Urbes Magazine 2023

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Public Global One Planetary Urbes Magazine - Ottobre 2023

Health



Editoriale Federico Serra

Un Pianeta fragile, tra crescita demografica e impatto ambientale

Come tutti sappiamo, il nostro ambiente planetario si sta deteriorando rapidamente. Il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, l’inquinamento idrico, la deforestazione e altri cambiamenti ambientali globali stanno accelerando e influenzeranno profondamente la salute umana, non solo nelle parti più vulnerabili del mondo ma anche in Europa. Esiste un ampio consenso sul fatto che il settore sanitario pubblico debba affrontare urgentemente questi problemi, ma è come ci fosse un elefante in una stanza, come ci dice il Prof. Johan P. Mackenbach, dell’Erasmus di Rotterdam, che la maggior parte di noi preferisce ignorare. Questi accelerati cambiamenti ambientali sono stati causati da una combinazione di crescita economica e crescita della popolazione e, sebbene l’aumento dei consumi pro capite sia stato il più importante dei due, anche l’aumento del numero della popolazione umana ha dato un contributo significativo: quanto più crescerà la popolazione mondiale, tanto più difficile sarà ridurre l’impatto delle attività umane sulla terra e fermare l’ulteriore degrado ambientale. L’aumento demografico porta con sé alcune sfide complesse da affrontare in termini di sostenibilità ambientale, economico, sociale e di sanità pubblica. I fatti parlano da soli. L’aumento della popolazione mondiale, da circa 1 miliardo nel 1800 a quasi 8 miliardi nel 2020, è il risultato di un calo della mortalità che precede e supera il declino della fertilità. Sebbene il calo della fertilità abbia recentemente rallentato la crescita della popolazione, la popolazione totale mondiale è ancora in crescita e probabilmente raggiungerà il picco di 9 miliardi, 10 miliardi o anche di più nel corso del 21° secolo, a seconda delle esatte traiettorie della mortalità e del cambiamento della fertilità. Mackenbach ipotizza che la scelta di un percorso a bassa crescita potrebbe avere molteplici vantaggi, portando con sé minori emissioni di gas serra, minore distruzione degli habitat di altre specie, minore inquinamento, etc. e riducendo anche i costi delle politiche di mitigazione e di adattamento. Mentre con le attuali cifre demografiche i bisogni fisici dell’umanità, come la nutrizione, possono forse essere

soddisfatti entro i “confini planetari”, il raggiungimento di obiettivi più qualitativi come un’elevata qualità di vita, condizioni di benessere e salute diffusi, sistemi sanitari universalistici, saranno difficili da raggiungere, con questi aumenti demografici. Tuttavia, le politiche demografiche di solito non sono considerate parte delle strategie sul cambiamento climatico, o delle politiche per ridurre la rapida perdita di biodiversità, o di altre politiche di “salute planetaria”, e in più poggiano su temi etici di grande sensibilità. E allora perché facciamo finta di non vedere l’elefante che è nella stanza? Mackenbach ci dice che è frutto di percezioni errate, come l’idea sbagliata che il numero della popolazione non abbia molta importanza per il cambiamento ambientale globale, o l’idea altrettanto sbagliata che i programmi di pianificazione familiare siano inefficaci, quando invece potrebbero avere un ruolo. Ma la ragione più importante probabilmente è che molte persone si sentono a disagio all’idea di promuovere attivamente un rallentamento della crescita della popolazione, per non parlare di ragionare su una riduzione del numero della popolazione umana. Temi che riguardano l’etica e la scelta individuale nella creazione dei nuclei familiari, sono temi difficili da incardinare all’interno di strategie di pianificazione e di sostenibilità. Le politiche demografiche spesso sollevano questioni etiche controverse riguardo alla pianificazione familiare, all’aborto e all’immigrazione, al perché si dovrà conciliare l’autonomia individuale e il diritto alla procreazione con gli interessi collettivi e la necessità di evitare il collasso ecologico. Un’altra questione per Mackenbach complicata, poiché la crescita della popolazione attualmente avviene principalmente in Paesi con un basso consumo pro capite, e sembra ingiusto esortarli a limitare la loro crescita demografica, mentre ai Paesi attualmente più ricchi non è mai stato chiesto di fare lo stesso. Storicamente, la sanità pubblica ha dato un contributo

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importante alla riduzione della mortalità, e aiuta ancora i bambini a sopravvivere fino all’età fertile, o gli anziani a sopravvivere fino a un’età molto avanzata, il che ha un impatto sul numero futuro della popolazione e ha conseguenze a valle l’impronta ecologica dell’umanità. Potremmo provare a rassicurarci sottolineando che il calo della mortalità è solitamente seguito dal calo della fertilità, ma è sufficiente? La crisi ecologica in atto richiede che la sanità pubblica sviluppi una visione su come contribuire al meglio – nel lungo periodo, ma nel più breve tempo possibile – a ridurre il numero di persone sulla Terra. Combinare interventi di sanità pubblica con programmi di pianificazione familiare che promuovano il controllo volontario delle nascite è utile, ma difficilmente sarà sufficiente, e forse dovrebbero essere prese in considerazione anche opzioni più radicali. Usare una comunicazione persuasiva sulle persone culturalmente più fragili? Incentivare le persone ad avere meno o nessun figlio? Rallentare lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie riproduttive e di estensione della vita? Tutte opzioni difficili da mettere in atto, ma il nostro dovere è renderci conto dell’elefante che è all’interno di questa stanza chiamata Terra.

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EDITORIALE AGORÀ ZIBALDONE IN PUNTA DI PENNA CITTADINI SOCRATIC DIALOGUE HEALTH CITY MANAGER ALUMNI RECENSIONI TAKE AWAY CITIES SPEAKING HCI UPDATES ITALIAN DIABETES AND OBESITY BAROMETER REPORT NEWS DALLA ReCUI URBES DIALOGUE Studiare le nuove frontiere della salute globale SPECIALE "PLANETARY HEALTH" Global Gateway, la via europea all'innovazione digitale Network Planetary Health Come i Sindaci statunitensi stanno creando la transizione giusta La transizione energetica della Cina Appello per il Mediterraneo “Planetary Health”, esposoma e salute dell'uomo Lettera aperta sul clima ai media italiani UNICEF: 90 bambini ogni settimana muoiono per l'inquinamento Andrea Rinaldo vince il premio nobel per l'acqua Green Obsession agli SDGs AWARDS Enciclica del Papa sul clima

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INDICE SPECIALE 40^ ASSEMBLEA ANNUALE ANCI Tre colori sul cuore | I sindaci uniscono l'Italia LETTERA APERTA AI SINDACI ITALIANI LAMBERTO BERTOLE, ASSESSORE WELGARE E SALUTE COMUNE DI MILANO ALBERTO FIRENZE, HEALTH CITY MANAGER COMUNE DI PALERMO URBES AWARD 2022 URBAN HEALTH COLUMNS Un unico ambiente con tutte le sue regole: la Terra Ripensare l’ambiente costruito, le città e gli spazi dell’abitare per scopi di Salute Pubblica: un’anticipazione della LVII Carta di Erice Stati Generali della Comunicazione per le Salute - II edizione Cittadinanzattiva Roma: la Corsa Verso Expo 2030 Planetary health: in un mondo di risorse finite, ogni cosa è interconnessa Il disagio psicologico di bambini e adolescenti post pandemia Le politiche urbane per la qualità della vita in Italia Smart City = Smart Health Health in the cities prevention programme FOCUS ON SPORT SPORTCITY DAY & Giornata Nazionale Ssalute Benessere Città 2023 Alla scoperta degli Ecoskateboard: le tavole realizzate in plastica riciclata CITIES CHANGING DIABETES News dalla Rete ARTICOLI Indagine ISTAT: Città Metropolitane e Anziani Bergamo prima città nel network delle città sulla longevità Angkor City: una metropoli nella Cambogia medievale Coober Pedy: vivere sottoterra per combattere le alte temperature Mediterraneità, ricette regionali e health management SDG Summit 2023 Roma tra Periferia e Centro: una città in movimento. Foto di Pasquale Liguori ADVERTISING

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Andrea Lenzi, Presidente Health City Institute, Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (CNBBSV) della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Agorà


Pensare assieme alla salute del Pianeta Non c’è dubbio che il nostro pianeta e il suo clima stiano cambiando, in modo accelerato ed imprevedibile, a causa delle azioni umane. Sempre più spesso ci troviamo di fronte a eventi meteorologici estremi a cui si associa il declino della biodiversità e l’aumento del degrado e dell’inquinamento degli ambienti naturali. La cosiddetta Planetary Health, ovvero la salute planetaria, è definita come la salute delle popolazioni umane e lo stato dei sistemi naturali da cui dipende. Sono necessarie un’attenzione e un’azione urgenti per affrontare gli ingenti danni che gli esseri umani hanno creato e stanno continuando a creare, convincendo di questo tutti i cittadini della Terra, convincendoci che la nostra salute è intrinsecamente legata alla salute del pianeta. Il campo della salute planetaria esplora le connessioni tra la salute umana e il benessere degli ecosistemi viventi e non viventi della Terra, con cui la vita umana è intrecciata. Il termine “Planetary Health” è relativamente nuovo, poiché è stato introdotto per la prima volta in un Comment del 2014 su Lancet. Tuttavia, le basi per ragionare su campo sono state gettate da una vasta gamma di discipline, tra cui la medicina, la sociologia e le scienze ambientali e l’ecologia, e molte altre, intrecciandosi con l’azione di movimenti ambientalisti ed attivi sui diritti umani. La rilevanza di questo termine è diventata sempre più importante con l’avanzare del riconoscimento che l’attività umana sta creando un impatto significativo sugli ecosistemi del pianeta, tanto da parlare di una nuova epoca geologica, l’Antropocene. Molti sono stati i contributi forniti da organizzazioni internazionali ed esperti alla discussione sul Planetery Health. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) introduce la salute planetaria come uno dei momenti fondamentali nella promozione della salute, collegandola con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, come pure con la Carta di Ottawa per la promozione della salute, una pubblicazione fondamentale derivante dalla prima Conferenza internazionale sulla promozione della salute nel 1986. L’OMS definisce la salute planetaria, espandendo la precedente definizione di salute umana, come “uno stato di completo benessere fisico, sociale e mentale, e non semplicemente l’assenza di malattia o infermità”, attirando l’attenzione sulla connessione tra i sistemi

umani e i sistemi naturali della Terra. Ma vi è stata una rapida evoluzione della terminologia che ha portato le scienze della salute ad evolversi partendo dalla One Medicine, attraverso l’EcoHealth, per arrivare a One Health e, infine, oggi, a Planetary Health. Quindi, un passaggio verso un’azione coordinata basata su politiche della salute inserite nell’ambiente globale dove viviamo. Non c’è dubbio che il nostro ambiente stia cambiando: dagli anni più caldi mai registrati, alla scomparsa degli agenti impollinatori, al collasso globale della pesca e al nostro uso di circa la metà della superficie vivibile del pianeta per nutrirci. Come detto siamo ora in una nuova era geologica, l’Antropocene, caratterizzata dal drammatico impatto dell’umanità e di una sua enorme responsabilità sulle condizioni biofisiche della Terra. Sebbene la salute del cittadino medio globale sia migliorata nel secolo scorso, la stabilità e la qualità dei sistemi di supporto alla vita del nostro pianeta è drasticamente diminuita, mettendo a rischio i recenti anche i guadagni in termini di vita media, salute pubblica e sviluppo. Siamo di fronte non solo a un sistema climatico sconvolto, ma rischiamo la sesta estinzione di massa della vita sulla Terra; inquinamento su scala globale dell’aria, dell’acqua e del suolo; scarsità di seminativi e di acqua dolce; cambiamenti pervasivi nell’uso e nella copertura del suolo; il degrado dei sistemi marini. Questi cambiamenti ambientali antropogenici influenzano la qualità dell’aria che respiriamo e dell’acqua che beviamo, la qualità e la quantità del cibo che produciamo, la nostra esposizione alle malattie infettive e persino l’abitabilità dei luoghi in cui viviamo. I cambiamenti dei sistemi naturali di supporto alla vita sul nostro pianeta stanno già avendo un impatto sulla nostra salute e si prevede che guideranno la maggior parte del carico globale di malattie nel nostro secolo, colpendo più duramente le persone più vulnerabili di oggi e le generazioni future. Tutto è connesso: avere interferito così pesantemente con i sistemi naturali del nostro pianeta ci si sta ritorcendo contro in modi imprevedibili. Comprendere e agire su queste sfide richiede una massiccia collaborazione, oltre i confini disciplinari e nazionali per salvaguardare la nostra salute.

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ZIBALDONE UN PIANETA DA SALVARE

Il collasso climatico è molto più intenso nel 2022 di quanto anche molti scienziati si aspettassero, eppure il mondo non lo sta ancora trattando come una crisi.


di Frederick Greenhouse

Tra le tante notizie che ci sono state propinate nell’estate appena passata non so quanto i media abbiano realmente dedicato al cambiamento climatico in atto nel nostro Pianeta, fatto che ha spinto cento ricercatori italiani, tra cui il Nobel Parisi, a rivolgersi proprio ai media chiedendo una informazione puntuale sul tema. Diciamolo francamente, è stata un’estate di follia climatica. Nel marzo di quest’anno, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, in occasione della pubblicazione del sesto Rapporto IPCC, era stato inequivocabile chiaro: "In tempi rapidi, il nostro pianeta ha bisogno di un'azione risoluta per il clima, da attuarsi su tutti i fronti –ovunque, tutto in una volta". Ma, chi realizzerà questa azione? Deve essere chiaro a tutti, per Futterres che “Changing everything, everywhere, all at once”, è un chiaro invito ad agire immediatamente e tutti assieme, che richiederà un'ondata di changemaker, individui che tutto il mondo ambiscono e vogliono cambiare i sistemi e le strutture di cui fanno parte, nel loro lavoro, nelle scuole, nei quartieri e nei Paesi. I sistemi sono fatti di persone e sono quindi cambiati dalle persone, dallo sforzo collettivo degli individui. Ognuno di noi ha un ruolo importante nel cambiamento. La buona notizia è che più che mai, le persone capiscono che il cambiamento climatico minaccia i luoghi, le persone, le cose che amiamo il nostro futuro e quello delle generazioni che verranno. E di questo ci preoccupiamo profondamente. Eppure il cambiamento non sta avvenendo abbastanza velocemente. Fare in modo che le persone si preoccupino del cambiamento climatico è solo una parte del lavoro: il prossimo passo è creare consapevolezza nei Governi e nelle persone e questo anche attraverso dati scientifici che dimostrino come il cambiamento climatico sia un fatto reale e non da mero salotto mediatico. La NASA ha annunciato che nessun mese nella storia registrata, risalente al 1880, è mai stato così caldo come il luglio di quest’anno . Luglio 2023 non ha solo battuto il record. Lo ha superato.

"La differenza tra il 2023 e il 2019, che era il record precedente, è stata estremamente significativa", ha detto Gavin Schmidt, modellista climatico e direttore del Goddard Institute for Space Studies della NASA. I dati elaborati dalla NASA, che guardando il Pianeta dall’alto gode di una posizione privilegiata, mostrano che le temperature di luglio sono aumentate rapidamente dal 1970 con la barra per l'ultimo luglio che si trova circa un quarto più alta di quelle precedenti E sempre la NASA ci dice che il livello degli Oceani si è alzato di 98,5 millimetri dal 1993 ad oggi. Un innalzamento del livello del mare causato principalmente da due fattori legati al riscaldamento globale: l’acqua aggiunta dallo scioglimento delle calotte glaciali e dei ghiacciai e l’espansione dell’acqua di mare mentre si riscalda. Il cambiamento del livello globale del mare dal 1993, come osservato dai satelliti, registra un incremento fino a quasi 1 centimetro: il segno blu sul righello mostra le misurazioni esatte dei dati dell’altimetro oceanico. Andrea Rinaldo, premiato con lo Stockholm Water Prize 2023, più semplicisticamente denominato il Nobel delle acque, in una intervista recente ci dice che “…Far restare viva e vitale Venezia non sarà facile.. Oggi prevediamo che il mare sarà più alto di un metro fra cento anni. Nel resto del mondo intanto il ghiaccio antartico si è ridotto quest’anno come mai aveva fatto prima. E se perdiamo la Groenlandia, altro che un metro di innalzamento del mare. Ne avremo sette. L’impressione è che il cambiamento non sia lineare, ma in accelerazione” Pensate sette metri, ma anche solo un metro di innalzamento, significherebbe la scomparsa di molte città e un disastro al quale non poter dare risposte. Sicuramente il cambiamento climatico non può essere un tema di destra o di sinistra, non può essere un tema divisivo e dove alberghino strampalate singole opinioni e opinionisti improvvisati. Per questo la Nature Restoration Law approvata dal Parlamento Europeo lo scorso 12 luglio, deve essere vista come un primo passo di consapevolezza politica sul tema.

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Il testo stabilisce obiettivi vincolanti in sette campi d'azione, come terreni agricoli, torbiere, impollinatori e fondali marini, con l'obiettivo di invertire i danni ambientali causati dall'attività umana incontrollata e dai cambiamenti climatici. Il cambiamento climatico sta avendo un impatto sulla vita umana e sulla salute in vari modi. Minaccia gli ingredienti essenziali di una buona salute – aria pulita, acqua potabile sicura, approvvigionamento alimentare nutriente e riparo sicuro – e ha il potenziale per minare decenni di progressi nella salute globale. Tra il 2030 e il 2050, si prevede che i cambiamenti climatici causeranno circa 250 000 decessi aggiuntivi all'anno solo per malnutrizione, malaria, diarrea e stress da calore. Si stima che i costi diretti dei danni alla salute siano compresi tra 2 e 4 miliardi di dollari all'anno entro il 2030. Le aree con infrastrutture sanitarie deboli – soprattutto nei paesi in via di sviluppo – saranno le meno in grado di far fronte senza assistenza per prepararsi e rispondere.

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Le emissioni di gas serra derivanti dall'estrazione e dalla combustione di combustibili fossili sono i principali fattori che contribuiscono sia ai cambiamenti climatici che all'inquinamento atmosferico. Molte politiche e misure individuali, come le scelte di utilizzo dei trasporti, degli alimenti e dell'energia, hanno il potenziale per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e produrre importanti benefici collaterali per la salute, in particolare riducendo l'inquinamento atmosferico. L'eliminazione graduale dei sistemi energetici inquinanti, ad esempio, o la promozione del trasporto pubblico e del movimento attivo, potrebbero ridurre le emissioni di carbonio e ridurre l'onere dell'inquinamento domestico e atmosferico, che causa 7 milioni di morti premature all'anno. Non possiamo stare a guardare tutto questo senza prendere decisioni individuali e collettive che rendano questo Pianeta da salvare e più vivibile per tutti.



IN PUNTA di Fabio Mazzeo Giornalista e divulgatore scientifico

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“C'era una volta una città nel cuore dell'America dove tutta la vita sembrava scorrere in armonia con il paesaggio circostante”. Inizia così “Silent Spring”, Primavera silenziosa. La biologa americana Rachel Carson lo scrisse nel 1962, e da allora viene considerata la madre del moderno ambientalismo, Più di sessanta anni fa lei vide gli effetti dell’operato irresponsabile dell’uomo nell’immettere nella natura fattori inquinanti. E già allora esortava la comunità americana verso modelli di sviluppo più responsabili perché quel continuo avvelenare l’aria, l’acqua, il terreno, si sarebbe rivelata infine una pericolosissima guerra dell’uomo contro l’uomo. Nei sessant’anni da quell’appello lanciando dalla Pennsylvania di un’idea di sviluppo che tenesse conto di tutti gli organismi presenti nel Pianeta abbiamo visto l’affermazione della civiltà della plastica e l’espansione di un’industria sempre più energivora che nella gara di produzione ha portato la Cina a doppiare gli Stati Uniti per quantità di emissioni inquinanti. Il cambiamento climatico è la risposta della Terra, che non urla. Sottovoce arriva il segnale sotto forma dell’innalzamento della temperatura globale la cui misurazione è ben più complessa della percezione di un singolo uomo in un determinato posto. La scienza ci dice che gli effetti, salvo cambiamenti di rotta, saranno devastanti. E come spesso capita, quando la scienza ci dice qualcosa che non ci conviene la reazione è quella di negarla, dimenticando che è stato grazie alla scienza che dalle caverne siamo arrivati sui nostri divani dove grazie a un telecomando scegliamo il programma tv tra satelliti e download. Considerato lo sterminato talento dell’uomo, una possibilità d’uscita è che anche grazie nuovi compagni di lavoro come i supercalcolatori, presto arrivi una soluzione che interrompa l’abuso di combustibili fossili. Essi sono la prima causa di inquinamento e nel 2020 uno studio di Greenpeace stimava ogni anno, a causa della immissione dei loro scarichi nell’aria, un costo di 4,5 milioni di morti; l’inquinamento su scala mondiale

costa 8 miliardi di dollari al giorno. Sono numeri impressionanti! Se usiamo quello studio come riferimento dobbiamo pensare che in Italia ogni anno muoiono per cause strettamente collegate al clima oltre 56.000 persone, una città di medie dimensioni spazzata via. Gli effetti diretti sulla salute umana sono devastanti. Il biossido d’azoto causa nel mondo 4 milioni di nuovi casi di asma tra i bambini, e per l’inquinamento prodotto dalle polveri sottili 1.8 miliardi di giorni lavorativi vengono persi per malattia. I dati citati riguardano l’intero pianeta perché la sfida è globale. È la partita in cui solo uniti si può davvero vincere. E questo è il primo dei grandi problemi, perché il tatticismo politico mira alla produttività e alla ricchezza da garantire (a chi?) nell’immediato. I negazionisti del cambiamento climatico pare possano dormire sonni tranquilli, nessuno sembra potersi permettere di puntare sul futuro. Lo sa bene Greta Thunberg, che nel 2018 lanciò la sfida sua e dei ragazzi della sua generazione contro la politica inerte rispetto ai problemi del clima. Per chi siede comodamente sul presente fu molto più semplice prendere di mira la giovanissima attivista svedese per la sua diagnostica sindrome di Asperger piuttosto che pesare e riflettere con attenzione sulle parole da lei pronunciate. Nei film degli anni ’50 vediamo in bianco e nero che era ancora possibile fare il bagno nei fiumi, ciascuno all’interno dei perimetri urbani coltivava un piccolo orto, “la vita sembrava scorrere in armonia con il paesaggio circostante”. Recuperare quell’armonia? Impossibile nel breve termine. Quasi impossibile in assoluto. Quasi. “Siamo la prima generazione a sapere che stiamo distruggendo la Terra e l’ultima che può fare ancora qualcosa”, dice Tanya Steel, direttrice del WWF. Forse c’è un troppo di retorico, e comunque Rachel Carlson lo aveva capito sessant’anni fa che stavamo distruggendo il Pianeta. La citazione della Steel è nell’apertura del sito planetaryhealt.it, un inner circle nato in Italia con


DI PENNA l’ambizione di sensibilizzare su un tema che sta mettendo a repentaglio la nostra salute e i sistemi sanitari. Ampiamente previsto dall’IIPH (Italian Institute for Planetary Health) guidato dai professori Walter Ricciardi e Giuseppe Remuzzi, l’ultimo dei dati agghiaccianti di uno studio pubblicato su Nature Medicine ci ha confermato che a causa del caldo estremo dell’estate, nel 2022 sono morte nel nostro Paese 18.000 persone in più. L’introduzione del concetto di Planetary Health è l’intuizione di chi ha colto l’importanza dell’eredità di quel manifesto del 1962: è al circostante, a tutto il circonstante che dobbiamo guardare. Nessuno si salva da solo, nessuna specie in nessuno stato o un continente, se al Pianeta manca l’aria. La circostanza che la sfida sia globale tende a fornire a ciascuno un alibi per non fare. Ma c’è chi vuole provarci, perché se non è l’uomo a prendere iniziativa nessun altro lo farà. Se il Pianeta muore, il Pianeta se infischia. Sono gli uomini a rimetterci, la posta in gioco è la sopravvivenza della specie. Chi inizia a fare qualcosa? Cominciare dai comportamenti individuali, dalle lezioni a scuola, dalle singole città può essere un’idea. Ci sono decine di movimenti, soprattutto di giovani, che già si organizzano, studiano, invocano una nuova pianificazione urbana promuovendo la realizzazione di parchi urbani, aziende agricole all’interno delle città. Sono i giovani i più sensibili alla sfida della mobilità nelle metropoli dove vince chi abbandona il mezzo privato a patto che funzionino i sistemi di trasporto pubblico. C’è la grande partita dei rifiuti, del loro smaltimento, del riciclo e poi la grande sfida della gestione delle acque. Secondo l’Istat nelle città italiane ogni 100 litri di acqua erogata 42 vengono dispersi. In Itali a abbiamo. Un sistema idrico colabrodo incuranti del suo enorme valore: chi ce l’ha prospera, chi non ce l’ha darà vita a una nuova epocale migrazione. È la storia che si ripete e dalla quale l’uomo sembra avere qualche difficoltà a imparare. Sono queste le battaglie che forse vale la pena cominciare. Ciascuno per la parte che

può nel ruolo che ha. “Noi non abbiamo ereditato il mondo dai nostri padri, ma lo abbiamo avuto in prestito dai nostri figli e a loro dobbiamo restituirlo migliore di come lo abbiamo trovato.” È una delle frasi più celebri. La pronunciò Robert Baden Powell, il fondatore dello scoutismo. L’impressione è che troppi padri oggi guardino alla loro esistenza personale come il fine e la fine di tutto, non vedendo, tornando a Rachel Carson, che ”l’uomo fa parte della natura e la sua guerra contro la natura è inevitabilmente una guerra contro se stesso”.

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CITTA DINI di Antonio Gaudioso

Le drammatiche circostanze della recente pandemia da Covid-19 hanno prodotto un impatto dirompente sulla vita quotidiana, hanno acutizzato criticità precedenti e sollevato nuovi dubbi e perplessità, obbligando opinione pubblica e decisori politici a inserire nell’Agenda delle politiche pubbliche, a livello internazionale, temi delicati che potrebbero ancora oggi costituire un problema per il futuro benessere collettivo. L’esplosione della pandemia ha evidenziato inoltre l’interconnessione tra salute umana e benessere animale e ambientale. Il tema della Global Health, affrontato già in molte occasioni, si è ormai evoluto, sia dal punto di vista concettuale che scientifico, in Planetary Health per indicare la necessità di un approccio globale e olistico che riguarda il mondo scientifico, istituzionale, amministrativo fino ad arrivare al singolo cittadino, chiamando in causa il senso di responsabilità di ciascuno.

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Il Planetary Health è un tema complesso, pieno di sfaccettature, che richiede consapevolezza e un approccio a 360°, richiede intense attività di formazione, educazione ed empowerment sulle comunità con il coinvolgimento attivo di attori portatori di interessi collegati alla salute, come le organizzazioni civiche, di pazienti, di tutela ambientale e animale per avere un punto di vista comune e coeso che possa contribuire ad influenzare le politiche pubbliche affinché siano sem-

pre più orientate alla tutela della salute, intesa come bene comune su tutti gli aspetti della quotidianità. Basti pensare all’impatto del traffico sulla vita e sulla salute delle persone, ai cambiamenti climatici che rappresentano una sfida significativa per il pianeta, alla qualità del cibo che impatta sulla vita tanto degli uomini quanto degli animali da compagnia e da reddito (si pensi che negli ultimi 3 anni, solo in Italia, abbiamo avuto l’effetto dell’influenza aviaria, in pieno Covid, e la peste suina che sta ancora impazzando, nonchè l’effetto della Peronospora che sta pesantemente falcidiando i vigneti del nostro Paese). È fondamentale che questa consapevolezza raggiunga le Istituzioni, le Amministrazioni e le Comunità, tanto a livello nazionale quanto a livello regionale e territoriale, favorendo la cooperazione tra le diverse realtà e mettendo al centro i bisogni dell’ambiente, della salute delle persone e degli animali. Nessun problema complesso ha risposte semplici: dobbiamo sempre di più essere abituati a gestire gli effetti della complessità tenendo conto che un coinvolgimento attivo forte delle comunità locali, intese come comunità civiche e amministrative, è fondamentale per una ragionevole possibilità di affrontare e gestire il problema e di lotta al cambiamento che rischia di essere un vulnus alle prossime generazioni.


SOCRATIC DIALOGUE IL DIRITTO ALLA FELICITÀ

di “THREE BEES INNER CIRCLE” *

"Life, Liberty and the pursuit of Happiness" è una frase ben nota della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti. La ricerca della felicità è un diritto inalienabile che si trova nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti. Tuttavia, non si trova da nessuna parte nella Costituzione degli Stati Uniti. Sebbene la ricerca della felicità non sia un diritto esplicito nella Costituzione degli Stati Uniti, è diventato un diritto inalienabile nel diritto costituzionale attraverso una serie di casi legali. In effetti, ho dovuto cercare la definizione di diritto inalienabile – è un diritto a cui non siamo in grado di rinunciare, anche se lo vogliamo. Quindi questo è un diritto potente che ci protegge da noi stessi, dalla società e persino dal governo stesso. Innegabilmente, è impressionante che si abbia questo diritto inalienabile per legge costituzionale. Il 20 marzo è la Giornata internazionale della felicità, il risultato di una risoluzione delle Nazioni Unite adottata nel 2012 che identifica la ricerca della felicità come "un obiettivo umano fondamentale" e promuove un approccio più olistico alle politiche pubbliche e alla crescita economica – uno che riconosce la felicità e il benessere come pezzi importanti dello sviluppo sostenibile ed equo. La pagina ufficiale della Giornata Internazionale della Felicità, HappinessDay.org, fa un ulteriore passo avanti nel dichiarare la felicità un "diritto umano universale". HAPPINESS FOR ALL, DEMOCRACY è stato il tema ufficiale della Giornata internazionale della felicità 2023, e “…e celebra le straordinarie, sorprendenti, che sfidano le probabilità e le miracolose realizzazioni condivise plurimillenniali della famiglia umana globale ora forte di oltre otto miliardi di persone, da quando i nostri antenati camminarono per la prima volta sulla terra circa 300.000 o 5 milioni di anni fa, lanciando così il primo capitolo della grande storia di tutti noi" ha dichiarato Jayme Illien, fondatore della Giornata internazionale della felicità delle Nazioni Unite

HAPPINESS FOR ALL, DEMOCRACY è un chiaro appello all'azione rivolto alle generazioni attuali e future della famiglia umana globale per portare avanti i grandi sforzi globali conferiti dai nostri antenati, la difesa, la preservazione e il progresso della democrazia, l’ambiente dove viviamo, la promozione della salute e l'unità globale nell'affrontare le complesse interconnessioni policrisi, sfide e opportunità davanti alle persone e ai cittadini della terra, come porre fine alla povertà, alla fame e all’insicurezza alimentare, alla disuguaglianza, alla discriminazione razziale, religiosa e di genere, al cambiamento climatico, alla guerra e ai conflitti, e al progresso e al raggiungimento della pace nel mondo, la obiettivi globali per lo sviluppo sostenibile e la felicità, il benessere e la libertà di tutta l’umanità e di tutta la vita sulla terra. Vivere assieme il nostro pianeta significa non la mera ricerca della felicità come bene individuale, ma come parte del contesto globale dove viviamo e dove vivranno i nostri figli e le generazioni future. * “THREE BEES INNER CIRCLE”, ha sede a Washington DC, ed è formato da un gruppo chiuso di policy makers internazionali, che attraverso il dialogo socratico, animano il dibattito ed elaborano orientamenti e strategie in merito alle questioni più rilevanti per la società e la politica.

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RIGENERARE IL TERRITORIO, COSTRUIRE SALUTE di Benedetta Marani Health City Manager

“Pensa alla salute!” é un motto ricorrente in molti dei nostri scambi quotidiani. L’espressione implica, più o meno esplicitamente, un invito a rivedere il proprio sistema di priorità e preoccupazioni, mettendo al primo posto, appunto, la salute. Ciò che spesso dimentichiamo nel dare o nel ricevere questo ammonimento, è il significato olistico e trasversale del concetto di “salute”. È ormai nota e diffusa la definizione di salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che fa riferimento a un “completo stato di benessere fisico, mentale e sociale”1. Tuttavia, nei decenni successivi alla costituzione dell’OMS, si è consolidata la consapevolezza che la salute dell’uomo sia strettamente dipendente dai sistemi naturali in cui esso vive e con i quali interagisce. Oggi si fa quindi sempre più riferimento a un approccio alla salute incentrato sulla Planetary Health e alla conseguente interdipendenza tra lo stato di salute umano e quello del pianeta in cui viviamo.

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La nostra salute, e quella del nostro pianeta, sono quindi strettamente collegate e costantemente modificate dall’azione antropica, i cui effetti sono visibili a varia intensità in diverse aree geografiche, con particolare riferimento ai contesti altamente urbanizzati. Chi ha vissuto l’estate 2023 nelle città maggiormente popolate dell’Europa mediterranea ha sicuramente potuto constatare questo nesso, sperimentando in prima persona – ma non per la prima volta - gli effetti nocivi del cambiamento climatico, sulla salute dell’uomo e sugli equilibri ecosistemici: siccità, incendi, temperature superiori ai 40°C, nubifragi, sono tutti fenomeni più o meno inediti che le città dovranno sempre più abituarsi a fronteggiare. Questo anche alla luce delle previsioni delle statistiche ufficiali delle Nazioni Unite, secondo

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le quali entro il 2030 il 60% della popolazione mondiale risiederà in contesti urbani. In questa prospettiva, l’urbanistica e le politiche urbane possono rispondere all’urgente bisogno di policy e progetti che assumano l’Urban Health quale presupposto e obiettivo per la progettazione, la gestione e l’amministrazione delle città. Recenti studi hanno evidenziato come le principali città italiane si trovino a dover gestire e rigenerare un patrimonio edilizio vetusto e spesso inutilizzato. Alcune analisi pubblicate nella primavera del 2023 attestano circa 1 milione di edifici residenziali sul territorio nazionale realizzati fra il 1946 e il 1989, approssimativamente 6 milioni di unità abitative che necessiterebbero di interventi di riqualificazione edilizia, ammodernamento tecnologico e energetico2. Inoltre, il tasso di utilizzo dello stock residenziale nei capoluoghi italiani risulta mediamente pari al 70%, con differenze tra Centro-Nord (Milano, Roma, Genova, Torino, Firenze con percentuali di utilizzo superiori all’85%) e Centro-sud (l’Aquila, Agrigento e Enna non arrivano al 60%)3, mostrando così ampi margini di miglioramento nell’utilizzo efficiente del patrimonio edilizio esistente. Al contempo, l’Italia si colloca tra i paesi peggiori d’Europa per consumo di suolo. I dati del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente4 evidenziano come il nostro Paese perda 2,2 metri quadrati di suolo ogni secondo, che solo in parte vengono compensati dal ripristino di aree naturali. Tra le regioni Italiane, la Lombardia, il Veneto e la Campania presentano le percentuali e i tassi di crescita di suolo consumato più elevati, seguite dall’Emilia Romagna, nonostante

https://apps.who.int/gb/gov/assets/constitution-en.pdf Scenari Immobiliari e Dils Real Estate (2023). La S di ESG, una storia italiana di valore. Milano, Innovation Forum 2023, 29/3/2023. Fonte: https://24plus.ilsole24ore.com/art/case-aumentate-due-milioni-2011-mancano-dove-serve-AFlUxsc. Elaborazioni da: Statistiche Catastali 2011-2022 dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate e Censimenti ISTAT 2011-2022. 4 https://www.snpambiente.it/wp-content/uploads/2022/07/IT_Sintesi_Rapporto_consumo_di_suolo_2022.pdf 2 3


quest’ultima abbia introdotto nel 2017 una legge urbanistica regionale che impone ingenti limitazioni all’espansione edilizia. È rilevante sottolineare come il consumo di suolo sia più intenso nei contesti urbanizzati. Questi, già afflitti da una limitata presenza di spazi aperti, hanno perso circa 27 metri quadrati per ogni ettaro di aree a verde nel 2021. Conseguenza tangibile di questa perdita è l’inasprimento del fenomeno delle isole di calore urbane che, specialmente nei mesi estivi, impatta direttamente sulla vivibilità degli spazi aperti, sul consumo energetico e sulla salute dei cittadini, con particolare riferimento alle popolazioni più fragili come anziani e bambini. È bene sottolineare come diverse regioni italiane abbiano introdotto progetti e politiche per promuovere interventi di recupero del patrimonio esistente, con particolare attenzione agli aspetti ambientali e sociali. Tra le regioni virtuose figurano la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna, che tra il 2015 e il 2022 hanno avviato processi di trasformazione e riconversione di aree degradate o sottoutilizzate, rispettivamente per 62.1, 48.2 e 46.4 milioni di metri quadrati. A esclusione della Campania, le regioni che consumano più suolo sono le stesse che maggiormente si sono spese in progetti di rigenerazione urbana. Il fenomeno, sicuramente riconducibile alla forte attrattività socio-economica di questi territori per l’intero contesto nazionale, è tuttavia sintomatico di un paradigma di sviluppo insostenibile, fondato su logiche espansive e scelte infrastrutturali talvolta anacronistiche. In breve, si continua a consumare più suolo di quanto non ne venga rigenerato, rinunciando irreversibilmente a un inestimabile e irriproducibile valore economico, ambientale e sociale. In attesa di provvedimenti nazionali che facilitino i processi di Rigenerazione Urbana, introducendo incentivi per interventi edilizi su aree degradate e inutilizzate e agevolando i meccanismi di acquisizione o fruizione delle aree dismesse da parte di soggetti pubblici e privati, appare necessario adottare comportamenti e strategie preventive a tutela del territorio e, conseguentemente, della salute dei cittadini. In ambito sanitario il termine prevenzione indica l’insieme di tutte le misure utili a evitare la comparsa, la diffusione e la progressione delle malattie, oltre che a limitare i danni irreversibili ad esse collegate. Tali misure implicano un forte impegno individuale e collettivo, oltre che specifiche responsabilità tecniche e politiche. Si pensi, ad esempio, alle misure di contenimento adottate durante la pandemia, che hanno coinvolto l’intera cittadinanza nel tentativo di ridurre i contagi da Covid 19, o alle politiche adottate a livello locale e nazionale per ridurre il consumo di tabacco e derivati negli spazi pubblici, tutelando gli individui dall’inalazione di so-

stanze cancerogene. Analogamente, l’urbanistica può – e stando agli obiettivi presi dai governi precedenti nell’ambito dell’Agenda 2030, deve – adottare simili approcci preventivi alla progettazione delle città, per disincentivare trasformazioni urbane dannose per l’ambiente e i suoi abitanti. Azzerare il consumo di suolo, investire sulla mobilità dolce e sulla sua diffusione capillare, programmare interventi di rinverdimento, rimboschimento e forestazione, promuovere opere di desigillazione, garantire elevati livelli di permeabilità dei suoli, dotare gli spazi aperti urbani di verde a contrasto delle isole di calore, promuovere sistemi sostenibili di smaltimento delle acque e dei rifiuti, diminuire il consumo energetico degli edifici attraverso interventi di qualificazione edilizia diffusi, garantire nuove costruzioni ad emissioni zero, ecc. Sono tutte misure già ampiamente note e promosse nel secolo scorso, ma ancora lontane dal diventare prassi consolidata della pianificazione territoriale e della normativa di settore. Si tratta di strategie preventive che consentirebbero una maggiore qualità della vita dei cittadini residenti nei contesti urbani, strettamente interconnesse al benessere planetario come sopra inteso; delle vere e proprie “ricette mediche” che ci vedono responsabili in prima persona della nostra salute nei contesti di vita quotidiani e, parallelamente, della nostra stessa sussistenza. Insomma, se la pianificazione urbana si basasse su una visione olistica del territorio e dei suoi abitanti, sarebbe “tutta salute”. Si pensi alla salute!

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Recensioni Metropoli del futuro di Hugh Ferriss Ed. Pendragon, Bologna 2022

A cura di Francesca Policastro

Pubblicato nel 1929, The Metropolis of Tomorrow è un libro non visionario ma pregno di anticipazioni ragionate sul futuro. E infatti molte si sono avverate, dalle più tecniche (l’utilizzo ad esempio del vetro nei grattacieli, la rilevanza degli attici, addirittura i “boschi verticali”) a quelle più squisitamente urbanistiche. Purtroppo, si sono però avverate soprattutto quelle relative alla scarsa valutazione dell’impatto psicologico che hanno certi masterplan sui propri abitanti. Non per nulla l’architetto, illustratore e poeta Hugh Ferriss è stato d’ispirazione per Gotham City. Volume tradotto e ristampato da Pendragon.

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Abitare il vortice di Bertram Niessen Ed. UTET, 2023

Come le città hanno perduto il senso e come fare per ritrovarlo. Fino all’inizio del 2020 la nostra idea di futuro era dominata dalle città, questi labirinti di grattacieli sfavillanti e strade trafficate, allo stesso tempo termitai di lavoratori e Disneyland per turisti low-cost. La mutazione era avvenuta nel corso dei secoli, accelerando negli ultimi decenni: lo spazio urbano era ormai il baricentro economico dei territori, il polo magnetico della produzione e della creatività, la fucina delle tendenze. Di anno in anno, i piccoli comuni si svuotavano e le città medie e grandi crescevano a dismisura. Certo, c’erano dei lati negativi: la gentrificazione selvaggia spingeva gli strati più poveri della popolazione verso periferie sempre più simili a ghetti e dormitori per pendolari, mentre lo sviluppo della mobilità pubblica non sembrava in grado di contrastare davvero la crescita costante dell’inquinamento. Ma questi e altri problemi sembravano un contrattempo momentaneo, semplici effetti collaterali che amministrazioni sapienti avrebbero mitigato e, prima o poi, rimosso. Il Covid, e soprattutto il lockdown, sono arrivati come

uno shock, beffandosi proprio di chi stava vivendo il grande sogno futuribile della città e si è ritrovato a pagare affitti stellari per starsene murato in monolocali claustrofobici, mentre gli amici in provincia salutavano via Zoom dalle loro belle e quiete case con giardino, o magari vista mare. Ogni certezza urbanistica e sociologica, di colpo, è crollata, mentre lo smartworking diventava pian piano la norma e il dogma della concentrazione urbana si rivelava un’idea vecchia, da ripensare completamente per arginare l’improvvisa fuga dalla città. Ma ora, più di due anni dopo: lo abbiamo fatto davvero? Le città stanno ritrovando il senso perduto nel trauma della pandemia?

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DU


TAKE AWAY URBES DIALOGUE


CITIES SPEAKING The Line, la città verticale saudita che fa discutere The Line è un progetto futuristico, basato sul concetto di Zero Gravity Urbanism, che la NEOM sta realizzando in Arabia Saudita: 170 chilometri di lunghezza per soli 200 metri di larghezza, la città ospiterà ben 9 milioni di residenti. Ecco il video del progetto. Il futuro dell’abitare nello spazio urbano sarebbe la “città lineare”, un mastodontico complesso che è già in costruzione e si estenderebbe per 170 chilometri nella provincia di Tabuk, in Arabia Saudita. Pur collocandosi in un’area pressoché desertica sulle coste del Mar Rosso, l’imperiosa struttura si offre ricca di acqua e rigogliosa vegetazione completa di tutti i confort per un’esperienza di vita meravigliosa. Gli slogan che la raccontano grondano di accessibilità, funzionalità e, ovviamente, sostenibilità: è già tutto previsto, ogni dettaglio è stato passato al vaglio degli ideatori, il progetto corrisponderà alla realtà, presenze umane comprese. Abbiamo davvero bisogno di questa alternativa? È possibile che l’ipotesi futuribile immaginata nel presente sia così vicina a una distopia? Sci alpino nel deserto nel 2029: l’Arabia Saudita si aggiudica i giochi invernali asiatici L’Arabia Saudita ha annunciato di aver vinto il diritto di ospitare i Giochi invernali asiatici del 2029 nel suo resort Trojena, progettato da Zaha Hadid Architects, UNStudio, Aedas, LAVA e Bureau Proberts come parte dello sviluppo di Neom.

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I Giochi invernali asiatici del 2029 saranno ospitati in un resort sciistico e di attività all’aperto di 60 chilometri quadrati che dovrebbe essere completato nel 2026 come parte di Neom, una regione alimentata da energia rinnovabile in fase di sviluppo in Arabia Saudita.

Il resort, che “offrirà sci all’aperto tutto l’anno”, è stato costruito a circa 50 chilometri dalla costa del Golfo di Aqaba in una zona montuosa che ha altitudini che vanno da 1.500 metri a 2.600 metri. Sarà la prima località del Paese in cui sarà possibile sciare all’aperto. Ci sarà anche un’area chiamata Vault, che sarà un “villaggio verticale” composto da ristoranti e negozi al dettaglio per coloro che desiderano fare shopping, così come altre strutture nei sei distretti previsti: Esplora, Scopri, Gateway, Valle, Relax e Divertimento. I visitatori saranno in grado di andare in ogni destinazione in base alle attività desiderate. Una scelta non condivisa dal commissario europeo all’Ambiente, Virginijus Sinkevicius, che ha definito “qualcosa di fondamentalmente sbagliato l’organizzare nel deserto i Giochi asiatici invernali”. “Se vogliamo essere seri nel ridurre il nostro impatto su questo pianeta dobbiamo iniziare facendo scelte consapevoli che rispettino la natura e il clima”, ha aggiunto il commissario Ue.

Ad Hangzhou in Cina un condominio di 20mila persone

Il condominio Regent International di Hangzhou, in Cina, è famoso per avere un numero di abitanti paragonabile a una piccola città, circa 20mila persone, un numero di residenti maggiore del 46% dei comuni italiani. Situato a Qianjiang Century City, il quartiere centrale degli affari di Hangzhou, il Regent International a forma di S è stato originariamente progettato come un hotel di lusso, ma è stato successivamente convertito in un colossale condominio, con le camere trasformate


in migliaia di appartamenti residenziali di fascia alta. L’imponente edificio è alto 206 metri e ha dai 36 ai 39 piani. Come ogni comunità autonoma, offre una varietà di servizi e aziende, come una gigantesca food court per le sue decine di migliaia di abitanti, piscine, barbieri, saloni di bellezza, supermercati di medie dimensioni, e internet cafè. Tecnicamente non si ha nemmeno bisogno di uscire. Inaugurato nel 2013, è diventato rapidamente uno degli edifici più popolari di Hangzhou. La maggior parte dei suoi residenti sono giovani professionisti che si recentemente laureati o giovani influencer e piccole imprese.

Strisce pedonali 3d un modo nuovo e creativo per far rallentare le macchine In Russia si utilizzano dei proiettori che creano ologrammi al fine di spaventare chi vuole occupare un parcheggio dei disabili. In quel di Ahmedabad, in India, una coppia di artiste ha utilizzato un’illusione ottica simile per far rallentare le macchine nei pressi di un passaggio pedonale. Saumya Pandya Thakkar e sua figlia Shakuntala Pandya hanno sfruttato l’idea di un disegno tridimensionale per creare delle strisce pedonali che sembrano emergere dall’asfalto. Grazie a un particolare gioco di prospettiva visto da lontano il passaggio assomiglia a un dosso che porta gli automobilisti a rallentare. Il disegno è studiato in modo che l’effetto 3D sia visibile solo da una certa distanza: man mano che il guidatore si avvicina capirà che si tratta di un semplice disegno sull’asfalto, evitando così sterzate brusche o di invadere l’altra corsia di marcia. In breve l’invenzione delle due artiste è stata segnalata dai principali giornali indiani e da molti dei più importanti siti di tutto il mondo. Anche se India sono state tra le prime ad applicarla, quella delle strisce pedonali 3D è un’idea che è già stata sperimentata in altre parti del mondo: in Cina, ad esempio, sono presenti da più di dieci anni e, in alcuni casi, vengono affidate a degli street artist permettendogli di andare oltre il semplice effetto ottico e creando, così, delle interessanti opere d’arte. In America il primo ad utilizzarle è stato il Dipartimento dei Trasporti dello stato dell’Oklahoma e, più avanti, sono comparse anche in alcune strade di Chicago.

Il controverso “muro della vergogna” abbattuto in perù Dopo quattro anni di battaglia legale, il “muro della vergogna”, che come è noto, un divario di 10 chilometri tra un quartiere ricco e un’area marginale di Lima, ha iniziato ad essere abbattuto. La costruzione della barriera iniziò nel 1980 dai residenti del residenziale La Molina che temevano attacchi e invasioni di terra da parte del gruppo Shining Path. Nel corso degli anni è stato esteso, segregando i residenti del vicino quartiere Villa María del Triunfo, dove la popolazione ha uno stile di vita più umile. Alla fine del 2022, la Corte costituzionale ha stabilito che la barriera è un attacco alla libertà di transito, quindi deve essere demolita. Per anni, la divisione è stata anche criticata per aver rappresentato una spaccatura simbolica tra le classi ricche e povere della zona. Il processo di smantellamento del muro è stato allungato da varie controversie. Diego Uceda, attuale sindaco di La Molina, ha sottolineato che il budget dei lavori non è stato contemplato annuale. Ancora, i vicini hanno posizionato vasi di cemento per sostituire sezioni già crollate. La costruzione di questo muro è stata effettuata nel 2011 con l’obiettivo di separare l’insediamento umano La Florida, in VMT, dall’urbanizzazione Las Praderas, La Molina. Ciò ha generato una grande polemica ed è stato catalogato come il “muro della vergogna”. Di fronte a questo fatto, diversi cittadini hanno protestato e hanno affermato che questa struttura fosse discriminatoria. Anche i media internazionali, come la BBC, lo hanno catalogato come “il muro che divide i ricchi dai poveri”.

Parigi vieta la costruzione di nuovi grattacieli

A Parigi non si potranno più costruire di edifici più alti di 37 metri. La Tour Triangle di Herzog & De Meuron, 180 metri, sarà l’ultimo grattacielo a ricevere il via libera.

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La legge rientra nel più ampio Plan Local d’Urbanisme Bioclimatique promosso dalla sindaca Anne Hidalgo per ridurre drasticamente le emissioni della città francese rendendola più green e inclusiva.Frutto di oltre due anni di consultazioni e continue trattative politiche, lo scorso 6 giugno il Conseil de Paris ha presentato il suo nuovo Plan local d’urbanisme (PLU), ovvero il Piano regolatore locale che per la prima volta è “bioclimatico” e mira a “definire gli orientamenti della capitale entro il 2035-2040 , in particolare conciliando le risposte all’emergenza climatica e il miglioramento dell’ambiente di vita dei parigini” Nel nuovo Piano di Lottizzazione Urbana (PLU) sono state introdotte molte importanti misure e sono state inoltre implementate diverse strategie per aumentare le aree verdi urbane. Il piano regolatore prevede lo sviluppo di ulteriori 300 ettari di spazi verdi entro il 2040 e la piantumazione di 170.000 alberi entro il 2026. Parigi si impegna anche a raggiungere il 40% di alloggi pubblici entro il 2035, di cui il 30% sarà destinato a alloggi sociali e il 10% a alloggi a prezzi accessibili. Le future regole avranno un impatto sul numero di unità abitative disponibili, sulla diversità dei beneficiari e sui prezzi di mercato, soprattutto nelle aree con una carenza di alloggi.

A Firenze l’arte urbana cambia il volto di una piazza di periferia Parole In Piazza, SaleGrosso. Credits Sander e Arber Marra

È il quartiere popolare di Novoli, nella zona nord-ovest di Firenze, il protagonista del progetto di arte urbana Parole in Piazza, che vede la riattivazione di piazza Valdelsa nell’ambito dell’iniziativa Asphalt Art, condivisa dal capoluogo toscano con altre 18 città europee. A finanziare l’iniziativa, con il contributo di Fondazione CR Firenze nell’ambito del Bando Partecipazione Culturale, c’è la attivissima fondazione Bloomberg Philanthropies, creata dall’ex sindaco di New York Michael Bloomberg; l’idea all’origine è quella di sfruttare le potenzialità dell’arte per coinvolgere la comunità in attività creative per migliorare lo spazio pubblico. E a Firenze il progetto ha preso forma con la collaborazione delle designer del Graphic Studio Sale Grosso e dell’illustratrice Luchadora. È l’orizzontalità la caratteristica essenziale di Parole in Piazza, grazie a un approccio progettuale che non solo ha tenuto conto delle esigenze e dei desideri degli abitanti del quartiere, ma li ha coinvolti in prima persona nella realizzazione dell’opera pubblica. L’intervento

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HCI-Health City Institute

Updates Lo scorso 7 settembre in occasione del #WorldCleanAirDay 2023, l’Health and Environment Alliance (HEAL) e l’Institute for Health and Environment Slovenia hanno organizzato un dibattito virtuale sul tema “Costruire ponti per la salute per un’aria pulita”. L’inquinamento atmosferico rappresenta la principale minaccia ambientale per la salute delle persone in tutta Europa, ed è un fattore di rischio significativo per malattie cardiache, polmonari, oncologiche e molti altri sono gli impatti sulla salute. Il numero di organizzazioni e individui del settore sanitario attivi per un’aria pulita è oggi ad massimo storico, e risponde all’urgente necessità di ridurre il pesante onere per la salute e prevenire lo sviluppo di ulteriori malattie. Mentre i decisori dell’Unione Europea negoziano un necessario aggiornamento degli standard per un’aria pulita, l’obiettivo di questo webinar è stato quello di riunire i decisori e i rappresentanti della società civile di tutta Europa, in un dibattito sugli sforzi necessari da intraprendere per avere un’aria pulita e sulle buone pratiche da seguire, per rendere l’aria pulita per tutti, ovunque. Dalla collaborazione tra HEAL e il Consorzio ENBEL la conferenza sul clima e la salute

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Il 19 settembre si è tenuta a Bruxelles la Conferenza “Impatti sulla salute del cambiamento climatico: Avanzare l’agenda europea di adattamento al 2030”, organizzata da HEAL in collaborazione con il Consorzio ENBEL. L’Unione Europea, e i decisori a livello nazionale e locale stanno valutando come mitigare e adattarsi al cambiamento climatico nel breve, medio e lungo termine. L’obiettivo della Conferenza è stato quello di essere luogo di condivisione di nuove conoscenze e approfondimenti scientifici sulla salute e il cambiamento climatico. Gli argomenti spaziano dagli impatti sulla salute del calore ambientale e occupazionale all’inquinamento atmosferico, alle malattie infettive e alle disuguaglianze. Ricercatori ed esperti hanno fornito raccomandazioni per una politica evidence based al fine di proteggere meglio la salute e il benessere dei cittadini. La conferenza è organizzata dal progetto finanziato dall’UE ENBEL, che coordina una rete di progetti internazionali di ricerca sulla salute e il clima finanziati attraverso il Belmont Forum e i pro-

grammi di ricerca e innovazione dell’UE. I contributi forniti durante la Conferenza hanno riguardato: • Azioni basate su evidenze, conoscenze e lacune nelle politiche di adattamento del sistema sanitario • Raccomandazioni sulle future esigenze di ricerca • Necessità di finanziamenti per affrontare la crisi sanitaria causata dal cambiamento climatico • L’importanza del sistema sanitario per la protezione della salute materna e infantile • La protezione della salute dei lavoratori all’aperto • Garantire che le misure di adattamento climatico proteggano le popolazioni più vulnerabili

HCI al meeting nazionale della rete Città Sane Il 21 e 22 settembre si è tenuta a Bari la ventesima edizione del meeting nazionale della rete italiana OMS “Città Sane”, una Rete di Comuni che come mission hanno la promozione della Salute. La rete è promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ed è presente in tutti i continenti, in Europa vi aderiscono più di 1300 città in 30 Paesi, in Italia i soci sono 73: i comuni che fanno parte della rete sono 72 più la Regione Emilia-Romagna. Il programma, denso di contributi, vede anche la partecipazione di Eleonora Mazzoni, Direttore Generale di Health City Institute, che interverrà nel panel “Città inclusiva, città del futuro”. Ospitato dalla Città di Bari, il convegno approfondirà il tema della “Salute per tutte e tutti e di tutte e tutti” attraverso il contributo di esperti nazionali e internazionali sarà occasione di approfondimento e di confronto multisettoriale per conoscere e approfondire ed attuare l’approccio olistico del One Health con tre focus specifici: • città sostenibili – città green • città inclusive – città del futuro • città delle relazioni – città del welfare culturale


COSTRUIRE PONTI PER UN’ARIA PULITA, L’EVENTO HEALTH & CLIMATE CHANGE

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ITALIAN

BAROMETER

DIABETES and OBESITY MONITORS 2023 Giunte rispettivamente alla 16esima e alla quinta edizione, le due pubblicazioni sono tra i documenti più attesi e scaricati dalla comunità italiana, scientifica e non, sui temi del diabete e dell’obesità. Editi da IBDO Foundation, spin-off dell’Università di Roma Tor Vergata e realizzati in collaborazione con Istat, Coresearch, Crea Sanità e Bhave, questi due importati report annualmente fotografano l’impatto di diabete e obesità in Italia. I due report sono pubblicati sulle riviste Diabetes Monitor e Obesity Monitor, il cui editor in chief è il genetista Giuseppe Novelli e i co-editor sono Renato Lauro, Andrea Lenzi, Walter Ricciardi e Paolo Sbraccia. Le due riviste ospitano periodicamente, in numeri monotematici, analisi, indagini, approfondimenti e documenti redatti da esperti che operano in diversi campi, con l’obiettivo di animare il confronto e la ricerca di soluzioni sul diabete, sull’obesità e sulle malattie croniche non trasmissibili, quali malattie di grande rilevanza clinico, sociale, epidemiologica, economica e politico-sanitaria.

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Una precisa fotografia del diabete e dell’obesità in Italia non può prescindere da una analisi delle complicanze croniche tardive di queste malattie che, in un’epoca in cui è ormai raro il decesso per cause acute, ne rappresentano il vero, principale, costo umano ed economico. Bisogna sentire e ascoltare le voci di tutti i protagonisti del “sistema salute” italiano per far sì che il diabete e l’obesità escano da un cono di invisibilità e diventino patologie per le quali prevenzione e trattamenti precoci possano finalmente cambiarne l’evoluzione pandemica

in atto. Il ricorso alla digitalizzazione sanitaria, prevista dal PNRR, deve consentire una maggiore capillarità assistenziale e modelli definiti di disease management, non portando in competizione il territorio con le strutture specialistiche, ma trovando modelli nuovi di gestione condivisa della malattia cronica. Questi report, giunti alla sedicesima edizione per il diabete e alla quinta edizione per l’obesità, illustrano una serie di dati e di passaggi chiave che possono contribuire ad affrontare con successo la crescita tumultuosa del diabete di tipo 2, anche nel contesto dell’attuale gravissima crisi sanitaria globale e che, al contempo, possono avere un impatto di vasta portata sullo sviluppo complessivo delle malattie croniche. Il report per sua natura vuole animare il dibattito istituzionale e fornire dati per implementare le politiche sanitarie sul diabete e sull’obesità in Italia. I report negli anni sono diventati punto di riferimento per le istituzioni per analizzare il burden of disease di queste patologie, attingendo dall’analisi sistematica dei dati forniti da Istat e sviluppandola non solo a livello nazionale ma anche a livello delle singole Regioni. Ogni anno i due Report sono scaricati dal sito web di Ibdo Foundation da oltre 20mila persone e sono presentati in occasione di summit istituzionali organizzati presso il Senato della Repubblica.


ReCUI-Rete delle Cattedre UNESCO italiane | Updates Dal 3 al 6 luglio, in Indonesia, a Bali, si è tenuta la Conferenza sull’apprendimento permanente inclusivo organizzata dall’Istituto UNESCO per l’apprendimento permanente (UIL), con sede ad Amburgo, in collaborazione con il Ministero degli Affari Economici dell’Indonesia. L’incontro, che ha visto il coinvolgimento di oltre 300 partecipanti provenienti da 38 paesi diversi, ha rappresentato un momento importante di discussione delle strategie e azioni utili a concretizzare gli impegni previsti dal Piano d’Azione di Marrakech, adottato nel giugno 2022 nel contesto della settima conferenza internazionale sull’educazione degli adulti (CONFINTEA VII). In apertura, il Presidente della Repubblica d’Indonesia, S.E. Joko Widodo, ha inaugurato la Campagna #ImALifelongLearner. La campagna ribadisce che il diritto all’istruzione è un diritto all’apprendimento permanente, senza limiti di età, e sottolinea la necessità di fornire programmi politici e sostegni finanziari adeguati. Tra gli elementi più significativi emersi nel corso dei lavori si sottolinea il ruolo centrale dell’inclusività e della flessibilità nel processo di trasformazione delle società, l’importanza del monitoraggio continuo e del coinvolgimento di tutti gli stakeholder affinché il processo trasformativo avvenga con tutti e per tutti, nonché la grande potenzialità della rivoluzione digitale nel fornire nuovi strumenti di apprendimento inclusivo ai gruppi più vulnerabili. La Cattedra UNESCO sull’Urban Health, il cui chairholder è il Professor Andrea Lenzi, ha preso parte alla sesta edizione della Scuola estiva di educazione allo sviluppo sostenibile dal titolo La pratica filosofica per lo sviluppo sostenibile. Città future. Nel contesto dell’Agenda 2030, l’Obiettivo 4 “Fornire un’educazione di qualità equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti” è stato sviluppato quest’anno in riferimento all’Obiettivo 11 “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”, con un’eco a Italo Calvino - in occasione del centenario della nascita - e alla sua raccolta di racconti

Le città invisibili. Nell’ambito dell’iniziativa si è trattato di sviluppo urbano più sostenibile e inclusivo, attento all’inquinamento nelle città, alla qualità dell’aria e alla gestione dei rifiuti, ma anche a una pianificazione maggiormente partecipativa degli insediamenti umani, all’inclusione, alla convivenza civile e pacifica. In quest’ottica, argomento particolarmente avvertito dall’UNESCO é stato i Futures of Education e Learning Cities, trasversalmente rispetto all’ambito scolastico, all’apprendimento permanente, alla cittadinanza attiva e responsabile, nell’intento di promuovere l’educazione allo sviluppo sostenibile, di offrire spunti per coltivare il pensiero complesso - nella sua articolazione critica, creativa e caring – e di rinnovare metodologie e pratiche didattiche. Dal 4 all’8 ottobre si è tenuto il Festival Internazionale dell’Educazione dedicato alle Comunità educative nasce dalla consapevolezza che la pandemia ha profondamente segnato le nostre città. Città laboriose e solidali, ricche di tradizioni e con ambiziosi progetti per il futuro, all’improvviso hanno dovuto fare i conti con il limite, l’imprevedibilità, e con la precarietà che ha coinvolto anche i legami sociali e i rapporti tra le generazioni. Città ferite, ma non rassegnate, consapevoli che le ferite possono diventare feritoie attraverso le quali può passare la luce. In questa prospettiva riteniamo che il potere trasformativo dell’educazione porti con sé la capacità di rigenerare il tessuto connettivo della comunità. Un’educazione nella comunità e per la comunità. Una comunità che educa per la qualità delle relazioni che sa mettere in atto. Di prossima realizzazione, l’8 e il 9 novembre, il convegno organizzato dall’UNESCO Chair on Urban Health, insieme a tutte le Cattedre di Sapienza, dal titolo “Città che cambiano il mondo: prendersi cura di spazi e persone”.


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URBES DIALOGUE



STUDIARE LE NUOVE FRONTIERE DELLA SALUTE GLOBALE Dialogo con Walter Ricciardi, Vice Presidente dell’Italian Institute for Planetary Health Come nasce l’idea di dare vita ad un istituto che si occupi di Planetary Health? A livello internazionale il tema del Planetary Health è sicuramente di primaria importanza sia per i governi che per gli studiosi. Italian Institute for Planetary Health o IIPH è un Istituto dal respiro internazionale che ha lo scopo di salvaguardare la salute dell’uomo mantenendo in buona salute anche il nostro Pianeta. IIPH è anche un consorzio senza scopo di lucro nato nel 2019 dalla collaborazione tra l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS e l’Università Cattolica del Sacro Cuore, con la partecipazione di VIHTALI srl, spin-off di quest’ultima. L’Istituto si propone di diventare in breve tempo un centro di riferimento nazionale e internazionale nell’ambito della Salute Planetaria per la ricerca e la formazione. Particolare attenzione è rivolta a due tematiche principali: rapporto tra salubrità e sostenibilità dell’alimentazione ed effetti dei cambiamenti climatici sulla salute umana. Dibattere di questi temi è centrale per la sostenibilità del Pianeta e per le economie dei Paesi. In tal senso abbiamo voluto affidare la presidenza a Hugh Malim che porta nel CDA dell’IIPH una lunga e consolidata esperienza maturata nell’ambito dell’economia e della finanza, dove ha ricoperto ruoli di altissimo livello. Dal 2016 è Presidente di Davis & Morgan, uno dei maggiori player indipendenti nel mercato dei Non Performing Loans italiani e dal 1992 per oltre 20 anni è stato Country Manager e legale rappresentante per l’Italia di Barclays Bank. Quali sono gli obiettivi principali sui quali lavorare per accrescere l’attenzione e l’interesse del mondo politico, dei ricercatori e della società su questo tema?

L’Istituto mira a promuovere ricerche scientifiche di alto profilo e di carattere interdisciplinare per: identificare gli alimenti che hanno un impatto maggiore sulla salute e sulla longevità del singolo individuo e della popolazione, anche valutando gli effetti di specifici composti bio-attivi su individui con diversi background genetici; identificare strategie che promuovano la salubrità e la sostenibilità dell’alimentazione e che siano accettabili e adattabili ai contesti socio-culturali esistenti nei diversi territori; esaminare l’impatto a breve e a lungo termine di fenomeni ambientali estremi e pericolosi come incendi, alluvioni e ondate di calore sulla salute dell’uomo; valutare gli effetti di inquinanti dispersi nell’ambiente e il loro coinvolgimento nello sviluppo di malattie croniche cardiovascolari, del diabete e dell’obesità. In particolare, l’Istituto mira a trasformare l’Italia in un laboratorio aperto dove sarà possibile studiare l’impatto in termini di salute delle abitudini dietetiche di diversi contesti territoriali. Certamente sarà importante definire il ruolo locale della biodiversità e del rapporto culturale e l’assunzione di cibo, quali fattori determinanti dello stile alimentare adottato, saranno valorizzati; Nel contempo bisogna identificare aree territoriali di particolare interesse per la presenza di popolazioni in buona salute. Verranno quindi studiati i determinanti ambientali, nutrizionali e genetici e valutare l’effetto di specifici composti bio-attivi su popolazioni diverse, tenendo conto anche delle loro peculiarità genetiche. Come ricercatori vogliamo promuovere l’adozione di abitudini alimentari corrette, tenendo conto delle abitudini socio-culturali, delle caratteristiche genetiche e dei fattori di rischio specifici delle diverse popolazioni. Tecnologie e strategie di comunicazione innovative

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verranno utilizzate per costruire un patto intergenerazionale per un’alimentazione salutare e sostenibile. Per raggiungere questi obiettivi, l’Istituto intende sfruttare le più moderne acquisizioni della data science e dell’intelligenza artificiale utili a collegare i dati clinici, socio-demografici, biologici e genetici già disponibili o comunque acquisibili a livello nazionale. In questo modo si potrà ottenere una valutazione nelle diverse aree di quale sia l’impatto sulla salute delle diverse abitudini alimentari, nell’ottica della cosiddetta systems medicine, riuscire ad indagare stili di vita più salutari e trovare un giusto equilibrio tra l’ambiente fisico e sociale che caratterizza le aree urbane. Perché parlare di salute planetaria e alimentazione? L’Istituto è nato per rispondere agli stimoli di ricerca forniti dalla Rockefeller Foundation-Lancet Commission on planetary health(2015) e dalla EAT-Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems (2019). La prima commissione ha proposto il concetto di Salute Planetaria, intesa come salute della civiltà umana e dei sistemi naturali da cui essa dipende, come nuovo spazio di azione della salute pubblica e della salute globale. La promozione della salute umana, infatti, non può essere scissa dalla tutela della salute del pianeta su cui viviamo. La seconda commissione, invece, ha proposto il concetto di una dieta universale che sia tanto salubre per gli umani quanto sostenibile per il pianeta. Tale dieta dovrebbe essere implementata promuovendo una Grande Trasformazione Alimentare a livello globale, seppur nel rispetto delle diverse peculiarità territoriali e culturali. Perché in Italia? L’Italia presenta un contesto bio-geografico, storico, culturale e sociale particolarmente favorevole per un’iniziativa di questo genere e non solo perché ha avuto storicamente una dieta di tipo mediterraneo.

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L’Italia, infatti, può vantare anche un contesto istituzionale vantaggioso, perché possiede un sistema sanitario universalistico necessariamente improntato alle attività di prevenzione: non solo è sede dell’Autorità Europea della Sicurezza Alimentare (EFSA) e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) ma ha anche ospitato l’EXPO 2015 - “Nutrire il pianeta, energie per la vita”.

Quali competenze professionali sono coinvolte? L’Istituto si avvarrà delle competenze presenti all’interno dell’Università Cattolica e del Mario Negri, ma intende aprirsi a collaborazioni nazionali e internazionali per promuovere un’alimentazione sana e sostenibile e per approfondire le correlazioni tra cambiamento climatico e salute, anche al fine di prevenire o mitigare gli effetti del riscaldamento globale e favorire un’agricoltura all’altezza delle sfide demografiche ed epidemiologiche del Pianeta. Sarà poi importante raccordarsi a istituzioni come Human Technopole, l’European Food Safety Authority, che ha sede in Italia, e con tutti gli istituti di ricerca che operano nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale”. Come rendere la ricerca utilizzabile a livello politico? È certamente quello di mettere a disposizione della politica i risultati delle proprie attività di ricerca, in una maniera più comprensibile. Noi pubblichiamo su riviste scientifiche, e spesso i politici non hanno il tempo o la metodologia per leggere lavori complicati dal punto di vista scientifico. Quindi bisogna renderglieli semplici, capendo che hanno un’agenda diversa da quella della scienza, e la necessità di prendere decisioni in un contesto spesso molto polemico e anche pericoloso per l’impatto delle loro decisioni. Quindi dobbiamo aiutarli scendendo in campo in maniera più decisa. Per molti di noi ciò non è congeniale: molti sono ritrosi rispetto a una telecamera, a un giornale, a un’intervista. Invece bisogna cercare di sforzarsi perché alla fine il risultato è una politica basata sull’evidenza scientifica, che nella stragrande maggioranza dei casi è quella giusta, e non invece politiche basate sulle opinioni che, come si è visto per la pandemia, sono disastrose.


DIABETES MONITOR Journal

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Italian Barometer DIABETES REPORT 2023

A cura: Ibdo Foundation In collaborazione con: Istat Intergruppo Parlamentare Obesita, Diabete E Malattie Croniche Non Trasmissibili Università Di Roma Tor Vergata Coresearch Bhave Crea Sanità Editors: Giuseppe Novelli, Paolo Sbraccia, Domenico Cucinotta, Lucio Corsaro, Roberta Crialesi, Antonio Nicolucci, Federico Serra, Federico Spandonaro

IL DIABETE IN ITALIA E NELLE REGIONI: DATI DI UNA PANDEMIA IN CONTINUA EVOLUZIONE


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SPECIALE PLANETARY HEALTH



GLOBAL GATEWAY, LA VIA EUROPEA ALL’INNOVAZIONE TECNOLOGICA La Commissione europea ha presentato un piano da 300 miliardi di euro entro il 2027 per sviluppare infrastrutture, fisiche e digitali, in tutto il mondo. La Commissione europea e l’alto rappresentante dell’UE hanno definito il Global Gateway, una nuova strategia europea per promuovere connessioni intelligenti, pulite e sicure nei settori digitale, energetico e dei trasporti e per rafforzare i sistemi sanitari, di istruzione e di ricerca in tutto il mondo. La strategia Global Gateway mira a realizzare connessioni sostenibili e affidabili per le persone e il pianeta. Contribuisce ad affrontare le sfide globali più urgenti, dalla lotta ai cambiamenti climatici al miglioramento dei sistemi sanitari e al rafforzamento della competitività e della sicurezza delle catene di approvvigionamento globali. Una rete globale e capillare di infrastrutture che favoriranno la connessione tra l’Europa e il resto del mondo: la Commissione europea ha presentato il suo Global Gateway, una strategia da 300 miliardi di euro complessivi entro il 2027 per sviluppare «canali di comunicazione» in diverse zone di Asia, Africa e America latina. Sosterremo investimenti intelligenti in infrastrutture di qualità, rispettando le più rigorose norme sociali e ambientali, in linea con i valori e le norme dell’UE. La strategia Global Gateway fungerà per l’Europa da fonte d’ispirazione nella costruzione di connessioni più resilienti con il mondo. Ursula von der Leyen Presidente della Commissione europea Tra il 2021 e il 2027 Team Europa, ossia la cooperazione fra le istituzioni dell’UE e i suoi Stati membri, mobiliterà fino a 300 miliardi di euro di investimenti per progetti sostenibili e di alta qualità, tenendo conto delle esigenze dei paesi partner e garantendo benefici duraturi per le comunità locali. Ciò consentirà ai partner dell’UE di sviluppare le loro società e le loro economie, ma creerà anche opportunità di investire e rimanere competitivo al settore privato degli Stati membri dell’UE, garantendo nel contempo i più elevati standard ambientali e del lavoro, nonché una sana gestione finanziaria.

Il Global Gateway è il contributo dell’UE alla riduzione del divario globale degli investimenti. È in linea con l’impegno assunto dai leader del G7 nel giugno 2021 di avviare un partenariato per le infrastrutture che sia trasparente, basato sui valori e di alto livello per soddisfare le esigenze di sviluppo globale nel settore. Il Global Gateway è inoltre pienamente in sintonia con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile e con l’accordo di Parigi. I Paesi coinvolti attraverso questo piano strategico sarebbero meno dipendenti dagli investimenti da parte del governo cinese, e per gli Stati europei il tutto si traduce con un maggiore accesso alle materie prime e con migliori relazioni commerciali a livello globale. Global Gatway punta ad offerte di sostegno e collaborazioni attarverso una vasta gamma di iniziative strutturali e tecnologiche, con il 10% dei finanziamenti he criguarderanno infrastrutture digitali, che saranno utilizzate per la trasmissione, la gestione e lo stoccaggio di dati o per lo sviluppo di tecnologie proprie dell’intelligenza artificiale. I settori di investimento chiave si basano su cinque priorità: il digitale, con la fornitura di una rete internet sicura; la salute con la costituzione di filiere dei medicinali e la produzione locale di vaccini; i trasporti, in modalità rispettose dell’ambiente; l’educazione e la ricerca, con un focus sui programmi per le donne e i gruppi più vulnerabili, e tutte le iniziative legate all’energia e alla transizione ecologica.

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LA RETE DI PLANETARY HEALTH di Chiara Cadeddu Erasmus School of Health Policy and Management, Erasmus University Rotterdam Il network internazionale della Planetary Health è una comunità di individui, organizzazioni e istituzioni che si dedicano allo studio e alla promozione della salute planetaria. Questa rete è composta da ricercatori, accademici, professionisti della sanità, attivisti ambientali e altre figure interessate alla salute del pianeta e di tutti gli ecosistemi e entità che li abitano. Le attività di questo network includono la ricerca scientifica, la promozione della consapevolezza pubblica, l’advocacy, la formazione e l’istruzione, e la collaborazione tra diverse discipline come la medicina, l’ecologia, l’ambiente, la salute pubblica, l’economia e molte altre. L’obiettivo principale di questo network è comprendere al meglio come le sfide ambientali, quali la crisi climatica, la perdita di biodiversità, l’inquinamento e la deforestazione, possano avere un impatto sulla salute umana, e trovare soluzioni sostenibili per affrontare queste sfide. La salute planetaria si basa sull’idea che la salute delle persone è intrinsecamente legata alla salute dell’ambiente in cui si vive, e quindi è importante adottare un approccio integrato per affrontare le sfide globali che minacciano entrambi. Il network collabora a livello globale per condividere conoscenze, risorse e strategie per promuovere la salute planetaria e mitigare gli impatti negativi sull’ambiente inteso in senso ampio e sulla salute umana. Organizzazioni come la Planetary Health Alliance e molte altre lavorano attivamente in questo senso e svolgono un ruolo chiave nella promozione della salute planetaria a livello internazionale. 46

La Planetary Health Alliance (https://www.planetaryhealthalliance.org) è indubbiamente l’organizzazione più importante a livello intercontinentale per questi scopi. Nel 2015, la Rockefeller Foundation-Lancet Commission on Planetary Health ha pubblicato il rapporto “Safeguarding human health in the Anthropocene epoch” su The Lancet. Al fine di costruire la base di conoscenze, le competenze e le politiche necessarie

per affrontare le sfide evidenziate in questo rapporto, il campo della salute planetaria è cresciuto molto rapidamente con la proliferazione di nuove riviste, iniziative in corsi di laurea e post-laurea, corsi, istituti e attività nazionali e multilaterali. In qualità di organizzazione centrale di questo settore globale, la PHA riunisce oltre 300 organizzazioni, tra cui università, organizzazioni non-governative, istituti di ricerca, ed enti governativi, di oltre 60 Paesi - più della metà dei quali a basso e medio reddito - per sostenere la rapida crescita di questo settore transdisciplinare e orientato alle soluzioni. La PHA sostiene la diffusione di nuove ricerche, lo sviluppo e la cura di materiali didattici fondamentali e la creazione di comunità ad orientamento pratico in tutto il mondo. Contribuisce inoltre a integrare la salute planetaria nei gruppi che si occupano di salute globale e dello sviluppo umano e a diffondere le nuove intuizioni e i quadri di riferimento del settore nella politica, nel settore privato e in quello pubblico. Cerca di mobilitare questi destinatari a riconoscere che il collasso che sta colpendo il nostro pianeta rappresenta un’urgente crisi umanitaria e mira a costruire un gruppo di elettori attivi a livello globale impegnati in rapidi cambiamenti strutturali nel nostro modo di vivere, con lo scopo finale di ridurre la nostra impronta ecologica e garantire un’economia sostenibile, anche per le future generazioni. Sebbene esista da pochi anni, la PHA è riuscita in questo breve tempo a creare una rete solida di professionisti, docenti, responsabili, studenti in grado di collaborare proficuamente nel campo della planetary health. Questo la rende esemplare per tutte le iniziative che, come questa alleanza, hanno come obiettivo la collaborazione e un forte orientamento pratico per il perseguimento della propria mission.


COME I SINDACI STATUNITENSI STANNO CREANDO LA TRANSIZIONE GIUSTA

Un anno dopo che gli Stati Uniti hanno introdotto l'Inflation Reduction Act, esploriamo come le città stanno utilizzando i finanziamenti sbloccati da questa legislazione chiave per eliminare gradualmente i combustibili fossili e passare a economie più sostenibili ed eque. Ad agosto è ricorso il primo anniversario di quando il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha firmato l’Inflation Reduction Act – una legge che prevede un notevole investimento da parte del governo federale degli Stati Uniti per indirizzare i finanziamenti a progetti infrastrutturali sostenibili in tutto il Paese. L’Inflation Reduction Act è stato l’investimento più significativo nel clima e nell’energia nella storia degli Stati Uniti, ed è arrivato sulla scia del Bipartisan Infrastructure Bill e dell’American Rescue Plan Act. Insieme, questi disegni di legge creano un’opportunità senza precedenti per gli Stati Uniti di promuovere la loro ambizione climatica e contribuire a eliminare gradualmente i combustibili fossili. Poiché i finanziamenti hanno iniziato a raggiungere progetti locali, le città stanno aprendo la strada alla rea-

lizzazione di progetti sostenibili e trasformativi attrezzandosi in modo univoco per attuare politiche e costruire partnership con le comunità e le imprese per fornire un’azione locale significativa per il clima. Sono iniziative pionieristiche e innovative fondamentali per ridurre le emissioni e affrontare il collasso climatico. In particolare, le città stanno prendendo provvedimenti per garantire che il finanziamento incorpori gli obiettivi per creare una nuova economia verde, che offra posti di lavoro green ben retribuiti nell’edilizia e includa le comunità storicamente emarginate in un futuro più sostenibile ed equo. Sono iniziative leader nell’ammodernamento di case ed edifici, nell’installazione di pannelli solari si tetti delle abitazioni, nell’elettrificazione dei veicoli di transito e personali e nell’adozione di politiche intelligenti di utilizzo del territorio.

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La città di Philadelphia ha riconosciuto che il boom dei finanziamenti per progetti di infrastrutture sostenibili significa un aumento della domanda di lavoratori formati in competenze verdi che possono dare vita ai progetti. Questa domanda abbraccia vari campi, che vanno da architetti e ingegneri a elettricisti e ai raccoglitori di rifiuti solidi. I progetti portati in vita dalla legge bipartisan sulle infrastrutture e dall’Inflation Reduction Act stanno plasmando un futuro più verde e promuovendo una comunità per creare localmente una green economy. A Chicago, la città sta lanciando un programma per decarbonizzare gli edifici residenziali e aumentare le competenze locali nell’installazione di sistemi di raffreddamento / riscaldamento ad alta efficienza energetica. L’iniziativa mira anche a creare opportunità sia nel settore dell’energia pulita che nella proprietà delle imprese, in particolare per le comunità nere, le popolazioni indigene e le persone di colore. Il programma si concentra sulla garanzia di equità e inclusività; I proprietari di case a basso e moderato reddito riceveranno aggiornamenti sui sistemi di isolamento termico e i sistemi di riscaldamento / raffreddamento con pompa di calore, contribuendo a garantire un accesso conveniente all’energia pulita riducendo al contempo le emissioni. Nel frattempo, New Orleans sta adottando un approccio proattivo per plasmare un futuro sostenibile ed equo. Collaborando con il Deep South Center for Environmental Justice, la città sta lavorando per creare un contesto urbano inclusivo e sano. Per garantire l’allineamento con gli obiettivi dell’accordo di Parigi, la città ha convocato un gruppo consultivo per il Climate Action Equity Project, composto da un’assemblea diversificata di residenti di New Orleans ed esperti in energia, trasporti, riduzione dei rifiuti e sviluppo della forza lavoro. Questo sforzo collaborativo mira a garantire l’equità nell’attuazione della strategia climatica della città. Con il finanziamento dell’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti, il Deep South Center for Environmental Justice collaborerà anche con la città per istituire centri di assistenza tecnica, facilitando lo sviluppo delle capacità nella navigazione delle domande di sovvenzione federali, l’impegno della comunità e l’accessibilità linguistica. Grazie all’Inflation Reduction Act e al finanziamento del Bipartisan Infrastructure Bill, i sindaci stanno accelerando e aumentando il lancio di strategie trasformative come queste. Le città stanno mostrando il più alto livello di ambizione e stanno intraprendendo azioni urgenti per eliminare gradualmente i combustibili fossili e la transizione verso economie più sostenibili ed eque. Nel 2022, C40 e Climate Mayors hanno pubblicato una guida – supportata da Bloomberg Philanthropies – che consiglia i sindaci e il personale delle città statunitensi sulle opportunità per i governi locali, le organizzazioni e le imprese di attuare l’Inflation Reduction Act e affrontare il collasso climatico. https://www.c40knowledgehub.org/s/article/Climate-action-and-the-Inflation-Reduction-Act-A-guide-for-localgovernment-leaders?language=en_US


LA TRANSIZIONE ENERGETICA DELLA CINA: UNO SGUARDO ALLE INIZIATIVE DELLE CITTÀ CHIAVE DI QUESTO CAMBIAMENTO EPOCALE

Come parte del piano del Paese per raggiungere le zero emissioni entro il 2060, il passaggio della Cina verso l’energia sostenibile è stato e sarà uno sforzo graduale. Uno sguardo alle iniziative di Pechino, Dalian, Qingdao e Guangzhou , città chiave sulla transizione energetica e sui continui progressi sulle energie rinnovabili. Negli ultimi anni, la Cina ha intrapreso un viaggio epocale verso la ridefinizione del suo panorama energetico, guidata dalla pressante necessità di affrontare le preoccupazioni ambientali, migliorare la sicurezza energetica e contribuire agli obiettivi di sostenibilità globale. Il cambiamento è parte di una strategia nazionale, ma quattro città stanno aprendo la strada a questi cambiamento con i loro sforzi di transizione energetica. Pechino sta facendo progressi nella costruzione di aree libere dal carbone, riducendo sostanzialmente l’uso del carbone della città. La combustione del carbone è stata a lungo una delle principali fonti di inquinamento atmosferico a Pechino. Gli ultimi due decenni hanno visto continui sforzi della città per aggiornare i trattamenti end-of-the-pipe e ridurre l’impronta di carbonio

del mix energetico, con particolare attenzione alla sostituzione delle caldaie a carbone e al carbone civile e alla riduzione dell’uso del carbone sia alla fonte che alla fine. Quattro grandi centrali elettriche a carbone sono state chiuse e circa 1,3 milioni di famiglie urbane e rurali sono passate all’energia pulita delle pompe di calore. Il consumo totale di carbone della città è sceso da 11,65 milioni di tonnellate nel 2015 a 1,35 milioni di tonnellate nel 2020 e la quota di carbone nel consumo totale di energia è scesa all’1,5%. Il consumo di elettricità rappresenta il 27,8% del consumo totale di energia della città e l’intensità di carbonio del mix energetico è stata ridotta. Le fonti di energia solare, eolica, geotermica e altre fonti di energia rinnovabile sono state sempre più utilizzate in base alle condizioni locali e l’importazione di elettricità verde ha visto un enorme

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ACEA è uno dei principali gruppi industriali italiani. Quotata in Borsa nel 1999, è attiva nella gestione e nello sviluppo di reti e servizi nei business dell’acqua, dell’energia e dell’ambiente. Il Gruppo Acea è il primo operatore idrico nazionale: serve circa 9 milioni di cittadini nel Lazio, Toscana, Umbria, Molise e Campania.

ACEA gestisce il sistema idrico integrato in cinque regioni italiane, con oltre 58.000 km di rete idrica gestita. Da sempre attenta alla tutela dell’acqua, l’Azienda svolge attività specifiche che riguardano tutte le fasi della filiera: dalla salvaguardia delle sorgenti alle determinazioni analitiche per monitorare la qualità della risorsa. Il tutto con un obiettivo ben definito, perseguito attraverso l’innovazione tecnologica e la sensibilizzazione al consumo responsabile: portare nelle case e nelle città acqua potabile e controllata.

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ACEA nel settore idrico ha intrapreso un approccio innovativo allo sviluppo gestionale e organizzativo, volto a prevenire e mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici, minimizzare le perdite e garantire la resilienza dei sistemi acquedottistici. Rientrano in questo approccio gli accordi e le sinergie con altri operatori per la condivisione di know-how tecnologico e la spinta verso la digitalizzazione delle infrastrutture. Tra il 2020 e il 2022 l’Azienda ha investito nel settore circa 1,7 miliardi, e per i prossimi anni sono già previsti ulteriori importanti investimenti sulle infrastrutture, tra cui la realizzazione del secondo tronco del Peschiera, una delle opere più rilevanti e importanti dei prossimi anni per il comparto. 44 Il Gruppo Acea è poi tra i principali player italiani nella distribuzione di energia, con

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circa 9 TWh di elettricità distribuita nella città di Roma, e nella vendita di energia con circa 8 TWh di elettricità venduta. Tra le altre attività, la produzione di energia essenzialmente da fonti rinnovabili, l’illuminazione pubblica e artistico-monumentale. ACEA è impegnata anche nello sviluppo di soluzioni per favorire la flessibilità della rete di distribuzione elettrica attraverso la digitalizzazione. A Roma è partito infatti il progetto “RomeFlex” che punta a realizzare una rete sempre più smart, permettendo agli utenti di partecipare attivamente alla gestione della rete elettrica e di offrire servizi di flessibilità, contribuendo così a garantire l’equilibrio tra domanda e offerta di energia a beneficio dell’intera comunità. Da oltre 10 anni ACEA è inoltre attiva nel waste management e attualmente si conferma tra i principali operatori nazionali con circa 1,7 milioni di tonnellate annue di rifiuti gestiti. È player di riferimento per l’Italia Centrale - soprattutto nel Lazio, Toscana e Umbria – ma è presente anche in Valle d’Aosta, Abruzzo, Marche e Piemonte. Negli ultimi anni Acea Ambiente ha investito in maniera costante in questo settore e, grazie alle numerose acquisizioni di società e di impianti, nonché allo sviluppo di impianti propri, ha aumentato in modo significativo sia il volume dei rifiuti trattati, sia il livello di EBITDA, rafforzando la sua posizione a livello nazionale. I principi ispiratori che guidano tutte le attività del Gruppo sono basati sul fondamentale concetto di “sviluppo sostenibile”. L’Azienda considera infatti la sostenibilità un elemento strutturale delle proprie attività di business.

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impulso poiché sono stati ideati e implementati forti incentivi per l’energia solare ed eolica. Di conseguenza, la quota di utilizzo di energia rinnovabile da parte di Pechino si attesta ora al 10,4%. Dalian sta sviluppando nuove tecnologie per migliorare l’affidabilità della sua alimentazione. La città ha sviluppato il primo sistema di accumulo di energia chimica su larga scala della Cina, costruendo una stazione di batterie in grado di immagazzinare 100 MW / 400 MWh. Secondo la China Central Television, la provincia di Liaoning – dove si trova Dalian – investirà oltre 600 miliardi di yuan (82,4 milioni di dollari) in energie rinnovabili entro il 2030. L’investimento sosterrà la città per regolare la capacità di picco della rete in modo più efficace e per integrare fonti di energia variabili, come l’eolico e il solare. Dalian utilizza lo stoccaggio delle batterie per migliorare la rete elettrica della città e della provincia di Liaoning, contribuendo a garantire che il funzionamento della rete sia sicuro ed economico. Dalian sta anche sostenendo la riduzione dei costi per lo stoccaggio di energia chimica su larga scala, aprendo la strada alla replica del suo progetto di accumulo di energia a batteria. Si prevede che guiderà fino a 50 miliardi di yuan (6,8 miliardi di dollari) di investimenti nelle relative catene di approvvigionamento industriale. Qingdao continua il processo di decarbonizzazione del mix energetico della città, con l’obiettivo principale di migliorare l’efficienza energetica. Lo sviluppo verde e a basse emissioni di carbonio nei principali settori industriali, edili e dei trasporti ha subito un’accelerazione. Nel 2020, il consumo di energia per unità di valore aggiunto industriale ha registrato 0,38 tonnellate di carbone standard per 10.000 yuan (US $ 1.374), in calo

del 26,1% rispetto ai livelli del 2015. Circa 7 milioni di metri quadrati di edifici pubblici esistenti sono stati resi più efficienti dal punto di vista energetico e sono stati aggiunti 26,34 milioni di metri quadrati di edifici prefabbricati, pari a oltre il 45% del totale delle nuove aree edificabili della città. Il consumo energetico pro capite degli enti pubblici è diminuito del 31,18% e il consumo energetico per unità di superficie edificabile è diminuito del 22,3%. Nel 2020, la capacità installata totale di energie rinnovabili come eolico, solare e biomassa si è attestata a 2,532 milioni di kW in città, con un aumento di 2,4 volte rispetto al 2015; l’elettricità prodotta da energie rinnovabili è stata pari a 4,465 miliardi di kWH, quasi tre volte quella del 2015. Guangzhou ha portato avanti soluzioni ecologiche che aggiornano le stazioni energetiche esistenti per renderle più efficienti, incoraggiano l’uso di contatori intelligenti di acqua ed elettricità nelle stazioni degli autobus e nei terminal passeggeri e installano lampade a risparmio energetico e apparecchi a risparmio idrico. Le lampade attualmente utilizzate nelle stazioni passeggeri e degli autobus delle strade affiliate sono efficienti al 100% dal punto di vista energetico e i dispositivi montati nei bagni pubblici sono al 100% a risparmio idrico. La supervisione è stata condotta per mantenere la temperatura dell’aria condizionata a un livello adeguato e per garantire l’uso moderato dell’illuminazione nelle stazioni degli autobus, nelle stazioni passeggeri, nei terminal dei traghetti, nelle piattaforme di transito rapido degli autobus e in altre stazioni di traffico nel tentativo di ridurre il consumo energetico. Guangzhou Metro Group ha anche fatto un ulteriore passo avanti personalizzando le soluzioni di risparmio energetico per ciascuna delle sue stazioni per ridurre l’uso di energia in tutte le sue operazioni.


UN APPELLO PER IL

MEDITERRANEO

Appello dei Presidenti di alcuni Paesi del Mediterraneo e membri del Gruppo Arraiolos a sostegno dell’impegno per arrestare gli effetti della crisi climatica Lo scorso 8 Agosto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e altri cinque Capi di Stato di Paesi che affacciano sul Mediterraneo (Croazia, Grecia, Malta, Portogallo e Slovenia,), hanno lanciato un appello per il Mediterraneo Un messaggio che in maniera forte e chiara evidenzia come bisogna agire subito per trovare “iniziative urgenti ed efficaci”, per scongiurare gli effetti del cambiamento climatico. Un appello rivolto all’Unione Europea, alle altre Nazioni mediterranee e alla comunità internazionale su un aspetto che non può più essere sottovalutato, e deve essere posto ai primi posti nell’agenda politica dei governi e dell’Europa. Un monito verso il futuro, per lasciare un Pianeta diverso alle nuove generazioni. Appello per il mediterraneo Come previsto, la crisi climatica è arrivata e ha raggiunto dimensioni esplosive, tanto che si parla ormai di “stato di emergenza climatica”. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite alla fine di luglio ha definito la crisi attuale uno stato di “ebollizione globale”. I suoi effetti sono visibili soprattutto nella nostra regione, il Mediterraneo, che è gravemente colpita e a rischio immediato non soltanto di scarsità di acqua ed elettricità, ma anche di inondazioni, diffuse ondate di calore, incendi e desertificazione. I fenomeni naturali estremi stanno distruggendo l’ecosistema e minacciando la nostra vita quotidiana, il nostro stile di vita.

Non c’è più tempo da perdere, non c’è più tempo per scendere a compromessi per ragioni politiche o economiche. È imperativo agire e prendere iniziative urgenti ed efficaci. Tutti i Paesi del Mediterraneo devono coordinarsi e reagire, impegnarsi in uno sforzo collettivo per arrestare e invertire gli effetti della crisi climatica. È dovere di tutti noi agire in questa direzione e adottare politiche concrete volte a questo sforzo. Sensibilizzare l’opinione pubblica, educare e ispirare in tutti l’etica della responsabilità ambientale. Non solo per il presente, ma anche per il futuro dei nostri figli e delle generazioni che verranno. I Capi di Stato dei seguenti Paesi del Mediterraneo e membri del Gruppo Arraiolos si impegnano a sostenere pienamente le iniziative di azione congiunta e fanno appello all’Unione Europea, agli altri paesi del Mediterraneo e alla comunità internazionale affinché mantengano questo tema in cima alla loro agenda politica. Sergio Mattarella Presidente della Repubblica Italiana Zoran Milanović Presidente della Repubblica di Croazia Katerina Sakellaropoulou Presidente della Repubblica Ellenica George Vella Presidente della Repubblica di Malta Marcelo Rebelo de Sousa Presidente della Repubblica Portoghese Nataša Pirc Musar Presidente della Repubblica di Slovenia

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“PLANETARY HEALTH”, ESPOSOMA E SALUTE DELL’UOMO di Giuseppe Novelli Università di Roma Tor Vergata, Roma; Università del Nevada, Reno (USA)

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La “salute planetaria” è un campo di studio emergente che cerca di comprendere l’interconnessione tra la salute dell’uomo e quella del pianeta (1). L’inquinamento atmosferico, insieme al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità, rappresentano una delle forme più gravi di danno ai sistemi planetari (1). E’ evidente che questi danni ambientali si ripercuotono necessariamente sulla salute umana, animale e vegetale, in un contesto globale in rapida evoluzione, determinando estinzione di massa e pandemie. La distruzione degli ecosistemi, come la deforestazione o le modifiche dell’habitat, possono portare a cambiamenti nella diversità virale e aumentare il rischio di trasmissione di malattie zoonotiche. E’ ben noto che le attività antropiche favoriscono il contatto tra la fauna selvatica e l’uomo, aumentando di conseguenza il rischio di infezioni virali(2). Ad esempio, la pandemia di COVID-19, causata dal virus SARS-CoV-2, ha avuto origine certamente da una trasmissione zoonotica, evidenziando l’importanza di comprendere le interazioni tra virus, animali e ambiente(3). Il COVID-19 può essere considerato come il risultato di un peggioramento dei fattori di salute planetaria in sistemi complessi con implicazioni sociali, economiche e ambientale. Sono stati identificati almeno sedici fattori di salute planetaria che hanno contribuito alla pandemia da COVID19, tra questi: la crescita della popolazione, il cambiamento climatico, l’intensificazione agricola, l’urbanizzazione, il cambiamento nell’uso e nella copertura del suolo, la deforestazione, la perdita di biodiversità, la globalizzazione, il commercio di specie selvatiche, la lotta antimicrobica resistenza, l’inquinamento atmo-

sferico, la povertà e il genoma individuale di suscettibilità (4, 5). Il COVID-19 ci ha dimostrato come la salute umana sia interconnessa con quella del pianeta e costituisce un primo avvertimento per mostrare come il collasso dei sistemi planetari possa portare a effetti a cascata sulla salute globale, regionale e locale interconnessa. I cambiamenti ambientali possono portare ad alterazioni nei genomi virali e all’emergere di nuovi ceppi virali, influenzare la diversità virale, le dinamiche di trasmissione, nonché il comportamento e l’adattamento sia dei virus che delle specie ospiti. Comprendere queste interazioni è fondamentale per prevedere e mitigare gli impatti dei disagi ambientali sulle infezioni virali e sulla salute pubblica. Nel 2005 Christopher Wild ha coniato il termine “exposome” definendolo come il risultato di esposizioni ambientali cumulative nel corso della vita dal periodo prenatale in poi(6). Da allora, questa definizione è stata ampliata e perfezionata enumerando i componenti costitutivi dell'esposoma e suggerendo parametri e metodologie di misurazione. In termini generali, tuttavia, l'esposoma è un tentativo di definire in modo più significativo e documentale il dettaglio della variabile ambientale nell'equazione fenotipo= genotipo + ambiente. Questa relazione oggi si basa sulle evidenze ormai acquisite che i nostri geni sono regolati da fattori esterni attraverso l’epigenetica che modificando chimicamente il DNA lo rende modulabile almeno in parte (7). Meccanismi epigenetici, come la metilazione del DNA e le modifiche degli istoni, possono modificare


la funzione del genoma sotto influenza di stimoli ambientali. E’ ormai accertato che le esposizioni ambientali in utero o nella prima infanzia producono effetti che possono essere ereditati a livello transgenerazionale e sono accompagnati da alterazioni epigenetiche. Oggi disponiamo di modelli di studio molto efficaci per analizzare l'interazione tra le esposizioni ambientali e l'epigenoma umano. Le tecnologie genomiche oggi consentono di cambiare il paradigma utilizzato fino ad ora per comprendere le relazioni tra salute dell’uomo e ambiente. L’epidemiologia ambientale si è concentrata principalmente sugli esiti difficili, come la mortalità, l’esacerbazione della malattia e i ricoveri ospedalieri. Tuttavia, ci sono molti altri effetti “nascosti” che possono essere collegati alle esposizioni ambientali. Negli anni ‘80 David Barker (8), un epidemiologo, osservò che le morti da infarto cardiaco nell’adulto correlavano con il basso peso alla nascita. Osservò che quelle morti avevano la stessa distribuzione geografica (aree a bassa condizione socio-economica) delle morti neonatali di 60 anni prima. Avanzò quindi l’ipotesi che le morti neonatali e quelle da infarto nell’adulto trovassero la stessa origine nelle restrizioni subite durante la vita fetale. Nacque così la teoria delle “origini della salute e della malattia durante lo sviluppo” (DOHaD)(9). La teoria DOHaD suggerisce che interventi mirati nelle prime fasi di vita, che includano comportamenti individuali, l’ottimizzazione della nutrizione, la riduzione dello stress, l’esposizione al rumore, il monitoraggio di farmaci ed inquinanti ambientali e le interferenze endocrine, sono necessari per affrontare la crescente prevalenza delle Malattie Non Trasmissibili(10). Le malattie non trasmissibili (NCDs) sono in costante aumento e le persone vivono sempre più anni affette da malattie croniche. È necessario un cambio di paradigma per la salute fisica, mentale e per il benessere della popolazione. I biomarcatori e le tecnologie omiche possono consentirci non solo di comprendere i cambiamenti molecolari delle complesse interazioni geni-ambiente, ma anche monitorare i loro effetti a lungo termine, in quanto la malattia di ognuno è il prodotto della storia individuale delle esposizioni, sovrapposta alle suscettibilità genetiche sottostanti. (11, 12). La salute planetaria è un campo multidisciplinare che riconosce l’importanza di affrontare l’inquinamento atmosferico e altre sfide ambientali per il benessere sia della civiltà umana che dei sistemi naturali da cui dipende. Richiede tuttavia un’azione collettiva e l’integrazione dei principi della salute planetaria nella formazione delle professioni sanitarie per garantire un futuro sostenibile e sano sia per gli esseri umani che per il pianeta(13).

Bibliografia 1. Gabrys J. Planetary health in practice: sensing air pollution and transforming urban environments. Humanities and Social Sciences Communications. 2020;7(1):35. 2. Tuomainen U, Candolin U. Behavioural Responses to Human-Induced Environmental Change. Biological Reviews. 2010. 3. Bankar NJ, Tidake AA, Bandre GR, Ambad R, Makade JG, Hawale DV. Emerging and Re-Emerging Viral Infections: An Indian Perspective. Cureus. 2022;14(10):e30062. 4. Talukder B, vanLoon GW, Hipel KW. Planetary health & COVID-19: A multi-perspective investigation. One Health. 2022;15:100416. 5. Biancolella M, Colona VL, Luzzatto L, Watt JL, Mattiuz G, Conticello SG, et al. COVID-19 annual update: a narrative review. Human Genomics. 2023;17(1):68. 6. Wild CP. Complementing the Genome with an “Exposome”: The Outstanding Challenge of Environmental Exposure Measurement in Molecular Epidemiology. Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention. 2005;14(8):184750. 7. Bollati V, Baccarelli A. Environmental epigenetics. Heredity. 2010;105(1):105-12. 8. Barker DJP. Editorial: The Developmental Origins of Adult Disease. European Journal of Epidemiology. 2003;18(8):733-6. 9. Hanson M. The birth and future health of DOHaD. Journal of Developmental Origins of Health and Disease. 2015;6(5):434-7. 10. NCD Countdown 2030: pathways to achieving Sustainable Development Goal target 3.4. Lancet. 2020;396(10255):918-34. 11. Rattray NJW, Charkoftaki G, Rattray Z, Hansen JE, Vasiliou V, Johnson CH. Environmental influences in the etiology of colorectal cancer: the premise of metabolomics. Curr Pharmacol Rep. 2017;3(3):114-25. 12. Rattray NJW, Deziel NC, Wallach JD, Khan SA, Vasiliou V, Ioannidis JPA, et al. Beyond genomics: understanding exposotypes through metabolomics. Hum Genomics. 2018;12(1):4. 13. Irlam JH, Scheerens C, Mash B. Planetary health and environmental sustainability in African health professions education. Afr J Prim Health Care Fam Med. 2023;15(1):e1-e3

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LETTERA APERTA AI MEDIA ITALIANI SUL CLIMA Da PARTE DI 100 SCIENZIATI

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Un invito a non omettere le informazioni necessarie per individuare le cause e soluzioni per affrontare la crisi climatica. Un invito ai media e ai giornalisti, a parlare delle cause del cambiamento climatico, e delle sue soluzioni, e l’appello lanciato da cento scienziati, tra i quali il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, Antonello Pasini, Nicola Armaroli, Stefano Caserini, Enrico Giovannini, Luca Mercalli, Telmo Pievani. Per i ricercatori siamo ancora in tempo per scegliere il nostro futuro climatico. Siamo ancora in tempo per scegliere un futuro sostenibile che metta al primo posto la sicurezza, la salute e il benessere delle persone, come previsto dagli obiettivi europei di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 e di neutralità climatica al 2050

Lettera aperta ai media italiani Giornalisti, parlate delle cause della crisi climatica, e delle sue soluzioni. Omettere queste informazioni condanna le persone al senso di impotenza, proprio nel momento storico in cui è ancora possibile costruire un futuro migliore. È nostra responsabilità, come cittadini italiani e membri della comunità scientifica, avvertire chiaramente di ogni minaccia alla salute pubblica. Ed è dovere dei giornalisti difendere il diritto all’informazione e diffondere notizie scientifiche verificate. Il mese di giugno 2023 è stato, a livello globale, il più caldo da quando si registrano le temperature. Non sappiamo ancora quanti morti provocheranno le ondate di calore di questa estate, ma sappiamo quanti ne ha provocati il caldo intenso di quella scorsa: più di 60 mila nella sola Europa, 18 mila nel nostro Paese, il più colpito. Ondate di calore, alluvioni, siccità prolungate e incendi sono solo alcuni dei segnali dell’intensificarsi degli impatti dei cambiamenti climatici nei nostri territori. Tuttavia, i media italiani parlano ancora troppo spesso di “maltempo” invece che di cambiamento climatico. Quando ne parlano, spesso omettono le cause e le relative soluzioni. È come se nella primavera del 2020 i telegiornali avessero parlato solo di ricoverati o morti per problemi respiratori senza parlare della loro causa, cioè del virus SARS-CoV-2, o della soluzione, i vaccini.

Nel suo ultimo rapporto, il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (IPCC) è chiarissimo su quali siano le cause principali del cambiamento climatico: le emissioni di gas serra prodotte dall’utilizzo di combustibili fossili. Ed è altrettanto chiaro su quali siano le soluzioni prioritarie: la rapida eliminazione dell’uso di carbone, petrolio e gas, e la decarbonizzazione attraverso le energie rinnovabili. È questa la strategia giusta per fermare l’aumento delle temperature, ed è tecnologicamente ed economicamente attuabile già oggi. A questo devono aggiungersi politiche di adattamento per proteggere persone e territori da quegli effetti del cambiamento climatico divenuti ormai irreparabili. Non parlare delle cause dei sempre più frequenti e intensi eventi estremi che interessano il nostro pianeta e non spiegare le soluzioni per una risposta efficace rischia di alimentare l’inazione, la rassegnazione o la negazione della realtà, traducendosi in un aumento dei rischi per le nostre famiglie e le nostre comunità, specialmente quelle più svantaggiate. Per queste ragioni, invitiamo tutti i media italiani a spiegare chiaramente quali sono le cause della crisi climatica e le sue soluzioni, per dare a tutti e a tutte gli strumenti per comprendere profondamente i fenomeni in corso, sentirsi parte della soluzione e costruire una maggiore fiducia nel futuro. Siamo ancora in tempo per scegliere il nostro futuro climatico. Siamo ancora in tempo per scegliere un futuro sostenibile che metta al primo posto la sicurezza, la salute e il benessere delle persone, come previsto dagli obiettivi europei di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 e di neutralità climatica al 2050. Possiamo farlo anche grazie a una corretta comunicazione e alla cooperazione tra noi tutti. Thalassia Giaccone – Stazione Zoologica Anton Dohrn Serena Giacomin – Presidente Italian Climate Network (ICN) Claudia Gili – Stazione Zoologica Anton Dohrn Filippo Giorgi – Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics di Trieste Enrico Giovannini – Università di Roma Tor Vergata / Università

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Firmatari: Antonello Pasini – Primo ricercatore, Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR (CNR-IIA) Giorgio Vacchiano – Prof. associato in Gestione e pianificazione forestale, Università degli Studi di Milano, Presidente Climate Media Center Italia Giorgio Parisi – Prof. emerito in fisica teorica, Sapienza Università di Roma, Premio Nobel per la Fisica 2021 Cristina Facchini – CNR-ISAC, Presidente della Società Italiana per le Scienze del Clima (SISC) –

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Paolo G. Albano – Stazione Zoologica Anton Dohrn Tommaso Alberti – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma Franco Andreone – Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino Tommaso Anfodillo – Università degli Studi di Padova Nicola Armaroli – CNR-ISOF Valentina Bacciu – CNR-IBE / Società Italiana per le Scienze del Clima (SISC) Vincenzo Balzani – Alma mater studiorum Università di Bologna Rosario Balestrieri – Stazione Zoologica Anton Dohrn Carlo Barbante – CNR-ISP / Università Ca’ Foscari Paolo Bàrberi – Centro di Scienze delle Piante, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa Roberto Barbiero – APPA Provincia Autonoma di Trento / Società Italiana per le Scienze del Clima (SISC) Leonardo Becchetti – Università di Tor Vergata, Roma Ferdinando Boero – Università degli Studi di Napoli Federico II / Stazione Zoologica Anton Dohrn Carlo Blasi – Università di Roma Stefano Bocchi – Università degli Studi di Milano Andrea Boitani – Università Cattolica del Sacro Cuore Alessandra Bònoli – Alma mater studiorum Università di Bologna Chris Bowler – Stazione Zoologica Anton Dohrn Roberto Buizza – Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa Federico Butera – Politecnico di Milano Fausto Capelli – Collegio europeo / Università degli studi di Parma Carlo Cacciamani – Agenzia ItaliaMeteo, Bologna Sandro Carniel – CNR-ISP Marco Carrer – Università degli Studi di Padova Renato Casagrandi – Politecnico di Milano Stefano Caserini – Politecnico di Milano Claudio Cassardo – Università degli Studi di Torino Daniele Cat Berro – Società Meteorologica Italiana Carlo Cerrano – Università Politecnica delle Marche Mauro Ceruti – Università IULM Milano Alessandro Chiarucci – Alma mater studiorum Università di Bologna Lorenzo Ciccarese – ISPRA Erika Coppola – Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics, autrice IPCC WGI AR6 Susanna Corti – CNR-ISAC Francesca Cotrufo – Colorado State University Roberto Danovaro – Università Politecnica delle Marche Mauro Delogu – Alma mater studiorum Università di Bologna Moreno Di Marco – Sapienza Università di Roma Antonio Di Natale – Fondazione Acquario di Genova Paola Faggian – RSE Milano Davide Faranda – Ecole Normale Supérieure di Parigi Francesco Ferretti – Università degli Studi di Siena Andrea Filpa – Università degli Studi Roma Tre Francesco Forastiere – CNR-IRIB / Imperial College, Londra Simonetta Fraschetti – Università degli studi di Napoli Federico II Marco Frey – Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa Sandro Fuzzi – CNR-ISAC, Lead Author IPCC AR6 Silvana Galassi – Università degli studi di Milano Marta Galvagno – ARPA Valle d’Aosta Marino Gatto – Politecnico di Milano Domenico Gaudioso – Greenhouse Gas Management Institute Italia Piero Genovesi – ISPRA


LUISS Guido Carli Elena Gissi – CNR-ISMAR Giacomo Grassi – European Commission Joint Research Centre / IPCC Task Force Bureau on National Greenhouse Gas Inventories Donato A. Grasso – Università degli studi di Parma Federico Grazzini – Istituto di meteorologia LMU München / ARPAE Emilia-Romagna Fausto Guzzetti – CNR-IRPI Valerio Lembo – CNR-ISAC Stefania Leopardi – Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie Simone Libralato – Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale OGS di Trieste Anna Luise – ISPRA Marco Marchetti – Università degli studi del Molise Davide Marino – Università degli studi del Molise Vittorio Marletto – ARPAE Emilia-Romagna e AIAM Bruno Massa – Università degli studi di Palermo Maurizio Maugeri – Università degli studi di Milano Fulvio Mazzocchi – CNR-ISPC

Barbara Mazzolai – Istituto Italiano di Tecnologia di Genova Luca Mercalli – Società Meteorologica Italiana Paola Mercogliano – Fondazione CMCC / Società Italiana per le Scienze del Clima (SISC) Fiorenza Micheli – Stanford’s Center for Ocean Solutions Franco Miglietta – CNR-IBE Mario Marcello Miglietta – CNR-ISAC Mario Motta – Politecnico di Milano Rita Nogherotto – Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics / Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale OGS di Trieste Elisa Palazzi – Università degli Studi di Torino Cinzia Perrino – CNR-IIA Emanuela Pichelli – Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics Telmo Pievani – Università degli studi di Padova Andrea Pitacco – Università degli studi di Padova Flavio Pons – Laboratoire de Sciences du Climat et de l’Environnement (LSCE), Parigi Carlo Alberto Pratesi – Università Roma Tre Francesca Raffaele – Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics, Contributing Author IPCC WGI AR6 Marco Reale – Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale OGS di Trieste Duccio Rocchini – Alma mater studiorum Università di Bologna Bernardino Romano – Università degli Studi dell’Aquila Carlo Rondinini – Sapienza Università di Roma Gianluca Ruggieri – Università degli Studi dell’Insubria Roberto Salzano – CNR-IIA Riccardo Santolini – Università degli Studi di Urbino Valerio Sbordoni – Accademia Nazionale delle Scienze Giuseppe Scarascia Mugnozza – Università degli Studi della Tuscia Andrea Segrè – Alma mater studiorum Università di Bologna Federico Spanna – Regione Piemonte / AIAM Massimo Tavoni – Politecnico di Milano / Fondazione CMCC / European Institute on Economics and the Environment. Marco Tedesco – Columbia University Núria Teixidó – Stazione Zoologica Anton Dohrn Vito Telesca – Università degli Studi della Basilicata Stefano Tibaldi – Fondazione CMCC Andrea Tilche – Alma mater studiorum Università di Bologna Silvia Torresan – Fondazione CMCC Gianluca Treglia – Stazione Zoologica Anton Dohrn Umberto Triacca – Università degli Studi dell’’Aquila 61 Fabio Trincardi – Dip. Scienze del sistema Terra e tecnologie per l’ambiente del CNR Sergio Ulgiati – Università Parthenope di Napoli Riccardo Valentini – Università degli Studi della Tuscia Francesca Ventura – Alma mater studiorum Università di Bologna / AIAM Margherita Venturi – Alma mater studiorum Università di Bologna Maria Cristina Vigo Majello – Stazione Zoologica Anton Dohrn Paolo Vineis – Imperial College London


ALLARME UNICEF:

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BAMBINI

MUOIONO OGNI SETTIMANA A CAUSA DELL’ INQUINAMENTO ATMOSFERICO

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Il policy brief dell’organizzazione internazionale evidenzia l’impatto dell’inquinamento atmosferico sui bambini asiatici ed europei

L’inquinamento atmosferico rappresenta un grave rischio per la salute ambientale per i bambini. E’ l’allarme lanciato da UNICEF nel policy brief pubblicato ai primi di settembre. Nel 2019, 5.801 bambini e adolescenti sono morti in 52 paesi dell’Europa e dell’Asia centrale da cause legate all’inquinamento atmosferico. Molti altri hanno subito gli effetti sulla salute e sullo sviluppo di respirare aria inquinata, comprese malattie non mortali, ricoveri e disabilità. I bambini sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento atmosferico, con effetti devastanti sulla loro salute e sul loro sviluppo. Le prove scientifiche dimostrano che l’inquinamento atmosferico contribuisce a esiti avversi alla nascita, comprese le nascite premature, basso peso alla nascita, mortalità infantile, danno alla funzione polmonare, malattie tra cui asma, malattie cardiovascolari e cancro, e un aumento del rischio di disturbi neurologici. Altre malattie associate all'inquinamento atmosferico includono condizioni infantili comuni come le infezioni delle vie respiratorie superiori, l’otite media e le malattie allergiche.

gia i loro organi, e influenza lo sviluppo del cervello nella fase critica iniziale anni, con conseguenze a lungo termine nello sviluppo fisico e mentale dei bambini. "Quando si tratta di inquinamento atmosferico, i polmoni più piccoli sono quelli che pagano il prezzo più alto, e questo provoca danni alla salute e allo sviluppo dei bambini, a volte costando loro la vita", dice Regina de Dominicis, Direttore regionale dell'UNICEF per l'Europa e l'Asia centrale. "Ridurre gli inquinanti atmosferici e l'esposizione dei bambini all'aria tossica è fondamentale per proteggere la loro salute e le loro società, con conseguente riduzione dei costi sanitari, miglioramento dell'apprendimento, aumento della produttività e un ambiente più sicuro e pulito per tutti". In Europa e in Asia centrale, l'inquinamento atmosferico - PM 2,5 e PM 10 - è causato principalmente da pratiche residenziali e commerciali, tra cui l'uso di carbone e altri combustibili fossili per il riscaldamento e per cucinare.

I bambini sono fisicamente più esposti all’inquinamento atmosferico rispetto agli adulti perché respirano due volte più velocemente, spesso per via orale, assorbendo più sostanze inquinanti, e sono spesso più vicino al suolo dove si accumulano gli inquinanti.

UNICEF esorta i governi a rafforzare le politiche e gli investimenti per accelerare la transizione verso un'energia e un trasporto puliti ed efficienti in tutti i settori, attraverso il sostegno all'efficienza energetica e all'accesso all'energia pulita, la formazione di operatori sanitari di base per sottoporre i bambini a monitoraggi e individuare le malattie legate all'inquinamento atmosferico, nonché l'incremento e l'accelerazione dei piani di riduzione dell'inquinamento atmosferico a livello nazionale e comunale.

I bambini sono fisiologicamente più vulnerabili all’inquinamento atmosferico rispetto agli adulti perché il loro cervello, i loro polmoni e quindi altri organi non sono sviluppati in modo maturo e i meccanismi di protezione non sono disponibili come lo sonoper gli adulti durante l'esposizione ad agenti inquinanti tossici.

Infine l'UNICEF, per proteggere i bambini da questo allarme, chiede ai Governi di istituire e mantenere sistemi di monitoraggio della qualità dell'aria nelle vicinanze di asili e scuole e di riferire le informazioni al pubblico, rilevando i livelli di inquinamento atmosferico pericolosi per i bambini e le donne in gravidanza.

L'esposizione prolungata a sostanze inquinanti tossiche porta a una crescita ed a uno sviluppo che danneg-

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ANDREA RINALDO VINCE IL “PREMIO NOBEL PER L’ACQUA” Il Prof. Andrea Rinaldo, esperto di idrologia dell’EPFL, è stato selezionato come vincitore 2023 dello Stockholm Water Prize il premio più prestigioso al mondo nella ricerca sull’acqua, consegnato dal re di Svezia.

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“Questo premio è un grande onore e una fonte di grande soddisfazione”, dice Andrea Rinaldo, dopo aver saputo di essere stato selezionato per quello che è noto come il “Premio Nobel per l’acqua”. Dal 2008 dirige il Laboratorio di Ecoidrologia dell’EPFL – Facoltà ENAC – ed è anche professore all’Università di Padova. Il lavoro che ha svolto nel corso della sua carriera ha fornito importanti informazioni su un meccanismo ricorrente nei processi idrologici ed ecologici nei bacini di drenaggio. Ciò che rende unico l’approccio di Rinaldo è che guarda non solo ai fenomeni superficiali, ma anche alla composizione del suolo sottostante nelle aree in cui convergono i corsi d’acqua.

per gli esseri umani. E se si guardano i fiumi di tutto il mondo, indipendentemente dal paesaggio circostante, tendono ad adottare praticamente la stessa struttura dendritica. Questo crea ‘corridoi ecologici’ che guidano i movimenti degli organismi viventi”. Sulla base di questa osservazione, gli scienziati hanno sviluppato modelli matematici per prevedere la propagazione di specie invasive e agenti patogeni in una determinata regione, ad esempio in caso di epidemia di colera. Questo segna un importante passo avanti perché consente ai funzionari della sanità pubblica di adottare le misure preventive necessarie prima che una malattia affligga troppe persone.

“Gli organismi viventi si sono sempre propagati lungo i flussi superficiali che scorrevano”, dice. “Questo è vero per i microrganismi e gli animali selvatici tanto quanto

Nella sua citazione, il Comitato di nomina del Premio per l’acqua di Stoccolma ha dichiarato: “Il professor Rinaldo è un leader di pensiero nelle scienze idrologi-


che i cui modelli concettuali e quantitativi hanno fornito una comprensione approfondita dei campi dell’idrogeomorfologia e dell’ecoidrologia. Nella sua ricerca, ha scoperto le connessioni chiave tra le reti fluviali e la diffusione di soluti, specie acquatiche e malattie. Torgny Holmgren, direttore esecutivo dello Stockholm International Water Institute – l’organizzazione che assegna lo Stockholm Water Prize – osserva che “Andrea Rinaldo ha migliorato significativamente la nostra comprensione delle complesse interazioni tra il ciclo idrologico, i processi ecologici e l’evoluzione del paesaggio. I suoi modelli ci hanno fornito strumenti inestimabili per preservare e proteggere la vita attraverso politiche e pratiche informate”. Il presidente dell’EPFL Martin Vetterli afferma che il premio “è una testimonianza dell’eccellente ricerca che Andrea sta conducendo e sottolinea quanto sia importante per gli scienziati ottenere una comprensione approfondita di processi biologici fondamentali come la propagazione delle malattie in natura”. Rinaldo ha ricevuto il premio dal re Carlo XVI Gustavo durante una cerimonia a Stoccolma il 23 agosto scorso . “Sono particolarmente onorato di seguire le orme dei miei amici e colleghi con cui ho lavorato in molte occasioni e che mi hanno preceduto nella vittoria di questo prestigioso premio”, afferma Rinaldo. Lo Stockholm Water Prize ed è un premio che viene assegnato ogni anno dal 1991 ai professori che hanno lavorato a ricerche particolarmente rilevanti in ambito idraulico. Ormai è conosciuto con il nome di Nobel dell’acqua perché la selezione e la cerimonia di consegna sono molto simili a quelli del famoso premio Nobel. Ad assegnare il premio è il Siwi, Stockholm International Water Institute, in collaborazione con l’Accademia reale svedese delle scienze. Andrea Rinaldo è professore di idrologia e risorse idriche all’École Polytechnique Fédérale de Lausanne e all’Università di Padova. È nato a Venezia, in Italia, dove, dice, il potere e l’importanza dell’acqua sono diventati inevitabilmente una parte significativa della sua vita. Durante la sua carriera, il professor Rinaldo è stato coautore di oltre 320 articoli peer-reviewed per le più prestigiose riviste accademiche in idrologia, ecologia e fisica, nonché riviste interdisciplinari come Science e Nature. Nel 1970, ha giocato per la squadra nazionale di rugby dell’Italia, ed è attualmente membro del Consiglio di Amministrazione dell’European Professional Club Rugby a Losanna.

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“ENTER GREEN OBSESSION” DI STEFANO BOERI, VINCITORE DEL SDG ACTION AWARDS 2023 DELLE NAZIONI UNITE

Una visione architettonica impegnata nell’azione urbana per il clima, un’organizzazione dedicata alla pulizia ambientale globale e un’iniziativa internazionale incentrata sul sostegno a migranti e rifugiati sono tra i vincitori degli SDG Action Awards 2023 delle Nazioni Unite, un evento globale in cui attivisti, mobilitatori e changemaker sono riconosciuti per il loro lavoro nell’aumentare gli sforzi di sostenibilità e giustizia sociale guidando l’azione per gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs), ha annunciato la campagna d’azione SDG delle Nazioni Unite.

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Etichettata come gli “Oscar degli SDG”, l’edizione di quest’anno degli UN SDG Action Awards si è svolta a Roma, in Italia, a margine del Summit dei sistemi alimentari delle Nazioni Unite + 2 Stocktaking Moment, ospitato dal governo italiano, e in collaborazione con le tre agenzie delle Nazioni Unite con sede a Roma - l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD), e il Programma alimentare mondiale (WFP), nonché l’hub di coordinamento dei sistemi alimentari delle Nazioni Unite e il più ampio sistema delle Nazioni Unite.

I vincitori del premio d’azione SDG delle Nazioni Unite 2023 coprono la gamma di azioni individuali e scopi organizzativi e rappresentano una sezione trasversale diversificata dell’attivismo internazionale per gli SDG in quattro categorie specifiche: MOBILIZE, INSPIRE, CONNECT e CHANGEMAKER. I vincitori di quest’anno per le categorie includono World Cleanup Day, Green Obsession di Stefano Boeri Architetti e l’iniziativa Signpost dell’International Rescue Committee. Inoltre, gli ambasciatori di buona volontà dell’IFAD Idris Elba e Sabrina Dhowre Elba hanno ricevuto la menzione d’onore per il loro lavoro nel portare sotto i riflettori dei media il ruolo svolto dai piccoli agricoltori nell’agricoltura globale.. L’UN SDG Action Awards è un programma della UN SDG Action Campaign che riconosce iniziative e individui che mobilitano, ispirano e collegano le persone per guidare un cambiamento positivo. Nel 2023 sono state ricevute oltre 5.000 candidature e candidature da 190 paesi. A seguito di un rigoroso processo di revisione tecnica che identifica i finalisti stabiliti, una giuria di alto livello composta da leader provenienti da diversi settori e aree geografiche seleziona i vincitori. I finalisti e i vincitori stati svelati e celebrati durante una cerimonia trasmessa in diretta streaming in tutto il mondo.


ENTER GREEN OBSESSION Le città generano oltre il 70% delle emissioni di CO2. Ciò significa che affrontare l’impatto che i centri urbani hanno sul clima è una necessità urgente se vogliamo raggiungere l’Agenda 2030. Le foreste svolgono un ruolo vitale in questo sforzo assorbendo quasi il 40% delle emissioni annuali di combustibili fossili prodotte ogni anno. Moltiplicando e migliorando la presenza di foreste urbane all’interno delle città, possiamo ridurre la CO2, ridurre l’inquinamento, risparmiare energia, combattere il calore urbano e aumentare la biodiversità. Enter Green Obsession: una visione di un futuro in cui le città prosperano con giardini sui tetti, orti comunitari e agricoltura urbana, collegando parchi e foreste. Aumentando la connettività tra foreste, giardini e parchi e attraverso la creazione di corridoi ecologici, Green Obsession va oltre il semplice design, portando una strategia di silvicoltura urbana trasformativa che rappresenta una prospettiva mutevole del futuro del paesaggio urbano globale.

menti positivi e cambiare il comportamento per gli SDG, sottolineando l’importanza della connettività ecologica, della silvicoltura urbana e della progettazione sostenibile. L’iniziativa incoraggia una nuova prospettiva sulle città, promuove la collaborazione globale e sostiene azioni politiche trasformative. Immagina città e comunità sostenibili che danno priorità alla buona salute e al benessere, intensificando al contempo l’azione per il clima attraverso il suo approccio creativo alla pianificazione urbana, alla connettività ecologica e alla silvicoltura urbana - rispettando gli SDG 3, 11 e 13.

“Oggi abbiamo visto iniziative e individui che mobilitano, ispirano e collegano le persone ogni giorno. Desidero congratularmi con voi per i vostri sforzi e il vostro impegno per accelerare i progressi verso gli SDG. Sono molto lieto di essermi unito a voi oggi e vedere quanti di voi offrono la prova delle possibilità” S.E. Antonio Tajani, Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale del Governo italiano

Infatti, come fiore all’occhiello della sostenibilità di Stefano Boeri, il Bosco Verticale di Milano si erge come simbolo della nuova filosofia urbana di Green Obsession. Il complesso è ricoperto da 21.000 piante ed è stato scelto come immagine di riferimento dell’SDG 11, esemplificando come le città possano essere rese inclusive, sicure, resilienti e sostenibili. Green Obsession cerca di cambiare il paradigma della città e rendere le foreste urbane una priorità per i governi di tutto il mondo, garantendo un futuro più verde per tutti. L’iniziativa ha stretto collaborazioni con istituzioni pubbliche, università, organizzazioni non profit e reti di ricerca, favorendo scambi dinamici e ampliando la propria portata educativa. Attraverso partnership con istituzioni come il Politecnico di Milano e la Tongji University di Shanghai e il coinvolgimento di stimate esperte come Jane Goodall, l’iniziativa ispira e coinvolge un vasto pubblico.

Maria Chiara Pastore, vincitrice degli UN SDG Action Awards 2023: Green Obsession.

Inoltre, Green Obsession partecipa attivamente e organizza eventi, mostre e presentazioni, lasciando il segno in oltre 50 conferenze ed eventi internazionali, tra cui il New York Climate Action Summit. Attraverso queste piattaforme dinamiche, Green Obsession affascina il pubblico globale, diffondendo le sue idee e soluzioni visionarie per un futuro più verde. Come finalista nella categoria Inspire degli SDG Action Awards delle Nazioni Unite, Green Obsession sfrutta il potere della creatività per ispirare cambia-

Foto © FAO/Giuseppe Carotenuto


“Laudate Deum”, il grido del Papa per una risposta alla crisi climatica Pubblicata l’esortazione apostolica di Francesco che specifica e completa l’enciclica del 2015: non reagiamo abbastanza, siamo vicini al punto di rottura. Critiche ai negazionisti: indubitabile l’origine umana del riscaldamento globale. L’impegno per la cura della casa comune scaturisce dalla fede cristiana

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Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti. Nessuno può ignorare che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi, frequenti periodi di caldo anomalo, siccità e altri lamenti della terra che sono solo alcune espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti noi. È vero che non tutte le catastrofi possono essere attribuite al cambiamento climatico globale. Tuttavia, è verificabile che alcuni cambiamenti climatici indotti dall’uomo aumentano significativamente la probabilità di eventi estremi più frequenti e più intensi. Sappiamo quindi che ogni volta che la temperatura globale aumenta di 0,5 gradi centigradi, aumentano anche l’intensità e la frequenza di forti piogge e inondazioni in alcune aree, di gravi siccità in altre, di caldo estremo in alcune regioni e di forti nevicate in altre ancora. [4] Se fino ad ora potevamo avere ondate di calore alcune volte al-

l’anno, cosa accadrebbe con un aumento della temperatura globale di 1,5 gradi centigradi, a cui siamo vicini? Tali ondate di calore saranno molto più frequenti e più intense. Se si superano i 2 gradi, le calotte glaciali della Groenlandia e di gran parte dell’Antartide si scioglieranno completamente, [5] con conseguenze enormi e molto gravi per tutti. Per l’enciclica completa: https://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_ex hortations/documents/20231004-laudate-deum.html


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A

SPECIALE 40 ASSEMBLEA ANNUALE ANCI



L’Assemblea dell’Anci, appuntamento atteso da tutti i Sindaci italiani per confrontarsi sui temi più importanti e di strategia per la vita dei Comuni, alla vigilia della legge di bilancio, è aperta tradizionalmente dall’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dalla Relazione del Presidente ANCI e Sindaco di Bari Antonio Decaro, cui partecipano i principali esponenti del governo, oltre a moltissimi Sindaci e Amministratori locali provenienti da tutta Italia, rappresentanti del mondo industriale, economico, finanziario, sindacale e sociale. La candidatura di Genova nasce per volontà del Sindaco di Genova e presidente di Anci Liguria Marco Bucci: “Genova è orgogliosa di poter ospitare un evento di grande rilievo nazionale come l’Assemblea Anci. Dal 24 al 26 ottobre la nostra città diventerà la capitale del confronto tra istituzioni – dichiara Marco Bucci –. Saranno tre giorni di scambi, apprendimento, networking, che stiamo cercando di organizzare al meglio, per far sì che i nostri Comuni diventino sempre più protagonisti negli anni a venire. Ringrazio Anci per aver accettato la nostra candidatura e faremo del nostro meglio per dare a tutti i Sindaci d’Italia la possibilità di vivere una grande Assemblea, di visitare il territorio e apprezzarne le innumerevoli bellezze, pronti ad accogliere il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, i membri del governo e le alte cariche dello Stato che parteciperanno a questo importante appuntamento”.

A Genova le panchine illuminate per la lettura e la rigenerazione urbana Leggera è il nome dell’installazione di light design che illumina le serate di Salita degli Embriaci, parte di un più ampio progetto di rigenerazione urbana che utilizza la luce e il design per rendere più piacevole e sicuro il centro della città. Il progetto di rigenerazione urbana Lighting for Genoa ha già illuminato – oltre a piazza Don Gallo e Salita degli Embriaci – anche piazza Stella (zona Molo) e piazza Inferiore del Roso (zona Prè), grazie a un investimento di oltre 250mila euro. Entro la fine del 2023 dovrebbero entrare nel circuito altri sei spazi: piazza Lepre, piazza Cambiaso, piazza dell’Agnello, piazza San Pancrazio, piazza Valoria e piazza San Marcellino. Tutte le installazioni si accendono dopo il tramonto e vengono spente a mezzanotte, ma Leggera potrebbe presto restare accesa per tutta la notte, per il particolare apprezzamento riscontrato; ogni intervento ha visto e vedrà il coinvolgimento di progettiste donne, affiliate al sistema di rete Women in Lighting. Genova si prepara così a essere Capitale del Libro 2023.

“Finalmente l’Assemblea Anci torna a Genova - aggiunge il direttore di Anci Liguria Pierluigi Vinai L’ultima volta è stato nel 2004, quando la città era Capitale europea della Cultura. In questa circostanza la scelta è caduta su Genova perché se ne sta apprezzando il rilancio sotto molteplici punti di vista.” La 40esima edizione dell’Assemblea celebrerà anche l’importante trentennale dell’approvazione della legge per l’elezione diretta dei sindaci e ospiterà dibattiti e confronti sui temi europei e il nuovo Patto di Stabilità, sulle sfide per i Comuni del piano Re-power EU, sull’andamento del PNRR e su tutti i temi per una transizione verde, digitale, giusta. Insieme a numerosissimi partner, pubblici e privati, con cui rinsaldare un’alleanza per il Paese.

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LETTERA APERTA ALLE ISTITUZIONI IN OCCASIONE DELLA XXXXX ASSEMBLEA ANNUALE DELL’ANCI PER ATTIVARE RETI DI PROSSIMITÀ PER IL SOSTEGNO AGLI ANZIANI E LA LOTTA ALL’ISOLAMENTO E ALLA SOLITUDINE SOCIALE

Genova, 24 ottobre 2023 Quali ricercatori ed esperti sulla salute, nella consapevolezza che le ultime crisi sanitarie hanno evidenziato la fragilità delle persone anziane, anche correlata alla mancanza di reti prossimità , chiediamo l’attenzione delle Istituzioni e di quanti sono chiamati a prendere decisioni per rafforzare nelle nostre città, con azioni concrete, il sostegno alle persone anziane attraverso la lotta all’isolamento e alla solitudine sociale. Il valore delle reti di prossimità

Le città debbono diventare protagoniste di una nuova architettura della salute e del benessere individuale e collettivo attraverso: • Il potenziamento delle reti di prossimità mediante l’at-

tuazione degli interventi relativi alla M6C1 - reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale, favorendo le reti di prossimità e vigilanza digitale, con il coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei farmacisti;

Le reti di prossimità nascono dalla necessità di colmare la solitudine e l’isolamento della persona fragile e vulnerabile, nella consapevolezza che un bisogno individuale deve trovare una risposta nella comunità e nello sviluppo di relazioni tra le persone e il territorio dove si vive

• La promozione delle politiche sull’invecchiamento at-

Reti di prossimità contro la desertificazione sociale che troppo spesso è presente nel tessuto urbano e che colpisce soprattutto le persone anziane, alle quali nei grandi contesti urbani vengono a mancare i punti di riferimento affettivi e sociali.

munità con risorse come «presidi di prossimità» e «sensori di comunità», un welfare fatto da cittadini ed esercenti che operano sul territorio (es. baristi, personale dei supermercati, parrucchieri, edicolanti, tabaccai, amministratori di condominio, semplici cittadini, vicini di casa... ;

Attraverso la prossimità i cittadini, riscoprono i valori dell’appartenenza ad una comunità che si prende cura del prossimo, una comunità in grado di dare risposte ai problemi reali della persona, correlati alla salute e al benessere psico-fisico, dove poter dare un senso al bene comune.

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Le città sono i contesti ideali per promuovere una politica di prossimità

Le reti di prossimità per la persona anziana rappresentano quel potenziale delle risorse relazionali a cui l’individuo di oggi può attingere per fronteggiare le sfide quotidiane all’interno di una società complessa, dove l’isolamento sociale e la solitudine diventano determinati per la salute della persona, e dove poter sviluppare reti sociali, culturali e sanitarie. Reti che mobilitano risorse inaspettate e inconsapevoli, che possono creare capitale sociale, empowerment, partecipazione, benessere, qualità della vita e lotta alla solitudine, e dove poter attingere dal terzo settore, come partner non solo di solidarietà ma anche di vigilanza e sostegno.

tivo nelle politiche cittadine, quale obiettivo di miglioramento del benessere psicofisico, della socializzazione e della salute; • L’incoraggiare le esperienze di welfare generativo di co-

• Il potenziamento dei servizi del welfare socio-assisten-

ziale, culturale, educativo, sportivo sanitario, avviando il dialogo e il coinvolgimento di cooperative sociali, centri anziani, parrocchie e di associazioni qualificate del terzo settore, valorizzando il potenziale di aiuto che vi è in una comunità locale; • La formazione di competenze professionali e di perso-

nale di contatto e assistenza per le persone sole e per quelle più fragili e vulnerabili; • La creazione di osservatori cittadini, dove coinvol-

gere la rete di operatori ed associazioni in grado di dare risposte e soluzioni all’isolamento e alla solitudine degli anziani; • Lo sviluppo di iniziative sociali, culturali, sportive e

sanitarie per la promozione della salute come “bene comune”, favorendo l’integrazione delle persone all’interno della comunità di riferimento attraverso politiche di sostegno, sviluppo e sostenibilità.


Agire assieme, agire subito, agire concretamente per il sostegno agli anziani e nella lotta all’isolamento e alla solitudine sociale Andrea Lenzi

Mario Occhiuto, Roberto Pella e Daniela Sbrollini

Presidente HCI

Presidenti Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città

Vincenzo Scotti

Walter Ricciardi

Presidente Osservatorio Nazionale sulla silver economy

Direttore dell’Osservatorio Nazionale sulla salute nelle Regioni

Stefano Capolongo

Tiziana Frittelli

Andrea Mandelli

President Urban Public Health Section EUPHA

Presidente Federsanità

Presidente FOFI

Eleonora Selvi

Claudio Cricelli

Anna Lisa Mandorino

Presidente Fondazione Longevitas

Presidente SIMG

Segretario Generale Cittadinanzattiva

i 220 Esperti dell’Health Cty Institute e i 240 HCI-JUNIOR FELLOWS HCM ALUMNI



RENDERE MILANO UNA CITTÀ PIÙ GIUSTA E

INCLUSIVA

Intervista a Lamberto Bertolé Assessore Welfare e Salute Comune di Milano

Qual è l’mpegno del suo Assessorato e della Città sul tema salute mentale? L’impegno dell’Assessorato parte da un più generale proposito di lavorare affinché la salute mentale non sia più considerata un tema di serie B ma uno dei fattori determinanti del benessere di una persona, al pari di quella fisica. Per andare in questa direzione occorre prima di tutto favorire lo sviluppo di una maggiore sensibilità da parte di istituzioni e cittadini, partendo da quello che non è solo uno slogan ma soprattutto un fatto che deve essere acquisito: non c’è salute senza salute mentale. Lo affermiamo con forza con Milano4mentalhealth, l’iniziativa del Comune di Milano che torna a ottobre per il secondo anno consecutivo con l’obiettivo di porre il tema al centro del dibattito sociale e politico e permettere ai cittadini di accedere a informazioni relative a progetti, attività di prevenzione, fenomeni sociali in atto e possibili azioni individuali da intraprendere attraverso la sinergia e la valorizzazione delle realtà associative, istituzionali, sanitarie e imprenditoriali della città. Ci saranno talk e momenti di approfondimento sui temi della genitorialità, dell’adolescenza e della maturità, per permettere ai cittadini di informarsi con professionisti ed esperti e, contemporaneamente, alle realtà cittadine di farsi conoscere per il loro lavoro. La manifestazione vedrà, inoltre, la firma del manifesto per la salute mentale, sottoscritto da istituzioni locali e nazionali con l’impegno di valorizzare le competenze di ognuno e mettere in campo azioni concrete per il superamento di un divario figlio di una consuetudine consolidata ma ormai anacronistico. All’attività di sensibilizzazione e networking, il Comune affianca progetti importanti per supportare i propri cittadini, a partire da quelli più giovani che più di tutti hanno subito le conseguenze dell’isolamento forzato in pandemia e di una società che cambia più veloce di quanto riusciamo a immaginare. Da qui nasce AccogliMi, un sistema di accompagnamento per adolescenti personalizzato e integrato al fine di prevenire la cronicizzazione del disagio e la sua manifestazione in forme più o meno violente. Il progetto del Comune

di Milano è dedicato alle ragazze e ai ragazzi tra i 14 e i 18 anni - sono circa 60mila i milanesi che rientrano in questa fascia d’età - e alle loro famiglie, con lo scopo di offrire un orientamento psicologico nell’affrontare le difficoltà che caratterizzano questa particolare fase della crescita e, eventualmente, indirizzare gli utenti verso la rete dei servizi specialistici sanitari, educativi e ricreativi della città. Un numero verde, una chat whatsapp e iniziative nelle scuole sono gli ingredienti fondamentali di servizio che nel suo primo anno di vita ha fatto registrare 6229 contatti, a dimostrazione di un bisogno diffuso che va intercettato e gestito. Il tema delle politiche abitative è diventato, specie dopo la pandemia, di prim’ordine, facendo emergere criticità e specificità che Milano sta affrontando all’interno del più ampio tema delle disuguaglianze di salute. Come? Lo shock causato dalla pandemia ha avuto come conseguenza principale l’acuirsi delle disuguaglianze sociali e l’aumento delle famiglie in povertà assoluta che sono cresciute in Italia di un milione. E se, fino agli anni 90, la fascia più a rischio era quella degli anziani, oggi è una condizione che affligge sempre più le famiglie con minori. Perché gli interventi siano efficaci occorre un cambio di prospettiva: dobbiamo smetterla di pensare di demandare le risposte agli specialisti del welfare, come se ci fosse un pezzo di città che cresce, si sviluppa, studia e fa cultura e un pezzo di città che si occupa della cura e a cui demandiamo le risposte ai bisogni. Rendere la città più giusta e inclusiva è un compito di cui tutti ci dobbiamo sentire investiti. Immaginando, per esempio, che le grandi società immobiliari che costruiscono a Milano destinino una quota degli appartamenti a canone sociale, oppure che le aziende che qui hanno sede collaborino con le istituzioni per restituire alla città una parte di ciò che hanno ricevuto. O ancora, che il Terzo settore sigli un’alleanza con gli enti locali per costruire insieme risposte adatte ai bisogni che cambiano. Un paradigma che vogliamo sempre più concreto e calato nella complessità di ogni territorio. Abbiamo cominciato a farlo

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con le reti QuBì tanti anni fa e vogliamo proseguire istituendo il ruolo welfare community manager in ogni Municipio, una figura che sappia mettere creare connessioni e immaginare risposte individualizzate sfruttando le risorse di un determinato territorio.

Quali sono le sfide più urgenti su cui si sta impegnando? Oltre ai due obiettivi già menzionati, il lavoro dell’Assessorato al welfare deve proseguire su altri importanti filoni. Una sfida da affrontare sarà quella della coesione sociale in una città in cui la forbice tra ricchezza e povertà diventa sempre più ampia. I meccanismi di distribuzione dei migranti che arrivano sul nostro territorio, ad esempio, devono funzionare meglio, così come i processi di integrazione. In più, il contrasto alla grave marginalità deve trovare nelle risposte individualizzate e nell’alleanza con il Terzo settore una chiave di volta. Infine, la questione dell’invecchiamento attivo: la nostra società diventerà sempre più longeva, ma gli anziani saranno sempre più affetti da una condizione di cronicità che li renderà meno autonomi e da una solitudine che li renderà più vulnerabili. In questa situazione, il sistema di assistenza che ha come perno le rsa non può più reggere. È necessario immaginare delle alternative che vadano nella direzione di favorire la permanenza al loro domicilio per il tempo più lungo possibile e, dall’altra parte, di costruire soluzioni intermedie tra la casa e l’rsa, come il senior housing o altre forme di coabitazione.

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UNO SVILUPPO PARTECIPATO DI PERCORSI DI SENSIBILIZZAZIONE, EDUCAZIONE, PARTECIPAZIONE E POLITICHE ATTIVE SUL TEMA

“SALUTE BENE COMUNE”

Intervista al Professor Alberto Firenze Health City Manager Comune di Palermo Quale visione sta impostando alla luce del suo mandato di Health City Manager per Palermo? Il Comune di Palermo ha aderito al manifesto Health City Institute “La Salute nelle città: bene comune” con l’obiettivo di promuovere azioni e percorsi formativi ed informativi che permettessero di coprire il gap esistente in materia di disuguaglianze sociali. La nuova Amministrazione Comunale insediatasi alla fine dell’anno 2022, sotto la guida del Sindaco, Prof. Roberto Lagalla, ha dato un significativo impulso alla riduzione delle disuguaglianze sociali e in quest’ottica viene conferito al sottoscritto mandato a ricoprire la figura di Health City Manager. Nell’ambito delle attività svolte in tale veste è stato promosso il 30 gennaio 2023 a Palazzo Chiaramonte Steri un evento dal titolo “Disuguaglianze Sociali di Salute: riflessioni sull’applicazione del modello Marmot in Italia” con l’obiettivo di creare sinergie collaborative attraverso il confronto attivo delle esperienze maturate in diversi contesti regionali e locali. Il confronto costruttivo fra i diversi stakeholders è stato guidato dall’autorevole presenza del Prof. Michael Marmot grazie alla decennale esperienza nel contrasto alle Disuguaglianze Sociali di Salute. In quest’ottica, alla luce dell’impatto economico e sociale conseguente alla pandemia da Covid-19 ed allo stress dei mercati finanziari legato particolarmente ai recenti eventi bellici che dopo un periodo di pace lungo più di settant’anni hanno nuovamente investito l’Europa, assurgono ormai quotidianamente alla ribalta fenomeni di disuguaglianza sociale in modo più diretto e acuto nei contesti urbani con particolare riferimento alle periferie. L’Amministrazione del Comune di Palermo è in prima linea con l’intento di combattere le disuguaglianze della salute a livello locale, seguendo l’esempio e valorizzando le buone pratiche della rete inglese delle Marmot cities.

Quali le priorità per la città e per lo studio dei suoi determinanti di salute? L’attenzione al tema della salute e dei determinanti della salute e del loro significativo impatto sulla vita degli individui e delle comunità è ad oggi in crescente aumento, così come risulta evidente dalle azioni messe in campo dall’Amministrazione del Comune di Palermo. In tal senso, fondamentale è l’attività dell’Assessorato alle Politiche Sociali che ha centrato il proprio mandato su temi scottanti quali: assistenza sociale e socio-sanitaria e relativa programmazione, sostegno alle disabilità e contrasto alla povertà, politiche di genere e pari opportunità, igiene, sanità e farmacie. Lo sforzo fatto per realizzare servizi di prevenzione e contrasto alle dipendenze patologiche e tossicodipendenze ha portato il Comune di Palermo ad approvare il bando di selezione pubblica per la realizzazione del presidio mobile “in rete” per la prevenzione e riduzione dei rischi delle dipendenze patologiche rivolto a minori e giovani della Città di Palermo. Quest’azione è finalizzata a fronteggiare nell’immediato l’emergenza in atto, ma sicuramente si deve configurare in maniera strutturale con l’impiego di ingenti somme da impiegare per la realizzazione del servizio di prossimità a bassa soglia, ma anche comunità alloggio specifiche che possano accogliere i giovani che entrano nei percorsi dedicati al loro recupero. L’assessorato alle Politiche Sociali ha, altresì, promosso un’iniziativa sociale a sostegno dei soggetti o nuclei familiari in condizioni di disagio economico, definendo le procedure per il ritiro della “Carta Solidale”. La misura è stata istituita grazie a un fondo con una dotazione di 500 milioni di euro per l’anno 2023, destinato all’acquisito di beni alimentari di prima necessità da parte dei soggetti in possesso di un indicatore della situazione economica equivalente

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non superiore a 15.000 euro, da fruire mediante l’utilizzo di un apposito sistema abilitante.

Quale ruolo potrà svolgere l’Università, all’interno della quale lei opera, per supportare questo percorso?

Con l’obiettivo di promuovere la salute su tutto il territorio urbano è nato anche il progetto BEN-ESSERE, con cui il 13 ottobre 2022 è stata creata una nuova rete di servizi, sostegno e accompagnamento allo scopo di migliorare le condizioni di vita dei soggetti che si trovano in condizioni di fragilità. Il progetto, prevede la realizzazione e la gestione di una centrale operativa con front-office telefonico H24, a supporto del lavoro dei servizi socio-sanitari e delle Forze dell’Ordine. L’intervento ha la finalità di fronteggiare, in tempi rapidi e in maniera flessibile, situazioni di disagio che richiedono forme di assistenza immediata urgenti e indifferibili in materia socio-assistenziale e di presa in carico multidisciplinare. Il fine ultimo è la definizione di un progetto individualizzato e l’attivazione di servizi di pronta accoglienza e di misure di accompagnamento, anche fisico, degli utenti, per l’accesso al sistema dei servizi sia pubblici che privati. Attraverso l’attivazione di questo progetto si è compiuto un concreto passo in avanti sul tema del sostegno alle persone con fragilità e sulla messa a sistema dei servizi socio-sanitari, avendo a disposizione un’immediata interfaccia in grado di cogliere i bisogni, anche urgenti, ricevendo risposte immediate e spesso concrete.

Nell’ambito del ruolo di Health City Manager e in collaborazione con l’Università Degli Studi di Palermo sono state promosse svariate iniziative a partire dalla Campagna di prevenzione contro il Papilloma Virus “Amici per la Vita–vacciniAMOci”, per la prevenzione dei tumori ano-genitali e dell’orofaringe. L’iniziativa ha previsto la proiezione di un video promozionale relativo alla campagna vaccinale anti-HPV e successivamente, in occasione della Giornata internazionale contro l’infezione da HPV tenutasi il 4 Marzo 2023 in Piazza Giuseppe Verdi di Palermo, in collaborazione con l’Università degli studi di Palermo, l’AOUP P. Giaccone di Palermo, l’ASP 6 di Palermo e l’ERSU Palermo, si è tenuta una manifestazione in cui è stato possibile partecipare a percorsi didattici e workshop formativi, ricevere gratuitamente e senza prenotazione la vaccinazione contro HPV e sottoporsi a programmi di screening contro le malattie sessualmente trasmesse. Nel frattempo sono iniziate le attività del primo Centro di sostenibilità e Transizione Ecologica, costituito da un Consiglio Scientifico composto da docenti dell’Ateneo esperti nei settori dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, i Sustainable Development Goals (SGD) fissati nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che mettono sotto una luce completamente nuova la cultura della sostenibilità, sulla base di un approccio interdisciplinare e trasversale, capace di attraversare temi come le pari opportunità, l’accesso all’istruzione, la realizzazione di istituzioni democratiche. Il Centro di Sostenibilità e Transizione Ecologica ha come obiettivi: l’attuazione di soluzioni e strategie partecipate e condivise mirate alla sostenibilità ambientale, economica e sociale; l’attivazione di percorsi di transizione ecologica. Da sottolineare anche il Corso per l’acquisizione delle competenze trasversali “Water, Energy, Food, Ecosystems, Cities, Health (WEFECH) e Sustainable Development Goals (SDGs): focus sul cibo”. Altre giornate formative utili sempre in tema di salute e benessere sono state la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro – “Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro in epoca pre e post Covid: dall’esperienza alla resilienza, e la Mediterranean Health Care Hackathon (MHCH) Launch ediction 2022 “COVID e LONG-COVID: la Sanità Siciliana ed il PNRR.

Nel Novembre 2022, la Giunta comunale ha approvato l’istituzione del “Tavolo per la Prevenzione e il Contrasto delle Dipendenze in Età Adolescenziale e Giovanile”. L’obiettivo è quello di effettuare una ricognizione del fenomeno delle dipendenze e del disagio adolescenziale e giovanile, per avviare iniziative di prevenzione e contrasto del fenomeno, offrendo ascolto e orientamento e promuovendo attività di carattere educativo anche in collaborazione con gli istituti scolastici, volte a proteggere i minori da problematiche di dipendenza patologica e da altre forme di disagio.

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Recente attività sul versante delle Attività Sociali è stato il protocollo d’intesa “Mi riscatto per Palermo”, siglato a fine 2022 nella Sala Onu del teatro Massimo, tra il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) del Ministero della Giustizia e il Comune. Il progetto consente a cinquanta detenuti del carcere Ucciardone di Palermo di essere impiegati in attività di decoro urbano della città, uscendo quotidianamente dall’istituto penitenziario per diverse ore al giorno. Il senso è quello di preparare i soggetti coinvolti alla reintroduzione nella società e nel mondo lavorativo.

Nell’ambito delle attività di Health City Manager è stata anche proposta l’attivazione di un Master Universitario di I Livello in “Health Care Change Management - HCM” nell’anno Accademico 2023/2024, a dimostrazione che la promozione della salute e dei corretti stili di vita riveste oggi. Ulteriore Master di II livello attivato presso l’Univer-


sità Degli Studi di Palermo che ha permesso ulteriormente di valorizzare e rafforzare il tema su salute e benessere globale è quello in “Cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile”, i cui temi fondamentali sono stati la vulnerabilità della saluteai cambiamenti climatici, le strategie di protezione sanitaria, l’impatto delle misure di controllo dei cambiamenti climatici sulla salute, gli strumenti utilizzati per la sorveglianza e il monitoraggio e le risorse necessarie alla tutela della salute dai cambiamenti climatici.

Quali le sinergie con Comune e Città Metropolitana? In qualità di referente del Comune di Palermo per l’attuazione dell’Accordo RCS–ANCI Sicilia mi sono prodigato per corroborare una collaborazione operativa tra le Parti allo scopo di realizzare un sistema di sviluppo partecipato di percorsi di sensibilizzazione, educazione, partecipazione e politiche attive sul tema “Salute Bene Comune” con particolare riguardo alla visione “One Health” al fine di supportare la capacità istituzionale. Tra gli obiettivi i principali sono trascritti di seguito: • Rendere la salute dei cittadini e dell’ambiente il fulcro di tutte le politiche urbane in riferimento al Macro Obiettivo 5 del Piano Regionale Prevenzione (PRP) “Ambiente, clima e salute” che prevede tra le strategie da adottare “l’impegno a promuovere interventi di advocacy nelle politiche di altri settori (ambiente, trasporti, edilizia, urbanistica, agricoltura, energia, istruzione); • Assicurare un alto livello di alfabetizzazione e di accessibilità all’informazione sanitaria di tutti i cittadini aumentando il grado di autoconsapevolezza;

tegrazione socio sanitaria nei territori siciliani, anche in riferimento alla misura 6 “riordino della sanità territoriale” del PNRR, attraverso l’empowerment dei cittadini utenti, il potenziamento dell’informazione e comunicazione sulle politiche sociali, sanitarie, ambientali e culturali; sussidiare enti locali e istituzioni territoriali sanitarie verso l’effettiva interconnessione socio-sanitaria nei contesti urbani Case della Comunità (CdC) e Centrali Operative Territoriali (COT), avvicinando i cittadini alla cultura del benessere e della responsabilità civica; • Creare iniziative locali per promuovere l’adesione dei cittadini ai programmi di prevenzione primaria, con particolare riferimento alle malattie croniche, trasmissibili e non trasmissibili; • Collaborare allo studio e monitoraggio a livello urbano dei determinanti della salute sussidiando l’alleanza tra Comuni, Università, Aziende sanitarie, Centri di ricerca, Industria e Terzo Settore; • Realizzare azioni di sensibilizzazione all’approccio One Health per rafforzare il rispetto nei confronti delle persone, degli animali e della natura e dedicare specifiche campagne di engagement della cittadinanza focalizzate sul valore della Salute Bene Comune, sugli stili di vita salutari, sul ciclo integrato dei rifiuti, sulla tutela dell’ambiente e sullo sviluppo sostenibile; • Concretizzare le suddette azioni di sensibilizzazione con incontri online e/o in presenza rivolti alleGiunte Municipali e Consigli Comunali, ed al Personale di Circoscrizioni, Comuni, Liberi Consorzi di Comuni e Città Metropolitane attraverso i Riferimenti Civici della Salute che esercitano sul territorio la Sussidiarietà circolare della Rete Civica della Salute.

• Promuovere la partecipazione dei Comuni nella coprogettazione e co-programmazione delle fasi attuative dell’Accordo USR-RCS per il supporto e sussidiarietà all’insegnamento trasversale dell’Educazione Civica nelle Scuole della Sicilia sull’Obiettivo formativo “Salute Bene comune”, con particolare riferimento ai rischi per la salute nel contesto urbano; • Cooperare per la migliore attuazione nel territorio siciliano del progetto dell’Osservatorio di FEDERSANITÀ ANCI in convenzione con AGENAS, su l’obiettivo di raccogliere le migliori esperienze di integrazione socio sanitaria al fine di renderle modelli diffusi attraverso l’organizzazione di tour informativi, insieme alle ANCI regionali, in una logica di reale disseminazione; • Cooperare per il necessario miglioramento dell’in-

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Annualmente la rivista URBES assegna un premio alle città, agli enti, alle fondazioni e alle persone che, con il loro impegno e con progetti mirati, hanno promosso la salute ed il benessere nel proprio contesto urbano. La giuria del Premio Urbes è presieduta da Ketty Vaccaro, Responsabile Area Welfare e Salute della Fondazione CENSIS ed é composta da: Mariaemila Bonaccorso, Alessandra Capuano, Marina Carini, Annamaria Colao, Roberta Crialesi, Rosapia Farese, Tiziana Frittelli, Simona Frontoni, Francesca Romana Lenzi, Anna Lisa Mandorino, Annalisa Manduca, Rosaria Iardino, Eleonora Mazzoni, Mariarita Montebelli, Paola Pisanti, Eleonora Selvi, Chiara Spinato, Simona Tondelli.

La giuria ha assegnato i premi di quest’anno a: Premio URBES CITTÀ DEL BENESSERE E DELLA SALUTE: GENOVA Premio URBES BENE COMUNE: MONZA Premio URBES COMUNITÀ DEL BENESSERE: CASTELGANDOLFO Premio URBES SINERGIE: CUSI e FONDAZIONE SPORTCITY, pari merito Inoltre il Comitato Editoriale di Urbes, presieduto da Andrea Lenzi, e la Direzione della rivista, assieme alla Presidente del Premio hanno voluto assegnare dei premi speciali a: CITTÀ: COMUNE DI PARMA, COMUNE DI ARESE NETWORK: RETE ITALIANA CATTEDRE UNESCO-ReCUI FEDERAZIONI SANITARIE: FEDERSANITÀ, FESDI FONDAZIONI: FONDAZIONE “INCONTRA DONNA”

PROGETTI DI RICERCA: ENLIGHTEN-ME (HORIZON 2020) PROGETTI AZIENDALI: CITIES CHANGING DIABETES-NOVO NORDISK, AGOS PARCHI GREEN&SMART

Un premio speciale sarà assegnato alla memoria di Mario Pappagallo, già Direttore responsabile di URBES, a: FABIO MAZZEO La cerimonia di premiazione si terrà giovedì 26 ottobre ore 10:00 presso la Sala Maestrale della Fiere di Genova - Padiglione Blu, in occasione della 40a Assemblea annuale ANCI.

LE MOTIVAZIONI GENOVA Per l’impegno nell’istituzione della figura dell’Health City Manager e nell’attuazione di progetti mirati a monitorare i determinanti della salute e a prevenire e combattere le disuguaglianze. PARMA Per l’impegno a favore della health literacy e del coinvolgimento attivo della nella promozione della salute attraverso la Giornata Nazionale per il Benessere e la Salute nelle Città - 2 luglio. MONZA Per l’impegno nel progetto di ricerca nazionale, in tema di Papilloma Virus Umano (HPV) e Malattie Sessualmente Trasmissibili (MST), realizzato insieme a LILT e ideato per comunicare, in base alla fascia d’età, un’affettività consapevole e felice ai ragazzi e fornire agli adulti di riferimento, genitori e docenti, gli strumenti per comunicare questi temi.

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ARESE Per l’impegno nell’intraprendere un percorso di inversione sociale che punta a rendere il territorio comunale, in particolare le arre di residenzialità pubblica, un luogo di aggregazione partecipativa anche attraverso la rigenerazione urbana, a partire dalle fasce piu � fragili delle popolazione.

RETE ITALIANA CATTEDRE UNESCO Per l’impegno delle Cattedre UNESCO italiane e della loro Rete (ReCUI) nel sostenere la sfida del benessere umano, della pace delle popolazioni, della loro alfabetizzazione ed educazione alla convivenza pacifica e alla valorizzazione della cultura, attraverso metodologie di ricerca transdisciplinari.

CASTEL GANDOLFO Per l’impegno, a partire dai dieci punti del Manifesto “Salute nelle città: bene comune”, nel coinvolgere la comunità educante in un sistema di interventi volti a trasformare le aree esterne dei nostri plessi scolastici finalizzati a creare spazi collettivi, capaci di educare i giovani cittadini all’esperienza dello spazio pubblico e del decoro urbano.

FEDERAZIONE DELLA SOCIETÀ DI DIABETOLOGIA-FeSDI Per il progetto “Il Diabete una malattia molto Comune” che ha l’obiettivo di fare luce sul tema dell’accesso equo e capillare alle cure sul territorio promuovendo una maggiore consapevolezza sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce del diabete a livello nazionale, ma soprattutto nelle città.

FONDAZIONE SPORTCITY Per l’impegno a favore dello sport “a misura di città” che coinvolge amministrazioni locali, enti territoriali, istituzioni pubbliche, persone e aziende in azioni per la promozione e il rilancio dello sport, dei suoi valori, di sani stili di vita e per il benessere nelle città.

ENLIGHTEN-ME Per l’impegno a rendere la scienza partecipazione, attraverso lo studio degli effetti della luce artificiale, in casa e nelle strade, sulla salute e sul benessere dei cittadini e la disseminazione delle conoscenze utili a migliorare il benessere di tutta la società.

AGOS PARCHI GREEEN&SMART Per l’impegno nel realizzare interventi di rigenerazione urbana nelle aree verdi delle città che contribuiscono al miglioramento della qualità della vita degli abitanti dei quartieri secondo quattro ambiti di intervento: green, smart, sport, art. CUSI Per l’impegno quotidiano del Centro Universitario Sportivo Italiano nel promuovere azioni concrete di inclusione sociale attraverso la pratica di attività motoria e sportiva a livello nazionale e territoriale, raccolto nel macro-progetto CUSI Sport Inclusivo.

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FONDAZIONE INCONTRO DONNA Per la campagna ‘Frecciarosa’, progetto di prevenzione del tumore al seno di incentivazione della cultura della prevenzione, promosso con il Gruppo FS Italiane e il patrocinio del Ministero della Salute che ha previst, consulenze ed ecografie gratuite a bordo dei treni ad Alta velocità, Intercity e Regionali e nei FrecciaLounge di Roma Termini e Milano Centrale.

PREMIO “MARIO PAPPAGALLO” Per l’impegno nell’opera di divulgazione e informazione in ambito sanitario e per l’equilibrio, il rispetto e la curiosità con cui rivolge “in punta di penna” l’attenzione alle politiche pubbliche urbane per la salute.

Cities Changing Diabetes – Novo Nordisk Mettendo in luce il fenomeno con dati ed evidenze provenienti dalle città di tutto il mondo, il programma Cities Changing Diabetes ® sottolinea la necessità di agire in considerazione della stretta correlazione esistente tra urbanizzazione, diabete e obesità, con l’obiettivo di creare un movimento unitario a livello internazionale in grado di stimolare i decisori politici a considerare come prioritario il tema dell’urban diabetes. FEDERSANITÀ Per l’impegno nel mettere al centro della propria missione e dei propri progetti la cultura della salute, l’alleanza con i territori, la sfida a un’autentica integrazione socio sanitaria in grado di affrontare le sfide della prossimità, dell’equità, della resilienza.


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URBAN HEALTH COLUMNS



ambiente con tutte Terra

Un unico le sue regole: la di Lucio Corsaro, Fabiana D’Urso e B-Have Il concetto introdotto da Lancet di Planetary Health1, in riferimento ad una reale definizione di salute globale, ossia dell’uomo e del suo pianeta, porta, soprattutto in questo tempo, ad una profonda riflessione. Secondo le linee guida che prospettano una serie di obiettivi volti ad un’alta qualità della nostra esistenza, in rapporto all’ambiente nel quale ci muoviamo, per raggiungere ottimali livelli di salute e benessere, bisogna guardare ai comportamenti degli individui. Che si tratti di strategie applicabili a contesti sociali, economici o politici, il futuro della nostra umanità dipende dall’equilibrio di questi stessi sistemi all’interno di un unico ambiente con tutte le sue regole: la Terra. Volendo quindi approfondire il tema da un punto di vista della Scienza Comportamentale, diremo principalmente che la promozione e l’analisi dei comportamenti più idonei può offrirci strumenti molto potenti per promuovere la salvaguardia del nostro ecosistema

globale. Siamo continuamente sottoposti a screening sociali e mentali che auspicano al cambiamento in favore della salute del nostro pianeta. Questa è infatti diventata una preoccupazione cruciale. E mentre la disciplina emergente del Planetary Health si concentra sull’interazione tra l’ecosistema terrestre e la salute umana, siamo testimoni del fatto che la scienza continui a fornirci dati sempre più chiari sugli impatti che possono avere le nostre azioni sul pianeta stesso. Sapendo quindi che il punto di partenza trova la sua base profonda nell’interconnessione tra salute del pianeta e umanità, i dettami per una riqualificazione benefica partono esclusivamente da come noi tutti ci comportiamo. I report parlano chiaro, sono le attività umane, come l’inquinamento dell’aria, la deforestazione, l’agricoltura intensiva, il cambiamento climatico che ne consegue, che causano a loro volta malattie, carenza di risorse e alterazione dei sistemi alimentari2. E la dimensione ecologica, con tutti i suoi necessari ed urgenti interventi, viene sempre più considerata come componente essenziale della salute, e non solo dagli esperti del settore.

Indagine survey Bhave svolta in collaborazione e supervisione da W.Ricciardi, con un campione della popolazione italiana di 1022 soggetti adulti residenti in Italia, inedita, periodo di rilevazione maggio settembre 2023. In questa discussione intervengono in maniera forte, le prospettive di intervento della stessa Scienza Comportamentale. Questa disciplina così importante, può

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Horton, Richard, and Selina Lo. "Planetary health: a new science for excepKonal acKon." The Lancet 386.10007 (2015): 1921-1922. Questo nuovo paradigma di scienza della salute copre a9ualmente 25 aree di competenza: Myers, S. and Frumkin, H., 2020. Planetary health: protecKng nature to protect ourselves. Island Press. 2

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Indagine survey Bhave svolta in collaborazione e supervisione da W.Ricciardi, con un campione della popolazione italiana di 1022 soggetti adulti residenti in Italia, inedita, periodo di rilevazione maggio settembre 2023.

svolgere un ruolo davvero fondamentale nell’affrontare le sfide evidenziate dalla Planetary Health. E non solo. Partendo dal presupposto che un intervento che sia efficace vuole come norma quello di seguire una linea condivisa dalle parti, evidenzieremo le differenze di approccio esistenti tra due realtà che hanno uno scopo comune, ossia quella del One Health e quella che fa riferimento al già citato modello di Planetary Health. La prima differenza che viene fuori dal confronto di queste due linee è sicuramente sul piano formale. Dove si collocano entrambi i modelli all’interno di un dato contesto urbano? Tutto parte dall’adozione che se ne fa a livello internazionale. L’approccio One Health3, focalizzato da sempre sulla dimensione dalle veterinaria e di ecologia delle malattie, non è nuovo. Di grande impatto come generatore di un paradigma che vede un primo approccio con il mondo delle malattie infettive, resta ancorato ad un sistema salute umano/veterinario. Dal punto di vista dell’adozione quindi di metodiche che analizzino la problematicità dovuta ad azioni sbagliate, risulta essere abbastanza debole. Quindi la componente del contributo che le scienze sociali danno all’importanza dei comportamenti in questo caso non trova una base forte di accesso pratico. Il G7 nel giugno del 2021 ha sostenuto One Health e nel dicembre dello stesso anno, at-

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traverso il contributo di esperti del settore con l’OMS ha proposto una nuova opzione che lo definisce come “approccio unificante che mira a bilanciare e ottimizzare in modo sostenibile la salute di persone, animali ed ecosistemi”. Questo mette in evidenza una differenza sostanziale sul piano formale. Mentre l’OMS ha accolto One Health tra i piani di prevenzione a cui l’Europa oggi fa riferimento4, Planetary Health resta invece ancorato a quella dimensione (epidemiologica americana soprattutto) che comunque non esula dal porre un’attenzione specifica sul dato comportamentale rivolto al sociale e alla dimensione urbana. Quello che andrebbe approfondito è il tema di un Urban Health, molto più consono alle esigenze di tutti. 5

Inoltre, le richieste di integrare maggiormente il modello One-Health con le scienze sociali sono state ampiamente ignorate (Hinchliffe, 2015; Wolf, 2015). Altri hanno chiesto un modello veramente integrativo di One Health che includa un’attenzione alle componenti sociali, comportamentali e personali che hanno un impatto sulla salute umana (Davis & Sharp, 2020; Destoumieux-Garzón et al., 2018; Rock et al., 2009). Anche noi sosteniamo questo movimento e suggeriamo di estendere il modello One Health a diversi contesti in cui la salute umana e i processi di invecchia-

Jennifer R Peterson, Bri9eny M Howell, Michea B. Hahn, UKlizing the "One Health" Model to Study Human Aging in Urban Environments, NLM 2022. Il gruppo ISS One Health (OH) ha sviluppato il Policy Brief (PB) su “One Health-Based Conceptual Frameworks for Comprehensive and Coordinated Prevention and Preparedness Plans Addressing Global Health Threats” che propone l’utilizzo di un One Health Conceptual Framework (OHCF) per facilitare l’integrazione di approcci One Health in piani nazionali di Prevenzione e Preparedness. 5 Peterson JR, Howell BM, Hahn MB. Utilizing the “One Health” Model to Study Human Aging in Urban Environments. Gerontology and Geriatric Medicine. 2022;8. doi:10.1177/23337214221116946 4


mento sono di norma influenzati negativamente da una miriade di fattori collegabili soprattutto allo spazio vitale esterno dentro cui ci muoviamo. La salute pubblica caratterizzata così da specifiche situazioni e contesti ambientali, ha davanti a sé diverse sfide da sostenere, affinché si possa parlare di una realtà urbanistica che sia sostenibile. Attualmente ci sono diverse strade progettuali che stanno affrontando l’argomento ambiente urbano e sua connessione con la salute umana. Una soluzione fondamentale, che ancora non viene presa in considerazione come marcatore fisso, è quella dell’utilizzo di teorie e metodiche che possano spiegare come le strutture degli ambienti urbani si relazionino con la salute pubblica. Questo perché siamo consapevoli tutti del fatto che gran parte del danno ambientale è unicamente il risultato di comportamenti individuali e collettivi. Come fare allora per poter individuare quelle che sono le linee attentive della collettività per promuovere ed incentivare comportamenti che siano sani? Prima di tutto la visione prospettica evidenziata da dati di analisi attendibili, poi la comunicazione efficace che parte dalle singole esigenze. Chi promuove la scienza comportamentale (Behaviuoral Science) sa che la creazione di messaggi che siano persuasivi, è il primo step per poter ispirare azioni positive. Inoltre la progettazione di sistemi che spronino all’utilizzo di incentivi (sconti per prodotti ecologici, tasse sulle emissioni) può largamente influenzare una grande parte di comportamenti quotidiani sostenibili. La promozione di una maggiore consapevolezza sui problemi evidenziati sia dal paradigma Planetary Health che One Health, attraverso programmi educativi specifici, porta in automatico, a riflettere su di un’azione, ancora carente che guardi ai comportamenti come gli atti più responsabili da analizzare. L’ideazione di ambienti che favoriscano i giusti comportamenti diventa a questo punto un fattore essenziale. Se l’uomo è artefice della propria esistenza, allora va indirizzato in favore, non solo di comportamenti che siano apprezzabili dal punto di vista della sostenibilità, ma anche di una gestione architettonica degli spazi all’interno dei quali vive, che possano incoraggiare alla mobilità sostenibile ed al risparmio energetico. In questo contesto pratico di azione la scienza dei comportamenti può aiutare a identificare quegli approcci partecipativi che tengano conto delle esigenze e delle

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prospettive delle persone. Che si tratti di acquisire una nuova forma di visione alimentare che guardi di più verso la scelta vegetale (riduzione del consumo di carne con prospettiva di un 20% di emissioni gas serra), o che si parli di risparmio energetico o di una mobilità sostenibile ed emissioni CO2 ridotte, l’educazione al comportamento passa dalla ricezione di un messaggio costruito a monte. Lo studio delle azioni dei singoli individui o di una stessa comunità si basa sulla ricezione di determinati stimoli esterni. Da questo ne traiamo conclusioni che portano allo sviluppo di strategie efficaci e di impatto che muovono dalla comprensione di questi stessi comportamenti. Quello verso cui siamo rivolti è sicuramente l’urgenza di un cambiamento positivo. Sappiamo quindi che gli incentivi influenzano il comportamento umano. Utilizzando incentivi adeguati, è possibile spingere le persone, in vari contesti, ad adottare scelte più sostenibili. La psicologia del cambiamento, un ramo della scienza comportamentale, ci insegna anche come affrontare la resistenza al cambiamento stesso, aiutando le persone a superare le barriere che impediscono loro di adottare comportamenti più responsabili. Sappiamo inoltre che le persone sono fortemente influenzate dalle norme sociali e dalle azioni verificate dei loro simili. La scienza comportamentale aiuta, attraverso una prima analisi ed un successivo approccio clinico, a comprendere come sfruttare questa influenza per promuovere la sostenibilità. Questa linea ci porta verso l’adozione di un’educazione che abbia come base il coinvolgimento comunitario. 6E questo modo di guardare riflettendo, alle relazioni tra ambienti urbani, salute pubblica e comportamenti umani diventa un richiamo forte alla strutturazione di un ecosistema che al suo interno possa creare una dimensione continua di confronto fra queste parti.

Michael Bentley, An ecological public health approach to understanding the relationships between sustainable urban environments, public health and social equity, NLM.

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CDP AL FIANCO DEI COMUNI PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE Dal 1850 Cassa Depositi e Prestiti sostiene la crescita economica, sociale e ambientale delle comunità locali, finanziando gli investimenti degli enti nei settori strategici per lo sviluppo del Paese, dall’edilizia scolastica alla mobilità sostenibile, dalle infrastrutture idriche alla rigenerazione urbana.

DA NORD A SUD CDP RISPONDE AI BISOGNI DEGLI ENTI Contribuire alla rigenerazione urbana e favorire l’inclusione sociale. Sono gli obiettivi, ad esempio, del finanziamento di 700mila euro erogato da CDP al Comune di San Polo di Piave (Treviso) per un nuovo asilo nido a basso impatto energetico che accoglierà 75 bambini. Sullo sviluppo del turismo punta, invece, il finanziamento di Castello del porto turistico di Villanova, Ostuni 850mila euro per la riqualificazione del lungomare di Gabicce Mare, nelle Marche. Gli stessi obiettivi caratterizzano i prestiti da oltre un milione di euro destinati al Comune di Ostuni, in Puglia, per la riqualificazione del Castello. Mentre la linea di credito di circa 140mila euro concessa al Comune di Gerocarne, in Calabria, contribuirà al miglioramento della rete idrica.

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Prestiti ordinari e flessibili, il fondo rotativo per la progettualità, operazioni di rinegoziazione mutui, il servizio di gestione e anticipo di tesoreria avviato in collaborazione con Poste. Sono alcuni degli strumenti messi a disposizione da CDP per sostenere i piani di sviluppo dei Comuni. Inoltre, a partire da quest’anno gli enti locali possono stipulare Asilo nido comunale di San Polo di Piave finanziamenti a tassi vantaggiosi grazie al Prestito green, il nuovo prodotto concepito insieme alla BEI per favorire lo sviluppo sostenibile del territorio e accelerare la transizione ecologica.

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RISORSE, PROGETTI, PASSIONE. PER IL TERRITORIO. Dal 1850 Cassa Depositi e Prestiti è a fianco dei comuni italiani per un Paese più digitale, sicuro e sostenibile.

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Ripensare l’ambiente costruito, le città e gli spazi dell’abitare per scopi di Salute Pubblica: un’anticipazione della LVII Carta di Erice. di Stefano Capolongo1 e Andrea Rebecchi2 1

Director of the Department in Architecture, Built environment and Construction engineering (ABC) of Politecnico di Milano Scientific Referent of the Design&Health Lab. DABC President of the Urban Public Health Section of the European Public Health Association (EUPHA) mail. stefano.capolongo@polimi.it 2 Department in Architecture, Built environment and Construction engineering (ABC) of Politecnico di Milano Member of the Design&Health Lab. DABC Member of the Steering Committee of the Urban Public Health Section of the European Public Health Association (EUPHA) mail. andrea.rebecchi@polimi.it Negli ultimi anni si è intensificato il dibattito internazionale sulla Salute Urbana, anche a livello di Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e Nazioni Unite (UN) come dimostrano gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) proposti nell’Agenda 2030 e il gran numero di documenti prodotti. Considerando il fenomeno dell’urbanizzazione in atto, queste organizzazioni sottolineano la necessità di affrontare lo sviluppo di stili di vita più salutari e sostenibili, al fine di ridurre l’impronta ecologica urbana e i cambiamenti climatici, ma anche la diffusione delle malattie infettive e cronico-degenerative.

Paese, con ulteriori idee e proposte, considerando anche le esperienze internazionali. È stato quindi invitato un team multidisciplinare di relatori, provenienti dalla European Public Health Association (EUPHA), dal Ministero della Salute, dalle Regioni e dalle Aziende Sanitarie Locali, e da Docenti universitari di diverse discipline (Urbanistica, Architettura, Sanità Pubblica). I partecipanti al corso sono stati Medici della Sanità Pubblica, Epidemiologi, Specializzati in Igiene e Medicina Preventiva, Progettisti, ovvero tutti coloro che potevano occuparsi di Sanità Pubblica e di strategie per una pianificazione urbana salutogenica.

In questo contesto, è di primaria importanza applicare la strategia “Health in All Policies” (HiAP), un approccio finalizzato a garantire la formulazione di politiche al di fuori del settore sanitario, che consideri la salute e l’equità sociale. La strategia HiAP dovrebbe posta alla base di qualsiasi esperienza di progettazione di ambienti urbani salutogenici, ovvero alloggi sani e accessibili, poiché sono obiettivi raggiungibili solo se tutti i settori rilevanti, tra cui il benessere sociale, la pianificazione urbana, l’edilizia abitativa e la Sanità Pubblica. HiAP deve considerare la “responsabilità sociale” per integrare considerazioni di equità nelle agende dei Policy Makers.

Il percorso formativo ha fornito ai partecipanti strumenti operativi riconosciuti a livello nazionale e internazionale per la valutazione e la pianificazione di un ambiente urbano capace di favorire l’adozione di corretti stili di vita. Nell’ambito del Corso, durante le sessioni pratiche, docenti e partecipanti hanno discusso alcune criticità e cambiamenti del vivere urbano osservati in Italia e in altri Paesi a seguito della pandemia di Covid-19; per facilitare la discussione è stata utilizzata la tecnica creativa di partecipazione e confronto denominata World Cafè. Complessivamente, ai sette tavoli del World Café (Housing and indoor environment; Urban mobility; Urban green spaces; Healthcare services network; Design for All; Urban Health policies; Urban Health actions) hanno contribuito attivamente 66 partecipanti seguiti da 14 formatori e 3 supervisori.

Nel Giugno 2021 la Ettore Majorana Foundation and Centre for Scientific Culture di Erice, presso la “Scuola 100 Internazionale di Epidemiologia e Medicina Preventiva G. D’Alessandro” ha organizzato un corso residenziale intensivo (il 57°) dedicato a “Ripensare l’ambiente costruito, le città e gli spazi dell’abitare per scopi di Salute Pubblica”. Obiettivo del corso è stato quello di condividere conoscenze e punti di vista su questo tema per arricchire le strategie e le azioni già suggerite per il

La figura seguito delinea le interazioni tra “argomenti di interesse” discussi nei gruppi di lavoro del World Cafè, “strategie” sviluppate e risultati attesi, che vengono suddivisi in “risultati diretti per la Salute Pubblica urbana” o “risultati indiretti per l’ambiente costruito”.


“RETHINKING CITIES & LIVING SPACES” TOPICS OF INTERESTS

STRATEGIES

FLEXIBILITY AND ADAPTABILITY OF LIVING SPACES

Green infrastructures visible, accessible, qualita�ve, safe, equally distributed; private-own and community managed exposed gardens, promo�ng vegetable gardens managed by locals Resilience, adaptability, flexibility, of living environments and floors

THERMAL COMFORT AND INDOOR AIR QUALITY

Technology and digital transi�on home automa�on, smart home, use of digitaliza�on and telemedicine tools, wearable devices with sensors Energy saving correctly combining the need for air changes and energy efficiency

URBAN MOBILITY

Popula�on’s involvement improve knowledge and communica�on, official promo�on, base urban regenera�on plans in local par�cipatory processes

WALKABLE ENVIRONMENT

Ac�ve modes and transit safer bikes lanes, enlarged sidealks, 15 minute city

URBAN GREEN AREAS

Reduce the use of private vehicles reform of rental policies, improve the accessibility of public transporta�on, re-evalua�on of mobility plans New ways of working co-working opportuni�es, increase the use of teleworking

ECOSYSTEM SERVICES’ ASSESSMENT

Economic incen�ves tax advantages for those who followed waste differen�a�on policies, cashback or other types of reward associated with transit passes, �ckets for the regular home-to-work commute

BASIC HEALTHCARE SERVICES’ NETWORK

Integrate evalua�on methodologies with the design process Evidence Based Design (EBD) Implement organiza�onal, management and governance models design considering an ecosystemic perspec�ve

DESIGN FOR ALL

More efficient and effec�ve health system that work in a capillary and sinergic way new types of intermediate structures, be�er organiza�on of resources, ra�onaliza�on of care processes, con�nuity of services, appropriate and effec�ve care paths, more extensive and homogeneous levels of service, dis�nguished role of the hospitals from basic social-sanitary structures, concrete organiza�onal involvement of home care, increase in rehabilita�on hospitaliza�on facili�es, health residences, territorial outpa�ent clinics and careful management of service

URBAN HEALTH POLICIES URBAN HEALTH ACTIONS

Inclusive environment physical accessibility, sensory cogni�ve and social factors, flexible

DIRECT OUTCOMES ON URBAN PUBLIC HEALTH

INDIRECT OUTCOMES ON THE BUILT ENVIRONMENT

NONCOMMUNICABLE DISEASES (NCDs) “also known as chronic diseases, tend to be of long dura琀on and are the result of a combina琀on of gene琀c, physiological, environmental and behavioural factors.NCDs kill 41 million people each year, equivalent to 71% of all deaths globally.” Main types: Cardiovascular diseases (such as heart a�acks and stroke) Cancers Chronic respiratory diseases (such as chronic obstruc�ve pulmonary disease and asthma) Diabetes The risk of dying from a NCD is increased by: Tobacco use physical inac�vity harmful use of alcohol unhealthy diets www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/noncommunicable-diseases

MENTAL DISORDERS “generally characterized by a combina琀on of abnormal thoughts, percep琀ons, emo琀ons, behaviour and rela琀onships with others.”

OUTDOOR Be�er environmental quality Restored susustainability in urban transport Improved walkable environment INDOOR Adequate performances of indoor spaces Housing and health needs be�er addressed

Main types: Depression Bipolar disorder Schizophrenia and other psychoses Demen�a Developmental disorders including au�sm www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/mental-disorders

METHOD Be�er supported design of new facili�es Lightened hospital system

Il presente contributo vuole anticipare una descrizione sintetica dei risultati, che vengono ampliamente argomentati nel paper in corso di pubblicazione presso la rivista scientifica Land, un peer-reviewed Open Access Journal dell’editore internazionale MDPI (received: 21 Aug 2023, published: 29 Sep 2023, in press, https://doi.org/10.3390/land12101863

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STATI GENERALI DELLA COMUNICAZIONE PER LA SALUTE di Teresa Bonacci Responsabile Ufficio Stampa e Comunicazione Federsanità

Oltre 10 ore di diretta, 200 tra giornalisti, comunicatori pubblici, social media manager, creatori digitali dell’informazione, 2000 visualizzazioni streaming: sono i numeri della seconda edizione degli Stati generali della Comunicazione per la Salute, promossa da Federsanità in collaborazione con PA Social, che si sono svolti a Roma il 13 e 14 settembre presso la sede storica della Sala Folchi dell’AO San Giovanni Addolorata. Due giorni di confronto e dibattito sul tema del Piano Nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e sull’importanza dell’informazione, della partecipazione e della trasparenza al fine di declinare in tutti i territori obiettivi e finalità di questa grande impresa del paese. Da un’indagine dell’Istituto Piepoli è emerso, infatti, che solo 1/3 degli italiani conosce questo strumento. Per molti “Pnrr” rimane un acronimo da sciogliere. Obiettivo di questa seconda edizione degli Stati Generali è stato quello di definire i cardini di un Piano di comunicazione che permetta di coinvolgere operatori, istituzioni, associazioni di categoria e cittadini.

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“Chi si occupa di comunicazione mette in comune saperi, valori, professionalità. Scegliere di fare comunicazione per la salute significa scegliere la cultura della salute, come ha dimostrato anche l’emergenza pandemica. Una tecne - ha spiegato Tiziana Frittelli Presidente Nazionale di Federsanità e Dg dell’AO San Giovanni Addolorata - che appartiene a tutti coloro che lavorano nella rete della cura alle persone, come confermano gli autorevoli partner degli Stati Generali per la Salute: Iss, Agenas, Anci, Fnomceo, Fnopi, Tsrm, Fofi, Cnoas, Formez, oltre tutte le principali istituzioni nazionali (Ministero della Salute, Ministero del Lavoro e politiche sociali, Conferenza delle Regioni, Regione Lazio, ARAN) che hanno concesso il patrocinio all’evento. Le Istituzioni possono anche scegliere il silenzio, ma i cittadini cercano le loro verità, si costruiscono le loro opinioni. E le Aziende sanitarie, così come tutte le pubbliche amministrazioni, hanno la responsabilità di promuovere nei cittadini idee e, quindi, comportamenti a garanzia della propria salute e di quella degli altri. Il contrario è la diffidenza. Si tratta di una scelta etica”. I lavori hanno alternato interventi istituzionali e tavoli di confronto al fine di rafforzare la sinergia e valoriz-

zare il dialogo tra comunicatori pubblici della sanità, ordini professionali, associazioni di settore per moltiplicare, attraverso canali personali, tradizionali e media, gli effetti e, quindi, l’efficacia delle azioni previste dal Piano nazionale ripresa e resilienza, contribuendo alla creazione di un messaggio chiaro da veicolare dal livello centrale a quello periferico. Un percorso che, favorendo la conoscenza e la consapevolezza, trasformi il senso del Pnrr da denotativo a connotativo, aumentando, in un’ottica di partecipazione e trasparenza, l’autorevolezza delle Istituzioni, sempre più convinti che la fiducia non si conquisti con la forza delle dichiarazioni, ma si guadagni con gesti e atti concreti su cui i cittadini possano riconoscere il costante impegno per la promozione della salute. “La pandemia ha reso ancora più evidente la professionalità, la passione e il grande senso delle istituzioni con cui affiancate le direzioni strategiche delle Asl e delle Aziende ospedaliere pubbliche – ha dichiarato il Ministro della Salute Orazio Schillaci nel suo messaggio inaugurale - contribuendo ad accrescere il livello di alfabetizzazione sanitaria dei cittadini e a promuovere salute nella popolazione. In questo senso, la Rete dei Comunicatori delle Aziende sanitarie pubbliche, con la sua capacità di favorire dialogo, partecipazione e senso di appartenenza risulta preziosa per diffondere la consapevolezza che il PNRR non è semplicemente un acronimo ideato in Europa, ma un’opportunità unica per l’ammodernamento del Servizio sanitario nazionale, e dell’Italia intera, e che richiede il contributo di tutti”. Un take home message chiaro ha chiuso la seconda edizione degli Stati generali della Comunicazione della Salute: è necessario istituire al più presto un tavolo tecnico strutturato e partecipato da parte delle istituzioni nazionali per mettere al centro traiettorie, visione, progetti, azioni condivise perché davvero il Pnrr possa produrre, grazie al contributo di tutti, i migliori effetti sul Paese. Questo il metodo: formazione, ricerca e misurazione degli esiti, disseminazione della conoscenza e delle buone pratiche.


Conclusa la seconda edizione, presto un tavolo tecnico partecipato dalle Istituzioni nazionali per condividere visione, progetti, perché il Pnrr possa produrre, grazie al contributo di tutti, i migliori effetti sul Paese.


Anziani non autosufficienti: nella Legge di Bilancio il momento della verità di Cittadinanzattiva Esistono 10 milioni di persone che la politica ha sempre trascurato: sono gli anziani non autosufficienti, i loro caregiver familiari e chi li assiste professionalmente. A marzo è stata approvata la legge di riforma dell’assistenza, attesa da 25 anni, e fortemente voluta dalle circa 60 organizzazioni del “Patto per un Nuovo Welfare sulla non autosufficienza”. Ora la riforma deve cominciare a fare i primi importanti passi. E per questo, come organizzazioni riunite nel Patto, chiediamo che la prossima Legge di Bilancio stanzi le prime risorse economiche per ridefinire già dal 2024 i principali ambiti del settore, ossia l’assistenza domiciliare, i servizi residenziali e i trasferimenti monetari. Ma andiamo per punti. Cosa prevede nel suo complesso la riforma? La riforma introduce il Sistema Nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente (SNAA), quale modalità di programmazione e governo unitari di tutte le misure a titolarità pubblica – di Stato, Regioni e Comuni – dedicate all’assistenza degli anziani non autosufficienti. È uno sforzo - difficile ma cruciale - di governare il settore in modo unitario, così da ricomporne la frammentazione in direzione di un assetto organico. D’altra parte, proprio perché radicare l’approccio di sistema non sarà impresa semplice, è necessario farne da subito la stella polare del cambiamento. Tre sono le scelte di fondo da compiere a tal fine.

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Una filiera di risposte complementari, non una singola misura. Adottare una logica di sistema significa non privilegiarne uno rispetto ad altri bensì cominciare ad agire contemporaneamente su ciascuno dei principali ambiti del settore, cioè assistenza domiciliare, servizi residenziali e trasferimenti monetari. La prospettiva è quella di una filiera organica di risposte differenziate e complementari, in coerenza con i molteplici profili della non autosufficienza. Un “pacchetto SNAA”, non una somma di diversi in-

terventi. La riforma introduce il CIPA (Comitato Interministeriale per le Politiche in favore della popolazione anziana), presieduto dal Presidente del Consiglio e composto dai Ministri della Salute e del Welfare, insieme ai responsabili degli altri dicasteri coinvolti nella materia. Per la prima volta esiste – a livello nazionale – un organismo unico responsabile della programmazione integrata delle politiche di assistenza agli anziani non autosufficienti. L’insieme delle misure proposte dovrebbe essere definito e programmato unitariamente dal CIPA, non come singoli interventi bensì come parti complementari di un “pacchetto SNAA” di avviamento della riforma. Poche, e fondamentali, indicazioni statali. L’approccio di sistema deve radicarsi anche tra i livelli di governo coinvolti (Stato, Regioni e Comuni). A tal fine, l’intervento statale deve avere precise caratteristiche: definire poche indicazioni, quelle ritenute fondamentali, monitorarne con attenzione l’attuazione, e valorizzare il ruolo degli enti locali. Non bisognerebbe, inoltre, chiedere inutili cambiamenti a quelle realtà territoriali che già realizzino (in tutto o in parte) le indicazioni previste. La realtà della non autosufficienza è estremamente varia e richiede, dunque, un insieme di risposte differenziate e complementari. S’intende, pertanto, agire già dal 2024 in ciascuno dei principali ambiti del settore: assistenza domiciliare, servizi residenziali e trasferimenti monetari. Si attiva l’assistenza domiciliare specificamente progettata per la non autosufficienza, sinora assente. La caratterizzano la durata (periodo di assistenza) adeguata ai bisogni dell’anziano, la molteplicità degli interventi sanitari e sociali previsti e il coordinamento tra Asl e Comuni. Nei servizi residenziali viene elevata la qualità dell’assistenza fornita agli anziani che vivono nelle strutture. Ciò implica l’accrescere del tempo quotidiano che i


Il Paese invecchia. E cresce la quota di anziani non autosufficienti. Per questo bisogna tradurre in pratica la riforma della non autosufficienza, voluta dalle organizzazioni del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza” ed approvata dal Parlamento a marzo. Prima di tutto stanziando 1,306 mld nella prossima Legge di Bilancio

professionisti della cura dedicano ad ogni anziano. Nei trasferimenti monetari, la prestazione universale sostituisce l’indennità di accompagnamento. Gli importi sono superiori ad oggi per chi versa in condizioni più gravi e per coloro i quali scelgono di impiegare la prestazione per ricevere servizi di qualità. UNA RIFORMA FINANZIARIAMENTE SOSTENIBILE La riforma richiede tra i 5 e 7 miliardi di Euro annui aggiuntivi, cifra significativa ma raggiungibile a condizione che diventi una priorità politica. Per renderla sostenibile, la crescita della spesa ha luogo gradualmente nell’arco della legislatura. La proposta avvia questo percorso: prevede un incremento di 1306 milioni di Euro nel 2024, che aumentano poi sino a 3287 milioni nel 2026. Sono quelli che chiediamo di stanziare a partire dalla Legge di Bilancio, partire adesso è indispensabile. Maggiori informazioni e il documento sono disponibili al sito web https://www.pattononautosufficienza.it/

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Roma: la Corsa Verso Expo 2030. Opportunità imperdibile per la Città Eterna di Eleonora Selvi Roma si prepara ad affrontare una delle sfide più ambiziose della sua storia recente: ospitare l’Expo Universale nel 2030. La città eterna è entrata in questa competizione con determinazione, e non poteva essere altrimenti, dal momento che l’Expo che si terrà tra sette anni rappresenta un impegno globale utile a promuovere la cooperazione internazionale, l’innovazione e lo sviluppo sostenibile. Expo 2030 non sarà una semplice esposizione, infatti, ma l’occasione, imperdibile per la città eterna, di mostrare al mondo la propria cultura, le realizzazioni e le aspirazioni che appartengono non solo alla Capitale, ma al nostro Paese, deciso a sposare un modello di sviluppo sempre più sostenibile, a partire dalla promozione di una nuova qualità della vita nelle città. Roma, poi, ha una ricca storia e un patrimonio culturale straordinario da condividere con il mondo, ed Expo 2030 offre la piattaforma ideale per farlo. La manifestazione attirerà milioni di visitatori da tutto il mondo, e ciò costituirebbe un’opportunità unica per promuovere l’industria turistica (e non solo) di Roma. L’incremento del turismo creerebbe nuovi posti di lavoro, stimolerebbe l’economia locale e nazionale, attraendo investimenti stranieri, rafforzando la posizione della Capitale come hub economico internazionale.

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Per ospitare un evento di questa portata, Roma dovrà investire in infrastrutture, come strade, trasporti pubblici, alloggi e strutture per gli eventi, investimenti che oltre a migliorare l’esperienza dell’Expo per i visitatori, avrebbero un impatto positivo a lungo termine sulla qualità della vita dei residenti romani. Per tutte queste ragioni la campagna per ottenere il voto favorevole da parte di altri Paesi in questi mesi è stata intensa e ha coinvolto sforzi diplomatici a livello globale, a partire dal Sindaco Gualtieri, recentemente recatosi a Skopje iper incontrare la sindaca Danela Arsovska, ufficialmente per parlare di altri temi ma di fatto con l’obiettivo di sensibilizzare un decisore chiave tra quelli che il 28 novembre dovranno esprimersi col loro voto al-

l’interno del Bureau International des expositions. Saranno necessari 120 dei 181 voti per assicurarsi la vittoria, obiettivo verso il quale l’altra città candidata, Riad, si sta spendendo con mezzi economici proporzionati alle ambizioni della capitale saudita. Per Roma anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto la sua parte, assicurandosi il voto favorevole USA grazie alla sua recente visita a Biden, supporto tutt’altro che scontato fino al giorno prima. E ancora fitta è l’agenda degli incontri, che vedranno presto Gualtieri in Giappone, in Africa, in Asia per allargare il fronte pro-Italia, così come altri esponenti del Governo, che nelle agende dei loro incontri internazionali hanno sempre Expo 2030 come tema ormai fisso. Se sono ormai in molti a dare per vincente Riad, Roma tuttavia non si perde d’animo. “La partita non è persa, chi lo dice ha torto”, ha detto Giampiero Massolo, ambasciatore e presidente del comitato Roma Expo 2030, in occasione della festa di ringraziamento dedicata alle imprese che hanno deciso di appoggiare la candidatura capitolina tenutasi al Maxxi, a Roma. “Indubbiamente le difficolta della candidatura erano note dall’inizio - ha proseguito il diplomatico - i mezzi molto rilevanti messi in campo dell’Arabia Saudita e le grandissime aziende della Corea del sud. Sono tutti asset che è difficile sottovalutare. Ma noi abbiamo dalla nostra la forza del grande Paese europeo, partnership durature e un modello di cooperazione non episodico. Noi siamo quelli che rimaniamo”. Si conta, dunque, su un ballottaggio all’indomani del 28 novembre. Governo nazionale e governo cittadino stanno lavorando instancabilmente per lo stesso obiettivo: assicurarsi che la città eterna e il nostro Paese possano ottenere questa opportunità. Se Roma avrà successo nella sua candidatura, il 2030 potrebbe essere un anno memorabile nella storia della città, con un futuro di grande rinnovamento che si apre di fronte a essa.


Planetary health: in un mondo di risorse finite, ogni cosa è interconnessa di Duilio Carusi Adjunct Professor Luiss Business School Coordinatore Osservatorio Salute Benessere e Resilienza

Nel contesto di una società interconnessa e globalizzata diviene fondamentale adottare un approccio olistico alla salute, che consideri l’interdipendenza tra i fenomeni e gli accadimenti che avvengono e che causiamo sul nostro pianeta. Questo tipo di approccio denominato Planetary health che considera la salute umana e l’equilibrio dei sistemi naturali dai quali dipende, evolve l’approccio noto come One Health, che ha guadagnato sempre più importanza nel campo della salute pubblica, soprattutto a seguito delle crisi e vicissitudini degli ultimi anni. Sono diversi i fattori che hanno gettato nuova luce e che stanno conducendo all’adozione di tale approccio sistemico e sociale nei piani di salute pubblica nazionale: la crisi pandemica da Covid-19, che ha inciso profondamente su molteplici aspetti del sistema salute e della società; il conflitto russo-ucraino che ha modificato equilibri geopolitici internazionali con forti ricadute sul sistema delle supply chain di beni alimentari e primari; l’esponenziale gravità e frequenza degli eventi meteorologici estremi con le relative ricadute in ambito ambientale e urbano. La necessità di fronteggiare questo scenario di criticità interconnesse, che da più parti viene definito come sindemia, ha quindi accelerato i processi di sviluppo di nuove forme di organizzazione per gli organismi preposti alla tutela della salute: a cominciare dalla modifica dell’Art. 9 della Costituzione italiana che ha aggiunto nel suo dettato la “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”, proseguendo con la prossima riorganizzazione del Ministero della salute che prevede la creazione di un nuovo Dipartimento della salute umana, della salute animale e dell’ecosistema (One Health) e dei rapporti internazionali, articolato nelle Direzioni generali dei corretti stili di vita e dei rapporti con l’ecosistema; dell’Igiene e della sicurezza alimentare e della salute animale.

chiede quindi, inevitabilmente, l’integrarsi della medicina umana, della medicina veterinaria e delle scienze naturali, ambientali e alimentari, nel rispetto della finitezza delle risorse date a livello planetario, al fine di ottenere migliori risultati in termini di salute pubblica. Dunque, si necessita della collaborazione di vari attori e professionisti, enti istituzionali e collettività, nessuno escluso. Questa sinergia è essenziale per raccogliere dati, condividere conoscenze e sviluppare strategie preventive e diventa un punto nevralgico per la creazione di sistemi di raccolta e gestione dei dati in grado di rappresentare la salute a livello olistico e multidimensionale. In questo senso si pone l’attività di ricerca e misurazione dell’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza della Fondazione Bruno Visentini, tra i promotori di questa trasformazione sistemica. L’obiettivo dell’Osservatorio è proprio quello di promuovere e sostenere un approccio olistico e collaborativo, integrando la ricerca e l’analisi dei dati e informazioni in ambito sanitario con quella in ambito sociale ed economico. Partendo dalla definizione del nuovo concetto di Vicinanza della salute, ovvero la relazione nello spazio e nel tempo che sussiste tra la persona, la disponibilità del bene salute e la possibilità di fruirne, l’Osservatorio ha sviluppato uno strumento innovativo di misurazione e analisi dei fenomeni multilivello che caratterizzano il sistema Salute: l’Indice sintetico di Vicinanza della salute. Nella definizione del concetto di Vicinanza della salute, costitutivamente collegato all’approccio One Health ed alla Planetary Health, si è data rilevanza non solo agli aspetti sistemici ed organizzativi tipici di un sistema sanitario, ma anche a componenti essenziali allo sviluppo del sistema sociale, agli aspetti costitutivi dell’empowerment individuale, ai fenomeni climatici ed ambientali che impattano sulla salute.

L’applicazione della Planetary Health nella pratica riPer promuovere concretamente la diffusione culturale

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di un approccio olistico alla tutela della salute, riconosciuta come una e indivisibile, l’Osservatorio si è prefisso anche l’obiettivo di far incontrare e mettere a fattor comune le varie istanze, capacità e obiettivi di realtà istituzionali apparentemente distanti, evidenziando l’importanza di un raccordo e di una pianificazione interistituzionale in grado di coordinare e ricomprendere in una unica strategia One Health un piano nazionale di salute. In questo senso come Osservatorio si è voluto dare evidenza degli sforzi congiunti che la Marina Militare Italiana e l’Istituto Superiore di Sanità stanno compiendo attraverso un progetto innovativo a livello globale in materia di Planetary Health denominato “Sea Care”, un protocollo di intesa finalizzato a studiare gli effetti delle attività umane e dei cambiamenti climatici e ambientali da bordo di nave Amerigo Vespucci e di altre unità navali in mare. L’importanza di attivare in maniera crescente iniziative di sinergia tra i diversi attori della salute trova riscontro anche nei progetti di ricerca di organismi internazionali come ad esempio il “Climate Indicators and Sustainable Development - Demonstrating the Interconnections” del WMO - World Meteorological Organization dell’ONU che evidenzia come dallo studio dei principali fenomeni del cambiamento climatico emergano una serie di interconnessioni, nessi di causalità, interrelazioni che impattano contemporaneamente sulla capacità di raggiungimento una molteplicità di obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU e richiedono un approccio integrato di risposta alle sfide della Sostenibilità. A supporto di questi esempi ed iniziative concrete di implementazione di un approggio sinergico tra attori anche molto differenti tra loro, si rivela poi fondamentale la capacità di monitorare ed elaborare dati ed informazioni legate all’ambiente e alle persone, con la necessità di traguardare la creazione di sistemi integrati di dati, nativamente strutturati per restituire una dashboard multidimensionale dei fenomeni di salute.

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Con oltre la metà della popolazione mondiale che vive in contesti urbani, le città si configurano come i siti predisposti al raccoglimento di queste informazioni grazie a tutti gli “oggetti intelligenti” tra loro interconnessi presenti nella nostra società digitalizzata. Questi dispositivi possono essere qualsiasi cosa, dagli elettrodomestici alle auto, dai dispositivi medici ai mezzi di trasporto pubblico. La connessone di questi dispositivi fisici al mondo digitale da origine al concetto dell’Internet of Things (IoT). Ogni dispositivo IoT è dotato di sensori, software e hardware che consentono loro di raccogliere dati e comunicare tra loro attraverso Internet o altre reti. Questi dati possono essere utilizzati per monitorare, controllare e ottimizzare le operazioni urbane o persino per migliorare la qualità della vita delle persone. Dunque, imprescindibile per lo sviluppo della visione di salute planetaria è sicuramente lo sviluppo dell’Urban Health, che vede nella progettazione di insediamenti antropici sostenibili e nello sviluppo di smart cities alimentate dall’IoT, la possibilità di migliorare la qualità della vita dei cittadini attraverso misure che promuovono un ambiente eco-compatibile e sostenibile. Questo percorso verso la progettazione di città più sane e sostenibili può essere compiuto solo se la mole di big data generata continuamente da fonti diverse come: sensori, dispositivi, sistemi e servizi; viene indirizzata su piattaforme comuni ed elaborata con un approccio sistemico ed integrativo. Per poter realizzare un nuovo approccio alla salute in termini olistici e planetari, bisogna quindi cambiare il modo a cui si guardano le cose, abbandonare una ormai obsoleta visione a silos e passare ad una forma di ragionamento basata sulla interconnessione dei fenomeni in grado di farci comprendere come ed in che misura le nostre azioni impattano e condizionano l’ambiente in cui viviamo, il pianeta che ci ospita. L’unico disponibile.


Il supporto offerto dai Comuni per affrontare il crescente disagio psicologico post pandemia di bambini ed adolescenti di Rosaria Iardino Presidente Fondazione The Bridge e Chiara Crepaldi Senior Researcher Fondazione The Bridge La pandemia COVID-19 ha stravolto la vita dei bambini e adolescenti. Per diversi mesi sono state sospese attività scolastiche, ricreative, ludiche e sportive costringendoli a rimanere chiusi in casa, con ricadute negative di cui ora si vedono gli effetti in termini di crescita di forme di disagio psicologico, difficoltà nella socializzazione e nell’apprendimento oltre ad una preoccupante diffusione di manifestazioni di ansia, depressione, disturbi alimentari, istinti suicidari e comportamento antisociale. Fondazione The Bridge in collaborazione con IFEL, l’Istituto per la Finanza e l’Economia Locale (IFEL) ha realizzato uno studio relativo al tema del disagio nei bambini della scuola primaria e del primo ciclo della secondaria attraverso una Survey rivolta ad insegnanti e dirigenti scolatici (409 rispondenti da tutte le regioni italiane) e una indagine presso Assessori e/o Dirigenti all’educazione e al welfare di 15 Comuni italiani (49 considerando anche quelli associati in Consorzi) grandi medi e piccoli in 6 regioni distribuite tra nord, centro e sud, volta a valutare come tali forme di disagio abbiano avuto un impatto sui servizi e come i Comuni abbiano organizzato la risposta a sostegno delle famiglie e dei minori in difficoltà. Entrambe le rilevazioni hanno consentito di osservare la crescita di un disagio generalizzato e multiforme. Gli insegnati delle scuole primarie e secondarie di primo grado hanno rilevato in particolare la crescita di forme di irrequietezza/iperattività, difficoltà di attenzione e concentrazione, ansia e stress. Nella fascia di età considerata (6-14) la, seppur limitata, diffusione di comportamenti autolesivi, istinti suicidari e disturbi alimentari, rappresenta un segnale di disagio estremante grave da affrontare come una vera e propria emergenza sociale e sanitaria. I soggetti più colpiti sembrano essere gli alunni con difficoltà familiari, con una importante crescita delle famiglie di fascia socioeconomica medio alta, seguiti dagli alunni con background migratorio. In tale contesto è importante notare che l’80% degli insegnanti rispondenti ha richiesto l’attivazione di uno o più servizi per fare fronte al disagio rilevato negli alunni. Il 71% ha richiesto l’at-

tivazione dello sportello psicologico scolastico, prima risorsa per prossimità e facilità di accesso. Gi altri servizi attivati dai docenti sono i servizi sociali con il 55%, il sostegno socio-educativo scolastico (49%), la neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (42%). Seguono il servizio di mediazione culturale e il sostegno socio-educativo domiciliare al minore e alla famiglia, con percentuali che tra le regioni variano considerevolmente (tra il 20% e oltre il 30% degli insegnanti e dirigenti rispondenti). Il Consultorio Familiare non sembra invece rappresentare un punto di riferimento per gli insegnanti alle prese con situazioni difficili, probabilmente per la percezione che sia un servizio più specificamente sanitario. I referenti dei Comuni intervistati hanno confermato un generale aumento delle richieste pervenute ai servizi, in relazione alla crescita di alcune problematiche o bisogni, in particolare legate alle difficoltà scolastiche, alle difficoltà familiari derivate dal lungo periodo di chiusura in casa che ha visto l’aumento dei fenomeni di violenza domestica e di violenza assistita dai minori, delle situazioni di isolamento individuale e ritiro sociale dei ragazzi, insieme all’aumento delle patologie certificate non legate alla disabilità, bensì alle difficoltà dello stare in aula e alle difficoltà di apprendimento. Sono cresciute in maniera esponenziale anche le richieste di presa in carico dei minori stranieri non accompagnati, un target di utenti che richiede un supporto importante da parte dei servizi Tutela Minori, sia in termini di lavoro di accompagnamento che di risorse. Un fenomeno in crescita tra i ragazzi tra gli 11 e i 15 anni è anche quello dell’affiliazione alle baby gang. Numerosi tra i Comuni intervistati hanno visto una crescita in particolare degli interventi di educativa domiciliare e di sostegno educativo scolastico, come anche dei servizi di mediazione familiare. Sono inoltre cresciuti molto gli interventi di indagine e presa in carico su segnalazione delle Procure. Alcuni dei Comuni intervistati segnalano un rilevante disinvestimento negli anni rispetto a tutte le attività di prevenzione sul territorio anche di quelle rivolte ai bambini e ai gio-

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vani. Si è assistito alla chiusura dei centri di aggregazione, che, pur non avendo una funzione di presa in carico, erano comunque contesti educativi che coinvolgevano i bambini e i ragazzi. La presenza di educatori consentiva di intercettare i primi segnali di disagio, e dunque di procedere tempestivamente alla presa in carico delle difficoltà rilevate. Il sistema di aiuto viene generalmente descritto come un sistema in affanno. In molti dei Comuni inclusi nello studio in risposta all’emergenza sono stati quindi attivati numerosi progetti in collaborazione con diversi attori del territorio tra i quali la scuola. Molto meno diffusi sono invece gli interventi e i progetti nati dalla collaborazione con i consultori familiari e con la neuropsichiatria infantile. L’impatto economico della crescita del disagio infantile sui bilanci comunali è stato importante. I Comuni hanno cercato risorse aggiuntive da affiancare alle risorse proprie e ai fondi nazionali e regionali per gli interventi ordinari: Fondi europei, risorse regionali e nazionali per interventi ad hoc, Fondi del programma P.I.P.P.I. (Programma di Intervento per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione), Fondi che derivano dalla partecipazione, spesso in partneriato con altri soggetti, a bandi promossi da soggetti privati, come ad esempio, delle fondazioni di origine bancaria, risorse ex legge 285/’97 destinate ai Comuni riservatari, le risorse PON e quelle destinate a progetti sulla povertà educativa dell’Agenzia coesione sociale.

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PROPOSTE E RIFLESSIONI DERIVANTI DAL PERCORSO REALIZZATO 1. Promuovere una scuola più educativa e meno competitiva: superare lo scollamento con la realtà esterna ponendo maggiore attenzione dimensione educativa e meno ai risultati 2. Sostenere la famiglia in difficoltà in questa fase di profondo cambiamento promuovendo iniziative di sensibilizzazione, ascolto, informazione e formazione rivolte ai genitori e ai figli 3. Promuovere la rete tra i soggetti del territorio e la comunità locale e iniziative con le scuole, rafforzando le relazioni che facilitano l’invio delle famiglie ai servizi in caso di necessità 4. Definire un piano di intervento strategico pluriennale che consenta di garantire in tutti i contesti regionali il supporto necessario ai bambini in condizione di disagio psicologico, riducendo nel contempo i tempi di attesa ai servizi neuropsichiatrici e di supporto psicologico/psicoterapico 5. Sviluppare percorsi integrati diagnostico-terapeutici e strategie di promozione della salute mentale che riportino bambini e adolescenti al centro degli investimenti, in stretto raccordo tra ambito educativo, scolastico, sociale e sanitario

6. Promuovere azioni politiche volte al potenziamento dell’interazione/integrazione/coordinamento dei servizi del territorio con i servizi di neuropsichiatria; 7. Promuovere azioni politiche volte alla messa in pratica dell’integrazione tra servizi rivolti ai minori richiamata da tutti gli strumenti programmatori e i piani infanzia pubblicati negli ultimi anni, immaginando un possibile ruolo della Casa della Comunità 8. Promuovere azioni politiche volte al superamento della frammentazione e disorganicità degli interventi superando la logica dei fondi ad hoc e dei progetti con scadenza 9. Promuovere occasioni di scambio di buone pratiche ed esperienze tra i Comuni sulle esperienze realizzate 10. Promuovere azioni politiche volte al potenziamento dei servizi ed interventi pubblici rivolti ai minori e giovani che negli anni si sono perduti o ridimensionati: i centri di aggregazione giovanile, ecc 11. Promuovere il dibattito sulla necessità di estendere percorsi di valutazione di impatto dei progetti e degli interventi realizzati con fondi pubblici 12. Promuovere sistemi informativi che consentano di avere un quadro aggiornato del fenomeno della dispersione scolastica a livello locale, e colmare la mancanza di dati epidemiologici nazionali sulle problematiche psicologiche e sulle patologie neurologiche, psichiatriche e del neurosviluppo della fascia 0-17 anni. 13. Promuovere nell’ambito di esperienze esistenti (es Minori.it/Centro nazionale di documentazione e di analisi per l’infanzia e l’adolescenza) una piattaforma di scambio di esperienze ed interventi realizzati dai Comuni per affrontare le problematiche dei minori 15. Promuovere una regolamentazione sull’uso delle nuove tecnologie /IA da parte dei minori.


Le politiche urbane per la qualità della vita in

Italia

Cosa si intende per politiche pubbliche e politiche urbane Inquadrare l’oggetto di interesse di questo articolo è piuttosto intuitivo, in quanto le politiche pubbliche sono lo strumento attraverso cui, tra le altre cose, è possibile garantire la qualità della vita e migliorarla. In particolare, le politiche urbane sono quelle che operano a livello locale e che concretizzano la volontà decisionale delle autorità cittadine. Se questa sintetica illustrazione può parere semplice e non contestabile, è tuttavia rilevante sottolineare come numerosi e differenti sforzi definitori si siano susseguiti nel corso dei decenni da parte di studiose e studiosi, giungendo ad alcuni riferimenti di massima a cui è utile fare riferimento in questo contesto. Secondo Knoepfel, Larrue, Varone e Hill (2007) gli elementi costitutivi di una politica pubblica comprendono: la soluzione di un problema pubblico, l’esistenza di gruppi target alla radice di un problema pubblico, la coerenza almeno iniziale delle intenzioni, l’esistenza di più decisioni e attività, un programma di intervento, il ruolo chiave degli attori pubblici, l’esistenza di misure, decisioni e attività formalizzate che impongono vincoli. Tutto questo quadro composito ci aiuta a comprendere quali siano gli elementi di cui si compongono le politiche pubbliche, ma non ne dà una formale definizione. A questo obiettivo provano a giungere accademici come, ad esempio, Lemieux (1995) definendo una politica pubblica come il prodotto di attività volte alla risoluzione di problemi pubblici da parte di attori politici, le cui relazioni sono strutturate ed evolvono nel tempo. Knill e Tosun (2020) invece forniscono gli strumenti per poter valutare la validità di diverse definizioni, considerando quanto ciascuna risponda, opportunamente o meno, a tre domande fondamentali: cos’è una politica pubblica? Chi partecipa all’elaborazione e all’attuazione delle politiche pubbliche, nonché alla valutazione del loro successo? E quando e come

di Edoardo Carminucci e Matteo Lo Giudice cambiano le politiche pubbliche nel tempo? Queste tre domande possono guidarci nello specificare con sufficiente attendibilità le politiche pubbliche urbane, o politiche urbane per brevità, in particolare secondo questi termini: le politiche urbane sono il prodotto di attività volte alla risoluzione di problemi pubblici urbani da parte di attori politici locali. Sono infatti le autorità cittadine gli attori precipui che partecipano all’elaborazione e all’attuazione delle politiche urbane, nonché alla valutazione del loro successo. Infine, le politiche urbane cambiano nel tempo, soprattutto a seconda di specifici paradigmi di policy e di cicli di policy di cui fare un breve cenno qui di seguito. Secondo Pralle (2009) è specialmente quando una soluzione fattibile è collegata a ciò che l’opinione pubblica e i decisori politici percepiscono come un importante problema pubblico che possono concretizzarsi delle politiche pubbliche, in questo caso delle politiche urbane, e quando le condizioni politiche sono propizie per evolversi, si apre una policy window. Questa viene chiarita da John Kingdon (1995), famoso per le sue elaborazioni sui tre flussi: il flusso dei problemi pubblici, quello delle politiche pubbliche e quello della politica. Dall’intreccio di questi flussi, quindi, gli imprenditori politici devono cogliere l’opportunità creatasi e spingere per un’azione del governo. Una policy window è dunque l’evento migliore che possa verificarsi, perché implica di conseguenza che dall’agenda pubblica un certo problema (o una serie di problemi) possa raggiungere l’agenda governativa e, auspicabilmente, infine quella decisionale. 113 Difficoltà di implementazione e documenti fondamentali Tutti i riferimenti teorici sin qui chiariti trovano numerosi limiti se li si declina sul versante delle politiche per la qualità della vita nel contesto urbano. Innanzitutto, queste non possono intendersi come apparte-


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nenti a un ambito di policy a sé, bensì permeano tantissimi campi di intervento diversi e necessitano di sforzi congiunti da più parti. Inoltre, l’ottimo incentivo fornito da un focusing event che, ad esempio, per le politiche ambientali potrebbe essere rappresentato da un disastro climatico, non si può avere rispetto alle politiche per la qualità della vita. Se nel caso preso a esempio, infatti, i decisori politici possono essere spinti ad agire celermente e in maniera decisa verso politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, si può affermare che non esistano invece per la qualità della vita urbana dei veri eventi focalizzanti che possano portare all’attenzione pubblica e decisionale la rilevanza delle buone pratiche. Le politiche per la qualità della vita involgono interessi pubblici troppo diffusi e che intrinsecamente dipendono da tanti fattori concomitanti, dunque nessuno si sentirà mai davvero ‘colpevole’ per le situazioni critiche. In fin dei conti, il vero oggetto di tali politiche urbane è la vivibilità nelle città, la qualità dell’aria, la ricchezza di offerta di intrattenimento e di attività culturali, la qualità dei trasporti, la densità di servizi e la loro efficienza, insomma, il benessere nel suo senso più ampio e nell’accezione più larga possibile che abbracci tutti i fattori più rilevanti. Le amministrazioni locali indubbiamente si attivano per porvi rimedio: il DUP (Documento Unico di Programmazione) rappresenta forse il più compiuto esempio di sforzo concreto di programmazione e di previsione delle più varie necessità per garantire la qualità della vita nel contesto urbano. Lo stesso si può dire di uno strumento come il PAESC (Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima), tra i cui obiettivi certamente l’impegno per ridurre le emissioni di Pm10 e di altri inquinanti è tangibile, così come quello per aumentare la quantità (e qualità) delle infrastrutture verdi nelle città, incentivare le zone pedonali e incoraggiare la creazione di spazi salubri ed ecologici per la socialità diffusa. Si noti, solo a titolo di esempio, un passaggio del DUP del Comune di Rimini: “L’obiettivo dell’Amministrazione Comunale è quello di restituire ai cittadini e ai city user (turisti, studenti e lavoratori pendolari, ecc) una città accogliente, funzionale, vitale dove tutti possono muoversi in sicurezza, agevolmente e velocemente, dove [la] qualità della vita è migliore sia in termini sociali, ambientali che degli spazi urbani, dove anche attraverso i trasporti si migliora la competitività territoriale e la sua economia.” Le politiche per la qualità della vita si declinano dunque in ambiti di policy anche molto diversi tra loro.

Indici della qualità della vita urbana Lab24 de Il Sole 24 ORE stila ogni anno la classifica circa La qualità della vita nel 2023: indice per fasce d’età | Il Sole 24 ORE e tiene conto di numerosi indicatori. Tra questi ne figurano di molto diversi a seconda della fascia di età che si considera: bambini (0-10 anni), giovani (18-35 anni) o anziani (over 65). Prendendo in considerazione l’indice generazionale dei giovani, vengono presi in esame fattori come la percentuale di residenti giovani, il quoziente di nuzialità, il canone di locazione e la sua incidenza percentuale sul reddito medio, il numero di laureati, la percentuale di disoccupazione giovanile, ma anche indicatori qualitativi come la soddisfazione per il proprio lavoro o elementi come il numero di bar e discoteche, di concerti, di aree sportive, fino ad esempio a quanti amministratori e amministratrici comunali under 40 risultino. Vengono dunque prese in esame anche condizioni ambientali o sociali su cui la politica può incidere fino a un certo punto, ma che certamente devono risultare urgenti e meritevoli di attenzione per incrementare la qualità della vita, reale o percepita, nel contesto urbano di riferimento

Conclusioni: Città in 15 minuti Negli ultimi anni, il tema legato al miglioramento della qualità della vita del singolo individuo ha assunto una certa rilevanza, sia a livello politico che a livello sociale. Probabilmente, la crisi pandemica ci ha lasciato la consapevolezza che rivoluzionare le nostre abitudini doveva essere un passaggio necessario per migliorare la qualità della vita del singolo . Basti pensare all’aspro dibattito legato al lavoro da remoto richiesto dalla maggior parte dei lavoratori dopo la pandemia, alla crescita esponenziale delle attività di sensibilizzazione al tema del cambiamento climatico, al cambio radicale del concetto di equilibrio tra vita professionale e vita personale. Questa inversione di trend ha portato molti giovani dai 18 ai 35 anni ad abbandonare le grandi città come Milano, Roma, Torino e Bologna per andare a vivere in centri abitati più ridotti e molto spesso che garantiscono un tenore di vita inferiore rispetto alle grandi metropoli. Questo fenomeno ha fatto emergere la necessità di un cambiamento urbanistico che riesca a ridisegnare la vita del cittadino così da permettergli di avere uno stile di vita adeguato ai nuovi standard. Nello specifico, il progetto di “Città in 15 minuti” pro-


posto da Anne Hidalgo, già sindaco di Parigi è quello che sta prendendo maggior piede negli ultimi mesi. Il progetto “Città in 15 Minuti” è un’idea urbanistica che promuove la creazione di spazi urbani in cui le persone possano accedere facilmente a tutti i servizi e le necessità quotidiane entro un raggio di 15 minuti a piedi o in bicicletta dalla propria abitazione. L’obiettivo è ridurre la dipendenza dai mezzi di trasporto motorizzati e favorire un’esperienza urbana più accessibile, sostenibile e piacevole. Le caratteristiche che principali del progetto sono:

rigi, sotto la guida di Anne Hidalgo, è stata una delle prime città a sostenere questa idea ed il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha comunicato la sua intenzione di avviare un piano di rivoluzione urbanistica basato sul progetto stesso. Per concludere, ciò che si evince è una necessità forte di cambiamento con l’obbiettivo di migliorare la qualità della vita del singolo cittadino e questo non può che passare da un piano di rivoluzione urbanistica che consenta al cittadino di potersi sentire parte attiva ed integrante di un contesto urbano più sostenibile, più funzionale ed alla portata di tutti.

• Accessibilità ai Servizi: Si tratta di creare quartieri in cui i servizi essenziali come negozi, scuole, uffici, parchi e altre infrastrutture pubbliche siano facilmente raggiungibili a piedi o in bicicletta. • Promozione della Mobilità Sostenibile: Il concetto promuove l’uso della bicicletta e dei mezzi di trasporto pubblico come alternative all’uso dell’auto privata. Questo può contribuire a ridurre l’inquinamento atmosferico e a migliorare la qualità dell’aria.

Bibliografia Knoepfel, P., Larrue, C., Varone, F., Hill, M. (2007) Public Policy Analysis. 1st edition. Bristol: The Policy Press.

• Crescita Urbana Compatta: Si incentiva una crescita urbana densa e ben organizzata, che crea quartieri vivaci e ben collegati. Questo può favorire una maggiore interazione sociale e una vita di comunità più vibrante.

Knill, C. and Tosun, J. (2020) Public Policy: a new introduction. 2nd edition. London: Bloomsbury Publishing. Pralle, S. B. (2009) Agenda-setting and climate change, Environmental Politics. Routledge Taylor & Francis group, 2009.

Lemieux, V. (1995) L’étude des politiques publiques: Les acteurs et leur pouvoir. 3rd edition. Quebec City: Les Presses de l’Université Laval.

Kingdon, J., 1995. Agendas, alternatives, and public policies. 2nd ed. New York: Longman.

• Miglioramento della Qualità della Vita: Riducendo la necessità di lunghi spostamenti, si offre alle persone più tempo libero, si riduce lo stress legato al traffico e si migliora la qualità della vita complessiva. • Riduzione del Traffico e dell’Inquinamento: Promuovendo l’uso di mezzi di trasporto sostenibili, si riduce il traffico stradale e l’inquinamento atmosferico, contribuendo a un ambiente più salubre e meno congestionato. • Coinvolgimento della Comunità: L’implementazione di questo concetto richiede il coinvolgimento attivo della comunità locale per garantire che le esigenze e le priorità dei residenti siano prese in considerazione durante il processo di pianificazione urbana. • Esempi di Applicazione: Alcune città in tutto il mondo hanno adottato o stanno lavorando verso l’adozione del concetto di “Città in 15 Minuti”. Pa-

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City Green Light, dall’innovazione allo sviluppo sostenibile dei territori

Intervista ad Alessandro Visentin, CEO City Green Light

City Green Light e la sua missione nel settore dell’e

cienza energetica

City Green Light è una ESCo (Energy Service Company) che opera nel campo del risparmio e dell’ef昀cientamento energetico, partecipata da primari fondi di investimento nazionali e internazionali specializzati nel settore. La nostra missione è quella di promuovere modelli di sviluppo sostenibile nell’edilizia pubblica, nell’illuminazione, nella mobilità e nei servizi per la smart city, con l’obiettivo di accompagnare le Pubbliche Amministrazioni attraverso la transizione ecologica, energetica e digitale. Attualmente operiamo in oltre 250 Comuni in Italia, servendo più di 5 milioni di cittadini. Ciò che ci contraddistingue è la nostra capacità di combinare una solida esperienza nella riquali昀cazione energetica con un approccio orientato all’innovazione, anche grazie alle competenze digitali e tecnologiche e alla forte vocazione per la ricerca e lo sviluppo dei nostri dipendenti, la cui età media è inferiore ai 40 anni.

City Green Light è nata come un’azienda specializzata in pubblica illuminazione. Come si è evoluta nel corso degli anni? Partendo dalla pubblica illuminazione abbiamo ampliato il nostro raggio d’azione, lavorando a stretto contatto con i comuni per supportarli nella transizione energetica ed ecologica. L’illuminazione gioca un ruolo chiave in questo processo, poiché incide notevolmente sui consumi energetici degli enti e sulle emissioni di gas serra. Allo stesso tempo, la pubblica illuminazione può rappresentare una rete di昀usa per la raccolta di dati da mettere a disposizione delle amministrazioni locali per piani昀care lo sviluppo sociale dei territori. Grazie alla nostra vicinanza agli enti locali, che ci consente di conoscerne le esigenze e i reali fabbisogni, siamo in grado di proporre soluzioni e tecnologie su misura, sviluppando una vasta gamma di servizi e progettualità che spaziano dall’e cientamento di edi昀ci pubblici, alle comunità energetiche rinnovabili, alla mobilità sostenibile. 64

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Comune di Genova - Pubblica Illuminazione

L’innovazione tecnologica è al centro della strategia aziendale. Come avete utilizzato l’innovazione per sviluppare la sostenibilità e contribuire alla transizione ecologica dei vostri clienti? Per City Green Light, innovazione e sostenibilità sono due concetti inscindibili. Abbiamo abbracciato l’approccio dell’Open Innovation, collaborando con un vasto ecosistema di attori nazionali e globali, istituzionali e accademici, corporate e startup. Questa rete di soluzioni ci consente di a昀rontare con agilità contesti complessi e articolati. Lavoriamo con partner e clienti per costruire ampi progetti di Smart City, sostenuti economicamente dall’e cienza energetica e dall’e cienza dei servizi locali. Questo approccio ha portato a risultati signi昀cativi in diverse regioni italiane, tra cui la Liguria, il Veneto, l’Emilia-Romagna, la Sicilia e la Campania. Ad esempio, abbiamo contribuito a migliorare la mobilità urbana a Reggio Emilia, implementato tecnologie avanzate a Trapani per un monitoraggio urbano reattivo e stiamo evolvendo la gestione della mobilità a Palermo attraverso l’illuminazione pubblica. Inoltre, grazie alla convenzione Consip Servizio Luce 4, stiamo lavorando su importanti progetti di smart city a Genova che consentiranno una gestione del territorio basata sui dati.

Potrebbe condividere alcune delle aree di servizio chiave di City Green Light e spiegare come queste contribuiscono alla vostra missione? Certamente, i nostri servizi coprono una vasta gamma di ambiti, o昀rendo un supporto e ciente, sicuro e innovativo per la gestione del territorio. O昀riamo un servizio di illuminazione pubblica e semaforica che comprende l’illuminazione stradale, monumentale e urbana, nonché la gestione di impianti semaforici e di pannelli a messaggio variabile. Sviluppiamo anche soluzioni avanzate come l’elaborazione automatica di 昀ussi ed eventi mediante Video Analytics & AI. Ci occupiamo dell’e cientamento energetico di edi昀ci pubblici come u ci, scuole, strutture sportive, di monitoraggio dei consumi, gestione delle emergenze e facility management. Inoltre, sviluppiamo soluzioni per la creazione e la gestione di comunità energetiche rinnovabili. O昀riamo servizi di smart parking, installazione e gestione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici e servizi di micro-mobilità in sharing. Grazie a queste soluzioni City Green Light si impegna attivamente a rendere le città più vivibili ed eco-sostenibili. 65

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SMART CITY = SMART HEALTH di Federica Ascoli

Communication Consultant

I prodotti intelligenti e le best practices attualmente disponibili sul mercato vengono selezionati e integrati nei progetti di ambienti urbani per creare Smart City a prova di benessere! Una smart city è una città che “pensa” anche al benessere dei propri abitanti. La definizione più attuale di smart city, secondo l’Osservatorio Nazionale Smart City, è un sistema urbano integrato, capace di adattarsi ai bisogni degli utenti, che si serve degli strumenti ITC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) per supportare la gestione e l’erogazione dei servizi pubblici, utilizzando informazioni provenienti dai vari ambiti in tempo reale per una maggiore efficienza. Reinventare dunque il territorio per il benessere di ogni cittadino diventa un obiettivo sempre più ambito e condiviso sia dalla pubblica amministrazione sia dalla stessa cittadinanza. Gestione intelligente delle risorse, sostenibilità economica ed energia pulita sono le tre componenti che caratterizzano la Smart City, una città intelligente che vede nella dimensione urbana la possibilità di proporre modelli dinamici per uno spazio più attento alla qualità della vita e ai bisogni dei propri abitanti. Una città evoluta oltre l’uso dell’ICT per un migliore sfruttamento delle risorse e riduzione delle emissioni, deve anche necessariamente garantire approvvigionamento idrico aggiornato, raccolta differenziata ed impianti di smaltimento dei rifiuti, nonché modi più efficienti di illuminare e riscaldare gli edifici, ridurre inquinamento acustico e luminoso nonché rendere gli spazi pubblici più sicuri con un aumento dell’aspettativa di vita delle persone e che soddisfino i bisogni di una popolazione che invecchia.

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Queste città dovranno rispondere ad emergenze sociali quali il sovraffollamento, la disoccupazione, l’eccessivo consumo energetico e il diffondersi di malattie croniche non trasmissibili come diabete, e obesità. La progettazione di città intelligenti diventa, quindi, anche un innovativo strumento per combattere la povertà, la disuguaglianza e migliorare la gestione dell’energia, dell’acqua, dell’ambiente e della salute pubblica. Uno splendido esempio di efficienza e innovazione è

Quartiere Giardino di Cesano Boscone. Un Quartiere Social Smart che fornisce ai cittadini un elevato standard di infrastrutture, innovazioni, progetti e tecnologie di qualità. È un progetto resiliente, inclusivo e accessibile con ecosistemi urbani intelligenti progettati per garantire a tutti i gruppi sociali una qualità della vita migliore. A pochi minuti da Milano, Quartiere Giardino è infatti un’oasi di 1.500 appartamenti per 5.000 abitanti che vede al suo interno aree verdi e spazi pubblici per i cittadini, l’utilizzo di energia pulita e attrezzi ginnici in grado di produrla, wi-fi gratuito e orti urbani. Un’unica app, infine, permette al cittadino di essere informato sugli sviluppi e le notizie del quartiere e parlare coi vicini. Un ecosistema urbano smart davvero straordinario in cui al centro vi è la salute e il benessere dei cittadini, destinato a diventare un vero e proprio progetto pilota.


Y HEALTH IN THE CITIES PREVENTION PROGRAMME Un programma internazionale di YMCA HEALTH a sostegno dei giovani che vivono nelle aree urbane Oggi, all’inizio del terzo millennio, in tutto il mondo, alla luce di nuove conoscenze socioculturali non solo mediche, il concetto di salute si è ampliato coinvolgendo altri aspetti più globali e importanti della vita dell’individuo. questo nuovo concetto di salute non si riferisce meramente alla sopravvivenza fisica o all’assenza di malattia, ma coinvolge anche gli aspetti psicologici e mentali, le condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, la vita lavorativa, economica, sociale e culturale; tutto ciò che in qualche modo interagisce in senso positivo o negativo con l’esistenza dell’essere umano. La stessa organizzazione mondiale della sanità (OMS), , si fa assertrice sin dal 1946 di questa ampiezza della connotazione del concetto di salute quando esprime: “la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia e di infermità” e chiede ai governi di adoperarsi responsabilmente, attraverso un programma di educazione alla salute, per la promozione di uno stile di vita consono allo sviluppo di condizioni pratiche in grado di garantire ai cittadini un alto livello di benessere. A questi principi si può aggiungere anche quanto affermato nella Carta di Ottawa - documento redatto nel 1986 durante la prima Conferenza internazionale per la promozione della salute - e precisamente che: “grazie ad un buon livello di salute l’individuo e il gruppo devono essere in grado di identificare e sviluppare le proprie aspirazioni, soddisfare i propri bisogni, modificare l’ambiente e di adattarvisi”. S’identifica così nella salute qualcosa che, espandendosi oltre i confini del soggetto che ne gode, diventa un mezzo propulsore di ulteriori positivi interventi, adattamenti e modificazioni nel proprio ambiente. allo stesso tempo, quindi, la capacità di adattamento all’ambiente viene considerata un elemento indicatore di un buono stato di salute. Dai documenti citati si desume in pratica che si è ormai compreso, anche a livello istituzionale ed internazionale, che la salute non dipende soltanto dall’assenza di agenti biologici che casualmente provocano la malattia, ma è il risultato di un armonico, naturale e completo sviluppo dell’individuo in ogni aspetto della sua esistenza. YMCA HEALTH agisce in Italia e in diverse parti del mondo per promuovere programmi specifici, soprattutto per quanto riguarda la fragilità e vulnerabilità a livello giovanile, soprattutto nelle grandi aree

urbane. Da questo intento nasce il progetto promosso da YMCA HEALTH denominato “Y HEALTH IN THE CITIES PREVENTION PROGRAMME”. Y HEALTH IN THE CITIES PREVENTION PROGRAM è un programma sviluppato in oltre 118 città che a livello globale hanno un forte impatto di urbanizzazione e con quartieri con grande indice di vulnerabilità. Un programma di intervento di 12 mesi sui comportamenti e la promozione di stili di vita salutari con 16 sedute settimanali e otto sessioni di follow-up mensili. Il programma viene fornito da educatori e insegnati formati sulla promozione di stili di vita che lavorano in stretto contatto con le comunità locali di riferimento. Il team multidisciplinare lavora insieme alle persone coinvolte per imparare come un’alimentazione più sana e una maggiore attività fisica può aiutare a migliorare la salute individuale e della comunità di riferimento. Questo programma offre opportunità di servizio di volontariato incentrate sulla missione di YMCA HEALTH e mira introdurre la pianificazione urbana e la salute ai giovani per espandere e rafforzare la presenza e leadership a livello locale. YMCA HEALTH è fermamente convinta che i giovani portino qualcosa di unico nella prospettiva di pianificazione urbana e sui determinanti sulla salute e attraverso questo programma è convinta in grado di progredire ulteriormente. Ad oggi Y HEALTH IN THE CITIES PREVENTION PROGRAM ha coinvolto circa 1.500 tra medici, operatori sanitari ed educatori e oltre 200.000 giovani. YMCA HEALTH è un’organizzazione senza scopo di lucro focalizzata sull’educazione dei giovani alla salute, sulla pianificazione urbana e sull’impegno civico. Creiamo opportunità per i giovani di sostenere in modo significativo il cambiamento nelle loro comunità e negli ambienti dove vivono, attraverso il miglioramento della salute individuale e della comunità. YMCA HEALTH supporta a livello locale gli operatori e i volontari interessati a questa missione e collabora con i sindaci e gli amministratori locali, per costruire assieme città migliori.

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FOCUS ON SPORT


Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città

Health, Wellbeing, Environment & Sport for Cities

Con il patrocino di

Sport, Salute e Benessere in ambito urbano

GIORNATA NAZIONALE PER LA SALUTE E IL BENESSERE NELLE CITTÀ

SPORTCITY DAY 17 SETTEMBRE 2023

Sport, Salute e Benessere nella tua Città Bene Comune


Una Giornata Nazionale per promuovere la salute nelle città come bene comune e porre il tema al centro della politica Celebrata domenica 17 settembre la Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città e SportCity Day, iniziativa promossa da Health City Institute, C14+ e Fondazione SportCity con il patrocinio di Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Anci, Coni, Comitato Italiano Paralimpico, Sport e Salute, in collaborazione con Fondazione Longevitas, Federsanità, FeSDI, Cittadinanzattiva. Presentata dall’On. Roberto Pella una proposta di legge per l’istituzione ufficiale della ricorrenza. Tema di quest’anno “la città come bene comune”. In piazze e strade di 140 città organizzate attività di sport e benessere per tutti i cittadini. Una giornata dedicata ad affermare l’importanza dello sport, dell’ambiente, e di tutti i determinanti urbani per la salute e il benessere dei cittadini, per promuovere un’azione consapevole della politica e delle amministrazioni in questa direzione, ponendo al centro della loro agenda la città come bene comune. Domenica 27 settembre si è celebrata l’edizione 2023 della Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città e SportCity Day, promossa insieme da Health City Institute, C14+ e Fondazione SportCity, con il patrocinio di Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Anci, Coni, Comitato Italiano Paralimpico, Sport e Salute, e organizzata in collaborazione con Fondazione Longevitas, Federsanità, FeSDI, Cittadinanzattiva. L’obiettivo, oltre a quello di offrire ai cittadini un’importante occasione di attività fisica e sportiva e di crescita di consapevolezza sul tema, è richiamare l’attenzione, e stimolare l’azione delle amministrazioni, dei sindaci, della politica tutta, sulla necessità e l’urgenza di ripartire dalle città come luoghi per promuovere la salute, il benessere, lo sport, l’ambiente. Ad oggi il 37 per cento della popolazione italiana vive nelle aree metropolitane. Diventa sempre più importante, e urgente, promuovere il modello della Health City, incentivare una riqualificazione e rigenerazione urbana in cui la salute sia fattore di crescita e coesione,

grazie a un’amministrazione consapevole. Ideata nel 2018, la Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città, che quest’anno viene dunque a coincidere significativamente con lo SportCity Day, dedica questa edizione al tema della “città come bene comune”. La Giornata del 2023 pone quindi al centro il concetto di una realtà urbana che risponda all’idea di salute come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, considerando la salute stessa come fattore di crescita e coesione. Temi questi delineati dal Manifesto “La Salute nelle Città: Bene Comune”, lanciato nel 2016 e presentato nel marzo scorso in una versione aggiornata alla cui realizzazione hanno partecipato 36 organizzazioni tra cui ANCI, Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città, Sport e Salute, Health City Institute, C14+, Federsanità, Istituto per la competitività ICOM, Fondazione SportCity. Ed è proprio dall’urgenza di mettere questi temi al centro dell’agenda politica e della comunità tutta che nasce la proposta di legge presentata a firma dell’On. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Qualità della vita nelle città, di istituire ufficialmente la Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città come ricorrenza annuale da celebrarsi il 2 luglio, giorno centrale dell’anno solare. La proposta, presentata lo scorso 19 giugno, rappresenta un’iniziativa di forte significato simbolico e di richiamo all’attenzione sul ruolo che i determinanti urbani della salute hanno ormai su un piano globale rispetto alla vita del Paese e dei singoli individui. Da qui, nel quadro delle azioni per rendere più sane le nostre città, la centralità dell’attività sportiva. Occorre trasformare gli ambienti urbani in spazi sempre più accoglienti per praticare sport e attività fisica, ovvero in luoghi generatori di salute. Sono 140 le città italiane coinvolte quest’anno nell’ambito dello SportCity Day, che domenica 17 settembre hanno organizzato in piazze, parchi e aree attrezzate, in con-

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temporanea, una giornata di sport e benessere per tutti i cittadini offrendo loro la possibilità di cimentarsi liberamente in oltre 60 attività sportive, con una previsione di partecipazione che supererà quota 150.000 persone attive. L’Italia intera quel giorno si trasformerà in una immensa palestra a cielo aperto, una festa nazionale della cultura del movimento e del benessere. L’imponente partecipazione prevista testimonia il progressivo radicarsi di un nuovo modo “destrutturato” di intendere lo sport, ovvero diffuso nello stile di vita, su cui però è importante porre ancora l’impegno per sensibilizzare non solo i cittadini, ma soprattutto i decisori perché facilitino la concretizzazione di risposte adeguate. «La promozione della salute e dei corretti stili di vita in ambito urbano costituisce un obiettivo centrale oggi per Sindaci e Amministrazioni locali: abbiamo la responsabilità di creare città più sane e sostenibili, in sintonia con l’intero ecosistema umano, animale e naturale», dichiara l’On. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Qualità della vita nelle città e Vicepresidente Vicario Anci, «Per riuscirci è necessario lavorare tutti insieme, con un approccio multidisciplinare e interistituzionale che sappia rafforzare tale consapevolezza nella collettività. La proposta di legge che ho presentato per l’istituzione della Giornata Nazionale per la Salute e il Benessere nelle Città il 2 luglio di ogni anno, va in questa direzione. Sono fiducioso che il Parlamento saprà riconoscere l’alto valore istituzionale di questa iniziativa e possa contribuire al suo massimo riconoscimento».

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«Quello di una rigenerazione urbana che consideri la salute come fattore di crescita e coesione in grado di rendere le città italiane delle Health City rappresenta un obiettivo cruciale nel contesto contemporaneo. Dobbiamo far sì che le città siano promotrici della salute, amministrate da politiche chiare per tutelarla e migliorarla», dichiara il Sen. Mario Occhiuto, Presidente dell’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Segretario VII Commissione del Senato. «Occorre sviluppare un contesto urbano che sia salutogenico e non patogeno, promuovere una politica urbana che sappia essere una forma di medicina preventiva, spezzando il circolo vizioso che si crea fra cattive condizioni di salute, povertà socio-economica, basso livello di istruzione ed emarginazione». «L’urbanizzazione è una delle maggiori sfide di sanità pubblica del nostro tempo, e in questo contesto lo sport e l’attività fisica hanno certo un ruolo fondamentale», dichiara la Sen. Daniela Sbrollini, Presidente Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, Vicepresidente della X Commissione del Senato, «Il lavoro

del nostro intergruppo è fortemente impegnato in questa direzione e io stessa ho presentato un disegno di legge, l’Atto del Senato n.135 della XIX Legislatura del 13 ottobre 2022 su “Disposizioni recanti interventi finalizzati all’introduzione dell’esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia all’interno del Servizio sanitario nazionale”, per dare la possibilità a pediatri, medici di medicina generale e specialisti di inserirlo in ricetta medica, e consentire alle famiglie di usufruire delle detrazioni fiscali. Occorre portare avanti un lavoro comune che promuova lo sport in quanto “farmaco” senza controindicazioni, che fa bene a tutte le età». «Oggi più della metà della popolazione mondiale vive nelle città e si prevede che tale quota salirà al 60 per cento entro il 2030», dichiara Enzo Bianco, Presidente C14+, «Città e aree metropolitane contribuiscono per il 70 per cento alle emissioni globali di carbonio e per oltre il 60 per cento all’uso delle risorse. È sempre più urgente mettere in atto politiche sociali, culturali ed economiche che portino a uno sviluppo urbano consapevole che abbia la salute come obiettivo primario. La Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città rappresenta un momento molto importante per celebrare le azioni virtuose già messe in campo, ma soprattutto per promuoverne di nuove affinché si diffonda pienamente una cultura e una prassi politica attenta ai determinanti urbani della salute» «Rendere le città più eque e salutari incide sul benessere psico-fisico di tutti in tutte le fasce di età», dichiara Andrea Lenzi, Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei ministri e Presidente dell’Health city institute, «In un mondo in cui ormai più di una persona su due vive in aree metropolitane, la nostra sopravvivenza dipende dalla pianificazione di ambienti urbani più sani. Occorre intervenire guidando a una nuova urbanizzazione consapevole che consideri l’impatto sociale ed economico dei fattori di rischio che influenzano la salute, l’impatto delle disuguaglianze, l’invecchiamento della popolazione, che porta un aumento del carico delle cronicità. Si tratta di una sfida determinante che inciderà sullo sviluppo e sulla sostenibilità delle nostre città». «E’ straordinario vedere quanto entusiasmo c’è intorno a questo evento– dichiara Fabio Pagliara, Presidente Fondazione SportCity -.Nel 2021 ci siamo lanciati in questa avventura con tutte le energie sperando di trovare qualche compagno di viaggio, e in pochi anni abbiamo coinvolto molte realtà locali, a dimostrazione che l’Italia è davvero il Paese dei campanili. E’ stato lanciato un sassolino, che già sta diventando una collina considerando l’elevata richiesta registrata quest’anno


passando dalle 17 città del primo anno, alle 34 dellos corso anno alle 140 di quest’anno e le richieste continuano ad aumentare, facendo diventare questo appuntamento l’evento con maggiore coinvolgimento di città in ambito sportivo e della salute in Italia». «L’attività fisica è una componente essenziale della terapia di tutte le malattie croniche non trasmissibili, particolarmente del diabete”, dichiara Angelo Avogaro, Presidente FeSDI - Federazione delle società di diabetologia, “Nelle persone affette da questa patologia l’esercizio fisico induce una serie di adattamenti positivi sia metabolici sia funzionali che sono indispensabili per far sì che anche le terapie innovative per il diabete esplichino la loro piena efficacia». «Il movimento fisico, l’attività fisica e la pratica sportiva in generale, programmata e prescritta secondo dei criteri rigorosamente scientifici è un elemento fondamentale della salute – dichiara Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale – Il movimento fisico addirittura probabilmente impatta su patologie cardiovascolari, diabete, metaboliche forse più anche dell’alimentazione. Noi siamo totalmente d’accordo nel promuovere nelle città l’attività motoria e i medici di medicina generale sono in condizioni di prescrivere l’ attività fisica in maniera scientifica, quindi non in maniera occasionale, non consigliando genericamente di fare 3000, 5000, 10mila passi ma prescrivendo la tipologia esatta di attività fisica che deve essere fatta persona per persona, età per età, genere per genere e patologia per patologia». «Dobbiamo attuare un’azione forte di stimolo ed educazione per promuovere il concetto di salute come responsabilità diffusa, coinvolgendo ad esempio le comunità attraverso le scuole e facendo un grande gioco di squadra”, dichiara Tiziana Frittelli, Presidente Federsanità, «Obiettivo principale che stiamo perseguendo tutti insieme in maniera corale è la creazione di una rete proattiva che possa incidere sulla qualità della vita dei cittadini, partendo proprio da un approccio sano nella vita quotidiana. Riqualificazione e rigenerazione urbana, obiettivi ampiamente esposti nel PNRR, non sono realizzabili senza includere nelle strategie messe in atto la salute e il benessere. La città deve diventare quindi un bene comune in cui tutti hanno ruolo centrale ed è compito delle istituzioni garantire benessere psico-fisico e sociale, plasmando un modello di cura e di benessere urbano all’altezza della sfida che stiamo vivendo». «Ogni cittadino ha diritto a una vita sana e integrata nel proprio contesto urbano», dichiara Federico Serra, Segretario Generale dell’Health city institute e del C14+, Capo Segreteria tecnica dell’Intergruppo parlamentare Qualità di vita nelle città, «Rendere la salute dei cittadini il fulcro delle politiche urbane, incoraggiando stili di vita sani nei luoghi di lavoro, nelle grandi

comunità e nelle famiglie e ampliando e migliorando l’accesso alle pratiche sportive e motorie per tutti i cittadini, favorendo così lo sviluppo psicofisico dei giovani e l’invecchiamento attivo, significa promuovere un assetto One Health che tiene conto delle connessioni tra salute umana, animale e ambientale considerando tutti i rischi per la salute umana». «La salute è il prodotto di azioni coordinate da politiche pubbliche attente, condivise e collaborative», dichiara Elio Rosati, Segretario Cittadinanzattiva Lazio, «L’evento organizzato nelle 140 città è il segno tangibile della necessità di creare una rete sempre più ampia di soggetti capaci di preparare un futuro a misura di persona partendo dai luoghi di vita, dalle città, dalle comunità locali come ambienti dove mettere a terra interventi volti a promuovere benessere e salute globale. Per questo è necessario che la prevenzione, gli stili di vita e ambienti urbani sostenibili siano non solo l’obiettivo verso il quale tendere, ma anche le vie da percorrere nei prossimi anni sostenendo politiche attive nelle scuole, nei luoghi di lavoro e per tutte le età, ripensando, o immaginando, una “terza età” sempre più attiva e presente nel nostro paese». «L’invecchiamento della popolazione rappresenta una sfida fondamentale per i contesti urbani, e la promozione dell’attività fisica è un elemento chiave per garantire efficaci politiche a supporto di una longevità positiva», dichiara Eleonora Selvi, Presidente della Fondazione Longevitas, «La Fondazione Longevitas lavora con le Istituzioni per la riqualificazione dello spazio pubblico, nell’ottica di favorire una vita attiva e l’inclusione sociale di tutte le età. In tal senso siamo impegnati nella valorizzazione dei luoghi di aggregazione come i Centri Sociali per Anziani e di quartiere, in quanto parte fondamentale di quelle reti di prossimità che occorre rafforzare per contrastare la solitudine e l’isolamento delle persone fragili. In questi luoghi lavoriamo per promuovere lo sport e l’attività fisica in un’ottica intergenerazionale, ma anche per moltiplicare quelle esperienze di welfare generativo di comunità che riteniamo essenziale e che chiediamo alle Istituzioni di sostenere con particolare attenzione, per il benessere collettivo e la sostenibilità sociale».

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Autoconsumo e ComunitA' Energetiche rinnovabili Intervista al Presidente del GSE Paolo Arrigoni L’Autoconsumo e le CER sono un importante driver per la transizione energetica, in quanto promuovono lo sviluppo sostenibile, e rappresentano un signi昀cativo impulso allo sviluppo delle FER e di conseguenza alla diminuzione dell’utilizzo dei combustibili fossili. Le CER stanno diventando un tema sempre più rilevante per Comuni, imprese, famiglie, enti del 3° settore, e per l’intero territorio, grazie ai bene昀ci economici, ambientali e sociali che ne derivano per i partecipanti. Ne parliamo con l’Ing. Paolo Arrigoni, Presidente del GSE, soggetto gestore delle CER e più in generale delle CACER (Con昀gurazioni di Autoconsumo per la Condivisione di Energia Rinnovabile).

Presidente Arrigoni, ci può raccontare quali sono le 昀nalità delle Comunità Energetiche Rinnovabili e in che termini contribuiranno in maniera determinante alla transizione energetica? Le CER rappresentano un’occasione per accelerare il cambio di paradigma del sistema energetico: una produzione di energia elettrica sempre più distribuita, il che rappresenta anche una s昀da per lo sviluppo delle reti elettriche. Gli utenti da semplici consumatori assumeranno il ruolo primario e attivo di produttori di energia da fonti rinnovabili (ossia Prosumer) e, in prospettiva, anche di promotori di iniziative integrate per l’e cienza energetica. Le CER stimoleranno gli utenti anche ad assumere comportamenti virtuosi 昀nalizzati ad adottare e promuovere un utilizzo consapevole ed e ciente di energia, che sono elementi fondamentali della strategia di decarbonizzazione ed inoltre, potranno modi昀care il consumo in base alla produzione del proprio impianto, in base alle variazioni di prezzo sul mercato dell’energia.

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Qual è la situazione a oggi in Italia relativa alle CER? In Italia, alla 昀ne di settembre, sono state realizzate e riconosciute 97 con昀gurazioni in autoconsumo, di cui 71 74 Gruppi di autoconsumatori e 26 Comunità di energia, la maggior parte delle quali ubicate al Nord. Quando la rego-

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lazione sarà completata, saranno ampliati sia il perimetro territoriale (dalla cabina secondaria e quella primaria), sia la platea dei potenziali partecipanti (anche gli Enti di ricerca, del terzo settore, religiosi). Sarà inoltre innalzata la potenza massima del singolo impianto (da 200 kW a 1MW) e ci saranno ulteriori opzioni anche nelle con昀gurazioni da scegliere.

Quale sarà il ruolo del GSE? Il GSE gestirà a sportello l’erogazione di 2,2 miliardi di euro in conto capitale, dedicati alle iniziative sviluppate in Comuni con meno di 5.000 abitanti, e riconoscerà gli incentivi in conto esercizio della durata di 20 anni che, attraverso una tari昀a incentivante sull’energia autoconsumata dalla comunità, stimoleranno ulteriormente la nascita di questi sistemi. La previsione è che queste azioni dedicate alle CER e all’autoconsumo collettivo, nei prossimi 5 anni, garantiranno una potenza installata complessiva di circa 7 GW. Inoltre, il Gestore predisporrà le Regole Operative (con modelli e requisiti, lo schema di avviso pubblico, i contratti tipo, ecc.) che dovranno essere approvate dal MASE e dall’ARERA entro 30 giorni dall’entrata in vigore del DM MASE. Ricordo che sulle Regole Operative il GSE ha fatto già una consultazione ed entro 45 giorni dall’approvazione dovrà mettere a disposizione 3 Portali: 1. Il primo, per l’invio delle richieste di accesso all’incentivo in conto esercizio (aperto 昀no al trentesimo giorno successivo alla data del raggiungimento di un contingente di potenza pari a 5 GW e comunque non oltre il 31 dicembre 2027); 2. Il secondo portale, quello per la presentazione delle richieste di accesso ai contributi in conto capitale previsti dal PNRR (昀no al 40% dei costi ammissibili per la realizzazione di impianti FER delle comunità energetiche e delle con昀gurazioni di autoconsumo collettivo nei comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti) aperto 昀no al 31 marzo 2025 o al raggiungimento di 2,2 miliardi di euro; 3. Il terzo portale, quello per le richieste di veri昀ca preliminare di ammissibilità al meccanismo in conto esercizio, su base volontaria (non è condizione necessaria per l’accesso agli incentivi). Inoltre, alla 昀ne di settembre abbiamo messo online la piattaforma unica nazionale con la mappa delle cabine primarie, attorno cui con昀gurare la singola comunità energetica rinnovabile. Tutte quelle dei singoli gestori di rete si spegneranno e andrà online la piattaforma unica del GSE, con cui sarà possibile individuare l’area geogra昀ca convenzionale di appartenenza delle comunità energetiche. Una novità importante questa, che agevolerà chiunque voglia investire nella realizzazione di una CER. Interrogando la Piattaforma si potrà sapere a quale cabina primaria l’utenza appartiene introducendo l’indirizzo, senza dover ricorre ad ulteriori ricerche.

Quali sono le prospettive future sulla base di queste previsioni? Per volgere uno sguardo al futuro, penso che si lavorerà per rendere possibili e premianti, e alcune previsioni sono già presenti nel D.lgs. 199/2021, le realizzazioni di interventi integrati (FV, pompe di calore, colonnine per la ricarica elettrica, interventi di e cientamento energetico), anche nell’ambito di comunità energetiche e di autoconsumo (elettrico e termico) collettivo. Confermo l’impegno del GSE a seguire e sostenere le iniziative che vorranno nascere in tema di CACER, visto che il GSE, tra i vari compiti, ha quello di supportare le pubbliche amministrazioni locali nella transizione ecologica. Ad oggi accompagniamo oltre 5.000 comuni nella programmazione degli investimenti sul patrimonio con il target degli obiettivi climatici: e cientamento degli edi昀ci, illuminazione pubblica, sostituzione del parco veicolare. Il GSE è a disposizione dei sindaci per far comprendere il nostro importante ruolo 75 e dare tutti i chiarimenti tecnici necessari su come valorizzare energeticamente il patrimonio dei comuni.

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Federico Bianchino


L’ECONOMIA CIRCOLARE PER CONTRASTARE L’INQUINAMENTO DA PLASTICA Alla scoperta degli Ecoskateboard: le tavole realizzate in plastica riciclata La plastica oggi è il terzo materiale prodotto dall’uomo più diffuso sulla Terra, dopo acciaio e cemento, utilizzata soprattutto come imballaggio. Purtroppo, però, l’inquinamento da plastica è diventato uno dei temi ambientali più urgenti, soprattutto perché la produzione di oggetti in plastica usa e getta sta sopraffacendo la nostra capacità di gestirla.

di Federico Bianchino

Un dato ancora più allarmante è la durata del prodotto: quasi la metà di tutta la plastica prodotta nel mondo oggi, diventa un rifiuto in meno di 3 anni.

Si tratta di un materiale economico e versatile, caratterizzato infatti da molti vantaggi, come resistenza, durevolezza e leggerezza, utilizzato in tutti i campi e divenuto ormai essenziale e – quasi – insostituibile nella vita di tutti i giorni. Tuttavia, quando si parla di plastica, pensiamo subito ai suoi aspetti negativi: isole di plastica negli oceani, rifiuti per strada, inquinamento… Eppure, se usata – e smaltita – nel modo corretto, la plastica si può rivelare un’ottima risorsa!

Un po’ di numeri In Europa vengono prodotti circa 25,8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica ogni anno e meno del 30% di questi viene raccolto per essere riciclato; molti finiscono in discarica o nell’inceneritore (rispettivamente il 31% e il 39%) e una quota significativa di questi lascia l’Unione Europea per essere trattata in Paesi terzi1, aumentando così la probabilità di finire dispersa in natura. Si stima, infatti, che ogni anno finiscano negli oceani del mondo tra i 5 e i 13 milioni di tonnellate di plastica, causando l’80% dell’inquinamento marino. Oltretutto, una volta che questi rifiuti raggiungono l’oceano, è molto difficile, se non impossibile, recuperarli.

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Foto di John Cameron su Unsplash

Purtroppo, siamo arrivati in questa situazione anche a causa dell’aumento esponenziale della popolazione – quasi 2 miliardi in più rispetto all’inizio del secolo –: stiamo infatti producendo nel mondo il doppio dei rifiuti di plastica rispetto a venti anni fa2. Si prevede, inoltre, che nei prossimi 30 anni la produzione di plastica cresca ancora del 70%: un dato veramente allarmante, soprattutto sapendo che, tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, l’Italia è ad oggi uno dei più inquinanti, oltre ad essere il secondo più grande produttore di rifiuti plastici in Europa3. Per far fronte a tutto questo, l’Unione Europea sta aggiornando la legislazione sulla gestione dei rifiuti, al fine di promuovere la transizione verso un’economia circolare. Infatti, il riutilizzo e riciclaggio4 dei prodotti rallenterebbe l’uso delle risorse naturali, ridurrebbe la

https://www.istituto-oikos.org/progetti/life-beyond-plastic. https://www.foodandtec.com/it-it/plastica-nel-mondo-se-ne-ricicla-solo-il-9 Report del WWF “Plastica: dalla natura alle persone. È ora di agire”, 5/06/2023 4 Il riciclo è un «processo attraverso il quale si mira al recupero di materiali, con il duplice obiettivo di limitare la quantità di rifiuti e di ottenere un risparmio di materia o di energia reinserendo nei cicli produttivi i materiali recuperati» - Treccani. 2 3

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distruzione del paesaggio e degli habitat e contribuirebbe a limitare la perdita di biodiversità5. Dall’invito dell’UE sulla promozione dell’economia circolare e dalla presa di consapevolezza del problema legato allo scarso riciclo della plastica, è nato ad inizio 2022 il primo skateboard italiano in plastica riciclata: l’EcoSkateboard! Gli EcoSkateboard sono skateboard realizzati tramite il recupero e riciclo di scarti di materie plastiche, in particolare tappi di plastica (HDPE2). Tavole tutte diverse l’una dall’altra, che uniscono il design allo sport, e ben si inseriscono nell’ottica dell’economia circolare6. L’idea di EcoSkate – l’Associazione Sportiva e startup di cui sono Presidente e Co-Fondatore insieme a Walter Macaluso - di realizzare un prodotto sportivo di ecodesign e alla moda, che permette di riutilizzare scarti di materie plastiche arrivate ormai a fine ciclo, nasce soprattutto come risposta al problema derivante dallo scorretto riciclo delle materie plastiche. Volevamo inoltre creare un prodotto capace di sensibilizzare le persone, in particolare le nuove generazioni, sull’inquinamento da plastica, e che potesse contribuire a ridurre l’inquinamento atmosferico cittadino, promuovendo una micromobilità lenta, intermodale e divertente.

Ci rivolgiamo infatti soprattutto a Millennials e Gen Z, generazioni che hanno scoperto o ri-scoperto lo skateboarding a causa della viralità che questo sport ha raggiunto negli ultimi anni, grazie ai Giochi Olimpici o alla sempre più utilizzata presenza scenica di attori skater in pubblicità, film e serie tv. Personaggi ben definiti, che incarnano quei valori tipici della skateboard culture e che ben si sposano con quelli percepiti come fondamentali nella società in divenire per le nuove generazioni: la ricerca dell’autenticità, la tolleranza ed il rifiuto della violenza, oltre ad una sempre più crescente attenzione all’ambiente. Ed è proprio la Gen Z che ha abbracciato più di tutti la cultura dello skateboard come mezzo di espressione e di affermazione della propria identità, privilegiando sempre di più comportamenti virtuosi a difesa dell’ambiente. Infatti, come dimostra il dato di un recente sondaggio7 effettuato da Skuola.net e Sorgenia, un giovane su quattro si dice impegnato nella raccolta differenziata dei rifiuti, nel limitare l’utilizzo della plastica, nel fare attenzione a non sprecare né energia né acqua, a comprare valutando l’impatto ambientale di ciò che sta acquistando, evitando quindi di acquistare alcuni prodotti per motivi etici o ambientali, mostrando così una maggiore propensione al consumo critico e sostenibile.

La raccolta di tappi Dopo aver fatto conoscere e provare le nostre eco-tavole ai partecipanti ai nostri corsi ed eventi, tramite materiale informativo e qualche gadget dei nostri partner, cerchiamo di spiegargli l’importanza di effettuare correttamente la raccolta differenziata e gli mostriamo come da un semplice rifiuto – un tappo di plastica – possa nascere un nuovo di prodotto, completamente differente: nel nostro caso, una coloratissima tavola skateboard. Così, durante questi incontri, invitiamo le persone a portarci i tappi di plastica che hanno raccolto a casa. A volte, invece, organizziamo proprio degli “SkateCleaning Day” nelle città di Milano e Torino, in cui ripuliamo volontariamente, insieme ad adulti e bambini, aree urbane, parchi o skatepark dai rifiuti, smistandoli correttamente e raccogliendo i “preziosi” tappi che troviamo.

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Fotografia di Giancarlo Carrisi 5

https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/economy/20151201STO05603/economia-circolare-definizione-importanza-e-vantaggi «L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile». Definizione del Parlamento Europeo. 7 https://www.skuola.net/news/inchiesta/generazione-z-ambiente-sostenibilita-ricerca-skuola-sorgenia.html 6


Skate – Cleaning Day allo Skatepark Parco Dora di Torino

Per noi non si è mai trattato di creare “semplici” tavole di design in plastica riciclata, come non si è mai trattato di semplice sport. Per noi realizzare Ecoskateboard, promuovere la cultura skate ed i comportamenti virtuosi in materia di sostenibilità ambientale è una vera missione.

“Ricicla il presente, salva il futuro”

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CITIES CHANGING DIABETES


ENEL X GLOBAL RETAIL, TANTE SOLUZIONI, UN UNICO OBIETTIVO: ACCOMPAGNARE LE CITTÀ ITALIANE VERSO IL FUTURO DEI SERVIZI URBANI. Intervista a Marco Gazzino Responsabile Enel X Global Retail Italia

Una domanda energetica in continuo aumento e l’avanzamento tecnologico, rendono necessaria una trasformazione delle città: digitali, e cienti e con servizi sempre più accessibili. In questo scenario gioca un ruolo centrale il settore pubblico, che con iniziative mirate sta contribuendo attivamente al raggiungimento di questi obiettivi. Tra le s昀de che le PA si propongono nell’immediato futuro, infatti, vi è proprio quella di accelerare questo processo di trasformazione delle città italiane. Ne parliamo con Marco Gazzino, Responsabile Enel X Global Retail Italia. Dritti verso l’obiettivo di città sempre più e

cienti. Perché è così importante?

Secondo le stime dell’IEA, entro il 2050 il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle città. Ecco perché trasformare gli ecosistemi urbani in luoghi sempre più e cienti è di fondamentale importanza: l’impatto che le azioni di e cientamento avranno sarà progressivamente più di昀uso, al servizio di un numero crescente di cittadini. Un cambiamento necessario per migliorare la qualità della vita nelle città e promuovere l’e

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cienza energetica. Per raggiungere tutto questo serve

concentrarsi su diversi aspetti chiave, a partire dall’e cientamento degli edi昀ci. Cosa si intende nello speci昀co con e

IMPAGINATO ottobre 2023 Master Srampa.indd 52-53 IMPAGINATO

cientamento degli edi昀ci?


Si tratta dell’insieme delle attività svolte per ridurre i consumi energetici degli edi昀ci pubblici. Un impegno che si traduce, per Enel X Global Retail, nella fornitura di un ampio portafoglio di soluzioni integrate, 昀nalizzate a ridurre i consumi e gli sprechi, garantendo al contempo il miglioramento della vivibilità degli edi昀ci stessi. Tra queste, le soluzioni di Energy Management System e Building Management System, i sistemi sostenibili di produzione e stoccaggio dell’energia (solare e fotovoltaico), le pompe di calore per il riscaldamento e il ra昀rescamento, l’isolamento termico, l’illuminazione a LED, i sistemi di cogenerazione e trigenerazione. Altro tema importante è quello legato all’elettri昀cazione del trasporto pubblico. Esatto. Lavoriamo ogni giorno per garantire una copertura sempre più capillare delle nostre infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici installate lungo tutto il territorio italiano. Un impegno, quello nei confronti della mobilità privata, perfettamente bilanciato con quello nei confronti del trasporto pubblico. Ad oggi, infatti, Enel X Global Retail è tra i più grandi fornitori di servizi per bus elettrici al mondo, con più di 6.000 autobus elettrici serviti. Forniamo soluzioni complete e modulari a seconda delle esigenze delle municipalità e degli operatori di trasporto pubblico: la

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soluzione e-bus as-a-service, ad esempio, include, oltre la fornitura delle infrastrutture di ricarica

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e la fornitura di energia rinnovabile, anche la manutenzione degli e-bus, la piattaforma digitale di smart charging e la costruzione dei depositi ove richiesto dai clienti. Restando in tema mobilità urbana, abbiamo sviluppato una gamma di soluzioni tecnologicamente avanzate e competitive, integrabili con gli asset urbani gestiti (es. illuminazione pubblica), in grado di migliorare la viabilità nei centri urbani, ridurre il tra co e sempli昀care la vita dei cittadini. Mi riferisco, in particolare, alle soluzioni di video analisi che ci consentono di gestire e monitorare il traf昀co stradale, controllare l’accesso alle aree ztl, tutelare i luoghi di interesse e il patrimonio artistico. Parliamo di Enel X YoUrban: quali sono le caratteristiche di questa piattaforma? L’abbiamo pensata come un cruscotto con cui sia il Sindaco, sia i tecnici del comune, possono accedere facilmente ai dati degli asset urbani, anche quelli gestiti da terze parti. Si tratta di una piattaforma semplice e intuitiva attraverso la quale è possibile usufruire digitalmente attraverso un unico punto di accesso di tutte le soluzioni attive sul proprio perimetro urbano. Dalla gestione digitale dei guasti degli impianti di Illuminazione Pubblica, al monitoraggio dello stato delle infrastrutture attraverso la Control Room Digitale, la visualizzazione degli indicatori di performance e di sostenibilità attraverso il cruscotto di monitoraggio, 昀no all’innovativa soluzione di City Analytics per un’ottimale piani昀cazione urbana: tutte le funzionalità digitali diventano ora a portata di clic all’interno di un’unica interfaccia semplice ed ottimizzata. È possibile, inoltre, fruire gratuitamente degli indici Open Data sviluppati da Enel X, con cui ogni Comune può avere sul suo territorio rapido accesso a informazioni rispetto al grado di accessibilità dei servizi e la qualità della vita. Un punto di partenza nel percorso in cui ci mettiamo al 昀anco e a servizio delle città nel costante miglioramento dei servizi o昀erti, dai trasporti, all’illuminazione pubblica e all’e cienza energetica. Molto interessante. Cos’altro aggiungere in merito alle soluzioni Enel X Global Retail per la smart city? Su questo tema non possiamo non citare l’illuminazione pubblica intelligente, in grado di aumentare ulteriormente i livelli di e cienza già raggiunti con l’illuminazione LED. Il primo passo è sempre quello di sostituire le luci tradizionali con quelle LED, ma per traguardare il massimo livello di e cienza o昀riamo sia soluzioni di remote control, sia soluzioni di illuminazione adattiva, per ridurre la bolletta energetica del Comune e migliorare la sicurezza nelle strade. Si tratta di lampioni LED intelligenti e all’avanguardia, dotati di sensori e telecamere collegati a una piattaforma digitale che ottimizzano la gestione in tempo reale e sono anche in grado di segnalare tempestivamente eventuali guasti, riducendo drasticamente i tempi dei disservizi. Tutto questo consentendo un risparmio energetico di oltre il 70 rispetto alla tradizionale illuminazione e del 30% in più rispetto a quella LED. Il tema del momento, le Comunità Energetiche Rinnovabili: in che modo contribuiscono alla trasformazione delle città? E qual è il ruolo di Enel X Global Retail? Le Comunità Energetiche Rinnovabili sono uno strumento ulteriore a disposizione del ter-

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IMPAGINATO ottobre 2023 Master Srampa.indd 54-55 IMPAGINATO


ritorio. Nascono quando cittadini, istituzioni e imprese che hanno la possibilità di dotarsi di impianti per l’autoproduzione di energia rinnovabile, come sistemi fotovoltaici, decidono di unirsi e di coordinarsi, condividendo consumi e produzione. I vantaggi derivanti dalla costituzione di una Comunità Energetica sono davvero tanti: una opportunità in più per generare un ritorno economico e ridurre i costi della bolletta energetica. Gli iscritti a una comunità energetica ottengono complessivamente una incentivazione per l’energia immessa in rete e condivisa. Ogni membro della Comunità trae bene昀cio dall’essere parte della Comunità Energetica, proporzionalmente al contributo dato in termini di produzione o consumi. Essa è anche una misura a favore dei cittadini che sono solo consumatori, in quanto tutti possono farvi parte, anche coloro che non hanno la possibilità di installare un impianto per conto proprio. Enel X Global Retail, in questo ambito, si pone come acceleratore per la di昀usione delle comunità energetiche rinnovabili fornendo servizi end-to-end e come abilitatore integrato e trasversale che permette ai suoi clienti di massimizzare i bene昀ci elencati sopra. È ormai chiaro che tra i protagonisti di questa trasformazione c’è Enel X Global Retail. Enel X Global Retail è il partner unico e ideale per le città italiane che vogliono abbracciare questo cambiamento. O昀riamo soluzioni complete, dall’e cienza energetica, all’infrastruttura di ricarica, passando per la mobilità elettrica e l’illuminazione pubblica. Siamo quotidianamente impegnati a rendere le città più e cienti, contribuendo così a migliorare la qualità della vita dei cittadini. Scegliere Enel X Global Retail signi昀ca scegliere un futuro più luminoso e smart per le nostre città!

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CITIES CHANGING DIABETES - NEWS DALLA RETE A GENOVA GLI ANELLI DEL BENESSERE I partner di Cities Changing Diabetes a Genova hanno tenuto alla fine di luglio un evento di lancio di un progetto rivolto al supporto dell’attività fisica presso Palazzo Tursi, sito del patrimonio mondiale dell’UNESCO. L’evento segna l’avvio ufficiale di “Anelli del Benessere”, un progetto promosso dalla Città di Genova in collaborazione con l’Health City Institute e Novo Nordisk Italia. L’intervento mira a migliorare la salute dei cittadini incoraggiando le persone a utilizzare percorsi vari per correre o camminare, consentendo loro di godere degli spazi verdi della città e dei percorsi costieri. Un’applicazione, attualmente in fase di sviluppo, traccerà l’attività degli utenti e sbloccherà promozioni per attività connesse alla conduzione di uno stile di vita sano. All’evento di lancio hanno partecipato oltre 50 portatori di interesse, tra cui rappresentanti del municipio locale e professionisti del settore sanitario.

CITIES CHANGING DIABETES CONTINUA A GUADAGNARE SLANCIO IN GERMANIA La rete CCD si amplia in Germania e attira sempre più l’attenzione sulla prevenzione in molte città. A luglio, è stata ottenuta un’importante supporto di alto livello per migliorare la salute nella città di Bayreuth quando il Sindaco, Thomas Ebersberger, e l’Amministratore del Distretto, Florian Wiedemann, hanno firmato la Dichiarazione Urbana sul Diabete. La città ospiterà ora un progetto pilota chiamato “Guidare il cambiamento per città salutari”, che inizierà coinvolgendo i residenti in un maggiore livello di attività fisica. Durante l’evento, entrambi i firmatari hanno espresso il loro entusiasmo nella volontà di affrontare la sfida del diabete urbano e hanno parlato di una serie di campagne, tra cui “I BAMBINI si muovono” e “Bayreuth si muove”. Il primo evento su larga scala in città avrà luogo in autunno, con molte altre attività in programma. È stato anche presentato il cortometraggio su Cities Changing Diabetes in Germania che mostra

tutte le attività che promuovono l’attività fisica a Berlino, Norimberga e Magonza. CCD E IL CONGRESSO MONDIALE DEGLI ARCHITETTI La sessione del panel Green and Thriving Neighbourhoods durante il Congresso Mondiale degli Architetti dell’UIA ha riunito sindaci e stakeholder urbani che hanno condiviso progetti pilota, migliori pratiche e iniziative di trasformazione. Il loro obiettivo comune è accelerare le azioni sul clima, dare priorità alla salute e al benessere della comunità e creare quartieri sostenibili e vivaci che servano da modelli per lo sviluppo urbano. L’elenco di relatori comprendeva Sophie Hæstorp Andersen, sindaco della città di Copenaghen, Jan Gehl, architetto, professore di progettazione urbana presso l’Accademia reale danese e socio fondatore, Gehl, e Carlos Moreno, professore associato presso l’IAE – Panthéon di Parigi. Università della Sorbona e cofondatore e direttore scientifico dell’ETI. Ci sono state anche presentazioni dalle città di Parigi, Melbourne, Milano e Santiago. I relatori hanno sottolineato la necessità di allontanarsi dai modelli di sviluppo urbano del passato che promuovevano l’espansione diffusa e le città orientate all’automobile. Hanno sottolineato l’integrazione della pianificazione urbana con la natura per creare città vivibili e orientate alle persone. Hanno anche discusso il concetto di “Città dei 15 minuti”, sostenendo città policentriche con più quartieri che soddisfino le esigenze quotidiane, offrano spazi pubblici orientati alle persone e incoraggino stili di vita più sani. Durante la sessione, Niels Lund ha rappresentato Cities Changing Diabetes e ha parlato dell’impatto della prossimità sulla salute. È stata una discussione approfondita e stimolante, che ha evidenziato il potere della collaborazione e il potenziale di cambiamento positivo nei nostri ambienti urbani.

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ARTICOLI



INDAGINI E RICERCHE GLI ANZIANI POPOLANO LE CITTÀ METROPOLITANE La fotografia dell’ISTAT evidenzia che oltre un terzo degli anziani italiani vive nelle aree dei capoluoghi. Quasi una persona su quattro (il 23,4%) tra i residenti nelle città metropolitane ha almeno 65 anni e oltre un terzo degli anziani italiani vive nelle aree dei capoluoghi. Lo rivela un rapporto dell’Istat, pubblicato ad agosto, che misura l’invecchiamento nelle città metropolitane e nei rispettivi contesti urbani. Gli anziani per convenzione sono identificati nelle persone di 65 anni e più, anche se la corrispondenza con l’età anagrafica appare superata dai cambiamenti negli stili di vita, nella partecipazione attiva sociale e culturale, nel grado di autonomia e nelle migliorate condizioni di salute L’universo degli anziani, a partire dalla soglia convenzionale dei sessantacinquenni, si estende da una prima fascia di “giovani anziani” fino agli ultra ottantacinquenni, i “grandi anziani”, ossia gruppi di popolazione che sulla base della progressione di un insieme di condizioni vedono limitare man mano le funzionalità psico-fisiche con l’incedere nelle età avanzate e quindi il ruolo attivo nella società. La presenza degli anziani sempre più crescente e per-

vasiva nella società è considerata da tempo una questione da affrontare con rigore per gestire gli effetti sociali ed economici ineludibili che condizionano il sistema previdenziale, la sanità, il sistema produttivo, l’invecchiamento della forza lavoro e la rete familiare, fonte di sostegno per questa fascia di popolazione. Nelle 14 città metropolitane risiedono quasi 5 milioni di anziani, più di un terzo del totale italiano, con una prevalenza della componente femminile: 56,6% donne e 43,4% uomini (Prospetto 1). Lo schema insediativo degli anziani rispecchia quello della popolazione nel suo complesso. La quota prevalente vive nei comuni capoluogo (circa il 45%), quasi un terzo distribuiti tra prima e seconda cintura urbana e il restante 24% nella corona più esterna dell’area. La scelta abitativa degli anziani nei comuni capoluogo supera ampiamente il 50% nelle città metropolitane di Genova, Roma e Palermo. Allontanandosi dal capoluogo diminuisce la quota dianziani residenti, ad eccezione delle città metropolitane di Reggio Calabria e Messina, in cui la cintura più esterna di comuni del territorio metropolitano rappresenta la prima scelta come luogo di residenza.

Prospetto. Popolazione residente di 65 anni e più nei capoluoghi e nelle cinture urbane. Anno 2023 (al 1º gennaio) di cui Femmine

Totale Città metropolitana

Totale CM

Comuni capoluogo

Comuni I cintura

Comuni II cintura

Altri comuni CM

Totale CM

181.521

577.194

128.251

61.712

35.213

99.685

324.861

177.969

742.512

182.167

86.491

58.565

99.341

426.564

39.207

214.764

41.095

32.273

25.511

21.677

120.556

13.925

44.724

237.085

93.774

9.530

7.661

25.410

136.375

49.152

38.137

67.328

250.138

56.159

27.500

20.680

36.941

141.280

95.555

52.696

38.695

68.801

255.747

56.024

29.837

21.186

38.082

145.129

Roma

649.379

152.220

64.078

94.790

960.467

379.176

84.052

34.832

52.258

550.318

Napoli

198.371

102.974

80.210

202.739

584.294

114.168

57.358

43.813

111.760

327.099

Bari

80.620

55.098

73.238

75.495

284.451

45.638

29.858

39.891

41.516

156.903

Reggio Calabria

40.930

8.769

6.485

63.810

119.994

23.054

4.775

3.442

34.628

65.899

Palermo

143.536

24.220

47.237

55.648

270.641

82.565

13.029

25.774

30.411

151.779

Messina

54.309

6.541

7.695

80.069

148.614

30.812

3.558

4.204

44.193

82.767

Catania

68.815

43.287

68.854

50.433

231.389

40.223

23.737

37.913

27.658

129.531

Altri comuni CM

64.309 104.715 46.020

17.434

95.521

Firenze

Comuni capoluogo

Comuni I cintura

Torino

220.610

110.754

Milano

307.661

152.167

Venezia

70.761

58.776

Genova

161.002

Bologna

Comuni II cintura

Cagliari

43.647

47.358

11.747

1.958

104.710

26.136

26.004

6.285

1.038

59.463

Totale

2.230.717

881.446

665.345

1.204.492

4.982.000

1.299.242

489.714

364.970

664.598

2.818.524

Fonte: Elaborazioni su dati Istat, Sistema di nowcasting per indicatori demografici

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La sintesi dei risultati • Gli anziani residenti nelle città metropolitane rappresentano il 35% del totale italiano e vivono prevalentemente nei contesti più urbanizzati: il 45% nei comuni capoluogo, quasi un terzo distribuiti tra prima e seconda cintura urbana e il restante 24% nella corona più esterna dell’area. • Quasi una persona su quattro tra i residenti nelle città metropolitane ha almeno 65 anni: incidenze più elevate nelle città metropolitane del Nord e minore in quelle del Sud, maggiore nei capoluoghi e decrescente nelle prime due cinture. Fra i capoluoghi, Genova ha la maggiore quota di anziani (28,8%), Napoli quella minore (quasi il 22%). • Nelle città metropolitane del Centro-nord si rileva la prevalenza degli over75 tra gli anziani residenti, ampiamente sopra il 50%, con il primato della città metropolitana di Genova al 55,8%. Tra i capoluoghi spiccano Milano (57,8%) e Bologna (57,4%). • Al Sud si rileva la tendenza opposta, con una preponderanza della fascia più “giovane” 65-74 anni, che costituisce oltre il 50% degli anziani residenti; il primato spetta alla città metropolitana di Napoli (54,4%). Tra i capoluoghi emergono Palermo e Napoli (quasi 53%). • Significativo divario di genere nella popolazione di 65 anni e più: nelle 14 città metropolitane vivono 77 uomini anziani ogni 100 donne della stessa fascia d’età: lo squilibrio di genere è più elevato nelle città metropolitane di Genova e Milano (rapporto di mascolinità intorno a 74). Fra i capoluoghi spicca Milano (69 uomini ogni 100 donne). • Si allarga il divario di genere con l’avanzare dell’età: tra i grandi anziani (85 anni e più) il divario maggiore riguarda la città metropolitana di Genova (48 uomini su 100 donne) e Catania tra i capoluoghi (45,6 uomini su 100 donne).

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• Nell’arco di trent’anni nei territori metropolitani il numero dei centenari è quintuplicato: da 3,4 a 15,2 per 10milaanziani. Il valore più elevato si registra nella città metropolitana di Bologna (22 centenari per 10mila anziani), quello più basso nella città metropolitana di Napoli (10 ogni 10mila). Il peso maggiore si ha nei comuni capoluogo di Bologna e Firenze (circa 27,5 per 10mila). • Il maggiore incremento della popolazione anziana nel 2031 si stima nella città metropolitana di Napoli (+19,5%, +26% nella seconda cintura urbana del territorio). Fra i comuni capoluogo, l’incremento di an-

ziani più consistente riguarda Roma (+17,1%) e la prima e seconda cintura di Cagliari (rispettivamente +27,7% e +30%) • L’età media dei residenti è più alta nella città metropolitana di Genova (49,5 anni) e più bassa in quella di Napoli (43 anni). Fra i comuni capoluogo l’età media risulta più alta a Cagliari (50,4); tra i comuni di prima e seconda cintura spicca Genova (rispettivamente 49,9 e 50,4). • L’indice di sostegno ai genitori e parenti anziani (Parent support ratio) è quasi il 16%, per le 14 città metropolitane. Risulta più elevato nelle città metropolitane di Torino e Palermo (rispettivamente 22,4% e 20,4%) e minore a Bologna (10,4%). • Al 31 dicembre 2021 vivono in convivenza 10 anziani ogni 1.000 abitanti. Il valore è più alto nella città metropolitana di Genova (quasi 16 anziani ogni 1.000), più contenuto in quella di Reggio Calabria (3,7 anziani ogni 1.000). • Nelle città metropolitane, nel 2021, oltre la metà degli anziani che risiede in convivenza è accolta presso strutture assistenziali specializzate (ospizi, case di riposo per adulti non autosufficienti) e il 36% nelle convivenze ecclesiastiche. Nei comuni capoluogo il rapporto si sbilancia a favore delle convivenze ecclesiastiche: Roma svetta con quasi 90 anziani ogni 1.000 residenti in convivenza. • Più anziani laureati vivono nella città metropolitana di Roma (15,5%). Fra i capoluoghi il primato spetta a Cagliari (21%); meno laureati anziani vivono a Venezia e Torino (meno di un anziano su otto). • Il divario educativo è diffuso ed è a svantaggio delle donne: nel 2021 si rilevano 110 uomini laureati anziani ogni 100 donne della stessa età nelle 14 città metropolitane; il valore è massimo nella città metropolitana di Venezia (128 uomini laureati ogni 100 donne). • Nelle 14 città metropolitane, nel 2021, hanno un’occupazione oltre 10 uomini anziani ogni 100 e 4 donne ogni 100. Il maggiore assorbimento della forza lavoro senile interessa le città metropolitane di Roma e Firenze (quasi 8%), soprattutto grazie alla componente maschile (oltre 11,5%). L’occupazione risulta maggiore nei capoluoghi: in media quasi 12 uomini su 100. Nel comune di Milano si rileva un record di occupazione maschile (oltre 14%) e il massimo divario di genere (circa 9 punti percentuali di scarto). Approfondimenti su https://www.istat.it/it/archivio/287263


Bergamo è la prima città italiana del network internazionale dedicato alla longevità Bergamo prima città italiana del network internazionale dedicato alla longevità perché, come raccontano i dati, il 25 per cento della popolazione bergamasca, della città, è over 65. Da questo concetto si parte per dare voce alle istituzioni sul territorio, con capofila Comune e Università, dando vita ad una serie di politiche attive e fattive e avviare un nuovo percorso che porterà Bergamo ad essere la città italiana del network internazionale “City of Longevity”. Una popolazione che invecchia sempre di più chiede che vengano accuratamente pensati e messi in atto cambiamenti nei servizi e nelle opportunità utili ad incontrare i bisogni di chi affronta il quotidiano con particolari fragilità o patologie, e per coloro che aspirano in ogni caso ad una longevità in salute. Un iter fruttuoso, una piattaforma di lavoro, un panel di iniziative e anche una metodologia innovativa volte a fare della rete (anche di carattere internazionale) e dell’unione di intenti i pilastri su cui si fonda una volontà che nasce anche, ma non solo, sulla scorta dell’esperienza vissuta dalla città di Newcastle.

Azioni di sensibilizzazione della popolazione a intraprendere stili di vita idonei ad una longevità in salute. Progetti di riqualificazione degli spazi urbani e dei servizi che possano offrire le possibilità ai cittadini per una longevità in salute. Interventi di innovazione tecnologica e manageriale per accompagnare il comparto manifatturiero, produttivo e industriale di Bergamo verso una transizione idonea a permettere una longevità in salute.

Insieme ad altre città del mondo, come Tel Aviv, Barcellona, Lisbona, coordinate dal National Innovation Centre Aging di Newcastle, Bergamo ha già posto le basi per iniziare a lavorare al cambiamento che transiterà i luoghi fisici e culturali verso nuovi assetti utili a favorire un miglioramento della quantità e qualità di vita per i suoi cittadini. Attuare il cambiamento e diventare “Città per la Longevità” vuol dire mettere in gioco risorse e competenze che non possono provenire esclusivamente da chi amministra le città, da chi fa ricerca e innovazione, da chi è attore principale dello sviluppo economico del territorio. C’è bisogno che lo sforzo sia sinergico di tutte le parti in gioco e, soprattutto che gli obiettivi siano ampiamente condivisi tra le parti.

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A anchiamo i Comuni nel loro percorso di trasformazione digitale, agendo in settori cruciali come la sicurezza urbana, gestione dei ri昀uti, mobilità e trasporto pubblico locale, politiche pubbliche data driven e proattive, valorizzazione dei luoghi di cultura e rilancio del turismo, e cientamento energetico. Il tutto garantendo una solida sostenibilità economica e 昀nanziaria.

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SITI UNESCO - ANGKOR: UNA METROPOLI NELLA CAMBOGIA MEDIEVALE

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Quanto erano grandi le antiche città del mondo? Al suo apice, la prima città al mondo di Uruk potrebbe aver avuto circa 40.000 persone circa 5.000 anni fa. Nel periodo medievale, Londra potrebbe aver avuto una popolazione di circa un quarto di milione di persone, crescendo a circa 600.000 all'inizio del 17 ° secolo. Una delle più grandi città antiche del mondo si trovava nelle giungle del sud-est asiatico nella grande regione di Angkor, situata nella Cambogia contemporanea. Questo sito medievale ospitava l'Angkor o l'Impero Khmer dal IX al 15 ° secolo. Potresti avere familiarità con il famoso tempio angkoriano, Angkor Wat, uno dei più grandi monumenti religiosi del mondo. Ma la maggior parte delle persone non si rende conto che Angkor Wat è solo uno degli oltre mille templi nella grande regione di Angkor. La nostra ricerca suggerisce che questo insediamento potrebbe aver ospitato tra 700.000 e 900.000 persone al suo apice nel 13 ° secolo. Ciò significa che la popolazione di Angkor era approssimativamente paragonabile ai quasi 1 milione di persone che vivevano nell'antica Roma al suo apice. Scoperta nel 1850, dal missionario francese Charles Emile Buivo, mentre si attraversava la fitta giungla cambogiana, Angkor, nella provincia settentrionale cambogiana di Siem Reap, è uno dei siti archeologici più importanti del sud-est asiatico. Si estende su circa 400 chilometri quadrati ed è costituito da decine di templi, strutture idrauliche (bacini, dighe, serbatoi, canali) e vie di comunicazione. Per diversi secoli Angkor, è stato il centro del Regno Khmer. Con monumenti impressionanti, diversi piani urbanistici antichi e grandi riserve d'acqua, il sito è un concentrato unico di caratteristiche che testimoniano una civiltà eccezionale. Templi come Angkor Wat, il Bayon, Preah Khan e Ta Prohm, esempi di architettura Khmer, sono strettamente legati al loro contesto geografico oltre ad essere intrisi di significato simbolico. L'architettura e la disposizione delle capitali successive testimoniano un alto livello di ordine sociale e di rango all'interno dell'impero Khmer. Angkor è quindi un sito importante

che esemplifica valori culturali, religiosi e simbolici, oltre a contenere un alto significato architettonico, archeologico e artistico. Il parco è abitato e molti villaggi, alcuni dei quali gli antenati risalgono al periodo di Angkor, sono sparsi in tutto il parco. La popolazione pratica l'agricoltura e più specificamente la coltivazione del riso. Nel profondo delle foreste della provincia cambogiana di Siem Reap, le eleganti guglie di un'antica città di pietra si ergono verso il cielo sopra il vasto complesso del Parco archeologico di Angkor. Le varie capitali dell'impero Khmer prosperarono qui dal 9 ° al 15 ° secolo, mentre i loro governanti presiedevano un impero che si estendeva dal Myanmar (Birmania) al Vietnam. Comprese le aree boschive e i "sobborghi" appena scoperti, Angkor copre più di 400 chilometri quadrati. Sebbene sia solo uno delle centinaia di templi e strutture sopravvissuti, il massiccio Angkor Wat è il più famoso di tutti i templi della Cambogia - appare sulla bandiera della nazione - ed è venerato per una buona ragione. Il "tempio-montagna" del 12 ° secolo fu costruito come casa spirituale per il dio indù Vishnu. Il tempio è un trionfo architettonico carico di tesori artistici come le gallerie in bassorilievo che fiancheggiano molte pareti e raccontano storie durature della storia e della leggenda cambogiana. In altre parti di Angkor tale arte raffigura scene di vita quotidiana, offrendo agli studiosi una preziosa finestra sul passato. Una storia che gli artisti e gli scribi di Angkor non hanno raccontato, tuttavia, è il motivo per cui i governanti della città abbandonarono il sito e si trasferirono vicino alla moderna Phnom Penh. Le teorie includono sconfitte in battaglia e osservanze religiose mutevoli, (perché l'induismo Khmer è stato gradualmente sostituito dal buddismo Theravada durante il 13 ° e 14 ° secolo), ma il mistero ha sconcertato gli scienziati per secoli.


Angkor riguarda tanto l'acqua quanto la pietra: il sito vanta un enorme sistema di canali artificiali, dighe e bacini idrici, il più grande dei quali (West Baray) è lungo 5 miglia (8 chilometri) e largo 1,5 miglia (2,4 chilometri). Queste incredibili imprese di ingegneria formano parte integrante di un design generale del sito che rimane fedele al simbolismo religioso. I fossati, ad esempio, simulano gli oceani che circondano il Monte Meru, la casa degli dei indù. Ma queste enormi opere servivano anche a uno scopo pratico sfruttando abilmente il fiume e l'acqua piovana per placare la sete di circa 750.000 residenti nella più grande città preindustriale del mondo. Quell'acqua irrigava anche colture produttrici di ricchezza come il riso, che serviva ai Khmer come valuta. Alcuni studiosi ipotizzano che la caduta di questo elaborato sistema idrico abbia portato alla fine di Angkor. Una serie di monsoni deboli e / o il collasso delle opere idriche a causa di problemi ambientali, come la deforestazione, che ha guidato inondazioni distruttive e soffocato il sistema con sedimenti, potrebbero aver ribaltato il movimento del potere verso Phnom Penh. Anche dopo che i suoi giorni di gloria erano passati, Angkor rimase popolare tra i pellegrini buddisti che viaggiavano da tutto il sud-est asiatico e oltre. Oggi il sito attira anche viaggiatori secolari, quasi un milione all'anno. Quando Angkor è stata nominata Patrimonio dell'Umanità nel 1992, è stata anche aggiunta alla Lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo; L'incomparabile sito era minacciato da saccheggi, afflitto da scavi illegali e persino punteggiato di mine antiuomo. Nel 1993 l'UNESCO ha lanciato una grande campagna per ripristinare e salvaguardare Angkor. Grazie a un caso da manuale di cooperazione internazionale, Angkor è rimbalzata così drammaticamente che è stata rimossa dalla Lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo nel 2004.


COOBER PEDY: VIVERE SOTTOTERRA PER COMBATTERE LE ALTE TEMPERATURE Coober Pedy, capitale mondiale dell’opale, è una cittadina di circa 1.600 abitanti nello stato dell'Australia Meridionale e situata in un'area desertica a circa 850 chilometri nord di Adelaide In questa zona dell'Australia, il clima rigido e la ricchezza mineraria significano una cosa: la vita è meglio vissuta nella città sotterranea di Coober Pedy. Ma questa piccola città nel sud dell'Australia rivendica anche un'altra rarità: la maggior parte dei suoi abitanti vive sottoterra. Benvenuti a Coober Pedy. È la fonte numero uno di opali di qualità gemma nel mondo. Ospita anche circa 3.500 persone di 45 nazionalità diverse, molte delle quali europee arrivate nel 1960 in cerca di fortuna. 150 milioni di anni fa, la città di Coober Pedy era il letto di un vasto oceano. La spinta e l'attrazione della marea trasportavano minerali dal fondale marino di arenaria in profondità nelle fessure della terra, lasciando dietro di sé depositi di silice che gradualmente si indurirono. Ora, non c'è una pozzanghera da vedere per miglia – ma l'eredità dell'oceano rimane nelle gemme scintillanti che si nascondono nelle fessure rocciose: gli opali. Le miniere di opali di Coober Pedy sono vaste e le loro ricchezze sono tra le più ambite al mondo. La silice ha persino sostituito il materiale organico in fossili vecchi di milioni di anni, creando bizzarre e bellissime creature marine opaline, come questo bivalve opalizzato. John McDouall Stuart esplorò per la prima volta l'area alla fine del 19 ° secolo e gli diede il nome di Stuart Range (in suo onore), ma città fu formalmente fondata nel 1915 e un numero sorprendente di persone era disposto a lasciare il focolare e la casa per il nuovo insediamento. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che poco dopo la fondazione della città, la storia di Willie Hutchinson, un ragazzo di quattordici anni che seguiva una missione di prospezione dell'oro, si diffuse in lungo e in largo. Vagando per una terra colpita dalla siccità, i cercatori

di Willie si erano divisi per cercare acqua, lasciando Willie a presidiare il campo. Willie, assetato e infastidito per essere stato lasciato indietro, si mise da solo. Quando i membri del sindacato di prospezione dell'oro lo riportarono al campo, erano preoccupati, ma la loro ansia si trasformò rapidamente in gioia e invidia quando Willie entrò nel campo quella notte con notizie di due settimane di acqua e un secchio carico di opali in un sacco sulla sua spalla. La scoperta di Willie mise Coober Pedy sulla mappa, ma ciò non significava che le cose sarebbero state facili per le frotte di cercatori di opale che la storia attirava. Il clima arido del deserto della regione rende l'acqua scarsa e la vegetazione ancora più rara. Il primo albero della città era un albero di metallo eretto per (presumiamo) sollievo visivo nel centro della città, dove è ancora possibile vederlo oggi. La temperatura presentava un altro problema. In estate, le temperature a Coober Pedy raggiungono i 104 gradi Fahrenheit e talvolta più alti – e c'è pochissima pioggia, rendendo le tempeste di polvere un evento regolare. La vita fuori terra era insostenibile, quindi i nuovi arrivati hanno fatto l'unica cosa che aveva senso: hanno iniziato a scavare. Hanno anche votato per aggiornare il nome della loro nuova casa. Lo chiamarono Coober Pedy, che deriva da kupa-piti, un termine aborigeno che letteralmente significa "il buco dell'uomo bianco". Oggi gli abitanti di Coober Pedy vivono in comode "piroghe" sotterranee. Scolpite nella terra, queste case sono costruite più o meno allo stesso costo di strutture fuori terra comparabili, ma non sono vulnerabili alle tempeste di sabbia e non richiedono aria condizionata. Gli abitanti delle caverne di Coober Pedy godono di una temperatura costante e fresca di circa 74 gradi Fahrenheit nelle loro case, rendendo la vita sotterranea lo standard per il comfort del deserto. I residenti scolpi-


scono ciò di cui hanno bisogno dall'arenaria delle loro case, che vantano librerie, tavoli e persino una piscina sotterranea. Si sono anche impegnati per porre rimedio alla situazione della vegetazione. Anche se Coober Pedy probabilmente non assomiglierà mai a Central Park, un'iniziativa di piantagione di alberi ha aggiunto varietà al paesaggio e la rete di tunnel cresce ogni anno che passa. Oggi, questa città sotterranea ha tutto, da una chiesa greco-ortodossa alla Sala del Regno dei Testimoni di Geova. Tutto, comprese le chiese, una scuola, una libreria e gli hotel, che servono un numero crescente di turisti che vengono a vedere la strana città o a cercare preziose pietre opale. Non sorprende che il paesaggio desertico post-apocalittico di Coober Pedy abbia attratto anche i registi: i visitatori possono individuare luoghi famosi di Mad Max e Priscilla Queen of the Desert. Per qualcosa di diverso – come se tutto non fosse già diverso – potresti voler visitare il Painted Desert (un antico fondale marino vicino di spettacolare bellezza), il vecchio cimitero pieno di defunti di diversa provenienza o il centro di riabilitazione dei canguri. Di notte puoi goderti il loro campo da golf senza erba, dove tutti i golfisti usano palline da golf luminose nel buio. Quello che non puoi fare, tuttavia, è vedere i Coober Pedy Saints giocare a calcio. I Saints non giocano mai le partite in casa. Fa troppo caldo e, almeno finora, la città non ha scavato un campo di calcio.


Mediterraneità, ricette regionali e health management

di Giuseppe Fatati Presidente Italian Obesity Network

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Dieta mediterranea è oggi sinonimo universale di alimentazione ideale. Ancel Keys, per primo ha dimostrato che la tradizione alimentare mediterranea è l’esempio da seguire per il controllo dei fattori di rischio relativi alle malattie cronico-degenerative prime fra tutte obesità e diabete. Il mondo scientifico ha universalmente riconosciuto e confermato le intuizioni di Ancel Keys e il modello alimentare da lui descritto è stato, fino ad oggi, oggetto costante di approfondimento e studio fino ad arrivare alla riscoperta dei prodotti e dei piatti della tradizione mediterranea. E’ innegabile che sono propri della nostra cultura culinaria piatti appetitosi ma poveri che ben si sposano con le esigenze salutistiche. Purtroppo tale fenomeno rischia di essere inglobato artificialmente nel sistema del consumo di massa tanto che sempre più spesso l’autorevolezza delle tradizioni è venuta meno, lasciando grandi spazi vuoti che danno adito ai dubbi e alle insicurezze che caratterizzano le società postindustriali. Così, per dirla con Marino Niola i cittadini moderni che potremmo definire globali, si dividono in vegetariani, vegani, macrobiotici, lattofobi, crudisti, sushisti, naturisti, no gluten, carnivori, localivori: tutto fuorché onnivori. Ci siamo divisi in tribù alimentari. Questo dato di fatto ci deve spingere ad un minimo di autocritica. Abbiamo interpretato la dieta mediterranea come un dogma senza un’adeguata analisi di contesto. Fortunatamente l’UNESCO ha iscritto nel 2010 la Dieta Mediterranea nella Intangible Heritage Lists (IHL) e dopo circa un anno si è avuta la pubblicazione della nuova piramide alimentare che ne è la conseguenza. Il concetto di dieta mediterranea si è evoluto da un modello alimentare sano a un modello alimen-

tare sostenibile, in cui la nutrizione, il cibo, le culture, le persone, l’ambiente e la sostenibilità interagiscono e si integrano. La Dieta Mediterranea descritta dall’UNESCO va oltre un mero elenco di alimenti ma diventa cultura, fondata sulla socializzazione tra individui diversi, tramandata di generazione in generazione nei secoli. L’uomo e la natura si fondono nei riti sociali in cui l’alimentazione della comunità diventa momento culturale unico e irripetibile per la condivisione dell’identità sociale degli individui, rito collettivo e comunitario che caratterizza il rapporto uomo-natura delle comunità coinvolte. Grazie alla risoluzione dell’UNESCO l’attenzione anche del mondo scientifico si è spostata dai singoli alimenti ai comportamenti, dalla dieta mediterranea alla mediterraneità. E’ innegabile che nell’area del Mediterraneo la ricerca di cibo, è stato il punto di partenza di un ineguagliabile percorso di intelligenza, creatività, gusto della bellezza e socialità. Mediterraneità è un neologismo, una parola che non esiste nei vocabolari, che nasce dalla necessità di racchiudere in unico termine una idea complessa per troppo tempo limitata e penalizzata dalla definizione di dieta. Il mangiare è un atto insostituibile per la conservazione della vita e nell’area mediterranea la povertà ha reso difficile per molti, in passato, soddisfare anche i fabbisogni minimi. Nonostante ciò in nessuna altra cultura come nella nostra l’alimentarsi non ha solo rappresentato una semplice soddisfazione fisiologica legata ad un puro automatismo animale ma ha comportato un costante mezzo di comunicazione con l’ambiente e il cosmo. La via mediterranea all’alimentazione può essere considerata una storia dimenticata perché fino ad oggi l’attenzione è stata attratta quasi


unicamente dai singoli alimenti iscritti nelle diverse piramidi proposte. Si è sottovalutato il fatto che nel Mediterraneo convivono tre ecosistemi differenti: il mare e la piattaforma continentale, le pianure costiere e quelle in prossimità dei corsi d’acqua e una zona che va dalla collina alla montagna. Il termine Mediterraneità descrive un atto complesso che risponde a tre quesiti principali: cosa mangiare, come mangiare e con chi mangiare. Indica un modo particolare di vivere l’atto alimentare che è caratterizzato da spazio (la cucina), tempo (il tempo dedicato al cibo), economia (corretto utilizzo delle risorse), relazioni (identità e appartenenza), cultura (coltivazioni adatte ai luoghi e alle esigenze del gruppo familiare), politica (la teoria dello stato). Inizieremo con l’analizzare lo spazio che altro non è se non lo spazio della cucina e del cucinare. Storicamente, con il termine cucina si è inteso quell’insieme di pratiche e di tradizioni legate alla cottura e, più in generale, alla preparazione di cibi e bevande caratteristico di ogni singola regione. In questo caso si tratta di uno spazio localistico legato alle specificità agroalimentari locali e allo spazio dedicato al cucinare. L’ambiente cucina mediterraneo è il risultato del lungo percorso evolutivo avvenuto a partire dal primo fuoco, attorno al quale si sono radunati, alla ricerca di calore, protezione e nutrimento, i nostri progenitori. Intorno al fuoco si sono sviluppati il linguaggio, le famiglie e i gruppi sociali. Fino a pochi decenni orsono il locale cucina ha continuato a rappresentare luogo di identità e scambi culturali, di apprendimento e trasmissione di conoscenze. L’evoluzione delle modalità di alimentazione è legata all’introduzione della tecnica della cottura: l’intenzionalità di procedure più o meno elaborate viene ribadita dalla evoluzione delle tecnologie applicate. Nella casa italica il focolare perennemente acceso, situato in fondo all’atrio accanto alla cisterna, simboleggiava la continuità della famiglia attraverso il culto degli antenati. Con l’evoluzione della casa, lo spazio per cucinare viene alloggiato in un locale apposito separato dalla latrina, dove si dispone di acqua per lavarsi, ma a essa attiguo, per poter usufruire dei medesimi condotti di scarico. L’attrezzatura che rende possibile le attività culinarie, resiste con varie fortune ai periodi oscuri: tripodi, graticole, caldaie di ferro e di bronzo e varie suppellettili si trasmettono di generazione in generazione. Con lo sfaldamento dell’Impero, le città si spopolano a favore di unità rurali autosufficienti – le domus cultae – basate su un regime di autarchia alimentare. Nonostante la ripresa dell’economia di scambio dopo l’anno Mille, il primato delle campagne sulle città si manterrà sino al diciottesimo secolo anche nell’organizzazione dello spazio domestico: le abitazioni rurali, ma ancora di più le dimore dei grandi proprietari terrieri, disporranno assai prima delle case di città di uno o più am-

bienti riservati esclusivamente alla preparazione dei pasti e alle attività di trasformazione e conservazione degli alimenti. Nelle campagne, la dotazione della cucina di una famiglia media è assai semplice: un grande camino e, accanto al tavolo, qualche mensola per riporre piatti, coltelli e le poche posate in uso. I tegami sono alle pareti, mentre le pentole più ingombranti trovano posto nel focolare; la madia per il pane, chiusa superiormente da un coperchio, offre un piano di lavoro. Nella stessa cucina, o in un locale adiacente, si allineano, appesi al soffitto, insaccati, carni salate e affumicate e un corredo di erbe odorose e di spezie. Le credenze compaiono a partire dal Settecento quando, con la produzione di porcellane a basso costo, il vasellame a disposizione della famiglia si arricchisce sensibilmente. Il pozzo inglobato nelle mura domestiche – in cucina o in cortile – è raro nelle case del popolo. La metà dell’Ottocento segna in linea di massima uno spartiacque fondamentale, con la graduale introduzione dell’acqua corrente a partire dalle abitazioni signorili. Le prime cucine economiche sono alloggiate nel vano del camino e lo sostituiscono. L’evoluzione della cucina economica presenta una piastra riscaldante di ferro o di ghisa, che funge da superficie di appoggio dei recipienti, ove sono praticati dei fori circolari di dimensione regolabile. Con il diffondersi dell’abitudine di abitare in città, in appartamenti di medie dimensioni, la cucina si adatta a ospitare attività che nulla hanno a vedere con la preparazione dei pasti e anche l’attrezzatura per stirare vi trova posto. Nella seconda parte del ventesimo secolo nei paesi mediterranei la cucina economica viene progressivamente soppiantata da quella a gas e nel suo progressivo affermarsi come ambiente monofunzionale, la cucina conoscerà diverse collocazioni. Con l’era industriale si delinea in tutta la sua drammaticità il problema di realizzare alloggi a basso costo per i ceti operai. Nasce la sperimentazione di alloggi di taglio minimo; è un microcosmo autosufficiente che in Italia viene definito in maniera molto concreta camera e cucina. Successivamente una visione ambigua del progresso alimenta una pluralità di immagini della cucina; si va dall’ambiente arioso che ripropone l’antico senso del focolare al locale attrezzato di minimo ingombro, spesso occultato da divisori mobili, al lunare laboratorio culinario, in cui sotto la luce spietata di una sorgente fredda si allineano elettrodomestici di piccola taglia. La tradizione mediterranea è però ancora presente nelle case rurali dove il locale cucina, sempre ampio e confortevole, lascia immaginare una continuità diretta con l’orto e con l’aia che hanno rappresentato la dispensa vivente della nostra società. Tradizionalmente la cucina è affidata alla donna, con cui l’uomo non esita però a confrontarsi in speciali occasioni come nel caso di ospiti o cene tra soli uomini o nella scelta del vino e dei liquori. Fuoco, pasta, pane e

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donne sono elementi base della mediterraneità. Il fuoco rappresenta il focolare, l’ambiente imprescindibile per far vivere e crescere la famiglia e con essa i rapporti sociali; la pasta caratterizza da secoli l’alimentazione mediterranea; il pane, infine, ha rappresentato per tanto tempo la vittoria sulla fame. Questi tre elementi hanno sempre avuto un legame forte con la donna che sapeva tenere vivo il fuoco, fare la pasta e conservare il pane. Attualmente questo paradigma non è più valido e il rapporto uomo-cucina si è completamente modificato. Secondo una indagine Doxa di qualche anno fa su un campione di uomini dai 20 ai 54 anni almeno il 90% si dedica più o meno spesso alla cucina, per necessità e più di frequente per il piacere di farlo o per prendersi cura della famiglia. In particolare il 41% afferma di cucinare sempre, il 47% qualche volta, quando si sente ispirato, mentre il 4% dichiara di cucinare solo quando deve. E’ chiaro che i tempi cambiano e con loro le diverse esigenze e sensibilità. A maggior ragione è importante indirizzare questa nuova generazione di cucinieri alla riscoperta ed all’utilizzo di piatti e ricette della tradizione quale strumento di health management comunicando messaggi chiari e facilmente comprensibili. Nell’articolo comparso nel precedente numero di Urbes abbiamo presentato 2 ricette tipiche: il Cus-cus di pesce per la Sicilia e la Fregula con le arselle per la Sardegna con le relative caratteristiche nutrizionali e caloriche. Proseguiamo il nostro viaggio gastronomico salutistico risalendo l’Italia con i Crostini di pesce alla caprese per la Calabria e le Lagane coi fagioli per la Basilicata.

Crostini di pesce alla caprese (Calabria) Ingredienti per 4 persone Sarde 100 g Acciughe 100 g Sgombri 100 g Aringa 100 g Pane 400 g Aglio 2 spicchi Olio extravergine di oliva 20 g Strutto 20 g Pepe q.b. Preparazione Nettate e preparate per la cottura il pesce (sarde fresche, acciughe fresche, sgombri. Filetti di aringa salati ben puliti). Fate soffriggere nell’olio (oppure in metà olio e metà strutto, come da tradizione) l’aglio, già schiacciato a poltiglia con un poco di pepe in un mortaio, e poco dopo il pesce, mescolate e schiacciate con un cucchiaio di legno, cuocendo a calore moderato per circa 15 minuti, fino a ridurre il pesce in poltiglia. Fate abbrustolire delle fette di pane casereccio, private della crosta (qualcuno le preferisce con la crosta). Spalmate il pesce sulle fette di pane e servite subito.

Attenzione: Si tratta di un piatto unico. Per raggiungere un quantitativo accettabile di nutrienti si può completare il pasto con 250 g di frutta fresca di stagione. Per 1 porzione Proteine 26,69 g Lipidi 19,28 Glicidi 61,18 Calorie 522 156


Per saperne di più Lagane coi fagioli (Basilicata) Ingredienti per 6 persone Impasto: Farina bianca 360 g Sale q.b. Acqua tiepida q.b. Diversi: Fagioli freschi 420 g Aglio q.b. Peperoncino q.b. Strutto o olio di oliva 60 g Sale q.b. Preparazione Disponete la farina a fontana sul tavolo di legno; mettete al centro un pizzico di sale e acqua tiepida, abbastanza per ottenere una pasta liscia e di giusta consistenza, e lavorate bene e con rapidità per qualche minuto dando all’impasto la forma di una palla. Stendere a sfoglia sottile con un matterello infarinato e lasciate asciugare un poco. Tagliate la sfoglia a lagane (tagliatelle larghe 2-3 cm); disponetele bene aperte su un panno appena infarinato, sino al momento dell’uso. In un pentolino fate sciogliere lo strutto o scaldate l’olio di oliva; unite il peperoncino e l’aglio, lasciate rosolare e unite i fagioli che avrete fatto cuocere a parte. In una pentola portate ad ebollizione abbondante acqua salata; gettatevi le lagane e scolate al dente; mescolate bene con i fagioli in un piatto di portata concavo caldo e servite subito, ben caldo.

1. Fatati G: Star bene mangiando. Il Pensiero scientifico Editore, Roma 2005. 2. Fatati G: La dieta e i sensi. Il Pensiero scientifico editore, Roma 2008 3. Fatati G: Mediterraneità. Pacini Editore Pisa 2012. 4. Fatati G: Sustainable diet: history lessons. Recenti Prog Med. 2015 Nov;106(11):540-4 5. Fatati G. Nutrizione, società e arte: l’alimentazione mediterranea, una certezza di benessere e bellezza. Pacini Editore, Pisa 2017. 6. https://www.repubblica.it/sapori/2018/07/18/ news/uomini_di_oggi_diversi_dai_padri_fanno_la _spesa_cucinano_sono_attenti_alla_dieta_salutare201584300/

Mese

Verdura

Settembre. Fichi, Lamponi, Aglio, Bietole da coste, Carote, Mele, Meloni, Mir- Broccoli, Cavoli, Cetrioli, Cicoria, tilli, Pere, Pesche, Fagioli, Fagiolini, Insalate, MelanPrugne, Susine, Uva zane, Peperoni, Pomodori, Radicchio, Ravanelli, Sedano, Spinaci, Zucche, Zucchine Ottobre

Attenzione: Per raggiungere un quantitativo accettabile di nutrienti si può completare il pasto con 40 g di pane e 60 g di mozzarella.Per 1 porzione

Frutta

Castagne, Clemen- Aglio, Bietole da coste, Carote, tine, Kaki, Lamponi, Broccoli, Cavolfiore, Cavoli, CicoLimoni, Mele, Pere, ria, Finocchi, Insalate, Melanzane, Uva Peperoni, Radicchio, Rape, Ravanelli, Sedano, Spinaci, Zucche

Proteine 11,41 g

Novembre Arance, Castagne, Aglio, Bietole da coste, Carote, Clementine, Kaki, Broccoli, Cavolfiore, Cavoli, CicoKiwi, Limoni, Man- ria, Finocchi, Insalate, Radicchio, darini, Mele, Pere, Rape, Sedano, Spinaci, Zucche Pompelmi, Uva

Lipidi 10,92

Dicembre

Per 1 porzione

Glicidi 59,30 Calorie 381 Per saperne di più

Arance, Castagne, Bietole da coste, Carote, Broccoli, Clementine, Kaki, Cavolfiore, Cavoli, Cicoria, FinocKiwi, Limoni, Man- chi, Insalate, Radicchio, Rape, Spidarini, Mele, Pere, naci, Zucche Pompelmi, Uva

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SDG SUMMIT 2023

Il vertice sugli SDG 2023 si è svolto il 18 e 19 settembre 2023 a New York. Ha segnato l’inizio di una nuova fase di progressi accelerati verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile con una guida politica di alto livello su azioni trasformative e accelerate fino al 2030. Convocato dal Presidente dell’Assemblea Generale, il Summit ha segnato il giro di boa rispetto al termine fissato per il raggiungimento dell’Agenda 2030 e degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. È stato il fulcro della Settimana ad alto livello dell’Assemblea Generale. Ha risposto all’impatto delle molteplici crisi interconnesse che affliggono il mondo e si prevede che riaccenderà un senso di speranza, ottimismo ed entusiasmo per l’Agenda 2030. L’Assemblea Generale nella sua risoluzione 70/299 ha deciso che il Forum Politico di Alto Livello sullo Sviluppo Sostenibile (HLPF) avrà una sola Dichiarazione Politica negoziata, che copra le funzioni diverse e complementari di entrambe le sessioni del forum sotto gli auspici dell’Assemblea Generale - il Vertice e il forum sotto gli auspici del Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) quando il forum viene convocato due volte nello stesso anno.

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Rispondendo al mandato di cui sopra, S.E. Il Sig. Csaba Kőrösi, il Presidente dell’Assemblea Generale ha nominato S.E. Sig. Fergal Mythen, Rappresentante Permanente dell’Irlanda presso le Nazioni Unite e S.E. La signora Alya Ahmed Saif Al-Thani, Rappresentante permanente del Qatar presso le Nazioni Unite, in qualità di co-facilitatori per guidare le consultazioni sulla dichiarazione politica per il vertice sugli obiettivi di sviluppo sostenibile durante la 77a sessione dell’Assemblea Generale.


A/HLPF/2023/L.1

United Nations

General Assembly

Distr.: Limited 15 September 2023 Original: English

High-level political forum on sustainable development Convened under the auspices of the General Assembly 18 and 19 September 2023 Item 4 of the provisional agenda* Adoption of the political declaration of the high-level political forum on sustainable development Draft resolution submitted by the President of the General Assembly

Political declaration of the high-level political forum on sustainable development convened under the auspices of the General Assembly The high-level political forum on sustainable development convened under the auspices of the General Assembly 1.

Adopts the political declaration, as annexed to the present resolution;

2. Recommends that the General Assembly endorse, at its seventy-eighth session, the political declaration as adopted by the forum.

* A/HLPF/2023/1.

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CANTIERI PARLANTI PER UNA COMUNICAZIONE TRASPARENTE CON I CITTADINI

Il Gruppo FS è al centro del sistema della mobilità del Paese e gioca un ruolo chiave nel suo sviluppo, in un’ottica di integrazione tra infrastrutture e diverse modalità di trasporto. Con il progetto Cantieri parlanti, sviluppato in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, tutti i cantieri del Polo Infrastrutture del Gruppo FS dedicati a opere finanziate con fondi PNRR “parleranno” un linguaggio semplice, trasparente e immediato, per raccontare la loro storia e la loro mission e rendere i cittadini più consapevoli e aggiornati sull’importanza delle opere in corso sul loro territorio. 28

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compagnare in modo utile e trasparente le comunità territoriali nella conoscenza delle grandi opere di prossima realizzazione. Su questo obiettivo si fa strada “Cantieri Parlanti”, progetto ideato e realizzato dal Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane guidato dall’amministratore delegato Luigi Ferraris con le società del Polo Infrastrutture - Rete Ferroviaria Italiana e Italferr - in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e le

imprese affidatarie dei lavori. L’iniziativa, presente anche in Liguria, si propone di trasmettere ai cittadini e agli stakeholder, per renderli aggiornati e consapevoli, le caratteristiche di oltre 40 infrastrutture strategiche, finanziate anche dai fondi del Pnrr, allo scopo di comunicarne dettagli e benefici utilizzando anche strumenti digitali. “Dare voce” ai cantieri protagonisti della trasformazione delle aree urbane attraverso un linguaggio semplice e immediato, senza far venir meno l’occasione del confronto tra gli attori coinvolti, rappresenta il miglior approccio nell’illustrare i vantaggi di opere e lavori in corso particolarmente impattanti nel vivere quotidiano. Cantieri Parlanti è un’iniziativa su scala nazionale con cui il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane vuole condividere con le comunità locali le attività dei cantieri trasformati a loro volta in hub digitali, luoghi dove trovare, su esclusivi pannelli, il work in progress e i dati aggiornati dei lavori, sempre ben visibili alla cittadinanza e a chi transita nelle zone limitrofe alle attività di cantiere. Oltre agli aggiornamenti in tempo reale forniti sul portale del Gruppo FS fsitaliane.it, l’iniziativa prevede interventi di comunicazione realizzati direttamente nei territori interessati dalle opere. L’attività di Cantieri Parlanti procede in completa sinergia con gli Infopoint che da Nord a Sud stanno aprendo al pubblico in diverse zone d’Italia, dedicati anche alle informazioni sugli investimenti ferroviari. In Liguria il progetto Cantieri Parlanti tocca la realizzazione del Terzo Valico e il potenziamento della rete ferroviaria di Genova, i cui interventi comporteranno nel prossimo futuro il miglioramento dei collegamenti del sistema portuale con le principali linee ferroviarie del nord Italia e con il resto d’Europa. Benefici sono previsti anche dal trasferimento di traffico merci dalla strada alla ferrovia, dallo snellimento dei flussi dei treni regionali e a lunga percorrenza, e dalla riduzione dei tempi di viaggio tra le principali città del nord-ovest, con importanti ripercussioni sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale.

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BORGATE Le borgate ufficiali, istituite in epoca fascista per la costruzione di abitazioni destinate ai ceti più poveri e al sottoproletariato, rappresentano oggi distretti perlopiù costitutivi del tessuto urbano consolidato di Roma. Un tempo, entità volutamente separate e distanti dal centro cittadino, oggi risultano incorporate nel caos edilizio degli ultimi decenni, esito di pianificazioni rivelatesi spesso inefficaci o disattese. La ricostruzione storico-urbanistica riguardante le borgate ufficiali deve molto agli studi di Italo Insolera che, in Roma moderna, dedicò pagine sempre indispensabili per una conoscenza del tema. Recenti ricerche, tuttavia, supportate da fonti documentali sinora inesplorate, aggiungono importanti elementi di complessità alla configurazione critica del contesto in cui venne a maturarsi la nascita delle borgate a Roma. Il loro stesso numero, ad esempio, si attesterebbe in diciannove e non in dodici come sinora comunemente accettato. Basta già questo a dimostrare quanto sia vivo il dibattito su scelte politiche dell’epoca che pure si riverberano impattanti sugli assetti urbanistici contemporanei della Capitale. Nei nuovi studi vengono profondamente riconsiderati eventi politici e sociali alla base dei provvedimenti istitutivi delle borgate. Sicché sembrerebbe oggi riduttivo parlare di nascita delle borgate rapportandola unicamente agli sventramenti del centro cittadino di Roma. Non un epifenomeno, tuttavia è stato possibile documentare come tali eventi demolitivi abbiano contribuito solo in parte ad alimentare la composizione sociale del popolo delle borgate. I provvedimenti dell’epoca si associarono, in ogni caso, a emarginazione, dolore e iniquità di vario genere. Una miscela della difficoltà che emana ancor oggi proiezioni utili per un’analisi della demografia sociale e territoriale, della distribuzione di risorse e servizi e, in definitiva, della generale gestione metropolitana. Pasquale Liguori, fotografo autore di precedenti mostre e testi sulle borgate, stimolato anche dalle evidenze storiche recentemente emerse, è ritornato a esplorare queste aree urbane di Roma istituite durante il ventennio.

La proposta della mostra BORGATE si inquadra perciò come tappa più recente e matura nell’ambito di un percorso pluriennale di indagine fotografica condotta nelle borgate ufficiali di Roma. Una valutazione degli assetti urbani in una chiave di retro- e pro-spettiva è felicemente coadiuvata dalla produzione e studio delle immagini. La fotografia si mette in viaggio e ripercorre contesti edilizi che furono e non sono più o che sono arrivati quasi inalterati fino ai nostri giorni. In entrambi i casi, strutture pregne del loro carico umano. Esigenze, nel progetto così rilevanti, unite a quella di un approccio allo studio della trasformazione urbana se si vuole ancora più analitico e slow, costituiscono i pilastri della scelta adottata di fotografare le borgate questa volta con strumenti analogici, utilizzando pellicola piana per grande formato e da cui sono ottenute le stampe esposte nella nuova mostra. L’immagine contemporanea dei luoghi delle borgate, attenta alla porosità urbana, all’architettura, alla capacità di adattamento e proposta di chi vi abita, apre dunque a una duplice e simultanea opportunità. Da un canto, la riflessione sull’abitare e sulla fisionomia di ambiti territoriali che non tutti conoscono promuovendo dunque consapevolezza del territorio e, dall’altro, lo stimolo a una discussione sul possibile urbano. In tal senso, considerando questi pezzi di città non più schegge espulse dal nucleo vivo della città osservate speciali da una posizione centrale di comodo. Piuttosto, essi stessi snodi di partenza per un ragionamento sullo sviluppo sociale ed edilizio capace di contribuire a una svolta contro il declino progressivo di questi ultimi anni.


Pasquale Liguori Fotografa principalmente contesti di edilizia residenziale pubblica e la città ai suoi bordi. Il suo lavoro recente nelle capitali italiane ed europee si focalizza sullo studio dei luoghi e degli assetti territoriali, dove la presenza umana viene raccontata attraverso le sue tracce eloquenti, in un approccio originale a metà tra reportage e ricerca sullo spazio urbano. Ha pubblicato due volumi fotografici “Borgate” e “Impasse” ed effettuato mostre in musei, enti istituzionali e centri sociali. Collabora con riviste indipendenti e di architettura ed è autore di saggi riguardanti la periferia e la fotografia urbana e sociale. È attivamente impegnato in campo sociale in attività di sostegno umanitario.


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Mentre Novo Nordisk compie 100 anni, rinnoviamo il nostro impegno contro le malattie croniche per un mondo più sano, oggi e per le generazioni future. 84

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NOVO NORDISK: da cento anni alla guida del cambiamento per un mondo più sano per le generazioni future Fondata a Copenaghen nel 1923, presente in Italia dal 1981, Novo Nordisk è da sempre in prima linea nella cura di patologie croniche quali il diabete, l’obesità, l’emofilia e le malattie endocrine rare che colpiscono milioni di persone in tutto il mondo. Quella di Novo Nordisk è una storia di passione, determinazione ed eccellenza, che ha portato i fondatori, August Krogh, premio Nobel per la medicina, e la moglie Marie, medico affetto da diabete, a rendere disponibile l’insulina in Europa, salvando la vita a milioni di persone. La mission di Novo Nordisk è quella di guidare il cambiamento per sconfiggere le malattie croniche che sono tra le sfide sanitarie globali più urgenti. Lo fa aprendo la strada alle scoperte scientifiche, ampliando l’accesso alle cure e lavorando su attività di prevenzione secondo un approccio che mette al centro la persona. Una convinzione che la porta a concentrarsi sullo sviluppo di trattamenti efficaci e innovativi e a rivolgersi allo stesso tempo alla qualità della vita e al benessere delle persone, con un forte impegno nell’ambiente, nella salute urbana, nello sport e nel sociale. Per questo Novo Nordisk collabora con clinici, istituzioni e terze parti per realizzare progetti di valore, secondo un approccio che guarda alla salute in modo integrato e promuovendo cambiamenti positivi in termini di sostenibilità. Cogliere la sfida della sostenibilità richiede azioni ambiziose al contempo concrete e nell’anno del 100° anniversario dalla fondazione, Novo Nordisk ha lanciato il programma “Driving change for generations” rinnovando il proprio impegno a guidare il cambiamento per una economia più sostenibile, un ambiente e una società più sani per le generazioni future. Su questi presupposti, Novo Nordisk è impegnata nella riduzione dell’impatto ambientale con l’obiettivo di raggiungere l'azzeramento delle emissioni di CO2 entro il 2030, lavora per migliorare l'accesso alle assistenza sanitaria in tutti i Paesi in cui opera e partecipa alla promozione di città sane. Parlare di urban health e diabete urbano oggi è fondamentale e prioritario: si tratta di una sfida globale, per la quale le città sono chiamate a diventare centri di innovazione nella gestione e nella risposta ai fenomeni epidemiologici in atto. Una strategia efficace richiede un approccio multidisciplinare e trasversale, in cui i saperi, a partire da quelli medico e scientifico, possano supportare le scelte di salute pubblica da parte di decisori politici così come dei cittadini stessi. Su questi presupposti, Novo Nordisk nel 2014 ha lanciato assieme all’UCL (University College of London) e allo Steno Center di Copenaghen il programma internazionale Cities Changing Diabetes, una partnership che si propone di evidenziare il rapporto tra urbanizzazione e patologie croniche e di promuovere iniziative per salvaguardare la salute dei cittadini, migliorare la salute di tutte quelle persone convivono con queste patologie e prevenirne la crescita. L’Health City Institute, che insieme ad ANCI ed altre autorevoli Istituzioni, è per l’Italia alla guida del progetto, ha sviluppato armonicamente l’attività di studio nelle nostre realtà metropolitane e non solo. 85

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LA SFIDA DEL DIABETE

I Sindaci Italiani riconoscono la necessità di accelerare l’azione della città per migliorare

Il diabete sta aumentando in modo

la salute dei cittadini, prevenire il diabete tipo 2 e l'obesità e le complicanze connesse a

allarmante in tutto il mondo.

queste malattie.

Dato il devastante impatto umano

Esiste un grande potenziale da mettere in atto per migliorare il livello di salute e

ed economico del diabete e le sue

benessere, combattere le disuguaglianze di salute, ridurre i costi a lungo termine e

complicazioni, gli individui,

assicurare produttività e crescita nelle città.

comunità e sistemi sanitari, sono

Come partners del programma Cities Changing Diabetes, le città coinvolte si impegnano

sottoposti ad una pressione

a lavorare in partnership con le Università, gli Istituti di ricerca, le Società Scientifiche,

insostenibile.

le Associazioni dei pazienti e di cittadinanza, le Istituzioni e gli esperti per sviluppare strategie che affrontino in modo concreto le cinque azioni dell'Urban Diabetes Declaration.

46 partner cities in Cities Changing Diabetes 200.000.000 persone coinvolte. I

Sindaci italiani in prima linea per aumentare la qualità di vita in città attraverso la firma dei 5 punti della Urban Diabetes Declaration

1

INVESTIRE NELLA PROMOZIONE DELLA SALUTE E DEL BENESSERE

4

2

AFFRONTARE I DETERMINANTI SOCIALI E CULTURALI DEL DIABETE E COMBATTERE PER UNA SALUTE EQUA

COINVOLGERE E IMPEGNARE LE COMUNITÀ PER ASSICURARE SOLUZIONI PER LA SALUTE SOSTENIBILI

5

3

INTEGRARE LA SALUTE IN TUTTE LE POLITICHE

CREARE SOLUZIONI IN PARTENARIATO CON ALTRI SETTORI IN MODO TRASVERSALE

Italian Network L’Italia è il network internazionale più avanzato nello studio dei determinanti della salute urbana, raggiungendo il 22% della popolazione italiana.

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Città partner Aree metropolitane 86Focus regionale

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8 città partner 20 centri urbani comuni coinvolti + di 70


Oltre ad impegnarsi all’interno dei contesti urbani, Novo Nordisk è in prima linea su alcune delle principali questioni ambientali adottando una strategia chiara e ambiziosa. Con il progetto “Circular for Zero”, l’azienda si è impegnata a raggiungere lo zero impatto ambientale nel 2030 con la riduzione dei consumi, il riciclo dei rifiuti e lo sviluppo di prodotti riutilizzabili in una prospettiva di economia circolare. E già nel 2020 è stata raggiunta la piena autonomia energetica in tutti i suoi siti produttivi, utilizzando solamente energia da fonti rinnovabili e stabilendo quindi un importante primato fra le imprese RE100. In tale ottica si inserisce anche il progetto “Electric Path” con cui sono state donate infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici (IdR) a diverse strutture sanitarie distribuite sul territorio nazionale, costruendo insieme un percorso volto a favorire una transizione più rapida verso modelli di mobilità sostenibili. Nell’ambito del Circular for Zero l’azienda si è impegnata, inoltre, nella realizzazione di un progetto volto al riutilizzo del materiale promozionale dismesso, permettendo così la nascita di Circular for Kids, un’iniziativa con la quale sono stati realizzati migliaia di quaderni e matite da destinare ai bambini ricoverati presso gli ospedali pediatrici italiani.

Novo Nordisk continuerà in questa direzione per cambiare il modo di affrontare il diabete, l’obesità, l’emofilia, malattie endocrine rare e altre malattie croniche gravi, aprendo la strada alle scoperte scientifiche, ampliando l’accesso alle cure e impegnandosi costantemente per migliorare la qualità di vita delle persone che convivono con patologie croniche, raf-

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forzando così il proprio impegno per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale.

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