CARNAIO

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i Robin&sons


Manuel-omar Triscari

Carnaio


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“ Da tanto tempo costui amava la poesia *** e alla fine decise che essa sarebbe stata il mestiere della sua vita. A volte, troppo stanco, pensò di abbandonarla; a volte fu orgoglioso di sentirsi superiore agli altri in quest’arte; angosciato dal dubbio se svilupparla o meno, non visse mai tranquillo. Per un certo periodo sperò di fare carriera lavorando in un ufficio, ma essa glielo impedì. Ci fu un tempo in cui volle dedicarsi agli studi e riconoscere la propria ignoranza, ma non li completò per colpa della poesia. Trovatosi infine senza competenze e senza particolari arti, si dedicò a quest’unica strada ” Matsuo Bashō il taccuino della gerla

Il contenuto dell’opera è frutto esclusivo del pensiero dell’autore. L’editore e chi ha contribuito alla realizzazione del volume sono completamente estranei agli argomenti trattati.

ISBN 978-88-7274-494-9 © 2019 Robin Edizioni srl Via Massena 45 - 10128 Torino Tel. 011.50.87.282 e-mail: robinedizioni@robinedizioni.it sito web: www.robinedizioni.it

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IO


*** tu non sai chi io sia né chi fui né quale sole in volto mi arse né quale amore bruciò le mie palpebre né quali donne spartirono con me il giaciglio nelle mie notti senza alba né quali mani mi scossero dal torpore o quali baci mi addormentarono tu non sai la morte che il mio cuore ogni giorno vive ma sappi questo che oggi sono qui per te certo che verrai a raccogliere margherite e inseguire farfalle con me

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IO io sono lo sbirro dalla faccia lunga e scura che ti fissa sospettoso io sono lo straniero dalla faccia lunga e scura che ti fissa e pensoso non parla io sono il siciliano mafioso e sporco infido e diffidente sono il malandrino che ti abbraccia per rubarti il portafoglio sono il cane bastardo che ti morde la mano se la tendi per una carezza sono il nomade col cuore riarso dal sole lo sfortunato anemone marino in balia dei flutti

ma come bragia ascosa sotto grigia cinigia brucio nel fango di questa umida città tra puttane corrose dalla sifilide marocchini negri e tossici corrosi dal crac brucio in questa bigia città e nell’atroce sua notte brucio senza soldi senza luce senza gas brucio mentre in fiamme esplodo sogni a raggiera e paure e incubi e desideri e istinti e sospiri e gemiti che uguali a lapilli colano di vulcano incandescenti e che raccolgo e tengo in serbo per te su vieni a vedere la notte con me

la sorte mi ha affidato all’egre cure dell’accasciante necessità i neri affanni mi hanno incanutito le fatiche e i perigli hanno increspato il mio volto io sono niente solo membra in frantumi mente in frantumi cuore in frantumi tendini lacerati giunture slogate ossa frante e rabbia latente che sale d’abissi di disperazione incombente

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COME VISSI

IL MONDO ALLUCINANTE

reso leggero e duro dalla vita trascorsa in cento e cento gironi di sventura approdo ad altri liti incolume e invitto

so che presto il fato mi sbatterà lontano dal mio ramo come il vento la povera foglia frale

vissi come volli in barba all’inganno della ragione e dell’abitudine e ora la mia verità truccata disvelo non per un posto in paradiso tra vati e anfitrioni ma per il mio vizio inesausto di barare sono un solitario in bilico tra oblio e rovina terrore e coraggio temendo il nulla

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or già il domani appressa e nel breve giro di un giorno su oscuro legno salperò nell’oscuro buio tremendo mare e vagherò in altri liti per altre latitudini tra altra gente orché dunque il domani appressa e odievole impresa con puttana sorte consorte mi aspetta e tutto sembra sbagliato errato falso e minaccia e paura ricompaiono e il rancore inalbera e gonfia e sembra che i demoni stiano scommettendo sulla mia vita una domanda come scalpro assilla e martella il mio cuore : ¿ allorché tutto sarà compiuto e il rostro fenderà l’olida aurora di disconosciute spiagge in quale plaga sarò sbattuto domani , in quale luogo sarò morso e battuto da venti e flutti domani , in quale mare sarò azzannato alle calcagna da venti e flutti domani , in quale mare sarò roso da venti e flutti domani ; dovrò considerarmi un naufrago o un fuggiasco ;

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sarò un sopravvissuto un rinnegato o un esiliato ; troverò un altro amore che mi stringa la mano quando vivere è difficile e fredda è la notte ; che cosa sbagliai dove errai quando , perché sono punito , in quale momento e in quale luogo peccai ? oh amore mio vorrei che ancora ti stringessi a me poiché non so viverlo questo mondo sbagliato e imperfetto

eppure i gatti passeggiano sul mio tetto addolcendo questa notte questa notte dura come un muro cattiva come il mare ( quando il mare è cattivo ) feroce come il tempo ( che è sempre feroce ) incerta come un tuffo al cuore indolente e testarda come un mulo questa notte senza voce e senza colpe

oh amore mio vorrei che ancora tu mi stringessi quando scenderà la sera e la tenebra stenderà il suo buio manto oh amore mio vorrei che quella notte fossi ancora tu vorrei che ancora mi tenessi la mano quando questo cielo di stelle mi trafiggerà come mille cuspidi di lancia appuntite e taglienti come i ricordi o i rimpianti oh amore mio tutto sembra sbagliato solo tu non lo eri ma tu non sei più e forse mai fosti forse fosti solo un’allucinazione in questo mondo allucinante

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IL PERDENTE ieri solo stracci e fianchi cinti da logora cintura rancido cibo e ambigui amori ossa frante e legamenti rotti or superbo e altero cammino come fra brenne calpitante cavallo veloce piÚ di sogni incubi e paure e indosso pure la cravatta ( io che non la portavo mai ) e in piazza scendo tutti fissando spavaldo ( ma io non uscivo mai rimanevo sempre in casa osservando dalla finestra la gente e la vita trascorrere ) e cambiata è pure la mia voce ed è sicura e ferma ( io che non parlavo mai ) e posso sollevare e strappare uomini come cenci ( io perenne cagasotto ) e vino bevo e non mi ebrio ( io che non bevevo mai ) e tiro i dadi e rido insolente e sfrontato ( ma io non giocavo mai non sorridevo mai ) e temendo non parlano gli altri e mi guardano giocare e vincere e vinco e vinco e vinco

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e tutti mi guardano giocare e vincere e vincere e vincere ma io non vincevo mai ero sempre il perdente

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SOLO nel cuore dell’oscura notte io solingo e trafitto da un raggio di luna sento solitudine brivere la mia pelle come se fredde mani con glaciali dita percorressero gli interstiziali spazi del mio corpo esco di casa e passeggio insieme alla signora solitudine che è una signora elegantissima e altera

con le loro belle facce rilassate e le loro belle macchine fiammanti e le loro belle donne bionde sciamanti in stolidi ozi sciupando la vita in stupidi passatempi nei loro vestiti tirati a lustro nelle loro vite comode e sicure nelle loro scarpe appena lucidate io non lucido mai le scarpe e neppure la mia vita

solo . guido lungo la strada arroventata lungo i viali alberati lungo questa città guido in lungo e in largo diretto altrove e dovunque verso nessun-posto oltre le case oltre il mercato generale e la porta palatina oltre questo tramonto violaceo oltre l’olore lascivo della droga e della mia indolenza oltre il ponte e l’autostrada e vedo solo morte e morti circondarmi anche loro diretti a nessun-posto

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ANGOSCIA seni d’ambra denti di giglio e viso pure di giglio e bruni fianchi incombenti come neri cirri profumo ridente di membra innocenti elettro-magnetico fulgore di capelli e crudeli cure di sguardi affanni di sorrisi e asfittica attenzione e brucianti rivelazioni di splendidi sorrisi madre i tuoi occhi d’alba mi abbacinavano e stupivano

ora che tu più non sei un antico e greve gelo preme alle pareti del mio cuore e io solo e solingo solitudine cerco e solitudine trovo nel casalingo silenzio dove la mia angoscia nutro e le mie fragili meningi dai perigliosi pensieri proteggo una voce o un segno modulando per saggiare che anche gli altri non siano già morti e che anche io non sia già morto senza saperlo

sotto il tuo crudo amore mi sentivo morire dal tuo amore nasce la mia angoscia nel tuo affetto la mia solitudine ma io non voglio essere solo ho insaziabile fame che sazio con corpi senza amore e senza anima il tuo amore è la mia schiavitù e la mia desolazione ed è questo senso di impossibile dovere e incolmabile impegno che mi rende schiavo e ora che non ci sei la sera resto aspettando frustragno la tua telefonata e la mattina m’illudo di rivedere i tuoi occhi ormai terrosi

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I DEMONI “ non andare ” mi dicevi “ non andare deciso è già tutto combinata la gara e già morto tu sarai allorché sul ring salirai sotto la cintola colpito verrai e croderai come uccello atterrato abbattuto dalla misteriosa forza del vigliacco fucile ”

suona il gong sulfureo che annunzia la battaglia

è vero i demoni sembrano invincibili mostri con mille braccia erompenti da un prima-eterno capovolto nulla cattivi come il tempo quando il tempo è cattivo violenti come il mare quando il mare è violento e capaci di sferrare mille pugni mi aspettano dietro l’angolo per atterrarmi quel giorno in cui mi troveranno troppo stanco ma non sanno che anche io all’angolo aspetto e certo quel giorno gli taglierò la gola

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DRENAGGIO

DI NOTTE

serbatoio di drenaggio resérvoir d’aspiration reservorio de succion saugreservoir reservatorio de aspiraçâo emme rezervuari leggo queste parole nella sacca di drenaggio affittami all’addome come un’altra alma di mortale putrore putida putrilagine fermentante putredine mentre due anodini vermi mi artigliano la pelle azzannandomi la carne con minuscoli voracissimi denti che drenano il sangue in un putrido fetido marcido stagnante lago tascabile e penso che tutto ciò non sia altro che un anticipo di morte

camminando in mari notturni mi ritrovo in arcipelaghi insonni a me fraterni

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trafitto da un raggio di luna tremo come un mare di grano percosso dagli zoccoli del vento calpitante

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CAMMINO cammino sempre cammino per strade povere e sterri disgraziato e folle fratello dei cani andando con i miei piedi laddove desidero andare sempre cammino e cammino ma a mete conclusive mai arrivo

senza nessun limite se non la notte e il giorno sempre parto e cammino e mai arrivo e per eccitarmi ancora in eterei e sucidi amori suicidi indugio a disdicevoli torture amore sacrificando a inganno amare disperando e solo mi rimane d’ignoti corpi il dolce maledetto tormento

percorro albe trame strade su treni carri e scafi ma luoghi dolci non trovo solo rimorsi rimpianti e regretti amasi notturni angeli e in cerebro lesa cadenza d’idiota sempre cammino con passo straniero e amico nei deserti della notte puttana senza nessun conforto senza nessuna meta senza nessun reale obbietto senza nessun reale desiderio senza nessun dovere

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LA POESIA

CONFIESO QUE HE VIVIDO

mi sono isolato dalla gente e dai suoi affanni e pure dai miei

breve troppo breve è vita per pensare : non possiamo fare altro che vivere

scrivo scrivo qualcosa di inutile e come Seneca non affido alla scrittura precetti salutari come ricette terapeutiche affinché le mie ferite benché non perfettamente rimarginate cessino di estendersi e suppurare credimi quelli che sembrano non combinare nulla fanno cose più importanti come due amanti che si amano dietro le nere membrane della notte bocca nella bocca sangue nel sangue carne nella carne carne contro carne

e vissi vissi con cuore intrepido e mente impavida vissi con tutto me stesso vissi rinascendo ad ogni respiro ad ogni attimo ad ogni passo vissi con ogni nervo con ogni membro con ogni fibra Vita pervase e colmò ogni mia piega penetrò naturalmente in me giungendo fino al sangue e al midollo e oltre oltre il sangue e il midollo vissi con la disperanza dei forti con la fortezza dei folli con la follia degli dei vissi vissi vissi con il cuore in gola nel cuore della notte in ogni luogo in ogni momento

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giorno e notte nella bonaccia come nella tempesta nella bufera come nel sole nella procella come nel sereno

non mi basta

tutto ambii e tutto tentai ogni gesto or rude or armonioso amai amai ogni donna e ogni uomo or grandioso or deplorevole mi affascinò invidiai l’uomo che ride sul cadavere del nemico come quello che erige templi alla pace sempre onnivoro di sentimenti di persone di libri di azione e avventure mi sono lanciato nel mare della vita più nudo di Adamo più disperato e innamorato di Leandro più terribile di Aguirre più temerario di Achille più impavido di Eracle più sprezzante di Bruto mi mangerei tutta la terra mi berrei tutto il mare ma la terra intera non mi sazierebbe e il mare intero non mi disseterebbe no il mondo non basta il mondo

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SENZA NULLA DA DIRE mentre l’acqua fresca mormora tra i rami effondendo profonda quiete e il vento stormisce tra le foglie spargendo malvaceo odore e la pioggia marcisce la sera e in valli e vette non voce risuona e ultimo si ode il flessibile fruscio della serpe che rintana e da terre luce fugge fluendo in un cieco fiume senza fine e i miei incubi cinguettano scemenze e la violacea violenta luce del tramonto offusca il giorno e il tramonto è screziato di ostro e avorio e la mia ombra mi scivola accanto in una pozza d’inchiostro e il tramonto è trafitto dal fulmine rosso sole e il vento tormenta mari e monti e ci ulula addosso dal nulla furioso avanzando al nulla e le verdi chiome degli alberi sono battute dagli zoccoli del vento galoppante e le acque gonfiano nubi e fiumi e i nembi incombono e impetuose tempeste rombano e le bufere cupamente procellano piovendo su tetti e alvi crodando alberi e case e il grido dell’uccello annunziante il verno cupo percuote il cuore e il bronzeo occaso percorso da lame taglienti brandenti il cielo che frastaglia e scaglia a scaglia lento si annera

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nella sera crepitando e vomitando una nera nera tromba attorta di schiume morte quale oscura ghiera io fatto parole dissolto in milioni di parole disciolto in miriadi di sillabe - prole fuggitiva abortiva abortita senza nulla da dire scrivo questa poesia che non ha nulla da dire e nulla dice nulla

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ODE ALLA SERA ESTIVA sera estiva scaglie di vetro iridescenti occaso striato da filamenti di luce coagulata agonizzante sanguinoso crepuscolo vespro cruente come cruda carne stelle opaline come lampade nel cielo pecioso roco lamento di fronde morte pallenti nella mota di prati morienti pluviosi smeraldi stillanti su arborei scheletri opalescenti trilli di grilli scoppiettanti rugghio di noiose cicale schiocco di serpi fruscio di sterpi ronzio di vespe e silenzio di bambagia che soffoca la violacea fiamma vespertina in un grigiore di bracia

ODE MINIMA ALLA SERA D’INVERNO E VARIAZIONI all’ultimo lume sorride il vespro e gli occhi china mesto in gola mi soffoca ogni pensiero * l’ultima luce del giorno imbuzza occaso e nell’imbuto della sera gorgoglia il mio almo in gola soffoca ogni pensiero * già annotta e e nell’imbuto della sera cade il giorno e con esso il mio cuore soffoca in gola ogni pensiero * già annotta e e l’imbuto della sera inghiotte il giorno e con esso

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il mio cuore . soffoca in gola ogni pensiero * già annotta e e inghiotte questo giorno l’imbuto della sera e con esso il mio cuore soffoca in gola ogni pensiero * già la fiamma del vespro scema e cangia in nero il viola dell’occaso scompare questo giorno nell’imbuto della sera e con esso ogni pensiero

ODE MINIMA ALLA PIOGGIA E VARIAZIONI in uno spastico vespro opalescenti quali su arborei scheletri smeraldi stillano pluviali gocce * su arborei scheletri opalescenti gocce e gocce stilla pioggia * su arborei scheletri opalescenti smeraldi stilla la piova la ploia la pluvia che croscia che striscia che stianta

* esplode all’occaso la sera in un tramonto viola di petardo scivola ormai questo giorno e nell’imbuto della sera con esso imbuzza già ogni pensiero

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ODE MINIMA ALLA LUNA

ODE SEMIMINIMA ALL’ESTATE

luna nuda luna nuda luminosa luna capezzolo del cielo parte visibile del nulla

tutto arde sete aere fumica calura e terra e ginocchi dissecca il calido lume arido il sesso e arido il ventre solo infiora il superbo cardo e il suo rosso grido vibra tra le spine dai fiumi l’acqua deriva alle gore e l’ansito del vento apre dei meli il fiore e tra oscure foglie e gelosi tralci germoglia il ramo e come il nordico vento rosso-fulmine tormenta e agita giunchi e fronde così torbido e dispietato Amore in me rapido muove ed estenua la mia mente demente con lesa cadenza idiota

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ODE AL MARE la strada è una esplosione una deflagrazione di aranci rossi come carboni ardenti e in fondo alla strada il mare verdeggiante e tremulo che crolla il suo manto e sciolto da ogni ritegno e disinibito inizia a scatenarsi e sbriglia i propri cavalli sfrenati e risale e ribolle dagli intimi gorghi sotto lo zoccolo del vento fulmine-violento oh mare tu mare con le tue nitide linee delimitate da severi venti di piombo tu mare puro metallo-peso bianca purezza e pura essenza la tua onda divampa e non consuma la tua fine diviene origine la tua sostanza è una pura forza alente se stessa

oh mare compagno di tante notti insonni compagno di desideri e sogni compagno di ansie e dubbi mi sei sempre stato accanto nelle notti in cui tutto bruciava sempre pronto a spegnere l’incendio che dentro me divampava oh mare mare sei stato il compagno silenzioso delle mie notti sole il compagno ruggente dei miei giorni senza sole

( oh questo mare questo mare che è un muro e come una spada taglia in due l’orizzonte e l’anima si sente schiantare alla sua visione e il timore che esso incute non abbandona )

oh mare tu che puoi sciogliere i nodi delle tenebre col tuo riverbero ora che gli occhi sono diventati tremuli e nubilosi per il pianto che sorge sul ciglio se ancora sei mio amico prendimi adesso che tutto croda e portami al fondo dove non si sente il dolore annegami affogami assiderami nel tuo abbraccio avvolgimi stritolami stiacciami e così annienta nel gorgo tuo spaventoso il gorgo del mio spavento

( il mare il mare il mare a scaglie a scaglie a scaglie si screzia alla luce della luna )

oh mare tu che solo sei stato testo ai miei turbamenti ti prego trascinami via

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ingoia le mie ossa e le mie paure svegliami da questo incubo che è un sogno che è un incubo e portami via da questo mondo che non riesco a vivere così solo - morto sarò libero DONNE

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TATIANNA piove nulla da fare sempre la stessa monotonia un giorno sopravanza un altro e nulla cambia nulla cambia nulla la pioggia batte contro i vetri e ogni colpo è un colpo di pistola alla mia indolenza così esco di casa cammino cammino cammino senza direzione senza direzione senza direzione e la incontro statuaria selvaggia e superba nella poderosa smisuratezza dei suoi muscoli e delle sue carni il vetroalbume dei suoi occhi affiorante dall’atroce viso come l’aurora scialba sbuca fuori al termine della notte , il segreto del suo cuore rampollante dai suoi occhi alburnei come un’altra lei brillante e lucente che si affacci da un pozzo nero , i suoi fianchi arroganti terminanti in una protuberanza eccessiva e voluttuosa , il fiore delle sue carni selvaggio e irriducibile penzolante

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come una goccia fresca di rosso sangue dal ventre rigonfio e accogliente con le mani sfioro gli interminabili spazi del suo corpo con la bocca misuro la distesa delle sue gambe con la lingua le profondità interstiziali della vulva olente di frutta matura e un po’ stantia e come fiore di agave mortale turgido il clito si erge dalle ninfe carnose mentre lei gode tremando come luna nell’acqua ah misteriosa rossa carnosa bocca ninfea voluttuosa tra floride ninfe fiore delle sue carni carne del mio desiderio ...

ENRICA chiacchierammo un paio d’ore nella piazzetta della mongolfiera ridendo e scherzando e sentendoci lentamente gradualmente inesorabilmente reciprocamente attratti poi rimanemmo un attimo in silenzio anzi una frazione di attimo e infine ci baciammo repentini come la rabbia improvvisi come l’ira e io avvertii una poderosa erezione calcitrare contro la patta dei pantaloni e allora le infilai una mano sotto la gonna e lei la strinse fra le sue cosce muscolose odorose d’amarena e restammo così per alcuni minuti finché d’un tratto non mi disse “ ¿ andiamo ? ” e quella parola mi ululò dentro come un cane rabbioso che viene dall’inferno “ andiamo ” le dissi e la seguii nella notte fulgida e luminosa di languide promesse scantonammo e ci trovammo in un vico angusto e sporco sotto una scalinata malferma e provvisoria lei veloce sollevò la gonna fin sopra le anche

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e io allora sciolsi la cerniera ed estrassi il cazzo che già viola-turgido comminava una furiosa pioggia spermatica e puntai dritto al culo e lei “ ¿ che fai ? ” disse divertita “ almeno bagnalo un po’ ” e io eseguii con la diligenza di uno scolaretto timoroso e la mia cappella bagnata e palpitante e dura come il marmo entrò al primo colpo di reni e così - in un vico lurido infimo e infame all’aperto goffamente nascosti rannicchiati e accovacciati sotto una scala vacillante e incerta come me quella sera lei ebbe lo sfintere rotto da un solo colpo di reni e io le labbra rossoporpora dell’ebbrezza rosse di una tale ebbrezza sicché ora scrivendo ancora mi ebrio e sento calido come il vino il suo fiato ed ebbra sento pur la mia anima volare leggera ancorché satolla in fondo la vita è dolce se glielo concedi

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MARIANGELA 5 del mattino e la mano splendida dell’aurora dissolveva i nodi delle tenebre e l’occaso trafitto da cuspidi argentee e l’orto aveva già in bocca l’oro e il sole come mare in tempesta ribollente scalpicciante e scalpitante sotto gli zoccoli del vento avanzava sferrando l’estremo attacco al buio e le stelle nel lembo ultimo della notte correvano come brillanti scudi in groppa a negri corsieri in fuga lei si era assopita da poco e ora giaceva sul letto disfatto placida e abbandonata nel suo drappo corvino di capelli scopammo tutta la notte una bellissima cavalcata folle e senza fine violenta e dispietata poi l’amplesso e un orgasmo senza fine disperato e il sesso che gridava la sua vittoria a labbra aperte dispiegate il clito ancora rigonfio che si ergeva tronfio e pago

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dalle ninfe carnose e rosse e la vulva esausta ma ancora pulsante come un animale stanco ansimante

dunque il sesso è anche scambio di merda , non bastavano i soliti liquori sperma , piscio , umore , saliva anche la merda

“ eh sì ( pensai ) il sesso è dei forti ”

era troppo : decisi di rivestirmi e andare uscii dall’appartamento e scesi in strada era una mattina estiva umida e afosa bellissima

le scostai la testa dal mio braccio mi alzai andai in bagno e pisciai ( nel lavabo ) andai in cucina mi versai caffè con latte e lo sorseggiai fumando una rossa mentre la radio trasmetteva il suono mellifluo della chitarra dei Guns N’ Roses sfogliai un libro e lessi qualche pagina poi anche lei si alzò incedette verso di me con passo deciso e leggiadro nella sua nuda bellezza di rosa ( il suo piede sinistro aveva un neo nella parte interna della caviglia e la sua schiena terminava in due fossette pronunciate e davvero eccitanti ) ci salutammo e io le carezzai il culo con una mano infilandole il dito medio tra le chiappe ma la zona era molto sudata e appiccicosa così tolsi la mano e la odorai

“ forse non sono un forte ” pensai

oliva di merda

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IRINA

KATERINA

sigaretta post-amplesso sonno post-amplesso tu discinta e nuda sesso ancor dischiuso e stillante la sua lacrima di piacere e io alla ricerca di una vecchia maglia logora per andare al mare e annegare la cospirazione del desiderio

pallida e scarmigliata il tuo aguzzo scorpione aculeato che mi trafigge il petto il tuo scabroso sesso ancora rigonfio e tronfio per il recente amplesso e nella tua bocca il mio sidereo inerte freddo seme

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BLESSING pomeriggio cielo di porpora sole screziato di nubi e caligine esco vago nessuna meta buona carica sessuale grande quiete interiore ( quasi pace ) giorno solitario strada solitaria donna solitaria incedente sull’asfalto di fuoco come fiamma agitata dal vento statuaria imminente fatale corpo muscoloso pura forma di acciaio ( tipica negra-muscoli tutta muscoli e nervi , un unico fascio di tenebrosa luce ) fasciata d’azzurra veste trasportando due gravose borse “ ¿ vuoi una mano ? ” : “ grazie ”

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caldo e tafani quarto piano ( senza ascensore ) sudore e sozzore dovunque “ entra per un bicchiere d’acqua ” : “ ok ” ballatoio tuguri di putte ladri e drogati e appartamento in fondo al corridoio : una lurida minuscola camera letto cucina e cesso in un unico fetido anfratto e lei passo svelto e fianchi solenni ossa robuste e vitalità selvaggia come il mare calmo eppur minaccioso prepara un caffè caffè mano sulle gambe cosce mano tra le cosce dita tra le ninfe madore figa culo sudore ancora culo sborra sigaretta “ mi chiamo Blessing ” : “ piacere Manuel-omar ” esco

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( spero senza malattie gravi ) strada sole olore di incenso di nuovo solo di una furiosa solitudine rodente morte in agguato follia latente disperanza incombente torno in casa 8 p. m. sigaretta vecchia pellicola canna caligine densa di buio priva di moto priva di vita vado a letto che giornata del cazzo

SANDRA il giorno declinava in un placido splendore il cielo nitido era unica immensa pura forma di benigna luce solo una leggera bruma screziava il sole e l’occaso radioso sembrava un tessuto calante da ignote alture ad ammantare case palazzi persone nelle sue diafane pieghe la vita merdosa chiedeva il conto senza nessuna prospettiva e senza un cazzo da fare ma quel giorno sentivo una grande tranquillità d’animo e così decido di uscire cammino nulla da fare torno a casa decido di dormire mi sveglio mattino caco piscio esco cammino per strada diretto al bar del negro ordino un caffè aspetto che inizi il lavoro o forse aspetto che inizi la mia vita

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o forse un modo per scappare dalla mia vita o entrambe le cose poi lei passo svelto di felino occhi di cerbiatto e pelle di pantera selvatica ed erratica camminava accentuando la curva ostinata dei suoi fianchi disegnando pure linee di acciaio nello spazio vuoto pago lascio il resto e pure la mancia mi sentivo fortunato quel giorno i demoni sembravano concedermi una tregua e gli dei erano gentili la (in)seguo scalpicciando con insistenza dietro di lei si volta e l’acciaio del suo sguardo raggio di sole al tramonto mi trafigge “ Hey , bambola , bambola ... ¡ bambola ! ” : “ ¿ che cazzo vuoi ? ” “ ¿ sempre col cazzo in bocca eh ... ? ” : “ ¿ e se anche fosse ? ” “ ¿ dove vai ? ” : “ in chiesa ” ( “ la tipica negra ” pensai “ chiesa al mattino e cazzi la sera ” ) “ ¿ come ti chiami ? ” : “ ¿ che te ne frega ? ”

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“ pur parlè ” : “ ignorante ... ” e quella parola le scivolò clamorosa da una bocca piena e sensuale rotolando fino ai miei piedi “ sai che hai un culo meraviglioso ? ” : non risponde “ allora , dimmi come ti chiami ” : “ Sandra ” rispose con uno sbuffo che repette veloce sferrandomi un altro colpo stavolta in pieno ventre basso ventre ... “ Sandra , sei bellissima ” : nulla giocava a fare la difficile la puttina ma sapeva che non avrei mollato e lo sapevo anche io “ Sandra non sai che ti farei a quel culo ... ” lei voltò il suo meraviglioso volto di paradiso superba e viziosa ( timore e pudore non erano per lei ) arrestò mi guardò con protervia si avvicinò e “ tesoro non sai che cosa potrei fare io a te con questo culo ... ” il suo forte màdido odore mi trafiggeva ebriandomi “ ¿ lo hai lavato almeno ? devo andare a lavoro fra poco e non posso puzzare della tua merda ” dissi riscuotendomi dal momentaneo torpore 59


“ ¡ white monkey ! ” la risposta senza dubbio eloquente appuntamento per il primo pomeriggio subito dopo la messa ( ¿ quanto durano le messe in Africa !? ) ora di pranzo non vedevo l’ora di uscire da quel dannato ufficio in via Po non-ricordo-che-numero dove lavoravo come redattore esco entro nell’aria calida e vengo investito dalla luce gravidolente del luglio il sole splendeva feroce la terra pareva gocciare e luccicare di vapore e pure lei splendeva feroce nello splendore delle sue carni in tutto il fulgido turgore delle sue carni di giovane fera indomita “ ¿ vuoi bere qualcosa ? ” : “ ¿ che cosa ? ” “ non so ... ma so che cosa ti darei io da bere ” non raccolse la sfida e abbassò lo sguardo “ ti va un bicchiere di vino ? ” : “ ma io non bevo ” e sorrise leggermente leggermente derisoria e in quel momento il mondo sembrò non contare più un cazzo ( e in generale non è mai contato un cazzo per me ) “ allora una bottiglietta d’acqua , una fanta , una coca-cola ... 60

una banana ah-ah ” : “ le banane le ho lasciate in Africa ” “ passeggiamo allora ” e passeggiammo naturalmente in direzione di casa mia la strada era un mare di piombo i suoi occhi lanciavano grandi strali umidi che verberavano e subito evaporavano contro l’asfalto io ero turbato e rovido il giorno ero sempre andato per la mia strada e con le mie gambe lì dove m’era venuto il capriccio di andare la forza che uno ha è solo un accidente che nasce dalla debolezza altrui la paura è solo una pallida e flaccida pinguedine in abito blu ma ora avrei voluto solo camminare per l’eternità accanto a quel corpo afro-paradisiaco e poiché in fine la vita è nulla credo che questo sarebbe la vera ricchezza passeggiare accanto al tuo volto di paradiso in un angolo di paradiso ma basta seghe mentali e deliqui alla Joyce eravamo ormai sotto casa mia al 25 via Borgo Dora - Torino e lei indossava un vestitino leggero ed estivo che mi ricordava i tramonti della Sicilia ( non torno in Sicilia da anni e se pure affondasse quell’isola mi lascerebbe indifferente

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scomparirebbe solo tanta feccia ) salimmo per un cicchetto sedette accavallando le gambe meravigliose gambe muscolose e sode e io non resistetti più poggiai il bicchiere la sollevai e la sbattei al muro le scostai la spalla del vestito e scoprii il suo corpo di velluto e con la lingua esplorai il guanto di seta della sua vulva poi molto lentamente la lubrificai finché iniziò a gemere e a quel punto la mia cappella già rossa era divenuta violacea e comminava una grandiosa scopata come un’agave che nel momento supremo immediatamente precedente lo sciparsi esplode in una verga gigantesca e fiorita che preannuncia la fine beh , di quel passo anche per me la fine era molto vicina senza perdere tempo la posizionai a pecorina e iniziai a masturbarla con la destra mentre con la sinistra le strizzavo i capezzoli lei emetteva degli squittii che adombravano dietro l’apparente dolore un piacere cagnesco mordeva le mie mani e mi pregava di continuare mentre ancheggiava e sporgeva il bacino a indicarmi di infilarglielo e io eseguii e lei mi diceva di metterglielo dentro fino in fondo

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io lo mettevo dentro più che potevo e intanto con una mano continuavo a masturbarla e con l’altra le tiravo indietro i capelli come le redini di cavallo costringendola a inarcare le reni i suoi gemiti divennero rantolii rantolava come un animale affamato le sue gambe vibravano e le sue ginocchia iniziavano a piegarsi a quel punto lo estrassi e mirai al culo fu un colpo solo forte e deciso lei iniziò a gridare godendo e io versai il mio fiotto sincero in quel culo palpitante fu un orgasmo senza fine restammo così alcuni secondi godendo del nostro reciproco piacere poi uscii e ammirai per un po’ quel gran culo che ancora aperto urlava il proprio piacere e lacrimava di sperma e voluttà poi mi stesi accanto a lei sul divano chiesa la mattina e cazzi la sera c. v. d.

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NATASSA la scorsi al banco informazioni mi diede un’occhiata al di sopra delle lenti con una rapidità e indifferente placidità che mi turbarono rapida occhiata di saggezza diffidente pareva sapesse già ogni cosa sul mio conto quella donna aveva un’aria misteriosa e fatale quasi un mistero periglioso sulla soglia dell’ignoto come una luna che si affaccia da un pozzo ma la passione ci sospinge sempre verso l’ignoto scopata sborrata e addormentata la guardavo tre ore dopo in una stanza ammobiliata per studenti a pochi passi da Porta Nuova il mio ozio di passeggero indolente il mio isolamento di marinaio in un mare oleoso e languido l’uniforme cupezza di una costa in lontananza e la mia ignavia inerte sembravano escludermi dalla verità delle cose lasciandomi languire nell’angoscia di una assurda allucinazione ma in quel momento c’era lei che dormiva supina con un braccio piegato sotto la guancia di pesca e uno che discendendo lungo il lombo sinistro spariva all’altezza del ventre in prossimità del pube ed era vera

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vera più di una roccia vera più di una pietra che rotola vera più del mare vera come un pugno nello stomaco vera come una corsa in macchina sull’autostrada a 200 all’ora come una mela matura come un tuffo nel mare di dicembre vera e perfetta in fondo la vita è dolce se glielo consenti poi nella sua impercettibile curva il sole si chinò a baciare la terra e il suo candido sfolgorio mutò in un rosso smorto come sangue rappreso e sembrava un negro accoltellato che perdesse sangue o una figa negra mestruata infine il cielo divenne del colore del fumo e il giorno finì in una serenità immobile e anche io

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SIMONA

AGATA

aggiorna e nel duro silenzio mattutino i raggi del sole pungono l’aria e il cuore e l’alba mi sorprende eccitato : pure alla luce del sole non ho ritegno e non aspetto le appartate tenebre

lei è una ragazza seria ¿ capisci ? una ragazza-seria ¿ capisci che cosa intendo ? una ragazza seria ¿ non capisci ? beh , ora ti spiego

destati che la carne vuole peccare : ¿ non senti che il mio sesso preme alle porte del tuo culo desideroso di entrare e versare il suo fiotto glorioso e sincero ?

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andavo per uffici a sbrigare carte e alle 12,30 di un giorno di pece ero davanti all’agenzia per le entrate mi fermo in portineria mi informo sull’ufficio stipendi terzo piano salgo e aspetto mi accoglie una segretaria latina sui 40 anni ( sull’orlo di quella linea d’ombra che separa il pieno fulgore femmineo dalla completa decadenza cioè nel momento in cui le donne raggiungono il culmine del fascino e della carica sessuale ) occhiali da segretaria sexy e pelle d’ambra

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le spiego il mio problema lei si alza ondeggiando nella sua gonna corta e stretta e ondeggiando prende una cartella acquisisce i miei documenti apre una pratica la protocolla mi restituisce un cartiglio con nome e numero di protocollo e mi dice di tornare fra tre o quattro giorni vorrei invitarla a bere qualcosa ma “ mi sembra proprio una brava ragazza ” ( anche se non era proprio una ragazza ) così saluto scendo le scale rimembrando nella mente quel grosso culo sodo e rotondo culo di anguria culo di arancia culo di luna esco e mi dirigo verso casa e davanti al mio portone s’uno scalino siede una negra alta poderosa e afroparadisiaca come solo le negre sanno essere e mi avvicino e mi pervade una zaffata di odore forte odore acre e penetrante tipico odore di negra e nei pantaloni sento un’erezione altrettanto poderosa

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ma la negra afroparadisiaca mi guarda con occhi smarriti e un po’ stanchi e tristi e “ deve essere proprio una brava ragazza ” penso allora e proseguo per la mia strada ad occhi bassi salendo le scale nel pomeriggio esco un cazzo da fare passo alla posta per una raccomandata allo stronzo del mio editore faccio presto così decido di tornare in casa per mettermi al computatore e scrivere almeno 5 poesie ma sulla via incontro una ragazza bianca cioè italiana e diafana cioè pallida e cristallina bel culo sodo e rotondo degno di Simone de Beauvoir “ ciao ” “ ciao bambola hai proprio un bel culo sai ? ” vorrei dirle ma “ è una brava ragazza ” dico a me stesso “ non fare lo stronzo ” ma chi-se-ne-fotte la invito per qualcosa al baretto dietro l’angolo lei accetta scantoniamo

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sediamo ordiniamo ( lei una corona condita io un caffè perché non amo l’alcole ) poi saliamo in casa ( “ ho una mansarda carinissima piccola piccola solo 16 m2 ma c’è una vista stupenda dovresti proprio vederla ” ) e continuiamo la discussione su politica e consumismo religione e femminismo io annuisco con fermi e decisi “ uh ” di grugno inframmezzati da qualche “ sì ” “ sono d’accordo ” “ chiaramente ” “ hai proprio ragione ” e cenni di niffo a elucubrazioni di cui non so proprio un cazzo e infine lei mi mette una mano sul ginocchio per consolidare la nostra comunione di vedute e interessi e io le accarezzo la mano c’è un attimo di silenzio e ci baciamo ma la sua bocca sa di plastica bruciata forse anfetamine

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o troppo acido lisergico ma bacia bene con la giusta dose di lingua e la giusta dose di mugolii e gemiti e il giusto scambio di saliva e così ci prendo gusto e anche lei ci prende gusto e inizio a palpeggiarla e pure lei inizia a palparmi voi-sapete-dove e sbottona pure i pantaloni la brava ragazza e mi prende il cazzo in mano e lo mena e lo mena e lo mena finché non le spingo giù la testa in un impeto di passione certamente non giustificato dai dettami del femminismo militante e non ma lei non si scompone e senza dire una parola inizia a succhiare e succhiare e succhiare e poi io vengo nella sua bocca che si empie del mio latte e lei me lo mostra aprendo la bocca e io godo alla vista di quella brava ragazza che gioca con il mio sperma

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tenendolo in bocca e usandolo per fare i gargarismi poi io vado a pisciare scarico l’acqua rimetto lo stolido pene al suo posto mi lavo le stolide mani mi gratto pure il culo e la cosa strana è che tutto ciò avvenne in modo meccanico asettico senza una parola senza uno sguardo una cosa morta come una carcassa d’animale e questo non mi piace perché io sono un romantico ( in fondo ) e poi lei va via e io penso “ proprio una ragazza seria di quelle che quando succhiano non ridono ” e proprio un gran bel culo degno di Simone de Beauvoir ¿ adesso inizi a capire ?

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SIMONE DE BEAUVOIR tutti conosciamo il suo meraviglioso magnifico magniloquente culo negli scatti di Art Shay e la lettera < d’amore > di Sartre in cui il filosofo le ricorda di quella volta che lei amò un coltivatore semisconosciuto e in-colto spacciandolo ( così si capisce ) per gesto femminista ecco serviti in un’unica parola ( femminismo ) due vizi ugualmente deleteri cioè il maschilismo ( di Sartre ) e la troiaggine ( della Beauvoir ) ma grazie grazie Simone per la parafrodisiaca visione del tuo GRAN culo da sfondare 73


YUMI l’amavo e amavo i foschi meandri dei suoi occhi atroci l’alburna linea di luna del suo sorriso eburneo l’opalescente riflesso della sua pelle di tenebra il negro arco del suo ventre di velluto la furente curva dei fianchi plumbei lo svelto passo di bambagia dei suoi piedi il rettilineo rettifilo delle sue gambe il buio tunnel della sua ostrovagina il carnoso grido del suo sesso d’amaranto ma poi un bel giorno l’incanto svanì sparito spaurito fuggì via quando le sue amiche davanti a me con amicale dileggio e sfrontatezza come se niente fosse le fecero i complimenti per me dicendo che io ero il più bell’uomo con cui mai l’avessero vista e che finalmente dopo tanti e tanti e tanti tentativi finalmente ne aveva trovato uno come si deve finalmente lo sconosciuto alto e bruno

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che mille volte aveva cercato e sognato in altrettanti amanti e io capii vittima dei miei abbagli dei miei rimpianti delle mie speranze e dei miei fantasmi che anche lei è una di quelle che nella vita ha visto più cazzi che tramonti

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EVA era agosto o forse luglio ed era tarda sera e lei era una negra giovane e fiera altera superba e nigeriana e a me fa sempre piacere imbattermi in negre forti e orgogliose non come quelle che ti guardano con quel cazzo di atteggiamento remissivo da schiava sottomessa e subito abbassano lo sguardo e aveva occhi dal sapore di mandorle e miele e culo turgido come dura pietra e denti del colore del giglio o del gelsomino e con uno sguardo mi vibrò sulla pelle una frustata di acciaio fuso e amaranto e guardarla fu come averle già messo la lingua in bocca e il resto avvenne in un lampo mi portò in casa sua e la casa era piena di merda tutto appestato dal puzzo di merda dei polli che i negri usano allevare in cortile o sulle terrazze o sui balconi o direttamente in casa e il bagno faceva schifo come se nessuno lo pulisse mai ma si sa che i negri sono così e senza dirle neppure una parola d’amore o di passione

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la baciai e lei corrispose con uno slancio che mai mi sarei aspettato afferrandomi la patta dei pantaloni e stringendo forte con la sua mano ruvida da negra e io le misi la lingua in bocca ( stavolta sul serio non con gli occhi ) e quando la toccai era già bagnata e molle e grondava e io non mi trattenni e mi abbandonai ai miei piaceri che sono tanti e cambiano forma continuamente mi abbandonai alle mie voluttà che non hanno vergogna pudore repulsione né ribrezzo ripugnanza o disgusto e così la sollevai tra le braccia e l’adagiai sul letto per leccarle la figa benché il suo odore selvatico ( i negri hanno sempre un odore acre ) di fetida strada marcita dalla pioggia olente come un sucido cane bagnato mi provocasse forti conati di vomito ma poi mi dissi “ Mano il sesso è un affare rivoltante ma tu hai affrontato umori di ogni sorta e piscio e sangue mestruale e sudore

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e anche merda e hai sfidato malattie varie in un corpo a corpo senza respiro e senza preservativo fino all’ultimo respiro sempre sul filo del rasoio e sull’orlo del baratro dispietato e disperato dunque - Manito - tu sei un forte e il sesso è dei forti ” e così feci cuore e mi chinai con la testa tra le sue cosce ma il suo sesso emanava insopportabile un odore fortissimo di frutta stantia e vieta e non potei protrarre a lungo quel cunnilingio e così interruppi il suo piacere cunnilinguo e le scopai quella fetente figa strafottente che palpitava urlando il proprio desiderio e reclamava il proprio piacere e fui grande mentre la sbattevo le mettevo il cazzo dappertutto a rotazione come in un porno dimenandomi come un ossesso sculacciandola e martellandola a dovere finché a un certo punto lei si girò e con dolcezza mi disse “ troppo forte va’ piano ” “ o si fa bene o non si fa ” risposi “ no gara no comba’ ” “ nemmeno una passeggiata ” “ dont’ compete : play ” e quel saggio di sapienza sessuale mi colpì in pieno e atterrò

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come l’avere scoperto che Babbo Natale non esiste o che anche tua madre è una puttana come tutte e capii che la bamba ricercava un altro piacere un piacere più mentale e capii che quando si è giovani si spreca tutto perché si pensa che tutto duri per sempre ( e forse è giusto così poiché alla fine della giostra si rimane comunque a mani vuote ) e si spreca il tempo e si sciupano le erezioni e le eiaculazioni in stolide competizioni da campioni del sesso e nel meccanico entra-ed-esci del monotono batti-e-ribatti e così quel giorno imparai una lezione essenziale e accolsi e resi mio il suo piacere e iniziai a scoparla con tranquillità rimanendo sempre dentro e giocando di contrazioni muscolari piuttosto che del solito cic-ciac e piuttosto che del solito martellare le sussurrai all’orecchio parole indicibili e proibite mentre lei dondolava i fianchi leggermente impercettibilmente e godeva divertendosi a sputarmi addosso grosse sorsate di vino forte che poi leccava via con la lingua e così venne sei volte e poi venni pure io

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e fu un bagno di sperma e sudore tanto sudore e tantissimo sperma che le cosparse l’intero addome dopo una cavalcata di un’ora

GABRIELA

don’t compete play

giovane sangue ardente e corpo dominato da una illecita ebbrezza sessuale che le sconvolgeva le membra e le arruffava i capelli

questo sì che è vero senso pratico

era una mulatta chiara come la cannella ma perversa lussuriosa e sporca e mezza matta come me

viveva in una sordida via dell’Aurora all’interno di una laida latrina di 4 metri angusta e sporca una vera e propria latrina poiché la notte si riempiva di atra acqua fetida proveniente dalla fogna che tracimava nel cortile e arrivava a lambire quell’abituro ristagnando per qualche ora sul pavimento fino a quando la fogna non si sturava riassorbendo tutta la merda e il puzzo insopportabile di merda tutto il giorno lo passava badando al proprio bimbo tutta la notte cullandolo sul proprio grembo finché al mattino il bimbo andava all’asilo lasciandole il tempo di cangiare pelle e andare in strada a battere per le strade del quartiere faceva la fame da quando il marito un anno addietro era stato messo dentro per spaccio lasciandole quella creatura d’accudire

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e quell’affitto troppo alto da pagare e in più poteva lavorare solo nelle ore mattutine quando il bambino era a scuola e i clienti scarseggiano e così non racimolava molto perché non aveva nessuno che le tenesse il figlio e così faceva la fame il marito era un nero di pece stolido rozzo e bugiardo scansafatiche dedito solo a vino puttane e carte ma con un cazzo enorme che l’aveva fatta innamorare ed era questo a tenerla legata a lui malgrado gli anni da scontare e qualche scappatella innocua fedele e fedifraga pura e puttana chiara come la cannella e nera come la pece ambigua sinuosa e viscida come la pelle di serpe che indossava pericolosa e temibile come il veleno che mi aveva iniettato nelle vene corrodendo la mia alma e le mie ossa suggellò la mia carne alla propria con riti inimmaginabili di diabolica iniziazione la sua vita era completamente incoerente e insensata ma da quando sono stato con lei mi danno molto fastidio gli aggettivi

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<< sensato >> e << ragionevole >> poiché sono parole false e pedanti forgiate solo per dissimulare e mentire dissimulare e mentire perocché nulla è ragionevole e tutto è insensato da sempre in tutte le epoche sempre tutto irragionevole e insensato noi la vita il destino la morte ancorché non vogliamo accettarlo e preferiamo raccontarci una menzogna mettere il morso e le briglie ed essere ragionevoli e sensati ( e morti ) rimasi con quella donna per quattro mesi non avendo un posto migliore né uno peggiore dove stare e furono mesi di indicibile orgia con quella donna lussuriosa perversa e sfrenata come me vivere con lei era come vivere in un film porno soli nella nostra stamberga scopando e godendo selvaggiamente e sordidamente io

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un maschio siciliano sfrenato e abbietto con l’uccello dritto 24 ore su 24 e lei sinuosa e perfida come la serpente che era viscida come la pelle di serpente che indossava micidiale come il veleno che ingoiava un animale tropicale selvaggio e cruento che con il suo morso esiziale con sordida furia cieca mi aveva azzannato le viscere e mi era entrato nelle vene fino alle ossa e al midollo anzi oltre le ossa e il midollo fino al sangue e al cervello dentro il sangue e il cervello e voleva essere picchiata durante le nostre scopate io le mollavo due schiaffi e lei subito veniva e godeva chiedendomi di picchiarla ancora beh credo che sia l’unico buon combattimento che c’è e comunque l’unica fine accettabile ( per me ) finire in un tugurio fetido di merda con una giovane mulatta lussuriosa e perversa mezza matta e sfrenata come me

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VALLY caro lettore so che ti sto annoiando ma lasciami raccontare questa Vally è una negra nigeriana di 44 anni anche lei lussuriosa e mezza matta come me ma dotata di un corpo davvero afroparadisiaco aveva lasciato Torino un anno prima per andare a vivere in Svizzera o in Puglia a Brindisi ( non sono mai riuscito a capirlo ) insieme a un papi che la manteneva ma la cosa naturalmente non aveva funzionato a lungo le negre hanno bisogno del cazzo almeno una volta al giorno e gli italiani lavorano troppo e ¿ io ? ¡ io sono un negro !! Lungo Dora Agrigento Valentina Akudihor piano terra sbarre alle finestre e àfrico afrore afro-paradisiaco in tutto l’alloggio ma subito vengo investito da una valanga di stronzate “ io ti ho mandato mesagio ma tu no rispondi mai no t’importa niente mi lo ha dimostrato l’altra volta e anche ieri e anche ogi

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tu vuoi solo sentire OK solo perché oggi non hai chiamato né per sentire come sto io . oh , my mentality ... you are thus that ego type ... i remember you stated under ur house midnight with a friend ... you blocked my number ... ¿ AND SO NOW U R FEELIN BEING FOOLED BY ME HOW ? ricordi quando una notte sono stata sotto la tua casa ... tu no ti sei fatto più vivo no puoi avere tutto quando ti pare come vedi i got better things to think of ... sono stata in giro tutto giorno oggi fra asl e appuntamenti per cambiare dottore e tu non trovi diesci minuti per venire qua con la macchina e mi chiedi pure che abergo sto a dormire alora tisoro ¿ cosa sono per te , una puttana ? poi la mentality che vuoi ... tipo ‘ ciao ci sei , io ci sono , scopiamo ’ a me così no piace ma ¿ ti pare che trombare è la cosa che mi pasa in testa ? OK ?? SAI CHE IO MI SONO CREDUTO QUESTA STORIA ? ti sei fatto capire che non ho la mentality che vuoi quindi questo è il risultato quando si vuole continuare una relazione che non può funzionare è colpa mia

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io no sono una delle tue zoccole vedi che ti ammazzo quindi no poso corere qua là scusa ma ho anche comprato il vestito bianco trasparente che volevi per essere puttana perfetta per te ya privat bitch e tu non mi rispondi manco al tilefono tu sei bastardo e tua madre ... puttana come me ma se vuoi una schiava l’ha trovata solo che devi avere pazienza che finisco studiare ¿ ok amore mio ? ma dopo mezz’ora tu cambi tutto e se anche io lecco a terra con la lingua a te non ti basta mai cambi faccia come la luna non posso cambiare programma per uno che no mi merita ma sei così bravo e la mia figa vuole solo te deve essere agiustata tu mi ha fatto soffrire abbastanza trovati un’altra ¡ io no vengo più ! la mia figa si bagna appena ti vedo ti mangerei tutto ti bevo anche sudore se vuoi io sono tua schiava amore mio tisoro , but u dont believe me and think am some junkies or gipsy ma io no sono zingara ecco vedi queste tette voglio che tu dormi sempre qua ma solo qua

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che lasci li tuoi altri zoccole my boo boo now is changed gaga ! ¿ dove mi porti amore mio , vuoi uscire ? no tu vuoi solo tromba tromba ... ¿ posso mettere musica nel tuo telefono ? ¿ ma questa luce non ti dà fastidio ad occhi ? ascolta questa musica no drum and bass in the jazz room di clever girl ¿ ti piasce ? a me piace tanto jazz in silhoutte di sun ra ¿ conossi ? baciami mi piasciono tue labbra da africano come basci bene fortuna che no dobbiamo fare figli altrimenti vengono con due labbrona così ih ih ih senti qua questo è burro di caritè perché lo fascio io perché a farmacia no si trova io spalmo tutto e tutto buono buono dai scopiamo ” e scopammo . e io non so perché ma durante l’abbraccio pensavo e pensavo e pensavo che la vita , il tempo passa e passa e non ha senso sprecarlo a lavorare troppo se per essere felici bastano una donna che illumini le tue notti senza luna e ora ero lì e il mondo non contava un cazzo per me ( e in generale non è mai contato granché ) una negra di pece porca e folle come me e un siciliano infido e sporco come me e pensavo pure che i siciliani sono

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solo negri che ce l’hanno fatta e i siciliani liberi e non pregiudicati sono solo siciliani che l’hanno fatta franca e non so perché ma mi ricordai di una ragazza con cui giacqui tempo fa una ragazza davvero graziosa e scaltra la conobbi in strada si chiamava Faith e andammo da me e ci amammo e in quel momento tutto l’universo mi pioveva addosso vischioso viscoso ma subito mi scivolava sulle spalle uscendo dalle scarpe lasciandomi bagnato fracido ma felice come dopo essermi tuffato bambino in una pozzanghera uscendone sporco sporco sporco e felice sporco felice ed euforico il mondo era un chewingum e anche lo spazio e il tempo e potevo masticarlo e sputarlo come un sassolino dalla scarpa e i demoni dell’inferno sembravano spariti e poi al mattino quando mi svegliai

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lei era scappata portandosi via metà dei soldi che avevo nel portafoglio e lasciando al posto dei soldi le sue mutandine avrebbe potuto prendere tutto e non lasciarmi nemmeno un saluto invece prese solo la metà cioè quanto le serviva e io pensai “ questa è classe questo è stile vero stile ” e invece questa scopata non aveva nulla di magico o bello non c’era armonia era un anticipo di morte una cosa sciatta squallida e inutile come una luna in cielo : sempre la stessa danza di scarafaggi sempre la stessa danza di sangue danza infera mentre la notte puzza di palude e morte e a te sembra di aver vissuto dieci secoli e un milione di vite e neppure una lira in tasca ma non c’è sensazione più bella che essere giovane e squattrinato nulla di meglio che essere giovane e morto di fame atteggiandosi a scrittore folle e maledetto mentre gli altri uomini lavorano si fanno una famiglia

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fanno bambini e soldi e e tu non hai 1 euro e 40 per un pacco di Handelsgold alla vaniglia ma sai che presto o tardi i tuoi capolavori verranno letti anche solo all’inferno e sarà il pubblico migliore migliore migliore e tu arderai di gioia eiaculando veleno ( o lo fai quando sei giovane o non lo farai più : c’è solo un’occasione solo un momento solo un tempo per buttare via la tua giovinezza e diventare giovane per sempre se lo farai quando sei ancora giovane abbastanza rimarrai sempre giovane ) ma ... ¿ a che cosa vado pensando mentre una cavalla di 180 cm mi cavalca e mi stritola tra le spire potenti delle sue cosce arroganti e mi regala il suo sesso indolente ? che notte imbecille ...

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ROSARIO ( O FORSE CONSUELO ) sulla soglia del bar sordido e squallido sedeva fumando una sigaretta e fissando il vuoto in attesa del prossimo cliente incapace di trovare un altro modo per raggranellare qualche soldo e sbarcare il lunario Rosario ( o forse Consuelo ) era matta anzi folle folle allo stato puro senza contaminazioni arrestata varie volte per prostituzione e spaccio completamente esente dal calcolo e dal senso pratico con un corpo osceno e volgare martoriato dalla sifilide e ricoperto di tatui ( il mio preferito era quello che diceva entra e godi tra le fossette di venere con una freccia che indicava il buco del culo e invitava a entrare e godere ; su una natica aveva scritto a. ti amo e sull’altra love e sull’omero destro una serpe avviluppata a una spada o un pugnale )

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aveva condotto una vita sfrenata troppa droga troppo alcole e troppo sesso l’avevano completamente disfatta e sfigurata era un film porno ambulante una schifosa lascivia ambulante aveva solo 22 anni e già la sua vita non valeva un soldo e ormai pochi il suo corpo eppure era lì alla soglia del bar bravamente viva indistruttibile audacemente irriflessiva non avvertendo altra necessità che di esistere correndo quanti più rischi sopportando quante più privazioni e un incanto la sospingeva serbandola incolume l’incanto della gioventù che avvolgeva i suoi stracci la sua miseria la solitudine la disperante desolazione della sua futile esistenza

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LOVET dunque senti questa un giorno la mia donna mi propone un’uscita a 4 con un’altra coppia in un locale del centro io e A. Marcello ( o forse semplicemente Marco ) e Clara ( o forse Clelia ) okkei non avevo particolari programmi per quella serata e poi sempre meglio una cena fuori che una sega in solitudine e così mi lavo mi profumo e alle 21.15 sono bello lindo e pronto a uscire andiamo io sulla la mia Dedra del 1991 e l’altra coppia su una Mercedes del 2017 entriamo ci sediamo e ordiniamo stappiamo una bella bottiglia di rosso forte attendendo i piatti poi la cameriera arriva con la prima portata e io mi sporgo per ammirarle il culo

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e ¿ sapete ? era un proprio bel culo marocchino grosso e rotondo proprio un bel culo lei coglie al volo il mio sguardo d’interesse e ricambia con una occhiata lussuriosa d’intesa e io la seguo con lo sguardo finché non scompare nelle cucine poi s’inizia la cena e i bocconi sono inframmezzati dalla consueta noiosa conversazione si parla ( ovviamente ) del più e del meno e fin qui tutto bene perché così posso starmene in disparte semplicemente annuendo o al massimo partecipando con degli “ uh ” , “ interessante ” “ carino ” poco impegnativi ma a un certo punto la donna dell’altra coppia la Clelia-o-Clara mi rivolge una domanda a bruciapelo “ e tu , Manuel-omar , conosci James Brown ? ” . “ sì , certo ” rispondo io : “ ¡ amo la canzone che s’intitola sunny ! ” al che lei mi guarda indignata e con divertito stupore dice sprezzante “ ¡ ma non quello ! ”

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sogghignando e sfrigolando come un’oca a cui hanno messo il pepe nel culo “ ¡ intendevo il pittore ! ” ora , la vita è già difficile e dura il mondo è già bastardo e assurdo così come è

mentre io sogghignavo e dicevo “ lo so , lo so ” nel deserto mistico di quelle menti bacate non poteva balenare nemmeno l’ombra del dubbio che stessi dicendo la pura verità

¿ perché dio ha dovuto infilare due jamesbrown famosi nello stesso pianeta e nello stesso universo e per di più nella stessa epoca e rovinarmi la serata ? io di quel jamesbrown-pittore non sapevo un bel nulla così le dico “ senti , tesoro , mi spiace ma purtroppo non conosco l’esistenza di questo tuo jamesbrown-del-cazzo ma se vuoi posso dirti i nomi di tutte le puttane e di tutti gli spacciatori del mio quartiere e anche del tuo

la serata è continuata tra battute brillanti e sapide arguzie fino al dolce poi abbiamo pagato e siamo usciti dal locale diretti alle macchine io la mia vecchia Dedra del 1991 loro la loro Mercedes del 2017

che ne dici ? ti va ? ”

“ heyyy , hey nice boyyy ah ah ah ” “ chi sei ? ” “ ur private bitch ” “ ciao Lovet ”

silenzio imbarazzato panico confusione poi un risolino sardonico nella mia bocca provoca grasse risate nella bocca di tutti i commensali “ ah ah ah che spiritoso sei ” “ che mattatore ” “ proprio un fenomeno ”

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mentre ci avviamo al parcheggio da lontano si vede ondeggiare una sagoma nera che si avvicina una sguaiata negra cicciona con tutto fuori che dimenava le mani al cielo salutandomi

abbraccio quel corpo scandaloso e sudato e appiccicoso e probabilmente non solo per il sudore e apro la portiera alla mia donna saliamo nelle nostre rispettive macchine io la mia vecchia Dedra del 1991

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loro la loro Mercedes del 2017 e torniamo alle nostre rispettive case reciprocamente fermi di non rivederci mai più parcheggio e riapro la portiera ad Alessandra poiché in fondo sono un gentiluomo e saliamo in casa alla mia signora non è mai più baluginata l’idea d’invitarmi a cena fuori con amici

NADIA quel giorno avevo passato il pomeriggio a scopare con una ragazza mezza artistoide e idiota che si piccava di essere una “ artista impegnata e femminista ” e creava poesie visualsperimentali davvero cazzoemorroidarie ed era convinta che l’arte debba essere socialmente utile e potesse esserlo solamente se volta al bello e al giusto ma io credo che l’arte possa essere utile ( e ne dubito : per me è solo intrattenimento e non dei migliori : sempre meglio una bella scopata ) solo se razzola nella merda ( benché questo non piaccia a nessuno e soprattutto non piace ai poeti in cravatta e non piace ai poeti laureati e in generale non piace ai poeti da passeggio e alle poetesse di compagnia ) non perché razzolando nella merda si possa trovare una perla ( nella merda c’è solo la merda ) ma perché le opere troppo belle buone e ottimistiche o semplicemente belle buone e ottimistiche non scoprono anzi nascondono e occultano la verità delle cose che è appunto una merdosa verità si nascondono le perversioni per apparire rispettabili si truccano i morti per farli sembrare ancora vivi

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o almeno addormentati si ha un timore tabuistico nei confronti delle brutte parole come << cazzo >> << cancro >> << morte >> e si provvede a sostituirle con espressioni eufemistiche come << ha smesso di soffrire >> e a me questo non piace poiché mi sembra una menzogna e un inganno : la morte è morte e il cancro è cancro e per questo non mi piacciono l’ornamento fine a se stesso né il bello e il decoro e per questo credo che quella ragazza fosse una mezza idiota borghese e stupida : l’arte è utile solo se mostra l’altra faccia della realtà quella che non vogliamo o che nascondiamo e per mostrarla deve essere cruda cruenta volgare indecente disperata tormentata irriverente angosciosa o non è arte e si riduce a puro divertissement onanistico e l’onanismo è divertente per i primi cinque minuti poi ti guardi e capisci di essere ridicolo e patetico l’arte non è dei puri di cuore che non conoscono che cosa sia la malvagità e la cattiveria e non hanno idea di quanto possa essere crudele l’uomo con se stesso e con i propri simili

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l’arte è merda razzolare nella merda scavare nella merda esaminarla e mostrarla e poi cacare la verità nella pagina bianca voltolarla e lanciarla in faccia al lettore e per questo credo che l’arte non possa essere dei borghesi né dei perfettini o dei morigerati uomini così fortunati ( o disprezzati ) dal fato e dalla vita da non vedere quanto di assurdità e cattiveria celi la vita lasciai la cazzoartistoide intorno alle sette della sera deciso a tornarmene a casa ma l’aria effondeva un irresistibile profumo di zagara e sole l’irresistibile profumo dell’estate così decido di rimanere ancora in giro bighellonando tra le vie del centro in corso San Maurizio decido di prendere per i murazzi dove il sole che cala stende lunghe ombre come vestimenti leggeri sugli antichi palazzi del centro che la notte adorna poi con i suoi monili fumo ancora qualche sigaretta sul lungofiume che sotto il drappo di stelle della sera offriva visioni mefitiche di travestiti in cerca di clienti sorche e ratti mentre il sole mandava gli ultimi bagliori e si apprestava a distendersi dietro i monti

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in attesa che la sua amante puttana - la luna finisse il turno e tornasse a casa con un bel po’ di grana finita l’ultima sigaretta del pacchetto riprendo la bicicletta percorro via Po e svolto per via Milano verso Borgo Dora dove abito quando giunto in Porta Palazzo la incontro completamente andata visibilmente ubriaca e palesemente schizzata mezza matta ma ben messa e con una complessione invidiabile per una donna della sua età verosimilmente tra i 45 e i 50 anni donne così sono belle a 50 anni come quando n’ebbero 20 e per di più meno stupide e puttane per via della grande mole di cazzi già lavorata e smaltita che le rende leggermente più frigide ( ma in modo davvero eccitante ) e meno assetate di cazzo dopo almeno 7 lustri d’intensa e sfrenata attività sessuale indossava un vestito bianco corto e fasciante che esaltava i seni rifatti

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che si reggevano erti senza alcun bisogno di bra mentre a quella età di solito le tette si sono già trasformate in cani senza padrone e non basta più un reggipetto ma serve un guinzaglio per tenerle a bada ed evitare che scappino calida sensuale e stupida ambiava ancheggiando provocante come solo certe donne equine sanno fare spostando la gran mole del culo ora a destra e ora a sinistra mi veniva il mal-di-mare a guardare quel culo che dondolava ipnotico come un pendolo ora a sinistra e ora a destra sconvolgendo tutto il panorama attorno per fortuna ubriaca com’era e malgrado quel gran culo non sapeva di avere il controllo della situazione o come si suol dire la situazione in pugno e forse non si sarebbe nemmeno accorta di avere un pugno in culo se avessi provato a metterglielo la osservo e mi avvicino impercettibilmente ma in modo sufficiente per attirare la sua attenzione e così mi nota e ricambia lo sguardo con sguardo fisso e vacuo e allora io l’accosto e chiedo come le butta

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ma completamente ubriaca si esprime a singhiozzi inframmezzati da monosillabi e monosillabi inframmezzati da singhiozzi allora “ facciamo due passi ” le dico interessato solo alle sue tette rifatte e al suo vestito bianco chiaramente indossato senza nulla sotto e passeggiamo parlando o almeno provandoci per mezza ora finché non ci troviamo nei pressi di casa mia “ sali per un drink ” le suggerisco e con accondiscendenza meccanica sale per un drink le verso del vino con ghiaccio e persisto nel provare ad avere una conversazione logica o almeno sensata impossibile la conversazione cade nonostante i miei eroici tentativi e rimanemmo in silenzio un attimo giusto il tempo di notare le sue tumide labbra ancora piene e sensuali allora l’abbracciai e la toccai tra le gambe e lei con meccanica fredda accondiscendenza ricambiò e subito i vestiti si dischiusero e pure i sessi si dischiusero

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che palpitanti già reclamavano il proprio piacere completamente suonata e ignorante emanava una vitalità animalesca e terracea inafferrabile e randagia in un attimo meccanicamente il mio cazzo si ritrovò nella sua bocca che meccanicamente saliva e scendeva lungo la verga ripida del mio cazzo e andava tutto benissimo e l’eccitazione era alle stelle ma poi lei alzò la testa e mi baciò intendiamoci fin qui nulla di male o strano ma la saliva era un cataplasma appiccicoso e viscoso e la bocca le puzzava di carogna e plastica bruciata ed emanava odore di fegato marcido e credo che avesse proprio il fegato marcido provo a resistere vado in apnea ogni tanto mi discosto per riprendere fiato ma nulla : oliva di uova marcescenti

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non resisto era umanamente impossibile e così le mollo uno schiaffone e la caccio da casa e stufo rassegnato e deluso esco in terrazzo e mi siedo tranquillo a fumare una sigaretta l’aria era sempre più carica del profumo ebriante dell’estate le strade lunari argentee e calme la notte scandalosa , dietro le frasche una coppia di drogati si bucava e poco più in là un camionista sceso dal suo camion pisciava ai muri della notte , le macchine borbottavano sottovoce un cane randagio si perdeva nella foschia notte idiota

PRISCAH ormai non spaccio più e quando mi serve erba o fumo mi reco da uno spacciatore o quando non è dentro al mio spacciatore di fiducia il mio spacciatore di fiducia si chiama Patrik ed è un negro forte e muscoloso che pare appena strappato alla foresta anche se i muscoli non sono più sodi e la pelle meno lustra d’un tempo prima prendevo qualche grammo di canapa giusto qualche grammo per allentare la tensione ma ultimamente ne prendo in sempre maggiore quantità non perché stia diventando un drogato ( o più drogato ) ma perché è l’unico modo per incontrare Priscah sua sorella una nera alta e superba tenebrosa orgogliosa e appassionata e magnifica nel suo passo misurato e bruno nel grave e muto incanto del suo sguardo fiero e severo Priscah non esce mai da casa ( sono così le sorelle negre troie o suore ) gli occhi scuri che scalpitano le labbra ideali modellate per donare il piacere al corpo

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le membra perfette di voluttà un fascino anomalo nel volto la carne pregna di bellezza la carne pregna di furiosa bellezza e fulgida la giovinezza tesa in uno spasmo erotico violento e furioso ferino sfrenato scatenato travolgente irreprimibile incontenibile non imbrigliabile senza redina senza morso senza staffa e senza brida guardando quel corpo di bronzo sembra che tutte le ombre della notte erompano all’unisono obnubilando la terra e offuscando la mia mente quando mi reco dal mio spacciatore-di-fiducia lui m’invita a fermarmi e bere un goccio e io mi fermo volentieri a scambiare quattro chiacchiere e ammirare il corpo meraviglioso di quella negra portentosa e devo dire che mi trovo bene in quelle case sordide con quella gente ignorante e stupida che non sa un cazzo di nulla e risolve tutto a forza di grida belluine e violenza ... e poi - vedete - anche io sono un negro ( soprattutto dalla cintola in giù )

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ma poi immancabilmente come ogni sera scende la sera a volte splendida e luminosa altre volte buia e tetra ( è strana e mette paura la sera di Torino il polo sbarrato da un banco di cirri procombenti e il sole che corre atterrito a nascondersi nei remoti anditi della terra sotto un cielo livido cupo e furente aggrondato d’immensità tenebrosa ) così butto giù l’ultimo sorso prendo la roba pago saluto Patrik rivolgo un cenno con la testa a Priscah e mi fermo un momento a guardarla bella e statuaria come scolpita nel marmo mentre lei sorniona sorride derisoria e mi lancia un’occhiata divertita e diabolica senza parlare Priscah mi sei entrata nel cervello e rimarrai per sempre intrappolata nella carena della mia gabbia cerebrale errando vagula nella mia cassa toracica che ha sbarre solide e incrodabili è inutile scuoterle

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questo vorrei dirle ma la guardo e non dico nulla e anche lei non parla mi fissa solo e anche io la fisso ancora per un attimo come un imbecille o un demente con le mani in mano l’aria imbambolata e un’espressione da cazzo afflitto e poi me ne vado sicuro che con quella donna non combinerò mai nulla e carico di 50 grammi di fumo di cui non so che cazzo fare forse ritorno a spacciare non è un progetto niente male

AMANDA c’incontrammo sull’autobus numero 4 che è l’autobus più affollato di Torino alla seconda del pomeriggio che è l’ora di punta e la più affollata e stretti stretti e senza respirare iniziammo col parlare si chiamava Amanda o così diceva e per tutto il viaggio fummo attaccati lei dandomi le spalle a farmi annusare il suo odore e io intrappolato con la bocca nella rete dei suoi capelli facendole sentire il cazzo contro il culo sodo e sporgente come solo le negre era tosta e verace occhi vispi come barbagli di luce nel meriggio e tutto l’occorrente al proprio posto culo tette bocca labbra scendemmo alla stessa fermata lei una pura forma di acciaio io col cazzo ancora in tiro parlammo ancora per qualche minuto finché lei mi disse improvvisa e sorprendente “ ¿ vuoi scopare ? ” e io “ non pago una donna per scopare

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non mi piacciono le schiavitù i soprusi e gli abusi ” ( proprio una bella frase pedante e borghese “ non mi piacciono le schiavitù i soprusi e gli abusi ” come dire “ ¡ io mi sento vicino a Dio ! ” ah ah ) “ e poi con il palo che mi ritrovo dovresti pagarmi tu ” concludo sapeva che non l’avrei mai pagata ( dopotutto non sono ancora male ) ma non si arrende e ancora più improvvisa e sorprendente mi sfiora una mano “ ¿ maccheffai !? sei una troia non puoi fare certe cose ” le ricordo io abbassa lo sguardo sa che è vero che lei è solo una bestia da monta e null’altro carne da macello come i cavalli da corsa da sopprimere una volta divenuti inservibili alle gare anche se a me non piace purtroppo è così che va il mondo e la vita noto il suo sguardo deluso e il più triste rassegnato disappunto negli occhi ma mi fa pena e aggiungo “ ma sei bellissima : sei la donna più bella che abbia mai conosciuto ” e allora lei mi guarda in un modo che trascende le parole

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e ¡ cazzo ! il suo viso era una notte trafitta da due stelle penetranti che illuminavano il mare tenebroso della sua pelle anche quando la sua bocca era troppo triste per sorridere e il suo sorriso spento e buio risplendeva fulgida di selvaggio intenso folgore e in più traspirava sesso e piacere da tutti i pori sorridendo ammiccante mi invitò a casa sua io sono un duro vivo sulla strada da quando avevo 17 anni e non mi spaventa nulla sono un temerario senza coraggio e senza audacia così camminammo per poche centinaia di metri e giunti salimmo su per le scale era solo un piano ma il caldo era sufficiente affinché grondassimo acqua era micidiale asfissiava i corpi ammattiva le teste ... e acuminava i sensi la casa un appartamento in una catapecchia di due piani in un posto buio e appartato mezzo nascosto da un grande palazzo in cemento di 12 piani l’interno della casa era squallido come l’esterno

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senza mobili fuorché un tavolo e una sedia e poi due sole lampe di luce calida a illuminare tinello e bagno il resto al buio nulla tradiva la presenza di una donna in quel luogo e anzi pensandoci bene pareva disabitato nemmeno una tenda un fiore o qualcosa di grazioso e femminile nulla in quella casa regnava un caldo soffocante e le porte e le finestre erano ermeticamente chiuse si siede e alla luce della lampa noto fra i rotondi seni una miriade di gocce di sudore piccole graziose e rotonde rigarle il petto e bagnare la camicia non portava bra ed era bellissima io ero indeciso e smarrito di fronte a quella bellezza inconsapevole e non volevo forzarla ( non cambierò mai : indeciso come un pendolo maledetta indecisione ne sono stato sempre sopraffatto benché sappia che l’occasione la fa l’uomo 114

e non il caso ) ma lei mi guarda e il suo sguardo mi penetra oltre il sangue e il midollo oltre i miei smidollati pensieri oltre l’anima esangue e questo stolido cervello e accavallando le gambe sulla sedia mi sorride e dice “ va’ tranquilo , puoi ” e i suoi occhi mi parlano e mi sussurra piaceri che non conosco così mi faccio coraggio e la bacio e lei ricambia con passione allora avvicino il basso ventre alla sua faccia o meglio spingo la sua testa tra le mie gambe lei coglie l’occasione e slaccia subito la cintura abbassando la cerniera e scoprendo i peli del cazzo che si ergeva lentamente iniziando a svegliarsi e guardandosi intorno come a cercare chi l’avesse disturbato “ ¡ oh , amico , che belo cazo ; lugo lugo ah aha ! ” disse affettuosamente subito prima di prenderlo in bocca come si dice di una caramella dopo averla scartata con dolcezza inizia a lavorarlo prima con la lingua poi con le labbra e anche con i denti con tutto 115


dolcemente e poi continua succhiando e succhiando con la sua bocca umida dando ogni tanto morsetti sulla punta e doveva piacerle poiché era trasognata e chiudeva gli occhi ( cosa insolita per una prostituta ) insisteva suggendo succhiando succiando sucando sugando leccando e baciando tutto palle comprese senza sosta implacabile finché non versai e il mio fiotto di linfa vitale le riempì la bocca che lei bevve con languore e voluttà ingoiando fino all’ultima goccia del mio sperma e della mia anima lasciai la mia anima nella sua gola e lei la bevve in un solo sorso a volte la felicità non costa nulla ma non credo che potrò pagare questo prezzo un’altra volta

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MABEL tempo addietro facendo quattro calcoli mi accorsi di aver scopato con circa quaranta donne diverse negli ultimi due anni trascorsi in Torino e confesso che mi sentivo preoccupato per la mia anima e per la sida non mi va di condannarmi a morte per aver centrato un buco sbagliato dovevo dosare il poco amore rimasto non potevo permettermi ulteriori eccessive complicanze d’altronde avere troppa gente attorno stravolge le idee e confonde generando quella lotta interna dovuta al contrasto tra ciò che si deve + ciò che si vuole + ciò che si può la mia vita era stata troppo dispersiva fino a quel momento come un fiume che tracima perdendosi in mille rivi mi succede periodicamente di smarrirmi e non va mai bene ma così stavano le cose e risoluto e fermo di cambiare vita darmi una calmata e magari riprendere l’allenamento fisico passai un periodo di completa pace interiore ( che per me significa completa astinenza dalle donne e dal sesso )

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la sera scrivevo e scrivevo finché l’orologio non segnava le 3 della notte poi facevo una lunga doccia fredda e fumavo una sigaretta in balcone solo e tranquillo e il giorno dopo mi svegliavo fresco e riposato quasi innamorato della vita così andavano le cose e così andarono avanti per un pezzo finché non incontrai Mabel una sudamericana di diciassette anni ( io ne ho trenta ) fu uno scivolone una caduta anzi una ricaduta ma difficilmente l’uomo vive solo di amore e solitudine e sicuramente non io

poi lei andò via non ricordo perché e io rimasi solo e tranquillo fumando una sigaretta sulla mia terrazza davanti al vorace cataclisma del nulla mentre gli dei si davano di gomito sogghignando con dileggio a volte basta davvero poco qualche libro un po’ di canapa e una donna che ti faccia godere e ridere di qualche nuga niente di complicato arguto o eterno

io sono sempre stato un creativo e ho sempre avuto bisogno di una donna accanto una musa ispiratrice o qualcosa del genere Mabel era scandalosa senza essere volgare sfrenata e rotta senza essere puttana voluttuosa senza essere lasciva rimanemmo insieme alcuni mesi nella mia vecchia soffitta mezza diroccata e senza porte

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MORENA so che è imbarazzante ammetterlo ( e confessarlo ad alta voce ) ma indubbiamente al mondo esistono quelli nati per comandare quelli nati per obbedire e i primi comandano e i secondi obbediscono ( triste ma funziona così ) e poi ci sono io che non voglio comandare e non posso obbedire a nessuno nemmeno a me stesso e questo mi costa caro : l’ho sempre pagata cara non trovo un editore disposto a pubblicarmi non posso pagare le bollette non ci sono donne linde e pulite per me niente parole d’amore né carezze Morena invece aveva imparato prestissimo non a comandare bensì ad obbedire e sopportare ( qualunque cosa ) e sopravvivere con pochissimo le bastava persino il pochissimo amore del padre 120

che la bastonava e la violentava durante le sue sfuriate ( è normale sfogarsi tutti sanno come si fa alcole sesso o droga e quando non puoi averle gratuite o comprartele queste cose te le prendi ma questa è un’altra storia e mi fa male che vada così dunque tacerò i dettagli di questa storia ) da me voleva solo essere amata ed esigeva continue rassicurazioni e voleva che glielo ripetessi in continuazione e a me stava bene era bello la notte distendermi nello squallido letto accanto a lei che dormiva e non chiedeva nulla solo che la stringessi di più e facessi calore al suo corpo con il mio corpo inoltre era nerissima e io adoro le negre molto scure e aveva un forte odore nelle ascelle e nel sesso e questo mi provocava una tale eccitazione che sfociava puntualmente in poderose erezioni

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ero ipnotizzato da quella donna dal colore della sua pelle dall’odore forte ch’emanavano le sue ascelle e la sua pelle e il suo sesso dalla ruvida consistenza dei suoi capelli dal sapore acre dei suoi seni certe emozioni difficilmente si dimenticano ma più di tutto io non ho mai dimenticato il suo volto di bimba angosciosa paventante essere abbandonata da un momento all’altro , il suo volto antipatico e sporco che sotto enormi ciglia proiettava il grido della sua vita disperata e orrenda e lanciava la bestemmia della sua anima ruvida e della sua faccia sporca e antipatica , il suo sguardo accigliato e solo di terrore rabbia e disperazione latente , le sue membra volgenti a tramonti di solitudine , il suo corpo vieto disfatto scipato che urlava le sue cicatrici

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MARTHA conoscevo Martha da qualche mese era una mia vicina mezza schizzata per via di un forte esaurimento nervoso che l’attanagliava nelle sue spire come un cobra e non intendeva mollarla prima di averla soffocata il suo incedere era solenne nella curva bruna dei suoi fianchi e la sua bellezza perfetta e rotonda nella pura forma di acciaio del suo corpo ma parlava troppo una glossolalia insensata erompente da un profondo vuoto pneumatico come il vento che viene dal nulla o la corrente marina che nutre se stessa da nulla provenendo a nulla avanzando un giorno decido di invitarla per un caffè ( non scopavo da molti giorni e iniziavo ad avvertire un certo dolore spermatico e dovevo sfogarmi e versare il mio seme poiché la mia vena creativa si effonde solo quando la carne e il corpo sono satolli : posso scrivere tutta la notte ma dopo avere saturato i sensi o magari aver passeggiato in riva al mare tutto il giorno insieme con un bel volto di paradiso e scopato e goduto a dovere ) lei accetta e con il pretesto del caldo

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si spoglia della sua pelle di serpente e trasformandosi in una creatura silente e furtiva mi prepara un caffè e devo confessare che vederla semi-nuda con addosso solo un microscopico tanga mi eccitava molto quella negra mi piaceva davvero soprattutto quando taceva ( quando parlava diceva troppe stronzate e stupidaggini ) ma per fortuna eravamo attratti solo sessualmente e nient’altro e a me stava bene poiché ormai non riuscivo più a sentire per una donna altro fuorché un’erezione e poi gli amori fugaci sono deliziosi poiché non hanno passato né futuro e non creano aspettative , le aspettative sono sempre deleterie e rovinano tutto ma forse mi sbagliavo sul suo conto forse lei nutriva delle aspettative forse stava incastrando i pezzi di un puzzle e forse è così che si vive a pezzetti a capitoli piccoli capitoli brevi alla bukowski forse si vive così incastrando fra loro tutte le caselle finché il quadro non si completa incastrando nel cuore ogni ora ogni giorno ogni tappa ogni persona incontrata nel tragitto

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e poi persa forse la vita si costruisce così come un puzzle ma non lo avrei mai saputo : io ho sempre vissuto tutto d’un fiato fino all’ultimo respiro senza respiro

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EUNICE quel pomeriggio come tutti i pomeriggi di tutti i giorni da tanti anni ormai non avevo nulla da fare nulla di nulla niente di niente e si sa ex nihilo nihil stupido e stolido seduto sulle scale del ballatoio la schiena appoggiata allo stipite in tasca solo cinque euri aspettavo non-so-che-cosa e aspettando come chiunque aspetti e non sa che cosa aspetti la cosa migliore che potevo fare era ingannare il tempo bevendo fumando e scopando senza troppo pensare anzi per nulla pensando con la testa vuota e il cuore vacuo ( è un’arte che richiede tempo fare niente senza pensare a niente con la testa vuota completamente sgombra ma o s’impara quest’arte o s’impazzisce ) e le ore trascorrevano e correvano così

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e io meditavo se spendere i miei pochi euri in cibo o sigarette e alla fine optai per le sigarette un bel pacco di rosse fiammanti così per esasperare la mia infiammazione tracheale e la mia raucedine scartai il pacco ne accesi una e al primo tiro comparve Eunice una negra cicciona vivace e chiassosa mia vicina con enormi tette pensili e culo flaccido ma in qualche modo conturbante nell’abbondanza di tutta quella carne dura rozza e aggressiva ma se non sei così non sopravvivi , se non sei duro o non t’indurisci con gli anni il tuo destino e la tua destinazione finale è soccombere , o tu calpesti la vita o la vita calpesta te e in questo caso sai che non potrai più aspettarti niente dal mondo né da te stesso ma devo ammettere che mi piacciono le donne così : le donne carine pulite linde e profumate non mi attirano e nemmeno quelle fini ed educate : mi piacciono sporche rozze e sudate e inoltre lei aveva una carenatura non indifferente muscolosa e massiccia malgrado i suoi cinquant’anni e una schiena solida e robusta e questo mi eccita e mi induce a prenderle da dietro

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non mi era mai baluginata l’idea di scoparmi quella valanga di carne dirupata ma ero molto eccitato e non scopavo da giorni e inoltre non avevo un cazzo da fare ( come sempre del resto ) e per di più anche lei sembrava molto affamata e vogliosa e così la stuzzicai e la negra non aspettava altro e subito mi mette una mano sulla patta stringendo forte e io allora la spingo in casa tenendole una mano sulla natica e una dietro la nuca e appena siamo dentro lei senza battere ciglio me lo estrae e si inginocchia e lo prende in bocca avidamente succhiando divinamente la morbida pinguedine delle opulente carni e dei fianchi opimi ansimante grondava sudore e stillava orgasmo ondeggiando come gelatina a ogni colpo di reni che assestavo nella bocca affamata di quella negra venere steatopigia sudati e appiccicosi protraemmo quel nostro gioco sessuale per alcuni minuti lei era una maestra una vera artista e ci sapeva fare alla grande ma troppo infoiata e presa dalla foga e dalla passione forza leggermente i denti lasciandomi

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da artista qual era un piccolo ornamento gliptico sulla cappella a modo di firma bloccato dal dolore mi arresto e lo estraggo dalla bocca lei ride e con fare puttanesco subito lo bacia e lo riprende in mano stringendo e segando forte all’apice della eccitazione le discosto il vestito e tuffo il pene nell’imbuto dei suoi seni molli e strabordanti che affonda scomparendo in quel mare bramoso e accogliente avvolto avviluppato tra quelle onde di carne che subito lo risucchiano e ingoiano richiudendovisi sopra proprio come un mare si richiude sul tuffatore lei inizia a frizionarlo sfrigolarlo e friggerlo contro quelle escrescenze tumorali tutte sudate e languide mentre io godo come un porco stavo per versare così decido di interrompere un attimo e intanto la spoglio nuda e poderosa nella smisuratezza della sua carne mi abbasso i pantaloni e la spingo contro il muro per prenderla in piedi ma quando la piego per penetrarla dalle sue chiappe effonde un fetore vomitevole di merda

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sporca , troppo sporca per continuare l’uccello mi si affloscia subito e io vengo assalito da uno sconforto tremendo incapace di avere una donna normale mi lasciai andare sul pavimento della mia camera addormentandomi quasi subito calpestato dalla vita e stremato

MARIAMA nella casa dell’amore oltre la grande sala ove ordinatamente si celebrano gli ordinari amori sono oscure segrete camere che si ha vergogna solo di nominare su quei letti osceni i nostri corpi trepidano voluttà il sesso scandaloso a reclamare il proprio piacere lì io ti aspetterò disteso e supino per festeggiare il nostro osceno sordido assurdo amore

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ALLA MIA DONNA e cosÏ succede che il tempo passa e passa il tempo passa passa su terre e mari passa su odi e amori passa su pietre e fossi su questa mia mente che non pensa su questo mio cuore che non sente su questo mio corpo che non risponde passa e passa su fanti rami e foglie su nubi scioperi e feste su tombe guerre e terremoti su strade monti e poesie passa su D’Annunzio e Platone su Palazzeschi e sorelle ma non passa su Cavafis e Pollock passa su cartelle esattoriali e fisco passa sulla stampa e sulla repubblica sui pigmei satelliti della ragione su uomini cieli e paludi su cipressi malati su teologi e poeti laureati passa sulla Destra e pure sulla Sinistra sui cimiteri e sulla pubblica opinione passa su opinion leader aureolati passa sulla tua mancanza e sulla mia testa sulle soglie della foresta e sulle foglie del bosco su parole dette e non pensate su arse salmastre tamerici e su irti e scagliosi pini

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su divini mirti su fulgide ginestre e rossi fiori passa su olidi ginepri e su rovi selvatici sulle nostre mani sui nostri vestimenti leggeri e sui nostri pensieri su piangenti cicale e su cicaleggianti professori su questo cinereo cielo sulla plumbea terra e sull’acciaio mare su secolari arbori e sul mio volto incartapecorito sulle mie stolide mani sul mio stolido cranio rasato e sul mio stolido corpo disfatto sulla mia ombra sui miei cigli neri sulla mia pelle macchiata e sulle mie palpebre passa sul mio sesso dischiuso sulle acerbe mandorle amare e sugli amori sbiaditi passa sulle segrete celle del cuore privo di vergogna e pudore passa sui cortili e sui nostri occhi miopi e passa sul cielo autunnale sulla prole dei boschi su arnie luci e venti ma non sulla nostra prole sterile e passa sul siderale sperma australe su fratte anfratti antri e spelonche di montagne passa su interstizi vaginali e cazzi croscianti passa su questo sole tremante vacillante fuggente il tempo passa sulla mia testa ormai incanutita e io non sento donna dormire nuda al mio fianco e cosÏ nel pensiero la fingo viso di rosa

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labbra di pesca sapore d’amaranto e porpora e mi sovviene il suo dolcissimo ambiguo sorriso ferita della notte collana perlacea luna crescente e il suo odore immaginato e immaginario effonde e sciama suscitando oscuri viziosi pensieri che invadono la mia notte e la notte mi rimembra la sua pelle la sua pelle che profuma di frutta matura e dolcissima e intanto empio un altro bicchiere e bevo e bevo e salvezza mi è naufragare in questo mare

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MUNA ti ebbi per caso quasi per gioco e ora sei distesa sul mio letto come luna in mare e come luna in mare la tua pelle trema con sapore d’amaranto e con voce d’amarena mi chiama la tua bocca e io non voglio altro che perdermi nel buio della tua pelle dissolvermi nel silenzio dei tuoi occhi

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MUNA


POSSO AMARTI io uomo meridiano contemplante notturni paralleli e inferne geometrie regalarti non posso altro fuorchĂŠ sorrisi e scherzi e sogni gorgoglianti dal profondo cuore io posso amarti sol tra attorte onde avvolgenti tra torrenti e selvatiche acque fiumali con questo mio cuore affondato con questo mio corpo scoppiato con questa mia mente annebbiata con questa anima inerte con questi occhi stanchi con queste mani neghittose con questa coscienza putrida con questa mia vita distrutta e rovinata io posso amarti solo con baci e poesie con una notturna voce che dispiega grida disperate con soffocati singhiozzi e stanca voluttĂ

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ma se ti basta allora corri bianco-vestita alla mia anima con la tua anima e tieni il mio cuore tra le tue dita di rosa

IN RIVA AL MARE non mi ammalia più l’ora della partenza né più mi seducono le soavi voci proibite di ambigui piaceri proibiti in abbietti squallidi bar sulla riva del mare è bello stare muto senza ambizioni e senza desideri sentendo nel silenzio beltà e morte lavorare su me solo spero che presto tu venga a tenermi compagnia e far niente con me

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REIETTI E RINNEGATI e infine saremo lĂŹ lĂŹ tra i reietti e i rinnegati tra gli emarginati certamente non voluti e non graditi tra quelli che non sanno come comportarsi tra quelli che non sanno che cosa si debba dire e che cosa non si debba dire tra quelli che hanno troppo da dire per poterlo dire saremo lĂŹ certamente non voluti certamente non desiderati certamente disperati soli io e te su questa strada viziosa oscena sucida sordida drogata scandalosa vergognosa saremo insieme su non battute strade su non percorsi sentieri senza soldi senza mete senza ideali e senza veri desideri

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soli e lontani da questo dispietato mondo allucinante e da questa perfida gente che ci fraintende che ci aborre ci disprezza ci maldice ci esclude e ci vuole rinnegati ed espunti e noi noi saremo lĂŹ rinnegati espunti e cancellati soli e felici della nostra sola assenza della nostra reciproca presenza della nostra pura essenza non ambendo che a vivere mentre la notte brucia tra le fiamme e corre il nostro amore come un cane con il cuore in bocca e una zampa tra i denti

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NUDA LUNA già scende la notte con il suo buio manto di stelle ma tu Muna caccia dagli occhi il sonno e con me aspetta che il giorno sopravanzi la notte e stenda la propria luce alburna lascia da parte impegni e affari e sul prato stenditi con me e giunta l’aurora non andare ma rimani ancora finché una nuova notte stenderà il suo drappo di stelle su di noi resta con me ora tra queste stelle che nulla significano in questo prato che nulla significa in questa notte bellissima che nulla significa e inutile come il vento a nulla ci porta dal nulla avanzando

e poi resta ancora quando il sole avrà sciolto il trucco della notte finché non vedremo l’ala bianca del mattino annunciare il sole e poi continuiamo finché le nostre notti si confonderanno con i nostri giorni e giorno e notte non saranno altro che parole

già scende la notte ma tu Muna come la nuda luna siedi con me su questo prato e aspetta la prima stella della sera scherzando e ridendo dolcemente

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ODE

ODE II

al tuo viso al tuo sorriso al tuo sguardo alla silente enfasi della tua vita alla silente enfasi dei tuoi occhi al tuo sudore stillante sul mio cranio nella notte afosa al tuo sapore che si riversa nelle mie vene al mio torpore risvegliato dal tuo sussurro al tuo clitoride clamante nel notturno silore all’oscura linea del tuo corpo alla solenne curva dei tuoi fianchi alla setosa fodera della tua vagina e a te muna delle mie notti nuda negra luna

quando ravvivi i capelli il sole scema e la notte lucida effonde e ammaliante trascorre dai tuoi occhi alla terra come un mare di tenebra io sono lago e tu sole quando ti rispecchi nelle mie acque acquisto fulgore e bellezza tu quieta serbi tempesta in grembo e vita riversi dai calici del tuo petto sei dolcezza e violenza odio e amore distanza non colmabile come un mare di tenebra di cui tu baci con il piede la sponda il tuo sudore è vino forte pieno di fermento invisibile la tua bocca un calice da cui io bevo la vita la tua saliva un’acqua limpida e pura che lenisce il mio ardore le tue palpebre sono scrigni serbanti l’impronta dei miei baci la tua pelle è timida come la luce delle tempestose terre del nord

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quando abbandono il mio capo al tuo ventre sento il mio desiderio gravare il tuo grembo quando appoggio il mio volto al tuo e a occhi chiusi ti bacio sento oltre le tue palpebre i miei sogni palpitare tra le belle spicchi come luna tra le stelle e le altre oscurano e perdono come astri al cospetto del sole e con dolce mormorio la tua voce a me sale risillabando come il reboante murmure del mare Muna sei cosĂŹ bella che metti di malumore

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NOTTETEMPO il candido lume del giorno brunisce in sangue coagulato e la lenta sera lontana annera finalmente le appartate membrane della notte ci accolgono sudario ai nostri corpi madidi ed eccitati non indugiare ma spogliati chĂŠ la carne reclama il proprio piacere e la notte non dura che un soffio sali cavalca questa notte e ingoia i ritegni

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UN’ALTRA SIGARETTA

SEMPRE MI TORNI IN MENTE

ti guardo ridere dolcemente armonica e amica e in petto muore il cuore impietra la lingua brucia la pelle gli occhi più non vedono made la fronte in cerebro è buio e nembato il cuore più non ragiona e scalpita il sesso e sbanda la ragione

pur quando non ci sei pur quando non ci sono e le tue membra in mente fingo e il tuo passo alacre e svelto e la dolcezza delle tue spalle e le tue mani brancolanti a cercare un equilibrio un baricentro un appiglio nella tua alma confusa e fluida e ancora ai miei occhi torni pur se non vuoi pur se non voglio con la curva solenne dei tuoi fianchi e il tuo desiderio lì sospeso che nulla chiede solo di non finire mai

ti guardo e fumo un’altra sigaretta

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PIOVE e uno stillicidio di gocce goccia-a-goccia come un immenso invisibile esercito marcia sui tetti e improvviso il cielo chiude gli occhi e rugge e dura una pioggia rovescia e offusca case e pietre e la luce galoppante percuote la notte con il suo sulfureo lampo-tuono-gong e candidi fulmini folgori come scintillanti sciabole fiedono il buio volto del cielo e insultano alla luna saettando i nembi e il vento rauco cupido guerriero fischia urla e ulula sconvolgendo ombre e arbori con strepito furente e crepitando alle porte esplodendo i suoi secchi colpi di pistola contro le membrane del cielo e il mare ribolle schiumando in plumbee onde e metallici flutti e digrigna i propri ferrei denti voraci e mordendo le rive orrido e terribile si leva come una torre croda e risorge in continuazione senza sosta e senza pace mostrando le mandibole nello spasimo delle sue abissali volute e come brividi scivolano sul dorso del mare alghe e rottami e l’oceano ringhia rugge rugghia romba e croscia squassa scalpita e sciaborda mostrando tra deliranti diademi le voraci fauci alle foci della notte 152

così piomba il tuo ricordo piomba nella mia testa precipita nel mio cuore pesante come lampotuono tagliente come coltello violento come la notte quando la notte è violenta violento come il mare quando il mare è violento violento come l’amore quando l’amore è

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MICRO-ETERNITÀ

COME PER MIRACOLO

miriadi di parole non possono dire la micro-eternità del tuo bacio quando mi baci chiudendo gli occhi stringendo i pugni

come per miracolo il sole gira come per miracolo gli uccelli volano come per miracolo il mare ruggisce come per miracolo la pioggia cade come per miracolo la sigaretta brucia come per miracolo il giorno splende e splendi anche tu e mi guardi e mi sorridi e mi abbracci e mi tocchi e mi baci e mi ami come per miracolo e allora la mia vita si desta e corre come per miracolo quando mi guardasti per la prima volta comprasti la mia nuda proprietà e come per miracolo come in un sogno ora vivo in un corpo che non è mio in compagnia di una mente che non obbedisce e ti pensa anche quando non voglio come in un sogno ora vivo con occhi che non dirigo e ti guardano anche quando non voglio con un cuore che non comando

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e ti ama anche quando non ti amo e gli impongo di non amarti

EPIGRAMMI 1 il tuo nome inciso oggi sulla mia pelle con lettere minute come sulla scabrosa scorza di un albero domani ritroverai marchiato a fuoco sul mio cuore 2 Amore in palpebre languido con marini occhi azzurri mi guarda e con oscure dolcezze mi spinge nella rete inestricabile dei tuoi capelli conducendomi al mistero dei tuoi occhi dove come in un’aurora il rosa e il viola del giorno nascente si fondono nell’oro 3 il tuo culo sforza il mio turgido sesso e nell’alvo tuo languido affondo perplesso alma e palle mi svuota questo oscuro feroce amplesso

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QUANDO TI SVEGLI

OGNI MATTINA

e i tuoi occhi profumati sbocciano come due fiori umidi di rugiada e amaranto e la curva solenne dei tuoi fianchi riprende vita e un nuovo tuo giorno penetra in me e mi sorprende nell’olido aroma di frutta matura della tua bocca allora il sole sorge nel mio letto e il tempo si ferma e i demoni siedono all’angolo e aspettano gli dei sorridono e anche la Signora appare più bella ( solo per un momento )

ogni mattina l’alba riappare e caccia dai tuoi occhi il trucco delle tenebre sorprendendomi con la bocca nella tua bocca olida di frutta matura e dolcissima con le mani intrappolato nella rete dei tuoi capelli

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allora un nuovo tuo giorno penetra in me e i demoni scompaiono ( solo per un attimo ) e gli dei sorridono e anche la signora morte appare più bella

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IL TUO CORPO i tuoi seni sono due calici di vino forte li suggo e mi ebrio del piacere riservato ai campioni del piacere

è strazio al mio malsano amore malato il trepidante odore delle tue gambe è strazio alla mia inerte voluttà gli interstiziali anfratti delle tue gambe ripetono all’infinito l’assioma del mio desiderio *

vino mi è la tua saliva

come il vento calido di luglio più calidi del vento di luglio i tuoi capelli mi solleticano quando leggeri il mio volto toccavano come dita delicate

baciandoti mi ubriaco

*

*

l’antro della tua bocca rivela un claustro riposto e romito solitario solingo e solinquo come deserito e desertico ermo desolato come deserto eremo e appartato occluso da una chiostra di denti come forti spranghe incrodabili che captano la mia voluttà e cattano la mia maschiezza nei reconditi recessi del tuo chiostro boccale a cui il mio desiderio e il mio piacere cedono e cadono reclusi catti claustrofobici-izzati dalla memoria che non molla ma come chiodo fisso l’incastra in una clausura di atro inchiostro da cui non recede e come anacoreta contemplante non riede

*

i tuoi occhi sono occhi di solitudine occhi di abbandono e silenzio occhi di tenebrosa e offesa bellezza i tuoi occhi sono un vago tumulto un vago scintillare di oasi nel deserto un vago guizzare di vita come tra nebbia lampi o come pesci nel piombo dell’oceano nell’oceano di piombo * l’atroce bellezza delle tue gambe è strazio ai miei sogni agitati la sterile libidine delle tue gambe 160

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*

IL TUO SORRISO

il tuo sguardo mi mette paura poiché quanto prima non esisteva rivela ai miei occhi bui e al mio cieco cuore e io spaventato di perderti e perdutamente felice di averti nei tuoi occhi chiedo solo di smarrirmi

come lampo incendia la notte così il buio della nostra stanza tu sorridendo candisci

* la tua fronte è un’isola lambita dall’onda dei tuoi capelli ombrata dalla fronda del tuo crine fresca fronda ombrosa * il tuo corpo è una pura linea di acciaio che il tuo sorriso improvvido improvviso illumina come di notte il lampo rivela contorni aguzzi di roccia

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il tuo sorriso è una falce d’argento che miete i miei sogni falcidia le mie paure collana di perle ferita della notte il tuo sorriso esplode candendo l’oscurità il tuo corpo è una notte luminosa i tuoi occhi due splendide stelle e il tuo sorriso una luna che illumina la mia pelle e vibra con sapore d’amaranto oh Muna quando sorridi la tua pelle trema come mare notturno dappertutto effondendo soave sapore di ciliege e amaranto

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IL TUO SUDORE

I TUOI OCCHI

mi eccita durante l’amplesso leccare il sudore dal tuo madido corpo selvaggio cosparso di mille olidi rivoli che intridono la pelle umida di molle voluttà

io so la vita la morte le città i mari i sogni gli incubi le paure ma non so i tuoi occhi

sesso liquido sesso odoroso a volte basta davvero poco per essere felici

i tuoi occhi rimangono per me un mistero un turgido enigma un indecifrabile punto interrogativo un’umida domanda senza risposta davanti ai tuoi occhi la mia ragione sbanda tu m’interroghi senza domande e io non so rispondere tu domandi e io non rispondo non rispondo

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non rispondo poiché niente so e niente posso dire mi chiedi perché il giorno perché la notte perché la vita la morte il dolore perché fiori e alberi perché poeti e assassini perché rose e viole ma non so rispondere ¿ perché ? mi chiedi e io non rispondo perché niente so so solo quello che non vivo

LA TUA PELLE la tua pelle reca la notte e negli occhi hai il giorno al tuo cospetto l’ebano e l’alba affoscano e pure l’ostro oscura e l’avorio perde sembri una notte stellata ornata con i monili del cielo e il tuo sorriso è un drappo di stelle come se gli astri stupiti dalla tua bellezza avessero deciso di abbandonare il cielo e cadere nella tua bocca nella pelle hai la notte e negli occhi il giorno al tuo cospetto l’alba affosca e pure l’ostro oscura e l’avorio perde

e so anche questo : viviamo solo se l’amore fiede le viscere mentre gli dei sonnacchiosi stanno a guardare e i demoni malvagi in silenzio aspettano

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PELLE DI PANTERA oh Muna oscura notte è la tua pelle e luna il tuo sorriso : se sorridi il tuo volto brilla come notturno mare dalla luna illuminato i tuoi occhi sono un vago tumulto : quando mi guardi la mia anima trema come luna nel mare

oscura notte è il tuo corpo i tuoi occhi due stelle luna il tuo sorriso : quando sorridi la tua pelle trema come luna in mare il tuo sorriso è la mia luna i tuoi occhi sono le mie stelle la tua pelle la mia notte : quando l’alba mi sorprende nell’aroma della tua pelle con la mia bocca nella tua bocca preso nella rete dei tuoi capelli allora per me inizia il giorno

il tuo volto è oscura notte e luna il tuo sorriso : se sorridi la tua pelle brilla con sapore d’amaranto i tuoi occhi sono due splendide stelle : se mi guardi trema l’anima come luna in mare il tuo crine è un viluppo di sogni: quando sciogli i capelli allora per me effonde la notte con un aroma di frutta matura dolcissima e un po’ stantia 168

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SCHERZO

TU SEI PER ME LA RABBIA

soave sei bella tra le belle quale luna ridente tra le stelle e la tua luce le altre caccia e impaura come il sole la luna oscura

il tuo volto è la mia luna il tuo corpo è la mia notte il tuo sorriso le mie stelle e tu tu sei la mia rabbia

alle altre donne la tua luce risplende come il sole la luna sospende quando ti desti sei la mia alba e al tuo cospetto pure il sole scialba la tua bellezza come una scure falcidia le mie imposture e pure le perle rende insicure

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finché vivi e vivo non esiste pena più grande fuorché sapere che tu esisti e possa soffrire tu sei per me la rabbia

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I PIACERI

L’AMORE

il caffè mattutino con mio padre i poemi di Cavafis le passeggiate in bicicletta camminare nel torrido sole del meriggio il mare e la pioggia battente le sigarette e le uova sode il tuo abbraccio nel cuore della notte tu che addormentandoti mi dici “ vorrei che questa notte non finisse ” tu che svegliandoti mi dici “ vorrei starti attaccata così per tutta la vita ” il tuo sesso palpitante nel buio la tua pelle le tue labbra la curva arrogante dei tuoi fianchi le tue linee aerodinamiche la tua pura forma d’acciaio la mia mano sul tuo sesso le mie labbra sul tuo corpo il tuo corpo sul mio corpo

come un vecchio bastardo con sguardo furbesco e sigaretta tra le labbra sogghignanti mi guarda spavaldo

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certo un giorno lo ucciderò e fumerò la sua sigaretta * come un cane rabbioso in agguato dietro la siepe mi perseguita e azzanna * come un cane rabbioso in agguato dietro la siepe mi attende per azzannarmi

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L’AMORE COME UN PAPPAGALLO

¿ ODI ?

ripete che io ti amo e che tu mi ami che io ti amo e che tu mi ami che io ti amo che tu mi ami e lo ripete ancora e ancora e ancora

¿ odi ? non rumore non passo non strepito tutto tace tranquillo e placido e sui secchi rami riposano ancora le brune tortore

sempre la stessa fastidiosa nenia sempre la stessa importuna cantilena sempre la stessa opprimente melodia sempre la stessa tediosa lastima sempre la stessa uggiosa litania sempre la stessa molesta solfa sempre la stessa fastidievole tiritera che lentamente scemante nelle sabbie del ricordo svanisce tra le nebbie del tempo l’uccello dell’amore domani lo strozzerò

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nel silenzio assoluto solo si odono i raggi delle stelle picchiare contro i vetri della finestra e tra rossastre foglie mergersi e nascondersi quale sotto bigia cinigia rovida bracia ferma e silente scrutando la nostra solitudine e i nostri bisbigli sussurri ascoltando la malvacea rorida luna ai nostri amori segreto sepolcro alle nostre baccanali follie testo

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LE VOCI

COME

come quando è tempesta e le stelle stridono all’occaso precipitando in mare e il vento con tumulto avanza picchiando i suoi zoccoli sul rugghiante mare così dal cupo cuore sale a me la tua voce stasera come un eco da morte stagioni e come quando la notte trascorre e scema e l’aurora dalle dita di rosa scioglie i nodi della tenebra e la luna tramonta lontana e nitido e impalpabile giunge il suono del murmure marino così vorrei che la mia voce a te giungesse che dormi tranquilla lontana e intangibile più della luna

come l’alba scioglie il trucco della notte come la notte cancella gli affanni del giorno come il giorno cancella le paure della notte così tu spazzi le mie paure i miei affanni dissolvi le mie imposture

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come la notte si perde nel giorno come il giorno scema nel tramonto come il tramonto si consuma nella notte come la notte dissolve nel giorno come il giorno scioglie i nodi della notte così io mi perdo in te come il tuffatore si getta nel fiume come il fiume si getta nel mare come il mare rigetta trombe di schiume attorte come le schiume del mare si rigettano sulla terra come la terra accoglie l’occaso di rame come l’occaso di rame si scioglie nella sera d’amarena come la sera si fonde col mare d’amaranto risucchiando nel suo imbuto il sole così mi abbandono a te

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VIENI

INSONNIA

amore mio se a me più bella e leggiadra domani venissi uguale a oggi io ti vorrei e quella stessa bocca bacerei

tu dormi io insonne ti guardo dormire

ma tu non vieni né bella né brutta ¿ perché dunque non vieni , perché perché non vieni ? più di morire non si può ma tu non sei morta non è forse vero ? e allora perché non vieni né bella né brutta ? vieni così come sei vieni bella o brutta vieni né bella né brutta vieni anche con occhi ciechi pur pallida disfatta e negletta ma vieni affinché io non creda che tu più non sei

il tuo corpo disteso s’un fianco è una pura forma di acciaio la tua pelle è un tamburo forsennato che si confonde con la notte e con la notte si confonde pure il tuo negro crino corvino e fulgide stelle mostrano le tue dischiuse labbra come se la notte puttana amante stanca d’inseguire il suo sposo passeggero nel tuo alvo discesa abbia discinto il manto a coprire le tue membra dimenticando nella tua bocca i suoi monili argentei amore mio tu sogni io non dormo e insonne ti guardo sognare ¿ quali mondi sogni ? in quale universo ora sei ? da quali pianeti è minacciata la tua luna ? forse sei in compagnia di un altro uomo baiandomi e dileggiandomi ? amore mio tu sorridi io impazzisco

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e a te sorridente il mio sguardo rivolgo tremulo e nebuloso per il pianto che mi sorge sul ciglio ¿ a quale uomo pensi e i tuoi sensi rivolgi ? o mi ami anche dormendo ? io non so poiché anche vicina mi sei lontana ed è come se tu non ci fossi e mi sfuggi anche se sento battere il tuo cuore sotto la mia mano ma non so se batte per me non lo so e questo mi fa soffrire mentre tu sogni e io ti guardo dormire e questo mi fa impazzire questo solo so che se tu smettessi di amarmi vorrei che il tuo cuore smettesse di battere tutte le notti soffro tu dormi e io soffro tu sogni e io soffro tu sorridi e io soffro come alga dolcemente accarezzata dal vento nel mare del tuo letto ti agiti sognando nei tuoi occhi due onde per affogarmi

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MENTRE DORMI addormentata sul tuo corpo non procedo come assetato in ermo deserto acqua per sopravvivere sulle tue dune le mie mani non cercano ma inganni una scure per falciare il freddo inganno della ragione una pistola per freddare lo sporco ricatto dell’abitudine una emozione che risolva la sterile equazione della vita nei vasti spazi delle tue plaghe un tocco di brezza come da un finestrino aperto di una vettura in corsa nella tua voce un crepitio di fiamme nelle tue vene un grido profondo di vita nella tua bocca il canto vellutato della notte nei tuoi occhi l’enfasi silenziosa dell’amplesso come quando poco prima di un forte temporale cadono i venti e l’aria diviene metallo denso-fuso nei tuoi capelli i riflessi della luna ostropurpurea nell’acqua seminale del tuo sesso un sapore d’amarena negli interstizi delle tue grandi labbra ( e anche delle piccole labbra ) la rossa pena della vita nel tuo talento il mio talento di essere senza talento senza portento senza contento nel tuo sguardo un contrassegno del mio dolore come il contrassegno apposto dal doganiere a una valigia distrattamente frugata ¿ vedi ? sono come la luna so brillare solo di luce altrui so vivere solo di vita altrui 181


così mi muovo lentamente sul tuo corpo attento a non svegliarti pregando che non ti desti addormentata sei il mio segreto e il mio sogno sveglia sei reale e di tutti

LA MIA POESIA fanciulla dalle lunghe ciglia come le ariste dell’orzo quando ti guardo divento una pura forma corporea senza ambizione e senza desideri senza rimorsi e senza rimpianti ragazza la mia poesia vive solo nello spazio da me a te per il breve istante d’eternità apparente d’un bacio come il fulmine vive solo nella sua luce per la breve distanza che lo separa dall’albero donna tutti ti bramano ma sai che le tue labbra sono bagnate dai soli baci degni della tua bocca selvaggia

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TRAMONTA

QUANDO DORMI

e i miei incubi iniziano a cinguettare scemenze ma tra poco arriverai

mi piace quando di notte nel sonno ti stringi a me nuda e fresca premendo il viso contro il mio cuore schiacciando il naso contro il mio petto e mi piace quando dormi svegliarmi prima di te e sorprendermi con la bocca nella tua bocca che sa di frutta matura e dolcissima e mi piace ancora di più svegliarmi trovandomi con la bocca intrappolato nella rete dei tuoi capelli e mi piace anche quando dormi ascoltare la tua pelle tremante di luna e sogni ma più di tutto mi piacciono i letti stretti in cui giacciamo io e te in un solo respiro così stretti che quasi posso sentirti sognare e sentire i tuoi occhi sotto le palpebre brillare

poggio l’orecchio alla porta in attesa dei tuoi passi ma sento solo il rumore delle scale battute dal mio cuore rotto e i suoi passi corrosi dalla speranza annotta e ancora non arrivi e ora che la tua voce ha il tono impalpabile dell’eco e del rimorso e con stento sento la sua cadenza ora che la luna discaccia il giorno mi accorgo di quanto sei lontana più della luna intangibile sei lontana con rumore di ala spezzata cade il giorno all’occaso e riporta quanto disperde l’aurora riporta gli armenti dal pasco riporta la barca in porto riporta il contadino dai campi ma a me non riporta il tuo amore

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mi piaci addormentata perché sei il mio segreto e il mio sogno : sveglia sei reale e di tutti 185


quando dormi sei il mio piacere vero e immaginato tangibile e inafferrabile fuggente e impalpabile errante ed erratico per metà ipotetico e per metà concreto calcitrante nel mio cervello

TU MI GUARDI e il tuo sguardo è un funambolo sul filo del rasoio un Icaro sempre sull’orlo dell’abisso un ubriaco che biascica parole inconsulte un pazzo con un tamburo che urla sul tetto una puttana che finge piacere per far piacere a un cliente un treno che deraglia e si accartoccia come una foglia una rosa che ha roso il mio cuore s’è mangiata un pesce con l’ala spezzata una rondine ingabbiata tra le quattro mura del mio cervello un cavallo stramazzato a terra che gorgoglia un cane che ulula alla notte e ringhia alla morte una volpe con la zampa tra i denti e il cuore nello stomaco tu mi guardi e il tuo viso è un cielo autunnale rannuvolato un momento e subito dopo sereno tu mi guardi lunatica e sul tuo volto di luna sorrisi e cipigli si rincorrono come il sole e l’ombra s’una rada battuta dal vento

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ORGASMO era sera e già la luna stendeva un sottile strato d’argento sulle fronde sull’erbe e sul fango e i crini e le cime si agitavano ondeggiando e stormendo e il nostro piacere era come un’enorme onda tumultuosa turgida minacciosa pronta a gettarsi su noi e mergerci e la nostra stanza non era più una stanza ma una muraglia verde esuberante e intricata di tronchi rami e foglie di frasche tralci immobili nella luce lunare e i nostri discorsi erano discorsi di sordidi bravacci e il nostro letto una barca che ci conduceva verso le profondità di un ermo eremo selvaggio vuoto desolato deserto deserito e i nostri sussurri erano bestemmie alla morte sempre in agguato che si allunga in tremuli prolungati lamenti di lugubre terrore e sconfinata disperazione extraterrestre estravagante extra-errante e i nostri corpi sudati s’addentravano in quella immensità selvaggia che si chiudeva dietro di noi come il mare si richiude sul tuffatore ed era come un viaggiare in avanti nel tempo a 300mila km orari in un’aria calida pesante e torbida verso cupe lontananze rocciose e limiti elusivi

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che ci tagliavano fuori dalla logica e dalla ragione relegandoci in una terra che non è più terrestre dove fameliche iene intaccano i cadaveri di un campo di battaglia rosicchiando i resti delle armi e delle spade luccicanti dei fucili e delle pistole defecando il bronzo esausto dei proiettili in una putrida oscurità inerte dove scivoliamo come fantasmi pieni di stupore e segretamente sgomenti di fronte a quel tremido tumulto come assistere a uno scoppio di frenesia dentro un manicomio come procedere in una torbida acqua fluviofiumale costipata da tronchi sommersi e bassure traditrici dove le parole quanto il silenzio non hanno più senso e le voci attentano ai nostri più agghiaccianti pensieri e l’essenziale è invisibile agli occhi e sta oltre la nostra portata oltre ogni possibilità d’intervento e poi di colpo scese definitivamente la notte e noi fummo ciechi andando tentoni lungo una parete infinita e liscia alla ricerca di un indizio un’apertura una fessura che ci illuminasse mondi a noi familiari e ci conducesse a un sole un sole che all’inizio era una forma confusa tra nebbia salsa foschia calida e fubbia appiccicosa e poi divenne accecante ancor più accecante dell’oscurità mentre le mani si contraevano e i nervi erano tutti tesi

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e le palpebre dimenticavano di battere e i sessi fluttuavano nell’aria e sembrava che stessero per dilacerarsi spaccarsi esplodere in una sorda esplosione di onda franta contro gli scogli in un bagno di scintille iridescenti opalescenti e fu come essere inghiottiti come se il mare si chiudesse sopra le nostre teste un mare infuocato d’acciaio e amaranto che ci piombava addosso con mille aghi confitti nella pelle implacabile poiché sfrenato invincibile poiché crudele inattaccabile poiché temerario annegandoci nell’abisso dell’acqua corrente nel baratro di pensieri-stagno nell’acqua degli zampilli nell’acqua degli specchi nell’acqua dei laghi e nei laghi degli occhi nell’acqua dei bacini e nell’acqua delle piogge torrenziali nell’acqua delle chiuse delle dighe delle dune nell’acqua delle terre ghiacciate e dei mari assolati nell’acqua delle caldaie e nell’acqua del vapore nell’acqua ruvida e in quella tumida nell’acqua fantasiosa scabrosa vertiginosa nell’acqua quieta e inquieta nell’acqua degli acquazzi e degli acquazzoni nell’acqua dei flussi e dei reflussi esofagei nell’acqua dei corsi d’acqua e dei ricorsi storici nell’acqua dei rubinetti e dei diamanti nell’acqua delle caraffe e delle fontane e degli abbeveratoi nell’acquolina in bocca e nell’acqua seminale che rotola goccioloni in un eterno pozzo senza fondo

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nell’acqua della luna che affoga nel pozzo nell’acqua di un’oasi del deserto dove un cammello deserito si abbevera rimpinguando l’acqua sommersa della sua groppa allagata che ci annega e ci trascina in superficie per la cruna di un ago attraverso cui non passa nemmeno il crine di un dromedario dalla groppa disseccata e asciutta in una pozza di sangue coagulato dove un perpendicolare pertentacolare mostro giace e vorace ci divora e sputa le nostre ossa sul greto del letto riconsegnandoci a un nuovo eterno capovolto silenzio che scacciato dal nostro trapestio infoiato rifluisce di nuovo dai recessi di un prima-buio che ci risucchia nel proprio imbuto adagiandosi sulla nostra pelle ( la mia pelle e la tua pelle di gelsomino ) come la caligosa bruma notturna sulle foglie consegnandoci a un quieto sonno che è un sogno che vibra la pelle con sapore d’amaranto e illumina la pelle come la luna illumina il mare nero un sogno che scuote la pelle come un’increspatura alla superficie di un enigma insondabile un sogno-sonno a cui ci abbandoniamo senza resistenze stanchi ed esausti in un fremito

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FRAMMENTI AMOROSI bellezza profonda nella tua fronte come una notte fonda di ombre bellezza d’isola nella tua fronte lambita dall’onda dei tuoi capelli bellezza di ladro torbida nel tuo viso dura bellezza di pietra nelle tue mani candore sincero di ragazzo e bruno passo di bambina

in te ascondo i miei pensieri che non posso rivelare e le mie follie che non posso urlare in te le mie paure occulto che non posso confessare in te i miei sogni celo che più rivelano me stesso più di ogni verso più di ogni gesto

*** ninfa dal marmoreo corpo ti sogno in sfrenate corse lungo albe sublunari screziate da nimbate caligini lattiginose mentre i tuoi capelli si sciolgono alla brezza marina *** con la lingua esploro la tua bocca con la bocca esploro il tuo ventre con le labbra carezzo i tuoi capelli e la tua pelle misurando gli interminati spazi delle tue gambe baciando il tuo odore selvaggio di zucchero e cannella assaporando il sapore acre del tuo sudore e del tuo sesso carnoso e arrogante come la fioritura violenta dell’agave ***

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FRAMMENTI MORALI

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chi ama i piaceri deve amare anche i dolori

¿ perché tutto questo affannarsi per il denaro e tormentarsi per questo mondo ? hai mai visto qualcuno che sia vissuto in eterno ? questi uno o due soffi di vita che sono nel tuo corpo sono un prestito

l’allegria non va d’accordo con l’anestesia non crogiolandoti nel dolore sappi che senza dolore non v’è piacere sappi che la stessa allegria di avere un corpo diventerà anch’essa dolore un giorno *** come l’acqua nel fiume come il vento nella pianura passano i giorni della nostra vita non preoccupiamoci di quello che passato non tornerà né di quello venturo poiché non esiste godiamo questa notte amore mio e questo silenzio che ci unisce e questo buio che ci stringe e del domani non diamoci pensiero poiché la vita è oggi e il domani non esiste *** allegra poiché non sai da dove vieni stai allegra poiché non sai dove vai

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sappi che ricevuta una cosa in prestito quale prestito bisogna viverla *** oh cuore giacché il destino ci contrista e infine la pura anima tua si dipartirà dal corpo siedi sulla verzura e baciami prima che l’erba verde sbocci dalla nostra polvere *** cogli questo tuo tempo d’un attimo giacché non sei quell’erba fresca che falciano ed ella torna a spuntare cogli ogni istante poiché già il giorno muore e la notte trascorre in fretta ***

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coloro che sono caduti prigionieri della morale e del buonsenso e si struggono nell’affanno dell’essere e del non essere costoro hanno mille occhi e contano i nostri baci per schernirci ma c’è un campo poco più in là nascosto alla vista al sicuro dagli sguardi pieno di vita e noi lì saremo amanti e previsti a correre scapigliati inseguendo le nubi *** desidera poco e vivi contenta sciogliendo ogni vincolo col bene e col male prendi in mano questa sabbia e le mie mani che ti amano poiché presto questi giorni svaniranno non lasciare che l’angoscia ti tenga in pugno e il cruccio di ciò che è assurdo sperare occupi il tuo tempo siedi sul margine del fiume o sulla ripa del mare e godi di questa estate calida con me sappi che dall’altra parte del mare c’è un uomo che pensa che la sua vita sia perfetta se ci sei tu

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e finché ci sei tu un uomo che vorrebbe passare la vita nel tuo sguardo nella tua bocca sedendo accanto al tuo volto di paradiso e della tua guancia di tulipano poiché in ultima istanza sarai il nulla pensa di essere il nulla reputando il non essere pari all’essere e così vivi libera e felice *** il nostro tempo infamatosi nelle strade tra puttane drogatossessivi e alcolizzato-aggressivi in ogni modo l’abbiamo sperequato dietro ogni avventura a ogni trivio in cerca di calore in ogni angolo di strada ora il velo del nostro buon-nome si è talmente lacerato e squarciato che non si può più rammendare dunque corri a me e godiamoci questo tramonto ché nient’altro conta ogni penitenza fatta è stata disattesa di nuovo la porta della reputazione ce la siamo richiusa addosso

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di nuovo e abbiamo ripreso il costume della dissolutezza *** ¿ fin quando continueranno a parlare di esistenza di dio e di morale ? quanto ancora staranno a cianciare di affanni e angosce e affari e business ? perché non si svegliano e non trascorrono in letizia la propria vita ? fortunatamente io so che nulla può sostituire i tuoi baci teoria e pratica hanno trasceso ogni mia capacità ogni arduo problema lo risolve la tua bocca

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COME UN INNESTO amore come un innesto col tuo cuore dentro il mio cuore formeremo un piccolo giardino i tuoi baci il sole la mia bocca il fiore che al mattino il sole dischiude

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REGALO

SE TU ESISTI

se non è matrigna e crudele vita se non è tormentosa angheria allora i tuoi capelli nerocorvini divenire argentei vedere mi conceda

amore mio finché gireranno gli astri e le stelle e sorgeranno i giorni e le notti allora anche tu esisterai e la mia ragione e la mia rabbia sarai mia magnetica visione mio sesso e castità mio impeto e mio chiodo fisso allorché l’oscuro crine scioglie la notte amore mio finché tu esisterai allora esisteranno paura e angoscia poiché non è altra pena fuorché sapere che tu vivi e possa soffrire e allora nessun tormento mi sarà estraneo poiché su te dovrò vegliare e ogni possibile male annientare ma amore mio quando tu più non sarai allora per me sarà il buio poiché non è altra luce se non quella che tu irradi quando mi guardi e dolcemente sorridi

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AMORE

3,40 A. M.

non dico questa parola invano amore non dico il tuo nome invano

ancora sveglio occhi sbarrati uccelli cinguettano all’alba incombente primi chiarori del giorno tutto normale tutto come sempre tetti case strade macchine vetture e vettori veicoli e velivoli e la mia Lancia del ’91 lì come sempre con un fianco ammaccato e un faro rotto il mercato i lampioni le foglie che cadono la brezza mattutina che scioglie il gravore notturno e il mio cuore le putte e i putti i cinedi i travestiti e i drogati che con la spada sguainata combattono questo mondo imperfetto che non possono viverlo la lampada che non illumina e mi rovina gli occhi le sigarette che bruciano e mi bruciano le labbra i tasti del computatore che si consumano e mi consumano l’alma i cani randagi che frugano nella spazzatura la solita vecchia musica Sun Ra e Pharoah Chet Baker e Pink Floyd , Ravel e Chopin ( solo i notturni ) Francisco Tarrega e Segovia Rabih Abou-Khalil e Mulatu Astaqtè

solo a te cede il mio orgoglio solo a te cede il mio sesso solo a te cede il mio cuore amore non dico questa parola invano amore non dico il tuo nome invano ogni volta che assoggetto il mio orgoglio al tuo volere ogni volta che piange l’alma i tuoi inganni e tradimenti ogni volta che distogli lo sguardo da me il mio cuore urla la sua sentenza quando sorge l’eburnea aurora e ti ritrova al mio fianco e in me penetra un tuo nuovo giorno la mia pelle vibra con sapore di pesca e amaranto

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tutto uguale sempre la stessa musica e pure tu sempre presente-assente che come lucertola fuggisti lasciandomi la coda tra le dita volli serbarti solo per me troppo forte ti strinsi soffocandoti e ora non ci sei più non sei più qui eppùr non passi

PAROLE parole parole parole mi chiedi che non conosco e anche una sillaba ti basterebbe ma già pietra è l’alma e solo il tuo inganno in mente rimbomba in vena gorgogliando

la tua assenza mi spia ogni attimo ogni giorno ogni ora ogni minuto nascondendosi tra la polvere dietro gli angoli della casa tra le foglie del giardino quando parlo non parlo io ma è la tua voce che in me parla quando rido non io rido ma in me ride il tuo sorriso quando piango non sono io a piangere ma i tuoi rimpianti e i tuoi rimorsi e la mia solitudine è solo la tua assenza 204

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BASTEREBBE amore mio ora che la sera lenta si annera basterebbe che mi toccassi il cuore perché la notte ardesse tra le fiamme e il giorno esplodesse la sua melodia d’acciaio

e così risuonerebbe risuonerebbe questo scordato mio cuore risuonerebbe con scroscio di pioggia tra sogni reali e piaceri inafferrabili erratici intangibili e vaganti nel mio cerebro leso tra rami spezzati e pioggia scalpicciante risuonerebbe questo polveroso mio cuore bucando il tempo e la mia mente drogata risuonerebbe in questa sera fredda di brughiera

amore mio basterebbe una tua carezza perché il mio sangue risillabasse desideri e sogni nelle vene da tempo occluse e questo cervello di stagno risuonasse di nuovo di cicale crocidanti e crepiti di sole e la mia alma inaridita rigorgogliasse nuovo amore amore mio basterebbe un soffio perché questo mio cuore questo mio scordato dimenticato cuore questo polveroso mio cuore questo mio cruento avaro cuore amaro si ridestasse acerbo e intatto con stridente strepitante clangore di feroce torrente nell’echeggiante foresta

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ALBA

INSOPPORTABILE È LA NOTTE

finita è la nostra notte e tu come luna in cielo intangibile e lontana adesso sei

ormai non sei più con me e insopportabile è la notte nei bar e nei bordelli mi svilisco a capofitto nel vizio vivo abbietto e bevendo schifoso vino passo intere notti e sulla mia pelle aumentano cicatrici e tatui e bevendo aggiorna e in un mare di errori mi ritrova l’alba e suadenti profumi non possiede il mio giardino solo erba secca e schiocchi di serpi così finisce un giorno e un altro inizia e alba e imbruna e aggiorna e annotta e nel mio lurido letto sprofondo con pensieri stagnanti che non sono pensieri e solo mi distrae di tanto in tanto il tuo ricordo-profumo che si adagia sulla mia pelle come il buio sui prati quando è notte e mi rimembra la tua erotica forma il tuo giovane corpo d’amaranto goduto in folli notti di ebbrezza e così ti penso e so che in qualche luogo esiste un’afrodite dai seni lunati come pomi che amò guardarmi scrivere o far-nulla

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ma so pure ch’esiste sentimento senza compimento come esiste amore senza amplesso e amplesso senza corpo

OSSESSIONE al limitare del giorno allorché la notte fa senza pudore del tuo corpo un fiore discosto io in assurdi spazi claustrofobici trasvolo e sudo dove resto solo e trafitto da nuove perversioni e il mio sesso si erge morboso e mi spinge contro le calde spire della notte isterica tra distese d’immondizia e siringhe al limitare del sonno quando il sole affretta l’agonia della notte e con i suoi colori turgidi veste il giorno quando l’orina preme nella vescica spaventoso e ossessionante mi viene incontro il sesso e ridesta nuove erezioni

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OSSESSIONE II

ORA CHE NON CI SEI

di notte mi sveglio di soprassalto madido nell’alvo dei miei errori e dei miei sogni confusionari e patetici con in bocca un sapore di veleno che non uccide solo confuso e smarrito nei tuoi grandi occhi neri che mi fissano dal soffitto e mi guardano non vivere appeso alla ragnatela dei miei pensieri ambigui intrappolato nella rete dei miei piaceri sordidi soffocando nell’aria che non posso respirare di desideri insani

nera eppure per me eri l’alba eri l’aurora e i tuoi occhi erano due soli

era un luogo in cui io e tu eravamo previsti e amanti così di notte mi sveglio e provo a immaginare che cosa di noi sarebbe stato se tanta disperanza dentro non m’avesse divorato

quando mi guardavi e un nuovo tuo giorno penetrava in me la pelle brillava con sapore di amaranto

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quando ti destavi un nuovo giorno penetrava in me e l’anima tremava come luna nel mare

ora che non ci sei è il buio e la tua pelle non illumina più le mie notti i tuoi fianchi bruni e il tuo grembo non cullano più i miei sogni

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INSONNIA 2

VERRÀ LA NOTTE

sterile figlio della notte infeconda il rimorso vaga nei labirinti della mia insonnia appeso ai filamenti di latte coagulato del ricordo come un ragno appeso alle aragne del rimpianto teso come una spada-di-damocle sul mio sonno

verrà la notte e avrà il tuo odore quest’odore che m’inebria quest’odore che mi perseguita da mane a sera nascondendosi tra le coperte i vestiti e le ore impigliandosi ai miei capelli alle mie dita ai miei tatui quest’odore zucchero e cannella che si incolla al palato come mica e come brivido si muove sotto pelle

è un albatro che canta le sue orribili odiose nenie tra le nere coltri della notte e le sue grandi ali non frangono al muro della droga e del vino spavaldo e protervo mi conduce a sperduti liti dove t’incontro di nuovo perduto amore e la tua stellata fronte rivedo e i tuoi occhi scolorati bacio lì mi chiama con la sua voce maledetta amore

verrà la notte e avrà i tuoi occhi i tuoi umidi occhi questi occhi che mi spiano anche quando non ci sei e mi seguono da mane a sera come l’ombra segue il sole verrà la notte e sarà un momento - come la morte giusto il tempo per finire questi versi e dirti che quando sciogli i capelli allora per me effonde la notte e dispiega il suo drappo di stelle

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“ Dante, come tanti altri autori, fa spesso ricorso in passi celeberrimi alle Muse allattatrici dei poeti. Esse poi sono di fatto generate dalla fantasia dei poeti, padri in tal modo nutriti dalle figlie. Nel nostro tempo la poesia subisce un processo che rasenta l’emarginazione (anche se non sparirà mai del tutto). Essa viene da una figura di reietto, necessitato ad assorbire e a saturarsi delle velenose forze che tendono ad ottenebrare la fisiologia stessa del sussistere. Il padre velenoso in quanto possibile interprete dei veleni attuali e dei loro linguaggi genererà *** una < figlia > che gli rinvierà col suo latte malsano l’insieme ingigantito dei suoi mali ” A. Zanzotto sovrimpressioni


INDICE

Io *** Io Come vissi Il mondo allucinante Il perdente Solo Angoscia I demoni Drenaggio Di notte Cammino La poesia Confieso que he vivido Senza nulla da dire Ode alla sera estiva Ode minima alla sera d’inverno e variazioni Ode minima alla pioggia e variazioni Ode minima alla luna

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Ode semiminima all’estate Ode al mare

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Donne Tatianna Enrica Mariangela Irina Katerina Blessing Sandra Natassa Simona Agata Simone de Beauvoir Yumi Eva Gabriela Vally Rosario ( o forse Consuelo ) Lovet Nadia Priscah Amanda Mabel Morena

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Martha Eunice Mariama Alla mia donna Muna

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Muna Posso amarti In riva al mare Reietti e rinnegati Nuda luna Ode Ode II Nottetempo Un’altra sigaretta Sempre mi torni in mente Piove Micro-eternità Come per miracolo Epigrammi Quando ti svegli Ogni mattina Il tuo corpo Il tuo sorriso Il tuo sudore I tuoi occhi

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La tua pelle Pelle di pantera Scherzo Tu sei per me la rabbia I piaceri L’amore L’amore come un pappagallo ¿ Odi ? Le voci Come Vieni Insonnia Mentre dormi La mia poesia Tramonta Quando dormi Tu mi guardi Orgasmo Frammenti amorosi Frammenti morali Come un innesto Regalo Se tu esisti Amore 3,40 A. M. Parole

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Basterebbe Alba Insopportabile è la notte Ossessione Ossessione II Ora che non ci sei Insonnia 2 Verrà la notte

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Direttore editoriale Carola Messina In redazione Cristina Borghesi, Giorgia Terruli e Patrizia Garcea Loghi e progetto grafico di copertina Francesca Cerritelli Promozione PEA Italia Via L. Spallanzani, 16 - 20129 - Milano Tel. 02.29516613 Distribuzione Messaggerie libri spa Centro distributivo: Pavia: via Zaccagnini 27049 Stradella

Finito di stampare presso Puntoweb Srl Via Variante di Cancelliera 00072 Ariccia (Rm) nel mese di Agosto 2019


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