Lussinpiccolo 64

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pagina 44 - Quadrimestre 64 - Aprile 2021

Ricordati di me... sono italiano! Federica Haglich “Ebbene, oggi che sono passati già sessantacinque anni da quella tragica notte della mia morte, io ti chiedo: ricordati di me e dei miei compagni picchiati, seviziati, uccisi con un colpo di pistola e buttati senza nome in fondo al mare. Eravamo solo italiani.” Se mio zio Giovanni Zorovich e i suoi compagni Giovanni Carcich, Mario Filinich e Giovanni Knesić potessero parlare, io sono sicura che questa sarebbe la loro richiesta. Quella notte del 10 maggio 1956, ben undici anni dopo la fine della guerra, colmi di speranza per un futuro migliore, con i remi sulle spalle e nessun avere andarono incontro a quello che pensavano sarebbe stato per loro un futuro migliore da vivere in un mondo di democrazia. Erano giovani, puri, volenterosi, avevano cuori che battevano carichi di sogni, promesse, di speranze che desideravano realizzare. Ma il loro destino era stato scritto con il sangue e stava lì ad aspettarli impietoso nella baia di Lischi (isola di Lussino). Scoperto dalla feroce polizia di Tito il loro tentativo di fuga notturna per mare, per i nostri cari non ci fu scampo. Furono picchiati, seviziati, denudati, uccisi e annegati nel loro splendido mare. Per quarant’anni nessuno ha saputo dove fossero, nessuno li ha cercati in fondo al mare lì così vicini alla costa, tutti li hanno creduti partiti e poi dispersi nell’Adriatico, i loro nomi dimenticati dagli amici e dai conoscenti, e perfino dai carnefici freddi, indifferenti, glaciali che di loro hanno voluto ricordare solo un piccolo particolare: erano italiani e non meritavano di vivere. La guerra passata da troppo tempo non offriva il pretesto giusto, erano trascorsi troppi anni e non c’era nessun nesso logico. Colpe da espiare non ne avevano e comunque quale colpa avrebbero dovuto avere per meritare di morire in quella maniera atroce? Domanda inutile perché l’orrore di quella morte cancellava ogni loro colpa... tranne una: quella di essere Italiani! Dopo il ritrovamento avvenuto da parte del subacqueo tedesco Norbert Grebl e il riconoscimento autoptico delle ossa, sono stati sepolti tutti assieme nel cimitero di San Martino (isola di Lussino) e una grande la-

pide ricorda la loro tragica fine. Le cicale cantano tutto il giorno per loro, ma nulla lenisce quel dolore. Le ferite della mia gente, della mia famiglia, dei miei amici, sono le mie ferite e questa tragedia che riguarda mio zio Giovanni è la ferita che brucia di più. Ricordare il loro sacrificio è l’unico atto in grado di restituire loro giustizia, rispetto e onore. E a voi che durante le vostre vacanze passerete in cimitero a Lussinpiccolo, fermatevi davanti a quella tomba e non dimenticate di dire a tutti: erano solo Italiani!


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