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CAPITOLO Xlll SFONDAMENTO SULLA B AINSIZZA »

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SFONDAMENTO SULLA BAINSIZZA

All'inizio della guerra il confine austro-italiano correva lungo la Val Pontebbana, tagliava l'abitato di Pontebba e si inoltrava nell'inaccessibile sistema delle Alpi Giulie occidentali fino al Jof di Montasio. Passava quindi sul crinale del Canin in corrispondenza del Monte Cergnala e scendeva giù attraverso la Val Uccèa, la conca di Platischis, il Monte Mia, il medio solco del Natisone ed il Monte Matajur. Da lì, attraverso la dorsale del Kolovrat e la valle dello Judrio si arrivava (e si arriva tutt'ora) nella pianura isontina alle pendici del Carso, scenario delle battaglie dell'Isonzo.

L'Esercìto italiano aveva conquistato Saga, passando dalla Val Uccèa a quella dell'Isonzo, e aveva occupato l'intera dorsale dello Stol. All'occupazione di Caporetto era seguita quella del crinale Matajur-Sella di Luico-Monte Kuk- Kolovrat-Monte Jeza, che in tal modo cambiò bandiera e divenne italiano.

La zona è montuosa e rotta da forre ed era forse la più difficile da conquistare di tutto il fronte. La Decima Battaglia dell'Isonzo aveva portato il Regio Esercito alla conquista del Monte Kuk, della quota 383 e delle posizioni a nord ed a sud degli stessi. Ciò significava la possibilità di espugnare, con un'azione ai fianchi, il Monte Santo che domina la Bainsizza. Dal settore del Kuk, parte della fanteria italiana si era spinta sempre più avanti verso quota 652, presso il Vodice, mentre un'altra parte raggiungeva contemporaneamente le falde settentrionali del San Gabriele. Il fronte, dal Monte Nero al San Gabriele, presentava quindi una breccia in corrispondenza della Bainsizza. Le fanterie italiane si trovavano in una posizione avanzata ma difficile da tenere, in quanto battuta dal tiro delle mitraglie e delle artiglierie nemiche. Il punto raggiunto era d'altro canto vicino alle reti di comunicazione delle truppe austro-ungariche, che garantivano il contatto tra il fronte dell'alto Isonzo ed il Carso triestino. Per ambedue gli eserciti, tuttavia, le posizioni tenute destavano grosse preoccupazioni in quanto, non essendo fortificabili in profondità, davano insicurezza e precarietà alla difesa.

Nel 1917 l'Esercito italiano era profondamente cambiato, si era potenziato, impadronito dei mezzi offerti dalla tecnica ed aveva imparato dai suoi errori. Era un organismo efficiente ed era pronto a mettere jn opera una nuova strategia, il cui fine era di infliggere un colpo che spezzasse la monotonia della guerra di posizione.

Tale strategia, tenendo conto delle perdite subite e degli scarsi successi raggiunti in precedenza, fu attuata nell'Undicesima Battaglia. Fu incrementata in maniera massiccia l'artiglieria e si rinunciò a quelle manovre complicate basate su combinazioni di attacchi che, in passato, avevano dato risultati puntualmente inferiori alle più pessimistiche previsioni. Si doveva bensì sferrare un attacco all'intero fronte, ma indirizzandone lo sforzo maggiore su posizioni ristrette, senza perdere di vista, nel contempo, l'evolversi della situazione. Per attuare tale tattica, le truppe avrebbero dovuto concentrarsi immediatamente in linea, mentre le artiglierie avrebbero dovuto diluire i loro colpi in più giorni, in modo da stordire ed inebetire le difese nemiche.

Operava nella zona del medio Isonzo la 2a Armata al comando del generale Capello, che estendeva il suo controllo sulla zona che va dal Monte Rombon alla confluenza dei fiumi Vipacco e Vertojbica. Alle sue dipendenze c'erano il IV Corpo d'Armata (dal Monte Rombon a Costa Raunza), comandato dal generale Cavacioccbi; il XXVII Corpo d'Armata (da Costa Raunza a Ronzina) del generale Badoglio; il XXIV Corpo d'Armata (da Ronzina ad Anhovo), agli ordini del generale Caviglia; il LI Corpo d'Armata (da Anbovo al Sabotino), sotto il generale Montuori ed il VI Corpo d'Armata ( dal Sabotino a Gorizia esclusa), del generale Gatti, che chiudeva la zona operativa assegnata all'Armata.

L'armata austro-ungarica contrapposta era al comando di Boroevic von Bojna, alle cui dipendenze si trovavano i Corpi d'Armata XV, XXIV e XVI, ripartiti in tre settori: nel I (da S. Maria Bodrez), il XV Corpo d'Armata del Feldleutnatmarschall Scotti, nel Ila (da Bodrez a Salcano) il XXIV Corpo d'Armata del Genera] der lnfanterie Lukas, nel Ilb (da Salcano al solco del Vipacco) il XVI Corpo d'Armata del Generai der Infanterie Kralicek.

All'armata del generale Capello fu affidato il compito di attaccare l'altopiano della Bainsizza, quale preludio per la conquista di quello di Tarnova. Nei piani strategici generali ciò avrebbe significato l'apertura della via verso Lubiana e la creazione contemporanea di un corridoio verso Trieste. Le indicazioni dello Stato Maggiore erano quelle di effettuare contro la testa di ponte di Tolmino (Santa Maria e Santa Lucia) solo attacchi diversivi.

L'fosormontabile testa di ponte di Tolmino rappresentava il pilastro settentrionale nello schieramento austro-ungarico del medio Isonzo. Le alture di Santa Lucia e Santa Maria erano state trasformate in una fortezza inespugnabile. Da lì, le linee di difesa della fanteria asburgica correvano lungo un canalone parallelo a quello italiano, occupando un'area oblunga lungo tutto il corso dell'Isonzo, fino a saldarsi con quelle del Monte Santo. In mezzo stavano i Lom di Tolmino, Auzza, Loga, Bodrez, Canale, Morsko, Descla, il Vallone del Rohot, i monti Kuk, Vodice e Santo.

Il 18 agosto le fanterie regie passarono l'Isonzo in più punti e si riversarono dall'altro lato. I ripetuti attacchi provocarono ancora un avanzamento tra Descla e Morsko. Il Kuk, preso d'assalto da nord e da sud, divenne italiano e la linea di difesa imperiale arretrò tra il Kolk e q. 856.

Poi fu la volta dello Jelenik-Kolk q. 856 e delle posizioni di Rutarsce. La battaglia finì sulla Bainsizza il 25 agosto, sulla nuova linea Log, Hoje, Vrh, Kal, Zagomje, San Gabriele, Vodice e Monte Santo.

Mentre le fanterie attaccavano sul fronte di Gorizia e sul Carso, la 2a Armata, gittati i ponti, passò l'Isonzo. Investite nei loro punti di congiunzione, le linee di difesa caddero. Siccome il nemico si ritirava celermente, occorreva inseguirlo senza dargli tregua e, nello stesso tempo, bisognava riconoscere e tentare di aggirare le nuove linee difensive. A questo scopo avrebbe dovuto concorrere la cavalleria, che dislocò la sua 2a Divisione fra Lozice e Anhovo e la V Brigata nelJa zona Plava-Britof.

Alla 2a Divisione furono assegnati tre battaglioni Bersaglieri Ciclisti con il comando di gruppo. Alla V Brigata ne fu assegnato uno.

La situazione delle truppe italiane in quel momento era la seguente. La Divisione di Cavalleria era stata aggregata al XXVII Corpo d'Armata, che a nord stava operando per la conquista dell'altopiano di Lom di Canale e Loro di Tolmino, allo scopo di prendere di rovescio la testa di ponte di Tolmino. Il suo compito generale era inseguire il nemico, quello particolare consisteva nel concorrere alle operazioni in corso per l'occupazione dell'altopiano della Bainsizza, fornendo informazioni alla fanteria, nonché occupare la valle di Chiapovano-Idria, dando sicurezza alla fanteria che doveva raggiungere il margine orientale della valle.

Per questo scopo la 23 Divisione doveva seguire la direttrice di Chiapovano e, in caso di sfondamento totale, si doveva spingere nella valle dell'Idria, occupando Baza di Modrejia per facilitare il compito al XXVII Corpo d'Armata.

Alla V Brigata spettava la direttrice Tamova e settore Lokovec-Tarnova e, in caso di sfondamento, l'azione sul rovescio della linea di Schonpass.106

Il XXIV Corpo d'Armata seguiva la direttrice d'attacco lungo la strada VrhRumarjie-Podlesce-Locovec-Chiapovano. Alla sua sinistra agiva il XIV Corpo d'Armata lungo la direttrice Leupa Kal-Velivrh. Alla sua destra invece lo fiancheggiava il II Corpo d'Armata, lungo la strada Bate-Sveto-Madoni, mentre una divisione dello stesso Corpo d'Armata doveva attaccare sul rovescio del San Gabriele.

Le linee dell'avanzata italiana del 1915. 1916. 1917.

Il 26 agosto le ctivisioni del XXIV Corpo d"Armata stavano combattendo per avanzare ed affacciarsi al vallone dj Chiapovano. Se fossero riuscite a rompere la linea di resistenza avrebbero potuto spingersi verso il paese di Chiapovano, cercando di aiutare nel tempo stesso le divisioni laterali. Era intenzione del comandante l'Armata di spingere subito innanzi i tre battaglioni ciclisti per impadronirsi del varco di Locve, occupando la g. 979 a nord della strada, q. 965, q. 907 e Chiesa dj Locve. L'occupazione aveva possibilità di riuscita non passando per Ch.iapovano paese, ma più a sud. Una volta aggirato l'obiettivo non ci sarebbero stati più limiti ad un'azione di cavalleria sia verso Ajdussina, sia verso Chiapovano, sia verso Tamova. Il terreno, infatti, si prestava meglio ad essa, presentando le caratteristiche tipiche del terreno carsico a leggera ondulazione. Ancora il 26 però si specificava che, qualora non fosse stato possibile aprire il varco, la cavalleria avrebbe dovuto agire a nord. Era quindi indispensabile studiare il terreno per la marcia d'avvicinamento e cercare luoghi di ammassamento per i reggimenti, i quali, data la natura del terreno e dell'occupazione nemica, avrebbero dovuto marciare a piccole colonne.

Il problema principale erano le risorse idriche. L'altopiano della Bainsizza non ne offre e tutt'ora è possibile rifornire uomini. ma non masse di quadrupedi. Gli uomini potevano rifornirsi più oltre, alle sorgenti note - molte delle quali erano però secche nel 19 l 7 -fra Humarji e Lucari. Data la scarsezza d'acqua però, i cavalli potevano essere abbeverati al mattino di partenza e, se si fosse riusciti a rompere le linee nemiche, si sarebbero potuti riabbeverare solo nel vallone di Chiapovano. In caso contrario, avrebbero dovuto tornare sull'Isonzo per trovare dell'acqua.101

' 07 AUSSME 1280 1615 B, diario storico della 2a divisione di cavalleria - Conferenza lenuta da sua eccellenza il comandante del XXl V corpo d'armata a Verh il 26 agosto 1917.

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Carta delle operazioni del medio Isonzo con le linee raggiunte nelle varie battaglie fino alla conquista della Bainsizza.

In esecuzione agli ordini ricevuti, nella mattina del 26 agosto, il 1 ° Squadrone di Aosta si trasferì a Verh per il servizio di collegamento e si provvide all'impianto di drappelli di corrispondenza (ciclisti di Mantova) tra Canale eAnhovo. Nel pomeriggio del 26 furono stabilite Je direttrici di marcia della Divisione e, nella mattina successiva, inviate pattuglie di ufficiali. Il giorno 27, infatti, due pattuglie doppie di ufficiali della IV Brigata riconobbero la direttrice Canale-Verh-Hurarji-Podlesce-quota 845-Breg e due pattuglie doppie, composte da ufficiali della III Brigata, la direttrice: Canal.e-Verb-Humarji-Lonka-Breg, in modo da fornire informazioni rispettivamente sulla zona di sinistra e di destra del Corpo d'Armata.

In seguito alle difficoltà prospettate il giorno prima, il 26, per incanalare tutta la Divisione sulla mulattiera Canale-Verb, il comandante la Divisione dispose che il 28 fosse riconosciuta la mulattiera Deskla-Gabrje-Bate neli 'intento di assegnarla come itinerario alla III Brigata, inoltrando la sola IV sulla mulattiera Canale-Verh. Il 28 furono eseguite ricognizioni di ufficiali su entrambe le direttrici, ma le notizie sulla percorribilità della mulattiera Deskla-Bata risultarono poco favorevoli al movimento. Per avere una conferma, fu incarico il comandante laIIl Brigata (colonnello brigadiere Fè d'Ostiani) d'eseguire la stessa ricognizione, facendosi accompagnare da un ufficiale superiore dipendente e da alti ufficiali. L'esito confermò ]'impossibilità di usufruire della mulattiera Descla-Gabrje-Bata.

Nella stessa giornata altri ufficiali della IV Brigata compirono servizi di pattuglia, svolgendo compiti speciali. Nell'intento di trovare una nuova strada percorribile dalla IIl Brigata, il 30 il comandante i Lancieri di Milano riconobbe la mulattiera che, partendo da Morsko, passa nella sella fra Jelenik e Planina e, per Dragovice, arriva a Ravne. Anche questa risultò però inadatta al transito di reparti a cavallo. La situazione diventava effettivamente imbarazzante. I comandanti di reggimento della IV Brigata, colonnelli De Giorgio e Lostia, eseguirono ricognizioni, lo stesso giorno 30, sulla direttrice della propria Brigata. Dal complesso delle informazioni raccolte, il comandante la Divisione si formò l'idea che la zona di terreno adatta all'impiego di cavalleria sull'altopiano fosse (come era effettivamente, conoscendo la zona) già in possesso ed oltrepassata dalle fanterie regie. Queste ultime procedevano già contro l'avversario che si era arroccato, favorito dalle asperità del terreno roccioso e sconvolto, nella fascia orientale dell'altopiano, dalla quale non si sarebbe mosso. Quindi a causa del terreno, dell'acqua e delle forti posizioni nemiche, risultava possibile un'azione dj cavalleria fatta non da unità o Grandi Unità, ma soltanto da pochi squadroni isolati. Dato che anche questi avevano scarsa possibilità di riuscita, il 31 agosto 1917 la Divisione si trasferì sul Natisone e sullo Judrio.ios

Un particolare compito toccò invece alla V Brigata di Cavalleria. Lo sfondamento sull'altopiano della Bainsizza, favorito dal cedimento della linea meridionale ancorata sulle cime del Kobilek e dello Jelenik, aveva prodotto l'arretramento generale dello schieramento imperial-regio ed il conseguente abbandono delle sommità aspramente contese del Vodice e del Santo. Il risultato immediato era stata l'importanza assunta dal San Gabriele, quale elemento di raccordo tra il fronte del medio Isonzo e la zona di Gorizia. Il San Gabriele, dall'alto dei suoi 646 metri di quota, domina completamente Gorizia e la pianura isontina a sud e la conca di Gargaro-Britov ed il margine meridionale della Bainsizza a nord. Sorgeva allora come un gigantesco frangiflutti dinanzi alle ondate d'assalto italiane, che stavano scendendo dal Vodice e dal Santo per unirsi alle forze arniche che salivano dalla stretta di Salcano. Per la prima volta dall'inizio delle ostilità era possibile aggredire il colle da tre versanti, il più abbordabile dei quali, nel caso che le forze attaccanti fossero riuscite ad affermarsi sul Veliki Hrib (Quota 526, la sommità che incombe sulla sella del Dol, a sua volta dominata dalla cima del Monte Santo) era senza dubbio il pendio nord-occidentale. La conquista del Monte si sarebbe però rivelata effimera se le truppe italiane non avessero eliminato le posizioni d'ala: il villaggio di Ravnica a nord, lo sperone di Kamarca e l'altura di Santa Caterina a sud.

108 AUSSME 128D 1615 B. Diario storico della 2• divisione dì cavalleria - Comando della 2" divisione di cavalleria; oggetto: ricognizioni zona di guerra, 31 agosto 1917.

M. Je/r,nicli. 1q. 786\ p,.J,e,o

19 535>.

L'altopiano della Bainsizza.

Il fronte più abbordabile era quello settentrionale, che aveva però lo svantaggio di essere sotto il costante tiro dell'artiglieria nemica, posta sul Monte San Daniele e sull'altopiano di Tarnova.

Dopo la perdita del Monte Santo e di gran parte della Bainsizza, alla fine d'agosto 1917 le forze austro-ungariche non potevano rischiare l'abbandono del San Gabriele, senza compromettere la tenuta dell'intero fronte goriziano. Le linee ancorate sulle cune andavano infatti a collegarsi direttamente con quelle della conca di Gorizia e del Carso. Dall'Hermada al San Gabriele correva dunque l'ultima ridotta dell'impero sul fronte sud-occidentale. Sfondata questa, sarebbe stato estremamente difficile ricostruire il fronte e salvare l'esercito dal tracollo morale e materiale.

Il giorno 24 agosto il Comando della V Brigata di Cavalleria e quello del Reggiinento Cavalleggeri di Sa/uzzo con tre squadroni e sezioni mitragliatrici, che si trovavano accantonati a Lumignacco e dintorni, ricevettero ordine del Comando della 2a Divisione di Cavalleria di portarsi a Pia va dalle ore 8 del 25, in attesa di ordini.

A Globna li raggiunsero il Comando del Reggimento Cavalleggeri di Vicenza, la II Sezione Mitragliatrici ed il 3° e 4° Squadrone di Vìcenza, che fino allora, erano stati a disposizione dei quattro corpi d'armata. L'ordine d'operazione della 23 Armata per la V Brigata era "azione della cavalleria, con compito per la brigata di inseguire nemico, agendo sul rovescio delle linee di Tarnova."

Per riconoscere il terreno, tutti gli ufficiali della Brigata si trovarono al1'altezza di q. 65, suUa strada di Plava-Salcano, riva sinistra dell'Isonzo, dove, lasciati i cavalli, in due ore circa, per la mulattiera Forlì, raggiunsero il comando dell'88 Divisione sul Monte Santo. L'intera Brigata, composta di tre squadroni Cavalleggeri di Saluzzo con sezioni mitragliatrici, di tre squadroni di Vicenza

con sezioni mitragliatrici, e del II Battaglione Bersaglieri Ciclisti, si trovò ammassata dalle 7 .30 del 26 agosto 1917 a q. 65, ad est della strada, in attesa di ordini.

Chiunque conosce la sella del Dol ed il complesso del Monte Santo sa che, con gli Austriaci fortemente trincerati sul San Gabriele, era impossibile qualsiasi movimento; la battaglia era quindi necessaria e sarebbe divenuta unica ed epica nella storia dell'Esercito ltalianow9 •

Il 26 agosto un fortissimo acquazzone complicò ulteriormente il quadro già abbastanza precario per la cavalleria. Il congestionamento del traffico stradale, la salita a piedi del Monte Santo ed i ripetuti e violenti acquazzoni non agevolarono la marcia. Così, anche per la mancanza di calzature adatte, l'avvicinamento alJa zona d'attesa dell'attacco presentò per la Cavalleria più difficoltà del previsto. Mentre gli ufficiali ed il Comando della Brigata discutevano e studiavano la situazione, il comandante del II Corpo d'Armata diede ordine agli squadroni di raggiungere sollecitamente, per Dolganiva e la selletta di q. 503, la località di Gargaro, con lo scopo di " .. .puntare poi verso est in direzione nord di Lanisce, cercando cadere sul rovescio della linea di difesa nemica dell'altopiano di Tarnova per produrre massimo sbaraglio."

Riorientatisi sulla situazione col Comandante dell'8a Divisione e studiato rapidamente il terreno della conca di Gargaro, si ordinò al II Battaglione Bersaglieri ciclisti, che avrebbe dovuto portare le biciclette, di ridiscendere a quota 65, sulla strada Plava-Salcano. Qui doveva concorrere, insieme alla destra dell'8a Divisione, al rafforzamento de] passaggio della sella di Dol, raggiungendo poi di là la Brigata di cavalleria a Gargaro. Avrebbe quindi cooperato con essa all'azione contro il rovescio delle linee nemiche sull'altopiano di Tarnova.

Così il Battaglione, nei giorni 26, 27 e 28 agosto operò insieme aJJ'88 contro il Dol, senza però riuscire a forzarne la sena ed il 28, in seguito ad ordine del comandante dell'Armata, si sarebbe trasferito a Baske a temporanea disposizione della 53a Divisione. Da lì, la sera ed il 31 si sarebbe poi riunito nuovamente alla Brigata a Globna.

Intanto, il 26, la colonna dei cavalleggeri provenienti da Dolganiva e selletta di q. 503, con Vicenza in testa e Sa/uzzo in coda, verso le ore 14.30 cominciò ad affacciarsi alla conca di Gargaro, nei pressi di q. 346. Fu subito avvistata dall'artiglieria nemica e fatta segno a tiro a shrapnels. Il Reggimento Vicenza, avanzando molto celermente ed a piccoli gruppi distanziati, riuscì a scendere tutto nella conca con perdite non rilevanti, ammassandosi al coperto dietro il costone di q. 366 immediatamente a nord di Gargaro. Mentre scendeva l'ultimo squadrone di Vicenza, essendosi fatto il fuoco dell'artiglieria sempre più violento fino a divenire vero e proprio tiro d'interdizione, fu ordinato ai cavalleggeri di Sa/uzzo di arrestarsi al coperto al di là della sella di q. 503 e di riprendere il movimento soltanto a notte. Accortosi della difficoltà di avanzare in quel tratto, alle ore 16 il comandante del II Corpo d'Armata ordinò a sua volta di non oltrepassare nella sera la linea del1e fanterie e di disporre la Brigata in modo da proteggerla da tiro nemico. Il Reggimento Saluzzo comunque passò e raggiunse la Brigata verso mezzanotte, ammassandosi anch'esso dietro il costone di quota 366.

L'indomani, 27 agosto, la Brigata si raccolse a stormi su una larga fronte del costone dietro il quale era ammassata. Attraverso la campagna ed i sentieri irradiantisi dalla direttrice Gargaro-Britof (in precedenza riconosciuti dalle pattuglie ufficiali inviate a Fobca ed in collegamento con le fanterie che occupavano la selle di fronte all'osteria di Kal e la località "caverne" a q. 664), puntò direttamente per San Pietro su Fobca. Qui si sarebbe ammassata a sud est delle case, sotto il costone sul quale corre a mezza costa la strada che, per la sella di q. 451, immette nel vallone di Chiapovano.

Mentre i cavalleggeri attendevano il momento dell'azione, verso le ore 10, il comandante dell'8a Divisione ordinò che: "essendo possibile una sospensione dell'azione progettata per la giornata, la

109 Rimando per una descrizione della battaglia a Enrico CERNIGOI, S. Gabriele, la morte e il Monte. io La grande guerra e l'lsontino, su ··Qualestoria", Rivista dell'Istituto Regionale per la Storia deJ Movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia, Trieste, 1998.

Vodice cq. 59.2) !

Zagom,11> Forrino,J/

Vodiee ZagomHa 1q. ~52)

I lq. 5031

M. Santo (Conv~nlol fq. Ge21

M. San Gabriele

\q. 646)

Allineamento Palievo-monte San Gabrìele.

Allineamento M.rzli-Vodil.

brigata attendesse nuovi ordini prima di iniziare movimento."

Verso le 11 venne dal comando del II Corpo d'Annata l'ordine di mettere a disposizione della 50° Divisione uno squadrone, con incarico di portarsi a Fobca, per prendere poi collegamento con il comando della Brigata Aquila ed attendere ordini. Alle ore 12 il 5° Squadrone dei Cavalleggeri di Saluzza eseguiva l'ordine, giungendo a Fobca alle ore 13.

Durante tutta la giornata la Brigata, pur rimanendo sempre in sella a disposizione del Comando del II Corpo d'Annata, non ricevé altri ordini e continuò a stazionare dietro il costone, dove cominciò a subire qualche perdita per opera dell'artiglieria nemica.

A mezzanotte del 27, tramite il Comando dell' ga Di visione, arrivò l'ordine con cui il comandante del Il Corpo d'Armata confermava alla Brigata il compito già assegnatole. L'azione doveva iniziare aIJe ore 9 ma, verso le 8, un fonogramma del Corpo d'Armata la differiva alle 12. Dopo le abbondanti piogge però, verso le ore I 1, sorse improvvisamente un po' di foschia sul fondo nella conca di Gargaro, provocata probabilmente dall'umidità dal ten-eno, mista al fumo del violento fuoco d'artiglieria nemica che veniva rovesciato sulla conca stessa. Il comandante la Brigata decise d'approfittarne subito per muovere gli uomini verso il punto stabilito, a sud est di Fobca, con il minimo possibile di perdite. L'ordine fu eseguito, con qualche perdita, dai Cavalleggeri di Vicenza che, nello spostamento, oltrepassarono Britof, quota 451 del vallone di Chiapovano, intensamente battuta dall'artiglieria nemica. Vennero staccate subito numerose pattuglie ufficiali, sia a piedi che a cavallo, sulla linea delle fanterie e venne preso contatto con la 53a Divisione. Tutte le informazioni, sia direttamente raccolte che pervenute dagli ufficiali informato1i della 53\ risultarono per tutta la giornata concordi nel confermare l'assoluta impossibilità di sboccare dal sito d'ammassamento ed oltrepassare le linee di fuoco delle fante1ie per puntare su Lanisce. Fuori dalla strada il ten-eno non risultava percorribile a cavallo, sia per la sua natura rocciosa, sia per la presenza di robusti reticolati e numerosi nidi di mitragliatrici nonché di piccoli ca]jbri, che già immobilizzava la fanteria in linea, causandole elevate perdite. Verso le 16, passando per il luogo dell'ammassamento della Brigata, il comandante la 53a Divisione diede a1 comandante di Brigata schiarimenti circa la linea raggiunta dalle truppe e l'andamento dell'operazione. Il medesimo divisionario constatò a sua volta che qualunque azione a cavallo in quella zona sarebbe stata destinata a fallire. Alle ore 19 circa un gruppo di aeroplani nemici volò a media quota sulla Brigata, sganciando alcune bombe, senza però arrecarle danno. Verso le 20, visto che la resistenza nemica si faceva più forte e che l'impiego della Brigata diventava sempre meno probabile, il comandante decise di riportare la Brigata sotto il costone di q. 356 di Gargaro. E fu bene poiché, mentre iJ movimento si stava ultimando, Saluzzo, che era in coda, ebbe a subire perdite di uomini e di cavalli da numerosi colpi di artiglie1ia sparati sul luogo dove la Brigata era stata fino allora ammassata. Questo tiro era stato aggiustato probabilmente in seguito alle informazioni fomite dagli aerei che l'avevano sorvolata poco prima. Comunque dopo le 21.30 la Brigata aveva ripreso la sua dislocazione dietro il costone di Gargaro. TI 29 ed il 30 la Brigata rimase a Gargaro, sempre a disposizione del II Corpo d'Armata, costantemente al coITente della situazione, grazie allo stretto collegamento con le brigate impiegate, in attesa di poter entrare in azione. Di nuovo subì qualche perdita, specialmente in cavalli, provocata sempre dall'ininterrotto tiro delle artiglierie nemiche. Alle 21 del 30 agosto le arrivò dal Corpo d'Armata l'ordine di portarsi a riprendere, approfittando della notte, l'addiaccio a Globna.

L'indomani, 31 agosto, la Brigata giunse a Plava alle 9, dopo aver percorso l'itinerario GargaroZlatna-mulattiera del Roth-Globna. Alla sera ricevé ordine di spostarsi entro la giornata del 1 ° settembre su Dolegna e Vencò, restando alla dipendenza tattica della 2a Armata ed a quelle disciplinare ed amministrativa della 2a Divisione di Cavalleria.110

110 AUSSME - B4 4105. Comando della V Brigata di Cavalleria sulla Bainsizza.

Passaggio sull'Isonzo dopo lo sfondamento della Baiusizza, 1917.

La Fanteria italiana passa l'Isonzo a Canale nell'agosto l 917.

Canale, il castello nell'agosto del 1917.

Agosto 1917: una compagnia mitraglieri appiedata guada l'Isonzo andando sul Carso.

Agosto 1917: la cavalleria appiedata sale . u11 · Altopiano della Bainsizza.

Agosto 1917: lo squadrone mitraglieri di un·urutà dj cavalleria appiedata.

Agosto 1917: un reparto di cavalleria appiedata passa l'Isonzo su una passerella.