neve cadono, fiocchi di neve scendono, fiocchi di neve scivolano, fiocchi di neve coprono.

La neve imbianca, la neve è tanta, la neve canta la neve incanta!

Gli occhi brillano, le mani sfiorano, le gambe ballano, i cuori amano!

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La stagione dell ' EDUCAZIONE CIVICA

Filastrocca

delle buone maestre

Maestra, insegnami il fiore ed il frutto

“Col tempo, ti insegnerò tutto!”.

Insegnami fino al profondo dei mari

“Ti insegno fin dove tu impari!”.

Insegnami il cielo, più su che si può

“Ti insegno fin dove io so!”.

E dove non sai?

“Da lì andiamo insieme maestra e scolaro, dall’albero al seme. Insegno ed imparo, insieme perché io insegno se imparo con te!”.

Una d’inverno…giornataSPECIALE

24 gennaio GIORNATA

INTERNAZIONALE DELL’ISTRUZIONE

LA SCUOLA È UN DIRITTO

Andare a scuola per te è “normale”. Non è così però per tanti altri, troppi, bambini e bambine.

In molte parti del mondo i bambini e le bambine non riescono a frequentare la scuola a causa di guerre, povertà e ineguaglianze. Nel 2018 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 24 gennaio Giornata Internazionale dell’Istruzione affinché tutti riflettano sull’importanza dell’istruzione per costruire un mondo migliore.

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l’ A r t e di... LEGGERE

Leggi con toni diversi le parti dialogate per evidenziare i diversi personaggi e sottolineare i loro stati d’animo.

Il mio amico Asdrubale, Ugo Guanda Edizioni

Fa freddo, però…

L’inverno sembrò giungere all’improvviso, quando

Era una domenica mattina, il telefono di casa squillava all’impazzata. La madre di Marco gli porse la cornetta: – È per te – disse al figlio, vagamente stupita. – Pronto? – disse Marco con la voce intorpidita. – Sveglia, dormiglione! – urlava pazza di gioia Mirka, dall’altra parte del cavo. – Alzati e apri la finestra! Marco eseguì, come un automa, sbadigliando. Sul balcone, sui tetti, per strada, sulle macchine, insomma, ovunque, ogni cosa era completamente ricoperta di un manto bianco e soffice di neve. Inutile dire che non ci fu modo di fare ragionare il

Più la mamma parlava e più il bambino rovistava nell’armadio alla ricerca di sciarpa, guanti, scarponi. Tempo un quarto d’ora ed era a fare a palle di neve sotto Asdrubale, il grande albero del giardino. Lui, Mirka e tanti altri bambini del quartiere. Ché le guerre combattute a palle di neve sono le più divertenti di tutte, diciamocelo. Le uniche guerre che dovrebbero

Fra pause tattiche, merende e arrembaggi la battaglia terminò solo quando ormai il sole stava calando. – Ci vediamo domani! – disse Mirka a Marco, dopo aver salutato gli altri bambini. – Magari facciamo un pupazzo di neve, che ne pensi?

– Certo! – disse lui, colmo d’entusiasmo. – Io porto la carota per fare il naso. A domaniii.

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Quando Marco entrò in casa completamente bagnato dalla testa ai piedi, con le mani fradice e il naso ghiacciato, alla mamma quasi venne un mancamento.

– Ma come ti sei conciato? – disse, tutta agitata.

– Sembra che ti sei fatto una nuotata nel fiume… Sei impazzito? Così ti prendi di sicuro la bronchite! Spogliati subito, che ti preparo un bagno caldo!

Ma Marco era così eccitato dalla giornata appena trascorsa che continuava a ripensarci. E si immaginava che cos’altro poteva fare con tutta quella neve domani e dopodomani e il giorno dopo ancora. Il giorno dopo, fuori dalla scuola, c’era il caos. Uno spazzaneve provava a passare il sale sulla carreggiata, ma le macchine in terza fila glielo impedivano. Nel frattempo, la temperatura si era alzata di un paio di gradi e i fiocchi di neve si trasformarono in pioggia.

ARTE

Se non puoi fare un pupazzo di neve vero, disegnalo!

Riproduci su un foglio a quadretti un pupazzo e coloralo.

Poi inventane uno tu!

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Una strana lettera a Babbo Natale

Se ne stava, Babbo Natale, assorto nella lettura delle cartoline postali e dei messaggi spediti da bambine e bambini di ogni angolo del mondo. Quando ecco che una, dall’aspetto più ufficiale del solito, attirò la sua attenzione.

Era una lunga busta bianca, con l’indirizzo scritto a macchina:

C.I.S.S.R.E.B.N.

Babbo Natale la sollevò con cura.

La scrutò, la soppesò, la annusò, infilò gli occhiali per leggere il nome del mittente.

In alto a sinistra c’era scritto a caratteri piuttosto grandicelli: C.I.S.S.R.E.B.N.

Che senso poteva avere una sigla di cui nessuno conosceva il significato?

Tanto valeva scrivere qualche lettera a caso, tipo XTRLPP o GUGULUR. Non pensi?

Babbo Natale, però, si assestò meglio gli occhiali sul naso per mettere ancora più a fuoco il tutto.

Sotto la sigla incomprensibile c’era infatti una scritta più piccina e più lunga: Comitato Internazionale di Studi Scientifici e Razionali sull’Esistenza di Babbo Natale Babbo Natale estrasse il foglio, lo distese stiracchiandolo per bene e si apprestò a leggere.

EGREGIO NATALE SIGNOR BABBO POLO NORD Comitato Internazionale di Studi Scientifici e Razionali sull’Esistenza di Babbo Natale
Andrea Valente, Quando Babbo diventò Natale, Gallucci Editore

Dopo studi approfonditi, ricerche e sperimentazioni, ipotesi, tesi e sintesi del caso, lo scrivente Comitato con la “C” maiuscola è giunto alla inconfutabile, imprescindibile, ineluttabile conclusione che la persona di Natale Babbo nella reale realtà non esiste affatto. Prova ne sia che nessuno al mondo a oggi sa quale sia il di lui nome e quale il cognome.

Cordiali saluti

Babbo Natale non disse nulla.

Poi però sbottò, urlacchiando anche un poco, che da Babbo Natale non me lo sarei mai aspettato. Ma quando ci vuole – siamo tutti d’accordo – ci vuole.

– Come sarebbe a dire, non esisto? E tutte queste lettere, i bambini a chi le scrivono? E sul campanello là fuori non c’è forse scritto Babbo Natale? Che non so nemmeno io quale sia il nome e quale il cognome, ma non mi sono mai posto il problema… E il mio vestito rosso con il ponpon sul cappello? Vogliamo parlarne? Babbo Natale aveva davvero un diavolo per capello, e fortuna che di capelli ne aveva giusto un paio, qua e là sulla zucca.

Ma poi concluse: – Il mio tempo preferisco dedicarlo ai bambini, che con la loro fantasia non hanno necessità di prove ed evidenze. Se questi scienziati non vogliono credere che io esista, affari loro!

Soddisfatto e rasserenato, Babbo Natale si rimise a spulciare tra le tantissime lettere dei bambini, non prima di aver spedito una cartolina postale alla sua amica Befana con una precisa richiesta: due chiletti di carbone ben stagionato ai membri del C.I.S.S.R.E.B.N.

Non ha importanza se tu credi o no che Babbo Natale esista. Babbo Natale apprezza la capacità che hanno i bambini di fantasticare.

Scatena la tua fantasia per scrivere al C.I.S.S.R.E.B.N. una motivazione che sostenga l’esistenza di Babbo Natale.

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Nella poesia si dice che la collina si veste di bianco. Ma non è neve, sono i fiori degli alberi e dei prati. Il bianco è solo uno dei tanti colori della primavera.

Se tu dovessi scegliere un colore per definire la primavera, quale sceglieresti?

È arrivata la primavera

Sorge il sole sul monte, è primavera. Apri gli occhi e ammira la natura. In un istante la terra è fiorita, nel cielo il vento soffia e prende vita, la bella collina di bianco s’è vestita. Apri gli occhi e ammira la natura.

Sorge il sole sul monte, è primavera.

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La stagione dell ' EDUCAZIONE CIVICA

Se mi ammalo

È mio diritto ricevere affetto, cure amorose e pieno rispetto. E non trattatemi da bambolotto… Guai a chi mi chiama: “Bel passerotto!”.

Quando mi portano all’ospedale è perché vedono che sto proprio male, a volte è colpa di un alto febbrone, o della puntura di un calabrone, a volte è colpa di un brutto taglio o di una biglia ingoiata per sbaglio, a volte è colpa di uno stupido dente o di un’ustione con l’acqua bollente…

E all’improvviso ho bisogno di tutto, di medicine, carezze e rispetto, di continuare a sentire vicini la casa, la scuola, la strada, i giardini.

TUTELARE LA SALUTE

Una giornata di primavera… SPECIALE

7 aprile

GIORNATA

DELLAMONDIALESALUTE

Dal 1950 il 7 aprile si celebra la Giornata mondiale della Salute.

La giornata fu istituita per ricordare la fondazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), un organismo internazionale che si occupa di tutelare la salute in tutto il mondo. Diritto alla salute vuol dire che se ti ammali hai la possibilità di avere una cura e di guarire. Sicuramente sarà capitato anche a te di ammalarti e ricevere le cure necessarie. Purtroppo, troppi bambini e troppe bambine, nel mondo, non vedono rispettato questo loro diritto.

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l’ A r t e di... LEGGERE

L’autore usa la personificazione per rappresentare gli alberi, i fiori, il vento.

Lavora con i tuoi compagni e le tue compagne.

Leggete in modo collettivo, alternando le voci, e drammatizzate ciò che viene letto. Inventate anche un dialogo tra due

Festa di primavera

L’inverno era stato lungo e triste. Gli alberi spogli dormivano.

La prima pianta che si svegliò fu il sambuco: – La luce! Il Sole! –

E dalle gemme dei suoi rami spuntarono le prime tenere fo-

Poi chiamò gli altri amici alberi: – È tornato il Sole, mettiamoci il vestito nuovo e facciamo una bella festa!

La prima pianta a dire di sì fu la forsizia che si illuminò di giallo

Poi il mandorlo si ornò di un velo bianco da sposa.

Il ciliegio si preparò una soffice pelliccia di fiori bianchi.

Il noce mise una parrucca di foglioline nuove.

Il nocciolo indossò un mantello verde chiaro.

I gelsi, che erano stati potati, si fecero delle treccine con i po-

Solo un povero gelso, che era stato potato troppo, si vergognava di mostrare la sua testa ancora pelata e restò a guar-

I fiori avevano già indossato abiti da ballerini dai molti colori:

Persino alcune erbe di frumento, nate lì per caso, si fecero crescere i capelli dritti alla moda e la spiga verde.

Edizioni La Meridiana
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Le felci si levarono la pelliccia marrone che avevano quando erano secche e indossarono giacche a righe verdi brillanti.

Il giorno della festa il sambuco invitò il vento e il vento arrivò. Fischiò, suonò, fece danzare erbe e piante. Nessuna, però, voleva danzare con le robinie, perché avevano le spine pungenti. Allora ballarono il bughi-bughi e il rock and roll, senza toccarsi.

Poi il vento soffiò più forte e portò alla festa tante piccole nuvole bianche che si univano e giocavano a formare strane figure. Le rondini cantavano e facevano acrobazie.

Le piante si scatenarono nei balli; incrociavano le braccia, dondolavano le chiome e si mandavano baci. I pioppi lanciarono nuvole di piumini che portavano i semi lontano.

I soffioni facevano volare le piccole piume che il vento portava via.

I fiori si scambiavano baci di polline. E il sole giocava con i raggi d’oro tra le foglie.

Infine il vento cessò e la festa finì.

ARTE

Rappresenta i mille colori dei fiori e delle foglie degli alberi in primavera. Disegna un ramo di albero. Poi “vestilo” con fiori di tanti colori, fatti con materiali diversi: carta velina, carta crespa, stoffa, bottoni...

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L’estate è una stagione che colpisce i sensi. Il caldo del sole, la dolcezza dei frutti, i profumi dei fiori in montagna e l’odore del mare sulla spiaggia, il canto degli uccelli e il rumore delle onde… Se pensi all’estate, quale profumo, sapore, sensazione ti viene in mente?

Estate

Il sole è salito al colmo del cielo, trema nell’aria un luminoso velo.

Scoppia la vita nei semi il mare desidera i tuffi, i remi.

A volte nel caldo così afoso il mondo si fa silenzioso.

Puoi sentire uno che fischietta per le scale, o lontano, nell’oro del grano, le cicale.

Davide Rondoni
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La stagione dell ' EDUCAZIONE CIVICA Una d’estate…giornataSPECIALE

La Terra si

è sentita male

La Terra si è sentita male, all’improvviso ha smesso di girare, è debole, triste, molto stanca, sussurra: – L’ossigeno mi manca, hanno bruciato i boschi, le foreste, l’aria che mi protegge, che mi veste, i fiumi, i mari hanno avvelenato, ho il cuore che non regge, si è ammalato!

7 settembre GIORNATA INTERNAZIONALE DELL’ARIA PULITA E DEI CIELI BLU

Dice il Sole alla Luna: – Che facciamo?

La nostra amica come la curiamo? – Che fare? – si chiedono le stelle chiamando in cielo, tutte le sorelle.

Grida un bambino: – Ti proteggeremo, alberi, piante, noi semineremo, puliremo i fiumi, i laghi, il mare, ti prego, Terra, continua a girare.

La Terra commossa dal dolore dei bambini, del cielo, delle viole, riprende a girare piano piano, e saluta il Sole, da lontano.

ARIA PULITA

Nel 2019 l’ONU ha istituito la Giornata Internazionale dell’Aria Pulita e dei Cieli Blu. L’inquinamento atmosferico favorisce l’insorgere di malattie. La pandemia da Covid-19 ha ulteriormente confermato quanto la salute e il benessere di tutti siano legati a una buona qualità dell’aria. Ricorda sempre anche tu che “Aria sana, Pianeta sano”.

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Estate nel campo di grano

Estate! Che bella stagione! Che vacanze! Che voglia di fare niente! Passerei le mie giornate a prendere il sole, fare un bagno nello stagno e il pisolino pomeridiano all’ombra di un papavero. Invece, in questo mio territorio assolato, sembrano tutti pieni di vita.

Insetti che ronzano, lepri che saltano, uomini che mietono, scoiattoli che si ingozzano… ma dove la troveranno tutta questa energia con il caldo che fa?

In questa stagione il sole balza su presto la mattina. Nel silenzio della campagna tutti gli animali si svegliano e si mettono in attività.

È tempo di raccolta, per chi coltiva i campi!

Mentre tutti voi bambini ve ne andate in vacanza, chi lavora la terra deve lavorare a ritmo serrato. Il frumento da giallo è divenuto bruno e i papaveri incupiscono ancora di più questo colore.

Vedete il campo laggiù, pronto per la mietitura?

Ditemi, secondo voi quante pagnotte si otterranno da tutto quel grano? Tante, tante, tantissime!

ARTE

Le spighe di grano sono il simbolo dell’estate. Il grano permette di realizzare la pasta. Perché non fare ritornare la pasta una spiga? Su un cartoncino realizza spighe di grano usando differenti tipi di pasta. Usa tutta la tua fantasia!

Silverio Pisu, Il libro delle stagioni, Editrice Piccoli
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Festa di Mezza Estate

Ieri era la notte di Mezza Estate. Una giornata che non dimenticherò mai. Ma per sicurezza ne stenderò un resoconto da potere mettere in mano a mia figlia – se mai ne avrò una, – quando tornerà a casa raggiante di gioia dopo una festa di Mezza Estate e mi chiederà: – Anche tu, mamma, ti sei divertita tanto, da ragazza?

l’ A r t e di... LEGGERE

Prima di andare in vacanza, leggi a voce alta questo brano a qualcuno per dimostrare come conosci tutti i segreti per leggere bene.

E allora io le indicherò le pagine ingiallite di questo diario e le dirò: – Qui puoi leggere come se la passava la tua povera mamma per via dei tuoi terribili zii!

Ma, a onor del vero, neppure gli zii più terribili di questo mondo potrebbero offuscare la luminosità di una festa di Mezza Estate sull’Isola dei Gabbiani. Nessuno può rovinare lo splendore e la bellezza di questa estate in fiore. Tutto profuma, tutto fiorisce, tutto è estate, tutti gli altri uccelli cinguettano e gorgheggiano. La terra gioisce, e io con lei. Alte sopra la mia testa, mentre sto scrivendo queste righe, Il papà si era alzato molto per tempo. Io mi sono svegliata sentendolo cantare. Balzai su, mi vestii in fretta e corsi

Vidi che la baia era di un azzurro splendente e che i miei cari fratellini erano svegli e sfaccendati, così imposi loro di

Astrid Lindgren, Vacanze all’Isola dei Gabbiani, Salani
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10

Rossella Köhler, Possiamo cambiare il mondo. L’Educazione Civica raccontata ai bambini, Mondadori

Il

mare di plastica

– Corri Samuel, qui sta arrivando il finimondo!

Ismael e Samuel stanno tornando da scuola e li ha sorpresi un violentissimo temporale. I due ragazzi si riparano sotto una tettoia.

– Quanta acqua! Le strade sono ormai tutte allagate.

Samuel, come suo solito, comincia a lamentarsi.

– Qui non hanno mai scavato canali per far scolare le acque e basta un po’ di pioggia per farci annegare!

La loro città, Douala, è un grande centro urbano del Camerun affacciato su quella immensa curva dell’Oceano Atlantico che è il Golfo di Guinea.

– Invece di lamentarti, guarda là!

Trascinate dall’acqua torrenziale che scorre sulla strada, ci sono decine, centinaia, migliaia di bottiglie vuote che viaggiano veloci.

– Guarda quanta plastica! Adesso finirà tutta in mare. Dobbiamo fare qualcosa.

– Lo so, Ismael, proprio oggi a lezione ci hanno parlato delle grandi isole di plastica che si sono formate negli oceani. Se va avanti così, tutta la superficie marina ne sarà coperta, sarà sempre più difficile lo scambio d’ossigeno tra acqua e atmosfera e piano piano in molte aree oceaniche scomparirà ogni forma di vita. Ma noi che cosa possiamo fare?

Samuel si sente impotente, ma Ismael è determinato: – Prima di tutto possiamo raccoglierne il più possibile, e poi possiamo riutilizzarle.

L’idea di raccogliere spazzatura e poi di farci qualcosa non entusiasma Samuel. Ma conosce il suo amico e sa che quando ha quel luccichio negli occhi non sarà un “no” a fermarlo. Quindi decide di assecondarlo: – D’accordo, ma come? – È già un po’ che voglio comprarmi una canoa, ma non me la posso permettere. E guarda lì: niente galleggia meglio di una bottiglia vuota. Dai, dammi una mano a raccoglierle.

Incurante della pioggia, Ismael si precipita in un bazar lì vicino per prendere dei sacchetti e comincia a raccogliere quante più bottiglie di plastica possibile. Poi mette in pratica il suo progetto; centinaia di bottiglie da un litro e mezzo, chiuse dai loro tappi, vengono legate tra loro da una corda molto robusta.

La barca che ne viene fuori galleggia bene. Ma “l’ingegnere nautico”, come ormai lo chiamano i suoi amici, non è ancora soddisfatto.

– La inaugurerò ufficialmente in una giornata di tempesta: solo così potrò essere sicuro di aver costruito un’imbarcazione effettivamente utilizzabile.

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1 5
252 VERSO LE PROVE INVALSI PRIMA PROVA
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40

Gli amici scuotono la testa e sperano che ci ripensi. Anche Samuel cerca di convincerlo, ma come era prevedibile, nessuno riesce a far cambiare idea a Ismael.

La tempesta arriva e la barca viene varata in acqua. Ismael sale a bordo, mentre Samuel la tiene a riva con una cima. Oltre agli amici, a osservare la scena ci sono alcuni vecchi pescatori dallo sguardo un po’ perplesso. Un grido dal mare: – Ecco, adesso molla la cima!

Le onde sono alte, le pagaie servono a poco. La barca scompare e riappare più volte, ma continua comunque a galleggiare. Dopo un po’ il mare si calma e, remando, Ismael torna a riva.

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Il ragazzo è strafelice: la sua canoa di plastica ha superato la prova!

1 La vicenda si svolge:

A. in Africa. B. in Italia. C. in Asia. D. al Polo nord.

2 Perché le strade di Douala si allagano?

A. Perché è la prima volta che piove così forte.

B. Perché non ci sono canali di scolo.

C. Perché c’è troppa plastica per strada.

D. Perché la città sorge vicino al mare.

3 Gli amici scuotono la testa e sperano che Ismael ci ripensi. Perché?

Pensano che:

A. Ismael non sia capace di costruire una barca.

B. Ismael possa mettersi in pericolo.

C. non ci saranno più tempeste.

D. le bottiglie di plastica possono essere utilizzate in altro modo.

4 Samuel dice che si sente impotente. Quale potrebbe essere il suo pensiero?

La plastica è troppa.

A.

B.

Ismael ha già cominciato il lavoro.

È colpa del cambiamento climatico.

C.

È un problema che riguarda i pescatori. D.

35
253 VERSO LE PROVE INVALSI

5 Le forme di vita scompariranno dagli oceani a causa di:

A. mancanza di ossigeno nell’atmosfera.

B. cambiamento della composizione chimica dell’acqua.

C. aumento del numero delle isole di plastica negli oceani.

D. mancanza di scambio di ossigeno tra l’acqua e l’atmosfera.

6 Ismael propone:

A. di raccogliere le bottiglie di plastica e gettarle nella spazzatura.

B. di raccogliere le bottiglie di plastica e riutilizzarle.

C. di utilizzare le bottiglie di plastica per fare una canoa.

D. di vendere le bottiglie per comperare una canoa.

7 Il “bazar” è:

A. un bar dove si utilizzano solo bottiglie di plastica.

B. un mercato di pesce all’aperto.

C. un negozio dove si vende di tutto.

D. un negozio dove si vende un particolare tipo di plastica.

8 Perché i ragazzi chiudono le bottiglie con i loro tappi?

A. Per riciclare anche i tappi.

B. Per evitare che le bottiglie si riempiano d’acqua.

C. Per legarle più facilmente.

D. Per evitare che si capovolgano.

9 Indica se l’informazione è vera, falsa o non si può dedurre dal testo. Metti una X per ogni riga.

AFFERMAZIONE

a) Ismael è tenace.

b) I pescatori sono certi dell’ottimo risultato dell’impresa di Ismael.

c) Douala è soggetta per la maggior parte dell’anno a violenti temporali.

10 Un ingegnere nautico è un esperto che:

A. studia la plastica. C. studia l’ecosistema mare.

B. costruisce oggetti di plastica. D. progetta barche.

Vera Falsa Non si può dedurre dal testo

254 VERSO LE PROVE INVALSI PRIMA PROVA

11 Nel testo si legge “la barca viene varata in acqua” (riga 38). Con quale parola potresti sostituire “varata”?

A. Buttata.

B. Calata.

C. Coperta.

D. Riparata.

12 “Cima” è un nome polisemico.

a) Se è riferito alla montagna è:

A. il versante.

B. il valico.

C. la parte più alta.

D. la parte più bassa.

13 Qual è la grande speranza di Ismael?

A. Avere una canoa.

B. Dotare i pescatori di barche efficienti.

b) Se è riferito al mare è:

A. una corda per legare le barche.

B. una specie di ancora.

C. il timone.

D. l’anello del porto a cui si legano le barche.

C. Preparare mezzi di soccorso per le prossime tempeste.

D. Contribuire a diminuire la plastica in mare.

14 L’acqua torrenziale è quella:

A. che scorre veloce e impetuosa.

B. che scorre con lentezza.

C. delle piogge.

D. accumulata da una tempesta molto forte.

15 Perché Samuel asseconda l’idea di Ismael?

A. È convinto che Ismael abbia ragione.

B. Sa che non riuscirà a far cambiare idea a Ismael.

C. Non vuole fare arrabbiare Ismael.

D. Non vuole fare brutta figura.

255 VERSO LE PROVE INVALSI

Obiettivo 14 • Proteggere oceani e risorse marine 3300

1)

Le acque di oceani e mari coprono circa il 70% della superficie terrestre e creano il più vasto ecosistema del pianeta. Grazie agli organismi vegetali che in esse vivono, le acque forniscono oltre metà dell’ossigeno che respiriamo e assorbono l’anidride carbonica. Regolano anche il clima; accumulano calore nei mesi più caldi e lo restituiscono d’inverno: in questo modo fanno sì che sulla Terra si creino degli habitat perfetti per la vita delle persone e degli altri esseri viventi.

Sono, poi, un’importantissima riserva di cibo (pesci, molluschi, crostacei, alghe) per milioni di persone.

Per secoli gli ambienti marini sono stati considerati una risorsa infinita e sempre disponibile. Oggi, invece, sappiamo che il loro equilibrio è modificato sempre più velocemente dalle attività umane.

2)

Nei mari e negli oceani, alle varie profondità, vivono circa 250 000 specie animali che gli scienziati e le scienziate hanno catalogato, ma ce ne sono ancora milioni completamente sconosciute. Nonostante una fauna così abbondante, da un po’ di anni è sempre più grave il pericolo della pesca eccessiva (overfishing).

La richiesta di pesce è in aumento in tutto il mondo e, soprattutto nelle acque non lontano dalle coste, si rischia di esaurire completamente le specie più richieste dal mercato. In questo modo si danneggia l’intera fauna marina, perché si interrompono le catene alimentari.

3)

Atmosfera e acque oceaniche fanno parte di un solo sistema climatico. Il riscaldamento dell’atmosfera, provocato dall’inquinamento, ha perciò fatto aumentare la temperatura degli oceani con gravi conseguenze per gli ecosistemi.

Rossella Köhler, Possiamo cambiare il mondo. L’Educazione Civica raccontata ai bambini, Mondadori
256 VERSO LE PROVE INVALSI SECONDA PROVA

La fauna e la flora acquatiche, per esempio, si sono spostate in aree diverse da quelle di origine, seguendo le temperature più adatte al loro sviluppo.

Ma non solo: l’aumento della temperatura dell’acqua provoca più uragani, perché traggono la propria forza dal calore che assorbono sulla superficie del mare.

Inoltre, lo scioglimento dei ghiacciai polari provoca un aumento del livello delle acque marine, creando problemi sulle coste, soprattutto delle piccole isole.

4)

In settant’anni, dall’inizio dell’era della plastica, ne abbiamo prodotta otto miliardi di tonnellate: pensa che il peso di tutti gli animali terrestri è di “appena” cinque miliardi di tonnellate! Solo il 10% è stato riciclato, mentre la maggior parte è finita in mare e lì resterà per molto tempo: un sacchetto si degraderà in una trentina d’anni, ma per una bottiglia ci vorranno anche quattro secoli.

A causa delle correnti oceaniche, la plastica si accumula in immense isole: la più estesa si trova nell’Oceano Pacifico e ha una superficie grande come la Francia.

Molto pericolosi sono i frammenti di plastica più piccoli di due millimetri (chiamati microplastiche) che vengono ingoiati da pesci, tartarughe, uccelli e mammiferi marini, a volte causandone la morte.

5)

Se tu e la tua famiglia mangiate pesce:

• fate attenzione alla taglia del pesce che comprate: è infatti proibito pescare pesci troppo piccoli, perché questo ne compromette la riproduzione;

• scegliete i pesci di stagione. Le varie specie fanno le uova in periodi diversi dell’anno, e pescarli nel momento sbagliato può creare problemi alla loro riproduzione;

• informatevi sul metodo di pesca. Alcuni metodi sono illegali, perché uccidono indiscriminatamente la fauna e distruggono i fondali.

257 VERSO LE PROVE INVALSI

1 Quale di questi grafici rappresenta la presenza dell’acqua di mari e oceani sulla Terra?

2 Indica se l’informazione è vera o falsa. Metti una X per ogni riga. Le acque presenti sulla Terra: Vero Falso

a) forniscono ossigeno.

b) forniscono anidride carbonica.

c) assorbono ossigeno.

d) assorbono anidride carbonica.

3 Questo brano è composto da 5 paragrafi. I titoli dei paragrafi sono stati tolti. Per ogni titoletto, scrivi a quale paragrafo si riferisce.

a) L’acqua bolle! paragrafo

b) Un mare di plastica. paragrafo

c) Una pesca eccessiva. paragrafo

d) La vita sulla terra dipende da oceani e mari. paragrafo

e) Che cosa puoi fare tu. paragrafo .....................................

4 Le catene alimentari del mare si interrompono perché:

A. milioni di specie animali sono sconosciute.

B. la fauna marina è troppo abbondante.

C. la pesca di alcune specie è eccessiva.

D. si pesca molto lontano dalle coste.

5 L’overfishing è:

A. la pesca di specie sconosciute.

B. la pesca di specie protette.

C. la pesca lontano della costa.

D. la pesca di una grande quantità di pesce.

70 30 30% 70% 1 Tabella 1 Acqua 50 Terra 50 50% 50% 1 Tabella 1 Acqua 100 Terra 0 100% 1 Tabella 1 Acqua 30 Terra 70 70% 30% 1 A. B. C. D.
258 VERSO LE PROVE INVALSI SECONDA PROVA

6 La temperatura dell’acqua è aumentata. Per ogni affermazione segna se indica una causa o una conseguenza dell’aumento della temperatura dell’acqua.

Causa Conseguenza

a) Aumento dell’inquinamento.

b) Spostamento in aree diverse della flora e fauna acquatiche.

c) Riscaldamento dell’atmosfera.

d) Aumento degli uragani.

e) Scioglimento dei ghiacci polari.

7 Per ogni informazione, scrivi in quale paragrafo viene riportata.

a) Le attività umane modificano l’equilibrio delle acque. paragrafo

b) La pesca eccessiva rischia di far estinguere alcune specie. paragrafo

c) Il riscaldamento dell’atmosfera causa gravi conseguenze per l’ecosistema mare. paragrafo

d) La plastica ha tempi diversi per degradarsi. paragrafo

e) Bisogna prestare attenzione all’acquisto dei pesci. paragrafo

8 La plastica è presente sulla Terra da 70 anni. La plastica prodotta in questo periodo:

A. ha un peso maggiore del peso degli animali terrestri.

B. ha un peso minore del peso degli animali terrestri.

C. corrisponde al 10% del peso degli animali terrestri.

D. corrisponde al 10% della superficie delle isole della Terra.

9 La maggior parte della plastica prodotta:

A. è finita in mare.

B. è finita su un’isola del Pacifico.

C. è stata ingoiata dagli animali marini.

D. è sulla terraferma.

10 Le microplastiche sono:

A. plastiche che possono essere mangiate dai microbi.

B. plastiche che si possono degradare in poco tempo.

C. pezzetti di plastica di dimensione ridotta.

D. fogli di plastica sottili.

259 VERSO LE PROVE INVALSI

CHE COSA MI DICONO?

Per responsabilizzarmi

Kamo è Kamo, il mio amico da sempre. Ci conosciamo fin dalla nascita. La culla accanto alla mia. È il mio compagno.

Quel giorno Kamo era molto nervoso e si mise a urlare, gesticolando:

– Mio padre dice che non avrò tempo per guardare la tele quando sarò alla Secondaria. Fesserie! Solo fesserie! Se lo stessimo ad ascoltare non potremmo più fare niente, con il pretesto della prima media!

– Ah! No, mi dispiace tanto, l’anno prossimo scordati la piscina, visto che farai la Secondaria! Che cosa? Il cinema? Non se ne parla neanche! Farai meglio a ripassare le tabelline, se vuoi che ti accettino alla Secondaria!

Tutti! Tutti, senza alcuna eccezione, non riescono a parlare d’altro, mia madre, i tuoi genitori, il pescivendolo: la Secondaria! Persino il cane della panettiera, quando mi guarda, ho l’impressione che stia per dirmi: “Ehi, tu laggiù! Sta’ attento, non dimenticare che il prossimo anno andrai alla Secondaria…”.

C’è soltanto una persona adulta che non parla mai della Secondaria, una sola! Il nostro maestro. Un attimo dopo, la classe intera si rovesciò dentro l’aula.

– Che cosa state facendo qui, ragazzi? L’intervallo non è ancora finito…

– Possiamo farle una domanda? – disse Kamo. – Lei non parla mai della Secondaria, perché?

– Perché non c’è niente da sapere. La prima della Secondaria è come la quinta della Primaria, né più né meno. Le stesse materie, gli stessi compiti… progredendo un po’, naturalmente, come se ci s’inoltrasse sullo stesso sentiero, ecco tutto.

Probabilmente anche a te parlano allo stesso modo della Scuola Secondaria di primo grado. Non è per farti spaventare, ma solo per farti capire che dovrai cambiare alcune delle tue abitudini. Vedrai che, dopo un po’ di iniziale assestamento, “ingranerai” senza problemi.

Daniel Pennac, Kamo, l’idea del secolo, Emme Edizioni
MIND FULNESS
260 VERSO LA SECONDARIA

Per tranquillizzarmi

Queste sono le sagge conclusioni di chi ha terminato il primo anno di Scuola Secondaria.

1. In quinta Primaria ti sentivi grande, ma poi sei ripartito dalla prima Secondaria e ti sei ritrovato improvvisamente piccolo. Nella vita va sempre così, regolati.

2. Prima di entrare a scuola avevi una gran paura di tutto, poi hai scoperto che era solo paura dell’ignoto.

3. Anche i peggiori compagni di classe hanno dei lati buoni. Magari non basta un anno per trovarli, ma puoi essere ottimista.

4. I voti non sono altro che numeri, per aumentarli basta impegnarsi un po’ di più.

5. La scuola non è solo stare in aula, ma anche viversi tutti gli altri momenti. A scuola devi sempre decidere da che parte stai, come nella vita.

6. A scuola puoi continuamente migliorare o peggiorare, come nella vita.

7. A scuola è anche questione di fortuna: se incontri le persone per bene va meglio, come nella vita.

8. A scuola nessuno è uno qualsiasi, come nella vita.

Le parole di chi ha un anno più di te e ha concluso il primo anno alla Scuola Secondaria, sono consigli che possono esserti utili per iniziare con serenità la tua nuova avventura scolastica.

Annalisa Strada, Ok… panico, Giunti Junior
MIND FULNESS 261 VERSO LA SECONDARIA

Scuola Secondaria: primo giorno

La professoressa Diliberti avrebbe voluto cominciare la sua lezioncina d’accoglienza, ma è stata interrotta dal bidello Vittorio. Vittorio ha annunciato con il brio di una cavalletta morta e l’entusiasmo di un freezer spento: – Vi detto l’orario. Scrivete.

L’annuncio provoca rumori di zip aperte, plastica, velcro… Sui banchi appare il variegato universo degli astucci. Tutti riconducibili a quattro macro categorie.

A) INFANTILI

Fatti a libro, all’interno hanno gli elastici per la collocazione monoposto. Vengono guardati con supponenza. E tanto peggio se i colori sono in ordine di sfumature. Infernooooo!

B) BASIC

Bustine minime in tinta unita, gonfie di tre penne blu, tre nere, tre rosse (e tre verdi solo per chi esagera), due righelli, due temperamatite. Sono destinati a svuotarsi in poco tempo, grazie alla litania dei “me lo presti?”. Purgatorio!

C) ULTRÀ

SPORTIVI Hanno il gagliardetto di una squadra.

Possono essere Paradiso o Inferno a seconda della tifoseria prevalente in classe.

TELEVISIVI. Portano faccine di protagonisti di cartoni animati o telefilm.

D) MODAIOLI

Riportano marche di abbigliamento.

Purgatorio se la marca è in voga. Inferno se la marca risale all’anno scorso.

Cautela: potrebbe essere necessario cambiarne uno ogni anno per stare al passo.

VERSO LA SECONDARIA 262

La Diliberti al bidello: – Grazie Vittorio, lei è sempre tanto gentile. I BIDELLI sono figure che non vanno sottovalutate. Dalle loro postazioni osservano tutto, sanno tutto, non dimenticano niente.

Conoscono gli studenti quasi meglio dei prof e dei genitori. Non solo, i bidelli sono i custodi dei cartoncini colorati, dei pennarelli, dei gessi, delle batterie per le lavagne interattive, hanno le chiavi dell’infermeria e sanno sempre rimediare un cacciavite. Se non è potere, questo… – Questo è l’orario – dice la Diliberti.

– Adesso io lo detto e voi lo scrivete sul diario – annuncia il bidello con la vivacità di un palloncino sgonfio.

Dopo la dettatura, sui diari il caos regna sovrano.

Guardare per credere.

ORARIO PROVVISORIO

1 2 3 4 5 6

lun mar mer gio ven sab

HA SCRITTO

TUTTO NELLA PRIMA ORA

AFFINI VINCENZI GIURETTI TONELLI

DILIBERTI TONELLI AFFINI VINCENZI

SIGISMONDI VINCENZI DILIBERTI BRUZZI

DILIBERTI DILIBERTI BRUZZI

HA SCRITTO

TUTTO IN DUE GIORNI

HA SCRITTO

TUTTO DI FILA

lun mar

AFFINI

VINCENZI

GIURETTI

TONELLI

DILIBERTI TONELLI AFFINI

VINCENZI

SIGISMONDI VINCENZI

DILIBERTI BRUZZI

DILIBERTI

DILIBERTI BRUZZI

ORARIO PROVVISORIO

MERCOLEDÌ: ORE 8:00 AFFINI; ORE 9:00 VINCENZI; ORE 10:00 TONELLI; ORE 11:00 GIURETTI; ORE 12 BRUZZI. GIOVEDÌ: ORE 8:00 DILIBERTI; ORE 9:00 DILIBERTI; ORE 10:00 TONELLI; ORE 11:00 AFFINI; ORE 12:00 AFFINI: ORE 13:00 VINCENZI. VENERDÌ: ORE 8:00 SIGISMONDI; ORE 9:00 SIGISMONDI; ORE 10:00 VINCENZI; ORE 11:00 DILIBERTI; ORE 12:00 DILIBERTI; ORE 13:00 BRUZZI. SABATO: ORE 8:00 DILIBERTI; ORE 9:00 DILIBERTI; ORE 10:00 BRUZZI.

1 2 3 4 5 6
263 VERSO LA SECONDARIA

Cinque anni di sveglie e merende

I compagni, i giochi, i quaderni, cinque anni di sveglie e merende sono finiti così all’improvviso che non sai quanta ansia mi prende. Tutto quanto il mio mondo sparisce come fosse calato il sipario e dovrò cominciare a riempire tante pagine nuove di un diario. È come lanciarsi dall’alto e sperare nel paracadute, però in fondo le cose lasciate non diventan cose perdute. È come tuffarsi a occhi chiusi: l’avventura non è una tragedia e ci son tanti amici da fare anche nella scuola media!

Quanta strada hai percorso insieme a insegnanti, compagne e compagni. Sicuramente in questi anni avrai acquisito un buon paracadute di esperienze, abilità e competenze che ti permetteranno di affrontare questo importante tuffo nel mare di una nuova esperienza!

SECONDARIA ASPETTAMIII! ARRIVOOO!!!

Scuola Secondaria! LILLI e ALBA, le autrici 264
Buona

Responsabile editoriale: Mafalda Brancaccio

Responsabile di progetto: Valentina Dell’Aprovitola

Coordinamento e redazione: Valentina Cammilli, Valentina Dell’Aprovitola

Revisione didattica: Nadia Negri

Responsabile di produzione: Francesco Capitano

Progetto grafico: Barbara Cherici

Impaginazione: Barbara Cherici, Carmen Fragnelli

Copertina: Ilaria Raboni

Illustrazioni: Gabriel Cortina, John Joven, Michela Nava, Anna Pilotto, Federica Tanania, Mauro Sacco ed Elisa Vallarino

Ricerca iconografica: Valentina Cammilli

Referenze iconografiche: Shutterstock

Stampa: Tecnostampa – Pigini Group Printing Division Loreto – Trevi 24.83.125.0

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Si tratta di un progetto complesso e in continuo divenire, per questo ringraziamo anticipatamente il corpo docente e coloro che vorranno contribuire con i loro suggerimenti al fine di rendere i nostri testi liberi da pregiudizi e sempre più adeguati alla realtà.

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• mappe grammaticali interattive , con attività

• percorso di Arte e Musica con Museo interattivo

• percorsi semplificati stampabili

CLASSE

• Letture 5

• Riflessione linguistica 5

• Quaderno di Scrittura e Riassunto 5

ISBN per l’adozione: 978-88-468-4469-9

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