GIORNALE MEDICO DEL REGIO ESERCITO 1897 PARTE 1

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~lORNALE MEDICO ORI.

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lìfl,nnaio 4897

R O MA TlPOGRAFI.A. ENlUOO VOG HERA

Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del gio,male VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guen-a).

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FEB.97


SO MM. A RIO DELLE MAT ER I E CO~TENUTE NEL PRE SE NTE FA SCI CO L O

Rel:tzionc s;.ni tm·oa sui fo·rili Ili Am ha Ala::• e eh )lacallr cu rati a Alacalli; duo·antr 1'asseo11o Ilei forli' . Pag. Bonomo - Sulla gastrocn tcrostomi~ . . . . .

Mozzettl -

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RIVISTA MWICA .

L• f•ro:::nosi rlcll'~l buminuria . . .

Zagari. - !Jella rtirt~nosi dt•i tumori roali;(loi pdrnari 11e11a pleura c rlel polmo n ~ . . . . . . . . . . . . . . . . . Mounon . - Oi·;turhi cagionali dall'inllu ~nza nella funzione 11el f~;:ato. l 'Ila uuova mala ttia inf~ lll\ a . . . . . . . . . . . . . . . Sulia ~icro-lerarlin antitliflclica . . . . . . . . . . . . . . Widaf. - !'oero doa:::nosi llella feblm: llfoorlea o la ro•azionò al!g lu tJ· nani <J del ~ic ro clei tiro~i . . . . . . . . . . . . . Sulla d~:t;:nosi olella ft•lllorc llfolole". . . . . . . . . . . . . Phellfer c Kolle. - Rircrclw <perimcu ta li nell'uomo w ll e inocul a· ?.io m prevo'>n tr Vli co a tro ol t•ro adrlom i nn le. . . . . . . . Pheilfer r. Kolle. - Rt·.ozione S(H'riflc:t immnnonau to• rJ,,i badili lollr i .

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II!VI STA CII IIHIIIGICA.

Cozzolino. - l cvrpi estran~i nell~ cav ita auricolan . . . . . . l'a']. • Starck. - Gan:::li cervicali t1ohercolosi in rl'la zione roi rl enti cariati. Guinard. - Laparotomia preco~e nelle Cl•ntusion• rl~ll'allolumc . . Vigneron. - lnfe7.iuni periuretrnli e lon o cm·a. . . . . . . . . " Dleulafoy. - Up(Jorlunila cieli ' onll'n~n lo rhirtll'IWO nelle peri ton iti • ·1~11a febbre lifoit ll'a . . . . . . . . . . . . . . . . (l'er la conliowa;lult~ •lell'illllice cedasi la :J' pn!Jina dcii n copedi?HJ).

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GIORNALE MEDICO DEL

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RELAZIONE SANI TAl\ lA S Ul

FERITr DI AMBA ALAGI E DI MACALLÈ CtRATI A~AClLLR DDIUNTK L"ASSF.DIO DEL FORTE per Il dott. Eli-eo ••••e&&l, capitano medico

La colonna Arimondi -

costi!.uita dal 3o e 5° battaglione iodi;:eni e da una sezione di artiglieria - che nella notte dal 6 al 7 dicembre ,1895 partì da M acallé per sostenere la ritirata del battaglione Toselli avanzalo su Amba Alagi , v.erso le 16 del giorno 7 incontrò presso Adera il primo gruppo dei nostri superstiti che fuggi vano dal campo di bnaaglia. In quella sera del giorno 7. sia da me che dal collega Cosla dott. Quinto, siccome l'or·dine era quello di ripiegar tosto su Macallè e i nemici pareva incalzassero da ogni lato, non fnrono pratic:;te che le medicazioni di quei pochi che caddero feriti nello scontro avuto in Aderit contro le &ruppe inleguenti. Le medicazioni dei feriti di Amba Alagi si comi n· ciarono a Macallè nelle ore an ti meridiane dell'S. e dei '?.i che in dello giorno si presentar·ono, ·21, grazie alla favore· Tole occasione delle truppe che rientravano, furono immediatamente sgomberati sull' infermeria di Adigrat. Questo dell'8 fu l'unico sgombero cbe si potè eseguire, ìoqoantothè dopo, collo stato d'assed io del forte , ogni comu· nicazione del presidio di Macallè col rimanente della colonia restò interrotta e coll'interruzione delle altre comuni· eazioni si rese, a maggior ragione, impossibile qualunque movim,ento di truppa.


R ELA7.10'{K S,\ \ITAIIIA

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gio rni sncccss.ivì all'~ wntinuarono ad ;dllnire in ~l n­ c~lll ~ i feriti , che nPI loro tota le raggiun~em il numero di 1 :.w, g:iacchè, oltre i 'H del primo giorno, ne arrìraron o: il H dicembre . )) il ·l o l' Il » )\ i l l~ i~

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Oei centoventinove ·l 06 erano colpiti da arma da fuoco . ·l l dn fent e da taglio, 4- da fer i~e mi ~Le da fun co e da taglio e ~da ferite per corpi contundent i. f;lì individui aiTetti da • 1ma lesione soltanto erano\)/. mentre 32 presentavano les ioni multiple e di natura, tal or:t , diversa. In riguat·do alla sede, sì risrontr ù c he IO feriti furono colpiti al capo, 2 al co llo, n al tornr.e, :3 all"adJorue, H all'e;;;tremità superiori e 07 alle inferiori: ·18. poi. fra i 32 colpiti da pìit ferite. eran l e~i non in t lll:l, ma in due o tre delle regioni del corpo te:;tè accennate. Le ferite ·frallure sommavano in totale a 313 , di cui :?!l alle estremità superiot·i, :1 nlle e~tremità inferiori e 4· alle ossa del tronco. La r,:rande preva lenza delle fratture alle e $tremitil superiori, prevalenza ~he in circostnnze ordinarie mai non esiste. tron la sua fa cile spieg-azione nH! fallo che, di :~ tando Amha Ala,gi da Maca!le due buone giornate d i mat·cia, ed e;;senùo il paese intermedio a noi oltremodo ostile,.. _poterono giungero al forte solt.auto quei feriti ch e

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·Wl FERITl. DI A)lll:\ .\I.AI: l E Hl MAC.\LLÌ·:

furono io grado di far a piedi la strada, m entre rimasero sul campo tuili colo l'O che, per ofl'esa agi i arti inferiori , non ·i trorarono in condi?.ioni di hen camminar·e. Per l'incoureniente, :tppnn lo, della lun ga via da percorrere e per il niun soccorso prestato òagli abitanti dei villa;:gi. avvenne tra i feriti, qna;:; i direi, una selezione, dte portò alle cure quelli relativamente leggieri , escludenrlo in pari tompo gli afTeLLi cla ce r te date lesioni . .\la, se le feril e tlei ·129 arrivati. consi derate . io g() stesse, non oiTrirano io ~enerale speciale gravezza, e:-se avean finito col diventar gravi a cagion e della prolun).(ata mancanza di qualsiasi medicaLura proteLLi,•a. della forzata trascuranza per ogni benchè minimo riguat·do e delle grandi sofTereuze li5iche e morali cui soggiacquero i s ingoli individui. E,-se ave1•an tutte un pessimo aspelto e suppuravano abhondantis$iruamente: m parecchie si notava perfino la presenza dèi vermi, e non ram era, in altt·e, la formazione di vasti • fiemrnoni d'infiltrazione. Complicanze queste di tanto pi1'1 freq uenti e pronnnciatP., pe r quanto più lnn~o era il tempo lra;;corso fra il giorno del co muall.im ento e quello dell'arrivo al posto di med1cazione di Macallè. Cio per riguarùu ai feriti di Amha Alagi. Circa i feriti a\'uti nei vari assalti del forte .:l i .Macnlle, mi è impossibile riportar dei dati egualmente preci5i e ilettagliali, e~.-;e ndo:;i smarriti g li elementi nominativi con le relative note diagnostiche , c he il :H gennaio, al mio ritorno in Adigrat , lasciai dnpositati pres:'io quell'infermeria pre5idiarin. Ciò non ostante, per quanto mi vien fatto di rilevare da appunti incompleti e riassuntivi e per quanto la memoria anco1· mi soccor-re, posso affermare che il numero ccmplessivo dei ferili di .Macallè fu di 69, di cui 4 si ebbero nell'atLacco del 7 gennaio, 15 in quello dell 'S.


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RELAZIONE SANITARI.\

.i- in quello del 9, 8 in q nello del l O e 38 nel maggior attacco dell'·l1, giorno dopo il quale l'es&rcito di Menelik rinunziò a qualsiasi ulteriore tentativo di salire sui parapetti di Eoda Jesus con la forza delle armi. Non mi è dato di enumerare le feriLe a seconda delle regioni colpite nè di indicar con precisione il numero di quelle di can none, di quelle di mitragliatrice e di quelle d i fucile. f; certo , però, che se vi fu un ·predominio nbbaslauza spiccato nelle lesioni della testa, degli arti sup<3riort e del torace, cosi da superare di quasi due terzi le rimauenti, no n mancat·ono neanche le ferite della par te inferiore del tronco e delle estremità inferiori. Ciò va allribuito all'infelice posizione del forte, che a nord -est si trovava per in t<>ro e da vicino dominato d·1 un·e~Lesa altura e che anche n sud aveva qualche rialzo di terreno piit alto di quello delle mura di cinta. l nostri soldati, quindi, se ai tiri dei nemici che a\•evan di fronte offrivano per bersa).!lio la sola parte del corpo che dovevano nece:.sariarnente tener sporgente · al di sopra del parapetto. ai tiri dei nemici, che stavan di fia nco e di dietro, essi, iu certi punti, avevano non di rado esposta tutta la persona. La proporzione tra le ferite da fucile e quelle da cannone e da mitragliatrice sommate assieme credo si debba ritenere su per giu egnale, con qualche prevalenza, se mai , delle ultime. Le ferite da artiglieria si presentavano, come -di solito, larghe, irregolari , con lacerazioni, slabbramenti .e strappamenli dei tessuti . Ma nnche quelle per mitragliatrice si di stinguevano facilmen te dalle comuni di Cucile, Ql tre che per il piccolo diametro dal forarne di entrata , anche per gli effetti che producevano. Jnfaui , sia per la ma ~gior forza viva del proieLLi le che per la speciale sua


SUt FERITI DI A;\lBA A.LAG l E DI MACALLÈ

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composizione e durezza, le fratture piit comminute e piit scomposte, cvn l'rammenti irregolari e ad ~10~oli acuti, con di~lacchi completi ed asportazione di grosse scheggie ossee, erano sempre quelle prodotte dalle mitragliatrici, che a 1000 o 1~00 metri. coi loro tiri ben a~giu staLi , colpivano i nostri nell'interno del forte. Mentre i 4~O feriti provenienti da Amba-Aiagi erano tutli indigeni, dei 69 di ~tacallè ·11 erano bianchi. Fra questi ul· ~imi s'ebbero tre morti : uno per ferita penetrante al torace, un secondo per ferita al capo con vasta lesione della sostanza cerebrale e il terzo ller tetano sopravvenutogl i. E circa a questo caso di tetano va notato che, se nell'Eritrea una simile complicazion ~ dei traumi non è frequ ente, tuttavia essa talvolta si os~erva e per \a sua manifestazione nell 'italiano, deceduto in Macallè, le Cl)ndizioni favorevoli non mancavano: la ferita ledeva profondamente l'articolazione coxo-ft>morale destra e l'individuo, per motivi di maggior sicurezza , stava rir.overato nel locale del telegrafo, ancora in via di ricostruzione, ma che prima, come ogni abitazione d'Abissinia, sen•iva pure agli usi di stalla. Anche negli indigeni s'ebbero sei decessi , che aneonero a poche ore dopo la medicazione o, al pi ù tardi , nel giorno appresso, siccome causati da gravissi me lesioni al capo e al torace. Le due morti, invece, che durante l'assedio si verificarono nei f~t·iti di Amba Alagi, furono affatto indipendenti dalle lesioni che gli individui avevan riport.ato: esse vanno ascritte a malattie comuni, il cui letale decorso fu favorito dallo stato di deperimento e di inanizione dei pazienti, vissuti per lunghi giorni alla campagna, col semplice sostentamento -the potevano trarre dalle erbe e dai frutti selvatici. Venendo a parlar della cura, dirò che questa fu piena di molte djfficolli1 e non poco imbarazzante, vuoi per il numero


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. REI..\ZIO:"E S.\:"' ITARI:\

·I H8- non insignilì cante dei feriti ricoverati, vuoi per la·

~··ande scarsezzn del mnteria\e sanitario, vuoi per le speciali·

condizioni dello stillO d'assedio, che talora non potevano concedere, non tanto l'utile e il neces~ario, IJUanto nean che ciòcile in circostanze ord inarie si rilerrebbP. pi ù che indispensabile. Il locale, adibito prima dol 7 dicembre ad uso infermeria e situato fuori della ci nta del forte, lìn dai primi giorn i, per i riguardi della diresa, venne ra,;o al ,;uolo. [ feriLi, qoinòi, furono ricoverati ristr e ttis~i ma mente, in parte dentro a l nen l e' in parte dentro a un recinto coperto in fretta da un sottil e strato di paglia , che, se li teneva a riparo dnl sole del giorno, non li d ifen Lieva quasi puo Lo da l freddo della notte. Non pt>ehi. inoltre, fra i più leggieri stavano giorno e nolte all'aperto. non difl'erentementc dagli altri ascari sani. Tale improprietà. tla parte del luogo di r:covero avrebbe gi it per sà ste.>sa imposto che le medicazioni fo ssero pratieate secondo le miglior·i norme e senza alcuna· economia , nello scopo di tener protette il meglio possibile le ferite e &i più faci lmentesottrarle all'influenza dell'amlJiente, che non corri· spondeva aO'atto alle tecniche esigenze. Invece la scarsewt del materiale sanitario dominò sempre imperiiJsa, giacchè il compianto tenente medico .lacopelli del battagli one Toselli, nella previsione cl i un combatti mento, ali' allo d i partir per Amba ..\!agi, s'era portato seco buona parte di quei non molli oggetti, di cui andava fornita ~ l'infe rrneria di Mac::~llè allora co3 tituit ~ . e la colonn a Arimondi. nella ritirata, eseguila da, Aderù su 'lacallè nell'oscura nolle dal 7 all '8 dicembre, dovette abbandonar per via quasi tutto il materiale sanitari(} che teneva di scoria . Quantunque non fosse a prima giunta supponibile che da Am ba Alagi potessero arrivat· lant.i feriti, gia..:chè i nostri re-

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SI;! FEfl!Tl DI .\li UA A LA(; l E DI )1.\C.HLÈ

duci riferivano che gli Scioan i non da vano quartiere ad alcuno. esebbene esistesse la c r·edenza generale che :a permanenza di coloro ch e re~ ta vano a presidiar il forte fo s:-e temporanea e non si prolungasse al di Ut di una settimana , pur tollavia, al momento che le rimnnen!i truppe si di .~po ne­ mo per rientrare in Adigr·at , mi diedi pensiero di far lasciare, e dai colleghi medici e dai vete rinari, tutlo ciò che potern serl'ire per la cura dei feriti. ~on so adesso precisare la quantità del materiale san itnrio cosi raccolla: ricordo soltanto che la su;l delicienza fin !la principio si rese sentita, ed a renùerla piu sollecitamente ~en­ tita contribui lo stato òell e ferite dianzi descritte, che richiedevano frequenti ricambi di medicazione, insieme al numero dei feriti, dei quali non pochi presentavano l'aggravante di andar afi'etti non da una soltanto, ma da molteplici lesioni. :'iell'iJea di aver sempre a disposizione una piccola ri5en;t di buon materiale antisettico per il caso prohahile elle neces sitm e ai bianchi , piu dog li indigeni proclivi all e complica zioni, si pensò di ricorrere senza ritardo al materi:lle di sostituzione, usando, per· quei feriti su cui non si nutrirano timori:di vita, delle lilacce e delle sottili com presse uen l1ollite in luogo di ~arza e cotone, e ~ervend o::i delle coperte rli havelia. delle r,operte di lana, delle lenzuola, della lana dei materassi, de\1:1 stoppa e dei crini per le imbottiture occo rrenti .. Oi più in alcuni tra i feriti leggeri non esi tai a adottare il trauamento allo scoperto, limitando il mi o compito a deter~e re di quanùo in quando la fer·ita con soluzione di sub!irnato. E per buona fortuna, se d'ogni altra cosa si scarse)!giava , il sobl imato s'aveva a ~l11call è in copin abbondant e. Credo anzi che ad esso si debbano quasi esclusivament e ascrivere i risultati relativamente soddisfacenti che si ottennero, i nqu'antoclii• l' assegnamento mnggiore per il hnon


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lll':l.AZ ION E SANITAUI A.

andamento delle cnre si fondava, più che su altro, snlle fr·equeoti, per non dir quotidiane, r·innovazioni delle medicazioni e sulle copiose lavature e irrigazioni con snblimato. Ciò, ben s'intende, per le ferite gii1 suppuranti e settiche. Per quelle, invece, dei colpi ti duran te l'nttacco del forte, che venivano immediatamente trasportati al posto di medicazione, le med.icature- meno la seconda, che si ritene' a sempre indicato di non ritardar troppo pe1· togliere, se mai , i soverchi grumi sanguigni agenti da corpi estranei -s1 praticavano il più possibile rare, tanto che. per e~empio, due fratturali di femore ebbero in 21 giorni (compresi in questi i l O di viaggio) due sole volte r innovata la lor medicazione. Le opernzioni chirurgiche praticate frtrono oltre le estrazioni di proieuili, di scheggia ossee e di sequestri, una disarticolazione dell'osso metacarpeo del pollice, una disartic:olazion·e delle ossa metacarpee del pollice e àell' indice della mano, due disarticolazioni interfalangee delle dita della m<lno e una disarticolazione metatarso-falangea del terzo dito -del piede. Se in quelli di Amba Alagi i risultoti - come ho piit -sopra accennato- furono soddisfacenti , nei ferili di Ma·Cil ll() gli esiti non poteva no d imostrar:; i migli ori, quantunque n egli ultimi giorni dell'assedio, alle priv11zioni e sofl'ereoze per altre cau~e , si llossero pur a:.çgiunti i patimenli pe1· la -seLe, che, in ispecie per gli infermi gravi, messi alla razione d'acqua comune, apparivano realmente grandi e inlollerat•ili. Anche a chi era preposto alla cura riusciva di non poc:1 pena il veder come questi pazienti, dalle occhiaie profondamente iofossale, a simi~lia nza di colerosi, tenessero permanentemente fra i denti e masticas,;ero le pallottole di piombo, alfine di attutire l'arsura delle ra uci col promuovere \ID po' più nbbonilante la secrezione delle gianduia salivari.


SUl FERITI DI AMBA ALAGI E DI MA.CALl.È

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!)uando nelle ore pomeridianA del 20 gennaio si effettuò fuscita d3\ forte e s'ebbe l'acqua. a. disposizione, i feriti si risollevarono tosto come per incanto ed anche nei giorni susseguenti, malgrado le incomodità e i disagi inerenti a\ viag~io, andavano grandemente mi gliorando sia nelle condizioni generali di salute che nelle locali deHe ferite. E a propiJsito del viaggio fa d' uopo , a onor del vero , riierire che qualunque domanda, qualunque favore fosse a ras Maconnen richiesto nell'interesse dei fe riti , tutto veniva prontamente concesso. Così, fin dal pt·imo momento della uocita daL forte, e sempre anche io seguito, foron messe a disposizione del medico due ampie tende couiche sotlo le quali trovavano benissimo ricovero più di una trentina di individui. Non di rado inoltre, sebben l'abbondanza dei viveri nel campo nemico lasciasse alquanto a desiderare, vennern favorite delle capre vive da d istri boirsi ai feriti cristiani e ai musulmani, e non in frequentemente si verificò il caso di poter avere del t 6CC, che era dagli indigeoi , massime se abissini, preferito al nostro vino e che, nella sua qua\ita di bevanda alcoolica, riu sciva giovevole come tonico 1ld eccitante. · Il trasporto dei feriti dura n te il viaggio, che in forza dei ritardi, dei riposi e delle diversioni , si prolungò per hen dieci giorni. procedette senza quasi ·verun inconveniente (1). (l ) N6n potendo servirsi cle\le barèllé regolamentari, a eagiOfiè della loro poea solidità e resistenza, per gli H in!lividui che richiedevano il trnsporto a braccia, si usarono degli angareb, delle barelle indigene e clelle sedie a por1aolìoa. Qoesl.e ultime furono fatte appositamente costruire dal genio per quel feriti a cui, invece della posizione orizzontale, tornava più comoda e non controindicata la posizione seduta o semiseduta. DegU altri !eriti, &4 fecero le marcie .a cavallo di muletto, mentre L rlma"entt, senza alcun disturbo, raggiunsero l' infermeria di Adigrat a piedi.


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RELAZIO NE SANITARLA SU l FER!TI DI Alf BA ALA I; ! , ECC.

La carovnna feriLi segui , nei primi due giorni , l 'u l tim:~

compagnia di coda. ma dipoi, allribuendo la sua lentezza al· suo inopportuno posto di marcia, insistei perchè veni sse messa innanzi , alla testa de! battagli one. Bastò questo provvedimento perché essa in appresso arrivasse all a tappa senza ritardi di sorta, cosicchc anche da questa prova, se. indipendentemente dalle ragioni militari che possono impor diversamente, mi trovassi di dover al riguardo dar un consiglio, sar ebbe quello di non far mai, qui , marciare la carova na feriti alla coda di una co lonna , specitdmente se questa tiene al seguito delle numerose salmerie. Con le strade risu·etle ed in e~ ua li di questi paesi montuosi, alla coda non si cammina di passo uniforme, ma o ci si ferma o si corre. E ferma.ntlusi per brevissime soste, lra brevissimi intervalli di movi mento, i portatori non depongono il carico, nè si r i p o~a n (); quando, poi, sarebbe necessario di affrettarsi per star a pari o raggiu ngere gli altri , riesce impossibil e di fill·lo, vi etau rlolo, se non la lena dei portatori, il pcsll della barella e le es igenze med iche che, a maggior scanso di :-;cosse, non vogliono un passo lungo , di5a llento o comunquesbadatamente precipi tatn. Asmara , 3 1 agosto 1 ~ 9 G.


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SULLA

GASTROEN'l,EROSrr0 ~1IA STLiD lO CIUTI CO SPER l ~IE~TALE ~Cl

SUOI HRI Mf.TODI Em MIGLIOR TRATiAMEHO OEI. GRA~OE O~IEHO 1•er Il doLtor r.ore nzo Bonoano, ca pitano medito

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:'\ella cura dei tumori inoperabili del piloro .si rirorre :~Ila gastroenterostomia, cioè alla formazione d'una nuova apertura pilorica tra la par ete anteriore o posteriore dello stomaco ed il primo tratto del digiuno. Questa operazione ru es(lguita la prima volta dal Woelner nel 1881, e d'allora in poi entrò nel dominio della ehirur~ia come risorsa pnlliativa nelle stenosi pilorich e da neoplasie maligne. Oggi però vista la semplictlà e direi quasi l'innocuitù dell'operazione in tante guise modificata e migliorata rispeuo al metodo originale del Woelfler, si tende ad allargare le sue applicazioni fi no ad eleval'la alla importanza di vera operazione radicale in r.asi di afl'ezioni non maligne del piloro. ed io alcune malattie dello !'tornaco ribelli alle cure mediche. Dinan1.i ad un car·cin oma del piloro, difi'u!'o ed inoperabile non rimane altra risor:>a che la gastroenterostomin, con la quale opet·azione si alleviano le sofrerenzE" e si al{un~a un po' la vita dei poveri infermi.


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SUUA GASTROESTEROSTOMJA.

Il Billroth nel 188?> propose dì associare la gastroenterostomia alla pìlorectomia quando, per la notevole estensione del carcinoma pilorico, i monconi gastrico e duodenale uoo pussono essere aiTrontati. Il Kocher più tardi associò alla pilorectomia la gastroenterostomia, chiudendo· a cui dì sacco il moncone gastrico, ed innestando sulla parete posteriore dello stomaco il moncone del duodeno a sezione trasversale. Non è in questi casi, combinandola cioè alla pìlorectomi a, che la gastroenterostomia acquisterà maggiore favor& ed interesse nella chirurgia dello stomaco, ma nelle gravt stenosi piloriche per estesi restringimenti fibrosi, nelle piloriti. e peripiloriti semplici o tubercolari, allorquando per le profonde alterazioni delle pareti dello stomaco c del duodeno non è consigliabile la piloroplastica alla Heineke~1 ikulicz, n è la bella operazione del Durante; la piloroplastica a lembo gastrico, che d'altra parte credo possa dare risultati assai migliori che non l'operazione dei dll'6 chirurgi tedeschi. La gastroenterostomia dovrebbe da ora in poi rendere· meno frequenti le operazioni sul piloro, per processi non· maligni, e se vogliamo anche dal l.ato operativo, data la maggiore profondità del piloro e la sua , po,:a mobilitit, possono esservi ragioni in favore delle gastroenterostomiecome vera operazione curativa e di elezione. L'avveniredella chirurgia dello stomaco, dice il Doyen, non sta nell<> estirpare il cancro, ma nella cura delle affezioni non cancerose. La gastroenterostomia deviando il corso degli alimenti, a favorendo la loro discesa nel tenue attraverso una nuova apertura pilorica, rimuove la causa della gastrectasia e del ristagno degli alimenti nello stomaco. Si e voluto da taluni

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SU LLA GASTROKNTRROSTOMIA

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chirurgi proporre la gastt·oen~erostomia nell'ulcera rotonda dello stomaco, e più specialmente in quella del piloro , quando sia stata riconosciuta l'inefficacia di ogni cura medica. li facile vuotarsi dello stomaco per la via del nuovo.. piloro sollt-ae l'ulcera a quel lo stimolo funzionale che pm· vocando alla sua volta il vomito e l'emorra gia, è la cn usa precipua della man cata guarigione. 11 Doyen aggiun~e che se molte volte il carci noma sorge sol fondo d'un'ulcera pilorica, non s<:rà egli utile una gastroenterostomia operata in tempo? La pilorectomia è senza dubbio un'operazione assai più grave della gastroenterostomia, ed ov'esistono ulceri piloriche in soggetti esauriti dalla lunga inanizione, a questa seconda operazione devesi ricorrere di prefdt·enza . Il Carie ed il Doyen credono indicata la gastroenterostomia anche nella cura delle dispepsie ribelli a cure mediche, ritenendo essi che coll'aprire un nuovo piloro in un punto declive dello stomaco, diviene assai più breve la digestione ~astri ca. La gastroenterostomia abbrevia infatLi la digestione gastrica, e dobbiamo ritenere elle per questo fatto non si alterino i processi di elaborazione e di assimilazione degli alimenti, subentrando la bile ed il succo paucreati co a completare la chimificazione. A conferma di questo fattosta il rapido miglioramento degli operati di gastroenterostomia; ciò che si deve anche ad un progressivo adatta-· meolo del duodeno e del primo tratto àel digiuno ad una funzione digesti\·a vicariante, ed alla cessazione di quelle sofferenze che rendono assai tr.iste la vita a chi ha un~ stenosi od un'ulcera pilorica. Lo slato di regolare nutrizione che invariabilmente ho osservato in tutti gli animali. cbe furono da me operati di gastroenterostomia con ampie-


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S(j LL \ c;_\STUOI!::'i l'KR tJSTOlllA

aperttu·e pi loriclre, mi ùil r.1 gi one per ritenere non dannosa la brevità della d i~est ion e gastriC<I.

l por.hi

oppo~i lori

della gastroenterostomia parlano

de lla mortalità ril enwLe che :wreubero date alcune statistiche; p. e& . qnella del Comte di Ginevra, che nrriva lino al 30 p.. l 00: ma · o~-:~ idi l'op e rr~zione , studiata e per· fe1.ionata mollo, è diven tata nssai fami gliare nella pr·atica dr irurgica, fino a dare la mortalità più bassa fra lulle ~e o~e­ ntzioni che si pratica no sullo stomaco.

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" * * In questo stud io sperimentale su lla gastroenteroHomi<l, nel quale mi fu assiduo compagno e >alido aiuto il mio c:ari,;simn amico e collega doli . Filippo Hlro, med ico di ,. L:lasse nella n. marina, mi proposi di riprodttrre su larga scala lutti i processi operativi linora pubbli c:1 ti, e di comparame i risultati anatomici e funzionali immed iati :ll la operazione ed i remoti , e di far ricerca di quelle modifìcazioni alla tecnica della gastroenterostomia, atte a ripri:'t inare nel modo migli ore il normale cammino degli alimenti. evitare r.el modo pi ù skuro la caduta del conlennto ga~Lr oenteri co nel peritoneo, e dare al grande omento ed al colon trasver:;o la po'>izionu più farorevole al regolare funzionamento della nuova apertura pilori ca. J.' operazione del Woelll er ha subito molteplici modi ncazioni, ell e in generale poi si dill"erenziano assai poco: e ciò prova qtrc~nto non sia facil e dare alla gastroenterostomia un processo ed una tecnica con cui si riesca ad eliminare gl'inconvenienti altribuiti al proces:;o origina le del Woel fler. Non è di poco interesse :>labilire su quale del le due superfi ci dello s tomaco debbasi di preferenza praticare la nuova apertura pilorica. Inn es tando, secondo w n:;igli a.

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. SULLA G.\ STUOENTEI\OSTOliiA

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(orvoisier. l'ansa del digiuno sulla fac~i .t post•~ riore dello stomaco, dopo avel'la r llla pa s~are attraverso un occhiel lo sul mHacolon trasverso, si eviterebbe il peri colo della. compre;sione o dello strozzamenlo del colon sull'ansa anastomizzata del digi uno, o v iceversa del digi uno sul colon lrasvèr~o. a1 iJebito fatto a Il a gastroentertlSLomia anteriore. Ciii è verissimo lino ad un certo punto, ed ho potuto convincermi della esat tezza di questo appunto mosso alla ~aslroenterostomia anter io re , facendo cadere !:anastomosi -subito sul primo trauo ùe\ di giuno. Se l'an ~a anastomizzata è breve, passa a gu isa di corda snl colon trasYerso e sul grande omento, determinando inglllocchiam~n ti e flession i obliteranti il lume intestinale -sopratulloquando gli animali operati sono alimentati abbon dant~mente.

Negli e>perimenli s u ~cess iv i ho cet·cato di stabilire la Aa;lroenterostomia in un punto sempre piti lontano dalla prima porzione del digiuno, ed ho potuto convi ncermi che quando l'anastomosi cade ad una conveniente distanza dall' ultima porzione del duodeno, val dire dai 2o ai 30 cm. n el e<~ ne, e per l'no mo si può siab il ire da 31> a 40 cm., i'an,;a ione~tata form a un'ampia curva , dentro la qua le passano liberi il colon lrasver;;o ed il grande omen to. Gli animali tS$og~e ttaLi a questi esperimenti vissero assai bene e si nutrirono regolarmente, e yuando dopo due o tre m e.~ i furono sacrili•;nti, tr•n•ai l'an,;a innestata con la sua. ampia curva adagiata · sul culon Lrasv~rso e sul grande ornen to, nelle condizioni più favorevoli per la libera circola.zione rlel contenuto intesti nale. D' al lra parte con la gastroenterostomia posteriore non vengono rimosse del tuJlo le cause di compressione reci,proca del colon Lrasverso e dell 'ansa anastomizzata del di2


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SULL.\ GA STROE ~TERO STOlflA

,•"iu no potendo i movimenti di elevaziMJe de!lo stomaco e)

lo spostamento in avanti della :;ua grande curvatura durante la digestione gastrica meltere in tensione l'ansa stessa a guisa ùi ~o rda suila periferia po~teriore del colon trnsverso. A questo difello della )!astroeulerostomia posteriore va at?giunto una non lieve Jiffìcoltit operativa; e ba:'ta tener presente la ma:.rgiore profonòiti1 topo;.;ralil:a della faccia posteriore del visce r·e . e le tra7.ioni elle clevon:>i far e ~ ~~ di esso per por·tar!o con !"ansa del digiuno a livE>IIo della ferita laparotorn iea, per convincersi che assai più agevolmente e co n più sped:tezza :;i compi e-la gas tro e n~ero· st11mia anteriore. Oper:mdo sui carri l:1 g:1stroenterostomia pol'-te riore, ho nota to. oltr·e alle maggiori diflicolt_il operativE>, che as~ai p iir fa cilmente il con tenuto ).'astroenterico si ver.~a nel peritoneo , laddove ne è diflicol tosa la disinfezione se il gra ve act:i1lente è avvenuto nella retroca vitil dPgli epiploon. Ili massi ma dunque è operazione ;r ssa i fa ci le, $it:ura e :!'pedi La la gastroenterostomia a r1tcri ore. Jn rtuesto mio studio sperimental e sulla gastroentero~ tomia mi proposi di ripele•·e tulli i metodi finora pubblicati mll'argomento 1 on de compararli r ispetto :-~ Il a tecnica . ai ri=-ultati anatomi ci e t'tJnzi onali , se\(uendo g!i animqli da d ne a quattro mesi dopo l'operazione. Se la gastroeoterostomi n. che entrò nella pratica chirurgica come operazi one palliatiYa q ùi ripiego, oggi co n ragione si vuole elevarla all 'altez7.a ùi un vero atto operùtivo di elezion e per la cura di nlcun e aiTezi oni dell o stomaco non di natura mal igna , credo utile rivolgere il nos tro studio alla ricerca del metodo il più semplice e sicuro, sia per i risultatE immediati , sia per qrrelli r emoti.


SULLA. GASTROENTEI\OSTOmA

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considerando lutti )!li inconvenienti, c he non mancano anrhe nei metodi più recenti ,. compreso quello del Ooyen. Incominciai col ripetere l'op e r·azione del Woelller , la quale consis~ nell'innestare il digiuno sulla p a rete anteriore dello ~lomaco verso l'estremità pil o r ica, e poco al disopra della ~1-ande curntnra. lo due e~perimenti restrin s i notevolmente il piloro con un Hlo a borsa da tabacco, da riprodurre una vera stenosi pilorica. ln uno (\\ essi fin da.l secondo giorno si manifestò vom·,to insistente, e la morte avvenne dopo cinque :;ioroi dalla opernzione. Alla necroscopia constatai che i due capi dell'ansa innestata form a vano sullo stomaco un an~olo acuto, eù il tratto afl'ere nle era molto . disteso per raccolta di bile. ;'{el punto di ripiegamento dell'ansa la mucosa [armava una sporgenza a forma di sperone, che divideva in due [ori l'apertura gastrica, e sovrapponendosi a guisa di valvola sul\'apertora del capo efferente completamente vuoto, ostacolava il passaggio de~li alimenti nel digiuno. Per la sua brevità l'ansa innestata aveva prodotto una liel'e compressione sul c<>lon trasverso. L'altro animale .fu sncri ficato l'li '7° giorno. Anche in questo i due capi del digiumo formavano un'angolo acuto sullo s\om:11:o, ed il duo.1eno era fortemente disteso da notevQie raccolta di bile mista ad alimenti: la bocca del capo an·erento era larga piia di quella dell'eiTerente, e per la lor;:, brevità fissavano lo stomaco io basso, èa !imitarne i movimenti di rotazio.ne su l suo asse longiludinale. Questo fa llo anatomico mi fa credere che più che al rigurgiLo degli alimenli A· della hile nello stomaco, il vomito sia da ritenersi dovuto ad azione J'ill ess:~, per eccessiva trazione dell'ansa del digiuno sulle pareti gastriche. In questi come negli .nlt1·i esperimenti, cioè quando


SULLA GASTIIOENTEROSTOliiA

nell'esegui re la gastroenr erostornin anleriore sia col metodo di Woelller, sia con quello di D.oyeo, innestavo sul lo sto · maco un 'ansa del digiuno a breve distanza dalla sua porzione fissa. ho constatato la disposizione ad an~olo acu to dei due capi dell'intestino, e la picco~ezza. dei loro urifizi. e speeialmente di quello del capo flf1"crente, cile per l'altezza di quello sperone talvolta era eh iuso eome da una valvola o plico della mucosa . Un al tro fallo che potuto constatare, sacrificando g:li animali nei primi cinque giorni dopo l'operazione. e un copi0$0 rigurgito di bile nello stomaco, mentre non se ne u·ovava traccia nel capo efferente del digiuno. Qnando co n un nodo circola re determi navo una grave stenosi pilorica, da l :.1" al !)" gior·no il capo allerente defir ansa innestata. compreso il duodeno, era rortemente distesa per ristagno di bile, capace pel"ciò di determinare. quando l'ansa del digiuno era breve, compression e sul capo ell"eren te. (Juando la steno:;i piiNica era meno grave o ma ncava, il rigur·)!ito della bile nello slomaco aneniva per il piloro; non vi era risragno nel capo afferente, c l'altro capo se non era affl osciato od ohlilerato per eccess ivo inginocchiamenlo ad augolo acuto sullo ;;tornaco, rim~n eva pervio. ln un'altra ~e rie di espenmenri dopo avere chiuso completamente il piloro co n nn nodo circolare sollosieroso·, (.01 metoùo descrillo tial dott. Hl10 e da me in un recenle nosr ro la voro (-1), esev.u i i la ga5troen tero~tomia anteriore con una lunga arnsa del digiuno , alla distanza di ~5 a 30 crrJ. dalla estremità inferiore del duodeno, fissa ndovelo sullo stomaco con u.na curva molto spie:,!ala e per una (l ) Sulla eatero-lleo-co.toplaslica. sulla ileo colo$GOmia e sull'ileo t·etlostomia ptr esle.<e reseziotli del colon. Anna li di mcrl1cina naval e, :\. VIli , 18~6.


;WLLA. t:ASTLIOENTEROSTOMIA

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estensione quasi doppia rispetto a lla lun ghezza della nuova npertura pilorica. L'ansa del di ~i uno presa ud una tale distanza dalla. sua porzione fissa sulla r.olonna v e rtebra\e, l'ho trov ata spie;4ata sulla parete anteriore dello s toma co nella ~ tessa posizione come l'avevo fissat••. se nza inginocchiamento. sia sacrifirando gli animali dal 0° a \l'8° giorno dopo l'operazione, sia dopo tre o quattro mesi. ~ei prtmi giorni il capo alferente del digiuno non appariva ùiste.~o n ~ deformato , e la bile poteva rivers ar~i nello stomaco e ne\\'altro cap o dell'ansa commista al con tenuto gastricn.

fissando il digiuno a cu rva spiegala sullo stomaco , s1 evitano l'ioginocchiamento -ad angolo acuto dell'ansa, la disposizione a ~uisa di cann e da fucile dei due capi. la formazione dello sperone , i\ r istagno della bile nel capo af· ferente. e l'impermeabilità. d el neopiloro. l)uilndo l'ansa del digiuno fo r mava una curva alllpia al davanti del colon trasverso e del grande epiploon., in tu tta la serie degli e$perimènti non ho co nstatalo nè compressione nè strangolamenlo determ inali dal digiun o sul colon o dal colon u·asverso e dall' epiplooo sul digiuno. Sicchè operando nel modo innanzi detto la gastrodigi unostom ia anteriore, reslano eliminati i maggiori appunti , se non tu tti, falli alla operazione del 'Voelller; ed anche nei cns i d i grave steoosi pilorica la bile potendo versa rsi nello stomaco e nel capo elrerente del digiuno, non ristagna nell'altro c:~ po e nel duodeno. Se nei primi giomi dopo J'operazjone il rigurgito della bile nello stomaco suole provocare il vomito, non ma nca un rapido adattamento della mucos·a gastrica alla presen~a della bile; e difatti dopo la prima setlimaoa il vomito cessava in tuiLi quei cani nei quali erasi manifestato.


SULLA GASTIIOE~TKRO~T0)1 l A

Alla tiisposizione a bi:-accia del grande epiploon allorno ali 'ansa anastomizzata del digiuno dai chirurgi si è data molta irn port:1nza ritenendolo capace di produrre compressione o strozzamento nel pnolo di accavallam ento, e ~ tira­ menti ed imbrigliamenti ostaco lanti la circola1.io ne del contenuto gastroenteri co . Sn questi timori, io cred o si sia molto e'agerato, e più di tutti c stato il Ooyen. che ha creduto ni ri$oll' l' l'€' !tllt e le diflicoltà, ÒaOÒO ali'OIIIPittllllt lllllill.<; Ull tl nuoV .t (JO-izinrll', con la quale è soppressa ogni sna rnnzione. È vero che anastomizzando la parete anteriore dello stomaco con la prima porzione ciel di~iuno a hre,•e distanza dal li ~a mento òi Treitz, il grnndc omento Yiene serrato col colon tr:asverso come in un nodo formato dal l' ansa del digiuno dal duodeno e ciallu stomaco, ma assai clinicilm ente contrae adereo1.e con la siero .~a òel tenu e. Ho potuto infatti osservar·e, sacrific:mdo dopo due o tre 111esi i cani ope rnti di gastrodigiunostomia anteriore. che il grande omento anche quando era sollevato in un'ansa breve del digiuno, rimaneva disposto a bisaccia libero da aderenze. · Inoltre essendo il capo alTerante dell'ansa auastomizzata del digiuno quello che solleva e ,;orre~ge il granùe omenlo, dala questa disposiziene anatomica, non é facil e che il capo ~ ITer·en te venga compresso e strozzato . Jn due esperimenti esegui i la ~astroent e ros tom ia anteriore <1 40 cm. ci rca dalla origine del di giuno, ed il colon trasverso ed il grande omento rimanevano serraLi fra il capo all'erente, ;1 cluodeno e lo stomaco. Il capo efferente corrispondeva all'a ngolo destro della nuova apertura pilori ca. Dal secondo ~ iorn o i cani furono molestati da un vomito persistente, che cessò al quinto giorno. Al decimo grorno furono sacrificati.


SULLA

GASTROE~TEROSTO:KIA

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li grande omento ed . il colon trasverso erano circondati

dalcapoaffe.rente del digiuno , ma non s trozz:~t i , e l'omento libero da aderenze coll ' anello i n testi naie, che lo a vvolgeva, non presentava che i segn'i d'una li eve compressione, senza notevoli disturhi di circolo n ell e ramifi cazioni :;:astroepipl oiche. Il colon trasver~o era sollevato all'altezza della grande curvatura dello stomaco, o ve for mw a angolo con l ieve ingi nocchiamento. Il cft po afferente dell' ans;\ del digiuno ed il duodeno erano distesi p er ri sta~no di bile. Il capo efferente in ambedue i casi si distaccava dall'angolo destro della nuova apertura pilorica con una lieve inclin:.zione oùliqun verso la grande curvatu1·a dello stomaco, col quale comunicava con un'apertura peqneal;ile, però piu piccola di quella del capo afferente. L'adesione delle sierose gastrica e digi unal e era porfella. La diO'erenza delle due aperture era dovuta al ristagno della ~ile, che distendeva le pareti del capo afferente, ed alla llessione ed inginocchia mento dell 'a lf~ren te sulla parete gastrica , ~ifetto assai grave, d 1e può rendere impermeabile la nuora apertura pilorica, e che si verifica se l'ansa del digiu no è fissata sullo stomaco ad angolo acuto, o per un breve tratto orizzontale, nel qual caw i due capi del tenue finiscono per <lispOI'Si a guisa dt canne da fucile . Questo inconveniente non l'ho osservato nei miei esperì. menti qu:mdo l'ansa del di gi uno veniva fissata sullo stomaco per un lungo tratto nel senso del suo grande asse, ed a curva a conca,·ità in basso molto spiegata , fa cendo corrispondere all'estremita destra del neopiloro l'inserzione del c;~po efferente, la cui aper·tura corrisponde perciò in ùirezione dell a peristalisi l!astrica • . La brevita del capo afferente dell'ansa del di~iuno può es· sere causa di più gravi accidenti, potendo l'eccessiva tensione

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SU I, I.A

G:\ STROiNTEROSTO~J..\

di essa determinare la necrosi dei margini su:urati e la lacerazione dei punti di sutura. Sacrificando i cani operati di gastrodigiunostomia anterioreda dieci giorni a due mesi, ho avuto cura di ricercare fino a qual punto il peso del colon trn sverso e del grnnde omento possa comprimere o strozzare il capo efTerente dell'ansa Ntj\ digiuno nella s1essa gui~a che si verifica. su ll'afferent e. Hopotuto constatare che anche quHndo l'u nsa del digiuno forma un nodo stretlo sul colon e sull 'omento, il capo en·erente in> n es~ un punto può essere cornp res~o o strozzato, se l'an~a frF fissala a cnrva !'piepata sullo stomaco e nel senso del suo· grande asse. L'ho trorato vuoto ed impE'rvio in nn esperimento , nel quale incisi lo~tomacoverticalmente, e fis,ai l'an,:a del digiuno in maniera che il capo etrer·ente corrispoudeva all'angolo superiore, sicchè roll'a llro capo , disteso fortemente per ristagno di bile, formava un angolo acutissimo. In tutti gli altri e!'perimenti, quando cioè l'an:>a del di · ~i u no f01mava sullo :;torn aco nna cu rva quasi orizzonta le. i~ capo efferente era mobile, libero e penneabile, anche se sul· l'al tro c;rpo assai breve Prano aùdos;:ati a forma eli bisaccia i~ per colon tra5verso ed il grande epiploon. In conseguenza i grandi difelli attribuiti alla gastroen terostomia anteriore alla Woelfler manc;mo: l o se si anasto mizza lo stomaco con un 'a nsa del digiuno conveni entement e lontana dal ligamento di Treitz, sicchè l'ansa intestinalepossa compiere un'ampia curva intomo al grande omento cd· al colon ; 2° ~e si incide lo stomaco oriZ7.ontalmente. e vi si innesta il digi uno con ur'la curva molto spiega ta ed es te~a, facendo corrispondere all'angolo di destra del ueopiloro il capo efferente. Osservando questi due precelli, ho potuto eseguire numerose gastrodigiuno.stomie anteriori sperimentali con risultati favore';oli dal punto di vista anatomico efunzi onale .

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SUI.I.A C.\STROENTEROSTOliiA

La dilatazione del co p o afferente per ristagno di bile e per· la caduta degli allmenti scom pare tra il l 0° e ,15• giorno dopo l'operazione, ed a r-iò deve influire l'origine del capo ell'ereote del digiuno dall' angolo destro del neopiloro in direzione dei movimenti peri ttaltici dello stomar.o, e la contem • poraneita dei movimt!nti stes~i con fJUelli della prima porzione del di~iuno, per cui stoma~o e capo nn·erente tendono a ''tto tarsi simultaneamente del loro contenuto. Quale clte sia 1.1 vera ragione il rallo da me più volte constatato alla n!'rro· scopia e che dopo circa venti giorni òalla operazione, il capo aiTerente del digiuno ha dimensioni uguali all'efferente. e talvolta in epoc.a più lontana. nei casi in cui a\·ero prodotto una rorte !'lenosi piloric:1 , il capo ulferente conteneva scarsa copia di bile e tracce di alimenti. ltiten~o perciò si dehha prescrivere ad ogni operato di gastrodi~iunostomia anteriore per venti giorni almeno la :;ta· zione orizzontale ed il regime lir1uido. ond'evitare il ristngno di alimenti meno solidi nel tratto semiescl uso del tenue nei giorni successivi all'operazione.

IL Osserta; ioni speri1nentali e considN"azioni critichr .mi prmcipali metodi di gastroenterostomia. ' Dopo il metodo del WoeiOer venne una lo nga ~erie di modifica1.ioni alla gastl'oenteroslomia quale la descri ~se l'autore , e noo mancarono i sostenilol'i della gastroenterostomia po:;te r iore transmesocolica. Questa operazione consigliata da \'on H a~ker e da Corvoisier oltre a presentare maggiori dillìcolta operative, espone come dissi innanzi , ad una piit acile in fezione del peritoneo. Con questo metodo se da una.


2U

SULLA GASTROENTEROSTOmA

parte SI evita il pericolo della compressione del colore e del ;!rande epiploon snll':msa ana stom izzata del digiuno, questn pu ò rimanere strozzata nel l'occh iell o del mesocolnn tras,·erso e compressa d:d peso dello stom:~co . Aggiungasi che un occhiello nel mesocolon può dar luogo a tali di,;turbi circolatori per compressione sulle ramili cazioni nutritive del colon. da prod urre la necrosi di qualche tratto di esso . l~ sem pre operazione più gra ve quella per la quale si richiedono manipolnzioni e sti ramenti nella retrocavitit rle:.;li epiploon, sopratulto per gli effetti inihitori della stimolazione rliretta o rillessa àel plesso celiaco . La gastrodigiuno:;;tomia posteriore transmesocolica dii una mortali ti! rilevant e ; su tre esperimenti due insuccessi da peritonite. ~i è dato grande importanza alla gastrodigiun ostomia an teriore alla Doyen, ed io veritit confesso che nel metorlo dello egregio chirurgo di lleims non trovo Lutti i pregi che gli si vogliono attribuire. li Ooyen perfora con le dita l'epiploon gastrocolico nella sua parte mediana poco al distHto della grande curvatura dello stomo co; ed aurarerso que::t'orilizio fa pas ~ are nella retrncavilit degli epiploon il grande omento; fissa con quauro punti il co lon trasverso alla ~rande cun·atura dello stomaco, ed in fine e.,egue la gastrodigiunostomia anteriore. Ebbene col fis sa re il colon trasverso allo sto~aco si sopprime la indipendenza funzionale dei due organi , e quella autonomia motoria richiesta dalla non contemporaneità di funzione di essi ; nè credo possano ritenersi innocue le trazioni del colon sullo stomaco sia pe1· effetto del solo peso,

sia per i mutamenti di posizione e di lunghezza di cui esso è capace. La nuuva posizione in cu i viene a trovarsi il grande omento


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SU l. L.\ l~ ASTl\OE~ TEftO STOm.\

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pre3eota fra Rli alu·i inco nv enienti quello gravissimo ùi formare sul mesocolon un gomitolo epiploico voluminoso, capace di contrarre aderenze cnn la parete posteriore dello stomaco o col colon. Il mesocolo n tra ~verso forma infatti col colon. rotato in alto e fissato :dlo stomaco alla maniera del Ooyen, un a n ~olo o seno declive in basso, nel quale scende la massa più o meno voluminosa del grande epiploon. dn poter imbrigliare e comprimere il r.olon. Non è poi senza intet·esse la conser:vazione del ~Zrande omento nella sua normale posi1.ione. per quanto sia l'rmai dimostrata la innocuita della sua totale ablazione rispetto altrofismo dello 5tnm~co e del colon trasverso, quando siano ri!'pettati i rami coronari e ~astro epip l o i ci, che corrono sulla ~?rande curvatura. Non è escluso il caso che. data la fissi tù del colon ' trasver~o. possa, trovandosi fortemente disteso, comprimere l'nnsa anastomizzata del digiuno nel punto del su_o innesto allo stomaco. In due esperimenti di ~as1rodiginnos1omia alla [)o~c n, al 6" ed al~ o· giorno dalla operazione, trovai il grande omeuto in gran p:me riuscito dalla retrocavitù degl; epiploon, ed accavallato al colon trasverso. In un altro esperimento per impedire la t·iuscita dell'omenlo richiusi l'occh:ello con due punti di su tura, e dopo 40 giorni , sacr·ificando il cane, trovai la massa epiploica affardellata ed aderente al mesocolon trasverso ed al colon. ~on sono dunque di poco interesse i difetti che presenta il metodo del Ooyen; e se devo dar valore nIle mie osser\"azioni, concluderei ch'è assai meglio lasciare il grande omento ed il colon trasverso .nella lot·o posizione fisiolo~ica, operando la g:J.stroenterost.omia anteriore con un'ansa -del digiuno sufficientemente lontana dalligamento del Treitz. Onde evitare il rigurgito della bile nello stomaco e la ~adnta degli alimenti nel capo alTerante dell'ansa del digiuno,


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SU l.I.A

GASTROE~TEROSTO liiA

furono proposti vari metodi dal Roux di Losanna , dallo· Jaboulay, e dallo Chaput. Il met~Hlo del Houx. consiste nel dividere trasver:;almente, il digiuno a 2u cm. dal la sua origine, e nell'innestare il capo perifet·ico sulla parete posteriore dello stomaco, ed il capo ceDlrRle sulla periferia del primo a 1:2 cm. dalla bocca gastt:ocligiunale. Ottiene cosi una gastrodigiunostomia circolare con impianto terminal e, ed una digiuno diginoostomia laterale. Que~to metodo ha due gravi difetti, cioù maggiore durata dell 'operazione, che secondu r autore può andare da 50 a 60 m. ; e può dur:~ re anche di piLt; e ristrettezza della nuova apertura pilorica. Nel sito della enteroanostomosi laterale può verifica rsi una stenosi grave. f)ovend osi quivi infalli eseguire almeno due piani di sutura, viene ad e:;sere notevolmente ristrello il diametro del capo periferico del rl igiuno. Avendo esperimentato l'innesto· terminale del tenu e sullo stomaco, ho potuto constatare che ne risulta un neopilt'ro piccolo, insufficiente massime se si eseguono tre piani di sutura. (nternamente si forma un cercine muco;;o anulare, che spot·ge a guisa di m:tmmellone nella cavilà gastrica. }>6r qu esti gravi inconvenienti la gastrodigi unostomia alla· Houx non la credo consigliabil e. L'autore giustifica la sua· liducia nel suo metodo con i risultati seg11enli. Ha operato· H volte la gastrodigiunostomia; 6 gastroenterostomie anteriori con 5 morti ed l .I.J!Ul.rigione; 8 gastroenterostomia· posteriori con 2 morti e 6 !fllarigioni: 8 volte operò la gastroenterostomia laterale alla Woelner con 5 morti e .'J: .rJuarigioni, e 6 volte con impianto terminale del digiuno col suo metodo, con 2 morti e .\. guarigi oni. Con questi risultati non è facile spie~are come si possano avere risul tati migliori operando con un metodo assai più dillicoltosoe di più lunga esecuzione.

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SU LLA l: ASTROENTKitOSTOMIA.

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Pensai di modili,:are il meloào di lloux sostituendo al· l'innesto terminale il later a le, dopo avere chiuso a cui di sacco i due capi del digiuno. ed operando la gastrodiginnostomia anteriore i nver-.e d eli a posteriore. Con la mia modificazione l'operazione non ha una maggior durata, e si ha il vantaggio d i potere stabilire un neopiloro assai più ampio, come si può averlo col metodo del Woelller. , perimentai una sol voi tu questo metodo con risullato fa~"Om·olt> .

Se in qualche caso, data una sulliciente resistenza dell'ammalato a sopportar e una p iu lunga oper;1zione, si potr~t .adottare la ~astrodigiunostomia termina le alla Roux, credo sia più consigliabile la mia modificazione al dello metodo con l'anastomosi laterale . .laboulay e t:haput hanno proposto un'altra modificazione alla gamodigiunostomia anteriore alla Woelfler, la quale consi.ste nel far comunicare con enteroa nrastomosi laler:de i due capi dell'ansa anastomizzata del digiuno in prossimità della radice mesentericn. Chaput chiudé il capo afferente in vicinanza clel neopiloro, .onde impedire il rigurgito della l•il e nello stomar.o, e la caduta degli alimenti nel duodeno. Eseguii due volte questo metodo ; ntll pri mo caso vi fu morte per shock poche ore dopo l'operazione; nell'altro si ebbe guari )(ione. Oopo venti giorn i il cane fu sacrificato. Il neopiloro era ampio ed obl ungo ; ugualmente larga era la comunicazione fra i due· capi dell'ansa dél digiuno, disposta a guisa di fessura longitudinale: scarsa quanti tà. di bile e tracce di alimenti ristagnavano nel duodeno e nel capo afferente dei digi uno. Questo esperimento di mostra che gli ali menti, imboccando il capo efferente del digiuno, solo in piccole traccia

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SULLA G.\STROENTii:llOSTO)flA

cadono per il foro rlella eoteroenostomosi laterale nel cap() niTerente e nel duodeno. Que~to metodo di Jaboulay e di Chaput ha tutti i difetti dell'altro del H.oux, tranne la differenza d'ampi ezza della n nova apertura p ilorica . l noltre per quanto in basso si faccia l'enteroanostarnosi laterale, ne risulta un piccolo circolo vizioso, nel quale posson.;i soll'ermare gli alimenti in maggicr· copia di quanto ho potuto rilevare in un solo esperimento. L' impi e~o dei bottoni metallici di Murph,r, di Oupla y o di Chaput se giovano nd accorciare la durata dell'operazione, oltre ai molti inconvenienti oramai noti, hanno il gravissimo difetto di stabilire Ira lo stomaco ed il digiuno un neopiloro di piccole dimensioni, suscettibil e di ulteriore re· sLringimenLo , fino a divenire io s utn t~ie n te alla sua funzione. Nelln gnstroenter·ostomia bisognerehué impiegal'e per es. dei bottoni di Murphy il più i-:I'Osso, che per·ciò tenderà a cadere Lauto più facilmente nell o stomaco anziché nel digiuno, nel quale, se poi discende, si suole più di sovente sofTermare nel ca po afferente e risai ire li no alla porzione alta del duodeno. \'i è stato pedino chi ha proposto di estrarlo per la bocca allidandolo nello eseguire la gastroenterostomia .:~d un filo portato nello :>tornaco per l'e:;ofago. È chiaro che un tale e;:pedienle poò riu scire pericoloso. Tutti i mezzi metallici o IJOttoni, dei quali oggidi s'è tanto discusso circa il loro uso nella chirurgia dello stomaco e degl'i ntestini, devono cedere il posto a Lutti quegli altri mezzi di so5t:1nze a5sorbibili, cilinùri di gelatina ed agar, di patata, di pa.;ta o di celluloide. mod ellati a secondo del bisogno, all a portata dr Lutti, e che senz'al cuna spesa si po:;sono allestir·e ovunque. e nel momento d'usarli . li vnotal!gio della celerità di esecuzione non deve andare-


:.ULLA. c;ASTI\O E.,.TER OSTÒ:\11 A

a i-Capito di lutti gli altri fattori ch e assicurano alla gast roenterostomia i pregi d' una vera ope razio n e rndicale nelle affezioni non maligne dello stomaco .

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* .. Per completare lo stud1o crit ico su i vari metodi di gnstroentero tomia, non mi rimane che a far menzione di quello di 1\ocher: L' illu,tre chirur~o di Berna innesta sulla parete an teriore dello stomaco l'ansa del di~iu n o inginocchiata ad an~olo ncuti~~imo, ti ~sandola nel senso rl el soo diametro. di guisa che il capo afferente a·iman e n a=-costo dietro I'E'ITerente. Apre lo stomaco con unn hrevc incisione parallela ~d uguale alla linea di sutura. e fa nllrellnnto sul capo l.'fferente con una incisione curvilinea a convessita in ba~~o, collo scopo di formare un le m bello, che funzionerebbe eia valvola ~nlla bocca del capo afferente, onde impedire In ca · duta de)!li alimenti. L'idea del 1\ocher è inge~nosa, ma in pratica fallisce; infatti i lembetti intestinali formati al la maniera come con · si:.:Jia l'autore si atrofizzano , di tal che dopo 1 E) o ~O ~i orni non se ne ha ptù traccia . .\ggi ungasi che il metodo del 1\ocher ha il grave difetto di produrre 1\essioni stenosanti dell' inte5tino stl se mede>imo ad angolo acutissimo; aggravate dalla inevitabile piccolezza della nnova apertura pilorica, che non può avere no'ampiezza maggiore del diametro del ten ue. Piccolezza del nuovo piloro, flessione ad angolo acutissimo dei due capi

dell'ansa, pericolo d'impermea bilità del cnpo efferente ::;ono i difetti che ho riscontrato nel metodo del 1\ocher. t a lles· sione ad angolo aèuto dei dne capi del digiuno, sia che l'ansa si li :~si sullo stomaco nel s~nso Iongitudìnale o nel


SULLA t;ASTROENTEROSTOliiA

enw trasrcrsale alla maniera del 1\ocher, ù causa quasi costante della impermeahilita della nuova apertura pi lorica •

.•.. Da questo mio !'ludio sperimentale sulla gastroenterostom ia, nel quale mi proposi di ricercare fra i tanti metodi finora conoscitlli quello che megli o risponda a.llo scopo, ho de.-;unto il conv incim ento: a ) che la g.tstroenterostomia anteriore è operazione ns:'ai più facile e spedita della posteriore; !J) che in quel la sono di gran lun ga assai mi nori le probabilità d'infeuare il perito neo, pntondosi operare al di ' fuori de ll'addome, mentre che nPI I'all ra è assai difficile l'evitare la caduta dei liqui di gastrici ed intestinali nella retrocarità degli epiploo n: r) che anastomizza ndo la parete anteriore del!o "toma•:o col digiuno aci una conveui ente distanza dalligamento di Trei t7., val dire nell'u omo a circa 35 a 40 cm. dal detto pun to. non si verificano i temuti elfelli dell:t compressio ne del colon trasverso e ciel grande omento sui due capi dell'an,;a del digiu no, mentre lJll esta può li ber;uneute se.~ uire i movimenti funz ion,lli dell1> ,:tom~co, sen1.a peril:olo di stira mento o di lacerazioue dei punti di snlnra; d) che per assicurare al neopilo ro nna suffìciente am piezza , è uopo incitlere lo stomaco e l'ìntestino nel senso del loro a::se longitudinale, laddnve lo in c i ~ ioui trasversali ,;ouo causa d'inevitabi li stenos i. ~ei miei espe ri mt~nti ho aperto lo stomaco ed il digiuno con inci:;ioui reltilinee da 4. a ij centi metri e dopo un mese dall'operazione, sacrificando l'an imale, ho trovato l'apertura gastrodig iunale accorciala di un terzo .s ulla estensione primiti1•a, e dopo due a tre mesi fì no della metà: in qualche raro


Sltl.\. GASTROK:-\TEROSTOM lA.

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-caso l'ac.:orciameoto era maggiore, ma io riten go che ciò sia dipeso da ecces~ivn ten ~ione della sutura. Nell'uomo calcolando sullo s te~s o ~rado di accorciamento, oceorrono incisioni di 5 a 6 cenLim e Lr i, giammai inferiori a~ centimetri. Il Ooyen cousiglia p. es. di ;1prire lo stomaco ed il digiuno per 'H n ~'> millimetri ; ebbene riducete pure di um terzo quest'aper tura, e potre bbe essere anche rnag~ i o re il ~rado di accorciamento , se>rvendusi il Doyen ùel \ermocauterio per aprire le pareti gas.trica e digiunale, e ne risulterà un neopiloro streuissimo. t:t·edo quindi con venga preferire ampie aperture. Dirò inoltre c he avendo per con· siglio del mio ~laest ro, il prof Dnrante, fermala con un breve punto di sutura la mucosa ~astricn eli intestinale agli ango,Ji delle due incisioni , comprendendo cioè in ciascun punto Le tre tuniche, ho osservato con questa lieve modificazione che il restringimento del neopiloro è di grado assai minore. C:oo l'tmpianto terminale ùel di~iuno sullo stomaco alla mani era del Roux, e diciamo anche del K.ocher, ho avuto aperture piloriche strettissime, per quanto io avessi eseguito In sutura col minore stiramenlo possibil e, servenùomi dei cilindri assorbibi 1i. Operando alla 1\oux, si può ovviare a questo inconveniente eseguendo la ~astroen terostom i a laterale col capo del di;.:iuno dtiu;;o a cui di sacco, e la digiuno-digiunostomia alla ma n:era dell'A. Il[. Accennerò ali un altro punto interessante del mio studio -sull.t ~a~troenterostomia, cioè al migliore lrallamenlo del cJ(rande epiplooo. Prima di sopprimere la funzione di questa ~·ande appendice del peritoneo, sia esportandola, sia respin3


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SUtL.4. CA.STIIO.KNTEROSNliiA

gendola nella retrocavitit degli epiploon, come fa il Doyen. giova stabilire se sia propno in noeuo un slfratto procedimento. Sonv i dei chirurgi i quali opiuano che si può impu nemente esportare l' epiploon, e lo esportano infatti resecanùologenerosamente in talune operazioni addominali, ed altri, come I'Holmes, i quali ritengono che nnche le parziali e,-portazioni, come pure lo strozzamen to dell 'epiploon, diano luogoa disturbi paralitici riflessi ;;ull'i nteslino . ~o n è qui il luogo di ripetere tullo quello che :;i è scr iuo sulla funzione del grande omento, sul quale argomento lt•~ ltHtè pubulicalo un pregevolissimo lavoro il prof. U. llo~si . Sarebbe opera assai lunga, che mi porterebbe fuori dell'argo mento, ma dirò semplicemen te le deduzioni di al cune mie osservazioni anatomiche, alle quali premetto le opinioni linora espresse sulla fu nzione del grande epiploon. Tra gli anatomici e (i:;iolo~i dell'antichità li no a noi, Galeno, Genga, 13ianch i e Bartolini Jissero che il grande omento serva a protegg-ere i visceri e precipuamente gl'intestini·dall'nzione del fretlrlo, e secondo .Malpighi, Winsloo\,: e l ietaud o fabbricare il grasso, che verrebbe assorbito dalla vena porta; secondo il Lnwson Tait a favorire il flu sso e rillnsso che si verili~a nel cavo addominale, e secondQ il Sappey a dilatare lo stomaco. ~on e~cludo che il gr·ande epiploon di,;teso fra le pareti addominali ed i visceri po3sa difenderli,ùatrazione del freddo, o direi maxlio a regolare la dispersione del calore, come cuscino inlerpo5Lo fra i visceri e le parti addominali, iotcrponendovi un sotti lissimo strato di linfa alla anche a facilitare lo scorri mento delle anse intesti nali. Uno studio pregevolissimo suKii elreui delle :toral i abla:Lioni del grande omento l'ha compiuto, come dissi, il Hossi .

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., ·.


SULI.A. GA STROEN TKROSTOMlA

.. 3')

E~li ha osservato che

e$porlando il grande epiploon purchè siano wnservate le ramificazioni delle coronarie, ed i rami gastrici delle gastroepiploiche , n on si verifica uo disturbi tro· liei sullo stomaco, o sul colon Lt·as verso ; laddove si osservano ulcerazioni sulla mucosa ga">lrica quando avvengano delle interruzioni nella rete coronaria, lesioni che il Rossi ritiene riparabili far.1lmenle, senza conseguenze. . Xon escludo che con l'ab\a'l.ione totale dell'epiploon si verifichino lesioni trofiche anche sul colon trasverso, dovute alla internlZione dei rami gastroepiploici, che fra i foglietti dell'oreeolo arrivano al colon dalla gastroepiploica destra e dai rami gastrosplenici, ciò che a vverrebbe quando la in o· razione sanguigna di picco\ i punti della periferia inferiore del colonlrasverso fosse affidata ai rami suddetti senza anastomosi. L'epiploon può dunque servire al colon trasverso da veicolo nutritivo. ~la questo è tra gli attributi funzionali tlel grande umento il meno importante. Che possa essere considerato un grande organo linfogeno lo proverebbe il fatto dimostralo dal MaiTocci della grande quanlità di follicoli linfalici di cui è ri cco il grdnde omento.

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Ho più volte studiato sùl cadavere i rapporti anatom1c1 del grande epiploon con i \'isceri addominali. Dopo avere esportata tutta la parete laterale dell'addome dalle arcate costali alle creste iliache ed al pube, ho costantemente osservato che il grande epiploon disteso sul tenue e sul grosso in te~ti no , scende col suo lembo libero lino nello spazio di Douglas, toccl\ndo il fondo della pelvi, ed avvolgendo tutta la massa intestinale come per proteggerla; si arrovescia solto di essa c1uasi per risalire in alto al di dietro dei visceri , e lateralme nte fa nltrel\anto al disotlo ed indietro al cieco ed


SU t LA GAST!tOE 'ìTEriOSTO )[(..\

aii'S iliaca. Con llttesta disposizione anatomica i l grande epiploon è fortemento disteso c fissalo iu basso nella pelvi e lateralmente nelle f.osse iliache e sui colon, di guisa ehe accade spesso nellA laparotomie di lacerarlo quaudo si vo~lia e:;tral'lo dalla ferila laparotomica; e pu re il suo lembo li· bero non ha aderenze cou i vi sceri pel vici e con gl'intestini , ed è fissato in basso e tenuto disteso dal solo peso doel pacclietto intestinale. 8 e,•idenle che il gratHie epiploon mantenendo questi rapporti anatomici tenga spiegato lo sto· maco ed abbassata la sua ).;l'ande curvaeura al da\'anti del colon trasverso. Lo sto maco perciò fissalo in alto dal car·dias e dagli amenti epalo-gasrrico ed ep:llo-dnodenale, ed a sinistra Jal breve omeutu gastro'ìplenico, è affidnto in h :1sso ad un LIGAbtE:HO MOBII.I!: costituito dal ;.:rande epiploon; eire lo segue in tulli i fisiologici mutamenti di po::;izione, opponendosi ali' arrovesci,tmento del viscere sopra di se stesso, in a-vanti ed indietro. li grande epiploon terminando con i suoi due foglieui ascendenti al colon trasverso, spiega su di essi la medesima azione che su ll o stomaco, ciot:• funziona da ligamenlo inferiore del colon, i cui movimenti sarebbero regolati d<ìl suo i11ésoèolon e dalla pagina ascendente del grande omento . Per conseguenza io credo che l'epiploon ~piegato a guisa di rloppiu ventaglio dal oa ~:>·) in alto. dalla pelvi alla gra nde ct~rvatura dello stomaco, e con nn fogliello più breve dalla pelvi al colon lra~ve r,-o , funzioni sui due visceri a guisa di li!Jamento mobile, per mantenere inalterati i loro rapporti anatomici ; e per la sua continuità col mesocolon tr-asverso circo~criva nel piano inferiore dell' addome una cavità ben distinta, nella quale si racchiude tutta la massa del tenue, le cui anse per la tensione dell'epiploon non pussono risalire al disopra del col(.)n trasverso, od .nl daranti od indietro nllo stomaco .


• SUlL\

~;ASTilOE~TRI\uSTO)tl.\

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E ooo ~ di poca importanza questo tripli ce unìcio che a me sembra ;:i dabha riconoscere n el l!rande epiploon. Nei cn~i , nei quali feci ~stese resezioni rl el grande epiploon, riaprendo l'adrlome dopo alcuni giorni per altra operazione, troni notevolmente alterati i rapporti topogralìci della ma,:sa. in te~tionle: le anse del tenue per èsempio erano risalite sul colon tra>ver-so, ed alcune perfino n ella regione retrogastrica. Ho osservato inoltre che se l'omento è rilassato e reciso, le vene coronarie e ga si r·oepi p l oche si fanno turgide, e ' la superlicie della sier·o!\a omentale perde la sua lucenlt zza. disseminandosi tal volla con pic cole emorragie puntiform i, mentrechè spie~a.n clo di n rtovo l'omento, le vene riprendono l'aspetto normale. Da c.iò credo ~i possa concludere che il ~rande epiploon oltre ad essere nn piano sul quale corrono i vasi gastroepiploici con le loro ramilìcazioni esilissime fino al colon trasverso., servn , tene nrlo distesi i vasi corona ri e gastroepiploici, nei vari ca m Il iamenti funzionai i dello slomat;o, a favorire la corrente sanguigna specie la venosa, col medesimo uffìcio delle aponevrosi cervic<~li ri,pelto :tlla rete sanguigna del co!lo. l) aesti secondo me sarehherll i pri ncipali atrributi fisiologici del grnnde epiploon, mantmet·e cio1\ con la s1w costante tensione tra lo stomaco> il colon trasverso ed il tenue intestino, trtle indipendenza {nn.;ionale 11·a di loro, da agecolarnr i rispell ivi mo oimenti come si swlgono nel lungo lavorio della dig P.~tione, senzlt che un Piscere possa nnoce1·e alla mobilit1l e (nn:;ione dell'alt·ru .' Se con l'esportazione sperimentale e clinica del grande omento non si sono osservati disturbi facilmente r·ilevabili, non .~i può escludere che, oltre ai possibili mutamenti topo;.:rarìci del tubo digerente, avvengano al!erazioni tr·ofiche analoghe a quelle osservate dal Rossi, e che sfuggano ai nostri mezzi diagnostici ed agli operati stessi.


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SULLA GASTROENTEROSTOMIA

Riconoscendo perciò nel J:{raude epip~oon la proprietà di re..!olare i rapporti anatomici e fuuzionali dell'apparalo di~erente . credo sia preferihile conservarlo nell'operare la gastromtrrosromia, e non esportarlo, né re;;pingerlo nella retroca vi là dr gli epi ploon alla ma n iera del Do.ven. ~eltbroe i miei esperimPnti sulla gastroenterostomia mi abbiano convinto che si può la:;ciare l'pmento lihero al di sopra dell'a11~a del digiuno. !'enza t;he si anE>rinn i IPutnti fenomeni di compre;;~ione o di ~ lronamenlo, rit t- n~o per altro utile modificare alquanto la sua di.>posizione rispetto allo stomaco.

t r.

Modifica: ioni alla .'la.~t·roente rostom ia anieriore. Jn questo lnnJ,:o studio sperimentale ~utla ga:;troenterostomia, dopo fjltanto ho dello finora, crE>dn utile p:;porre qui brevemente in fine del mio la\'oro alcune modificazioni da me studiate su lla tecnica de ll'operazione. Per amore di brevita 11011 riferirò uno pt>r uno ~li esperimenti fatti ritenendo bastevole descrivere il metodo operativo da me hngamenle sperimentato. Lnparolomia mediana. /Jil;isione o sospen,-;ione dP.l (l l'ande epi ploon allv stomaco. - In primo luogo pet· evitare l'accavallamenlo del grande epiploon sull'ansa anastomizzata del digiuno, ho studiato tre metodi : 1° far passare l"ansa del digiuno artlraverso una lnrga fe>sllra longitudinale sulla linea mediana dell' omento in prossimita della )!ranrìe curvatura dello st{lmaco ; 2• divid erlo longitudinalmente sulla l.inea mediana o col


SOLL~ GASTROE ~TE R OSTOMIA

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v rmocanterill o co'n legatura fr,1Zionata, da form:1re due ltlmhi liheri , fra i quali possa ascendere allo stomaco l'ansa del digiuno senza essere com presso; 3'' Sollevarlo sulla linea mediana a guisa di corti na. sìcchè il suo margine libero sia elevato fino alla gr·Jnde <nrratur.t dello stomaco, sul quale viene fermato con due pnnti di sutura :;iero sierosi. distanti quant'è il diametro del tenne: di tal che rìsnltin•J d11e .lemhi omentalr, fra i IJUali rimane libera l'ansa anastomizzata del digiuno. Con ciascuna di queste tre màniere di tr.rltamento il grande epiploon non pei>a in nessun caso sull'ansa del digiuno, anche se questa non sia sufficientemente lunga. Ft·a i tr·e metodi preferisco l'ultimo, che riunisce i ma~­ J(iori vantaggi; ed è quello che ho piti volte .sperimentato. In questo modo sono riuscito a conservare intatti i rapporti anatom ici del grande epiploon lievemente modificati, e con perfetla integrità della topo;.(rafta ·dello stomaco, del colon lrasvcrso e del pacr.hetto del tenne. f.on ogni cura bisogna rispettare la rete coronar ia, ed evitare interruzioni o pre"· sioni su di essa, fì ·sando J'omento al davanti della grande curvatura dello stomaco. La so$pensione a cort.ina del grande omento allo stomaco ·me anche a mantenere elevato il colon trasverso, sicchè rie3co io tal guisa a re.alizzare q nello che si propone il Ooyen, senza togliere allo stomaco ed al colon la loro indipendenza motoria. Sollevando infatti il lembo mediano dell'epiploon fino alla sua in~erzione gastrica, si tende e si netorcia ia sua lamina posteriore, onde il colon nella sua parte meniana resta congiunto allo stomaco da un om ento più bre"e, che non gli permette di discendere fino a cadere sul l'ansa anastomizzata del di~iuno. Con ciascuno dei due punti ~i sutura giova infilare più volte l'epiploon, incominciando


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SULLA GASTKOENTEROSTOMIA

a quattro dita trasverse al disopra del suo margine libero rin ()al sno sdoppiamento sulla grande curvatura dello stomaco. Fis.~aziane del d.iginno sullo stomaco. Oop(l que:H O· primo tempo dell'operazione ricerco il digiuno. ~allevando il colon trasverso, scopro la sup~rfìcie inferiore del mesocolon corrispondente, e con l'indice rlella IU.<Ino sinistra cerco la porzione li$Sa del tenue, chb nell'uomo si riconO$CC subito dalla tensione del ligamento di TreiLz. Si può allrimenti ricercare l'origine del digiuno svol;.{endo le prime anse del tenue. che si trovano :d disnuo del colon rrasverso in un· sen5o o nell'altro lino a quando l'intestino rim llle fisso aiJa. colono 1 vertebrale. In qnakh e ca so mi sono giovato del consiglio del Nothnagel. che cons iste nel meuere su d'un ansa intestinale un piccolo cristallo di cloruro di sodio, col qn'ale si provocano i movimenti antiperi.~taltici. Ho osservato lo ste,so fenomeno , ma non costantement espenneltando sull'intel'tino una soluzione satu ra steri lizznt:1. di cloruro sodico. L'an sa del digiumo lunga almeno . 23 cm, vi ene colloca ta. a cnr va molto spiegata sulla p:lrete anteriore dello stomacome7.zo pollice sulla grande curvat11ra, ed in modo che il capo afferente corrisponda a sini..;Lr.l e l'aiT~rente a destra. Indi fisso l'intestintl allo stomaco con· un pri111o piano di .-rutnra continna a filzetta per un'e.5 1ensione ori1.zonta le di G n 7 cm. Incominciando la sutura dalla destra del pniente, n ell 'annod:~ re il primo punto lascio il capo libero del liloaùbastanza lungo. per poterlo riprendere quando dovrò ri unire le labbra anteriori della nuova apertura pilorir.n . Alla distanza di due o tre millimetri dalla prima linea di sutura ne eseguo nna seconda di poco più breve della prima, lasciando come nell'altra un lungo capo Jihero all'a sua estre-· mità di sinistra .


SULLA GASTIIOEllìTEROSTOmA

4-l

Colla sutur:1 a lìlzella si ha un coalito perrettissimn fra le due superfici sierose, ed il lì ll' corre nascosto attra\·erso le pareti dello stomaco e del digiuno, secondo una linea lievemente sinunsa, che rende ancor più perfetto l'aO'rontameoto delle sierose. s~ qualche pun to attraversa la mucosa. colla sutura a filzella i: meno facile che i liquidi ga:::tro intestioali filtrino auraverso il filo fin o al peritoneo. ciò ch'è inevitabile con la sutura a sopra getto od a punti staccati. Apertura dello ~l{lmaco t! di'l digi11no. - Alla dista nza di due o tre millimetri dali:! seconda linea di sutura incido la parete !(a~ tri ca e la digiunale per l'estens ione di [) a 6 cm. iotere>5ando la sierosa e la muscolare fino a scopri re la muco,:a che lascio intatta. Un metodo ideale con sisterebbe nel taJ(Iiare la mucosa co nispondente a lle due incisioni ~ieroso · muscol ari dopo d'nver riuniti con nn primo piano di sutura i due ma rJ,!ini nn teriori d i esse. A queslQ scopo mirano con i loro metodi lo Chnput ed il Sooligoux: il p1·imo cauteri.zza con la polassa caustica la mucosa rimasta inLalla fra i mar~i n i delle due incisioni , che riunisce senz'aprire nè lo stomaco nè il digiuno; e la muco>a escherizzata cade dopo 2.i- a 36 ore, aprendosi al lora la · nuova aperlul'a piloricn: il Soul i~oux invece schiaccia fortemente la parete gastrica e 1: !ntestino COl) un rohusto klemmer per un'estensione corrispondente all'ampiezza del nCilpiloro, e termi na l'operazione nella maniera stessa dello Chapot, a5pellando la cadu.La dell'escara dopo che sono giil formale le aderenze rra i margini suturati. Questi due metodi hanno il graYe difetto di non potere stabilire con precisione l'ampiezza dell' nperlu ra. che potrebbe ri$ullare assai piccola, qualora la mortifi cazione non avven~a su lutta la esten5ione della superficie cauterizzata o schiacciata.


SULLA GASTRORNTKitOSTO)IJ.\

Il dollor n. Bastiaoelli assai prima dello Chapnt e del Souli~onx pubblicò il suo metodo di gastroenterostomia senz'apertura della mucosa. Egli si serve del termacauterio, col qnale incide le pareti dello stomaco e dell'intestino fino alla mucosa, che cauterizza colla punta incandescente esche· rizzandola, e riuoi~ce senz'allro i margini delle due incisil)oi. Dopo 2-~ a 36 ore l'escara cade, ed il neopiloro si apre. Fra i tre metodi è senza dubbio preferibile quello del Bastianelli, nel quale però, sehhene in grado assai minore, r·iconosco gl'inconvenienti che p••.;;sonsi verificare in quelli dello Chaput e del Souli_t!oux ; cioè ritar·do nel distacco delre ~cara, distacco incompleto della parte della mucosa esche· rizzata, e steno,;i del neopiloro. Bisogna notare che il metl)dO del Bastianelli, assai semplice e di fa cile e spe:lita e~e­ cuzione, ha avolo la sanzione clinica per opera dell'autore e òel chiarissimo prof. G. Mazzoni con favorevoli ri,;ultati. ]n uno studio ~perimentr~le sull' enteroanastomosi e sul'l'enteroplastica fallo in r.ollaborazione col mio caris~imo amico dott. F. Rh o, avevamo sperimentato un nnovo metodo con cui aprire la mucosa intesti nale dopo avere sutu rn ti rispettivamente i marj:!ini delle due incisioni. Ecco in che consiste il metodo : si riuniscono le due an'e intestinali nel senso !ongiludinale con nn doppio piano eli ::nlura continua a ~opr-ageuo od a fìlzet~a nel modo !'lesso ·come ha descr-illo per· la gastroenterostomia , al davanti della 2a linea di sutura e parallelamente ad e3sa s'incidono le due anse- interessando !a sierosa e la muscolare fino alla sotto mucosa; con un l ungo ago a preferenza rello si fa passare un filo di seta resistente attraverso la mucosa scoperta da un estremo all'altro della incisione, facendolo penetrare -nel lume dell'intestir.o: sfilando l'ago, i due capi del filo -vengo no riuniti con ana piccolo klemmer in un angolo


SULL.\

G.\STR I)B~'IEROSTOMIA

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~Iella incisione. Si fa altreWH\to sull 'altro capo dell'intesti no.

facendo corrispondere dallo stesso lato le due anse di fil o di seta. Dal lato opposto con sutura continua, o con punti staccati s'incomincia a riunire i margini anteriori delle du(' incisioni; e prima di s trin~ere l'n \timo punto della sutura dal lato d'onde emergono le ci ue anse rl i seta, si prendono i dne capi di ciasc.ona un:\ dopo l'altra , e con delicati movimenti a sega si tnglia la mucosa già nascosta, si annoda l'ultimo pumo p, si completa l' enteroa nastomosi co n un secondo piano di sutura. Rimane cosi eliminali) il pericolo d' infellare il peritoneo o per fuoriusr,ita di sostam:e inte ~Lin ali , o per il semplice emopion della mucosa. Pensai di fare altrettanto nella gastroenterostomia. l'er nmde1·e più facil men te lacerabile col filo di seta la mucosa gastrica, la cauterizzo col termocauterio per una estensione eguale alla incisione; indi passo nel modo descritto le due an~e di filo di seta, e riuni sco i marg1ni anteriori delle due ioci~ioni r.on suLUra continua a filzena, servendo mi del capo lungo del filo del secondo piano di sutura posteriore; e prima di strin gere l'ul timo punto, <livido con movimenti a sega la mncosa gastrica e la duo-denale nel modo descritto. Riprendendo il lilo, !ascialo a bella posta lungo ad un f!strer_no del primo piano di sutura posteriv1·e, eseguo il secondo piano di sutura anteriore. l\ itengo sia molto utile servirsi dei due capi di O\ o lasciati a posta convenientemente lunghi col primo nodo dei due piani di sutura. posteriore, perché riprendendoli per riunire i margini anteriori delle due inci sioni, vi sia una perfetta -continuità delle suture intorno al neopiloro, che verrebbe ad essere circoscritto da un perfetto impianto del digiuno s ullo !'tornaco secondo due ellissi perfettame nte concentriche .


SULLA GAST ROENTEROSTO~lA

rn un'altra serie di esperimemi ho inciso la mucosa gastr·icll e digiunale all'aperto nel seguente modo : Dopo aver incisa la sierosa e la muscolare fino alla sollomucosa, riunisco i margini anteriori delle due ferite con 4. punti alla Lembert senza annodnrli, e mentre un assistente tien e tesi e divaricati i ri ~ pe tti\'i c;tpi dei quallro fili , con una forbicelta lunga e sottile apro la mucosa gastrica e digiunale, ed immediatamente annodo i punti , terminando con uno o due piani di sutura a lilzella. L'operazione riesce egregiamente senza che la più piccol:l traccia del contenuto gastroenterico cada nel peritoneo. Si noti che nella maggior parte degli esperimenti i ca ni non furono purgati, anzi i piu fu · r·ono operati dopo il pasto. 1\iassurno il mio metodo di gastrodigiunostomia anteri o re~ 1• Sospensione della porzione mediana del grande omenlo con due punti di sutura alla grande curvatura dello stomaco: 2• 1\icerca della or igine del digiuno dal ligameoto d~ Treitz, e scelta dell'ansa intestinale lunga 3:; a 4-0 cm ., trasportabile per-r-iò senza sliramen.to sn lla parete anteriore dello stomaco; fissazione di essa a curva molto spiegata con. doppio piano di sutura a lil7.etLa, collocando a destr·a il ca po efferente senza incrociarne i Cilpi come consiglia il Luck; ao Incisione rellilinea e parallela fìno alla sottoruucosa al davanti della secnnda linea d i ~ n tura ~ast ro:i igin nale; fì.;:;snione della mucosa ai quattro angoli rlelle due incision i, ed escherizzazion e della mucosa )!astrica col tennocauterin ; 4-o Passaggio delle due anse di lìio di seta per la sezione coperta delle mucose, e primo piano di sutu ra anteriore; sezione delle mucose e secondo piano di sutura nn teriore a fìlzella . L'operazione in tuuo dura da 30 a .~O minuti.


• SULLA GAS TilOENTEROSTO)IIA ·

l a sospensione del grande omento , che alla sua volla 1iene sollev;ito il colon Lra:>verso nella sua parte mediana, ~sclo de o~ ni causa che possa compt·imere o strozzare l'an::a ana;tomizzata del digiuno. Coll' im pianto del digiuno sulla parete anleriore dello stomaco a curva molto spiegata, e percìò qua,;i io direzione orizzontale e col far corrispondere il capo efferente a destra si evita la nessione ad angolo e la impet·meaLil ità del neopiloro. La sutura a filzeua a doppio piano, e con filo unico per ciascuno, assicura un coalito perfetto delle sierose su lutLa la periferia della nuova apertura pilorica. ~on credo con venga alla maniera del Doyen restringere con un nodo laterale la bocca del capo afferente del di giuno, poicilè se da una parte si riesce a rendere meno fa cile per ~uella via la caduta degl i alimenti . questi potranno accumu· larsi poco per volta, e trovare assai più dillici le l'uscita. Il mio metodo di gastrodigiunostomia anteriore in •14- espe· rimenti mi ha dato ~ 2 guarigioni con risultato anatom ico e fu nzionale pcrfeuo: in uno solo la morte avvenne per skoch circa sei ore dopo l'opera1.ione, e noti si che il cane era assai piccolo. La linea di sutura a per fetta tenuta era di già coperta da un essndMo opalino. Nell'altro vi fu peritooite po· rulenta partita dalla linea alba, e probauilmenle dal filo infellato sui margin i della ferila cutanea. Dei guariti uno solo fn sacrilicato al decimo giorno , gli altri sopravvissero a lungo, ed uno dopo l'altro rioperati per altro scopo per lo più nell'addome ed infine dal 2" al 3• mese sacrificati per l.o studio anatomico del risullato finale. I n quello sacrifica to al 1Q• giorno il grande omento aveva conservato i rapporti quali erano dopo l'operazione con i suoi due lembi laterali di stesi sui visceri ; l'ansa del digiuno anastomizz;\la descriveva una bella curva al davanti


SULL.\ GASTHO.Il~TEROSTO ~IA

del colon trasverso ; il capo alTerante pi eno di bile e dr liquidi ga~ tri ci, ma non eccessivamente di steso; la bocca del capo ell'erellle e1·a permeabile. Tutti gli altri cani sacrificati in media dopo il 50° giorno, si sono nutriti con avvanzi e con o..;sa senza accidenti; ed i risu lt.tli anatomici erano perf~lli. Ho osservato che la ouova apertura pilorica tende ad abhassarsi facendo rotare un po' indietro la grandecurvatur:~ nel punto dell'innesto, mentre lo stomaco è mantenuto disteso. li capo efl'erente preseo la la sua bocca alquanto pi u in basso rispetto a quella dell 'afferente, e trovasi in posizionepiù favorevole per ricevere il contenuto gastrico. Jl capo affèrenle forma col duodeno una curva ampia_ a conr.avità in alto, nel fond o della quale ristagna la bile mescolandosi a tracce di alimenti , senza che per questo il capo efferente sopporti compressione c11 pact> di ostacolare il libero corso degli alimenti. · Osservai inoltre che per lo più la parete del digiuno prospiciente il neopi loro era dilatata, forse per t:Jl'etto dell'urto della corrente alimentare, la quale modifir.a:zione anatomica agevola la discesa degli alimenti e della biLe nel capo elferenle. Lo stomaco ed il colon trasverso con la sospensione del grande epiplooo conservano con i loro rapporti normali una perfella ;udipendenza .motoria. I risultati sperimentali da me ottenuti sono stati dunque perfetti sotto il punto di vi sta anatomico e funzionale .

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Cnnclnsioni.- Op«::rando la~astroenterostomia alla maniera del Wiielller, se l'ansa del digiuno è corta, possono aversi fenomeni di compressione e strozzamento sul colon 1rasverso e

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SU LLA GAS l ROE :-IT EROSTOMIA

sul g1-ande nmeoto; ma se invece si sceglie un'ansa del primo Lratlodel digiuno convenientemen te lun ~o, cioè da 35 a 40 cm. nell'uomo, non si avverano i temuti disturbi per la compressione e per lo slroz.zamenlo reciproco fra colon e digiuno. Sono pericolosi ed inutili i metodi proposti da Koux, da JaDoolay e da \:ha pul, allo scopu di fa r· cadere la bi le direltameOie nel capo del digiuno anastomizzato con lo stomaco , operando 1:ioè la digiuno-digiunostomia laterale. li metodo del Do~ en non è scevro di difetti , cioè : ·l" sop-prime la fu11z ione del grande omento; 9" fissando il colon lrasvmo alla grande curvatura ùello stomaco, toglie a questi due organi la necessaria indipendlenza motorìa, ed aggrava lo stomaco di Lutto il peso del colon, ciò che può riuscire dannoso quand o l'intestino è disteso da :~ ccumuli feca li. L'operazione per quanto spedita, non potrtt essere sempre breve, so·pratullo se l'omento è voluminoso. L'epiploon inoltre rica,cciato nella retrocavilà gastrica può formare masse volum;nose comprimenti il colon tras verso. L'impermeabilità della nuova apertura pilorica si avvera quando si produce l'inginocchiamento ad an).wlo acuto deli':Jnsa del digiuno sullo stomaco, sia fissando l'intestino per una breve estensione sulla parete gnstrica, sia operando alla ,·on Hacket·, cioè producendo deliberatamente l'i nginocchiamento, onde determinare una semisbliterazione del ca po afrerente. Disponendo invece l'ansa del digiuno a curva mollo· spiegata sullo stomaco, e fissand<llo quasi in senso orizzon · tale, racendo corrispondere il capo afferente all'ar:golo destJ·o della nuova apertura pilori ca, si evita l'inginocchiartJento, non si avverano trazioni sullo stomaco, capaci di lacerare i· punti di sutura, e non si form n lo sperone , che può restrin gere ed obliterare il neopiloro. l metodi di gastroenterostomia tronsmesucolica alla Cor-


SULL' GASTRORNTRROSTOMIA

voisier ed alla von Hacker sono di esecuzione difficoltosa, dovendosi operare ad una maggiore profondità; espongono più fa cilmente alle infezioni del peritoneo e danno una maggiore mortalità. Oa questo mio studio sperimentale ho de:mnto il convincimento che la gastroenterostomia anteriore con la prima 11 nsa del digiuno, convenientemente lunga, e bene spiegata sullo stomaco, con la sol'pensione della porzione mediana del grande a mento alla gra nde curvatura gastrica , e con le altre modificaziooi, da me studiate, all'antica operazione del Woel1ler, dia risultati migliori e sotto il punto di vista anatomico .e funzi onale nncl1e molto soddisfa<:enti.

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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA L& prognosl dall'albumlDarla. - (Giornale interna..ionale delle scien.;e mediche, fascicolo 17 del 1896).

Oltre ogni dire interessante é la relazione presentata 1.1! 3• congres~o di medicinA francese lenutosi a Nancy nello scorso agosto, d8i dotlori Arnozan e Talamon su questo argomento, relazi o:~e che noi cercherE~m o di riassumere nelle sue parli più importanti. Rigellando assolutame nte la teoria delle albuminurie fisiologicht>, che non rappresente rebbero altro che un modo dt ioiziarsi della ne frite, i relatol'i considerano ogni albumi· nuria come un fenomeno patologico: Ne lle malallie infettive l'albuminuria agg rava notevolmente la prognosi; cosi mentre nell' ilE.·o-Lifo non complicato a fatti I'enali, si ha una mortalità del 10 p. 100, si ha invece una cif1·a tripla quanùo é accompagnl.llo da albuminuria . L'albuminuria è co:;tante nelle malattie febbrili, e la si trova sempre, se s i ha cura di ricercarla sistema ticame nte. In generale la quanlilà di albumina é ma~giore ne i casi g rovi, ma si de"e notare che la gravezza della malattia r.on dipende assolutamente dalla con!!iderevole albuminuria. Ad ogni modo un'albuminuria abbondante o emot·rs:;rica indica un'allerazione piil e'!tesa o pirù g rave del reoe, che non la indichino le lraccie minime o intermittenti di albumina. La pt•ognoìi dell'albuminuria secondaria alle malattie acute .e piu grave di quella dell'albuminuria precoce, semplice epi· renomeno febbrile. L'albuminuria cardiaca è il tipo delle albumiaurie da s tasi \'enosa, per rallentamento della corrente sanguigna, e per ~bLassameAto della pressione glomerulare. La permane nza 4


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RlrJST.\

dell'albuminuria in un caràiopalico - alr infuori delle cris i> di asistolia - a g g rava s e mpr e la prognos i. La coesistenza dell"albuminuria e di un'affezione aorticaspecie l' insurtìcienza aortico - è s e mpre di calti\"O augurio,. sopratutto nei giova ni. Nei tisici s i ha nno molle cause di albuminuria: febbre, dis or dini circolatori, diso rdini gastt·o- enlerici; e, infa tti, almeno la m elà dei lisici sono albuminurici. Vi ha pure un& albuminut•ia pretubercolare, quella cioè che s i l'il e va in individui in cu i la tube rcolosi è latente. Ma no n tenendo conto di questa, s i hanno tre specie di albuminuria tubt•t·colare: 'l• albumin uria purule nla (da pielone frite tubercolare): 2' emorra~ica (da lesioni tubercolari della sostanza renate)~ a• poliurica {do degenerazione amiloide delle arterie renall). Le albuminUl·ie sifili ti~he non agg ravano la prognosi de lla s ifilide, e guariscono sempre mediante la cura specifica. Le albuminurie minim,e, ossia quelle in cui la quantità di a lbuminuria o s dlla sul mezzo pe r mille, e che posson durare degli anni , hanno una prog no!l'i varia s econdo i casi. Le m NlO gravi SGno le albuminur·ie m inime p ost-infcllive; le più gravi sono l'albuminuria minima ereditaria o familia re~ e l'albuminuria minima senil ~.

T. Dott. ZAGAFU docente di patologia e clinica propede utica nella R. Unive rsité. di Napoli. - Della dlagnoal 4el tamort. mallgnl primari della pleara e del polmone. - Nap:>li 1896. È un interessante lavo ro, nel quale l'aulot'll lamentando la co ncisione sull'argomento d t':'i trattati di patolo~ia anche vol uminosi e recenti, cerca sulla base di osse r vazion~ parsonali e col mezzo di un accut·~tlo esame dei sintomi, di traccia re· un qua dro clinico che possa permellere di formulat·e la diagnosi precisa di tumor·e maligno pr·imario della pleura e del polmone. Il lavoro di analil:'i è preceduto dalla esposizionedi selle storie cliniche ricavate dalla pratica os pedaliera e da quella privata, due delle quali s o n corredate dalla de~crizione

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liiiDICA

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tfel reperto ne~ roscopico . Dallo studio delle storie clinic he in parola. l'autore, !:'i è formato il convinc imento che allo stato presente della scienza è possibile formulare la suddetta diagnosi di tumore. Il compito che egli si as sume in questo lal'<>ro si localizza a riguardare i tumori che insorgono pri· mitivameote: in quanto alle neoplasie s econdarie, data la conoscenza di neoplasie maligne in altri organi, non è difficile il pensare alla riproduzione loro n egli organi respiratori. Lo studio clinico quindi di cui trattasi qui riguarda adunque lo sviluppo della neoformazione nella pleura e nel polmone mentre tutti gli altri organi sono sani ed è inteso a dimostrare come sia possibile formulare una diagnosi anche quando manchino i segni di caches!:'ia e quando l'affe?.ione sia stata dai più scambiata con una d ~lle comuni malattie degli organi respiratorii (pleurite, bronco-poeuml)nite ecc.). L'autore si occupa dell'affezione con uua s ola descrizil)ne: neoplasia della ple ura e dei polmoni, perché in effetto le lesioni dei due or gani coesistono quasi sempre e perchè anche manifestandosi isolatamente, i sintomi sono quasi gli stessi . Anche dal lato della natura de l tumore, .riguardandosi qui specialmente il lato clinico, non si fa distinzione fra la forma ~arcomatosa e quella cancerosa, g iacché queste due specie di tumori producono gli stessi sintomi clinici. Dopo queste premesse !"autore viene a svolger e il suo studio del quale farem o un rapido sunto. Anamne.st. - Non vi sono antecedenti e1·editarii, ne vi hanno intlu~nza gli antecedenti personali di pt•ofessione, abitudini ecc. In quanto all'età semhre1•ebbe erronea l'a sserzione che tale malall.ia si sviluppi negli adulti; invece pare piut· testo che si trovi in prevalenza nell'età giovane. L'inizio è geneJ•alme nte subdolo. Qualche volta si comincia ad av.vertire affanno e debolezza grande, oppure si manifesta un dolore puntor io improvviso. Il dolore non è costante. Ordinariame nte f. vivo, lancinanti', e si localizza in un punto fisso p. ·e. in corrtspondenzn di un capezzolo, sotto una clavicola, al centro dello sterno, in una regione scapolare sove nte irradiandosi tino ai lombi o al braccio; può pe1·sistere ore e seltimane con esaCP.rbazione ed intermiltenze ed é caratteristico che questo


RIVI STA

dolore, specialmente in princtiHO, non è accompagnato da febbre. Qualche volla pflr ò fra i sintomi iniziali vi è la febbre a bri v id o, ma essa non è continua come nelle infiammazioni pleurali e polmonari nelle qu11li solo in seguito si hanno l'emissioni mattutine. La debolezza fot•le non spiegabile io pl'inci pio con altri sintomi spesso é l'unico primo segno e prezioso della malattia, specialmente se unita ad affanno. Sintomatoloyia oùbiettiva. - Sintomi generali. - La giacitura degli infermi d'ordinario, quando è richiesta l'opera del m edico, è obbligata, ma sempre, in generale. più cotttla di quello che nelle altr·c aff.-!zioni J)leuro polrnonari. La cianosi qualche volta si osierva per· la compres!>ione del tu01ore sull'alberi) r·espi1·atorio; in un caso fu osservata pronunziata alle mani. La cache:>sia si osser va, ma negli ultimi ptlriodi della malllllia; mai pet·ò si osservò una vera tintn pa!!lier·ina. L'ingor go ghiandolar e è uno dei segni più importanti ct:e <ia solo può far nascer·e il sospetto di neoplasia endotor acica; sono specialmente importanti gli ingot·ghi ~land ular·i in cer te regioni: sopraclavicola r e. avanti il muscolo slerno-cleidomasloideo, dietro la clavicola, nella r eg10nc mammaris. eJ ascellare in un Ialo del corpo. Altr·i sintomi generali obbiellivi sono gli edemi in wmere negli ultimi stadi ciP-Ila malattia, le emorragie sollocutauee o interne, il sudor·e profuso general· m ente localizzato in for·ma~di emidrosi con probabilità dipendente da irritazione tli nen'i specie del simpatico pt!r parte del turnor·e stesso; la febbl'e poco rr·equente, qualche volta qualche 11ccesso transitorio irregolare, se continua dovuta a complicartZ(', il polso spes:>o a--sai frequente; la respit'flzione dispnoica importante dal Ialo diagnostico quando, allontanato il liquido endopleurico, la dispnea persiste immutabile, il timiJro della voce spesso r·auco, qualche volla fino alla quasi afonia e ciò •1uan lo il tumore è m olto diffuso verso la linea mediana e giungere a compt•ime il nervo ricot·rente. Sintomi o/J&iettiPi toracici. - L 'ispE>tione ra rilevare una maggiore ampiezza del tor ace dal lato ave si svolge la·neoplnsia, ampiezza che si manifesta specialmente nelle r•cgioni alle del torace, frequentemente assimetria nelle diverse regioni prominenti, assimetr·ia di l i vello dei capezzoli, gli spazii

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)lEDI CA.

costali ristretti, per nulla sporgenti a nche ne i ca~i in cui la neoplasia e diffusa s ulla superficie della pl eura costale. Alla palpazione si rilevano l'atti comuni alle altre malattie pleuro· polmonari: in r1ua.lcbe caso si ebbe da! lato clell'aftezione au · mento di temperatura rilevabile tanto al der·motatto quanlu al te1·mometro cutaneo. I dali l'icavali dalla percussione sono val'ì a seconda delle modalil8 anatomiche. di sede e SVIIupJiO delle lesioni. H a un valore :;peciale ed importante la sensazione che si prova percuotendo di un suouo a ssolularoenle vuoto, lignen quale non é dato ottenere in nessun caso di raccolta di li'luido o 1li ingol'go polmonare: inollre percuotendo in diverl"e parti ùel torace ove l'ispezione e la p&l· pazione hanno richiamato l'attenzione, si notar·ono risonanze diverse, zone piu ottuse vicino ad altre meno, diversità queste che rivelano trattarsi di masse solide, ineguali spat•;:e qua e là . Di più con essa si trova lo spostamento del mediastino verso il lato sano che ha spesso di caratterislico di non essere eguale in tulta la linea mediana. E utile inoltre tener presente la sede dell'ollusil8 p. e. la risonanza ottusa in alto e in avanti in un la~o !>Oio, mentre indietro e in basso v'é risonanza chiara, e segni preziosi si banno anche quando esistendo la neoplasia a s inis tra , la ottusita pure esistendo anteriormente e superiormente, non modifica sensibilmente o fa scomparire lo spazio semilunare dJ Traube, oppur·e quando, esisten1lo il neoplasma a destra e spostando il mediastino a sinistra, la ottusità non si estende molto in basso specie nell'epigastrio e in soprA non passa bruscnmenle nel s uono chiRt·o polmonare. Infine sono altri segni mollo importanti: il t'umore di Skoda, il suono di Wil· liams, il suono laringeo tra<'boale di Cardarelli. All'ascoltazione, quan do la neoplasia si faccia piu invadente, si ha indebolimento circoscritto del murmure respiratorio il quale poi arriva alla soppressione totale quando vi s ia liquido enrtopleuri~o. Allre volle ·però si trova respirazione rude, sof· fiante sopralutto all'espirazione e anche un vero soffio laringeo-tracheale o bronchiale. Si ntom.a.tologia subbietiioa. - Fra i sintomi subbiettivi uotansi doloci localizzati a una regione del petto specialmente


RIVI STA

alla base del Ialo affel.lo di òove si irradia in direzioni multi ple specialmente alla spalla e al br accio; diminuzione delle forze: senso di oppressione, di ambascia, di mAncanza d'aria di mancanza di vita, dispnea che non manca mai ed ò in relazione, cin;ll all'intensità, col maggiore o minore ingombro dl'l pella; tosse la quale ha il carnttere di el'sere inane, forte, violenta e cho lascia l'infermo spossato senza dargli il benefi ci~ dell'emissione di alcun prodotto, e, se il tumore comprime le prime vie aeree i' scro!"cinnlP, soffocflnlr>, I'Ar·altPr istica di tumore che compì'ime le viP a er·ee e i nervr pnr> umogash·ici; es vettorazione la quale per·il non pr·esenta c lae rar·issime volLe ct~ra lleri proprr, patoguomt• nicr sia mt~cr·o ­ scopici che microscopici. L' espetlor·azion e genel'almenle manca, o ha i caratteri di un espeltoral.o di comune bronchite: qualche volta però si può aver e espettoralo emorragrco. Puntura della pleurct. - Dopo questi esami vi è un altro mezzo diagnostico eire nei <'asi difficilr ha molta impor-tanza; la punlur·a della pleurtl, la quale o può dare un r•ts ullato negativo utile in cer·ti casi nei fiuali !"i sarebbe esclusa una infiammazione polrnonar(' e dillgnoslicala una raccolta liquida. specralmente se l'ago da una !'peciale ~ens azion<• di attraversare un cor po cornpatlo, duro, o di restare iu questo impigliato, oppure può dar luogo all'uscita di liquido sieroso o ernor•ragico. I caratteri del lifiuidn estratto debbono per ò essere considerati in rappor to alle condizioni ~c n erali delrinfermo e a tutti gli altri s intomi c ile egli pl'eseula : in quanto ai caraLtel'i dati dall'esame microscopico t\Ssi sono molto dubbi. Pnrtecipa;ione deafi altri organi. - In questa malattia nei r!iversi appar·ati ed organi più o meno importanti non v'è nulla da r iguardar·e. Solo merita menzione la posizione d el cuore, l'eclopia del quale per quanto manifesta, !<pecialmeote se il tumore ù a sinistra, n on è mai così prouunziata ~om r nelle o rdi narie alfezir111i intratoraciche. Durata e decorso. - La durala <} fra tre mesi e l-2 an n i. In quanto al decorso, i sintomi descritti vanno senza tregua guadagnando d'inteosita con progre ssione crescente caratter·islica di questa malattia. Alla lì ne si manifesta un'anemia


JIEDICA

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profonda e cachessia, specialmente per causa delle emorragie 1nterne. In generale la morte avviene lentamente, la dispnea .progredisce sempre più e l'infermo soccombe per asfissia. An1tomia patologica. La neoproduzione toracica può assumere lre forme: la grande neoplasia che si impianta su!la pleura costale, molle, gelatinosa (encefaloide dt>gli an-tichi); parecchie masse più o m eno dure; fibrose; la for-ma pleurica a corazza difncilmente diagqoslicabilé tanlo clinicamente, quanto al tavolo anatomico se non si fa l'esame microscopico. In quanto alla n a tura , nel polmone si può avere tanto il carcinoma che il sarcorns, nella pleura la forma prevalente è quella del .sarcoma TraUamento. - In presenza di malaltia cosi inesorabile, parlare di cura sembrerebbe inutile. È d"uopo osservare però che arditi cbirurghi hanno tentato di portare il loro 1ntervento efficace, specialmente n ei casi in cui si sospettava che il tumore potesse e ssere superficiale, accessibile '{uindi ai mezzi chirurgici. In quanto agli altri mezzi curativi, merita menzione la toracentesi Ja quale può in parecchi casi f'OJ'Iat· sollievo per quanto molti facciano alla medesima delle serie obbiezioni. L'autore raccomanda in proposito di -estrarre una piccola f(Ua.ntità d i liquido (400-500 cc.) per volla e ciò specialmente per e vitare le emorragie in verità molto facili per la rollur·a dei vasi del tumore. Con tali cautele si può eslr•arre parecchie volLe il liquido procurando realmente dei vantaggi all"inrermo; l'aspirazione del liquido se non .altro ~i oppone al sintomo cosi s lraziante della m11ncaoza d'aria. A tale studio !"autore fa seguire un accurato esame storico sulle conoscenze che dall'antico flno Al presente si ebbero s u questa malattia, cd un'estesa bibliografia sull'argom1nto. lo fin e come conclusione del suo lavoro fa seguire le se.guenti osservazioni che trascriveremo quasi integralmente: t• Es:st-e un• entità morbosa la quale generalmente non é conosciuta al letto dell'io fermo· 2o Da più di un secolo a questa pat•te i medici la segnalarono per averla trovata all'autopsia confessando !"errore diagnolllico.


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RIVI STA

3• Quantunque non vi sieno sintomi speciali, pure ve neha un insieme che cosliluisce un quad ro clinico speciale da 1·iguardarsi come la sintomatotogia del tumore maligno pr:mario pleuro- polmonare. 4° La malattia non è m ollo rara. 5• Il m edico ha il dovere di riconoscerla in vil.a per eYi tare, oltre il danno morale pr oprJO, una grave illusione del l'infermo dichiarato affetto da malattia innocente, e infine per non privar e questi di quelle risorse lerapeuticbe chP. Il caso esige. te.

Disturbi cagionati 4&1l'buluenza nella funzione 4el fegato. - (Journal de M édecine et de Chirurgie, novembt·e 1896).

MouNoN. -

Per · cendersi conto di questi disturbi, fa d'uopo s tudiare s uccessivamente le quattro funzioni del fega to: la funzione biligenica , la funzi one ureogenica, la funzione glicogenica e· la funziono di trattenere i veleni. È ammesso che alla cellula epatica sana corrisponde l'eliminazione Jei pigmenti biliari normal i, mentt·e che ogni qualvolta questa cellula P- malata s i for·meranno pigmenti modificati, imperfettamente od incom pletamente ossidati. L'urobilina di Jaffé é la principa le fra ques te sostanze anormali. Essa esiste normalmente nella bile, ma non passa nel. s angue e nell'ot•ina che quando la cellula epatica è malata e non si trasforma più nelle condizioni normali l'uroemogl0binu i n bilirubina. Lo stesso dicasi degli acidi biliari che non devono , allo stalo normale, trovarsi nelle or ine. Per la funzio ne glicogenica, è dimostralo che il fegato arr esta nel pa ssaggio le materie amilacee e zuccherine per trasformat·le in glicogen e. Alla cellula epatica a ppartiene quindi il potere di fabbricare il glicogene trattenendo lo zucchero che proviP.ne dagli alimenti. Ogni qualvolta la cellula epatica sarà molata, essa non tratterrà piu che im perfetlaruente o-


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MF.OICA

non lralterrà più del lutto lo zucchero alimen~are: questo zucchero pas!:erà nel sangue e di là n ell'orina. La runzione Ul'eogenica del fe gato egualmente ben dimostrata e si sa che questo organo è il pt•incipale faltore dell'urea nell'or ganismo. lnRne, il fegato, come è stato dimostrato da Roger, trat· tiene i veleni come t1'aHiene lo zucchero, e la cellula epAtica incapace di fissare le materie feculente o zuccherine è pari· menti incapace di arreslat·e nel passaggio l e lossine d' ..rigine intestinale; si possono allora tro varle nell'orina. Fa d'uopo aggiungere che mollo spesso si riscontra nel· l'orina d~i soggeUi in cui la cellula funziona. malt>, una SO· · stanza proveniente dalla fermentazione intestinale e c.he si, chiama indolo. L'indolo, ossidandosi, si trasforma in indicano · che si lrova in grande quantità nell'orina quando l'intestino funzion11 male o f\Uanùo la cellula epatica è l esa nella sua vilalit.à. Questi dali es!lendo conosciuti, ecco i t•isultati oLlenuti daMounon: La rtuantita dell'urea nell'orina è diminuita. 18 volle Si COm!lata nell'orina dei malati l'ul'Obilina. . 18 volle · La glicosu1·ia dà risultati positivi . . . . . . . . . 18 volte. Vale a dire cht>, in modo costante, nell'influenza, i diversi rettori di ciò che Hanot chiama la sindrome urologir:a sonofortemente alterati. La runzione della cellula epatica è quindi assai profontla· mente disturbata in qut>sla affe.zione e l'esame delle OI'i ne permette di seguire per così dire passo passo i gradi di della· allerazione funzionale. Aoal1tzando più pal'Licolareggiatamenle i falli osset·vati, si constata che sono pt·ecisamente le forme più gravi dal punto di vista clinico che sono accompagnale in generale dalle m odillcazioni più importanti della sindrome urologica, e, tra esse, sono l e forme gastro-intestinali che sono accompagnate piu frequentemente da questi disturbi. Tutti questi disturbi si presentano in un periodo mollo precoce della malattia e l'alterazione clelia funzione persi.;te ed aumeu~a anche fino al momento della defervescenza. A

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RIVISTA

pat·tire da quest(• m omento tutto ritorna allo stato normale Ma in genorale questo t'i ~orno ad inter;rum non è brusco, e solamente dopo vari giorni, tal volta ùopo parecchie settimane, si vedono scomparire gli accidenti i n questione, e ciò in una maniera lenta e gt·aduale, come se la cellula epatica altet·ata aves,:e difficoltà a r ipr ender e la ~ua or ganizzaz ione e la sua funzione fisiologica not·male in seguito a quell'esaurimento causalo dall'influenza. Essi si ripr oducono del rec; to ad ogni ricaduta della malattia, e le complicazioni che possono sopra ggiunger e le accentuano ancora di piu. Quanto alla Los!!icitU urinaria, essa è stalJl trovata sempre .aumentata. Riussumendo, si può conchiudere elle la cellula epaticu funziona dif'ellosamente nel cot·so dell'influenza. Colpita tln dRII'in izio della malattia, essa non ricupera la sua funzione not·mal e che lentamente, gradatamente, con dtffìcoltà, mollo t emp" dopo la scompar sa dell'a ffezione c11usale. Ogni complicazione viene ad aggravare ancora questo stato patologico e lascia t..n'alterazione piu pr ofonda, in seguito alla quale il r itorno Cl<l in.tegrttm è più difficile. Infine, si può aggiunger e ch e flU &ndo l'influenza sopra g· g-i un~e in un soggetto, il quale abbia il fegato j:!i à allerato, par·e che essa presenti un decor•so più grave. Essa aggra va .ancora l'alterazi one e.patica pree~islente. Da queste consi de••azioni si può dedurre un'indicazione terapeuti ca: quella di ridurre rtuanto più è possibile il lavoro epotico nell'influenza col r egime latteo e con l'antisepsi int estinale.

Una nuova malaUla lllfettlva. - (Giornale internazionale delle scienze m'!diche, fas cicolo t i• del 1896). Nella se:! uta del 30 agosto, u. s., dell'Accademia medico. cllir ur·gica , il pt•ofessol'e Armanni fece un'inter essan tissima comunict1zione relativa ad una strana mnlaltia che infieri, ot· non e mol l o, i n Napoli, sopt•atullo nei bambini, e che da al. c uni modici fu delta m~ningite, da altri tifo, e da altri colera.


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Jl f!.DlCA.

Il pror. Armenni fece l' inocu lezione delle sostanza cere'brale di un indivioluo morto per t.ale malattia n ei conigli, producendo la mot·té di questi animali in 18- 36 ore, ed isolando dal loro san::tue il diplococcf) di Frànkel virulentissimo. Tretterebbesi, adunque almeno in quel caso, di un~ vera selticemiR nell'uomo, come s i ver ifica nei conigli. Dalla discussione che n~ segui. ed alla quale pr esero parte i luminari della scuola na poletana, tra cui i professor i Schron, Capozzi, Fede e De Bonis, si concluse che la malattia in parola, quantunque presonti ora la sindrome d_el tifo. ora quella del colera, ora rtuella d ella meningite, è una forma infettiva òivt~rsa da tjuesle, protei forme nelle :3ue manifestazioni, e della massima gravità. S embr erebbe accertalo che essa non è prodotta dai gas delle cloache; ma null'altro si sa circa la $U8 natura, che s ludi ulteriori mette ranno in luce.

T. :lull& atero-terapta autldltterlo&. - (3• Cong resso f rancese

di medieina internai. Il dnll. Ausset dice che la ba tteriologia tende a detronizzare la clinica e sostiene che, per quanto riguarda l'applicazione !iella sieroterapia, il medico deve h.1sciarsi guidare dallo stato generale del malato e non soltanto dalla presenza del bacillo del Uiffier, che nc>n À sufficiente. Reputa suo dovere ricordare i terribili acc.iden~i sopr·avvenuti in individui sotto·POsti alle iniez;oni di siero, e c1ta il caso di un fanciullo, al quale, benchè affetto da angina beni gna, fu rono inoculati 20 c.c. di siero di Roux: esso guarì, ma dopo dieci giorni, durante i quali insorsero g ra vi disturbi genet·ali prodotti dall' inoculazione del siero, mori per pneumonite secondaria. L'O. combatte, per conseguenza, le iniezioui preventive, concludendo che se, il metodo del Behr ing è ottimo, non bi· sogna dimenticare che il siero, anche normale, dà luogo a fenomeni gt'avissimi, e tal volta persino mf)rlali. •

T.


GO

RI\'ISTA

Slero-dtag.o.o•l della febbre Ufoldea o la rea· zlone aggluttoante del •lero dei tlfoal. - (Sémaine médieale, 1896, pag. 259).

WJDAL. -

Sinora la diagnosi batteriologica di una malattia inf~Lliva i• stata fatta per mezzo deliA consta Lazio ne diretta del microbo patogeno nell'organis mo ammalalo. L'A. partendo dal falLo accertalo da lui stesso e Chantamesse che il siero d~ individui aff'etli da tifo prima ancora che intervenga la convalescenza, gode di virtù terapeutiche contro l'infezione sperimentale, ha voluto cercare se lo stesso siero goda di p•·o· priela immobilizzanti v<Jrso il b. · tifìco in vitro. -Esamin~ndo pertanto il siero di sei tifosi i quali 8i trovavano al settimo,. dodicesimo, quincl icesimo, sedicesimo, 19• e 21• giorno di malattia ha potuto constata1·e con la più as!:!oluta precisione l'azione immobilizzante ed agglutinante di ques to siero sulle culture in brodo del b. di Eberlh. Egli pt·opone l' uso di questa raezioue come mezzo di tliaguosi nella Lifoidt>, massime in qut>i casi abbastanza f•·equenli nei quali essa riesce difficile cd incerta. Si pr·ocede nel modo seguente: Si ei;<li·ae aselticamente con una siringa sterilizzabile unapiccola quantità di sangue dalla vena della piegatura de l gomito, s e ne decm1ta il siero e s i aggiunge a d un tubo di brodo nella proporzione di 1 p. siero s u 10 a 15 brodo. Su 4 cc. di broclo si ag~iunge per es. otto goccie di siero~ Messo il tubo in istufa a 37• si osserva dopo 2i Ol'e che il brodo non é inlorbidato che leggermente, alcuni fiocchisi sono precipitati al fondo e vi si nota in sospensione una polve re biancast•·a più o meno spessa. Vi sono dei casi in cui i fiocchi sono poco apprezzabili e l'aspetto del tubo meno tipico : bas ta allora a gitare il tubo e paragonarlo con una cultura tifìca pura per percepire immediatamente la notevole differenza. Nel mentre la cultura tiHca presenta un intOI·bidamenle unifm·ma ed ha un aspetto maL·ezzato se vista pe•· trasparenza, il tubo addizionato disiero osservato sotto un certo angolo presenta un intorbidomenlo apparente dovuto a un precipitato costituito da una.


MEDICA

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finissima PQivet·e che non é aHro che un agglomerato di microbi. Esaminando il sie ro di individui sani od affetti d:R altre malaUie non si è avula la reazione e d il bacillo ha sempre eonservala la sua mobilita. L'A. ha eziandio studia to c o m parali va m ente sul bacterium coli l'azione del sier o d i !Sei tifosi, di due persone guarite da molli anni di f~bbre tiro ide e di allri dodici ammalali. Tulti si sono p01·tati u g ualmente verso il colibacillo ossia non spiegarono alcuna azione inibilrice sui suoi movimenti. Pèt'ciò la descritta reazioue può ritenersi specifica e serve di nuova pt·ova a dare al . b. tifico iodividualita distinta da eolibacmo. Widal descrive anche un processo es temporAneo o microscopico per esaminare la reazione agglutinante. È il seguente: A lO goccie di cultura pura d i b. lifìco di uno o due giorni, si aggiunge una goccia di siero del sangue es tratto asetticamenle pe1· puntura dal polpas tt•ello di un dito. Una ~occia rli questa mescolanza s i esamina al microscopio e si confronta eon una ~occia di cu llura pura. So si vedono amrmtssi numerosi e confluenti disseminati su tutto il campo come isololli 1li un arc~pela go la diagnosi è certa. A volte la massa è :agitata da movimenti Browniani ed allora la reazione è più marcata dopo 1/ 4 o 4/ , ora di riposo. -se gli ammassi, pure essenrlo caratteristici, non sono mollo confluenti si conserva la mescolanza per esaminarla in capo a qualche ora di riposo. Allot·a il fen omeno è più appari· ~cenLe~ Se il risultato è negativo giova ripetere l'esame sinche persistono nell'ammalato s ntomi sospetti. Quando si è ancora incerti ~l rico r ra al primo processo del tubo alla stura con Mngue estratto dalla ve na. Il sangue essicalo mantiene esso il polere a gglutinante ? L' A. sperimentò con sangue e con siero essicali su pezzetti di spugna Rseltica ed ottenne di potere ancora pr ovocare la reazioné caratteris tica col siero, mentre era incerta quella data dal sungue t>ssicato. Sulla reazione agglutinante del siero riferiror.o già par ecchi osservatori massime in Francia, dei quali alcuni , al-


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largando il ·ampo .Ielle ricerche, poter·ono dimostrare comeanche altri liquidi organici dei tifosi danno il fenomeno diWidal. Oll1'e· i nuovi casi riferili dallo stesso A. vennero segnalati alla Socie tà medica degli ospedali di Parigi cas i di reazione positiva da Re ndu, AcharJ, Vedel di Montpellier, Haus halter il quale l'ottenn e in 45 bambini affe tti da ft!bbre tifi ca , ThoinoL in un caso di lifoidetla in cui da principio si ebbe reazione ne{lnti va, ma r ecidi vata la malattia, il fenomeno si fece e videute. L'orina di un tifoso de lle a Widal rea zione positiva, peròil fe nomeno non è di assoluto valore poiché anche l'orina di altri individui non tifosi uvrebbe provocato degli agglomeramenti. Acbard ottenne l'agglutinamento col latte di nutrici affetteda tifo. Esaminato il sang ue dei lattanti per vedere s e ad essi fos11e stata tras fusa ta l proprietà per mezzo della nutrizione si ebbe esito negati vo. Coll'essudalo di pleuriti complicanti la febbJ•e tifoide si ebbeJ'eazione positiva in lulLi i casi es aminali da Archard e in quelli numerosi osservati da Widal e Sicard. Menelrier non avrehbe tr·ovata la r eazione in un caso dig rande e ra pido s pandi mento pleurico lif •so, ma ciò viene spiegato dai precedenti osservaLori sos tenendo che il difello provenga dalla rapidità colla quale il s iero trapela dai vas i e dalle modificazioni che eventualmente il plas ma sanguig nopuò subit·e per tale fatto. Analogamente succede delle lagrime. Se con pipPtta s mussata e s terilizzata si raccoglie una lagrima da ll'angolo interno dell'occhio di un tifoso si provoca con es~a la reazione agglutinante ; ma s e si fa inalare all'ammalalo delrammoniaca in guisa da provocare un'abbondante sec1·ezione di lacrime, non si riesce più con queste & provocare l'agglu tinamento caratteris tico (Witlal e Sicard). Nel liquido perica!'clico tolto all' aulossia di tifosi non st potè dimostrare potere reattivo s pecifico. Invece nel s iero di vescicatori applicati a tifosi tale pote re era evidente mentre fu negativo in polmonìlici pleur·itici ecc. Dei dubbi s ulla specificita dt:lla reazione vennero avanzati


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da qualche osservatore e specialmente da Achard e Bensaude i quali ricercando la distinzione dei tipi microbici per mezzo del siero di animali infellati sperimentalmente e la diagnosi della natura delle infezioni per mezzo del siero dagli ammalali, rilevarono due cause d'incertezza : 1° Certi campioni di b. di Eberth si lasciano meglio a gglutinare di altri dal siero d i ti rosi; 2o Esistono dei tipi bacillari mollo vicini al b. tifico ma che ne debbono tuttavia essere distinti per quanto essi non si comportino in modo m o llo Jiffet•ente rispetto al potereagglutinante. Questi A. avrebbero esaminati tre lipi di tali bacilli cui darebbero il nome di paratiflci. L' uno proveniva dall'urina purulenta di una donna presentante qualche carattere tifoso, l' altro proveniva dal pus di un'artrite sv.iluppatasi nel corso di una m a lattia mal determinata ma ras- · somigliante alla febbre lifoid~, il terzo era il bacillo dellapsillacosi. Tutti tre questi. campioni avevano comuni i caralleri culturali non reagivano sul latlosio e s ul saccarosio e ~ubivano l'agglutinazione per mezzo di siero lifico. Widal e SicarJ obbielLano che le ricerche comunicate dai precedenti osservatori sarebbero complete qualora essi avessero dimostralo che il siero degli individui alfelli dalla pielonefrlte, dall'ascesso articolare e della psitlaco~i ha potere a~glutinalivo sul b. di Eberth. Ciò non venne fatto che nel caso di pielo nefrite in cui si constatò che su 14 campioni di bl'odo eseminali solo 4 volle si ebbe· una leggiera agglutinazione restando appena nel limite di diluzione. Ma il siero dei tifosi rPagisce sulle culture litìche l'Ilio stato nascenle in diluzione di t su 60 e persino di 1 su 100. Qua n :.O al bacillo della psittacosi il quale come si sa presenta molti caratteri simili a quello del tifo, questi A. praticai'Ono speciali ricerche dalle quali conchiusero: 1• Se tti mescola il siero di un uomo affeLto di febbre tiroide a una cultur·a giovane in brodo di b. della psittacosi nella proporzione di 1 su iO si vede formarsi degli ammassi microbici, ma in generale più piccoli, pii.! serrati che quelli dovuti al b. di Eberlh. Allorché si porta la proporzione della..· •


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mescolanza a '/, . 1/,. o '/,. arri va un momento in cui non si ·trovano più amma~si nella psittacosi mentre essi sono molto net ti se si tratta di ti fo. 2" L'l diff.:r enza è molto più marcata se la reazione si pr ovoca sui bacilli allo stato nascente. Così se (topo aver mescolato del siero tiflco a brodo ver·gine nel la propor zione di t pr r· .l() o l per 60, si semina un tubo con b. ti fico ed altri con b. della psillocosi e si mettono in istufa a 3ì0 , dopo qualche or a si può ~ia osservare che mentre i pr imi sono chia ri, traspar·Pn ti, con ammassi tìor:conosi al fondo, gli allr·i invece presentano un intorbidamento per! ello. L a reazion e di W1dal è dunque uscita vi ttoriosa dalle nume1·ose prove sub ile e sebbene resti alcun dubbio sul suu assoluto valor e specifico pur e pare ce1·to che, per· la sua sensibilila ed anche per la facilita e prontezza con cui può esse1· eseguita, mer·i ti d1 prendere posto nella clinica accanto ai m ezzi più comuni di diagnosi nella febbr e tifoide. F. C. M .

Sulla dlapoll della febbre Uroldea. - (L!JO!t médical, N. 37 del 1806). Il dott. Paolo Courrnont in una delle sedute tenute nel luglio scor~;o in Lione dalla So ~ieta delle scienze m ed1che, fece un' importante comunicazionP. sulla .siero·cliagn.osi della febbre tifoidea, le cui conclusioni sono le se~ueo li : L!! reazione del si~ro dei tifo~i su l bacillo dell' Ebe1·th fu posi li va in nove casi di febbre lifoiclea conclamala; uegativa in due casi dubbi. Avendo, il sier o dei tifosi, come altri sieri, un'azione coagu lante sulle cuiLure di bacillo coli, di bacillo del L olfler e del o stafilococco, la reazion e di un siero tilìco eopra un bacillo non pr ova che quesLo sia il bacillo de!l'Eber lh, e la reHzinn e posi li va di un sier•o patologico sul bacillo coli, non prova che si tratti di febbre tifoidea. I n ogni modo il metodo della siero-diagnosi del Wi;tal può dare i n clinica r eali vantaggi, a condurrà, se bene studiato, . alla p~'<ognosi di questa malattia. T.

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PHBIPFER e KoLLE. -

Bloerohe aperlment&ll nelruomo nlle lllOOult.zloD.l preventive oontt'o U Uto &4doml11&1e. - (Deutsche mecl. Wochensch r ., 1896, p. 735).

Gli A. accennano a gli espe rime nti di Hatlldne e di allri -undici suoi seguaci, s ulle inoculazioni preventive contr o il cholera ac;iatico, praticate s u circa 100,000 indigeni dell'India -d uranl~ il decorso a nno. Questi r.cercutori iniettarono solto la cute culture di vi·brione colerico seguendo il processo seguente: P rima '/ 11 di cultura in egar di b. ucciso; cinque giorni dopo la stnssa dose di b. vivo, cinque giorni dopo nuovamente 1/ 1 di colonia viva. Da numeros e statistiche ed accurate singole osservazioni su gruppi di uomini viventi approssimali vamente nelle stesse eondizioni, una parte d .ai quali e1·a inoculata ed un'a.llra no, <:ome dai ra pporti di ufficiali meclici ingle!-'i, tra gli altri pror. Simpson di Calcutta, risulta il fdtlo non dubbio che gli individui vaccinati col metodo di Haffkine pos$iedono un considerevole potere di immunità contro l'inf.azione naturale del colera. · Esperimenti di laboratorio praticati dagli A. a controllo -del metodo di Haffkine, sopra Hl uomini, hanno di mostrato come qualora questi avessero rice vute parecchie int>zioni di .cuiLure vive o morte di colera, nel loro sangue compa1•ivano inaUese modificazioni altatnen te specifiche. Nel mentre infatti il siero no.rmale dell'uomo protegge dall'infezione colerica intraperilonale le cavie se contem po· raneamenle ad un ·ansa di coiLura col et· ica in agar s i iniettano 0,3-0,5 cm. di esso; il siero invece degli uomini inoculati di colera ha un potere preservati vo ne\ la dose di pochi milligrammi eù anche eccezionalmente di frazioni di milligrammo. Uguale potere possiede il sangue dei convalescenti di colera e quello degli animali inoculati recentemente con .dosi crescenti di vibrione colerico morto o vivo se condo il metodo di Pfeilfer . Poichè queste ~ricerche sulla immunizza;?:ione dell'uomo -contro il <:olera diedero così buoni risultati, era opportuno ricercare analogamente come l'uomo si sarebbe comportato 5


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di fronte ad inoculazioni sottocutanee ùi piccole dosi di b. tifìco preventivamente ucciso. Fu adopel'ala una cultura di tifo ollenuto due m esi a vanti da una milza lifìcfl, c Ili cui purezza fu assodata pet• mezzo della r eazione specifica col siero di un convalescente di tifo. Bastava 11f10 di ansa di coltura fresca in agal' (l ansa = 2 milllgt·arnmi di massa culturale umida) diluita in 1 cm. di liquido pet· uccidere sicuramente una cavia di 300 gr. mediante iniezione intra periloneale. Altra pr·ova della virulenza di questa cultura er111 data dal fallo che 0,3 cm. di siet·o indice, 0,5 cm. di siero normale dell'uomo non bastavano ancora a neutralizzare il poler·e di un'ansa di culturd agar di 20 or·e. Per le iniPzioni vennero seelli uomini sani o quanto meno non afl'~lli da febbre, i quali uoo fosseL'O mai sl~;~ti colpili da tifo addomiual ~:~. Il mater·iale di iniezione ero tolto da agglomerati di cul Lura tifica in agar stemperate nel brodo. 1 cm. ù:i quei rigonflamenti conlrene cil·cA 2 mmg. di coltura agar. Questo materiale vsn i va :sLerilizzalo mediante il soggior·no di molle ore nella stura da iucubazior1e a 56• e veniva in seguito pr·ovula l'assoluta scompar sa di germi vi\!Huli trapiantando parecchie ~occie di esso in b!'odo nutritivo. s~ dopo 2i ore di permanenza di questo brodo in istufa non si aveva sviluppo di germi, il materiale era usato per le iniezioni Si iniettava ogni vol ta 1 centimetro di sostanza bene dilui la sotto la pelle del dor~o. Alcune ore d·lpo l'iniezione, il più dei casi due o tre ore~ si manifestavano i primi sin tomi di reazione, consislenli m brivido, capogiro, senso di malessere e dolore nel punto di iniezione. Le temperatur·a si innalzò sino 11 38•,5; sonno alquanto agitato nella nolle successiva all'iniezione. Nel giorno successivo la temperatura ascendeva ancor·a alrp1anto per ridiscendet·e presto al nor·male. Non si• osservarono mai infiltrazioni nel punto di iooculazione e nemmeno ascessi. l n ogni caso venne praticato a vanti l'iniezione un salasso per provare il potere preservati vo del siero otlenuto contro l 'infezione i'otraperiloneale tiflca delle cavie.

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La stessa prova venne ripe tuta alcun tempo dopo l'iniezione al più tar.li 11 giorni dopo. Segue l'estratto del pro tocollo di laboratorio in tre tabelle comprendenti i risultati delle varie ricerche che possono riassumersi come segue: Una iniezione di minima quanlità di cultura tifica uccisa, provoca nell'uomo specifiche moditlcazioni del ~angue rilevabili gié dopo sei giorni, che sono per lo meno dello stesso valore di quelle gia osservate nel sangue dei convalescenti di tifo. Per quanto noi ora conoscia m o s ulla immunita nel tifo addominale. è piil che probAbile che questa immunità sia daVi nell'uomo ~ria Ammalato di tifo, dall'apparizione nel sangue di sol!tanze battericide. Ammessa per vera questa coogetlurs, possiamo inferirne che le iniezioni profilaltiche CO'l colture tifìche uccise siano in grado di indurre un'immunità J i pari grado e durala. di quella dovuta alla infP.zione tifìca naturale. Le analoghe ricerc h e di Haffkine s ul colera el~ molte mi~lioia di iniezioni da esso praticate con successo ci autor izzano mt~ggioro1ente a pensare in tal modo. Q ue~ t.e iniezioni potendo esser e praticate facilmente e pron· tamente tla ogni medico pratico, senza bisogno rli particolare tecnicis mo, purché 11li sia s omministt·ato il materiale da iuiellarsi, giova sperare che possano trovare una larga applicazione in determinate circostanze, come p. es. nello infierire di uoa intensa epidemie. l a pa rticohn• modo richiamiamo l'attenzione sull'importanza che I]Ueste vaccinazioni polr'ebbero assumere in casi di guerra per la pt•ofilassi del tiro addominale negli assedii, ùurante i quali la storia delle guerre ci insegna come spesso intere armate siano state decima le da tal flagello. In ulteriore comunicazione gli A. promettono fornirci altri raggua ,:tli su questi studi. F . C. M. PBElFPER e K oLLE. -

Reazione apeo!Aoa lmmanlzsante del baoWl tlAol. - (Zeiischrift jiir Hygiene und Injekiionskrankh., V. XXI, 96, pag. 203, 2!6).

La reazione immunizzante dt Pheiffer rispetto al b. lifico ha lo stesso va lore di quella da lui ~tesso scoper ta per il •


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vibrione colerico. Nel lavoro citalo gli A. giungono alle seguenti conclusioni: 1. Nel siero dei convalescenti di tifo esi!Stono sostanze le quali in picco lissima quantità intl'Odotlo nel corpo delle cavie esercittmo potere battericid C1.'ntro il bacillo del tifo. Questa virtu battericida del siero non é da attribuirsi a l contenuto di cor pi già esistenti nel siero stesso; ma devesi ammettere che in seguito all'introduzione di essa nel corpo delle cavie, avven~a nell'organismo di queste una rl'azione per la quale le parti r·eagenti del siero (Antik6rpe1') prima inattive subiscano una a tti va modificazio ne specitlcamcnle

baller·icida ; 2. Nel siero san~uigoo dei convalescenti non riesce tlirnostra1·e la presenza di corpi dotali di virtu antitossicf\; :3. Anche il siero di individui in s tato normalt~ od anche so/l .. re n ti per malattie beni;.rne, spiega una ce1·ta aiion(l contro l'infezione tisica intraperitoneale delle cavie; ma tr·a que:;Lo sier o e quello dei convalescenti di tifo esi,;te una differenza quantitativa ed una qualitativa per ri guardo alla r eazione Cliralteristica. La diffel'enza qunutitativa consiste in questo che 11 siero normale può a~ire come il siero tifico soltanto in dosi 20 ed anche 100 volte supe1·iori a quest'ul timo. La ditlc renza qualilali\'8. e nella mau0anza di Vil'lÙ specifica nel siero normale; 4. Al conlrariio l'azione delle sostanzE:> ba ttericide del siero di già tifosi é specifica, poiché essa si esplica esclusivamente sul bacillo del tifo, e non mai sui similtifo. Essa può pertanto setvire pe r distinguere il vero tifo b. dai bac illi affini o simil i. Pe1· converso le sperifice alter·azioni del san~ue ci possono ser vire per una ulteriore dialo!nosi di tifu in individui convalescenti; ii. La dimostrazione di sostanze specificamente battericide nel sie1•o d ei convalescenti di tifo forni8ce nuova prova della esclusiva azione e ziolo~ica e Jella specificità del tifo b. nel lifo addo minale dell'uomo; 6. Nel f.iero di cApre immu11izz.ate con dosi crescenti di ballet·i tifici vivi od uccisi, sono dimosfl·abili sostanze specificamente battericide come nel siero di convalescenti. Si-

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nnra però non è riuscito agli A.. di ottenere dal sangue delle capre tale quantità di dette soslanze da potersen e servire con speranza di suacesso a scopo te rapeutico nel tifo umano; i. Anche nel sier o di capre inoculate non può esser dimost1-ata la presenza di sostanze antitossiche. F C. M .

H\VISTA CHl RUBGICA Prof. Cozzotti'IO. - I corpi eatrauel nelle oavltà. aurtoolarl. - (Rio. italiana di terapia e iyiene, 1896). Sono due lezioni cliniche falle nell'anno scolas tico l o95-96, nelle quali dopo ~;n cenno storico sulla letteratura sui corpi estranei ed un cenno anatomico s ul condotto uditivo esterno, sulla var·ielà dei corpi estranei, s ui sintomi subb!ellivi, s ulla sindrome riflessa che qualche volla può giunger e fino a quella del meuipgismo otitico, sui s intomi obbiettivi, tlogistici, seLtici, insiste specialmen te sull'intervento lerapeutico mo~l!·ando i danni grandissimi che ne possono derivare da i tentalivi fa lli alta cieca per la loro estrazione. Anzi tutto bisogna accertars i oloscopicamente dell'esistenza del cor po estraneo e per questa osservazione da le norme più opportune e s icure. I ndica i ct·iteri per svolgere razionalmente le varie indicazioni otochir·ur g iche per l'estrazione e passa in rassegna i di versi mezzi : irrig azioni tiepide di una soluzione di acqua sterilizzata a l sublirnato corrosivo al mezzo per mille, alcoolizzala al 20 p. 100 e con 20 a 25 centigr. di mento lo; ma novre con s tr umentini che a giscono dall'alto in basso e dal di dietro in a vanti del corpo estraneo sempre però colla guida dell'otoscopia e preferibilmente dopo clorororrnizza~ione del paziente, avendo cura di usare s trumenti semplici e proscrivendo tutte le pinze di qualsiasi forma e dimensione; otochirurgia radicale. A proposito di questa egli dice che bisogna ricorrervi d'urgenza ogni qual-


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volla sono slali p1•aticati lraumatismi pei quali si è ristretto il calibro del condotto, si è perforato il timpano, è sono a sportale o no li due primi ossicini, tanto più poi se vi é febbr e con sintomi di nis tag mo, di edema della papilla ottica, eec., o se vi sono g ià in campo sintomi meningitici. Il processo o per·ativ0 é il seguente. Appena cloroformizzato il pazieute, s i procede al tag-lio der.iso t·etro-auricolare, fino al perios tio mastoideo, dall'alto in basso rlel sol co retroauricola re, dis tante da questo qualche ce n ti metro per non e ssere disturhali dal sang ue e dover pt·oceder e H l ap plica · zione di pinze emostatiche o ad a!laccialut·e di arte rie. O" po di questo si fa il distacco dei lembi coi r aspatoi e specialtnen•e del lembo aote t•iore che tras porta s eco, s enz'altro, il condotto carti'agineo. l n questo modo s i vedra il corpo e s traneo che si leva con uucini, cucchiaini o palettine spe-· ciali. Dato il caso che non s i trovi il corpo estraneo, ma a w ndo dati sicuri della sua esistenza, si deve ricort·ere all'ar-ertura dell'antro mas toideo procedendo col me todo ante ro laterale dell'autore nel suo secondo grano: s e poi esso è i n CJualclle !acuna della parete antl!ro- iure:-iore del condotto o incastralo uella s inuosité. dellt1 par•e te ,:ri11gula r·e della cassa. si sonderà colla massima Jt:llicatezza pvs~i bile.

te.

Oallgll cervtoaU tuberoolo•t tn relazione col denti oarlatl. - (Jou.rnal de médecine et de chirurgie, novembre, 1806).

H uGo S-rAncK . -

Le porte d'entrata delle malattie infettive e specialmente d ella tubercolos i sono soveuti cosi oscure cl•e il lavoro del dott. Hugo Starck pubblicato nella Rei'Ue d e la tuùerculose sopra ques to ar·gome nto presenta un grande interesse mettendo in evidenz~:~ un processo di contagio ttncora pocbissimo conosciuto. Eg li dimosll·a dapprima che in un gran numero di fanciulli affetti da adeuite cervicale, questa adeuite è in t'apporto con nn a lesione dentaria. Sopra un totale di i '13 fanciulli afleUi da a de nite cervicale egli ha potuto stabilire che nel

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CHIRURGICA

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<~<l p. 100 degli individui esaminati si poteva riferire lo svi-

luppo dei gangli cerv iCAli alla presenza concomitante di una carie dentaria. Inoltre, ~i constatava che i gangli corrispon· de,ano quasi sempre alla sede dei denti cariati, che per la carie del lato sinistro i gangli risiedevano a sinistra e clte se gli ultimi molari erano car iati, i gangli si trova vano an· che nella regione dell'angolo della mascella; che, per allr·a parte, nella carie degli :uci!"ivi le adeniti esistevano ella parte ant~riore od all'allro lato. In m olti casi si notava anche un rapporto di tempo fr·a le due affezioni, precedendo rrequeotemente il mal di d e nte lo sviluppo dei gangli ed es· sen!lo la èarie la prima pt.>r data. Si poteva anche riconoscere una relazione tra l'estensione dei due processi, perché, nei casi di carie dt vari denti, si ~ enliva sovenli una ''erEI. corona di gangli; quando la Mr•ie era meno avanzala, sopra tu lto se la polpa non e ra scoperta, l'affezior.e gaoglionare e r a minore . . Per altra perLe, Odenthal è giunto con esami simili ad •·lenlici risultati f'd ha dimo~trato anche che occa sionai mente il ''irus tubercoloso potevtt penetrare por la via dei de nti cariati nell'organismo e produrce cosi una tubercolosi ganglionare. Starck ha pure avuto l'occasione di osservar,e vari casi di adenite tubercolare in 1•8 p porto con la car·ie dei denti senza però che sieno stati trovati bacilli nei denti cariali ; ciò cho si spiega col fatto che i bacilli possono distruggersi nell11 p:>lpa dentaria putrefatte . Però, ìn due casi, questa r icercu ha dato un risultato posi ti v o. Questi casi dànno, dal punto di vista della t,e rapeutica e della prognosi alcune indicazioni importanti. Fara d'uopo, .10 ' lutti i casi di adenite cervicale tubercolosa, assicurarsi dapprima se si tratta di 11 n 'a tfezione puramente locale o se i &angli devono essere considera li come un sintomo di una diatcsr tubercolare, della scrofola . S e i sintomi po'mona1•i, i ca:arri mucosi frequenti, sopratutto i sintomi e l'abito della serorola mancano, si dovranno considerare i gangli come wn~ tubercolosi locale. Sarà necessario alloro trattarli come tah con l'avulsione del dente e colrestir paziooe del ganglio.


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Questi fatti dimostrano ancora qua nto sia importante l& cura dei denti car iali; avendo cura dei denti si farà la migliore profilassi contro la magjlior parte delle infezioni. Oltrea gli ingorghi dei gangli cervicali, si eviteranno anche le infezioni che si ha l'abitudine di designare come criptogene. Forse anche i tumori maligni osservati nelle regioni cervi-· cali e mascellari diventeranno più r ari. In questi ultimi'temp~ furono osservati casi di sarcomi e di carcinomi di queste regioni che a,·evano un aspetto grandemente infettivo; l'esistenza di denti cariaLi dal medesimo la to imp0neva l'idea· che avesse forse potuto esservi un legame misterioso tra essi ('d i! tumore. La causa determinanti', che fluo ad or& ci é ignota, non potr ebbe essere penetrata nel corpo per la via dt:~i denti cariati 1 AlM É Gur~ARD. -

Lap&rotoml& preoooe nelle oontuelont dell'addome. - (Gozette d es Hòpitau :c, N. 123, i896) .'

Ecco il riassunto di una comunicazione fatta dall'Autore· a ll'Associazione france~P di chirurgia. Quando l'intestino è perforato in seguito ad un tr·aumati_, smo dell'addome, si avranno tante maggior i probabilitA ù~ guarire il malato quanto più presto si potrà praticare una operazione. Il successo in simili casi é r iservato sopratullo agli interventi precoci. L'Autore fu chiamato a prestare le sue cure a due ferili che avevano I'icevut o, l'uno un pesante pancone sul ventre, l'altro un violento calcio di cavallo sull'addome; egli praticò la lapurolomia ed in ambedue ha riscontrato una rottura dell'intestino con uscila di j:ras e d~ materie nella cavitA peritoneale. srortunat.amenl€', al momento dell'operazione, l'accidenl~ datava già da trentasei ore ed i due malati morirono, l'uno quarantadue ore, l'altro venli~ei ore dopo l'operazione, non· astante le iniezioni a dosi elevate di sie1·o artificiale nelle vene. In un terzo caso, al contra rio, l'Autore olleune un brillante risultato. Una gi(•vane di venli anni aveva ripo r lat.o in un& r issa, davanti l'ospedale di Saint-Louis, un colpo di colleiJ()

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CHiltUR.GlCA

nell'inguine sinistro. L' Autore s i trovava all'os pedale ad operare un'ernia strangolata, quando l!li ru port~ta la ferita. Egli p(\\èquindi intervenire immP.dialamente: egli suturò due perforazioni dell'intestino gracile ed una larga lacerazione del mescnlerio, per la quale une \'Oluminosa ar ~eria dava mollo sangue. L'operl\la guarì in pochi giorni senza la minima complicazione, benché non fosse stato messo drenaggio. Egli è convinto che questo su ccesso è dovuto in perle alla prec.ocità dell'operazione; e ehe se gli altri due operati sono morti , si è perché l'intervento non è s tato abbastanza sollecito. L'Autore richiama l'atlenzione sui due sintomi che gli sembrano più importanti per diag nosticare la perforazione dell'inlestino in CAso di contusion E:: dell'addome. 11 primo è-la sooorilà tim panico pre-epatica, ed il secondo è una contrazione dei muscoli addominaìi che impedisce completament-e qualsiasi esplorazione manuale profonda. l maiali, io simile caso, hanno il ventre piultosto relralto· che gonfio. Disgraziatamente all'inruori di questi due segni, che l'Autore considera come palognomonici della pei·forazione traumatica dell'intestino, il più sovenli è veramente impossibile fare la diagnosi. Per questi c ttsi egli consiglia una bottoniera esplo1·ativa . precoce. Invece di temporeggiare e di attendere che qualche renomeno grave perme tta di fare la diagnosi e forzi la mano al chirurgo, perché non interve nire immediatamente in lutti i traumalismi gravi della parete addominale r In simi!i casi, egli consiglia la seguente regola. Fa d'uopo praticare al disopra del pube, sulla linea mediana, una bottoniera t.li due centimetri. Se, come è a ccaduto nelle a uzideLte osservazioni, si riscontrano nella cavita periloneale dei gas, delle materie fecali o del sangue , si ingrandisce rapidamente la incit~ione e si cerca la lesione viscerale; se, al contrario, lacavita periloneale è intatta, si chiude la bottoniera stretta che si era praticata. In quest'ultimo caso, si può afferma1·e, secondo l'Autore, che non si' a~grava per nulla lo s tato del rer·itl), e che l'ùperazione è assolutamente innocente al pari di quella che consiste nel pungere il peritoneo. Se questa·


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pratica si generalizzasse, non si lascer ebbero mai pas sare ina vve rtite pet' trent11sei o quarantollo or•e lesioni intestinali che l'acilmente si potrebbero s coprire con inter vento facile e s emplica. L'Autore conclude quindi dicendo che la bottoniera es ploratrice immediata deve sempre essere praticata nei casi di contus ioue grave dell'addome; s e la cavit.A peritonea le cvntiene gas, liquidi l'e lidi o san g ue, l'operazione diventerà eut's tiva; se no, s i chiuderà la boltooiet'a che non avrà cerlament~ r ecato alcun danno. Si avrà la certezza con questa pratica di non _lasciare passare inavvertite lesioni fatalmente mortali che possono, per· la clurata di ventiqua llro ed anche di t1•entasei or e, 11 0 11 manit'lolstars i con alcun s intomo carat·teri s tico. VIGNERON. -

IntezloDl perluretralleloro oura. - (Ga~ette

1/1?8 H ripitau:r.,

N. 124, 18\l6).

Vign ero n ha comunicalo all'Associazione Ft·ancese di chi•·ur~ia i risultati del suo s tudio sulle infezioni pe1·iuretrali. L'infezione delle g hiandole uretrali è una complicazione frequ ente delle ure triti. I n sei casi, s uscellibili d'intervento nei quali egli l'ha riscontrata, e ssa ris iedeva nella prima por zione dell'ure tra peniana. Essa può limitarsi ai cui-di- s acco g hiandolari, od ollrepassar·ne le pa reti, g uadngnare il tessuto cellulare peri-ghianclolare e produrre a scessi periurett·ali al! o ra di un cer to volume. Abbandonali a sé, questi ascessi lascia no una cavita infetta impossibile ad esser lavata, che si vuotano male oetl'uretra , nella quale mantengono la s uppurazione continua od inter mittenle. Sove nti anche essi si aprono ver so la pelle c cagionano allora di più le noie di tulle le fistole esterue. Anche quando si è otte nuta la disinfezione e la cicatl'izzazio ne sembra perfe tta, è provato in due delle anzidette osservazioni che un ùive1·ticolo· profondo può persistere verso l' urelra. In caso di nuo va infezione uretra,le, si conl;tata allora la comparsa di nuovi a scessi periuretrali nei punti già · CO li laminati.


Cliii\URGlC A.

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St devono e"ilare quesli accidenti lrattandò ehirurgica- . mente qua !si asi glliandoltt infetta, a più forle ragione qual-siOl'i ascesso o fistola. Nei sei casi l'inter vento é stato il seguenle: n) apertura larga dell'ascesso ed incisione del lt•agillo fistoloso ; IJ) eliminazione della parete della raccolta o d.el tra~riLto e distruzione deÌ lembi che possono persistere co l cucchiaio

tagliente; c) disinfezione della piaga col liquirlo appropriato alla na· tu l'a JeH'mfP-zione ; d) sutura, se possibile. :Sei giorni s usseguenti !!'i dovranno conlmuare le lava· ture uretrali, ma con debole pt·essione. Il risultato è stato perfetto nei sei cas i. La riunioue per prima intenzione é stata ottenuta in quallro cas i s opra cinque, in cui essa è slaf.a tentata. La cicatrice s i è mantenuta n!'lle sei osservazioni. Il reslrin~i mento nretra le soventi antico e ribelle é scomparso rapidamente appena si é chiuso il focolaio pel'iuretrale.

Opportunltà deU•Intervuto ohlrurgloo nelle perlton1U della febbre ttroldea. - (Gazette des HopitauJ:, N. 12•, 1896).

DtELL\FOY.

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Dieulafoy ha fatto all'Accademia di medicina di Parigi una ~omunicazione su questo argomento. Dopo a v·e r acc~nnato .Ili servigi r esi dall'intervento chi rurgico nelle peritoniti append icolari, neUe per·itonili tubercolari, Die·ulafuy esprime il parere che anche la febbre tifoidea deb ba. u s uo turno, in certi c&si, fare parte del patrimonio della chirurgia. Sono no li , infatti, ì servi~i che la chirurgia rende in molte varietà di pe rilonite. Ora é il caso d'intervenire chirm·gicamente nelle peritoniti della f~hbre tifoidea 1 Ta le è la questione clae Dieutaroy ha sottoposto a ll' Accademia .. Si notano, n dla febbre tifoidea; due categorie di peritonile; la peritonile p er perfor azione intestinale e la peritonile per


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RIVISTA

propagazione. La peritoniLe per perforazione, nella febbr& tifoidea, si stabilisce s oveuti in un modo insidioso. Dal quindice8imo al diciottesimo giorno della malattia sopraggiungono vomiti, melteùrismo, qualche dolore al ventre. Ma lulli questi fenomeni sono poco pr onunciati e la mag~io r parte, d'altronde, esistono gia fin dall'inizio della malattia. Si deve tener conto allor·a della temperatura. Otto volte su dieci, si constata un brusco abbassamento di essa. Questa carluta brusca , che può andare fino a 4 o ;:, gradi, é un segno della piu alta importanza in favore di una perforazione intestinale. Per c ui in un malato di febbre. tifoidea , nel quale, verso il quindicesimo o diciottesimo giorno, il ventre diventa gonfio, doloroso, e che abbia vomiti, singhiozzo e presenti questa brusca ipotermia, si può fa re la diagnosi di per•forazione intestinAle. Vi sono ca ~i in cui si osser va parimcn'li una caduta brusca della temperatura, la quale, da 40•, per esempio, discende bruscamente alla normale. 8enza però che il malato pe~~iori, anzi al contrario; vi sono a llri casi in cui questa caduta va fino alla ipoLermia, in cui, nello ~tesso tempo, par e che 11 malato stia peggio e pr e8enLi alcuni nuovi sintomi. N el prima, tutto mi gliora; nel secomdo, tullo si aggrava. L' uno si avvia verso la guar·igione, nell'altro succeùe una perfor a:t.ione. L'emorragia intes~inale produce egualmente un rapido abbassa mento di temperatura; ma, in questi casi, anche quRndo non esiste malessere per mettet•e sulla via della diagnosi, ls tempe1·atura dopo di essersi abbassata, quasi subito risale. Quando coll'aiuto degli anzidetti segni, e specialmente con quello dell'ipotermia, si può dia g nosttcar·e la perforazione intestinale, la prognosi diventa e!!'tremamente g rave. Nell e periLonili per propa gazione, Dieulafoy r·itiene chP. si tratti il più spesso di una perilonile per· perfo razione appendicolare. A fian co di questa va•·iet.a esiste un terzo tipo. la perilonite tifoidea appendicolare o a ppendicita pa ra-tifoioea. È, insomma, una vera appendici te che si)viluppa in un tifoso. Se si tr·a tta di un'appendicite fa d'uopo ricorrere al trattamento chirurgico dell'appendicite. Ma in presenza di una perforazione intestinale come deve comportarsi il chrrut·go r

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CHIRURGICA

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Lejars hs riferito 26 osservazioni di laparotomie praticate in questi casi, sui quali s i sarebbero ottenute 6 guarigioni. Ma le osservazioni non furono ben scelte e molte devono essere messe in dubbio. Dieulafoy fa quindi delle riserve sul valore di delle osservazioni. Ma egli ha avuto n el suo riparto il caso seguente. Un uomo, al sedicesimo giorno di un a febbre tifoidea, presenta lutti i segni di una pe1•forazione intcstiuale. Dieulafoy esi ta

ed attende. Nel giorno successivo il malato pe:zgiora; è incontestabilmente perduto. E gli fa allora eseguire subito la laparotomia. Si riscontra di già un liquido purulento E'd una perrorazione a 15 centimetri al d i' sopra del cieco. Si chiude questa perforazione e si termina l'ope razione. L'indomani si nota un miglioramento. Durante plcuni giorni si constala un miglioramento l'es le. Poscia il malato pPggiora, cade nel collasso e muore dieci giorni dopo l'opel'azione senza nuovi acciclenti. All'autopsia si constata che la sutura aveva tenuto perrettamente, ma che si erano raue altre perforazioni più sopra. Questa osservazione dimostra che una sutura intestinale, fatta in piena peritonite di febb r e tifoidea, può tenere molLo bene . Dteulafoy conclude il suo studio n eì seguenti Ldrmini: 1• Nel caso di appefldic it.e tifoidea e di peritonite tifoidea appendicolare, l'operazio n e si fa nelle migliori coodizion i; essa dà i migliori risultali , pm•chè l'intervento sia fatto in tempo debito; 2" Nel caso di peritonite lcfoidea per perforazione, l'operazione rla al malato qualche probabilità di salvezza. La difficoltà sta nel praticare l'operazione nel momento opportuno; 3" Malgrado le ulcera.zio ni intestinali, la sutura dell'intestino ha per risultato la cicatrizzazione della perforazione e quindi é motivato l'inter vento chir urgico. BoNtVENTO. - La ma•totdlte pur11leuta e la trapanaslone 4ell' apoll1l ma•tot4e&. - (Rioista Veneta di 3cienze mediche).

Dall'accurata monografia del dott. Bonivenlo, assistente presso l'ospedale civile d i Venezia, togliamo alcune considerazioni che potranno riuscire interessanti ai colleghi,


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massime ora che la trapanazione dell'apofisi mastoidea sr pratica su vas ta scala negli ospedali militari. Fatta la diagnosi di mastoirlite, si deve sempre procedere· alla trapanazione dell'apofisi? Il Tillaux scr ivechs in quasi tutte le otiti acute, il canale dell'antt•o l'antro e le cellule mastoidee, sono prese s uccessivamente, e il Politzer afferma di avei· trovato pus nelle cellule mas toidee di individui che io vita avevano avuto un'otite media suppu1·ata e nessun sintomo di mas toidite, pet·ci6, secondo questi autori, si dovrebbe praticare la trapanazione. Ma ci sono, d'altra parte, Gellé e Loewenberg i quali affermano di aver guarito s enza operazione la ma ~gio r parte dei loro malati, o tutt'al più, con l'incisione del Wllde. Dinanzi a pareri cosi diverlii, a quale dovremo attenerci? Ecco. Il Buch divide la mas loidite acuta in cinque forme. che possono r idursi a quattro: peri ostile esterna, conges tione ed ispessimento della mucosa , infiammazione suppurata, sclerosi. Quest'ultima si osserva nelle otor1·ee antiche a meno che la masloide non sia naturalmente sclerosata;. e la periostite esterna molto di rado ò indi pendente da ascesso intra-mt~stoideo; per la qual cosa tre sole sarebbero, in ultima analisi, le forme di mastoidi le. Ora dobbiamonoi, in caso di congestioue ed ispessimento della mucosa ricorre r·e subito alla trapauazione? No di certo, perché abbiamo a nostra disposizione i mezzi atti a far retrocedere la mas toidite giunta a questo punto, come, ad esempio, la perfl'igerazione della parle, il taglio del Wilde, le docce di at•ia, la perforazione della membrana del timpano, se essa. è inlep:ra; l'ingrandimento dell'apertut•a, se è p:i8 perforata, accompagnala con lavacri endo-auricolari. Ma se lulti questi mezzi non valgono, e si determina un'infiammazione suppurata della mastoide, allora la lrapanaziooe é una v~ra indicatio oitalis. Ma, si dirà, come si fa a riconoscere se trattasi d'una semplice congestione ed ispessimen to della mucosa, o di un ascesso intra·mas loideo ? La cosa, in ultima analisi, si r iduce a questo. Se vi ha sospetto, ma non certezza di suppurazione, si pongono in opera lutti i mezzi indicati: se con

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CUII\Ul\G-ll:A

tutto ciò i gravi sintomi perdurano immutati o quasi , a llora la raccolta inlra masloidea è cerla, e dopo 2' o 48 ot·e si deve pt·ocedere senza esitanza alla. traj)anazione. T. BUSli e·ffettt 4eH' eatlrpaslOJle 4elle gblaa4ole paratlrol4ee. - (La Rassegna di scien..e mediche, Modena, marzo-giug no 1896).

VASSA L E e GENERALI. -

Gli autori, dopo una rapida rassegna sulle esperienze praticate ultiroam•mte da Gley, MousSù, Hofm eis ter allo scopo di determinare il significato fisiolo,gico delle ~hiandole .paraliroidee di Sandstro m, comunicano, quale nota preventiva lllia quale promettono di far su~cedere un più compldo lavoro sull'argomento, una serie di esperienze fatte s u cani e gatti. Premesso che gli organi in parola non sono due, com~ er.ar;i finora creduto, ma quallro designali òa Kohn col nome di ccwpuscoli epileliali~nlerni ed esterui, ess i descrivono il quadro dei renomeni morbosi consecutivi all'ablazione dei medesimi, ris peltanoJo la tiroide, con questa sindrome: nei JIBlti, contrazioni fìbrillari, scosse muscolari, depressione psichica, a ndatura rigida e barcollante, innappelenza, lacli icardis, dimagrimento rapido, abbassamento di temperatura, nei cani : abbattimento psichico, tremori, paresi dei muscoli maslicaLori, tris ma, r igidità del treno posteriore, andatura inc.erla, debolezza muscolare generale, convulsioni, anot·essia~ vomito, palpitazione e dispnea, orine scarse qualche volta COI:I traccia d'albumina. l gatti morirono in media nel quinto giorno dall'oper-azione, i cani fra il te rzo e il quarto. Gli autori si ntengono autorizzaLi ad escludere che l'esito totale consecutivo all'estirpazione degli organi in questione sia d~t attribu irsi a complicazioni o peratorie o a lesioni tir.,ide.e e nervose vicine, e sono portati ad ammettere che ~li effetti funt'sli d~ tale estirpazione sieno legali all' abolizione della loro funzione specificu.

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RIVISTA DELLE MALATTIEVENEREE EDELLA PELLE GurARD. - Uao clella alrbaga nelle gr&nclll&vature ure-

tro-veaolo&lt. - (Journ.ol cle Metleein e et tle Chiru rgie, novembre ·t896). Le gr~ndi lavatut·c uret ro- vescicali, che sono entrate da qualche anno nella pratica per la cura della blenorragia acuta o ct·onica, sono generalmente eff'ettuate mediante apparecchi utilizzanti la pressione atmosferica: sifone, apparecchio a docc;a di Esma rch. Ciò nondimeno Guiard ha pubblicato negli An.nales des .maladies des organes gé nito- urinaires, un lavoro in cui ha dimostralo il vantaggio c he si lr ae sosliluendo al s ifone una semplice s iringa molto leggera , a scor·r imento mollo dolce, della capacità di 100 g rammi cil·ca . Guiard con sid~r-a la siringa come infinitamente pref~ribile a qualsiasi a pparecchio a pressione ; essa non esige alcun i m pianto speciale e può essere acl operata tanto nel domicii io del malato quanto nel gabinetto del med ico ; ma la sua grande superiorllà consiste in crò che, anche in mani poco praliébe, essa diventa uno st!•umento molto ~wnsi bile ed intelligente che sa apprezzat'e esall.ame nte la resistenza dello sfl ut"'rP, aum entare convenientemente ed immaotinente la peessione o diminuirla a seconda delle incl icazconi c he vaPiano da un momento aU' allro, esercitare per conseguenza un'azione dolce, melodica e quiudr anche inoffensiva. La stringa deve contenere '100 g rammi circA: più g rande, essa sarebbe dtfficile a man eg~iare ; più viccola, complicherebbe le manovt•e, poiché snrebbe necessaPIO riempirla lt•oppe volte per arr iva t··e ai 500 grammi di cui é costituila ot•ùinariamente una lavatura. Munito di una siffalta siringa, il me lico deve cominciare mollo dolcemente per riempire l' uretra anteriore; se egli la riempisse bruscamente con un' abbondante ondata d i


RIVISTA DI!.Ll.E llALA.TTl& VB~KREB E DELLA PEI.LE

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<olutione, provocherebb e ceTt.amenle la contrazione di tulte Il' !\Ue fihre muscolari. Appena egli sente cbe lo '31ìntera si contrae, egli attende a lc uni istanti, dop<) i quali esercita ùi nuovo una pressione dolce e progressiva che non deve mai essore spinta al punto da diventar doloroso, t•, durante questo tempo, egli i n vita i l paziente a rilasciursi come per orinare, od anche a contrarre gli sfinteri come alla fine tli una miuzione normale . Con questo concorso, deboli pres~io ni ries~ono. Cominciala la penetrazione del hqui.Jn, se s')praggiunge una contrazione dello sfintere, il dil•1 che pt·eme sullo stantuffo ne é avvertilo anche prima che il malato accusi una sensazione sgradevole; subito si diminuisce la pressione atte ndendo la scomparsa di quesla ~n trazione. Fa ù'uopo aggiungere che Guiard non adopera per queste 1avalure c he soluzioni deboli ; qua.ai sempt•e egli usa uno -soluzione di permRnganalo all' '/1,,.• . ' e rar·amente aumenta ti lttolo all' •;,_•. Egli raccomanda inoltre particolarmente di non raru le lavature che lenendo il malato in letto, pe1· ev•tare le lipolimie, ed infine, di cocainizzare l' uretra, almeno in principio, instillando 2 o 3 grammi di una soluzione all' 1/,.•, ciò che rappresenta soltanto 10 o 15 centigrammi -del meùicamenlo. T "R:-~owsKr. - l teroterapl& contro la .W14e. - (Archi o. .f. Dermatologie und Syphilis, bd. 36, N. 1-2). L'A .• dopo avere criticamente esaminato le ricerche si nora fatte sulla c ur a <Iella sifilide per mezzo di iniezioni di siero

ai sifthlici oppure di animali di varia specie sifìlizzali o no e dtscusso i risultati cosi poco soddis fac~nti sinora ottenuti, passa a descrivere alcuni esperimenti personali sull'argomento. Egli aveva. già osservato coma i cavalli giovani, al contrario degli altri animali, non siano complelamente refrattari a Ue inoculazioni intense e ripetute di virus sifililico e cbe sebbene 110n appaiano in vita manifestazioni siflliliche d1 S<.>rL8, pure alla sezione necroscopica si rinvengono focolai lj


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RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA I'ELLP.

morbosi nel fegato, nel cuore e nei vasi in tutto identici a+ quelli osservall nella sifilide umana. Sifllizzò due puledri mediante .l () o 50 iniezioni di mater iale sifilitico fresco, e ciò nello spazio di mezz'anno circa. Il ~iere> ottenuto da questi animali ser vi per iniellat·e 5 malati di sifilide recente ed uno di sifi li d~ terziaria. Mancò completamente ogni successo, lo malattia segui il suo ortlinar·io de· corso. Tre ammalati perdet·ono invece nel peso del cor po, il loro stato generale peggiorò, e si ebbe anche albuminur·ia; intervenne anche eritema e inoalzamento della temperatura .. L'A. conchiudendo posa la ipotesi che il mercurio non a f!isca ué come disinfettante né come neutralizzatore delleto~sine s ifilitiche, ma ben~l come eccitatore dei poteri di resistenza dell'organismo ammalato. E sulla base di questa ipotesi, per· vet·o non inverosimile, egE a ttualmente s i occupa nel tentare le iniezioni di siero di puledr i preventivamente assoggettali ad una cura di iniezioni di ('.alomelano~ Più tardi promelle riferirne i risul tali. F. C. M .

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RIVISTA DI TERAPEUTICA LANNOrS e LrNosst ~ ~. -

Cura 4el reumatiiUDO oolle appU-

oasloDl looall 4l aallollato 41 metlle. dical, :W sellembt·e 1896).

(Lyon mé-

Gli autori continuando alcune loro l'icerche ~ull'a sso rbi­ mento di certi medicamenti per parte della pelle sana, dimostr·ar ono che il salic:lato di metile allravbrsa facilmente l'epide rmide sa na ed appare in g ran quantità nelle urine e nelle materie fecali, o pen;:nrono che questa sostanza po~ tesse sostituire con vantaggio l'uso internu del salicilalo di soda. Essi applicarono il r imedio in 24 casi di reumatis mo, di cui 4 di reumatismo articolare acuto, H di re umatismo-

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RiVISTA

DJ TI!RAP KUTI CA

subacuto, 7 di reumatis mo cronico nodoso e deformante, 2 di re umatismo blenorragico. Il metodo d'applicazio ne fu il s e guente: dopo ovet' passato sotLo l'articoluziooe un largo foglio di gullaperca laminata, !li versa direttamente i l medicamento per mezzo di una boccetta contagoccie, poi ~i alza da una parte e dal· l'altra il foglio di g utta perca, ed infine si cuopr e il tu tto e SI assicura con ovatta e con una fascia . È indispensabile cba la rascialura sia ben fa lla e impermeabile, altrimenti i vnpori ~i d1lfondono per l'atmosfera e non allraver~ano la pelle. In tutti i casi in cui fu Psperimeotata questa cura si ebbe come primo ris ultato l a pronta scompars a del dolor e, scompart>a più o mP.oo duratura a seconda che ralfezione è subacuta od acuta. I n nes~un ca11o si ebbero fenomeni J(l· cali o generali dannosi. La dose fu fra i 2 e i 6 g1•ammi. Gli autori si lodano ass ai di ques to medicamento per la sua pronta azione analges ica, per il vantaggio che ha sul salici!ato di !!oda di agire dir ettamente sul punto ammalato, per la possibilità di farn e a ssorbire quantità anche considerevoli a pe~one che hauno un' mtolleranza gastrica per gli antireumatici di uso in terno. Essi dichiarano :di ave r e iavuto buoni risuJtati anche in altri casi di dolori periferic i come nelle nem·algie delle cloI"Oliche O dci neuropatici, n e i dolor i perifer ici dei tubercolosi, nelle neuriti degh alcoolisti.

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eu. 4el numaU..mo ar&looJ&re aouto • onuloo ooa le applioasloDllooall 41 .allollato 41metlle. - ComunicazioDP. dei dott. LANNors e LrNossr•R al congresso medico di Nancy. - (Luon m~dical, N. 38 del 1896). l risultati di ques ta medicazione sono abbas tanza incoraggianti, non soltanto nel r eumatismo, ma altresì in casi di dolori periferici, come le nevralgie dei neuropatìci e delle clorotiche, i dolori periferici dei tubercolosi , le neurili degli alcoolisti.


RIVISTA DI TERAPEUT!CA

Il salicilato di metile non produce localmente alcuna modificazione della pelle, soltanto si constala qualche volta una le)lgie1·a desquamazione, cho può anche dipendere dall'impermeabilita della medicatura e dalla diaforesi che essa produce. Alla dose di 2, 4 e G grammi, che gli autori hanno amministrati in molli casi, non insorsero mai fenomeni penosi come cefalalg ia, ronzio d'orecchi, ecc., il che costituisce un uotevole vantagg io del melo lo curativo. Un altro vAntaggio della cura locale é la possibilita di far assorbir·e quanlita anche consider evol i del rimedio a quegli indi viJui che hanno intolle.ranza gasi rica, il che, in pratica, è di un·utrlilà incontestabile. É 11101lo importante il fare con cu1·a l'applicazione del rimedio suJia pelle. E I!CO come procedono gli autori: Dopo aver fallo passare sotto l'articolazione un largo foglio di gutta-perca laminata, essi versano direttamente il lifJuiJo per me:tzo di una boccetta contagocce, sollevano il foglio d i gult~-perca e vi arrololauo sopra un po' di colone ed una fasci!l. Quando la dose u un po' elevala e il liquido scorre sulla pelle, gli autori so~liono mellt-re ii<ulla pelle stessa un piccolo quadrato di garza, cho trattiene il c::alicilato di metile per imbibizione. È indispensabile che l'impacco sia fatto bene e che sia impermet~biiP, altrimenti i vapori si diffondon o nell'atmosfe•·a e non hanno alcuno tendenza a traversare lfl pdle. Il snlicilato di metile costituisce i nove decimi dell'essenza di \Vinlergreeo, ricavata dapprima dalla Gualtieria procu.mùens, ed ·ora fabbl'icatu dall'industria. É un liquido di color d'ambra, di odore piacevole, che emette vapori a bassa temper•atura, quantunque il suo punto di ebollizione (222°) sin mollo elevalo.

T.


RIVISTA DI STA1'\ST\CA MEDlCA BtatlaUo& I&Dltarl& 4eU' . .eretto trauoete per il 189t •

(Paris, lmprimer ie Nati o nule, 1896}.

For;a media. - La fu r za media che hA servito di ba~e Ai calcoli della presente s ta l is lica é di due specie: forza totale e jorla presente. E v identeme nte nella rorza presente sono compresi ~:~ollanto gli effetti vam rnte presenti; mentre in quella lot.al\l sono compresi anche ' gli individui in licenza. Ecco la forza media di~t.iota per calt>gorie: Forza media totale

Forza mPdia presente

2 1,5 10 Ufficiali . . 37,667 Sotlutlìciali . . Soldati con p iii d 'un anno di ser·vizio . . • . . 278,660 Soldati con meno d ' ,ln anno di ser·vizio . . 208,534

193,348

. . 5~6,:J71

492,273

Totale generale

18,012

3t,179 246,734

Le proporzioni in r a pporto alla forza media suno calcolale sulla forzo media presente, per i mollili curati in ca>Scrma o nelle infermerie; s ulla fnrza media totale per quelli cur·all nello spedale. Mor:imento generale degli ammalati. - La statistica fr·anr..ese tiene anche conto degli ammalati per leggere indisposizic..ni curati nelle camerale. Però di questi non è data, com'è beo naturale, una classificazione nosologica, trattanlfc..si rer la maggior pa r te di indispos izioni cosi leggel'e e fugaci da non merit.are il nome dr malattia e da sfuggir e a una esalta definizione. Gli individui cosi curati furono in numero di 579,732, nella p roporzione cioè di 1,222 p. 1000 della forza.


86

R[VJSTA

l malati curati nelle infermerie reggimentali furono 182,t 14 CÌoè 38i- p. 1000 di forza. La pr·oporzione degli entrati varia come segue nelle varie categorie della tt•uppa: Sottufficiali . . . . . . . Sold11ti con più d'u n anno . Soldati con meno d'un anno Soldati di ambedue le categor·ie

98 p. HlOO 303 n 5:37 n

408

"

Come n ell'esercito italiano, anche nf>l france~e nelle mfermerie si cut•ano soltanto le malattie più legger<>, per couseguenza predominano le leggere malatLie catari"'Sii delle prime vie aer·ee, le angine semplici, le febbri effimere, l'imbarazzo gastrico, la diarrea, gli orecchioni, le malattie veneree. Morirono nelle infer·merie soltanto 31 individui. Negli ospedali ent1·arono '113,938 individui, compresi 1030 urflciali. La pr·ororzione p. 1000. bAsala sull'effett.ivo totale, e coompr·e'>i gli ufrìciali, è di 208 p. 1000. In complesso la morbosità gener·a le (entrali all'inferme r ia ed all'ospedale) fu di 592 p. 1000. Il numer·o medio di giornate di indisporribilita fu di IO,:l giornate all'anno per ogni uomo, e Ad ogni malato toccarono in meJia giornate 17,1 dì malattia. Riguer·do ai gradi, la mor bosità generale si distingue come segue: 233 p. tOOU Sottufficiali . Soldati cnn più d "un anno di ser•vizio . 50H » Sùldati con meno d'un anno k~4 Soldati di ambedue le categorie . . 6ò4 • l)

J1or/Jositèt secondo i mesi. -La linell della morbosita di· scende con qullsi asi:"oluta rt>golarità dal gennaio (36,175 entrati alle spedale e all"infermeria) fino all'ottobre (12,35~ entrati) per poi ,·:salire a 27,977 entrati nel dicembre. DisgraziatamentP, ed è questa l'unica lacuna un po' import.aole che dobbiamo lamentare in questa statistica, manca la fo rza mediti distinta per mesi, di modo che non s i può e ssere sicuri ehe qt:esto modo di comportarsi delle cifre assolute secondo i mesi, si ripeterebbe poi nelle cifre relative.


Dl STATISTICA MEDICA

81

.\Jorlalild generale. - Il total~ dei morLi nell'esercito intero ru di 3121 , nella proporzione di 6,26 p. 1000. Ma, men~re in Algeria e in Tunisia la mortalita fu rispettivamente del 13,38 e del 10,78, uell'inlet•no fu soltanto di 5,29. Distinta secondo i gradi , la mort9lità si r ipartisce come segue :

SoUurtlc iali . . . . . . . . . . . 3,95 p. 1000 Soldati con piii d'un anno di serviz.io. 5,38 • Soldati c o n meno d'un anno . . i,93 • Soldati delle due categorie . 6,47 ~ Sopra 1000 dece!'si 258 apparteng ono alla f~bbre tifoidea, 16Z alla tubercolosi, 71 alla polmonite, 67 alle morti accideotali, .-i9 al suicidio, 45 alla bronco-polmonite ed alla bron-

ehile capillare, 38 alla scarlattina, 31 al grippe, 26 al morbillo, 25 alla diarrea e dis senteria, 22 al paludis mo, 21 alla pleurite (citiamo soltanto le cause più frequenti) . In confronto degli anni precedenti sono aumentaLe considerevolmeole le morti per febbri eruttive. Secondo m mesi l'andamento della mortalità in Francia è molto differ,ente di quello della Tuoisia e Alger ia. In Francia il massimo é nell'inverno e nella primavera, il minimo in e~ ta le ed autunno : l'opposto si verifica dall'altra parte del Mediterraneo. Malattie e ep id emie del 1894. F ebbre tif oidea . -: l casi <:urati furono in tutto 50i9, corrispondenti a una morbos Hà del 9,24 p. 1000, infer iore a quella del 1893 (9,59) e a quella del 189-2 (12,12 p. 1000). In Frsncia questa morbosit.a fu del 6,~2 p. 1000, mentre in Algeria e in Tunisia fu rispettivamente 28,~8 e 28,78 p. 1000. Riguardo al grado ed all'anzianità ùi servizio s i ebbe: Nei soltufticiali una morbosit.a tiftca del 2,9f, p. 1000 Nei soldati con più d'un anno di servizio 8, 11 • Nei soldati con meno d'un anno . . 12,75 • Nei soiJati di ambedue le calegorie . 10,09 » l corpi d'armata che ebbero maggior numero proporzio nale di casi furono il IX (Tours) e il X V (Marsiglia). l de~ssi per tifo fu rono in tutto l'esercito 88i, cifra che dopo quella dell'anno precede nte (808) è la più ravorevole.


88

Rl\'ISTA

che siasi mai verificata; ma esclude ndo l'Algeria e la T unisia furono soltanto 503, ed anr.he questa è la cifra minima di f( Uelle avute finora. In proporzione della forza media s~ e bber o in Francia 1 ,05 decessi p: 1000, in Algeria e Tunisia rispettivamente 5,69 e 4,52, nel complesso 1,65 p. 1000. RiguaL·do al g rado ed anzianità ~i ebbe nella mortalità la s tessa g1·adazione che per la m orb0silà: Soltu f'ficiaiL Soldati con più d' un an no Soldati con meno d'un anno Soldati delle due categorie.

0,56 p. 1000 1,40

2,2i i,76

• • •

La m orlalitA !>econdo il numero dei colpili fu pe1· la febbre lifoido di 17,5 p. 100 casi. Tra le epid emie ,·erifìcatr!:'i nel 189i la pio importante fu quella di P ar ig-i (401 casi con 81 decesso). L'esame della r parlizioue dei c11si mise b~ r1 presto in rilievo che furono culpile dall'epide mia quasi lutl6' le caserme intra mur os eccettuate soltanto le due che non ricevono !'.acqua dalla Vanne. Infatti !',esame di q ue:sle acque le dimostrò infette. Quest'epidemia cominciò in febbt·aio e terminò in aprile. L'injlucrua si presentò anche nel 189i in numero a bba~ta n za forte: 90:)0 ing ressi all'i n l'armeria e a llo spedale, cit·c& 25,000 curati in came,·ata, 106 decessi causati direttamente dalla malattia, senza conta1·c l'aumento della m ortalita chein g razia di essa s i ehbe nelle m alattie polmouari. Secondoi mesi l'andamento dell'in fl uenza fo1·ma una curva perfettamente J•egolare, con un massimo in gennaio, un minimo press'a poco unifol'me in giugno, luglio, agosto, setlembrer ottobre e novembre, ed un altro massim o più piccolo in dicembre. Di oaiuolo si ebbeL'O soltanto 07 casi. Il mor billo delle 5399 casi con 89 decessi, cifl'e superiori a quelle dei due anni pl'ecedenli, 1892 : 2932 casi e 21 decessi, 1893: 399i- e 53 decessi ; ma inferiori a quelle del 1891 : 80ì8 ca si e 122 decessi. È m olto importan te il fallo chem entre la morbosita e la mor ta lrlà per il lrfù e per ii ,·ajuolo sono da parecchi a nni in continua e rapida dimiou-


89

DI S f.\.T I STlCA M.KOI CA

ziooe, per il morbillo e la sca~latlioa l'tlsercito francese pare stia subendo un movimento retrogrado. Nell'ultimo ventennio il numero minimo di c asi si e bbe nel 1877 (10\3) quello dei morti nel 1879 (9), il massimo dei casi e quello dei mor·ti si ebbe invece nel 1891 (8078 - 122). Come nel uo:sll'o eser· CliO. la frequenza Ilei morbsllo è massima nell'inverno e nel principio della primavera; é assolutamente insiguificanle nel fini re Jell'eslale e ncll'uutunno. La morbosi là pruporzio uu.le a 1000 di forza fu; Per i sotturtìciali . . . . . 2,t>8 Per i soldati cot~ più d' un a nno eli ser·vizio . 7,91 Per i soldatt con tnt!no d'uo anno. . . . 14,80 Per la scarlaltitta il 189\ fu l'anno più sfavorevole dcll'ullimo venlennio. L'aumer\to di questa malattia é consiùerevolissimo. Basta conrs·ontare le cifr e dei primi quattro anni del 411ioqueonio co:t quelle degli ultimi quatli'o: 1875 1876 1877 1878

Qui

Morii

133 103

14 11

·~

~ o

93

1891 1892 1893 18!H

Casi

l\lorti

2413 2088 2533 3093

119

67

68 l3l

La distribuzioue per mesi é press'a poco identica a qualla •lei morbillo. In ra pporto all'anzianità di servizio la morbosi là fu: Per i sotturtlciali. . . . . . . . . 1,9 i p. 1000 Per i soldati t'OD più d'un anno di servizio . . . . . . . . . . 3,87 • Per i soldati con meno d'un anno . . !>,29 '' Per difteritP. ammalarono 'H9 individui e ne morirono 48. La tubercolosi causò 3349 ingressi negli ospedali, cio!) il 6,13 p. 1000 di forza. Secondo l'anzianità questa morbosità si r ipartisce com ~ segue : S<.>tlurtìcia\i. . . . . . . . . . . 2,79 p. 1000 Soldali con più d'un anno di s et·vizio. 5,11 • SolJali con meno d'un anno . . . 8,!>3 » Le febb ri palu!ltri si verificano quasi esclusivamente in


90

JU\'TSTA

Algel'ia, in Tunisia e nel XV corpo d'armata, e precis!lmente nell'isola di Corsica. Il nu m ero dei ca si curali in Francia ed in Corsica fu di 937. Quello dei casi curati in Algeria e Tunisia 6907. P e1' polmonite, broneo-polmonite e bronehite capillare entrarono in cura 3668 individui e ne morirono 392; per pleur ite rispettivamente 3H5 e 71. La pt·oporzione p. 1000 fu di 6,71 per le po lmoniti e di 6,25 per le pleuriti.

Essa fu : Per le polmoniti

Per le pleuriti

1,62

Nei solluffìcial i. 1,97 Nei. solù11li con più d'un anno di servizio. . . . . . . . . 4,65 Nei. soldati con meno d'un anno 10,96

5,06 9,:!7

Le nttJ!attie veneree dànno in tullo 22,319 casi , quindi nella p1·oporziooe p. 1000 di 40,9, meno della meta di quella dell'esercito noslt·c che fu n el 1895 di 85 p. 1000. I casi di sifilide furono 4697 (dei quali ;;1021 curali alle infermerie). Quelli di ulceri molli con relative complicazioni 3751 (3030 alle infe rmerie). Quelli di blenorragia e relative complicazioni 13,901 (dei quali 11,6_7.i alle infermerie). È dPgna d i nola la differente frequenza dei Lt•e g ru ppi di .inrezione nell'esercito francese e nel nostro. Francia

Italia

Blenorragia (e complicanz~). 25,4 Ulceri molli (e complicanze). 6,9 SiflJide. . . . . 8,6 Casi di malattie veneree in genere (ospedali civili) .

37,1 a38 ' 12,1

.

.

Totale.

40,9

2,0

85,0

Dal 1882 in poi la proporzione dei venerei va diminuendo ·con r egolarità quasi pe rfetta. Però questa diminuzione è dovuta alla blenorragia e all'ulcero molle, mentre la sifilide è s tazionAria.

••


• 91

DI STATIS TICA MKDICA

La cifr1 dei srLicidii è <la qualc h e anno s tazionaria. Nel 1891 furono io tulto 167 nella proporzione di 3,0 su 10.000. Nell'e!cerdlo italiano, nel 1.89.\., rurono nella proporzione di lP per 10,000. Riguar do ai g radi si ebbero: Nei so\\uf!ìciali . 6,i p. 10,000 Ne1 soldati con più d'un ann o d i ser2,7 Vl7.10 • • • • 2,9 Nei soldati con m en o d ' un anno. • L9 aaceiniUioni rurono in numero di 506,467. Furono tulte pralicate con vaccino animale, cioè 480,930 con polpa glicerioata, e 25,537 con liu fa fresca. I l paragone tra l'efficacia dei due materiali non è molto decisivo, poichè nelle oaccin~ioni. il maggior numero di successi s pella a lla linfa ~li­ cerioata, mentre la linftt ft·esca s arebbe rhmltata più efficace 11elle rioaccina.;ioni.

RlVIST A D'IGIENE '

'l'

A. Liloae-Rt. - Aslone veDetloa del batteri peptoD.lsu.atl lellatt.. - (Zeitschrift fii r Hvgiene e Centralo. f. die med Wissensch., N. 29, 1896).

Xel suo lavoro: Sullo scopo e gli effetti della sterili.uau,,ne del latte nelle malattie intestinali dei poppanti, il Flugge attribuisce le diarree estive dei fanciulli ai batteri che per via delle nutrici sono portate nel latte come !ipor e. Queste sono slraor Jintlriamente r esistenti, ta nlochè sopportano la esposizione per più ore al vapore corrente a1()()o, prohferan o vivacemenle solo a una temper atura super iore a 22o. Il latte anche quando è già dannoso a i poppanti non mostra &!!"appar enza di essere punto a lterato o poco. Questi batteri appartengono alla class~ dei bacilli del fieno, e sono stati denominati batte1·i peptonit.zantl del latte, perché trasformano la caseina del lotte in peplone.


92

RIVISTA

Fra 12 batteri peptonizzanti esattamente studiati, 9 non hanno alcuna azione venefica, 3 invece fncendo ingerire le loro colture sul latte provocano violente diarree mortali. Di queste il LiibberL Ila studiato il bacillo l. È un corio, tozzo bastoncino che ha vivuci movimenti e cresce rigogliosamente alla temperatura del sungue. Sull'agar si sviluppa come una vernice umida luciJa IJianco grigiastra: il s ier·•, del sangue è già dopo 2i ore energicamente flui dificato, sulla pat&ta apparisct:l solo come un piccolo allargamento del punto d'innesto. Esso forma spore mollo resistenti c he sopportano senza alterarsi il riscaldamento per due ore nel vapore a 100o. Crescendo nel latte lascia immutato lo zucchero di latte e il grasso, mentre tr·as forma la caseina in· peptone. Quindi dopo 12 or e non si scorge nel latte alcuna alterazione, dopo cil·ca 2~ ore si vede sotto lo strato della crema una sottile zona di s iero e il sapore del latte diventa amarognolo. Il latte che è seminato con questo bacillo agisce s ui giovani cani e sui porcellini d'India pet· iniezione sollocutanea e intravenosa e anche dato pt>r bocca CQme un energico veleno c provoca una viole n La enterite. Il velt>no é trattenuto nel latte coi filtri di silice ej anche coi fi ltri di carla intasali, nra passa con la rapida filtrazione attraverso un Ol'dinario flllro di carta; può estrarsi col clorofOI'Illio e disLr·uggersi con la bollitura. La virulenza è proporzionale alla quantila dei bacilli e il Li.ibberl stabili CQn 'Opportuni me todi di altenuazio r~e che la dose letale minima nella iniezione perrtoneale corrispondi' a circa 25 milioni di batteri, tanto se questi l'Ono coltivati nf'l latle q:Janlo sulla piastra di a gar, e !'li persuase ~h e solo la cellula vegelativa intslla agisce come veleno, non i butteri, in corso di sporilicazione, né le spore. In virtù ùi quale processo chimico il corpo del bacillo esercita la sua azione tossica il Ltibbert n'on potè determinarlo. Nel vetro da reagente fu impossibile, per mezzo dell'azione dei s ughi digerenti ottenere il vele no in soluzione. Praticamente è di grande importanza che una coltura morta con la coltura non sia più velenosa. Così é rossi bi!~


n'IGIEN E

93

{:!te un latte che contiene molli batteri peptonizza.nti ed ha .azione tossica la 13erda con un'intensa bollitura prolungata. Male spore di queslo perico loso bacillo incontransi o vunque e sono straor'dinariamenle res istenti da sopportare il soggiorno per due ore nei vapori d'acqua bollente, e perciò bisogna badare di non lasciar s i ingannare dalla espressione di • latte sterilinalo • o di n latte privo di germi ». Un tale \alte non esiste. Devesi ancora avere a ttenzione che il !alte non sia boUito in gran quantità e che non sia mantenuto caldo per molto tempo, perchè così i batteri !:'i trovano nelle migliori cundizion i di vitalità, e le ~pore che non erano distrulle pvssono s vilupparsi. Solo il latte bolliLo poco prima di usarlo garantisce i poppanti dai pericoli dei batteri peptonizzanti. noti. D UMAREST.- Interno degli ospedali. - Valore tgleDioo e terapeutloo del ollmt 4' altitudine. - (Lyon m édica l, N . .u del t 896). Ecco le conclusioni a cui giunge l'autore nel suo accurato i avoro: Se il clim11 d'alt:ludine non contiene in sè alcune proprietà immunizzante qu11l e s'intendeva un tempo, se, in altre parolE', non esiste alcuna eondtzione meteorologica che possa impedire la vil'l al bacillo di Koch, corue il calOt·e uccide il batterio carbonchioso, tuttavia questo clima offre all'orgaoi!!mo un mezzo s peciale capace di influenzarlo e di imprimere alla s ua vi la c,e\lulare una tale modificazione che riesce ad aumentare la sua resis~enza all'infezione, modificazione che finisce, nella razza, all' immunità relativa, e nell'individuo, alla guari~ion e. • l m ezzi che eran buoni per prevenire l'infezione, dice il B<>uchard, convengono ancora quando l' uomo ne e colpito: e s si sono gli ausiliari indi8pensabili della terapia. La intluen1:a dell'aria, della luce, del calore, del freddo, della secchezza , dell'attivit.à nervosa, può dife nderci dagli assalti -dei virus. c L' immuait.à naturale è, insomma, la risultante di co-deste influenze » .


T Ri VISTA

L'associazione di tutti i faUori climaterici è dunque necessaria per ottenere un tale risultato, che l'azione o la lerapia cercherebbero invano di ottenere con l'applicazione isolata di un elemento, per esempio la ra rcfazione artificiale. Il suo meccanismo rii!iede in un adattamento necessario alle condizioni dell"ambiente, adattamento prima funzionale, poi or ganico : trasmesso per eredita, esso dà alle razze delle caratteristiche costanti: subito in via transitoria, esso sviluppa le facolt.a di resistenza e le for ze vitali. La mod ificazione che ne risulta spar isce nell'uomo sano al suo I·itorno in pianura; ma sussisle tuttavia un'attitudine a I"ipro-, durre i medesimi efl"etti, o, in altre par ole, una facilitA di difesa e un'anna per la lotta. Nel malato, esso assicura la vittoria dell'organismo che, quand'abbia r icupe1·ato il suo stato normale, potrà mantenervisi anche dopo il riliJrno nell'ambiente anteriore. L'influenza climaterica è dunque un agente te1·apeutic<> efficace, utilizzabile secondo indicazioni multiple ed essenzialmente individuali. Gli antichi costruivano il !empio di Esculapio sulle montagne: nell'avvenir e vi si ved ranno edificare gli ·ospedali. T. Ing. A MERJGO. - La •entuaslone natarale deglt. a11tblent1 a messo del vetri pertoratt dell' Appert . (Giornale della Società (lorentina d'Igiene, 189i-95).

R ADDI

Non volendo ricorrere ad apparecchi speciali aspiranti <> prementi, prodolli dal caiOI'e dir·euo o da meccanismi moss i dal vapoi·c, dall'acqua, o da ll' elett1·icita per rima nere ne l campo della ventilailione naturale, si é ricorso spesso a. mattoni forali posti nelle pareti o nelle volte degli ambienti, od a for i rettangolar·i muniti di apparecchio di chiusurti. Questi fori però hanno lo svantaggio di stabilire nell'invernndelle correnti d'ar ia fredda cbe hanno una direzione fissa e vanno a colpire le persone che trovansi nella di1·ezione loro: inoltr e sono spesso ricettacolo di polvere c sudiciume difficilmente amovibili. In qualunque ambiente la parte coli&


o' IGIB.NK quale siamo più in rapporto coll'atmosfera ò la fine s h•a: ma

i vetri per la loro impermeabilità arrestauo l' iutrojuzione dell'aria L'architetto Trclat di Parigi ideò da tempo un mezzo semplìce, cioè l'applicazione alle finestre di vetri per·~ forati a foro tronco conico, mercé i quali si rinnova benis-· simo l'aria negli ambienti senza il minimo inconveniente. La costruzione lo•·o si basa sul principio che un fluido perde · la sua velocità passando da un canale stretto ad uno più largo; l'aria quindi attraversando in questo caso un foro tronco conico entra nell'ambiente quasi insensibilmente. Genestc ed Herscher, costruttor i ben noti d'apparecchi d'igiene dietro suggerimento dello stesso Trélat fecero costruire dallo stabilimento A ppert dei vetr·i per finestre cosi perforati. Questi vetr·i hanno lo spessore di 3 o 4 millim. e contengono 2900 a 5000 fori col diametro rninor·e di :1 millim. e maggiore di 7 millim. Questi vetri hanno il vantaggio di permettere il gradualP ed iusensibile passaggio dc~ll'aria. semn toglie•·e la luce e si possono lavare come gli altri vetri comuni. Es!3i si applicano alla parte superiore delle finestre e nel caso che il freddo o il vento siano eccessivi, si possono munire di un altro vetro interno comune che scor re ndo su quello pE'l'l'orato ne può chiudere i fori. L'A. t'accom':lnda vivamente l'uso di questi vetri perforati fra i mezzi di ventilazione naturale di certi ambienti, specialmente scuole, sale di riunione, uffici, latrine ecc.

te.

Pt·or. ALFONSO MONTEFUSCO. - La clU!'ttllone della toue oonvulllva In ItaUa. - (Giornale internazionale delle scienze mediche, N. 18 del 1896). L'autore riassumendo, in fine del suo scritto, l'esame analitico da lui ratto sulla statistica della mortalità per tosse Cùnvulsiva, viene alle seguenti conclusioni sulla diffusione di ~uesta malattia in Italia : 1.• La mortalità per tosse convulsiva in Italia è moltoelevata, e non serb11 alcun rapporto costante con la morta-· lita com p lessi va.


U6

HIVISTA D' IGIENE

2" La tosse r o nvuls iva in Italia è di molto più freque nte nel se ~ so femminile fino ai :.!0 anni ; da questa etA in poi, la differenza fra i due s essi va scompare ndo. In quanto ad eta, la magg ior e frequenza della tosse convulsiva s i ha nei primi cinque anni di vita ; dal s esto anno si nota una sensibile diminuzione, fino a divenir rar•a dopo il vente simo anno. 3• La frPquenza della tosse convulsiva in Italia va g rada tamente aumentando dal geunaio all'a gosto: diminuisce da l sellembre al gennaio. 4" Nei comuni rurali è molto più frequente che nelle ci t là. 5" In Ita lia é più diffusa nelle provincie settentrionuli che in quelle dell'lt~lia cerllrale e meridionale. 6• In confr·onto degli altri Stati d'Europa, la t.osse convulsiva é in Ita lia mollo me no grave che negli a ltri paesi.

T. La pavlmentazlone eU legno dal punto 4l vlata dèU'lglene. - ( L!Jon. mérlical, fascicolo 36 del 1896). ·•

RooET e NrcoLAs. -

Dalle analisi praticate dagli anlol'i, s i può conciuùert. che i pavimenti di legno - almeno dop0 parecchi anni di uso s ono la sede di un'impreg nazione a vanzatissima di microrganismi fino alla profondità di 8 cen timetri. Ma anche non lenendo conto dell' impuri tò d~ gl i strati profo ndi. resta pur· sempre la con~iderevo l e immo ndezza degli s tr·ati supe1·flcia!i, che r esiste a lle lavature, e c he è se mp1·e pronta , nei mome nti di secchezza, a ver·sare nell'utmo>~fer·a una polvere sovraccarica di e lementi micr obici.

T. Il 01 re t.t..o r e

Dott. ETTORE RI CCIARDJ , colonnello medico ispettore. Il Reda t.t.ore

D.• R JOOLFO Lrvr, capitano medie<:-. NUTINI F BDERICO, Gerente .

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8onlvento.- La ma;toidite purulenta c la tra panazione d ell'apofisi ma.,toide<~ . . . . . . . . . . . . . . . Pag. Vmala e Generali. - Sugli eiTeLti dall'estirpazione d e lle ghiandole 1•aratiroiotee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

77 79

RII'ISTA OELLE M.U.A TTIE VENEREE E OELL... PELLE.

Calard.- Uso della >iringa nelle grandi lavature urctro-vescicali . Pag. Tarnowskl. - Sieroterapia contro la ~ifilitle . . . . . . . . .

80

SI

RI:VISTA DI TEIIAI'EUT!C. ..

ltftnols c Llnossier. - Cura del reutnatismo colle appli cazioni locali rl1 ,.,licil~to di me!lle . . . . . . . • . . . . . . . . Pag. lannols e Linossler. - Cura del re\lmatismo articolare acuto e eronh-o CQII le ai>Plicazioni locali di sa!icilato eli metile. . . . · •

ll:! 8~1

111\'ISTA 01 STATISTICA m;DICA. :il lt!~lic-d 33nitnna <lell'c;ercilo francese. .

. . • . . . . . . Pag. H 18

RIVISTA D'IGIENE. Paa. LGbbert. - .\liODt! ~cnellca dei 11atteri pcptonizzant i dPI latte • Dumanst.- Valore igienico e terapculico dei climi d'altitudine · · Rl4dl. - Ln ventilaziooe naturale degli amiHenti a mezzo dei vetri perforati dell'A pper t. . . . . . . . . . . . . . . · · " llontelusco. - l.a dilfu~ionc clelia tosse convulsiva in Italia · · · Rode! e Nicolas. - L;J )lavimentazione oi leg no dal pun to dì vista dell'igiene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . -

91 9:} 9!·

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GIORN}\LE MED1CL1 DEL

REGIO

ESERCITO

Direzione e Amministrazione : presso l'Ispettorato dl Sani!! Militare VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra)

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Gior nale .1/edico del /1. 0 Eset·cflo si pubblica una volta al mese m fnscrcoli di 7 fogli di stampa. L'ahbooamanto e sempre annuo e ll<!corro riai t• gennaio. 11 prev.o doll 'ahbonam~nlo e dt!o f.1sdroli s~varati u il Slli!!Ueote. l

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1 signori abbonati ~lilllri in ciTettivlta di servizio possono t'ugare l'importo dell'abbooamlj,Jlto per mezzo rloi rispeLti vi comandanti di cr.rpo (anche a rate mensil i). Agh ~c:rittoli milit.1ri é rlato in massuna uu compenso in danaro. L6 spese per !ZII estratti e qn~lle 11er le tavole litografiche, lotogrnllche, ecc:., eh<> accompa.gnassero le memorie. sono a c.arico cl egli nu UJri. .. Gli estratti costmoo [.. 7 per ogni fo:cllo rH stampa (16 pagine), o trazione inrtlv•stbllllf di ro:;llo, c r>er ceni o esemplari. Il prezzo o e!;uale sia ~he si tratti d i 100 es~plarm o rh un numero minore. l manoscritti 0()11 si rcslitnisrono.

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Recenlissùrw pt~bblicazione : Dott. FILIPPO lliiO mediro rli t• classo nella regia marina

L:\ 1\lALARL\ SECONDO l PIÙRECENTI STUDll Eziologia, parassilologia -Nosografia- Fot'rnc cliniche- Patoge: ne;.i -Anatomia patologia- D•agnosi e prognosi - Pl'ofilac;st e cut'a - CasuisLica.

(con dodici d i a[Jramtlli ed una taoola.) Un volume in 8' di pag. 180

Torino, Ro;.enberg e Sellier -

Pl'ezzo L. a

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Conto corrente con la Posta.

~IORNALE MEDICO DEL

REGIO ESERCITO

Anno XLV.

Supplemento al N. t. - Gt,onaio t 897

R.OMA T1POGB.U'IA END.IOO VOGHERA

Gli abbonamenti sì ricevono dall' Amministrazione del giornale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).


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Supplemento al N. t del Giorn~~ le Medico del Regio Esen·ito

~~TRATTO DELLR DlSPOSlliONl RIGUARDAISTI IL

SERVIZIO SANITARIO CO!\TE="UTE NEL

GIORNALE MILITARE UFFICIALE OELL' ANNO 1896

APP EN DI C E AL GiORNALE MEDICO Dl~TJ R . ESEROlTO

T"

~;-;RI CO

VOGIIEI\.0.

IP Ooa4'f0 Dllt.l,JI LL, )l!of, IL Jlll Il LA IIIIGIICA

Roma, 1897.


INDI CE

Atto N.

9. -

N. -

30. -

47. 8 7. -

76 . 77. -

81. -

9'1. -

111. -

tst . t46. -

160. -

t 64. -

f75. -

ti8. -

c

:e<>B. -

Regolamento p~l trasporto sulle ferrovie del feriti e mal ati in gu~rra • . • Pag. 3 Cotone idroOio nell o rlotazioni sanitar ie di mobilitv.ione . . • . • . • 4 ModillcazionG all"istruzione co mplementare al r egolam~nto sul reclutamento . 6 Proposte ~d ammi ssioni a cure balneotermali 1 Vaccinazione . • • • 8 Bagni termali e staLi>tica sanitaria. . • U Somministra1ione di meolicinali dalle farm~cie mllhari ai sottufOcia ll ammogliati. • . • H Wodillcazioni all'elenco d ell e imperfezioni ed infermità che motì1·an o l'ina.bililll al servizio militare . • U R. Ot'creto che i; Utuisce una Commissione per l 'esame di alcuni quesiti riguardanti l'Associazione Italiana della Croce Rossa . • • t7 lnfcrmerio di pres idio . . • 18 Modlfl cazioni alle norme di massima per gli esami di :1 vanzameuto doi capitani medici e dei tenenti medici . • • . . • 19 Legge N. 29\1 portante disposizioni per la leva sui nati nel 1876. e modiJica zioni alla loggasul reclutamento !' ModiOcaziooi all 'istmziooe complementare al regola· mento s ul recl utamento - Assegnazione degli io· scrit ti di leva al coq1i . . . :!5 Aggiunto e varianti all 'elenco generale o tarifTa dei medicinali e sostanze accessorie . . 40 Fiaschette di brodo concentrato del laboratorio militare di Casaralta (Bologna}. . 4J Pubblicazione di nuovi specchi di caricamento delle tasclte, zaini, coppie corani e coranelti di sanità • 43 llegolamcnto per la sr.uoia d'applicazione di sanita militare • 48

1-· Il-;

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...

..


ESTRATTO delle di~posizioni rigua'rdanti il sert~izio sanitario contenute nel Giornale Militare Ufficiale dell'anno 1896.

Allo N. 8.- SERVIZIO SANITARIO. - Begolam.ento pel tra1p0rto sulle ferrovie 4el fmtl e m.al&U In g11erra. - 8 gennaio. - (Parte 1•, dispensa N. 2). È stato pubblicato il Regolamento pel trasporto sulle fer·

rovie dei feriti e maiali in guerra, approvato con R. Decreto 12 dicembre 1895. Dovranno provvedersi, a carico della massa generale o (JeiJe spe$e d'ufficio: a) di una copia del suddetto Regolamento : i comandi di corpo d'armata; i comandi di divisione territor iale ed il comando militare dell'isola d i Sardegna; i COmandi di brigata; le direzioni territoriali di commissarialo ; i comandi di distretto militare; il comando degli stabilimenti militari di pena; le legioni dei carabinieri reali; le infermerie di presidio; le biblioteche militari ·; b) di due copie: . . le scuole militari, tranne quella di applicazione di sarulà militare, che se ne provvederà di N. 500; le direzioni territoriali di sanita; gli ospedali militari principali e succursali;


4

:::

c) di cinque copie: l'ispettorato di sanità milita re; d ) di settantacinque copie:· il comando del cor·po di stato maggiore. Gli ospedali militari, che hanno in consegna materiali speciali di treni trasporto malati e ferili, ne provvederanno inoltre ,. per ciascuno di essi treni, quattro copie, quale dotazione delle casse d'attrezzamento (una copia ogni tre casse). l comandi di corpo e d i capi di servìzio richiederanno a l · l'ufficio d'amministrazione di personali militari vari il numero di copie che loro occorrono, sia a senso di quanto sopr a è prescritto, sia per gli ufficiali medici che desiderassero· acquistare il Regolamento sudrletto. 11 prezzo eli ciascuna copia è di L. 0 ,5~).

Il Ministro -

-

MocENNI.

·. ALLo N. 20. -

SERV IZIO SANITARIO.- Cotone1drofllo nelle dotaztolli aan1tade dl mobllltado11e. - 23t:ren-

. '

naio. - (Parte l", dispensa N. 4). Sono stati allestili nuovi pacchi da grammi 100 di colon& al bicloruro mercorico, nei quali il contenuto è diviso in dieci falde, distinte, da potersene togliere una .Par te senzaalterare il volume della rimanente. Questi nuovi pacchi, inscritli nel nuovo Elenco generale e tari;{fa de i medicinali al N. f.t27 e contrassegnali dall'a~­ g iunto di tipo B, sostituiranno nelle dotazioni sanitarie d i Grobili1azione (fatta eccezione per gli ospedali da e»mpo da 200 lelli) totalmente, o parzialmente, quelli nei quali il co-· tona è raccolto in una sola massa, e che, inscritti nel citato elenco al N. 526, sono distinti con l'a ggiunto di tipo A. l pacchi da gr ammi 11100 di cotone idrofilo (sia semplice-, sia al bicloruro mercurico) hanno tulli il loro contenuto diviso in dieci falde. Nei materiali sanitari sottoiodicali, la dotazione del cotone id1·ofilo e di quello al bic.loruro mercurico è quindi slal.Jilile. come segue:

·.

..


5 Cotone

al bicloruro mercurico

INDICAZIONI

pacchi

DII lU fERIALI ,<A!IITARI

l Cotone idroOlo

~~;r. tOO pacc~1~ ~-=~~~ paceh;•

-------

da

da

dR

----------~t:_:ip:.:o:_:A~I. tipo~ gr. t OOO gr. tOO gr. tOOO T.tio:3

. . . . . .

di Slllita.

ZIIDO e coppia -borse di

t

sani la •

4

Coprua-rofani di un Il a modello 187~ . '

8

o

Coopi~ ·cofani di sanlla anlico modPIIO • • • . • • . • • .

16

!)•Ianetti di sanita ptr truppe 1lplne . . . .

.....

li 5

Cmo o carretta di sanilil . . •

63

37

1'!6

~ne-col•ul per trupfl<' ,,11 mont~na . . . . . . . . . .

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t5

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Ca rro per ferili . . . .

.. .

Ospedalt da campo dl 50 letti . OJpcdale da rampo da :!.)() letti .

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~'.

Queste modiftcazioni sono in r elazi on<' co11 quelle pubblicate con l'Mio N. 233 del 1 80:5 per altri materiali eli mr<lrcazione. Le amministrazioni che devono, nelle dotazioni sanilnrie di mobilitazione, sost/tui r e g li analoghi materiali, sia p~r il rrnuo vamento in seguito al consumo avvenut<>ne nei bisogni d~l ~er~izio ordinario, giusta le v i genti disposizioni, sia per l~ c~ss1one ft~llane, d'ordine superiore, ad altre amministrazro:u, terranno pr·esente nelle ri c h ieste la sopraindicata ripartizione. ,, cotone sarà richiesto olia farmacia centrale e da questa fornr·1o rn · modo analogo 8 quanto é stato disposto nel citato Atto 233 per le fasce, e cioè: a pagamento, fino alla conturrenza della quantita complessiva che pl'ima era t<labilita per le dotazioni, e senza pagamento, quello che è dato in aumento. ' Da lale massima saranno eccettuate le copie- cofani antico •oodello, per le quali, la differenza in aumento essendo mi-


l '

6 nima, il cotone saril tullo ceduto a pagamento. Anche pe• cotone le direzioni d' ospednle faranno separale richieste (N. 3 Atto 233 del 1895) per que11o da r icevere con, o senza~ pagamento, indicando, tanto per i propri bisogni, quanto per quelli di ciascun corpo, la quantilà e la qualita dei pacchi da provvedere. La farmacia centrale poi fùrmerà u na sola somma di tutti gli accrediti che 11vril ricevuto per le cessioni a pagamento sia pel cotone, di cui nel presente Atto, sia per le fasce, di cui nell' Atto N. 2:33 d el 1895, e la verserà in tesoreria a r eintegrazione di fondi sul bila ncio passivo, informandone prima questo :\finistet·o (S<.'gretarialo generale). Il M i nistro -

MoCENNI.

Atto N . 30. - RECLUTAM ENT O.- Bo411loastone atl'latrutone oomplementare al resolamento anl reolutamento. - 8 febbt•aio . - {Parte l ", dispensa N. 6). Il Ministero ha determinalo che le disposizioni dell'Atto N. 47 del 18 marzo 1~9 ~ non sieno p er l'avvenire più applicale ai militari proposti per l'invio in licenza di convalescenza in seguito a ra ssegna di rimando e che quindi per i m il itari medesimi non veuga più in nessun caso presa la decisione d'invio in congedo illimitato per anticipazione. Per conseguenza, qualunque sia il periodo di servizio da essi prestato, dovranno essere lot·o a ccot·date le licenze di varie. dural& secondo le norme ordinarie slabilile dal § 826 del regolam ento sul reclulamenlo. Al § 506 dell'istruzione complementare al regolam ento precitato, quale fu modificato dagli A lti 13 e 47 del 1R9-i, è perciò sostituito il seguente: • Qualora, in seguito a rassegna di rimando, un sottufficiale, caporale o soldtllo debba essere inviato in licenza di conva lescenza e dichiari di non avere i mezzi necessari di s ussistenza per mantener si duranlP. la lice111a, il comandan te di divisione, sentito prima al riguardo il parere del direltore di sanità militare del corpo d'a rmala, ne ordinera il

•·


7

ricovero in un deposito di convalescenza o l'a[lgregazione al corpo dei veterani, prendendo all'uopo, ove occorra, gli opportuni concerti col comandante della divisione competente. I sottufficiaJi dovranno in tali casi essere sempre aggregati al corpo dei veterani. • Il militare che venga inviato in licenza di convalescenza dovra essere espressamente avvisalo che se, al termine della licenza, le sue condizioni di salute non siano tali da permett.ergli di riassumere il servizio, non dovrà ritornare al corpo, ma presentarsi al comando del distretto militare nella cui circoscrizione risiede od all'ospedale militare più vicino per esservi soll.opo~lo a visita medica ed, ove ne sia il caso, a nuova ra!!lsegna di rimando ». Il Ministro -

MocENNI.

Propoate ed ammtadoDI a oure b&lneotermall. - 2 marzo. (Parte 18 , òispensa N. 8).

Atto N. 4 7. -

SERVIZIO SANITARIO. -

A parziale modificazione delle nor me contenute nell'Atto 55 del 1895, circa le proposte e ammissioni a cure balneari, il Ministero su proposta dell'ispettorato di sanita milita1·e notifica quanto segue : t• Fermo r estando il divieto, di cui al comma a• del cilato Atto, circa le proposte a cura idropinica presso lo stabilimento balneoter male di Casciana, si richiama l'attenzione degli ufficiali medici propouenti sulle pr incipali indicazioni curative di quelle acque, e cioè per la gotta, per la renclla, per i catarri, per le nevrosi, per le contratture, e in modo generico vi traggono vanta~gio le forme artritiche, le reumatiche, le nevropatie, le anemie, le forme glandolari e le erpetiche croniche. 2° La durata delle singole mute presso i vari slabilimenli sar a di giorni 20, con 2 giorni d'intervallo fra ciascuna muta per provvedere alla pulizia dei locali e delle s uppellellili, ed alle altre esigenze d'apprestamento dolla nuova muta.


ì. 8

3' Il Mini::.l•~ro richiama i comanda nti di corpo e capi d'ufficio ad una più stretta osser·vanza del di<sposlo da! § 40 delle Norme per il se,.oi::io balneotermale, idropin ico, ecc. (allegalo N. 2 al regolamento di servizio sanitario), in quanto esso stabilisce che le domanrle per cambiamento da una ad a ltra muta debbano esser e motivate da cause di servizio ben r iconosciute, o da altre cause importanti. 4" Le altre disposizioni del s uccitato A tto 55 restano invariate. Il Ministro - .l\1ocE NNI. Allo N. 87. - SERV IZIO S AN·ITAR IO.- Va.oclna.zlone. - 8 aprile - (Parte 1•, dispensa N. '1 :.1).

I cc.r pi ed istituti del R. esercito, quando intendano di servir si eli vaccino animale, per lf! vaccinazioni e l'i vaccinazioni: lo ric;hiederanno, secondo che essi crederan no meglio, dall'istituto oaccinogeno dello Stato ovvero da istitldi oaccinoyeni p rioali, dopo però d'essersi a ssicura ti che questi siano stati regolarmente autor izzati dal Minis tero dell'inter no a termini dell'art. 5:~ della vi gente legge sulla tutela della igiene e della sanità. pubblica. Per l' ,:stituto oaccinogeno dello Stato, il quale prepal'a oaecino animale conser vato in tubellin i di cui cia scuno può servire pet· 100 pet·sone, od in placche di cristallo da ~er­ vire per 25 e 10 per sone, le r ichieste saranno fatte con le seguenti norme: t o Per le vaccinazion i ordinarie delle reclute, i cor pi ed isti tuti richiederanno il materiale vaccinico a lmeno 15 giorni prima dell'epoca fissata per la vaccinazione, con uno richiesta uguale all'annesso modello, diretla al Minis Lero dell'interno (Direzione di sanità pubblica). 2' Per le vaccinazioni slra or tl inArie, e nel caso .si manifestasse il pericolo di una infezio ne "aiolo.::a, i cot·pi ed istituti potranno far e in qualunque lPmpn la richiesta nel modo sopra dello, od anche con telegramma, indicando chiaramente la località dove il materiale vacciuico deve esse1•e spedito e il oume1·o approssimativo dei vnccinandi.


9

a· Le spedizioni del materiale vaccmtco per parte del-

r isliluto, sono accompagnate da una scheda pel Bulleltino

-statistico, la quale verrà riempiuta dall'ufficiale medico e rin viata per cura del comandante all'is tituto suddetto. -i• Contempot:aneamente all'invio del Bullettino statistico i et>rpi restituiranno all' istituto vaccinogeno i tubetti e le piastrine di vetro, in cui era contenuto il materiale vaccinico. fl• Al termine di ogni esercizio finanziario , il Ministero dell' interno fa tenere a quello della guerra l'elenco dei c01·pi ·dell'esercHo e degli nfflciali medici che, du rante l' esP-rcizio mede:òimo, hanno pre le vato il vaccino animale d all' is Liluto

vaccinogeno dello Sta to, con la indicazione dell' importo da pagarsi da ogni amministrazio ne, e il Ministero de lla guerra dispone presso l'ufficio di amministrazione di personali militari vaf'i pel rimborso al Mini~tero dell'interno e per l'ad· debito delle somme parziali at co rpi cd ag li ufficiali che effettuarono pt·elevamenli.

Il Ministro -

RICOTTI.


10

RICH IESTA di materiale c:aecinico all'istituto oaccinogeno dello Stato .. (Cotpo od illituto e luogo del prt&idio)

Il comandante (o dir ettore) del (cor po od istituto) notifica> che avranno luogo nel suddetto (corpo od istituto) le vaccinazioni or dinarie dei militari nei tempi qui sotto indicati, epresume the sia nece!'!serio per ciascuno di tali tempi il mn· teriale vaccinico per il numer o a pprossimativo di vaccinan d~ seg nali ~ lato.

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Numero

Giorno l approssimativo del \'accinandl

A n notazioni ~·

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addi IL .

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.V. B. -· La presente ri<:hies ta deve essere trasmestoa a l' Ministero dell'inte rno (Dire zione di sanità pubblica),. 15 gior ni innanzi quello stabilito per la prima vaccinazione ; il vaccino sarà inviato da ll' istituto vaccioogeno io modo da esserP. ricevuto il giorno prima ùì quello· tl~sa to per la vaccinazione.


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1

Att.o N 78. -SERVIZIO SANITARW.- Bagni termall e •tatlstloa 1&Dltarla. - 23 aprile. - (Parte 1' , di~ spenM N. 1o>).

• Per la esecuzione del Decreto ministet·iale in data 15 andante, Atto N . 75 del Giornale Militare, e per rendere più spodite le operazioni, tanto dei bagni termali quanto della statistica sanitaria, que!>to Ministero ha determinato che ,('ora innanzi la corr ispondenza per questi servizii, la quale, a norma dei §§ 4, 12 e 22 dell' allegato N. 1 al regolamento sul servizio sanitario, e del § 29 dell'allegato N. 2 al regolamento stesso, era ftttla col Ministero, sia fatta, invece, direttamente co n lo I ~pettorato di sanità militare-. il Ministro -

RICOTTI.

AllO N. 77. -

SERVIZIO S ANITARIO.- lommlDlltr&doae 41 me41o1D&ll 4alle farmaole mllltarl &l •ottutaolall ammogll&tl. - 23 aprile. - (Parte t•, dispensa N. 15).

La facoltà di acquistare medicinali dalle farmacie _plilitari, concessa agli ufficiali ed agli impiej:tati Jall' A tto H66 della vecchia Raeeolta (1831 ·1885), è es tesa ai soltuffkiali ammogliati, esclusi.vamente però per i bisogni propr·i, e della propria famiglia. Le disposizioni tutte dell' A tto su citato sono applicabili alla somministrazione di medicinali ai sotturtlciali, sal vo che: a) Le ricette dovranno essere sempre compilale sul modello 774 del catalogo, e le medesime, se rilasciate dall'ufficiale medico del corpo cui appartiene od é aggregalo il soLtufflciale, basterà che siano firmale. come nttestazione che i medicinali sono destinali r ea l mente per il scltufficiale o per persona di sua famiglia, dal s olo ufficiale. medico per es~erc spedite dalla farmacia militare; se rilasciate da altro ufficiale medico o da medico civile, alla firma loro dov rà eqst!re aggiùnt.o il Visto (munito del bollo di uf'tlcio) del capo dell' ufficio cui appartiene od è agg regato il soll' ufficiale , o di chi ne fa le veci.


12

b) L' imporlo dei merlicinali !'Ornrninistrali ai sotturtlciali sarà dal co1·po che li amminis tra trattenuto sugli assegni loro spellanti, o tutto iu uoa volta, se trallasi di piccole somme, o ratea lamènle a d ogni cinquina se t1·at~asi di somma eli qunlche rilievo, per modo eh~ le rileoule noo siano normalmP. nlt~ superior·i al !Juinto dello insieme degli as;;egni do vuti. Gli ùspedali militari, f' le infermerie presicllarie che sono abilitale a distr·ibuire medicinali a pagamento, com prendel'anno sul R iepilO!JO oalutatiro delle T'icette spedite mod. 777 anche i medicinRli f,lrniti Ili sottufflciali del cor po cui quest i appartengono n snno a~gr e jZati, e ne riceveranno dal corpo stess o rim borso mleg•·ale cd immediato. Il MinistT'o -

Allo N. 81 . -

RrcoTTJ.

'

•odlllo&:llont all'e· lenoo delle lmperfeslonl ed infermità obe motivano l'laabUltà &laervlzto mllUare. - 4 maggio.- (ParLe 1", dispensa N. 17) . R ECLUTAMENTO. -

• Con H. Decreto del :lO aprile scor so N. '10~ pubblicato n~:ll'odiema Gaueila uj{lcia/P. N. 105 e qui ap pt·esso ripur · tato, sono state introdotte importanti moòifìcazioni in alcuni IJI'ticnli dell'elenco delle imperfezioni ed infermità che motivano l'inabiJità assoluta e tempornria al servizio miiilare degli insceitti di leva e dei milita•·i. A vendo tale Decret0 vigore dalla data della sua pubblicazione, dev'essere applicalo nell'imminente e!'a me definitive) degli inscritli che concorrono alla leva sulla classe 1876, non esclusi quelli provenienti da precedenti leve per qualsiasi causa, come rivedibili, rimandati , nmessi, ecc. P er agevolarne pertanto l'immediata applicazione, questo Minis t"'ro cr ede oppor tuno oli po1·re sommariameni P- in rilievo il contenuto e lo scopo delle principali modificazioni, secondo gli articoli dell'elenco ai qual i si riferiscono. Arlicoli 1 e 4. - Sono modificati nel se nso di rendere possibile la forma degli inscrilli di debole costituzione, o am~\li


13 dalle malattie costituzionali i vi indicate, anche nella prima

leva alla quale essi s i prese ntano, cioè sen:.~~t rimandi per rivedibilità, sempre quando non si riconoscano suscettibili di miglioramento. Per questo stesso scopo é abrogato il N. 9 delle avvertenze che f11nno se~uito ali" elenco. Al'l. 2. - È elevato da centi m . 75 a centim. 77 il li m ile minimo di perimetro tol·acico, al disotto del quale devesi sen z'altro pronunciare la r·iforma fin dalla prima leva. ~stabilito inoltre un rapporto tra perimetro toracico e statura, determinato su cinque gruppi di stature, a seconda cbe si riferisce alla irloneita, alla riforma o alla rivedibliità. Tale ra ppol'to, dovendosi considerare come un semplice indizio della generale vigoria del corpo, non è da osservarsi come tassativa prescrizione, ma piuttosto come guida nei casi dubbi, fermo restando, pe r l'idoneità, il minimo tassalioo di centim. 80 di pe1·iferia to1'acica pel primo gruppo di stature. Articoli 44 e -16. - Per le altel·ezioni organiche e le malattie in~nabili del globo d e ll' occhio, il l imi~e minimo della funzione vi~;iva richiesta per l'idoncita al servizio militare viene ridotto da •;, ad •tn della normale anche per l'occhio destro; e per la m:Qpia viene ridotto da 6 a 7 diottl'ie. Ciò nell'intento Ji reclulare, o1·a cbe é ammesso nell'esercilo l'uso delle lenti, alcuni di quei giovani che p r ima venivano riformati solo per deficienza di vista, mentre riuniscono molli requisiti, anche morali ed inlellettuali, pel"' essere buoni soldati. Tali modificazioni, e le altre poche e di minore importanza contenute nel citato Decreto, mirano evidentemente, nel lOL'O complesso, a migliOI'are il reclutamento dell'esercito nel senM principalmente di escluderne fin da p1·incipio quegli elemt!>nti ch.e non offrono fondata speranza di resistere alle fatiche della vita militare, ed a ridurre notevolmente iJ null)ero dei rivedibili. 11 Ministero confida che, coscienziosamente applicate, esse non mancheranno di produrre, senza inconvenienti, il volut(} effetto. Il Ministro- RicOTTI.


• UMBERTO I , scc Er:c., RE o'ITALIA. V isto il testo unico delle leggi sul recl utamento, ap provato con NostJ·o Decreto del 6 agosto 1888, N. 5655 (serie 3•); Visto l'elenco delle impet·fezioni fis iche ed infermità che m otivano l'inabilità assoluta o Lemporaria al servizio militare tanto degli inscritti di leva che dei militari, approvato col Nostr o D"crelo del 24 ma t·zo t8!)2 11:. 103; Riconosciuta la conven ienza di modificare a lcuni articoli di tale elenco; Sulla prO!JOSla del Nostro Minislro Segr•~tat·io Ji Stato per· ~li affari dd la F(uerra ; Abbiamo decretalo e dect·e tiamo: Art. l . Agli articoli 1, 2, 4 e 46 dell'elen co delle imp~> rfezioni eri infermità che motivano l'inabil ità a l se rvizio militare sono ~ostituiti i s eguenti. Articolo 1.- La debole•za di co.slilu::ione graoe: il noteçole depe rémenlo organico causalo da grave malattia. Quando però tali im r;erfezioni si giudicano suscettibili di . scomparire col tempo, saranno cau;;a di ri vedibililà a norma dell'art. 7 8 del les to unico delle leg~i sul reclutamentc•. Articolo 2. - La d ejicien.;a dello soiluppo to racico . Lo s viluppo del torace è insufficiente (juando non é almeno di ottanta centimP.tri nel perimetro or izzontale . !.'11 ranno senz' a ltro rifot·mati gli inscritli la perife ria del cu i torace no n raggiunga la misura perimetl'ica di settantasette centi metl'i . •

N. B . - Lo sviluppo del torace nei vari g1·adi di statura, sarà ·valutato colle norme indicato nella seguente tabel la:

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15

• PERIMETRO TORACICO

GRUPPI DI ~TA TURE

....5 · = ec oS ~

...

=-o ~

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per la ri ved!hilita

P er tut te le sta tur·e che raggiungono o s uperano 1,!>5 ma non rag~iungou o 1,65 . , . , , 80 77 emeno elle raggiange 77 m& non Per· tutte le stature che r·a~~;giunraggiunge 80 !!Ono o superano 1,65 ma non rag giungono 1,70 . . . . . 81 78 u ehe raggiunge 78 ma noa raggiu nge 8 t Per lulte le s tature che ragg iun~ono o s upt:n·nno t ,iO ma non 1 ragsriungono 1, 75 . . . . . 82 l79 • ~t raggiunge ';'9 ma u w raggiunge 8:! Per lulle le stature che raggi un1 go11o o supera no 1,7o ma non ragl!iungono 1,80 . . . . . 83 j80 • the raggiongc 80 m& oow 1 raggiungt 83 Per tutte le s tature che ra~giungono o superano 1,80. . • Si ~~ l » eh e ragg:vngt 81 n11 no A raggiunge S't.

Tali nor·me serviranno solo di guida e di criterio ai peri Li • -che vi ricorreranno nei casi dub bi, e non gili di tassaliva prescri:aione. Anzi nei casi in cui taluno iuscritto presentasse lutti i ca· rett.eri di piena sal ute e d• r obustezza, s i potra anche tollerare un torace alquanto inferiore del minimo a ttribuito a ciascun ~ruppo di slalur~. eccellua[o il primo gr•uppo, essendo las~

salivo il minimo di otlanla centimetri rli pel'imetro toracico . Articolo 4. - La scrQ(ola e la ir~(tt::ione tubercolare. La

oligoemia graoe. La infe:zion~:. malartca graoe. La sifilide manifesta da graoi lesioni esterne o interne e oiscerali. Le oltre gral'i cacltessie, scoruutica, saturnina, ecc. Gli inscrilLi affe tti dalle suddetlte cachessie o infezioni maniresiamenle lie vi o pronosticabil i, con fond aLo giudizio, saIlabili col te m i)o, snranno fdlti rivedibili a norma dell'art. i8 del tes to unico. Nei milttari dopo le opportune cure. Articolo 46. - La miopia {esctu!!a l'influenza dell'accomodazione) di almeno 7 diottr·ie in entrambi gli occhi: o che, ~ rerrazione corr·etta , ingeneri tuUavia una diminuzione della .acutezza visiva al grado -indicato nell'art. 4~.

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16 •

At•t. 2.

Al primo comma dell'art. 41, è sostituito il seguente: ArticoiG 4~. - Tutte le alterazioni organiche e le ma lattieinsanabili tlelglobo d ell'ocel!io per le quali la funzione visiva(correlta la refrazione miopica quando esista) sia ridotta a• meno di un terzo della normale in entrambi g li occhi, ovvero a meno di un dodicesimo io un occhio .

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Ari. 3. All'art. 68 è aggiunto il se guente comma: l principali vizi di conformazione del ca sso toracico sono: il torace cilindrico o paralitico; il tor-ace carenato; il Lo1·ace coll'angolo molto pronunciato del manubrio del cot·po dellosterno: il torace eccessivamente conico in g uil:'a da produrrel'abbassameuto conside revole delle spalle e le sca pole alate. Art. 4.

Il primo comma dell'art. 96 è abrogato. Sono abro~ate le avvertenze 9 e 14 che fanno seguito all'elenco d.elle imperfezioni ed inlermit8. Art. 5. Le disposizioni contenute nel presente Decreto avr·annoesecuzione daUa data della pubblicazione del meù e~imo . Ordiniamo che il presente Decreto, munito del sigillo delloStato, sia inserto nella Raccolta ufficia le delle leggi e de~ Decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spelli di os servarlo o di farl o osservare. Dato a Roma, addì 30 aprile 1800. UMBERTO

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ti Atto N. 87. - ASSOCIAZIONE ITALIANA DELLA C ROCE ROSSA.. - K . Deoreto ohe btltol•oe• UD& oommlllllione per l'el&me 41 aloDDi quelliU rlgua1'4&utll'AI100laslone ttaUana della Orooe Boa... - 3L maggio. (Parte 1•, dispensa N . 22).

UMB ERTO I , Ecc. ECC., RE o' ITALIA. Yisti i Nostri Decr eti del 7 febbraio 188i, con i quali si !pprova lo Statuto dell'Associazione italiana della Croce Rossa e si concede alla Associazione medesima l' uso dei distintivi e titoli di cui all'articolo 2 della convenzione internAzionale di Ginevra 22 agosto 186i ; · Sulla proposta d~i Nostri Ministri Segretari di Stato per gli 11ffari della guerra e della mar ina; Abbiamo decretato e dacr etiamo:

Art. 1.

R istituita una commissione per l'esame dei seguenti quesiti: a) Ammissione di

milita ri in congedo illimitato nel personale dell'Associazione della Croce Rossa italiana; u) Disciplina e giurisdizione militar e per il personale stesso·l e) Diritti a pensione del per sonale medesimo a causa di ferite o infe1·milà in tempo di guerra, ovvero anche in te mpo di pace, nell'occasione di esercitazioni; cl) Modi per impedire l'abuso dell'emblema e del nome della Croce Rossa ; e) Convenienza di determinar e s e in tempo di guerra debbano dipendere dalla Associazione della Croce Rossa le varie societa di socwrso di malati e fer ili. 3•


18 •

..

Art. 2.

~

La commissione è compost.a dei signori: GLORIA comm. Francesco , avvocato generale mililare, Pre-

l•

sidente. c,oOLJNI on ing. Giovanni, colonnello nella r iser va, deputalo al Parlamento, GuiDA comm. Salvatore, lenente colonnello medico, DI LoRBNzo comm. Giuseppe, rag ioniere presso la Corte dei conti, F ASSA T I DI BALZOLA comm. F erdinando, capo Se· zio ne al Minis tero ,!egli ailari esteri, MARTINELLI cav. Michele, tenente colonnello di stato ma~Zgiore, CERALE cav. Camillo, capitano di corvett.a, V1co cav. Pietro, sostituto avvocato fiscale militare, Art. 3. Eserciteranno le funzioni di segret.at·io presso la s uindiCAI.& commissioné i signor i: MENOINI cav. Giuseppe, capitano medico, ZENDntNi cav. av v. Andrea, segretario al Ministero della guerra . I Minis tri prede tti sono incaricali dell'esecuzioue del presente Dec1'el.o che sar à r egistrato alla Corte dei conti. Dalo a Roma, addl 31 maggio 1896. UMBERTO.

RICOTTI B. BruN.

AlLo N. 111. - CIRCOSCRIZIONE TERRITORIALE MILITARE. - Wermerle 41 pred4lo. - 18 giugno. (P arte t•, dispensa N. 2:l). A datare dai t• luglio ·P· v. è istituita in Bardo necchia una infermeria di p residio. · Il Mi11islro - kiCOTTr.

..


19 N. 121.- AVANZAMENTO. - •o41tloastolll &lle Dorme

41 mudma per glle1amt d'av&DSameD!o del oaplt&Dl me4lol e del teneDU me4lol - 26 giugno. - (Parte 1", dispensa 24"). li § 8 dell'Atto 142 d(llla Raccolta (edizione 1894) é E<osti· luito dal seguente: § 8.

37. L'esame pei capitani medici versera sulle seguenti materie, ordinate per votazione e classificazione nei seguenti tre distinti gruppi: ESAME SCRITTO. -

Jo gt'uppo.

a) Medicina legale militare; b) Igiene e servizio sanitario militare. E S Al\1!: VERBALE E PRATICO DI PATOLOGIA CHIRURGICA

2' gruppo.

c) Dissertazione verbale sulla patologia chirurgica; d) Operazio ne chirurgica. ESAME CLINICO. -

3• gruppo.

e) Dissertazione clinica al letto del malato. 38. a) Medicina legale militare (esame scritto durata sei ore). La sottocommissione per gli esami scritti pr enderà gli opportuni concerti col direttore dell'ospedale ove hanno luogo gli esami, e sceglierà un numero di casi nei quali, o per inrerm11A o per imperfezioni o per qualsiasi a ltro motivo, occorra dare un giudizio medico-legale. li candidaLo, alla presenza della sottocommissione, estratto n sorte un numero corrispondente ad uno dei casi scelti, visiterà l'individuo. Quindi rife rirà per iscritLo sulla infermiiA od imperfezione, da cui il r icoverato é affetto, entrando in merito sulla ·patologia della malattia od imperfezione. Da ul-

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20 timo compilerà, nella stessa guisa che spetta ad un direttore di ospedale, il relativo documento medico-legale. Saranno dati ai candidati l'elenco delle infermità esimenti dal servizio e tutti .gli strumenti di diagnostica occor renti a ciascun caso. SV. b) l[Jiene e seroi.:io sa11itario militare (esam1~ scritto durata sei ore). Cousister1fnello svolgimento, senza concorso di alcun libro o manoscr·it.lo, di un tema sull'igiene o sul servizio sanitario in pace o io guerra, formulalo dal presidente della commissione esaminatrice e comunicato ai candidati riuniti soltanto al momP-nto iu cui dovrà essere svolto. 40 c) Esame oerbale di patologia chirurgica (ùurata mez. z'ora). d) Oper a.:ione chirurgica (du!'ata fino al t~rmiue dell'ope· razione). Quest'esame s~trà dato nella sala anatomica dell'ospedale militare. li candidato estr·atto a sorte un numero dei temi più sotto indicati, impregherà la prima mezz'ora nello svolgimento della tesi ve rbale di patologia chirurgica (materia c): quindi previa descrizione dulia regione anatomica e dei processi operativi, facendo risull81'e i vanta_ggi di quello che intllnde attuare, procederà sul cadaver·e a quella delle due opet·azioni chirurgiche, contenute nel tema estratto, che verTà JWescelto dal presidente della sottocommissione di esame (materia d). L'alto operativo sarà continuato tino alltt r elativa medicazione, se ne sarà il caso. La sotlocommissione fara tulfe le inter rogazioni che credera convenienti, con speciale riguardo, se la natura del· l'argomento si presta, alle indicazioni della chirurgia di guerra. 41. e) Esame clinico. (Dissertazione clinica al letto del malato). (Durata ad arbitrio della sottocommissione fino al termine della dissertazione). Quest'esame sa1·à dato· al lello di un malato di qualunque riparto dell'ospedale militare.

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21 La soltocommissione sce~l i e ré, d'accordo col direttore dell'ospedale, una serie di m a lati ada tti per fa rne oggetto di e~ame.

Per cura della direzione dell'ospedale s àt'anno tenuti pronti quei sussidii e quei mezzi diagnostici che si r eputeranno necessari Il candidato, estratto a sor te un numero corrisponde nte ad uno dei malati, raccoglierà l'anamnesi, e procederà a quegli esami subbieltivi ed obbiettivi che stimerà necessari. Quindi fa rà una dissertazio ne clinica relativa al caso sulla diagnosi, sulla prognosi, sulla cura e sui possibili pt·ovvedimenti da prenùer si, r ispo11denòo a nche alle interrogazioni ed osservazioni che la sotlocommissione creJerà di fare in proposito. Temi per l'etarrie verbale e pratico di patologia chirurgica e di operazione. (Lettere c e d). 1.

c) Ferite da armi bianche - Ferite lacere e ferite contuseContusioni in generale. d) Legaturn dell'ar teria succlavia Amputazione della coscia. 2.

e) Ferite per azione dei pr·oietlili delle armi da fuoco portatili attualmente in uso negli eset•cili, secondo le distanze e secondo i tessuti colpiti. d} Legatura dell'arteria ascella re Amputa zione della gamba. 3.

c) Ferite pet• azione dei proiettili d'ar tiglieria - P rincipali complicazioni immedia te delle ferile per colpi da fuoco (stupore locale; stupore gener ale; cor pi stranieri). d) Le gatura dell'arte ria carotide primitiva o della carot ide ester·na - Disar ticolazione del ginocchio.


22

4. c) Lesioni traumatiche dei vasi sanguigni -

Emorragie -

·,

Aneurismi traumatici. d) Disarticolazione tibio- tarsica - Resezione parziale e totale dell'articolazione scapolo- omerale.

•.

5. c) Lesioni violente delle ossa - Frattura degli arti - Effetti dei proiettili moderni' sulle ossa. d) Legatura doll'arteria iliaca esterna - Disarticolazione della mano.

6. c) Traumi at•ticolari - Lussazioni - Distorsioni - Effetti ctei proiettili moderni sulie articolazioni. d) ToracoLomia rett·ocosta le - Disarticolazione tarso-metalarsea.

7. c) Complicazioni e succes sioni morbose delle ferite (flemmone, piemia, sellicoemia, tetano, cangrene, osteomielite, perios tile, necrosi). d ) Legatura dell'arteria femorale comune o. della femorale superficiale - Resezione parziale o totale dell'articolazione coxo-femorale.

8. c) Lesioni violente del capo- Commozione- ContusioneCompressione cerebrale. d) Trapanazione del cranio - Disarticolazione dell'avambraccio. !).

c) Lesioni violente de l torace - Effetti dei moderni proiettili sugli organi endotor-acici. d) Disarticolazione del braccio - Resezione parziale del mescellare inferiore.


23

10. c) Lesioni violente dell'addome - Effetti dei moderni proiettili sui viscet•i addominali - Frattura delle ossa pelviche. d) Reseziooe osteoplaslica del tarso - Resezionc parzinle o totale dell'at·ticolazione radio-carpica.

11. e) Ernia addominale e specialmente ernia inguinele. d) Resezione dell'articolazione del ginocchio -

Rino-plasL1ca

o cheilo-plastica.

1'>

c) Lesioni traumatiche <lei testicolo e dell'urelra- Stringimenti uretrali. d) Laparotomia e sutura parzial€\ o tolale (sutura circolare) dell'intestino - R esez ion~ dell'articolazione del gomito. 13.

c) Lussazione della spalla - Lussazione dell'anca. d) Operazione radicale dell'ernia inguinale - Disarticolezil,ne medio-tarsea. 14. c) Flogosi acute e croniche delle al'licolazioni.

d) Disarticolazione dei quallro ul\imi metacarpei- Enuclea-

zione del bulbo oculare. 15.

c) Scottature - Congelamenti. d) Cistotomia sopra-pubica o perineale - Resezione parziale

e totale dell'articolazione tibio-astragalica.

Il Min ist1'o -

RICOTTI .


2i

Atto N. 148. - RECLUTAMENTO. - Legge li'. 28~ port&Dte 4lapoel.sloD1 per la l eva 1ul natt nel 1876e modltloasloDi alla legge aul reolutamento. - 12 luglio. - (Parte i•, dispensa N. 28).

UMBERTO I, Ecc. Ecc. RE n'ITALIA. Il Senato e la Camera dei Deputali hanno approvalo ; Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue~ Art. 1. Il contingente di t• catel(ot·ia che dovrà essere somministrato dalla leva militare da eseguirsi sui g iovani nati nell'anno 18i6 è fi ssato a !JR,OOO uomini. Art. 2. Dei predetti novantoltomila uomini, quaran\ano,·emila contrarranno la ferma di anni tre e gli alll'i quarantanovemila la ferma dt anni due prevista dall'ar·ticolo 124 del testo unicO> delle leggi s ul recluto mento del Regio esePcito a ppr·ovato con Reg io Dec reto del 6 Bf{osto ·1888 N. 5655 (serie 3"). Art. 3. Gl'inscritti che fu rono rimandati dalle leve precedenti come rivedib ili, a senso degli ar·tic'oli ì8 e 80 del predetto testo unico, se saranno dichiarati idon ei ed arruolati nella t• categoria nella leva s ulla classe 1876, assufY!er·ànno, quelli nati nel 1874 la ferma di anr.i uno, e quelli nati nel 1875 la ferma di anni due. I detti rivedibili saranno tutti calcolati nella parte del contingente che deve as!-umere la ferma di anni due. Art. 4. La ferma stabilita per gl'in scritti da assegnarsi all'arma di cavalleria dall'articolo 121 del testo unico delle leggi sul reclutamento è ridotta ad anni tt·e. Art. 5. Per l'esecuzione di quanto prescrive l'articolo 10 del c italO> testo unico delle leggi sul reclutamento il contingente di l • categoria assegnato alle singole !Jl'O' 'incie della Venezia e(b

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·::-


a quella di Mantova, !C'a rà suddiviso fra i distretti ammiuistralivi che le compongono e che, agli effetti della le,·a, vi rappresenlano i mandamenli. Ordiniamo che lo presente munita del sigillo dello Stato, sia inserita nella Raccolta urticiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spelli di osserv11rla e di Carla osservare come legge Jello Stato. D11ta a Roma, addi 12 luglio f89G. UMBERTO. RICOTTI.

Atlo N. 180. -

RECLUTAMENTO. - •odl8casloDl all'istruz.lone complementare al regolamento •ul re-

clutamento. - A••egnazlone 4egU lDaorlttl 4l leva al oot"pl. - '13 agosto. - ( Pal'll~ t•. dispenl'a N. 32). Gli Atei 2lì e 225 del 1895, i quali abolirono i capi lii e l V e !>Ostituirono il capo V della istruzione complemenlar·e

al regolamento sul reclutamento 20 agoslo 18~0, slali g ià modificati cogli Atti 27, iZ7 .e 150 (comma a•, 4•, 5°) del 189}, !'Ono abrognti. Ai tre capi suaccennali sono sostituiti i segu(• nli, nei quali sono raccolte tult.e le disposizioni riferenle!>i all'assegnAzione degli ins• t·itti di leva ai cor!Ji colle modificazioni consigliate dalresperienza. /l M ini8tro - PE LLOUX.

. . .

. . . . . .

§ 16. N e l passar~ i11 rassegna gl'insct·itti a senso del § 517

del regolamento per accerlarsi della loro idoneità pet·sonal t>,. i comandanti dei distretti non solo si assicureranno chL· i contrassegni personali resullanli dagli elenchi, modelli n. :} e 6 de\ catalogo, corrispondano al vet·o, ma si acce rteranno altresl della esattezza della filiazione e dèlla data di nascila, mt>diante interrogazione agli inscrilli, per promuovr•t>e alall'occorrenza le debite rettilicazioni.


§ l i. Qualora si presentasst• un qualche inscritlo con di-

fetti fisici manifesti e tali da non poter si p resumere che siano rimas ti inosservati dal consiglio di leva, i comandanti tlei dis tretti dovranno accer-tar s i con speciale attenzio ne d•' lla identità pers o nal~ di quell'isc!'itto onde impedire una fraudolenta sostituzione. !3 l;;l. Pl'imii di procedeJ·e a lla visita di cui al § 517 del reg•,lamen lo sul rec::lulRment(l gli in seri lli sera n no sottoposti al tag lio dci capelli, onde a ccertare che non siano affe tti da malallie per le quali non debbano poi esser·e riformati presso i cor pi. N(•Jin vi ~ ita occorre poi specialmente avver·tire: che con accurateun si pr·oceda alla misura della statura e del torace ; chP. ~i acce1·ti lo s tato della funzion e visiva. Tale accerlflmento, da ftJI'Si indistinta mente pel' lUlli gli in scritti, sara eseguito col mezzo delle tavole murali ottolipiche is tituite aff,, scopo di avvertire più facilm e nte i dif.,tti di vista, anche nel ca su che gli inscritli, per ignoranz<\ o per altr·o moli v o, nòu ne facciano specinle dichiara zione. :1 19. Nei distretti m ilitari nei quali il numero degli inscritti sia tale da non potere, nei pochi giorni stabiliti, procede r si ùa un solo ufficiale medico nd una accurata visita, i comandanti dei corpi d'armata destineranno, dietro richiesta dei dis tretti, per coadiuvare il capitano medico dei distretti s tessi, un allr·o ufficiale m ed ico del grado almeno di tenente, possibilmente anziano, e che non abbia assistito alle sedute di alcun consiglio di leva dei circondari compre~i nel distretto. P erò s i avr8 presente che questi m edici non dovranno poi esser~ chiamati a <!are il loro parere nelle rassegne speciali che da essi s tessi venissero proposte. § 20. Dopo la visita sanitaria prescritta al § 517 del regolamento, gli inscritli verranno a !>segnali alle varie armi e corpi s econdo l'a ltitudine di cia scuno e l!econdo le n t>rme dettate n ella presente istruzione. §ì 21. Agli in scritti che veniss~ro proposti per la rassegna sj'ecialtl pl'ima della veslizione non dovran no essere distri-

.

~.

.

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..


27

buiti og~elli di corredo, tranne quelli di assoluta necessita, sino a che non sia deciso sulla loro abilità al servizio militare. § 22. l comandanti dei distretti militari si asterranno di entrare in merito ai ricor si che gli inscritti potessero lot·o presentare contro le decisioni dei consigli di leva, e si limiteranno a trasmetter subito tali ricorsi, per competenza, al prefetto o sottoprefetto del rispettivo circondar io. Quando poi i ricorsi si riferiscano alla idoneità fisica i comandanti dei distretti porteranno la loro speciale attenzione ~ui motivi òa essi indotti, onde riconoscere se tali motivi siano o non fondati. § 23. Nel caso in cui gli uomini da assegnarsi alla cavalleria o ati altre armi debbano chiamarsi prima della chiamata della classe e siano state fatte per· tali assegnazioni apposite prenotazioni individuali innanzi ai consigli di leva, i comandanti di distretto provvederanno perché, oltre il ma· niresto di cui al § 505 del r egolamento sul reclutamento, sia intimato ai sin~oli inscrilti di presentarsi mediante precetto personale, òa consegnarsi loro per mezzo dell'arma dei carabinieri reali. Il pr ecetto personale sarà intimato a tutti gli inscritli pl·enotali ovver·o ad una parte soltanto, secondo {:{li ordini e le istruzioni che verranno dati volla per volta dal Minis ter·o. § 24. Quelli tra i detti inscritli che nella visita passata al distreLto non fossero giudicati idonei per le cennate assegnazioni o risulteranno esuber•anti al contingente da fornir si alle dette armi saranno senz' allro licenziati e provvisti dei mezzi di viag~io, r iconsegnando loro il foglio di congedo illimitato provvisorio ed avver tendoli dell'obbligo che loro spetta di p1·esentar si nuovamente alle armi alla chiamata ~enerale della classe. § 42. Gli inscrilti aventi nei piedi le dita a martello. o accavallate, o riunite, od aderenti, nonché l' unghia incarnata, od aventi i piedi pialli o schiacciati, e gli in scritti ai quali man-cano due sòle falangi all'indice della mano destra, o ha nno pe1·duto l'uso delle falangi stesse, essendo da ritenersi abil i


28

perché tali difetti non sono contemplati fra quelli che esimonod& l ser vizio miliLsre, dovranno esser~ preferibilmente assegnati a norma dei successivi §§ 57, 64, 66, 8U, 93 e 106 : a) alla cavalleria, e specialmente agli squadroni· palafrenieri , al tr·eno e:l agli operai d'artiglieria e genio, alle compagnie di sussistenza o di sanità, qualor·a n~ abbiano gli. speciali r equisiti ; b) al personale di t1·u ppa dei distretti tutti gli altri.

Assegnazione degli lnsorittl di leva alle varie Armi, Corpi e specialità di senlzio.

Carabinieri reali. § 43. Nessun inscritto pu6 essere assegnato all' armu der

carabinieri reali senza che volonLsriamente lo domandi. § 44. Gli inscrilti da destinarsi ai carabinieri r eali dovrannoavere la !Ot.atuJ·a non inferiore u metri 1,U6, non essere ammogliati nè vedovi con prole, aver serbata irreprensibile condotta e ::;aper leggere e scrivere. È però fatta rucultà ai comandanti di distretto di transigere sul requisto dell'istruzione a r iguardo di quei giovani pei quali venisse ciononostante richies ta l'ammiss ione nei carabimari dagli ufficiali del l'arma. § 4-?. l comandanti dei distretti, nel giudicare dell'idoneità fisica degli aspiranti all'ammissione nella della arma, dovranno tener conlo del parere del comandante dei carabinieri reali residento nel capoluogo del distretto, o dell'ufficiale dell'ar ma dallo stesso delegalo.

Reggimenti granatieri. § 51. l distretti della Sicilia e della Sardegna non devonofare assegnazioni d' inscritti ai reggimenti granatieri. § 52. Gli a ltri JistretLi assegneranno s~nz' altro ai reggimenti granatieri, per ciascuno di essi indicati nelle rispettive-


29 t~tbelle di reclutamento tulli gli inscritti della statura di metri

1,76 linclusivamenle) o più che, dopo eseguite le assegnaziot.i alle diverse armi e corpi speciali, rimangano disponibili. §53. Gl'inscritti della statura da tn. 1,75 a m. 1,76 (esclusivamente) non assegnabili alle di v erse armi o corpi speciali, saranno assegnati alla fanteria; ùi questi inscritti però sarà dai distretti tenuta nota speciale; essi saranno, subito dopo la partenza del contingente pei corpi, segnalati nominativamente con lettera Al Ministero della guer ra (Direzione geneTale leve e truppa), con l'indicazione della statura divisa in mezzi centimetri, e del cor;.:-o cui fu r ono assegnati. § 5k I reggimenti granatieri, quindici giorni dopo l'arrivo degli inscritti indicheranno al Ministero (Direzione generale leve e truppa) il numero degl'in scritti che sono stati loro assegnati, dedotti quelli che in seguito a rassegna fossero stati riconosciuti inabili o quelli che fossero tuttora sotto rassegna. § 55. Ricevuti questi daLi il Ministero, ove le assPgnazioni ai r eggimenti granatieri siano riuscite eccedenti al numero delle assegna7.ioni stabilite per gli altri reggimenti di fanteria ùi linea, disporrà perché gl' inscrilti eccedenti, a cominciare da quelli di statura relativamente inferiore, s iano h-asferti ad altri reggimenti di fanteria; nel caso invec~ in cui le a ssegnazioni siano risultate deficienti, provvedere perché siano completate col trasferimento a i granatieri del numero necessario degl' inseriti, di cui al § 53, a cominciare da quelli della statura r elativamente superiore.

Reggimenti di fanteria di linea. § 56. Ai re~gimenti di fanteria di linea saranno assegnali

tutti gl' inscrilti aventi statura inferiore a m. 1,65, fatta eccezione per quella parte da destinarsi agli alpini, alla cavallerl8 ed al genio, ed a quelle altre specialità per le quali possono assegnarsi inscritti di qualunque statura. A complemento della quota fissata, saranno poi assegnali alla fanteria di linea inscritti con statura di m. 1,65, o superior e.


30 Dovrà però avvertirsi che gl' inscritli da assegnarsi allafanteria di linea abbiano piena altitudine alle marce, per it che occot-rono gli arti inferiori perfettamente sani e ben conformali ed una fo rza muscolare s ufficiente per resistere, marciando, al peso dcU'equipaggiamentCI in dividuale, e che l'assegnazione alla fanteria non deve assolutamente essere fatta, meno per gl' ioscritti di statura superiore a m. 1,65, col critc t·io di lasciare a t'Ile a rma gl'inscritti relativamente meno validi al s~rvizio militat·e.

Distretli militari. § 57. Ai distl'elt.i saranno ussegnati gl'i nscritti aventi qual

cuno dei difetti di cui a l § 42, qualunque sia la loro statura, e purché non debbano per speciali requisiti essere assegnali alla cavalle r·ia, al lt·eno, a ~li operai di artiglieria o genio od alle com pal('nie di sanita o di sussistenza. Avvertesi che, per far fronte comple tamente ai bisogn i dei distretti, potranno poi provvedere, ove occorra e nei limiti che saranno stabiliti dal Minis tero, i comandanti di corpo. d'a r mata mediante passaggi ai dis tr etti s tessi di uumini non resistenti alle fatiche della guerra dai reg~imenti di fanteria di JinP&.

..•..

Bersaglieri. § 59. Gli inscritli da assegnarsi ai bersaglieri dovranno.

esser•e ben aitanti della persona, ampi di petto, gagliardi, agili e resistenti alla corsa. Dovranno aver e la s tatura da m. 1,65 a ru. 1,75, Saranno preferiti i montanari ed i colligiani.

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A lpini.

§ 60. Gli uomini pei reggimenti alpini possono avere qua-

lunque statura, mll debbono essere robusti, agili e resistenti alle fa tiche della guerra in mon ~a gna.

..., .,


3·J

..\gli alpini non dovranno essere assegnati inscritti che siano stati rivedibili per oligoemia.

Caoalleria. § 6t Gli inscrilli da assegnartli alla cavalleria devono-

avere la ferma di tre anni ed essere larghi di petto, ma uon corpacciuti, anzi svelti ed agili, e conformati in guisa da poter diventare buon i cavalieri, per il che devesi particolarmente avvertire che abbiano lunga inforcatura, largo bttcino, coscie piatte e ginocchia non convergenti. l difetti accennali al pre~edente § 42 non debbono essere di ostacolo per l'assegnazione ai reggimenti di cavalleria e specialmente agli squadroni palafreoieri, quante volte gli inscritti r·iuniscano tutti i suaccennati requisiti fisici. La statura degli uomini da destimtrsi alla cavalleria deve essere : pei reggimenti lancieri da m. 1,65 a m. 1,i2 ; per cavalleggeri, da m. 1,60 a m. 1,68; per gli squadroni palafrenieri, da m . 1,60 a m. f,i2. maniscalchi ed i sellai, ove loro non spetti l'assegna· zione alla cavalleda, potranno dietro loro domanda esservi assegnali, assumendo la ferma di tre anni, ove non ne abbiano obbligo, anche se non raggiungano od eccedano la statura pr•escrilta, previo, pei maniscalchi, l'espc!'imento d~ cui al § 66. § 65. Gli inscritti da assegnarsi alla cavalleria saranno scelti preferibilmente tra coloro che, oltre ad avere i r equisiti fisici indicati nel precedente paragrafo, esercitino un mestiere affine al servizio dell'arma, come cavallanti, butteri e simili. Su Lut.ti dovrà darsi poi la preferenza a quelli che, possedendo sempre le volute qualità fisiche, chiedano di servire volontariamente nella cavalleria, a condizione però che, qualora siano ascritti alla ferma di uno o di due anni, assumano la ferma di tre, rilasciandone apposita dichiarazione scrit~.


A rfiglieria.

re:zgimenti d'artiglieria da campa{lna (batter ie) saranno a ssegnnti" uomini robusti con statura da metri 1,6:) .a metri 1 ,75, che siano preferibilmente carrettieri ed in massi ma gli addelli al governo di cavalli e muli, operai ir1 legno, ope•·ai in ferro, nonchè i sellai ed i maniscalchi. I maniscalchi ed i sellai potranno e sservi a ssegnali. qualunque ·!<ia la loro statura. Gl' inscritli di professione maniscalchi saranno sottoposti ad un es perime nto consistente in un saggro di mascalcia tla eseguir·si presso i distretti, in quel modo che i comandanti crederanno piu opportuno, e quelli che superino tale espe· rimenlo sar anno tutti assegnati ai reggimenli di cavaller·ia, a gli squadroni palaf1·enieri, ai reggimenti d'artiglieria da campagna, a cavallo, da montagna, ai battaglioni alpini ed al tpeno del genio, qulllunque sia l>~ loro statura, in proporz ione del contingdnle che i distr·etti debbono assesznare tt tali specialità. Al t r eno si assegne1·anno uomini idonei al servizio militat'e in genere, pu1•chè abbiano la statura da m. 1,65 a m. 1,75 ·c siano preferibilmente delle stesse professioni indicate per le batterie. Potranno pure essere assegnati al treno gli inscritli aventi ·i difetti di cui nel precedente ~ 42, purch ·~ della prascrilta statura. § 67. Pe r· l'a r tiglier ia a caoallo (batterie) è applicabile, (] uanlo alla sl.atura c ai mestieri, cio cltc é dello al pr eccdl'nle paragrafo per l'artiglier!a da campagna. Però gli iuscr •tti dovranno avere la r~rma e tutti i requ1siti fisici stabiliti per la cavalleria. Per· il treno dell'artigl.ier'ia a cavallo 8ono pienamente applicabili l<l pr escrizioni •·e lative a l treno dell'at·ligliet·ra da ·campagna. § 68. All'artiglieria da costa e da fo rteua saranno assegnati inscr itti lar·g hi di petto, robusti c bene svi luppati, con statura da m . 1,67 a m. 1,8:?, p1'eferibilmenle di prof~ssionc § 66. Ai


muratori e mestieri affini, opera1 10 legno, operai in ferro; sterrator·i (per l'artiglieria da fortezza). Saranno pure assegnati dai distretti, che verranno in ogni leva indicati dal Ministero, alcuni inscritli pratici ùi telefonia. l distretti militari dell'iwla di Sardegna, ove non possano per deficienza di uomini aventi la statura prescritta, fornire all'artiglieria da co~la e da fortezza l'intera quota ad essi attribuila, dovran no assegnare ai reggimC'nti di tale arm& uomini di st.atura inferiore, scendendo, ove sia uecessario, fino a quelli\ di m. 1,58. Gli uom1ni &!'\segnati all'artiglieria da costa c da for·tezz& saranno avviali direttamente alle sedi delle rispettive brigate. § 69. All'artiolieria da. montagna saranno assegr~ati indil•idui di statura non inferiore a m . 1,72, di beu constatata robustezw fisica, e possibilmente r;celti fra quelli di comun~ alpestr·i. Essi dovranno preferibilmente essere mulallieri, carrellieri. muratori. opertti in legno, operai in ferro e qualcuno eli pror~ssione sel\aio o maniscalco, te nuto presente per questi ultimi 11 disposto del secondo comma del precedente § 66.

.. . . . .

Genio. § iO. Il reclulamento del genio è fatto per• ~pecialità e

(eccetto il treno) per sedi di brigate, centri di mobilitazione; le reclute devono esser~ a vviata alle citta sedi delle brigate; nelle sedi ove sono più brigate della stes!.'a specialità,. spetta ai comandanti dei reggimenti di ripartire fra le medesime le r·eclute di ciascun distretto in proporzione al numero di C11mpagnie di cui ciascune brigata è compostA. Le reclute del treno saranno avvia te alle sedi dei r E>gtri-· menti. Per la destinazione degli inscritli si osset•veranno le seguenti norme :


to e 2<> Reggimento.

s 71. Agli zappaturi del1° e 2• reggimento dovranno essere _llssegn!l li uomini con statura da m. 1,65 a m. 1,78, prefedbilm•·nte terrazziet·i o contadi ni, muratori , minatori, fale~nAmi, fabbri, barcaiuoli, scalpellini ed anche segatori, stag ~tai e calafati. Salvo gl'inscr itli di condizione contaJini o te rr azzier i, che dovrannu avere la s tatura min ima di m. 1,65, gli in scr itti ~sor•cenli uno degli all1·i mesliet•i indicA ti nel capove1·so pl'ecedenl•~ potranno essere as:>ep:nati al 1° e '2o genio, in via creccez.ion e, anche se di st~:~tura inl'eriol'e, ove n011 r·iesca poss bile completare le quote s labililù con f!uelli di statura sunccennata, a ctmdizioni però che r isulti in modo assoluto il loro mesliel'e.

3' Rey!]imento. § U.. Per le assegnazioni ai lelegralisti (stenclilori) del 3" genio, valgono le norm•• date cui paragrafo precede n te

per gli zappatori del 1• e 2• t·eggi mento; dovl'anno però per quanto possibile gl'inscritli esser e scel ti fra coloro che l'ul 'O HO addetti alla costruziùne o ripar·azione di linee lelegr·afi che ~ telefoniche e fra i guardafili ; in d•f~tlo fra g li esercenti uno dei mestie1·i indicati nel paragrafo precedente. l guardafili potranno essere as3egnali qualunque sia la loro statura. Ai telegrafìsli (Lrasmellitori) saranno assegnali inscrilli di <rualuuque ferma, di professione Lelegraflsli, che abbiano subito l'esperimento di cui a l seguente § 73, qualanque s ia la lor o attitudine fisica e la loro statura.

4° Regg imento.

s 78. Gli uomm1 per le brigate pontieri del 4• r eggimento gen io debbono essere manifestamente r obus ti, con statura 1100 minore di metri 1,6!; e pr·eferibilmenle barcaiuoli, ma-

••

:.

-


35

ri nai, pescatori, gondolieri, carpentieri di barche, calarati e cordai, ed anche facchini, manovali, lerrazzieri o contadini e muratori. Gli uomini di professione baret1iuoli saranno assegnati a lle dette br igale in quel maggior numero che s arà possibile e potranno essere anrhe di statura inferior e a m . i ,66, a condizione però che risulti in modo assoluto il loro mestierP. § 79. Per la brigata lagunari del 4° r eggimento genio dovranno esser·e assegnati tutti gli uomini abili alla specialità del servizic• lagunare, i r1uali potranno esser e di qualunque ~talurH .

5° RerHJimento ~ 80.

Alle brigale minatori del fi• reggi mento gen io dc,bbono essere assegnati uomini r'obusti. con !:!latura d ~l m 1,65 a m. t ,78, e preferibi lmente mina tori, ter·razzieri e contadini, muratori, falegnami , fttb bri, scl\lpellini eù a nche segatori e s tagnai. l m inatori saranno· ussegoa ti in quel maggior numero che Mrà possibile e potran no e~~ere eli qmtlunque statura, a condizione però che ris ulti in modo a ssoluto il IOJ'O me-stiere e s iano suffi cientemente robusti.

hrigata .ferrooieri. § 81. Tutti i distretti a sse~neranno ed invieranno diretta-

mente alla brigata ferrovieri gl'inscritli colla ferma di anni tre non ~he C(uelli colla r~ rm a di anni due, i quali oltre ad -essere di Rlatura non in ferior·e a met.ri 1,65, abbiano lavora to neUa costru zione delle ferr·ovie ordinarie o sinno stati adde tti a lle ferrovie s~esse, come fai egnfuni, carpentieri in legno od in metallo, fabbr i. macchinisti, ruo~hi sti, aggiusta· tor i-m eccanici, stagnai, scalpellini, muralori, vemicialori ed .arti affini; cantonieri, dC:'vi» to ri, frenatori, manualt di traffico, g uardiani, armatori e minator i.

.. . . . . . .

I m acchinisti, fuochisti e ca ntonieri potranno anche essere


di statura infer·ior·e a m. 1,65, a condizione però che ris uiLP in mvdo a ssoluto il loro meslier·e.

T reno del genio.

§ kH. Alle compag nie t r eno di lutti e cinque i r eggimenti d<'l ~enio si a ssegne ra nno uomini che a bbiano la statura da rn. 1,65 n m. 1,7:', e siano preferibilmente delle professioni indicate al § 6(:i pe l tr·eno d'artiglieria. Potranno pur·e assegnarsi gli inscrilli di cui al § 42 che abbiano però lu s tulur·a oradetta. l maniscalchj ed i sellai potranno ess~> rvi ascritti ·qualunque s ia la lor·o statura , tenuto presente pei manisc alchi il disposto del 2• comma dc•l precedente § G(i. § 87. l distretti della Sar·degna, ove non possano per deficienza d'uomini aventi la statura prescritta pel genio, dare l' intera quota a cl e~s i spettante, dovrAnno completarla con uomini di statura inf<!r·ior~, scendendo, o ve occorra, sino a ql:ella di m. 1,58. § 93. Gli in:>crilti aventi i difetti di cui al § 42 possono essere a sse,.r11ati come operai alle Mmi di artiglieria e genio ed alle compagnie di sanita e di sussistenza sempre che sitt riconosciuta la lo ro capacitò nella specia lita del mestiere che esercitano, qualunque sia la loro s ta tura. Si avvertirà per ò d'indicare nell'elenco da trasmettersi al Ministero quali degli inscrilti abbiano uno de' diretti sovraccennali.

l.

Compagn ie di sanità.

§ 95. Nell' a ssegnazione deg li in scritti alle compagnie dr sanità, che possono essere di qualunque statura, dovrà fars i distinzione anzitutto delle due specialita di servizio alle quali essi possono essere destinati, cioè servizio di infermier e, il quale comprende g li aiutanti di sanité e g l'infermieri, e sex-vizio di port.a feriti.

·. ....


• 37 § 96. La f{Uota degli inscril li da asseg nars i alle compagnie

-di saniiA ed al plotone autonomo di sanità in Cagliari, in qualila di aspiranti aiutanti e d'infermieri o per il servizio di por'taferiti, deve essere reclutata in parti ug uali nel territorio di ci!jscun corpo d'armata. Siccome per ò i bisogni di ser vizio di cia~cuna compa::tnia in tempo di pAce sono tliversi, così il Ministero in ogni leva indicherà a quale compagnia ciascun distretto debba as·segnare gli uomini per detti servizi. Gli ioscritti aspit•aoti aiutanti di sanità e gli infermieri vengono in massima assegnati a lla compagnia del proprio corpo .d'armata ed i portaferiti sono ripartiti fra le varie compagnie, secondo i bi~ogui. § 97. All'assegnazione sia degli aspiranti Aiutanti di sani là ·che degli infermieri e dei portaferiti è provveduto direttamente dai distretti, nella proporzione che in ciascuna leva ·verrà dal Minis tero indicata colle tabelle numeriche d'assegnazione. § 98. Al s ervizio d' infermiere, che riflette direttamente la -cura e l'assistenza degli ammalati, non potranno essere asse· gnati che quegli inscritli i queli vi acconsentano. § 99. Al servizio di portaferiti, che comprende tutti gli altri servizi, cioè di piantone ai magazzini, di quarti~od iere, di -cucina, di attendente. ecc., ~arann~ gli inscritti assegnati di autorità, e basterà che abbiano l'attitudine al servizio mi.li· (!jre iJ:J genere. Questi inscrilti, oltre ad attendere ai servizi -sopra indicati, r iceveranno l' istr·uzione di portaferiti in campagna. § 100. fn quanto alle professioni, i comanòanti di distretto -QSServeranno le seguenti norme: a) per gli uomini che consentono di assumere il ~erv izio d'inrélrmiere dovranno distinguer·e quelli che hanno capacità per diventar e aiutan ti di ~a~:ita, da quelli che non possono fare che il servizio d'infermiere propriamente detto. Nella designazione personale degli inscritli da assegnare come aspiranti aiutanti di sanità, s i dovrà da r la prer~ renza .ai laureati e d agli studenti in medicina, farmacia t:~d odontalgia -e quindi si assegneranno i flebotomi, gli ascritti in carriera


38

ecclesiastica (dando la precedenza a quelli insigniti degli ordin~ maggiori), quelli che hanno nozioni di l'lebotomia o di far· macia, i droghieri, gli studenti in genere, ed infine tutti coloro che, sapendo bene leggere e scrivet·e, si presuma possano e st'lrcitare la ca•·ica di ai uta n ti di sanitA. Quanto agli !.'tudenti, si darà la precedenza a quelli di liceo o d'istituto tecnico, e successivamente a quelli di ginnasio o di scuola tecnica. La qualita di farmacista, di odontalgico, di flebotomo, e di coloro che hanno nozioni di flebotomia dovt·a comprovarsi con apposito ce rtificato. Per le allre specialità basterà la semplice dichiarazione messa a conf•·onto con le indicazioni risultanti dai modelli 3 e 6 del catalogo. Per la categoria degli infermieri saranno scelti gli inservienti d'ospedali, gli ope1·ai in genere, i contadini e simili·,. possibilmente tra •ruel li che sappiano leggere e scrivere. Potranno inoltre esset·e designati per questu specialità di servizio gli iuscl'illi che esercitano le s tesse professioni indicate per la scelta degli aiutanti di sanità, purché però rilascino una dichiarazione d'accettazione di tale destinazione. Le delle dichiarazioni saranno dai comandanti dei distretti trasmesse, insieme alle ultre carte personali degli inscritti, al direttore Lel'rilorialo di sanità militare da cui dipende la compagnia alla quale tali inscr.lli vengono des tinati. b) gli uomini da a ssef!nar·si di autoritii al servizio di porLafel'iti debbono scegliersi fra gli esercenti i mestieri di servitore, braccianti, contadini e simili, e possibilmeute fra quelli che sappiano legget·e e scrivere. Saranno inoltre assegnati alle compagnie di sanità, pet·

cura del Minisler·o, inscrilli che esercitino il mestiere di conduttot·e di caldaie a vapore, a mente del § 88. § 101. Una volLa compiuta l'assegnazione alle compagnie ùi sanità, i distretti presso i quali rimasero disponibili degli inscritti che, per essere in eccedenza alle quote stabilite, non poterono l!•ovar posto nelle compagnie stesse, interrogheI'&Lmo detti inscritti se siano disposti ad accettare eventualmente la destinazione in una compagnia dipendente da altro-

,


.. 30 -corpo d'armata e ciò per la ragione che, come è dettn al precedente ~ 98, è ad essi lasciata liber tà di scelta nella assegnazione ; quelli che accetteranno, saranno trattenuti al distretto e segnalati ::~ubito numcl'icamente al Ministero, con teleg ramma, disting uendo, beninteso, gli a spiranti aiutanti dagl'infermieri. l distretti invece, che per insufficienza d'inscritti aventi i requisiti volut:, non poterono completare le quote stabilite, indicheranno subito al Mi nistero telegraficamente il numer<~· delle deficienze veriflcatesi, sia neg li aspiranti aiutanti che negl"infermieri. l distretti infine che poterono completare Io quota, assegnando tutti i richieùenti, daranno di riò e~ualmente avvis'> al Ministero con speciale comunicazione telegrafica. § t 02. Il Ministero, riunite tulle le segnalazioni, provvederà· poi pel' il ripianamento delle deficienze, in modo che ogni compa gnia I'iceva tutto il contingente necessario, e disporré. perché gl' ir.scrilt! rimasti disponibili dopo il ripiana mento· siano destinati ad altri corpi. Nulla designazione personale degli inscrilti da assegnare per il ripianamento stesso i comandanti di distretto seguiranno l'or dine di precedenzA indicato nel ~ tOO. § 10:l. l direttori territoriali di sanita militare, nel riparti1·e gl'inscrilli ai singoli servizi di s anità, provvedt>ranno in modo· che, sal vo casi di speciali esigenze di servizio, nessuno di essi venga assegnato alrospedale che ha sede nella città. capoluogo del mandamento in cui concoi·se alla leva.

o) Compagnie di sussisten.oa.

Alle compagnie di sussistenza saranno assegnati· inscritti di qualsiasi statura che esercitano il mes tiere di panettieri, macellai, mugnai, meccanici, aggiustatori meccanici, macchinisti e ruochisti, nonché qualche falegname, rabbro, lavandaia e materassaio. § 10-t


40 Alto N. 184. - SERVIZIO SANITARIO.- Aggiunte e varianti all'eleooo geuerale e tarllla del medlolnall e •o•taoze aooe••orle. - 13 agosto. - (Parte i", dispensa N. 33). Stante le variazioni portate dai nuovi contralti d' appa!Lo nel prezzo delle sostanze medicinali ed accessorie d'uso nel servizio sanitariO militare, ed essendosi per di più riconosciuto opportuno di fare alcune varianti all'elenco g enerale di dette sostanze in vigore per l'Atto N. ·J 76 del ·t 895, il Ministet·o ha determinat(l ct1e in esso elenco siano eseguite colla da ta del t• ottol>re 189v le a g~iunte, le cancellaz.ioni e le varianti di prezzo indicate nel prospetto annesso al presente Atto. La farmacia centr ale eseguirà, colla stessa data, i movimenti di carico e scarico prescritti dal§ 5i2 del Regolamento ·d'amministrazione e di contabilità dei corpi 1• maggio 1895, non che l'aggiunta sul registro mod. 2:37 delle nuove sostanze state introdotte nell'elenco e tariffll suddetto. ll Minist ro -

PELLoux.


41

PROSPETTO delLe arJgiunte e delle oarianti dafarsi all'Elenco ge· nerale e tariffa dei medicinali e delle sostanze acces.,or ie per

feset"ci:io jl.nan:iar io 1896- 97, a dat are dalfo ottobre 18(}6. Varianli

DENOMINAZIONE DELLE SOSTANZE

di prezzo al t• ottobre

Nota"ionC

t896

+lO VarianteId.di prezzo.

Il} Acido acelico concentrato . . 20 Acido sahcthco . . . . s,so 23 Acino tannico . . . . 5.f>O 21 Acido tarlat·ico . . . . 3J90 51 .\.ulipirina . . . . 105. . 6~ Atropina . . . . . 587 j70 . . 27·Balsamo 'peruviano . . . 6' 6ll Balsamo t()lutaon . . . . 61i 73 Benzoato 11i sodio . . . i4 Benzoino . 4 :,:; . . . 1!2 Bismuto. . . . H 30 00 Caffeina. . . 69 . . 9\ Ca11fora. . . . . . 6 75 . 101 Carbonato di lilio . . . . . l 29 ~o ;{ :!() 120 Chtna (cortecce). . . . . l.l:l Cloridrato di pilocarpina ')" 10 .:> 146 co.tein a . . . . . . . . 5}5 70 lili Essenza d'an8ci. :33 1:0 . . t ii Essenza di bucce di cedro. H i 80 l <tU Essenza di seoape. . . . 52 1U Fenacetina. . . . . . . . 2:, . . . 1 Kl 23:1 l Glicerina . . . ~12 Guaiacolo . . . 42 . . 251 l odolo . . . . . . 1ot 20 :!.'>9 Laoolina . . . . fdJO _,_ ·l' 'l Lisolo (rli preleoamento jacol2 10 tatioo dalla farmacia centrale militare). 289 :\lorfina. . . . . ~9~ :193 Naflolo B . 840 318 l Oppio . . : : : : : : : 37 8() 31H Salici lato di bismuto (di p re le2~

.

.

.

. . . .

.

m

w

.

.

-

Variante di prezzo. Id. Id. Aggiunta.

IO IO 21

Vur iante di prezzo. Id.

oanvmto .faeoltatioo dalla farmacia. centrale militare).

36~ Salicilato di sodio . . . . . 370 Salolo (salicilato dr fenile) . . . ·T5 • S antomna . . . . . . . . 420 \ Soluzione alcoolica di canfor·a 4.12 Solvente idroglicerinico slerilizza lo in boccette poliedriche da gr. 100.

l

Id. Id. Id. Id . Id. Id. Id. Id. Id. l d. Id. Id. Id. Id. Id. Id. I rl. Id. Id. l d. Id. Id. Id. Aggiunta.

--3 70 99

- :>O

Id.

Id. Da cancellare perch è non compreso nell e dot.azioni sanit.arie d i Kl.lert·a.


42

DENOMINAZIONE DELLE SOSTANZE

459 Terpina . . . . 282 Mercurio . .

Varianti di prezzo al t• ottobre t896

Notazioni

12-

Variante di prezzo.

5 90

Id.

Oggetti dJ medlcatura.

518 Compresse di mussol~t con bicloruro di mercurio.

522 Cotone assorbente (idrofilo) .

536 Fascie di cambric idrofilo di metri 5 X 0,06 (in pacchi di 1 fascia).

539 Fascie di cambric idrofilo di metri 8 X 0,07 (in pacchi di 1 fascia). f1Si Mussola idrofila (in pacchi di metri 40). 552 Mussola idrofila (in pacchi di metri 25). 5o3 Mussola idrofila (io pacchi di metri 20). 557 Mussola idrofila <·on bicloruro di mercurio (in pacchi di metri 40). o58 Mussola idr ofila (in pacchi di metri 25). a59 Mussola idrofila (in pacchi di metri 20).

180 Trasportare l'indice (l) nella colonna di uso esclusivo delle farmacia centrale militare.· 1 70 Variante di prezzo. Da cancellare dall'elenco, perché non adottate od abolite nelle dotazioni sanitarie di guerra.

--

Id.

Id. Id. Id. Id.

Id. Id.


43 Atto N. 178.- SERVIZIO 01 COMMISSARIATO -

Fia•ohette dl brodo concentrato del laboratorio mlUta.re di Ca1aralta (Bologaa).- 3 settembre.- (Parti•, dispensa N. 4\).

È adoltato per alcune dotazioni viveri di riserva e pei cof11ni e cofanetti ùi sanitè, il brodo concenlt•ato, del quale

venne annunziato l'allestimento colla Circolare N. 102 del reorrenle anno. Detto brodo è racchiuso in lìaschelle di l alta, contene n li ciascuna jlrammi 130 circa di liquido. La quantità di bt•odo concentrat~ sufficiente a dare una buona tazza dt brodo è di grammi :!0, quanti ne contiene, presso a poco, un g rande cucchiaio da tavola, ben ripieno, i quali uniti ad otto cucchiai di acqua ben calda procurano un buon brodo ris tretto. t uoili invece a dieci, dànno un broJo ordinario. Con ogni fiaschetta possono, quindi, prepararsi 'l l tazze di brodo ordmario o di brodo ristretto, seconio che la diluzione é di l a IO ovver o di l a 8. Le fiaschette saranno assunte in carico dalle amministrazioni solto la nomenclatura di : Brodo concentrato del laboratorio militare di Casaralla (in fiaschette), al prezzo di L 1,75 ognuna e alla categor ia VII numer o d'ordine cate-gorico 74. Il M in istro - PELLOUX.

Allo N. 178 . - SERVIZIO SANITARIO.- PubbUoazlone

dl nuovi •peoohl 41 oadoamento delle tasche, zalnl, oopple oofanl e cofanetti 41 sanità. . . - 10 settembre. - (Parte P, dispensa N. 3ì). Per effetto delle var·ianti apportate cogli Atti 233 del '18·95 e 20 del corrente anno, al caricamento interno delle dotazioni sanitarie dei corpi e di quelle altre che una speciale commissione e l'Ispettorato di sanità militare hanno riconosciuto conveniente di inlrodurvi, il Ministero intanlo ha disposto per la pubblicazione di nuovi specchi àel carica-


men to interno delle Lasche, degli zaini, delle coppie borse, coppie co fani e cofanelli di sanità Tali !>pecchi, clw porteranno la daLa del luglio corrent e ann o, sa ranno distribuili a cura dell'u fficio d'amministrazione di p·•rsonali militari vat·i in sostituzione di quelli ora in vigot·P. e chi? s'intendono perciò abro~ali. Per uniformart.> ad es:si specchi le dotazioni !'Snitarie di mobilitazione si f'aranno le se~uenli modifìcazioni: Tasca di sanità. - Sono abolite le compress•! assortite e la !':pugna e sono tolti 3 pacchetti da m~d icazione. ~ono a g~iunti: una st:alola di 12 compresse di mussola u l sublimalo corrosivo, uno 5polverino m etallico e 50 grammi tli iodoformio. Quest'ulluno sarà provveJuto all'atto della m obil itazione. L o !:paradt·appo americano viene S•Jsliluilo con quello diacLilon, e sarà allogato nello nsluccio ~:~si stente Za,.no di san.it(i, modello 1 ~78. - È abolita la spugna; sono soslttuite lP 50 compresse di mu!',;ola al sublirnsto con 60 contenute in 5 scatole. Sono al!giunti: uno spolveriuo metalli~o pet• collocarvi l'jodoformio già esi~tente; quattro aghi da sutura e tre pinze 1·rnoslatiche del Péon, da collocar si nl?l portafoglio della bu!"La chirUI·gica ; uno spazzolino per l 'an ti sep~ i ; grammi 100 di sapone con fenolo; un asciugatoio pet· ufliciali; gt·. 50 di ft•ll olo liquido O. L o spAradrappo amer icAno viene sostituito con quello diachiloll, e sarà allogato nello astuccio giù c:-islenl'3. Zrtino di san.ita di antico modello.- Vi si appo1·teranno le m ede><ime modificazioni dC'I modt!llo 18i8. Cop(lia borse di san.ilrì. - Sono aboliti: la spugna e l'olio da ardere: sono t·id•1tli a 5 i fo ~li di car·la bianca, sono sostituiti i pacchetti di mussola Al sublimato co11 5 sca tole di c"mp1·•~<>se da 12. Sono nggiunti: g1·. 100 di fenolo li'Jttido; uno spazzolino per l' antLo;cpsi; g r . 100 d i ><a pone con fenolo; 1 asciugatoio per ufficiali; uno spolverino metallico pP.l' collocarvi l' jodofnrmio ;rià esistente, e, nel porLafop:lio d~!la busta chil'urgica, tm pinze emostatiche del Péan e quattro aghi da sutura.

·.

..


Lo sparadrappo americano viene sostituito con quello dia· chilon. Coppia cofani modello 1874.- Sono abolite le compresse assortite, le minugie al sublimato, i dischetti calaba1·ici, le oslie t.la sigillare: da sostituire, l'inchiostro in polve1·e con quello in pa11Qtlole. Il cloroformio ordinario viene sostituito con quello puro dal cloralio in boccetta originale: lo sparaùroppo americano viene sostituito con quello diachilon, da allogat·si nell'astuccio ~ià es1stente. Sono aggiunti: 12 aghi da sutu1·a; 6 pinze emostatiche del Péan; un asciugatoio per ufficiali ; 4 scatole di compr esse al sublimato, 12 per scatola; g r. 10 di poi vere del Dower ; uno !;polverino metallico per jodorormio: Lo jodoformio s i conserva nella sua boccetta e si versa n dio spolveri no al momento dell'uso . Coppia cofani di antico modello modijlcalo.-Sono abol ile, le co1npresse assortil~ . le minugie al sublimato, i dischetti calabarici, le ostie da sigillare: da sostituire, l'inchiostro in polvere con quello in pallottole. Il clorofot•mio ordinario viene sostituito con quello puro . dal clorulio in boccetta ot•iginale; lo sparadrappo americano vit!ne sostituito con quello diachilon da allogarsi nell'astuccio già esistente. Sono aggiunti: 12 a14hi da sutura; 6 pinze emostatiche del Péan; un asciugatoio per ufficiali; 4 scatole di compresse· di mussola al sublimato (12 per scatole); gr. 10 di polvere del Dower; uno spolverino metallico per jodoformio. Lo jodoformio si couserva nella sua boccetta e si ve rsa nello spolverino el momento dell'uso. Cofanetti. - Sono abolite: le compresse assortite; pacchetti da medicazione, i bolloncini da cauterio, le minug ie al sublimato, il ventosino u pompa, le vesciche animali, il rhum. L'inchiostro in polvere é sostituito con quello in pallottole. Si sostituiscono le 50 compresse di mussola al sublimato con 96 in 8 scatole. Sono a ggiunti: una borsa da ghiaccio: g r . 10 di antipil'ina; . gr. 360 di cogna-.!; uno spolverino metallico per jodoformio.

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46 L' jodoformio si conserva nella sua boccetta e si versa nello spolverino al momento dell'uso. Il cloroformio ordinario viene sostituito con quello puro dal cloralio in boccetta originale; lo sparadrappo americano viene sostituito con t(Uello djachilon, da allogarsi nello astuccio gia esistente. Gli specchi di caricamento del materiale sanitario saranno l'ichiesti, ~ubito agli ospedali militari principali viciniori nella seguente quantità: Per una tasca di sanita . copie 1 Per zaini, borse e cofanetti 1 Per coppia ·cofani di sanità . » 2 Per direzione di sa nità . . • 2 Per direzione d'ospedale principale alla sede del corpo d'armata . . . . . • 6 Per direzione d'ospedale principale alla sede della 2• divisione. . ,. 3 Per direzione d'ospedale succursale » 3 j5 Per la farmacia centrale . . • . , P er la scuola d'applicazione di s anità militare . . . . . . . » 20 Per ogni corpo, pe r ogni specie di dotazione 1 che possiede . . . . . . . . . . • Sulla parete di apertura dei cofani e cofanetti non saranno più incollate le tabelle di disposizione. Gli ospedali militari principali riunite le richieste dei corpi al proprio fa bisogno, preleveranno la quantità complessiva dall'ufficio d'amministrazione di personali militari vttri. Gli specchi r imanenti, dopo fatta la distribuzione, s aranno tenuti a disposizione del Ministero della guerra, Segret.ariato generale, per eventuali richieste. Le pinze e mostatiche del Péan saranno richieste alle dir ezioni degli ospedali militari principali viciniori; queste, Tiunite le domande, richiederanno dette pinze all' arnministra~ione dell'ospedale militare di Bologna, ove trovansi in deposito. Saranno cc-:lule senza pagamento. Gli a sciugatoi per g li ufficiali, le borse da ghiaccio, gli spazzolini per antisepsi, colle stesse norme, verranno ri-

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47 chiesti all'ospedale viciniore che li preleverà dall'ospedale mil1tare di Milano. Gli spolverini metallici e gli aghi da sutura colle stesse norme saranno prelevati dall'ospedale militare di Roma. Il sapone con fenolo, le compresse di mussola al subii· malo in scatole da 12, l'inchiostro in pallottole, l'antipirina, 11 fenolo liquido, la polvere del Dower, il cognac italiano, lo sparadrappo diachilon ed il cloroformio puro dal cloralio io boccette originali colla stessa norma verranno richiesti aU'ospedale viciniore, che li preleverà dalla farmacia centrale militare. I corpi che posseggono alcune delle dotazioni sanitarie di cui nel pre!;lenle Atto, saranno solleciti a provvedere alla loro sistemazione confrontandole diligentemente con nuovi specchi e richiedendo agli os pedali quanto per esse abbisogna, per modo çhe gli ospedali alla loro volta possano provvedere mediante una sola richiesta pt•esso gli stabilimenti cbe sono tenuti a fornire i materiali. Le differ·enze però che nel confronto venissero constatate -esistere fra la composizione reale della busta chirurgica o della ca~setla per amputazione, come é descritta negli specchi, !>aranno annotate nella pagina io bianco deglt specchi stessi e firmate dall'ufficiale medico e dal relatore del consiglio e ~ò a scarico dei consegnatari nelle ispezioni. l materiali richiesti sara nno, come si é detto, tutti ceduti 'Senza pagamento, e dopo che li avranno ricevu ti, i corpi e slabilimenti li toglieranno dal carico verso lo Stato, per pas· sarli a far parte delle dotazioni complete, senza a umentarne però il valore. Ne toglieranno poi i materiali aboliti e senza far movimento sui registri dello Stato; li assumeranno in carico sui r egistr i di materiali delle masse, modello 308, 328, _.i2, 779 secondo j casi, a prezzo di inventario. U30 del materiale che si toglie. - Le compresse assortite, le vesciche animali, il rhum, le ostie da sigillare, le spugne, la "Mta bianca, l'inchiostro in poi vere, le compresse di mussola al sublimato in pacchi da 25 degli zaini, borse e cofanetti, i bottoncini da cauterio, il venlosino a pompa o le sparadrappo americano, verranno tolti dalle dotazioni ed


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usali per i bisogni ordinari di servizio presso le infermeriee gli ospedali. I 3 vacchelti da medicazione delle tasche, i 10 dei cofa· nett1, le minugie al s ublimalo ed il cloroformio coi rispettivi r ecipienti, verranno vc1·sati all'ospedale militare viciniore, in occasione di allre spedizioni cercando di e vitare spe;:.e di trasporto. Gli ospedali rappresenteranno sull'ullimo quadro della dimos trazione semestrale modello 398 B questi materiali con speciale annotazione esplicativa. Il pacchetto di compt•esse di mussola al s ublima to, or a e sistente nella tasca di sanita, terrà luogo di una scatola e· sarà sostituito !è<Olo di mauo in mano chi:l si potrù consumar e nei bisogni ordinari. /l Ministro - PELLOUX. Atto N. 208. - SCUO LE MILIT ARI. - ltegol&meutoper la souol& d'a.ppUoa.zloae dl sanità mWtare. 5 novembr~. - (Parle 1", dispensa N. 44). È pubblicato un nuovo Regolamento per la seuola d'applicazione di sanità militare, in dala 16 ottobre 1896, il qualo sostituisce quello del 14 marzo 1888, che pe1·tanto riman"

abolito. Ogni comando, corpo od ufficio militare dovrà provveders i di una copia almeno di delta l'egolameoto; ogni direzione tel'l'ÌlOI'iale di E<anità militat•c di almeno tre copie, e la scuola d'applicazione di sanilà militare di quel numero di copie che sarà r ilenuto necessario. Le l'ichiesle degli ese mplari, tanto per uso d'ufficio, qua nto per gli uflicia li che des iderassero di farne acquisto pe r proprio conto, saranno fatte a nor ma dell'Atto 183 del cor r ente anno. Il pr t!zzo di ciascun esemplare è di cent. 30. Il Mini.stro --· ~.

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Anno XLV.

N. i. - febbraio f897

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SOMMA RIO DELLE MATERI E CONTENU T E NEL PRESENTE FASCICOLO

Mannalla - Antitermici ed an tipiretici . . . . . . . . . . . PtJ(J. '11 lllandlnl - Sull'appareccbio per disinf~zione ed emostasia col vapore d'acqua sotto. pressione del doltor Matteo Giancolà . . . '136

&IVIIITA DI GIO&IWAI.I IT&I.IAJWI E D EIITE&I .

ntVISTA MEDICA. Ctsarlnl - Iniezioni endovenose di siero artillciale nella pneumonite Pag. Plard - Delle suppurazioni a distanza nell'appendicite . . . . . • Rochaz - Contribuzione allo studio dei calcoli appendicolari . : . • Buttarsaok - Sui rumori pericardiali e sull'apprezzamento dei medesimi nei cuori apparentemente sani . . . . . . . · .. . . • Vantra - Cura del morbo di Bas~dow colla galvanizzazione e colla alimentazione di timo fresco . . . . . . . .. • . . . . • lllya - l<troceralo congenito famigliare con palese influenza dell'ereditarietà. . . .. . . . . . .. . . . .

!.46 147

t 50

t 5l

- Sintomatologla generale della tabe Cavallero - La malattia di Erb-GoldOam . Raymond - Alcuni casi di paralisi genefale. Bernard - Alterazioni d'intensità del primo tono del cuore nella llloraa~ll

febbre tifoidea . . . . . . . . . .

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t5t !.53 !.53

158 t60

KrUnlg - Sul salasso . . . . . . . . . Yersln - Sulla peste bubbonica (Siero-terapia)

Rl VISTA CHIRURGICA. Cheron - Cura delle ragadi an ali colla cocaina e l"ittiolo . . . . Pag. Cnoux - Contribuzione allo studio delle ferite penetranti del cranio per arma da punta . . . . . . . .' . . . . . . • . · • La Nadan - Gomme tubercolose della lingua. . • . . . . • · • Nu - La saero-coxalgia; forme anormali . . . . . . . . · · Kolmann- Sopra alcuni ostacoli nel cateterismo dell'uretra maschi le • • Hentschel - Contributo alla dottrina della piemia e della sepsi • • • Landerer - La garza con celluloide per apparecchi immobilizzanti. Link - Contrihnto alla eteroplastica nelle perdite di sostanza ossea d~l

cranio con piastre di cellu loide . . . . .

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Bouman - Legatura della vena remorale . . . . . . . · Probsk - Ricerche sull'infezione delle ferite d 'arma da Cuoco · · ·

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(Per la conti nuazione dell'indice vedasi la a• pagintJ della copertintJ).

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ANTITEI\~IICI

ED ANTIPIRETICI ~

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per H dott . .tre-celo Meaoella, capitano medico ..,_(_ (Comunkazlonc fatta al VII Coogres8o di Mcdlelna Interna) )

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Febbre ed antipiretici.

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Dopo eh~ il Lister diede al mondo la sua celebre dottrina sull'antisepsi, presero posto importante in terapia, anche eome antipiretici, l'acido salicilico (Buss), l'acido fenico (Desplats), e poi man mano gli altri derivati del benzòlo, dalla resor~ina all'idrochinone. Ed era naturale, che questi rimedii fossero accellati con entusiasmo, perchè fin d'allora si pensò, che la febbre di pendesse da presenza nel sangue di microrganismi e de' loro prodolli regre.ssivi. Contro questi microrganismi patogeni, causa dell'innalza~ento termico febbrile, si credelle agissero le sostanzé aùtipiretiche; perciò la base del loro meccanismo di azione sa· rebbe stata la loro virtù antiseLLica ed antifermentativa. Questa ipotesi fu sostenuta e combattuta con argomenti e r~gioni validissime; però, se mi si permeue, io direi che la discussione è st~ta falla con una certa confusione, forse dipendente dalla vivacità della tolta. In ogni modo si deve a questa lotta, se la scienza ha ottenuto nuovi trionfi, e se, poco per volta, dal ca.os delle ipotesi e delle teorie sarà per 7

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ANTITERMICl ED ANTIPIRETICI

venire fuori splendida luce. E la luce in parte è stata, e sarà fatta dalla batteriologia e dalla clinica. Infatti la teoria anzidetta non poteva essere discussa cosi come era enunciata, giacché la questione da risolvere non è unica, ma duplice; dovendosi prima dimostrare, che l'elevazione termica nella febbre sia effello della presenza nel circolo di microrganismi patogeni, e poi cercare di saper·e se le sostanze antipiretich e abbassino l'alta temperatura, distruggendo queste entità morbose di origine batterica, o t prodolli della loro attività. Posti cosi i quesi ti, si vede che il secondo, se era annesso al primo, meri ta di essere però discusso a parte. Al primo quesito la baueriologia e la patologia hanno dato risposte assai convincenti, e che riassumono tulli i progressi meravigl iosi fatti nella conosc~nza della patologia febbrile. È costante il rapporto tra la febbre e i sintomi di infezione generale; e siccome è convinzione di lutti i patologi, che i fenomeni d'infezione generale dipendano ·dal passaggio di tossirie batteriche nel torrente circolatorio, cosi di conseguenza s i può ammettere, che le ipertermia siano effetto della medesima causa. Ciò è provato da numerose e brillanti ri cerche, e specialmente dn quelle del Golgi nella malaria e del Maragliano nella pneumonite; i quali, durante il periodo febbrile hanno riscontrato nel circolo sanguigno dei materia l i tossici. E l' elevazione termica quindi dipenderebbe da irritazione diretta d·i queste tossine sui centri vasomotori e sui centri termici, o da irritazione trasmessa per via riflessa a questi r.entri da i filamenti nervosi del focolaio batterico. Infalli alla spiegazione della febbre è necessario lo inter· vento di due fattori: la presenza di tossine batteriche, e la reazione del sistema nervoso, che presiede alla termogenesi:


Ai'iTITEI\lliCL EO ANTII'l RETI Cl

la febbre quindi sarebbe l'effetto di questi due fattori messi insieme, e l'eleva1.ione termica sarebbe una di pendenza d irella dell'oscillazione de' fal~ori medesimi. E siccome i clinici hanno constatalo, che molte entità morbose di origine batterica hanno il ciclo termico di eguale du· rata, cosi è giusto pensare, che la febbre sia piullosto etTello di proprietà generiche de' batteri, anzichè di proprietà specifiche, cioò sia dovuta più alle proteine batteriche, anzichè alle tossi · albumine. Il ciclo biologico di questi microrganismi patogeni è di sette giorni per gran numero di ffi(lrbi infettivi acuti ; e se talora presenta irregolarità, ciò dipende da coesistenza di altri microrganismi . Perciò posso concludere, che l'ipertermia febbri le è segno d'infe7.ione generale, e che la dorata complessi\'a della sua corva è la somma delle singole elevazioni de' cicli termici, ch11 sono in rapporto col successivo prodursi di focolai. La scomparsa completa della febbre quindi è segno, che l' infezione gen.erale è finita ma ·non l'infezione locale; perch è il processo nei singoli focola i può benissimo continuare a svolgersi, senza che la temperatur·a tomi ad e.levarsi.; anzi nou è raro il caso, che uno o piu focolai palogeni si svi lnp· • pino e decorrano, senza produrre mai perturbamenti nella tempera tura. Il ciclo termico, che è in rapporto con lo svil uppo e co n il decor5o di uno o più focolai iniziali, e che di solito dura selle giorni, forse rappresenta con grande probabilità 1il ciclo dell'attività di una generazione di microrganismi patogeni. Ed il Maragliauo offre ai batteriologi la soluzione del quesito, se e perchè in un focolaio viva e si sviluppi una sola generazione di rnicrorganismi; giacchè a lui sembra, che una nuova generazione di batter! abbia bisogno di un nuovo


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ANTITERMICI ED AN1'JIIIRETIC[

terreno per isvolgere la sua allività, come il Golgi hn dimostrato per la malaria, nella quale ad ogni accesso febbrile corrisponde lo sviluppo, la maturità di una nuova generazione di parassiti malarici. E cosi la clinica e la patologia, facendo tesoro dei geniali progressi della chi mica batteriologia, dopo le ricerche sul meccanismo delle ipertermie, si sono sforzate di risolvere la quistione eterna sulla causa e sulle modalità delle elevazioni termiche. Ora, dopo avere ammesso, che la temperatura febbrile sia l'effetto di tossi-albumine, o più probabilmente di proteine batteriche nel sangne, sorge il secondo quesito, se cioè le sostanze antipiretiche abbassino la temperatllra distruggendo questi veleni ballerici, cioè spiegando la loro azione an tizimotica e antisettica. Rispondo subito , che non è possibile. Se gli antipiretici abbassassero la temperatura febbrile di struggendo i, veleni batte1·ici, sarebl.lero delle antitossine. Felici noi, .se lo fos~ero! Allora, combauendo la febbre, {;ombattereùl.Jero e debellerebbero anche il pr·ocesso patologico, che è connesso alla medesima febbre, é, come questa. effello l!ella medesima causa patogena. Nessun terapista e clinico ha mai visto questo fenomeno, salvo per la chinina nella malaria, e nessuno ha visto accorciarsi un ciclo termico per azione di una medicazione antipiretica; gozi qualcuno asserisce il cootr·nrio. Il Finkler, per esempio, volendo mantenere con la cairina abbassata la temperatura di un infermo di febbre qnartana, ha visto prolungarsi l'accesso per parecchi giorni . Il prof. Y. Cervello nel 1893, innanzi alla R. Accademia .(Ielle scienze mediche di Palermo, ha affermato, che non si può metlere in dubbio l'azione della fenocolln contro l'infe-


.U\TITEillllCl KD A:-ITIPIRETICI

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ziooe palustre, e:l nn soggiunto , che è piò innocua della chinina, e r.he meglio di questa previt\De e corregge l'accesso febbrile; noo porta quella speciale intossicazione (emoglobinuria) dal Tomaselli allribuita alla chinina, ed è stata effieace quando la chinina non aveva fatto nulla. Dallo stesso professor Cervello e dal dottor Bonetli sono state pubblicate analoghe note sull'azione antimalarica della fenocolla nei fascicoli l , 2, 6, 13 dèll' Archicio di Farm acologia e Te1·apeulica !Palermo 1893). Il prof. Albertoni ha pubbli cato (•l) delle esperienze per dimostrare che l' idroclorato di feno colla si può con s idt~rare come un nuovo e.l efli cace rimedio ao:imalarico. Però il dott. Geronzi (~) , assistente uelr Istituto di farma cologia di Roma, dopo doJici esperienze è giunto alla concl usione, che qoesto farmaco non ha azione sul parassita malarico nelle febbri a tipo terzanario e quartanario, nè sul decorso di esse; nou agis(:e llelle forme benigne, e molto meno nelle più ~tra\· i . L'evoluzione parassitaria ha sempre regolarmente cumpinto il suo ciclo, senza arresti di sviluppo o modifìcazioni nelle forme. E dopo ripetuto uso di fenocolla, per troncare gli accessi h~ sempre dovuto ri correra ai sali di rhinina. ~leno qu?.sti due casi solitari, ripeto. nessuno ha mai concesso agli antipiretici chimici alcuna virtù specifica co nl~(} qualche processo patologi ~o. E che queste sostanze non agiscano sulle tossine baueriche, si ha una dimostrazione nel fatto, che, cessata la

!Il AL&EWrONI. - La (en ocolla tldle (ebbri ma /ariche - Ri{ormfl medica. \·,,r. IV, N. !SJ, P3l/. 76i (1891) c Vol. l , N. 3, png. i l (189!). ti t G&RO:-IZI- L'ldroclora~o di (tnoco lla nell'm(ezioue IIUI/4rica (lstiluto rl i l.trro1cologin sperimentale cl•llla R. Uolver; ita di llo:na), 1890·" f<~~clcolo VII.


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ANTITEIUI :et ED ANTlPIIlRT!Ct

loro azione, la temperatura spesso si r ialza ad un prado maggiore di prima. D1tnque l' abbassameuto termico prodallo da questi rimedi si manifc;t a per altre vie e per altri mezzi, che non siano le loro virtù antisettiche. Essi, agendo sul sistema nervoso e sul ::a n~ue, con1e dirò in appresso, riescono a paralizr.are in tullo o in partè una delle manifestazio ni pato;.:ene, l'ipertermia; e sic.cotne rauività biologica dei microrganismi con tinua imperturhat:t anche durante il tempo in cui queste sostanze dispie:.:auo la loro azione, ne segue di necessità clte. cessal i gli efTelti antipiretici, le tossi ne accumulate nel c;rt:olo pigliano la rivin cita, reagendo in modo intenso, cioè producendo una riaccension e feubr·i le maggiore di quella che non fo;;se prima dell'amministrazione del farmaco antipiretico. Nè smentisce le precedenti osservazioni il chi nino, la cui nzione specifica nella malaria farebbe ammettere l'apiressia in seguito alla di:stt'uzione ùel bacillo; percltè questo farmaco Yale poco come antisettico e come antipireti co, a meno di somministrar·lo :1 1lo;i tossiche. La do~e di un grammo di sale rl.i chinino, che vince. quando(\ puro, una mite infezione palustre, non può , dice il Semmola, rendere osti le al parassita malarico Lulla la massa del sangue e de' liquidi interstiziali. 11 Semmola nel Congrei>SO di Washing10n aiTermò esser priva di fondamento, e eontrarin a tulle le esperienze, la speranza di combattere un'infezione generale coi rimedi au· tisellici. I solliti , per esempio, che entrano nell'organismo ed escono inalterati, nwnife:;tano azione generale neg.Hiva, a meno di ir.icttarli contemporane;1mente eon sostanr.e settiche, r-ome fa ce,·a il Poll1, nella giugulare degli animali, impedendo cosi lo sviluppo d'infezione setLicemica . .Nepp11re i! mercurio e l' acido ~ alic:i li co debbono ritenersi


• ANTlTERlllCI KD ANTIPIRRTICl

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rimedi specifici nella sifil ide e nel reumatismo articolar~ acuto, in grazia della loro virtù antisellica. Ma si ammetta che ciò non sia, e si conceda pure che i microbi della sifilide si trovino solamente nella massa sanguigna; allora ne \"iene di con· segoenza, che io cinque chilogrammi di sangue bisogna circoli contemporaneamante almeno un gra.mmo di deutocloruro di mercurio, perchè, diluito fino all'-! p. 5000, possa uccidere ~li elementi patogeni della sifilide. E con lut~e queste as5urde ipotesi, non si è certi se i microrganismi vengano distrutti; ma sarebbe certamente distrutto il povero silìlitico, al quale si può dare la guarigione con soli trenta centigrammi di sublimato e con sessanta iniezioni ipodermiche. Del resto, e~clama il Semmola, se il sublimalo guarisce la sifilide per la sua potente azione antisettica, perchè non è proclamato il rimedio sicuro di Lulle le malattie d'i nfezione ? Invece si osserva, che mentre da una parte tanti antiseuici d1 prim'ordine sono assolutamente inefficaci come antipiretici, dall'altra vi sono sostanze ant ipiretiche efficacissime, che 'zlgooo poco o nulla per l'antisepsi . Con molta giustezza quindi il Buchner fa osservare, che le dosi degli antipiretici sono molto piccole, perchè, quando sono nel sangue, possano riuscire antifermentati ve; e quantunque il Bin1. abbia affermato, che gli antipiretici si pos sono somministrare a dosi alte da poter spiegare nel sangue la loro efficacia antisenica, io, con tutto il rispetto per il chiaro Lerapista, non oserò mai di farlo, giacchè sono si· curo e convinto, cl1e l'effello antisettico si avrebbe al prezzo ::ravissimo di un avvelenamento, che, assai prima dei microrganismi patogeni, colpirebbe a morte la massa sanguigna, i ceDtri nervosi e l'organi5mo. Del resto però sta il fatto inoppugnabile, che queste sostanze non si sono mai prescritte a dosi così alte, ma limita-


ANTITERMICI ED ANTIPIRETI CI

ti ssime, e che ciò nonpertanto si sono avuti e si hanno notevoli abbassamenti di temperatura. Perciò se l'acido fenico, per esempio, la resorcina e tutti. glì nntitermici chimici sono antipiretici, non banno il loro. meccanismo di azione basalo sull a loro virtù antisettica, quantunque essa in alcuni (acido. fenico, acido salicilico, euforina, ecc.) sia notevolissima. Azione vasomotrice degli antipiretici.

Ho sempre osservato al letto di ammalati febbricitanti o. apireLLici, che, dopo la somministt·azione di sostanze antipiretiche, la cute diviene calda, rossa e spesso con iperfunzionalitil delle glandole sudorifere; e qualche volla ho visto che questa diaforesi si associa a senso di prurito e ad eruzioni. cutanee. E se questi fenomeni sono relativi al rimedio, ali~ malattia, all'individuo ed a diverse altre condizioni , in cu i si può trovare l'infermo, sono però costa nti . Onde son venuto nel profondo convincimento, che gl i antipiretici hanno. azione vasomotrice più o meno note\•ole. Essi dilatano i vasi periferici, ed aumentano quindi la dispersione di calori co, e talora a tal punto da par·eggiare o su perare la produzione. Onde la temperatura febbrile solto. l'azione di queste sostanze può discendere fino al normale per la regolarizzazione del calore, e talora abbassar si anch&

per più gradi sotto la temperatura fisiologica, con efTelli ipotermici gravissimi. La dimostrazione dell'azione vaso-dilatatoria si ha in tull& le numerose esperienze praticate con i termometri cutanei più svari ati, con i pletismografi, con gli sfigmografi, ed io. ho cercato di dimostrare per prove calorimetriche, come e quanto queste sostanze aumentino l' it·radinione di calore.


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ANTITERmCI ED ANTIPIRETICI

Questo metodo a:;solutamente dimostrativo dà la m1sura del calore irradiato dall'animale, ed è il migliore, il più razionale e meno so~gelto ad errori, fra tulli i mezzi, di cui noi ci serviamo per questo genere d i ricerche. Mercè i lavori di Arsonvnl, le esperienze calorimetri(~h& hanno raggiunto un nlto grado di perfezione, con un grande valore scientifico. · Perciò mi $Ono ser vito del calorimetro compensatore ad aria d' Arsonval, leggermente modi fìcato. La modificnzione al calorimetro di Arsonval consiste in questo, che al manomeiJ·o a merc~rio o a petrolio (Rosenthal) si sosti tuisce un apparecchio scrivente. Grad11a.zione del calorimetro. - Il calorimetro e stato graduato, come consiglia Léon Fréderic, con il calore pro· dotto da una corrente costante, che pa3sava per una spirate di costantana messa nel calorimetro. La taraLUra è sta.t·a fatta due volte, con lieve differenza nell 'intensità della corrente (1). Eccone i risultati : I Graduazione. Resistenza della spirale di costanr 9,300 tano . Intensita di corrente . i== 0,708 Quadrato dell'intensità i• 0,50·13 Joule a secondo . . . ri' 4-,66~ Millimetri di spostamento verticale nella fase di regime n== 27 Piccole calorie all'ora per ogni mm. -149,0

== == ==

(l) La graduazione è stata fatta nell'Istituto Ili Osira cd elettrotecnica, diretta dal pror. Guitto Grassi, nella R. Scuola dì applicazione per gl'ingegneri il). NapoU .


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A:\TITERM ICI ED A~TIPIIIETI CJ

I l Gradua: ione. Intensilil di conente . i == 0,7:)68 Quadrato i 1 == 0 ,572 J oule a 1, . • rz.• ==o.. ,39.., Millimetri di spostamento . n == 33 Pi ccole calorie all'ora per mm. . ~39 , 0 Dimodochè, in media, ogni millimetro di spostamento vertica le) tracciato sulla carta millimetrata dall'apparecchio scrivente del calorimetro, rappresenta circa 14-&. piccole calori e all'ora, irradiate dall'animale in e:,perimeoto. Esperienze calorimetriche.

Nell'Istituto di Fisiologia della IL Universitit di ~apoli, di retto dal prof. G. Albini, ho fatto trenta esperienze con setteantitermici chimici, avendo scelti quelli più conosciu ti e piu comunemente adoperati, con l'avvertenza, che, tra i prescelti, fossero rappresentati i diversi gruppi dei cierivali dal benzolo. Dapprima ho sempre presa la curva con l ' a nim:~ le in con dizioni fi siologi che, e poi la con-a solto l'azione del farmaco; ed ho pensato di prendere e riun ire sulla medesima carta tuue e due le curve) per· potere calcolare a colpo d'occhio la differenza. e stabilire qnan1e calorie piccole l'an imale el imina in più , nello spazio di un'ora, per effello del farmaco antipireli co . Le ricerche le ho falle con conigli, e le dosi adopr;~te non sono state mai troppo esagerate, tanto che gli animali stanno benissimo. È necessario avvertire, per l'intelligenza delle curve, che la circonferenza del t:tmburo girevole e scri,·ente è di millimetri 250 ci rca. E siccome esso compie il suo giro in 112 ore, co ì Yentidue mm. d1 tracciato in senso ll';1:wersa le, sono percorsi in un' ora, e quindi un millimetro è percorso in 2,70

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A:-ITITERYICI 80 ANTll'IRETICI

107

minuti circa. S'intende benissimo, che la curva è la ri sultante di due forze, delle quali una agisce in senso longitudioale (penna scrivente), e l'ahra in senso trasversale (tamburo girevole); onde per calcolare in ore il percorso del tracciato, bisogna leggere i millin~etri, che passano dal punto di partenza al punto segnato snlla medesima linea da una perpendicolare abbassata dal punto di arrivo. Per brevitit riproduco solamente sei doppi tracciati, omettendo gli altri, perchè tulli identici. I Esperien::u (v. Ta vola 1", li g. 1). Con i~! io del peso di kg. 1 ,530. L'animale è tenuto nel calorimetro dalle ore 9,30 alle ore ·13, 12 in condizioni fisiologiche, e poi il giorno appresso dalle ore 9,30 alle ore 13, IO sono l'azione di gr. 0,50 ~i antipirina. La curva A, interna, è tracciata, essendo l'animale in condizitlDÌ fisiologi che: l'esterna D, che comprende la prima, è scriua dall'apparecchio grafico, quando il coni~lio è sotto l'azione del farmaco. D.dla semplice ispezione di queste curve si osserva: t• che la linea di regime è stata raggiunta nel tracciato A in ore 2 e 59 minuti, e nel tracciato 8 in ore 2 e 54- minuti; 2" che, se ad ogni mm. di spostamento verticale .corrispondouo Hi- piccole calorie all'ora, io condizioni fisiologiche, questo coniglio può dare, con 3~ mm. di spostamento \'erticale, 4608 piccole calorie all'ora. 3• cbe il coniglio sotto l'azione di gr. 0,50 di an tipirina può dare, essendo 45 i millimetri di spostamento verticale, 6.i80 piccole calorie all'ora. La differenza di spostamP.nto tra le due curve è di mm . •13; onde il coniglio per effetto del farmaco antipiretico ha disperso in piu •1872 calorie piccole all'ora, cioè:

13 X ·l H

== G480 - 4.GQ8 == ·181:.?.


I O~

ANTI TEilliiCI ED

A~ TIP IRKTICI

Il Espe1·iawt (v. Tavola 1•, fig. 2). Coniglio del peso di kg. •t ,600. La curva C è stata tracciata mentre l'animale era in condizioni fisiologiche, dalle ore 9 alle ore 13 del giorno 19 dir.em bre 1894. La curva D _è stata tracciata invece dalle ore 9,5 alle ore <13 , 1O del giorno dopo, e l'animale si trovavà solto l'azione di centigr. 10 di solfato di tallina, iniettati ipodermicnmente. Dall'osservazione di queste curve si ril eva : 1• che nel tracciato C la linea di regime è statl! raggiunta in ore 2,55 minuti , mentre nel tracciato D in ore 3 e 4.5 minuti ; 2u che in co ndizioni fisiol og iche, per 30 mm. di spostaIT!ento verti cal e, il coniglio ha di!'perse all'ora 4330 piccole calorie ; 3° che sotto l'azione del solfato di tallina ha di sperse 7066 piccole calori e all'ora ; 4" la curva D ha uno spostamento verticale di mm. Hl superiore alla curva C, onde il coniglio con il sale di tallina Ila irradiato 2736 piccole calorie, all'ora in più di quelle el iminate in condizioni fisiologiche. · In fatti la curva C con spostamento di mm. 30 dà 43?0 piccole calorie. la curva D con spo~ t.1mento di rom. 4!) dit 7056 piccole calorie; la di !Terenza di mm. 4-9 - 30 •19 mm. dà 2736 piccole calorie. Ili Espet·ienra (v. Tavola P , fig. 3). Coniglio del peso di kg. 1 ,'H O. La curva E è tracciata dalle ore 9,40 alle ore 42, 50 de) giorno 29 dicemure 489-i-, essendo l'animale in condizioni lisiologiche. La curva F è tr accial:l dalle ore 9,:30 alle ore 13, 1 O d~ \

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.~ "\TITI!.RH1Cl EU A~TIPlRETICI

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giorno appresso, dopo che all'animnle era stata fatta nna wiezione ipodermica di gr. O. :.>o d'idroclorato di fenocolla. La curva E ha rnggiunto la linea di regime, dopo ore 2 e 43 minuti, mentre la curva Fin ore 2 e 63 minuti. Nella curva E si hanno i-3 mm. di spostamento verticale, invece nella curva F si hanno 53 mm. di spostamento differenza mm. 1 O. Onde il coniglio in condizioni fisiologiche ha eliminato 61 9~ piccole calorie, mentre sotto gli effetti dell'idroclorato di fenocolla ne ha disperse 763~ all'ora; differenza ~440 piccol e calorie all'ora disperse in più. Debbo pero dichiarare, che con l'idroclorato di fen ocolla ho ripetuto altre esperienze sopra diversi conigli per convincermi, che anche esso, com~ tutti gli altri antipiretici, pr<>duce dilatazione vasale periferica e quindi aumento nella irradiazione di calorico; e che non ha fondamento l'asserzione del prof. U. Mosso e Faggioli (1}, che cioè l'idroclorato di fenocolla sia ipotermico. non perchè dilata i vasi periferici, e che anzi li restringe. Del resto, anche mettendo da parte queste dimostrazioni calorimetriche, che la fenocolla dilata i vasi è provato a sufficienza dai sudori faeili (Colasanti e Geronzi ) e dal fatto che « la sua azione antitermica si manifesta quando « la febbre ha raggiunto il suo massimo, e tende alla remis« siooe, poco o punto agendo sulla temperatut·a ascendente>>. (Colasanti e Geronzi). Proprio come si osserva per gli altri antipiretici l IV Esperienza (v. Tav. 1", fig . 4.). Coniglio del peso di kg . •l ,!)20. (Il Mouo o FAGGIOLJ. - L'azitme {iliologica della (enocolla. - Bolteltino della 8. Accademia medica eU Torino, rasr.ir.olo 5 e 6, pag. 457 (IS!It).


4l o

A~TITEIHII C I

RD

A~TIPJRETICI

La curva G e tracciata, essendo l'a nimale in condizioni normali, dalle ore 'l O alle ore 14 e 30; e, come si vede, accenna a discendere, dopo aver rapgiunto la liqea di regi me dopo mm. 51>, cioè dopo 2 ore e 30 minuti. La curva H è tracciata dall'apparecchio scrivente dalle ore l O alle ore •l 4,30 del giorno seguente, quando al coniglio erano stati nmministrati 30 centigrammi di fena cetina. La linea di regime in questo tracciato è raggiunta in ore 4, cioè con spostamento trasversale di mm. 90. Lo spostamento verticale, qu<~ndo il coniglio è in condizioni normali, (tracciato G) è di mm. 43; onde ha eliminato 6 19'2 ca lorie piccole all'ora. Invece lo spostamento verticale, quando il coniglio è sol!() l'azione della fenacetina e di mm. GO. Perciò si hanno 864.0 calorie p icc ole a Il' ora. Laonde, per eiTetto del farmaco, l'a ni• male ha disperso 2H9 calorie piccole in piu all'ora. V Esperienza (\'. Tav. 1", fig. 5). Coniglio del peso di kg. 1 ,800. 11 tracciato l ò sej.!nato dalle ore 14 alle •18 e 35 con l'animale in condizioni normali. La curva è alquanto irregolare; ma si può ammettere che la linea di regi me sia quella, dove. fra tante piccole O$Cillazioni, il tracciato su per giu si mantiene allo stesso livello ; e, incominciando dopo 68 mm. di !.po:;tamento tr·asversale, sarebbe stata rnggiunta dopo 3 ore e i)~ minuti. 11 tracc iato l-, dalle ore 14 alle ore ·19 e 1O del giorno seguente, rappresenta la curva delle calorie disperse dal coniglio, cui, con siringa di Pravnz , era stato somministrato ;.p·. 0, 50 d'idroch inone. La linea di regime è raggiunta dopo ore 4 e mina ti 20, con mm. 91> di spostamento trasversale. In qneslo caso il coniglio dapprima , senza il farmaco, ha irradiato con mm. '20 di spostamento verticale, piccole ca-

•.


ANTITKRMlCI ED ANTIPIRETICI

H1

lorie all'om 2880; mentre sotto l'azione del farm nco, avendo la curva uno spostamento verticale di mm. 25, ha di sperw 3GOO piccole calorie all'ora, cioè 720 calorie piccole in più del giorno precedente. La minore elevazione di questi tracciati dipende dall e ore pomeridiane, durante le quali ho sempre avuto curve piuttosto basse. VI Esperienza (v. Tav. 1", fi g. 6). f.onig lio del peso di kg. 1 ,800. L'animale in condizioni normali ha fatto ottenere la curva .U dalle ore 1 O alle •14 e 35 del 3 gennaio. Dopo 95 mm. di spostam~nto trasversale incominciò la linea di l'Pgime, cioè dopo ore 4 e 20 minuti. Dopo l'iniezione di centigr. 10 di esalgina, ho ri messo il coniglio nel calorimetro; alla stessa ora del giorno precedente, ed bo ottenuto la curva IV, che raggiunge la linea di regime òopo ore 3 e ~4 miuuti. Di guisa che il coniglio dapprima, con spostamento verticale di mm. 39, avrebbe irradiato 51H 6 calorie piccolea ll'ora , men1re per eiTelto del farmaco~ e con spostnmento verticale di 58 mm., ne avrebbe eliminate 8352. Di tal che il coniglio solto l'azione dell' esalgina ha disper~o in più 2736 piccole calorie all' ora. Dalla semplice osservazione delle curve calorimetriche· si rilevano intanto due cose: l • che vi è sempre una evidente corrispondenza nelle due cune, date dallo stesso coniglio , in istato normale e solto l'azione del farmaco ; e ciò si rileva cosi nei tratti regolari delle curve, come nei punti di 05cillnzioni, specialmente se ascensionali. 2" la curva data dall' apparecchio grafico sale sempre con maggiore slancio, con magg1ore regolariti1, e traccia


., 12

A:iTITEilHICI BD ANTI P l l\ ETIC I

nella prima ora un arco di cerchio a raggio maggiore, -quando il coniglio è sotto l' azione del farmaco antipiretico. Ecco in riassunto i ri sultati delle esperienze innanzi ·esposte: Esperienze t•

l ! a• l

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6•

2'

4'

Calorie piccole flsio· logiche all'ora .

4808 4320 6192

6192

'Farmaco.

aotipirina Llllina idr. di re- feoaeelina idroualgina nocolla ehioooe

Calorie picc. all'ora per effetto del fa1·m.

6108

'Calorie piccole in più all'ora . . .

1812 2736

7056 i632 !!6l0 HIO

2H8

l

2880 5616

3600 8352 720

2736

Dunque tulle le sostanze antiter·miche ed antipìretiche, meno forse la chinina, aumentano, qual o più, quale meno, la dispersione di r.alorico anche in animali apirellici. Onde ·tutte dilatano i vasi periferici. Temperatw·a perife?'ica ed antipiretici. - Gli efTeLLi vasodilrttatori i prodotti dagli antitermi ci ed antipiretici hanno , come ho detto , una prova di mostrati va nel rossore , nel c:llore cutaneo e nel sudore. Sono tutti sintomi per fa re ammellere affiusso maggiore di sangue alla pt1riferia , come vi ene dimostrato dall' innalzamen to di temperatura periferica. lntnnto la dilatazione vasale coincide con graduale abbassamento della temperatura interna . Però, amministrato un antipiretico, prendendo la temperatura interna ogni 15 minuti, e la periferir.a ogni 5 o •f O minuti, da un e.same comparativo delle due curve termiche, si rileva che, circa mezz' ora dopo la somministrazione del farm aco per ' 'ia gastrica , la tem peratura centrale va gradatamente e

. .l

·1


ANTITKRM1C! ED ANTII'IIIETICI

H3

successivamente discendendo di uno o due decimi di grado

quasi ogni quarto d' ora, mentre la temperatura periferica , dopo ci rca quaranlacinque minuti in media, subisce un brusco e spiccato rialzo di un grado o più; e mentre la interna io casi normali e pE~r dosi moderate discende da 1 a 3 gradi, la periferica aumenta da 3 a 5 gradi, e tal- . volta anche più. Intanto la temperatura periferica, dopo avere raggiunto il suo mnggiore aumento sotto l'azione antipiretica, incomincia lentamente a decrescer·e ; però questa decrescenza non coincide di solito col graduale aumento ~i temperatura interna; anzi si o~serva elle questa, o rimane stazionaria, o continua ad abbassarsi per altro tempo ancora, discendendo in tal caso di pari passo con la temperatura perifer~ca.

In individui a temperatura fisiologica questi fenomeni e questi rapporti sono assai poco apprezzabili con le dosi terapeutiche comuni ; ma io organis1ni convalescenti o deboli , e con sistema nervoso eccitabile, queste esperienze danno su per giù i medesimi risultati che nei febbricitanti. Dunque, se da una parte l' inizio di abbassamento termico coincide con le prime manifestazioni vaso-dilatatorie prodotte dagli antipiretici, d'altra parte all' abbassamento della temperatura centrale di solito non corrisponde contemporanea e proporzionale elevazione della tempet·atura periferica ; e mentre la temperatura interna discende in modo graduale e progressi vo) la periferica sale spesso in modo saltuario e bt·usco , per assumere poi un graduale

aumento. Al contrario nella discesa, mentre la temperatura periferica è sempre progressiva, l' interna, cessata l' azione antipiretica, ha irequentemente delle ascensioni rapide , 8


ANTITER:IIICI ED

A~TI PIRETICI

brusche, e bene spesso associate a brividi; tanto che ben presto la febbre, non solo torna al grado iperpiretico dt prima , ma alle volte sale ancora più in là. Alla dilatazione periferica dei vasi per efTello antipiretico tiene dietro una parziale e relativa costrizione, alla quale immediatamente corrisponde il :rialzo della temperatura interna. E questa parziale costrizione dei vasi periferici, mentre dà ragione dell' innalzamento di temperatura interna, per diminui ta irradiazione di calorico, dà pure spiegazione del brivido, che si manifesta tante volte. quando nei febbri citanti risale la temperatu ra per cessata azione antipiretica. Onde anch'essa è perciò un fattore, che, con l' accumulo di tossine batteri,che, può contribuire a provocare un' elevazione termica maggiore di quella che prima non fosse. A dimostrazione di queste considerazioni unisco r.inque delle numerose osservazioni ed esperienze da me fatte parecchi anni or sono negli ospedali militari e civili di Verona. 1" Esperienza con esalgina. Osp. Civ. di Verona . . (V. Tav. Il ). - Vanzan .\n ton io, di 18 anni. (Tubercolosi polmonare) . 2" Esperien:a con solfato di tallina:. Osp. mil. di Verona (V. Tav. Il). - Appuntato Perullo del 6° alpini. (Febbre miliare). a· ESllerien.:ra con fen aceti n~ . - Osp. mi l. di Verona. (V. Tav. II). - Soldato Bianchi del reggimento Cavalleria . Savoia. {lleotifo - 2" settenario) . 4-" Esperienza con antipirina. Osp . mil. di Verona. (V. Tav. Il). - Primo riparto medici na, letto n. 326. Sergente Manzini. (Accesso di febbre malarica - nel fa sti gio). 5" Esperienza con idrochinone. - Osp. CIV. di Verona.

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A..'iT!TERl!ICI ED ANTIPIRETICI

11 ij

(V. Tnv. II).- Scalabrini Ferdinando. Individuo robusto (Apirettico). Ho scelto questi pochi casi, dai quali intanto si osserva: l 0 che la temperatura centrale del febbricita.nte per effetto antipiretko discende gradatamente, mentre la temperatura periferica sale in modo brusco ; 2° che l:a temperatura centrale diminuisce da ~ a 3 ijtadi io media, mentre la periferica può aumentare da 1 a 5 gradi circa; 3° che, cessata l' azione del. farmaco antipiretico,, la temperatura centrale risale in modo piu rapido della discesa fatta, e spesso con brivido, mentre la periferica discende in modo graduale ; 4° che non vi è corrispondenza grafica assoluta tra ~~~ discesa e l' ascensione delle curve delle due temperat11re ; 5• che nell'individuo apirettico queste variazioni termiche si osservano tanto poco che nulla ; salvo il caso che Sl tratti di organismo debole o convalescente . Azione degli antitermici ed antipiretici

sui centri termici e centro ye.somotore. È stato aflermato da moltissimi (Lépin. Oll, ecc.), che

questi rimedi i abbassino la temperatura febbrile e fisiologica per azione inibitoria sui centri termici, cioè per azione di arresto sulla produzione di calore. Per vero dire, ~e deve ritenersi che il processo febbrile

sia in buon ~ parte l'effetto di tossine circolanti nel sangue, le quali vanno ad irritare i centri termogeni, sorge di ronsegoenza l'idea che gli antipiretici , essendo nervini. possano arrestare per un certo tempo gli efieLti di quelle sui centri suddetti.


A~T ITEfl~fiCI

ED A ~TIP IRETI CI

E quindi si sarebbe indolli nd nmmetlere che tali sol'lanze ostacolino la produzione di calori co. Ma sorge un dubbio. Ho gitL detto, che gl i antipiretici per azione vasomotoria favoriscono la dispersione di calorico; mentre per l'azione inibitrice sui centri termici, verrebbero ad impedire la produzione di calorico . Or bene: vi è unu stadio del processo febbrile, lo stadio del brivido, io cui , per ispeciali condizioni vasomotrici, le sostanze antipiretiche non riescono a dilatare i vasi periferici, e favorire J' irradiazione del calori co acc urn~l a to nell'interno dell' orgaui smo . È naturale che questi f.1 rmaci, non avendo e/l'etto per il momento :-;opr·a un fallore della febbre, dovrehbero almeno averlo sull' altro; cd ostacolando la termogen e~i aumentata, dovrebbero abbassare, anche in modo relativo, la te mperatur·a. E se ciò si osservasse, per e.:>cl usiooe quasi dovrebbe amrueltersi una cer ta azione degli antipiretici sui centri che presiedono alla termogenesi. Ma ciò non si osserva ; eS&enùo risaputo che queste so· stanze durante il brivido feb brile, in· dosi terapeutiche. non ispiegano alcuna efficacia sulla temperatura. E po ichè questa efficatia incomincia a manifestarsi appena cessa qnello spasmo vasale. si è in diritto di supporre che J'effello antipiretico, più che ad az'ione di arresto sui centri t:ermici, sia da attribuirsi ad aumentata dispersion e. E se alle volte queste sostanze, anche in piccole dosi, ah· ba~sano la temperatura fi siologica, non si de"e pen3are per conseguenza, che in tali casi agiscano unicamente per efTello deprimeme sui centri produtto1·i del calore. Il meccanismo è sempre lo stesso. Anche in condizioni di apire5sia esse producono evid enti fenomeni vasomotorii di dilatnione va s:~ l e


ANTITEIOUCI ED A:';TI P IRE fll:l

117

auiva, comprovata da senso di calore, da rossore della cute, e da cou1parsa di sudore, che alcune· volte ho visto giungere ad un grado eccessivo e molesto , specialmente in persone con sistema nervoso molto eccitabile E, quantunque ad un grado min ore che nei febbricitanti, anche in questi casi gli ~lìgmogralì, i plelismografi, ed m termometri per temperature periferiche, dànno inoppugnabil e dimostrazione della dilatazione vasale, del maggiore atllusso di sangue alla periferia. Oel resto, se ciò non basta, le mie esperienze calorimeu·icbe souo state faLLe su coni gli in condizioni fis:ologiche. E quale medico non ha prescriuo una o più volte gli an· t:piretici , anche a scopo diaforètico 1 E' naturale, che se l'individuo non si trova 10 condizioni

favore\'oli. come, p. es., a tempera tura costante, où a lello, eJ a riparo da correnti d' aria, l'effello antitermico sulla temperatura li5iologica non si manifesti in modo alr.uo() ; gia.-:· chè. a misur·a che il sangue affiuisce lltla perifer·ia, il calorico viene tosto disperso ed eliminalo per correnti d'aria e per evuporazione; ma con ciò :non si può escludere l'azioue 1asomotoria di queste sostanze. Invece rimane molto discutihilè l' azione su i centri termici. Si ostacoli l' aziolid vasodilatatrice degli antipiretici con sostanze vaso-costrittorie e antidiaforètiche, e l' abbas:tamento termico, o non si avrà, o si manifesterà appena, tanto negli apirettici quanto nei febhricitaoti:. La funzi onalità vasomotrice, come è noto, è solto la ùipendenza. di gaoglii locali , regionali e centrali ; Lulli autonomi, ma nel tempo istess() Luni subordinati al centro vasomotore. L' Anserow di Mosc,t, clopo ~a recisione dello scialico, ha osservato che vengono paralizzati gli eO'etli di questi riruedii nell'arto corrispondente. - Percio parrebbe, che essi agissero sni. gangl ii regionali.


418

ANTITB.RMICl ED AJ.IiTIPIRETICI

Con la circolazione artificiale, iniettando sostanze trrttanti in on arto amputato o in organi estirpati, si produce egualmente dilatazione vascolare. li Coppola ed il Sawadowski hanno cosi dimostt·ato, che l'antipirina, anche a piccole dosi {0.10 °/ 0 .}, col solo passaggio nei vasi, produce una marcata dilatazione arteriosa. Perciò l' antipirina avrtlbbe azione sui ganglii idiovascolari o parenchimali. Ora, essendo il meccanismo di azione dell'antipirina identico a. quello degli altri antipit·etici; si può ammettere, che anche gli altri agiscano sui ganglii locali, i quali per le libre motrici mandano l'eccitazione alle fibre muscolari. Con que5ta ipotesi, basata sopra esperienze, e con l'autonomia de' gangli i vasomotori, l'intervento del centro va;;omotore della midolla allungata, per ispiegare l' effetto vaso-dilatatore degli antipiretici, non sarebbe assolutamente necessario. A tale scopo ho fatto una serie di esperimenti, per ciimostrare, che i centri termici cerebrali non esercitano influenza diretta nel meccanismo di azione degli antipiretici, e che l' influenza del centro vasomotore non è necessaria. Queste esperienze, essendo fatte a' midolla tagliata sotto il bulbo, di mostrar o, che gli ·antipiretici agiscono ugualmente anche quando l'organismo è sottratto dall'azione de' centri predetti. Ho scelto, il più che mi è stato possibile, cani robusti; e l' operazione, come consiglia il Bernard, è stata falla durante la digestione, e mai con l'animale a digiuno. Ho messo in pratica tulli i suggerimenti del Livon, e non li ripeto qui per brevità e per evitare una cosa inutile. Bo sempre avuto l' avvertenza di pigliare la temperatura prima e dopo il taglio della midolla, per eliminare una grave causa di errore, cioè di non tener calr.olo dell'ab-

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ANTIT.EilMlCl ED

A~TIPI K.El'ICl

H9

bassameoto di temperatura interna e relativo innalzamento di temperatara periferica, che seguono al taglio della midolla per paralisi vaso-motoria. Per tal modo le variazioni termiche osservate un certo tempo dopo l'iniezione di sostanza antipiretica, sono da attribuirsi unicamente all' azione del farma,;o. La prima esperienza è stata fatta nell' Istituto di Fisio-' logia, e le altre nell' Istituto di Farmacologia sperimentale della Regia Uoiversità di Napoli. I. Esperienza con esa lgina. Cane del peso di kg. 10.600. Preparazione della trachea e quindi tracheotomia, con applicazione della cannula per la respirazione artificiale. Taglio longitudinale delle parti molli nucali e resezione dell' apofisi spi nosa e di porzione del corpo vertebralt~ del(' atlante. Scoprimento della midolla solto il bulbo. Prima di procedere al taglio della midolla: la temperatura rettale è di . 38° e 5 centigr. la temperatura periferica_ è di 33° e 2 id. rucomincia a funzionare l'apparecchio per la respirazione artificiale. Apertura delle meningi e !aglio netto e deciso della midolla col bisturino a ronchetta del Bernard. 45 minuti dopo il taglio : 37°,1' la temperatura retta è scesa a 33° .5' quella periferica è salita a • Iniezione nel cavo peritoneale di gr. O.50 di esalgina diluita io molt' acqua. Mezz' ora dopo l' iniezione la lemperalura reuale del cane è discesa a 36°, 1' la periferica è sali la a 31.>0


~20

ANTlT&Ri\11CI RD ANTIPIRETICI

l' animale durante tutla l'esperienza è slalo sempre con funzioni cardiache eccellenti. È sopravvissuto, dopo le mie ricerche, per altro tempo ancora. Onde, riassumendo in uno specchietto l'esperienza, l)() avuto questi risultati : Temperatura. Temperatura periferica retta le

38°,5' Prima del taglio della midolla . 37° 7' Dopo il taglio ' M-ezz' ora dopo l' ini ezione di esalgina 36°, 'l'

33° ,2' 33° 5' o··• ' ·•<>

11. Esperienza con idrochinone. Cane del peso di k~. 8.900. Tracheotomia. - Applicazione della cannula. - Preparazione della midolla, come nella esperi enza precedente, tenendola sempre coperta con compresse bagnate in acqua. calda. Prima del taglio : temperatura rettale temperatura periferica

-:180 ... ·~

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33°

Dopo il taglio della midolla sotto il bulbo:

temperatura rettale . temperatura periferica . Iniezione endovenosa ad una zampa del cane di gr. 0.5() d' idrochinone. 15 minuti dopo l' iniezione : la temperatura rettalP. discende a la temperatura periferica discende a 30 minuti dopo l' iniezione: la temperatura retta le scende a . la temperatura periferica sale a L' nnimale sopravvive per qualche ora.


.\~TJTI!RltlCl

RO

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A.~TlPIRBTICI

Ecco in riassunto l'esperimento: Temp~ratura Temperatura

Prima del ta){lio della midolla . Dopo il taglio. 15minuti dopo l'iniez. di idroc. 30 minuti dopo l'iniezione.

reuale

periferica

38°,71 38°,3' 36° 6' ' 36°,3'

93° 32°, i' 32° 34°

III Esptl'ien;a con solfato di tallina. Cane robusto del.peso di kg. 10,500. Per evitare ripetizioni inutili, omello le pratiche anzidelle· e trascrivo solo i risultati. Temperatura Temperatura rettale perirerìca

Prima del taglio della midqlla . Dopo il taglio llezz' ora dopo l'iniezione di gr. 0,30 di solfato di tallina. .

35° ti 3"0 i:>, ...

370 ,il!''

IV Esperienza con idroclorato di fenocolla. Cane del peso di kg. 8,200. Tempt'rntura Temperatura rt~llalo penrerìca

Prima del taglio della midolla. Dopo il taglio.

39",i' :39°,3'

35° 35",5'

i5 minuti dopo l'iniezione di gr. 0,70 d'idroclorato di fenocolla 30 minuti. do~o i·iniezi~ne:

38o 36°,9'

35o' 4-' 36•

U cane è preso da brividi e da tremori generali , ma so· P_ravvive dalle ore U lino alle ore 6 rlel giorno dell'espenmento.


ANTJTRRliiCl ED .H'flPIRETICl

\ ' Esperienza cun antipirina. ùne del peso di kg. 7,600. Tcmrer.atura TPmperatura rcltale periferica

Prima del taglio della midolla. Oopoiltaglio. Mezz' ora dopo l'iniezione di gr. 0,50 di antipirina •

38° 3i0 ,5'

310,8' 32°,7'

34°,2'

34°

-

L'animale muore due ore dopo aver tollo la respirazione .artificiale. VI Esperien.:ct con fenacetina. Cane robusto del peso di kg. W,400. Temperatura Temperato.ra

Prima del taglio della midolla. 15 minuti dopo il ta~o;lio 45 minuti dopo riniezione ipodermica di gr. 0,50 di fena· cetina {'l ). 30 minuti dopo l'iniezione.

rettale

verirerlca

39•,2' 38°" 7'

30°,51 · 3·1°, 3'

L'animale muore quattr'ore dopo l'esperimento. Trascrivo un riassunto numerico di queste esperienze, di·chiarando, che non ho tenuto calcolo di parecchie altre, nelle quali i risultati, quantunque identici a questi trascritti, potevano essere dubbi o almeno discutibili, per la morte dell'animale quasi contemporanea al termine deli'esperimento.

f) La fenacetina. é stata sciolta in cinque grammi di acido lattico e ancor

.calda è stata iniettata ipolcrmicarnente con grossa siringa.

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AXTITERl!ICI E O ANTIPI RETICI

Prima del taflio della mldo la

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Farmaco

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15 min. dopo il taglio della midolla

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30 min. dopo la ioiez. del farmaco

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. . . 38° 5' 33' 2' 37• ,i' 33°,5' 36' 1' 35• ' ' _, 36°' 3' 3~o Idrochinone . . 3s• 3' 3,. 38° •5' 33' -0•' ' ' Tallioa . . . . 38',9' 35° 38",4' a; ,4' 37',5' 36° 1' ' Fenocolle . . . . 39',i' :JSo 39•,3' 35.,5, 36°,9' 36' Anlipirina 3s• . 31" b' 37",5' 32",7' a~·.2' 3i-' ' f.salgina.

Fenacetina •

.

39".2' 30',5' 38",1' 31',3' 37°' 3l 33°

Da ciò si rileva a prima vista, che gli antrptrellcl aom·en- . tano la temperatura periferica, e fanno abbassare la temperatura centrale, senza l' intervento de' centri termici cerebrali e del centro vaso-motore. . Cio~, in ahre parole, queste sostanze, ancbe in animali in condizioni fisiologic he, spieS~~an o la loro azione, senza bisogno di provocare effetti inibitorii nei centri dinamo-termici,

e producono aumenti nella dispersione di calorico, senza bi· sogno di ecci tare il centl'o vaso-motol'e della midolla ali ungara . A ciò bastano adunque i nervi vaso-motor i, la cui funzionalità è sotto la dipendenza dei tre gruppi dì gamgl ii sammentovati. Azione degli anti~rmici ed antipiretici sul sa.ngue.

Yi ha però de i casi, e non rari, in cui queste sostanze con l'abbassamenlo termico producono cianosi, raffreddamento e collasso. Ormai posso con siéu..ezza affer ma re, che Lutti gli antiler-


1?&.

ANT:TERllllCI ED ANTI!'IIIETlCl

miei e antipiretici chimici, quale più, quale meno, giunti ne~ torrente della circolazione, agiscono: secondo la dose, sulla massa '>anguigna. l globuli subiscono diverse alterazioni nella forma e nel numero; l' emoglobina diminuisce ; ed a. misura che viene a diminuire l'ossigeno che si assorbe (Henrijean) (1), e sopra tutto quello che già si trova nel sangue, si ha aumento di anidride carbonica, che dà la colorazione dal bruno fino al nero scuro, come negli asfittici. Tulli questi rimedi finora conosciuti, nessuno escluso, pro· ducono in modo diverso una diminuzione di ossi-emoglobina e<l una formflzion~ di metaemoglobina, e colla diminuita capadt;t respiratoria del sangue un proporzionale rallentamento· . nell'attività di riduzione organica. Ciò è dimostrato da numerose osserva~ioni cliniche e da ant:(lr più numerose esperienze sugli animali, i quali perci(} perdono in peso; e, quando le dosi sono piuuosto alle e ripetute, se non muoiono, rimangono per moltissimi giorni in cond izioni di abbattimento e di denutrizione da non poterenè camminare, nè reggersi sugli arti. E tali effetti, relativi. s'intende, al rimedio, allo dosi, all'individuo, e specialmente all'uso di queste sostanze, si osservano anche allello di infermi; e se non appariscono alle prime somministrazioni, possono manifestarsi con quelle successive, ed alle volte con una gravità eccezionale; giacehè ai sintomi di freddo, cianosi e di~nea si accoppia il collasso, che alle volte termina con la morle. Ma esc.ludenòo que:;ti casi gravi, è certo che l'uso conti· nuato di queste EOstanze porta alterazioni più o meno gravi della nutrizione, come idroemi 1, anemia o altro (Lépioe}. (l) Doli. F. II RI\RIJ EA I\. -

dallons orgnnlqrtu. ArciliVtJ dt Biologie. -

ln{luence dtl agtniJ antilllermiqlltl &ur ~~ oxi·

Vol. i. pag. !7i-!'J6.


AlliTITERlliCl ED ANTI P l RETI C!

lo casi d'intossicazione la temperatura interna si abbassa, ~si abbassa anche la periferica. Onde, non essendovi alcuna ragione per ammettere allora na aumento d' irradiazione di calorico, si può pensare, che l'effetto ipotermico sia dipendente da disturbo indotto sui centri generatori del calore. Ma in tali rincontri non si trotta di azione elettiva degli antipiretici sui predetti centi'Ì, ma di nzione generale; poichè per la grnnde alterazione chimica del sangue tutti i centri nervosi , compresi i termici, fum:ionano malissimo, e, come dice il Semmola, sono col pi ti a morte. Giunto a questo punto, sorge un a dom:mda. Esi;te un rapporto tra l'azione vasomotrice degli antipiretici e l'azione sul sangue 1 Nessuno. Ogni siotomatologia sta da se. nè l'una ha r-ap'{lorto di éausa ed e!Tetto con r altra, quantunque quasi sempre si manifestino contemporaneamente. Secondo le diverse sostanze antipiretiche, ora predominano gli effetti sul sangue, oraquem vaso-motori; con la differenza che quelli sul sangue, o poco, o mollo, non mancano mai, mentre quando l' a·zione tossica sul sangue è mareatissima., quella vasomotoria, o non si manifesta, o sparisce, se era per manifestarsi. Dall'azione che gli antipiretici hanno sulla massa san~uigna , segue per conseguenza, che essi disturbano una delle principali sorgenti calorigene dell' organ isrno, pcrch~ d iminuiscono i prodotti di combustione organica. Laonde essi abbassano la temperatura, non solo pere hè aumentano la dispersipne, ma anche perchè diminuiscono la produzione di calore , e cosi neli 'individuo api reuico, come nel febbricitante; e piti nel secondo che nel primo.


·126

A~TITRRMICI

BD ANTIPIRETICI

Esperienze sull' azione degli antipiretici sul sangu& (./atte nell'Istituto di farmacologia sperimentale della R. Unioersità di Napoli, diretto dal prof. 1\l. Semmola).

Della maggior parte di questi rimedii è stata unanimemente ammessa l'azione tossica sul sangue. Era perfettamente inutile che mi andassi ad occupare quindi dell'acià(} salicilico e dei salil'ilati, che attaccano l'emoglobina ossidata (Chirooe), della chinina, che diminuisce le emazie (Briquet), rende difficile la cessione di ossigeno dai globuli rossi (Binz), e che produce emoglobinuria (Tomaselli) , della tallina, terribile veleno del sangue (Hénocque, Bifolco, Pisenti), dell'acelanilide, che diminuisce l'ossiemoglobina, (Sée, Hénocque), l'o:>sigeno del sangue (Lépine) ed j. globuli (Lecrerc), dell'idrochinone, che agisce sul sangue come il fenol(} (Cbristiani, Silvestrini) , e neppure del salolo, cairina, metacetina, esalgina e cosi via. Invece mi sono proposto di fare sugli animali delle ricerche con quegli antipiretici , la cui azione sul sangue è negata o è controversa. Perciò mi sono occupato solamente della fenocolla, che, sE\condo U. ~tosso e Faggioli (1} non produce alterazione sul sangue, del feniluretaoo, con l'uso del quale il dottor Sansooi non ba visto alterazioni all' emato spettroscopio, dell'anlipirioa, di cui escludono l'azione sul saogu.e il (t) Mosso e F AOotot.t. - Azaone {ilioloqica delta (cnocolla. della R. Aecademia di Torino. - Pag. 4~7 (t8!n).

Bollellino


ANTITBillliCl ED ANTII'IRBTI CI

Dnjardio-Beaumetz, l'Hénocque ed il Sawadowski, mentre l'ammettono il Demme ed il dottor Cianci, e della fenaceti na, che secondo il Dujardin non agisce sul sangue, mentre produce globioemia (1\li.iller e Weiss) &· metaemoglobioa (Hinsberg e Kast). Riassumo in specchietti le esperienze: I Esperienza con idroclorato di fenocolla. Cane del peso di kg. 8.500 f

u .Q

&mazie per mm. c.

.=

u ~ c;:

;o

>

3 6983200 13

104

:1!~

"'

:;;

4 5

!., "'

Peso

Annotazio11i

ka.,.

8,500 Dopo l'esame s'ìnìett,a

- -

6849600 12,5 100

-

-

-

-

-

- -

92

7

6696000 11,5

-

-

-

9

4800000 11

88

lO

5012400 9,75

78

-

H

-

-

-

12 13

5016600

7

56

-

-

14

-

-

5080000 7,5

60

15

Ematospettroscopio

-

6

8

'

Emoglobina

l

met&emoglobin& non bene diatinta

~r. O, iO d' ìdroclorato

-

-

-

-

-

i fenocolla. Iniezione di gr. OfO i droclorato di eno colla. Dopo l'esame gr. 0,7O· idroclorato di renocolla. Iniezione di gr. O,iO d idroclorato di reo ocolla. Tre ore primn dell'esame gr. O,70 idroclora to renocolla.

lnie1.ione gr. 1 idroclo ràto di renocolla. metaemoglobina 8,100 Due ore prima dell 'e same gr l ldroclorat o nidentissima. di fenocolla.

-

So~peso il farmaco- Vo-

mito.

-

-

8,000 Cessato il \'Omito- Pro·

-

-

-

7,600 Dimagramento noteY-

~trazione .


..... l'

128

ANTJTRRlHCI ED ANTIPIRETICI

Il cane ad11nque con gr. 5,30 d;idroclorato di fe nocolla, &mministrnta in sette volte, quotidianamente, nella proporzione di circa 8 egr. per un kgr. del l'animale, ha presentalto una grave forma di globinemia, con diminuizione di emoglobina, e comparsa di metaemoglobina. Caratleri sti.co è il vomito, che ho sempre osservato nei cani. dopo fo r li iniezioni ipodermi che di idroclorato di fenocolla. II Esperien:.'l con idroclorato di renocolla. Cane di kg. 9 e

Emoglobina

~

.:;,

.,e

:!8 ::a:;

Emazie per mm. c.

'C

..."'

c:;

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V>

..

~ =

>

13

14

584&000

9

i2

15

-

-

-

5602000 9,5

76

16 17

-

- -

18 19

5620000 10

20

5637400 11 56W200 11

21

-

Peso 'ÀIUIOIIlSÌOill

ii:

:l!!

i200000 12 96 6549600 9,50 76

i2

Emato· spettroscopio

80

- -

l

88 88

kg.

-

l 9

metaemoglobina

-

mellemoglobina notevole· Parside ltOrnJIII'!l di OS· !Ìemoglobina

-

-

-

-

-

l

Due ore e mer.za p:rl· ma deli 'esame del san· gue, gr. J di ldrocto· rato di reoocolla. VI>mito. Due ore prl ma dell'esa me gr. l 50 d 'Idro· clorato di leoocolla.

- 6 raode prostrar.ione. 6600 Continua la prostruio·

'

-

ne e il voìnito del giorno 13.

cane é sempre ab· - Ilbattuto. -

8,500

_l


A29

Al'lTITEBMICI ED ANTIPJ.RETICI

III Esperien~a ·con idroclorato di fenocolla. ·cane di kg. 7,500

.

.."'

l

Emoglobina

::>

Emazie per mm.ç.

~a <::~ 8 :S ·-.;o

.c .,

.."

.,.

&l .,.

·~

ii: ,;

'd

.;o

Emato-

spettroscopio

:a

Peso

Annotazioni

kg.

6904000 14 112 7,500 Ore t!, gr l lrlr. ren o6713000 13,i5 110 traece ineerte di colla; ore 14,30 esame

14 ;15

metaemog\obina

i6

62451(10 11

83

evideDte metaemoglobina

.17

6250000 9,o 6303100 9,5

76

16

- -

-

-

18 .19

.20

6442000

72

9 •

-

-

Ore tt, gr. l idr. r~uo colla; oro t4 esame.

7,200 Senza rarmaco.

-

7150 '

Dì guisa che l'idroclorato di fenocolla, anche amministrato in dosi più elevate, ma solo per due giorni di seguito, pro-duce, appena giunto nel sangue, i medesimi effetti tossici , .che si manifestano quan~o si amministra a dosi minori, ma .più ripetute. Ho osservato infatti sangue asfittico cosi quando ho •iniettato gr. 5,50 in selle giorni, come quando ho ini ettato .gr. 3,50 (Il Esperienza) e gr. 2 (1~1 Esperienza) in due giorni. Sempre globinemia, sempre diminuzione di emoglobina .e costante comparsa di metaemoglobina. Basta un grammo adunque di idroclorato dl fcnocolla .per indurre in un cane .di IJledia grandezza (8 kg. in media) dei fenomeni tossici e distruttivi sui principali e &~iù vitali componenti uella massa sanguigna. 9


130

ANTITERliiCI KO Al'\TJPIR KTI CI

IV Esper ien;;a con enlipirine. Cane del peso d i kg. 10,200 Emoglobina Emazie per mm.c.

Emntospoltroscopio

.,

~

.

.,

Peso

AnnotazCOn(

-;; 1

:l

3

7566i001 11 l 88

4

i0~8000 10,50

Si

tracu iadtcise di met&emoglobiD&

5

6176000 :l,50

iG

e~idcntillimtme­

IO,tee

l Alle ore tt inietto gr. t' anliplrina; alle t! esa· mo del sangue. AIlo ore t3 inielione ~tr t anllpirin&; Qlle 15,30 esame del san-

1

taemoglobiat

ltU!I.

6

582-WOO

1

7

~)830000

i ,;>O GO

9,800 Sospeso Il rormaco.

oG

8, 9 JO 11

6112000

7

56

9,600

V Esperiensa con entipirina. Cane del peso di kg. 7

Emazie per

mm. c.

Emoglobina ----:;:-

i

.~

Ematospettroscopio

Peso

Annotazioni

c; > k ----~---~--~-~'----------:-~g~.~------------iO

:l

3

7-108000 12

7

96

7008000 11,5 92

Ad ore t!,30 gr. t an· Uplrfna ; ore t4,30 e-

-

same.

5

6740000

9

72

traete di met&ercoglobina

--

Ati ore ft gr. l antlpirlna; ore t4 esame.

6,800

6. 7

6520000

9

8

60 19000 ì,50

i2 61)

6,700

J


13t

A:'ìTITKRMICl KD AN TI PI RETICl

Dunque l'aDli pirin:~. attacca in modo specialè l'emoglobioa, e gli effetti si risentono più nei giorni successivi all'amministrazione del farmaco; ma distru gge anche i glo· boli rossi, e trasforma parte di essi in metaemoglobina , però

ad un grado minore degli altri antipiretici. VI Esperienza con fenacetina.

Cnne del peso di kg. 5 o

o

Emoglobina

~= .c

Emazie

.,

mm.e.

~~

per

~ ~

..

::e

...u..

E1114to· spettroscopio

ii: ,.:

Peso

Annotru;ìonì

kg.

-

-

-

a 8190000 11

88

-

-

15 8018000 11

88

gnn quantità di

-

Iniezione di gr. l ,50 fenacetina a•l orr 1!,30: ad ore 15 esame del sangue.

-

Sospeso 11 farmaco.

11 \ssooooo 12,25 98 12 -

-

13

-

-

metumoglobiaa. Sbiadite le a!rie di oultmoglobi·

5

-

-

Gr. 1,50 renacelìna In gran parte vomitato. Gr. 1,50 fr•nae11llna in gran parte rivom•tato.

Dl.

16 1~

i8 19

- - 7i68000 8

64

- - -

i80000() 8,50 68

w 7810000 7

21 i 800()()() 7 24 -

-

56 56

-

-

-

cane non può cam4,500 Ilminare.

-

-

-

-

-

naeeida generale. Condiziool gener~li gravissi me.

4

Cane prostrato.

-

-

Parati~!


.\XTITERMI CI I O A:'ITIPIRETICI

VII Espe ,.ienza con fenacetina. Cane del peso di kg. 8,200

.. 2

c. c ~g

::e ...

-

"'

t;mazlc per mm.c.

Emoglobina

-Id--u

.. :!!"' "'

-;;;

"'>"

:E

l 113 17

Emat.ospettroscopio

6840000 11,5 92 6.20000 10,5 84

tracu di mel&tmoglobio&

-

-

-

-

19

6136000

9

72

metumoglobioa evidente

22

5816000 8,5 5728000 9

68 72

Annotazioni

kg.

18

20

reso

-

8,200 gr. l - OrefenacetinaIniezione ; ore U,30 e lt

-

same. Cane depresso.

Ore Il gr. l rcnacetloa: ore t4 esame.

7,800 Cane abbattuto. Non mangia.

7,750

Rimangono cosi spie~ate le cianosi ed il collasso, the questo antipiretico prod uce, non di rado, negli infermi, specialmente se febbr"icitanti. Anche esso, come gli allt·i, distrugge i ~lobuli rossi, e dà luogo a fo rmazione di met.aemoglobina, a scapito di ossiemo· globina. Essendo evidente la dimostrazione dell'azione tossica sol sangue, non ho creduto necessario continuare r icerche sperimentali con la fe nacetina.


ANTITKRliiCI ED ANTIPIH ETICI

VIII Esperien:~a con feniluretano. C11ne del peso di kg. 5,700 Emoglobina

~

u

. .. mm.c.

Emazie per

;

.,

.&:;

u

.!l

~

"' c;:

.... :a

::

.3 77-iOOOO 13,5 108 - - -

'

-

Emntospettroscopio

Peso

A lUI Ohi Zio n i

kll.

-

5,700 Il •·a11r •Ctmita gr. 2 tf rcnlluretann. Si nanno gr. 2 di ronil urPtnno che Il cane ri tienr. Sané!ue quasi nero.

-

-

-

6 7496000 11,5

!!2

metaemoglobioa

7 7159600 8 -

9

i2

-

-

metaemoglobiua :>,500 Gr. 1,50 tarrnnco ore 1~.30; ore t!i e~rne. Sospeso il rarmaro. -

-

-

7066000 10

80

5

9-10

11

12-H

-

-

- -

-

-

-

Buone l~ condizioni g rwrali Ilei caue.

15 702800() 10 80 i-,900 l X Esperienza con ft>niluretan o. Cane del pe!>O di kg. 6 Cl

li Emuiij .... per 111m. e.

:~t. ~

8

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'il

68i8000 13

10~

9 6U6000 12

96

tu 598\000 10,5 Si 11

-

l'>

13

16

l

Emoglobina

. 5696000

Emato-

spettroseopio

Peso

Annotaz i oni

kjt.

traece di mttaemo· globina metatmogloblna

6 t, 50 feniluretan o - Gr.ore 13; ad ore 15 esa mc dPI t lt•rulurr.tnno - l ore 14 esame s.1r1~angnc.

Orll ll ~tr.

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I(UC.

-

:'!,850

a740005\ to,o Si

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9,5

76

- - -

18 601600() f0,5

-

l

l '


ANTIT&R~IICI

ED

A~TIPIRETICI

Non ho moltiplicato il numero delle esperienze, nè ho potuto seguire per più tempo il corso e la durata di queste globinemie, nè vedere dopo quanto tempo i componenti del sangue distrutti , o alterat! da questi rimedii tornano celle proporzioni e nelle condizioni di prima. A me necessitava dimostrare, ehc tutti questi derivati del benzolo, compresi anche quelli sui quali vi erano dubbii, hanno effelli tossici sui princi pii vitali della massa sa nguigna. Onde, dopo i risultati avuli, mi credo autorizzato a dire: 1" che tutti gli antiterr~ici e antipiretici sono veleni protoplasmatici del sangue; 2° che gli effeui deleterii si continuano per molto tempo ancora, quantunque cessata ogni somministrazione di farmaco; 3• che le conseguenze sul sangue sono più durature e più gravi , quando l'uso è continuativo, anzichè con una o due dosi forti; 4- 0 che ad ogni somministrazione di farmaco questi ~ffetti, proporzionati alla ldose, si manifestano sempre c presto, appena il farmaco si mette in circolazione. E siccome queste sostanze sempre, ed appena in circo· !azione, manifestano l'azione tossica sul sangue, qualunque sia la dose adoperata, cosi gl i etreui sulla produzione di calore e sulla combustione organica sono costanti e quasi immediati. anzi si manifestano prima di quelli vasodilatatori. Ed è naturale, che riò sia; perch~ queste sostanze, prima di agire sui gangl!i vasomolori, de~bono, per immediata azione eli contatlo, agire prima sulla massa sanguigna, e sopra i suoi componenti. forse questa una ragione per ispiegare la non siro-

t:


.L'ìTITBRMICI BD ANTIPIRETICI

135

metrica corrispondenza tra la discesa della temperatura -centrale, che si manifesta prima, e l'ascensione della temperatura periferica, che si manifesta circa .f 0-.f 5 minuti dopo quella. Per tal modo si può anche dare ragione, percbè bene spesso, mentre la temperatura perirerica è io -discesa, la centrale non riprende subito la sua ascensione . Si comprende, che a misura. che il farmaco viene eliminato, imcominciano a sparire prìma i fenomeni vasomotorii sulla dmspersione, che hanno un carattere di maggiore (raositoll'ietà. (La .fine al pr08simo fasci.:olo) .


136

SULL'APPARECCHIO PER DISINFEZIONE ED EMOSlASIA COL VAPOR( D'AéQUA SOTTO P'RESSU)NE. DEL DOTTOR MATTEO GIANCOLA Osservazioni del dott . Giu11eppe •eadial capitano medieo

Il dott. Matleo Giancola di Piancastagnajo (Siena) ha presentato al Ministero della guerra un c apparecchio portatileper rendere asettiche le operazioni e le medicature in campagna~ -

IJuesto apparecchio è complessivamente alto m. 0,50. È composto da un cilindro di rame stagnato avente un diametro di m. 0,22. Superiormente, ha il coperchio lìssat() con viti a farfalla, prementi contro il bordo del cilindro ocaldaia. Nella parte inferiore vi è il focolare, largo m. O, U. ed alto O, 10, con relativo cinerario. L'acqua s'introduce dalla parte superiore e riempie la caldaia, per una altezza di circa m. 0,15; la parte cheresta dell'apparecchio, in m. 0,22 sarebbe la camera dj. vapore. Internamente si introducono due diaframmi bucherellati, aventi in giro rispeltivamente due rialzi sQsten~ti da due· bordi laterali. Il primo di questi due diaframmi è immerso nel liquido,. cd è distante dall'altro m. 0,08. Sul primo diaframma si melle una cassetta ove sono disposti i ferri chirurgici da sterilizzare; nel secondo si dispongono gli oggetti da med icatura.


SULL'APPARRCCHlO PER DISINFEZIONE ECC.

~3'7'

Dovendo m a piccola caldaia sopportare la pressione di òue atmosfere, e munita di manometro e di valvola di sicurezza. Verso la metà della parete laterale della caldaia vi sono due fori, che immettono in due rubinetti. Quando l'apparecchio è in pressione, dal rubinetto più alto esce vapore· d'acqua, dal più basso esce acqua calda. Un lobo d.i gomma conduce il vapore dove ha da essere usato. Secondo l'autore l'apparecchio è destinato ai medie~ (ondoui. Ecco come fonziona: Si toglie il coperchio e si cava il doppio piano bucherell ato~ si mette net:la caldaia una conveniente quantità di acqua. Si· pongono gli strumenti da sterilizzare in una scatola metallica e la scatola si introduce nella caldnia, poggiandola sul tra · rnezzo bucherellato inferiore. Sul tramezzo bucherellato superio·re si colloca il materiale da medicatura: garza, cotone, fascie ecc. Si chiude il coperchio e si accende il fuo co servendos;. di qualunque combustibile, con l'avvertenza di scaricare l'aria dall'apparecchio. In un quarto d'ora circa il manometro segna la pressionedi una atmosfera e dopo pochi mi nn ti il materiale da medicatura è sterile, segnando il manometro due atmosft!re. L'apparecchio qui descrillo, è un comune gent:ratore di •apore, che l'autore ha cercato di accomodare, percbè soddisU a svariate esigenze pratiche. Coo esso si ottiene vera me ote la s teri-1 izzazione degli istrn • menti e del materiale da me.dicalura, ma te dimensioni pie· cole del congegno impediscono di poter agire sopra quantità rilevanti di garza e cotone e sopra i grandi istrumenti ch i-· rurgici di p·rima necessità. Con quald1e modifir~azione però,


138

SULL'APPARECCHIO l'ER DISINFBZIO:'iE !<:CC.

questo inconveniente si potrebbe evitare .e allora l'appa.recch io potrebbe essere andte più vantaggioso per il medico condolto, cui è destinato. Nella chirurgia di guerra, non potrebbe e~nalmente trovare impiego, perchè questa richiede la sterilizzazione di grandi quantitit di materiale da medioat ura, in breve spazio di tempo. Inoltre, in guerra, si preferisce usare un materiale asciutto, co:n alto potere assorbente e l'apparecchio di -cui qni è parola dà un materiale umido . Perchè potesse fomire materiale asciullo bisognerebbe modifìcarlo radicalmente, e allora non soddisfarebbe più ad altri suoi compiti, che pure hanno gra nde importanza pratica. È anzi di questi, che intendo qui principalmente occuparml.

• ** Il dott. Gianc<>la, sperimentando sui cani col suo appa1·ecchio, vide che si poteva usare non solo come ~Leriliz­ zatore, mn che il vapore d'acqua uscente da esso poteva utili~~arsi come Amostatico nelle emorragie a nappo e dei piccoli vasi; come detersivo delle ferite e delle piaghe e come caustico. O:;servò inoltre che l'uso del vapore permetleva di compiere gravi operazioni snlla milza, sul fegato e sul cervello, -quasi senza emonagia e che nelle gravi operazioni della cavitil addominale, si provvedeva mediante il getto di va.pore a creare quell'ambiente tiepido ed asettico, che è si gran parte della riuscila delle medesime e che manca quasi -sempre quando si opera in case ru s li~he o in aperta camp~na.

Il doLI. Giancola ha ripetuto , all'ospedale militare del

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(;elio, i suoi esperimenti, in mia presenza, come qui succintamen te riferisco. Primo caso. - Cane di grossa taglia in pessime condizioni di nutrizione: ha già subito una grave operazione, - resezione intestinale, - q111alche settimana addietro. Ha la ferita della parete addominale non ancora del tutto cicatrizzata. Camera grande, umida, senza riscaldamento artificiale, giornata invernale piovosa: porta della camera quasi sempre aperta. Illuminazione naturale scarsa: illuminazione artifici ale alla fiue dell'aLto operativo, fatta con una lantema a petrolio. Si opera in condizioni così cattive in par te per necessi tà di cose, in parte a bello studio per mettersi nelle circostanze in cui si potrebbe facilmente trovare il medico al caso pratico in campagna. Messo in pressione l'apparecchio, si comincia ad usare il vapore d'acqua per bagnare la parte, prima di radere i peli. Il cane è fissato sopra una comune tavola chirurgica, in ferro, di quelle antiche, già in uso nella guerra di Crimea. Con una fascia di garza si lega temporaneamente il muso dell'animale per non esserne offesi. Si procede all'anestesia con solo cloroformio. L'anestesia ~ fatta da un infermiere abbastanza pratico. L'animale sop· porta male il cloroformio, cosicchè durante l'operazione, si è costretti pii• volte ad eseguire la respirazione artificiale e ad uncinare la lingua. Mediante queste manovre la respirazione si ristabilisce, ma si manifesta subito la utilità dell'apparecchio a vapore, perchè dirigendo un getto forte sull'animale, si produce uno stimolo culaneo assai efficace.


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Questo stimolo è ~nch e più efficace diretto sulle zampe antenorr e posteriori , perchè avvicinando molto alla cute. il tubo di emissione del vapore, si ottiene quasi una scotta tura. Infatti il termometro applicato al tubo alla distanza circa· di un centimetro, misura 70-80 gradi centigradi, mentre-

la temperatura diminuisce a 40" e 30° allontanando il termometro . L'utilità di questo mezzo proviene anche dalla r·apidità: con cui si può usare. la macchineLta è distante poco più rli un metro: sempre pronta, in pressione: on solo infermiere la sorveglia e all'occorrenza porge il tubo al l'operatore. Il tubo di gomma applicalo al rubinetto del generatore termina con un comune rubinetto di ebanite, e il chirurgo. lo manovra facilmente mediante una grossa pinza di legno. Eseguiti i primi. tagli sulle pareti addominali si ba scars:ssi ma emorragia: quando il sangue accenna ad invader& il campo operativo, si arresta subito con un gello di vapore, :1 pplicato per qualche minuto secondo. Penetrati in cavità, un forte getto di vapore si dirige sulla fer ita e ques·to serve più che tutto per riparare alla. mancanza di calore nell'ambiente io cui si opera. Infatti si è già detto che la camera è assai fredda; il getto di vapore provvede a mantenere ai vi scer·i quel grado di calorico, che difficilment& si potre!Jbe ouenere io altra

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gUISa.

Per dimostrare la potenza emostatica di q,uesto mezzo, si prende il fegato del cane tra le dita, lo si tira fuori d~ cavità e con un bisturi se ne taglia una porzione, a tuno spessor·e, che può essere calcolata ad un quarto dell'organo intero. Subito si manif~s ta un a notevole emorragia:

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ma l'immediata applica~iooe di un getto di vapore (tubo lontano dalla parte circa 5 centimetri) la arresta compie· tamente, producendo un coagulo che si ha cura di non toccare. Trattenuto il fegato in vista, qualche minuto, per avere la sicurezza che l'emorragia è frenata, si ripone senz'altro j n cavità. Pel sopravvenire della sera ~ per deficienza di adatti mezzi di illuminazione si tenta una sutura a strati, ma si finisce per suturare in massa la parete addominale. Pulizia della parte col sol ito getto di vapore e po~hi batufoli di garza. Applicazione di due o tre compresse : fasciatura con benda idrofila: spalmatura di silicato potassico sulle bende. Il cane b molto abbattuto: quasi morente: ma un forte getto di vapore sugli arti lo richiama in vita. All'indomani si somministra all'animale un po' di latte e cosi nei giorni successivi. Egli riprende a poco a poco le forze e dura in vita otto giorni. Per circostanze indipendenti dalla volontà non si è potuto fare l'autopsia, ma si può dedurre che J'emostasia epatica, prodotta dal vapore, è stata completa .

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•• Secondo caso. - Cane di piccola taglia in buone condizioni di salute e di qutrizione. L'atto operativo viene esE?guito in condizioni favorevoli. L'ambiente non è riscaldato , ma essendo piccolo e ben chiuso basta la presenza degli operatori e del generatore del vapore per portarlo ad una temperatura conveniente. L'operazione procede come nel primo caso. L'anestesia si la con una me~colanza di etere e cloroformio a parli uguali. Il cane la sopporta bene, con


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la sola precauzione di tenere la lingua fnori della bocca mediante apposita pinza. Aperta la cavità addominale si estrae con le dita il fegato e con un bisturi se ue taglia una grossa porzione, • circa un terzo dell'organo. Avviene subi to notevole emorragia : un vaso manda un getto di sangue quasi a zampillo. Si applica il vapore e òopo alcuni secondi l'emorragia si anesia. Si attende qualche minuto per essere certi che non si riproàuce e il ft:!gato viene riposto in cavità. Sutura a strati. Sulla fel'ita si applica un po' di collodion. Fasciatura semplice con benda idrofila. Si alimenta il cane per qualche giorno con latte, poi con cibi solidi. A poco a poctl cessa l'abb;lttimento causato dal traumatismo ~ il cane riprende la sua vivacita. Ora, sono trascorsi cinquanta giorni dall'atto operativo e il cane si può considerare completamente guarito.

.· Coaeluslone.

L'applicazione del calorico in chirurgia rimonta alla più remota antichità. (( Quod ignis non sanat, insanabile vero » è un aforisma di Ippocrate. Allora si applicava il ferro rovente: oggi, il fuoco, ha meno estese applicazioni, ma si usa ancora molto, colla differenza che al ferro incandescente si è sostituito con vantaggio il platino (Paquelin). Il calorieo sotto forma di acqua calda a varie temperature è di uso anche comune in chirurgia. Il caloriao sotto forma di vapore come ci ha fallo vedere ad applicare il dott. Giancola, per quanto io ne so, non è ancora entralo nella pratica comune. Il doll. Giancola non attribuisce a sè il merito di avere

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SULI.'APPARECCHIO PKR DISlNFEZIONK ECC.

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immaginato questo sistema, ma ci dichiara di averlo appreso in qualche rivista medica, siccome usato dall'ostetrico di Mosca prof. Snegviroff. Egli ba il inerito di avervi fermato sopra r attenzione e di aver trovato modo di costruire un modello d'apparecchio in mezzo a diffir.ohà di ogni genere. In ostetricia il getto di vapore deve essere rimedio sovrano. Forse lo SnegviroJT che ne ha patrocinato }' impiego, avra tentato di sostituirlo alla irrigazione di acqua caldissi ma nelle metrorragie post partum. In queste, l'apparecchio Giancola modificato può rendere larghi servizi. ! llorchè, dopo il parto, per cause diver:;e, l'utero non si contrae, nvviene una emorragia, che se non è frenata in tempo, conduce all'esito letale. Il chirurgo in queste contingenze oltre al massaggio ed alle altt·e manovre suggerite· dalla scienza, fa uso delle irrigazioni di acqua caldissima, bene spesso riscaldata in recipienti di cucina poco adatti, e deve servirsi, in caso di necessità, di irrigatori già usati per altre lavande. Non di rado con questi mezzi si arriva tardi o si producono infezioni pericolose. Ebbene, un piccolo generatore di vapore che il chirurgo trasporta nella propria vettura, può semplificare tutte le varie operazioni inerenti a questa di s~raziata contingenza. Il chirurgo che vede una donna mancare per emorragia interna e che ha nella camera accanto, l'apparecchio a vapore,. può attendere all'opera sua con animo assai tranquillo •. Egli sa che dispone di un emostatico inoffensiroo, della mag~iore elficacia. Io sono persuaso, dopo le accennate esperienze, che nessun altro mezzo nè chimico, nè meccani co, nè fisico, ci possa. dare la emostasia in .casi di ferite del fegato o di altri or· gani delicati in maniera più efficace e meno pericolosa.


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li platino incandescente produce un'escara: la pinza emo-statica offende il tessuto che tocca e quando il tessuto è parenchima epatico, ciò non è indtlferente; l'acqua calda se applicala con lamponi di ovalla o di garza implica il contatto -di corpi estranei col tessuto dell'organo; se applicata a zampillo si difl"on!le troppo. Il getto d1 vapore, ha una temperatura, che si regol a con la massima facilità solo avvicinando o allontanando il beccuccio; la sua azione è molto etncace e contro ciò che si potrebbe a priori presumere, si localizza anche sopra superficie limitatissime. Questi vantaggi, che si sono per ora ottenuti sul cane, incoraggiano davvero a rifare le prove, ed io faccio voti perchè l'esperimento si ripeta fino a farci acquistare la sicurer.za, che il metodo è buon o. Con un apparecchio a vapore , per quanto è sembrato a me si potrebbero fare aocbe in aperta campagna, grovi operazioni sui visceri addominali. Il medico condono potrà usare un apparecchio Giaocola che costa poco più di cento lire e serve alle piil svariate contingenze: il chirurgo che opera all'ospedale può usare il -comune autoclave di f.hamberland o un generatore qualsiasi ·di vapore, purchè sotto pressione (due atmosfere) .

" " Perchè l'operatore non abbia la mano scottata sarà bene ·che manovri il rubinetto di ebanite mediante apposita tana· glia di legno, come fa il Giancola. Questa può essere sosti·tuita da una dE'Ile solite pinze che si adoperano nei laboratori ·di chimica o da una lunga pinza emostatica. Per avere un'idea approssimativa della temperatura eire


SULL'APPARECCHIO PER DlSINF"E ZJO NE ECC.

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si applica con questo mezzo, l'operatore farit bene e:;eguire delle prove su di se stesso dirigendo il getto colla mano destra sulla palma sinistra. Dapprima si agi sce a distanza e poi si avvicina il getto fin o a tolleranza. La temperatura che ha il vapore a due atmosfere quando esce dal tubetto di ~baoite, è di circa ottanta centigr·adi. Le esercitazioni fatte sul cane, metodica mente e con diligenza, dall' anestesia alla medicatura definitiva , sono di grande ammaestramento al chirurgo, anche quando si tratta di metodi operativi classici: sono poi indispensabili quando .si riferiscono a metodi non ancora entr·ati nel patrimonio .detrarle. Nè gli ospedali civili, nè gli ospedali militari possono -offrire Lotti i giorni materiale sufficiente perchè il giovane ~h irurg.1 si addestr·i a provvedere alte più svariate contingenze dell'arte; il supplire a questa deficienza con la esercitazione chirurgica in corpore vili sed vivo , è una n~ · .cessita. · Roma, 15 gennaio 1897.

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.... RIVISTA DI GIORNALIIT ALI ANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA ... Inlezlonl endovenose dl slero artltlolale nel.l&. pneumonlte. - (La Rassegna di scien~e mediche, Mo· de na, N. 7, 8, 9).

CAS.o.RINt. -

In una casistica della Clinica universitaria di Modena l'A. pubblica tre casi di pneumonite curati colle iniezioni endovenose di siero artificiale, i quali aggiungendosi agli altri' curati nella delLa clinica in questi ultimi anni, danno un nu· mero totale di quindici casi, con quallr o morti, cifra la quale sebbene troppo esi~ua per poter trarre delle conclusioni, pure per essere stati i quallro casi seguìli da morte complica li da altri falli morbosi gravi o in condizioni di processo morboso troppo avanzato, può ritenersi più favorevole di quello che non appaia a prima vista. lo quanto alla tecnica dell'operazione servì benissimo uno dei più grossi aghi di Pravaz, un po' curvo, introdotto direttamente nella veua resa turgitla da una fa sciatura, il qua le ago era congiuntomediante un tul_\icino di gpmma ad uu recipiente tenuto all'altezza di un metro. L'A. dichiara che tanto più volontieri pubblica questi nuovi casi inquantoché anche il prof. Bassi nell'ospedale di Lucca ha di recente avuto esso pure dei buoni risultati dalla stessa cura. A questo proposito diremo che in una comunicazione alla· Reale Accademia Lucchese di scienze, lettere ed arti, nella tor nata dell'8 maggio 1896, il predella prof. Bassi, accennando che tale espediente curativo fu proposto ed esper-imentato da l pro f. Gal vagni dir ettor e della Clinica medica di Modena, e considerando la pr·atica utilita di un espediente che può sal vare la vila di un uomo ed eziandio la deficienza di rimedi efficaci nelle polmoniti che assumono forme gravi>sime e 11elle quali, ora piu cl1e per lo a ddietro, si !amen-

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RIVISTA MEDICA

tano non scarsi esiti letali, espone la storia di sei casi di pneumonite cruposa da lui curati con questo metodo, uno solo dei quali ebbe esito infausto per nefr ite con degenerazione adiposa degli epilelii constatata a ll'!iulopsia. Egli crede che l'azione del sier o art ificiale sia quella d'impedire il rappigliamenlo del sangue e dell'essudato polmonare. (V. Il Pratico, 15 dieembre 1896, N. 4). te. Delle aupparastonl a cliatanza nell'ap pendtotte. - (Journal de Médecine et de Chirurgie, dicembre 1806).

K!>ULs PJARD. -

E. P iard ha pubblicato un importante studio sopra certe complicazioni che possono sopraggiungere nell'appendicite e che sono costituile da suppur·azioni a distanza, la cui diagnosi eziologica può talvolta restare molto oscura. Questi ascessi a distanza hanno di speciale il fatto che, <lualunque sia la loro sede, essi sono distinti dal focolaio appendicolare, senza connessione apparente con esso, e meritano il nome di ascessi metastalici. Questi ascessi occupano i punti più va riati: essi sono intra o sotto-peritoneali, risiedono nella parete addominale o negli organi lontani e possono naturalmente dar luogo a diverse categorie. Nella prima si possono met(ere gli ascessi che si producono nel tess uto cellulare sotto-peritoneale. Alcuni di essi sono in comunicazione diretta con l'appendicite; ma ve ne sono alcuni che risultano dall'estensione di un secondo focolaio e cosliluiscono allora ver i focolai s econdari indipen-

denti. Essi assumono allora varie forme: forma lombare, forma pelvica e forma cr urale. La lombare è la piu frequente e necessita un·incisione posteriore. Nella varietà crurale l'ascesso viene a far sporgenza nella parete s uperiore della coscia seguendo il canale iliaco o la guaina dei vasi femorali. Nella variet.à iliaca le localizzazioni sono spesso confuse con le raccolte intraperitoneali.


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Clinicsm ~' Dle questi ascessi sono (h•gni di nota per 'J'insi-

diosiLà del loro inizio, per il lieve grado d'elevazione termic~. 1•er la lentezza della loro evoluzione producentesi in un tempo piu o meno lungo dopo la comparsa dei dislut·bi intes liuali da cui essi der i vatJo. Fa d'uopo aggiungere che la minima enlilà dei sr.gni intestin ali c perilnneali in certi casi, Il\ lunga durata che é scot·sa tra il pet·iodo di es istenza di ques ti sintomi e la contestazione di queste ra ccolte più o meno lontane dalla fossa iliaca, potrebbero facilme~te forviare la diagnosi se non si procedesse ad una accurata t· i cerca. Nella seconda categor ia sono compresi gli ascessi che si formano a dis tanza nella cavità periloneale. La loro sede va r·ia molto: furono r iscon trati tra le a111se dell'intestirio tenue, nel piccolo bacino, nella parte s uper·io re della vescica, nella fossa iliaca sinistra, sotto il dia framma. ecc. Essi si presentano sotlo tl ue forme: acuta e cronica. l segni Jella forma a cula si avvicina11o molto a guelli della peri toni te acuta per perforazione appendicolat·e: essa richiede un intervento rtuasi immediato. La forr!la cronica, . ~ome le allre ' 'arietà' d'ascessi, può avere pe r esi to la guar igione per evacuszione ~pontanea o clri rul'gica, opp ure la mol'le per peritonite o setlice mia. Gli a ~cessi a distanza della par ete addominale che costituiscono la terza categol'ia si pr eseutano non già n ell~ forme acute della periliflite, ma b ensì nelle forme subacute o croniche, in quelle preci snmenle in cui il trattamento unicamente medico è classicamente suffkir.nte. Questi ascessi che si prese11tano in corri spondenza della fos;:a iliaca rlestra, dell'ombelico, dell'apofìsi xifoide, della g-uai oa, dei muscoli r e tti, ecc., hanno un inizio esò;enz ralmente insidroso; ha avuto luogo un attacco di appendicite più o m eno violento, isolato o ripetuto, il quale s i è avviato vel'sO la ~uarigione; i sint omi locali si sono attenuati, la paslosità della fo.ssa iliac~ è diminuita;· solamente lo stato generale del malato non e .così soddisfacente· ciò non 11ertanto la ~u.ari "ione non se mbra ' c . dubbia, quando si vedono compar·ire do po un tempo piu 0 . Inf' ll O lu11go, che può cstenden·i da uno a tr~ mt'si, una


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febbt•e poco pronunciata, anoressia, stanchezza e beo presto una tumeflwone della parele addominale, dapprima diffw:;a, senza rossore d~lla pelle, che ben presto pr'esenla una fluttuazione piit o meno netta : l'ascesso della parete si (>. formato. Gli ascessi del fegato costituiscono la q:.~arta categoria degli ascessi a di>'taoza nel l'app~ndic ite : essi si pr esentano sotto forma di ascessi at•eolari in numero variabile e sopra!Zgiungono in genel'ale nel corso di un'nppendicite acuta o cronicn, allorquando i fenomeni gra"i dell' ill izio si sono Cl!lmatL L'infezi one del fegato viene allorA subito a modiAcare il quadro clinico coll'invasione della febbr e, coi brividi, con la tinta subitterica, con ln ~rl!vità dello stato generale, m entre nel l0 s te s~o tempo il f~:gato aumenta di vol ume. Compaiono i segni òi pileflebite, si accentua la tinta subitterica coi fenomeni d'infezione ed il malato soccombe il più spesso nello spRzio di tt·e o quattr o settimane. Tra le allt·e suppurazioni a di!' l enza si devono pul'e uccenuare le suppUl'azioni pleuro polmontn·i. Se si lasciano da pwte q•telle che si producono in seguito alla r ottura nella pleura Ji una raccol ta peritoneale, esse com paiono nelle ap)ltmdicili ttubacu!e o croniche qualche tempo dopo l 'ini zio ·iella malaltia e richiamano a spese della lesione primitiva l'attenzione del medico. Que:;te pleu r iti P''rulente $Ono qua;oi sempre encisl iche ed bannv un decorso mollo variabile secondo i casi , sembrando esse ris ultare da uoa Jinfangioile pleuro-peritoneale. Devonsi inoltre menzionare gli ascessi polmonari, le endocarditi, gli ascessi cerebrali, le parotiti suppurate e gli ascessi della milza. Si può quindi conchiuder e che l 'appendicite di,·enta spesso l'ori gine ùi una seuicenlia loc:Aill o gcnPrnle e cile l P. su ppuI'Azioni e le infezioni t~. di ->l!J.t •:.::a del1'oppe11d t cil•~. cus tiluisc•>nO uua classe ben n etta dd ie ~:~ut<t-illrezioni d\>rigi11e intern o_


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RIVISTA

RoCHAZ. Contribuzione allo •tucUo del o&lool1 &ppendlool&rl. - (Centralblatt fii.r Chirurgie, N. 31, 1896). In base ad uno studio sul ricco mater iale della clinica di Roux, l'autore tr atta diffusamente il capitolo delle concrezioni dell'a ppendice vermicolare. Mentre fino a pochi anni fa queste concrezioni erano indi sc:.~ tibilmen te credute noccioli o altri semi di fi'Ulta o erano attribuiLi a quei semi òei quali il paziente avesse potuto far uso prima dì a mmalarsi, in qu~sti ultimi tempi invece, giovandosi dell'esperie nza di tanl<' operazioni per appendicite, i pratici hanno accolta e propugnala l'opinione che quei concrementi, non astante la loro parvenza esterna, sono semplicemente dei calcoli ster coracei. Sull'origine di queste pietre non vi è invero uniformità di veduta. Lo studio intr apreso sopra 65 calcoli fecali trovati nell'operazione dell'appendicite conduce l'autore ai se~uenti risultati. Per la maggior p!U'te le appendiciti sono ca~ionate da calcoli stercoracei, sia che questi si trovino nel pr aticar e l'opet'azione, s~a che non si trovino punto. l corpi estranei nello stretto seuso della parola sono rar issimi nell'infiammazione dell'appendice vermiforme. Infatti dei 65 calcoli analizzati solo ciue si trova rono contenere un seme di uva il quale per di più non si è mai veduto nel centro del calcolo. I vermi intestinali durante la vita non vanno quasi mai nell'appendice vermifOJ'me. E se essa contiene materie fecali, queste in condizioni normali sono quasi lifJ.uide. J calcoli fecal i si formano e si sviluppano nella 'stessa a ppendice (all'opposto di quanto vuoi credere Talamon) e la loro form a per solito a llungata verrebbe in appoggio a questa opinione. Soltanto tre volle in 65 casi fu constatata la for ma globosa, forma che Talamon considera come normale. L'or igine locale dei concrcmenti sar ebbe dimostrata anche dalla piccolezza dell'apertura che conduce all'appendice ver mi forme la quale nelle sue condizioni normali non permetterebbe l'entrata dei grumi fecali ammessi dallo stesso Talamon come punto di parten za della mulutlia; e finalmente pat'la in ap-

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l. tJ<>ggio dello sviluppo lento deiJe concrezioni al fatto che ess~

si pr·esentano costituite sempre di strati c0ncentrici. 11 nucleo del calcolo è quasi sempre più chiaro del guscio, e ben di rado quel nucleo contiene corpi e~tranei. La sostanza dei calcoli fecali si mol;ltra chimicamente affine a quella delle feci. L'appendicite per corpi estranei si riscontra nell'uomo più spesso che nella donna ed è più frequente tra i dieci ed i lrenl'anni. La costipazione sembra non vi abbia alcuna inDuenza. L'appendice vermiforme si rnostra spesso in posizione abnorme, ed in certi casi pr esenta una dilatazione imbutiforme del suo canale, le inftessioni, gli slringimenti e le aderenze predispongono alla malattia. L'epedi tA esercita una gr ande ioftuenza sull'origine dell'appendicite, benché questo momento eziologico non sia stato abbastanza valutato sino ad ora. ~laggiore medico BurTERSACK. -Sul ramorl perloardlall

e auU'apptezzamento del medealml nel onori apparentemente aaul. - (Deutsehe militiirii.r.ztl . Zeit., N. 9 e 10, 1896). Giit da una serie di anni il maggiore medico Hockmeyer di Stoccar da aveva rilevato frequ entemente in giovani sani un rumore pericardiale di sfregamento, prevalente in ogni silllole e che si faceva specialmente dis ti nto in una profonda espirazione. Guidalo da questa osservazione il dott. Buttersack in una visita di leva del1895 in Wurtemberg si propose di ascoltare tutti i visitandi quanto piil accuratamente gli fosse stato possibile; e sopra 1775 visitati trovò in 148 il rumore di sfrego.mento. Su 272 scolari visitati in seguito al disolto di 12 anni, 29, cioè il10,5 p. 100 presentavano questo rumore; ed egualmente tra 207 scolari dell'età da 12 a 18 anni si riRcontrò lo stesso fenomeno sopra 37, cioè 17 p. 100 senzA che vi esistessero altri sintomi morbosi. All'incirca il quarto di quei scolari asseriva di avere soffel'lo e superato l'influenza, la scarlattina o la difterite. Se tale fenomeno si debba ascrivere a soffregamenlo del cuore contro al foglie tto pericardico o~pure a preg r essa pel'icardilo e miocardile non si può ·JeCJdere senza ulteriori osservazioni. P.


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Dott. Do~iENrco VENTRA. vice-direttore del manicomio di Noce1·a. - Cura del morbo 41 Ba.aedow oolla galvanizzazione e ooll' allmenta slone eU tlmo fre1oo. Comunicazione al IX congTrS!>O frenial!·it.:o it.aliuno. Firenze, 9 ottobre 1896. L'autore fa cenno di due casi di morbo di Basedow con esito di guarigione. Nel p1·imo trattò l'infermo colla galvanizzazione ed il ri poso, escludendo qualsiasi altra cura, ec· cetto qualche leggera dose di sulfonal quando l'insonnia mos travasi ribelle. La cura durò due mes i con una s eduta rruotidiana nella quale applicava l'anode alla nuca ed il caLode per 3 minuti primi sul gang lio cerviclllle superiore del simpatico al collo, per- 4 sulla r egione p1·ecordiale, e per 8 su l gozzo, cOJninciando con 6 eleme nti dell.' ordinaria macc ltina d'Onimus modificata dal Vizioli, aggiungendo 4 elementi durante l'applicazione sulla tiroide. Man mano che l'iofe r·mo si abituava al t rattamento, aumentava la intensita della corrente da giungere fino a 12 ele· m enti sul simpatico ed a 16 sul gozzo. Dopo un mese l'infermo era aumentato di peso, dormiva e digeriva bene; il polso tornò normale; successivamente scomparvero l' esoftalmo e il gozzo. Il secondo caso fu trat~ato te rapeulicamentc coll'alimenlazio:ne di timo fresco di vitello dupprimà usato collo, poi crudo, in quanlila dì 20 a 30 g rammi diviso in piccoli bòli avvolti in ostia. L'autore in b~se alle nuove ricerche sulla patogenesi di ques~ malattia cerca tli spieg ara i benefici effetti o ttenuti con questi due mezzi di cura. Ritanendo causa del morbo di Basedl)w l'iperLiroidismo ossia l'eccesso di formazione dell'antitoss ico tiroideo, nel primo caso colla cura elettrica si verrebbero a produrre modifica-

zioni nei centri vasomotori e sui nervi secrelori e a ridurr·e le conge::;tioni at·teriose che rendono possibile all' elemenw g landolare la s~a esagerata attività. Nel secondo caso trattato colla cura timica sarebbe prematuro vo·let• spiegare l'azione benefica della gianduia Limo a meno che non si volesse dar valore all'opinione dell'Owen, la quale resta pur


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MEDICA

sempre nel campo delle semplici ipotesi, che cioé vi ha analogia fra l'azione del timo nell'iperfunzione tiroidea e l' inRuenza inibilrice che, secondo Kauffmann, la secrezione paucrealica ha sulla glicogeòesi epatica.

te.

ProC. MYA. -Idrocefalo congenito fa.mlgUare con palese influenza dell'ereditarietà. - Clinica medica pediatrica del Regio Istituto d i studi superiori in F it·enze.- (Rio. di patol. nero. e ment., vol. l, fase. 12•, dicembre 18flG). L'autore rende ùi pubblica rag ione un cut·ioso albero genealogico, il quale dimostra una volta di piu i rapporti stl'elLissimi che legano le allerazioni funzionali del cervello senzA lesioni corrispondenti del tessuto nervoso, apprezzabili co~! i odierni metodi di ricerca, alle malattie dell' asse cer~bro­ spioale con evidenti alterazioni anatomiche. Si tratta di UIIA madre, rlivenuta epilettica dopo il matrimonio ed appartenente ad una famiglia di cui ogni membro é stra,·aganiP.. o pazzo, e di un padre sano ma con tabe ereditaria epiletlicn da parte di uno zio paterno, i quali hanno generato m u\ serie ininterrotta di bambini (in numero di quattro) i qu!Jii vengono colpiti pochi mesi dopo la nascita da idrocefa lo progr essivo e soccombono, nel pr·imo o nel secondo anno di vita in preda a fen omeni convulsivi.

te. MoR.SELLJ.- Slntomatologla generale della tabe. -Confer enza .clinica. - (La Clinica moderna, N. 21, 18116).

Il chiarissimo e dotto conferenziere , dopo aver fatto la critica delle antiche definizioni di tabe do rsale e d i atassia locomotriee, le quali peccano dal lato anatomo · pa tolo~ico e dal lato clinico, e di quella di tab~ pura e semplice, anche essa inesatta perchè spesso può darsi che l'ammalato venga incolto da fatti cerebrali o da altri g ra vissimi dis lur·bi d'or-


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gani essenziali alla vita c soccomba senza aver presentato la fase di esaurimento o cacheltica che contraddistingue appunto la tabe, s i propone di fare una rapida rassegna dei diversi s intomi allo scopo specialmente di dimostrare che l'affezione in parola, pure avendo pl'incipio in un particolare sistema di neuroni (i sensitivi diretti), deve pe1·ò ritenersi, per la s variata sindrome fenomenica associata ad altre malattie del. sistema nervoso, quale una malattia generale del sistema nervoso medesimo. I sin tomi generali della malattia possono dividersi io nove gr t.:ppi designati; a seconda della loro successione cronologica (nei casi piu sicuri e ti pici), nel m odo seguente:

1• disturbi della sensibilità gt-nE.'ralo; 2• » della riflettività; 3• » della sensibilità specifica; }o u gen ito-uri oarii; so • della s tatica e del m ovimento; trofici; 6" 70 » ca rdio-vascolari e viscerali in genere: » 8• bulbari e mesocefalici; 90 n cerebrali o specialmen te psichici.

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1• Disturbi della sensibilità generale. - La sensibilità generale nei tabetici offre quattro formP. di alterazioni: a) iper estesie spontanee soLto forma di dolo ri .folgoranti, terebranti, lancinanti, preferibilmente alle estremità inferiori., qualche volla anche a~li ar·li superiori, massime nel leri·itor·io del cubitale, di dolore in cintura, a braccialetto, a ginocchiera, a seconda della r egione, rli rachialgia, di nettralgia facciale, ordinariamente accompagnata ad anestesia, di crisi dolorose viscerali denominate faringee, gastriche,

intestinali, uretrali, renali, anali, genitali; b) iperestesie prooocate, fra le quali sono da comprendersi le sensa..iioni dolo rose alla pressione, l' afalgesia o la trasformazione in s~nso doloroso di ogni impressione cutanea taLtile, l'iperala gesta; c) parestesie o sensazinni var ie di rigidità, stanche~za, irritazione, di intorpidimento, di peso, di battiti, cii pulsa~ioni agli nrLi, al tronco, al do1·so, percertimenti della sen-

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3ibilità piantare, fornticolii, pi.:.:icori, scnsazion i di ]recido, di corpi stranieri, nella vescica, nel rello, solto la pelle 1• daneatesie, quali l' inse:nsibilttà lattile piantare, le anestesie tatti/i, dolorifiche e termiche, .:011e analgesiche, dissocia:ione delle oarie sen sibilità, anestesia della m ucosa anale, urelrale, fa ringea e gastrica, anestesia muscolare, il r itardo deUa perc~ione delle impressioni tattili e dolo rose, lo sdoppiameolo delle sensazioni semplici o polieste~tia e la inver~ione di localizzazione o allochir ia :!t Disturbi di r ijlettioità. - I r iflessi CL,ianei sono in prineipio e ordinariamente conservali: in seguilò però si OS· serva specialmente aboli~ione del riflesso cremaste,.ico e dell'anale. ll l'illesso piantar~ pur mantenendosi in molti casi, in alcuni scompare abbastanza pres to. Sono aboliti il ri}lell8o del ginocchio (fenomeno eli Westphal), del tendine di Achille, del gomito, de l pugno: in rarissi mi casi però si tr ova il ratto inverso od anche il ricupero di riflessi abolili. In quanto ai riflessi sensoriali, not.ansi la miosi, oppure ~eno comunemente la m id,.iasi, la ineguaglianza pupilla re, ti fenomeno eli A rgyll·Robe,.tson. , l' aboliz ione del r~/lesso pupi/lare al dolore od al contallo, in rarissimi casi la r ea:rone paradossa, o:;sia la dilatazione della pupilla allo stimolo luminoso. 3' Disturbi della sensioità ttpecifica. - I disturbi dell'ap· ~~to visivo sono di due specie: sen.sitilli e motori. I sen ~~hvi sono per lo più molto precoci e consistono in annebbtamento clelia Disione, ambliopia, discromatop.sia, aeromalo~ia , proy ressioo r estt'ingimento del campo per ifer ico; ali oOalrnoscopio si riconosce l'esistenza della caratteristica ~et~rite ottica. In quanto ai disturbi funzionali dipenden ti da ~•oni motor•e dell'a pparato visivo, si ha l'astenopia, la di~ ;~a, lo strabismo, la ptos' : raro i! il n istagmo. Meno conuo, Suno i disturbi dell'udito consistenti in ipoacusia, ipoto(oei, cofosi, in rumori subbiettivi endotici, e in fenome ui motto affini alla ver tigine del Menière. Fra i d isturbi d el RUsto e dell'olfatto not.ansi le anosmie e le ageusie, e le pare3tes · ct· et ' questi due sensi.


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4' Di.~lurhi genito-urinarii. - Sono !!Ssai freque nti e compaiono spes!'>O precoce mente. Oltre alle crisi rx:seicali, uretrali, ren.ali, ecc., gil:i citat<1, sono da citarsi la comparsa di un'esallcuione de l senso genitale s ebbene non abbia la frequenza, l'intensità e la precocità attribuitele ua a lcuni ne uropatologi autichi. Frequenti sono le pollu:oioni le quali coincidono quasi sempl'e con una diminuzione del potere virile. Più com uni e tipici sono i disturbi par eti ci ed anestetici, come l'anestesia oescicàle, l'incontinenza di urina, lA sua riten;;;ione, il tenesmo oescicale, la di arren. e l'iscu ria. Spesso !'<i ha a nestesia della mucosa u relrale, della cute allo scroto, ulla verga, e òei testicoli, della clitoride, della mucosa vaginalc. 5• Dislnrb{ della motiltlà. - I distu rbi che per lun/!O tempo !"i souo r itenuti tipici della tabe sono quelli di incoordina~ione ~ di atassia.. His petto ttlla cundiziòne di equili bt•io s tatico l' atassia labica si manifesta colla scorrettezza negli atteggiamenti di riposo del malato, con la irregolarità e la asineergia dei mom enti d.iretti a tenere eretto il bacino sulle membra inferiori e la colonna oertebr ale sul bacino, le osc illa~ioni del cor·po r1uando il tabico sta in posizione eretta (fenomeno di Romberg). In qunnto alla condizione di movimento si allel'ano la deam bulazione, il sallar·e, il camminat·e con un piede solo, il salire o lo scendere le scale. In quanto ai disturbi motorii del senso muscolat·e nello stato di ri poso, si tr ova la incer te:ua o la perdita della nozione di posizione clelle m (!mbra: in quanto ai disturbi suddetti nel passaggio òal riposo a ll'azione diminuzione orl anche abolizione delln no:;ione di f!.[or;;;o . In una fa !:'e ulteriore si possono auche al· terare i mo,dmenti degli &t'Li s upet'iori e cosi vengono disturbati gli alli r elativi allapresadeyli oggetti, all'abbottona rsi,. allo scrivere. I n quanto a lla coutrazione muscolare, s pt!cialmente nei per·iodi più avanzAli, si ha diminuzione di forza. c he dal semplice senso di !ifaggimento delle gamiJe può giungere aù uno ver a pa raplegia. Caratteristiche sono put·e cer te paralisi parziali o dissociA L!', com~< le paralisi oculari, le paralisi /aringet:, quelle del facciale, della lingua, del celo-

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pendoln, dell' accessor io, del radiale. Tutte queste paralisi ~ono proprie degli s tati avanzati e tranne la paraplegia che t- essenzialmente pro-gr essiva, sopravvengono all'improvYiso o per attacchi apoplettiformi. Nella tabe qualche volla s i manirestano anche mooimenti spontanei o coatti, ora atetosiformi cd ot·a coreiformi. 6• Disturbi trojici. - Essi hanno luogo nelle ossa dando luogo all'osteite rarefacente, netle articolazioni dando luogo a quelle artropatie caratterisli<!he come quella del eosì detto pier/e labico, nei tegumenli presentandosi con iperidrosi, ani!lrosi, dermatosi, ulcera perforante, caduta dei peli, dai capelli, dei denti., nei muscoli p1·oducendo amiotrofie, negli orgt~nt glandolari producendo al rojie, disturbi di secre.;ione. i. Disturbi cardio - oascolari e oi.~ce rali in !Jenere. - Sono comuni n~lla tab11, oltre le crisi neuralgiclle succit.ate, le dtarree indolori e ad accessi improooisi, d tenesmo anale, la stipsi ostinata che poi cede il po:>to all' incontinen:.a, la meonlinenza u r i11aria. Scar .;;i sono i disturbi rP-spiraturii e più di frequente é leso l'apparato cardio-vascolare manifestandosi tachica.,-dia, cardiopalmo, polso lento e raro, certe c::.rdiopatie. 8. Disturbi cefalici e mesocejalici. - Certi fenomen i morbosi viscerali come la taclticardia, il laringi11mo, 1' angina di petto sono l'effetto dell'alterazione dei singoli nervi viscel'8li come possono essere anche il lontano risultato di una alterazione centrale che incoglie i loro nuclei nel bulbo. A questi appartengono anche la disfagia, la poliuria, le oertigini, gli accidenti lar inge i e bronchiali, come la tosse rauca, lo spasmo della glottide, gli accessi di so.ffoca•ione. La stessa du!>licità d'origine l'hanno le alterazioni nel dominio dei nervi cranici, come le paralisi oculari, l'anestesia fac ciale, la paralisi della faccia, que lla del ot:lopen dolo, l'amiotroji.a della lingua e dei muscoli masticatorii. 9' Disturbi cerebrali. - P er lo più la ~ompa rsa di ques ti è tardiva. A questa categoria appar tengono gli att(tcchi epileilici,l'epilessia tabica. In quanto ai disturbi psichici nella tabe avanzata si tratta specialmente di indebolimento mentale progressioo. Vi possono esset·e però auche illtl)jioni

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'ensorìali, allucina; ioni, irritabilità d'umore, peroertimentotlet carattere, lipemania, esalta~ione maniaca, in qualche caso megalomania. In tutta questa varietà e mo!Leplicità di sintomi bisogna ben distinguere quelli di primo ordine da quelli di secondo, te1·zo e perfino quarto ordine. L'impot·tanza dei medesimi va eonsiùera ta infatti solto due aspetti: la loro frequenza rela· tiva; la data della loro compa1'sa. In quanto ai sin t0mi più f1·equenli e che servono a caratterizzare il tipo comune della tabe, ve ne ha un gru ppo che fu detta dallo Charcot sene tabica e che comp1·ende specialmente i disturbi della sensi· billlÀ generalA A s pecifica e delle riflP-llivit.à, delle motilllà e del trofismo, accanto ai quali stanno gli altri c&·dio- ,·ascolari, bulbari e mesocefalici, cerebrali e psichici i quali hanno un significato diagnostico molto meno preciso. In quanto alla data della comparsa dei s intomj è da notare che le vsrielà cliniche della tabe non r is iedono tanto nel numero ed intensità dei sintomi, quanto nell'ordine cronologi<:o con cui essi si manifes tano. In mezzo e tanta ricchezza e varietà di manifestazioni morbose, il Mor selli pensa che il quadro oggi assegnalo alla tabe dovrà col tempo scindersi in varie entità nosologiche distinte. Come ne sono uscite la malattia del Friedreich, la ner uotabe alcoolica e quelle fot•me delle pseudotabi, e come in parte se ne staccarono casi oggi ascr itti a sclerosi combinata , e sclerosi amiotrofica, a sclerosi disseminata, a siriogomielia, così ne uscira nno altre forme morbose ancora indefinite. Questa opinione viene convalidata auche dal fatto che pure nella paralisi generale progress iva degli alienati, questa che il Morselli chia ma con felice espressione la sorella gemella della tabe, da var io tempo si è iniziato un lavorio identico d i scissione o suddivisione in te. speciali e indipendenti entità morbose. G. CAVALLERO. -

La malattia 41 Erb-Qo14flam. - (Gazzella Medica di Torino, N. 48, 1896).

Non è malattia nuova, inquantoché essa Mia comparsa solo ora sulla 5cena della neuro-patologia, ma è nuova percbè s olo recentemente e s tata studiata, anali:r.zata ed elevata ad

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159 enlità morbosa 11 sè. Essa è stata chiamata malattia eli EruGoldflam da Erb, che ne è stato lo scoprilore, e da Goldflam che ne è stato il sintetizzatore e volgarizzatore e che fu il primo a dettare il quadro nosografico della nuova malattia. Rssa colpisce specialmente individui fra i 25 ed i 45 anni. Comincia con sintomi di stanchezza, di paresi dei muscoli innervati dai nervi craniani in modo simmetrico. A sviluppo completo, mentre i nervi sensitivi craniani sono intatti, quelli motori invece possono essere tutti colpili, e così: il nervo faciale, il ramo motore del trigernino, 11 glosso-faringeo,· iu via simpatica anche l'ipoglosso, il vago-accessorio, il pneumogastrico, l'oculo motore comune, i nervi traclea1·e ed oculo motor esterno. L'ammalato quindi presenta la caduta piu o meno completa della palpebra s uperiore; in taluni casi, benché molto rari , non può muovere a suo talento i bulbi oculari; ha diplopia e la pupilla r eagisce difettosamente agli stimoli luminosi: egli non può masticar bene, inghiottisce con difficolta; ha la favella imbarazzata, la parola confusa, la voce nasale; non può protendere innanzi le labbra, nè fumare, nè cantare, né fischiar e. lo qualche caso il mascellare inferiore cade iner~ con continuo scolo di saliva, e il velopeodolo può essere deviato da una parte. Qualche volta si ha polso frequente, dispnea, cardiopalmo, disfonia, deficienza nell'azione dei muscoli della nuca, del tronco e delle estremità. Ollre ai detti sin t{) mi i quali presentano un'estrema affinità con quelli di alcune malattie del midollo spinale, del bulbo e de lla protuberanza anul~ re {polimielite anterior·e, poJiencefalite interiore, polieocefalite superiore), altri se ne trovano che impartono alla sindrome di Erb-Goldflam una fisonomia speciale. Prima di tutto le par alisi hanno un carattere iotermittente subendo delle oscillazioni giornaliere di mig lioramenti e di aggr·avamenti in relazione alle ore della gio1•nata e specialmente agli sforzi muscolari fatti, e delle oscillazioni durante il suo decorso, giacchè dopo trascorsi parecchi mesi dopo una paresi di un certo grado, questa ad un dato momento diminuisce e può anche scomparire Ralvo poi a ripresentarsi dopo a lcuni altri mesi con sintomi anche piu gravi. Poi, come La messo in evidenza recen lemeot~ il Grocco, esiste


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una grande solidar·ieta dei più diversi distretti muscolari colpiti nel p•·ovocare il reciproco esaurimento, la r·eciproca s tanchezza, l'esel'cizio clelia volonta ha una grande influenza sul senso della s tanchezza muscolare, sull'esaurimento dei muscoli in allo, ed inoltre le preoccupazioni d'o rcline psichico eserC'itnno pure influenza sul gl'Ado della s lan C'hezza rouscoJm·e. 1"11fìllll tlll altro ca rAlt('re di que!"la PSAur ibiiità è quello cl1e I'i g unrda In l'fll't~lis i ind otta du uu qualunque sfo1 z.o, perché nello s lcs;.o mudo che essa compare con pr ontezza, scompare p ure abbastanza rapidamente col riposo. Singolare é lo stato dei muscoli parelici i quali or dinariamente non subiscono atrofia e non presentano mai circoscritti spasmi o scosse fibrillari; non ancora definila i•wece è la questione che 1·iguarda la reazione elettrica dei mus<:.oli paretici. I n qua nto alle complicazi,mi, non di rado questa molallia si associa con sin tomi p1·opri del morbo di Basedow. - Il complesso sintomatico Erb- Goldflam A l' espresF'iono di uno stato morboso indubbiamente. grave. Di 25 casi fì nora c0nosci uli nella leUe ratura metlica, 14 finirono !:'icura1nente colla morte mentre degli altri non si può dire se siano passati a guarigione. G•·avissima pertanto deve ei>sl're lu prognosi di ques ta malattia , e tanto più ha ragione di esser e grave in quanto che l'esito letA le può insorgere all'improvviso. La causa più frequente della morte è costituita dttgli accessi d i !>offocazione, i quali possono essere determinali o da un g rosso bolo incuneato nell'esofago, o da una occlusione delle vie b•·oochiali per catarro che non potè essere 'es pulso per insufficienza della tosse, o per paralis i del diaframma . te.

Alounl oaal dl parall1l generale. - RAYMONO. - (Jo u.rnal de Médecine et de Chirtt1'[Jie, nove mbre 18fl6). La paralis i generale è un'affezione cosi frequente, e per altra parte è cosi varia nella sua sintomatologi~ ed è cosi spesso causa di errori di diagnosi, che l o sLudio dei faLLi par ticolari offi·e sempre un interesse pratico. Il prof. Raymond ha presenta to in una delle sue ultime lezioni tre casi di questa malattia.

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Un uomo di 36 anni, malato da "ari anni, presenta certe <lifficoltà c.lella parola , con un abbassamento graduale di Lutle le facoltà intellettuali, sintomi nei quali é facile riconoscere ·la paralisi generale. I c.listurbi della memoria e dell' attenzione sono stati anche più accentuati di quello che non lo siano attualmente. Ma una particolarità mollo importante da ~egoa lare , si é che quest'uomo contrasse la sifilide all'età di 20 anni, s ifilid e mediocremente curata e che ha una parte eziologica nella sua malattia come in tanti altri casi. Essa non è ancora che nel primo periodo, ma, come avviene quasi S<.'.mpre, tutte le facoltà sono inle t·essale simultaneamente, netto s tesso tempo che si notano la pueril ità negli alti, l'ir-ritabilità, le idee tris ti, ecc. t\ el secondo periodo, l'indebolimento si accentua, viene in scena la demenza con alLi bizzat·ri, con furti , con imprese pericolose, ecc. Ma soventi, fino a quel momento, non si nota alcun fenomeno paralitio che giustifichi la den.ominazione -della malattia e che molli medici hanno ancora il torto di alt.codere prima di pronunciarsi sulla sua natur a. Ciò che si riscontra, sono il lt·emore, l'incoordinazione dei movimenti, e, negli operai che devono eseguire un lavnro delicato, l! soventi ciò che richiama dappt·ima l'attenzione. Quanto al delit·io esso varia mollo e si può dire che la .paralisi generale è una piet•·a di paragone pe1' apprezzare lo stato d el cervello. Nei predisposti, il delirio compare, riv~stendo forme diverse, ma si può dire che non é la malattia che lo crei essa stessa; bene spesso non si nota affatto, e, se esist(>, dipende mollo da l cervello sul quale esso si svolge. In un s e condo malato, la sintomatologia si svolse diffe.rentemen te; si tratta di un tappezziere, il quale, dici o lto mesi prima, incaricato di un lavoro importante, ebbe di!?Lurbi cerebrali che lo rescr·o incapace di disimpegnarlo; dopo d'allora, egli è sempre sov1·aeccitato e presenta un tremore marcato; però il disturbo dèlla parola non compare cbe .quando egli ha parlato per lungo tempo. Infine, egli recentemente ebbe u na perdita di conoscenza con un accesso epil ettiforme. Egli si trova ancora nel primo periodo della sua 11

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affezione, ma, in lui, pare che l'alcoolismo abbia una parte importante. Un terzo· ammalalo dello stesso genet•e si trova in condizioni del Lutto speciali, nel sènso che egli é conduttore di con vo,2li. Ora, da un anno si sono onta ti in l ui disturbi della memoria; il suo carattere si è modificato; egli è diventalo violento senza però che steno !;'UCcessc mancanzt~ gravi nel suo servizio. fav ellare caratteristico. Se soltanto da Ull anno si sono palesali tlislut·bi gravi, è cel'lamenle da due anni al meno che si è in1zir~la la malattia, e durante tulto I]Uesto tempo egl i ha fallo il servizio e ~uidato la sua macchina; è facile l'immaginarsi a quali pericoli poteva esporre qt:elli che egli concluce"a. Quest'ultimo caso special mente ci dimo"'tra (fuanto sia interessante f11re la diagnosi precoce della paralisi gcnet·ale.

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Alterazioni d' intensità del primo tono del cuore . nella febbre tifoidea. - C. B ER.N,\RD. - (Jour·nal rle M étlecine el de Chi r urgie, u i cernbr·~ 1891ì). In molli casi di febbre lil'nidea venne ri~ct;nLralo J'indeboJimenLo del pt·imo tono del cuore, indebolimeulo che in alcuni quantunque rarissimamenle, ~"COmpa r·ve del tutto. Si è molto discusso sul volor·e pronoslico di questa modifica;.oion e, la crual e fu consitler·ata da alcuni autor i come "'Pgno prunoslico gravissi mo indicante l'esistenza di una miocardite. Dall'analisi di numer ose 0!5-servaz•oni f~lle du: dott. C. Bernard ri sulterebbe che l'indebolimento ed voche l a scomparsa totale del primo t0no Jel cuore, pet· sò !>Oli, sono selfni iocerti di miocardite e s<•gni fall aci dvi punto di vista della prognosi. Essi sono incerti. percl1è non furon o conslalali in mioc:ar clili contt·o!lale all'autopsia, e per·chè si O"servarH> di wnt~ 1 in tanto all'infuori di qualsiasi allera7.it>Ue del rnioca rdio. E:c:s 8 sono fallaci per la proguosi, perché li'• ! malati, citati ~ . . · d' l·n tens•ta . B et·nard, hanno presentato queste m• ••l•ficazJOnt del r'fl'imo tlliJO e so11o gua rili pet•l'etlamenle. Essi non acqut: si Rn o una t"enl ~ importanza che quando esistono con altr i ::-i11lumi di mi<•cardlle.

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V tand•• in un lifo"o non s i riscontra da parte del cuore che una semplice modificazio ne nell'intensità del primo tono rhe può anche anelare fi no alla sua totale scomparsa, ma -enza alcun dt:-;lurbo del rilmo e senza aggiunta di rumori, ilmi;lior mezzo per conoscere se esiste miocardile é l't:~ame del polso. Se esiste t.achicardia, ipotensione od irregolarilà '' Ila forza delle puls azioni, si può ammellet•e la miocat·dite. Se, al contrario, il polso non presenta alcuna di queste al· !.>razioni, si cono'hiudet·à che si tralfa di uno dei casi, sconosciuti ancora nella loro patogenio, in cui le modiflcozioni d'intensita del primo touo no n sopr aggi ungono cl1e come un inci. enLe passeggiero e senza g ravita, indipendente da qu Al· ~issi oller'\zione del miocardio. Pror. Kai;~rr.. - Sul salagso . (Comunicazione ratto nlln Societa rue•l ira berline~e. 22 luglio l R!lU). -· Ber/in. klm. \\'fJchensclt r., N. i-2 e 43, 18!16. - L a clinica modern a, .\1100 Il, ~ 2~ El ~:l). Ln (:•mrerenza non porta fatti essPnzialmente nuod, ma è

uraa "nlr ~i molto chiara delle teor ie moderne sull'argomento. Il Kri:.uig ra un po' di s toria della pratica del salasso giunta .lll'apn~eo· nell'opocu delle teorie umot·alt nel seeolo s r.ot·so " tlt'l principio di questo sr.c0lo, e bandita complctam l'llte t.lopo In compnrsa della teol'ia cellulare. Dirnostr a cito fu in I!I'Ozia dr ri~oro!'e rircrche cliniche coo indirizzo auntomo· J&tol(J::ico e fbiolo ~.nco, se il !"alasso rivis~e ultimamente per woJo c.:he la cerchia di !]uelli clw vo~liouo reslituirgli il suo ro~tn \'8 allargandosi sempre più. Cita lo a utorevoli parole olt>l Ghern r dL, del Liebermeis ler e dol l l'll'genscu iu diresa ,f..! c:afa:::.::o f' viene l')uind1 a discule rn C' l'uso nella polmoni le, r.l!i d:~tur· b i 111eccanici cht> conducono al !'ovracarico del pirrolo circolo i n certo afTI!zioni afebbt•ili dPII'a p pa rato cir·colaloril e r e «pira tor·io, nell'emorragie cerebrali, nelle ioloss icazi..ni del sangue come nell'uremia, e nella clorosi. ~<'Ila polmo nitP, ollre alla ioto s~icazione carbonica per ~nmpr··ssione Jel lume dei capillari e diminuzione nel lru~'!'Orlo dell'o~ si geno, il pericolo è dOVUtO ad un folloni lJU-


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ramente meccanico consistente nella stanchezza del ventricolo desko il quale dopo aver fa tto fronte per l!n certo tempo colla sua insila forza di -riserva alla gran quantità di sangue stagnante nei polmoni, si dilata e non è più sufficiente a spingere avanti tutta la massa del sangue, mentre la press ione di conseguenza si a bbassa nel sistema arterioso. Il polso radiale che prima era ancor pi1-mo e forte diviene piccolo, molle ed alla cianosi precedentemente s tabilitasi s i ap:· giunge un'intensa anemia cerebra le. In 11uesti cas i solo auc mezzi possono salvare i pazienti; eccitare il ventr icolo destro a sviluppare la s ua potenzialita, e, se il ventricolo più non risponde, ridurre la massa sanguigna mediante il salasso. Il secondo la t•go campo di malattie nelle quali domina n ella forma più pu1·a lo stesso momento meccanico del sovraca · rico del piccolo circolo, è CJ t: ello delle affezioni afebbril i dcll'appal'ato cit•éolatol'io e r espil·alorio, lesioni delle val voi e cat·d iache e del muscolo cardiaco, lesioni del pericardio e tulle le lesioni in genere che ostacolano il pas$aggio de l sangua per le artede polmonari. In questi casi l'indicazioue del salasso è la stessa. In quanto alle emorragie cerebrali è certamente possibile in ce rti casi prevenil'le o limilarne l' es tensione. Avve nuta l'emorragia, ~t; l'azione cardiaca è energica, il polso pie_n o e forte, S"~ esis tono. violente pulsazioni ùelle carotidi co n intenso rossor e dei volto, io tal caso il salasso è urgentemente indicato, mentre invece è contr0indicato quan1l0 il pazilenle presen ta pallore e debolezza di polso. In quanto alle intossicazioni le quali a ltera no io un modo o ne ll'altro la vita dlel sangue, spesso mediante il sala~so s i ottiene la diretta eliminazione del veleno. Così é sta to ·usato con s uccP.sso negli avvelenamenti per gaz ossido di carbonio, per idrogeno solforato, çer nilrobenzolo ed.anilina. praticando contemporaneamente l!l trasfusione di sangue · fresco oppure le iniezioni di soluzione alcalina ster ilizza ta d i sal di cucina, metodo chiamato rla Carlo Sanquit·ico lavatura -dell'organismo. Questo mezzo fu trovato molto utile a rtche n elle a utointossicazioni come r:ell'uremia, ed il Leube da par ecchi anni r eg0larmen le usa questo metodo, che dice ve-

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ramenle meraviglioso, levand6 250 cc. di sangue e iniettando 400 cc. di soluzione di cloruro di sodio. lnUne non è da dimenticare che anche nella clorosi, molli , fra i quali il Dyes di Hannover annunciarono dei ver·i miracoli sull'inHuenza favorevole di piccoli salassi praticati una volta ed eveotualmP-nte ripetuti più volte. Il Kronig non pu6 dalle sue osservazioni trarre alcuna deduzione definitiva. Può soltanto affermare che in segoito ai salassi praticati con cautela non osservò mai ppggi0ramenli della malattia, ma che anzi ebbe miglioramenti ed in un 1;aso anche una relativa guarigione. L'influenza del salassa ne lla clorosi pare dipenda da ciò che in primo luogo si elimina un certo numero di g:obuli rossi nort più adatti a funzionare, e poi si eccita il midollo osseo a nuova attività essendo cosi possibile la penetrazione nel torrente circolatorio di nuovi corpuscoli recenti e sani. te. DR. A.. YeRStN. - Bulla peate bubbonica (Blero-terapl&). - (ti nnales de l'lnstitut Paster...r, N. 1, gennaio 1897). Nella peste si trova costantemente un microbio specifico. abbondantissimo nei bubboni. Nei casi gravi penetra nel sangue e all'autopsia si trova nei gangli linfatici, nel fegato e nella milza. ~ un bacillo corto con estre~ita arrotondale, le quali si colorano più fortemente della par(e centrale. Durante l'epidemia un gr·tm numero di ratti muoiono di peste con gangli tumefatti e ripieni di batteri specifici Io laboratorio i ratti e i topolini contraggono la malattia tanto per inoculazioni sottoc'utanec con colture pure, quanto per· le vie digestive. Sul terreno, durante e dopo la peste si trova un microbio del tutto simile a quello della peste, ma uieno virulento di quello isolato dei bubboni. Condizioni climatiche, fame, mi~eria, come pl'evedè va il sommo Pasteur, possono ridonargli la primitiva virulenza agendo direttemenle sopra di esso, o rendendo meno resistente l'organismo umano. Ralli e mosche possono diffondere la malallia, che l'uomo contrae come gli animali per ferite cutanee e per la via dige~live.


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Tanto con s iero di ~angue ottenuto da cavalli ilnmunizz~;~ti contro la peste dall'autore e da P esas in N ha- Tran ~ (Annam), quanto con quello ricevuto dall'Istituto Pal"te ur e preparato sotto la direlione di Roux, Yer::;in curò in Canton ed Amoy 26 malati ed ottenne 21 guar igioni e 2 morti (ì, 6 "fo). Nelle epidemie di peste la mortalità uon é iofer·iore all'SO p. "fo; in oltre è da notar·e che il maggior numer o dl'i malati curali con In sier-oler·apia pr·eseula vano sintomi allar..: manti, perciò non é a dubita re che i r·es ultati ottenuti sieno smentiti in appresso. In generale la peste é malattia di brev e durata; la morte sopraggiunge in 3·4 giorni: bisogna dunque affr·etlarsi ad intervenir•e. La guarigione é tanto più facile quanto prima s'inietta il sier·o. Fa veramente meravig lia vedere come i n poche ore scompaiano i sintomi più minacciosi, quando il sier o è inie ttato nei primi giorni di malallia. I bubboni ~:;i risolvono per cosi di re a vista d'occhio. Se s'inter· viene più tardi, occorre maggiore quantità di siero e non si arriva mai ad evitare Ja suppur·azione de i bubboni, m.a I]Uesta, invece di prolungarsi, come ne i casi in cui la peste guar·isce spontaneamente, si arr esta in pochi g iorni. Prova dell'efficacia del siero è la guarigione completa e rapida delle persone cur ate, mentre orùinariameute la convalescenza é lunga e penosa anche per i pazienti colpili da pesle benigna. Il sier o è inefficace qua ndo la ma lallio è troppo n vanzata. Allor chè il polso e la r espirazione divengouo ir.·egolari e il cuor·e s'indebolisce , l'avvelenamento è troppo avanzalo e il siero divie ne impotente . Il siero impiegalo ave-va potere immunizzante e cur ativo, m a era assai debole paragonato col s ier-o autidifter·ico e a nt itetanico. La quantità di siero inoculato ha oscillato fra 20-90 cc. secondoché i malati lrovavausi io is tadio più o meno avanzaLo (20- 30 cc. nei malati ùi un giorno; 60-90 cc. nei malati di cinque giorn i). l ma lati , qualche volLa, si s ono lamentati di dolori mol to vi\'i alla sede d'iniezione, ma qu esti scornpaJ•vero prontamen te, cosicché n essun inconveniente d i qualche importanza ,puù esser·e allr'ibuito al sier o.

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~EDICA

Fino ad ora il siero contro la peste non è stato usato che in ~si di malaltia confermata. Dai risultati ottenuti negli a nimali e da ritenere che esso sia più ertlcace per prevenire la peste, anziché per curarla. Se in una casa si manifesta la peste conviene iniettare preventivamente il s iero a tutte le pe1·sone esposte al contagio. L'autore è d'avviso che questa misura pr otìlaltica sia efficacissima contro la diffusione della malattia.

c. s.

RIVISTA CHIRUHGICA o

Cura delle ragadl e.uall colla oocalua. e l'lttlolo. - (Ga.;.;elta medica lombarda, N. 33, 1896).

Cn ERO:o<. -

La cura usata dall'A. in caso di ra~adi anali, malattia , come ognuo sa, cosi ribelle alla maggior parte delle cure e nella f( Uale molti autori consigliano unicamente 1• intervento chirurgie.:., è la seguente. Dopo av~r aperto l" ano o riconoseiuta la sede della ragade, si applica localmente un piccolo lampone di ovatta idrofila imbevuta di una soluzione di cloridrato di cocaina a ll'i p. 20, od anche all't p. 10 se la sensibilità è mollo viva. In c~po a 5 minuti l'anestesia locale é ottenuta, ed allora con una bacchetta di vetro asettica immersa nell' ilLiolo puro si fa cadere una o due gocci e del medesimo sulla rago.de. Le stesse a pplicazioni di cocaina ed ittio\o si t'ipetono nei giorni seguenti. Alla 4• o s• seduta riesce possihile fare una dilatazione leggera dell'ano col dilalatore di Kelaton ed avere coSo~i soll'occhio tutta la m-a.gade ehe si tocca coll'illiolo per tutta la sua lunghezza. A misura che la cicatrizzazione progredisce, la dilatazione de il" o. no s i


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RIVISTA

fa più facilmente fìnchè si riesce a far cessare la contrazione dt'! llo sfinlere che è una delle più frequenti complicazion.i delle ragadi antiche. La de tta cut•a ha dat':> all'A. dei successi costanti in tutti i casi nei quali l'ha impiegata. l e. CHoux. - Contribuzione allo atudlo delle ferite penetranti del oranlo per arma da puuta. - (A rch. d emdd. et de pharm. militaires, dicembre 1806).

Se i casi di ferit.a penetrante del cranio per islrumenti d:a punta con lesione di una por zione qualun~ue della .:ona latente o silen.:iosa della corteccia cerebrale sono poco numeros i nella lettet·atura medica, quelli i quali non ha~Jno interessato che la regione limitata ùella zona motrice sonopiù rari ancora. L'A. f11 la storia di una ferita penetrante nel cranio, alla parte superiore della regione rolandica destra prodotta dalla spada-baionetta Lebel nella quale si esegu~ la trapaMzione in primo tempo con uscita pa1•ziale di sostanza cerebrale e disinfezione del focolaio ll·aumblico fuori e dentro la dura madre, con esito di guarigione operatoria·, coi reliquiati di una monoplegia associata cr uro-brachiale e di conlrall.u re legate alla degenet•azione d.ei fasci pit·amidali. Alcune brevi considerazioni completano questa osser-vazione sul meccanismo dell'accidente, sulla sede della lesione centrale, sull' intervento operatorio e infine sul pronostico. In quanto al meccanismo, l'A. si domanda & quali profo ndità sarà penetrato l' istrumento feritore. Ragionandoper esclusione, egli viE>ne a dimoslrare che non vi può essere correlazione obbligatoria fr·a il dia metro della breccia ossea e la profondità di penetrazione dell'arma, e che la. medesima non può avere sorpassato che di qualche cen~imetro la parete cranica. In quanto alla sede della lesione essa si s arebbe limitata all'estre mità superiore delle circon· voluzioni frontali e pa rietali ascendenti interessando anche con tutta probabilità ltt par te più esterna del lobulo paracentrale, ed avrebbe successivamente colpito, e nell'ordinestesso come sono situati dall'indietro all'avanti, i centri motori del piede, della gamba e della <!Oscia dando così la

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CBIIt URGICA

ragione della riapparizione più precoce della motililà alla coscia, più tardiva alla gamba e al piede come si verificò durante il decorso clinico del caso in par ola. In quanto all' iotervenlo operatorio l'A. dichiara che fu reso indispensabile per la necessità di una rigorosa antisepsi Jella ferila prodotta da un'arma vulnerante, come la baione tta, che per la sua buona conservazione è unta di materie grasse, e perché l'arma stessa aveva dovuto ridurre in scaglie più o meno numerose il tavolato .interno del cranio. Infine, circa la prognosi, egli é d'avviso che i fenomeni paralitici non sieoo più suscettibili di miglioramento; ritiene invece che oon sia da temersi l'insorgere di distur bi dell'intelligenza e di complicazioni istero·traumatiche. In ordine poi alla possibilita dell' insorgenza di convulsioni epilettiche jaksoniane · si domanda se non sia il caso, allorquando esse comparissero, di ricorrere, quale ultima ratio, all'ablazione dei centri corlico-motori come con esito felice hanno praticato in te. qualche caso Horsley, Lloyd e von Bergmann.

LENADAN.- Gomme tuberoolo•e della llogua. - (Journal" de Méclecine et de Chirurgie, novembre 1896). La tubercolosi può presentarsi nello lingua sotto l{Uattro

forme principali, ora assolutamente isolate, ora diversumenle combinate. Esse sono: l'ulcerazione tubercolare, il lupo tubercolare, la tubercolosi miliare acuta e la gomma tubercolosa. La tubercolosi gommosa de lla lingua che si osserva soprattutto negli aJulli e principalmente n"ll'uomo, avuto riguardo· alle cause m olteplici di irrilazione più frequenti in lui, può presentarsi in tre modi diffet-enti: O essa sus~egue ad una ulcerazione primitiva dell'organo in un individuo che presenta pure altre manifestazioni della tubercolosi, ed è il caso più semplice. Oppure, senz8 ulcerazione precedente, essa compare in un individuo tube r coloso. Od anche, senza che si po.ssa consl.lltare iu lui alcun segno·


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IUVISL\.

-della tuberc!Jlosi, né alcuna ulcerazione, un indi viduo presenta in coi·rispondenza della lingua una gomma tubercolosa. Quest'ultima forma pre~enta un interesse maggiore, perché più difficilmente diagno~licabile. Il più sovente ucica, la gomma tube1·colosa può in certi casi essere molleplice, come in un fatto osservato da Bartb e nel quale la lingua era come ri piena di piccoli corpi stranieri; in generale questa tubercolosi occupa la faccia dorsale della li ngua e res ta rincanlucciata nella sua pa1·te media od anteriore. L'evoluzione è generalmente indolente; Luttàvia la sua apparizione è talvolta segnalata da dolo1·i so1·di nevralgiformi alla farcia, al co Ilo ed all'orecchio. Quando la gomma non é ~ituata proroodamente nello spes· snre del parenchima, i malati la paragonano .ad un piccolo boltone più molesto che disAggradevole; in ques ti casi essi si accorgono della presenza del tumore tìo dall'inizio. Al contrario, soltanito l'esame con la palpazione può fAr rivelare l'esistenza della lesione quando essn comincia nello spessore d c llt~ lingua. Si ha, iu queslo caso, la sensazione di un tumo•·e solido, da un corpo SLI·aniero. La mucosa conserva la sua colorazione, i suoi cart~tlel'i norlllali; è perfettamente sco•-revole alla superficie del tumore Poscia questa gomma cr esce a poco a po~o, ed in un tempo che può nndare da ·quindici g iorni a tre anni essa può rag~;iungere il volume di una grossa noce. Allora generalmeute essa è rammollita e presenta segni netti di fluttuazione. Essa si è allora avvicinata t~lla mucnsa che si arrossa, si assottiglia e finisce pr r ulcerarsi. L' ulcerazione è in fa lLi l'esito il piu abituale della gomma tube!'colosa; ma non è il solo. Può formarsi una fistola comunicante per· un tragitto più o m eno flessuoso con l'ascesso profondo. ;-; ei due casi, mliquido evacuato è siero-purule nto, gialloverdaslro e u0n contiene bacilli, ciò che è d'allt·onde la rego la per lutti i focolai di tubercolosi locale . L ' inoculazione alla cavia riesce, al <:ont1·ario, in modo cer to. Il più sovenli i s intomi funzionali S•>nO nulli; tutt'al più potrebbe osservarsi un le;;giero imbarazzo nella parola. s ~ al


.. CHIR URGICA

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<lontrario le gomme sono consociale aù ulcerazioni oppure pervenute esse stesse alla fase ulcerosa, la parola può essere mollo difficoltata, la deglutizione e sopt•attutto la masticaziooe de~?li alimenti dur i rese impossibili, la salivazione continua, l'alito fetido. Quanto ai fenomeni dolorosi, essi precedono sempre la -comparsa della gomma; costituita la quale, i dolori scompaiono completamente o si l imitano a piccole tral"ltture. Nei polmoni si riscontrano soprattutto se~ni di tubercolosi al primo od al secondo grado, coincidendo il terzo specialmente con la forma ulcerosa delle tubercolosi linguale. Si co mprende quindi tutto l' intet·esse di fare la diagnosi di questa lesione, la quale s i stabilisce soprattutto in base all'analisi esatta dei si:ttomi ed alla coincidenza dell e lesioni polmo.nari. La ~rognosi é subordinata a quella delle lesioni polmonari -concomiuwti. ~ meno grave di quella dell'ulcerazione tubercolosa pe r conseguenza, per ché quest' ullima compare soprattutto nel terzo periodo della tubercolos i polmonare. Il trallllmento locale tle\·e essere esclusivame nte chirurgico e consistere nell'apertura della gomma, nella disseccazione della sua raccolta, o, ne i casi di aderenze, nell' abr asione delle pareti con un raschiameolo minuzioso. La riunione si fa p~r prima intP.nzione. Non vi hanno conti·Oindicazioni che quando le lesioni loca li s ieno tro ppo estese o qt:Iando lo stato generale sia cattivo. La •aoro-ooxalgla; forme anormall. - (Joarna:l de liJédecine et de Chir urgie, novembre 1896).

{). Nu. -

Il dottor Naz ha pubblicato sulla sacro-coxalgia, o, per meglio dire, secondo l'espressione da lui adottata, sull'artrite tubercolare sa cro-iliaca, · un' importante monof!ralìa, n(~Jia quale ha citato numerose osservazioni dimostranti che la chirurgia attuale può curarla attivamente e ~uarirla. Secondo Naz, l'artrite tubercolosa sacro-iliaca è ti pica od atipica. Nel primo caso, i disordini sono quelli di tutte le -osteo-artt·ili tubercolari: si devo no pet•ò segnalare : l" la


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resistenza dd tutto speciale dell' appar~cchio legamentoso, il (juale non è mai completamente distrutto, anche nei casi1 piu avanzati ; 2° la disposizione eccentrica che prendono le fungosità in conseguenza dell'ostacolo che esse iocontr~mo a penetrare nell' interlinea articolare estremamente serrata. Ne risulta che le fungosità sono sop1•attullo periarticolari d!il punto di vista del loro sviluppo; che i casi di lussazioni: o sublussazioni spootane~ non e sistono in questa artrite. Nelle forme anormali od atipiche due casi possono pr esentarsi. Talvolta si tratta di una forma secca che si svolgesem:a accessi, forma però rara, e la cui natura tubercolar e non é in modo assoluto dimostrata. L'altra for ma é invecefrequente molto ed è degna di nota per la presenza diprodotti ossei di nuova formazione e per la condensAzione rlel tessuto OS8CO. Secondo Pi~rre Delbet, mollo freq:.~entemente l'artrite sa~ro - coxale non interessa che una certa estensione delrarticolazione. Lun gi dall'occupare tutta l'altezza della fessura articolare, il nudeo primitivo, quando invade la giuntur a, s i scava sul silo, ma non ha alcuna tendenza a diffondersi sulle due superficie articolari, tanto queste s0no intimamente applicale l' una contro l'altra. Invece di essere tota le, la sacro-coxalgia é e r esta parziale, e può essere parziale superiore o parziale inferior". Ora, la conoscenza di queste forme parziali e osteofiticheha un'importanza non solo anatomica, ma anche operatoria; essa ci spiega perché t.anti affetti da sacro-coxalgia non presentano alcuno dei sintomi ordinari della malattia, e questa· dis.tinzione così importante dell'anatomia si riscontra nella Rintomatologia. Naz descrive separatamente una forma classica ed una forma ~J.normale. La prima, che presenta tutti i sintomi al· completo e che è molto più rara della seconda, deve essere studiata nei suoi tre periodi successi vi: pet·iodo dei dolori e dei disturbi funzionali; periodo della tumefazione; periodo· degli ascessi o del deterioraruento generale di tul~o l'organismo Nel primo periodo, i dolot·i costituiscono la parte princi-

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pale, ma essi nulla presentano di costante, nè nella loro lo· ealizzazione, né nella loro forma, ne nella loro intensità. Siccome essi possono essere latenti, si ricercano con diversi mezzi e specialmente con quelli che portano i nomi di Larrey e di Erich.sen. Il segno di Larrey consiste, essendo il malato seduto sopra un piano resistente, nel raccomandargli di solle varsi sulle due mani e po: di lasciarsi ricadere bruscamente; cosi agendo, il peso del corpo tende, non gia, come è stato dello, ad affondare il sacro come un cono tra gli ilei, ma a far eseguire un movimento di allalena a quest' osso pe1· modo che la parte superiore della sua faccia antera-infe rio re

cerca di abbassarsi nel bacino; la pressione viene allora trasmessa dai potenti l e~~;a ment~ interessai e posteriori ai due ossi degli ilei e li applica più fortemente contro il sacro. Questa esagerazione di pressione a livello dell'urlicolazione produce dolore. Nel segno di Erichs en, tentaado di avvicinare l'una all' altra le due melA destra e sinistra del bacino, si arriva allo stesso risultato, vale a dire a produrre il dolore a livello dell' interlioea articolare. Ma in mezzo alle modatita molto varie del dolore, vi é un tipo rimarchevole per la sua costanza e per la sua prer-<>cilà, cioti la nevralgia sciatica, sintomo che sarebbe quasi costante secondo Delbet, quando viene ricercato attentamente. Fa d'uopo esaminare con cura i punti di elezione e Lutto il tronco nervoso stesso. Non solo la sciat ica sarebbe costantt-, ma, fatto m olt.o più impor ta nte, questa sciatica sarebbe premooitoria. Come conseguenza del dolore, fa d'uopo citare la contrattura, la claudicazione e le posizioni viziose. Ai delli sintomi si deve aggiungere l'atrofia muscolare. Nel secondo periodo, il sintomo principale è costituito dalla comparsa dell'edema e della tumefazione nella regione ~acro-iliaca.

Infine nel terzo periodo si manifesta la suppurazione allo esterno, nello stesso tempo che lo !>tato generale si aggrava, ed il malato muore nella cachess ia. Talvolta la cavità s i infetta e la setticoemia accelera molto quest'evoluzione.


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Ma, ol lre a questa for·m a nor·male, ~i osserva una l'orma ùetta anormale, mollo piu fr·equente, il cui quadro cliniCù diffet·isce assolutamente. In fallo di dolori, non si nota altro che una scialica, la qu:ale data da alcuni m esi o da alcuoj anni, eù ha r esisti to a tutte le cure. Si tratta bcosi di una v era sciatica, ma è uno. sciali ca sintomatica. Ma si deve segnalare, dal punto di vista della diagnosi, che resistenza di una tubercolosi pol monare concomitante non é di grande aiuto, perchè la tisi polmonar·e, sopraltullo nella sua forma cr onica , é una delle cause piil frequenti di questa ne VJ'a l~i a . Checché ne sia, nel ;:;act·o-coxalgicn, dopo qua lche tempo di questa sciHtica, tutt" ritorna JWII'or dine, e la malattia conLinua il suo corso e si sviluppa insidiosamente, ed il pazie11le ricorre al medico soltan to quandu compar e una l umefnzione i n qua lche parte. ndlu natica, al pPrin eo, ecc. M ellendo in

rn pporto la lumelazionè con la nozitìl1e dt'lla nevralgia scialica anliea, si è indotti a pens,we alla ;:;acr o- coxalgia, ma noo si ri sconlt·a nessuno d··~rl i allt·i sintomi <li que!'la rnal altia. Il dolo,·e, sia spont~meo che iJTudiHlo, non esiste più, oppure si giunge con diffit:ollò a scopl'i ri o con la pression e~ ed è neces!'al'io ;:;eguil'~ alcune nor·me pel' q uesla esplorazione: solamente la pr ('ssione a traverso il m uscolo gluteo o IDI.)l!ilo la pAipaz.one l'ellale, deteJ·mina una linea ver ti cale

di s~n~ibililu che segue r inter·lineo arli ~'ol are. Xon si notano uì' cnnlr allura, nè dauòica7.ione, nè impotenza funzionale.

l l m<lllltil camm ina sc•nza timor e e se11zu molestia. N on vi ha posizione viziosa. L a colonna vertebJ•alc é diritta; la pi e~a glull'a è simmetrica nei due l ati; gl i at·Li hanno eguale l ung t ~~::zza. li bacino n un pre~enta alruna incl inaz:one. Si n ota ;:;ollanto un po' di alrofìa delle natiche, m a non :;,:mpre M ancano tuLli gl i altri segni cat·dinali della sa.cr o- co:-:algia . L' a ~!'<Pttzn del d0l01'C spiegA l'n;:;senza dei d i ve l'Si cl islurbi runzionuli, e !]uesla ns;;enza dd doloJ'e dipende da che in que!'>li casi l' arLt-ile ,)! parziale e si è forma ta un'anchilosi ossea i taunobil izzali le !"arti colazione. niassumendo, si può dire che C(.'rle forme anormali non

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CUIRURGlCA

presentano come sindr ome clinica, oltre a qualche altro vago segoo, che uua scialica ribelle, e, più tardi, un ascesso lombo- gluteo avente mollo spesso una direzione tr asversa le . Quando si conosce ques ta associazione m or bosa, si è pienamente autorizzati a diagnosticare con l'aiuto di quei due soli segni l'artrite lubet·colare sacro- iliaca. La prognosi della sacro-coxalgia é molto g ra ve. È bensi vero che le forme secche possono g uarit•e, ma quando la ~uppurazione esiste, la morte sopraggiunge n ell'immensa ma~tgiora nza dei casi, se non si interviene chirurgica mente. Que•lo intervento, che consis te nel nettare, nc•l raschiare e nell'aspot·tare i sequestri, dà buoni r is ultati, poi citò N az ha potuto riunire 38 o;;set'vazioni, nelle quali quest'intervento ha avuto esi lo felice. · KoL~JAN!'i . -

Sopra alcuni ostaooll nel cateterismo dell'uretra muohlle. - (Ce1ttral/J latt J1i r Chir., N . .'l, l , 189Li).

Kolmann il q uale possiede una g rande esperienza nella pratica uretrosc0picn fa éenuo da ppl'ima de~li ostaco li ricordali da Di ttel dei quali si deve teuer conto nel sonda re l'u~etra maschile in condizioni normal i, ostacol i però che nnn danne:;!giano per nulla il libero passagg:o dell', urina. Queste sono la sinfisi del pube, la, lamiua media della fascia perineale, il seno ael bul bo, il seno prosta tico cull'ancllo pro~talico e. il trigonu vescica! c del Lieuluud. L'autore non dà importanza che ad uno di questi, cioè al seno Jel bulbo. l momenti che possono divenLare un ostacolo all' is lrtamen ln da mtrodursis, 1Jno la sensibilità della mucosa di quella parte, che quando é toccata ris v<!glia uno stato spasmodico (Sll'ingimento spaslico degli autori). Di maggiore impor·tanza può tlsserr lo notevole· ampiezza della porzione bulbosa, tanto ricca di ri piegaturc. Finalml.lnle l' O!'lacolo si polréi trovare m lutti quei casi nei quali ~ mollo considel'e vole la distanza tra il fondo del seno del bulbo ' e l'ingresso dell'istmo. Delle pieghe e saccocie delle altre porzioni dell'uretJ·a anteriore e alle quoli l'autor e assegna p iccola importanza , mer·ita sullaut.o menzicmc quel seuo che sta alla porte supe·

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·riore della fo ssa na\'icolare e che spesso è in rapporto con uua lacuna del Morgagni; oltre a ciò non son da trascurarsi i piccoli or1i di mucosa sul margine delle cripte del Morgagni della parte cavel'enosa dell'uretra. Il primo seno acquista talvolta una note\'ole profondità, cosicché gli strumenti introdotti possono io certe circostanze essere arrestati a quel punto, mentre i piccoli orli possono Lutl' al più essere di ostacolo al passa:zgio di piccoli strumenti elastici. Lo stesso dicasi per i condotti escretori delle ghiandole muccipare, le quali io condizioni normali si presentano come fo ssette invisibili ad occhio nudo; ma qua ndo 'Vi ha blenorragia possono considerevolmente diìatarsi, benché però esse non raggiungano mai tali dimensioni da mettere ostacolo al progredire di g1·ossi cateteri. L'autore ascrive a merito della uretroscopia l'essersi portata molta chiarezza nello studio preciso delle glandole mucose uretrali e delle fussetle che lot•o appartengono. Pieghe. fosselle e seni d'altra qualita che sieno capaci di arrestare un catetere sarebbero delle rare eccezioni secondo l'opinione di Kolmann. Cosi egli cita un caso nel quale alla parete posteriore dell' ur'etra, otto centimet1·i distante dall'ol'itìcio esterno esisteva un'apertura che metteva in un canale sottomucoso profondo tre centimetri per .il quale poteva passare facilmente un cateter·e del N. 15 di Cbarriere. Un caso simile accadde pure di osservare al Kolmann. Il paziente presentava alla parete i11feriore dell' uretra e al dinnanzi del bulbo un cul-·di-sacco profondo un centimetro e mezzo, · tappezza to dalla mucosa Uròlrale e c.he decorreva paralelto alla direzione dell' uret1·a . Questi diverticoli devono però r iteners i acquisili anzichè congeniti. Finalmente Kolmann ebbe anche opportunità di veùer·e delle saccoccie rudimentali che erano capaci di porre ostacoli al cateter ismo e di cui .non fu falt.o cenno anco1·a nei trattati di endoscopia. Per acquis ta re un' idea esalla e completa di quelle accidentalita Kolmann raccomanda di praticare la uretroscopia non già partendo dal bulbo per venire verso il glande. bensì in direzione opposta. Nella prima maniera certi diverticoli restano nascosli iu causa dello stropicciamento delle lor o pieghe d'ingresso.


CHIIIURGlCA

HENTscueL. - Contributo alla dottrina della plemia e . ' della Hpal. - (Centralblatt fur Chir., N. 40, 1 ~9G).

L'autore lrova necessario di precisare anzilulto il concetto

d1 piemia, sellicoemia, sepsi e sapremia, al cui riguardo

nella nostra letteratura domina una grande confusione di espressioni che aggrava di molto la difficoltà d'intendersi reciprocamente. Hentschel ùà il nome di piemia soltanto a quelle affezioni che sono causate esclusivamente da micror· f!aDismi piogeni, quello di selticoemia secondo Koch, a tutte quelle forme morbose nelle quali i batlerii patogeni trovano il loro sviluppo esclusivamente nel sangue (però tale concelio apparisce chiaro pet• la patol0gia degli animali, non per la patologia dell'uomo) e finahnenle chiama Sepsi e Sapremia le intossicazioni che si collegano a processi locali. Dopo aver accennato al fatto comunemente noto che in certi casi 'di piemia la porta d'ingresso per i microrganismi palogeni non può essere dimostrata, mentre essa si collega mollo più spesso a suppur azioui locali, egli riferisce esattamente ed estesamente sopra due casi di piemia che offrono qualche interesse in riguarùo aua loro eziologia ed al loro der.orso. Nel primo caso, ad una lendovaginite del dito indice, segui la suppurazione dell'ar ticolazione omero- scapulare e la piemia. Un'accurata t•icerca fatta sul pus diede a con~tatare che un micror ganismo, riconosciuto a l microscopio e colle r.ollure per il diplococco lanceolato di Frankei-\Veichselbaum fu la causa della suppurazione locale e della succes~iva pioemia . È da no tarsi ancor·a eire con quel microrganismo non riuscì nemmeno a Hentschel di provocat·e con innesti su animali la suppurazione, ma invece ottenne sempe una pura selticoemia in seguito alla quale gli animali morivano. · Nel secondo caso la pioemia era seguita ad una grave foruncolosi delle labbra. Ìn tutte le cotture fatte nei più differenti materiali di nutrizione si trovò lo stafilococco citreo senza mescolanze d'altri germi. Anche nei preparati istologici descritti dall'auLot·e si trovarono stafllococchi; eguali risultati diedero gli innesti sugli animali. 12


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In fin e l'autore riporta due altri casi di sepsi tipica, cioèdi' tossinemia ; in tutti e due tratLasi di intossicazione per assorbimento di veleni batterici provenienti da processi gaogrenosi. Il primo caso riguarda una frattura complicata della· gamba e consecutiva sepsi tipica la quale fu superata dall'organismo sollanlo allora che mediante amputazione della coscia e quindi colla rimozione del focolaio settico si tolse via ogni ulteriore assorbimento di tossine. 11 sangue all'esame batter-ioscopico si mostrò sempre immune da germi. Il secondo caso di lossinemia, che fu studiato poi colla sezione, dimostra •tuale enorme azione spiegano sulla vita delle cellule i pro Jotti batterici decomposti e portati in circolo. L'intossicazione dell'organismo era seguita da un. ascesso periproctitico ·che non mostrava tendenza alcuna· alla guarigione . Anche qui gli esperimenti di coltura fattr sul sangue restarono negativi. I preparati istologici mostrar ono un'avanzata nect'Osi delle cel!ule. Pertanto in tulli e due questi casi non s i riuscì a scoprire germi viventi nel sangue; ciò non ostante si osservaronogravissimi fenomeni generali il cui assieme sintomatico era· senza dubbio il risultato dell'assorbimento di violenti veleninati da focolai icorosi. L'autore è di parere che a s tabilire la patogenesi di tali tossinemie non entra soltanto in questione l'assorbimento di veleni solubili, e che sia da tenarsi· conto anche delle azioni reciproche esistenti tra i germi viventi ed il corpo, senza dimentical'e la combinazione dei diyersi germi saprofltici e piogeni e la venefica allività dei loro prodotti, la quale forse é resa. più potente da questa azione combinata. LANDERER. -L& gana ooll oellulol4e per appareoohllm-

moblllssa.utl. - (Centralblattfur Chirur gie, N. 29, 1896). Tra i laU deboli dell'apparecchio a gesso devonsi notare il suo soverchio peso e la sua poca resistenza a contatlo dellesecr ezioni ed escrezioni del corpo come sudore, urina, ecc. Gli altri mezzi coi quali si è fino ad ora sostituito l'apparecchio a gesso si distinguono in vero per la leggerezza &

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durabilità, ma si mostrano di gran lunga inferiori al gesso nella rapidita ad indurirsi. Ora nell'istituto medico meccanico, dietro suggerimento del prof. Landerer si sperimentò questo nuov•> apparecchio che diede i migliori risultati. L' apparecchio di garza al celluloide consta di fasci e di garza rinforzate di una soluzione di celluloide nell' aceLone. La tecnica per prepararla è la seguente: si tagliano con robuste forbici le piastre di celluloide in piccoli pezzi. Queste vengono disciolte nell'acetone riempiendo per tre quarti della sua capsula una grande bottiglia a collo largo con quel ritagli e versandovi, poi il liquido fino a riempire completameote il vaso, la bottiglia deve essere provveduta di tappo a chiusura ermetica per imp9dire la troppo rapida evaporazione del liquido, e di tanto in tanto si dovrà aprirla per rimescolare il contenuto con un bastoncino. Sopra modello di ge'iso si applica un pezzo di feltro o di flanella non molto spessa. Si può anche tralasciare questo strato se si vuoi ottenere molla le~gerezza come p. e. quando l'apparecchio consiste in un cordella da portarsi sopra la ~a­ micis la superficie sua interna perfettamente liscia ne lo rende a ciò molto adatto. In questo c.aso sopra il modello a gesso si fa girare ben tesa una fascia di garza in modo che i giri si coprano per metà all'incirca. Sopra questo strato di garza si stenrle la gelatina 11! celluloide previamente preparata nel modo suddetto. Siccome questa gelatina si attacca alle mani e non potrebbe esserne levata via che coll' ace~one si fttrà bene a proteggere Ja mano con un guanLo di pelle. Gli strati di gana e di celluloide si succedono alternamen~e fino a tant(} che rapparecchio avrà raggiunto la dovuta robustezza. Per ottenere delle piccole capsule bastano da quattro a sei di quesli strati, mentre che per un corsetto da sostegno per adulto occorrono dieci strati. Non ostante questo numero di strati la grossezza delle pareti è minima quando si abbia cura di stendere bene i giri e di comprimerli. Se dopo Lolla la capsula dal modello si vede che la medesima non è abbastanza forte la si riapplica al modelJo e si aggiungono altri strati i quali adedscono benissimo anche su di un apparecchio fatto da più giorni. Lo strato esterno non deve

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essere d garza ma di gelatina-cellttloidc a pplicatavi in abbondanza, co11 che si impartisce all' apparecchio un bell'a spetto brillante e lo si r·ende più for·te. I vantaggi di questo apparec.:h io sono i seguenti: Esso .supera Lutli gli altri in legger·ezzn. Per confronti falli si é trovato che di tre capsule della medesima grandezza e d'egual numer o di giri, la prima fatta con gesso, I.a seconùa con silicato di potasse, la terza con gelatina-celluloide il peso di ciascuna era rispettivamente di 130, di 70 e di 30 gra mmi. La sua dur ezw:a é pure rag~uardevole. Per essere anche impermeabile agli umori quest'apparecchio presenta anche una granrl e stabilità. Pe r facilitare la traspirazione si può anche forarlo in più punti senza menomamente danneggiare la s ua robustezza. L' autore couchi ude che il nuovo apparecchio per il ~uo poco costo, pe,r la s ua grande legp;erezza, s tabilità ed elas licità dovrà prendere uno stabile posto uelln tecnica degli a ppara ti immobilizzanU. LINK,' medico di reggimento. -

Contributo alla eteroplastica nelle perdite dl sostanza ossea del ora.Dlo con piastre c1t oellulolde. - (Deutsche militarar.otl. Zeii., N. 7, 1896).

I n quesli due ullimi anni, Link, nella s ua quali là di ca po ~el r eparto chirurgico dell'ospedale presidiario di Lember·g, ~bbe occasione di impiegare in tre cas i l'eteroplas tica mediante celluloide col meLodo di Franckal sopra soldati che presentavano perdite ossee del cranio, e riferisce d'e!:!ser·si trovato soddisfa tto dei risultati ottenuti. L'autore crede che in tulli quei casi in cui il difetto dell'osso costringe alla eter oplas tica, il celluloide sia ùa preferirsi a qualsiasi allro materiale in quanto cbe si può a vere a buon prezzo, si conserva bene, facilmente s i taglia e gli si fa prender e la forma che oQccone, non pr ende aderenze coi tessuti e per il suo aspetto s i assomiglia io cer·to qual modo all'osso animale. Per ò se si vuole che l'eteroplastica riesca ben e essn deve -eseguirsi con grande uccuralezza e pr·ecisione sopra un campo


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operat.o1·io opportunamente adatto allo.scopo. In lutle le lacune del cranio, prodotte da lraumi, come p. e. ferite contuse e d'arma da fuoco, l'openu.ione sarebbe, secondo l'autore, indicata ; essa però non deve essere mai primaria cioè eseguila irnmediat&mente dopo la lesione, ma sempre secondaria, cioè deve attuarsi soltanto in quell'epoca in cuì sia già avvenuto il dista<'.co di tutte le più piccole scheggia neerotiche e che l'osso fratturalo nei dintomi d~lla ferita siasi già consolidato. Perciò è precetto nelle ferite 1·eceuti contuse o d'arma da fuoco, praticare un completo sbrigliamento, giacché allora col successivo trattamento antisettico si evila la suppurazione e si ottiene che i margini della ferita io poco tempo. si coprano ovunque di sane granulazioni, il che ottenuto si é nel momento favorevole per intraprendere l'eteroplastica. Se si scorge in qualche punto uno straterello di pus o di fibrina, s ia pure piccolo quanto una capocchia di spilla, si deve sospettare che non tutte le scheggia necrotiche si siena staccate e bisogna astenersi per il mcmento dalla eteroplastica. In quanto alla tecnica, l'autore consiglia, dove è possibile coprire la piastra col periostio circostante e porre tra la piastra e la pelle un tubo de drenaggio. BooMA.N. -Legatura della vena· femorale. J. Chir., N. 5, 1896).

(Ce~tralb.

Non astante i molli lavori e studi, in argomento, le opinioni sulla conven!enza della legatura della vena: femorale nella regione dell'inguine sono ancora divergenti. Ciò dipende principalmente dalla circostanza che le ricerche sperimentali sul cadavere, benchè condotte con grandi fatiche e non molla perspicacia non possono provare nulla. ~ell'animale il vaso in questione non provvede al principale ùetlusso del sangue delle estremità inferiol'i nella stessa misura che nell'uomo, e non vi sono valvole ~he me~tano asta· cn\o ad una cort•ente r etrograda. Nel cadavere d'altra part~ ~ancano molli fattori che ~oo pro;Jri dell'orp:anis mo vivente: 1 e\~~ticità e l'azione muscolare della parete d•·l VHSO, l'aspira?.tone del torace fanno difetto.

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Adunque J'o;;servsz.ione clinica soltanto può dar·e il responso s opra il valor e della legatura della vena e :può decidere se a questo metodo sia preferibile quello preconizzato da Langenbeck e da Gensou~ della legatura simultanea dell'arteria omonima. A tale scopo l'autore si è imposto il lavoro di sottororre a rassegna critica i relali vi casi. Da questa furono esclusi i casi di ferite delle vene, i quali sono inesattamente de:::critti, dove, p. es., la lesione ebbe luogo perifericamente all' immissione della vena s a fena oppure nei casi in cui il luogo della lesione non venne determinalo, come pure quelli che si r iferiscono ad estirpazione di tumori in cui il lume della vena fu ristretto. Da questo studio risulta che dopo 10 legature di vena solo una volta si manifestò la gangrena, mentre questo esito sfavorevole si ebbe solo una volla dopo le legatur e d'arteria e due volle nei sette . cas i in cui fu legata tanto l'arteria che la vena. Da ciò ne conseguite che nella lesione della vena femorale all'inguine il tratlemento più razionale e lA legatura di quel vaso colla adatta cura consecutiva che é la posizione elevala dell'arto. Ma neanche questa operazione è del tutto scevra di pericolo. È da temersi la gangrena quando la corl"ente sanguigna è compromessa dalla debolezza del cuore, da infiltrazioni sanguigne, dal flemmone e dalla r isipola, e quest'ultima complicanza è di pericolo non solo per la tumefazione del tessut{) cir costante, ma anche pel" la possibilità di wna trombos i secondal"ia. P erciò alla buona riuscita della operazione é condizione indispensabile il decorso asettico. PaossK. - Bloerohe •ull'lnfezlone delle ferite d'arma da tuooo. - (Centralb. f. Chi r ., N. 33, 1800) .

L'autore sotto la dil"ezione di Travel studiò da una parte la decomposizione dei tessuti, dall'altra la virulenza dei mic:rorganismi nella loro rispettiva influenza sulla patogenesi della infezione nelle fer ite d'arma da fuoco. Gli espel'imenti furono eseguiti sopra conigli con fucile svizzero modello 1889 (cailbr o 7,5 millimetri). La vel'lcilà iniziale (con

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-earica frazionala) fu st.a.bilita di 300 metri. l proiettili furono infettati con microrganismi di più specie aerobi ed anerobi. Sugli animali di riscontro, l'azione del ,rispettivo microrganismo, fu comparativamente osservata sopra semplici ferile da taglio. Ne risullò, come era da aspettarsi, che sperimentando con un solo e medesimo microrganismo, le ferite d'arma da fuoco, -s'infettano più facilmente che quelle da taglio, e che anche nelle ferite d'arma da fuoco, per produrre la suppurazione occorreva una certa virulenztl nel microrganismo. Se nella pratica vediamo anche ferite d'arma da fuoco decorrere senza reazione febbrile, come non di raro é il ca.s o, ciò non succede .affatto perche il proietto sia· sterilizzato dal suo attrito colle pareti della canna; invece la mancata reazione si deve altriiluire unicamente alla ma ncanza di germi sufficientemente -vimlenti.

RIVISTA DI A NATO~IIA E FISIOLOGIA NORMALE E PATOLOGICA

:lù orlat&Ul orcanlol. -

Conferenza tenuta il 5 gennaio dal pr or. ScRRON, della R. Università di Napoli- (Sunto del dott. Giani, capitano medico assistente onorario).

Da diciotto anni lo Schron si occupa dello studio della evoluzione biologica dei diversi microorganismi, delle varie loro rasi e della diversa loro maniera di riproduzione, nonché dei prodotti di elaborazione nel substrato nutritivo e di cJuelli che si originano dopo la morte, cioè delle ptomaine. A tale intento era d'uopo procurarsi prirnieramente delle colture allo stato di assoluta purezza, sendochè quelle che noi crediamo tali, non sempre lo sono; ma dopo anni danno sviluppo ad .altri rnicroorganisrni, pur teoendole al riparo da ogni inquinamento; trovare in secondo luogo un mezzo su cui sviluppandosi, si potesse esser sicuri che solo quella data forma ·e non altre vi avevano attecchito, e questo egli a vrebbe tro-


RIVISTA

valo nelle goccia pendenti tli liquidi o semilìf(uidi di composizione di versa e che egli prepara con metodo speciale, chiudendole poscia con vasellina e contornandole ancora con uno stralarello di paraffina e cera bianca. Con tali mezzi potè seguire una coltura pura, accompagnandola per oltre dieci anni e senzaché rosse inquinata da altri microorgunismi ; e finora sedici ne :avrebbe coltivati, manlenendoli as;;olutamente pu1·i. constatando che nella maggior parte i bacilli da·rebber<>origine a spore, lasciando il loro substra to che chiamo micoplasma. Essi inoltre otfrirehbl:lro fas i diverse di riproduzione; ma la segmentazione costituirebbe la forma più comune, anzi l'ordinaria. Osservò pure che non sarebbe giusta la divisione che comunemente si fa dei microbi in aerobi ed anaerobi, perché i creduti o supposti aerobi, messi iJ1 ambienti privi in modo a~solulo di aria, vi si svilupperebbero dopo una lunga serie di anni. Il prodotto di secrezione loro in vita, sarebbe siel"oso, pressoché limpido dapprima, come si può a gevolmente vedere nei preparati microscopki delle capsule bacillifere prima del loro scoppio a g ranala, e forse con grado maggiore di virulenza, poi gassoso (questo però non si verifica per tutti) indi albuminoso e da ultimo cristallino. Ciascuno dei microorganismi finora da lui studiati e seguiti, darebbe luogo nel suo secreto cristallino a una forma speciale di cristallizzazione, che Io conlradislinguerebbe; cosi sarebbe rombedriea per il b. della tubercolosi, a baionetta per il b. subtilis. Questi cr istalli per forza dialitica sarebbero capaci di attraversare i tessuti e manifestarsi, primo che appaiano le forme bacillari caratteristiche; cosi lo Schròn fa diagnosi di tubercolosi per la presenza dei cris talli della tisina nello sputo, prima che appaia il baciUo di Koch, comparsa determinata dalla comunicazione del focolaio tubercolare con un bronco. Tutti parlano di questi prodotti bacterici, molli ne avrebbero estratte toxine, pe1·ò nessuno, non che conoscerne la composizione chimica, mai Je avrebbe viste; dallo stesso materiale chi avre bbe estratta una, chi }'iù sostanze, con proprietà e valore tossico diver so. L'oratore avendo trovato che ogni bac~e rio, come ultimo prodotto, da luogo a cristalli spe-

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ciali, ben definiti, afferma che solo d'ora in avanti si potrà con giusta cognizione di causa, fare deduzioni sul potere e valore di queste sostanze. Colla conoscenza del loro sviluppo, nutrizione e costituzione chimica si potrà battere una via sicura nelle ricerche di simil fatta. Si era finora creduto che le sostanze albuminoidi non fossero capaci di cristallizzare, e perciò venivano chiamate amorfe: la cristallizzazione anzi si riteneva come il modo di es~ere solo possibile per alcuni sali di naLura inorganica. Invece egli polt:l osservare che essa é comune alle sostanze albuminoidee e con processi e metodi speciali, potè arrestare la formazione rapida dei Cl'isl.alli, cosi da s"gui1'ne le varie fasi e dimosLrar.e cbe non solo si formano pe1· giusta posizione, come prima esclusivamente credevasi, ma ancora perintussuscezione, e che questa loro formazione avviene con movimento che si rileva per ondulazioni, appariscenti sui contorni e nell' interno del cristallo, più marcate e rrequen ti, quanto più il cristallo è giovane e che and1·ebbero smorzan· dosi col suo invecchiare: tale movimento avverrebbe con produzione di calore, CAlore che si appalesa col rammollimento del substrato di nutrizione. Quando la materia albuminoide comincia a differenziarsi, comparirebbero granuli che si aggruppano sotto forma definila per costituire le molecole che sono di forma ovoidale, parabolica e non sferica, come da lutti si suppone, ed assume,·ebbero posi.z iooe variata a seconda che il cristal!o é nella fase di attività o di riposo; nello stato attivo cioé esse sono disposte perpendicolarmente; ma a mano a mano che l'attività diminuisce si inclinerebbero tanto da assumere posizione ori:aoolale; producendo cosi ùndulazioni finché il cri!itallo i'.> formaLo. La molecola sarebbe quindi, secondo lo Scl1l'on, l'elemento organoide più piccolo, capace di dividersi in atomi, costituita da una part~ esterna od involucro Ji natura ·probabilmente organica, & di una parte interna anorganica; un~t tele differenza. chiaramente apparirebbe sulla lastra foLog.raJìca, dove la parte esterna è bianca, nera l'interna. L& molecola nella fo1·mazione- del cristallo, si aprirebbe a guisa. di guscio, di va lva, la parte esterna si costi tuirebbe in so-·


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stanza per lo più di figura lamellare, mentre l'interna si divider·ebbe in cifra otto od a biscotto passando per varie fasi. Il cristallo si presenta dapprima chiaro (albinismo), poi acquista in colore, facendosi giallastro; frattanto gli spigoli si smus~ano, lt1. parte interna granulare va scomparendo, finché ep;li diviene scuro e finalmente bruno; il quale stadio •Indica la morte del crislallo, caratterizzata pure dalla scomparsa delle ondulazioni. I vari colori che si osser vano negli ultimi stadi della vita del cristallo, sono dovuti alla interferenza dei raggi luminosi nella sostanza di esso. Tale processo é chiamato dall'oratore metamorfosi cromatica autoctona del cristallo; c mediante questa riesce ora facile lo spiegarsi la pigmentazione, il colorito bruno di vari organi, che prima s i attribuiva a trasformazione dell'ematin8, a deposito di polviscolo di carbone. Di quale e quanto interesse questo trovato riesca per la geologit:t è facile il comprendere; basti il dire che for·m azioni che si credevano di origine plutonica, non sarebbero che di natura organica, originate da una vita fin qui sconosciuta, ·che ha attraversato tutti i momenti dell'attivita, dividendone le varie peripezie e vicende. L'accrescimento dei cristalli si farebbe per gemmazione, per scissione, per divisione interna lineare, ed in qualunque modo succeda, si appalesa coB onde; disposizione delle mo'lecole nella fase attiva, seguita dalla loro divisione. Co1>i nella divisione interna, compare dapprima nel centro del cristallo una linea bianca, con forma regolare e direzione longitudinale; si originano onde luminose nel contorno ed alla supertlcie del cristallo dirigentisi in vario senso; le molecole entrano io attività, si suddividono ed il nuovo essere formato viene espulso. Quando invece succede per gemmazione, alla superficie del cristallo si innalza un'ondA seguita da altre, appare come una verruca, ove ben presto si veggono le molecole aggru pparsi, dividersi, ·finché il piccolo cristallo si stacca, animato da un movimento proprio a zig-zag. Può accadere che la formazione non succedA . completa·mente ed invece che all'eslel·no Si faccia verso la par te in· terna del cris tallo, in tal caso vi ha una specie di nodo senza .ulte1·iore sviluppo.

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l cristalli, come hanno una biologia, hanno pure i loro protessi patologici, e di questi l'oratore, ne avrebbe studiati fin qui ben ollo dlversi.Quando due cristalli si incontr-ano nello stesso piano, accade che uno compenetra l'altro ed il più forte la vince sul debole, non altrimenti che nelle vicende della vita ()rganica. Ne risultano cosi delle figure a croce, a stelle caratteristiche e seguendole s i hSt agio di presenziare i var·i periodi di questa lotta; ed alla sua fine avviene nel più piccolo, nel più debole un processo paragonabile all'ordinario della necrosi; le ondulazioni numerose e marcate si rallen-tano, si fanno viepiù rade, le granulazioni nell'interno scompaiono fino a che il cristallo é assorbito, mentre il vincitore ~umenta in volume. Ma come vi ha questa lotta per la vita, così vi é quella per l'esistenza e l'amore che ha la più alla -espressione nell'uomo, si appalesa egualmente intenso nella vita dei cristalli. Così, per quelli che traggono Ol'igine da sostanze albuminoidee provenienti dallo stesso bacterio non .avviene lotte, distruzione, ma difesa; e questa proteziofl6 si effettua non solo per i cristalii provenienti dalla stessa madre, ma sibbene per quelli che hanno insieme vissuto; ed un cristallo che per una deviazione qualunque dal processo normale di eliminazione, non venisse espulso dal cristallo madre, non -è da questo incorporato, assorbito, ma invece nutrito ed accresciuto. Si vede pertanto come nei cris talli, dove si credeva prima spento ogni soffio di vitalità, questa si compia con le stesse norme e leggi come in tutti gli altri esseri organizzati, e come sludi siffatti abbiano schiuso un nuovo oriz1.onte a problemi di alto interesse ed abbiano dat~ la dimostrazione di fenomeni prima impenetrabili nel loro mistero.


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RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE DucREY e REALE. - ConttlbusJ.one allo atu41o delle· tdcoflsie umaue. - (La clinica moderna, N. 21, 1896). Questo studio é stato compiuto su 240 infermi della citta e campagna di Napoli e Pisa di eta e condizioni sociali le più disparate, presentanti le forme éliniche più svariate della malattia. DRII'esame di Lutti questi infermi si é rilevato: 1• che in uno stesso individuo il quale abbia focolai multipli di tricofizie, questi possono avere aspetto clinico . diverso; 2° che la lesione tricotìtica può pr esentarsi con forme cliniche di verse nei vari i membri di una stessa famiglia, . anche quando si abbia ragione a pr·esumere che l'uno sia si contagiato dall'altt·o; a• che l'aspetto clinico dellalesi.one tricofitica può mutare nei differ enti periodi di sua evoluzione. Due volte sole si poté constatare in modo inconcusso il contagio da animale a uomo. Nelle tricofìzie del capellizio e della barba i caratteri macroscopici dei capelli o peli aff'~lti non sono sempre gli stessi. L'esame microscopico del cupello o pelo affetto dal punto di vista dell' ubicazione del par·assita, non sempre giustifica la distinzione netta di un tricopbyton endotbrix e di un ectothrix. I caralteri macroscopici e microscopici dei capelli o peli affetti sono iosuffi. cienli, nel mal'lsimo numero dei casi, a far prevedere sicuramente il tipo di coltura che si oltarré dall'insemenzamento di un dalo capello o pelo Nei diretti insemenzamenti dei prodotti morbosi sopra uno stesso terreno nutri li vo, si sono ottenute colture molto diverse f1·a loro le quali però potrebbero raggrupparsi sotto i tre lipi seguenti: a) lamentoso; b) poloeroso; r) cotenno~o. ' Non v' è forma clinica determinata di tricofizia che corris ponda a ciascun tipo di coltura. Il pleomorfismo nelle colture é la regola e non deve punto andar confuso con fatte

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RIVISTA OKLLE MALATTIE VHNERE& E DELLA l'ELLE

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{ji inquinamento o · di commensalismo. 11 tricophiLon può .agire da piogene con virulenza varia. Lo studio degli organi di riproduzione e di fruttificazione nei diff~ren ti periodi della coltura e degli innesti successi vi dimostra la grande difficoltà che s'incontra volendo fare una divisione dei tt·icophyton che poggi su questa base. Le inoculazioni da colLure, a qualunque tipo e;:;se appal'tenessero, praticate sulla pelle glabra dell'uomo (giacché gli autori non si ritennero auto· rizzati a praticar! e nel capilli.zio e nella barba) diedero sempre, quando · riuscir ono posi ti ve, forme superficiali di tricofizia, la eritemo-squamosa o la eritemo-vescicolare. te. P .. CoLOMBTNI. - Istituto di clinica dermosifilopatica della R. Università di Siena. - Bulla reazione del pus blenorragico e della muoo•a. uretr&le e •ul rapporto dt tale reaslone oon la vita del gonoooooo. - 1896.

Le nozioni sulla reazione del pus blenorragico e della mu~osa urelrale dal Mat·tineau al Si! va, al Castéllan, all' Aubert, allo Steinschneider, al Barduzzi, a De Bella ed Ingria, al Freixas, al Jaisohn ~ono state assai incomplete e conlradditorie. L'autore ha studiato la reazione del pus blenorra~ìco in più dì 200 casi di blenorragia~maschile, impiegando carte reatlive assai sensibili da lui stesso preparate, e tranne in 12 casi nei quali trovò reazione neutra, in tutti gli altri trovò la t·eazione dd secreto costantemente alcaliua. Essendo logico ammettere che l'alcalinità del mezzo nel quale il gonococco viene ad annidar·si sia dunque condizione f~:~vorevole pel suo sviluppo, egli ha voluLo anche accertarsi della r eazione che normalmente presenta l'ur etra umana, e anche in. queste ricerche, condotte con tutta la cw·a onde evitare errori di apprezzamento, egli ha potuto convincersi che la mucosa uretrale ha reazione alcalina a nche subito dopo l'emissione dell'urina, avendosi solo una reazione debolmente acida, passeggiera nella fossetta navicolare. L'autore ha fatto inoltre esperimenti alti ad investigare come si compor ti il gonococco in presenza de ll'urina, ed ha constatato che l' urina a cida normale non é un mezzo adt,llo alla vita del medesimo, !llen\re nell'urina normale commista ad ogar; alla miscela


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di Wertheim, e nell'urina albuminosa, sia fortemente acida. sia debolmente alcalinizzata, il gonococco trova un ottim() terreno per la sua vita e pel suo sviluppo. Se a questi esperimenti si aggiungono quelli di Finger, Ghon, Schlagenhaufer e Vaugban, Brooks nei quali si sarebbe dimostrato che il gonococco si sviluppa benissimo nei mezzi acidi e pochissimo o punto nei mezzi alcalinizzati, è lecito dunque conchiudere che non è alle condizioni chimiche necessarie alla vita del gonococco che dobbiamo rivolgerei per trovare mezzi più efficaci onde ottenere la vittoria sulle uretriti blenorragiche. te.

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l C<>LOMBINI e StMONELLI. -

Bul valore 4ella oura merourlale preoooe 4ella al11114e. - Istituto dermosifilopatie() della R. Universit.a di Siena, 1896.

Gli autori hanno voluto studiare sperimentalmente eh~ cos& avvenga nella massa sanguigna dei pazienti mercurializzati precocemente, scegliendo quattro casi io cui era chiarameot.edi racente sviluppato il sifiloma iniziale, assoggettandoli alla cura ~rcuriale ed esaminandone poi il sa ngue ·col contaglobuli di Thoma-Zeiss in quanto alla numerazione delle· e mazie e dei lencociti, e Mll'emometro del Fleischl in quanto al valore emoglobinico del sangue stesso. In tutti quattro i casi essi rilevarono piuttosto una tendenza 'delle emazie 8 · diminuire che ad aumentare. Se è vero che parecchi osservatori durante il periodo del sitìloma iniziale senza cura mercuriale non hanno riscontrato diminuzione veruna dei globuli rossi e che il Bieganski ha rilevato anzi una tendenza dei medesimi ad arrivare al maximum fisiologico, parrebbe dunq~;e che questo stato tendente all'anemia dai 4 casi osservati fosse provocato non dalla sifilide ma dalla cura mercuriale. Ora gli autori si domandono: è logico, è ragionevole, è utile anemizzare con un rimedio un organismo che s~ persostenere una terribile lotta con un processo infettivo cosi grave quale la sitìlideY te.

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DELLE )(.'"LATTIE VENEREE E DELLA PELLK

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GrovANNINJ.- Clinica dermo-sifilopatica della R. Università di Torino. -D valore del •ubllmato oome pre.erv&-· Uvo 4eU' uloer& veuerea. - (Ga.u. med. di Torioo, N. 49, 1896). L'autore ha voluto con prove di fatto dimostrare l'efficacia · del sublimalo corrosivo quale profilattico dell'ulcera venerea. Le sue esperienze sono state condotte nel segue n te · modo: Sulla cute di determinati soggetti ha praticato delle superficialissime ferite piatte : ha infettato queste ferite con pus di ulceri veneree di cui i soggetti stessi erano affetti: dopo un intenallo di tempo più o meno lungo ha fatto agire su le dette ferite soluzioni acquose di sublimalo di vario titolo e per vario tempo. I soggetti so Uopo:> ti allo esperimento furono 17: la localita prescelta per le ferile fu costantemente la superficie interna delle coscie: in ogni soggetto venne fatta e infettata una ferila pialla per ciascuna coscia : una di queste fu destinala all'esperimento, l'altra fu lasciata a s è come controllo della virulenza del pus: il titolo della solu • zione di sul>limato fu dall'i p. 0/ , . all'i p. 5000: l'intervello fra il momento dell' infezione e quello della lavatura .u dai 10 · minuti fino ad un massimo di 10 ore: la durata delle lavature oscillò fra 40 secondi e 10 minuti. Dalle esperienze in pa· rola l'autore ha tratto la conclusione che il sublimato ha ef· fellivamente il potere d'impedire che le ferite si trasformino · in ulcer~ e che si può quindi arguire come il s ublimato stesso possa realmente valere a preservare dall'infezione del l'ulcera semplice contratta nel coito. Volendo .poi stabilire le norme da seguirsi per r iuscire, all'atto pratico, ad ottenere dal sublimato l'azione preservativa, esse sarebbero le seguenti: 1• Dopo un coito sospetto lavare al più presto pos~ibile i genitali con soluzione di sublimato: in ogni caso que· sta lavatura non deve essere ritardata mai più di otto ore. 2' Adoperere di preferenza la soluzione di sublimato all' 1 per 1000, alle soluzioni più deboli ricorrendo unicamente nei casi in cui non sia trascorso più d'un ora dal coito: le so- · lozioni sieno preparate, possibilmente, coll'aggiunta di cinque parli di sale de cucina aopra ogni parte di sublimato ..


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JUVLSTA

3• Nel fare la lavatura, procuraré che. la soluzione arrivi a contatto dell'intera super ficie degli organi di accoppiamento, D"ln che della cute cit·costanle. 4° Durante la Javalura, r imuovere dalle parti il muco, lo !'megma e quanto altro potesse irnbt·attarle. 5° Prendere di mira sopratutto le parti che s ono di frequenrte sede delle ulceri veneree. 6° praticar e la lavatura per pa r ecchi minuti e prolungarla tanto più quanto p.u lungo sarà i l tempo lt·ascorso dalla temuta infezioue , e quanto più debole sarà la soluzione di sublimato adoperato.

te. · Della frequenza 4ella pro.tatlte, 4ella ve1oloollte, 4ella 4eferenttte pelvtoa nella uretrtte blenorragloa. - Istituto ù crmo~ifilopatico della R. Univer sit.A di Siena, 1896.

P . CoLOM BI NJ. -

I n occasione di alcune ricer clte che ebbero esito positivo <liJ•etle ad indaga re se nei ca~i di epidimite blenor ragica, our non mostrando segni manifesti, esistano compartecipazioni per pa'l'le deli <.t !•rostata, delle vescich elte semina li, del defe.rente prel'eLlale, l'autore, ba pE-nsato d'indagat·e anche s e nell'urelrite blenm·ragica, prima ancor·a di una qualsia si localizzazione all'epididimo, si avesse negli organi stessi qualche sintomo latente di infiammazione. Le r icerche furono falle su 400 blenorragid, 160 affùlli da blenorragia uretra.la a c uta, 180 cilfetti du bl enorragia subscuta, 60 affetti da bleuorl'sgta cronica. Da tutte queste osserva~i oni risullò che in complesso si ebbe il 35,25 p. 100 di lesioni dei detti organi. ch e nei casi acuti si elbbc il 28,12 p. 100, net subacuti il 40 p. 100, nei cronici il 40 p. 100, e che fra i 141 casi che fut·ono riscontrati presentare localizzazioni morbose agli indicati organi, in 83 :;;i ebbe prostatile, in 5 vescicolite, io 46 prostatite e vescicolite, e in 2 prostalite, vescicolite e deferentile pelvica. T utte queste affrlzioni non ùiedero s intomi speciali e solo s1 manifestarono ull'esame accurato per la via r e ltale . Circa a! la prognosi IOJ'O , ~· a utot'e la ritiene favorevole in quanto ogli effo::tti immediati: crede però non si possa dir lo s tesso per rig uai'Jo al la peoguosi lontana, grande dovendo essere

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DKI.J.E liAU.TTIB YE~EREE E DELLA PELLB

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l'influenza di lali lesioni sullo insorgere della ipel'lrofìa nella prestata dei veccbi per le moùiflcazioni indotte nei tessuti dell'organo te.

Aotlnomlco1l outauea. - (Journal de Médecine el de Chirurgie, dicembre 1896).

RA r=-rGEARD -

L' aclinomicosi cutanea propriamente detta è una forma molto interessante a cagione della clifflcolta della diagnosi e della facilità con la quale essa guarisce sotto l'azione del· l'ioùuro pota~sico: in essa le lesioni cul!mee sono quelle che possono esistere senza che il tessuto cellulare 110ttostante sia interessato. Le lesioni si presentano sotto due rocme principali: ora sono vescicole più o meno voluminose; o1·a sono t>emplicemente placche colorale d'aspetto e di forme varie; d'onde la forma vescicolare e la forma eritematosa. Sopra un tessulo cutaneo perfettamente sano si vede una vescicola, la quale può raggiungere il diametro di un cen-· limetro. Essa é rotonda od ovalare e forma una sporgenza di uno a più millimetri. I suoi limiti sono mollo netti e non si esagera punto paragonando le loro basi di inserzione a quelle della cornea sulla sclerotica. Questa vescicola con.,·essa é traslucida: lascia distinguere a traverso la sua parete il contenuto dellumore sottostante. È colorata, e secondo cbe la colorazione è più o meno intensa, le fungosità sottoposte sono più o meno visibili. La sua tinta varia, ma è sempre turchiniccia; ora lira al r osso, ora al violetto: questa linla finisce all'anello d'inserzione, il quale, per· un'estensione di uno o due millimetri, presenta una colorazion9 rossa che si perde insensibilmente sulla pelle sana. La pelle è solle· vata nei suoi strati superficiali e la vescicola fa parte di un lumore di c-qi essa occupa il centro od una regione vicina. 11 lutto forma una tumefazione ovalare od arrotondita, che può raggiungere fino ad un centimetro e mezzo di diametro ed un mezzo centimetro di elevazion~; la parte più convessa è In vescicolosa. La regione periferica sollevata pare sana all'infuori dP-ll'areola infiammatoria e notevolmente più spessa <Iella regione traslucida la cui sottigliezza sembra estrema. 13


19i

RlVISTA DELLE MALATTIE VBWEREK E DELLA PELLR

Se si tocca la pelle assolligliat.a e modificata dell' epidermide si ha una sensazione di secchezza del tutto speciale; nessun essudato si forma alla sua superficie, ed i peli, ab· bondanti nelle ellre parti, sono completamente scomparsi. Si vedono per trasparenze alcune granulazioni rossastre con margini più gialli. Queste granulazioni di un millimetro di diametro circa sembrano g-alleggiare in una seriosità poco abbondante; si spQstano facilmente con la palpaziooe. Non si riesce ad avere una fluttuazione netta ; il tumore non sembra formato che di fungosità: queste sono mascherate dalla tinta più o meno intensa dell'epidermide. Se con una pipetta si tenta di attrarre una :delle granulazioni, s i traversa l' epidermide· senza provocare dolore nel malato1 mentre che tutta la zona circonvicina è estremamente se nsibile, ma si produce un'emorragia abbondante; le gra· nulazioni si afferrRno difficilmente per il loro piccolo volume; ci troviamo in mezz.o ad un tessuto fungoso in cui non si giunge che ad aspirare con difficolta alcune goccie di liquido; il quale é sieroso ed opalescente. Alcuntl vescicole non hanno alcuna tendenza ad ulcerarsi.. L'ulcerazione avviene in due maniere: o il contenuto diventa purulento e l' epidermide si ulcera, oppure un traumalismo cagiona la loro rottura n"l punto più debole. A fianco delle delle lesioni vescicolose se ne riscontrano altre che sembrano essere soltanto una modificazione delle prime: il carattP-re generalf\ delle seconde lesioni •è di essere superficialissime e di una tinta più o meno rossa: sono ch.ia· male eritematose: il loro aspetto però non é sempre identico; alcune sono di un rosso vivo, e sono intieramente superficiali; allr~ sono maculose e penetrano più profondamente nel derma. Le delle lesioni guariscono rapidamente colla cura iodica senza lasciare cicatrici apparenti.

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RIVISTA DI TERAPEUTICA

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'l"r&ttamento 4•Ua menlngite oerebroJpba&le ept4emloa oon le 11ale.2:lonllpo4ermlohe eU bloloruro dl merourlo. -(Gazzetta medica degli ospedali,

D'AFFLITTO. -

N. 131, 1896).

L'autore cita 7 casi di meningite cerebro-spinale epidemica curali colle iniezioni ipodermiche di sublimato, 5 dei quali guarirono completamente. Le quantità di sublimato usate va· riarooo f1·a 5 e 20 centigrammi in complesso. Le guarigioni: avvennero fra il 16° e 30o giorno. Bisogna cominciare il più presto la cura, di qui la necessita di una diagnosi precoce la quale, come atlerma l'autore, potrebbe essere agevolata dalla puntura .lombare alla Quinke che, nelle mani di moltt osservatori, si é mostrata non soltanto innocua, ma be ne spasso utile a mitigare i fenomeni di compressione.

te. Ouo 41 tetano guarito ooU' antltoulna TlzIOill. - (Riforma medica, 28 novembre 1896; N. 296)•

CA SALt. -

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Il dott. Casali in un caso gravissimo di tetano sviluppato in un giovane e robusto contadino il quale eras i ferilo undici giorni prima alla gamba destra colla punta di un tridente che serviva a ripulire la stalla, usò l'antitossina Tizzoni in.iettandone prima 2 grammi, poi mezzo grammo al giorno pet> una prima dose di antitossina, e, ricevutane una seconda , Cacendo due iniezioni al giorno di mezzo grammo ciascuna. Le iniezioni .furono ripetute per circa una quindicina di giorni e la guarigione avvenne complela.

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RIVISTA Dl TECNICA R SERYiliO M~DICO MILITARE QuJNSON.- La spedlslone dl il:apa ( 11- 17 maggio

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189·&).

(Arch. de méd. navale et coloniale, ocl. 1896).

Si tratta della piccola spedizione o rdinata per liberare il rappresenlanle fra ncese di Counani, nella zona contestata ft•anco·brasiliana, il quale era s tato callurato dagli a vvenlurieri brasiliani. La s pedizione si compo neva in tutto di 96 uomini io gran parte soldati di ft~n~et•ia marina, imbarcali sul Bengali. Nell'attacco al villaggio le truppe francesi ebbero 5 morti e 19 feriLi g ravi; cifre molto gravi per la esiguila della forza impegnata, per la sca1·sezza dei mezzi di soccors o e di trasporto, non che per le dif'ficolta presentate dal terreno, acquitrinoso e fan goso. Tulle le ferile erano falLè con fucili modello Winc hes ler, e a d i5La nza non s uperiore a 100 metri, perciò in grandissima pat·Le erano ferite a seta ne. Svl luog-o de l comballimentu, essendosi dovuti sgombt•are immediatamente i feriti perché: il t•tbasso della marea avrebbe reso il trasporto impossibile , non s i poté fare allro che una semplice medicazione occlusi va. l feriti caduti su un punto umidissimo, dovt~ ltet·o camminare o fars i porlere allraverso la palude per raggiungere d fiu me, dove mancando il posto nelle imbarca zioni, do vettero in parte e ssere adalliali sopra un barcone che aveva s ervilo a trasporto di bestiame. Malgrado ques te s favor evolissime circostanze non ~i ebbe che un s olo caso di tetano, che ebbe esito favorevole. L'autore conclude dalla sua relazione , che sul campo di •bottaglia la medicazione individuale a pplic8la anche in d r,c;osLanle svantaggiose offt•e molla probabilit.à di metter-e il ferilo al coperto dalle complicazioni. 2° ·che nelle ambulanze di t • Jinea, e s pecialmente nei posti di medicazione no n bisogna intet·venire che nei casi asso.lutamente ut•genti.

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RIVISTA D'IGIENE L& 4Ufuatone dell& pe•te. Lan.cet, genuaio 1!:!97).

JHrEs CANTLIE. -

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L' autore, trascurando la storia antica e medieva le della peste, si restringe a trattare di fJUella che affligge l'umanità dalla seconda meta del secolo corrente in poi, e s pecialmente di quella che si é svolta in China nel 1894, ed in Bombay nel 1896, dove si sono eseguiti studi batteriologici ai quali egli stesso ha partecipato. Nel 1856 si parlò in T ripoli di un tifo glandulare; nell'istesso anno si svolse nell'isola di Cbios un tifo petecchiale a nalogo a quello 1li Tripoli; dal 1856 al 1885 p1·evalse in Mesopotamia una febb1·e tifoide adinamica, intermittente, con gon fiori delle ~hiantlole l in fatiche; in P ersia fin dal 1863 è famiUara una febb re emorragica; J al '1 877 al 1870 regnò in Russia, nella provincia d' Aslr l}kan, una malattia che fu •lesignata c9i nomi di febbre inter·milten t ~ bubonica , pneu-. rnonia crupo~a bubonica, tifo glandulare con polmqnite fatale, speciali or ecchioni. In H ong-Kong l'epidemia fu chiamata peste bubonica dagl'in glesi, platza dagli spagnuoli, peste bubonica dai portoghesi, peste dai francesi e dai tedeschi, pestilenza dag l'italiani, waoyik da i cantonesi, yang-tsuchwang in J unnan, e li-tsu-cheng in Pakhoi, ed in varie parti dell'Asia la m alattia è conosciuta col nome di peste de'ratti. L'autore rigetta il nome troppo goner•ico di pes te che suole usarsi per designare una malattia C(Ual u_n'1ue mortale e diffusibile, e preferisce quello di poliadeoite m aligna, perché quantunque il bubone s ia evidente in una sola gianduia, questo talvolta man~:a, lllU le nulopsie dimostrano che gran. numero di glandole sono sem pt•e ingrossate. Sia dunque peste, o poliaden.ite m aliyna, es!ìa è uua molattia acuta febbrile di natura intensa e fatai ~>, carallerizzala da infiammazione delle glandole Jin fotiche, òio::0r.!ini cer e-


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RIVISTA

bl"ali e circolatorii, pr·esenza di un bacillo s pecifico, che fa scientificamente riconoscere la malattia, quando i suoi sintomi ordinari si fanno attendere. Presentemente la peste é confinata in Asia, ma fin dal i850 ha fatto la sua comparsa in Europa, Asiia ed Africa. Il limite occidentale é segnato dall'Isole Canarie, dove apparve nel 1852, menlt'e il limite orientale si trova nell' Isola F or · mosa dove ora jlrevale; il limite meridionale è il tropico dPl cancro, ma il settentrionale è indefinito. In altri termini la peste si è manifestata fJ"a il 19o longitudine ovest ed il i21° est, e fra il 40° latitudine nord ed il 29'> latitudine sud. Una carta della peste degli ultimi 50 anni rappresenterebbe un gigante sdraiato dall' Im11laia in giù, con una mano sul Mar Rosso, ed un'altra sulle s ponde del Pacifico. La malaltia non fa .differenza di razza, di stagioni, di re· gioni o di popolazioni, e si spande egualmente fra i Mongoli e gl'lodo Europei, fra le dense popolazioni di Canton ~ le rare del Praiputana e dell'Arabia, sull'elevato bacino del Tibet e s ulla nelle dell' Eufr•ale, ricorre d'inver no come di es.tate. Gli animali che più facilmente contraggono la pesta sono i ratti (Murinae), i quali si trovano in abbondanza in tutte le regioni visitate dal morbo. Si dice che i piccioni s iano ora a ttaccali a Bombay. Dalla sua comparsa in ques ta fine di s ecolo fino ad ora, il s uo corso non è mai stato interrotto; è apparsa nel 1850 in India, e tosto in China, é passata nel 1853 in Arabia, nel 1856 in Tripoli, nel 1858 in Mesopotamia, nel1859 è tornata nella Tripolitania, nel 1863 in Persia, nel1867 di nuovo in Mesopolomia, nel 1869 in India, nel 1871 in Junnan, nel 1872 è tornata in P ersia , nel 1873 in Mesopotamia nel 1874 in Arabia, nel 1876 in India , nel :1877 in Tripoli e in Russia, nel 1879 in Arabia, nel :1880 in Mesopo lomia, nel '1881 in Persia ed in China, nel 1883 nell'Afganistan, nel 1884 in M.esopotomia, nel 1886 in China, nel 1887-89 in Arabia, nel 1890 in China nel J unnan, nel 1893 a Tripoli, nel 1894 in Cbina, a Canton ed a Hong-Hong, nel 1896 a Bombay ed .a Merv . •

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La causa della peste é un bacillo della cui biologia si dovranno in avvenire occupare i balteril)logi ed i clinici. Si sa per ora che esso è palogeno per gli uomini e per i ratti, che si moltiplica più facilmente dove le condizioni di luogo sono poco igieniche, che si diffonde come ogni altra epidemia, ed è a sperare che le buone condizioni locali ne impediscano lo sviluppo. Più volle si é osservato che prima dell' in!!orgere dell' epidemia, sono ricorsi de' buboni con febbre. Ciò accadde in Astrakan nel 1877, e quest'epidemia fu chiamata pestis minor; nell'anno ~eguente si sviluppò poi la peste vera. Si credette che quest'epidemia pr odromica della peste minore non avesse nulla di comune con la poste vera, ma a Calcutta si scopr i in quei buboni non maligni il bacillo di Kitasato. Non si può dubitare del contagio diretto delJa peste vera. Come spiegare altrimenti il fatto che verificatosi un caso di pe$te in una ca!:'a, quelli che abi~ano la stessa casa e sono in contatto col malato son quasi sicuri d' essere attaccati ? Che i parenti ed amici i quali visitarono un appestalo, tornando alle proprie case vi stabiliscono un nuovo focolaio d'infezione' Che sacerdoti, medici, infermieri vissuti in contatto con malati, piu facilment.e contraggono la peste che non la gente estranea, é una credenza che va ora modificandosi per successive osservazioni. lnfaUi, durante la peste d' Egitto del 1835, un solo medico fr11ocese contrasse la malattia su dieci che la curarono, ed in qu_,J Lempo, il dottor Bulard, per dimos~rar che la peste non era conLagiosa, indossò per due giorni la camicia di un morto di peste, e non fu attaccato. Nell'epidemia del 189-i ad Hong-Hong nessuno de' 15 medici europei che curarono la peste fu contagiato, e pure per sei settimane, essi e gli infermerieri che egualmente rimasero immuni, erano stati in C{)otinuo contatto giorno e notte con i malati. Parimenti rimasero immuni lutti gli studenti chinesi del collegio medico. Però, nell'epidemia del 1896 una suora ingle~e ed una italiana che ~vev~no curato e ~nuto fra le braccia de' bambini;


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morirono entrambP di peste; un'altra suora europea morì poi nel r.onvento, per avdre assistito una di queste due. Questi fatti potrebbero deporre per una maggiore inlensilA di contagio pel prolungato contatto con i malati, cosa che non avvrnne cf'rtamente per i medici e studenti chinesi, i quali dopo ave1· vi!<ilati i malati, si ritiravano in un'ala di fabbricato di nuova costruzione, ben ventilata, e si assoggettavano a tutte le r egole igieniche po!isibili. Dut·ante l'epidemia di Macao del 1875 i chinasi o pnrtoghesi furo no obbligati ad abbandonare le loro case, percha erano invase da ratti ammalati. Il dott. Remie che ne sezionò m oli i, trovò la mucosa del piloro infiammata, il fegato io· grosseto contenente uova di tenie e di di-::Loma, congestion& alla base de' polmoni, ingrossamenti glandolori, bacilli specifici della peste. Fu ordinato di raccogliere tutti i topi morti, ed in poche settimane se ne raccolsero 22,000. Nel settemb'r e del 1896 gli spazzi ni municipali di Bombay trovarono centinaia di ratti morti o moribondi, in strade dove di ratti non se n'era mai visti. Gli esperimenti han provato che il ratto è inoculabile, e muore con fenomeni identici a quelli della peste bubonica. L ' inoculazione é sempre efficace, sia essa falla col sangue di altri ratti infetti, col liquido delle ghiandole infiammato ocon culture pure. Basla nutrire i ratti con cibi inr~ttati d& materiali estratti J a un appestalo, con carne e con germi coltivali, per vederli ammalare di peste. Ed é comune cr edenza a Cal.cutta che i ratti in Cettino il grano de' granai che sono nel pianterreno delle case, e che dal grano si sparga l'infezione negli uomini. . I n China si è parlato anche d i mortalità di serpi e d; cani durante la p~sle, animali che mangiano i ratti. In China è costume di esporre i morti sul terreno delle pubbliche vie, dove cani e sciacalli non di rado li divorano, e conlraggono la peste. M:a ciò che è stato dimostrato da Momhaud, è che i maiali contraggono la peste o per inoculazione, o perché si cibano di cadaveri appestali, e più d'un chinese ha contralto la pesle man giando carne di ma iale. Alcuni osscrvalol'i in India hanno accer~ato che anche ~


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colombi, mangiando li grano de' granai infettati dai topi, contraggono la malaltia e divengono gli alati spargitori della· peste. Fra il momento dell'esposizione al contagio e lo svolgimento del morbo, corrono da 2 a 7 giorni, secondo le osser· vazioni di quest'ultimo mezzo :secolo fatte in Hong-Hong dal pror. Aoyama e dal dottor Lowson, ma l'autore, as~ieme al dottor Lowson, avrebbe osservato un caso che urlei·ebbe con le precedenti osservazioni. Un chinese nella prigione di Hong-Hong ebbe i primi sintomi di peste dopo nove giorni che era s otto chiave. Dall'Il giugno al 20 egli stava bene, alla sera del 20 ebbe la. febbre d'infezione, ma il dottor Lowson assicura che da due giorni il prigioniero si sentiva male. Ad ogni modo, l'estremo limite dello sladio d'incubazione giungerebbe o l 9° giorno. Ma noo bisogna dimenticare i casi di pestis minor, i quali· possono passai' quasi inosservati, od esser presi per altra malattia, casi seguiti da guarigione, che poi contagiano all1·i individui ne' quali si svolge la peste vera. Solo in taL moJo si può spiegare lo sviluppo di due ·casi di peste avvenuti nell'ospedale di Greenwich, in due marinai provenienti da Bombay, i quali erano stati 17 giorni in viaggio e 14 a bordo prima di sbarcare. Un giovane di ::7 anni venne da Bombay a CalcuL.ta accompagnato dalla sorella. Quindici giorni prima di lasciar· Bombay a.veva notato un gonfiore in un inguine, poi nell'altro, ma nou si era mai !agnato di alcun altr o disturbo prima di giungere a Calculto il 2i settembre. A Culcutta fu accuratamente esaminato, si trovò nel suo sangue il bacillo di Kita!!ato, ed i sintomi del morbo divennero più m81nifesli. Una infezione di peste ambulatoria può dunque trasportare il morbo a grande dislanza, può aver tempo ben lungo per la diffusione, quantunque lo stadio d' incubazione d!Ùrante un'epidemia non sorpassi i 7 o 9 giorni. L'irrompere del morbo ne' singoli individui dut·ante l'epidemia è subilaneo e grave. Il paziente è preso da cefalea, febbre, prostrazione di forze, e spinto a cercare il letto. In poche ore o pochi giorni si sviluppa u~1 tumor glandulare,


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e la malallia segue il suo COI'so, ma non ~on rari i casi di buboni che precedono di più. giorni la febbre, e ài febbri miti che si trascinano senza ricercare il letto, prima che il bubone si manifesti.

Generalmente si aCéèllàno tre forme principali di peste, ·la forma tipica, la fulminante e l'abortiva. Le due prime sono diffusamente descritte in ogni libro di patologia, ma all'autore preme di delinear meglio la terza, onde sieno evitali gli error·i ùi dia~nosi, quella che cioè va solto il nome di pesti8 minor, o pes.te larvata od ambulatoria. Nel 1666 Sydenham scrisse che durante la peste di Londra molli andavano in giro con buboni indolenti, e Foderè ripete le stesse cose intorno alla peste di .Mar~i~lia del 1820, aggiungendo che molti foruncoli e molti buboni terminarono per risCJluziooe o per buona suppurazione, con perfetta integrità di tuttte le funzioni. Similmente é avvenuto durante le epidemie dì Astrakan, di Tripoli e di Mesopot.amia, specialmente al principio ed alla fine delle epidemie. Le osservazioni di quest' ultimo mezzo secolo hanno provato che fra la prevalenza di specifiche affezioni glandulari afebbrili e benillne, e lo sviluppo della vera pe,ste in una r egione, può decorrere molto tempo, giacché s i è vista questa decorrenza di buboni benigni per nove anni pr.ima che la peste si sviluppasse, e per qualche anno dopo che la peste era finita; che la ricorrenza di bu· boni glandulari può venire e svanire, senza che la vera peste si sviluppi, pur conservandosi nel sangue degli am·malati il baciillo di Kitasato, come è avvenuto a Calcutta, ciò che conduce ad ammettere una grande varietà nella virulenza di que~to bacillo, o diverse fasi di sviluppo del bacillo stesso con di versa virulenza. Jl bacillo scoperto da Kilasato nell 'epidemia di Hong-Hong del 1894 fu controllato da Yersin in Saigon, e descritto ora come un diplococco capsulato, orM come un corto bacillo ad estremità arrotondate con vacuolo nel centro, che secondo \Voodhead 8ippare più grande quando é colorato. con la fucsina glice i·inala, di quando è coloralo col violetto di genziana. Nelle figure disegnale da \Voouhead v'è un mi-

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erorganismo trovato in certi esemplari, che sembra indicare uno sviluppo dopo la morte, cosa molto impartente ed alla quale si pone molta attenzione attualml)nle io India, perché potrebbe segnare il primo passo nella biologia del bacillo. n dottor Yersin nello studio del suolo trovò un· bacillo in Hong-Hong che rassomigliava a quello trovato nel corpo degli ammalati di peste, simile nell'apparenza microscopica e culturale, ma non infettante. Trovò pure nelle culture ott~nute dai liquidi della peste umana microbi di diversa virulenza per i topi e le cavie, come il dottor Lowson assieme al dottor Jakaki assistente di Kitasato trovò in un giardino presso la propria abitazione un baci!lo simile a quello della peste, ma non virulento; onde si potrebbe in ferire che il bacillo della peste può essere una forma secondaria d'un bacillo del suolo reperibile nei luoghi ne' quali inflerisce l'epidemia. Potrebbe questo bacillo del suolo in determinate eircostan:ze divenir patogeno, ed essere un mezzo di propagazione della peste. Senza negare la contagiosità diretta, é da rilevare il fatto ~be il Cl)ntagio da Hong-Hong a Macao, distanza d'i 30 miglia, ba impiegato dieci mesi, quantunque nel 1834 migliaia di persone da Hong-Hong si sieno rifugiate in Macao. Non potrebbe questo contagio essersi diffuso per le vie del suolo con successive infezioni del suolo medesimo come una gangrena od un erpeLe circinnato che si diffondono nella 4:0Dtiouità deJia p~lle e de' tessuti 1 Il bacillo della peste, come tutti gli altri, germoglia bene nell'atmosfera caldo-umida, pur tuttavia, in Mesopotamia ed io Egitto la peste diminuisce in estate, quando la temperatura della notte raggiunge quasi quella del giorno, e la rugiada é meno abbondante, quando cessano le pioggie e Comincia la stagione asciutta. Gli è pet·chè la peste é in intima parentela col sudiciume, con l'agglomerazione degli abitanti, cose che diminuiscono in estate, quando lutti dormono all'aria aperta e cercano refrigerio nel bagno. In Canton la peste cominciò· con una temperatura dell'ambiente dì 16°, continuò, e cessò quando la temperatura media


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del g10 rno raggiunse i 33•. Pa1•rebbe che la temperatura più· propizia allo svolgimento del microbio fosse quella compresa fra ts• e 33•, ma non bisogna dimentica r e che in Russis nel 1878 f~ce strage dUl·ante un rigoroso inverno, con molla neve, e col termometr o sotto lo o·. N é la fame che in India s uoi verificarsi o per l' abbonda nza o per la scarsezza delle pioggia che guas tano il frumento, é estranea alla diffus ione clelia peste, per ché acct•esce la miser ia degli or ganismi, il sudiciume, e lutti i mali prodolti dal bisogno. Le condizioni che accompagnano la comparsa della peste · in oriM tt>, e quelle che si ossorvano nelle epidemie di tifo in Europa, han fatto dire a Murchison che la peste è il tifo rle' climi caldi, essen;to le due malattie generate da cause· simili e differenziale solo dall' intensità, varia per effetto del clima e d'al tre circostanze collaterali. Infatti, nella peste si manifestAno i buboni, nel ti fo l' eruzione cutanea, ma entr ambe queste manifestazioni possono mancare, e si possono. aver malati di tifo con buboni, e malati di peste con petecchie. 11 tifo ha un limite meridionale che non oltrepassa il tropico del Ca ncro né nel vecchio né nel nuovo mondo, non essendosi mai mostrato in Australia, nella Nuova Zelanda e nel suJ dell' Equatot·e, mentre invece è apparso negli Stati Unili del Caoaclà, dove non si é mai vista la peste. La m iglior profllas!;i della peste è dunque quella stessa ùel tifo, il prog1•e;;so dell'igiene pubblica. P . CASCIANI. - Iml.aenza deU'allmentazlone e dd lavoro· sulla to11loltà. dell' arlna umana: Islitulo d' igieu<' spel'i men talc clelia R. Università <li Roma.- (Rifo rma medica, 1896, N. 72).

I t·isultali sperime11tali ai quali (> g iunto l'A. sono di grande interesse clinico e igienico tanto per la profi lassi genera le quan to per que:lla individuale di'l rene. La lossicità urinaria fu studia ta nella dieta a bituale mista, nella di eta esclus ivamente vegetale, nella dieta carnra, nel lavor o modtwato, n PI lavoro cuutinuat.o ed csagQJ•alo, nulla dieta carnea e~agel'atA>

...


205 e nd la vom esagerato. Gli esperì menti furono fatti su conigli, col metodo dell' iniezione e ntro la vena marginale uell'orecchio e a pressione e te mperatura costante. I risultati di queste esperienze sono i segue n li : 1. La tossicità urinaria subisce cambiameo ti note voli sotto l'influenza dell'alimentazione e del la voro ; 2. L'alimentazione vegetale diminuisce la tossicilà delle ur·ine ; 3. Le urine di individui in riposo, a dieta mista, sono piu lvssichc. delle urine di individui a ùieta vege tale; 4. La tossicità dell'urina è aumentata nella dieta carnea; 5. Il J~voro influisce suna tossicità m·inaria più dell'alimentazione: meno il lavoro moderato, piu il lavoro continuato od esag erato. L'alimentazione carnea eccessiva come il lavoro eccessivo , riducono le u1·ine iperlossicbe e danno luogo, ai soggetti io esperimento. a fenomeni d'autointossicazione. le.

RIVISTA DI STATISTICA MEDICA .ft&U.Uoa ta.nltarla dell'eaerolto bavarese per ll periodo 1• aprile 1891 - 31 marzo 1893 - Monaco 1896. (Pubblicato dalla sezioue medica del Minis tero della guerra). Di questo jmmenso lavoro abbiamo gia dato un semplice .annunzio in ·precedente fascicolo (V. pag. 191 dell'anno 1896), ora diamo qui soltq un riassunto dei dali principali. L'esercito bavar.ese, ~ome è noto, forma due corpi d 'armata dell'esercito tedesco. La forza totale di questi due corpi fu nell'anno 1891-92 di 53,483, nell'anno 1892-93 di 55,866. La morbosità fu piuttosto rilevante poiché si ebbero nel i' anno 1155 ammalati p. 1000 di forza, e nel 2° 1003, per6 bisogna osservare che di questi rispettivamente 318 e 285 P· 1000 furono curati negli ospedali, il rimanente (rispetti-


206

RIVISTA

vamente 837 e i18) ereno RerJterkranke ossia malati curali nelle infermerie. La mortalità fu invece assai bassa. Morirono infatti : t89t -91 1891-n

curati negli stabilimenti militari . . . • • In seguito a malattie fuori degli stabilimenti mililari . . . . . curati negli stabilimenti In seguito a cause militari . . . . . accidentali ) fuori degli stabilimenLi mili~ri . . . . . curati negli stabilimenti militari . I n seguito a suicidio fuori degli stabilimenti militari o

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In tutto .

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Ciò che da una proporzione per 1000 della forza di 3,5 e di 2,70 Riguardo alle forme morbose ci limitiamo a dare le cifre proporzionali a 1000 della forza degU entrati in cura per alcune delle malattie o gruppi di malattie più imp(lrtanti : MalaUie g enerali . tra le quali : Malattie d'infezione in genere. e tra queste: Vaiuolo Scarlattina Morbillo . Difterite . Febbre gastrica Tifo addominale Febbri intermiltenti Meningile epidemica Influenza o

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189t-9i

t8ft·9~

64,9

28,7

6,5

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0,65 0,43 0,88

0,82" 0,550,43 0,61

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0,8~

1,3 0/}.1 0,1. 7 36,2

1,tl

0,290,16 0,71


~OT

DI STATISTICA MEDICA

Reumatismo articolare seulo Malattie del sistema nervoso. . . Malattie dell'apparato respiratorio. tra le quali: Catarro delle vie aere . Polmonite . Tu!Mrcolosi . Pleurite . . . . . . Malattie dell'apparato circolatorio. tra le quali: Malattie del cuore Malattie dell'apparato dig~ti v o • delle quali: Tonsilliti . . . . Calarro gastrico acuto . . Calarro intestinale seuLo Malattie degli ()rgani genitourinari Mela tti e veneree . . . . • delle quali : Sifilide . Malattie degli occhi Ire le quali: Ortalmie contagiose Malattie degli orecchi .Malaltie ~mianee . . Malattie degli organi del movimento . Lesioni traumatiche Altre malattie . . . . . . • In osservazione. · • . .

. 193,4 175,9 . 70,8 58,0 . 264,7 246,6 0,54 0,72 16,2 12,4

Totale generale degli entrati

. 1154,7 1003,0

.

.

. 16,5 9,5

H ,3 9,4

. 175,0

13i,8

148,7 117,5 9,8 8,9 a5 5,3 ' a8 -1,9

22,5

' 20,&

6,8

6,2

• 235,0

221,2.

. 105,0

96,1

47,4

33,2

40,7 42,()

9,2

~.3

36,9

33,8

8,8

8,8

39,1

32,8

1,7 22

(}.38· ' 19,7

'

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R da notarsi come la scarlattina ha una diffusione anche maggiore del morbillo. Anche nell'esercito prussiano la Sctrlattina ha una grande diffusione, menlre nel nostro essa é fortunatamente rara, e cede il campo al morbillo. Impor· tante è anche la poca diffusione dell'ileotifo (1,3 e 1,0 p. 1000), mentre nell'esercito italiano, soltanto prendendo per base i curati negli ospedali militari, si è avulo nel 1895 il 4,6 per-


-..-·...:r. 208

IIIVISTA DI STATISTICA MEDICA

m 'Ile. Sembra invece mollo diffuso il r eumatismo articolare IH'Ulo, r he ha dato nei dlue an'Qi il 16,5 e il 14,3 p. 1000, mentre negli ospeda li militari italiani ha dato nel 1895 il 10 p. 1000. Le malattie vener ee hanno in vece una diffusione molto l1milata 06,9 e 33,8) mentre nel nostro esercito nel 1895, benché siamo da fJUalcbe tempo in diminuzione, si ebbe aoccwa 1'85 p. 1000. Rigua1·do alla mortalità non crediamo convenienl~ ripor· tarr1 e le ci rre distintamente por malattia, atteso lo scarso numero dei casi letali. A!lgiungeremo che questa statistica, che vale anche come un completo, dettagliat1ssimo rapporto sanitario, ollre ai dali numerici porta a nche per ogni capitolo le storie cliniche piu importanti. Vi si trovano pure registr·ate tutte le operazioni chirurgiche praticate nel biennio. Vi sono anche notizie dettagliatissime sullo s~to delle caserme e degli ospedali e sui miglioramenti edilizii a ttuati. Anzi parecchi da ti nosologici i>Oao pure distinti per caserme e perfino per compagnie. Un ragguaglio che nessun'altt·a statistica militare ha dat-O lln'ora è la distinzione dei casi delle malattie più importanti secondo la pro fessione o il mestiere esercitato pr ecedentemente all'arruolamento, ben inte so in ra pporto col totale degli individui di ciascuna prof~ssione che si trovano solto le armi. Quando questa statistica speciale t>a rà proseguito. per di versi a nni si avrti un documento imporlantil.'simo sulla resistenza alle influenze morbose della vita milita re in riguardo alle professioni.

11 Direttore Dott. ErroRE R ICCI ARDI, colonnello medico ispettore. Il Redattore

D.• R JDOLPO L1vr, ca pitano medico. GIOVANNI ScoLARI, Gerenle.



AZIONE VASOMOTRICE DEGLI ANTIPIRETICI

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AZIONE COM PARATA DEGLI ANHPIRETICI EANTITERMICI SULLE TEMPERATURE l NTEANA E PERIFERICA Esperienza. Il

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BJI'ISTA DJ ANATOMIA E FISIOLOGI.\ NORMALE E PATOLOGICA.

lclrii-Suicrist&lliorp~~ic:l, Sunto delJ& conferenu t.eouta il 5 geilDliO d~ pro!. SehrOn, deUa R. Università di Napoli . . • . • Pag. 183 RIVISTA DELLE YAL.\TTIB VENEREE E DELLA PELLE.

illlrtJ e hllt- Contributo allo studio delle trlcollzle umane . . Pag. t88 Cilllltl - Slllla reuìooe deJ pus blenorragico e della mucos. mlrale e sol rapporto di tale reazione colla vita del gonococco flilllllal e Sllllatill - Sul valore della cura mercuriale precoce

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ltll!ffa • • •

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IH 193

~111- Il valore del S'Oblimato come preservativo dulrulcera: • •

~- Della r~uenza della prostatlte, della vescicolite, della deCenoUte petl'ie:~ nella uretrite blenorragica ......,.. - Aelinomlcosi cutanea . . . . . • RIVISTA DI TERAPEUTICA.

I'AIIIittt - Trat1ament() della men!ngìte cerebro -spinale epidemica ••• ~ le iolazionl iJI()derm!ebe di bicloruro di mercurio . . . . Pag. U15 ._,l - Ca3o di tetano guarito r.oll'aotitosslua Tizzoni. . . . . • t95

RIVIST.~ DI TI!CNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE .

.._,_La spedizione di M.apa (lt-17 maggio i 895!

Pag.

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RIVISTA D'IGIENE.

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C&atue - _ diJI'u C..Ciut . SI·ODe della peste. . . . . • . . • . . • . . Pag. tG7 dell' . lnnuenza dell'alimentazione e del lavoro sulla tosslcilà anna umana . . . . . . . . . • . . . . • ~ RIVISTo\ DI STATISTICA MEDICA.

Sla~ti~ :itarla dell'esercito bavarese per il periodo t• aprile t89t l'lo l893 • .

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GIORNALE MEDICO DEL

REGIO

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ESERCITO

OIN:IItllt e Atlllllllllltrulo,..: prtiiO l'laptttorato di Salii.. Militari Yla Ytntl Setttmllrt (Palazzo dtl Mlnlattro della gutrra>

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Glorn4le Mtduo dd R.• Brtreito si pubblica una volta al mese m laseJcoH dl 7 fogli di stampa. L'abbonamento è sempre annuo e decorre dal t • gennaio.

Il preno dell'abbona.menlo e dei fascicoli separaU 6 Il seguente.

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Regno d 'Italia e Colonia Eritrea . Paesi dell'Unione postale (tariffa A) id.. Id. id. id. B) . . Al trl paesi • . .

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Un raseieolo 5eparato

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l tO t30 1 30

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l 70

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L'abbonamento non disdetto prima dei t• dicembre s'intende rlnnonto per l'anno sue· cessivo. d Il' bI signori abbonati militari in effettività di servizio possono pagare l'importosll.)e 1 booamento per mezzo del rispettivi comandanti di corpo (anche a rate men • · Agli scrittori militari è dato in massima un compenso in danaro. elle Le spese per gli estratti e quelle per le tavole litografiche, lotogrtftcbe, eee., accompagnassero lo memorie, sono a carico degli autori. lbll Gli estratti costano L. 7 per ogni foglio di stampa (t6 pagloe), o trazione Jodl:pl.J dJ foglio, e per cento esemplari. Il prezzo è egnale sla che si tratti di 100 ese o di un oumPro minore. l manoscritti non si restituiscono.

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Anno .X LV.

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ROMA TlPOGRAPIA.. KND.IOO VOGHERA

811 abbona . V1 menu si ricevono dall' Amministrazione del gloraale a Yert11 Settembre (Palazzo del Ministero della guerTB)·

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SOMMARI O

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OR L L E MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASC ICO LO

• . . . . Pag. !09

t• Marzo 1118

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• aEMe aiE eaiGUIAI.I •

IMbrlaeo. - L'esplorazione delle ferite nelle guerre moderne ed i nuovi mezzi per praticarla . . • . . . • . . • . . . . Pag. t l6 Peralchlttl. - Contributo alle neurorafle . . . . . . • . . . !58 Fortvnato. - Di un caso di meningo-mieiite trasversa acuta di oril!ine sJO li ti ca • . . . • . . . . . . . . . . . . . . . t63

l RIVIST.\ r.n:otCA. Trattamento dell'atassia nella tabe dorsale per mezzo della riedo· cazlone dei movimenti . . . . . . . . . • . . . . . . Pag. Dalzlal. - Sulla tosslclta del succo gasulco dei peuagrosl allenati. • Hans Kohn. - Ricerche batter iologiche nel sangue, specialmente dei • polmonitlci . : . . . . . . . . . . . . . . . . Vusall e Donegglo. - Le ~lterazioni del midollo spinale nei cani op~rati di estlrpazion~ delle ghiandole paratiroidee •

t73 J14

t75 t 78

RIVISTA CIURURG ICA. Ra111on l. - Un caso di lu~sazione laterale interna d olia articolazione medio tarsica . . . . , , . . . . . . . . . . • • . Pag. t79 Il metodo di Heidcnberg (di Gand) per 1.~ cura della lombaggine da distor.;ione sai:ro-vertebrale . . . . . . . . . . . . . . • 183 Terrlt e II\VPIJ· - l traumat.ismi tlel regalo . . . . . . . . . • j86 ICoehler. - La resczione del va.;o defcrent~ per la cura della iper· trolla prosta ti ca • . . . . . . . . . . . . . . . . . • !86 Cohen -Kysper. - Un nuo vo metodo di cura del catarro cronico dell'orecchio med1n . . . . . . . . • . . . . . . . • • i9l Gottstlln. - Sull'impiego dell'anestesia per inllltrazionc secondo ìl metodo dì Schleich . . . . . . . . . . • . . . . . . • !9i Sachs e Gerater. - Trattamento dell'epilessia parziale . . . . • • m Bsrn . - Caso d i ferita rta punta penetrante nel ventricolo rlestro, sutura del cuore . . • . . . . . . . . • . . . . . . • !95 DQms. - Sulle rrn tture spontan ee nei militari . . . . • • . • !% Hofer. - Sul trattamento della tonsillite acula mediante le iniezioni parenchimatose d'acido fenico . . . . • • . . . . . • t'.l7 Leltenatorl. - PeriosUte tipica della tibia nelle reclute . . . • • • :!98 Dllmt. - Disturbi di cnore r.onsecut!\•1 a contusioni clelle pareti toraclche . . . . • • . . . . . . . • . . . . . · · · • !99

(Per· La entllinua:itme drU 'incUce vtd.asi la 3• p agi11a cùlla coptrlina).


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l o MARZO 1896

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Dalle inospite halze scioane tornano già alln madre patria 4e schiere ù2i nostri prigionieri. Sono con essi alcuni nostri v~lorosi colleghi. A questi ed agli altri pochi già da tempo r•tornati mandiamo il saluto dei camerati tutti. Ma oggi, che compie 11n anno dalla fatale giorna ta di Abba-Carima, il pensiero nostro ricorre ai tredici colleghi , le cui o~sagiacciono confuse nelle brulle vallate tigrine, dove tante VIle italiane si spensero in un giorno. Un lume di speranza mantenuto lino all'ultimo, il desiderio di rispettare l'amo· ro~a illusione delle fami glie, ci hanno vietato di ricordare pnma d'ora i nomi di questi nost1·i perduti compagni. Ma -ora, dopo tanto tempo trascorso1 dopo che colla conclusione del trauato di pace, non è più pos~i bile ammettere che a~cu? italiano rimanga in Abissinia senza poter dar notizia di se, ogni filo di speranza è rotto. I nostri tredici compagni non torneran no mai più. ~ni SOlto diamo di tutti il nome, e alcune brevi notizie -sulla loro Vi'ta . pur troppo d'1 quas1. tut11 . non sapp1amo · . .m cu1. avvenne la lor tragtca .. morte. 1'nemmeno le Circostanze nlti i reduci della fatale giornata sono concot·di nell'atte· Sia ' dì re ~l valore e l'abnegazione dei medici militari. Taluni . e.sst r11rono visti continuare im passibili le loro opera~ion, rra il g d' d . . .,. ., . ran mare et pro1et11 1, mentre tutto 1 resto s1 H

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1° MARZO 1896

sfasciava nel disordine della r itirata. Altri vedutasi tolta ogni possibilità di prestar soccorso ai cad uti, si misero a. disposizione dei comandanti per servizi tattici. Altri, nella. ritirata, riordinarono colonne intere di sbandati , e tenner<:> testa, al coma ndo di (ISse, agli. assaltvdei nemici scorrazzanti. Il corpo sanitnrio militare italiano mostrò una volta di· più nella fatale ~iornata, come l'unione delle qualità di medico e di soldato in una stessa persona, non sia una vana chimera. Esse si raiTorzano e si nobilitano l'una coll'altra e dalla loro unione nascono eroismi di cui qualunque corp<:> può andar superbo. CAPITA l'Il l\1 ED ICI.

Antonio Demicheli. Nacque a Novi Ligure adùi 15 a gosto i859. Si laureò nell'università di Torino il 14 luglio 1883. Sottoteneute m edico il 10 settembre 188i, e tenente il 27 agosto 1887, ottenne la promozione a scelta a capiW.no i119 aprile 1891. Partì per la Colonia Eri ~rca il 23 gennaio 1896. Duranle l'azione campale del 1" marzo era comandante la 3' sezionedi sanita presso il corpo d'ope razione.

Maurizio Orefice. Nato a Gaeta il 23 novembre :1857. Si laureò in medicina nell'uoi.versità di Napoli il 16 a)!Osto ·1881. Benché non avesse obbligo di leYa, esseudo ascrittoalla tP.rza categ-oria, concorse subito do po alla nomina di soltotenente medico, che ebbe luogo col R. decr e to del 15 dicembre ·1881. Il 10 febbraio 1884- era promosso Lenente m edico; e 1'11 ollobre 1888 ottenne la promozione al grado di· ca pitano. Ot·efice poteva dirsi un ve1·o veterano dell'Africa. Fin dall' anno successivo alla occupazione di Massaua. itJ.> seguito a sua domanda, egli è destinalo colaggiù (lì settembt·e 188;>). Fu per qualche tempo aiutante maggiore al lo speJale di Ras .Mudur, poi di1·ettore dell'infermeria di M onèullo, e fu in quest'ullima posizione che egli s i trovò altt·a· gico e glo1·ioso episodio di Dogali. Unico m edico adde tto aL


1° MAIIZO ·1896

21f

battaglione De Cristoforis, la notte tra il 2:) e il ~6 gennaio 1887 egli era gié. a cavallo a fianco dell'eroico comandante, pr onto e felice di partire verso Saali, quand•> insieme al piccolo rinforzo spedito la notte s tessa da Massauo, arri vano anche Gasparri e Ferretto, ambedue comandati espressamente per seguire la colonna De Cristofor is e recanti n lui l'ordine di rimanere nel forte. Cosi Orefice ebbe allora sal va la vit11. Chi gli avesse dett.o, quando il giorn·o .dopo appre ndeva la eroica fine ·dei due colleghi che dopo 9 anni la stessa sor-te sarebbe toccata a lui stesso! Lo ze lo, l'alli vi là e l'abilità sua rifulsero splendidamente nei tristi giorni successivi alla gloriosa ecatombe, nella c ura e nell'assistenza dei novanla superstiti, tutti ft!r·iti, e in gra ndissima parte g r avi, che fecero tutti la loro prima tappa a Monc ullo; e ciò gli valse ~11 solenne encomio, tributal<>gli pet• decreto minister iale ed mserito nel lfollettino tt{Jiciale. Rimpatt•iò il 27 mar·zo 188i; ma dopo un an no e mezzo, a sua domanda, venne di nuovo trasrer·to alle Lru1-pe d'Africa (8 dicembre 1888), e do po vi fece un soggiorno continuo tl'anne un rimpatrio di pochi mesi dal febbraio al novembre 1890. Durante questo lungo soggiorno e~b~ spesso occasione di distinguersi per s traordinarii serVIzu, ed anche per alli di valore. Il 2ti ma~gio 1886, in un u~cenctio che distr usse una gran parte dei quartieri poveri 1 d ~lassaua, fu tra~ i primi a portare aiuto aì pericolanti. l n un altro inc-endio avvenuto a Moncullo il 6 giugno 1889 riuscì ~ s~lv~re da certa morte un appun talo r·imasto a sfissialo. en eprdemia colerica del 1891 fu dir·ettol'e del lazzar etto di ~srnara. lo considerazione di queste brillanti azioni, con R. ecreto del 28 dir..embre 1893 fu nomina to cavaliere de lla CQrona d'lta t·ta. Neu· · . u1Lrm.a compagno, Orefice et·a direttore del servizio sanrta · rro presso le truppe mobilizzale. TE:-IENTI ;\IBOICI.

Aleotiftlca Barmaz. Nato o Pré S '. Didier (cir·condario di /sia) il 9 dicembre 1859. Si lal.llreò in Torino i114luglio 188j. rnrnesso alla scuola d'applicazione di Firenze il 2 no-


• 2 1:2

t• URZO 1896

vembre 1 8~5, ne usci soltoleneote medico il 27 giugno 1886. Fu promosso tenente il 9 dicembre 1888. E'gli aveva già felicemente sostenuto gli e sami per la promozione a capitano, la quale g li sarebbe probabilmente capitata nell'anno corr ente . Alla batta~lia di Abba Carima apparteneva al 15" battaglione di fan teria Paaquale Cupelli. Nalo a Lago, nel circondario di Paola

in Calabria, addì 19 marzo 1861. S i laureò a Napoli, addì 12 agos to 1886. Entralo alla scuola d'applicazione di Fi1•enze l' Il novP.mbre dello s tesso anno, ne usci sollo tenente medico di complemento addì 10 lug lio 1887. Fu promosso temmte medico il 19 dicembre 1889. Er·a in Africa pel' sua domanda dal 1° a gosto 189~. Alla ba ttaglia di Abba Carima era addetto all'So batta glione indigeni. Antonio D'Andrea. Nato il 17 aprile 1860 a Te1·moli, provincia di Campobasso. Si laureò a Napoli il 25 agosto 1886. Ammesso alla scuola d'applicazione di Firenze Il 6 novembre dello stesso anno ne usci sotlotenenle il 7 agosto 1887. Fu promosso lenente medico il 19 dicembre 1889. Era partito per la Colonia Eritrea il 28 agosto ·1895. Alla battaglia di Abba Ca'rima era addetto al battaglione indigeni di milizia mobile . •

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Angelo Maglio. Nato a Grottolella, provincia di Avellino , il 27 agosto 1R6 1. Si laureò a Napoli il 23 lug lio :1.885. EnLraln alla scuola d'applicazione il19 novembre dello stesso anno, ne usci sottolenente medico di complemento il 27 giu· g no 1886. Il 15 ~iugno 1890 era promOS!'-O tenente medico. Partì per i presidi i d'Africa i l 16 dicembr e 1895. Alla bs.tlaglia di Abba Carima. e ra a ddetto al1° battaglione bersaglieri. Giuaeppe Piatacchi. Nato a Roma il 27 aprite 1862. Si

laur eò in medicina il 9 luglio 1837 nell'univers ità della capiLa le. EnLrò alla scuola d'applicazione eli Firenze il 26 no-

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l 0 liARZO 1~96

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''etnbre 1887. Fu nominato soltotenente medico di com!Jiemento il i• luglio 1888. Promosso tenente medico il 20 luglio 1890, fu fino dal novembre dell'anno stesso destinuto quale se~re18tJO alla dit•ezione di sanità del cot·po cl' a rmata di Roma. Tenne esemplarmen te questo posto, in modo da guadagnat·si la fiducia e l'atTetLo del suo diretto superiore il" colonnello, o r a genernle medico Borrone, e di tutti i colleghi che ebber o relazione con lui. Toccata gli per ragione d: turno la destinazione io Arrica, egli, che pur lasciava in Italia In madre e !a famiglia di cui era divenuto il principale sostegno, parli ~reno e sorridente. Alla battaglia di Abba Carima era addetto al t• reggimento fanteria.

Paolo Pucci. Nulo il 12 luglio 1861 a Lamporecchio, c irOQndorio di Pistoia. Si laureò nell'Istituto di sludii superiori in Firenze adcli 28 giugno 1886. Entralo alla scuola Ji Firenze 1'8 novembr e 1886, ne usci 80tlutenente m edico i l .10 luglio dell'anno successivo. Fu promosso lenente medico lll5 giugno 1890 essendo addetto allo spedale militare di Livorno ' Giol•ane di vasto e versatile ingegno e di grande attività, avrebbe potulo conquistarsi cc•i suoi lAvori scientifici una ~~meritata rinomanza. Il nostro giornale ha già pubblicato dt lui le seguenti tnemorie: Un easo di probabile f railura ciel cranio, anno 1892; Fo rma di transi~ione jra il tremore ereditario semplice

e la sclerosi a piastre, anno 1893; Cura delle f ratture colla mobili.:;a~ione e col massaggio, an11o 1895.

~a ti suo lavoro principale, .tel quale egli non potè ahimè! ~edet'e il briUante successo, ru quello da lui presentato pct•

~l eoncorso al premio R ibcri, atten e ndovi il primo premio,

tntitolalo: Delle neorosi nei militari, e uscito or ora alle ~larnpe Per cura della rami glia ( l ). . Restano di lui altri ltwor i inediti, che me r ila no di esser rteordati:

------ ---- - - - - - - - - - lll Ved~sl la rì1·ista IJìiJlìogranca <lì Queslo sr~sso fascicol o.

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214.

1' MARZO 18!.)6

Rela.òione sull'esito delle cure praticate nel riparto misto 1-ello spedale militare di Lioorno nei mesi di mar~o, aprile e maggio 1888 (anno 1888). Sull'in.fluenza (1890). Contributo allo studio della lesione ini,;iale della sifi1ide (1890). Un. caso di istero- epilessia (1892). Ultimamente, per compier~ il suo mollo importante lavoro sulla cura delle fratture, aveva preso una licenza straordinaria, affine di poter frequentare l'ospedale ci vile di Lucca, dove gli si offt'iva una vasti\ pratica chirurgica. Poco dopo rientrato da questa licenza, fu destinalo ai presidii d'Africa. Alla battaglia di Abba Carima lrovavas i addetto all'So battaglione fanteria. SoTTOTENF.NTI MEDICI . Franceaco Alta mura . Nato a Foggia il17 agosto 1869. Si laureò a Napoli nel 189i. Entrato alla scuola di Firenze il 14 novembre 189i, ne usci sollotenente medico il 7 luglio 1895. Alla battaglia di Abba Carima era addetto al 5° reggimento fanteria. Emilio Dorato. Nato il 7 sellembre 1867 a Rivalta, in Piemonte. Si laureò a Torino nel 1894. Entralo nella scuola .d'applicazione di Firenze addì 1\ novembre 189i , ne usci "Soltotenente medico, il 7 luglio 1895. Alla battaglia di AbbaCarima era addetto al 2° balleglione fanteria. Giuaeppe Lombi. Nato a Mllnlelpai'O, l'.ircondario . di Fe1·mo il 17 ottobre 1869. Si laureò nell'uni versilà di Roma .addì 14luglio 1894 Entralo alla scuola d'applicazione il15 novembre '1891-, fu nominato sotlotene nte medico di complem ento il 7 luglio 1895. Pùrli per l'Eritrea il 1 i gennaio 1806 Alla battaglia di Abba Carima era addetto al 3" batt-aglione fanteria. Di lui si sa che, venulo.r:{li a mancare il malet•iale per me· dicare i ferili, si mise a disposizione del comandante del battaglione facendo il ser·vizio di aiutante maggiore.


1• MARZO 1896 Alla fine si poso alla testa di una colonna di soldati, e la portò per tre volte all'assalto alla baio nella. Ferilo al primo es~lto, continuò a combattere, finchè , al terzo, un proiettile gli trapassò la gola, etl egli cadde ra ccomandando la matlre.

8htano •iocloh•• Nato a Ravanusa, circondario di Girgeoti, addì 8 novembr e 1869. Si laureò a Catania il 2 luglio 189t Ammesso alla scuola d'applicazione il 13 nove mbre 1891, oe usci sotto~eMnte medico il 7 luglio 189r•. Alla bat· taglia di Ahb11 Cari ma era addetto al 3o baL~glione di fanIPria. MeoLre il movimento di r itirata si faceva generale e piu incalzante l'irrompere clei nemici, il Micciché continuava im· passibile la medicazione dei fer ili, ed essendo s tato invitato 8 ritirarsi anch'egli, r ispose: • Il m io posto è qui». Colpito llOeO dopo da una palla, cadde morto sul ferito che slava curando.

lll••••11i Vigllone. Nato a Sassello, nel circonda1·io di Se'ona eddl 17 gennaio 1869. Si laureò in Genova nel 1894. E~trato il 15 novembre dello s tesso a nno alla scuola ù'a pPI.cazione di Firenze, ne usciva soltotet·ente il 7 luglio 1895. AIIa baltaglia di Abba Ca r ima era addetto al 12° battaglione rauteria.


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..• L'ESPLORAZIONE DELLE FERITE ~ELLE

GUEBRE MODERNE

ED l NUOVI MEZZI PER PRATICARLA Ilei len en te colonnello medico p , lmbriaco, incaricnto dell'insegnamento di chirurgia di guerra alla s~uoln d. applicazionedi Sanità militare di Firenze (Prelczione al corso del t896 ·9i).

Mi sono prefi sso di trattare della esplorazione delle feritenelle gnetTe moderne, prendendo di m~ra non t:mlo le indicazioni e le controindicazioni dell'esplorazione diretta, quanto i nuovi mezzi esplorativi e soprattutto quello che deriva dalla famosa scoperta del Rontgen. A ciò sono indollo dal recente acquisto fatto dalla Scuola dell 'apparecchio necessario per lo sviluppo e l'npplicazion& delle nuov6 radiazioni. È delt·esto un tema, come suoi dit·si, palpitante d'attua-

lità e meritevole òi tutla la nostra attenzione per la grande importanza che i raggi di Rootgen possono avere nella chirurgia in genere e segnatamente in quella militàre. Di tal& imporlan~a è pron il fallo che nel breve periodo di 11 mesila scoperta dell'illustre fisico tedesco non solo è stlita oggetto di ricerche, di studi e di pubblicazioni in gran numer? da parte di chirurgi e di medici di tulli i paesi, ma è stata anche largamente applicata e con sorprendenti r isultati alla pratica medico-chirurgica comune ed a quell a. militare.


L'ESPLORAZIU~R DELLE FERITE

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Come ho giit accennato, mi occuperò special mente dell'applicazione del nuovo metodo d'indagine alla chirurgia d t guerra, senza fermarmi di troppo ·sulle ormai note particolarità scientifico-tecniche che lo riguardano, e traLL.and<> pur& in modo sommario dell'esplorazione delle ferite e dei mezzi esplorativi ordinari.

* * La question~ dell'esplorazione ,diretta delle ferite si ran· ooda streltamente con quella dell'eseresi dei corpi estranei dalle ferite stesse. Non sarebbe quindi inopportuno nè inutile seguire a grandi trani le vicende storiche cui qnest'ullima qliestione è andata soggetta nella chirurgia di guerra. lo dovrò !imitarmi a brevissimi cenni. La chirurgia militare antica poneva l'estrazione dei corpi estranei, e rispellivamentc l'espl,orazione delle ferite, fra i precipui compiti del chirurgo di guerra, il quale mediante lo sbrigliamento e la dilatazione del canale della ferila, riesciva a trovare e ad asportare una gran parte di corpi estranei sia colle mani, sia con rozzi e grossolani stromenti. Cna ricca collezione di schegge ossee e di palle era un vanto ed un titolo di onore per il eh irurgo di guena poiché era ritenuta come un trofeo della sua allività e della sua valentia professionale. Purman , Fabrizio Jldano, Heistero, Hunter e più tardi larrey sta bi li rooo e pre con izzaroliio il principio di ri Iarda re

l'eseresi dei proiettili, quando non era imposta da impeiJemi necessità terapeutichP- e quando richiedeva pratiche chirurgiche lunghe, dillìcili e pericolose. Il Percy, tuttochè partigiano della rimozione sollecita dei corpi stranieri -che egli asportava ad ogni costo così dalle parti molli come


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L'BSPLORAZIOSE DBLLE FERITE

dalle ossa - concorse indireuamente a limitarne la pratica nelle guerre napoleoniche, combattendo la dollrina allora dominante delle incisioni e degli sbrigliamenti preventivi. 1\Iolti chirurgi posteriori , quali Hennen Cooper, Guthrie -e quindi Simon, PirogoiT, Ro~e r, informarono la loro condolla alle norme ed ai precelli di Hunter e di Larrey. Pirogoff, parlando dell a ferita di Garibaldi, dislle che se la presenza della palla fosse stata diagnosticata presto , G:tribaldi non avrebbe conservato il suo arto; e Roser qualificò la t·icerca e l'estrazione precoce dei pr·oiettili dalle ferite di guerra. come uno dei più dannosi pregiudizi della chirur~ia militare. Tuttavia non sono mai mancati i seguaci dell'antica dollrinn, i partigiani dell'eseresi precoce. Tali furono- per non citare che i più autorevoli - Stromeyer, Loogmore, Cortese, Billroth. Egli è perciò che nelle grandi guerre della seconda metà del nostro secolo, nella guerra di Crimen, in quelle del 4859 e del ·1866 ed anche nella guerra del 4870-71 , si continuò ad estrarre i proiettili in primo tempo; sebbene per verità in misura ~ empre decrescente, perchè anche prima della introduzione del metodo antisettico, la schiera dei fautori dell'eseresi precoce era andata man mano assolligliandosi. Nelle guerre più recenti, le dimensioni impiccolite dei proiellili, la più rara rimanenza di essi fra i tessuti , le esi genze e gl i effetti dell'asepsi e dell':tntisepsi , resero sempre più prevalente la dollrina dell'astensione . .Ma anche in queste guerre - e noi ne abbiamo un esempio in quella italo-abis-si nl\ - si perseverò da molti chi rur·gi nella pratica antica <iella ricerca e dell'estrazione precoce dei corpi stranieri dalle feritè. È bensì ver-o che in questo fa llo, c•J me ben nota il Fischer,

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t ' KSPLORAZlONE DELLE FERITE

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una parte non trascurabile è da attribuirsi alla troppa piesrhevolezza dell'animo del chirurgo alle insistenti preghiere dei feriti, i quali sono pur sempre dominati dal pregiudizio ~i credere allora soltanto possibile la guarigione della loro ferila, quando ne sia stato estratto il proiellile. È anche vero però cl1e ragioni di non poco peso militano in favore dell' intervento per quanto è possibile sollecito: le quali ragioni il chirurgo ha il doverA di vagliare prima di deci1iersi per l'aspettazione. Non è giit che si debba anche oggi pr·ocedere alla ricerca 1iei corpi estranei là dove non vi ha alcun indizio di loro presenza , oppure quando, non essendovi urgenza di farne l'estra· zione, mancano l'opportunitit, il tempo ed i mezzi pE:r praticarla a dovere e senza pericoli. Ma neppure devesi fa re troppo a fidanza colla tanto vantata tollerabilità dei r.orpi stranieri, accresciuta dall'asepsi della ferit~ e dei corpi estra nei stessi. -Già questa asepsi è tutt'altro cl:e frequente, specie per i oorpi stranieri, essendovi prove cliniche e sperimentali che la -eontraddicono. Basti qui ricordare le osservazioni di Deforme e le ricerche batterioscopiche di Habart e Faulhaber, di Kar li nski, di Tavel, da cui è ri sultato che appunto le ferite prodotte dai proiettili moderni r estano sovente inquinate per mE:zzo di ritagli o di filamenti di stolTe vestimentarie spinti dagli stessi proiettili entro i tessuti. Eppoi vuolsi tener conto altresì dell'azione meccanica dei -corpi estranei, la quale ha acquistata una speciale importanza cog\i attuali proiettili a mantello, giacchè le scheggia llCUle e taglienti di questi possono c11gionare effetti assai più noci vi -che le antic\re pallottole di solo piombo. Neppure devonsi esagerare i danni ed i peri col i d;lle manovre di esplorazione e di eseresi, nò quell i dell' infe'lione di r.ootallo, oggi che col pr·esidio dell 'asepsi e del·


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t'ESPLORAZIONE DELLE FERITE

l'antisepsi , si aprono impunemente le grandi cavi tà sierose del corpo e s'investono gli organi più delicati. Infine oggt non p11ò aver valore la ragione, tanto invocata nei tempi preantisettici, che il proiettile può venire distaccato ed eliminat() dal pus o col pus. od almeno ne può essere facilitata la ricerca e l'estrazione dal lavorio di suppurazione. Noi oggt abbiamo il dovere non già di aspettare, si bene di prevenire il processo di suppurazione, nonchè gli altri accidenti e sin· tomi di intolleranza dei co1·pi stranieri. Con ciò sono lontano dall'affermare che ai primi luogh i di cura di campagna il chi rùrgo militare debba andare sempre alla ricerca dei proiettili fra le pat'ti lese, e non arrestarsi se non dopo aver espletati lutti i tentativi di estrazione. In quei . luoghi di cura il precipuo compito del chirurgo t! di provvedere all'occlusione asettica delle ferile e di rendere trasportabili i feriti. L'intervento operativo è solo giustificalo in cast eccezionali da indicazioni urgenti, fra le quali ve ne sono non poche che ri guardano appunto la ricer·ca e l'eseresi dei corpi estranei. In tutto questo non di ssento menomamente dalla grande maggioranza dei chirurghi moderni. Sono però d'avvjso che non convenga protrarre di soverchio l'aspeltazione - sino alla compar~a di accidenti llogi:stici suppurativi - , allorchè le circostanze di tempo, di luogo e di mezzi permettono l'i ntervento, ossia quando il ferito trovasi già ricoverato in un ospedale mobile o stabile di campagna. Andrei anzi più oltre: io 'vorrei si procedesse alla ricerca ed all'asportazione di proiellili, di schegge ossee necrotiche, ecc., pnre in quet casi in cni i sintomi d'intolleranza non s'imponessero in modo diretto ed immediato, ed il decorso della lesione non ne fosse disturbalo sensibilmente; purchè, ben s'intende, le manovre chirurgiche •·elative si potessP.ro com-


L' ESPLORAZIONE DELLE FE RITE

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piere con facilità e senza danno nè pericoli. Sono numerosi gli esempi di proiettili o altri corpi estranei rimasti per mesi ed anni silenziosi a~cbe in parti delicate dell'organismo, e che poi senza causa apprezzabile si sono ridestati dando luogo ad accidenti gravi e pericolosi. Perchè dunque lasciare sospesa senza ragione sul corpo del ferito que~ta specie di spada di Damocle ? In conclusione sembranmi giuste ancora oggi le parole del Legouest, « che vi ha tanta imprudenza a voler estrarre 11 sempre e ad ogni costo i corpi stranieri, quanta ve ne ha >: a rolerli abbandonare di proposito deliberalo senza ten· ' tarne l'asportazione. »

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** )la più che il tempo ed il luogo per l'esplorazione direua delle fe rite, interessa per il nostro attullle assunto di federe se nella pratica chirurgica di guerra se ne presenta di frequente l' indicazione, e se possedia-mo mezzi sempre efficaci per praticarla con successo. Quanto alla prima parte del quesito, basteranno brevi e semplici considerazioni per dimostrare la grande importanza che ha oggi , più che in passato, l'esame interno delle ferite. L'osservazione e gli esperimenti hanno provato che i proiet!ili moderni per la grande forza viva e di penetratione onde sono animati e che conservanv anche a grandi distanze, producono: nelle parti moll i tragitti slrelli e retliliaei lunghi~simi, senza d~viare contro nessun ostacolo, anzi passando da parte a parte aponeurosi e tendini ro· busti, masse muscolari voluminose, nervi, vasi, visceri profondi; nelle ossa, estese fratture comminutive, raramen te


t'ESPLORAZIO~E DELLE FERITE

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perforazioni e queste il piit spesso accompagnate da scheggiamenti e da fenditure. Sino ad una determinata distanza che può estendersi oltre i 400-500 metri, i proiettili sviluppano l'azione esplosiva, per la quale le parti che son~ fisicamente disposte a risentirla, scoppiano lacerandosi · & spappolandosi in tutti i sensi, come se si trovassero sotto l'influenza di una mina. Intanto, ad onta di guasti profondi cosi gravi e cosi estesi, i for·i cutanei di entrata ed anche quelli diusci ta - giacchè si tratta per lo piil di canali completi sono rotondi , abbastanza regolari e stretti, cosi che bene spesso non so rpas~ano ner loro massimo di ametro il cal ibro del proietti le. Ora, per stabilire quali tessuti ed organi sono lesi e quali. lesioni si nascondono in un focolaio traumatico che si presenta sotto parvenze cosi ingannevoli e prenderne norma peril pronostico e per la cura, non è egli evidente che sarà d'uopo procedere all'esame diretto, profondo del focolaio. traumatico stesso? E poiché cogli attuali proiettili cosiffatteferite saranno le più frequenti, ne segue che con pari frequenza sarà necessario ricorrere all' esplorazione diretta. di esse. Nè gran fatto più rara che in passato, si potrà ritener& l'altra indicazione di questa esplorazione, cioè l'indicflz ionederivaote dalla presenza dei corpi estranei. Si credette dapprima da alcuni chirurghi militari, sull'e· sempio del Longmore, che col l'uso delle nuove armi da. fuoco portatili, dovesse divenire molto meno frequente la complicazione dei corpi stranieri, specialmente metallki. Numerose osservazioni ed esperienze però hanno prova t~ che se ciò può esser vero alle ordinarie di stanze di liro per il proietto intero e non deformato, non è cosi per le sue deformazioni e per i frnmmenti in cui si divide, allorchè in-

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L'ESPLORAZIONE DELLE FERITE

contra una rorte resistenza o fuori o entro l'organismo; e molto meno per altri oggetti di varia natura, che può lncontrare per via o sul corpo umano stesso, e per la grande forza d'orto rla cui è animato, spingere in grembo ai tessuti. È chiaro adunque che il bisogno dell'esame interno dell& lesioni è maggiore nella chirurgia di guerra che nella chi· rurgia comune, maggiore nella chirurgia di guerra del presente che io quella del passato. Veniamo ora all'altra parte del quesito. Quale valore hanno i mezzi esplorativi finora posseduti? L'esplorazione interna delle•ferite per colpi da fuoco non potendosi sempre fare col dito- che è l'occhio del chimrgo, diceva il Blasius- e non potendosi nè dQvendosi fare sempr& colle comuni sonde e specilli ....._che lo Stromeyer voleva eliminare dal materiale sa:1 itario di guerra - ha incitato iD tulli i tempi il genio inventivo e l'ingegno meccanico dei chirurghi · militari, i quali non contenti degl'istrumenli fornitt loro dalla meccanica, si sono rivolti anche alla chimica ed alla fisica per ottenere un mezzo di esplorazione adegual~ ai bisogni della chirurgia di guerra. E cosi noi contiamo. diversi gruppi di istrumenti ·e di congegni esploratori. Al· cuoi in contatto del corpo straniero, ne asportano delle 1110lecole , i cui caratteri fisici o chimici ne rivelano la natura. Altri sono espedienti chimici coi quali si ouiene la dissoluzione di una certa quantità del proiettile, per poi saggiarla coi reattivi propri del metallo onde il corpo stranier& si sospetta composto. Infine un terzo gruppo comprende apparecchi elettrici, elettro magnetici, microtclefonici, ecc., i quali sono messi in azione per il loro contatto col proiettile; l'esploratore acustico del Coignet; l'endoscopio del Fenger; gli 'apparecchi diottrici organoscopici del Leiter. Non è rruì il luogo di fare un esame critico particolareggia l~


I.'ESI'LOIIAZlONE DELLE FERITE

di tutti questi vari gruppi di istrumenti e di apparecchi esplonllori. Già un giudizio sommario poco favorevole deriva dalla stessa loro varietà e moltepli ci tà, la quale è per se stessa indizio dell'imperfezione ed insuOicienza di ciascuno. Noterò poi che molti, specie gl' istrumenti del primo groppo, hanno perduto gran parte del loro valore, dopo l'adozione dei nuovi proiellili rivestiti di un involucro assai piu duro del piombo, e di forma allungata . Altri, come gli espedienti .fondati sulle reazioni chimiche, sono estremamente fallaci, pcrchè soggetti a tante cause che ne possono impedire o pervertire il funzionamento e qu~ndi inurmarne il responso. Altri infine !;Ono troppo complicati e di troppo difficile e delicato maneggio, per poter essere trasportati e per· poter funzionare convenientemente negli stabili menti saniLari mobilissimi di campagna. Tulli infine presentano il grave inconveniente di poter portare l'infezione di contano nella ferita , ove non si usino le piiL rigorose r.autele antisettiche. S'intende da ciò come la scoperta del Ronlgen sia stata accolta con speciale favore dai medici militari di tutti i paesi. Vediamo quali vant:~ g gi possiamo riprometterci dalla $Ua applicazione alla diagnosi delle ferite di guerra .

• * .. Dopo le tante prodigiose applicazioni dell'elettricità in tutti i rami delle scienze mediche, dopo quelle della fotografia alla fisi ologia, alla neuro·palologia , alla àiagnostica, alla microbiologia, il RooLgen associando la · fotografia all'el ettricitit, apriva un orizzonte nuovo nel campo della medicina e della ch irurgia prati ca . Ormai nessuno ignora in che consiste la scoperta tlel ce· Jebre fis ico di Wiirzl•urg. Mi limiterò pertanto a pochi ricordi intorno alle ongrnr ed alle basi di essa.


) L'ESPLORAZIONE DELLE PKRlTE

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È nola l'ipotesi dei fisici per spiPgare i fenomeni lnminosi: (ID Uuido sottilissimo ed elasticissimo, l'etere, riempie gli -spazi interplanetari e quelli intermolecolari dei corpi. La luce è cau.sa ta da un movimento vibratorio dell'etere, propagaotesi dal corpo luminoso a quello che ne riceve i raggi. Perchè poi i ra~gi luminosi sieno sensibili nl nostro organo visivo è necessario che la lunghezza ed il numero delle onde siano confinati entro certi limiti: 4.97 a 728 bilioni al minuto silcondo. Al di là e al di qnà di que~ti limiti, la nostra retina non re5ta impressionata: possono bensì rimanere impressio«~at~ di verse sostanze; ciò che costituisce la prova che esistono altri ra:rgi, oltre quelli visibili. L'esistenza infalli di raggi invisibili è nota da molto ,tempo. Se si sc.ompone la luce bianca del sole nei colori <lell' iride, l'occh:o umano non vede nè oltre il rosso nè <Oltre il violello, appunto perchè esso non è in grado di ·percepire nè le ondate tropp.o lente che corri spondono al fosso nè quelle troppo rapide che conispondono al violetto. Ma oltre il rosso vi sono raggi che si disti nguono special mente per la loro azione calor·ifica; oltre il violetto raggi che si distinguono per la loro azione chimica, e quindi possono impressionare una lastra fotogmfica e co~i rivelarsi. Sono questi raggi ult1·a·violetti che hanno ftwmata in partieolar modo l'attenzione dei fisici e che sono stati il punto di partenza di molte importanti ricerche. l fenomeni luminosi prodotti dalle scariche elettriche sono '1la\oralmente soggetti alle stesse leggi della luce ordinaria. Rpperciò, se le vibrazioni eccitale da sifl'atte scariche rag«i~tngono e rispeltivnmente non sorpassano i limiti entro tui il no::.lro ·occhio può percepirle, esse saranno visibili; in condizioni diverse si potranno pure avere raggi invisibili, ~ capaci d'impressionare una lastr·a sensibile al gelatinobro 15


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t'KS PLORAZIO~E UELLK FERITE '

muro di argento od uno schermo fluorescente preparato col cianuro di platino e di bar io o con altra sostanza. Ecco la base della scoperta del Rontgen. Ma in qual modo eglt vi pervenne ? Per veder ciò è necessario richiamare alla mente i fenomeni lum inosi che si svolgono per l'azione delle scarich& eleLLric!J e nei gas rarefatti. Le prime ricerche sui fenomeni che accompagnano il passaggio dell 'elettricità auraverso un gds sollo debole pressione rimontano al 1838 e furono falle dal Faraday. Dipoi se ne occuparono di versi fisici adoperando sia le scariche delle macchine statiche, sia le correnti di forli batterie da pile, sia soprattutto quelle d' induzione. Se un tubo di vetro chi uso alle sue estremitit e munito di due fili metallici saldati alle pareti , si fa comunicare con una macchina pneumatica, e gli estremi dei fili - elettrodi si collegano con un rocchetto di Ruhm koriT, mettendo pùi simultaneamente in azione la macchina pneumatica ed il rocchello, si osservan o diversi fenomeni lum inosi, a secondi\ dell a maggiore o minore rarefazione dell'ari a. Finchè la pressione nell ' interno nel tubo è ancora eguale o di poco inferiore alla pressione atmosferica, la scarica elettrica si presenta sotto la forma di una scintilla bianca brillanti ssima, che scorre dall'uno all'altro elettrodo solca ndo l'aria interposta; ma a misur~ che la pressione scem a ~ la scintilla diventa srumata, acquista un color violaceo. s~ allarga gradatamente e finisce col riempire tutto il tu bo. Allorché la pressione si è abbassala al di sotto di quella di 2 mm. di mercurio, cam bia l'aspetto della scuica : dall'elellrodo positivo - anodo - parte un fiocco luminoso. rosso, che si protende entro il tubo , mentre l'el ettrodo comunicante col polo negativo - catodo - apparisce cir-


l. •ESPLOR:\ZIO~B DELLE FERI TE

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condato da .un aureola cPlor lavanda, separata per mezzodi una zona oscura dal fiocco rosso. Progredendo aneora la rarefazione, la lur.e nell'interno del tubo si divi de iO> tanti piccoli strati osci llanti: si ha la stratifica;;ione della scarica. Quando infine la pressione scende a tal segno da non rappresentare che qualche decimilionesimo d'atmosfera , si osserva un fatto nuovo : uno spazio oscuro intorno ad un polo - il polo negativo - e la fluorescenza nella parte opposta del vetro, dalla qual13 s'irradia una luce di un bd colore verde-pomo. Onesti fen omeni non si producono punto nel vuolo assoluto e scompaiono anche quando la rarefazione deli 'aria è di troppo spinta. Delle diverse forme di scarica elettrica nell'aria rare· fatta, quella che a noi più importa è l'ultima, corrispondente alla maggiore rarefazione. Di e5sa si occuparono in particolar modo Hittorf e Crookes, e perciò i tubi in cui la si ottiene portano il nome degli anzidetti sperimentatori. l labi invece a rarefazione mediocre, ne i quali si sviluppano le altre gradazioni di luce accennate testè sono, come è noto, i t o bi del (;eissler. La particolarità più importante che si osseJ'VJ in seguito alle scariche elettriche in un tnbo di Crookes, è la fh~o?·c­ scen.:a d.el vnro, la qnale è molto più intensa nel punto opposto al polo negatillo, .quale che sia la posizione in c~ti trooasi il polo positit·o. Per spiegare ciò il Crookes ammise nel mezzo fisico costituito dalle molecole del gas rimaste nel tubo, un nuovo stato della· materia, lo stato raggiante, diverso dallo stato gassoso ordinario. le molec.ole dei gas a pressione ordinaria ed anco a pre~sione mediocre, sono in numero così grande, che non possono percorrere il recipiente da una


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L•.KSPLORAUONE DELLE FERITE

parte all'altra senza urtarsi pitl e più volte. L~ loro collisione ne modifica ad ogni istante la direzione e mantiene l'eguaglianza di pressione in tt1tta la massa gassosa. Per contrario nel tubo di Crookes il libero movimento delle molecole sarebbe il fatto ordinario: le molecole, secondo . Crookes, si muovono da una parte all'altra, senza che il numero degli urli fra loro sia suOìcien te a determinare la eguaglianza di pressione. Epperò la scarica ..eleurica partente dal catodo verso l'anodo produce un orientamento delle molecole in 1m senso nvrrnale al catodo: in altri termini, le molecole descrivono delle traiettorie rettilinee ve1·so il lato opposto al polo negativo; ed il polo negativo diventa come il punto di partenza di una serie numerosa di proiettili animati di una velocità prodigiosa. Tali proiettili colpendo la parete di vetro opp'osta al catodo, vi estinguono bruscamente la loro forza viva e vi eccitano la fluorescenza. E cosi la luminosità del vetro non sarebbe in sostanza che una trasformazione del moto delle molecole del gas, in mo;imento vibratorio delle molecole del vetro. Ai raggi che emanano dal polo negativo n€-lle suindicate condizioni, il Crookes diede il nome di raggi catodici. Egli dimostrò che questi raggi possono spiegare azioni calorifiche e mP.ccaniche; sono deviati dalla calamita , ed eccitano la fluorescenza e la fosfore~cenza in tutte quelle sostanze che sono alte a manifestarle. ~la nell o spazio di 1!l anni dalla pubblicazione degli studi di Crl)okes (<!), nè egli nè altri erano riesci ti ad ottenere la trasmissione dei raggi catodici al di fuori della materia radiante entro la quale hanno origine. Eu il LeoOn lhe mununalion o( lines o( molecular pre.ssM·e, ana lh e Trajutory o( Molecule.s. (Proceedings o( the Ro.qal Society, 1. XXVIII (l) W. CROOKES. -

IJ. i03 - 30 novembre t 878),


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oard che nel 1kH3 (·l ) esperimentando, giusta il consiglio del suo maestro Hertz, con un tubo di Crookes chiuso alla bocca med iante una sottilissima lamin1\ di alluminio, vide per il primo che i raggi cntodici si propagavano nell'a ria attraverso la lamina. In tal modo si resero palesi altre proprietà di questi raggi. Si notò che la loro pt·opagazione nell'aria a pressione normale si elTettu a stentatamente, avviene invece con facil ità nell'aria rarefatta e nel vuoto; che anche nell'aria e nel vuoto sono influenzati da un campo magnetico; che non sono sensibili all'occhio, ma impressionano, anche fuori del tubo, le sostanze capaci di diventare iluoresceoti e fosforescenti , nonchè le lastre fo tografiche; che infine i corpi piu trasparenti per i raggi lumi nosi sono opachi per i raggi· catodi ci, e che per contrario i metalli, purchè presi in condizioni opportune di spessore, sono trasparenti. Ora fu appunto nel fare ulteriori ricerche intorno ai raggi catodici che il Rootgen venne a scoprire le nuove radiazioni. t noto il suo esperimento: in una camera oscura avviluppò di un cartone nero un lnbo di Hillorf, nel quale si producevano, per mezzo di un grande rocchetto d'induzione, i raggi catodici; ~!lise poscia davanti al tubo un foglio di carta coperta di plalino·cianuro di bario: vide così che questo schermo diventava fluorescente e che la fluorescenza persisteva anco alla distanza di due metri. Ne concluse che dal tubo si sprigionava un agente aliano nuovo, capace di traversare le pareti del tubo e l'involucro di cartone, e di ecci tare l~ ilu01·esrenza anche a considerevole distanza nel eia-

( l ) CJel>er Kalhodenatralt!en •Jon almotplt<irisch.tn Druck und ìm ùtmersten l'acuum. ( Annales di Wiedemann, t. LI , pag. itli, t894).

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nuro di platino e di bario. SifTatto agente non potevasi confondere nè coi raggi visibili nè con quelli ttltra-violetti per i quali il cartone è del tutto opaco, e neppure coi raggi -eatodici, che non traversano strati di vetro dello spessore dei tubi di Crookes e non si propagano nell'aria a distanza maggiore di pochi centimetri. Di qui il nome di raggi X dato dallo scopritore alle nuove radiazioni, e cambiato ben · tosto, ad onore di lui, in quello di raggi lHintgen. Il Rontgen trovò che i suoi raggi eccitavano la fluorescenza, oltrechè nel platino-cianuro di bario, in diverse altre sostanze, come il solfuro di calcio, il vetro di uranio, lo spalo d'Islanda, e che erano pure capaci d'impressionare le •lastre fotografiche. Ma il fatto piu importante rivelato dalle esperienze colle nuove radiazioni è che un gran numero di cor·pi affatto opachi per i raggi luminosi, sono per esse tra-sparenti, e viceversa. Lo stesso fiontgen vide che un libro di mille pagioe posto fra il tubo di Hittorf ed uno schermo fluorescente ovvero una lastra fotogralica, si lasciava tra'Versare perfett.amente dai raggi X, cosi pure due mazzi di -carte da giuoco sovrapposti l'uno all'altro ed un'asse di abete dello spessore di tre centimetri. l metalli, eccetto .J'alluminio e lo stagno in sottilissimi strati , sono piu o meno -opachi; tali sono pure le loro soluzioni. Il vetro è quasi trasparente se non contiene piombo; lo è ilSsai meno se ne contiene. I legni sono tuiLi più o meno trasparenti , primo l'abete, ultima la quercia. I tessuti di lana, di seta , di lino, di canape, di cotone, anche in strati di parecch i centimetri e qualunque sia il loro colore, si lasciano perfellamente tra<ver.;are dai rnggi Rontgen. Infine anche l'acqua è trasparente. Di regola, l'opacità dei corpi è relativa alloro spessore ed .alta loro densità: lamine di rame, d'argento , d'oro. di pia-


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tino della grossezza di 3-4 millimetri sono opache; ridoue sollilissime diventano trasparenti. Quanto ai tessuti del corpo umano , in generale le parti molli sono piu o meno trasparenti, opache le ossa. F. Battelli ha fatta una scala dei va1·i tesstll ti e liqui:l i dell'organismo rispetto alla loro maggiore o minore penetrabilita per i raggi X. Egli ha trovato che il polmone è il più trasparente, poi vengono il tessuto adiposo, il midollo delle ossa, la sclerotiea, la cornea, ecc. Le più opache sono le ossa compatte, seguono dappresso le altre ossa, la milza, il fegato, le cartilagini ialine. Fra i liquidi il sangue e la bile sono i più trasparenti. Dal suo s;udio sperimentale il Ballelli conclude cb e i tessuti possono essere graduati per la loro trasparenza. in ordine inverso a quello della densiLa, sebbene non siavi una proporzione esatta fra le due gradazioni. Vi hanno tre eccezuoni notevoli: pelle, tendini , sangue, che sono più trasparenti di altri tessuti rispettivamente meno densi. La lra~ pare nza di un dato tessuto diminuisce coll'aumento dello spessore, ma la diminuzione della trasparenza è meno rapida dell'aumento dello spessore. Inlìne ha osservato F. Bauelli che nei liqnidi la quantità della sostanza in soluzione sembra non abbia un' innuenza apprezzabile se la densità resta invariata. Gli or~::lni morti, i pezzi anatom:ici anche non melalli:zati <:.on soluzioni conservatrici, sono più difficilmente traversati dai raggi X che i tessuti vivi. Le ossa disseccate sono meno opache delle ossa fresche: quelle decalcificate sono quasi assolutamente trasparenti. Sonvi poi molte differènze individuali: la mano di una donna ~ra:>sa si può più rapidamente radiografare della mano rnusc~losn c1i no operaio; un gi nocchio aiTetto da un tumor btanco o con inspessimenti lìbrosi periarticolari , richiede una"rosa pm ·· 1unga di ttn ginocchio sano.


L'ES PLOUZ!ONE DELLE FERITE

l raggi di Ron1gen si propagano in linea retta come i raggt

catodici. Però , a quanto risulta dalle ricerche falle lìno ad on~ anche in Italia dai professori A. Ballelli e Garbasso, non subiscono ri{ra:;ione e nemmeno riflessione regolare, ma soltanto diffusione. Un magnete anche forte non vi esercita alcuna influenza apprezzabile. Infine il Rontgen ha dimostrato. che l'intensità delle azioni luminose sugli schermi fluorescenti è in ragione inversa del quadrato delle distanze. Circa la oatu1·a delle nuove radiazioni, le opinioni dei fisicisono ancora molto discrepanti, Rontgen disse che son do.vute a vibrazioni longitudinali dell'etere. Altri opinano che siano vibrazioni trasversali al pari di quelle dei raggi luminosi; soltanto sarebbero assai più corte e più numerose. e quindi paragonati i nuovi raggi a quelli dello spettro solare,. sarebbero da considerarsi come raggi ultra-ultra liioklti. lioldstein vorrebbe considerarli come una seconda specie di raggi catodi~i . Infine il Battelli, il Garbasso, il Salvioni ed altri propendono a credere che consistano in una proiezionedi sosLanza esilissima, emanante dalle pareti del tubo e capace di attraversare gli spazi inLermolecolari dei corpi, ali~ stesso modo che una scarica di pallini tra\'erserebbe una fitta rete. Su questo punto, del resto per noi poco importante, conviene aspellare maggior luce da ulteriori studi.

Dalle cose dette emerge che le esperienze -- e quindi JeJpplicazioni della scoperta del Rontgen - possonsi effettuare o con gli schermi fluorescenti o con lastre fotografi che. Cogli scherm1 lluorescenti si può procedere in due ma· niere: o come fece il Ront~en, chiudenrlo il tubo in un in-

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volucro di carta nera e portando poi davanti ad esso lo schermo fluorescente, oppure adattando le schermo ad un rutremo ùi nn tubo di cartone annerito internamente, ed esponendo poi questo estremo alle radiazioni del tubo di Crookes, mentre si fissano gli occhi di contro all'altro estremo del tubo di cartone. lo ambidoe i casi beo s'intende cbe se s'interpongono fra lo schermo e la sorgente dei raggi - tubo di Crookes dei corpi opachi, si disegneranno le ombre di questi sulla faccia flu orescente dello schermo. La fissazione dello schermo fluorescente in un tubo di car·tone fu ideata dal prof. Salvioni, il quale vi aggiunse una lente all'estremità oculare per render meglio appariscenti le ombre che si disegnano sull'altra estremità , sullo schermo sensibile. All'apparecchio cosi costruito il Salvioni, com'è noto, diede il nome di cri· ploscopio. ~oo occorre notare che con questo metodo le ricerche sono molto facili e l'effeuo è immediato; ciò che costituisce un grande vantaggio, massime per la chirurgia militare. È bensì vero che le ombre non sono sempre abbastanza nitide e precise; ma ciò non ostante l'uso della cripto-fltwroscopia va ogni giorno piu estendendosi nella pratica medico-chirurgica, specie per l'esplorazione degli organi in movimento: cuore, polmoni , visceri addominali. Il processo fotografico è più lungo e laborioso, ma dà in massima l'isullati più soddisfacenti e lascia le prove stabilt de\\e ricerche 'eseguite. Coll'azione prolungata dei ral!gi su\la lastra impressionauile, si possono ottentlre ombre a cot\\()rni molto netti, che permettonl) di distinguere bene non solo oggeui di differente opacità, ma anche quelli di o~aciLa eguale, sol che vari · di poco la loro spessezza. Così S\ sono potute instituire ricerche con successo sulle parti


L'ESPLORAZIONE DELI.& FKRITE

piu profondi: del corpo umano, sul contenuto della cavità cranica e del canale vertebrale. Disgraziatamente non si tratta di vera e propria fotografia - in cui la luce rinessa dell'oggetto dà l'immagi ne di questo io tutti i suoi particolari, sulla lastra preparata-; è per ora soltanto una radiografia dell'ombra proiettata dall 'o~getto opaco sulla lastra : è una scotografia o schiagrafia piuttosto che fotografia. Epperò sovente nelle applicazioni med ico-chirurgiche è ne· ·cessario prendere l'immagine più volte, in diverse pose e da più lati , ovvero l"icorrere alle radiografie slereoscopiche, -c'ome hanno fallo Imbert e Bertin-Sans ed altri, per ri~onoscere la vera e precisa ubicazione dell'oggetto. In oltre si ottiene un'immagine, o meglio un'ombra, ingrandita e tanto più, quanto più l'oggetto è vicino alla sorgente dei 1'a~gi, mentre al contrario sarà tanto più netta, quanto più l'oggetto è lontano dal tubo. l' fisici studiano attivamente per eliminare gl'inconvenienti f'elativi all'accennala imperfezione del processo fotografico coi rnggi di Ri:intgen . E della soluzione del problema si ~vvantaggera nno senza dubbio io particola•· modo le applicazioni alla medicina ed alla chirurgia. Per· le quali sarebbe per es .• un assai .ullile progresso, se si potessero ridurre a. piacimento le dimensioni delle imagin i, cosi da avere riprodolli per i otero sulla lastra sensi bi le oggeLLi più grandi ~h essa, éOffie si fa éolla fotografia ordinaria ; i l che per altro non pare realizznbile, fi nchè non sarit prov:1 ta la rifra::ione delle nuove radiazioni . La tecnica del processo cogli schermi fl uorescenti è semplicissima ; ma non riesce per se stessa dirtìcile nemmeno quella colle lastre fotografiche. La lastra di dimensioni corrispondenti a quelle dell'oggetto da radiografare vien chiusa io una sca tola di cartone, oppure è involta in più fogli di


L'ESPLORAZIONE DELLE FERITE cal'la nera ; indi disposta

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in guisa che la faccia sensibile guardi la sorgente dei raggi; la si ada~ia orizzontalmente sopra un tavolo od altro piano resistente e vi si sovrappone l'oggello. Infine, ad una distanza variabile dai 20 ai 4.0 cm., secondo l'intensita della corrente indotta impie_gata, si porta al di sopra dell'oggetlo un tnbo a vuoto sostenuto da un morsett.o scorrevole sopra un'asta metallica o di legno. Preparate le C()se in tal guisa, si mette in azione il tubo, e dopo un·e~po­ sizione di varia durala- da pochi minuti a mezz' ora e più -si toglie la lastra e si passa allo sviluppo ed a tutto il resto • del procedimento fotografico secoodlo le regole ordinarie. Quanto ai tubi, dapprima si adoperavano esclusivamente quelli del Crookes, costituiti, com'è nolo, da un'ampolla di vetro contenente aria rarefatta e cogli elellrodi rappresentati da due dischelli di alluminio, di cui il più grande corrisponde al catodo: i più in uso sono pirifonni o sferici. Di PQi ne sono stati costruiti altri di maggiore etncacia e fra qu&sti vanno. notati i così detti tubi foct~s , introdotti la prima voha da S. Thompson. In questi tubi si è cercato di raccogliere e concentrare i raggi in uno spazio assai ristretto, per gettal'li in grande qua:ntità sulla pellicola sensibi le ·e così ouenere radiograne più pronte e più nitide. Perciò il catodo di alluminio si è fauo a forma di specchietto concavo ed il tubo si è costruito in modo cbe il centro della sfera di cui il catodo è un segmento, corrisponda ad una piccola lamina di plaLino - anticatodo - situata con una inclinazione di 4,5•, verso .la pan>te opposta del tubo, presso l'anodo, col quale in taluui tubi è in comunicazione. In tal guisa i raggi catodici partenti dallo sper,cbietto d'alluminio vengono a colpire la lamina di platino che trovasi nel fuoco dello specchietto stesso; ivi in nno spazio ristretto provocano lo svolgimento di raggi X, i quali


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poi per l'inclinazione dell'anticatodo sono proiellati in massima parte verso la parete inferiore del tubo. Anche di tubi focns ve n'ha di diversa foggia: in Francia sono tenuti in molto pregio i tubi di Chabaud, e specialmente quelli di Colardeau, il quale ha reso assai sottile la parte del tubo verso cui i raggi sono direlli, per ottenere un rendimento maggiore. Oudin e Barthelemy affermano che i tubi Colardeau si distinguono per la finezza dei contorni e dei particolari dell 'ombra, e perciò sono molto convenienti per le indagini sulle parti periferiche del corpo, mentre i focus di 'Thompson sono i piu adatti per l'esplorazione delle parti pro· fonde. Però il maneggio di cosiffalli tubi richiede non poche can· tele. Essi sono facilmente danneggiati e resi inservibili non solo da una corrente un po troppo imensa, ma anche dalla semplice inversione della corrente, come può avvenire se per inavvertenza si s~ambiano gl i elettrodi applicando il positivo al disco di alluminio ed il negativo all'anello c he~ in comu · nicazione colla laminella di platino. Oltre a ciò, ai tubi {oCILS di mol La potenza quando sono in funzione , non deve~i mai avvicinare alcun'oggetto capace di provocare nna scarica, poichè questa fra gli altri inconvenienti, potrebbe dar luogo alla rotlura del tubo. È poi utile sospendere ogni tanto, per qualche secondo, il funzio namento del tubo, per evitare che la laminetta di platino, nonchè il disco e l'anello di alluminio abbiano a riscaldarsi sino al color rosso. Il tubo può es3ere eccitato in diversi modi. Il rocchetto dt Huhm koriT, molto noto e di maneggio relativamente facile, viene g~n eralmente preferito. Per avere buone radiografie, anche delle parti profonde del corpo, e con una posa relativamente breve, è necessario un rocchetto clte nnimatn da 6-8 elementi Bunsen e munito di un buon interruttore


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L'ESPLORAZIONE IIRLLE F.KRITE

a mercurio, dia una scintilla della lunghezza almeno di 20-25 ce nti metri (1}. È stalo pure ad!lperato il rocchetto di Tesla specie dal Battelli e dal Garbasso a Pisa, col vantaggio di aver potuto ottenere buone radiografie con un'esposizione di bre· vissima durata, e di avere altresì potuto far senza del tubo di Crookes, usando invece una semplice lampadina elettrica. Tesla stesso è riuscito col suo apparecchio ad ottenere dolle ombre beo distinte sopra lastre fotografiche situate a ~ 2 metri di distanza dall'apparecchio. fin'avvert~nza da non dimenticarsi mai nelle espe1·ienze, per non danneggiare ne il tubo nè il rocchello, è di misurare l'intensità della corrente con un amperometro, o per lo meno eonoscendo la forza del rocchetto che si adopera, misurare volLa per volta collo spinLeromet1·o la lunghezza della scintilla. La dnr~tta della posa dipende principalmente dal grado di trasparenza dell'oggello da radiografare, dal suo spessore e dall'intensità delle radiazioni. Secondo il Bardet, il tempo dell'esposizione aumenta ad un dipresso in ragione del quadrato dello spessore dell'og· gallo, date le allre condizioni eguali. In realtà può variare per tante cause, cbe solo empiricamente si può determinare e sempre in modo approssimativo. Con i tubi focus di grande potenza che ora si costruiscono, possono bastare, in massima, 15-20 minuti di posa

Ili Il rocchettA> ùi Ruhmkor!T di cui è provvista la scuola eccitato r.on sei elementi Bunsen, i eul zinchi misurano H5 mm. di diametro por ! t O mm. di .tltena, può dare scintille di 260 mm., e con otto elementi, scintille di 300m m. Aqne$10 rocchetto è annesso un Interruttore a mercurio, consistente in un Piccolo motoro - tipo dinamo - messo in azione da t-re elementi simili a <\ueUi che animano H rocchetto. Med ianto un piccolo (reno si rendono Più o meno numerose le interruzioni, te quali sono sempre regolari e poosonn essere se si vuole, molto rapide,


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anche per le parti più spesse, e si ottiene oltre una grand& nettezza di contorni delle ossa, pure la dìlTerenzìnzione delle par·ti molli. Sonvi però talune partì, come p. es. la regione vertebrale, che richiedono sempre pose molto lunghe. A rendere più e!ficace l'azione delle radiazioni emananti anche da tubi più deboli e meno perfetti dei focus, si sono proposti e sperimentati diver·si espedienti fra cui il più raccomandabile è stato trovato finora la concentrazione dej. raggi mediante la calamita; ciocchè si può conseguire in una maniera abbastanza semplice, coll'uso di un diaframma metallico forato nel centro e col far convergere verso il foro i raggi catodici mediante un magnete di adeguata potenza. Giova sempre. prima dì situare la lastra sensibile e l'oggetto da radiografare, esplorare mediante il cdptosc.>pio il funzionamento del tubo e così determinare il campo dì maggiore intensità delle radiazioni che ne emanano. Se la superficie dell'oggetto è molto estesa, bisogna portarA il tubo ad una distanza maggiore dell'ordinaria - corrispondente alle dimensioni dell'oggetto; - altrimenti le parti più vicine venendo colpite da raggi di maggiore intensità proietteranno un'ombra più forte delle altre e si avrit una imagine non uniforme. Naturalmente poi col maggiore allontanamento dell'oggello dalla sorgente delle radiàzioni coinciderà un minor ingrandimento dell'ombra, essendo la grandezza dì questa dipendente dalla m ag~iore o minore divergenza dei ra~gi. Le osservazioni col criptoscopio devono esser fatte necessariamente al buio (1) ; la fotografia si può ese~uire in (i) Si possono pur rare buone osservazioni senza !l bisogno di una perfetta

oscurltil, se il crlpt.oseopio si adatta ai contorni orbitarl in modo da escludere la penetrazione di luce laterale. Ciò si può ottenere facilmente come nel criptoscopio che possiede la scuola, circondando l'estremità oculare di una larg:~ striscia rti pelle con orlo rivestito di pelo.

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L'ESPLORAZlONE DELLE FERITE

piena luce, ma è sempre preferibile farla pure 10 un am · biente poco o punto illuminato .

* * J1 sentimento di sorpresa ed il vivo interesse destati dali~ scoperta del Rontgen, sono di certo da attribuire in molta parte al fascino che esercita sempr·e sull'immaginazione po· polare tutto ciò che ha la parvenza dell'incomprensibile & quasi del soprannaturale. ~fa tali sentimenti sarebbero presto svaniti, se non si fossero subito concepite grandi. sp&ranzeintoroo ai vantaggi che da quella scoperta sarebbero potut~ venir·e all'umanità sofferente, e se le speranze non fossero. state in gran parte confermate dai falli. Nelle prime conferenze tenute intorno ai raggi di Rontgen, si disse che mercè. questi rag~i si sarebbe potuto guardar& nelle parti più riposte del corpo umano, studiarne i rapporti, la strullura, il funzionamento dei diversi organi; aYver·tire le loro minime alterazioni, e così trovare la ragione dei sintomi morhosi e preparare con sicura base gli· opportuni rimedi. 11 chirurgo poi aVI'ebhe potuto stabilir& con precisione non solo la specie e gravezza del male, ma anche la sede e l'estensione di esso, ponendosi così nelle> migliori condizioni per operare con successo. lo tolto ciò eravi certamente dell'esagerato. Ma bisogn~ convenire che le speranze furono in molta parte confermate dalle prove felicemente riuscite in tuiLi i rami della. medicina e sopra tullo nel campo chirurgico - delle quali prove i giornali scientifici contengono già una ricchissima collezione - e meglio potranno confermarle i risultati eh& si aspe~Lano dallo studio più profondo del fenomeno e da~ perfezionamenti della tecni,ca.


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J.'!!SPI.ORAZIONE DELLE FERITE

Il punto di partenza delle applicazioni alla pratica medico(.hirurgit:a fu segnato dallo stesso IHintgen colla radiografia delle ossa della mano; ed ora non si con tano piu i casi nei quali i raggi da lui scoperti rivelano esat.tamente la presenza e l'ubicazione di proi etti li, di pezzi di vetro o di metallo rimasti per mesi ed anni nelle parti piil riposte del corpo umano, senza che talvolta neppure il collello ch irurgico fosse rinscito a meLLerli allo scoperto. lastrowitz, Will~am son, Mosetig-~loorhof, Dalbel, Kocber, Desimone, Alvaro, Peraire e. molli altri, riportano casi di corpi stranieri diversi da loro estratti col sussidio dei raggi Rontgen, Eulenburg e Brissaud e Londe hanno potuto riconoscere colla radiografia Ja presenz.l e la posizione di proiettili nella cavità del cranio. Cattalani ha applicato le nuove radiazioni alla scoperta di corpi estranei nell f:l vie digerenti e Lewkowitsch afferma di aver trov.llO con -esse il modo non solo d i scorgere corpi stranieri assai piccoli nel globo oculare, ma pure di fissarne -esattamente l' ubicazione. La scoperta del Rontgen ha dalo i piu soddisfacenti ri-sultati come mezzo diagnostico dell(\ ma· bttie spontanee e traumatiche delle ossa e dei loro reliquati. Lannelongue e Oudi n colla radiografia di un femore ao·euo da osteomielite dimostrarono esattamente il procedere ciell 'affezione dal centro alla peri fer·ia dell'osso; Konig. Hiimmell, Di eterich raccolsero esempi di tumori ossei rivelati <lai raggi Rontgeo . llarba-Morrih_v è riescito a localizzare sperimentalmente la sede dell e fratture e Schjern iog e Kranzfelder, Milller, Lennois, Forgue ottennero imagini mol to precise di lnssazioni , fmllure, artriti deformanti , anchilosi. Gartner ha potuto seguire il processo di ossifi~azione normale e patologica; Vernier, Chau vel, Ki sslin ~, Davis hanno mostrato che si può radiografare lo scheletro del feto nell 'utero gravido, e Graetz ne ha potuto coi nuovi raggi


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r L'BSPLORAZIO~E DRLLE F&RITR

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studiare le fasi di sviluppo; Czermack e Neusser riusci rono a scoprire calcoli biliari ed urinosi, fissandone pure esattamente la sede, e Chappuis, Siegel, Morris, hanno mostrato ehe questi calcoli presentano un opacitil variabile a seconda dt>lla loro composizione chimica e segnatamente in ragione dei sali cafc ~u·ei che contengono. Sufoj ha messo in chiaro che le cartil agini danno ombre più fosche dei tessuti molli, e_che i polmoni tubercolotici sono meno trasparenti dei sani. Bouchard ha trovato che la radioscopia dà nelle malattie del torace risultati del tutto (Omparabili a quelli della percussione; egli è riescito a diagnosticare, mercè i raggi di Rontgen, gli essudati pleuritici e la tubercolosi polmonare al suo inizio. Gruomach, SchaiTer e Fraok ed altri hanncr ottenuto notevoli successi dalla fluoroscopin applicata alla diagnosi delle malattie interne; hanno potuto distinguere i contorni della laringe, e dell'esofago, quell i della colonna vertebrale, delle coste, del cuore, del polmone! del di aframma, del fegato, dello stomaco; hanno osservato i movimenti del cuore, le placche dell'arlerioscl ero:Si, i focolai di calcificazione nei polmoni , ecc. Haschek,

Remy e Conlremoulins, Dcstot e Bèrard hanno applicato le nuove radiazioni alle ricerche anatomiche, e Dullo ha effigiato mirabilmente il sistema vascolare mediante l'iniezione di poltiglia tenue di solrato di calcio. Nel campo della neuropatologia Ottolenghi e Bosc banno cercalo di dar ragione di taluni fenomeni finora inesplicati e specialmente degli stati lucidi di ce1·te isteriche e degl'ipnotizzati , menendo innan:~.i l' ipotesi che la retina poco o punto impressionabile dai raggi R.ontgen nelle condizioni normali , possa divenire sensibile nelle accennate condizioni patologiche. Infine anco nel campo della terapia si sono fatti tentativi non meno degni di nota. Conosciuto per le ricerche di Du16


t.'ESPLORAZIOl'iE DELLE FERITE

claux e Arloing il potere antisettico della luce ordinaria, $t concepì la speranza che anche i raggi X potessero avere una azione microbicida , o che almeno potessero allenuare la virulenza dei batteri patogeni. Sarebbe di certo il pregio più grande della scoperta di Rontgen quello di annientare un focolaio di microrganismi in grembo ai tessuti stessi e con un mezzo aiTaLLo innocuo. Munk, Bennet ed altri, hanno coi loro esperimenti avvalorate si tJatte speranze. Ma disgraziatamenteil Sormani nel suo laboratorio di Pavia ha avuto risultati cult1trali e d'inoculazione sempre negativi ; cosi pur& ~Jemmo, Buton, Renzi, Courmont e Doyon. Nondimeno tortet e Genoud inoculando della materia tubercolare nelle cavie e poi trattando alcuni di questi animali, in ripetu te sedute, co i raggi Rontgen, hanno osservato un rallentamento, quasi un arresto, del processo acuto della tubercol osi; anche l'Alvaro a Napoli pare abbia ottenuto buoni ri sultati su due infermi tubercoloti ci. l>espeignes poi dice di avere osservai(} un notevole miglioramento ed una diminuzione di volume perfino in un carcinoma dello stomaco, sottoponendo il paziente due volte al giorno all'azione delle nuove radiazioni sulla regione epigastrica. Tutto ciò vuoi dire che lesperanze non :;ono ancora fallite su qu~sto punto dì così grande importanza ( l) . 11 timore che i raggi X potessero cagtonare dìstarbi e

(l) Pare che Edìson nbhla snerime.n tato non senza successo l'azione de • raggi Riin tgen sui ciechi. So sì pensa che hl ritrangi/iilìla di que.~ti raggi non è pernnco d1mostrata; che talune parti dell'occhio, specie il cristallino e In cornea si lasciano poco tra versare da essi; che la ret ina non ne è impressionata; In una parola che l'occhio umano non li vede anche quando è sano, si stenta a comprendere come possano riòonaro la funzione visiva ad un occhio malato, sia pure la perdita di tal" runzio>no dipendente solo da opacità dei mezzi diottrici. Ed invero gli esperimenti ratti di recente all'istituto dei ciechi di Milano dal De Magri e


L'ES PLORAZI ONE DELLE l-'ERI T&

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più o meno rilevanti alterazioni nelle parli che attraversano, finora non ha avuto una chiara e salda conferma. Si vede intanto daìla rapida rassegna che ho falla, quanto progresso si è consegnito nel breve giro di undici mesi ; e questo progresso è per sè ~tesso l'arra pil1 sicura di maggiori successi. La chirurgia militare non è rimastn indietro nel movimento. 1\ti limiterò a far menzione dell'importante studio sperimentale dello Schjerning, e del Kranzfelder, promosso e pubbl icato dall'ufficio sanitario del Ministero della guerra prussiano. Gli egregi autori - col concorso, per la parte

fotografica e fisica, dei dotlori Kurlbaum e Wien - oltre n numerose ricerche di corpi stranier·i situati a varia profondità fra i tessuti, all'esplorazione di ossa e di articolazioni spontaneamente o traumaticamente alterate, all'esame della diversa trasparenza delle parti in rapporto col loro spessore, fecero interessanti investigazioni ci rca la penetrabilità per i r11ggi X delle sostanze e delle stolTe più oggi in u:;o nel tra uamento e medicatura delle ferite, constatando che gli 9r:dìoari mezzi di medicatnra e di fasciatura, tranne naturalmente le fasce gessate, sono trasparenti. Ln Italia dobbiamo in particolar modo ricordare una pregevole rivista del tenente colonnello medico Ferrero di Cavallerleone e le interessanti prove cliniche e sperimentali del tenente colonn ello medico Alvaro, il quale ha avuto il merito di appl icare, pel primo, la scoperta del Rontgen alla

dal .\lurani son o s tati ùel tutlo negativi. Sarebbe in ogni modo prematura

qoàlswi conelusione, poichè s'ignorano le condizioni specinli di esperimento i<leate dali'Ed ison, e fra le altre ipole.~i non può essere esclusa quella che i n~:ggi X valgano a m odificare l'opacilà l.lei mezzi diottrici tin guisa che questi riae<Jui.stino una tras p a renza su ruciente per il passag~io d egli ordinari raggi luminosi.


L' ESPLORAZIO!NE DEtLE FERITE 2H ricerca dei proiettili nelle ferite di guerra e l'ha fatto con brillanti risultati su diversi nostri feriti in Africa .

** Dopo quanto ho esposto non bo d'uopo di fermarmi lungamente per porre in rilievo i grandi servigi che le nuove radiazioni possono rendere alla chirurgia di guerra. Se si considera che la precipua con troindicazione dell'esplorazione dirella delle ferite è derivata sempre, sin dai tempi preantisettici, dal noeumento che l'uso di strumenti e le manovre esplorative potevano recare al ferito; se si pensa eh~ questa controindicazione ba acquistato maggior valore quando si son potuti ben conoscere ed apprezzare i pericoli dell'infezione di contatto , che le mani e gl'istrumen ~i possono portare nel focolaio traumatico, si potrà subito misurare quanto sia grande il progresso che segna ·nella pratica chirurgicà di guerra la scoperta dell' illustre of·ìsico di Wiirzburg. li chirurgo non avrà più bisogno di toccare in alcun modo la ferita; non anà biso!{no neppure di rimuoveré la medicatura per mettere allo scoperto la soluzione di continuità cutanea. Tenendo conto delle lesioni che i proiettili moderni son capaci di produrre, è veramente inestimabile il vantaggio di poter esplorare il fo colaio traumatico con un mezzo tanto innocuo. Non meno pregevoli sono i raggi Rontgen per la loro ~ffi cacia , ~r la sicurezza del risultato. I nfalli no ID vi ha mezzo di esplorazione che riveli con eguale precisione non solo la pre1;enza, ma la forma , il volume, la sede di un corpo estraneo; e ciò anche nelle parti piu profonde e meno accessi.bili dell'organismo, in grembo a tessuti ed organi esLremamente delicati. Nè questo vale soltanlo per i corpi


L ESPLORAZIONE DELLE FRRITR

stranieri; poichè noi possiamo ottenere imagini nitide, molto dimostrative delle fratture e delle fenditure delle ossa, della forma, dimensione e P•Jsizione delle schegge, delle deformità e degli sposlamenti dei capi articolari; possiamo seguire la formazione del callo osseo nei vari periodi del suo decorso; possiamo avere immagini esalle delle alterazioni articolari ed ossee consecutive ai traumi: pseudartrosi, anchilosi , iperostosi, inspessimenti della sostanza ossea, rarefazioni, corrosioni, sequestri necrotici, ecc. ~on occorre far notare il vantaggio che da simili inda= gini può trarre la terapia dei traumi di guerra. Quanti ioterYenti inopportuni non derivano da erronei giudizi intorno alle vere condizioni della lesione? E d'altra parte, quante dannose astensioni non sono parimente occasionate dalle incertezze dia gno~tiche ? Ebbene: i raggi X potranno bene impedire molti interventi inconsulti e molle astension i nocive. Anche nei casi non infrequenti. in cui l'immagina· zione eccitnt(& del paziente gl i fa credere alla presenza del proiettile nella sua ferila e lo induce a domandarne con insistenza l'estrazione, l'esame della parte con un mezr.o decisivo, quanto innocuo, mentre addita al chirurgo in modo sicuro /a via da seguire, esercita sul ferito un e!Tello morale che non è senza influenza sul decorso e l'esito della lesione. Tnfìne non dobbiamo tacere il vantaggio che può trarre dal nnovo metodo d'indagine la medicina legale militare; dappoichè esso mette il perito in grado di apprezzare obbieltivamente certi disturbi subbiettivi allegati dall'interessato, e di conoscere con esattezza la natura e la gravilà dei reliquati di. molte lesioni , senza otrendere il principio del nil nocere, che in simili C<Jsi deve avere la sua piit ampia e rigorosa applicazione. Si è detto c he /a scoperta del Hontgen applicala nIla chi-


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rurgta di guerra non dovrà iufrrmare l'importanza del pre· cello di astenersi, nei luoghi di cura di prima linea, da ogni maneggio per la ri cerca e l'eseresi dei corpi estranei, senza un assoluto bisogno. Ciò è giusto io massima. Ma è innegabile, d'allra parte, che quando si poll·a diagnosticare con sicurezza e senza dLslurbo per il ferito, la permanenza e la sede di un proiettile, ne sarà aLtresì più facile e meno pericolosa l'estrazione, e così verranno meno molte di quelle ragioni che prima la sconsi~liavano in primo tempo. Dopo tutto, anco non procedendosi all'esportazione immediata, sarà sempre un dato importante nella storia cl inica della lesione, quello della ricerca gia falla, inquantochè, se io un tempo più o meno lontano si manifesteranno disturbi d'intolleranza, il chirurgo avra in suo potere una norma · preziosa per il trattamento curativo. Intanto sonvi ancora rlei punti ne1·i, cioè degli ostacoli e degl'inconvenienti di cui è d'uopo tener conto , per poter <lat·e il giusto valore alle radiazioni del Rootgen nella pratica .chirurgica militare. Taluni di questi pun,ti neri. sono stati gia d.a mai o dir ettamente od indil'eltamente accennati. Molti tess:uti, 'i ' tessuti molli in genere, sorno più o meno trasparenti per le <lette radiazioni, e poichè non si tral!a che di ombre, cute, muscoli, tendini, va· i, nervi, vi sceri, appariscono sollo un aspeuo più o meno confuso, senza gradazione e senza di .sti nzioni nette fra loro. I visceri poi SODO generalmente ricoperti nascosti da ossa, le quali proiellando la loro ombra tuu'intorno ad essi, ~i sottraggono all'influenza dei raggi o per lo meno coolribuiscono a rendere più indistinli ed irricoooscibi li i contorn i. l\! oILi corpi slran ieri inoltr·e, e fra i piu pericolosi, quali

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i ritagli di stolTe vestimeotarie, le schegge di legno, ecc., non lasciano ombra, o soltanto un' o1nb1'a confusa, essendo piu o meno trasparenti. E devesi pur notare che in non pochi c.asi l'impiego del nuovo mezzo diagnostico di cui ci occupiamo, è reso diflicile e talvolta insopportabile e pericoloso dallo stato di eccessiva ~ccitazione o dalla prostrazione e dallo shock, in cui -si trovano i feriti. Quando devonsi radiografare parti assai spesse la durata dell'esposizione diviene molto lunga, e ciò fende malagevole e non sempre innocuo l'uso del nuovo metodo: per esaminare p. es. la regione vertebrale, occorre una posa di 40 minuti e più, anche con un eccellente focus.

lnfi ne si tratta di un apparecchio e di un procedimento ilei loro insieme ancora troppo complessi e delicati, per poter funzio nare convenientemente nella chirurgia di guerra e soprattutto nelle forma z ioni sanitm·ie pirì avanzate. Nè devesi trascurare la quantità di tempo che - per quanto siasi accorciata la durata della posa - richiedono le sin~ole ricerche; il quale tempo non è lecito in guerra spender~ a prò di uno o di pochi feriti ed a· svantaggio òi molti pure abbisognevoli di pronto soccorso. Se poi si considera che per il conveniente maneggio dell'apparecchio occorre una speciale abiiWt tecnica, e sono necessarie più perwne per condurre a termine l'operazione, si comprenderà come, se non si realizza una grande semplificazione flel procedimenlo. non potrà essere applicato in chirurgia di guerra come mezzo or·dinario, ma dovrà essere riservato ai casi speciali anco DP.i luoghi stabili di cura. Però questi inconvenienti non sono Lutti irremovibili. Sulla via della loro rimozione o per lo meno della loro attenuazione si sono già fatli molli passi ; altri più importanti se ne prevedono non lontani.


1.'ESI'LORAZIONE DELLE FERITE

Anzitutto, poichè non vi sono corpi assolutamente trasparenti, nè assolutamente opachi per i raggi X, sì potrà, giungere a graduare e proporzionare la durala della esposizione alla diversa penetrabilità dei tessuti, e così ottenere delle radiografie i.n l:ui appariscano anche i contorni e le alterazioni delle parti molli di diversa trasparenza, o· se di eguale trasparenza, di diverso spessore. Tanto più sarebbe possibi le realizzare questo deside1·atum, qu~lora s~ pervenisse ad avere delle vere fotc.grafie, non giil sol tanto, come finora, le ombre degli oggelli. Meglio ancora, s& scindendo il fascio di Rontgen e le altre radiazioni tuttora sconosciute, come si fa della luce bianca del sole, si potessero trovare - secondo l'ipotesi per verità troppo ardita dell'Oilivier- dei raggi capaci di trav ersar~ una sostanza meglio dl un'altra, e che perciò permettessero dr fotografare separatamente singoli tessuti ed organi deL corpo umano. •

MaggiMi promesse provengono poi dagli studi direlli at semplificare e perfezionare Il processo. Battelli e Garbasso, Vicentini e Pacher, hanno mostrato che si può far senza. del tubo di Crookes, sostituendovi una semplice lampadina. elellrica; altri vi ha sostituito la blenda esagonale artificiale (solfuro di zinco esagonale}; e l'Alvaro è riescito ad; ottenere radiografie senza il concorso nè del tubo nè dell'elettricilit, ma c:ol solo mezzo dei raggi invisibili del sole. Gli studi intorno alla luce nera iniziati da l Le Bon e proseguiti con alacri là da vat·i esperimentatori potrebbero forse condurre ad utili risultati pratici su questo punto. Si è: pervenuti come ·no accennato, a t·idurre di mollo la durata dell~ posa mercè apparecchi d'induzione più potenti e tubi meglio costruiti . ~fa si sono fatti altresì e si continueranno a fare tentativi per rendere piu agevole e più pronta l'im-


L'ESPLORAZIONE DRLtB F.KRITE

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prmiooe fotografica col porre dietro la lastra sensibile uno strato di sostanza lluorescente - la fluorite - la quale, diventando luminosa nei punti eolpiti dai raggi, valga ad accrescere la sensibilila della la5tra. Henry ha mostrato

che il rendimento fotografico dei raggi X aumenta pure considt>revolmente se si ricuopre l'oggetto da radiografare con polveri o con lamine lluorescenti. Altri allo stesso scopo haooo introdotto nel tnbo stesso la sostanza fluorescente. Con siiTalli precedenti, non è egli le,cito sperare che si possa giungere ad ottenere un modo di produzione e di concentrazione dei raggi ~(semplice e facile senza bisogno di apparecchi elettro-magnetici potenti e di tubi delicatis· simi come .quelli oggi in uso? Ho gia notato che la {ltta?'o~·eopia è stata ndoperata con successo specie nell'esame dei visceri in movimento. Ora non ò pure ragionevole e fondata la sp eranza che con sostanze fluorescenti più sensi· bili di que lle finora impiegate, si perfezioni viemaggior· mente il criptoscopio, cosicchè possa fornire ombre ancora più nette e precise tanto de1{1i organi interni, quanto di oggetti profondamente situati fra i tessuti Y In tal modo il campo deJI.e applicazioni di quest'istrumento alla medici na andrà sempre piu allargandosi con grande vantaggio della cbirorgin di guerra, la quale ha in particolar modo bisogno di mezzi d'indagine semplici, di facile tecnica e di pronto responso. La scoperta di Rongten , al pari di t.ulle le grandi sco· perle, è da ritenersi come il punto di partenza di tante altre non meno importanti così nel campo scientifico come in quello delle applicazioni pratiche. Se agli ·studi ed alle ricerche di cni ho fatto menzione, si potesse aggiungere la conferma d,eJI'idea espressa dal Le Bon e da altri, che la luce solare e le luci artificiali pure po s~iedano ra l:rroi l'l invi·


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sibili capaci di traversare corpi opachi, di eccitare la fl oo· rescenza e d'impressionare lastre fotografiche, sarebbe questo un altro gran pa.sso sulla via dei perfezionamenti e delle semplificazioni tecniche (1). Nello stato presente delle co.>e, l'applicazione dei raggi X alla chirurgia di guerra incon trerebbe senza dubbio diffi· coltà non lievi negli stabilimenti mobili di campagna e sarehbe addirittura impraticabile nelle formazion i sanitarie più avanzat~. Ciò per altro non ne menoma punto il valore, dappoichè nei primi luoghi di cura dovendosi provvedere alle indicazioni _più urgenti con mezzi per lo più precari. non è tanto sentito il bisogno di ricerche lunghe e minuziose, come negli stabi limenti di cura definitiva. È negli ospedali che la chirurgia militare auende da questa nuova conquista della scienza i più vantnggiosi servigi. Si è dello che la scoper·ta del Rontgen ha squarciato il velo dell'opacità rendendo palese l'invisi bile. Noi possiamo aggi ungere che essa è destinata a squarciare il velo, onde sono ancora coperti alcuni fenomeni patologici, molte ma· lattie interne, molte lesion i chirurgiche; ed i medici militari ne sapranno trane partito a benefizio di coloro che espongono valorosamen te la vita sui campi di. battaglia.

(l) Di recente

ndott. Benucci ba cercato di applicare le radiazioni emesse per

fosforescenza - s tudiate dal Becquerel - alla esploraziome degli organi io: terni, ed ha ottenuto, .:on pose variabil i da 7 a 15 minuti, radiografie di diversi visceri e specialmente llegli apici polmonarl tobercolotlci. È da des iderarsi che gU studi del Benucci sleno coronati da successo, perché procedimento ed aP: parecchio non potrebbero essere phi semplici, bastando oo piccolo tubo dt vetro contenente una soluzione d1 sali di uranio; una lam padina elettrica ~ nemmeno assolutamente necessaria - e<1 una lastra sensibile, che Il oenuccl Pi'lro prepara io u11 modo speciale.

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I.'ESPLORAZIO:'\E DELLE FERITK

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189';') .

17


Q''8 ..,.)

CONTRIBUTO ALLE NEURORAFIE SUTURA DEL NERVO RADIALE DESTRO GUARIGIONE olcl Dl'lll. t·arlo Per•ieheUi, maggiore med ico

Il ~ig. X, uJliciale di fanteria, entrò nell'ospedale mili· tare di Roma il ·17 giugno p. p. afTetlo da gravi disturb' funzionali dell'avambraccio E\ della mano destra. Egli ri· feriva che io seguito a duello aveva riportato il '13 magjrio una ferita d'arma da taglio nell'avambraccio destro, di cur aveva perduto completamente l'uso. All'esame obbiettivo si riscontrava una cicatrice tras1·er· sale un poco depressa e grinzosa, lunga sei centimetri, situata un dito trasverso al di sollo della piegatura del cubito e precisamente sulla s por~'enza fatla dai muscoli epicondi· loidei. L'avambraccio. tenuto in posizione di permanentepronazione, mostra\'a la mano cad uta, rale a dire pendente e completamente lles!'a su di esso, incapace ad estendersi volontariamente. Le dita pure si osservano fle sse nelle loro articolazioni metacarpo-falangee, il pollice addotto, impediti i movimenti di presa. Per IJUesto stato di lesa funzionai ità della mano, il X. era. divenuto di tale eccitazione di animo, per cui dichiaravasi deciso a subire piuttosto l'amputazione dell'arto che rim~tnere con quello resosi inutile, anzi di grave impaccio. Per i danni

emergenti poi intendeva chiamare in giudizio il medico civile che lo aveva curato. La seosibilitit saggiata mediante uno spillo mancava massimamente nella regione tenare, nelle regioni dorsali della


l CONTRIBU TO ALLE N.BUI\OlRAFIE

mano, del pollice e delle prime falan gi dell'indice, non che ·nella parte mediana ed esterna della prima falange del medio.

Colla •Corrente faradica si riscontrava la paralisi completa dei radiali, del lungo supinatore, del cubitale posteriore, ~~lungo abduttore del pollice e degli esten:;ori delle dita: 10 ona parola si osservava l'abolizione completa dei movimenti di estensione della mano e delle dita compreso quello ~ sopinaziClne, mentre erano conservati i movimenti di Oes$lODe,

....

Stando cosi le cose, il 23 giugno, 40 giorni dopo la t'iportata lesione, operai il prefato ufficiale previa cloronarcosi. Falla tln' incisione di circa •12 centimetri in direzione dell'!otcrstizio muscolare, esistente i11 alto tra i muscol i epicond~loidei e il brachiale anteriore ed in hasso tra il l ungo su pmatore e il musc~lo rotondo pronatore, si pose iu vista il :~o muscolo cutaneo, non reciso, 11!-a largamente imbrigliato plessoto cicatriziale, da cui venne liberato. iof re~~rato il sopra ricordato iuterstizio e spostando quindi ,· non 11 lungo supimitoreed in dentro i l pro nato re l'O tondo, ~'..'rovarono prima i monconi del nervo•radiale cutaneo e IU Profond ~m ente quelli della branca muscolare. 1 dall'amonconl l . d.l ogn1. branca ne l'vosa erano d'1Man l1. l' uno tro Circa t re cent1metr•; . . . 3Cq • 1 moncont. centra,.1 avevano . l'1at1. col tessotoDistata . la for ma d.1 clave ed erano .tm bng c,cat · · ·r · · ·mvece erano l'tptegall • . ' ed ad l'IZiale . ' 1. per1ter1c1 su se stess1. erentl ali , radiale e hbre muscolari. ta bl'anca muscolal'e del trovavasi . ctrcatre . e~sa da ii . r ectsa mt'Il"tmeLn. sopra 1'l punto dove D!Jare p . Prtmo ramo ai muscoli della re~ione, per contiOI COI\a h . . lllioare il r anca mterossea, ch e, come s1 sa, va a terf.ib~:~~lia _capsula articolare della mano. 1 monconi dalle rispetlive aderenze, li rectst

P


260

CONTRIBUTO ALLE NEURORAFIE

per qualche millimetro fino al punto il cui il nervo non si mostrava più degenerato, e dopo delicate trazioni eseguite sul u ervo istesso, furono ravvicinati e suturati con seta N. O. l punti si dettero a tutta spessezza del nervo, mettendo le estremi là a mutuo contatto. Dopo di aver riuniti con altri punti i tessuti profondi, la ferita fu .chiusa con sutura a sopragiuo e l'arto messo in flessione ed in adatto apparecchio. Alla prima medicazione, fatta al 7° giorno, si trovò la cicatrizzazione avvenuta per prima intenzione. Siccome il malato ci aveva riferito che fino dalle prime ·ore cEopo l'operazione, aveva avvertilo delle sensazioni fugaci, come di scosse e di correnti , che dal braccio si portavano ver ~o la mano, facemmo un prognostico favorevole ancora per il bnon esito della neurorafia. Difatti i movimenti di estensione dell'indice e del medio dopo il de~imo giorno dell'operazione si compiv.ano, sebbene lentamente, come pure verificavasi l'estensione della prima falange del pollice, cui però fac~va difetto il movimento di abduzione oggi riportato al normale. Da questo soddisfacente primo risull.ato potemmo sperare possi oile il ritorno completo della funzionalità del nervo radiale, però rimaneva il dubbio sulla causa della per~i­ slente imperfezione del movimento di sollevazione della mano e del mancato movimento di su pinazione dell'avam· braccio . Facendo un più accurato esame sulla cicatrice rimasta della ferita riportata in duello, potei, anche coll'aiuto dell'elettricità, dedurre che erano stati tagliati il lung:> supinatore e i due 1nuscoli radiali , recisione avvenuta in prossimità della ioro inserzione epicondiloidea, dove difatti la cicatrice mo:;tra,·asi maggiormente avvallata. Per tale convincimento prati cai la sutura dei menzionati muscoli.


l

l

CO~TRIBUTO

ALli NEURORAFIE

26 t

Il 31 luglio previa cloroformizzazione feci un'incisione longitudinale nella regione antero-esterna del braccio, parallela ~li' altra incisione esegui La per la neurorafia, e tosto si riconobbe un tessuto spesso di cicatrice che teneva divisi dalle loro estr.emitit d'inserzione il lungo supinatore e i due IDIISc~li radiali. Il tessuto di cicatrice abbondantemente svoi\O!i nascondeva la sottostante lesione muscolare, che per·ciò rimase inosservata nella nostra prima operazione. Tanto il lungo supinatore, quanto i due radiali erano stati completamente tagliati nel duello e i capi rispettivi si trovarano distanti fra di loro di circa quallro centimetri. Aspor· lato il tessuto di cicatrice esistente fra i monconi muscolari e distaccati questi dall'osso per un:a certa estensione e cruenrati, vennero messi a r.onlallo 6 suturati con seta. Chiusi la rerita con punti staccati e posi l'arto in un appa-recchio immobilizzante. Sgraziatnmente questo secondo atto operativo fu accompagoato da un punto di suppuraz:ione che fece ritardare la cir.atrizzazione di circa due mesi: Per tluesto incidente fn sos:peso l'uso del massaggio e dell'eleLLricitil tanto ner.essaria alla nutrizione, alla vitalitil, alla funzione e dei muscoli e dei nervi. Cionullameno mediante tali mezzi di cura, ripresi piu tardi unitamente alle docce alternate, si potette Yerificare. un m1g · l'10ramento progress1vo, · t • cne raggrunse 1'l ~uo masstmo nel decembre e nel gennaio decorso. lovero it soll~vameoto completo della ma n~ . dell'indice, del medio e del· 1arnulare si ebb · · d'r genna10, · l' ·rnnervaz10ne · del . e ner· pr1mr po~hce e del mignl)lo si osservò aUa fine di questo mese e su~ 1P10 del febbraio . Pf l nc.. . Presentemente il sig. X. ha ricuperato per intero la funZione del suo avaml>raccio e della sua mano e(•li scrive con bella callinrar f . ' ~ . " • la, a uso della scmbola, ed ha npreso perc1ò


CONTIIIB UTO ALLg NltURORAFIE

serv 1 ~10 .

Colle cure successive il suo arto superiore destro, lungamente rimasto inoperoso, riprenderà indubbiamente la primitiva forza, il primitivo valore. IL caso riferito mi pare importante per le seguenti considerazioni : ·l o Che in qualsiasi ferita si deve praticare la neurorafia; chè se per imperizia o per altra causa, non fosse stata eseguita si dovrà fare in un ser.ondo tempo, anch e lontano, essendo la parte peri ferica del nervo tagliato ancora susceLtibil'e di vitalità. e di funzione. 2° Che la sensazione di scosse o di corrente che si propaga dal centro alla periferia del nervo suturato, costituisce un prognostico favo revole al buon esito della neurorafia. 3° Che però non si deve sperarò il ri torno della funzionalità del n~rvo nel volgere di poco tempo, come si avrebbe voluto nel nostro caso, poichè malgrado l'uso del massaggio e dell'elettricità si rich iede un lasso di tempo che oscilla dai 6 ai 12 mesi, tempo necessario al compimento del processo fisiologico di degenerazione e rigenerazione delle fibre nervose scoperto dal Ma) er.


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DI UN~~~O DI MENINGO-MIELITE TR~SVERSA ACUTA DI ORIGINE SIFILITICA Nota clinica del tenente medico dott. Carlo Fer&una&o

11 caporale velocipedista G. S. del 1 .~· reggimento fanteria della classe 1870 al N. ~H 53 di matricola, il 23 dicembre dell'anno 1891 veniva fatto ricoverare nell'ospedale militare succursale di Caserta per sifilide spinale ed assegnato al 1" reparto venerei. Individuo di buona costituzione, con regolare sviluppo scheletrico e muscolaré, nutrizione buona e colorito della pelle naturale, al suo entrare in quel nosocomio assicurò di avere abnsato tanto della venere che della masturbazione e di essere stato anche fumatore. · Raccontò inoltre di essersi contagiato circa un anno e mezzo prima, quando era ancora borghese, di ulcera sifi·litica, che mercè la>aggi con acqua al sublimalo corrosivo

e consecutiva appl i ~azione di polvere di iodoformio guari in pochi giorni, senza praticare posteriormente cure ~ene­ rali; e fino al '3 novembre dell'anno 189·1 quando venne altra volta ricoverato in detto ospedale per sifilide costitu.zionale non si manifestarono in lui sintomi generali della malattia in parola. Era stato gia degente all'infermeria del proprio corpo per 14 giorni; e quivi gli erano state praticate 12 iniezioni ipodermiche di bicloruro met·cnrico perché accusava dolori .alle articolazi oni tanto degli arti superiori che inferiori. Al sno entrare all'ospedal e persistevano i suaccennati do-


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26'-

DI UN CASO Dr ~El'HNGO-JIIKLITE RCC.

!ori, i qnali si esacerbavano nelle ore della noue, ed all'esame obbiettivo faceva notare le pleiadi inguinali e cervicali leggermente ingorgate e la glandola epitrocleare voluminosa quanto un grosso fagiolo. Fu sottoposto immediatamente oltre che alla cura di ioduro, potassico internamente nella dose di non più di 2 grammi al giorn o, aoche a quella delle iniezioni ipodermir.be di sublimato corrosivo all'uno per cento delle quali gliene ven· nero praticate 34, comprese le 1~ precedentemente avute all'infermeria del corpo, come innanzi si è dello; però non in continuazione, ma a brevi intervalli, presentando l'infermo frequentemente scialorrea ed altri fenomeni carauerizzanti l'intolleranza pei preparati mercuriali, localizzati specialmente alle gengive, le quali si mostravano arrossite, Lumefatle e sanguinanti ad ogni minimo stimolo. D o p~ una degenza di giorni 30, cessati completamente i dolori ed espletata la cura antisifìlitica consistente in 34- iniezioni ipodermiche di bicloruro di mercurio, il giorno 3 de· cembre venne dimesso dal nosocomio perfettamente guarito, nel senso che non presentava sintomi di sifilide in allo, con 8 giorni di riposo. Non arrivò neppure a riprendere il servizio di quartiere, poichè dopo soli 5 giorni lo S. fu preso di bollo da febbre piuuosLo elevaLa, preceduta da brividi , la quale senza alcuna cura di reua non lo lasciò che dopo 36 ore, e ne seguirono dolori vivi e debolezza alla regione vertebrale ed agli arti inferiori , sintomi , i quali si facevano più intensi nelle ore del ln nolle. Dopo un paio di giorni, a queste sofferenze s'accoppiò una certa di11icol t~L nel muovere le gambe, che si faceva più manifesta nella deambulazione . Però, qua111tunque fos se costrelto a fare un certo sforzo per muovere gli arti inferiori , che quasi divenuLigli pil1 pe~anti


DJ U:"i CASO DI JIENINGO-l!IELITE ECC. •. ;

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265·

doveva trascinare, pure non aveva bisogno di nessun appoggio nel deambulare. Fa fatto di nuovo ricoverare all'infermeria del corpo e la difficoltà nel camminare progrediva sempre, tanto che un mattino, volendosi alzare da letto, si avvide che a stento poteva compiere questo movimento e che non si rc~geva più in piedi ; e ciò il 20 decembre. Fallo subito notare ciò al medico del corpo, gli Jurono fatte intraprendere, oltre la cura elettrica, nuovamente le ini~zioni al sublimato corrosivo, e dopo 4 giorni solamente di sifTatta cura. i dolori subirono una sensibile diminuzione; non cosi i sintomi riguardanti la deamlmlazione, i quali progredivano sempre in manier·a che lo S. in meno di IO giorni non potè più muoversi assolutamente dal letto. Pel risultato poco soddisfacente ottenuto mercù le cure praticate e per la gravezza della malallia, fu nuovamente il 29 decembre u. s. mandato all'ospedale militare di ·caserta, e fatto ricoverare al ,,. reparto venerei , come abbiamo accennato in principio di questa narrazione clinica. Assicurò allora di non aver quasi più dolori generali, & accusò solam en te un senso di dolenzia localizzata alla regione vertebràle propriamente in corrispondenza della sezione dorso-lombare, dolore il quale non gli dava gran fastidio nè g; i impediva il decubito supino. Avvertiva inoltre una sensazione di formicolio e di torpore agli arti inferiori che in alto si estendeva sino all'ombelico, e questi sintomi solo qualche volla si facevano sentire alle braccia. Riferì di avere avu~o qualche volta contrazion i involontarie ai muscoli degli arti inferior·i, mai però granchi estensori, e _sin dall'inizio della sua malattia non aveva potuto mai avere erezioni, solamen te delle polluzioni involontarie uollurne.


266

DI t:N CASO DI M&N!NGO-MliLITE ECC.

Raccontò inoltre non avere molle volle pronta e chiara la percezione e d i sentirsi spesso come confuso con la mente (sic) tanto da non poter sempre dominare la sua vo· lonlil, nè concentrare il pensiero ad un dato soggetto od .azione; oltre di che nel camminare disse di aver la sensazione come se po$:giasse i piedi su di un tappeto. Non aveva disturbi nella orinazione nè defecazione, compiendosi ambedue le delle funzioni normalmente e sollo il dominio della sua volontà. All 'esame obbiettivo si riscontrarono le mucose apparenti di colorito naturale, e tanto le tonsille che .t'ugola presentavano una tinta ardesiaca, si ntomo di cronica faringite cagionaLa proba bi lmente dall'uso smodato del fumo, la pleiade inguinale questa volta si riscontrò ancora lievemente in· gorgata, un poco anche la sollomascellare e la latero-cervicale ·specia lm~nte a sinistra, la gianduia epitrocleare appena apprezzabile. Invitato a scendere da letto ed a mantenersi nella stazione retta a stento pote far ciò con l'aiuto di due persoM, e fallolo cam min are presentava andatura incerta con le gambe divaricate, bauendo fort emente con le pi ~mte dei piedi al suolo sem pre però appogg iandosi n due individui. Ad occhi bendati tanto la stazione in pi edi quanto la deambula.zione si fa cevano ancora più diiTicili , malgrado allargasse ancora di più la Lase, e ciò perchè a suo dire era preso da vertigini. I movimenti non venivano fatli con coordinazione, e la .potenzialità dinamica agli arti inferiori ~ra quasi abolita. All'esame della sensibilità tattil e, termica e dolorifica si riscontrò che erano abolile quasi del tulto negli arti inferiori; i rinessi cutanei e prerotulei esagerati; nessuna alterazione trofica si rilevava ni suddelli arti.


01 UN CASO OI ME:'il~I~ O-MIRL!TE ECC.

267

Le pupille non mostravano alcuna anormalità ; nè vi erano -sin tomi bulbari. Non si riscontrarono disturbi di sensibilitil e di moto nè di trofismo agli arti superiori. . L'esame obbiettivo della regione vertebrale non faceva 'Ti levare alcun che di an orma le, nè iperestesia di alcuna sezione di essa. Fatta l'analisi dei vari si ntom i riscontr•1ti nel nostro inf'3 rmo, passiamo ora ad esporre brevemente il nostro gin· dizio circa la etiologia e la patoge~ es i della sua malallia ed in ultimo i metodi curativi adoperati ·e consecutivo esito ottenuto. Dal quadro fenomenico presentato dall 'ammalato ia parola a prima vista sembrò trattarsi di una forma di mielite acuta, però la mancanza dei disturùi alla vescica ed al retto, l'assenza dei granchi estensori, il decorso rapido ~eguito da una pronta e completa guarigione, come vedremo in appresso, erano sintomi che non militavano in favore di questa grave malattia che , come si sa, stabilisce delle lesioni anatomiche nel midollo spinale, le quali, o non sono suscettibili di modilicazione (rammollimenlo) , oppure hanno bisogno di un tempo molto lungo perchè si verifichi una relativa guarigione (scleros i)_ Sembrò invece più probabìle che la flogosi avesse avuto il punto di partenza dalle meningi sotto forma di meningitEI, e ciò lo confermarono: sia i vivi dolori che l'infermo .accusò all'insorgere della malattia, sia la mancanza dei disturbi del retto e della vescica, e poi la rapida guarigione ollenuta, che trova la sua spiegazione nel riassorbimento progressivo dell'essudato, pur non escludendo la comparle· eipazione anche in minima parte della midolla vertebrale •nel processo (!ogist ico, e ciò per i sintomi caratteristici della


268

DI UN CASO DI ~ENJNGO-MIELITK ECC.

mielile trasversale riscontrati, cioè esagerazione dei riOessi· prerotulei e paraplegia motrice e sensitiva. Riguardo alla diagnosi di sede, la porzione lesa del midollonon poteva essere che la dorsale inferiore, giacchè si riscontr·arono le estremità superiori li bere, paraplegia motrice e sensitiva alle gambe, senza at1·ofia , e riflessi Lendinci esagerati.

La prima cura che gli ftt fatta intraprendere fu la antisiftlitica; ecco perchè gl i vennero praticate altre trenta iniezioni di sublimato COJTosivo, e contemporaneamente altrettante frizioni con unguento mercuriale; inoltre fece dodici bagni a vapore e per la via interna gli venne sommin istrato l'ioduro di potassio ad alte dosi (fino a sei grammi al giorno per epicrasi) , oltre una villilazion e speciale nutritiva e lattea. (Juesta volta il nostro infermo non mostrò così facilmente l'intolleranza pe' preparati di mer·curio , anzi resistetLe assai· bene ad una cura cosi attiva , tanto che si procedette quasi in continuazione nel metodo curativo, stante che per· soli pochi giorni fu mestieri interrompere la cura specifica per l'insorgere dei sintomi dell'intolleranza caratterizzata da salivazione abbondante e stomatite. Sul principio di detto trattamento l'ammalato, _sebbene non accusasse più sintomo alcuno di dolore, pure non moslf·ava un sensi bile vantaggio, essendo in un periodo stazionario riguardo a' sintomi paralitici. Dopo circa 10 giorni di cura, già un migl ioramento di non poca importanza :'i cominciò a notare, essendo possibile all'ammalato qualche movimento di llessi<:me ad ambedue gli arti inferiori e già la sensibilità com inciava lentamente a ri pr istinarsi . Se dunque al pri ncipi o dello svolgere dell'affezione chepresentava il nostro infermo si dovette essere sospesi a pro~


DI UN CASO DI MENINGO-MIELITE !CC.

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'llunziare il giudizio ci rca la natura di essa, fu allora che il -criterio terapeutico (avendo lo S. ottenuto ed ottenendo ancora miglioramento sensibilissimo mercè la cura specifica) .mise in chiaro il momento etiologico che di tanta importanza -era per il criterio curativo da tenere. Non v'era più dubbio dunque che quel treno fenom enico presentato dal paziente in esame avesse la sua origin-e dall'infezione celtica, avendo egli in soli due mesi (come vedremo più appresso) otten !Ua la completa guarigione della grave sua malattia, mercè il trattamento curati.vo suonominato. A quel primo miglioramento ottenuto dopo 15 giorni ne seguirono altri , sia nella nutrizione generale, sia nel riac-quistare la sensibilità che la motilità agli arti, dove l'avea perduta da un mese e più. Gradatamente gli fu possibile ·contrarre le gambe, in seguito scendere da leuo con l'aiuto -del bastone, ed in ultimo cominciò a fare qualche passo senza alcuno appoggio e con andatura abhastanza sicura ; la base erasi ristretta quasi al normal e e dopo parecchi ~ Itri ,giorni camminava benissimo anche ad occhi bendati. Parimenti si comportò la sensibilità, la quale in circa 40 giorni fu anche riottenuta completamente. Col progredire di questa miglioria tutti i sintomi su de· scritti scomparvero interamente e l'infermo in ci1·ca due mesi ricuperò nella sua piena integrità la funzione della locomo· zione, il 29 febbraio dell'anno seguente venne messo fuori dal detto spedale, guarito ed inviato in licenza di convalescenza di giorni 90, ritornato dalla quale l'ipigliò il servizio -di .quartiere godendo huona salute.

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DI UN CASO Ol ME:\INGO-MIELITE RCC.

Considerazioni. l

È una speciale forma di llogosi delln midolla rachidiana

e suoi involucri quella presentata dal nostro infermo, o dev'essere annoverala nella categoria di tutte le allre '? L'Er b vo-rrebbe classificare a parte una forma di alfe· zio ne del midolio vertebrale, che.. egli eh iama paralisi spinaie sililitica in cui dice di avere riscontrato un quadro di sintomi costanti e caratteristi ci e delle parti~olari tà tanto da fu1·e dillèrenziare questo genere di paralisi da tutte le altre. Infalli egli riferisce in una sua nota che se in questi casi sulle prime si può pensare ad una rnielite tras,rerso-dorsale, esaminando poi allentamente l'insieme dei sintomi, facilmente s'arriva a differenziare questa forma morbosa spe· ciale dalle altre consimili. Egli dice che il quadro sintomatico somiglia molto a quello. della paralisi spinale spastica sia nel ca.mmino che nella staziohe retta e nel movimento: i riflessi tendinei sono esagerati, m;t e·siste una funzi one muscolare relativamente debole, d'ordinario c' è la compartecipazione della vescica e disturbi della sensibilità per lo piu leggiera, ma sempredimostrabile . Non sogliono esservi forti dolori e manca la atrofia muscolare. Le braccia, il capo, i nervi cerebrali non presen Lano alcuna alterazione. Pit't particolarmente I'Erb vorrebbe che il quadro della. forma di paralisi spinale sifilitica fosse il seguente: Lo svìlup.PO della malaltia, dice egli , per lo più è graduale; i vari sintomi si raggruppano insieme in una forma clinica determinata da seLLimane, mesi ed anche anni. Questi siolomi sono: parestesie, qua e là dom ori passeggieri, stanchezza crescente, debolezza e rigidilà delle gambe, debo-


Ol ON CAllO BI l!KNINGCI· MlELITR ECC.

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lezza della vescica, la quale talvolta si presenta da sola e resta il solo sintomo per lo spazio di mesi ed anche di anni. In alcuni casi, egli riferisce, è stato osservato un rapido. sviluppo della malattia, la quale in poch i giorni ha prodotto una paraplegia completa con paralisi della motilità, e della sensibilità degli sfloteri, decubiti, ecc. Egl i però in questi casi fa osservare che bisognerebbevedere se non si tratti d'una forma speciale, sebbene affine alla forma sifilitica spinale: La malattia progredisce, con difficoltà s~mpre crescente della deambulazione fino alla

paresi spastica. All'osservazione degli infermi ciò che più colpisce è il cammino spastico tipico. In tanto si nota che' la paralisi (} lieve, trovandosi per lo più una paresi di vario grado e spesso persiste ancora una notevole forza muscolare. È degno di nota però il fatto che esiste una tensionemuscolare relativamente leggera e lievissime contratture mentre ognuno si aspetterebbe il contrario. l disturbi della sensibilità per lo più sono lieviss in11, spesso difficilmente dimostrabili. Quasi sempre esistono disturbi subiettivi (pareste~ie di ogni specie, senso di tor·pore); i disturbi obbietLivi talvolta mancano completamente. Del resto essi non sono mai di alto grado e si limitano a qualcuna delle sensibilità oppure sono disturbi sensitivi, locali, cin:oscritti. Erb non ha mai riscontrato anestesia completa nettamente limitata in alto, però quasi costantemente la debolezza della vescica. Possono esistere contemporaneamente od alternati va mente ritenzione ed incontinenza d'orina; in una quarta parte dei casi osservati da Erb esisteva paralisi vescicale co:.ì grave da essere necessario i~ cateterismo.

Analogamente alla vescica, si comporta la potenza sessuale.


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DI UN C.\SO DI III~NJNGO-JURLITK RCC.

Come ben si vede non può essere classificato il nostro ·caso nella categoria delle paralisi spinali sifìlitiche deii'Erb, percbè buona parte dei sintomi e i più culminanti mancano, quali l'andamento paretico spastico, le alterazioni nelle funzioni dell'urinazione e defecazione e· la mancanza dei disturbi della sensibilità; quindi riconfermiamo la diagnosi di meoiogo-mielite transversa acuta ; la quale nel nostro infermo, quanl•mque non si. sia esplicata con si ntomi 1'peciali, pure pel criterio lerapeutico, crediamo non possa esser messa io dubbio: non possiamo però coU'Erb classificarla in una categoria a parte. Concludiamo in fine che, come nel nostro caso, in altri consimili per r icercare il momento etiologico, più che ricorrere all'esame partito dei vari sintomi od all'insieme del quadro clinico, esso va trovato mercé il criterio terapeutico col tentare in p•·imo tempo una cura anti-sifilitica piuttosto energica, in ispecial modo in quelli individui nella anamnesi -dei quali possiamo rilevare una pregressa infezione celtica.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RlVISTA MEDICA 'l'r&tt&mento dell'ata••la. nella. ta.be dor•ale per mezzo

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della rleduoazlone del movimenti. - (Journal de mé.J.

ec de chirurg. pratiq., 25 febb. 18!)7). Ognuno sa quale importanza abbia acquistato presentemente il trattamento dei Labetici col metodo di Frenkel consistente nella rieducazione dei movi menti per mezzo di esercizii speciali. Il dott. Hirscbberg negli A rchioes de Neurologie ha pubblicato un !avoro molto accurato nel quale minuziosamente espone il per ché di questo trattamento , il modo di applicarlo, il genere di esercizi che si richiedono, le indicazioni e controindicazioni in pt·oposilo. Il principio del metodo eonsiste nel fatto che il tabetico può riapprendere con degli $forzi di volontà a coordinare i suoi movimenti , perciò gli eserci1.ii speciali ai quali dovrà essere sottomesso dovranno essere addattati al g rado ùell' incoordinazione e dovranno essere eseguili lentamente, regolarmente e in modo riflesso, cioè in modo tale che il m~:~lato comprenda il senso e l'utilità dt ogni esercizio. Tali esercizi debbono essere va t•iati e combinati a seconda dei casi, però possono t·aggi'Upparsi CO<>i: ·J• Cont r a: ioni muscolari · semplici : flessione, estensione, abduzione , ecc. ; 2° Mooimenti coordinati semplici: alzare le gambe ad una certa altezza, flettere l'avambraccio sul braccio a gr adi differenti, ecc.; 3' Movimenti coordi~wfi complessi: camminare, sedere, scrivere, ecc. In quanto al trattamento dall'atassia delle gambe si dovrà poi ricorJ•ere agli esercizi seguenti: t• esercizii a le tto j 2" esercizi in piedi ; questi ultimi si suddividono in: a) eset·cizi di equifi_brio; lJ) esercizio di locomozione. I n tutti questi esercizi bisogna tener gran conto del senso di fatica che pr ova l'infermo, .=;enso che è molto variabile a seconda dei malati. 18


Il i VISTA

l n ogni modo gli esercizi debbono essere fatti con prlldenza ed essf're sorvegliati dal medico, tenendo conto dello stato generale dal malato e della sua resistenza. Sono controindicazioni il cattivo stato generale, le gravi alterazioni organiche, i vizii cardiaci, le affezioni articolari e ossee, la vecchiaia avanzala, la forma tabica a decorso acuto. In complesso, benché il metodo di Frenkel non abbia altra pretesa che di corregt;ere l' iocoordinai~one motrice, é incontestabiie che tutti i sintomi pt·esenlali doi tabetici, sono da questo melodo bene influenzati, in modo t.ale che gli ammalali ripren dono speranza, divengono più allegri, si muovono più volon ti eri, a tlendono ai loro affari, ecc. le. Sulla to..toltà de1l suooo gastrico del peUagrosl allenati. - (Ri o. SJ!erim. di f renialria, vol. XXI:l, fase. lV.

DALZINt. -

I l Maselli dimostrò sperimentalmente che il succo gastricO> dei pazzi in genere ha una for'le azione tossica, convulsi••anle , ma non fece ricerche su quelli colpili da franosi pellagrosa. L'A. invece ha rivolto tale studio esclusivarnent& agli alienati pellagrosi, sperimentando nel coniglio il seguente metodo. Previo digiuno di circa 15 ore dell'infer mo e inie zione nel suo stomaco colla pompa aspirante-premente di 200 cc. di soluzione acquosa all' 1 p. 100 rli cloruro sr,dico~ estraeva dopo 10 minuti collfl stessa pompa quanto più liquido poteva; lo filtrava e praticava una iniezione in un:a delle vene ouricolari. Il quadro c.linico che osser vò coslaiL · temente in JO conigli fù il seguente: Il coniglio va reclinando la testa, l'occhio si appanna, il respi1·o si fa superficiale e frequente, le urine e le feci sono emesse involonlartamenle, subentr·a uno stato di stupore psichico e di progt·edienle debolezza muscolare. Quando viene sciolto dal tavolo, dopo l'operazione, e messo a terra, giace sul ventreimmobile, smarrito, ansante, perde il senso muscolare, è passivo agli stimoli tatlili, termici e dolorosi di mediocre in· tensilà e solo reagisce ai fo rtissimi con tentativi di fuga


MEDICA

non realizzabìle pel barcollamento del treno anteriore c pet· la paralisi del posteriore. In poche ore la- temperatura va abbassandosi, e l'animale muore per paralisi Clirdiaca e respiratoria. Il succo gastrico dlei pc llagrosi è dunque dotato di alta potenza tossica e sviluppa una sindrome fen omenica analoga a quella che induce la pellagra (smarrimento psicnico e paresi rnotoria). Crede l' A. che la tossi cita del succo gastrico in parols sia dovull-\ tanto al fallo della accertata assenza nel medesimo di a cido clo!"idrico pe1· cui SO·n resi piu facili anomali processi di fermcnta:r.iunc, quanto al veleno maidicu che dall'intestino vers ato nel circolo a inquinare il sangue, fOJ·se viene eliminato, almeno in parte, dalla mucosa gastrica. te.

Dott. HANS KoHN.- Bloerohe battedologlohe nel aangue, specialmente del polm.onltlol. - (Deutscl!e medie. Woclt en.sch., F. 13G, 1897).

L'A. riferisce in questo lavoro il risultato ùelle ricerche

d81 lui praticate per lungo tempo negli individui affetti da malattie infettive nell'ospedale Am Urban in Berlino, nella sc:tiooe del prof. Fraenkel. Egli rigetta il vecchio me todo della puntura di un dito, col qual e s i ottiene piccola quantita di san~ue, insufficiente per potere avere risultati positivi, e quell'altro adottato da Petruschki della coppetta scariflcata, perché non del tutto semplice e sicuro. Del pari ~ncer to ritiene il metodo dell'inoculazione del sangue negli animali perchè, come Ditlm.ann lo dimostrò, possono aversi dal sangue adoperato risuHati positivi di cultura, mentre gli anirobli inoculati non danno segni di essere stati infettati. Dà perciò la preferenza al metodo. della puntura di una vena, t~me venne descritto ·e r accomandato da Dittmann . Esso in breve; é il seguente: Disinfezione di un braccio col ' usuale, compressione di una vena, puntura per cumetodo cutanea della stessa, con ago sterilizzato di siringa Pravatz, aspirazione di circa 50 c.c. di sangue; 1 cc. di questo v.iene


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R!YrSTA

mescolato con agar fuso a 4()o e la miscela versata. in capsula. Questo metodo adoperalo in casi innumerevoli non diede mai luogo a spiacevoli incidenti. Riferendo i casi più interessanti,!' A. ne cita uno di endocardite ulcerosa acuta io cui, praticato l'innesto in agar del sangue, si otte nnero in una pias tra non meno di 200 colonie di strepl.ococcbi ed alcune di stafilococchi. lo un altro caso di endocardite ulcerosa acuta si riscontrò quasi lo s tesso numero di batteri, s<>ltanto erano s tafilococchi invece di s treptococchi. Diverso fu il reperto in casi di endocardite cronica o subacuta. Di tre casi uno solo diede r isultato pos itivo, essendosi sviluppate sei cCllonie di slafllococchi in sei piastre. E·ra complicaLo con trombo-flebite. Nel tifo addominale (otto casi) si r itrovò soltanto una volla due bacilli nel sanJ;'{ue, dei quali non si potè con si•mrezza acce•·lare la specifica natura. l o un caso di leucemia cronica, malg rado le numer·ose seminagioni fatte, si ebbe sempre esito negativo. In un caso di piemia con sintomi a r ticolari si ritrovarono strepl.ococchi (sei colonie in una piastra) . In due cas i di reumatismo a.rticolare complicali con endocardite e br oncopneumonite si ebbe esito negativo. Ma le particolarilii più importanti si riferiscono alla polmonite tìbrinosa acuta. In 32 casi osservati si ebbero i seguanti r isultati: otto volte colture sterili, guarigione dell'ammalato; sette volle risultato delle seminagioni positivo, morte del paziente. Due volte culture positive, e guarigione dell'ammalato, ma dopo manifestazioni di fatti metastatici da pne umococco, ossia una volta empiema da pneumococco, un'altr~t molteplici ascess i meta-pneumonici. Due volle si osservò anche m0rte del malato malgrado il risultato negativo degli innesti, ma si era unito alla pneumonite m'l'empiema da stafilococco. In aHri tre casi, nei quali s i ebbe esil.o negativo delle culture e morte del paziente, si nota che uno (bevitore) mori jmprovvisamente per paralisi cardiaca essendosi alzalo dal

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liF.OICA

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letto durante il fastigio della malattia. e neg li a liri due, esejnlite rice r che batteriologiche post mortem, non si rinvennero nei polm o ni pneumococchi, ma bacilli simili a quelli dell'inftuenza. Dal complesso di f)Ueste ricerche, per "ero non ancora mollo numerose. l'A. crede di poter concludere che la presen;a di pneumoeoechi nel sartgue eli indioidui affetti da JK!lmonite è sintomo eli cattioo prognostico. il più delle oolle

letale. Come in tutte le infezioni, cosi anche nella immigrazione di pneumococchi dai polmoni nel sangue dobbiamo riconoscere che agiscono due tattori, ossia la diminuita resistenza dell'organis mo,·e la esaltata virulenza dei batteri, e clte tale diffusione batterica nel l:langue ha nella polmoniLe la stessa importanza chA ha per· es. un'infezione generale cagionala da un flemmone, e si può asserire che in un certo numero di polmoniti la gravit8 del caso è data dall'apparire ùi sepsi da pneumococco. Come altre malattie infettive per es. la perilonite, la poimonile pt.:ò essere settìca. Alle conosciute cause di morte da polmonite: - paralisi cardiaca, iusufficienza del campo r·espiratorio, paralisi cerebrale dissoluzione del sangue (Bellinger) -se ne può aggiungere' una nuova: la Sepsi. La gravita di questi casi s arebbe da attribuirsi alle lossine pneumococcicbe le quali avvelenano direttamente i centri vitali. L'azione di tali tossine é evidentemente diver·sa se il pneumococco si trovi soltanto nei polmoni oppure circoli nel sangue. Nel primo caso, rinchiuso nell'essudato fibrinoso con le vie sanguigne e linfatiche ristrette per compressione dell'essudalo, si trova in cattive ·condizioni per l'assorbimento dei suoi proJolti, mentre libero nel sangue si sviluppa inten samente non essendo infrenalo nella s ua azione deleteria. Chiudendo il suo lavoro l'A. ricorda tra i sussidi terap 3ulici sinora conosciuti, l'importanza della diuresi e della diaforesi come rnez:zo polente di eliminazione dei prodotti tossici la ove la r e sistenze. del cuore permelle di praticarle sin dal principio della malattia. F. C. M.


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IUVISTA AlEDJCA

V ASSALE e Do:-: AGGIO. -

Le alteraztoDJ. del midollo lp1nale nel o&Dl operati dl estirpazione delle ghiandole paraUroldee. (Rici3la sperim: difrenialria, vol. XXII, fase. l V).

Le csperien1.e di V assale e Generali (v. Giornale medico ciel R. esercito N. 1, 1897) qimostt·arono che il gallo e il cane soc· combono di r egulù entro pochi giorni in seguito all'estirpazione delle quallro glandole paraliroidec con un quadro morboso analogo a quello che consegue alla ttroidectomia completa. Gli A. esaminando l'asse cere bro-spinale dei cani morti, dopo indurimeoto del medesimo per 3-5 mesi io li· quido di Miillet', praticando tagli trasversali a divet·sa altezza, n otarono chiaramente ad occhio nudo nei COI'doni laterali e postet·iori, rlelle zone di rlegeneraziooe sistematica. Questo repertò s i risc(ln tt·ò in sei su sette casi esaminati, presentando la de~eoerazione sistematica dei fasci pit•ami· dali incrociati e dei cordoni postct·iori (ora di Bur·dach, ora di Goll). Questo degenerazioni sistcmaltzzale stanno a conll'ibuto del fallo che un auto-intossicazione, quale si Jta in seguito all'ablazione delle quattro glandole pat·atiroidee, può essere causa di lesioni !:'is lematiche midollat·i. Esse poi for· niscono la base anatomica dei fenom e ni principali che si osservano n egli animali opet·ati (andatura incerta, barcol. lante, spa!:'liC8). È strano che queste lesioni sis tema tiche de: midollo sptnale sieno cos1 frequenti nei cani operati di estirpazione delle ghiandole pat·atir·oidee, menLJ.'e sono r elativamenLo rare n egli animali operati di tiroidectomia completa nel qual caso, come in una comunicazione del dott. Masetli (v. la lnedesima Rivista, s lesso numcroì si notarono solo nellc forme rli cachessia strumipriva a decorso ct·onico .

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RIVISTA· CHIRURGICA Un oa1o dl lu11azlone laterale Interna della arUoola'&lone medio t&raloa. - (Gazzetta Medica di Roma).

ALFREDO RA.\tONt. -

E un caso imporlante di lussazione totale dell'articolazione medio tars~a o di Chopart, di quella rara lesione traumatica che consiste nello spostamento articolare delle ossa dello seconda ser ie del tarso su quelle della prima, pssia della scaroide c cuboide, sull'astragalo e calcagno, mentr e rimangono immutati i normali rappor,li di queste due ullime ossa fra di loro e con a mbedue i malleoli. I casi che il ùoll. Ramoni ha potuto raccogliere dalla letteratura sono soli 8, di cui i primi due furono riferiti nel 1723 da I. L. Pet1t. Dopo avere passato in rassegna e descritti brevemente questi ollo casi, il Ramoni scende a descrivere 1uello che egli ebbP. occasione di osservare nel reparto del pror. Pilippo Scalzi nell'ospedale di Santa Maria della Consolazioue in Roma. lJn uomo di 48 anni volendo scavalcare un muro alto circa dut! metri e mezzo, vi sali sopra, vi si appese con ambedue le mani, quindi !li lasciò cadere dalla pal'te opposta. Mentre però tocca va il suolo, la punta del piede destro r ivolta in basso rimase impigliata io una fenditura rlel terreno ed il corpo perduto l'equilibrio si rive rsava all'indietro battendo a ter·ra sul tìaoco sinistr•o. Appena caduto avver tì forte sc:roscio al pieùe e non poté t'ialzarsi se non con l'aiuto di aiLra persona. Trasportato all'ospedale della Consolazione, l'esame obiettivo dette il s e guente r·isullalo: ISJ,e•ion.e. - Stando r infermo in posizione orizzontale rilevasi deforme il piede destro nella figura e nella dit·ezione. ~


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RIVISTA

L'asse del piede forma con quello della gamba un angol<> ottuso aperto in avanti più del not·male ed è leggermenlEt devialo all'interno. L'asse trasversale è in direzione obliqua dall'alto in basso e dall' interno all'esterno in modo cbe la pianta del piede è girala in denlt'O. Il piede trovasi in posizione vara e leggermente equina, però il suo margine esterno è situato più in basso dell' interno; questo invece è più elevato, più raccorciato ed incavato del normale, e col suo mass imo dt concavità al disotto del malleolo interno. Il piede é in permanente estensione sulla gamba, ed in prossimità del margine esterno a circa 2 cenlim. e mezzo al davanti del malleolo peroneo presenta una notevole protuberanza di figu ra sreroidale, dell'apparente volume d' una piccola noce; na cyuale mentre va perdendosi i11sensibilmente all'esterno e indietro, si abbassa invece in modo brusco verso il lato dorso-interno del piede, il quale in corris pondenza della linea talo-navlcolare apparisce appianato oltre il consueto. Il malleolo esterno è più prominente di quello di $inistra,. ta sua distanza dalla pianta è aumentata per çirca 3 cm. ; all' incontro il malleolo interno è meno visibile per la scomparsa del solco che lo separa dal piede: è avvicinato alla pianta per circa altrettanti céntimett•i. Il tSJllone però non· apparisce né allungalo, nè accorciato : la sua distanza. dai malleoli è uguale d'ambo i lati, invece l'avampiede è lievemente accorciato e più allar~ato. La cute della regione dorsale del piede, specialmente nel suo terzo esterno è fortemente tesa, lucente, di colorito rosso vìolaceo . Palpa;ione.- La gt·ossa rilevatezza situata al davanti de~ ma ileo lo esterno ha superficie liscia, limiti precisi, con sistenza ossea e si continua col sottostante piano scheletrico costituente il tarso. Essa è diretta dall'indietro all'innanzi, dal basso all'alto, dall'interno all'esterno, specialmente ia rapporto della direzione presa dall'asse dell' avampiede. Ap· partiene alla tes ta dell' astragalo, ali" esterno della quale sporgente verso la pianta, si palpa una superficie ossea profondamente situata, quindi non rilevabile all' Ispezione, do-

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281 vuta alla porzione anteriore della grossa apofisi del calcagno. Nessuna lesione dei malleoli, nessun dolore si risveglia alla pressione sui medesimi : i suoi rapporti con l'astragalo e col calcagno sono normali, né si rileva alterazione apprezzabile di sede di queste due ultime ossa fra loro. Premendo con le dita sul lato interno della rel!ione tars ea, queste si a pprofondano con i tessuti molli in una cavità dovuta alla mancanza della tes ta dell' astra ~alo nel suo rapporto con la corrispondente faccetta del navicolare spostato all'interno ove costituisce una rilevante pt'ominenza ossea a forma di tubercolo. Il capo astragalico é quasi completamente immobilizzato nella nuova posizione presa in rappot'to alle ossa della serie anteriore del tarso ; ed è solo suscettibile di un leggerissimo ed appena apprezzabile movimento in senso laterale. I movimenti di abduzione e di adduzione del piede sono impossibili, quelli di flessione ed estensione sulla gamba limitatissimi attivamente, un po' meno passivamente. Essi suscitano vivi dolori che si provocano anche con una lieve pressione digitale sulle ossa spostate ; non si avverte però nessun crepitio osseo nelle varie parti del piede leso ; la deambulazione é impossibile. Due volte r iusciti infruttuosi i tentativi di riduzione anche nella narcosi cloroformica, il Ramoni si accinse acl una operazione cruenta che esegui con l'assistenza del pr0f. Scalzi e di altri colleghi. Cominciò con una incisione cutanea, la qual,~ partendo dal dorso del tarso fra il terzo i nt~rno e il terzo medio immediatamente dietro lo scafoide era dire tta quasi trasversalmente all'esterno tino al livello della protuberanza os sea spettante alla testa dell'astragalo, quindi volgendosi posteriormente in forma semicircolare a lieve convessita anteriore si arrestò 'JUasi al disotto del malleolo peroneo ad eguale distanza fra questo ed il margine esterno del piede; per tutta la es tensione della ferita cutanea é ugualmente aperta l'aponevros i dorsale. Apparve allora chiaramente la prima causa della s traordinaria difficoltà incontrata nella tentata riduzione c dovuta non soll/lnto al forte accavallamento delle ossa, CH IRURGICA


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RIVISTA

ma anche alla valida resistenza t•appresentala da una specie di bottoniera fra i tessuti molli che fissava strettamente ai lati il capo dell'astragalo. Sbr·igilali trasvet·salmente questi tessuti, l'operatore si accertò col dito che lo scafoide conservando i suoi naturali rapporti col cuboide si era complt~lamente spostato o ruotato all' interno. La faccetta cuboidea del processo anteriore del calcagno abbandonata completamente dalla superficie convessa del cuboide sporgeva Lutla all'esterno e all' indi e~ro dell'astragalo. Esternamente tra la faccetta cuboidea del cal· -cagno e il tubercolo del 5• metatarso, le ùita si infossavano qn una caviLà anor·male dovuta alla depressione del cuboide. Fatta eseguire una forte trazione s ull'avampiede, l'op.,ratore fece pressione coi pollici direttamente sulla testa dell'astragalo spingendola indietrr1 e all'interno. Cosi gli riesci di spostare io senso antero-esterno il cuboide, disimpegnandolo dall'incastro talo -calcaneo, e far tornare immediatamente dopo con movimento di abduzione e l'otazione eslema il taio uel suo propl'io nesso col navicolare; il che fu avvertilo dal t'umore caratteristico e dalla configurazione in direzione fisiologica ricuperata dal piede. Ugualmente il cuboide l'iacquistò il contallo con la corrispondente faccella anteriore ~lei calc!lgno, ma questa non essendo piu tenuta fissa dal ligamenlo laterale prossimo, rimase alt']uauto sollevata alt'esterno e indietro oltre il livello del cuboide. Questa eminenza fu eliminata cor. la sgo1·bia, perché avrebbe ostacolato o compromesso la riunione dei tessuti periarticolari dell'esterno lato. Disinfettata la ferila, provveduto alla e mostasi definiliva, flllla la sutura da ligamenti dell'aponevrosi dorsale del piede, del tessuto sottocutaneo e della cute, fu a pplic.ata la medicalura antisettica e mantenuto il piede a'l angolo retto cùn stecca piantare e con fasce di velo ad otto in cifra. Il corso fo apiretico; dopo uoa settimana, rinnovata la medicatut•a, fu trovata la ferita guarita per prima intenzione, meno c he in un tratlo del lato interno. Dopo circa Llue mesi l'operuto usci dall'ospedale quasi completamente gua1•ito col piede in perfetta posizione e liberi i movimenti dei tendini esLt•nsori e della a rticolazione medio-larsea.

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l 283 II dott. Ramooi fa seguire questa importante s toria d& al-cune conside1·azioni sulle cause, s ul meccanismo, s ui sintomi, s ulla diagnosi e sulla cura delle lussazioni medie tarsee per la cui conoscenza l'imandiamo alla mewot'ia originaltl. E . R. CHIRURGICA

..

Il metodo di Heldenberg (41 Gand) per la oura della

lombaggine da dlatoralone aaoro-vertebrale. - (Semaine médicale, 1897, pag. 21.

I dolori lombari possono essere provocati da diverse cause quali: la gotta, il reumatismo, ltt nevrastenia, certe affezioni utero- ovariche, ecc. Vi é però una varietà di lombaggine abbastanza tipica, caratterizzala dalla s ua improvvisa apparizione per causa di uno sforzo, con dolori molto intensi che si esasperano al minimo movimento. Si credeva sinora che questa affezione fosse di origine muscolare; ma il dott Heldenberg s ulla base di attenti s tudi, approfonditi coll'esame di numerosi casi, ha acquistala la convinzione che essa altro non fosse che una distorsione dell'articolazione sacro-vertebrale. Esaminando atte n tamcnte questi ammalali il prefato A. riscontrò che alla parte posteriore di delta articolazione esisteva un punto doloroso situato s ulla rachide immediatamente al disotto dell'apofisi spinosa dell'ultima vertebra lombare e questo dolor·e potuva e~sere provocato facilmente esercitando col pollice una pressione un po' forte nella faccia posteriore dell'articolazione sacro lombare. Inoltre ogni scossa impressa al tronco così come la percussione del sacro suscila\'ano le sensazioni dolorose. All'incontro una comspressione larga s u tutta la regione attenuava considerevolmente le sofferenze. Facendo astrazione dai sintomi descritti, si riconosce trat· larsi di una distors ione anche dal modo come ordinariamente si manifesta la malattia. Si sa infatti che la lombaggine di cui si discor re s i produce in modo brusco in seguito a certi mo· vimenti rorzati dell'articolazione sacro-verLebrale, come, per esempio, nell'atto di sollevare un peso o quando il tronco, prima Jlesso for temente in avanti, viene raddrizzato rapidamente.


284.

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RIVISTA

Sulla guida di questa sua concezione sulla natura dell'affezione, l' Heldenberg si serve, per la cura , di un metodo kinesiterapico il quale ha per iscopo di esercitare una pressione larga ~u tutta la superficie articolare; visto che essa ha la proprietà di diminuire le sofferenze, come sopra si è detto; e di allontanare le due superficie articolari col mezzo di un movimento rii lenta flessione della colonna vertebrale. Il processo è il seguente: Fatto coricare supino l'ammalato sopra un materazzo resistente, si fa passare solto le reni, nel punto corrispondente all'articolazione sacro-lombare un cuscino res istente di forma cilindrica, collo scopo di oltenE\re una compressione uniforme ed estesa della r·egione; indi s i imprime al rachide un movimento lento di fl essione, innalzando per quanto è possibile le membra inferiori preventivamente flesse. Questo movimento può essere ripetuto parecchie volte dal paziente s tesso per mezzo delle sue mani applicate sotto le anche. In un secondo tempo l'ammalato eseguisce i tre movimenti seguenti: flessione della coscia destra sul bacino, estensione della gamba sulla coscia tenuta sempre ravvicinata all'addome, infine movimento lento di caduta della totalità del membr() nell'a ttitudine dell'estensione completa. Identica manovra per l'arto sinistro. Finalmente le due membra compiono simultaneamente gli stessi esercizi di flessione, estensione e abbassamento. Bisogna notare che quest'ultima manovra é sempre seguitA da una recrudescenza dei dolori articolari, ma vi si può rimediare facendo sostenere, nell'abbassamento, gli arti dalle mani del paziente stesso. Dopo una seduta di questo genere la lumbago più violenta cede il più sovente al punto che l'ammalato, travagliato sino allora da intense sofferenze, può alzarsi, camminare, abbassarsi ed eseguire tutti i movimenti abituali. In casi particolarmente gravi questo risultato non si ottiene che dopo parecchie sedute; si può dire in generale che l'affezione cede più facilm ente al trattamento, quanto più frequenti sono le sedute e più prolungate. Come mezzi adiuvanti l'H. si serve anche di rivulsivi e di evacuanti.


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CHIRURGICA

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. . l' . d. dopoSi,la tn dcasi dt' ,,uoIor1. eccess1v1, app 1ca, 1mme 1atamente 8

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ticoiazion e uta, un senapismo sulla faccia posteriore dell'arCome e e non su1· museo1·1. · semplic evacuante prescrive l'uso quotidiano di un lavement e, acquoso o glicerinato. F. C. M.

l'eaare e A

Nvn.A v. - I traumatltml4el fegato. -(Reo. de ,,., e Centralblatt juP Cltir., N. 3, 189ì).

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euLa prima. Parte del lavoro che porta questo titolo si o ct .pa eselusiVamenle delle lesioni del fegato, le cui svariate ~rme sono estesamente tratteggiate in rapporto al mecca~1s.rno ~ella loro origine, come colpi d'arma da fuoeo, per ferite a lagho e da punta o pel' contusioni (shoc diretto, pressione, contraccolpo), e sono pure considerate in relazione al reperto anatomico e clinico. La parte più interessante dello studio è quella che si occupa del trattamento delle lesioni del fegato. Sulla guida di svariate statistiche dei risultati ottenuti mediante operazioni chirurgiche sopra lesioni di fegato appar ~enenti alle singole suaccennate categorie, l'autore tenta di Indicare Il no a qual !l unto è giustificata la laparotomia più possibilmente sollecita ed eventualmente esplorativa nella maggioranza dei casi, facendo menzione di quelli nei quali maneaodo una ferita esterna e fenomeni di collasso o di emor· ragia é permesso invece una terapia aspettante. Inoltl'e egli cerca di beo determinare la tecnica operati va. Dalle singole statistiche colle loro serie di cifre vediamo che tra i 46 casi trattati con operazione, cioè 20 ferite da laglio e da punta (5 morti), 14 ferite d'arma da fuoco (4 morti) ed 11 contusioni (5 morti), guarirono trentadue, morirono quattordici, e ciò lascia support·e che i favorevoli risultati, i quali a dir vero si riferiscono solo a lesioni non del tutto gravissime, coll'operazione sollecita ed immeJiata, che ha per intento di domare pericolose emorragie e la infezione peritoneale, forse sarebbero stati più numerosi. Rig uardo all'allo operativo si nola esser necessario in massima un taglio grande preferibilmente m•ldiano delle pareti addominali, ed al bisogno associalo a resezione costale, op·


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RIVISTA

pure quando havvi motiv.o a sospettare fer•ila della pleura, è opportuno scegliere la via traspleurale combinala co:1 quet taglio, e ciò per poter esaminar bene la superficie del fegato ed esplo1·arne anche la parte convessa e l'ilo non eh& gli altri organi addominali. P er domare l'emorraRia, stando ai casi operati ed alle ricerche sper•imentali degli autori, ben inteso, oltre alla legatura dei vasi, quando è possibile, torna opportuna la sutura profonda ed estesa, a grandi punti del parenchima epatico. per mezzo di aghi non acuminati e di grossa seta, oppure, se per la posizione profonda della ferita o per la troppa fragilità del tessuto non fosse eseguibile la sutura, si raccomanda l'applicazione del tamponamento con garza per due. tre o quattro giorni, ed occorrendo, facendo preceder·e il taro· ponamento dalla termocauteriìzazione del tessuto epatico. 1 proiettili ed altri corpi estranei devono essere allontanati purché l'estrazione si poss a attuare senza produrre nuov& lesioni. Il tamponamento con garza sembra la cura più opportuna anche s ulle parti dell'organo gravemente contuse. Il trattamento delle fe ri t~ del fegato deve, dopo tutto ciò, essere completato, dalla più accurata toeletta del ventre (• del cavo pleurale, col liberare quelle cavità dal sangue, dalla bile, dai grumi, ecc. l casi che occor rono sotto cura tardivamente richiederanno operazioni speciali a seconda delle complica~ioni che pre ~enterann o come sar ebbero ascessi epatici, pe1·itoniti od altre successioni morbose. D. ALI3ERT KOE HLER. - La re•eztone del vaao deferente per la oura della tpertl'o8& proatattoa. - (Deutsche11W<Licinische Wochenschr, 1R97, N. 4).

L'A. nell'agosto 1896 ebbe occasione di osservare il caso. seguente: Un vecchio di 73 anni, molto debole, ma senza precedenti morbosi, da quattro anni era torment,ato da disturbi urinosi ma non aveva mai ricorso alle cure di un medico. Allorquando egli l'osservò, l'orina, eslralta con un cateterE>, era torbida massime nell'ultima porzione. La prestata era considerevolmente ingrossata e alquanto dura; massime il

'


287 lobo d CHIRURGICA estro fa: debole era ceva sporgenza rimarchevole nel retto; molto 1 rata della a se~slbilita alla pressione. Vista la lunga duchè l'introd~a!ott,a, lo stato di prostrozione seguilont~ e, poiqoenti Zione del catetere presenta va difficoltà e le fre1avature . decisa 1 non avevano arrecato alcun sollievo; fu a r ese · sotto n ztone del vaso defer en te che venne praticata arcosi . ernia in u· ' iPerché contemporaneamente dové operarst un . ne ru g tnale. Messo allo scoperto il vaso defer ente desli·o appJi 7secato ~n tratto della lunghezza di 4 centimetri, e, Cedet~ .6 due hgature con catgut ai due monconi, si pro10 . ~ seglllito all'operazione radicale dell'ernia, suturando a P18111.

SO~ guarigione avvenne per prima intenzione residuando nlo un po· di dolore e gonfiezza nei rlintorni del cot•done sperma tico.

b'l~ediatatnente dopo l'operazione mi~rliorò lo stato su-

tet~vo rlell'infermo, imperocché scomparvero i premiti ur i-

nosl ed i dolori. L'urina però si conset·vo torbida per Ire settimane ancor a ed alla quarta sellimana, malgrado le accurate lavature vescicali, presentava traccie di pus. Durante questo tempo l'ammalato aveva tenuto il letto per ri ~uardo all'operazione dell'ernia, ma, ullorché al termine della quinta sellimana ru dimesso dall'ospedale, insieme ad un notevole miglioramento dello stato generale, godeva di orine perfettamente chiare che poteva emetlere liberamente se nza alcun disturbo. La palpazione rettale perme tteva di constatare una reale diminuzione di volume nel lobo destro della prostat.a. Dopo 4 mesi c mezzo l'amma lalo si porta sempre benissimo, emette l'urina liberamente e senza dis turbi, la proStata nel s uo lobo destro e ancora maggio1•mente ridotta di volume. Il testicolo de3lro è ridotto alla metà in volume del sinistro, ed ~ indurilo. Il moncone centrale del cordone spermatico alquanto doloroso alla pressione ed ingrossato. L'occasione offerlagli da questo caso aù esito cosi fortunato di riandare nella letteratura chirurgica di quesl'u!Limi anni quanto è stato pubblicato su ta.le operazione, permette all'autore di r accogliere nel seguent'3 quadro 70 casi di resezione del canale deferente praticate con esito vario.


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RIVISTA

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ESITO

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. . . '14 3 Stafford . . . . 1 H elferich . . . . 10 Jsnardi

Guyon . R outier . Dumstrey Szuman . Negretto. Vaulrin . v. F rlsch Brasher .

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casi di morte avven1 l tre nero per cause indipen·

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denti dalle operazioni. Praticò la semplice legatura del vaso deferente. 2 t caso con calcolo vesci· cale, l con perltonit~.

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D~ressione fisica e morale

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OPERATORE

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opo l'operazillne.

c reclsione di en- Legatura trambl i canali e delle arterie spermatiche. Zuckerkandll . . 1 1 - 4 Minimo esito. 4 - - Loumeau Carlier . . . . 5 - - - 5 1 1 - Bousquet . . Leguen . . . . 1 - - 1 - Quasi guarigione. dopo tre scttianane Guelliat . . . . 1 - 1 - - Morto per apoplessia. Mugnai . • . . 1 - - 1 l { mg 1 1 - • . . . . . . 1 - 1 - c haio t. . . 1 - N icolich . . . . • 1 R eynier . . 2 - - 2 col termo cau· E'nglisch. . . 1 - 1 - - nesezione terio. . . . 1 - - - 1 G ross. resezlone

. .

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Floersheim . . N ovè Fosserand. . K ummel . . . K oehler. . . •

2 3 3

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TOTALE

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per 1 Insuccesso unilaterale.

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t con calcolo voscicaie.


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CHIIIURGICA

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a resezio prostatic t ne del vaso deferente per la cur·a della ipertrofla dt Torio: _u Per primo descrit~ e raccomandata da Isnardi ma gaio ~l qu~le ebbe il primo fa vot·evole successo nel con ~tlo .la ~ ~t no al gennaio 96 ri petè l'ope1·azioue 13 volte casi di guartgtoni, due miglior amenti, un .insuccesso e tre lione. Emort~ dovuti a complicazioni indipendenti dall'opei·a· ,.,. ra g tà conosciuto da molti anni come presso gli ani"""1 Cllstr r1 conr a la prostala fosse atr ofica. Questo fatto venne da ;rrnato sperimentalmente da Launois nel1882, più tardi fu amm, Mears, Kirby, Withe e Pavone. Anche nell'uomo te ~sset·vata la slraorJinaria correlazione tra la perd ita dei shcoli P&r castt·azione o degenerazione e l'a trofia dellà prostrata .. Il , G ru ber, c 1v1a · . le r11ertscono ·• . di . . · Ir"-Urnme cas1. d'1 .111.vtdut nei 'Juali in te rvenne tale atrofia in seguito a castra· liOne dut·ante un'erniotomia, Billarz, Launois e Godard negli ~unucbi, e infine Ber nett la o~servò in un uomo di 35 anni 10 seguito a ll'occluzione del dotto eiaculatorio dopo l'opera ztone del taglio laterale. Le ricerche microscopiche diedero a Pavone e Gu yon proce>~si rtlgressivi degli elementi glan4ulsri; Withe potè dimos tt·are atrofia degli elementi glandulari, muscolari e connettivi. Sulla base di quesle l'icerche ed osservazioni dimostranti come tra il testicolo e la prost11ta esis ta uu intimo nesso nacque l'idea contemporanearneuLe a Ramm in Cristiania ed a Withe in Fil!ldelfia di praticare la castrazione nei casi gravi di ipertrofia prostalica. Bruns, Czer·ni , Zuckerkandl lodano i risultati di questa operazione, la qu!:!le rendeva dt>i graditi servi:zi ai pazienti n ei quali ogni mezzo a ve va fllllilo coutro la tormento!:'a malattia. ~fa la dop pia cast1·azione non è senza pericolo nei vecchi; Fleul'ing viole in un paziente la <"Ung rena dello scroto seguita da s~p~i, Griffiths O!:'s ervò embolia dell'arteria poplitea destra con cangrena dellaga m ba e m orte in t:~· g iornata . E non è trascura bi le neanche l'influenza psichica dell'operazione; anzi in tal uni cas i sidimo~trò addirittura rata le, il che suggeria Delpech l'idea di pratica1·e una parziale casll'azione las ciando in s ito per c o!:!i dire un testicolo mor·al e, men tre altri chirurghi ricorsero persino alla protesi applicando palle m etalliche o ·'i

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RIVISTA

cautschù quale ricordo di una virilita tramontata. Queste consider:flzioni unite al fallo che anche l'atr·ofla del testicolo pro· voca impicciolimento della prostata portarono a tentare processi operativi più semplici, i quali avessero lo !=<lesso risultato dell'ablazione Lesticolare. Accennasi alla legatura o recisione del cordone spermatico, la reciziooc all'aperto o sotLocut.anea del vaso deferente, la recisione dei nervi s impatici del cordone e fl nalmente la organote rapia. L'A. passati in rassegna questi diversi mezzi, ed accennato come ciascheduno siasi dimostrato difettoso, o per mancati s uccessi, o per complicazioni gr·a vi tl•a cui anche a lterazioni testicolari tali da necessitare la successiva castra· zione, nota come la recisione e legatura dd vaso deferente trovi appoggio nei fatti di osser vazione clinica e nei r isultati di esperimenti. Helferi ch aveva osservato come, nell'assenza congenita del vaso defereole,anche la prostala manchi. White Cuving, Mears, Alessandri, in se~u i to a legatura o recisione , del condotto, osser varono atrofia prostatica come dopo la castrazione. Lo stesso constatò Pavone e Guyon. Senonché gli esperimenti di lsoardi hanno dimostrato come la semplice legatur·a o la r ecisione del vaso non sia sufficiente il più delle volte ad ottenere l'effett o curativo, poichè, caduto il filo, i due capi del condotto s pesso si r iuniscono nuovamente e la via diventa porvia; ed è questa la base del processo che Isnardi per primo r·accomandò, ed esegui : ossia la resezione di un tratto del vaso deferente 4 centimetri circa, e la legatura dei due monconi: e poichè, sia White com& Jsnardi s tesso avevano osser vato come la recisiooe dei nervi del cordone a bbia un'influenza favorevole. sull'esito dell'operazione, Jsnardi aggiunge alla sua resezione anche la recisione dei nervi. Il processo operativo è molto semplice. La cloroformizzazione non è necessaria, però molti operano solto narcosi, altri si contentano di anestesia locale. Jl laglio cutaneo è .yuello cbe si usa pe r il varicocele. Si isola subito il vaso deferente, e tra due ligature, se ne reseca un tralLo di 4 centimetri o poco più. Ad evitar•e la ricongiunzione dei monconi Isnardi assicura il tratto periferico all'an.


CH IRURGICA

gelo inreriore della ferita in guisa che esso sporga per mezzo centimetro circa; caustica col termocauterio i due rn<,nconi. Recide inoltre i nervi del cordone spermatico. Si sutura naluralmente senza drenaggio. Non sempre è necessario riposo a letto. È degno dr rimarco il fatto che in molti casi, anche dopo r eseziooe dei due vasi deferenti, si ha erezione e eiaculazione. (Loume11u, Chalot). L'A. chiudendo 11 suo articolo ettprime la convinzione che questa operazione cosi lacile e semplice, eppure tanto frequentemente coronata da pronto successo, prenderà il posto delle altre operazioni si nora praticate per la cura delle gr a v i ipertrofie della prostata, cioè della puntura vescicale, la bvl· toniera per la prostatomia, o la prostateclomia laterale. Nei casi leggeri di prostatismus la cura incruenta sarà sempre preferibile, rivolta a facilitare le evacuazioni alvine, a provocare il vuotamento de-lla vescica regolandosi secondo la quantità di urina r esid ua, giovandosi anche dell'introduzione di gr·osse sonde di acciaio. La puntur·a della vescica ~ da considerarsi un intervento di pura necessita ed ur·genza. In tutli i casi di forte ingrossamento pros ta tico unilaterale o completa, quando la cura mcruenta più nou ~i ovi, ad ogni altro intervento chirurgico è preferibile la resezione del vaso, unilaterale o doppia (1). F. C. M. Un nuovo metodo dl cura del catarro oro.a.tco dell' orec chio medio. - (Deut. med. Woeh. e Centralb . .fur di e me<l. Wtssen$ch ., N. 2, 1897).

CoHEN-KYSPER. -

La cura rac comandata dal Cohen-Kisper nel catarro delrorecchio medio, consis te nelle iniezioni di soluzioni di fermenti che digeriscono l'albumina nell'orecchio medio, !Specialmente o e l cosiddetto catarro secco o iperplastico e nei processi ades ivi che ne conseguitane, ùopo passato il pe<l) Cbi volesse aver conoscenza della ricca letteratura soll"argomento con!Ulti l'articolo originale nel giornale citato.


1 RIVISTA

riodo sect·etot•io del catarro semplice. Condizione prelimioare della buona riuscri la di r1uesta cur a é che l'udito non s ia troppo diminuito, che l'orecchio senta anco1·a il par lare a voce dimessa. La sostanza usata dal C.- K. è la pepsina 1 : 10,000 con l'aggiunta d'acido clor idrico in r agione d el 0.15 p. OIQ. Questa soluzione si inie tta nell'orecchi o medio con una siringa del Koch convenientemente modificata, d.iett·o la m eta superiore del manico del martello. Talora è neces· saria la narcosi. La piccola lt:sione decorre s enza reazione, o succede una leggiera infiammazione realliva c he presto s i dilegua. Se esiste una pet·forazione delh1. membrana del tim·

pano alquanto grande, bastano semplici instillazioni della soluzione. Oltre che sulla facoltà uditiva, questo processo deve influire favore volmente sui r umori subiettivi e sui fe nomeni di vertig i11e.

BulHmplego deU'a.nesteala. per lnflltra.stone secondo 11 metodo di 8 9hleloh - (Centralb. f. Citi r., · N. 50).

GOTTSTBIN. -

Inlorno ai ris ul tati ud a~li insuccessi della anest.es ia pet• infiltrazione secondo il metodo di Schlcich furono pubblicate ossct·vazioni soltanto da K oJaczek, da H offmeister e da Shlaller. Gotls tein or·a aggiunge le proprie, r ilevate alla clinica c hirurgica di Breslavia. Oggello di queste o~st: rvazioni furono 118 atti oper ativi eseguiti s opt·a 109 pazienti con ques lt> m e Lodo di anes tesia, il cui risultato é poi co111pend iato alla fine ùella r elazione in una tabella statis tica. N ella mag~ior parte di queste operazioni si lr aLLnva di estirpazioni di tumori di vaPi c g1·andezze c ioè dalle dimensioni di un uovo di gAllina a quelle della le!'l.a di bambino. I tumori esportati furono 52, i ma iali 49. Vi si agg iun gono 32 casi ass ociati a fenom eni infiammatori. Le rel Ative 0pel'a zioni furono: resezione del vaso del'er·enle per ipet'll'Ofìa prostatica (otto ca:si), allacciatura nella vena sa fena col p1•ocesso di Trendelentburg, lapa· I'Olomie esplorativtl, operazioni di ernie iocat·ceJ•ate(due volte), toracoloroia per empie rna (UtiU ,·olta), gastrotomie:(dieci volle).

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CIIJRUR r.ICA

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Specialmente quest'ultima operazione eseguila senza narcosi ha per il clinico una grande importanza tan to più che lrallasi spes!òo d'individui deperiti, deboli e con sunti e pei quali la narcosi profonda e completa non è senza pericoli. Oltre a ciò Gollstein assegna gran valore a questo genere d'ane stesia nei succilali ca!>i, perché il paziente operato può alur~<i dal ta volo di operazione ed anche molto spesso cammware e passeggiare da se, cosicché appunto da fJuesti pazienti sono evilate c erte complica:doni successive (polmooitù ipostatica), facili io altt·o modo ad avverarsi. In ;:eguito a qu<-:sti favorevoli l'isult.ati il M akulicz tt·ovò opportun o di applicat•e il metodo di Schleich ad altre operazioni sullo stomaco e sugli intestini (gastroenter ostomie, resezione del piloro) . .-\scriv e il Gottslein un gran valoa·e a questo m etodo nel le ernie incarcerate, e ciò in considerazione che i tagli sul periloneo e sull'intestino non suscitano doloa·e, per cui l'infiltanzione non è necessaa·ia che pet: le paa•eti adòominali. In quanto all a tecnica di !fUesta anestesia, osserveremo che nella sua clinica il Mikulicz. si attien e in tutto e pea· tutto alte prescrizio ni c! i . 'chl eich, mentre l'auton'} vi aggiunge le in:.:Z!Oni i podermi che. Il m etodo riesce più vonlaggiol"O S t! si combiua colla ischemia secondo Esmarch, nel qual caso è da osservar;:.i e h ~ l'infiltrazione dP.ve precPdere l'ischemia perché se si· fa altrimenti, come esser va H olfmeil"tea·, il sangul' non put) e!"sere cat·cia!o òal liquido nn~> s l e tizzanle c la pressione prndolla dall'iniezione a·iesce molto doloro!"a in caus:a della f1Jrte leusion e dei le!'suti. La durAla dell'u nest esia fu pet· reil'O!a di 30 minuti, in casi eccP zion t~ li anche òi più. Nei due p r imi cnsi fu rono segnalati •legli insurce!"Si in causo della poca farnif!liarilà col m<>lodo; negli altri si constatarono risultati medi o cri o completi. Di effetti nocr vi due volle si vef·ificArono fen o m eni di avv~ lenam e nto che però non E> bbçro cons:egnenze e che fua·ono ll llribuiti ati idiosincrasia individunlo p EW la c ocAina L'aulol'e noo ebbe ad os~ et•va re che sia p1•otralla l"operttzaooe in causa rli que~ la anestesia. TI tempo proprio rl ell'opP-t'azione,.oscilla lra i cinque e j dicci minnti seconJo la


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RIVI SU

grandezza della r egione da incider si. In questi ultimi tempi Mikulicz a pportò al metodo una morlificazi one che consiste nell'imbevere della materia iniettata tutto il campo operativo con un solo punto d'iniezione e ciò perché le nu merose punture facilitano assai il pericolo dell' infl•zione nei tessuti profondi. Secondo il pa1·ere dell'autore, l'anestesia pel' infiltrazione può considerar si come una operazione assolutamente scevra da pericoli e quindi da ~os tltuirsi alla narcos i c lorofor mica in un g rande 11umero di operazioni

Trattamento dell'epllesaia. parziale - (Br iL. M ed. Journ., 26 dic. 1896 e A me r. Juurn. M ed. Se., ott. 1896).

SACHS e GERSTER. -

S. e G. han dato un resoconto critico dei l'i!i.ullati ottenuti dal t1·attamenlo chirurgico di 19 casi di epilessia por1.iale o a focolaio. Questa denominazione é usata allo scopo di in· eluder vi n on solo i casi di origine traumatica mu ancora quell i in ~~ui le con vulsioni localizzate sono associa le ad a ltre malattie e piu specialmente alle p~:~1·ali.:i inr1111tili precoci d'origine cerebr·ale . Gli autor i i quali nel 1892 r,,cero un quadro piullosto fosco dei risultati ottenuti dal tt•auameolo chirurgico dell'epile:;sia parziale, oru essi si mo!"traoo con· vinti cile la scelta più accurata dei casi da ope1·ar e cot miglioramenti apportati alla tecnica operatoria se ne potranno migl iorare molti e g uari re totalmente alcuni. Le seguenti conclusroni sono tr atte dall'esame dei 19 casi operati Ila Gers lel': 1° L'intervento cil iruraico è consialiabile in quei casi di. o epilessia parziale in cui sono decol'si al massimo due anm dalla lesione traumatica o dall' inizio della malallia che ha dalo origine all'epilessia; 2° nei casi di depressioni o altre lesioni .Ielle ossa craniche l'esi to dell'operazione è gara ntito anche quando le lesioni datano da molti anni; 3° la tr apanazion e sempllcc può riuscil'e sufficiente io ~


'' ClllRURGICA

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quei casi in cui e siste lesione del cranio o in cui una cisti ~ la causa principale dell'epilessia ; 4• l'e sci~ion e delle corteccia é _consiglia bile se l'epilessia data solo da poco tem po e se i sintomi dipendono da un fo~laio ben circoscri tto; 5° Benchè tali lesioni si r•ilevino spesso solo coll'aiuto del microscopio, l'escisionc dev'essere pratieata anche quando il tessuto è d'appat•enza normale: l'operazione deve per6 strettamente limitarsi all'area affetta; 6° n ei casi di epilessia di antica dota in c ui con ogn i probabilita esiste diffusa degenerazione delle fibre associative, og ni interv~nlo chirurgico é inutile. G. C. BEH ~. -

Caso dl ferita da punta penetrante nel ventricolo destro - sutura del onore. - (Centralblalt fit r Chi rury., N . 41-, 1896).

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Il paziente a veva l'icevuto uua puntata di un coltello da cucina nel 4° spazio inlercostale a 2-3 cc ut. di distanza dal mar~ine ~terna l e sinistr o. Dopo estratto il coltello sgorgò dalla ferita una ondata Ji sangue. li paziente vomitò e s tette tre ore ~u l posto, poj egli potè ancora tra>:cinars i per alcuni minuti di str·ada, cadde di nuovo a terra, fu poi trasportato da alcuni pnssanti a ll'infermeria e di là all'ospedale. Colà 1.dunto egli cadde in slalo del pii.t gr·ave collasso, non r1spondeva alle dimande ed era LuLLo coper to di san g-ue; ~rò l'emo r ragia aH'ester·no s'era fermata . Ad una prima •isit.a non si verificò altro s~ non che un ing randimento di due cenL. truadl'ati de ll'otlusilé. cardiaca a destr·a. Del rimanente non s i Lrov6 alcuna pa tologica alterazione. Nel corso del g iomo successivo s i accentuò l'anemia, s ulla par te inre rio r e del polmone si manifestò ollusità la quale co!!'l ad occhjo s r polevu dire che ascenoleva fino all'allezza della settima verte bra toracica . La pressione diede a riconoscere s lravaso s anguigno. Per il pericolo dell'anemia il paziente fu narC'olizzHto coll'eler·e, quindi fu praticata la r·esezione temporaria d ella o• coMo la la quale fu r i volla all'in terno Al perica r·di o si trovò una ferila da pur.ta di un cent. e mezzo,


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RIVISTA

dalla quale sgorgavu sangue nel cavo pleurico. Venne dilatata la ferita del pericardio .. La ~uperficie del cuor·e appari coperta da grumi sa:1gui~ni e lo spazio pericardico ripieno di sangue. Il miocardo presentava una ferita Ja punta estesa un centimetro e mezzo decorrente in senso trasversale alla super·fìcie del cuore. Da qu~sta ferita zampillò un getto di sangue il quale nella s istole er a piu grosso che nella diastole. Si tentò subito la pressione col dito e tamponameoto con garza jodoformizzata, ma in\ltilmente; allora si venne alla sutura, la quale operazione era di mollo difficoltata dalla rotazione del cuore verso de:str·a, meno difficile era roper azione durante la sistole. Con due punti si suturò il solo miocardo col terzo.punto si comprese insieme al cuore a nche il pericar,iio. StiranJo i punti si ebbe un br·eve e passegger(} ar1•esto delle contrazioni card1ache. T utto il cavo pleurico si· nis tro era ri pieno di sangue e lo si l!n•ò con soluzione di cloruro sodico sterilizzata. Si rimise a posto la quinta costola e si introdusse un tampone di gana jodofor mizzat11 ·ed un tubo 'a drenaggio. L'operRzione si dovette. esegui re colla massima celerité Dopo l'operazione si r·ialzarono i polsi ed il respiro. Il caso era . anche complicato in q uanto c he l'individuo soffriva di vizio cardinco per il quale era stato prosciolto dal set•vi::!.io militare. La relnzione di quest'> rarissimo caso fu fatta 14 giorni dopo l'operazione, nAila qual'epoca il paziente andava mi gliorando. DOMs. -

Bulle fratture spontanee nel mllit&rl. . tralblatt filr Clti r ., N. 4ù, 1896).

(Cen -

Durns fa osservat·e che la r-elazione sanitaria s ull'esercito germanico r egistr a costantemente un certo numero di casi delle cosidette fr•aLlure spon tanee (1882-1890 furono 13 e tutte del femore 4,2 p. 100 di tutte le fratture di q uell'osso). A quesli casi l'uutore ne aggiunge alcuni di sua propria osservazione sopro i soldati e sulla clinica di Bartlelebeo, e quindi si domanda quali momenti possono aver data o r·igine ali'a bnor me fra gi lita delle ossa tn q uelli individui. Tenuto conto dello pet·fetta guarigiootl olleuuta in queste ft•allure, egli crede poter


CHIRURGICA

297

escludere in modo assoluto le neoplasi e o gli echinococchi. La stessa esclusione egli fa per la tabe e per l e aiTezioni tubercolose l e quali ultime non si potrebbero ammettere che come una rarità. Piuttosto le gomme sifìlitiche potrebbero esser e incolpate talvolta ; con tuUo ciò l' autor e nutre il sospetto che for se certe militari eser·ci lazioni non siano affatto e~ tran ee alla produzione di queste frallur·e forse !"Oi lan to in questo sen so, cbe per certe influenze rr:eccan.iche si produca nel tessuto osseo Jel fem ore una disposizione ad alterazion i della sua struttu ra e resi stenza (scosse ~ofler·te del femo ~e da ur1 pa~so lento sopra un terreno dur·o). L a r elazione sanitaria francese e quella di altri eserci ti non contengono casi di tal natura.

W. HoF'ER. - Sal trattamento della tonsillite acuta mecllante le lDJezlonl pareuohlmatoae d 'aoldo fenico. (Centralb. fii. r Chir ,, N. H, 188(i). Questo metodo gia raccomandato e messo i n pratica con successo da T aube nella difterite scarlatlinosa diede occasione a Ziemssen di estenderlo anche alle i nfiammazioni acute e croniche delle tonsille. l relativi esper·imenli l erapeulici si' rifer·irono per lo piu a tonsilliti lacunari, nelle quali per i l loro caratter e spict:al amente inl'e ttivo, dei ~ravi distur bi l"Ubi elli vi e della ;:rr ande in fazi one febbrile parve ind1cato un trA t tAmento energico. Conlrar·iamente al parer e di Vie •·or ,i t, H ofer· ci por f!e questo metodo co:ne sempli ~e e facdmeH Le pr·aticobile, dice eu e il trotlarrwnto dell'iniezioni non è dolot·oso, n•~ pel'icoloso, nè complicato. Però bisogna oottu·e clte fin o ad or·a nou si ebbe a fare che con adulti. II metodo del le iniezioni è il seguente : Dopo di aver e abbas· sala la baso,: d ella lin l!ua colla !>p8Lola t en uta colla mauo sinistr·e, co lla Je-;tr·a s'infigge l 'ago di una siriuga •Iella capac•tà di 2 c c fìno all' i ndrca nel mezzo Jella tous i llt~ malata e s'10ietta con una mediocr·e pressione meuo c.c. di una soluzione cal'bolica al 2 o al 3 p. 100. Questa operazione é a bbas tam~a tollerata dalla maggior pa rte dei pa7ienti, i quali seo to no dolore solf1 quando l'ago m vece di essere


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298

RI VISTA

spinto direttamente nelle tonsille va a pungere il velo pendulo, oppur e il tessuto perilonsillare. Non si son mai veduli a ccidenti spiacevoli, e tanto meno fenomeni tossici o altri disturbi generali esser la conseguenza dell'iniezione. Con una o due iniezioni di 1 c.c. di una soluzione al 2 p. 100 per solito si ottenne l'effetto desiderato (adunque in tutto (),02 - 0,0-i- di acido fenico puro). In quanto all'effetto di queste iniezioni s i può dire che per la maggior pal"le i casi trattati in tal modo reagirono prontamente, e spP-sso irome· diatamenLe i malati :;i sentirono sollevati od anche completàmente :,berati dai loro incomodi. Obit!tlivamente s i r ilevò gia s in dai primi giorni: diminuita tumefazione, scomparsa degli essuda ti laeunari, abbassamento della temperatur·a, talvolta r·isoluzione cr·itica della piress ia e gener ale miglior amento. Soltanto il processo acuto infettivo alle ton sille si adatta A fJUesto trallamento e, ben inteso, le tons ille ipel·trofiche e la suppurazione nel tessuto tonsillar e o peri tonsillare r ichiedono una differente terapia. L'A. , dopo d'avere avvalorata la sua tesi con la esposizione delle relati ve s torie cliniche, raccomanda caldamente il metodo pr oposto e conchiude cbe ogni merl ico il quale abbia provatv solo qualche volta questa terapia nella Lvn::<iJIJte, all'ezione che invero può esserP. ed è · spes~o innoceol~ nelle sue conseguenze, ma spesso nnche a ssocia la a g ravi distur·bi, lor·ner•à volo11tieri a d npplica1·lo di nuovo nei casi che ne presentassero l'indicazione. Lr;rrENSTonr-, maggiore medico. - Perlo•tlte tlploa della tlbla nelle reolute. - (M il itarar:;t. , N. 1, 189i). Lcilcn~Lor f o:::~ scrvò in

undic i J•ccluta p•.wios lili a lla libia l~

quali 1° non passavano a suppurazione; 2° colpivano sollao lo soldati di fanteria; 3° sopra-vvenivano durante il per iodo di istruzione 'mililace ; 4° s i manifestavano a l le1·zo superiol'e della libia. L'affetione cous1ste in una tumefa'Zione> non delimitata della pelle, estesa alla me ta s uperio 1·e della faccia anter iore della gamba La pressione eserci tat-a dal dito lascia l'impr uo la non solo sulla pelle, ma anche sul per iostio che è pure lumefatlo.

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299

CHIRURGICA

J dolori possono esse.·e così forli da far zoppicere il paziente. Si osservò la febbr e (38.2) sollanto in un caso; terapia: r iposo e applicazioni ester•ne de ghiaccio. N elrospedale pres•diar·io di Metz furono cul'l'lli 1n questi ultimi IO anni 101 soldati pe•· perioslite alltt l1bia, ue guAr·il·ooo 99. Gli ammalati erano tutti di ranleria . L' auloe·e spiel'a la malattia nel seJ:(uent.e modo. Il m ar gine int~ rrro della tibia non dA roltanto attacco all' aponeurosi della [.!'amba, ma anche al mu<>colo soleo Questo muscol o nell e t•ser·cilazioni è costr etto el masse mo sforzo in compagnia cc•l muscc.lo quau l'icipile. Xell' u~o esageralo de!Ja gornba ha luogo uno sliramenlo mu cola re diretto ed i nèirello su I'JUeflla pa!'te dtllla gamba. Que~l.a perioslile da ~ror·zo se sor·u tenuta pr•csenl!! olai ene tlici militari uciiB l oro vesi l.a, ll miler·a t·er·te ci1agnoi"i troppo vaglle come quella di edema <:ulAIIUE", t>d i disturbi iruziali accusati dae pazienti troveranno unii più r·etlil interpt'PLazione e IJUindi la m alattiA sarA pi it geu~tamcnte appe·ezzata. Du~JS, mag~iore medrco. -

Disturbi di cuore oonseoutlvi a oontnsioni delle pare ti toraoiohe. - (Deu!schf' mil!liirdr;tl. Zeitsch,.., )l, l, 18!)7).

In generale l iJrn A assai d:ffirlle democ;lrar•e

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di:::lurbi di

eul)re com e pr oveniPnle da con lu.,eoni del torAce tH~r·rhé h~ alt..·razioni patologiche per·manenli rlt>l cunrt', per· r>'~ol a !';i !';viluppano subdolerneute, e per•thè nnrlle. C<tnlf' ce lo pr ovano le osservazio11i sui rnililar·i lro i qnuh le ron tuc:eoni del torace o p er la gin nastica o pPr enlci di cavalli si w•dono r elallvameute spesso, pee· for·turm sc>no e·arnm ... nte st:-guil e da (•!TeLti dannosi sul cuoe·e. NPIIa t'Pio7.inne sanilar·in :-;ull'e~Prctlo prussiano 1880-Hì!:l~ , è l'alta rn enzeone di 16 casi Ji questo genere, dei quali cmque si r ifer·ic:cono ad ~ttfczion<• d!!l pt>riocardro, CHHJUe dell'endtncar.leo e S~-' 1 nd otfezio11i cardich~ net·vose. Due delle sopr·a notate pericar J tli eLbet·o ot·ilrine ver colpo •lr baion•·lla, una per· calc-10 di <:ava llo, una per ur lo conli'O uno spigolo eJ un a per et~ d ula col ca vallo. Quest'ultimo caso in. seguito a co mplicAzionP venne ad eselo letale e fu acce t·lato colrau topc;itt. Lo afli~zioni t'ndoc~w­ diche si m anifestarono qua Ltr·o volte per col pe d i bnionellA,


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RIVISTA CHII\U RGICA

uoa volla per calcio di cavallu; le nevrosi ca rdiache, ebbero parimenti per causa, per lo più, i colpi di baionetta. Dums c r ede che anche nelle malallie denominale ne vrosi cardiache si tralli il più delle volte di vere lesioni or~aniche legger e che passano iuosservate. Dums ebbe opportunità di fare q uattro osservazioni rli questo genere, le 'luali in vero divef'J;ifica no f1·a loro in quanto a valore dimostrativo e che permeltono una spiegazione per· ziale. Quello c!te r isulta di c~"rlo si é che le contusioni delle par·eli toraciche possono pr•ovocat·e dis t urbi di cuore, ma il rapporto tra ca usa ed effetto pare non si possa veder chiaro che nelle lesio n i di un!l certa g t·a vilà.

RiVISTA Dl OCULISTICA L'uso dl estTatto dl capsula aurreu&le nell'oo· ohlo. - (New Yorlc med. journal e Reoue génér ale

BATES . -

d'ophtalmolo(fie, N . 1, ·1897).

Il Bales pubblica ùelle esperienze ùa l ut ratte con l'estratto di capsula suJ-renA ie in ottalmoiatria. L'estratto acquoso è 1nolto astringente ed e mostatico; con soluzioni deboli. meuo di l p , 100, r esLI'alto fa g tà impall idire la con~iuntiva , lo palpebre e la scle rotica; l'effe tto è aumentato con una soluzione più forte o con instillazioni I'ipeLule. Ne1.di occhi congestionati dalla intlammazione, l'effetto è ugualmente manifesto. Il Bates ha spe1·imeu lato queflto p.ffetto nel Lt·acoma, uella congiumivite acuta e cronica, nella congiuntivite e cheratite flille nular·e, nella chet·atile inte rstiziale, nella irile reumatica e siftlilica, nt•lla episclerite e nella irido- ciclile. In Lutti i cas i i vasi visibili sulla congiuntiva o sulla cornea disparvero dop" l'uso dell'estratto. La !.'Oluzione non è it't'ilante e non agisce sulla pupilla o su l muscolo ciliAl'e. Produce unA le7ge ra se nl"azione di rresco. Nun si stabili Lolleranza neppure dopo 12 mesi di uso, e lo


RIVISTA DI OCULISTICA

30 1

impallldimenlo era cosi forte come il primo giorno. L'effetto s<~trmgen te è temporaneo e senza r·eazione congesti,·o. All'interno la soluzione aumenta la frequenza dl'l polso, e il suo uso inler·no comq iniezione ipoJermica, vuole prudenza. Un malato ebbe dei sintomi allarmanti dopo la iniezione di 60 egr. P er• pr·epllt'are il med•came nto si melle nell'acqua fredda la polvere della glandola soprarenale secca del montone, e dopo alcuni minuti si flltr·a il ltqutdo e s i evapora a seccht!zza alla temperatura di 105 F (cir·ca H o C.). Ciò che l'esta coslitui~ce l'eslrallo acq•roso. Occorrono 4~0 g r . di g!andole rresche o 2W gr. di glandole seccgte per· fare 30 g r. di estrallo a cquoso. L'estratto è solubtlissi mo nell'acqua, ha colore bruno c non cr is tallizza. La tmtura di rerro, aggiunta a una l'Oiuzion~ neutra di estr atto surr Ptrale, pr·oduce un color verde che spari"ce lentamente e dit un pr·ecrpill:\tù nero solubile nell'acido cloridrico. Questa reazit>ne non s i os$er·va con le soluzioni J i glandola tiroide, limo, lllSlicolal'e o pineale. T utti i rimedi in uso nella te rapeutica ollalmica formano un pl·ecipì talo con una soluzione di estra llo e; così pel subl ima lo, il nitrato d'argento e il sol ft~lo di r·ame. La soluz ione ~~ inCelLa facilmente; quando si scalda si produce un preciprLBto, ma la forza della soluzione non è mollo di minuila. In tutte l~ mal alli t~, in cui il Bates usò questo r imedro, altri l'imedi fur'Ono necessari per g uar·ire, mn la ~ol uziooe dell'estrailo sembJ•a diminuire la congestione e Aumen tare co~ì la loro azione. Sopr a un occhio in fia mmato ne'l quale la cocaina non aveva avuto azione, l'uso combinalo di cocaina e di estr·alto produsse la insens ibilità necessaJ•ia pPt' poter opera 1·e senza dolore. È pure ulile pe.r evita1·e la emo!'l'agia durante le operazioni. D. L AGLE'Yze. - Caaaa rara dl atrablamo paralitico. (Deutsclle militii.r iir•tl. Zeil., N. 1, 18()7).

Un uomo di 4.) a nni nel pulire un fuc ile ripo r~ò una ferita

di palhni da caccia in una mauo. Pochi pallini furono eslr·alli ùalla feri la . 17 vi rimasero. U n an no dopo l'accidente l'individuo cominciò a soffrire di violenti coliche, localizzote al-


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Rl VJSTA DI OCULISTlCA

l'ombellico e di là irradiantisi all'intorno; esse si calmavano collo pressione e si r ipetevano ad intervalli irr ejlola rl. Erano anche associate a vomiti. Dopo un altro anno si aggiunsero formicolio e spasmi alle braccia ed alle gambe, sper matorrea, dimagrimento, debolezza, finalmente viva cefalea con vertigini eù una paresi del muscolo r etto interno dell'occhio destro, che gradatamente passò ad una completa paralisi. Nella notte il paziente non poteva dormire e progc·erliva sempre pii.t il deperimento gene1·ale. Finalmente dopo sette anni il [paziente consullò Lagleyze il quale fece diagnosi di paralisi saturnina. Dopo allontanati dalla mano i pallini che· vi erano r imasti il malato miglior ò immediatamente. Tre mesi pitil tardi ogni fenomeno morboso era scomparso tranne lo strabismo il quale però si mitigò di mollo colla e letlrotel·apia. v.

Dilatazione volontaria della puplll&. (Deuts. Zeitsch r . .rar Ne roenireilk, e Centralb. fiì.r die med. Wissensch., N. 7, 1897).

BEcHTEREw. -

Una neuraslenica di 37 anni a veva il potere di dilatare volonlac·iamenle la sua pupilla destra: a cio bastava un certo non b ~n definito impulso diretto sull'occhio. Essa provava un senso di tensione e di dolore nell'occhio, e a veva la sensazione come se il bulbo uscisse un poco fuori, e allora la dilatazione era al massimo grado. Alcuni ammiccamenti bastavano per riportare il ristc·ingimento della pupilla allo stato normale. Prima della mestruazione la pupilla si dilatava spontaneamente. Neg li occhi non esistevano altre anomalie Il v. Becht.erew crede che la donna poteva effettuare questa dilatazione per inoervazione volontaria del simpatico Negli animali sono s tate da lui dimostrate in vicinanza dei centri psicomotori di tali fibre pupillari. Il sistema simpatico di questa donna si trovava in uno stato di esaUsta eccil.abilità, forse 11 trigemino a cui sono unite di queste fibre siQ'lpatiche, et·a in modo particolare irr itato da escrt!sce nze polipose esistenti nella narice destra.

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RIVISTA-DI ANATO~IIA. E l'ISIOLOGIA NORMALE E PATOLOGICA

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Lo 1pe11ore delle 011a della volta oranloa allo •tato normale e 1tato patologico. - (G~ette des H6pitau:c e Centralblatt fu,. Chir ., N. 44, 1896.

PeAN. -

allo

I r isultati delle ricerche che Pean in unione al suo allievo Tornery l1a instituite sopra più di 100 cranii di uomini e donne di ogni età col!o scopo di determinare la spesse:lza delle ossa del cranio tanto allo s tAto normale che patologico hanno un' im portanza che nessun pratico potrà discon oscere in r elazione ai grandi pr ogressi della moderna chirurgia. Ecco in succinto il · risultato di questo studio. Peao ha limi ta te le sue ricerche in quellt:1 ossa che interessano la chirurgia del cranio, quindi le ossa parietali , frontali, occipilali,. temporali e sfenoidali. Egli trovò primieramenle che io un cr anio normale, per r egola la parte sinistra è un poco più grossa della de!>lra, perciò inversamente a quanto si osserva nelle altre ossa dello scheletro. ln tutte le O!Sa della volla cranica le parli più r esistenti sono nella regione d elle suture. L'autore av rebbe constatalo una differenza nelle varie razze; p. es. il cr anio dei selvagg i sarebbe alquanto più grosso che quello dei popoli ' civilizzati. L'età ed il sesso han no s ulla spessezza del cranio la nola influenza. In media Pean trovò cbe il cranio della donna è da 11, ad •;, più sottile che quello dell'uomo. Coll'età lo spessore aumenta ancora anche quando il resto del cor·po non cresce più. All'incontro nell'età avanzata, per lo più dai 70 anni in poi, il cra nio incomincia ad atrofizzarsi. Nel bambino dura nte i primi due anni le parli inferiori della volta cr anica sarebb ero più ~pesse che le ~uperiori mentre questo ra,pporto s'invt>rtisce nell'età adulta. Riguardo alle singole ossa Pean avrebbe riscontrato i seguenti fatti:


304.

1\lVISH D! ANATO)IIA R FISIOLOGI..\

Le ossa parietali nel neonato presentano una media spessezza di 1/ 1 mm. ed alla fine d!el pr·imo anno raggiungono quella di 1 mm. Nel 5° anno questa gros!.'ezza osc.illa tra 2 e 2 % mm., al diciassettesimo anno arriva a 3 '/,- 4 m m. e al 25° a nno raggiunge spesso i 5 mm. Nell'adulto la media grossezza misura 5 mm., però le pArli super iori sono per regola da 1·2 mm. piu spesse che le inferiori e le posteriori più che le anteriori. La massima robustezza è presentata dalla parte posteriore superiore del parietale a livello dell'angolo occipitale. L'osso fr ontale è in ogni età un poco più spr. s~o d«.>l pariatale. Pean trov6 queste cifre medie; nel neonato '/s rnm., dopo tre mesi t mm., dopo tre anni 2 m m., nell'adulto da 5 a 6 mm. Il tratto più sottile si trova alla faccia temporale la quale di solito è spessa soltanto da 1 a 2 mm. L'osso occipitale ha nel neonato all'incirca la stessa grossezza del parietali, es.rualmente che nell'età più inoltrata del fanciullo. A 40 anni la spessezza delrangolo superiore è di 6- 8 mm . me ntre che verso il basso essa raggiunge i 15 mm. Alle parti laterali lo spessore oscilla fra tre a quattro mm., e si accresce alla squama incirca di 1 mm. Nelle ossa temporale e sfeooidale dei quali qui si consider·ano soltanlo la squama del Lempor·ale e la grande ala dello sfenoide lo spessore oscilla tra 1 e 2 inm. P ean ha :inoltre ricercato lo spessore delle ossa in una serie di condizion i patologiche p. es. nella racbitide, nella sifilide congenita, in certe affezioni nervose come idiozia, epilessia, idroce falo. inoltre in malattie infellive come mor· billo, scarlattina e tifo. In base a questi studi e a questi ritrovati Pean cos truì per scopo chirurgì.co uno strumento da lui chiamato Politritoma H CJUale graduando precisamente la profnndìtà alla quale esso può penelr'are impedisce che nelle operazioni chirurgiche , sulle ossa del cranio possano esser lese le me niogi. ed il cervello. Qu esto ìstrumento permise all'autore eli eseguire numero!Se craniotomie seoza nemmeno uo ca!So di mor~e.

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30.1

RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE JHIES M ooae. -

n bleu di metilene n ella. blenorTa.gla..

(Brit. Med. Ju11.rn.., 16 gennaio '1897). l ''auwggi ott~nuti dRIIe iniezioni ur~ Lra li cii pitWI.J3JJI118 sprnsero il Moore ad usar·~ inLel'llamenle i colori tli andina: Ira ques ti corrispose meglio il bleu di m etileue. r ca'<i erano rec,..nL• e d i prirua mtlnifestazione e ciò ò da tcner·si pr·eseole quando si vuoi essere sicuri del r·is ullt•lo. Il M oore lin sperimentato il bleu di metil<'ne in 9 casi e :;ewprl:l col tnedosimu favor evole risullalu. In pnchi ~riorni cassarono le molestie e lo scolo pnr·ulento: ad accel<>r are la ~uarigione iniettava nell'urelra una debole sol uzione d'allume (0,20: 30 ~r·.). L'esame baLLeriologi.co ha conft>rrnato sempre quello clinico. Il hl eu di metilene è dn Lo a Ila dose di gr. 0,20 tre vo lle al giorno unHarlJenLe a l gr·. di citrato ùi potassio. Quanto al rn odo d'azione del bleu ùi melilene, il Muo1•e erede c.h~ esso ostacoli lo svtluppo e la viru lenza dei gonoeou:bi produtlori della blenorr agia, il che è dov uto al for·te po!Pre colorante del p:·epat•at•; che si eser cita o sui tuie rorganisroi s tessi o sul ter•reoo sul quale si sviluppano. Il bleu dr ru.elileaa é eliminalo inallel'alo du i r eni sicche gl'inrer·mi lavano la l or o uretr·a con una. sostanza capace di colo rae~ i microrganismi e la mucosa stessa. Qualche tempo dopo l'amministrazione del bleu di urelilene esso può ancora trovarsi nel sangue e specialmente nei leueociti. La. qua.n lilà di esso che si lt•ova presente nel sangue dipende dalla reh.t.zione esistente lt'a J'assor·bimenlo e l'eliminazione rned•t~ole i t•eni ed il r·etlo. L'ur·ina divi~ne szzllt'r a <> verde, le fed bluastre. Checch.è si dica di ttuesta sua spiegazione, i l Moore non può liOU far risaltar e i beueftci elfelli del bleu ÙÌ melilene: rili~ne anzi che esso possa tenlarsi nell'i nfezioni settiche ge-

nerali. G. G.

20


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RH'l STA

Gli esantemi merourlall. fur Cltirur., N. 4, 1896).

RosENTiiAL. -

(Centralblatt

Gli esantemi che si possono manifestare in seguito alle vat·ie applicazioni di m ercurio, 'sono, secondo il parere dell ' autore, poco osservati benché gia conosciuti da lungo tempo. Egli distingue una follicolite che ·si rassomiglia all'acne della cl'isnrobina e del catrame ; questa fòllicolile incomincia di solit.o sui punti dove fu pt·aticata l'uozione e spt!sso resta colà limitata; si mostra un gran numero di singoli nodeU.i rossi i quali ben presto t•e tr·ocedono oppure fann o passaggio a foruncoli, ascessi e flemm oni. L ' esantema può m ostra.r si simile al morbillo o alla scarlattina. Si manifesta da pprima in forma di macchie i solate che si dilatano perifericamente, confluiscono e talora mostrano un centro emorragico come nell e affezioni selliche. L' eczema si origina spesso dol1 e forme precedentemen te descritte ed è conosciuto in tutte l e sue dive!'se forme. Rara é la porpor•a consistente in em otTagie puntiformi , finissime e confluenti sopr a grandi tratti di pelle che danno alla medesima un color·e r·o s~o-bruno . Talora esse si a ~somi gliano all' esantema essudati v('l multiforme, cioè macchie di svariata form a, cianotiche nel centro e del color di cinabro c hiaro ai margini. Uno degli esantemi mer curiali p tù g"ravi è quello io forma di pcnfigo, nel qual e i n m olli punti del corpo (an che nella bocca) si manifestano numerose bolle se ~m en­ tate, ~.:o nfluenli e piene di icor·e. Tutte queste foPme posson moslr·arsi in seguito all' uso esterno del mercurio e s pesso anche interessano contempor aneamente l e mucose visibil i. Quasi costantemente esse n on vanno associate a sintomi di iuLo~sicazione m ercuriale. E sse si manifestano so tto l'influ en ~a di una certa idiosincr·asi a ed eventualmente in se· guito a dosi forLi r ipe tute del m edicamento. Gli· esan temi m er curiali non hanno in sé nulla ùi specifico. La loro terapia non si scosta da quella comune.


DILLR HAL.ATHÈ VKN.ERRB E DELLA PELLE

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L' aoldo plorloo in alcune dermatit i. (Br it. Med. Journ, 26 dicemb!'e 1896).

MACLENNAN. -

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L'acido picrìco o carboazotico i u soluzione acquo~a od alcoolica é stato ritenuto lungamente, specialmente in Francia, come un utile medicamento topico nelle scollature superficiali : il D'Arey P owet• l'ha di nuovo rece11temenle raccomandato ed il M . incora ggiato dai buoni risul tati ottenuti nel 1877 del Grange, ha Psleso il s uo impiego a molle dermatiti speciolmente eczematose con esiti tali da farlo caldamente raccomandare all'attenzione dei pratici. Esso può usar si sia localmente ~ia per via inter na. 1° Localmente. - L'eczema acuto accompag nalo da brucior e, prurito, e prorusa secrezione è J"apidamenle cucato dall'acido picrico. A causa delle fo r li propl'iela astringen 1i che possiede, esso forma, quando viene applicalo s u d 'una superficie sece1·nente e denudala, uro strato p1·otP.LLi vci di a lbumina coagulala e di delriU eplleliali solto il f(uale rapidamenLe la guarigione avviene e a causa del suo potere antisettico previene completamente la suppur·azione. Applicato con un pennello o con un batuffolo d i colone assorbonle anche su d'tina s uperficie mollo estesa e!iso non p1·esenta alcun pericolo e non cagiona il me 11omo dolore. Quasi immediatamente c.essa no H pr ur·ilo ed il pizzico1'e e dopo alcuni gior ni, caduta od asportata la Cl'Olòta protelliva, lu cute !:'O ttostanle è comparativamente arida, priva di ogni rossore e ricoperta da giovane epider mrde. Io quella noiosa forma d'eczema acuto dei bambini, eczema capili!" eL foci a lr, la quale non cede agli or dinari metodi di cura, l'acido pic rico dA invecè risultati molto ioCOJ'RggiMli. I capelli debbono esser,-e tagliati corti e le ero~ Le eczematose debbono essere rimosl>e con cataplasmi: snlla superficie aiTella s i sperlllulla liberamente maLLina e sera la soluzione acquosa salura di acido picrico per tre o qualLJ'O giorni consecutivi. D1Jrunte il trattamento il cuoio capelluto o la faccia se anche questa è invas a dal processo, dev'essere ricoperto' da una maschera di gat>za. Io capo a pochi giorni ia pellicola che s r é formata

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RIVISTA DELL E MALATTIE VENEH&E K DELLA PELLI:;

per razione dell'acido può esse1·e J·iroossa mediante u11 emol· Jiente qualunqu ~ e l;6 su lla cute nolRsi Lultora t'ossore o untidità,· si ripetono le pennellazioni. La cessazione d'ogni molesiJR per melle al bambino di d01·mire, il che avvan taggia molto l e sue cond izioni gener ali. Oltre che ne~li eczemi umiùi , l'acido picrico è rimedio efficace in quasi tulle l e derm at tti supeJ·ficiali: cosi il Maclennan in :3 casi di ri si pol9. l'ha trovato mul to piu utile dei rimed i fi n fJlli preconizzati contro quest'afl't>zione: esso arNsta il processo fl ogistico e ne i m pedisce la dilrusione. e fa cessare m ollo più r apidamente dell'acido fenico, dell'illiolo ecc. le m olestie locali. 2o In ternamente. - Come r imedio i nleruo recido picrico é stato inde!Jilumeule abbandonato : le sue p ropri età nnlipe· t•iodiche ' furono per l o passato mol to apprezzale e nelle febbri intermillenli v eniva usato in sostituzione del chinino. Esso cagiona una colo!·azivne gitdla della cute e ùella congiuntiva pei' nulla disti nguibil e dell'l llei·izia : es~a per ò IIOH di!Jende UB di~tur.bi Ch' ile fun zioni epatiche IIIA dal forte pol•' I"e colorante c he ho l'ncirl o picr icn, cMa ben not A ai mic t·oscopil-'Li. U llimament<! i l Madeunan l'ha aòoper alo con ri;:m llllli eccell<•ll li in (]uei casi molto faslidinsi di diarrea cronica sempl icP Pd in quel li di dianea così ùi:'Lla putrida nei quali tan to gl i oppiacei qu~mlo gli ostrin genli r rano ,·imal"li senza effetto: in queste circosta n1e l'acido picr ico rassomiglia mollo all'aci1l0 fe nico al cu i gruppo appHlie::e, per ò 8 difT<li'C:Ilza di qut•slo Psso è un topico tDnucuo e niun ùann ~ può derivare dal suo assol'bim ento. Le macchi e che ac~I­ den tolmente si p1·oducono sulle bi-ancht' J'ie si l <)l gono faCilm ente colla boll itut'a, poichè il calOI'e decompone racido picrico.

G. G.

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RJVISTA DI TERA PEUTICA ~OORDEN. -

L'euohtnlna.. -

(Brii. M ed. Jor,rn _, 26 di ·

cembre 1896). N. rltce ch e questo nuo vo prt>pa t•ato di chinina possiede 1ulle .• propr:eta terapi che della chtnma s1•nza 8\'~•r ne il sapore amaro, ~enza disturbar l'app(•tito e pr o.Jurrt• rottzii nelle orecchie ecc. Eg~o si pr epara facendo tlfX r e l'el ilclor o car bonato !>ulla chinina. L'euchioina cristallizza 1n A;::-lt i e.J é pr onlHtnl'nle •olubile in alcool, etere, clor of(mnio n HI lo,. c.:on dil"Rcol lù nell'acqua: il cloruro di euch inintl è pt·ontn rn eu le !'ol u bil~::in aeq ue, il ~olfalo lo è m eno e il l Annato lv é meno ancora . L'euclt intOR è in1<apor e a meno che non r i tn&nlo{a mollo l em pn l'mlla hngua; allora f'Ì sen te an1at·n. A lla l'e •·~o n a l"ann si può da r e ello do11e .lt 1- 2 g rummi ~e nza S(>iaC'evol i ef'l'elli: una volta sola 2 grammi produssero pe,.antezza al ca:•o e g-lt ammalali •opporlano b~n ìssi mo do~i qnolidmne ùi 1- 2 gt·ammi. Per mancanza di casi di malaria N. l'ha 5pPrimo'nl uta m 15 ca!'Oi dt to--se c:oovulsiva. l+ di fehbr t• clira, tn ~> dt sepsi di dtver sc Ortgini, nella polmonite, nella f1•bbr t> ltfoidl' ed anche in parecchi c11si dt nevral gie. E lf~lli r Apidi e benefici si ollenner o io 12 casi di per losse. l ril'ullaLi fur·ono ~pecia lm ente buoni in un caso di nevralgiu sopt·aorbi lut·ia : l gr ammo di eucltinina ~riovò più che LuLLi i nervin t pr•i ma udoperali. Questo rt!lultato fu r isconlrato i n 9 dilfl' r en!i accessi. L'euclti ni ua \'a mP~I io data sollo tormA di tabl oidi: uei bambini può ~omminiqlt•arst nel l aLl e, nel br ndo, col ca<:ao. G. G.


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RIVISTA D'IGIENE ,

Prof. SoRMANt. -

I raggi Rontgen eaerolt&no qualche

(Giornale della Società Italiana cl' Igiene, magg10-giugno 1896). influenza sul baoterl? -

Allo scopo di !'tudiare SL' veramente i r aggi Ri.intgen abbianll la pr opr ieta di uccidere od almeno diminuire la virulenza dF:i bacteri raLogeni, l'autore ha fatt o alcuni el'prrimeuti iniliali, esponendo all'uzione di tali r aggi ed alla dislu nza d1 2- 5 centimelr·i delle p•ovelte con colture in bro<io di sedici èi llt!renli specie di micr organismi. T an to colla loro esposizione ai del! i raggi per tre o quaLlro Ot·e, come per un' esposizion~> di Sl'l orr~, le col luPe di trapianto si moslrar·ono tutte positive e cogli identici ca ratteri. Per· el iminare la possibil ità che il vetro dei tubetti per quanto sollile, potesse in quA lche motlo tuLiuire sul risu ltato tlell'esperi mento, ripE>té l e prove versa n do le col tu t"P in capsulelte di v\'lro ster·ilizzttl e e di!"postc 1 n modo che i r a)!g'l vi cac.Jesscr o ver ticalmente dall'allo al bAsso evitando la discesa del polvisc()lo al mosfer·ico sulle collure, col cuoprirle per mezzo di un foglio di c:ar ta la quale, come il l egno, è tra!'pR renlissima ai ra!-!::d Ron tgcn. Esposte in questa guisa le coltu r·e di cholet'a astatico, di tifo, di b. piocinneo, di carbonchio, di b pro<ligiosus per 4- 9 Me ed eseguiti i Lt·as~ot•Li i n brodo, agar , gelalinn, palal•'. ecc. non si ri scontrò alcuna modificaziont' nri car alle6 coltura li anche df:'i mict'or gaoismi più ùelicRli . Volendo veder<• se si fo~se modtfìcala l'azione patog-·na, l'autOI'~', presa una collura di car·bonciaio in brodo e di vi:::ala in due parti, ne espose una all'a7.ione dci r aggi R•111tgen per 4 ore e a pochi centimetri di distanza: inoculate quanliU:t uguali tlella prima e della seconda a due cavie quesL•· morir·ono dopo ~7 or e cir ca con identica sinlomatologia ~>d iJPnlico mper•to analomo-palùlogico Altee due c a vie f'ui'on0 similrnen Le lrallole con altra specie bacter•ica palo-

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RlVISTA D' TGIENE

geoa, ma che aveva per duta la sua virul enza: Lutti e due gli animal i sopravvisser·o. Dopo que$ti esperimenti l'autore dichiara che per ora deve ammettere che i raggi Rij nlgen non esercitano un'azione sensibile sulle propr•ietà cullunlli e patogeoe dei micror ganismi sui quali ha esperirnentato.-

te. Otoatnomanl&. - (Brit . Mecl.. Journ., 23 gennaio 1897). )lon cade dubbio che in molte parti del mondo l'ebbrezza cocainica è in for te on0re ed aumento: molti autor1 parlano di essa come di un.Jla~ello dell'IJmanité, essendo !!li allri due

rappresentati dall'alcoolisrno e della morfinomania. Il maggior nu,mero di proseliti si tr ova tra le donne e specinlmenle tra quelle che si son dale alla lellei'Alu ra. AlCUiti cocnin i><ti lo son rlivenuti quasi in noccnlemenle, bevendo cioè i vini di coca, a1 quali, per render·li più fnrti, f!i aggiuo:.:fJ·no !Onli di cocatna. È provato che o ~an c hesle r, nel Konlucky, l'abiludme della cocaina é divenuta una vet·a rpi demia DPI pericolo fu causa un d1·oghiere il quale cominci!'> a Rpacciare tiiJ rim~dio popolat•e contro la corizza e che rìc:ullavA di cocaina e mentolo. 1 sintomi pt·incipali d!"l C0('8illi!"rrto sono illusioni della vista e dell'udito, irt·itabililit n-eu1·o-muscolar·e rrl ane-

stesie locali. Dopo un certo t~:s mpo inllorge l'insonnia: il paliente presenta una speciale indecisione a11che l'i sp~llo alle cose più triviali. A Par·igi l'uso delle intczion i ipoderrniclie di morfina e cocaina è mollo ~::steso e v1 sono s tabilimenti a cui le donne alla m oda ricorrono per farsi !'an·c l e solile iniezioni ipodermiche. Anche. in Ame1·ica il vizio é comunissimo e gl'igienisti non han manca to tl1 levar la voce eccitando le autorità ad ess~>r più rigor ose nello spacci o di que~ta sostanza. In lngblltert·a i farmacisti sono molto scrupolosi e non danno cocaina senza la pre~crizione del medico. A s~c1ale sorveglianza dovl'ebber o e"sert~ sottoposti i cosiddetti vini di coca, i quali contengono la cocaina ed i suoi sali. G. G.


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RIVISTA DI MEDICINA LEGALE SLalnarzt dott. Rom. - La dlagnoatloa del dl•turbl vtslvl c on particolare rlguarclo alla almulazlone. (Der Militii rar:.;t, N. 1, 18!11). I disturbi della visione costi tuiscono la causa pi ù frequ ente d'inabilita al mi lilat·e servizio. Molli ambltopici vengono ?Zia climtrta li nelle opE>raziorti di l eva; ciò non oslantc molte reclute afT<::LLe d~;~ debolezza di vista vengono arruolate e poco dopo sollopo~le a r·iforma in cosi gran cie quanlila che il nu, mero totale degli eli minati ra~giunge quello di un re;zgim enlo, e se si pol·~s:-:e istituire un e!'iame oculat·e tecnicamente co rr•~ tlo sulle reclule fin dnllll. p r·irna visi la si ver r ebbe 1;1 ri spa r·mial'e per gl i ulter iot•i esam i m olto tem po e molLO la VOI'O. Il più delle volta tale ri cer cA é in sLLuabile per estranei motivi; ma non si può negar e che col ft~m i gl ia rizza re sempre più i mrtlict militari cui metodi tecnici si devono raggiunget·e 11 ella scelta risullali sPmpr e migliori. Non può certamente o;rni medico esser e un oculista, ma per riguardo ullo aprrezzamenlo della fu 11zi one no11 soltanto drgli occhi, ma di tullr ).!il organi in genere, i medici m:litari devono essere specialisti. Vi é Sf'ecialrnente una anomalia dell'occh io, la quale é causa di del>ole7.Za visiva e che spes~o è segna la colla diagnosi amuliopirt :~enza causa rileva/;lle. Questa anomalia é J'asligmattRrno. ' L'asligmalisr110 è più f1·er1uenLe di quello che di solito si creder ebbe, ed i r~p el'Li datici recentemente da Hess e Diedevich, secondo i quali JiciRsclte pet· CCIIlO cii una popolazione ri sulter ebbet'O atl'elli da O!:ligrnat:smo superiore ad una diollria. ~lll'ehbe ro un poco al di !'<otto del vero. L'autor e vi;;;ilò 1!JOO t•ecl ule le quali erau o gia sto l e esaminale una pr i n• a volla, per la maggior parte opet·ai. Tra


RIVISTA DI llEDLCl \A LEGALE que~te

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reclute egli rinvenne 7 p. 100 astigmatici di oltre una ,Jiottria. In mollis...imi casi l'a~ligmati mo era di gr·ado eleveto. Pur lroppo t.:na ec:atta ricerca d>'ll8 visinne era impossrbile ~iacchè per ogni visitato si poteva disporre soll&nlo di un minuto o mezzo; contuttociò crc.Je i'au lm·e che in molti casi unu su cento) l'acutezza visiva 110 11 ~i sA r·chbe potuta ell'ctll~amente determinare che con l enL1 d l i11dri che. Ln mi su rt~­ tione della r efrazione fu pr·atical~ collo sciiiHl>topio C'Ostruito dall'aulrwe (lesCI'ill() e dise~natl) 110lie co11 rerenze dr Schwf'i~.:er sull'ullo dell'otlalmoscopio, 1 ~95) il qunle è tli una co!lruzione mollo semplice e si pr•c sta ~pt•r•almen~e all'esame rapido perché esso r·isparmia aJI'pc:aminatore qualunque cal··rlo o raasruagl io. Con •rualunque ottalmoscopio piano unilamentf' ati una lente conve"sa si può eseguire a sufficienza la schia~c:opia. È noto cbe anC'he senza aver fatt o uno sper.ial e eserc1zi0 si può diagnosllcare colla massimt~ fa cilità l'asligmal isnlo di gl'8do elevalo ..d in [.{ener e le altre gt·avi onomaliH di l'efraliooe, e quindi é certo che col tempo la schiascopia di ven tt~ril di uso comune n ella dia~oustica ollalm?scopic·a per il medico militare. Una buona parte dei casi rli deboiPzza visiva nellA cui r·icerca il med1co può trovar delle diffirott.il, sono gia r irnnoscibrh per mezzo di uno strumento c·he ~ in ver o ~e n e ral­ rnente cono8ciuto ma non surncien temenle spp1'ezzalo, e •ju~slo é rl chel'atoscopio di Placido. Qut:!>LO !>lrunw nlo perIOelte Ji ri conoscere soltanto l'astigmatismo eh 1,'> diottr ie e più, ma sono appunto questi i casi <'. ile fanno pf>r noi. Com'l' noto il riflt!sso cheratoscopico dellu cornea io questi cs,j mo<~lra le linee allef!gJate a fl ~u r·e t>llltil'lre. F a duopo di uo certo esercizi(' per riconosc*'l'e le dev1azi n11i dalla fìgÙra c>tr ·olare quando esse ~ono m inime; per a cquistare que~to e er cizio nel caro che non si avt!sse a di~poslldone d soggetto aslhtmalico, si pt'ocede comù segue: si melle davanu a t! un occhio normale Ulltt len l '! c·ilmdrica di 1,5 diOLlria e si fa l'osservazione che1·atoscopica col d1sco di PlAcido. Gli anelli upparir aono elellici nelle stesso gr·ado come


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Rl\' !STA

in un occhio astig matico, per'ò corrispondente ad un astigmatismo doppio della fcrza della lente adoperata. Questo esperimento dà inoltre anche un m ezzo per la misurazione approssimati va dell'astigmatismo. L e elissi cheratoscopiche di una corn ea astigmatica possono esser·e cooverlrte in hnee cir colar'i per mezzo di un'adatta l ente cilindrica, ed allora l'astigmatismo r eale è di un grado doppio del valore della lente ci!indrica suddetta. Qualora si fosse in dubbio se g li anelli cheraLoscopici sono circolari oppure elittici, si può fare quest'altro esperimento: si mette una lente cilin ~,h·ica debol e (circa 0,75 D) davanti all'occhio e la si gira su di sè stessn mentre si guarda col disco. Se esiste un debole a stigmatismo si trover·A una posizione della l ente ei re l e deboli linee el ittiche r ender·à circolar·i , ed un'altra posizione invece che l e l'enderà ancora pi ù elitliche. mentre ch e manca ndo l'asti gm ati~ mo mnncherebbe anche l'accenual!l sostituzioue di flgur·e. Per· age vol a t'e l' uso delle lenti cilindriche l'autore ne ha costruile di quel le con manico e che pur non ostante possono essere ruotatl' in qual sia!:'i pot'tal enti, e!:'sendo esso manico innestato a guisa di un'antica bnionetta. lascia perfettamente ilm a r~ina del porLal enle per·fettamente liber o. Il rnan :co offre alli-esi il vanla~gio di r·iconoscer e immedialam <'n le la posi· zione dell'asse. La determinazione dell'a:;tigmalisrno e cleliA sua correziono sarà lieve e r imuner'aliva sollanto per colui che siA>~i eman· cipato dell'antico cal colo in pollici e clae abbia adottato quello a diottri e. Ciò vale in i5tpecie r elativamente alla misut'8 obbielti va dell'ametropia in que!:'Lione. Pe•· dare un esempio. snppongasi di t1·ovar e nel m er idiano Mizzon lale 3 O H. nel verti ca le ·1 O H non fa biso~no di profonda l'itlesl;iooe .per dll'e che Cyl 'i-0 corregger a l'asti ~maLismo ; all' incontr o non è tanto fa ci le nella sles!:'O casu da H 1/ 15 e H '/" far d P I'iV!!l'C la l ente adattata cioè una l ente r.ilindrica di 'f,n. Per· quanto r ij:ruarda la pl'esc:-izione rtegli occliial• ad 011 astigmnlico si r accomanda di uon prC!:'Ct'ivL' re l a lente che porti uh<J col'r ezione compl eta, ma di ~lesignare una lente che sia 20 p. CL prù debole di quello che corre~ge completam ente l'am e~r opia .

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DJ ar&DICINA LBGAL'B

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Se e'oi sle astrgmatismo ed il fondo dell' occhio apparisce in condiziOni nor mali non si dovrà pronunciar dia~nosi di ambliopie senza causa rilevabile, prima di aver· compiuto l'asperimento in due divet·si modi. Primiet•amenle é da rieercar·st l'estensione del campo vi ~ivo , in seccmdo luoj<o bi· ~gna escludere uno scoloma cr omatico-centrale. L'esame del campo visuale e del senso cromAtico possono pur tat· molta luce nei casi più oscuri. Il primo esame è troppo co· n!J~ruto percllé vi sia bisogno qui di descr iverlo, è da avverhre soll8nto alla necessità che ~sista nell'istt·uroentario un perimetro a mano. Se esi~le uno scoloma cr·omatico cP.nlralt: (per il rosso e per il verdt') lo sr troverà se si portano nel punto di fissazione dei dischettr di car·la colorali Jr :; mm. di diametro incollaLi sopt•a ronda ner o Il migliot• modo per ben riuscir e in questo esA me ~i é che il me· dico ed il paziente si guardino scambievolmente negli occhi e l'o~set•vnlore porti col pr oprio dito la pr ovH del colcJr i sulla linea vi;;uale. Se il colore nr•l punto ùi fi ssazione è dichiaralo grigio, ma in par•i tempo vicrno al punto eli fil<SAzione à riconc•sciulo normalmente ~<i lralla di scotoma cr·omalicotentrale. In un buon numer o dr ca~r manca ogni altr·o sintomo che ci dia spi f'gazione dell'amolropia (ambliopia lo<>!"ica, neut•rt~ reh'obulbare). Que<.li ~cotomi I IQ D !'ono mai ~imu ­ lati; ma ben dh•er sa é la co~a lWI' quan to riguarda il campo vr~uale. l nevrologi sono propeno;;r a er oder e che un r ••slrinJllmento concentrico del campo vi~uaiH non rossa L'S5:ere simulato. Gli oculisti credono il contr·ar·io. Si ri esce bene a ricouo'!cere questa simu lezione nelln mu n i era i nsegnaLR da S·hmidl· Rin pler•. • Se poi lo ~poslameolo tipico del campo vr~ivo indicante, secondo Konig, una nevrosi traumatif'a, possa esset· simulato, non si può ancora decidere, almeno fino a Lento che que~lo lrpo è contestalo da allt·i reputati aulot·i. L'autore traLla da ultimo dei casi di si mulazione e ciel mi)Jo dt smascherarla. Per pt•odurre la òiplopia monocuiAr e Truhlich ha recentemente costruilo un prisma di spal o calcare che st ada~ta beoissrmo a questo esame ma che é troppo costoso. Quando non si t•iuscisse ad ollenct·e la di-


RIVISTA DI M&DlClNA l.SGALB

p l opi a monoculare ~o l processo di Graer~ ( dime;>;zare la pupdla mediante l'angolo dt un prisma) l'autore raccomanda il segut>~tle pror·esso: Si &ccendono due candele e queste si tengono uua sopt·a l'alka in una camera 8 mezza oscut·ità. Il paziente eh., accuc;a un occhio cMo vede due lumi, allora l'osservutore ''A davanti all'individuo e gli colloca duvauti all'occhio un pt·isma ed inlanL•' all' inSRpula del paziente viene !';penla una d~>'le due< fìamroe. Allora ritit•artdosi l' osset·vatore in di~parte, il simulatore si tradirei col dtchiat•at·e di vedere due fiAmme.

Una stlmmata permanente della eptleaala. - <Corriere sanitario, '28 febbrato 1897). :O.Iuirel e Vir es lwnno l'atto numerose osservazioni dalle quali Lra~~ono la concl us ton~> di avere scoperta una earal· leristica permanen~l' ùella epile!"sia. Clw durante l't~ccesso vi doves~e es~ere aumento tra ~li scambi nulrttizii dei le!'<suli, si supponèva. Ora queste nnove t·rcet•clre "engono a dirct che i f•lSft•li e g-li azotati pr incipe!· mentu terr•n,..i, emes;.i con l ~ urme, sono aumentali. Ma un maggtore assegnamento, per la ùiscriroinszione dell'acce!';Stl ve,·o dal stmulato, si può fare, col criterio ora enunciali) da Mllit•et e Vires. « L'ipulosstcilà ur·inaria é costante nella epilessia; essa esiste ruori degli accesst anclte quanòu questi mancano da ~:~nni. Essa è dunque efl'ello della nevrosi e costituisce una sliJ,!'tnata permanente)), . Pet•ò fJ11e!'<to min(lr grado di tossicità delle urine epiletltcbe oon impedisee che es-;tl siano sempre convulsivanti. 1\1.


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RIVISTA BIBLI OGRAF ICA Dnttor PÀOLO Pucct, lenente medico. - Delle nevroal nel mllltarl, oona1derate precipuamente s otto 11 rap porto medico-legale - Torino, Fratelli Boecn cditori, 18~i. L. i.50. Con profonda co•omozione ~egnaliamo a• lettori questa OPf'ra del compianlo collt>~a Paolo Pucci, a cui per ~iudizio unanime della commic;sione f•1 asse;.walcl il prt•mto H1beri. li povero autore uon doveva por tr·oppo J.!U !i'l~ •·~ neanche la BÌt•lll del premio, che mot•l.e prematura, ma glorJUsa, lo ragBJUnse sul campo di ballagha di Abba Cat·•ma o•· fa appunto un auno ! Il volume altusle. slarupato pe•· cu•·a della famiglia sollo la ~VISione dei colleghi colonnt'llo PrelLi e maggiora Sforza, c1 •·nppreseota quindi come un postumo salu to del 1-dovane 6 promettente autore. Il \'alore inh·inseco e scientifico del ltbro 1\ pari all' mlere~~e che per le p•elose circost.anze cui soprn abbiamo ac· ~nnato, es~o de\'e destare in lutti i Cfllleghi. Il P••cci intese la soluzione dd temu in 8611!-iO eminentemente pratico. Volle cioè !;!Crive•·e un manuale per uso spe· cislmeole del medico m •litare, uel <Juale fusset·o riassunte tulte le N>gmziClni scienlificht• atluali, mn nello sleS!'<O tempo non perdè di vista lo scopo di fornire una guidu per le questioni medico-legali. Il piano del lavoro è completo. In una prima parte il Pucci lralta delle nevNsi in generale. e l'lpecialmente della loro frequenza nell'esercito, dello lo1·o simulazione e dissiu1ulazione e dei mezzi di esame cl11 a doperarsi per i nevrolici. Nelle pa rti successive sono esaminule ad una Hd una tulle le fo1·me di nevrosi. Naluralmenle la piu lat•gA parLe è fatta all'epilessia e all' islet·ia, considet•ale nelle loro s"ariatr forme : e tanto sotto l'aspetto cl inico e solto quello della mediciua legale individuale, quanto solto quello della medicina legflle gen erale e della legislazione del reclutamento. Entra re in pat'ticola ri non ci sa•·ebbe possibile. È questo


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RIVISTA

un trattato completo, non una monografia, da potersi io breve riassumere. Ci basta di concludere col raccomandarla viva· mente a tutti i medici militari. Se il fato avverso sembra aver negato al povero Pucci a nche l'onore di una tomba, egli si è edificato con questo suo postumo scritto un monumento anche più splendido e dùrevole. DoTT. FILIPPO RHo, medico di 1• classe nella R. Marina. llalattle predominanti nel paeal oaldl e temperati. Torino, Rosenber·g e Sellier, 1897. L. 12. Mancava ancora alla letLeratura medica italiana un trattato di questo genere, e siamo oltremodo lieti e superbi che il soddisfacimento di questo biso~no sia dovuto a un medico militare. Quest'opera grandiosa, g randiosa non meno nel piano ge· nerale che nella esecuzione di ogni singola parte, è il frutto di tre lu!<tri di s tudio, e non solo di studio rli biblioteca, ma anche di studio clinico e pratico, al che la vita marinaresca offrì all'autore lunghe e frequen ti occasioni. Fornire al medico il8liano che viaggia o risiede in paesi tropicali un tr·attato completo di ogni for·ma morbosa speciale a quei paesi , non che delle modificazioni che subiscono so tto climi diver:si le malattie comuni ai climi temperati, tale é lo scopo principale del libro; ma siccome tra la patologia dei cl1mi caldi e quella dei temperati non vi è una delimitazione ben netta, cosi convenne comprendere nel quadro anche talune malattie, quali la malaria, la febbr·e tifoidea, la dissenteria, ecc., che sono proprie anche dei nostri climi. Abbiamo delLo che lo studio di og-ni malattia é completo; e lo é tanto da! Ialo puramente scientifico come dal pratico. La storia, Ja p;eogratìa, la patogenesi, la ba tteriologia, la sintomalologia, la cura, la profilassi sono con eguale ampiezza lrallate in ciascun capitolo; in g uisa che lo l'tudioso può esser certo che nulla di importante a sapersi può sfuggirgli. Imporlanlissimo, e meritevole di formare di per sé un volume a parte è il capi tolo sulla malaria. Una larga trattazione hanno le malattie cla parassiti animali, le morsicatura dei serpenti, e di allri animali vele·

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BI BLTOGRAPlC A

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nosi. Chiude l'opera un lungo capitolo sull'igiene e l'acclimatazione nei paesi caldi. Lo s~rle pia no, il lueidus ordo, rendono la lellura del lit-ro molto piacente. La ricca bibliografia faciliLerA allo studioso che si vuoi meglio approfo ndire le ulter iori ri cer che. Tavole e ligure dichiarano il Lesto ovunr1ue ò necessario. Lo spazio ci vieta di enlrt.ll'e in un analisi più dettagliata dì questo bel libro. Soltanto l'indice occuperebbe parecchie ,.gine. Chiuderemo col raccomandar·lo calda mente ai colleorhi dell'esercito, dei quali sono ben pochi oramai quelli r.be non abbiano avuto a d occupars i di persona delle malattre dei paesr caldi.

S. BAUDRY. -

Bt11cUo medloo legale aui traumatisml dell'ooohlo e dei auol anDe11l. - Traduzione del Dollor C. Frugruele, oculiste dei Pellcgt•ini. Napoli, Cesnreo ed1L01'e, 1807.

Questo studio fu scritto specialmente per rtuei pratici c he lrO\•ansi gior nalmente a conlallo col personale dei centri in· du~lrteh dove le lesioni traumati ~he dell'occhio e dei suoi ano"'"' ra$lgiungono il loro mas!'imo di frertueuza. Non può dirs1 però privo d'i m por l!wza anche rispetto alla pratica mil:lare, non essendo purtroppo r ari i Lt·auror dell'ot·gano vi~i,·o sp.,cialrnente in certe a rmi u in certe contin;enze dr>l ~rvizro. lllavor·o è ben fallo, corredalo di ct~s i special i mollo istruttivi e di 11ote med,co-le~Zali interessantr. I l piano dell'opera é il seguente: Lesioni traumatiche degli annessi dell'occhio, dei sopraccigli, delle palpE:bre e della congiuntlwt, dell'orbita e del suo contenuto, del g lobo oculare, della COl'· nea, della sclerotica, dell'il•ide e della came1·e anteriore, della coroide e del cor po ciliar e, della r etina, del c ris tallino, del corpo vitreo, dell'insieme dell'occhio: aff,.zioni ocular i simulate o esagerale: metodo da seguir·e nell'esame dei feriti e nella perizia. Importan te anche pel medico militare è il cap1Lolo in cui ~ratto delle affezioni simulate o esagera te, nel •1uale passa in rivis ta e discute i diver"i metodi obbieltivi e subbieltivi indicando il modo di pt•ocedere pet• ciascuno di essi te.


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VARIETÀ E NOTIZIE - - -:- '--- Il medioo dl divblone dell'e serolto gennanloo. - (ti r chie. tlel rned. l' plw rmac . mil•l . , ~. ::!, l't' Db. l8!)i). Con un r ecPntc decr e10 ~~ ;:;tHlO cn•ALo nt>ll'e$Pr cito g-erm a n ico, in Lernpol di pAce , il P••Sl0 di medico (/i diois i on.e, CO l gra.!n di ltl ll f~nl e colonnel[c), 11110 pet· o;.:n i d i vi ~ ÌtJI1f' . I l m e dico di divtl"IOJie d i r· i~e Il sel'vizio di saui lù del la di visio ne sott o i!l i or din i J el;.!ener ale di di vil"tOne ~ d E-l di r ello r·u di sa m t.a del em·po d'a rmal•~ , e n el medesi mo tempo est~rci la le f u nzi oni di medico ca ;>o dell'ospedale pt·•n ci pa le Jella d ivisio n e quantlo esso nn n ""ia p r ov ved uto re~o lu rmcnlo di u n dn·ctLOt'S. SupP.r aot·e ge r~t rl!ll t ca me n lc a tutti g li urticiali sani tari p o s ti :-;olto la r-ua sfel'a d' ozione, ha v e r::~o tll essi 1 poteri di ><cipllna t·i appArtenenti ad un co m>~nda n te el i battaglione. E il consi gl iere m ed•co tecnico del g~rlt'l'a le di d i vision a c h e pt•ovoca i l "' UO i nt t>r ventn og n• q uuh·olla lo g-iudica n ec t•s $R t·io. È l' i nler·metl ia a·il) rra i nwdici di I'P1Zgime11l0 e i l d•r e tt or e di :>a n ilù . Esercita un'attenzione speciale all'ed ucazione e i~t 1 ·u zio n e teot·ica e pr atica rlel pP.r sonale medico, p r inc i pal mente pe1· c i() che concern e il funzionam ento dP.I Sl'r vizio di !lanilà in Le 111 po di ~u e rra e all' igiene delle l l'Uppe. U n lahor al ot•io d' i~iene sart~ messo a sua di"posizione nel l'ol'pedale della g uAt' nig-ione posto so ~lo i l$HOi or dini . Il m ed ico d i div tsio ne di ~t r·ib u i ,-ce il pet'sonale Ji sanità secondo i biso g n i del ser vi zro medico. A llo•·quando si tl'ov a nella g uarn ig ione stessa che è sede del la tlivi::ione di sani tà, si t iene i n r apporto personale c o l d irettor e, elle tiene al corrente dell' i g iene e del l o stato sa · ni tar io della gnarnig ione. Nel caso contrario gli i nvia i s u oi rapporti sui fa l l i impor·Lanli e sug l i o1·di ni dati. I n ogn i ca so ne r ende simultaneam P.nle edoLlo il comandante In di vis ione . Il D i r e t.t.o r e

Dotl. ErroRE fucctAROl, co lonnell o medi co ispettote . Il

~ edat.tore

D.• R IDOLFO L I VI, capitano medico.

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··- GIOVANNI SCOL Anl, ,. ..• .-·-"--. \ ··"·· i ~

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RIVISTA DI OCULISTICA. 8atea. - L'o.so di estratto di capsula snrrenale nell 'oechio l.qlerze. -Causa rara di strabismo paralitico . .

• Pag. 30G

Bedltert•. - DilataJione volontula della pupllla . . • .

30l 301

RIVISTA DI AIUTOAIIA E FISIOLOGIA NORMALE E PATOLOGICA. l'lu. - Lo sp835ore delle ossa della volta cranica allo stato nor· male e allo stalo patologico . • . . . . . . . . . . . . Pag. 303 RIVISTA DELLE MALATTIE VRNEREE E DELLA PELLE.

...,... - 11 bleu di rnetilene nella blenorragia . a-tllal. - Gli es3nleml mercuriali . . •acllaaan. - L'acido picrico in alcune der matiti

Pag. 305

306

307

RIVISTA Dl TERAPEUTIC., . lllorden. - L'euchinlna

. .. . . . .. . .

. . . . . Pag. 309

RIVISTA D'IGIENE. Scraul. - l raggi ROntgen esercitano qualche innuenza sui bacteri1 Pag. 310 Cocainomania . • • . . . • • • . . . • . . : . . • . . • JU

RIVISTA DI MEDICINA .LEGALE. La diagnostica dei disturbi ,-isivi con parUcolare riguardo alla ~imulazlone , . . . • . . . Pag, 3tt Una stimmata permanente clelia epilessia . . . . . . . . . . 316

hl!l. -

RIVISTA BIBLIOGRAFICA. l"uccl. - Uelle nevrosi nei milita r i, considerate precipuamente sotto il rapporlo medico-legalo • . . . . . • . . . . . . . . Pag, 31i flbt, - Malaltie predomlna.nti oni paesi caldi e t'lmpArati . . . . 3l8 ludrr. -Studio medico legato sul traumatlsmi dell'oechlo e dei suoi annessi , . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • 319

VARIETA' E NOTIZIE. Il medico di divisione dell' esercito germanico.

. . • • . • Pag.

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GIORNALE MEDICO DEL ' REGIO

ESERCITO

Dlr.tzlane e llllllinlatrulone: pr..ao l'laplltorato di Sultl Militari VIa Vanti Setttinllra (Palazzo dal Mln latero -dalla gue'rra )

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Giornale .Veduo del R.• Bstrcito si pubblica una volta al mese in !asdeoll di 7 Cogli di stampa. L'abbonamento é sempre annuo e decorre dal t• gennaio. Il prezzo dell'abbonamento e dei fascicoli separati è il seguente.

Regno d'Italia e Colonia Eritrea . Paesi dell'Unione postale CtariiTa Al Id. id. id. id. l'l) ..Utri paesi . . o

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Abbonamento annuo

Un fasGi~olo separato

L.

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15 17-

l 30

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l 70

• •

t'abbouantento non disdetto prima del t• dicembre s'ilblende rinnonto per l'anno s11C· eesaivo. l signori abbonati militari In effettività di servizio possono pagare l'Importo dell'ab· bonamento per mezzo dei r ispettivi comandantl di corpo (anche a rate men!lli). Agli scr ittori militari è dato In massim:~ un compenso In danaro. Le spese per gli estratti e quolle per le tavole litograllche, fotograOche, ecc., cha accompagnassero le memor ie, sono a carico degJI autori. . . . Gli e.. tratti co~tano L. 7 per ogni foglio di stampa ( t & pagine), o fraxione lndlvislbllt di foglio, e per eenlo esemplari. Il prezzo é eguale sia •che si tratti d ì tOO esemplari o. di il n numP.ro minore. l manoscritti non ~i restìlnis~:onn.

R ecentissima pubblicazione: Dott. FILIPPO BKO medico di t• classe nella regia marina

LA MALARIA SECONDO l PIÙ 1\ECENTI STUDII Eziologia, parassilologia -Nosografia- Forme clinic.he- Patltfge-:nesi - Analomia pat.ologia- D1agnosi e prognos1- Pro assi e cu r·a - Casuistica. (con dodici diag rammi ed una taool~)

Un volume in 8' di pag. 180 Torino, Rosenberg e Sellier - Prezzo L. l .


Conto corrente con la Posta.

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GIORNALE MEDICO DEL

REGIO ESERCITO

Anno XLV.

N. -t. -

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Aprile 1897

ROMA

=ab:VIa-bo-~menti ----=-= si ricevono dall' Amministrazione del giornale TlPOGR.U'U. ENRIOO VOG.BEBA

G;/1

enti Settembre (Palazzo del Ministero della guem).


SOMMA RIO DELLR MAT ERIE CONTRNUTR NBL PRESF.NTR FASCICOLO

. Pog. 3i1

Menntlla. - AntitemJici ed anlilliretlci . . . . . . Manglaall. - SiOIIde eredilari:l tard iva etl hlrocefalo . Baldanza. - Un nuovo mezzo di misura dell"nculla 1·isiva •

316

376

\

aiVUIT.t DI CIORl'l.tl. l IT.tl.l.tl'll IEit r;JIIITJ.:al.

RI VISTA MKOICA. lopllk. - Oiaguosi precoce del morbillo. . . . . . • . . . . Pag. :Ilil lAYI. - Lesione del centro d• Oro.:a sen1.a afasia in donna non 38! mancina. . • . • . . . . . . . • . • . . . . . . 381 Gradenlgo. - Sulla cura dell'ozena. . . • . . . • . . . · 3SJ Arullanl. - La cura dell'ischialgla colla compressione strumenUII~. Gradtnlgo. - In torno al quadro clinico della siousite frooLalo nculll. 381 - Comunicazione . . . . . . . . . 385 Jaccoud. - Natura infettiva del reumatismo . . . . . . · · · 386 Fontet. - l.a lltiasi Intestinale. . . . . . . . . . . • . • · 381 Trlantaophylldts. - Forme larva te della malaria ; vertigine malarica. 3S9 P'otala. - t:demi di origine nervosa . . . . . . · • · 3')1 Bodln. - Lo paralisi :~scemlenti acnte. . . . . . · • · Grunmach. - Sull'importanr.a del raggi Rlintgen por la medicina 395 interna . . . • . . . . . . . . . . 3t7 Pennato. - Sulla slerodiagnostica dell'ileo-Ufo. S98 Soupfer. - Il salnsso del pier!e nella ncrrlle 398 Frigo. - Ln sloroterapia nella di fterite . . . RIVISTA CII IRURGIC.~. Davla. - Il massaggio nel traltaaucu to llolle fratture. · · · · Murphy. - Resczionc e sutura <telle arterie e delle v_ene: · · ~ Prlce. - La la11arotomia nelle perforazioni intestmall da Co11 r

b

tiroide . • • . . . . .

. . . . . . . .

·

• · · · • Tecce. - Un caso raro di enllsema sottocutaneo generale · · li ~

1

Pag. 399

400

Wl

, 03

Baatlanelll. - Sopra un caso raro di frattura dell'eminenza r_ap n • 40' dell'omero destro In individuo adulto, In seguito a trauma :. 10" "• l()S Dlonlalo. - Nuovo metodo pel tamponamcnto della ca vita na. . . colla gana. . . . . . . . . . . . . . . • · · • 406 406 Dionisio. - Sulla endoscopia na.>alc. • . . . . • : ·. · ~;a: ,07 Zapparoll. - Corpo estraneo simulante la cosidetl.a raniW cas • Le M6me. - Uell'idrarlrosi interrrlittento. . . · · ·. · · 1U:en.ce: D'Ewant. - Contributo anatomo-cllnlco a talune lesioni crnn • ,09 fallcho • . . . . . . . . . . . . . · • · · · · · · della cet.PertinD). (Ptr la corllilwasfone dell'ind ice vtdasi la -'" pagifiD

.

'


ANTITER~UCI

ED A.NTIPli\ETICl

per il dott. &reant;elo M e nne lla , rapìtano medico (Comunicazione fatta hl VII Congresso <li Medicina Interna)

(Continuazione, vedi numero 2).

Azione degli antipiretici sull'ossida.zione organica.

llo già detto che gli antitermici ed antipiretici diminuì ICOno la produzione di calore. Dumnte il pr·ocesso febbrile questi eiTeLLi hanno una esplicazione maggiore e più importante; giaccM, essendovi ~ento di processi di ossidazione, questi veleni ematici . ISCOno meglio e su più vasta scala; e, con la diminuDone più o meno notevole di ossigeno del sangue, ven IOno ad ostacolare i pl'ocessi ossidanti già in aumento. Onde, a misura ~be diminuiscono i prodotti di combustione, si osserva sempre scemata l' eliminnione di prodotti :notati Delle orine; e di anidride carbonica nell'aria espirata. Anch'io, avendo dei cani per le ricerche suesposte, ho 'loluto trarre profitto per fare delle ricerche sull'urea. Ho ~esso i cani successivamente nei cassoni, ho esaminata 1 ure.a fisiologica per alcuni giorni, di cui ho preso la medta' ed ho avuto rn . segUito . queste Cl·rre cl1e nun1sco . . .10 nove specchietti. Trattando · d'1 ncerche · • SI solamente compara tive, m1 son servito dt!ll'appal·ecchio di Dannecv . 21

.


322

ANTIT.ERlflCf ED ANTIPIR&TlCJ

Esperien;e ./'atte nell' lstilttto di fa r macologia sperimentale della R. Università di Napoli. l Esperien ;a. - Cftne kg. R,500.

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Gioroo

~·armaro

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Annota:;ioni

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5 •

Id.

450, 12,156 5,36

6

Id.

•l-iO 16,212 7,51

Id.

530 16,212 8,5!1

gr. 1 id.

250136,477 9,1191

Id.

650 16,212 9,53

sospeso

530 20,265 l O,H

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600 17,157 10,29

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350 22,967 J/

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51:0 12,159 6,56

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Il Esperien:za. 12 dic.

Cane kg. 9.

220 l 1-,861 3,26

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14

gr. 1,50 id.

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505 15,9~1 8,05

16

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940 10,80810,15

17

D

i20 13,510 9,72

18

810 12,68710,26

Hl

580 15,212 9,40

!!O

»

380 20,265 7,49

21

250 21:,318 5,!>7

tlO 70,250 7,12

1


A~TITK RMI C I

ED A~TI PJRI!:TIC!

III l:'.~per ierua. -

Cane kg. ì ,500.

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Giorno

Farrnaco

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Annotazioni

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14 dic. gr. 1 fen ocol. !130 27,0:!) 3,511 15 • Id . 116 28,:m l 4,93 16 • J.OO 13,780 5,51 17 • 650 12,831 8,341 18 • ~20 14,590 6,12 H)

l

570 8,106 4,61

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320 ·131J , LO 4,32 IV I.::St•erienza. -

3 dic. 4

5 • 6 •

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650 12,!56 7,89 gr. 2 sntipir. 625 12,833 "'l,go-

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140 21,6 16 50' l 150 16,212 2,43 130 2 ~,318 3,16

V Esperien~a. 3 Reo. 4 • !')

6

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Ca ne kg. 10,200.

Cane k g. 7.

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gr. l anlipir. 360 15,9i1 573 ld .

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200 25,669 5,13 120 40,530 4,86 210 21,G16 4,53 2';'5 17,563 4,82


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\'UITKR.IIICI I!D ..\;";TII'IRETICf

\'111 Esperi.en~a. -

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Oalte 65perienze di altri o dalle mie posso dunque trarre la conci . . . osc1'Il az10D1, . . . . usrone, che. salvo l1ev1 solto la aztone di quast' t . . . . . . . . l, L . . Ulh gh aotiterm1C1 e an11p1ret1ct , urea oLale dlmmuisce sem ~ pre. .,on ho molt''P1·•cato esempi, essendo questi· nsu · ltat1· unl· tersaiJnent . Zionale co e ammessi dalla massima parte, ed essendo rad'1 . nse~euenza dell'azione tossica sul sangue, e della mmuita ossid.,.,· u.-.tone.


3z6

A~TITEIIlllCl

ElJ ANTlPIIllffiCi

Il dotl. Sansoni (1), in seguito a sommi nislrazionP. di feuiluretano, ha visto in un' i);terica diminuire i sali ùel l'orina ed aumentare l'urea. Da una parte mi permelto osservare, che il soggeuo non ~ hene scelto per esperienze sull'urina, e poi un solo iurlividuo non basta per formulare un giudizio. Jo u·ovo invece. cbe anche per azione di questo antipiretico l'urea diminu\sce di poco, quasi come per tutti gli altri, eccettuata l'acetalinide e la feno colla, che invece producono maggiore eliminazione di mea. mi Lepine ed i dottori Livierato e Pedraz.zi hanno messa in rilievo questa eccezionalità. snll 'acetanilide. Per la fenocolla mi associo al Rutschins ~ y. perchè anch'io bo visto aumentata l'u rea per azione di questo farmaco, e non diminuita come affermano U. Mosso col dott. Faggioli (2). Ed, ollre le tre primo esperienze, un esempio importante lo presento nella \'l Espcrim:a, dove l'urea ridotta a gr. 1, 13 per effetto della fenacetina, con 1 grammo di idroclorato di fenocolla aumenta Goo a gr. S,4-3 nelle ?4. ore . •

Azione degli antipiretici sul cuore, sui vasi e sulla. respirazione.

Hiunisco, senza traltare a parte, gli effetti di queste sostanze sugli organi della circolazione e del respiro; giaccbè, per quanto diversi fra loro, pul'e dipendono, a mio credere, dalla medesima causa. Tutti sono la migliore di· mostrazione clinica dell'azione tu ssica, che questi rimedi spi·egano sulla massa sanguigna. (Il Uott. L. SASSONI. Oucrvazioui ttL e.~pcrimzt sull'azione {nrm{lcologitll t ltropeultca dei {enilu r el<t r1o. (!) 111o~SO P AGGIOLI. -

Al'e/ii vi~ italia M eli cl mica -elica, 1890.

Loc. Cii., ft3g. 3~.


A.STLTER \IICI ED AXfiPIRETICI

337

Appartenendo tutle queste sostanze alla serie aromatica del carbonio, non possono avere sul centro della circolazione se non eiTelli di eccitazione. E tuui gli autori, che se ne sono occupati, han no dovuto constatare che esse, quantunque in grado non molto ap-prezzabile, aumentano l'attività o le contrazioni del cuore. E potrei per ogni farma co fa re una lista di nomi. 'la ciò, s' intende bene, con le piccole dosi . Che se le dosi aumentano. e sono ripetute. la scena cambi.t, e si passa a sintomi opposti: cioè dali" eccitazione alla • depressione. E per darsi ra,~.,rione di questi fenomeni deprimenti sul tuore l! st.ato invocato l'i ntervento della midolla, del ''ago, e t•he so io. I potesi tutte senza serio fond amento sperimentale, ~iacch ò queste sostanze agiscono egualmente. e po3sooo paralizzare il centro della circolazione, ant:he quando il vago e la midolla sono rech. ~i! davvero si potrebi.Je per questa via trovar ragione per a·piegare le tante par·alisi cardiache osservate io seguito all'uso di antipiretici, qu :~ n do si ammette con tanti e.gregi e coscienziosi osservatori. dal Lépine al Coppola, dtl Da Heozi al Chirone e dal Maraglinno al Sansoni, che ess1 stimolauo i ganglii eccitomotori cardiaci. E bisogna aggiungere, che uegli animali , morti con paralisi cardiaca e respiratoria, il cuore, di solito, non s1 trova in àiastole, ma in sistole, ed alcune volte forzata. Ma se si osserva che in queste necroscopie il sangue si trova di color nero difnuente: se si osserva che le paralisi cardiache ed i fen omeni di collasso negli ammalati sono sempre e costantemente accompagnali da sudore freddo, da cianosi, da polso piccolo e frequente, e da di· :.pnea, segue per legittima conseguenza, che tutta questa A.:-iong suL ct,ore. -


3~8

..\NTITERMICI E !l AN TI l' l REliCI

sindrome fenomenica dipenda dalla diminuita capacità respiratoria del sangue. La distruzione di ossiemoglobina non può rimanere senza efTello pericoloso sul sistema nervoso centrale, e quindi sul centro circolatorio. In falli bast.a osservare due cose, che ci(lè da una parte questi fen omeni secondari sono assai più frequenti con quegli antipiretici, ch e come la cairina , la tallina, l'acetanilide, ecc., hanno un'azione tossica sul sangue maggiore . degli altri, e che dall'altra si verificano con maggiore intensitit, quando le dosi sono eccessive, essendo questi feno meni in ragione dirella delle dosi_ somministrate. Questa paralisi cnrdiaca adunque sarebbe conseguenza non di azione direua ed elettiva sull'innervazione cardiaca, ma conseguenza della meta ed emoglobinemia, che queste sostanze producono in J!rado diverso nella crasi sanguigna. Azione sttl polso e sulla ?'e.vpi,razione. - Un a con ferma di ciò si ha nei fenomeni secondari di questi rimedi sul polso e sulla respirazione. Per solito gli antipiretici sul polso e sulla respirazione degli individui apirettici banno poca, o nessuna azione ; nei febbricitanti, a misura che discende la temperatura, il numero delle pulsazioni diminuisce come pure il numero degli atti respiratori. E mentre da una parte il polso, con l'abbassat·si della temperatura, diminuisce di frequenza , dall'altra acquista una maggiore ampiezza, che spesso va progressivamente crescendo. La dilazione va sale e l'eccitazion e cardiaca, prodotte da queste sostanze, può dare ragione di questi sintomi , non certo di grande importanza. Ma se per dosi esagerate e spesso ripetute, o per casi

l


AN1'1Tl!RM1CI ED .\NTIPIRETICI

329

d'idiosincra$ia, viene a diminuire l'ossigeno nel sangue, se per avvelenamento del plasma sa nguigno compare la cianosi, il collasso, il sudore fred do e la depressione cardiaca, allora il polso diviene piccolo e frequente, gli alli respiratori aumentano al pu nto da produrre notevole dispnea e dànno il segnale della minaccian te paralisi cardiaca e respiratoria. L'infermo io questi casi giace sedu to sul !ello, ba sete di ossigeno, ha notevole ipotermia, ha tinta cianotica, con le labbra e le eslremilà livide e nerastre. Onde~ come ho detto innanzi , non mi pare sia il caso di ''agare nel campo d'ipotesi: perchè, se non basta la dimostrazione, che questi fen omeni secondari uegli animali si manifestano anche a midolla tagliata, è più che soJiieiente la sete di ossigen o, che campeJ?gia in questo triste quadro, al Lullo simile a quell o di acul a e grave aslissia, per collegare questi siutomi alla medesima causn . infatti l'alterata funzionalit à cardiaca e vascolare sono la dimostrazione della diminuita capacità respirator ia del l'aogue.

Azione degli antipiretici sulla. pressione del sangue.

Dove non mi sento di seguire l'opinione, quasi generale, è sull' azione, che gli antilermici e antipiretici hann o sulla pressione endoarteriosa. Quasi tutti gli · osservatori , pensa ndo che questi rimedi appartengono alla serie aromati ca, hanno aiTermato che aumenl.:mo la pressione, o la lasciano invariata. Cosi per es. è stato afiermato, che la fenacetin a ( Hoppe), la cairina e tallinn (Maragliano) , la metacetina (Mahnert), l'ncetnnilide (Lépine) producono aumento della pre:~s i o ne ,


330

A:'i1TfEIUIICI ED A:'iTIPliiETit:l

mentre J'an ti pirioa (Coppola) ed il feniluretaoo (Sansoni) non esercitano un'inlluenza 01pprezzahile. Che io mi sappia, il Bettelb eim è stato forse il solo a dire, che l'aotipir·ina ab b as~a la pressione. Per me, confesso, ho sempr·e avuto il dubbio, che il Jleuelbeim avesse I'agìone; e questo duuhìo e1·n s ostenuto dalla considerazione , che queste sostanze. dilatando i vasi, per conseguenza debbano produrre l'abbassamento, non aumen to della pre·sione; giacchè l'essere queste sostan1.e assai leggermente nrornaliche non mi pare\'a dovesse es::erc sufficiente motivo per annullare gli e!Te1 ti di un fat· Lore beo piu im portante, ben più marcato, tJnal'è la dilatazio ne vasai e. Per la risoluzione di questo duubio ho praticato una serie di esperienze su cani, ai quali prendevo la pressione carotidea prima e dopo l'iniezione òi un aulipiretico; e mi sono convinto, che tuili .questi ·rimedii abbassano la pressione arteriosa. Ho scelto un gruppo d i antipiretici in modo che ri fo~· sero derivali dell 'rmilina, della chinolina e del fenolo. Delle numerose esp ~ ri enze , l'alle 11ci due l:itituti di tismolo!-!ia e farmacolo;.:ia della IL Universi la d i ~a poi i, pubblico per Lrevità sola mente sedici Uracciati; ollo quando i cani erano in condizioni fi siol o~ i ch e, ed ouo quando erano sollo l'azione del farmaco antipiretico. Ho scelto gli antipiretici solubi li e quelli per i q unii la soluzione è possibi le in certe date condizioni. Pe1· l'esalgina sono ricorso a buona dose di acqua distillata (1 p. 100) ed al calore. Altrettanto ho fatto con il feniluretano, che, iu grande quanLilà di acqua ed a caldo, t! solubile; e per impedire che si cristallizzasse col raffreddamento, tenevo la . sol uzione a tt'rnperal ura nu bastanza

'


Aè'fTITER:IIICI BO ANTIPIRKTICI

~3 1

elerata. e pronta ooa grossa siringa con grosso a:,:o in acqua mollo calda. Cosi ho potuto praticare iniezioni nel cavo peritooeale con questo farm aco a temperatura di circa 50'; iniezioni , che se. dnvano un po' di molestia al cane, evitavano l'errore di ricorrere co me eccipiente a sostanza alcoolica. la quale forse è stata la causa. se il dott. San· soni non ha visto che il feniluretan o abbassa la pressione. Gli effelli eccitanti dell' alcool sulla pressione arterio5a avrann o parnlizzati quelli deprimenti del farmaco. A spiegazione ed illustrnziooc della tavola annessa uni:oco le contemporanee alterazioni della temperatura centrale e peraferica, per dimostrare che questi eiTeui sulla pressione dipendono da azione vera e propria del fa rmaco.

Esperienze sulla. pressione arteriosa. (lslit~tio di .fisiologia della Re(Jia

Unioersilà di Napoli).

t• Esperien~a con nntipirina (tav. 3"). Cane di kg. G,4-00. Preparata la carotide destra , P messa la cannu la, prendo la pressione col mattometro cn ricato a l R c. m. Col cilindro di Mar·ey viene scritto il tracciato a: la pressione discende a 1G c. m. la temperatura rettale del cane l' 38°' 7' la temperatura perifer·ica è 3 1o. 6'. ~l eu'ora dopo l'iniezione iporlerm rca di gr. l di antipiri na rimetto io moLo il cilindro. ed ouengo il tracciato b: la pressione discende a u. c.m. la temperatura renate è di 37°,2' la temperatura perifea·ica è di :-32°.


3:32

ANTITERMI CI ED ANTIPIRETICI

Dopo un'ora dall'iniezione il tracciato è invariato perchè la pressione è sempre a 14.; menl re la temperatura retta le è a 36•, 9' la te1nperatura periferica è a 35° .2'. 2• Esperienza con fenil uretano (tav. 3•).

Cane di kg. l 0,300. ' . Prima dell'esperienza il manometro segna la pressiOne comunemente normale nei cani, cioè di 18 c.m. Preparata la carotidè destra , applicata la cannula, l'emodioamomett·o segna ·19 c.m. Al ci lindro di Ma1·ev viene tracciato il disegno segnato colla lettera c: la temperatura reU11 Ie è :1!:! 0 ,n· la temperatura periferica è 30°. Iniello nel peritoneo gr. ·1 di euforina. Dopo me~z'ora il eilin.dro gi1·evole mi scrive il tracciato d: la pressione è 17 c. m. la temperatura •·euale è 37°,5' la temperaturn periferica è :H •. Un'ora dopo la pressi un e è ~6 ,5 c. m. la temperatura rettale è 37° la temperatura perifericl è 34.",4.'.

a• Esperien.:a con esalgioa (t.av. :3"). Ca ne kg. 8,;-;oo. Manometro a 18 c.m. In condizioni fisiologiche il cane dà il tracciato t': la pressione è 18 c.m. la temperatura reltale é 38°,5' la temperatu ra periferi ca è 30°,3'.


ANTlT.ERlUCI .ED A:'\Tll'IR F.TICI

333

loiello col cavo periton eale gr. 0, 1O di esalgina. Dopo mezz'ora la pressi one è a 15 c.m. la temperatura rettale è a 3/', l' la tt~mperntura periferica è a ::lO' )j' ed ol!engo il tr·acciato (. 4' Esperien..:m con esaluina (tnv. 3' ).

Cane J..g. U OO. lltraccia~o !l rappresenta la pr·essione carotidea normale pressione 19 c.m. temperatura rettale 38'.5' temperatura periferica 3 l o, 4'. Fatta l'iniezione di gr. O, l O di esalgina nel ca \·o perito· nenie, l'nnimnle è preso tla convul sion i n l'orma. tetanicn. flopo un po'si calma, e prendo il tmccinto h, mezz'ora dopo l'iniezione:

la pressione è scesa a 13 c.m. la temperatura rettale a 3i0 la temperatura periferica a 3 1°, 4.'.

(Istituto di Jnrnwcoloyia .~perimentale della R . C:nioersWt di Na pol1).

l tracciati sono presi con l'apparecchio di Verdin.

5' Espe1·ien.:a con antipirioa (la v. :l').

Cane di kg. li ,JOO . • l'ressione endo-arteriosa nella carotide destra 18 c.m. temperatura rellale !l • temperatura periferica 33° ,5'. In queste condizioni ottengo il tracciato i.


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, A;'lTITERlllNJ&O ANTIPIRETIC I

Inietto gr. 50 di antipirina. Dopo mezz'ora dall'iRiezione: la pressione è a ,f.\. c.m. la temperatura rettale a 36•,8'. • la temperatura periferica a ~5·. Sotto l'azione <l ei farmaco ottengo il tracciato l. t)" Espe·rienza con idrochinone (tav. 3").

Cane di k~. t 5. Il tracciato m è' ouenuto con pressione normale a l!) c.m. temperatura retta le 39• ,2' temperatura periferica 35°,:1', Inietto gr. 0,50 di idrochinone. Dopo mezz'ora ollengo il tracciato n, con pressione a 17 c. m. tem peratura rettale a 38" temperatura periferi ca a 37•. i« Esperienza con fenocolla (tav. 3").

Cane di kg. 6, 900 Il tracciato o indica la pressione normale, che all'emodinamometro giunge a 18 c. rn. la temperatura reuale è a 38u la temperatura periferica è a 32°. Inietto gr. 0,~0 di fenocolla. . Dopo mezz'ora ottengo il tracciato p con la pressione dtscesa a 15 cm. 0 la temperatura reuale è discesa a 3i la temperatura periferica è salita a 34•.


335

A~TIT.ERMICI ED ANTIPIRETICl

s• Espcriu11:a con tallina (tnv. 3').

Cane di kg. 6. Con pressione a t 7• c.m. la temperatura rettale giunge a 37•,9' • e la tempe1'8tul·a periferica a 35°,9'. , CQn l'apparecchio di Verdin oLLengo il tracciato da r a s. Inietto gr. O, l O.di solfalo di tallina. Dopo mezz'ora la pressione scenrle a t.t. c.m. la temperatura reuale a ::no,5' e la temperatura periferica sale a 36°. Ottengo la conti nuazione del tracciato precedente, cioè il pezzo da s a t , dove si ha la prova grafica che la pressione si abbassa come nel tracciato l (Esperienza 5"). Il tracciato tt è la continuazione del tratto superiore s t. Uopo queste dimostrazioni grafiche non mi riman e ad aggiungere altro, e'S$endo evirltmle, che gli antitermici e antipiretici abbassano la pressione. Ecco i risultati in. uno speccbiello rias~untivo .

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33()

A 'TITERlii CI ED A 'TI PIO ETIC l :

Azione degli antipiretici sulle secrezioni.

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Salvo eccezioni , gli antipiretici hanno una grande azione solamente sul sudore e sulla diu resi. Sulle altre secrezioni gli efTeLLi sono trascurabili, perché poco rile;anti o nulli. A :rione sul sndm·e. - Sul la diaforesi agiscono io modo rimarchevol e. Queste sostanze infatti favoriscono, ed aumentano la secrezione del sudore. Per·ò gl'individui apirettici, se non sono in condizioni adatte, e possibilmente a leuo, poco o nnlla ri · sentono questa azione diaforetica, salvo casi di orgr.nismo debole e nevroastenico . Nei febbri citanti invece l'effetto sudorifero è molto maggiore; non si esplica mai durante lo stadio del bri vido, ma in quello del fastigio, e specialmeute nello stadio della defervescenza. Come si vede , l'effetto diaforetico è con se· guenza e sintoma dell':11.ione vasomotrice, con la quale è in ragione dirella e proporzionale. A:rione snlla ditt?'esi. - Su quest'azion e delle sosta nze • antipiretiche i pareri sono alquanto diversi; ma la massima parte degli sperimentatori sono di accordo nell 'ammettere. che esse, se non tuue, almeno nel maggior numero, dirr.inuiscono la diuresi , tanto nell'individuo apirettico, .quanto nel febbricitante. Dalle mie ricerche sull'urea totale, emessa dai can i sott(J l'azione di questi rimedi . si osserva benissimo questa diminuzione della secrezione urinaria. A quesli unisco poch i ri sullati dimostrativi ouenuti nell 'uomo. E Lra le mie espe· rienze, praticate selle anni or sono a Verona, scelgo quelle falle con antipiretici, dei quali non hp letto esperienze sulla diuresi.

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337

A:UITERMICI ED ANTI PI RETICI

Le cifre riguardano l'urina emessa nelle 24 ore: oldato Pomarè Emilio. inrer·miere nell'ospedale militare di Verona, apirellico: Giorno ~O novembre urina c. c. 18/;i senza farmaco "' ~ l )} )l l l 00 r:r. i- di salolo » K:;o senza farma co l)

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oldato infermiere Goullis \'inccnzo, apirellico: Gioroo ~O novembre urina c. c. 1700 senza farmaco 11 21 >) » -. 1;;oo 4 r:r·. d'idrochinone ' ) )) >• Il 00 senza f,lrmnco )l t3 )) )) » ·l 000 )) ,. Soldato Gonzato, npireu ico: Hrorno 29 ottobre c. c. di urina . :1409 >) 30 >> dopo gr·. o,;;o di esalgioa 2800 c. c. ~

31 >> l o novemhre .

. tB:j() . 3 700

. Soldato Di Salvatore, all'ello da ileo-tifo: Giorno ~9 ottol1re 800 c. c. di urina senza farmaco 11 30 n 3;)0 » con gr. o,;,;o di esalgina 11 31 » ;->00 n senza farmaco . E eo~1 per quasi tutti gli altri antipiretici . • ono notissime, a ctue-;to propositn, l ~ e·pel'ienze del ée, del L~?ioe, del Oujardin. ecc., sull'azione dell' antipirina nel diabete, dove si cerca appunto trarre partito dalla dimiouzi\\ne di secrezione urinaria prodotta da questo farmaco; e~ 10 stesso, col dottor Bonomo, nell'o::pedale militare di Livorno, ho loccato con mano i ~t"andi vanta~gi di esso nel diabete, per la p•·onta diminuzione dello zucchero e della secrezione Ul'inaria. ,

Anche la fenacetina ò stnLa prorata conLrO la poliuria dai


338

Ai'iTITKIUIICI ED

A~TIPIRETICI

donori Misrachi e Rifat e dal Gaiffe, ma con poveri risultati, anzi ricordo che il dottor Hoppe sostiene, che per elfeuo della fenaceti na la diuresi in cambio di diminuire, bene spesso aumenta. Farebùero eccezione alla regola la fenocolla e l'acetanilide. Per l'ncetanilide però vi sono dispareri; da una parte il Lépine con i dollari Livieralo e Pedrnzi sostengono, che essa o lascia invariata la quantità dell' orina emessa, o l'aumenta di poco; da un'altra parte i dottori Cahn ed Hoppe affermano, che aumenti la di uresi fi no al punto che in nn ti foso l'urina emessa nelle 2&. ore da 2500 c. c. è aumentata per effeuo del rimedio a 5500. Ho amm inistrata la fenocolla a quattro can i, ed! ho osser· vato un costante aumento della secrezione urin:nia, come si poò vedere dalle mie esperienze sull'urea (1). Anzi nell' Esperienza VI si osserva, che mentre l'urina emessa dal cane nelle 24- ore era diminuila per eiTeuo della fenacetina fin o a centim. cuuici 30, appena amministrato l'i,droclorato di fenocolla, è cresci uta fino a 300 centim. cubici . E mi meraviglio come l' Hertel abbia scri tto, che questo farmaco non abbia alcuna azione sulla diuresi. Azione sulla bile, S1Llla sali-oa e sulle lacl'ime. -Sulla secrezione biliare, come rilevo dalle esperienze del PrevosL e Binet, alcuni anti pi retici ~1ann o qualche azione, altri nessun:l. Cosi, p. es., il salicilalo sodico ed il salolo l'aumentano di molto, l'anLipirina di poco, la cairina e la chinina di nulla. Ma nessun antipi retico viene eliminato per le vie biliari, eccettuato l'acido salicilico, dopo l' ingestione del salolo . Sulla secrezi one saliva re questi rimedi i non hanno azione (l) Esperienze l, Il, Lll e IV a pag. 3!! e 3U.

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' ANTITERMICI ED ANTIPIRETICI

339

alcuna, compresa la tall ina, la quale però, secondo I'Her lich, pare che sia eliminata anc.be per questa via, fi no a produrre nei conigli, dopo alLe dosi, la necrosi delle glandole salivari (?). Sulla secrezione lagrimale, meno la cairina; che pare l'aumenti al punto da produrre catarro congiuntival e, gl i antipiretici non agiscono in alcun modo. Qualcuno ha trovato, che la fenacetina possa qualche volta aumentare l"anzidétta secrezione; ma si alfretla a spiegare che ciò si può verificare quando per dosi esagerate si pro ducono forti e frequenti sbadigli; chè del resto la fenacetina, come gli altri anti piretici, non esercita alcuna innuenza sulla secrezione m agrimale.

Eliminazione degli antitermici e antipiretici.

Molti autori hanno affermato, che quasi tutte queste sostanze vengono eliminate per le vie urinarie, e che ci rcolino pressochè inalterate nel sangue, sul quale infatti producono effelli tossici molto simili , così nell'ambiente intraorganico, come nelle esperienze in 'Vitro. Però le eccezioni e le osservaztoni in contrario sono molto maggiori di quelle, che questi medesimi autori ammettono. Infatti . . . non e. e1.tmmato . • . qualcbe llDttptrettco per 1a secreziOne onnaria, e qualche altro invece sarebbe eliminato per l'urina e per altre vie secretive.

/~si p. es. la tallina, come ho deLLo, pare che ven ga

e1 .'~mata per i reni e per le glandole salivari (Ehrlich) , e actdo sal.ICI"t·tco, dopo l' in()'estione di salolo, si trova .10 Parte nella . .. " . secrez10ne bthare (Prévost e Btnet).

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34.0

ANT ITL\RM!CI ED ANTIPIR ETICI

li Dujardin lleaumetz (1) non ha mai potuto riscontrare l'acetanilide . nelle orine; onde afferma, che venga elimi nata completamente per le vie polmonari. Anche il douor Chiaiso, tenente colonnello medico (2), no anno prima del Oujardin , aveva osservato un alilo vin oso negli ammalali, che erano sotto l'azione dell'acetanilide; ed aveva pensato, che questa sostanza dopo trasformazi oni nel· l'organismo possa dare come risultato ultimo un prodotto gassoso, che poi viene eliminato dalle vie polmonari. L'eliminazione di queste sostanze per le urine impone naturalmente al terapista cliÒico la necessiti\ di assicurar:-i della perfetta funzionalità renal e ( Brouardel ), specin lmente se le dosi debbono ripetersi ; giacché esse possono produ rre gravi eO'etti tossici ,. se vengono ritenute nell'organismo. Iu tali cas i esse avrebbero un 'azione casualmente cumulativa. che di solito non hanno, essendo eli minate completamente su per giù n ~ ll e ventiquattr'ore. Tra gl i antipiretici poi , che non circolano inalterati, Yanno, per comune consenso, ricordati il salolo e salinaftolo che nel tenue, in presenza del succo pancreatico, si sdoppiano il p1·imo in acid•l fenico e acido sali cilico. ed il seeondo in acido sa licilico e naftolo. .Però sembra che le eccezion i non debbano limi tarsi a quesLi due farmaci antiptreLi'cì, ma anche alla seri e numerosa dell-e anilìdi, sulle qual i vi è seria ed importante controversia . A Lutti i derivati aroma tici del gruppo dell'ani li n a è stato fallo il gr:ne appunto, che la loro azione sia dipendente dall'a nilina messa in libertit nella massa sangui gna . ( l) Socl elè t/P 1'/l•'l'lrpcrdique, '!! f•·l'rtèr i88S. (~) Giol'llalc metlico del n. e.iet·cilu e n. ma.rina, l8~i.

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..tlcuni sperimentatori (Wendrin ~ r, Chiaiso) affermano, che non e mai l'iuscito loro di o ·~ervare anilina libera in lltl,;utlo a sommioistrazjone di ant1fehhrina; invece il Salzer, Cahn ed Heppe, Cesnri e Burani a~sicurano di àverla riscon !rata non solo nel snngoe, ma anche nell'orina. Jlinsberg e Prenpel ( l ) dopo numerose e~peri enze, sono venuti nel convincimento, cile i derivati dell'ani lina e d() l parnmido fenolo dànno luogo a formazione rli para o acetami.Jn fenolo nell'organismo. Onile . ancheadammellere, che que~ti derivati attraversino inalterati l'ambiente intraorgàntco, rimane certameme strana la perft>Un rassomiglianza tra la loro azione e quella , cl1e ha l'ani lin a. quando giunge nel torre oLe circo!:l torin. Ounllue si può co ncludere, che ~-;li antitermici e amipiretici vengono in gran parte elimiuati per la secrezionf:l orinaria, e nello spazio delle venti(jllllltr'ore; e che in p<'rte pa~~an o inallerati , e in parte si sdoppiano (salolo e saliaortolo) o meLLono io liberta, assai prouaiJilmen te, an ilina e paramido fenolo, a seconda In relativa derivazione.

Azione analgesica. degli a.ntitermici e antipiretici. ~e'l:.utHI

ha m'li negato a qflesti rimedii una polente azione sul sistema nervoso, tanto che il Sc!e eù il DujardinBeaumatz assai giustamente aiTermano che l'azione sulla temperatura è passata in seconda.Jinea. )(a l'azione antipiretica non è conseguenza in gran parte dell'azione sol sistema nervoso ? Tuu! i moderatori veri della temperatura sono necessaIl) Arch. r. ex p. Path, Und Phnrm. 1894, XXX Ili.


, 34.2

ANTITKRliiCI ED ANTIPIRETICI

riamente moderatori degli atti nervosi sensitivi, e perciò ~ un rimedio non può essere vero antitermico senza essere c antioervoso » (Lépi oe). Hanno tutti osservato sugli animali, che piccole dosi , lasciando libera la coscienza, producono, come ho visto sui cani e conigl i, una svogliatezza, una certa inazione, per conseguenza di una depressione nervosa, che si manife:òta. Onde dopo pochi minuti dalla iniezione del farmaco ho sempre constatato, che l'animale non si mostra più irritabile e cattivo. Non di rado ho visto tremori, e specialmente

del treno posteriore ed alle volte delle forme di convulsioni , per aumento di eccitabilità riflessa. E devo aggiungere che. se questi fenomeni convulsivi li ho prodotti con quasi tutti gli antipiretici , li ho però osservati con costanza dopo iniezioni di piccole dosi (gr. O,1O) di esalgina, tanto nei cani, come nei conigli, uno dei quali scappò dal calorimetro di Arsooval. Nè questi fenomeni di eccitazione, opposti a quelli precedenti di moderazione sono una specialità di queste sostanze. Sono comuni a molti altri; e gli oppiati, e la morfina sopratolto, ne danno frequente esempio. Aumentando un po' le dosi del farmaco antipiretico, la depressione aumanta di pari passo, con fenomeni paretici; e giunge a tal punto, che l'animale giace prostrato al suolo, abbatluto, senza poter fare il più piccolo movimento; e la sola respirazione vi fa avvertito, che l'animale è ancor vivo. In questi casi non solo il vago (Lépine, Aubert) è meno eccitabile , ma anche tutti i nervi periferici; tanto che, se si punge fortemente la zampa, l'animale non la ritira, nè fa il più pic-

colo cenno di reazione, perchè non risente alcun dolore. Spesso si associa il vomito, che si ripete ad intervalli per qualche giorno. Per alcuni antipiretici, come, per es., la


A~TITERlllCt

.ED ANTIPIRETICI

34-3

fen ocolla, il vomito nei cani è costante anche io piccole dosi (J!r. 0,50). Nè questi effetti si limitano ad un giorno solo, come sarebbe da supporsi, giacchè dovrebbero cessare con l'eliminazione del farmaco, ma si continuano per molti giorni ancora, tanto che mi è capitalo vedere morire dei cani, quantunque la somministrazione del farmaco fosse sospesa da ci nque o sei giorni. Nell'uomo le dosi terapeuliche pos· ono portare cefalea, Tertigini, sussurri nelle orecchie, nausea e talvolta anche il vomito. Nel febbri citante possono indur·re un a lieve sonnolenza. ltipetendo, o aumentando queste dosi, si può osservare collasso, con cianosi; e da questi sintomi si può giungere a fornito ostinato, a raffreddamen to delle estremilù, con sudore freddo, midriasi , dispnea e con cuore aritmico e frequente. La morte viene talora a chiudere questo fosco quadm di auossicamen to. In ogni modo questi rimedi sono degli eccellenti sedalivi del sistema nervoso, degli analgesici veri, e taluni efficacissimi, come antipirina, acetanilide, fenace tina ed esalgina. Una dimostrazione clinica e terapeutica della grande azione moderatrice sulla midolla, sul bulbo ed in ispecial modo sulln eccitabilità riflessa, la si trova nelle esperienze del Cbouppe per l'antipirina e del Bonnet per l'acetanilide, i qoali. dopo dosi di questi antipiretici, han fallo tollerare benissimo ai cani quantità mortali di stricnina, e di nicotina. ~on parlo degli eiJetti del sistema vasomotore, essendomene già occupato innanzi; e rammento soltanto, che in tutte le nevrosi appartenenti al gruppo vasomotorio questi rimedi i, e taluni in ispecie, sono di un'efficacia sorprendente.


i\NTITERliiCl RD AìHI PIRETICl

Oalla breve esposizione della sintomatologia di questi rimedii, così sugli animali come sull'uomo, si può osservare la corrispondenza ed il rapporto, che passa tra l'azion e antipire.: tica e l'azione antinervosa. Però, osservando che quest'azione inibitoria e deprimente del sistema nervoso alle volle è associata a cianosi, ralfr·eddamento, dispnea, mi permetto di fare questa domanda: in questa sindrome fenomenica di moderazione del sistema nervoso quanta parte prende l':lzione tossica sul sanguet Il Sée, il Lépine ed altri, per dare ragione di questa siotomatologia, ricorrono soltanto all'intervento del sistema· ner· voso ce1·ebro spinale e periferico. Ma è fu ori dubbio, che le gravi alterazioni del plasma sanguigno debbono per alterata nutrizione dei centri nervosi portar dei disturbi nella sfera sensiti va. Diminuendo la capacità respiratoria del sangue, ed alle volte la diminuzione è grandissimll, si debbono osservare fe· nomeni di deficiente vi talità in tntte le funzioni del nostro organismo. È solo questa una ragione per ispiegarsi ~o me gli :~ nti pi retici possano essere moderatori, non solo del sistema nervoso cere bro-spinale, ma anche del periferico. E il dubhio diviene anche m)l ~gio re, quando penso che tre cani sono morti con gravi fenomeni di collasso e di paralisi generale, parecchi giorni dopo l'uso di sostanze antipiretiche. E le sostanze che hanno causato questi esiti letali sono la fenocolla e l'euforioa, che non sono certo fra i maggiori moderatori del sistema nervoso e fra i più efficaci analgesici. Invece sono indotLo a.pensare, che le alterazioni del sangue, che non cessano con l'eliminazione del farmaco , non avendo potuto ri solversi in meglio, per la loro gravità saranno intollerabili con la vita di quegli animali. Del resto dall'azione degli antipiretici sui diversi compo-



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AXTITERlli CI ED AN1'1PJRETICI

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1\~\\qt::..l sangue, non si può mai prescindere, percbè è cos:aotet()n le piu piccole dosi. E se non si può impugnare la \~~al\ one inibitoria sul sistema nervMo centrale, rimane ~rò sempr·e a vedersi in quella si ntomatologia deprimente &Il analgesica quanta parte spelLi all'azione nervina e quanta all'azione ematica.

L'~ione analgesicn, così importante in questi rimedii , ò '[Drodr strettamente connessa all'azione an tipiretica. cosi per d le~me che loro dà il sistema nervoso, ~pecialmente vaso-

motore, come per le alterazioni del sangue, che danno sempre la \iota foca al quadro sintomatico di queste sostanze. Eil mio sospeltl) diviene sempre piit fondato dopo le espet"ienze innanzi ricordate deii'Hinsb~rg e del Freupel ( l ). i ~uali dubitano, che l'azione a ntipireti~:a ed analgesica dei derivati nnilinici e del paramiclofenolo, possa dipendere dal pa~a o acetamidofenolo, che si forma nell'or~anismo in se~ullo al loro uso. Ed accett..,ndo questo ri~nltnto chimico, e volendo cercare rapporto tra esso e l'azione di questi rimedi sulla tempera:nra c sul istema nervoso, non si può a meno di pensare ili azione, che questi antipiretici-analgesici hanno sulla massa sanguigna. 00

(Cont inua). U) U1xsu10

e P"1 UPEL, loeo citato, pag. 341.


34.6

SIFILIDE EREDITARIA TARDIVA ED IDROCEFALO per Il dott. • :aie ••apaali

L'interessante storia e le considerazioni, che ho qui rias· suole, furono argomento di due recenti conferenze scientifiche, cbe ho tenuto ai colleghi di questo presidio; e precisamente di un tr·auenimento clinico sull'ammalato presente nella prima, di commenti e deduzioni epicritiche nella se· conda. G. Rabaglio ha 2i anni di etil e nove mesi di servizio; appartiene alla compagnia operai del genio. Ebbe selle fratelli. Cinque morirono nella prima infanzia non sa di che. Da ragazzo pali per diversi anni febbri maligne. (( Le ossa, e~li dice, mi si torcevano, ero diventato .un nodo; in quei tempi mi chiamavano gobbo davanti c di

dietro :. . Nello stesso periodo si affacciò anche un tumore oviforme sulla diaf:ìsi del femore destro, che poi si ridusse, ma solo in parte, con l'uso di unguenti ignoti. Afferma pure che fino al consolidarsi della seconda dentizione, verso il 43" anno, a causa di carie distruttiva ebbe lunghi e memorabili per·iodi di tormentosa deformità. Infine frizioni senza r·equie, propinaziooi interminabili d'olio di merluzw ed i maneggi dei dentisti stanno fra i ricordi piti nell~ ed in grati della intera sua adolescenza. A U anni , nell'evo! uzione pubere, fu colto in un giorno da tre accessi di epilessia jacksoniana, ciascuno con. questa successione: arto superiore - faccia - arto inferiore; sempre a deslra. È il succedersi piu comune. Non ebbe mai perdita di co-

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SIFILIDE I!RIDITAR!A TARDIVA BO IDROCEFALO

347

scienza. « Egli si sarebbe sentito eli tene-re in custodia durnnte l'attacco, dei denari se per avoent~tra gli {osse1·o stati regalati~. Ciò è molto probativo. Da allora, limitati sempre nei distreui muscolari della mela destra del corpo, si t·i· peterono, con intercorrenze lunghe ed irregolari di tempo, ancora parziali contrazioni d'origine corticale, che da ultimo, avanti cioè le manifestazioni in atto , si ridussero a semplici e rare aure motorie. Furono anche sempre persisten ti , fino dalla pubertà, abituali eruzioni acnoidi sul peltu e sul dorso, nonthè ingorghi gbiandolari agl'ingui ni . A 16 anni per un martello sman icatosi contrasse ferila lacero-contusa alla regione parietale destra. Non è fumatore, beve scarsamente, non cadde in infezione celtica, non lavorò mai in metalli dannosi. Non fu onaoista di rilievo, è lllod~r·atissi mo amatore. Ra tendenze ascetiche, tullavia conservò abitualmente io passato umore vivace e socievole. Un mattino, nel gennaio dello scorso anno, si svegliò in · qo~rtiere con grave emicrania sinistra; la qual e in sostanza da quel giorno, malgrado svariate cure presso il corpo, in :pedali, in famiglia , salvo mutamento di grado, non l'ab odooò ma i da sette mesi. Piu lardi, susseguente ad essa, il poveretlo avverti man ~ano l'abbassarsi del potere visivo nella tot:~ lità del campo · · preceduta da para· ssr noti . bene, non a sellorr. - e qurnd1, ~6.!re, da trafi ttura e da cociori vivissimi, apparve diminuZlone · p01· deIl a mollllla ··· · , ne Ila mela· . . Prima d e 11 e sens1'b'l' 1 1ta, &totstra d 1 e Volto , unitameote a parestesie acustiche dal lato OIJlolo"o lllod " '. e ad .tnlercorrenti nausee senza vomt.to. per la l 0 • • sprran do la li~eoza di convalescenza cui era stato in ''ato egl'1 . rilev'· t·•entrava, nel luglio u. s.. io quest'ospedale, ove at qllant o segue: s9ggetto di costituzione mediocre e nu ·


34.8

Sl FILIDE EltEDITAIIIA TAIIDIVA ED lDROCEF.~LO

lrizione di s~reta - tinta pallido-bruna della cute - incedere di cieco non di neuropatico - cranio bmchicefalo con bozze purietali difformi e sporgenti - forte depressione uregmalicn - manubrio sternale re$(Olare ma protuso esostosi bilaterali e simmetriche alla riunione del terzo esterno col terzo medio delle due clavicole ma senza alterata direzione - scoliosi lombare compensante accorciamento dell'arto inferiore si nistro e causala da iperostosi massiva del capitello tibiale omologo a scapito della lunghezza- ti bie del resto piuttosto sottili e sensibilmente appiattile lateralmente non c.he curve all'avanti ~on margine anteriorP. ir-regolare e quasi tagliente. Sono queste le tracce più p:1lesi della patita alreziooe ossea, perocchè la dentillura atluale non presema più segni morbosi salvo uo certo microrlontismo del rango superiore. Mentre sto facend{) l'esame generale, egli , come per· invocare misura pronta ai suoi mali incess:mti, m' interrompe .con pigiio d'imperLi nente f<tstidio affermandomi che, tolto i l r.apo, il r·esto del corpo era sano e perc iò di quello solo mi curassr. E realmente normfl li al tron co ed agli arti erano l ~ varie specie di sensi, il tono e la forza muscolare come lo stato dei riflessi, cosi il trofismo e l'eccitabilità elettrica. Nulla affatto risuhava anche a carico delle funzioni viscerali: solo notavasi talvolta nel giorno qualche irre~olarità del respiro cosi da ricordare alquanto il tipo di Cheyne-Stokes: ugualmente il polso, ma però ancor più di rado, presentava alternative o di lentezza o di tachicardin. Fatti questo e quello, che sembravano piutlosto in rapporto con il momentaneo riacutizzarsi dell'emicrania. Porto dunque tutta J'allenzione al capo, ed oltre i rilievi già fatti osservo: cicatrice lineare non·aderente alla regione


SIHLIPI &RIOITAIUA TARDIVA BO l8110CKFAL0

3.)!)

parietale de~tra postumo del traumatismo citato- emicrania sini·tra cont10ua, laceranLe con a~gravamenti Lrafittivi periodici, senza punti particolarmente sensibili - tendenza a deliquii piti. volte nel giorno con preluùi d'aura sensoriale come vista di pmlo verdeggiante e di r.ielo slellato - intelligenza e memoria incolumi - trascurute7.za della persona - espressioni ed atteggiamenti di proforHio patimento ~ostole acnoidi disseminate in copia sul volto - paralisi ed tpoe·tesia este e rispettivamente alle iutere zoni apparenti del fJcciale e del triaemino di sinistra - integri i movit> • menti dPi bulbi oculari - pupille ferme entrambi in midriasi - inseosibi!ità della congiuntiva sder-ale sinistra con perdita del corrispondente riOesso - papilla da stasi bilaterale ma più forle a sinistra -amaurosi - parestesie acustiche abituati a si nistra con diminuzione dell'udito onde nel silenzio sente O non oltre a 20 conti metri: a destra invece fino a GO centimetri - per la ri~trella narice pure di siniSila meno sensibili :;:t i pervengono gli odori - ipoestesia SÌ·· Dtstra della mucosa orale e della lingua con ageusia completa per i qnauro sapori sperimentali in ,tutta l'estensione nello ' 1e~o lato - ugola deviata verso il lato ammalato - dubbio tlcontegno del velopendolo in riposo, mn paratico a sinistra nella fonazione dell'A - normale l'arlicolnzione delle consonanti esplosive - abolizione del riflesso farin~eo. l'ate fu sommm·iamente il triste quadro dell'ammalalo, nei primi S:iot·ni del suo ingresso nell'o~pedale. 1 ' .i i Pet meua qualche commento ai piti. im portanti sintomt . •

~ 00_ v'ha dubbio sull'origine corticale ed a sinistra dei pa -

tunenll epil etl .tet. ; lo d'tcono ln. sede det. mott. com·ul .,.. v' co·

$\nn~ernente a destra ed io particolare modo la integrità della

. tOStlenza . . fallo cl1e veste d"tgnrla .. d"1 pn· duran t e t. medestmt:


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SIFILIDE EREOlTAIIIA TARDIVA ED IDROCEFA LO

tognomico nella epilessia jacksoniana, quando ben inteso e p()sitivo, perocctilè non la esclude il caso contrar·io. Nè la escludono, anzi sto per dire la confermano, secondo le vedute del Pitres e del Charcot, anche se scompagnate dai fe· nomeni motori, le aure e le allucinazioni senso.riali, ~he il primo considera equivalenti epilettici come nella forma idiopatica, il secondo li chiama epilessia parziale sensitiva. Debbo ricordare ancora che la nevrosi jacksoniana in primo luogo si distingue per il decorso -squisitamente cronico, giacchè il malato può soJTrirne per 8 o 1O anni senza porgere mai altri segni deila causa, che la determina; secondariamente per la straordinaria varietà non solo di esten· sione delle contratture, ma ançhe di durata dell'accesso ed in particolare della loro frequenza, che può salire a quattro, sei volte al giorno e più, ancora, se si tiene calcolo delle forme equivalenti; od al contrario possono dall'uno all 'altro attacco trascorrere mesi ed anni. In questo caso suoi avveni re che il malato perfino dimentichi la ragione morbosa, la quale invece d'ordinario è sempre in atto, e forse anche progredisce si lenziosamente e senza sintomi per gran tempo. Frattanto è positivo che tutte queste particolarita si v~rifi ­ carono nel nostro soggetto. Di non meno elevato valore era l'emicrania per la sede stabile a sinistra; e percbè, tolte le variazioni di grado, essa non l'abbandonava da 7 od 8 mesi, mentre era forse già allora una in dipendenza dei patimenti del trigemino di sinistra, del tJnale un ramo dà la sensibilità alla dura madre del lato omologo. Benchè alto , nel caso attuale, fosse il valore dm due precedenti sintomi pure esso veniva sovrastato da quello della stasi papillare e conseguente papillite come di significato quasi patognomic.o della aumentata pressione endocranica.


-. SIFILIDE BREDITAliiA TARDIVA ED IDROCEFALO

35-f

Le particolarità anatomiche del fondo oculare desunte all'oftalmoscopio, e che de3iderai venisset·o controllate dal direttore d'allora, ci offrirono il quadro tipico della papilli te in entrambi gli occhi e debbo anzi alla precisa competenza in materia del colonnello Vinai il rilievo di distacchi retin ici ~arziali e specificati, come pure quello di una maggior sporgeoUI papillare, specie a sinistra onde i corrispondenti ciuffi veoosi, quasi varicosati , si comportavano in modo distinto come nell' ipermetropo. Le pupille stavano immobili verso qualsiasi forte stimolo, e l'amCiurosi poteva dirsi completa. Poste queste condizioni è a credere che la stasi dovesse avere un'origine più lontana assai della data dell'abbassamento funzionale della visione, tanto più che l'ammalato, ri~biamatovi opportunamente, ricorda va fenom~n i di fotopsia, ~he rimontavano precisamente ad un tempo anteriore. Questo epure un carattere della stasi papi Ilare, donde il precetto doveroso, in ogni dubbio di pressione endoc~anica, di esaminare il fondo oculare benchè manchi qualsiasi disturbo della lunzione. Quanto ali a patogenesi della stasi papi Ilare è noto come, in q.uesti. ultimi anni alle due racrioni poste in. passato, a quella Cioè d'1 ' r> V. Gr aefe, che la fa deri vare dalla congestione per os~colato reflusso del sangue venoso nella cavità cranica, ed ali altra di Schmith-Rimpler riferibile allo strozzamento che soffre l'ottico attraverso la lamina cribrosa - perocchè il liqdui~o cerebrale comun1ca con gli spazi intravaginali del me· ·· d'estmo. . SI· è aggiunta quella di Deutschmann, cbe la rtttene 1 or. g1ne microbica a ca~sa di germi pervenutivi appunto per 1 1 abv a dal liquido sottoaracnoideo. Non so quanta base clinica a bia questa 1potesi, · · l1e ma è certo che le ragioni meccan1c sembrano assai più convincenti; e ad ogni modo però tulle quante si mostrano indipendenti dalla sede, dalla varietà e

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SI FII.lll E EIIEIHT.-\BIA TARD I VA ED 101\0C KJ.'ALil

dalla natura delle cause che determinano la tensione e lo spost:~meoto del lluiliOcerebrale. L'aiTezione del facciale già a primo vedere si dimostrava completa come estensione, misuril ta. per contrario, io vario grado come intensità. l movimenti più gofli od aboliti erano il corrugare della fronte, il soll evamento del iabbro superiOJ·e, il fischiare; esisteva li€. ve lagoftalmo, di più , in parte, le lagr·irne scorrevano sulla gota; la secrezione della saliva era anche dimrnuita. Un esame eletlrico metodico riusciva dirlìcile causa il dolore che provocava la presenza delle acne disseminate sulle guancie e sul fron te, particc,lcr rmente nei confronti con la parte sana; beochè anche a sinistra, !addove erano i gruppi di pustoletLe con aloncino infiammatorio, malgrado fosse la sede dell' ipoestesia, le applicazioni riu5civano fastidiose. Comunque, potei stabilire all'evidenza, dimintlzione notevole 'dell'eccitabi lita indirella specie nello stimolo del pun to motore medio, secondo la tavola di Erbs. L'essere presa tutta la zona d~-tl facciale mentre è quasi patoj!nomi ca l'escln:-ione del ramo frontale nell e paralisi centrali ; la uon compartecipazione dell' ipoglosso che po$siede il suo centro motore contiguo a f}uello del fac.ciale e, se vo· gliamo pure ag~iu ogere, la secchezza -sali vate. costituivano i punti importanti per ammettere la natura periferi ca della lesione del VII , qui io esame. Se il tre)!emino non fosse stato in pa timento avrebbt'ru avuto pure gr·an valore le aller azion i di gusto a sinistra per la stes~a conclusione, dimostrando il compartecipu e isolato della corda del timpano. co me anche l'avrebbe avuto la perdita del rillesso congiunLivale riferib ile allora a sola derì cienza motoria. Ma nel caso in rarola non era dato scindere le due cause di moto e di senso, che possono invece concorrere sim ult aneamente a produrre tale mancanza. Infi ne, siccome l'insieme del qua-


SIFJI.JDI EREOJURJA T.\llJHVA ED lOROCKFALO

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dro clinico e dei precedenti sintomi, emicrania cioè od er,ilessia, orienta\·ano le ricerche della causa essenzialmente Teno la metà endocranica sinistra, quando questa causa nes~e dovuto agire sulle fi bre dei nervi· in passione centralmente, o comunque al di $Opra del loro incrocio nel PI!DtP, le manifestazioni , che ' i dovei' ano corri ·pondere, si sarebbero affacciate al lato destro del volto. Se frattanto l'emiplegia facciale emsi da considerare di origine periferica, essa però porgeva segni d'offesa ùel nervo lll<lho io alto, vale a dire molto vici no all' em~rgenza di qoe>to dalJ>Onte, perché oltre ai si ntomi romuoi per ogni sezione del suo cam~1ino, ne dava allri, che vengono riten~ti esclusi vi della porzione end ocra nica, q nal i, per un dJre, la paresi del velopendolo e In secchezza orale, seb bene non sempre le lodevoli teorie localizzatrici per le pnraf,si del facciale abbiano precisa conferma cli nica. llnooa parte delle osservazioni r ilevate per il HI e sotratouo l'assenza as oluta di alterazioni della sensibilità nelle ah~e regioni laterali del corpo concorreva no ad assegnare ~n urigine periferica alle alterazioni del trigemino sinistro, il ~Qale si dimostrava più o meno colpilo nelle zone dei ~ 001 tre r·aoo i sen"si bi li terro in ali. Epperò non devesi meraTrgliare se la porzione motoria del V, che !'ii gitta nei mu $tol~ delia m asLicazione, appariva illesa perocchè nelle ane· ~te,,~ Perife.-iche del Y questo è un fallo comu ne ed oggi 0 51 vorrebbe a~crivere ad una maggior resistenza insita appunto nelle Cibre nen·ose della sua radice anteriore o lllotoria. Le::ate cer tamonte alla lesione del Y e del YII si trot"arano le alLera~iC'ni di senso e l'abolizione del gusto della llletct arnet. . . . toin. \Ore smtstra della ltngua. Ora per quanto questa Cldenza crei di solito qualche dillicoltit nell'esame e uegl i ~a


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SlFJL ID E I!.REDITAHIA T.\IIDIVA ED IDROCEFALO

apprezzamenti delle stesse alterazioni •1uando queste si affacciano anche nella metà posteriore, pure nel caso del Rabaglio avendo io eseguito accuratissime indagini più d'una volta, queste non mi lasciarono ness una incertezza che gli stessi pervertimenti di sensibilità e del gusto esistevano pure nella metìt posteriore omologa e che erano di conseguenza riferibilì a patimenti, analoghi agli altri nervi On qui presi in esame, anche per il glosso faringeo di sinistra. Quanto all' ugola deviata verso il lato affetto, contrariamente a ciò cl1e un tempo solevasi ammettere come di rigore nelle paralisi del faccia l ~:~, è un'altra prova del non valido significa to r.he porge questo instabile vessillo. È noto, finalmente, che l'innervazione del faringe :oi considera un punto indistinto dell'anatomia. Ciò che vien dato come più positivo è il concorso d'inoervaziooe simultaneo del facciale, del glosso faringeo e del vago. Per que;;La ragione allora io mi domandai , se per avventura nella perdita del •·in esso faringeo, con i primi due nervi ora citati, compartecipavano parziali initazioni del vago come lo facevano ugualmente pensare ! momenti , benchè fugaci, di aritmia respi t·atoria e del polso. È chiaro che il dubbio meritava di venire sollevato. Dato dunque questo quadro ed i ragionevoli commenti fatti, di che dovevasi trattare ? Torna evidente che i sintomi di compressione endocra· nica erano parte gme1·ali od a distanza, parte di (ocolaJo; que5ti però solo tndiretti, dovuti cioè ad una compressione immediata o circoscritla e non dipendenti da distruzione di tessuto nervoso . Ci ò intanto mi dispensava giit dal soll'er marmi su quelle parti rli patologia endocranica in cui l'aumento di pressione e1·a fuori cansa. Simi lmente pe1· la dissociazione di alcuni ;;egni, per l'assenza di altri, altrimenti


SIFILIDI EII RDll'ARIA TARDIVA .ED LDROCBFAI,O

31)5

immancabili come: altera1.ione dei movimenti oculari, disturbi d'i favella, emi o monopl~gie negli arti, pervertimenti estesi di senso, contratlorc o tremori, deficienze od aberrazioni psicb iche, disturbi Lrofìci, verti gi ni, an da tu re speciali, incoordinazione, ecc., io dovevo allontanarmi dal pensiero, forse con qualche riserbo per le zone tolleranti, da a!Tezioni del bulbo o del cervel lello (regione del verme) o del ponte, o della sostanza cerebrale centrale ed aggiungo anche deJia corticale, perchè i fatti epilellici - dal momento ehe i ver i sintomi di 'focolajo, svoltisi poi . dirigevano in modo diverso - richiedevano presumibilmeote d'es-et·e piultosto ascritti fra i sintomi a distanza o generali. Conseguentemente a tollo cjò non era il caso dunque di supporre malattie endoeranic}le sistematiche bd isolate, comA per no dire, oè la meniogite cronica, nè rammollimen ti, nè embolie, nè postumi di emorragie, nè sclerosi lobare, ecc., tanto più. che in tutLa questa nosologia la papilla da . tasi è un sintomo, che non interviene mai. Tutto considerato adunque era naturale che mi ci rcoscrivessi entro tre ipotesi: l'ascesso cerebrale, l'idrocefalo essenziale, la neoformazi one. All'ascesso dovevo ricorrere sovratutto pe1· il traumatismo al c.1po, sofferto a 16 anni; tuttavia l'epil essia corticale che lo aveva preceduto, la mancanza continua di febbre, la pupilla da stasi, che solo per eccezione può verificarsi in questi casi, l'assenza di alternative di benessere o di malessere spontaneo nei trascorsi sette mesi, ed infine la mancanza di pept~nuria rende~nno poco probabile tale supposto. Nè però volli escluderlo radicalmente nel traLLenimento clinico, stante appunto il tr·aumatismo sofferto , che suole essere la causa più comune, come pure il contegno mascherntoO ed insidioso, che ba qualche volta l'~scesso cere-

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4

. IFILIO& JWEDIHRIA TARDI VA ED llJROCKI' ALO

brale ed ancora la presenza di parecchi sintomi, nell'am · malato in istudio, comuni tanto all'ascesso che ad nllre forme qual~ appunto l'idrocefalo cronico. Anche questa eventualità volli propormi, come del r~sto è dovere in ogni caso, che con l'attuale abbia analogia e comun· qne si sottragga, di consueto, dal possibile, a cagione della sua rariti1 negli adulti e dell'oscura patogenesi. Nel so,l(gettc, poi in discussione, dissi allora, se risalendo sui lontani precedenti si possono trovare dei punti :di fav01·e per non esci udere l'idrocefalo total mente, l' ipotesi parevam i però perdere di probabili li• nell'evidenia dei segni di focolajo e nella maor.anza di bilaterali là dei sintomi. La diagnosi dunque, prev!llente fu quella di ueoformazione cerahral e, congiunta ad idrocefalo secondat·io, come appunto additavano in concorso le signilìcanti e nnmerose manifestazioni apparse con lentezza progressira ca?'aUeristica e fra le quali cospi cuamente si distin~u e vano l'epiles· !'ia éorti cale, l'emicrania , la papillite congestizia. Q'ue>lo l( ua n to a essenza d i morbo. f)uanto a sede, con l'appoggio di due eccellenti tavole deii'Hirt-Henle, l'un a della hase del cranio coi nervi che ne escono, l'altra della base cefalica col punto d'uscita degli stessi nervi dalla sostanza cerebrale, faLLe circola re fra i colleghi, potei dimostrare come in corrispondenza della parte antero-l:l terale della doccia h:nilare si segu nno successira· mente o quasi contigui il trigemino, il facciale, l'acustico. il gi03SO faringeo ed il vago, in alt~i termini il gruppo di nervi che erano in patimento di compressione o di irritahilit it oel 1\abaglio; mentre iu,'ece il \'l od adducente, per quanto ricino, appari va però in un pinno alquan to clivel'Sll. di più con direzione attnccaLa ttl la linea mediana ed nhl!astanza isolato per pot er ammetterne l'iudipendenzn, od il suo ~ot ·

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Sn"ILIDB EREDITARLA TARDI\'A KD IDROCEF_.\LO

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trarsi all'agente di compre·sione. l~tL adunque in della wna che approssimativamente ammisi In sede della neoformazione. Quanto alla natnra di essa, l'età del paziente, il corsQ lento della malallia, In ra!lionevole ipotc:>i ùi una sede non cenrrale, la circoscrizione, di massima, dei ptltimenti , la mancanza di sintomi psichièi e di focolajo diretti, con carattere cioè distrutti vo, l'i mmunitit da diate,; i cancerigna o tuber;;olnre, la non coincidenza di localizzazioni morbose in allri organi, la nutrizione sempre di:;cretamente conservata, il prt>pooderante significato dei dati ananmestici cui mi riferisco in appresso, mi indussero ad escludere in modo assoluto, oltre ni tu mori meno frequen ti nei giovani. lo ste:%11 ghoma etl il tnbercolo solitario, ov~e ro multiplo ed invectl ad ammeltere unn neoformazione od inli ILrnmenlo sifi li Li co. Senonochè per la sifilide acquistat.t mi si oiTriva un'a · namnPsi negativa non solo dalle prote·te improntale a sincerii1l dell'ammalat•l, ma piit ancora dnl risnllato ugualmeme negativo cui ricerche ripetute e p1·ecise, anatomiche ed indnLLive, mi avevano condotto. F.~ allora 1 lo realtà assai prima eli ~inn11ere a fJnesti termmi ~iit nel primo esame dell'ammalato mi ero Len avveduto che le maggiori possibilità eziologiche, per le ragioni piì1 oltre riassunte, si raccoglievano sulla sifi lid e eredilnria tardiva. Mi e1·a parso in altre parole trattarsi di quella form a. Ili s1tìlide nella qunle gl i accidenti collegati alla Lara genLilizia. enza avanguardie so:>pelle, ovvero olo con precedenti in·li~tinti nati nei primi tempi di vita e rimasti poi si lenziosi anche per anni, esplodono e, generalmente come accordano i Più esperti autori, senz'altro con sintomi terziari, o nella ~econda inranzia o nell'adolescenza, sino, seco ndo Fournier, al :Joo anno, ma non oltre.


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SIFILIDE ER EDITARI A TARDI VA ED 101\0CEFALO

Questa mia induzione adunque ebbe fino d'allora fondamento sui seguenti ed importanti C[iteri diretti od indiretti; a) la polimortaliti1 dei fratelli nell'infanzia - cinque sopra sette - sintomo che il precitato autore considera come primo elemento di diagnosi ; b) la grave affezione ossea dalla quale vediamo tormentati diversi anni appunto della sua adolescenza e con caralleri prossimi assai al rachitismo ; la quale infermità già da sola viene considerata parasifilitica, ed anzi da Parrot ammessa senz'altro tra le sifilidi, mentre si ritiene - nella sifilide ereditaria tardiva - distinguersi nei suoi reliquati dal rachitismo comune: 1 o per certe intumescenze ossee simmetriche, cui sono precisamente congeneri quelie osservate nel mio paziente al manubrio dello sterno, sulle clavicole, agli estremi di talune ossa lunghe ; 2° per svariate deformità craniche da cui non vengano escluse le bozze che si rilevano in questo soggetto; 3° per difetti particolari delle tibie - l'osso rivelatore di Fournier - che possono spingersi fino alla nota defo rmazione io lame de sabre di Lanneloogue cui molto si approssimano appunto anche le stesse in allo nel paziente; 4° infine per la poca tendenza che avrebbe il psendorachitismo in parola, comunque si possa svolgere e si sia io effetto anche qui svolto con gravità, a produrre i notevoli cangiamenti di direzione della sagoma umana che sono invece proprii al rachitismo puro. (Valga in appoj!gio del mio caso, riferibilmente a questi reperti scheletrici, non difformanti cioè in modo evidente la figura, che nelle visi te di reclutamento, mentre nacque più volte questione d'inabilità stante il lieYe accorciamento dell'arto inferiore sinistro, restarono però masch erate, con il concorso forse


SIFILID& IRBOlTARIA TARDI\'A ED JDROCRFALO

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della nutrizione migliore dell'alluale. le altre deformità ossee qui ricordate, e che volli fossero ben rilevaLe dal numeroso uditorio durante il trattenimento clinico perchè molto esemplari e caratteristiche); c) la carie distruttiva e le alterazioni analoghe del sistema dentario che non diedero mai Lre~ua pure per un lungo periodo avanti ~a pubertà; d) lo scoppio di epilessia jackwniana nella puuertà senza alari segni cui riferirla; t) il tumore, dissipato:.i solo in parte, al femore destro~ le eruzioni acnoidi costanti e rihelli; gl'ingorghi ghiandolari dell'inguine; {J la figura piuttosto piccola del soggetto e la tinta bruno-pallida della cute cui ffu tchinson concede pure qualche v~tlore diagnostico. Tali furo no esse nzialm ent~;~ le pietre migliari che mi guia darooo nel non facile cammino. Dottrinalmente tal ano avrebbe potuto in. ispecial modo objruare che mancavano le alterazioni degli occhi e del· l'orecchio, sintomi entrambi di elevato valore per frequenza e per carattere, i quali costituiscono, come é nolo, due elementi della Lriade di Hotchinson, p~rocchè il ter-zo, l'odoo topalia esisteva negli equivalen 1i della pr·i ma dentizione già tèthiamati al proposi Lo. Aquesta obbiezione mi sarebbe stato facile rispondere che se ai due segni assenti viene da diverse autorità ascritta la precitata importanza, nessuno però ha mai dello di considerarli iodispensabiii per la diagnosi. Potrei nncora far rillettere quante volle in materia di sifi lide, sprcie poi davanti a manifestazioni terziarie o parasir.litiche, il pr·atico si fonda anche sopra un solo indizio, che talora non t! nemmeno il srfiloma primario ben accertato, per compiere ed io qualche


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SJFlLID&' ER EDlTAillA 1'.\.IIJ.)l VA ED IOROCEJ! ALO

caso con fortuna la cun specifica. E per Onirla potrei pure rimaltdare l'oppositore alla serie cospicua di entità nosologiche dove più della con~e rie quantitativa dei loro sintomi, ha valore diagnostico decisivo la qnalita di tal uno soltanto: lo sputo cror.en in un febbricitante non svela forse da solo la polmonite più che gli altri segni tuui s(lmmati? Qual malattia più ricca della tabe per fasci sistemati di sintomi , eppure è di banale conoscenza che i tre soli OQotissimi la rendono gi à in principio certa e due mollo probabile; mentre se questi mancano, non vale la, intera falange degli altri, che insorgono man mano nel lungo periodo preatassico, sebbene di notevole importanza, per accertare la diagnosi. Tutto eiò potrei, ripeto, a mia volLa, io pure opporre, ma in realtà sento di non averne affauo bisogno perchè rivestono troppo buon credito per qualità ed ancho per il nu.mero i criteri fatti spiccare e qui r.ommentati, onde avvalorare il presunto di una sifilide ereditaria tardiva . Due furono ~ a tura lmente le conclusioni che esplicitamente esposi ai colleghi dopo quanto sopra : ·l o l' indicazione urgente di una cura specifica intensiva ; ~o un pronostico meno disperato per tutti i sintomi in allo, esclusa l'amaurosi da considerarsi invece di massima irrevocabile per le condizioni anatomo-patologiche che determinano la papillite, cui la stasi papillare condu co irrevocabilmente. Ed io falli contro questa a nulla valsero l'estrazione di cirva 120 cc. di liquido cerebro-spinale mercè la puntura lombare di Qoin ke, che praticai due volte ; a nulla le rivulsioni , a nulla il ripetuto scarico delle vene emissarie, a nulla qualche aJlra ragionevole misura rovista ta nella stessa terapia d'altri tempi , perocchè la particolare cecità autoriz-


SIFILIDE EREDITAli lA TARD I VA ED IDROCBFALO

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zava simile temperamento. Soltanto un giorno parve legit· lima qualche illusione, perocchè il Rabaglio riconobbe in modo vago i contorni di alcuni oggetti, ma furono fatue luminosità che resero ancora più ~ole nne il rigore dell' irrevocabile notte. Per converso, la cura specifica intensiva- me1·cu rio extra, joduro intus - con prevalenza di questo ed una ventina di sedute faradiche dissipat·ono progressivamente per intero; con sorpresa di quanto rividero lrallo tratto e si interessa· rono del soggetto, ogni altro si ntomo; ogni altra sofferenza . Prima a sparire fu J'emicranin, quindi le auree epilettiche, poi man mano le anestesie, da ultimo ogni traccia di paresi: in fi ne il Rabaglio, tolta l'amaurosi era rientrato in un completo benessere avvalorato da digestjoni e da funzioni viscerali in genere, sempre eccellenti. Questo doveva durare per oltre un mese dopo cessata ogni cura, e noi del\'osped:~ le lo ricordiamo ancora nelle buone giomate dello scorso ottobre, npparire, guidato, primo nel nostro giardino, ultimo a !asciarlo, avido di vita libera, ridente, ciarliero, compreso insomma della provvidenziale rassegnazione che avvol~e per solito lo spirito dei poveri ciechi, ma anche tgnaro che quegli ultimi giorni miti e cor·tesi dell'autunno morente dovevano essere pure gli ultimi suoi. In questo stato, 1,10 curante proclive alle illusioni avrebbe ceduto alle sollecitazioni dei parenti e ridato, dopo h ri forma, il loro lì:;tio, che, perduto di vista pni, sarehhe statll porlato sul bilancio come un raro ca~o di relativa guarigione. mentre cosi opposta, in brevi giorni, fu la sua sorte; perocchè di li :t poto ripresero le aure sensoriali, quindi delle contrazioni mimiche intercorrenti, ancora qualche accesso di grave emicrania, l'ultimo dei quali fu seguito da coma convul>ivo cile precedelte di un'ora il decesso .

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SI FILIDE ERRDITAIIlA T.-\1\0IVA ED IOROCRF.UO

Le inibizioni dei congiunti e Lalune particolarilit del rito funebre d'una congrega evangelica cui era affigliato permisero un'autossia completa e minuta soltanto della caviLit cra nica, cui del resto erano sempre dipesi lttlti i sintomi offertici dal CilSO, e che praticai coll'abile e diligente concorso del collega sotloteneme Negro. Eccone il risultato, ometlendo le generali tà e le altera· zioni scheletriche messe giit in rilievo durante la discussione clinica: superficie interna della calotta più regolare

che sulla volla - massa encefalica notevolmante tesa, sporgente e voluminosa, ma simmetrica - vene della dora intensamente in!o{orgate, cosi la rete venosa dell'aracnoide, di sotto la quale ò radunata una discreta quantità .di liquido acquoso - nessuna alterazione apprezzabile del circolo basilare a sue ramificazioni - ventricoli laterali enorme• mente dilatati per abbondante raccolta dello stesso liquido.

con ependima piuttosto denso, opacato, senza però evidenti granulazion i - terw e quarto ventricolo pure dilatati e ripieni - depresse le eminenze anatomiche della base, con normalitil del circolo basilare e suoi rami apparenti - sostanza cerebrale uniformemente molle, cedavole per infiltra7.Ìone siero.sa e presentante ai ta~li fa ccia umide e lucentiin qualche punto appare perfino minore la coesione, perocchè l' infossarvi il dito è seguito di li a poco da trasuda· mento liquido. Ma intanto nessuna traccia, nelle zone o strati eslèrni od interni della massa encefalica, di neoforrnazioni o di infil tramenti e nemmeno di sclerosi ci rcoscriue o speciali, nè di granulazioni, nè di cisti: infine nessttna alterazione degenerativa, ùd altrimenti, apprezzabile. A questo punto- beQ rammentando il caso di Heubner. ehe r-redeva d'aver finite le ricerche endocraniche, e gi ~t s'accingeva ad elencare il reperto fra quelli. se ben ram-

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SIFILIDE RREDITARL\ TARDIV.o\ ED ID ROCEFALO

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mento, di sifilide cerebrale sine materia, gli avvenne invece d'incontrare minute granulazioni mascherate, come non i• caso nro, nelle più recondite volute del cervello - noi ci ponemmo di tutto scrupolo a disorganizzare, ma invano, tali recessi. Se non che durante simile lavoro fummo colpiti dal fatto. che in mezzo alla mollezza ed al facile disgregamento della polpa encefalica, solo una parte del peduocolo cerebrale di sinistra spiccava come un consistente, denso e compatto rigonfiamento . Sezionata questa porzione dalla restante parte del pednncolo, essa presentava, sulla integra superficie corrispondente alla base delle lievi solcature irregolari , mentre dalla faccia 1agliata il.tessoto porgeva le apparenze macroscopiche della comune siJstanza cerebrale. Davanti ad un reperto generale in disaccordo sul punto prevalente - la neoformazione - che il quadro clinico avea dato come d'ogni altro maggiormente probabile, acquistava gran peso ogni par ticolare, tanto più che la sede, diciamolo subito, del lembo anatomico in parola, corrispondeva approssimativamente a quella da me presun ta in vita ed additata ai colleghi con l'appoggio delle tavole anatomiche nella discussione, perchè cosi 1·ich iedeyano in particolar modo i sintomi di foeolaio. Di conseguenza è facile comprendere che qualunque fosse stato il fu turo responso istologico, era un fatto già assodabile lì per lì, che questo frammento di pedoncolo ancora così compatto , non avendo ceduto coma le altre parti della sostanza cerebrale alle oscillazioni del liquido, aveva dovuto premere con forza più elevata su~li elementi anatomici viciniori e d.eLerminare per tal modo il loro maggior risentimento manifestato in vita. A_mmesso questo e r icor:dato ancora quanto incerto valore ablllano i soli dati macroscopici, quando un elemento di


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SIFILIDE EREDITA!ll.\ UltOI VA ED IOROCEFA.tO

tessuto suggerisce dubbi patologici, ognuno appt'ezzerà il perchè, dopo a\""er soLloposLo il pezzo anatomico con altri di confronto, nonchè le considerazioni qui dette al giudizio del sig. direltllre colonnello Vinai, ne uscisse l'autorizzazione ed il consiglio comune, stante i buoni rapporti che mi accorda l' illustre direllor~ di questo istituto d'anatomia pato· logica, di pregarne il distinto primo 'settore dotL. Cesaris· Demel per un com pleto esame istologico, porgendo, a questi pure, i dati offerti clinicamente dal caso. Le pratiche come è noto non brevi di preparazione, io diversi tempi delle sezioni (alcool e ~Jilller , ecc.), tardar·ono alqoaoto In conoscenza del risultato definitivo, che fu del resto anche istologicamente negativo, dovendosi escludere che parli~olarmenLe il pezzello di cervello studiato potesse rappre· senlare alterazioni di qualsiasi specie. Per Llll modo fu me· stieri rireri re la compattezza, l'addensamento di quel lenho di sostanza cerebrale ad una naturale resistenza e coesione della parte, in confronto delle altre zone, e le sue intacca· Lure perifer·ichd, all e impronte delle corrispondenti rugositi\ osservabi li snlla soperlìcie cran ica sottoposta, per etTetLo della compressione. In sostanza dunque nel Rabaglio, nnzichò di neoformn· zio ne, si em trattato realmente di quell'idrocefalo cronico, che avevo posto io campo nella discussione unitamente all'ascesso, ma entrambi ritenuti poi molto meno probabil i. nimanevano invece ben con validate dall'autossia, come dissi, le altre presu nzi oni di sede. Non è certamente il caso di aggi ungere quale contr ibuto · dia no tali· particolarità agl i avverti menti sulle eventuali i m· possibilità diagnostiche tra tu more ed idrocefalo, specie negli adulti, dati da qualche auto1·e leale, preciso, sperimentato. come, per esempio, il Rokilaoski, che fu indollo, primo,

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a negare nn valore esclusivo, per l'idrocefalo, alla bilateralità e simmetria dei sintom i; ovvero come il Forster e lo Ziegler che raccolsero piil d'no caso, dove un'effusione limitata al rentricolo medio guadagnò la ghiandola pituitaria producendo sintomi in gannevoli di tumore della base; od altrimenti come lo ~tri.impell, che diagnosticò tumore del cervelletto, per i segni durati tutta la malatti a, in un caso dove l'aotossia chiariva invec~ e soltanto uu idrope ventri1 colare. Stabi lito aèunque anche per il nostro caso l' idrocefalo cronico primario, torna spontanea e di vivo interesse la domanda sulla sua causa. Vale a dire piil precisamente: si deve, è lecito, interpretare dello reperto come una manifestazione della labe congenita, che aveva tormentato il povero Habagl io? Il quesito er·a troppo seducente perchè non venisse approfondito, sebbene l'opera non sia stata nè breve, nè facile. La difiìcollà prima mi si affacciò s ubit~ per stabilire entro qoaii limiti dev-e intendersi idiopatico e primar·io l'idrocefal? cronico. Raramente trovnsi un autore che con altro si accordi su questo punto. Non vol endo però condurre il lettore pel noioso sentiero della necessaria selezione, dirò che in primo luogo non devono considerarsi come idiopati ci (essenziali- primari) quegli idrocefali , in cui l'effusione sierosa può · allacciars~ a cause evidenti , quali, oltre la meningite cronica ed i tumori endo od extracranici , i vizi di cuore nelle ultime fas i di scompenso e le affezioni croniche dell'apparecchio respiratorio per quanto qu este infermità de- . terminano stasi od alterazioni della pressione vasai e laterale 0 diretla: nemmeno sono a comprendersi fra gli idiopati ci gli idrocefali io qualche modo riferibili ad idroemia, ad idrope ed a edemi gener·,, li; neppnre devono ritenersi tali fJUel li


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dipendenti , come l"idrocefalo ex vacuo o seni le, da cause materiali chiarissime perocchè invece la ~ausis tica dell'idrocefalo in istudio vuole essere considerata ancora no capitolo espletabile della patologia . Infalli, esclusa pel momento l'origine sifilitica che mi proposi di investigare, si citano, non come certe cause ma solo come influenze probabili ed ancora con scarsa produzione di documenti probativi: l'arresto di sviluppo ed i vizi di conformazione dell'encefalo, le obliterazioni vasali. il cretinismo degli ascendenti e laterali, l' alcoolismo, la vecchiezza dei parenti, il rachitismo, le ordinarie discrasie. È chiaro che la maggior parte di questa enumerazione riesce mollo indeterminata, e di più , in genere, si tratta di influenze ordinarie, mentre r insorgere dell' idrocefalia in argomento riesce per nulla un fallo comune. È un'altra attestazione delle oscurità che ne adombrano la patogenesi e che sembrano giustificare le vedute dell'flirt, di dovere cioè -egli dice - il. più delle volte rispondere inesattamente . al quesito: sotto quale ci~costanza l'idrocefalo si verifica come malattia isolata ed idiopatica. Quanto poi a reperto anatomico, ol tre alridrope particolarmente ventricolare, e, per il congenito, oltre alle caraueristiche deformazioni craniche, par·e, ma non è ammesso da Lutti, esser·e abbastanza costante un ispessimento dell'ependima con granul azioni sparse sulla sua superficie t' che si tende a riferire ad un lento processo infiammatorio. ovvero ad alterazioni vasali varie sovente indimostrabile. Una seconda non indifferente difficoltà mi riuscì lo stabi lire con chiare:r.za il confine dove s'arresta l'idr ocefalo congenito e l'acquisito incomincia. Vi sono autori che seguono la distinzione nel suo rigoroso n chiaro significato. Altri invece, e in maggioranza, com-

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prendono nei congeniti l'idrocefalo, che si svolge nei primi giorni ed anche nei primi mesi della vita extra uterina. Allri infine sembrano assegnare sempre al congenito l' idro· cefalo sviluppatosi ancor più Lardivamente nell'infanzia. Questo ultimo modo di vedere a me pare meno accettabile sovra tutto se si applica a bambini, i qual i nel periodo che trascorre dalla nascita alla comparsa dei primi sintomi della malattia, ofl"rirono, sotto al punto di vista dell'idrocefalo, nessuna manifestazione. Tali casi d'idrocefalo mi sembraM doversi elencare senz' altro fra gli acquil. iLi , la eu i apparizione, rara per se stessa, sta anche, come è noto, in ra~ione inversa dell'eta. Meglio varrebbe du nque a mio avviso stabil ire, come limite tra l' uno e l'altro idrocefalo , la chiusura definitiva delle ossa craniche ; ovvero, accettando l'opinione deii' Hirt , ammettere una sola entità nosologi ca e considerare la di· stinzione di idrocefalo congenito ed acquisito quale sem· plice superficialitt\ di differenziamento; ma in questo caso, io penso 'che bisogna riferire allora il meno raro all"acciarst dell'idrocefalo nella prima età, alla maggior cedevolezza delle ossa craniche, per la qual e esse non oppongono, come an·iene negli adulti quell'ostacolo all 'effusione del liquido, che riesce il primo e naturale spediente curaLivo. Ciò è tanto. vero, che l'idrocefalo primario acquisito si associa ordinariamente al rachi tismo, il quale potrà forse favorirlo anche col marasmo discrasico e la conseguente debolezza cardiaca, mf\ senza duiJbio e maggiormente lo agevolerà con la notevole distendibilit!t e la mollezza che porge la scatola cranica. Certo è pertanto che se efTetLivamente fu rono bene ac~ertali casi di idrocefalo cronico primitivo in ad ulli vers() •. q~~li in alcun modo non si possono invocare circostanze snmh od equi~:~alenti alle ultime qui accennaLe, il meccane-


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SI FILI OE EREDITARIA T AfiDI\' A KO I OIIOCKF ALO

simo di formazione e Ji interpr·etazione ri esce molto piii difficile; ma non lo sarà se in,·ece si verifica l'evento opposto. Ora io dico, nel caso del Rabaglio, possiamo noi invocare l'ordine di circostanze sopra dette? Rispondo di sì ; perocchè noi sappiamo risultare dall'anamnesi, sulla quale ho tanto insistito , che tutta la sua fanciullezza ed adolescenza, fino cioè al consolidarsi della 2• dent izione, fur.•mo un continuo tormento per affezioni prevalentemente ossee e poste allora a carico del rachitismo , ma sul cui reale signifi caLo io non voglio più ritornare. Appresso: verso il 14-• anno, quando cioè ancora non erano in tutto risolti o silenti i mal i soiTerti , esordisce il pr imo accesso di epilessia corticale, col qua le viene aperta la schiera delle miseri e succe sive che si collegano all ' io· fermit.à in discussione. « ;'iatura non facit saltum » ed è per lulli, io credo, impossibile di disgiun gere i falli del secondo periodo da quelli del primo, e di non vedere pari menti, con ciò, sovrastare sui 20 anni di vita del Rabaglio , e nella stessa prefazione di questa vita , l'opera si nistra di un genio morboso costante. e questo genio è la sifilide. 1\l a non perdiamo di vista il termine del nostro vero quesito. Dobbiamo dunque consi derare l'idrocefalo cronico che ci occupa come un epifenomeno della sifilide e rispett.imrnente della sitilide ered itaria?

Se si consul ta a ritroso le opere di patologia comune o speciale dì primo e di secondo ordine, si è presto arrestati. perchè sollanto in quelle apparse n e~li ultimi decennii. la correlazione, che ci interessa, viene posta in dihauito. Ziegler. llirch-llirschfeld, D' Epine, Picot, Demine, Haas, Demeric. Sandoz, Dastroz, Roger, Hutchi nson l'ammettono sen7.!l riserve. Striimpell è dubbioso. Diday. 1\othz la negano più

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~"'FILt DB EREDIT ARIA TARDJVA ED JOROCBFALO

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o meoo recisamente. Inftne l'autorevole ma avversa affermazione di ParroL ~ alcur.i autori pensano che l' idrocefalo possa aver per origine la si rilide ereditaria, ma nulla vi è ancora di dimostrato», è cootradeua dalle illuminate vedute favorevoli del Fournier, il quale anzi , per In sifilide ereditaria, rimarca che è più frequente l' id1·ocefalo quando l' in· fezione deriva dal padre. Il moderno sifilogrnfo dissente sollallto da un discreto numero di colleghi, in quanto che questi toosidererebbero tale idrocefalo come una manifestazione di sifilide terziaria, mentre il Fournier l'ascrive piuttosto alle forme parasìfiliticbe. Vedremo però, oltre, che i duo lpprezzamenti non pre~en tano differenze moILo sostanziali. Senoncltè, salvo qualche eccezione, gli autori favorevoli precitaLi, che col loro numero formano grossa maggioranza, espongono il proprio avviso senza p1·odurre prove casistiche io appoggio. Ciò dipende dalla tiducia cne essi pensano noi dovere all'autorevolezza del loro nome o dai confìni c!Je a loro sono di solito prescritti dal carallere scolastico dei rispettivi manuali. Conseguentemente onde entrare nella questione più da vicino e raggiungere un maggiore convincimento, io mi rilolsi aocbe a quella parte di lelleratura medica periodica, che poteva offrirmi testimonianze più ditette. Ecco,•i il risultato: Baerenspnmg, in una monografia c.omparsa nel 186.t descrive cinque casi . Jn tre ne era infetta la madre in ,due il padre. Nel secondo di questi soggelli , l'idrocefalo comparve un anno e mezzo dopo la nascita, sen~a alcun' altra manifestazione sifilisica in allo o precedente. Gli altri suoi fratelli, in numero di 14, nella maggior parte erano sifìlitici, ovvero nati morti con eruzioni e macchie specifiche sulla cute. Kotbz porta il contributo di due ragazzi, in cui l'idroi!~


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cefalo s'associava alle consuete aiTezioni sifilitiche chiare e diffuse delle arterie del cervello. Sandoz correda una pregevolissima memoria di 4- osservazioni: 3 volte il padre è sifilitico ed in una dubbio; in tutti quattro la comparsa dell' idrocefalo fu preceduta o si associò a manifestazioni silìlitiche accertate anche nei lì~li. Il caso di Behrend si rapporta ad un ragazzo che, guarito da sifilide ereditaria indubbia , viene a morire dopo un anno e mezzo circa di benessere; ed al tavolo anatomico si svela come causa della morte l'idrocefalo. Laschkeuitsch fa pubblicare le storie di due uomini colpiti da idrocefalo interno sifilitico cronico, confermato dall'autossia, che fu sostenuto per tulta In sua durata da sintomi di tumore e dove la sifilide ri sultava in entrambi i casi inve· terala. Di questi due più memorabile è il secondo, cb~ val la pena di ril!ssumere: uomo di 29 anni , da tempo si filiti co - esordio di vertigini per parecchi mesi con cefalea, vomito ed andatura cerebellare- più tardi nevrite ollica - qui ndi amuÌiopia ed esoftalmo - poi convulsioni alla faccia intercorrenti - morte io coma. All'autossia si aspettava tumore; invece nè questo, nè tuuercoli, nè meni n~ite cronica, nè affezioni vascolari; insomma soltanto un'estrema dilatazione di tulli i ventricoli con abbondante raccolta di liquido cerebrale. Tale è la messe di osservazioni che poterono adunare le mie ri~erche; messe appena discreta per sè stessa, ma che accoppiaLa al cospicno numero degli autori assenzienti concorre solidamente per far ammellere la reale esistenza dell' idrocefalo cronico determinato da sifilide e rispettivamente da ~ifilidtl ereditaria, del che stimo interessantissimo contributo il caso qui studiato. Conseguentemente non mi resta più intorno ad esso idrocefalo che d' investigarne la possibile intima paLogenesi.


SIFILIDB ERBOITARL\ TAIIDIVA ED IDU OCEFALO

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Se si seguono i principi i posti dal Fonrmier è successivamente da Balzer, da Huchad, da Erb dobbiamo r.onsiderare l' infermità in parola come un'affezione parasifilitica, vale a dire una di quelle affezioni, ·che non hanno piil nulla di sifilitico come essenza, ma che rimangono sililitiche d'origine; in quanto che nacquero da sifilide, furon o p1·odotte dai suoi fatti, e senza di essa, secondo ogni verosi miglianza , non sartlbbero insorte. Sa il lettore che sottp questo concetto si comprendono: a) forme le quali vanno distinte per disturbi soltanto fu nzionali, sine materia, tipo pseudo-tabe, sifilofoLia, neu' rostenia cerebrale, ecc. ; b) forme degenerati ve della costituzione che cond ucono ad un indebol imento generale dell'economia ed allo svil uppo di tare diverse, le quali per la trasmissione ereditaria (Balzer) prepa•·ano la degenerazione della specie (infantilismo, predisposizione alla rachitide, alla scrofola; ecc.); c) forme inllne più comuni e caratterizzate da lesion i permanenti non di natura o di tipo sifilitico assoluto, ma che hanno questa infezione, mi si permetta la frnse, come sfondo pressocchè costantemente accertato, tipo tabe, paralisi generale, cacchessia lenta, ecc. Tutte quante poi le tre forme, porgono le caratteristiche: 1• di non S\'ilupparsi necessariamente ed esclu$ivamente dalla sifilide· ' 2° di lasciar prevaiere per solito i patimenti profondi del sistema nervoso, onde con probabilità, specialmente per tal fatto, risentono poca o nessuna influenza dal trattamento-. Ho detto specialmente perchè ci è noto che tale refrattarietà viene condivisa appunto anche dai patimenti sifili tici ordinari i del!o stesso sistema nervoso. L'intima patogenesi delle affezioni parasifìlitiche in parola,


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è tuttora oscura. Prevale il pensiero di asseg!lade, specie 16 forme del terzo gruppo, che sono pure le pi (t correnti, in parti colar modo dall'un canto alla decadenza costituzionale della fibra nervosa , e dall'altro a minuti pervertimenli del sistema vascolare, di solito non co ntrollabili. Ed è precisamente su questo ten:eno che mi sembra quasi spuire o:.:ni dissidio di vedute tra gl i apprezzamenti pato~e· netici dei diversi autori. Infatti, intese CO:'Ì , alle form e par.3· sifilitiche, in confronto delle manifestazioni terziarie, fra cui • al dire di allri autori donebbe comprendersi l'idrocefalo in istudio, secondo prima d'ora accennai, non rimarrebbe pìu di differenza sostanziale. alle parasilìlitichc, che la prerogativa di poter essere eventualmen te prodotte da altre cause fuori della si filide: avvegnaché anche per talu ni fe nomeni della sifil ide terziaria, ma specie per quelli del sistema nervo5o. centrale si considera ugualmente la ragione loro tanto nevli scadimeoti 'cachetici preparati da lunga mano durante i precedenti periodi, qu~nto in alterazi oni dei vasi, le quali sfug· gono sovente alle nostre indagini . Nò di quest'ultima circostanza alcuno donit meravigliare, quando pensi che nella stessa arterite sifilitica pura, non inoltrata e senza altre cause concorrenti , giusta anche gli anertimenti datici da Heubner con la sua classica monografia, nulla più volle è ril evabile ad occhio nudo e, non molto di rado, anche qua ndo ~i pone mano ai mezzi migliori d'investigazi one. Dopo quanto ho qui ri chi amato e senza pregiudizio del futuro posto da assegnare all'idrocefal o tm i due r anghi -manifestazioni cioù terziarie, ovvero parasifiliti clie - che sembrano attenderlo, io pepso che il caso del Habaglio trae In sua essenza dallo stesso doppio ordine di fa ttori , e cior: a) :-cadimento specifico dell"orl-!anismo in genere e della {i bra nervosa in ispec ie;

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SIFJUDJ EUDITARIA TARDIVA ED IDROCEFALO

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h) alterazioni vascolari. E que·to ritengo non solo per le premesse, ma ben anco per documenti che troviamo atte~ta ti nella intera sua storia. Infatti la tara gentilizia e la serie interminabile di sofferenze costituzionali, che angosciarono l'esistenza di questo disgraziato, sono una troppa evidente dimostl'alione del primo fattore, vale a dire lo scadimento or·gaDieo, perchò mi vi sofferm i. Quanto invece alle degenera zioni vasali, se non possediamo la difficile prova anatomica aozideua, ne abbiamo però una clinica, per me di altissimo valore, nella pronta , sorprendente azione diradatr·ice dei sintomi di compres·ione spiegata dal iodnro, che potei amministrare circa due mesi, fino alla dose elevata di 4.-6 e più gramrui al giorno, frazionatamen.Le, in latte caldo alante· le ottime facoltà vi scerni i e la tolleranza del soggello: e ognuno conosce il potere elettivo che ha questo farmaco sul rinforzo della circolazione periferica, s'pecie cot dilatarla, sulla nutrizione vasale, infine sull'arterosclerosi comune, eui, anche secondo i richiami ultimamente falli, in sostanza le degenerazioni arteriose sililitiche assomigliano. ~el nostro caso il dissiparsi cosi rapido di grav1 e complessi renomeni di pressione endocranica, non può ragionevolmente in altro modo spiegar5i che appunto con un miglioramento ed una r·iattivazione del circolo, l'una e l'altro determinanti l'assorbimento del liquido; perocchè invece evidentemente ci venne di massima a mancare la vera azione specitica che lo domandata e sperata dal ioduro e dal mercurio associati ed il cui meccani3mo in realtà è tuttora on eni~ma. Lo scacco qui accennalo, della cura specifica, con ogni probabilitil deve riferirsi- oltre che alla debolezza irreprendibile degli elementi ner·vosi, originaria e ri(jaccata poi dalle


SIFILIOI! ERElllTARlA TAROI\"A ED

IDnOCEF.~I/'1

lunghe ulter-ior-i solrerenze - alla scarsa allinità - già dimo· strata dagli autori per analisi- c-he hanno in generale verso di questi stessi elementi nervo ~i i due precilati ri medi specifici; infine a ragioni ancora inaccessiùili per le quali è so· stanzialmeole notoria l' infedeltà del trattamento specifico nelle sifìlidi cerebro spinal i anche le più chiare, le più co· munì. le pi1'1 dirette. Tale refrauarietà, nella- sifilide dal sistema nervoso, dovrebbe ;tD.zi considerarsi la r·egola, il successo inver.e l'eccezione; ogni pratico, se vuoi confessarlo, ha certamente prove di ciò nella propri,, esperienza, ed in ngni' tempo sifilografì sinceri , come il Braus, il Furth , l' Amidon con rigorose pubblicazioni ca!iistiche si sforzarono per distruggere la troppo frequente illusione. Malgrado ciò io penso che medici e ammialati contin ueranno ad interamente fidare in delle cure od almeno ricorrervi, questi suggestionati dalle naturali e pel momento confortanti lusinghe, e quelli, i n part:colare, da Ila profonda pietà, ad ogo i altra superiore, che ispira il crollo irrevocabi le delle facoltà centrali. Torino, 11> febbraio 189i . • •

BIBLIOGRAiìlA . l

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SIFILIDE ER EDITARIA TA RDIVA ED I DR OCEFALO

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BROUARDEL, ASHBY, MOEBIUS, GOWBRS , GERHA 1W'I'1 HAM~~OSD, LANCER'Et.CX, AX ENFELD, BuMSTEAD, eCC., ecc.).


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UN NUOVO MEZZO DI MISURA DELL'ACUITÀ VISIVA PER l I'> OSPETT I SIY.CL.~ TORI

DELL'AMAUROSI O DELLA UBLIOPIA IO,OCULARI Del dott. ~Ddrea aaldaDaa, maggiore mec1ico

In seguito alla prescrizione regolamentare d' usare nei consigli di leva le scale murali per un esame sommario dell 'acuita visiva, il numero degl ' inscritti in osser vazione agli ospedali militari per lesioni oculari, aumentò sensibil· mente ed in maniera tale da rappresentare essi soli oltre la metà di tutti i ricoverati . Esaminando poi gli osservandi per vizii o malatLie oculari, si nota che circa il 50 "/, allega amaurosi od amhliopia monoculari . Ora da un tale stato di cose deriva che, in tal uni ospedali, per la grande afiluenza d' inscrilli (talvol_La oltre i 400) e per le difficoltà d'esame de~l' individui cbe allegano le suddette affezioni, il perito medico-legale trovasi nella penosa situazione di impiegare quasi tutlo il giorno per indagare quanto vi sia di vero nei fatti allegati. A ciò bisogna aggiungere che il nostro regolamento pre· scrive, che tutte le alterazioni organiche ~t le malattie insanabili del globo oculare, rendono l' inscriuo inabile al servizio mil itare, solo quando riducono l' acuità visiva al grado voluto dall'Elenco delle infermità. Ora ognuno può pensare quanta responsabilità incombe al perito nell'esame d'individui affetti da lesioni endoculari , e pei quali il suo giudizio dovrà solo essere fondato sulla

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li, !.UOVO SIZZO DI lllSURA DKLL'ACUlTÀ VISI VA, ECC. :377

ridozioM del VÌ$U S. E quasi ciò non bastasse, tulli gli a!li~matiei e gli ipermetropici debbono essere esaminati con gli stessi crilerii, cioè saran no, o no, abili al servitio militare secondo la l'iduzione della vi sta e n.on giit pel grado d'ametropia che presentano. Senza enurare in merito di tali di~;posizioni , di cui qualcuna trovo un po' rigorosa, e che certamente non sarit più tale, quando avremo un servizio ausiliario per la truppa, ehe una nuova legge di reclu lamento, speriamo , presto ci darà. ro OS$ervare che il perito negli esami d'affez ioni oculari. salvo le malattie esterne. di facile diagnosi, ed i casi di miopia, per poter dare un coscienzioso giudizio, non basla che faccia un'esatta diagnosi anll lomica, ma deve ancora misurare con precisione l' acuilà visiva. Ora, trattandosi di un fatto assol utamente subbiettivo, ognuno può itllmllgioare le difficoltit esistenti per la rì· cere:1 del vero. Bisogna ben mettersi in mente, che non ba~ta scoprire cbe colui il quale allega l'amaurosi vede, ma fino a quanto vede e ricordarsi che dinìcilmente gli i~di11dui di vista completamente normale, s'inducono a simulare una cecità. Talvolta costoro sono ambliopici ed al grado voluto dal regolamento. Cosi per coloro che allegano diminuzion& di vista, non basla accertare che essi esagerano il loro vizio, bisogna invece ben misurarlo per pote1· dare un giudizio coscienzioso e tale da non farsi deridere dai rurbi che ri~cono a farsi credere piu ammalati di quel c~e. veramente sono, oppure di fare entrare nell'esercito indJ,Jdui assolutamente inabili. Tralascio d'esaminare tuui i mezzi usati dagli oculisti e "'"" . -:cJalmente dai med ici militari per un'esatla misura del 'WISUS d' ' d' 'd · . tn lVI 01 di cui si sospella la simulazione od · esager~zJone del vizio.

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~.li8 UN NUOVO liEZLO DI MI SU R.-\ OKLL'ACUI'IÀ VISIVA , ECC.

Rico1·do Flees. Graefe, .Ja v:~l, Cuignet, Peltzer, De Wecker. Stillin~, Fontorue, Michaud , Chauvel, ecc., e fra i nostri medici militari Marini, Baroffio, Prato, Astegiano e Bonalumi, i quali usando mezzi ed istrumenti diversi. oppure mo· diflcando e perfezion;mdo quelli ){iii esistenti, han cercato di sorprender·e i supposti ciechi od ambliopici, misurando nel tempo stesso l'acuità visiva. Non di scuto affatto il valore scientifico e pratico dei varii metodi dei suaccennati autori , essendo essi già b~n conosci uti dai colleghi dell 'esercito; fo solo notare che esaminati ed usati separatamente, specialmente alcuni, riescono troppo semplici e possono sorprendere e smascherat·e qualche ingenuo contadino, ma non mai un simulatore provetto; però il perito medico-legale, avendo disponibile una cosi ricca messe di esperimenti, dal r.omplesso di essi, può far~i un gi usto cri terio dell'esaminando. Le vere diiTicohà s'incontrano quando il supposto simulatore è persona in tell iltente e talvolta uno studente di me· dicina, come ebbi a constatare. Allora la bisogna va altrimenti, e quasi tutti gli esperì: menti degli autori citati , mettono piullosto su falsa strada il perito, invece di spiannrgli il terreno per la ricer·ca della veri là. Per ovviare a tali gr·avi inconvenienti e per avere on mezzo molto più sbrigativo per la misura del visns negli individui sospetti di simull!Zione, ideai e poi reci costruire una cassetta, con la quale l'individuo in esame, anche conoscendo il meccanismo di funzione , non sarà mai in grado di scoprire se vede con l'occhio cle;;tro o col sini stro. La forma è sim ile agli ordinari stereosconi , con uno specchio a cerniera sulla parete superiore per ben ri schiarare le cartelle ottoLipiche site in fondo alla cassetta ;

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.._....:_' .. ··.-u-...•• UN :'\t:0\"0 .IIKZZO Dl MISU RA OKLL'ACUITÀ VI SIVA, ECC.

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ma le dimensioni variano ~ensi b il ment~, segnando centimetri 33,33 X 19 X 9: in avanti però va gradatamente restringendosi fino a ~ 2 X 5 (l). Agli oculari esistono quattro prismi di 13 gradi, dei quali due, fissi, a base esterna guardano direllamente gli occhi dello esaminando, mentre ~~:li altri due. sono siti i~media­ tamente dietro e capaci di girare q' una mezza circonferenza, in modo da raddoppiare o neutral izzare la forza di deviazione dei primi. La cassetta è fornita di un diaframma verticale, che la divide in due metà ed in maniera che gli ottotipi siti a destra non possono essere visti dall' occhio sinistro e ri~eversa .

Dall'azione dei prismi deriça una serie di comhinazioni con relative illusioni ollicbe da sconcertare il più furbo simulatore, anche se fo sse a sua cognizione il meccanismo di azione dell'a,pparecchio. Colla proprietà che hanno i secondi prismi di girare di una mezza circonferenza, come· di sopra si è dello si può neutralizzare la forza dei primi, come pure aum ~ntarla fino a· renderla doppia. In tal modo, principiando dalla trasposizione ·completa d'una metà. all'altra della cassetta, si ottengono altre varie combinazioni, per le quali anche un medico, sebbene sappia come agisce, non è io grado d'orizzontarsi, come più volte ebbi ad esperimentare. Infine per eçitare le immagini meno nette che potrebbero dare i prismi , si può in un lato neutralizzare affatto

(t J Uo fissato la lunilheZ7.a di centimetri 33,33, perche gli ottotipi che dovrebbero vedersi r on r = t , alla dl~tanza rti quattro metri, quando son visti

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nella cassetta, segnano r = ~, quantità di vlsus nell'~rchio ammalato su fficiente per r en dere 1' indJvio1no alli le nl servizi o.


380 UN NU0\'0 MEZZO DJ ){ISUR ..I, DELL'ACUITÀ VISIVA, llCC.

l'azione dei medesimi, e dall'altro lato raddoppiarln. L'esperimento cosi fatto nella metà in cui fu neutralizzata l'aziont dei prismi, lascia vedere le immagini attraverso oo velro piano e perciò per nulla offuscate. Indubbiamente la cassetta da me ideata, che chiamerei ottometrica, ha Lutti i difetti degli attometri ; ma se la pas· sione alle cose proprie non fa velo alla ragione, credo cbe essa possa stare accanto ai varii mezzi di sorpresa già esistenti, e che il perito medico~legaiP., dal suo impiego, abbia molto a giovarsi.

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Fig. 1• Apparecchio completo

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Sp~cchio a c~rni~ra. Apertura p~r cui li introdtuono ls cartell~ otlotipicllt.

Fig.2• Sezione dell'apparecchio sugli oculari.

AA Prilmijlfli. BB Prifttti glr~vo!l (l ) O Dla.f.,-amma t!trticat.e. (l) I prismi sono disegnati uno a bnso esterna o l'nltro a bnse int erna .



RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA KoPL!l{. - Dlagnod preoooe 4el morblllo. - (A re/L o( Pediat., dic. 1898, e Brii. Med. Journ., 13 marzo 1897). Koplik fa notare che uno dei più significanti segni del morbillo non ha a vuto sinora la debita attenzione. Esso s i riferisce all' eruzione es antematica s ulla mucosa orale , la quale raggiunge il suo acme proprio quando quella cutanea si disegna e si diffonde : quando invece quest'ultima è in piena efflorescenza quella della bocca é sul declinare. Nulla di caratteristico oss ervasi nel· morbillo sul palato dur o ·o molle. Le prime 24. o -18 ore dell'invasione morbillosa sono contt'addistinte da suffus·one agli occhi, da lieve movimento febbrile e forse da tosse e corizza. A questo periodo l'eruzione cutanea non è ancor a compars'l. Se ora s i e!<aminano e la mucosa orale e quella delle labbra immancabilmente si note ranno piccole macchie irregolari odi color· r osso vivo, nel cui centr·o alla luce del giorni) si distiogul)no delle ehiazze di color bianco- bluas tro el quali s ono as solutamente palognomoniche dell'inizio del morbillo: esse fanno difetto sul palato : il loro numero è variabile e certe volte richiedono molta cura per iscopr irle. Le chiazze mantengono se mpre il loro carattere punteggiato e gia mmai diventanQ confluenti. Nella s carlattina la mucosa orale non è affetta : alcune volte essa pt·esenta se mplici, afle ma le macchie non sono d'un· color r osso co»ì vivo nè queste hanno mai le chiazze bianco- bluastre. La rubeola non ha e ruzioni buccali. La influenza al suo inizio rassomiglia in molti casi al morbillo, ma anche in esso manca l'eruzione orale. In parecchi cas i però le macchie sono in così piccolo numero da sfuggire all'esame : da ciò il pt•ecetto di osser vare attentamente la mucosa orale alla forte luce d"una finestra . G. G.


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fU VISTA

Dott. LEVI, Clinica psichiatrica di Firenze. - Le1lone del centro eU Brooa 1enza afa1la In do1111à. DOD mancina. -- (Rio. di patol. nero. e mentale, febbraio ·1897). L'A. descrive un C8l'O importante osservato in una donna, la quale presentò cefalea intensa, indebolimento ù~lla memor•ia e della mntelligenza in genere, pervertimento notevole del carattere, poi disturbi motori, a ccessi epilettiformi, infine uno stato di stupore pel quale e~sa Yenne rHccolta in clinica. Non si osservarono mai disturbi nella loquela. Avvenuta la morte per il peggiornmenlo delle condizioni generali dell'inferma con piUgbe da decubito e febbre alta, all'esame necroscopico si osser vò la presenza di un tumore sar coma- • toso nell'emisfero centrale sinistro con dislt'uzione completa della circonvotuzione di Broca. L'impor tanza del caso oltre all'assenza in vita di ogni distnrbo della lo~Juela, sta nel fatto cbe interogale replicatamente persone di famiglia e conoscenti della donna, da tutti fu recisarnenle negato che ella fosse mancina. Tale osservazione collegata col caso, che pure è occorso, di individui destromani dichiara li, nei quali risultò afasia motrice per lesione della r egione frontale destra, potr ebbe spiegarsi ritenendo che io alcuni, sebbene destromani , possa, come nei mancini il centro della loquela stabilirsi a pr·ef'er enza a destra.

te .. Prof. G RADEKlGQ. - Bulla oura dell'ozena. - (Gwrn. della R. Aecad. di med. di Torino, fe.bb. 1897). L'A. premette che le speranze concepite allor-quando si credette di pol.er guarire l'ozena col siero antidifterico andarono fallite, giacché questo metodo di cura non dà che risultaLi transitorii e non è senza inconvenienti. Perciò egli ha esperimentato lillri metodi di cura. Buonissimi risultati egli ha ottenuto coJla cura iodica analogamente a quanlo esperimGntò in mo:lli casi di olile calarrale cronica. Egli impiegòp~r iniezioni intramuscolari da uno a tr·e . centigrammi di iolio sc:olll secondo la for molu del Durante, ogni due o tre

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MF.OlCA

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giorni. La cura fu contirnuata per lungo tempo. Non si ebbero mai inconvenienti di sorta: solo esse r iuscirono io genere assai dolorose. Per quanto l'A. non abbia ancora ottenuto delle vere guarigioni, per ò• ha riscontrato tali notevoli miglioramenti da essere incoraggiato a proseguire gli eRperimenti

te. La. cura dell'lacbhJ.gla colla compreaalone atramentale. - (Giorn . della R. Accad. di med.di Torino, febb. 1897).

AR.ULLANJ. -

• La cura JeWiscbial~ia colla C(lmpressione fu proposta due anni or sono dal doll. Negro, il quale avrebbe otlenulo 11 gua· rigioni su 12 casi di perineurite. L'A. ha u!'!Slo questo metodo in tutte le fo rme di isc hialgia, escluse le chirurgiche, che egli ebbe ad osservare nello spazio di un 'anno, privatamente e nell'ospedale di S. Giova nni in Torino. Siccome la compressione digitale che si compie coi .due pollici fac~endo la massima pressione sulle parti molli dell'incisura ischiatica ed 1mprimendo dei leggieri movimenti di lateralità in tulli i sensi, é incomoda e faticosa assa1, ha pensato di ricorr ere alla compressione strumentale facendo costrur1·e un apposito apparecchio. In esso la compressione vien fatta da una robusta vite a pressione che porta una pelotta, la quale può essere fissa nella posizione ~erlicale e può, mediante opportuno congegno, godere di movimenti di lateralità da destra a sinislra e viceversa. Su quaranta casi curali. dall'A. colla compressione, 2 miglioraro no, 6 si mostrarono ribelli alla cura, gli altri lulti guat·ir ono. Oltre all'incisura ischialica é utile comprimere anche il cavo popliteo. In generale è bene COminciar e la cura comprimendo prima all'incisura iachiatica, poi al cavo poplileo. Nei casi ribelli a .cura si trallò più che altro di neurosi gen erali ereditarie, di stali tossici o infetti vi r.ronici.

te.


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RIVISTA

Pro!'. GRADBNIGO.- Illtorno al quadro oUnloo della JlDD· alte frontale aouta. - Oornunlo&'llone. - (Giornale della R. Aecad. di med. di Torino, febbraio 1897) .

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A lato della sinusite frontalt: classica, mucocèle od empiemll acuto degli autor i, si trova spesso una forma cb e per il suo quadt·o clinico costante mer ita un posto nosologico a parte. L'affezione succede sempre a una corizza acuta, ma tra la riso! uzione eli questa e l'iniziarsi della compticazione frontale decorrono di solito alcuni giorni, perfino una o due settimane. Comincia con dolot•e a tipo neuralgico che ha sede prevalentemente ne! seno frontale, prima ad accessi br·evi e leggieri, poi aumentanti di intensità e durata, e può essere accompagnato da fotofobia. lacri mazione dell'occhio corrispondente e disturbi generali. Il sinloma più importante é questo che la percussione praticata col dito a martello sulla fronte riesce particolarmente doloroso s ull'at•ea corri· spandente al seno ammalato. Nei casi ben pronunciati e in soggetti con ossa facciali molto trasparenti, si può ricooo· srere, introducendo nella bocca una lampadina ele!.lrica di fol'le intensitll luminosa, che la rf~gione del seno ammalalo é più oscura che quella del sano. Nel periodo di risoluzione, può )'Psame rinoscopico far riconoscere l' uscita di qualche goccia di muco o pus dalla regione dell'ltiatus semilunaris. L'affezione si risolve in circa due settimane coll'uscita dalla narice corrispondente di un liquido mucoso filante , oppure pur·ulenlo, il quale può scolare in grande a!Jbondanza spe· cialmente abbassando il capo. Probabilmente anche in questa forma, l'infìammaziooe si propaga dalle cavità nasali. Quanto alla cura si ritengono efficaci la fe nacetina, la chin ina, l'an· tipirina per comballere gli acces si dolorosi, utili sono l'uso della corrente costante di debole intensitll, le a pplicazioni fredde sulla regione ammalata. Quanto all!l cura del naso g iova por tar!:} in col'rispondenza dell'hiattts e più in alto p:>ssibile, del cotone bagnalo in una soluzione di clor·idrato di cocaina al 10 p. 100, e far Javacri con soluzione fisiolo gica di cloruro di sndio.

te.


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MEDLCA

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Katllra.lntetUva. del reuma.tlamo. - (Journa l de Médecine et de Chiru r gie, febbraio 1897).

JACCOUD. -

Dd che il carattere infetti vo del reumatismo si é affermato,

si è posta maggior atteozioné alle con dizioni in cui questa affezione prende origine e si è riscon trato che in molti casi essa era preceduta da qualche processo locale che ha potuto servire di porta d'ingresso al micror g anismo che ne è la causa. Fra questi pr·ocessi il più importante ed il più fre quente è l'angina, e, punto importante, si trovano precisa · mente nelle angine gli stessi microbi cbe si riscontrano nei tessuti che sono la Rade della localizzazione reumatica e spe· cialmente lo stafilococco, che sembra avere qui vi un'azione molto importante. Si può quindi ritenet·e che la faringe e le tons ille servono di porta d'entrata a questo microbio; ma ciò si può di1·e di qualsiasi altro proces:;o locale e ben soventi la sede di questa affezione pr ecedente potrQ essere del tutlo differente ; cosi si è potuto citare un caso in cui una piaga del piede a veva potuto adempiere a questa condizione eziologica . Si può dire, fin da oggi, che se non s i ha aHcot·a la cel·tezza s ulla natura dell'organismo, vi ha un insieme di circostanze dimostranti che il r euma tismo è una malattia m icrobica, e per conseguenza infettiva; e cha i microbi che l<) producono a differenti gradi d'intensità o sotto diverse forme, 1 $embrano appartener e ad una stessa famiglia. La natura infettiva del reumatismo può, d'altrotide, all'iofuori delle prove batteriologiche, esset·e dimostrata da molle proYe tratte dalla clinica, e, in par·ticolare, da!la s ua evoluzione, dalla sua· capacità di diffusione ed anche dai fatti di trasmiss ione intra-uler ina dalla madre al r~ to . Questi fatti, che sono s tati segnalati da Jaccoud fin dal 188i, e che sono stati vedu ti da due osservutori differenti, sono in numerv di due solamente, é vero, ma non' sono meno climoslralivi. In un caso, la madre, i~ preda sJ un attacco rli reumatismo. partorì un bambino che, dodici or e dopo la nascita, fu collo da febbre c on dolore e tumefazione ralle giuntur e, accidenti che scom parvet·o dopo otto g iorni col sallcilato di soda . o

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RIVISTA

Nel secondo caso, la madrt!, nel quinto ~iorno di un reumatismo pofiarticolare, diede alla luce un bambino, il quale, tre gior ni dopo, fu colto da ac,.identi articolari che durarono circa tre sellimene. Questi due falli possono essere considerati come. CliSi mollo netti di Lrasmtsstone intra-uterina e sono una delle m_igliori prove che si possono dare della natura infettiv~della malattia. G. F oNT ET. - La lltlaal lnteatlDale. - (Journal de Médecine ei Chi r urgie, febbraio 1897).

La liliasi intestinale, che si presenta solto forma di sabbia o di veri calcoli, non è accompagnata da alcun sintomo rivelatore. Il suo espello è variabilissimo tanto dal pun~o di vista della for ma che del volume. Il più spesso però è si in presenza di concrezioni arrotondite, con super ficie granulosa o coperta eli punte; si possono anche riscontrare fo r me cristallizzate. Quanto al volume delle concrezioni che possono essere chiamaLe calcoli, esso va r ia dalla grossezza di una testa di spillo alle dimensioni di una grossa mandorla. Nella maggior parte òei casi i mala ti emettono con tempor aneamente calcoli e sabbia. Queste concrezioni possono e sistere in numero piu o meno considerevole. Il punto interessante risìede nella loro struttura, che si può riferire a due tipi; gli uni sono costituiti da elementi or ganizzati di cui l'analisi chimica non ha rivelato la natura ; gli altri, molto più numerosi, sono calcoli sia a base di fosfati, cile a base di carbona ti. Ora Fontet ha dimostrato che i calcoli dell~ tonsille, i calcoli salivari, pancreatici, bronchiali, alcuni calcoli renali e vescicali; quelli delle vcscichelta bilia r·e e i rinolili presentano g randi rassomiglianze con quelli dell'intestino; la natura delle sostanze che li compongono è quasi identica; le loro pr-oporzioni soltanto present.ano alcune variazioni. Infatti sono sempre fosfati di calce o di magnesia, ca r bonato di calce con materie organiche e muco che entrano nella loro costituzione. La presenza del ferro


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stabilisce un nuovo rapporto di somiglianza ; il ferr·o è s hitO riscontrato nella sabbia intes tinale da BarLhe e Laboulbéne; se esso non .(igur a nelle altre analisi, è probabile che esso noo sia stato ricercato È quindi necessario riconoscere che lutli questi calcoli offrono nella loro composizione la più gt'ande analogia. Per C\11 sor ge la domanda, se essi abbiano la medesima palogenia. Ciò che è più verosimile, si é che d'una parte la precipitazione dei sali sia favorila dalla pr·esenza di uo epi· Lelio malato e che d'allra parte l'irritazione epiteliale determini la formazione di una materia Ot'ganica proveriente dalle cellule della mucos;:a malata, che forma l'ossatura della costruzjone litiasica e gli serve io qualche modo di cemento. si' deve notare che nella patogenia della litiasi inlel;tinale, la cosUpazlone e sopra LLuLLo rentero- colile a forma mcmbranosa hanno un·azione mollo importante. P e r conseguenza 1a cura dovra combattere soprattutto conlro 11uesti due ultimi elementi e ciò tanto con un regime approprialo quanto coi mezzi medicamentosi. Forme l arvate della malaria ; vertigine malarioa, T RtANTAOPHYLtnES. - (Gazette cles H6piiaua:, 11. l H, 1896). La vertigine malarica può essere semplice od essere consociala ad accessi ner vosi. La vertigine semplice si osserva nei soggeW che hanno la diatesi malarica con o senza febbre; essa sopraggiunge spontaneamente, ba una durata variabile e non presenta alcuna r egolarità quan~o all'epoca della sua comparsa ; può e s:>ere accompagnata da varie manifestazioni di nervosismo, come dispnea, sensazione analoga a quella del bolo isterico, pallore e rossore del viso ecc.; vi ha talvolta una specie di aura addominale. Un sintomo é costante: la pr essione profonda, esercitata un po' a sinistra della regione ombelica:e, provoca un vivo dolore ed anche la vertigine; lutto ciò scompare appena che cessa la pressione. L'autore dé. il nome di zooa ombelical~:: a ques to punto; si può pun~ osst::t'vHrlo, ma meno costantemente, nella vertigine dei dispeptici e dei neur astP.oici.


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Nella vertigine con accessi uervosi, il quadt·o clinico è più complicato: il sintomo piit importante é, com~ nella forma precede nte, l'esistenza d~ll a zona ombelicale, la cui pre~ione provoca s ia la vertigine semplice, sia l'accesso nervoso con vertigine. Questo accesso può essere costituito da disturbi addomma li, toracici, cefalici o genel'ati, susseguentisi molto rapidamente l'uno all'altro, c cominciando per una ~pecie di aura e pigastrica, peri-<lmbelicale o dell'ipocondrio sinistro. Il malal(J avverte subito in una delle accennate regioni bel· liti aortici, sliramenti oppure la sensazione di un bolo che si sposta od una sensazioue genet·ale mal definita, con bor· borig mi, nausee, vomiti. Poscia sopt·aggiungono la sensazione di mancanza d'aria, di depressione, l'acceleramento od ii rallentamento della respirazione, l'ansiela precordiale con o senza palpitazione: a quesli dis turbi lien dietro la Yerli· f!ine, a ccompagnata da fenomeni muscolari: paresi, mono· pl~gie, emiplt:gie, disturbi vaso-mulori, tremori, contrazioni fibrillari, formicolii i l'accesso termina spesso con un sudore profuso. Non vi ha mai per·dita completa della conoscenza dei malati si rendono perfettamente conto di tutto ciò che accade. La tlut·ata dell'accesso varia molto e può anche essere di alcuni giorni, s uccede ndosi i differ enti sintomi f{li uni B!Zli allri. La fre4uenza e l'intensità di questi sintomi nulla pre· senta di rep;olare; in gdnerale essi possono presenta•·si durante var i mesi, più volte al giorn o. La vertigine semplice e l'al!cesso nervo :;o p,)S8Qno coesi· stere nel medesimo soggetto; possono. anche essere complicali da dispepsia malarica. Questi malati diventano facilmente ncvropalicl ed banno soventi la cat::hessia net·voM. La vertigine semplice si osserva piu spesso nell'uom o, men tre che le donne sono più p!'edispo:>le agli accessi ne•·vosi con vertigine che le affezioni degli organi genitali provocano racilmenle i ma la causa piu frequente é la diatesi malarica; in certi casi, la vertigine s emplice o c'>n accessi nervosi pos· sono anche es serne la sola o la prima manifestazione. La compar sa di altri sintomi tli malaria, ma sopratlullo l'esame del sangue permettono in questi casi di riferire la neVl'osi


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alle sua veru ceu'la. Col tempo questa nevrosi può prendere un earattel't' autonomo ed esist.ere come tale, anche dopo la guarigione completa della malaria. ln Cfuanto alla cura, le iniezioni di chinino a~iscooo generalmente bene e preslo; ma quando gli accessi assumono un carattereo Hulonomo, indipendente dall'infezione palustre, non si devono usare che piccole dosi di chinino, e fa duopo r~correre alle gt•andi dosi di bromu•·o (1 a 8 grammi per IMMIO). Ma nella cura hanno maggiore importanza la clima~ote•-apia ed il soggiorno in localitA elHvate, come pure la Idroterapia, e sopra tutto l'appli~ione sul ventre e sul do••so, durante la notte, di una compressa fredda coperta da flanella e che si toglie al matlino per fare le frizioni. . Pol'AIN.- Edemi 4l ortglne nervo•a.. -

(Journal rle Jlé-

decine et de cll i ,.t~rgie, gennaio 189i). Fra gli edemi, quelli che sono dovuti ad un· ot·igine ncr· vosa, non sono rari e variano mollo nel loro espe llo. Vi sono casi in cui la semplice irritazione di un nervo é :u~ciente a proùurr e l'edema. Fu pa·ovalo !<pel'imentalmeole ~rl'ltando il nervo scialico negli animali. Si è osserva to pure 10 clinica in individui che avevano riportato ferile o conlusioni dei ne rvi. L'edema è allora ordinariamenLe loca lizzato alla r·egione inncrvata dal nervo ofleLlo ; per·ù esso non segue sempre la ,ustribuzione esatta dei fileLli ne•·vosi, perchè i vaso-motori abbandonano talvolta il tr·a~illo dei nervi; ciò che d'ahronde si riscontra pure nello zona che non •·isicde e~altameote in corrispondenza delle branche nervose. All'infuori dei faUi chirurgici, l'edema può ancora accompagnare certe nevralgie, come quella della faccia o la nevralgia cervico- brachiale. Per cui i falli nei CJUSii la lesione nervosa ca giona l'edema ~ono mollo numerosi: fa d'uopo però riconoscere che per arrivare a questo risultato è necessaria un'altra concliziorw, perchè m olto più numerosi ancora sono i cesi in cui le le~:.ioni esistono senza che vi sia edema. Anche la affezJooi della midolla possono produrr•e l'edema;


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come la paraplegia, la paralisi infantile, la Labe. L'edema dei labetici e la) volla molto pronunciato, e presenta di particolare che e soventi in rap porto coi ùolori fol :roranti; esso aumenta con la loro intensità e l'osservazione dimostra che e sso è una conseg uenza del pet•tur bamento nervos o. Anche nella malattia di Parkinson sì nota la comparsa dell'ede ma senza che vi sia in fJUesta affezione una lesione de lla miJc.lla che posl!a spiegarlo. L'edema non é raro ne lle lesioni cerebrali e si sa che nelle antiche emipleg ie si riscontra frequentemente. Ma può presentars i molto pii\ presto ed essere o molto precoce comparendo fin dai primi giorni, oppure un po' plli tardivi) non sopra ggiungando clte verso il ven 1esimo od il tt·e ntesimo giorno. Nel primo caso é un po' infiammato. l'osso; nel secondo é freddo, pallido, fl oo::r io e pare dovuto in pal'le alla s tasi per riposo l'l ei me mbro. Le nevro!!i s~ mpli r.i, senza Rllerazioni de i nervi, sono eg ualmente suscettibili di produere l' edema. Potain riferisce, a q uesto proposito, di aver osservato, 18 anni ot• sono. una malata presentante un edema della gamba, sopt·aggiun to senza causa a ppar ente, e che Charcol esaminò H' nza potel'lle trovare la ca•Jsa: quest'edema scompar·ve, poi ricomparve , oscillando cosi con diverse alte,·azioni e caratlerizzando l'edema isterico, fot·ma ben conosciul.a presentemen te, e che Charcot ha descr·itlo in segur Lo drmostrando che e sso poteva assumere varie forme tra le quali s i trova l'edema azzurro de;:di isterici. Essn si riseontra, d'altr·onde, non solo negli isterici, ma anche nei nevrastenici: questo ultimo punto é degno di nota , perché questi ma lati soffrono soventi di ansamento, di palpitazioni, e si potrebbe facilmente, in questi casi, credere ad un inizio oli affezione car diaca con <-derna precoce. Vi sono d'altr·onde, per qursli edemi, delle cause occasionali numer·osè e che nou so'no sempt·e ben conosciute. ~ i sa. per e ~empi o, che una malAttia infelli va antecedente ne favorisce lij pr od •rzioue . L'eclema può n nche risco ntra rsi nell' inllue11za e nelltJ ,.,sipola . ed in quest'ultimo caso la Iocaliz.zazioue può esset·e ditfe rent~ da quella della risipola.


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Fu pure osser\"alo in seguito alla tosse convuls a od a lla roseola. Infine, può Mm parire dopo u nH semplice e m ozione , e riprodursi poi nello stesso so~gello tutte le volle c he s i rinnova q uest'influenza. Anche la mestruazione, s o pratlullo f{ uando essa é dolo ros a, e le alf~zioni ovar iche possono essere una causa di edema ; ma si deve notare che tulli questi soggetti sor~o artritic i o gottosi et·edilari. Lw~o~ce BooJN.- Le pat'allsi ascendenti acute. -

(Jou.rnal

de M~decine et de Chirurgie, ge nnaio 1 89~).

Il tipo primitivo dellll mala llia che Land r y hR desct•illo solto il 11ome di para l i~i asC('nd e nle acuta si distingueva s oprattuLto per il det.:orso a scende nte de~l i a ccirlen li ~ pe r l'assenza delle les ioni del s is tema ne r voso. Ma a tlual mente che le osservazioni di paralisi ascenòente acutA ~i s o11o moltiplicate, é fa cile veder·e che, sopra un fondo com une a tutte, ciascuna presenta per pa r te s ua delle particola ri la lfll volta mollo impor·tanli pe r le q uali e!;sa s1 a llontana dal tipo primitivo e p·uò anche, con degra dazio ni s uccessive, f<coslarsene molto. ))i guisa chd tra la malattia d1 Land r y eù a ltri tipi morbosi mollo discosti es is te u 11· inliera serie di falli in te rmPìiArii. Bodio hA messo in evidenza flueslo punto !"pecial<' cort l'analisi ut un gt·an uumd t'O ui (,sser vazioni. Dal tJUnto di vista dell' ezinlo~ia , q uestt t'alli dimostrano che l'affezione é molto più freq ue n te nell' uomo c he ne lla donna e che la predisposizio1w ner vosa e r ed ibaria ba · un'in· floenza consider evole. Quanto alle ca u~;<e più dire tte, s i r iscontrano nel modo n i inizio de lla malnttia. Talvolta, i nfatti, gli accidenti cominciano u e l cor so o n el decol'so di una malattia infettiva acuta: febbre tifoi dea, r osolia, idrofobia, polmonite cruposa, vaiuolo, ecc. S i deve no tare c he le paralisi ascendenti acute che s i osservano n e l cm·s o de lle m alattie acute Pl'esenlano carat teri par ticolari e del tutto s pecifici. Esse compaiono di pre fet·enza alla fin e dell'infezio ne o durante la convalesceuza.


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Esse si osservano soprattutto nelle forme benigne . EsHe sono importanti, per· il ltJJ'O inizio molto bt•usco, pet· la rapidità fulmiuante dtdl' evoluzione degli accidenti e per il lor·o esito quasi sempre letale. In luogo di sopraggiunger·e n ~ l corso o nnlla convalesrenza di una malattia brn 11 etta, n•m è raro di vedere una parnlisi ascendente a<:uta sviluppar~i dop•1 un malt>ssere generale più o m eno vago, carotterizzalo da anot•rssia, da febbre poco intensa, da insonnia, da sLanchezza, ecc. e comparire in un individuo fino a quel momeuto in buona s alute. È talvolta moltn difficile faee in questi casi una diagnosi precisa dell'affezione iniziale, soventi anche quando la malaltia ha avuto esito letale e venne praticata l'autopsia. In questi casi, secondo che i sintomi si riferiscono più o meno arl un tale o ad un tal allro appar·ato, si fa una diagnost più o meno vaga: influenza, imb~r·azzo gastrico, ecc. fino al giorno in cui la comparsa della paralisi ascendente acuta melle in seconda linea i fenomeni che l'hanno pruceduLa. Infine le paralisi asce11denti acute possono iniziarsi più o m eno bruscamente, in m ezzo ad una salute p~> rfelLa , in ap parenza per lo meno: soventi pPrò si riscontra qualche infezione latente: soppressione di l0chi, r elir1uati di par·to, vescicanti, cateterismo infettante, c•cc. Furono pw·e segnalati il freddo umido, lo strapazzo, un' indigestione, eccessi :sei::i~uali, ec~. Qualunque sia l'eziologia, si ha semp1·c un periodo prodromico, che varia da qualche ora a qualche giorno ed anche a qualche settimana, durante il quale esistono parestesie, formicolii, crampi, con lassezza generale e debolezza crescente. A questo p~riodo prodromico che presenta gr•andissime varietà nella sua forma e nella sua durato, fa seguito l'invasione delhi paralisi ascendente acuta, che è accompagnala da un certo numero di sintomi aggruppaLi, in un modo mo lto variabile. l distu rbi motori, sempre più pronunciati degli altr·i, hanno dato il lor·o nome alla malattia. Questi disturbi motori consrstono in una paralisi tloscia che invade più o meno rapidamente le estl'emità inferioei, raggiungendo s uccessivamente tutti i nervi motori della midolla, frequentemente del \


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bulbo, c che può anche salire più in nlto ed interessare i muscoli degli occhi. Essi possono cominciare con una paraplcgia brusca e lo• lal11, ma frequentissimamente il prnno sintomo avvertilo rlal malato è una debolezza progressivamente crescente, sia gent•ralizzala, sia localizzata alle gnmbe, o alle mani, ma più raramente. Questa debolezza aumenta più o meno rapidamente ed il malato è cost•·etto a tenere il !ello; non ò raro di vedere questa debolezza colpire inegualmente i due membr1, ~·a nella sua intensità, sia nella data della sua appal'izione, eJ una gamba, per escmpìo, csset·e colpila alcuni gio1·ni pruna dell'altra e più profondamente lesa. D'ordinario In paraplegia si stabilisce più o mrno precolo e l'impotenza funzionale delle estremità inferiori l"i manifesta rapidamente; sovenli certi museo i conservano lo loro forze ed alcuni movimenti sono possibili, sef!ZR però che il malato possa laSCiare il piano del lello; allr~: volle il malato può con uno sforzo ene••gico contrarre ancora certi muscoli, st-nza pet'ò che quc•sli possano imprimere al membi'O il minimo movimrnto. A"'"'lli fl'equentemeuk' si nola un la1npo di arresto dopo che la paralisi si è prodotta, ma non è mai lun~o, C' la paralisi continuando la sua marcia ascendente invade i mu "Coli dell'addome e dei lombi, poi quelli dello•·ace, quindi le braccia, cominciando d·ordinario tlal dello1d~, dal bicipite, dal lungo supinatore e dai flesso1·i dt>lle rlila per estendersi in seguito al rimanente del membro. So venti lo pnrali:!i si a l'rosta nella sua marcia, ma non è raro vE>dere i muscoli della testa colpil1.e prodursi paralisi dei muscoli della linguA, della volla del palato, del globo oculare. •·cc. Tutti questi disturbi non seguono sempt•e una marcia a"cl'oclente; la paralisi può talvolta colpi1·e un bracciò pe1· e<~empio, e d anche conlt'mporaneamenle un braccio ed una gambe. dello stesso Ialo. Quando l'affezione guarisce, :!i vede che la paralisi retrocede in ~enerale assai presto, ma p1ù lentamente che nello :-;labJiirsi; i muscoli colpiti per ultimo sono quelli che ricuJlet•ano i primi le loro funzioni, ment1·e che quelli che sono.

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interessali n•~ll'inizio !SOno gli ullimi a ricuperare il loro s lsto n01·male. Dal punto di visl8 elettrico, le reazioni soao molto variabili, ma in genei·alr• si o~ser·va ia r eazione della degenei'8zjon e; quanto ai riflessi, es~i sono il più spesso abolili. I disturbi scnsitivi variano mollo; m alcuni casi non no esistono; nella maggior parte dei casi p~rò In ~ en~ibilita è alterala; tal volta si oota ane;.tes ia, ma più spes;:o esistono dolori, i quali frel")uenlemente sono violentissimi. Infine, ~i riscontrano fi·eq•rc ntemenle a trofie muscolari. La m orte sopraggiun ge dopo una durala estremame nte variabile, che va da alcune or e a molle settimane (14 setlimane in un caso di Diller e Meyer). Essa avviene d'01•dinario per· asfiss1a, sia brusl'..a, sia progressi va mente rapida. Tal voi ta il malato si spegne lentamente. La sincope non é rara; sovenli anche il coma termina la scena; frequentemente, infine, una compl icazione )nlercorrenle conduce alla tomba il malato. Ma ~pesso si osserva la (luarigione; si yedono allora cedei·e gli accidenli, sia ra pidissi mamenle, in alcune o re, sia lentAmente, e tutti i fenomeni scompaiono tolslmenle, ricuperando il mala to una per·reua salute oppure rimanendo dopo di C'ssi I'elil"fuAti lenti a scomparire: debolezza muscolari' persistentE', perdita dei J•iflessi, atrofi e, ecc. Da quanto sopra s i vede come sia variobile l'aspetto cli nic<> delle paralisi ascendenti acute; si può conchiudet·c che e:o~e forma11o un vasto compl e!"sO clinico Ili un'eziologia e di una sintomalologia mollo variabili, cl1e vanno dalla paralisi ùi Laudry fino alle mieliti diffuse acute con tutte le rormc intermediarie. Né le cose sono meno vat·iabili dal punto di vi!"La dell'Anatomia patologica, perché, Lenendo conto sollsoto dci fatti in cui le autopsie sono state eseguite completamente, ~i vede che: Vi sono casi in cui non si è trovato assolutamente nessuna lesione; Vi sono casi in cui sono ~late !'isconlralA esclusivamen le lesioni di polinevrite; Infine, esistono numerose osservazioni di lesioni di mielite, sia geneJ·alizzata, sia localizzala. ta lvolta sislem~t lizza ta .

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Molto spe sso si sono Lrovaie con temporaneamente lesioni <li mielite e di polinevrile. Infine, si sono p11re risconl1·a te les io ni della sostanza ct>r ebrale Da queste diverse con statazioni sono sor·te dell e leol'ie esclusive, le une riferen ti alla polin evrite, le a llr·e alla mielite le lesioni caus!lli. Si può concbiudere che la para lisi ascendente ac uta sembra risultare nell'imm ensa maggioranza dei ca si da un colpo essenzialmente generalizzato al siste ma nervoso tu tto in liero nel suo insieme, dal cervallo fin o nervi pe riferici pa~ ­ sando per la midolla ove le lesioni ~on o sownti mol lo pronunciate; ma a seconda della forma della malattia, e sopralltlto secondo tutte le probabilità a !'leconda della natura del veleno (toss ina microbiana od a!Lro) le l e~ ioni s i manifestano di più sopra un dipn r limeoto quals ia si del s is tema nervoso, or·a s ul bulbo, ora !"ulla midolla nel s uo insiem e , ora sui nervi periferici, ora sola mente nelle loro ra mificazioni terminali. Ma nella immensa ma ~?gioranza dei casi la midolla è la più lesa e p ar e che la paralisi ascendente acuta dipenda il più s pesso da una mielite ~·s lre mam ent e ùifl"u!!u.

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Prof. dott. E. GRUNM.\ CR. - Sull' importanza. del raggi Bontgen per la medlolna interna.. - ( T her a{leutische Monatshefte, g ennaio IR!l7). L'autore per ottenere immn ~ini de!le varie par·ti del cor po, POS$ibilmente chiare, tanto allo slalo di quiete, quanto a quello di moto, adopra par ticolari i ~ trumeoli, dotali di eccellenti diaframmi fluorescenti, preparali con pla tinociaouro potassico, inoltre tubi Riiotgeo di massima rarefazione e correnti indotte capaci di pr odurt·e sciolille di 1t0-50 cm. di lun~hezza ed interruttori a da tti. P er determinare la for ma c la ~rand c zza de ~l i nr ga ni, c;Cllloca sulla superficie del diaframma fluorescente sottili last r·e di celluloide o di vetro s u cui con matita da porcellanA ' ' ' lt·accia 1\lSaltameote i limiti os ser,·ati, che 1·ipo rta poi s ulla carlll per par'S::)Ono r•li con t r·acciati an a loglai.


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Da ultimo, per evitare ogni ingrandimento artificiale, prodotto dalla forma dei tubi, osserva a diverse distanze le varie parti del corpo e con parecchie dete rminazioni cosi ottenuta ne limita i reali confini. Riassumillmo le principali applicazioni del nuovo metodo d'indagine in alcune malattie dell'apparecchio respiratorio e circolatorio. Stenosi della trachea. -In tre casi di gozzo1 in cui i malati soffrivano molto per difficollata r espirazione, còn radiazione laterale del collo, l'autore riscontrò chiaramente che il canaiP. aereo era ristr·e\to e ne determinò la forma. Tumori polmon.ari. - Con le radiazioni, si ottennero due imma gini di, ombr e che occupavano quasi tutta la metà de· stra de l torace mentre l'altro parte del polmone era tr•asparenle. Uno di questi malati mori, ed all'autopsia si vide che trattavasi di sarcoma. Numerosi casi di polmoniti croniche. - Si osservarono ombre più o 01eno scur e corr·ispondenti a focolai d' ispessimento di varia gr-andezza ed a caseificazioni. Essudato purulento nella cavità pleurica sinistra. - Tre diverse immagini di ombre chiaramente dimostrarono resten· s ione deil'essudalo, la compressione del polmone sinistro, il cuore spostato ver·so destro. . · Enfisema polmonare. - Con lo s tesso 111ezzo, si palette dimostrar e l'aumento di volume del pol mone e l'enfisema unilaterale unito ad abbassamento del diaframma ed alli\ limitata possibilità di escul'sione di esso nella sua totali lA, 0 solamente da un IaLo. N.essun mezzo diagnostico può competere in ciò per e~atlezza col nuovo metodo di t•icer·ca. Appareechio circolatorio. - Due casi d'insufficienza delle valvole aortiche con cons iderevole dilatazion e ed iperlr·ofìa dei veolr.icolo sinistro. In lutti e due i casi le ombre del cuore sembrarono quas i il doppio del normale et! ingrossate vet·~? sinis tra. Fu pure possibile determinare la specie dei movrmenli e delle contrazioni del cuore. Io un caso si vide pure dilatazione dell'a or ta ascendente.

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Sulla slerodlagno•tlc& d ell' Jleo -ti t'o. (Rtoista ceneta di scien;e mediehe, fascicolo 2" del 18!!7).

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Come é nolo, \Vidal ha trovato nel siero dei tifosi un potare coegulante sulle brodoculture •ìei bne~lli E berth, e questo metodo, che ha avuto confer ma da molti autori, si può con!iderare d1 utilità per la diagnosi. Dalla conft'rma del metodo, venner o anche succt'ssivamcnte indicati alcuni parliet•lari, ch.e r endono più facile e sicura la ricerca. Alla sollraziooe di sangue diretlamcnte dalla \·ena per ottenere il siero, si è sostituito il s iero di vPscicanLe o quel po' d1 siero che si può avere, con la punlu1•a del dito, da una gro~sa goccia di sangue lasc1ata in r1pnso, o me~lio, centr ifugata. Secondo Bor mans, possono bastare anche !t• f)rinc, per ottenere la reazione coagulanLt• d i \Vidal, purchi> siano orine di tifosi con albuminuria, e trattate con parti uguali d1 brodocuiLur a. Tra le cautele necessarie alla buona riuscita del metodo, sono imperlanti quelle indicate da Bebi; specialmente l'iguardo la quanti l& del s iero da aggiungersi alla cultura: infalli anche l'A. ba constatato che, i n alcuni casi. il siero d i mdividui sani aggiunto in proporzione da uno a diPci, alla coltura in brodo dei bacilli Eberlh, ba un'evidente azione coagulante, quindi la necessita di adoperare diluzioni mag giiJri: uno a quindici, uno a venti. Le ricerche instituite dall'A. fu1·ono p~~rciò tutte iu queste proporzioni, e preferì adoperare il siero di piccoli v('scicanti raccolto aselticamente,, e il siero di una g rossa goccia di sangue aspiralo in sottilissimo cannello di vetro mollo ful>ibile, che egti chiude va da un capo alla lampada, e 111 cui poi, colla centriruga, separava il siero. DaJie sue ricerche il dott. P~ nnato conclude che la reaZIOne coagulante di W1dal con Il' norme soprai ndicate è ·~mpre riu scita in 27 casi in cui fu ricercata. e non è mai riuscita nelle alt1·e malattie. La prontezza e inlensita delln r~azione n on è sempre io rappot•lo con la gravità dell'infe21008. L'azione coagulante sulle colture non toglie a queste menomamente la lossicità.

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11 1&1&110 del piede nella nefrlte. - ( Rene/iconto del VIl congresso di m edicina interna. - Roma, 20-23 ollobre 18!16).

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Quantunque il salasso del piede nel primo perioJo della nefrite acuta venga nella clinica m.!dica di Roma pubblicamente pt·aticato da parecchi decenni, pure il dott. Schupfer crede necessario r enderne pubblici i risultati, sia per dimostrarne i vantaggi, che pet· evita t·e che altri un giorno tolga alla Scuola romana il vanto di aver propugnalo per la prima questa pratica. Benchè si sia mollo scritto e discusso sulla eziologia dt-:!le nefriti, pure il Baccelli crede che ancora non si sia dato il giusto peso alla stasi vP.nosa. Ora, per impedire questa s tasi, il Baccelli pensò esser necessario, nel primo periodo della nefrite acuta, diminuire la pr·essione entro la cava ascendente; e siccome ciò ~i ottiene più fHcilmente qualora il sangue venga tolto da una delle radici della cava inferiore, anziché fJUando venga incisa una delle vene che si scaricano nella cava discendente, cosi egli pensò di praticar•e il salasso della vena pedidia sul dorso del piede. La qnantità di sangue che s i deve sottrarre, varia coi soggetti; ma negli adulti non san\ mai minore di 300 grammj; e con verrà ri petere il sa lasso quando vi siano r agioni pe r T. dubitare che, dopo il primo, la s tasi renale perJ uri. Dott. FEoEruco FRIGO, medico pr•imarifl nell'ospedale civile di Venezia. -La. 1leroterapla nella cUfterlte. - - <Rioista oeneta di scien:;e m ediche, fascicol b 2° del 1897). Benchè su questo argomento abbontlino le pubblicazioni, e l'efficacia del siero anti- dil\erico sia ormai passata in giudicato, tuttavia è opportuno far tesor o delle osservazioni personali dei pratici, che sono sempre mollo istruttive. Dal riassunto de!Jo stato attuale della sieroterapia della difterite e dall'esposizione di quelle osser vaz:oni che lo s tudio di 30 casi d'infezione difterica lo han messo in grado di l'ai'e, il .dotlOI' Frigo trae le conclusioni seguenti :

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Lo Il $iero Behring é un pr ezioso mezzo curativo, ess" agisce Lento più validamente quanto più presto viene adoperalo. 2" Nelle consociazioni microbicEle è meno evidente l.a sua azione, che può essere nulla nei tubercolosi colli da difterite; occorre dissipare il dubbio che in questi casi, porlsndo esso un profondo turbamen to nell' or·ganismo, riesca arar ri vìvet·e vecchi focolai tubercolosi, ti eterminando l'esplosione délla tubercolosi generale. 3" Il suo uso é generalmente ben tollerato; ma non s i può negare che in rari casi determini degli a cci lenti postditterìci anche .gravi. È da sconsigliare per ora il suo uso <t seopo di oaccina.;ione preoentioa. 4• Il solo esame ballerioscopico non basta ad assicurare la diagnosi di difterite, che deve ~ssere sempre con trollata dall'osservazione clinica. 5• Anche conservando a! siero •1uel posto che m eritatamente si é acquistato nella terapia della diflel'ite, è mollo prudente non dimenticare i vecchi mezzi curativi, che agiacono contro le frequenti infezioni secondarie concomitanti.

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RIVISTA CHIR URGIC A Il mu.aggio nel trattam.e nto delle fratture. (Anna/8 oj Suryery e Brii. med. Journ., 6 ma rzo 1897).

DAVlS. -

Il Davis discute questo mezzo adiuvante nel trattamento delle frattur e e giunge ali~ se~ueoti conclusioni: l' Il massaggio e i movimenlii pas sivi non sono usati corne si dovrebbe nel lrallttmento delle fralt~re; 2o L'immobilita dei frammenti favorisce la loro unione con poca deformita·l


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Ili VI STA

Vi sono alcuni cast 111 cui, sia pe r la specialità delle fra tture sia per l'idiosinct·!Jsia, dell'individuo, esiste esagera ta tendenza alla fol'mazionP. dnl callo: itl questi i mo vimenti facilitano la produzione d' un callo esuberante e generano la deformità; , 4° \'e ne sono altri invece in cui la for mazio ne del ca llo è ritarda ta: in questi i movimenti os tacolano l'unione; 5° È pr-udente a ttendere il saldame nlo osseo , ordinariamente 8 o i O giorni, prima d'istituire il massaggio a meno che non s ia lievissimo o di ~~seguire estesi movimenti; 6• I mo,>imenti passivi ed il massa :.rgio una volta istituiti debbono e!'\ser delicAti e non cosi violen ti da disturbare il coaliLo dell'ossa; 7° Il dolore pronunziato o una reazione iofìam'COatot•ia sono indizio di viol e 11 z~; s• Il massa ggio de\'e farsi a d ogni Yisila del me mbro fratturato o nel cambiamento della medicalul'a. spe8so quotidianamente; 9• In parecchi casi il massa ggio deve farsi quando P. poss ibile, senza rimuovere le stecche; 10° Una per sistente rig idità, specialmente nelle frallur~ o ferile del polso, è spesso. dovuta ad un"afl'ezione reumatica: in quel'llo caso il massa7gio è effica ce; 11° Il massa ggio d~v·esser fatto nella parte del membro di ~a dalla fra ttu t·a pe1· manlenel'lo nelle condizioni normali; 12° Debbono usarsi quei metodi di trall.nme nto e quelle medicaLut·e permettano il più la r~o uso del massaggio e dei movimenti passivi compalibi!i coll'esatta coatnzione dei frammenti. G. G. :)e

J. B : M uRI'HY.- Beseztone e sutura: delle arterie e delle vene. - (Med. Record, IG gennaio 1897). Il Murplly, dopo un lungo ed accurato s tudio speri mentale sulla questione, giunge a lla par te clinica di esso. Dall'imP' 1rlanle articolo r·i portiamo quanto segu e : H1tensione clella rese~ione arter iosa. - Il Mur p!Jy h11 tro-


CHIRURGICA

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valo che dalla carotide d'un vitello s i può asportare più d'un pollìce e gH estremi possono portar si a mutuo contatto con felice risultato. l vasi s ono molto e lastici e quando sono isotali dai tessuti circostanti essi possono essere eno rm emente stir-ati. Nei cani la r esezione può raggiungere i 1/, dì pollice e i moneòni possono esser·e ben a ffrontati e suturati. Egli quindi crede che non si debba. sor passare que,.to limite lranne for se nel cavo poplìleo, nel triangolo di Scarpa, nell'ascella in cui la l~nsione delle parti può essere diminuita dsndo al membro un'adatta posizione. Tecnica della sutura arteriosa. - Per convenienza di trat· tazione il Murphy divide i suoi esperimenti sulle arterie in quattro classi relative cioé '1°) alle fer ile longitudinali : 2') alle r~rile trasversali o irregolari c he compr endono un terzo della circonferenza del vaso: 3' ) quelle che comprendono piu della metà dell'arteria: 4°) alle sezi'Oni complete e alle r esezioni arteriose non maggiori di •;, di pollice. La tecnica deve aver di mira i seguenti puuti: completa asepsi: esposizione. dell'arter ia colla minore offesa possibile: l!!mporanea soppr essione della corrente sanguigna: governo dell'arteria durante la sutura: accurato avvicinamen to delle pareti: perfetta e mosla.sia e infine toletta della ferila. La pa· rete arteriosa dev'essere comple tamente isola te colle for bici e colle pinzell~ da. dissezione nelle mis ure l'ic~neste sopra e so~to il luogo dell'operazione. Emostasi durante l'operazione. - Il Murphy ha trovato che essa sì ottiene nel modo mig lior e con u na pinzetta dì Dillroth a·branche larghe e a fer maglio g r•adualo. Le branche sono ricoperte da un tubo tli caucciù per evitare l'offesa. ùel vaso: la pinzetta è chiusa. tanto che basti a inlerr·ompere il corso del sangue e a tenere il vaso in giusta pos izione pet• l'atrrootamento. Se queste pinzetlo mancano si può far uso di uo filo di seta ritorla che si getta a ttorno all' a rteria e si stringe senza però produrre la lacerazione dell'intima. Gooerno dell'arteria durante l'appliçcuione della sutura. - Lo strumento migl iore per questo scopo é la. pinzetta a denli di topo degli oculisti: l'inti ma non deve· mai essere afferrata. L e ordinarie pinzette emostatiche sono da ban2 '}

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RIVISH

dirsi siccome quelle che lacèràn<S le tuniche arle1·iose. L'ac· curato affrontamento dei margini delle ferite può essere pro· curato con aghi e con materiale da sutu1·a: gli agili sono quelli curvi degli oculisti: anche gli ughi comuni tini ma a cruna allungata possono servire. l i miglior materiale di sutura é la seta ritorta. Seta ed aghi debbono avert~ il medesimo diametro sicché il foro fatlo da questi possa essere completamente occluso da quella. Nelle suture deve comprendersi solo l'avventizia e la media .l punti di sutura deb· bono distare l'uno dall'altr.a'.'u o t;,,. di pdllice (l '/,-1,5 mm.) debbono essere interrottt e debbono distare ùai margini delle ferite 1/ 16 di pollice e non debbono comprendere l'intima. Ciò é uecessario non tanto pe r ev.itare l'emorragia quanto l'insorgere deJI'endo-arterite e la trombosi obliterante. Deve usa rsi l'ordinario nodo doppio ma non devesi s.tringerlo troppo fortemente. Se la fer1ta comprende la meta o piu dell'arteria il primo punt..o deve darsi nel mezzo e poi uno a ciascun angolo. Applicati i punti, le pinzette emostatiche vengono tolle incominciando da ~uella del moocone periferico. Se si produce emorragia attraverso i punti la compressione colle dita o con una !>pugna per la durala da t a 3 minuti sarà sufficiente a domarla. Quando é possibile ò cosa giovevole suturar anche la guaina vasale, i muscoli o la fascia aponeurotica sulla linea d'unione per darle un maggior sostegno. Il campo operativo sarà accuratamente pulito . e vi si lascerà un drenaggio di garza. Nelle ferite per pro· ietlili, il proiettile sarà rimosso perché può dar luogo ad infezione. Un accuraLo affronLamento dei tessuti sara praticato mediante suture perdute. Il drenaggio sarà tolto :in capo a 4R ore. Le yene danno luogo alle medesime considerazioni delle arterie e con miglio•·i r is ullati. Le indicazioni dell'operazione sono: 1• Ferite di grossi vasi nelle ope1·azioni. 2° Ferite dei grossi vasi con arma da taglio, dà punta, da proiellili o ferite lacere. 3° Aneurismi trsumatici o disseccanti. 4" Aneurismi sacciformi, fusiformi ed artero-venosi. G. G.


CHikllllG!CA

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La l&parotomla nelle perforazioni lnteaUn&ll clatebbreUtolde - ( Philad. Policl., novembre 96, e B r it. med. Journ.., 6 marzo 1897).

PRtCa . -

Il Price dà .conto di 3 casi di perforazione intestinale g uarili mediante la sutura. Egli fa notare che solo l'intervento

cltirurgico è efficace in questi casi: esso dev'essere precoce, rapido, ma completo: il miglior a go é quello rotondo Monid alla SMietà di chirur gia di Put·igi, l'ifer endosi ad un • caso mortale, dice cbe tt·ova ricordate :32 opera:!ioni con 5 guarigioni: questo risuiLato g iul"tiflca ampiamente l' intervento lutte le volle che le condizioni generai i del paziente lo consentano. - Routier ha operato l'So o 9° gior no fondandosi sul dolore localizza to alla fossa iliaca destr a: trovò e sut11rò due perforazioni e drenò l'a ddome: il paziente mori io seguito ad una nuova per·for•azione. - Br un opèr6 s u d L un bambino il quale visse 7 giorni: all' a utopsia s i rinvennero 5 alLre perforazioni: le suture a vevao be-ne ader ito. G. G.

Doll. T t:CCE . ~enerale.

Un oaao raro dl enibema sottooutaneo - (Estr. dal Supplemento al Policlin ico).

La rarità di questo caso consiste nel fallo c he, sviluppa-

tosi un enfisema sottoculaneo generalizza to a tuLLo il tr onco, arti s uperiori e faccia, per frattura della settima cos~ola deslra nella linea ascellare mediana e lesione polmonar e, noo si ebbe com~arsa di pneumolor ace . L 'A. spiega il faLlo colla esistenza di esili di ple11rite essuda~iva pregressa con saldatura dci due foglietti pleurici, essendo cosi impedito l'accesso dell'ar ia nel cavo pleul'ico, e rilieùe che in tali casi si& razionale tentare la sutu-ra polmoneJ•e resa racile dall'aderenza della pleura polmonare alla costale di cui si deve e vitare assolu tamente il distacco, ~dotti dai precetti ope1·ativi per l'e mpiema.

te.


t RIVISTA

Doll. BA STJA:-< eLr. r. - Sopra un ca•o raro dt frattura dell'emlnensa capitata dell'omero 4eatro lD lnclivldao adulto, ln seguito a trauma. - (La settimana medica dello Sperimentale, marzo 1897). Nella pratica chiru r~ica milita1·e sono tant.e e tanto vaeie le lesioni che possono conseguire ai frequenti llt'aumi, e tanto importanti anche dal lato medico-legale, cln non è inopportuno conosce1·e le fol'me rare, fra le quali r( uella osservata dall'A. Si tratta della frattura isolata del condilo articolare omrrale chiamalo dai tedeschi eminent ia capitata o rotnla (cap i t ulum /m meri del Koc!tet·) rara perch~ nella le Lteralut•a chirurgica non esistono che pochi casi, piu rara perchè avvenuta in un individuo dell'età di 35 anni. Nel co5o in parola l'accidente era avvenuto da 5 mesi ~d il condilo in pat·oln si er·a fi ssato anteriormente s ull'eoifisi inferiore omerale. I sintomi presentati dalla les ione fu1·on o i s eguenti: a) limitazione dei movimenti di fl essione ed es tens ione dell'avambraccio e valgismo accentuato di quest' ultimo du1'8nte l'estensione; b) una rilevatezza os:>ea con caratteri speciali situata al disotto e all'interno dell'epicoodilo esterno contro la quale viene ad urlare il capitello c(('l radio nella massima flessione; c) mobtlità a:1ormale del capit.ello d~l rAdio quando si cerca di correggere il valgismo; durante l'estensione, mobilità consistente nell'abbnndoao del contatto coll'epicondilo; r() nella estensione massima possibile del gomito, vicinanza ano rmale del becco clell'o~eci·ano coll'epitl'oclea; e) m•ssuna alterazione di forma e di rapporto, nei punti d i r epere, nella at•licolazione del gomito. Il meccanismo di questa r a1'8 frattura consis te s econdo il Koche1· che l'ha illu s trata in m odo speciale, in un colpo dal ba!i:;<J all· alto, io una. caduta s ulla mano, o in una forte pressione s u ques ta a braccio fissato o in un movimen to a braccio esteso mentre la caps ula è t esa :;ul davanti della rotula ome,·ale. Ne' l C8!'iO attuale l'individuo era caduto col braccio esteso leggermen te abdotto. Per ri s tabilir e i mo vimenti al terati dell' articolazione si ricoJ'Se a lla resetione sopracoodil oitlea totale dell'omero e l'esito fu a ssai soddis facente. Crediamo utile J'iportare qunsi per esteso le


CBIRUIIGI(:A

eonc:usioni dell'Autore: 1° Esiste una frattura dell'emin.entia capitala in individui cne banno oltrepassato l'eta stabilita per la scomparsa delle carlilagini di riunione fra l'emmentia capitata e l'omero; 2• Si può aver e il saldamen to di questa porzione fratturata in una posizione oslacolante i movimenti dell'articolazione, e cioè sulla faccia anle riot·e dell'epifisi in feriore dell'o mero; 3• L'esisLenz • d(•) valgismo dell'ava m braccio in un trauma del gomito, con d ts turbi di e stens ione e Hessione, può essere un s intomo per la diagnosi d~lla rratlnra dell'eminentia, qualora si palpi l'epicondilo in .:;eàe normale e un cor po della forma e volume del condilo in una posizione anormale; 4• Alla produzione di questa fral!ur a circoscritta sembra concor rere l'azione violenta della testa del radio sull'emin~nza ca pitaln , essendo d braccio esteso. {IJ .

Dott. l. DroNtSto, c!oceote ne lla R. UniveJ'!"ila di T or ino. •uovo metodo pel tamponamento della oa.vità natale oolla garza. - (Giorn . de !la R. A ce . eli med. di Torino, febb. 1 97). P1·emesso che il tam ponumeoto delle r elrofOS$t' na!>ali cnn un batuffolo di garza iotrodotLo mediante la sonda di Bellocq, per le molestie ed i pericoli dell' o tite media , è riservato solo pei casi speciali nei · quali l' emor ragia s i origina realmente da un punto delle retrofosse s tesse, e c:he ti lam ponamenlo mediano ossia, lo zatramento con garza rli tutta la cavi!.& nasale, o l' introduzione di un sacco di gomma da ~ton/ìarsi con aria e a cqua, sono metodi che, per quanto v~ntaggiosi, veng ono mal tollerati da gli infermi per la presSIOne molesta che eserc1tano e per la mancanza d ella r espirazione nasale, l'A. ra l'esposizione di un nuovo suo me~~ atto &d evita l'e i sudJetti i11convenienti. Egli ha pensato di llìlrodurre, invece del batuffolo di g arza, un tubo da drenaggio di gomma elastica, del diamdtro di 8 mrn. p•w gli adulti, avvolto da uoo stl'ato di O"arza. P er r endl're facile tale manovra egli distende forlem~nte d tubo su di un mandrìno di acciaio introdotto nell' interno del tubo !"lt~ssu in


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RJVISTA

modo che questi assuma lo spessore di 3 mm.: lo avvolge con uno strato di garza e lo introduce nella ca vita nasale fino alle retro fosse, poi toglie il medesimo ed il tu bo r ia!';sumendo il diametro primitivo comprime la garza contro la mucosa. L'A. ha applicaLo il suo metodo in h•enta casi circa dopo operazioni -di varia :natura ed ha constatato che i pazienti lo tolle rano assai bene per la minore molestia data dalla pressione della gar za determinata dall' elasticita del tubo, e per chè si conserva libe•·a la respirazione nasale.

te. Dott. l. DIONIS IO, docente nella R. Uuiversita di Torino. 11llla endoaoopla n&'S&le.- Comunicazione preventiva. - (Giorn.. della R. Aecad. di med. eli Torino, febb.1897). L'A. hli pensato di seguire pel' la rinoscopia media, la

stessa via tenuta da Nitze per la cistoscopia e da Mikuillz per la gastroscopia. Il suo endoscopio nasale è analogo al cisloscopio, colla differenza che la forma e la dimensione sono in rapporto col nuovo scopo. Esso consta di un tubo retto di 5 mm. di diametro, di 16 cm. di lunghezza ; ad una estremità è collocata la lampadina elettri~: vicino a ques ta trovasi il prisma, poscia :.~n sistema di lenti per 1'. ingrandimento dell' imagine : all'altr'l estremità trovasi l' oculare. Con questo apparecchio si possono avere immagini nette dell' aper tura della tuba eustachiana e di parti de lle cavità nasali non accessibili colla rinoscopia ordinaria. Allo scopo di evitat·e un soverchio riscaldamento della lampadina, è necessario ogni 20 secondi circa, iulerrompere la corrente elettrica. te. Dott. ZAPP,\ROLt. - Corpo eetraneo •tmul&nte la co•ld· detta rlolte oa..oea. - (_Uollettino delle malattie del· l'o r ecchio, gola e n.aso, N. 2 ciel 1897). Prendendo a•·gomenL,> <lli Llll caso inteJ·e:<SRntissimo occor·"ogli nella sua pratica, di un corpo est ..aneo nella fossa nasale deslt'li, il quale presentava, invece, tulli i ~intomi di una rintlc t:useosa, il dott. Zapparoli egJJOne ~l c uu~ consi-


CHIRIJRCICA

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derationi di grande mteresse su questa forma morbosa, su cui gli aulol'i sono ben !ungi dal trovarsi d' accordo per quanto riguarda l'eziologia e persino per quanto l'iguarda la sus entit.A morbosa. Le conr.lusioni dell'A. sono le seguenli: 1. La cosiddetta rinite Cliseosa non rappresenta un' aff,.zlone morbosa particolare, perché non riconosce un'eziologia speciale. 2. Per essa deve intender si quella qualunque r inorrea <:aseiforme, che è determinata da ostacoli svariati allo scolo dei prodotti nasali (gomme sifilitiche, pos~umi di traumi, corpi estranei, sinusili, ecc.), ostacoli che nella g randissima maggioranza si possono constatare, se uon nel primo, nei successivi esami. 3. In quei casi rarissimi, in cui la r agione sfugge, non devesi pensare ad una vaga e fin qui sconveniente eziologia speciala tnicrobica, ma devesi rit.6nere che, a nche in essi la causa - pur difficilmente o per nulla re perj bile per svar iate ragioni - sia per ò della stessa natura delle altr e sovra esposte. T. Ls M~~E. - Dell"ldra.rtro•l lntermlttente ..- (.!ou r nal de Médecine et de Chiruraie, ~ennaio 1897).

L'idra ..trosi inter mittenle é un'affezione caratterizzata dalla Presenza dt un liquido sieroso nella sinoviale di una o più articolazioni, producendosi il liquido senza causa determi-· Dante apprezzabile, a periodi 1·e~olari, dando luogo a d accessi di una durata eguale tra gli accessi anche e guali fra loro, e tutto ciò senza accidenti apprezzabili nello stato ge nerate del malato . . Dal punlo di vista eziologico, si notano negli antecedenti : al lrawnatismo, l'impaludismo, l'artl'itismo. Pare che la matatUa $Ìa influenzata dalla gravidanza, la quale, in certi casi, può essere la causa predisponente. . L'~me del liquido della siooviale nulla dà, né dal punto :~ vu!ta istologico, né dal punto di vista batteriologico, che ~O'erisca da ciò che si trova nell'idrartrosi ordinaria non *tntornatica.


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RIVI STA

l n presenza ùi questa penuria di indizi ana tomo- patologici, le teorie emesse per spiegare ques ti f~nomeni restano forzatamente ipotetiche. Si poss ono classificare nel seguente modo : t• teoria paludica; 2" teor·ia dell'artrilism1; 3° teo•·ia ne1·vosa ; .~o teoria dell'infezione; 5" teoria deiJ'inloss•cazione. Le Mé me si avvicina a questa ultima; egli ammette che l'idrartrusi inlermiLlente s embra esser·e ·solto l'influe nza di una intossicazione locale primitiva, dovuta probabilmeote a toss ine secrete dai micr·o rganismi, tossi ne che localizza no la loro azione in corrispondenza delle sierose articolari ; potendo il carattere di intermitlenza essere acquisilo con la recelti vitA del s oggetto e sopratutto a cagione del clima maJarico ove egli soggiorna, non essendo quest'ultima influenza la causa diretta, ma potendo imprimere un carattere s peciale al decorso della malattia. Dal punto di vis ta della sintomatologia, si devono s tudiare due falto ri: l'idrartrosi e l'intermittenza. L'idrartrosi può col· pire diverse articolazioui , simultaneamente o separa temente. Sono atft-tte più f1·equeutemenle quelle delle ginocchia, e quindi f!uelle dell'anca e della tibio 1-tarsea. I segni sono quelli di una idr·artros i ot•dinal'ia ; ma vi ha di particolare il fatto che non esiste atr ofia del tr icipite. L'inlermittenza é ca ratterizzala da accessi e da inU,r·valli tra gli accessi. Gli access i sono costituili da ll·e periodi: d'aumento, di stato, dj decrescenza. Ciascun periodo nell'accesso, ciasc un accesso hanno una du!'ata regolare in ciascun malato preso isolatamente; lo stesso dicasi degli inter valli tr·a gli accessi; di guisache , in un mRlato, gli accessi hanno tutti una durala eguale nel COJ' SO della malattia, ma le durate sono differenti io uno o più malati d !ferenti, Possono però notarsi alcune variazioni, sia senza causa, sia solto l'influenza di un trattamento o di una causa fisio logica: mestrui, gr9: vidanza. Il decorso della malattia si compone soventi d'altern.ative di g uarigioni e ~ i ricadute. La durata é indeterminata. L'esito con la g uarigione é r·aro; la malattia è essenzialmente cr·onica; in ~Jtre, le diverse r icadute dimostrano c he, quando il malato si crede g uar ilo, egli è esposto ad una nuova recidiva della malattia.

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CHIRURGICA

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La prognosi è quindi re lati va mente grave; la malallia non mette in pericolo la vita, ma rende il malato impotente. La diagnosi é racile se gli antecedenti sono chiari. Fa d'uopO non conronderla colridrar trosi a ripetizione, la quale non è che un'esacerbazione nel corso di un'affezione cronica sopraggiungente senza alcuna regolari tè ne l suo decorso; il più spesso, essa é sintomatica di una di Atesi o di una malattia locale; ciò cbe costituisce il carattere specia le della rdr·ertrosi intermilteole è la sua perlodicité con stato generale assolutamente immune da qualsiasi lara patologica. La cura medica ha ottenuto pochi s uccessi ; pare invece che rl trattamento chirurgico, l'artrotomia, soltanto possa dare eccellenti risultati. Essa deve es~;ere praticata per 'luanl.o é possibile nel periodo di stato di uo acce~so, nell'inizio della affezione o nell'inizio tli una ricaduta. Essa deve con sistere in una ampia apertura, con controapertura, cauterizzazione col nanoto canforato sussegu1ta dA drenaggio. Il mAssag-gio, praticato qualche tempo dopo l'artrotomia, favorisce poten temente la gua t•igione. Questo trattamento é sopratutlo facilmente applicabile quando l'affezione é localizzata alle ginocchia, sia ad un solo, sia a tuili e due, come P. del r esto la t·egola ordinaria. D'lhAST.- Contributo auatomo-ollntoo & talune lel1onl Of&lllo-enoefaUohe. - (Rioista clinica e terapeutica, ~. 2 del ·1897).

Quest'interessallte articolo· meriterebbe di essere riassunto con una certa larghe?Za, per chè le storie cliniche riferite con t~ibuiscono ad illuminare la diagnosi di alcune lesioni del cranro ed a guidare il chirurgo nella cura delle medesime. N~o permettendo la ristrettezza dello spazio di riportare lah storie e le osssrvazioni che lP. illustrano, ci restringere~~ ad accennar e Je conclusioni dell;importaote lavoro, a CUI .r•mandiamo il lettore che desideri averne una piti ampia noztone. l. Il centro psico-motorio per l'ar·Lo inferiot·e, o almeno uoa pal't d'1 · d e esso centro, cot·risponde oll'estremo superiore 11 e a Circonvoluzione parietale ascenùeute.


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RIVISTA CH I RURGICA

2. Il centro della memoria acustica verbale occupa certamente la parte ar.teriore della circonvoluzione temporale

, media, parte della super·iore, e forse anche la inferiore. :J Si può osservare sul cranio, 'e nella regione pal'ietale, una frattura diretta, con intropressione dell'osso a distanza, in cer·te deter·minate condizioni. 4. Per la diagnosi di talune fratture delle ossa craniche della calvarie, con o senza lieve Hpostamento, a tegumenli integri, bisognera praticare quasi sempre profonde incisioni a scopo semiologieo, le quali s0no innocue, utili e talvolta necessarie addir ittura. 5. Il semplice sospeU.o di lesione òssea, e piu ancora di lesione cerebrale, anche con integrità dei tegumenli. gius tifica la craniectomia a. scopo diagnostico, emostatico ed a ntiflogistico. Se mancano criter i certi di locAlizzazione per l'applicazione del t!l'apano, o della sega, si terrà conto della contusione esterna, o anche della semplice anamnesi, nel caso che questa si sia raccolta.

T.

RIVISTA DI OCULISTICA Oat&rro aoato e4emato•o epldeaaloo 4.Ut. OODgi11Dtlva. - (o. Gri.i.fe's Archio r. Ophtalmol. e Centralb. fiir die med. Wissensch., N . IO, 1897).

TH. GELPKE. -

Il Gelpke osservo in due villaggi delle vi"cinanze di Karls· ruhe ur.a epidemia di catarro congiuntivale edematoso che aveva colpito una gran parte degli a bitanti. Cominciava con un gonfiore ed arrossamento delle palpebre, segnatamente in vicinanza dei margini palpebrali, di modochè la rima pal· pebrale era quasi completamente cbiusa. Nell'aprirla sgo~ f!ava un copioso lh.{uido dappl'ima acquoso, poi muco puru-


'"Cfti .....

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RIVt'STA 01 OCU LISTICA

lento. Vi era intensa fotofobia e dolore. Rovesciando le palpebre appariva la piega di passaggio molto tumida, di color rosso scuro, attraversata da piccole emo rragie. La superficie era liscia; ma p{ù tardi la congiuntiva diveniva scabra e mostrava numerose pieghe con abbondante produzione follicolare. La ipiremia e la tumefazione si estendevano alla congiuntiva bulbare e allora per lo più appariva una iniezione pericorneale, alla quale in breve te mpo s uccedevano numerosi essudati parenchimatosi puntiformi situati intorno la periferia della cornea. La contagiosità di questa affezione era grandissima, spesso in poch~ ore ammalavano tutti i componenti di una famiglia . In generale dopo 8-14 gior ni lutti i fenom~pi infiammatod sparivano. La maggior par-te dei casi guarirono senza importanti complicazioni. La terapia fu fatta consistere in lavande con solui.ione di sublimato. Con le prove di cultura del secreto, il Gelpke riuscì a trovare un bacillo che probabilmente è la causa della malattia. _E sso è areobio, vale a dire cresce alla presenza dell'ossigeno in diversi mezzi nutritivi, purché sieno le~germente alcalini. Questo bacillo si propaga per séissione e per formazione di ~pore. Gli innesti sugli occhi dei conigl i rimasero senza risultato; essi riuscirono per ò sulla congiuntiva dell'uomo. Il Gelpke propone di denominar~ questo bacillo: • Bacillus septatus • ovvero: " Bad ll us seplat~s congiunti vitidis epidemica~ . • H. Doa. - La ..ulbtUtà 4ell'ooohlo &l ragp %. - (Reoue !JÙtèrale d'ophtalmologie, 189ì, N. 2) .

Il dott. Brandt, di Halle, ha emessa la ipotesi che l'occhi& resta insensibile ali& impressione det raggi Roent~en, perché questi sono assorbiti dal cristallino. Ha provato il suo as serto col seguente esperimento su di una fanciulla, che RvPva ~ubito l'ablazione del cristallino in un occhio: ha adatlala 8 lesta del sog~etto eutro una· cassetta di le~no affatto o~ura e, prorlotti allo esterno i raggi X in direzione del ~s~, ha vielo che la bimba con l'occhio operato di cateratta tSitn~ue v 8 . ., · nellamente att•·averso le pareti della cassetta

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RlVIST.-\

gli oggetti esteriori, che intercettavano i raggi X; sicchè i profili dei medesimi apparivano tali e quali si veggono nelle comuni radiografie. L'occhio sano invece restava insensibile ai raggi Roeotgt>n. Il dott. Hebert Roberts , di Saint-Louis (Stati Uniti), io seguito ad esperimenti praticati nella sua clir:ica s u 40 ciechi ha collclu.s o che certi ciechi, con l'aiuto dei raggi X, erano suscettibili di percepire gli oggetti. Veramente percepire non vuoi dire vedere, e dalle esperienze, fatte dal nominato clinico e risultato che alcuni ciechi fln dalla nascita hanno potuto percepire le ombre e le linee di cet·Li oggetti ; che altri , privi del cristallino, hanno distinLo con s ufficiente chia· rezza gli stessi oggetti; ma il numero maggiore degl' individui sottoposti all'esperimento non ha rise ntito alcuna impressione. Per controllare questi fatti l'A., insie me all'abile elettricista dott. Des tot, ha ripetuto l'esperimento di Brandt in un oper a to di caltlralta in amenùue g li occhi. Ha adattalo una g rande set~lola di carto ne atlornCJ la testa dell'individuo; scatola, le cui, pareti lasciavano assolutamente passare i raggi X, ed ha poi avvicinAlO alle pareti stesse diversi og· gc lti di metallo, come eh ia vi, forbici. pezzi d i munete. Il soggetto ne percepiva le ombr·P, ma non ne poteva ricooo·scare la rorma. Ha ri petuto l'e::;perimento in una donna ope rata di cataratta in un occhio e cm• l'altro occhio affetto da cataMtta, matura per ò con buona visione quanlitaliva e con pr·oiczione normal e. Ebbe ne i t•is ultali furono gli sLessi, tanto per l'occhio operato, che per quello tuttora malato. Destol h~:~ anche esaminali una ventina di fan ciulli ciechi • per malattie diverse - leucoma totale, stafìlorna cicatt•iz•aie it•idociclite, atrofia dell'occhio ecc. - et! in tutti ha Avuto lo stesso risultato; e cioè, percezione dell' ombrH e della luce nei soli casi di cecità, in cui l'individuo potevn dill'et·enziare, il g iorno dalla notte. Lo stesso Destot ha operato coo i raggi X in cristallini tras part>oti e cristallini opachi (che aveva fatti bollire) ed ha dimostrato che tanto gli uni, che gli altri lascinno sulle radiogt·afie una leggera m!icchia, nppC'na visibile.


DI OCULISTICA

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L'A. 'JUiodi conclude che l'a~c:e rzione ni Brand t circa l'as sorbimento dei ra g~i X per pat·le dd cristal lino non è con · fermata e cile perciò sarebbe utile e necessario il tegliaru le ali a questo canar d scienlijico.

cq. La seulbllità dell' ooohto al raggi X . (Reoue g~nérale d:ophtalmoloaie, 1897, N. 2).

M Gi>RARD -

Il dott. M. Gérard in una seduta della reale so>cielà delle 8Cwnze mediche e naturali di Bt·uxelles ha richiamato l'atlemione-dei colleg hi sugli esperimen ti falli dal ùolt. D. Bullo l nl'l laboratorio ru fisica medica dell' Is tituto di fi siologia circa la trasparenza del cristallino e degli allt•i eleme nti dell' occhio ai raggi ca todici. Le conclu~ioni dell' esper imenlatore sono aftatto contrarie alle dichiA razioni di Bra ndl ; pet· cui, anche rimosso il cri,;tallino, la r etina non resta St'nsibtle alle manifestazioni dei tubi di Crookes, e tanto desso, quanto gli altri elemen ti anatomici del ~lobo oculare non presentano resistanza alc una alle radia zioni cuimiche dei tubi Roentgen. Il dotL Gallemaer ls ha r iferito il risultato di a ltre esperienze, conforme a quello ottenuto da Bullol. Fra le allre ha ric01·· dato quella pt•aticata in un Rignot·e, operato nei due occh i di cataratta con iridectomia, il quale non ha poluto "eder e l'ombra di un oggetto metallico, t·inchiu:;o in u11a piccola scatola, posta a sua volLa sul trag itto dei ragf!i X, se non quando é sta to interpos to uno schermo di pla tinocian uro di bario. Qucc;ti quindi, anche privo di crtslall ino, si é trovato nelle i·lenticbc condizioni del SU() e::~periroeotatot·e. Una g&zza con leucoma aderente e cou cataratta completl:l dell'occhio sinistro, fornilo per·ò di buona percezione luminosa, è rimasta assolutame nte insensibtle ai r·agg i X . Egli ba perciò concluso s ulla inulìlilA de i Lo:;ntath·i per ri· cuperare la vista la mercé dei raggi catodici. h A •tuesta opinione, formulata in modo così a ssoluto, non 8 d credu.to di associarsi il doLl. M. Gérard, non conoscen051 ogg, ancora bene le proprietA dei r aggi catodici. N on

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RJVJSTA

si sono puranco avute cognizioni tìsiche precise di lutti i dettagli dei fenomeni catodici ed iJ volere ammettere che le radiazioni catodiche siano tutte omogenee e con proprietà netlamenle definile costituirebbe Io ste!'so errore, ch'e il credere che i raggi della re gione ullra-violelta dello spettro s iano della s tessa re frangibilita ed abbiano effetti foto-chimici identici. Infalli é risapu to che questi sono dotati di diversa refrangibilita ed hanno differente poter e di penetrabilit.à al· traverso i metalli (l'argento). Or bene anche le radiazioni emonate da lle superficie catodiche hanno diver sa lunghezza di onde e forse di direzione di vibrazioni; se quindi certe r·adiaziQni attraversano il cristallino normale, ma non a giscono s ulla r eti na perché non vi possono formare immagin! di dimensioni convenienti, chi ci dice che non si a rrivi un gio!'no a costr ingerle a formar fuoco jn questa membrana, dandovi una immagine sensibile? Tutto questo non costituisce una impo'!sibilità fisica nè per l'occhio normale, nè per quello privo del cristallino. Dunque non potendosi allo s tato odierno della quistione nè af'l'ermare , oè negare, é meglio essere più r iservati circa la quistione della sensibilità • della retina a g li e lfc!tli catodici. c. IJ. M . PA N"AS. - La oura ohlrurglo& della miopi&. cueil d'Ophtalmologie. 1897, N. l).

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Lo stato deplorevole, cui sono ridotti i miopi di 16 diotlt·ie e più, i danni, a i quali sono espo10ti per gli scollamen tt retinici e per le apoplessie della r egione della macula ; la mani(esla insufficienza delle lenti correttrici, tutti questi falli hanno di buon'ora richiamata l'atte nzione dei chirurghi e degli oftalmologi per vedere se si potesse rimediare a tanti inconvenienti con un atto ope rativo. L'autore ricorda i val·i processi consigliali, seguendo le

idee predominanti $Ulle cause prime della miopia. Così la estrazione J el crislallino, suggerita per la prima volta dall'a bate Desmonceaux nel 17ì6 in seguito al fatto osservato che dopo la estrazione della cataratta gli occhi miopi potevano vedet·e da lontano ; cosi la miotomia dei muscoli t•etti

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01 ()CULI TJCA

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deU'OCC'hio (Guèrio), dell'obliquo s uperiore (Pbillip!o>), dell'obliqut' 1nferio1-e ( Bonoet, Szokalsk1). La dimostrazione tl i Helmholtl , che il cristallino ed il muscolo ciliare sono i soli agenti dell'accomodazione, rece ben presto abbandona re la miotomia, nonostante che l'autore c reda che trattandosi di un intervento semplicissimo meritasse di esser riprovata. Le complicazioni verificalesi in (jualche caso di operazione s ul cru!lallino rece•·o alla lo t• voi ta lovar la voc& a Donders e De Graere contro qualsiasi tentativo di o perazione nella miop1a fino al 1888. Ma da quell'anno in poi, dopo i buoni ~111 ottenuti da Fuka la, s i rrtvrnò a bntlere la via delle ope1'8ZIOoi sul crisl.allino nei casi di miop1a g rave, via seguita da uumerosi ortalmologbl, tra i quali basta r icor da r·e 'clnYeiger , Pllliger, Yacher, S attle r, Silvestri di Firenze. L'autore riferisce su di una osservazione personale mo lto JOieressante, che rigua~da un giovane di 16 anni, miope all'occhio destro di 22 diottrie ed al s inistt·o di 16 diottrie; dopo l'e.~trazione de l crisla llinC', previa irideclomia, divenne ipermetrope di 1,2f> o. con 0,75 di as tigmatismo secondo la regole, con acutezza visiva uguale ad 1/., tanto da poter vedere da looLano e leggere senza la menoma ralica. Dallo spoglio di «ll o :>00 osservazioni Ji esll•azione del cristallino egli cred(• di potere addivenire alle s e g ue nti conclusioni Pratiche:

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La eslruzione del c rist.allino è piE' n amen le giustificala nelle miopie rorti e pr ogressive da 16 diottrie in su, alla condizione però che l'acute zxu vis i va s ia sul'flcienle per la professione esercitata Jal soggetto; si presuppongono q uindi la trasparenza dei mezzi diottrici, l'asseo za di lesioni della macura, la manca nza dell'ambliopia (per strabismo o per allru ctlll$8);

Pèr uno stesso g rado di miopia la opera zione suddetta é tanto più indicata, per quanto più giovane è l'individuo, avendo la esperienza dimostrato che in que!lti casi sono meno ~rribili le complicazioni gravi, quali la sinchisi del vitreo, 1 atJ·ofia e l'a poplessia della macula, la coroid1te disseminala, la cata ratta corticale e prmcipalmente lo scollamento retinico.


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1\IVISTA DI OCGLl!'TlC.\

Certo la estrazione del cristallino traspat·ente non é affatto priva di pericoli; ma la g ravita delle complicazioni nella miopia progressiva, che nulla può mitigare, deve fare acce!· tare l'operazione anche a rischio d' insuccess.:~. Del resto g l' insuccessi costituiscono la eccezione. ed il loro numero anderà sempre più diminuendo con la rigorosa antisepsi e col tener conto delle controindicazioni all'atto operativo. Ed a proposito di queste ultime, va ricordato chP. la magg-io· ranza degli operatori crede che le lesioni cor oidenli atrofiche non costituiscano una controindica zione formale, se non quando interP.ssano la macula o si a ccompagnano H scolla· m ento retinil!o; in questo caso il risultato dell'allo operativo sarebbe a.Jeatorio o nullo, e perciò sarebbe megl io as tenersi ùa qualunque intervento chirurgico. c. 'l·

IUVJSTA DI ANATO~TIA E FISIOLOGIA NORMALE E PATOLOGICA

• G . LovELL GULLANO. - Metodo rapido per bl&re e colorare l preparati di •angae. - (Br·it. Med. Journ., 18 marzo 1897). Il metodo del quale ordinat•iamenle ci se rviamo per fare preparati microscopici di sangue é quello ideato da Ehrlich o una delle sue numerose medificaziooi. Questi metodi richiedono tutti il preventi vo essiccamento del sangue sul co· proggetli. L'emoglobina dei corpuscoli rossi è allora fissata o col calore a 110° 120" C. come nel metodo, Ol'iginale oppure trattando lo stratercllo essiccato con alcool, etere, sublimato coprosivo o fJUalche altro fissativo. Ad ogni modo il p1·o· cesso è lungo e noioso. Il processo di Moil', col quale il sangue é fi ssato senza essiccamenLo traltandolo con una

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RIVISTA DI ANATOMIA E PISIOLOGlA, EC€.

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soluzione satura di sublimato, fu già un progresso, ma anche questo è lungù e uoioso. Da qualche tempo il dott. Gulland si é messo alla r icerca d'un metodo che doveva dare un'accurata fissazione, doveva esset•e rapido il più possib~le ed abbastanza elastico neiJa sua regola per evitare che i meno provetti non fossero _in grado di fare preparati di sangue. Al Gulland sembra di 11verlo tt·ovato nel metodo che egli propone e che é il seguente: Una piccola goccia di sangue, estratta nel modo conS111elo, é raccolta nel centro d'un coproggetti tenuto con pin· zelta e distribuita tra esso e un altro vetrino. Ogni cura deve usarsi per evitare ogni pressione poichè la figura dei corpuscoli rossi dipende quasi esclusivamente dalla maniera con cui !>i esegue questa manovra. I vP.trini copro~egetti sono in seguito delicatamente ma rapidamente fatti ~ll'isciare l'uno sull'altro e immergere, colla faccia bagnata di sangue in giù, nella soluzione fissatrice cosi preparata: Alcool ass. sat'urato di eosina 25 c. l:. Etere puro 25 c. c. Sublimato in alcool assoluto (2 gr. in 10 c . c.) 5 e-oece <più o meno). l.a lJU&nlità richiesta, 111 quale può essere di 5 a 10 c. c. per qualtro co pr ioggelti, dev'essere versata in una. bottiglia 8 bocca larga od in un piattino e può esser impiegata pa· l'ecchie volLe di seguito pur chè lo si garantisca dall'evaporazione. Il Gul!and usa tenere i tre liquidi separati e unirli a! momento del bisogno nelle proporzioni inJicate. La fissaZione degli elementi è praticamente istantanea, ma il copri oggetti deve rimanere immerso almeno 3 o 4 minuti per fissare la pellicola sanguigna al vetriao. Si estrae allora il ve~r·ioo dal bagno e si lava rapidamente ma accuratamente agitandolo in un piècolo piallino d'acqua.. In seguito lo si co.lora per un minuto (non d( più) con una soluzione a cquosa satura di blu di metileoe e quindi nuovamente lavato in acqua e disidratato con alcool assoluto il quale al tempo sl~sso toglie l'eccesso di blu di melilene: l'operazione let·m108 col trattamènto allo xilolo e al balsamo. 27 l


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Tutto il processo non dura pii.! di 6 o 7 minuti però i vari tempi di cui si compone possono essere prolungati senza alcun inconveniente. La fissazione può essere prolungata per 2i ore, il lavaggio altrettanto, ma se la colorazione col blu di metilene oltrepassa la durala di 1 o 2 minuti bisogna ricorrere a grandi t(uantità di alcool assoluto per togliere l'eccesso dicolorante e allora si potrebbe correre il rischio di veder reosioa sparire con esso. I corpuscoli rossi sono colorati in rosa, i nuclei in blu cupo, i corpi dei leucociti in varie sfumature del rosa, i granuli eosinofili e basofili risaltano bene, le piastrine del sangue appariscono meno blu dei nuclei . Ques1a è la forma più rapida, a dir così , clinica del metodo. Qualunque altro colore acido solubile in alcool e non precipitabile col sublimato può essere impiep;ato invece dell'eosina e il colorante può essere separato dal fissativo sicché il preparato, dopo la fissazione coll'alcool-elere·sublimalo, può ess~re colorato dopo con un colorante qualsiasi. Il metodo non è meno utile per fissare pure sputi e qualunque allro prodotto il quale può essere disle~o in straterello sottile, solo con essi bisogna prolungare alquanto le fìssa·doni. I coprioggetti debbono essere scrupolosamente netti: il miglior modo per ottener ciò é quello di tenerli immersi per alcuni minuti in acido acetico glaciale, lavarli con molla acqua tanto da togliere ogni traccia di acido ed asciugarli con un fazzoletto. Pii.! è sottile lo strato del preparato me~lio riesce la fissa· zio ne.

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RIVISTA DI ANATOHIA K FISIOlOGIA, ECC.

G. G.


RIVISTA DI MEDICINA LEGALE llmulastone della tubercolo11. La simulazione della tubercolosi, è una frode a ffatto mod81'lla, e forse nell'esercito italiano, non se ne è verificato ancora alcun ca so. Non così nell'esercito fr·ancese, dove ha gia dato da pensare a qualche nostro collega. Un tempo non si poteva ca rpire la ri!'orma per mezzo di questa malattia. Il medico militare prima di proporre a ras segna un soldato come alfeLlo da tubercolosi~ pretendeva di trovarne, e non a torlo, le note cliniche manifeste. Sul semplice dato di una leggiera ipofonesi ag li apid e di qualche rantolo !:Ospetlo, uon si proponeva un individuo per la riforma. Ma o~gi le cose sono catpbiate. Si desidera di eliminare daU'esercito il Lubercoloso, al piu presto, sia per ragioni umanitarie, sia per moti vi igienici, s ia perché i non valori tooo più d'impiccio che di vantaggio. Me la eliminazione rapida del lubercoloso non si può fare, cbe con la dimostrazione del bacillo di Koch negli sputi.

Ora, può avvenir e, come é gia avvenuto, che un individuo degente all'ospedale e aspirante alla riforma o alla lunga licenza di convalescenza, si fuccia prestare d.a un vicino tubercoloso il materiale da porge1·e in esame al suo medico. Cbi potré. far ciò non sara mai un uomo dalle forme atleUche, né un contadino ingenuo; ma fra i nostri malati non mancano nè gli uomini di costituzione mediocre, nè quelli cbe stanno lungo tempo degenti nelle sale di ospedale e ~rante la visita approfittano di tutto ciò che dice il meco agl'infermieri ed al suo collega assistente. ti Molli di questi ùomini scaltri, quando si propongono un ne, cercano di raggiuogerlo con ogni mezzo e alla sosti -

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RI ViSTA tuzi~n e dei

prodoLLi patologici t•icor·rono volontieri . l bacilli di Koch non avevano ancora servito, ma è evidente che si presta no bene. Non sarà difficile al medico militar e metters i al coperto da questa ft·ode: ba~Lerà pretendere che l'esame micr oscopico, quando deve servir e a scopo medico legale, sia fatto, sopra sputi emess i in presenza del medico. Ma convercà anche, per non divulgare la conoscenza di quesla frode, essere parchi di parole in presenza dei malati, ed essere anche circospetti nello scr ivere le p1•oprie os· servazioni s ui registri. Le nostre carte sono spesso in mano degli aiutanti di sanità, i quali qua lche volla sono custodi poco diligenti, e qualche volla possono anche mr lega col malato per ingannare il medico. • M

Dott. Tecce . - · un o&•o dl •ltu• vl•oerum. lnver•u• tUagno•tlo&to ln vlta e oonferm&to &ll'autop•la. - (Gtu· zetta osped. e clin.). È un caso di più da a ggi unge re a g li altri di situs visce·

r um inoe rsus. L'A ., dopo a vere diagnosticato tale anoma lia in vita , venne conforlato dal repet·to necr oscopico, essendo morto il pa· zie ote nell'ospedale degli Incu rabili in Napoli per car cinoma delle gianduia pt•everte bra li con r iproduzione nel fegato. La diagnosi anatomica fu eli trasposizione del cuore a destra della linea med iana in posizione obliqua in avanti , in basso e a des tra, trasposizione òella milza a Jestra dove e r a nascosta sotto l'arcata costale, e trasposizione del fegato a s inis tra do ve occupava lutto l' ipocondrio sinistro col 8UO grande lobo, rr.entre coll'ala occupava la regione ntediana fino al livello delle ins erzioni costali di destra. Doll. T ECc E. - Inversioni •planoniche e •ervlzlo mUltare. - (E>Str. del supplem ento al Policlinico, '1897). L'A., dopo aver accennalo alla lellet•atura sull'argomento e ai casi più recentemente osservati, fra i quali il suo (vedi sop t·a), sulla scorla dei docum en ti e delle osser va zioni, di·


DI HlmlCINA LEGALE mostra che il serviz:o militare i.> compatibile con l~ inver•ioni splancniohe, semprechè non coesistano altri morbi autoctoni di sviluppo, e si aug ura che, non essendo questa anomalia tanto rara quanto si crede, se nt' parli in una nota di complemento ~tll'art. 71 dell'elenco delle infermita.

te.

RIVISTA 01 MALATIIE VENEREE EDELLA PELLE _.......,,...._

P. CoLoMBrNI. - Dell'albnmtnurta nel prooeSio blenorf&lioo. - (Es tt•. dal supplemento al Po liclin.ico, 1897). L'A. in se~uito ad es perienz~ falle con tutto lo scrupo lo, onde evilot•e errot·i di intet•pr·etazioni, ed usando in ogni caso successivamente parecchi metodi di esame per l'accerlamento dell'albumina, ha esaminato l'urina in 372 blenorr agici riSCOotrando l'albuminuria in 66 di quesli, o~sia nella proporzione del 17,74 p. 100. In seguito a tali r icerche egli conclude che l'albuminuria nei blenorragici non è fatto raro e che, in assenza completa di qualsias i fallo locale, deve la mede&ima considerarsi piuttosto in rapporto con un'infezione geoerale che con una diffus ione a scendente del processo mor~oso. Le. blenorragia, in principio sempre locale, può dall ~rotra ùilfonderst alle vie deferenti, all'epididimo, alla tumea vaginale ed in ques to caso le vaste s uperfici infiammate potrebbero es11ere il punto di partenza di un'infezione gene· rate con consecutive lesioni renali. Questa ipotesi sarebbe convalidata dal fatto che l'albuminuria• è mollo più frequanle e grave nei casi complicali da epididimite. le.


•l ~.

RIVISTA DI TERAPEUTICA Prof. DE RaNzr. - Bulla oura delle malattie 41 oao~. (Rivista clinica e terapeutica, N. ~2 del189i').· ~egli ammalati di cuore si é

spesso costretti a soddisfare alcune indicazioni sintomalic:he. Uno dei sintomi più precoci e più penosi è la dispnea, la quale può avere un'origine meccanica ed una origine auto tossica (dispnea da autointossicazione). Nell'arteriosclerosi la dispnea ha ordinariamente un'origine autotossica, perché il ~e ne in questa ma.lattia é insufficiente e le ptomaine e le tossine introdotte con l'alimentazione incompletamente eliminate, son causa di accidenti dispnoici. In tali casi é indicata la dieta lattea, perché il latte, mentre dà luogo a scarsa produzione di tossine, agisce sul rene provocando. con la diuresi, la fuoriuscita delle tossine. Molti rimedi furono· e sono consigliati contro la dispnea, e tra questi il migliore è sempre l' ioduro di potassio. che regolarizza la circolazione e dilata i vasi. Si può amministrare a gocce in soluzione a parti eguali nell'acqua distillata, ricordando che ogni goccia equivale a cinque centigrammi di ioduro. Il prof. De Renzi preferisce il seguente moclo di somministrazione: loduro di potassio . . . . gr. 40 Acqua . . . . . . . . » 400 Un cucchiaio dA caffè al mattino ed un aiLro alla sera in mezzo bicchiere d'acqua. Ogni cucchiaio da cafté rappresenta me.uo grammo di ioduro. Un altro buon rimedio é l' ioduro di etile. Quando insorge l'accesso se ne versano dieci goc,~e sopra un fazzoletto che l' inrermo tiene vicino alla bocca. Queste inalazioni si ripetono una o più volte al giorno secondo il bisoA'no.

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RIVISTA Dl TBitAPEUTICA

Il De Reo:r:i raccomanda anche la tintura di quebraco nella rormola seguente: Tintura di quebraco . gr. Emulsione gommosa. • 120 Da prendersi epicraticamente. Se alla dispnea va unita irrequietezza nervosa e conseguente insonnia, giavano i prepa1·ati bromici associati 11i iodici. lodu1'0 di potassio. 1 . ) ana gr. 20 Bromuro d1 potassio . Acqua .

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Un cucchiaio da caffè in acqua, due, tre volte al giorno La piridioa é assai vantaggiosa quando, olll•e a grave dispnea, esiste uno stato ne rvoso spasmodico. Si adopera per inalazione (un cucchiaio da caffè in un piallino posto in vicinanza del malato) o per uso inter no (2·12 gocce io un bicchiere d'acqua). Contro gli edemi, che indicano insufficienza cardiaca, il pror. De Renzi raccomanda specialmente l'uso dei seguertti diuretici : La cam~ina , che è un diUI·etico diretto, rinforza l'azione del cuore, ed eccita l'epitelio r enale. La digitale, cha è un diuretico indiretto. La diuretina, che è uri salicilato di sodio e dj teobromina. e si amministra alla dose di 2, 3, 4, 5, 6 grammi, sorveglianflone l'azione, a motivo della depressione cardiaca che spessQ si verifica dopo la sua sommioistrazione. Il calomelano, che è un ottimo diuretico. Le esperienze eseguite nella clinica del De Renzi dimostrarono che esso raddoppia, triplica ed anche quadruplica la quantita delle Orine. Ecco la formola : Calomelano cantigr. 20 p. 1 cartina. f)j tali C&J•tine N. 1 a. Due-tre cartine el giorno. ~l latto~io si dA alla dose di 50·100 grammi al gior no. Il ~enz1 consiglia di prescrivere un numero rile vante di earttne di 25 grammi ciascuna e di farne prendere due, tre,


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quattro al giorno, ciascuna in un bicchiere di latte. La quantità .Jelle orine viene molto aumentata. Il De Renzi ha sperimentato nella sua clinica il nilratod'urea, r ecentemente raccomandato, e dichiara di av erlo trovato superiore a tutti gli alki diuretici. Si prescrive alla dose di 2 grammi e progressivamente si arriva a 4, 8, 20 grammi al massimo. Ecco la formola: gr. 5 Nilrato d'urea. ,. 120 Acqua. . . . Epicraticamente. Nei giorni successivi si aumenta progressi vame nte la dose di urea. Bisogna però notare che questo diuretico va tlato per un tempo limitato, altrimenti può produrre una irritazione del r ene. Contro il cardiopalmo inte nso giovano i cardiotonici, i bromuri, i sedativi e qualche volla i narcotici. Nell'angina pectoris si ricorra ai narcotici o alla trinitrina in granuli di un milligrammo ciascuno o per ioiezioge. Si può u8are in 9ues ti casi anche il nitrito d'amile, ma con cautela,.nlla dose di 2, 4, 6 gocce, per inalazione.

T. C.

G. CvM STON. - 11 blamuto trtbromofellloo aeU'autlseplll ohlrurgto&. - (Boston Med. Surg. Journ., 14 gennaio, e Brit. Med. Journ., 6 marzo 1897).

Il dott. Cumston nota come tra tutti gli antisettici il bismuto tribromofenico altrimenti detlo SeroJormio si distingue per la sua attività: Jo perché essoco nliene oltre 49 p. 100 • d'ossido ùi bismuto e 50 p. 100di tribromofdnolo mentre gli altri prodotti contengono solo dali Oal 20 p. 100 di fenolo, cresolo o nanolo e 2° perché il tribromofenolo è più antisettico del fenolo. Il bismuto tribromofenico ha per formola chimica :

C1 H1 Br,O-Bi-O ed é rllpidamente decomposto dagli acidi e dalle basi specialmente a caldo. D' altronde esso può essere r iscaldato

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DI TERAP&OTICA

a 1111'C. senza essere decomposto e rruindi è super iore al todoform10 perchè può esser e sterilizza l o. È una poi vere fina, gialla che non si altera alla luce: il suo odore ricor·da lievemente quello dell' ac. carbolico : non ha sapore e non irrita la mucosa del tubo gastr o- enterico. Il Cumston cr ede che gli è serbato un largo cam po rl'applicazioni in chirurgia. Nelle ferite aperte, quelle in cui non esiste infezione il t~erorormio assicura la riun ione per primam. Sembra avere un'azione leniliva sulle scottature come l' iodoformio. Nelle affeztooi cul.anee con secr ezioni put·ulente, com t~ l 'i m peli go eia sieosi, i risullllti da esso ollenuLi non fur ouo soddisfa· ceoti. Su alcuni casi di prurito cutaneo nervoso (s ine materia) es11o cessò c()ll'uso del medtcamenlo. A pplicalo dopo lo ~uechiaiamento degli ascessi tubercola r i, la cicatrizzazione fu rapidtt. Pel fallo del continuo sviluppo di tribromofeoo!o e d'ossido di bismuto una fer .ta è tenuta in uno ~lato di perfetta antisepsi mentr e la leRgiera azione irritante del primo dà alla fe1·i ta un aspetto sano e vi vace. Uoa delle proprietà ùel iodoformio o quella di favorir e lo 'VIluppo del tessuto di granulazione ; il bismuto trlbromoreolco, ed altri antisettici come l 'airolo, l' eurofene, l'iodolo non l'hanno al medesimo grado ; per conseguenza quando ~ 'UOl ottenere questo intento è all'iodoforiT'io che bisogna f~Cllrrere ed in se~uito si può complela1·e la cicatrizzazione COgli altri antisettici. Questo metodo ru dal Cumston €'Spe1'!mentato con successo in due casi di fistola anale dopo aver libo.!ramente aperto. esci so e scucchiaialo l a massa fungoqa. La sua statistica sull' uso del bismuto lribr omofenico raccoglie 26 casi divisi come segue: 5 fer ite da taglio alle eatretni~ importanti l' App o<Jizione di Sa 12 Hulur e: l ulcera mo e . ., ope . . . . l • le · razton1 per lacer aziOne b1laterale del collo de 1 .,u r~ =. 7 succhiaiameoti per endometrile gonorroica acuta: - casi di vaginile: S operazioni per tuber colosi ossea: l' isl eropeSSta àddom. l . sotto L~tt e: 1 ascesso tuber colar e del collo: l asces!>o Io apo?uvrottco dell'ascella : 1 appendicite e 2 fi stole anali. r · d . l . .' dd"1sfaee IUlh . .quest't CBSI· "ll Sel'O•OrmiO ~lte rtSU tali ptu ~O ell!'o~Oli di .((ueiJi finora da lui ottenuti coll'iodolo, iodoformio, ene, tintur a di iodo. Nelle operazioni ginecologi che gli

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RIVISTA

sembrò che questo meùicament.o avesse una marcata influenza su!aa rigenerazione dell'epitelio. In nessun caso s'ebbero a lamentare sintomi d'avvelenamento benché l'uso' del medicamento fosse stato generoso. l l Cumston raccomanda caldamente ai colleghi l'uso di questo pr·eparato come quello che é un innocuo e sicuro antisettico i u molti punti super iore all' iodo!ormio e congeneri. G. G. J Accouo. - OontrolncUoazloDl del •allollato eU •oda nel re1UD&tllmo. - (Journal de Médecine et Chirurgie, feb· braio 1897).

Jaccond ha dimostralo da lungo tempo i gravr rnconvenieuti che possono derivare dalla somministrazione del salicilato sodico nel reumatismo articolare acuto con localizzazioni viscerali. Non solamente esso non guarisce queste manifestazioni, né le pre viene, come è stato de tto, ma può anche favorire la produzione di alcune di esse. Pare che questo medicamento favor·isca ~li accidenLÌ cerebrali del r eumatismo. Per cui si deve sospender e l'uso appena si vede sopra~giungere un po' di delirio e ciò senza attendere che la diagnosi di reumatismo cerebrale sia stabilita; questa soppressione si impone a nche quando q•Jesto delir io fosse di natura alcoolica od isterica o dipendesse da un'intossicazione. Lo stesso deve dirsi del gruppo, molto più importante per la sua frequenza, delle localizzazioni cardio-polmonari. Fin dal 1887 Jaccoud ha dimostrato che il salicilato agiva sui dolori, sut1a fdbbre, ma per nulla su quelle localizzazioni; ora, siccome esso ha un'azione deprimente sul cuor e, appena esse compaiono, è necessario sopprimerlo; persistendo nella sua somministrazione, si accelererebbe certamente la partecipazione del miocardio alla. malattia. Numerose st.atislic.he dimo· strano, d'altronde, che non solainentè il salicilato di soda n on guarisce quelle localizzazio-ni, ma che esso non le previene nepiPure. Tenendo conto di dette nozioni si potrà utilmente giudicare Jelle indicazioni della medicazjone salicilata .

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DI TERAPEUTICA

Cara del tamorl oaaoroldl 4tU& boooa ool olon.to 41 pota1a.. - (Bulletin de l'Aeadémie de médecine de Paris, N . 50).

DOIIONTPALLIBI\ E RECLUS. -

Il dott. Dumonlpallie.r comunicò all'Accademia una nola •uJia cura dei tumori cancroidi della bocca col clora to di polassa, che egli impiegò pat·ecchie volto con buon successo, ltnto all'interno, alla dose ùi 4 grm. al ~domo, quanto in ap~lt.zioni locali sul tumor e, solto forma di polvere finissima, nelle 8lessa dose. A queste osservazioni, il dott. Reclus OpPose delle esperienze e delle osset·vazioni r·accolte in più ~: 4i . u &el anni, dalle quali risulterebbe, che il clorato di pola ... non spieg& efficacia che nel cancroide della pelle, aentre sarebbe senza effetto nell'epitelioma della bocca. Il dolt. Dumontpallier ra però notare che se il dolt. Reclus non ha~ ltenuto buoni r isultati nei casi da lui osservati, ciò di~~~1)3 probabilmente dal fatto che egli non ha insistito ab'-'"~ sull'uso del r imedio, per• esempio per la durata di tre o fl-'&tlro mesi. T.

\\\\\\\ n\ 1KCNICAE SERVIliOMWICO MILITARE ...,. l&lDl e&lllt&rU nell'e.aroito au1tro-ungarloo.

Nei servizi sanitari dell'esercito austriaco sono stati introdolti m luogo degli zaini di antico modello, nuovi zaini de.~ da medieatura e da requisiti medici (Verbaud-uod Requisilen- Tornjster). Questi nuovi zaini !'<Ono di modello perfettamente uguale fra loro e solo s i dislinguo;1o per· una piccola p/acca di o t lone .siluata a lla parete laterale destra nella IJVI/e trovasi Ul ll8 iscrizione che specifica la qualità dello lllino. \n ognu.n~ di questi zaini è coutenuta una cassetta ai me\allo rùkela to, uguale per grandezza, prr forma e nella .,_ diVisione ioter-na. Ogni cassetta pesa daj 1810 ai 1830 ~r. • Ila 3' cm, di lung..flezza, 29 cm. di larflhezza, 10 1[ , c~. ~ 1 ~1\etza. Nella cassettB dello zaino da medicatura dtstrtbutte Hl


428

RIVI STA DI TECNICA R SRRVIZ10 M.EDilO 111LlTAllK

tre scompartimenti formati da due sepiinenlì trasversali, trovansi soltanto delle m edicature sterilizzate di diverso tipo; in quella dello zaino da requisiti medici sono contenute pura in tre scompartimenti fasci e, triangoli, tabelline diagnostiche, un lapi!'<, un cucchiaino, uo astuccio per l'empiastro adesivo, un irrigatore, J ue spazzole antisettiche, seta s ter ilizzata, pasticche di sublimato, iodoformio, sa pone, un coltello, a ghi da cucire, una forbice, una lampada a s pirito con relativo sostegno. Tanto l' una che l' altra cassetta hanno un doppio coperchio, uno concavo, l'altro piallo, i "quali formano una conca che serve per far bollire l'acqua per la sterilizzazione degli strumenti e degli oggetti da medicatura . Agli zaini in parola si aggiungono poi i relativi ; aini di soccorso (Stlitztoirnster) in uno dei (j Uali é allogala la casseLta degli s trumenti chirurgici mod. 1895. Uno zaino da meclicatura e uno da r equisiti medici coi relativi .mini di socco,.so (Sttilzlornister) e colle tasche d i sanita, formano un arredo completo del quale la metà che pesa 1'1 kilog. viene por tata da un por tatore (Verbanri-troger). te.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA Dott. CARLO LETOURNEAU. -La SU81T& Delle dlvel'le rane umane. - Ver sione italiana con introduzione dell'avv. Carlo ' Lesso na - Roma, 1897, Voghera edit.)re. L. 6 Non é un librù di stretta attinenza col ser vizio medico. ma la sua letturA, inlPressante per ogni persona , sar à interessantissima per il medico militare. La par te più voluminosa dell'opera consi!'Le in uno studio analitico, spesso an P.ddotico e sempre molLo isll'utlivo e piace· vole, s ui costumi g ut>rreschi delle varie razze umane, e dei popoli antichi. Ma non son<> meno importanti, e l'intr oduzione e la conclusione, dove l'autore studia a fondo la g uerra nei suoi rapporti sociali, e nei suoi effetti demografici. Egli balle vigPr osamenle tutti gli argomenti ciegli apolo-


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-r•:= •..• $'E!t'· . ' ~Rl VISTA BIBLlOGRAFlCA

gisli della guoerra, di I'Juelli ·cioè che la considerano necessaria e per molti a speLli utile. Le pr~visioui che egli fa sull' avvenire della guerr a i rimedi che melle in vista per la ' profilassi di questa malallia sociale, potranno dar campo a q~alche crilica, ma non se ne può negare in tesi generale la g1ustezza . . Quest11 versione italiana, faLltt a cura del pror. Lessona , é PUr corredata di una dotta introduzione del traduttore.

.

Dott. P AUL MYRDAcz. - Da• ltallenl•ohe MUlti.r-8&Dltitnreaen - Ge•ohlohte uud gegeuwirU&e Oeetal~- - W 1en, Verlag von J osef Safàr 1897. li maggiore medico dott. Myrdacz, uno dei più autorevoli fe r~onaggi dell'esercito austro- ungarico, ha pubblicato il IX rssc•colo del suo Handbueh fur k. r,. k: Militarar~te, il q~6 tratta dell'ordinamento del servizio sanita1·io nel nos tro ts~l'eill:l in pace ed in guerra. È un libro d'una scrupolosa tsaltezza 6 d'un or dine degno di ogni lode. Incominciando da Larre~ _che primo istituì per ordine di Napoleone l dei medici ~htari, viene mano a mano-e parlare delle vicende del 11\1~\tt:' corpo fino al suo o rdinamento attuale. Essendo uno acti\w a ssolutamente oggettivo, il Myrdacz si astiene da ~~~\ ~mmenlo: e gli però loda moltissimo lo stato militare dei t11~11:.\ e si augura che il nostro esempio sia dalle altre naZIOni seguito. È un libro infine la cui lettura é utile non solo agli st ranieri ma ancora a noì.

CONGRESSI Xlt ~"'t•••o DlecUoo tuteruazlouale. -

(Mosca, 19-26

&.~OS\() '\~<}6).

Abbiamo ric8- vuto e pubblichiamo beo volentieri la seguente circolsr~ : Il com\\alo Or<7anjzzatore della sezione di medicina milita re t::>

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430

CONGRKSSI

del XII Cong resso m"dico internazionale di medicina ba l'o· n ore di ri voi ger si ai colleghi esteri, con la preghiera di voler prender parte ai lavori di questa sazlone, e contribuir cosi al successo dell'l prossima festa internazionale. • Un gran numero di la vori è già annunzialo, e tra questi molti da parte dei più illustri specialis ti della medicina mi· litare. Nondimeno il comitato desidera di ricevere, oltre agli argomenti indicati nel qui unito programma, anche altri lavori, e specialmente dell e comunicazioni sull'igiene degli eserciti e delle flotte, sulla chit•urgia militare, e sull'epidemiologia e le malattie predominanti nei militari. Nello stessrJ te mpo il comitato ha l'onore di informare che il termine fissato per l'invio delle comunicazioni e delle conclu!\ioni, che saranno stampate pr ima dell'apertura del congresso, è il 1° giugno, c di pregare i signori doll.ori che iot~ud ono di !Prende re una pat'te attiva ai lavori della sezione a mandare il titolo. insieme a un breve riass unto delle loro comunicazioni, al pt'esidcnte della sezione, prof. Lewschine, V ol honka. Casa Mihalkotf, Mosca. Nel destderio di agevolare il soggiorno a Mosca durante il congresso, il Comitato ha l'onore di offrire ai colleghi che prenderanno parte ai lavori della sezione di medicina militare, l'allo~gio gratuito nelle s ale della clinica chirurgica. L1t clinica sarà evacua.La da l 1• giugno; le eale saranno ridipinte e messe a nuovo; i le tti accuratamente disinfe ttati. La clinica può dar e alloggio a 75 persone; i S avranno delle camere a purte, le altr·e 57 potnumo e sser colloct~te nelle sale, delle· quali sette sono a 4 letti, e quattro ad otto letti. Per aver lutto il tempo necessario · per preparare le sale, il comitato prega quei si ~g. colleghi che desiderassero profill&re di queslu invito, di rendernelo partecipe a Lutto il 1o g iugno al più tardi, all'indirizzo sopra indicato .

Argomenti p roposti dal Comitato per la discussione. 1• Or!!anizzazione della ricerca dei feriti s ul campo dt b attaglia. Migliori tipi di'barelle per i feriti; 2• Qua le è il metodo preferibile per la prima medicazione delle ferite per arma da fuoco;

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CONGRESSi

.\.31

3- Apparecchi piit convenienti per la cura delle frattul'e prodotte dalle armi da Cuoco; • 4• Raforn imenlo di acqua potabile presso g li e serciti in campagna; 5' Come e in qus l g rado si può ottenere l'uoiformi.l à del mawriale sani~rio dei varii eserciti; • 6o Del miglior sistema per pr e parare i medici al ser vizio mìlitare; 7' Rapporto della Commissione intemazionale, riunitasi oelt894 a Budapest, circa la unificazione delle statistiche 8allitarie dei varii eserciti.

A queste informazioni aggiungiamo, per norma dei colleghi che vorranno intervenire al Congresso le seguenti: Il viaggio non sara mollo costoso. Le ferrovie russe hanno accordato il passaggio gratuito da qualsiasi fro11ti era russa fino a Mosca tanto per l'andata che per il ritorno. Le ferrovie ungheresi, le quali co ~e è noto hanno dellè tariffe or dinarie ~lr'aordinariamen1e basse (tariffe a zone), a ccordano il viaggio m l classe col biglietto di 11 e i.n 1r classe col biglielto di Ili. Le ferrovie auslt·iacbe conced e~anno pure un ribasso, la eui misura non è a ncora conosciuta . Quelle danesi e nor.,egesi accordano il ribasso del 50 010. R icordia mo poi che i militari in ser vizio effetti v o fruiscono della r iduzione milita1·e sui piroscafi della Navigazione Generale, anche per il viaggio ~arit~imo fino a Odessa, per il Pireo e Costantinopoli. Tale vaagg1o, compreso il vitto per la durata di circli 12 giorni (da Brindisi) costa L. ! 57,10 in 1• classe e 11.0,65 in :l• classe. Dopo il Congresso oltre ad altre gite ed escur sioni in varie ~rll, si st.a organiz;ando un tren6 s peciale composto E-sclu::am.eute di vagoni-letti per un viaggio nel Caucaso. !aie ggto durerà due settimane. Non vi saranno spe!'e dt al. lo~gt?, perchè si pernotterà sempre o nel treno o a bordo dea paroscatL Il prezzo del biglietto sarà di '150 fr. in oro. La tessera d'iscrizione al Congresso costera Rubli 10; pari a L 25.

. u. Cotnilato nazionale per l'Italia s i é costituito in questi ullitnt giorni in R oma. Presidente ne è l'on. prof. Guido Baccelli,


4-32

CONGHESSI

segr·etHrio il prof. Ezio S ciamanntl (viti di Ripalta 226). A suo tempo; chi vorrà intervenir e al CIJngresso potrà acquistare da questo comitato la tessera d'inscrizione e r icevere quindi i documenti oeccssar ii per il viaggio. In dipe ndenza del comilato suddetto si sono formati dei sottocomilati regionali nelle città sedi di univer•sità, come pure un SùttocomiLato per la medicina m ilitare, coruposto • come segue: magg. g~ner. medico Regi~, preside nte; medico d irettore della marina Scrofani, membro; medico di i • classe d ella marina Rho, membro; capitano medico Livi, membro e segre tario. Quest'ultimo si tiene ben volentieri a disposizione dei sigg. colleghi per tutti gli ulteriori schiar imeoli.

NECROLOGIA Maggiore medicò CJlnannl Bosal. A soli 46 anni d'età moriva in Ravenna il maggiore medico Rossi, direllore di quello spedale. Nalo a Correggio nel185l, entrò nel cor·po sanitario militare nel 1874. Tenente medico nel 1876, capitano nel 188l, fu pr·omosso nel 1896 a muggiore medico e quindi destinato alla direzione dello spedale di Ra· v enna. Una gr·ave e lunga infezione malarica, contratta. nel poligono di Cecina, lo trasse al sepolcro cosi prematuramente. La popolazione di Ravenna nelraccornpagnar o., la salma con numei•osa e sincera manifestazione, mostrò fJUanta simpatia agli aveva già saputo acquista.rsi nella sun nuova po· sizione. Mandiamo anche n oi alla deso.JaLa vedova ed ai figli le nostr·e sincere coudoglianze. H

D~ret. t.ore

Dott. ErroaE 1\JcctARDI, colonnello medico ispettore. Il .Redat.t.ore

O.r R IDOLFO LI VI, capitano medico. ~.. · - · · - Gt OVA .'INI :::ÌCOLA111,

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RIVI STA 01 OCULISTIC.\ .

llelplct. - Catarro acato edematoso epiJemico de li~ congiuntiva . lì6ran. - La sensibilita dell'occhio ai raggi X P11111. - La eura chirurgica della miopia . .

Pag. 4t0 4U 413

Ilor. - La 3ensibililil dell'occhio al raggi X.

4t4

RrviST.\ DI ANATOMIA E FISIOLOGIA NORMALE E PATOLOGICA. Ltttll lillllud. - Metorlo rapido (ler fissare c colorare di o;angue . . . . . . . . . . . . . . · ·

pl't'rarati flag. 44 6

RIVISTA. DI MEDICINA LEGAtE.

SimuluiOI\a della tubercolosi • . . . • . . . • . . . . . . Pao. 419 Ttect. - ~n (&50 di situs vlscerum inversus diagnosticato in l'ita e conferC!l3to all'nuto(lsin . . • . . . . • . . . 4!G Ttcct. - lm·ersloni sptancnicho .e ser vizio miiit~re. . . . . . · 4!0 RIVISTA DELLE MALATTIE VE.<'I EREE E DELLA PELLio:. Coltlllblnl. - Dell'~lbumin~;ria nel processo blenorrngico. . . . . flag. 4!1

RIVISTA Ul TERAPEUTICA. Dt Rtllll. - :inlla cura delle malattie di cuore . . . . . . . Pag. ! ft C•lltlon. - Il bismuto tribromorenlco nell'antisepsi chirurgica . . 4U laecoud. - Controindicazioni del ~aliciiato di soda nel reumatismo. 4iG

O.Ontpalller a Reolua. - cura ùei w mori c.1ncroidl della boccn coi clorato di Polassa . . . . . . . • . . . . • . • . • .

4i7

RIVISTA U1 TEC:-IIC.\ E SER VIZIO MEDICO MILITA RE. Pag. 4'!7

lìuoli ttini sanitarli nell'esercito austro-ungari.:o . · Rl VISTA OIBI, IOGRAFICA.

ltiotrllllll· - La ~toerra nelle d1verse . rane umane • . . . • . p ag. 4"0 .., 1 rrdacz. - Das ilaiienische ~lilit;ir-Sanlt.'itsWeM!n. - Cieschichte und

gcgeuwàrUge GestaltWJg . . . . . . . . . . . . . . .

A\!9

CONGRESSI. Xli C<lngresso

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merlico intrrn~ionnlo

. • . . .

. . Png. 'i9

NECROLOGIA.

Gio1aoni Rossi.

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. . . . . . . . Png. 43i

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GIORNALE MEDICO DEL

REGIO

ESERCITO

Dlrulene e Alllllllnlatruloae: presso l'lapettorate di Salti Militare VIa Venti Sett•llr• (Paluzo del Ministero della IUirrtl

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Gi~>rnale Medico del n.• E&ercilo s1 pubblica unn volla al mese in rascieoh di r fogli di stampa. L'&bbonamento é sempre aonuo e decorre dal t• gennaio. Il prev.o dell 'abbonamento e dei faffcicoli separati é il seguente. Abbonamento annuo

Regno d'Italia e Colonia Eritrea . . Paesi dell'Unione postale (tariiTo. A) Id. id. id. id, 8) Altri paesi • . . . • . • . • .

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tt 15 17 -

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Un rascleolo sepll'liLO

l IO 1 30 150 l 70

L'abbonamento non disdetto prima del l' dicembre s'i ntencle rinnonto per l'anno siK· eessivo. l signori a bbonati militari in eiTettivita di servisio pos:;ono paga re l'importo dell'ab· bona meoto 11er mozzo del llispettl vi eom&ndanli di eorllO (anche a mte mensnl). Agli scrittori militari è llato io massima uu compenso in danaro. Le spese per gli estratti e quelle per le tavole litografiche, rotograOche, ere., eh: accompagnassero le memorie, sono a carico degli au tori. Gli es tratti costano L. 7 per ogni foglio di s&aropa (16 pagine), o !razione indivlsibll~ di foglio, e per cento esemplari. Il prez1.o è eguale sia che si tratti di 100 esemplari • di un numero minore. l manoscritti non si reltituiscono.

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GIORNALE MEDICO DKI.

REGIO ESERCITO

Anno XLV .

N. a. - Maggio J897

ROMA TlPOGlU.l'IA. Elì'niCO VOG.HERA

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.. ~~~ li ricevono dall'Amministrazione del

Y1111 Settembre (Palazzo del mistero della gue

9 GIU.97


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SO MMAR IO

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OELL E MAT Eil i E CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO

BaJ11ani. - Sul trasporto del IMterial~ sanitario nel rel!gimen!i d'arma a cavallo . . . . . . . . . . . . • . . . . Pa!J. 433 U6 Mennella. - Ant.Jtormici ed antipiretici • . . . . . . . . • 461 Gros. - Contributo alla cura dello congiuntiviti blenorrn~;rche BIT18T~ IU GIORN~ I. I I T,\ 1,1~ ..1 F. D J,;IIITio:KI ·

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Ocll'im(11ego <lei solfato di rame ~omr meno tli tratta-

mento dell'anilina erpetlc:L purn, e della su:• ap1•1ieazlone alla

di:1gnosi differenziale delle ao~:.nc erpetiche complicato. · · · Pag. Bozzolo. - SarcOnl!llOsl cut.anea e visc~rnle, 11i1Tusa 11t cer,cllo · · ' Taruffl. - nue ea.si di malanin dì Mortou . . . . . · · · · · Schutz. - lrn (1orlllnzn <1ellc ernie esterne nella etiulut:ia .lei chsturbi ga~troint.estinall. . . . • . . . . . . . . . . · · · · Cohen-Kysper. - Nuovo roociiJ dì cura del1:1 sordlla . · · · · · • Babés. - La sollkcmia muwsa . . . . . . . • . · · · • · Meunier. - llell'cnOuenza che esercitano i di:;turbì •Ici :<iite1oa n~rvo~n :sulle infet.IODI dall'appar.llo llro11co pollnoun c'C. · · • · De Fieri. - Conshlrra.zloni diagno,liclJe eo patojlenicllll a proposito di nn c:ISO di t•nternlgia. , . . . . . • . . . · · · Dionisio - Contributo all'auluscopia •l••lla l:1rinze e trach~:a • · · • Molle - Oclla nevralgia Oi'ii'Lmd ll e.1 . • . . . . · · · · · · Leneveu. - Accidenti uremicl negli artritici . . . · · . · . · · ~ Bouley e Mar tin - l dis turbi cagionali ct~lle piccole lesloru .te 11 toosfl l~ . . . . . . . . . . . . . . • . . · · · · · felndel. - Sulla ueuroOUromatosi I!OOemlitsata . • · · · · · · Rouger. - Il mor!Jillo ecchimotico . • • . · · • · · . · j ~.~· Motlle. - Il bagno idro·eiutlrico neltraUnmenru rlell'.ll'ter•osc er · · Montelucci. - Nuovo steloscOitio. . . . . . . · · · • · ' 1 ,; Bernabel. - Tct.'loia nella percrooite perforatori l dello stomaco l'

cancro . . . . . . . . .. . . . Buc~tllf. -

Pellui. -

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Foedert. - flcsezione c outurn delln tral"i1e:1 . · Oer&gnaucourt. - Llpomi d eli~ lingua. . . . · • · · La Torre - Sui ml!,flior modo di chmsur:l dPII':!t!llomc · . . Martuaoeoll i. - Pscurto·rinite C<JSPOSll • • • • • • • • ·ll'~rtieota· Tansìnl. - So(1ra varie forme cllnìeht' d i tuberco lOSI de ' . . zio ne del ginocchio . . • . • . . • · · . ' ' · neKoerte . - Tratt:lmcnto ~hirurg1co della inn:unroaz•oM e . . . .

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SUL TRASPORTO ORL MATERIUE S\NITARIO NEI REGGIMENTI D' ARMA A CA V ALLO

del dolt -'tlllin Bor~oni . capitano medico nel regglmoulo cavalleria rtrenze.

r. !;el mio studio sul u Servizio sanitario militare» che puuhlicai sulla fine del dicembre 18!1;), parlando del materiale sanitario nei reggimenti di cavalleria, ho dimostrato- almeno rite n~o di avere dimostrato - la necessità che tale trasporto avvenga sempre a dorso di cavallo e non coll a carretta da l•attaglione. E tale dimostrazione la basavo sul fallo, accertato da me e da altri coll~ghi che prestano od hanno pre3tato sen•izio in cavull eria, che nelle manovre, per la speciale mobilità e fraziooali tà dell'arma. e per la pe·antezza del h carretta da hauagl ione, il materiale sanitario rimane come abbandonato a parecchi eh ilometri di distanza . .Ua rimane or.1 a dimostrare in qual modo io abbia risolto praticamente la mia proposta, la cui sola enunciazione può farla ritenere a p1·inri com e assurda, so pendosi da tulli cbe il cavallo non è propriamente bestia da soma. e elle someggture · vuoi anche dire anda1'1! al passù, mentre per mantenersi a contallc> del regt;imento si ùovril trottare di sovente ed a 1ungo. 28


43-i.

SUl. THASPOIITO DEl. MATERJUE SAN ITARI O

La mia prima idea era stata, come dis;;i nel mio citalo lavoro, di adoperare il basto allualmente in dotazione e di adattarvi i due cofani di sanità . .Ma le p1·ove da me fatle mi convinsero che il cavallo non avrebbe resistito ad una lunga marcia, non tanto per il peso quanto per la forma e rigidità del carico, poichè, per la troppa sporgenza dei cofani dai fianchi del cavallo, l'equilibrio era sèmpre instabile nell'andatura al trouo e per d! i più rimaneva dillicile, appunto pe1· tale sporgenza, il co ndurr-e sottomano il cavallo. Anche il tentativo fatto di sostituire al basto la bardella non mi diede buorfì r isultati, permanendo gli s1essi ineon venieuti. Dal car.co, come lo avea d~pprima ideato, tolsi la bareEia col mio carrello smontabi le, ma anche cosi alleggerito non andava . Che fare ? Una volta che io vedeva nella mia mente un med:co militare ridono su di un campo di baitaglia alla sola eoppia borse, e perciò con nulla dopo appena dieci minuti di fu oco, io non sapeva darmi paco; poidte se purtroppo molte volte ancora la scienza ci fn rimanere dolorosamen te impotenti al capezzale di un infermo, non così ci fa trovare al cospello di . una ferita, e sarebbe quindi ben crudelmente .doloroso per noi , e non dobbiamo assolutamente pt.wm ctterlo (se non vogliamo ch e la nosu·a impotenza ci ~i a ascrilla a colpa), che per semplice vizio di trasporto e per la conseguente mancanza di materiale, subilo appena aperto il fuoco il fer ito abbia a rima nere senza le nostre cure. "E poi c h ~ il pericolo di tale mJncanza può dirsi certo col trasporto media nte la carretta da battaglione, eJ il someggio non può farsi ~~ogli attuali cofani di sanità, n·e veniva di conseguenza la necessitit di 5tudiare un:t mod i lìc~zioue :1lla forma di essi che permettesse il desiderato someggìo.


Nll REGGI~.KNTl o'AR:II"A A CAVALLO

435

li.

Ilo fallo costruire due grandi borse aventi lo scheletro in legno ed il resto in fortissima tela olona e le ho distinte, come i c~tfani, in numero 'l e 2. La forma esterna di esse è identica, differenziano solo per le divisioni interne: sono larghe eot. 61, profonde 18, alte 66. Per trasportar! e ho adoperato la sella regolamentare, togliendovi il seggio ed il cuscinetto sopra sella: esse si fermano in alto al le bande dell'arcione ed io basso ai cuscinelli SCltto-banda. Sopra l'arcione pongo Pl~r

L

ona cassetta in legno che per la sua forma si adatta alla corratura dell'arcione stesso e che n questo rimane fortemente fissata mediante due congegni sempli cis;;imi. Nella cas~ella ho allogato tullj i medicinali sia solidi che liquidi ~d 1 ferri: nella borsa n. l le fascie, il cotone, la garza, 1 pacchetti di medicazione, l' irrigatore e le dne bacinelle


.1.36

SU L TIIASPOIITO DEL :t!ATERIALK SANITAIILO

col sapone e la spnzzola, in una parola tutto l'occorrente per la med icazione; nella bor~a n. 2 i triangoli e tuili gli altri oggetti del carico regolilmentare dei cofani, e per di più vi riman e poslo per collocarvi altri pacchi di cotone. Le borse si chiudono come. gli zaini, cou una mantellina, ed in questa internamente sono allogate in alto le stecche, i palmari ed i planta1·i , in basso le reti metalli che. La bor:;a N. l si attacca n destra del cavnllo co me quella che contiene gli oggetti più frequentemente usati : il cavallo dovendo essere condotto sottomano , per prendere gli oggetli nella borsa N. ~ bisognerà s<:ostarlo d:tl conducente : di qui la necessitil che ad evitare perdita di tem po gli oggelli di medicazione siano a destra del ca vallo. t: ome si vede da questa rapida enunciazio ne io avrei modili cato solo la forma dei cofani: i.l contenente e non il contenuto. Nello scorso mese di maggio avvicinandosi l' epoca delle manovre di -campagna , chies i l'autorizzazione di poter provare i miei cof,!Di durante tal e periodo. L'autorizzazione mi fu accordata dal signor eomandante il I l I corpo d'armata con parole assai lusinJ?hiere, e cosi potei seguire sempre in tutte le marcie, in tulle le talliche il mio reg~i mento (lancieri Firenze) coi miei cofani vicino. Nessuna diflì cot'ta inco ntrai ad abituare il cavall o a (juel peso, e ciò lo debbo senza alcun du bbio al fatto che io adopero la stessa sella e cinghialura che esso è abitu:llo a portare; quanto al pe::;,) di cui lo carico es:>o è assa i inferiore a tj uello cil e abitualmente pol'ta; di flUÌ ne viene l'estrema docilità che riscontrai nei due cavalli che a scopo di prova ho adoperati. Il cavallo che mi servi nelle manovre lo pronti una sera per 20 minuti nel corti le della caserma, e l'indomani mallina lo portai allia eserci ta1.ione tallica tenenclolo col carico adosso per circa selle ore. Non perdei mai il contatto col


:VEI ll&t:G IMJtNTI o' AJUIA A CA VALLO

-~37

mill reggimento seguendolo io tutte le sue evoluzioni , allraversnndo qual unque terreno, trottando sempre ed a volte anche g~ loppando, salendo e scendendo anche delle pendenze assai sensibili, q~ali ad esempio il ciglione della brughiera di Gallarate, e mai una volla il cavallo si 'rifiutò d i seguirmi. Mai una volta in tutto il pe ..iodo dell e manovre riscontmi una lhccalnra al cavallo. Sono quindi lieto di potere conchiudere che l'esperienze ralte alla presenza di Ull intiero re~gimeuto hanno chiara• mente dimostrato che lo scopo che mi era prefisso, e che appena enunciato pareva un assurdo, fu completamente raggiunto e che pertanlo si può, e si deve, portare tutto il maleriale sanitario a dnrso d i ca va Ilo.

l[ f.

Come ho -detto le mie' modificazioni in questi esperimenti si sono limitati alla forma dei cofani. A me pr~meva sopratullo di dimostrare, come avea l'intima persuasione, che era pn;sibile il trasporto a dorso di cavallo del materiale sanitario non solo, ma di tenerlo a continuo co ntatto del reggirn~nto manovrante. Ciò dimostrato mi si p13rmella ora che esprima francamente la mia opi nione sul.contenuto Ilei cofani. È neces-;ario, è utile l'attuale caricamento ? Già alcune ollime modificazioni furono apportate con recenti circolari. ed altre sono enunciate . . Ritengo che esse saranno inspirate al criterio esatto di crò che Può far·e il medico militare presso i corpi di truppa - b~disi bene che dico presso i corpi di truppa - in rnarcta • a·1 camp1,. .m guerra.


4.38

SU L. TRASPORTO DEL. MATERIA.I..E SA~ITABIO

E di falli che cosa dovrà fare ~ o me~lio che cosa potrà fare? Presso i corpi mobilitati il preciso mandato del· medico mil itare ò di far si che gli ammalati non riescano di impedimento alle marcie e di dann~ morale ai sani, guarendo nel più breve .tempo gli indisposti , ed inviando agli ospedali i bisognosi tli maggior cura. Ed è in questo lavoro di selezione degli ammalati che emerge sopratuuo il difficile compilo del medico militare, ed in cui si appaleserà il suo colpo d'occhio sicuro, la sua scienza, la sua conoscenza del soldato. Ora per esplicare questa sua esperienza egli non ha bisogn(l di un lusso esagerato di ferri nè di un armadio farmaceutico. · Questo quanto alla bisogna del medico militare riguardo agli ammalati: riguardo ai feriti l'opera sua sarà ancora più semplice : metterli io cond izion~ di essere trasportati senza danno ulteriore. Oramai più nessuno parla di cura 'definitiva sol campo di bauaglia. Hià Agostino Bètlàni diceva dopo il ~ 860 ehe.l''uJ. fìcio del chirurgo militare consisteva tutto nell'imballare il ferito. E da allora tàle detto geniale :si è dimostrato sempre più giusto ed appr·opriato. Hav ~i chi sostiene ehe' il trasporto avrà la precedenza sulla medi cazione, frase che, se deve intendersi c~ttn grano salis, non essendo possibi le in quasi lutti i casi il ,trasporto senza una medicazione ad hoc, vale però a dimostrare come la cura definitiva snl campo abbia perduto quasi tutti i suoi sostenitori. Basta pensare al numero enorme di feriti che logicamente si dovranno avere nelle batta glie futore (~) per comprendere come non solo sul campo non si potrà fare altro che imballare, ma comç possono sorgere dubbii sulla possibrlità di una migliore me(l ) Vedi s turlo o del tenente colonnello medico Innu.co, Giornale mtdko del R.• E1er cito, gennaio t896.


4-39

!'ìEI REGGI MENTI o'ARMA A CAVALLO

dìcazione ai posti dì mt~dìcazìone e forse alla sezione di saoitit. « Oi fronte ai nuovi mezzi di distl'uzione Lutti i mezzi di assistenza di cui dispone il Ministero della guerra, uniti a quelli della Croce Rossa, sono insufficienti :t: cosi s~ri veva sollo Plewna il 30 agosto 1877 il dott. Dotl..in medico personale dello Czar Alessandro Il. Ed allora non si aveva ancora il fucile a piccolo calibro! Ounque? Dunque bisogna esser-e logici; diamo al medico militare ciò solamente di cui avrit bisogno, e potrà adoperare come medico e come chirurgo e diamogliene in ahbondanza. Ala d'innanzi al suo preciso mandato che è, amo ripe· terlo, quello imposto da ragioni talliche e da ragioni umanitarie, di un sollecito sgombero, a che fornirci d i un materiale superfluo e dannoso? Superfluo perchè non verrà mai adoperato, dannos_o perchè occupa un posto che saris meglio occupatq da bende e da colone. E poichè desidero .che non roi si abbia a dire che criticare è facile, propor re è difficile, cosi preciserò le mie idee. ,.... Inutile tutto quel lusso di slrum~nti varii che ora abbiamo, bastando avere il necessario' per suture ed emostasie, una o due cannule di tracheotomia, due o tre bistori , ed un paio di coltelli del Syme p~ r completare le trauma<iche amputazioni; inutile il barattolo del gesso figulino col ~uo ancor più inutile pennello, inutile l'acetato di piombo e la tintura d'arniea, bastando al bisogno l'acqua· fredda; inutile quel poco d'olio di ricino, che potra venire meglio sostituito da pillole di aloe e gialappa . Necessaria la sostituzione della seta in liquido aotisellico alle minugie: di tubelli con sale di chini no alle attuali cartine , necessario l'aumento di cotone, di garza e di fascie. \


440

SUL TRASPOHTO DEL llATKRIALE SANITARIO

Le fascie dovrebbero essere di una sola misura: da metri 8 X 0,07 nella considerazione di avere un risparmio di tempo nella ricerca di una fascia, tanto più che si fa presto a tagliarla qur~ ndo per quel dato caso fosse troppo lunga. La casseuina dei ferri dovrebbe essere tutta di ferro. inlernr~meote smaltato, con quei pochi necessari ferri allogati entro due mobili apparecchi pure di ferro smaltato. cosi da potere mettere la cassettina al fuo co riernpiendola di liquido antisettico per ottenere con la ebulli_ziooe la completa disinfezione dei ferri stessi. Jl mio ideale sarebbe una divisione radicale del materiale sanitario in dne grandi categorie: materiale di prima linea pei corpi mobilitati, di seconda linea per guarnigione ed ospedali da campo. Nella prima categoria, o materiale di prima linea, Lutto il necessario per campi, manovre e guerra secondo i concetti che ho espresso; nella seconda tutto quanto occorre per un ospedale bene equipaggiato tanto in guerra che in pace. Nè dovrà il medico. militare ritenersi umiliato se presso i corpi mobilitati vedrà il proprio ufficio limitato ad eli· minare gli ammalati e ad imballare il ferito'. Gloria ve ne è per tulli nel coscienzioso adempimento del proprio do· vere. In coerenza quindi a queste mie idee, dopo l'esperimento fatto nelle passate manovre di campagna, e dimostrata la possibilità del trasporto del materiale cl dorso di cavallo, ho modifìcato anche il contenuto, ed è questa doppia modifìcazione del contenente e del contenuto degli at· L~ali cofani di sanità, che mi permetto di sottoporre alla benevola auenzione dei signori colleghi.


lUI REGGJME!.'iTI D'ARMA A CAVALLO

Hl

IV. la cassettioa che pongo sul l' anione ò in legno, ricoperta di forte tela olona a base rettanl(olare, a forma di trapezio, col lato piti lungo in alto: ai suoi lati anteriori e posteriori sono aLLaccate delle ci nghie colle quali, abbracciando rispeLLivamente l'arcu anteriore e l'arco posteriore dell'arcione rimane fortemente unita al medesimo. AUa La~e del sno lato ~anteriore e praticato un foro, pel quale sporge all'infuori il rubin('Lto dell'acqua. L'interno della cassetta è occ upalo da due altre cassetlioe che per la loro di mensione si adattano perfellamente alle pareti della cassetta stessa . L'una collocata in fcriorml!ote è Mta in lana nlta cent.imetri 9, destinata a con~ tenere 61>00 centimetri cubi d'acqua; nella sua faccia :;uperiore ba nel centro un foro rotondo chiudentesi con coperchio a viLe e pel quale si immette l'acqua. Alle due estremità sono ·collocate due maniglie a cerniera per prendere la cassetta; alla base della sua faccia anteriore è collocato un rubinello eh~ passa, come si è detto, allraverso il foro praticato nella parete della cassetta esterna , pel quale si può prendere l'acqua senza ~muove re la casseua stessa dat l 'ar~io ne. L'allra posta superiormente alla casseua di laua. è in legno alta centimetri l O e contiene tulli i medicinali sia solidi che liquidi in appositi recipien ti , come si dil!lostra nella figura 2. La cassetta si chiude con coperrhio, a chiave, e nell'in · terno del coperchio, il quale è diviso in tre scomparLimenli,


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SU L TRASPORTO DEL MATERIALE SANrTARIO

si collo ~Jano nello scompartimento mediano la cassellica degli istrumenti chirurgici, e nei due laterali due cassettine di Fijr. ! .

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laua contenenti l' una gr. ·1900 di solfato di magni>sia, l'altra N. 100 ostie rettangolari. Le bol'se- sono ideta Fi;: ~tiche per forma e dimeo3iooe (V. fig. 3). lo alt.o hanno uno scompartimento entro cui si colloca una cassetta di latta a coperchio a cern iera, lunga . centi metri 59 , larga cm. •18 ed alta cm. 42 ; nelle pareti interne di questo scompar timento sono collocate in alto due asticciuole che sollevandosi ad angolo retto servono a tener rialzata la mantellina che chiude la borsa


~Il RlGGI M&NTC n'ARMA A CAVALLO

.

44.3

permettendo cosi di prendere gli oggelli contenuti nella borsa stessa. fn basso la parete anteriore è mobile, si apre a scrittoio ed abbassandosi lascia libero tollo lo spazio interno della borsa, entro cui è coliocata una cassetta di latta, pnre chiudentesi con coperchio a cerniera, lunga cm. 59, larga cm. 30 e profonda cm. ·18. La parete che si abbassa, trattenuta da due apposite forti fettuccie, forma un piano orizzontal e su cui ~ i pone la cassetta quando si vuole aprirla. In questa parete è costrutta internamente una tasca entro cui si collocano le carte e gli stampati. Le cassette della borsa n. 1• sono distinte colle inizinli . . 1· A JJ TA TB e queIle deIl a eassetta n. ' ..,9 colle .IDIZia 1 2, 2

intendendosi che quelle segnate colla A sono le superiori e quelle con la B le inferiori. Fig . 4.

Le borse pott·ebbero rendersi ancora più sempl ici e più co mode facendole contenère una sola cassette di latta occupante tollo lo spazio interno, come si yede dalla figura 4.


l' 4.44.

SUl. THASPORTO DEL M.\TERJALR S.-\NITARIO

Specchio indicante il peso portato drtl cawllo . Le due borse e la cassetta, unite, pesano vuole 1\g. 32,00 L'arcione, i cusci nelli sottobanda, ci nghie, coparte e filetto ., » l ?,00 » :n.oo Il materiale san i t:~ ri o pesa c1rca Peso totale

Kg. 81,00

--

Nel Memoriale per· l'uffi ciale di stato maggiore (edizione 1892) pagina 24.3-45 s1 lrova il peso med io portato dai cavalli che è : o

=-

Nei regg. Iancieri Kg. 11 8,360 e qui11di Kg. 3i,360 ·-o -c !Il • » cavallegg. 11 ll ~j , 2 I O » )) 3?,210 - s -o., ·~ » » artiglieria ·-o.')) 4-0 ,130 c d<.> da campagna 1> l .2 1, 130 Il)

(.)


NBI IIEG(;UIE 'TI D' ARMA A CA VALLO

SPECCHIO indieante z,~ differenza tra il earicnm ento nltu4le dei cofani di sanità. (Erlì.JiOM luylio 1896) ed il caricam·nlo da me proposto.

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Caricamento Caricamento a ltnalo

proposto

Pe.ccbi colone tipo A . . N.12 8 B. • ~8!'Z8 . 8 Scatolb ga1·za . 4 Fasce da m. 8 24 "

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300 gr. · 100 ,, 200 •

Tintura alcoolica d'arnica Unguento podofìlo . Gesso figulino. . . Pennello di criòi. •

200 »

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2 2 gr.2000

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200 150

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Olio di oliva . . Olio di ricino . Ossido di magnesio. Tartra~<> di potassio ed antimonio . . . . . .

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100 • 200 • j 50

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Collirio

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120

Antipirina . . . Bismulo . . . . Elisir deii'Hanch. Acetato neutro di piombo Aceto di pul'o vino . . . Acido tarlarico . . . Collodio . . .

1~

12

H 2 J J

Solfato di magnesia. Salicilato di sodio .

12

32

56

92

l in JHU In meno 6 io 8

2-1-

:l;!

3 . . . Fasce da gessare . . . P!tcche~li da medicazione Triangoli. . . . . . Fasre e corpo . Ostie . . . . . . . Sparadrappo dif.lcbilon. Trochisci di mercut•io . . Olio di oliva con fenol o P_a!mari . . . Pianta ri . . . . . . . Slecche con inc1sura all'e~lremilà . . . . . . Tele metalliche pet' coscia ,

24 14

l)

DIFFERENZA _

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3 •

200

700

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1 »

1

gr. 60


ANTITEIUHGr ED ANTIPIRETICI 1•rr il dott. A.reangelo Bannella, C.1Jlibno mel!ico !Comunic11zlonc fatta al VII Conjlro.-so di merllcina Jnlerna)

(Ctmlintw::io•te e fìnt, vedi n. ·l ).

Azione antisettica. degli antipiretici.

Di queste sostan;,e va ricordata In virtil anLisellica, che per qualcuno è notevol issima, e per altri è di poca importanza pratir.a. Sta però il fallo, che non vi esiste rapport(l alcuno tra l'azione antipiretica e quella antisellica ...\ meno che, sol· tilizzando, si vo,ql ia pen:;are, che n ell' o r~anismo possa al'er luoi!O una limitazione dei processi di combu!:Lione per il ri· cambio materia! e. ~la da una parte l'azione antifAnnentativa non è un giusto cr iterio per conoscere la limitazione della comhn· stione organica; e rlall'altra la combustione è un fenomeno chimiro, mentre la fermentazi one è l'efTeuo di a~enti orga· nizzati. Il f.tltù che gli antipiretici nell a maggior pnrle si el iminan~ per le vie urioarie, passando , secondo an·ermano alcuni, qaa'~ inalterati nel sangue, fareiJbe supporre che queste sostanz~. circolando nèl nostro organismo, possa no spie,!are l'ellìcacl.~ aoti~eui ca ed nntifermentaliva che dimostrano nei laboratorll di chim ica e di baLLeriologin . ~l a pare che ciò non sia .


ANTITEIUllCI RD ANTIPlRETJ CJ

Sarà per la dose insuaìciente, sa rà per la maggiore o minore solnbilità, wrà per diverse combi nazioni e scomposiziooi a noi ignote; è eet·to, però, che, meno per qualcuno, nou si pttò trarne serio partito dalla loro ''irLLLantisettica per vie intraorganiche. Ho già detto innanzi, che l'anlipiresi prodotta da questi rimedii non è io rapporto colla loro virlu antiseuica, che si poò manifestare solamente con dosi alte e ripetute, co ntro le quali è for'Le ostacolo l'azione tossica sul sa ngue. Con ciò non intendo escludere in modo assoluto l' efficacia antis~LLica di queste so:>tanze per uso interno, ma intendo dire, che per tal via questa ellicacia è poco notevo le, nè mena.. a serio risoltalo prati co . Beo diversamente si comp(}rtnno per via estern a e direLLa aulla fermen tazione, sui prodotti selli ci. ~on si può negare che tutti gli anti pit·etici, quale più , qua le meno, impediscO'!lo ed arrestano i divers i e numerosi pt·ocessi di fermentazione. ~eu posso entrare in dettag li , e so lo ricorderò, che il Coppola fare bbe un'eccezio ne per l'an tipirina, la IJUale avrebbe un'azione antifermen tativa asso i debole. Il Orooardel ed il Love sostengono il contrari o: anzi il Bosse, Caravias ed allri suggeri:-:cono e consigliano questo farmaco per co~battere il L9rpore delle piaghe e favori re le granolazioo i. Pare che la vi1'lù antisettica sia in ragione direua del ia solobilità di questi farmaci; onde quelli meno solubili hanno elficacia antisettica io grado minore, co me la fenacetina (Hobler e Hovacs), In cairina, e la tallina (Rrol!ardel e Leve) ehe esercilano solamente un ritardo sulle culture, senza impedirne lo sviluppo . L'euforina o feniluretano però. quontnnqlle non solubile in acqua, ma in recipienti alcoolici, h :~, eome hanno dimostrato il Giacosa, il Curt i, il "'ansoni e Co-


A 'ITITERll lCI ED

A~TIPIRKTI CI

lasanti un'azione antisellica mol to pot&nte, dofuta , pare, alla produzione di acido fenico (Sansoni). E lasciando da parte l'aèido salicilico, la resorcina e l'acido fenico tra i comuni antipiretici per maggiore virtù antisettica, oltre l'euforina e l'aoti sepsina, va ricordato in primo luogo il salolo, proposto io sostituzione del i(ldofo rmio (~ eocki , Potain ), e del sublimato (Boymond). È prezzo dell 'opera ricordare che l'antipirina (13osse) e l'acetanilide (Leuùe) sono st:~te proposte per la cura delle piaghe, e che la tallina ò stata trovata vantag~iosa dal Goll nel catarro vescicale e nella blenorragia'. Il vanto esagerato di questa virtu ;1 nti fermentative, io verità poi nella maggior parte alquan to modeste, ha contri · buito a diminuire il prestigio di queste sostanze. Mi pare fran camente una stranezza voler proporre degli antipiretici in sostituzione, non del iodoformio , ma del su hlimato addirit · tura. Ecce?.ione fatta per il salolo e per l'euforina, essi non presentano requisiti sullì eienti per entrare .nella tempia chiru rgica , massime io tempi , in cui l'antisepsi ha raggiunto una perfezione addirittura meravigli osa.

Azione paradossale .degli antipiretici.

Innanzi di por Lermine al mio lavoro sul mecca nismo , con cui agiscono questi rimedii , devo accennare ad alcuni effetti in contraddizione con il loro meccanismo di azione. Tali eiTètti , dirò cosi, abbastanza capri cciosi , sono considerati dal · prof. Ll-pine come azione contmria o paradossal e. Infatti non di rado alcuni antipireti ci provocano elevazioni l ermi che, dolori , eruzioni cu~anee; e mentre diminui ~cono l' eccitaiJi lità riflessa e la sen ~ ibilità, altre Yolle


• U9

ANTIT&RIIIJCI BO ANTIPIRETICI

t'aumentano; talora producono collasso, e in altri casi convulsioni, che spariscono appena cessa l'azione del rimedio. Di questi casi molti sono stati segnalati. Cosi per il chinino vi sono osservazioni del Leichtenstern , del Mer~hel, deii'Ehrlich e del Tomaselli. Anzi , ricordo che il .clinico di Catania, nel Congresso medico del '1888 a Roma , dichiarò i gravi accessi febbrili provocati dal chini no come vere in tossicazioni , mentre il prof. Maragliano aO'ermò, che in quei ~asi si trattasse d.i \era azione coniraria. [( dottor Laache ed il dottor Oernoulli hanno pubblicato delle osservazioni per l'anti pirina. Casi di azione paradossale del salicilato di soda sono stati pubblicati dall' Erb, dal Friinkel, dal dottor Baruch e dal dottor Liirmann. Il Silvestrini ha osservato, che l'idrochinone a grandi dosi nei sani provoca rapido aumento di produzione e d'irradiazione cii calore. Il dottor Pesce ha os-:ervato tre eruzioni come orticaria , con la fenacetina ; il S~e e molti altri eruzioni quasi come roseola, prodotte dall'antipirina. E a voler dare una spiegazione esatta di questi fenomeni, non ò cosa facile, perchè variano con le diverse sostanze; nnzi si può dire, che per lo stesso rimedio variano da persona a persona. Ciononpertanlo si è cercato di escogitare una causa; ma diverse tm loro sono le opinioni degli autori. L' Erb ed il Fr-ankel definiscono questo fenomeno un disturbo vasomotorio dipendente da azione cnmulali\·a del medicamento in individui, che hanno il sistema nervoso . vaso-dilatatorio eccitabile. E da ciò sembra che i due egregi autori si siano preoccupati a preferenza dell'emzione cutanea, che è il fenomeno piu frequente.

29 •


4.50

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••

..

ANTITERliiCl ED ANTIPl!UlTICI

Cosi ha fallo anche l' Aronsohn, il quale pensa, che in questi casi si ti·aui di una lesione vascolat·e identica a quella, che alte dosi di chinino e di salicilato sodico producono nella cassa del timpano. Da essa, secondo l' Aronsohn, questa alterazione si diffonderebbe ai corpi striati, e di conseguenza verrebbe ad eccitare il centro termico, che, a sua volta, produrrebbe gli altri fenomeni. Il Lépine giustamente non ammette questa sottile ipotesi, perchè renderebbe necessaria una lesione centrale, che egli non ha mai osservato; ed in~lina piuttosto per l'opinione del Leichtenstern, il quale, tenendo presente che u~ nervo, sotto una medesima eccitazione, risponde con effetti opposti, spiega il fenomeno come una perturbazione dinamica. Infatti il Lépine, eccitando lo sciatico in un animale, ha osservato un raffreddamento nella zampa, se questa era piuttosto calda, e una dilatazione vasale, se questa era relativamente fredda; nè più, nè meno di quanto ha osservato lo Schwartz in tutti gl: antitermici, i quali producono aumento di temperatura pet·iferica,.se questa é relativamente bassa, ed abbassamento se questa è elevata. « Un antitermico, dice il Lépine, manifesta azione con« traria quaudo va ad impressionare malamente il centro « termico », o, direi meglio, ('.on lo Scltwartz, con I'Erb e r.ol Fran~el, quando va ad impressionare malamente il sistema vasomotore, forse precedentemente eccitabile. Giacché neanche per questi casi mi paro necessario l'intervento dei centri dinamo-termici. A spiegare le manife_stazioni, che si possono ridu1Te a due grandi gruppi, cioè eruzioni cutanee ed ipertermia , basta l' intervenLo solo del • sistema vaso motore ; poichè le eruzioni s~ rebbero spiegate da un 'eccitazione vaso-dilatatoria, e le ipertermia da una eccitazione vaso-costrittrice .


A~TITI!RlllC I

ED A'TIPIRBTICJ

45 1

Tutto potrebbe dipendere, piu che dal farmaco, dalle condizioni del sistema nervoso, che domina e regola il sistema vascolare. Antagonismo tra la febbre e gli antipiretici.

Dal fin qui deLLo emerge che il meccanismo di azione clegli antitermici ed antipiretici non è, come si riteneva e si ritiene ancora, io antagoni smo perfello con il meccanismo con cui si eleva la temperatura febbrile. Infatti questa è l'effello di aumento nella produzione di calore e di aumento non propol'zionale, ma inferiore, della dispersione, mentre gli antipiretici agiscono diminuendo la prod uzione, ma aumentando anche l'irradiazione. Perciò l'antagonismo Asisterebhe soltanto negli elreui sulla produzione calor igena : giacchi', per quant o riguarda la dispersione, febbre ed antipireti .~ i agi:;cono nel medesimo senso; con la differenza che rtuesti aumentano l'irradiazione di c~n l ore più che la febln·E' non faccia. E, con altre parole, mentre nel processo febhril e la dilatazione va~al e è passiva, essa per opera degli antipiretici diviene attiva. Tullo dunque si ridunebbe ad eiTetti vasomotorii , ma non opposti, come riteneva il Traubc e come sostiene ancot·a il Rosenthal; cioè che la febbre ecciti i centri vaso-costrittori i, e gli antipiretici i va~ i dilatatori. Perchè, anche ammesso che questo antagonismo esi3ta, in ogni caso non sarebbe costante nè contemporaneo; dap· poichè la febbre, è vero, eccita i centri cosLrittori-vasali, ma nel solo stadio del brivido, quindi per poco tempo e proprio quando gli antipiretici non hanno alcuna eflìcacia. Ma, cessato il brivido, le Lossine batteriche, dato che esse s ieno la causa del pl'ocesso febbril e, se non eccitaco i

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A.NTITERIIICI KD ANTIPIRETICI

ganglii vaso-dilaLatori, non producono certamente, me lo conceda il Rosenthal , ulteriore costrizione vasale; giacchè, come ho detto innanzi , il sistema vasomolore non risente più influenza della causa piro gena, che agisce continuamente: onde i vasi dalla fase ischemica tornano al normale, e quindi si dilatano con evidente ed indiscu~il>ile aumento di temperatura periferica. Di talchè, io conclusione, l'a ntagonismo è parziale, e si rileva meglio, se si guarda In cosa da un punto di vista generale e complessivo; nel senso cioè, che, mentre l'ipertermia rebbrile è il risultato di un disordine termico e di una sproporzione tra genesi ed irradiazione di calore, gli antipiretici tendono a regolarizzare la temperatura provocando a loro volta una sproporzione in senso opposto tra produzione e dispersione di calorico.

Uso della medicazione antipiretica.

Dopo a\'er parlato del meccanismo di azione degli antipiretici; segue di conseguenza la ner,essità di stabilire, se, durante la febbre, la medicazione antipi retica sia necessaria, inutile o dannosa. Esagerato, eccessivo fu l'entusiasmo per queste sostanze al loro apparire, ed eccessiva fu la reazione, che segni ai primi disinganni. • È proprio vero, che « anche le scienze hanno i partiti « come la politica, tanto piri facili ed ostinati in medicina, « per quanto la _loro esistenza è sempre necessariamente « legata alla imperfetta conoscenza del vero » (Semmola). E il medico, secondo me, deve essere spassionato ed ecclettico.

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Al';TLTEIUIICI E'D ANTlPJRETJCl

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È ammesso da tuili' che gli antipiretici, meno la chi-

nina, non esercitano in modo assoluto alcuna azione sulla causa del processo febbrile. Ma questo non sarebbe motivo sulnciente per dare loro l'ostracismo dalla terapia. PiuLLosto è grave il dubbio, se l'abbassamento forzalo del!a temperatura abbia inlluenza dannosa sul cor·so della malattia, sia col prolungarne la durata, sia col cagionare effetti secondarii pit'r o meno importanti. Ho già detto, che l'uso prolungato di questi rimedii , per gli effetti tossici sul sangue, produce per lo meno idroemia, anemia e conseguente prostrazione di forze; e, ripeto ancora una volta, che le alte dosi , per h stessa causa. producono cianosi, collasso e persi no la paralisi del centro ci r. colatorìo. l1a s6' il loro uso è m~ò erato, la questione cambia perfettamente di aspeno; ed é su questo caso, che io intendo discutere, perd1è il più comune ed il piu frequento. Intanto per la soluzione di tale quesito è necessario stabilire prima, se le alte temper'aLure siano un beneficio, oppure un pericolo. .. Il Pott, nell'assemblea de' medici e naturali sti tedeschi a Colonia {1888ì, disse non essere più vero, che le al te temperature costituiscano un danno per gli ammalati . Ed il Cantani, associandosi al Murri , nel congresso medico di Roma (1888}, dichiarò, che la l'ebbre alcune volle è u11ile, percbè mantiene l' or·ganismo in istato di reazione contrt> gli agenti patogeni. Dello stesso parere sono il Finkler e I'Unvericht; il primt> de' quali trova la febbre necessaria per liberare l'organismo da alcani microbi , che uon reggono ad alte temperature; mentre \1 secondo, combattendo le idee del Liebermeister, ha af-

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ANTITERMICl ED A!HIPIRETLCI

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fermato, che l'ipertermia non è dannosa, ma utile ; e che da una parte sono dannosi gli antipiretici, e dall' altra è inutile il bngno freddo, che non abbassa la temperatura del febbricitante. Di tal che bisognerebbe aspettare i benefici della febbre, e bandir·e gli antipiretici, anche per·ché !l Finkler ha fatto sapere, che un accesso di febbre qnartana, con l'oso della cairina ~i è prolungato per parecchi giorni. Ed anche il Tommasi aveva il dubbio come lo .Jaccond, che gli antipiretici potessero forse allungare il processo febbrile. Però lo stesso Pott a confermare la sua opinione, mentre dichiarava. che il bacillo del carbonchio muore a 42° cg., ha soggiunto, che, per ottenere ciò, bisogna che tale temperatura persista per 20 giorni. Francamente non posso davvero concepire come un me · dico , sia come si voglia oppositore di qualunque medicazione antipiretica, di fronte a ipertermia simili, abbia la longanimità di aspettare per tanti giorni i beneficii di una febbre a 42" l E la sua attesa non sarà lunga; perchè. dopn due o tre giorni , nna degenerazione adiposa, fors'anche del miocardio (Litten), potrà, assai prima che i bacilli, dar la morte al po:vero ammalato. Al Poll nell'assemblea ili Colonia si oppose il Thomas. dimostra ndo, che la febbre non può essere considerata addirittm·:-~ come nn processo di guarigione , e che b~sogna combattere le sue e)evazioni termiche. Ed al Murri il Maraglinno fece osservare, éhe la febbre non distrugge gli elementi patogeni, ricordando le esperienze del (;afki, il quale ha dimostrato, che il bacitno del Lifo vive n 4 l• e H•, e che il diplococco di Friinkel sopporta benissimo una temperatura di 42" Celsius. AII'Unverrichl il Liebe1·meisLer rispose, che l'innalzamento


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ANTITERMIC! ED ANTlPIRKTICI

termico è un pericolo, che va combattuto, preferibilmente con il bagno fr~ddo, che abbassa la temperatura di •!. grado in media, o, più di rado, con gli antipiretici chimici, che, dati con cautela, ed a scopo precisato, nori sono dannosi, ma utili ; anzi segnano un progresso della terapia febbrile; aggiungendo, che, se queste sostanze sono velenose, bisogna riflettere che « i veleni sono i nostri mezzi più attivi « di cura: tutto sta nel saperli ordinare a tempo ed in « dose conveniente ». In quanto poi alla cura aspettante della febbre, siccome I'Unterricht affermava, che il nostro corpo può tollerare benissimo la temperatura oltre 44 o~ basandosi sul fatto, che il Naunyn aveva mantenuto per settimane de' conigli a 40", 5', eon ascensioni fino a 42° e 43°, il Liebermeister aggiunse, che l'esperienza sui conigli riesce anche meglio su~ li uccelli, che hanno 40° per temperatura normale; ma nessuno crederà mai, che un infermo possa, senza danno, tolleJ'llre la temperatura di U •. E sfido I'Unverricht a provare egli stesso, se gli riuscisse in nn bagno russo di tollerare il 41 o o 42° ! Circa l'azione depuratrice, che la febbre ha sulle sostanze infettive, il Liebermeister affermò, che .ciò è vero per alcuni casi, ma non per tutti ; e concluse, che non curare le alte temperature è come se qualcuno voglia distruggere tutti i parassiti di una casa mediante il fuoco, senza pensare che a quel modo si manda in fiamme la casa stessa t E se il Cohnheim ritiene la febbre un savio congegno della nostra ·organizzazione, ciò nonpertanto non può dichiarare innocue le alle temperature, che, oltre la letale influenza sul cuore, provocano abbassamento della pressione arteriosa, consumo delle sostanze azotate, fenomeni più o meno gravi sui centri nervosi, ora di depressione ed ora di ~ccitazione, e persino decomposizione di corpuscoli rossi ,


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ANTJTERMICI .ED ANTIPIRETI CI

come si rileva dall'aumento di pigmento, e di sali di potassa nelle urine. Perciò il Cohnbeim dichiara le alle temperature 1m ntale, 1m pericolo, come ha affermalo lo Jaccoud fin dal 1883. ((Si « può, dice il Lépine, non accettare interamente la dottrina « del Liebermeister sulle alte temperature, ma sono di u« viso che bisogna combatterle. E concludo col Semmola , << per non citarne altri, che << mit igare l 'alta temperatura è t< metlere gl'infermi nelle condizioni più favorevoli per re« sistere agli effetti del processo febbrile ». Dunque, senza esagerare, si può essere contrari all'impiego sistematico della medicazione antipiretica, ma non v; si deve sistematicamente rinunciare. Il buonsenso e l'avvedutezza debbono guidare il medie() nel trovare il momento opportuno per prescriverla o sospenderla, senza bisogno di bandirla assolutamente, e senza ordinaria in qualunque processo febbrile, sia la temperatura eccessivamente elevata, sia di qualche grado superiore al nùrmale; pet· non farsi lacdare di poco accorgimento dal

Murri come colui , che si preoccupa non tanto del processo, che è causa della febbre, quanto di un sintoma comune a tutti i processi febbrili. E il medico potrà anche prima consultare il polso, che è l'indice di resistenza del cuore dell'ammalato, e che, come dice!a il pro L T. L. De Sanctis, è stato completamente dimenticato per il termometro. Perciò saviamente lo Striimpell raccomanda l'uso moderati) degli antipiretici, specialmente quando la temperatura si eleva tanto da minaccien la vita dell'infermo. Ma !ungi la pretesa di curare il processo morboso , o di prevenire le complicazioni. La tallini.uaziMe progressiva proposta daii 'Ehrlich nel


ANT I r&RHICI ED ANTIPIRBTICI

457

tifo, quantunque riesca a mantenere la temperatura quas• sempre al normale, non accorcia di un giorno il processo, non previene alcuna complicanza, e lascia l'i nfermo, a pl'Ocesso finito, in condizioni deplorevolissirne. La cnra della febbro con gli antipiretici è ancora allo stato di dolce dasi desiderio, come le famose cure abortive di alcuni processi febbrili. Gli antipiretici, ricooducendo al normale, o quasi , la temperatnra disordinaLa, inducono nel febbricitante un senso di benessere; e, diminuendo le perd ite di a1.oto, vengono ad aumentare per via indiretLa la resistenza organica ed a favorire l'assorbimento di tutLo ciò, che si ammi ni stra per so. ;tenere le fo1·ze. l tifosi qualche volta domandano degli alimenti quando sono sotto l'azione del bagno freddo o di sostanze antipiretiche ( assetzk,, ). Onde, ammesso che le alte temperature sono un male, piuttosto che un bene, la meàicazione anti piretica, moderato, diviene utile e necessaria. ~ a quale delle medicazioni è preferibile, l'aotepiresi chimica, o l'idroterapia 1 Il Liebermeister·, il t:antani, il .M urri, il Bozzolo, lo POùger dàono la preferenza al bagno freddo, perchè, evi lando alcuni inconvenienti prodotti dagli antipiretici, avrebbe azione più benefica sul generale dell' ammalnto, e sopra alcuoi disturbi funzi onali del sistema nervoso e delle vie di gerenti. Ma bisogna osservare, che non in tuili i cas i si può ricorrere all'idroterapia esterna, mentre gl i antipireLici si possono amministrare io ogni tempo e luogo, e con mapgiore sollecitudine, specialmente per via ipodermica. E se col bagno freddo , secondo presumono alcuni, si vi~ne a prevenire in certi morbi d'infezione l'ipostasi polmonare,


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ANTITERHICI KO ANTIPI RETI Cl

l' infralimento del miocardio. l'esaurimento de' centri nervosi, bisogna anche riflettere, che la debolezza cardiaca. le emorragie interne, la nefrite ed i catarri bronchinli , che tanto spesso si osservano nelle malattie acute infettive, sono, checchè ne pe~ si il dott. Richard, delle controindicazioni gravissime per il bagno fr·eddo. Nè queste controindicazioni sono un caso raro, tutt'altro l Jn fatti nell'Assemblea della Società medica degli ospedali a Parigi (23 marzo ·1888) al Richard, che faceva l'apoteosi del metodo del Braod , il Ferréol fece ossen·are. che anch'egli era incantato del metodo, · ma che aveva provocato in due ~uoi ammalati una polmonite seguita da esito letale. Ed avendo il dottor Du Cazal osservato, che il bagno freddo ~iova appunto C?ntro la polmonite, e previene le emorragie. il dottor Barth ri spose, che ciò era un pericolo del metodo, avendo visto morire per questo moltissimi pneumonici e nelle migliori condizion i possibili, e tra questi un suo parente, a cui il bagno era stato dato con un lusso . di precauzioni superiore a qualunque ospedale. Ed anche il Sée fin dal 4883 aveva dichiarato nell'Accademia di medicina di Parigi, che i bagni freddi nella tifoid e, per esempio, possono cagionare la polmoni te franca, t'enterorragia e fors'anche un'azione molesta sul cuore. In questa stessa tornata il Peter i'orgeva a combattere ogni medicalura sistematica, credendo poco ai pretesi benelicii del famoso metodo del Brand. E col Peter è d'accordo il Semmola. Nè poteva essere diversamente ; giucchè è davvero strano con un solo metodo voler

curare la febb re tifoide co5i multiforme, ed è ridicolo voler curare poi tutti i processi feb brili con la stessa medicazione. Il Niemeyer, oltre al rallentamento del polso e lo esaurì· mento generale, ha visto seguire esito letale cosi presto


Al'fTIHR.Ml.CI BO ANTiriR.ETICJ

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dopo il bagno, da provare forte paura di aver tutt'altro cb e giovato all'infermo; anzi di avergli recato un danno maggiore ed irreparabi le, cercando evitarne un allrQ minore. E propose, con lo Ziemssen , il bagno tiepido grada· t.-1mente raffreddato, che però, se torna più accetto all'ammalato, è privo dell'effetto tonico e dell'energia curativa di quello assolutamente freddo ( L~pine), ed ò inetto contro i gravi sintomi moroosi (Bozzolo). Le spugnature, proposte dal .J accoud e dal Cantani, sono eccitanti del sistema nervoso, ma valgono poco o nulla per l'antipiresi {Maragl iano, Quei rolo). Preferì bi li as~ai sono gli inYiluppi freddi proposti dal Semmola, i quali. oltre ad avere effeLti tonici notevoli, sono facilmente applicabili, e sono da tenere in gran \lonto nella pratica privata, dove assai spesso il bagno d' immersione è impossibile. Bisogna intanto notare, che la remissione prodoua dal bagno freddo è di breve durata, brevissima in confronto di quella , che segue all'uso di antipiretici; laonde bisogna ripelerlo più volte in un giorno, da 8 a •15 volte, come consiglia il R.ichard. Il che, oltre a recare un fastidio non indifferente all' infermo, produce sperpero di forze, sia pure incalcolabile per il momento, certo di qualche importanza in sejftlito. Ed aggiungerò ancora, che, come per gli antipir&tici chimici, alla remissione pt·odolta d3l bagno freddo segue una riaccensione di calore maggiore di primn. ~la tuui questi inconvenienti e pericol.i osservati non danno diritto a scartare l'idroterapia della medicazione antipiretica. Le statistiche, comunque variabili per tempo, luogo e persone, parlano molto in suo favore. Però esagerare la bontit di un metodo, fi no a volerlo rendere sistematico, non serve ad altro che a discreditarlo.


4-60

A~TITRRmCI

EU ANTIPIRI!TICI

ed a far sorgere contro di lui delle opposizioni vivaci. Questo appunto è successo per il bagno freddo, che, se da un lato richiede molta cauLela e prudenza , dall'altro apporta serii van1aggi all 'infermo, superiori di gran lunga ai pericoli iamenrati. Il bagno freddo infatti modera il caloricò febbri le, agisce come tonico del sistema nervoso, induce euforia nell'ammalato, di cui rende, in confronto degli anti piretici , assai più breve la convalescenza. Però neppure esso si oppone allo sviluppo del processo. nè previene, come qualcuno pretende a torto, le complicanze. Siccl11\ dal confronto con gli anti piretici chimici, il l•agno freddo presenta due vanLaggi, molto serii, e che bastano, a m io parere, per dare la superiorità all' idroterapia : l' eccilaziune ed il rafforzamento del sistem a nervoso, e In po:>sibilita di continuarne l'uso ; cosa che per gli antipiretici non i: possibile, perchè fon te di pericoli e danni. L'inferiorità del bagno freddo è costituita •dall'antipiresi di minore intensità e durata, e dall'applicazione poche v olt~ possibile, nè cosi prouta come per gli antipiretici chimi ci. Il Hichard vuoi concedere una superioriti1 al bagno, perché aumenta la diuresi, mentre gli antipiretici in genere la diminuiscono. Innanz1tutto risponderò col Lépine, che l'eliminazione dei materiali solidi è in modo assolnto meno grande nei casi di poliuria abbondante, elle non in quello di diuresi moderata. E poi , se si crede, che il b:'lgno con la diuresi cresciuta può eliminare meglio gli elementi patogeni, si può anche dire, che l'eliminazione verrebbe meglio favorita, e su zona più vasta, datrazione diaforètica ~egli antipiretici;


A~TIT8RII1CI

ED ANTI PI RETICI

4.6 1

(ruantuoque io fondo, con qualsivoglia medicazione anltpt retica, le Lossine batteriche continuano sempre, non disturbate, a spiegare la loro azione venefica. Che se ciò non fosse, allora la fenocolla e l'acetanilide, che au mentano la diuresi e favori scono la diaforesi , dovrebbero avere il primo posto nella med icazione antip irettca, il che sono ben fungi dall 'ammeltere. lo fondo la contrapposizione a..snlula del bagno freddo alle sostanze antipiretiche non ha r.tgiune di essen:. nè mena a risultato pt·atico; l' uno e le altre nel meccani:'mo di azione so per giù, meno qualche differenza, si ras,;omigliano ; e, mirando al medesimo scopo, presentano vantaggi e svantaggt da una parte e ùall'allra. È il discernimento del medjco, che <'leve sceAiiere. Sicchè, in quanLo tllla convenienza dell'uso degli an tipiretici, mi pare si possa concludere, che non sono indicati nei casi di depressioni notevoli del sistema nervoso, cl te non sono necessarii nélle febbri di temperatura poco eleJab, e che si possono amministrare, sempre con moderazione, quando si vuole inJurre negl'infermi un senso di benessere, e che si debbono prescri v~re, e, se occorre. di urgenza, quando l'ipertermia sia una minaccia per la vita. Come pure si può ricorrere al· toro uso tutte le volte, che nelle malattie febb rili si presenta un ~i ntorno doloroso. perchè allora all'azione nnlipirt>tica si unisce l 'azione anal-

gesica, che io questi casi reca non poco sollievo al l' infermo. r erciò la terapeutica, dice il ~l urri, li consiglia in tutti i processi rebbrili, nei quali l'elevazione termica è senza effetto sugli elementi pirogeni, anzi dannosa per l'organismo; li consiglia quando, per lu nt:a durata e per la so· verchia elevazi9ne, la febbre apporta danni più gravi che gli antipiretici, i quali, ristabilendo nei febbri citanti il mec-


A.'XTITEI\HlCI ED ANT!P!RETI Cl

camsmo, con cui l'individuo sano mantiene ioallerata la propria temperatura, ripr·istinano alcune funzionaliLà disturba te. Bisogna però badare alla sr.elta del farmaco, evitando sopratutLo quelli, che hanno più spiccata l'azione deleteria sulla massa sanguigna. I rari r.asi di avvelenamento, seguiti da esito letale, sono da attribuirsi ad azione contraria, ad idiosincrasia, ad im purità (Sée, Du.iardin) ed a falsificazioni (Schwar·tz). Non è ammissibile che 2 grammi di fenacetina ( Lidmann), 2 grammi 'di antipirina (Casagrande} e grammi i ,!lO di auti pirina, come ho visto io medesimo, possano produrre tali diso rdini intraorg:anici da arrecare la morte, quando con dosi di U. grammi di antipirina al giorno (Parona) non si verificano cosi tristi e letali conseguenze. Non per questo adunque la terapia deve proscrivere l'uso di queste sostanze, che sono forse .una delle sue glorie, delle ·sue conqujste migliori. Posljo non essere nel vero; ma so n li·eto di errare col Murri , col Maragniano, col Sée, col Liebermeister, col Lt!pine, col Dujardin, con lo Stri.impell e co n altri scienziati, che vanno per la maggiore . Onde dico col Liebermeister: ,l o in molti casi di malattie febbrili esiste per l' ammalato un pericol.o nell' innalzamento tfirmico, che bisogna combauere con m~dicazione antipir·etica; 2" è da preferire il bagno freddo; :3" sono utili in alcuni casi gli antipire,tici ch imici.

E concludo con von Jacksch : « Fino a quando non si « troveranno specifici per ogni malattia, come per la malaria ~ il chinino, non si può rinunciare all' antipiresi chimica « nelle malauie febbrili, perchè queste sostanze antitermiche c: sono forse uno scalino per salir·e a questa perfezione ''.


A~lr&RMICI

&O ANTif'lRBTICI

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Conclusioni.

Da tutta questa discussione e da tutte le esperienze esposte innanzi, posso Lran e le conclnsioni seguen ti: '1° Lutti g li aOLipiretici, meno forse la chinina , aumentano la disper sione di calorico e per eccitazione vaso-dilala\rice a tti va ; 2° totli gli antipiretici dimi nuiscono la produzione di calore, ostacolando la combustione organica per azione tossica sui componenti del plasma sa ~gui gno; :}o l' azione sul sangue c costante ed immediata; e quando è grave, il fenomeno vaso-motore è quasi trascurabile, e l'aotipiresi dipende allora da ques1o solo fallo re; &.0 il modo diverso e no n simmetricamente opposto, con cui procedono la temperatura interna e la periferica, può essere dimostrazio1.1e e conseguenza, che gli antipireti ci agiscono prima sul sangue e poi !" UI sistema vaso-motore ; 5° a spiegare l'anti piresi non è necessario l' intervento dei centri ter·mici e del centro vaso-motore; basta l'azione sol sangue e l' eccitazione de' gangli idiovascolari e regionali ; 6° tulli gli antipiretici diminuiscono la pressione sanguigna; 7° tutte queste sosta nze, che appartengono alla serie aromatica, eccitano leggermente il cuore ed il polso; 8° la paralisi cardiaca e respi ratoria, quando si ma ~ nifesta, è in gran parte l'_elfeuo dell'azione 10ssica sul sangue;

go tutti gli ari tipiretici diminuiscono l' urea, meno l'acetanilide e la fenocolla, che l'aumentano;


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A~TlTKRMICl

'10° sollo l'azione degli antipiretici la diaforesi auD?entn, specialmente nei febbricitanti, e in quelli , che banno predisposto a dilatazione il sislema vasale, come nei ti si ci; 11 o tulle queste sosta.nze diminuiscono la secrez1one ordinari:~ , meno la fenocolla e l' acetanilide, che l' aumentano; 12° gli antipiretici sono in massima parte eliminati per le urine, e di essi un.a parte atlraversa l'organismo sen7<a scomporsi: un'altra, o si sd<!ppia (salolo e salinaftolo),

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ED ANTIPJRETIC[

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o dit luogo con grande probabilità ad anilina libera o paramidofenolo (derivali dall'anilina); 13° l'azjone analgesica, per via nervosa e per via sanguigna, è slrettamente connessa con il meccanismo di azione antipi1·etica ; u.o l'azione antisettica non ha rapporto con l'anlipiresi, la quale è indipendente da quella ; 15° l'a~tagonismo tra febbre ed antipiretici è evidente . per la sola produzione calorigena, perchè sulla dispersione gli effetti sono identici; ma per gli antipiretici in grado maggiore.

Olassifica.zione chimica degli antitermici ed antipiretici.

Derivati fen olici

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der iva ti sal ic il ici.

Derivati fenilidrazinici l

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Jdrochinone ) Salolo 1 Sali naftolo Pirodina An ti termina Antipirina Tolipirina Para-an ti pirina


Al'tTlTEIIM!Cl ED ANTIP fRETICl

anilidi. Derivati anilioici derivati del paramiùofenolo

Derivati chinolinici

Feoilaretano Antifebhrina Benzanilide Antisepsioa Esalg-ioa ~l eracetioa Fenacetina Fenocolla Lattofenina Chinolina Cairina Cairoli nn Tallina

E volendo stabilire un rapporto tra l'azione di queste sostanze e la loro composizione chimica, il Dujardin-Beaumetz, dice che gli efTetti aotitermici ed antipiretici predominano nei composti amidogeni; ~li e!Tclli analgesici in qoelli, che ad un· atomo di H sostituiscono un radicale grasso, specialmente metile, e che gli eiTeui antisellici emergono ne' deri vati idrati. Questi rapporti però sono veri per alcuni, ma non per tutti. Cosi per esemp io la cairina , la tallina, ecc .. pur ;1vendo sostituito l'atomo di H con il gruppo metile, valgono poco come analgesici, invece t) poten te :~n tinervino t'antife!Jbrina, cbe non contiene il radicale grasso anzidetto. L'azione antisettica, per esempio, è notevole nell'anti~epsina e nel feniluretano, quantunque non siano derivati tdrati. E non moltiplico gli esempi . Una sola cosa mi pare si possa osservare, ed e questa; che cioè l' a1.ione tossica sul sangue è maggiore e fJUasi eguale in tutti i numerosi derivati dell'anilina, perchè più 30


4-66

ANTITEilM Cl ED AXFIPIRET ICI

di tutti diminuiscono la c:apaeità respirAtoria del sangue, & più facilmente prod ucono cianosi e collasso. La mag~iore distruzione di ossiemoglobinn l'ho sempre osservata a prefe· renza negli. antipiretici di questo gruppo. I cani e conigli, non sopravvissuti alle mie esperienze, devono la morte solamente ad azione della fenacetina. fenocolla e fenilure~ano. Del resto, senza tante parole, i meno tossici, e che sono adoperati nella pratica, sono il salolo. per le qualità antisettiche, e l'antipirina, per le sue eminenti vir~u analgesiche ed antipiretiche. La fenacetina non mi sembra degna di tutta là réclame, clte le è stata falla. È lecito sperare i n meglio, col von J acksch ; ~iacchè finora , in tanta farragine di nuovi prodotti chimici, cbi ha guadagnato è il solo commercio con i suoi diversi monopolii. Ma la Lerapeuticr~, a dir vero, salvo qualche eccezione, ha. tratto poco o nessun vantaggio .

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CONTRlBUTO ALLA

CUR! DELLE CONGlllNTIVITI BLENOI\J\AGICHE per Il dott. A . G . G r o•, tenen te mert1co addeu.o allo spedale milltartl di Roma

Le congiuntiviti blenorragiche, sehbene non frequenti nei nostri ospedali, hanno però sempre una tale gravità , che spesso si vedono finir e con la perforazione della cornea sino ll giungere in qualche caso, al nemmone ocul are, ~ila panoftalmite. Spero quindi che non sarit riteuulo inutile questo contributo alla cu ra di una malattia cosi gr ave. Nel reparto oftalmici di questo_ospedale abbiamo usato fin dal settembre scor~o il {o1·mol. . Una soluzione di 40 parti di aldei de formica in ·100 grammi d'acqua distillata, costitnisce la formalina di Schering del commercio, e nel reparto si adollò la fo rmalina in soluzione di t p. :3000 di acqua di sti llala. Uscirei dal tema se volessi citare a lungo i casi pratic osservati; affermo senza esitazione di aver ottenuto da questo composto esiti mollo soddisfacenti, in tutte le forme, specialmente nelle cheratiti infettive. Ma nella' congiuntivite blenorragica, in un caso di una gravità eccezionale, nel quale, dopo le necessarie, antiche ma pur sempre le mi gliori, cauterizzazi oni con nilrato


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COXTRIBUTO

d'argento, facevo le in·igazioni ogni due ore con sublimato 1 p. 4000, con permanganato potass1co •l p. 2000, ma con poco successo, volli provare anche la formalina. La congiuntivite era una delle forme le più intense, tale da rivestire il tipo difteroide (Wecker), caratterizzata da enorme gonfiore delle palpebre, livide, con aspetto lardaceo della congiuntiva, che secerneva una sieros ità citrina fram· mista a pus. Dopo due o tre irrigazioni di formalina vidi che il pus si faceva più denso e biancastro: al secopdo giorno il pus aveva preso l'aspetto del muco: al terzo giorno del pus non se n'era più riprodotto, e lo stato della cornea, che dapprincipio presentava l'epitelio in parte macerato, assieme al miglioramento della congiuntiva, si andò rapidamente ripristinando. A questa mia osservazione si possono certo fare obbiezioni , circa il caso unico osserrato, ci rca la cura mista con pa1·ecchi antisettici, che -avrebbesi dovuta fare esclusivamente con formalin a, Ma su questo argoment o mi riprometto di ritornare dopo che l'avrò potuto suffragare con una ripetuta serie di osservazioni. ilo

* * M' interessa però rendere di pubblica ragione l'apparecch io che si adopera in Reparto per la cura delle congiuntiviti blenorragich e. È noto che quando si verificano nei nostri ospedali di questi casi, sempre gravi, il capo reparto, dopo a\•ere eseguito due o tre volte le' cau terizzazioni sulle congiunt ive, o con nitrato d' argento o con sol uzioni concen trate di sublimato, od altre sostanze, dà incarico al medico di guardia di pratic::~re all ' occhio malato una medicatura


ALLA CUBA DElLE CONGlUNTl VlTl BLENORRAGICHE

4.69

ogni due ore, avente lo scopo di ottenere la remozione del secreto purulento. Il medico di guardia accorre al letto dell'ammalato, ed in genere si trova di fronte alla solita pera di gomma, che egli deve r iempire di soluzione antiseuica, tiepida, se è possibile, e q niodi procedere alla medicazione come meglio può. Lasc iamo a parte l'opportunitit della pera, che in molti ospedali si va abolendo e fra breve andrit a raggi ungere le sirin ghe di stagno di classica memoria. È un fatto però, che se si devé tenere con una mano la pera di gomma, dif-

ficilmente coll'altra )\ j potrà ouenere h\ di vnt'ÌC:'I?.ione della palpebr·a superiore, sempre enonoemente tumefaltta, divaricazione tanto neces!;aria per ouen ere la !:Crupolosa pulizia cbe si esige in questi casi; a meno che si voglia allìùare la pera al piantone od infermiere, il quale non supen do~regolare la pressione che si deve dare al liquido, ri sc.hia di rarlo schizzare. assieme al pus, sugli occhi del med ico, e sui proprii. Uguali difficoltà ùi man eg~io si trovano nei comuni irrigatori, adottati negli ospedali, nei quali hanno so, litwla la pera ; il sistema di apertura e chiusura del bee· cucc1o concorrono a crea re nuovo impiccio; il liquido anliseuico, sia per J'irrigatore come per la per·a si deve intanto riscaldare, giacché usure una soluzione fredda sarebbe 11n imperdonabile errore; qui ndi nuove complicazion i di lampade da accendere. di treppiedini sulle lampade, di crogiuoli sui treppiedi , e consecutiva aspirazion e ùella pera, od abbassamento d'irrigatore . P er ouenere l'esplicazione dell'attività e della scienza del medico, è necessario dargliene i mezzi ; è necessario che il medico abbia a sua disposizione un apparecchio che contenga la sol uzione antisettica, portata ad una temperatura di 30° all'i ncirca, per ottenere una più facile detersione, ed anche


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CONTRIB UTO

un'azione anAlgesica sui tessuti infiammati; occorre che il medico di guardia (nel caso speciale), che ha mille occupazioni, trovi lutto preparato per la medicazione, e possa far da . sè, senza aver a cercare l'opera del piantone, spesso ignorante, sempre inetto. Partendo da que!'tO con celio, ho fatto costruire un irrigatore, il qu~le potrit essere, è vero , accusnto di essere. un po' pri· rnitivo e mollo semplice: ma mi sono nttenuto al detto di Colin, che ciò che non è semplice non è militare. Fi>: . l.

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tin'asticciuola di metallo termiuala in alto con un occhiello, porta alla sua metà nel senso della lun~he1.za un anello pnre


.o\LLA CURA DELLE CO~GIUNTIV!Tl BLENORRAGICHE

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mefallico, sul quale si appoggia un matraccio di vetro, ed .alla parte inferiore un piano su cui si pone una lampada ad alcool. Il matraccio porta un t;-~ppo di gomma a due fori, nei quali sono immessi un tubo di vetro per l'entrata dell'aria -ed un allro ricurvo per l'uscita della soluzione, formando un comune sifone; al ltltlO di vetro ricurvo s' innesta un tubo di gomma, il quale !lll'estremiti:t terminale ha. una pinza di Mòhr, ed un beccuccio pure di vetro, beccucr.io che porta la soluzione a contattto dell'occhio . Però, siccome nelle congiuntil'iti blenorragiche riesce molto diflìcile ottenere la rimozione del pus dalla rima palpebrale, e la diFig. t. varicazione delle palpebre stesse, rosi sarebbe necessario sempre ricorrere ad un elevatore della palpebra. Applico qui ndi all'estremitit terminale del La bo di gomma, in luogo del beccuccio di vetro, del quale mi servo solo per i lavaggi esterni, nn elevntore, che nello stesso tempo funzioni da irri~atore (V. fig. 2}. Non è che nn elevatore vuoto internamente, somigliante in parte a quello del dott. La grange di Bordeaux, io cui dal manico {pure vuoto) che s'innesta al tubo di gomma, en tra la soluzione medicata, e d1lll'ola, che si viene ad introdurre delicatamente solto la palpebra superiore, esce la soluzion'e da (i forellini all' uopo praticati, disposti sul margine con\'esso dell'nla stes:;a. A. questo modo si ottiene la com pleta lavatura dell 'occhio, la completa remozione del pus dal col di sacco congiunti val e: condizione essenziale per la guarigione dell'inrezione blenorragica, gincchè i depositi

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CON TRIBUTO ALLA Cti BA DKLLB CONGIUNTI\'ITI, ECC.

che riman gono hanno, come è noto, azione caustica sulla cornea, per· gli effetti necrotizzanti dei gonococchi e delle tossine flogogene. Quest'apparecchio , la cui costruzione ho affidata al ben. noto fabbricante l nvernizzi di Roma, si dovrebbe tenere in. ogni reparto oftalmici a disposizione per i casi di congiun-· tivite blenorragica, che da un momento all'altro si presentano negli ospedali. Si applica, verificandosi uno di questi casi alla parete prossima. alla testata del letLo dell'infermo· e si lascia a permanenza per tutta la durata della malattia ; lutto il lavoro preparatorio per meuerlo in funzione coo~isl& nello accendere r,on un fiammifero la lampada a spirito. Quest'apparecchio coBtiene tutto l'occorrente per la me·· dicazione, e dà al medico curante ed al medico di guardia. nn mezzo semplice, rapido ed eflìcace. Non solo negli ospedali ma anche nelle famiglie, pres~G le qun li dovesse svilupparsi un caso di congiuntivite blenorragica, l'apparecchio dovrebbe, dato a mani intelligenti, sostituirsi all'opera del medico, il quale non può recarsi dal cliente in tutte le ore della giornata. E se non temessi di fare una atlermazione troppo avventata, mi permetterei di dire che, coi mezzi chimici e meccanici che ho descritti, si riuscirà in parte ad evitare (come nel caso nostro) le complicazioni che nel 90 p. ·100 dei casi accompagnano questa gravrssrma malattia. Roma, 15 marzo f 896.

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, RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RlVISTA J\IIEDICA -~

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Dell'impiego del solfato di rame come mezzo dl trattamento dell'angina erpetica pura, e della •ua. applicazione all~~o dla.gno•l dUI'erenzlale delle a.nglne et'.Petlohe oompltoate. - ( A rci.wes d P méd. et de pharm. mil. tai.res, marzo 18!J7).

DuFAUD. -

Lasciando da parte le vere angine dillet·tche primat·ie le quali hanno il più spesso una fisionomia speciale che escludi' ogni discussione, si osset·vano nelln pratica angine erpetiche pure e semplici, ed ongine et·petiche 11elle false membrane delle quali si tt·ova il bacillo dil'lel'ico e che danrw luogo a una forma mista ù'angiun erpetica e diftet·ica nel med~~imo lempo. Que!llo, a seconcla delle ultime ossen·azroni comunicate all'Accademia dal Dieutafoy, dal Cadei de Gassicourt, dal Robio, ecc. L'aulor e curando col sol fute di rame una ~<Iom etile arto sa che si er a mostrata ri belle ai di ver si trattamenti ed avendo esperimentato la r·apida etficacia terllpeulica di questo rnedicameolo, pensò di applical'lo alla cur i\ delle angine. Ot•bene, trovandosi di fronte ud una angina erpetica. egli assicur a che si potrà saper e !le questa eruzione ~ costituita da erpete o se e il r isullilto di una associazione CJUalun,lue, toccando leg-get·menle le vescicole colla punta di un grosso Ct'istallo di sol fo to di r ame taglia l•> a l'orma di lopis. Se ~i tratta di anginA erpetica, il ri sullalo benefico si "ede sul momento. L 'ammalal o comi ncia ad espellet·e le false m embrane e tale espulsione si può facilitare con (jualche gar ga rismo disinfettante. Ripetendo la medicalut·a due o tre volle, nelle 24 o 48 ore, si ha l& guarigione completa. Questo non succede quando si tratti ùi angina el'pelica complicata: (ì&r e anzi che tale trattamento aumenti la reazi one infiammatoria della mucosa. La dim ostra zione della forma diver sa di an-


-. RlVISTA

gina fu dala dall'esame batteriologico che nei casi ribelli a quest.a c ura fece notare l'es istenza del bacillo difter ico. In qua nto alla forma puramente e r petica, sembranrlo che la spe~ cifìcilà del !i'Olfato di rame riguardo all'erpete, sia che si trall1 di erpete gulturalr, o di erpete delle labbra , o di stomatite aftosa , o di dermatite erpetiforme, o di congiuntivite er petiforme, debba dipendere dal fatto che esso agi!llce su di una medesima causa morbigena , ha indotto a cer care l'agente patogeno di tale affezione, il quale !i'arebbe il pneumococco. A vendo l'a utore fatto ~sperimenti sull'azione diretta che avrebbe il solfato di rame sulle culture di pneumococcbi , si domanda , dato che le osser vazioni sieno ripetute . confermate, e rigorosamente <'Onlrol late, se il solfato di rame non sia for!le da ritener!>i q uale specifico d elfe aflezioni pneumococcichC'. le. Prof. C. BozzoLo. - Baroomatoal cutanea e vbcer&le, dUfuaa &l cervello. - (Gio·rnale della R. Acefldemia di Med. eli To1'ino, genuaio, 1897. Il calè'o è iulere~saute oltre che per l' euonne difTul>iune

della metastasi sarcomatosa, anche pel fatto che ~.>i rinvennero dei nodi, non sospellati e non sospettabili in vita, nel cervello e nel cervelle tto. AIl' autopsia si r iscontrò un tumoretto gr·osso come un cece nella parte più anteriore ed esterna del nucleo lenLicolare sinistro, più precisamente nella parte anteriore del putamen, ed un a ltro nodo delh' grossezza di un avellana occupante la ~ostanza bianca e parte della grigia dell' emisfer o t•eJ•ebellare destro. All'infuori di un certo indebolimento clelia vista, for:;te r iferibile al tumore del cervellettfl, in vi ta non si presentò alcuna alterazione della sensibililà, dell'equilibr-io, della psiche e della motilita, e, cosa importante, data la sede del tumore al putamen. si ebbe· assenza complF-ta di ogni tt•accia di paralisi labio-glosso- laring-ea. ii: interessante questo fatto, giacché, secondo Brissaud ed HaliprP., nel segmento esterno del nucleo lenticolare ~sisterebbe a ppunto il <:entro della coordi-


li &DICA

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nazione funzionale dei movimenti labio-g-losso-laringei. La mancanza assoluta di questa sindrome, non potrebbe rirerirsi che alfa limitazione della lesione che colpiva solo la parte anteriore del putamen, oppure alfa sua unilateralità. L'assenza di altri ratti par11liLici coincidendo colla perfetta integrilà della capsula inl<'rna, dar ehhe ragione a chi, come Nothoagel. sostiene che i fenomeni para! o taci ossei'\'& li ne :zii animali In segoil o a di struzione dnf nucleo fenticolare, sono dovuti alfa compr omissione dci fasci della capsula inlC'rna. Il caso in par•ola ru osser vato in una donna di 57 . anni fa quale entrata nella clinica medica di Tor ino in condizioni gravissime, presentò all'autopsia, oftr·e alle> elette localizzazioni cerebrali, nodi neoplastici m grande ahbondanzs qual>i in ogni punto, sulla faccia mPdiasliuica dello l-'terno, sulle pleure, sul pericardao, sul cuore. nfi pr,lmoni, nt'l regalo, nella vescica. neff'uter·o. aven ti punto di par·tenza da un neo matt>rno degenerato situato nei fll'esst delt'ombellico.

le. C TAR U PFJ. -

Due oa•l dl malatcta dl llllorton . - ( Bull. delle scien.;P mediche, Bologna, ft?hLr·aio 18!l7).

L'A.. descrive due r asi di 11uesta rara malattia. Uno dei ca~i accadde a lui stesso, l'altr o lo OS81:'t'vo in una ~ignora di 70anni. Nel primo caso la malattia ronsistetle in un accesso di forte dolore che a veva ~ede nella seconda falange del quarto dito del piede sinistr..> Si est.t>ndeva fungo fa r egione dor@81e del dito ste."SO fin oltre repitìsi de! cor risptJndente metatarso. L'accesso doloroso in~or·l.!eva nella nolle e verso i l giorno diminuì va lasciando luogo ad un senso di moles tia di tutto il piede C' di sensibilil.tt e11ager·ata. Gli accessi durarono per un m ese e poscia svanirono; orco rst-~ però un altr·o mese prima che la f:~ozione del piede rosse libera. L'altro caso presentò un andamento cr·onicn: fìr, da 8 anni prima t>raoo cominciali gli acces!'i di dolore al quarto dilo del piede sinistro, accessi localizzati specialmente al polpastrelfo del dito stesso. Degno di nola era in questo caso una deformazione dovuta a :;.emi-lussazione in basso di alcuni metatarsi.


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L'A. fa alcune osser vazione critiche s ulla dingno;i e sulla palogenesi di questa ra ra malattia, e così pure sui s intomi cit•ca ai quali richiama alcune note anatomiche pal'licola ri s ulla struttura del piede. La malattia fu studiata per la prima ~olta dal Mortoo nel 1876 ed un altro lavoro pregevole sull'argomP.nto fu pubblicato dal Br adford. •

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E. ScuuTz. -Importanza 4elle ernie esterne nella etiologia 4el 4laturbl gaatrolDteatlDall. - (Wien. klin. Woch. e Cent ralb. fil r di~J med. W issensch . N° 9, ·t89i) . Spesso le piccole ernie r iducibili, segnatomente quando non s ono contenute. con adatto cinto danno luogo a un complesso di siulomi cnme: di stur·bi di appetito, pigrizia intestinale, flatu lenza, er uttazioni, nausM, e, segno par ticolare, raggr8'Vorsi di questi di!:<turbi dopo una lunga camminata. lo tali casi cronici non !>i deve mai tr·ascurare di ricer cat·e la esisleHza di un'ernia dopo il cui tr attamento chirurg ico od altr o, spesso la malnttia si di legua a un tratto. Com<' le ernie in guina li non raramente anche le ernie sulla linea a lba producono distur bi dell'a pparecchio digerente. Per· ciò in tutti i cas i di oscure affezioni di stoma co si deve inducare se per a vventura non esistesse un' ernia. Lo ScbiiLz nello spa zio di poco più d'un a nno ba osser va to non meno di 19 malati , nei rruali i dis turbi del canale' digerente erano occasionati da un'er nia sulln linea alba. In quanlo al tratt11· mento di ques ti ca si é da nota r·e che ordinuria mente le semplici fa sciature non bastano, ma t-i deve a nzi ricorrere alla oper azione radica le. Disturbi dell'appar'a lo digerente a vvengono a nche per le cosi deLLe eruie laterali, cioé per le ernie delle pareti addominali che non stanno s ulla linea alba ma latera lmente, ed anche per le ern!e ombelicali. Quindi in o~oi caso di mala LLia gastro in tes tinale si de ve portare l' a ttenzione sulle tipiche vie di uscita delle eroie; però, non si deve avere per certa, quando esistono insieme ernia e disturbi della funzione di gestiva , la dipendenza di questi da quella.


MEDICA

CoueN-KYSPER. - Nuovo modo eU cura della aord.ltà. (Deut. med. Wocltens. e CenlPalb. tùr dee med. \Vis· senscli. N' 2, 1897). Il Cohen-Kysper raccomauda nella :wrdità conseguente a catarro cronico o alla suppu t·aziune ùe!la cassa ùel timpt~no una cura che consiste nello iniettare nell'ot•ecchio medio SQ· luztoni di fer·menti digerenti l'albumina. Giova specialmente questa cura pel così detto catar'l'o secco o iperplas tico e nei consecutivi processi adesivi dopo dec0t'SO il periodo secrelorio del catarro semplice. È necessario pe•·ò che l'udito non sia tt'Qppo abbassato. La sostanza usata pet· questa cura e la pepsina all' 1: 10,000 corr aggiunta di acido cloridrico in proporzione di 0.15 Ofu. Questa soluzioue è iniettata, con una siringa del Koch OJ>porLunamenLe modificata, nella c·as!':a del timpano allravarsaodo la membrana dèl timpano dietro la metà supet·jore del manico del martello. Talora i· necessaria la narcosi. La operazione decot-re senza reazior.e, o ,..e g ue solo una leggera infiammazione rea tli va c h<' ben presto si dilegua: o ve esista una p<'r-l'o•·azi .. ne abbastanza gr·ande, bastano le semplici instillazioni della soluzione. Ollrec lu., ~ullu fllozione.visiva, questo metodo deve anche favorevolmente influire sui rumori subiettivi e sui fenon1eni di vertigine. Dott. F ROGIUELE, oculi!':l8 dc>i PeiiE'gTini. - Studio liiUl rl118111 puptllarl nelle malattie del alatema nervoso. - Napoli. 1K97. Troppo luogo sarebbe il pt•eserttnre ur1 riassunto di fJue;:;to pregevole lavoro nel quale sono analizzati e studiAti con molta accuratezza vari moti • di comportarsi dei dilessi pupiUarì nelle diverso malattie del sistema n•'rvoso. Ci contenteremo di un l'apido sguardo alle cose più importanti riguardo specialmente al lato pratico. L'A. comincia coll'esporre la cla ssificazione che piu gli sembra acconcia. dei riflessi pupillari in ,qensilioo-motori (alla luce, al dolore) e in moto-motori (all'accomodazione, alla convergenza, e rifl es~ o ot·bicolare di Gifford). Da quindi un


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RIVISTA

rapido sguardo sulla anatomia e sulla fisiologia riguardanti i riflessi, dicendo eh~ i muscoli a fibre li scie dell'iride (sflntere della pupilla e dilatatore, quest'ultimo non da tutti amammeso) sono innervati da tr-e nervi: oculo-motor comune, trigemino e simpatico, che l'oculo-motor comun-e manda fibre al muscolo ciliare ed allo sfin tere della pupilla, che la dii.~­ tazione della pupilla é sotto l'influenza di due ordini di fibre midollari e cerebrali, che i centr·i destinali alla ·dilatazione pupillare sono due: il centro cilio-spinale di Budge che è stimolato dall'oscur·it&, il ceni ro dilatatore superiore che trovasi nel midollo allungato ed é stimolato in viu riflessa dall'oscurité. e dil·ettamente dal sangue dispnoico, che il ce ntro dello sfintere della pupilla o fotomotore tr·ova!3i nel nucleo d'origine dell'oculo-motor comune che pu6 dividersi in due porzioni, una posler!ore (caudale o distale) col n ucleo prin· cipale o classico ed il nucleo centrale o ·impari, una anteriore coi due nuclei pari, il nucleo di DarlcscheLOitsch, eJ il nucleo eli Edinyer- Westphal. Dopo alcune considerazioni fisiologiche in proposi to, e dopo alcune parole s ul rapporto che esiste fra il nervo ottico ed il nucleo dell'oculo-motore, l'A. viene ad esaminare i diversi riflessi pupillaf'i a seconda della clas~itìcazione sopra cilata: a) l. Riflessi sensitioo-nwtori. - Riflesso alla luce. L'arco diastaltico é for•mato dal nervo ottico che riceve lo stimolo r elinico, e che lo trasmette, attraver·so al chia~ma, non solo alla bandelletta del lato opposto, ma anche, per il fascio diretto, alla banJelletta dello stesso lato: dalla bandelletla lo stimolo passa al Lubercolo quadrigemioo anter·iore, da questo l'ecc~tazione per il fascio lon~itudinale posteriore va al centro fotomotore c da questo infine parte l'eccitazione centrifuga per mezzo delle fibr•1 dell'oculo-motore che innervano lo sfintere. Nello stato normale le pupille debbono avere dimensioni ug uali: ogni qual volla esiste ineguale larghezza delle pupille bisogna pensare ad una lesione delle fibre dell'oculo-motore e Jel suo centro, giammai ad una lesione delle vie ottiche (Fuchs). Nell'esame di questo riflesso bisogoa esaminare ciascun occhio separatamente per causa della r eazione consensuale e ff.lt' guardare al soggetto un


MEDICA

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punto lontano allo scopo di evitare il riflesso a ccomodali vo. 11 riflesso alla luce può essere esageralo, indebolito, o abolilo del lutto. L'esagerazione è s tata t•isconlrato. nell'isterismo (MorseUi), nella scleJ•osi à placche (Pa rinaud) e ne ll'epilessia (Gray, Moeli, Musso). L'inòebolimenlo e l'abolizi one, falla eccezione dei casi nei quali, pure essendo intatto l'areo diastallico, si possono avere pe r lesioni inerenti allo membr•ano oculari, come nel glaucoma, nPII'iridite, nelle sinechie a nteriot•i e posledori, si osservano in moltissimi' affezioni q uali le forme var ie meniogiliche, i disturbi cit·cola lorii centrali, la compressione cerebrale per di vet·se cause, lu paralisi generale, la poliencefalile superior e ct·on ica, la poliencefalite superiore emon agica d i vVel'llicke, la scler osi a placche, la labe, la paresi periferica sifilitica dell'oculo-molùt'e, l'epiles:>ia l'isterismo, la corea, l'emict•.an1a oftalmica. In lulli que s ti' casi nei quali manca ·il r itlesso, la pupilla può essere midrialica o miotica. La midriasi, prescindendo da quella detta sintomatica che é cungiunta a cecità assoluta, può esser e paralitica o spastica. La forma paralitica dipende da paralisi dell'oculo-molor e sia cenlt·ale, sia lungo il decorso inlracranico del nervo, sia per lesioni per iferiche. La midr ia s i spastica si incontra io luUe quelle affezioni che s l1molauo la poJ:'zione cervicale e dot·sale superiore del midollo spinale ed è dovuta ad eacitamenlo del simpatico cer vicale. La mios i è pure spastica o paralitica. La prima si ha per eccitamento dell'oculo-motm·e, la seconùa ~ dovuta a pal'alisi del simpatièo. Le modalità patologiche piu impor tanti del riflesso alla luce nelle s uddette affezioni sono: t o La rigidità pupillare ri,jlessa; 2° L'inoersion e del rUlesso pupillare; 3• La rea· aione emiopica. La r tgidità p upillare r~[lessa consiste in ciò che la pupilla non r eagisce alla luce e alle oscurità, ma si restringe nei movimenti a ssociali e di regola ma:1ca la dilalazione.atliva r i1Jessa. D'or dinario è bilaterale ma può anche essere unilaterale e le pupille possono esset·e o midriatiche o mioLiche. Ques to fenom eno dinota sempre un inte rruzione dell'ar co dia.st.allico e si osserva earamenle nella sclerosi a placche e ne ll'emoragia in vicina nza ùei tubercoli quadrigemini, meno raramente nei silìlitici, negli a lcoolici e nel-


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Rl VISTA

l'epilessia (Siemel'ling), frequente.nenle nella paralisi prog ressiva e nella tabe. Nella tabe la rigidita pupillare riflessa prencte il nome di .fenomeno di Arg!Jll·Robertson, e consiste in una miosi bilaterale con abolizione del riflesso alla luce e persistenza del riflesso all'accomodazione. Vincent che ha studiato le diverse moditlcazioni pupillari nei dive rsi periodi della Labe, avrebbe trovato: ne11• periodo, diminuzione della CMl lrallililà pupillare alla luce: stato normale all'acc(\morlazit•ne; dilatazione anormale del fo ro pupillare con o senza inesruaglianza pupillare (midriasi preatassica), nel 2• periodo: pupille più o meuo ristrette insensibili alla luce e reagenti all'accomodaziOnP, nel 3• periOdO: pupille generalmente dilatale o normali ed immobili. Un altro disturbo pupillare pr oprio della tabe sarebbe il f~nomeno di Gowers consi~tente in ciò che l'iride, sotto l'influenza della luce si contrae, poi malg rado, la luce continui ad agire, la pupilla ritorna rapidamente all'ampiezza primitiva ed in questo stato diventa rigida. L'inoersione clel riflesso pupillare o riflesso pupillare paradosso consiste in ciò che le due pupille, solto l'azione della luce, invece ùi restringersi, si dilatano. mentre nell'oscurità li restringono. È rara , ed è stata osservata in due casi di paralisi progressiva da Raggi e Morselli, in un caso di sifilide cet'ebrale da Oestescher ed in uu caso di corea del Sydenham, da Giuffrt>. La reazione pupillare emio· piea fu rilevata dal Wt!rnicke in alcune forme di emianopsia , e consiste in ciò che la pupilla si contrae se i raggi luminosi colpiscono la meta sensibile della retino, invece non subisce alcun cambiamento se la luce ne colpisce la parte cieca. Non in Lutti i casi però di emiaaopsia, si osserva quest.o sintomo. Se la lesione che d~termina l'interruzione nel decorso dei filetti nervosi ottici é situata dietro i tubercoli quadrige miui anteriori, il l'itlesso pupillare non è abolito neanche per la metà cieca della retina; da ciò deriva che nelle emianopsie dipendenti eia lesioni corticali o subcorticali non esiste reazione pupillare emiopica. Il. R~flesso al dolore, cutaneo e tattile. Foà. e Schiff furono i primi ad osservare che in seguito anche a modiche impressioni l.uttili si ha dilatazione riflessa della pupilla .


MB DICA.

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Essa si può avere per vari stimoli ed esiste normalmente negli individui sani: in generale è provocata da tutte le irritazioni dei nel'vi sensilivi. Per osservare il fenomeno. bisogna che il soggetto stia in un ambiente poco illuminato per evitare il riflesso alla luce, e che guardi in lontananza per evitare quello aecomodalivo. Il Buccola ser vendosi del cronçscopio di Hipp ha fallo delle interessanti osservazioni s ul tempo che intercede fra lo s timolo e la dilatazione riflessa. Mentre negli individui suni le pupille reagiscono tanto ~Ila luce che agli stimoli lallili, dolorifici, ecc., in certi casi patologici la dilatazione 1•itlessa può esse1·e o dissociata dalla contrazione rifless a, nel senso eh(' mentre esiste il riflesso alla luce, manca quello agli stimoli e viceversa, o v"'• ero può mancare insieme ad essa. Il pl'imo fattO si osserva nelle lesioni a focolaio del midollo allungalo, nelle affezioni del mi-dollo cervicale e nelle forli compressioni del medesimo, nelle affezioni del simpatico cervicale. Il secondo fallo può osservarsi nella par alisi progressiva. b) Riflessi moto-motori. - l. R(/7esso all'accomodazione. 11. R iflesso alla convergenza. Benché questi due r iflessi po<;sano trovarsi dissociati, pure debbono esse1·e considerati insieme per l'intimo nesso che es iste ft'a accomodazione e convergenza. In entrambi i casi la pupilla si contrae, ma ment1'8 per l'esame del l'iOesso accomodativo si deve praticare l'osservazione su ciascun occhio separatamente, per quello d.el riflesso alla con vergenza bisogna prnlicarla su tutti e due. P a.Lologicameate si può ave1·e convergenza senza accomodazione come avviene, oltre che nella miopia d'allo grado, nella paralisi i~olata del muscolo dell'accomodazion~, oppure può aversi accomoda zione senza convergenza come avviene nella paralisi dei muscoli estrinseci del bulbo. La paralisi dell'accomodazione o cicloplegia può dipendere da lesion e parziale o totale del 3° pajo, da lesione delle fi bre intracerebrali e da lesione della parte anter1ore del nucleo: quand o è unilaterale, può darsi dipenda da malallie ùel ganglio cili$\r e. La cicloplegia bilaterale si trova nella paralisi dinerica, nel tifo, sifilide, alcoolismo, diabete, nello inflammazioni, tubel·colaC'i o non, delle meningi e del cervello, nei 3J


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RIVISTA

tumori cerebrali, nelle lesioui trauma tiche del cranio, nella paralisi pr ogressiva. La perdita della conver~enza, iu rapporto colla paralis i dei muscoli estrinseci, d'or dinario avviene insieme alla paralis i dell'accomodazione pi'r la str etta con· nessione che esiste fra il centro dell' una con quello dell'altra. III. Ril[esso orbicolare di Gijford. Questa reazione consis te in un restring!mc nto della pupilla che si vroJuce ogni qualvolta il paziente fa uno sforzo considerevole per chiudere le palp~bre tenute aperte dalle dita o dal blefaro· stato. Esso si osserva meglio negli occhi ciechi per un arfezione della retina, del nervo ollico e del cervello, perchè in caso contrar io la J'eazione per la luce è più forte di quella orbicolare. Tuttavia nella camera nera, lasciando penetrare una luce sufficiente, si può osservare tale r eazione anche negli occhi normali. Questa contrazione delle pupilla deve esser e consider ata come un movime nto associato e questa reazione potrebbe trovare la sua giustificazione anatomica, ~e venisse confermata l'ipotesi di Meodel che s itua l'origine del facciale oculare o facciale superior e nella parte pos teriore del nucleo dell'oculo-motot' comune essendo quindi proba· bile che questi centri a cosi piccola distanza fra loro possano star riuniti con fli bre d'associazione. L'A. conclude, dimostrando l'impor tanza diagnos tica che ha l'esame dei r itlessi-pupillari nelle malattie del sistema nervoso, i quali' se d'or dinario non ra ppr esentano chi' un s in tomo .nella sindrome fenomenica varia dei diversi morbi talvolta invece possono essere di guida per la sede della lesione e per differenziare tra loro alcune malattie che banno molti punti di comune. te. La •etttoemla muoo•a. - (Bull. de l'Acad. de méd. de Par is., 16 febb . 1ì{!J7).

V . BA BÉS. -

11 Bab<··s rlescr ive con tal nome un caso stranissimo di una malattia mortale osservata al mese di novembre 1895 nel

ri parto del dottor•e Neagol, la quale non si manifestò che con una paralisi facciale accompagnata da a nemia pronuociatis· sima, un po' di febb1·e e indebolimento generale, e cbe


MEDfCA

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all'autopsia fece vedere, con gran sorpresa, luLLi i vasi sanguigni di un certo calibro, sopratulto queiJi delle meningi, pieni di una sosl3nza biancastr a, mucosa. Esclusa la possibilitA che si trattasse di putrefazione, l'A. ammise che tale reparto anatomo-palologico fosse dovuto ad uno stato particolare del sangue. L'esame mict•oscopico mostrò infatti che il sangue era clistruLto, i globuli rossi trasformati in una sostanza g ranulo-mucosa, menlrechè i leucocili erano più o meno numerosi con nuclei frammentali. Dal Ialo balleriologico poi riscontrò che questo sangue mucoso conteneva dei microbi fra i quali distinguevasi, per la sua frequenza; un bacillo del gruppo da lui stabilito solto il nome di mucogeno e caratlerizzalo appunto per questa facolta di trasformare le materie organiche in sostanze m ucose (Centralbl . f. Bal.teriologie, 1890, VII). Tali microbi s econdo le r icerche dell'A. contribuiscono aiJa for mazione delle mucosita abbondanti nelle bronchiti croniche, e sono microbi capsula li che compaiono nelle differenti malallie delle mucose. Microrganismi simili operano la trasformazione mucosa dello zucchero (leueon08toe mesenteroides) e di di verse pian le . te.

Dell"iniluenza che esercitano l dialurbt del •tatema. nervo•o sulle infezioni dall'apparato bronoo polmona.re. - (Journal de M ddecine et

R ENl\1 ME IJNlER. -

de Chiru rgie , gennai~ 1897).

L'inrezion e dell'albero bronchiale e, consecutivamente, del par encbima polmonare, non é impedita, allo stato normale, cbe dall'azione regolare di molteplici alli difensivi, di cui il sistema nervoso è il motore ed il regolalore: il r1flesso lossigeno, il r ifle sso naso-bronchiale, la vibratililà e la resistenza degli epilelii, il chimismo battericida degli umori, sono infatti fen omeni fisiologici protettori il cui funzionamento efficace pu6 esRere alterato o sospeso da un disordine ner voso, sia direttamente, sia con l'intermediar io di distur bi vaso-motori~ secretori o trofici. Esperienze fatte da Meunier basa te sopra una tecnica s Pec1"ale, dimostrano • ' che l'enervazione del polmon~, conse-


RI VISTA

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cuti va alla sezione di un pneumogastrico, metle l' organo cor rispondente in istato di r ecettività e lo abbandona senza difese agli agenti microbici eventuali, determinando cosi, negli animali in cui venne sezionato il vago, infezioni polmona l'i g ravi, limitate al terr itorio enerva to. Occupandosi in seguito della patologia umana, Meunier melle in evidenza numerose circostanze cliniche nelle quali si può stabilire una relazione patogenica tra un disturbo del sistema nervoso ed una infezione polmonare. Il suo r agionamento si appoggia in particolar e: 1o sulla localizzazione dell'in fez ione (unilateralità delle lesioni nervose per ifet•iche e delle lesioni infettive del viscer e; iucrociamento delle lesioni nervose centrali e delle lesioni infettive; localizzazione sistematica dell' infezione nel solo lobo polmonar e di sner vato); 2" sulla frequente coincidenza di infezioni polmonari e di affezioni nervose generalizzate, queste precedendo quelle; 3° sulla constatazione gioPnaliera di infezioni polmonari susseguenti a disturbi nervo;;i Piflessi. Le lesioni nervose che più spesso favor iscono l'infezione del polmone sono quelle che interessano i nervi polmonari stessi, in particolare i pneumogastrici: tali sono le ne vriti pri m ili ve, tossiche od infetti ve, dei nel'vi vaghi e le nevrili secondarie risultanti dalla cornpt·essione o dall'infiammazione di vicinanza, come si osse rva frequenlemente nei casi di lumori d~! meùiasti no, anPurismi aortici, neopJaF;mi, adeoopaLra tracheo-broncbiale. P~t· quanto riguarda quest'ultima a lfezione, l' autore r il'twisre quallor·d ici osservazioni personali nelle quali egli ha notato la sovrapposizione di un'mrezione ordinaria sopra un territorio polmouar·e enervato dalla compressione del nervo vago, essendo del resto il disturbo nervoso dimostralo dall' esistenza, in corrispondenza del punto compl'esso, di lesioni nervose profonde, tanto interstiziali che parenchimatose. L'influe nza favopevole dei distur·bi del sistema nervoso sull'infezione polmonare si manifesta egualmente: nelle lesioni dei centri nervosi (emot•r·agia cer ebrale, r ammollimento, lesioni bulbari, sclerosi in placche, ecc.); in certe nevrosi


MEDlCA

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(paralisi agitante, isterismo, epilessia); nelle affezioni mentali, in differenti circostanze morbose producenti uno stato pronunciato di astenia n~rvosa (emozioni vive, strapazzo, senilità). L'infezione polmonare può essere favorita in fine dai disturbi nervosi puramente dinamici, in particolare da quelli che risultano ùa azioni riflesse, con punto di partenza vicino (polmonite da contusione), o lontano (infezioni polmonari dipendenti da shock operatorio, da lavorio della dentizione~ da strozzamento erniario, da scottature, da freddo, ecc.). Malgrado la complessità del problema, l'el!perimentazione e l'osservazione cHnica, permettono di attribuire la causa ai seguenti fattori nel meccanismo delle infezioni polmonari di origine ner·vosa: t• i disturbi vascolari neuro-paralitici, da cui dipendono le perturbazioni della diapedesi e della fagocito'si; 2° i disturbi secretori, che modificano la quantita e la qualità degli umori bronchiali ; 3• i disturbi della nutrizione dei tessuti e degli elementi cellula ri (dis tur bi troflci), ai quali si riferiscono la diminuzione di resistenza degli epitelii , la perdita dell'attività pr oliferante le modificazioni chimiche, chimiotassiche e battericide degli umori. Queste differenti perturbazioni hanno per conseguenza di paralizzare la difesa del polmoue, di diminuire la ·sua res istenza e la sua vitabilità e di preparare così un terreno favorev ole allo sviluppo dei microrganismi patogeni. Esse meUono l'organo in islato di :opportunità morbosa; i" nostri ospiti microbiani, abituali od eventuali', producono l'infezione. Quanto al processo anatomico delle lesioni polmonari cosi prodotte, f\S!C'O da luogo a forme del tutto variabili, il cui determinismo dipende sopratutto dalla speci~ o dalle specie microbiene messe in azione: bronchiti. broncopolmoniti e poi. moniti (de poeumococchi o da streptococchi), tubercolosi sotto differenti aspetti. Alcune forme pero, la cui frequenza é notevole, dimostrano, col carattere della loro evoluzione, quanta poca resistenza offra il parenchima enervato agli agenti pa· togeni volgari: sono le suppurazioni distruttive, lesioni necrosenti e soprattutto la gangrena polmonare, di cui l'autore ha riscontrato numerosi esempi.


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RIVlST.\

Dott. GIUS EPPE DE Fu::Rr. - Oou14erazionl 4lagnotltloht e patogealohe a propo•lto 41 un oa•o 41 enteralgla. (Rioista oeneta di seien.:e medie!1e, fascicolo IV del t 897).

A proposito di un grave caso di enteralgia che ebbe a curare in una donna, l'A. fa delle considerazioni sia riguardo alla palogenesi, sia anche riguardo alla cura di quest'effe· zione morbosa cosi frequente nella pratica e, talvolta, cosi ribelle ai sussidi terapeutici. Secondo l'A. l'enteralgia è una malattia ner vosa dominata da uno stato nervoso, e coma ndata da cause che favoriscono od esagerano questo stato. Essa è costituita da tre sintomi • distinti: dolore, disordin i .funsionali intestinali e uno stato neorastenico. I disordini funzionali consisterebbero essenzialmente in uno spasmo della S iliaca, spasmo che si può nettamente rilevare con la palpazione, ma che può occupare anche a!Lre parti dell'intestino, ed allora é molto difficile il polel'io rilevare. Si può quindi ammette re cbè l'intestino è la sede di contratture prolungate o intermiUe nti, dolorose, e la cui !oca· lizzazione molto diversa spiega la mulabililà del rigonfia· mento durante !a crisi. Si tratterebbe adunque di uno spasmo doloroso, che la fisiologia pa tologica avvicina a quello di tutte le coliche, tral· tandosi, in tutte le coliche, di fen omeni spasmodici. Questo spasmo può e ss~r favorito da uno stato nevropatico ereditario od acquisito dell' infer mo, e la ripetizione di queste crisi spasmodiche, può ripercuoter·si a sua volta sul sistema ner voso. Tali considerazioni non Sl}no inutili per le indicazioni tera· peutiche. SP, il disordine della funzione intestinale è il fallo primitivo, è sopra di esso che bisogna agire anzitutto; e allora i lassativi trovano la loro indicazione. Se, invece, siamo in presenza d'un fenomeno spasmodico come causa iniziale di tulli gli accidenti, ed allora è quest'ultimo che il trattamento deve prendere di mira fin da principio. Qui sa· ranno dunque assai efficaci la belladonna e l'oppio a piccole dosi.

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487 Per prevenire poi la susceltibilit.a funzionale dell'intestino, sono utili l'etere e la valePiana, sopratutto il oaleriana.to d'ammoniaca alcalina molto diffusibile e, nello stesso tempo, molto favorevole ugli artritici. l lassati.vi sono otrli nell'intervallo delle crisi per evitare l'accumulo di feci: ma si evitino assolutamente i purganti drastici, i salini , i preparati di aloe e di senna,- che esagerano le contrazioni dell'in tastino. L'A. raccomanda l'olio di ricino, i fiori di zolfo, il rabarbaro a cui ricorse quando aravi costipazione nell' inte rvallo delle crisi. Durante gli accessi sono preconizf!ali i bagni caldi : questi, anzi, sono utili anche nell' intervallo delle crisi ; m!l bisogna evitare i bruschi raffreddamenti. L'applicazione dell'elettricità deve esser•e regolata nel modo seguente. Durante la cri~i la feradizzazione che è spe~ so efficacissima : però deve essere s uperficiale e non provocare la contrazione museolare. Nell'intervallo delle crisi, al contrario, la faradizzazione deve essere molto più for te, deve eontrar re i muscoli, sopratutlo quando le pareti muscolari banno perduto la loro elasticità. La corrente continua può trovare la s ua indicazione nella pares i intestinale, specialmente nella dilatazione del grosso intestino, che combatte talora con ~fficacia, risvegliando la contrazione delle fibre liscie. Devesi infine regolare l'igiene fisica e sopratutto l' igiene morale. T. IlEO!C:\

DroNrsJo. -

Contributo all'auto•oopla clella larlac• • traohea. - (Giornale •della R. Accad. di Med. di Torino, gennaio 1897).

L'A. riferisce il risultato dei proprii esperimenti col metodo di autoscopia iiella laringe e trachea del Kir·stein il quale può, in determinali calli, essere utilissimo nella dic;gnosi e nella terapia, ed ha per concetto fondamentale di es aminare le parti proronde della faringe, la laringe e la trac he11 senza il soccorso dell'ordinario specchietto, proiet-

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tando direLtamente in esse la luce. Il principio analomotìsiologico su cui si basa il metodo in parola é fjUeslo che cioè piegando fortemente il capo indietro, l'asse laringo-tracheale prolungato in alto viene a cadere sulla radice del naso o sul mento a seconda della maggiore o minore flessione del eolio, e che, date queste condizioni, coll'esercitare una pression~ sulla base della lingua in vicinanza del lega· mento glosso-epiglottico mediano, o!Lre allo spostare la base della lingue, si ottiene un innalzamento dell'epiglottide. A tale scopo il Kirstein ha proposto una specie di spatola !io· guale, la quale ha per gli adulti una larghezza di 14 centimentri, impiantata sopr·a un robusto manico ad angolo •·etto, colla metA anteriore più stretta (2 centimetri), con quella posteriore sulla quale si inserisce il manico, più larga (i cen· timetri), e coperta da un pezzo di aggiunta il quale forma su di essa una specie di tubo a sezione rettangolare. Previa pennellazione della faringe con una soluzione cocainics, si colloca il pazientA su di una sedi.a, col torace inclinato leggermente in avttnti e col capo all'indietro: si introduce la part,e anteriore della spatola profondamente nelle fauci: poscia si cerea di deprimere e spostare gradatamente in in avanti la base della lingua p(lggiando e premendo la parte posteriore della spatola foggiata a guisa di tubo contro gli incisivi del mascellare superiore. Proiettando la luce si riesce a vedere facilmente la superficie superiore dell'epiglottide e la parte profonda della faringe. Rialzando ancora il manico ~ spingendo ancora più fortemente all'infuori la regione so· prajoidea, si può in certi casi veder bene anche la parete posteriore della !arroge, le corde vocali e la trachea. Quale sorgente di luce, si può usare una lampada comune a gas, proiettando i raggi con uno specchio frontale ; più facile riesce però l'ispezione con riflettori muniti di lampadine elettriche, o coll'elettroscopio di Casper applicato al manico della spatola lioguale. Que:slo metodo ha i suoi svantaggi, come la non applicabilità in Lutti i casi, per speciali condizioni anatomiche, la non tollersbilitA nei easi di lesioni infiammatorie ed ulcerose della faringe e dell'epiglottide, e l'impossibilità 'di poter vedere i movimenti della laringe es-


MltDICA

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senùo e$si impediti d31la pressione della spatola. Ha però dei z·ilevanli vantaggi quali sçmo: la chiarezza e nettezza dell' imagine, la mancanza di rovesciamento della medesima, la relativa facililé nell'esame dei bambini, la possibilita di pQterla usare durante la narcosi clorofo••mica, l' esatt._ezza dell'esame e la maggio-r facilita delle operazioni sulla parete posteriore della laringe. L'A. ha applicato con successo f!uesto metodo in alcuni casi di anestesie isteriche senza ri· correre alle pennellature di cocaina, in un caso di papillomi multipli della larin~e ed in uno di infiltrazione tubercolare della regione ioter-aritnoidea con successivo atto operatorio oltre a parecchi altri, e conclude dicendo che il nuovo metodo . è superiore all'antico nei bambini e negli adulti per· l'esame della parete posteriore della laringe, facilita nei bambini gli atti operatori, è utile negli adulti per· l' intervento sulla regione aritnoidea ed inter- aritnoidea; per le operazioni sulle corde vocali spesso non é applicabile ed, an ~h e quando riescE', non presenta vant(lggi sensibili di fronte al met.odo· finora us ato. ' te. Jhlla aevralgta epleoudUea. - (Journ.al de Médec. n. e et de Chiru,.gie, febbraio 189i).

MoLLE. -

~ una forma di n·evralgia di crampo professionale che ri-

siede nell'antibraccio, nel territorio dei muscoli estensori; questa nevralgia ha di particolare che interessa principalmente l' inserzione superiore epicondilea dei muscoli affetti; questi fenomeni dolorosi sono sotto la dipendenza di certi movimenti che possono riassumerei io quc;sta formula: preen· sione o estensione. Il riposo ed una leggiera rivulsione sono il miglior modo di cura di quest'affezione, che non presenta quasi mai nolevola g r avezza. Fa d'uopo però essere prevenuti e polerla diagnosticare da altre manifestazioni dolorose della regione antibracchiale; il segno che sembra patognomonico é un punto doloroso esclusivo alJa press ione, i.n corrispondenza della faccia anteriore deU'epicondilo.


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RIViSTA

Quest'affezione é abbastanza frequente, perché Molle ha po· tulo osservarne 10 casi in 18 mesi. Ecco quanto si riscontra : Abitualmente, il malato presenta il suo antibraccio semi· flesso, il gomito allontanato; egli designa la ragione antero· este•·oa dell'antibt·accio come la sede di dolori molto vivi sopraggiungenti durante i movimenti e persistenti anche nel riposo. Certi movimenti sono particolarmente dolorosi; per esempio, quelli che concorrono alratto della preensione col braccio esteso. Quando s i tratta di designare una sede precisa del dolore, questi ultimi non sono mai affermati vi; esst indicano una . regione e non un punto: si deve allora ricorrere ad un'ac· curata esplorazione. Per questa esplorazione (la nevralgia, essendo di origine professionale, risiede quasi sempre al braccio destro) messo il braccio destro in semi-flessione e semi-pronazione, si af· fe"rra a piena mano la regione del gomito, col pollice in avanti, con le altre quattro dita indi~tro; in questa posizione si esercita una pressione molto forte s ull'epicondilo ed il ma· lato è tutlo meravigliato di avvertire un dolore locale molto vivo cbe egli non ave va mai sentito spontaneamente in quel sito; al contrario, qualsiasi palpnzione nella regione antero-esterna dell'antibraccio, sede abituale dei dolori spon· tanei, non risveglia alcuna sensazione di~ggradevole: spesso si trova anche un altro punto accessorio a livello del margine anteriore della capsula del radio, facilmente accessibile nella semi-flessione. Questi due punti dolorosi, soprattutto il primo, sono caratteristici dell' affezione che si manifesta a nche con l'esplorazione dei movimenti, la quale si può fare nel seguente modo. Essendo il braccio semiflesso, si invita il paziente a strin· gere fortemente la mano che gli si tende; egli eseguisce quest'ordine senza risentire dolore, ma se la mano essendo sempre chiusa, si porta il braccio nell'estensione, il movimento diviene doloroso e talvolta anzi per modo che la pressione è impossibile. Nei movime nti spontanei, tutle le volte che si tratta èi portare un oggetto pesante e difficile ad afferrare a braccio teso, si manifes ta il dolore.


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Ora é precisamente l'esagerazione dei movimenti di questo genere cbe ba prodotto l'affezione nei maiaLi di Molle: ad esempio, la fatica ecce~si va prodotta dall'abbatacchiata delle noci o dalla tagliatura dei gelsi. In generale, la LinLura di iodio, le punte di fuoco s ulla regione epicondiloidea, col riposo, !iono state s ufficienti per pl'OOurre la guarigione; ma alcuni casi !lODO stati molto

'-oaci. Del puolo di vista anatomico, fa duopo rammentare che dall'epicondilo parLa uo fascio tendinoso potente che dà ori· 8ÙJ8 ai muscoli seguenti : secondo radiale es terno, estensore comune delle dita, ancooeo e cubitale poslet·iore; ma i dolori si irradiano nel tragitto detresteosore comune, probabilmente è in conseguenza dello strapazzo di questo gruppo muscolare che l'inserzione ne diviene sensibile. Aooldentl uremlol negll artrltlol. - (Jou rnaL de Médecine et de Chirurgie, marzo 1897).

LEN&vEu. -

Leneveu é di avvisQ, che senza lesioni renali e senza inlezione microbica tipica, l'organismo, in ce rte condizioni, non elimilli la sua urea, s i auto·iotossichi dei s uoi escreti, ed, allora, compaiano disturbi variabilissimi che possono simulare all'eztooi comuni, e non sono, in somma, c he accidenti im mecfiaLi dell'uremia. In questi casi, si può dire, fino a più estesa conoscenza della patogenia dell'uremia, che quesl.a è un'entità mQrbosa; verisimilmente negli artritici, ateromaLosi, .nervosi, gli accessi di emicrania, i dolori reumatoidi, d' inl50nnia, an c be i leggieri pe rvertimenti psichici, come l' iras8Cibitità, i capricci di carattere sono sotto la dipendenza di <li leggieri e fugaci acciden ti uremici. In uoa osservazione ciLata da Lene veu, un malalv, vero ar&ritico, soggetto da qualche tempo a uo po' di oppressione nella notte, tu colto, senza causa apparente, in due notti separate da un intervallo di Lre gior ni, da un accesso intensissimo di dispnea che non cessò che dopo un'abbondante ~8P!razione. Si fece diaguosi di dispnea tossica od uremica gluetlflcata dall'esame delle orine che dimostrò una legge-


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rissima quantità di albumina, ma soprattutto una diminuzione considerevole della quantità dell'urea. Solto l' influenza del regime latteo esclusivo gli accidenti scompar vero nello stesso tempo che l'orina riprendeva la s ua composizione normale. In un altro mala to il sintomo dominante era una insonnia assoluta che durava da me$i ed aveva resistito contro le cure dir ette contro una cardiopatia concomitante . Anche in questo caso si è riscontrato una insurtìcienza notevole d'urea, ed il regime latteo, aumentando la quantità di questo elemento, ha fatto scomparire, in alcuni giorni, l' insonnia ed il malesser e.

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BouLEv e A. MARTIN. - I dbturbl oaglonatt dalle plooole lealonl delle tonallle. - (Jou.rnal de Médeci11e et de Chiru rgie, mar zo 189i). Basandosi sopra una trentina di osservazioni gli autori di m ostrano che le tonsille possono dar origine ad una quantità di disturbi più o meno molesti per via di lesioni o di anomalie a nche minime. Questi disturbi variano mol.tissimo: si possono tuttavia dividerli io quattro g ru ppi prin· ci pali: sintomi faringei, disturbi della fonazione, sintomi auricolar i e tosse. Il sintomo più frequente è una moles tia nella gola: ora è una sensazione di solletico, di pizzicore, di puntura, di liramento; ora il più sovente é una sensazione di. capello, di pelo o di cor po estraneo più o meno puntuto, come una spina, un piccolo osso che si fosse impiantato nell& gola. Il malato ne precisa talvolta esattamente la sede alla parte laterale del collo, dietro l'angolo della mascella; ma talvolta indica col dito un organo mediano, come l'osso ioide, la laringe od anche la parte superiore della trachea o dell' esofa go, come se esistP-sse in lui un certo grado di spasmo faringo-esofago una specie di contrazione perma nente dei muscoli della gola In alcuni cas i pare che i muscoli della regione laterale del collo siano essi stessi impedW nelle loro contrazioni· i ma' ed lati avvertono molestia ad inclinare la testa o a -girarla

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indicano con la mano tutta la regio o~ s terno-mas toidea come sede della molestia che ess i risentono. La molestia od il dolore possono infastirlirtl il malato al punto che egli si immagina di essere affe tto da un cancro, da upa malattia incura.bile : in questi casi sopra tutto ~i può notare che i dolori si irradiano verso la nuca, le te mpia, lo sterno od anche che essi sono consociali ad un s enso di oppressione. l dis turbi della fonazione ·consistono in una stanchezza più rapida, in una grande facilità alla raucedine e soprattutto in un abbassamento dell'allezza della voce . Es si possono essere poco pronunciati e non diventare sensibili che quando il maIalo alza la voce o parla per lungo tempo. Alcuni cantanti si lamentano soltanto di !J Vvertire un art'esto della voce quando vogliono emettere una certa nota, in generale s em· pre la stessa; mentre chP- essi emettono le altre note con la loro facilità abituai ~, ess i r isentono, quando arri vano aIla note in questione, una barriera insuperabile, un ostacolo invincibile a far sortire il suono voluto. I disturbi auricolari più comuni s ono dolori nell'orecchio corrispondente alla tonsilla lesa; ora pare che essi non sieno che un' irradiazione del dolore faringeo; ora pare che essi esistano per IOJ'O c(into e sieno indipendenti da qu1;1lsias i sofferenza avvertita nella gola. H dolore si csacet•ba ogniqual· volta il inalato inghiotte la sua s ali va. Jnvece di un vero dolore sì p uò osser vare una semplice sensazione di solletico, di prurito, di cOI'po ~straneo nell'orecchio. Infi ne, questi fatti inducono a ritenere che certi ronzii possano essere d'origine tonsillare. La tos!>e toosillare é conosciuta ed ammessa da lungo tempo. È una tosse secca, bizzarra, s pas modica, che si complica tal volla a t·ift essi di vicinanza, in particola1·e a lacrimazione. Gli acce nnati disturbi sono quelli che furono riscontrati il ~iù spesso; ma. possono osserva rsi altr i ra riss imi e del tutto •~ aspettati. Cosi ~n un malato, la discissione di una delle tonsllle fu s egui ta dalla scomparsa di una nevralgia linguale


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RIVI STA

che datava da alcuni mesi. In due osservazioni rirerite l'una da Schmidt e l'altra da Gampert si notavano dolori nevralgici della faccia dipendenti dall'esistenza di una tonsillite cronica. In un altro malato accessi di spas mo glotlico mollo inquiet.enli scomparvero in seguito alla discissione della tonsilla. Fa d'uopo segnalare anche le relazioni cbe uniscono certe adenopatie sotlo·mascellari colle lesioni croniche della tons ille,. Così fu notata la scomparsa, dopo alcune sedute di discissione di una ipertrofia gaoglionare che datava già da alc;;ni mesi. Tali sono i disturbi principali legati a lesioni tonsillari: ora queste lesioni sono multiple. Sono aderenze delle tonsille sia col pilastro anteriore, sia col pilastro posteriore. L'eziologia di queste aderenze non è sempre facile a determinare: esse sono dovute il più spesso ad infiammazioni della tonsilla, ma é probabile anche che molte di esse siene> di origine congenit.e e rappresentino semplici anomalie. Si riscontrano pure briglie fibrose estese da un punto :all'altro della tonsilla o l'ipertrofla dell'estremità s uperior e della tonsilla che, insinuandosi al disotto dell'angolo di separazione dei due pilastri, riempie l'escavazione sopra tonsillare di cui essa distende più o meno le pareti. Il trattamento in questi casi deve essere puramente chirurgico: fa d'uopo distruggere le aderenze e sopprimere le briglie fibrose. È pur necessario cer care di diminuire il volume della tonsilla. Per ciò invece di usare le punte di fuoco, il miglior processo consiste nel portar via una porzione di tessuto in piena tonstlla. Riassumendo, le tonsille sembrano essere l'origine di disturbi estremamente differenti, che generalmente non si attribuiscono alla loro vera causa, perchè le lesioni e le alllO· malie che ne favo r iscono l'esplosione sono, o talmente leggiere che passano inosservate, oppure cosi comuni che non si c1·ede dar loro importanza. Che si tratti di disturbi sul sito o di disturbi a distanza, che possono essere interpretati come fenomeni riflessi, la


MEDICA

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loro prima origine sembr a risiedere in un impedimento meccanico protlotto dalla tonsilla. Ora questo impedimento cede alla semplice introduzione di uno stiletto in una cripta, all'apertura di una lacuna, alla rottura di un piccolo .ponte fibroso; ora esso richiede un trattamento più complicato, come la distruztone eli un'aderenza. In molti casi si ottenne un eccellente risulta.lo sostituendo il trattamento delle lesioni o delle anomalie che potevano essere l'origine dei distUJ·bi con l'ablazione di una por zione di tessuto oparata in piena tpnsilla: questo metodo di cura, che permette ai tessuti tonsillari e peritonsHiari più o meno imbrigliati, di distenders~ e di riprendere la loro libertà, è sovenli più pratico, senza essere meno razionale degli a ltri metodi.

Sulla neuro.llbromatoal generalizzata. - (Journal de médecine et de chirurg'ie, marzo 1891).

FBlSUBL. -

Quest'affezione, mollo rara, é caratterizzata : i• Da fenom eni fisici. la triade sintomatica: tumori cutanei, tumori de i nervi, pig mentaziooe della pelle. 2" Da sintomi funzionali diversi, çhè sembt'ano aver rapporto con quei segni fisici; gli uni disturbano l' intelligenza - difticoli.A di apprendere, perdita della memoria, stato mentale anormale; lentezza, pesantezza dei movimenti tremori, attacchi epilettiformi; altri la sensibilità - anestesie vaghe, crampi dolor osi, sensazione di pesantezza alla testa. Tale è l'idea generale che è possibile farsi della malattia ma studiaodola accuratamente s i nola che H numero dei tumori varia da alcuni a molte centinaia, ed il loro volume da una testa di spilla ad una noce : essi sono di consistenza variabile ed hanno sovente l'aspetto dei tumori del mollusco. Si riscontrano dapper tutto, tranne che sulla faccia, sulle fascia plantari e palm11ri e sugli organi geni tali. Lungo i rami nervosi sotto-cutanei essi possono fo rmare iodurimenti a r osario. La pigmentazione si presenta sotto forma di macchie con dimensioni che variano da una testa di spilla a quella di eoormi placche occupanti una larga super;flcie.


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RlVIS'fA

L'inizio di que!;ta singolare Stffezionc varia molto; sovente e congenita, ma tal volla però non sopraggiunge che nell'ehi. adulta ed anche in un per iodo avanzaLo di questa. Ciò non· dimeno essa deve essere 'considerata sempre come di ori· gin e cong~.nita, perché essa dipende cer tamente da una calliva conformazione della pelle, dei · ner vi e del sistema nervoso centrale, la quale è evidentemente d'origine congenita; essa è d'altronde spesso e redit aria. Ma perchè un'affezione congenita ~a quale fin dalla nascita non esiste inLiera si sviluppi é necessaria una causa eflH:iente, e questa causa pare risieda, secondo i casi, nei traumatismi, nelle intossicazioui e nelle infezioni : come un colpo sulla lesta, l'avvelenamento arsenicale, le infezioni da mor·billo, da scarlattina, da dinerite, da reumatismo. Così costituila, la neurofibromatosi, ora r esta stazionaria quasi indefinitamente, ora presenta un decorso progressivt) ma con un'estrema lentezza e la maggior parte di questi individui fl niscono per morir~ i n uno stato di marasmo mollo pronunciato; inoltre la possibile tras formazione di alcun l tumori in tumor·i maligni vien e ad aggravare talvolte la prognosi. A. RouGER. - Il morbillo eoohtmotloo. - (Journal de Mé· decine et de Chirurgie, fe bbraio, ll7).

Il morbillo eccllimoLico è una delle forme del morbillo emorragico. Ma è impot·Lante di ben distinguerlo: i 0 dai m orbilli emon·agici veri in cui le lesioni cutanee sono consGciate ad emorragie viscerali 1:1 ad uno stato generale grave; 2o dagli eritemi infellivi purpurici che sono in relazione con infezioni d'origine boccale, faringea o bronchiule nel corso o al seguito del morbillo. La fo1·ma ecchimotica del morbillo coincide frequentemente con mAlattie dt~lle vie respirato rie, specialmente con la tosse convuls iva. In i1 casi riferiti da Rouger la tosse convulsiva coincide"a 7 volLe con il morbillo; questa coincidenza si t'iscontJ·a d'altronde con altre aiTezioni dispnoiche che favori-

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.anmiCA seono senzt1 dubbio la stesi sanguigna e la rottura dei capiiJari cutanei. La dala della compartè'a delle ecchimosi in questa forma particolare é variabile; le macchie dell'esantema primitivo possono presentarsi ecchimotiche fin dal primo o dal secondo giorno; altre volte, esse non prendono questo aspetto che al sesto od al settimo giorno. Generalmente l'esantema diviene ecchimotico al terzo od al quar to giorno. La comparsa delle ecchimosi può solamente essere Pt:e•isla nel periodo d'acme dell'eruzione, quando questa é di un rosso mo!to vivo e scom pare male solto la pressione delle dita. Le sua comparsa coincirle il più spesso con una caduta del polso e della temperatura e con un miglioramento dello stato generale, ciò che per m etto di allontanare s ubito l' ipotesi dj un morbillo maliflOO. Questa caduta più o meno completa della temperatura si os ser va sem pre, anche nei casi che saranno in seguito complicati da infezioni seconda1·ie. Se si esamina con attenzione la macchia purpurica nel suo inizio, si vede che essa si produce in corrispondenza delle macchie morbillose sotto forma di piccoli punti sanp:wg-n~ piu intensi che progrediscono e si r iuniscono per costituire una macchia uniformemente colorala dal sangue. Quando essa é definitivamente costituila, la macchia ecchimotica riveste i caratteri seguenti: il suo colore è di un rosso violeceo ; le sue dimensioni sono quelle delle macchie di morbillo normale di cui esse occupano il posto e r ivestono la forme ; però, esse sono alquan to più diffuse ed i loro mar· gioi sono meno neltamenle limilati. Esse possono diventare confluenti, ricopri1·e largi spazi senza lasciare inter valli di pelle sana, come si vede alla faccia e nei punti sottoposti alla pr essione, in C'>r rispondenza delle legaccie per esempio. Esse sono leggermente sporgenti. Quando si tende for temente la pelle del malato, o si preme leggermente in corrispondenza di esse con le dita, invece di scomparire, esse dive ntano, al contrario, più appar iscenti e spiccano io violetlo in t.enso sulla plllle bianca. 32


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RLVISTA

L'aspetto ecchimotico può estendersi a tutta l'eruzione mor· biliosa, o limitarsi ad alcune regioni del corpo; essa inle· r essa allora le parti, in cui l'eruzione si é presentata con più violenza, i punti del cor po sottoposti abitualmente a com· pressioni, e qoelli in etti la pelle è p~ù fine. Si osserva quindi alla faccia, alla parte inferiore del dorso e sulle estremità degli arti che, a causa della circolazione difettosa, sono soventi affette da cianosi. Nei gior ni successivi, esse presentano le modjficazioni ana· loghe a quelle che si producono in corrispondenza di qual· siasi focolaio emorr agico cutaneo o sottocutaneo. La ùata della scoropan a varia. Esse possono durare al· cuoi giorni, settimane e mesi. Il morbillo ecchimotico non si accompagna per sé stesso ad alcun sin tomo generale inquietante ; quel·li che possono :sopraggiungere sono, come in qualsiasi morbillo, dipendenli da infezioni secondar ie. Esso guarisce facilmente e nello stesso tempo del morbillo ordinario. . Per conseguenza, la prognosi del morbillo ecchimotico è favore vole, e dipende soprattutto c.Jallo stato anteriore del soggetto e dalle condizioni del suo . trattamento. Molto be· nigno nella clientela di citta, nei fanciulli che vivono in uo ambiente sano, il morbillo può divenir grave negli ospedal~ ove i malati sono suscettibili di contrarr~ le br·onco-polmo· uiti per· contagio. M oG LIE. -

n bagno idro-elettrico nel trattameDtO lel·

l'arterl~aolerod . -

(Ga.n. med. di Roma, fase. 8, 1897).

Il bap;no idro-eleLLrico rappresenta il m !'ltodo più perfetto

,

'

..

di elettrizzazione generale. L'azione dell'acqua tiepida sulla pelle, diminuendone la resistenza, liberandola dalle sostanze estranee, eccitando i vasi-motori, permette una più facile e profonda penetrazione della corren te nel corpo umano. Esso é superiore a qualunque altro mezzo di elettrizzazione generale. L'A. comunica 5 casi di arteriosclerosi diffusa e di aler·oma, nei quali il detto mezzo di cura portò benefici effetti agendo anche indit·e ttamenle, o fors' anche un po' direi·


)IJ!:DlCA

4:9 9

a.Deo&e, sul miglioramento delle lesioni cardiache consecu-· li•e. Il miglioramento dei gravi sintomi presentati dagli infermi come l'affanno, gli accessi asmatici, i disturbi dell'apparato digerente, quelli dipendenti da s tati circolatorio ru assai notevole. Quale sia l'intima ragione di tali benefici elft~lti IJ difficile dire. Si può s upporre però che si tratti d i una benefica modificazione sulla mecca~ica circolatoria, prodotta dall'azione dell'acqua eletlrizzata sui vas i cutanei, di un energico riattivamento del l'icambio materiale, di una maggiore energia nella fol"7a eliminatrice dei prodotti di rifiuto altra verso i reni e la pelle. te. MoNTt:Lucct. - Kuovo ateto•ooplo. - (Estr. dal Morgagni., ~- 13).

Questo nuovo s tetoscopio c'o nsisle in una membrana di gomma quadrangol&t'e, la quale fa rla raccoglilric!e del suono. Su questa sta fissato nel centro un tubo di gomma, il quale •i biforca in due tubi che vengono adattati negli orecchi nella stessa guisa degli altri stetoscopi biansicolari. L'inventore di questo apparecchio dice che col medesimo si ha il vaolaggio di poter praticare l'ascollazione aocllc nei casi nei quali, per le condizioui gravissime, non riesce possibile muo•ere, girare, o scoprire ·il malato e di poter rare contemporaneamente ascoltazione e percussione. te. Prnr. B ERNABEI. - Tetanla nella perltonlte perforatori& 4ello atomaoo per oanoro. - (Comunicazione R. Accademia dei fl,siocritici, Siena, 1897). Una donna, affetta da quattro anni da cancro gastro-pilorico. fu presa improvvisamente da dept·essione generale, me· teorismo gastrico, dolore vivo io co1·rispondenza del tumore, •omito di materie color caffé; 5 ore dopo, riavutasi da una lipolimia durante la quale presentò forte tremore, fu presa da un primo accesso di tetania, dopo il quale se ne ripeter ono altri tino all'esito letale. All'autopsia si constatò perfo-


oOO

RIVISTA

razione del piloro con versamento del contenuto gastrico, io tal quantita da riempire tutta l'escavazione pelvica. Quest~ fatto di tetania sviluppatosi nel primo momento di una pe:· r itonite perforatori&, é secondo l'A., il più eloquente esperimento operato dalla natura per provare l'azione tetanigene. dovuta all'assorbimento di materiali tossici gastrici od en.terici e la relazione quindi della tetania colla gastro-enteropatie. te. N. BuccELLI. - ••r&lp& par&stetloa e t&be doraale. (Rio. patol. nero. e mentale), marzo 1897. Nel 1895 Bernhard e poi Roth descrissero col nome di meralgia parestetica una speciale sindrome neuralgiforme, che consiste in una sensazione di calore intenso che può giungere fino al grado di dolore insopportabile, la quale sì risveglia nel campo di distribuzione del nervo femoro- cutaneo o ner vo inguinale esterno, generalmente da un lato solo, assai rara mente da ambedue i lati, quando il soggetto conserva a lungo la posizione eretta o quando . cammina. Essa cessa col riposo, per r iapparire durante il movimento•. Mancano, di regola, segni di disturbata innervazione sensi· tiva, moloria o trofica. l casi di meralgia parestetica finora descritti riguardano sempre soggetti immuni di ogni segno di lesione centrale del sistema n&rvoso. Solo in un caso di Bernhard essa si accompag-na va al quadro della tabe dorsale, e in un altro di Charcot e Hallion era collegata a fe· nomeni di neur ite molto spiccata. Ora l'A. richiama l'atten· zione su questa sindrome morb<,sa, per la possibilità che e~>sa ha, non solo di accompagnarsi alla tabe dorsale, 1na di presentarsi alle volte quale s intomo precoce deila medesima. Egli ha osservato cioè due casi nell'ambulatorio della sezione életlroterapica degli ospedali éìvili di Gdnova da lui diretta, nei quali alla prima visita nu,la si osservò di anormale dal lato della motilita, della sensibilità, del lrotìsmo, ma in cui più ta1·di si presentarono spiccatissimi i siulomi dichiarati dalla tabe dorsale. Tutti gli autori sooo concordi nel r itenere che ltt causa del fenomeno in parola r isieda pe·


M&DICA

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rifericamente. ed é da supporsi che le alterazioni morbose non .si trovino nei tessuti che circondano il ner vo, ma conllist~mo in intime alterazioni localizzate alle fibre nervose . Questa patogenesi starebbe d'accordo con quanto è saputo circa alla tabe, che cioè, nella medesima, le terminazioni periferiche dei ner vi prendono una parte importante e spesso anche precoce, sotto forma di neuriti , le quali da alcuni sono r itenute come secondarie ad alterazioni delle cellule dei gangli spinali, da altri invece come primitive. Ricorda ndo ora la questione c.irca l'or igine prima della tabe dorsale per la quale si ammetle un affezione del protoneurone sensitivo, regnando però discrepanza I"(Uando si tratta di stabilire in quale porzione primitivamente si stabilisca la malattia, se nella centrale o nella periferica, r A. conclude che il fatto dell'insorgenza precoce della sind rome meralgica induce a credere che l'alterazione che ha incolto il neurone sensitivo, abbia nei casi in parola, proceduto dalla branca periferica di esso, o per lo meno che, per quanto il neurone fosse inftuenzato in ogni s ua parte, lo lesione sia stata pr imilivamen•e piu intensa nella branca periferica del prolungamento. te.

PELIZZJ. - A propodto della origine deU'otoematoma d el passi. - (Rioisla di palol. ner o. e mentale), marzo 1897. L'A. in seguito alle sue ricerche in proposito, afferma che

negli eJienati si deve ammettere quasi sempre l'origine primitivamente infeLtiva dell'otoematoma, dipendente da piccole lesioni supert:!ciaiL le quali possono sfuggire all'osservatore e al so,:rgetto, ma che aprono l'ingresso a germi patogeni. L'otoe roaloma quindi non rappresenLerebbe nulla di assolutamente speciale per gli alienati. Se in questi esso si sviluppa cosi frequentemente, ciò si deve alla deficienza dell'igiene e pulizia spontanea della persona, alla presenza cos tante di quelle condizioni che possono dar luogo a lievi ed inaTVertite abrasioni di un organo tanto esposto come il {»Bdiglione dell'orecchio, alla minor resistenza individuule, a .condizi o ni patologiche di innervazione e vasomotorie.


RIVISTA MEDlCA

La teoria i'lfeltiva s piega bene:tutli i casi di otoematoma con residui gravi, sieno stati o no preceduti da trauma. L'A. crede quindi che, se non si può escludere assolutamente che negli alienati l'otoematoma possa trovare la sua prima origine di •an lrauma diretto con s uccessiva infezione, si dAve però ammettere che quasi ~empre la causa primitiva sia un'infezione locale afft~lto indipendente dal trauma come causa iniziale. te.

RIVISTA CHIRURGICA FoEOERT.- ••estone e sutura 4ell~ traob.ea ( W ien. klin..

Wo.:hensehr. e Centra/b. filr die medie. WisseMeh., N. 12, 1897).

Fra le poche comunicazioni di resezione della trachea e s uccessiva sutura circolaa·e, il caso osse1·vato dal Foedert é di grande impor tanza principalmente perché fu coronato da esito felice. Era un ragazzo di 6 anni al quale fu recisa la trachea con un coltello al di solto della cartilagine cricoide. Dopo essere s tata applicata una sutura e introdotta una can· n ula, il ragazzo poté, dopo remossa la cannula, parlare per 5 giorni, ma dopo ritornò l'affanno di res piro e la cannula dovette essere inh•odolta di nuovo. La slenosi aumento rapidamente, e, nè col laringoscopio né con la sonda si potè dimostrare una comunicazione fra la laringe e la trachea. Allora fu resecata la trachea un poco al disotto della fistola tracheale ; nel cercare il capo superiore si trovò sotto la caa·tilagine cricoide un anello tracheale aff11tto deformalo, mentre in basso la parete anteriore del rimanente della trachea ristretto ad imbuto era formata da denso t~ssuto cicatrizio senza cartilagine riconoscibile. In alto per mente·


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RIVISTA CHIRURGICA

nere il lume normale si do v~tte asportare tutta la cartilagine colligamento cricotracheale. Le due estremità resecate erano fra loro dis.tanti circa 3 cm. Per riunirle bispgnò se p arare la trachea dal tessuto connettivo finoal luogo della tracheot{)rnia inferiore precedentemente eseguita, cosi la trachea poté essere facilmente sollevata e si riunirono i due capi con suture al catgut comprendendo tutti gli strati. Dopo la introduzione di una cannula di Salzer e la sutura delle parti molli fu fissata la testa in posiziooe inclinata in avan ti. Il decorso fu senza febbre, la deglutazione non fu disturbata. La riunione segui senza inconvenienti. Dopo che furono remosse due piccole granulazioni. corrispondenti alla sutura endolaringea, il respiro era libero, la voce alta e chia ra. Llpoml 4ella JlDsua. Médecine et ·de Chir u,.gie, marzo 1897).

(Jou,.nal de

DBRÉGNAUCOURT. -

Questi tumori si osservano in tutte le eta, e P.Olrebbero anche essere congeniti: Come cause furono segnalate le morsicatura e la presenza di pezzi di dente rimasto nelle gengive. La lipomatosi non è stata segnalata nelle osservazioni di lipomi della lingua. Fu notaLa più volte la loro coesistenza con malattie ritardanti la nutrizione. l sintomi funzionali, abitualmente leigieri, pqssono assumere La l volta un' importanza considerevole. Il doJore si prepr~nta soventi in differenti punti simultaneamente a cagione dei rapporti d~l lil?oma con differenti tr.onchi nervosi; la funzione del gusto può essere abolita o semplicemente diminuita; anche la sensibilità tattile può scomparire; la lingua diventa poco atta per la masticazione e per la fonazione. Ques\i ultimi disturbi, generalmente poco importanti, possono acquistare gravezza nel neonato nel quale impediscono il poppare o la respirazione. Generalmente il lipoma ri~iede all.a punta della li.ngua; se si tratLa di un tumore misto, ~~ potrA risconlrarlo in tutti i punti.dell'organo. Di più, ~so può presentare un pedicciuolo, e, se si trova a livello della faringe, può anche provocare riflessi più o meno molesti. Il volume del lipoma può rag-

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50 i

IUYlSTA.

giungere quello di un uovo di gallina. È generalmente unico. La mucosa è liscia e tenera a s uo livello; le papille sono atrofiche; frequentemente sotto la mucosa trasparente si per cepi!tce il colore giallastro del tumore. Questo presenta una mollezza particolare e dà una sensazione molt-o netta di fluttuazione. Talvolta possono sopraggiungere complicazioni in un soggetto affetto da Jipoma della lingua; l'ulcerazione, la suppuJ'azione, raramente le emorragie. La trasformazione cancerosa di questi tumori benigni non è accertata. Ii tumore ·non subisce mai regressione e la sua recidiva è eccezionale. Il muscolo non è mai colpito dalla degenerazione adiposa, e l'evoluzione si fa sempre a spese del tessuto connettivo della lingua. Il tumore può essere facilmente estirpalo co11 l'enucleazione. Prof. L A ToRRE. - Sul m.la'Uor mo4o 41 ohluaura 4el1' a44ome. - (Rapporto al Congresso intern. di ginecolog. ed ostetr.). - Parigi, 1897.

Quantunque l'argomento sia estraneo alla natura di quesL<> giornale, crediamo utile fare cenno di questo importante lavoro per l~ applicazioni cbe possono trovar posLo anche nella chirur gia addominale dell'uomo. Esso è diviso in 8 parti, nelle quali con molta competenza si tratta di una que· s tione tanto importante quanto quella della sutura dell'addome, trattandosi della storia della sutura addominale, della definizione delle ernie e degli sventramenti, della loro fre· quenza, delle loro palogenesi, della sutura dell'addome rela· tivamente al punto che si deve incidere, ai fili di sutura, al modo di sutura; tutto ciò corredato dal risultato di ·una in· chiesta !atta sull'argomento, e da esperienze e ricerche istologiche personali. Il serio inconveniente al quale si va spesso incontro dopo le operazioni sull'addome é quello della comparsa delle ernie che possono giungere anche al grado di sventramento, e che possono avvenire più o meno tardivamente nel luogo dove fu fatta la s utura della fe rita addominale. Una volta, col me·


CBIRURGICA

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lodo ~perativo estra-peritoneale, esse erano molto più frequenti; meno frequenti sono al presente dopoché si usa il metodo intra-peritoneale o il metodo eslr·a-peritoneale modificato dal Durante e a più s trati. Ciò nondimeno osser·· vansi anche adesso, e le cause si possono riassumer e in qu~ste tre: mancanza di riunione del piano muscolo-aponeu~oltco o l'ilassamento della cicatrice; riunione per seconda 1 ~tenzione; circostanze che rallentano, rompono 0 che predispongono alla r ottura e al rilasciamento della cicatrice. ~na buona chiusura dell'addome ris ulta da Ire fattori prin· t1))3li : i tessuti da incidersi e sulurarsi; i tlli da sutura; il IDodo di suturare. n mezzo migliore, secondo l'A. per ollenere una cicatrice solida, resistente, tale do impedire la formazione di un ernia, sar ebbe quello di incidere in pieno il muSCOlo retto e suturar lo: cosi hanno fatto parecchi autori e le osservazioni e gli esperimenti hanno dimostr·ato la ulililù somma ài tale metodo. Siccome però il metodo stesso offre non pochi inconvenienti, primo fra lutti quello di fornire una breccia poco comoda per le operazioni spesso delicatissime ebe debbono compiersi entro l'addome, l'A. pr opone un suo metodo, il quale unisce al pregio di rendet· facili i maneggi nella ca vita addominale, quello di dar luogo ad una cicatrice SOlida, resistente, che assolutamente si oppone alla formazione delle ernie post-operatorie. Egli fa l'incisione sulla linea alba, poi leva col bisturi o colle forbici tulli i tessuti aponeul'olici, cr·uenta i bordi inter ni dei due muscoli r etti e li sutura. lo quanto ai fili da sutura, da la pr·eferenza alla seta e al catguL. Circa al modo di sutur11re egli ritie·ne indi· spensabile la sutura a s.trati, unendo separalamen te il peri· tonco, quaudo si può i foglietti profondi della guaina dei muscoli retti o la fascia trasversalis. i muscoli r elli, i foglietti superficiali della guaina muscolare, la pelle col suo tessuto eottocutaneo. Questo metodo di sutura, secondo l'A. superiore a quello di Fritsch, Edebohls, Abel, Pozzi, ha il vantaggio, coll'ablazione della linea alba, di togliere la sola cause per la formazione delle ernie che sussiste cogli altri processi.

le.


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RIVISTA

P•eudo-rlDlte oa••o•a. d i laringologia, aprile 1897).

M.\RTUSC BLLI. -

(A rch, italiani

È necessario distinguer bene le forme di rinite caseosa,

quale malattia autonoma é che ha una sinlomatologia propria, da quelle che sono la conseguenza di polipi, corpi estranei, sinusiti, ascessi del setto. l caratteri proprii dell'una o dell'altra forma sono i seguenti : intendesi per rinite caseof!8 quell'affezione ·nasale spesso accompagnata dalla presenza di polipi a caratterizzala qallo speciale microrganismo studiato in ispecial modo dal Guarnaccio e che sarebbe la streptolri:c alba: intendesi per pseudo-rinile caseosa quella in cui la presenza delle masse caseose è data dalle suac_cermate cause e nei quali possono trovarsi cocchi della sup· !)Urazione e comuni microrganismi delle fosse nasali, ma mai la streplolrix. te. Prof. TANS INI. - Sopra varie forme ollDlohe 41 tuberoolod 4ell'artloolaslone del glnooohlo. - Lezione clinica. - (La clinica moderna, 21 aprile ·1897).

Importante è l'esame comparativo che il clinico della Re· gia Universi la di Palermo fa, in una sua lezione, su tre casi di tubercolosi' dell'articolazione del ginocchio. l n uno, si os· serva un ginocchio punto ingrossato; alla paJpazione nulla di notevole, dolori articolari vivissimi, impossibilità dei movimenti, gamba e coscia notevolmente ipotrofiche. In un altro il ginocchio é uniformemente e mediocremente tumefatlo, di consis tenza carnosa, un po' elastica, la rotula è spostata, le sofferenze sono mediocri. Nel terzo si ba grave emaciazione, febbre, ginocchio assai tumefatlo, sferico, a superficie regolare, fiulluante, sofferenze atroci, gamba e coscia mediocremente ipotrofiche. A queste differenze cliniche corris pondono differenze anatomiche. Nel primo caso la tubercolosi ha colpito primitivamente l'osso ed ha tendenza ad invaderlo, a distruggerlo, senza provocare nella sinoviale proliferazioni fungose. Nel secondo caso il processo ha preso inizio nella sinoviale senza


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CHIRUR GICA

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interessare notevolmente lo scheletro, e lo sviluppo rigoglioso delle fungosità impartisce alla r egione la forma caratteri5tica del tumor bianco. Nel terzo, oer precoce processo di caseificazione, e per associazioni microbiche, si è

sviluppata la suppurazione. A ques te tre forme cliniche corrispondono tre provvedimenti chirurgici distinti : resezione tipica totale nel primo caso, artrectomia nel secondo, amputazione della coscia nel terzo. te. 'l'n.Uameato ohbargloo dell& tufl&mma·stolle e della Deoroal del p&lloreaa. - (Areh. fu,. Chir e Centralb fu ,. die m ed. Wissensch.), N. 1.4, 1897.

W . KoERTE. -

~

Oltre le cisti del pancreas hanno importanza chirurgica . le affezioni infìammat(lrie di questo viscere che terminano coUa suppurazione o colla necrosi. Le emorragie acute eaA"ionano per lo piu rapidamente la m orte, non essendo possibile arrestarle con mezzi cbirurgici. Le emorragie possono ammettere l'azione chirurgica, s olo quando il versamento cade nella borsa omentale o sono incapsulale. La etiologia della suppurazione e della necrosi del pancreas non è molto sicura . Fuori dei casi che sono in rapporto con ulcere dello stomaco o con la coletitiasi, il duodeno é da cc.nsiderarsi come il punto di partenza dei germi infettivi. Se l'esito in necrosi avvenga solo per necrosi suppurativa o e morragica o possa accadere ancora per la probabilmente non rara neerosi adiposa sarà a decidere per a ltre ricerche. 11 K. trovò nei suoi casi una volta la maggior parte, due volte piccola parte dell'organo necrolica ; ed una volta non venne a suppurazion·e ; sembra quindi che vi sia passaggio fra la infiammazione suppurativa e necrotica. Dei 5 casi del K., 3 erano donne e 2 uomini, e dei 22 casi di pancrealite suppurativa del Fritz, 17 riguardavano uomini e 5 donne, mentre di 15 casi di pancreatite cangrenosa dello stesso F1·itz 7 furono di uomini e 8 di donne. Per lo più la malaUia si manifesta r apidamente, dopo es servi s tati precedentemenltl disturbi di stomaco e calcoli biliari. I sintomi: violento dolore, vomito, stitichezza (~i rado diarrea) possono


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RIHSH CBIIIURGICA

indurre nella erronea diagnosi di strozzameolo interno. !n alcuni casi al primo attacco !segue una remissione, in allri la morte con collasso, ovvero la malatlia passa in uno stato subacuto. Caratteristica è fra i sintomi subiettivi una resistenza allo epi gastro che somiglia a un tumore ; per-ò varia il luogo in cui si sente la tumefazione, probabilmente secondo il punto di partenza della suppurazione. I focolai pu· rulenti della testa e della porzione media del pancreas fanno apparire dei rigontìameoli sulla linea media a de~tra e a sinistra di questa quelli della coda sul lato sinistro del ven· tre. Il luogo di predilezione in cui si fa strada la suppura· zione è la borsa omentale; si forma una grande cavità mar· ciosa in cui si può trovare parte o tullo l'organo necrolico. Le altre diffusioni intraperiloneali del pu::; sembrano essere tipiche. Il K. vide con le iniezioni colorate nel connettivo della glandola, non considerando la diffusion e sotto il peritooeG avan ti la glandola e nella borsa omentale lacera ta, l'afflusso del liquido iniellato verso sinistra nel tessuto sottoperitoneele della cassula surrenale sinistra verso il colon discen· dente e il bacino; e que~ti esperimenti dettero la spiegazione del discendere che fa l'ascesso lasciato a se stesso verso la regione lombare e anche più in basso. Il contenuto di 'lueste suppurazioni del pancreas è speciale: riscontrando visi un miscuglio di cristalli grassosi e di straccelli di grasso. Il K. una volta non vi trovò alèun corpuscolo di pus, un'altra volta i corpuscoli erano disfatti e trasformati in sostanza adiposa. Spesso sono state trovate trombosi delle vene vicine, talora la pelle colorata in grigio br uno, o merizia. La diagnosi deve essere stabilita dalla esistenza d'un focolaio infiammatorio o suppurativo dalla borsa omentale quando s i possa escludere un altra causa. Importante é la dimostrazione di uu gonfiamento pastmw estendentesi dal lato sinistro verso il bacino. Pel proguostico importa pure il riconoscere se vi è combinata la necrosi del tessuto gras· soso. Per la cura chirurgica interessa la nozione se l'ascesso è inlra ò estraperitoneale.


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RIVISTA Dl OCULISTICA M. BONOI. - Altera:donl della retln& nell& &nemi& perll.lotou. - (Are/t. j"U.r Augenlteilk. e Cent,.alb. fii ,. die med. Wissensch., N. t:3, 189i).

Nell'anemia perniciosa si trovano costantemente emorragie nella retina che non sempre sonu limitate ad uno s trato, ma occupano anche più s trati e possono anche comprendere tutta la spessezza della retina. Più frequentemente é colpito lo strato delle fibre ner vose e lo strato reticolare esterno. La grandezza della emorragie varia da piccolissi mi cumuli di cellule sanguigne a versamenlì cosi grossi da s uperare un diametro pupillare. I punti chiari descritti da lutti gli autori nel centro delle emorragie sono costituili in par te da degenerazione varicosa o gangliare delle fibre nervose, ln parLe da zolle ialine globose cbe traggono la loro origioe dai vas i. Si trova costa11temente nella anemia perniciosa degenerazione ipel'troflca o gangliare delle fibre ner· vose prive di mlelina nello skato delle fibi'G nervose della retina .· Nella maggior parte dei cas i i vasi di medio e piccolo calibro sono alterati nelle loro pareti.

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Mtaovnca . - In1luensa del velootpedbmo sull'organo .t.ivo. - (Journal d' Hygiene, 11 marzo 1897). 11 dotL Mirovilch, avendo osservato delle infiammazioni

oculari esterne più o meno forti ed a nche certi dis turbi vi~Sivi in persone smoderatamente dedite agli esercizi velocipedtslici, volle studiare la questione della influenza del velocipedismo sulla visione ; éd ecco il r isultato delle sue osservazioni.


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RlVJSTA

La posizione normale del corpo per· vedere lontano é l& stazione eretta con gli occhi diretti io avanti, lo sguardo fisso orizzontalmente. Abitualmente i velocipedisti si curvano sulla macchina, e per quanl•> si sforzino di te nere la testa sollevata, una certa inclinazione di questa verso il suolo esiste sempre. In questa attitudine non solo i muscoli della nuca sono fortemente contratti e quelli del collo molto tesi ; ma anche il sistema vascolare della testa é impacciato nella sua funzione circolatoria. Per meglio portare lo sguardo in avanti, 0rizzontalmente, i muscoli retti supel'iori ·e i muscoli piccoli obliqui sono messi in contrazione, e il globo oculare é tratto in alto e in dentro, e questo fa si che la par·te superiore della cornea e quella della pupilla si trovino portate sotto l'arcata sopracigliare in dentro della cavità orbitaria. Pe:Ci6 la vista a distanza allora si fa, per la maggior parte del tempo per la pa1·te inferiore della cornea, la qual parte é la meno esercitata per la vista all'infinito. Il campo visivo si tr·ova temporaneamente diminuito di una porzione ragguar· devole della s ua estensione. A lungo an·iare questa abitudine difettosa diei velocipedisti deve pr·odurre delle modificazioni nel movimento del globo oculare (strabismo superiore o strabismo spasmodico) e nella rifrazione dell'occhio. Una posizione che per meglio vincere la resistenza dell'aria, prende spesso il velc.cipedista consiste nel piegarsi quasi oriz'Zontalmeote sulla macchina. J suoi occhi sono allora rivolti verso la ruota anteriore della macchina, vale a dire verso il s uolo. Questa posizione_produce afflusso di sangue nel globo oculaJ·e, donde pressione sangujgna endocular·e. I velocipedisti che vanno a granJe veloeit.A soffrono molto per la pressione viva dell'al'ia e del vento che frusta, si può dire, le parli anteriori del globo oculare e i suoi annessi. Quando la foi'Za che agisce sull'occhio non è grande, la eia· slicilà del tessuto cellula- adiposo retrobulbare permette al globo oculare di tornare indietro. Ma se la forza comprimente è considerevole e persistente, il globo oculare può rompere la elasticità di questo tessuto ccUulo- adiposo e al-


01 OCULISTICA

Jora si troverà compresso fra le pareti della sommità dell'orbita cha gli 0ppongono dei piani resistenti -solidi , donde risulta non solo una forte pr essione sanguigna, ma eziandio una compressione cir colare del globo, vale a dire un allungamento del suo asse anlero-postel'iore. Questa forza consider~vole el!iste infatti nella pressione dell'aria alla quale è sottoposto il globo oculare dei velocipedisti che corrono a gl'ande velocità e può produrre un cambiamento più o meno durevole del suo stato funzionale: ciò che è di grande importanza clinica specialmente nei velocipeclisti miopi. L'ar-ia atmosferica che1sferza il viso eccita la congiuntiva e la irrita. Togliendole il suo epitelio p ro voca congiunti viti lagt·imali e produce degli s pasmi e degli ammiccamenti d~lle palpebre e gli altri sintomi de)Je ble fariti e congiuntiviti, come il M. ha osserva to nella maggior parte dei corridori velocipedi8ti, Un'altra causa delle infiammazioni oculari è la polvere e il fango sollevati dalla macchina. Questa polvere delle strade contiene molti microrganismi e si introduce, si attacca dappertutto, in tutte le pieghe congiunti vali , ai cigli palpebrali; eccita ed esagera la secrezione delle glandole lacrimali producendo poi una secchezz9: e degli spasmi dei canali lagrimali. . Per la velocità con la quale i velocipedis ti corrono-, avviene un cambiamento continuo e rapidissimo delle impressioni ~etiniche. Nel velocipedista che corre velocemente queste Impressioni si succedono con tale rapidità che finiscono per sovrapporsi e p er confonder si dAndo una impressione r etitica caleidoscopica. Questa confusione delle impressioni successive toglie alla r etina durante la cor sa la facoltà non solo di fissare nettamente la forma degli oggetti, ma specialmente di clliTerenzlare i colori fondamentali specialmente a riguardo del loro contrasto, il che può alla lunga influire sul senso C!'Omatico dell'occhio. Questa confusione di impr~!>sioni produce anche nei velocipedisti abbagliamento. oscuramento della vista, vertigini e quindi spesso difetto di ori~ntazione, cadute, disgrazie. Un grave pericolo pel corridor e velocipedista é la es age-


512

l

t

RJVISTA

razione della altivita del cuore e di tutto il sistema vascolare, massimamente nelle persone nelle quali il cuore e i vasi sono affetti da una lesione organica , onde possono derivare una forte tensione sanguigna, emorragie, embolie ecc. Questo stato si r ipercuote sui vasi oculari. Il M . ha esaminato con l'oltalmos copio il fondo oculare di molti velocipe~ disti pr ima e dopo la loro corsa e ha osser vato, dopo la corsa, delle pulsazioni ma nifeste delle vene e delle a r terie, come nei casi di pressione del globo oculare. La retina presentava un colorito più rosM, e in uno osse•·vò uno stravaso emorragico nella parte superiore della papilla, fra le due grandi diramazioni vasco lari dell'occhio sinistro; ed é a sua conoscenza un altro caso di emorragia retinic8J osser vata in un giovane di 16 anni velocipedista a r rabbiato miope, il quale dovette esser·e sottoposto ad una cura energica . Più pericoloso è l'esagerato velocipedismo nei. miopi, potendo l'aumentata tensione sanguigna inlraocula re da•·e occasione ad emorragie retioiche, a embolie, ed inoltre i miopi sono specialmente iocomodali dalla confusione •Jelle impressioni periferiche retiniche. Negli iper metropi la confusione delle impressioni nella visione da vicino aumenta per la velocità, e può roetterli in condizione da non potere più dis tinguere ~li oggetti da vidno, donde ne deriva una n1ancanza della nozione esatta delle distanze. Gli astigmatici sono anche maggiormente incomodati e possono provare abbagliamenti, vertigini ccc. oltre agli altri distur·bi di sopra mentovati. Il Mirovitch termina il suo lavoro coi seguen ti consigli igienici per gli oechi dei velocipedisti: 1° Prima di darsi al velocipedismo è assolutamente necessario di farsi esaminare attentamente gli occhi; 2° Se esistono delle affezioni infiammatorie degli occhi, di qualunque natura sieno, è d'uopo astenersi completamente dagli esercizi velocipedistici fin o a guarigione definitiva; 3° Se vi sono anomalie di refrazione è necessario correggerl e. I miopi devono astenersi dal fare corse esagerate ; 4• Per quanto è possibile i velocipedisti devono tenersi diritti sulla macchina ;


DI OCULISTICA

~1 3

5o Conviene usare la p recauzione ig ienica di lavarsi g li occhi o meglio ancor a di farsi delle docce di acqua borica o di acqua fenicata a debole soluzione pr ima e dopo la corsa 1· 6• Converrà usare il velocipedismo con moderazione . Le prove ~bituali di 100 chilometri in tre o quattro ore de vono aversi come nocive all'a1.ione del cuore e specialmente per gli ocohi. Non prolungare mai le corse a g rande velocità oltre un'ora. E. R.

A. GAT t'r. - lnlueua della lnnervazlone e della ctroolutoae del 1angue nel corpo vitreo - (Reoue gén.. d'Ophtalmolcgie), 31 merLo 1897.

L'A. ba iniettato aselliramente altra verso la sci erotica nel

corpo vitreo dei due occh i di 2~ con!gli la medesima flU&nlità di sangue ('/u cm. c.) H a praticato poi in questi animAli, ~mpre dallo stesso lato, o la legatura della carotide primitiva, o la sezione dèl simpatico cer,·icale , o tutte e due le 0 !lertziooi ad un tempo, la sciando la circolazione e l'innerva · nel lo ro stato normale dal Ialo opposto. Uccidendo . zrone 1 • COnigli a epoche differenti, non però al di là del nono giorno, ha tro"ato che le allerazioni del sang ue iniettato e del '~lreo eran o più g ravi negli occhi dal lato dove la cirCOI&7.tone e l'innervazione erano state disturbale, più gr·avi ancora dove tutte e due erano state conlemporaneam('nte compromesse. Da queste esperienze egli ha concluso che il $IS\6r:na sanguigno e nervoso ese rcitano influenza non solo sulla secrezione dei liquidi inlraoculari, ma ancora sull'assorbimento dei liquidi nell"ioterno dell'occhio. Resta frattanto a ~dedersi se le eventuali alterazioni fisico-chimiche dei liqur i di sec rez1one · · b ero da n del globo oculare che r1sultereb .,ueste 1681• • . 001, possano con lribuil•e ai feno meni osservati, ed tn quale misura. te.

33

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51i-

RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA NORMALE E PATOLOGICA

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FRtsco.- Istit. d'Igiene sperimen . della R. Uni v. di Palermo. - Le o&pme aurrenaU nel loro rapporti ooi rlQamblo materiale e ooll'lllliDUD.ltà. naturale 4ell'org&DI•mo. (Gio rna le intern. delle scienze mecliche), 15 aprile 1897.

'

L'A. fa un r·apido riassunto degli s tudi fatti sull'azione delle capsule surrenali. Cominciando dal 1855, nel quale anno l'Addiso n descrisse una nuova forma patologica mortale, legata ad alterazione dei suddetti or gani, egli passa in rivista le esperienze di Brown-Séquard, mercé le distinzioni loro, seguite da allri e tendenti a mostrar e che essi sono indispensabili per la vita essendo destinali a distruggere i diversi veleni dell'organismo; quelle del Boinet, il quale loro attribuisce invece un ufficio tanto secondario, quelle del Foà e Pellucani i quali studiarono gli effetti determinati degli estratti di capsule surrenali ottenuti con metodi diver·si e conclusero che esse sono to~siche, rpelle d'altri autori dimostranti che la soslanzu speciale tossica è la neur·ina; tlUelle di Charrin e Langlois sul modo di comporlat·si di tal.i organi di fronte alfe tossine batteriche; quelle di Tribulski e Bield i quali al· tribuiscono loro la funzione di regolare la pres~ione sanguigna per stimolo costante del simpatico. Il Frisco ha usato un metodo indiretto, quello cio ~ della decapsulazione, cercando di trarre qualche conclusione dalle alterazioni auatomiche e dalle variazioni che avvengono nell'organismo dopo la suddetta opet•azione, variazioni riferibili tanto al ricambio malet·iale quanto alla immunità naturale dell'organismo. Come animali di esperimen to si é sel'vilo ?.li


llflSTA DI ANATOMlA E FlSI OLOGlA

5 15

conigli albini e per Lo più in periodo rli ges tazione. Dall'insieme delle sue osser vazioni egli é tratto a rite nere che le capsule surrenali rappr esentano essenzialmente un organo di protezione dell'organismo, e che la loro disti·uzione può sopprimere l'immunità naturale pel' il profondo disturbo cbe no consegue nella nutr izione organica generale. Le conclusioni alle quali egli è giunto sono le seguenti: j • La decapsuJazione compl eta eseg uita in un sol tempo determinava rapidamente la morte dei conigli, non co8i quella eseguita in due tempi e per la via extr a-peritonenlc; 2" Il sesso femminile degli a nimali influisce molto sulla lllaggiore sopravvi venzu dei medesimi ; 3• La soppressione della funzione delle capsule s urrenal i provoca ?ei fenomeni di intossicazione res i manifesti daJla comparsa di macchie ardesiache, a lopecia, croste eczematose sul corpo; ,. Le capsule surrenali eset•citano un'azione tossica sul sistema vasomotorio di LuLlo l'organis mo, rivelata dt.t modillcazioni della temper atura. 5' Le capsule surrenali esercitano una funzione regolalrice sul ricambio materiale ; . 6• l prodot~i elabor ati o ritenuti nell'organis mo, per leSIOne deJJe capsnle surrenali, spiegano un azione deleter ia s ui eentri nervosi cerebro·spin ali (convulsioni, emorragie sotto durali).

.

-. Le caps ule surreoali esercitano uo' azione difensiva 1

per l'organismo contro g li agenti infettivi.

Sca

te.

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Al'TENFRoa. - Ealatenza eU materie battericide nel leuooottt. - Munchner mecl. Wochenschr. e Centralb. fil r die med'~c. W issemrch .), N. 14, 1R97.

Dai lavo . d'1 quidi rt Bucbner, Kossel e Haho sappiamo che i liPìoge:he contengono molti leucocili banno sullo stafilococco 0 eror a . au~eo, s ul bacillo del tiro addominale e s u altri mitsang~en~rm. azione più fortemente batter icida che non il egh s tE'ssi J nJma.Li, da cui questi liquidi con lauco-


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l

!)16

81\'ISTA DI ANATOM IA E FISIOLOGIA

citi provengono. La prova rigorosa che i leucociti sono veramente la sorgente della materia battericida, lo Sch. riusci ad oltenerla estraendo questa materia dai corpuscoli bianchi del sangue. Ed inoltre si fondò sul fatto che gli essudati nei quali i corpuscoli bianchi sono stati disfatti col congelamento agiscono ~ullo slafllococco piogeno aureo con maggiore in· tensit.à degli essudali priva ti delle cellule con la centrifuga· zio ne; e questo si spiega perché col congelamento e successivo digela mento la materia dei dislrulti leucociti resta disciolta e cosl i1 liquido acquista una forza battericida maggiore. Lo Sch. si procurò liquidi r icchi di leucociti iniettando sul ventre di porcellini d'India 5 cm. di poltiglia farina cea. Dopo 15-18 ore, secondo la grandezza dell'animale, erano iniella\i 5-10 cm. della soluzione fisiologica di clor uro di sodio e l'a· nimale era immediatamente dopo uccisò con la recisione dei vasi del collo. Il contenuto della cavità addominale, con liquido giallognolo tor bido, era aspirato con pipetta sterilizzat.a, ciò che era possibile per via della diluzione con la soluzione salina. Il liquido era centl'ifugalo per 10-1 5 minuti in due tubetti, siccbè le cellule s i depositavano in fondo. Lo Sch. divis e il liquido di un tubetto, in modo che un saggio fosse costituito esclusivamente da liquido chiaro, e l'altro con· tenesse inoltre leucociti. Ambedue i saggi li fece.congelare per 4- 5 volte e successivamente riscaldare a 37" c. Il saggio che conteneva leucociti si dimostrò m~to più attivo dell'altro. In altra maniera ancora mostr ò che la materia battericida deriva dai leucociti. Dapprima r ese inattivo il liquido r iscaldandolo per mezz'or a a 55-600, e lo fece quind i congelare e disgelare. Per tal modo r iuscì a far diventare l'~ssudato ina_ltivo di nuovo battericida ; dal che concluse che la materia attiva doveva procedere dai leucociti distrutti .


5·17

RIVISTA DI MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE CoLOMBINJ. -Della dUrulbWtà del prop...o bleDorragloo

4all'uetra &Dterlore alla po•terlore e 41 UDa Duova 0&1Ul1lla per lelDlesloDl uretrall totall. - (A tti della R. Accad. dei.ftsiocritici in Siena), Ser ie IV, Vol. VIII, 1897. L'A. ha voluto studiare la questione cosi soggetta a dispa-

rità di pareri, se cioè il pr ocesso blenorragico non oltrepassi ordinariamente 1 limiti dell'uretr a anterior e, oppure si propaghi alla parte posteriore dell' ur etr a. Le esperienze che egli ha praticate a tale scopo, ponendo a pr ofitto con giusta interpretazione la nota prova dei due bicchieri, suggerita dal Thompson, sopra 300 blenorragi<:i, ba nno provato che la difrusione del processo blenorragico dall' uretra anteriore alla posteriore, risultò nella più evidente maniera a vvenuta in queste.proporzioni : Nella 1' settimana dopo la infezione nel 39 7 per cento dei casi A 2• » • , nel 65 » • • nel 62.15 » • • 4• » , » nell' 84.5 • • • Quesu fatti dioooslrano che la propagazione dell'infiammazione all'uretra posteriore deve essere considerata non più come una complicanza della blenor ragia, ma come un fatto quasi cos~nte dovuto alla evoluzione naturale del processo morboso, e CJÒ all'infuori di ogni altra causa cb e possa ve nire incriminata quale atta alla propagazione del male, come il lavoro, la fatica, il metodo curativo. Stabilita così la quasi costante difr~sione del processo morboso all'uretra posteriore, ne viene dt conseguenza che i rimedii locali devono e!-;sere portati ~n lè. dove esiste l'affezione, e che il metodo ordinariamente Impiegato delle iniezioni con un comune schizzetto, non :~rve che a cura re l'uretra anteriore e non é di alcuna uti~té per le affezioni d"'lla parte posteriore dell'uretra. La cura ell'uretra totale deve dunque esser fatta in modo che iniquido vada ad·ll'l'tgare · · tutta l'uretra fino alla vescica. completamente

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Rl\' ISTA DELLE MA LATTIE VENEREE E DELLA PELLK

L'A. allo scopo di mett.ere nelle mani dei b!enorragici uno st1·umento dì miqor costo, di più semplice applicazione, facilmente disinfettabile, ha fatto costruire un appare cchio che consiste in un recipiente dj vetro, pirifm-me, della capacità dj 200 cent. cubi circa, il cui beccuccio esterno, di forma olivare, é facilme nte adattabile al meato urinario. All'altra e s tremita è innestata una g rossa palla dj cauc· ciù facilmente separabile dal recipiente di vetro, il quale può esse re tenuto in un bagno antisettico come e quanto si voglia. Per usare questa siringa occorre prima riempirla pe1· as pirazione col liquido medicamentoso mantenuto alla temperatura di 300-35•, espellendone tutta l'aria che eonliene. Dopo aver fatto urinar e il paziente, si introduce la cannula orizzontalmente nel meato fino ad otturado completamente, e si esercita una pressione unjforme sulla pera di gomma fino a che tutla l' uretra fino al bulbo sia riempita di liquido. Ritirata allora la siringa, sii lasdia uscit•e il liquido sltesso, poi intro· dotta di nuovo la si ring a e leneudnla bene applicata al meato, si fa una nuova iniezione, raccomandando al malato di non fare alcuno sforzo e di res pirare profondamen le, cons igliando anche di far l' atto di mingere. Dopo la sensazione di una leggera resistenza v inta, il liquido penetra nell'u.r etra poste· r iore, e da ·questa in vescica; si lascia poi che il malato emetta colla minzioue tutto il liquido penetcato in vescica. Le iniezioni s i farao1no io numero di 2 o 3 al giorno, e il liquido da iniettarsi sarà o il sublimato all'i per 30000, 1 per 20000, 1 per 10000, o il pe rmanganato dj potasse all' 1 per 4000, - 3000 - 2000, o il nitrato d'argento all' 1 per 6000 - 5000 4000, o meglio ancora la resorcina all' 1-2 per 100, o l'ittiolo alla stessa dose. L'A. dice che dalla penetrazione del li•J uido io vescica non si ha pericolo di diffusione del processo morboso, prima di tutto perché prima di far la lavatura totale si fa orinare il paziente e si fa la lavatura dell'uretra anteriore, e poi perché ormai si sa che la diffusione del processo all'uretra posteriore e anche piu in là, avviene ugualmente per la naturale diffusione del processo morboso. Applicalo questo metodo su 25· ble nort:agici, l'A. si é convinto della sua efficacia curativa e non ha riscontral{) complicazioni di sol'ta.

te.


519

RIVISTA DI TERAPEUTICA Pror. M ...toccu t. - Del pflarier all' jodolo nella oara 41 alone aalattle veneree e alJlUtlohe - (811llett. delle lcierue mediahe, Bologna, febbr. 1897). L'A. riferisce il risullato di alcune esperienze falle nella

soa clinica col p8aster all'jodolo for nitogli dalla ca.<\8 Kalle di Biebricb. Egli trattò colla medicatura al pflaster jodolico 120 CSisi divisi in tre serie: 1.' Adeniti e periad~>niti; 2' Epididimili e orcheo-epididimiti; 3' Malattie diver se. Egli conclude che tale preparato è eccellente quale risolvente in al~une malattie venereo-sif:lliliche, e che la sua azione si spiega 10 duplice modo, primiet•amenle come antiflogistico, in seC:Ondo tempo come risolvente dei prodotti neoplastici. Lo ri~e di gran lunga preferibile in molli casi al pflaster idrar~l'leo.

te. P. RtcLus. - Eaoalna e oooalna. mddec., 16 fe bbraio 1897).

::bt

( Bull. de l'Acad. de

Le. stampa medica tedesca ha menato gran rumore, da

rnesi, attorno a un nuovo anestet~co locale, l'eucain~. d. ~rla dal Marling, essa è stata stud tala nel laboratoriO 1 Llebreicb, a Berlino dal Vinci, secondo il quale essa avrebbe . • . . li aztone uguale alla cocatna con cer te dtlferenze delle ~u~ la Più Importante sarebbe il minor g rado di Lossicilà. d' eclus, allo scopo di studiare com parativamente l'azione n~tqueste due sostanze, conoscendo le difficoltà che vi sono quateonr~ontare due anestetici locali pel diverso modo col d&si~ gh individui manifestano il dolore, ha trattato il meo omrnala to dividendone il campo operatorio in due


520

RIVISTA '

metà eguali e servendosi per ciascuna metà di un anestetico differente. Riassumendo il r isultato delle sue osser va .. zioni cliniche e delle esperienze fatte dal pror. P ou chet, egli! conclude che l'eucaina, pure essendo un vero ar'llll gesico, non si può dir e superiore alla cocaina perché l'iniezione è più dolorosa, perché pr oduce una notevole iperemia dei tessuti ed il cam po o per atorio viene ad essere abbondantementecoperto di s angue, perchè l'analgesia è meno completa e dura meno, e specialmente perché la s ua tossicità è quasi tanto grande quanto quella della cocaina . Queste conclusioni non differiscono che poco da quelle alle quali é giunto il L~gneu in una sl!a memoria pubblicata nella GaJette des h6pitaua:.

te.

H. MoLLIÈRE. - AppUo&slollle•ter.lle 41 pUooarpiD& Della. oDr& delle neMtl e del loro etretto dluretloo ID partlool&re. - (Journal de Médeeine et de Chirurgie, gennaio 189'7). La cura con le applicazioni esterne di pilocarpina consiste nelle frizioni di tutta la r egione dorso-lombare con una po• mata cosi composta : vaselina bianca 100 gr ., nitrato di pilocarpin~ 5 a 10 centigr. La regione viene in seguito ricoperta con u no strato di cotone e da un foglio di tela incerata, fissando poi il tutto con bende. Le fr izioni vengono fatte tutLe le mattine e gli inviluppamenli mantenuti per tutta la giornata, a m eno che non riescano troppo incomodi a l malato, ciò che s i verifica rarissimamenle. P iù di 80 malati affetti, sia da nefriti acute a fr igore o in fettive, sia da nefriti croniche, sono stati sottoposti a questa medicazione nel r eparto di Molliére. Furono riscontrate in una maniera costante la completa guarigione nei primi e la scomparsa rapida e duratura degli accidenti acuti nei secondi. Ecco quali. sono i principali effetti osservati. F in dal gi<>rno susseguente a quello in cui vennero com inciate le frizi oni la quantità delle orine aumenta conside•


revo! mente. I nefrilici entrati allo s pedale in istato di anuria o di olig uria pre~en tano dopo due o tre giorni una poliuria talvolla enorme. Un secondo fen omeno, molto impor·tanle, è la comparsa nella maggior parte dei casi di una diaforesi ener gica, la quale si mantiene abbondante per tulla la durata della cura nel maggior numero dei casi. L'albumina scompare sovenli o diminuisce sempre nei malati sottoposti a tale cur·a. Nello stesso tempo che l'eliminazione l:li l'u cou un'inlensiiA cosi notevole, gli acciJe oli retrocedono mollo r apidameute; scompaiono gli eJemi; la dispnea è sostituita da una respirazione anormale; i piccoli accidenlr si dileguano ben

presto. Il lraltameoto é assolutamente innocuo, sia per i ris ultati immediati che per le conseguenze lardi ve. Numerose esperienze dimostrano la spociflcilà della pilocarpina ira tal modo adoperata ; i r·isullali non devono essere attribuiLi né all'eccitamento cutaneo proJotlo dalla frizione (perché la semplice vaselina usata nelle identiche condizioni od allri alcaloidi a pplicali nello stesso modo non hanno dato alcun apprezzabile r isultato), nè al calore conservato dagli inviluppamenLi adolLati (perché vari malati sono stati av volti da o vaLLa senza che abbiano avulo uutt diaforesi cosi abbondante). L 'Alrolo. N. 13, 1897).

VEJEL -

(Centralb.fiir die mecl

Wis~ensch.,

L'sirolo che è una combinazione di bismuto, di a cido gallico e iodo é una polver e fina di color verde erba leggera, assolutamente senza odor e nè sapore insoluble nell't~cqua nell'alcole e nella glicet•ina. Sulle parli fer·ite perde il color verde e diventa giallo sprigionando iodo. Si può spargere facilment.e con un pennello o con un soffietlo da polveri. È s ta~ s pecialmente provato con buon effetto nelle ulcer e della gamba, nelle quali calma il dolore, la ulcera si deter ge e diminuisce la secrezione, la pelle vicina in niun caso resta


529

RIVISTA

irritata, cosicché e specìalmente raccomandabile nelle ulcere della gamba che sono associate ad eczema. Del resto il V. usò l'sirolo sempre con buon resultato in tutti quei casi in cui si suole usare l'iodo sul quale possiede molli vantaggi: non ba odore, non é tossico, non- irrita e diminuisce la secrezione.

Bimeli llUOvl. Aol4o aUoero-folforloo. - (Gl'Incurabili. Fascicolo 23 e 24). È noto che, secondo gli studi di Robin, i glicero-fosfati

agiscono nell'organismo accelerando il ricambio. Ora, l'acido glicero-fosforico faciliterebbe l'assimilazione nervosa dei rosfati alimentari, e siccome l'eliminazione nel sistema nervoso resta modificata, cosi questo prepara to deve considerars i come mezzo di risparmio del sistema nervoso. Secondo una prescrizione del Gay, questo tonico nervi no si può dare in questa formala : G1icero-fosrat·J di calce. 10,0 Acido citrico. . 1,0 Zucchero bianco 610,0 Acqua distillata. 3W,O Sciogli a lieve calore . • Da darne tre volte al giot·ne un cucchiaio da zuppa. Si può anche preparare ùel vino al glicero-fosfato di ferro : Glicero-fosfato dj fer ro. 10,0 Vino Madera . . . . . . 1000,0 • Macer. per 24 ore. Filtra. Un bicchiere da rosolio prima di ogni pasto. ·se si preferisce la forma pillola re, é consigliata la formola seguent-e : 1,5 - 3,0 Glicero-fosfato di ferro . . . 1,5 - 3,0 Polvere di radice di rabarbaro 4/> - 3,0 Estratto di china . . . . . M. f. pillole 60 cosparse di poi vere di cinnamomo. Qua ttro, sei pillole al giorno ai pasti. T.

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ur TERAPEI:l'ICA

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CoLOI4BtNt e SJMoNELLt.- R. Università di Siena.

- Dell'a stone 4ell'lo41ll'o eU pot&11to 1agll ele menti del l&nrue normale. - 1897.

Gli AA. si sono proposti di studiare quali moditìcazioni induca l' ioduro di potassio sugli elementi costituenti il sangue normale in varia dose ed in var•io modo somministrato per la via dello stomaco. Èssi hanno scelto per gli esperimenti individui in perfetto stato di salute, procurando che tenessero sempr e un identico regime di vita l)er tutta la durata deU'espet'imenlo. In ciascuno di loro, dopo un periodo di tempo sempr e uguale, e alla medesima ora del giorno, praticarono l'enumerazione dei globuli r ossi e bianchi, la valutazione della emoglobina, del peso del cor po, e giun~ero alle se~uenti conclusioni: 1• L'emoglobina diminuisce alcuni giorni dopo l' inizio della cura, poi d iminuisce ancora o si ha un lep;giero aumento dm•anl.e la somministrazione del rimedio ; cessata la sua sommioistl•azione tende a crescere ; 2o I globuli rossi in principio decrescono di numero anche notevolmente; dur·ante la cura presentano oscillazioni di aumento e eli diminuzione ; cessala la cura decrescono sensibilmente di numero ; ma poi mostrano una tendenza a nuovamente s alire ; 3• l globuli bianchi non mostrano di essere per nulla influenzati dalla cura ; 4' 11 peso del corpo va progressivamente decr escendo e torna ad aumentare non appena cessa la cura. te .

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CoLOMBL~l e GEMELLI. -

R. Univers ita di Siena. -Dell' a zione 4ell'lo41U'O dl potudo •ul sangue del ldfllttiol. - 1897.

Ammessa l'azione benefica gener&lmente . riconosciuta dell'Joduro di potassio sulle miu~ifestazioni sifilitiche terziarie e la sconcordanza delle opinioni in quanto alla sua efficacia nella sifilide secondaria, gli autori per avere qualche da to più preciso alto a delucidare quest' ultima que!>lione, hanno pensato di studiare l'azione in rapporto all'anemia sifllitica, la quale è il fenomeno più importante della sifilide secon-


•• RIVISTA DI TEiiAPEUTICA

daria e l'indice più sicuro in proposito. Essi han no scelto si6litici, ai quali tenner o dietro scrupolosamente dal comparire del sitìloma iniziale fino alle prime manife slazioni secondarie, in coincidenza delle quali cominciarono e la cura iodica e gli esami ematologici . El)si hanno concluso : 1• Che l' ioduro di potassio somm:nistrato nei primi momenti dell'infezione sitllitica, quando questa ha dalo luogo a diminuzione del numero dei globuli rossi e della quanti!A di emoglobina, porta un aumento rilevante nel numero dei primi e nella r1uantità di quest'ultima; 2° Continuandone la somministrazione, si nota una certa diminuzione dei globuli rossi, poi un progressivo aumento, talora invece non si ha diminuzio::1e, ma solo il progressivo aumeolo. L'emoglobina s ubisce le stesse rasi ; 3<> Cessala la cura iodica, i globuli r ossi e l'emoglobina tendono prima a diminuire poi to rnano ad aumentare. 4• Parallelamente al miglioramento della crasi sanguigna si ha un notevole aumento progressivo del peso del corpo; 5• Osservandosi falli quasi di ordine inverso oegli individui sani, devesi presumibilmente ritenere che il miglioramento della crasi sanguigna sia da ascriversi all'azione dell' ioduro s ul oirus sitllilico ; 6• L' ioduro di potassio a dosi non mollo alte e non mollo lungamente protratte, costituisce un ottimo rimedio per le gravi cloro·anemie dell'infezione sitUitica. te.

RIVI~TA Dl TECNlCA E SERVIliO M~DICO MJL1TARK C. MARzoccHt, tenente colonn. del genio e F. DELLA VALLE, capitano medico. - Tlpo 41 tenda per o•pe4&le ~r. oampo dlmont&gua. - (Rioista d" artiglieria e gefltO, marzo 1897). di avere Lo s copo che gli AA. si sono proposti è stato sernplice una tenda facilmente someggiabile, di montatura e spedita, resist~nte all"azione dei venti.

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RIYISU DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO lliLlTARK

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L'armatura d~lla tenda è tutta in fer.t·o, e, per· mantenerne la leggerezza, il fet-ro o é vuoto o piatto a seconda del pai'ticolare ufficio dei singoli pezzi dell'ar.matura. Pe1· otlenel'e la ~tabilità fu abbandonalo il sistema dei picchetti, mal ~icuro sp~cialmente in mo.ntagna, dove il suolo roccioso non permette spesso di approfondirli. La stabilita fu ottenuta colla formR Rpeciale dell'armatura, costituita di r itti, di saette e di tiranti, che riuniti fra . loro (ormnno tanti. triangoli rettangoli indeformabili, e di piccole incavallature pure triangolari. L'insieme di questa rigida armatura posato sul terreno può essere, sui pezzi che sono a contatto col terreno stesso, caricato con zolle, pietre ed anche coD bagaglio degli stessi emmaleti, in modo da poter dare aHa tenda la resistenza necc~saria contro l'azione del vento. L'uso del ferro presenta inoltre considerevoli vantaggi dal punto di vi!:'ta della durata, della facilità di disinfezione, del piccolo volume e delle ri parazioni che possono farsi dovunque, perchè ,presso i corpi si tt·overanno sempre fucine ed operai ada tti. La tenda consta di un'armatura e dei !eli. L'armatura è formata da tre incavallature di ferro pialto, composte di due puntoni e di una catena rialzata, le quali armature sono sostenute da ritti di londino di fer~·o vuoto, rinforzati da saette, pure dello stesso ferro, collegate col piede dei rìtU mediante tiranti di fet·ro. I ritti degli angoli hanno due di tali saette· per ciascuno, cioè una nel piano della testata e l'altra nel piano del fianco della tenda. Le incavallature sono ri~nite fra loro per mezzo di quattro arcarecci e di uq colmereccio di tondioo di fet'ro vuoto. I pezzi dell'ar matura sono verniciati con vernice a smalto, r_esistente all'azione dei disinfettanti, e da esperienze falLe è rJ~ultato che si presta ugualmente bene a tale scopo tanto il Rl polin, quanto le vernici Paramatli. 1 pani delle vili che servono alla giunzione dei vari pezzi sono di bro nzo, perché l'0ssidazione non abbia col tempo a rendere diftìc~le l'a vvitalura. 1 teli sono due, uno esterno l'altro interno Quello est.erno


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IHVISH. DI TECNICA

è fatto di tela fulva da tende da so:dato. Presenta spacca-

ture alle lesLate per i passaggi, e spaccature in corrispondenza delle saelt.e estreme, per poter sollevare il telo quando occorre. Le varie parti sono unite fra loro con ghiandelle ed occhielli, e sono fissale all'armatura mediante legaccioli di spago, che passano in appositi buchi fatti nel Lelo, guar· niti di occhielli di ottone. Il telo interno è di basino bianco e si limita alle sole pa· reti per tutta l'altezza dei ritti ai quali è tìssllLO; mentre il telo esterno é fissato alle saetLe, formando cosi una iot.ercapedine di sezione triangolare tutto intorno alle pareti della tenda, che ne protegge l'interno dai bruschi cambiamenti della Lemper·atura esterna. L'interno della tenda misura in pianta 3 m. per 4 m., ossia una superficie di 12 m'. L'altezza dalle pareti verticali è di 1,70 m., quella sotto il colmereccio di 2,7(} m. La cubatura· è di circa 26,.:) m'. La tenda chiusa può dare comodo ricovero a sei ammalati, di cui quattro disposti normalmente ad un lato lungo e due parallelaruente lill'allro Ialo lungo. In caso di bisogno però, fissando anche il telo interno alle saette, come quello esterno, invece che ai ritti, si può disporvi otto ammalati, e cioè quattro p&r parte norma!· mente ai lati lunghi. Luce, ventilazione, riscaldamento. - La luce e data da due lunette semicircolAri intagliate nei !.impani delle teslate, le quali lunette si chiudono mediante adatte tendine di tela bianca, che vi l;Ì fissano con bottoni ed occhielli e che lasciano· passare luce sufficiente e diffusa. La ventilazione, oltre che per queste lun eUe, é assicurata dalla perrneabilità dei tessuti e può anche graduars i e rego· larsi mediante parziale ed opportuna a pertura delle spaccature corrispondenti ai passaggi. Nelle stagioni e nelle ore estremamente calde si potrà sol· levare i teli esterni arrotolandoli e fissandoli alla sommità delle pareti, ed assicurare il telo int~rno alle saette, rialzaodolo a guisa di oeranda, in modo da pr ocurare ai maIali il refrigerio di una attiva ventilazione nella perle bassa~


E SERVIZIO ~EOICO MILITARE

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pur difendendoli doll'azione di l'ella del sole .e della luce troppo viva. Per contro nelle stagioni fredde, oltre alla protezione data alle pareti dalla intercapedine, si potrà fare sul tettuccio della tenda una copertura di paglia, adattandovela con legature di spago e con bacchette di legno da trovarsi sul posto. La montatura si eseguisce da tre uomini in pochi minuti. Si compongono a tet·ra le incavallature di testa e l'i ntermedia, indi si sollevano, sottoponendovi a sostegno i ritti e Id saette. L'armatura si ricuopre prima col telo esterno e dopo si fissa per uHimo quello interno. Il peso della sola at·matura non raggiunge i 45 kg.; quello dei teli ed accessori è di circa 25 kg., cosicché io totale non si eccedono i 70 kg.; ossia il giusto carico di un quadrupede usato per il someggio in montagna. L'i~ballaggio si fa l'iunendo le parti di ferro in fasci e le Lele in un sol collo, proteggendo il tutto con guaine di stoffa impermeabile. \ pezzi più lunghi dell'armatura sono di 2,05 m.; ma attesa la loro leggerezza ed il poco volume, gli AA. non credono che possano costituire un serio imbarazzo nel someggio per vie mulattiere discrete, quando si abbia l'avvertenza di di!lporli non sui fianchi , ma sulla groppa del quadrupede. Converrebbe !are esperienze a tale proposito, ma ove da ciò risultasse l'opportunità di avere i pezzi più corti, gli AA. propongono di dividerli in due per riunirli od a· snodo od a vite o ad incastro. Anche i puntooi di ferro piatto potrebbero ripiegars i a cursore e la catena a perno. Cosi nessun pezzo avrebbe lu~ghezza maggiore di 1 m. E .stato costrutto 1mche un carnpioue di armatura con tali mdodtficazioni e, benché più complicato, non pare dia luog o 8 mconvenienti. 11 . costo di una lenùa completa sarà di circa 300 lire, ossia 1tre 50 per malato.

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RIVISTA DI TECNICA

Il 4lrltto 4el •ol4ato ·t erlto. - Dott. PoRT, generalarzt dell'esercito bavarese. (Bull. intern. des Soe. de la Croia: Rouge.

Sotto questo Litolo il dott. Giulio Port, generalarzt dell'eser· cito bavarese ha. pubblicato una memoria (l) molto ioteres· Mnte. È un avver timento, un grido di richiamo, perché il diritlo dei feriti di essere trattati da neutrali e soccorsi sul campo di battaglia sia pienamente rispettato presso le nazioni firmatarie della Convenzione di Ginevra. N ella sua in· troduzione egli racconta come dopo la battaglia di W6rlh, egli aveva trovato in più sili delle vere trincee fatte con c~daveri. Oggi davanti al perfezionamento delle nrmi e la necessità io cui si trova il tiratore di cercare ad ogni costo un riparo, i suoi timori si risvegliano. Egli teme che i feriti nelle fosse vengano calpestati dai soldati che vanno a cercarvi uno scher mo e dubita che i feriti siano per troppo lungo tempo abbandonali sul campo di battaglia. Passando in esame le riforme da introdurre nel servizio sanitario, il dott. Port segnala i tre punti seguenti, sui quali esse devono essere indirizzate. 1'. I feriti sono lasciati troppo lungo fempo sul campo di battaglia.

Ogni compagnia ha quattro portatori ausiliari con una sola barella; occorrer~bbero due barelle almeno. l portatori devono essere muniti di bracciale con croce rossa, per essere riconosciuti e non dovrebbero essere armati di fucile. Bisogna che la maniera di trasportare i feriti, si mella in armonia col modo di combattere odierno, io questo senso, che i portator i devono abituarsi a trasportare i feriti andando carponi o curvi e sollevando la barella solo quel tanto che necessita per avanzare. E ssi non altri altri· (l) Den. Kriegauerwundelen illr Recllt/ Bln Malln ruf, von Or. J ULtUS Poar,

k. Bayeriscber Genéralarzt. StuUgart, 1896.

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l SBllVlZlO li.IDICO MI LITARE

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meoli non hanno nessuna speranza di sfuggire a lle palle del nemico. A questo effetto, i portatori dovrebbero avere a loro disposizicme due r uote o rulli , s u cui avanzerebbe la barella o un piccoto carro sistema De Mony, che loro per metterebbe a mezzo di una corda ser vente da tirella, di traspor tare con minore disturbo il ferito . . La presenza. di un medico io t• linea non è indispensabile; un portatOre elle abbia ricevuto una conveniente istruzione, basta. È sul posto di medicatur·a, dove il mater iale necessario è m esso a sua disposizione che egli diviene veramente utile: Un solo medicò pe1' battaglione allorché la linea di spiegamento di esso si estende per 500 metri, è a&solulamente falso. I me.ii.ci devono seguire le truppe non gié. in prima linea, ma col posto di medicazione , e non é che dopo aver e ricevuta la pr ima medicazione che i fe1·iti deV(IDO essere diretli all'ambulanza p1·incipale. Il servizio dei medici é differente di giorno da quello che deve essere di notte. Di giorno essi devono fare delle m ed ical ure sufficienLi perché i fe1·iti possano essere traspor tati al luogo di medicatura princtpale. Per questo è necessario cbe i medi.ci abbia no a loro disposizione dei veicoli, ciò che del resto gli ordinamenti militari in guer·ra prescrivono. È pressoclrè impossibile di far servire a questo .ufficio Je vettu.re di approvvigiona mento, dappr ima perché esse non sono disponibili, in seguito perché il sangue di cui pos~ono esser e insozzate durante il traspo rto dei feriti, le r eo· der ebbe impropr ie a contenere dei vivt:ri. Il solo mezzo è l\i munire ciascun battaglione di una vettura d'ambulanza; ve ne sarebbero così 25 per cor po d'armata. Che non s i obbietti cbe Queste vetture imbarazzerebbero la marcia dell'armata, parche questo sisLema h~ funzionato in maniera molto sodd/sf.9~ente nel 1870-1871 e in Francia le ve tture di maiali, r egolaO!it::Jlentarmente previste, s i estendono per una l111nghezza. mo/~ ·· considerevole. . pm Essa potrebbero trasportare le ba.~~e ~ ~-::A ... e11a marcia in avanti e raccogliere 150 ferili dopo

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BZIOClfa. 46•

.Dì r-.:. ~lle, il ser vizio dei medici e del loro assistenti è più ~

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RIVI STA DI TRCNIC..\

important.e ancora. É un còmpito molto arduo quello cbe impongono a l medico, i regolamenti in vigore, di assicu· rar si che dei feriti non sono rimasti senza soccorso sul campo di battaglia. Bisogna che tutlo il personal~ sanitario chA appartiene alle truppe (cioè per la fttnteria 50 medici. JOO infermieri, 400 piJr· tatori ausiliari per corpo d'armata) sia requisito pe1• com· piere questa mansione. É ciò che ha luogo in Baviera, dove si è solamente dimenticato di prevedere cbe questo personale avrebbe bisogno di riparttre le sue forze e di avere delle lao· terne. Delle pttttuglie sono state qualche volla incaricate di questo ser vizio, ma esse hanno sovente da allontanarsi troppo dal campo e sono in o~tn i caso insufficienti; occorrono assolutamente dei posti sanilarii ripartiti su tutto il campo di battaglia. Non ·é cbe quando quest'ultimo è stato intiera· mente visitato e che le cure più elementari sono s ta le date a quelli che r espirano ancora, che si può pensare a trasportar·e i feriti. È gia grande ..:onforto pei feriti rtuello di sepere che non sono abbAndonati e che ben tosto verra il loro turno per essere soccorsi e rilevati. Il personale sanitario che lavora di Jtotte deve essere armalo di rivoltella per difender!;i, sia pure dai ladri del campo. Un articolo deve essere inserito nella Conve nzione di lHnevra, di maniera che questa difesa legillima non sia conside· rata comtl una offesa alla neutralita. Il personale sanitario cbe lavora così sul campo di battaglia, rischia, è vero, di essere avviluppato in un a ttacco uollurno, ma non più di quello che lo sarebbe io caso di vittoria o di marcia in avanti del nemico. 2o. I feriti r·accolli nei posti di mediea.ione non sono abbastanza rapidamente ricondotti indietro.

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Egualmente al posto ·principale di I(ledicatura i feriti non devono subire che le operazioni urgenti e r icevere le cure io· dispensabili; io effetto questo posto non è in generale lontano c he di tre chilomalri dalla linea del fuoco e più Facilmente es-


E S&RVIZIO MEDICO 111LITARE

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sere esposto allé palle. Questo posto non deve costituire che unR tappa docde i feriti sono diretti sugli ospedali da campo più lontani. Quando questi posti sono troppo pieni, delle spaventevoli catastrofi sono da Lemere per l'incendio o lo schiacciamento. Molteplici est:mpi presi a prestito clalla storia della guerra fraoco-prussiana fanno toccare con dito questo pericolo. ~ assolutamente iodispensal'lile che il numero delle vetture destinate 8 condurre i feriti lontano dal campo di battaglia sia aumentato e che non si altenda la fine del combattimento per procedere alla evacuazione, e ciò malgrado la resisLenza dei generali in capo che si oppongono sempre all'aumento delle vetture. AllualmenLe le vetture non sono che in numero di 2+ per corpo d'armata, e sono troppo occupate a ricondurre i fe· riti dalla linea del fuoco al posto di medicazione per essere utilizzata in altra guisa. Occorrerebbe almeno allestire avanti il combattimento dei carri di requisizione che permetterebbeso di condurre i soldati più leggermente feriti e di evilat·e cosi in una cer ta misura l'ingombro. Fare la operazione inversa, cioè approssimare gli ospedali al campo di battaglia - benché questa misura rispar mi ai fe· Ceriti un trasporto sempre pregiudizie,·ole - è inammissibile 8 causa dei pericoli ai quali si espongono. Per soddisfare a questa necessita, occorrerebbe una colonna di 80 8 100 vetture per corpo d'armata, che si terrebbe sufficientemente indietro per non ostacolare i movimenti delle truppe; in caso di ritirata basterebbe interdire ad ess e di rimanere sulla s trada che s eguono Ìe truppe e se il nemico le raggiunge, la Croce Rossa basta per proteggerle. Ques te vetture devono ess ere a due o quattro ruote e con~enere le cope rture, i viveri e il materiale da medica tura di cui 1 fer iti possono aver bisogno. Quelli che sono leggermente fe· riti possono essere trasportati a cavallo. Come gli ospedali, le vetture dovrebbP.ro essere tutta pronte 6 in prossimità della frontiera per evitare sul principio delle ostilità una mobilizzazione col~ssale.


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lllVISTc\ DI TECNICA

a•. I feriti non deoono in caso di ritirata essere lasciati i n mano del nemico.

Questo è il primo desider.io dei feriti, ed esso é certamente il più legittimo. Si sono visti sovente i feriti caduti nelle mani del nemico malLratta~i ed insultati da una soldatesca sfrenata. Ma, indipendentemente anche da ques ti proc~ssi brutaH, è comprensibile che ogni belligerante si occupa da principio dei suoi proprii ferili e sovente non resta più tempo, né più materiale per soccort•ere quelli del nemico, perché è raro cb~ un'armat-a possieda io personale ed in materiale più di quello che le abbisogna per il proprio servizio. Bisog na che con patti internazionali, le amministrazioni militari siano tenute a pr-ovvedere che un numero s ufficiente di vetture possa tl'asportare i feriti in caso di ritiro delle truppe. La disfatta di un'armata deve misut·arsi non solamente dal numero dei cannoni e delle bandiere lasciate nelle mani del nemico, ma pure da quello dei feri ti abbandonati indietro. È un commettere una violazione grave dell'art. 6 della Convenzione di Gioevr·a il lasciare senza soccorso i nemici ferili. Terminando, l'autore osse1·va come lo sviluppo della ot·ganizzazione sanitaria non abbia seguito quello della trasformazione dell'armamento. A questo riguardo la Baviera avrebbe potuto insegnare molte cose alla Prussia, ma la con· cenLrazione e la unificazione di questi servizi l'banno para· lizzal.a. Sanza questo essa avrebbe inaugura~ dei g randi progressi; i suoi generali sono meno refrallal"i a lutto ciò cbe può sembrare anche lontanamente un intralcio per le e\·oluzioni dell'armala. La buona volont.A dei medici non è messa in fJuistione, ma non può bastare da se sola. Bisogna che le potenze legiferanti interve ngano in favore dei deboli e degli oppressi. Nella merno1·ia che qui abbiamo analizzata, l'autore senza dissimularsi in alcuna maniel'a, li attacchi ai quali egli si espone, e perfino le ire che va a s uscitare, ha avuto il co·


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E SERVIZlO MEDICO MILITARE

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raggio di parlare senzll ambagi e senza relicenze, dopo ciò che a lui hanno suggerito una esperienza di lunga data e una attività senza posa. La sua memoria é una protesta energiea , eloquente, contro lo sdegno colpevole che troppo sovente le altè amministrazioni militari manifestano per l'infelice caduto sul campo di battaglia. Egli ha sentito il bisogno di alzare la voce, mentre ancora pu6 farlo, e di adempiere ciò che considerava: come nn do,•ere sacro. Gli è abbisognalo un. coraggio poco ordinario ed una nobile franchezza, così come una convinzione profonda, per gettare questo grido di allarme, al quale la sua competenza personale da una grande impor tanza. 'È vivamente da desiderare che l'appello del p;eneralarzt doU. Porl sia inttlso, che la sua memoria s ia apprezzata, come merita di esserlo, e che spezzando le resistenze che egli denuncia, si riesca a provocare in un avvenire prossimo una migliore organizzazione dei .servizi di sanità, par ticolarmente in 1" linea.

M.

D 8trvlslo 8&1litarlo mlUtar• naso. - Vienna 1896. J. Safar, editore.

Dolt, PAOLO MYRDACZ. -

ll solerte Dr. Myrdacz dà in quest' altro -volume del suo Handbuch j'ur Milittiriir~te, una esposizione completa dello stato- passato e presente del corpo e del servizio sanitario russo. Siccome per molti punti l'organamento sanitario russo differisce essenzialmente dal nostro, crediamo opportuno di dtil'e del lavoro del Myrdacz un riassunto piuttosto esteso. l . - Ct!nni sull'organi.utuione dell'esercito. - La forza mP.dia

dell'esercito permanente in Russia, nel 1892, era di 38064 ufficiali e 909656 uomini di truppa. La forza dell'intero eserci\o armato in tempo di guerra ascende a circa 4500000 uomini. Tutti i sudditi russi hanno obbligo generale di leva (ad eccezione di al~uni territori e di alcune , tribù della Russia Asiatica) dal 21• al 43• anno di etè; cinque anni si passan()


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RIVISTA DI TECNICA

sotto le bandiere. Nelle regioni transcaucasiche, e nei tar· ritori di Kuban e Terek il servizio militare è di tre anrai sotto le bandiere. Lo sl.esso avviene in F inlandia, ove l'obbligo generale fu introdotlo nel 1881. Il servizio a ttivo per gli studenti, dopo terminali gli studi, è ridotto fino a ~ e.tmi. La statura minima é di cm. 153. L'esercito permanente, nella Russia eur opea, è formato su 20 cor pi d'armata, i quali si compongono ognu no almeno d 2 divisioni di fanteria, di 1 divisione di cavaJJeria, di 2 brigate d'artiglieria e di 2 battel'ie a cavallo. Alcuni e01·pi ecce· ziooali sono costituiti adesso di 4 divisioni di fanteria e di 1 di cavalleria . Le sedi dei corpi d'armata sono: Corpo della guardia Pietroburgo, corpo dei granatieri Mosca, t • cor po d' armàla Pietroburgo, 2- Wilna, 3• Riga, 4' Minsk, 5" Varsa via, 6• Varsa via, 7• Sebastopoli, 8• Odessa, 9° Kiew, t O" Charkow, 11° Zi· tom ir, 1~· Kiew, 13° Mosca, a• Lublin, 15" Varsavia, 16' Witebsk, i7' Niznij- Nowgor od, cor po caucasico: Titlis. La fanteria è costituita da 192 reggimenti su 4 battaglioni, con un effettivo di pace di 77 ufficiali (l) e di 1899 uomin_i, e un effettivo di ~uerra di 86 ufficiali e di 4029 uomini. Per carriaggio di un reggimento di fanteria esistono : 4 carri medicinali, ad un cavallo, 1 carro di sanità a due cavalli, 4 carri malati, a un cavallo. La for za media d'una divisione di fan teria mobile é costi· tuita da 468 ufficiali, 19892 uomini di truppa, 4774 cavalli, 48 cannoni, 1166 veicoli. La divisione treno contiene nelle. sua III sezione (di sanitù) : a) lo spedale di divisione con 29 carri, e b) 2 ospedali da campo mobili con 29 carl'i ciascuno. I cacciato l'i costituiscono 12 brigate su 4 battaglioni , 8 bat· taglioni cacciatori (Finlandesi) e 2 compagnie cacciatori. Un r e ggimento cacciatori su 2 battaglioni ha un effettivo in pace di 36 ufficiali, 1217 uomini · di truppa, in guerra 38 ufficiali, 2006 uomini. Al treno di un battaglione cacciatori autonomo a ppartengono: 1 carro medicinali a un cavallo, i carro di sanità a_ un ca vallo, un carro malati a 4 cavalli . (t ) Compresi i medici, gl'impiegati er,e.


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J: SkRVlZIO MEDICO MILITARE i·

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33 battaglioni di linea autonomi (20 turkestanici, 8 nella Siberia occidentale, 5 nella orientale), hanno ci~ scuno 25 o 23 ufficiali, da 479 a 751 uomini iu pece; 25 ufficiali, 1015 uomini in guerra. La cavalleria comprende: 10 reggimenti della guardia, 46 di dragoni, 1 reggimento dragoni finlandesi, 1 di visione Tar· lari di Crimea, 1 squadrone della scuola cavalleria ufficiali, 6 squadroui gendarmi da campo, 2 di cavalleria le ggera ussari. l reggimenti di cavallerta hanno ciascuno 6 squadroni, soltanto i 4 re g~imenti cor~zzieri della guardia hanno ciascuno 4 squad1·oni. La cavalleria é riunilà in 2 divisioni dell~ guardia e in 1S. divisioni di cavalleria. Un re ~gim ento dra goni dell'esercito ha in pace una forza media di 43 ufficiali e 1092 uomini, in guerra di 41 ufficiali, 993 uomini. Il tre no del reggimento è costituito, per la parte sanitaria, da 1 carro medicinali a un cavallo, da 1 carro di sanita a un cavallo, da 2 carri per malati a quattro cavalli. L'artiglieria si divide in artiglieria da campo, in ar·Liglieria a cavallo e io batterie mortai. L'ar titxlieria da campo comprende 48 brigate d'artiglieria da campo (corrispondenti a 48" divisioni di r.anteria) con 6 batter ie con trasporti per 4 cannoni (in guerra 8), inoltre 3 batterie da montagna a piedi (in guerra 6) ed una batteria della scuola artiglieria ufficiali. Nei dipartimenti militari aRiatici si trovano altre 3 br igate d'artiglieria . Del treno di una brigata d'artiglieria fanno parte 3 éani per malati a qulitlro <'avalli, 1 carro medieinali ed 1 carro d i sanita ad un cavallo. Le 31 batterie a cava ll o ltanoo in pace e in guerra 6 cannoni ed hanno in pace 7 ufficiali , e 185 uomini, in guerra i ufficiali, 212 uomini. Nel .treno di una balleria a cavallo si trovano: ·t carro medicina li ad un cavallo ed 1 carro per malati a quattro cavalli. Le batterie mortai a 6 pezzi formano 2 reggimenti di 4 batterie. II r e g g imento ba in paoe 29 ufficiali, 741 uomini. in . guerra 29 u fficiali e 971 uomini ed ba. nel suo treno 1 carro -di sanita ad un cavallo, 2 _carri per• malati a quattro cava lli . A l genio appartengono: a) 17 baUa gl ioni zappa tori con una forza cias~u no di 28 ufficiali , 65i uomini in pace, 26 ufficia li, 1038 uomini in guer ra.


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RI VISTA D'l TECNICA

Nel treno di un battaglione si trovano: 1 carro medicinali aJ un cavallo, 1 cerro di sanità ad un cavallo, 1 carro ·per malati a quattro cavalli. E~istono inoltr e nei dipartimenti militari asiatici un mezzo battaglione e 3 compagnie; b) 8 battaglioni pontieri ognuno dei quali ha t4 ufficiali, 2i7 uomini in pace, 14 ufficiali, 591 uomini in guerra. Il treno contien e: l carro medicinali ad un cavallo, 1 carro di sanità a d un cava llo, 1 carr o per malati a quattro cavalli; c) 6 battaglioni ferro vier i ciascuno con 28 ufficiali, 625 uomini in pace, 30 ufficiali, t 112 uomini in guerra ; d) 8 compagnie t.orpedinieri da fortezza con 6-7 ufficiali cia scuna, 98-174 uomini in pace, 7-12 ufficiali, 99-179 uomini in guerra. Treno. In pace è costituito da 5, in guerra da 18 battaglioni treno con 90 trasporti da guerra. Un battaglione treno con 5 trasporti ha in guerra 28 ufficiali, 1f65 uomini, 20U cavalli, !l18 carriaggi. Le trup pe del treno si dividono in reggimenti e divisioni trent>. Nelle mar·cie di guerra il r egjlimento treno è diviso in :2 scaglioni, il primo dei quali segue immediatarpeote la truppa ed ba con sé tutti i carr iaggi san ital'i. Il treno di divisione è ripartito nelle divisioni di fanteria e eavalleria, come pure, quale brigala treno , nelle brigate cacciatori. Esso segue la di visione in giorno di marcia e si divide, in una divisione di fanteria, in 3 sezioni: a) la sezione generale, nella .quale é compreso pure 1 carro medicinali ed 1 carro disanitaognuno ad un cavallo; b} la sezione vetLovaglie; c) la sezione di sanità, costituita da un os pedale di div•s ione ~~ da 2 ospedali da campo. Nolla sezione generale del lreno d'una divisione di cavalleria è compreso 1 carro medicinali ad un cavallo; la eezione di sanità manca. Al treno sanitario appartengono: a) le infermerie dei corpi di truppa, (l) b) le infermerie di di visione, c) gli ospedali d a. campo e d) i trasporti s anitari. (t) La enorme estensione del territorio, la rrequenLe circostanza ehe numerosi corpi di truppa possano trovarsi isolaU a distanza grandissima da qualunque centro di . popolazione, hanno reso necessario che ogni reggimento porti seco anche alcuni letti per l'impianto di una inrer mcrla provvisoria.


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SERVIZIO BElliCO MILITARE

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Le truppe di riserva, che in parte ser vono per aumenlnre direttamente l'armata di guerra·, in parte per scopi di guarnigione e di tappe, si compongono in pace: a) di 2 r eggimenti fanteria di riserva ; e di 80 battaglioni fanterià di riserva ; da e~se si formano in guerra 82 reggimenti di fAnteria con ;o ufficiali, 3991 uomini ; b) nel Caucaso 6 r eggimenti e 12 battaglioni, formano in guerra 22 r eggimenti fanter ia di riserva e 4 battag lioni autonomi; c) 7 battaglioni di fan teria di riserva nella Russia Al"iatica: d) 5 brigate d'artigl ie1·ia di riserva su 4 batterie ;· e) :14 compagnie zappa tori di riserva ; 3 battaglioni ferro·vieri di riserva, in guerra con 30 u1'11r.iali ciascuno, 1093 uomini; nel treno di tali battaglioni si trovano: 1 carro medicinali ad un cavallo, t carro di sanità ad un cavallo ed 1 carro malati a quattro cavalli. Quali truppe di guarnigione esistono: a) ·1 re~gi mento fanteria da fortezza e 23 baltaglioni fanteria d·a fortezze, dai quali sono formati in guerra 2-i-- reggimenti fanteri~ da fortezza di 70 ufficiali, 3991 uomini; b) battaglioni finland esi di Landwehr con 19 ufficiali 869 uomini in numero da determi · narsi in guerra dall' Imperatore; t:) 1M comandi locali di diversa forza sino da 'l compagnia ; d) granatieri di palazzo; e) 4 battaglioni di disciplina ; f) più di 500 comandi con vogli per detenuti ; {]) il corpo di gendarmeria di 8000 uomin i ; h) 50 battaglioni artiglieria da fortezza e 7 compag nie artiglieria da Cortezz'l; i primi in pace di 13 uftìcialì, 452 uomini, in guerra di 21 ufficiali, 1312 uomini; gli ultimi r ispet· tivamente di 2.20 e . 450 uomini ; 1) 5 batterie d'assalto da fortezza, di t 1 ufficiali, '126 uomini, che fo1·mano in guerra 16 batterie di 6 ufficiali, 130 nomini, 8 cannon i; h) 14 comandi locali d'artiglieria. Quali truppe di rifornimento esis tono in guerra: a) 192 battaglioni di f'anteria, 7 battaglioni cacciatòri e 9 compagn ie cacciatori; i battaglioni hanno una forza di 21 ufficiali, 1140 ·uomini ; b) 112 squadroni di r ifornimento ài 5 ufficiali, 191 uomini ì c) 8 batterie di rifornimento ·e 5 brigate d'artiglier ia rli rifornimento; d) 4 battaglioni zèppatori di 22 uffi~iali, 1288 uomini.

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Esi~tono inoltre : la scuola di tiro per gli ufficiali; la s cuola

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RIVISTA DI TECNICA

di cavalleria per g li ufficiali, la scuola d'artiglieria per gli ufficiali, la compagnia d'istruzione per sollurficial i. I 26000 uomini doganieri formano in pdce 28 brigate, ed .in guerra sono usati con le tru ppe dell'armata per la difesa dei contlni. Ogni cosa cco capace di portare le armi è in servizio dal 18• armo di età ed appartiene o al servizio attivo, e c ioè per 3 anni alla categor ia di preparazione, per 12 anni alla categoria combattenti, per 5 anni alla categoria di complemento e d all'es ercito di ri:;erva. Dell'esercito cosacco appartengono alla categoria di preparazione circa 65000 uomini , alla categoria combaUenti 190000 uomini. La categoria di complemento comprende circa 55000 idonei alle armi. Comandi ed autorità. - .Allo stato magf{ior e di reggimento e dei battaglioni autonomi appartengono fra gli altri : a) l'ufficiale dell'in fermeria ; esso .d•rige il ser vizio a mministrativo d.ell' infer meria reggimentale ed in vigila sull'alimentazione dei m alati e sul per sonale di ser·vizio; b) il medico di reggimento. - Ad ogni stato maggiore di divisione é addetto un medico d.i divisione, ad ogni comando di corpo un medico di corpo. Amministf'a:ione mi!itaf'e territof'iale.- L'impero Ru!:lSO è diviso in 13 dipartimenti militttri : Pietroburgo, Finlandia, Wilna, Var sa via, Kie w, Odes~a. Mosca, Kasan, Caucaso, Turkestan, Omsk, Irkutsk, Amur. Autonome sono: la regione transca spica e il terr•itorio. dei Cosacchi del Don. Tutte le tru ppe dell'esercito attivo e le autoritA mili tar i che si tr ovano in un dipartimento militare, dipendono dal comandante in capo del dipartimento miliLara; eglì in parecchi di· partimenli è pure governatore civile ed ha a lato urn generale quale uiutante. Alle 7 divi.siooi dell' amminist1-azione m iUtare di dipartimento appartiene quale 6•l'ammiuistrazione medico militare di dipartimento, alla cui direzione trovasi un ispettore medico militare. Del Ministero della Guerra fanno parte, tra gli altri uffici: a) il Consiglio di guerra al quale é annesso il comitato sup remo di sanita militare ; b) l'amministrazione g ene rale m edico-milita r·e, a cui é annesso il comitato scientifico me-

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E SERVIZIO MEDICO MILlTARE

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dico militare; dipendono da esso la sezione delle scuole per flebotomi e l'accademia medico militare. - Al ministero della guerra è sottopbsta la segreteria del comitato Alessandro per i feriti. La fanteria è armata col fucile Berdan N. 2 modello 1870, il quale ha un calibro di 10,7 mm., con baionetttl. La !unghezzi! è di metri 1,858 ed il peso di Kg. 4,896. La scala della mira è quotata sino a 1,600 metri. Con l'aiuto dello speciale earicatore introdotto nel ·1 88' possono essere sparati 22 colpi in 1 minuto, corrispondenti a 14 sal ve. La cartuccia pesa 39 grammi, la carica di polvere g rammi 5,08. Nell'anno 1890 fu determinata l'introduzione di un fucile di 7,63 m m. di calibro e l'uso di polver:e senza fumo . 11. - Organizza;ione e direziQne del seroizio sanitario. Dopo la rior ganizzazione dell'anno 1874, la 9" divisione del. min_istero della guerra funziona con la denominazione di amministrazione medico-militare generale, quale .autorita suprema dirigente il servizio sanitario militare. Un medico, ·col titolo d'ispettor·e capo medico- militare sta alla testa di questa òivisibne, la quale ha il compito, 1' d'invig ilare s ulle condizioni igieniche dell'esercito, 2° di provvedere le tru ppe ~ gli ospedali di medici~ farmacisti e veter inari, come pure di flebotomi e dei rispettivi impiegati inferiori, di medicinali e d'ìstrumenti chirurgici. La divisione si compone di 8 sezioni; ad essa è unito .il comitato di sanità militare, quale supremo consiglio per la ..... decisione di tutti i più importanti quesiti r elativi alla. salute dell'esercito. Ne è presidente l'ispettore capo medico-militare, e ne sono membri permanenti : il capo del consiglio medico, il capo del dipartimento medico del ministero dell'interno, l'ispettore generale medico della marina, il generale medico della flott.a, il capo dell'accademia medicomilitare, i~ segretario dell'ispettore capo medico-militare e l'ispettore medico militare del dipartimento militare di ~ Pietroburgo. Il numero di altri membri è indeterminato. Ogni medico valente può essere invitato quale membt·o consultivo od onorario.


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RIVISTA DI TECNICA

Agl'incarichi d~l comilato appartengono: 1• il perfezionamento della coltura ~cientiflca di tutto il Ptrsonale medico mediante missioni all'estero, o nelle università dello Stato ecc.; 2• la vigilanza sull'istruzione nell'accademia medico-militare ed il parer·e sullo norme pel com:Rletamento dell'istruzione dei fl l:'botomi; 3• il parer·e e le proposte di disposizioni per la conservazione della salute nelle truppe; 4• la stampa di libri scie ntifici p<'r mPdici e profani; 5• il giudizio definitivo di questioni medico-legali; s• la decisione su questioni dubbie relative a prove (certificato, testimonianze mcdicl1e) ed a diritti di militari a pensioni; 7° la decisione sulla provvista di medicinali per ospedali io casi particolari. Al Consiglio di guerrt~ , che forma la seconda divisione de\ ministero della gue rra, é annesso il comitato s upremo di !!8nit(i militare; esso si compone di un pl'esidente nominato daJI:Imperatore, di quattro membri permanenti (capo dello stato maggicre, direttore capo del genio, intendente generale, is[Jellore capo medico-militare) e di nn segretario. L'attività di questo comita to si esplica nella .risoluzione di quesiti, che riguardano l'organizzazione, il perfezionamento e l'amminis trazione, finalmente la mobilizzazione degli stabilimenti s anitari. Il comitato funzion~ quale membro consul· tivo dell'amministrazione suprema del ministero della guerra. Perciò nel comitato sono discussi: 1o quesiti, che gli sono mandati per· parere dallo stesso ministro della guerra; 2o pro· poste dell'amministrazione supr ema al consiglio di guerre. e domande che dalla pr ima sono sollevate in re lazione ai ram· mentati affari, e 3° quesiti, che sono sollevati dallo stesso comitato. Perché possa avere conoscenza delle condizioni degli s tabilimenti sanitari, il comitato riceve r elazioni periodiche o straordinarie, le cui specie e forme sono prescritte da! ministro della guerra. Il comitato ha inoltre i mezzi per sopperit•e alle s pese occorrenti per gli studi di modificazioni a scopo sanitario. Su tutte le innovazioni eh~ negli ospedali e nelle truppe sono proposte per il servizio s anitario, il comitato emette il suo narere. Per tenere in accordo l'attività delle societa di s occors()

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l SERVlZlO MID1CO MlLlTARE

~on le mire tiell'amministrazione della guerra, possono i pre-

sidenti di queste società essere invilati alle sedute del comilàto con l'ap:rovazione del ministro della guerra. lo b~se alle relazioni periodiche ricevute, sono compilate dal comitato e tl'asmesse al ministro della guerra : o) una re!~zione annuale sugli stabilimenti sanitari e sulla cura dei militari in ospedali civili, oltre un'espo>~izione delle norme, c~~ sembrano necessarie od utili pel miglioramento del serV~JO sanitario mjlitare; b) il pi!lno di mobilìlazione degli s tab:limeoti sanilari con dimostrazioni dello stato del personale e del mate riale. In ogni dipartimento militare trovasi un'amministrazit>ne med~co:mìilitare di dipartimento, diretta da un medico colle fun~IOnJ di ispettore. Essa é incaricala della di rezione superiOre di tutti gli s tabilimenti sanitari del dipart.i.men~o e d~lla v~gilanza dell'igiene; ad essa inoi tre é affidata la provv~ta. dJ m e dicinali per le truppe e per gli s tabilimenti saru~rJ, flnatllleoLe la sopraintendenza sul servizio veterinario mdltaJ•e del dJparL1menLo . . . . Al medico ispettore del dipartimento sono assegnati: 1 medi<'.O, 1 '-'et erioario, 1 segretari·o e nel Caucaso anche 1 chi~~0 ~UPeriore. Dal lato medico anche lutti gli sla biJimenti m~l~tart e t'armaceuti~i sono sottoposti all'ispellore medico m.tlitare, eccettuato il dipar timento di Pietroburgo. Ollre il tnedico militare ispettore di dipàrtimento e addetto in ogni arxrministrazione di dipartimento un geuera:e od un e?l~nnello, q_uale ispettore dl dipartimento degli ospedali, con -vJgtlanza Sul servizio economie~ di questi s tabilimenti. Nei co~andi dei dipartimenti milit.ari di Pietrobui•go, Wilna, Varsavia, Kiew1 Ouessa e Mosca, esistono inoltt·e dal 1890 spe · l'1 Cta Uffic i di ospedale con a capo un colonnello e col nec~ssario organico di scrivani; nei dipartimenti miliLari : stt verso i confini occidentali, Varsavia, Wilna e Kiew, capo é addetto pure un u(ficiale quale segretario. 1 r't n_pace ques ti uffici banno da preparare tuttociò che si ~i~~sce at s ervizio sanitario delle truppe del dipartimento l'icev r~. Al primo giorno di mobilitazione il capo dell'ufficio 8 11 rango ed i diritti di un coma.1odante d~ brigata ed


Rl V!S'fA DI TECNICA

é sottoposta a d esso quindi la formazione dei diversi ospedali di divisione e di ospedali da campo e ~uttoci ò che è in relazione con la mobilitazione di questi stabilimenti. A (l ogni comando di corpo é addetto un m edico di corpo, a d ogni comando di divisione un medico di di visione. L'uM e l'altro devono invigilare sull'igiene e sul s ervizio dei medici nellè truppe. Ad ogni reggimento (battaglione autonomo, brigata d'artiglieria) é a ddetto un medico di reggimento incaricato della dir ezione dell'igiene. Da esso dipendono tanto i medici più giovani o medici di battaglione, quanto il restante personale s anitario delle truppe del corpo. Oltre il medico del reggimento vi é pure addetto l'ufficiale di infermeria quale direttore del ser vizio amministrativo dell'i nf~rm eria di reggimento. In ogni ospedale militare permanente é addetto un uftlcial& quale capo dell'ospedale. Egli é r esponsabile della completa manutenzione dell'ospedale in g-enerale, ed é il direttore di tutto il perJ>onale dell'ospedale e dei malati con dir·itto d'infli ggere punizioni disciplinari; hal'autorit.A di un comandante di bt·igata. Il servizio inter no, per ciò che si r iferisce alla medicina, è dir·etto da un m edico su!>eriore, per ciò che riguarda l'economia e la disciplina da un ispettore d'ospedale (Smotrite l). I l medico militar e russo prima della sua ammissione nell'esercito deve aver compiuto gli studi medici od in una delle 7 univer si t& dell'Impero: Mosca, Ptetrobur go, Dor pat, Kiew, Cbarkow, Kasan, Helsingfors, o pure nell'accademia medico militare in Piell·oburgo. All'uscita dalla scuola super iore può il candidato sostenere due prove: la prova di m edico o di dottore. Superata una delle due pt·ove acquist.a il rlirìlto del liber o esercizio in tutlo l'impero. Il superato esame di medico concede al candidato il rango di consiglie re (capitano), quello di dottore il titolo di assessore colleg iale (m aggiore) lostochéil laureato intraprende il servizio di stato come militare o come borg hese. La prqva dell'esame di rlottor e, che può aver luogo anche dopo già superata que lla di medico, 'è condizione pel conseguimento di un più elevato ran ~o m edico militare. I medici militari russi sono impiegati civili del ministero

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.E SERVIZIO MK DICO MILITARE

della guerra col rango di ufficiali. Per ciò che si r·irer·isce alla loro posizione è preso in considerazione non solo l'ottenuto grado scientifico e l'anzianità di servizio, ma principalmente anche il r ango che essi occupano nella gerarchia generale degl'impiegali come pure il posto di ser vizio, di cui l'individuo è rivestito. Secondo quest'ultimo è anche regolato lo stipendio: soltanto il grado dell'indennit.A d'alloggio dipende dal proprio rango . Un medico militare può fina lmente con ap~rovazione dei suoi superiori militari occupare anche 2 o :~ cariche nello stesso tempo e soddisfare ai corrrispondenti doveri.

(Continua). '

RIVISTA D'IGIENE RANDI. -

b llova 110mpa 11er 1& cllllnt'eslone 4egU am2;entt_clet alg. De rranoe10h.1. - (C,orriere sanitario, .aprile 1897).

Il dott. 1\a

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lldi descrive, una nuova pompa 1rroratr1Cn meotata dal . h' · d · . . . 81g. Gustavo De Francese 1, cap1tano e1 pomp1er1 .m. Padova, la quale avre bb e 1. preg1. deIla mass1ma . v

sernphc1(à . · .. - ·là , !'Solidità leggerezza, oltlma vermcratura, .ac1 11 d1. smontar . ' ,. ·. St, poco costo. Essa non sarebbe che un comune es.mgutlox. . opportunamente mod1 · 'fl calo, ne1 qua1e 'l e per mcend1 1 congegno che serve a comprimere l'aria é posto esternamente ,., . ·· con t enen.e • ·1 l' . ed. è &ualto indrpendente dal ser ba to10 1 ~~~ldo_ dtsinrettante. L'apparecchio cçmsiste in un serbatoio Clhndt·&co . . . de Ila capa. . • ""' LYe tali'1co, cere h'Jato, reststentlssJmo, Cità d\ H litri, rivestito all' interno di una speciale vernice tenacissima e perfettamente resistente all'azione delle solu-


RIVISTA n ' IGIENK

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zio n i concentrate di subblimalo corr osi vo, con apet·tu.r a su· periore per l'introduzione del liquido ùisinfeUante, la quale viene ermeticamente chiusa da un tappo a 'fite con maniglie, e colla calotta superiore amovibile, io modo da poter permetter e l'esame dell'interno e le· eventuali riparazioni. Nel basso del r ecipiente "i è un rubinetto di ebanile con tubo di gomma per il gello del liquido. La pompa per comprimere l'aria. Ila il suo cot•p,> d'otLone, d ella stessa altezza del serbatoio. In esso scorre lo stantuffo, a cui si imprime il movimento con un manico di legno. Per un foro del manubrio stesso penetra l'aria ed entra nel· l'asta vuota dello stantuffo, dal quale, m ediante valvola di gomma a tenuta perfetta, essa passa nella parte inferiore del corpo di pompa e di quj vi eu compressa nel cilindro : altra valvola. sferica di gomma chiude H for o del cilindro comunicante col corpo di pompa nel momento dell'aspirazione dello stantuffo. Il getto si determina aprendo il rubinello di ebanite posto alla base del cilindro e pel solo effetto della pre~sione esercitata sul liquido dall'aria, esclusa ogni fatica per parte dell'operator e, il quale puo auendere meglio a che tulle le parli dell'ambiente sie no egualmente disinfettate. Con 80 colpi circa di stantuffo, corrispondenti 8 tre atmosfer e, claiuso perr~uamente il tappo superiore, la pompa è pronta _per la disinfezione. Per la r egol8l·e funzione dell'apparecchio é bene introdurvi dai 7 ai 10 litri di liquido, avvertendo che 10 litri sono s ufficienti pet· irrorare 100 metri quadrali di s uperficie . te.

Il D1re ttore

Dott. Erroag RzcctARDI , colonnello medico ispettore. I l Redattore

D.• R IDOLFO LtvJ, capitano medico.

GtoVANNI ScoLARJ, Gerente.


RIVISTA DI OCULISTICA.

llttldl.- Alteruioni dellil retina nella an emia perniciosa. . . . . Pag. 509 l lrultcb. - lnnuenza del velocipedìsmo s ull'organo visivo . . . • :509 Caltl. - Jnnuenza deUa lnncrvazione e della circolazione del sangue uel rorpo 'itreo . . • . . . . . . . . . • . . . . . 513 RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGI.\ NOI\ MALE E PATOLOGICA. Frisca. - Lo rap!ule surrenali nei loro rapporti col ricambio materiale e coll'immunità naturale deli'org:mismo . . . . . . Pag. 514

Schattenlrth. - Esistenza di materie battericide nni leucociti. . .

515

RIVISTA DELLE M.\ LATTIE VENEREE E DELLA PE LLE.

Cololll-lat. - Della dilruslbililfl del processo blenorr~gico dell'uretra an~riore alla posteriore e di una nuova cannula per le iniezioni uretrali totali . . . . . . • . . . . . . . • • . . . Pag. 511 l

IIIVISTA 01 TERAPEUTICA. lallcc- 1. - Del p03$ter all'jodolo nella cura di alcune malattie ve-

neree e siOiilicbe . . . • . . . • • . . . . . - . . . . Pag. leclus. - &ocalna e coc:una · . . . . . . . . . . . . . . . • ltlllè~. - Applicazioni esterne di pilocarpina nella cura delle ne· ., . lnll e del loro effetto ltiuretico in particolare • R~ 111• - I.'Airolo. . . . • . . . . . . • . C•~ed i nuovi. Add o glicero -rosrorico . . . . . . 0 0111 -lnl A Shnonelll. - Uell 'a7.ione dell'ioduro di pota~slo suçli Coloelemenli rtel san • guo norma 1e. . . • . . . . • . . . . . 1111111 l e Stmtlh. - Dell'azione dell'loduro di potassio sul sangue de1 sin liti ci • ~ •

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II IVISTA DI TECNICA E SEI\\'IZIO MEDICO MILITARE.

••rzoedll _ T' Port. _ j di . 1PO di tenda per ospedale da campo da montagna • Pag. ~~' 1 • 5t8 IIJrdacz ritto d~l soldato rerito. . . . . . . . . . . . • - 11 serv1zlo sanitario militare russo • . . . . . . . 533 RIVISTA D'IG IENE. Ra11dl. _ Noov

Francesch a pompa Per la tlisiorexione degli ambienti del sig. IJe l.

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. . . r aiJ. 553


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GIORNALE MEDlCO DEL

REGIO

ESERCITO

Direzione e Amministrazione: presso l'Ispettorato di Sanità Militare VIa Venti Settembre (Palazzo del Ml_nlsJero della guerre)

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il GiorMle ,tfedico del 11.• Esercito si pnblllic.'l una volta a.l mese in fascicoli di 7 fogli di st ampa. L'abbonam ento e sempre annuo e dL-eor re dal t• gennaio. Il prez1.0 dell 'abbonamento e dei rascicoli separati è il seguente.

Ab bonn·

men to

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Regno d'Italia e Colonia Eritrea . . Paesi dell'Un ione postale (t.ari iTn .\1 Id. id. id. itl. Il) A:ltri paesi . . • . . . . . . .

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un fascicolo

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. er r 311no sotL'a bbonamento non disdetto prima del t• dicembre s' in tende l'Innovato P cessivo. , orlo dell'ab· l signori abbonatl mili~ri. in e~e.ttlvita di se~vi~io. possono pagare •: ;ensil i). booamento ver mezzo rl c1 r •speltlvJ comandanti d• corpo (anche o ra c eh! Agli scriltori militari è dato in niassima un compenso in danaro . , t 0 gr3flche, ec ., Le spese per gli estratti e quelle per le tavole lit ograllche, ,o accompagna:ssero l() memorie, sono. a Cllrico degli autori. .. lnlli~isibile 10118 Glì estratti costano L. 7 per ogni foglio di stampa (16 pagine) • 0 {1'3~ esemplari 100 di fog-lio, u per cento esemp lari. 11 prezzo è eguale sia che si tratt i di o di u n numero minore. l manoscritti non si restituiscono. ir

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GIORNALE MEDICO t

DI:: l.

REGIO ESEHCITO

Anno XLV.

N. 6. -

Giugno t897

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R0 M A 'l'U>OGlU.PIA. ENUIOO VOGHERA

Gli .abboname ti . VIa Ve \ si ricevono dall' Amminhtrazione del giornale n11 ettembre (Palazzo del Minist.:ro della uerra).

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SO MMARIO DE L L E M ATE RI E CO NTEN UT F. :-.lEI. P R ES P.NTE FA SCI COLO

Panara. - La cura radicale dell'ernia neglì os(Jellali militari ll'ltnlla Pag. ~ 568 Bono1110 e Gros - Sull'aziono tlei rnggr Roen tgen s ui mlcrorganisml Trovanell i. - Or un caso di asces.-;o co!rebrale cortialtl acuto secon· tl:rrio . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . . . •

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G I OaN.61., 1 I T.61.1~1 lE. IE.TI);a l .

III VISTA m :OICA. . . · · · paq. Dotlllotll. - Pleurite sierosa sterile come unica manrfest.azlone di 596 ast·c;;o del lt'liiiiO da st:11ilocncrhi. . . . . . . . . · · 597 Klemperer . - Em orragia rcm1lr . . . . . . . . . . . . · · S98 Curll. - To l••rcolosl d~J <aceo ••rnianu ,. penlOilllt• tur.o•rco la re · • ~99 Nacclarone. - L'aspergillo<! (pseuo.lo-tu bercolosi). . . . · · 600 Gasser. - Sulla pato:;eoesl dell'angina •li ludwiG . . jjl)( Corrtdl. - Intorno all'alimcntnzrone per In via so ttocutau.m

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Hlll. - Pa togenesi •Iella siu.:ope cloroformtr.. . .

RIVISTA CHIIIUIIGIC.\ .

Appie ~: - Ster~lizzazrone del ··nt•'lcri r la<trci m~tlinntf i vapori d:al·. PtJg. W! •lt rde ror nuca . . . . . . . . . . . . . . · Bali. - Un nuovv metodo d ·annstomo~i iu tc! tinale. . · · · · Landi. - La llll&ll~ioue tl~l cau··ro Cl••telralcf . . . . . .... rtott t. - Rocchetto JIOrtalllo 3!l(llicabriP al porta-ag11l nellr •u· Al ...

tu ro chjru rgichc. . . . . . . . . . . . . . ·

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Preobragensk y. - ArlliRcr•si ll<ica nr·lla cura olell!l !ente . . n un:~ Muz lo. - Un c.1-o •li ~tru ma co ltoio.leo :llla regione gtu tea 1 donna aiTPila rla gouo . . . . . . . . · • · · · · · n. Babacol. - Sull' orw•rtnrut..1 tlell ' interveul•> chirnrgiCÒ oell" uppe · • • t r1..:1ro . . . . . . . . . . . . . . . . . . · : .· ·ont•. Wlll la111s. - Ferrlc del cuore e ~utur~ del perlcardio - gu,trr!P Tillaux. - La cura tlellu -rtuaccrameolo •lrll•· di ta . • · · Tlllaux. - r.ur:~ rn1iona te dPII'au trace. . . . . . . · · Armstrong . - t:111t er n~ut •' O(tl'ra tivtl nella pe rrora7.iOnP tlllro Rhsler. - Sull 'nchlltod min. . . . . . . . . . . · · Gurlt. - Statistica tlelte narcosi. Quinto rllPIIOrto 189'· 9!S • · Frloker. - Un ca.;o <li corpr estranei nello stomaco · • · · t~pta: Soave. - Enorma SI•IIIC hi Otfa. Cura radicale con metodo 05 . ~ tìcn. Gunrigrone . . . . . . . . . . . . · · · · · · Lutarla. - Gli t:\•lra ti oli Ablla·Carirna . • . . · · · . . . . • ( Ptr la con tìnuo ; io11e dell'ìrr dicr vrdali l a J " pag.na dt

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-------------------------------------LA CURA RADICALE DELL'ERNIA

NEGLI OSPEDALI MILITARI D'ITALIA

per ìl colonnello medico dott. Pna11llo PRnnra

L'ern ia, questa imperfezione cosi umiliante per l'uomo,

ru o~geuo di slud.io ftn dai LE<mpi di Celso e di Orihasio, il qoale ultimo estirpava già il sacco erniario torcendone il peduocolo, processo che fu poi bt·utalmente seguito dai Norcini, cbe asportarono il testicolo corrispondente. Ai tempi di Ambrogio Paré si era già giunU alla sutura del sacco et·niario; più lardi Gerdy vi sostituì l'in vaginamento dello scrolo nel tragitto dell'ernia, e la sutura della cnle per tener saldo l'invagi namento, ma in seguito Wood stabili per principio di rifiutare ogni metodo che non fosse diretto a cbiudere il collello del sacco, e ridurre l'anello addominale profondo all'ampiezza appana sufficiente pel pas· saggio del cordone spermatico. Ma spelLava all'antisepsi lo spianar la vi a alla tanto vagheggiala operazione radicale dell'ero ia, e dopo J.ister si moltiplicarono infatti i metodi e processi operativ i con vario indirizzo, e con miglior fortuna che per lo innanzi. Nell'epoca presente, se ci limitiamo a considerare l'ernia inguinale la pitì frequ ente negli uomini e specialmen te ne' soldati, dovremo riconoscere col Ouplay che essa al'reca 35


I.A CUll A RADICALE DELI.' ERNIA

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quas1 sempre incomod i e dolori , e che quando sia voluminosa , i disturbi funzion ali cbe procura, come le coliche, le catt1 ve_ digestioni, il-pericolo di strozzamento, rendon triste la vita; che nn ragazzo od un adolescente colpilo da ernia, se uon è guarito con la cura de' cinti , deve guarire mercè l'operazione, ht quale sola può ridare un certo numero di giovani all'auivitil professionale, ed alla carriera militare e rna1·iLLima . Ora la cura radicale di un' ernia inguinale ~ operazione molto com pl es~a, perchè complesso e multiforme è il proce~~o patologico pel qual e l'ernia si avvera, e qui ndi mol· teplici sono le indicazioni alle quali l'oper.1zione deve rispondet·e. G1a lo Scar pa 'n:e1•a dimo5tralo che non è suffi ciente la pressione endo-addomi nale per la produzione dell'ernia, e come primo suo elemento sia il prolasso dei mezzi d'auacco de' visceri . Prolassato il mesenter io, che è il lega ment o natur·ale dell 'in Le:>tino, il viscere o l'epiploon spingono d'or· dinario la fossetta inguinale esterna, il perit oneo con la sua fascia propria fa un a prominenza infundil~c.>liforme sull'anello ingu inale prufondo, e seguendo il cammino del cor· don e spe1·matic.o, la fossetta ingui oal e prolassata ol trepassa quest'anello, pene tra fra i fasci muscolari del cremastere, invade 'tullo il tragitto inguinale. e forma così l'ernia ioterpari etale od intcrstiziale, coperta a~tcora dall'aponevrosi del grande obbliquo. Pi ù tardi il sacco pérituneale ::;po r~e atll·averso l'anello ingui nale superfi ciale, cade nel lo scroto, co pre il cordone spermaLi co, gi un ge fin sopra il testicolo, e si hanno le ernie inguino-pu biche, e le ernie SCI'OLal i, che per la loro ori· gine e la loro direzione sono delle oblique esterne. Può in vece l'ernia iniziarzi in corrispondenza della fos-


NlCI.I OS PE DAI.I mt.lTAJ\1 o ' tT.f. I,IA

setta ingoinale interna, introdursi nel tragillo dell 'nuello profondo o più facilmente dalla parete posteriore del tragilio stesso, che come si sa. è formato dalla fascia trasversale e dall'aponevrosi del trasvet·so addominal e, che riunit i alle fibre del piccolo obliqtw vanno a gillarsi sulla guaina del muscolo retto addominale, per l'ormare il tendine congiunto degli anatomici inglesi. È questa l'ernia inguinale interna di Scarpa o dirella de' moderni, che senza passare dall'nnello profondo, può deprimerfl il piano libroso che le $la davanti , o prolittare di una smagliatura di esso . perchC molte volte questo piano è debolissimo, perchè è imperfelll) lo sviluppo del piccolo obliquo e del trasverso , perchè questi due musroli sono meno nutri ti e meno resistenti, o perché scendono meno in basso che d'ordinario non facciano . . Però l'ernia obl iqua a 1un go nndare dive11La ,Jireun, giacche ~l suo pe~o stira in basso l'anel lo in:,:uinale profondo , ed ti tragitto drt 'obliquo si fa direLLo o qnasi orizzontale. Ma oltre ali~ ernie di questa specie, che vanno sollo il no~e di acquisite, vi sono altresì quelle che si dicono congentte' eh e st· producono per imperfetta occlusione o per permeabilità del processo vaginale, che s' insinuano in quel prolungamento periloneale cita accompaona il cordone !'permatico . fun .tcoolan. o vagmo-scro. . ' e che pere'ò t so no vagtnolah a seconda del loro grado ma che per la loro direzio ne sono 'utt ' ' e obi'tque eslème. El alla produzione dell'ernia ingu inale conlt·ibuis.·ono senza dubl110 · · pre . ti peso di nn testicolo ammalrllo, un lipoma perHone:<~l e o subpet·itoneale, che eserciti pressione dal1•••nterno . . . 0 t de 11• . razton e dall'esterno, la graduale dtlaLaztOne g noellt p · d . . . . la dis . . er m eboltmenlo delle aponevrost addomtnalt , POSIZL9Ue et·ed'ltarta, . 'l . .m fiLà adulta d't una t rttorno


l A CURA HADI CAI .E OKU .. RRNIA

ernia scomparsa nell'infanzia, e come causa occasiona\e anche la pressione endoaddominale. Ora mi sia ledto considerare, dal punto di vista medico· militare, quante anomalie di grado, se non di natura, quanti ~lamenti di diminuita resistenza entrano in cam po nella produzione dell'ernia inguinale, anomalie, el ementi e con· dizioni che fanno riten~r l'ernia .r.ome un 'alterazione patologica di lenta e spont anea formazione, sia essa acquisita o congenit:1, e non mai come il semplice prodollo di uno sforzo, di un salto, di una cad uta, di un aumento istantaneo della pressione endoaddominale . A tutto questo com plesso meccanismo della formazione dell'ernia deve riparare la cura rad.icale, e perciò non è sufficiente il processo di Wood, che si limita a restringere l'anello profondo, ed accludere il colletto del sacco. È necessario isolar bene il sacco dallo strato fibroso che lo avvolge, dal cremastere e dal fo nicolo spermatico, distaccarlo dali 'anello profondo se ad esso adem·isce, stira rio in fuori finché compaia l'adipe solloperitonea le, legarlo più in alto che si può, ed allora si può dire che sia ab•>lita l'ernia preesistente; ma non e ancora evitauo il perièolo delle rtlcidive, perché i piani muscolari ed aponevrotici non sono r icostrui Li. Barker lega il peduncolo del sacco 1 e passa i capi della legatura con un ago, uno di denu·o , l'al tro infuori dell'anello inguioale profondo, i capi del ifilo allraversano il piccol o ohliquo ed il lrasverso da dentr·o in fuori, attraversano l'aponevrosi del grande obliquo, e vengono aù annodarsi al davanti di quesLO, sotto la pelle. Cosi si occlude l'anello profondo , e poi con alcuni punti di sutura si mettono a ~~ontauo ~ li orli opposti del lragiuo ioguiuale. Macewen aggomitola il sacco ìnvece di estirparlo, aura·


NIGLI OS PE DALI ~111.11'ARJ o'ttALfA

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versa questo gomilolo con un lilo, poi passa questo filo eia dietro in avanti per· le aponevrosi addominali al disopra dell'anello profondo, ferma il filo con un nodo sull'aponen· rosi del grande oblitJUO, ed otLiene cosi lo stesso scopo di Barker, l'occlusione dell'auello prorontlo, ma. per mezzo dello stesso sacco erniario. Ciò faLLo :;i da a ricostruire il tragitto ingninale con punti di sutura rhe ra\'vicinino la parete in tema e posteriore d i esso all'esterna e superficiale. Con questi due metodi però le pareti anteri<lre e poste riore deltragiLto inguinal ~ ven~ono a mutuo contallo, cd il funicolo spermatico resta impigliato in mezzo ad un'unica cicatrice. Lucas-Championntère stringe a n ch'~gli il sacco con più legatu.re i cui capi allraversino le pareti llddomitHIIi al di sopra dell'anello profondo, riesctlno al di sopra del gmnde obliquo, ed ivi si annodino. Poi con punti staccati sutura in massa tutte le parti e cruentale dal taglio, confondendo anch'egli in un'unica cicatrice tuili gli strati llella parete adtiominale. Ma prima di legare il sacco, introduce un àito nella cavità peritoneale per trarre fuor·i quanto omento può, 1o riseca dopo averlo an nodato, e si serve del moneon e come mezzo di chiusura dell'anello inguinale profondo, a simiglianza di quanto eseguon o Barker e Macewen. Ora si comprende la aecessiti1 di risecar· l'omenlo quando si trova pro\assato nel sacco erniario, e specialmenle quando ha contratto aderenza con questo o col suo collello, e si comprende anche la ricerca endoaddominale col dito, dell'omento che prolassato e insinuato nel sacco erniario, ah· bia potuto spontaneamente ridursi e relrarsi nell'addome durante l'a~to operativo . Non si comprende però la ricerca forzata che gl'imitotori del metodo Lucas-Championnière fanno dell'omento, introducendo attraverso il colletto del


l.A CU RA RADI CALE DELL' ERN IA

sacco una pinza di Pcan, ed afferrando quanto omento è pos· si bile per asportarlo, perchè in tal modo non sappiamo quale e qua nta parte d'intestino si priva d'omeuto nè la pinza introdotta nel cavo addominale può distinguere l'omento prolassato d'li mesenterio di un'ansa inte.;tioale. Ed il dott. Sca fi nella Ri{vnna Aledi ca del 1895 N. i9 melle in avvertenz.1 i chirurgh i sulle nuove aderenze e le nuove form e che aEsumono le anse intestinali dopo le legature in massa del mesenterio, che talvol ta han persino men· tito de' tumori, ed han costrello a ricorrere alla laparotomia per i disttn·ui che qu esti fal si tumori prod ucevano ai pazienti. l n Italia ij proc.esso B:~ ssini è stato più o meno modificato da diversi vahsnti ch irurghi, ma con l'a ndar del tempo quasi tuili son torn ati all a fon te prim itiva. perchè con questo pro-

cesso, mentre si rlistrugge l'infondibolo del sacco erniario, mentre si estirpa l'omento qu:mdo si trova prolassalo ed aderente al sacco, si ricostruisce il tra gitto inguinale ren· dendone ben sn ida la pa rte posteriore mercè In sutura del tendi ne congiunto con l'arcata di Falloppio, si ricolloca su questa sutura il cord one spermatico che resta libero e non impigliato nella cicatri ce, si ridà nl tragitto inguinale la sua primitiva obliquità, si cuce separatamente il grande obliquo 'che ne forma la parete anteriore, e su di essa la cute come compl emento dell 'operar.ione. S'intende però che il risul tato lioale è in ti mamente legato alla riunione per prima intenzione, e che la suppnrazione dell e parti · cruentate deve confondere tulli gli strati muscolo-aponeurotici in un'unica cicat rice distensibile e ce· devole, ed allora, an che distrullo il sacco erniario, risulta prf!sto o tardi una prominenza di Lullo il tragillo spintu in avanti dalla press ione endo- addominale., uno smagliamento della parete nella linea della cicatr·ice, che se non è una


NEGLI OSPl<OALI lllLITARl D'ITALIA

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vera ernia, è uoa deformità ed un incomodo che molto le rossomi.~:lia.

Dietro la guida di qnesti principi si sono eseguite ne~ lì ospedali militari d'rtalia le operazioni di cura· rndicale dell'ernia, dall'epoca nella quale il processo Bassi n i ebhe ruag· gior diffusione fino ad ocra i. Nel l'iferire su queste operazioni , LerTò conto delle saggie ri.flessioni de' diversi operatori , i qnali nelle loro relazioni hanno descritto le diverse modnlità incont rate nelle ernie, gli accidenti che honno complicalo le operazioni. ed i risu l· taLi otteuuti. Non dubito che non riesca gradito ai colleghi tutti il conoscere l'operato del corpo sa nitario milit..1r·e in tale argomento, come non dubito che la valutazione de' criterii dai quali sono stati guidnti in simile bisogna, non contri bui sca in qualche modo alla nozione compl eta ed esatta della cura radi cole dell'em ia. l') p

APPUNTI STATISTICI.

Il capitano med ico Buonomo nell 'ollobre del '1892 esegui

nell'ospedale mil itare di Roma le prime operazioni di cura radicale d'ernia, e dopo lui, nei di versi ospedali militari d'Italia se ne compirono n nell'an no seguente, .\.U nel 189.-i- , 57 nel ~ 895, 127 nel ·1896, e 13 nei primi due mesi del corrente anno. Sono ben poca cosa a pnragone de' 700 od 800 soldati che annualmente si eliminano dall'eserci to per questa imperrezi()ne fisica, rea bisogna riflettere che non si può obbligare alcuno a subire un'operazione cruenta, e dall'ope · razione i più rifuggono, allralli dn lla prospet tiva del proscioglimento dal servizio militare.


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LA CURA RADICALE DELL'ERNIA

Quelli cbe ne' pl'imi anni chiesero l'operazione, furono individui per i quali il servizio militare era piuttosto un mestiere, un mezzo di guadagnarsi la vita, che un tributo da pagare alla legge della coscriztone obbligatoria. lfa il numero cr·escente degli operati indica che si va facendo strada neli' opinione de' militari l 'i nnocuità dell' ope· razione, ed è sperabile che con l'andar· del ~empo i nostri soldati siano più premurosi della loro validità fisica, che bramosi di tornar presto alle case loro. Ricorsero finora alle cura radicale dell'ernia ~2 ufficiali, 2i sottuflìciali, 35 caporali ma~gi ori o caporali , 4-6 carabinieri, l 04- soldati, 36 guardie di linanza, 9 guardie di ciuà, 1 usciere del ministero della guerra. Di operazioni ne furono compiute nell'ospedale militare di Roma •11 2, in qtlello di Milano 4-0 , in quello di Napoli 22, in quello di Padova 21, in quello di Bologna 45, in quello di Cava de' Tirreni 12, io quello di Ravenna 1•l , in quello di Firenze 9, in quello di Torino 6, in quello di Cagliari 3, in quello di Verona 3, io quello di Perugia 2, in quello di Ancona 2, io quello di Brescia 2, in quello di Chieti 2, in quello di Bari ·l , in quello di Livorno 1. E ne esegui 49 il tenente colonnello medico Randone, 4-9 il capitan o medi co Buonomo, 4-3 il maggiore medico Caporaso, 47 il tenente medico Calore, 12 il magl(iore medico Sciumbata, ·11 il lenente colonnello medico Bianchi, 11 il tenente colonnello medico Cervasio, 1O il maggiore medico Baldanza, 8 il ma~giore medico Silvestri, 7 il maggiore medico Bernardo, 5 il maggiol'e· medico Pabis, 4 il maggiore medico Persichelti, 4 il maggiore medico Parisi, 3 il mag~iore medico Zunini, a il maggiore medico Caradonna , 3 il maggiore medico Bocchia, 3 il tenente medico Corbi , :! il colonnello medico Lai, 2 il Lenen te colonnello


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NKGU OSPEDALI MILITARI O ITALIA

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Goliardi, 2 il maggiore medico Pasquale, 2 il capitano medico Frigoli, 2 il capitano medico Carino, 2 il capitano medico Calegari, 1 il taneOle colonnello medico Carabba, ·l il maggiore medico Micheli, 1 il maggiore medico Massa, 1 il maggiore medico Volino, 1 il maggiore medi co Guarnieri, ' il capitano medico Lucciola, ' il capitano medico Pimpinelli, 1 il Lenente medico Ma1·ooua ,l il sottotenente medico Schiavoni, ed 11 i ~ ' sotloteoenti medici Bono e Lanza. Furono all'atto dell'operazione riconosciute ernie inguinali oblique esterne 151, ernie dirette 9, ernie interparietali 2 ernie crurali 2, delle altre non è detta la modalità. Erano des tre 153, sinistre 106, hilaterali 5. Oi aderenze fra l'epiploon ed il sacco, fra il sacco ed il funicolo s permatico, fra la vescica prolassata ed il coltello del sacco s e ne trovarono in tutto 38, le altre erano emie libere. Oi lipom i rinvenuti nelle ·pareti del sacco o nel coltello fanno menzione il maggiore medico Caporaso per averne escissi 7, il capitano medico Buonomo che ne ba recisi 3, il lenente me d ico Calo1·e che ne ha asportati 7, il maggiore medico Si lvestri che ne ha rinvenuti 4-, il tenente colonnello medico Bian chi che ne ha trovato 1 ; ed altri parlano di ~vern e spesso asportati nelle loro operazioni senza dirne 11 »umero, che sar.ebbe sempre esiguo preso complessiva~ente in confronto dei 264 operati, ciò che fa attribuire ai 1 :Po~i un valore etiologico molto limitato .nella genesi delernta.

1

ANESTESIA.

nostri ospedali, mezz'ora prima dell'operazione, si fa /la. ,~ei mfermo no'·Imeztone · . . . d1. un cent1.grammo o 2 tpodermtca

d1 cloridrat d' o I morfina. Il maggiore medico Caporaso fa


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J.A CURA RA DICALE DELL'ERNIA

cominciare la cloroformizzazione chiudendo con le òita le narici dell'infermo seguendo la scuola francese, alline di ri spa rmi are quella lotta contro l'odore di sgustoso del cloroformi o. Egli usa il cloroformio Merck, del quale non ha mai consumalo più di 35 grammi per un'anest esia di •;, d'ora, e se ne loda pel suo modico prezzo,· per la ~ un inalterabil ità anche se esposta alla luce la boccetta dimezzata per qnalche ' produce. In iJi:)O anetempo, e per la placida narcosi che stesizzazioni eseguite nel stlo reparto cbirurgico, una sola vol.ta ha avuto un· ane.> Lesia stentata e laboriosa iu una guardia di città alcoolista, ed un'altra volta ha dovuto rinuncinre ad un'operazione d'erni a in un soldato che , dopo avere inalalo poche goccie di cloroformio, cadeva in una notevole pa resi respi ratoria, il suo poi so d h·eni va piccolo, le pu ~sazioni scendeva no a 40 al minuto, la faccia diveniva eia · notica, la coscienza rimaneva integra. I nvitato l' infermo a respirare con forza aria lihera, questi fenomeni svani vano, mn ricomparivano piu minacciosi dopo poche altre goccia di cloroformio inalato. Ciò sarebbe accaduto certamente con qualunque altra specie di cloroform io, ed è dillìcil e spiegare certe ripugnanze è certe int.olleran~ze dei rimedi. Il maggior numero dei medici militari in questa operazione d'ernia ha fntlo uso della cloro-morfo·narcosi col cloroform io dal clor·alio'della fabbrica Merck. 11 Buonomo ha usato quasi sempre il cloroformio Duncan, ed ha verificato i seguenti effetti: •l• Di ffìci le cloroformizzazione in una guardia di finanza alcoolista; 2° Minaccia di sincope respi ratoria in una guardin di finanza , vinta con la respirazione artiliciale; 3• Tncipiente collasso alle prime inalazioni io allievo ca-


U CURA RADICALE DELL'KRNIA

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rabioiere oligoemiéo, per cui dovè compiere sollecitamente l'operazione ad anestesia inLeJTolla: so Poca tolleranza della cloronarcosi prolungata in una guardia di finanza; a• Poca tollernoza in nn usciere del ~J inistero della guerra, per polisarcia ed adiposi del cuore, onde si dovè sospendere la cloroformiz.za?.ione, e fustigare la regione cardiaca; 6• ~Iolti conati di vomito durante la cll)roformizzazione di una guardia di finanza; 7" Vomilo insistente in nn carabiniere; s• Al inaccia di sincope respiratoria in un carabiniere, per la quale si dovè ricorrere alla respirazioHe artificiale, l'd nJie iniezioni ipodermiche di caJTeina ed olio canforato. Il Rando n e ha usaLo il clorCJformio dal cloralio, della farmacia Z:~ mbelletli di Mi lano, e nelle sue 4-9 operazioni di ernia ha dov uto sospendere la cloroformizzazione in un ufliciale affetto da faringite cronica, per l' nbuondanle mucco fariogo-traeheale che minacciava l'aslissia, onde dovè continu;•re l' opet·azione sol! o l'anestesia coca inica. Un· oltra volla ha dovuto sospendere la cloroformizzazione dopo la di~se­ ztone del sacco er·n iario i n un a guardia di fi naoza per minacciante nsfissia . In tre operazioni ha prodouo l' anestesia con eter e purissimo, del quale si dichiara fautot·e per l'0 l .

ttm.o ri sulta~o :~vulone.

Un'altra. minaccia d'asfissia per cloroformio l'ehbe il Siivest ti· ID · un· carabiniere. In_lotte la 264 operazioni d'ernia si sono avuti dal cloroformio inco nvententt . . •12 vol te, at. qua l'1 st. c~ sempre potuto . r_•parare, ed · 11 di questi casi di difficollosa cloroformizzaZIO • • ne 81 son -veriO cati in guardie o carabinieri più soggeLLi a1la Lenta ztone · d.1 bere con una certa frequenza.


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LA CIJ RA RADICALE DEI.L'ERNIA

METODO OPER ATIVO.

Salvo poche eccezioni , fu usalo il metodo Bassini, talvolta ' con leggiere mod ifìcalion i. . Ed in proposito il Buonomo riflette che la parete posteriore del tragitto inguinale é costituita dalla fascia trasver· sale di Cooper e dal periloneo, e che è in facoltà del chi rurgo ridar l'obliquità primitiva al trag!llo, suturando i roa1·gi ni inferiori de' muscoli piccolo obliquo e traverso col legamento di Poupart, anche più in fuori de' vasi epigastrici , perché il funicolo spermatico rimane liber·o in fuori ed in alto , e non va soggeuo a stiramenti o compressioni. _ Se questi muscoli sono poco sviluppati , egli compensa la loro deficienza con l'infi lare più volte in un'ansa di filo la fascia del Cooper, addensandola in tal guisa contro il margine posteriore del legamento di Falloppio . Il Caporaso, ligio ai precelli del Bassini , scolla l~ fascia di Cooper, vi passa sollo l'indice della mano sinistra per ga· rantire dalla punta dell'ago il sottostante peritoneo ed i vasi, e riunisce nella sutura i margi ni del piccolo obliquo e ùel trasverso, la fascia trasversalis ed il margine posteriore del legamento di Falloppio, ser vendosi appunto de' muscoli per consolidare la parete posteriore. Quando la porta dell'ernia è mollo ampia, e non riesce facile la legatura del sacco con un nodo circolare, il Buonomo consiglia di affidare ad un uncino largo e smu s:-ato i muscoli piccolo obliquo e lrasver·so, che sono sollevati io allo da un assistente, il quale con allro uncino sim ile sposta in dentro od in fuori i v~si epigastrici. Allora l'operatore stira con la mano sinistra il colletto del sacco, e con un filo di


NEGLI OSPE DALI ~IILITARI D'ITALIA

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seta 0 di catgut infilato in un ago curvo , lo circonda a borsa di tabacco datl'esterno a·ll'interno , circoscrivendo una circonferenza concentrica alla porta erniaria, alla distanza di un centimetro. Alla fi ne, str ingendo i due capi del filo, il peritoneo si distende formando un piano in corrispondenza del colletto del sacco, che verri1 poi troncato all 'esterno del nodo . •

Questa s utura a borsa di tabacco ne' colleui erniari molto dilatati è lll~lto di ffusa in Italia, è eseguita negli ospedali civili di Roma, ed è rammentata nelle operazioni compiute dal Caparaso, dal Calore e da altri. Per la riun ione dell'aponeurosi del grande obliquo Buonomo preferisce la sutura r.on punti Lembert, coniprt'ndendo in essa il foglieLto lamelloso della fascia superficinlis, atli ne di evitare la lacerazione e lo smagliamento de' fasci aponeurotici, ed a ssicurare alla :>tttura una maggiol'tl resistenza COntro gli sforzi del vomito. Caporaso, falla la sutura sul ~rande obl iquo, riunisce in un'altra sutur·a tutto il te~suto lamelloso c h e vi sta al disopra, e poi cuce la pelle con sutura conLìnua. Il Silves tri ha flltto uso della sutura continua anche nell i strati profo ndi, ma se n'è pentito , e con sincerità veramente im i Labilerende conto di cinque suppurazioni sulle 0110 operazioni da lui eseguite . . In un sol caso d'e1·nia molto piccola il Buonomo ha usato 11 metodo di Czemy, in due casi il Carino ha usato quello del Bou; 0 i. Le suture tanto profonde quanto superficiali furo no sem:,.e fatte con seta sterilizzata, ad eccezione di qu elle del r aldanza che adoperò più volte il catguLper le suture pro-

•Onde.

La med· · lcaztone fu eseguita con materiale aseLLico od an-


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LA CURA RADit:HE DELL' EHN IA

tiseuico asoiutto, il solo Sciumbata pr~feri materiale antiseuico umi do. lo un caso d'ernia •:rurale riducibile sinistra il Capo raso si atten ne al secondo de' processi consigliati dal Ruggì, ed otten ne splendido risultato. Esegui un'incisione parallela alla piega dell' inguine, ed estesa dalla spina del pube fin olt re la metà 'del legamento di Falloppi o. seguendo l'orlo sa liente del legamento :~ tes so, ed interessa ndo la cute. il cellulare soLLocu taneo e la fascia 5uperlìciale, per meLLere allo scoperto l'a poneurosi del gt·a nde obliq uo. Incise quindi' LJuest'apon eurosi, ~ollevò jJ cordone spermatico , indi incise l'apon-eurosi trasversa del Cooper. Trovato il sacco all'in temo della vrna femora le, fo isolò e fallolo passare al disouo del poute di Poupart, molto agevolmente perchè vuoto, lo stirò in fuori ed in alto aLtraverso la brec.cia eseguita verso l'anello inguinale profoodo, ed a meglio distruggere l'infund ibolo peritoneale. attorcigliato il sacco, lo attraversò con punti a croce, lo legò in ma ~sa. circolarmen te, ne asportò la parte che restava fuori della legatura , e passò qualche punto a soprag)!illo sul monwne, per :tS5icurare la ri un ione delle parti. Ciò fatto. con l' indice si nistro spostò verso l'esterno la vena iliaca . e con ago ben curvo passò tre pun ti di suwra fra il legamento di Cooper e quello di Poupart, interes· sando in essi anche il legnment.o di Gimbernat, alline di chiudere convenientemente l'anello crurale. o ~l ultimo, con punti staccati suturò a strati tutti i piani di visi dall' incisione, e con sutu ra continua la cute come nel processo Bassi nt . Anche il Bttonomo in un caso d'ernia crurale destra a sacco vuoto seguì lo stesso processo Ru ggì, con esito di guari gione radicale.


~KGLI OSPEDALI AIILITAIU n ' ITALIA

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COMPLrCAZIONt ED ACC IDENTI OCCORSI DUilANTE t'OPERAZIONE.

Fra gli Mcidenti che compli cano l'opernzione radicale dell'ernia si può annoverare lo strozza mento. Di ernie strozzate se· ne operarono selle, co n le modalitit seguenti: 1' fl Buonomo trovò un sacco volumin oso, co ntenente epiploon ed un'ansa del tenue edematosi e cianoti ci. Sbrigliato lo strozzamento che er~ formato dall'an ello profondo, risecò l'epiploon, ridusse l'ansa intestinale ancora vitale, e compi l'oper·azione col solito processo . . ~· Lo stesso Buor.omo trovò un idrocele preesistente all'ernia e comunicante con la ca vi tà addominale per mezzo di un cannle stretto e soui le. li sacco conteneva por.o liguido, un'ansa del tenue congesto, e l'epiploon che fu ris eto~to previa legatura frazionala, do po di che fu ridotta l'ansa mtestinale. . 3° Il medesimo operatore trovò un voluminoso tumore ernioso sul quale tentò inutilm ente il taxis, indi eseguì l' ern\otomia. 11 sncco conteneva scarsa qu antità di liquido brunastro, ed una lun ga ansa del tenu e avvol ta sull 'omento fortem~n te cianotico . Lo strozzamenlo era formato dall'anello profondo. Il sacco si lacerò in prossi mità del col\etto, ma non fu difUcile obliterarlo con sutura a borsa di tabacco, dopo avere introdouo in cavità l'ansa del tenue, ed estirpato l'omeoto prolassato. 4" Il Dr. Lucci ola trovò un' ansa del tenue, ed un discreto lembo d'amento strozzati. Ridusse la prima, ed asj)Ortò il secood <>. 5• L 40 Sciumbata con oppot"Lu ne manovre di taxis ri-

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LA CURA RADICALE DEtL' BRNI A

dusse prima un'ernia, e dopo due ore la operò alla Bas• sini , senza trovare particolarità degne di nota. 6• l)arisi ebbe ad operare un'ernia ingnioale destra stro~zata da 12 ore, e sulla quale era ri•1scito inutile ogni manovra di tax is anche sotto la cloroformizzazione. Incise il cingolo strozzante che ern f;~tto dal colletto del sacco , r·idusse l'a nsa di tenue che nel sacco era contenuta, indi prosegui il processo solito. 7" La stessa operazione con le stesse modalità es&guirono in Tor·ino i sotloteneuti modici Bono e Lanza. Non inrrequentemente si r·invenne la complicazione dell'ansa con l' idrocele. Buonomo trovò una volta un idrocele cistico del cordone che copriva l'ernia, e che potè a stento isolare. Operò l' idrocele alla Bergmann, e l'emia aJJa

..

Bass in i.

Una seconda volta trovò Ull idrocele cistico della vaginale aderente all'estrernit ~t inferiore del sacco erniario, en· trambi i sacc hi costituiti da un un ico prolungamento del peritoneo. Si regolò nell ' istesso modo. Uoa terza volta il sacco erniario conteneva varie piccole cisti aderenti alla sua parete sierosa,' e ripiene di liquide citrino; ne fece l'escissione isolata prima di legare il sacco. Caporaso trovò all'estremità del sacco vuoLo una cisti sie· rosa, il cui forame era in comunicazione col sacco erniario, e ne esegui l'escissione. In un secondo caso trovò oo vo· luminoso idrocele, che o.però alla Bergmann, indi prolungò il taglio cutaneo per· l'operazione dell'ernia , trovò un sacco erniari o voluminoso contenente notevole massa epiploica aderente alle pareti del sacco, la recise previa legatura di· sconti nua, indi fece la sutura del colletto a borsa ·di tabacco. Un'altra volta trovò un sacco a clessidra con una parte vuota. e con l'altra conformala a piccola cisti che asportò.


NKGLI OSPEDALI Vlf.ITARI n ·ITAJ,IA

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In un'altra operazione una piccola cisti del fun icolo fu asportata; fu asportala una piccola parte dell'omento aderente al sacco, ed un lipoma del sacco. · Randone rinvenne un idrocele congenito del funicolo, che spaccò. Calore io un individuo entrato all'ospedale per assoggettarsi alla cura dell'idrocele, aperto l'idrocele alla Bergmann, trovò un'ernia aderente a lutti i tessuti ci rcostanti, con pie· colo sacco. Uo'allra volla trovò un idrocele cistico del cor · dona spermatico destro, con volumin osa emia scrotale. Escisse porzione della vaginale, e suturò il colleuo dell'ernia a borsa 'di tabacco. Baldanza tr·ovò una cisti del funi colo aderente al sacco, e l'estirpò. Silvestri rinvenne un caso simile, e s1 regolò nell' istesso modo. Buonorno incontrò sei volte la complicanza del varicocele con l'ern ia , sempre a sinistra. Una volta i voluminosi nodi delle vene avvolgevano l'estremità inferiore del sacco, una volta avvolgevano tutto un sacco piriforme contenente epiploon ed ansa dellenue, una terza volta le varicosità si estendevano lungo il tragitto inguinale, negli altri tre ca;;i i varicoceli erano di discreto volume. Operò sempre i varicoceli col metodo di Celso, e le emie col metodo Bassini. Altre particolarità relative alla fo rma ed al conten uto del sacco erniario sono : un saccu bilobato contenente io una ~Isca un'an sa del tenue, nell'altra l'amento di facile riduzione ~~poraso); un sacco sol!il issimo e lacerabile, con permeatltlà del co Il etto che ammetteva appena uno specil. lo {C :l1 ore); l'appendice vermi forme erniata ed aderente al sacco, che · prev1a · 1egatura ; d ue saccl11· er01an1 · .. f i l Bai daoza rec,:;e ormanti l'istesso tumore, che il Silvestri legò ed asportò se· parata mente; sottigliezza ed estrema lacerabilità nel sacco in

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CUli:\ 1\ADICAI. K DELL IHINJ A

due casi, ne' quali l'istesso Sil vest rì fece la sutura a ~orsa di tabacco; aderenze tenaci del sa cr.o con gli el~ m enti del cor· dane, e del colletto co l grande amento, per cui il Bianchi dove r·i ~ecn re l'omenlo, e sutur·ar·e il coll ello a uor:;a di Ulbacco. Lo stesso Bianc:hi trovò in un ufficiale un ' anti ca e vo· lumi nosa f!rD ia irriducibile per molteplici aderenze fra gli eleme nti del funi colo ed il sacco, fra il ~acca e l'epiplouo fuoru~cito , per cui fu nece.:;saria lun~a dissezione, molteplici legature, ed abbondante escissione dell'omento. In un'ernia inguinale bilaterale operata contemporanea· mente ùal Cnporaso a destra e da l suo assistente a ~inistra, • si trovò a de,Lr a un pi ccolo li poma contenuto nel sacco a pa· reti sottilissi me, a sinistra una piccola cisti del sacco, che fu rono estirpati. Quando uno dei due operatori tirava in fuori uno de' sacchi erniarii, quello dell'altro lato già scoperto ri entrava nella cavità addomina le, dando cosi addivedere come il periloneo fii tulta la parte compresa fra i due anelli pro· fondi fo ~se scorrevole sulla parete anteriore dell'addome. Un'altra ernia inguinale bilaterale fu operata dal Calore 10 una seduta, senza inconvenienti. [n un allievo c:trabiniere, che prima ùi venir sotto le armi P.ra stuto O!JeralO d'ernia in un o~pedale civile, avvenne la recidiva durante il servizio militare. Il t:aporaso lo operò di nuovo , ma avvene che in mezz:o al Lpssuto cic;1 tr iziale era impos:;i~ill' rintracciare i rapporti de' varii strat i muscoloaponeurotici . Iso lato il $acco vuoto ma voluminoso, e~li rico· sl itui come mPglio po l ~ le pareti del tragitto inguinal e; pur tutlavia quell'allievo c;1rabiniere: è ancora in servizio , e non si l: più ripresentato all'ospedale. In una guardia di cillà si era riprudoua l'ernia operata antecedentemente in un ospedale civrle. Il Caporaso esegui d1 nuovo l'operazione alla BAssini, che iu questo caso riesci


...-w·,. ' NEt;l,l OSI'RDAl.l llli.ITARI o' tTA I.I A

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piti agevole perch~. malgrado il sacco mollo vol uminoso, le parti costituenti il canale inguinale erano perfettamente riconoscibili . ••

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Due casi simi li si sono offerti al Calore nell'o~pedal e militare di Padova. Entrambi i sol!gelli erano stati operati prima di ,·enir sotto le armi, si em in entrambi avverala la recidivn . e la seconda operazione ehbe esito di guarigione in entramhi . All'ospedale militare di Ravenna il l\nndooe operò un soldato che all'er nia aveva associatn l'ectopia del testicolo , ed in quel caso esegui l'orchiopessia. li Cervasio ali'ospedalc mil itare di Napoli trovò in un soldato un testicolo atrolico contenuto nel canale ioguinale e lo esti rpò. Il Buonomo trovò una volta un sacco molto voluminoso, lungo, profondo, piriforme, bilobato , con notevole tens-ione d e' vnsi epigastrici che potè spostare in fuori. [n un ser.ondo caso trovò un sacco imbutiforme, ampiamente comunicante con la grande cavi tà del peritoneo, che aveva spostato i va~i epi~astrici \'erso In linea mediana . AHine di continuar l'openlz~one c.on maggior sicurezza, legò i vasi in due punti , e li rectse nel mezzo. Nè diver:;amente agi in un caso in cui il sacco bilobato, con maggiore sviluppo dell a fogsa inguinale esterna, aveva nel solco di scissione i vasi epigastrici. Per portare il sacco al l'esterno. legò e recise i vasi. Un ramo anomalo della vena ep1gastnca · · altrave:-sava ·m un caso la parete posteriot·e del tr:q~itto inguinale , per imtnt!Ltersi fo rse nell' olluratoria. Legò il ramo e lo recise. Ebbe due volte emort'agia venosa per punture o lacerazione della vena epigastri ca, ed in am bo i casi ne fece la legatura. Anche H Capora.so una volla , nella dissezione della fascia· tras:ersale, ebbe a lacerare una vena epigastrica, e la legò. &i 11 Silvestri trovò in uu caso l'arteria epigastrica a cnallo del fondo del sacco , e fu costretto a reciderla . •


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Non it• tu lle le relazioni degli operatori è specificato l'esito finale dell" operazione. Di molle è dello se la guarigione si ebbe per prima o per seconda intenzione, per granulazione, con o ;;eu1.a ;;uppnrazione, meu tre di molte altre si dice sem · pl ice rn ente che l'e5Ìlo fu la guarigione. Però dal tempo crhe gli operati pa~saro n o all'ospedale, si può fa cilmerHe determ i· nare che q ~telli i qua li vi rima~ero lungo tempo senza all!ra r:igione all'infuori del proce~.so di cicatri ce, guarirono per seconJa intenzione. Guarirono per prim a 215 oper.1 Li , ed ebbero uoa permanenza media nell 'ospedale di 21 giorno. Ne guarirouo per seconda inLenzione 47, co n una permanenza media di !j7 . . . gtorn• ctascuno. Non si pu ò parlare con fondamento di guarigione sicura tla recidive in tuili questi operati , IJUanlun tlue parecchi dì e,;si fossero stati rivi sitati dopo qualche tempo, e trovati !;Cevri da qualsiasi sospetto d'ernia. Si sa che hl ferma del nostro soldato è breve, e che dopo il congedo esso non cade più solto l'o,;servazione del me!lico curante. D'altra parte fra questi 264- operati , ve ne sono stati quattro opernti prima di venir soLto le armi, e rccidivati, e questo fallo ci deve mellere in guardia dalle possibi li reci div~. Ora siccome è univer;;almente ammesso che queste di pen·

dono il più dell e volte dalle vas:e suppu razioni della ferita da opernz innP., tlalla consecutiva cicatrice che comprende lutti i tessuti interessa ti dal taglio in un unico tessuto cicatt 1Zia le distensibi le e poco r·esistente, siccome il pregio del· l'ope razione del Dassi ni sta nella ricosti tazione de' piani della •


NEGLI OSPEOAI.t A!!l.IT.\Rl o'ITALIA

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parete addominale, e ,questo risultato è inLimn.mente legato alla riunillne per prima intenzione delle parti di\'ise dal coltello chirurgico, credo che non sia inutile enumerare le ca u~e che, secondo i diversi oper:~tori, diedero occasione alla ~up· purnzione. perchè io avvenire si ponga tutto lo studio, Lnlla la diligeo?.a possibi le per allontanarle. Si è già deLLo disopra come il Silvestri riprovi la :;utura continua rla lui stesso esegnitn negli :;lrati profondi, perchè il lìlo ne' manu~gi facilmenle s'infetta. e l'infezione si co· monica di punto in puuto.' A questo difello ùella sutura continua possiamo a~giungcrne un ullro. Quando si tratta di ooire intimamente muscoli che hanno le iìbre dirette in diverso senso, la sntura continua mal rie:;c.e a tcnerli in intimo contatto, perchè fa cilmente si rilascia, ed allora è piit sicura la sutura a punti staccati molto vicini fra loro. Buonomo in individuo polisarcico ha visto cadere in neerosi lo strato sottocutaneo, e la necrn,;i ha ritardato la guarigione. È risaputo com~ dillìcilmente ade•·isca l'adipe cosi poeovascolarizzato e cosi poco vitale. ~on si potrebbe abradere uno st•·ato di arasso d:tlla cute prima di cucirla? • . n Corb1 ha visto la suppnrazione de' punti per seta forse non ~ene steril izzaU1, ciò che consiglia la raccomandazione aA"Ii operatori ùi non fidarsi mai de"l' infermie1·i per quanto dili)(enti sieno, nella sterilizzazion~ ùegl' isLrumenli ed oggetti di medica Lura. lhndone nccusn della suppnrazione un ematoma che lo costrinse a Lo~liere i punti due giorni dopo l'operazione, e q~esta circostanza richiama r.lla mente il precetto chirurgtco di non far mai la sutura, se prima non si è ben sicuri del\' emostasi. Anche Scium bata ha avuto una suppurnzione per ematoma, & due suppurazioni di punti della sutura profonda. Egli •


I.A CURA RADI CALI DEtt'HRNIA

preferi:;~:e

la medicatura con materiale impregn alo di suhlimato. forse perchè in un piccolo ospedale non dispone clell'occon·ente per sterilizzare garza, colone e fn scie, ma la med ica lura umida ha il gra nde inconveniente di macerar l'epidermide, e di age,•olare il pas5ag,gio ai germi 1l'infe- · zione. Ln sle5sO Sci11mbata ehbe un'altra suppurazione, perchè l'infermo, irrequ ieto ' E~Ù in loller·ante, sì tolse nella noue la fascia tura, lasciando le ferite allo ~co perto fin o al mattino seguente. Qualche giro di fascia amidata che occluda complet~meote il campo d'operazione, as~icora la ferita dalla penelrazione de' germi, e più ancora dalle mani dell' in fermo. Calore ebbe a rilevar due volle un processo Oeinmonoso della ferila , perchè l'infermo l'aveva insudiciata d'orina. e Caporaso ebbe un caso di suppurazione per l'islesso mo · tivo, co~a che meue tuili io avvertenza acciò si badi a uon ostacolar la comoda minzione con la fasciatu ra, ed acciocché all' occorrenza si cateterizzi l' infermo un'ora dopo la medicazione, ed a sera tarda. Un infermo di Bernardo si levò dal leuo lo stesso giorno dell'operazione ; la medicaLUra si scompose, si dovè rinno· vare il giorno dopo, e ne seguì la suppurazione, . La maggior parte di queste suppurazioni sono avvenute per imprudenze, per disattenzione, per stranezza degli ope· raLi; ma il pu bblico è troppo proclive ad allribuire al medico la colpa dell'insuccesso, quindi non v'è cautela che basti, non v'è pr e v e~ge nza che non si debba usare per assicurar l'es ito della guarigione, esito che dipende i'n gran parte dalla riunione per prima intenzione, e se ciò non rosse abbastanza dimostraLO, lo dimostrerebbero ad ollr&nza i quattro operati d'ernia recidiva, ne'quali i medici hao tro-


,.RGLl OSPEOAI.l MILITARI D'ITAl.fA

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vato ooa cic~ttrice larga e soLLile. nella quale erano fusi tuui i tessuti della P.arete addomin:~le. Edoloroso il dov«?.r chi udere questa raccolta di fatti che onora l'operosità de' nostri meùici mi litari con una nota triste, ma la scienza ò una serie di veritil, e nessuna veriti1 per dolorosa che sia va occultata. Sulle 264 tlperazioni esegt;ite si contano due morti! Uno per collasso post-operatorio al terzo giorno, nel quale l'an· topsia rivelò la de"enerazione "' ,.,(lr·assa del cuore. L'altro mori di risipola 111 quinte• giorno dell'operazione. per contagio da uo l'isipela toso non molto distante dal lello dell'operato. Se non è sempre possibile scoprire io vita la degenerazione adiposa del cuore e quindi rinunciare alla clor oformizzazione e dall'operazi one, deve riusc ir possibi le il mettere un opera to in sa lvo dal con tagio òell'eri!;ipola a qualu nque costo, Per·chè un'operazione che mira a liberar l'uomo da un difetto fisico, e che lascia la scelta del te10po. non deve compromettere la vita dell'operato. Ilo esposto le osservazioni, le idee, ed i falli di gran numero de' medici militari, e li ho raccolti in un fascio elle ~ppresenti la forza viva del nostro corpo sanitario, nella Stcurezzn che essi servano di scnmbievole nmmaeslramenlo e di co~une eonforto.

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SULL'AZIONE DEI RAGGI ROENTGE~ SUI MICRORGANISMI ~

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llicercho sper imentali P.~egulte nel gabinetto batteriologko dello spt>dale miti· taro di Roma dal dott. r,. Boaomo, capitano medico, colla collaborazione del dott. G. Gro.,, tenente medico.

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La proprietà che hannl) i raggi di Rontgen di nuraversare i tessuti, ha fatto pensare che da essi si sarebbe potuto ritrarre npplicazioni , non solo come mezzo diagnostico, ma anche co me mezzo curalivo. Fmn.: Jlfinch, nel riferire circa la nuova scoper·la , si dum~ndava se i raggi X non avrebbero avuta alcuna azione . . . . sur mt crorgants mr. Lot·tet e Geno"d !'Ludiarono l'innuenza dei raggi sopra ani· mali , ai quali iniellarono brodo tubercolizzato. Di otto cavie inoculate. tre furono giornalmente sottoposte ad irrad iazioni prolungate; dopo un mese e mew1 le cinque cavio testimoni avevano al punto dell'inoculazione degli ascess i, mentre le tre irradiate non presentavano che ingor·go dei gangli in l.{ uinal i; dopo un altro mese all' incirc;l le ca vie testimoni erano profondamente dimagrate, mentre le irradiate era no aumentate di peso e non presentavano alcuna lesione locale. In attesa dei r·isultati della autopsia, Lo1·tet e Genortd conclusero che l'irradiazione ave,•a modificalo lo sviluppo acuto della tubercolosi,


• SULL'AZIONE DKI RAGGI ROENTGKN

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flendu, rilain e D" Castel avrebbero avuto un eguale succe~so sottoponendo alle irradiazioni un individuo tubercoloso. Despeiynes studiò !"azione dei raggi su l cancro dello stomaco, ed asserisce di aver ottenuto una notevole diminuzione del tumore. Alvaro avr·ebbe guarito un chirar Lrocace . Courmo1~t e floyon trovarono che coi raggi X era di m inuita la virulenza dfllle tossine dirtericbe; ed in omaggio a questi risultati positivi Ducretet e Lejeu.ne hanno dato delle norme per l'applicaziooa dei raggi X agli organi malati. J · Derton giunse a conclusioni diametralmente opposte; egl i espo~e delle culture dirteriche in brodo ai raggi X per Hi , 32 e 64- ore. Dopo ciascuna durala d'esposizione le culture erano iniettate a due cavie. Una cultura tes.timone non irrad iata era contemporaneamente iniettata a due altre cavie. Le culture esposte nulla perdettero della loro v irulen;~a. e gli animali morirono rapidamentE', e nello stesso tempo che i testimoni.

Sormani esperimentò sopra sedici differenti specie di mi• crorganistni , e concluse che i raggi non esercitano azione sensibile sull e proprieta dei micr·organismi stessi. Ad ug uali risultati uiunsero Memmo, Ellingwl)d, llenzi . . Un cor·ri spondenLe d el giornale inglese • Nat!tre >> pubhl!:ò una nota interessante sugli effetti dei raggi sulla pelle; eglt era impiegato io una casa nella quale era direttore del ser,-17..to • • • radrograflco . :'i otò ad ambo le mani la formazione di macchie nerastre; a Poco a poco le macchie s'irritarono , la pelle si arro:;si notevolmente e dopo qualche tempo gli si gonfiarono le estrem·F d . . d' · 1 a elle drta fino ad aversi la caduta (per tr~ volle Jseguito) dell'epidermide di ambo le mani, e di quattro


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SULL'AZIONI': DEI R:\GGl ROKNTGEN

unghie della destra e due della sinistra. La strana mala!tia cutanea era dolorosissima e si era manifestata come una scollatura grave. Questo fatto è stato notato in seguito da altri osservatori, e noi ne abbiamo la conferma in nn ammalato che fu a scopo diagnostico solloposto più volte ai raggi X. Studiando la permeabilità del torace ai raggi, allo scopo di ottenere una radiografia di una profonda fistola toracica esito d'empiema, abbiamo sottoposto il furi ere r;. Bortoli a quattro irradiazioni, complessivamente di ci nque ore all' incirca. Il tubo di Crookes fu·applicalo alla distanza di 10 cm. ; per le prime quattro sedute al Ialo anteriore, per la quinta alla parte posteriore del torace sinistro. Dieci giorni dopo l'ultima irradi a ~ione l'infermo bll avver·tito un senso di prurilo su tutta la regione sternafe; il pr:urito é stato seguito da bruciore e congestione della cute; dopo quattro giorn i si è delineata sullo sterno una chiazza rosso- bruna dell'apparenza di una scottatura di pr·imo grado, larga ad un dipresso 10 centim. e lunga 12, irregolare, a bordi frastagliati , con qualche llictene limitata, da cui gemeva siero. Si notò dopo qualche giorno una esfoliazione della pelle, i cui strati superficiali cadevano, lasciando a nudo il derma arrossito e tumefatto. L'esfoliazione si ri petè per parecchio tempo (circa un mese) in grado sempt·e più leggiero, finch é si ebbe la gual'i· gione quasi completa, essendo rimasta al luogo della lesione una chiazza pigmentata. La lesione cutanea non si è verificata per il calore emesso dal tubo Crookes, giacchè abbiamo la precauzione d. interrompere la corren te ogni qual volla il vet1·o del tubo ac-

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SULL'AZIO~E DEl ltAGGr IIOENTC:E~

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cenna a scaldarsi leggermente; e neppure la lesione è ad attrihuirsi alla luminosità dei raggi catodici, perchè li abbiamo sempre esclusi, coprendo la regione da irradiare con uu pannolino. Per altra par·te questa a?.ione initativa speciale sui tessuli non si verifica sempre; altri individui dell'ospedate, che a scopo diagnostico sono stati ~olloposti ad irradiazioni proloo~:ate, non hanno presentnto lesioni cutanee. Probabi lmente è necessaria una sensibilità speciale dei comuni in tegumeoti all'azione dei raggi X, in rapporto forse ali& con<lizioni dei tessuti medesimi, perchè si possano verificare i menzionati disturbi. l n ordine a queste osservazioni abbiamo sottoposto a ripetute irradi azioni F. P. agente carcerario, atTello da un granuloma cutaneo simmetrico sul dorso d'ambo le mani, probabilmenle di nr~tura tubercolare. La simmetria della lesione ci ra pen s;~re che essa abbia esordito con i caratteri rli una dermopatia trofica, su lla quale ba potuto i nnestarsi il !mciii n tubercolare . Nei gioJ·ni in cui si face vano le irradiazioni, fu esclusa ogni medicazione antisettica, limilanùola a coprire le mani • con cotone iùrolìlo. Dopo cinque ir-radiazioni io giorni succes!>ivi, ciasc una della du.rata di un 'ora, non avendo potuto l'infermo tollerare una durata più longa, non si è notata al~una modificazione del granuloma, ch'è rimasto inalterato. Notiamo solo che per· i ci nque giorni delle irradiazioni, PUr non avendo fatto uso di lavaggi antisettici, le piaghe ri · tnasero asciu tle senza.traccie di suppurazione. Che \a mancata azione dei piogeni sia da attribuirsi ad un aumento del potere fagocitico nei tessuti irradiati? Aquesto proposito nolin mo che nei giorni, in cui si face-

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• SULI.'AZIONE nBI J\AGr.J ROE~T(';EN

vano le irradiazioni sul furiere Bortoli , affetto da profonda fistola toracica, lo scolo purulento diminuì sensibilmente. Avendo noi consta tato che le iJTnùiazioni non modificano le proprietit ve~eta tive e pato ~ene dei piogeni, escl usa ogni altra ca usa, si potrebbe con un possibile aumento della fagocitosi spiegare la diminuzione della suppurazione nei tes· suti irradiati. • ••

Scopo prec1puo di questo studio ò stato quello di ricercare, ov'esistano, modilicuzioni delle propr ietà vegetative e patogene dei microrganismi. Dopo la scoperta del Ronlgen al<:o oi medici concepi rono In gperanza di poter determinnre con i raggi X altenuazioni bacteriche applicabili alla terapia dei processi infellivi lo· calizza ti, e la speranza era fondata for.se sull'analogia tra gli effetti della luce _solare e (juelli supposti dei raggi X. Innanzi Lutto noi abbiamo pensato che non bisogna arrestarsi ai risultati ottenuti con gl'innesti di cult ure irradiate più o meno lungamente, ma credemmo utile r ipetere per ciascuna specie di mi crorganismo patogeno gl' innPsti con culture figlie di cultqre irradiate, ed alla lor volt:~ irradiate, e col'i alrneno per tre generazioni , onde meglio stabilire se sono possibili modifìca;-;ioni delle loro prop1·ietil vegeta· tive e patogene irradiando con i raggi X culture figlie di colture irradiate. l~ possiuile infatti che un microrganismo attenuato, inne· stato in un nuovo terreno di cultura sim ile a quello nel quale si è svilu ppata la prima generazione, sub isca un'altra dose di attennazione, per virtu del medesimo agente, e così socces~i vam ente fino a perrlere il suo potere patogeno.


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SUI.L' AZI O~F. DEl

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E d'altra parte giova COO$latare se una cultura di un microrgaoismo attenuata con i raggi X, possa t·iacquislare in condizioni vegetative favorevoli il suo potere patogeno attenuato o perduto. Se il b. del carLonchio p es. irradiato con i raggi X non sporifica quanto una cultura di controllo messa nell e identiche rondi!ioni vegetati ve, può riacquistare la virtù di sporificarp, sottraendo lo per un dato numero di giorni .alla causa ~Llleuuante, e racendolo vivere nellil temperatura del termo · stato al grado del suo optimum ? . E' noto che la luce solare spiega sui microrgar.ismi un'aztoue nttenuante, se non decisamente bactericida, da arrestare il potet·e vegetativo ed anche l.ìno ad attenuare o ad estinguere il Potere palo~eoo. Arloing ha constatato l' allenuazione della virulenza dei bar.illi del carbonchio espon endoli al sole, mentre la luce del~:as non li attenua; che la luce solare ne impedisce la sporificazione, e coll'azil)ne prolungata può arri vare a tra· srormare le culture del carbonchio in veri vaccini. 1 raggi di Roentgeo, beochè non luminosi pet· i nostri sensi, possono esserloJ invece per i bacteri fino a potere spiegare su di essi un 'azione analoga a quella dulia luce solare, ad una Profondità. nei ·tessut i ove questa non può avet·e alcuna azione bacleri cida. Nelle nostre o:>set·vazioni ci siamo proposti di studiare le possibil i modilicazioni biologiche dei microrganismi in quanto al loro potere vegetativo, alla f<tcoltà che hanno alcuni di muoversi piu o meno vivacemente, al potere cromogeno e patogeno. In quanto al metodo da noi sertuito per fare agire sulle culture o ~·u pro dOllt. palo log1C . 1. contenenti "' . germt. o su al tr1. · mezzi capaci dt' prod urre processi. m . relltVI, . . come terrP.no ccc.,


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diremo solo che alJbiamo preferito una irradiazione discon· Linua in ~-:iorni consecutivi, della durata media di tre ore, appunto per metterei nelle condizioni più omogenee alla toll eranza dell'uomo. Prepa ravamo culture giovani di microrgani smi in agar, in gelatina, in brodo di cervello od in brodo co mune, delle quali si conservavano i controll i, mentre quelle rla irradiare, se in capsule di Petri venivano coperte con un fogl io di guttaperca laminata e se in provette a bocca larga od io boccelle, erano chiuse con tappi Ji avalla poco profondi . L'irradiazion e era sempre verticale sulla snperlì cie della cultura o di 'lualsiasi altro mezzo che si voleva irradiare. J controlli erano asso~ge ll ati ai metlesimi mutam enti di tem peratura cui erano esposte le culture irradiate quando dal gabinello di hacteriologia venivano trasportate in quello di raùioscopia. Jrradia=i011!' ,ft'i mir.ror!)ct11ismi in cllltttre giovani. Inco minciammo la nostre osservazioni sul baci llus subtilis, del quale so no note la resistenza all'alta temperatur:l , la vivacita dei movimenti ed il forte potere vegelat.ivo sui co· munì mezzi ùi cultum. Furono irradiate culture in agar, in gelatina ed in Lrodo in provette a larga bocca ed in capsule di Petri C(•perte ùa un foglio di gu ttaperca, e le irradi azioni si facevano in giorni consecutivi per la durala di Lrt: ore. [ raggi emanavano _da un tubo Crookes, dislaole olio centimetri, ad una temperatura ambieute di ·12". fn principio si facevano agire insieme i raggi catodici e quelli HoenlHen, ed in seguito su alcune culture sperirnen· tàmmo l'azione isolata di questi ultimi. fmmediatamenle dopo ciascuna irradiazione si osserva· vano in goccia pendente i bacilli irradiati ed i controllj sottratti come i primi all'azione della luce solare; e si face ·


SU LI.' AZIONI ORI RAC:Gi OOENTr. EN

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vano innesti in agar dalle culture irr-adiate e dai controlli. Dopo ciascuna delle tre prime irradiazion i il bacillus subtilis conservava tutta la vivacità dei suoi movimenti attivi normali come quelli non irrad ia1i ed malteratu il potere vegetativo. Dopo la quar·ta irradiazione i movimenti ùei bacilli irradiati apparivano un po' meno vivaci dei controlli, ma la differenza er·a lievissima , da polersiri tenere Lrasr.urahile. PoLendosi attribuire questa diiTerenza ad una disparità sugli effetti dell'azione termica dell'ambi ente su lle goccie pendenti, furon o messe nel termostato per pochi minuti e riosservate. La lieve di fferenza dell'aLLività motoria persisteva. Dopo la quinta irradiazione i movimenti dei bacilli irradiati erano più lenti ed alcuni di es~i si agJ,:Iutinavano, formando masse inerti non solo verso la perirer·ia ma anche n el mnzo della goccia pendente. Baslnva esporre la cullura irradiata per poche ore alla lempel';ltura del termostato (35°-3'i") per vedere riapparire in parte la vivacità motoria . Nelle successive irmdiazioni, fino alla deci ma, nolammo esattamente lo stesso fenomeno, cioè di miuuzione della mobilita dei bacilli irradiati confrontati sempre ai controlli. e parziale scomparsa di tale diiTer·enza mercè l'azione della lempet-atura del termostato. 11 Potere vegetativo del baciilo dopo ciascuna irradiazione. non ba mai presentato al cuna diiTereoza rispelto alle cultnre di controllo, anzi talvol ta abuiamo notato un più rigoglioso sviluppo nelle culture figlie di quell e irradiate . . Ila queste negli innesti successivi dopo ciascu na irrad iatt~ne non si ripeteva la differenza di motil ità dei bacilli. anche ùa culture irradiate, nelle quali abbiamo osservato tale

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SU LI .' AZIONE ORI lli<GI;I IIOENT(;EN

una iperauivitit sporificante da risaltare in modo assat r1marchevole in confronto della scarsa spori ficazione delle col· ture controllo. Dopo 1'8" irradiazione erano quasi scompar3i i bacilli , e quei pochi che si vedevano in goccia pendente in mezzo ad un campo di spore rat·amente conservavano movimepti nlLivi di traslnzione. Le cui tu re figi ie di cullure irradi ate non presenta vano un a sporificaziooe più altiva doi controlli, sicché la proprietà acquisita dal lmcilltts sttblilis di sporific11 re più attivamente dopo ripetute irradiazioni, è una modific11zione vegetali va transiLuria . Per convin cersi che realmente la diminuziona della viva· ci tà motorìa del bacillus $Ubtili~ e la maggiore attività a sporificare sia no dipendenti dall'azione dei raggi X, avendo avuto cura di escludere qualunque altra r.aosa, luce solare, temperatuta, ecc., si sono ripetute le stesse ricerche su due a!tre setie di culture irradiate nelle stesse condizioni, ed i risultati furono costantemente quelli che abbiamo accennato. Quindi per il bacillns srtbtilis si può conchiudere: 1° Le irradiazioni con i soli raggi Roeotgen, o con questi e con i catodici insieme, non modificano il potere vegetali vo del bacillo ; 2° Dalla 4" irradiazione sembra vada i ndebol enrlo~i la mot ilità auiva del bacillo che !> i può ridestare alla tempe · talura optimum del termostato; 3° Le culture irradiate sporificano meglio delle non irradiate, ciò ch e significherebbe aumeulo di resistenza nel potere vegetat:vo del baciUus subtilis. Si noli che non vi e differenza fra le colture irradiate con i sol i rar:gi X e quel!e irradiate con i raggi X e i es · todi ci. Comparammo gli effetti della luce solare e della irradia-

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SULL'AZIONE DEl RAGGI ltOR~TCEN

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zione con i raggi X sul bacillus snbtilis, fa cendo agire l' uno e gli altri per ·l i) ore. Le culture irradiate dal sole non hanno sporificalo come le altre compagne e5poste per u;.:ual tempo ai raggi X. La progressiva diminuzione del la vivacità motoria ·semhra p iù sen~ ibile nelle culture e~poste 111 sole. . llrubabihnente vi contribuisce l'azione dell a temperatura esterea, essendosi (atte le osse1·vazioni nei mesi di rehbt·aiu e marzo. Nel termostato dopo tre ore o poco pi1'1 i bacilli riacquistauo in gran parte la loro vivace motiliti1. luadia.rioni X std bacteri cromogeni. - Due specie di bacteri cromogeni furono asso)!gella te alle inadinioni X: il bacillo rosso dell'ac-qua ed il micrococcus prodigiosu.~ . Le Irradiazioni si facevano contemporaneamente su cui· ture a normale svil uppo e su recenti innesti . Dopo ollo irradiazioni della dut·ata complessiva di circa 25 ore, le cnllure adulte del bacillo rosso o del ·prodigioso co nservavano immu~alo il colore normale primiti vo; gl'innesti invece, sui quali 1 raggi X agirono fin dall'inizio del loro sviluppo, presen.tarono un colore sensibilmente diverso dalle cullure madri e dai controlli non irradiati." le colonie del bacillo ro sso e del prodigio.so apparse nel periodo delle irradiazion i si distinguevano per la loro piccolezza IJUasi puntiforme e per il colore ~iallo pallido un iforme nelle due specie. Questa modilìcazione del potere oromogeno è stata confermata SUl· medeSIIll · ·l ffii·CI'OrgaDISffil · · ·ID UO' a 1tra S6116 · d'·11'rad'mz.1ont · · per uguale durata. Negl'innesti dalle cultu re modificate si ripetono le diiTetenze cromogene.

Irradiazioni X 'sn alcuni microrganismi patogeni. Bacillt~;S anthracis. - Si preparano due culture giovani 37

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SU I.L' AI!:I ONE DEl RAGG I ROBNTGEN

di ca rbon chio su agar e due su gelatina in ca psula di Pelri. e si assoggeuano uua dell e prime due ed una delle seconde alle irrad iazioni per ollo giorni r.onsecntivi per In durala co m ~ l essiva di 24. ore circa. La cultura in agar co ntenohl in provel la co rla è irr.,diata allraverso il l;lpl/o el i Ol'atta, l'altra in cap3ul a, coperta da 110 souile fo;;lio di caucciuc, il esposta ai ra g~i X senza il cope1·chio di vetro. Le al1re due cul ture rimanf.!o no por controllo. Dopo ciascuna irradiazione si sono fatti inn esti in agar dalle cul ture irrad iate e dai con· Lrolli per saggiare il r·ispettivo polet·e vegetativo. Fio dalle pr1me irradiazioni notammo per mer.zo d' innesti sucee5sivi che il potere vegetalivo delle cti ltu re irradiaie era ugualmente rigogli oso quan to nei controlli dalla prima alla ouuva i rradiazion e. Diffe rivano le rul lure irrad iate dai controlli per una sen· sihile di ITerenza di sporiftcazioo&: mentre i con 1roll i presen· Lavano una ricca sporilicazi one, nell e cu lture irradiate le spore erano) searsissime, e questa difTerenza vegetativtt SI notava anche comparando le cullure figl ie eli quelle inadinte a quell e dei controlli. Dopo quaranta giorni dalla cessazione dell e irrad iazioni, le culture irrad inle, i co ntmlli ed i rispettivi innesti conservavano le diiTerenze anzidette, e possiamo aggiungere che mentre negli esami l.laueriologici anteceJent i, nelle cullure irradiate e nei primi innesti rispell ivi si ri!>';ontravano poche spo re in mezzo ai bacilli , neg li esami fatti 'q.o giorni dopo. senza l' intervento di qualsiasi altro agenle fisico, le s~o~e sono scomparse del Lutto nell e culture irradia te e nel n~ spettiv i inn esti , laddove sono in numero considerevole nel control li. Inoltre i baci lli della cultura figli a di quella ir:adiatn 6 volle sono rispello a quelli dei controlli as5a i fim .


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SUU.'AZ!ONE "DEl RAGGI R.OF.NTGEN

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lo un innesto in agar da una cultura di carbonchio irradiati solo dtle volte, cioe per rirca sei ore, ed es:uninato ~O giorni dopo, si osservavano uaeilli e !.pore, e queste in numero assai mino1·e che uei cont1·olli. Se si fossero conservati lutti gli inn~sLi in ngar falli succes!'ivamenle dopo ciascuna irradiazione, si sar·ebue l'orse avul;\ la dimostrazione della progressiva diminuzione numerica delle ~pore, e la serie delle diiTerenze morl'olo~iclie del /,. antltracis tra le culture i1·rndiate ed i controlli. Avendo ro tulo eonslalare queste differenze in più esemplari :;imultaneamenle in·ad .iati, e, ciò che è piil dm1ostrali vo. nei rispettivi innesti, pare 1 :5 possa ritenere che i raggi X modificano sostanzialmente l e proprietà veget:Hive del b. antltracis: modilicazioni che si l'iassumono cosi: diminuzione iino alla scomparsa delln proprieta di spor1fica re, ed :tssoLLigliamenLo del bacillo stessn, che diventa finissimo e più sensibi le all'azione del calore, per coi il protoplasmn del bacillo si spezzetta in piccolissimi strnooli assai pil1 che nei hacilli nonnali. ~ueste modifìcazioni vegelative si mantengono invnriate ne~li innesti da culture irradiate, e òopo ~O giorni dalla eer.s-azione delle inaòiazioni e dolla data dell'innesto non sono più in grado di ricuperare al la temperatura optimum nel termostato la proprietiL di sporificare. Aggiungasi che dopo la 64 irradi llzione, negli innesti in agar dalla cultura irradiata si notò uno scar;;issimo svilllppo vegetaLivo rispetto ai controlli . Nei primi mancava la sporifica.zione negli esami falli 40 giorni dopo l'innesto, mentre ~ra rigoglioso nei secondi . ...J. ;·so;:.:.~ellnmmo le cu lture figlie di colture irradiate, e pres «:otavano di giit le notate modificazioni vegetative, un'a! ra serie d'irradiazioni discontinue per la durala ~\)t\~\~'l~~L_ 1'3 di -18 ore, e poscia furono fatti innesti in


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suu: AZIONE DEl RAf.GJ ROENTGEN

agar, da queste culture e dai CI)O trolli. Da questi si ebbe uno sviluppo v~geta tivo scarso, ment1'e mancò assolutamente negli innesti delle culture della ~· serie d'irradiazione. Questo ri sultato abbastanza importante ~u ?Onfermato due volte. Sembra quindi che i raggi X agiscano .sul b. del carbonchio attenuando in una prima serie di irradiazioni la proprieti1 tli sporificare, atten uazione che è mantenuta negli innesti anche se questi vengano esposti alla temperatura optinuwt del termostato; che in una seconda serie d'irradia · ?.ioni disconti nue il bacillo perde la proprietà di sporificare; i filam enti si fanno esi li ssimi, ed inline arriva a subire tale radicale modificazione da non svilupparsi nei comuni mezzi di cultura. Questo fallo assa i importante fu confermato in una seconda :.eri e di analoghe osservazioni. Le proprietà palogene del bacillns a11th1·acis restaÒo iovariate dopo la •l a serie di irradiazioni. Le ca vie innestate con le culture irradi ate e con i controll i muoiono quasi contemporaneamente nelle 48 ore. Le culture figlie di culture irradiate, e che han no perduta la proprietà di sporilìc•1re conservano inalterato il loro potere patogcno come le p1·ogenitrici nella 1" se1·ie d'irra·

diazioni. Ma unn cavia innestata con una cultura di carbonchio della 2 9 ~e ri e d' irradiazioni , vale a dire con una cul tura irradiata per ·18 ore, ed alla sua volta figlia d'un'altra cultura irradiata per 25 ore, vive uene per sette giorni , all'oLLavo non mangia e muore al 9° giorno, mentre la cavia di controllo muore al 3". Col! 'esame bacleriologico del sangue si riscon· tran o bat:illi carbonchiosi più fi ni , quasi simil i a quelli dell'edema malignJ. Che i rn).!!{i Roentgen innuiscano sulle proprietà vegetative del bacilltts antht·acis pare che non cada du bbio;~


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SULL'AZI ONE DET RAGG I ROENTGEN

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naturale che possa ammelter:;i una attenuazione corrispondente del potere patogeno per il solo faLLo della manca ta sporifJcazione nelle cnlture della seconda serie d' irradiazione; e se la spora è l'espressione della magg iore resistenza vegetativa e patogena d' un mi crorgaoismo, la sua assenza deve ritenersi l'indice d'una l{ ià subita auenuazione. Per potere bene stabilire tìno a qual punto siano possibili le attenuazioni paiogene del bacillus an~hracis merce i raggi X. occorre estendere le irradiazioni ad una 3" e ad una 4,• generazione di cul ture irradiate; ciò c. he ri chiede uno studio speciale, assai più lu ngo di quello che si è potuto fare sperimentando l'azione dei raggi X su varie specie di microrganismi'. Riprendendo lo studio sul bacillusanthracis, su innesti della 2a serie d'irradiazioni X, irradi ata alla loro vol ta per altre 48 ore, si è potuto constatare, oltre alla manca ta sporifìcazione, l'assottigliamento del bacillo co me nelle ri cerche pre · cedenti. Con una di queste culture, che presentavano queste s ensibili modifìcazioni vegelative, viene innestata una ca via di 500 grammi impiegandovi quasi tutta la cultura in agar i :JJclinato sciolta in 2 eme. di brodo sterilizzato. f:on un'altra c nltura di carbonchio della 3a serie d'irradi azioni X si r ipete l'innesto su d'una seconda cavia alq•Jaoto più piccola della precedente. Le due cavie sopravvivono co user·vando la loro vivacità, ed ora dopo 12 giorni sono in condizioni normali. P are dunque che cÒn una terza scriè d'irradiazioni X su inn esti della ~· serie di cnlture irradiate, si sia ottenuta una maggiore attenuazione del bacil!ns anthracis fino all a sco ~ parsa del suo potere patogeno. LJ~po questi risultati sperimentali si· avrebbe ragione di ~mQ ~uere nei raggi X la proprietà di modificare sostanzta/~ -nt.. . serre . successt. ve d' .rrrad'1aZ10ne . __, "• rn su .rnnest1. da


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SU LL 'AziONE 01!1 llAGG l ROENTGEN

culture irradiate, le proprietà vegetalive e patogene del baci llus ant111'acis. Edt!ma nl(tligno. - Fu irrad iato per circa 25 ore il terreno di giardino che ven ne poscia innestato nel conneuivo sottocutaneo d'una l'avia, e contemporaneamente uguale innesto fu fallo in un'altra cavia con terreno non irradiato preso dallo stesso sito. La morte quasi contem poranea dell e ùue cavi e avvenne dopo circa 40 ore, ed alla necroscopia non si notò sen sibile dilTerenza nelle alterazioni anatomiche circostanti al punto d'i nnesto. Col liquido dell'ede ma sottocutaneo preso dalla cavia in· nestata r.ol terreno irradiato fu rono' falli due innesti in gelatina . Uno di tjue:-ti fu irradi:ttQ per cir~a '15 ore, e rallro rima se per controllo. La sola differenza morfologica che ab biamo constatata nella coltura irradiata consiste nella brevità del bacillo e nel· l'assenza di spore. Inoculate due cavie con le due culture, q uella irradiata ed il co ntrollo , la morte avvenne dopo circa 48 ore in entrambe con la p rect~donz a di qualche ora per quella innestaUl col controllo. Una r.ultura in brodo di eùema maligno, da altra cullura irradiata pe r· ~ 4- or·e , ed alla sua volta irradiata per altre

18 ore ftl innestata nella quan tità di ·l eme. ad una cavia di

media grandezza. La morte della cavia avvenne al o• giorno, con ritardo di circa tre giorni rispetto al controllo. Pare dunque si dei.Jba ricono3cere in questo esperimento un grado di r~ttenuazione subita dalla cultura dell'edema ma· li goo in una seconda serie d'inladiazioui. Bacillo della tube?·colosi. - Preparammo del brodo tubcrcolizzato, del qutlle noa parte fu irradiato, conservando l'altra per ~l i esperimenti di controllo. Dopo dieci irradiazioni , della durata complessiva di 30 ore, fu inoculato a


SULL'AZION E DEl RA GGI ROENTGEN

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due cavie nel connettivo sottocutaneo dell'addome; e conlemporanMmente furono inoculate due altre cavie co n il .. brodo di controllo . . ... Dopo 40 giorni si notava una li eve diO'erenza nello stato di nutrizione delle 4 cavie: quelle inoculate C~' l brodo non irradiato apparivano più magre. Furono sacri flcate al .i o• giorno In quelle inoculate col brodo irradiato notavansi fra i ~uscoli addominali, intorno al punto d' inne;.; to, de~l i ascesst caseosi e pochissimi tubercoli solto il peritoneo del fegato e della milza , con ingorgo delle gl<"~ ndole inguinali . ''l ~elle altre due cavie inocnlate col bt·odo non irradiato, oltre ~Ila esistenza di larghi focolai caseosi nel sito d'innesto, la lubercolosi peritoneale e polmonate. era più manifesta e diffusa. Studiammo anche lo stato morfologico del bacillo nelle r.u lture irradiate, e non si ri scontrarono d ilfer·enze con quello dei controlli . Pare dunque che i ra~gi X, se pure attenuano la virule..rna del bacillus tnberct~losis, non gli tol~ono. le proprietà pa. ...togene nè gli modificano i caratteri morfologici; solo riusc~ndo a ralientarne la evoluzione nelle cavie. Bacilltts tetani. - Trattando il , terreno di ginrdi no colla soluzione fe nica al 5 °/ 0 per •18 ore, una parte fu esposta ai r aggi X per 24 ore, e l'altra messa da pnrte per controllo- Furono innestate due cavie una con il terreno irradiato c l'altra con quello di co ntrollo. Al &,• giomo :~ppar­ vero i primi fenomeni tetn nici in entrambe, più intensi in quella inne,;tata col terreno non irradiato. Questa mori la sera de~ 5• giorno, l'altra nolia notte segoenle. Gli 1~=- nesti in agar con i succhi dei fl) colai d'innesto dettero culture --=:Ji bacilltM tetani perfettamente simili ; ed i caratteri '"~~'\\~\.~~ic i dei bacilli non presentavano di(ferenze. -~~


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SULL' AZIONE DEl RAGG I RO ENTGBN

Ln differenza d'in tensità dei fenomen i Lelanici ed il r'ttardo nella mot'le della cavia innestata col terreno irradiato, farel>b ero ammellere nel bacilltts tPtani una assai debole • sensibi lità al.l'azione dei raggi X. Conclttsioni. - Dopo queste osservazioni, che dobbiamo considerare come uno studio preventivo sulla azione dei ' rnggi X, sulle proprietà vegetative e palogene dei microrganismi , si può ammeuere: 1o che una qualche influenza e~ercitino i raggi X su alcu ni microrgani smi , sia rispetto al loro potere vegetativo che al patogeno; 2° che talè influenza meglio si riconosce sulle culture del secondo e terzo innesto. alla ll>ro volta irradiate; 3° che la modifi ~az ione del potere patogeno nei pochi microrgani smi che si sono potuti stuùi;tre, non si estende fino a renòerli innocui, ciò che parrebbe possibHe ::el bacillns antln-aci.~ quando abbia perduto la proprietà di spo· rifir.are, e con serie ripetute di irradiazioni-innesti successiri nei terreni di cultura; infalli il carbonchio in una 3• serie d'irrad iazioni X ha subito tale m odi fi ca~iooe da non spiegare alcu na azione patologica sulle 2 cavie innestate; .;.o diminuzione della vivacità motoria, modificazione del potere 'cromogeno , perdita della proprietà sporihcante del bacilltts anth racis, e ri tardp, benché poco rimarchevole, ne;.; li e!TetLi pato;.:eni di nlcu ni microrganismi. e per il carbonchi o una co mpleta attenua·1.iooe, sono i falli più salienti di questo studio, a complemento del quale gioverebbe in un'altra serie di esperimenti sLttdiare l'azione dei ra)(~i X sui processi infettivi local i rispetto all e possibili modificazioni dell"indice di resi stenza dei tessuti irradiati.


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Dr UN CASO DI ASCE~SO CEREBRALE CORTICALE ACUTO SECONDARIO

Cornuoir.azione ratta nella eonrerenza dell'aprile t897 lellutasl presso l'ospedale miiitarc principale dì Bologna dal capi t. medico dott. Edoardo Trovaaelli •

Lo studio delle localizzazioni cerebrali, di cui . si occupò fra i primi il Jlistichelli, che scoperse l' iucrocinmento 'delle piramidi, e quindi il Bonilla11:d, che localizzava il' centro della favella nel lobo frontale,. definitivamente fissato più tnrdi dal Braca; e più recentemente il Vulpian,· il Fritsch, i l Lépine, il Charcot, il Goltz, il Giaeomini, il Luciani, l ' Albèrtoni, ecc. ha reso razionalmente possibile la diagnosi èlelle lesioni e dei tumori dfll cervello. Ad onta però dei ~~ogressi fatti d~ll' anatomia, dalla 6siologia e . dalla cli~lca, anche in oggi non è sempre facile impresa ricono !',Cere e localizzare un ascesso, per ~ce ndere alla conseguente indicazione terapeutica ; massime se la causa non sia delle più frequenti e prossime, come appunLo i traumi o l' i~6ammazione suppurativa, vicina o lontana, da r.ui venga portata al cervello materia seui ca . Tale considerazione mi spi nge a comunicare ai colleghi un Caso di ascesso cere brale corticale acuto secondario, alla c~i q jagoosi, con somma perizia, pari alla rara modestia, ci IJatd~ "a il Sig. Direttore di quest'Ospedale Militare, Tenente CoioDJt -.tello Medico Cav. Gottardi, onde veder modo di sol\'\~'\'\~ iL malato, mediante allo op~rntivo, a certa morte.


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DI UN CASO

E se in questo caso l'allo operativo' non fu coronalo da esito felice, lo si dovelle anziLuUo alla controindicazione di proseguire, che, per consentimento unanime, insorse durante l'operazio ne. lnquantochè, mil lgrado che il proponimento fosse di eseguire, occorrenr1o, an che più d'una Lrnpanazione, dopo fatta la prima , seguita senza effetto da tre pun· ture profond e nella direzione giusta del focolaio purulen lo cerebrale, lo stato dell' i nfermo non permise di mandare ad effetto quanto si era prestaliili to . A tale consiglio si addivenne pure, con siderando che, se si fosse anche potuto nuenere con ulteriori tentativi l'esito favorevole per la vita, non tm J.>nnemente, dal pu nto di vista fu nzionale, si sarebbe lesa, con altre pu nture, la sostanza cerebrale; e non impunemente si sarebbero interrotte le comu n ica:~.io ni nervose; mentre invece era ragion6vole spe· rare che, e~sendo stati creaLi, mediante la trapanaziune, più punti di minore resi~tenza , il pus non avrebbe tardato a farsi strada da sè, attraverso le aperture pmticate. Non nltima poi la considerazione che, in omaggio al pre· cetto ippocrat ico: salteni nvn nocere, il medico militare ha, più d'ogni altro, ob bli go di astenersi da qualsiasi i n da~ine o esperimento, che possa, anche accidentalmente, essere causa di danno a un giovane, che la forza della legge, e non la li bera .scelta, affida al le sue cure. 11 caso di cui parlo rilleue il soldato Chillura Homenico del 4~ Reggimento Fanteria, di stanza a Modena. Dal l'anamnesi pross ima risultava che il paziente, senza precedenti morbosi gentilizi o propri degni di nota, aveva avuti ascessi sottoascellar·i, della cui pre$enza s'era accorto il giorno 1•l luglio dello scorso !I nno 1896. Inviato a quest'Ospedale il giorno 26 dello stesso mese, veniva operalo il 27 , ed i l 29 potevasi già considera re guarito della suddetta aJTezione . 0


DI ASCJI!SSO CER EBilAU: CORTICA LE ACUTO SECONDARIO

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Il 2 agosto ~om:inciò ad accusare cef.dalgia, che il gior-

no IO s'accompagnò a febb re, In 'quale raggiunse appena i 38•. e l' 'li e il 12 non superò i 3i•, -5; e nello stesso giorno 12_fu notato cbe le pupille, assai dilatate, reagi 1·ano male alla !Jce. Il_ gior·no 13 il malato lamentavasi, specie alla pressione, di dolore acu.tissimo alla regione mastoidea destra ; alla temporo-par ietale dello stesso lato ; al sopracciglio destr·o; al collo e alla colonna vertebrale; si notò che esisteva cofosi a ·sinistra , ed a destra leggera diroinulione dell'udito, e deviazione dell' angl•lo boccale a destm; inoltre contrazioni mimiche transitorie della faccia ( fenomeni rrritativ i): ~softal mo; stato di abbattimento generale e polso raro (50 pul sazioni). La lingua molto im· Paniata, spor·geva senza deviare; la parola era tarda ~ lenta, e l'infermo rispondeva svogl iato e incurante. L'alito inoltre era assai fetido , e si aveva debolezza e incertezza nei mo· 1'irnenti del bra~cio sinistro ; non si notava però tumor·e sp lenico. Il giorno H la cefalea diminuì, ma il giorno di poi, ri· prEJ~e l' intensità d i prima, mostrandosi accentuata, specie io corrispondenza òella regione temporo-parietale destra, ~ò. .accompagnandosi a stato di sopore, che si tramutò, verso sera, in r.oma. .•• Il giorno 16 si notò inoltre, che le pupiil e erano miotiche e poco reagenti alla luce, il giorno appresso, a Lal i disturbi s'aggiunse la fotofobia, e esoftalmo si fece più spiccato all'occhio destro. . \1. Prati calo l' esame oftalmoscopico si riscontrò il rille~so 'il del fo11 do oculare di color rosso sbiadito; le vene central i .~-• rle!!IJ re~ ina molto dilatale, tortuose ed alquanto infossale in uno str~ to di edema retin1co; e la pupilla bianr.aslra , pure edemato a, con lutti i car,1 LLeri della papi Ila da stasi.

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or UN c.,so

Nei giom i U. e 15 agosto le pulsazioni .oscillarono da • 42 a 5&. al minuto. Il giorno ·16 si notarono inoltre movimenti coreici; pa· resi; anestesia e analgesia in c.ompleta ù·el braccio sinistro; con stato paratico più spi ccato ùel facciale a sini stra, e per· dita · delle orine e dell e feci. l n vista dell e gravi condizioni dell' infermo, e dell' intet·esse che offriv n il r.aso, il signor direttore dell' ospe· dale riunì a consu!Lo tuili gli ufficiali medici del presidio, ed esposLi i vari falLi presentati del paziente, solloponeva al loro esame la possibilità di un processo cerebrale n focolaio, io considerazione dello sviluppo dei sintomi generali ri scontrati : quali 1:1 cefalalgia sorda, profonda, ostilllata; la inegolarità della febbre; la papiIla da sta si; il malessere generale; l'abbattimento; il coma e it disturbo della coscienza intercorrenti; l' esoftalmo, e la rari tà del polso denotante l'a lta tensione endocrani ca; nonchè lo sviluppo progressivo dei sintomi da focolaio della regione corticale psico-motri ce a destra, come si è visto nel gruppo di mo · noplegie io atto, rappresentato dalla cofosi, dalla pare,;i del facciale e del braccio sinistro, e seguita poi dall'emiplegia a s in is t~a. E, avuto riguardo parlicolarmen le all'esordire e al· l'andamento prodromico subdolo, alla rapid ità del corso, agli ascessi sottoascellari pregressi, ecc. ve n ti l~ va la possibilità massima, che il processo a fo colaio consistesse in un ascesso cerebrale acuto secondario, per processo dì embol ismo mi· crobico, che avrebbe potuto avere punto di partenza o dal foco laio soltoascellare, il più proba bile, o da quello dell'o· recchio inr erno destro, dove pareva appunto clte il malalo si lagnasse di dolore, iid anche dal naso, e dall'etmoide, per essersi notato fetore ammorbante dell'alito del malato, sapendosi inoltre che gli ascessi cerebrali, piccoli e grandi


DI ASCJlSsO CBREilRAI.'E COllTrCAI,E ACUTO SECONOARrO

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possono rimanere latenti per un tempo più o meno lungo, senza dare alcun sin tomo. E latllo più lìssava l'attenzione dei collegl:i sul fatto, che la dilfusio ne tlei si ntomi rnonoplegici fu preceduta, e accompagnat;J, da contrallure, e piccoli accessi convulsivi molto circoscrilli, che potevano indicare l'estensione dell'ascesso. D'altra parte, faceva rifl ettere che non vi erono dati anamnestici e clinici per ammellere un vera infe?.ione genet·ale, mancando assolutamente i si ntomi flogisti ci, e mancando eziandio , tra le aiLre, la febbre continua ed il tumore di milza. Per le stesse ragioni dovevansi escludere del pàri le intossicazioni; le paralisi funzionali , le riflesse, ecc. Per escludere poi il tumore, vi ernuo sintomi febbrili, irre;.:o· lnri e brevi , e il c.orso del morbo; mentre i sintomi chiar i e progressivi da focolaio, non potevano fare amm ellere la menioyile acuta purulenta, della quale mancavano inullre i fatti principali. Riguardo alla diagnosi di sede, i dati cli nici osservati, relativi alle lesioni funzionali circoscritte so tto forma delle -Illoooplegie osservate, facev:-~no ritenere che la sede pri'Elitiva del foco laio fosse nella zona co rtir.ale psico-mott·ice, o rolandica, e specialmente nelle circonvoluzio ni centrali di destra, nelle loro parli med ie ed inferiori, e nella anteriore e temporale di destra, e che in seguito il focolaio puru· lento avesse iovnso l'attiguo lobu lo paracentrale, con diffnsìoni morbose meningo- cerebrali circostanti. Ciò premesso , po!<e a di scussione, oltre alla diagnosi an· zid~ Lla, la necessità di un pro o to intervea LO eh irnrgico, 1110 ~-o pio che, per le condizioni dell' infermo, non v'era nult ~ da sperare nella cura aspellanle e sintomatica. [) 1po br·eve discussione, convenutosi da Lttlli i presenti ~~~\'IL diagnosi e cura espressa dal signor direttore ùell'o-


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DI UN CASO

spedale, il g1orno 18 agosto si pror.edette dnl caporeparto di chirurgia, maggiore medico cav. Mi chieli , alla trapanazione del cranio; operazione che si stabilì doversi fare in un punto del parietale destro, donde si potessero facilmente a ~gredir e le circonvolnzioni ritenute lese, e cioè un poC(J all'indietro del la metà circa dì una linea condolla tra il meato uditivo esterno destro, ed il sincipile. Si fece quindi la trnpanazion e, e, previa nllacciatnra di due rametli della meniogea media e il taglio crociato delle meningi, si pralicarono tre punture profonde, una più indietro dell 'altra (dirette nll'i1~ Lerno ed in hasso), nell a sostanza cerebrale. Se ne ebbe tosto un sollievo in tulli i sintomi generali , ma non si ollenn e l'u scita del pus , e quantunque disposti a ripe1ere la trapanazi one, pure io vista delle gr:1 vi condizioni geuerali succedute a quel breve sollievo, si giudictì doveroso desistere da ulte1·iori tentativi, e lasciare che, per la man ~anza di resistenza nel punto operato , il pus si facesse strada da sè. Il grave stato generale che fece desistere dalla continuazione dell'allo operativo, si accentuò circa 48 ore dopo; il paziente si assopi del Lutto, la temperatura discese a 36',6 nel mattino, e non superò i 3i' alln ~era; il polso si rece deùolissimo, quasi impercettibil.e e sfuggevole, e le pupille miotiche , in sensibili; sopraggiunse insensibilità assoluta, lalli le e dolorilica, dell' arto superiore sinistro, e paralisi motorin co mpl eta del medesimo. In seguito questa paralisi completa si andò diiTondend•1 anche alla gamba sinistra ed al lato destro: l'infermo, in istnto dì co·ma, era preso di tratto in tratto da contrazioni toniche delle braccia, e in La le stnlo cessò dì vivere nelle ore pomeridiane d e l ~ l agosto. L'autopsia, praticata 36 ore dopo la mor·te, mise io evidenza i seguenti fatti principali:


DJ ASCKSS() CEI\EDRALE COfiTICALE ACUTO SECONHARIO

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Tolta la leca ossea, cd esplorata la supedicie esteriore della dura madre, questa si osserva di colorito a fondo roseo con opacameoto sofTuso geueralc; e meutre nella regione lemp•>ro-parietnle siuist1a, la pressione fa sentire normale In consistenza della sostanza eerebrale soltostante, nella regione omologa di destra mvece, si o~serva una tumefazione notevole, diffusa a rulla la regione, piu specia lmente subito dietro la depression e norm ale scgnnla a ventaglio dalle ramificazion; dell'arteria menior:ea media. L'impronta sulla dura madre del forarne osseo . couse culivo nlla. trapanazione fatta in vita; i tagli delle meningi, e le ressure nel la sostanza cereb rale, prati cate pure in segoito alla trapanazione stessa, si trov.1 oo fra le zone cenlrali e le aLLigue del quadrante superiore della tumefazione aTJ~idetta, e precisamente nel mezzo del le due branche anteriore e posteriore, dell'arteria meriingea media, al disopra n\ due piccoli t·amelli della medesima, che erano stati legali nell'operazione. Colla pressione e la palpnione, f11LLe metodicamente, sopra la tumefazione, si ha manifesta sensazion~ dt fluttuazione. ln eisa, col metodo ordinario, la dura madre, si vede anche pP.r Lra.sparenza che essa è molto arrossata , con ramificazioni beo ma n ife~Le, e che è opncnla. Dorante il lieve sollevamento fallo su l lembo della dura madre, nel taglio verti cale d i essa sul lato destro, lungo i l diametro verticale della trapanazione cranicn, un fiotto di pus cremoso, esce con impeto dalle re~su re operative della sostanza cerebrale e dalle meningi. Mentre questo continua il suo getto a nappo, e men tre si completa il taglio della du.ra meninge, il dol ce stiramento su di essa è sufficiente a cqmprimere nuovamente la sostanza cerebrale e far uscire, per dilacerazione d'uua soltile parete di questa, un


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DI U:i CASO

altro e più grosso fiollo di pus cremoso, che unitarnente a quello uscente dall'altra apertura, viene raccolto. Estr<ltlO il cervello, si esamina prima J'emisf~r·o sinistro, che non olTre assolutamente nulla di notevole; l'esame del· l'emisfero cerebra le destr·o fa vedere invece tulla la parte posteri ore del ventricolo laterale invaso da p1;s, che si è f;rllo str:ula dalla cavi ti1 dell'ascesso attraverso la sostanza bianca cerebrale. • Notasi in oltre che la cavitil dell 'ascesso è presso a poco della granrlezza ùi un uovo di tacchino, ed è scavata a spese della sostanza grigia propria diJIIe circonvoluzioni ceul rali, dell e parictali e t! el louulo para centrale destro. · non che della sosta ~1 za bianca , lungo le due branche della capsu la interna, e specialmente nella branca posteriore di questa, fra i~ .nucleo caudato e il Lalamo ottico, lungo le fibre del fa ciale , le vie motrici piramidali, le vie sensiti\'e e il peduncolo cerebrale corrispondente. Questa vasta ca· viti1 , dal lato parietale od esterno, ha la parete costituila da uno straterello· assai sotti le, avnnzo di sost:mza corticalt• usurata, e co nti ene gli avanzi del pus che fu raccollv nella quanti là di circa ·l 00 grammi. Esam inata, tanto la dura madre parietale, quanto la sostanza ossea della rocca petrosa e delle partì circostanti non vi si trova nessun cenno di anomalia, o stato patolo· gico, in rn;~ni e rn rla escludere affatto la immigrazione de pus dal lato dell'orecchio; e cosi !JUre da parte dell'etmoide. Si constata infin e che per circa un millimetro di h11nina di sostam:a midollare nervosa, dura e comp::~lla, le tre punture opera tive non erano penelrale nel vasto .:;;1vo nsces· snalo. diagnl)stica lo io vita. Ualle n•He anatomo-pa tol ogiche risultate, mediante In ue-


111 ASCESSO CKREBRAI.E COI\TICAI.E ACUTO SECONDARIO

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croscopia, si ebbe, come dianzi s'è vi sto, il riscontro fedele del quadro clinico caratleristico, e la conferma della diagno$i in ogni particolare. Si vide anche una volta di piu. quale importanza abbia avuto, per la diagnosi di sede il ralfronto costante, che si è fatto durante le varie fasi del morbo, fra i sintomi di reLti del processo cerebrale corticnl~ a focolaio che di mano in mano si succedeuero, e i dati aoatorM-flsiologici dell e localizzazioni delle fu nzioni cerebrali, in particolare con quelli del noto meccanismo funzionale della regioue psico-motri ce della corteccia cerebrale, o rolandica. Si notò pure, rignardo all'eziologia che, t:~oto per la sede stessa. dellll · localizzazione a focolaio, quanto per la integrita riscontrata delle meningi e dell e ossa craniche, nelle regioni della rocca petrosa e dell'orecchi o medio, non etJè dell'etmoide, del naso, ecc., da queste parti non po\,~a avere emigralo il materiale purulenlo; e che il concetto piil accettabile, come fu in clinica, . rimase snl tavolo anatomico; cioè, che la metastasi, o embolia microbica , ave ·~e avuto il puotv di partenza dai focolai degli ascessi SOlloascellari. Si ebbe infine la ragione plausibile del perchè dopo la lrapaoazione, l'ascesso non ahbia potuto svuotarsi all'esterno auraverso le tre aperture l'aLte nella soSL\lOZa cerebrale; ragione riposta nel fatto, che il pu s aveva trovato h sua via intero:~ , che di soli to predilige, aprendosela nel ventricolo l:~ terale corrispondente, ed aveva tolta cosi la tensione endoascessuale, necessaria per lo svuotamento dell'ascesso all'esterno, che altrimenti non avrehbe potuto mancare.

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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTER\

Rl VISTA J\1EDICA Patogenesl della alnoope oloroformtoa. ·- (Brit. Med. Journ. ., 17 aprile 1897).

LEONAR O HILL. -

Rifer·iamo le conclusioni alle quali è venuto il dott. Hill, lei· tore di fisiolo g ia nel LonJon Hospital, dietr·o nume rosi esperimenti, eseguiti per ispiegare la patog enesi della sincope cloroformica: 1° Jl clor·oformio produce un indebolimento primario del mecca nismo della cir.;olazione, ed uno secondario di quello dE:lla respirazione. Il centr·o respit•atorio non agisce più, non solo perche e dan11eggiato dal medica mento, ma at~clr e a ce usa dell'anemia prorlo lta dalla diminuzione della tensione arte· riosa. Ciò é prova.L<~ dal fttlto che la respi r azio ne può essere r•ein tegra l11 aumeutaudo la tens ione arteriosa. La profondi!! dell'ane;:;tesia dipe nde, come a nche la paralisi del centt·o re· spiralMio, dall'inde bolimento primar·io della tensione ar· teriosa. 2' Il clor·oformio. più ùi ogni altro agente nolo, abolisce ra pidamente il m eccanis mo vasale cbe compPnsa l'effello idrostatico della g-rav ità. 3• Il cloroformio abolisce ques ti m ecca nismi paralizzando il tono vasale splaocnico e indebole ndo l'azione della pompa r·espira loria Se questi m eccanis mi sono totalmeule dist!'uHi, la circola zione eli viene impossibile se il soggello tro vasi coi piedi all'ingiù . . .io Il cloroformio produce anche una dila tazione pa ralitica tle l cuor e. Esso agi,::ce come il nitrito di amile sui muscoli di lutto il s istema vas alc . :)• Vi sono due forrne di sincope clorofor·mica : a) Dura n te l' inizio della cloroformizLazione il paziente combatte, trat-

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!llVISTA tfED! CA

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tiene il respiro, aumenl.a la pressione inlratQracica, si con· ~estiona il sistema nervoso, si abbassa la tensione artel'iosa: lloalmente succedono le profonde inspirazioni colle quali i polmoni si sovraccar icano di cloroformio. Nel i' stadio il cuore sioi~Lro diviene vuoto, nel 2' invece ra pidame nte pieno di sangue: questo e apportato dai polmoni ed è saturo di cloroformio, il quale passando nelle arterie coronarie pro · duce la dilatazione paralitica del viscere. La respirazione ed il polso o cessano simul taneamente oppure il polso scomparò prima della r espirazione. b) Durante !"anestesia prolungata la pressione arteriosa si abbassa sempre ùi più, e la respiraz.ione cessa a causa dell' anemia del bulbo. Il cuot·e io stmili <la$i non é paralizzato dal cloroformio, poiché questo é introdo~to gradatamente dalla poco profonda r·espirazione e distribuito lentame nl~ dalla debole· circolazione. 6' La respirazione artificiale e la posizione orizzontale, 58 ~PPlieata a lempo, richiamera nno sempre iu vila il paziente che trovasi nella s~conda for·ma ùi s incope. 7o La respi razione artificiale, col pnziente in posizione oriuontale, é anche indica ta nella 1' forma di s incope : iÌ enore dev'essere ritmicameot.e compre,.so premenao il torace. Se così il polso non rilot•na rapidamente, è uopo metlere. il paziente nella posiz.ione verticale coi piedi all'ingiu. Il cuore destro dilatalo è c.on mez.zo s ifialto completamente ed age,~olmeote vuotato del sangue. La respirazione artificiale & continuata durante q uesta manovra e il paziente é rimesso nella posizione orizzontale. Colla compressione r itmica del torace, si mantiene uoa sufficiente circolazione nelle a r terie coronarie: vuotando prima e poi riempiendo il cuore si pt·oduc6 in. esso un arflusso di nuovo sangue. 80 La posizione coi piedi in su o la compr essione del l'addome aumenta la dila tazione paralitica del cuore. g. Nello shock o n~»llo s pavento il meccanismo compeosator·e degli effetti della gravità è quasi abolito e il clt>rorormio può essere l'ultimo nonnul la che contribuisce a paralizzare completamente la ci rcolazione. 10• L'azione inibitoria del vago non ha alcuna importanza \\~:~Ua produzione della sincope cloroformica.


:· 1)1~ •). v

Ili VISTA

11• L'etere e sollo ogni rnpporto un a11estc>ticv di g-ran lunga più sicuro del c!rll'uformio . Dagli esperimenti di Hinger sul cuot·e, l'etere è cinquanta volle meno per·icoloso del cio· roformio. 12' Il prof. Ilill c rede anch'egli utile il consiglio formulato dalla Comm issione di Hyde rabaù, ùi allontanare cioè dalla fa ccia Jel paziente l' inalatore quando questi si dibatte o quando la rt>spirazione è irregolarmente pt•ofonda , ma egli stimo et·ron en l'i 11 tPrpretozione dala dalla Com missione cirea la sincope c loroformica . Non solo g li esper·imenti di tutli i fisiol o~i, mn ancor·a i tracciati clelia stessa Commissione, se interpretati a dove re, dimostrano che ciò che deve Lemersi nella Hat·cosi clo t·ofot·mica , è la par alisi del la cir colazione e non già rruella del C8!lli'O r e,;piralol'iO. G. G.

Pleurite alerosa. sterile come unica manlfesta.zlone dl asce110 del fegato da sta1llooocchl. (Ga.u. mecl. di Torma, 22 e 29 aprile 1897).

DoGLIOTTt. -

Il caso è importante pcr chè, aù eccezione di una pleurite nella quale il liquido pleurico estratto ripetute volle mostrù sempt·e un ri sultato negath·o dal Ialo ballet·iololl"ico, non !'i ebbe alcun l'egno ben manife~to di urr ascesso del fegato. il quale venne riscontrato all'autopsia nel lobo di destra, subilo solto al diaframma. I mport.anle fu. put·e l'origine di tale ascesso, giaccl1i: n·~ssun'altrtt causa s i poté invol!at·e, all'infuori di un ascc,;!'o acuto alla coscia sinistra, pel quale il paziente era entralo nel re parlo chirut·gico, e che senz11 dubbio fu il focoluio primitivo infettivo da cui per metaslasi si svolse l'ascesso epalico. L'A. discuLe lutti gli a r gomen ti c he nel caso attuale fu orvia ro no dalla diagnosi dell'ascesso epatico, e che fe cero piulloslo ammellere l'esistenza di una Luber·colosi. pe r quanto, acl eccezione della pleurite, fosse mancato, ogni alll'O segno di localizzazione tubercolare t•ilevabile coi comuni mezzi fìsiri e balteri oscopici. È da nolat·si che all'esame balterioscopico del pus dell'asces"o epatico furono riscontrati dei cocchi disposti ad amm.ass i, che dalle colture si palesarono pe1· lo stalìlococco


• UKOlC A

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piogeno aur eo. Paragonando il caso in paro.l a con altro , che decùrse con una consimile siodr omo fenomenologica e nel quale si ebbe un ascesso alla spalla sin istra, pleurite, ass~oza di bacilli tubercolari lltlllo sputo, ma che all'autopsia m ostrò l'esi stenza di una tub•~rculo:;i 111 il iar e ditl'usa, I"A. dimostra come fosse ben fondala l'illcttrlezza rig•tardo ulla doppia pleuri te ess~ùnLiva pt'el"en lala dal pr·imo amma lalo e come, dato un caso simile, ~ ia impossibile. pc•t' ora, il decidere in favore della Lubercolosi o dello :;;lalìlococco. le. KLRMPER ER. -

Emorragia renale. -

(81'il. M etl. J rm rn .,

10 april e 'L8!l7). Il Klem pet•er discute 'JLtP.sL'ar gomcnlo nPi ca~i in cui i l rene è ~a no. Cer·ca di dirn o!"tra t·•~ in primo luogo che l'emor·t•agia può aver· luogo in uu uqmno per·fellnmonlo ::;ano . Questo è stato p rovato quando, aspcJr'l.tllll ti t·enP cmo t•ragico, esso non ha presentato alcuna lc•s10ne. L'aulot·c cr·et.le che l'emo1·· r agia è dovuta al la par t1lisi dei IICt'vi vll!"QCOSlt'iltor i eJ alla fuoriu scita ·dei COI'puscoli r o!:'si. Co::-i un'emot't·agia a n ~iom•u­ r otica può a vve1•ar si come un edt~rnn nogionru l'otico. I n cn~ i :o;iffalti il ~ol o met tere allo e.copl'l'lt) il r ene ba~t,1 tt frt'nare l'emorragia, il che.• secondo l'autor·1•, ù dovuJ;u a suggestione. l casi di emorragia l'enale possono, !:WCnlldo rl K lempcrer·, raggr upparsi in lt'e classi: 1• em orrAgie t·enali tlovulu a violenti esercizr co t porali: i due co~ i che nn ri feri sce er!H10 segnili a lun ga equilozione e al velocipetlismo. L 'em01·ra gia dipendeva sonza dubbio dnlla r ottu ra di piccoli vA;:i renAii, la quale gu.arì rapidamente col solo t'i poso. Benchè nel lo stretto s~nso della parola questi r•eni non possano dirsi san i pure essi in seguito ll<'n ltanno Jato luogo a distu rbi ; 2° emorragia oegli emotìliaci. Qui una piccola causa può dar Ot'igine all'etnorrsgia. N ei due casi r iferiti entr ambi i pazienti erano emofl liaci, il che risultava e dalla storia clinica delle lor o famiglie e dalla loro stessa; ancue i n essi no o è da escluder si il fallo nervoso, il quale solo spi ega la completa guari gione avvenuta in seguito a trattamento i dr oler·apico; 3• ematur·ia a og1oneutica. Uo uomo, di 22 anni, ebbe etnaturia pet· lo


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RIVI STA

spazio ùi 3 mesi, la quale c essata da sè stessa, ri compat·v'e dopo un anuo. Col cisloscopio si potè esser sicur i che il sangue pl'oveniva dAl r ene sinistro. L 'organo fu asportalo e trovato sano. L 'emorragia cessò. I n seguito ai casi surrifarili, il Klemperer trae le seguenti concl usioni: 1· L' emot•r agia t•cnal e può avvenire in seguito a stra· pazzi col'porei e rapida ruente cessare; 2• N ell'emAluf'ia re naie cronica, oltre alla nefr·ile acute,

ai calcoli, allà tubercolosi, alle pielonefrtli e ai tumori, deve

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baJar si anelle all'ernolilia ed alle angiouevrosi; 3• N et!' ematuri a emofl:ica non è perm esso alcun inter· vento oper·ati vo, neppure la cistoscopia; -i• N ell'ematuria angiou eur olica esiste solo il sangue nell'or ina senza alcun ulli'O pr odotto patologico. N on v'è ingros· sa mento dell' or~a n o. L ' o r i~ine dell'emorra gia si dimostra colla dolorabilità della reJ!ione re nai e, ~~o n escrezione di sangue e colla cistoscopia: può esservi in concomi tanza ne· vrastenia generale ; 5• L'emorra gia angioneurolica può esset•e accompagnata da dolor e e quindi simulare la nefroliliasi; s• L a diagnosi dell'emorr agia angioneurolica può solo essere f»lla dopo uu'osset•va zione di parecchie selli mane; 7• Il trattarnenlo consiste nel riposo 11 !ello, nella d.iel.8 lattea e nella suggestione :. l'ic.l r olerapia è molto a ra cc.oman· da r·si ; s• L 'esplorazi one strumentale del rene è da adottarsi sol quando, dopo un tr·attamPnlo di più settimane, l'ernor·ragia continua e minaccia la vi ta ; . go Se il r e11e è trovato sano non deve asportarsi, ma dtlvesr allender e l'eRiLo di questa oper azione esplor utiva. G. G.

Tuberoolosl del saooo endario e peritoutte tubercolare. - (ll Raccoglitore mecl rc' o'

Dott. ERN ES T O CunTr. 10 maggio 1897).

.

·:lr-

L'imporlaoza del caso consiste in ~iò che, oper·atasr un " ) 'l da LU· nia col metodo Bassini la .quale fu riscontrata co P' a ' . forrna bercolosi ed associala a tubercolosi del perttoneo 8


)lE DICA

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ascitica, si è avuto l'esi to di guarigione della tubercolosi stessa. All'apertura del sacco erniar·io usci una grande qua ntità di lif]uido. Il sacco nella sua faccia in lernll era seminato da una ~rande quanlita di tubercoli. Il decorso operatorio fu dei piu fortunati. Soltanto dopo un mese e mezzo circa la cicatrice s i rigonfio ed ulcerò. Questa specie di tubercolizzazione ùella cicatrice g uat•i poi lentllmente sntto l'azione del nitr·ato d'argenln e dello iodio. La guarigione ora é compl,eta e cista da 13 mesi: il liquido non ~i è più r iprodotto e l'individuo che prima aveva l'!lspello sofferente, ora è ingrassato, ha guada g nato in forz~ ed in robustezza ed ha la seosazione subbielliva del b enesset·e e della sal ute. L' A. non vuoi dire cou ciò che l'ope t·azione da lui eseguita debba iu simili casi ri tenet·s i sempre sufficiente, e debba invece rite nersi superfl ua l'ernio-Iaparotomia col metodq del dott.. Cavallari. E ~li nota soltanto il fallo e si domanda se in casi simili sia proprio indispensabile di eseguire un atto operativo che, sebbene non pericoloso, è più lungo e d a ggressivo. te. NACC IARON E.

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L'a•perglllo•l (p•eudo- tuberoololl).

(Rijo,.ma med. , 23 aprile 1897).

L'asperg-illcsi é causala da un fungo, segnalato per la prima volla dal Bennet nel 18i2. Questo fun go, l'aspergillus J umigatus, pr oduce un ~r·and issirrio numero di spore, le quali si depositano s ui cel'eali e s i mescolano colle farine di questi. Tutti gli individui che maneggiano q uesti g rani o le lot·o farine corrono ri schio di veni r·ne infetta ti. lnfatli la malattia si O»Serva specia lmente nei negozianti di g rano, nei panettieri e sopr·altutto n e~ li allevalor·i di cavalli. di volatili ecc. Queste spore inala te producono una malattia CJ·onicn del polmone, la quale può ave1·e lutti i carolleri di un processo tubercolare. È dubbio se quest11 ma latt ia sia una semplice complicanza di al tre malattie polmonel'i. Il Rénon sostiene però che essa può esistere ùa sola nell'uomo, senza essere . associata ad a ltei batteri , come é certo che avvrene per gli animali. La diagnosi si fonda sull'esame microscopico fatto


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RI VISTA

nn Jal princtpto della maiAllio, diagnosi che si potr·a disco· tere ng11i flllil l volta nell' espeltur·u lo mancl11no i bacilli di K och. e che si pos~o so«peltare l'asperf!illosi per la ftrofes· sio11e cJ,e t'!!'ercit;.~ l'i11dividuo. Altri mezzi di din~n osi ~on o In inoculnzione d,•JI'espellor alo in ca vie, nel qunl cae;o si ha ri P.per im clllO r opirlo e mnl'le df:dl 'nnimale, e all'aulof.>S Ìii si rivel c· t•b l'l'!;istenza dell' ae;pcr l!illo nei numPI'Ol:'i granuli miliari e noduli dei polmo11i, e la sern111azioue nel ter·r·eno arido di Raulin . In qtuiuto alla pr•ognosi, questa pneurnomicosi ho una nalur·ale tendenza Alla guari gio11e, lu quale si olliene spP!'~() soli nH• ndo l'i 11 r.•r·mo n Ile cause dell'i nrezioue.

te.

l. GASS" R - Sulla patogeneal dell'angina d1 Ludwig. (An·ltiv. de med. et de pftar m. milit., maJ,!'gio 1897). L 'Ru l o re premei te eh e la de11nrn innzion" d i an;1 i na di Lud trig è doppitllnP ttle imprn pria, prirniet•atnCHtP. pet·r hi• non si rratta di an g ine. e poi pc•r chè L udwig incompltllamente dt>sct·i!>Se i sinto mi tl•·lla n,;tlatlia che porta il suo nome. A tl ogrd modo si eonst)rvu tu le ,JCIHJrniHuziou e, per quanto con,·enzio"ale e nrl ontn delle di sc u~~it,ni i r1 f'Npo::-ito, a q-•ei casi ;;ecnuolo il pro r. Delor·me caralll'rizznli dall'el>isleuza di u11 flemmon e con speci~;le ltWAiiaM:i one e s1wdale si nlomatulo!!ia, la ouale si può J•ial:'~"utne re Cf'lE'-1 : ~o,fìumentl) d uro, a corazza, di tutta la r egi(me svlloio•dea, p!'OpulsJOne della bocca v~1·so la vt~ lla palatina, at:cidenti dispnoici gravi conl!'l:lCULivi, sta to genert-de indicante una prof~J uda infeziOnE' d,.. ll'or ganismo, pre;::enza di un cer·cioe UUI'O su l la faccia interna dell'ar·cata dentale infe· l'l O l'e. Dopo aver e e;;posta la suC'cin ta relazione di qunllro ca:;i della malattia in pni'Oia, l'autore v1ene a !>piegnr·e in questo m P ÙO la Jmlogenesi della rnede$ima. L a porta d'entrata dei geruli i11l'dtivi è una soluzioue d r conlinun, una ulcerazione d•'lla mucosa geng-ivale, e può esser·e anche la car ie dentnria, lo ~ vi l u r po del dente del g iutlizio. L o streptococco e il cnli·badllo. OS!•iti ob,luali della cavi là boccale ren etr·aM pP. r (JIJl'Sle soluzioui di conti11uo e tr·ovano nel t essuto conodll vo l a s~o dello spazio siLua lo sullo il piano bocca le, dietro


~lRDlCA

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il tnilo-joideo, un tet•t•eno ravorevole alloro sviluppo. Qui segregano le loro tossine ed è, c0n lulla probabililò, per la dif· fusione in tutto l'organismo di quet>te Lossine che muore l'indtviduo affetto da anginA di Ludwig-. Questo ammalato eoc· combe non a una inrezione, ma a unn intossicazione. Cosi si spie~ano certod mor ti ra pide, le 4uali sopravvengono senza alLI-a lesione che un focolaio ptH'ulenlo, di volume troppo piccolo per ostruire le vie respiratorie s uperior i e per determinare l'asfissia.

Intorno a.ll'a.llmentazi one per la. via aottooutanea . - (La settimana med. dello Sperimentale, 8 maggio 1897).

A. CORRADI. -

Notevole ò l'impor·tanza pratica che può avere l"alimentazioue per la via soLloculanea, rruaodo no n sia ulilizzabile la mucosa gastrica, dal momento che i clisteri nutritivi non t•iescono che solo in piccola perLe a fornire all'organismo sostanze utiliu.abili per il ricambio materiale. L'autore ha intrapreso uno studio s istematico s ull 'argomento, del quale quanto prima pubblicherà parlicoluregj:{iate os<'er·vazioni. In una prima serie di ricerche si è occupato delle sostanze grasse e delle albuminoidi; fra le p1•irne ha esperimentalo g li olii, fra l~ s econde il pr·otogeno ed il somato:~io . lo ogni esperime•~to ha calcolalo colla maggior; tliligenza giornalmente l'entrala e l'usciLa io azoto ed in grasso, e s iccome lo zolfo nelle urine proviene esclusi va m.wlc dalla sco m posizione delle molecole albuminoidi, quale r icer ca di contt·ollo, ha studiato giornalmente il modo di comporlar·si degli eteri soll'odci. In una doona aff~tla da ulcera gast!"ica ba praticato trenta iniezioni di olio d• uliva, ed ha couslaLato che me n tre colla semplice a limentazione di lalle e uova si a ve va un risparmio in azoto di soli gr. 5,25, in seguito alle iniezioni di olio di ~diva si a rrivò al r isparmio di gr . 15, 16, 5, 13, 21 io altrettanti selLenari. In altri esperimenti provò a digrassare il latte, e il risparmio in azoto fu sempre t•agguardevole. Infine, sospese le iniezioni di olio, r iscontrò ancora un risparm io nei materiali azot.aL.i sempr e maggior e di quello nota to nel primo


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RIVI STA MEDICA

sette na rio di r icerche, ma certo in minore quantita di quello notato durante il periodo delle iniezion i. Incorag!Ziato da ques te t·icerche, usò i n a ltri ammalali le iniezioni di soslftnze g t·asse, r iducendo a lla più piccola e spres!liooe l'alimentazione gastr ica e ne ebbe costante mente un miglio rame nto delle c.on· di z ioni g e ne•·ali. N ell' uso de l pr ologeno o ~servò a lcuni in· convenienti, come fenomeni locali di fl ogosi, e levamento ter· mico a s!"ai ragguardevole. Buoni l'isultali ebbe invece usando il somatosio, col q ua le in un gastropa tico ottenne dopo 22 in1ezioni un aumento in peso d i più d i kilog. 2,800. L' autore ct·ede c he il somatosio possa e ssere realmente mollo vantaggioso per la s ua facile sol ubililà nell'acqua, per esser e facile a steril izzarsi, per e ssere r icco in azoto e im· pune menle iniellabile soUo la cute anche a·d alle dosi. Sa· r ('bbe utile t•·ova re dei corpi da iniettare che fossero conlem· poranea mente r icc hi di g rasso e di sosta nze a lbuminoidi>. L'autore s ta s t udiando, in questo s enso, una diluziooe di 10 g r. di somatosio in una soluzione al .10 p. 100 di oleato di soda. le..

RIVISTA CHl RURGICA

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P . APPLEn. - Bterlllsza.zloue 4el oateterl el,..tlol ID; cllante l vapori d 'aldeide formtoa. - (Cent r alblati f. · gesarnmle Ther., a, 1897). . ,·er sempre Pe r l'uso ospitaliet·o Barl ~ow raccomandò d1 8 . . t'col . . . . · te r thzzs 1 m pronto un g ran n u mero dt ca letert elas tH(1 5 . dove-va 51 vapo re in tubi di vetro; ne lltl p ra tica pr iva La alelere, inie ttar e l'antisettico (nitr ato n'argento) tre volte n e l ~o in 50 • imme rgerlo per 15 o 20 minu ti uell'antisellicO ~t~s~ borica· lu1ione all'i p. 100 e quindi laval'lo c vn sotuztone

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RIVI STA CHIRURGICA

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Jjrima di riporre il catetere impiegato bisognava lavarlo ac · curatamente tlentr o e fuori con soluzione borica, immergerlo di nuovo nella soluzione at·genlica (15 minuti) e finalmente asciugarlo. Gli autori che in seguito s i occupar·ono di questo argomento cercarono di sempHflcare i . metodi di disinfezio ne. Alberran, Kutner, Janet, Guyon, Marligny ecc. proposero ap pat·ecchi in cui s'impiego va o il vapore a cquoso i10 corrente, o l'acido solfor·oso o i vapori di mercurio. Con essi la steri lizzazione dei cateteri negli ospedali o nelle cliniche degli specia listi er·a completa, ma nelle case degli ammalati diveniva cosa difficile. A Jadassohn é dovuto il merito d'aver essenzialmente semplificato la questione coll' introduzione nella pratica degli antisettici gassosi . E. R. W. Fraok propose un apparecchio in cui s'impiegava la fo1·malina ~ Janel e Clais!'e si diedero a provare gli effetti della formalina e del trio!'simetilene Le ricerche di Appler datano fin dal 1891, quando eccitato da Jada!;sohn egli imprese a studiat·e la q uestione. Suo ~ludio fu quello di stabilire il tempo minimo neces sario a che la formalina potesse sviluppare un'azione suftìcieutemente disi nfe llante. Nei suoi esperimenti egl i impiegò la formalina commer ciale (Schering), la quale è una soluzione al 40 p. 100 di aldeide formica, i formal iti (pietJ·e di terra di infusori intrise di formalina) e in segui tò anche illriossime · tilene. L'ordine con cui procedette nei s uoi espet·imenti fu il seguen te: i cateteri elastici furon o prima infettati con c.ullure pure di statìlocot:co pr·odigioso, piocianeo, bacte1·ium coli, colera, tifo, carbo nchio e ut·ina putrefatta, e quindi sottoposti ali'azione dei vapori di formalina in una semplice cnssetla di latta. Gli s trume nti , tolti dopo vario tempo, furon o diligentemente la vali c0n a cqua sterilizzata per togliet·ne og ni traccia di forrnaliua, e poi immersi nel br·odo nutritivo e per maggiot• sicu rezza anche nell'agar, ut:lla gelatiua ecc. Gli oggetti inCettati furono a s!':oggellati alle dis infezioni ora umidi ora asciutti. Per evitare il rimprover o che i favore voli risultati eran dovuti alla formalina che r imaneva ·a11cora aderente ai ca teteri, questi eran lavat i con ogni cura con acqua sleriliz-


• R.IVlSTA

zuto; l'osser vazio11e dei ler·r eni nutritivi si pr·olungava ptr mol l ! ~iol'fl i e il malr riale inoculatl) era sempr e in el.'.cesso: anche il Guyon ha d i mo ~ lrato la nttcessilit di quesl'ullima cauteli\. Coll'impi!\{!O di 6 pil'lre alla fo rm ~olina si ottenne in tutta l a !'(me de ~li l'Sperimenti una com p!el11. disinfezione nello spazio di H or·e. U ~a11 d0 nella ::-te ~sa cassetla (della C{lpa· ci là di 8000 ctnc.) 15 eme. di formalina, i ri sultati furono sor· prende11ti: dopo 6 ore i cateter·i erano ster ilizzati. 15 gran·uni di tr·iossimelil ene produsser·o la slei'Ìiizzl:lzione in capo a 1f! ore•, !lO g r ammi del la stt:>ssa sostanza la produssero inve('e in 113 ore: L 'apparecchio usato nella clini ca der·matolo{!ic:n Ji Br·esl avia è cos ti tu ilo da una semplit:e cassetta tli lutla, con coperchio che chiude bene, ,runa lun;Ih ezza che di por.o snp1'r u quella dei cateleri, allo 10 cm. Parallelam ente al fondo, od a11che nhliqumnente a questo, trnvasi uu sepim•~ nto fallo da una rei.P di fìlo di ferro, il quale mediante un pic:colo lislello ò diviso in due pnrti , e che per pultzia é invrlu ppa to iu gart.a. Sullo J'P.le si mellouo i cateteri, uello spazio al ùisolt.o di C!;Sa la forrnaliua, sia in soluzione in una va,.;chetta sia iuZUJ•pandor~t: pi.~ lre. Degli espcr·im enLi istituiti risulta c he la quan l itit di formali11a ner.essarìa dev'essere il O,i p. 100 ddla ca pacita. 10 cc di !"OIIIzione oli for·rnalina corri!;p(mdooo cir ca n 6 piett•e eli r·e cente intrise con e;:~a: le pif>lre debbono cnmuiar si almeno ogni 10 giorni poiché esse per·dono il l uro poter e disiu fettu n te. I l l ri ossimetilene non è a r·accomandtn•;;i , a causa del suo euor·me prezzo di costo, !!"iflcc.ltè esso fìn ur a non 1:! utt prodotto Gommer·ciale, ma rlev e preparar si nei btbor al{lri. A v venuta la ster·ilizz azione, i ca ~c leri sono asciugali eon garza stf!r ilizzata e spRimah con glicer·ina per·ché non producano il'l'ilazior.e. G. G.

8 . BALL. - Un nuovo metodo 4 '&nastomoli iD· testinale. - ( Brit. ~'Jed . J ourn ., ::!4 aprile '1 897).

C IIARL ES

Dei mezzi ftwu·a escogi taLi per pr·odurre l'anastomosi in ca so di r·ese;tinne intestinale nessuno può dir si perfelto. La ~>ulura alla L erubert, d' uso quasi universale fino a poco tempo,

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' COIR URGrCA

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é ltdiosa nella suo applicazione e falli~ce Io scopo, per chò non r eude ermettca l a chiusura: il medesimo inconveniente ha•.no gli altri metod i che si fondano solo suUa sutura, non escluso tJUello r ecentissimo del Mauusoll. L'introduzione del bottone di Murphy deve considerar si come l'inizio d'un' 1•r a benefica per la chirur gta intestinale, ed esso per la facilità e la rapidita del suo impieRo. per lo completa soppr essione d'ogni permeabilità ò uno dei m~to'di prù aLtraenti, elln largamente contribuilo a rendere popolu re In chifurgia. dell'intestino. Esso però non è esente dn inconvenienti, i quali provengono o dalla sua t·itenzione o dallo s\ravaso de\ contenuto inlesttnl\le, dipendente o da mancatCI adeqioni dei monconi dell'intestino o dAllo sfacelo di essi do· vuto ella loro sovercltia tensione sull'apparecchio. Il Senn, coll'introduzione delle suP placche d'osso decalcificato per l'anastomosi lale•·ale fu d'esompio ad filtri chirurghi per in ventar e bolluni d'osso decalcilica~o o d'altro materiale r iassorbibile: tra que~Li sono degni di nota quelli di Mayo Robson e di Hayes. Anche il prof. Bali, deii'Universila di Dublino, ha ideato un anello di avor io o d'osso de·:alcificato, i l fJUt~le differ isce in multi punti essenziali da quelli attualmente in uso, e che secondo lui soddisfa a tutte Io condizioni richieste per questn specie tli apparecchi. Gli anelli del Bai: sono di tr e grandezze per r enderli adattabili a lutti i casi ordinari; i! centro ne è perforato per Jiermeller e il libero passaggio del contenuto intesl!oale, l'estremità super iore ed inferiore sono arrotondate mentre tull'mtorno alla ci rconferenza è scavato un profondo solco abbastanza am pio. La spectale carallt~r i stica ùell'applicaliono di qu<?st'anello è che una sutura continua abht·accia le due por zioni dell'intestino e passa lassamente attraverso l'intera circonr..r eoza dell' estremità di esso prima che l'anello sia messo a posto. Questa sutura dev'esser e applicata con cura, t!Ù occor re una certa prat•ca per fal'la cort•ere senza rudezza e con uniformité: essa compr endo t utte le tuniche inleslioali aLLraver sandole a cir ca tf8 di pollice dai margini. Cornil)ciando dalla •


60(i

' RI VISTA

porzione d'inleslino situato alla sini!': tra del chir·ur go , l'a!!o è passato dal pedtoneo alla muct>sa, la sciando pendere il capo liber o della s utu ra all'esterno. L'ago è allor a iolrodollo dalla mucosa del pezzo d' !ntestioo s ituato a deslra dell"operatore, e cosi si continua per lulla intera la circonre· reoza del viscere, facendo sempt•e entr·ar e i'ago dall'esterno nel mo ncone s in istro dell'intestino e dall'inter no in quello des tro. Co mpi utn il ~iro, il 2o capo libero del fi lo si lascia pendere all'es terno del moncone intestinale destro, dirimpetto a quello lasciato all'es ter no del moncone sinistro. Se ora si r ilassano un paio di anse della sutura, l'anello può mettersi a posto agevolmente e stirando in seguito ogni singola anse, così come si fa quando si allacciano le scarpe, la sutura è g radatamente assicurala a l solco dell' an eDio, inlroflettendo in pari tem po i ma rg ini dell' iulestino e ponendo a mutuo contatto il r·ivestimento peritoneale. Ctò fallo i due capi del la s utura sono legati solidamente . È utile applicare su questa un'aHra s utura continua, che comprende solo il peritoneo. Se il chirur:;to comprende be~ e il modo c on cui deve applicarsi la pt·ima sutura, egli sara in rzrado di eseguire l'eoteranastomos i terminale mollo più rapid:a mente che con qua lunque altr·o metodo fin qui escog italo, uon eccettuando neppure quello di Murphy. Il Bali ha fallo costt·uire alcuni anelli coll'eglremit.A supe· riore ed infe1·iore di rliame tr·o ineguale : essi per metlono una u nione più p~rfetta tra la porzione d' intestino dilatato al disopra della s lenosi e quella più ris tretta al di!:ollo: d'uso frequente :saranno anelli siffatti nell'anastomosi dell'ileo rol colon ascendente., nei casi di aspor tazione d el cieco. Finora e gli ha adoperalo g li anelli suddescritli in quattro 18 casi In uno s'ebbe esito mortale ma l'auto re attribuisce ' . E" mor·te non all'operazione sull'intes tino ma a cardiopatra. ~sendo mancata l'autopsia la questione non :si può facilmente r isolver e. Gli anelli sono venJ ibi li presso la Casa K r·ohne and sese· mann di Loudra. G. G.


. CHIRURGICA

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La guarigione del canoro epiteliale ? clinica moderna, 12 maggio !897).

(La

LANDI. -

11 dotl. Landi rifer isce che Cerny e Trunec~k di Praga credono di aver trovato i1 vero modo di usare con etnca cia l'acido arsenioso nella cura di alcune forme di cancr o, applicandolo cioè sospeso in liquido idro- alcoolico e mediante per.nellature sul focolaio neoplaslico, previa al'porlazione di ogoi detr·ito. L'acido at·senioso si usa colla _OJ•mola seguente: Acido arsenioso polv. . . gram. 1 Alcool etilico. A.cqua distillata anA. . . gram. 75 Agitare prima dell'applicazione. , Le applicazioni si ranno giorhalmenle; si allende che il liquido eva ~ori e poi si protegge la piaga. Qualche volta col prolungarsi della cura si usa una soluzione pi~ forte. Con tale metodo Cerny e Trunecek a vrebbero ottenuto la complPta guar igione in vari casi Pe r·ò tre soli sono i casi descritti detta gliatamente, e non si sa bene se la guaril{ione sia stata definitiva, essendosi l' osservazione protratta al massimo fino a un a nno dopo la cura . Più d'una volta si é credulo di trovare il vero rimedio efficace per il cancro, cosi il siero el'isipelatoso, il clorato di polassa, l'es tratto acr1uoso di eheliàon ium mojus. È da augura r.ii che lo stesso non accada per l'uso dell'acido arsenioso col metodo indicato, e che gli sperimentatori di que!:'to metodo di cura poRsono presentare in seguito una più numerosa ecl esa tta raccolta di cas1 guariti. le.

Rocchetto port&1llo appltoabUe al portaaghi nelle auture ohlrarglohe. - (Rif. med., 27 apt·ile 1897J.

ALUERTOTT r. -

L' A. allo scopo di evilat·e che nelle suture ove si adoperi .:seta infilata in ago stretto nella pinza porta-aghi, il filo che pende abbia altri contalli che non sieno quelli dei le mbi che si devono unire, ha fatto costl·uire un piccolo apparecchio,


60R

RIV ISTA

cunsistcntr~ in

uu roeelreLlo di alluminio (:lirevole atlNnoaJ un asse metallico fissalo ad angolo r ello all'estremità 1li una spranghetla, pur e metallica, la quale per l'altra estremità vien fb :>ala alla branca inferiore del porta-aghi. L'applicazione dell'apparecchio al porta-aghi s i fa mediante una piccolA vitu a mano, oppur e mediante una piccola mor~etta. Una piccola fessura praticata obliquamente nel disco supe· riore nel rocchetto, permette di introdurvi trasver·salmenle il lì lo, affinché vi si possa fissare qua n lo si a v volge sul roe· chello c non si s rotoli quando il rocchello é isolato dall'ago. Una piccola ling uetta, di cir·ca due m:llirnetri di larghezza, a breve disllilnza dall'orlo del disco infer·iore del r·ocr hc tto, presenta super ior·mente. vicino all'orlo, un forellino, il quale ser·ve pP. r far·vi passare il !:apo del filo che va all'ago e per farl o svolgere in modo gradualo e regolar·e. Il porla- aglri col podatìlo ap~licalo cosliluisce cosi come un s olo strumento il quale può rimanere immerso nel liquido antisettico Rl m omento di servir sene. te.

A.ntlaepal flaloa nella oura delle (FraleHi Bocca ed., '1897).

PREOARAOEN SKV.

ferite. -

-

La traùullrice , giacché è una donna che ha tradotto questo libro, pubblica lo per cura della direzione generale medico· militare russa, nella prefazione dice che il nuovo lavoro d~l dott. P!·eobr'a~ten~>ky è originale e di allo interesse pel cl~­ t·urgo. Che il lavoro sia originale non è da mettersi in dubbro dala. la lesi che egli si propone di svÒigere. In quanto all' ~1Lililà vi sarebbe uor1 poco da discutere, ma se è vero che le conrruiste de!la scie nza si valgono degli a r gomenti .in pr·o e in contro, degli esperimenti positivi e negativi, d~1 sue~ cessi e degli insuccessi, anche un libro il quale drssenla 01 6 dall'opin ione com une od urti contro idee già passate c~ assolute, può avere .ti suo Ialo buono, per l o m eno. può Jm· l'là 1 pedire il soverchio ottimismo, le ~sagerazioni, le unrlatera ù troppo spin le per condurre a lla verità eire tt•ovasi seropr nel mezzo. diroostrare Il Preobragensky in questo suo libro vuo1

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CI:IIRUIIGICA

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che la chirur·gia moJer·na <leve i suoi splendidi ris ulluli nella cura delle ferite sem plici ed inft•Lle, pr·incipalmenle ai fattor-i ·fisici della medicazione e atrambienl~ circostan te (antisepsi fisica) , mentre l'antisepsi chirnica, g razie alle esatte r·icercl!e batteriologiche, ba perdeto Lutto il cr·edilo, e l'asepsi (:;terilizznzione) è riuscita inaccessibile; c b e lenendo con Lo dell'impor·tanza dei fattor·i fisici, sarà possibile ottenere dei risultati ancor·a più splendidi senza s preco di t~ mpo e di mezzi materialr, e senza pericolo di avvelenamento tonto per gli operati che pe r gli operatori colle sostanze antisettiche; che, in una parola, i Iattor·i fi s ici de lla medicazione chirurgica e dell'ambiente circostante sono i mezzr di lotta più importanti c più efficaci contro i mict·obi nella cur·a delle ferrte. Tali fattori fisici consistono essenzialmente, secondo l'A., nella forza di assorbimento dei mate l'iali di m ed1cazione, e nella rapida evaporazione delle secr·ezioni delle ferite, e con essi i bacteri vengono privati del loro campo nutt•itivo e se ne SO!< pende la vitalità; iu altri termini i bacteri nelle secrezioni delle ferile e negli stessi materiali di medicazione. di· ventano indifferen ti per l' 01·ganismo malato, dirigendo lo scolo del;e secrezioni dall'inter no a ll'esterno coll'aiuto dei fattol'i fisici della medicazione (assorbimento, evuporazione, sirone capillar e). il lavoro é dii viso in tre- parti: uoa parte fisica, nella quale la medicazione chit•urgica modt>rna è esamiuata puramen te dal lato fisico; una par·te fìsio-patologi-::a nella quale é trattato l'assorbimento delle ferite recenti e g ranulanti ; una parte eli· nica, la quale comprende i dati clinici e batteriologici ave uti una relazione dit•eUa colla medicazione chirurg ica moderna. L'A. ter mina il s uo lavoro dichiurando esser e sua persuasione che nella <:osl ·detta cura asellica del l~ re1·ite, in quei ~si in cui si uQisconc. i fattori flsid favorevoli della metli · c.azione chirurgictl mode r·n~ , la s ler·ilizzazione di lullo ciò che si trova in conlallo colla super ficie dt:lle ferite può essere omessa s enza alcun pregiudiz~o, e che col tempo i ciJirurglli si con vinceranno che la maggior· parte dei me;~.zi da loro usati d 1 a ntisep»i chimica ~ di st.·ralizzaziune non merita atTutto J i essere ~wesa in consider azrone, e non ha quellu 39


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RIVISTA

imptH·Lanza che e!i'si le atkibuiscono. Come si vede, questo libro è abbasta nza riv oiuzionRrio, e lo stesso A . riconosce di an . lar·r~ fino a•l un cel'lo punlo contro la corr ente general e, ma, almeno per• la sua or iginalitil inconlestahile, e per· l e ra g ioni suespo,;; tc, m erita di essere letto e sltJdrato.

te. M uzw. - Un ouo d l atru.ma oolloldeo alla regione glnte& ln una donna affett& da gozzo. - (Gior n. dell'Accfld. eli Med . lli Torino, marzo-apr·ile 1897). l ca~i di questo genere sono assa i rari. In quello osser·vato dall'A. si LJ•allava di una donna, affetta da IO anni un A"ozzo di m edio volume svilup!Jalosi l enlissimamenle senza ar·r·Pca r·e alcun disturbo, la quale, in se~uito ad una contu· sionr alla r e)!ione ;,;rl utea destra, comin ci ò ad av,·el'lire una tumefazione che andò man mano e senza fatti degni di 110ta, g r·adalamente a umentando. A sportalo il tumore ~ti esaminalo i s tolo~icamen ll:', si constatò la per fc lla ra;;soruiglianza l'r·a esso e l o str·uma colloideo. È nolevoiH il follo che nel ~oz zo non si sono manifestati finora va r iazioni uppr~zzabili.

te.

Sull'opportuultà dell'intervento ohirur· gioo nell'appendicite. - (RÒecoglito1'e medico, 20 mag·

Doli.. BABACCr. gio 1897).

Dojìo le vi ve discussioni falle in ~eno a tutte le ;:ociPtà medi che e ch il'l.rr!!ic.:he rli Parigi sulla pal(•genesi dP.II'appen· dicile, si è venuti Al punto piu iuteressa nle della q u c:::ti ~ne . quale · !~ IJllt> IIO dell'int ervento chinwgico. La ti flite, dice Dteu· laf,>y, deve, tr1-1nne fJOChi casi, essere t•adiala dal quadro no· sologico. Allo studio follo dal Talamon uel 1801 si devono le prime i dee sullo cause del la malattia. A.l la suu teoria Jel· , l tl cart'i a· c1uu~a · · t a ' lngl"• stt·rli 1.t1 ppen d'•erte a ppog-gro · . ana·e

lomo-palol o~ici del R•hhert e Kijmmel e dRIIe espertenz

· (L e o entu, del De Ronvdle si contrappone l'altra leono .d 8 Baz,·, Rendu, Lucas-Champi.>nniér e) che essa si svrluppr . il e vicinanze. un pr ocesso infìarmnalor io che si svolge ue e su W l pareri sull'indica:t.ione dell'iuterveulo opt>rativo S(Jrlll mu

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CHI RURGICA

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e varii. Ecco come il Talamon riass umer·ebbe la condo tta da tenersi nei diversi casi. Nell'a ppendici te pel'l'or·ante acutissima il m edico deve rasse~ na rsi all'oper·azione; nelle appendicili s uppurate la deve imporre: nello ap pendiciti croniche a ricaduta la deve consig liare: vi si deve opporre nelle appendi citi plastiche o par·ietali. ·· le.

H. WILLIAMS. - Ferite del ouore e sutura del perloardlo - guarigione. - (N. Y. Mod. Roe., 27 ma rzo 1897).

Il dott. Williams cr·ede c he questo sia il primo caso trattato con successo colla sutur·a del pericardio. J. C. di 21- anni fu ammesso nel Prc>vident Hospital di Chicago il 9 luglio 1893 con ferita da pur1ta e tA~lio, lunga circa un pol lice, sila a 5/ , di pollice a sinis tra clello sterno a traverso e secondo l'asse longiludinale della 5• car·tilagine co~Lale. Dapprinci pio la ferila fu ritenuta al tutto supet·liciale, ma duranle la nolle si manifestò tale pet·sisle nte emo•t·a gia, dolori alla r egione cardiaca, tosse e s intomi sì pronunciati di shock che fu cre,J uto indispensabili'! un nuovo es ame : questo dimostrò che il coltello era penetra to nella 5" cartilagine costale ed aveva ferita la mammaria intenrll. Si credette opportuno proceder e a lla segue1ite operazione: la fe rita originaria fu prolungata vet·so des tr·a da arrivare ne l mezzo dello sterno: una seconda iucisione fu praticata dal centJ•o d.:lla 1• e condotta per Ili lunghezza òi circa 6 pollici al disopra della 5• carti l agin~ c co!;ta s inis tra: furono cosi messi allo scoper to lo sterno, la ca r tilag ine e circa un pollice della o• cos ta : la cartila gine fu s eparata dallo sterno da una par te e a 1 1ft pollice dalla sua inserzione cos tale dall'allr·a: le pat·Li fut·ono artovescialc in alto, producendo cosi un'apertura lun ga 2 pollici e lArga 1 J/~ pollice, atlraverso cui furo no po tuti legare i vas i mammari. Spostato al· l'indiett·o il polmo ne, si polé scorgeN una piccola ferita da punta del cuore, la quale m isurava in lun g liez:ta '1/ 10 di pollice ~d e1·a s ituata a circa 1/ 1 pollice a destr·a ù eii'A rt~ r·ia coronaria des tra tra due dei s uoi r·ami laler·ali. La ferita del pericardio aveva circa una lung hezza di l 1/ 1 polli.:e : non


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IHVISTA

vi e ra emor1·agia del cuo1·e o rlel pet·icardio. La fe r ita del pe· ricar·dir) fu s utu1·ata con r.A tgul. il lembo cutaneo fu abba~­ sato e la ferita tnedic11la. Il pa ziente, malgrado un nero altacco di pe!'ica r·dite o ple urite, gua1·i completamente. Tre anui pitl ta1·di godeva a nr:o1·a buona salute. G. G. ' T JLLAUX . ·- La oara dello aohlaootamento delle tdtta. -

(Tr ib. med., 3 marzo 1897). Tillaux dice cbt>, in presenza di schiacciamento di uno o più tlita, non l.lisogua mai upe1·are subito sotto pretesto Ji regolarizzare la I'·.H·ila. Ope1·ando così si corre il risr.bio di aspo1·tarc più di quello che non sia necessa1·io, o di 8$portal·e auche un di to che può esser e conservalo. E gli si limits quindi a medicare as ellicamente le ferile, as pettando che ls natura compiA lu separazione 1'1·a le parli morte e le vìve. Solo dupo una quindicina di giorni s1 p ~.tò intervenire asportando le parli nellamente m ortificate. TJLLA UX .

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Cura razionale clell' antraoe. - (Riforma

med ., 20 ap1•ile 1897). Il Tillaux, conli'SI'iamenle alla opinione di Dupuytreo, il quale dico che appena comparso l'antrace, bisogna inciderto. I'iLien e che la incisior:e precoce non ·ar!'esli lo sviluppo, non ne favo1·isca la cicall·tzzazione, non n e fa ccia cessare il dolore, non sia del lullo inoffens iva. S t!condo lui, la cura di!ll'antl'ace e la seguente. Nel primo pe 1·iotlo, o di accrescimento, si deve sorvegliare ~l decor·so dt!lla malattia, e sforzarsi di calma re i.l dolore con compresse ca lde all'acido borico, 0 cou llll cataplasma di linsemc adoperando acqua bollila P garza a sellica, o con qualcLe ini ~ zione di roorfintl. Nel peJ'iodo J i l'ammolli m•~':lo, òopo una piccola aspétlali va, prima però che Lullu la cute si 11ecrotizzi, s i reciderà piuttosto collll (:lr bici cl1e col bis luri, fa cendo da ogn i Ialo due sezioni si· mil1. Usc1Lo il pu ~, si faranno lavacr·i e polveriz7.8ZIOni e ~i renderà as~Llicu la l'e1·ita te .


CHIRURGICA ARMSTRONG. -

L 'intervento operativo nella perforazione ti1loa. - (La Clinica modernn, 19 magg-io 1897).

Premesse alcune nozioni sullo diagnosi della perf0razione int.eslinale nella febbre tif0ide, la quale molle volle esige un esame assai accurato, non pr clsentan.Josi quatche volLa i sintomi caratteristici della m edesi'ma, l'A. si domanda quale sia lo condotta da tener!;i in caso .Ji perfMazione tifoidea ben diagnosticala. Secondo le sue o:;se•· vazioni e la sua esperien za, la questione deve esser e ri soluta caso pe1· caso, a norma dellt:l circostanze e delle couJizioni dell'ammalato. Se è evidente cbe la pe1·rorazione e nel colon o che pr obabilmente r esterà localizzata, allora crede conveniente aspetlat·e la formazione dell'ascesso. Se invece i sintomi clinici mostrano che la perforazione avvenuta nella t!avità. addominale senza previa formazione di adet·enze, allora sembra che la Iaparolomia, la cltiu~:<ur·a della perfot•az•one, l'irri~A· zione con soluzione salina normale alla tempet·atura di 43• C811tig. e il dt•enaggio offrano Io sola speran:.:a· Ji sal · vezza. A ciò però non si deve ricOI'I'ere pr·ima che le condizioni di collasso non si sieno dileguate, ne in malati evidentemenl<l mot'ibondi. Maggiori probabilità di guarigione con tale trattamento offrono le pet·forazioni che avvengono durante la convalescenza In quanto al modo di ch iusura. dell'apertura intestina)e, l'A. ha usato la sutura L embert in due o tre serie nella direzione dell'asse longitudinale dell'intestino.

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te. Ròsst.ER.- Sull'aohlllodtnia. - (Deut. Zeit~chr. fiir Chi r. e Centralb . .filr die medie. \Vissensch., N. 18, 1897) . •

Sotto il nome di achillodittia, il Ròssl er ha desct•itto 9 casi di diverse malattie della borsa mucosa situatA o:otto al tendine di :\chilie, preSSO lA Stla inSei'ZÌ008. QuP.sta bor~a é stata trovata in 140 cadaveri di adulti di diverse età n in 20 "t\~~l\a\\. 'ili forma quando il lendine di A chille non si allacca d•rettamente alla tuberosila del calcagno ma un poco più in

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614-

Rl VI STA

ba sso s ulla piBnta. Il Russlcr distingue una infìammazione a cuta e una cmnica di rptesta bors a mucol>a; e co me pro· dotto di ques l'ullimB possono I'ima ne re delle allerazioni d~· fot·manti . Da qu Ps la bot·sa mucos a ch e s ta davanti al tendine di Achille Jeve disting uet·s i un'a lt ra borsa muco!'ia pi'ù\· tos to ra ra, si tuata fra la superficie poster·iore del tendine t> la fa s c ia. Il Ròssle r q uindi st!para la o rdinaria achilloJ inia, acltillo-bo rsil'3 ante1·ioN, dalia mollo più t•ara achilia -bors ite pos le r•io re. Caus a della infiammazione sonn i tr·aumi Ac uti e cronici, la bleno rrAgia ed anche la diates i Ul'ica e il r e uma· tismo. Pel trattame nto il R<)ssle r raccomanda la compr es· s ione con la spugna u mida, t~, ove questa non giovi, la IO· ciRio ne e la d i~ t~uzi o ne della bor sa mucosa . E. GuRLT. -

Btatl•tloa della naroo1l. Quinto rapporto

1894- 9&. -

(A re h .fur lrUn. Cfl ir. e Cencralbl . .f. d

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medie. Wis.qensch ., N . 18, 1R97) . Questo rappot·lo compre nde le osset•vazioni raccolte da 74 re latori, in tullo 55,395 narcos i, fra cui 35,412 col cloroformio (25 mor·ti e altri 8 ca si dubbi), 15,821 co n etere (5 morti e due d ubbi), 2 148 con cloroformio ed etere insieme, 155 ~ r.on la miscela del Billt·oth, H·26 col bromuro d'etile, :~4 col pental (tr im otilelile ne) in lutto 30 morti e 10 du bbi. Oltre queste sono a ncor a no tate 30,352 na•·cos i coo biossido d'a zoto del dentis ta Sue r.s~n. Nei cinque t'a pporti , cominciando dal 1891, sono raccolte 268,8G9 narcosi c hirur giche con 102 casi di morte = 1 :2633. La pr oporzione fu col cloroformio eli 1. : 2~'6. con l'ete re di 1 : 6020, col miscugl io di e Lere e clorofor mio ùi ·t : 10,'162, con la miscela del Bilro th di 1 : 5744, col bromuro J'etile di 1.41 3, col penta! di 1: 213. I n com plesso il nume ro delle ua t·cosi cloroformiche negli ullimi tt·e a nni è andato diminue ndo, da ~~9 - 55,000 narcosi, - a 31,412 nell'anno 1 ~9~-95 , laddo ve il numero delle narcosi con l'etere da 62 17 clu~ fu neg-li a nni 1 ~92-1893, sall a 1 tl ,821 , negli anni 18H4-1895 . cu·cn il modo di us are il c lor0formio si è s e m pre pi ù genera· l lizzato il 111 elodo della inslillazione goccia a goccia; invece i


CUIRURGTCA

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r ecenti preparati di clor·oformio sono stati usati r• elativamenle di rado. Casi grn vi di nat·cosi cloroformi ca se ne trovano cilnti 161 volle; fra gli accidenti dispiacevoli dopo la harcosi cloroformica si ebbero delle bronchiti acute febr·ilì, ed ìnoiLr·e 2 volte polmoniti mortali; e nella narcosi con ln mistut·a di etere e clor·oformio, 7 vnlte polmoniti con 3 mo rti. In 8 casi i r elalori esitano ad allr·ì bui re l a m M lP- a l clorofc:w mìo. L'elet·e si é dimostralo essere un pr epat·ato molto pii• sensibile di quello che prima si cr•edeva. Deve esser·e cc•nser·vato in bocce da 50 B 100 {{l'Aromi, e per evitare che dopo vi si introduca dell'aria e che rw t·ci6 vi si sviluppi del per ossiùo d'etile, le bucce usate caon devono piu esser·e iw piegate per la oar·cosi. Oltr·e i già ri cor·dati casi deplor·evoli per l'et'ere, sono anche ri ~•o r·tal e 30 polmon iti con 15 morti, fl'a cui 13 con 9 morti iu operAzioni sal veulre. SembrA che in queste, a causa del dol ore provocata dalla tosse, spesso non si efl'ellUl una sufficiente espettorazione. La incre c;ciosa abboudante separazione di muco nella IJBI'COsi con l'etero:: é atu·ihuita da Auger er e B1·uns alla tnLroduzione di aria nell'ulere; quindi ·anche pet• quesLo la neceesità cile l'etere sia purissimo.

Un oa•o dl oorpl estranei nello •tomaoo. (Deut. med. Wochenscr . e Corresponden.z-Blatt fu r

FRICKER. -

Sckweizer Aerzte, N. 7, 1897.

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Tra i numerosi casi di gastrotomia per rernozione di corpi estranei inghiottiti, uno der piu s in ~o l ar·i pel numer·o e la natura d,.gli oggetti inghiollitc) é quello comunicato dal Fricker. Si trat tava di una donna che in un accesso di perlurbamento mentale, tre m e"i primo della opc•·azione ave':'a cominciato ad inghiottire i piu di versi oggetti, cosicché a poco 8 poco llveva raccolto nello stomaco un vero museo. I disturbi dapprima fur ono l eggl•ri, ma pi ù ta r·di comparvér o disturbi di digestione, vomiti e violenti accessi dì dolore. Quinrlici giorni prima delhi oper·azione si form ò nell'i pocondrio sinis tro un tumor·e l iscio duro, solo nella parte piu Alla un poco fluttuAnte. D(jpn la incisione dello !i'trato musco'ar e 5upsi1iciBie si tr·o vò una cavitti aSCl-lssuole, e dentro queeta


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RIVISTA

un a go unc inato (cr·ochet). Nello stomaco non si r invenne a lcuna perforazione. Avendo seolilO con la palpazione, che dentro vi era no altri oggPtti, anche lo stomaco fu inc1so, e dalla apertura vennero fu ori i s eguenti oggetti: 1 chiave lunga 17,5 centimetri, 2 cucchia i da the, 1 forchetla lunga 12,05 centime tt·i, 2 punte di Par·1 gi, 2 forcine da capelli, 12 pezzi di vetro. 1 ganciu r[o finestra, 1 penna di acciaio, 12 !'lghi da cucire, un pezzo ùi g rafite, 1 bottoncino da scarpe, 1 acino d' uva e 2 palli:1e di stagno, in tuLto 37 pezzi del peso di 261,85 gr·ammi . Decorso r egolare e guarig1one. SoAve.- Enorme •ptne blfld&. Our& radle&le oon metodo o•teoplutloo. Guarigione. - (La · Riforma medica, 27 ma rzo 189i). L'a utor e dopo aver es aminato i diversi metodi di cura , dai più antichi fino ai piu r ecenti, si fe 1·ma al processo del Dol· linger, il quale consiste nell'escidere , dopo la legatura del sacco, i r udimenti dell'ano vertebrale dell'aper·tura e s utur ar li nella linea mediana. I l tumo re operato dall'autnre fu osservato in un contadino di anni venti. Esso aveva il volume di una tes ta di bambino, e ra di for ma irregolal'rnente sferico, ll'aspa r·e ntc, elastico e fluttuante, legrrermente ridu· cibile, ed occupava l'estr·emo della re gione lombare e 11 t.erzo s upe riore Jella sacr·a le, e venne diagnosticalo come menin· gocele lo rnbo- sacrale, senza e sclurler e , dala la regio ne del tumore e la s ua larga base, !a presenza anche d'importanti cordon i ne rvosi. L'operazione fu cosi condotta : profonda anestesia clor oform ica; posizione bocconi con bacino molto ria lzato ; doppio tag lio '>lastico sulla cute del t~more; isolamento del sacco dal lembo cutaneo sin pres so alla base ; lento sv uotarnenlo ciel liquido; spaccatura del meningocele ; temporanea chiusur·a nell'a pertura vertebra le , dalla quale uscivano fuori soltili cor·doni nervosi, _con un piccolo zalfo ; iso· lame nto del sacco tìn entro lo speco; s ulura e atfonrlamento del moncone dopo avet· esciso la por·zio11e e suberante e d i 1·amos celli ner vosi a livello dell'a pertura ossea ; dis tacco all'in giro delle in sertioni dei muscoli sacro- lombar i, me Lte n do


CHIRURGICA

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a nudo lo strato osseo; formazione di due lembi osteo -periostei laterali, che vennero arrovesciali e suturati nella linea mediana; al disopra s utura della t•ecentazione muscolare e della cute, preparnta, per ottenere una esatta plastica, a forma di due lemiJi tr iangolari a base eslet'na, i l 'Sinisll·o superior e, infet•iore il destro. In decima giornata l'individuo era per· fetta mente g uarito e in dodicesima usci va dall'ospedale. Dopo dieci mesi era scompar so il modo di incesso paretico-spastico cbe egli presentava , sebbene in grado minore chi' non precedentemente, a11che alla s ua uscita dall'ospedale, camminava bene, ed attendeva ai l~vori più fati cosi del.la campag na.

te. LASTARtA, càpitano medico. - GH evirati eU Abba-Carlma. - Congresso medico di Perugia, 1897. C nn tal titolo il capitano medico dottor Laslaria ba fa tto

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al 1" congresso medico provinciale dell' Umbria, tenuto neg li ultimi di maggio a Perugia , una comunicazione ascoHa ta con vivo interesse dall'uditorio, e che riassumiamo cosi. l falli d'armi successi nell'Eritrea han dato luogo a lesioni m u tilalrici pressocbè nuove tra le comuui di guerra: tra essA spiccano le evirazioni. Un primo caso provenne dalla giornata di Dogali in persona del soldato Cannas Efisio. DaJ campo di Abba Cal'ima raggiunsero i nostri posti, secondo la relazione ufficiale, a6 evit•nti, dei quali 30 soldati biaMhi. Di questi ben 15 passarono pel reparto misto dell'infermeria presidiaria di Asmara, del quale egli era r:lir ettore. La mutilazione interessando i genitali ester ni in toto, riusciva più che una evirazioRe . una vèra emascolazione . Al disotto del pube vede vasi la !S uper ncie di sezione dei due ~rpi cavernosi e dell' uretra; essa era rinchiu!ia in una più '~asta perdita di sostanza che sorpassava in allo non di rado (li parecchi centimAtri il pube1 che lateralmente non invadeva ~si le re~ioni delle cosce e per lo piu si limitava in dietro ~i coofiai poster iori dello scr oto, dd quale qua lche volla re~t8va uoo str etto lembn. Sol pube spesso la s uperficie cr-uenta s!Sumeva la fo r ma di un triangolo a base in allo, il che cer-


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RIVI STA

tamcn le er·a dovuto all'asportazione del tratto culaoeo sopra· pubico che, tirando in su i genitali, si solleva con margini laterali co nver~e nli verso l'asta. Gtammai la perdita di sostanza sorpassava il connellivo soltocutaneo . L'asportazione completa dei ge nitali non sem pre riu~civ11 nell' intierezza ct.~l pro posito. E gli ila osserva to un C8SI) nel quale e ra resLalo nudo d'involucri un te~ticol o ed un 11ILro con le metà J)OstPriori delle glando le genitali integ r·"· Dallo fotografie del dottor Quallrociocchi, che ha pr esentato, ri· s ultano casi . analoghi; nel r epal'to neri, ten uto dal capila no medico dott. Ta vazza ni, uno vi era tra g li evirati che ave,·a per duta la so la as ta. In lrP cas i, oltr e i 15 accennali , la mutilazione era stata s em plicemente teolat>l, e la lesi·one non s or passa va la c11lll cit·cos lanle o g l'involucri. Sollanlo in ~ casi, pei bisogni impellenti dello sgombero, potè te n ~are una plas tica per s corl.'imento della cute circo· s tante, ottenendo tn uno di essi uo ris ultato completo ed in 3 solo pa rzi t~ l e. In Adig ral il capi tano medico dottor MarI'Occo praticò degl'i nnc:sli con lembi cutanei aspor tati da neri gius tiziati. Non ebbe mai a notare dis turbi dell' urinazione, quali ru· r ono in alcuni constatati nell'ospedale milit.are di Na poli. Nei due casi di residui g tandolari ha creduto r is pl:lllarli gelosamente, e pel resto cii fu nzione cùe con essi s i conser· vava e per la considerazione delle s ecr·ezioni inter ne , da.lle CJI18li deriva il caratter e di "irilità e l maschio, e per J'etfdlo morale. A glandole conservale è pos sibile ancora il goclimenLo della donna e forse a nc he la palernil8, specie coo

adatto apparecchio protesico. A vendo vis itato nell' a prile ultimo un cvi1·ato ~ià t:urato nel s uo re parto, benchè g uarilo di seconda, ha trovato le mig liori condizioni loc~:~li. La su perficie cica tr izia le, di fo1·ma o votdale, mis urava appena tre centimetri di a llezta per due di larglte2zo, con la rima uretr ale in bat;so pel'fetlameote funzionante; il paziente poteva urina re con am pio arco stando in piedi . Egli non a veva conosciuto antece denlemeule la


CniR URGlCA

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donna, ma gli stimoli sessuali git'l destatisi eransi completamente spenti. lo Aft•ica ed in Italia sorse insistente la dimaoda corne mai i mutilati in genere e g li lWirali in bpecio avessero pot uto sopra vviv~ro all'emorragia. Daìle inlenog~:~zioni falle ai pazieuli non pare che vi ~ia stata vera emo1·ragia arleriosn. Era intatti da pensare che lP ai'lerie, la~liale a I·aso degli anelli inguinali este!' n i. si J•itraessP.ro nei rispettivi ca · nah, le cui pareti dovevano •neccani<'ameutfl 1mpedii'e l'emorragia, tanto più clw p•H' la conl!·azione ~pllstica dei muscoli addom~nali pro\·ocali dal dolore Jovevano pressoché complelanwnte compt·imere le arterie. Queste inoltre, per la loi'O maggiore elaslicità, t•r·n naturale si I'ilraesset·o piu in alto degli altri elementi al di dentro della ~unina d'in viluppo rlel funicolo spermalico. Avf'ndo cercato di controllat·e COli l'esperimento tali dati razionalr, tagliando in u11 cane, alla maniera abissiila, i testicoli, li ha tt•ovalt esRlli, rinvenendo inoltre un nuovo element<J di omo:;lasi nel fitto ematoma venoso che infiltrava per pat·ecclri cenlimelt·i i funicoli spermatici. ln modo analogo rleve~i intendere l'f'mostasi spontanea nei monconi de~li ampnlati.

RIVISTA Dl OCULISTICA D~Nl'l. - L'aoromega.lla. nel suoi ra.pportl coll'organo vblvo. - (Ganetta med. lombarda, lO, 17, 24 mag~io 1896).

L'A. riassume le llivet·se teorie palogeneticlre r iguardanti /'Bcromegalia sorvolando su quelle anttche di F1·eund, Klebs, Reklingauseo, per verrire a quelle piit r ecenti dopo che Marie mtrBI'ide l'intimo legame eire t~~tet·cnrt·e l'ra la medesuna c la g/Jioodula piluitaria, la quale nelle aulopste praticate di


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RIVISTA

a cromegalici si mostrò sempre, in grado differente ma manifesto, interessata. Accenna alle ricerche is t.olog iche di Lothringer, secondo il quale l'ipofisi sarebbe da cons iderarsi come uo vero organo di secrezione, alle r·icerche sperimentali di Rogowilz e Marioesco, le quali dimostre rebbero una vicarietà funzionale fr·a ghiandola pituilari A e tiroide, alle ricerche istologiche e sperimentali di Pisenti e Viola, di V assale e Secc hi, e del Gley i quali avrebber o d•rnos trata l'analogia graurle embriologica, istologica e fisiologica. che intercede fra questi organi, alle conclusioni sper• menlal• del Mével, il quale opina che l'ipolìsi è un organo secretore, çhe può talor a supplire la ti•·oide· s·mza essP.rne necessariamente l'organo vical'iante, · e che essa regol~rebbe, la nutrizione delle ossa delle eslr emita sui cui centl'i trotìci a gil·ebbe. Accenna ancora alle vedute dis8enzienli deli'Arnold, pel quale l'in grossumento dell'ipotìsi non toarebbe la causa dell'acromegalia, ma un sintomo, e la malattia cons is terebbe in un alter·ato neur o-trotìsmo. Conclude ritenendo come cosa assodata che fra l'ipofisi e la tiroide vi è affinità di s truttura. analogia di funzionalità e possibile vicarietà di funzione, e che alla lesione di ciascuno di questi organi succedono alterazioni di trofismo, per alterazione od ablazione della tiroide il mixoedema e la cachessia slrumipriva, per alterazione o distruzione dell'ipoflsi l'acromegalia. Dopo queste osser vazioni l' A. viene al caso da lui esaminato, importante s pecialmente per alcune manirestuzioui mot•bose dell'organo visivo. Trattasi di un soggetto adulto, dell'età di anni 32, il quale cominciò ad avvertire. s enza cause apprezzabili, progressiva diminuzione della faco ltà vis iva all'occhio destro con f'otopsie, poi u n accentualo indebolimento nelle condizioni ge n ~ rali , slraurJinaria tende nza al ~o nno, s ndori profusi, poliuria , cefalea g ravativa. Pre;;:entA\osi alta visita m ed•co dell' A., la pr·ima ·cosa c he colpi fu l'enorme sviluppo della faccia , delle mani e dei piedi, del quale dànno unà chiar•a idea le singole misure raccol te etl 111serite nella mt~mol'ia dall' autore stesso. Notevole e ra la flaccidezza delle masse muscolari e la scarsezza del pan· nicolo adiposo, malgrado l'aspetto giganteo dello scheletro.


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DJ OCULISTICA

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Al collo riscontravas i u11o sviluppo difettoso della ghiandola tiroide. All'esame oculare s i I'i8conlrò all'orchio destro abolizione del campo visi vo in lutto la s ua me Iii tem porale eccetto che in una piccola zona paracenlr ale, •!stesa fino a 10•, dove esisteva scolo ma r elativo: meta nasale del campo visi vo regolarmente ristretta, visione pei colori persistente nella mela del campo ancora sensibile, però estensione periferica della sensibilità cromatica diminuita io pr-opo•·ziOtte della notate riduzione del campo visivo. All'esame oftal moscopico sì riscontrò: papi Ila conge sla e un po' tumida, contorno papillare suffuso, specialmente alla sue meta esterna , dove i va si centr·ali ap)Jaiuuo indis tinti e come coperti da lieve nehbia. Si fece diagnosi di neurite ottica destra con e mianopsia temporale . EsaminAlo successivamente l'ammalalo ~i riscontr ò in seguito interessamento anche dell'occhio . s inistro, ed in breve anche in quest'occhio si ebbero i medesimi risultati patologici che nel destro. L'A., mettendo in r eppol'LO la forma morbosa oculare coll'a cromegalia, e consider·ando che in queste malattia uno de.i r eperti anetomo- palolog:ci quasi costante é quello dell'aumentalo volume della gh1andola piluilerie, cosi spiega le dett~ alterazione morbo!;a oculare. L'in ~ro ssa mento delle ghiandole pituitar·ia, comprimendo il chiasma e la parte finilima d~i nervi otlici, indusse un pror.esso neuriLico lentb , discendente, prima all'occhio destl'O, poi al sinistro, con prevalente e pr imitivo intet'clssamento dei fasci nervo si decussantisi nel chiasma e deputAli a lla par·te inter·na delle retine e con success iva parziale lesione dei fasci dir·e lli o mac ulari . L'A. fa una rassegna rl i tut lì i casi di a cromegalie con distu1·bi oculari. Su 140 t;Ssi raccolti nelle bibliog rafia medica, 65 volte (quas i il 50 p. 100) si sono a ccennali disturbi oculari. In quanto elle frequenza della alterazione visiva, egli crede che il mancato I'eperto della medes ime m parecchi cosi debba dipendere o da un imperfetto esame dell'amma lato, o tla un vero addettemenlo funzi onale da par·te ciel c!Jiasma e dei nervi ottici, non jnfrequente ad osserva r si per i cordoni n er·,•osi e per il conten ut.o inlrecrauico nella contingenza di tumori s volgentisi con es tr~ma ltmtezza.

te.


RIVI STA

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La oura ohlrurgloa del oheratooono mediante U taglio della oornea. - (Gior n.. d !'lla R. Acr·ad. di Merl. Tori no marzo-aprile 1897j.

BossAuNO .

tentativi tli cul'a c hirur gi ca fatti finor a non hanno dato ri sultati ><odd•sl'acenti. Il pror. Reymoud, facendo ì1 laglio corneo-·sderale che F aber pr opose per la cura dell'al'tigmatismn, Nl aveudo O!';Ser·vato che il cambiamPnto di curvatura che la cornP.a subiva non avveniva iu corrispondenza del m eridian o nel quale sì faceva il taglio, mn si tr as metteva unche agli altri m eridiani deter minando un cambiamento gener·~ctle nella cur·vatu ra della cornea, pensò dì trarre profitto da ciò nella cur'a delio slaflloma pellucido. L'allo opera ti vo è il .~ egu e nle: dopo a ver e ane;:;tetir.zato il bulbo con la ct1· caìna, lo l> Ì fì ssa, e l'er·vendosi dì unn lancia r etta con lama piuttosto slreUa. si fa la puntura a tlue mil limetri dal mar gine. della cn ru ea e Ja si s pin~e avanlì peuetrando nella cam era an ter·ior·e fìnche ne ri sul ti un taglio l ìuear·e tli 3 mm. di larghezza ; dopo di citi si e , lt·ae r apidamente la lancia per· evi· tare la fu roru scila dcll'acf1ueo. L'operazione si rip ete ad intervalli di 8-10 giorn i, 2- 3- t volte, fìnchè non si vede a poco a poco appianarsi la pr l)m ìnenza corne•.te. I n lr·e casi nei quali fu usato tale metodo si ebbe un esito br i llantissimo.

te. Pro f. BusrNELLI. - Sulla maturaslone artl8~lale delle oateratte dl lento deoorao. - ( ' .a Clinica M oderna, 12 m u ~gio 1897). Dirnostrala la neeessità, nelle cateratte senili di lentissimo <.lecor·so, dr oLL,~uere la matur·a~ ione artificiale della medesima pt·r <Hhlh·errir e poi alreslrazione, il pr·ofdssor e della clinica ocuJìsl ica eli Roma fa la stor·ia clìnìc·a di due casi, e mostra di aver e olLenu10 IR sud.1etta maturaz ìone artificiale per 111ezzo del massRggil) d11·etlo della capsula Rn lerior·e con una spatolina d'ar·,zentn inlr·odolla nella cam er a nnler·ìor·e per· una piccola apel'll11'8 pratica ta alla ner ifer·ia della ~o ··nea con una lancia di Beer ese••uendo dei piccoli movimenti diretti dal'

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01 OCULISTICA

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l'alto al bn...so e racen•lo nello ~tesso tem po contropressione sul bulbo. Il profel'sore l'li doma n lA, !'e ollcnendo col massag· gio la matnrazione deg i strnli corrH•ali ll!ller•rori, non potreb· besi ottenere con lo ste~so melZo anclw quella dei poster·ior•i, a~endo più direllamente su dr e,.sr, e proporre dr praticare questo massaggio, introducenoJo nel viu·eo nllnwerso la sclerotica, e per mezzo di una picc·oli~~irna inrisione faLlo nel quadrante ì nferiorr e~lerno e oliPll'ot l'ora .~errata, un a~o da reclinazionf\, la cur faccra cnnves~a doVI'Pilllf' applic·ar•;;i e slris?iart> sullo capsula posteriore. E!!lt P"n~u eh,.. l'operazione sra P<'Ssibllt' e scevr·a rh per·icnlo, e coucludt' lA lt>zione drcendu. .

1• Cht! rl mas!'a~~io olir·ello !!UIIn cnp,.;ula anL•·riore é in-

drcato OPi casi dì cnleralle srnili dr l,.nlr ....imo olecor"'o, speciahneute nucleari, producendo l' opneanwnto de )l li str•ati COt·Lrcali anter·iori, ma !JOCO 8!!~11do !'lui po~l!wiori; 2° Cne il mas;;a ggio da lui tdPalo, rrll\ non anco rn ese~UrLo, dirello s ulla c~•psult~ poslar·rur·o merita di t•sser·e esperrmentato, perché r·endentlo piu fucile rl olasb1c ·o degli strati Ctlr~rcalr posteri o 1·i della capsuht, dimirrrrir·ebhc• r1 numero dei ca~r di raterattn secondAria, clw rrchrt•d. Pr o·bbe sempre una secouda oper l e. · a z.1one.

RIVISTA 01 MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE G. DeLoou, ca p i t.nno medico. - Slflllde inolplente e aua. ou.ra 0 P&ra.ttva. - (Rtforma medica, N. l, 2 giugno) l .' autore Lre . . d. esparta . e ar~om ento rialla po:;po<~i7.1one d1 seLle cas1 1 tnente ~Ione. <Iella manifestalione rniziale, operati ullrmarius,.1·1. a lut nells infe1·meria del :Ho r·e~~imcnto faol,.riA, O ' 1 ad e · SllO abol'livo, p~r r·ilOI'II81'0 !:!Ul COillrover•so, 8Ù


624.

RIVISTA

alquanto dime nticalo, argomento della ·CUI'tl ab ortiva della sifi lide, mercù tale operazione. Fa precedere alla es posizione dei casi alcune considerazioni, do ve, esaminando la S1tllide a. s econda dei concetti che oggi si de v·o no a vere delia infezio ne s ifìlilica, combatte le rag ioni por ta te innanzi dagli avver sari del metodo ; ed espone i fa ttori diag nostici della pr ima ma nifestazione nel suo inizio, tanto relativa m e nt~ al procedere dello s viluppo della malattia, co me anche in r ig uardo ai sintomi obbiellivi della ma nifes toz ione inci piente c he de!>crive. Dimostra con co ns iderazioni come, tl no alla com parsa dello ingorgo ghiandolare nelle vicinanze della regione innestata, la prima manifestazione vada considera ta come una affezione interame nte locale. F a un esame d i buona parte della ca sis tica anteriore s ull'aJ•gom ento : e ne induce che io essa bisogna tenere in maggior conto i cas i I'iusci ti a positivo esi~o; pe1·ché nei casi riportati che hanno a"!uto esili negativi, resta a credere che siano stati opera li troppo tardi : mentre, dice, anche un solo caso dt sifi lide, abortita per la escisione della p rima mani·

festa:r. ione, doo r ebbe i7tporre ai pratici eli opera.r e tutti i casi eh~ si p re~Sen tassero loro in r.ond izioni opportu ne. Dice di a ve1· p r aticato da dodici 11nni questo m etodo con ottimi ris ultati, trovando sempre gli amm alati ben disposll a far si o perar e. Accenna pe rò alle condizioni impres.cindibili per ché l'esito poss:a essere buono; prima fra tutte la .immuni la delle ghian· dole vici niori, e poi la ubicazic.ne della manifestazione . Di volo accenna ai rpetodi per p ra~i care l'operazione. E sposti i sette casi da lui citati, esprime l'importanza scien· tilica, non solo, ma a nche p ra tica, e sociale, eh~ ha l'a ccet·tamento di questo controvet·so quesito, e ritiene che, a porre termi ne a i disporeri es is tenti non possono trovarsi a lll'i 8 1'· gornenti nuov i, se non quelli che possono essere tr·atti da una s ta tis tica nu me1·osa ed esalta, com pilata coi criler ii ai q uali accenna, e nell'ambiente opportuno. L'autor e crede c he Ltuesto ambi ente o pportuno s ia dato Jagil eserciti e dalle at·mate, ed amerebbe vedere pr at•cato


DELLE MHATTIE VENR ilEE E DEI.I.A PEI.LE

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il metodo di Cur·a dai corpi sanitari deg li eserciti, COil!lideranJo eh~ l'oper·azione è minima cosa e va considerata come

un'operazione di urgenza sotto il criterio della coscienza pro· fessionale.

RIVISTA DI TERAPEUTICA 0 · ROSENTHAL. - Impiego terapeutloo 4ell'aoqua oa14a. - (Deutsche med. Ztg., 19, 1897).

O. Rosen th~:~l riferì sull'impiego dell'acqua calùa special~ente nelle Ulalatlie cutanee el Verein fiir innere Medicin 1 d. Berlino. C h e cosa de bba intendet•si per a cqua calda, la risposta varia a seconda dell'idiosincrasia individuale e della parte del cor po su cui viene applicata . Parecchi individui P° 8~ 0110 sopporta r e una ternper·atura di 5Qo, altri · s olo 40o, ~lt·1 an~ora con temperatura più bassa risentono già dolore. -~ parti del cor po reagiscono differ entemenle: i piedi sono ~~u 8.t'~rsibi~i d .e!Je mani. L'acqua s' impiega sollo forma di 111 . m~er.1 • di mezzi bagni, semicupi, bagni locali , impacchi, 1 gi uz ~ 111: tnie z.ioni, irrigazioni. Riguar,Jo all'azione fìsiolo~ ca biso~tna bada1·e a due momenti, all'azion e locale, cioé, i~~~~ella generalA. Nella t• si tratta, u n itam•~nte ad una 210118 z" dei nervi cutanei, d'un'eccitazione della circola~~ne dei co,.,.,.u .. l . .. inizi . .... nr m egumen. t'1 111 segu1"to a d una cos l r1Z10ne 81 L' ~ del "e. si, cui tien diet ro una dilalazione di essi. res ~z~o~e generale si manift!sla pr·ima con aumento della in '-, 1. con d'lmmuzlone · · d 1 e;;: sa: l'a tl"1v1"là card"raca e 1P razione • aclrcolaziot" . "l l d". ., t l Colla d. . •e sono eccrlate, 1 poso l VIene p!U sos erau o . 11 copia tlazro~ e dei vasi, il sangue offiuenrlo in maggior costit a. a Periferia, gli organi interni ne sono sgravali, la UZiOne h· del co c anica del sangue si modifica. la lemperalut•a in caurpo aumenta. P er l'aumentato sperdimento ùi calor-e, sa della d . l . . bassam 1 ataz1one vasale, non dr rado s 1 nota un ab· ento del calore del corpo. Anche il ricambio male40

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RIV ISTA

l'io le r imane influenzato: poic hò aumentandosi l'escr ezione del· l'azoto, al pe;;n Ù'"' l ccH'po dirninui;.ce. Gli effetti sul sis tema nrr vMo 11011 !"OliO m ~no evidenti , poiché i ner vi si nutrist·ono rn t!glio pe r l'uurnenlo dell'attività cat•diuca e dellu circolazione. D i qui scwge l' i nù i caz ion~ dei ba~ ni caldi ne li~ mal attie febbr ili; qui e~si ravor·isco no l u rler lvazioue, facil itano l'a"sorb1m en to di essudali, ecc. N elle malattie cu l'diache, spe cialnwnle vizii vç, Jvolari e angine pectnd ::, bi:30:.!n8 ~::ser cauti nel l 'i mpiego d<>i b;~gni caldi : nelle affezioni de! le pareti vasnl i sono rla pro~cri ve t·si , nella Jeuolezza cardiaca invece e:so:; i sono spes;;o di gran giov amento . Tra lt! m alattie in t,.r ne quelle in cui si sono ottenuti buoni l'isulla ti sono: 1• M eningite ce rebr o"'pi na le (casi di esito felice di A ufr ecll l e \.Voeu!<chew); 2' Edemi da nefeite ed 1.1nflsema; :-1• Br onchite e pol monit e; 4" Reumatismo e sciaLic... L oollmentt• l'ucqun cal da é stata usata con vanl.Rggio: t• nelrapopl e!'sia cer·ebrale sotto form a dì com p1·esse calde; 2' nelle di ver""' for•mo; di congiuntivite 5ec.ondo Sile x; 3" nel· l'emicr ania co me b:,gni l'ro nlt~ l i seco'ldo Schweni nger ; 4• nelle etuOt'I'AJ..:ie pH t'cnchi m ~l L.>se. Qu: é da aspettar si un bu on esito sol o quanol o i vasi che han dato ot·igine oll'emor ra f!ia trovansi i n or·ga ni con teallili: per·ci6 nel le enìorra gie v escicali l'etl clto non é ta nto sic uro. Un'estesa 11ppl icazion e l r uva l'ul'qua c~l ,! a in gi necolof:ia. specia l mento nell e em orra triB a ton i eh e post ptl r l um . nelle melt'ùrt'SJ.{ie eia tumor i, n eli~~ es· surluzinni pel vidte. Rnsen lhal ottenne eccellenti r isulta li flnche nel l n co..:: i delln w• ..c ica irl'i t.abi le •i r r i tabl e &lac.lder degl'I ngl esi). I n dt>r malnlogia s1 è tratto vA nta~gio speciRlm ... n le dal l'tt;.:inlle ballet•i cid a dell'acq ua calda. N ell'ulcera m ol le es<'8 giova, poich•': il virus ulrer oso pct•de ogni viLillità a 40•; nell'ulcera fagedenicn buoni ser·vizi si o lt~II I-{On o dall' i r l'ig azione di acq ua rl i ri so. N'elle b ll~ n ot·ragi e si son l entate l e irrigazioni cnlde per uceider e il gonococco; l'ul'elra si abitua beu pr e:oto al liq uioln ca ldo, ~i~c h é alcu ni me.l ici n on hanno <!SiLato ud usar e act[UA a 88•; nel fav o (collo spiral e di L ei ter), nell'ulcer a cronita dell e go mbe, n,.IJe gomrne u l cer ate, l'acqua calda pr oduce l a pr onta deter sione della su pel'tlcie ulcer osa.


IH TERAPKOTICA

62'7

Nel pruritus vulvae viùe Rosenlhal buoni etfelli spremendovi su delle !<pugn~ intr ise di acqua calda: la medesima cosa notò nell'eczema con formazione di squame. Effetti non di <>prcgevoli st ebbero pure nell'Acne volgare e nel r osaceo: specialmente in qu~;>st'ultirno ollt:nne HosenLhal risultati sor· prendenti: nei pied i freddi, nelle congelazion i eli li e ve grado e infine nella malattie a ba~c ner voso, come la psoriasi, la Pl'urigine, la sclerodet·mia. L'oumcn lo dello scambio materiale prodotto dall'acqua calda fAcilita l'elimmazioue dal corpo del virus sifìlilico. Nell'uso dell'acqua calda bi~ogna badare che essa nella mag~io:- parte dei casi non é che un potente adm va n le c che non esclude gli altl·i agenti tera pculici. le.

Tavolette contro la disfagia. - ( Ther . M onata/t, l 807, p. 180).

TREtl'eL. -

Da molto lerapo si desidera un tne.Jicame nto il quale possa calmare i d is t urbi di degl utizione. Ciò è meno n eressar io nelle llogoSJ· a c ute che nelle r t·omchP. d comP. quelle protlollo Ralla ltsr, dalla sifilide e dal carc11r0111a. Le note pasli~liL' di n~s, di soda ecc , produ<·ono u11 cet·to sollievo poiché e::-se . Utdiftcaoo rl rnuccCI, ma nelle forli tumefazioni esse sono lllefllcaci· Pe r rtrne . d.tare a ques t•·mcon venten . le, or e. poco te mpo l'AveiJis ha ratto pt·epara rl' dello pasticche di coca ina e antipir' · . tna, Che eg li ha chiamato Pastiglte contt•o l'an.A. torto egli chiama il miscuglto el i queste sostanze z' captrtna, gia cché non lt·atlasi punto di chimica combina~one. Nella P l"eparazione di tali pasticche egli parli dal fallo te · assteme · · e r~>uca.cta · ·10 • due sost.a nze umte hanno meggtor 10 st::~: do"e che us ate isolatamente in maggior quanlilà. La sticeh norma. h.a seguito il Tt·eilel propone ndo le sue paatra : ~~litro lo disfa gin: egli por•o ho sostituito il mento lo rim nltptrmn e ciò per tre ragioni: 1° coll'antipirina 110n si all'~ove quel senso di secchezza allo fauci che ticn dietro . il me n lo lo .t n ve ce cag .tona un p .tacevole o ,Jella co catna: Lata :e~so di freschezza. 2° l'az10ne del menlolo non é limi0 fa:ringo a lla p a rte ma si esercita anche a distanza, al cavo O·na eale, a l naso, alla laringe ed anche alla trachea.

:18'


RIVIRTA DI TERAJ>EUTICA

p ,.r questo falLo te tavolette possono adoperarsi anche nelle a tre zion i del naso, del cavo fari ngo- nasttle e delle vie re!<pi l·atorie. 3• Il mentolo !'0"'!\ie·l e un'azione terapeutica la ·rruale non si può esattamente pr·ecisare se debba ascri· ver si alla disinfezione o al potere vaso-costrittore. I l men· l oto è u :::alo corr·entemente dal Rosanber g nelle affezioni l " ber r·ola r i della larin g ~ ; è dubbio se con esso sia n o guarile. ma é ce1·Lo pe1•ò che i pazienti n e han provato 11rande sollievo. Oa molti anni il Treitel lo impiega un 'lo alta coCAina sotto foJ·ma di pennelfazioni o d'iniezioni negli acuti cularri ful'in gd c~ lar·i ngei. Per render possibile agli ammo · !ali stessi l'uso di questo agente terapeutico senza ave1·e sempre ri cor·so al m r.d i co, egli ha fatto preparare dplle la· vol elle contt•nenti ciascuna grammi 0,005 J i cloridrAto di cocnino c gr ommi 0,01 di ment.olo puriJ;eimo misti ad un cor1·i gen te per r end<>rl e più piace voli. Il vapore rli menlolo si diffonde : rnm ~d iatmnenld e la sua azione é piuttosto l'apida. L'evaporazione del m enlolo nelle scatole contenenti le pasticche é im pedila coll'opportuna chiusut•a r!i esse. Poichè le La ,·olelle contenl-!ono la cocaine; esse debbono sperlirsi solo dietro prescri1.inne medica, e pet·ché il loro nome COI'I·isponda al IOI'O ufficio Treilel le ha chiamale tavolelle contro l a tlisfa:tia. Con mol to sollievo de~-!l i ammalati sono usate 11 ~J i o· ntfezioni ocute e cr oniche della golA accompagnate da d tslu r bi nella deglutizione : anche il pro f. A. Frii.nkel ha a vuln a lodar scne. Poi chè la dose massima della co caino è .d i g1·ammi 0,05 pt'r volla e 0,·15 nelle 24 ore, si possono fare pr endere In Lavolc tLP. p1ù volte nel corso del giorno. poiché IO di 8!\Se l'O n len ~ou o la dose mass1ma singola della cocaina. N ei rasi cr·onici, pt>r evilare un possibile coc&inismo, !'<t' ne po'iso nn 11rl•scr i ve1·e poche. Ua qunnlo pili sop1·u è detto risulta anche elle queste tavolette ruJ;::!'<onn pres,:riversi nell r~ afl~zioni delle prime vie J•e•pir lllfl ri e anche se non accompagnate da disfagia aven· do1<i cosi urt metodo semplice d'inalazioni. L'esperienza ulle· l'ior e dimostre1·à se esse possono tornar utili anche nelle a.ff,. z ir~n i dello stomaco. G. G.


6~fl

RIVISTA DI TK~Nl~A ~ SERVllW M~DI~O MILITARE -~-

DolL. PAOLO M vnn ... cl.. - n servizio sanitario mWt&re ru••o. - Vienna 1896. J. Safal', edilot'C. iCon linuaziMte 11 fjnt utdi N. li).

I medici militari appa t•leogono a 6 ranghi (dal 9' al :~•) dei cor t•isponJenti 1 i rang-hi di classe, e sono cioé classificali nel: 9• rango di cla<~se (ran go militare: Cllpì l ano; t'tu1go civile: t!Ousigliet•e titolare): i medtci ptil giovani o medici delle lt•uppe o tli baLla~hon u o degli slabilnnPnti, ed 1 piu gio ,•ani medici pr escriven ti degli ospedali; essi dopo 4 anni passano nell'So rango di classe. s• 0 l 0 l'a11g0 di CI8~SC (maggior O 0 lenente COlon nellO, ri'lpellivamente assessot·e collegiale o consi:odiere aulico) : i meJici di r eggimento delle truppe e degli stabilimen ti, e i più anziani med ici (Jrc scr tventi degli O!-< pedali. 7' o 6' r ango di cla,;se (tenente colonnello o colonnello, ri<Jpeltivamen le consigliet·e uulico o coasighere collegiale): i medtci di di visione, i me Ilei capi dei mezzi ospedali e degl i ospedali di prima classe, gli aiutanti dei medici capi nt>gli o~pedali di 4• e di 3• classe, i meJici più anziani del cot·po dei cadetti. 6• o o• ran go di classe (colonnello o brigadiere, ri'!pc Llivumenle consiglieJ•e collegi:de o Ji stolo): i medtci Ji cnrpo d'armata. i meJici capi deglt ospcJslt di ;j• o 2 4 classe. 5• o i • rango di classe (brigadier e o magg•or gener ale; ri~palti vamenLe consigliere di stat.o o consi~lie re di stato erfettivo) : il m edico del COt'po della guardia, i medtci capi tleglt stabilimenti militari di educazione, i medici capi degli ospedali di .1-• classe.

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• Hl VISTA 01 TEC :'\! CA

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-i• o 3• ran go di classe (rnaggio t· g,merale o lenente general e, rispetlivamen le consigli er e di stato effettjyo o consiglier e segreto): i med ici ispettori, l'ispettor e capo. A questi du e raugbi di clas:<e va unito il titol o di eccellenza e la nobi!Lii ereditariu. [n casi eccezional i , singoli medici mil itari possono ra gg i un ~t!t'•~ anche il 2• rango di classe, cioè es.si ottengono il ranf!O militare di un g~net'al e (generale d'artiglieria) e il t·ango d vile di con sigliet·e segreto effettivo. Ai medici militari nel t•ango di generali appartengono 3 attendenti, a quelli nel r ango di ufficiali superiori, 2, ai rimaneuti 1. . Il reclutamento dei medj ci militari si fa tt·a gl i allievi dell' accademia m edico-mililat·e di Pietroburgo. L' u lleriot·e perfezionumento dei medici mil itari si ottiene nei gr andi ospedal i milìlar·i di Mosca e di P ietroburgo; inoltre sono comandati annualmente per 2 anni !?6 medici militari all'accademia meLiico-militare, perché ivi si p~rfezionino nelle 'scienze mediche in generale e nella chir urgia di guer ra in particolare. Fin dall'anno 1891 il tirocinio scientifico del J'acc.ademia medico-m ilitare si compone di f:> cor si di 1 anoo, dei quali i pr imi 2 sono denominali corsi pr epat·alf\ri, i r estanti corsi speciali. Essa è diretta da un m edico qual e comandante. Gli studenti possono es!'lerè sLipendiati v mantenersi a pr oprte spese, devono presenLat•e il certificato di licenza di un ginnasio russo; il loro numero non può superat·e i 750. Essi ves.tono l 'uniforme; abitano in case pl'ivate. Alla fin e degl i studi ha l uogo la prova di medico dinanzi ad una corumis:;ione. Il per;;onale dell'acca lemi a si compone di : 1 comandante, 22 pl'Ofessori or dinat•i, 12 professori str aordinar i, 1.1 prosetlori, 3 chimici, 7 assi-'tenti. l bibl iotecal'io con 3 aiutanti, i conservator e, 3 pt•eparalor i, ~ ufficiali comballenti con 3 aiutanti, in complesso 61 persone n el corpo inse~na ote; ad esse devono aggiungersi 8 persone del servizio di amministt·azi one, 1 m edico, l sacer dote, 21 inset•vienti, in totale !J2 per·sone. Lo spesa Lo.tale dell'accademia· in ci fra londa e é di i-52200 ruhli di r ui 166500 pet· i l personale, 285700 per spP.se di ve>rse. Nell'anno 18()4 ilnurnero degl i studenti fu d i 750. Gli studenti particolarmente distinti alla fine de l corso pos-


B SKRVI ZIO lfKDlC(l lflLITARK

631

sono rimanere ancora comandati all'accademia 3 eoni, LuLtavia il numero di questi non deve t>ssere s uperiore a 2'1. Di ossi 6 al massimo devono essere comood ati per perfezionamento all'estero. L'esame per divenire medico nella imperiale a ccademia medico- milit.nre russa deve esser1' sostenuto innanzi uua commissione composta di l pr·esiùènle o di 5 membri. La commissione è nominata riai rninistr·o deliA g-uer·ra con professori e privati docenti dcll'nrcademia o di aiLr·e istiluzroni scientiuche delL'Impero. Gli esami comrociano il 1• giug"no e durano alroeno 2 mesi I Lemi per le pr ove orali sono e<~lralli a sorte, ma la commissione, ollre lo svolgimento del temo, può rivolg~re ur candidali allre domande ~111che in altri t·ami dd t•ampo scienliOco. Hanno pure luogo le prove pratiche dimo<~tralrve e lo prove cliniche, e l'approvazione si o tlicne per unanimità di voti, per mag~iorallz>~ di questi e in caso dr uguag-lianza decide il voto del presidente. Il r bull11to tlelre~arne é indicalo con le espressioni : multo soddiR/aeenle, soddisfacente, ·e n.on. soddisfacente. O;.rg1>llo dr prova nello ;,czion i sono: 1° islologia od l'mbr·iolngia, fìsin lo gin, pntologio go ner a le e sperimentale, igiene e polizia ~An itaria: 2° chimica medica , farrnacolo~ia e halneoler•apie con idrotera pia, arte del riccllOI'e, rarmacognosia e fa rmacia; 3°. ùiagnostrCII generalo e ler!ipia, patologia t<peciale e terapia delle malattie int~r11c, mal a ltre dell' orecchio, della gola, del oa~o. dei nervi, della met1le e d P. Ila pelle; 4• patologia e terapia chirur·gice, oflalmologia, fasciature ed islru menli, malattie veneree; 5• o s tetricia te orica e :rinecologia, malattie dei ba mbini, medicina legale e tossicologia, epidemiologia e polizia vet e r inaria. A lle prove pratiche e J irnoslrative appat•tengono: Ollatomia not·male e patologica , anatomia topogr·aflca e chirut•gia ope· r ativa, auto psie medico legali orl esposizione di pareri medici. Provt~ clinrche: clinica delle rnalallle iutet·ne delle malaWe dell'orecchio, della gola e de l naso; clinica chirurgica ; clinica ostetr·ica e ginecologrca; clinica delle malaWe nervose e menL8H; oculistica, dermatologia e siflloiatrìa.


632

Rl VISTA DI TECNICA

T erminali gli esami, la commissionedichial·a·quelli che sono r iusciti met·itcvoli del titolo di medico o di medicus cum

e..eimia /aude. P er com1•letar·e i l reclutamento dei medici sono i noltre concessi dei sussidii di 300 rubli a 320 studenti delle scuole superiori di M oscu, Dorpat, Kasan, Cl1arkow e Kiew. Questi slipenrliali. pt>r· ogni anno di stipendio hanno l'obbligo di serVIr e pl:'l' un anno e mezzo nell'eserci to o nt>l Ministero dell' in terno. Gli ~; t ude nti di medicina dd l' universita di Mosca, Kasa n, Charkow e Kiew che si nHtntentzono a pr opr ie spese, terminali gli studi, sono obbligati d1 servir·e per 2 anni nell'eser cito o nel Minister o dell'i n let•no. I medici militfll'i, ,ad eccezione dei gener al i, sono pensionati a 60 an ni di t> là. La pe n s i o n ·~. dopo 20 anni di serv1zio, é u ~ua l c alla 1nc tf!, dopo 30 anni all'in ten s tipendio. - l me· dici che sunn in ;.('r vizio attivo r imangono inscri tti per 15 anni alla ri sP.t·va P servono in :zuerru comP. mediri militar i. l mediti mili tari 11011 he":lllò .:avallo, ma nelle mnnovr·e, para te ecc ricevono cavalli di !'lervizio. I n campagna hanno le s ~esse r azioni come un u fflci al~ di cavalleria di uguale rango. Per ciò che :<i r i fet·isce agli onori souo del tullo uguali agli u fficiali. L 'un({orme dei medici militari consiste: in tunica ver·de oscu r·a con mostre r osse e due serie di bottoni bianchi e piatti; spAiliue, sperr1oi, berretto od elmo e spada. l medici con r ang-o ni consi gli~ri di stato (brig>~J i~t'l ) portan o elmo; il ran go é determi nalo da cordoni e galloni più o m eno larghi al colletto ed ai paramani. come pure da frangi e allt> spalline •' bande d'ar g-ento ai pantaloni. Sul manttlllO portano mostr r ggiature La piccola Lenula si compone di un abito &l· quan to lungo con mostr e r osse al l'OIIello cd ai paramani, due seri e di bottoni e galloni e stelle secondo il propr·io r ango, come pu r e di ber r etto ner·o o verde scur·o con coccarda. l medi ci ... !m:: i n on pos~ ono su per a re il 5 °l o rli lutti i m ed1ci dell' imper o. N ella stessa pr·opor·zione sono a~n messi nell'accademia medico-mi litare. Più medici ebrei non possono l r·ovarsi riuniti nr i co r·pi di truppa o negli ospedali e non possono ra ggiungere i gradi super·iot·i al di la del 5o rango di classe.


.E SERVIZIO MEDICO MILITARE

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Al personale sanitario appartengono: i flebotomi, gli allievi flebotomi, gl' inrermieri e g-1' inservienti. Inolt1·e negli ospedali militari prestano ~ervizio le suore dell'ordine dell'Esaltazione della Croce. Nel 18~10 f1·a os pedali e lazzaretli esse giungevano al numPro eli 311. I flebotomi hanno il ra ngo e i dirilli dei soltufficiali. Esi stono flebotomi di ordine superio1·e ed inferiore. l flebotomi ricevoPo mensilmente 15 rubli con abitazionP, gli allievi flebotomi 5 rubli con abitazione, veslit~rio ~ vitto Per la preparazione dei flebotomi esi!!tono 5 scuole e cioè: in Piell·oburgo (eretta nel 1869), Mos~a (18ì0) e Kiew (1871) ognuna per 300 scolari, i n N owocerkask per 75 e i n J ekaterinodar per 60 allievi. Il personale inse~nante e di vigilanza per ognuna delle 3 prime scuole si compone di: 1 ufficiale superiore, 15 insegnanLi, 3 impiegati amministrativi e 4 scr ivani. Gli r<labilimenti sono riccamente dotati _ ed ha !'l no un esteso programma d' insegnamento. 1/ 3 degli scola1'.i dell'ultim'anno di corso riceve un insegnamento pratico nellu far·macie. Nei mesi da maggio ad ottobr e gli scolari di tutte le classi fanno esclusivamente il corso p1·atico degli o~pedAii. Alla fine del 3• anno di corso gli scolari che compirono la 4" classe di scuola mAdia, o superarono un corrispondente esame d'amm.issione, ~o!' tengono l'esame e sono quindi assegnati ai col·pi Ji truppa ed agli oape Jali. In questi hanno tutta ropporlunita per pel·fezionarsi praticamente. Inolt1·e dai COI'pi di truppa sono comandati annualmente negli ospedali un certo numero di soldati ct.. l ! 0 e 2• anno di servizio, per fare ivi un corso teorico pratico di allievi flebotomi. Quelli più idonei possono già dopo il 2o anno sostenere la prova di ftebolqmi, e !3e superano felicemente la prova, sono assegnati ai cor pi di truppa. Gli allievi flebotomi servono a completare in caso di guerra il numero dei fleb<Jlomi. Gl'infermieri si reclutano fra i soldati inabili al servizio deUe armi. Gl'inservienti (portan1alati e portaferili) sono reclutati per compagnie nelle varie divisioni o sparsi rra le lriipp&. In guerra 1! loro effettivo é a umentato rfalla riserva dei mu;sicanli richiamati, degl'inservienti d'ospedale e di altri uomini di lruppt~ che durante il loro attivo servizio furono utilizzati quali inservienti 1'ospeda le.

..


634

RI VISTA DI

TEC~ìCA

Questi pot·tamulati e porta feriti r i cevono un'istr uzione speciale per r c nderli idonPi al lor o particolare servizi() in tem po di pAce e specinlmenle i n tempo di guerr a per appres tare i pt·1mi soccor·si e tr aspor tare i t'~ t· iti. A tal uopo sono eseguite annualmente eser c1taz ioni pratic he. I l persona la sanitario addetto alle truppe in pace e in gue l'l'a

è indicato nella seguente tabella: IN GUERR A

R e~~ime11to di fantet·ia su 4 batta ~ li rJIIi. . .

~ ( l) Il

15

4 6't

5 22

Re!Jgimonto cacciatori su 2' battagl ioni . .

3

7

4

~ 3211

:! '11

Ballaglione cocciator·i

2

6

4

!3 16 1 2

2 (l )

u

H e~gi m e n l o

di cavnlleria su 6 squadr·om . . .

B alleria

. .

-

1

6

-' 1 -

2 (l ) 7 -

Br•igala d'ar·ti glieria .

l

7 1 ~R

1

1

2 6

I I I. - Ser oi:.io sanitario in pace. - Il servizio san:tar·io presso le tru ppe in J>ace è cosi r ipartito: a) inf1'ruwrie e o spedali r<·~gimenlali; b) stabilimenti s anit Ari mi lilal'i permanenti, cioè. ospedali mil itari permanenti, ospedali locali e te!!lporanee sltJZiOOJ Ji sanità. l 11ollt·e es i ~ lo n o dL•i depositi pel r ifot·nimenlo delle truppe e de~li stabilimenti ~ouito ri militat·i in medicamenti, i slrurneu ti e mah•rial e da meùrcAzi one. (l ) Dì cui t flebotomo farmacista.


635

lt Sk.R\' 11.10 'IBOICO li!LIT.\RE

Le inrermerio servon o per la visita e per la cura ambulatoria di solda ti malali presso le truppe; esse sono erette dai. comandi dei r eggimenti, dai bollaglioni autonomi e dalle brigale d'artiglieria. Gli ospedali reggimentali possono essere i stituiti in ogni di truppe indipendente in caso di bisogno, quando cioè nell a corpi) sede ùi guar nigione non esisto elcun stabilimento semterio permanente, o pure SC' lo stabilimento Henilario non baste per tutti i malati di tuili i corpi di truppa, opput•e quando é al completo. lo genera le un ospeJale not·mate contiene:

in un r eggimeote di fanteria cou i battaglioni . • bAttaglione autonomo . 1 reg~tmeoLo di cavaller ia in una br igala d'artiglier •a . • • betterja .. . . . . .

Si le Lti 2R • 30

Il

48 • 8 n

l ripar ti di truppa che non hanno ospedat~ proprio, possono in caso di bi<>ogno aprire una infct·met•ia per il pt·i mo soccorso m~dico ed eccezionalmente anche por cura di malati non lrasporlabili. Il numero dei letti ..eCtln,Jo la foJrza delle lrupp~ o per l'acquar tieramento di pAr ecdll e LrUJ>pe può oscillare fra 2 e :.'00. Gli SLA bili men li sani La t'i miti lari permanen ti si tlh·idono secondo il numero dei l etti in quallr·o clas:-;i, e cioè: 1

t• classe con 7 l elli da ufficiali e 200 di truppa 2" D D 15 l a 400 • • " a• • • 48 • D » e 650 4• • " 58 Il D "n e 1tOO (1500) •

~elle piccole guarnigioni possono esser e ereLLi mezzi ospe· ' rleh col massimo di 4 telti per ufficiali e 100 per truppe. In pareccbi ospedali esistono riparli per· donne maiale (in uno :ncl~e un ~iparto per bambini), per malattie speci ali (malallie :ghdoc~bl, mentali e rotmonari)? riparti pe1· prigionieri. Gli ~ ah sono comandali da un generale o dA un ufi!ciale su· f.~fl0r3, Odal più elevalo ufficiale llellf\ gUAI'nigrone. Il ser · vi1.io medico é dir etto dal medico-capo. E~li dipende dal co· mandanle dell'ospedal e, ed esercita vigilanza medica e disci·

0


636

RI VISTA DI

TKC~ICA

plinare 5:0llanto sul per·sonale sani tario in mate.ria puramente scien tifica. Il 5:ervizio medico è fatto da medicu consulenti ed or dinatori. l consul enti s i trovano soltanto nei grandi oqpe· dali di 3" c .-t• classe. Il servizio amministrativo. e dis ciplinare é di retto da un urtlciale quale ispettor e dell'ospedale. Ogui ospedale ba un cons iglio d'amministrazione costituito dal me· dico- capo, dall'ispellor·e, da un s econdo medico e ùa un com· miS!'8J'iO. P er provveder·e al servizio d'ispezione, sono comandali g i.oroalmente dalle tr·uppe nell'ospedale 1-2 ufficiali d' ispezione eJ 1-2 sotturtlciali d' ispezione. Il servùzio m edico di ispezione per l'ammissione e la sor veglianza deg li àmmalati è dis impegnato g ior nalmente da un medico dell'ospedale. Secondo In natura e il g-r ado della malattia esi~tooo ·12 di versa porzioni di cibo, fr•a cui 3 porzioni di die ta. Il ·personale dell'ospedale è in r appo r to con la g randezza ili esso. Per un ospedale di ·3" o 4" classe, p. es. esis~ono: 1 generale o ufficiale super·ior e, quale comandante; 2 ufò· cieli, 17 medici, 3-4 far•macisti, 5 impiegati d'ammioistrazio~e o di segreteria, 26 fl ebotomi per il ser vizio di medicina e 7 per quello di farmacia , 1 sacerdote, 12 scr ivani, 88 sollufficiali, 132 infermieri. Uo ospedale di 1" classe b3 io organico : 1 ufficiale superior e q uale comandante, 1 ufficiale, 3 medici, 2 farmacisti, 2 imp i egt~ ti d'am m inistrazione e di s egt·eLerla, 6 fl ebotomi per il s er· vizio di medicina e 2 per quello di fa rmacia, 6 scriva ni, 20 sollufflciali, 50 infer mieri. - Per assislenza degli infermi sono pure amm es::oe le suore di carità, n ella pr oporzione di 1 su 50 ammalati nei gra ndi ospedali, di 1 s u 100 nei ,picco li. Sedi deg li osperlali militari perma nenti : l. classe: l wan~u r·od, Charkow, Abbas -Tuman, Batum, Grosoy, Kar·s. I l classe: ospedale Sarojonow - Aiexanùrowski in Pietroburga, gli ospejali in Dwins k, Riga. Brest-Li towsk, Odessa, Kasan. - I II classe: l'ospedale clinico nell'accademia medko- militare in Pietr·obut·go, inoltre g li ospedali in Wilna, Nowogeorgjewsk, T iflis e W ladikowkas. - I V classe: l'ospe· d8ile Nikolai in Pie Lroburgo, l'ospedale Ujazdowski in Var·


E SERVIZIO MElliCO

~II.ITARE

631

savia, gli o=-pedali in Mosca e Kiew, i ~primi per 1500 letti ciascuno, l'ullimo per 1000 l etti. In totale 21 ospedali per OOi 11ffìciali, 121-50 uomini di truppa. Gli ospedali locali snno er·etti per lo piu quali stabilimenti int!ipondenli dalle guar·nigioni s enza ospedale militare permanente, e non accolgono in general e più di 10 ufficiali e e :l50 uomini di truppa. l n totale esistono nella Russia Europea e nel Caucaso 98 osperlali locali con 11320 letti Le stazioni sanitMie militari temporanee servono per le cure in estate, e nel dipartimento di Odessa alcune sono aper·t.e d'inverno. Queste stazioni sono divise in 2 categor·ie: stazioni di cura e stazioni igieni•~h e ; quest'ultime sollant!) per gli uomini di truppa. Esse non hanno pe••sonale pr oprio, ma questo vi è di volta in volta comandato dal dipartimento milita1·e rispettivo. N elle stazioni sanitar ie si trovano in Lotale drca 700 posti per ufficiali, 7 per s tudenti all'accademia medico-militare, 3000 per la truppa. · Esistono particolari magazzini di medicamenti e di maler·iali f11rmaceutici pel rifornimento di medicamenti eri oggetti di medicazione ecc. alle truppe degli l'>tabilimenti sanitari ; esiste pur·e in Pietroburgo una fabbri ca d'istrumenti chi r·urgici peJ• l'eset·cito. Finalmente esiste in Brest-Litowsk· un deposito per oggetti d'ospedale dipendente dall'intendenza amministrativa gen eral e. P el •·i co vero di ufflciali in validi e di uomini di truppa esistono l e case invalidi: Cesmenskì in PietPoburgo e Ismajlowski in M osca . Esse possono accogliere ognuno 16 ufficiali e r ispetti va m ente 460 e 420 uommi di truppa. IV. - Seroi~io sanitario in guerra.- a) Organizzazione. P~r apponare i l pr imo soccorso mt~clicu a malati e feriti e~nstono in lutti i corpi di truppa autonomi, infermerie di truppa. Quelli dei reggimenti di fanteria e di cacciator i ed i battaglioni autonomi ser vono anche per la form azione dei posti di m edica;done avanzati.

o~~i dÌ visione di fanter ia dispone di una infer mer ia di di-

visione, la quale sul call1po di battaglia erige il posto principale di medicazione.

l


638

IIIVISTA DI TECNICA

Pe!" la r icerca dei ferili sul campo di battaglia e pel loro lraspor·to ai posti di m edicazi one esistono nelle truppe i porlt~ f~ ri ti di t•eggimenlo, in ciascun ospedale di divisione una compngnin di por laferiti di divisione. Per· l'uller·ior e trnttamento e per la cura dei malati e ferili p t•ovenienti dalle infct·mer·ie tli •.ru ppa c dai posti di med ic~­ ziot.e esil<tono : a) gli o.:;peolali dn campo di visi in m ùbil i, dùlati di tl'eno. ed in o;;pedali dn cAmpo di complemento, senza treno; ù) gli Ol' pedtdi temporanei di l'orleZZfl; e) gli stahi limtmli sanilar·i permanen ti dell' ammini:>tt·a· zione militare e civile ; d) gli stabil i1nenli sani tar i della Croce Russa. Per lo sgombero dei malati e f.:r iti esistono ullre ai tra· spor·ti or·.linal'i, i treni ospedal e e le navi ospedale. Pe1· pr ovvcder·e le truppe e gli stabil imenti di medicinali son o er ette in del~JI'minati punti del teatro della gue1·ra far· macie da campo. Le i nf'ermer ie di tru ppa, sono dotate in un r eggi mento di fanteri a Ji Hi lrlti, in un r eggimento di cavalle•·ia di G letti, in un battagl ione autonomo di 4 e in una br igata J'ar tiglie1·ia di 6 l elli. Tutti gli o ~get li necessar i sono trasportati su carri di sanita dell e truppe del tr euo. I nfe r merie di d1vi,;ione esisltJI10 in tutte l e divisioni di fan· teria e n t::! le di v i~i o n i di r·ise t•va di pr•ima linea. L t' di visioni di ca v alleria ~ le bri gote di cacciatol'i non h&nnù stabilimenti sanitari di divi ~ i o ne e di brigattl. Compito delle io ft•rmer ie di di visione è : 1• l' c1·ezione d•~l po!::to principale di medicazione ~ul ca m po Ji ballagl ia; 2• la cooperazione uel trasporto di malati e fer i ti nei p r ossi mi stabi limenti sanilal'i. L 'i nfermeria Ji divisione è dit·et ta dal medico di dh•isiout', il q110le dipenrle dir·ettnmcnte dal com ando di divisione. Alla par·te .a rnministr·ati va pt·ov v~de l'ispeltot•e dello spedale. Il dd h> ispeLLor e è pul'e comandante del r·i parto portaferiti della divisione. · Ogni divisione di fanter ia ed ogni di visione di •·ise1·va

'


E SERVIZIO MEDICO MILITARE

639

porta con sé 8 infer mer ie. La melà di esse ti mobile, l'altra metà é permanente. O~n~ ospedale da campo può accogliere 10 urficiali e 200 uomtnt di truppa. Gli ospedali da campo m obili hanno rnezzi pm: trasportare i propri feriti ai pross imi stabilimenti saoi~r1 ~Ile Prossime stazioni sa nitarie o allo prossime stazioni •errovtarie · d·1 · · a d un giOrno . ' a d.1slanze per 6 non super10r1

°

rnar·c1a.

' . Degli ospedali da campo mobili ne esistono 120, di quelli d• COt~plemen to (immobili) 2-iO. Questi sono tra2portali s u fe f rov,e o s u car ri requ1s1ti. Tutte e due le categorie di o!SPeJali da campo sono cont1·assegnate rispettivamente con ".umeri prog!'e!>sivi. - Capo di un ospedale da campo è il r~SPettivo medico capo a cui è aggiunto per la parte ammifl/Slt-ativa l'ispettore dell'ospedale, che uelto stesso tempo é COJl).<tndanle della tr uppa d'ospedale. U .na parte degli ospedali da campo di rise1·va é usata per l'erezione di stazioni sanitar ie n elle piu importanti stazioni di IBPpa. ' Gli <:lSpedali temporanei di rortezza sono eretti nelle ro r leZZP., quando gli stabilimenti sa nitari militari là esiste nti in pac~ non bastano più. Ogni ospedale temporaneo di for\~u.a ~uò accoglie1·e 20 ufficiali e 400 uomini di truppa. Dtpos iti per rifiniti. - Possono _contenere da 50-200 uomini; sono eretti per· orJiae del generale di servizio in alcuni di quegli ospedali da campo che non sono assegn11ti alle divis Aoni. Nei depositi di r·ijlniii sono ammessi: a) i guarili d~J>o cura d'ospedale, i quali hanno ancora bisogno di ri-poso; b) gl'indeboliti per strapazzi; e) malati che non a'obisogoano di cura speciale e quelli che riportarono contusioni. Quesli depositi hanno per comandanti urficiali leggermente ferili e sono sottoposti al medico capo dell'ospedale. Conoog!i sanitari militari.- Ogni convoglio sanitar·io militare completo deve a ccogliere 200 malati e reriti (60 coricati, 140 Stld uti). Oltre il numero dei convogli fissato a 20, per i q uali e matet•iale e treno già devono esser tenuti pronti io pace, possono io guerra secondo il bisogno essere form ati ulteriol'i t.rasporti. - Essi servono pel' trasportare ma-


o4.o

ltl VISTA 01 TECNICA

lati e feriLi: a) dalle tr•uppe· a i prossimi ospedali. b) dai posti di medicazione e dagli ospedali eretti sul c~mpo dr battaglia in allri s tabilimenti, c) da un ospedale in un a ltro o in una s tazione ferroviaria o in una stazione navale. A l t•ilorno occolgooo i g uariti, che devono raggiungere le corr isponden ti tr uppe sulla di r ezione del convoglio. I convogli sa nilari milltari dipendono dall'ispettore d'ospe· da le dell' cset•cito. Essi sono ripartiti sul camp o di battaglia secondo gli ordini emanati dal generale di servizio. Una parte di essi ruò anche e ssere a ssegnata ai cor pi, alle divi· sioni, ai distaccamenti o messa a disposizione del capo del· l'ospedale locale. l convogli sono di r etti da comandanti p1·opri. l treni sanitaa·i militari sono allestili in pace in numero dete rminato dal piano di mobilitazione. Un tr eno ferroviario de ve accogliere al me no 250 malati e f~riti e consta di 4 ad 8 va goni per coricati , 8 a d 11 vagoni per seduti, alcuni va~ooi per il personale sanita rio, 1 car t·ozza per la cucina, 2 carr ozze pel materiale, in totale 21 - 22 vagoni. In coso di b isogno sono pu1·e allestiti treni sanitari fet•ro· viari tempo1·anei con vagoni merci e va goni per viaggiatori, pet• 250- 400 rnalati. Ognuno di e~si si compone di circa 11 vagoni merci coperti per coricati, 5 carrozze di 3• classe con banchi per malal! più l e~gier i. 10 vagoni merci per se· duti, 1 carrozza pe•· c uci na, 2 car·rozz.e pel perscna.le sanitario e per l'ammin:strazione, in totale 28 carrozze. Ogni treno ferroviario sanitar io è dirE-tto da un ufficiale superiore quale com andante; il !"ervizio medico è dh·etto da un medico capo, l'amministrazione da un ufficiale. La provvista d'istrumenti c hi r urg ici e d'apparecchi é ca!· • colala ad 1/ 5 degh oggetli simili esistenti negli ospedali da campo e negli ospedali di di visione. P er la t•iparazione di isli'Umenli ogni fa1·ma cia ha un prop1•io personale adatto.Qua11do esis te g a·ande di:;tanza fra le farmaci e da campo e i ma~azzini farm aceutici permanenti, sono eretti ìo caso di biso~oo, mediante a ccordo fra il comando superiore dell'es~r­ cito., il ministero della guer ra, magazzini fat•mace utici tem· poranei.


B SERVIZIO MEOICO MILITARE

b) Personale e materiale. - La r ipartizione del personale sanitar·io, dei mezzi di tras porto e del materiale di cura per malati e fE' riti è indicata nel seguente specchio:

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·- :s ~<') a:

Merlici m ili tari Flebotomi Por·tareri ti . .

5 22 i1

. .

.

. . Barelle con materassi. \.ar•r·i per fe riti a 4 cavalli per• 4 cor·icati, l seJuto

.

. .

. . . . . . .

Carri per feriti a 2 cavalli per 2 coricati, o seduti . . . . . . . . . . Carri medicinali a 2 cava lli . Carri medic inali a 1 cavallo . . Carri per ruateria le di san ità a 2 ca va lli. Carri di s anità a l ca vallo. . . Po!•zioni di car ne in conserve a limentari (tnolt.re zucchero, vino, lhe, spirilo ecc.). l

2

2

6 6

7

128 64 32 2·~ 3G 32 16 8 6 12 4

2

1 -

3

2 4---2 1 1 2 1

1

1 -

t

l

80140 20 30 30

La bat-ella russa é s imile alla prussiaoa; sotto la parte corrisponde nte alla testa è posta uno tasca per ricevere il ron · leria\e d i medicaz.ione; le cinghie par tra~ porto si trovano fermate a ll'estremità delle stanghe. Nelle carrozze per feri li esi~lono particolari congegni in molle d'acciaio per diminuire le scosse del carro. Ioollre come mezzi di trasporto si ado· pera no barelle con ruote s imili a qualle in uso in altri eserci ti. Per medicature s emplici ser vono i pacchetti di medicazione antis11ttica, composti di 2 compresse di garza al sublimato,

41

\


64.2

RIVISTA DI TECNICA

di un poco di colone al !>Ublim at.o, di l fasci~ di garza e di una spilla di sicurezzai ques to materiale è chiuso in un involucro impermeabile che si apre lace randolo da un Ialo. Quale ulleriore mAteriale di medicazione è usato : 1• ga r·za m olle al sublimato tagliata in quadr·ati da 70cm., r·ipiegala più volle, chiusa in un pacchetto di IO pezzi con saldatura in una scatola di latta; ~ cotone al sublimato in pacchetti di 500 gr·ammi avvolto rn carta perga mena; 3° colone digrassato sterilizzato di 500 g rammi; 4° canape pettinata in pacchetti di 500 grammi; 5• fascia di garza molle a r rotolate, larghe 9, 13, 18, cm., lunghe 7 m ~ tri ; ogni fascia chiusa in cal'la; 6• fasc.e di garza indurita, come le precedenti; 7° fa sce tessute arrotolale; 8° fazzoletti triangolar i di cotone, i più grandi lunghi la· leralmente 122 cm., i più piccoli lunghi lateralmente 105 cm. Il per·sonale e il m ater iale sanitario addetto agli stabilimenti sa nitari da campo é indicato nella seguente tavola:


.l •

64.3

E SERVIZIO MEDICO MILITAI\E

~~fidcioi~Ii o ..,,,

2 5

Ci militari

,~piegati

•o'"

1

1

l

o~

4

2

4 1-

Farmacisti . Flaboto mi . Infermie ri o

- 5 •

9

22 65

l

1 -

7 1 11 4 - 1 1 3

9 4 11:i 2 3 65 l!) 1~ 7 18 -

Compag nie por·Laferiti di 17 sottuflìciali, 290 uomini . 'i A/tre truppe!lreno,inservientiecco) 40 33 6 73 IO 18 Suore di ca rita • 4 4 2 8 6 Barelle con materassi . .. . 50 40 2 - - - Tende da malati pPr 20 uomini 4! 3 1 1 - Carri fer-ili a 4 ravalli 8 1 (Il 27 - - Carro tr· esporto a 4 cavalli (tipo (:) (3) special -e) o o . o o . . • . 1 1 1 - - Carro tr.-;;;;as porto a 2 cavalli per de\'"t~\~ alimentari e ma ter •ale 7--aafi\\.e.t\...0 • • . . . 15 19

l

Carri pe r farmacia . Carrozze p e r medici Ca va Ili . . . . .

. .

3 2 ?.~

4

'1 - - -

4

- - - ..... -

67 Porzio ni di provviste alimentari. 200 200

l

-

137 -

--

-

38~ 1400- -

La compaJZnia portaferili dell' ospedale d i divisione é comanda ta dall'is petto re d'osped!aleo P e r la fo rmazione ùi essa in tempo di g u erra sono preparati fin tla l te m po di pace pel (l) Per le suore d i earlta. \'!) Per temle. {3) c~rro cucioao


RIV ISTA DI TECNICA.

servizio di portal'eriti tutti gl'infermieri degli ospedali e delle truppe non che i musicanti e i trombeltieri della fanteria e cavalleria. Pel suo equipaggiamento lo spedale di divi:>ione e in g t·ado : a) di trasportare contemporaneamente su barelle 50 ferili ; b) di caricare 32 ferili giacenti e 8 seduti sui carri fari li ; c) di collocare 80 feriLi sotto tende ; d) cura1·e :!00 feriti. c) Direzione cd esecu.Jione. - Il comitato superiore di sanità militare ha la d1rezione suprema per porre in arm.mia tut.le le fo l'lnazioni già prPparale p er la mobi litazione degli stabilimenti ;;an itari da campo. La direzione del serviziO sanita1·io di guerra spella al Cllpo de llo s tato maggiore nel quat•Lier genet·ale d'at·mata, r ispet· tivamente al genet·ale di servizio a lui sottoposto. A questo sono a ggiunti quali organi a iutanti: a) l'ispettore medico, per la parte tecnica del s ervizio sanitario e per la direzione della sezione della Croce Rossa, la quale nel quartiet· gener ale ha un pr·oprio rap presentante generale; b) l'ispettore sani lario da campo, 1 tene nte geoet•ale p e t• tutti i rimanenti servizi sanitari in tutte le rormaz•oni sanitarie. lrrollre l'i ntendenza amwinistt·ativa da ca mpo provvede materialmente gli ospedali e g li !>tabilimenli sanitari di tJ·asporto, m6nl!·e l'amminis LrAzione delle comunicazioni da campo in vigila s ugli ospedali aUe spalle dell'esercito sulle· linee di t,appa, provvede allo sgombero dei malati verso la base e li dit•ige nell'i rrternu dd l'impe.·o. Fioalmente il comando d··ll'ammin is trAzione ha il compito d'invigilare nei giorni di battaglia ad ambe due le amministrazioni per il set·vizio s•mitario a lui solloposlo, poiché esso coopera per l'erezione dei posti di medicazione, t•iuni sre il personale impiegato pet• la ricerca e la r iunione dei feriti e fo r·nisce i C11rriagi pel tragporto di questi. La Ru!'sia ba adel'ilo alla convenzione di Ginevra nel ma ~gio 1867.

P d primo soccorso s ul campo c.Ji battaglia sono impiegati

i portaferili. l pot·taferiti -lelle truppe in guerra fo r mano

j


B SRRVIZlO MEDI CO 1rtLlTAlm

641>

cnmpagnie, le quali si suddividono in IDPZZe compagnie e rruesLe in riparti di 2 pallu:;tlie cnslilui le da 16 uomiui. Ogni ?8 l~uglia ha 4 barelle I ror1aft>r·it1 delle truppe si trovano 10 • rnarcia presso i loro riparti. To~to che le Lt·uppe entrano In . ~ztone, ess1, per domando del direllot'P del posto di mediCSztone . _. . o per ordrne del comandante dellr truppe, escono ...a, ran h' ~osiLo g 1 e sono posti sotlo Il comando d1 un uCficiAie, ap~OLt ' ~l quale è dolo da ogni balta~llone pee assistente un #"' Ufflctale.

Tosto che sono nei nuovi rnn~hi mArciuno avanti ai car1·i

per ft~riti, fino al Juo:ro desi~11tHn quAle po-.to di mt>di•·az1one avanzalo. depongono e zn1110 e rw·ile. ricrvono barelle t' tasche da medicazione ed entrano 111 uzione s••condo lP. indi· c.a.zioni del lo1·o tl11·ettore. I carri pet· rer·1li <:ono alle::>titi o disposti sul poslo 1li medic·azione in l"er1e con inle!'vullo di 10 passi fra loro, col limo11e ve1'l"O la direzione 1ii p1wtr>nzn. I .feriti sono raccolti '"U I CSIII(JO di battRglin ch.ti porlaf··r·1Li della rlivis1ooe soli od uniti ai pot·lt.tfEH'ili delle truppe. In qaest'all•mo caso i fet·ili sono trac;pnrlflli dai por·laferili di rr>g~in.Jento sollanto sino 81 J!O"LI di n1ed1cazione avanzati; l'ulteri<Jre traspor·to è csPguito dni p•ll'tafe r·ili di dtvision~;:. Sono e ccettua1i i casi ù'imp1·ovv1so cornballlme11lo col nemi co o di as-senza dell'i11fermeri a di rlivisio11e. Ma Losl • che questa giuog& su l campo di battaglia, o prende es~o, secon .lo gli <Ycò.'nù. l'intero set·vizio pt'l tra~porlo elci feriLi o coc,pel'a Al \'l:s.sç.()t-'Lo di questi fino oi po--ti di medicAzione avanzali ed esclusivamente all'ulleriore lraspcn·Lo ver~o le t·etrovie. I por lafet·iti sono ISlr·uili pat'llcolar•mente a rr vol~et·e la l or o principale attivila per cu!'ar·e i l't>riti al più presl n possibi le, e perciò ad ese:.ruire le med1cazioni in nJCtùo sernpl1-:e e sollecito ed avere pat·ticola\'mt'n.le l'iguard'> alla cura con fasciatur e sollllnlo nell'emOI'I'agìe o nt•lle ft·attu1·e ossee. Essi sono ~vverltli di non toccare l e fet•il•-· con le dita nude o con oggeHi che non si;;:110 assolulume11te aSt!lticl; pet•ciò, neJ/e emorragie che dt~licilrnente sr arr,..slaun e chu po11gono il ferito in per1coiQ di vi la, devono eseguir·e la <'Oinpressi•Hie coa dtto in v • luppato in sloffu anliscllk~, o pul'e zaflaodo la fer1ta con d elta stoffa où applicando una fascitilul'a com-

La

l


1 6&.6

RJVTST A DI TECN fCA

pr•essiva. l porlafer·iti sono pure islruili s ul '!DOdo di appli· care i tourniquels. Indicazioni pel trasporto di .fer·iti. - I. l fe riti leggeri, come fe l'ite se mplici delle parti molli, fe r ile d'arma da fuoco alle piccole ossa dell a mano, possono dopo l'applicazione della medicatura quasi sempre r·aggiungere da soli il posto

di medicazione. 2. l fe riti graoi, che abbisognano di pr onto soccorso m edico, come i feriti con considerevoli emorragie, lacerazioni, 'strappamenlo di parti del corpo qua ndo è ancora possibile un'ope razion e, lesioni della trachea o del pello con forte aff~tnoo, ecc., inoltre le fe1·ite d' ar·mi da fuo.;o delle grandi articolazioni, ferile penetl•a.,ti dell'addome, g•·andi lacerazioni delle parti molli, ferile della testa, infossameoti del crAnio, lesioni della vescica e delle vie ur·inarie, ecc. o che richiedono molto tem po per la medicazione come le fratture OS!'ee delle membra ece., Lutti questi ferili hanno bisogno di esser trasportati sulle barelle o almeno a braccia dalla linea di fuoco al posto di m edicazione. 3. l feriti gravissimi, per i quali non vi è piu speranza di vita, non deoono essere trasportati, ma comudameote ada· giali e rislorati ascoltando le lor·o ultime volontà e r 1ceveodo gli Ol!gelti di valore per disporne poi secondo le loro indica· · zioni. - i!: d ubbio se i porlaft'riti si e no in g1·ado di classi- ' flcare esallamenle l ~ fer•ile secondo l'indicato schema. Sul cam p0 di ballag lifl sono eretti: posti principali di m edicazione dall'inr,.. rmeria di div1 sione; posti di medicazione avanzati dalle infermer ie dd reggimenti di fanteria e di cacciatori. Le inl'ermer·ie di tr uppa dt>i r estanti corpi di t1·uppa dispongono di p1·oprio per-sonale. materiale e mezzi di traspo r to per provvedere ai pi)Sli di rnedicbzione. In un di ><laccumento senza infcr·rne1·ia di divisione é erello il posto p!'incipale di medicazione da una infermel'ia di re~l!' 1mento. Se sul carPpO di battaglia s i r iuniscono grnndi mass1! di truppa, l'ispettore ~ a­ nilario da campo può ordinare l' er·ezione tli nuovi posti di m edicazione E)!l i prende pure la diJ•ezione di tutti i posti di medirazione erelli in un campo di bHllllglia. In assenza del soprannominalo funzionario, spetta al medico più elevalo 111


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- .. E SERVIZIO MEDfCO MILITARE

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647

rango la direzione generale di tutti i posti di medicazione e degli O!!pedali da campo eeetti sul campo di battaglia e dei convogli sanilar·i. Il luogo per il posto di medicazione é scelio dal medico capo ed ap provato dal c0mandante delle truppe. I posti di medicazione sono indicati di. giorno con 2 bandiere: la nazionale e quella di Ginevra; di notte con lanterne. I carri per feriti dell' infer meria di divisione sono posti al coperto dietro i posti di medicazione. Quelli degli spedali di divisione sono contemporaneamente sgombrati, per,ché sieno pronti pel trasporto di feriti. Ai posti di medicazione a vanzati i feriti sono trasportati per mezzo •dei portaferiti, i vi sono ristorati, e provvisor·iameote medicati, e quindi diretti al posto principale di medicazione ori anche direttamente in un ospedale da campo. Se il ferito non può giun~ere a piedi ed ha biso::tno di trasporto può raggiunge il posto principale di medicazione per mezzo dei carri per feriti del reggimento. Las..;iati i feriti , i car·ri

tornano tosto al posto di medicazione avanzaLo; per un ulteriore ti·asporto i carri dei reggimenti non possono essere in nessun modo usati, essendo a ciò destinati i carr i ferili degli ospeda li di divisione e io caso di bisogno una parte di questi può essere mandata innanzi per soccor·so. Per· accogliere i feriLi dai posti eli medicazione sono inviati sul campo di battaglia gli ospedali da campo in numero necessario; es!li sono collocati in luoghi difesi secondo le decisioni del comandante di distaccamento e secondo il parere del direttore del posto di medicazione. Al posto principale di medicazione i feriti sono visitati e secondo il grado della lesione di visi io 2 categorie: a) quelli che abbisognano di oper•azione chirurgica e di medicatura Cùmplicata, b) feriti leggeri e contusionati. Questi, dopo ricevuto il soccorso med ico) sono rinviati ai loro corpi; i primi dopo operati e dopo che hanno ricevuto ogni specie di con· farlo sono diretti agli stabilimenti sanitari delle retrovie. · 11 direttore del posto di medicazione é obbligato a redigere per gli ufficiali feriti un certificato sull!l ferita e sulla operazione eseguita , e di farlo trascrivere in libro a ciò destinato. Se per mancanza di tempo il certificato uon può esset redallo, allora deve provvederà a ciò l'ospedale da campo.


l

RIVI STA DI TECNICA

I n modo particolai•eggiato è pro v veduto a llo sgombero

dal campo di battaglia sino agli ospedali interni dell'impero. lonlani dallu lotta. L' is truzione r·elati va dispone che i ma iali e feriLi dopo la lor o guar·ig ione ritornino ai p ro pri coi·pi; i malati leggeri r imangono in vicinanza dell'armata combattente; quelli la cui g uari~ione ric llied e luog o tempo llon de vono ingomb1·are gli ospedali di pr1ma liuea . La di ffus ione d1 malattie inrettive de ve essere con tutti i mezzi circoscritta. Eg uailneute è pt•ovvedu to con ogni SOI'la di mezzi pel tr·a;:porto di ret·iti da un ospedale ad un a iLt·o e pel trasporto nella zona inler·na di s~ombero. P el' la dis persioue dei maluli iu Rus:;ia è ùetenoioato che in cura privata sieno accolli i maiali e ret·ili che noo ~tbbi­ s ognano di cura J'ospedale. Essj isolatamente , o a due a due od a g ru ppi di pi ù individui , sono ripartiti nelle case dei cil· tadini. A l loro mantenimento provvede il ministro della guet·ra d'accordo col ministro dell' interno, mentre alla cura mediCa pro vvedono i medici locali. l g uariti sono inviati seUimanèllmente alla direztone del pr oss imo distretto militare, e dopo visita medica possono esser P., secondo disposizioni s uperiori, ammessi nei riparti di complemento. d) Soccorsi sanitari volontari. - La società russa della Croce Rossa è sotto il protettorato dell' imper·atrice, e in caso di gue1·ra pone il suo iotet·o materiale a dis posizione delia direzio ne dell'esercito. L'a tlivita della Croce Rossa si esplica p~incipalmen te nel concorso per la 1:ura medka dei malati

e f~riLi; ma a nche pi·ovvedAndo all e truppe o g ge lli di soc· corso di ogni specie, s pecia lmeq te quelli che non sono allestiti da ll'a mminisll'azione della g uerra. La Croce Ros!:A per ciò prov,·ede: le infen tliere per gli stabilimenti ::;auitari da campo, in caso di b isogno anche medici ed inrermieri; materiali di m edicazione , istrumenti e medicamen Li ; biancherie ed ogge tti di ve st iario; articoli di cura per malati, .::he non p rovvede l'erario. Essa cooper a anche allo sgombero, poiché fornis ce treni s a11ita ri, navi a vapor e; s uoJ'e di carita ed altr o persona/v


E SERVIZIO )JEDICO )fll.lTARE

nelle sedi di tappa; masserizie e vettovaglie. Anche nell'interno spiega la sua azione mediante i s uoi comitati locali. Finalmente la Croce Rossa et·ige d e po~iti di materiale nelle retrovie dell'armata. Se i mezzi della socielil. glielo consentono, pu6 erigere sul campo di balla~lia, per· incarico della direzione del l'eset·cito, laz.zaretti propl'i, formare temporanei dis taccamenti volanti funzionanti s ul campo di battaglia, finalmente allestire distaccamenti di sanità per accompagnamento dei convogli ferili ed incaricat•si dell'or ganizzazione dei treni sanitari e dei trasporti militar·i. In caso di mobilitazione è inviato in ogni f(Uartiere pl'in cipale dell'e sercito un incal'icato de lla Croce Rossa con pieni poter1, il quale dipende dal generale d1 servizio; un simile incarico s i trova pure presso il co mando di ogni amminiStrazione d i partime ntale di confin~. Gl' incaricali con pieno potere dirigo no tutto il ser vizio della Croce Ros sa s econdo le prescri:Gioni dell'amminis trazion e ge nera le di servizio. All'incaricato generale della Crqc~ Ros sa sono s otto posti, oltre tutti gli stabilimenti formati delln Croce Rossa, anche tutte le sezioni di sanilil. e gli stabilimenti di privati o di socielà nazionali e straniere.

c. s.

R.IVI.STA D'IGIENE V· Von· - .Importanza dell'e1tratto dl oarne oome nntrl.mea1;o e oome aUmento nervoso. - (Munchen. m ed. Woch. n . 9 e Rif. med., 7 giugno '1897). {

Diverse sono le opinioni circa il mocio di giudicare l'importanza dell' estratto di carne e di preparati simili, come nu· lrimento o come alimento di l11sso. Il Voit ha esposto le sue opinioni in proposito le quali concordano con quelle del Pettenkorer. L'es tratto di carne 110n é alli'O ehe il bt•odo, portato a consistenza di miele, quindi contiene tutte le spst.an~e '


650

RIVISTA

della carne solu bili nell'acqua bollente. I n -media esso contiene 1!) p.100 di acqua, 58 p.100 di sostanze o r ganiche e 23 p.iOO di elementi minerali. E sso da considerarsi essenzialmente come un alimento nervoso o una sostan za aromatica ; la quan tità òi principi nutr itivi contenuti, non va cons iderata che poco." E ss o quindi deve considet·arsi alla stregua di Jali alimenti nervosi, i quali conferiscono al cibo s a pore piacevole, lo rendono m angia bile, e preparano ravore volmente l'a ttività degli o r gani diger enti dei sani e degli ammalali , e sebbene non abbiano n ulla a che fare colla conservazione del bilancio del cor po e non sieno atti ad impedi rne le !Jerdi te e a ripa. rarle, pur tuttavia hanno nell'a lim entazione un com pito non m eno importa me di quello della s os tanze nutritive. L'estr atto di carne è quindi un eccellente a limento nervoso e la lunga esper ienza ha s tabilito sic uramente l'azione· eccellente che esercita nei ~a ni e negli a mmalati ed il ris toro che arreca al convales cente debole o al viaggiatore stanco. Recentem e nte nell'es tra tto di car ne si sono tr ovate certe s os tanze nu tritive or g-aniche (glicogeno, a lbumosi e peptone) alle q uali si è attribuilo un valo re nutritivo non lieve. Le a nalisi in pr oposito sono molto varie. S ta il fatto però c he anche ammesso collo Stulzer che esse sia no in ragione del 21 p. 100, non ne risulta che l'estratto abbia un valo re nutri ti vo da prendersi in considerazione, perché a giudicare il va lore no· tritivo di una sostanza non importa !:'opere se vi s i con· tenga un poco di albumina, o di gr·a sso, o di a mido, ma oc· corre conos cere s e di tali sostan ze nutr itive ve ne siano tante da po ter esser prAse in considerazione per la nutri· zio ne. Spesso s i è c r edulo pe r l'addietro di poter migliorare ed acc rescere il valo r e di un estratto carneo aggiungendovi i principi nutritivi mancanti, p. es. l'albumina, il grasso, la gelatina, ma ciò è erroneo perché l'estt•atlo viene aggiunto a cer ti cibi che g ià contengono la necessaria quan tità di principi nutri tivi, e questo sarebbe cosa tanto inutile quanto l'aggiungere uo po' di fur ina di carne ad una. ta zza di t.he o caffè, i quali neanche cont-engono pr incipi alimentari, per r e nde r e nutritive ques te bibite. Cio c he si può fare è il dare a li" es tratto un'al tra fo rma p. e. liquiaa, e · forse anche associar vi altri alimenti nervosi . te.

e

l


.... .. . .. ....

Un metodo per stetlltszare rapidamente l'acqua pota bUe. - (Deut. med. Woch., Gazzetta med. di Torino, 15 aprile 1897). JJ rlotL. Schumburg avrebbe trovato che il bromo uccide rapidamente tutti i ger mi contenuti nell'acqua. Una quantità di bromo pari a gr. 0,06 per litro renderebbe in cinque minuti l'acqua completamente sterile. ,Egli propone di operare nel modo $eguente. Si prenda nna soluzione bromo-bt·omurata così composta: Bromo e bromuro di potassio ana gr. 20 Acqu1.1. . . . . . . . . . . • 100 Si a~giunt<ano cc. 0,2 di questa soluzi one per ogn i litro di acqua oda sterilizzarst: si lasci il tutto a sé per 5 minuti , quindi vi si aggiunga la stessa quantilé di una soluzione al 9 pPr cento di ammoniaca: si forma allo l'a dell' ipobromilo e del bromut•o d'ammoniaca . che toglie il sapore e l'azione del bt·omo. L ll acque mollo calca l'i e quelle contPnenti molta ammoniaca r ichiedei'ebbero una maggior· quantità di br omo.

te. •

RIVISTA DI STATISTICA MEDICA 101

ltatlatlk der Sanltats-verhaltnlsse cler lllanuohaft cles k . und k . Heeres lm .Jahre 1895 . - (Statistica delle con.ai•ion.i sanitarie delle truppe clell'i. e r. Esercito auslro-un.glcerese, Vienna 18?7). La' fqrza media dell'anno 1895 fu di 285,562 uomini; di fJUesli ne ammalarono (ossia entrarono negli stabilimenti di cura) 225,6l-1 individui, nella propot•zione cioè di 790 p. 1000, ci fra elle segna un progl'esso notevole in confronto degli anni 1894 e 93, nei quali ave•ta rispettivamente raggiunto 833 e 879. Il numero dei morti in. seguito a malattia fu di 1050 uomini che da la proporzione di S,o7 p. 1000, assolu~amenle identicu a quella avute; nel t894, e che segna il minimo grado di mor· lalil..à fìa ora avuto. Però, se ·vogliamo paragonare questa


RIVISTA

mortali la con quella dell'esercito italiano, occorr e aggiunget·vi il con tingen te di quelle categorie di morti che nella nostra s tatistica conlri bu1scono a formare la mortalita generale. VAl ~ a dire: Mo1·li per suicidio . . . . 2n Morti per cause accirlenlali. . . . . 79 Iodiv1dui m orti du rante un'assenza dal co1·po non mafl~inre di l1·e mesi, oppure morLi in località isolate . • 143

469.

Si ha cosi un totale di 1519 morti, ossia una mo•·talità generale di 5,32 p. ·1000 ; mortali la che i~ pur sempr e alquanto inferiore a quella risultante in genere dalle nostre statistiche, ma un poco superiore a quella avulas: nel '189i (5,2). Occol're poi osserva,•e che queste comprt!ndono pure tutti gli individui morti e ssendo in licenza di convalescenza da 3 mesi a i anno, come pu1·e gli individui deceduti negli ospedali miJitari dopo di esere stati riformati. Ad ogni individuo di truppa s pettarono in media giornate di malaLlia 13,B. So pra 1000 uomini poi se ne t1·ovano giornalme ute ·in c ura 37,9. (Esercito i taliano nel i 895: 33 p. 1000). Secondo i mesi la maggio r m o,·bosité spetta al perio lo no'Vembre-marzo. È da notarsi che l' incorporazione delle rec lute avviene in ottobre . Il minimo di morbosità s i ebbe nel settembre. La durata media di ogni caso di malattia fu di 16,8 giorni. Secondo le nazionalità si ebbero le seguenti p l'o porzioni : Maiali

per 1000.

Nei corpi reclutati· esclusiv;1m ente frA i tedeschi. Nei cor p1 reclutati esclusivamente fra i magiAri . . Nei cor·11i recl utati esclusivaroen~e fra gli czechi, mo· rAvl e slova cchi . . . . . . . . . . Nei corpi rPclu lal~ esclus!vamente fr·a ! po l A~hi Nei corp1 recluta li escl uSIVH rnente rra 1 rutem . Nei cOI'pi recluta ti esclus ivamente f1·a i croati N ei corpi reclutati e•clu~ivamente fra i rumeni

8i8 i X.'> ;o:; 645

<"2~

!(19 i:l5

P e r gli italiani non si ha alcuna notizia perché, a differ enza delle a lke nazionalità, non vi so.n.o corpi il r.ui recllllameuto sia esclu.sivamente Haliau.o.


\)53

DI 'STATlST}CA lUmiCA

;:: · ···

1'ra le malattie più importanti per numèJ'o ·e gravità noliamo le segùenti:

, .•

Entrati In cura Morti

Ileo-tifo . Vajuolo . Scal'lallina Mnrbillo. Ftil'-ipola . lnfluenza. bi flerite . f>arot•te . Ft>bbri di malaria Tubercolost polmonare Altre tubercolosi. . . . . . . Tracoma· e congiunt. blenorragica B le11orragia. . . . . . . . . l flcero molle . lF lcero duro . <::,_. lliide geuerale

..

..

'::>eo. r b u w .

.

.

.

. .

Colpo di calore . . . Con giunttvite catarrale . . . . Malattie degli orecchi. . . . . Br•>nchite e polmon1le catarral.e·. Polooomte crupale . . . . . Plet)ll rite . . . . C.a\.~ rro ga strico e intestinale acuto . R~\lrnatasmo articolare . . . . . Srabb,a . . . . · i tra umatiche e accidentali . Lcsion In osservazione . . .

900

31 82 4'11 607 1,66:J 39 1,06U 7,4H 435 4~0

2,110 9.115 3,--Jt·> 1,755 3,3i3

-

-~15

96 · 7,081 4.168 23,<!07 J ,863 •1,506 20,784 3.325 1,!i80 21,100

6,465

141 2 4 •13 10 H 6 1

12 74

16 2

1 3 2 1 4

8 78 145 75 31

8 l

49 27.

Condblonl sanitarie dell' eserolto francese nel 1895 e nel 1&98 - tSémame médicale, N. 10, 1897).

Benché non abbiamo ancora ric"'vuta la r elazione statistica de\ 1.~96, cre1iamo opportuno di comunicare i seguenli dati preve ntivi che troviamo nella Sèmaine médicale. La mortalità gPnerale, che va sem pre diminuendo da un tre ntennio in fJU&, ha raggiunto nel 1896 la s ua cifra minima, 5.29 per 1000. È segnAlata la diminuzione consiùerevo:e della febbr·e tifoidPa, del vajuolo e della difterite. Per la febbre tifoidea sopra ttutto s i souo avuti migl~ot·amenli g randissimi. La mol'talita per tale malattia, che nel 1886 fu di 961: individui in cifra a ssoluta, fn nel t896 di soli 4H. Guarnigioni intere, giè bel'sagliate da questa malattia, ne sono ri·maste affatto


654

Jll VISTA DJ STATISTICA MEDICA

immuni, in grazia ai miglioramenti introdotti nella pt•ovvisla dell'~:~ cqua potabile. Sebb ... ne i filtri Chambel'lanQ abbiann fattn buona prova, ot•a il ministro della ~uerra si propone di ~ene· r alizzare l'uso della bollitJUra dell'acqua, come mezzo ancor più sicuro, mediante speciali apparecchi di sterilizzazione a va por~. Non si comprende (come ~iustamente osser,·a il prof. Biz· zozer•o, che nell'ultimo numero dd la sua R ivista d'igiene e sanità pubblica sr occupa an ch'eg li di questo argomento) perché la bollrtura si voglia fare con costosi apparecchi a vapore solto . pressione, m entre fatta a pressione naturale coi m ezzi ordinari, essa è altrettanto effh!a ce. Come anche nel nostro esercito, la mortalità per vajuolo ha fatto pur·e una rapida diminuzione. Nel 1876, . 3~7 morti: n el '1896, 2 soli. Invece la scarlattina ed il morbillo continuano ad avere una diffusione piuttosto grave, e a. dar e cifre di ~ran lunga su· periori, anche per ra pporto alla for•za media, di quelle che si osserva no nel nostro osser·cito, nel quale fùrtunatamen te la scarlattina si può dir·e una malattia rar a.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA Sooaso. - •anuale 41 elettrloltà medloa. - Napoli, 1897. Era sentita la necessità di un manuale di elettr·icità medica, il quale oltre all'essere completo, a vesse il pregio di essere conciso, facile e specialmente pratico. A ciò ha provveduto il dottor Sgobbo professore di neuropatologia nell'Università di Napoli col suo 'tralta~o di Elettricità medica, che tratta la fisica e fi s•ologia elettrica, l'elettroterapia. In questo trattato egli si è fermato specialmente, con molto dettaglio, sulla elettroterapia, indicando per ogni ro1·ma morbosa, quale sia la condotta del medico, quale metodo sia da tentars1, quale sia la· durata dell'applicazione elett!'ic.a, qua le debba esser e l' intensità della corrènLe. Il piano del· l'opera è r edatto in guisa che il lettore trova io essa una


RIVISTA DlBLIOGRAFlCA

655

g11 i d a al pari dei tanti formulari lerapeulici nei quali arca nlo ai diversi farmachi, trova le indicazioni che riguardano la malattia neUa quale si usa, solto fjual forma ed in IJuale dose. L e malatLie Lraltale in rapporto alla cura elettrica sono le seguenti : 1° Malattie del sistema nervoso; 2o • dell'apparato dig~'l'ente; 3° ~ dell'apparato cirrolatorio; 4° • dell'appal'ato respir·atorio; 5o • dell'appar·ato f{enilu- urinario-aoale; 6° • dell'appat·ato linfatico; 7o " della cute e suoi annessi; s· » delle at·licolazioni; 9• Tumori e versamenti in diverse cavitA. Comesi vede da questo prospetto,!' Autore non ha tralasciato di prende1•e in esame alcuna delle malattie nelle quali finora à usata l'elettricità a scopo curativo. Non possiamo quindi che raccomandat'e vivamente ai colleghi la lettura dell'inle· ressanle lavoro.

CONGRESSI WW Congresso della Sooletà. ttallana dl medtolna in· tema ed Eapost:&lone medloa n azionale. Nell'ottobre prossimo si terrà in Napoli l'VIli Congresso della SocietA Italiana di Medicina Interna, soLto la presidenza del professore Guido Baccelli. Il Comitato ordinatore, composto dei profes3ori Baccelli, Murri, De 'R.enzi e Senise, ed il Sotto-Comit:alo di Napoli, del quale,'oltre i professori De Renzi e Senise, fanno par·te i pt'ores~ori Carùarelli, Fasano, Reale, Rubino e Zaga1·i, lavorano aU,l~amente perchè questo convegno scienlifico riesca pari all Importanza dell' ist1Luzion~:~ clte lo promuove e dia utili ~~tti alla scienza ed alla tutela degli intere:;si pr ofessionali. là fin da 01·a è assicu1'alo il concorso di tutti i direttori ed assistenti delle Cliniche, degl'insegnanti ufficiali e pt'ivaLi di


656

...

CONG R ESSl

pato1ogfs, clinica e materia med ica, dei direttori e medici di ospedali e di un grandissi mo numero di medici esercenti; sicché il Congresso ~upe reré. cer tamente i precedenti per nu· mero d'in tervenuti e per varieta di comunicazioni. P er· iniziativa del Sotlo-Comilalo di Napoli, e col concorso dell' Associazivne Italiana di Idro logia e Climatologia, il Con~resso avrà una specialeallrattiva, cioé un'Es posizione Me· dica Nazionale, di visa in due sezioni : una di idrologia e climatologia, e l'a!Lra di strumenti e d appar·ecch i applicati alla diagnos i, alla cura ed all' assistenza medrca. L'impor· tanza di questa M0stra, a lla quale le adesioni fino ra parve· nule assicurano il più felice s u cc~sso, non ha bisogno di esser'e rilevata, lraLlandosi di due categorie d i ri~orse per le ()Uali l'Ita lia è stata ed é an cora in gran parte lrrbull1ria all'estero, mentre le s ue ricchezze· nalur·ali ed i segnalati progressi compiuti dalle s ue inJ us lrie le darebbero il diritto di emanci par sene con incalcolabile vantaggio della economia nazionale. L' Esposizione si farà negli ~pl endidi locali della Nuova Bors a a Piazza Garibaldi , geolilmente concessi dalla locale ·Camer·a di Commercio. All'or dinamento del l' E!:'posizion e pr o vvede un Comitato esecutivo, di cui fanno parte, oltre i sudde tti professori, i s ig nor i: marchese di Campolatlat•o, com m. prof. Luigi Mi· r a g lia, comm. Luigi P elricciooe, comm . Enrico Arlolla , prin· cipe di Si ri~nan o, duca di Gua r•dialomba1·da, conte Marco l'tocco, comm. Luig i Schioppa . A l Congresso potra nno pr·e ndere parte anche i medici che "ll OO siano soci dellu S ocietà Italiana rli Medici na Interna, purché ne facciano domanda a lla Presidenza, pel tr·amite del segretario del Comi\uto, p1·of. t~lfredo Rubino (Via At1·i, 23. Na(lOii), a l quale i signori congt·es!:'!s ti ed espositori potra nno ri vo1 ~e rsi par tutte le informazioni necessarie. 11 Dll'C t.t.ore

·oou. ErrORE RI CCt ARDI, colonnello medico ispettore. Il Redat.t.o r e

D.• R JOOLFO Ltvr, capitano medico.


RIVI STA DI OCULI ST ICA. Danti. -

L'acromegalia nei sut,i ra pporti coll 'orga no visivo . Pag. 619 La cura chirurj(ira del chera locono rnedi:mle il taglio tl ella cornea . . . . . . . . • . • . . . . . . . . . • 6H 'lluslnelll. - Sulla rnaturaziou~ artilicia le delle caterat te di lento de· corso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • 621

Bossallno. -

RI VISTA DELLE MALATTIE VENEREE E OI<:LLA PELLE. Dtlotu . -

Siflli(le incipiente e sua wr:• operativa

. . . .

. . . Pa(l. 623

RIVISTA DI TF.RAPEUTICA. Impieg o terapeutico dell' acq ua ~alda . Tavolette cont ro la dis fa;{ia~ . . . . .

Rotenthal. -

Treitel. -

Pag. 6!ti • 6i7

RIVI STA 0 1 TECKICA E SEI1VIZIO MIWJCO MILITAR E.

Myrdaaz. - Il servizio sanitario rnili t.-.re r usso . . . . . . . . Pag. 629 111 VISTA D'IGIE~E.

Yolt. - Im portanza dPII'estratto t.ll c~ rue ~ome nutrimento e come

1

3limento nervoso . . • . . . . . . . . . . . Pag. M9 Un metor!o per SlP.rilizzare rapidamente l'acQua piovana . . . . . > 65t

JliVIST. . IJI :)'l'A TISTICA Mi'.:IJI CA.

Stati~tlk der Sanitats-verhalln i;~u dN Manu.schafl tles k . und k . Heeres im Jallre 1895 . . . . .. . . . . . . . Condizioni s anitarie dell'es~rclto (rarocc>c ocl 1 ~95 e 1890

Pav. 65t .

653

Rl VISTA BII:ILIOGRAFIC.~ . Stobllo. - Manual e di f•le tlricità rnc•l ie<a . . . . . . . . . . . Pag. 654

I.:UNG RE SSI. VI IJ Congresso della Soci eta i tali ana di med icinll antero!l ed ESIJ Osizlone medica nazionale . . . . Pug. 655

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GlORN1\LE MEDJ CO DEL

REGIO

ESERCITO

Direzione e Amministrazione: preaso l'Ispettorato di Sa1111• Militare

VIa Venti Settembre (PIIauo del Ministero delle guerra!

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eessivo. ,. orto dell'' bo l signori abbonali mi litari in otTcttivlta di servizio possono pngMc 1 un; ensili). booamonto por metzo tlci rispeltivl comandanti di eorpo (anche n rate Agh ~crittori militari e rlalo in massima un eompenso In danaro. h ~cc <"ne e, • ·• Le speso per gli estratti e quelle per le tavole Htograflcho, fotogta aeeompagnuscro le memorie, sono a carico degli autori. ndivi3ibùt l ) o fw.ìon e l Gli estratti costano L. 7 per ogni foglio di s tampa (16 pag oe • , eselllPIU' 100 di foglio, ,. per cento esemplari. 11 prezzo à eg11ale sia che si tralll di o di un numero minore. l mn11o~cn llt non si restituiscono.



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