OPERA OMNIA VOL XIII

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VOLUME XIII

OPERA OMNIA DI

BENITO MUSSOLINI

EDOARDO E DUILIO SUSMEL

LA FENICE - F IRENZE

ALLA MARCIA DI RONCHI

(24 MARZO 1919 - 13 SETTEMBRE 1919)

OPERA OMNIA DI BENITO , MUSSOLINI XIII. DAL DISCORSO DI PIAZZA SAN SEPOLCRO
LA FENICE - FIRENZE

t

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lo ~critto anonimo contrassegnato con (p) è attribuito a Benito Mussolini da G. A. Chiurc:o in : St0ritJ della rivoluzione ftU.is ta (1919-1922) , voi. IVallecchi, Firenze, 1929

l o scritto anonimo contrassegnato con (q) è· attribuito a Benito Mussolini da Guido Mattioli i n: M11uolini aviatore - Casa editrice.Pind.:uu., Roma, 1936,

U numero di seguito all e lettere indica. ls. pagina del volume ne lla quale si trova l'auribuziooe:

La p aternità d e!tli scritti anonimi contrassegnati da un asterisco r isulter à di Benito Mussolini dal confronto con quelli ·cui si fa r ichiamo i n nota

la paternilà degli scritti anonimi non contrassegnati in alcun modo è evidente

1, - XUl .,

DAL DISCORSO DI PIAZZA SAN SEPOLCRO AGLI INIZI DEL PRIMO MINISTERO NITTI

(24 MARZO 1919 · 27 GIUGNO 1919)

Durante questo peri<Xlo, Mussolini scrive contro il leninismo ( S); sugli avvenimenti ungheresi del 22, 23, 24 mano (10}; su un convegno.sindacalista che si terrà a Milano il 30 marzo ( 12); sulle basi essenziali e sui postulati dei fasci italiani di combattimento, sorti con l'adunata del 23 marzo 1919 (XII , 160; 14, 17, 47, 48, 117); sulle prossime elezioni generali politiche (26); sui manifesti lanciati il 4 aprile dall'unipne socialista italiana, dal partito repubblicano e dal gruppo parlamentare socialista {31, 35); su ll'associazione nazionale dei combattenti ( 37); sulla costitu:zlone, avvenuta a Milano, d i una « commissione provinciale d i avviaÌnento al lavoro» ( 40) ; sullo sciopero generale di Roma del 10 aprile (proclamato dalla camera confederale del lavoro, di t enden.ca bolscevica, col p retesto di una manifestnione proibita per Lenin), che, avversato dalla camera del lavoro, interventista, e da lla maggioranza degli operai, falli sce, gene.rand.o una gra ndiosa dimost razione pat riottica da parte d i tutte Je classi della cittadinanza ( 43, 45); confuta un articolo di Fi lippo Turati (21); p utecipa a varie assemblee del fascio milanese di combattimento ( 25, 52, 73, 105, 11 3, 174, 177) ; ha una breve polemica con· il senatore Alfredo Frassati, direttore della S tampa, nella quale si ritorna a parlare dei fondi che permisero l"uscita del Popolo d ' for{;a e si accenna ad una deposizione notarile fatta. da I da Irene D alser, g ià intima di M ussolini (44, :>S); si occupa delle rivendicazioni i taliane (S 7, 70, 7S); dei fatti di Milano del 13- lS aprile (60, 61, 64, 67, 73); dei congressi socialisti tenutisi a Parigi, Bruxelles e Huderfidd nel · marzoaprile (77); degli avvenimenti del 23-24 aprile: mentre alla conferenza della pace di Parigi continuano ancora le trattative fra le d elegazioni italiana ed all~ata per la risoluzione delle nostre questioni territoriali, il presidente W i lson dirige · un messaggio al popo lo americano nel quale combatte le a.spiiazioni italiane su Fiume e sulla Dalma-zia, d imostra come q ueste regioni devono appartenere alla J ugos lavia e confuta il patto di Londra come non rispondente più alle mutate condizioni dc-I le tcr re circumadriaticbe; l'on Orlando, con una lettera à Clcmenceau e a Lloyd George, annunéia che, in seguito alle dichiarazioni di Wi lson, la delegazione italiana lascia. Parig i ; CJemenccau, rispondendo ad un telegramma inviatogli dall'on. Luzzatti, che chi~e l' appoggio della Francia, af; fenna che nori è all'ora della fi rma della pace che si possono misconoscere gJi obblighi reciproci e che la politica francese non è quella degli stracci di carta; Orlando risponde al messaggio di Wilson; in tutta Italia h~no luogo grandi dimostrazioni di protesta contro i l mcs.saggio del presidente americano; il g overno fra ncese separa formalmente " la propria responsabilità dalriniziativa isolata e spontanea di Wilson ( 80, 82, 8'.'.i, 88, 91) ·

Il 29 aprile Mussolini è a Roma per presenziare una a sed uta storica» de lla- Camera dei deputati ( 90}, che, dopo discorsi di Orlando, Luzzatti e T urati, approva, con voti 382 contro 40 (dei socialisti ufficiali), il seguente ordi ne d el giorno: « La Camera, tu t rice d elìa dignità e interprete della volontà del popolo italiano, si dkhiara solida le col G overno e gli riafferma p iena fiducia per di.fendere i supremi diritti dell a nazione e per conseguire una pace durevole e giusta » (93, 98).

Rientrato a Milano il 30 aprile, dedica un articolo agli operai ( 9S) e querela

L'Italia d 6l Popolo (100). Poi seguita ad ~g itare la questione adriatica (il 5 magg io gli onorevoli Orland o e Sonnino eran o ripartiti per Parigi) ( 10 1, 104); scri ve su l trattato di pace consegnato il 7 maggio al « Trianon Palace » di V ersag.lia dagli a lleati a i delegati tedeschi (107, 11 ~) ; s u una polemica sorta fra l'uni on e ita lia na d el lavoro ed il partito sociaJista francese; redige gli articoli : Uni1Jer1ale Ult1sion el (1 20), Rirhiamo alla miH1YtÌ (. 124), Im bo1tit11re (1 28), D editalG ai frdnceri (131), Il JOgno di Pinon (13 4); invoca il ritorno immediato da Parigi dei nostri delegati (137) e la revisione del trattato di V ersaglia (140).

li 21 maggio pa rte per la V en ezia Giulia (381). La sera d el 22 parla a Fiume (142); il ·23 è a Trieste, dove s tende l'articolo di commemorazione del quarto anniversirici della nostra entrata io guerra ( 147) La sera <lei 24 maggio è di ritorno a Mi lano.

Nei giorni seguenti, attacca il sen atore Frassati (150); illveis,e contro O rlando e la sua politica ( 154, 160); si occupa d ella revisi one dd trattato di Versag lia (157, 171) e del progetto del ministro francese 'l'ardieu ( 16 2); commenta un telegramma tliretto dal coru;iglio nazionale di Fiume a ll'on Orlando (164) e u n mess~ggio inviato dal medesimo cons ig lio al senato americano e alla conferenza della pace (166); scri ve su l regime russo ( 168); su lla crisi interna provocata dal caroviveri (175, 179); su una missione in Italia di socialisti franct"Si ed inglesi (18 1); su alcune dichiarazioni d i Brun o Buozzi in merito a llo sciopero g enerale di N apoli d eU-8, 9, 10 g iugno, effettuato per solida.rietà con i rnetaJlurgici, i quali sono in agitazione da cinquanta g iomi (1 ~5); sulle ostilità da palle dd governo ungh erese di Be la Kun ( 188); su llo sciopero dei trasporti svoltosi a Parigi dal 13 al 14 giugno (19 1); su un d iscorso che !'on. Orlando dovrebbè pronunciare ·alla riapertura di Montecitorio ( 192); su!repisodio di Noisy le Roi del 16 siugno (19,).

Il 19 g iugno si riapre la Cameri· d ei deputati, che, udite le comunicazioni de[l'on. O rla ndo, respinge la sua proposta di riunirsi in comitato segreto. 11 ministero dichiara di dimettersi e la Camera respinge la p ropos ta dell'on. Turati di continua re i lavori per discutere il p rogetto d i riforma de lla legge elettorale anche nelle vacanze del ministero, mentre approva la sospensiva con voti 299 contro 8 1. Il 2 1 giugn o la Camera s i aggiorna per essere r iconvocata a domicilio, dop<l ave r votato l'ese rcizio provvisorio per un mese. La ser a dd 21 , Mus· solini, provenien te dalla Romagna, è a Roma, dove, dopo ave r partecipato ad un'assemblea del fascio romano di combattimento (369}, telefona al gi ornale un articolo, scritto in treno ( 387), sulla cris i ministeriale ( 198). Il 22 giugno è formato il n uo,•o ministero, che è presieduto dalron. Francesco Saverio Nitti (204).

Nello stesso giorno, Mussolini partecipa alla seduta inaugurale del primo cong resso dell'associazione nazionale dei comb;itte nti (201) e il 24 giugno è presente ad una successiva seduta (207). Il 26 giugno, infine, scrive sugli inizi del nuovo minis tero ( 210).

DAL DISCORSO DI P.ZA S S EPOLCRO AL 1° M INISTERO N ITII

ANTOLOGIA DI DOCUMENTI

Uno dei lati più caratteristici della situazione, quando si prenda in esame il fenomeno leninista, è la co n danna che lo investe da parte dei p atriarchi del socialismo occidentale. Vogliamo fare un g io co - H solito gio co . - di parole hegeliane ? Il capitalismo è l'affe rma· zione, il socialismo è la negazion e ; il bolscevismo è la negazione della negazione. Questo potrebbe dare la chiave della spiegazione d el fatto che le più feroci requisitorie contro il regime moscovita non partono più da « borghesi )>, i quali, anzi, sono assai stranamente benigni nel lo ro giudizio , fila da au tentici socialisti, come tali riconosciut i e ammirati sino a ieri da tutto il mondo proletario Il congresso internazionale di Berna, è stato il « processo )> del leninismo, ragione per cui il socialismo del nostro pus si è rifiuta to sdegnosamente di accedervi, ma è interessante esibire un'a ntologia, fresca e ricca, di r equisitorie e di condanne di quel r egime che i « pussisti » d' Italia considerano come la realizzazione « felice e gloriosa)> dell'ideale.

Recentemente, l'organo del socialismo ufficiale italfano magnificava l'adesione dei menscevichi al regime leninista. . L'adesione c'è, infat t i, stata, ma condizionale. Il Peuple di Bruxelles, o rgano del partito operaio belga, ha pubblicato, nei giorni scorsi, un comunicato della direzio ne menscev ica, firmato da uc n omi ben noti del socialismo int~rnazionale : Paolo Axelrod, S. Staupache, Bienstock. Questo comunicato dice:

« l.a democrazia sociale vede sempre nella dominazione dei bolscevichi il più grande pericolo, tanto per il prolet(l.riato russo come per il proletariato internazionale La democrazia sociale è sempre stata convinta che tutte le grandi riforme sociali non sono possibili che nel quadro di uno Stato democratico poggiato sulla volontà popolare. Ragioni diver~e hanno condotto i bolscevichi ad accettare di n uovo i social-democratid nei consigli, dai q uali, per ordine dei comunisti, erano stati esclusi, insieme coi socialisti rivoluzionari, verso la metà del 1918. La democrazia sociale russa entra nei Sovièls · per difendervi le sue idee e quelle del soci alismo internazionale contro la p,olitira dfraJtrosa d el bolscevismo. B in q uesto modo e non altrimenti che bisogna. comprendere il ritorno della sociale democrazia nei Sovi ~I! ». ·

Questo commento è esauriente, ci sembra;

L asciamo ancora la parola aì socialisti russi. La Brekowskaja, quella che n egli ambienti ri voluzionari russi era adorata come la « nonna della rivoluzione», è giunta a New York e ha lanciato queSto appello alla democrazia americana. Lo t <:'gliamo dalla Victoirt :

« li cuore della Russia - dice la nonna - come il cervello sono stati avvelenati Jai suoi nemici. Collaborando con Lenin e con Trotzky, il governo tedesco voleva avvelenare la coscienza stessa. del popolo russo. La mia patria ha subilo q uesta prova, ma non soccomberà. L' anima e la coscienza del grande popolo russo noi\ possono l'norire Ciò che ' occorre di più al popolo russo è _ ch'egli possa ritrovare le condizioni che g li permettano la con vocazione di una costituente La Russia non sarà pacifica ta e non si ritroverà se non quando i suoi rapprqentanti, eletti da tutta la p opolazione, stabiliranno una costituzione dello Stato e getteranno così delle basi di un ordine democratico corrispondente alle aspi~a:don i e alla volontà del popolo russo. Immers.a attualmente, dopo le prove della guerra, in una guerra civile spaventevole, la Russia è disorganizzata e impotente. Senu i ndus tdà, quasi senu mezzi di comunicnione interni, senZ3 scuole, la Russia si avvicina ad u na cond izione di cui è impossibile esprime re l.°ocrore. Jo segnalo al popolo americano la tragedia dd popolo russo nella spc.ranza che la democrazia degli Stati Uni ti ci venga fo aiuto onde stabilire nel nostro paese un ordine democratico».

La « nonna della _ rivoluzione » è eloquente.'

Recentemente, il G ruppo Parlamentat e Socialista fran cese ascoltò, r iuriito i n seduta plenaria, un rapporto di 'fcheize e TserCtelli sulle fac. cendc russe Tutti ricordano che questi uomini ebbero una parte dominante. nel primo periodo della rivoluzione russa. Sono socialisti rivoluzionari.

Tcheize (vedi Frane~ Libre del Ij marzo, 1 8 colonna, 2,11. pagina) ha dichiarato·:

« li mio compagno Tseretelli ed io, abbiamo conosciuto molti di voi, dura nte la rivoluzio ne di febbraio a Pietrogrado, d ove, mandatari del nostro popolo, ci sforzavamo di stabilire e fortificare in Russia i principi della democra.2.ia europea. Voi sapete quale fallimento abbiano incontrato le n05tre aspirazioni .... • .

E T ser etelli:

e Noi non siamo d'accordo coi bolscevichi sulle stesse idee fondamentali del socialismo . Quando Lenin è arrivato in Russia, eg]i l'ha · combattuto sostenendo

6 OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOLINI ...

che per r ealizzare il s~ia lismo occorreva c~ esislcs$e!o le condiz.ioni economiche generali per la s ua generaliua:iione L'errore più grande del bolscevismo è .stato di voi~ applicare il socia lismo in una Russia non preparata. politicamente ed economicamente, con un popolo stanco da quattro anni di guerra c he avevano annientato la vita &:onomica d ella Russia. Perché la rivoluzione trionfi, bisogna contare sull'entusiasmo e non costruire sulla disperazione e sulla miseria del popolo. La villo ria dd bolscevismo è l'antitesi del socialismo. Si è paragonato il r egime bolscevico alla Comune di Parigi: non è la stessa cosa. La Comune voleva creare un organismo di Stato socialista; i bolscevich i hanno distrutto ogni organiziaz..ione di. Stato.... »,

Il signor Parvus, alias Helipliand, un u omo che ha avuto una parte misteriosa, ma decisiva nel crollo dello Czarismo, e socialista democratico, nella rivi sta Dù G!oth (La Campana) cosi parla del leninismo :

« I S011iè1S sono la parodia di una rap presentanza popolare Sono usciti da un voto molto più antidemocratico e molto p iù artificioso di que llo delle tre classi cosl schernito. Il socialismo dei S011ìè11 ha per divisa: "Colui che h a la faccia p iù tosta e che si serve dei mezzi più turpi otterrà di più , ". Cohtro la marca bolscevica che minaccia l'Europa ÒCcidcntale, g li organiséni socialisti e specialmente i sindacati possono opporre ancora una d iga Ma i socia listi pensino allo scopo unico del bolscevismo: " Distruggere ed annientare que llo che è costato ai lavoratori lunghi anni di lavoro e di volontà" ».

Ecco l'opinione, già ripo rtata su altri fog li, del socialista nor vogcsc Puntcrwold, reduce d alla Russia, s tampata sul Soz_ia/.Dlmocrat~ :

« Punterwold dichiara che tutta la Russia si trova in perfetto stato d 'assedio I bolscevichi h anno annientato tutti i p arti ti politici ostili arrestandone i capi e confisc~ndone il capitale di cui disponevano. Lungi. dallo assicurare il benessere gen·ecale- d i tutti, hanno stabilito il livellamento d ella miseria e de lla fame. Gli stessi operai privilegiati sotto il rapporto d ella legislazione morirebbero di fame se fossero r idotti ali~ sole raz!oni .regolamentari. I Sovièu spiegano la cà.rest.ia con la mancanza dei t rasporti non disponen do che di 4000 locomotive in buono stato, ma g li ope rai spiegano invece la crisi dei trasporti c:on la fa me che· rende impossibile il lavoro continuato Occorrono oggi cinque operai per compiere un lavoro per il q ua le una volta u no solo bastava

« Puntc rwold rimprovera ai funziona.ri sovidi! ti la mancanza completa di c~pcrienza a mministrativa, essendo stati scelti tutti, non per le loro specia li con. dizioni, bensl per il periodo più o meno lungo tra.scorso nelle p rigioni del vec. chic r~gime La costituzione massimalista ha poi stabilito un cumu lo scandaloso di poteri legislativi ed esecutivi.

DAL DI SCORSO DI P.ZA S. SEPO LCRO
NJTTI
AL 1° MINISTERO

« Per dire che la situazione degli operai è attualmente migliore che non sotto il vecchio r egime, - dice il socialista norvegese - bisognerebbe essere ciechi o pazzi. I S0·11ill! moltiplicano le scuole che iimangQno deserte, perché i rag a.zzi debbono restare alle loro case a custodite i fratelli minori mentre i genitori sono , alla caccia di un pezzo di pan e. G li attua li padroni della RusSia non ·hanno ottenuto successo che nella organizzazione militare; ma il loro esercito rosso è compos.to di elementi assolutamente estrn nei al socialismo. e sottoposto agli s tessi regolamenti dell'esercito czarista. Sono state istituite srnole di aJlìeYi ufficia.li per l'esercito rosso! Trotzky, capo supremo dell'esercito, affetta arie da generalissimo e persino da sovrano, e, come faceva lo czar; distribuisce generosamente or ologi ai soldati distintisi per atti di coraggio. Sul territorio russo fimzionano cinquecento commissioni territoriali a Yenti <liritto di procedere ad esecuzioni sommarie nel caso di complotti contro i l S ovièt »

Si .può obiettare · che il Puntecwold è un rifoi::mìsta, ma ecco la testimonianza di un socialista n orvegese> cstrerµ.ista, reduce da:un' inchiesta in Russia :

« Il socialista estremista n orveges"e Emilio Stan y, zelante apo logista del len inismo, è tornato dalla Russia, dove erasi 1ccato a fare u n viaggio di studio e comunica pure l e sue impressioni al S0zial-Démom1te, Malgrado la sua ammi.razio ne pel bolscevismo, lo Stany confe ssa la compi.eta paralisi <lelrìn<lustria russa. Degli operai appena il trenta per cento continua a lavorare, mentre gli altri sono occupati in spedizioni nelle campagne per strappare il grano ai contadini. che non vogliono venderlo contro il denaro bolscevico, il quale è interamente discreditato nei villaggi. Stany conferma il prezzo esorbitante della v ita é la strage provocata dalla fame. Nega. il terrore rosso, ma ammette che i bolsccYichi hanno fatto fucilare oltre seimila persone. Le impressioni del viaggiatore bolsceYico denunziano l'inquietudine crcscmte dei padroni attuali della Russia in presern:1 del blocco economico del paese da . par te dell'Intesa.

« Lo Stany condivide l'op inione di molti diplomatici e uomini politici di ri torno dalla Russia. che il b locco economico provocherà certamente il Calli.mento del regime massimalista 1>. ·

Compèr~·Morel, vecchio socialista di Francia, debitamente inscritto al Partito, scriveva ultimamente nel suo giornale:

« Quanto alla Russia, di grazia..., per i l nostro avvenire, per la nostra. propa· · ganda, per il nostro reclutamento, non parlate di ciò che accade in Russia, come di u n esperimento socialista. Rivolta di miseri, di oppressi, di perseguitat ì, riYolta -di tutto ciò che voi vorrete, ma rivoluzione proletaria, socialista, operaia, e contadini, no, no, no. La Russia è uno degli ultimi paesi d ella nostm vecchia E urcipa, dove la rivoluzione sodalC' sia possibile. n di · que lli dove sarà meno realiuabil~. Fn credere al popolo che Le nin e Trotzky costru is(ono ·la città se>ciaJìsta, Yl,Sheggiata e sognata, significa preparargli le più penose e le più crudeli d isillusioni. A bbiamo q uesto diritto ? » ·

OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI

In un congresso della Federazione socialista del Nord, l'on. Lebas ha d etto :

<J Non è socialismo qudlo che si fa in Russia, perché non ci sono gli elementi necessari. Che cosa c'è? La miseria, la disoccupazione gl.'flera le, le lotte intestine, la dittatura».

Noi sottoponiamo queste voci e queste testimonianze di autentici socialisti agli operai italiani, per indurli a riflettere, primi di avventurarsi in un esperimento catastrofico, i cui eventuali benefici ricadrebbero su una cricca di politicanti « professionali » del socialismo. Davanti a certe <( sospette » ammissioni borghesi, la voce di questi socialisti russi1 norvegesi, francesi acquista ancor magg ior valore e più acuta risonanza. Noi crediamo nostro dovere mettere in g uardia la classe operaia italiana contro le facili suggestioni che vengono dall'or iente slavo. Se domani si avvererà il disastro, non n e porter emo le dure responsabilità.

MUSSOLINI

DAL DISCORSO DI P,ZA S. SEPOLCRO AL I0 MINISTERO NITTI 9
Da Il Popolo d'!Jalia, N. 84, 25 marzo 1919, VJ.

IL RICATTO DEI VINTI

Se .i.I signor Wiss, colonnello francese, nonché capo della missione militare in Ungheria, non avesse comunicato al conte Kàroly le decisioni dell'Intesa circa i confini della Slovacchia e della Transilvania~ molto probabilmente non ci sarebbe a quest'ora un nuovo Governo sovietistico in Europa. Si è unanimemente rilevato, cd è giusto, che il movente immediato. di questa presa di possessq bolscevicjl, è stato di natura squisitamente nazionale e nazionalista

Prospettiamo la situazione, per vedere, se possibile, chiaro.

La decisione dèll'Intesa è Stata presa a Parigi il 2.6 febbraio. Il conte K àroly deve averla conosciuta subito, ma prima di precipitare gli eventi, ha voluto attendere che l'Intesa si decidesse a entrare nel terreno della realizzazione.

Il signor Kàroly, durante questi venti giorni, deve aver stabilito l'accordo coi capi dei Consigli degli operai e dei soldati. Questo può spiegare la repentinità del fatto. In poche ·ore l'Ungheria è i:;tata fatta passare da un regime a un altro e chi ha provocato la trasformazione è stato non un proletario, ma un borghese: non un socialista, ma un repubblicano conservatore.

Il gesto di Kàroly, rientra nella categoria di gesti di un naz ionalismo esagerato. Non è fo alcun modo socialista. Il colpo di Kàrol y è stato facilitato da altre condizioni. Il governo di Kàrol y era ancora p ro vvisorio. Il Parlamento in Ungheria non esiste , Altri organi .capaci di esercitare il potere non ·esistevano all'infuori dei . Consigli, che non avevano dato prova di una grande attività.

E ntrato nell'ordine di idee della r inuncia, è chiaro che Kàroly, fra tutte le soluzioni possibili, ha preferlto quella che può recare inag-_ gior nocumento alFintesa: la soluzione bolscevica. Dopo tutto ciò non c'è da meravigliarsi se il bolscevismo ungherese nasce con uno stigma chiaro di nazionalismo. È un movimento a fondo nazioflale, che si colora alla moda russa. Non c'è dubbio.

Basta leggere la nota ufficiosa di spiegazione dei fatti. Si comprende anche che l' organo del bolscevismo italiano non esalti troppo gli avvenimenti ungheresi Si tratta di un bolscevismo comandato, dJ un bolscevismo di maniera, che potrà diventare, nel seguito, bolscevismo alla Lenin, ma che esordisce con carattere manifesto di rivendicazjonc nazionale.

Si delinea una situazione estremamente interessante. Il Governo p role tario ung herese, invece. di cancellare i « confini · scellerati >>, s i accing e a d ifenderli. Non g ià con manifesti o ocdinj del giorno, ma colle armi, colla gu erra. Il nuovo Governo proletario ungherese si prepara - orribile I ; a una nuova guerra. La spada è anco ra un mezzo di decisione delle questioni controverse. V i ricorcono a nche i socialisti. Specialmente quando non sono in gioco so ltanto i confini, ma ciò che dentro i confini rappresenta l'elemento essenziale per lo sviluppo dei p opoli: pianure, minie re, fiumi, strade verso il mare , La vita, che si diletta a presentare al nostro spirito molte situazioni a caratteri di paradosso, ci potrebbe far assistere a una g uerra, con obiettivi nazionali, fatta dai socialisti. D el resto lo stesso Lenin, proclamò per via di Bacù e relative zone pe trolifere, lo stato di guerra fra la Russia e la T urchia ·

La « nazione >> prende le sue rivincite, come concetto e come n e• cessità, attrav~rso la gueua d egli internazionalisti .... Che cosa farà il proletariato di Boemia? Assai probabilmente accetterà la sfida m agiara. E allora assisteremo a questo straordinario spettacolo : due proletariaù che guerreggiano fra di lo ro, per una questio ne di nazionalit à. Gli è che le questioni di nazionalità investono g li uomini in duplice maniera: n ell'interesse e nel sentimento.

Tutto ciò può t occare l'Italia. Chi può escludere che il S ovièl budapestinò n on riaffermi le vecchie p retese su Fiume?

·In s intesi, si può condivide re l'opinione generale che il comunismo ung herese sia una truffa e un rica tto. Non ci avventuriamo sul terreno sdruccio levole del.le ipotesi. Ci limitiamo ad affermare che se la conferenza di Parigi, invece di menare il can pe r l'aia societaria, avesse agito con magg ior sollecitudine, il grosso incidente mag iaro non ci sarebbe stato. È rigidamente esatto. affermare che l'Intesa fa nella pace, quello che faceva durante la g uerra. Si trastulla nel dett aglio e si ·r iprende soltanto quando le piombano sul capo le tegole duris sime della realtà. Se la pace « perfetta » è i mpossibile, ci diano u na p ace u mana. Se i diplomatici non districano la matassa, ci pensìno i generali. Meglio anticipare che rinviare all'infinit o

Più si va avanti e più le faccende si complicano. Se non si decidono una buona volta, magari ·sedet1do in p ermanenza gio rno e notte sino alla fine, per risolvere i problemi invece dì dilazionarli, può da rsi che i valentuomini riunitì a Parigi s i trovino u n bel giorno costretti a constatare che quando· non si sa finire è forse inutile cominciare...

Da Il Popolo d'Italia, N. 8), 26 marzo 1919, VI.

DAL DISCORSO Df P.ZA S. SEPOLCRO AL I 0 M IN ISTERO NITTl 11
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MUSSOLINI

L' ORA DEL SINDACALISMO

Pe r domenica prossima è convocato a Milano un convegno sindacalista al quale parteciperanno tutti gli organizzatori del movimento che fa capo all'U. I. del Lavoro.

L'ordine del giorno è interessante, e interessante sarà jndu bbiamente la discussione, C'è una questione d'o rdine interno, a propo· sito del viaggio :della Miss ione i taliana in America, che satà liquidata in modo soddisfacente, e c i sono nell'ordine del giorno commi che riguar dano l'orientamento del sindacalismo italiano. È giunta l' o ra della scelta e d elle decisioni. IL sindacalismo italiano, che ha dei « precedenti >> teorici brillantissimi, e che ha scritto sul t ette no della <( pratica» pagine n on dimenticabilì nella storia del movimento operaio italiano, no n può e n on d eve rimanere assente e inerte in quest'o ra tempestosa. Anzitutto l'U. I. del Lavoro riccoglie una massa n otevole di operai. In tre provincie dell'Alta Italia - Bergamo, Pavia, P arma -l'U. I. del Lavoro domina il campo inconstrastata o quasi. Ma aprescindere dalle sue forze nu meriche che col ·rito rno di molti propagandisti possono a umentare, l'U. I. del Lavoro deve «realizzare » i dati e gli clementi della nuova situazione europea e mondiale.

L'U I. del Lavoro n on può , a mio avviso, ignorare il fenomeqo bolscevista e deve pronunciarsi in tnerito. In primo luogo, l 'U. I. del Lavoro deve constatare che l'unità operaia è impossibile in I talia, a cagione d ell' intransigenza del Partito Socialista Ufficiale, col quale gli organizzatori crinfederali g iocano la commedia. Dopo i fatti di Milano e di Sampierdarena non è p iù decente nutrire illusioni.

Finché la C: G. del Lavoro obbedirà al Partito Socialista, e niente permette di credere che i confederali abb iano l'intenzione di spezzare · il giogo , di unità operaia è inutile parlare.

Un altro «fatto» deve necessariamente attirare l'attem:ione dell'U. I. del Lavoro. La· Direzione d el Partito Socialista ha deciso di proclamare lo sciopero generale lisciando i n sospeso la data. La Direzione del P.S. U. non ha ·interrogato n essun o p ri ma di votare una d elibera• zione di tanta gravità. Dieci borghesi hanno decis~. otto milioni di proletari d o v rebbero. o b bedire I Q uesta ·Ia grottesca verità. Ora, se dalle · minacce ì socialisti del Partito p_asseranno all'attuazione dello

s ciope ro generale, che cosa farà l' U . I. del Lavoro ? Che cosa ordinerà ai suo i orga nizzati ? Li accoderà a l Pai:tito Socialista, per fame g li str ume nti passiv i delle sue specul azioni, o li dissocierà dal m ovimento , anche se, per avventura, fosse geneule ? A questi interro gativ i bisog na ri spondere in tempo, per non farsi sorpren dere e sorpassare dagli avvenimenti. .D'altra p_arte, p erché l'U, I. del Lavoro n o n p re p arerebbe un suo movimento p er raggiungere una vasta rinno vazione d ei no stri istituti p olitici ed ec onomici? I mOtivi per cui il Pu.r vuole s catenare uno sciopero gene ra1e sono inconsist_enti e r idicoli, ma ci so no dei postulati ch e- meritano ·u no sciopero generale, se le classi d irigenti non lo p re vengono .

Il sindacalismo o peraio italiano non deve decidet si so ltanto se e come pa.tteciperà alle imminenti elezioni, deve t racciat e · u na sttada e fissate u na me ta alla sua az:ione, Collabora:z.ione O lotta di classe ?

A q 1Jesto proposito n on si può ignorare il pensiero di J ouhaux. Noi p ensiamo che nessuno dei due metodi sia da r ip udia re Collabor azione, in v ista .di u n aume nto d ella produzio ne, là d ove è p ossibile ; lotta d i classe, q ua ndo è necessario. Collaborazi o ne in modi e forme da stabilire, q uando si t ratta di produrre, di «rifars i )) ; lot ta di classe, quando si tratta della ripartizione. È da prevedere che dall'imminente riunione dei s ind acalisti italiani, usdrà una dich iarazio ne p tog cammatica che po trà r_iferirsj all'immediato domani e alle e ventualità u lteriori. È certo c he i l s indacalismo operaio italiano non p erde rà più temp o ed energ ie a insegu ire le dulcinee con federali, ma rip renderà - coi vecchi e coi n uovi elementi - la su a opera di p!oselitismo fra le masse. Per t utti i motivi succintamente prosp ettati in questa nota, n o i at tendiamo con vivo interesse i r isultati del convegno e ci au gu riamo che il sindacalismo italia no riprenda la sua marcia in avanti, senza confusioni, senza dedizioni, senza demagogia. MUSSOLINI

DAL DISCORSO DI P.ZA S . S E POLCRO AL 1° MINJ S TERO NITTl 13
D a li Popolo d'l tdl ia, N.' 8 6, 27 marzo 1919, VI.

POSIZIONI E OBIETTIVI

Ci sono alcune semplici verità di fatto che bisogna ripetere allo scopo di evitare equivoci e cli precisare le posizioni dalle quali il nostro· movimento parte. Se qualche malvagio o qualche imbecille tenta il trucco di dipingerci per quel che non siamo e non vogliamo essere , la nostra smentita lo coglie in anticipo e in pieno. Queste dichiarazioni, all'indomani della n.ostra prima adunata, magnificamente riuscita a testimonianza di tutti i giornali eccettuati quelli rinunciatari milanesi, sono ·opportune e necessarie. Qualche amico n ostro si è lagnato discretame.nte che l'adunata non abbia affrontato problemi urgenti, ma non ci è stato difficile convincerlo che, dato il carattere dell'assemblea, era quasi assurdo sviscerare o anche se~plicemente « delibare >> tutti i problemi, grandi e piccoli, che inquietano la coscienza nazionale. Precisiamo, a paragrafi.

x. Bisogna mettersi in mente, credere e far credece che l'unico Partito che oggi si a <e reazionario» in I talia_ è il Partito Socialista Ufficiale. Reazionario perché dura nte la guerra si è alleato - m qralmente, e fo rse anche materialmente - con le forze della reazione europea. La catena log ica è questa: se il Partito Socialista Ufficiale fosse riuscito, coi movimenti insutrezionisti inscenati alla v igilia della mobilitazione a Torino e pe[ fortuna soffocati, a imporre \l'n prolungamento d ella neut~lità, gli · Imperi Centrali - Vedi dichiarazi one Ludendodfavrebbero vinto la g uerra Se g li Imperi Centrali avessero vinto 1a guerra, gli Hohenzollern, i Romanoff, gli Abs.burgo sarebbero ancora rispettivamente sui loro troni consolidati a Berlino, P ietrogrado, Vienna e di repubbliche in Europa si sarebbe salvata forse quella di Andorra o quella dì S. Marino. s

La rivoluzione europea ì dunque una direlta, innegabile conseguenza tkll'inleroento italiano. Chi ha sabotato questo intei:vento, s i è macchiato di un delitto enorme. Ha lavoralo per la conln,.rivoluz.ione. Non importa che, oggi, il socialismo pussista inalberi la ban~iera del leninismo. Esso non fa che continuare· a camminare sulla stessa strada conuorivoluzionaria, poiché i cei:velli pensanti del socialismo internaziona.le, da Kautsky a Bernstein, sono unanimi nel negare il carattere socia-

lista dell'esperimento russo. In base al suo atteg giamento quadriennale, il Pai:Ìito n o n è, n on può essere rivo luzio natio.

2. Gli interventisti, venuti o n orl. dalle scuole sovversive, de:vono accettate i pesi, i pericoli, le incognite della situazione e, se problemi fondamentali esistono, spetta agli interventisti assumere l ' iniziativa d ella lOlo soluzione. Nel maggio 1915 · si rese necessaria una rivoluzione p er fare _la guerra. D'allora, noi ci siamo, per fatalità d i cose e non solo per volontà di uomini, tenuti sul terceno rivoluzionario. Che la g uerra da noi acclamata e imposta sia stata una grande rivolozione, è luminosamente provato dagli avvenimenti. Può _ darsi che sia necessaria un'altra rivoluzione per «fare» la pace. Cioè per trasformare e rinnovare tutto ciò che, dalle istituzioni ag li uomini, non è più dd n ostro tempo. Siamo noi che avendo ~<incominciato » n el 1915 abbiamo il diritto e il do vere di «·concludere>> t:1el 19 19.

3. La nost ra opposizione dichiarat a al Partico Socialista Ufficiale e aì suoi eve ntuali colpi di testa d ittatoriali, non è suffice nte, per qua nti sforzi si facciano da p art e dei soliti mistificato.ri, a p resentarci come nemici delle classi lavoratrici. La collezione del nostto giornale è· la testimonianza irrefutabile del nostro atteggiamento cli simpatia v erso le màsse lavoratrici, non escluse quelle confederaH, Ma n oi ci siamo sempre rifiutati e ci rifiutiamo di identificare il proleta.riato, con quella speciale o rganizzazione politico-ecclesiastica che si chiama il Partito Socialista. Noi ci siamo sempre rifiutati e ci rifiutiamo cli riconoscere il diritto del Partito Socialista alla tutela delle m asse lavocat dci. Di questa opinìone è anche l'on. Rigola e non è so lo. D al momento che il proletariato stesso, attraverso le sue manifcstazionì di classe, ripugna dalla dittatura, è semplicemente gro ttesco che q~esta dittatura diventi programma d' azione d i u na associazione che !accoglie un numero assolutamente insignifican te di proletari autentici, Ostilità, dunque, al Pa.rtito Socialista Ufficiale, per il suo atteggiamento che ha fatto correre u n rischio spaven tevole a lla nostra nazione e al mondo e· pet i suoi odierni propositi liberticidi, ma n ess una ostilità contro le masse lavoratrici, d elle quali riconosciamo i postulati e per le quali siamo disposti a lottare. Sarebbe un errore ·grosso, sciocco e pericoloso, mettere nello stesso fascio e giudicare alla stessa stregua Partito Socialista e m assa lavoratrice. Tra l'uno e l'altra corrono d ifferenze essen2iali. Il primo non può dare che una. rivolta distrut tiva, di pura e semplice rappresaglia ; la massa operaia, affinata e raffinata, nelle sue tipiche organizzazioni, può v eramente iniziare un'e poca nu ova nella stotia umana. Insomma il Partito è parassitario ed eser cite_reb be ciuindi il pot~.re a totale b eneficio materiale e m o rale dei tesserati, il proletariato invece p r oduttore e straccerebbe la tessera e confonderebbe le classi

DAL DISCORSO DI P,ZA S, SEPOLCRO AL J0 MINISTERO N ITTI 15
2 . · XIII.

nello stesso dii:itto e neUo stesso dovere. Se un « gove rno delle cose» secondo la vecchia terminoJogia, è possibile, non può essere effettuato ,che dal pro letariato, mai dal Partito; Questo non farebbe che sostituire la sua cricca politica alla cricca attuale, non farebbe che sos tituire H suo p ans sitismo a quello delle classi d irigenti attuali, L a dittatura del Pa.rtito è l'a.11ie11/a11 beurre per i pastori della chiesa e p er i fedeli; è la greppia più vasta La dittatura è <<politica», ma la dittatura politica applicata all'economia è un non senso e un disastro. Ora jJ socialismo è, in quanto rappresent a una trasformazione di rapporti economici, non già l'ascesa al pòtere di una nuova casta di politièanti, i quali, analogamente ag li odierni, vivrebbero domani, alle spalle del proletariato. li socialismo se diviene, « diviene» nell'economia : non già attcaverso i b ei gesti della·politica. Se invece di un au mento di ben essere, si verifica, come in Russia, un a umento di miseria, n o n c'è socialismo. anche se il P artito politico si è impadronito del p otere. Questo d iscorso può offri.ce «spunti>) u tili, per gli inter ventisti che h a nno possibilità di contatto colle masse operaie MUSS0Lll':l'I

Da Il Popolo d'it.Jia, N, 87, 28 marzo 1919, VI.

16 OPERA OMNI A DI BENITO MUSSOLINI

LINEE DEL - PROGRAMMA POLITICO

Il nostro movimento si allarga e si afferma. La nostra adunata ha suscitato echi di simpatia nei più remoti e dimenticati paesi d'Italia. Ora si tratta di delineare, con tutta la precisione possibile, dati i tempi dinamici, il nostro programma d'azione p olitica, L'azione negativa non ci b asta. L 'anti-pa.ctito non può vivere di una sola negazione. Accanto alla negazione c he ci differenzia dai vecchi Partiti, appunto perché il nostro organismo non h a, n ella sua composizione e nel suo funzionamento, simiglianze coi vecchi Partiti, noi abbiamo i nostri «postulati» per' l'azione in senso positivo. Demolire, costruendo, potrebbe essere la nostra divisa.

E lenchiamo i nostri postulati d'indole politica.

1 L'attuale suffragio universale dev'essere integrato colla estensione del diritto di voto e di eleggibilità alle donne che abbiano compiuto g li anni u.

z. Le elezioni generali politiche devono aver luogo con scrutinio di lista e rappresentanza proporzionale.

3. Le elezioni generali polil iche devono aver luogo a smobilitazione compi11ta.

4. L'età necessaria per l'eleggibilità a deputato è abbassata da 31 a 25 anni.

J, 1 deputati eletti nelle prossime elezioni formeranno l'Assemblea nazionale.

6. L'Assemblea nazionale durerà in carica tre anni.

7. Il primo atto dell'Assemblea nazionale sarà quello di decidere sulla forma di governo dello Stato

8. Il Senato è abolito.

Q uesti postulati non sono nuovi e nemmeno rivoluzionari. Rappresentano un prnlungamento, un perfezionamento della democrazia poHtica. Ma oggi la r appresentanza puramente politica non basta più. Bisogna introdurre la <<novità», ia quale consiste nella creazio ne

DOPO L'ADUN ATA

dei Consigli nazionali. È q uesto il modo di superare il dilemma: o parlamento o SovUt. 11 parlamento rimane e gli sorge accanto il nuovo s iste ma di rappresentanze dirette di tutti gli interessati. Su questa strada si era messo Kurt Eisner che è stato i l maggior artefice della rivoluzione tedesca.

E allora precisiamo:

1. L'Assemblea nazionale discute e legifera sulle quest ioni che i nteressano la totalità dei cittadini all'interno e all'estero.

z. L'Assemblea nazio nale sceglie in se stessa i nuclei dei Consigli nazionali. I depu tati di q uesti nuclei non possono super are, nel numero, il q u arto del totale dei membri del Consiglio nazionale.

; . L'Assemblea nazionale nonùna i ministri dell'Interno, degli Esteri, delle Finanze, della Giustizia, dell'Istruzione, del T esor o , della Difesa nazionale.

4. Vengono istituiti i Consig li nazionali dell'Industria, d ell'Agri• colt~, d el Commercio, dei Servizi pubblici, delle Comunicazioni terrestri, marittime, aeree, deUe Colonie (con 1<\rga rappresentanza degli incligeni).

5. I Consigli nazionali nominano un « deleg ato dei Cònsigli » che ·siede con voto deliberativo nel Consiglio dei ministri e integra il GoverÌlo.

6. I Consigli non siedono necessariamente a Roma, ma d ove esistono le condizioni più favorevoli per lo svolg imento della loro at tività.

7. I membri dei Consig li nazionali sono eletti - come voleva Kurt Eisner nel suo d.iscorso-pr ogcamma - dagli interessati e cioè (( da a ss ociazioni e o rganizzazioni d'impiegati governativi e privati, di m aestri, di professionisti, di ·mestieri» e noi aggiungiamo sindacati di operai, mutue, cooperative, associazion i di cultura, ecc.

8, I Consigli nazionali si rinnovano ogni tre anni.

IÈ evidente che per l'attuazione di questo programma, schemati· ca.mente delineato, bisogna s tabilire un piano cli c ostitw:ione · d ello Stato L'attuale non può contenerlo. L'opera è ponderosa, ma la generazione attuale può compierla. Si tratta non solo di creare que· sti nuovi organi -della più diret ta e immediata r appresentanza del p o· polo , si t ratta non solo di d e terminare le mod alità di funzionamento e i limiti della loro attività, ma si tratta - e questo è affare mo lto d cli-

18 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

cato - di precisare i « rapporti d'azione e d'entità fra Assemblea nazion ale e Consigli nazionaH )>

Ci son o d elle difficoltà da sup erare, si capisce, ma questo è perfet· tame nte logico, quando s i pensi che l'obiettivo è di dare una n11011a « costituzione)) all'Italia. Queste difficoltà no n sono e non devono essere insormontabili, per il fat to che il « moto» odierno tende a quel punto. I segni abbondano: Nell' ultimo numero della N11011a Antologia, il senatore Maggiorino ·Ferraris propone la creazione di un « Consiglio agrario nazionale_)> con relativo schema di ordinamento. L'on. Rigola, n ei suoi Problemi del Lavor o, ci avverte « che un Consiglio sindacale o tecnico sembra·o ramai imporsi come un contrappeso indispensabile al genericismo dell'Assemblea p o litica >> .

Con la irasformazione del Consiglio superiore del Lavoro da corpo consultivo i n potere deliberativo a competenza limitata, si verrebbero ad avere in realtà due camere legislative, una a b ase popolare e l 'altra a base professionale; una politica e l'altra sindacale o tecnica, a meno che non si preferisse i mperniare tutto il _ sistema r appresentativo sul suffragio profess ionale, come domanda la Confederazione.

Noi siamo contrari al « suffragio soltanto profession ale ». Se la sola rappresentanza delle idee è insu fficente, anche la sola rappresentanza degli interessi non basta. La nostra è la « rappresentan2a integrale)) n ella quale il (<cittadino » non solo non viene annullato, ma col sistema dei Consjgli nazionali aumenta in lui la possjbilità d 'azione, d'jniziariva, ~i controllo nella gestione ·politica cd economica della nazione. Apro la discussione. L'argomento è interessante.

MUSSOLINI -

POSTILLA

Avcvo appena finire di scrivere quando i giornali recano una notizia interessantissima: uno dJ quei « Consig li nazionalì » che fo propongo come integratori delli;i. rappresentan za nazionale, è sorto in Inghilterra, quale conseguenza dei recenti grandi movimenti operai, pacificamente conclusi. La co m missi one dei 60 delegatj - t renta oper ai e trenta ind ustrja!i - «·propone l'istituzione di un Consigli o o Parlamento industriale permanente composto di 4 00 m<;inbti elett i in n umero eguale dalle o rganizzazioni degli indu striali e d a quelle degli operai. Il Cons ig lio avrebbe principalmente la missione di cons igliare il Governo in tutte l e que~tioni riferentisi all'in9,us tria e di eleg·

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SE POLCRO AL I° MINISTERO NITT, 19

gere un comitato esecutivo permanente di cinquanta membri. il quale servfrebbe a mantenere il Parlamento industriale in continuo contatto.

Si tratta di una proposta, ma non v'è dubbio che il Governo inglese la farà sua.

Le idee nuove e buone van traducendosi nei fatti.. .. in Inghilterra e sperfamo e vogliamo anche in Italia 1

Da li Popolo d'forlia, N. 89, 30 marzo 1919, VI.

20 OPERA
OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

I FANTASMI DI TURATI

L'articolo che Filippo Turati ha deposto sulle colonne del quotidiano social~ufficiale è un articolo falso. Falso nella sua tesi centrale e nelle sue singole affecmazioni. L' on Turati non fa che r iprende re una tesi di moda - anche fra i « maddaleni pentiti )) .....:. e che ·cioè la g uerra ha deluso tutte le aspettative dei popoli e che, insomma, qual~ cuna ha «barato» durante o alla fine dCl tragico g iuoco. Noi non sappiamo di preciso che cosa aspettasse dalla g uerra ·l'on. Turati ed è strano che g li oppositori della g uerra si lagnino del miracolo non compiuto. Gli uomini do vevano, dunque, diventare angeli? Ahimè, il pessimista afferma che gli uomini continuano ad, essete nelle loro qualità fondamentali quello che furono. Il pessimista ha torto, ma hanno torto anche gli ottimisti che s'illudevano di veder tramutato il nostro pianeta - per il solo fatto della guerra - in un paradiso celestiale, Ora, uscendo dal terreno d i questa dupltee fantasiosa illusione, noi affermiamo che la guerra ha dato tutto quello che pot eva dare, in quanto è stata la più grande rivoluzione di tutti i tempi e di tutte le genti. -

« La guerra poteva avere - dice o,Sgi l'on . Turati - una sola giustificazione : la disfatta dell'imperialismo, fa disfatta della guerra».

Ebbene, la guerra è, oggi, postumamcnte e solennemente gi ustificata perché l'impetialismo che minacciava il mondo è stato schiant ato, le cento teste dell'idra sono state recise. Delusi e p entiti possono essere, in questo momento, coloro che vollero la guerra credendo che ne uscissero rafforZati i privilegi e i sistemi della conservazione sociale, mentre invece non c'è nulla d i ciò che costitul la sostanza e la forma della vita e della storia di ieri, che non sia discusso o travolto. Delusi, in un certo senso, possono essere coloro che pensavano di mantenere la guerra nel quadro «nazionale», e devono o ggi constatare che le questioni nazionali sono diventate un «incidente » di fronte a quei vasti e Complessi problemi. Delusi amaramente sono coloro che speravano di veder r afforzato il principio di autorità - delle autorità tradizionali - né s' accorgono che, oggi, le autot ità tradi-

zionali cedono dinnanzi alle nuove gerarchie e che scettri e tiare finiscono nella rigattc:ria dei melanconici musei della stQria. Ma lloi che volemmo la guerra per a ltri fini, noi che raccogliemmo il grido uscito daUa bocca di Filippo Turati nella torbida estate del 1914, quando le orde teutoniche puntavano su P arig i, noi non siamo né delusi e meno ancora p entiti: noi affermiamo e _ documentiamo che la guerra ha raggiunto i suoi obiettivi negativi e positivi. ·

La disfatÌ:a dell'imperialismo tedesco-magiaro-turco è stat a clamorosa, catastrofica, irreparabile. La sconfitta degli eserciti ha travolto le istituzioni politiche. I re in esilio non si contano pi.ù. Sono una legione. Onorevole Turati: senza la guerra l'Europa sarebbe, oggi, quasi tutta repubblicana ?

Questo fiori.re di nuove istituziOni libere, nei paesi dell'Europa centrale, non è esso la decisiv~ ·giusti6càzione della g uerra? La g uerra ha raggiunto il suo scopo « negativo», ha evitato il trionfo dell'autocrazia prussiana, che, a detta di Ka,utsky, avrebbe ucciso la libertà nel mondo. Se la g uerra non avesse raggiunto altri obiettivi, non avesse aperto altre strade, per il solo fatto di aver evitato l'enorme pericolo di un trionfo del Kaiser o della sua autocrazia) avrebbe giustificato se stessa.

I risultati <( positivi)) della guerra sono grandiosi. B falso quel che afferma l'on. · Tu.rati: che cioè « l'impe.riali,Sll).O abbia cangiato sistema, di ves~, di sede>>. Turati dcYe dimostrare che l'eventuale im- · perialismo dell'Intesa abbia la stessa sostanza dell'imperialismÒ teutonico e, prima ancora, l'on. Turati deve provare che l'Intesa persegua una politica di imperialismo. È falso che i popoli vinti « abbiano p roteso le braccia offrendo le labbra al bacio fraterno». Questa è poesia 1 . I popoli vinti, e precisamente il popolo tedesco, all'indomani della di sfatta hanno tenuto un atteggiamento di sord~ ostilità, È falso che « l'infame ed infamata Brest-Litovsk si sia trasferita a Parigi». A Parigi c'è quel Wilson, al quale Turati ha reso più volte omaggi calorosi e n~n c'è il generale Hoffmann. Non vi_ è possibilità di paragoni fra Ia pace che a B.rest-Litovsk fu imposta alla Russia e quella che dovrà essere accettata dalla Germania. Ma soprattutto grave è l'atteggiamento dell'on. Tur:iti nel giudicare le responsabilità della guerra e le responsabilità deJJa pace..:. cosidett\1, imperialista che si concluderebbe a Parigi. Per l'on. Turati le responsabilità della guerra sono confuse e ricadono su tutti.

Dopo quel che è stato detto al recente con·gresso di Bema da uomini c ome Kurt E isner, Kautsky, Fritz Adler, la questione delle « responsabilità» è decisa. La virtuosità letteraria dell'on. Turati non p uò confonderla. Dalla parte ·dell'Intesa nessuno voleva la gucm1... L a Francia

22 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

meno di tutti. Evochiàmo, dai silenzi della t omba, l e parole d i Jaurès, Alla famosa r iunione d el 31 luglio a Biuxell~s, Giovan~i Jau rès dichiarava che « la Pranda voleva energkament.? la pace e ch e dava alla. Russia d ei consigli di prude112a, di pazieiiza, di moderazione >> . L'on. Turati n on sa o n on vu ole individuare le i:esponsabilità della guerra, ma dichiara invece che del « più enorme delitto» che si starebbe perpetrando a Parigi « la responsabilità è precisa, unilaterale, individu ata e lampante)>. La responsabilità consisterebbe nell'abiura dei 14. punti di Wilson. Questo ancora è falso. Wilson è presente, anzi onnii,resente neUe trattative di Parigi e non ha i:inuncia to ai suoi postulati ideali. La Società del!e Nazioni è un fatto compiuto. Le questioni territoriali, spinosissime in taluni casi, non saranno r isolte a colpi di sciabola o di penna. Se la conferenza di Parigi avesse voluto concludère una pace di impedaHsmo, a quest'o ra sarebpe tutto finito. I ritardi, le indecisioni, le complicazio!li, so no appunto la conseguenza della vo lontà di concludere una pace democratica, di equ ilibrio e di conciliazione, una pace anti-imperialista. Questa pace è più « difficile» dell'altra. Una pace alla .Bismarck p oteva essere conclusa nel dicembre, all'indomani della disfatta, una pace alla Wilsori richiede maggior tempo· e più lunga fatica. Ma questo, on. Turati, è u n titolo d'o nore per la conferenza di Parigi, non già un motivo sufficente per indicarla al disprezzo e all'infamia dei vostri tesserati. :È fa lso e demagogico affermare che Ja conferenza di Parigi prepara un « nuovo o ceano di sangue » Se: questo fosse, allora meglio la paCe di Bismarck, che fu spietata, m a durò mezzo secolo e avrebbe durato ·ancora, . se la Germania non avesse << accese le polveri)> per effettuare altre più v astè rapine, .

La realtà è che le democrazie d'occidente «smobilitano>> ; la realtà è che dall'Inghilt erra è partita la proposta dell'abolizione d elia. coscrizione ; la realtà è che da Parigi è stata lanciata la parola «disarmo»; ma la realtà è anche un'altra, e cioè che chi ammassa armi ed armati a milioni, chi spa rge sangue, chi fa la guerra, chi ha creato ·un nu ovo terribile militarismo non è l'occidente, ma quell'oriente verso il quale tendo no nella lo ro fanatica e inconscia adorazione i tesserati del .socialismo italiano, Ma v'è un colpo fondamentale che abbatte tutto il ragionamel)tO tura tiano. Perché l'imperialismo - nella sua forma più o meno tedesca - passasse dalla nostra parte, bisognecebbe che nelle nazioni vittoriose tri onfassero i principi della consecvazione e della reazio ne. Ota, nelJe llazioni vittoriose, il popolo sta d iventando l'arbitro dei suoi destini. E se quest o è, com'è, tanto in lnghìlterta, come in Italia e come in Francia, i terro ri e le collere dell' on. T u ra ti sono ridicole e sciocche, Non chiedete alla conferenza di P~cigi più_ d i quello

DAL DISCORSO DI P.Zh S. SEPOLCRO AL 1° MINISTEllO NITTI 23

che p uò darvi. Essa vi darà una pace e ci metterà tutto !'impegno perché questa pace si avvicini alla pace più giusta; tJJa Jon() ì popoli, onortPC!e Turati, che devono fare il rn to.

E in quest o campo, che s i p uò c hiamare sociale, la guerra ha rie mpito tutte le n ostre più audaci, più rivoluzionarie aspettazioni. D ovunque, ·e a nche in Italia, la g uerra h a evocato le masse. Il lo ro m ovimento ha il ritmo solenne delle o n date oceaniche. Il tempo sembra abolito poiché si « realizza » in un mese l'utopia di un secolo.

Questo moto· di masse, p rovocato dalla guerra e non dagli ordini de l giorno del Partito Socialista e nemmeno, on. Turati, dai v ostri articoli, è la solida garamia che « l'enorme delitto>> di un nuovo i mperialismo alla tedesca non po trà essere e non sarà compiuto. La g u erra, soprattutto dal punto di vista che dovrebbe esse.re quello dei socialisti, è stata fec onda, immensamente fe"conda; da.l lato « negativo » ba de molito tutte le autocrazie europee, e abbattuto il m ilitarismo, quind i ha resa i mpossibile - nel fatto - la gu erra; d al lat o positiv o" ha aperto ai popoli - e vinti e v itto riosl - tut te le ·st rade dell'avvenire.

L'olocausto orribile e necessa:cio n on si co nclude -anche se Pa rigi fosse inferiore al suo tremendo c ompito-. in una truffa, in un inganno, in un tradimento come o pina nel suo sfogo iracondo l 'on. Turati. Non s i può ammettere e nemmeno l' on. Turati può ammettere che i quad.rumviri di Parigi tendano « intenzionalmente » a una pace ingius ta. Potranno fallire il seg no, ma nessuno può escludere che a quel seg no non mirino con tutta l'anima. Se i diplomatici d i P arigi n on riescono a compiere l'opera perfeti:amente - è mai possibile, in que 4 sto b asSo m ondo, la « perfe zione)> ? - le fo rze nuove entre ranno nel gioco. I fantasmi di sangue evocati da Turati~ d ilegu ano davanti alla nuova realtà, A P arigi n on ci sono d ei santi, capaci d i t utti i miraco li, ma nemmeno dei delinque nti n ati, preparatori diabolici di un più en ~nne delitto, come p ret ende di far cred ere !'°on. Turati. Ci sono d egli uomini che appaiono, Vhti da lo ntan o, quasi schiacciati dalla mo le gigantesca dei problemi c he d evono affronta re. Biso g na, potend o, aiutarli, non lapidarli prima d d tempo, e accingersi a finire quel ch' essi hanno incominciato.

Da 1/ Pop olo d'Italùt, N. 91, 1 aprile 19 19, VI.

24 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

[PER LA PROPAGANDA E PER LE COMMISSIONI DEI FASCI]*

Ha quindi la parola Mussolini, il quale trova , he tutte le relazioni udite sono ·interessanti e promettenti.

Il lavoro compiuto in una settimana dai tre p ro pagandisti è soddisfacentissimo, Per far fare ad essi altri viaggi, ixr aumentare, anzi, il numero d ei propagandisti, per organizzare una rete d i Fasci in tutta Italia capace di affrontare quals iasi situazio ne, è n ecessario p ensare al finanziamento d ell'o rganizzazione

Invita l'as; ev,bù a a stabilire le modalità della r accolta dei fondi e propone un plauso ai tre compagni che hanno iniziato il lavoro di propaganda t anto brillantemente per passare poi all'tlez.ione delle comm frsioni.

Commissio ne finanziaria, commissione di propaganda, co mmissione di preparazione, perché non si deve perder tempo. perché l'organizzazio ne dei Fasci dev'essere· un organismo attivo, fat tiv o, Concludente, rapido, in cui ognuno deve sottòpo!si alla sua p arte di sacrificio

• Riassunto delle d ichi arazioni pronunciate a Milano, nel salone di via San Paolo 10, la sera d ell'l aprile · 19 19 , durante l'assemblea dcl fascio milanese di comb attimento ri unitasi « p er udire le relazioni d eg li speciali i nc:uica ti intorno a l movimen to fascista d ell a Liguria, del Veneto, del Piemonte, p er procedere a lla nomina delle oommissioni e per discutere le linee del programma politico enunciato 5ul Popolu d'Italia il 31 marzo >). Prima d i Mussolini, avevano pàrlato Att ilio I.oogoni (relato re per il Piemonte), Morisi (relatore per la Liguria) ed era stata lett a la relazione per il Veneto di Cleto Scarani, assente giustificato . (Da Il Papolo d'/"1/ia, N. 92, 2 aprile 1919, VI).

0 Dopo Mussolini, parlano Enzo Fe:rrari, Ghetti, Baseggio, Ave!'Sa Indi Mussolini « spiega le attribuzioni delle varie: commissioni da nominare e Marinetti fa alcune proposte di ordine pratico c,irca l'organizzaz.iòne unitaria d ei Fasci e la eventualità de lla loro azione dirctta. L'assemblea nomina quind i le commissioni che risultano così composte: commissione propag anda e stampa : M ussolini, Marinetti, M . Bianchi, Ferrari, M onzini; commissione amininistrativa: Facchini , Be-so.na, Zuliani, Casadei , Marinelli ». Segue « la discussione sulle linee del programma. Vengono approvo.te alcu ne li evi modificaz ioni a i capisald i gènerali esposti da M ussolini sul Po polo d'Italia del 30 marzo ( + ) ». (Da / / Popo/.o d' !Ja!ia, N. 92, 2 a prile 1919, V1).

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GIUGNO ?. OTTOBRE ?

Era gìunta da Parigi a un giornale quasì ufficioso cli Roma la notizia che le el~ioni generali politiche non avrebbero avuto più luogo in g iugno e coi vecchi sistemi, ma in ottobre e coi nuovi, reclamati 1111animemente dalla Nazione.

Era, fra le tante cattive o grigie, una buona notizia. Ma ha vissuto ventiquattro ore, All'indomani una nota di un giornale che ha fama di esseré ufficioso, non meno ~ell'altto, gelava il pubblico coll'affermare che l'on. Orlando, fra il sl ·e il no, è ancoca di parer contrario.

Giugno o ottobre ?

Scrutinio di lista o collegio uninominale ?

Vecchio o nuovo sistemi?

Tutto ciò è infinitamente p ietoso. Mentre Roma discute e si trastulla, quale Sagunto verrà espugnata ?

L'o n , Orlando sarà un eccellentissimo ingegno, un fecondissimo oratore, ma dal punto di vista politico è un mediocre parlamentare, schiavo della tipica mentalità p arlamentare, affetto evidentemente da un'incipiente o avanzata forma di ·cretiÒ.ismo parlamentare· . La po litica è l'arte di cogliere l'attimo che fugge, per determinare delle situaz.ioni favorevoli al raggiung imento di dati obiettivi. Ora l'obiettivo di u n Governo composto di gente che ragiona e che sente no n può essere, oggi, che ques to : rinnovare l'Italia, facendo, se p ossibile , l'economia di una rivoluzione.

Nessunò vuole la rivoluzio ne per la rivoluzio ne; ma nessuno, e noi meno d egli altri, p ensa di .rinunciare alla rivo luzione, se sa.rà dimostrato ch e non v'è altro mezzo p er ripulire le stalle... . .

L'on. !)dando non ha compreso le necessità del momento. Non ha saputo sfruttare una «congiuntura» s,traordinariamente favorevole: quella che gli permetteva cli. creare una specie di 11nion sacrée attorno a una riforma di notevole importanza politica,

L 'on. Orlando, legato ai suoi convincimenti cattedratici, non è andato incontrò alla Nazio ne . D oveva anticipare, Non lo . ha fatto . In mancanza di 'ciò, accettare. Ha respinto, con una serie di pretesti ridicoli. L'erro re può essere fatale.

Evidentemente, la riforma, se verrà, no n avrà più il vàlore che aveva dlle mesi fa.

Que~ta. altalena. di ipotesi, questo gioco di chiarnscuri, questo, usiamo il "gergo di g uena, sfottimento vero e proprio della Nazione, alla fine stanca, snerva e predi sp one l'an imo a soluzioni estreme Da Roma non si abbraccia l' Italia. A Roma Si vive jn ur,'atmosfera viziata e artificiosa. Qui si vive in un'altra atmosfera molto diversa. A Roma ci sono ottantamila impiegati: ·qui ci sono· duecentomila operai. Oltre al resto . Inutile continuare a numerare gli elementi d i questa antitesi. Insomma, Roma vi. dà l'idea di gente che scher2a e b alla sull'orlo del precipizio. Quando vi accade di segnalare la diffe renza di ambiente e delle situazioni, quella brava gente vi presenta una faccia da trasognati e d a sbalorditi.

Quello straccio di riforma elettorale poteva essere una specie cli valvo1a di sfogo per i fermenti diffusi, per le aspettazio n i irrequiete, p er le g iuste· rivendicazioni.

N iente l

Ci fanno sapere che l'on , Orlando n on in tende modificare le sue idee. ?C si vota a giu gn o, Si determinerà una situazione pericolosi ssima ; se le elezioni saranno rinviate a ottobre, ma col vecdùo sistema, molto probabilmente non si voterà affatto.

Ad evitare la crisi del .regime, è assai improbabile che _basti la rfforma ekttora1c, ma. è certo che il ripudio di questa riforma, reclamata dall'universalità d ei cittadini, non solo provocherà la crisi ma la p.recipiterà.

L'Inghilterra, grazie alla èlasticità mentale e alla spregiudicat ezza politica dei suo i ·reggitori, ha superato testé una c risi ,formidabile, adottando, audacemente, le soluzioni estremiste di alcu ni problemi sociali

In Italia c 'è un G overno che n o n osa staccarsi di una linea dalle consuetudini di una volta, anche se la Nazione le condanna.

A poco a poco v en go n o effettuandosi quelle linee di coincidenza fatale, per cui a un d ato momen to, sotto gli urti che parton o da varie fo rze e con di versi obiettivi, ma simultaneamente, i regimi crollano.

On. Orlando, non sdeg natevi di ascoltare questo g r id o: non mettetevi di traverso _ alla volontà della Nazione chiaramente espressa. Date questa soddisfazione al popolo. Non toglieteg li tutte le speranze in un rinnovamento rapido, per le vie della legalità. Forse, siete a ncora in t empo, ma n on c'è un minuto da perdere.

Se voi e i vostri, vi ostinate nella «negazione » assurda.. i giorni delle istituzioni che dite d i difendere sono irrevocabilmerite contati.

Da li Po/u7io d'Italia, N. 93, 3 aprile 1919, VJ.

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL t'I MINISTERO NITTI 27
MUSSOLINI

POSIZIONI

Il manifesto che pubblichiamo più oltre è un documento storico. Le frazi oni più avanzate della d emocrazia italiana precisano il loro atteggiamento, che collima, sostanzialmente, col nostro, di fro nte al possibile <' ricatto » del socialism~ ufficiale. Un calcolo delle forze raccolte nell'Unione Socialista Italiana, non offre cifre v istose, ma i r epubblicani, oltre a nuclei diffusi in ogni parte d'Italia, sono in prevalenza nelle Romagne, nelle Marche, nel Lazio e vantano solide organizzazioni in Toscana, nella Liguria, nell'Italia meridionale. Non si tra~ di forze trascuzabilì, specialmente se vi si aggiungano quelle dell'Unione Italiana del Lavoro, che si muove sullo stesso terreno politico, e quelle che andremo raccogliendo nei nostri Fasci. Trascuriamo per il mòmcnto le altre forze, che domani potrebbero<( far massa» con noi,

Nella prima parte del manifesto in questione, noi avremmo preferito una più esplicita condanna d ell'atteggiamento assunto dal P11$. Le colpe di cui va carico, no n si riducono al <( non aver mai trovato un~ parola di focitamento e di fede per le atcoci sofferenze del popolo italiano». Questo è grave, ma il socialismo ufficiale ha fatto di peggio. È stato .conservatore, reazionario, contro-rivoluzionario, perché se la sua tesi avesse vinto, g li Imperi Centrali avrebbero schiacciato la libert.à dell'Europa e del mondo. H pussismo è stato pCr quattro anni un movimento reazionario, vandea no : ecco quel che no n bisogna mal stancarsi di gridare ; ecco quel che i compilatori del manifesto dovevano chiaramente, esplicitamente affermare nell'esordio .

li manifesto constata ancora una volta « il completo falliment~. delle istituzioni e delle classi di.r_igenti » ed è vero, ma ci permettiamo di aggiungere che questo fallimento non è limitato soltanto alle classi dirigenti italiane, È piuttosto un fenomeno universale, Le istituzioni dell'ante-guerra non reggono più. La loro armatura ha dovuto reggere un peso immane. C'è una consunzione prodotta dal lungo sforzo. Anche la repubblicana Francia sta male. Socialisti unionisti e repubblicani, in altte parole, annunciano che la successione dell'attuale regime è aperta. A chi la ponderosa eredità? Non ai « facinorosi politicanti » i quali instaurerebbero u na dittatura _ sediccntemente prole-

tarla che sarebbe deleterfa al paese e al proletariato stesso, ma alle class i popolari e in virtù del l or o sforzo cosciente e coordinato. La Posizio ne dei socialisti e dei repubblicani, è precisa, ma delicata e piuttostO difficile. Basta r ifletterci sopra. È dunque dichiarato a priori che se i socialisti uff?.ciali muoveranno all'assalto del regime, i socialisti unionisti e .repubblicani non leveranno un sol dito per difenderlo. L e istituzioni vigenti d o vranno, per . resistere, contare sulle loro proprie forze. Socialisti e repubblicani rimarranno neuttali, in quanto che, mentre si rjfiutano di difendere il vecchio regime, n on vogliono nemm eno contribuire al trionfo dei socialisti e della loro dittatura. Ma come evita[e questo evento che, dice il manifesto, « re nde[ebbe possibile ogni forma di violenza distruggitrice della p rod uzione, isolerebbe la n ostra nazione nel mondo, comprometterebbe per un lungo period o s torico Jè stesse rivoluzioni nazionali, politiche, sociali che ci st anno a c uo ce» ? Mettendo in guardia il proletariato, diffidando le masse operaie d al cadere nel t ranello c he qualcuno ha definito, · con frase eminentemente suggestiva, la Capo.re tto del prnletariato italiano; dimostrando che il bolscevismo, movimento di esaspcrazione e di rivolta) è d istrutt ivo, ma non creativo specialmente sul _terceno della produzione Su questo punto tutte le testimonianze concordano, In un recentissimo volume, La France bolcbeuistt, definito studio oggettivo e positi vo dalla n0:n sospetta Humanité, l'autore Antonelli, retour de Rns.rù, scrive testualmente:

«Dopo qualche- mese di re-gime bolscevico, tutta l'indusuia o ffri va lo stesso spettacolo di ~isocdine e di rovina nell'impot enza» .

Di qui la carestia e la fame. Ora quest'opera e.be si potrebbe chia• mare di avvertimento e di prevenzione, opera alla quale dedichiamo gran parte del g iornale, non basta. Negare i1 bolscevismo è n ecessario, ma bisogna affermare qua1che cosa. Dimo;trare che anche noi vogliamo andare innanzi, che anche noi abbiamo dei postulati di rinnovazione della v ita nazionale, forse più profondi di quelli strombazzati dai socialisti, dai quali siamo divisi dal punto cli partenza) dal metodo e .dal tempo. I post ulati avanzati dai repubblicani e dai socialisti uni onisti ci trovano consenzienti. Sono identici ai nostri. Si confrontino le linee d el nostro programma politico, già appro vato da i Fasci di Combattimento, col ; 0 postulato del manifes to e si vedrà che s iamo sul1o stesso terreno. E cioè: suffragio univetsale, scrutinio di lista ·a base i:egionale, rapp1escntan2a p roporzionale, Assemblea n azionale c he deve decidete la n uova costitllzione, Consigli nazìonali pei: la rappresen• tanza deHe dassi.

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° MINISTERO N ITTl 29

Il manifesto dei repubblicani e dei socialisti unionisti, n on è soltanto un monito per i socialisti ufficiali, nel caso ch' essi tentassero veramente' di stabilire in Italia l'oligarchia del lor o Pattito, il che Vorrebbe dire lo scatenamento di una fiera guerra civile, ma è anche un mo nito assai grave pet il Governo. Gli uo mini che sono alla t esta delle istituzioni d evono scegliere: o vanno incontro alle aspirazioni di rinnovamento o rmai universalmente diffuse nella coscienza nazionale, e allo ra sarà possibile che la crisi si riso lva pacificamente; o continuano a vivacchiare alla giornata, non affrontando nessuno dei grandi problemi, e allora non sfuggiranno all'ineluttabile. Quando un regime è attac4 cat o da varie parti e n on trova più difensori, come e sino a quando può vivere?

MUSSOLIN[

Da Il Popolo d'Italia, N, 9,,, " ap rile 1919, VI.

30 OPERA OMNIA DI BEN ITO
MUSSOLINI

IL « LORO » MANIFESTO

Il Gruppo parlamentare sociaUsta ufficiale ha lanciato il «suo» manifesto al Paese. Suo, diciamo, perché la Direzione del Partito ha fatto le sue «natu rali>). riserve sull'indirizzo generale del manifesto. Senza volere « drammatizzare» H dissidio, come avviene ai g iornalisti borghesi, i quali sono poco pratici dei « misteri » socialisti, è cvide·ntc che fra la Dire:done del Partito e il Gruppo parlamentare socialista l'accordo non è completo

Tra i firmatari del manifesto troviamo l'on. Cavallaci, che è stato - o rrore deg li orrori I - un volontario . di g uerra.... Tutta la prima parte del manifesto è una violenta requisitoria contro la prob abile nuova pace di Brest-Litovsk che sarebbe segnata a Parigi. La critica è,inapparenza, fondata. 1n ·apparenza, diciamo, perché tutto quello che accade a Parigi, le indecisioni, le complicazioni e soprattutto l'eterno pi!tiner sur piace dei quadrumviri, è appunto la conseguenza fatale del proposito di stabilire una pace il più che sia « possibile » democratica, Una pace « imperialista», veramente imperialista, a quest'o.ra sarebbe già conclusa . Avremmo avuto una pace, se non la pace. Qualcuno potrebbe osservare che val meglio «una)> pace, che la non-pace o la g uerra. Se nel novembre si fosse lasciato la facoltà ai generali di concludere la pace, come avevano concluso la guerra, l'Europa sarebbe stata sistemata rapidamente a colpi di sciabola.... Non si voleva, non si doveva volere, non si è voluta, la pace di Bismarck, ma allora la pace di Wilson non è affare che si sbriga in un g iorno Non esiste, in Europa, oggi, soltant o un rapporto di vinti e di vincitori; i rapporti sono assai più complessi, e n on sono soltanto politici, ma sociali Se i quattordici puntì di Wilson non sono stati ancora applicati, ciò significa che l'ideale non può aderire alla realtà o viceversa, non già che i diplomatici di Parigi, ·fra i quali è lo stesso Wilson, siano intenzionalmente suicidi, vogliano intenzionalmente il bolscevismo, preparino intenzionalmente nuove guerre. O l'opera a cui si sono accinti supera d~ gnn lunga le loro forze, e allora è inutile cli sospingerli, Come fa il Gruppo parlamentare del Pus, a compiere quel che non «possono»; o gli uonùni di Parigi possono concludere, e allora le sollecitazioni e le delucida2ioni del nostro P11.r appaiono superflue, yorremmÒ prospettare la

8,·XIII.

contraddizio n e in cui sono caduti i · seimila del socialismo u fficiale. Ess i intimano alla conferenza d i Parigi di c onC!udere, ma p er la miglio re e più rapi da r iuscita del «loro» g ioco, sarebbe assa i meglio ch e la conferenza non concludèsse. Non si può volere e non volete al tempo stesso. Non si può gridare agli u omini di Parigi: voi siete dei morti e allo stesso tempo imporre, anche con uno sçiopero generale, a questi morti dì camminare più in fretta. VimmobiliÌ:à è il privilegio d ei m o rti...• Sciopero generale, dunque, per c ostringere la conferenza di Parigi al rispetto delle solenni promesse, e tc. ? Sarebbe più conseguente ai fini catastro fici del Pu1 italiano u n o sciopero generale per c o stringere la co nferenza di Parigi a non m a nten ere>) le promesse fatte.... Sciopero generale? Adagio. Il Gruppo p arlamentare socialista lo la ncia come una possibilità, n on come un progetto di attuazione immediata, D ice testualmente i l maiUfesto:

« Non è già tempo che essi consided no in tutti i paesi se que-11':uma esuema dello sciopero generale, che già pote ser vire egregiamente a conquiste particolari, . non posm servire internazionalmente ad affermare la. loro (dei proletari) volont à di vita?». -

Dalla semplice considerazion e o presa in esame, al fatto, c'è un bel tratto.... Esaminiamo più da v icino. E possibile che il Gruppo parlamentare socialista tenti colla s u a p roposta di eludere l'altro sciopero generale che la Direzione dei P artito vorrebbe inscenare a breve scade nza. N oi crediamo che la maggioranza dei deputati socialisti .sia d ' avviso che il gioco di u no sciopero generale non valga la candela deg li obiettiv i p osti dalla Direzione del Partito. Sono meschini questi obiettivi, piu tto sto « provinciali» e, come quelli clell"amnistia e della smobilitazi one, g ià in p arte .realizzati senza sciopeco. Quello della Direzio ne del Partito è un o sciopero··« locale>), uno scioper o di partiti:>, quello affacciato dal Gruppo parla mentare socialista sarebbe d i più vasta significazi one storica. Può darsi ch e la mossa del G rup(>O parlamentare socialista sia una specie di sabotaggi o intelligente d ell' altro sciopero «nazionale» che i due terzi dei deputati non approv an o. E. certo che la decisione dei deputati socialisti mette in cattiva post ura i «compagni >) della Direzione. Il Gruppo parlamentare socialista p arl a di sciopero generale da effettuare « in t utti i paesi>> (Francia, Inghiltett:"l., Italia, Stati Uniti, Giappone, Belg io, Serbia....). Ma chi Io dC:ve <~fare » questo sciopero? L'on. Treves, forse ? N o. Le masse operaie . I n ogni caso, necessaria al meno u n'intesa dei diversi P artiti socialisti, m a q uesta intesa è impossibilè, perché il Partito Socialista Ufficiale italiano fa da sé. Dice, infatti, l'on. Trcves, nell' ultimo nu mero d ella C ritica Sociale, che al vecchio motto : « Pro let ari di tutti i p·aesi u iU-

32 OPERA OMNJA DI BENITO MUSSOLINI

tevi >), il Partito Socialista Ufficiale ha sostituito l'allegra divisa:

«Enfin uuls I». Colla sua recente d ecisione .di distacco dal B.S.I. ricostituito a Berna. il P.S.I. è « per aria». (O è già adere nte alla nuova quarta Internaz ionale « comunista» chC ha sede a MOsca ?). L'on. Treves qualifica quella decisione << come evidentemente eccessiva, arbitraria e al più alto grado dannosa», votata da una Direzione « tutta presa da uno spirito orgoglioso e partigiano, non perdona né a uomini, né a g ruppi, né a frazioni, né a partiti che si scostino dalle sue direttive. Essa, senz'altro, denunzia i partiti dissenzienti, sicura di possedere essa sola tutta la verità socialista)>.

Più o ltre, sempre l'on, T reves domanda:

« E: questa l'ora che la Direz.iont- sceslie per isol:iu: i l Partilo Socialista, per imprigionarlo con una cintura di castità e di impotenza, per chiuderlo nella torre d'avorio della sua virtù petulante e spìgolista? ».

Questa req uisitoria, che è non meno violenta dell'altra contro il congresso dl Patigi, può spiegare la «mossa» del Gruppo parlamentare socialista. È evidente che l'iniziativa dello sciopero vagheggiato dai deputati non può essere pr~sa da un Partito - quello italiano - che, secondo Treves, « si ritira nazionalmente dall'Internazionale o, il che è anche• peggio, ripudia tutti i -vincoli dell'Internazionale I ». In ogni caso 1a faccenda dello sciopero-pressione sulla conferenza di Parigi, non è questione da decidere in p oche ore. Noi dubitiamo che l'on. Treves abbia voluto mettere soprattutto ndl'i mbarazzo la D irezione del Partito. .. ., la q~le, avendo ripudiato tutti i v incoli coll'Internazionale, non p uò « invocare il più intimo accordo fra tutti ·i proletariati che si ispirano dal socialismo. ... >).

Prescindendo dallo sciope.to generale « wilsoniano », che cosa vogliono i depu tati del socialismo ufficiale? Vogliono: a) il più largo suffragio universale; b) le elezio ni col metodo delle g randi masse; e) la rappresentanza d iretta degli organismi sindacali; d} l'abolizione di ogni pot ere arbitrario ; e) l'abolizione del Senato; f) il dirit to di auto-convocazione per la Camera; g) il più largo decèntramento tecnicoamministrativo....

Questo programma è anche · nostro. È, vogliamo aggiungere, soprattutto nostro. SiamO noi che agitiamo e speriamo d 'imporre la risoluzione di questi _pro blemi concreti, mentre i giornali del socia• lismo ufficiale e la Direzione del medesimo · i gnorano sdegnosamente

· DAL DISCOR SO DI P,ZA S. SE POLCRO AL I0 UI NJ STERO N ITT ~ 33

questi problemi e ipnotizzano le masse col miraggio dell'immediata dittatura proletaria, sulla quale j depu tati socialisti non dicono verbo. Quèsto silenzio è significativo, ma non potrà durare eternamente. Tra ìl Gruppo ·parlamentare socìalist~ che si impegna di dare « battag lia alhi Carriera )) per la .riforma eletto rale, e Ja Direzione del Partito, che di «quella» rifo.cma e anche di « quella» battaglia solennemente s'infischia, esiste una differenza grande di metodo e di mentalità. La crisi dovrà, un giorno o l'altro, p.cccipitare.

MUSSOLINl

OPERA O.MNJA DI BF.NITO MUSSOLINI
-~ Il Popolo d'Italia, N. 96, 6 apri le 1919, VI.

Il comunicato iroso del g iornale ufficjale del leninismo italiano al manifesto dei repubblicani e dei socialisti unionisti, è un chiaro iridice delle « reali >> tendenze dei Ctnouen del Pus, e un segno non meno chiaro della direzione del loro movimento. Noi comprendiamo le collere dei leninisti italiani. Si eran riuniti in dicci un bel giornO, e senza aver interrogato il proletariato o un solo proletario, avevano deciso, come arbitri, come dittatori, come padreterni del proletariato, lo sciopero generale insurrezio nale. Quei signori - tutti a ute ntici borghesi I - avevano deciso: la massa doveva ubbidire.

Ma in tutta Italia gli affiliati al Partito Socialista Ufficiale non arri,vano a trentamila; ma in Italia .gli organizzati alla C. G. del L., che segue il Partito, non arrìvano a 100.000 su otto milioni-di operai; ma in Italia - soprattutto - c'è della gente che non è disposta a subire la nuova imbecille, criminale dittatura d i una mezza dozzina di obliqui politicanti. Quei signori si illudevano di poter lanciare il carro della sed izione senza incontrare ostacoli, ma ecco l'U. ]. del Lavoro che dichiara di non accettare le imposizioni del Partito politico, mentre repubblicaòi e socialisti gettano fra le ruote del carro il bastone di una opposizione aperta e dichi arata . L'organo del socialismo cosidetto ufficiale può fare J.ello spirito sulle forze dell'Unione socialista italiana, ma i repubblicani dispongono d i forze preponderanti in due iegioni d'Italia, e a Roma, fra repubblicani e carbonari che domina no, quei q uattro cani d ispersi e randagi di sociali sti ufficiali devono filare diritto e guardarsi bene dall'adottare le arie smargiasse dei Geno.mn torinesi o milanesi. Il computo delle forze che formeranno l'opposizione alla dittatura di un Partito non è l'argomento di questa nota:. Qui vogliamo_ stabilire che il movimento dei socialisti, più che contro la borghes ia o le istituzioni vigenti, è diretto contro g li_jnterventisti in genere Siamo noi che dovremmo o dovremo espiaxe che cosa ? Forse il diritto di aver spalancato - imponendo l'intervento d'ltalia - tutte 1c strade de ll'avvenire alle masse operaie? O piuttosto il delitto - imperdonabile per ·c erti social-bochu italiani. - di aver contribuito alla disfatta deg li Imperi Centrali? Se è vero che il comunismo è alle porte, e voi socialisti ufficiali lo andate quotidia-

ESPIAZIONE?

nament~ proclamando; se è vero che il 1919 .o il 1920 vedranno realizzarsi quell'ideale che era stato confinato nelle regie soffitte o rin:viato - per l'attuazione - di qualche secolo; se la g uerra - voi stessi siete forzati ad ammetterlo perché l'evidenza vi schiaccia - provocherà o ha già provocato ques to fantastico precipitare d i destini, q uesta prodig iosa anticipazione storica, non l'espiazione dovrebbe o deve attendere noi che la guerra volemmo, e ci vantiamo di aver voluto,·ma piuttosto il trionfo ! A chi si deve se in quattro anni si· è compiuto il cammino di qùattro secoli ? Alla guerra. Ma non a q uella del Kaiser, bensl alla nostra guerra che fu di difesa, di giustizia, di rivendicazione politica e soc iale.

Rinunciamo al trionfo, m a nessuno s'illuda di farci « espiare )), Se la cosidetta e · strombettata rivoluzione leninista è diretta contro di noi, no i accettiamo il cartello di s6da. Siamo un gruppo di gente cli fegato, p ro ntiSsimi a giocare tutte le Carte. No, o signori del leninismo u fficiale, non abbiamo miniere da d are ai minatori, tene da offr ire ai contadini, vigneti d a consegnare ai vostri circoli .vinicoli, case da trasmettere agli inquilini, fabbriche da cedere agli operai, banconote da distribuire ai miserabili. Non abbiamo assolutamente nulla cli ciò che può formare l'obiettivo d ella vostra presa di possesso. Ma pure abbiamo qualche Cosa che .vale di più di tutto, vale più di tutte le terre, case, officine, miniere, più di tutti i tesori materiali messi insieme: abbiamo la nostra libertà individuale - di uomini e di cittadini - alla quale teniamo ardentemente e disperatamente, e che non vogliamo sacri6care alla nuovissima ditlatura di una cricca di politicanti parassiti del proletariat o. Verso la massa operaia il nostro contegno è preciso: la stessa C. G . del L. p uò renderci testimonianza che non uno dei suoi c òmunicati è stato cestinato da noi, che non una delle sue battag1:ie è passata· senza la nostra illustrazione e la n ost ra s impatia; ma la massa opèraia, che si cifra a milioni di individui, non ha niente da dividere con le p oche m ig liaia di borghesi, assetati di vendette, cupidi di rappresaglie, che fo rmano il Partito cosìdetto socialista.

Noi, se l'occasione si presenterà, dimostreremo come un gruppo di uomini, decisi a tutto, possa dare molto terribile filo da torcere all'armento e ai suoi cattivi pastori....

36 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOI.INJ
Da li Popolo d'Italia, N. 97, 7 aprile 1919, VI.

Il comandamento dell'ora è questo: convergere gli sforzi, tesoreggiare le energie. Se i combattenti vogliono fronteggiare il pericolo interno, consiste nte nella presa di possesso del potere da pane un partito a\ danni di tutta la n azione e in particolar mod o ai danni della massa che lavora, se i combattenti vogliono, come ne banno l'incontrastato e , incontrastabile diritto, partecipare in prjma linea al rinno• vamento rapido e sostanziale della v ita italiana, devono unirsi in un solo organismo, invece che d ividersi e suddiv idersi in tanti gruppi sia pure affini.

Questo autonomismo, qU:esto particolarismo, questo atomismo è stato finora un male della politica nazionale comunè a tutti i partiti. È te mpo di curare il male, anzi di estirparlo. I combattenti devono dare il buon esempio, incamminarsi risolutamente su quest.a strada, fondendo le loro diverse associazioni in un solo potente organismo. Le cos~ stanno in questi termini. Accanto all'Associazione nazionale fra mutilati e invalidi di guerra, sono sorte, in moltissime località, le Associazioni d ei combattenti. Non possediamo dati statistici sullo sviluppo di questo movimento, ma abbiamo ragione di ritenere, da quello che direttamente ci consta, che esso sia imponente . Molti v ivaci settimanali, alcuni .dei quali molto ben fatti, costituiscono g li organi di i ntesa, di propaganda, di propulsione d i queste Associazioni. Citiamo, tog liend o dall'ultimo Bo/lellino dell'Associazione: La Voce dei R educi, che esce ad Ascoli Piceno, diretta dall'amico no stro Silvio Lavagna; la Libera Parola, dei combattenti di Reggio e Parma; l' Adunala dì Bari; la Vore dei Combatlenli di Reggio Calabria; La Vt detta, organo di « coloro che han fatto la guer.ra >), di Pisa; Le Trincee di Torinoj l'Ora Nostra di Alessandria; /J Red11ce di Gallarate ; la Riscoua di Vigevano; le Cronache Meridionali di Napoli. Questi g iornali -e crediamo di non averli citati tutti sono indici di quel solido e naturale movime nto che noi g ià battezzammo col nome d i <( trincerocrazia >>. È un veto e proprio « partito di combattenti » quello che si form a, a lato è dietro: l'ispirazione dell'Associazione nazionale fra mutilati e invalidi di guerra? Il nome impatta poco. L'essenziale è

CONVERGERE GLI SFORZI !

che si tratta d i forze che si muovono sul terreno nazionale e che si pr opongono quel rinnovamento degli istituti politici ed economici che è la base del n ostco p rogramma.

Non ·t utti i combattenti sono raècolti in queste sezioni. C'è anche l'« Assocjazione nazionale reduci _ zona operante», che ha sede a Torino ed ha per organo l' A Noi! Quanti siano gli iscritti a questa A ssociazione non sappiamo, ma, da qu anto ci risulta, il suo sviluppo è notevo le, specialmente nel Piemonte, e in fatto di programma non differisce dal nostro.

Terzo organismo, di data recentissima : l'« Unione nazionale fra ufficiali e soldati», della quale abbiamo pubblicato ieri il v ibrante proclama. Anche questo nuovo org anismo ha un programma fondamencalmente analog6 a quello d ei precedenti.

A p rescindere dalle « Leg he proletarie », nelle q uali sono iscritti i ·tcsscr~ti del Partito Socialis ta Ufficiale e che vivono tisicuue sen za seguito, esistono anco ra altre o rganizzazioni di combattenti, e cioè:

l'« Associazìone fra g li arditi d'Italia », con scde·a Ro ma, d ella quale è segretario il nostro a mico Cadi; l'« Associazione fra i volontari italiani », nata in questi g io rni a Milano e che potrebbe diventare domani, r acc'ogliendo i s uperstiti dei .200.0oo volontari, un organismo di primo ordine; il <( Fascio c ombattenti M. I. », oltre a minori organizzazioni segrete. sulle quali non è il caso di tenere discorso.

Ora noi domandiamo ai nostri an, ici lrinceritti delù diverse Assodazioni: È proprio necessari o, è utile o n on è ditpersivo e p ericoloso, VJtmlmere i n vita fan ti gruppi, q11ando si potrebbe raccogliersi lutti in 11no solo, la cui impor tanza numerica, politica, morale, economica, sarebbe sempl icemente grandiosa ( È u na domanda alla quale bisog na ri spondere. N o n è il tem po di attardarsi sui dettagli, di sottiliZ2are sulle sfumatw:e, di insistere sulle q u estio n i personali. Tut to ciò è m iserevole e caduco. E, tempo di contarsi e di agile.

Noi invitiamo i n ostri amici a m uovere le lo t o Associazioni in quest o senso : _ convocare a Roma prestissimo una Costituente dei rappcesentanti di tutte le J\ssocìazioni nazionali dei combattenti ed effett uare la «unione)) o meglio l'« unità » di tutte le forze trinceriste .

Dalla Costituente di Roma, che potrebbe essere convocata pel z I aprile , Nata!~ di Roma, ma anche vigilia della riapertura del Parlamento, dovrebbe uscire la (( M agna charla dei trince risti d'Italia >).

E cio ~ : i postulati e le rivendicazio n i di r ealizzazione immediata c he interessano so ltanto i combattenti e gli altr'i postulati che inte ressano t utta la Nazione.

Quando domani sì rac~ogliessero in u n a associazio~e sola i c o m-

38 OPERA OMNIA DI BEN I TO MUSS0L1NI

battenti, oggi divisi in troppe associazioni, quando domani, in un solo organisffio si contassero duecento mila, mezzo milione di ttin~ ceristi, chi potrebbe resistere alla l oro formidabile pressione ?

Combattenti, la proposta è lanciata. La parola è a voi e a voi spetta decidere! Ma senza jndug io, poiché l'ora non lo consente I

'MUSSOLINI

Da Il Popolo d' I111lia, N. 99, 9 aprile 1919, VI.

DAL DISCORSO DI P .ZA S. SEPOLCRO A.L 1° MINISTERO NITTI 39

COMMEDIA O BUONA FEDE ?

A ?\,filano 'è stata costituita con decreto prefettizio la (< Commissione provinciale di avviamento al lavoro » Eccellente iniziat iva che darà o dovrebbe dare ottimi frutti . È un episodio simpatico di collaborazione fra Stato, Comune, Indu striali e Lavoratori. Non solo le" masse operaie non hanno d eclinato l'invito del rappresentante dell 'autorità statale, ma hanno nominato a membri della .Commiss ione le personalità più in vista delle organizzazioni. Accanto·al dottor Fausto P agliari, che · rappresenta il Comune socialista, e a D edo Bacchi dell'Unione sindacale milanese, troviamo, quali membri della Commissione collabor azionista, Ernesto Ghezzi, segretario della Federazione edilizia; Fra nco Mariani, segretario della Camera d el Lavoro; Pietro Pampado, degli operai m etallu rgici; Ernesto Schiavello, dei tessili; mentre l'ing. Alberto Ri va rapp resenta simultaneamente padroni e operai. Gli scopi della Commissione sono chiari. Si u:atta di « ripr endere» a produrre per le opere di pace. Si t ratta di fac ilitare la soluzione della crisi del dopo-g uerra. Si t rat ta di sistemare, n el mig lior modo e nel più rapido tem po possibile, le maestranze industriali. E. insomma, u n'opera di pace sociale. Ora, do mandiamo: come si concilia q uesto collaborazionismo, che approviamo, se è sincero, coUa predicazione es~remista dei capi socialisti? Come p ossono andare d 'ac~ cardo quelli che vogliono avviare le masse al lavoro, con quelli che vog lio no - invece - avviare le masse allo sciopero generale insurrezio nale, senza e sclusione d i m ezzi, senza limitazione di tempo? Fra i due gruppi c'è un'antitesi precisa. Coloro che seguono, anche passivamente il verbo estremista, non dovrebbero preoccuparsi della ripresa del laV"oro, dovrebbero invece di r ior ganizzare ·la vit1 soci1le, disorganizzarla s ino ai I.imiti del possib ile, appunto per rendere più facile il successo del colpo di mano .

Quell'incoerenza formale e sostanziale, che notiamo qui a propo· sito d eJla partecipazione dei socialisti ufficiali alla Commissione di a vviamento al lavoro, è palese anche i n una lettera che l'Avanti! ha. chiamato ((vibrant e» del sindaco Caldara, le ttera diretta all'on. Orlando, per affrettare una « politica d ì lavoro n. La (( politica di lavoro >> n on p u ò essere co?fusa collo scio pero senza scopo . D opo aver eleo-

cato i lavori d a iniziare per « co nttibu ire efficacemente e largamente alla ripresa della nostra vita economica. )), il sindaco socialista di Milano afferma Che, o ltre al risp armio d ei s ussidi, bisogna tener conto (< di sana ,onservaz.ione sociale doverosa e urgente ptr lutti in quest'ora >). Q ueste parole sono di chia-ro sig nificato. E poiché d rifiut iamo di credere, sino a prova contraria, che l'av v. E m ilio Cald ara, sindaco dì M ilano, sia un incoscient e che se.rive ciò che no n pensa, d omandiamo : come può l'avv Caldara, che si preoccupa - giustamente e urgentemente - d ella « sana conservazione sociale))• r imanere nel b ranco ins ieme con coloro che vantano per formula il « tanto peggio tant o meglio >> e invece di « conservare )> ciò ·che conserva.re si d eve, t utto voglion distruggere per instau rare sulle r ovine e sulla diso rganizzazione generale la cos ide tta dittatura del proletariato ? Se l'avv. Caldara rispettasse le norme del Concilio socialìsta che siede a ·Roma, non solo non d ovrebbe scrivere let tere d i quel genere al capo de l Governo b orghese d 'Italia, n o n solo non dovrebbe at tivare la ripresa dei lavo ri pubblici, ma dovr ebbe, invece, trascurare quest e pratiche e rimettere la soluzio ne di t utti i p rob lemi al g iorno in cui spunterà il famos o so le....

L a vit a, che è più complessa di quel che non cred ano nel loro semplicionismo di allucinati d al grosso « trani )> bo lscevico i tesser ati d el Pur, la vita impone di q ueste << i ncoerenze ». P oiché la vita si prende le più allegre vende tte. Poiché è fatale che la biscia debba finire col m ordere il ciarlat ano. La n o tizia p iù curiosa dei g iornali di ieri era quella che an nuncia':a, ne i seguenti termini, che prendiamo dal S ecolo, un p!Obab ile sciopero dei salariati comunali di Bologna. Eccolo:

<i G li impieg3.ti mu nicip3.li, i pompi eri e le gua rd ie municipali, le guardie daziarie, g li inservienti, gli accalappiacani compresi, sono fermamente dC<:isi a fare sciopero per l unedl mattina se l'amm inistrazione comuna le socialista non concede loro quei miglioramenti C1::onomici p romessi e poi n('gati. - Cosl lunedl le barriere daziarie forse r imarranno deserte, le guardie municipali affolleranno la Camera del lavoro coi pompieri e cogli impieg ati a lti e bassi, i cani potranno circolare liberamente senza museruola, i morti.. .. attenderanno invano i becchini. V edremo se il sindaco e la giunta saran no capaci di sventare · la bu fera».

A Bo logna il Comune è socialista u fficiale. G li ammi nistrato ri della cosa pub blica sono piuttost o «dondo loni )), ma 1~ m asse so no << p uss istC; » alla Lenin . Ora è « straordinario )) che u n' amministrazione socialista si veda m inacciata da uno sc iopero dei << p ro letari » da lei dipendenti. I social isti << sfr"uttano }> dunque questi p overi· p ro letari ?

I socialisti bevono il sangue di q ue sti poveri proletari, tanto da co-

DAL DlSCORSO _DI P.ZA S SEPOLCRO AL 1° MINI STERO NITII 4 1

stringerli, per la difesa delle Joro « sacro sante aspirazioni )), a impu· gnarc « l'arma suprema dello sciopero di classe ? P ar e. Ma la verità può essere quest a. I proletari di cui sopra hanno chiesto quello che n essun Comune - socialista, ,borghese o b olscevico - può conced ere. Il Comune socialista resiste al disfrcnato appetito de lle categorie. E fa bene. M a questo minacciato sciop ero co ntro il socialismo co munale di Bologna, non inseg na dunque che la decantata « coscierì.za .» delle màsse è ancora crepuscolare e che ci so no dei « limiti » che n essuno può superare pena la disso luzione e la morte ?

L'episodio singolare e clamor oso, ma n o n unico, di B olog na, è u n 'a nticipazione modesta di q uel che succederebbe ai socialisti se invece di amministrare un Comune, do vessero, domani, di punto i n bianco, reggere lo Stato. Gli appetiti di tutti coloro che dig iunano da tanti anni, si scatenerebbero immediatamente nella fatua illusion e di p o ter tutto o tte nere n el nuovo impro vviso r egno di Cuccag na~ e, co me opinava Ri naldo ·R igola, dato il f atto della pro duzio ne deficitaria e d ella crisi generale, il nuovo regime, impo t ente a so ddisfare tutte le richieste, avrebbe v ita corta e grama. ·

Noi n on d lusing hiamo di d et erminare, sia pure in minima ·parte, con questi e altri ragionamenti, un ritorno alla ragione i~ colo ro c he hanno la tercibile responsabilità di gu idare le masse e si propongono di sospingerle a qualunque costo sul terreno della imitazione russa.

Se le parole non valgon o , varranno i fatti.

MUSSOLINI

Da // Popolo d'Italia, N . 100, 10 aprile 1919, VI.

42 OPERA OMNIA DI BEN ITO M U SSOLINI

Prevedibile, come noi l'avevamo previsto, e ci voleva poco!

Lo sciopero generale di Roma è fallito, pietosamente, clamorosamente, irreparabilmente fallito. Non importa che l'astensione dal Javoro sia stata generale. Moltissimi operai hanno aderito condizionatamente allo sciopero, molti altri hanno sublto senza entusiasmo l'imposizione. Ma lo sciopero ro mano, grottesco nelle motivazioni, doveva essere, a detta degli stessi o rganizzatori, un inizio di quel movimento che dovrebb e consegnare l'Italia alla dittatura dei mediocri e venderecci politicanti del socialismo italiano. D opo la g iornata dì ieri, d opo la formidabile lezio ne di ieri, è assai probabile che di sciopero generale a Roma non si parlerà più per molto t empo. La provocazione è stata rintuzzata in modo superiore alle nostre aspettazioni.

Cosi doveva essere, Poiché lo sciopero non aveva giustificazioni di sorta.

La classe operaia francese ha forse scioperato dopo l'assoluzione dell'assassino di Jaurès? Salvo che a Carmaux, in nessun'altra città di Francia, il proletariato ha disertato le officine.

La protesta popolare si è ridotta ad un grande corteo, ordinatissimo e , domenicale. Di scioper o generale nessunò ha parlato.

Ora ci domandiamo: è mai possibile che i trentamila tessera~ del Pactito Socialista Ufficiale - trentamila, e non tutti uniti, su quaranta milioni di abitanti - pensino realmente di poter tentare sul corpo della Nazione, che non è vile, la loro esperienza leninista? È mai possibile ch'essi credano che non si scatenerebbero, davanti al tentativo miserabile, le più disperate resistenze?

Vero è che i trentarnda tesserati - non tutti uniti e non tutti c onvinti, del Partito cosidetto Socialista - possono contare su una parte della borghesia intellettuale e p oliticastra, che - perfett.amente tedesca - prepara coi suoi Snobismi imbecilli, colle sue cerebrazioni filos ofiche e sopratt utto colla sua paura fisica e colle sue avversioni alla nostra g uerra, l'ambiente adatto alla coltura del bàcillo dissolvit ore.

Vero è che accanto all'A vanti I di Roma, c'è il Tempo di Roma;

FIASCO!

vero c he accanto all'Avanti I di Torino, c'è la Stampa, di.retta da quell'fmmonda caiogna che risponde al nome di Frassati, il senatore spudoratamente mentitore , come fu documentato a Portog ruaro, quel Frassati capace di tutte le azioni fangose e qualche notaio lorines, lo Sf!. M'intendete, vigliacchissimo e turpissimo senatore? Apro una parent esi in prima persona....

SL I socialisti hanno degli alleati più o meno incoscienti, ma il . nostro popolo è sano, I soldati lo stesso, È inutile che i socialisti gettino fra ' i soldati i volantini eccitatori. I soldati lo Sanno che si tratta nella maggior parte di imboscati; di gente che ha attraversato quatuo anni di guerra con tanto di fascia al braccio; di gente che s i è d ivertita, che ha gozzovigliato, che se n'è infischiata, mentre lassù, n ell'arco tragico dallo Stelvio all'Adriatico, si sanguinava e si moriva, perché fosse concesso all'A vanti! di stampare le sue ignobili vignette, senza il visto preventiVo della Ko111111a11dan1J,r•••.

« A b b asso la dittatura di un Partito !», gridavano or è poco tempo gli operai di Pietrograd o, affamati, mitragliati, torturati e dispersi dalla feroce polizia leninista!

Q uesto è il vostro grido I

È il grido col quale chiamiamo a raccolta. _tutte le forze vive della Nazione italiana, ·

Nel Paese che ha dato zoo mila v olontari alla guerra di liberazione, non ci sono dunque più trentamila uomini disposti, se è necessario, . ad i mpegnare la battaglia? q sono. È di ieri l'appello dell'Associazione volontari italiani nel quale è detto che essi « riprende.ranno le armi n per difendere la vittoria da chiunque volesse mutilarla o sabotarla

Noi sappiamo benissimo che stanno sul tappeto problemi formidabili. Sappiamo perfettamente che l'Italia dev'essere rinnovata dal profondo, nella s ostanza e non solo nelle etichette. Ma tutto ciò d ev' eSsere l 'opera del popolo v ittorioso, di quello che è t ornato o tornerà dalle trincee, di quei combattenti che si raccolgono dovunque in ogni angolo d ' Italia e cercano un te rreno comune per la intesa e per l'azione, contro tutte le forze disgregatrici della Nazione.

L'Italia non è la Russia e Roma l'Eterna - centro di tre civiltà mondiali - non è la città costruita artificiosamente sulle rive di un fiume gelato, come Pietrogrado. In Italia, non c'è la mentalità pas· siva, fatalistica, orientale racchiusa nel disperato-Nitcewo (non fa nulla), col quale i russi cercano di dare una 6.Iosoha alla vita e di rJl.sseg narsi all' avversità degli uomini e del destino.

MUSSOUNI

Da Il Ptopolo d'Italia, N. 101, 11 aprile 1919, VJ,

44 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

LA GRANDE MENZOGNA

Se è vero, come si afferma d a taluno , che la democrazia « politica )> sia una delle più grandi menzogne convenzionali del secolo, è altrettanto vero che la « d emocrazia p r oletaria )) è una menzogna convenzionale, nel pieno senso delle due parole.

I dirigenti del proletariato la fanno da padroni. Quante volte vi è accaduto di sentire un socialista u fficiale, dall'alto della bigoncia mit.ingaia, tuonare contro i re, gli i mperatori, i cliplomatici, i genetaU, i governi che dispongono delle masse del popolo senza d arsi la pena di preventivamente consu ltarle?

Ora i dirigenti d el proletariato agiscono come i tappresentanti delle vecchie istituzioni: fanno quel che voglio n o, da padroni, senza interrogarlo mai. Quel ch'è successo a Roma dimo stra che la dem ocrazi.i. proletaria rassomiglia a quell'altra; anzi è ancor più anden rlgi N1e ; prova che i capi delle masse, ·siano poveri e modesti segretari di Camere del Lavor~. considerano gli organizzati o i marchettati come dei « sudditi >> che devono eseguire, senza discutere, gli ordini emanati dall'alto. Chi ha proclamato lo sciopero generale a Roma ? Il p rolètariafo, forse ? No. Il p roletariato non c'entra. Non è -stat o né direttamente né indirettamente inte rpellato.

Padro nissimo il signo.c Manic i, noto per le sue revolve.cate amorose nelle piccole cronache nere della capitale, d_i. proporre lo sdÒpei:o generale, l'i nsurrezione, il catafasc io mondiale. Proporre, signori della democrazia proletaria, ma non disporre. Né la C. E., che equivarrebbe al Consiglio dei ministri nel porenzia.le costituzionalismo proletario, poteva disporre. E nemmeno il Consiglio generale, che sa.tebbe come chi dicesse il padamento della massa, o rganizzata nella C. del L., 'aveva il diritto dì gettare allo sbaraglio i lavoratori romani. Bisognava, se la democrazia proletaria non .rassomigliasse all'altra, bisognava convocare le assemblee delle singole leghe e ivi i delegati al Consiglio generale avrebbero dovuto porre i n discussione la proposia di sciop ero generale, Solo nel caso in cui la maggioranza di tutte le assemblee di tutte le leghe aderenti si fosse pronunciata favorevole allo sciopero generale, solo allora, il dirigente o i dirigenti, avr ebbero potuto, con sicura coscienu, lancia.re l'ordine d i sciopero, certi d'in-

t erpretare la volontà della massa. A Roma, nulla dì ciò è avvenuto. Tre, cinque u omini, n on proletari, invece di eseguire la vo lontà delle masse, hanno capovolto ·esattamente i termini, e hanno fa tto eseguire alla massa la loro volo ntà personale, hanno fatto della massa il ludibrio e lo strumento di un lo ro capriccio, di una loro speculazione politica, più o meno nefanda.

Lo sciopero generale che d o vrebbe impegnare ben otto milio ni di operai in tutta Italia, non è stat o, forse, decretato da dieci signori borghesi, riuniti a conclave a Milano ?

Può essere che il sistema d e lla consultazione diretta non sia sempre applicabile nella concreta realtà della vita; può essere che democrazia proletaria, più che un sistema g iuridico , sia soltanto· u na « tendenza » ; ma aHora i socialist i ufficiali perdono il diritto di criticare i metodi e i sistemi dei . governi capitalisti, , perché ess i socialisti non fanno che p edissequamente imitarli.

]\fa no i vorremmo c hiedere ai proletari, specialmente a que Ui che avendo fatto la guerra hanno una vasta esperienza: fino a quando permet tciete che .ì vostri dirigenti, che i vostri stipendiati giuochino sulla vostra pelle? Sino a quando permetterete ch'essi vi m enino per il naso, nella più ridicola delle maniere? Richiamateli, se non alla coerenza, almeno al pudore I

Si vuol togliere ai re, per investirne i parlamenti e il popolo tutto, il diritto d i pace e di g uerra; ma perché il diritto di pace o di guerra proletaria - e Jo sciopero generale è l'episodio più clamoroso di questa guerra - inVece di risiedere nelle masse, è monopolizzato d ai novissimi « unti )) di un miste rio so signore. che imperversa a Mosca? C'è una stridentissima conuaddizione. La parola d'ordine dei prolc:tari veramente co scienti dovrebbe es sere questa: prima di disporre a vostro piacimento della nostra vita, signori dirigenti, interr ogateci a m ezzo delle assemblee o meglio ancora coi referendum. L'autorità suprema sia in noi, nOn in voi....

Ma questo discorso è, fo rse, inutile. Come ieri, come oggi, come d omani, come sempre; sotto t utte le latitudini, presso· t utti i popoli, in regime pre ' 89, in regime post '89;, capitalistico, proletario, sovietis tico : vulgus vult decipi: il volgo vuo l essere turlupinato.

E s' egli ne è co ntento, goda I

Da li P.o polo d'Italia, N. 102, 12 :tpti le 19 19, V J.

MUSSOLINI

46 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSO LINI

I POSTULATI DI ATTUAZIONE IMMEDIATA DEI FASCI

Il Governo deve entro pochissim o tempo:

N ell'ordine .sodale :

1. presentare u n progetto di legge che sancisca pet tutti i lavoratori itali ani la g iornata di otto o re i

2.. accogliere g li emendamenti operai al proge tto Ciuffe lli sulle assicurazioni g lobali, soprattutto per il limite di età ;

3, s istemare il p ersonale delle ferro vie.

N ell'ordine politico interno:

Non opporsi alla riforma elettorale, che è già passata in F rancia. Quindi; Scrutinio di lista a base regionale, rap presentanza proporzionale, elezioni a smobilitazione compiuta.

Nell 'ordine economico-finanziario:

Imposta progressiva straordinaria sul capitale, pet fronteggiare i bisogni del d.opo-guena, specialmente per ciò che rig uarda le provvidenze a favore dei mutilati. invalidi, combat tenti, famiglie di caduti.

Questa la piatt~orma d'azione immediata attorno alla quale i << Fasci di Co mbattimento » pos sono raccogliere il pieno consenso della nazione I

Da Il Popolo d'Italia, N. 103, 13 aprile 1919, VI.

• JÌ programm,1 pol;1ico dèi faui (~2). 4. · Xlll.

ANTICIPARE BISOGNA

Occupandosi degli ultimi avvenimenti della politica nazionale, 1a Tribuna ha stampato le seguenti par.olc:

« Se un.a raccomandazione c'è da fare oggi a tutti è questa: serenità.

« Serenità anche, e soprattutto, <la parte di coloro che stanno per la d ifesa del l'ord ine e ne perorano la ai.usa Poiché vi possono CSSt'IC d ue sorta di azioni disordinatrici de llo Staio: una prima quella che può venire Jai tentativi inconsulti di chi sta dall'altra parte, e una seconda non meno pei-kolo.sa che può venire dal troppo zelo di chi sta Ja questa. Si pub indebolire il Governo aggredendolo direttamente da.Ila piazza, ma si p uò anch e - e forse peggio - indebolirlo con l'aria di volerlo rafforzare, soltanto asserendone e lamentandone una debolezza, che i fatti non autorizzano fo nessun mOOo ad affermare, e gr3tuita· mente accreditando una pretesa inazione o incapacità di previdenza da parte del Governo, quando in poco tempo molto si è g ià fatto dopo la guerra in questo campo de lla previdenza socia le, d all'a vviamento gfà dato della questione dei ferrovieri, della gente di mare e quella degli impiegati dello Stato, ddle guardie, degli agenti di custodia, all'avviata questione del grano e del carbone, a quella della valuta austriaca, ecc. Non troppo zelo dunque».

Noi ci rendiamo perfettamente conto che i problemi a ttuali di polit ica interna e internazionale sono formidabili e che nessun governo può risolverli tutti, nel miglior modo e nel miglior tempo p ossibHe. Se i socialisti avessero H potere, no n potrebbero ill udersi di superare di un colpo tutte le difficoltà e di offriie :Ìl popolo quella cosa un po' complessa e alch imistica che si chiama: la fel icità.

Ammettiamo dunque, coi confratelli della Tribuna, che qualche cosa si è fatto. Ma q uesto non può costituire un titolo di gloria imperitura e legittima. per il Governo. In cinque mesi di armistizio si è fatto 4( qualche cosa», ma noi affermiamo che con altri :uomini, e soprat· tutto con altri sistemi, si sarebbe fatto molto di più. È verò che si sono sistemati i postelegrafonici, ma dopo alcun.i g iorni di agitazioni e di ostruzionismo, altamente nocivi alla nazione. È vero che si è risolto lo spinoso problema della valuta austriaca, ' ma adottando un tlletodo che si poteva adottare nei tre giorni immediatamente successivi all' armistizio, invece dì attendere ben cinque .mesi. E .... potremmo continuare.

L'essenziale è . che bisogna fare molto di più. Soprattutto prendere

l'jniz iativa di fare molto di più. Se lo Stato vuol tialzare il suo prestig io, non deve apparire come un eterno « rimo rchiato )) dalle cortenti pì ù vive del paese, deve, piuttosto, prcco.r.rere e anticipare. Approviamo che il Governo abbia con" un decreto-legge dato forza al progetto del ministro Ciuffelli sulle pensioni opetaie, progetto che gli stessi organizzatori confedetali han no ttovato assai buono. Ma il Governo deve accettare gli emendamenti posti dalla C. G. del Lavoro e abbassare il limite di età a 55 annì, invece dei 65 attuali. Inoltte, s u ll'esempio di quanto avviene in Francia, il Governo dev e prender l'iniziativa del progetto di legge che deve « sancire » la ormai avvenuta conquista delle otto ore da pane del proletariato italiano.

I giornali francesi hanno pubblicato il progetto di legge che ·eo1Jiard, ministro del Lavoro e <lella Previdenza sociale, ha ptesentaro agli Uilki della Camera. Riportiamo il paragrafo fondamentale, il 60 del capitolo 20, che dice:

« la durata del lavoro effettivo dcgl.i operai e degli impi egati deÌl'uno e dell'altro sesso e di qualsiasi età, nelle imprese dell'industria e de[ commercio, non potrà superare sia le otto ore al sìorno, sia le quarantotto ore per settimana »

Invitiamo formalmente il Governo italiano a mettersi sulla stessa strada. E senza indugio.

L'a)tro postulato cl}e i Fasci di Combattimento lanciano sulla p ia ttaforma e che ritengono m aturo è « l'imposta progressiva straordinaria sul capitale ))1 unko m ezzo per fronteggiare le necessità del bilancio nazionale nel dopo-guetra. Perché affermiamo che tale postulato è maturo ? Perché socialisti e bor ghesi lo reclamano simultaneamente. Un collaborat ore della C rilka Sodale scriveva nell'ultimo numero di questa rivista caldeggiando l'imposta straordinaria sul capitale:

~< Per queste stesse ragioni però, e per qua nto bene siano ordinate le anzidette imposte dirette, e per quanto ancora la classe dirigente si proponga, come vedremo, di tirare la corda delle imposte indirette e sui consumi, tutte insieme non potranno mai e-ssere sufficienti e adatte a copril'e lo sbilancio annuale conseguente aUe spese di guerra, in un Paese come il nostro, che non possiede una grande ricchezza. ·

« Anche ad ~mmettere che l'Italia possa avere dai vinti una forte i ndennità., e che l'ìnd~nità sia sufficien te alla spe-sa di r icostituzione di akune categorie di beni dist rutti dalla guerra; anche ad ammettere <"he i popoli di ling ua ing lese non parlino più dei loro cred iti di guerra; anche ad ammettere la meno verosimile dell e tre ipotesi, che nel dopo.guerra il bilancio annuale del-

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL I 0 MINISTERO NITII 49
. ..

l'esercito e della marina non superi i limiti del tempo pre-bellico, la somma da coprire rim;1ne per noi enorme. E, se può essere vero che i l t:tddoppiamento dei prezzi delle cose ràddoppia la imponibilità, doppio è però anche il costo d ei S;)rvj zi che lo Stato prest:iva già prima della guerra

« La prospettiva di una politica, che chieda alle impo~e annualì sui redditi e sui consum i il massimo sforzo, sufficente p er tr:iscìnare di anno in anno i l peso morto d ella guerra passat a, non è che contrazione dei consumi, spccialmc-nte dei più utili alla conservazione e a l progresso della speciale <'migrazione dei rnpitali: mano d'opera e energie inlellettua li; ristagn.o delle industrie i n confronto della concorrenza straniera per maggiori tasse, spese e costi delle mater ie prime; miseria e conseguenze della miseria.

o: P erciò l'imposta straordinaria su l capita.le, proposta. dai socialisti d 'ogni paese, è l'unica via di scampo concessa: è tanto più utile quanto più coraggiosa.

" Essa estingue insieme il debito capita le e il debito annuale degli fo tem:si , mentre assorbe tito li e carta che non d.uebbero tributi annuali. Sollecita i p rivati al fa ricostituzione d ella quota stessa di capitale ceduto. Ristabilisce l'equilibrio. Libera il mercato e l'industria dal peso e d all e incer tezze del domani tributario. Solleva I<!> c-nc-rgie produttive e del favor o Perm ette Ja devol uzione delle imposteordinarie a scopi di utilità pubbliC'a e a creazione di nuove ricchezze. Può contri• buire alla C'OStituzionc di un demanio collettivo di terre e alla p artecipazione d i aziende interessanti la comunità. E, nel p:irtic:olare momento attua le, può assorbire la maggior quota di carta mone ta ch'è in mano d 'ogni capitalista e che contribui:.ce al rincaro dei prezzi. Può i ndu dere la confisca dei profitti dì g uer ra . E profitta in genere, senza danno per alcuno, degli alti: prezzi correnti.

« Sui particolari tecnici, ripartizione i n rate, premi per immediato pagamento, .ecc., non è qui opportuno trallenerd ». ·

Ota, l'opinione del socialista~collaboratore della rivista turatiana, non differisce· affatto da quella del presidente della Confederazione industriale italiana, il comm. Da nte Fcrrarìs, il quale, nella recente impo rtantissima ·riunione di Ro ma, ha dichiarato in materia qu?-ntO segue:

« t! ind ubbio che s' impon e una politica finanziaria energica e for te per far fronte aJl e grandi, anzi enormi es igenze del bilancio nazionale. Ma quo te .d ebbono essere soddisfatte di preferenza a spese della ricchezza statica, anziché de lla ricchezza d ina mica, perché la prima è una ricchezza che non produce, e spessa è esuberante ai bisogni di chi la possiede, mentre 1a seconda produce nuove ricchezze ed f necessaria per i bisogni della collettività.

e Colpire la ricchezza che già C$iste, quando si sarà prodotta, e colpirla tanto m aggiormente tanto più è grande, è una assoluta nece55ità per sanare quanto più rapidamente possibile l e nostre passività e risponde pure ad un principio d 'equità. Colpire la ricchezza prima ch 'essa 5j sia determinata, o mentre si sta determinando, sarebbe un errore gravissimo perché s'impoverirebbe n pidamente il Paese e le nostre passività non potrebbero mai essere sanate.

« Anche tenendo calcolo delle indennità che ci ver ranno pagate dai nostri nemid, indennità le quali n on potranno essere che molto limitat e per le condizioni n ell e quali essi si trovano, le nostre passività saranno ancora cosi rilevanti che occorreranno nuove tasse, m a qu este debbono colpire esdusiYamente ·

50 OPERA OMNlA DI BENlTO MUSSOLINI

la ricchezza statica della quale deve fa rsi un migliore accertamento perché nessuna ricchezza possa sottrarsi al suo contributo, come purtroppo finora succede 1>.

A parte la distinzione di ricchezza stat ica e di ricchezza d in~mica, è evidente che ]e due ç1pposte tesi s'incontrano. Entrambi, tanto il « co mpag no >> Matteotti come il « borghese >> Ferraris, sono convinti che senza provvedimenti « radi"cali » non si sistema la vita economica della nazione !

Questa nota è una succinta illust razione dei postulati che mettiamo in testa al giornale e attorno ai q uali si raccoglieranno inevitabilmente tutte le forze rinnovatrici della nazione.

Da Il P()p()/f.) d'lt11/ia, N. 10}, B apri le 19 19, VI,

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL I" MINISTERO NITTI 51
liUSSOLINI

IL PROGRAMMA POLITICO DEI FASCI*

Il prog ramma che ho pubblicato sul giornale di o ggi è il mio programma, ma può non essece il vostro. In questo caso p otre mo discuterlo e m o dificarlo. Si rimp rovera a n o i un attegg iamento p ur amente n eg ativo, Evidentemente q uest o attegg iamento negativo non bas~ alla n ostra attività pratica. Contro il b o lscevis mo sono in gio co molte forze storiche e p o lìtkhe. La nostra opera, di pre venzio ne, deve consistere nel p resenta re un programma di attuazione immediata a scaden za ìnassima di quindici giorni, effettuabile ne ll'intervallo d i tempo che ci separa dal 1 ° magg io . Non perché questa data possa essere l'inizio di una catastrofe; da quant o si legge nei fog li socialisti si ha l'impressio ne del contrario.

N oi ci mettiamo sul te.ueno delle realizzazioni imniediate per ragio ni di o rdine politico generale e urgente. I primi tre punti d i q ueste realizzazioni non sono dell'importanza degli altri, pure q u ello d el p rogetto di legge che sancisca le otto o re di lavoro per tutt i i lavorat o ri italiani ha .importanza ed ha u n ·precedente in Francia, do ve il Gov er no repubb licano ha de post o il p rogetto di legge <li su a iniziati va. La classe p roletaria francese perc iò non farà nemmeno una g iornat a di scio pero p er ottenere questa rive ndicazione.

In I talia gli operai che potrebbero godere delle otto ore sono otto o dicci milioni, mentre quelli che le hanno già ottenute so no appena un mili one

Circa g li einendamenti al progett o Ciuffelli sulle assicurazioni globali, or non ·è mo lto ho letto un ordine d el giorno favorevo le alla Federazione del Lavoro Questo prog etto fis sa il minimo della pensione a 6, anni di età, ma gli elementi o perai fanno o sservare c he a questa e tà si è troppo vecchi e chiedono p erciò che il limite s ia po rtato a , , anni.

* Discorso pronunciato e. Milano, nel salone ùi vi:i San Pao lo 10, la sera del H aprile 1919, nel corso dell' assemblea d el fascio milanc,se di combattimento.

(Da I/ Popola d ' lraliil, N. 104, 14 aprile 1919, VI)

Il te!ZO punto d elle realizzazioni immediate da effettuale nell' o !• dine sociale riguarda il p el sonale delle fe[[ovie. Bisogna che il Go. , vcmo sist emi i fc[[ovie ti, i quali sono un ele mento essenziale della vita della nazion e~ e in questo m omento è essenziale che il servizio funzioni, e perché funzioni è necessario sistemal e il pe!.sonale.

Della seco~da p arte del nostro prog ramma di realizzazione abbiamo g ià parlato e discusso in altre riunioni.

Sulla terza parte, cioè nell'ordine economico 6nanziarìo, propongo una misura rivoluzionaria che nessu n P artito finora - nemmeno il Partito che vuol monopolizzare la rivoluzione - ha mai affacciato. Si tratta di un'imposta straordinaria progressiva sul capitale. È una confisca quella che pr opongo.

Prima di fo rmulare la proposta io non solo ho studiato la q uestione da tutti i p unti d i ·vista, ma ho interrogato dei competenti in mate ria finanZiaria. Tutti concordeme nte mi hanno dichiarato che se il Governo no ~ rico rre a questa mis ura r adicale, no i no n usciremo dal nostro g ravissimo imbarazzo fi nanziario

I vantaggi di questo provvedimento sar ebbero grandiosi e ci permettÙebbero d i far fronte ai nostri impegni.

Nostra intenzione è di portare questi nostri postulati all'on. Orlando. Egli t ornerà, pare, a Roma il zo: la Camera si riaplirà il z3. Noi abbiamo intenzione di convocare in Roma una giunta rappresentante tutti i Fasci d'Italia. Ci recheremo dall'o n. Orlando e gli diremo : « Q1:3-eSte riforme sono mature nella còscienza del popolo italiano e rappresentano u na indefettibile necessità : se le accogliete se nza dilazione determine!cte una « d é tente )) anche nello' s pirito delle classi popolari, ma se voi non vi renderete conto di queste necess ità, senza fare i profeti crediamo di potervi di!e che voi pregiudicherete le sorti delle istituzio ni. Ma lo avrete v oluto, perch~ noi v i proponiamo la via per cu i convogliare il m ovimento verso una trasforma2io ne pac ifica )>

Il nostro c o mpito , dunque, n o n è quello di impedire quello che è già in corso, ma quello di evitare che q uesta profonda trasformazione r appresenti il dato distruttivo d ella nostra civiltà.

Se noi p otre mo domani stendere in tutta Italia una rete formidabile dì Fasci e se raccoglieremo into rno a questi Fasci il consenso sempre; più lar go delle masse e se creeremo de i nuclei pmnti all'azione, allora potremo imporci nel giro d i ventiq uatt ro ore

È necessario dire il n ost_ro parere riguardo all'eventualità di un sup plement o d i amnis tia Fin d a q uesto mome nto n oi dichiariamo in proposito che non si potrebbe fare u no sfregio più atroce ai· nostri morti e ai mutilati di que llo d i beneficare i disert ori in fa ccia

DAL DI SCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° MINISTERO N ITTI 53

al nemico e i disertori all'interno che si son resi colpCvoli di delitti comuni. (Applausi). ·

Per questa categoria di condannati non potremo chiedere -e nemmeno i socialisti ufficiali in buona fede possono chiederla - demenza: per tutti gli a ltti sl.

Queste le linee del nostro pro gramma im~ediato, programma che combatte il leninismo, che non d eve essere confuso col proletariato. Noi intendiamo salvare la nostra rivoluzione dalla loro, · chC è la ri• voluzione distruttiva della vandea.

54 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

PERSONALIA FRASSATIANA

l.a mia scudisciata ha striato a sangu~ la pelle - per quanto incallita - del senatore prussiano. Lo attendevo al varco, da tempo. Adesso è nelle mie mani, come nel dicembre del 1915, quan do fu bollato dal Tribunale militare di Portogruaro e inchiodato alla vergogna del suo« falso» consapevole e recidivo. Fu allora ch'eg li sporse querela contro di me Allora n on fingeva d'ignorare questo giornale che nessuno in Italia ignora e non sdegnava dì nominarlo. L'evitare di scrivere e di prnnunciare il nome di questa mia superba e immacolata creatura, è di una stupidità senza confini*· Cercare l'avallo di altri uomini politici italiani, è una manovra buffa e piet osa Se l'americano Serrati, domicìliato moralmente a Barre Vermont, dopo alcuni mesi di feroci polemiche 6nge d'ignorarmi, è affare che lo riguarda. Segno. forse, che gli conviene. Quanto al ministro Orlando, non ha mai add.imostrato, verso il Pope/o, gli sdegni verecondi, i pudori catoniani di cui fa pompa, a scopo polemico, Frassati, il mentitore. TantO è vero che- l'on. Orlando tTli accordò, l'anno scorso, ui:i lungo e interessante colloquio, e, in presenza ai giornalisti italiani, ali' H~ttl « Edouard "Vll >l, or non è molto, si esprimeva a mio riguardo o piuttosto a r iguardo della mia opera, in termini lusinghieri, Ma tutto ciò non ha importa.nza. Io non vado in cerca di attestati di buona condo tta, né in alto, né in basso. Me ne infuchio. Ho detto e ripetuto che il senatore Frassati ha commesso un'azione fangosa. Egli ha raccolto da una femmina che sfogava le sue vendette, ciò che t utti i gio rnali italiani, degni di questo nome, hanno rifiutato di raccogliere. Il signor Frassati a proposito della deposizione archiviata dal notaio Teppati, in data ·7 agosto 1916, quando io mi trovavo in trincea, ha dimenticato il dettaglio che dà il vero colore al fatto. E g H ha pagato la deposizione. Non nella cifra rich.iesta dalla testimone, perché non si pagano lussuosamente i venditori o le venditrici dì forno, ma ha pagato . H a sborsato del denaro, per pagare

• (372).

la calunnia imbecille. Se la d eposizione non fosse stata il frutto di una esagitata fa ~tas ia donnesca, è mai possibile che il Frassati, l'uomo senza scrupol i, l'avrebbe tenuta pe r sé, chiusa nei tiretti no tarili, perché il magistrato solo la pescasse due mesi dopo la firma della pace ?

O non l'avrebbe invece squadernata al p ubblico, insieme colla lettera del signor Di Laurenzana, a fi ne di stroncare uno dei leaders dell'interventismo italian_o? Ma i o ch iedo che il processo sia anticipato. Il pubblico, prima ancora del magistrato, p uò e deve giudicare. Io intimo al notaiò Teppati di r end ere d i pubblica ragione la d eposizione da lui archiviata in data 7 agosto 1916, e invito l'ignt?tO de putato possessore della lettera del sig nor Di Laurenzana a fare altret tanto. H o la coscienza tra nquilla. Se i bochu d'Italia avessero a vuto uno s traccio qualsiasi di documento, n on si sarebbero rifiutati il piacere di gettarmelo ben prima d'oggi fra i piedi. Anche il solito eterno ,hantage delle donne che passano è stato tentato e sempre invano. Dopo tutto ciò, io ho i l d iritto di spu tare sulla grinta del senatore prussiano. Non è lui che poss iede i tito li per d armi lezioni di mor ale pubblica o privata. Pubblicamente, egli è un dis one~ to, co lto in fla g rante.. mendacio nell'aula di un tribunale ; privatamente, egli ha incominciata la sua fo rtuna finanziaria attraverso la misteriosa defenestrazione di u na sorella...• E quest'uomo , a c ui voglio, un giorno o l'altro, dedicare u na pag ina intera per sezionarlo a m io ag io, come se fosse un cadavere, con tutte le regole dell'arte, che mi è cara, ha l'audacia impudente di montare in cattedra?

Via dunque I Giù, nella fogna I MUSSOLINI

OPERA OMN IA DI BENITO MUSSOLINI
D.1 ll Popolo d'I talia, N. 104, 14 aprile 191 9, VI.

LA DECISIONE

Se le noti.zie che g iungono da Parigi sono esatte, oggi incomincia dinanzi al Consiglio dei Quattro la discussione delle rivendicazioni italiane.

D iscussione? Purtroppo, sL Perfino la questione dell'Alto Adige, grazie a un complicato gioco diplomat ico-bancario, to rna s ul t appeto Non c'è da meravigliarsene. La strada di questa e di altre ri nuncie fu segnata d isgraziatamente in Italia.

Ci rifiutiamo di credere che la conferenza dei Quattro voglia sacrificare le ri vend icazioni italiane sulla Venezia Tridentìna. Sarebbe una iniq uità, contto la CJ.uale insorgerebbero i vivi e i mo rti. Cesare Batt isti voleva il c onfine d'Italia sul Brennero. La voce del Martire non p uò essere smentita. Altri due punti sono in discussione. Fi ume e Spalato. 11 g ioco è particolarmente serrato per la città italian_issima del Quarncro. Ch'essa possa diventare croata, è escluso oramai, poiché nessuno potrebbe permettersi una cosl patente violazione della g iustizia, ma si parla di farla, invece che città italiana, città internazionalizzata.

Questa, :i. quànto si dice, è la tesi di \'vi1son. Tesi falsa. Fiume rivendica sempl icemente il suo diritto. Dal p unto d i vista dell 'autodecisione dei p opoli, non ci dovrebbe più essere una questione di Fiume, in quanto che i fiumani, col p leb iscito de i v ivi e dei morti, si sono esplicitamente dichiarati per la lo ro unione all' Italia. Fu detto e ri pet uto - ed è vero - che il caso di Fiume è veramente il caso (<classico)) de1l'autodecisione dei popoli. Ora è strano, pèdomeno s trano, che l'invent ore e il profeta di questa auto-decisione, crei subito una eccezione - o d iosa e ingiustificata - alla sua teo ria. G sono in gioco enormi interess i e si può dirlo. L'idealismo wilsoniano si sfalda a p oco a poco e sotto la vèrnice, che era cosl seducente, fa vedere la sua vera natura mercantile. È l'idealismo degli affari o sono gli affari dell'idealismo?

Il wilsonismo è al crepuscolo. Tutti g li ultimi atteggiamen ti di Wilso n sono specificamente anti-societari. Comunque sia, l a delegazione italiana non può «demordere)> anche se l'opposizione assumes se fo rme vio lente o ricattatorie. La questione d i F iume è diventata

per l'Italia una questione fondamentale dal punto di vista economico, politico, sentimentale, Quando si ricordi ciò che l' Italia· ha fatto, per determinare la vittoria dell'Intesa - vedi intervista famosa di Luden• do rffl - ci s i rifiuta di cr edere che essa v errà mutilata. Buon segno che ·tutte le manovre tentate dagli jugoslavi siano fallite, malg rado la complicità dei vari Steed d 'Inghilterra e Gauvain di Francia. E. stata un3 rude battaglia diplomatica quella che l'Italia h,a dovuto sostenere a Parigi , ma nòi fermam ente credialTlo che sarà coronata dal successo. I pericoli di una delusione non sono tanto d'ordine interno quanto d'ordine esterno.

È chiaro che le decisioni imminenti orientera nno nell'immediato domani la coscienza nazionale in materia d i politica estera; e coloro, fra i francesi e gli ingles i, che p r ospettano l 'eventu alità di una (<entente)> italo-germanica, dovrebberò te ndere a impedire il \'Ct ificarsi di tale evento, e il miglio r mezzo è quello d i riconosccce ,e consacrare i diritti d'Italia e non s~Jo nel campo territoriale. L'ultima arma cui sono ricorsi i nostri fals i alleati e i nostri nemici è stato il bohcevismo. Lo sciopero di Milano * ha fornito a l signor Steed il motivo per una se rie di divagazioni intese a descrivere u n'Ital ia suUe soglie di una grande co n vulsione bolscevica. o r a la verità è che nonos tante gli scioperi c:he spesseggiano ovunque - fenomeno generale, anc he n egli Stati Uniti, anche nell' I nghilterra - il paese meno nùnac- . ciato dal cosiddetto leninismo è precisamente l'Italia. Prima di noi, d iventerà bolscevica.... l'Inghilterra I Comunque sia, la nos tra situaz ione interna che non è catas trofica e non è nemmeno , tutto sommato, eccessivamente critica, r iguarda noi e n on può essere in alcun modo il pretesto per defraudarci della v ittoria . Si amo in vista della pace. Fra pochi giorni sapremo quali s aranno i n os tri confini' sulle alpi e sul mare. L'attesa in ltalia è fidu~ ciosa. Ma i fratelli dell'altra sponda, i Fiumani e g li Spalatini, vivono ore d 'i ndicibile angoscia.· Chi non h a condiviso - sia pure per brevi momenti - la cocente pas sione di Ffome, non può rende rsi esatto conto dello -stato d'animo di ·qo.ei fratell i che attendono da ormai cinque mesi il g iorno della liberazione. Questo giorno è vicino. In quest'ora in cui maturano i destini d ' Italia -e non c'è ombra di rettorica in questa frase I - in quest'om i m orti sorgono v igilanti dalle t rincee d'Oltre Isonzo e del P iave e ammoniscono. Accanto ai mo rti, ci sono i vivi: i mutilati, i combattenti, i cittadini, tutto il popolo italiano che vuol veder coronato il suo lungo p aziente sanguinoso o locausto. Non ci importa, se dal punto di vista degli (<affa ri » noi • ( 60),

58 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

abbiamo fatto la . g uerra ln pura perdita o quasi; non c i s iamo battuti per i l bJ1Jineu : per un•idea c i siamo battuti . ma quest'idea non p uò essere mortificata o contaminata al tappeto verde dei diplomatici. Le rivendicazioni italiane no n dovrebbero essere nemmeno discusse. I nostri mo rti non hanno discusso. Accettarono. Così dev'essere accett ato il prezzo del lo ro Sacrificio..

MUSS0L1N1

D:1 Il Popolo d'I1a/ia, N. 10~. n ap r.ile 1919, VI.

DAL DISCORSO DI P.Z/, S. SE POLCRO AL 1° M INISTERO NITTI 59

[PER I FATI! DEL 15 APRILE 1919] *

Mussolini pronuncia pothe parole. I ncisive. Nervou. Egli constata che l'orda leninista - la quale credeva e crede ancora di poter sabotare e· mutilare Ja v ittoria - ha trovato innanzi a sé, sin da principio, degli iuliani a t utto disposti put: di salvarne i frutti .

Esprùm la certezza che il popolo lavoratore avrà il buon senso e la forza di non l asciarsi traviare da coloro i quali mirano a trascinarlo alla rovina; inne.l!gia. ad una patria nuova, for:te in pace come fu forte in guerra, e conclude salutando i d imostranti al g rido di i< Viv a l' I talia I » (La folla che si pigia nella via r frponde con un possente triplice evviva).

• A Milano, il 13 aprile 1919, dur ante un comi2io socialista, erano avvenuti conBitti tra la polizia e la folla: la polizia a veva sparato a caso co[pmdo per· sone non partecipanti al comizio, de lle quali d ue erano morte e parecchie erano rimaste ferite. Jn seguito a questi fatti, il 15 ha inizio uno sciopero generale di protesta. Verso le diciassette, m entre a ll'Arena s i tiene un comizio di scioperanti r he delibera la rip resa dd lavor o per l'indomani e in ·pinza d el Duomo si svolge una grande d imostrazione patriottica, un numeroso corteo composto d i an:i.rchici (ritiratisi dal comizio perché fav orevoli a lla continuazione dell o sciopero) e di elttncntì teppistici armati di b:1stoni, rotti i cordoni di truppa, tentano inv:1dere p inza del Duomo. Parecchie centin:1ia di partecipanti :11la dimostrazione patriottica li affrontano. Avviene uno scambio di colpi d i rivoltella e g li anarchici sono cacciati e inseguiti. Si deplorano q uattro morti e una trentina di feriti. Poco d opo, centinaia di dim ostranti si m:ano a lla sede dell'Avitnti! e siccome da questo partono alcuni colpi di rivoltella che uccidono un soldato di servizio e feriscono un mar("Sciallo dei carabinieri e un tenente di cavalleria di servizio, i <l imostran ti dann o l'assa lto aUa redazion e e alla stamperia del giorna le, distruggono e guastano mobili, macchine, r eg istri e appiccano l'incC'ndio, tosto spento dai pompieri. Circa le venti, « una folta colonna di d imostranti - ufficiaH e soldati di tulle le armi, studen ti, operaiarriva, preceduta dal vessillo nero degli arditi e da alc une bandiere tricolori , davanti agli uffici dc Il Popolo d'Italia Da ogn i parte si accia.ma all'lt:ilia , si chiama a gran voce Brnito Mussolini . La r edazione de! Pop()/o è subito invasa da un gruppo numeroso di dimost ranti ed il nostro Dirctton.• è costretto a presenursi a l ba lcone. Al suo apparire la folla entusiasta prorompe in una d eli rante acclamnione », Jndi Musmlini p ro nuncia il discorso qui riportato in riassu nto. · (D.l li Po polo d'foJia, N . 106, 18 apri le 1919, Vl)

[DOPO I FATTI DEL 15 APRILE 1919] *

[.... Cuuura....). Il Popolo d'Italia oggi non è un giornale_ 111a una forttzza , be nu111no potrà espugnare.

Snl conto di Afuuolini sono corse 1JJ0/te voci Chi lo dava ptr 11ccùo, chi p er feri to, chi per s equestralo. Alla Ca1JJtra del Lavoro si dava p er cerio che lrfuuolini, travtstito da ardito, capilonaue J'aualto all'Avanti I, condo/lo con lt1/lt le r egole di chi ho fa Uo la guerra.

Abbordo Muuolini :

- Co,ne va?

- Bene, mo lto bene; il fantocc io grottesco del leninismo ita liano uno straccio pietoso consegnato nell'immondezzaio della cronaca nera.

- Q110/e è staia la parte vostra e dr/le vottre organizzazioni che vi seg,11ono ?

- Attorno al Popolo d'Italia stanno i soci del Fascio di Co mbatùm cnto, un migliaio circa di opei:ai, poi l'Associazione dei vo lontari d i guerra che nella sola Milano conta 800 inscritti, e la Casa di mutuo aiuto dell'ardito. Abbiamo preso contatto con a ltre Associazioni che ci seguono. Tutte queste forze avevano deciso di tenersi sulla difens iva a pr oposito dello scio p ero p r o testatario per queste ragioni: 1 perché lo sc iopero aveva un carattere platonico; 2. perché non doveva durare oltre le ventiquattr o o re.

Se t ermina t o q ues to termine lo scioper o ave sse assunto n uove direttive anti-interventiste ed anti-nazionali, allora n o i sar emmo passati al c o ntrattacco Nell'attesa, noi, seg_uendo le b uone regole di gue rra, provvede mmo a munire il nostro g iornale e le sed i delle organizzazioni solidali c on noi. Conosce te la cronaca d ella giornata di man_edl. Quel che avvenne fu spontaneo e fu provocato dall'elemento estremista del sovversivismo milanese. Guardate la lista dei mor ti e dei feriti. Si tra tta di ragazzi dai 16 ai 18 anni. Gli operai di una certa e tà e di u na ce rta esperienza n o n partecipano a dimostrazioni senza scopo. E q ues ti o p erai sono la maggioranza e norme anche a Milano.

• Intervista concessa a// Giornale d'llalia <li Roma il 17 api:ile 19 19. (Da !I Giortta!e d'Jralia, N. 104, 18 aprile 19 19, XIX).

Tutto quello che avvenne alt AVantì! fu spontaneo, assolutamente spontaneo. Movimento di folla, movimento di combattenti, di popolo, stufi del ricatto leninista. Si era fatta un'atmosfera irrespirabile. Milano vuo le lavorare. Vuole vivete. La ripresa fo rmidabìle dell'attività economica era aduggiata da questo stato d'animo di aspettazione e di pausa specialmente visibile in quella parte della borghesia che passa i suoi pomeriggi ai caffè invece .che alle officine. Tutto ciò doveva finire. Doveva scoppiare. A furia di soffiare e soffiare l'uragano è scoppiato. Il primo episodio de1la guerra civile ci è stato. Dovev a esserci in questa -città dalle fiere impetuosissime passioni. Noi dei Fasci non abbiamo preparato l'attacco al giornale socialista, ma accettiamo tutti la responsabilità m orale dell'episodio. Se .i socialisti avessero un tantino di fegato dovrebber o ·rivendicare la loro parte di responsabilità morale e forse m ater iale di tutto il .resto.

- Q11ali tonseg11mz.e risullera11110 dall,ep isodù; doloroso?

- Lo sfregio al magno giornale può raccogliere ancora una volt a l'unanimit à sentimentale dei social isti, ma la loro unità politica finita. Fra Turati e Serrati c'è un abisso e d so no degli ultra-estremisù per i quali i l Serrati è già un codino . La corsa al più rosso è fatale. Tra questa policromia, le sfumature vanno all' infinito. Giungono alla pura follia, Ma probabilmente estremisti del Partito, sindacalisti e anarchici for meranno il Partito «comunista>> anche in Italia.

- E credetfJ a 1111 bis dello sdopçro gemrale?

- A breve scadenza n o 11 1 ° maggio sarà festa.iolo. I socialisti si saranno a quest'ora convinti che nella nazione italiana uno sciop ero sarebbe fronteggiato da opposizione fortissima. Da quelli ch e non vogliono dittature di pactiti e sono soprattutto combattenti. Noi disponiamo di numer ose forze pol itichè e contiamo di sottrarre fra poco molte m asse op eraie a ll'influe nza del PJ1s. Del resto questi sig nori socialisti cosi detti ufficiali sono una infima minora nza.

M ilano con j sobbor ghi ind us triali conta ora quasi un milione di abitanti.

Sapete quanti sono gli inscritti al Partito? 1600 circa, dei qua1i un migliaio sono borghes i che se ne infischiano e oggi v ivono di r apina o sono proprietaci di case, oppure hanno rcali22ato eccellenti guadagni con le forniture di guerra,

- E i Fasci di Con1batlÙJJt11Jo?

- Organizzazione giovane, ma g ià potente. Siamo nati il 2; di marzo In un mese sono sorti 8:. Fasci in tutta Italia e raccolgono .oltre 15 .000 soci.

- Qual i il carallere de/J'organiz:zaz.ione?

- È un ant i-partito senza s tatuto, senza regolamento Abbiamo

62 OPERA OMNIA DI BENITO
Ml[SSOLINI

appena s tabilito una tessera per il riconoscimento personale dei soci e a p rezzo l ibero.

- Avt/t prtgil(diz.iali?

- No. Le preg iuJiziali sono mag lie di ferro o di stagnola. Non abbiamo la pregiudiziale repubblicana,· non quella monarchica; non abbiamo la preg iudiziale cattolica o an"ti-cattolica, socialista o antisocialista. Siamo dei problemisti, degli attualisti, dei realizzatori che si raccolgono intorno ai postulati di un programma comune I

- E ')Halt è que.rlo programma?

- Eccolo·I Toglietelo dal Popolo. È un programma di audacie e di possibili realizzazioni immedfatc. Richiamo la vostra attenzione sull'ultima parte dd pro gramma: l'imposta straordinaria sulla ricche zza, specialmente su quella g uadag nata troppo comod amente.

DAL DI S COR SO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° MINISTERO N ITTI 63
5 · XltI.

NON SUBIAMO VIOLENZE !

Giornata tempestosa quella di martedì a Milano: di una tempesta che era venuta accumulandosi jn questi ultimi tempi e che un giorno o l'altro doveva precipitare. I lettori leggeranno nel seguito la cronaca che la censura farà bene a r ispettare, poiché la verità non fa male, specialmente in questo caso. Cominciamo col dichiarare che se nella condotta del le autorità ci fosse sta ta una « linea)>, molto probabilmente il pomeriggio sarebbe trascorso senza straordinari incidenti. Questa linea non c'era o non erano stati predisposti i mezzi per fissarla. Comunque, per testimonianze inconfutabili, resti stabilito che i primi colpi di rivoltella partirono dall'avanguardia dei dimostranti sopraggiunti in Piazza del Duomo , malgrado le esortazioni p iù o meno sincere degli oratori e che le scariche della folla patriottica rac-

colta in Piazza del Duomo rappresentano una inevitabile e necessaria risposta. Tutto quel che avvenne di poi fu assolutamente spontaneo; fu u n movimento naturale e irrefrenabile della folla, non predisposto, non preparato, non premeditato. L'atteggiamento dei nostri elementi era stato deciso. Tanto il Fascio Milanese di Combattimento come l'Associazione dei volontari di guerra, come la Casa di mutuo aiuto dell'ardito, come l'Unione italiana del lavoro e l'Unione sindacale milanese e il Circolo del gruppo Filippo Corridoni avevano stabilito di rimanere spettatori passivi dello sciopero protestatario se fosse stato contenuto nelle ventiquattro ore e di lim itarsi in o g ni caso alla «difesa» delle nostre posizioni. Questa la verità, la genu ina e purissima verità documentata e documentab ile. Ma tutto ciò ch'è avvenuto s ulle spiagge del Naviglio, anche se no n è pattito da noi, anche se l'iniziativa Il.on fu nostra, non è da noi rinnegato o rimpianto o deplo.rato, perché è stato umano, profondamente umano. Non siamo dei coccodrilli democratici e dei vigliacchi. Abbiamo sempre il coraggio delle nostre responsabilità . Siamo ancora quelli di Trtgua d'anni.

In fondo, à la gutrrt co1;1mt à la g"~rrt. Se fos se capitata a noi la stessa sorte, non leveremmo lamentaz ioni melanconiche o proteste inut ili. Chi si propone di attaccare, può essere prevenuto ne ll'attacco. La 1< sorpresa)) è la carta più ricca del g iuoco . Quel foglio partiva ogni giorno in gui:rra, Ogni giorno esso montava l' ambiente. La tensione

-

nervosa era divenuta ìnsopportabile in queste ultime settimane. Non s i respirava più. Si era diffuso un panico imbec ille ·simile a quello che prendeva certi ambienti all'annuncio delle offensive nemiche. Ogni giorno era una v igiLia. D ominava l'incertezza d el domani. Data questa situazione psicologica non v ·~ più dà stupirsi su quello che è avvenuto. Ma diciamolo qui chiaro e forte, non erano r eazionari, non erano borghesi, non erano capitalisti quelli che mosscto in colonna verso v ia S. Damiano. Era popolo, schietto, autentico popolo I Erano soldati e operai, stanchi di subire il ricatto sabotatore d ella pace, stan. chi di subire le prepotenze, non più semplicemente verbali, dei leninisti. Qui, il nostro g iornale era stato presidiato da soldati e da operai, autentici soldati, autentici operai I Nessun borghese dal grosso portafoglio ha varcato la i,octa, ben vigilata, della n ostra fort ezza I E l'intervent ismo popolare, il vecchio buon interve ntismo del 1915 1 che, in tutte le sue gradazioni, si è raccolto into rno a.noi.

Appunto perché ci sentiamo p o polo, appunto perché amiamo e difendiamo il buon popolo lavoratore, n oi vogliamo ripetere in qu esta occasione la n os tra franca parola: Operai, dissociatevi da coloro dei vostri capi, che per un l oro disegno politico, vi hanno spinti e vi vogliono spingere allo sbaraglio sanguinoso e inutile. Checché vi si possa dire in contrario, noi non ci opponiamo alle vostre giuste rive n. dicazioni. Le facciamo semplicemente nostre. Vi aiutiamo, fraterna. mente e disinteressatamente, per raggiungerle. Siamo i vostri amici, perché non vi chiediamo nulla. Noi non ci o pponiamo al movimento ascensio nale delle masse lavoratrici; non c i opponiamo a quella ma. g nitica incruenta rivoluzio ne operaia che è in alto e che ha·g ià, anche in ltalia, t occato splendide realizzazioni; noi Combattiamo apertamente e fieramente, imie111r colla 1m1ggiora11za dei socialisti di f lfffo il mondo, quel fenomeno o scuro di regressione, di contro•rivoluzionc e d ' impotenza che si chiama bolscevismo. Noi difendiamo la nostra rivoluzione rinnovatrice e creativa, dag li assalti proditori della contCO·rivoluzione retrograda e distruttiva dei leninisti. Questo sia ben chiaro alle vos tre coscie nze, o amici operai I E convincetevi ancora, prima di seguire ciecamente gli eccitatori leninisti che poi vi piantano sul più brutto, che noi siamo molti, e soprattutto decisi. Abbiamo del fegato. Abbiamo fatto la guerra. Ci siamo macerati nelle trincee. E per la nostra libertà, siamo dis posti a tutti i sacrifici. E contro a tutte le dittature, siano quelle della tiara, dello scet.tro, d ella sciabola, del denaro, della teS· sera, ùamo pronti ad insorgere. Vogliamo il ptogresso indefinito delle folle lavoratrici, ma le dittature dei politicanti, no, 11,ai! Dopo la gior· nata di martedl, qualcuno che faceva ttoppo lo spavaldo e che av eva assunto arie da smargiasso rovesciamondo, deve avere imparato, a

DAL DISCORSO or P.ZA s . SEPOLCRO AL 1° 1,JINISTFRO NITTl 65

proprie spese, che l'interventismo popolare milanese è ancora un osso . duro da rodere; che noi siamo uomini dalla pellaccia dura perché non abbiamo nulla da perdere e che n on è possibile, n é ammissibile, né t o llerabile che poche dozzine di leninisti pretendano di vio lentare una città graode e possente come Milano, e meno ancora violentare l'anima d ella Nazione, che avendo l o ttato e sanguinato per la più grande libertà, non ·intende di sacrificarla a lle nuove asiatiche tirannie.

Da Il Popo/() d'Italia, N . 106, 18 apr ile 1919, VI•.

66 OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI
• Il 16 e il 17 aprile 191 9 li Popolo d'llalia non usci.

PAROLE CHIARE

Se il tentativo di rivolta bolscevica si foss·e sviluppato e avesse condotto, come avrebbe condo tto, a un più vasto spargimento di sangu e, oggi mo lti dei «menatorroni.» che non h anno capito niente dei fatti di Milano, troverebbero in fondo ai lo ro calamai l' inchiost ro dei g iorni feroci. L'attacco è stato rintuzzato dai cittadini, d agli ope rai, dagli ufficial i, dai:soldati, mentre i cosidetti bo rghesi filavano verso i laghi e a sud del Po, ed ecco mo lti b ravi signori, della specie e sottospecie socialista, fa rs i avanti colle arie saccentuole di chi sta al di sopra della mischia, no n ne vive, quindi, la passione, n on ne a ffronta, quindi, i rischi e può farla comodamente da giudice. Noi non abbiamo bisogno di inseguire queste farfalle. Noi diciamo tranquillarrien te che quello che doveva essere, è avvenuto. e tutti coloro che hanno in questi ultimi tempi seguito la politica milanese, sa nno ch e un urto fra le due parti un g iorno o l'altro doveva venire. E. stato sanguinoso e dramma tico, ma le folle armate cd esasperate, quando si incontrano e sì scontt:1no non si dicono dei madrigali, specialmente dopo quattro anni di ·guerra.

Orn, n o i respingiamo l'ins inuazione codanb che la g iornata di martedl sia s tata « reazio naria l) , Le p arole n on ci fa nno più paura. I ntanto, la <<reazione)), se c ' è stata, non rassomiglia alle altre. Non rientra ncJ quadro tradizionale. Non è stata reazione statale o governativa o poliziesca, I carabinieri non hanno sparato. Nemmeno i soldati. Neanch e i questurini. Il prefetto si è affrettato a dichiararlo. 11 Governo ha mandato qui due ministri per una inchies ta, creand o, sia detto fra parentesi, un precedente simpatico. La reazione è stata di popolo. Meglio ancora: quella di martedl è staia ,ma giornata della nostra rivoluzione . Che t utt i i g io rnali s iano da rispettare, è un conto, qua ntunque i regimi socialisti abbiano completamente abolita. tale libertà. Q uel che bisogna dire, quel che bisogna p roclamare dai tetti, quel che non b isogna_mai stancarsi di ripe tere è che il giornale di via San Damiano è s tato ed è il giornale più squisitamente reazionario (he si stampi in Italia e in Europa. È il giornale di Caporetto, signori; è il giornale che ha sabotato, p er quattro anni, la guerra; è il gio rnale che

in questi ultimi tempi aveva r iconsegnata la matita all'jg n obile Scalarjni, perché :raspasse _,. iena raccapricciante - fra i mo tti.

E che cosa preparav a questo g iornale ? La rivo luzione ?

N o. La reazione.

Voleva l a libertà?

No. La dittatura e la fo rca.

Prep~rava giorni migliori al pmJetariato italiano?

No. Giorni di lutto e di buio .

Voleva almeno una rivoluzione italia na, conforme alle nostre cond izioni storiche e sociali ?

No Predicava l'imitazione russa, che ha ucciso la Russia e assassinerebbe l'Italia.

Chi ha il coraggio, dop o tutto ciò, d i affermare che quel giornale è rivoluzio nario ? O non è invece ver o che la sua sedicente rivoluzione è distr ut tiva, forcaiola, vandeana e che è, insomma, la c ontrorivoluzione opposta alla nostra rivoluzione? Le masse operaie, a~che milanesi, devono oscuramente se nt ire quel che diciamo, perché hanno accettato il fatto con assoluta p assiv ità. Nessuno di coloro che trovandosi nei l ocali dovevano difendere la bandiera del pro letariato italiano, è sta to capace di vers are u n a stilla di s angue. Sono fuggiti tutti indecorosamente. Oltre a ciò, le masse operaie sono tremendam e nte stufe di servir da zimbello a questi cosidctti rivoluzionati che n on sono capaci di distruggere e meno ancora sono capaci di riedificare. L a rivoluzione n o n è là. Non c'è nemmeno la rivolta. C'è il ballo di Sanvito della fra se inutile. Noi sdegniamo la « co rsa al più rosso» perché non aduliam o le masse e nulla chiediamo alle medesime; solo affe rmiamo che senza i dogmatismi delle tessere, senza i formalismi dei dog m i, se nza le cate ne e i paracarri dei soliti Partiti i nostri postul ati sono infiCUtamente più rin novatori dei balbe ttamenti e stremisti di tutte le specie.

Coi nostri postulati si spianano le strade all'avvento della democrazia politica e di quella economica: si spalancano le porte all'a vvenfrc d elle mass.e, senza dittature sterili e senza violenze i nutili. L ' I nghilterra h a effettuato in questi giorni un'immensa rivoluzione socialis ta che ab olisce in fatto il diritto di proprietà privata delle miniere e non si è_versaro una sola goccia di sangue. Noi ci infischiamo sovranamente che qualcuno - sopraffatto dalle vecchie nostalgie - ci tacci di reazionari pe r il fatto t o talmente occasionale che nella lotta an tibolscevica non ·siamo soli I contatti sono fatali per chi vive in so cietà. Potremmo controbattere i nos tri accusatori rimptovcrando lo ro altri contatti con altra p iù equivoca gente, ma q uesto non vale Noi abbiamo un program~a di pochi caposa ldi , un programma positivo, t adicale,

68 OPéRA
OMNIA DI BENITO MUSSOLI NI

rinnovatore : e attuabile, perché sta nella pienezza d ei tempi ed è nella coscienza <lclle moltitudini . Le quali, senza che noi le cerchiamo, ven• gono o tornano istintivamente a noi. Esse sentono che q ui è la vita, Che qui è l'azione. Altrove è la frase, la paralisi, e - ahimè ! - la viltà. MUSSOLINI

D a I l Popolo d ' lt afi<1, N. 107, 19 aprile 1919, VI.

DAL DISCORSO DI P.ZA. S. SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NITTI 69

IDEALI E AFFARI

Non abbiamo, guardando Milano, dimenticato Parigi. Non abb iamo dimenticato che se qui, sulle nostre sttade e sulle nostre piazze, c'era da combattere una santa battaglia contro un sinistro per quanto ridicolo tentativo di dittatura politican te, a Parigi alcuni uomini erano impegnati in una lo tta ancor p iù aspra per difendere i diritti che il popolo italiano ha consacrato col sangue durante quaranta mesi di g uerra. A queSt'ora noi crediamo che la situaziolle paradossale della nostra politica e sterà sia stata risolta. ì'3. avvenuto questo. All'i ndomani della sua duplice e splendida v itto ria, duplice diciamo perché la resistenza del giugno permise e preparò l'att acco d ell'ottobre, l'Italia venne a trovarsi in una posizione curiosa. Coloro che sino all'ultimo avevano co mbattuto ferocemente contro di noi, croati, slovcJÙ, bosniaci, si p rese ntarono in veste di alleati e g iunsero sino a rivendicar e una p arte del bottino. Il tentativo di truffa della Rotta austriaca è uno d egli episodi più grotteschi che abbia la.st oria. C'era un nome e u n uomo che dava una giustificazione idealistica alla truffa : Wilson. O ggi g li s tessi wilsoniani danno u n r apido colpo d i spugna sull'insegna della città. Non va più. Nessuna meravig lia poteva destarc i il g ioco diplomatico e metternichiano e pontevedrino dei cos iddetti jugoslavi. Questo gioco che, a un dato momento, ha stupito e sdeg nato l'opinione pubblica italiana, è stato il contegno degli A lleati coi q uali eravamo stati fianco a fianco sino alla vittor ia. In un primo tempo, i francesi hanno mancato, navigando o sbarcando lungo le coste orientali dell'Adriatico, di quel « tatto» ch e pareva uno dei privilegi della loro razza. Sono s ta ti dei. gaffeur.r pericolosi; forse, amiamo supporre, p er ignoranza, non già per malafede. In dicembre-gennaio i rapporti italofrancesi n o n avevano la cordialità del le relazioni fraterne. O ggi la situazione è totalmente modificata. Eccettuato l'insignificante Gauvain (che un nostro collaborat ore pettina a d over e, in questo stesso numero) e ji so lito scocciatore Price del Journal e alcuni altri articolisti dei fogli sovversivi soc ial isti sempre spalancati a ricevere le elucubra. zioni e le calunnie jugoslave, s ta di fatt o c he la stampa fra ncese ha sposato , nella sua grandissima maggioranza, la tesi adriatica italiana.

Il nervpsismo dei mesi .scorsi è finito. Il blocco latino è e può essere una grande realtà.

J1 Paese dove si sono rilevate le opposizioni più accanite aWitalia è l'Inghilterra. Il vecchio dichl della « tradizionale amicizia italo-ing lese >> è in frantumi o quasi. Le «società». non pcssono modificare un convincimento che per quel che riguarda gli italiani è derivato da.i fatti. L'Inghil~rra fa nella pace il «suo)) affare - lautissimo -e abbandona le briciole a1l'Italia. L'idealismo americano fa il suo resto. La politica delle « mani nette», che immortalò Cairoti, è certamente altruistica e idealistica, ma se non sia praticata sotto la specie dell' universalità, si risolve in una bazza dei furbi alla faccia degli imbecilli. Se la conferenza di Parigi ci delude, per ammansire i feroci ed «eroi ci» croati, la delusione italiana potrebbe determina.re, nel tempo, delle situazioni impensate. Il quadro del mondo può essere delineato, al giorno d'oggi, dopo quanto si . è verificato a Parigi e silvo le modificazioni territoriali, in questi termini. Va affermandosi una potente egemonia ~nglo-americana, Le forme di questa egemonia sono economiche, ma qu:rndo si pensa all'importanza del fattore economico specialmente nell'attuale appena iniziato periodo di ricostruzione, si misurerà la portata storica dell'evento. Questa egemonia è mondiale, qui ndi anche europea. Il Giappone è un pruno nell'occhio dell'America e il Presidente Wilson detesta i piccoli uomini «gialli» del Sole Levante, ma l'egemonia anglo-sassone si è già affermata, malgrado il regime bolscevico, in Russia. Il b11sù1us americano sopraffà Lenin. Se la Russia di domani , colle sue immense risorse di materie prime e colle sue appendici slavo-balcaniche, diventa una colonia anglo-america na, qu.1le sarà la situazi one delle altre grandi nazioni del continente europeo? Quale sarà la situazion e dell'Italia, della Fra ncia che a noi semb ra.no refrattarie al contag io del socialismo as iatico ? Ci sarà più un piccolo posto per noi - latini - in questo eno rme accaparramento del m ondo, perpetrato dagli anglo-americani? Se n oi s are mo « traditi >1 - e la parola non è grossa- dalla coalizione anglò-ame ricana, noi cadremo, fatalmente, malgrado tutte le ripugnanze morali e fisiologiche che ci ins pirano i germanici, nel blocco delle forze a nti-inglesi. L'Italia, anche per la sua posizione geografica, che la mette in contatto quasi immediato coll'Egitto, col Canale di Suez, col Mediterraneo orienta.le, col mondo indiano, potrebbe domani assolvere il compito di far saltare l'Impero inglese ·asiatico-africano , tanto più che i ferme nti indigeni non mancano e la cronaca in questi giorni n'è piena. Questa nota non vuole anticipare ciò che p otrà avve nire; pretende di influire, all'ultimo minuto, sui quattro s:iggi che decideranno oggi stÌlle nostre questioni. Gli ing les i, rari, che in questi ultimi

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NITTI 71

g iorni hanno versato alcune lacrime sull'amicizia ita lo-britannica che no n è p iù quella di una volta, devono aver riflettuto s ulle eventualità - vicine o remote - che noi abbiamo prospettato. L'Idanda è lontana dall'Italia, ma l'Egitto è a poche o re di navig azione. Vog liamo sperare che l 'Italia v edrà totalmente consacrato il suo diritto. Caso contrario, la nostra politica di domani non potrà essere o rientata che a stabilire un po' di giustizia fra noi p roletari e la più grassa e borghese nazione del mondo.

72 OPERA OMN IA DI BENITO MUSSOLINI
MUSSOLJNf Da // Popofo d'Itdi.z, N. 108, 20 aprile 1919, VI.

[SUI FATTI DEL 15 ÀPRJLE 1919] *

S egue .Mussolini che è aao/lo da i•ivi applarai.

Co me conclusioOe e per l'aÌnmacstra mento di quanto è avvenuto mattcdl scorso, lungi dal disarmare noi dobbiamo tenerci sempre uniti e pronti, insieme con le o rganizzazio ni che ci seguo no e che hanno comuni con noi le idee e l'azione Queste organizz:1zioni so no : La Casa ùi mut uo aiuto fra gli a ~d iti, l'Associazio ne volontari di g uerra e jl Fascio di educazione sociale.

Propone all'am111blea la seguente dkhiarazione che viene app rovala all'H11ani111ità :

<( li Fascio Milanese di Comb attimento, discutendo sug li avvenimenti dl martedl, disdegna le polemiche inutili, deplora che in conseguenza della provocazione leninista s ia stato sparso sangue di italiani, si dichiara pronto a rjspondere nu ovamente colla violenza. alla v iolenza in difesa della libertà, contro vecchie e nuove tirannie », Attorno all'azione da svolgere in occasione del 1° magg ioeo11IÌM11t1 Afmsolini - la Giunta e secutiv a non ha ancora preso nessun a dec isio ne perché aspetta <li sapere ch e cosa decideranno g li altri. Può darsi che n o i d ecidiamo la celebraz ione del lavoro, no n soltanto del lavoro ma n uale, ma anche e innan zi tutto del lavoro cereb rale, del lavoro che organizza e crea. Siccome c'è una Unione s indacale che p o trebbe assumers i l'iniziativa di d are un sig nificato p iù amp io e più umano alla festa del 1 ° maggio , possiamo attendere di sapere che cosa essa deciderà e lascia re alla nostra Giunta esecutiva l'incarico di concretare. In Francia si è deciso di celeb rare nel 1 ° maggio la festa nazionale d el lavoro, I comb attenti francesi però accettando que st:i festa ne proposero e fece ro accettare un'altr.a per l'x I n ovem~rc, anniversario dell'armistizio. Per le stesse ragioni ideali e politiche

• Riassunto del discorso pronun ciato a 11ilano. nel salone del circo lo inte• ressi industri ali di piazza San Sepo lcro 9, la sera del 22 aprile 19 19, nel corso ddl':mcmblea generale del fascio mi lan ese J i co mbatt imen to. Prima di Mussolini , aveva parlato, esponend o i fatt i d el· 15 aprile « ne lla loru genuina versione », Ferruccio Vecchi . (Da Il Popofo d'ltalia, N . 110, 23 a prile 1919, V I).

che consigliarono i frances i a consacrare quelle due date> propongo ·che il Fascio Milanese di Combattimento inviti formalmente il Governo a dichiarare festa nazionale il 1° maggio e festa nazionale della Vittoria il 4. novembre, (// preridente n;t ltt ai voti la propos!a che l'osstt11blea approva senza discussione).

* Segue la discus"sione sulla politica estera. « Dopo un breve discorso di Enzo Fcrrari, Mussolini dice: "A proposi/o di politird e11era ri 1ro1,ia,no in 1"1 momento e11remamente delirato. Bi10gna in11.inzi luno vigil1tl'e 111/l'onJeggiamenro, dello Sia{,() d'animo della Nazio,u. Potremmo Jrovarri domani in una 1itm1::ion, singolare e difffrile. A rm dato mom enlo potremmo Jro11,1rri davanti al fen omen odi tma duplice e1a1per11zione: q11ella ,he /1 otrebbe eJJ('fe prodotta dai 1odrtlù1i di1/1111ù1i ,he lavo-rano 111/ terreno delle eve11111ali del111ioni Jellti 8"""", e q11ella della mana nazionale ,be potrebbe dom:tndani per,hé d()po J,mti Jatrifiti l' ltalit~ non ilhbia realizzatr, l e s11e a.1pirazioni. Noi non pouit1mo oggi, 22 11prile, fissare il noslM a11eggi,m1e1JJ0 di domani, perth é 1i11m() d aranti a t roppe in ,ognile « Sullo stesso argomento i nterloquiscono v :1.ri oratori. Infine l'assemblC3. ap. prova il seguente voto: "Il Fascio Milant"Se di Combattimento esorta Sonnino a resistere s ino all'ultimo per la dift"Sa dei diritti italiani e si riserva di agire a scconda de lle circostanze" ».

Ddibcr.tto J'invio di un lekgramma a l ministro Orlando, l'assemblea p.usa a discutere « la propaganda dei fasci » In merito pronuncia poche parole Attilio

L ongoni, seguito da M ussolini, che dice: « Noi 11bhiamo un progr,1mma negativo e 11n progr<1mmt1 poJitivo. LJ par1e positiva d el nostro programma 4 di tma audad,r ,he non ha riuontro in neuu11 progr,1mm12 p olitiro-cronomico di n euun p.1rJifo d' ltaUa. In oaasione del Primo m,1ggio pNbblirheremo un prorl,1m11 11el quale e1porremo tJ.J1cora ur,a volta i nostri p o111tlati e J(liegheremo la nour,r ,ondot111 I f,u,iJti d'ltalù, faranno propaganda nel se1110 richie1fo dal Longo11i ».

Jnd i il prof, AngiÒlini propone « che l'asscmble:i del fascio si p ronunci sullo sdo~ro dC'i metallurgici. Prendono la parola Mussolini e altri, ( + ). L'adun anza si scioglie alle 11,)0 », (Da I/ P op olo d'Italia, N. HO, 2} aprile 19 l 9, V I).

74 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

LA RIVINCITA DI DOMANI

Dopo tre g iorni di discussioni, precedute da un n umero infir1ito di altre discussioni a due e a quattro, il problema d ell'Adriatico è ancora sul tappeto e no n ha fatto un passo innanzi. Basta leggere i giornali rnmani, anche quelli ufficiosi, per convincersi che l ' inquietudine sempre più v iva della opinione pubblica g uadag na le n ostre sfere dirigenti.

La verità è che a Parigi l'o n. Sonnino sta combattendo una du ra battaglia p er vìncerc la pace. l ed erano i croati che si contendevano dalle trincee le nost re terre, oggi sono i nostri A lleati che t o rtura no un trattato per muùluc la nostra vittoria.

Siamo dunque al chiffon de papicr di tedesca memoria? E c hi, fra gli Alleati, si oppone alla consacrazione del nostro diritto ? Wilson si è ritirato, q ua ndo si è accorto, davanti alla irremovibilità di Sonnino, dell'inutilità dei suoi sforzi a beneficio degli jugoslavi. Il Giappone, lontano e ferito nel suo orgoglio di razza, si disinteressa della questione. Restano nella discussione Francia e Inghilterra, Quale d elle due nazioni si oppone alle nostre rivendicazioni? Forse tutte e due. Ma più tenacemente l'Inghilterra e no n per motivi idealisti. 1?. jJ b111ineu che trionfa nella diplomazia inglese

Ore dolorose queste, per g li italiani. Tanto più doloro se. rico rdand o che n o i non abbiamo fatto la guerra per la conquista d i te rrito ri. Il nost ro interven to fu ideali stico, ma appunto per q uesto negare all' I talia ciò che è i taliano significa offendere quegli _ ideali ·che mille volte gli u om ini di Stato inglesi illustrarono ed esaltarono.

Nel maggio del 191 5, se avessimo avuto l'anima dei m ercanti, avremmo p o tuto concludere un più ricco affare. Avremmo p otuto chiedere tutta la Dalmazia nell'Adriatico e - nel IMediterraneoqualche tratco dell'Africa settentrionale. Non ci sono, in Tunisia, 1 zo mila ital i:.ni? Fummo cavalieri e chiedemmo il poco che ci spettava. O ggi ci accorgiamo che La cavalleria no n è più del nostro te mpo. lmpariamo che l'idealis mo anglo-sassone sta ·nei libri delle biblioteche e nelle casseforti dei banchieri. Stiamo per sub ire, fors e, una delusione amara . Ma no n può essere il bis del co ngresso di Dedìno. A llora l'Italia aveva appena u na coscienza nazionale. Le moltitudini erano assenti,

Le « mani nette)>, Oggi, non sono una «rinuncia>) alla Cai roti. So no ' un gesto di vo lont à.

Se gli ang lo-americani vogliono strangolarci col ricatto del g rano e del carbone, no i abbiamo altre carte nel giuo co. Siamo in contatto coll'impero coloniale inglese. Dall'Egitto alle Indie, tutto quel mondo è ìn fermento insurrezionale.

Se saremo traditi bisognerà senza indugio preparare la n o stra rivincita!

MUSSOLIN[

Da li Popolo d'Italia, N. 110, 23 a pri le 1919, VI.

76 OPERA 011-INIA
DI BENITO MUSSOLINI

.TRIPLICE CONDANNA

Tre congressi socialisti si sono tenuti in questi giorni: a P arigi, a Bruxelles, a Hudderfield in Inghilterra e tutti e tre hanno concluso con una condanna esplicita del bolscevismo russo e, quindi, anche di quello italiano, per quanto quest'ultimo sia allo stato puramente tendenziale. Richiamo l'atte112ione dei lavoratori italiani su questa triplice condanna e siamo certi che non può sfuggir loro la g rande significazione del fatto. Non possediamo il testo delle discussioni che si sono svolte fra ì soS tenitori dell'una e dell'altra tesi, ma le conclusioni sono precise. A Bruxelles, per la prima volta dopo il 1914, si sono riuniti i socialisti Jel Belgio. La tesi estremista eca rappresentata dal Jaquemotte, estremista p er modo di dire, dal momento che n on si chiese nemmeno l'uscita dei ministri socialisti dall'attuale Governo, e la tesi socialista era difesa dal Vandervelde. Quest'ultimo ha trionfato .

A Parigi, dal gioco delle tendenze che si sono delineate, è prevedibile che il leninismo del Saumoneau e del Loriot sarà sconfitto.

Più inte ressante ancora è il voto della frazione estremista del laburismo inglese, il quale a maggioranza schiacciante « ha riaffermato la fiducia dei Partiti estremi nel regime parlamentare)) e ha quindi respinto il sistema dei S ovié/1. ·

Non avev amo noi ragione di scrivere che del leninismo devono temere soprattutto i veri socialisti che si preoccupano dell'avvenire delle masse operaie e paventano la bancaJ:Otta in blocco delle app.\icazion i soc ialiste ?

:Ma la condanna più decisiva del regime che ci fu d ecantato come un paradiso, c i è d ata dallo stesso Lenin, n ell' intervista co ncessa al Naudcau del Te111ps di Puigi. Le parole di Lenin sono il n ecrologio del comunismo. Dopo aver distrutto la borghesia russa, dopo averla assassinata e dispersa, ecco il sig. Lenin dichiarare che la Russ ia .ha bisogno di tecnici, di scienziati e di tutte le innumerevoli opere dell'indust ria un iversale ; in altre parole la Russia ha bisogno di una (( classe >1 che d iriga la produzione, perché il proletariato russo , sbalzato favolosamente dalle più fitte tenebre alla più abbagliante l uce, non sa d irigc(e nemmeno se stesso.

(( Oggi, sopra llutto - continua Lenin - che le forze prod uttrici de lla Russia sono distrutte, è chiaro che noi siamo incapaci di svil uppare coi soli nostri meni. le immemc risorse, di questo paese " ·

Pre ziosa e desolante confessione l Le fo rze produttrici de11a Russ ia sono distrntte ! Ma chi , dunque, le ha distrutte o, se si vuole, chi ha finito di distruggere le forze produttrici russe ? Il bolscevismo. E in un paese che ha le <i forze produttrici distrutte » c6f!1 C può svolgers i la vita ? Come può vivere il popolo? Nella miseria e nella carestia. La Russia ha b isogno dì una borghesia di rigente. I « calli alle mani» non sono titolo sufficente per governare il mondo. Ma la capitolazione bolscevica non si fe rma qui. Dopo la borghesia dirigente, il pontefice del comunismo unive rsale rivolge un patetico invito alla borghesia capitalistica, cioè sfruttatrice e, per giunta, straniera.

« Noi proponiamo - ha detto Lroin - molto sinceramente di riconoscere che dobbiamo pag.tre gli interessi dei prest iti esteri, ed in mane.tnza di n umerario, noi li pagheremo con gra no, petrolio M ogni genere di materie prime, che, certo, avremo ìn abbondanza appena potremo lavorare quasi normalmente. Noi si;1mo anche dC('isi, mediante accordi, che bisognerebbe preventivamente discu tere, aù accordare concessioni fo restali, mineruie, a cittadini d ell e potenze, dell'Intesa, a condizione tuttavia che i principi essenziali della Russia sovietica siano rispcttati. Non solo, ma noi giungcrtmo sino a consentire, nostro malgrado, ma con rassegnazione, a cessioni di territori dell'antico impero russo ad alcune potenze dell'Intesa. Noi sappiamo chC capitalisti inglesi, .i;iapponesi ed americani, desiderano vivamente tali concessioni.

« U na caratteristica dimostrazione delle nostre intenzioni la concessione che abbiamo fatto ad una società intemazion:ile c irca la costruzione <ld Vdili:i Severni Pout, vale a <lire della g rande ferrovia del Nord. Si tratta. di una fe rrovia di circa 8.000 verste, che <la Soroka, stazione che si trova ,·erso la mct.\ della linea . da Pictrogrado a 1-.fo rmansk, presso i l golfo di Onega, deve, p er K oc b se, attraversare s ii Urali, e giungere sino ad lrt ich.

« Ebbene-, perch é noi non sfamo in condizioni di metterc in valore noi stessi tutto questo nuovo mondo, che male vi s:ucbbe, in definitiva, se noi ne incaricassimo una Compasnia estera? Si tratta <l i una proprietà dello St:i to ceduta per un certo lasso di tempo, probabilmente 80 anni, e con diritto di risc:itto. Noi non esisiamo dalb società nulla d i draconiano. Che le leggi dd Scn1ii1, come, per esempio, il mantenimento d ell ;1 giornata di otto o re sotto il controllo ddle org anizzazioni operaie, siano r ispettate, e questo ci basterii ,

« Eviden temente questa combinazione s i a llontana singo l::irmentc <l:il nostro ideale e devo d ire che questa questione del Veliki Severni Pout ha sollevalo vivissime controversie nei n~tri g iornali del S oi•ièl. Ma, in u ltima analisi, noi abbiamo deciso -ùi accettare ciò che l'epoca di transizione che attravcrsi:uno rende n ecess;i rio ».

lronie della storia! 11 capitalismo. defenes trato in Russia, rientra dalla porta maggiore e chi gl i fa da u sciere è lo stesso Lenin. Da tutte le parti del mondo il capitalismo muove alla riconquis ta della Russia.

Oh, non già dietro i generali contro-rivoluzionari della Russia o d ietco gli eserciti piuttosto effimeri dell' I ntesa, ma dietro le avanguardie dei banchieri, dei pìonìed, dei bulinessnm1 d'Jnghiltcrra, degli Stati Un iti, del Giappone Il capitalismo sta prendendosi la sua p iù grande rivin-

78 OPERA OMNIA DI
BENITO .MUSSOLINI

cita e la prende su l ter!eno che g li è proprio: quello dell'economia a tipo indivìduali.stico e anti-comunis tico. Ecco rispuntare s ul suolo comunista le imprese borghesi; le imprese capitalistiche che costruiranno i ponti, solcheranno montagne, gettemnÒ.o ferrovie, riattiveranno officine, improvvise.ranno villaggi e città ...• pagheranno gli operai a sala.rio . Solo gli sciocchi e gli illusi potevano pensare che il capitalismo avesse compiut~ il suo ciclo storico , quando tre continenti attendono ancora d'essete «sfruttati}}. I bolscevichi avevano credu to di poter .realizzare il comunismo, saltando la fase del capitalismo. Assurdo! Il capitalismo rinasce. Non solo. Ma l'impotenza e la disorganizzazione comunistica alle quali esso dparcrà più o meno d raconianamente e sollecitamente, gli conferiscono una .riconsacrazione, g li danno un titolo di g loria e di benemerenza di fronte alla civiltà umana. La Santa Russia dei santiss imi Len in e Trotzky, terra di con• qui sta e di sfruttamento per i « pesce cani », per i «negrieri» del capi. talismo internazionale I

Quale atroce paradosso! E che cosa rimane delle conquis te ditta· toriali del proletariato?. Che cosa chiede Lenin ai capitalis ti famelici che stanno per gettarsi sùl vasto torpido organismo della immensa e fecondissima Russia? Che cosa? Il rispetto della giornala di o/lo ore. Niente altro. Il comunismo russo si è ridotto a questi minimi t ermini.

La rivoluzione che i criminali e gli imbecilli del socialismo uffi. ciale italiano (in uno con certi snobisti intellettualoidi che vanno cantandoci il ritornello stupido e boche· che « la luce viene dal nord») additavano cd esaltavano co me un. esempio, fa. famosa rivoluzione leninista si contrae i n ques to postulato che le classi operaie delle nazioni occidentali hanno m ggiunto senza bisogno di dittature terroristiche e affamatrici.

Il padreterno del comunism6, nell'atto . di aptire le braccia alla borghesia mondiale perc hé salvi la Russia dal caos, dall'inazione e dalla morte, ammette che <( queste combinazioni allontanano singolarmente dall'ideale bolscevico}}, Già. !\-la la necessità non conosce legge, nemmeno quella dei S0viU1. Il Commissario agli Esteri Cicerin ha tenuto lo stesso 1inguaggio di Lenin. Giunti sull'orlo della catastrofe economica, i capi del bolscevismo, invece di rivolgere un appello al proletariato, chiamano disperatamente al soccorso il capitalismo più sviluppato, più raffin:no e, quindi, più scientificamente e diabolicamente sfruttatore.

Gioverà l i t remenda lezione alle masse operaie · d'occ idente? MUSSOLtN[

DAL DISCORSO DI P,ZA S . SEPOLCRO AL J<.t MINISTERO NITII 79
Da Il Po polo d'!1alid, N. 111, 24 apri le 1919, VI. 6. - xnr.

L' ITALIA NON RINUNCIA

A QUEL CHE FU CO NSACRATO DAL SANGUE

Gli ultimi avvenimenti di Parigi ha nn o ferito nel vivo delle carni e nel più p rofondo dell'anima la nazione italiana. Si è formata, quasi automaticamente, una unanimit?t nazionale, nella quale sono sommerse le u1time superstiti voci di quel che fu il wilsonismo. Qu::i.lunque cosa accada, oramai l'incanto è spezzato. La dich.iai:azione dell'Inghilterra e d ella Franda, colla quale esse an nunciano che faranno o nore alla loro fuma, giunge tardiva, dopo sette g iorni di discussioni i nterm inabi li. Q uanto a Wilson , noi sappiamo che cosa pensare del suo idealismo, nel quale noi tutt i credemmo e sperammo s ino a pochi giorni fa. Noi ci guar diamo bene dall' identificare Wilson col popolo americano. Giudicando, come si merita, l'atteggia mento del Presidente, noi non vogliamo dimenticare ciò che l 'America ha fatto per PEuropa e per noi. Abbfamo il senso d ella misura e della responsabilità e sappiamo ormai che \'v'ilson non rappresenta l'America, ma appena se stesso L'America non è in questione sino a quando non risulti che essa è solidale col suo Presidente, ma nell'attesa di _ conoscere l'opinione pÙbblica americana è lecito bollare c ome inqualificabile tutta la manovra w ilsonìana.

Il messaggio al popolo americano è in realtà di retto a n o i. O meglio è di retto a quella infinitesima frazione della nos tra opinione p ubblica che ostentava - per monetizzarlo - il wilsonismo e che oggi, mol to prudentemente, si dà alla lat itanza. È evidente che, sulla base di pochi giornali e di alcune altre manifestazioni più o meno co reog rafiche, s'era radicati nel cervello dì Wilson l 'idea che fosse possibile infliggere qualsiasi rinuncia al popo lo italiano. Aggiungete a ques ta co nvinzione il dato tipico della mentalità amecicana che vede i problemi sotto l':::.spetto della estensione e prescinde da quello della profondità e vi spiegherete l'apparentcmente strano, ma furbes camente premeditato colpo di testa del presidente \'v'ilson

Sono g iunte sul tappeto della Sala di.:ll'Orologio formidabili questioni che toccano oceani e continenti e sulJe quali i dissensi erano vivacissimi, e Wilson non ha mai sentito il bisogno di lanciare mcs-

3aggi al suo p opolo. Per la questione italiana, che n on supera in impor· tan2a le alue, Wilson ricorre ai proclami. Con quale obiettivo ? E con quale diritto? Dopo il messaggio non c'è più dubbio p ossibile pe r quel che riguarda Fiume. Non è vero che la tesi di \Vilson sia u na tesi media o di compromesso: la tesi d i Wilson è perfettamente croat a. Non ci attardiamo a eSaminare il messaggio wilsoniano , perché la rispasta dell'on. Orlando è esaurie nte, nobile e convincente. Si può d ire senza esagerazione c he tutto il popolo italiano, combattenti e non combattenti, è raccolto compatto dietro ai nostri plenipotenziari E si può aggiungere, senza cadere nella retorica, che nessuna forza al mondo pouà strappare Fiume all' I talia.

MUSSOLINl

Da li Popol o d'Italia, N . 112, 25 aprj le 1919, VI.

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPO LCRO A L I0 .MINISTERO NITTI 81

IL TRUCCO [ ..:. censura]

Il proclama di \'v'ilson, riletto a mente pacata, dopo la prima emozione, appare ciò ch'esso è in realtà: il monumento più insigne della più ipocrita malafede. Siamo dinanzi a u n nuovo «parecchio)> di poco superiore a quello di biilowiana memoria. A un parecchio croato, al «parecchio » di Trumbi~ : al parecchio di Gor izia, di Trieste, di Pola, second o le concessioni graziose degli jugosbvi. Il signor \'<7i1Son non ci nega soltanto la Dalmazia, t utta la D almazia, compresa Zara italianiss ima ; n o n ci nega soltanto l'arcipelago, esclusa Lis sa, e p uò darsi c he in questa « concess ione» ci sia una feroce cosciente ironica offesa; il s ignor Wilson non ci nega soltanto Fiume, ma, come appare chia r:imente dal testo del suo proclama, egli ci nega metà dell'Istria, cioè tutta l' Istria orientale, che dovrebbe andare al nuovo regno jugoslavo.

Questo bisogna precisare, p erché qua lcuno dei superstiti 1inunciatari · italiani, della cui opera nefanda si raccolgono ogg i i frutti, non mancherà di far credere che solo la Dalmazia del Patto di Londra sia stata messa in gioco da \'Qdson, mentre Fiume e persino l'Istria sono negate recisamente a ll' Italia. Giova altresl precisare che il. contegno dei nostri alleati ing lesi e fran cesi non è stato amichevole. Tanto la Francia come l'Inghilterra hanno respinto la tesi italiana circa il possesso di Fiume, Che dinanzi a ll'irreparabile si noti in talune correnti dell'opinione pubblica fra nco•inglese un movimento -di simpatia per l'Italia, è comprensibile; ma non si cancella il fatto dell'opposizione franco -inglese alle rivendicazioni italiane.

P iù interessa nte è la ricerca dei motivi che hanno provocato il gesto di \Vilson. Prima di tutto la me ntalità di quest'uomo e la sua opinione di u na liii!, /Jaly, quanti tà trascurabile di fronte all'i mmensità del mondo americano. Il signor Wilson si riteneva il padrone.dell 'Italia, N on era appu nto in Italia che egli aveva ricevuto accoglienze trionfali , specialmente in confronto di q uelle corrette e fredde di Parig i e di Londra? Per una settimana intera, l'Italia tutta visse in pieno deliri o wilsoniano. Chi di noi nOn bruciò jn quei giorni parecchi grani d'incenso alla (<di vinità» che ve niva d'oltre Ocea no? In Francia e i n Inghilte rra l'ospitalità. verso il presidente non usd dai li miti seg nati dalla cortesia e dalla cord ialicl; qui giun se alla dedizione. N es-

'I;

suna meraviglia che Wilson abbia potuto realmente credere che egli avrebbe, al momento opportuno, tenuto nel suo pugno il popolo italiano. Ll mentalità «americana», anti-europea e anti-latina di questo dottore universitario è fotografata nell'episodio narratoci dai corrispondenti parig ini a proposito di un messaggio ch'egli avrebbe scritto e che Odando avrebbe..., letto alla Camera italiana. Questa ((americanata» d emolisce irreparabilmente l'uomo. È un personaggio che non ha capito e non capirà mai niente delle cose eucopee e al quale. la nostra me ntalità riesce assolutamente indecifrabile. Egli vede le faccende del mondo sotto l'aspetto della (( quantità>>. Il suo idealismo è mercantile, -L'interesse precede l'ideale. E laddove, come a Fiume, l'ideale e l'interesse ·siano - sebbene apparentemente - in conflitto, l'idealista Wilson sputa sulla sua famosa auto-decisione e bada all'affare, Noi crediamo che il messaggio wilsoniano sia in diretta relazione con tutto quel movimento odioso e ignobile che fu il « rinunciatarisma ». Si dice che non l'ora questa delle discordie e sta bene; ma con questo n o n è inteso che si dia una sanatoria alle enormi respo nsabilità di un manipOlo di italjani. Il fatto triste è questo: che m·entre in Francia e in Inghilterra non si sono inscenate campagne i< rinunciatarie» nemmeno quando, come nel caso del bacino della Sarre, l'op~ posizione era formidabilmente giustificata, in Italia abbiamo avuto lo spettacolo di una violenta sistematica campagna contro l'on. So nnino, contro il Patto di Londra e gli episodi di questa campagna sono troppo clamocosi e recenti, perché siano dimcntkati. Quale meraviglia che il signor Wilson ci neghi tutta la Dalmazia? Non è d ì ieri un telegramma d eJla Direzione del Partito Repubbl icano ltaliano, il quale non .ricorda nemmeno la Dalmazia, nemmeno Zara, e si capisce quindi che per i repubblicani tutta la Dalmazia deve essere abbandonata al paterno regime del bastone croato ? Il signor Wilson non ha l'obbligo di conoscere le forze reali di questo Partito e soprattutto non ha l'obbligo di saperè che c'è - per l'onore della s tessa idea repubblicana - una minoranza che no n accetta « .rinuncie )), Ergisto Bezzi v ale q11r1lilaliva1,un/e più di tanti circoletti, Bezzi è con noi, contro ogni rinuncia. E con lui e con noi sono moltissimi repubblicani. Quale meraviglia che Francia e Inghilterra si siano fermate alla solu_zione di Fiume città libera? Anche questa tesi ha avuto dei fautori in Italia Perché stupirci che WHson voglia regalare l'Istria orjentale ai croati? È tristiss imo a dirsi, ma anche a questa ultima rinuncià erano arrivati taluni dei più idrofobi rinunciatari italiani.

Da questi precedenti è ch iaro che U messaggio di Wilson è l'ultimo episodio di quella misteriosa,. ignobile, volgare campagna dei rinun· ciatari italiani, campagna che noi abbiamo ost eggiato. con tutte le

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL I°' .MINISTERO NITTI 83

nostre forze . Ma il presidente Wilson s'è i.ngannato grossolanamente nel valutare le forze dei rinunciatari italiani. Brano meschine p er quantità e anche per qualità. Oggi sono definitivamente sommerse nella loro grande vergogna dallo sdegno unanime e irrefrenabi le del popolo i taliano. Wilson ha male calcolato. Egli credeva che al suo messaggio si sarebbero immediatamente piegate le moltitudini italianej credeva, forse, di poter determinare una crisi" di Governo a anche di regime, e di poter, con un gabinetto .rinunciatario, accontentare gli amici croati. E non h a capito che la crisi ci sarebbe stata precisamente e soltanto n el caso di un'accettazione da parte del nostro Governo dell'imposizione wilsoniana. Nemmeno u n Governo di socialisti potrebbe d omani regalare Fiume ai croati I

Cinque a nni fa, di questi giorni, alla vigilia della guerra, l'Italia seppe parare un colpo sinistro che le fu vibrato da un diplomatico cedesco, in complicità con un ex-ministro italiano. Non sappiamo, sino a questo momento, se nel gesto wilsoniano ci sia la complicità, immediata e remota, di qualche ex- m inistro, ni.a il «colpo)> è analogo a quello d i BU.low, salvo che avviene alla vigilia della pace.

I ntanto il popolo, col suo meravigl ioso intuito, occupa le piaz.ze. Non si offende impunemente un popolo come il nostro. Non si tratta dall'alto al basso un popolo che ha fa tto quattro anni di guena e ba dato la villoria al mondo. Non accettiamo tutori, patroni e padreterni.

Wilson parli all'America, dove nessuno si cura più di lu i e non tenti la fr ode obbrobriosa sul nostro san g ue. Non è riuscita. Non riuscirà. [CtnS11ra].

Da li Popolo d'Italia, N . ll 3, 26 apri le 1919, VI,

84 OPERA OMNIA DI BENlTO MUSSOLINI
MUSSOLINI

PRECISAZIONI

·La Nazione è unanime attòrno al Governo . Davanti a questa unanimità impressionante non v'è più mo tivo d'insistere nelle p o lemiche rctrospt:ttive. Lo abbiamo fatto ieri e basta. Giova, per il g rosso pubblico, precisare i termini del dissidio Wilson-Orlando, per di mostrare alla luce solare dei fatti, che i nostci plcn.ipotcnziarì sono giunti al limite estremo .delle concessioni, oltre le quali no n p otevano e non dovevano andare, pena il s uicid io e l'onta della Nazione. Nessuno, che non sia in stato di perfetta malafede, può ancora sostenere l'esis tenza <li un imperialismo haliano, quale impedimento unico alla rapìda c onclusione de lla pace. Non facciamo confrOnti cogli Alleati. Precisiamo che l'Italia aveva ridotto al 111ù1ù1m,11 le sue rivendicazioni. Uomini, come Sonnino e come Orlando, ai quali da parte deg li stranieri e - purtroppo 1 - anche da parte di taluni italiani era stata fatta u na reputazione di ingordi imperialisti, s i sono messi sulla strada delle << rinuncie )) anche nei limiti segnati dal P atto di Londra. I nostri p len ipotenziari non hanno messo in ques tione Ragusa o Cattaro. Non hanno ricordato Spalato, pur cosl ardente di passione italiana. Hanno abbandona to il retroterra del Patto di Londra da Za ra a Punta P la no.

A ll'ultimo minuto, puc di dis:um:uc l' implacabile opposizione wilsoniana, [ censura ) i nostri delegati hanno (<rinunciato » persino all'annessione di Zara e Sebenico, contentandosi di un regime speciale per le due italianiss ime c itt:\.

Tutto ciò è stato inutile.- Quel Wilson, che ha lasciato te rre e oceani in balia degli inglesi - è propr io di ieri una dichiarazione americana di - riconoscimento _ del protettorato inglese sull'Egittoquel \\i'ilson, che non si è opposto alla soluzione nettamente imperialistica del bacino della Sarre, è stato duro, spietato, intrattabile con noi. Egli non ha chiesto soltanto la rinuncia a tutta la Dalmazia e a Fiume, ma anche alla maggior parte <lell' Istria. E quando si è accorto che nessun italiano degno di questo nome av1·ebbe sottoscritto un patto cosl ignominioso, ha tentato di scavalcare H Governo, nell' illusione sciocca di precipitarlo in una crisi t1 avvenuto c1ucl che doveva fatalmente avvenire. Il popo lo si è violentemente ribellato [... . un-

Jura .] e l'on. Orlando è stato e più ancora sarà confortato dall' as. senso unanime della N aziòne.

Fissato che .la responsabilità della rottura diplomatica non è nemmeno jn minima p atte nostra, b isogna sventare sin da queSto momento una probabile mano vra: que lla che potrebbe far credere ai più umili strati d ella popolazione che da questo incidente diplomatico può nascere un'altra guerra i mmediata.

Prospettiamo akune eventualità. L'on. Orlando si è appellato a lla c oscienza popolare. Il popo lo g li ha dato ragione. Il Parlamento farà altrettanto. Con questo, la mossa wilsoniana nei suoi obiettivi inte rni è liquidata. Delle due l'una : o a· Parigi si trova il mod o d i conciliare la tesi italiana con quella americana e allora i nostri p lenip o tenziari ri torneranno alla capitale francese, o il dissidio non ammette altre soluzioni diplomatiche di compromesso. Che cosa avverrà a Pad gi> in quest'ultimo caso, non vogliamo esaminare. 1l Tefllps, uno dei troppi g iornali frances i che ci amano a fi or di labbra, ritiene che la pace possa essere firmata egualmente co lla Germania, anche assen te l'ltalia. Non crediamo, Ad ognì modo l 'Italia potrebbe concludere la pace con l 'Austria tedesca per quel c he riguarda l'Alto Adige, impeg nandosi a sostenere l'Austria tedesca nella sua volontà di annessione a lla Ge[mania e nello stesso t empo , poiché trattative di pace con gli jugoslavi non sono nemmeno tentabili, procedere all'annessio ne p ura e semp lice delle terre istriane e adriatiche.

· A questo punto, solo a questo p u nto, può essere prospettata l 'eventualità di una nuova g uerra, che n o n sarebbe in alcun modo p rovocata dall'Italia. Ma q uesta eventualità è m olto ipotetica.

La Jugoslavia conta, · in tu'tto, dodi ci milioni d i ab itanti, con u na Serbia stre mata da tre gu erre e con una Croazia che in fie.ra lotta contro i serbi. Che g li jugoslavi minaccino la guerra e il finimondo, si co mprende, data la loro mentalità bakanicamentc bluffistìca; ma. per fa re la guerra non occorrono soltanto uomin i. Ci vuole tutto jl resto, e sotto questo rapporto la J ug~slavia è impreparat a, d isorganizzata e in stato di assoluta inferiorità di fronte all'Italfa. Non bisogna dime nticare che gli jugoslavi sono in litigio con tutti i popoli limitrofi. Se malgrado ciò gli jugos lavi ci attaccassero, abbiamo rag ione di credere ché la faccenda -sa rebbe liquidata rapidamente. L' Italia d arà i volontari necessari a gara ntire le conqlliste della guerra e a imped ire l'ignobile truffa wilson.iana. Premesso ciò, colo ro cl~ p arlano di una nuova guerra e tentano di << montare » le opposiziofU i nutili e · vane, sono in m:1lafede

Bisogna precisare che (JU:\lum-iue regime si s tabili sse doman i in Italia - r epubblicano, socialis ta , comun ista, sovie tista - sarebbe

86 OPERA OMNIA Dl BENITO
MUSSOLINI

costretto, diciamo sarebbe costretto, in nome della g iustizia e del diritto dei popoli, a difendere, dalla schiavitù e dall'assassinio, gli italiani dell'altra sponda.

La parola d 'ordine dei buoni cittadini ìtaliani è questa: sventare le obLique manovre e tenersi pronti con disciplina e con fede a fronteggiare gli eventi. '.\IUSSOLJNI

Da 11 Popolo d'll.Ji.1, N. 114, 27 aprile 1919, VI.

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NITTl 87

L' ESTERO E NOI

Se è vero che siamo un grande popolo, dobbiamo avere il coraggio di guardare in faccia la realtà. Ora la realtà è che i nostri alleati francesi e inglesi non simpatizzano affatto con noi. È falso, semplicemente falso, quello che si legge su alcuni giornali italiani, circa i sentimenti degli Alleati verso di noi. La citazione di mezza dozzina di g iornali non basta. A Parigi i quotid iani sono ·un centinaio. Si è molto più v icini al veto affermando che l'opin ione pubblica degli Alleati è seccata per il gesto dell'Italia : seccata perché questo gesto dì fierezza e di orgoglio rovescia alcune idee fisse straniere · a proposit o d ella remissiva docilità italiana e poi perché l'assenza dell'Italia paralizza la confe[enza di P arigi e apre v arie inquietanti incognite'.

Vedete. Il signor C1emenceau telegrafa in termini amichevoli all'on. Luzzatti, ma poi il suo llo11nm Libre monta in cattedra e fa l'aspro p edagogo contro di n oi. 11 Te111ps, che ha fama di essere il giornale più serio della Francia, wilsoncggia tanto che fa - leggermente - schifo. Se dal Tt111ps, che rappresenta le tendenze borghesi, passiamo ai fogli social isti di tutte le tendenze, troviamo una vera orgia di italofobia. Me la saluta lei, la sorella b.tin:t, dopo una lettera dell' H11manilé zimmerwaldiana e de la France Libre social-patriota ?

L' H11manill del 2.s aprile reca u n «fondo» d i Sembat colla solita stereotipa fra se: J'ai111e bea11c011p l'!lalit , ma poi nella nota successiva c'è tutta una distillazione di ve l~no anti-italiano. La risposta di Or]ando ha questo titolo : L'on , Oda11da << tmta » di rispondere a IVilso11. Egli si sforza di respingere il ril)/prouero di mPidigia i111periali.rta. C'è di meglio nel t~sto.

« Alla dichiarazione - dice 1'1/Nm,111ité - ha risposto J'on. Orlando. La ~ua argomentazione è quell:1 della diploma:ii:t imperialista che mascher:i sollo le belle formule la brutalid dei suoi appetiti, Esu s i opr,one miserevolmc.-nte alla nobiltà del pensiero wilsoniano.... ». •

Commen tare ? Non vale la pena. La Frana Libre supera la stessa Human;Jé, Sentite come giudicano e mandano fa risposta di Orlando questi illustri ministri della social·riformeria francese . ·

« L"on . Otlando - dice la Frana Libre - ha risposto al presidente Wilso n. :t un docummto scialbo, senza r espiro, che non precisa nul!:1, che non asgiungc

nulla, che non co nfuta nulla e che finisce di schi.1cc.iare colla. s ua p esan tezza equivoca il pro~ramma imperialista insensato che i pangermanisti ·della Consulta avevano orgogliOSamente eretto in O?posizione con tutte le . tradizioni e· tutto J'ide·:ilismo gene roso dell'Italia moderna »

Vei:so Ja fine della nota la Fran(t Libre osa sci:ivere queste parole :

« Senza dubbio, noi assisteremo, nei prossimi giorni, a una rcc1udcscenza di follia. Una stampa venduta cercherà. di scatenare ì peggiori movimenti. Forse siamo alla vigilia di un colpo di foru di cui le conseguenze sono immaginabili. Poco impor ta. L' Italia popolare è avvertita... Come nel 19 1~. è nelle strade che si risolverà il conflitto.... ».

Perfettamente. È nelle strade, illustri signori della France Libre, che il conAitto è già stato risalto e sono gli stessi superst it i elementi del 191, che lo hanno risolto. Interessante è ancora no tare: che: la Fran,t Libre se la prende rabb iosamente co i socialisti ufficiali italiani che non sono abb:istanza anti-impedalisti nei riguardi d ell I talia e getta, nd contempo, un fiore a Bis sa lati, che avrebbe fatto claqH~r le: porte del ministero.

In Inghilterra, il contegno della stampa dcmoctatica e socialista è universalmente ostile all'Italia. [Cms11ra]. Il Ti!Jlts è saturo di odio contro l'Italia e i tartufi del laburismo telegrafano ai socialisti italiani per invicarli a mantenersi sul terreno del più rigido wilsonismo. Salvo il richiamo zimmerwaldiana, b. risposta di Turati è secca e va al g iusto segno.

Non ma.i fu offerto alle platee spettacolo più grottesco e immorale I In Francia, in Inghilterra, negli Stati Uniti, i furo ri uterini del wilsonismo ·s·imbcstiano soltanto quando si tratta <li truffare l 'ltalia.

L'Inghilterra, la nazione tipicamente (< borg hc:se n, mang ia a destra e a sinistra, al nord e al sud, ingrassa [....un.sura....1 imperialisticainente, schiaccia a cannonate i tentativi di li j:,erazio ne dei popoli soggetti al suo dominio e si ricorda con arie dottorali, ges uitiche, quacquere del wilsonismo soltanto quando sono in gioco n on g li interessi, ma i diritti dell'Italia. Ipocrisia anglicana 1 Noi rispond iamo: Viva Malta italiana I Viva l'Irlanda I L'Egitto agli egiziani I L a Francia fa altrettanto [.... ce11.mra••.. ) lo che accadrà a Parigi ha oramai un- valore relativo, circa il futuro. La politica non può ignorare la psicologia. L'anima italiana è stata orribilmente ferita. Il voltafact:ià. alleato è stato troppo brutale perché non determinasse stati d'animo negativi. Noi siamo presi per la gola. [Cm.rura]. Il fatto che ci conforta è l' unanimità formidabile del popolo italiano. Quando u n popolo è unito, è sempre l'arbitro dei suoi destini.

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° ~IINISTERO NITT I 89
MUSSOLINI D a. li Popolo d'Italia, N 115, 28 aprile 1919, _YJ.

SEDUTA STORICA

O ggi seduta storica al Parla mento italiano. I requisiti perc hé u na seduta sia storica.sono: x. una g ran quantità di partecipanti (si dice che oggi saranno 4 00 e p<iliché su 508 una settantina di deputati sono passati al Montecitorìo di là, sì può dire che, oggi, i vivi ci saranno tut ti); z. una g ran brevità nei discorsi; 3. l'unanimità del voto. E lasciamo da parte la coreografia. Ci sia conces so di affermare subito che i sopradescritti requ isiti n on bastano a c onferire il titolo di « storica » alla seduta di oggi. Ci vuole qualche cosa di più. Ci vuole il « sos tan2:iale ». La seduta d'oggi sarà veramente sto rica, se sarà un «fatto», se condurrà a una « decisione >>~ se determinerà una « nuova » situazione. Caso contrario sarà una sedu ta di inutili (< paralali a » come molte altre che furono e molte altre che verrann o.

No n basta c he il Governo chieda un voto di sanatoria al suo contegno durante la conferenza, Questo voto c'è già stato Lo ha d ato il p opolo italiano. Lo darà oggi alla quasi unanimità la Camera. Ma è .il domani che conta. L'on. Orlando che cosa pensa di fare ? Se l'o n. Orlando presentasse oggi un decreto di annessione di Fiume e d ella Dalmazia italiana, la Camera approverebbe e questo conferirebbe veramente l'aggettivo di << storica » alla odierna seduta. Se l'on. Orlando è tornato in ltalia sempli cemente per tastare il polso al Pa rlamento e al Paese, per poi tornare a Parigi e mercanteggiare s ul chilometro quadrato in più o in meno, noi diciamo, noi affermiamo che poteva risparmia rsi il viaggio d i andata e .dtom o . D opo questa esp losione nazionale no n s i ritorna a P arig i per « trattàre » anco ra. Si è g ià trattato abbastanza. Bisogrui me ttere Parigi - cioè i tre - davanti al fatto compiuto: fatto compiuto che quei tre s ignori non potranno canc~llare, perché non ne hanno i mezzi. Il fa t to compiuto è u n dec reto di annessione, davanti al q uale gli jugos lavi, pu r digrignando i denti, s'inchinereb1'ero. Gli jugoslavi non possono far guerra all'Italia. Non hanno cannoni, né m itragliatrici, né aeroplani, i:ié munizioni, né viveri. Uomini ? Non molti e non concordi. Essi si limiterann o a una protesta diplomatica, più o meno v ibrata

L 'occasione per 'l'I talia è unica . G uai se il Governo la lascerà sfuggire. O s i risolve il problema, ogg i, secondo le linee semplici della necess ità, o non lo risolve remo mai p iù.

MUSSOLIN I

Da li PoJ,ol o d'llalùt, N. 11 6, 29 apri le 1919, VI.

LA FORMULA DEI SOCIALUFFICIALI

:È. interessante seguire il contegno del P11s italiano nell'attuale momento della vita nazionale.

I «dati>> della situazione sono ques.ti: 1. non si può onestamente sostenere che ,l'atteggiamento dcì nostri pl enipotenziari a Parigi s ia stato imperialista, perché è stato « rinunciatario » sino ai lìmici dcila decenza; z.. non si può negare che Fiu me si sia autodecisa, replicatamente, per l'annessione all'Italia ; 3. g randi masse della popolazio ne italiana e la quas i unan.imit à dei partiti p olitici confortano della loro solidariCtà il Governo della Nazione; 4. gli alleati che vogliono imporre a noi la pratica del più assoluto wilsonismo, perseguono e attuano, per conto loro, una politica nettamente imperialista. Wilsoniani di fuori, anti-wilsoniani in casa. Vedi telegramma Turati ai labu risti inglesi.

Fissato tutto ciò, il Partito Socialista Ufficiale ha adottato questa formula: As.u11ti, ma tttlmti, b una formula curiosa e alquanto buffa. Per convincersene basta esaminarla da vicino. Difatti non si può essere assenti e attenti in uno stesso momento. O si è realmente assenti e allora non si può prestare attenzione a quello che accade, o si è realmente attenti e allora bisogna fare atto di presenza. Fin qui la log ica formale. ?,.fa la logica formale non inquadra la politica. Il senso della formula socialista vorrebbe essere questo. Noi non Prendiamo parte dfrena. nel dissidio Italia-Intesa. La facciamo da Pilati. Ci riserviamo l'intervento nel secondo tempo e a seconda delle soluzioni eventuali del dissidio stesso. E cioè: se il dissidio si compone, a Parigi, pacificamente, noi restiamo asse nti; nelle al tre ipotesi, intctverremo. Quali ipotesi ? Quella, ad esempio, d i un dec reto di annessione di città e terre che sono italiane e tali sono riconosciute - almeno in privatoa.nche dagli stessi socialisti italiani ?

Questa posizione « roll.andia na )) (al disopra della mischia) assunta dai socialisti ufficiali è un grosso errore. I socialisti Ùfficiali - grazie alla loro incomprensione -perdono un'altra occasione p er inserire la loro piccola storia nella grande sto ria ·d'Italia. Fanno del male alrltalia, poiché W ' ilson interpreterà te ndenziosamente pro ddmo sua il voto contrario al ministero Orlando, e non giovano a se stessi. Se i sociaiisti si fossero in quest9 momento decisi a cambiare la loro tattica e a solidalizzate con la Nazione, essi non solo potevano impo rre

allo Stato l' accogliment o immediato d ei p ostula ti confederali, ma potevano pretendere una diretta partecipazione - mediata o immediata - al reggimento dello Stato. È strano come le teste fini del socialismo parlamentare no n abbia no abbracciato collo sg uardo l'ampio orizzon te delle possibilità p olitiche e sociali che si o ffriva ai loro o cchi, e si siano anco ra una volta contratti alla monosillabica negazione d egli assenti o p iuttosto dei latitanti. Se la politica è l'ane di profittare delle circostanze ai fini c he si perseg uo no, b isogna concludere che i capi del .socialismo politico sono dei politici dozzinali. ·

Vedremo che cosa diranno Turati o Modigliani, Per fo rtuna, la stor ia d'Italia si farà anche senza e contro il Partito Socialista Ufficiale. La Nazione lo som mergerà nel 19 19, come lo somme rse nel 19q .

MUSSOLI NI

Da Il Popola d'l1alia, N. 116, 29 aprile 1919, VI.

92 OPERA
OMNIA DI BENlTO MUSSOLINI

« IL GOVERNO DEVE DIFENDERE

SUPREMI DIRITTI DELLA NAZIONE »

Seduta storica, quella di ieri, per le ragioni da noi enumerate. !\foltissimi deputati. Pochi discorsi. Uno, al solito, bellissimo d i Orlando. Appb usi infiniti. Unanimità del voto, salvo i quaranta assenti, ma atu:nti, del socialuffi.cialismo.

N o n crnno assentì, dal momento che hanno detto <( no>) .... Tutto ciò può accontentare la gente che n on ha pretese, ma noi d ichiari:1.mo subito che la seduta di ieri ci ha delu si Il discorso Orlando è di un intc1essc storico retrospettivo. Tutto ciò che ha de tto riguarda il passato, sia pure prossimo. Sano mancate nel suo discorso quelle «precisioni» che forse avrCbbero dato la vera[.... u»s11ra.... ] a lla mossa ,vilsoniana. La cronaca è stata vaga. Su quel che si è fatto a P arigi ne sappiamo q ua nto prima. Il voto della Camera non poteva essere diverso da quello che è stato, Il significato di ciò è palese> pe r q uanto il signor Wi1son non sia troppo incline ad accettare i resp onsi parlamentaci perché, se cosl fosse, egli dovrebbe essere a \'G'ashington e non a Parigi. Insomma : l'on. Orlando è t ornato a Roma per informare la Camera e per prov oc.trc un vot o di solidarietà. È fat to. l\fa la situazione non è camb iata. Non c'è niente di nuovo. Fiume, Zara, Sebenico, Spalato attendono ancora. L'ordine del giorno presentato dall'on. Luzzatti [ censura ) n on segna nessuna d irezione, non indica nessuna linea di condotta. M anca · di qualsiasi specificazione. b un ordine del giorno superfluo. Che cosa s ignificano , nel concreto, i « supremi interessi )> della Nazione?

A che cosa vuo lC alludere con questo lirico [... wuura.... ] quel L uzzatti e [ ctnmrn]. C'è o non c'è una geografia? I « supremi interessi» hanno o non hanno dei nomi? Si chiamano o non si chiamano. nel~ l'ordine territor iale, Fiume, Zara, Sebenico, Spala~o? Con quell' o rdine del giorno la Camera ha provato di essere acefala, Di non avere idee. Né programmi. Si nascosta dietro il paravento delle fras i t radizionali. L'ora richiedeva qualche cosa di più definito. È mancatO. Sicco me l'ordine del giorno Luzzatti era stato accettat o e concordato col Governo, è evidente che tu tto quello che s tiamo d icendo si rife-

dscc all'on. Orlando. Ora per difendere j « supremi interessi » della Nazione è necessario tornare a Parig i a riprendere la trama spezzata dei faticosi compromessi o n o n valeva megl io p recipi tare la situazione e annettere senz'altro all'Italia le città e i territori italiani ?

Credere che il s ig. Wilson receda dalla sua posizione d'intransi~ genza in seguito a quel voto e a quell'ordine del giorno, è illudersi grossola namente. Se l'ordine del g io rno fosse stato meno vago, se avesse colpito Wilson nello stomaco come un buon pugno, forse Wilson, che per la sua ment alità americana simpatizza colle ma niere piuttosto rudi, avrebbe cambiato posizione. Ma quell'ocdine del giorno, n ella sua premeditata clastica ev a nescente imprecisione, non dà l'idea di una Camera che sa quel che vuole e precisa - geograficame nteq uel che vuole, sibbene dà l' idea di geme che non sa .o non ,-uole impegnarsi, che teme d i <( spinger si )) troppo oltre in un senso o nell'altro. Armato di quell'ord ine del giorno, l'on. Orlando n on è più forte oggi di quel che non lo f<?sse ·ieri. 11 signor Wilson se vuol continuare, come dicevamo noi in tri ncea, a fare il <e pignolo », può sempre contestare o revocare in dubb io che la Camera italiana ab bia voluto con quell'ordine del giorno rivendica re la Dalmazia o anche semplicemente Fiume, appunto pe rché né la Dalmazia né Fiume sono ricOrdate. Si vu?I lasciare il margine ad ulteriori trattative, ma allora n on era, forse, assolutamente necessario fare appello al p opolo. Il p opolo ama le pos izioni nette. Si credeva che tutto quel ch'è avvenuto conducesse a una soluzione del p roblema, soluzione che il p opolo col suo meraviglioso intuito aveva indicato: l'annessione. Niente di ciò. Il problema· <li ieri è timasto nei suoi termin i che il voto parlamentare non ha alterato, Era l'ora dei fatti. Abbiamo avuto ancora e se mpre e soltanto delle parole

MUSSOLIN [

94 OPERA OMNIA DI BEN ITO MUSSOLINI
Da li Popolo d'ltalitt, N , 11 7, 30 apri le 19 19, VI,

DISCORSO DA ASCOLTARE

Questo discorso è diret to agli operai, Parliamo schietto. Senza finzioni. Se nza adulazioni. Cosl come la cosc ienza ci detta, E., oggi, di moda « ad ulare » le masse lavoratrici e precisamente quelle che lavorano manualmente. Noi ci ri fi utiamo di seguire questa moda cortigianesca. Preferiamo celebrare i l lavoro in tutte le sue manifestazioni, dalle più eccelse alle più modeste; da quelle che trasformano la rozza materia a quelle che esprimono i moti profondi dello spirito. Ado riamo il lavoro che dà la bellezza e l'armonìa alla vita, non solo quello che aumenta Ja possibilità del nostro benessere materiale. Ciò premesso, noi parliamo da « amici >> agli ope rai. Amici che non chiedono nulla. Assolutamente nulla Come amici disinteressat i, noi diciamo agli ope rai italiani che ess i stanno per cedere sotto una. nuova tirannia, che, oltre ad essere spietata, è ridicol:i: alludiamo alta tirannia del Partito Soci:1.ljsta.

Quando no i meditiamo su quello che accade, ci sentiamo umiliati. Le m:isse ope raie sono alla mercé di una cbsse politica cosiddetta socialista, che vuole semplicemente sostituirsi, per via dell'afsitllt 1111 bmrrt, alla classe politica cosiddetta borghese. Questo crucco volgare h i un noine sonante : si chiama dittatura del proletariato. Ci stupisce che le teste pensanti della Confederazione Generale del Lavoro, che non possono non aver avvertito il fenomeno, lo accettino pass ivamente, anche nelle sue disastrose conseguenze. La ve rità è che i 600 mila organizzati della Confederazione Generale del Lavoro d ipendono - come tanti schiavi - da venti o trentamila u omini che si chiamano socialisti. Costoro (< giocano )) le masse operaie senza consultarle mai. La condotta del Partito nei rapporti del proletariato è squisitamente autocratica, assolutista, imperialista, borg/uu. C'è un elemento di g rottesco, che si delinea plasticamente. Chi sono questi cosiddetti soc ialisti che la fanno da pastori del gregge? Perché presumono essi, cd essi soli, di essere g li intcrpceti genuini, i rappresentanti autentici della massa lavoratrice: e quali titoli di sapienza, di saggezza, di virtù possono vantare in confro nto del tes to d egli umili mortali ? D ov'è il diritto e la ragione: della loro dittatura? Non nel loro cervello, che in media no n supera di capacità quello degli altri;

· X IJJ.

non nel loro cuore, che non può contenere più h11111anita.r di quanto non ne contengano gli altri innumerevoli d elle innumerevoli creature umane: il titolo della loro dittatura è un semplice cartoncino che si chiama tessera e che l'ultimo idiota, pazzo, fannullone, parassita, borg hese di questo mondo può procurarsi inscrivendosi n el Partito e pagando la tenue moneta di u na lira.

Quando un signore qualunque è munito di quella tessera, da un giorno o da un mezzo secolo, ed è fo regola colle marchette, egli cessa issofatto di appartenere alla po"."cra · nostra comune umanità : d iventa un prescelto, un eletto, un veggent e, un apostolo, un santo, un dio: tutte le sapienze, tutte le virt ù, tutti gli eroi smi gli appartengono Quello che dice, decide, fa o non fa, rappresenta sempre il maxinmn, della saggezza: il cartoncino d ella tessera ha un magico potere per cui gli imbecilli diventano geni, i conigli leoni e la massa operaia deve ubbidire, ciecamente ubbidire, a ciò che v iene stabilito da un si ned rio di uomini, che non hanno mai lavorato e non lavorera nno mai , perché hanno trovato nel « socialismo » il loro mestiere, il loro pane, la l oro soddisfazione, come altri tro va il pane e il resto in una · scuola, in un ufficio, in un camp o o in una officina. C'è u na nuova div~nità nel mondo: b. tessera. E come tutte le divinit:ì anche questa richiede non solo incensi, ma sacri fici; non solo preci, ma sangue.- I proletari vogliono o non vogliono accorgersi che sono a nco ra incatenati e che da una schiavitù passano a un'altra schiavitù? Gli operai che sono degni dell'aggettivo· «coscienti >> devono insorgere contro il rinnovato strazio eh:: si fa della l oro volontà, del loro benessere, della lo ro vita.

li «partito» è un fatto estraneo al movimento operaio . Nessuno gli contesta l'esercizio del potere sui suoi inscritti; ma è cretino e cri• minoso permettergli l'esercizio e l':i.buso dd potere su l prolet:i.riato Che il Pus decida il fi nimo ndo , è affare che lo riguarda, ma che d ecida in assenza del proletariato e contro il prolet ariato, arrogandosi poi il diritto d'imperio su l proletariato stesso, è spettacolo « reazionario» e autocratico che deve '1nire. È tempo di stabilire nelle organizzazioni un regime di vera democrazia. t tempo di dire che pcima di inscenare qualsiasi movimento economico e politico, gli operai devono essere interpellati. È tempo d.i dire che gli operai non sono fantocci privi di capac ità ragionante, come li ritiene il Partito Socialista, dal momento che si (( sostituisce» continuamente a loro senza interrog:uli mai.

Amici operai1 i in questione la vostra dignità e la vostra libertJ. Provvedete! ln1orgt1t! Prin,a che la tirannia roua vi abbia !(hiaffiati

96 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Un discorso di questo genere, nel quale intimamente consentono - ne siamo sicuri - i dirigenti confedecaU, è destinato a provocare le solite accuse. Certi atteggiamenti fan .ricordare il <( Volete la s1lute? Bevete etc.». Volete ((passare)> da rivoluzionari? Provvedetevi di una tesser:i. Ma noi, che siamo e rimarremo sprovvisti di tes~ sera, siamo cosl poco «reazionari» che accettiamo quasi tutti i postulati del manifesto confederale del Primo Maggio, manifesto che dà all'anima u na sensazione di luce e di forza, mentre quello della Direzione del Partito d:l un senso di buio, d'impotenza e di disperazione. La trasformazione del Parlamento e l'introduzione della rappresentanza integrale, è nel prog ramma dei Fasci.

Sempre nel programma d ei Fasci è la immedi ata applicazione di una legge che sanzioni la conquista proletaria delle otto o re; la modificazione del decreto-legge pc.r le pe nsioni d'i nvalidità e vecchiaia riducendo .il limite di età a n anni per gli uomini e so per le d onne;

l'immediato apprestamcn.to dei decreti-legge per le assicurazioni obbligatorie di malattia e di disoccup12ione; un' jmposta fortemente progressiva sul capitale;

l'attuazione dei conclamati provvedimenti atti a lenire e miglio. rare le condizio ni dei mutilati e invalidi di guerra e a risolvere il problema delle abitazioni.

Facciamo le nostre riserve s u alcuni p os tul ati politici. PrescÌn· dendo da ciò, ci troviamo di fronte a un prog ramma di realizzazione e di costruzione. Non qui, si trovano gli isterismi dittatoriali del Partito Socialista, che sabotano più che aiutare il moto di ascensione delle masse operaie; moto c he noi fiancheg g iamo perché pensiamo che, se le masse lavoratrici rimangono in uno stato dì miseria e di abbrntimento, non v'è grandezza dì popolo, né dentro, né oltre i confini della Patria.

DAL DISCORSO 01 P.ZA S. SEPOLCRO AL I0 MINISTERO NITII 97
l.lUSSOLYNI
Da // Popolo d'lh,lù,, N, 118, l maggio 1919, VI.

PUNTO MORTO

La p osizione diplomatica dell'Italia non ha fatto un passo innanzi dall'ultima seduta parlamentare. Si nota q ualche manovramento subacqueo dei rinunciatari che lanciano l'ipotesi di una sostituzione di altri personagg i a quelli che ci hanno rappresentato alla conferenza d i Parigi, ma la cronaca nnn segnala novità li fatto non c i stupisce. Come dicemmo, nel nostro commento alla seduta cosiddetta storica, no i crediamo che jl nostro Go verno si sia cacciato in un v ico lo c ieco, dal quale n on si poteva u scù:c che sostituendo alle inut ili chiacchiere l'eloquenza soli da, precisa e definitiva del fatto compiuto . Non. si è voluto pronunciare la parola an nessio ne, quantunque grandi masse di popolò avessern indicato l'annessione pura e semplice come la mig lio re soluzione del problema adriatico e la paralisi diplomatica continua. L'Italia è assente, Wilson è irremovibile. Parigi ignora l'Ital ia, Eppure, second o il nostro profano criterio, un decreto d'annessio ne non era e non è cosl anti-giu ridico, come può apparire ai consumati « pandettisti )> della Camera italiana. Se è vero che Inghilte rra e Franc ia non considerano il P atto di Londra come uno << straccio di carta )), se è vero che Francia e l nghilterra riconosco no il nos tro diritto sul Trentino, Alto Adige, ]s tria e D almazia da Zara a Punta Planca, l'Italia può prendere le misure necessarie - politiche amm in ist rative e militari - p er inco rporarsi quei t erritori, s ui quali non c'è contestazione di sorta. Resta il p roblema di F iume, ma ques to problema è g ià stato risolto da Fiume stessa coll' applicazione d el principio che fu wilson iano d ~Jl' auto-decisione dei p opoli. Non è l'Italia c~e si annette Fiume : è Fiume che si annette all'ltal ia. La distinzione è fondame ntale. D al punto di vista del « di ritto)) il dec reto d'anness ione è pienamente legittimo. Ciò che ha trattenuto s ino ad ieri l'Italia che cos'è ?

L'j ncertczza sulle possibi li co nseguen ze di un decreto di annessio ne. O re ndiamo conto perfettamente della esita:Zione del Go ve rno d'Italia, ma no n ved iamo c ome e qualmente le altre soluzioni siano m ig liori. 11 Governo d'Italia rinuncia al d ecreto d i annessione. Vi r inuncia per serbare la via libera a ultcrio [i negoziazioni sul teHc no del Patto di Londra. Ma quali speranze ci son o sul risulta to di questi negoziati,

quando già l'on. Orland o e l'on. Sonnino si sono spinti nel momento culminante d ella crisi al ,11axùmw1 delle rinuncie? ( anmro]

Do po il voto del Parlame nto nessu no può chiedere di.~meno. Il voto unanime d el Pai:lamento - notevoli ìa questa unanimità le dich iarazioni di Turati - autorizza a chiedere di più. Ma è possibil e che ci diano di più quando nemmeno il mirùmo dell'ultima ora parig ina trovò accoglienza fa\~orevolc presso Wils.on e gli AJleati ? Da notare ancora che l'opinione pubblica, prima della seduta parlamentare, avrebbe più fac ilmente accettato « rìduzioni » anche notevoli del nostro programma territoriale, ment re oggi tali riduzioni appaiono inconcepibili e più penose da sopportare. Per fermarsi al punto in cui si era arrivati a Parigi, non va leva la pena di tornare in Italia a consultare solennemente Popolo e Parlamento e dopo aver consu ltato Popo lo e Parlamento non si t orna a P arigi per accettare la soluzione minimalista, già respi nta . Si dice che gli Alleati non possono ignorare l'Italia, m a il fatto è che da quattro g io rni la ignorano. L"\ seduta parlamentare p:issata, ma i nostri pl':nipotenziaci sono ancora a Ro ma. La soluzione più audace era la migliore, in quanto poteva <lcterminare la situazione nuova. L'unanimità nazionale spingeva all'anness ione. Non si osato. Siamo rimasti « per aria)>. Non siamo a Parigi e non sia.mo nemmeno a fiume. ù. prob:i.bile che per uscire dall'equivoco, il Governo d'Italia ponga g li Alleati dimnzi all'eventualità dell'annessione, da procbmarsi malgrado e contro gli Alleati stessi. Le con seguenze di ciò non sarebbero gravi soltanto per l'Italia, ma per tutti gli Stati dell'Intesa, non esclusa l'America. Quando s i leggono le r ivcbzioni <li Hcrro n, che me ttono nella sua. vera nitid a luce l' ìde:1.lisn10 wilsoniano, ogni it:i.lia no. degno di ,1uesto nome p ensa che s i è troppo indug iato e che è tempo di spezzare con un atto di energi:1 la sordida trama degli interessi e degli egoismi.

DAL DISCORSO Dr P.ZA S. SEPOLCRO AL l" J, UNI STERO NITTI 99
MUSSOLINI
Da Il Populo d'JJ.Ji,s, N. 119, 3 mJggio 1919, VI.

I e ri, a mezzo dell'avv Cesare Sarfatti, ho sporto querela per diffamazione con ampia facoltà di prova , contro il lercio libe llo ex-wilsoniano che si pubblica in Corso Vitt. Emanuele 8. Ho dato querela al gerente, perché le pubblicazioni d iffamato rie di quel foglio sono :i.non.ime*, ma spero di n o n incontrare in Tribunale soltanto il gerente ché non Scrive e non legge, ma i vera mente respo nsabili. E ciCX: gli uomini che dopo avermi professato per lungo tempo la loro amicizia e Ja loro stima, dal 6 gennaio 1919 si son o specializzat i in una campag na che ho igno rato o s prezzato finché si limitava alla bestialità i nnocua delle ing iurie, ma che sono fermamente deciso· a p er.seguire d inanzi ai giudici ora che c'è mate ria da codice penale. Per quanto ci sia in taluno di quei signori l'abitudine, rilevata nel verdetto di un giury, di non d:ue - s ia pure per un limitato importo - l'esatta resa dei conti (si tratta del denaro sacro dcll'Auùlmza Cll'ilr), ho la convinzione che una resa dei conti d ovranno darla a me e alla cittadinanza. Ciò a guis a di semplice aperi t ivo . Il rest o vcrd in Tribunale.**

• ( 373, m, 376).

E TRE!
ll! USSOLI N I
' ! I
Da Il Popolo d'l11tlii1, N . 11 9, 3 m:iggio 1919, VI. • • Per il seguito di questa polemica, si vedJno le pags. 378, 380, 38 2, 388.

ANNESSIONE!

La domanda che inquieta la coscienza degli ita lian i è q uesta: quando e come l'Italia può tornare a Parigi ? E - in subordinequanto te:mpo deve trascorcere ancora prima che l' Italia perda l'obbligo di recarsi a Plrigi ?

È evidente che l'attesa non può durat·e all'infinito.

F inalmente, terza domanda: se l'attesa inutile continua, per quale evento l'Italia può ritene rsi autorizzata a procedere seriamente e semplicemen te all'annessione delle terre tridentine e adriatiche? La situazione è complicata. Il circolo vizioso, evidente. Alla v igil ia della partenza de i nostri plenipo tenziari da· Parigi, la situazione era questa: Wilson ci negava la D almazia, flumc e metà dell' Istria. Gli alleati inglesi e fr.mcesi ci. ponevano un aut n,1/ pressappoco in q ues ti termini: Patto di Lon<lr:. senza Fiume, o Fiume con la rescissione d el Patto di Londra.

Le rinuncie dalmatiche dcì nostri plenipotenziari furono grandissiine, ma c iò malg rado non fu possibile l' accordo nemmeno tra I ulia, Francia e Inghilterr:i. Se le rin uncie dalnù.tiche non furono cons iderate sufficienti dai francesi e dagli ing lesi, è segno chiaro che e ssi preferiscono che l'Irnli:-t rinunci a Fiume piuttosto che al tratto di Dalmazia concessoci dal Patto di Londra. Questa la situazione alla vigilia dell'incidente. La sed uta storica n on l'ha mod ificata affatto. La sed uta storica è stata importante dal punto di vis t:i interno - e diciamo m pauanl e ci ripromettiamo di spiegare domani, come qualmcntc l'on. Orlando non abbia profittato di un'occasione unica che gli si p resentava per reali1.zarc l'unità nazionale con l'inclusione dei social isti parlamentari o rganizzati - ma detta seduta storica non ha modificato le nostre posiziorì.i <liplomatiche a Parigi. Com:: e perché avviene che b. Francia e l'Inghilterra non abbiano invitato l'Italia a riprendere il s uo posto alla conferenza di Parigi ? Come e perché avviene che Francia, Inghilterra e Stati Uniti abbiano già preso contatto coi plenipo tenziari tedeschi - sia pure per un contatto prclimin:ue e p rotocollaresenza curarsi in alcun modo dell'assenza dell' Italia? Tutto ciò signi fica che Francia e Inghilterra non si sono mosse dalle posizioni diplomatiche

fissate alla vigilia della partenza d i Orlando e So nnino. Se .Francia e Inghilterra, premendo su \Vilson, il quale si ri mangia allegramente i suoi q ua ttordici puriti salvo quand'è in g ioco il diritto dell'Jtalia, o anche al di sopra e conuo \'Q'ilson, fossero entrate nell'o rdine di idee di dare all'ltalia Fiume p iù il P atto di Lon dra, a quest'ora i nostri delegati sarebbero t ornati a P arigi e l'incidente sare bbe liquidato, Evidente men te, tanto la Francia come l'Inghilterra, si tengono ancora alla soluzione che potremmo ch iamare <(minimalista)) dei n ostri problemi adriatici, soluzione che se abbiamo avuto ragione di respingere p rima, a più forte ragione dobbiamo respingere ogg i, dopo lo spettacolo dell'unanimità nazionale. Insomma: se gli Alleati n on ci dànno Fiume p iù · il Patto di L ondra, l'Italia non può tornare a Parigi. E se l'Italia non t orna a Pa rigi e se non tornando l'Italia a Parigi g li Alleati procedono - come sembra - per loro conto, att uando u n vecchio proge tto che è ,1u ello di fare la pace in due tempi, prima colla G e rmania, poi co ll'Aust ria-Ung he ria (cioè coi paes i dell'ex A ustria.Ung heria), l' Italia è in diritto di diffidare gli Alleati , di [ ... . unmra .. .. ] perché p rocedono a una pace separata, di ritenere « nulla » b. pace stessa e d i effettuare l'annessione d elle te r re che son o nostre .

Noi cominciamo a credere c he se l' I talia avesse decret ata l'annessione, a quest'ora sarebbe precip itosamente giunto a Roma l'in v ito di tornare a Parigi. Crediamo ancora che l'idea dell'anness ione n on è più respinta <( in assoluto » dal G overno Se non si procedi!, gli è, pen: siamo, pe r p reoccupazio ne d'ordine fotemo. Il G overno sa p e rfettamente che annessione non s ignifica guerra colla J ugoslavb, m:1. teme che nello spi rito d elle masse più incolte l'annessione s ia in terpretata come il prelu dio di una nuova g uerra, per cu i v u ol giu nger vi solo quando ogni altra via appaia p reclusa Ora, bi sogna conv incere i buoni italiani, c h e il regno dei serbo-croati-sloveni può dichia ra rci la gue rra è i giornali d i Zagabria, di Lubiana e di Dd grado cc l' h:mno g ià dichiarata, ma non ' può farla. La Jugos lavia non p uò perme ttersi il lusso d i un'altra g uerra (che per la Serbi:\ sarebbe la ciu arta in meno d i o tto anni) perché manca di tutto. Senza contare che l'apectu ra delle ostili tà co ntro di noi s:i.rebbe il segnale d'attacco contro la Jugoslavia da parte di tedeschi, ungheresi, ro meni, bulga ci, albanesi, montenegrini. Né s i deve escludere - d:i.ti gli umori di Belg rado - un:i. d ichiarazione platonica di guerra, anche se l' Italia scenderà ai compro messi p iù i ndu lgenti, poiché non bisogna dimenticare che l'Assemble:i. Nazionale di Belgrado n o n ha ri vendicato Spalato o Zara, ma P ola, Trieste, Gorizia, Resiutta, Cividale, Ta rcento, Gemona ....

Noi ci g uard iamo bene dal da re cons igli agli uomini che p oss ied ono i (C dati >> e g li «elementi>) tutti d ella situazione ; ci Hmitiamo soltanto

102 OPERA OMNIA DI BEt,j'ITO MUSSOLINI
l '

a pensare che im•ece di attendere l'invito di tormre a Parigi, il G overno d'Italia pot rebbe porre 1a Conferenza davanti aU'a11/ 11111 : o Jl riconoscimento del Patto di Londra con Fiume, o il decreto d'annessione. Per non aver tetto come un assente, l'Italia non ha che una strada dinanzi a sé e il popolo l'ha già tracciata.

MUSSOLIN I

D:i li Popolo d'l t,1/i.1, N. 120, 4 maggio 1919, VI.

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NlITl 103

E TEMPO DI CONOSCERE LA SOLUZION E DEL PROBLEMA ADRIATICO

[ , (tn!llra]. Un interrogativo q uasi amletico turba in questi momenti la coscienza nazionale.

La notizia che i nostri delegati tornavan o a Pari g i è stata accolta c on un senso di viva soddisfazione , ma ne lle ventiquattro ore successive questa soddisfazione è stata avvden:aa dal punto intcrrog;Hivo di cui sopra. I nostri sig no ri delegati sono partiti di loro sponta nea in iz iativa sulla base di a tfabmc nti più o meno generici ricevu ti dagli ambasciat,bri o sono, invece, stati chiam ati a P a rig i in base a una fo rmula soddisfacente d'accordo? Fra le due: eventualiti c'è una. differenza sostanziale. Solo nell'ultimo caso si può dire che i n ostri d elegad sono t o rnati a Parig i, nel primo sono andati a C:mossa.

Noi Cominciamo a trovare ridicolo, pc:ricoloso e reazio nario tutto il misteco che circonda b n ostra politica es tera in ques to m omen t o. Se gli Alleati di Parigi hanno mandato a Roma un i n vito fo r m:tle , perché non è reso di pubblica ragione ? Perché snervare in q uesto modo la coscienza nazio nale g ià abbastanz:1 provata d:1 t1u:1tt ro anni di guerra ? Se il rito rno fu c osl clamoroso, perché la nuova putenza è avvenuta clandestinamente e misteriosamente ? Se ci son o d elle alti s. si me, profondiss ime ragioni d i Stato , noi non domand i:imo nulla, m a tutto ciò autorizza i dubbi e i sospetti peggiori. Non è la p o litica della verità, di -tutta la verità, q uesta ; non è b p olitica a11 gra11d air per la quale il popolo italiano l:13. la necessaria 'matuciù: è una politica che dà l'idea d i qualche cosa di meschino e di inadeguato alla g randezza dei tempi. {Cenmra.}

MVSSOLlNI Da Il Popolo d'llfflic1, N. 123, 7 magsi o 1919, Vl.

[PER I FASCI DI COMBATTIMENTO]*

.Mrmolini elogia l'attività. dimos t rata dai componenti la Commissione di Finanza, i cui risultati sono assolutamente soddisfacenti.

Arcenna a /111/0 il con,plmo lm'oro da svolgere p t r la creazione dei F atti in /11/la /Ja/ia t di1JJ01/ra la necessità :i.ssoluta di cre:?tC un ufficio di segreteria permanente con la nomina di tre segretari ptopagandi sti stipendiati e un segretario prop:iga ndista dd F ascio di M ilano

Propone senz'alt ro che s ia posta in discussione tale proposta pe rché il meraviglioso movimento fascista sorto in Liguria, a T orino, sia subito aiutato dalla pre se nza dei nostri amici che colla lo ro attività potranno dare maggiore elf1cacia al movimento stesso **·

• Ri:i.ssunto del discorso pronunci:1.to a Milano, nel salone dcll'alle:inia industriale di pi:1zz:1. San ScpokrO 9, l:i. sçr.1 Jd 7 maggio 1919, nd corso del1'11dunanz:i. dei membri delle commissioni di linmu, prop:tganda e del comitato ccnlr:ilc d d fa.scio mil:lnese dì combattimmto. Prim:1 di Mussolini, :iveva p:i.rl:lto Enrico Des:ma, membro dell:1 commissione di fin:1n2a. (D:i. Il Popolo d'/1,tlia, N 1 24, 8 maAAiO 1919, VI).

0 Segue la discussione. Ferr:i.ri è favorevole alla nomina d i:-ì t re segrct:iri, ma ritirne che tale nomina debba avvenire J°;1ccordo coi Fasd sorti in tutta It a lia e s peci:1lmen1e co i F:1sci di Genov:1 e T o rino che h;1;nno già <l:ito un cosi sicuro affid3mento <li sr:in<le mivit,\ ». Mussol ini. è mch'egli <li questo pa rere. "Ma n rre11it,1 ,hc q11a 1i ;(.'grctari 1i,1110 n omi11ali rnbilo paché o<i:orrr si 11Jrllan o pronJmnellft' al lar'OrO di propagar1J4 allo a J ,,rr roesiollt' i n / 11/la / Jalia al no1/ro mot•imcnto ·:. M essa qui ndi in votnione la proposta, vime approvata scn:i'altro e s i passa alla n omina degli amici che d evono a~s umerc <letti posti". Mussolini

propone come segretario generale politico dei Fasci Attilio Longoni, "il q ual~ h,1 giJ drt10 pro11.: di euerr u11 1.•11/e,11e org.mi::.rtore e 11n bu on propag,J11di!Ja"

Propone come segretari propagandisti l'avv. Enzo Ferrari e Celso Afori si, e mme se1:rcta rio propagandista <l ei F:lscìo Mila nese di Combattimento Alberto Bertoli. Gli amici proposti dichi:irano di accettare e posti in votazione i loro nomi ve ngono approvati all'unanimità. ( +)

« Si passa quindi a discutere della propasanda che d~·bbono svolgere i Fasci. Partecipano alla discussione: Vt'Ceh i, Mus~o! ini. f erraci, facchini ed a ltri e si. conclude" affermando i seguenti postul:il i : Per il problema militare: aboli zione <lelr~ercito permanenti:, crca:zione delle- mili:zic na:zionali, nazione arm:ita, na:iionali:zza zione di tutte le fabbriche <l':i rm i ; l:iicizz:u:ione di tutte le istitu:zioni dello stato e confisca dei beni ecclesiastici; adesione ai p ostu lati opera i del sindaca lismo nazionale~ - (Da li Popolo d'Italia, N . 124, 8 magg io 19 19, V I).

ECHI DI UNA QUERELA

I nostri lettori ricordano la condanna che fu inflitta a un giornale clericale d i Lecco ché aveva pubblicato le solite scempiaggini sul mio conto*, In Corte d'Appello la quere la è stata ri messa, perché non valeva la pena di mandare in g :ilera per dicci mesi un povero vecchio settantenne e perché mi è stata rilasciata una dichiarazione esauriente che renderò di pubblica ra gione. La rifusione dei danni, che era stata fissata in cinquemila l ire, ve nne ridotta, d::i.te le condizioni del querelato, a mille , che ho destinato a dicci super-mut ilati de l Collegio Reale di v ia della Passione, Da un comunicato diramato dalla Direzione di quell'Ospeda le risulta che i dieci libretti postali di risparmio vennero distribuiti ai soldati mutilati seguenti: Fresco G. Battista, Mattcrazzo A. B., Aru Silvio, Zani Antonio, Dianchi Um~ berlo, Rapetti Giuseppe, Spera Raniero, Calefft Vittorio, Cerini Angelo, Visenlini Luigi.

• (Xl, 330, ) I) ,

D :i. Il Popolo d'Jralia, N. 124, 8 ma.~gio 19 19, VI.

CONSTATAZIONI

Non è il caso di applicarsi a un lavoro di tròppc analitiche glosse in margine agli innumerevoli articoli del trattato di p ace presentato ai tedeschi. Non è definitivo, Non è stato accettato dai tedeschi Un esame anche superficiale richiede troppo spazio e troppo tem po. Fissi:imo invec e alcuni clementi della situazio ne.

Primo. Da tutto quello che è stato detto e scritto, e dato il si lenzio dei.nostri deleg ati - chi tace, in questo caso, se mbra pro prio confermare - risulta che gli on. Orl and o e Sonnino non hanno r icev uto nessun in vito da p arte de i tre. O se invito c'è stato, ha avuto la form l di una intimidazione. Quei signori di Francia e d'Inghilterra e degli Stati Unìti , devono aver tenuto1 a mezzo dei loro ambascia tori~ questo disco rso : « Signori delegati italiani, vi avve'rtiamo che il giorno tale all'ora tale sarà consegnato il trattato di pace ai rappresentanti della Germanb. Se ci s:tretc, bene. Se non ci sarete, avrete torto , perché non dilazio ne remo la consegna e procederemo anche se sarete assenti >). Davanti a questo im•ito-11/ti111iJIIUJ1, contornato <la qualcuna delle so 4 lite frasi saccarinate che dànno la nausea, è chiaro che :ti nostri delegati n o n rimaneva che prendere il treno per Parig i. D opo quindici giorni dalla famosa rottura, la nostra di1, Io mazia è ancoca ~ul b ina rio mo rto . N ess una novici in vista, i n senso positi\•o, ma molte nov ità in senso negat ivo.

Secondo. Queste novità si possono rias sumere sinteticamente cosL Durante l'assenza dell 'Italia gli Alleati e g li associltì si sono assolutamente infisch iati di noi, dei nos tri interess i, dei nostri <l ìritti, dell a nostra vitto ria e della nostra pace, sia nell'ordine territoriale come nell'ordine economico e persino in quello proletario . li tcattame.nto che ci è stato inflitto ci accomuna al Portogallo. Quesco -è il blo cco Jatino esistente, L'altro è una frase, Nessuna meraviglia che l'opinione pubblica italiana sia attraversata da brividi di inquietudini e d i delusione La nostra gloriosa vittoria ha avuto un indomani gri gio cd oscurn al tavolo verde della nuova e g ià decrepita d iplomazia. A Parig i, du rante quind ici giorni, si è lavOrato sen:c:a d i noi e contro di noi Aggiungete all'avversione p alese deg li Alleati hl deplorevole indecis ione tld nostro Governo e trove rete che le esaltazioni liriche

della stampa rinunciataria - responsabile in g randissima parte di quanto è accaduto - sono strampalate.

Terzo. La Germania è dec isa a resistere. Non ci satà un contrld~ <littorio orale, ma il contraddittorio scritto non potrà essere evitato. Se il trattato dì pace s i compone di mille articoli, è assai probabile che i delegati tedeschi contrapporranno mille osservazioni e riserve e controproposte. È un lavoro questo nel quale i tedeschi eccellono. Il discorso del conte Rantzau non è remissivo soprattutto nella parte che riguarda la respo nsabilità. Di più. A un certo momento, il vinto, a proposito del blocco, ha assunto la parte dell'accusatore. Mettendosi sul terreno wilsoniano, la delegazione tedesca ha qualche buc;ma carta da giocare. Ricordiamo la soluzione antistorica, .intiliberale, che si vuole imporre al problema dell'Austria tedesca.

Quarto, La novità sorprendente è data dall'annuncio di un progetto di difensiva militare fra America, Inghi lterra, Francia. Si tratta di un progetto che dovrà essere approvato dai parlamenti, m'.l il fatto che tale progetto ci sia, è di una sintomatic ità eccezionale. :È. una palata d i terra gettata sul -cadavere impagl iato della Società ùelle N3zioni. Questo progetto significa che non si può parlare di disarmo e di :abolizione della coscrizione poiché altrimenù le p arole« alleanza difensiva militare» non avrebbero senso alcuno , Per difendersi ci vogliono u omini .e armi.

In secondo luogo la Società delle N:izioni è complct:amente liquidata. Quel progetto presuppone che una nazione o un gruppo di nazioni n o n entreranno nell:t lega e p otranno effettuare 1.:103 nuova aggressione contro 1a Francia. Non dunque, la Società delle Nazioni, ma una Società delle Nazioni. Si ritorna al concetto d ell'a llea01.a che fu sosten uta su q ueste colonne, quando imper versavano i furori uterin i del w ilsonismo, con questa · sola differenza che oggi l' Italia viene esclusa da questa alleanza. Viene consiùcuta come una p otenza di second'ordine. Attorno al s aldo tripode militare franco-anglo-americano s i raccogl ieran no i minori e fra questi siamo anche noi. L'umiliazione morale infli tta all'Italia è atroce. La Francia si affida all'aiuto americano e dimentica quCllo che potrebbe venirle daH'Italia, L'aiuto americano è lontano e non sarebbe efficiente prima di quattro o cinque mesi, mentre l'aiuto italiano potrebbe pesare sui campi di battaglia entro tre settimane. I tedeschi g iungerebbero a Parigi prima che in Francia fosse· sbarcato un solo reggimenio della repubblica stellata. Con questa alleanza la posizione dell' Italia di venta penosa e difficile. Ocmai è evidente che, con o senza società, n o i saremo e s iamo i sacrifi cati. Sin da questo momeOto e sugli clemei:i,ti d i fatto dei quali siamo in possesso, bisogna o rientare la n ostra poli-

108 OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOLINI
.,

tica nazionale nel domani: se l 'occidente plutocratico e l'alleanza militare della Francia, dell'Inghilterra, dell'America, che è alle:inza di tre nazioni squisitamente plutocratiche e borghesi, ci umilia e ci ig no ra, noi dovremo rivolgerci verso gli altri punti cardinali: al no rd , all'est, al sud.

È proprio di ieri la notizia che l'Inghilterra si dispone a rinforzare le sue guarrùgionì in Egitto e n elle Indie, perché l'insurrezione v i cova latente e irrefrenabile. La « grande proletaria» che ha dato il sangue dì dieci delle sue più fiorenti gencra.:>:ioni, può prende rs i la sua r ivincita sul terreno della lotta di classe. È prolifica, mentre u na nazione del blocco a tre si esaurisce ; è laboriosa, è intelligente, ha d isseminati milioni dei suoi figli in tutte le parti del mondo. P uò darsi che la digestione dei tre epuloni, che a Parigi hanno divorato l'unive rso, sia panicola1·mente laboriosa e difficile.

Una nazio ne di quaranta milion i di abitanti, come l'Italia, che potrà contarne settanta fra cinquanta anni, quand'abbia coscienz~ di sé, delle ingiustizie e delle umiliazioni sofferte, e delle sue memo rie, può dare dd filo da torcere agli odierni triorifatori del dollaro e della sterlina. MUSSOLIN[

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL J0 MINISTERO NITTI 109
D.:i 1/ Popolo d'/1.iliJ, N, 12~, 9 nuA_i:;i o 1919, VI.

LA FAVOLA

La polemica fra l'Unione italiana del lavoro, la Confederazione generale francese e il Partita Socialista Francese è uno degli episodi che non devono essere relegat i fra i diversi fatti della cronaca internazionale.

Fra qualche tempo si potrebbe conferire a questi documenti l'attrib uto e il valore della storicità .

I precedenti della p olemica sono noti. All'ind o mani del messaggio wilsoniano la Confadmition géntra!t du Jravail fece espli cito e caloroso atto di solidarietà coll'anti-itaUana fi lippica del presidente che ci negava e ci nega tuttora la italianissima Fiume. Nello stesso tempo put iva dalla Fra ncia e dall'Inghilterra un invito ai proletari italiani pe rché insorgessero contro l'imper iali smo ita lia no. Come sia stato accolto l'invito, è noto. Le organizz:izioni operaie italiane, tanto le sindacaliste come le socialiste, si rifiutaro no di abb occare all'amo wilsoniano. Il fatto è interessantiss im o Il proletariato italiano si metteva p:r b prima volta e in forma esplicita s u l terreno naziomlc. Questo e ven to no n è stato appre zza to e - nel se nso buono della parola - sfruttato dal Governo, come si pote va e doveva. li séguito della polem ica non ha per duto d'importanza e d'interesse . Osservate con qu:i. nto « nobile candore )> la Co1ifedtrnlio11 gl11tralt d11 l r,wail ignora 1< l'i mperialismo>) d i Pich o n.

Il povero J ouhaux è « in attesa di avere ìn mano g li clement i pr~c is i p er protestare ne l modo più energico contro tutti g li impe rial is m i ». Jouh:mx attende e deve, nell'attesa, aver chiuso vo lontar iamente occhi ed orecchi _per non vedere quella realtà che brucia gli occhi e non sentire i . discorsi ultraimperialisti dei "ministri della repubblica. Elementi precisi ? Povero Jouhaux I Il bacino della Sacre aggiudicato alla Francia, sebbene. non vi si tro vi n emmeno un francese a pagarlo un occhio, non è dunque un ele me nto ab bas ta~za « preciso n p ec scuoter e i confederali di fr;1.ncia? E il r eg ime della riv.1 s inis tra dd Rc nn? E la questione delle co lonie t edesche? Quand'è. che il nostro caro amìco J ouhaux si deciderà ad avver tire la trave nel proprio occhio dal momento che trova modo di scorge re la sottile p1gliuzza n:::ll'occhio d ella (( s ore lla latina » ?

La realtà è che né in Francia, né in I nghilterra si è scatenata quella campagna anù-imperialistica i:,eJla quale si sono specializzati, ai danni unicamente dell'Italia e a vantaggio esclusivo degli altri imperialismi, co mpreso quello croato, tro{)pi uomini della cattedra e del g iornalismo, in Italia. Ci sono state in Francia e in Inghilterra delle declamazioni più per contentare i:l galleria estremista che per influire decisamente sulla condo tta dei Governi, ma azione vera e propria, no. N on risulta che l'ex-ministro Asquith si sia presentato in qualche grande teatro londinese per sabotare la pace b ritannica. L'unica manifestazione antiimperialistica di quei tartufi di laburisti inglesi è stato il telegramma a Turati.

Dopo tutto ciò, come fa bene di leggere in · un d ocumento op~aio che « l'imperialis mo italiano non es is te 1)) E sl che i proletari sono piuttosto inclini a vedere l'imrerialismo anche laddove di imperialismo non c'è che l'ombra; ma il caso dell'Italia è cosi li mpido che s'impone a tu tti, nella su:i evid enza cristallina.

L'i111perialù11,o iJalim,o no11 uisle I Non è mai esistito. :i:: un fant occio / che fu creato da alcuriì cc lavo ratori del lo straniero )> per aìutarè l'imperialismo degl i altri. Non esisteva l'imperialismo italiano nemmeno ìn gennaio, quando, dietro una m is teriosa parola d'ordine, si scatenò la famigcrlta camplgna dei rinunciatari. Quando si torna col pensier o a quei gio rni nefasti, un profondo senso di umiliazio ne ci afferra. Vi fu un momento i n cui al mondo intero fu offerto il più triste degli spettacoli: jtaliani che sputavano sull 'Itali:,., vituperando la come im• perialis ta affamata di territori, violatrice dell'altrui diritto e dell'altrui libertà . Mentre g li e< altri» allungavano le mani per cons u mare - anche ai danni nostr i - la grande rapina mondiale, i man utengoli di q ues ta rapina imper ve rsav ano in lt::i.l ia, convergendo sulla nazione, che fece e ha fatto ancora u na volta la cairoliana po litica delle « mani ne tte », tutta l'onta de lla dis istima internazionale. Noi g ridavamo in quei g iorni che l'i mperialismo italia no era una favola, che il solo torto Jell'imperiali smo itali:mo era q uello se mai di non esistere.

Contro <li no i si volsero le ire impotenti e le banali contumelie, ma oggi un documento ufficiale <l i u na g rande organizzazione operai.a. dà il sugge llo tardivo, ma sempre signific::i.ti vo, alla nostra campagna e afferma che l'imperialismo italiano non esiste. Ciò che esiste è un'Italia che ha fatto la guerra con assoluto idealis mo, che con altretta nto idealismo si è accinta alla pace; u n'Italia che ha creduto nella Società delle Nazioni, il cui progetto è u scito appunto dal cèrcb ro dei nostri eminenti giureconsulti..., un'Italia che - a proposito della co ntestata D almazia - era ed pronta a tutte le t ransazioni che il temperamento accomodante di un grande avvocato sa escogitare Già. Annettere

DAL DI SCORSO DI P,ZA S. SEPO LCRO-A L 1° MINISTERO NITTI 111
8, · X lii,

larvatamente il bacj no tedeschissimo della Sarc~ non è imperialismo; ma accogli ere l'an nessione di Fiume, è -per j nostri amiconi di Parig i e. di Londra - il più obbro brioso, il più prussiano delitto cli i mperialismo. E se l'Italia vorrà macchia rsi di tale Je1itto , o rdine radioteleg rafico sarà dato ai bastimenti carichi di g rano diretti a Genova, perché approdino a :Marsiglia.

D a li P opolo d'!Jalia, N. 126, 10 maggio 1919, VI.

112 OPERA OMNIA DI B ENITO MUSSOLINI
I
MUSSOLI N

[PER I FASCI DI COMBATTIMENTO]*

A integrazione del programma di realizzazione immediata, lr!,uSolini propone t111'01u!!lbleo la discussione di tre postulaci riguardanti rispettinmcnte il problema militare, que llo ecclesiastico -religioso, e quello operaio.

Grc:1 il problema militare soslimt che n o n si può parlare dì disarmo, date 1e condizioni nelle q uali il mondo esce dal con Aitto dei popoli, ma è cons igliabile, per l'esperienza che se n'è fatta, accogliere il vecchio postulato del la scuola repu bblicana: la naZÌQne arma,ta.

È necessario in ogni modo possedere una milizia d ife ns iv a, poiché può sempre accadere, nonostante la Società delle Nazioni, che un popolo civile e pacifico sia aggredito da un popolo aggressivo e meno civile.

Questo è un postul:no della scuola repubblica~a e socialista che noi possiamo accettare e integrare con la proposta di nazionalizzare tutte le fabbriche d•armi e di munizioni. Non possiamo ammettere che sussista un'indunria privata degli armamenti perché non dev•esserc possibile che i grandi fabbricanti di armi facciano a mezzo dei giornali delle campagne che suscitano odi. fra i popoli.

Per quel che riguarda il problema ecclesiastico, abbia mo ragione di chiedere la separazione della Chiesa cattolica dallo Stato con l'abolizione del privile gio statutario, che la proclama rcJ ig ione di Stato; la confisca dei beni ecclesiastici e delle me nse vescovili. Lo Stato deve riconoscere le chiese soltanto come associazioni pcìvatc sottoposte alle legg i comuni.

Inoltre le società religiose devono essere private del d iritto d i percepire decime obbligatorie e di possedere o ricostituire sotto qualsiasi forma la mano morta.

Il dicitto di clllto e di insegnamento deve essere ammesso per tutte le associazioni religiose in locali che non siano quelli delle scuole pub· blichc o private.

• Riassunto del discorso pronunciato a. Mifono, nel salone dell' alleanza fo. dustriale di piaua San Sepolcro ~. la sera dc:I 10 maggio 19 19, nel corso ddl'auemblea generale. dd fascio milanese di combattimento. (Da JJ PopoJo. ri'llulia, N , 127, 11 maggio 1919, VI) .

Nel campo operaio è necessario agire nel senso di strappare il proletariato alla tirannia di pochi dirigenti. Se si rifletta alle condizioni in cui versano gli operai, non si esagera adoperando i t ermini di schiavitù e di tirannh, poiché gli operai nelle loro questionì n o n sono mai interpellat i. Si riuniscono dieci o v enti tesserati, i quali costituiscono la supre ma autorità che preme, coercc, · diri ge senza discussione le sorti della massa. Questa forma di dittatura non può durare. Le Camere del Lavoro non devono p r endere nessuna decisione senza il consenso .della massa. È perciò necessario ricon:ere al sistema dei rifert t1dJ1m. (Applausi)*.

• Segue· 13 discus§ionc, cui r 3rtcc ipino Dini e Don3fini. 11 Mussolini risponde brevemente a Dini e :id nkune osservazioni di Donalini J iH:nJo che "l' idtalt urtbbt di rreare 1111'o rgd11 Ì::z,1:do11e prol t t ,tria emine11ten,e11lt l ibrrt:1ri J, u 11z" d irige,ui 1pecu/(Jlori agli stipe11di d el prole1,1ria10 e se11:a tutlr.1 qutll.t organi:z:azione di p11ra11iti ,he gi u11i/frano le l oro Ji,1 e.ure il11un,111do d rllt agil.rzioni ad ogni collu ". L'assemblea o.pprova in massima j ire postulali nei termini pos ti da Mussolini». ·

Sulla situa:Uone interna:Uonale, pa.rbno Vccchi, Del Ùlltt", Lulli e Dini, che dice : «"Dobbiamo andare a Fiume, U (dobbinmo] for sentire la nostra volontà, contro i croati, contro chiunque si opponga al riconoscimento <lei d iritti deIJ' I talia". Mussolini: "Non 1iamo in 1ede ad,mtt per orgmdz:;irt unt1 .,p, J iZ.ione. Se vi 1arà da mttrrittre, i f,nrùt i Ji lrover.mno ,zJ loro po1t o A noi ù1teresla vedN"t che roftt convenga fare 11/l'll,1/ia nel rato (ht la rtos/ra po/ili.a 11 Parigi JÙt sro11fit1a. Credo perri(J rii, il rt i>stro dover, Jid quello di diflonJrre nella rouienza nazionale qNel piano di rivintila ,111zio11ale, du, prt 1Jt11til1amt11t t eoncrdlllo, ci ponga in r,011dizio11e di /ollare efli((J ftm t nte contro il d ollaro e la JtN"lina". Interloquiscono brevemente Del Latte e Pasd la, quindi J'atfo llatissima assemblea si scioglie». (Da Il Popol i,- d' Jldlia, N. 127, 11 ma)::g io 19 19, VI)

114 OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI

BRENNO?

Non bisogna, volendo dare un giudizio sulle cond izioni jmpost e alla Germania d al trattato di pace> farsi prendere la mano J al sentim entalismo o dalla delusione amara che il trattamento iniquo infiittoci dagli Alleati ha provocato fra noi. Non bisogna, in altri termini , fare il giuoco del la Germania e del s uo melodrammatico Scheidemann . Non si deve aiuta re la Germania a invertire le p1tti. ~nzitutto, noi non conosciamo le reali condizioni dell'i mpera repubblicano tedesco. I giornalisti ha nno fatto dd colore A sentire i tedeschì, la loro economia è irrepar::ibilmente spezza ta e non pu ò in alcun modo regge re il peso che le verrebbe imposto dal trattato di pace. Altrì, invece, opinano - in Inghìltena e negli Stati Uniti - che la Germ:mia è perfett amente in grado <li soddisfare alle richieste economiche e fin:mziarie degli Alleaci.

Altrettanto llicasi per la situazione politica. V'è chi afferma che la repubblica imperiale tedesca è soltanto un (a1no1iflagt del vecchio regime, che permane int:ltto nella sua fondamental e ossatura e vi è chi assicura che un ritorno alla monarchia è assolutamente impossibile e che gli J Iohc nzollern sono liquidati per sempre. No n è fac ile <( appurare )i la verità. Specialmente se si me tto no all'opera gli « esperù» di Wilson. Comunque sia, prim a di versare le lacrime della pietà sulla sorte che toccherà alla G ermani a, può essere utile di ri corda re : i Che la Germania l'ha voluto. E quando diciamo Germa nia, comprendiamo popolo e Governo, socialdemocrazia e Kaiser, E bcr t e von Tirpitz. Non solo la Germania ha voluto la sua prop ria rovi na, ma ha ptovocato, colla sua aggressione, anche quella di molte altre nazioni. 2. Che se la Germania avesse vinto, le sue condizioni di pa ce sarebbero state infinitamente più dure. Qudl'Erzbergcr che oggi fa il mellifl.uo e il transigente, è stato sino alla vigilia della catast rofe un partigiano Jclla p::icc forte, teutonica. Se la Germania fosse riuscita a dettare la pace a Parigi nel termine preventivato di sci scttim:i.ne, che cosa sarebbe ri mas to alla Prancia, al Belg io, all'Italia, alla Serbia, alla Romania e alla Russia? Niente. I tedeschi fanno oggi assegname nto sulla nostra facililà all'obl io, sulla n ostra tendenza a impietosirci sull'ingrata sorte altrui, ma se n o i fossimo s tati vinti, fiumi d i lacrime

non av [ebbcro commosso i chiodati guerrieri di T eutonia e i patti sarebbero stati dettati nell'cspctanto di Hindcnburg. Premesso tutto ciò, noi ci affrettiamo ad aggiungere che le condizioni d i pace devono essere temperate, appunto per salvare la pace. Noi crediamo che qualche transazione è possibile. Se quel trattato di pace fosse definitivo, non si davano quindici giorni di tempo ai plenipotenziari tedeschi, per esaminarlo e accettarlo. La conseg na doveva equivalere all'accettazione pura e semplice, Ora accade che i tedeschi preparano un controprogetto di pace. Ci sarà dunque una discussione scritta e forse orale. Noi pensiamo che in tema di colonie e di indennhà ]a sorte germanica possa essere sino a un cetto punto mitigata, e che l'lta1ia debba sostenere il diritto dei tedeschi d'Austrìa di annettersi alla Germania. Ancora e sempre noi affermiamo che la pace dev'essere dura, poiché il delitto compiuto dalla razza tedesca è stato incommensurabile e i nespiabile, ma nello stesso tempo giusta. La Germania deve pagare, ma d eve vivere. La seve rità necessaria non esclude la giustizia.

MtJSSOLlNI

Da I/ Popolo d'JMli:1, N. 127, ,Il mJsgio 19 19, VI.

116 OPERA OMNIA DI ~ENITO MUSSOLINI

IDEE IN CA~ [ ~!IN O CHE S'INCONTRAN O

IL PROGRAMMA DEI FASCI

DALLA« RAPPR ESEN T ANZA I N TEGRALE »

ALL' « ESPROP RI AZIONE PARZIALE»

A poco a poco, senza cadere nelle precipitazioni e n~Ue anticipazio ni della demagogia pussista, il programm:\ politico dei Pasci d i Combattimento si elabora e sì completa. Uno dei pos tulati che ra ppresenta una « novità» è quello concernente l'introduzione nella costituzione dello Stato italiano del sistema della rap presentanza integ rale». Il nostro redattore Lanzillo stud icr~ a fondo questo problema. Ma l'idea ha già realizzato passi g iganteschi. l n essa coincid ono d iversi partiti e corccnti e uom ini. Di una « r appresentam:a integrale » era parola nel recenti ssi mo manifesto del Gruppo P:ulamentare Socialista, mentre la Confederazione G ene rale del Lavoro, nelle sue pubblicazioni, e cioè la ri v ista I Problemi dd LA1·oro e il setti manale Lt BallaJ/it Sù,darali, co ntinua la campagna. Scn;,:a rivendicare dititti inuti li di prio ri tà , ci p iace d i ricorda re che questo giornale e i Fasci hanno fatto della « rappresen tanza integrale » un cardine fond ament ale del loro p rog ramma.

Nel penu ltimo numero dei P rohlrmi del Lal·oro , l'o n. Rinaldo R igola, sem[HC sullo stesso tema, conclude un suo articolo con queste parole:

« Il P;1 rbmcn to corporativo o s indacale pot rtbbc chiam.us i anche più mo<lest:amente Consij;li o e pot rC'bbe, e d ovrebbe, anzi, essere J iscentrato in tanti C.Onsii:;li rcj; ionali a Jattahili :il t ipo cconomico delle d iverse regìon i, d onde, i n defini1iv.1, l"adolione Jd principio inform:ilore Jei Consigli d egli op cr:ii. Il Consi,c:lio dd lavo ro insomm:i, r ad icalmente 1rasforn1:1to e investito dei poteri di dccidt·re. Potr;\ esse re qut·stionc di mo<l:ilit.\, ma la JirC'ttiva è questa».

Concordiamo fo questa direttiva con T o n. R igola, anche perché i Consigli del lavoro non sarebbero esclusivamente ele tti <l ai lavoratori manuali. In :altra parte. del s uo articolo, l'on. Rigo la doman da infatti:

o: Perché privare, come :ivvienc in Russ ia, del diritto di voto u n in1c llcttuale reso in nocuo dall'averg li to lto ìl ,·inu borshl·se ? Non è egli obbed ire :ill:i g rel· tezza? Non è eg li spog liare u na classe tlei privilegi per d a rli a un'a ltra? ».

Il che, aggiu n giamo noi, è squis itamente anti-socialista, d ovend osi interpre ta re i l socialismo come l'avvento di un regime che annulla le classi in una sçila classe di produttori associati, con le sole inevita~ bili g erarchie d elle funzioni e de lla intelLi gcnza.... Ma tornando àlla rappresen tanza integrale l'on. Rigola dev e r endermi atto che sin dal ; o m arzo io ho prospettato la cr~aziooe di questi Consig li n azio m1li, n ei seguenti precisi termini:

4. Ven g ono istituiti i Consigl i nazionali dell'Industria, d cli' Agrico ltura, d el Commercio, dei Serv izi Pubblici, delle Comunicazioni terrest.ri, marittime, aeree, delle Colonie (con larga rapprese ntanza deg li i ndige ni).

j I Consig lì nazio nali nomina no u n << delegato dei Consig li » che siede con voto deliberativo nel Cons ig lio dei ministri e integ ra il G o. verno .

6. I Cons igli n on s iedo no necessariamente a Ro ma, ma dove esi• ston o le condizioni più favorevoli per lo svolg imento <lella lo ro at~ tività

7. I me mbri dei Cons igli nazio n ali s on o eletti - come \•o le va Kurt Eisner nel suo discorso-prog tamma - dagli interessati e cio ~ da « associazioni e organizza:.zioni d ' impieg ati governativi e p rivati, di maestri. di professionisti, mestieri » e noi aggiungiamo sindacati di o perai , mutue, cooperative, assoc iazioni di coltura, ecc.

8, I Consigli nazionali si rinnovano ogni tre anni.

D ove si v ede che le idee buo ne c amm inano e, con buona pace d ei pus sisti id rofobi, si incontrano . Jncontrandosi, trionferanno.

U n altro pc1stulato dei Fasci è i< l'i mposta progressiva str:iordìnaria su l capitale >), A bbian,10 già visto che a questo propos ito s'incontrano le i dee del comm . Dante Fcrrarìs, p residente della Confrdcrazfo ne Gene· raie dell' In d us tri a, e del signor .Matteo tti, collaboratore della Crilùa S"dolt S ull a necessità urgente d i q u esta misura, s'intrattic:nc l'amico Alceste D c Ambris nell'ultimo fascicolo del suo Rùrnovat11t1tlo. E gli la chiama « espropriazione parziale » N oi « imposta straordinaria » La. d ifferenza è nelle parole, soltanto. T u ttì s iamo d'accordo nell'affermare che senza provvedimenti radicali, no n si liquida il do p o-g uerra, so· p rattutto dal p unto di vista fin anzia rio, Sulla nece·ssità dc ll'esprop ria2ionc parziale, cosl si espri me l'on. D c Ambris:

<i EsprnJJriazi one: Abbiamo dettn la parofo. poc' anzi e 13 ripet iamo, Se- le classi d ir igenti non intendono la n ('ccssi1à di autocspropriarsi p:m ia lmcntc p er

118 OPERA OMNIA DI B EN ITO .MUSSOLINI
...

ricondu rre i l bilancio sociale a condizioni normali, bisogna che sì attmdano dì essere espropriate t otalmente da l bolscevismo. S un. di lemma dal quale no n possibile usci re. •

« M a è c<'rlo che l'espropriazione quale noi la i ntendiamo non può essimi una espropri azione fatta a C:l..SO, che colpisca indistintamente tultì i capitali , produttivi e improduttivi, peiché allora sì arriverebbe a disseccare i cespit i della p.-oduzion e e il r imedio riuscirebbe, forse peggiore del m;ik Noi ci troviamo i n questo d·accordo col presidente dd la Confed erazione lndustri ;iJe It;1Ji;1na, q umdo afferm;i che le esigenze del bilancio naziona le "debbono essere soddisfa tte di prcferen:u a spese della ricchezza statica, anziché dd la ricchezza dinamica", della ricchC'Zza cioè che non produce anziché della ricchezza che produce Non siamo invC"Ce più J·accordo col presidente stesso qu:indo mostr:i di cr edere che basti l'applicazio ne dì nuove tasse in base a questo criterio per ristabili re un sano tquilibrio economico

« lo rip~iamo ancora una volta: per r:1ggiu ngere questo scopo è n«cssario procedere ad un a ocul.1t.1 N intelligente m;i co ra,c:giosa e vasta ,iproprùcio,11 p.,r:i~~. equi va lente p mso a poco alla totali tà J el debito pubblico In cond u· sione quella che noi .,.cJiamo come inelutt:ibile è un:i ver3 e propria rivoluzione, che non h2 i caratte ri caotici e pu n mente distruttivi del bolscevismo, in quanto ti('fle prima di tuUo conto delle esigenze economiche e della rc:1hi sociale, ma radica le e profonda quanto può esserlo un2 rivoluzione che intenda la convenienza di demolite J'cJifKio sociale in tutte le sue parti dis:ill.111c 21le 0<cor renze dei tempi nuovi, conservando appma quel t:1nto che si dimostr.1 ver;imenle i ndispensabile.

« t da questo punto <li vista, che mentre guar<li:11no corn.c:,.c:iosammte l'evento impostoci dall,1 pierra, noi ci sentiamo pervasi ifa.I dubbio che le classi di rigenti -le qu;i lì hanno d imostrato e dimostr.:1.no una cosl 5cars.:1. comprmsione della incombente fotalitl storica - sieno capaci di intendere la necessità assoluta dei g ravi sacrifici n«C'Ssari per sakan i e per salvare, con se stesse, la civilti. Ma ciò non <leve- impedi rci di esporre con tutU la franchezz:1 possibi le i l n ostro pa rere, anche se ci 3vven,sa di p:m:ue per dci bolscevichi appen:i mascherati presso i conse-rvatori ciechi e volontariamente ignari nel loro chi uso egoismo ; e per dei conservatori presso i bolscevichi ossessionali d:i lla v isione di u no sconvolgimento g(·neralc e su,Rgcstion.u i d1 quel che avviene nell'Oriente cu ropro.

In un prossimo arti colo dir('mo Junquc q u:ile carattere e quale estensione dovr~-bbe avC"re J'C"Spropriarione che noi riteniamo indi ~pcnsabi le, per zicondurrc alla no rma l'econom i:1 del mondo e per n o n diss<"Ccare le fonti stesse dcl l:i proJ u. zi(lne, :1limm 1mdole anr.i di nuove e più ricche linfe in modo da ass icur:ire a tutti i produttori una vita più d egna. e pi ù wnana )).

Nell'attesa di ques to secondo articolo che conterrà le necessarie « prec isazioni n, ci limitiam o a constatare che anche attorno a questo postu lato le idee camm inanq,_ s'incontrano e finiran no per t rionfare.

MUSSOLINI

Da li P<'pola d'lrt1/i", N 128, .12 maggio l?t?, VI.

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NIITI 119

UNl\'ERSALE ILLUSIONE ?

I socialisti cosidetti ufficiali hanno il diritto di ghignare come ghignano da parecchi giorni sul fallimento della guerra democratica ? Hanno o non hanno il diritto di spargere il sale della lo ro facile e banale ironia sulle rovine delle illusioni che fiorirono un giorno att o rno alla guerra e alla vittoria ? Diciamo subito: no. E lo dimos treremo fra poco. Ma prima vogliamo fissare tutto il grottesco dd loro atteggiamento. Il sociali sta ufficiale non è uomo. È qualche cosa di più. Non si presume dio, ma quasi Egli non partecipa della nostra umana n atura. No. È d i un'altra pasta, di un'altra arg ill a, di un 'altn anima. Munito di una tesse ra e balbettando le formule più o meno stravaganti di una vecchia d o ttrina smantelfata in molte -delle sue p:mi dalla successiva esperienza storica, il socialista ufficiale prevede tutto e tutto onnivede. È saggissimo I Sapientissimo! Non ci sono misteri, per lui, in questa complicata vicenda che è la storia di noi piccoli uomini sul nostro piccolo tOrmentato pianeta. Tutto è chiaro alla mente di un socialista ufficiale. Anche quel che verrà. Egli non h:i illusioni. Prevedeva nel 191 4, quel che sarebbe avvenuto nd 1919.... Noi eravamo degli illusi alla caccia di fantasiose chimere nel 191, , ma gli ~< uomini, perfetti >> del socia li smo uflicialc, no. Sapevano. Amicip:wano.

E oggi, ridono e sogghi gnano: (< Ve l'avevamo detto, n o I».

Ebbene, bisogna sventare 'JUcsta speculaz ione, non tanto per impedire una nuova .fantastica imbo tt itura di crani debitamente proletari, quanto per ev ita re un oltraggio troppo inc.legno alla vcrit:\ documentata e do cumentabile. I socialisti ufficiali che ballano oggi il loro trescone carnovalcsco nella quaresima triste del la nazione - sarebbe stato in finitamente più triste (< nell'altro caso I» - fanno un t roppo sfacciato asscgryamento sulla nostra labil ità di memoria. Ma se in tanta mole di eventi, la memoria fallisce, ci sono i documenti che la rinfrescano . Ora dai documenti risulta che se illus ione vi fu, essa illu sione fu d iffusa e nutrita anche dai socialisti u fficia li, da 'luasi tutti i socialisti ufficia li, Che ci siano oggi dei << Maùdalcni pentiti >) significa appunto che qualche « pecca to)) ci fu No n era vittima di questa illusione l'avv Alce ste della Seta, quando nel famoso colloquio col Sudckum

dichia rava di « compiangere cd onorare il Belgio d is trutto e di seguire u epidante le sorti della Francia?» Oh il senno del poi I 1fa nel 19 14 l'il/111;one faceva strage nel Partito Socialista Ufficiale Non ci risulta che il signor Pagnacca, il saggissimo, pensasse allora quel che affer ma oggi, che cioè la guerra non era « che un grande affare capitalistico )). Questa « riduzione )> a un solo « dato » di un fenome no cosl complesso, è di una imbecillità massiccia. Ma sta di fatto che il Partito Socialista Ufficiale, nel 1914, era di tutt'alt ro avviso, vedeva in tutt'altro modo la guerra. Dal punto di vis ta della responsabilità nello scat enamento del conflitto, l'unanimi tà esisteva nel P artito. Ammoniva il G. P. S. in un suo ordine del g io rno che « nessun patto segreto d i coronati potrebbe tt'llscinare il proletariato ad impugnare le a r mi al servizio dell'Alleata per sopraffare un pop olo libero)>. La Direzione del Panito nel manifesto del ~o lug lio p roclamava che t< le co rrenti reazion arie e militaresche dell'Impero austro-ungarico si son o scatenate contro l'ind ipe ndenza della nazio nalità ser ba ». Ne l conveg no i mp o r tantissimo del 3 agosto. presenti i delegati d el la Direzione del Partit o, del Gruppo Parlamentare, della Confederazio ne Genera le del Lavoro, dcll'U.S.I., della f ederazione lavoratori del mare, de i p orti, delle ferro vie, d ella terra, si dichiara va di essere disposti « a ricorrere a tutti i mezzi. anche allo sc iopero ~cncralc, onde impedire l'inte r vento che corra in aiu to ai due Imperi formanti p ac te della Triplice, e ciò non per avversione di razza o per sentimento irredentista, ma per b. brutale agg ress ione compiuta dall'Austria-Ung heria spalleggiata dalla G erm ania )). È chiaro ? Determinazio ne precisa delle re sponsab ilit:\, quindi v alu tazione del conflitto in senso a nti-gc rma nìco. Se illusione è stata quella di credere nella (<giusti zia» della g uerra, di tale illusione, lo ripetiamo, sono st ati lu s ingati, durante quattro anni, molt issimi dei tesserati d el Pus L'on Cavallatì se n e va alla gu erra, v o lontariamente, il bonzo Morgari (<invid ia» chi può andarv i, infinit i altri, con atti, d iscorsi, scritt i s i accostano alla nostra tesi illuSionistica. Si potrebbero riempire colonne e colo nne di document i e sarebbe, a lla fine, noioso, Rima ndiamo i n ostri letto ri al volume di Paoloni di sempre palpitantissima attualità: / mdel:.umiz.zal i del 1ociali!mo, !'I-fa non possia mo a meno di ripo rtare un documento recentissimo, che dimostra coròe qual-· mente le nostre « illusio ni )) foss ero anche le « loro )) e che quindi ess i no n hanno nessu n diritto d i ass umere << p ose » di superiorità profetica. All'indomani della v itto ria decis iva del Piave - ed erano p assati o ra mai ben quattro anni dai tempest0si giorni dell'agosto 1914 Iecco in qual modo si esprimeva la G iunta socialis ta della più g rande città d'Ital ia : 1\.·1ilano. Udite come vengon o esalta ti i r isultati della g~erra . Pagnacca ci vede , ogg i, nient' altro che un grosso affare, ma

DAL DISCORSO DI P,ZA S SEPOLCRO AL I° MINISTERO N ITIJ 121

i suoi compagrù .della Giunta socialista, non sconfessati dagli altri Genosmt, in. cotal guisa parlavano dalle cantonate milanesi:

«Cir,dhfi!

« La ferma austerità con la quale· accettammo il dovere e !"asprezza della prova più dura, rorgoglio di non avcr dubitato dd no5tro popolo e d ei nostri solda ti nell'ora della !>ventura, ci consentono di esultare con voi, con aperto cuore per la vittoria che conquista fa pace e rivendica il àiritro.

« Pl!1' la prima volra nella storia oggi la vittoria non s igni fica la sopraffazione di un popolo ~apra un altro popolo vinto, ma la liberazione di t11tte l e ger,ti già schiacciate d.t una torbida prepotenza, che vedono nei vincitori dei fratelli e si prepa rano a consacra.re con essi 1:1 f,aJernità delle n,r:.ioni.

« J popoli si avviano verso una più alta civiltà d.l quC"S t'ora Ji esull.lnza : noi vi tendiamo l'anima e r opera per aft'rctb re l'a vve11im ento delle nu ove giu;tizie ».

Guardate come ballano in questo documento ufficiale del socia. lismo milanese Je parole sulle quali, oggi, si sputa a scopo elettorale dalle colonne del giornale di Pagnacca: diritto, liberazione delle genti , fraternità delle nazioni, avvenimento del le nuove giustizie.... L' jllu. sione era dunque (< t enace >) se essa cantava ancora dall'ugola dei so. cialisti ufficiali nell'otto bre del 1918, dopo cinque anni di prove.

Illusio ne comu ne, dunque, a tutti, compresa la quasi tot alitl. dei socialisti ufficiali. Ma, adesso, domandiamo: sono proprio i socialisti u fficiali i più indicati a proclamare il fall imento della guerra? Non hanno essi ottenuto dall a guerra tutto quello che non prevedevano ? Non ci ri petono sino alla sazietà che la guerra, accele rando il p rocesso di decomposizi one del regi me capitalista, ha a/frettato l'avvento dell'cL\ social ista? Se noi e i socialisti a d iverse sfumature interventisti, ci siamo' ingannati circa l'ep ilogo della g uerra, non si sono ingannati anche g li estremisti del neutralismo sociali sta? Le loro previsio ni sono s tate smentite clamorosamente dai fat t i. Difatti , "essi prevedevano:

• o la v ittoria della Germania o la partita p a tta e, in ogni caso, prc \•cdc· vano che <( l'enorme affare capitalista » avrebbe asservito il prolcta• riato. E invece il prole tariato va, con movimento più o meno rapido, affrancandosi ovunque da tutte le catene Anche voi,~anche voi n on s iete inf allibili, n elle vost re prevision i, o padretern i del soc ialismo pro(css ionaliz.zato I -

122 OPERA OMNIA DI BENITO :MUSSOLINI
. ..
1i

Quanto a noi, dobbiamo veramente batterci il petto e dichiarare che Ja nostra certezza non fu che illusione mendace ? No .

Bisogna considerare il problema sotto l'altro aspetto, e domandiamoci: se fossimo andati coi tedeschi, la nostra situazione e la situazione generale del mondo, sarebbero, oggi, migliori, o non sarebbero, invece, a detta degli stessi social isti tedeschi, infinitamente peggioti ? Ci sarebbe più o meno libertà? Maggiori o minori possibilità di giustizia? E ancor:.t.: poteva l'Italia rimanere eternamente neutrale? Basta porsi queste d omande per convince rsi che la vittoria dell'Intesa, anche se non realizza, nella sua essenza pura e eterna, l'ideale del diritto assoluto, rappresenta sempre il meno pegg io. Il più nero dei pessimisti si rifiuta di prospettare le conseguenze dì una vittoria degli Imperi Centrali, Certo, il castello incant ato delle ideologie sbocciate accanto alla guerra, ha ricevuto fieri colpi dalla realtà. Ma questo è umano cd eterno. La stessa ideologia socialista, cade sotto l'impero di questa necessità. Non sono dunque i socialisti gli apostoli che andavano predicando il disarmo universale, la pace perpetua fra i popoli, l'abolizione degli eserciti e <li qualsiasi arma? Ma ecco uno sc rittore socialista, che sulle co lonne llello stesso Àl'anlì I strappa i veli dcli '(( id eologia radiosa » d ella pace perpetua e dichiara che nelle « contingenze della vita vissuta, all'inizio della faticosa opera, sorgo no le d ifficoltà da superare, nuov i impreveduti ostacoli s'intraved ono, si misu ra tutta l'a spra v ia da percorrere, se ne cont ano le t:tppe e perciò realisticamente si apprestano i mezzi necessa.ri a conseguire la mèta... )l , Q uesto scrittore socialist:1 salta dall'ideo log ia radiosa della pace perpetua e del disarmo univers ale, a prospettare la neces sità che i proletari si occupino di <( fo rza armata », in altri term ini si o ccupino dell'esercito e del militarismo prolctatio.

Anche qui cadono le vecchie illusioni. Ma la vita degli individui e dei p o poli, tut ta jn questo ritmo. Dagli avvenimenti straordinari gli uomini sperano conseguenze straordinarie. La delusione non fa che accendere la lampada di una nuova illusione. Sono i miraggi degli orizzonti lo ntani quelli che danno la forza di camminare verso l'irraggiungibile mtta.

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NITTl 123
In Il Popolo d ' l1.Jù1, N . 1}0, 14 maggio 19 19, VI,
MUSSOLIN I

RICHI AMO ALLA MISURA

È tempo mi pare di reagire con viole nza contro un'agitazione che va impadronendosi di certi ambienti italiani e che sta fra l'i ster ismo b izzarro e la mania di persecuzione. Che i signori socialisti cosiddetti u ffic ial i soffi no a pieni polmon i nel fuoco della disi llus ione e del disinganno, si comprende . C'è in lo ro la speranziclla di ripetere in I talia il giuoco « mag iaro )> p rovocato dalla co nfluenza di due es asperazioni. Ma noi non siamo cos i imbecilli da non aver mangia to la foglia. Il t rucco è già sventato. Q uesti socialis ti che gridano al fallimento del la guer ra italfana sono grottesch i. :h.lì rip r ometto di dimostrare che stanno diventando abbastanza grotteschi anche uomini di altri Partiti. E non parlo , perché la nausea.me lo vieta, d i coloroaffetti da cretinismo parlamentare in istato di avanzata cronicitàche tentano di 1< ridurre >) la passione triste e cocente dell'I talia. :i u no dei so liti rimpasti ministeriali. Non per niente il nome del nefas to Nitti t o rna agli onori delle cronache romane. Io mi r ifiuto di sottoscrivere alla dich iarazione di « fa lli me nto » della g uerra. Ricordo che per no i interventis ti del popolo, che più degli altri alla g ue rr:>. spingemmo la na zione con dicci mes i di frenetica ag itazi one « fasc ìst:1 » , la guerra stessa doveva farsi per r:iggiungere un triplice o rd ine di obiett ivi: g li internaz ional i, i nazionali, i sociali.

L'obiettivo d'ordine internazionale cons isteva in c iò : mll'i111ptdir1 l'ovl'enlo di uno rgrmo11ia lednca nrl 11:onrlo Oggi che il pe ricolo è <lefi ni• t ivamcnte - noi lo . cred iamo a lmeno - t ramont ato, qualcuno ironizza s ull'esistenza di ques to pericolo, ma quando v an K.luck e gli altri generali d ella K1lil11r, dopo aver ·attravc'rsa to e di s trutto il Belgio p untavano a marce forzate s u Parigi. nessuno1 salvo i malati di sifili de both!, osava prospettarsi le conseguenze spaventevoli di una victoria della German ia e meno ancora augurarla. Chi, oggi, proclama il fallimento d ella guerra n ei suoi obietti v i internazionali, deve avere il coraggio di aggiunge re che valeva m·cglio di mandare, nell'ago sto del 1914, n o n un tamburino nlla frontie ra francese, ma tutto il disponibile e serc ito italiano; che non si doveva spezzare la Triplice alleanza, ma ch e si d oveva marciare coi tedeschi, perché dopo pochi mes i di ostilità, essi imponess~ro al gene re umano - italiani ro111presi - una Brest-Litovsk

di propor:zioni fantastiche. Bisogna dichiarare insomma che fra i cluc imperial ism i - quello anglosassone ch e s i delinea, e quello p r ussiano, che aveva scatenato le sue o rde - l' Italia doveva scegliere quest'ultimo e co llaborare al !-uo trionfo. Oggi, è ìn gìuoco Fiume e la Dalmazia, ma se l' imperialismo te utonico riu sciva nei suoi intenti, la Dalmllia, e Fiume, e Trieste, e l'Istria, e Venezia e per6 no Milano , no n sarebbero più in giuoco, perché - secondo i progetti pangermanisti - farebbero parte di quel sognato nuo vo romano impero germanico che ossessionava lo spirito malato e maniaco d i Guglielmo II.

E i fi ni nazionali? Premesso se mpre che la vittoria tedesca avrebbe ridoÙo al ruo lo di una semplice colonia o di un mercato tutta l'Itali a, noi affermiamo che i fini d'ordine territoti ale-nazio nalc della nostra g uerra saranno, nel lo ro comples~o. raggiu nti.

Se no n otte rre mo l'integra le rivendicazione del n ostro diritto, la colpa è un p o ' nos tra, e non di cinque, ma d i cinquant'anni di politica nazionale, la co lpa è di tutti e in particolar modo di quell i che si sono nffanna.tì d urante la guecra e durante le t ra t tative d i pace a diffamare l' Ital ia mostr:mdola al m ondo come l'unica nazìone ingorda d i territ ori altrui, c ome l'u n ico paese imperiali sta, me ntre g li altri passavano come campioni integerrimi dell'idealismo perfetto. Trento e Trieste, il famoso b inomio dell'inte rventi smo italiano sono fuori di discussione . Ma è o ramai certo che l'Italia spinged j su oi confini politici sino a coincidere c o i confini naturali dello spartiacque :>.lpino. Il b1lu:t.rdo grnntlìoso e i mmacolato del Brennero ci dividerà e ci difenderà dal mo ndo germanico, G li italiani d ovrebbero riAette rc all'enorme significazione di questo evento. L'Italia r:iggiu nge la massima sicurezza poss ib ile al suo confine al nord. E se diflìcoltl sorgeranno , se, anche p e r l'Alto Adi ge, m:1lgrado la dichiarazione di Wilson, dovre mo soste ne re u na battag lia diplo matic1, ricordiamoci che prima d el le ma nov re viennesi del signor J\llizé, c'è stato alla « Scal:i. » un famoso d iscorso di un cx min istro itali ano, nel quale l'Alto Adige tutto veniva consegnato graziosamente a i tede schi. Q u anto al confine o rientale, esso coinciderà colla linea naturale delle Alpi Gìulic. Tutta l'Is tria è fuori• discussione. La D almazia del Patto di Lond ra non può venirci con te sa. Rimane fiume.

Delle tre so luzion i che v eniv:>.no pro spctt:i.te di questo angosciante problema, la più a nti-italiana, cioè Fiume consegnata ai croati, sarà sca rtata. Se Parigi decidesse il contra rio, Fiume d irà la s u a parola e la dirà ]'Italia. F iume <e città libera )) t il (< meno peggio» dato il ci Patto di Lond ra » che escludeva Fiume e dato anche che molti ita• lian i - ahimè il peggio r ma le all'Italia lo fanno gli italiani I - non ripudi ano q uesta solu zione. Non per n ie nte l'italofobo Gauvain cita

DAL DISCORSO DI P .ZA S. SEPOLCRO AL 1° M INI STERO NITTI 1 25

a sostegno della tesi (< Fiume città libera>> l'opinione di Gaetano Salvemini e di qualche altro rinunciatario italiano. Ma noi ffrdia1110 (be FiHmt sarà italia11a. Quando la diplomazia n on avrà più niente da dire, parlerà qualcun altro e sarà il popolo fiumano, e accanto, tutto il p opolo italiano.

Sempre restando sul terreno dei fini territoriali na2ionali, aggiungiamo che per le altre città della D almazia bisognerà strappa.re solide garanzie, le quali basteranno a salvare e fortificare l'italianità d ella sponda orientale) non già perché l'ipotetica Società deUe Nazioni emanerà leggi e decreti e norme, ma perché la prorompente anima d ella nazione vittoriosa alimenterà quotidianamente, con tutti i mezzi, dalla lingua ai traffici, la vita italiana delle terre che resterannoforse per non molto tempo-irredente. Valona non ci è contesa. G[ca l'Albania, l'I talia può ottenere il riconoscimen to del s uo protettorato. Quanto alle colonie tedesche non abbiamo avuto niente. Veriss imo. Francia, Inghilterra, Giappone si sono divisi l'immenso botùno. Hanno mangiato. Divorato il mondo. r..fa riuscirann o a « digerirlo » ? Ecco j( punto. Non avete l'impressione che l'Inghilterra dcbb:a un giorno o )' altro scoppiare ? Non vi pare un p o' ridicola la pretesa di egemonia europea della Francia, di una nazione, cioè, che vede diminuire la sua popo lazione; di una nazione che - per risorgere - avrà bisogno di un milione di operai italiani, che l'Italia potrà anche rifiutare? Non è l'ora questa, per l'Italia, delle lamentazioni inuùli, degli strilli donne schi, sibbenc l'ora del raccoglimento, l'ora in cui s i prende « atto» delle nuove realtà e si decide in conseguenza. La Fr::i.nci:i fa un:i politica stupidamente e pcricolosamènte, soprattutto per la Francia; anùitaliana ? Bene. L 'Italia è li ber:i , d'ora innanzi, di fare un:>. pol itica anti-funcese. L'Inghilterra r.ivcla il matcri::i.le btuiruu sotto la m aschera 'dell'amicizia? Bene. Si porta al cimitero il cadavere, e si gu:1rda aluove, La vita ha dei « compens j >>. L'« irreparabile» è meno frequente di quel che non si creda. Noi non invidiamo troppo gli epuloni che: hanno banchettato a Parigi. Ci sono nel mondo altre forze in movimento e non è dettò che la plutocrazia riu scirà a stroncarle. Ad ogni modo, noi andiamo al concreto. Noi propon iamo agli italiani un piano d'azi one immediata e uno di azione mediata, sul quale ultimo non facciamo, oggi, anticipazioni. Il piano di azione immc<liat:i consiste nell'aiutare il movime nto di revisione del trattato di pace. Questa revisione deve essere preferibilmente affidata ai parlamenti e alla rappresentanza dei popoli, non a una nuova g uerra. La Germania deve firmare il trattato di pace, poiché de ve riconosce re in questo modo inequivocabile la sua d isfatta; ma poi il trattato stesso d ovrà essere modificato in questi quattro precisi punti: regime delle colonie, regime della Sacre, quc-

126 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
,

stione dclJ 'indennità, questio ne dei tedeschi d'Austria. L'Ital i:1 può e deve aJutare potentemente questa re\~isione che si annuncia inevitabile, ancora prima che il uaua to sia firmato. Aspettiamo, dunque, prima di coprirci il capo di cenere, prima di riempire co n ridicoli lai il n ostro divino cielo mediterraneo.

La costruzione « napoleonica » del signor Clemenceau è una parod ia. La politica medieuropea del signor Al1izé u n a caricatura. !:I. o pinio ne diffu sa in Italia che la storia non finisce a Versailles.

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° M INI STERO NITTJ 127
MU5$0L1N I
lii .· XIII.
D.1 1/ Po polo J'T,Jlia, N. I H , D m1~io 19 19, VI.

Vogliono darci ad intendere e vogliono soprattutto dar ad intende re al buon proletariato italiano che i proletadati dì Francia e d'Ing h ilterra, degli Stati Uniti e del Giappone, sono insorti contro quella che v ien chiamala la Brest-Litovs k di Versaglia.

Ieri l' edizione to rinese dell'Avanti! stampava a caratteri di sca tola sulle sei colo nne di prima pagi na che co ntro « l'ignom ini osa p:icc tutti i p roletariati in so rgono n. Non è vero I E fnl!o ! I pro le t:uiati di q u ei paesi non sono affatto insort i e da quanto r isulta n o n h anno ness u na i ntenzione d'insorgere a meno che non si voglia pomposamente battezzare per <i insurrezione ,, la votazio ne di un platonico ordine del g io rno. Bisogna sventare questa che s i tenta, vera e propria imbottitura di etani proletari, e ri stabilire la realtà e mostrare che i proletariati degli altri paesi non si oppongono seriamente alla p olitica delle lo ro n azioni, anche quando ha i cara tteri dell'imperialismo più prus4 sfano. D al che ne rfaulta un inse gnamento e un monito per le nostre masse ope raie. Ci mancano inform azio ni su quel che avv ie ne in America e al Giappone. Non v'è dubbio che i tre o quattro milio ni di prolet a ri che seguono Gompcrs, acce ttano nel cnmplcsso il trnttato d i Vcrsaglia. Ma s ull'atteggiamento delle o rgan iz1.:1zio ni ope raie Ji Pn ncia e d'Inghi lterra, siamo s ullicicntcmcnte e documcntalmcnte in for 4 mati. L' Hlfmanill giunta ieri p ubblica la di ch iarazione d el Comitato d'Azio ne nominato nella recente confe re nza sindacale e socialis ta di Berna. D opo un riassunto dei p ri ncipi elabo rati a Dcrna , il Comitato d'Azione cosi si esprime:

« Il Comitato J 'Alione ricono ~ce lo sforzo wmpi11to ptrché certe ingi ustizie ùovuk- a gue rre precedenti s iano rip:irate p er Jibcr:ue qu:ikuno dei popoli oppressi J1 lungo tempo. Saluta l:i creaz ione Ji una Socictl Jclle N a zion i. Si com. piace del fotto che i prigionieri saranno rimpatri:iti non ap pcn:i firm ;1u. la p:ice. Riconosce che fa Socictl delle N;nioni p uò essere consiJcr;U;J. <"Ome primo germe <li una o rganizzazione meto<lica J i un regime- rnntinuo Ji pace, e s i ttug ur:i. che il più rapidamente possibile sfa ri p:iralo :all' errore di non o.vcrvi ('omprcso sin Jal prin<"ipio fa Gcrm:i.ni:i e I.i Russia. Q uanto agli :irm;1mcnti, il C. d'.A J e lb conferenu optraiJ :ipp!'ova la lim itazion e impos trt .1]1.:1 Germania come una con · dizione n«ess::i ria del Ji~:irmo gener:i le e J 1)m1nJa :i.i,:!i All t>:i ti di Jichi:uare <"he anch 'essi si p ro pong:ino di abb:mdonare la loro po litic:t di milit:irismo e Ji rid 11rr6 imme<li:t1:imente i loro armamenti t.an to in m:ire come in tc-rra ».

IMBOTfJTURE

Critiche meno blande i l C. <l'A. avanza a proposito del tracciato d elle frontiere polacche, pur s alutando la resurrezione ddla Polonia ; a proposito del b acino della Sacre, pur r iconoscendo giusto che Francia e Belg io siano indennizza te di carbone; a proposito delle colonie t ed esche e deUa sorte toccata allo Ch:mg-Tung. E conclude :

« Qu~ti <"rtori sono gravi <' s tab i l iscon o p icnament<" che q u<"s t:t p:tc<' non la nostro p ace <' eh<" i<" nazioni sono a n cor:1. m im1cciate di vedere la politio dei v incitori sboccar<" nel la. r ipartizione del bottino scni,1 riRettC"re alle inevit:ibi li con!,q~uenze :t

un :i. critica, Gues ta, molto o b iettiv,\ e l1u:i.si serena. L a famos :i. « insurrezione» d i cui favolcggi3no i nostri social-bot/m per * con tro l' ine sist ente imperialismo dcll'kal ia i p rolct:tri italiani d oV'è? F o rse in Ingh ìh e rra ? li Lnbo11r P arty ha pubblicato un ma nifes to di crit ica te mperatissima. Vi s i parla di (< imperfezioni l) del t r att3tO di pace che sa ran no r:idic:d mcntc riplratc « d al movime nto o pcr:iio o rg anizzato ncll'In ccrn:i.2ionale ». Conclude esprimendo « la spe ranza che le co ndizion i prdimin:ui di pace S3ranno messe in armonia colle dich iar.tzioni wilso ni:mc ».

Vio lento è il m:rnìfcsto d cll'/,11/rptndml Labrmr Party, ma no n b isogn3 pr~ndcrlo trorro al tragico. I p oliticanti sono sempre eccessivi e in Inghiltcr u anche innocui. La nra opinione delle masse organi zz:i.te in glesi circa il trattato di pace è nelle risposte all'inchies ta del Ti111u, riprodotte dalb France Librt Ecco qua. Il signor Adam son, p residente dd Gruppo parlamentare del Labo11r Parl.J, dichi:i.ra:

« Stimo che le condizìonì 50n o di n.it ur3 t~le J" :1ssicur.1rc un;t pace J u· r,1tur1 »

Stefano \Vals h, altra p ersonal ità laburista, op ina che« la co nferenza è s tat3 animata <la uno spirito ùi clemenza verso il v into )}, Clrncs, cx-controllo re dei v iveri, dice :

« Le cond i:Uoni rnno dure, ma mcoo dure che se le avesse dettate 13 G e rmJni .1. vittoriosa».

11 signor owe rmann, segretario del congresso ddh: Tradu U 11iot11

afferma :

• U' ronJizioni sono soJJisfacenti : app rovo p.uticofo.rmente l'inJ ennit.i. J i tn mili.uJi richiesti a li.I Germ:i ni.1 e n on pono impedirmi di par.1s on:uL1 .ti 5 mi ]i3rJi impo$ti _ :1. ll.1 Fr:1nc i:1 n d 187 1 »

• Lw.in.1 J d testo.

DAL DISCORSO DI P.ZA S SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NlTTI 129

W ills Croock, altro laburist a, dice :

« Non ho akun a critica da fare a proposito de lle conJ izioni d i p2ce: ere-do che sia una pace g iusta, m ii;l io re <li quella che ci avrebbero d~to i t~~h i »

Trascuriamo pure la protesta contro le proteste, elevata dal P artito ~ocialista Nazionale lng lese, che conta, as sicura l' Avanti!, un numero infinito di soci (vero è che ci sono dentro molti d e i più quotati ltaders del socialismo inglese), ma, d al complesso delle manifestazioni, si può affermare e.be in Inghilterra n o n c'è ombra di « insurrezione)) c o ntro il trattato di Vcrs aglia. L'unico proletariato che ha m otivo d 'insorgere contro la p ace d i Vcrsaglia è, dopo quello tedesco, che l 'ha meritata e voluta, il proletar i:a o icali:mo. Ma q uando il p roletariato italiano vorrà c ombattere l'altrui imperial ismo s i t roverà c ontro non solo la b o r ghesia degli altri paes i, ma, dietro le b o r g h esie, anche il proletariato. È una o bliq u a m anovra anti-nazionalc quella dei nostri socialist i o fficia li che consiste ne ll'incoraggiare l'anti-impc rialismo dei pro ictari ital iani, facendo crede re a ll'anti. i mperialismo degli altri proIctariati, mentre la vcr:itò. è che ques ti s i salvano l'anima con b soU ta d ichiarazione di principi, e segu o no, con disciplina, la b:mdier:i d ella loro nazione. M U:iSOLIN I

1 30 OPERA OMN I A DI BEN ITO MUSSOUNI
1
D.1 Il Popolo d'Jt<1/it1, N. l H , tG m.1RSio 19 19 , VJ.

DEDICATO AI FRANCESI

Si direb be , a giudicare da certi fenomeni, che non u m caten:.1 di m ontag ne , attraversata da strade e da ferrovie, separi la F r anci:1 dall'Ital ia , ma un m :irc infinito, senza sponde, senza nav iganti, se nza possibili tà :1 kuna di co muni c:izioni. ~ari g i ha b. pess ima abitud ine e gocentrica , d'ignorare quei I s s s milioni d'uo mi ni che vivono al di fuori d cll'mui,1/t me trop o lit:i.na. E pp ure il v:1s to m o nd o es is t<: e in questo vas tò m ondo esiste an che q uella picco la pcn isoh, allung.1 ta fra i tre m:uì e tre contine nti, che si c h iama lra lia. Solo d o p o venti g io rn.i d a che e ra s tata pubblicata, i g io rna li dd b Ruc d u C ro issant e v ie l im itrofe, si sono l!eg na ti di acco rgers i che su di un g io rnale italia no, non europeo , m a abbastanza diffuso, era stata stamp at a la Ul/ero rti D ah11ali di Gabriele d 'A nnunzio. Solo :1desso i sempre su llo d :ui gio rnali fra ncesi si acco rgo no ch e non solo l'amicizia it::ilo-fran ccse è in agonia ma ch e s ta g ii p e r tramutarsi nel sentimento csattlmcnte ant itetico a quello tk -ll'ami c izia. È troppo t ardi ? Non vogliamo r is p onde r e negativamente 2 <1ucsto formidabile punto inter r ogati vo, 01:1 è c e rto che se i fra ncesi am ici s inceri <lcll'ktlia e - no n semb ri u n pau do ssoi fra nces i :unici dell a Franci:1 si r endesse ro c on to del m u ta men to ve rific:itùSÌ ndlo stato d'ani mo irn.l i:rno i n q uest i ultim i g io rni, t ro vcreb. bc ro mo d o (lì impo r re un c:1mbiamcnta d i dire?.ione :1lb p ol itica del lo r o pae se. Se q ues t o no n a vverrà, no i p oss iamo sin d a questo m oment o d i<:h iararc c he l'alleanza t ra r-ra ncia e Jtalia è finita, che l' am icizia s tessa è fi nita e c he t u tto c iò avrà consegu enze irnp[evc<libili - o prcvedibi li I - nell' immediato e me diato av,·enire.

N o n t pili l 'ora di chiacchiere, cittadini di Fr2nci a I N o n è più l 'o r a delle solite frasi co nvenzionali, e il messaggio u ltimo d i Poincaré non era che una fra se [... u,uura]. O j,,lli o nient e. È inutile che A natole franc e stamri p:1rolc di questo genere, che, oggi, d op o q uel c h'è avvenuto, su~lOaoo fesse:

f< Con qu:, le, roJd is(nfo nc - scri,..c An:1 to le fr:1n , c - noi .1bbi.1mo vist o t hc sin J:,ll'ini zio dd !.1 guerra n,;i tia, r itiutanJ o di C$Scrc la compl ice d i un"ags rcss ionc for;iusta e dcnund:,nJo la tt·ip lice a llea nza, d d av.1 come p rimizi:i d ella sua 11mici2ia la sk urcn.a sulla n ostra fr ontie ra mc-riJlona le ! E co n q uale g ioia no i abbiamo ·sapulo clic- il 15 m.1ggìo 19 D c,sa un iva le s ue a rmi a llc- n ostre !

E c'e ra motivo non sò lo di ralleg rarsi, ma di ammi rare l'Italia, poiché la guerra non le fu imposta come a noi o p iuttosto le v eniva imposta so ltanto dalla preoccupazione de lla giust izia e da q uella de i suo i destini. Essa fece la guerra con u n'anima risoluta e serena, con un cuore incr ollabile, con ferm.1 e s incera solidarietà con no i. Amici dell'Ita lia nella guerra, noi rC"Stwmio i suoi amici ne lla pace » .

Belle frasi e ci rifiutiamo di m etterne in dubbio la sincc [ità, ma la « politica>> no n è tutta n elle fras i.

L'inviato speciale del },fatin a Roma si rende conto d eUa nuo va realtà.

« Stiamo attmti - e-gli telegrafa al suo i;iorn:tle -: in q uattro mesi siamo a r rivali a dist ruggere qu:'l5i interamente il frutto d i quattro anni Ji sforzi comuni I vincoli che uniscono l'hali:i. colla Fr:i.nci:1 n on d ebbono essere: :i.llcnt:i.ti o lronc:i.ti, m:i. raffon:3ti e riannodati più strctt:imente. Cosi vo_i::liono i l nostro ono re e il nostro interesse »

G iu stis simo, ma siamo sempre nel r egno delle parole. Anche l'e x ministro socialista :Marcel Sembat si occupa della situazione tesa creatasi tra Francia e I tal ia e d ice che 1< sarebbe un errore irrcpa rJbile togl iere all'Italia la fiducia che essa può avere in noi. Senza volerlo, senza pensarlo, noi feriamo i nost ri am ici » Questo errore im: p:iubilc, caro signor Sembat, è gi:t compiuto in g ran parte, se no n t otalmente. E non è stato compiuto sema volerlo e senza pensarlo , po iché in tal caso dovremmo defini re la pol it ic:1. del signor Clemcncea u C del signo r Pichon come la po litica del non·pc nsicro e della n on-vo lont ~ C'è, invece, un pensiero e u n:1. volont:l., che guid:i.no la politica fr.1ncesc : puuiero e volontà direi/i ,oniro l' / Ja/ùi. È t ri ste per degli it:tlia ni e spc· cialmcnte pe r no i scrive re q ueste parole, ma b tristezza è sopra!T.1t t.1 dalla necessità I

L'anima italiana - scnsibili ssim:i - è stata pro fondame nte uctau e ferita e dall'attegg iame nto italofobo di g ra mlissim:t parte della stamp:i francese e - soprat tutto -dalla condotta del Governo francese . Quando g iunsero i n I talia le pri me no tizie d egli incide nti ad ri:1tici, noi ci rifi utam mo d i credere che rientrassero, co me episodi disguziati, nel piano d i una po litica generale d iretta a rubar, [... muura. .. ] all'Italia i frutti della sua vittoria ruropra, poiché è sul Pi:tve che è stata decisa la guerra ; ma oggi dobbiamo con vincerci che gli ufficiali francesi di t erra e di mare dis taccati nell'Adriatico e nel la Jugos lavi a e nei Balcani obbedivano a una parola <l'ocdine [ .. . . w r.mraJ. Lo hanno d imostt:1.to g li avvenimenti successivi. La p o litica aus trofi la del sig no r P ichon è ntcu sariamt nlt anti·italìana. La p o li tica croatolila del signor Pichon è u n insulto all' Italia. L'.1 condo tta del Governo fran cese ndla c1uest iom:

132 OPERA OMNIA D1 BENITO
M USSOLINI

di Fiume non è s tata quella di un alleato, ma di un neutrale inclinante all'inimicizia.

Che c osa importa a n oi di Wilson.... Questo uomo ci ha mistificati [ m m,ra ), ma, infine, non h a mai detto che glì americani fossero « fratelli » degli italiani. È perfettamente naturale ed è anche intimamente giusto che l'opinione pubblica italiana si diçjga contro la Francia, più che contro l'Inghilterra e gli Stati Uniti o il lontano Giappone. b la Francia che d oveva, anche e vorremmo scrivere sopra /11(/10 nel suo interesse, aiutare l'Italia. Qua ndo si pacla di « tradimento n è logico e naturale che noi pe nsiamo a quelli che m3.ggiormente :wevano l'obbli go di solidarizzare con noi e a tale obbli go ha nno mancato i franc esi. Che cosa valgo no , or:imai, davanti a questo rancore che tra\•aglia e avvelena l'a nima i talian1 e che risuscita vecchi e vicini ricordi, le frnsi fio rite e sentimentali di uno scrittore di giornali o di un deputato qualsias i?

Badino i francesi. L'Italia non è più un:1. 'l"anlill n!,J!,f,i,rnblt. Quello che ha fatto è mirab ile. Abbiamo voluto la g uerra. L':1bbi:1mo vinta, Le ci fre del no stro s:i.crificio sono una tes timo nianza terribile e sub lime. Abbiamo avuto il coraggio di lanciare \'crso la morte venti delle noslrc generazioni. Quando una nazione come l'Italia ha dato alla guerra seicentomila giovani vite, h a avuto mezzo mil ione di mutilati, un milione di feriti, qu:i.ndo è stata tt1Jw re <li reggere a tanto sforzo e a tanto strazio, essa ha i titoli di forza e di gloria per intimare il dilemma: O ton 11:t o COlll/'O di m t !

Sig noci francesi, è venuto il momento di sceglie re I

DAL DISCORSO DI P.ZA S. S E POLCRO AL 1° MJNISTERO NIITl 133
MUSSOLI Nt D 1 Il Po/ 10!0 d'll.,li.1, N. I B, 17 mag,l!io 19 19, VI

IL SOGNO DI PINON

L'ex impero d'Austria-Ungheria, il famoso mosaico frantumato dalle armate italiane tra il giugno e l'ottobre dell'anno scorso, sta dunque per essere ricomposto, grazie alle manovre della diplom:i.zia francese e a quelle dell'alta banca ebraica ? Jl tentativo è stato fatto e 1.i politica francese continua a lavorare in tal senso, ma noi dubitiamo fortemente che l'opera sia destinata a compiesi. D i quel mosaico alcune pietre sono già passate a far parte di altri Stati. L"ex impero austro-ungarico non avd più Ja Galizia, la Transilvania, le terre alp ine e adci.1tiche che sono già di fatto annesse a ll'Italia. La confcdernìonc danubian:1quando si intenda con questa parola la confederazione dei popol i dell'ex impero d'Abslmrgo -n on potrà abbraccbre che gli slavi del nord, quelli del su d, più la Serbia, i tedeschi e i magiari, Da trentotto a quaranta milioni d'abitanti, invece dei cinquantadue che contava la vecchia monarchia.. È ben vero che alcuni dei « confedcralisti >) <l 'occidente sognano una più vasta comunitl di popoli e vi includo no la Bulgaria, la Grecia, b Romania, l'Albania e la Macedonia più o meno autonome, ma è chiaro che se ciò avvenisse - e l'ipotesi :'Ilio · stato dei fatti sembra plradossalc - questa gigantesca confc~lcrazìone n o n costituirebbe p iù un pericolo per l'Italia. La Romani:i co i suoi diciassette milioni d 'abitanti farebbe da contrappeso ai dodici milioni di jug:oshtvi. Ma queste ipotesi sono fantastiche. La Macedonia J ivi<lc aspramente i bu lga ri •-lai se rbi e altri contrasti d'interess i esistono fra b,1lgari e greci.

Le cose non vanno meglio nella e< confcdcrazion.e danu bi:ma n absburgica Nella stessa Jugoslavia i croati preferiscono ttu:i.si qu asi gli italiani. Si ha l' impressione che i l regno dai tre nomi sia una costruzione assai fragile. La quest ione del Montenegro è sempre aper ta.

Può darsi che all'indomani della pace il dissidio serbo-croato assuma forme v iolente e conduca alla sepacazione vera e propria elci <luc po• poli. I.a Jugoslavia minata <lall'antitesi :serbo-croata è d'alt~ pa cte in scrio con tcas to coi popoli confinanti, Mentre il signor Allizé caricava valigie e personaggi austriaci per il viaggio a Parigi, in Cari nz ia si svolgevano furiosi combattimenti fra jugos lavi e tedeschi , Esiste un conflitto jugoslavo-rumeno, uno jugoslavo-mngiaro, uno magiaro-

boemo. Il \·ecchio impero accentratore sopiva, in un certo senso e per la stessa necessità della convivenza, j dissidi interni. O ggi essi esplodono in una teoria infinit:i di « irredentismi >). I popoli liberati sì odiano e si battçmo. I preludi circa il successo, la consistenza e la durata di una loco federazione, non sono brillanti. N oi crediam o che H sogno ùel signo r Pìnon non sarà realizzato. Delle due l ' una: o i popoli danubiani riescono ad intendersi e a com·iverc insieme, secondo i piani parigini, e allora il pericolo, come dimostre re mo, è maggiore per la Francia che per noi; o non s'intendono, co m'è assai prob:tbile, e allor:-t b « federazione danubiana)) creata a P arig i, vivd, come le rose, lo sp:tzio di un m:tttino. Non rcs ted ai fra nce si che prender atto <Id fallimento clamoroso della loro p o litica.

Supponiamo che, gruie agli sforzi combin:1ti - e p erciò artificiosi - dei banchieri, dei diplo matici, dei mon:u:chici, dei gencmli e ùi tutta, insomm1, b camarilla dell'antico r egime absbucgico , s i riesca ad imba· sticc un2. n uo va 1\ustri:1-Unghcrfa. N eg and o ai tedeschi d'Austri.1 il diritto Ji u n i~s i alla Germania, si vie ne a c al pc st.'ue l':-tutodcc isione dei pop oli e questo non sarà senza co nseguenze nell'animo ddlc m asse popobri. J\\'\'crd poi, fat1lmcntc, che i tedeschi ripre nde ranno a poco a poco una posizione dominante in seno alla confcJc raz io nc giovandosi per questo scopo dei tee milioni di tedeschi di llocmia, dei due milioni <li tc{lcschi d'Ungheria e ddk forti minoranze disse minate nc:l territorio «. appetito)> d:tlla Jugoslavia. Vicnn'.l. r itornerà alle sue funzioni di capitale. E poiché il sangue è sangue e poiché non si sopprimono - qucst:t. gu'-'rra lo ha Iuminos:unentc dimostrato I - i vincoli di ran!II , non b. Francia a\•rà fatw un buo n affare neg:m do ai ll:dcschi <l' Austria la f:acolt:\ di co ng iun g ecs i alla G ern1:1ni:1, nu piuttosto la Germania, anche per il fatto che il « germ:,.nesimo •>, o ppresso e vio lent:1to in Au stria, si volgerà co n m :igg-io r plss ionc v erso Berlino. La confederazione danubiana d iventerà - cu i tempo - un'appendice german ica. Il piano del signo r Pinon, invece c he 3 u na di min u zione, conduce a un accre scimento di quella potenza germ:\llica che la Prancia vorrebbe schiantare.

Noi sosteniamo che soprattutto nell'interesse particobrc d ell-a _Fran. eia e nell' interesse generale di una razionale sistcnlazio ne d ei popoli europei, l'opposizione all'annessione dei tedeschi <l'A usllia alla G ermania, è un g rosso, fat:1\e errore. Intanto, l'annessione di sette o d o tto milioni di tedeschi d'Austria, «compensando» le perdite di terr itorio che la Getmani:i dovd subire ad oves t e nd est, renderebbe piU facile per la G e rmania l'accettazio ne del tra ttat o Jì Versa illes e l'r:sccuzio ne d e i pa tti. Quindi magg io ri probabilità d i u n :\ p ace durat u t3 D ' a lt ro nde, c o lle statistiche alla ma no abbiamo più vo lte dimos tra to che , coll'an-

DAL DISCORSO DI P,ZA S, SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NITTl 135

nessione del!' Austria, la Germania non verrebbe ad accrescere la sua popolazione che alla vigilia della guerra era calcolata in sessantotto milioni d'abitanti. Tutto ciò appare chiaro agli umili mortali che (< osano » ancora ragionare secondo le regole del comune buon senso. Ma sappiamo noi per quali motivi, profondi e misteriosi, i quattro di Parigi pensano di fare il cont[ario ? Un po' di luce si chiede ed invano. Pe rché la diplomazia non fu mai cosl « segreta)) da quando sì proclamò che doveva essere pubblica. MUSSOLINI

Da Il Papolo d'fat!ù,, N. 134, 18 ma_!::i:;io 1919, VI.

136 OPERA OMNIA DI
BENITO MUSSOLINI

VIA DA CANOSSA!

Tutto quello ch'è accaduto da quando i nostri plenipotenziari tornarono a Parigi, clandestinamente, come persone che non avev a no più la coscienza tranquili.l, viene tardi,·amcntc, ma luminosamen te, a suffragare la bonù dclb nostra te si che era quella dell'annessione p ura e semplice dei territo ri compresi nel Patto di Londra. Contro b. nostra t esi cstremist1 insorsero i soliti democratici socialistoidl e rìnunciat1ri, forse per spirito di cont raddizione o piuttosto p er p ietosa mancanza di comprensio ne d elle necessità dell'ora. Un sig nor Cassala qualunque ebbe modo di stamp:uc che procc<lcr.:: all'anness io ne sarebbe stato p:izzcsco, ma a quindici giorni d i distan:r.a si può constatare che b saggezza di Cassol:i è genuina stupidir;\ e che il ritorno a Parig i è stato « plZzcsco >), inutile e indeco roso.

Più sì pensa alla setti1n:1 na Jdb /o urn!e orl:tndi:ina in lt:>.li:1 e più ci s i sente profondamente umiliati. l..'o n. Orlando, come gij, ìl signor Wilson, h:t scwceato i plausi <lcllc tnoltitudini italiane, s:ipcn<lo - e ques to è infinitamente grave - di non meritarli.

Ricor~liamo. Wilson lancia il sUD ;1ppdlo al popolo italiano. In un primo tempo si dice che Llt>)' tt Gcorgc e Clemenccau etano <l'ac. cor<lo col presidente ame ricano, Viene Jirain:ita una sibillina nota d ella llara,, secondo cui la f'ranc ia sarebbe st at a all'oscuro dd gesto wilsoniano.

In un secondo tempo s i apprende c he Francia e lng hilterra erano perfettamente informate circa i propositi Ji Wilson. N essuna smentita. Ma ieri circolava una n otiz ia ben più piccante: non solo i signori Clcmcnceau e Lloyd George non ignoravano la prosa del signor Wilson diretta al popolo italiano, ma l'avevano firm:lta nel testo autografo. È un colmo I Si può domandare perché nel testo non autografo, cioè nel testo destinato alla pubblicità, le firme di Clcmcnccau e Lloyd Gcorge sono state omesse? Una soh sp icg:1zionc è possibile: che ciò sia ~wvenuto dietro preghiera dcll'on. Or· lando. Ma, allora, che commedia gro ttesca {.... ,enmra ....] ci ha giuocato quest'uomo, quando, conoscendo il retrosceni dell a nota, è venuto in pieno p:idamento· a ma g nifica rci la solidarietà dei fra ncesi e

degli inglesi, .mentre gli constava che e francesi ed ing lesi solidarizz~vano pienamente con Wilsoo· e stavano contro di n 9i?

Noi scrivemmo in quei giorni che la seduta (< sto.cica >> del Parlamento itaHano si era risolta in una vuota parata re t o rica, appunto perché non aveva osato affrontare il problema nella concretezza dei suoi termini, diplomatici e geografici; dicemmo che la seduta del Parlamento invece di fortificare, indeboliva l'on. Orlando, e che un rit o rno dell'on. Orlando a Parigi, per riprendere e< la trama fati cosa dei c om p rnmessi », sarebbe stato un andare a Canossa. Tutto ciò si è vcri6caco. Dopo alcuni giorni di a ttesa inutile, gli on. Orlando e Sonnino riprendono il treno per Parigi. S i diffonde la voce che euno stat i invitati . Era falso I Nessun inv ito, ma un:i. intimazione perentoria. li fatto che .ì due delegati non cr:\ no panìti - e n o n sono ancou partiti - dovev:i. mettere in sospetto gli italiani. N essun invito potcn giungere da Parigi, ìn me r ito al nostro problema adri1tico. per la semplice rag ione che i nostri cosiddett i « All eati )> non s i erano menom amente spostati d alle loro posizioni «nega tive>}; da Par igi cr:i giunt o un invito [ cen.rHra]: o la presenza dell'Italia alla consegna dei preliminari dì pace o l'annullamen to del Patto di Londra.

Cos\ avvenne che la coppb. Orlando-Sonnino, tornata in Italia fra il plauso delle folle, riprese la strada <li Parigi nel modo che tutti sanno. Se nel frattempo si fosse proceduto all'annessione, chi e che cosa im pediva agli on. Orlando e Sonnino di presenziare alh c onsegna dd trattato di pace ai tcJeschi ? Non si è osato: eppure il popolo avrebbe confortato quel gesto colla sua pronta, immensa, sak:1tricc solid:1.ricd. Non si è osato e l'o n. Orlando da dicci g iorni no n riesce :1 condu rre in porto la pace jtaliana.

Tutt i siamo all'oscuro su quanto succede e s i trama a Parigi, Jl Go\•crno è muto.

Passano ì giorni e i pericoli au mentano. L'inqu ictu<lìnc cresce nella coscienza n az ionale.

Spettacolo di una t ristezza infini ta 1 A Parigi ci sono non j nostri Alleati, ma dei {movi nemici che si aggiungono ai vecchi; e se cosl è, che cosa fanno i nostri « tre )t in quel bosco della Merbt:1 pop olato dai banditi della plutocrazia internazionale e dai suoi u mi. lissimi servi politici?

Nell ' aprile il ritorno degli on. Orla ndo e Sonnino n o n fu imposto dalla nazione; fu un gesto escogitato d:ii nostri <lclcgati in p1m.1 ptrdita ; oggi è la nazione che - in nome de ll a dignità italiana atrocemente offesa dagli Allc:ai e trascin:1u molto i n ba sso dai n ost ri st ess i rappresenta m i - esige il loro ritorno immed iato. L'Italia ch e tratta e mcronteggia a Parig i, rapprese ntata dagli on. Orlando e Sonnino, non è l'Italia

138 OPERA OMNIA DI BENITO .MUSSOLINI

del c'Iappa e dell'Isonzo. È l'Italia dei foresti eri e d ei c3.~t ~sto~ic, dei mendic!lnti e degli :i.vvocaci, l'ltalia c he Yive, ahimè !, a ncora in alto, mentre è m orta in basso fra il porolo che ha il senso della su a fierezza e della s ua g lo ri a.

On. Orlando e Sonnino, la nazio ne è oramai umnime nel dillìdar•;i dal pco~guirc (.... mm,ra).

M US:iOLl N I

D3 Il Popolo d'IJJ/i,t, N . tn, 19 m:ig.._.;io 1919, VJ.

'' DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° MINrS TERO NITTI 1 39

LA REVISIONE

Dicemmo mille volte durante la guerra che la pace doveva essere umana e giusta, poich6 solo con q uesti due attr ibuti poteva diventare duratura, se n on e terna. Oggi, dopo la presentazione del trattato di pace di Versaglia, noi, già scioccamente diffamati cùme impcr falisti, ripetiamo chiaramente che quel trattato non risponde alle speranze d i coloro che << (ececo » la g uerra. Evitiamo, però, un errore, che sarebbe quello di respingete e condannare in blocco in trat tato di Versaglia. Il Comitato (:l'azione nominato nella recente conferenza sindacale e socia lista di Bema, non ha condannato in blocco il tr.l.ttato di V ersaglia : ha proposto degli emendamenti più o meno radicali. Abbiamo voluto, appunto, nei giorni scorsi, postillare la dich iarazione del Comitato operaio d'azione internazionale, agg iungendovi anche le manifestazioni del laburismo inglese, per impedire una condanna g lo- , b aie del trattato, condanna che farebbe il gioco dei tedeschi. Precisiamo ancora un altro nostro punto di vista e cioè che i tedeschi, nel loro stesso interesse, devono firmare, senza chicaner sui dettagli come pare abbiano. l'intenzione; firmare, p èr riconoscer e 1a disfatta d el loro militarismo e nello stesso tempo appellarsi per la «revis ione», secondo noi, inevitabile, del tratta to, alle forz e e al senso d i giustizia dei popoli de ll'Intesa. Noi crediamo c he questo appello sarà raccolto. Ma i te-" deschi devono guardarsi dal respingere il trattato. n ell'insieme. Ci sono delle condizioni fondamentali che non possono C non de vono essere modificate : la Germania d eve accettarle senza discussione. A ltre condizioni sono su scettibili di mitigazione o di temperamen ti. La Germania-non ha il diritto di elevare eccezioni circa il ritorno dell'Alsazia-Lorena alla Francia; ha il diritto di elevarne circa il regime del bacino della Sarre A ltre condizioni Che dovra nno essere « r ivedute» sono quelle che · r iguar dano le colonie, per le quali noi vorremmo adottare, sin dove è possibile, ques ta formula: le colonie a i coloniali, c ioè agli indigeni; e Jà dove non è possibile, le colonie s tesse dovr ebb er o essete ripartite, seco n do giustizia, fra Je diverse nazioni. Anche la faccenda de ll' indenn ità si p r esta a r evisione, È ora mai «pacifico)).

c he la G ermania non può p agare e allora che vale caricarla col peso di ben 125 m iliardi d' indennità? Altra questione fondamentale: quella

dei tedeschi d'Austria, cui il trattato, co n aperto dispregio de l famoso diritto di auto-decisione, nega l'annessione coi t edeschi di Germania. Trascuriamo le quest ioni di dettaglio, ma ci sembra che quando il trattato fosse «riveduto)) in questi quattro punti esse nziaLi, esso sareb be «accettabile)> per i tedesch i e tro verebbe il consenso uni versale. Il m ovimento per la ~ revisione)) del trattato che, oggi, si delinea fra le Nazioni dell'Intesa, compresa l'Italia, che ha le sue particolari :ragioni per non accettare quel trattato, andrà, dopo la fuma, svolgendosi con intensità maggiore. Il trattato d i pace cadrà sotto la discussione dei Parlame~ti, com'è, o g gi, l'oggetto della discussione pub blica. Sono i Parlamenti che sotto la spinta dell'opinione pubblica p ossono imporre la r evisione del trattato Tenendoci sul terreno «costituzionale », non ci sono altre strade da p ercorrere. Dunque : movimento dell'opinione pubblica, previa la firma da patte dei tedeschi del trattato di pace e, in seguito, azione delle masse e dei P arlamenti. Il trattato di Versaglia è la consacrazione schiacciante e decisiva della vittoria militare dell'Intesa e u n tent ativo di realizzazione di alcuni p ri ncipi ideali. Si può prevedere, a n o n l o ntana scade nza, un secondo trattato , al quale forse collaboreranno più direttamente alcune forze che - nell'attuale - sono state "telcgat e al secondo piano, Quest o «trat tato)) di pace è quello delle Potenze; ma esso prepara, necessariamente, l'altro, che sarà quello dei Popoli.

MUSSOLIN[

Da li Pop olo d'Italia, N, 136, 20 maggio 1919, VI.

DAL DISCORSO DI P Z A S. SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NlTTI 141

[L'ADRIATICO E IL MEDITERRANEO] *

M uuoliili parlò da prima di Filane, del .tuo diritto, della s11a i talianità, della sua volontd. Mise in luce la verità della nostra rivendicazione, alla quale si contrapp oneva la menZ,ogna democratica del/ 1ido/o infranto, di fO!ui che arlllalo di t eorie_ evangt!ithe aveva Jtdotlo le /11rbe per rivelarsi poi un emissario dell'af!ari11no .d'oltre Atlantico Lt .torti di Fiume. erano forse già decise dal Jinedrio di Pari'gi, ma nemma forza poteva contrastare ni annu1!4re il gi11rame1tlo (Ullt1 ,iflà che con il volo dell'an1Jessio11e apepa legato inditJolubil,nenle il mo deslino ali'Italia. li popolo italiano aveva 1m palpito i ola: Fiume, e una vo• Jonlà sola : l'anneuiom ,· e la nazione avrebbe saputo affrontare ancora una guerra p er la redenzione di Fiume. ··

C ome nel f1!aggio JjIJ si gridò «guerra o repubblica», efu g11erra, cosJ ora Si grida « Fi11111e o l!lorle >), e sarà Fiume.

llfa la parie centrale del dùcors() fu dr d;cafa ali' Italia e alla sJfa 111issione nel Mediterraneo e nel/'Orien fr. M uuolini tracciò con satlloria parola la fortunata posizione geografica dell'Italia nel Mediterraneo. Ba.sta dare tmo sguardo alla caria geografica per comprendere la verità auiomatica di quest'asserzione. A eguale distanza fra l'equatore e il jMlo , l'Italia occupa il centro del M edi/erroneo , che, è il piiì iOJportante bacino della ferra Di forma .slanciala e nervosa, giilata co/Jle un ponle tra d11e continenti, eua p artecipa al do111inio dtl A f editerraneo , che è la grande via con,merciale tra /'Qçcidente e l'Oriente La ·configurazione, lo svil11ppo litoraneo, la rorrettezza di linee l a 111ello,ro in ima condizione veramente priuiltgiat a per cui l'Italia è desti,ra/a ad essere la dotninatrice del ll{edilerraneo; ed è , erto che, ricrmquistato dopo dm:mila anni il gran vallo della muraglia alpina, ·cua .si riaffaccerà al M edil erraneo da ;ui in ogni t m,po l e vennero prosperità e grandezza

Noi - ditte M11uolini - torniamo per necessità dì cose al Mediterraneo, poiché questa nostra necessità mediterranea è insita neUà ragione d i essere e divenire, e ingenita nella forza e nell'avvenire d'Italia. Si può dire che questa necessità mediterranea è nella natura delle cose, poiché .rapp resenta nò n solo il diritto di quaranta milioni di ita-

• Ri assu nt o del discorso pronunciato a Fi ume, a l teatro « Verdi », la sera del 22 maggio 19 19. ( Da: EDOAHOO SUS Mtl - L e giornale fiumane di Munolù1iS.1nsoni, Firenze, 1937, pagg. 27-37)

liani, di avere libero il campo naturale della sua immancabile espansione, ma la logica dell'Italia vittoriosa che vuol avere l ibere le vie della sua legittima ascensio ne .e la sua giusta parte n egli atti e n ei gesti in cui è il lievito della nuova storia.

Ma per realizzare questo disegn o bisog na essere forti; e dopo aver rilevato la p rù11inenza nat11rale della nostra / erra, ·additò con 1/ile rude la nostra inferiorità e la nostra debolezza ml mare in cui altri 01tmta smisNralamente la prJ)pria forza. Basta considerare la posizio ne dell'Ing hi1tena e della Francia - oltre che Gibilterra, Malta e Suezper stabilire una condizione di vantaggio che gli altri tengono rispetto all'Italia. Sopra queste basi va impostato il problema politico e ·militare del Mediterraneo Questo è il punto di partenza n ella valutazione di tutti gli elementi, il cui esami:: porterà a conclusio ni importanti nella imposta~ione del problcnia mediterraneo, s ia per quel che riguarda l'aumento della nostra potenza navale, sia per l'apprestamento' d i nuove basi.

Queste necessità, sentite in alto e in b asso, danno !a sensazione precisa che noi torniamo alla realtà dalla quale per forza di cose siamo v is suti fuori, in questi ultinù decenni, fino a ieri, fino a che la grand e guerra, risolto g lobalmente il problema adriatico e il problema alpino, ci ha risospinti nel Mediterraneo, dove un nuovo o rdine _ di valo ri politici si è -stabilito nelle posizioni reciproche che n on possono più avere oggi lo stesso valore e la stessa proporzione che avevano prima della guerra

Una cosa è certa: che l'Italia ha ormai il suo peso n ella bilancia del destino europeo; e questo sol o fatto dà all'Italia il diritto di prepatare tali condizioni per il futuro svolgiµiento della sua vita morale e materiale da non preg~udicare per un lungo ordine di anni la sua salute e la sua ascension e. Queste condizioni d i maggio re p rospe rità e di maggio re grandezza si dete rmineranno fatalmen te Òel Mediterraneo. Soltanto se l'Italia sarà forte e possente sul mare por terà ·il simbolo e il segno del nuovo ordine e della nuova storia e sarà c apace di foggiare cOn Je sue mani il suo nuovo più grande destino. È bene fissare nella Coscienza italiana questa evidente verità.

L'ora dell'I talia n on è a ncora suonata, ma deve fatalmente. venire. L'Italia di V ittorio Veneto sente l'irresistibile attrazio ne verso il Mediterraneo che apre la via all'Africa. Una tradizione due volte millenaria chiama l'Italia sui lidi del continente nero che . nelle . reliquie venerande ostenta l'impero di }\offia. Se l'Italia ha conosciuta la t ea· gedia di Adua, lo deve all'insufficienza ideale della sua p olitica interna ed esteta, cui va attribuito il nostro insuccesso a Cipro e la nostra esclusione da Tunisi. È la democrazia che h 3. snaturato la missione ed ha 10, • Xlii.

Ì>At DISCORSO DI P,ZA S, SEPOLCRO .AL 1° M INI S TERO N lITI 143

falsato la storia d'Italia, a lla quale il genio del suo popolo aveva dato il valore di attrice e direttrice della storia europea.

La coscienza dell'Italia grande e rispettata nel mondo è mancata fino dal giorno in cui con Roma conquistar:nmo l'unità d'Italia. N ulla si doveva arrischiare, né nella politica interna né in quella estera. Nella politica interna tutta la cura er a rivolta a evitare gli urti che potevano pregiudicare la pace _sociale;- nella politica finanziaria il supr~mo ideale era dato dal pareggio che doveva sovrastare a qualsiasi altra conside~ razione ; nella p olitica estèra v ivere in pace con tutti i paesi, amici e nemici, vicini e lontani, per cui sarebbe stato follia tentare una grande impresa l ontana, dato che, secondo la concezione libetale, l'Italia era impreparata e immatura per qualsiasi politica che mitasse oltre l'immediato domani.

La conquista di Ttipoli rivelò 1•italia a se stessa, smentendo le teorie della democrazia e abbattendo i miti della vecchia I talia, e la partecipazione italiana alla grande g uerra, vinta per la v ittorfa delle nostre armi, distrusse le m enzogne e i comodi luoghi comuni della vecchia classe dirigente che non aveva capito la grande insopprimib ile forza ideale e morale della «nazione», e non aveva saputo comprendere e contenere nel suo quadro i nuovi valori suscitaci dalla guerra

L'Italia, avanzando contro gli uomini del passato e contro le false teorie di marca straniera, in piena decadenza di froi:ite alle nuove formazioni che vogliono il loro posto al sole; ha obbedito a un comando del destino; e seguendo il suo infa llibile istinto ha saputo affercare il suo destino contro le avversità di uominì e sistemi, incapace di adeguare spir ito e volontà alle necess ità dell'ora. Oggi ancora s i cerca, come un tempo, di fuorviare la nazione, di smarrirla, di perderla; ma essa, superando il dramma che la travaglia, saprà rittovare se stessa. L'Italia attrave rsò momenti di profonda depressione, ma si riebbe sempre ti· conquistando il suo p o sto di maestra di vita e di civiltà; conobbe sl le ore tristi, ma non conobbe mai la tenebra. La crisi cbe essa oggi attravetsa satà un'altra Cspericnza, dura cruenta esperien;a; ma la naziotle tornerà vittoriosa alla sua rrùssione. Nulla è inutile nella storia, nemmeno gli errori e le esperienze negative. Ciò che sta come una verità tangibile e intangibile - e che si vuol negare appunto per- · ché esiste - è la nazione, la quale già avverte i fremiti di una vita nuova che sta per esplodere in una grandezza che solo il genio italiano sa concepi re e realizzare in una conquista per l'umanità. La g uerra libica

n o n fu che u na p remessa per la nostra affermazione mediterranea; la partecipazione italiana alla g uerra europea è la certezza del n osuo titorno in Africa.

Questo nell'ordine esterno. Nell'ordi ne interno l'Italia deve prima

144 OPERA OMNIA
DI BENITO MUSSOLINI

saper conquistare se stessa. Ecco il compito del fasci smo che s ta cliventando l'anima e la coscienza della nuova democrazia naziona le Ecco la missione del movimento che deve p en etrare n ella massa -oggi inerte, opaca, senza ideali e senza fedi - p er p o rtarla alla coscienza di se st essa, alla coscienza di nazione. Ma il movimento fascista dovrà prima spazzare la via da tutti quegli ingombri - uomini e sistemiche ostacolano l'ascesa del Governo italiano, Non sarà la sparuta e fiacca classe di governo a dire la parola che il p o polo attende : essa ha esaurito il suo compito semplicemente perché ha esaurito se stessa. La g ra n de prova della guerra l'ha squassata e abbattuta. Non sarà il 10goro e screditato regime parlamen tare a rinnovare la nazione che vuol vive re cd espan dersi. Non saranno le do ttrine liberali, democratiche, socialist iche a ·Iidace al popolo italiano la coscienza del suo valore p er la v ita della nazione. _È il mov imento fascista - m ovimento squisitamente rivo luzion ario - fatto di realtà e di v erità, di impeto e di fede che farà valere il diritto del p oÌ,olo italia no e condurrà 13. nazione a p iù alti d estini; e quando il fascismo avrà convinto le masse della bontà della causa e della santità d ella lotta che non per un partito combatte, ma per il bene supremo della nazione, il popolo italian o sarà l'artefice diretto della propria fortuna . Non le classi; non i partiti, non i d ogmi idioti, ma il lavoro sarà l'animatore e il propulsore della nuova vita italiana, cioè le generazioni Uscite dalla guerra e dalla vittoria che nelle trincee hanno consacrato il loro diritto a non esser più fa tica ma orgoglio e conquista di uomini liberi nella patria g rande entro e fuori i confini. '

La marcia di chi ha spinto il paese alla guerra e l'ha portato a lla v itto ria non si ferma a Vittorio Veneto e non si arresta al Brenne ro e al Carnaro. La marcia . tiprendee va o ltre perché non tutte le mè te sono state raggiunte Si t ratta di trasformare la vita italiana secondo le idealità c he animaron o l'intervento e gene rarono la vittoria. Non basta la vittoria delle armi; è necessaria la vitto ria dèllo spirito se vogliamo ri nnovare la nazione per lanciarla sulla via del suo più grande impe[iale destino.

Sarà q uesta la prèmessa d ella n ostra affermazione nel piondo. L'Italia deve apparire - e apparirà - come un blocco granitico di volontà, con un volto e u n'anima sola, protesa n ello sforzo di mutare il suo d estino, se ·jt d est ino , c he le pote nze satolle c redono di conso lida re e perpetuare in una pace ing iusta e in un equilibrio antistorico, volesse mantenerla nei suoi ang usti confini, senza pos. sib ilità dì uscire dal cerchio che s offoca la sua vita e impedisce il suo lìbero sviluppo. Né la conferenza di Parig i, né . WHson, né i tra ttati potranno o stacolare la nostra ascesa e decretare la paralisi d ella

DAL DISCORSO DI P,ZA ~. SE POLCRO AL I& MINISTERO NITTI 14 5

storia. :Ma chi vuol ascendere deve fidare unicamente nelle p roprie forze.

La conferenza della pace, che sta ammassando errori su errori, g ravidi di conseguenze per il prossimo avvenire, vorrebbe immobilizzare la storia e consolidare di fronte all'Italia le posizioni di predominio dell'Inghilterra e della Francia anche là dove i nostri interessi vitali risulterebbero, per tàle politica - cosiddetta di pace - lesi e olfesi. Questo non è e non sarà possibile. L'Italia ha una massa demografica imponente, ha Ùna vitalità senza limiti, ha una grande storia, ba la sua parte direttrice nel mondo, e nessuno potrà sbarrare al popolo italiano, in continuo divenire, il suo immancabile cammino verso la gran_de2za. Anche per questo aspetto l'attegg iamento della conferenza della pace è semplicemente assurdo perché antistorico, e iniquo perché immorale.

Ha detto gius tamente Fiume che la storia scritta col più generoso sangue italiano non si arresta a Parig i. Vi è in questo aVVertimento la rivelazione dell'is tinto storico di tutto il popolo che. uscito vittorioso da una guerra sanguinosisSima. si sènte ins (?ddisfatto, e chiede spazio per i bisogni elementari della sua esistenza, e posto nel mondo per compiere la sua missione di civiltà. L'Italia più che nessun altro popolo ha questo diritto, poiché essa, che con l'Impero romano e il rinascimento ha creato la civiltà moderna, ha ancora da dire per la t ctza volta la sua parola di luce che rappresenterà un'idea di valore univecsale *.

* Dopo il discorso una dimostrazione ardente è fatta a Musso~! dal i,opolo che lo accomp.1gna, cantando, alla « Filarmonica)). Mussolini, costretto a d aJfac. ciani al poggiolo, saluta 1a folla con queste parole: « Una volta pu le 11ie di Pi ume si ,an1ava: "Va' fu ori d'Italia, v,i fuo ri o s1raniero ! ". Piume potrà presto ripe1ere il rilornello ,011 queJta varìame: "Seì fuMi di Fiume, sei /Pori p Jl r a· ni~"B ,

146 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLIN[

ANNIVERSARIO

(Per-telegrajfl al« Popolo d'ltali~ >>).

TRIESTE, 23.

Sono passati quattro anni che sembrano quattm secoli dal giorno in cui l'Italia scese in campo contro gli lmperi Centrali. Dopo quattro anni di saccifici senza n ome, di dolori che no n si enumerano, n0n si possono valutare, e sui quali o gni speculazione, più o meno diplo· matica, sarebbe il più infame . dei crimini, l'Italia vive oggi una settimana di passione che la turba, la scuote e la esaspera tùtta, come. quella che concluse l'indimenticabile lotta per l'intervento. Non ci è d ato conoscere ancora quale pace avrà Pltalia a Parigi. Sino a qual· punto saranno violentati i nostri sacri diritti, mentre in tutti i continenti di questo vecchio mondo gli Alleati, immemori e tutti chiusi nella corazza d'acciaio del loro egoismo classicamente imperialista, stanno dividendosi la preda. Ma una cosa sappiamo e sentiamo, perché già è sigillata dalla storia, ed è questa: che la nostra statura morale è cresciuta ; che moralmente siamo pari e forse superiori agli altri; che l'Italia non è più la piccola t rascurabile nazione di Abba Garima, che non seppe o n o n volle pre ndersi la rivincita, ma è l'Italia che volle la guerra, la condusse con fede incrollabile, con eroismo individua le e co llettivo sublime, la riprese dopo la parentesi oscura di Caporetto, la concluse con la duplice vittoria decisiva e quindi m ondiale del Piave . L'Italia che, Oggi, è fondamentalmente sana, nel popo lo e n ell'esercito, è quindi · avviata a p iù alti destini, Davanti a queste\ grandezza storica e morale il contegno degli Alleati può essere considerato dà noi con un gesto [ cemt1ra ]~ essi abusano della loro forza e della loro antecedente posizione di egemonia; ma tutto ciò è artificio. C'è un dinamismo che è la risultante di un complesso di forze e la dir~ione di questo dinamismo conduce l'Italia ad essere, dopo la Spagna di Carlo V, la Francia di .ce Sole e _di Napoleone, la nazione dominante di tutto il mondo latino.

Gli elementi di quest o dinamismo sono nella popolazione che tocca oggi i qua,ranta milioni di abitanti, giunge a quarantasei comprendendovi quelli che sono dispersi per tutti gli angoli della t erra e arriverà,

fra qualche diecina d'anni, come prevede facilmente H ervé, ai sessanta milio ni. Elemen ti del nostro dinimismo nazion ale sono le qualità essenziali della nostra stirpe; la volontà nazionale che dovrà essere convog lia ta verso un obiettivo gene rale ; il nostro senso di equilibrio e di misura; la nostra capacità di fare e di accettare g iustizia; la nostra adattabilità a tutto ciò che n ell'economia o nella politica rap presenta l'inelutt abile progresso dei tempi.

Quando s i assurga ad una p iù v asta e sintetica visione degli even ti, si trovano motivi di conforto indicibile,

La guerra era per l'Italia la grande prOva; era, e fu detto, la pdma guer ra fatta da tutto il popolo ita liano, d opo· la storia di Roma. Non era g uerra che impegnasse soltanto una parte del popolo, ma t utto, dalle città alle camp ag ne, lo travolgeva a mas se di milio ni di combattenti. L'Italia sarebbe stata o no n sarebbe stata, a seconda che avesse superata la prov a. L'Italia, caricandosi le spalle co n una croce ben più p esante d i quella portata d agli altri , è g iunta a percorrere t utto ìl cialvario e a toccarne i v ertici del martirio e della g lo ria. Ben dice l'« Intrepid o » da Roma che so lo l'Italia è pura. Tutto ciò non si cancella colla spug na dei falsi idealisnù di Vcrsaglia, non si cancella la vittoria italiana.

L'amnesia calcolatrice dei mercant i non riesce a sopprimere la g uerra italia na, non riesce soprattutto ad a nnullate il fatto donùnante, e cioè c he l'Italia è entrata in g uerra dì sua spontanea volo ntà, senza esser vi costre tta, come il Belgio o la F rancia. Questo è il nostro orgoglio . Questo è il titolo della nostra no biltà. Se g li Alleati non si rende ranno rapidamente co nto del nuovo stato d ' animo degli italiani, tanto peggio ; se al malcontento d ei n emici s i aggiung erà il malco ntento e la insoddisfazione della nostra nazio ne vitto riosa, la pace che s i sta faticosame nte elaborando a Versaglia non durerà più di qualche mese. T utte l e costruzioni di un napoleonism o semplicemente p arlamentare del sig n or Oemenceau cro lle ranno p ieto samente al p rimo «no» i taliano · o germanico, Cosi avviene che noi non ci lasciamo sov erchiare d al pessimismo ; non guardiamo il mondo di domani attraverso gli occhiali neri della delusione, Ci t eniamo a dichiarare alto e forte , e non sarà probabilmente l'ultima v o lta, che n o n siamo dei « M addaleni pentiti » e che la facile saggezza del p oi . è semplicemente burlesca.

li 2.4 maggio rimane una dat a d ecisiva non solo nella storia d ' Italia ma nella st o ria d el ge nere umano. Il primo colpo di canno ne sp arato sull'Isonzo all' alba di quel g iorno rap presentava la sentenza di ·mo t te p er la v ecch ia Europa delle autocrazie e degli imp erat ori. Ora la sto ria come la vh a n o n è lineare, non è mo nocorde , non è monocroma : è v ariata, 'è infinitamente complessa. Essa mescola insiem e

148 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

i più disparati clementi: la gloria e l' ignominia, l'alta speranza e la delusione acerba, il sogno che seduce e la realtà che agghiaccia. L'essenziale è di cogliere il segno e l ' intima direzione degli eventi e d i continuare a marciare anche se la mèta che si credeva raggiungere si allontana dall'orizzonte.

In piedi, dunque, con ·lo spirito e i musco li tesi "verso l'avvenire che sarà nostro! Non è un po' .significativo, a prescindere dalla mia persona, che io vi mandi questa nota da Trieste italiana per sempre, che vede oggi nelle sue strade sfilare il popolo che reca a San Giusto i fior i per a dornare domani le tombe del San Michele? MUSSOLINI

Il Popolo d'Italia, N. 140, 24 maggio 1919, VI.

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL I" MINISTERO NITTI 149
Da

FRASSATIANA

Il senatore .di Portog.maro, l'immondo figuro inchiodato alla croce clamorosa della sua menzogna. ha ripreso da qualche giorno la sua campagna) intesa a riabilitare la parte che ha per campione i l grosso bandito e disertore di Dronero. Anch'egli, come i socialisti ufficiali, e i n s imultaneità spirituale e p olitica con l oro, fa da p u bblicO ministero della storia italiana e universale e come Minosse giudica e mà.nda uomini e idee. Diffamare e infamare la g uerra, attraverso coloro che la vollc:ro e la condu ssero : ecco il mezzo con cui i condannati del 1 9 1 j sperano d i ri sòrgere e riprende re in ma no la direzione della politica nazio nale, O ra ·noi n on siamo q ui pè r di fe ndere g li uomini, Se il senatore prussiano· ricorda il discorso del Campidoglio e gli elogi in esso contenuti per la Germania, che l'o n. Salandra chiamava « dott a, grande, possente», noi ricordiamo al signor Frassati c he questo gioxnalc fu l'unico a insorgere contro quest'apoteosi inopponuna, servile e squisitamente professionale. Se il senatore prussiano accusa, oggi, l'on. Sala ndra di no n aver dichiarato, contemporaneamente all'Austria, la g uerra alla Ger,;nania, noi ricordiamo ancora al signor Frassàti che questo giornale si batté per mesi e mesi, con centinaia di artico li, perché fosse liquidata una situazione «falsa» militarmerite e diplomaticamente. Se l'uomo di Zunini e di Kliewer accusa d i diseriione l'on. Orlando, perché ha abbandonato la conferenza d i Parigi, noi ci domandiamo se la dignità nazionale e gli stessi « interessi » n azionali, siano meglio tutelati dai «presenti», dai (< rimasti» a Parig i che sì sono cacciati sul binario morto degli impossibili compromessi . Ma noi non vo,. gliamo difendere, o ggi, l'on. Salandra, tanto più che fummo sempre oppositori del suo Governo, n é difendiamo gli altri uomini, che la Stampa addita all'esecrazione d el popolo. Ci penseranno lo ro a difendersi. Resta a chiedersi se altri uomini avrebbero potuto fare diversamente o m eglio. C'erano? Dov'erano? ·C'erano in Italia, tra il 1914 e il 19 1s, degli u omini che avessero le spalle formidabili necessade per reggere il peso di una situazione imprevedu ta e sotto tutti i ri guardi eccezionale f Gli u omini n on s i i mprovvisano. Se i nostri u omini sono s tati in sufficienti, altrove, i n altre nazioni meglio <<dotate»· di noi, si è riscontrato lo stesso fenomeno di insufficienza. V uo l fo rse

I

dare a intendere il signor Frassati, che una guerra « g iolittiana » sarebbe stata più rapida e più fortunata? Dopo l'esperimento della guerra libica, che fu condotta e conclusa nel modo più pietoso, solo una nazione suicida avrebbe potuto affidarsi a Giolitti. Gli errori nella condotta della guerra, non infirmano la bontà e la giustizia del l'idea per cui la guerra fu dichiarata, non annullano la necessità per cui l'Italia si schierò contro gli Imperi Centrali. Per stroncare la montatu~a frassatiana, abbandoniamo g li uomini, i Salandra, i Cadorna, i Sonnino alle loro insufficienze o alle loro colpe - per le quali ci sarà l'espiazione - e difendiamo la guerra che.volemmo e che combattemmo. Difendiamo la guerra non in quella che è stata la sui. diplomazia o la sua strategia, ma in quella ch'è per noi la sua significazione morale, il suo «imponderabile» valore dal punto di vista della e< g randezza)) del nostro popo lo. Noi non permettiamo che un Frassati qualunque commetta impunemente il delitto di scrivere che « il popolo buono e forte d' Italia comprende l'inutilità dello sforzo immane da ·esso donato». Q uesto è falso I Falso per ciò che rig uarda il popolo, il quale, non avendo la coscienza oscurata dai sordi rancori dei partigiani di Giolitti, è fiero dd sacri6cio compiuto, soprattutto per· la prova offerta al mondo; falso per ciò che riguarda «l'inutilità». Noi non sappiamo in che cosa dovesse consistere, a norma del signor Frassati, !'(<utilità)) .della guerra. Osserviamo che se questa «utilità» non è stata assolutamente totale per l'Italia, non lo è stata, a sentire certe voci, nemmeno per la Francia e per l'Inghilterra. Il trattato di pace è veramen te una << sconfitta » politica per l' Italia ? Non si può ancora affermarlo in maniera positiva." E chi dice che questa sconfitta sarà « irreparabile >>? Ma poi~ t utto ciò, ai fini della nostra polemica, è seco ndario. Si sono commessi deg li errori gravissimi, ma non si è commesso, da parte . dell'Italia, l'e rrore capi· tale, fatale· e giolittiano e fras satiario: l'errore che avrebbe segnato la nostra morte come nazione, alme no, per qualche secolo: l'errore di non intervenire. Il signor Frassati afferma, oggi, c riminosamente, l'inutilità della guerra nazionale, ma egli deve dimostrarci: Primo: che l'Italia poteva rimanere ' indefinitamente neutrale e - questo è l'importante I - che tale neutralità avrebbe assicurato le fortune ma. teriali e le glorie morali del popolo italiano. Il signor Frassatì non riuscirà mai a darci questa dimostrazione. Secondo: il senatore di Portog rnaro deve provare che se l'Italia avesse marciato cogli Imperi Centrali, la sua situazione sarebbe, oggi, mig liore. Che il signor Frassati, tedesco, si d olga della mancata v ittoria della G ermania, è com· pre nsibile, ma sa egli dirci quale pace avremmo avuto noi, qualora il Kaiser l'avesse det tata da Parigi ? Sa e? li dirci quale avvenire ma-

DAL DISCON.50 DI P.ZA S, SEPOLCRO AL I" MINISTERO NlTTI l'.Sl

terja le e morale sarebbe toccato all'Italia colla Germania a T r ieste, a Salonicco, a Calais, se non a Marsiglia ? A noi l'idea di u na Europa d ominata dal chiodo p russiano d esta raccapriccio, anche adesso che i l sognò pangermanista è tramontato.

N el maggio del 1915, sbaragliando la tribù del «parecchio» - mar- · chio eterno d'infamia per i g iolit tiani, i frassatiani e simile malvagia compagnia - tutto il p op olo italiano sentl, intui, ch e non c'era altro d a fare, che lo « stato d i necessità}> c'imponeva una sola soluzione: quella che fu presa. La neutralità non potev a du rare: l',intervemo a lato degli Imperi Centrali era una catastrofe: via d'uscita : la guerra co ntro gli Imperi Centrali. Noi andiamo più in là: noi affermiamo che anche senza la vittoria m ilitare, ch e abbiamo raggiunto, anche colla nostra sconfitta, bisognava intervenire, perché l'intervento era sempre la migliore soluzione del proble ma:

Oggi quelli che non vol,eco la g uerra, g li sbandati del maggio sempr e più r adioso del 191 :i, fanno il processo alla pace. È l'o ra dei bilanci. Ma anche, contabilme n te parlando, la guerra ha avuto una i ndiscutibile « utilità» ai fi ni de lla Nazi on e. Vedremo p oi alla definit iva conclusione che potrà essere stabilita a Versai1les o in qualche altra località, the cosa significa la n ostra pace e, quindi, la nostra guerra ; in fatto di ca.tboneJ materie pdmeJ chilometri quadrati di territ orio, etc. Tutto ciò h a una importanza che noi, << imperialisti)), siamo ben lungi dallo svalutare. 1\.fa quando Frassati «osa», dopo aver affermato l'inutilità d ello sforzo guerresco sostenu to dall' Italia, esaltare l'eroismo dei soldati italiani, n oi g li diciamo: Alto là,.sinistro buffone. Non ti permettiamo di profanare i morti: molti dei quali si sono batt uti e sono caduti n on per il car bone ipotetico di Eraclea, non per le rett ifiche di confine in Libia o a G ibuti e n efnmCno p er le sè:ogliere dalmatiche, ma semp l icemente per ~dimostrare)> che il popolo italiano non era «vile)>, ma sapeva prender e il suo posto n ella mischia. È la guerra, o senator e di Portog ruaro, ed è precisamente la guerra contro la G ecmania ch e h a rivelato al m o ndo le mirabili qualità deJla stirpe italiana, mirabili qualità che voi ogg i esaltate. Nella ipotesi dì una guerra « colla » Germania, noi non avremmo avuto che la parte mod esta e meschina dei ser v i e avremmo finito col trovarci carichi di catene. Senza la guerra contro la Germania, che cosa saremmo diventati?

I n quale sit\lazio ne spaventevole ci t roveremmo oggi ? Quale avvenire ci si schiuderebbe dinanzi ? Saremmo a Parigi, o, come ·1a Spagna, ci t roveremmo tag liati completamente fuori dalla _storia c he s i <e fa)) anche con noi e no n g ià fooci d i noi o completamente contro di "noi ? No. Pe r quante delusioni ci possa dare la pace di P arig i, essa sarà sempre una buona pace, a confront o d i ciò che sarebbe avvenuto di

1)2
OPtRA OMNIA DI BENITO MUS SOLIN I

no i, in perdurante regime d i neutralità, o, peggio ancora, nel caso di un nostro aiuto alla Germania.

O ggi, il senatore pruss iano simula la commozione e.vo ca ndo le meravig liose gesta guerriere e le virtù eccelse del nostro popolo e non si accorge che basterebbe questa <<rivelazio ne)>a giusti ficare la g uerra, poiché ques ta «rivelazione)) è di u n valore immenso, destinato a proiettarsi e a ingigantire nel" futuro. N ella guerra ci siamo «scoperti», ci siamo trovati ·e rittovatL

Ci hanno «scoperto» anche gli altri. Per questo ci te mono e tentano di imbrogliarci. La « sconfitta politica» di cui parla il senat ore F rassati, se verrà, sarà dolorosa, ma la pegg ior sconfitta co nsisteva n el n on scegliere, nel n on batterci, nel non rifiu tare la nostra Parte di · sacdficio I

Se i g io littiani avessero vinto, se la t es i frassatiana avesse nel maggio fatidico trionfato, H sig Fras sati non potrebbe oggi tessere l 'elogio d ei soldat i italiani; la neutralità n on ci avrebbe ingrassati e ci avrebbe infinitamente invigliacchiti, ci avrebbe ridotti al ruolo e allC propqrzioni di una pro~ifica tribù; avremmo continuato a p ortare nel mondo la riputazione di Abba Garima; non avremmo popolato di s oldati le tr incee terr ibili di oltre Isonzo, ma contrabbandieri alle frontiere, mercanti nelle çittà, e Giolitti a Pa lazzo Braschi, non avrebbero salvat o l'onore della nazione. Non a vremmo avuto i soo mila mo rti, ma saremmo oggi 38 milioni di disp regiati malvivi. Siamo una n azione e saremmo divenuti una <<colo nia». Questo appunto volevano i giolitt iani: fare dell' Italia una co lo nia per 1 · profitti e per i piace ri degli H o henzollern. Ora che il sogno è svanito , i Sognatori, fur ibondi e rid icoli, se la p rendono con i p iccoli u o mini e inutilmente co lla g rande S:tor ia. MUSSOLINI

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NITTI l H
D a Il Popolo d'lf«lia, N 143, 27 maggio 19 19, VI.

GOVERNO [ .... censura]

Tutto ciò che è avvenuto d al 24 aprile al 24 maggio, dal ritorno, che fu in realtà una fuga, dell' on. Orlando in Italia, alla mancata commemorazione dell'anniversario di guerra, è semplicemente mostruoso e i ndegno.

Quel gruppo di uomini, appestati e sifilizzati di pàrlamentarismo, m olti dei quali apparten gon o p er temperamento e per idee alla malfamata tribù giolittiana, e che oggi hanno nelle mani arteriosclerotizzate i d e.stini d'Italia, quel gruppo di u omini che s i chiamano ministri, non meritano altra definizione se non qu esta: d i bastardi, di deficienti, di misti6.cato:d e 'tutt o ciò al superlativo per quel che riguarda il loro capo che si diverte a Parigi, i n quel covo di damazze equivoche, di funz ionari perditempo e di gio r nalisti sl:,afatori che è l'Eduardo VII. È de;;tino triste che la dignità d'Italia sia andata a naufraw-i,.re in un albergo dei Bo11/evard1. Dal Grappa. dàl San Michele, dal Carso, · dal Monte Santo, dal Col di Lana, all'Eduard() VII, quale salto e quale abisso !

L'uomo che ebbe g ran parte di responsabil ità nella Caporetto mil itare sta prep:uando, incoscientemente, perch é si tratta d i un rammollito che si tira innanzi a furia di zabaglio ni concentrati, la Capo.retto diplomatica p er l'Italia. Adesso io mi spiego per fettamente perché q uesto Governo che si p ropone d i « mag ia.rizzare l 'Italia>), determinando la fatale confluenza dì due d elusioni e di d ue esasperazio ni, si osti ni a mantenere. in vita, oggi, che di operazioni militari non se ne fanno e no n se ne preparano più, l'odioso istit uto della cens ura. L a censura o gg-( vive in vista di un solo scopo: proteggere, avvolgendolo nel candore degli spazi imbiancati, il G overno che p rostituisce l 'Italia, [.... mu11ra} . La censura è il fìfha u1 dove si nasconde e ri para la vigliaccheria di questo Governo. La censura è mantenuta i n vita, p erché -il pubblico italiano igno ri la lette'ra di Balfour, è he ha fa t to il giro "d i tutti i g iornali inglesi e che è schiacciante per l'on. O rlando, La ce nsura italiana è al servizio dell'imperialismo deg li Alleati. G uai ad occuparsi d ell'Irlanda I A n nie Vi vanti lo sa. Peggio ancora ad o ccup arsi de ll'Egitto I Ieri due colo nne di documenti teùibili sono ca~ duci sotto le fo r bici censorie al servizio evidentementè di Lord Milner .

È possibile occuparsi ae11a CHJ1ard Line? No. Tutto ciò che gli Alleati fanno o non fanno è sacro. :B proibito - manu 1J1ilitari- avere un p alpito di solidarietà per l'lr1anda; è severamente vietato s impatizzare-in nome del diritto e della giustizia - cogli lnsorti egiziani. A R oma ·non c'è un Governo italiano: [...• un111ra] . Non pare che i signori B~nin Longare, Imperiali, abbiano lo stesso potere a Londra e a Parigi contro quei giornali, grandi e piccoli, che da mesi conducono la più infame delle ca'mpagne contro di noi. In Italia, il Governo tremulo e pavido, è sempre agli ordini di qualcuno, mai agli ordini deUa nazione. Ieri era l'Austria-Ungheria o la Germania, che.per una frase patriottica di un generale o di un presidente della cameta, imponeva licenziamenti e provocava crisi ministeriali; oggi, quel «cuoio» è tenuto dagli Alleati, ma il rapporto da padrone straniero a servitore italiano è perfettamente identico.

Non è forse [.... ttn111ra ] stato proibito a Gabriele d'Annunzio di tenere il suo discorso, il che, fra l'altro, ha su scitato la soddisfazione non del solo socialismo ufficiale, ma anche della democrazia rinuncìataria?

Quel G overno che non ha voluto l'annessione (perché tra la volontà del popolo italiano, chiaramente espressa, e quella delle potenze straniere quest'ultima sola vale), sta esaurendosi oggi nelle interminabili discussioni parigine che non hanno una fine per la semplice ragione che n o n hanno mai avuto un pcincipio. Il popolo ignora. Da due mesi ormai è tenuto all'oscllro. Di quando in quando un comunicato ufficiale di ven ti righe è ciò che si dà da leggere agli italiani. Di solido, non c'è niente. L'on. Orlando, anima di avvocato e di d eputato, che n on ha seniilo la guerra, non solo perché no n l'ha falla, ma perché è rimasta fondamentalmente estranea al suo spirito <<cattedratico» e p r ofesso.rnle, non compr~nde che l a lunga e inutile contrattazione di Parigi è l'assassinio vero e proprio dell'onore d'Italia~ Che cosa importa oramai, dopo tutto quello ch'è avvenuto, che l'Ital_ia abbia qualche chilometro in più o in meno del litorale dalmata, dell'Anatolia o del Somaliland ?

Noi non sappiamo ancora, quantunque non ci sia difficile int_uirlo, quale pace troveremo a Parigi. Noi, lo dichiariamo qui una volta per sempre, n o n scateneremo l'opposizione al Governo in base al q11ant11m ottenuto o a quello che si poteva ottenere, ma è il «modo>> quello che ci offende e che ci porta dall'altra parte della barricata. Il Governo ha ancora un mezzo per evitare la nostra opposizione che siamo de-· cisi a condurre a fondo sino alle ultime conseguenze, anche se il regime tutto e non un Ministero dovesse a un dato momento saltare. Il mezzo è questo: parlare, dire la verità, tutta la verità al popolo

DAL DI SCORSO DI P:ZA-S, SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NITTI 155

italiano. Disperdere la de nsa opprimente calig ine che avvolge i •Ed11ardo VII. Nell'attesa di un « Librn » d iplomatico, noi chiediamo la luce su quello che si è fatto. Ci sono delle curios ità che bisogna soddisfare. Ad esempio questa: è vero che Llo yd G eorge e Clemenceau avevano apposta la firma in calce all'autog rafo del messaggio wilsoniano ?

MUSSOLINI

Da TI Popolo d'I1alia, N . 14·1, 28 maggio 1919, VI.

156 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

VERSAGLIA

REVISIONE E N ON OLTRE!

Attenti . ai mali passi! che j ( ttattato di pace, c os i com'è uscito dalle faticose elaborazioni dei quadrumviri di Versaglia, debba essere « ri veduto )), è un conto e un' affermazione sulla quale si può determinare ]a quasi u nanimità; ma se i socialisti ufficiali e soci intendono di ag itarsi per l'« annullamento>> cosi come vorrebbe il signor Claudio Treves, allora noi d ic h iariamo che non so lo non intendiamo seguirli su questo terreno estremista, ma ci opporremo con le nostre forze a questo tentativo di salvataggio della Ger mania. P rima di « rivedere >> i l trattatÒ bisogneccbbe « conoscerlo >>, e noi non lo conosciamo nella sua voluminosa inte rezza. Possediamo un estra tto c oncenttato, in base al quale noi sosteniamo la necessità che talune clausole del trattato siano rived ute e mitiga te o anche annullate.

Ma da questa revisione all'annullamento totale, al r ime ttere tutto in g ioco, anche ciò che ormai è acquisito alla storia - come la indipend enza della Polonia, l o sfacelo dell'Impero Austro .utlg arico, il sorgere di alcune · unità .statali, la r estituzione dell' Alsazia•Lorena alla Francia - ci corre un abisso.

Noi ripetiamo su questo argomento delicatissimo, anche per le agi tazioni che si vanno inscenando, il nostro punto di vista

Anzitutto, la Germania, non solo nell'interesse genera le della pace, ma nel SU(? stesso i nteresse nazionale, deve firmare Le discussioni d i de ttaglio non giovano a nulla. La Gcr!Jlania che firma , senza discutere, e si affida per le necessarie revisioni al senso di g iustizia dei popoli dell'Intesa, compie un gesto· di fierezza: Brockdorff-Rantzau che si stemp era in n ote su note non fa che ricordare l'odiosa· querelle d' Allunand. Firmata la pace, il movimento di revisione potrà delinearsi in forme concrete e giu ngerà a risultati p ositivi.

Noi appogge remo questo mo vimento perché rion esorbiti, perché non s ia più realista del re e cioè più tedesco deg li stessi tedeschi, i quali non chiedono l'annullamento del trattato ma la sua revis ione.

Parlare d i voler annullare il trattato, sjg nifièa di voler « sanare » la disfatta tedesca. Sanare l a d isfatta t edesca, significa dat nuova fo rza

al risorgente militarismo tedesco. Che il militarismo tedesco stia risorgendo, è un fatto.

Diamo la p arola a u n testimonio autorevole. insospettabile e ·bene info r mat o:. il d ot t. Riccardo Grelling, il famoso autore del ]'accuse, libr o che è stato per la Germania una battaglia pcrd~w..

Interrogato dal corrispondente del Jo11rnal, il Grelling ha dichiarato:

« :E esattissimo che in Germania c' è una rinascita del militarismo. Vi si forma attualmente una specie di oligarchia militare onnipossente, ben più potente che il Governo di Scheidemann, il quale non può che mantenersi al potere che grazie all'appoggio della casta militare e dell'armata. di m ercenari ch'egli ha creato Questo esercito è ben nutrito, ben disciplinato, ben pagato. Gli ufficiali hanno stipendi fan tastici, hanno le loro truppe in mano · Il Governo non è p iù padrone dei suoi atti e gli sarebbe impossibile iniziare qualsi asi cosa contro la ,·olontà "dei g enerali che tollerano i mini stri attuali, in mancanza dj mr-glio .... ~;

Ora, un m ovjmento nei p aesi d ell'Intesa che trasmodasse dai co nfini di una p ossibile, desiderabile, effettuabile revisione del trattato di pace e offrisse ·alla Germania uno spettacolo di sfacelo della nostra unità morale, non potrebbe che fortificare questo rinascente militarismo tedesco, denunciato, i n termini espliciti, dall'autore del J'amue. L a Germania potrebbe ritrovare in br ev e, dopo la disfatta, quell'unità . morale che noi avremmo perduto -dopo la vittoria, e le conseguenze di questa inversione di posizioni, p otrebbero es sere eccezionali. Bisogna t ene r co nto della media mentalità tedesca - non ancora profondamente modificat a dalla ri voluzione - e guai se daremo modo di interp retare come· un segn o di ·debolezza e d i paura il n ostro desiderio di attuare una p iù alta g iustizia fra le nazioni e ur opee. L'eccesso di durezza come il suo oppos to, l' eccesso di indulgenza, posson o entrambi ed i mmediatamente scatenare il « revanchiSmo » tedesco. Rev ision e del trattato di pace, sJ; an n ullamento p uro e semplice, no. Del resto, gli stessi t edeschi ed il Grelling fra questi, si rendono conto che la Germania deve accettare certi fatti compiuti. Il Grelliog domanda u na <( revision e >> dd trattato, ma si guarda bene dal respingerlo in blocco.

a Credo - dice Grelling - che ~ I suo interesse, l'Intesa dov rà attenuare certi p un ti del progetto: specialmente nelle questioni tercitoriali ed economiche dovrà la.re delle concessioni.... ».

È strano e molto significati vo c he questo tedesco t rovi g iustificata la quasi annessio ne del bacino della Sarte da parte dei francesi , ment[c non mancano in Francia e io I talia individui - noi stessi siamo

158 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

del numero - che ripudiano tale annessione. Ecco come si esprime il Grelling:

« Quanto alla Francia, essa r icuptra ·r Alsazia:lorena; ciò ,he e gi111ta , indiu11Jibile. Essa occupa e sfrutta per una du rata di quindici anni il bacino della Sartt. B gi111to ,vuhe, poiché le nosti e truppe hanno commesso coscientemente ndla Francia occupata dei d anni terribili, i quali, in gran parte, non furono g iustificati da ragioni militari, ma dal solo intento di nuocere e di sbara.zzare la Ilostra industria da un concorrente imbarazzante sul mercato mondiale. La Franria n(J11 romm elle d1mq11c 11n allo annenionilta cercando una riparazione necessaria alla rinascita deila. sua industria ».

A detta, dunque, di moltissimi tedeschi e secondo l'avviso del Comitato d 'Azione uscito dalla conferenza internazionale sindacale di Berna e di gran parte del laburismo inglese, il tratt ato di Versaglia ha clausole ing iuste e v~ssatorie, ma ne contiene altre che consacrano il diritto e la giustizia, Sì può,. per esemplificare, rivedere c iò che riguarda la sistemazione d el bacino d ella Sarrc, ma non è possibile rivedere il rito rno d ell'Alsazia-Lorena alla Francia. Si può r idurre la cifra dei miliardi d'indennità, ma non si può mettere in discussione l'obbligo da parte della Germania di provvedere alle necessarie « riparazioni » d'ordine finanz iario ed economico. Si può rivedere il problema dei tedeschi d'Austria e darglì una soluzione contraria a quella progettata dal t ratt ato di Versaglia, ma non si può r imettere in discussione il fatto compiu to deUa raggiunta indipendenza boema e polacca.

Per concludere: rivedere il trattato nelle sue clausole controverse e pericolose in vista di una pace duratllra, è democrazia; agi~rsi per « a nnullarlo » puramente e semplicemente, è demagogia boche, contro la quale met tiamo in g uardia ·1e masse del popolo italiano. MUSSOLINI

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL t 0 MINISTERO NITTI 159
· XIII.
Da li Popolo d'Italia, N. 145, 29 maggio 19 19, VI.

VERGOGNA

Che cosa si trama a Parigi? Che cosa stanti.o combinando il lacrimogeno on. Orlando, il macignoso on. Sonnino e le altre comparse minori? Tutti i progetti ch e circolano sui giornali, telefonati in I talia dà quel ·casino di campagna che è l'« Edouard VII}), sono di una gra~ v ità eccezionale. N on si capisce se ci sia del concreto o se si tratti di fantasie o anche di colpi di sonda. Probabilmente quest'ultima ipotesi si accosta alla realtà. Ma non v'è dubbio che tutti i progetti escogitati dal croato americano, da)l'ìtalofobo tigre e dal sornione britannico sono altamente lesiv i d el diritto e dell'interesse dell 'Italia, Spezzare l'Istria è un assurdo non sol o politico ma anche gc_ografico Ma il prof. Arcangelo Ghisleri, pezzo grosso della famiglia wilsoniana italiana, non ha dunque mandato al signor Wilson la pubblicazione che concerne l'Istria e nella quale il Ghisleri illustra l'italianità di quella penisola sotto tutti i punti di-vista? Eppure si parla di strappare al-' l'Italia tutta l'Istria orientale dove l'italiani.tà è ancoi:a in predominanza assoluta in tutti i centri abitati della costa e dell'interno. Questa regione strappata alle carni vive della nazione italiana dovrebbe far parte, insieme col territorio di Fiume, di una specie di « stato >) cuscinetto posto fra l'Italia e la inesistente Jugoslavia. Non basta. Questa soluzfone ci costerebbe anche la rinuncia a tutto il retroterra dalmatico, né è ben chiaro se Zara e Sebenico entrerebbero a far parte del Regno d'Italia o· se non si troverebbe per loro qualche nuova « americanata ». Orbene, sia detto be n chiaro p er i signori italiani a Parigi. Se essi accettano una di queste soluzioni bastarde, non credano di tiovare, tornando in Italia, archi di trionfo e nemmeno applausi o semplici approvazioni: [.... unsura]. L'on. Orlando dovrà imbarcarsi a Marsiglia, facendo attenzione ai centoventimila italiani che dimorano da que lle patti e sbarcare a Palermo. L'incantesimo è finito. La nazione soffre immensamente per la vergogna e per l'umiliazione che le è stata inflitta. Da notare: non è più. questione di territori. Il bottinò, anche quello sacro e legittimo, non c'entra più dopo tutto quel che è accaduto a Roma e a Parigi Anche se l 'on. Orlando tornasse con Fi~me, con Smirne, con New York, non riuscirebbe a scuoters.i dal dorso l'imperdonabile colpa di avere calpestato la diinità della

nazio ne, e' soprattutto d i averci mistificato indegnamente col famoso viaggio r it orno e "andata. ·

Noi respi ngiamo la mutilazionC dell'Istria o rientale, respingiamo le soluzioni che non riso lvono nulla e coartan o la volontà ripe tutament e espressa di tutto un popolo; respingiamo i regimi speciali per Zara e Sebenico che essendo italiane devono t ornare italia ne; respingiamo, sopr attutto, il mercato che è stat o fatto ai danni della nazione. È inutile che i signori d elegati italiani accettino o firmi.rio dei patti. Essi non impegnano che le loro riverite e rimbambite persone. È il popolo che dovrà apporre a tutti gli s t racci di carta di Parigi la sua firma sovrana. E quanto al popolo italiano, ess o non ha ancora pronunciato la sua ultima parola.

Siamo ancora alla commedia diplomatica. l\.fa fra p 9co potremo trovarci in pieno dramma.

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° MINISTERO N ITTI l61
MUSSOLIN [
Da Il Popolo d'Italia, N . 146, 30 maggio 1919, VI.

LA SOLUZION E « TARDIEU »

,. , Chiamiamola cosl, perché- dev'essere Tardieu l'autore o l'ispiratore della nota comparsa s ul Temps c irca la soluzione dei nostri problemi .alpini e adriatici. Per il confine alpino la s oluzione è co nforme ai diritti d'Italia. Riconosciamo che l'Alto Adige al nord di Bo~no è popolato da gente in maggioranza tedesca. :Ma che cosa sono i 1 50 mila tedeschi che fanno parte - cittadini li beri e pari fra gli 3.itri IibCri cittadini - dell'Italia, in confronto dei tre milioni e mezzo di tedeschi i ncorpor ati alla Boemia ? Il confine al Bre nnerò è il confine ottimo per l'Italia e le nostre legittime aspirazioni sono qul pienamente soddisfatte. È chiaro che. i diritti delle minoranze appartenenti ad altre stirpi dovranno essere tutelati e noi crediamo che - con una serie d i misure saggie dal punto di vista culturale, amministrativo, economico - il temuto irredentismo tedesco n on sorgerà.

Se i confini stabiliti al nord sono tali da suscitare viva soddisfazione· nella nostra opinione pubblica, q uello che si sta progettando per l'Adtiatico costituisce un assurdo, una menzogna, un enorme pericolo . Avremo, si dice, il litorale della D almazia, da Zara a Punta Planca. Zara sarebbe salva e Sebenico, patria di T o m maseo, diventerebbe haliana. D i Spalato nessuna notizia. Ma per ottenere il litorale, l'Italia dovrebbe rinunciare a tutto il ret roterra sino alle Dinariche, vasta zoo.a popolata i n maggioranza di slavi, ma con forti nuclei d'italianità a Knin e altrove. Questa grave rinuncia al rettoterra dalmatico, non salva, stando sempre al piano Tardieu, l'annessione di Fiume all'Italia. La soluzione del problema di Fiume è la più b astarda. La città di fjume, più alcuni disttctti dell'Istria orientale, con un totale di centocinquantamila abitanti, dovrebbero formare uno stato sovrano indipendente. U na ·costruzione più artificiosa dì quest a non si potrebbe escogitare I Spezzare la perfetta unità geografica, politica dell' Istria e violentarne al tempo stesso il diritto di auto-decisione di Fiume, è un crimi ne che grida vendetta,

Ma lo Stato di Fiume sarebbe veramente ·sovrano ? No. · Perché si parla di un protettorato della Società delle Na2ioni. : Supponiamo che Fiume, divenuta uno Stato i ndipendente, voti la sua annessione all'Italia, e questa supposizione è tutt'altro che fantastica: che cosa

,

-farà la Società delle Nazioni? Interverrà colta forza? Creare uno Stato nuovo sulla carta si fa presto, ma nella realtà la faccenda è molto più complicata, Il nuovo Stato avrà una forza armata? Quale sarà la sua forma di gq,yerno? Potrà contrarre alleanze? Fondersi con un altro Stato ? Se, come opina il signor Wilson, il problema di Fiume è essenzialmente economico, la soluzione escogitata, non solo non risolve il problema, ma lo rende più imbrogliato. Il bacino deUa Sarte non può essere confrontato con Fiume e con l'Istria. Orientale. ·Fra le due posizioni non c'è analogia di sorta. Non risu)ta che i 6oo mila tedeschi di quel bacino carbonifero abbiano chiesto l'annessione alla Francia, come hanno fatto per l'Italia, cinque o sci volte e sempre più plebiscitariamente, i cittadini di Piume

I delegati italiani non possono, non devono acCettare una soluzione cosl paradossale e artificiosa. Si poteva comprendere la rinu ncia al retroterra d almatico per ottenere · Spalato, non già per erigere u no Stato fiumano, con la mutilazione dell'Istria. .Meglio il Patto di Londra puro e semplice. Rimanà aperta la questione di Piume, ma presto o tardi il nostro buon diritto dovrà trionfare e Fiume sarà italiana, perché là siamo e là r es teremo.

MUSSOLINI

DAL D1SC0RSO DI P.ZA s. SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NITTI 163
Da Il Popolo d'I1alia, N. 147, 31 maggio 1919, VI.

VIGILIA ESTREMA

IL GRIDO DI FIUME

Fiume, 31.

Il Consiglio N azional e- di Fiume ha d iretto all'on. O rlando a Parigi il seguente telegramma:

« Il Consiglio Nazionale d i Fiume ar,prende dal suo dekgato a Parigi, on Andrea O ssoinack, che la conferenza della pace ha" prospettata la soluzione del problema di Fiume sulla base di equivoche formu le che noo rispecchiano la volontà della cittadinanza manifestata in forma di plebiscito e costantnnente riconfermata. Di fronte a ciò il .Consig lio Nazionale, unico legittimo n pptesentanle della citt.à di Fiume, ritiene necessario dì riaffermare alla E. V. che la popolazione di Fiume considera il plebiscito del 30 ottobre 1918 come un fatto storico e giuridico indistruttibile p er cui la città e il suo territorio sono da a llora virtualmente uniti all'Italia e dichiara di non ammettere che delle .sorti d i Fiume s i possa prendere risoluzione alcuna senza il suo consenso. la soluzione del problema dì Fiume sulla base d i a.Itri p rincipi costituisce manifesta violazione· dell'avito diritto della città di essere arbttra dei propri destini. Il Consiglio Naziorule è f ennamente convinto che in difesa dell'italianità di Fiume e a salvag uardia dei più vitali interessi d'Jta li a la S. V. non mancherà di far valere rigidamente alla conferenza. d ella pa.ce qu('sto principio »

Dicemmo non più tadi d i ieri l'altro che, dopo la faticosa commedia diplomatica giocata a Parigi dal delegati italiani ed ex-alleati, saremmo piombati in pieno dramma Quest o telegramma del Consiglio Nazionale di Fiume è il p reludio di questo dramma destinato a susciti re l'emozione più angosciante f.ta tutto il cosciente popolo italiano. La situazione è precisament e quest a. A Parig i, dopo interminabili discussioni, i quadrumviri hanno dato alla luce il classico aborto: unò Stato di Fiume indipendente e_comprendente la città di Fiume, esclusa Susak, più alcuni distretti - non sappiamo quanti e qualidell'Istria Orientale. Non sappiamo ancora in quali forme si manifesterà l'indipendenza dd nuovo Stato. Se Fiume batterà bandiera ita. liana, avrà una rappresentanza ?iplomatica italiana, avrà una guarni• g ione data esclusivamen te dall'esercito italiano, avrà un Governo a pentarchia con maggioranza di italiani, non si capisce' per q uale mi• steriosa ragione n on si accetti, invece di questa larvata annessione,

l'annessione pura e semplice di F iume al Regno d'Italia Se Fiume è Stato sovrano e indipendente ·può votare l'annessione all'Italia; se no n può votare l'annessione all'Italia, allora la sua indipendenza non è più assoluta; il suo diritto di autodecisione non esiste più e la sovranità dello Stato diventa una burlet ta. In realtà, e il telegramma surriportato lo dimostra, Fiflme si comidera già di fallo tome fam1/e "parie del RegMo d'Italia. F iume nòn accetta altre. so luzioni.

Cosi stando le cose, chi e con quali mezzi potrà imporre a Fiume una volontà. estranea ? Se Fiume si accinge a difende re il suo diritto col sai:igue dei suoi figli magna nimi - uomini e donne - vedremo dunque un esercito internazionale sbarcare a Fiume per reprimere - colle mitragliatrici - l'insurrezione fiumana ? Se Fiume non vu ole, l'Italia accetterà, dunque, la funz ione liberticida del carnefice ? Unirà, forse, le sue mitragliatrici a quelle degli annamiti o degli ing lesi per so ffocare nella violenza i l diritto dei fiumani? Qui è il dramma. Nel cozzo di due volontà. La volontà della p lutocrazia internazionale, forte anche della co mplicità che dalla delegazione italiana le . viene, in urto con la v olontà p uramente ideal istica d i un piccolo, ma grande popolo. Nessun dubbio che la prima volontà ha i mezzi materiali per schiacciare la seconda.. Ma l'Italia, al di fuori e al di sopra della sua · imbelle diplomazia, al di fuori e al di sopra ·della sua classe dicigente, l'Italia viva permetterà che si faccia strazio di una città che gr ida da mesi e mesi, con accenti inobliabili, la sua ardente passione ? Risp o ndiamo: non lo permetterà. E alloca, ecco cadere in frantumi la frag ile costruzione di Vcrsaglia. Ancora: chi darà l'ordine alle truppe italiane di sgombrare Fiume, e chi lo eseguirà? La quindicesima battaglia è ormai impeg nata. Teniamo fede alla parola del Poeta : avremo la quindic(;.sima vittoria.

MUSSOLINI

Da li Popolo d' Italia, N. 148, 1 g iugno 1919, VI.

DAL DI SCORSO DI P,ZA S •. SEPOLCRO AL l'' MINISTERO NITTI 1 65

FIUME RESISTE!

Il messaggio mandat o dal Consiglio Nazionale di Fiume al Senato americano è, nella sostanza, assolutamente inconfutabile. Bene ha fatto il Consiglio Nazionale fiumano a rivolgersi direttamente al Senato, d ove - è opportuno ricordarlo - il signor \Vilson è in minoranza. Non sappiamo se l'appello g iungerà a t occare la rag ione dei senat ori americani, i quàli p otrebbero anche diffida re Wilson; comunqu e il documento rimane come nuova luminosa dimostrazione del buon diritto che sor regge i fiumani.

Quello ch'era facile prevedere, accade I fium ani, unanimi, rifiutano l'indipendenza elargita dai « quat trn » di Parigi. In un certo senso i fiumani sono sempre sta ti indipendenti, ma il compromesso parigino è tale da minacciare la loro indipendenza, sommergendola in un mare croato. Fiume avverte che sot to le frasche dello Stato indipendente ci son o le catene del servaggio politico ed economico e rifiuta i polsi queste catene. Fiume dichiara che si difenderà fino all'ulùmo, pur di far trionfare la sua causa di libertà e di gius tizia. Il messaggio al Senato americano è dest.inato a sconvolgere i proge tti dei « quat tro >>. L a transazione aveva un significato e una portata, se veniva accettata da Fiume, ma se Fiume dichiara di respingerla, il fatto nuovo annu lla tutte le precedenti fatiche de i quattro v ersagliesi. Supponiamo che i quattro non tengano conto della min accia fiumana e diano ai loro progetti assurdi il valore del « fatto compiuto » Chi imporrà a F iume l 'indipenden za, se Fiume indipendente non vuole essere ? Come e in qual modo si obbligheranno i fiumani a fa r p art e d i uno Stato che essi non vogliono ? L'Italia non può associarsi a un'impresa di violenza, come sarebbe quella di imporre il nuovo regime ai fiumani. Non lo può per ragioni politiche e sentimenta li , Si può forse anche soltanto concepire l'orrore di dare fucilate a una gente che spasima d'amore, che brucia di fede pe r l'Italia? L'imposizione del nuovo assetto dovrebbe essere t>opera deg li Alleati, uniti agli jugoslavi. Ma Fiume può opporre uria resisteru:a passiva o una attiva. Il meSsagg io, ver so la fine, fa un chiaro accenno a questi propositi d.i resistenza armata. I.a città d i Fiume n qn può ec:rtamente difendersi da sola: può armare. qualche mig liaio di volontari. Ma se Fiume dec ide di difendersi dall'inaudita

violenza e scava le trincee nelle sue piazze e nelle sue strade, rimarrà .insensibile il popolo italiano? Lascerà massacrare _ i fratelli?

Noi sentiamo che a .queste domande qualcuno darà l'adegu~ta rjsposta.

La nOstra convinzione, la nostra certezza è questa: i compromessi cadranno prima ancora di avere ricevuto la loro definitiva elaborazione. Passeranno i facitori d ei compromessi: ciò che resta e non sj può sopprimere è l'italianità invincibile di Fiume.

Il <<veto» odiosissimo del falso Messia cadrà come caddero altri veti. di altre epoche. Fiume entrerà a far parte della grande famiglia italiana. Viva Fiume!

Da Il Pop olo d'Italia, N. 149, 2 giugno 19 19, VI.

DAL DlSCORSO DI P,ZA S. SEPOLCRO AL 1° )HNIST.ERO NITTl 167
MUSSOLINI

I COMPLICI

I proletari evoluti e coscienti che gridano « Viva Lenin I » cred endo di gridare « Viva il socialismo I», non sanno certamente ch'essi gridano « Abbasso il socialismo I >), I fals i pastori che « mangiano e bevono >> alle spalle delle masse sempre pronte a giurare, se non a morire, per gli ideali nuovi e lontani, danno ad intendere che quel che si è instaurato in Russia è socialismo. Colossale menzog na 1 In Russia si è stabilito il governo di una frazione del Partito SociaUsta. In Russia i proletari lavorano come prima; sono sfruttati come prima perché devono mantenere una burocrazia innumerevole e succhiona, secondo la t estimonianza non sospetta del capitano Sadoul ; sono mitragliati come· prima, non appena osino insorgere contro il regime che H condanna alla schiavitù e alla fame; invece di uno czar ce ne sono, oggi, due, ma le forme e i metodi dell'autocrazia non sono affatto cambiati Si capisce perfettamente che a lcuni scrittori venuti dagli ambienti borghesi, abbiano delle simpatie per il bolscevismo. C'è in Russia· uno St3.tO, un Governo, un O[dine1 una burocrazia, una polizia, un m ilitarismo, delle gerarchie. Ma il socialismo n on c'è. Non c'è nemmeno il cominciamento del socialismo, non c'è niente che somigli a un regime socialista. Il leninismo è la negazione perfetta del socialismo. È il governo di una nuova casta di politicanti Gli è p er questo che è assai difficile trovare d egli apologisti del leninismo fra le teste pensanti del socialismo r usso e del socialismo· occidentale. Le più stroncanti r equisitor ie e;ontro il leninismo n on sono venute dai borghesi, ma da uomini che avevano lottato e sofferto per l a redenzione d ella massa operaia . Questi uomi ni si chiamano Plekanolf, il maestro dei marxisti russi; si chiamano Kropotkin, l'apostolo dell'anarchia. La demolizione dei metodi di governo leninista non è opera del Times, ma dì un Axelrod, chiamato il decano dei socialisti russi; di un Souckhomline, collaboratore per lungo tempo d ell'Avanti I Il manifesto del parti to operaio russo e dei socialisti menscevichi, non sono s tati stampati dal Corriere della Sera, ma da C rifka Sodale. Non sono state inventate da noi « rinnegati » - che in questo caso (è strano, ma vero I) di fend iamo il socialismo I - le pagine d i Bernstein, di Kautsky, di Eisner, di T roelstra, di Branting e di infiniti altri socialisti, che sì sono schie-

rati contro 1a « caricatura del socialismo realizzatasi fra Pietrogrado e Mosca». Non siamo noi, ma un dott. Totomianz, veterano d ella coo• perazione russa, che .nc:ll'ultimo numero della CriJica Sociale di Filippo Turati, stampa queste parole eloquentiss ime:

« I bolscevichi hanno creato in fui dei conti non già. una vera democrazia, bensl fa denominazione della p lebaglia, una. " oclocrazia" che non si arresta da-. vanti a. nessun mezzo terroristico in una guerra di stenninio (()(ltro la borghesia. e gli intellettuali».

Infinite volte, e specialmente dopo il congresso di Berna, noi abbiamo prodotto documenti inconfutabili della v era natura del regime russo. Chi non ricorda la lettera di Alexeyev, e quella della vedova di P lekanoff? Noi riaffermiamo che il leninismo non ha niente di comune col socialismo, ep p ure i socialisti ufficiali italiani, con clamori minaccios i, chiamano al soccorso pe r salvare la Russia. Ma la Russia non ha bisogno di essere salvata, perché non corre p ericolo alcuno. Chi sostiene il bolscevismo - ficca tevelo bene in testa, miei cari proleta ri l - non è la forza del popolo russo che (< subisce >), dopo aver cercato di spezzarlo, quel regime di barbarie contro il quale sono più volte insorti e anarchici e socialisti· rivoluzionari, con tentativ i soffocati spietatamente net" sangue; chi sostiene il bolscevismo non è il famoso esercito rosso che esiste sulle carte di Trot2ky, non nella realtà. Il giornale Humanilé del 30 maggio, r eca ia testimonianza« imparziale » del s ignor Paolo Birukolf, H quale, a proposito dell'esercito rosso, in cotal nonché significativa guisa si esprime:

« li popolo russo così pacifico, detesta la guerra oggi, come ieri, come sem p re. Oppone una r esistenza accanita a l rc,dutamento ».

Altto che entusiastica risposta agli o rdini di mobilitazio~e, secondo c i narravano gli « imbottitoci » dei crani proletari d 'Italia. Il signor Birukoff dice qualche cosa di a ncor più interessante.

« Ci sono t,mti disertori n e/l'armata raIM, qu.znti , , 11'eran,o nell'eurv:ilo d el/q cz.zr. Accade che un reggimento non arriva aJla tappa designata perché tutti g li uomini si sono sbandati strada facendo ».

Ed è questo esercito di sbandati che ferma Mannerheim e Kol~k? Mai più. Se Pietrogrado no n cade, se Denikin segna il passo, gli è che cosl vogliono i g r andi banchieri ebraici di Londra e di N ew York, legati da vincoli cli razza cogli ebrei che a Mosca come a Budapest, si prendono una rivincita contro la razzi aria na, che li ha condannati alla dispersione per tanti _secoli. In Russ ia 1'80 per cento dei dirigenti dei Sovièts sono ebrei, a Budapest su 21 commissari del

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NITTI 169

popolo, ben 17 sono ebrei. Il bolscevismo non sarebbe, per avventura, la vendetta dell'ebraismo contro il cristianesimo? L'argoment o si presta alla meditazione. È f>O ssibile che il bolscevismo affoghi nel sangue di un progrom di proporzioni catastto6che. La finanz.a mondiale i in mano degli ebrei. Chi possiede le casseforti dei popo li, dirige la l oro polìtica. DiettO ai fantocci di Parigi, sono i Rotschild, i Warnberg, gli Schyff, i Guggcheim, i quali hanno lo stesso sangue dei domi natori di Pietrog rado e di Budapest. La razza non tradisce la razza. Cristo ha tradito ~'ebraismo, m·a, opinava Nietzsche in una pagina meravigliosa di previsioni, per meglio servire l'ebraismo rovesciando la tavola dei valori tradizionali della civiltà elleno-latina, 11 bolscevismo è difeso dalla p lutocr azia internazionale. Questa è la verità sostanziale. La plutocrazia int ernazionale dominata e c ontrollata dagli ebrei, ha un interesse supremo a che tutta la vita russa accele r i sin o al parossismo i l s uo processo di disintegrazione m,olecolare. Una Russia pa ra lizzata, disorganizzata, affamata, sarà domani il campo d ove la borghella, sì la borghùia, o signori proletari, celebrerà la sua spettacolosa cuccagna. I re d ell'oro p ensano che il bolscevismo d evè vivere ancora, per hieglio pre parare il .terreno alla nuova attività del capitalismo. Il capitalismo americano ha già ottenuto in Russia una « concessione » grandiosa. Ma ci sono ancora miniere, sorgenti, terre, officine, ch e attendono di essere sfruttate dal capita1ismo internazionale. NÒn si salta, specialmente in Russia, questa tappa fatale n ella storia umana. È inuw tile, assolutamente inutile, che i proletari evoluti e anche coscienti, si scaldino la testa per dife ndere la Russia ·dei SoviUs. Il destino d el leninismo no n dipende dai proletari di Russia o di Fra ncia e meno ancora da quelli d'Italia. Il le ninismo vivrà finché lo vorranno i re d e lla finanza; morirà quando. d ecideranno di farlo morire i medesimi re della finanza.

GJi eserciti antibolscev ichi che di quando in quando sono colpiti da misteriose paralisi, saranno Semplicemente travolgenti a un momento dato che sar à scelto dai re della finanza. G li ebrei dei Soviè/J precedono gli ebrei delle banche. La sorte di Pietrogrado non si gioca nelle steppe gelide della Finlandia : ma nelle banche di Londra, di New-York e dì Tokio.

Dire che b borghesia internazionale vuo le _oggi assassina re il r egime dei SoviU,; è dire una g r ossa menzogna. Se, domani, la borg h esia pli.Jtocratica s i decidesse a questo assassinio, non incontrc;rebbe difficoltà d,i sorta p oiché i suoi « complici )>, i leninisti, Siedono già e 1:tvor:i.no per lei al Kremlino.

Da Il Popolo d'IMlia, N. 151, 4 giugno 1919, VI.

170 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
MUSS0LTNI

VIA DA VERSAGLIA?

f-ij . Ah, dunque, potrebbe, sogghignando, dirci il superstite neutralista << stampaiolo » o pussista: è dunque vero e da voi stesso proclamato che la gu erra ha fallito il suo scopo; è dunque vero che, come diceva ieri A. O. Olivetti, assistiamo alla << bancarotta totale» del progranima « nobile e netto» bandito per la guerra. Veramente? D ovremmo dunque annoverare anche l'amico Olivetti, che fu uno dei ptimissimi i nterventisti ancora nel luglio del 1914, fra quelli che v3.nno ·ormai tra la gente col nomignolo di « Maddaleni pentiti»? Rispoo.diamo no e crediamo d'interpretare esattamente ìl pensiero di Olivetti. Ciò che è fallito o sembra fallire, non è la guerra, ma la pace, o. meglio ancora là conferenza della pace. Non sembri questo un giuoco futile di parole. La guerra ha dato quello che doveva dare. Voluta da noi e dalla parte migliore del popolo italiano, la guerra si è conclusa nel novembre del 1918 col pieno raggiungimento dei nostri obiettivi. Invece degli Hohenzollern e degli Absburgo, nuovi regimi repubblicani sono sorti fra il Reno e .il Danubio. Tutto ciò è acqui~ito alla storia, Tullo ciò , un ri.ru/Jato - immenso e btntfko - del fallo guerra. Volemmo e con noi volle la guerra la parte migliore del popolo italiano per « compiere l'opera di ricostruzione nazionale entro i confini assegnati aJl'ltalia dalla natura e dalla storia» ; e anche questo obiettivo è in massima parte r aggiunto, Se i confini non sono veramente dovunque là dove dovrebbero essere, un po' di colpa spetta a molti italiani pei q uali i termini di << natura e storia » sono elastici e mutevoli.

E nella terza categoria, qllella degli obiettivi mondiali, che noi ci sentiamo diminuiti e sacrificati, da quella che su queste stesse colonne fu già definita la triplice delle plutocrazie. Aggiungiamo, fra parentesi, che dal punto di vista sociale, la guerra è stata fecondissima di risultati e lo si vede nell'ascesa grao,diosa delle masse lavoratrici in tutti i paesi del mondo. Pec tutto ciò noi rivendichiamo l'orgoglio e il merito di essere stati interventisti nel 19q, Ad ogni epoca, ad ogn i generazione, ad ogni individuo un compito: il nostro, nel 191:;, era quello di imporre l'i ntervento contro gli Imperi Centrali ; nel 1919 è quello

di imporre una pace che sia degna deJla guerra, cioè dei sacrifici compfoti dai popoli durante la gueri:a.

Ora ciò che s i combina a Versaglia non è la pace : è semplicemente un « trattato di pace)). La dis~nzione è essenziale. Ci sonO stati dei generali inetti in guerra; ci sono oggi dei cliplomatici insufficienti a Vcrsaglia. Costoro ci danno un trattato . Ma i trattati non sono eterni ed immutabili. Quello di Versag lia sarà modificato dagli uomini stessi che lo hanno preparato, Sotto la pressione dell'opinione pubblica, i triumviri saranno costretti a temperare o annullare certe clausole che feriscono brutalmente i principi di diritto e di giustizia. La revisione del trat tato, sulle basi elencate dall'Olivetti, verrà poi e sarà l'opera di altri uomini. Allora, per quanto non ci .sia niente di eterno e di assoluto in questo mondo, avremo non soltanto un trattato di pace, ma un'alleanza di pace fra le nazioni e la vita eucopca potrà rifio rire

Per uscire dall'imbroglio e dal mercato di Versaglia, l'avv. Olivetti pcopone:

1. Un decreto "di annessione delle terre che spettano per natura e per storia all'Italia;

2. La convocazione di una conferenza a Roma per la vera pace. dietro iniziativa dell'Italia, Il decreto di annessione, che doveva v enire logicamente dopo il gesto clamoroso di Orlando, non è venuto e non verrà. D'altronde se l'Italia si facesse banditrice· della (( conferenza romana >> non potrebbe procedere ad annessioni anticipate. Le annessioni non potrebbero venire che do po l'accordo. Quell'accordo che manca fra noi e i tedeschi a proposito dell'Alto Adige; fra noi e j cosiddetti jugoslavi a proposito dell'Adriatico, Non si potrebbero chiamare a Roma i popoli - quindi anche il tedesco e il c:roato e il serbo - per farli trovare dinanzi al << nostro» fatto compiuto dell'annessione. O la conferenza di Roma si propone di raggiungere l'accordo fra i popoli e allora non ci possono essere fatti compiuti primà dell'accordo stesso, o ci sono i fatti compiuti e allora molto probabilmente Roma non sa rebbe che la ripetizione di Versaglia.

Giova no tare, a questo punto, che prima ancora di raggiungere l'accordo cogli altri popoli a proposito delle zone che ci contestano, dovremmo raggiungere l'accordo fra noi. Quali sono i precisi territori che dovremmo annettere ? L'on. Bissolati r inuncia al Brennero, molti altri a tutta o a gran partè della Dalmazia. Un decreto di annessione, . che comprendesse anche semplicemente i territori del Patto di Londra, solleverebbe alte strida e accuse di imperialismo, non sol-

172 OPERA OMNIA
DI BEN lTO MUSSOLINI
...

tanto a Zagabria, a L ubiana, a Belgcado, ma a :Milano e a Roma. Insomma: l'auspicata « conferenza <li Roma» non potrebbe essere preceduta da decreti di annessione. Bisogna scegliere Dovendo scegliere, su questo che è sempre un terreno di ipotesi, noi optiamo per la convocazione di u na seconda conferenza a Roma, che sarebbe la conferenza d ella pace, e alla quale noi ci presenteremo senza decreti anticipat{ di annessione, che sarebbero nuovamente oggetto di d iscussione e di revisione, ma armati del nostro diritto e della nostra capacità di farlo · valere. -

Va da sé che g li uonùni che si trovano attualmente alla d irezione della cosa pubblica italiana non p ossiedono la mentalità adatta per un'iniziativa d el genere. Appartengono a un'altr~ generazione. Inutile attendersi da loro un'.a denuncia dell'alleanza colla Triplice Intesa, un decreto di annessione, la convocazione di .una seconda conferenza a Roma. Val meglio che essi finiscano ciò che h anno incominciato. Ci diano il trattato di pace di Versaglia, se ci r iescono. Ci diano il capblavoro della diplomazia. Essi stessi non si illudono sulla validità della loro fatica. Essi stessi devono avere la sensazione di tracciare molte linee sulla- mobile sabbia del deserto, Tutto ciò che è ingiusto, caduco, vessatorio, non durerà. La revisione del trattato d i Versaglia sarà l'avvenimento dei prossimi mesi e potrebbe verificarsi a Roma. Versaglia dà il suo nome alla pace dei diplomatici, Roma è ben degna di dare il suo alla pace dei popoli. MUSSOLINI

Da li Pop.o/o d'I111lia, N. 15~, 6 giugno 1919, VI.

DAL DISCORSO 01 P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° .MINISTERO NIITJ 173

[PER I FASCI DI COMBATTIMENTO]*

I-la q11indi la parola Afu1.rolù1i, il quale spiega le ragioni per cui il Fascio lM..ilanese di Combattimento ha creduto di iniziare con questa prima conferenza la pubblica propaganda del programma dei Fasci. N elle successive conferènzc verranno esposti di mano in mano i rimanenti capisaldi del programma di realizzazione immed iata.

È mo lto sintomatico che un g iornale ufficioso, l'Epofa, abbia lanciato come colpo di sonda la previsione che la possibile data delle elezioni sia il 2.7 luglio. I Fasci boicotteranno in questo caso 1c elezioni perché è necessario ch e i comizi abbiano luogo a smobilitazione compiuta, affinché tutti i cittadini possano parteciparvi. Bisogna opporsi inoltre alle vecchie elezioni giolittiane col collegio uninominale e chiede re come condizione che sia effe ttuata senza indugio la riforma e lett o rale.

* Riassunto delle dichiarazioni pronunciate a Milano, nella palestra d elle scuole di Corso di Porta Romana 10, Ja sera del 7 giug no 19 19, d ur.1nte J':issemblea genera le del fascio milanese di combattimento. Pr~m,a delle dichiarazioni di Mussolini, !"assemblea aveva approvato :i ll' unanimità che il 9 g iugno Alce5te D e Ambris tenesse u na conferenza. sul tema : l problemi finanziari d el d opogMt!Yra : l' npropriazione parzifHe del , apit.tle. (Da li Popolo d'ltali.t, N. 15 5, 8 giugno 1919, VI).

DOV' E IL GOVERNO?

Se quello- che hanno affermato gli industriali. - si noti : gli industriali, non i bo lscevichi - nella recente riunion e a R oma della Confede razione generale, è ver o, la responsabilità del Gov erno nella crisi del caro-viveri che travaglia di nuovo e più acutamente la vita nazio nale, è semplicemente enorme. Osiamo scrivere che non ci troviamo ·di fronte a deficienze o a errori, ma a un ver o e proprio premeditato d elitto di lesa nazione. · ·

La Confederazione generale dell'Industria ha intimato, nel pubblico interesse, che il Governo: ·

(( metta senza fodugio sul mercato a prezzi equi e, se n ecess:uio, a nche senza preoccuparsi dei più alti prezzi originari, al costo, la maggiore quantità possibi le di generi di consumo, sia vàlendosi clei generi già ammassati per l a guena e rimasti tuttora disponibili.... ».

Fermiamoci a questo punto. Noj ci rifiutiamo di credere che g li indu striali abbia no lanciato quest'affermazione di u na gravità eccezionale, senza possedere i necessari dati di fatto. .

Ris11/fa d1111que che ci sono dei generi ammassali e disponibili. P erché il Governo non li ha gettati immediatamente sul mercat o ? Perché il Governo t arda ancora un giorno solo a v uotare i suoi magazzini di tutto ciò che potcebbe alleviare l a penuria di v iveri e q ufodi abbassare i prezzi ? O questi v iveri non ci sono e allora il G overno lo faccia sapere chiara mente e senza indugio ai cittadini, perché non si esauciscano e non esauriscano la loro p azienza nell'attesa del miracolo impossibile. La realtà è che il Governo italiano è una larva di Governo, La barca dello Stato è affidata all'on. Colosimo, il qu ale è u ri mediocre politico di origini e temperamento giolittiano e n on rivela n essuna delle qualità necessarie a un timoniere energico per dirigere la r o tta fra le acqu e perigliose. Come ieri, come sempre si v ive alla giornata. Ci voleva poco a p revedere la cri si attuale. L'aumento generale dei salari e d egli stipendi non ha spezzato il circolo vizioso ne l quale si chiude l'eco nomia nazionale e mondiale deficitaria. P erché l'aumento fosse « r eale >> ad esso dovev a corrispondere u n ribasso del cru:o-viveri. Questo ribasso - intendiamo ci bene - no n p ot eva e no n p uò andare

12 .• XTII.

o ltre un certo limite, ma, anche u n sorso d'acqua fa bene a colui eh.e muore di sete. O ra non ·solo il caro-viveri non è d iminuito, ma è aumentato in proporzione superiore all'aumento degli stipendi e dei sala ri. Detto g r osso modo, la verità è c he !~operaio e l'impiegato com• prano meno roba oggi con cinquecento lire, di quanta n on ne com• prassern un mese fa con q uattrocento Qui è la causa del disagio Che esplode in forme più o meno gravi in ogni parte d'Italia. Bisogna mettersi in mente - da un lato - che il problema del caro-viveri è insolubile finché continuerà il regime attuale di sotto-produzione e dall'altro lato è necessario prendere « immediatamente )> tutte quelle misure che valgano, se non a risolvere, almeno a non aggravar,: la cri.Ii. Queste misure sono s tate indicate al Governo, sia dalla Confederazione generale dell'Industria, sia dagli organismi operai, sia dai Fasci di Combattimento. Nessuno chiede il p rodigio della moltiplicazione dd pane e dei pesci, ai signori del Governo; s i chiede soltanto che il Governo faccia tutto il possibile per alleviare e non aggravare la crisi. Ora, se la crisi si è aggravata, una pane g randissima di responsabilità ricade sul Governo. Da cinque mesi l'on. Crespi non reggeva pi~ il suo ministero. Assunto il Crespi a delegato per la conferenza a Versaglià, il suo posto è rimasto vacante e non è ancora occupato. Nel momento più . difficile, non c'è nessuno al Ministero degli ·approvvigionamenti e consumi. Ci sono dei capi-divi sione per « emarginare » d elle pra- · tiche.

Domandiamo formalmente :

Il Governo ha intenzione di adottare tutte le misure necessarie per fronteggiare la situazione - misuxe che gli ·sono indicate da associazioni competenti - o intende trastullarsi ancora sotto la benigna -protezione dello s tellone?

Nei prossimi giorni avremo o non avremo una risposta a queste domande che non partono soltanto da noi, ma da masse di milioni di cittadini in agitazione?

Coll'intuito infallibile dei poeti, Gabriele d'Annunzio ha dun que colto ancora uni volta nel segno, quando, come a elle Pentecoste d ' Italia che abbiamo pubblicato ieri, parla di _ una nostra vita che dovrà traboccare dal << cerchio delle istituzioni sterili e delle leggi esauste»." MUSSOLIN[

176 OPERA OMNiA DI BENITO MUSSOLINI
Da 11 Popolo d'Italia, N. 156, 9 giugno 1919, VJ.

[PER L'ESPROPRIAZIONE DEL CAPITALE]*

Dopo l 'ovazione prolungata ,he accoglie la chiusa del discorro delJ'on. D e Ambris, la folla chiama intfrl entemeJ1te Mtmolini, il quale s.a!la sul t avolo, e cosi dice :

Fascisti I C i/ladini I

Io credo di interpretare esattame nte il vostro pens iero r ingraziand o l'amico De Ambris che ci ha i ntcattenuto su un tema delicato e complesso e di grande attualità. Il problema è chiaro, La nazione italiana è come una grande famig lia. Le casse sono vuoté. Chi deve riempirle? Noi, forse? Noi che non possediamo case, automobili, ba nche, miniere, terre, fabbriche, banconote? Chi può « deve )> pagare. Chi può deve sborsare. Non si liquida la situazio ne spaventevo le del dopoguerra, dal punto·di vlsta fi nanziario, se non si ricoxre a misure radicali. A mali estremi, rimedi eroici. Nel momento attuale quella che proponiamo è l'espropriazione fiscale~"l'altra è opera dei sindacati operai, i quali potranno ass umere la gestione delle fabbriche soltanto a condizioni date che oggi esistono ancora neJa lo ro necessaria pien ezza. D elle ·due l'una: o i beati pc;>ssidenti si autoesproprieranno e allora non vi ·saranno crisi vio lente, perché nÒi, per i p rimi, aborriamo dalla violenza fra gente della stessa razza e che vive sotto lo stesso cielo ; o saranno ciechi, sordi, tirchi, cinici e allora noi convoglieremo le masse dei combattenti verso questi os tacoli e li travolgere mo, b l'ora dei sacrifici per tutti. Chi non ha dato il sangue, dia il denaro. Chi ha malamente impinguato i forz ieri, li vuoti in nome e nell'interesse superiore della collettività n azionale.

Chi non sente nell'ora che volge questi doveri è un dfoertore e come tale sarà trattato. Io credo che imitando un esempio venuto dall'a.lto, una specie di autoespropriazione partita da.l Quirinale, anche i più intelligenti dei ricchi comprenderanno che l'ora de i sordidi egoismi è tramonta.ta. Noi fascisti intrapl:enderemo una propaganda i ndiavo-

.,. Discorso p.ronuncfato a Milano, nella palestra d elle scuole di Corso di Porta Romana 10, la sera del 9 giugno 1919, dopo la conferenza d i Alceste De Am bris su\ tt'ma. : / probltmi finan ziari del d apoguerra: /'e; prapriazio ne parzial~ d el rapilai~ (Da / / Popalo d'Italia, N U 7, 10 g iugno 1919, VI)

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lata e riusciremo a scardinare la·porta dei privilegi iniqui che non vogliono morire, per dare posto a più giuste forme di convivenza umana.

Vi va i combattenti che sì accingeranno all'opera santa nelle trincee d ell'interno I Viva il grande p opolo italfano degno d ei m iglio ri destini 1 (Una grandt accla111azione accoglie il discorso sintetito di M111~ solini, il qHale mnde dal ta1,10/o e 1,1ùne baciato e abbracciato dai pill vidm).

* Dopo Musso lini, parla brevemente Ciceri, app:irtenente al circolo g iovani le socialista. ufficiale. Chiusosi il comi zio, ·« la grande folla, coll a bandiera degli Arditi in t esta e al canto di "Giovinezza! Giovinezza! ··, sfolla lentamet"ite e si di rige verso via Paolo da Cannobio Qui dice ancora poche parole il nostro Direttore, H q uale si comp iace " della Jrion fa/e riuuita del romizio, anrhe e sopra/ tutJo p" il jalJo che i fascisti h,mno dimostrttJ() rome 1a,m<t ronquistare ltt /iberJà d i pttrola per u suni e rispmada f,er gli altri" Doj:io di che la folla si d i· sperde tranquill::imente » (Da Il Popolo d'l:'1/ia, N. 157, 10 g iugno 19 19, VI).

178 OPERA OMNIA DI BENITO h'lUSSOLINI

PANGLOSS NUMERO 2

L'on. Orlando è di un ottimis mo beato, Taqto beato che tocca i confini dell'imbecillità. L'on. Orlando non ha preoccupazioni eccessive circa la situazione « interna » del Paese. Tutto va per il meglio nel migliore dei modi possibile. Si badi: anche noi siamo ottimisti, ma il n ostrO ottimismo è di un'altra specie : è un ottimismo che agisce e vuole agire, mentte quello del capo del Governo è un ottimismo bU!ocratico, fannullone, giolittiatJo . Noi siamo ottimisti nel senso che non crediamo che l'Italia sia alla vigilia d i precipitare in un caos alla moscovita, ma detto ciò, n on ci mettiamo sul naso un paio di occhiali tinti in rosso per vedere il mondo sotto la specie di un giardino d'Arcadia. L'ottimismo incosciente dell'on. Orlando conduce il paese alla catastrofe, il nostr"a ottimismo lo conduce alla salvezza. Quali reconditi motivi inspirano l'ottimismo dell'on. Orlando? La situazione del paese non è disperata, ma è critica. Basta riassumere la cronaca. A Biella è stato or ora concluso un g rande sciopero che aveva in certi momenti assunto un carattere piuttosto acceso. Il Piemonte è relativamente tranquillo, ma a Milano, Btescia, Bergamo sono in corso numerose agitazioni ope[aie. In Liguria il ferme nto ha guadagnato tu t te le classi. Genova, il n ostro grande e mporio marittimo, ha d eciso di sospendere p er cinque g iorni ogni attiv ità cqmmerciale . Le consegu en ze economiche e politiche di questo gesto sono enormi Si prep ara, in tutta la Lig uria, uno sciopero generale di protesta contro il caro-viveri. Se dalla Liguria passiamo in Toscana, trov iamo una setia agitazione che turba la vita delle zone minerarie. A Roma t rentamila opctai sono in sciopero e si parla di allargare il movimento per comprendervi tutta la massa operaia, Ben cinque provincie dell'Italia meridionale, con Napoli in testa, sono completamente paralizzate da uno sciopero generale piuttosto <( caldo >>, T rascuriamo, in questo quadro, i dettag li delle a-gitazioni minati. Ricor4iamo però, per la sua speciale significazione morale, lo sciopero generale dei maestri> Che, salvo contr'or<lini dell'ultim'ora, abbandoneranno, da stamane, tutte le scuole d 'Italia, Aggiu ngiamo l'incognita dei ferrovieri e l'irrequietudine dei postelegrafonici e d'altre categorie di impiegati dello Stato. Non si esage[a dicendo che tutta la vita italiana, dal commercio alla scuola >

dall'industria ai selv izi pubb lici, è quasi paralizza ta. Ebbene, dopo tutto ciò, il signor Orlando scende a Oulx, abbozza una smotfu d i sufficienza e in cospetto della « so lenne cerchia delle Alpi Cozie» (si dice cosi?) fa il Pangloss. Quel buon uomo di ·Colosimo torna a Roma e n o n risolve n emmeno la crisi del Ministero degli ap provvi~ . gionamenti e consumi men tre tutta _ I t alia impreca ·contro il rialzo dei viveri. Si ha l'impressione che tutt a la macchina statale d eb ba da un momento all'altro disarticolarsi e saltare. L'altro giOrno si chiede va da_ q ueste colonne: dov'è il Governo ? Oggi domandiamo: c'è un G overno ?

Errano molto coloro i quali, dal fatto che noi combattiamo a v iso aperto i socialisti ufficiali e non già la n1assa lavoratrice, presumono che noi siamo lealisti soltanto nei confronti del Governo e della monarchia. Grosso errore I N o i siamo ltalùti soltanto nei confro n ti dell'It alia e della P atria, la quale è, per n o i', al d i sopra d i un Governo, s ia an che presieduto dall'on. prof. a vv. Orlando, e di una di nas tia, sia pure rappresentata da Vittorio Emanuele III di Savoia. N oi a bbiamo combattuto e co mbattiamo i socialisti-ufficiali perché essi hanno indirizzato sp ecialmente contto di n oi la loro ag itazione e l'odio bruto d elle loro masse tesSerate, ma non ci mettiano al lato degli u o mini [.... cenJura ....] ~be si dimostrano o gni g iorno di più incapaci, criminosa mente inet ti a ri solvere uno solo dei tanti problemi che assillano la nazione. Questi uomini sono esauriti. D evono andarsene. Basta di vecchie cariatidi che ingombrano la strada sulla quale d evono marciare le forze I'l uove I Basta coi p olitican ti. del Pa rlamento e dei Minis te ri I Co storo vog liono gettare la nazione nel baratro . russo, a ttraverso un esperiment o neo-g iolit tian o, ma noi lo impedire mo co n qualunque mezzo . An che questa settimana di g rave crisi sociale-economica passerà, ma si avvicinafata/111ente il g iorno d ella v era crisi n azionale, que lla p olilita, nella quale si assom meranno tutte le altre e allora i .responsa- ' b ili alti e bassi, i Pang loss di grosso e medio calibro dovranno pag are e paghera°:10 I

180 OPERA OMNIA DI - BEN ITO MUSSOLINI
MUSSOLINI Da Il Popolo d'Italia, N. 15 8, 11 g iugno 1919, Vl.

Un bel giorn~ i proletari italiani ebbero l'annuncio che una missio.ne di socialisti francesi e inglesi era calata in Italia a scopo d i « rivoluzione» mondiale. Chi e rano i d iplomatici di quella curiosa entità - astratta - che si chiama Internazionale socinlista ? Il signo r MacDonald, socialista inglese che non è mai stato preso sul serio da nessuno in Inghilterra, nemmeno dai suoi elettori che lo trOmbarono alle ultime elezioni iri. modo clamoroso; certo Bouxton, che non appartiene né a l laburismo, né al socialismo, né al bolscevismo e che d ev'essere, forse, un segretario del signor MacDonald; e finalmente quella fetcntissima carogna di per fido nemico deJl'Italia che risponde al nome di Jean Longuet, celebre soltanto per essere nipote di suo nonno: il pangermanista Karl Marx.

I componenti di questo terzetto fw:ono presentati alle mandre come i p lenipotenziari scesi in Italia a stringere i 'patti, a suggeilare le definitive intese, a fissare gli ultimi accordi in vista di un'azione da intraprendere contro il capitalismo internazionale e a salvataggio del « paterno>) regime leninista. Perché i proletari non av rebbero d ovuto bere ? Il giornale del P 2.rtito che prosegue nella sua opera di « imbot· titura » dei crani operai, aveva presen tato il signor MacDonald con q ueste prècise parole, nel suo nu mero del 2. giugno :

« Di fronte all'infamia e all'ignominia del trattato di pa ce, MacDonald percorre i paesi dell'Intesa per strinbere i legami dell'Internazionale socialista e preptlrtlre tm'.:rzione romune ».

Più oltre, sempre. lo stesso giornale pagnacchista stampava queste parolé: ·

« Questà visita è per noi .di grande sign ificato. Oggi noi siamo uniti ai com-· pagni di Francia e d0 Inghi!tena da un comu11e rioflere ,he, acdiamo1 tutti, dall'una e dall'altra parte, vorremo assolvere». ·

FARSA NELLA TRAGEDIA PRI MO ATTO

È chiaro? La sera del 1°giugno si tiene un grande comizio a Milano e in esso vie rie votato un ordine del giorno che nella sua seconda parte dice:

« Il proletariato milanese invita i compagni Longuet e :MacDonald a farsi interpreti dei sentimenti dei lavoratori italiani presso il proletariato della Francia e dell'Inghilterra; si augura che fazi one .ontorde, 10/idale, energica d eliberata nelle odierne riunioni socialiste di Roma e di Milano sia al più presto effettuata pr salvar e le repubbliche d'oriente e l'a vvenire del sociaHsmo ». ·

Era stata deliberata un'azione solidale. Quale? Dopo alcuni giorni ce lo diceva il padt:e priore del conyento pussista: quel povero proletario dd commercio che si c hiama Costantino Lazzari, il quale diramava, sulla questione dell'aiuto alla Russia, in data 8 ,giugno, un proclama a tutte le sezioni e relativi compagni. Costantino Lazzari cominciava coll'affermare che « a Roma e a Milano, in due men,orabi/i convegni la Direzione del Partito s'era accordata coi rappresentanti dei socialisti di Francia e d'Ing hilterra». Più sotto,·il reverendo Lazza[( pada di « fusione armonica dei tre proletariati dei tre paesi v incito ri >>. Precisa che si è trattato soprattutto « di coordinare una linea dì immediata azione internazionale». A questo punto l'asino lazzariano si piega sulle ginocchia, I tre proletariati non sono più « fusi », perché « la proposta d i uno sciopero generale dimostrativo da effettuarsi contemporaneamente nelle tre nazioni è stata accettata persona/men/e d ai delegati. D opo alcuni periodi della solita bagologia, il Lazzari invita i compagni d'Italia a « tenersi pronti all'appello che vi lanceremo d 'accordo coi Partiti di Francia e d'Inghilterra >>.

Quest i sono i << precedenti » della questione. Giovava ricapitolarli, pet meglio assaporare il grottcSco d ella farsa italo-franco-inglese,

SECONDO ATTO

Ogni proletario - evoluto, cosciente e alquanto organ.izz.atoera nel suo -pieno diritto d i credere che i socialisti di Francia e d'Inghilterra avevano accettato di proclamare lo sciopero generale dimostrativo, in giorno da destinarsi. ·Sarebbe stato bello uno scatto simultaneo del proletariato di tte nazioni I C'eta dell'esultanza nei circoli vinicoli I Purtroppo in questo basso mondo è. destino che le cose belle abbiano la effimera durata di un mattino. MacDonald torna in Inghilterra e torna saggio. Lo avevano sborniato al Castello dei Cesari, con quel terribile. e paradisiaco vino bianco di Frascati che apre agli uomini del nord tutti g li orizzonti delle più pesanti follie

182 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

e gli avevano dato la parig lia al Biffi di Milano col Chianti arrubinato e traditore, Il povero MacDonald ha bevuto. L'Italia è il paese delle osterie M~c ha bevuto, ha vomitato e dopo avere attraVersato la Manica, dileguatosi dal suo cervello di quacquero rozzo i fumi dell'ebbrezza, il buon u o mo è stato costretto a pubblicamentè constatare ch'egli aveva mistificato Lanari e che lui e Lazzari avevano mistificato la ma.ndra credulona del Pus italiano. La buffonata è completa. Rendiamola p lastica. Il signor Lazzari afferma nel suo manifesto che la Direzione del P11.1 « si t accordata coi .rappresentanti dei socialisti di Francia e d'Inghilterca per la fusione armonica d ei tre proletariati », ma il signor MacDonald, edizione londinese, dichiara che « non ha mai preteso di rappresentare i lavoratori inglesi, neppure il Partito Socialista Inglese e meno che m ai il Jaburismo ». Lazzari h a mentito o mentisce l'inglese?

Il sor Lazzari proclama in un manifesto che il cittadino 1-lacDonald aveva aderito all'idea dello sciopero generale dimostrativo di ventiquattro ore, .ma il signor MacDonal d, non più sborni:lto, smentisce recisamente di aver aderito a questa proposta e dichiara con anglicana sornionità:

« Non posso credere che Costantino La2zari abbia fatto una simile affermazione e <lebbo attribuirla a qualche errore di traduzione».

Un colmo I Chi mentisce: Lazza.ci del manifesto o MacDonald dell'intervista? Non c'è dunque un cane di socialista che sappia l'inglese?

TERZO ATTO

Siamo evidentemente dinnaiui a' un nuovo bluff del pussismo italiano Lo sciopero generale internazionale è fallito Lazzari è un mistificatore. Il s ignor MacDonald non rappresentava che la sua poco riverita persona. Avremo dunque uno sciopero limitatamente all'Italia ?

Affermiamo di no. L'episodio Kolt:àk è ormai liquidato. Ad ogni modo uno sciopero dimostrativo italiano pro-leninismo si risolve'rebbe in un fallimento pietoso. Strano I Non si parla di sciopero pro-Russia, in quell'Inghilterra che manda volontari e cannoni e navi s ulle terre e s u i mari di Russia i non si parla di sciopero in quella Francia che puce è molto rurettamente intervenuta nelle faCcende russe. Ora, l'Italia ufficiale rion ha fatto nulla contco la repubblica dei SoviUs. Ha mandato quattromila uomini in Murmania, ma non hanno sparato un colpo solo di fucile. e stanno pe~ ritornarsene in

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NITTI 183

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OPERA OMNIA DI BENITO MUS SOLINI patria. A ggiungiamo che il rimpanio d i quelle nostre truppe è I'l1!lica cosa cho resti a fare: L'episodio del F edora, .dimostra che l'Italia ufficiale è per lo meno « agnostica)> d i froI)te alla Russia, mentre semb ra, secondo una Agenzia bernese, che sia in discreti rapporti con l'Ungheifa. Ed è prnprio .in Italia, dove non esiste un solo g io r n ale che abbia patrocinato l'intervento in Russ ia, è p.rnprio unicamente · in Italia che dovrebbe svolgersi lo sciopero dimostrativo d i solidarie tà; sciopero che i pro letari d 'Inghilterra non pensano d i fare, secondo la stessa dichiarazione di MacDonald.

D opo tutto ciò, din nanzi alla impud ente turlupinatura dei pussisti italiani, c'è d~ domandarsi angosciati se la massa operaia ,riuscirà ~ai a liberarsi dai suoi nuov i, cinici, sfacciati sfru ttatori; c'è da domandarsi fino a quando questa casta di p oliticanti che esercitano la Jucrosa professione del .socialismo - oh i . nuovi ricchi del socialismo I - menerà per il naso le folle lavoratrici.

Se questo dovesse: durare ancora, se le buffo nate dei socialisti ufficiali non dovesse.re mai suscitare un senso di schifo e di ri volta, bisognerà forzatamente conclùdere che i pro letari italiani sono ben lungi dal possedere la mentalità degli uomini liberi e che il greige vile è deg no di essere t osato e macellat o dai suoi past oxi.

MUSSOLINI

Da 1/ Popolo d'lt.tlia, 13 giugno 1919, VJ.

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RESPONSABILITA

Il cittadino Bruno Buozzi, inscritto al Partito Socialista Ufficiale, e segr etario generale della Federazione operai metallurgici, chiudendo lo sciopero disgraziato di Napoli, ha fatto « impressionanti » dichiarazioni che troviamo sul Ma/lino e che sottoponiamo alla seria attenzione di col oro che ci leggono e anche di coloro che non ci leggono . Riportiamo testualmente:

Ma con la mtdesima lealtà egli deve dichiarare ch e da prove e docu menti fomiti, gli è risultato che effettivamente l'industria siderurgica napolctana attr aversa. un grave periodo di crisi, poiché, a causa della mancanza di materie prime, per la deficienza del tonnellaggio, per ralto costo dei noli, per la mancanza di foss ile essa non può produrre ou che a un prezzo almeno quattro volte maggiore dì quello delle industrie dell'estero, e sp ccialmente della Germania, che offre oggi, vale a d ire in uno dei momenti meno propizi per l'economia nazionale, i propri manufatti, franco stazione Napoli, ad un prezzo calcolato in matchi almeno del cinquanta per cento inferiore a quello d e l costo dei. medesimi prodotti fabbricati qui.

« In base a queste consideraiioni egli crede che la vertenza debba essere considerata sotto un punto di vista più generale, e pertanto a.scrive ad un prime, successo ,l'aver indotto la direzione generale dell'I/v<11 •ad inviare a Napoli due suoi ra ppresent:mti con lo scopo di metteni in direttO contatto con gli operai.

« Riferendo quind i la conclusione de lle trattative iniziate, espose che g li jn. dustriali hanno dichiarato che i cinquanta centesimi di aumento caro-vita rappresentano la massima concessione possibile e che in linea subordinata .sarebbero disposti a concedere, quando se ne presenti l'occasione, un'ora di lavoro straordinario, oltre le otto ore stabilite ».

Queste dichiarazioni sono di una gravità estrema. Esse segnalano l'imminente, l'enorme, il tragico pericolo che incombe sull'economia industriale italiana. Se si continua di questo passo, se gli operai non cominciano a rendersi conto della terribile realtà e se gli industrialinon fanno altrettanto, . fra poco · l'industria tedesca ci schiaccerà col peso di un dumpir1g a l quale non sapremo, né potremo resistere.

Ma gli organizzatori confederali che hanno la tèsta sutle spalle e vedono dove sbocca questo .movimento caotico e altamente funesto, d evono avere il coraggio di·proclàmare queste verità da tutte Je tribune e quotidianamente ; altrimenti si dovrà pensare che essi giuocano

la commedia o che sono impotenti, di fronte alla pressione degli clementi esttemisti del pus~i smo politico. È questo il momento in cui la cias~c operaia italiana può guadagnar molto o perder tutto, a seconda che dimostrerà di essere più o meno saggia e matura pec ass umere funzioni diret tive nella vita d ella nazione. Noi notiamo con piacere questi violenti colpi di timone da parte dei piloti d ei massimi organismi operai, ma non bastano ad ottenere lo scopo se non si reagisce contro le suggestioni pratiche dell'estremismo politico . D etto ciò, noi ammettiamo che una parte grandissima di responsabilità nell'ir.requietudine delle masse, ricade sul Governo d'Italia, dato che ci sia ancora an Governo. L'ottimismo di cui diede prova l'on. O rlando nella sua recente permanenza a Oulx, si appalesa sempre più idiota. La verità è questa: che il Governo trascina i suoi giorni per forza d'inerzia, no n già per una sua intrinseca. capacità vitale. Non c'è pili un erme di cittadino italiano che lo sostenga, all'infuori di quelli che sono vincolat i da un giuramento. Burocratici alti e bassi, impiegat i postelegrafonici, ferrov ieri di Stato e secondari, industriali, armatori, commercianti, maestri, professo ri, lavoratori di tutte le fedi, di tutti i Partiti, g ridano l'ira di Dio contro il Governo di Roma. Caro-viveri. e conferenza di Parigi: ecco i due poli attorno ai quali gravita l'ondata del malcontento generale. Altro che colpi di Stato l Non c'è bisogno di congiurare in .cinque quando tutto un popolo congiura; non c'è bisogno di riunirsi in segreto, quando il popolo occupa strade e piazze e vi lascia i suoi morti I Il Governo si trastulla. Esso si fida s ul complesso delle forze meccaniche di cui dispone e dimentica la famos:1 fra se d i Tallcyrand: che non ci si siede sulle baionette l Si parla di una crisi. Gli ufficiosi si affrettano a dichiarare che non sarà extraparlamentare. Imbecilli! Che cosa significa tutto ciò I Voi vi lagnate ch e H Governo non funziona, eh.: è incapace, inetto, assente; ma sarà sempre cosl, fatalmen te cosi, finché gli u om ini del Governo li leverete da quel g ruppo di 420 persone o de putati che sono nella loro strag rande maggioranza dei sopravissuti I Noi riaffermiamo qui, quello ch e già dichiarammo in altra ·occasi~ne: la Camera attuale non può dare un Governo degno di questo nome. Un'assemblea di deficienti non può dare un Governo di intelligenti: da un'assemblea [.... censura .... ] · non ricavei:ete mai un Governo d i gente di fegato . Il signor Orlando vuo le essere ossequiente alle consuetudini parlamentari: povero uomo I In q u esti frangenti attaccarsi alla procedura, suscita un senso compos ito di rivolta e di pietà. Succederà cosl quel che - fatal'mente - dev e succedere. A furia di contenere la soluzione di tutte le crisi n ell'ambito esclus ivamente parlamentare, si finirà per scatenare la crisi del regim:.:. L'o n. Orlando, v isto un po' da lontano, appare veramente come il

186 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

minist:Ìo di u n tegime che declina . Accomodante, ondeggiante, ottimista, avvocato, oratore, dilaziona tore - b uo no per temperamento, quindi (<negato>> all'esercizio del potere che richiede la necessaria ferocia - l'on. O rla ndo torna in I talia per comporre nella bara il · Mini~tero. Ma si tratta soltanto del Ministero?

Da Il Popolo d' Italia, N . 16 1, 14 giugno 1919, VL

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NITT[ 1 87
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fU SSOL!NI

LA LEZIONE MAGIARA

~- C'è negli odierni avvenimenti ungheresi una lezione che non dovrebbe ·andare perdrita per quei pochi socialisti ltaliaoi che sono ancora in buona fede e per tutti gli o perai che hanno qualche capacità di raziocinio. La lezio ne scaturisce da questa constatazione : la Repubblica: ungherese dei Consigli ha fatto e sta facendo la guer~. Ha esordito fa cendo la guerra. Non ha ind ietreggiato dinanzi alla necessità della guerra e avviatasi sulla strada dei cimenti guerreschi, si è condotta alla moda antica e cioè ha organizzato un esercito, lo ha sottoposto a una ferrea disciplina, lo ha consegnato a uno stato maggiore di tecnici della guerra presieduto da un generalissimo che c ombatté sulla fronte italiana, lo ha d o tato di tutti g li orribili arnesi di morte coi quali si fa la g uerra. Niente di più grottesco del 'giornale pussista di via S. Damiano, che si esalta « per le strepitose vittorie ungheresi». che ripoita i bollettini di guerra, nei guaii si parla di un « nemico » che « batte in ritiiata )), dimenticando, il giornale pussisu, le s~e piegiudiziali assolute anti-gueIIesche per tutti i tempi, per tutti i luoghi, per tutte le cause e p er tutti gli scopi e il suo noioso, monotono, animalesco (< abbasso la guerra I>), in sé e per sé, sotto la specie dell'eternità. Iticordiamo. Bela Kun riceve il poter(! nelle strabilianti condi,doni a tutti noce, A un dato momento, t ra l'aprile e il maggfo, t re eserciti nemici si scagliano contro l'Ungheria e minacciano Budapest. Il nuovo regime attraversa ore di crisi agonica. Dinanzi all'invasione in atto, i comunisti ungheresi non avevano che due decisiòni da prendere, Es si potevano mettersi sulla linea tolstoiana della non-resistenza; dlte, ·come i somari idioti, nefandi e antisocialisti del pussismo italiano dicevano: ben vengano i romeni, i boemi, i serbi I Perché i proletari magiari dovrebbero mettersi nuovamente nella circostanza di accoppare i fratelli proletari di Boemia, Romania, Serbia? La colpa non è di questi ultimi proletari, La colpa è del sistema o del padre eterno Abbasso la guerra I 11 comunismo aborre da qualsiasi effusione di sangue. Noi - potevano concludere i sovietisti unghecesi - noi · piuttosto che rip rendere la detestabile guerra, l'immane macello, ci assoggettiamo all'invasione, nella speranza ·che i proletari-soldati di Boemia, Romania e Serb ia si «convertano» al contatto col nostro

mondo e . nell'at tesa che i proletariat i ~i quelle naziorù facciano la rivo luzione e si mettano a l n os tro li vello. Invece che distri buire p iombo infuocato, diffonderemo dei volantini di propaganda. L'essenziale è 1a pace, a qualunque costo. Per dei socialisti che si siano fossilizzati nell'antitesi categorica, perenne, insanabile fra sot;iaHsmo e g uerra, non è ammissibile altro ragionamento. I ·« pussisti italiani » incretiniti, imbastarditi, idiotizzati irreparabilmente dalla loro propagan da antiguerresca ab ase soprattutto di vellicamento degli istint i fisici é: primordiali del panciafichismo, direbbero, le cas échranf: «Ben vengano i croati a Fiume e anche a :Milano: l'essenziale è di non combattere, fo ndamentale è di salvare il lardo delle epe rot onde per le evenienze fu ture».

I com:.inisti ungheresi. posti a scegliere fra l'invaso re e la guerra, hanno scelto - orrore l - I~ guerra; hanno· mandato i loro proletari-soldati ad accoppare altri soldati proletari e le « vitto rie strepitose>'> che il g iornale pus sista annuncia in prima pagina, nori sono cartacee: sono il frutto di fieri combattimenti, durante i quali non si sono tenuti discorsi, ma si sono messi in azione mitragliatrici, fucili, cannoni. Dietro a quelle vittorie « strepitose>), c'è, come nelle vittorie di tutti i tempi, di tutti i paesi e di tutti gli eserciti, fetto e sangue e i l triste corteo dei mòrti, dei feriti, degli stroncati, delle madri, delle vedove, d egli orfani. I comunisti ungheresi hanno spezzato l'antitesi fra socialismo e guerra: qµando si ttatta di difendere la patria che ha instaurato un regime socialista, la guerra è- santa. La g uerra, diciamo. Se, o ggi, la Repubblica dei Consigli appare vitale, non è solt!i.nto perché ha evHato le stragi interne compiute dai « carnefici bolscevichi >) di Russia, ma perché ha avuto il coraggio di fare la guern; si è rifi utata d i essere v ile, non ha tremato , co me fa nno gli aposto li del pussismo italiano, dinanzi alla eventualità, triste ma fatale, di versare del sangue. I comunisti ungheresi hanno co mpreso. che se no n si decidevano ad arres tare - col ferro e col fu oco - l'avanzata dei fratelli pro le tari di Boemia, R omania , Serbia, ì S ovièts saltavano, perché dietro gli eserciti invaso ri, sarebbero calati gli emig rati delle CoblCme danubiane, e chissà, se e quando, sarebbe scoppiata la rivoluzio ne livellatrice in tutte le nazioni in regime di Sovìèti . Di più.

La Repubblica ungherese dei Consigli intraprendendo la g uerra vittoriosa che ha riportato l'Ungheria alle sue vecchie frontiere;si è con• ciliata la simpatia degli elementi nazionali e patriottici, che vedono, attraverso i l nuovo regime, il trionfo delle loro as pirazio ni, E ancora.

La vittorfa della nuova Repubblica può avere ripercussioni negli Stati limitr~fi. M a per ottenere tutto ciò, inchiodate'velo bene in testa, sig nori del Plll e del proletariato, è stato neces sario fa re la g uerra, uccidere e farsi uccidere, versare del sangue umano

DAL DISCORSO DI P ,ZA S. SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NITII 189

Ci volgiamo ai ciarlatani del pussismo italiano e diciamo loro che i casi sono due : o i socialisti italiani sono contrari a tutte le g uerre come emerse dal loro grido durante quattro anni di « abbasso la guerra I )> e allora non hanno diritto di scaldarsi per la guerra e le «vittorie» militari unghe r esi; o sì decidono a distinguere fra guerra e guerra e allora rinnegano in pieno tutta la loro propaganda che condannava tutte le guerre passate, presenti, future; dinastiche, religiose, nazi.anali, socialiste.

C'è dunque una « guerra socialista» o, in altri termini; esiste anche in regime socialista la possibilità della guerra, Niente di più stolto di credere che il socialismo segni la fine della guerra. Qualcuno ha delle idee singolari in proposito. C'è chi pensa che se si realizzerà runità europea attraverso la g uerra delle nazioni in regime capitalista, potrebbe, in regime socialista, realizzarsi l'Unità del mondo, attraverso la gu e rra dei continenti. Supponete che domani ci sia un'Europa so~ cialista e supponete una minaccia che parta dalle enormi masse umane del mondo giallo ancora arretrate....

Questo discorso è [>Crfcttamente inutile. I proletari non leggono e i pussisti sono in malafede.

MUSSOLINI

190 OPERA OMNIA D.I BENITO MUSSOLINI
Da Il Popolo d'J,alia, N. 163, 16 giugno 1919, VI.

SINDACATI E PARTITO

Gli scioperi parigini non sono ancora conclusi, ma, ciò malgrado, si prestano a qualche considerazione d'ordine generale. È un fatto che all'inizio, il Partito Socialista tentò di dare un carattere politico al movimento. Basta rileggere i trafiletti del signor Cachin e quelli stampati su altri fogli più o m.enq accesi del Partito. La differenza fra i l co ntegn o della Balaille S)ndicaliste e il conteg no dei giornali del pussismo fcancese è sintomatica. Il giornale sindacalista ci tiene a dichia rare che il movimento è co r porativo; i fogli socialisti gli attribuiscono invece un fondo e obiettivi polit ici. Una vera doccia fredda per i politicanti del socialis mo francese è l'o rdine del g io rno v otato dai ferrovieri della rete dello Stato. Quest'ordine del giorno dice a un certo punto !

« Dichiara di ignorare nell'avvenire qualsiasi azione rivendicatrice che non emani dall'organizzazione stessa, cioè dai sind acati uniti nelle loro unioni d ei sindacati e nella Federazione Nazionale e ciò senza. preoccupani dci consigli in1ercna1i di personalità po/i1ùhe o a/ire rhe agiuonu u mpre unza mandato e non hanno a/runa qualilà pe,- parltlftt in nome della rlaue operaia.... ».

La botta ai deputati socialisti è ben diretta e v a al segn o Altri sintomi del disagio confederale di fronte all'invadcn2a del p artito politico, si riscontrano in a lui d ocumenti e manif~stazioni degli organismi operai. :S stata necessaria un'intervista fra confederali e socialisti e malgrado i sibillini comurùcati di retti.6.ca del Consiglio Confederale, sta d i fatto che Longuet e soci sono st:iti allontanati co me «intrusi».

Il carattere generale del m ovimento è «economico)) e le masse si rifiutano agli esperimenti politici dei professionali del socialismo che <e non hanno alcuna qualità per parlare in nome della massa operaia )).

A poco à poco gli ope~ai si convinceranno che i peggiori nemici dd pro letariato sono gli intransigenti e s fruttatori teologhi del socialismo politico I

MUSSOLINI Da li Popolo d'I1alù1, N. 164, 17 siugno 1919, vi. 13. • X I II.

UN CONSIGLIO

Se l' on. Orlando fosse un galantuomo, nel senso politico d ella p arola, poiché la sua onorabilità p rofessionale è fuori discussione; se l'on. Orlando avesse la nozione di ciò che accade nel mondo in gen erale e in Italia in p articolare, domani, alla riapertura _ d ella Ca mcr~ ter reb be press o a poco questo discorso :

« Colleghi deputati l

« Il Mini stero che io presieào si p resenta a vo i nella sua for male i ntegrità. 11 Ministero c 'è, ma:, n o i ministri, siamo delle ombre Noi tutti che siamo qui dentro siamo dei sopravissut i, siamo deJle ariaticli anacronistiche che le mart ellate del popolo italiano potrebbero da un g iorno a ll'altro mandare in fra n tumi. È ora di finirla f È ora d i m orire perché facciamo nausea abbas tanza a noi stessi e ne facciamo ancora di più al Paese. Abbiamo fatto quello che abbiamo potuto. Gli eventi erano giganteschi. Noi siamo uomini di proporzioni normali. Del resto, ben pochi dei tanti uomini di Stato o d i guerra che un g iorno parvero brillare di l uce superba agli orizzonti, si salvano dal bufo abissale della rupe Tar pea. Il maresciallo Joffre, ad esempio, non è più sicuro del sua bastone e quegli che parve, venen do d'olt re Oceano,· H r ede ntore dei mond i, si è appalesato come l'ultimo degli istrioni. Ora, noi ci se ntiamo finiti, esauriti. Anche noi, cosiddetti u omin i di Stato, siamo fatti di carne ed o ssa. E po iché si d iventa u omini di Stato q uando la carne inflaccidita non tira più e q uando le ossa, perdendo le midolla, si calcinizzano, il nostro organis mo n on regge più all'enorme fatica. Gli uomini non devono diventare istituzìoni. Non devono pretendere all' indispens abilità e all'inamovibilità, C'è u n ciclo negli uomini, come in tutte le manifestazioni della vita universale. Il nostro ciclo, di n oi, uomini che facemmo la g uerra, è compiuto. Ci suicidiamo. Pon emmo evitare o procrastinare quest a decisione estrema, ma no i - e guzie siano rese agli dei che ci p ermettono tanto! - posti a sceglie re fra una vira grama e una motte bella, . optiamo ·per questa. N oi avvertiamo, i n quest'ora estrema, che la cr isi non è ministeriale o camer istica e che non si risolve con le miswc dei t empi tranquilli. L'organismo dello Stato è esausto, debilitat o,

svenato : b isogna immettere nella sua circolazione altre energie, altro sangue, a ltri uomini o altrimenti sarà la p aralisi e Ja morte. Cambia· m ento d i scena, cambiamento di p erso naggi, cambiamento di regime, o nde perme ttere all; nuove forze dj entrare a fa r parte della mino ranza che dovrà dirigere la Nazione. A l punto in cui sono le cose non si può più porre la domallda se un cambiamento radicale del r egime ci sarà, perché questo è pacifico. La ques tione essenziale è il m odo e il t empo.

« Colleghi deputati I

« Noi rifu ggiamo per temperamento e per dottrina dalle -soluzioni vio lente. Ripugna al n ostro animo .agnellare, il sangue sparso per le piazze cittadine. Preferiamo i "placidi tramonti ", g li assestamenti tran· q uilli, tutto ciò che invece di alimentare, smorza gli o dl e i rancori. N oi v ogliamo aprire le porte, non a t tendere che il popolo le sfondi. E allora noi ministri ci dichiariamo decaduti, vòi deputati fate altre t· tanto.

« Il Ministero resta in carica per il disbrigo d egli u o rdi nari affari di amminis trazione", la Camera scelga una comnùssio ne di quindici membri, con rappresentanza proporzionale di tutti i g r uppi, la quale commissione h a l'incarico di preparare le elezioni con lo scrutinio di li sta e la rappresentanza proporzionale, non appena sarà ultimata la smobilitazio ne.

« La Camera, con vot o palese, sceglie dal suo seno c inque d elegati per la conferenza di Parigi .. .. )).

Un discorso d i questo genere e u na decis ione di suicidio rischia. r erebbe l 'atmosfera della vita italiana c he si appesantisce ogni g iorno di p iù. Ci s areb be una speranza e una possibilità di mutamento p er le vie cosiddette «legali )}. I Partit~ e i g ruppi si p reparerebber o alla conquista e all'esercizio del p o tere, attraverso i risultati d ella grande consu ltazione popolare. Questa consultazio ne porterebbe certamente alla ribalta dei 1< valo ri)) nuovi: i valori sbocciati n el clima della guerra. Ma noi siamo i nge nui ad aspettarci un gesto siffatto d all'on. Orlando. L'on. O rlando t errà tutt'altro disco r so. Un discorso parlamentare . Che non lo salve rà. Perché il Ministero Orlando ha le ore contate. Il paese h a già pronunciata la sua condanna. La Camera, per quanto avariata, n o n potrà più trincerarsi dietro il timo re d el peggio. È difficile « p eggiora re )) la situazion e . Se Governo e Came ra. oseranno sfidare la q uasi unanim ità nazionale che richiede che il po~olo . si a

DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL I0 MINI STERO NITTI 1 93

d opo ben sei anni, onestamente consultato e con nuovi sistemi, la crisi potrebbe avere una soluz ione drammatica e sanguinosa. Va sempre più diffondendosi i n tutti i ceti del popolo italiano la p ersuasione che per uscir~ dal vicolo cieco, nel quale per fatalità di cose e deficienze di uomini ci siamo cacciati, bisogna abbattere qualcuno e qualche cosa.

MUSSOLIN I · •

D a Il Popolo d'I1dli~, N. 165, 18 giug no 1919, VI.

li il : ,, 11. 194 OPERA OMNI A DI BENITO MUSSOLINI

L'episodio di Noisy le Roi, esce, pc.i: Ja sua significazione psicolog ica, dai confini del fattaccio di cronaca. In sé e per sé, quella sassaiola contrn i delegati e funzi onari della Germania, a meno c he non sia stata provocata dal loro contegno, è sommamen te deplorevole e tale l'ha giudicata il Governo francese, col provvedimento di destituzione p reso a carico del sottoprefetto della regìone.

La tentata lapidazione di Noisy le Roi è un chiaro s intomo d ello stato d 'an imo della popolazione francese. I tedeschi sono anc·ora gli odiati e d etestabili bochts malgrado la loro rivoluzione, la loro repubblica; malg rado Wilson e la Società delle Nazioni. Lo scatto della po~ polazione di Nbisy le Roi, dovrebbe far riflettere seriamente i tedeschi e convincerli della necessità di firmare la pace: senza u lteriori procrastinazioni o manovre:. La popolazione fr_a ncese, nella sua eno r me massa, non è affatto rapp resentata dalle minoranze politicanti o raziocinanti, La massa obbedisce ai suo i istinti fondamentali : la g uerra è finita, anche l'armistizio sta; per conclude rsi , ma la popolazio ne di F rancia, uomini , donne, bambini, ciò che fo rma, g lobalmente, il popolo, odia ancota i bochts e non ha disarmato. L'episodio in q uestio ne dice ai tedeschi che tutte le misure militati cd economiche che potranno essere applicate d agli Alleati in caso di mancata fir ma da pat te della Germania, non solleveranno obbiezioni o proteste ·di qualche peSo ·in Francia. Anzi : una matcia degli eserciti fr ancesi attraverso l a Germ ania, con ingresso finale e trionfale di Foch a Berlino , lusinga molto quel complesso di ~ ntimenti napoleonisti e coreografici, che sono u n dato gener ale d ell'anima francese, Aggiungasi che il memo riale tedesco è di u na int ransigenza paradossale, no nostante gli eterni e stucchevoli richiami ai principi d i \Vilson. La Germa nia no n si adatta a restituire nemmeno l'Alsazia-Lo rena alla Franc ia, sebbene in uno dei fam osi punti t ale res tituzione fosse chiaramente co ntemplata e definita. È evidente che i ted eschi contano troppo sul movimento di revisione del trattato sviluppatosi nei paesi d ell'Intesa, dimenticando che questo movimento si arresterà, almeno per parte nostra, se la Germania si

FIRMARE!

rifiuterà di Jirmare. Noi non abbiamo la pretesa, che sarebbe superlativamente grottesca, di .influire su uomini ch e ci sono lontani e su avvenimenti che sono al di là del nostro possibile raggio d 'azione. Ma se un ufficio stampa tedesco esiste, che racco lga le manifestazioni dell'opinione pubblica dei dive rs i paesi, esso no n p o trà ignorare il nostro punto di vista.

Noi diciamo che nell'interesse generale del mondo e nel suo propr io particolare interesse la Germania deve firmare. Di tutte le solu zioni prospettabili, quella della ~r ma rappres~nta il « meno peggio». Non 6rmando, la Germania si vota alla catastro fe.

Coll'occupazione fulminea di gran parte del territorio da parte delle truppe alleate, anche ·lo spauracchio bòlscevico, le cui fortune, d 'altronde, oscillano pericolo samente i n Russia, perde ogni efficacia. Se la Germania n o ti. fum a, s i caccia n el più oscuro e spaventoso d ei v icoli ciechi; se la Germania firma, le sono aperte anco ra le strade dell'avveni re. Il « perisca Sansone con tutti i fi listei l> è una frase scriteriata, senza rapporto con le attu4li cong iunture La Germarùa no n è più ull Sansone ed è m o lto probabile c he i fi listei di razza anglo-sassone non p erirebbero con lei. A nzi: d farebbero, fra le r ovine del t empio, . un più Jauto affare. Se la G ermania firma, dimostrando col fatto di voler accettare le conseguenze del s uo delitto e della s ua Ws fatta. essa può sperare - aiutando il temp o che rinnova e cancella - ulte~ riori mitigazioni del trattato e n on più soltanto di forma. Cè già nei p aesi alleati, anche all'infuori dei p artiti socialisti, una vasta corre nte d 'opinione che tende ad i mporre una revisione del t rattato. ·

Su alcuni punti si è già stabilit o una quas i unanimità. Questi « p unt i di revisione» sono: il regime del bacino della Sa cre, le colonie già tedesche, i tedeschi d'Austri.a, le indennità e qualche altro d i min ore importanza.

Se la Germania no n fi rma, susciterà un movimento d i dispetto e di collera che aiut erà l'Intesa nel compimento di t utti i su oi piani d i invasione e d i imposizione : oltre · a ll' umiliazione dell'invasion e, il blocco stremerà la Germania. Firma ndo , s i produrrà quasi automaticamente un senso generde di délenle psicologica e n e hanno urgente b isogno di q uesta d!tente i n ervi del genere umano tesi sino allo spasimo da o r mai cinque ann i. Si av rà l'impressione che qualche cosa di d efunto, di compiuto c'è. Questo graduale ritorno all'equilibrio p sicologico, ai uterà il movimento di revisione, che sarà res o, p oi, poss ibile dalle inevitabili trasformazio ni che si veri ficheranno all'interno dei s ing oli Stati d ell'Intesa Gli elementi che nei paesi dell'Intesa h anno i niziato il movimento pro. revis io ne <lei trattato di pace di Versaglia, e noi siamo del numero , hanno già ottenuto una piccola, ma no n t rascura-

196 , OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOUNI

bile vittoria. Sono disposti a co ntinuare sulla stessa via. In Germania devono però co nvincer si che se non fi rmano, il movimento dei revisionis ti, invece di toccare e i mpegn are le moltitudini, perderà d'irilportania e di e fficaci a. Gli ambienti popolari int erpreteranno la r isposta g ermanica com~ una sfida. E allora: guai ai vinti r

MUSSOLINI

Da Il Popolo_ d'Italia, N. 166, 19 giugno 1919, VI.

DAL DIS CORSO DI P.ZA S, SEPOLCRO AL 1° MINISTERO NITTI 197

IL VINO E LA BOTTE

(Per ltlefono dal nostro Direi/ore) ROIIIA, 21,

Quello che si stampa e - ahimè - si legge a proposito della crisi ministeriale ·sui giorriali italiani è semp licemente buffo,'~3.pparciene al genere della comicità g rottesca. Uomini nuovi, idee ·n uove, vita nuova : ecco il motivo fo ndamentale di tutti gli articolì. C'è solo da domand~rsi dove stanno di casa gli uomini nuovi, dove so no reperibili l e idee nuove e se, in m ancanza di uomini e di idee, è possibile di inaug urare una vita nuova. La triste ma ingenua verità, palese a t utti [ censura ], è che nessuna possibilità di novità esiste finché non si spezza quel cerch io chiuso, fino a quando n on s i o sa procedere ad una crisi totalmente extra-parlamentare.

La botte, dicevano nella loro lapaliss.iana filo sofi.a i nostri nonni, d à il vino che ha. Se nella botte c'è una brodag lia [ .... w1..mra] voi siete semplicemente matti se v i r ipromettete di distillarne il nettare che dà le ebbre zze dionisiache. Finché voi vi acconcerete a fare il governo d'Italia con g li uomini che il mercato di M o ntccitotio vi offre, Voi avrete sempre lo stesso Governo.

Parlano di uomini n uovi. Guardiamoli un po' questi uomini nuovi dai quali dovrebbe venire la salute d'Italia.

Facciamoli sfilare in parata.

Ecco 1'on. Orla!ldo, ammalato fra dicio di parlamentarismo, che ha accettato il nostro di sintetessato consiglio di suicidarsi, ma lo ha fatto in maniera troppo ignominiosa. L'on. Orlando poteva morire in bel"'. lezza : ha preferito cadere come un fantoccio impagliato. Non o ccupiamoci più di lui.

Quali sono g li altri u om in i che si affacciano alla ribalta?

L'on. Nitti. Costui è, relati vamente , g iovane di an ni, ma è già cons umato . È un po' di e quivoco, di cinico e d i profil~r1r. C'è un equ ivoco nella sua à.ttività politica che si svolge in margine agli affari. È giolittiano sputato, v a in America e lascia un b ig lietto da visita per Gioli tti;

r1 !!1 t.:'~ H q ,)

t o rna dall'America e fa altrettant o. È gio littiano di convinzione e di <t t empera mento». L'hc1JJ0 11cv111 di ì'.foro Lucano ci riporterebbe in pi~no g iolittismo Come nOvità non c'è male Passia mo alla categoria d ei venerandi. Bosclli è totalmente rammollito. È, p olit icamen'tc c d i ntellettualmente parlando, un rudere da seppellire con una buo na p alata di t erra. Anche lui, come l'o n. Orlando, ha le g landule lag rimali cccessivamente ricche di liq uido, per cui ad ogni piccola o ccasione piange a lagrimoni g:rossi come il vit~Uino della rldamt del Calzaturificio di Varese

Altra veneranda mummia da relegare in un museo il sen. Bonasi. Gli dovrebbe, in quel buen rt liro, far compag nia l'on. Luzzatti, cariatide frusta, senza volontà, senza spina dorsale, uomo di pasta frolla, salice piangente anche lui, temperamento anguilloso.

Nemmeno l'on. 'Bissolati può essere esibito in ves te di uo mo nuovo. È vecchio, ,a nzi i nvecch iato. Non p uò entrare nel Governo un uomo che h a dato la parola e la giustificazione anticipata con la evocazione di Andreà H ofcr all'eventuale irredentismo pangermanista che ci cont ende l'Alto Adige e quindi il necessario baluar do alpino.

Q \lesta r assegna di u omini nuovi p otrebb e contìnua[e con gli on. Salandra, Barzìlai, Pantano, Sacchi. Ma cc n'è d'avanzo per l a dimostrazione della .nostra tesi.

Gli uomini che hanno in questi giorni gli onori della pub blicità sono g li esponenti, nella loro mentalità e nei loro costumi, dì cose trapassate e mo rte: [...• mts11ra].

C'è forse di meglio sui banchi di Es trema Sinistra?

I repubbl icani possono d are qualch e uomo ad un 1-iinistero ma n on altro. Anche perché la prova offerta da Eugenio Chiesa e da Ubaldo Comandini non è stata brillant e.

Il gruppo più compatto e forte è il socialista ufficiale. Su 40 deputati socialisti una decina son o completamente idioti. E. cer to che l'a ntropologo futuro quando vorrà fissare le stigmate del cret inismo nel secolo XX, prenderà in rapido esame il caso dell'o n. Beltrami. Si dirà : ecco il cranio dell'on. Beltrami, come si dice: ecco l'uomo della tal caverna, della tal epoca Altri dieci o dodici d eputati socialisti appartengono al genere deHe scimmie .urlatrici: gli on. Caroti, Maffi e si mili De Giovanni sanno fare soltanto d el baccano. Fra g li altri dieci o dod tcì i valori di Governo sono tre o quattro: !'on. Turati, l'on Modigliani, l'o n. Treves, Ma costoro n on sono uomini nuovl: son o dei parlament a"ri nel senso peggiore della parola.

La nostra rassegna è esauri ta. La contraddizione è i nsa nabile. Pe r avere gli uomini nuovi, bisogna uscire dall'asilo dei vecchi. [Cenmra].

N o i ci permettiamo di dare un modesto e <lis,interessato consiglio

DAL DIS CORSO DI P.ZA S. SE POLCRO AL 1° MINISTERO N JITI 199

all'altissimo personaggio che procede in questi giorni alle consu ltazioni di rito. Faccia egli convocare a Roma in un primo gmppo :

a) i rappresentanti dei mutilati e invalidi di guerra;

b) i rappresentanti di tutte le associazioni dei combattenti e famiglie dei c ombattenti morti e vivi.

In un secondo gruppo :

a) i rappresentanti della Confederazione Generale del Lavoro, dell'Unione Italiana del Lavoro, della Confederazione dei lavoratori italiani; ·

b) i rappresentanti delle _organizzazioni ferroviarie e di quelle dei servizi pubblici;

() i rappresentanti della Confederazione Generale dell'Industria, delle Camere di Commercio, delle associazioni agrarie, delle associazioni commerciali.

In un terzo gruppo :

a) i r appresentanti delle cooperative di produzione e consumo;

b) i s indaci delle citt à capoluogo di regione, i rappresentanti della. scuola, dall'asilo all'u niversità ; i rappresentant i del giornalismo.

Alle eventuali omissioni di questo elenco si è sempre in tempo a ri parare. Liquidato il vecchio Parlamento, questo Parlamento convocato e improvvisato sarebbe ver amente nuovo e sarebbe composto di gente che rapprese nta qualcuno e C]ualche cosa: interessi co ncreti, i dee e programmi definiti, me ntre il deputato non rappresenta che se stesso

Quest'assemblea strao rdina ria sceglierebbe u n piano [sic], il quale dov reb be trattare all'estero e prepara re all'interno l a nuova consultazione del popolo. Nomina ta l'assemblea elett iva questo Parl ame nto p otrebbe trasformarsi nei suoi Consigli Nazionali che i Fasci d i Combattimento hanno nel- lor o programma.

Il nostro progetto può sembrare avventato ai' pantofolai di tutte le sagrestie, ma i fatti dimostreranno che· altro mezzo non esiste per u scire dal cui di sacco della crisi cronica, per finirla con l'inutile do~ manda di gente che non esiste. Tutto il resto è commedia.

MUSSOLINI

Da li Pu/1 0/0 d'!Jali,,, N. 169, 22 giugno 1919, VI.

200 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

PRIME IMPRESSIONI

(Per t elefono dal 1101/ro ·Direffore) .

La prima seduta del cong resso è stata vibrante e m ovimentata L'ampia sala degli Orazi e Curiazi in Campidoglio è g remita . D all'aspetto si può desumere ch e la maggio ranza dei congressisti appartiene alle classi popolari. Vi sono molti amici e c oc.rispondcnti del nostro giornale.

Il di scorso del sindaco comm. Apolloni è stat o banale e reto rico fino a fat nausea, Se non l o avesse vietato il dovere dell'ospitalità, i congressisti, che hanno app laudito assai fiaccamente, ·avrebbero invece fischiato. L'oratore che segue, il capitano Cuccia della Sezione Romana della Nazionale Combatte nti, ha anche lui un esordio poetico e retorico, ma poi si stacca dallo stereotipato discorso d'occasione e fa delle dichiarazioni interessantissime :

« Noi abbiamo combattuto - affetm:i il Cuccia - non per asservire o jm. miseri rc altri popoli, nbbi:imo combJttuto per il popolo e per restitui r,e, i l potere al popolo. I.a trincea fu la nostra scuola. Chi non fu con ncì è oggi contro Ji noi », 1. !...:

Gli accenni a Gioli tti scatenano una tempesta di «abbasso». Si grida anche: « Abbas so Nitti I ».

Questo scatto indica già g li umori predominanti fra i congressist i. U n altro fortissimo scatto si ha quando l'oratore accenna agli« sciacalli che si abbeverarono del sangue dei nostri morti>>,

Il discorso di Fabio Luzzatto è stato troppo lungo e tro ppo analitico, ma anche lui, che parlava a nome del Comitato Centrale 'provvisorio dell'Associazio n e, ha fatto delle a ffermazioni di un vivo interesse.

D opo un preambolo, superfluo per un'assemblea di combattenti, il Luzzatfo ha evocato la Repubblica, Romana del '49, e l'assemblea ha applaudito, mentre echeggiava in ciualchc banco il g rido: « Viva Mazzini I».

Il Luzzatto ha esalta~o il fante contadino. Quando ha ricordat o Fiume, u n applauso formidabile si è scatenato.. Tutta la assemblea si

t:.;

levava in piedi. Si _gridava: « Viva Fiume italiana I Abbasso i "pacecchisti ! "»

N ella seconda parte del suo discor so, Fabio Lu2zatto ha dichiarato che l'Associazione Nazionale dei Combattenti vuole costituire una Unione. politica all'infuori e al di fuo ri dei partiti vecchi e nuovi , Quanto al programma d'aiione tratteggiato dal Luzzatto, esso coincide con quello dei Fasci di Combattimento. La riforma elettorale deve essere, non fine, ma mezzo per più audaci rivolgimenti.

Verso la fine del suo disco r so, il Luzzatto ha constatato, attraverso la fusione della guerra, la fine dei vecchi * lismi; ha bollato le sconce logomachi~ di Versag lia; ha evocato ancora una volta lo spirito di Mazzini e concluso con questa affertrlazione:

« I combattenti sono diversi dagli altri ; essi oon dicono di aver fatto l'Italia; s i limitano a dire che l' hanno fotesa e che, quindi, possono interp retarla'>.

Il Luzzatto è salutato da u na intensa ovazione.

A questo punto il capitano Giunta, della sezi one di F irenze, chiede di parlare. Si grida dovunque: « Basta con la retorica I»

Scoppia un violento tumulto. Il capitano Dell'Ara non riesce a farsi ascoltare, Il Luzzatto e g li altri del Comitato Centrale provvisorio se ne vanno, mentre Giunta e il nostro amico Vecch i salgon o in piedi sul tavolo della presidenza fr a grida e applausi.

Il Giunta riescs: a dare lettura del suo ordine del giorno, a ntigiolittiano, antinittiano, antìpussista, a ntiparlamentare.

L'ordine del giorno v iene acclamato.

Quin di l'assemblea si scioglie e scende nella piaiza, dove sono spie• gate forze imponenti di ca cabinie d e guardie, il che solleva g iuste proteste da parte dei combattenti. ·

Il congresso du rerà parecchi giorni, ma l a seduta inaugurale ha g ià rivelato g li stati ~·animo fo ndamentali e le ten denze dei congres· sis ti.

Il carattere del congresso si può riassumere cosl:

1. È stato nettamente ant igiolittiano e antinittiano. Ne prenda nota l' im_mondo senatore di P ortog ruaro e sappia che i co mbattenti detesrano il suo padrone di Dronero.

2.. È stato nazionale.

3. Il grande applauso pro Fiume e la Dalmazia dimostra che ·il cong resso non è rinunciatario. ·

4, Si può fin d a ques to .m omento affermare che l'Associazione

• Lacuna del t esto.

202 OPERA OMNIA Dl BE NITO MUSSOLINI

farà della «politica)), altrimenti non avrebbe, per solo scopo corporat ivo , ragione di esistere.

j. Il necessario sacrificio d ella guerra è stato nobilmente e al tamente esaltato. Ne p renda nota lo Sciacallo Frassati. I co mbattenti non sono pentiti di aver fatto la guerra. ·

G. Un'altra nota dominante del congresso è l'odio p er le frasi inutili e la retorica stanùa.

Si può prevedere che i lavori d ei prossimi giorni procederanno sollecitamente.

D a I/ Popolo d'/Jalia , N. 170, 2} g iugno 1919, VI.

DAL DI S CORSO DI P.ZA S. S EPO LCRO AL 1° MINISTERO N ITII 2 0 3
MUSS0LTNI

E NATO : VIVRA?

(Ptr telefono dal nostro, Direttore).

·La crisi, quella ministeriale, è formalmente risolta, L'ltaUa ·ha n u ovamente un Governo. Per quanto tempo? Può darsi per qualche giorno. Negli ambienti parlame ntari le opposizioni al Ministero Nitti si delineano fortissime e nel Paese il ferme nto è s tato e rimane assai g rave. Un Ministero che nasce in tali condizioni non è destinato a lunga vita, anche perché la sua compagine intrinseca è deficiente.

È inutile analizzare ad una ad una fo singole personalità dei minis tri. In maggior p arte si tratta di uomini di second'ordine che rappresentavano nel 1913 - ben sei anni fa - il loro colJegio, ma che oggi non rappresentano nessuno.

L'ascesa al potere di quel Schanzer, nato a Vienna, rappresenta un colmo . Non è ancora sopita l' eco delle polemiche violentissime scatenate attorno al suo n ome e alle sue origini straniere. Gran parte d egli elettori d el suQ collegio lo hanno già« protestato)). Gli fa buona compagnia Tedesco, di nome e di fatto.

Le figure dominanti dell'attuale Governo son tre : Nitti 1 T ittoni e Dante Ferra ris. Non abbiamo bisogno di ripetere c iò che p ensiamo del nuovo presidente del Cons ig lio e di tutto H suo atteggiamento spirituale e politico. Il Nitti appare come un G io litti più Orlando. Del primo possiede il cinismo parlamentare, del secondo l'abrntà orato ria e la mania del compromesso.

L'on. Nitti volle arrivare a quel posto. C'è arrivato. È g iunto s ul Campidoglio. Ricordi c he vicino c'è la·rupe tarpea.

L'ultimo colpo fortunato dcll'on. N itti s i presta ad amare riflessioni circa il nostro costu me politico. L'on. Nitti è stato gi udicat o e condannato da tutti i rapp resentanti dell'economia nazionale. Le critiche al suo malgoverno sono s tate violentissime e universali. Si diceva che Nitti avrebbe portato l'Italia alla catas trofe. Ebbene, se ciò sarà, gli si è dato il mezzo per farlo.

Nella fam osa seduta che d eterminò la fulm inea crisi, Nitti non ha detto niente di straordinario che lo rendesse indicato a coprire l'alta carica. Si espresse contrario ~I comitato segreto, ma per questo ba-

.,.

s tava un po' di buon senso 1 Niente altro I Coi suo i precede nti ed il s uo disco rsetto di cinque minuti, N itti è giunto a tenere in pugno i destini d'Italia I

N o i abbiamo rag io ne di affermare che la causa dell'on. Nitti è stata patrocinata con par ticolare tenacia da Gio litti e ques to spiega 1a duplice visita del vecchio bandito al Quirinale.

Ncll'atte~a delle dichiarazioni progr ammatiche, che n on p o tra nno tardare molto, perché il popolo italiano co mincia ad avere fretta, noi riaffermiamo la nostra decisa o pposizione al nuovo G ove rno in generale ed all'on. Nitti in particolare ! '

N é a modificare il nostro atteggiamento gioverà la presenza nel nuovo gabinetto dcll'on. Titto ni Noi non abbiamo b isogno di ristampare tutto ciò che in queste colo nne fu scritto e do cumentato contro di lui in altri t empi. La p olitica estera dcll'on. Tittoni si è c hiusa nel più p ietoso e clamoroso dei falli menti.. Ve ro è che in ques ti ultimi mesi l 'on, Titto ni ha pronunc iato discors i ispirati alle g rand i necessità della nazion e, non solo per q uel che riguarda l'Adriatico, m a anche p er ciò che rappresenta !'.innegabile diritto italiano nel Mediterraneo e nel continente africano. Ma l'o n. Tittoni ha in Francia un ambie n te assai ostile per un compless o di ragio ni politiche e p ersonali.

C'è un vantag gio: il nuovo presidente della d elegazione it aliana p er ]a pace sa parlare il francese corre tta.mente.

Il Tittoni ci ispira scarsa fiducia. Sa remmo lieti di vede rla smentita d ai farti, questa nostra prevenzione.

Dante Ferraris, sclf made l!Jan, è u n uorno d'azione, u na mente quadra ta e costruttiva. Se in Ital ia la crisi del dop oguerra, sotto l'aspetto della lotta di classe, n on ha degen erato in convulsioni caotiche, disintegratrici, lo si d eve a lui, ch e h a sapu to co ndu rre g li ind us triali italian i sul b inario d ella riecessaria modernità.

Il F erraris, mentre co me presidente della Co nfederazio ne Generale dell'Industria Italiana tien e n el p ug no l'econonia n azionale, conosce mo lto b ene gli ambienti, gli stati d'animo e le aspirazioni delle m asse operaie. 11 Fe rraris ha i requisiti indisp ensabili per regg ere alla fatica che ha a~ttato; solamente noi o sserviamo che lo si è caricato un p o ' tropp o Le spalle del comm Ferrar is so n o so lide, ma sono sempre le sp alle di un uomo. Ora a quest' uo mo è stato affidato un compit o i mmenso e cio è non solo il Ministero d ell' Industria e Lavo ro m a anche quello d egli Approvvigionamenti e Consumi.

A proposito di questi ultim i n o i speriamo - pe r frena re il caroviveri - d i vedere attuata d al ministro Dante Fenaris stesso quella serie di mi sure immediate elencate d al Ferrari s stesso nella s ua qualità di preside n te de lla Confederazione dell' Industria.

DA L DlS CORS O DI P.ZA S. SE POLCRO AL f' MINISTERO NITTJ 205

Composto il Ministero e prestat o il giuramento, l'on. Nitti ha mandato la solita circolare ai prefetti, n ella quale non è detto niente di speciale che valga la pena di essere rilevat o.

In settimana avremo le dichiarazioni programmatiche del nuovo Ministero ed il voto, che deciderà della sua vita o della sua morte MUSSOLINI

D a Il PoJ,olo d'Italia, N. 171, 24 giugno 1919, VI.

206 OPERA OMNlA DI BENITO
MUSSOLJNI

PER UN'AZIONE POLITICA

(Per ttlifono dal nostro Direi/or~).

Il congresso dell'Associazione nazionale dei combattenti t st ato tr avag liato da alcune sedute di crisi che pareva· dovessero, dopo l'esordio vibrante e caldo della seduta inaugiu ale, comprometterne gravemente le sorti.

li fenomeno, che p~ò apparire o scuro ai profani, ha invece cause m olto semplici e s i r iass umo n o in una sola : n ell'attegg iament o a volt e ambig uo, a volte dittatorio del CÒmitato centrale .

Gli uomini di questo Comitato volevano fare il « loro >> c o ngresso, 1_100 già il congresso dei combattenti. Volevano che il congresso si svolgesse secondo il loro piano e che prendesse d eds io ni g radite a q uei signo ri. A sentire questi capi, l'Associazione dei combattenti doveva atteggiarsi a verginella che ha paura di tutte le seduzioni.

Questi sig nori pretendevano d i con tinuare a covare la loro creat ura, pretendevano di tenerla chius a in u na serra ben calda e r iparata da tutte le influ enze dell'es terno mo ndo. La loro mentalità, la mentalità del Luzzatto e dei l\tira, co nd uceva a questa tendenza. Vo leva no t e• nere sotto tutela l'Associazione o farn e un lo ro mo nopolio.

Il congresso, dopo le manovre g rossolane e le p astette quas i giolittiane di luned.1, ha capito il giuoco oscuro e per quanto j p artecipanti siano nel loro complesso nuo vi a ques te manovre, hanno v iolentemente reagito e schiacciato l'o pposizio ne del Comitato centrale. Il quale ha dovuto r imangiarsi la sos pensiva camo rristicamente proposta e accettare l'inversione dell'ordine del giorno con la precedenza . alla discussio ne sull'azione politica.

La quale è stata impostata dal relat ore Zavattaro co n un -lucido e dettagliato discorso. Io no n so se lo ·z avattaro sia inscritto a qualche Fascio di Combattimento, ma posso affermare che egli si muove su · un terreno tipicamente fa scista e eh~ in lui si rivela lo sp irito fondamentale e animatore del fascismo.

Il fascis mo è antipartito e come tale no n ha pregiudiziali d i sorta:

U. · XIII

Questo fatto ci è stato acremente rinfacciato dai soliti fossili, ma sen7 tite come lo Zavat~aro si esprime quasi con le nostre stesse parole:

« t-Joi sentiamo - egli dice - di aver superato ogni e qu alsiasi pregiudi~ia le monarchica o repubblicana, clericale o anticlericaJe; sentiamo il dovere di ricostituire tutto quello che lii guerra ha sorpassato, ricordando che il problema necessario per l'Italia è l'epuru)one, l'opposizione contro tutte le corruzioni e lutte le camorre e quindi la diffusione di una n uova educazione _politièa e sociale « Per ottenere con me-zzi più semplici il nostro intento, depourmo sulla soglia della nostra Unione tutti i vecchi bagagli politici e, superando le usate pregiudizial i, faremo nostri alcuni grandi problemi di ricostituzione nazionale e, con la d uplice azione di controllo e di sostituzione a poteri e agli organi statali, ne affretteremo là rapida ricostituzione».

Le basi dell'azione politica che i com~attenti dovranno svolgere sono tre.

Primo: Risanamento della vita politica nazionale, che p uò essere fa tto solo dai combattenti che t ornano, dopo quattro anni di g uerra, moralmente sani e purificati dai sacrifici e dalle fatiche spese per.la salvezza del paese.

S t condo: Audaci riforme sociali

Ttrzo: Carattere nazionale, perché la nostra azione deve a\•ere per fine supremo la salute del nostro paese, annegando le ideologie internazionalis tiche, rivelatesi al di foori della realtà politica europea e m ondiale,

Confrontando più da vicino , analiticamente, i postulati elencati dallo Zavattaro e quelli che formano il programma d'azione dei nostri Fasci, s i trova che la loro iden t ità è assoluta, tanto sostanzialmente che formalmente .

I FaSci vogliono le elezioni a smobilitazione compiuta, col nuovo sìs tema dello scrutinio di lìsta e della rappresentanza proporzionale e ques to è il primo punto del ptogramma presentato dal relatore Zavatt ar o all'assemblea nazionale dei combattenti.

N el programma dei Fasci è detto che l 'assemblea nazionale, la quale uscirà dalla grande consultazìone popolare, dovrà all'inizio dei suoi lavori decidere circa la costitu zione del regime e lo Zavattaro, nella s ua relazione, dice testualmente che « il parlamento, cosl eletto, vera espressione della volontà del paese, riprenderà in esame la Carta Costitu zionale del 1821 ».

Noi fascist i andiamo un po' più in là, noi vogliamo il voto alle dorine e la loro eleggibilità, vogliamo abbassata H limite di età p er l'elettora to a 18 anni e per la elegg ibilità a 15.

L'abolizione del Senato è domandata dai fascisti e dai combattent i. Noi vogliamo accanto all'Assemblea nazionale legislativa il Consiglio

li l ' 208 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

nazionale dell'ecdnomia e lo Zavattaro accetta q uesto p unto di vista e propone di sostitu ire al Se nato « i Consigli elettivi dc:l lavoro dove siano r appresentate tutte le categorie di produttori e di lavorato ri che costituiscono i legi ttimi valori della moderna civiltà».

Pe r il problema finanziario, fasc isti e combattenti sono ln perfetto accordo. Noi vogliamo un'imposta progressiva straordinaria sul capitale, l a revisione dei contratti per fo rniture di g uerra, la confisca dei sopraprofitti, tasse gravi sulle eredità, confisca dei beni ecclesiastici; e i combattenti, nella relazione di cui ci occup iamo, chiedono come postulato fondamentale << la decimazione immediata del capitale ~uperiore a li re cento mila I).

Anche sul problema militare fasc isti e combattenti procedonç, sullo stesso terreno. Cosi dicasi d ella politica estera e del movimento agrario.

Sulle minori riforme che ve rra nno attuate dalla nuova classe dirigente non v'è discussione. Tutti c o nvengono che la scuola, la b urocrazia, la giustizia so no istituz ioni che devono essere rimesse all'altezza d ei nuovi tempi.

Quando i Fasci, nel!~ loro memo randa adunanza del z 3 marzo, de. linearono il grande programma di agitazione e dl realizzazione non mancarono ·i soliti imbecilli o incoscienti della cor sa al più difficile che ci gabella rono per reazio nari, forse perché nascetnmo con u n voto a nririnunciatario che non ammetteva equivoci.

Ora, dopo pochi mes i di vita , deve essere motivo di grande sodd isfazione per i fascisti italiani constatare questa coinc idenza fra il prog ramma d ei Fasci e il prog ramma prospettato a i combattenti per b loro azione politica.

La relazione Zavattaro, salvo inevitabili modificazioni di dettaglio , diventerà la parola d'o rdine dei combattenti italiani. I fascist i sono in b uona compag nia e , ci sia o no intesa forma le o contatto acca. sionale, poco importa, L'essemdale è il prog ra mma comune, animato dalle stesse idee eminentemente costruttrici e antÌ·pregiudiziaiole.

G li applausi e i c onsen si che hanno accolto la relazio ne d ello Zavattaro sono sintomatici ed elo quentissimi. In questi giorni una nuova, immensa forza morale e numerica prende posizione nel campo della politica nazionale. Si vedrà fra qualche tempo l'importani..a d i questo avvenimento. Se i combattenti lo vogliono, es si possono determi· nare i futuri d estini della Nazione.

Da li Po/10 /o d ' Italia, N . 172, 21 g iusno 1919, VI.

DAL DISCORSO DI P.ZA S. S EPOLCRO AL 1° MINI STERO NITTI 209

GLI INIZI

(Per telefono dal nostro Direi/ore)

ROMA, 26 notii .

I fogli neo-ufficiosi ci pregano di attendere, prima di c o ndannare senza appello il nuovo M inistero, il discorso prog ramma che Nitti terrà alla riapertura del Parlamento.

Gli iniziati neo-ufficiosi assicuran o che sarà un discorsissimo; ma noi ncJl'attcsa di questo prodigio ci rHiutiamo di accettare il consiglio dilatorio

Prima di tutto, quando si riaprirà la Camera? La data -è i ncerta, Chi dice il 3, chi il 4, chi il 9 di luglio. L'on. Nitti ebbe fretta d i combinare il « suo )> Ministero, ma non ha altrettanta fretta per esporre 1e sue idee. Ora, i primi atti, le prime gesta del nuovo Ministero giustificano pienamente i dubbi e le ostilità.

Si tratta di provvedimenti che alla superficie sembrano di indo le amministrativa, mentre sono squis itamente politici. Provvedimento politico è quello che si è preso contro il prefetto di Roma, reo, se• condo i giolìttiani e l'A vanti /, dì non aver saputo impedire l'insurrezioÌ,e popolare grandiosa e radiosa del maggio 1915.

La nomina del comm. Quaranta a c:-tpo della pubblica sirorezza è un altro gesto di camorra. Non sono certamente atte ndi bili le voci che cir colano in Roma circa i propositi dell'on. Nitti, ma fin da questo momento si può fissare la direzio ne generale della sua politica all'estero e all'interno.

Il discorso pronunciato dall'on. Tittoni non è rinunciatario e si d eve presumere quindi che la tesi del Governo Nitti sia questa: Patto di Londra più Fiume italiana. Ma, poiché il raggiungimento d i questo obiettivo appare assai d ifficile d opo le interminabili cd inutili serie degli antecedenti negoziati, Nitti avrà il coraggio, ad un dato i:nomento , che verrà, di proclamare l'annessione delle tcrce asscgoatèci dal Patto di Londra ed accettare l'annessione di Fiume all'Italia? Ne dubitiamo· fortemente. In caso negativo si appalesercbbc il trucco e l'insincerità . dell' attuale atteggiamento antirinunciatario.

N o n perché N itti pensì o voglia · riso lvere il problema dell'anoes-

sione, ma perché occorreva placare e deviare l'oppos izione della corrente nazionale, g li attuali antir inunciatari n on ebbero che un espe diente demagogico p er varare il Ministero.

Nella politica interna la tendenza dd l' o n Nitti è quella della riconciliazione con gli elementi dd socialismo ufficiale. La fr ase « combatt eremo i combattenti » è proprio un'invenzione, o no n è stata invece re almente pronunciata dal signo r ministro Visocchi, il quale poi si è affrettato a smentirla ?

Alcune agenzie più o meno u ffici ose preannunciano misure contro gli arditi e con tro l'attività d ei c o mbattenti in genere. La cosa non può srupire p ensando che il congresso dei combattenti è stato fieramente antinittiano.

Po iché l'on. Nitti non può b landire i suo i avversari , p uò essere tentato di reprimerli so ltanto. La faccen da non è cos l fac ile come può averla data ad intendere il comm. Qu1ranta, capo della pubb lica sicurezza .

Gli arditi smobilitati sono cittadin i come gli altri e o g ni misura .. contro di essi scatenerebbe tempeste for midabili che il i:ubicOndo paffutello Nitti ha tutto l'interesse politico e per sonale di evitar e.

Non si può fac merito all'on. N itti per l'a nnunciata abolizione della censura. Qualunque altro Ministero avrebbe cominciato col decreta re la morte di ques to anac ronismo che no n ha più rag io ne dì essere, quantunque l'Italia sia anc o ra in re gime di armistizio.

.Anche un Governo r eazionario, dato che sia possibile cost ituire un G overno reazionario, se non pescando tutti i ministri fra j socialisti ufficiali, avrebbe abolito la censura sui giornali.

La censura è la soppress ione della libertà di stampa, è un pri vilegio che tocèa ai cittadini che vivono, no n lavorano e muo io no ne lla repubblica dei Sovièts. Ben v enga, dunque, l' abo lizione della censura, e q uesto grido ben sincero in noi che fummo particolarmente prediletti dalle forbici ccnsoc ie Ma non si brucino pe r ques to ovvio provvedime nto pochi grani d'incenso all'on. Nitti, al quale si presenta l'occasione di seppelli re un cadavere, semplicemente I

Nitti andrà incontro ai socialisti ufficiali, specialmente nei riguardi dei combatte nti.

Sulla n ecessità di affrettare la smobilitazione, specialmente . delle classi dal 1889 al 1899, no n abbiamo niente da dire noi che tale s~obilitazione abbiamo invocato per mesi e mes i. Non ci o ppo niamo alla elargizio ne di una larga amnistia che non comprenda i disertori in faccia al nemico e q uelli recidivi all' interno o colpevo li di reati comuni.

Attorno a queste misure, che gli ufficios i del Ministero Nitti preannunciano, non ci può e ssere opposizione, ma lo spirito che le detta

• l DAL DISCORSO DI P.ZA S. SEPOLCRO AL 1° MINI S TERO NITTI 211

è pericoloso, è tipicamente giolitt iano. Tutto ciò sa rà fatto allo scopo di placare i socialisti ufficiali; tutto ciò rientra n el progetto di « de ~ pressione >> delle correnti nazionali ed avverse al pussismo.

L'on. Nitti è conseguente ai suoi precedenti. Non voleva la guerra: non simpatizza per chi ha fatto la g uerra. Gli uomini d ella guerra sono cordialmente antipatici a questo arrivato parlamentare, a questo panciuto cattedratico.

E la riforma elettorale? Non ne sarà nulla, in primo luogo perché egli non appartiene ai sos tenitori convinti della riforma; in secondo luogo perché i suoi amici socialisù ufficiali ~n ci tengono affatto, salvo la frazione Turati che non conta più nulla davanti al socialismo delle masse tesserate. Il socialismo se ne infischia dello scru tinio di lista e della rappresentanza proporzionale. Questo è anco ra un modo di votazione democratica. Infatti, mentre il bolscevismo limita l'elettorato e l'eleggibilità soltanto agli oper ai ed ai contadini, la tribù giolitt iana è contraria a lla rifocma.

L'o~. Nitti a ll'ultimo mon:iento troverà un mezzo più o meno elega nte per rinviare la dforma, e le venture elezioni si faranno, se si faranno, con il vecchio sistema.

Dopo questo rapido esame della situazione ministeriale, n oi non mutiamo di una linea il nos crç> punto di vista. Siamo all'opposizione e ci r esteremo perché, Nitti o n o n Nitti, la crisi rimane e non si risolve n ell'àmbito chiuso e mefitico di r-.fontecitorio. MUSSOLINI

Da Il Popolo d'I111lia, N. 174, 27 g iugno 19 19, V1.

212 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

DAGLI INIZI

DEL PRIMO MINISTERO NITII

ALLA MARCIA DI RONCHl

(28 GIUGNO 1919 - 13 SETTEMBRE 1919)

Dal 28 g.iugno al , lug lio; 1'.fossoli ni è ancora a Roma Dalla capitale telefona al giornale articoli sul trattato d i pace tedesco (21,); sull'attività e sulle caratte ristiche dei fosci italiani di combattimento ( 2 18); sui colloqui Nitti-TuratiCamera-ificheli circa l a riforma elettora le ( 221); sul problema d el caroviveri ( 223)

Il 6, 7, 8 luglio è a Milano, dove partecipa a due ri u nioni fra varie orga. nina1.ioni economich e e poli tiche associatesi per agire efficacement e cont ro il caroviveri (226, 229); redige un artico lo in proposito (227) e uno s ulla si tuazione all' interno alla vigilia d ella riapertura della camera dei deputati (230).

Il 9 e il IO lugli o è nuovameflte a Roma. Qui commenta i discorsi p ronWl· ciati alla riapertura di Montecitorio (232) L'll luglio, da Bologna, teldona al giornale uno scritto sull'atteggiamento dei ferrovieri italiani in merito allo sciopero generale deliberato dalla confrdenzione generai~ del lavoro (e app rova to dalla direzione de [ partito socialista) per il 20 e 2 l lug lio (234).

Rie ntrai~ a Milano, seguita ad ocruparsi d ello scioper o (238, 239, 240, 243, 24 5, 246, 256, 258), che r iesce solo puzialmente ( 259, 262, 2 67), e pro· pugna l'i n tesa e l'azione fra sii interventisti di sinistra (248).

Il 31 lug lio presente alla seduta della camera dei dcpu t:iti, la qu:ile approva, con voti 77 contro 38, la r iforma elcttor:i.le sulh base de i sistema proporzionale e p:issa alla di sc ussione degli articoli. P r ima del voto, Mussolini aveva trasmesso telefonicamente al giornale un articolo in merito (264). Il 2 agosto è di ritorno a Milano.

Il 3 agosto pubblica Noi e loro ( 270) e risponde ad un articolo di Giacinto Menotti Serrati (273). N ei giorni seguenti , red ige: J\fisJificazion e p 1mi11a ( 276), Cifre da meditare (282}, Se lo rmm Q i re.. ., (290), e un appdlo diretto dai fasci ùaliani di combattimento agli interventisti (299); s i occupa delle p rossime ele· :.:ioni generali p olitiche (279); prt'mctte un « cappello» ad una lettcr:1 di Ardrngo Soffici ( 286); precisa la posizion e del Popolo d'lraU,t circa le r isultanze della commissione d'inchiesta su C:1poretto (293); istituisce L, p<1gi11:1 J elt'avù,. zion e, per la quale scrive l'articolo inaug ura le (303); insiste su ll' intl'Sa e sull'azione deg li interventisti di sinistra (3CI , 30'1}; pos till a una. [1;1tera. di Carlo R ai moridi 0,05); ha una polemica con Vittorio Ambrosini (312); scrive con tro i l tentativo dei socialisti di « capo rett:ire » la n azione (296, 306); sulla ci rcolarr c! ira m,ita dall'on. Nitti ai prefetti Jel regno il 22 agosto, ne !J:1. quale s ì insiste sulla ntce5sità di limitare ì consumi e le sp<-se e su ll'aumento de lla proJu. zione ('308); su u n ord ine del giorno in mèrito alle prossime t>lezioni votato dal p artito socia lista ( 310); s ulla necl.'Ssità per la. politica 1;stern ita liana di II vo ltarsi ad oriente» (313).

Verso la fi ne di ago5to, la polemica Mussolini-Serrati (VII, 2; VIII, 2; IX, 151) si riaccende più vio lenta che mai (315, 318, 319, 322 , 328, 336, 342, 3 50, 353, 355, 359). (Nd corso dd la sche1maglia, che finirà definitivamen te il 17 settembre, si parla sovente de i mezzi che permisero l'uscita del PoJ1ofo d' Italia). Nel contempo Mussolini organ izza e partff ipa a l p ri mo raid aviatorio del Popol o d ' lt11lia (3 96) ; si occupa d el r avvcnire della n os tra aviu ione ( 325); dell' eccidio di Lain.1te del 1° settembre (333); .del ritorno a M ilano d el d oJi. a:simo r t>ggimento bers:aglied e del setti mo ed ottavo fanteria (344); accett ~ l'invito dell'unione sindacale milanese di tener ~perla sul Popolo d'Italia una sol· toscrizìone a favore degli operai metall urgici in sciopero da quarantadu e giorni (346) ; scrive gli artico li Come e pel'rhé cadde Brla K11 n ( 357) e Vetta d' Italia (360); esalta l'impresa (che verrò p oi chiamata la mucia di Ronchi) cui si è accinto Gabriele d' Annunzio nella notte da!l' ll a l 12 settembre ( 362, 364)

MANCANZA DI GRAN DEZZA

La schifosa genia dei tedescofili italiani è colpita in q uesti gio rni d alla p iù p rofo nda d elle umiliazioni.

Bisog na r icordare .ch e in questi ultimi tempi gli zelatori della « grande » Germania avevano ripreso la lo ro funzione, d andosi convegno, di preferenza, nelle colonne di due g iornali che s i stampano uno a Roma e l'altro a T o ri no. Semp re gli s tessi: Giornalisti libreschi, senatori incitrulliti, professori barbosi - in tes.ta a tutti Benedetto Croce - e g li eterni inco nso labili (< mogli >>: poiché dal fo ndo d ella t e<lescofilia italian a qualche cosa vi g iunge alle pinne nasali ch e n o n è precisamente odor di b enzoino; è l'equivoco sentore merluz.zesco dei domestici bid, ts~ è il fetore della cucina· bocbe; sono, inso mma, due dei tre famosi « K >> nei quali si riassume l' attività teoretica e pratica della smammellata femmina tedesca, Per quanto inim ellìgenti - l'erudito è un inintell igente p er definizione - i tedesch i n at i in Italia e dì professio ne « tedeschi », devono essersi accorti che nel naufragio della K11/tur manca o g ni g esto, ogni parola, ogni elemento d i g randezza. G iunta al quinto atto del la sua tragedia, ch e fu , pe r sua colpa, an che la t raged ia d i t utt i i popo li della terra ; auivata al c ulmine del suo Calvario, la German ia no n offre al mo n do niente che non sia infinitamcntC meschino, curialesco, m ercant ile, plebeo. Roma, all'i ndomani di Canne , fu gra nde. ?>..fila no, alla vig ilia d i Legnano , fu g rande. L'Italia, se non vi di sp iace, sazi.i e repellenti tedescofili, all'in doma ni d i Caporetto , all 'indomani cioè di una ·disfatta ch e era catastrofica e p oteva essere d efi nitiva, fu g:rande1 Presen tò al mo ndo una li nea di dignità e di compostezza. La sventura rivelò l' unità e la bellezza di un'anima co llet tiva. C'è una grandezza nel dolore. R icord ate le parole di Pao lo E milio, che, nel me zzo dei suoi trionfi macedoni, perde due figli. C'è una grandezza nel d elitto: Cesare Bo rg ia. A nche nella d isperazio ne ci può essere la « grandezza », cio è un atteggiamen to che n on sia v olg are.

D a q uattro m esi, la Germa nia sta mostrando, s ta esil>endo all'universo le prove della sua · <<m ediocr ità». Uri gesto di g randezza era quello d i accettare senza discute re, senza te rg iversare, senza sottilizzare s ugli inutili de ttagli, Ja pace. di Versailles. Bere, co n labbra

sto iche, l'amaro calice fino alla fecc ia. L'umanità av rebbe apprezzato e fo r se mitigato l'umiliazione subita senza proteste. La Germania invece ha trattato. Si è pieg ata alla diplomazia, a tutte 1c arti, grandi e p iccole, d ella diplomazia. Inutilmente

G iunge finalmente giorno in cui il dil emma v iene posto, nella for ma necessariamente brutale d el sl e del no e la German ia tenta ancora di sottrarsi all'ineluttabile con spedienti, cavill i, pretesti da conunercianti falliti. Oh idealismo tanto decantato della Ku/lur, in quale mai cesso universitario sei andato a affogare?· Non u na voce ci giung e dalla Germania, che dia un brivido alla c oscienza umana. L'Univer sità, colla sua teoria di analitici formiconi occhialuti, non dice n ulla che non sia banale. La Chiesa, colla sua tribù d i pasto ri ro tondi, tace. Tace il militarismo, che ten ta tuttavia di gettarsi e rifarsi sul vicino più debole. Il socialismo ci dà uno Scheidemann, mentre il comunismo accende i fuochi fa t ui e sanguinosi di una guerra civile che non ha l'ampiezza tragica e sublime della Comune parigina. Il popolo si abbandona al saccheggio. Il Parlamento d i Weimar, il Governo di Weimar appalcsano la lo ro pietosa insufficienza.

R imane, come qualche cosa che si stacca d al' fondaccio comune, l'inabissamento della flotta a Scapa-Flow. Ma i co ntorni di questo episodio, sono incerti. Si parla di passiva complicità i nglese, Si t ratta di una fl o tta che non si e~a mai totalmente impegnata in mare aperto. Era rimasta imboscata a Kiel. Q uell'ammiraglio Rcuter, poteva farsi legare all'albero maes tro e affondars i insieme colla nave. Vecchio gioco I Il tedesco preferisce l'intername nto, respinge l'affondamento. Uincendio delle bandiere è un episodio studentesco. Aggiungasi che il partito <li gove rno, cioè il social-maggioritario, riunito a congresso, ha sconfessato e ·l'affondamento e il r ogo I

Insomma: leggete e r ileggete la cronaca tedesca di quesù giorni e ne avrete l'impressi one di qua lche cosa di incomposto, di torbido, di caotico: un insieme di mezze figure, di mezze rivoluzioni, di mezze decisioni ; q ualche cosa che non è p iù commedia, ma che non r iesce nemmeno a diventare la tragedb. piena che rende pensosi e commossi anche i nemi ci

Non nego che il popolo tedesco, sotto un K oltàk qu alsia.si o anche nel consolidarsi della attuale repubblica sodai-borghese, possa riprendersi e ricominciare: io mi limito a constat:l[e la sua auuale ins uffici enza, 1a s ua att uale med iocrità, la sua att uale innegab ile, a:ppariscente, pietosa mancanza d i grandezza. Un giornale tedesco, commentando le ultime sed ute di Weima r, era forzato a riconosce re che la F rancia a Dordeaux aveva parlato all'umanità attraverso la bocca di Vietar Hugo, con accenti destinati a passare e r imbombare nei secoli ;

216 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

mentre fa Germania, nell'o ra culminante della·sua passione, aveva trovato appena un ignoto Baue r, uscito dalle tu~be tesserate della sociald emocrazia I Oh, io trovo che questa ammissi o ne tedesca vale tutto il bottino della guerra. Che importano le colonie? Res tituitele ai bodm. Che importano le indennità e 'i t erritori? L a nostra vittoria è ìrr questa ammiss ione, in questa confessione. I t edeschi si riconoscono infe rio ri a no i vecchia gente mediterranea, se è vero che la grandezza dell'animo, non nelle facili ore delle gioie si appalesa, ma in quelle oscure e pesanti della sciagura. Il significato dell'ammissione tedesca è chiaro. La Francia di Bordeaux seppe essere grande, La Germania di Weimar no n ci è riuscita. Anima di predoni. di ipocriti, di spergiuri è quella tedesca: non anima di eroi, perché questo era specialmente il m omento dell' eroismo o della semplice dignità e l'uno e l'altra sono completamente mancati. Sino ad oggi, un solo tedesco ha compiuto un gesto discreto dal punto di vista e stetico e mo rale: quel ge nerale ch e è a ndato a suicidarsi ai piedi del m onume nto a Bismarck. Ma aveva ottant'anni, e, a que lla età, la vita non vale for se la pallottola della Browning liberatrice.

Vè stiti, dunque, in lutto stretto, o lercia Congrega dei bochizzanti d'Italia I Noi che non ci pros ternammo dinanzi agli oracoli balordi e bibliotecali della Kt1//11r, ora che gli idoli sono infranti e il popolo t edesco si mostra nelle sue qualità fondamentali ventricolarr e immutabili da Tacito in poi, noi sentiamo che meritava la nostra is tinti va avve rsio n e e in quest'ora, prima che la pietà, suscita in noi in gigantito il dispre zzo. In no i, italiani. In n o i, che abbiamo 1:o rgog lio fo1le di essere, di sentirci, di dichiararci italiani! MUSSOLINI

1, DAGLI INIZI DEL I 0 M,INISTERO NITTI ALLA M ARCIA DI RONCHI 217
D:i Ii PoJtolo d'llalia, N , 178, 1 lugl io 19 19, VJ

IL «FASCISMO»

(Per telefono dal "Ostro Direttore)

ROMA, 2

Per valutare nella giusta misur a l'importanza sempre più grande del movimento dei Fasci Italiani di Combattimento, bisogn:1 rìcordare ch'cssi sono nati il 2. 3 di marzo, nella prima adunata di 1'.·fi lano. Disogn a ricordare ancora che a quella adunata intervennero soltanto gli interventisti non rinunciatari e gli altri che no n intendevano e non inte ndono accodar si - Maddaleni pentiti - al carro del Pnr. L"adunata del 2. 3 m arzo fu anti-rinunciataria e antipuss ista. Sono passati tre m esi e si può affermare - senza cadere nel bluff cosl caro alla tattica bagolistica degli altri gruppi e partiti - che il mov imento dei Fasci di Combattimento si è imposto all'attenzione pubblica ed è, oggi, la for.za più viva, più nudace, più rinnovatrice, più ri vo luzion aria, non nel senso bestiale <lei vandeani, che ci sia in Italia All'infuori del Partito Socialista, che pretende di possedere H monopolio esclusivo della piazza, non ci sono altri gruppi o partiti ài quelli segnati nei vecchi cataloghi che osino scendere in piazza. I Fasci di Combattimento contendono al P111 questo privilegio e nella recente agitazione anti-rùttiana sono s tati i fascisti di Torino, di Milano, di Roma e di altre città quelli che, fra il passivismo di tutti, han no agitato e scosso il popolo italiano.

L'attività di alcuni Fasci, citiamo ad esempio que1lo di T orino, è sempli cemente meravigliosa. Governo e pussismo, bolscevismo dall'alto e bolscevismo dal basso in tutto ciò che faranno e non faranno dovranno tener conto dei Fasci di Combattimento. Non è, fo rse, p rematu ro esaminare i motivi che hanno provocato questa r apida ascesa, questo trionfale sviluppo del Fascismo, malgrado l'aperta ostilità e la perfida malignazione di certa piccola gente invasata a freddo di rivoluzionarismo ktteraloide. Trattasi di gente che n nn ha mai condotto folle in piazza e che oggi è rivoluzion.ista sempii cemente per questione di concorrenza. 11 Fascismo è un movimento spregiudicato. E sso non ha sdegnato di prendere contatto con uomini e con gruppi che l'i dio ta fi.listei smo dei b enpensanti ig no rava o cond.111• nava. La gentç mediocre ha sempre affettato d.i «,nq(l prendere sul

'l i

serio » il futurismo; ora, a dispetto dì questa gente, il capo dei futuristi, Marinetti, fa parte del Com itato Centrale dei Fasci di Combat timento. Gli Arditi hanno subl to in questi ultimi tempi due diffamazioni: q uella di coloro che li avrebbero voluti sfruttare e quella dei vigliacchi che sbandieravano ogni delitto comune commesso da Arditi o falsi Arditi. Ora, a d ispetto dei calunniatori e ·dei fifoni, uno d ei capi dell'Arditismo in Italia, il capitano Vecchi, fa parte d el Comitato Centrale dei Fasci. Il Fascismo ha preso altri contatti con l'Associazione dei volontari di guerra, il Fascio popolare di educazione sociale e alcune organizzazioni m inori di combattenti, come l'U. N. U. S; l'Italia redenta, la Zona o perante. T u tci questi contatti, qu ali d'ordine locale, quali d'ordine nazionale, non hanno condotto a stipulazioni forma li, a nessuna di quelle intese protocollate che ripugnano allo spirito del Fascismo. L'èssenziale è di sàpcre che tutte queste forze possono essere utilizzate per uno scopo comune.

Per le eterne ostriche della pregiudiziale, apparve come inaudito che i Fasci non avevano pregiudiziali di sorta. Non si vuole capire che il Fascismo cessa di essere tale non appena si scelga una pregiudiziale. ll Fascis mo pregiudizia iolo di "·enta un Partito. I Fasci non sono, no n vogliono, non possono essere, non possono diventare u n partito. I Fasci sono l'organizzazione temporanea d i tutti coloro che accettano da te so luziorù di dati problem i attuali. P o iché abbia'mo ri 6utato d i caricarci le spalle con l'inutile fardello di una qualsiasi pregiudiziale, i melanconici «scagnozzi», come dicono a Palermo, della pregiudiziale, ci hanno abbaiato dietro l'appellativo pauroso e massacrante di reazionari. Noi, i reazionari I Il g uaio è che il numero di questi (( reazionari », invece di diminuire, aumenta. Nel recente congresso dcli'Associazione Combattenti è stato approvato un programma che non ammette pregiudiziali. Il presentato re di questo programma, lo Zavattaro, ha dichia rato ripetutamente ch'egli non accetta pregiud iziali, né monarchiche, né repubblicane, né cattoliche, né anticattoliche. Una domanda ci sale alle labbra e noi la rig iriamo a certi signori: che sia, dunque, un covo di reazionari nova nto tteschì l'Associazione nazionale dei combattenti?

Il Fascismo è antì-accademico. Non è politicante. Non ha statuti, né regolamenti. Ha ado ttato ·u()a tessera per la necessità del riconoscimento personale, ma pote ndo ne avrebbe volentieri fatto a meno. Non è un vivaio per le ambizio:ni elettorali.. Non ammette e non tollera i lunghi discocsi. Va al co ncreto delle questioni. Poteva darsi un programma d i almeno quindici punti, come quello repubblicano, o di quindicimila pun ti. CQgle quello p ussista o pipista ( P.P.T.). Poteva elencare le cento piaghe d ' Italia e metterci accanto il

DAGLI INIZ I DEL 1° .MINISTERO NITTI ALLA MARCIA DI RONCHI 219

relativo rimedio più o meno eroico. Poteva darsi delle arie truculente p er la galleria popolare. Lascia questo apparato de magogico a coloro che cercano ogni mçzzo p er far dimenticare o farsi p erdon are l 'inte rventismo di una volta. Ha forùtato il suo programma a pochi punti essenziali e <li i m mediata attuazione. La ri forma elettorale, l'espropriazione delle ricchezze, i consigli nazionali economici. Ques ta è la novità interessance del programma fascista: la rapp resentanza integrale. Per le ri vendicazioni d'ordine proletario, il Fascismo è sulla linea del sindacalismo nazionale, rappresentato dall'Unione I taliana del Lavoro. Anche qui delle due l'una: o noi siamo reazio~ nari e allora lo è anche l'Unione Italiana del Lavo ro d e1la quale accettiamo il programma, o l'Unione non è reazionada e allora - questa co n sta tazione lapalissiana ci intenerisce I - non lo siamo nemmeno noi. A ggiungiamo ancora che il Fascismo non solo non osteggia, ma 6ancheggia, sul terreno professionale, anche l'azione de lla Confederazione Generale d el Lavoro, poiché il Fascismo è antipussista, ma esse ndo produttivista, n on può essere e non è antiproleta rio .

Il Fascismo è un movimento d i r ealtà, di verità, di vita che aderisce alla vita. :È. pragmatista. Non ha apriorismi. Né finalità remote. Non p romette i soliti paradisi dell'ideale. Lascia queste ciarlatanate alle tribù della tessera. Non presume di v ivere sempre e molto. Vivrà sino a quando non avrà compiuto l'opera che si è prefissa. Raggiunta la soluzione nel nostro senso dei fondamentali problemi che oggi travagliano la nazione italiana, il Fascismo non si ostinerà a vivere, come un'anacronistica superfetazione di prnfessionali di una da ta politica, ma saprà brillan temente morire senza s morfie sole nni. Se la Gioventù delle trincee e delle scuole accorre ai Fasci (il Fascio giovanile r omano di combattimento conta già parecchie cent.inaìa di soci) gli è perché, nei Fasci, non c'è la muffa dclk: vecchie idee, la barba veneranda dei vecchi uomin i, la gerarchia dei va lori convenzionali, ma c'è della giovinezza, c 'è dell'impe to e della fede. Il Fascismo rim arrà sempre un moto di minoranze. Non può diffondersi all'i nfuori delle città, Ma fra poco ognuna delle trecento principali città d'Italia av rà il suo Fascio di Combattimento e l'imminente adunata nazion~ le raccogl ierà nell'armoniosa e libertar ia unità dell'azione q uesto formidabile complesso di forze nuove.

220 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLI NI
D :i li Popo l fJ d' /1 11/ia, N. 180, 3 lug li o 1919, VI. • MUSSOLINr

PRIMA VITTORIA

(Per te/~ / 0110 dal 1101/ro Dirti/ore)

ROMA, 3.

L"o pposjzione violenta scate nata contro il Governo N itti e su lla quale i Fasci di Combattimento s i sono tenuti al!'avang uardia, può reg is trare un primo grande succeSso. Le idee dell'on. Nitti circa la necessità e l'urgenza de lla riforma elettorale non erano be n p re ci se. Secondo taluni l'attuale Presidente del Consiglio non era partig iano della riforma, secondo altri egli avrebbe lasciato l'iniziativa a11a Ca· q1eca e si sarebbe tenuto s ul terren o dell'ag nos ticismo. Tu tto d ò è s tato travolto d all'unanime volontà del Paese. Una ni mità manifesta anche nelle persone d el triu mvirat o c he l'o n. N itti h a consultato: il socialista Turati, il clericale Mich eli, il costituzionale Camera. Noi crediamo che il collegio unino minale:, di trista nonché gio littiana memoria, sia morto e ·ques ta co nstatazio ne ci è cagione di p articolare compiacimcnto1 perché questo g io rnale è stato fra ì p ochi che abbiano « si stematicamente >> ag itato il problema e lo abbiano impos to all'attenzione del pubblico.

Il comunicato che riferisce il colloquio Turati-Camera-1\iìcheliNitti , no n è del tutto so ddisfacente. Da esso risulta che l' on, N itti ha accettato e<in massima>> il p rincipio di addivenire alle prossime cle2ìo ni generali co l metodo d ello scrutinio di lis ta e de lla rap p rese ntanza p rop orzionale Che cosa significa questa parola « in massima» ? C'è sotto una specie d i restriz ione menu.le ? L a chiusa del comun icato aumenta a ncora la nostra perples sità. L ' o n, Nitti fa sapere che « in tal modo no n hanno pi ù ragio n d'essere tutte le for me di manifestazioni tendenti ad affrettare le riso luzioni in ordine alla p redetta ri fo rma )>. Noi siamo d i parere perfettaipente opposto. Noi invitiamo i Fasci a r espingere questo invito e a mantenere la loro vigilanza perché un qualunque trucco dell' ultima ora non r igetti la riforma in alto mare Prima di tutto un' accettazio ne piena, intera e senza sottintesi della riforma da parte del G overno non c'è In seco ndo luogo, bisogna vedere qu ale sarà l'atteggiamento della Ca. mera Ora se le pani po litiche pi ù sa ne del ·paese sono riuscite ad i m~ porre la riforma al Ministe ro, d evono salvarla d alle po ssibili e p robabili i mbosqlte della Camera che è per tre quarti g iolittiana. In te rzo luogo, i fascisti devo no imporre i necessari emendamenti e c ioè : l'esten-

sionc dell'elettorato e della eleggibilità aJle donne; l'abbassamento del limite d'età per l'elettorato a d iciotto anni, per l'eleggibilità a venticinque; le elezioni a smobjlitai.ione compiuta; lo scrutinio di lista a base regionale. Bisogna impo rre l'approvazione · della rifor ma ai due rami del Parlamento, colla massima solJecitudine. Non più tardi del luglio, la r iforma deve dive ntare legge. Rimangono tre mesi, posto che le elezioni abbiano luogo· nell'ultima domenica di ottobre, per popolarizzare la riforma, per farla conoscere nel suo organismo tecnico, specialmente nelle plaghe agricole più arretrate.

Non è questo il momento per esaltare la r iforma d'imminente presentazione, Basti dire che è il sistcttla introdotto nei paesi d ella rivoluzione non tralignata nel sovietismo. In Germania e in Austria si è votato con lo scrutinio di lisra e co1la rappresentanza pcoporzionale Fra p ochi mesi, dai 15 a i 16 milioni di cittadini italiani - u omini e donne - po~ranno esprimere liberamente la loro volontà. È un! grande, un'immensa, una decisiva consultazione del popolo. Le eventualità prospettate da taluni avversari de ll a riforma che profetizzano uno schiacciante trionfo dei ner i e dei rossi ci lasciano indi fferenti. Il Partito che riporterà la maggioranza dei voti avrà il diritto di governare la nazione e nessuno potrà contendergli questo d iritto. Lo scrutinio di lis ta e l a rappresentanza proporzionale, soppr imono le dittature e offrono modo a tutte le idee d'essere rappresentate a seconda delle loro forze.

Dalla grande consultazione elettorale dell'ottobre prossimo uscirà quell'Assemblea legislativa, alla quale noi fascisti affidiamo il compito di ri vedere la costituzione fondamentale dello Stato, di armonizzarla coi t empi, di stabilire la for ma d i governo ·delle naziorti, mentre i Consigli nazionali de ll'economia tuteleranno gli jnteressi delle varie categorie produttricì . ·

Se l'on. Nitti riesce a far passare la rifo rma elettorale (e se non ci riesce lui, ci riusdrà il paese), l'on. Nitti, che passa per giolittiano, avrà, in realtà, portato alla fossa il g io littismo. Con u n collegio dilatato alla regione, con il controllo dei partiti, colla sviluppata coscienza dei cittadini, sarà assai difficile « manipolare » le elezioni nei gabinetti prefettizi o ministèriali come si faceva una volta.

Guai se la Camera rifiuterà il suo voto alla riforma , Avrà giustificato u na volta di p iù un eventuale assalto con relativa demolizione di Montecitorio. Ma n oi crediamo che i deputati si guarderanno bene daJlo scherzare con quella che è la volontà unanime della Nazione

222 OPERA OMNIA Dl BEN ITO MUSSOLINI
MUSSOLINI Da
1
li Po polo d'lftrlia, N. 181, 4 lugl io 19 19 , VI.

CHI POSSIEDE, PAGHI !

( Pt r telefo no dal nostro Direi/ore)

ROMA, 6.

I t umul ti della Romagna e della T oscana hanno pos to v iolente . mente in faccia alla Nazione e in facc ia al Governo il problema as · siUante del caro.viveri. Mentre il Governo è ancora nella fase degli « studi » e l'on. tfudaldi su convocando a Roma g li elementi che possono co nsigliare a attùare i rimedi necessari, la popolazione, che non ne può più; va all'assalto dei magazzini, realizza· il « comunismo >> nelle merci, stabilisce prezzi di calmiere che, diciamolo subito, non potranno du rare, se la produzione n on aumenta Ci t roviamo in un circolo vizÌoso e trag ico. Dal momento che il Governo non sa spezzarlo, il popolo cerca di spezzarlo con l a sua violenza, colla presa di possesso di tutto ciò che si tr ova nei negozi e nei magazzini del privato commercio. È da qualche tempo che Confed erazione Gene'rale d el Lavoro, Confederaz1one Generale dell'Jndustria, F asci di Combattimento e organizzazi oni diverse, hann segna1ato al Governo l'urgenza della c risi e ì mezzi per fr onteggiarla, Sono passate parecchie settim:me, inutilmente. Nessuna meraviglia, se b. popolazione inso rge cd eccede. Non si possono sempre contenere entro dati l imiti le folle una volta che siano scatenate . L'essenziale è dì p reve nire e di provvedere, poiché può accadere che a tumulto scoppl:lto non si sia p iù in tempo e non sia più opportuno reprimere. O ra, tutti si rivolgono al Governo ed è g iusto. Ma è anche giusto e necessario precisare quel che sì chiede al Governo , quel che il Governo può e d eve fare. L' abbiamo d etto e lo ripetiamo: il Governo d evé agire per i mpedire ogni aggravamento ulterio re della crisi, poiché il risolverla non dipende da un Gove rno. Gli uomini possono distribuire meglio i beni che esistono, no n g ià moltiplicarli. Finché la produzione mondiale sarà deficitaria, ci sarà sempre una crisi più o meno grave d~l caroviveri. Bisogna chiedere al Governo un'opera p iuttosto negativa, che pos itiva. Il Governo meno interviene nelle faccende dell'economia nazionale e meglio è. Il Governo deve spianare la strada all'iniziativa p[ivata, deve ripristinare, il piò sollecitamente possibile, le condjzioni

115. ·XIII.

di libertà economica di un tempo. L'unico paese di Europa dove i vjveri invece di aumentare di p rezzo sono d iminuiti del jo per cento , il Dèlgio. L'apparente prodigio si spiega col fatto del non intervento s tatale nell'economia deUa nazio ne. 11 caro-viveri è un .prodotto anche della « bardatura di glleua 1) che continua a gmvarci sulle spa lle.

Lo Stato non deve diventa re « produttore }>, perché chi d ice Stato, dice necessariamente burocrazia e la burocrazia è antiproduttivista e parassitaria per definizione. Lo Stato non deve porre intralci alla r ipresa dell'attività economica. Produrre I &co il supremo comand amento dell'ora. Produrre I dice l'o n. Nitti nella sua prima circolare ai prefetti; produrre ! gridano concordemente industriali, organizzat o ri, cooperatori, studiosi, giornalisti, tutti coloro che vedono , attraverso il n on-lavoro e la decrescente produttività, delinearsi la c3.tastrofe d ella nostra fragile c ivil tà.

l o m i vanto , modest amente, di avere un anno fa antiveduto q uesta necessità ;· mi vanto d i avere esa1tato le forze della produzione, quando il cambiamento del sottotitolo di questo giornale apparve agli sciocchi, ai malvagi, agli idioti, come una specie di <( tradimento )> degli immortali principl della democrazia. Ora, tutti vedono che quello della « produzione >) è il p roblema principe e primo, non solta nto nell'ordine d ella cronologia, e che se non viene risolto, qualsiasi sistema di convivenza sociale - capitalistico, socialistico, comunisticoè d estinato a perire nell'uni versale m iseria.

Finalmente, bi sogna arginare il crescente rinvilio ddb. valuta: ~isolvcre almeno parzialmente il nostro problema finanziario. A questo scopo, i Fasci di Combattimento propo ngono Je seguenti misure di attuazione immediata : a) imposta straordinaria progressiva suUa r.icchczza; b) confisca 'dei sopra p rofitti di guerra; e) tassazio ne grave sulle eredità. Queste m i sure so no a p pa r se estremiste, ma sono le uniche che possano trarre in porto la barc a della nostra economia. Non si possono curare mali estremi, se non con medicine eroiche. La necessità delradozione di queste misure, si fa strada. Ecco la Tribuna il vecchio giornale romano, che chiede << la tassa unica progre ssiva s ul capitale >>, Ci piace di riportare ciò che scrive, a proposito delle agitazioni di questi giorni, il nostro confratello romano:

« An zitutto il Governo deve provvede re a porre Jine all'aumento della circobzione monetaria, che cresce oggi di un mi liarùo al mese, svalutando sempre più la moneta già in corso. Deve non solo porre Jine alle emissioni; ma porre subito mano ad una diminuzione della m:tss:i. già esisten te, e che. ingorga il mercato.

« E ciò per due vie

224 OPTIRA OMNIA DI BENITO
.MUSSOLINI

« La prima e più semplice. t l'emissione di qualche prestito, che levi di ci rcofazione qualche mili:1.rdo. Abbiamo una circolazione di oltre dodici mili:1.rdi, aJ. meno tripla de l necessario ; ma gli intend enti g iudica no _c he il riti ro, a mezzo di un prestito, di t re o quattro miliardi, avrebbe già i suoi benefici effetti.

« Ma vi è un:1. se<:onda strada, la vera strada maestra. E questa è, e non p uò non essere, eh.e l'applicazione di nuovi , larg hi tributi che colpiscano progressi· vamente la ricchezza; e soprattutto la facile ricchczz:i accumulatasi fantasticamente nelle tasche di qualche centinaio di migliaio di fortunati, più o meno abi li, d urante il periodo della guerra. Sì parla g ià dei progetti, che saranno immediatamente presentati aJla Camera, per l'applicazione' d i una tassa, fortemente progressiva, sul reddito. Ma, sia ad evitue esagerazioni in questo campo delle im· posizioni pennanenti, sia a rendere più immedi;ltamente efficace razione dello Stato, sarebbe forse preferibile che l'applicazione dell'imposta perm:inente fosse preceduta da una tassa unica su l capitale, anch·cssa progressiva, applicata una volta tanto, e c he avrebbe ben altra efficacia che un prestito, a ssombrare i l mercato monetario dei troppi miliardi che ri ngombrano, e che sanerebbe una buona parte dei debiti di suena.

« Più presto e più energicamente si agi sce, e pi ù rapidamente e sicuramente s i ritornerà veno q uella condizione norm ale, senza la quale tutta la vita d i un paese, economica, politica, sociale, non può essi-re sana

« E quando il Gove rno avd mostrato eo ergia di propositi e di .uione nel chiJmarc la ricchezza, e soprattutto la nuova, fortunosa tkchena nata dalla g uerra, a compiere in tero il proprio dovere verso la comuniti, esso guada5ner.l 1utta rautori t.ì. necessaria per intimare !",tir anche a que11e agitazioni d i classe, le quali, app:irentemt'nte e parzialmente s iuslificate J:ille condizioni presenti, m0$lratl0 lllla loro volta l'incapacittl di tenere conto dei diritti generali e delle condizioni reali e permanenti de lla vita economica de lla Nazione » .

Ci associamo a tutte queste logiche e opportune considerazioni aggiunge ndo soltanto che non bisog na perdere un minuto d i tempo.

Da Il Popolo d'fo1/ù1, N 183, 6 luglio 19 19, VI.

MUSSOL I NI

M ussolini esclude che qualcuno p ossa ù11padronirsi del n1ot•imenlo ; al mass imo ognuno dì n oi potrebbe ~cgolare la violenta protesta. Gli elementi che agiscono in quest'ora so no fuori di og ni nostro controllo. Credo att o superfluo deplorare gli eccessi: limitiamoci a constatare l 'esp losione popolare ammonendo p erò Je classi lavoratrici che la politica del sacchegg io, se se rve a soddisfare dei rancori, n o n ha la virtù di eliminare il mabnno <lel caro-viveri.

Al disopra dei p r ovvediment i co ntingenti che hanno anche dei riferi menti locali e p o litici, Afouolini richi a111a l'amv1blea alrua111e p it) particolare della 1it11azione, che, pe r la sua co mplessità, de\·c essere risolta con· provvedimenti audaci, i qu ali si riassumo no nella tas sazione del capitale e nella confisca dei p rnfitti di guer r a,

• Riassunto delle dichi auzioni fotte :1 Mila.no, presso la scJ e J c Il Po/11,lo d'Italia , il 6 luglio 1919, nel corso de lla riunio ne pomcridian:t di un' nssemblc:i d i v.1rie org.1nizzazioni economiche e politiche riunitesi per agire effic:iccml'flte cont ro il e.tro..viveri. N ell:1 riunione antimeridiana, Mussolini aveva r iassunto « le necessità dell'ora in questi capisaldi: abolizio ne de]l.1 bardatura di g ue rra; forte t.1ss:uionc del capitale; confisca totale d ei profi tti Ji guerra e t:1ss:1 sull'eredit;\ »

Avev::i. inoltre propos to che le associazioni convenute mantenessero il cont::i.tto sino a cr isi risolta e facessero pressione verso il prefetto. (D::i. 11 Popo lo d' l t,1/ia, N . 184, 7 lug lio 1919, VI).

[SUL PROOLEMA DEL CAROV IVER I ) •

TRIPLICE LEZIONE

C'è negli avvenimenti di questi giorni - di carat te re piuttosto <( rivoluzionario » non già per il fatto della sommossa, del saccheggio, ma per il fatto dell'apparire in molti centri di una ·nuova autorità che ha ordinato e si è fatta obbedire e ha trattato da pari a pari colle vecchie autorità costituite - c'è una tdplice lezione che tocca il Governo, la borghesia commerciale. il Partito Socialista Uffidale.

La r es ponsabilità del Governo è enorme. Precisiamo perché ognuno deve avere il suo : del Governo Orlando-Sonnino-Crespi. È tempo di scovare dalla penombra discreta dell'EdHardo VII l'ex ministro degli Approvvigionamenti e Consurnì. È tempo di iniziare quell'inchiesta sulla gestione Crespi che ì Fasci hanno domandato da parecclllo tempo. La verità è che da otto mesi a questa parte il Governo è stato assente e inattivo e quando ha agito, lo ha fatto in modo burocraticamente disastroso. Tutto ciò che è accaduto e accade era stato mat~maticamcnte previsto. Oggi il Governo, coll'acqua alla gola, è costretto a prendere misure radicalissime e, malgrado ciò, insufficienti, mentre u na saggia politica di previggcnza avrebbe evitato questa insurrezione che si risolve con i saccheggi inutili e con le requisizioni individuali in un1 grande catastrofico sperpero dell a resid ua ricchezza nazionale. Disognava giungere a questi es tremi, perché il Governo si accorgesse che il proble ma del c:uo-viveri esistev:i, e che bisognava affrontarlo con spirito sburocratizzato e moderno. Questa crisi generale e acutissima è - anche - il seg no di una li q uidazione « politica l> nel senso che g li uomini e le is tituzioni si sono lasciati sorprendere e non hanno saputo padronegg iare g li eventi e sono api,arsi come « rimorchiati l> dalle moltitudini senza partito e senza nome. È destino che in Italia no n si cambi mai sistema. Solo col morto, solo col « fattaccio >> nelle strade, solo coll'assalto ai municipi e alle botteghe sì ottiene qualche cosa. Nessuna meraviglia che questa tra~ dizione, che questa coscienza del!'« illegal ismo)> si sia o ramai radicata nelle masse popolari.

Un 1altra lezione dura, ma meritata, tocca alla borghesia com merciale,

L'incet ta esiste. Esistono g li incct.tatori. Gli abusivi, c rfrninos i guadagni esistono. I calmieri, le requisizioni, tutto ciò che è s tato attuato nella nostra politica annonaria, non è mai stato fatto veramente

« sul serio ». La disciplina durava per alcuni giorni, poi si rilassava, finalmente scompariva e si tornava all'antico, Questo ha determinato degli « stati d'animo » speciali, di insofferenza, di inquietudine, d i rancore. Si accumulavano le polveri, che a un dato momento, dietro una piccola scintilla, sarebbeco esplose. La borghesia!'commerciale non si è difesa ed ha completamente abdicato per queste ragioni: primo perché non si resiste alle masse insorte e poi perché moltissimi di questi negozianti e grossisti a~evano la coscienza sporca per lo sfruttamento perpetrato duranté la guerra e durante l'armistizio. Sarebbe eccessivo ed ingiusto riversare tutta la colpa sulla borghesia commerciale, ma sarebbe ffiisconoscere la realtà accordare attenuanti O assoluzioni a q uesta classe, 'che, oggi, restituisce, in gran parte, il maltolto. Finalmente c 'è una lezione per i socialisti ufficiali. È sintomatico che le cooperative non siano state risparmiate. A Imola, c ittà socialista, la folla si è diretta, dì preferenza, contro le cooperative·socialiste Le scoperte di Torino ~ono in tere~santissime, La famosa Alleanza Cooperativa Torinese, quella che fo chiamata la vacca grassa dalle mammelle inesauribili per il pussismo, appartiene alla lista nera delle ditte sfruttatrici e affamatrici. Dovunque, si è veduto che i socialisti non hanno le forze per arginare, incanalare le masse e dirigerne H movimento. I nostri bolscevichi trovano dei bolscevichi ancora più estremisti. A Imola, dominatore ultimo della situazione, al disop ra dei socialisti, sindacalisti e anarchici, è apparso un certo T inti di dubbia fama. Le masse- popolari hanno sommerso i socialisti ufficiali. È la verità. L'organizzazione pussista non dispone ancora di «quadri» s ufficienti per contenere le moltitudini. Questo spiega, o ltre a ragioni fodividuali e allo spirito di conservazione dei capi, l'attuale, evidente, grandissimo imbarazzo e disorientamento del Pus.

Quanto al tentativo di fare sui moti di questi giorni una speculazione politica anti-interventista, è destinato a fallire, perché non ha senso e n o n ha più « presa )> s ulle masse popolari. La crisi non è italiana, è _u niversale. È in Ielazione colla guena, ma l'incendio è stato appiccato dalla Germania - complici attivi tutti i socialisti tedeschi - ed è dimostrato, d'altra parte, che la neutralità n on avrebbe risparmiato all'Italia do lori e miserie.

Bisogna mettersi in mente che i pr ovvedimenti attuati in questi giorni non risolvono il problema. Prima di consumare e per poter consumare bisogna produrre. Nell'aumentata produzione è la chiave di v olta della situazione.. Questo deve intendere il Governo; di questo devono r endersi conto le masse lavoratrici.

'MUSSOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N. 184, 7 l uglio 1919, VI.

228 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

PER LA COSTITUZIONE DEL « COMITATO D'INTESA E D'AZION E » *

M11s.ro/i11i J rapido e conciso. Propone la co1tituziom di un « CM1ita/o d'intesa e d'azionrJ )> che sieda in permanenza e che fissi la .ma azione volta per wlta. Non ti pr,occupa emuivamente della partecipazione dti nost ri alle commù1ioni cx;munali. Siamo o rmai abituati alle partigianerie dei socialisti di Palazzo Marino.

Comunque si sappia - e lo comprendano gli interessati - che la r ivoluzione quei si g no ri non la p otranno fare contro di n oi I (Applau.ri). La potreb bero fare senza d i noi, q u alora avesser o i q uadri e la volontà ; ma l oro n on hanno niente cli tutto ciò.

Se v o lcsSero impriffie re ai mov i men t i futuri causatì dal dissesto ·eco nomico un carattere di rappresaglia contro di noi, ripetiamo che daremo loro del filo da t orcere, t.a nto da farli pentire arnanmcntc. ( A ulamaziom). **

• Riassunto del discorso pronunciato a Milano, presso la sede d ell'U nione sindacale ·milanese, la mattina del 7 lug lio 19 19, ne l corso di un' assemb lea dei delegati delle associazioni che avevano partecipato a11e riunioni del gioi no 6. (Da li Popolo d' Italia, N. 185, 8 lug lio 19 19, VI).

*"' Dopo la discussione, viene \-Otato alrunanimi tà questo ordine del giorno concretato dii Del I.atte e Longoni: « I rappresentanti delle associazioni sottosegnate si costituiscono d a questo momento in "Comitato d'Intesa e d' Azione " : Unione Sindacale ( 4 rappresentanti); Fasci d i Combattimento ( 4); Part ito ·Repubb licano (3); Unione Socialista (2); U nione Smobilitati (1); Associazione Combattenti (1); Associazione Arditi (1) ; Associazione Volontari (1); Circoli giovanili e associazioni minori ( 1). T ale commissione nd mentre riVolgerà la sua attenzi one all'attuale crisi alimentare facendo, a SC(Onda deg li eventi, opera di controllo collaborat ivo o di critica salutare, ·inizier à subito gli scambi di vedute fattive perché ove da ta le crisi a limentare abbia a scoppiare un moto a ca rattere politico, esso sia· incanalato nelle direttive rivoluzionarie e rjnnovatrici che le associazioni ri unite h3nno sempre propugnato ne ll'ultimo qui nquennio» . (Da I/ Popol o d'l falia, N. 18 5, 8 lug lio 19 19, VI), ·

NELL'ATTESA

Oggi si riapre la Camera. In altri momenti iÌ fatto ci avrebbe i nteressato mediocremente dal punto di vista della cronaca politica. O ggi la riapertura del Parlame nto è un avvenimento che richiama l'attenzione dell'opinjone pubblica. Non c'è bisogno di dilungard a spiegare perché. Basta guardare a quello che succede in Italia. La nazione è nel punto culminante di una duplice crisi: esterna . e interna. Ciò che ci ha detto Tittoni, prima di partire per P arigi, non è molto. Le notizie che sono giunte da Parigi n on sono ancora soddisfacenti. Continua l'incertezza. Non abbiamo ancora la pace; non sappiamo quando l'avremo. Gli incidenti fiumani - gravissimi - hanno inferto un colpo mortale all'amicizia franco-italiana. Le notizie - attendibili - che alleanze difensive e offensive sarebbero state concluse tra la FranciaJ la Jugoslavia, ·la Czeco-Slovacchia, la Romania e la Grecia, sono tali da preoccupare, i n quanto rivelano nella politica francese un piano folle e assurdo di accerchiamento dell'Italia da parte d ei popoli dell'ex-impero absburgico. Un'Italia isolata non può restare, né può vivere; due direzioni si delineano allora : una socialista che vorrebbe portare l'Italia nel blocco delle repubbliche cosidette proletacie d'oriente e un'altra che tende a riaccostare l 'Italia col mondo t edesco. Certo è cbè se l a Francia si ostina nella sua poUtica, noi saremo forzati a sceg lie re. La nostra situazione int er nazionale ·non è brillante, pur non essendo disperata e catas trofica come affermano quelli che si opp osero alla g uerraj la n ostra situazione interna è meno brillante ancora. La c risi del caro-viveri va declinando per ciò che riguarda il tum ulto e il saccheggio e l'ordine pubblico è oramai ristabilito dovunque, ma la crisi stessa del caro-viveri s ' avvia al suo secondo tempo che può avere i caratteri d ella vera e propria carestia. Se lo Statoche ha respinto l'idea di un ritorno alla libera concorrenzanon riesce in un tempo brevissimo a rifornire in maniera continuativa ed egualitaria la nazio ne - e noi dubitiamo che riesca a tantodomani saremo a1la fame. Le misure di questi giorni sono d ei calmanti, non dei rimedi._In questa situazione di fatto, l'on. Nitti si presenta e presenta i1 suo Ministero alla Camera. Con quale programma ? Non sappiamo. Secondo taluni l'on. Nitti vuole impegnars i a fo ndo,

immediatamente, sulla riforma elettorale. Il prOposito, lo diciamo noi che non siamo sospetti d i tenerezze per l'attuale preside n te del Consiglio, è saggio. Il Paese insorgerebbe contro la Camera, se i d ep utati r ovesciassero Nitti per sep pellire la rifo rma elet to rale. N o n è da escludersi una insurrezione d ei ttec.ento deficienti, affaristi, analfab eti che formano i « rospi del pantano » montcdtoriale . Questi trecento "e più signori, sanno che perderanno la medaglietta e q uindi potrebbero essere tentati - per l'istinto di conservazione - di rovesciare un Ministero che si annuncia con queste i ntenzioni. Ma noi vigileremo. A parte le questioni di principio che ispiravano e isp irano la nostra · opposizione al M inistero N itti (noi eravamo favo revoli _ a una soluzione extra-parlamentare della crisi, come co nsig liammo alla Corona), il nostro· atteggiamento sarà in relazio ne co l p rogramma nittiano e col mo do con cui questo programma si realizzerà No i non abbiamo candidati alla Presidenza del Consiglio: N on d icemmo « Abbasso Nitti I>> per p ortare qualcun altro sugli scudi, come Sonnino ( Giornale d 'Italia) ; O rlando ( Epoca) ; Salandra (Idea Nazionale) ; G iolitti (Stamp a). Se l'on. Nitti porta a salvamento la riforma ele ttor.\le, se l'on. Nitri attua le misure d 'or dine economico che la situazione esige, noi no n passeremo fra· le sue schiere, a .ingrossare la coalizio ne nit~ tiana che va da Falbo democratico a Ciccotti-Scozzese socialpussista. Ci limiteremo a trattare il suo .Ministero Per quello che vale e significa : un Ministero di transazione e di l iquidazione, nell'attesa che la nuova prossima grande consultazione eiet torale fac cia emergere g li uomihi che devono costituire la classe dirigente dell'Ital ia di· domani.

MUSSOLI NI

Da Il Popolo d'Italia, ~. 1S6, 9 lll:glio 1919, Vl.

DAGLI INIZI DEL 1° MINISTERO NITTI ALLA MARCIA DI RONCHI 231

DOPO IL DISCORSO

Alcune impressioni sintetiche e personali.

I discorsi dell'on. Orlando erano delle sviolinate rettoriche e inconcludenti. Davano una sensazione fugace e nient'altro. Erano belli, ma vuoti. Il discorso che segue, dell'on. Nitri, è precisamente l'antitesi dell'eloquenza orlandiana. L'on. Nitti ha sviluppato un programmissimo e un~ prima obiezione da muovere è questa: ch'egli ha messo troppa carne al fuoco. Tuttavia, quest'obiezione non è una str oncatura. I tempi sono enormemente dinamici, L'attuazione del programma Nitti, prima della guerra, avrebbe richiesto un quarto di secolo ; oggi, pochi mesi possono bastare a realizzarlo o ad avviarlo alla realizzazione.

Piuttosto c'è da domandarsi se gli u omini del Ministero Nitti avranno la capacità per riSolvere tanti e tali problemi. Non si può n egatio a priori: lo ved remo dai _ fatti .

Un Ministero che p resenta nettamente e categoricamente due dei principali postulati dei Fasci di Combattimento, e su di essi si dichiara pronto a lottare o a cadere, n on: può essere ,il bersaglio di un'opposizione sistematica, com'è l ' opposizione di coloro che h anno nel gozzo Orlando, Sonnino, Salandra, Giolitti o Luzzatti. I postulati fondamentali dei Fasci di Combattimento sono, nel campo politico, la riforma elettorale, c he deve liberare il paese dalla vergogna giolitciana del collegio uninominale e la d ecimru::ione delle ricchezze, specialmente parassitarie. Noi troviamo tutto ciò nel p r ogramma rùttiano. Diciamo fra parentesi che i Fasci di Combattimento non hanno niente di comune col Fascio Parlamentare, Ognuno va e può andare per la propria str;ida.

Meno soddisfacenti sono le dichiarazioni di Nitti in materia di politica estera. Non sappiamo se l'on. Tittoni dirà qualche cos3. di più.

Dall'insieme d<:lle parole di Nitti si ha l'impressione che la causa di Fiume sia gravemente compromessa. Ricordi l'on. N ittl che sulla questione di Fiume la nazione _; unanime - non è disposta a trart- · sazioni.

Inutile postillare le parole di Nitti circa la serie ·dei proble mi minòri da lui toccati.

Se l'on. Nitti ha voluto in altri p un~i del suo discorso fare soltanto

della demagogia per ingraziarsi gli estremisti del P111, non ta rderà a p entirsene amaramente.

Non sappiamo quale accoglienza gli tributerà la Camera. Noi diciamo subito a i deputati e a tutti che, con Nitti o senza Nitti o contro N itti, entro questo .nme di luglio, Camera e Senato devono approvare :

a) la riforma elettorale;

b) la decimazione delle ricchezze, specialmente di g uerra. Noi siamo qui a fare buona g uardia.

Vigileremo il Governo e il Parlamento.

I n caso di {Ilancata parola, n oi c i rovesceremo contro il Governo o contro il Parlamento.

Non c'è tempo da perdere.

N elle prossime settimane .sarà deciso il destino delle istituzioni: o ri nnovarsi profondamente o perire sotto l'urto di una nuova insu rr ezione di p opo lo.

MCJSSOLlNl

DAGLI INIZI DEL 1° MINI ST ERO NlTTI ALLA M ARCJA DI RONCHI 233
Da li Popolo d ' Italia, N. 187, 10 l uglio 19 19, VI.

LO SCIOPERISSIMO

(Per t elefono dal no!lro D irei/ore)

BOLOGNA, 11.

I ferrovieri italiani, e mi piace di in sh tere su questa parola « ·italian i »; scioperer anno veramente il 20 e 21 lug lio prossimo? Mi rifi uto d i credere fino a quando non vedrò i treni fermi sui b inari dell a stazione o lungo la linea. Un a mico ferroviere che conosce l'ambiente mi as s icura che il 70 per cento d ei ferrovieri italiani si rifiuterà di compiere un gesto che si risolverebbe in. un vero e proprio tentativo dì affamamento e di assassinio d ella nazione, e quindi di tutto i l popolo italiano

8 indubbio però che il r esiduale 30 per cento di ferrovieri, pro- · babilmente aderente allo sdopero, potrebbe .sconvolgere il nostro se r vizio fertoviari o

È tempo di di re una parola brntalmente sincera ai ferrovfori e ci sentiamo in diritto e in dovere <li dirla noi che abbiamo sempre e con disinteresse assoluto propugnato le g iuste rivendicazioni di q uella classe. Che gli altri tacciano . n on importa: noi soli, non avremo l a coscienza inquieta domani.

Il Com.iuta Cerit rale del Sindacato dei ferrov ieri ha ·diramato un d ocumento pietoso nella fo rma e nella sostanza : sembra ed è prosa stillata da un g ruppo di gesu.iù che non sentono quello che scrivono. N o n è uno squillo di guerra: è un comunicato contorto e leguleio, un ragù di cose disparate, antitetiche e· false. Anzitutto bisògnercbbe domandare a questi signori con quale Russia, con quale Ungheria vogliono solidar izzare. :È col Governo di Mosca o di Buda,,pest? O col proletariato di quelle due nazioni che è in lotta contro il G overno, che si ribella, che fa scioperi contro quei Governi cosiddetti socialisti ? È stato o n on è stato pubblicato dalla Crilica Sodale di Filìppo Turati l'appell~ straziante di 120 mila operai di Pietrogrado contro la b arbarica t irann ia comuni sta? Se si tratta di manifes tare in favo re di coloro che dalla a utocrazia dei barbari sono caduti, come dice Gorki, in balia della autocrazia de i selvaggi, ci stiamo anche noi. Ma se si t ra tta di solidarizzare coi selvaggi, no I

Ma il Comitato Centrale dei ferrovieri aggiogato al car;o pussistico non bada a queste fondamentali d is tinzioni ed invita i ferrovieri allo sciopero.. È enorme I I ferrovieri sono ~taci interpellati ? No I Sono iscrit ti alla Confedeu2ione Gen erale del Lavoro e quindi tenuti ·ad o sservare gli ukase? Nem~no ! Il Sindacato ancora autonomo. Stabilito tutto ciò noi invitiamo i ferrovieri coscienti a disubbidire e a non prestarsi ad una speculazione politica che non ha più senso né g iusti6.cazione.

I postulati -per il raggiungimento dei quali lo sciopero generale venne .da principio prospettato, sono in Italia raggiunti da tempo. La Francia repubblicana ·ha ancora censura e stato d'assedio. L'Italia monarchica. non ha mai à.vuto il secondo, ed ha abolita la prima.

D'altra parte le masse operaie d evono convincersi che la rivoluzione non mig liorerebbe né subito né per molto tempo in seguito la lo co attuale c'ondizione. Qualsfasi Gove'rno estremista non p otrebb e diminuire ulteriormente la g iornata di lavoro : forse le otto ore diventerebbero n ove o dicci.

Né aumentare oltre un certo limite i salaci. Due grandi rivoluzionarie riforme sono in cantiere e passeranno: la rifor~a elettorale e la falcidia delle ricchezze. Una rivoluzione socialista a base di dittature pussistiche non potrebbe face d i più. Il suo unico risultato sarebbe quello di portare ' al caos totale la già difficile situazione odierna.

,Che lo sciopero ferroviario sia da considerare come un mero e proprio crimine di lesa na2ione, r isulta dalle parole del segretario del Sindacato dei ferrovieri francesi :

« Noi ferrovieri - egli ha detto - non voglia.mo metterci al rimorchio di politicanti irrespoosabi li, né di estremisti Ci viene imposto uno sciopero di vcn· tiquattro ore ? Lo faremo. Ma vi prevengo che sarà quel che sarà. l ferroyieri ne hanno ab bastanza dei politicanti e d·a1tronde hanno ottenuto soddisfazione alle domande circa gli aumenti di salario e l'applicazione delle otto ore di lavor o ».

La- s tessa soddisfazione hanno ottenuto i ferrovieri italiani tanto che essi stessi hanno dovuto riconosCC!e che le concessioni governative erano state soddisfacenti. Un pretesto decetlte ·di ordine sindacale per lo sciopero dei ferrovieri non c'è. Avremo dunque 48 Ore di soppressione del servizio? Il segretario del Sindacato dei ferrovieri francesi, interrogato sulle conseguenze, ha dichiarato testualmente che il disordine di uno sciopero di sole 24 ore durerà almeno quindici o venti giorni.

Fatti j debiti raffronti si può affermare c he se uno sciopero di sole 24 ore in Francia, dove le ferrovie marciano molto meglio che da · noi, paralizzerà la vit~ nazionale pet venti giorni, uno sciopero d i 48 ore

DAGLI INIZI DEL 1° MINISTERO NITTI ALLA MARCIA DI RONCHl 23 5

in Italia equivarrà, d al punto di vista dell'economia interna, ad una immensa catast rofe. Un aggravamento indefinito della cri si dei trasporti, in questo mo mento, sig nifica precipitare il paese nella carestia.

Il discorso Murialdi non permette illusioni. Siamo dinanzi ad u na vicina terribile realtà : la fame I Se m algrado ciò i ferrovieri sciopereranno, si preparino a subire l'inevitabile repressione dello Stato, che in tale materia può imitare le procedure del socialista Noske. E non si lagnino se, la Nazione aggiungerà la sua alta riprovazione politica e m o rale ad un gesto i nsensato da t utti i punti di vista, compreso in prima linea quello proletario

MUSSOLIN l

D:t Il A,polo d'Italia, N. 189, 12 lug lio 1919, VI.

236 OPERA OMNIA
DI BENITO Ml.JSSOLJNJ

FANTE!

L'imboscato ha detto che e r ano i « fessi » che facevano la guerra. Hai sofferto, hai vinto: saresti «fesso» se il 2.0-21 core. lasciassi che ì frutti della tua y ittoria fossero ·rapinati dagli imboscati di ieri, travestit i oggi da bolscevichi.

Da I/ Po/iol o d'Italia, N. 189, 12 luglio 1919, VI (o, 4) .

LA PAROLA D'ORDINE DEI FASCI DI COMilATIIMENTO

Ieri sera il Comitato Centrale d ei Fasci di Combattimento, ha dato, con l'ordine del giorno che segue, la parola -d'ordine a tutti i fascisti d'Italia:

« Il Comitato Centrale dei Fasci Italiani di Combattimento di fronte al progettato sciopero generale d el 2.0 e 2. 1 corrente, mèntre constata l'artificio del carattere internazionale che ad esso si vorrebbe assegnai:e, poiché il proletariato inglese non ha aderito al criterio·dell' astensione d al lavoro e la Confédération Générale du -Travail ha limitato la sua az.ione ad una modesta parata di ventiquattro ore ;

« rileva l'assoluta ingiustificabilità dei motivi addotti dal socialismo ufficiale del D?Stro Paese per siffatta protesta in q uant o sono annunciati provvedimenti rapidi e concreti in fayore della s mobilitazio ne e dell'amnistia ed è ·notorio che l'Italia non contribuisce affatto all'intervento militare i n Rus~ia cd in Ungheria;

« riscontrando quindi nella minacciata dimostrazione l'esclusivo proposito di imporre alla N azio ne tutta la volontà speculatrice di una minoranza · di politicanti senza scrupoli e senza fede ;

<< eso rta tutti i suoi aderenti a vigilare con estrema energia jl movimento suaccennato, che per il momento in Cui si svolgerà - criticissimo per l'economia intérna e per la situazione internazionale e per g li uomini e g li o rganìsmi cl1e lo dirigeranno, qualunque sia la forma adottata, s iano le manovre dei parlamentari, siano le sterili astensioni dal lavoro - è d es tinato, non già a sboccare in una sana e organica opera di rinnovame.qto politico e istituziònale o n el sopravvento di classi consapevoli e degne, ma soltanto a peggiorare la g rave situazione dell'ora e a valorizzare le correnti più antiptolet arie e ant inazionali del Piese >>.

Da li Popolo d'Italia, N 190, 13 lug lio 1919, VI ( o, 4).

A 111ici

ch e seguite la n ostra b attaglia, c he fos t e e che siete al noStto fi anco contro t utte le fo rme di trad imento sperimentate dalla variopint a b anda neutralista, che, prima, ten t ò il mercato della Patria con Bi.ilow, e poi, a g uerra dichiarata, i ns idiò la resistenza dei so ldati e q uella d el Paese ;

C ompagni

c he co n n o i vivete la p assio n e di in g r andire l'Italia e d i combatte r e, ora e sCmpre, i n emici d'ie ri, d'oggi e d i domani;

J,Ì/erl)tn f ù ti

che p o rtate com~ un cito.lo di orgo glio · l'aver voluto la guerra, e non n e siete pe ntiti, e non siete disposti a vestir il mczzolutto dei Maddaleni ;

A raccolta

per vincere ancora e definitivame nte sulla bastarda ràzza che d isonora l'Italia

D a // Popolo d_' l talia, N. 192, l '.i luglio 1919, VI ( o, '.i).

[UN APPELLO)
16. · XIII

CAPORETTJSMO

Questo sciopero pseudo-internazionale che sarà soltanto francoitaliano e non sarà generale nemmeno in Italia; questo sciopero che dall'insuccesso che si delinea sicuro può precipitare nella catastrofe irreparabile e augurabile di quella sconcia congrega di banditi, di defici ent i, di incoscienti, di sfruttatori e di ingenui che forma il grosso del pussismo italiano, ·questo sciopero è di origine confusa e misteriosa. Appartiene alla _ t eratolog ia, che è la scienza delle mostruosità. È un mostro. È necessario però ·di stabilire, coi dati di cui disponiamo, lo stato civile di qucst~ creatura, uscita, dopo faticosa ges tazione, dai fognasi uteri cerebrali dì un Bombacci o di un Pagnacca · qualsiasi. B un·fatto che la diplomazia boJscevièa: è segreta, protocollare, felpata come quella tradizionale.

Le cose sarebbero andate presso a poco -cosi. Conosciutasi l'ade. sione del Partito Socialista Italiano all'Internazionale comunista di Mosca, l'altra Internazionale... Qui bisogna fermarsi, per spiegare che dal 1864 ad oggi di <( Internazionali socialiste >) cc ne sono state ben cinque. La prima nacque nel 1864 ( 25 settembre) al Cuild H all d i Londra in un comizio di solidarietà colla Polonia massacrata da Muravie v. Questa « Internazio n ale », c~e fu la più pura e la più bella, durò p ochi anni. Fu schiantata dalla guerra franco·prussiana del '70·'71. Risorse, e si chiamò seconda Internazionale, ma a cagione dei dissidi fra autòritari e federalisti (Marx.Bakunin), anche questa seconda I nternazionale si esauri e andò a finire ingloriosamente a New York . La terza Internazionale nacque fra l' '88 e iL '91 e mori ammazzata nel· l'agosto del 1914. Quella che si chilima seconda ed è stata organizzata quest'anno a Berna è in rea,ltà la quarta, e quella di Mosca che si chiama terza è in realtà la quinta... Non è esclusa una sesta, una settima e cosl via poiché la serie d ei numeri è i nfinita Ma torniamo ai nostri montoni pussisti. La seconda Internazionale di Berna mandò in Italia MacDonald e Longuet per cònvincere i · puss isti italiani ritornai: nell'ovile. Fatica sprecata. Pare tuttavia che il direttorio del nostro Au, abbia tenuto ai signori Long uet e com· pagni discorsi di questo genere: <( Noi italiani non -possiamo tornare in~ietro da Mosca, ma se voi della seconda Internazionale siete, come

vi proclamate, ancora socialis ti, dovete dimos trarcelo inscenando uno sciopern geO.erale simultaneo anti-borghese e di solidarietà col leninismo i mperant e a Mosca e a Budapes t ». Questo il discorso. MacDonald rispose in inglese e n on lo capirono. Non si impegnò e n on poteva i mpegnarsi per un affare cosl macchi noso. Scoppiarono le note r.olemiche. Anche Longuet fu evasivo. Nelle riunioni successive di Parigi e di ·southport l'equivoco non fu chiarito e l'equivoco permane, grossolano, a tutt'oggi I

Accade questo : che il proletariato meno imperialista ·e meno colp evole di ostilità ai regimi nuovi dell'oriente dovrebbe fare lo sciopero più lungo e più di sastroso, mentre quelli che avrebbero dovuto dare la· prova del loro non adulterato socialismo scioperano per 24 ore soltanto come in Francia, o non scioperano affatto come in Inghilterra, o se ne stropicciano allegramente come in tutti gli altd paesi del mondo.

Fissati questi precedenti inconfutabili lo sciopero nOn internazionale appare quale esso è in realtà : il secondo criminoso tentativo di caporeltare l'Italia. Come sarebbero stati giudicati dal popolo italiano e dalla storia, fer_rovierì, metallurgici, postelegrafonici, operai di iutte 1~ arti, se all'indomani del 24 ottobre·1917 avessero aggiunta alla rotta del fronte uno sciopero generale all'interno ? Ebbene, io non esito a dire che l'Italia è oggi in un periodo di crisi simile a quella che prende nome dall'infausto villaggio s]oveno.

La realtà brutalmente schematizzata è quest.a.

Non abbiamo ancora la nostra pace. Salvo il confine alpino e Gorizia e Triest e, tutto il r esto è ancora « per a ria ». All'interno : v iveri per un mese ; scadenza dei contratti di rifornimento e necessità del loro ri nnovo; crisi dei trasporti; crisi - aggra vat a - della marina mercantile; d iminuzione del 40 per cento nella produzione i n generale; il manufatto tedesco r.o sta porto fr anco a N apoli quattro volte di meno del manufatto italiano fabb ricato sul luogo. Trascuro i dettagli. Basta collo scioperismo I gridano i Buozzi, i Col ombino, i Vergnanini, i Turati. e tutti quanti, socialisti o non, son o capaci ancora di ragionare ; ma ii:;i.tanto, dopo sei mesi di scioperi più o meno generali in ogni parte d'Italia, eccone un altro più idiòta e nefando degli altri, che giunge a coronare la lunga serie di tutti questi che sono· veri e propri e premeditati tentativi di assassinio della nazione.

Se coJla rivoluzione bolscevica si superasse la vasta e spiegabile ·crisi che ci travaglia, chi di noi - spregiudicati - si opporrebbe?

Ma gli è che la dittatura di mezza dozzina di Lazzari non migliorerebbe n é prima, né poi, né mai la situazio ne del paese La farebbe peggiorare all'infinito , e quello che oggi è disorganizzazione diven-

DAGLI INIZI DEL 1° MINISTERO NITTI ALLA MARCIA DI RONCHJ 24 1

terebbe jmmediatamente caos, e ciò che oggi è tui:bamento che segue u n lungo sforzo dive nterebbe fulminea par~lisi mortale. Per fort una, la n azione che reagl e vin se dopo Capore tto è già in piedi e n on t o llererà -a n es sun costo - una ripetizione di quella sciagura. Ottimo segno, la rivolta di m o lti operai. I ferrovieri non diserteranno il loro posto. I postali nemmeno. Non sono pochi e vanno aumentando sempre più di numero gli autentici proletari che sono stufi di servire da « corpo vile )> alle esperienze, ai capricci, alle pagliacciate di gente che vive sul socialismo d iventato mestiere e speculazione

A questi lavoratori che scuotono le catene della schiavitù pdma che d i ventino infrangibili, lanceremo noi le parole di libertà, di autonomia, di auto-decisione e di conquista !

MUSSOLINI

Da li Po polo d'Italia, N . 194, 17 lug lio 1919, VI.

242 OPERA OMN[A DI BENrro MUSSOLINI

AURORA!

Io saluto un'aurora.

La saluto con commozione trepida e ardente di speranze.

Saluto a gran voce l'aurora del g iorno che segna l'inizio del riscatto del proletariato italiano dall'immonda speculazione « borghese » dei politicanti socialisti.

Coloro che hanno dato il buon esempio sono stati i ferrovieri. Il Comitato centrale, quando ha visto che da Roma a Taranto, da Tor ino a Pisa, folle imponenti cli ferrovieri si rifiutavano di assassinare la nazione, cioè "il popolo italiano, il Comitato centrale, che aveva decretato, senza mcnomamcntc ìntetrogare la massa, lo sciopero, si è ritirato in buon ordine e ha lanciato l'appello per la sospensione del movime nto.

L a ri volta è venuta dal basso. I capi pussisti e confederali sono stati sorpresi. Non lo credevano. Noi ci vantiamo di fronte alle mistificazioni pussiste e a certe dedizioni vili e incomprensibili dell'ultima ora, ci vantiamo di aver dato una voce - con- questo giornale d'acciaio ·- all'anelito profondo di liberazione che ;cuote jl petto della parte migliOre della massa operaia.

Non sono più un esiguo numero gli Operai che sonO stufi di essere sfruttati, Jetteralmente sfruttati, in ogni :senso sfruttati, da un'associazione di professionisti della politica che si credono buffamente autoriziati e capaci di largire la felicità all' intero genere umano.

C'è un'insurrezione di minoranze proleurie, contro il Partito politico socialista, diVCntato leninista. La cronaca di questi mesi è tutta una. serie di disastri operai, Lo sciopero dei lanieti di Biella si è chill:so miseramente. Quello dei metallurgici napoletani peggio ancora. L'in. tromissione del Partito politico nella v ita del sindacato operaio è esiziale e distruttiva. Oggi sono i ferrovi eri che iniziano il movimento di riscatto, d?mani saranno altre categorie. Andiamo - sotto la du ra, implacabile lezione degli avvenimenti - verso quella forma di associazione economica che io ho sempre vagheggiato e il cui statuto poggerà su queste basi : 1. Soppressione del funzionarismo e degli stipendi; 2. Federalismo e autonomia; J. Autodecisione nel senso che nessun movimento potrà essere iscenato senza un preventivo, regolare

rtfertnd11111 ; 4, Indipendenza assoluta da tutti i partiti politici e gruppi e sette e congreghe ·vecchie e nuove, compresi, si capisce, i Fasci d i Combattime nto.

Quest'organizzazione non è più un ideale lontano La sua realizzazione è a vvicinata da tutto ciò che accade in questi giorni. I proletari non vogliono più servire. ·Hanno ragione }.,fa devono rifi11tan i di servire anche i borghesi e seniiborg/Jtsi del Partito Sodalùta.

Noi .affe rmiamo che col loro atteggiamento -a pre scindere dal · contegno dei capi - i ferrovìeri hanno bene meritato della nazione.

La nazione lo ricorderà.

Se domani i fe rcovieri volessero dar prova della loro alta coscienza e d ella loro capacità tecniC:8, chiedendo in esercizio cooperativo l'azienda statale ferroviaria, noi non ci opporremmo· .

Infine proclamiamo altissimo e fortiss imo che non ci opponiamo allo sciopero per salvare quello che non ci appartiene e n on ci cig uacda, ma semplicemente per sa lvare, colle for tune della Patria, l'avvenire del proletariato italiano. ·

Moltissimi socialisti in buona fede, ma che n on osan o farsi vivj, mordono il freno e in cuor loro sono pienamente Con noi.

Non è in questo m omento, con u na nazione che ha i v ived per dodici g io rni, con una nazione che sta battendosi disperatamente a Parig i per farsi largo nel mondo fca le cupidigie della plutocrazia internazionale cui tcngon b ordone i n atteggfamento di passiva e attiva complicità i proletari dei paesi più ricchi, non è in questo momento che si può tentare imp unemente la corsa al caos.

No. Jl popolo Italiano ba il d iritto e i l dovere di essere grande e malgrodt> i111to e IJ1lli lo .Jarà

Da Il Pop ol o d'Italia , N . 19}, 18 luglio 191 9, VI.

244 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
MUSSOLI NI

VIGLIACCONI !

di borghesi che in p revisione dello scioperissimo avete disertato le città, noi v i diciamo che avete fatto molto male.

1 Perché « i buoni v illici)> quando ci si mettono sono più fer oci dei cittadini.

2., Perché noi difendia·mo la Nazione ma niente affatto le vostre « cose ». Se vi p remono, difendetevele,

3. Perché quando ritornerete e farete i << buli » noi vi sfasceremo i c onnotati a schiaffi e se del caso v i gcttccemo sul grugno d ei i< thévenot >> e delle « sipe » . Domandate ai trinceristi che cosa sono questi g ingilli.

Da Il Popolo d' lh1lia, N. 195, 18 luglio 1919, VI (o , 6).

h finito.

Lo abbiamo ucciso. Non precipuamente noi. Il colpo mortale g li è s tato jnferto dalle m inoranze più coscienti del proletariato i taliano. L'incantesimo del Partito Socialista consisteva in questo: che t utti i suoi at teggiamenti erano scimmiottati da un'infinità di gente che aveva paura di passare per codina, che temeva di r imanere indieuo, anche quando la strada sbocca nell'abisso .

Il Partito p ussista - non si può più onestamente chiamarlo socfa. lista - diceva bianco e gli a ltri in coro beota dicevano bianco.

Il Partito pussista inscenava le .sue tragicommedie e c'era gente sempre pronta a confortarlo dì solidarietà.

Il Partito pussis ta inscenava uno sciopero generale e si verificava lo spettacolo strabiliante di vedere socialisti interventisti,· repubblicani e persino cattolici accodarsj allo sciopero, cosl, per la paur a 9i non sembrare abbastanza « rossi ».

L e minoranze operaie sono state più coscienti dei capi e dei partiti. Hanno d isobbedito. Hanno stracciato il patto fo rmale e fittizio della loro sudditanza. Hanno dato una lezione a quei gruppi e paniti sempre. pronti a plagiare gl i atteggiamenti del P11s.

Con . quale scopo ?

Se vo i volete strappare le masse ai socialisti, non ·potete parlare il l inguaggio di questi ultimi: ·è sleale ed assurdo.

Si tratta di « roaddalenismo » ?

I p ussisci eventualmente trionfatori - l'ipotesi è dannatissimapotranno trovare un residuo di cavalleria davanti ad avversari aperti e decisi che abbiano tenuto il campo fierainente, ma saranno necessariamente spietati contro i « pentiti » dell'ultima ora. ·

Se i partiti non si differenziano nei momenti culminanti d ella politica, è inu tile che si differenzino nella minuta pratica quotidiana.

È aècaduto questo fatto di una significazione enorme. Per alcuni giorni socialisti pussisti, sociali sti interventisti, repubblicani, çattolici, hanno ....... chi per un motivo, chi per un altro - consigliato, accettato Jo sciopero.

Gran parte del proletariato non ha voluto saperne. Ma a quali par-

L' INCANTESIMO
1

titi, verSo chi deve rivolgersi questo proletariato cosciente e ribelle, quando tutti1 sia pure per ragioni diverse, gli hanno dato l'identico suggerimento ?

N oi abbiamo sempre avuto fiducia nel buon senso, nel sano jstimo nazionale del proletariato italiano. Lo sciopero ci sarà, ma no n sarà più internazionale né generale in llalia.

Il Partito pussista che ha « bago]ato » di rivoluzione è imbo ttigliato in un cul di sacco· t remendo. Ben gli sta. La lezione potrebbe giova~gli, ma gioverà soprattutto alle masse. È tempo di lanciare Je idee nuove, poiché_le vecchie non sono più del nostro tempo. Un sindacalismo legato a partiti politici è suicida. Nessuno può sostituire il proletariato. L'emancipazione dei lavoratori dev'essere opera dei lavoratori ·stessi, non già venire largita da una cong rega .più o meno numerosa di politicanti tesserati.

Ora che l'incantesimo è spezzato; ora che le buffonate estremis te hanno spinto il pussìsmo a cadere fra la tra gedia o la co mmedia, con preferenza assoluta a scegliere quest'ultima; ora è tempo di creare la nuova organizzazione economica del proletariato italiano.

I pilastri basilari di questa organizzazione esis tono g ià. Bisogna lavorare e creare il « sindacalismo nazionale ». · Con un proletariato che in~orge contro le mariifestazioni vecchie e nuove dei politicanti rnssi, quello che sembrava un sogno incerto ieri può essere la realtà plastica di domani.

DAGLI I NI Z I DEL 1° MINISTERO N ITII ALLA MAR.Clii. DI RONCHI 2 47
D a Il Popolo d'Italia, N. 196, 19 lùg lio 19 19, VI.
MUSSOLI N I

PER L' INTESA E PER L' AZIONE

FRA GLI INTERVENTISTI DI SINISTRA

lo penso che dalla sincerità e dalla lealtà con le quali noi par teciperemo alle discuss ioni di questa grande assemblea dipende se essa sarà u n avvenimento s t o r ico o un fatto di minuta cronaca quotidiana d estinato a spà.rire senza. t raccia.

Ciò premesso non vi stupirà se io vi parlerò con una schiet tezza rasentante la brutalità. Aggiungo subito Che gli abbracciamenti C le confusioni di quest'sira, questo <( ritrovarsi» dopo scissioni e separazioni, non elimina la necessità che certe posizioni personali e politiche siano liquidate; altrimenti l ' unione chè noi vogliamo eminentemente feconda non po trebbe essere che desolatamente s terde. Che cosa stiamo cerca ndo noi, inscritti all'U. S.M., ai Fasci di Combattimento, all'Associazione Combattenti, all'Associazione Arditi, all'Unione Smobilitatì, all'Associazione Garibaldina, al Partito Repubblicano, all'Unione Socialisti italiani, al Circolo Corridoni, ecc. ; noi che tutti ins ieme siamo rappresentati riel Comitato d'Intesa e d'Azione sorto in occasione dell'agitazione contro il caro-viveri? Noi cerchiamo un minimo comune denominatore p er l'Intesa e· per l'Azione, Lo troveremo ? SL Noi veniamo d a d iverse scuole; siamo di temperamento diverso, e i temperamenti dividono gli uomini molto p iù profondamente che le i dee; apparteniamo a un popolo individualista, ma tutto ciò non impedisce che qualche cos'altro ci leghi e ci accomuni

• Discorso pronunciato a Milano, nell'aula magna del liceo « Beccaria », la sera ·del I9 luglio 1919, n el corso di un'adunanza degli iscritti alle varie associazion i aderenti al « Comitato d"Jntesa e d 'Azione». II resoconto stenografico dd discorso è preceduto dal seguente «cappello» di :Mussolini: « Qu ello ,he ·prommciai daMnli aJ/'impo11enle aJJemb/ea degli inter vendstì milanesi di 1inil1rt1, n on fu ,he lo scheletro del diuorJo ,he m i riprommevo di dt/'e, Auoui,1i per nuessùà di /,11,-0,0 giomaliJtù:o. DO oggi il testo del discorso, Credo ,he poua fornire utile argomento di dùruuione " umi quelli rhe euendo I/ali i,11ert1e11tisti ed euendo ancora orgogliosi de/l'appe/la1ivo, credono ,he tante e'1ergie che furono utilizzate pu la guerrd, pouano esstre 111ilizzntl! per la pare e per la grandezz11 del popolo italùmo. La diw111ior,e - è aperta.. LA 1ribur,,1 è lib era» (Da Il Popolo d' l1alia, N. 199, 22 luglio 19 19;· VJ).

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per ciò che r iguarda le contingenze attuali e p er ciò che si rife risce all'azione di domani.

Tra no i ci possono essere mille s fumature d'idee, ma intanto su un primo fatto importante conco~diamo all'unanimità : nel ritenere cioè · la manife stazione pussista un bluff, un ricatto, una commedia, una specula.zione. ·

Anche tut ti d ' accordo andiamo nel fare una opportuna differenziazione fra Partito Socialisti e massa operaia. Il Partito Socialista ba scroccato fino a ieri la fama di organismo puro, di organismo rivoluzionario, di ttitelatore e rappresentante esclus ivo, autentico della massa operaia. Niente di tutto ciò ! .Bisogna guardare in faccia questo fantòccio. Prendendo Je cifre alla mano si vedrà che sopra 42 milioni d i italiani i socialis ti iscritti al Partito nel luglio d el 1919 sono appena 60 mila, dominati da una cricca composta di mediocrissima gente borghese nel senso più fili steo della p ar ola. N el caso inve r osimile e assurdo di una trionfante rivo luzione leninista, questi dieci scimuniti sarebbero domani i dieci ministri della n azione italiana, Un cont o è il Partito Socialista; un altro è la massa operaia organizzata; un altro ancora la massa operaia disorganizzata, che supera di sette volte tutto il resto. Dobbiamo rifiuta rci di andate verso la massa operaia cogli atteggiamenti o ra untuosi, ora istrionici dei demagoghi.

Le m asse devono essere educate e p er questo devono ricevere la parola schie tta della verità. Molte di ques te masse che g uidano attualmente i socialisti non meritano blandizie perché sono masse di bruti avvelenati e imbarbariti dalla chiesa rossa. Lo sanno i nostri compagni opera i inter ventisti che h anno doVllto esula re da certe fabbrich e. A qu este masse no i n on ci dobbiamo presentare come ciarlatani che promettono il paradiso a btevc scadenza, ma ·come educ.itori eh~ n on cercanÒ né successo, né popolarità, né stipend i, né voti.

Come si può e si deve paclare alle m asse operaie ce lo dimostra Mer.rheim, u n a delle teste pensanti del sindacalismo francese. Nel gennaio scors.o egli pronu_nciava un disco rso importantis simo, che ci piace di riportare nei punti che sono di palpitante attualità, spct:ie per ciò che dice dei rapporti fra econo mia e politica e sulla n ecessità di produrre.

· « I sodàlùti militanti debbono dire la verità, tutta la verità alle masse, anfhe se questa verità "deve fruttar loro calunnie e odio. Ora la verità è, per lutti quelli (be riflettono~ fhe al maÌessere profondo fhe agita le masse, non si rimedi,1 ron soluzioni ba!ate unica!)Jente sull'aumento dei salari, ù quali sono non solo ;noperanfi ma asso/11tamente co11trarie a/Je leggi efonon,ithe. Bisogna dire 4/le maue fhe il regime della produzione e del/4 ripart izione dd prodolli deve emre (o!tlplelammfe t rasformalo se si w,ole portare rimedi e/}ifaci t

DAGLI INIZI DEL I0 MINISTERO NITTI ALLA
MARCIA DI RONCHI 249

durevoli a/l ' at111ale malusere, e che a quu/a trasjor,nazione si p11ò pervenire con la forza de/l'organizzazione.

« .... E COIIJOdo farsi applalfdire freneticamente affermando agli uditori, nelle rhmiani; che 1i rigurgita di prodotti e che 'essi possono consumare senza linrile, raggiungere il loro' benessere imponendo salari proporzionali ai loro du ideri, senza aumentare la produzione.

« ... li coraggio sia nel dire, nel ripetere alle {/Jasse che ognuno .è nello sfuso tempo prodf!tlore e con.1111»atore, e che il contin110 sviluppo della produziMe i nenssario, indispensabile.

« Il coraggio ifa nel dire che è ùnpouibile, non soltanto di soddisfare ai bisogni nor111ali, naturali di lutti .renza p rodwre 11orma/111enfe, ma eh, I aJJo!utannnte illlpossibile di .rvil11pp are il benessere generale di ognuno se 11t!lo Jtesso te111p() non si 1viluppa la produzione individuale nell'interesse co/lellivo e generale.

« Il coraggio Jta nel proclamare cbe la rivoluzione puramente polit fca che scn/da il cervello delù v1am, non raprebbe rùolvere il proble111a sociale di a,i la guerra ha precipilata e imposla la 1011,zione.

« Il coraggio sta nel dire instancabibnente alle 111aue cbe la fivol11zion e che .ri deve fare è la rivoluziom_ economùa, e che questa non si fa nelle Strade, dalla folla delirante, distruggendo p er il solo desiderio di rubare e di distmggere

« Il co'raggir; sta nd dire che una rivol11zione uonomica trae Id sua linfa dal lai:oro e si fortifica , si 1vihppa e 1i compie iniemijicando la prod"z.ione sia nei campi che nelle officine, con una 111igliore utilizzazione d~ i processi scimtìjid e dei modi di prod11zione ».

Concordiamo in un terzo punto, sempre in riferimento alle circOstanze att uali: nel ritenere cioè che la nostra situazione nazio nale sia critica, pur essendo ben l ungi dall'essere disperata. Schematicamente, ecco. Dal 1° luglio siamo debitori morosi dell'Inghilterra. C.01 31 luglio scadranno altri accordi finanziari còn gli Stati Unid. Per salvare la situazione occorre concl'-'!dere un prestito di 1 miliardo di dollari (7-8 miliardi d i lire).

Le Ferrovie hanno una scorta di carbone per soli 1, giorni ancora, Le provviste di viveri sono·sufficienti per altri 20 giorni, cioè siho alla fine del mese. Occorre immediatamente fare un acquisto di 2. milioni di tonnellate di ~viveri per salvarci dalla fame.

t Ma questi ia.ccordi finanziari cd economici sono subordinati agli accordi politici che si debbono concludere a Parigi. ·

Ci si presenta la possibilità quasi certa di avere larg he concessioni in Asia Minore, con le miniere carbonifere di Heraclea. Clcmcnceau aveva fatto delle diffico ltà in proposito, ma Lansing g li fece ·osservare che non comprendeva q uesto ostacolo, dato che l'Italia aveva approvato lo sfruttamento delle miniere della Sarrc da parte della Francia.

250 OPERA OMNI A DI BENITO MUSSOLINI

Potremo anche a vere bacini petroliferi in Armenia. T ali acquisti orientali sono alla loro volta subordi nati agli accordi addaticf.

La soluzione del problema di Fiume è g ià pregiudicata dalle trattative della dclega·zione precedente, la quale aveva g ià accettato il p rincipio di uno Stato libero.

Senonché il progetto Tardieu presentava pericoli futur i per la salvaguardia della italianità di Fiume, in quanto la magg ioranza italiana della città sarebbe stata sommer sa dalla massa slava della campagna. Si t ratta dunque di r idurre ai minimi term ini possibili questi pericoli, con un altro prog etto, che al concetto di Stato libern so stituisca quello di città liber a, con confini limitati.

Per la Dalmazia ci è possibile salvare solo i centri a maggioranza i taliana, con garanzie per la salvaguardia d i quelle minoranze italiane disperse in altri centri. La eventuale perdita d i Sebenico, che aveva 1 valo re strategico e n on nazionale, sare bbe c ompensata d a qualche altro punto strategico da attribuirsi all'Ital ia. Lansing disse che eventualmente si sarebbe cercat o questo c ompenso nel Mediterraneo,

Data questa situazione, non si esagera quando si afferma che lo sciopero generale pussista è . un vero e proprio tentativo di assassinio d ella Nazione. ·

E notate : io capirei uno sciopero che avesse per programma la istituzione dei S ovièts in Italia ; non capisco e non ammetto questo che è uno sciopero senza scopi, senza obiettivi, senza giustificazione. Esso deve fallire e fallirà . Poiché i diri genti si trovano nel cui di sacco di questo dilemma : o tragedia, perché lo Stato si t rova in questo momento c~l suo apparato rep ressivo in piena efficienza ; o coffimedia:, perché già si delinea la rivçlta operaia, l'insurrezione di molti operai che sono oramai st ufi di servire il Partito Socialista, che è in massima parte composto d i elementi borghesi o semi-borghesi.

Vale forse la pena di ribattere, tn p àssant, l'obieiione dell'immonda Sta111pa di Portogruaro, la quale vorrebbe negare a noi interventisti il diritto d'insor gere contro lo scio pero, per il fatto· che siamo stati favorevoli alla guerra. Che cosa sono - dicono i fra ssatiani - i danni di due giorni di sciopero, d ì fronte ai" danni di quattro anni di gt1emi? Nbi schiacciamo questi signori col rispondere che quattro anni di neutralità ci ~vrcbbero danneggiato d i più , oltre all'infinita e indelebile vergogna morale. ·

Per me la rivoluzione non è un ballo di S. Vito o uno scoppio improvviso di epilessia.. Essa deve avere delle forze , degli obiettivi e soprattutto u n metodo. Nel 1913, quando il Partito Socialista era già imputridito da venti anni di p ratica collaborazionistica e giolittiana,

DAGLI INIZ I DEL J0 MINIST ERO NITTI A LLA MARCrA DI RONCHI 251

sono stato proprio io a mettere i n circolazione le parole che facevano tremare le vene e i polsi degli omenoni del s0cialism6 italiano: « Que~ sto proletariato ha biso gno di un bagno di sangue »

C'è stato : ha durato tre anni.

Questo proletariato ha bis og n o di una giornat a storica

N e ha vissute mille.

Bisognava allora scuotere questa massa perché veramente era: cad uta . nell'avvilimento e nella i nsensibilità. Oggi questa situazione di fat to non c'è più. O g gi l'unico m etodo per non avere più paura della ri voluz ione è pensare che ci siam o in mezio ed in pieno , che e ssa è cominciata nell'agosto del ' 14 e che dura ancora. Non si tratta già, co me p e nsano taluni, di passare o di entrare n ella rivoluzione, cosi come si passa dallo stato d i quiete allo stato di mov imento. Il compito ·d egli spiriti verame nte liberi è diverso : se q uesta g rande, immen sa· trasformazi one del m o ndo stagna e s'involve, n oi possiamo accele rare il rit mo del movimento; ma se questo movi mento è già frenetico, allora il n ostro compito n on è già di spingere, ma di frenare e di ritardare per evitare la disinteg razione e la rovina. E ssere rivoluzionari in date circostanze di temp o .e di luogo, può essere l'orgog iio di una vita, ma quando chi p ada di rivoluzione è la mand ra dei vand eani e dei parassiti, allora non b isog na temere, opponen dosi, di passare per reazionari.

Si è sempre reazionari o ri voluzio nari per qualcuno. Fritz Adler, rivoluzio nario ai tempi di Stiirgkh, è reazionario, oggi, di fro nte ai comunisti. « lo n on temo le p ar o le: son o r iv oluzionario e reazionario». In fon d o, la ·vita è tutta i n questo r itmo. Io temo la rivoh1zione che cristrugge e n on crea. T emo la corsa al più rosso, la po litica d ella fo llia, in fondo alla quale può essere lo spro fondamento di questa n ostra fra g ile civiltà m eccanica - priva di s o lide basi m or ali - e l'avvent o di u na schiat t a ter ribile di do minat o ri che r ico"ndurrebbero la disciplina nel m ondo e r istabilirebbero le n ecessarie ger archie a co lpi di fru sta e di mitragliatrice.

D'altronde, a proposito di reazio ne e di rivoluzione, io ho u na bussola che mi guida: « Tut to ciò che può rendere grande il p opolo italiano, mi · trova favo revole ; e, viceversa, tutto ciò che tende ad abbassare, ad abbrutire, ad impo verire il popolo italiano , mi trova co ntrario ».

O ra, il so cialismo pussist a rientra nella seconda categoria. Io trovo s trano che il mio amico Cadi, fond a to re della As sociazione nazionale degli Arditi e valo r osissimo co m batten te, m etta fra i partiti d'avan• g uardia il P ar tito Socialist a, tempestandolo con una sede di perch é, come ha fatto nell' ultimo numero di R oma Futurista.

252 OPERA OMNlA DI BENITO MUSSOLINJ

Nego al Partito pussista l'appellativo di avanguardista. Nego l'utilità e l'opportunità dì una qualsiasi collaborazione con quel Partito. Affermo che un Partito reazionario nel 1914, '15, '16, '17 e '18 non può essere diventato rivoluzionario. nel 1919. Affermo che queste serenate ai socialisti sono inutili; che ques to stro6narsi al Partito pussista è poco pulito.

Un giorno, nel momento culminante della Storia umana, essi spo~ saron·o la causa della reazione rappresentata dalla Germania degli Hohenzollern e di Sudekum.

D'altronde è pericoloso e idiota blandire i socialisti ufficiali: non ci si riconcilia con quella gente.

Ci sono stad di quelli che si sono attaccati al movimento odierno, ma i socialisti hanno sdegnosamente respinto questo appoggio, poiché so no dei megalomani cci hanno, fra l'altro, la fatua vanità dello splendido isolamento. ·

La pace combinata a Versailles non è motivo suffìciente per il vagheggiato collaborazionismo Anzitutto bisogna intendersi. I pussisti p:lrlano di « annuHare » la pace di Versailles; noi vogliamo semplicemente « rivederla» Non condanniamo in blocco una pace che un tedesco e non deg li ultimi venuti, Eduardo Bernstein, ha. chiamato giusta per nove dec:imi. La revisione della pace non deve significare condanna della guerra. L'Unione repubblicana fio(entina ha pubblicato un manifesto che precisa i limiti della protesta contro il trattato di Versailles.

. « Non vogliamo dissimulare - dicono i repubblicani fiorentini - che, pur meri/evo/e di radicali emende, eua const1cra itisomma - il diifacimento di qua/lro imperi a11tocratici, la cadula di numerose dina.rlie, la creazione di al~ lrellanle np11bbliche , la ricostitùz.ione della Polonia, la riconq11isla del/' A !taz.iaLorena alla Francia, di Trento e Trie1te all'Italia, di Ger111alen1n1t ali' Europa civile. E tanto basterebbe, finché emendata sia, ad at/Ùlare la suprema rantilà dell'inlervmto italiano nell'atroce guerra scal ena/a dalle belve t eduche di Hobenzollern e di A bsbnrgo.

« Non appropiamo, però, quale formale pròtesta, il venlilato sciopero generale. Perthé (lo affermiamo colla 1incerità condiziona/e al no.rtro partito) il paese ha se/e di lavoro fecondo, e non certo lavoro provvede tpMIIO dilagare di scioperi.

« La pace di V ersaiJ/e.r dovrà essere corrtlla e po.ria in piena armonia con le leggi del progresso umano ».

Questo è anche; i l nostro pensiero. Piuttosto che cercare o mendicare le inutili collab orazioni, tracciamo l e linee di un n ostro programma d'intesa e di azione.

Mi rifiuto, · dopo aver gettato la vecchia, di indossare le nuoVe

DAGLI I N IZI DEL I" MINISTERO NITTJ ALLA MARCIA DI RONCHI 253

camiciole dei dogmi. Credo che sia possibile creare una potente organizzazione economica in Italia, basandosi su questi postulati:

1. Assoluta indipendenza d a tutti i partiti, sette e congreghe ;

:. Federalismo e auto no mia;

;. Abolizione sino ai limiti del possibile del funzionari s mo stipendiato; ·

4 Nessun movirrlento senza aver prima, regolarmente, a mezzo di rejt rendum, consultato la massa deg li interessati, Fo rmula programmatica: « Massimo di pr oduzione; massimo d i benessere »

I mezzi per ottenere questo, possono variare a seconda del luogo e del tempo.

L'org anizzazione farà della collaborazione di clas se, della lo t ta di classe, dell'espropriazione di classe.

Non s arà sempre collaborazionista, ma .nemmeno sempre classista e q u ando esproprierà, lo farà p er socfaliz.zare non la miserfa, come avverrebb e oggi, ma la ricchezza. P er la conquista di un mercato colon iale, per certe questioni dog anali borghesia e proletariato p ossono collaborare "insieme, quando c'è da spartire del bottino. Allora: lotta di classe; ma la lotta di classe in epoche di sottoproduzione è un non senso distruttivo.

L a riforma elettorale passerà. Passerà "lo scrutinio di lista e la rappresentanza proporzionale, Ciò d ete rminerà, per ragioni intuitive, delle g randi coali zioni. Una socialista-leninista, una clerico-popolare e finalmente la n ostra, che p otrebbe c hiamarsi « Alleanza per la Cos tituente ». Alleanza repubblicana e concentrazio ne delle sinistre interventiste.

. Prog ramma: « portare>) dei cand idati che si impegnino nella « p rima sessione )) della nuova Came ra a p orre il problema della ~< revisione » costituzionale e a lo ttare p er la sua soluzio ne in senso repubblicano

Questa è la Costituente come la intendo io. Questo è il m inimo deno minatore che ci può impegnare t utti e attorno al quale tutti possiamo formare l'unione. L'ora è particolarmente propizia per questa costituzione. Su questa strada possiamo - io credo - camminare insieme, tutti quanti siamo rappresentati in questo Comitato m ilanese di Intesa e di Azione.

Si t ratta di «nazionalizzare>> q uesto tentativo, di unive rsalizzarlo fo tutta Italia. Potremmo, volen do, nu merare tutti gli aderenti n on a migliaia, ma a milioni. Io mi rifiu to, nell'attua le situazione economica d elicatissima d ell'Italia, a qualsiasi gesto che spiani le strade al bolscevjgmo e alla rovina. La vittoria non può, no n de ve essere sabotata. Compre ndo certe impazienze, ma v i prego·di riflettere che se la vfra

254 OPERA OMN[A DI BENITO MUSSOLINI
, I

degii individui si numera ad anni, quella dei popoli si conta a secoli e noi non dobbiamo riferire egocentricarriente a noi quello che è un problema d i indole generale. La J:)Uona strategia' è calcolo e audacia. Non vogliamo governare poggiandoci esclusivamente su lle baionette, poiché allora b nostra sarebbe quella dittatura che deprechiamo. Vogliamo prima sondare le masse, attraverso la imminente grande consul~ tazione elettorale: Avuto il consenso pei nostri postulati, allora scatteremo all'azione.

La r ivoluzione che noi volemmo e facemmo nel 191 j, t ornerà nost ra, colla pace vittoriosa, nella su a fase conclusiva e si chiamerà benessere. E si chiamerà libertà. E in sintesi e soprattutto si chiamerà Italia I

DAGLI INIZI DEL 1° MINISTERO NITTI Ì.LLA MARCIA DI RONCHI 255
17. · XIH.

MENZOGNA E IMPUDENZA

In queste du.e parole è la sintesi dell'atteggiamento pussis ta. Non m ai fu offerto alle platee politiche spettacolo più indegno e i strio nico. Se ancòra ci sono dei socialisti in buona fe de, essi, d avanti a tutto ciò che ac~adeodevono sentire alla gol~ i c;onati del vomito colèrico. Una volta, g li anticlericali di maniera, affermavano che i peggio ri speculato ri e ciarlatani e mistificatori dell'universo erano' i preti della chiesa cattolica, i quali promettevano i l paradiso agli imb ecillì; oggi i pre ti sono i l fior · fi ore d ei g alantuomini quando si me tton o a confronto co i loro ri vali della chiesa rossa L'ultima prostitut a del più fetente postribolo d'Italia non può giungere al g rado di estrema spudorataggine cui è pervenuto quel pugno di deficienti e di miserabili che dirigono le sorti del Partito Socialista Italiano. Leggete la loro prosa Leggete i loro manifesti. Ogni parola è una menzogna. Non sanno più come districarsi dal reticolato della loro speculazione fallita. Continua no a dire che lo sciopero in Italia sarà generale, mentre minoram~c fortiss ime hanno dichiarato che non sciopereranno e il resto della mass a « subisce )) lo sciopero a malincuore.

Continuano a stampare s u sei colonne che ,o sciopero sarà inter~ nazionale ed è falsiu imo, perché l ' Inghilte rra, il Belgio, la Svizzera, g li a ltri paes i neutcalì non pensano minimamente a scioperare. I n Francia la C. G . du Travail sta cercando affannosamente le vie d ella r itirata e il recent e vot o d ella Camera fra ncese potre bb e offrire u n pretesto decente; ma quel che più conµ , è che in Germani.i si lavora e che in Austria la proposta di .sciopero generale è sta.ta bocciata da un congresso di operai do po un discorso di o pposizione pronunciato

_ da quel Federico Adler, che fu - un giorno - santo martire e p rntomàr tire del pussistico socialis mo italiano.

I paes i vinti, che. più deg li altri avrebbero - dal punto di vista della logica - motivo di protestare , non sospendono il lavoro.

Continuano a stampare i proclarili colli fama in calce del Sindacato

Ferrovieri, mentre il Co mitato Centrale del Sindacat o ha all' una nimità sco nfessato lo sciopero e diffidat o l'improvvisato Comitato Centrale sorto a Torino per « servire» il Pa r t ito Socialis ta; mentre - e ques to

conta di più -la massa ferroviaria, salvo la microscopica m inoranza pussista, non vuol saperne di abbandonare il servizio.

Invitano alla calma, alla disciplina, all'ordine, dopo che per mesi e mesi hanno creato l'aspettazione messianica di un « paradiso » a portata di mano e scatenato gli appetiti ed esasperate le impazienze e fatto credere che un urto qualsiasi avrebbe liquidato la società bo rghese.

Sempre così, nell'ora grave delle responsabilità. Conosciamo la specie. Ma appunto per questo noi siamo superbamente tranquilli. N oi crediamo fermamente che le giornate di oggi e di domani trascorreranno sen2a incidenti degni di particolare rilievo. Non già perché lo Stato è pronto a reprimere e sarebbe pazzesco e criminoso lanciare le masse contea un muro d'acciaio, ma perché le masse stesse - pur accettando l'imposizione dello sciopero - non sono pronte e non vogliono farsi massacrare per il gusto di dar la gloria, gli stipendi e i voti ai mestieranti del socialismo. .

1 pussisti d evono smetterla di « posare )> truculenti personaggi che nessuno prende più sul serio; devono finirla di atteggiarsi a padreterni capaci con un soffio di capovolgere l'Italia e il mondo; devono persuadersi che l'Italia non potrà mai diventare una caserma di schiav i .e di affamati,. comè è avvenuto nelle « gloriose >> repubbliche di Mosca e ·di Budapest, dove il pro)etariato fa da sgabello alla nuova autocr~zia, alla nuova burocrazia, al nuovo militarismo.

I proletari aprano una buona volta gli occhi. Essi sono una forza, hanno una ragione solenne e decisiva di vha e possono - ·col trio nfo del lavo ro - conquistare l'avvenire. Il Partito politicO soci~ lista ·è una cricca parassitaria e come tutte le -cricche è pronto, per Sdstr.nersi, a g iocare la commedia, a speculare sulla tragedia, a imbellet tarsi di fango, a coprirsi di vergogna. MUSSOLINI

DAGU INIZI DEL 1° MINISTERO NITII ALLA MARCIA DI RONCHI 257
Da lJ Popolo d'Italia, N. 197, 20 luglio 1919, VI.

UNA LETTERA

Caro Mussolini, non intendendo subire supinamente la imposizione d~I C. C. ddla Federa· zione del Libro che ordina agli associati lo sciopero, ho inviato alla segreteria della Sezione Compositori, dì cui faccio parte, la seguente lettera : "'- Con la presente faccio noto che dissentendo profondamente dallo sciopero de l 20-21, lunedì mi recherò regolarmente al lavoro». Se credi p ubblicare, pubblica. Saluti.

Caro Maz:iucato, pubblico perché il tuO gesto di fierezza e di dignità non d~ve rimanere ignorato. Esso è un esempio e un monito . Un esempio ai tuoi compagni di lavoro, i quali, pure essendo nella loro grandissima maggioranza contrari a questo sciopero pseudo-internazionale, non hanno il coraggio civile di ribellar si all'imposizione di. alcuni stipendiati che non si sono curati di consultare, né direttamente, né indirettamente, la massa. È un monito a questi dirigenti, perché la smettano di esercitare la loro perniciosa tirannia politica sugli organizzati No n so se il · tuo gesto ·sarà imitato. Trop"pa vigliaccheria e acquiescenza c'è ancora in giro, specialmente fra coloro che non h anno av ut.o la fortuna e l'o nore di conoscere la trincea; ma è destino che, in questo come in altri campi, siano g li individui isolati che primi tracciano la strada s_ulla qua le le folle ·marceranno poi. Dissentire dalla bestialità tesserata, è un titolo d'orgog lio.

Ti stringo la mano, tuo

Da Ii Popolo d'I1alia, N. 197, 20 foglio 1919, VI.

MAZZUCATO Eo).fONDO
RISPOSTA
MUSSOLINI

LA SECONDA DISFATTA .

No i lasciamo alla cronaca nuda e cruda il compito di documentare quello che è stato già battezzato per il « fiascbissimo » dello sciopero generale.

Il pubb lico delle nostre città ha veduto, ha potuto· constatare il disastro, nelle sue vere proporzioni. I socialisti possono vantare una più o meno volontatia, una più o meno entusiastica astensione dal lavoro da parte delle maestranze industriali, ma questo non basta a caratterizzare uno sciopero generale. E anche prevedibile la manovra ' strategica che i socialisti .adotteranno per coptire l a ritirata . N o n volevanò cadere, ma semplicemente scender e. Tutto ciò è un tentativo meschinissimo di scamotaggio destinato a fallire.

Lo sciopero, questo sciopero che non fu annunciato e propaga_!1dato come uno dei tanti scioperi generali, cosl frequenti nelle cronache della vita operaia italiana, era e d oveva essere, nel pensiero dei dirigenti, uno sciopero motu/re, un arcisciopero, uno sciopero decisivo, universalissimo, che doveva, se non strangolare completamente la borghesia, prenderla alla gola e farl a tremare o - anche - abdicare .

Non importa, se all'ultimo minuto, quando le resistenze degli elementi operai e nazionali si delineavano sempre più vigòr ose; n on . importa se alla vigilia, quando fu palese che ~ltre i confini .d 'Italia nessuno avrebbe sciop er at o, il direttorio pussista votò l'ennesimo ordine del g iorno per afferm are che lo sciopeto espropriatore non era p iù quello del 2.0-21 , ma un altro da fissa re p er altra data relegata n el lo ntano futuro .

Questo rinvio· comico, dettato d alla vigliaccheria ·dei dirigenti, che, essendo conigli, possono atteggiarsi, non già e non mai «essere » leoni, non cancella tutto il resto. È coi documenti alla mano che noi « proviamo » come qualmentc i capi socialisti abbiano « illuso » le loro turbe, facendo balenare la possibilità dell'immediato p aradiso.

L'ultimo numero di Bailaglit Sindacali aveva una testata di sei co lonne cosi concepita: Sfidando le ignobili intimidazioni avversarie il p roletariato italiano darà una solenne e grandiosa dimoslraz.ione della sua potenza e coscienza di classe. O ra, il proletari ato italiano non ha sfidato nessuno e h a dato, si, una dimostrazione grandiosa, ma non nel senso che i com-

pilatoti di Battaglie Sindacali si ripromettevano. Che lo scio pero generale non dovesse risolversi in una delle solite innocue coteografièhe parate, r isulta anche da questo brano di u na circo lare mandata ai propri O[ganizzati dalla Confederazione Gen"erale del Lavoro. Iri essa si parla ' di « un'azio ne generale e s imultanea )>.

C'è da domandarsi se un'azione ci sia stata; i n ogni caso si può pcoclamare che non è stata n é generale e meno ancora simultanea Udite come cantava la C. G. del L. prima del. ... fia sco piramidale.

« Non occorre far parole inutili.:-'-- diceva il signor D'Aragona, dalla mosaica barba - riam o Ol'amai a/fazione. le frasi non contano più. L'affermazione generale simultanea internazionale della classe lavoratrice avrà un grande significato morale e la sua efficienza non potrà rimanere s enza ripercu5sione sui rapporti de lla politica interna ed estera d egli Stati borghesi. Sarà u na terribUè Jaione pei governan ti de!J'lntesa.

« Dopo tante incertezze, dopo tanti impacci, dopo tanti indugi 1'Internazi0na le sorgerà ad affermare il diritto del lavoro contro le forze retrograde che ten· tano di contrastare l'ascesa del p roletariato verso i 5uoi m igliori destini».

L a « terribile lezio ne» è stata una pag liacciata, che ha fatto schifo soprattutto alle masse più coscienti del pro letariato e non ha « t errorizzato » nessuno.

V Avanti !, ndPedizione to rinese del 19,_stampava su sei colonne della prima pagina_B andiera roua trionferà Si capisce: trionferà nei giorni 20-2.1 luglio del J919, non già al 20-2.1 del luglio d el 2. n9 I

La Difesa, organo d ei social is ti fiorentini, stampava queste bollenti p aro le :

«Proletari! L'azione è imminente, fate ch e sia ded5iva ! Sorgiamo! venuta l'ora di tene r fede agli impegni presi di p assare dalle parole ai fa tti. Oggi è l'ora in cui si raccolgono l e fila d i u na inunens~ rete di incitamenti alla Jotta e al sacrificio Guai a chi credesse di poter dare sfogo all' ira popolare con uno sciopero generale contenuto in pr~tabiliti termini di tempo. Le masse saprebbero guidarsi da sé. Il generoso popolo nostro n on vede nulla che non s ia f azione, nella qu ale è stato educato; n on spera i n nulla che non sia l'azione, nella quale gli è fatta porre ogni speranza. Ma che sia a zione, azione ver a e risolutiva.

« Compagni, sorgiamo! la g rande ora sta per scoccare!»,

È chiaro ?

Questa spigolatura potrebbe continuare attravecso la pcosa di tu~ti i fogliuco li pussisti d'Italia, ma si tcatta di prosa troppo cretina per invogliarci alla fatica della sfotbic iat ura. D'altro nde queg H s traccetti di carta si rassomig liano tutti. ·Ricorderemo soltanto che il signor Lud ovico d 'Aragona, a Londr a, disse apertamente che l'Italia era a11a v igilia di una ins urrezione. '

260 OP.ERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Stabiliti questi precedenti, _ chiarito che lo sciopero generale veniva chiamato « dimostrativo » soltanto nelle· parole gesuitiche dei dirigenti sempre alieni dall'assumere dirette responsabilità, me nt re, poi, veniva bandito come risolutivo ed insuuezionale in altri documenti, in altre precisazioni, notl è chi non veda co'me quella toccata al pussismo italiano sia stata una disfatta catastro6ca.

Noi non daremo tregua a questi vinti, sino a quando non H avremo liquidati. Anche la Confederazione Generale del Lavoro, che ha abdicato paurosamente, che ha consegnato il suo milione (?) di organizzati di tutte le fedi, all'esperimento di un Partito che conta 60 mila tesserati di 60 mi la t endenze, anche la Confedetazione Generale del L avoro dovrà pagare. Ma ciò che più ci conforta, è i l fatto innègabile che chi 4a provocato la disfatta del pussismo è la minoranza cosciente del proletariato italiano, tichian:ata violentemente alla realtà da questo· giornale e, in un primo tempo, sa/lan/o da questo giornale e dai Fasci di Combattimento.

Noi n on disperiamo d i strappare le masse alla turpe. sanguinosa speculazione pussista. Legget e i n altra parte del giomalc il tdegramma dei ferrovi eri della Carnia. E l(ll dacumenta starica. *

Il sindacalismo nazionale, all' infuori e al di sopra di t utti i Partiti, per il trionfo di t utti i diritti del lavoro, sorge splendid o all'orizzonte, mentre i sinistri necrofori del Pus compongono nella bar3: il cadavere putrefatto del loro « sdoperissimo )>

MUSSOLIN[

Da li Popola d'Italia, N. 198, 22 lu&lio 19 19, VI.'

DAGLI INIZI DEL I0 MINISTERO NITTI ALLA MARCIA DI RONCHI 261
' ( 389)

COLMO D'IMPUDENZA !

Il giornale del partitone scarlatto ha toccato ieri i fastig i supremi d ell'impudénza umana. Mentire sapend o di mentire è attributo ·esclusivo o ram ai dei praticanti della chiesa rossa. Ora che il primO momento è trascorso, il giornale pussista va riprendendo fiato e v uol far credere che l'insuccesso dello sèìopcro gene rale sia una falsificazione della « vile » borghesia. È evidente che i tutori del proletariato stimano quest'ultimo come assolutamente incapace di comprendere e anche semplicemente di vedere. F il ippo Turati, che abbarbica la sua vecchiaia alte croste del Partito, poiché gli manca il coraggio di spezzarle, h a detto esplicitamente che lo sciopero è pietosamente falli t o e che l'Internazionale è di là da venire, forse perché ce ne sono due o tre. Se i dirigenti della mandra non fossero· dei mediocri professionali che si sono dati al socialismo per sbarcare il lunario, nell'incapacità provata di vivere altrimenti, all'indomani del disastro avrebbero compiuto il gesto brillante ed educativo di riconoscerlo e di analizzarne le cause e di provvedere ai rimedi. Ricordando tutto ciò ch'essi avevano detto o stampato dura nte parecchie settimane, in vista dello « scioperone )), dovevano compire un gesto di brutale sincerità e ammettere qudla che è la pura e semplice realtà. .È, mancato a Joro questo coraggio, perché sono privi di dignità, 11 loro compito è quello di mistificare, di eternamente mistificare; di cambiare le carte in mano; di mostrare bianco, quando è nero; di fare apparire un trionfo dò che invece è stata la Caporetto, forse irreparabile, .re noi vorretno, del Partito politico socialista. Parlano adesso di sciopero dimostrativo o semplicemente ammonitore, ma noi abbiamo già ieri inconfutabilmente provato, con documenti alla mano, che i gregari e i capi pensavano che fosse qualche cosa di diverso, di decisivo, di rivoluzionario. Negare l'evidenza è il segno certo dell'irrigidimento dogmatico, che prelude all'impotenza. I proletari n o n sono tutti letto rf di quel gio r nale e i lettori di quel giornale non ·sono tutti imbecilli. Lo sbr aitare pussista - comprensibilissimo all'indomani di una disfattacontro la stampa «borghese))' cont r o i <<fascisti» (da no n confondersi con quelli della Camer a), che h anno guastato la bella festa fi n dal principio, quando tutti parevano presi dal bisogno smanioso di « ac-

codarsi » al Pdttito Socialista anti-italiano, non può annullare ciò che è il « dato » storico. Andiamo, dunque, venditori allegri e profittardi di forno al proletariato cosciente, risp o ndete a queste domande formali:

Lo sciopero è. s tato internazionale? N o.

Hanno scioperato in Inghilterra? No.

Hanno scioperato in F~ancia? No.

Hanno scioperato negli altri paesi ? Quasi generalmente: no.

Lo sciopero è stato generale in Italia? No.

Ferrovieri e postelegrafonici italian.i hanno ,scioperato ? No.

La vita nelle gr,andi città è stata turbata ? No.

Questa la:verità. La verità è che l'astensione dal lavoro, 1a semplice astensione, è stata più scarsa che in altri scioperi, meno preparati e meno strombazzati cli quello fallire.

Naturalmente i nostri pussisti, che hanno già avuto due tremende lezioni, confortano il loro gregge - sempre più diffidente - con nuove promesse. La rivoluzione è ancora una volta rinviata, Fra un mese o fra un secolo. Il prole tario tesserato spera e chi vive sperando.. .. Inutile sperare. L'Italia non è la Russia. Anche qu i c'è una borghesia intellettualoide, r appresentata da alcuni snobisti pseudo-filosofi, che ruffianeggia indecentemente e.... inutilmente col Partito socialista, malgrado la sua peculiare caratteristica, che è quella di essere sempre anti-italiano, esclusivamente anti-jtaliano j ma c'è anche un complesso formidabile di forze, pronto a sbarrare la strada al leninismo con qualunque mezzo, non esrl11sa la g11erra civile. ·

Queste forze stanno organizzandosi. Sono forze di popolo. Il popolo che fece la rivolu~one del 191 j, travolgendo l'alta borghesia ·da una Ì>arte e il socialismo dall'altra; i l popolo, che ha già battuto il 15 aprile e il 21 luglio, v incerà ancora, vinceèà sempre tutte le volte che una congrega di 60 mila tesserati tenterà d'imporre la sua ladresca, imbecille, distru tt rice tirannia a quaranta milioni d 'italiani. MUSS0L1NI

DAGLI INIZI DEL 1° MINISTERO NITTJ ALLA M!,.flCIA DI RONCHI 263
Da Il Popolo d'ltaha, N. 200, 24 luglio 1919, VI.

SBRIGATEVI, SIGNORI!

(Per t e/ej()fto dal_ nostro Direi/ore)

ROMA, 31, mattina.

Ci sono nel Parlamento italiano le solite 250 carogne di origine giolittiana che si sono industriate in questi ultimi te mpi nel tentativo di silurare la dfotma elettorale.

Non l' hanno fatto a viso ~per to p erché sono sprovviste di ogni senso di lealtà ; ma sono ricorse all'ar te dello snaturamento p er cui le cose, se la tesi dei giolittiani trionfasse, cambierebbero di nome, ma non di sos tanza. I nostri lettori ricordano che no i siamo ·stati fra i primi ad agitare la riforma elettorale ed abbiamo ospitato in materia scritti esaurienti, come quello dell'amico Caperle.

Iniziatasi la discussione alla Camera, noi l'abbiamo seguita c on la necessaria diffidenza conoscendone l'ambiente ed i signori che ospita. Ma dopo tre settima ne di disco rsi, in massima parte insu lsi, dilatori o divagatori, non è, on. Nitti, venuto il momento di imporre il « finia"'." mola » al rubine tto bagologico dei nostri « seimila »?

P oiché la verità è questa: la Camera nella sua eno rme mag gioranza non vuole la riforma elettoral e e soprattutto non vuole u na riforma deg na di questo nome , In un m omento di- sb adatàggine, tipico delle assemblee parlamentari ed avvocatesche, questa Camera, mentre il Ministe ro dell'on O rlando agonizzava, si impegnò p er la riforma elett o rale.

O ggi, a calcoli fa tti, i depu ta t i sono pentiti Ci v edono soprattutto il lo ro disastro p ersonale. Addio m edaglietta lucente e lucrativa I

E siccome i deputati, per un res iduo estremo di pudore, n on vog lio no considerare come un sudicio thijfon de papier il lo ro i mpegno, cercano di aggirare la pos izione e d i annullare la riforma attraverso allo stillicidio degli emendamenti. A furia di etnendamenti la rifo rma elettorale pu ò perdere i suo i c onno tati essenziali e risolvers i in u na truffa g iuocata al paese da ques ta i gnobile Camera di cinici mistificatori.

L'on. Nitti ha una g ran parte di responsabi lità i n tutto quest o a r• megg io sabotatore. L 'on. ·Nitti si tiene .nella comoda at mosfera del-

II.:. lf iJ: ! . :·'

l'agnosticismo e lascia fare alla Camera. Sistema pessimo in una Ca-. mera come "l'at tuale. Se l'o n. Nitti è partigiano « sincero » d ella rifO[ma elettorale n on può limitars i ad assumere un atteggiamento pi_latesco, ma deve influire, deve agi re perché la d iscussione finisca u na buona volta e p erché la riforma non sia una caricatura.

Si è già parlato troppo. Basta di chiacchiere I Se le elezio ni de vo no Svolgersi fra l'ottobre e il novembre non c'è tempo da perdere. Le ciarle dei « seimila » fanno sbadigliare di · noia. Sveglia, sig nori del G overno e signori. del Camerone l

Oca che la discussione generale sembra avviarsi alla fine, d opo tanto impervers are di buone parole, vogliamo. qui ricordare i postulati n ostri e dei Fasci a proposito de lla vera rifo rma elettorale quale n oi vorremmo e vogliamo :

a) scr utini.o di lista e rappresentanza p roporzionale;

b) le circoscrizio ni elettorali n on poss ono essere di p och i collegi, ma de vono este nder si alle regioni. L ' I talia sarebbe divisa in 18 collegi, corrispondenti alle 16 regioni ant iche e alle due redente con la guerra,

t) àbbassamcnto del limite di età per l'elettorato a 18 anni e per l'eleggibilità a 2j anni;

d) estensione del diritto di voto e di eleggibilità alle donne~

t!) elezioni ,a smobilitazione compiuta e con u n certo interval1o p er la preparazione della lotta.

Questo per ciò che riguarda pro priamente le elezioni.

Non è qui il caso di ricordare gli altri punt i del nostro p rogramma p o litico, che comprende, fr a l'altro, abolizione d e~ Senato; creazione dei consig li nazionali economici; revisione della costituzio ne fondamentale d ello Stato in senso Ì e pubblicano.

. Se Ja riforma eletto rale non sarà alterata e Ì:esa irr"ico noscibile da quelli che la sostengono in p ubblico e l'avversano t en acemente in segreto , essa n on recherà l'immediata felicità e il p iù gran b enessere al p opolo italiàno, ma costituirà ind ubbiamente un passo e norme sulla s trada dei radicali, tranquilli e inevitabili rivolgimenti d ella vita politica nazionale.

In ogni modo, i signori dep utati e i sig nori. ministd s appiano c he le correnti più vive dell'opinione pubblica· preferiscono il rig etto puro e · semplice della riforma al sabotaggio obliquo e sapiente c he salva le apparenze e uccide il resto Non si deve votare una r iforma che riforma non sia . Noi abbiamo sem pre av uto scàrsa fid ucia negli istituti parlamentari in genere e in quello italiano in particolare, m a questa sfiducia si impadr o nirà d elle masse popolari se la riforma, volu ta dal paese, na ufragherà per la mala volontà dei parlame nta ri p reoccupati unicamente di salvare la l o ro posizione per sonale.

DAGLI JNrzr DEL I" MINI S TERO NITTf AL LA MARCIA DI RONCHf 265

OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

I deputati sabotatori - a qualunque settore appartengano - si assumono una gravissima responsabilità.

Se non si darà a sedici milioni di italiani il dirittò di esprimere - dopo sei anni -le loro idee attraverso. la legale forma del suffragio universalizzato e .. perfezionato, chi potrà impedire la manifestazione di queste idee con altri mezZi?

MUSSOLINI

Questo articolo, telefonato dal nostro Direttore prima del volo della Came ra, nulla perde del suo valore. I .signori deputati, sia pure a malincuore, hanno decretato la fine del sistema in base al qua le furono portati a Montecitorio. Il Paese, così come travolse nel maggio 1915 la volontà della maggioranza g iolittiana quando si t r;11tò di decidere dei destini ddla Nazione, ha t ravolto oggi le superstiti resistem:e degli uninominalislÌ. J; una nuova vittoria che il Paese deve a se stesso, unicamente a se stesso. Noi siamo lieti di aver contribuito alla buona b.att.1g lia.

Da li Popolo d' Italia, N 208, 1 agosto 1919, VI.

266
OPERA

DOPO LA CATASTROFE, LA «SVOLTA» D EL «PUS»

DALLE BARRICATE ALLE URNE!

È stato messo prudentemente ln seconda pagina dell'organo puss ista l'artico lo del <<compagno>) G. Riboldi, che deve essere il sindaco di :Monza, ma, ciò malgrado, l'articolo stesso è di una importanza straordinaria ai fini della nostra polemica. C'è la confess io ne - chiara I - del disastro dell' ultimò sciopero generale e quel che più conta c'è l'ammissione - non a ltrettanto esplicita, ma sufficientemente d ecifrabile - che lo sciopero stesso n on doveva essere una parata semplicemente dimostrativa, ma un assalto in piena regola alle p osizioni dello Stato. Ora che il colpo·è fallito, pietosamente, irreparabilmente fallito e non g ià in seguito alla reazione s tatale, ma alla santa e cosciente reazione.... proletaria, suscitata in g ran parte da noi, il socialista Rib oldi ammette che il Partito è dinanzi a una « svolta >> e che deve prendere atto degli avvenimenti. La d ichiarazione d'i~transigenza elettorale, amibloccarda, è pleonastica e sembrerebbe ridicola, se non ci fossero le chitarronate stampaiole dell'immoralissimo fra gli immo rali socialisti d'Italia Francesco Scozzese, meglio conosciuto abus ivamente col cognome di Ciccotti.

Dice l'egregio cosciente compagno Ribaldi:

« La svolta del Partito consiste nel prendere atto delle ri sultanze de llo sciopero e nel conchiudere, senza reticenze, i n modo dJ non crC"are illusioni, che, SC" altri fatti nuovi non interverranno a mutare la situazione del nostro paese, attualmente non è possibile la conquista d el potere col lo sciopero generale insurrezionalC" » .

Dal che emerge : 1. che le << risultanze » dello sciopero sono state rovinose e che - di conseguenza - la campagna esaltatrice delle stesse risultanze fatte dall'or gano pussista, è stata una grande ig nobile

« ve ndita di fumo» coll'aggravante della malafede·; 2. che Io sciopero recente non .doveva essere semplicemente coreografico e che quindinell'affermare· il contrario . - Partito Sociali sta e Confederazione Generale del Lavoro hanno mentito; 3. che non bisogna creare altre illus ioni e rinunciare alla vagh eggiata conquista de l potere attraverso

1 8. • XIII.

l'azio ne violenta, Il che significa - fo altri termini - un ritorno al buOn vecchi o socialismo prampolinfano e; 2ibordiano della « penetra. zio ne »> della « p ermeazione », della « saturazione » senza antigienici « b agni di sangue >>. Ma quale triste quare.sima, dopo tant o carnevale leninista I ·

O ggi, l'intemerato « compagno » Riboldi afferma che le 1< masse sono direttamente e indirettamen te sprovviste di mezzi » ; m a ieri i suoi colleghi della tessera d icev an o e facevano - anche - credere che tutto era pronto, che 1e masse attendevano soltanto la p a rola d'o rdine per scattare all'.assalto. O ggi, il disilluso Ribaldi monzasco, dichiara che « 16 Stato e la classe dominante » dispon gono ancora di buoni mezzi per resistere e difendersi .(il che, fra l'altro, è sempre più facile che l'attaccare); ma ier i si dav a ad intendere al po polino minuto dei circoli vinicoli che Jo Stato italiano, che la classe dominante italiana avrebbe abdicato al semplke squillo delle trombe pus. siste Una cos:i. sola dimentica di dire il contrito C enone brianzuolo, e che cioè, à. determinarè la disfàtta del socialuffidalìsmo i taliano, altri fattori potenti sono entrati in giuoco e precisamente le forze più vive del popolo che già schiaOtarono il primo assalto del I S aprile e hanno d e6nit ivamentc infranto - malgrado indecisioni e « accomodamenti » - il secondo tentativo di o ffensiva. Nòn già per salvare lo Stato e la classe dominante, ma per impedire a qualunque costo che un· Partito di 60 mila inscritti giungesse a tiranneggiare e straziare l'intera nazio ne!

Premesso tutto ciò, l 'avvocato Ribaldi va alle con clusion i . Non più b. conquista del potere attraverso il fumo, il fragore e il ~angue d e!Je battaglie, -ma attraverso una (( grande insurrezione elettorale >> , Dalle b arricate romantiche alle urne v o lg ari. Engels ha v into I Da una lo t ta colle a rmi, a una l o tta colla carta. D al fucile alla scheda. Dalla p iazza alla « sezione » elettorale. Dall'infernO della g ue rra civile, a11a d olce arcadica competizione degli scrutini. È un salto , ma è anche un rfrorno. I riformisti possono segnarlo al loro attiv o, ma senza merito, poiché essi hanno -taciuto, hanno seguitO, si sono fatti v ii· mente, eternamente, passivamente rimorchiare, per cui -e qui par d i navigare in pieno paradosso I ..:...._ se il socialismo italia no, d opo alcuni mesi di mimetismo par.zoti co, di grippe moscovita, t o rna alla cagione, il merito -e nor in pìca:>Ia parte - è nostro, p o iché siamo n oi che abbiamo fermato due volte la corsa folle all'abisso

Oramai è evidente ch e i socialisti ufficiali si preparano a u n g rande sforzo elettorale È più comodo, più socialista e più <( legale ». Se - come si illudorÌo - l socialisti u fficiali uscissero trionfanti dalle urnè, è chiaro che no n si pottebbe impedire a l oro d i pretendere --:

268 OPERA OMNIA. DI BENITO MUSSOLINI

in b ase al responso di milioni cli elettori - di governare la nazione. Noi stessi "ci rassegneremmo al responso della maggioranza, no n r inunciando - b en inteso - a ll'azione vigile e anche v iolenta di minoranza per impedire ai socialisti di « sgovernare )) la nazione, att raver so una d ittatura che significherebbe fatalmente schiavitù e miseria.

È assai probabile, coll'eventuale distacco degli elementi estrc misticomunisti, che le idee del Riba ld i trionfino al congresso di Bologna, Una situazione nuova si det er mina. D ati i propositi del Partito Socialis ta dì conquhtare il potere in I talia attraverso una « insurrezione » elettorale, non è chi non veda come ]e imminenti elezioni generali dell'ottobre possano cosliluire ttn avvenimento storico di importanza eccezio11a/e. Accanto al .Partito'·socialista, che scenderà in campo solo, vedremo schìerato il Partito Popolare I taliano. Colle nuove più vaste circoscrizioni elettorali e malgràdo la rappresentanza proporzionale, lo schiacciamento dei Partiti minori intermedi - che sono (JHtl/i inltrven/isliè quasi certo. Ma può essere evitato. D eve essere e vitato . Quella « concentrazione de lle sinistre » che io h o proposto nel mio recente disco r so e che ha incontrato evidenti e solleciti consensi, deve realizzarsi. E. la condiz ione per battersi e per vincere. Noi rivendichiamo alle mas"se interventiste il diritto di governare l' Italia, perché, nel momento culminante della nostra storia, esse sono state l'aristocrazia volitiva deUa nazione. Ma perché questa rivcQdicazione non rimanga pura mente plato nica, bisogna prepararsi, senza perdere un rrìinuto di tempo. O ccorre unire le forze, fi ssare il programma e agitarlo, senza indugio, fra le ~asse del p opolo

DAGLI INIZ I DE L l" MIN I STERO NITTI ALLA MIIRCIA DI RONCHI 269
Da li Popol o d'I1alia, N, 209, 2 agosto 1919, VI.

N OI E LORO

Q uesto processo alla g ue r ra italiana, incominciat o con diver si atteg g iamenti, ma c o n identici o b iettivi, da tutti g li uom ini che o steggiar ono l'intervento, i nteressa no i,- interventisti di sinistra, che trasc inam mo le masse n el m aggio « radioso», sbarag liando la coalizì o ne social-bo che e deter minando il fatto nu ovo ? Se si fa il processo alla guerra, noi, che la v o lemmo e non ci pentirèmo mai di averla volut a, sia mo trascinati i n causa ; ma se il processo è intentat o co ntro la cond otta d iplo matica; m ilitare, p o litica, economica della g uerra, noi ci vantiamo d i avere (<precedu to» quasi t utti color o c he ogg i fungo no d a i mplacabili pubb lici ministeri, p erch é non abbiamo mai trovato d i nos tro piaci mento i l <1 m odo ,> con cui la guerra è stata condotta. N oi no n abbiamo mai solidarizzato coi Governi di questi u ltimi an ni. La d istinzione fra necess ità de lla g u erra e ~1 mo do )> di essa, n on è legu leia o· sofi stica, m a è essenziale.. F inch é gli attuali critici s tampaioli e pussisti n on ci abbìano dimos trato che la guerra italiana n on poteva essere co ndotta in m o d o d iverso , no i restiamo in una p osizione p o lemica e po lit ica fo rtissima. E anco ra rest a a chieder si, se pur essendO m atemat ica mente sicuri (e nessun mo rtale p oteva avere q uesta supre ma certezza n el maggio 191s ) che la guerra sarebbe s ta ta condotta com' è Stata co ndo tta, resta a chiedersi - dico -se il p ermanere della neutralità non ci avr eb b e t rasc ina ti a s it uazioni mil itari e politiche di gra n lu n ga peggiori d i u na guerra, anc he male o p ess ima mente d iretta Q ui · la nostra p os izione p ole mica e polit ica divent a i nespug nabile pe rch é - malg rado il « modo» - la nostra gue rca si è conclu sa collo sch iacciame nto e Colla diss oluzione dell' impero nemico .

Ci sono due punti, due estremità in questa nostra recente, tragica e g lorio sa st o ria, che gli a ttuaH c ritici non p ossono annullare e è he rendo n o meschina e inutile ogni p ostu ma speculazione.

Primo punto : l'ineluttabilità dell'interve nto Second o p unto : la co nclu s ione trionfa lmen te vittoriosa della guerra. Contro questo g ra~ nito, s i spezzano i denti d elle v ipere giolittiane e d egli sciacalli pu ssisti. Resta la crit ica ag li uomin i e ai m odi della no stra g uerra . L a n ostra guerra p oteva essere « con dotta )> meglio ? Poteva essere p iù ra pidame nte co nclusa?

Giova ricordare che i << modi » della gue rra sono statì oggetto d i critiche in tutti i p aes i, dura nte e do p o . Se noi abbiamo u na inch iesta s ulla rotta di Cap o retto, l'Ing hilte rra ne h a - durante la guerra - o rd inate tre: una sulla spedizione d ei Dardanelli, un'altra sulla condott a d elle operazioni in Mesopo tamia e una terza sul rovescio di Cambrai. È di ieri lo scandalo sulla mancata difes a. del bacino di Briey. C'è stato un momento in cui sembrava poss ibile che fosse trascinato in consiglio di guerra quel ]offre che - i nvece - ha marciato co me primo dei nuovi marescialli di Francia i n testa alla parata del 14 lu glio.

Nei paesi vinti accade la stessa co sa. Anche la Germania, che vantava una qu asi perfetta preparazione militare, non ha « condotto > ) la guerra senza. g ravi deficienze e g randissimi errori.

Chi può o nestamente affer m are ch e se Invece di Salandra ci fo sse stato - putacaso - Giolitti, le cose sarebbero andate meglio ? L ' uomo di Dro nero h a « ccin dotto ) > u na p iccola g uerra coloniale, quella di Libia; ma nemmeno Frassati può d ecentemente affc rma [e c he Ja << cond otta)> della guerra lib ica s ia stata un capolavorn d 'ar te d iploma tica e militare. È perfettamente v ero il contrario.

Noi siamo dispos ti ad ammettere che altri uomini av[ebbero p ilo ta to meg lio la nazio n e in guerra. Quest'ammi ssione n on è postu ma. È stata nostra tenace convin zjone dall'estate del 191 1. C.Cntinaia di a[t icoli potrebbero dimosnarlo. È noio so e pùò sembrare immodest o auto-cita[si, ma nel mio discorso d el febb raio 191 8 all'A u g usteo d i Ro ma, io « fc[ma vo » gli elementi. della tragedia italiana in. questi te r mini:

<< N oi, dopo tre anni di g uerra, nonos tante; Caporctto , rivendichiamo alta mente e sole nnemente t u tt o ci ò che d i profo ndo , d i p uro, di im~ mortale s i ebbe· nelle giorna te di m agg io .

« Ricordate I F u appunto nel maggio 19q che l'Italia non ebbe pa ura di saper m o r ire I

« Ma allora n oi commette mmo un grande e rro re,- che abbiamo poi duramente espiato. Noi, che av evamo voluto la· gue~ra, no i dovevamo i mpadronirci del potere I

« N el maggio 191 l la Nazione tutta o fferse un mate riale u mano meraviglio so. Era un materiale u mano meraviglioso quello che noi allora consegnammo a gente che face va la guerra come si fa u na cor11ée penosa, più tediante delle aluc:

« Noi consegnammo questo materiale per una guerra c hè dopo ven ti secoli ~ra la prima g uerra d el p o p olo it aliano, a genie che non p o te va co mprenderla. A gen te che rappresentava il passato, .a burocratici che hanno v ersato mol to, t roppo inchiostro sulle p iagh e vermig lie del p op olo )) ,

DAGLI INIZI DEL 1° MINISTERO NITIJ ALLA MARCIA Dl RONCH I 271

E la censura mi sopprimeva un accenno ai militaci di professione, molti dei quali, di convinzioni tedescofile, avevano« subìto >> la guerra, .. Io affermo che noi inte rventisti di s inistr~ siamo a posto davanti al pt0cesso anti•guerresco che si va inscenando. Siamo a posto perché sull'ineluttabilità e l'utilità dell'intervento nessuno può batterci,.poi ché ·tutte le altre possibili soluzioni del problema che la coscienza italiana risolse in senso interventista sarebbero state semplicemente catastco· fiche ai fini della nazione e dell'umanità. Siamo a posto, perché, mal. g rado la politica interna della trinità Salandra, Boselli, O dando ; malgrado la politica estera di Sonnino; malgrado la strategia di Cadorna e malgrado la propaganda e l'azione di tradimento perpetrata da molti degl i odjerni accusatori, la nostra g uerra si conclusa con una v ittor~a militare ·di stile e di ampiezza romana, esaltata, a suo tempo, con tirate liriche, da quegli stess i che oggi tentano infangarla e negarla. . Siamo a posto, infine, perché, nei ]imiti impostici dalle forbici censorfali, noi abbiamo cri ticato la << condotta ii della nostra guerra.

Il gioco d egli stampaio li e dei puss isti ha uno Scopo evidente. Gli uomini che hanno <<condotto» con deficienze maggiori o minori la guerra, non sono il loro vero bersaglio. Si tira su di l o ro, ma si vuol colpire più in _là. Si ":lol colpire la guerra nazionale e - in s ubordine - si vuol far credere che se ci fossero stati dei ministri giolittiani, dei diplomatici giolittiani, dei generali giolittiani, saremmo arrjvati a Vienna in una settimana. Il che è semplicemente grottesco. Ma è anche grottesco l'anfanare di questi giudici che tentano « ridurre » una grandiosa epopea di popolo alla misura d ei loro piccoli r ancori e d ei loro inaciditi feticis!Tli, e si rendono squisitamente ridicoli quando si danno l'aria d i fare da cas sazione ai verdetti solenni e oramai inappellabili della Storia J MUSSOLINI

272 OPERA OMNIA DI BENITO •MUSSOLINI
D a li PqpoJo· d'Italid, N. 210, 3 .agosto 1919, VI.

LE TROVATE DI PAGNACCA

Ho mandato in questi giorni la segu ente lettera agli abbonati d el P oj)dl o d' /!olia : « Caro a bbqnato, (( vi consid eriamo c'ome un amico, come uno d ella nostra fa miglia e per questo ci rivolgiamo franca mente a vo i.

« I l P opolo d ' Italia attravers a ' u na crisi fin anziaria d ovuta al s uo sviluppo sempr e più promet.tentc, sempre più lusinghiero. L a c o ntraddizio ne può semb rare assurda e parado ssale, ma non è quando riffettiate che -l 'aumento di tiratura (è triplicata I) p'rovoca u n aument o geo metrico di spese niente affatto Compensate dalla rivendita al solito prezzo di dicci centesimi la co pia. Sino a quando la carta, che nel 19 14 costav a lire 34 al quintale, c os te d , c o me o ggi, 140-160, n o n s i r ist abilirà l'equilibrio fra uscita e entrata. O ccorre quind i l'lliuto solidale e genero so degli amici; di quelli che h anno sposato la nostra causa e partecipano alla nostra buona battaglia. Noi vi chiediamo e chiediamo a tutti i nostri abbonati colla presente un contribu to finanziario straordinario .

« Pot remmo lanciare l'appello a l nostro pubblico, ma per ragioni int uitive non lo facciamo. Desideriamo che l'aiuto ci venga, in primo luogo da coloro che sono più vicini a no i, da quelli che rappresentano la schiera più eletta dei nostr i amici : i nostri abbonati. P cima di rivo lgerci al nostro vasto p ubblico , vogliamo battere alle porte della nostra g rande fa miglia,

« C m fiamo che que.Ilo appello .Iarà i mmediat an1enle raccolto e che saranno subito dati al giornale i mezzi per co ntinuare la sua ascesa trionfale.

« G razie e saluti.

Per Il Popolo d' I fdli a

« P. S. - Le offerte si r icevono all'amministrazione del P opolo d 'Italia Sarà riJas,ciata regolare ricevu ta ».

Q uesta circolare è stata pubb licata dall'organo pus~i~t a, e la spia

MUSS0L1NI

internazionale N. 8 che lo dirige l'ha incorniciata di un «cappello » e di una postilla. Riporto l'una e _ l'altra. Dice il <<cappello»:

« Quel uJc giornale, che ha predicato la guerra rivoluzionaria ed oggi fa da baluardo agli industriali pompando loto riconoscenza. in contanti, dopo lo scio_eero generale e dopo la sua campagna antibolscevica, ha mandato in giro ai propri amici la seguente circolare "riservata " 1>.

Dice la postilla:

« Sa1à rilascia ta regolare ricevuta ! Ecco un provvedimento davveto fenomena le fra i patrocinatori della bella guerra. Qualche Volta, infatti, tal un o Jimentica le regolari ricevute.

<i: L' aiuto solidale e generoso degli amici di quel giorna le non mancherà. Essi sanno q uanto gli debbono per lo SGl.mpato pericolo Che poi il per icolo foss:= immagina rio o reale, ciò non monta per i "vigliacconi ". Per ragioni intu itive è poi n atur.1 Je che i loro nomi no n sia.no fott i dal giorn::tle e che non si lanci l'appello " a l nostro pubblico ". Sarebbe davvero assai istruttivo vede re i nomi dei "rivoluzionari" che pagano quel g iornale e di gucgli indus trial i, che, pagando, fingono di credere che "l'aumento della tiratura provOC'I p er un giornale· un a umento geometrico di Spe5C ". Basti dire che le spese di" reJa:done, am mini· strazione, composì2ionc, impaginazione, stereotipia, ecc., sono eguali per diecimila come per centomila copie, per compr endere che la verità è tutta !"opposto di quella affermata "francamente" ai s uoi am ici d i quel giornale. Sono altre tirature che costano sempre più quanto più aument ano.

« Ma non è delle bugiolc cui son o costretti per battere i grandi uomini della g rande g uerra che noi vogliamo d ire.

« Int endiamo solo richiamare l'atten zione dei nostri lettori sul fenomeno I eri q uel s ioma.le salvava -o diceva di salvare - la borghesia dalla r ivol uzione bolscevica. Oggi. domanda ai borghesi il g uiderdone. E, per mgioni _i n tuitive, si guarda bene di fare pubblicamente i nom i dei componenti della sua. " g rande famiglia" .

« Ferr uccio Macola, tu sei sorpassato!» .

Rispondo in pdma persona all'ignobile rospo del pantano pussis ta. Io faccio da. << baluardo agli industriali >>·i cui bigliett i di g·rosso taglio fluiscono nelle so ttosezioni e nelle casse del foglio pussista - sotto forma di pubblicità e d 'altro - sostenendo da parecch i mesi Purgente necessità di queste misure:

a) la decimazione di tutt~ le ricc hezze;

br la revisione delle forn itu re di guerra;

e) la confisca dei sopraprofitti di guerra.

Non h o mai fatto la campagna ami-bolscevica, dal punto di vista borghese. perché, fra l'altro, molti borghesi simpatizzano colla tirannia leninista. Io mi sono limitato - per combattere il bolscevismo - a dare la parola a i socialisti di tutti i paesi: da Branting a K autsky, da Henderson a Re naudel, da Plekanoff a Rodolfo Mondolfo dèlla Cri-

274 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Jica S ociale, da Souckhomlinc,]11nior dell 'Avanti!, a Fritz Ad let, a Bernstein, che, ne1l'altima adunata internazionale di Berna, defini va il bo lscevismo come « la decadenza dell'umanità)>.

L'invio di una circolare ai miei abbonati, è una fac cenda correttissima. Il gio rnale di Pagnacca ha fatto, spesse volte, altrettanto GJi abbonati sono liberi di da re o di non dare o dì respingere il g iornale o anche di (< girare )) la 1.ettera al quotidian o del PM. Io non prometto niente a loro: èssi non possono esigere nulla da me.

Il momento.... Questo è g rave, secondo lo « sbafatore » Pagnacca. Ma se io avessi voluto speculare sul (< momento )), riempire le mie casse e raccogliere il milione o i milioni per <( sprolctarizzare )> questo che c·ontinua ad essere jl giornale più povero e più p roletario d'Italia, non avrei lanciato l'appello · all'indomani del 15 aprile e col carattere di contraltare alla sottoscrizione pussista - l' avre icome già nel 1917 - facilmente superata.

Tutto ques to, Pagnacca lo capisce, e sa anche che - colla carta a 150 lire al quintale -:- non è la s tessa cosa st ampare 15 mila o 1 00 mila copie. Lo domandi a Bertini e a qualunque altro amministra. t ore di giornali.

Quanto ai nomi dei miei abbonati e sostenitori, io sono di sposto a stamparli tutti immediatamente sul giornale dal primo all'ultimo, purc hé il dttadino inteme rato di Barre Vermont faccia altrettanto. È chiaro ? Si vedrà allora quale d iscre to contingente di borgh esi autent ici e di pescecani ingrassati fi guri fra g li abbonati del giornale p u ssista, n onché proletari o È una sfida qucst3, che deve essere accettata o respmta.

Il N 8 conchiude evocando Fe nuccio ?viacola.

È naturale .

Nessuna meraviglia se u n individuo, pubblicamente e inte rnazionalmente accusato di essere una spia, è portato, quas i automaticamente, a. evocare alt re spie.

Nessuno può stupirsi se un figuro, pubblicamente e internazionalme nte accusato di essere un assassino, evoca un altro assassino.

È n ella log ica delle cose e nella solidarietà istintiva delle can~glie

DAGLI INIZI DEL 1° MINISTERO N IITJ ALLA MARCI A DI RONCHI 2 75
D.t
MUSSOLI N I
11 Popolo d'/tali<i, N. 21 0 , 3 agosto 1919, VI.

MISTIFICAZ ION E PUSSISTA

È particolarmente interessante seguire l 'organo quotidiano pussista in q ueSti giorni nei quali esso deve propinare alla sùa << vasta tribù » le melan co niche notizie che gfongo no da Bu dapest. Dalla prima alla seconda alla quarta .pagina è tutto un seguito di contraddizioni che si urtano ; d i co ntorsioni istdoniche che muovono a schifo; di misci6cazioni cosl grossolane da riab ilitare i preti del vecchio dkhl ~nticlericalc. Cogli clement i d i fatto che abbiamo finora, noi non intendiamo anticipare giudizi. ll cambiamento di regime può essere un t rucco concertato come q uello di Kar oly e può essere un mutamento decisivo e definitivo; p uò essere una nuova maschera m es sa al b olscevi smo nazionalista o la tomba d el medesimo. Non sappiamo. Quel che è ce rto è che i comun is ti sono scappati, co n Bela Kun e gli altri alla testa. Si comprende l'imbarazzo e la confusione del mag no o rgano pussista. Sino a pochi giorni or sono aveva d a~o a intendere ai suoi lettori (in b ase ai telegrammi ·mandatig li da certo Bran.te, c he p otrebbe anche essere il signor Isacco Sweide, espulso dall'Italia sotto l'accusa di s pionaggio): 1, che il regime dei Sovièt.r ung heresi era. solidissimo; 2 che l' armata r ossa era superba di eroismo e invincibile;

3. che, al caso, Bela Kun e g li altri avrebb ero resistito fino all'ultimo e p refer ito morire sul campo e mai fuggire. Va d a sé,· ch e chi annunciava il contrario, veniva catalogato fra i fet idi borg hesi calunniatori d e Lla r epubblica ideale....

Procediamo e documentiamo. L'organo pussista del giorno 3 stampa un appe11o di Bela nel quale è detto, fra l'altro, che « la dittatura d el prolctariat.o ungherese s i basa sulla v olontà popolare ». lmmedìatame nte so tto si legge il testo di u n discors o nel C]Uale il signor Giulio Alpari dichiara solennemente:

« Noi non capitolcrC'mO né da vant i agl i assoldati ddl' Int~ a, né davanti alle minacée, né davanti al blocco».

È chiaro, come un giurame nto. Se il proletario ·pussista si ferm a aila prima pagina, che r eca come tit olo globale questo: On gravi nrl· l'Ungheria dei Sovièts, non r imane allarmato e può dire a se stesso : è

/

vero che in Ungheria il « t rono bolscevico vacilla, ma non è ancora per t èrra >>. Péima di c3.dere, ci s arà battaglia, Il compagno Alpari non scherza. Parla come u n libro stampato. Ma il buon p roletario, come non si ferma alla Prima osteria, cosl non si ferma alla prima pag ina e quasi sempre va a sbattere i l naso suH'ultima e nell'ultima c'è l'annuncio funebre che d ice: L e di111issioni di Bela Krm. D imission i ? I E la resistenza disperata dov'è e com'è sfumata? Quando mai si Cede i l potere senza combattere? Come si spiega la faccenda? Vediamo co me la spiega il, foglio pussista. Seguirlo nelle s ue conto rsioni pa~ gliaccesche è ancora un mezzo p er refrigerar si durante q uesta canicola. E cco la nota ufficiosa a firma Brante. C'è lo stile - anche - ufficioso :

Ufficialmente si dice che il Governo comunista si è dimesso per la disfatta militare sofferta alla fronte rumena. Ma in rea ltà il Governo di Bela Kun, composto solo in minora nza di comu!"listi, era stato come prigioniero della socialdemocrazi:a, e ciò per effetto della sua politica di concessioni verso j capi della social· d emocra.zia.

« Dal pu nto d i vista interno, queste dimissioni ridaranno una fisionom ia integra al partito comunista ungherese e porranno .fine ai dissidi che negli ultimi tempi si erano acuiti perché (come vi telegrafavo g ià p recedentemente) era vivo il malcontento, nel prolet:uiato industriale e nell'armata rossa, per la di ttatura proletaria che esisteva solo in apparenza .

« Ultimamente si erano avute an, he delle piccole congiure da parte di comunisti per abbattere ìl governo di Bela K un, ìl quale, secondo loro, non avrebbe ténuto fede ai principi proclamati dal!a terza I nternazionale»

Cerc hiamo di dipanare q uesto buffo imbrog li o. Seco ndo il cittad ino Brantc, il Governo di Bda Kun è caduto perché ag li occhi del « pcoletariato industriale e d ell'armata r ossa» no n e ra abbastanza estremista. Ete rna storia della « corsa al più difficile ». O ra, se questo è vero , come avviene c he il proletariato industriale e l'armat a rossa non h anno proceduto alla creazione di un G overno più bolscevico di quello d i Bela e si acconciano invece a un Governo più roseo, più t emperato , meno terrorista? Biso g nerebbe spiegarla questa p atente contcad~izione I Nell'attesa delle spiegazioni che non ve!ranno, prendiamo il numero successivo del f0glio d i via S. Damiano. È p iù d iver tente ancora.

Abbiamo .visto le affe rmazioni di Bra me. Bela Kun è caduto per la s ituazione interna, n on già per l'offensiva rumena o p er il blocco dell' I ntesa. Brame telegrafa da V ie nna, ma P agnacca c he s ta a Milano lo smenti sce e dichiara nel necrologio consacrato alla re p ubblica comunis ta che « il Governo di Bela K un n o n cade per disgregazione interna». Ch i, fra i due, la indovina? A chi deve credere il tesserato cosciente sociali sta vinicolo ? A l cittadino Brante o all'integerrimo

DAGLI IN IZI DEL 1° MINI STERO N lTil ALLA MARCIA DI RONCHI 277

Pagnacca ? Dubbio at rocemente amletico. Crudele i mb arazzo. Ma p rocediamo. C'è di meglio. Be la Ku n dichiara nel numero .del 3 agosto del fog lio pussista che il proletariato ungherese è pronto a morire per difender e i SoviU, ; m a nel numew d el 4, un'altra testa di ....bolscevico lo smentisce i n pieno. ll sig n o r Zolt an Ronai s i confessa in cotal g uisa esprimendosi:

« Contavamo, per restare al governo, su tre avvenimenti: H rapido propagarsi della rivoluzioni!' mondiale; f avanzata rapida d ell'arm ata russa, la devozione rivoluzionaria del proletariato ungherese. Ora, 1uJJu11a di qtteJI I! co11dizio11i si è realizzala neif,i m i sura 110/uta » .

Dunque : a detta del s ignor Renai il proletariato ung he r ese manca di « devozione r ivoluzionaria». Ma come? I Se il signor Brante ufficiosamente affermava che il proleta r iat o i ndus t riale e l'a r mata rossa erano super-devotamente dvoluzionari, tanto che non appog giavano Bela Kun, sospettato di non essere b olscevico alla "moda del I~rcmlino? A nche q ui, la si decida fra Brante e Ronai. Q uestò proletariato u ng h erese man ca di devozione r ivoluzionaria, come a fferm a Ro nai, o ne aveva invece troppa, come d ichiara Brante ?

Questo esercizio di spigo latura nel campo delle matte bestiali tà pussisce potre bbe conti nuare, ma, dopo un· po' di tempo, di vent a noioso. P untiamo, p er ultimo, u n colmo. Ieri, quel giornale incor niciava le notizie d elle conferenze di L ucerna e di Amsterdam con q uesto t ito lo: L ' I nternazionale social-pal riola nel groviglio delle s11e contraddizioni. Può essere che ci sia del « groviglio l> in quel che si fa ·a Amsterdam e a Lucerna, ma ce n 'è a strafottere di << groviglio >> in quel che s i fa a Mosca o a Budapest

Morale: .l'imbottitura rivoluziona ria dei cr ani proletari fatta d ai pro fessionisti del socialismo, no n ha n iente da invidiare - per proporzioni e grottesco - a quella g ue rriera fatt a dai cosiddetti borghesi. Il pubblico rosso,, come qu ell'al tro, beve, crede e.... paga. Quest'ultimo verbo è l'essenziale.

D a li Popo lo d'ltltlia, N. 212, 5, agosto 1919 VI.

278 OPERA OMNIA DI BEN lTO M USS OLINI
MUSSOL INI

IN VISTA DELLE ELEZIONI GENERALI

PER « L' INTESA E L' AZIONE »

Un amico gen ovese - buon .repubblicano e buon combattente, il cui pseudonimo no n è ignoto ai correligionari di Liguria - mi m~nda la lettera seguente, che mi affr~tto a pubblicare:

Cmov(I, 2 agoJto 1919, Caro .Mussolini, l'ardite zza e la genialità con la quale sostenete le vostre id~, mi è sempre piaciuta ed oggi mi piace più che mai. la « concentrazionè delle siniStre interventiste » contro l'« insurrezione elettorale il) del P.S.U. è un bisogno storico così evidente che parrebbe superfluo occorresse dimostrarlo. Eppure, occorre, visto che non tutti i partiti d' avanguardia hanno à ncora saputo ritrovare la loro strada ma.estu. e si dibattono ancora ua incertezze- ed errori, che, dopo Ja guerra, ap· paiono e forse sono colpevoli.

Senza retice-nze dirò che, ad csempìo, ìl Partito Repubblicano, nel dare la sua ade5ione, sia pure condizionata, al pazzoide sciopero del 20-2 1 luglio, non solo ha dimostrato di non possedere m en ti direttive seve-re ed Cqu ilibrate, ma ha calpestato una delle più belle pagine del mazziniane-simo storicamente e socialmente avverso ad ogni sorta di dittatu ra di classi.

Ma non mi p ropongo una requisitori a verso alcuno. Qui mi vog lio accordare con voi, valoroso amico, per dire che gran parte dei combattenti pensavano la medesima cosa, avevano la stessa idea, fi no a quando erano a tu per tu col nemico. Sì, fin d'allora, 1i umiva, si prevedeva che saremmo- arrivati a questo punto, a questa, dei resto non disgra·dcvole, nC'Ci:ssità

Averli smtiti ! E non erano mica i piccoli fanti inconsci che poteva no maledire, ma poi andavano, cantando ed amando; no, erano g li altr i, i lupi pussisti, mil5Cherati da ufficiali, che, dai comandi, o dalle compagnie, pr eparavano i ra ncori, gli odi ciechi, aizzavano le passioni più basse, che si rivelarono poi du rante la ritirata, resa tragica da quei manigoldi! Perché, oltre le inchieste ufficiali orpellate e blande, ce n' è una, quella fatta da chi c"era r ea lmente, da chi [a vide e la visse nell'angoscia impotente di non poterla p unire.

Ed ora che la guerra è finita ed appunto perché è finita vittoriosamente per noi, essi, i lupi, gittata la maschera che a vevrno scroccata, giurando anche fedeltà al re (e i chi non la giurerebbero se tornasse loro i l conto?) con maggior accanimento, con magftior rabbia, danno via l' anima pur di poter d imostrare che la guerra fu un' inutile strage e che tra vinti e vincitori non e'< differenza!

Torniamo all' argomento : « L'inswrezione elettorale» del Partito Socialista Ufficiale con annessi e connessi mad dalcni pentiti, dove cond urrebbe? Alla <1 ti-

ran nia di una classe » come disse Ma zzini e come ha d imostrato l'esperimento moscovita.

Di fronte a questo pericolo, maggiore di quel.io militari.sta tedesco, non l perdonabile il dubbio: la .: concentraz.ione delle sinistre interventiste » s' impone. S' impose nel 1915, .s'impone oggi. Sennonché c'è una d ifferenza. N e l 1915 si doveva proclamarè la guerra a lle autocrazie central i. Nel 1919 le autocrazi e centrali non esiston o più e p erciò la storia è precip itala e l'utopia i n p rogressivo divenire di rea lizzazione. Quindi, o coloro che furono al nostro fianco allora a..eltano oggi tutto il programma annunciato da voi nd vostro chiaro discorso s ia ne ll'ordine politico come in q uello economico e potranno combattere con noi , o lo accettano solo in p arte - come il prof. Finzi - e sarà meglio che cerchino altri collaboratori. Perché la q uistione economica è talmente intes rata da quella politica che non possono per nessuna solist icnion ~ essere scis.se e separate 1l, troppo comodo il dire che non varreb~ la pena batterci per una repubblica alla francese. .S un modo come un _ altro per non affronta re la quistione ed è una frase fatta, raccattata nel l etamaio derico-moderato; mentre nel contempo si finge ·d 'ignorare o forse s' ignora davvero la storia di Francia e ... quella d'Itali a

Insomma tenete per avvenuto questo fatto: o che voi, Mussolini, r iusciate a fa r ent ra re ncll"orbita delle vostre idee l a d emocrazia inter.,.entista organizzata, o che voi, in ultima ipotesi, creiate t x n r,vt> una organizzazione da contrap• porsi a quell a elettorale pussist a e madd alenista, la maggioranza dei combattenti sarà ugualmente con voi.

Questa lettera provoca u na d omanda : a che punto è arrivata l'idea di costituire una g rande coaliziOne di fo rze vive - di quelle che furono interventiste - per combattere l'imminente battaglia elettorale e tener tes ta, da una parte alle for ze retrive, e dall•attra alle forze dissolvitrici del leninismo socialista? L' idea è i n marcia. Fo rti correnti del Partito Repubb licano - l'adesione di Ca,rlo Bazzi, leader dei rep ubblican i ravennati, lo prova - accet tano d'entrate i n q ues ta coalizione. Altre intese locali sono in elabor azione. È chiaro che un inovimento dilagante n elle regio ni, fi n irebbe per avere il crisma dei sup remi ?rgani direttivi romani e diventare nazionale.

Il problema, in fo ndo, è molto semplice.

A lla fine di ottobre avr an no luogo - dop o sci anni, e dopo la guerra - le elezio ni generali con un su ffragiO più universalizzato e con sistemi -malgrado lo stillicidio degli emendamenti - più corretti. Di fro nte al fatto delle elezioni generali ci sonò due atteggiamenti da prender e : o l'astensione o la partecipazione. Se il Parlamento non votasse la riforma elettorale, noi non solo prop orremmo l'astensione, ma il sabotaggio delle i mminent i elezioni. Vot ata la r iforma elettorale, la non' partecipazione equivarrebbe a una p rova d ' impotenza, a una dichiarazione di suicidio , Il Partito Popolare Italiano si prepara

280 OP.ERA. OMNIA DI BENI TO MUS S OLINI

alla lotta colla più grande attività, e il Partito pussista, malgrado le stamburate leniniste, fa altrettanto'. ·

Partecipazione dunque.

Con quali criteri? Con questi. N elle ci.rcosc[izioni elettorali dove noi non abbiamo fo rze prgarùzzate che c i permettano unaàffermazione degna di rilievo, i ·nostri_ amici potrebbero votare per candi dati cheesserido stati favorevoli all'interventismo - accettino oggi: a) di lottare per la Costituente nella pdma sessione della nuova Camera; b) dì lottare per la creazione d ei Consigli nazio nali economici e per t utte le altre riforme già mature nella coscienza popolare.

D ove abbiamo nostre forie coalizzate in un'alleanza che potrebbe chiamarsi, come ho già detto, Alleanza per la Costituente, scenderemmo in campo colle nostre liste e a bandiere spiegate contro tutti.

Ma o ramai è l'or a di decidersi.

Io credo che questo appello per Ja coalizione - sulla base del mio discorso al Liceo Beccaria, discorso che ha incontrato vasti consensi, tanto che dalla sola Lugo ne furono rkhiestc o ttomila copie - sarà lancia to solennemente dalla prossima adunata fascista di Firenze

E b isognerà ri spondere I

Il Popolo d'Italia, N , 214, 7 agosto 19 19, VI.

MUSSOLINI

DAGLI INIZ I DEL J0 MJNISTERO NITTI ALLA MARCIA DJ RONCHl 281
Da

CIFRE DA MEDITARE

Dopo i ferrovieri di Lecce, che si sono impegnati a lavor are un'ora di più al giorno per accelerare il ritmo della produzione, i deviatori ferroviari di S. Benedetto d el TrÒnto sono andati più in là e hanno chiesto di lavorare dodici ore al giorno, sino a quando sa rà necessario. Questi gesti simpat ici ed eminentemente signifi.c~rivi sono - dun·que - da considerare come i primi sintomi d el ritorno alla ragione ; come le p rime timide l ud che filtrano traverso questo che non è soltanto un crepuscolo di reg imi, ma p otrebbe essere l'inizio di un'altra eclissi secolare della civiltà umana ? Noi crediamo che si tratti veramente di un ges to di (< r ipresa», di 'un << ritorno di coscienza» dinanzi all'abisso spalancato. C'è chi si diletta in minuzie di episod i o cli persone, ma il quadro è più vasto e la situazione dei popoli europei ha carattere -di gravità estrema. 1

Eccola, schematizzata in c ifre di u n'eloquenza terribile.

Ci sono attualmente in Europa - ha de tto il delegato dell'Amer ica Hoover al Consiglio Supremo Economico di Lo n dra - cento miJjoni di famiglie che son o - in materia di approvvigioname nti - a carico degli altri continenti. Ci s o no inoltre quindici milioni di famiglie che vivcino coi sussidi di disoccupazione . In complesso ci sono attualmente in Europa non meno di trecento mil ioni di creatu re che non potrebbero vivere con dò che in Europa si ·produce. Supponiamo che un regime di r estrizioni severissime riduca il fabb isogno di v iveri al minimo .indispensabile: ciò malgrado l 'Europa - per nutrirsi · - avr à sempre bisogno degli alt ri continenti e - natural mente in primo ~tuogo - dell'aiuto degli Stati Uniti.

Navigdre necesse. Ma per navigare occorrono navi e quando le navi ci sono occorre il carbone.· Qui altre note dolcmissime. L'Europa è minacciata dalla carcstìa dì carbo ne. Il Tt111p1 dichiara che « dall' ultima riun ione del Consiglio Supremo economico è ris ultato nettamente c he quasi tutti i paesi europei mancher anno di carbone l'inverno prossimo. Per qualcuno di questi paesi la situazfo ne sarà trag ica. Si gelerà, le fabbriche si chiuderanno, ·i treni non circoleranno )>. Ma anche ammettendo ·che ci sarà il carbone, anche ammettendo che n"ofl dovremo tornare alla navigazione a vela, come, in . mancanza di treni,

,

alle vecchie diligenze stradali, troveremo - al di l à dell'Oceano - i viveri che ci occorrono?

L'interrogativo n on è cervellotico. I g iornali di ie ri recavano queste notizie che impongono serie meditazioni :

6.

« Secondo le informazioni t elegrafiche da Washington il Congresso è jn questo momento dominato d a una çrescente preoccupazione per la proposta riguardante i l divieto d i. esportazioni dagli Stati Uniti di tutte le sostanze alimentari allo scopo di di m.inuire l'alto costo della vita, ·e per la pressione minacciosa che i ferrovieri intendono esercitare allo scopo di ottenere ·la naziooalizzazione delle ferrovie,

.

« I partigiani del divieto di csportnione affermano che durante il mese di giugno furono esportati dalla America del Nord qu:1-ntità enormi di viveri per un valore calcolato a più di cento milioni di d oHad e osservano che se queste provviste alimentari fossero rimas.te in paese i prezzi sarebbero ribassati della metà,

« Gli oppositori det p rovvedimento proibitivo dicono che il presidente Wilson sarebbe deciso a non r atifica.re tale decreto essendo egli convinto che la cessazione del trasporto di viveri americani significherebbe p er l'Europa la fame immediata Pe rtanto il prc:'SidCO.te ha riunito ieri nel pòmeriggio i ministri a coniiglio per d iscutere la situazione».

Il mezzo per ri mediare a tutto ciò è uno solo: Javorare, produrre con u na tecnica che cen tuplichi lo sfo rzo umano, Su questa necessità della « tecnica >> leggere alcune interessanti cons iderazio ni di Giuffoelhès - u no dei maestri del ~indacalismo francese - nell'ultimo numero del Rinnovanm1to. Lavorare e produr re è la parola d'ordine della Confeder azione Generale del Lavoro di Francia. Dopo il ~< fallit issimo >> del 2.0-2. t luglio , il Cotlsiglio nazionale proclamava l'urgenza che « la produzJonr sia stimolata td accrud11ta con /111/i i mezzi>> , In Francia, le teste pensanti del sindacalismo avver tono il baratro verso il qiiale marciano le società umane con passo affret tato- dalle d issolvicrici tendenze bol sceviche.

Anche in l talia non mancano g li uomini che vedono. Se la Francia ha un Merrheim, che affer ma altamente quello che su queste colonne fu g ià riportato, in I talia non mancano i Vergnani ni, i Colombina, i Rigola, i Turati e simili Buozzi a dire le stesse cose. Salvo a smentirsi - p ietosamente e jgn obilmente - neg li atteggiamenti pratici. In una circolare diramata ai delegati al Consiglio generale della Camera

DAGLI I N IZI DEL J<I MINI STERO NITTE ALLA MARCIA D1 RONCHI 283
<<Nuova.York,
1g. · XIII.

del Lavoro di Milano, .i rappresentanti o perai nella Commissione comunale del Calmiere, a u n certo punto scrivono:

q C è ragione di ,emere che .si vada lentamente e fatalmen te ve rso una grande dibttd e, la quale, anche se sorgerà ii regime r:iostro, costituirà u na triste eredità d i macerie e di rovine, su dì cui solo una grande fede e un'intensità di open•· potrà far sorgere il _nos tro edificio di d omani ».

Questi signori temono - dunque - la grande déba,le, dalla quale essi dubitano - con un « se » pieno di signifi.cazione - che possa sorgere il r egime socialis ta, ma - con una contraddizione straorclinaria - ess i non solo non impediscono, ma operano perché si formi · e aumenti la « trist e eredità di macerie e di rovine ». Difatti, nella stessa cfrcolarc, questi signori teo rizzano il n on lavoro e affermano che << il proletariato non può intensificare la produzione» Con questo è spiegato l o sciop crismo che imper versa.

Solamente quetti socialist i ignorano che da un · regi1J1e capitalista depauperato e dù.rang11alo, non p 11ò sorgere un .rocialismo viJaù.

Comunque, è tempo di reagire Bisogna imitare gli umili ferrovieri di Lecce e d i Abruzzo, Lavorare d i più, sino a quando l'economia m o ndiale non sarà i:iassettata. O aluimenti rassegnamoci allo sprofondamento della civiltà e della società.

Bisogna convincersi che s iamo al b ivio: o produrre o i mbarba ri re.

MUSSOLINI

Da 11 Popolo d'Ìtalia, N. 215, 8 agosto 1919, VI.

284 OPERA OMNIA DI BENI TO .MUSSOLINI

UN VOTO DI COMBATTENTI PUGLIESI

Ba.rlett.a, 7.

L'assie-mblea generale dei soci d i questa Associazione, con acclamazione approvava il seguente ordine del giorno :

« Considerando ed appre22nndo l'opera i nstancabile del compagno di trin• cea Bfflito Mussolini a pro deg li ex combattenti; considerando che tutto · h a messo a d isposizio ne per il bene ed il raggi ungimento della nostra .finale vittoria, e plaudendo 111 simpa tko Popofq d'I1a/i;1, la Presidenza propone che Beni10 Mussolini vens;a nominato socio onorario di questa sezione,>.

lo ring razio vivamente gli amici e commilitoni di Barletta pe r il g rande onore che mi hanno fatto. Quanto a me, credo semplicemente di aver compiuto il mio dovere, sostenendo i diritti dei combattenti itaLiani, Sono lieto soprattutto che la campagna per la riabilitazione materiale e morale dei prigionieri abbia raggiunto quasi totaJmente lo scopo e che molti dei famosi p~stulati per la smobilitazione siano stati accet tati. Molto resta ancora a fare, soprattutto per ciò che riguarda i postulaci politici e morali dei combattenti. Insomma, i combattenti sappiano eh<: hanno in qu esto giornale un amico sincero e un difen sore assolutamente disinteressato. MUSSOLINI

Da li Popolo d'JJ.:/;a, N 21'.S, 8 agosto 1919, VI.

IN GUARDIA!

UNA LETTERA DI ARDENGO SOFFICI

A tdengo Soffici non ha bisogno· di es sere presentato , Non è soltanto un g rande ingegno e u no scrittore d'eccezione, m a è anche uno c he ha fatto la g uer ra, l ' h:a d escdtta nel suo K obilek ed b a « vissuto» le tris ti ssime o re della ritirata ·di Caporetto. Con q uesto articolo e co n altr i che seguiranno, nostri e d i nostri collaboratori, sferriamo l'attaccO che deve ancora una volta sbaragli are la nefanda tribù disfat tista ~ggì ingrossata d a q ualch e pavi do democratico maddaleno sempre in fregola di acc omo damenti e da alcuni borghesi che ruffia• neggiano col P u! nell'inutile attesa delle sue grazie e del suo p erdono

uro Mussolini, vedo che si avvicina il giorno i n cui tutti coloro che banno una vera :mima d i. uomini liberi e d'italiani inco rrotti ed incorruttibili; che hanno voluto con t utte le Jorn forze salvo l'onore ed :rnmentat:i. la g randezza e la g loria dell:i. Patria, do vranno ancora mettersi a contallo di g omito· risoluti ad affront:tre una nuova bJ ttag!ia

Dopo fo gi ornate formidab ili del maggio 19 15, in cui si t rattava d i op• porre la p ur en a · di u n ideale all' ignom inia di un politicantismo d a gente schiava e vendutll; dopo le gior nate s trazianti del novembre ddl"anno 19 17, in cui s i tratta va di opporsi alla volontà, anzi a ll a voluttà di disfatta e d i , -ergos na della stessa vaccaglia; dopo le g iornate tu multuose dì Milano e d' altrove, nell e quali s i t r attava di impedire a lla medesi ma lercia gente di oscurare la luce deIJa vittoria e di mutarla in t enebra. di sconfi tta; dopo l e g iornate recmtissime, in cui si è tratta to di mascherare . le manovre occulte della eterna camorra, b q uale traeva da lla ingiustizia di tutti verso di noi per adonestare la propria immondezza; dopo tutte qu,:-ste lolle logoranti, ancorché sempre compensate dal la villoria, bisognerà scendere ancora in campo E naturalmente, bisogneri ancora vincere, 11 nostro avversario è sempre que-llo: sono i liguri loschi <lei giolit1ismo, dd ledescofilismo, dell'abbietto neutra lismo italiano; i nemici d i tutto quanto è nobile, gfanJe, bello ; i torbidi avventurieri e man ipolatori d ella pu tredine set· tarfa ed affo.dsticu; sputacchio.ti, calpestati, disfatti, ridisfotti e r iridisfaui, rn:1 ,:he, vi_vad ed inesti rpabili come <'erle bestie, innamo rati deg li organi esci'~ menth:i, ripiglia no ancora fiato e tentano di t ornare alla riscossa. Ma mm tre pri ma la loro d ivisa. non poteva esse-re e non era infatti che vigliaccheria ed infamill, oggi che l'oscurità stessa dell'avvenimento sembra prestars i ai più audaci

travestimenti, la loro divisa è verità e giustizia. t5, anche amore di patria t tenerezza di cuore per chi in quell'evento è stato sacrificato o soppresso. Perché per ques te brave.. persone nessuna attitudine pare inassumibile o grottesca, quando si tratta di raggiung ine: il loro scopo ben conosciuto. li quale è, pure, sempre quello : fiaccare i nervi alla nazione e precipitad a nel fa ngo e nel caos.

Essi vogliono dunque oggi la ,·erità e la g iustizia; e la verità sarebbe che il d isastro di Caporetto è dovuto all' insipienza e alla canaglieria dei capi militari, e la giust izia' il coprir questi d' obbrobrio e magari sterminarli sull'ara del loro improvvisato quanto inatteso patriottismo.

ln realtà - nevvero, caro Mussolini ? - il loro fine è tutt'altro; t u lo sa.i come lo so io, e lo sanno quanti hanno letto e leggono nello sporco geroglifico di q uelli spiriti tenebrosi ed immondi. la verità è che nella g r;mde b:ifdoria di accuse, di recrimin:izioni e di c:ilunnie, essi tentano di. far di menticare la loro responsabili tà criminosa nella preparazione e realizzazione dei fatto terribile. E poiché. sanno beni ssimo che, per q uanto ign:ara ed ins:cnua, la grande mass:t del pubblico italiano, non potrà mai dimenticare certe altre verità, che tu tte sono contro di loro, ess i sperano almeno di rovesciare a loro vantaggio la scal:a di proporzione di quelle respons:ibilità

Tutti sono d 'accordo su questo punto, per esempio, che tra. i fattori determi nanti d i Caporetto, princi palissimi sono: la depressione morale operata in paese, conseguent emente sui combattenti, dalla propaganda disfattista <lei socia. listi del Pur, dei giolittia ni e dei preti; la ~stia le fiacchezza dei governanti di q uel tempo, che quella propaganda tolleravano, prOvocavano e q uasi i ncoraggiavano; l'imprepar.izione e il dogma tismo caser mistico di alcuni capi militaii . Ebbene, quello che, almeno, vog liono adesso i nostri avversari è d i capovolgeré quest'ord ine di fattori primi che dovtcbbcro essere sotto la tremenda accusa. dd paese, passarc con la frode e con la rito rsione delle requisito rie, fra gli ultimi, e magari scauagliarsi nella confusione d ella coda.

Ora, t appu nto questo sovvertimento cl i grad uazioni che a noi tocct impe-· dire. E lo possiamo beni ssimo, noi che d i que lla tragedia abbiamo assistito pcrso03.lmente alla mise ell scène, alla deflagrazione cd all'epilogo E q uesto faremo con l'ardore consut to e la ft'l!e che in noi non è languita mai.

Il fatto speciale di cui si tratta - Caporctto - è tale, il d olore e lo sbigottimento ch' esso provocò dentro di noi, come dentro alla più gran parte degli ital iani, furono cosi inaspettati e tremendi, che ogni accusa portata contro un rcsponsJ.bi!e purchessia ci è pa rsa fin qui buona per ché serviva se non altro a darci qualche oggetto r ea le su cui sfogare jJ riostro r isentimento. Né si è cercato d i sottilizzare troppo o di classi ficare.

Cosicché c'è da temere oggi che, moltissimi avendo fatto, come noi, il giuoco infame dei nostri avversari, si tròvi r ero g randemente p iù faci le e che essi approfi tlino di questa circostanza per u ame tutti i vantaggi possibili N el t umulto della passione la va lutazione Jegli argomenti potrebbe essere incerta, precip itos:i, e s' ingenet"erebbe allorà quello stato di cose e di anime torbido che l'astuzia e

·1a malafed e dei veri rei sfrutterebbe a proprio utile e precisamente· contro la veri tà e la giustizia the pretende, tutt i sappiamo con quale onestà, di reclama:e.

Urge perciò, caro aniico, che fi no da questo momento il ,dibattito venga stabilito su un:i base di massima chiarezza con la massima calma e l a più grande circospezione. n se mi permetti d i aiuta rti in questa occasione, sono pronto il dare per il p~imo un esempio d i questo metodo che, secondo me, si dovrà seguire, se , ogliamo che fra noi una q uestione tanto importante non venga tnscin:1.ia nelle bassure di cloaca dove di,suazza e si be.i fa stirpe infett3 dei nem ici nostri , ùell'ltalia e della dignità umana.

DAGLI INIZ [ DEL 1° .MINIST ERO NITTI ALLA MARCIA DI RONCHI 287

Ed eccomi qua. Cominciamo dai primi argomenti portati in campo da que. sti triviali falsificatori. Sono arg()(llertti previsti, come facenti parte di u n sistema di denigrazione .teatrale, grossolana, p erfettamente a<leg uata alla m enta lità di. chi lo ha adottato e di coloro sui quali vuole esercitare Ja. sua forza ; ma che perdO stesso non si tratta né di negare senz'altro né di confutare precipitosamentl.", sib. bene di accoglierli e di farli accoglil're come possibilità·e non come- reahà, finché dall'insieme di prove ulteriori non risu ltino, come dovranno pur rimltarC", veri o falsi. Ma nello stesso tempo si tratta anche di contrapporre intanto ad essi tutto quello che ognuno di noi sa per esperienzll. o per scienza propria. E vediamo.

I Ire argomenti, dunque, sono:

1. La ferocia militarista del generale Grai:iani ha fatto di quest'uomo un assassinò, rivelando insieme l'orrore di tutto un sistema e la necessità d i so pprimtte con la più spietata violenza quell' uomo e quel sistema.

.lì q uello che afferma. l'Avami!, e con esso tutti coloro che, dopo aver creato mig liaia di soldati Ruffini, si m ost ra no ora indignati che per una dura necessiti di disciplina profilattica le loro creature vengano soppresse come quelrinfelicè, in un momento ecCei.ionale ed unico, i n c ui ogni .tltro rimedio si mostrava in.tdcguato ed i mpossibile. Ora, tu, c.iro amico, hai commentato abbastanza efficaceme,nte la l ettera dello stesso g ener ale, percbé i o ripcta fo t ue o55ervazioni che sono anche le mìe. Aggiungerò, come uno che de lle azioni di quel capo ha forse una più. larg a nozione, che b. risolutezza e il rig ore del generale Graziani in quella tremenda occasione furono fra le ragioni principali del ristabilimento ddl'ord ine tra fa folla aberrata dei soldati dispersi, d1e, com'egli dice con esattezza, commcttcvi no atti ripugnanti in quella reg ione terrorizzata dalla loro anarchia.

2. L·imbedllità e la testardaggine del generale Cadorna, il quale, sempre secondo l' Avanti! ed i suoi sapienti alleati , a'Vn:bbe mal concepito e svolto i suoi pian.i di' guerra, ed ignorando a5solutameale la psicologia del nostro soldato, l'avrebbe trattato in modo da Jiacc:une il corpo e specialmente lo spirito, tanto da rendere naturale ed inevitabile lo stato d'animo che determinò lo sfacelo ·di Caporetto.

Questo secondo argomento, implicando quel tentativo di rovesciamento nell'ordine delle r esponsabilità di cu~ parlavo poc' anzi, non può esser trattato d i sfuggita e dovrà anzi form a re il centro di una capitale discussio ne più t:i.rdi. Mi limiterò dunque a notare che qua lunq ue possa essere il giudizio ulteriore che si potrà fare della sua validi tà, non si deve per intanto d imentìc,u e, come vorrl"bbe il Pus ed i suoi contagiati, che il generale Cacjorna, che il suo collega Foch continua ad ammira re, ha avuto a lcuni merit i non trascurab ili, come quelb di avere una fede incrollabile nella necessità d ella guerra; di aver forma to l' esercito italiano, dis fatto e avvilito dal socialismo e dal sinistro Giolitti, di aver ta nto bJ.ttuto sul nemico da ridurlo agii estremi, come appare dalle ,ivdazioni degl i uomini di Stato tedeschi; di averlo, dopo Caporetto, fermato su l Piave, dove il generale Diaz trovò la line;1: formata e g ià resistente.

Potrei aggiungere che, in guanto a l morale dell'esercito, il generale Cadocna era il primo a preoccuparsene, tanto che p iù volte aveva avvertito il Governo d'alloca d dle sue inquietudini, senza però n ulla ottenere, neanche una risposta, come ·risulta d alla stessa reb.zione dd b Comm issione d'inchiesta.

3. li generale Cape-110 era un capo s.s.ngu ina1fo, imprevi dente, ed in aperto contrasto d'idee co l suo superiore Otdorna.

E su questo, caro M ussolini, lascia che io, che ho avuto l'onore di servire e di avvicinare quel generale, smentisca senz'altro in blocco queste t re accuse capi tali, frutto deU'ignoranza o della m ala fede o dell'odio di chi le lanci a e le propala

288 OP.ERA OMNlA
DI BENITO MU SS OLINI

Il generale Capello non è un uomo sentimentale e lacri mogeno sullo stampo, per esempio, del de<repito Boselli o di Orlando, i quali avrebbero permesso a chiunque sovietista, giolittiano, o altro criminale, di commettere qualunque disordine o infrazi~ne alla di sciplina .B un uomo forte, un realista, ·un soldato di razza, il quale parte da questo principio, che anche in guerra - se si d eve far e la guerra e vincerla - chi più s pende meno spende; ma la sua riso lutezza e ~everità non l'ha mai condotto ad _ un'azione spietata non giusta; ed è un fatto accertato che non è stato nella suil armata che i plotoni J'esecu:tione hanno opttato di più. Nessun generale, poi, è mai stato forse più amato di lu.i dai suoi dipendenti diretti.

Per quello che riguarda l'imprevide~ua, io non sono competente per giudicare se fosse un suo difetto o no. So pera ltro che nel tempo che precedette Caporctlo, egli, ancorch~ malato, non cessò mai di preparare appassionatamente la sua armata a ricevere il colpo previsto ed a respingerlo, come ognuno di no i. era sicuro che avrebbe fatto.

E circa i. suoi contrasti col Comando Suprt'mo, io ho visto una enorme quantità di Jocumenti, dai quali apparis<e che, se ci erano delle divergenze di vedute fra il generale Cape llo ed il genera le Cadorna, queste erano d' ordine secondar io; ed è un fatto che reluioni cordiali correvano fra. l'inferi ore e il superiore; re la. zioni fondate, oltre che sugli obblighi gerarchici, sulla grande considerazione e sulla stima che il primo aveva per il SCC(?ndo.

E qui termino, per ora, caro amico. Né quello che ho intanto detto vuole essere una difesa del primo, del secondo o d el ter:t0 pc!'llonaggio che il paese e fa storia dovranno giudicare. Non si deve difender nessuno, ma portare ognuno di noi il nostro contributo alla verità ed alla giustizia che altri intende d i manomettere.

Sop'rattutto è indispensabile sollevare il dibattito dall'atmosfeu. del pettegokzzo, d ella contumelia e della volgarità da trivio in cui la canagli:i. che t eme la vera luce e le nobili altezze dove spazia l'intelligenza, vorrtbbe affogarlo.

A un'altra volta,

Da Il Popolo d'Tt~itt, N: 217, 10 agosto 1919, VI (J,, D 8).

DAGLI INIZI DEL I0 MINISìERO NITJ"I ALLA MARC IA O[ RONCHI 289
ARDENGO SoF'FiCI

SE TORNANO I RE....

L'o rg ano del pussismo italiano ha annunciato alle sue turbe con u n t ito lo su sei colonne che l ' Jntu a strangola le repubbliche t ripont i re ml trono. È falso. Se a capo del governo ungherese sta i n questo momen t o un arciduca Giu sep pe deg li A b sburgo, la colpa non è dell 'Intesa. Se il nonie degli Absb urgo, che si c redeva o ra mai conse gnato ai p iù profondi sepolcri d ella sto ria, ri balza alla luce della cronaca politica .contemporanea, la res ponsab ilità non ricade s ull'Intesa. Se, per ipotes i non del tutto assurda, se domani la repubb lica dell'arcid uca G iusep p e d ar à pos to a una monar chia, la colpa no n può essere ~ttribuita all'Intesa, Un r it o rno dei magiari alla mo narchia non è improbabile; quello che appare o ramai impossibile è la rip resa dd potere da par t e dei comunisti. La caduta di Bela Kun ha già avuto ripercussioni serie a Vienna.. Di repubb licani in Austria non c ' è si ncer amente - nessuno. La campagna austriaca non è repubblica na e la città - l'unica città pletorica che è V ienna - è repubb licana sol~anto alla superficie, ma senza profon di tà .

A chi la co lpa di ques to m ovimento di restaurazione ? La vittoria d ell' Intesa aveva frantumato i troni. La marcia degli eserciti dell' Intesa aveva « sbanda to » j monarch i E r ano sor te le re pubbliche. hfa il b o lscevis mo ha tentato di assass inarle e per quella ung herese c'è ri uscito. Il g iudizio sul fenomeno è in questa semplice co nstatazione: Ia p rima rep ubblica che cade ing lo riosamente è quella magiara sovietista :È s tupido far credere che l'Intesa abbia battagliato p e r rovesciare Bela Kun. L'atteggiamento dell'Intes a nei rigu ardi ddl' Ung h.eria s ovi etista, è stato - ccime al so lito - incoerente, tardig rado, ma n ie nte affat to liberticida. C'è stat o un momento i n cui - so tto u n a forma più o meno ipocrita - l'Intesa sembrava disposta a rico noscere il G overno di Bela Kun. La v erit à è che la rovina è venuta dall'interno. Se il Governo di Bela Kun fo sse s tato v eramente l'interprete de lla volontà e della co scienza del p o p olo mag iaro, nessuna forza es terna av rebbe po tuto far ctollare il regime. Gli è che il bolscevismo ung herese, come quell o russo, n on ha fa tto che accu mulare e preparare d isastri e spianare. l a strada alla « r estau razion e ».

Se la rep ub blica v iennese no n sub irà il destino d i q uell a magiara,

sarà merito di quel Fritz Adler, che ha combattuto e anche affogato nel sangue og"ni tentativo di comunismo. È assai prnbàbile che senza le repressio ni ·spietate di Noske, oggi a Potsdam ci sare bbe t ornato il Kaiser. .La responsabilità del bolscevismo nella eventuale « restaurazione >; delle m onarchie è r iconosciuta dai socialisti di Vienna e di Berlino. La Arbeiter Zeitm1g di V ienna scr ive:

« La medesima sorte avrebbe p otu to colpire anche noi se in Austria s i fosse venuti alla procbma.:zione deJla Jinatu ra dei Consigli. Gli avvenimenti di Buda pest sono la consr:gucnza della tattica comunista».

Non c'è bisogno di dire che Vienna . è un eccellente: osservatorio per g iudicare quel che accade a Budapest. Il giudizio dei s ocialist i maggioritari tedeschi è ancora più esplicito: Il V onJ1aertt s tampa:

ii: I Governi de lle democrazie vogliono ora creare sulle rO\'ine dell'Ung heria dd Sottièl una corona absburg hese. Qur:llo che l'Intesa progetta in Ungheria non avrebbe mili potuto avvenire senza la preparazione d ella follia comunista. Gli avvenimenti delJ'Ungherfa ci ·parlano un linguaggio trag ico : se ri usciremo a preservare la rivoluzione tedcsr:a da u na sorte simile, potremo sopportare con serenità la fadle 11ccusa che ci viene rivolta d i essere dei contro-rivoluzionari » .

Che il b olscevismo sia in antitesi col socialismo e .che prepari coi s uoi esperin:enti sul « corpo vile » del proletariato il ritorno dell a reazione più feroce, è stat o chiaramente affermato nel cong resso internazionale di Lucerna. Per la seconda v olta, nel volger di un a nno, una grande riunione di socialisti di tutti i paesi ha condannato i l b olscevismo. I di scorsi di Edoardo Berns tein, Axclrod (che: una v olta era ammirato come il decano del socfalismo :russo), di H e nderson, d ello stes so Fritz Adler sono s t ati nett am~nte antib o lscev ist i. Ma jl d iscorso veramente d emo lito re del bolscevismo è stato pronunciato da q uel Tseret elli, che, nei primord i della rivoluzione russa, fu nominato all'unanimità vice-presidente del Sovièt. Il cittadino T scretd li, che ha visto il bolscevismo in azione e ha vissuto la rivoluzione in tutte le sue fasi, cosl definisce il bolscevismo:

« Il bolscevismo è la dittatura di una minoranza ed è sboccato nel <lisordine e nella rovina. JI proletariato crede che il bolscevismo prepari l'avvento del soci alismo. 6 un errore che bisogna. den unciare alt~mente t:i nto p iù che bisogna evitare a qualunque costo la ri pet izione <li una esperienza simile»

Queste pai:ole di un ferven te e vecchio socialista rivoluz ionario rus so dov rebbe ro essere meditate da color o che v o rrebbero « rip e-

DAGLI INIZI DEL 1° MINlSTERO NITTI ALLA MARCI A DI RONCHI 291

tere » l'esperienza in Italia. Adesso ci si spiega come certi borghesi, come certi reazionari, abbiano deUe simpatie per il bolscevismo. Essi sentono çhe - fatalmente - dopo Bela K un deve venire l'arciduca Giuseppe; che dopo Lenin deve venire un Denikine o un KolCà k quaiunque a ristabilire uno czar; chè la cosidetta dittatura del proletarfato - un nonsenso logico e storko poiché i dittatori inamov ibiH sono pochi uomini appartenenti a una camarilla politica - prepara la dittatura della sciabola.

C-li avvenimenti ungheresi confortano la nostra fede e d evono a ncora più turbare le coscienze già inquiete degli altri. Noi « sentiamo )> che opponendoci, come abbiamo fat to e come faremo, alle tragicomiche pagliaccjate dei socialisti pussisti italiani, abbiamo evitato che le masse operaie si cacciasse ro nel vi colo cieco di una più g rande mi~ seria e di una più · dura ,schiavitù.

MUSSOLINI

292 OPERA OMNIA DI BENITO ,MUSSOLINI
Da Il Popol o, d'IJalia, N 218, 11 agosto 1919, VI.

MANOVRE E RESPONSABILITA

La nostra posizione polemica e politica circa le risultanze dell'inchiesta uffici~le su Caporetto, è chiara, precisa, formidabile, Appena delineatosi il movimento di riscossa neutralistico, nella n ota ch e aveva per t itolo Noi e loro , verùva espresso il nostro punto di vista, che non offre motivo a sofisticazioni, a specu lazioni, ad equivoci.

O ggi che la polemica imperversa, e gli obiettivi loschi del disfattismo r isorgente appaiono in luce meridiana, non sarà inopportuno fissare aòcora una volta, in t ermini matematici, il nostro pensiero, ilnos tro giudizio.

Noi rive ndichiamo altamente, fi eramente la responsabilità d i aver voluto l'intervento, di aver contribuito alla determinazione della guerra italiana, sbaragliando nelle famose radiose g iornate di maggio g ran parte del bestiame vile che ripullulò trenta mesi più tardi; ma decliniamo, non meno altamente, la responsabilità circa il sistema di condotta della guerra, sia dal punto d i vista strategico, come da quello politico, come economico, come morale, come diplomatico.

Non abbiamo atteso la pubblicazione dei tre volumi dell'inchiesta u fficiale per declinare tale responsabilità.

Cento volte abbiamo sentitQ, spasimato per la tragedia italiana consis tente nel dissidio abissale fra la giovane volontà delle minoranze popolari cosçienti interventiste, e le classi dirigenti militaristiche, burocratiche, politiche, vecchie ed invecchiate, che fecero la g uerra come una pratica più o meno emarg inata, fra le innumerevoli altre.

Noi sentivamo la guerra come u n gesto di gr ande gloria I

Per errore gravissimo, che poteva essere fatale, i dirigenti ne fecero una spec ie di cronaca, che non doveva turbare l'andamento no r male dèlla vita della nazione 1

N o n abbiamo ,atteso l'agosto d el 19 19 per dire che i soldati italiani dovevano essere considerati u omini, non semplici numeri di matricola; che la discipÙna non doveva essere una pruss iana creazione, ma unà persuasione morale; che la nazione doveva assume re il vero volto di guerra, n on già esibirs i ai ritornandi dalle t rincee, in attegg iamenti fr ivoli, scandalosi, demoralizzanti; che bisognava instaurare,

applicare una giustizia inflessibile per tutti, dal primo all'ultimo scalino della gerarchia, •

Le collezioni del nostro giornale degli anni '16-' 17-'18 pos sono offrire una inesauribile testimo nianza di quanto affermiamo,

L'erro re che abbiamo espiato fu commesso n el maggio 1911 , quando consegnammo la nostra guerra a colo ro che l'avevano ostegg iata o l'avevano sentita in altro modo, o voluta per altri obiettivi.

Il trattame nto fatto ai volontari, il trattamento ignobile s ino all'agosto del 1917 quando Cadorna con apposita circolare si è occupato del problema, prova che l'alto militarismo professionale intedescato, per v ia d egli uteri m oglieschi, o tedeschizzante per simpatia, con l'immensa K11/tur, non voleva la guerra, salvo alcune eccezioni e Ja faceva contro volontà ·

Non la causa di questo militar ismo, i nsufficie nte, che noi vogliamo sposare, Oggi non ci battiamo per evitare un processo ai responsabili alti e bassi della disfatta di Caporetto.

Noi, al di sopra degli uomini più o meno mediocri che nella politica, nella diplomazia, condussero la g uerra ; noi, oggi, co me ieri, ci battiamo per difendere la guerra italiana in Sé, nelle sue cause flecessarie, nelle sue grandiose risultanze, materiali e ideali.

E poiché socialisti e giolìttiani si afferrano al singolo episod io per colpire l'insieme, e se la prendono cogli attori per subissare il d ra mma, e attraverso ai casi più o meno dolorosi, pìù o meno inevitabili e certamente comuni a t u tte le g uerre di tutti gli eserciti, compresi q uelli ross i, g iolittiani e le nin isti vogl.iono arrivare alla condanna d ella guerra, alla svalutllzione della vittoria, e a creare uno stato d'animo che l'Italia conobbe già dopo Adua, e che più di allora sarebbe oggi esiziale all'avvenire del la nazione, cosl il nostro dovere di interventisti, non pentiti, è chiaramente segnato: Sce11der~ in campo a ba/taglia I Noi veglùuno contro la lriM diifallùta. ·

A noi soli compete il diritto d i fare il processo alla gue rra e agli uomini di g uerra.

Quelli che si ma ntennero as~enti non· possono interloquire.

Giudici, meno ancora, possono diventare i diser to ri I

Noi siamo dispos ti a rovesciare le bilance di questa g iustizia e a spezzare il suo spadone d i legno sulle teste degli improvvisati sace rdoti, perché la loro campagna non è mossa da fi ni ideali ma da rancori personali ; non tende ad un' opera di elevazione, ma d i abbassamento, in quanto vuole ostruire, dietro la fosca nube di Cap~retto, il sole dell'immensa vittoria che brillò su l Piave e sfasciò il potente impero nemico.

294 OPERA OMNIA DI BEN ITO MUSS_9LINI

Noi ci opponiamo alla manovra c he consiste nel capovolgimento delle responsabilità I

Socialisti e giolittiani tempestano sugli u omini che condusseco la guer ra e sù questi uomini voglio no caricare tutto il pesante fard e1lo di Capòretto.

Ma invano

La Commissione parla chiaro, e se essa è attendibile quando giova alla polemica giolittiana, cosl deve essere anche nel caso opposto, quando documenta che, m algrado la frana di Tolmino, gli austro~ t edeschi non sarebbeco mai arrivati alle soglie di Venezia, se il disastro militare non fosse stato enormemente alJargato dal disastro morale, Il disastro morale fu opera d ella tdplice disfattista I

Ques ta la" verità ge nuina e sch iacciante, oramai consacrata alla Storb.

D:1 Il Popola d'Italia, N. 224, 17 agosto 191 9, VI.

D/IGLI INIZI DE L I0 M INI STERO NITTl /I LLA MARCIA DI RONCHI 295
MUSSOLINI

SI èONTINUA, SIGNORI !

Quello ch e accad~ in q ues ti g io rni in Italia de v'essere considera to e valutato freddamente e s toricamente come un altro episodio della g uerra civile che dall'agosto dd 1914 in poi ha travagliato la vita della Nazio ne.'

In questa guerra civìle che ha avuto , p o trebbe avere ed av rà m olto probabilmente inc identi più san'guinosi ancora di quelli ·passati, le vecchie divisio ni politiche dell'anteguerra non esis to no più e alc une posizioni so no scomparse Non stanno di fro nte ricchi e po veri; borg hesi e pro let ari; popolo e governo. N on una l ot ta di partito, ma una lotta fr a oppo ste mentalità, tra forze antitetiche al di sopra e al di fuori delle categorie eco nomiche o po litiche nelle qual.i potrebbero essere catalogate: ci sono botghcsi contro altri borghesi, proletari a fianco di cosidetti b o rghesi che urtano contro altri proletari a fianco di a.Itri borghesi. Il vecchio dualismo classista fra borghesia e prole ta.riato , nel quale i dogmatici d el materialismo storico vorrebbero sigillare - fatuamente I - tutta la stori a del genere umano, qui si frantuma per dar posto ad un'altra antitesi non soltanto d' interessi, ma soprattutto di ideali.

Stanno in gioco le forze nazionali che si raccolgono in t utte le classi e le · forz e anti-nazio nali che a lor volta racco lgono elemen ti ìn tutte le classi: dalla borg hes ia al prole tariato. Le parole interventismo e neutralismo sono quelle che rivelano in sintesi la sig nificazio ne d i queste forze . Il neutralis mo e l'interventis mo so no d ue « categorie» che stanno al di sopra di quelle tradizionali che sino a ieri differenzia~ vano gli individui. Il neutralismo non è fenomeno esclusivamente proletario, ma è anche borghese ; cosi l'interventismo non è fenomeno semplicemente 'porghese, come pretendono di dar a inte ndere i ciarlatani del Pu.r, ma è anche pro le tario

Tipico esempio di ciò, classico e memorabile esempio quello offe rto d alla Camera del Lavoro d i Parma, che, pur essendo composta nella sua grandissima maggioranza di contadini e di braccianti> di autent ici proletari, dunque, sposò nel marzo del 191, la causa del'intervento. La divisi one di fo rze operanti d aJl'agos to del 1914 al maggio del 15l q è rimas ta. N on i mporta che la tesi d ella neutralità

sia stata battuta; non importa che intervento e guerra e vittoria si siano effettuati, p er affermare come s i fa da taluni pencolanti verso il maddalenismo che i termini d i interventismo e n eutralismo sono oramai anacro nistici e di puro valore retrospettivo. Affatto. Le parole n eutralismo e inter ventismo sono prive di senso oggi che non c'è più da spezzare una neutralità, e provocare u n intervento ; ma gli aggruppamenti che attorno a quelle opposte tesi si fo rmar ono esistono sempre, per cui la d enom inazione dì interve ntisti e di neutralisti è ancora di attualità.

La lot ta per l'intervento n on fu una bagattella insignificante come un episodio elettorale o u na polemica giornalistica o una rissa interna di parti to. Fu qualche cosa di più tremendamente alto: fu la guerra invece della pace; fu il sacrificio i nvece ·del pro6.tto; fu una « direzione >> in un ce rto sen so impressa viole ntemente a tutta la nost ra storia, a tutta la vita del n ostto popolo.

Q uelli che s'impCgnarono allo ra, sono a ncora o ggi impegnati perché sono ancora in sviluppo le conseguenze di quella de te rminazione. Chi si caricò del peso dell'in terventismo è destinato a p o rtarlo tutta la v ita e~ viceversa, per coloro che sostenneto la causa neutralista. Finché le conseguenze della decisione presa nel maggio fatidico si- faranno sentire, e si faranno sentire p er molte generazioni, ci potranno essere periodi più o m eno lunghi di: tregua fr a le due forze in conflitto, ma riconciliazione e pace, giammai, malgrado le inevitabili defezioni dall'uno all'a ltro campo.

Sbaragliate nel magg io del 191,, disperse nell'ot_tobre del 1 9 1 7, quando la voce solenne di tutto un popo lo si levò ad accusare i re.: sponsabili morali del d isastro, battute dalla vittoria trionfale dell'ottobre 191 8 e dalla rivolta popolare del q aprile e del 2.0 - 2.1 lug lio 1919, le tribù neutraliste muovono oggi alla riscossa. Invano I Perché le forze contrarie esistono scrripre, sono sempre ca:mbattive e sanno che la lotta non potrà Concluder si che collo schiacciamento del n emico interno.

Non è un luogo comune questo, malg rado !'uso e l'abuso Quell'associazione di banditi, di rammolliti, d'ingenui, di fanatici che si chiama Pa rti to Socialista Italiano, è in realtà un'associazione di italiarù nemici soprattutto, sempre e dovunque dell'Italia. t un Partito antiitaliano. È un Partito che odia la nazione italiana. È un Partito che ha· tentato di assassinare la nazione italiana - cioè il popolo italiano - per favorire le n azio ni n emiche.

A un dato momento questo Partito h a avuto il coraggio di rivend icare la sua parte di responsabilità morale nel disas tro di Caporetto. L' affermazione fu fatta dall'on. Orlando in un suo d iscorso. Dinanzi

DAGLI INIZI DEL 1° MINIST ERO NITTI ALLA MARCIA DI RONCHI 297

alle i n fiammate p roteste di akuni d epu tati .socialisti, l'o n. Orlando dichiarò che alcun i capi del socia lismo avevano rivendicato « l'onore» ~i essere stati i complici di Caporetto. Nessuna smentita venne dagli o rgani direttivi del P11.r. :È il partito del « ben veng ano i tedeschi >>, come si g ddava a T o rino ; da q ue l partito sono u·sciti gli incoscienti che entrarono nel campo di Mathausen al grido di « viva l'Austria I)>; appartenev ano ed appartengon o a q uel Partito i bestiali fischiato r i d i Battisti, i nefandi insultatori d ei garibaldinì delle Argonne. Uomi ni di quel partito hanno inneggiato al p iombo austriaco che colpl Corridoni.

Tutto ciò che è coraggio, audacia, eroismo è negato dalla n efanda perversità tesserata del bestiame pussista . Nemmeno dinanzi alle forche del marti rio che co nsacrava una fede, gli uomin i del P111 s i sono inch inati. No . H anno sofisticato, hanno ghignato, sbofonchiato sui cadav er i. l e d, vig liacchi ; oggi, sciacalli. D opo aver sbeffeggiato gli e ro i, oggi il pu ssismo fruga le tombe e 1:orta al suo mercato elettorale i fucilati. I g n ora mezzo milio ne di morti, fra i quali mig liaia e m igLiaia d i autentici eroi che hanno cercato e v oluto il sacrificio ; esibisce settecento fucilati. Uno dei quaH, volontario, insegna ai pussisti che la patria non si rinnega, nemmeno quando risponde col piombo d i "un'esecuzio ne sommaria a un'offerta d'amore, Quel ·condannato che prima di m orire g rida sinceramente << Viva l'I talia I >) quale terribile lezione dà ai pussisti che quel grido non pronunciarono mai, come si trattasse di una t urpe bes temmia. Con s iffatti precedenti, inutilmente il v inatticre Zibordi t ent:1 di ricondurre sul terreno ddla nazione il pussismo itali ano .

E allora, si c ontinua, signori I

Bisogna preparare nuovamente armi di ferro, armati di fe rro e picchiare senza pietà I

MUSSOLINI

D.i li Popolo d' I talia, N. 2 26, 19 :i.sosto 1919, VI.

298 OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOLINI
l

L'APPELLO DEI FASCI AGLI INTERVENTISTI

Italiani!

La speculazione elettorale neutralista è cominciata.

Socialisti ufficiali, clericali e giolfrcia ni, come furono urùti per pugnalare alla schiena i nostri solda ti, tentano oggi di sabotare la vittoria con mezzi ignobili quanto vili.

Consci delle responsabilità che si accumularono sulle loro spalle duunte la guerra, 3.ccusano per no n essere accusati, diffa mano ed o ltraggiano, quanto diffamarono e oltraggiarono per quattro anni, meritandosi l'epiteto di tedeschi d'Italia.

Questa canaglia rossa e nera che. non lasciò intentato alcun mezzo p er deprimere lo spirito di resisteru:a della Nazione e cautamente favod la diserzio ne ed i tradimenti, pretende di erigersi a giudice della g uerra per l'indipendenza dei popoli, che essa voleva si risolvesse nella vittoria austro-tedesca.

Ebbene, bisogna impedire questo sconcio delitto l

Le colpe del militarismo professionale e gli errori deg li uomini politici, che nella sua prima fase subiro no la g uerra e la condussero co n i criteri caratteristici alla vecchia mentalità dell'Italia borghese e burocratica, · non giungono nuove ai combattenti , ma non devono avere la virtù di far loro dimenticare, o ltre il rovescio dell'ottobre 19l7, il trionfo delle armi e deg li spidti del novembre 1918.

Vittorio Veneto, mentre suscitò nel cuore di tutti g li Italiani la g ioia per la rkonquistata gloria, suscitò pure nelle bieche anime del neutralismo il rancore sordo di chi si vide deluso nei suoi voti e nelle sue speranze.

Cillad_ini I Operai I Soldati d'Italia!

Permetterete voi che ia Speculazione schedaiola anti-italiana dei socialisti ufficiali, che disonorano sempre il socialismo, e dei loro degni alleati, alimentata forse dalle corone di Bela Kun e dai rubli di Lenin, raggiunga lo scopo delittuoso ?

Permetterete voi che un partito che ha fra i maggiori ,suo i espo-

20.•Xlll.

nen ti avventurieri, uominì bollati dall'accusa di spia e stupratori, frug hi fra le fosse ancora inulte dei nostri eroi?

Nutriamo fiducia che voi inso rgerete con tutti i mezzi contro • i t urpi inventori del (( Il pro ss imo inverno non più in trincea I » e dcll' « inutile strage», fiaccando la i mpudente truffa d el socialismo u fficiale e c o mplici.

Fatcùti!

Siate uniti e compatti contro t utte le carogne neutraliste e tenetevi pronti ad ogni più ardito ap pello che i Fasci I taliani di Combattimento vi lanceranno p er schiaccia.re la testa alle vipere del b asso e non d isinteressato politicantismo antinazionale.

Viva l'Italia vitto riosa !

Da Il Popofc· d'Italia, N. 226, 19 agosto 19 19, VI ( o , G).

300 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
I L COMITATO CENT RALE

VERSO L'IN TESA E L'AZIONE

BLOCCO CONTRO BLOCCO

G li avvenimenti che incalzano - p iù ancora che il desiderio o la volontà degli fodividui - cendono u rgente e . oramai indeprecabile la costituzione di quel blocco per l'intes a e per l'azione che q u i ripe t utamente abbiamo propugnato. La polemica di questi" giorni, il ten tativo social·g iolittiano d i « caporcttare » l'Italia, di sabotare, c io è, la v itt o r ia, immergendo la naz ione nell 'atmosfe ra di una disfatta che fu - entro il circolo di dodici mesi - luminosamente e g loriosa mente cancellata; le impudenti manovre d i tu t ti coloro che ci trovammo d i fronte e sbaragliammo quattro volte dal 19 15 al 19I9, indicano le necess ità dell'ora e l'imperioso d overe per quanti vollero e hanno l'orgoglio dì avere voluto l'intervento , di scendere nuovamente in campo. I repubblicani di Romag na h anno sentito immediatamente questa necessità. C'è stato un periodo in cui alcuni individui - di soverchia buona fede - credettero possibile un riavviciname nto col socialismo ufficiale italiano. O gg i, questa illus ione è caduta. La r ivoltante campagna anti-naz ionale in scenata in questi gio rni dai socialisti italiani, ha inferto il colpo di g razia alle ingenui tà di certi collab orazionisti repubblica ni o -anche - socialisti ciformisti. Non si può far b locco con quella gente e n emmeno riprender con tatti. Lo vieta la più elementare decen za po litica. Un solo blocco è possibile in I talia: quello fra coloro che vollcrn la guerra e che - oggi - riconos cono ,la necessità di trasformare il regime politico ed economico, con metodo, con disciplina, senza capriole pazzesche, senza scimmiottature stra1tiere, ma con piena matur ità di coscienza, con p ieno senso di responsabilità morale e con obiettivo la maggiore grandezza e prosperità del p opolo italiano. Ques te idee ha nno trovato immediata e simpatica eco in Romagna, fra l'elemento repubblicano. Lo provano g li artico li dei settimanali repubblicani: il Lamone di Faenza, la Libertà d! Rave nna, il Popolano di Cese na e u na deliberazione impo rtante del circolo « Mazzini >~ di For ll. Si t ratta, ora, di trovare la formula « g iurid ica» per questo blocco ; s.i tratta d i stabilire i li miti e i modi d ella sua funzionalità ; ma questo no n è difficile quando l'idea di massima

sia stata accettata, Blocco du nq ue fca g li u omini e i partiti che vollero la guena e vogliono, oggi, la realizzazione di alcuni postuhti politici ed economid. Ma perché, ci domandiamo, non potrebbero in questo blocco entrare anche coloro che la guerra non « vollero », ma che 1a g uerra h anno « fatto >) con devozione, co n sacri6cìò , con eroismo e cioè i combattenti in genere? Nel Comitat o d'Intesa e d'Azione di Milano Cl sono, aderenti, la sezione m ilanese della Associazione n azionale fra i combattenti d'Italia, la sezione degli arditi, quella dei volo ntari, . quella degli smob.ilitati, quella dei garibaldini vecchi e nuovi . Perché l'esempio di MHano non potrebbe essere seguito? Perché non potrebbe sorgere entro il settembre prossimo, mese che sarà, per i numerosi congressi già annu nciati, politico per eccellenza) la Federazione nazionale dei Comitati di Intesa e d'Azio ne p er la Costituente? A ottobre,. in vista delle elezio ni, i Comitati dovrebbero già essere in efficienza pe r pai:tecipare alla lotta. Lotta elettorale che avrà u n'impor tanza stor ica eccezionale tanto che gli stessi comunisti estremisti del Pus sentono che n on possono disertarla La prossima lotta eletto rale, effettuandosi con scrutinio di lista a base abbastanza larga, evita g li esibizionismi, le speculazioni e le camorre del vecchio coUegio. Gli uomini scompaion o nel_le lunghe liste di o tto o dieci nomi, I partiti, gli aggruppame nti , le coalizioni agiscono e battagliano. Si sente, si presente che la 1otta sacà più decente, più corretta, p iù morale di quelle che si svolsero sino al 191 3. Si sente - anche - che gli elementi in lizza si polarizzeranno fatalmente in tre grandi coali2ioni: la nostra, quella cattolica, qu ella socialista. La nostra può vinrtre, st si prepara. La nostra può r:i.ccog liere i suffragi di milioni di italiani . Ma -n o n è ozioso ripeterlo _ ancora una v olta - non bisogna ì ndugiare. La coalizione social-giolittiana c'è g ia, malgrado· le volate degli estremisti, e c'è già in molti elementi clericali la tendenza a entrarvi. I nùgliolini dell'Azione sono perfettamente, naturalmente a posto fra l' Avant i I e la Stampa.

Malgrad o ciò, se noi lo ·vorremo, dalla prossima consultazione elettorale potrebbe uscire la condanna del pussismo italiano all'ostracismo po.lkico. Abbiamo buone carte ne1 nostro giuoco e sono le rip etute mistificazioni politiche cd economiche perpetrate dal pussismo: i d isastri degli scioperi economici (Biell a, Napoli) e le turlupinature di quelli politici (aprile, luglio). Inoltre la campagna ripug nante di questi g io r ni ha già suscitato lo schifo più profondo nell'animo di tutti i combattenti e lo dimos tra la collezion e dei loro giornali.

Soltanto è t empo per noi d i « concretare »,

Dii- li Popolo d'l1alia, N . 227, 20 agosto 1919, V1.

302 OPERA OMNIA D1 BENITO MUSSOLINI
MUSSOLINI

VOLARE!

Volare I Sempre più in alto: in u n a tensione prodigiosa di nerv i, dì volo ntà, di intelligenza che soltanto il piccolo corpo mortale dell'uomo può dare.

Volare al di sopra di tutti i combattimenti pratici di questa terribile, continua trincea che è la v ita odierna. ·

Volare I Vo lare per la bellezza del volo, quasi l'arte per l'art e. Volare perché domani una nuova arma sia posseduta dalla collettività a re ndere facili, rapidi, fr equenti i rapporti intellettuali, morali, commerciali fra i . popoli più l ontani.

Quand o il cielo sarà solcato da navi aeree che abbrevieranno sempre p iù i distacchi dall'uno all'altro popolo, p o tremo dire di av ere fuso tuue le anime in un'anima sola.

Più ci avvkineremo all'intinito, e meglio ci sentiremo adatti a CO!"'" temperare il diritto nostro con l'altrni. Quando potremo vedere dall'oggi al do mani le condizioni di vita dei paesi più diversi, non ci sfuggiranno le verità sostanziali della coesistenza civile.

Volare I Volare perché il primo ardimento umano è stato quello di Icaro che ha rapito, anche morendo, un po' di glori a al ciclo, e perché Prometeo ha insegnato che il cuore dell'uomo può essere più fo rte di ogn~· avverso destino,

Da li Popolo d'I1ttli11, N 227, 20 agosto 19 19, VI ( q, 41)

PER L' UNIONE DELLE FORZE INTERVENTISTE*

I dubbi espressi dall'amico Marzola> sono comuni ad altri interventisti sinceri,. come ad es il prnf. Cian dell 'Università di Torino, che mi manda una lettera che mi riservo di pubblicare. Ma io credo che questi dubbi o ri serve s iano esagei-ati. Nel mio discorso del 19 luglio, io m i sono espresso in questi termini a proposito delle prossime el ezioni: « Portare dei candid;i.ti che si impegnino nella prima sessione della nuova Camera a porre il problema della revisione costituzionale e a lo ttare per la sua soluzione in senso repubb licano )>

Non avevo detto n iente di dive rso nella prima adu nata dei Fasci, il 2 3 marzo. Ques to si dovrebbe ricordare da coloro che appaiono oggi dei « sorpresi ». Seguendo la mia direttiva, i o credo che non ci saranno i salti distruttivi nel buio che io temo al pari dell'amico Marzola e di quanti altri la pensano come lui, ma nello stesso tempo sarà possibile di spezzare il cerchio chiuso della politica italiana e di mettere in ·valore le forze nuove. In fondo è il paese sovrano che deve decidere e la risposta che esso darà alla prossima grande cons ultazione elettorale, ci suggerirà i modi e le forme de lla nostra azione di doma ni.

Da Il P.opolo d'ltdlia, N. 228, 2f agosto 1919, VI.
.,
• Questo scritto è un.1 posti lla ad una lettera di A. G. Marzola.

LA SEZIONE MILANESE COM.BATTENTI

E IL COMITATO D'INTESA E D'ÀZIONE

M i/11110, 20·8·1919

Eg r. Signor Musso lini, mi pregio inviarle l'opuscolo A zione polilica della nostra Associazion e con l'ordine del giorno emanato il 30 luglio 1919 dalla Giunta esecutiva "in Roma. Da t-Sso rileverà il nostro programma e le disposizioni per le prossime elezioni politiche. In osservanza ad esso non abbiamo potuto aderire al « Comitato d'Intesa e Azione » dovendo attendere b del ibcrnionc che ve-rd. eman.1ta dal Comitato Centrale a fin e mese nella sua r iunione che si terrà a Roma. Tanto per la verità a correz ione dell'a ffermazione contenula nell'articolo Blocco ro11tr o h/occo apparso nel di Lei q uotidian o n. 227 affermante l'adesione nostra al « Comitato d'lntesa e Azione».

Disti n ti saluti

J\S SQCIAZlONli NAZIONAL E DEI CoMRA.TTENTI li Segretario : RAIMONDJ CARLO

La mia affermazione è stata p rovocata dal fatto che ad alcune riunioni preparato rie della costituzio ne de i Comitati d'Intesa e d'A.z ione partc,ciparono anche i rap presentanti d ella sezione combattenti, la cui fi rma a pparve in calce anche - se mal non ricordo - ai due manifesti lanciati al popo lo m ilanese. Il Comitato Cent rale dec ide rà ed è gius tO che nell'attesa le sezioni non aderiscano a iniziative coalizioniste~ tuttavia noi crediamo che i Comitati d 'I ntesa e d' Azione si fo rmeran no e v ivranno.

Da li Po polo d'Jtalùt, N. 228, 21 agQsto 1919", VI.

LO SCOPO

Uno dei combattenti che ha fatto veramente la guerra come la si fa da sol~ati semplici e n'è rimas to stroncato, parlo del soldato Priamo Brunazzì di Parma, ha, con frase che può sembrare volgare ai tim pani aurìcolari dei non trinceristi, ma efficacissima e sintetica, definito in questi termini lo scopo dell'imperver~ante ptopaganda disfattista : « vogliono rimestare tanto fango e tanta merda da coprire la vittoria italiana».

Nessun dubbio è poss ibile. I combattenti, salvo p oche eccezioni dovute a gente ch e h a dei rancori, quasi sempre per q uestioni pers onali, e lo dimostra l'anonimato nel quale; di regola prudentemente ci si nasconde, sono concordi nel bollare. la campagna disfattista, senza con questo assolvere i responsabili alti e bassi di Car9retto. I p ussisti dicono di voler demolire il militarismo capitalistico che sarebbe ferocement e anti-umano. Non lo negh iamo. Ma i socialisti pussisti italiani no n possono dvendicare l'onore di questa lotta.

Noi, Ii.

Loro, assolutamente no.

Qual era, nell'agosto del 19 14 e negli anni successivÌ sino all'autq nno del 1918, il militarismo più barbarico e pericoloso pe! l'umanità e p er l'avvenire dello stesso socialismo? lL militarismo tedesco•.

Lo ha~no riconosciut ~ nella prima adunata internazionale d i Berna gli stessi socialisti tedeschi da Cacio Kautsky a E duardo Bernstcin.

Il militarismo tedesco era metodicamente feroce, sistematicamente, scientificamente feroce; il militarismo haliano lo è stato - fo rse. episodicamènte, La differenza è fo n damentale.

Che cosa hanno fatto i pus sisti italiani per demolire il militarismo più crinùnale, quello del Kaiser ?

N iente. Peggio ancora. Se la tes i pussista avesse trionfato, se gli Imperi Centrali avessero vinto, se Je m anovre antina2ionali del pussismo durante _la guerra fossero riusche, oggi H militarismo più militarista terrebbe sotto il suo tacco f ei:rato l'intero g en ere umano.

Il pussismo italiano che - coscientemente e incOscientementcha aiutato il campione, l'archetipo di tutti i militarismi, co me p uò oggi scagliarsi con t ro il militarismo italiano ? Con qùalc_ sinceri tà ?

Con quale ,logica? Tutti i militarismi haono degli inevitabili p unti di contatto. Tufli, Compreso quello rosso. È vero o non è vero che Trotzky ha ristabilito la pena di morte nell'esercito rosso moscovita? E se fu ristabilita la p ena di morte, lo fu, certamente, perché era necessario ai fini del mantenimento della coesione e della disciplina.

Noi contestiamo ai tocialisti p,mitti italiani il diritto di combatlere il militaris1110 italiano, perché durante quattro anni tono ttati i comp/id attivi e passivi del 111i/itarismo tede.rro, il peggiore di tutti.

Noi che abbiamo voluto la guerra contro il militarismo tedesco che minacciava cli asservimento. l'Europa ed il mondo; noi che abbiamo anche col fatto contribuito a schiantare quel militarismo, noi abbiamo, oggi, il diritto di voltarci indietro e di liquidare il minore e molto meno pericoloso militarismo italiano. Liquidarlo negli uomini responsabili e ·nei sistemi antiquati. Prendiamo impegno d i farlo. Nel prog ra mma dei Fasci sta scritto: milizie nazionali e nazionalizzazione delJe fabbriche d'armi e quando .ria pouibile parziale o totale disarmo.

Ma la campagna ignobile del P,u non ha questi obiettivi. Il Pus vuole rovesciare le responsabilità. Il Pus vuole, polarizzando l'attenzione del pubblico su Caporetto, fac dimenticare la guerra e la vittoria. Tentativo sciocco. Riconosciamo che a Caporetto il popolo italiano ebbe la più grande disfatta della storia umana, ma bisogna aggiungere che la vittoria di un anno dopo è la più grande vittoria della storia umana. L' AH.rtria non ri11.rci a sfasciare l'Italia attraver.ro Caporello ;. ma l'Italia riusd attraverso Vittorio Veneto a franlun1are r A11.ttria. I risultati della vittoria italiana furono enormi anche dal punto di vista socialistico e proletario. Gli episod.1 annegano in questo grande insieme. Errori e colpe di u omini non cancellano il risultato finale. Forse, nella psicologia criminale, c'è la spiegazione d ell'atteggiamento pussista.

I delinquenti tornano - fatalmente - a] luogo del loro delitto.

MUSSOLrnl

Da 1/ Pepo/o d'Italia, N. 229, 22 agosto 19 19, VI. Pubblicato anche su I/ AfitgUo di Varese," settimanale di polemica e di battaglia fascista, N. 16, 2; agosto 1919, I

DAGLI INIZI DEL 1° MINISTERO NITTl ALLA
307
MARCIA DI RONCHI

DOPO L' ESPOSI ZIONE DI NITTI RILIEVI E MISURE

La circolare diramata dall'onorevole 'Nitti ai prefetti è in .realtà un discorso pronunciato - all'infuori del Parlamento - in faccia a tutta la N azione. Poiché la ci rcolare non fa che ripetere ciò che l'o n. Nitti ha g ià de tto alla Camer a ed al Senato, ci aug uriamo che sia l'ultima, perché le nazioni non si governano- come si illudono i kerenskisti - a base di diScor si e di manifesti, Quali, repentini avvenimenti s iano sopraggiunti per decide re l' on. Nitti a rip etere - a b reve distanza - il suo discorso, non sappiamo. Forse le non ancora riuscite pratiche per il prestito ameiicano ? Fo rse il viaggio e i colloqui lon dines i dell'on. Schanzer? O, forse, col prospettare la gravità enorme della nostra crisi, l'on. Nitti vuole p reparare la Nazione ad accettare - nel problema adriatico - quella quals iasi soluzione che p o tremmo chiamare «americana>>? . Come reslster e all'America che «nutre>> dai 1 ·s ai 1 8 milioni d 'ita liani ? Per sfuggire alla morsa tragica dell'occidente europeo e transatl antico> bisognerebbe poter voltars i ad O riente, ma ad Oriente la cris i è ancora più grave e non c'è niente d i defi nit ivo . Ci manca la possibilità di sce"glieré.

La circolare" dell'on. N itti si p resta ad alcuni rilievi. A n zitutto non c i spieghiamo co me il Presidente del Consiglio possa i!Judersi di fo rmare una specie di « unione sacra ». « Abbiamo m o lto t empo per dividerci : n on è possibile ora l'union e di tutte le anime in uno sforzo supremo davanti ad un pericolo comune? >> E la risposta ·a questo interrogativo è nell'Avant i /, __ che riassume in dieci righe-l'esposizione dell'on. Nitti e la fa seg uire da un commento negativo e ostile. È te mpo che il ministro N itti si renda co nto che non c'è verso di ammansare la bestia social-pussista, la quale è quello che è e se n e infischia nel modo più alleg r o delle fortune e dell'avvenire del popolo italiano.

NeUa circolare ministeriale noi n on vediamo elencati i provvedim enti c h e bisogna prendere immed iat amente se si vuol andare verso la liberazione e la salvezza.

Anzitutto b isogna dare all'Itali~ la pace. Sono passati dieci mesi,

dicons i dieci mesi, dalle giornate v ittoriose di Vittorio Veneto e siamo ancora in regime d'armistizio. Due mesi sono ormai passati da quando l'on. Tittoni andò a Parigi e niente si è combinato. Siamo ancora per aria. Né sappiamo quando avremo la « n ostra >) pace. Le conseguenze di questo stato di noh-guerra e di non-pace sono esiziali da tutti i punti di v ista, compreso quello n1orale.

Bisogna affrettare la smob ilitazio ne delle classi '91-'95 -'96, fo modo che ci s iano gli uomini per l'epoca propizia alla « coltivazione di tutto i l terreno disponibile».

Bisogna procedere coi mezzi più sommari alla d ecimazione delle ricc hezze. Pres tito forzoso o i mposta sui patrimoni, poco importa. eessenziale è di rinsanguare le casse dell'e rario e di evitare l'emissione d eplorevole e fatale di altra carca s t raccia.

Bisogna tornare, in materia d i consumi, al raz ionamento più severo e più stretto. Meglio soffrire sei mesi o un anno che t rascinare per un decennio o più la nasua crisi economica.

Bisogna c hiudere - anche con mezzi coercitivi d a applicars i ta nto contro g li industriali tardig radi e strozzini come contro g li sciopericultori incoscienti - l'epoca. dei grandi scioperi. La classe o peraia n on deve - tendendo Ja corda oltre i l segno - co rre re il rischio d ì p erdere tutto, mentre le conviene, sino a quando la situazione non sia migliorata, d i fermarsi sulle posizioni conquistate, che sono eccellenti, per consolidarle.

Tutto ciò non è nuovo. Ma s i possono adottare altri provvedimenti più efficaci, col'fle la mobilitazione volontaria o forzata cli tutte le braccia valide per fo r nire quel tanto di « lavoro manuale » che ci consentirà di superar e più rapidamente la crisi MUSSOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N. 231, 24 agosto 1919, VI.

DAGLI I NIZI DEL 1° MINISTERO NITTI ALLA MARCIA DI RONCHI .309

LA PIATTAFORMA

Su proposta dell'attuario bocciato Arturo Vella, che si dà le arie ridicole di un Mazzarino della diplomazia socialista interna del pussismo italiano, la Direzione del Pt1s ha votato un ordine del giorno di preparazione all'imminente battaglia elettoralc, che vale la pena d i rilevare e brevemente commentare.

V o . .d. g. comincia con una menzogna. Non poteva essere diversamente. È nel sistema della Chiesa . Dice testualmente:

« La Direzione del P.U.S. constata come la relazione della Commissione d' inchiesta sopra il disastro di Uporctto, smentisce le diffamazioni e le calunnie a scopo settario lanciate contro il P.U.S. ».

È falso. La Commissione d' inchiesta non solo non ha smentito, ma ha confermato l'influenza deplorevole esercitata sull'animo dei soldati dalla propaganda disfattista nella quale si era specializzato il Pus, e tale conferma è ve nuta anche - vedi intervista sul Secolo - da Filippo T u rati.

D opo altre affermazioni demagogiche che è s uperfluo confutare, la dichiarazione pussista proclama che è ·

« dovere di tutti g li organi del Partito di continuare ad fotensif?C.1re l'attiva campagna suddetta fino a. fame argoment o primo dell a imminente campagna elettorale, n ella quale deve l."Sprimersi la rappresentanza proletaria. che entro al Parlamento borghese d evi la. voce socialista accusante tu tti i responsabili del disastro economico e politico ddla guerra».

È chiaro.

La prossima battaglia elettorale avrà - con buona pace dei pochi maddaleni p entiti dell'interventismo che jJ Pus del resto caccia a pedate - la piattaforma che non po teva non avere: la p iattaforma de lla g ue rra.

È il bis libico, in più vaste p roporzioni.

N oi siam o profondamente lieti di ciò. Noi siamo lieti che il p ussismo s·cenda a battag lia su questo te rreno, ,be J il nostro.

Da parecchi mesi - e non era necessario di csserC? straordinaria-

mente "intelligenti per v~derlo .:._ noi abbiàmo d etto che all'ora dei conti - sia pure soltanto elettorali - si sarebbe autoinaticamente rinnovata Ja divisione fondamentale e s torica del magg io 19i,:. È quello che avv.iene.

Il socialismo pussista vuole fare - attraverso le urne - il p r ocesso alla g uerra italiana.

Bene.

Noi faremo il processo al pussismo italiano durante la g uerra e lo inchioderemo sul banco degli accusati come complice deg li Imperi Centrati e come preparatore della sciag ura di Caporetto. Lo mostre~ remo nelle sue incertezze iniziali (1914) , nei suoi tentativi criminali (191j), nelle sue capriole parlamentari (La Patria è sul Grappa I), nelle sue contradizioni p ratiche, nella sua impotenza codarda.

Per fo rza di cose, si forme rà il b locco degli interventisti. L o crediamo, ma comunque sia, noi, g iornale, noi, fasci sti, i mpegneremo ançht da soli la battaglia con fondate speranze di vittoria.

MUSSO!-)NI

D a Il - Popolo d'Italia, N .. 23 2, 2~ ag osto 1919, VI.

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DAGLI JNJZI DEL J
MINISTERO NITTJ ALLA MARCIA DI RONCHI 31

PER FARLA FINITA CON UN PAGLIACCIO

Il signor Vittorio Ambrosini, degli Arditi, nonché avvocatò palermitano, continua a imperversare" sulle colonne dell'immondezzaio d'Italia. * Il signòr Ambrosini è invitato, anzi sfidato· formalmente, a fare il nome di quel tal commendatore milanese che mi avrebbe « rabbonito » con alcuni biglietti da mille. ** Il signor Vittorio Ambrosini, che ripete le solite accuse contro questo g iornale, è un pagliaccio in malafede p~rché proprio qu esto giornale - venduto ai pescicani I - ha soste nuto e sostiene da dieçi mesi , la confisca dei sopraprofitti di guerra e la revisione dei contrat~i di f Orniture d i guerra Ma il signor Vittorio Ambrosini non è una « libera e onufa voce » c~me la definisce il foglio pussista. ti, invece veramente, solamente e squisitamente un pagliaccio. E lo dimostriamo. Quel Vittorio Ambrosini, che si fa oggi un po'. di réclame strofinando le scarpe ai santoni del pus, è lo stesso Vittorio Ambrosini che poche settimane fa diceva, in un articolo inviato ali' Ardilo, e che riproduciamo · più sotto, peste e vituperio dei socialisti uffic iali.

Ecco in qual modo la « libera e onesta voce>> e bocca di Ambrosini, sputava sui socialisti ufficiaH i taliani. Ci secca un poco fargli ancora d ella rk/a,,,e, p erché non cerca altro, ma con questo· d ocumento 1o seppelliamo per sempre nel giudizio del pubblico e anche in quello dei pussisti italiani.

D iceva la « libera e onesta voce >) qua1'lto segue. (+) **"'

Da Il Pop olo d'/Ja/ia, N. 232, 25 ·agosto 1919, VI.
"'* (340) ... (340).
• Per l'inizio della polemica Mu.ssolini·Ambrosini si veda la pag, 390.

UNA NOTIZIA SPLENDIDA VOLTARSI AD ORIENTE!

I g io rnali di ieri recavano ques ta notizia che bisogna stampare a caratteri di scatola:

(! Bucarest, 24

« Il raccolto in Roman ia è stato cosi eccezionale che la tessera del pane sarà abolita col 1° settembre i>.

D ue linee di commento a quest a notizia che appartiene al genere delle notizie eccellenti.

Non passerà· molto tempo - io credo - che la nostra politica estera, oggi forzatamente ambigua fra l'Occidente e l'Orie nte, dovrà d ecisamente decidersi per quest'ultimo

A poco a poco l'Oriente européo, dall' Adriatico al Mar Nero, dal Mar Baltico al Mediterraneo va sistemandosi. In via di assestamento è la Polonia, colla quale abbiamo già ·iniziato scambi commerciali; la Ceco~slovacchia, la Roma nia, la Bulgaria. Anche l'Ucraina sta ritrovando il suo equilibrio. La crisi evidente e catastrofica del bolscevismo, darà luogo a uno Stato russo necessariamente e largamente democratico, poiché un ritorno allo czarismo appare i mpossibile, e col quale sarà necessario entrare i n relazione. Anche l'Ung heria, tra il fallito bolscevismo di Bela e la inut ilmente te ntata restaurazio ne degli Absburgo; si << fisserà » in un regime stabile di democrazia. Le irrequietudini jugoslave non potranno durare all'infinito.

U panorama politico dell'Oriente europeo, che sino a pochi setdmane fa evocava l'immagine di un oceano tempestoso, oggi offre tutt'altra sensazione. Fra qualche tempo la « normalità» della v ita succederà all'anormalità vorticosa di questo ultimo quinquennio.

L'Italia si trova protesa fra l'Oriente e l'Occidente. Nell'Occidente ci sono g li « ar[ivati· )). Ci sono i n ostri rivali, i nostri concorrenti, i nostri nemici che qualche volta ci aiutano ma con una forma di solidarietà che sta fra l'elemosina e il ricatto.

Nell'Ocd<lente le posizioni sono definite e la ricchezza è prcva-· lentementc statica: quindi parassitaria. Qua ttromila leghe di mare ci separano dalla terza e più .grande potenza d' Occidente.

Il quadro è appena abbozzato, ma nel suo schematismo c'è tutta la realtà.

NcU'Oriente, invece, ·la situazio ne è diversa. Cominciamo da una constatazione semplicemente geografica: noi siamo il popolo p iù vicino all'Oriente; il popolo che p er terra e soprattutto·per mare può comunicare più rapidamente coll'Oriente.

Nell'Oriente ci sono dei popoli Ch~ sono ricchissimi « in po tenza » e che r appresentano il nos t ro natu rale, magnifico campo di espansione « economica ed intellettuale ». Ci sono dei popoli che hanno bisogn o di essere aiutati; che ci possono fornire in gran copia q uello di cui n o i difettiamo e ai quali n oi pos siamo mandare la n o stra produzione industriale, che, specialmente n ella meccanica, h a ancora un brillante avve nire.

Pens:lte, dunque, all'odierno raccolto « eCcezionale » del g rano romeno I -

Pur non voltando la schiena all' O ccidente, il che, per molte ragioni

·intuitive, è impossibile, bisogna, sin da questo momento delicato e decisivo ?el dopo-guerra, che la politica estera italiana diventi « orientale », s i volti « verso l'Oriente », dall'Albania al Giappone I

La nostra attività « p olitica » in Oriente dev'essere subordinata alle n ecessìtà della nostra espansione eco nomica. Questo deve intendere il Goverrio e la classe dirigente_ E il pr~letariato dovrebbe comp rendere che per liberarci dal giogo delle nazioni borg hesemerite' « arrivate » e plutocratiche dell'Occidente bisogna a ndare verso l 'Oriente, ma non a mani vuote. Nd « lavoro », nella « produzione » non c 'è soltanto la fo nte del benessere intenso, ma la garanzia cer ta .de lla nostra libertà e indipendenza nazionale.

Ques ta è una verità cosl luminosà, cosl attuale, ch e .finirà per imporsi a tutti.

314 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
Da Il Popolo d'fo,lfl,, N. 233, 26 agosto 1') 19, VI.

PAGNACCA I MBESTIATO

« VI E UNA SPIA IN CIRCOLAZIONE»

L'integerrimo cittadino di Barre Vermont, la spia internazio nale N. 8, il f. * di direttore dell'immondezzaio pussista, dopo aVer proclamato ai quattro orizzo nti ch e d isdegnava di p olemizzare con « certa gente», dopo aver praticato l ungamente la comoda lillea di condotta . del « s ilenzio )>, rotto soltanto a lunghi intervalli da ridicole t rovate, il signo r Pagnacca, bollato per quel ch'egli realmente è su tutti i muri d i Milano, « s~gnato » nella Commissione d'inchiesta come un informatore degli info rmat o ri d el Comando Supremo, si decide finalmen te a scrivere e ad occuparsi del nostro « innominabile » foglio. **

Pag nacca h a fatto male. Malissimo. Poiché noi lo brucer emo a · revolverate polemiche. Perché tutto quello ch'egli ha stampato ieri, è r idicolo, è stupido, è inesistente; è deg no della sua mentalità di grosso venale p idocchio ·abbarbicato alle cotenne del bestiame pussista.

Noi smonteremo p ezzo a p ezzo la sua prosa confusa, nella quale c'è un miscu glio di cose disparate, messe insieme da un uomo che n on è p iù padLone delle sue manovre e barcolla come un alcoolizzato nella ricerca di un motivo d ecente di p olemica.

D opo cinque a nni il m o tivo n o n è cambiato. Ma una pregiu diziale bisogna fare.. Il signor G. M. Serrati - più ·con osciuto co l nomig no lo infame di Pagnacca· - è il persol1aggio più indicato per sollevare questioni d ' ordine morale-fi nanziario ?

P u ò fare il catonista un u omo che h a accettato i denari di Bela Kun ?

Può fare il moralista un uomo che - secondo la non smentita testimonianza pubblica di Oddino Morgari - era pronto ad accettare un milioncino di franchi dal signor Ford, capitalista pescicanissimo· di una nazione, in quel m o mento neutrale? Un u omo che avrebbe intascato i do llari di F ord, colla stessa d isinvoltura colla quale intascav a le « diarie )> delle sue b agolate p rop agandistiche i n ! svizzera, può tene r ca ttedra o non è piuttos to d eg no d i esser ricacciato - a calci e a s chiaffi - nell'ombr a?

• Facente funzione.

u (;91).

21. • XIII.

Gnque anni e niente di nuovo. Ancora e semp re quel Pippo Naldi, che oggi ospita e «paga» profumatamente molti .scrittoti del Pus e non dei minori; ancora e sempre la Francia; ancora e sempre gli industr iali, ma n on il tentativo d i una prova, non uno straccio d i documento che sia veramente decisivo e tronchi una volta per sempre la contesa. Chi paga ? !\fa siete voi, ciarlatani, che dovete r ispondere a ques ta domanda, se potete rispondere in modo schiacciante. Se possedete le prove di un qualsiasi patto di compra-vendita, fu ori, p erdio, e la sarà finita. Noi vi r ispondiamo che chi paga sono le nostre parecchie migliaia di abbonati e voi lo sapete; sono le nos tre I roo rivendi te e vo i lo sapete; è la nostra couettissima pubblicità e voi lo sapeté e lo sapete t anto bene c.he avete respinto il « tradito re de i traditori » semplicemente perché vi vendeva del fumo. Pubblicità industriale che il foglio pussista ospita nelle sue mig liori pagine, senza scrupoli e sia l'J/110, sia la Fiat, sia H famigerato A,ualdo , tutti si stendono sulle colonne del quotidiano pussista, il quale è Stato uria volta cosi Spu dorato da sacrificare alla relazione del costruttore di cann oni Ansaldo, il r esoconto del c ongresso nazionale del ferrovie ri.

Noi siamo pronti - intendeteci bene ! - quando voi vi impegn iate formalmente a fare altrettanto, a pubblicare _ nome e cognorrie di tutti g li abbonati; il giornaliero bollettino di tiratura; l'introito giornaliero delJa pubblicità. Noi sia mo pronti - parliamo chiaro, ci sembra - a sottomettere tutta la nostra gestione amminist rativa ad u n'inchiesta che abbia a membri a lcuni dei i:iostri più feroci avversari, meglio ancora se p ussisti. Un giornale proletario, come il nostro, che non ha Casa, non tipog rafia, né capitali, non ha niente da nascond ere.

Né ci occupiamo dei cas i personali sciorinati dal foglio pussista, Il gesto del capitano Vecchi non r iguarda il n ostro giornale. Il ragioniere R. fu messo a lla porta d a noi. Quanto al terzo, che si è satoUato a lla nostra g reppia e m arc ia, oggi, in automobile, mentre noi . andiamo quasi sempre a piedi, è bolla to d allo stesso giornale pussista come un (<-farabutto e un vile» e ben gli sta.

Noi s fidiamo Pagnacca a dimostrare che tutto quello che si è fatto attorno a lui e al s uo giornale - spionaggio od altro - partiva da no i o da gente che stava in ra pporto con noi. Non ci riuscirà m ai.

Lasciamo stare la « vira pura » e il <( costume illibato » di Pag nacca e le « esaltaz io ni» della Magistratura di Torino, cui fan degno ri· scontro le (( straordinarie )> agevolazio ni di cui Pagnacca godeva nelle Carceri Regie. 11 (< poveri folilmo e poveri siamo >> lo possiamo ri pet ere anche noi, che non ci s iamo comperati v ille, case, automobili, poderi, officine, come molti pussisti, arricchiti dalla guerra, hanno fatto .

316 OPERA OMNIA
DI BENITO MUSSOLINI
..

Veniamo alla c~da della nota pagnacchiana, nella quale il nefando assassino di Barre Vermont ammucchia le sue ridicole calunnie.

« V'è un processo di diffamazione annunciato da tempo contro un giornale di Torino, processo che non si fa l>. Pagnacca volutamente equivoca. È la Stampa frassatiana che è stata costretta a querelarci e il processo è rimandato a due mesi dopo la firma della pace. Quanto all'altro processo milanese, non è nient'affatto arenato, segue il suo corso ed è già stato fissato in udienza. 11 gù,ry d'onore Naldi-Pontremoli, r iguarda i signori Naldi e Pontremoli e non già Il Popolo d'Italia. Il nostro silenzio misterioso nei riguardi 'del Tempo non esiste, perché abbiamo attaccato e siamo stati attaccati da quel giornale. Il cittadino di Barre Vermont è invitato ad esibire le accuse «precise » che si fanno in Francia. L'ufficiale degli Arditi che scrive a « chiare lettere» è un vanesio e un buffone che il 2.7 aprile si gloriava dell'assalto all'Avanti! (Vedi documento massacrante in altra parte del giornale),

Pagnacca, che non può squadernare la sua vita, perché ci sono iri essa pagine di brigantaggio e d'infami:i, vorrebbe leggere la mia. S'accomodi e vedrà che lo « sfarzo » di cui parla è una fantasia grottesca.

Quant o ai nomi dei miei amici, essi sono passati più volte su queste colonne, in una sottoscrizione pubblica che superò quella del1' Avanti I e, se lo vorrò, ci ripasseranno ancora. Non sono dei vigliacchi anonim i come quelli che lavorano con Pagnacca. Chi paga dunque? Avanti, signori. C'è il mezzo di assassinare Mussolini. Fuori un documento, fuori un rigo di mio pugno, fu ori la mia firma in calce a qualche straccio di carta, dal quale risulti che io mi sono « venduto », che io ho ricevuto del denaro da chi si sia, coll'impegno di soste• nere una data t':esi. Avanti, nemici di ieri, di oggi, di domani, d'Italia e d'altrove; l'occasione è superba, ma se voi la mancherete, nCss una forza u mana o divina vi salverà dall'abominio della go gna.

Nell'at tesa c!ella «rivelazione» sta di fatto che. vi è una spia in circolazione. È il « p uro » Giacinto Menotti Pagnacca.

Vi è un falsario in circolazione. È il « morale » Giacinto Menotti Pagnacca.

L'immondo figùro è a portata del nostro tiro document.ale. Gli imbratteremo il grùgnO col sangue di Barre Vermont.

Lo presenteremo nei suoi connotati r ossi di criminale sfuggito - per caso - alle galere d'America. Quel sangue è ancora fresco nell'accusa terribile della vedova deJl'as sassinato. Quel sangue è un marchio indelebile. Pagnacca se ne accorgerà.

Da Il Pop ol o d 'Italia, N. 235, 28 ag osto 1919, VI.

DAGLI INIZI DEL 1° MINISTERO NITTI
ALLA MARCIA DI RONCHI 317
MOSSOUNI

UN MONOSILLABO : « SI » O «NO» !

Pagnacca, tu non ci scappi perdio I .

A pagina 508, paragrafo 5H del II volume della Relazione su Caporetto, è indicato con 1a lettera S colui c~e, in data giugno 191 7, for niva a un confidente del « Servizio Informazioni » i particolari intimi di.quanto organizzava, in quel tempo, la Direzione del .Pa rtito Soci.a.lis ta.

Ti si chiede :

Sei o non sei il referendario indicato con Ja !ettera S ?

U n monosillabo: sJ o no.

D a Il P.opolo d'Italia, N. 23~, 28 agosto 1919, VI*·

• La «po rhade»-(417)

IL « SUO » DIVERSIVO !

Mi pare, l'altro giorno, di aver parlato chiaro dirigendo la mia prima raffica di piombo sul muso gesuitico del cittadino di Barre Vermont.

Riporto in grassetto, perché, ciò che mi ha più colpito nella vita, è la straordina ria facilità con cui si dimentica ciO che si stampa sui giornali. Dicevo dunque:

« Noi siamo pronti - intendeteci bene - quando voi vi impegniate a far e aluettanto, a pubblicàre nome e cognome di tutti gli abbonati; il g iornaliero bollettino di tiratura; l'introito giornaliero cli pubblicità. Noi siamo pronti a sottomettere tutta· 1a no stra gestione amministrativa ad un'inchiesta che abbia a membri alcuni dei nostri più feroci avversari, meglio ancora se pussisti »

Questo dicevo e questo confermo. M3. Pagnacca vira di bordo, fruga nei suoi cassetti e trova.... il documento schiaccian te * p er lui, che ci fa la figura del malvagio e dell'idiota.

È questa lette ra che ·riproduciamo testualmente :

VI R EGGIMENTO ALPI NI COMANDO BATIERIA VERONA

N, 3336 di protocollo.

OggeJto: Servizio giornali.

30·6-' 19, Al Comando delle Compagnie dipendenti.

Consta che il giornale. Il Popo lo d'Italia incontra pochissimo favore .nei reparti dipendenti e che dei militari di ogni grado ricercano invece altri quo tidiani di valore intrinseco molto relativo, quali il Gazzellino ed il Giornale di Udine, oppure il Corriere della Sera, che è senza dubbio un giornale di portata intellettuale superiore a quella di molti' d ei nostri sold:iti.

Il giornale, oggi, ha importanza grandissima nella formazione de lla coscienza nazionale e nella prossima campagna e lettorale: è d overe· pertanto dei si ngoli comandi di reparto di attirare l'attenzione dei militari dipende nti sui Jini che

' (393).

I.

si propone di conseguire .ogni giornale in rapport~ ai diritti dei combattenti ed a.i doveri comuni ad ogni cittad ino. Pe r quan to rigua rd a Il Popolo d'Italia sarebbe pure opportuno fare presente che nella spccia.le rubrica di quel giornale sono trattati gratuitamente argomenti d i interesse individuale e ciot viene d ata ri sposta a tutti i quesiti che i combattenti rivolgono direttamene alla direzione "h

Ii capitano com int il Batt

Questa innocentis~ima lettera, costituirebbe, secondo Pagnacca, la mia nuova vergogna. Io mi sarei venduto al militarismo borghese .incarnato nella persona del capitano Sala che non so nemmeno se s ia nel numero delle mie semplici conoscenze. Si veda, intanto, la data della circolare: è del 30 g iugno 1919. Quindi ' il capitano Sala mi « paga )) da due mesi appena e dev'essere molto ricco, quel capitano, quando si pen~i che di sola carta Il Popolo d'Italia inghiotte z6oo lire quotid iane I Che meraviglia se il capitano Sala ha raccomandato la lettura del mio g iornale? Non è forse il Popolo il giornale che si è occupato con pagine e pagine· p er mesi e mesi di seguito di tutto ciò che riguarda i combattenti, dai loro interessi al l oro movimento associativo? Non è il Pope/o che ha fatto la campagna per il premio di smobilitazione, p er il pacco-vestiario e - soprattutto I - per la riabilitazione morale e materiale degli cx-prigionieri di guerra? Il capitano Sala è liberiss imo di « richiamare l'attenzione )) dei suoi dipendenti sui giornali,' ma dica il capitano Sala - che è un gentiluomo - dica Je io l'ho mai 10/Jecitato, a voce o per iJcriflo, direllamente o indirettamente a dijfondert il 111io giornale fra le 111e truppe. Questo è. l'essenziale. Pagnacca domanda da ultimo:

<< Si potrebbe sapere qu;1.I è quel giornale rhe venn·e dist ribui to gratuitamente ai soldati e ch i pagò le spe-se de[l"abbondante distribuzione g ratuita e quotidiana?» .

Rispondo subito: quel giornale non è // Popolo d'ltaliq Pag nacca lo sa. Il nome di quel giornale è già stato fatto alcuni mesi or sono. Ma noi inv iti;mo formalment~ i rrùnistri della Guerra che si successero dal 19q ad oggi, a rispondere alla domanda di Pagnacca, a fare il nome di quel giornale, a specificare il numero delle copie, l'importo delle medesime. La nostra e la curios ità del pubblico sono pienamente leg ittime. Si vedrà allora che I l P opolo d'Italia non ha avuto alcun trattamento di favore.

La parola al senatore Zupelli, ministro della Guerra, che, in d ata I j giugno 19q, inviava una circolare ai Comandi dei reparti mobilitati per invitarli a sorvegliare direttore e redattori del Popolo d'Italia I La p arola a Giardino, a Caviglia, ad Albricci I Attendiamo.

320 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
SALA

Bisogna pensare veramente che i lettori del fog li o pussista sian o u na manica di cretini. Se qualcuno ve n'è d'intelligente, q uegli d eve giudicare e condar:inare l'integccrimo Pag nacca c ome uno « spacciatore di fumo » e d 'informazioni. N o n è con le circolari - sia pure riservate - di un capitano Sala (fosse almeno un generale !) che si accoppa Mussolini Ci vuole almeno qualche cosa d i più soli do Né po trà dire, adesso, d avanti alla valanga minacciosa, che la campag na n ostra è un « di versivo» per di strarre f « onestissimo» f. f. di direttore dell'Avanti! - quotidiano degli imboscati e deg li arricchiti di v1errad al suo lavo.co di demolizione e ricostruzione dell'universo. Il fa tt o è che noi non pensavamo a Pag nacca, p ersonaggio di mediocre interesse, e pur battendo a fuoco sul pussismo di cu i egli è l'immacolato vessillifer o , n on sentiamo la qecessità di riesumare il s uo trist e passato . Quand 'ecco la spia N . 8 (la n u merazione non è nostra, ma degli anarchici del Nord-America), rico mincia a cantarci il solito ritornello del « chi paga? >) E allora n o i Jo prendiamo d elicatamente, m a ene rgicamente, per il collo, lo rit uffiamo n el fan go e nel sangue d ella sua vita e cosi lordo lo piantiamo dinanzi al pubbli co italiano , coi suo{ incancellabili connotati materiali e m o rali di assassino e di spia. :MUSSOU N I

D a li Popolo d'Italia, N. 238, 3 1 agos to 1919, VI .

DAGLI INIZI DEL I0 M I NIST ERO N ITTI ALLA .MARCIA DI RONOtl 32 1

AFFOGA NEL RIDICOLO

LE FANTASIE DI PAGNACCA

Una polemica con il <e galantuomo » che dirige il fc~glio pussista degli « arricchiti di guerra» è un esercizio noioso e inutile. Pagnacca ha incominciato a domandare « chi paga? » e ripete mono tonamente come un pappagallo lÒ stesso interrogativo, ma diventa sempre più pietoso e ridicolo nelle s ue trovate polemiche. Pei: dimostrare la « vacùità » pai;nacchesca riportiamo la sua nota di ieri. Ci spiace di occupare i l nostro g iornale in siffatto modo, ma è n_ecessario per dimostrare che il cc figuro » è una canaglia e una carogna in perfetta malafede, Scriveva il foglio pussista:

« Richiamiamo l'attenzione dei lettori sopra l a noti zia contenuta nella seguente corrispondenza da Monza. Per meglio precisare la faccenda delle collette di cui si tratta diremo che il pr~idente del Comitato per cui lavora con tanta attività e disinter~se H colonnello Bianchini, è - indovinate chi ? - il signor Benito Mussolini. Il propugnatore della guerra rivoluzionaria è oggi l'organizzatore della santa alleanza padronale contro le classi lavoratrici.

« Ma nei giorni prossimi ne sentiremo delle più belle.

«" Monza., 3?·

« " Mentre anche le nostre mura incominciano ad essere tappezzate dai soliti proclami fascisti battenti la g ran cassa dettorale, gli eroi ritornati a l fronte interno riprendono i s istemi dello scorso aprile. Si ritorna cioè a mungere i d enari agli industriali per la lotta e lettora le che deve salvare le istituzioni e le ind ustrie.

«"'Ieri furono t ra noi, in elegante abito borg hese, i signori colonnello cav. Bianchini e nn ufficiale dei fasci italiani di combattimento, a visitare tutti gli industriali.

«·· Un fervorino a ciascuno: "Sapete che i socialisti 'stanno per attentare alle istituzioni; se volete salvare l'industrià dovete sottoscrivere".

· « " Il bravo colonnello poté raggranellare parecchi e parecchi biglietti da mille tra gli industriali Cambiaghi, Meècanica Lombarda, Cappellificio Montese Achille Garbagnati, Marelli Giuseppe ed altri. Tutte queste ditte hanno sottoscritto ciascuna oltre lire mille.

« " B bene rilevare che codesti industriali che danno den:uo ai fascisti, sono i medesimi che negano alle ,proprie maestranze i ·miglioramenti «onomici im• posti dall e condizioni spaventose del caro-viveri; cosicché mentre gli optrai lot: rano fra g li stenti per una miglior vi ta, g li smargiassoni del fronte Jnterno, che

viaggiano animati, in autolllobile, tra un banchetto e J'alt ro, otten8;ono denaro per continuare la truffa perpetrata d urante quattro anni di guerra.

« " I nostri operai, che conOS(ono già questo episodio, si preparano a r eagire contro industriali e fascisti con indomito coraggio" »

Fin qui il fogli.o pussista.

Ora tutto questo è idiota. Soprattutto idiota. Io non sono p residente di nessun Comitato, sono soltanto membro del C. C. dei Fasci .

_ I taliani d i Combattimento, non h o _ i ncaricato Ì1essuno di cercar denaro a Monza o altrove, e sfido chiunque a provare il contrario. I Fasci di Combattimento non hanno, amministrativamente parlando, niente a che vedere col Popolo, che non è affatto l'organo dei medesimi Fasci (c'è un settimanale apposta) e non conosco nemmeno d i v is ta il sig nor colonnello cav. Bianchini e non h o avuto· con lu.i rapporti di nessun genere, , Una letterina di Urii.berto Pascila confer ma tutto ciò.

Ma più buffo ancora è Pagnacca nella sua trovata d almatica. Egli pubblica il seguente brano d i una circolare :

« CoMANDO TRUPPE D ALMAZIA

« 24• DIVISIONE FANTERIA '

« STATO MAGGIORB

« Cirro/are R. Pr-Qpaganda antibQ/uevica

.11.ddi 12 aprile 1919

« Si add iti ai soldati come alla lesta del movimento bolscevico siano ovunque e soprattutto gli. ex-esonerati, che, d opo aver goduto, sia pure legittimamente, la t ranquillità del l avoro altamente retribuito durante la guerra, ten tano o ra di farsi perdonare la loro assenza dal pericolo trascinando ad illusorie conq uiste (in realtà al la fame) coloro che per la patria combatterono e vinsero.

« Si aggiunga, come argomento di ecce:Uonale importanza e ripercussione, c he cont ro il bolscevismo ita liano, rappresentato da una minoranza violenta ma del tutto sparuta, è insorta compa tta la grande massa dei socialisti, che,·dopo avere per t anti ann i lottato in favore delle sane e giuste conquiste operaie, sono oggi i primi a negare che da un movimento rivoluzionario d isonorante (pe rché sem· plicemente distruttivo), possa 0.1Scere un qualunque vantaggio per i lavoratori. Si citino, e, potendo, si leggano a q uesto proposito le opinioll.i e gli articoli d i .Benito Mussolini e dd Popolo d'llalia, c he rappresentano coorti socialiste, Or· ganizzazioni operaie e uomini tra i pi ù autorevol i, combattivi e insospettabili del Partito Soci alista Italiano.

« Il M. Genera le Com. delle trupi,e della Dalmazia

« F.to: G . V10RA ».

P;gnacca è cosi rammollito da affermare che~questa circolare ai 6ni della sua polemica vale « dicci Perù >> . Nientemeno I Ma che cosa

DAGLI INIZI DEL t 0 MINISTERO NITIJ ALLA MARCIA DI RONCHI 323

c'entra col << chi paga? » Ja circolare del generale Viora che non ho, fra l'altro, mai visto, mai conosciu to e col quale non ho mai avuto rapporti diretti, né indiretti? Il g e nerale Viora dice semplicemente « <li citate e di leggere» i miei articoli. Questo è affare che riguarda lu i. Di mio non c'è niente Di « compra-vendita >) non si parla. Di denaro n emmeno La circolare d el generale Viora è ancora - se possibile I - più innocente della lette r a del capitano Sala.

· Sarebbero dunque questi i miei pagatori o sovventori?

Pagnacca è un grandiss imo spudorato, ma non ci crede n e mmeno lui!

Da 1l Popolo d'Italia, N. 23 ?, 1 settembre 19 19, VI.

324 OPERJ\ OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

L'AVIAZ IONE ITALIANA AVRA UN AVVEN IRE?

La d omanda angosciosa per tutti g li italiani che apprezzano al g iusto segno il valore e l'importanza en orme dell'aviazione, riello sviluppo futuro della vita dvile dei p opol i, è perfettamente giustificata dalle seguenti notizie che tog lia mo da un'agenzia a viatoria.

(( Abbiamo - dice guest'agem:ia -ritardato otto mesi per risolvere la ques t ione a~rc a, ma in compenso i 120 milioni annui del p rimo p rogetto dive· nuti poi 100 e discesi a 80 all 'epoca de lla candidatura M orri, sono calati a d ieci milioni sol i, che costituiscono u n t rop po magro bilancio per u na. cosi amp ia impresa. .Pu la aeronautica di guerra sono stati spesi molti, forse troppi denari e non sempre bene, quantunque anche i n q uesta questione sarebbe ora di di videre il peso mor ale dei bi lanci {li guer ra t ra le fabbriche costruttrici, i moto ri, g li h ,:mg1:1rs ~c. ecc. Ma n on è mai una b uona rag ione se si sono spesi male troppi soldi di spenderne oggi bene troppo p0<:hi. Non ricordiamo che fl nghilterra ha un bilancio aereo di due miliardi, che la Francia mette a disposizione pC'r l'aviazione la somma di un miliardo e mezzo; non s iamo paese ricco e ci siamo imposti un sistema di economia, ma bisogna pensare che questo è il solo moménto in cui il G.overno può venire in aiuto d elle varie iniziative p rivate. La nostra industria, g ià cosi fiorente di 130.000 operai aeronautici speci alizzati, p assa. una crisi g ravissima, che non può essere salvata che dalle o rdinazioni govern.1tive, anche poche, ma suffici ent i p er manten ere compatti i nuclei degli operai N ello stesso tempo le missioni che s i prep arano e che h anno anche un' importanza p olitica, ben lonta ne dall' avere le possibilità finan ziarie della Fra ncia, che, solo in Tuni sfa, è di$pOsta a spendere tre milioni e mezzo, porteran no via ·u na parte considerevole del b ilancio p refi sso, che sarà del resto g ià abbastanza intaccato <lai costo del rdid a Tokio, q uan tunque voci autotevoli abbiano precisato che i l rttid di D'Annunzio non g ra verà su q uesto bilancio Ad ogni modo, per fare opera a ttiva e utile per l'avvenire del paese, dieci milion i sono asso lutamente insufficienti. Si calcola ch e sarebbe ro n ecessa ri a lmeno cinquanta milion i, che la attivi1à aerea d el futuro compenserà ciel resto largamente».

Queste cifre suscitano in no i, appartenenti alla nazione che d ovrebbe e potrebbe ottenere - per un complesso di circostanze fa vorevo li - l'assoluto primato aviato~io del mo ndo, un senso p enosissimo di umiliazione. L e condizioni favo revoli al nostro primato sono : la p osizio ne geo g rafica della nostra patria, che la mette in co n tatto quasi i mmediato con due con tinenti, la ch iarezza del nos tro cielo , l'ecce llenza d ei nostri pilo ti e la genialità ·dei nostri costruttori. Aggi un -

! .
'

giamo subito che questa genialità dovrebbe essere disciplinata e scientificamente controllata.

Nel suo disco rso -programma l'on. Nitti ebbe un punto dedicato aUo sviluppo dei trasporti aerei, ma la cifra di d ieci milioni non è bastante nemmeno per pagare i custodi degli aerodromi . La sproporzione fra i programmi aviatori di g uerra e quelli di pace è troppo evidente e pietosa.- Che l'industria aviatoria - come tutte le altre - debba vivere di vita autonoma, siamo d'accordo: l'interve nto diretto dello Stato nelle faccende aviatorie durante la g uerra è stato abbas tanza disastroso p erché sì d ebba deside radQ in tempo di p ace, ma lo Stato ha l'obbligo di «aiutare >> l'indu stria aviatoria in cento altti modi e dieci milioni sono una cifra di una meschinità scon fort ante, quando sia paragonata alle cifre mirabili stanzjate dai bilanci inglese e francese.

La v eri tà è che l'Italia n on ha d inanzi a sé un piano a viaco rio.

L'ordina mento de ll'aet0na utica n o n è s tato ancora de fini to, D a chi dipende l'aeronautica ? I ciccad ini non l o sanno anco ra co n precisione: non si sa se s ia il minis te ro d ei Trasporti, i l Ministero d ella Guerra, il Mi~stero della Mariria, quelli che hanno in mano la ba-

Quindì, pr ima necessità: accentrare in Un solo ente - responsabile - tutta la navigazione aerea. Ciò fatto, è necessario con cretare immediatamente il piano d ella nos tra attività aviatoria.

Sono passati due mes i d a quando l'on. J'Jitti pronunciò le segue nti parole:

4C Il Governo co nsidera fra i servizi più importanti, che richiedono pronte cu re, l"aviazione. L' ordinamento t esté adottato non è definitivo, ma soltanto de. stinalo, per necessità di bilancio, a prep arare il passaggio da una fase di liquidazione a una fase di rinnovazione. Noi diamo, anche dal punto di vista economico e commerda le, il più g rande valo re allo sviluppo dell'aviazione, d i cui, p er concorde giudizio dei t ecnici, l'Italia dc-ve essere il grande cen tro mondiale, e pen· siamo con soddisfazione che tante attitudini e tanti valori ora creati dalla g uerra n on debbano andare distrutti ».

Sono passati due mesi, ma non troviamo alcuna traccia delle« pronte cure » nittiane, Non si è fatto nulla per trasformare l'Italia in un « g rande centro mondiale dell'avi azione » : anzi, in questi ultimi m esi, per un complesso di cause n oce, la nostra situazione aviatoria è piut~ tost o peggiorata. La v erità è che n on abbiamo più l'aviazione d.i guerra e non abbiamo ancora l'aviazione di pace. Siamo, e l'i mmagine è i n carattere, veramente per a ria.

Bisogna conso rziare le fabbriche d'aeroplani o qua nto meno controllare la, costruzione deg li appareccf:t.i con apposite commissi oni

326 OP ERA O MNIA DI BENITO MUSSOLINI

scientific he. I collaudi no n devono essere più la burletta d i altri tempi, se si vuole che la gente voli. Stabilire senza indugio alcune linee avfat orie.

Un no stro collaboratore ha già elencato i n ecessari « postulati aviatori» e noi li ripetiamo facendoli nostri:

«a) Sostenere per quanto poss'ibile l'elemento aviatorio congedato, istituendo dei corsi di perfezionamento e di allenamento, usufruendo perciò di tu tto qu el materiale che giace ora, per Ja mancata necessità, negli ampi magazzini dei depositi di aviazione.

« h) I stituire premi per quei piloti che compiono un certo numero d i voli durante l'anno.

« e) Insistere per l:Ì fondazione di una cassa unica di previdenza e di soccorso per i p iloti civili.

« d) Sostenere classi dei mòntator i e dei motoristi istituendo scuo le di perfezionamento e nuovi corsi, sl da poter avere un nucleo abb:l.Stanza forte di maestra nza. che potrebbe essere utilissima sia per l'industria come per le event uali necessiti belliche. '

« e) Popolarizzare l'aviazione con de i corsi alle Università popolari e con la divu lgazione ne lle scuole di piccoli trattat i elementari di s toria de ll 'aviazione,.

È tempo - ci se mbra - che il G overno « conc!eti » J

È stupido e criminoso essere gli ultimi, quando s i ·può essere i pritni. MUSSOLIN I

Da l i Pop,:,/o d' Italia, N. 240, 2 settembre 1919, VI.

DAGLI INIZ1 DEL 1° MINISTERO N ITTI ALLA MARCIA DI RONCHl 327

GIACINTO MENOTTI PAGNACCA,

SPIA, ASSASSI N O

E SOLDATO DI VENTURA AL SOLDO DELLA FRANCIA

NELLA LEGION E STRANIERA AL MADAGASCAR !

FANGO E SANGUE

Sotto il peso formidabile dei « documenti >•, il vilissimo Pagnacca appare al pubblico come.un yerme schiacciato. Il bandito s'ingannava. Egli c r ~deva di poter riprendere la polemica su11a base dello stupido « chi paga ? » e di continuare a diffamare, senza alcun rischio e peri- . colo , beneficiando del t empo che passa, ma non cancella . Questa volta ha trovato pane e pietre dure per i suoi denti di vipera. Egli non osa contestare l'autenticità d el foglio della ved ova del povero assassinato; e afferma soltanto che non abbiamo messo la d ata. P ag nacca n ò n ci vede più. La vergogna e l'infamia l o accecano. N el cliché che abbiamo pubblicato*, la d ata c'è e tutti l' hanno v ista:

2.7 aprile 1904. Rispondiamo aI1a sua sbrodolata di i eri,** molto sinte ticamente.

a) È vero che nel novembre del 1914, quando uscii col P opolo d'llalia, non, avevo intenzione di aggredire il P11t, ma furono gli u omini del PM che mi dichiararo n o guerra ·

b) È vero tutto q uel c he P agnacca sCrive circa il mio ·soi giorno in Svizzera neg li anni 190 ; -'904, ma tutto questo non h a ness un rifer i mento alla po lemica odierna. Nel 1904 i socialisti italiani in Svizzera, ed io fra lo r o , non avevano c he u na « vers ione» dei fatti d'America: quella di Pagnacca. Oggi la nostra d o cumentazione è completa ed è schiacciante per lui.

PAGNACCA ARRESTATO COME COMPLICE DELL'AS SASSINIO DEL CORTI

Noi docume nteremo co l testo inglese del v erbale d'udienza che Pag nacca fu interrogato come correo nel d elitto da lui volu to e pre-

• (3 96).

u (398, 402).

parato; intanto documentiamo ch'egli fu arrestato e trattenuto in carcere all'indomani del delitto di Barre Vermont.

Il giornale Araldo Italiano di New York pubblicava in data 13 o t• tobre ,190 3 questo articolo. Richiamiamo l'àt tenzione del lettore sulla fine dell'articolo.

« li nostro corrispondente viaggiatore signor Giulio Caldani, che si è trovato a Barre Vermont nei primi giorni che susseguirono i tristi avvenimenti ivi deJJIOrati fra anarchici e socialisti, ci seri.ve una lettera che noi, sempre lieti di serbare quella imparzialità che è no~tro vanto specie nelle divergenze politiche, siamo ben lieti di pubblicare.

« Ed ecco senz'altro la. lettera:

« La vost ra relazione, su i fatti qui r ~entemente accaduti tra socialisti ed anarchici, probabilmente affrettata, e giuntavi da fonte interessata, non risponde coffipleta.mente alla verità dei fatti, anzi direi che li ha resi in modo da fam e cadere la responsabilità maggiore su chi ne aveva poca o punta.

« Io però che qui, sul teatro di dolorosi avvenimenli, ho avuto campo di ascoltare racconti vari sull'accaduto, n on solo da italiani, ma anche da americani, che in una puola ho sentito l'una e l'a ltra campana, ho potuto convincermi che la scintilla prima della discordia che doveva avere il suo epilogo in una rissa sanguinosa, è venuta esclusivamente da parte dei socialisti.

« Da oltre due mesi il periodico socialista di Nuova York Il Proletar io muoveva guerra spi etata agli anarchici di qui, colmandoli dei più villani vituper i.

« la venuta qui del direttore di q uel giornale, qui dove g li anarchici italiani sono in maggioranza, con l'intento di fare una conferenza socialista, pose il colmo alla misura, come. quella che veniva considerata una vera sfida; d 'a lt ra parte che ·i s~cialisti fossero disposti alfa violenza, lo prova il fatto che essi erano t utti armati, da l _conferenzi ere fino all'u ltimo degli aderenti suoi.

« Chi ha tirato i co lpi di revolver che riuscirono fatali a l povero Elia Corti, che io ben conoscevo, furono i socialisti; è evidente che se g li anarch ici foss~ro st ati armat i, come lo erano i loro avversari, data l'ecci tazione degli animi nel momento fatale, sarebbe avvenuta una ben più.grave scffia di sangue.

« L'opinion11 p11bblica generale è qui ,om plet11me11Je f a vorevole qg/i anrtrchi d e gli Iteui gilldid hannu dimostrato di divider~ tale sentimenf.O, 1ra11e11 endo in m-resto, unztJ bene-firio di ctWzione, il Direttore del " Prolelt:Wio" e il Garfetto« del pari inesatto quanto l' Araldo ha detto sull'arresto del Cossi e d i altri d ue giOvani, poiché io Ji conosco person3Jmente e mi sono trattenuto ieri . ed oggi in loto compagnia; essi sono stati solamente invitati a recarsi nell'Ufficio di Polizia, per ivi assumere l'obbligo di presentarsi alla causa come testimoni

. « Poiché so come il nostro Araldo sia in ogni occasione fautore della verità e deUa giustizia, vi mando queste doverose rettifiche, certo che esse troveranno posto nel g.iomale'.

<< Credetemi vostro

DAGLI IN IZI DEL 1° MJNISTERO NITTI ALLA MARCIA DI RONCHI 329
« C10 CHE AVVEN NE REAllfENTE A BARRE VT.
GmI.10 CALDANI

UN UOMO FORTUNATO

Pagnacça va r ip etendo noiosamente le sue fando nie che sono stat e su queste colonne, documenta/men/e, smentite. Continui. Noi abbiamo dell'altro piombo da · scaraventargli sul muso di spia e di bandito. Uomo fortunatissimo Pag nacca, nella sua carriera di socialista di p r ofes sione. Ecco un riassunto della sua b iografia morale.

a) E sordisce nella sua carriera di socialista appropriandosi dei denari della biblioteca della Lotta di Classe, al cong resso di-· Reggio Emilia nel 1893. Su questo episodio, Filippo Turati, che è ancora vivo, potrebbe dare altri particolari;

b) si arruola come l'ultimo dei ·delinquenti nella Leg ione Straniera e fa il negriero a da nno degli indigeni del Madagascar ;

,) to rna in Europa e in Svizzer a suscitando beghe infi nite fra i social isti; ·

d ) se ne va in America e riesce a fuggire dopo aver :umato la mano di un incosciente;

t ) torna in s.vizzera e mentre t utti i rifugiati politici erano soggetti a noie ed espulsioni, accade che il nominato Pag nacca sia « stato sempre cons iderato dal procurato re federale Kron auer co n particolare riguardo e singolarissima tolleÌ:anza

/) coinvolto nel processo di Pradamano, il giudice istruttore chiude g li o cchi su S..., nessµno d isturba menomamente il figuro, mentre ben 1.7 militari e 8 borghesi stavano per s ubire i rigori del codice penale ;

g) le straordinarie agevolazioni accordate a Pagnacca in carcere, sono ancora ogg i arg omento di dub bi e di sosp etti. Su questo arg~ mento scottante, cosl scri ve l ' Internaz.ionalt di Parma :

.e Infine, processat o per i fatti d i Tori no e condannato a pena assai lieve in rap porto alla g ravità dell'accusa, il nominato Giacinto Menotti Senati, vulgo Pagnacca, entra in carcere come i l padrone entra nella propria casa. li regolamento ca.rcer ario non conta nulla per l ui. Nella sua cella riceve visi te, giornali, corrispondenze, quanto e come vuole Trasforma il carcere in sala di redazione, dove scrive quotidianamente articoli, trafiletti, note polemiche per l'A vanli!, a.I quale vengono con la maggiore p un tua lità trasmessi ~r la pubblicazione dalla direzione dei luogo di pena, durante t utto il periodo che il nominato G iacinto Menotti Serrati trascorse là dentro. .

Sia lecito chieder e percM mai il nominato G iacinto Menotti S<'rrati, vulgo Pagnacca, godette d' un regime cosi largo di favore, u nico fra i tan ti condan nali politici ch e furono rinchius i nelle carceri i taliane ( da De Felice a Barbato a Turati ed a Corridoni), i quali t uttavia non erano stati colpiti per t radimento contro fa Nazione »

330 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
));

Conclusione: truffat ore, soldato di ventura, spia, assassino; ecco l'uomo che è salito al più alto segg io d el s ocialismo italiano ; ecco il moralista che doman~a a noi « chi p aga ?»

Ma c'è dell'altro !

LE TRUFFE DI PAGNACCA PE R FARS I CREDERE INNOCENTE

Nella sua auto-difesa di ieri, G. M. Pagnacca ha il coragg io di affermare che nella vertenza giudiziaria, originata dall'assassinio di Ba rre Vermont, eg li non fu « in 'ultima istanza neppur testimone ». Siamo dinanzi a un caso tipico di reticenza e di" restrizione mentale. Che cosa significa « in ultima istanza » ? E ne lle « prime istanze >) - cioè durante l'istruttoria - che cos'e r a G . M. Pagnacca ? Accusato, testimo ne, spettatore ? Ma ·n oi qui sotto pubb lichiamo un altro do cumento che ammazza Pagnacca. Egli dice che no n ebbe n oie giudiziarie e invece l'avvocat o Hoas, giudice nel processo G arretto alla Corte d'A s~ise di Montpellier (Garretto era stato l'autore materiale dell'omicidio), in data 6 marzo 1904, quando già Pagn acca aveva salpato per i più ospitali lidi europei, didùa rava che « Serrati non era libero )> e che non << era stato prosciolto» Dunque : 1. Pagnacca fu in carccre sotto l'accusa di complicità in omicidio; z. Pag nacca non fu mai prosciolto d alla terribile accusa.

Ecco il documento mortale mandato agli anarchici italiani in Svizzera::

Barre Vt., 6 mt:trZO' 1904.

Un compagno di Zurigo avendoci. scritto che il Serrati mostra dei docu~enti con cui cotesta autorità g iudizia ria lo avrebbero prosciolto da ogni accusa pei fatti deplo1·atisi qui la ser a del 3 ottobre 1903, e ch e costarono la vita ad E lia Corti, sono stato dall'avvocato Hoas, giudice assistente nel processo Garretto, per indagare g uan to vi fosse di vero nelle sue affermazioni.

L'avvocato Hoas mi disse constargli che il ~rrati. non era libero e che ove poi fosse stato anche prosciolto non av rebbe mai potuto avere documenti che l'autorità g iudiziaria non può in neuM caso rilaJciar1: Il documento del Serrati è quindi una truffa

EMILIO POCHINI

L. GALLEANI NEL 1908 DEFINIVA PAGNACCA « TURPE AGENTE PROVOCATORE »

Non tutti gli anarchici italia ni, comunisti o individualis ti che siano - e il co munismo anarchico, que llo di Kropotkin , n on ha niente

DAGLI I NIZI DEL 1° MINISTERO NITTl ALLA MARCIA DI RONCHI 331
2 2. • XIII.

di com une colla bestiale caserma dei Trotzky -:- non tutti gli anarclUci italiani si sono acco dati al carro del pus sismo ufficiale. La divampante polemica di questi giorni ne ha risveg liato qualcuno". Da Pisa, un vecchiÒ anarchico ci manda il numero del 1° dicembre 1908 del S org,ian10 !, foglio di critica e di propaganda anarchica che usciva a New York. È un g iornale che ha una data relativamente recente C'è, in quarta pagina, un articolo di Gallcani, con quest o brano che riportiamo testualmente. Per capirlo bisogna sapere che la sezione socialista di Barre_Ycrrnont - quella dove avvenne l'omicidio - aveva diffuso, dietro suggerimento d i _ P agnacca, un volantino infame, nel quale, a proposito di certi fond i raccolti per ·la moglie e le fig lie d el Bresci, si « voleva macc.hi~re l 'Hlibatezza del Galleani >>

« In quell'autunno - dice il Galleani - il sospetto che coloro i q uali del fonùo Bresci a\·evano J'ammin istraziooC" e la custodia non ne avessero fatto l'uso prttiso e speci 6co voluto dagl i oblatori, raccolto· da quel turpe agente proMralo re che t ra Giaà11t o M enoJJi Pagntrrra Serrati ».

Questo scriveva Luigi Galleani n el 1908 e questo ave va scritto prima cento v olte.

Conferma, oggi, il suo g iudizio, L\Jig i Galleani? Non lo sappiamo. E non c'importa troppo saperlo.

Ad ogni m odo noi abbiamo mç,Iti alt ri documenti a n ostra disposizione, che provano co me qua lmente Giacinto Menotti PagnaCca f eçe la .rpia ai danni di Luigi Galleani.

A i prossimi g iorni I

Da Il P.opolo d'Italia, N . 24 1, 3 settembre 1919, VI •.

* Nello stesso numero, in merito a lla polem ica Mussolin i-Serrati, si notano tr~ Jc-uere ( 403-405),

332 OPERA OMNIA DI BENITO M USSOUNI

DOPO L' ECCIDIO DI LAINATE BISOGNA PUNIRE

I COLPEVOLI I

Anche noi, nel p rimo tempo, :abbiamo dato, sull'eccidio d i Laina te, la versio ne di ramata dalle autorità, perché non· c'e ra b. possibilità immediata di averne un'altrà, ma oggi dichiariamo c4e q uella versione, di fronte all'inchiesta co mp iuta da due g iornali cittadin i di opposto colo re, è una versione assolu tamente tendenz iosa: è una versione di salvataggio del o dei r esponsabili Il fat to nella s!Ja schematica tragicità è questo: u na p iccola comifr;a d i dieci persone, reduci da u n modesto simposio , è stata mitragliat a a b r uciapelo ed ha lasciato sul selciat o tre mo rti . Che questa co mitiva non aves se intenzio ni « sovversive)); che il s uo ince dere a quell'ora fossè assolutame nte tranquillo è dimostrato dalla composizione della comitiva stessa e dallo scopo per il quale_ aveva trascorso la serata. Si trattav a di d o nne, di un vecchio, di un red uce mutilato e tutti si erano riunit i per celebrare u n fidanzamento. C'è da scommettere che nessuno dei morti o dei superstiti leggeva giornali o aveva parteggiato p er qu alcuno o qu alche cosa. G e nte ca mpag nola, p osata, inno cua. Com'è avvenuto che siano s tat i colp iti a morte ? Com'è stat o p oss ibile far fuoco su gente jnerme ?

L' auto ci tà ha o rd inato un'inchiesta. :Ma le inchieste lasciano scettici 'i cittadini. Se n e sono fatte tante e sono finite quasi sempre allo stesso modo pilatesco. L 'Inchiesta v a bene, ma poich é è o ramai evi den te l'at roce abu so di aut orità compiuto d al brigadiere dei carabinie ri d i Lainate, u ltimata l'inch iesta si tratta d i. vedere se il b cigadiere ha agito in stato d i p azzia o in stato di coscienza. Nel primo caso egli deve essere immed iatamente chiuso in un manicomio crjminale nel second o caso d e_v'essere mandato al Tribunale militare e conda nnato, duramente co ndannato , poiché Ja coscienza pubblica - inquieta e v iolentata - n o n può a mmettere che l'eccidio resti - come è accaduto troppe volte - impunit p I « co nservat ori l) i ntelligenti dov re bbero essere i p rimi ·a reclamare severa .g ius tizia ; poìcp.é l 'odio alle istituzioni> da questi eccidi è aumentato e suscitato, non g ià dalla propaganda sconclu sio nata d ei p ussisti che non arriveranno m ai a cOnquistare le p rofo nde e v aste masse campagnole• .Se giustizia no n sar~ fatta,

se i l r esponsabi,le della strage se la èaverà ancora per il rotto dcll'fochiesta, non solo il paese di Lainate diventerà . completamente << sovve.rsivo }> ma altre folle - sfiduciate e avvilite - passeranno dall'altra parte. Noi recla111iamo che l'inchiesla sia sbrigativa e che. non tneno sbrigativo t ia il processo dei responsabili. Chi non capisce queste necessità è un cieco o un incosciente che si sveglie rà troppo tardi sull'od o dell'abisso. Ma anche prescindendo dalle possibili conseg uenze dell'impunità accordata ai responsabili, dal pu nto di vista de11' equilibrio sociale, bisogna introdurre n uovi sistemi: n on bisogna soltanto difendere g li agenti dell'autorità, ma anche i cittadini, i quali, in definitiva, sono i d epositari di ogni autorità, e non devono subirne i rigori e le violenze.

Se fo sse dimostrato che il paese di Lainate, dopo la taglia di sangue che gli è stata imposta, non diventerà una cittadella bolscevica, ci sareb be una ragione di più per punire ~sèmplarmente j responsabili, onde mostrare a quelle popolazioni ignare e laboriose - che sono state t sono il fonda111ento delle fortune d'Italia perché hanno fatto la guerra e oggi lavorano - che il Governo non è l'Cterno nemico della povera gente, che la spada della Giustizia non pesa soltanto sulle spalle di chi sta ·in basso, ma sa colpire chiunque e dovunque.

Ciò detto, e vorremmo che il nastrò monito fosse rnccolto, non possiamo non protestare contro la solita specula~one pussista. Attribuire alla guerra l'eccidio d i Lainate è imbecillesco. Anche pdma della guerra ci sono s tati eccidi in Italia. Durante il periodo di potere di quel Giolitti verso il quale vanno le segrete speranze di molti socialis ti italiani - e lo dimos tra la collaborazione ai fogl i giolittiani - non passò settimana senza un eccidio e avvenne anche q uello che pare l'incredibile : fu rono premiati i responsabili . Ridurre la g uerra ·mondiale alla. pazz ia d i u n brigadiere Cuccurù qualunque, è il colmo della stup id ità. I socialist i pussisti italiani hanno meno di ogni altro il motivo di prntestare co ntro questi eccidi, perché, nei paesi governati dai loro amici, sono avvenuti eccidi di borg hesi e « anche di proletari», ben più n umernsi e ben più sanguinosi di quelli dì- Lainatè. Vedi, nelJa Critica Sociale del 191 8) li'.: lettere di J11nior e l'appello del Partito Operaio Russo. Si massacra in Russia, come non si è mai fatto e non si farà mai in Italia. Lassù è regola di governo e sistema, ciò che qui da noi è episodio individuale e saltuario. Noi contestiamo ai socialis ti il diritto e il dovere d( parlare : noi che non vogliamo dittature di violenze, ma un regime di libertà e d i giustizia per tutti>specialmente per le masse che hanno dato il sangue e danno oggi il lavoro alla Nazione.

Da li Popolo d ' Italia, N 242, 4 .settembre 1919, VI.

334 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
MUSSOLINI

SUL MOMENTO POLITICO•

M uuolini - riprendendo gli au enni fatti da Ferrari - che hanno &011111,ouo J'auen,blta, dice come la psicologia della mmjitta ·J prevalentemente ii prodotto del ritardo della pace.

I sistemi con i quali essa vjene negoziata sono uguali a q uelli adottati durante la guerra. Noi interventisti portiamo sul dorso la responsabilità di avere rlmesse le sorti della guerra alle classi dirigenti, ai generali ed ai politici dell'Italia u fficiale. Quella nostra debolezza si palesa ogni g iorno di più deplorevole; ma è inutile ogni ulteriore recriminazione. .(l noi basta riaffer mare altamente la responsabilità morale dell'intervento in guerra e ricordare le critiche fatte a tempo debito , contro i condottieri politici e militari della guerra.

A proposito dell'inchiula di Caporello, il nostro Direi/ore dite dn Nitti, qualora Io avesse voluto, sarebbe riusdto ad impedire la crisi morale che per qualche giorno ha colpito il paese.

In ogni modo, a dispetto della malevolenza governativa, si sappia fin d'ora che i fascisti condurranno da soli la battaglia in difesa della guerra e dell'avvenire d ' Ital ia; per" ques to prevedo che verso novembre a Milano e nel resto d'Italia la vita sarà inte nsa. (Grandi appla11!i)

Conclude proponendo tifi voto contro la politica nittiana responsabile in gran pa rte d ell'at tuale avvelenamento della nazione, (L'asw11blea applaude hmgan;ente) .

• Riassunto del discorso pronunciato a Milano, nell'aula magna del liceo « Beccaria», la sera del 4 settembre 19 L9, durante l'assem blea del fascio milanese d i combattimento. (Da li Popolo d'I talia, N. 24\ , settembre 19 19, VI).

INCHIODATO ALLA GOGNA!

La spia N. 8 - l'assassino di Barre Vermont, il bandito e sfruttatore del socialismo in tutti i paesi del mondo (egli fa la p rofessione del socialista) - dev'essersi a quest'ora amaramente pentito di aver scatenata la polemica. Credeva di farla franca, l'ignobilissimo figuro, ma stavolta ha trovato le verghe che occorrono alla sua schiena e tempesterò sino a quando n on lo avrò ridotto a uno straccio informe. Inutilmente qualcuno mi dice che nel mondo e in Italia ci sono questioni più importanti di quelle di Pag nacca, inutilmente, petché io non sono disposto a « mollare » l'avventuriero scroccone del socia· lismo , che oggi è il vessillifero d ei nemici della n azione e della classe operafa. Egli divaga e riporta: io documento. A parag rafi. Dal principio sino alla fine .

PRIMA TRUFFA A TURATI

G. M. Serrati è stato accusato su queste colonne di aver eso rdito nella vita politica con una « approp riazione indebita. » ai darÌni della Biblioteca d ella Lotta di ClaJ#. ·Ann~ 1893. Luogo: congresso di Reggio Emilia. 11 truffatore non risponde parola a questa · precisa, schiacciante accusa. Egli non la può contestare, p erché di quest'accusa è rimasta traccia nella memoria d i t ro ppa gente. Reggio Emilia non è al Madagascar. Nella Legione Straniera si entra senza bisogno di d are n ome e cognome e più d elinquenti si è e meglio si è accetti; ma per . vendere degli opuscoli e dei libri alla por ta di un congresso, bisogna dare almeno nome e cognome e bisognerebbe dare anche l'esatta resa dei conti. Pagnacca, come Turati ricorda. benissimo, se n'è dimenticato I Il futuro grande moralista del c o nvento pussistico, comincia la sua carriera con un furto ai danni della biblioteca del Partito. A vanti, Pagnacca I Spfoga - dunque - come e qualmente· i denari d egli opuscoli e dei libri venduti a Reggio Emilia si volatilizzarono nelle t ue t asche, prima che tu salpassi per altri lidi I

L'ASSASSI NÒ DI B. V.

Chi ha seguito attentamente la polemica di questi giÒrni, h a notato le pietose contraddizio ni di Pagnacca: grandi è p iccole. C'è un

nome che inchioda quest'uomo: Barre Ve(mont. C'è un morto che turba i sonni di Pagnacca: Elia Corti. C'è un vivo che è stato per dieci anni l'accusatore implacabile di Pagnacca, un v ivo che tace, per ora, ma eh~ probabilmente dovrà decidersi a parla re: quest o vivo e vicino sì chiama: Luigi Galleani. Pagnacca ha affermato che egli non era minimamente responsabile d ell'assassinio di Barre Vermont e noi gli abbiamo scaraventato sul grugno l'accusa tragica della povera vedova dell'assassinato, Ha osat o affermare che non c'era la data nella riprnduzione fotografica. C'era come tutti hanno visto. Pagnacca:1ba affermato ch'egli non aveva avuto n oie dall'Autorità Giudiziaria affiericana e invece ieri, colla riproduzione di un articolo di un' ·giornale di New-York - imparziale, perché estraneo ai conflitti di partenoi abbiamo documentato che Pugnacca fu /rallo in arre.rio senza cauzione, in seguit o alla strage di Barre Ver mont da lui voluta e premed itata. Pagnacca ha affermato che Pautori tà giudiziaria a mericana non lo aveva di stu rbato e n oi abbiamo do mmmlato, colla riproduzione d ella lettera dì Emilio Vochini, che i1 giudice Hoas, assistente al processo di Montpellier, lo considerava « non prosciolto » dalle accuse che pesavano su lui. Ora, l'immondo Pagnacça, non contesta l'autenticità della lettera del Vochini, e Osserva soltanto che dopo sedici anni il Vochini da accusato si converte in accusatore. * Pagnacca non ci vede veramente più. Il documento è esumato dopo sedici anni, 1"!13 r eca la d at a del 6 marzo 19 04: cinque mesi appena dopo il fattaccio - di sangue di Barre Vermont. Pagnacca è a terra.

LA SPIA DI GALLEANI

C'è ·un nome che non scivola mai dalra penna d ella spia internazionale N. 8: il nome dì Luigi G alle.ani, g ià direttore della Cronaca Sovversiva di Barre Vermont. Si capisce, quando si pensi che, in u n numero del· Proletario dell'agosto 190~, veniva denunciato Luigi Galleani, aUora.... latitante; si faceva nome e cognome di Luigi Galleani; se· ne indicava il rifugio, tanto che il Galleani dovette nuov amente andar sene da Barre Vermont in circostanze particolarmente critiche, perché gli era nato un bambino. Sono gli anarchici del Nord-Ame rica che hilnno fatto circolare nel mondo Giacinto Menotti Pagnacca come la spia inlernaz/ona!t N. 8. È Luigi Gallcani, uomo del quale nessun avver sario ha rTiai contestato l'irrCprensibile illibatezza delta vita pubblica e privata; è Luigi Galleani, v ivo ancora e non molto lontano , * (40~).

DAGLI INIZI DEL 1° MINISTERO NITTJ A LLA MARCIA DI RONCHI 337
PAGNACCA DELEGATO ONORARIO DI P . S.

che nel 1908 definiva Giacinto Menotti Pagnacca « J11rpe agenle prOtJo(atore ». L'opera pcovocatoria di ques to enorme· lenone e ·succhione del socialismo internazionale, non stata dimenticata, malgrado la distanza e il tempo, dagli anarchici del Nord America. Un volantino diramato dal Circolo di Studi Sociali di West Hoboken, nell'ottobre del 1903, cosl parlava di Pagnacca, a proposito del suo inten~ento in uno sciopero:

« Il popolo lavora.tote di West Hoboken ci ama ed ha conservato una sincera simpatia i,el Galleani, i l quale seppe indicargli i vn:i mezzi per conseguire la vittoria ne llo sciopero delle arti seriche de ll o scorso anno, che si sarebbe certamente conseguita se G. M. Serrati, delegalo o"orario di P. S. al servi2io del Comolato, no n /,o r1vesse vend111u, uadiJo 11iglùtrramente ».

Nello stesso rri.anifesto, il Circolo di Studi Sociali di West Hoboken chiama Pag nacca « ciarlatano politk(), rhia((hierone ;oda/e, ra,110/eonte in. ternazionale ». Segue un'accusa esplicita di fuga da uno sciopero andato a male. Nell'ottobre dello stesso anno 1903, gli anarchici del Oub Indipendente di New York pubblicano un manifesto nel quale Pa· gnacca è. messq alla gogna con queste parole:

« li socialista Serrati, per esempio, per sbarazzarsi di un nemico incomodo, ha tentato (se non sia riuscito non è sua colpa) di denunciarlo e farlo arresta.re usando il metodo seguente: prim:1 pubb licando sul ProieJario i coonotafi della persona invisa e la località in cui quesla persona passeggiava; indi facendo il nome dell'ind ividuo; e da ultimo, Sellando le mani avanti per non ùtdere, se n'esce a dire: " ed ora gli anarchici mi diranno che sono una spia, mentre non ho fatto· che difendere la onorabilità mia e quella del partito che rappresento". Gli anar,hid nat11ralme11/e non ha,mo abborc1110 all'amo e hanno rnerilamtnlt meuo 11lia gog,,a Serrati».

Ecco definito anche nei dettagli la 6gura del « t urpe agmte p rovocatore» di cui parlava L uigi Gallcani. ·

DIVERSIVI INUTILI

Quando Pagnacca non sa più dove voltarsi, to!'na ai tempi cli Lo · sanna e vuol far credere che mi ha « sfamato >). Ha la memoria cortll. Perché io lavoravo e lui no. Io ho lavorato, come commesso di negozio, in Ruc du Pré, presso Tedeschi; in Rue dela Mercerie presso Depaulis; e come manuale·muratore al deposito delle macchine a Renans là Gare. Lui « faceva )> la propaganda, lui h a sempre vissuto dd sorialitmo se non per il socialismo. Quanto all'inchiesta sulle origini del P opolo, fu fatta a suo tempo, da tre galantuomini e il foglio pussista no n seppe confutarne i risultati. Quanto alle accuse dei disfattisti del socialismo

338 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
,

frances~. sono cavalli di ritorno; Quei signori possono stampare a Parig i quello che P agnacca stampa i o Italia e viceversa: J/ampare, ma non provare E p oi, è proprio dal pulpito pagnacchesco che può partire la predica quando Pagnacca ha ricev,lto l'"orò magiaro e non avrebbe avuto difficoltà di sorta a intascare l'oro americano - un bel milione - del pacifista nonché capitalista e poi guerrafondaio Ford?

E vero o non è vero ,he Pagna((a avrebbe ami/alo i dollari di F ord ?

È d a cinque anni che questo gruppo di canaglie, che hanno ragione di odiarmi perché li ho distwbati neHa loro pro6.cua attività di d elinquenti politici, va ripetendo: « Chi paga?» E provatelo voi, una buona volta. Stampate i papiert. Decidetevi. Fra Naldi, la borghesia siderurg ica, la -Francia, il socialismo francese e la massoneria mondiale. Precisate, come io preciso e documento, quando presento al pubblico italiano G. M. Pagnacca ne lla sua triplice veste di truffatore, di spia e di assassino.

MUSSOLINI

DAGLI INIZI DEL I° MlNISTERO NITTI ALLA MARCIA DI RONCHI 3 39
Da ·11 Popolo d'Italia, N, 243, 5 settembre 1919, V~.

I MENTITORI ALLA LANTERNA

UNA LETTERA DEL COMM. CARMINATI

Nel numero del 2.4 agosto, il foglio del P111 stampava un articolo del signor Ambrosini Vitt orio, avvocato di Palermo, nel qu ale era co ntenuto .questo periodo :

« Ma basta, basta con questa ve rgogna che ricade sui trad iti, ingannati e tra- . diti anche dai lor o ufficiali Lasciamo andare il povero Carli, che fra i tanli rapp resenta un illuso e non de l tutto in malafede poicht egli s i lasciò q uasi persuadere quando io lo misi su ll'avviso circa l' atteggiamento di Mussolini. Egli , insieme agli amici di Roma, a Ferruccio Vecchi, ammise che avevo ragione, specialmente quando gli feci il nome di un commendatore milanese, il quale si vanta di aver rabbonito Mus,olini con dei biglietti da. mille»,,

Il seguito delta polemica è noto per i nostri lettori, che hanno potuto ammirare il paglietta-pagliaccio palermitano nelle sue capriole po litiche. Sfidato formalmente a fare il n ome del commendato re che mi avrebbe rabbonito, solo n ell'Avanti I di ieri, il falso ardito siciliano stampava q ues te parole:

Pal"mo, 1.

« A utorizzo a pubblicare il nome del commendato re che s i vantò di aver rabbonito Mussolini con biglietti da mille: il comm . Carminati.

« Capitano VITTOIUO AMBROi5lNI degli Arditi ~

, Nell'attesa ricevo e pubblico - senza commenti ! - questa letterina del comm. Carmin:i.ti:

.Milano, 4 iettembrt 1919.

Egregio Signore,

mi viene segnalata, nell'Avanti ! di oggi, una dichiarazione de l capitano Vittorio Ambrosini, che i o p erò non ho l'onore d i con oscere, ne lla quale viene fa tto ìl mio nome; dichiarazione che mi ha in ogni modo vivamente sorpreso

lo non ho mai dato, per nessuna ragione ed i n qualsiasi tempo, denaro né a lei, né al suo giornale. Ho concorso con modesti contributi alle lodevoli ini· ziative del Popolo d 'l talù,, in sottoscrizioni pubbliche, pro fam iglia Sàuro, pro mutilati e per qualche cas o pietoso d i famigli e di richiamati. Ecco lutto Con distinta osservanza.

Ò a li Popolo d' I talia, N. 24), 5 settembre ·1919, VI.

LI I N IZI DEL
0
DAG
t
MINI STERO NITI'J ALLA MARCIA DI RONCHI 341

CALUNNIATE, CALUNNIATE....

STORIELLE ALLEGRE

I CANNONI

Un certo artigliere v uol fa r credere che appena giunto in trincea sul M. Nero ho avuto paura dei cannoni austriaci. * Io non rispondo. Dò la parola al caporale dei bersaglieri Morani Mario, abitàntc in Milano. 11 quale mi scrive :

Ciltà, 4 ielletnbre.

Caro Mussolini,

c'è un artigliere, che, suirAva-nli !, vuol far credere che ai prirri.i colpi di cannone austriaco tu te ne sei andato al Corso allievi ufficiali. Io che facevo il bersàglicre e non l'artiglien:, cd ero con te, posso smentire quel 5ignore.

I primi colpi di cannone austriaco li abbiamo ricevuti il 17 5ettembre del 1915, uscendo dal Magozzo al Monte Nero, e mi ricordo che tu raccogliesti molti novizi al fuoco e li incanalasti verso la mèta.

Giungemmo alla sera insieme in trincea nell'Urtis e alla rnattìna dopocome rico rde r.\ il capitano signor V estrini - io, tu e il tramviete Duscema uscimmo volontariamente da lla trincea per' gettare bombe su l gruppo dei tedeschi. Io g ravem ent~ fui ferito. Quesll testimonianza per smentire il cannoniere pussista. Saluti dal tuo

I TRE MESI DI VERNAZZO

Lo s tesso artigliere passista vuol far credere che sono stato, nel 1915, ben tre mesi al Corso allievi ufficiali a Vernazzo, vicino a S. Pietro al Natisone, Sempre allo scopo di evitate la trincea. Ci sono stai"omandato - otto giorni. E dò la parola al volontario di guerra, avv.

· Bravo. che t ra con mt .

' (4 09).

Caro Mussolini, a comprova di quanto affermi nel l'articolo odierno, ti rammento che nel novembre 19D, quando dal reggimento ci inviarono a l Corso aspiranti di Vemano pei 111ci preudenJi pc,liii.i, li ri1e1me1'q non id<meq a toprire il gnu/o di 11fficiale e ti /etero rienJr11re a/ corpO'. Ricordo ancora la tua gita di ritorno, per decine e decine di chilometri, a p iedi, con tanto di francoboll o sulle spalle ed in condizioni di salute tutt'altro che Jjete, tant'è vero che dopo poco fosti internato all'ospedale pcr gastro-enteri te e febbre tifoidea.

Rammenterai pure che in quell'occasione io inviai da San Pietro al Natisene un telegranuna d i protesta all'on. Barzilai. Se sia giunto a destinazione non so.

Questo il favoritismo di cui ti gratificarono le su.{leriori Autorità militari d i allora . ·

Sbatti anche questa sul grugno alramico.

Cordialmente tuo

• Nell o stesso numero, in merito a lla polemica Mussolini-Senati, 5j notano alcuni t rafilett i anonimi e due lettere ( 410-4 12). Nel numero seguente, s i n oterà ancora una lettera (418). ·

DAGLI INIZI DEL l" MINISTERO NITTJ A LLA MARCIA DI RONCHI 343
Da I( Popolo d'/1.:lia, N. 243, 1 settembre 1919, VI*.

SENSO DELLA VITTORIA !

Finalmente, dopo settimane e settimane di avvelenamento morale e di sorde, se pur necessarie polemiche; finalmente, dopo settimane, e settimane di afa e di bassura mefit ica, ieri un soffio gagliardo d i atia pura ha attraversato le strade e le piazze della vecchia Milano e più che le cose ha attraversato le anime. Davanti allo spettacolo della solida giovinezza italica reduce dalle t rincee e ancota bene inqua~rat a e bene dis ciplinata, si riconforta va la fede n ei destini della nostra razza. La folla che circondava i ritornanti era folla di popolo nel senso più e satto della p a! o1a : piccola, minuta gente che si riconoSceva nei sold ati, come il sangue si riconosce nel sangue. Quanti erano coloro che sfilarono nel corteo o assisterono all a sfilata? Il calcolo è d ifficile ed inutile, Si può dire, senza cadere n ell'esagerazione, che tutta Milano era attorno ai reg gimenti vittor iosi. I eri, marciando dietro le bandiere, o sservando i moti e i gesti della folla, ascoltando i discorsi, ci siamo co nvinti che l'infame campagna « cap orettaia » - inscenata dalla camarilla social-g iolittiana - non ha « preso » l'animo delle masse profonde e che, malgrado tutto e tutti, malgrado la campagna dei giornali e la complicità palese del G o verno, il. senso della vitto ria è ancora Vivo e potente. Il t entativo di capov o lgere la realtà storica, m ettendo Caporetto al p rimo piano e Vittorio Veneto all'ultimo , è fallito o è destinato a fallire.

L'ultimo rozzo cervello deH'ultimO popolano comprende che se la vittoria non è s tata - nei su o i r isultati - grandiosa come si era creduto, 1a disfatta ci avrebbe annientato da tutt i i punti di vista: semplice"mente. La vittoria è una strada sulla quale - in mezzo agli inevitabili ostacoli - si può, si d eve ca.rumi nare; la disfatta è un gorgo oscuro n e~ quale i popoli vinti si dibattono tragicamente. .Se riparare dopo la v ittoria chiede lo sforzo d i dieci, riprendere dopo la disfatta chiede lo sforzo di mille. Suppo nete, per un momento, che l'Italia e l' Intesa avessero perduto la guerra; supponete l'Alta Italia occupata da guarnigioni t edesche, austriache, bu lgare, turche; supponete una mutilazio ne del vecchio territo rio nazionale; m ett ete n ell'ipotetico ca k o lo le requi sizioni, le taglie, e le indennità ; n on dimC'nticate gli eventuali Cambiamenti vagh eggiati da i vaticanisti di Vie nna che ·Spe-

ravano di rimettere sul trono il Papa, con relativi territori d el « potere te mporale >~ , e poi immag inate in quali condizioni si sarebbe trovato i) popolo italiano I

L'ipotesi sola dà i brividi. Ebbe ne, nell'anima delle masse, quest a valutazio ne storica esiste nei suoi elementi politici e se ntimentali.

L'o rgoglio di aver vinto, è nei soldati e n el p opolo, e, n ell'uno e negli altri, è il senso di aver provocato eventi sto rici di portata immensa, quale la caduta di tre imperi nemici.

La sterminata folla che ieri ha esaltato e coperto di fiori il popolo reduce dalla guerra, cc:lebrava. nei -vittoriosi la grande, la me ravigliosa vittoria italiana.

MUSSOLINI

Da li P()po/() d'Italia, N. 244, 6 setlembre 1919, VI.

DAGLl I NIZI DEL t 0 MINISTERO NITTI ALLA MARCIA DI
345
RONCHI

UN APPELLO ALLA SOLIDARIETA PER GLI SCIOPERANTI METALLURGICI ADERENTI ALL' U.S.M.

Egregio Signor Direttore del Pt>polo d'Italia.

Lo scio~ro degli open.i metallurgici continua da ben sei settimane, né accoe-nna ad una soluzione.

L'Unione Sindacale Milanese ha sussidiato a tutt'oggi g li sciopennti, come ha potuto, poiché l'esito d ella sottoscrizione aperta non h a dato i risultati sperati.

Ciò si deve al fatto che non tuue le organiuazioni sorelle, né g li. amici hanno fatto il loro dovere inviando dicritamente a noi il loro contributo

Anzi, da un recente giro di propaganda fatto in Italia dal se-grctario Bacchi, è risultato che, per un'er rata interprriazione dell'accordo intervenuto tra i l sottoscritto Comitato d'Agitazione e quello della Federazione Italiana Operai Metitl· !urgici, molti dei nostri amici hanno inviato l'importo delle sottoscrizioni alla Confederazione Generale del Lavoro.

In tali condizioni d rivolsìamo a Lei, che sempre ha ospitato i nostri comunicati, pregandola. di pubblicare l'unito elenco delle somme finora ricevute ed a voler tenere aperta la sottoscrizione nelle colonne del s uo giornale, che, non dubitiamo, vonà accord,ud il suo valir.Io appoggio anche per ciò che riguarda il buon esito Jella sottoscrizione stessa.

Ri ngraziandola antid patamente

Il Comitato d'Agitazione degli scioperanti metallurgici aderenti alla U.S.M.

f ti : SALMOJRAGHI EUGENIO • C,.MPOLON· GHI G IACOMO - fM D ANIEL E • GALLI CARLO • CARMASSJ GIUSEÌ'PI! - STOPPINI FRANCE S CO • BELLA.TI AMBROGIO - BELBT· TI ENRICO • ONGOLANI GIACOMO • Fussr UMBERTO.

Accetto di buon grado l'invito che mi viene dall'Unione Sindacale l\'filanese, dalla vecchia e gloriosa o rganizzazione che ebbe a duce il g ra nde combattente della piazia e della trincea delle Frasche, Filippo Corridoni. E non lo faccio per smentire la stupida e miserevole insinuazione che ancora ieri il melmoso scimmione barbuto e occhialuto che dirige il quotidiano pussista stampava su quelle colonne·di carta:

'I

che io, cioè, sono passato dal campo operaio in quello dei padroni È stupido e falso. Io no n sono passato in nessun campo. Res to sempre nel campo d ella giustizia e deBa libertà. E anche, se no n vi dispiace, d ella « mia )) libertà.

G li operai dell'U, S. M l o sanno e lo sanno anche queUi dell'altra parte; anzi, il pensiero che il mio ·gesto possa essere interpretato come un tentativo d! rifarmi una specie di popolarità,- mi h a alq uanto trattenuto, perché io sdegno le lusingh e demagogiche e mi sento egualmente libero davanti a padroni e davanti a operai. Poi ho pensato che la mia condotta non può essere determinata da ciò che diranno o non diranno i miei nemici g iurati, ma da ciò che detta la inia coscie~za. E la mia cOscienza mi dice che l'appello d ell'U. S.M. de v'essere racco ltq e che è un dovere di q uanti h anno fatto e sentito la necessità dell'i nte rvento di aiutare rapidamente e g enerosamente g li scioperan ti dell'U. S. M. Le ragioni dell' appello che lancio da queste colo nne e che raccomando, sono le seguenti :

L>U.S. M. è una organizzazione di classe, che non si mette cont ro la nazio ne oggi, e si è messa jeri in difesa d ella n azio ne impegnata n el tremendo conflitto mondiale. L'U.S.M., dal suo condottiero Filippo Corridoni all'ultimo dei suoi gregari, ha sentito come noi, ha lottato con noi.

Io affermo . che l'atteggiamento delle masse operaie ad erenti a questo sodalizio è stato uno . degli elementi decisivi nelle giornate del maggio 19rs. L'U.S.M. li.a dato volontari e combattenti. Moltissimi degli scioperanti odierni sono reduci dalle trincee.

Nello statuto fondamen tale d ell'U nione Italiana del Lavoro, il r fferi mento agli interessi supremi della nazione è chiaramente i ndicato .

Appartengono all'U S.M. quegli ope rai, che, per avere avuto il coraggio di riconoscere l'ineluttabilità della guerra, sono stati cacciati dalle officine, g razie alla bestialità dei tesserati, incoraggiata dalla complicità più o meno passiva di t roppi i ndu striali. Ora io dico che il mondo interventista italiano, tutte le organizzazioni e gli individui che si muoVono sul terreno di questo g io rnale, sul terreno dei Fasci , devono sentire la gravità e l'urgenza di questo ap1Jello, devono Sentire che i compagni coinvoltj nello sciopero meritano di es sere aiutati, perché dopo sei settimane di pausa ver sano in condizioni criticissime. Consigliare, come pretendono taluni, il ritorno al lavoro da parte di questa 'relativamente esigua minoranza, è un'ironia e una stupidità. Ma c'è una ragione p iù attuale che li ·consiglia a sOllecitare fortemente il pubblié: o d ei miei amici e d ei miei lettori.

Durante queste Sei prime setti mane di sciopero rovinoso per tutt(

DAGLI INIZI DE L 1° .MINISTERO N ITIJ /1.L LA M/1.RCIA DI RONCH I 347
23. · XIII, ,

io mi sono tenuto piuttosto riservato, pur augurando v ittoria alla massa operaia.

.Le ragioni del mio riserbo sono comprensibili ai dirigenti dello sciopero e ad _altre situazioni di fatto.

Ma dopo l'ordine del giorno votat o ieri dal Consiglio dei Delegati della Confederazione Generale d ell'Industria, io dichiaco che l'atteggiamento degli industriali è, non meno di quello dei massimalisti pussisti, esiziale agli interessi generali della nazione, Tutto quello che l'ordine del giorno dice n ella sua-prima parte può essere vero; troppe agitazioni vi sono state in quest i ultimi mesi e non sempre g iustificate. Lo abbiamo deplorato noi e anch e molti socialisti ufficiali non appa rt enenti alla specie degli auabbiati. Ma quando gli industriali vogl iono far credere Che l'attuale sciopero ha dei fini massimalisti, che s i v uo le, cioè, i< sostituire l'attuale regime co n un altro di marca russà e u ngherese», g li industriali n o n sono nel vero e vendono del fumo . Voluta o n o, la confus ione che fan no g li fodustriali fra ciò che si predica da l Partito politico pussista, e quello che si vuole dag li ope rai, è sommamente artificiosa e deplo revole Un conto é il Partito Socialista Ufficiale; un conto è la massa operaia. Certe distinzioni si impongono se si è in buona fede. L'ordine del giorno degli industriali, per dirla con gergo superato di guerra, è oltranzista.

Ora, dal punto di ,vista degli interessi generali d ella nazione, un oltranzismo equivale all':tltro e il dichiarato oltranzismo degli in dustriali è non meno pernicioso del verboso e verbale oltranzismo degli . ele menti p olitici del Partito Socialista Ufficiale.

Che cosa vog lio n o g li indusu·iali ? Essi non fanno , si dice, una questione di tari ffe; né penSa no d i tornare indietro per ciò che rappresent a un complesso di conquiste e meno a ncora p ossono illudersi ~i sfasciare l 'organizzaz ione operaia (la qual cosa :non converrebb e neppure a lo r o). Gli industriali vogliono (si dice) ristabilire la disciplina nelle fabbriche. Che una disciplina del lavoro - ta nto d al punto di vista morale come da q uello tecnico - sia assolutamente necessaria: è verissimo e l o stesso Lenin ne ha parlato ne.i suo i più recenti messaggi; J\.fa credono veramente gli industriali che la lotta ad oltranza, la resa a discrezione delle maestranze, ricondurrà la n ecessaria disciplina nei cantieri e nelle officine ? Errore e illusione. La disfatta non può che suscitare il d esider~o della rivincita; quello che gli foglcs i chiamano labour unru t e che noi potremmo de6 nire i~qu ietudine operaia, rimarrebbe, · la "·fa mo sa di sciplina si ridurrebbe a una p a rola.

L'oltranzismo dichiarato dagli industriali è, a m io avviso, e lo dico forte e schietto, un grosso errore. G li industriali devono gu~r-

348 OPERA OMNIA DI Bl: NITO MUSSOLINI

dirsi bene dal voler stravincere. Certe vittorie sono come quelle di Pirro. Non hanno mai domani, o ne hanno uno pieno di delusioni, d i ansie e di incertezze.

Ma nell'attesa dell'accordo, verso al q uale bisogna assolutamente andare p er cominciare una buona v olta il lavoro metodico e intenso della ricostruzione n azionale, il dovere degli elementi che mi seguono - combattenti o no, proletari o ·non proletari - è indicato dall'appello che pubblico. Spero di ricevere offerte sollecite e generose. Non dico di p iù.

A buon imenditor....

Da 11 Popolo d' Italia, N. 245, 7 settembre 1919, VI.

MUSSOLINI

DAGLI INIZI DEL 1° MINI STERO N I TTI ALLA MARCIA DI RONCHI 349

LA SPIA « N. s » SI CONFONDE E SI CONFESSA LUI

L'uomo dì Barre Vermont è liquidato . Può sostenerlo, come lo sosterrà infatti, la solidarietà o pillttosto l'omertà indecente del suo Partito, ma jl pubblico che ha seguitO la" polemica ha giudicato e condannato . La polemica non è affatto personale, come qualcuno p uò essere indotto a credere. La p o lemica è politica ed è intesa - secondo il foglio pussista - a demo lire g li uomini dell'interventismo popolare, ment re, per noi, è diretta a frantumare gli idoli di gesso, sug li altari della chiesa bolscevica. Soltanto~ per costringere al silenzio la pellaccia che traccia queste linee, n on bastano tutti i Pagnacca brulicanti nella verminaìa pantanosa del pussismo italiano.

Pagnacca è uno spudorato «succhione» del Partito Socialista; è un uomo in compiuta e perfetta" malafede, capace di qualsiasi azione malvagia. Le rimlta11ze di q11esti prillli q11indici gilJrni di polemica lo hanno schiantato. Non m'importa di appurare se la sua posizione personale e politica sia scossa come da ta lu ni si afferma: l'essenziale è ch e dal punto di vista morale egli è per terra come l'ult imo degli uomini. Lo abbiamo preso al laccio. Lo teniamo per la gola. L o abbiamo ·m esso col grugno co ntro le sue menzogne, Ie sue reticerue, le sue mistificazioni. Oramai ci sembra di infierire su un cadavere. La sua polemi ca è s tata un annaspare affannoso d ietro la nebbia Ha ripetuto come un m egafono « chi paga?» e - l'imbecille I - non ha ~ncota risposto e n on risponderà mai. Ha intercalato le sue diffamazioni con dei ricordi « sentimcn-tali » estranei alla polemica*. Anch'io potevo evocare episodi di questo genere. Anch'iÒ po trei togliere dai cassetti delle lettere in cui mi protestava la sua amicizia. Anch'io potrei ricordare g li aiuti che gli ho prestato: non ultimo quello di aver salito - per luile ~cale del Monte di Pietà di Losanna Ebbene, questo uòmo che mi ha conosciuto nelle ore tristi della bohhm svizzera, è stato il primo a schizzarmi su lle scarpe. l'idiota calu nnia ; è stato il primo a sollevare la « questione morale )), lui . che di q11utioni ,norali non può assoluta-

' (4ll)

mente farne; è stato il primo ad aggredirmi collo sciocco « chi paga? » e adesso che io gli restituisco pa.ne per focaccia; e lo inchiodo al muro, come un bandito, vorrebbe intenerir mi col ricordo cli altri t empi l È inutile. Ciò che è stato è stato. Io prendo Pagnacca e lo attacco colla testa all'ingiù agli uncini di tutte le sue falsità, Riassumo e, come semPre, documento;

Egli ha tentato di far credere che il cav. Lopez, già questore di 1'1ilano, avrebbe pagato un mio conto a un albergatore della città. * '.futti sanno - e anche Pagnacca lo ta - la verità dei fatti. Pagnacca r iceve una smentita formale in pieno dall'avv. J arach. ** Pagnacca non ne prende atto, ma tace.

Salta fuori, a mezzo dell'ormai troppo famigerato paglietta-pagliaccio Ambcosin.i, la storiella dei biglietti da mille del comm. Carminati. Altea smentita formak:, in pieno. Pagnacca non prende · atto, ma tace.

Per dare una qualche risposta al << chi paga? » Pagnacca, ricorre alle briciole, alle minutaglie, della rivendita del .giornale e riceve altre smentite, formali e documentate. Pagnacca non prende atto, ma tace

Viene agli o nori della pubblicità certo colonn. Bianchìni - mai visto e mai conosciuto da me - che av rebbe raccolto a Monza dei fondi per il Popolo. Altra men20gna di Pagnacca, altra smentita formale di U. Pasella.

Finalmente salta fuori un deputato francese - socialista, o ex, non è ben chiaro - che mi avrebbe sovvenuto per fondare il gio rnale. Pagnacca si tiene sulle generali, prudentemente. Ma come: non era ormai « pacifico >) e acquisito alla sto ria che i fondi per il gio rnale me li aveva dàti il « vostro » Pippetto ?

Questo il canoVaccio della polemica pagnacchiana. È. una miseria. Se per uno strano prodigio dei socialisti in buona fede esistono ancora, devono confessare che il loro leader è una nullità intellettuale e moraJe. Morale soprattutto. Lo din1ostrian10.

Io ho accusato Giacinto Mcnotti Pagnacca di essersi reso colpevole di « appropriazione indebita » ai dan ni della biblioteca della Lotta di Classe.

Pagnacca non risponde.

Io ho accusato Pagnacca di aver denunciato Luigi Galleani e di essere stato b ollato da lui come <e J,n tHrpt agente provo,atore ».

Pagnacca non risponde. '094). .. (l9)).

DAGLI
0
INlZI DEL l
MINISTERO NITTI ALLA MARCIA DI RONCHI 351

Io h o accusato Pagnacca di a vec minacciato querele e di n o n av erle m ai date. P agn acCa si scus a colle ... . distanze g eog r afiche .

Io ho accusat o P agnàcca - dot J(l!le!Jl almenle - di responsabilità morale nell'assassinio di Barre Vermo nt. Il N ; 8 dapprima ha negato. È g iunto ad affermare che in seg uito alla strage di Barre Vermont egli n on aveva av uto nemmeno « contatti » colle au to r ità giu diziar ie americane Mentiva 1apendo di mentire I eri è costretto a confessa re che fu a r r u talo in seguito all'assassinio d i Elia Corti.

Ho d omandato a Pagnacca ch e cosa face sse di mestien al Madagascar e il c ampione d el pussismo hal iano non rispo nde.

H o do mandato a Pag nacca se è v ero che egli ha ricevuto l'oro ma, giaro d i Bela Ku n e Pagnacca ammette, aggiungendo che l'ha passato ne lle casse del Partito.

H o posto questa d oma nda a Pag nacca: è vero o n o n v ero che a vres ti accettat o tm miliont di dollari da Ford, p esceca ne gra ndissimo degli Sta t i Uniti ?

Pagnacca non rùpondt. Non p u ò r ispondere, Q ues ta è la c'an aglia che pretende ogg i di mostrarmi vmduto a N aldi, alla Francia, all'Ansaldo, etc., etc. , dimentica ndo che nel fa rs i comperare o per ven der si ci v u ole una specie di idoneità. Solo c h i cominàa co l tr uffare il Par tit o, prnsegue facendo la spia e c onclude nel sa ngue di un assassinio ; solo un autentico parassita del socialismo co me Pagnacca, ha l'animo' « rngliato » appost.a per certi mercati. Cer te bestie sono nate pel fan go.

352 OPERA OMNI A DI BE N ITO M USSO LIN I
MUSSOLI N I D ~ Il Popolo d' Italia, N , 24 5, 7 settem bre 1919, VI.

CAPITOLO SECONDO

Pagnacca mi dà del. « conigl io~).* G . 11-L Pagnacca mi fa ride re. Io ho avuto sempn più coraggio d i lui e P agnacca lo sa. Quando militavo nelle file socialiste, h o condotto le folle in piazza, mettendomi alla loro tes ta, (ome tu/li ricordano; ho tempre voluto as sumere la r espon· sabilità p iena ed integrale delle mie opinioni, com~ 1J1lli ricordano ; non ho, 1J1ai fa tto speculazioni sulle cariche del Partito, come lulli sanno; in Tribunale e in carcere non ho avuto e non ho voluto: agevolazioni, come ne fur ono concess i al N . 8. Q uesto tutti sanno. Qualcuno, allora, t rovava che io er o uceSJiuo e, fra q uesti, Pagnacca, la cu i figu ra veramente pietosa durante la << sett im ana rossa >) no n è stata dime nticata. A ndato al fronte - come Pagnacca stesso è forzato ad 9.mmettere - ho fatto rutto il m io dovere, e le bagolate assai incerte del caporale d i G allarate e quelle anon ime dell'ufficiale napo letano, non scalfiscono la verità dei fatt i. E la verità è q ues ta. Nell'ottobre del '15, nell'azione sullo Jaworcek, io c'ero. Nel febbraio 1916, qua ndo si trattava di riprendere la v etta, perduta dal Batt. Pi evè d i Teco, sul Kukle Rombon, io c'ero. Nel luglio dello stesso anno , a ' Granuda su Malborghetto, io c'ero. Sul Carso, nell'inverno d el ' 16-' [7 , c'ero volont aria,mnte, come possono testimoniare i g enerali Bcrnto, Borghi, Caviglia, e gli o norevoli Bissolati e Comand ini. A quota 144, nel dicembre, c'ero. Sono stato fer ito a quota 144. Ho fa tto sempre il soldato nella maniera p iù umile pesante, senza l'ombra di un privileg io . Il signor Oggero p uò essere smentito da migliaia di bersag lieri e da decine di ufficiali, che mi han no conosciuto, che han no vissuto, g iorno per giorno con me, in trincea, e ch e mi volevano bene, perché io li aiutavo secon do le circo stanze e le mie pos sibilità.

Molti miei com~ilitoni quando passano da Milano mi veflgono a t rovare~ molti tornati ai loro paesi mi scrivono lettere affet t uose. La ri voltella la portavo, d i pat tug lia, e giammai m i furono fatte o sservazioni che sarebbero st ate, fra l'altro, assai ridicole.

Questa la semplice verità, c o nfortata dalle lettere che seguono, lettere di gente che è stata, con m e, lassù, nell'alto Isonzo, a quota 144 .

• ( 416).

LE T ESTIMONIANZE

T estimonianze inutili," pet la gente pussista, la cui malafede è assoluta, ma istruttiva p er il pubblico, il quale non può giudicare. Ecco una lettera di uno che era veramente con me:

Milttno, ·6-9-1919.

Caro Mussolini, ho letto su ll'Avdnti! la lettera d i un cei-to Oggero, ex op dell'XI Regg . Bersaglieri, che a vostro riguardo dice rose non vere. Io sono partito con voi da Brescia nel settembre del 1915 ed abbfamo avuto il b;ittesimo del fu oco sull'J aworcek. Tutte le volte che il reggimento è stato in li nea voi c' eravate, e ne-i · punti pii\ pericolosi. Mi ricordo che una volta mi avete dato il cambio al famoso q uarto bosche tto dell'Jaworcek. Siamo sta ti insiem e sul Rombon e ci s iamo ritr ovati s ul Carso. Quando siete stato ferito sulla quota 144, io vi ho raccolto e medicato pe r il p rimo. Quanto poi all'ostili tà d~i commilitoni non è mai esi. stila; siete sempre stato benvoluto da t utti e quando foste ferito i vostri compagni hanno avuto, tutti, un g ran dolore.

Questa è la verità che può essere confermata da tutti quelli che ".i hanno conosciuto.

Serg Magg. 0. STRADA

Via A. Ponti, I

Da Il Popolo d'!Ja!ia, N. 245, 7 settembre 1919, VI *.

• Nell o stesso numero, in merito alla polemica Mussolini.Serrati, si notano ~ei lettere e una dichiara:tione ( 418·422).

354 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

L a polemica con Pagnacca, truffat o re, spia, assassino, si esaurisce nel rid icolo degli anonimi. * Non è d ecente discutere con il signor A . D . d i T o rino , il quale manda a l giornale p ag naccl1esco ques ta terrificante rivclazfone, che cioè una copia del P opolo era mandata in offiaggio alla direzione del Servizio fo tog rafico della Marina. Nientemeno ! 11 socialismo pussista è salvo p ci secol i! E s i sa oramai c hi paga ques to giornale: è il Ser vizio fotogra6co della Marina,

Un camerie re bresciano - prudentemente anonimo - consiglia benignamente il direttore del fog lio p ussista · di « dargliene un t ~glio » e con una solennità ieratica proclama che (< il proletariato ritiene sempre il compagno G. M. Serrati degno in tutto della propria stima ». Non è s ublime quest o cameriere bresciano che parla in nome del << proletariato >) u niversale ?

La tribù d ei Gia6pierì sestresi ciurla nel manico, ma il più comico di rutti è un ragioniere M. S. A.. anonimo anche lui I M a che coraggio nella sceminaia p u ssista I

Ota il ragio11alt, da buon osser vat o re, ha fatt o « una scoperta importantissima », dice lui. H a scoperto che a Milan.o i Carminati sono alcune d ecine e forse alcune centinaia e che il commendatore che - prendo l'affermazione del pag liaccio palermitano - m i av reb be rabbonito con biglietti da mille, p otrebbe ànche non essere il comm. Carminati di cui ho pubblicato la formale smentita. , Caro ragionalt ! Come siete grande! Se non si tratta di quel s ignor Carminati, ma di un altro, i l pagliaccio Ambros ini sarà cosl gentile da farne il nome e cog n ome e del resto, se voi siete ·fofo rmato , sbottonatevi, dunque, illusttìssimo ragionai/. Fate voi il nomè e la tribù pussista vi monumenterà Sciogliete voi il rebus. Ma il ragiona/I è ancora più esilarante. H a fatto un'altra micidiale scoperta e do~anda colla burlesca gravità d i u n T ecoppa qualunque: Si potrebbe

' (423, 424),

PAGNACCHEIDE SBADIG LI

sapere perché nel cortile dell'I nnominabile vi è in pe renne g iacenza un t ratto di ret icolato foggiato a ca vallo di Frisia ?

Ecco: per abbattere a revolverate le carog ne della tua specie I

PAGNA CCA GESUITA, SPIEGATI I

L'altro giorno la spia N . 8 si c hied e va in una delle sue sbrodo late:

« Voi chiedevate, meravigliati, dì dove fossero piovuti tanti denari da permettere la pubblicazione Jella immensa fu ngaia di giornali antibolscevichi, da L' A rdito a i Nemici d'Italia, da LJI Tradou.a alle Oreo ore, da l Giomale del ConNtdillo a qualche altro di tiratura quotidiana ».

Fuori i nomi ! Fuori i nomi dei g iornali di tiratura quotidiana che venivano s ussidiati dall' U. T. dj Propaganda.

6o m ila lire al mese !

800 mila lire all'anno !

Raccolti a quote fisse da centinaia di industriali.

Il laido foglio « sozzalista » stampava : Ecco come i padroni foraggiano la stampa gialla I

Già.

Ma Pagnacca, la spia, dimentica di d ire che fra i giornali d i quotidiana tiratura « aiutati )) da quell'ufficio no n c'era e non c'è il Popolo d'/Jalia ,

Non /In 10/do delle o tto centomila lire <( industriali »' è venuto ·nelle nostre tasche I

Pagnacca l o sa e n o n lo dice. Impiega una fra se vaga, per far cadere il sospetto su tutti.

Sputa fuori i nomi, mi serabile ! *

356 OPERA OM N IA DI BENITO MUSSOLINI
D:i. Il Popolo d'Italia, N. 246, 8 settembre 191?, VI. • Per il seguito della polemica si vedano le pagg. 42,·4H.

DOCUMENTI

COME E PERCHli CADDE BELA KUN

Il pussismo italiano, con quella impudente malafede che lo dis tingue, ha fatto e fa credere che la caduta di Bela Kun sia stata provocata dal blocco dell'Intesa. Ques to è falso. Che il blocco abbia agg ravato la posizione del regime bo lscevico ungherese è indubbio, ma il b locco - da solo - no n avrebbe provocato la rovina di quel regime. ia causa principale del tramonto inglo rioso di Bela Kun è d'ordine int e rno , Un comunista ungherese ha fatto ad Arturo Leuba, c ollaboratore della Batai/le Syndicaliste di Parigi, dichiarazioni interessantissime, che smentiscono in p ieno le affermazioni d ell'org ano dei p u ssisti italiani. Tali dichiarazioni sono apparse nel numer o delli B at ai/ù del 3 settembre. Le cause della catastrofe bolscevica sono le seg uenti.

Anzitutto « i comunisti ungheres i no n volle:i:o accordare al sindacalismo operaio i1 posto che eg li doveva avere nella nuova organizzazione sociale ed è qm1to disgraziato alleggiamento dei politkanti che contrib!IJ g randemente alla caduta economica e politica della forte repubblica ungherese >~

Secondo. Durante l'intermezzo karolyano i comunisti si abbandonarono alla solita corsa del « sempre più rosso, del sempre più d iffic ile}}, Questa facile predicazione demagogica fece sentire le sue deleterie conseguenze quando Bela Kun e consorti g iunsero al p otere. Cosl avvenne che il s ussid io a i disoccupati fu por tato da d ieci a venticinque corone giornaliere; i soldati smobilitati furono eccitati a chiedere un premio di smobilitazio ne di seimila corone e nelle masse corse la parola d'ordine di lavorare non più di ore sei al giorri.o. Le eccitazioni della vigilia coscfruirono la palla di piombo al piede dei nuovi governanti che dovevano risolvere il formidabile problema di conciliare 1~ promesse lusingatrici del passato colla tragica realtà del presente.

Terzo. L'ostilità delle campag ne fu esiziale al reg ime bolscevico . I c o ntadini si p tescro le terre, secondo le nuove leggi form1Jlate a Budapest dai nuovi mag nati rossi, m a quando le guardie rosse si mossero dalle città per « requisire »· i v iveri, furono accolte a fucilate.

Quarto La burocrazia bolscevista, i cu i agenti « senza controllo furono spesso guidati da passio ni per son ali il ,ui appaga111tnfq doveva t ondf(rre il regin;e (Ònumilla all'abù10 )>. Mentre il governo d i Budapest emetteva decreti su decreti, « i suoi funzi o nari agivano co me veri despoti nelle piccole città e villaggi dell'interno ». Intanto « una te rribile epidemia di furto e d i vagaboildaggio s i abba tteva sull'Ung h eria )> L a disoccupazione prese tali proporzioni che << il governo centrale ordinò il recl utamento forzato di tutti i disoccupati pe r ingrossare Je fi le dell'esercito rosso >>,

Qu into. Lo squagliamento di questo esercito , malgrado i l rjstabilimento della più fer~ce disciplina: « gli '!tJitiali avevano diritto di _vita o di morte mi mancanti alla disciplina».

Sesto. La delusione . mor a le. Si era detto e ripetuto tante volte èhe J'instaurazjo nc del regime comunista apporterebbe immediatamente un mig lioramento nelle condizioni dell'operaio, che una g r ave crisi di illusione si impadroni degli animi quando c i si accorse c he i l comunismo non recava né il pane, né la pace. Cçlsl, men tre gran parte della p o polazione soffriva la più nera miseria, « la nuova burocrazia del r eg ime comunista, burocrazia che r accoglieva troppi funzionari dilapidatori, ladri del popolo, se ttari furi osi e giovani intellettuali sognatori> fece al n:gime un torto irreparabile ». Né la situa:zione era l')iù bella n elle o rganizzazioni operaie g uidate da nuovi venuti, forse corag giosi e sinceri, ma spesso sprovvisti di ogni scrupolo e partigiani della prua dd nmcchio.

Quindici giorni prima della sua 6.ne, Bela Kun confessava l'insuccesso con queste parole :

(( Il dovere rivoluzionario è veramente negli spiriti? Gli individui che com• pongono i l proletariato ungherese comprendono che il dovere rivoluzio n:nio non è quello di godere immediatamente d e lla trasformazion e rivoluzionaria, ma di lavo rare- ancora lungamente perché trasformazioni e cambiamenti siano solidi? ».

Queste domande h ann o una grande sig nificazione anche per i proletari di·altri paesi. In due s intetiche parole si possono riassumere le cause dell'inglorioso tramonto di Bela Kun e del suo regime; le parole sono queste : ù11111aturi1à e i ncoscienza. Quindi: disorganizzazione e terrore.

La lezione dovrebbe esse re meditata dagli operai che s i p restano , al gio co miserabile· dei politicanti socia listi.

Da Il Pop olo d'lJaiia, N. 24 7, S! settembre 19 19, VI,

3)8 OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI
MUSSOLINI

LA « VERITA O N ESTA»

Il signor Piero Vestrirù, nel 1915 capitano, e nella cu i compa· gnia io feci il mio noviziato di trincea ~n una delle più du re e in. grate zone del fronte, mi manda da Asti questa testimonianza. L o ringcazio .

A sti, 7.9.1919

Caro Mussolini, puoi dire a l rapQraJe /t.!o ran i che ricordo perfettamentè l' episodio de ll' Ursic, in cu i egli fu reri to gravemente, e n el quale 1u, Buscicma e .Morani usçiste H mattino dopo g iunti ndla tr incea, volontariamen te di pattug lia, per scambiare qualche bomba con gli austriad sul cucuzzolo dell'Ursic. Ricordo anche che tu, chiamato al CÒmando dei Reggimento per tenervi il D ùrrio S1orico, rifiutasti deds:i· mente di imboscarti a fare lo scritturale e ritornasti, armi e b3.gagli , in trincea Ricordo anche ch e sull'Jaworcek, tu come ogni a ltro bersagliere, compivi la notte il S<."rvizio pericoloso di traspo1to vi veri <." p ane dalle «Casette» alla trincea, sotto la usuale pioggi11. di bombe, OO!ilotti, e fuc ilate, che quasi ogni sera produce-vano qualche ferito.

Ciò ricordo non per fare p olemiche, m il perché, onestamente, è la veri tà Cord ia li sa lu ti a te, e a Moranì .

Da li Popolo d' Italia, N. 24R, 10 st-ttembre 19 19, V I.

P I ERO V.ESTR IN I

V ETTA D'ITALIA

L a firm a del trattato di pace da parte dell'Austrìa pone il suggello definitivo alla realizzazione di uno dei n ostri fondamentali obiettivi di guerra. L'Italia è giunta al Brennero. Il tr icolore è issato sulla Vetta d'Italia. Ù nostro confine geografico coinciderà d'ora innanzi col nostro confine politico. Fra noi latini e la razza tedesca> sta, come voleva padre Dante, lo schermo solenne e .quasi inaccessibile delle Alpi. Tutte !è strade da cui per lungo volgere di secoli scesero le mandre tedesche affamate di sole, sono sbarrate.

L'eventq è di u na · portat a storica eccezionale. Se g li italiani n on fossero stati s tancheggiati d a dieci mesi di inutile attesa; se altri fatti non t urbassero l'opinione pubblica ; se il problema adriatico fosse già risolto, secondo vuole giustizia e secondo vuole il nostro buon diritto, è certo che la notizia della fi rma della pace a Saint-Germain sarebb e stata accolta in Italia da una esplosione di gra nde entusiasmo. Poco importa, se l'en tusiasmo non esplode nelle forme consuete d ei canti, delle luminarie e degli imbandieramenti: l'immensa significazione dell'avven ime nto rimane. Oggi, che sia mo s ulle cime inv iolabili delle Alpi, come ci ap pare mesChino il (< parecchio >> d i giolittiana memoria, secondo il quale l'Italia avrebbe dovuto c o ntentarsi de ll'arcivescovado di Trento, non oltre Salorno.

Si può dire che dalla p arte delle A lpi siamo sicur i. Contro la fatale g ravitazione verso il sud delle stirpi tedesche, abbiamo oggifina lme n te -u na barriera formidabi le che s i potrà m u nire C difendere con poche; truppe. La storia dell'ItaUa di domani sa.rà in gràn par te, n ei suoi sViluppi interni e nelle sue posizioni inte rnazionali, deterrninata dal fa tto· che c on la guer ra abbiamo portato la nostra bandiera da Ala al Brennero.

Una minoranza di tedeschi - centodn.quantamila - sono diventati da ieri sudditi italiani. Anche s u questo fatto n o n è inopportuno richiamare s in da q uesto momento l' attenzione del p ubblico. Noi non siamo t ra coloro che te mono l'irredentismo tedesco. Certo , non avrà forme violente, non sarà disintegratore e pccico loso, se l'Italia farà nei paesi dcli' Alto Adige una politica sinceramente e lealmente democratica Sin da questo momento bisogna, dai g iornali e dal Parlamento, dire

ai tedeschi dell'Alto Adige, da oggi po liticameòte italiani, che l'Italia non ha interu:ioni sopraffattrici e snazionalizzatrici; che r ispetterà la lingua e i costumi ; che accorderà le necessarie autonomie 'amministrative. Può essere che l'Italia non si faccia amare - s inché durano i vecchi uomini e i decrepiti sistemi - a cagione di errori o d i incomprensioni, ma non si faià mai odiare per violenze o rep ressioni. Non è nel nostr o temperamento. Salut iamo i fratelli trentini che vedono coronato dalla realtà l'ideale per cui Battisti ge ttò la v ita e mig liaia di volontari bagnarono di sangu e valli e g iogaie, salutiamo - commossi - il trico lore che s ulle c ime immacola te delle Alpi segna e consacra la vittoria italiana.

MUSSOLINI

D~ Il Popolo d'Italia, N. 249, 11 settembre 191 9, Vl.

DAGLI INIZI DEL 1° M I NISTERO NITII ALLA .MARCIA DI RONCHI
361

VIVA FIUME!

L'impresa a cui si è accinto Gab riele d'Annunzio, quella di restituire Fiume all'[talia, è d e stinata a suscitare la più grande emozione in tutto il mondo. Su la città del Quarnaro si era in questi dieci mes i di snervante attesa concentrata J'at tenzione universale e la fama d ell'Uomo, che ·vi è entrato ieri a sciogliere col gesto intrepido il nodo gordiano dei p lutocràti occidentali , ha v arcato i confini d ' Italia e d'Europa.

Dopo dieci mesi, firmata la pace coll'Austria, .bi sog nava dare . la pace all'Italia anche sull'Adriatico, e poiché i mercanti d'occ idente non si decidevano a concludere e trascinavano la cosa all'infinito, il gest!? della violenza era necessario.

Non sappiamo quale sfa il pensiero del governo dell'on. N frti: quel che .possiamo affermare è che con d'Annunzio :1.ndranno, se sarà necessario, decine di migliaia di volontari, tutta la mig liore giovinezza d'Italia.

Comprendiamo le preoccupazioni degli ambienti poµtici r omani, specialmente parlamentari. Ma noi, pur riconoscendo che la situazione politica generale è delicatissima, no n condividiamo le eccessive p reoccupazioni dei soliti pantofolai. Diciamo subito, per sventare l' inevitabile speculazione sodalista, che il gesto di d'Annunzio non è affatto il preludio di un' altra g ue rra che p os sa impegnare il pop o lo italiano. L'occupazione e la difesa di Fiume non co ndurranno a d un'altra guerra semplicemente perché non vi sOno nemici. Se la Croazia no n ci d ichiara guerra, saranno forse l'Inghilterra e la Francii che useranno violenza ? L'ipotesi è. assurda. Il Consiglio supremo manda delle note, e come ne ha mandate quando si trattava del badno di Teschen o dell'occu- · pazione di Klagenfurt, cosi può mandarne una per Fiume, ma sarà fatica sprecata.

Non cosi assurda è l'ipotesi di eventuali rappresaglie economiche da patte della plutocrazia anglo-a mericana. Ma al punto cui sono giunte le cose questo ricatto n o n ci atterrisce più. Si noti bene q uello che diciamo in questo momento : p iuttosto che essere strangolati dall' esoso capitalismo degli a nglo-sassoni, g li ital iani possono dare una direttiva tutt'affatto opposta alla lo ro attuale P?litica estera : possono

attuare là politica « orientale )> che ci accosterebbe ad un mondo dalle risorse inesauribili. Noi seguiremo attentamente la situazione nuova e drammatica ed eccezionalmente interessante scat urita dal gesto cli Gabriele d'Annunzio e intanto gridiamo con tutta l'anima : « Viva Fiume italiana ! )) MUSSOLINI

Da 1/ Popò/o d'Italia, N. n1, H settembr e 1919, VI.

DAGLI INIZI DEL I° MINISTERO NITTI ALLA MARÒA DI RONCHI 36}
2,. • XIIl.

[«NOI SALUTIAMO L'EROE E GLI PROMETfIAMO

CHE OBBEDIREMO AD OGNI SUO CENNO »

Questa sera - dice Mtmolini - abbiamo incominciato la serie delle d imostrazioni che debbono prova re a tutto il mondo co me il popolo d i Milano sia sempre lò stesso delle gloriose giornate del 191 s, nelle quali, duce l' indimenticabile Filippo Corridoni, fu imposta ai vili e ai trepidi la guerra di liberazion e.

Gabriele d' Annunzio, che non è soltanto un grande poeta, ma un g rande soldato, il primo soldato d'I talia, ha osat o compier e l'att o che ha spaventa to il nostro pa vido Governo.

Noi salutiamo l'Eroe e gli promettiamo che obbediremo ad ogni suo cenno.

L'italianissima città di Fiume, finalmente ridonata alla Patria, dalla fede e dalla volontà eroica, sarà d ifesa contro tutte le insidie e contro lo stesso Governo indegno del popolo ai destini del quale presiede.

M ilanesi vigilate I

Og ni offesa a Gabriele d'Annunzio, ogni atto· contco di lui, è contro la grande gesta che lui ha co mpiuto, è un attentato all'Italia.

Viva d'Ann unzio ! Viva l'Italia ! Viva Fiume I (Grandi atda vM~ z.ioni 1alutano il brel!e discorro di Mrmolini e q:dndi la manifestazf1me b :1 f er111inc).

• A Milano, la sera dtl 13 settembre 1919, i fascisti organizzano una dimostrazione per l'annessione di Fiume all'Italia. In «Galleria», parlano Guido Dd Latte ed Edoardo Susmtl; in piazza d el D uomo, Ferruccio Vecchi, che (l:J chiude invitando i presenti a r ecarsi a p orti'lte il saluto al Popofo d'Italia. Il ,:orteo si di• rige a via Paolo da Cannobio Grida ed accl,1mazioni chiamano al bkone il nostro D irettore, il quale non appena appare- viene s~lutato da una triplice salve- di ap• plausi». Indi Mussolini pronuncia il discorso qui riportato. (Da 1J Pope/o tf.' [la/in, N. 252, ·14 settembre 19 19, VI)

*
]

APPENDICE

LETTERE

Milano, J7 agost o I j IJ. *

Car issimo, p erché vuoi infliggermi d egli articoli supplementari a quelli che scri vo q uasi ogni giorno ? E con q uesta domanda, ti h o r ispost o. Il che n on m'impedisce d i salu ta r ti affet tuosame nte insieme con tut ti i bravi fascist i ver onesi. Ciao.

• Lettera ad Italo Bresciani ( VII, 4 23) .

MUSSOLINI

TELEGRAMMI

[2.9 maggio I.9I.9] *

Tutta intera famiglia Popolo d'Italia stringesi attorno Voi con impetuosa fede grande ammirazione immutabile simpatia.

BENITO MUSSOUNI **

• A Gabriele d ' Annunzio, il quale allora si trovava a Venezia, reduce da Roma, dove, il 24 maggio, gli era stato proibito di parlare a ll' Auguslro. (Da li Popol o d'Italia, N. 146, 30 maggio 1919, VI).

0 La risposta di d'Annunzio è del seguente tenore: « Grazie a voi e a tutti i nostri compagni. Sono pronto. Siamo pronti. La più grande battaglia incomincia e io vi dico che avremo la nostra quindicesima vittoria. GABRIELE o'ANNUN"LJO» . (LI. RISPOSTA. DI D'ANNUNZIO AL «POPOLO», da Il Popolo d'Jralia, N. 147, 3 1 maggio 1919, VI).

[IJ giugno 1.91.9] *

Vostrn messaggio stampato salvo picco lo refuso corrcttissimo [1ù] ha suscitato una impressio ne profo nda 1top Croati inte rni non disarmano Jtop Ci batteremo ancora. Vostro

• A Gab.riele d'Annunzio. (Da Epoca di Milano, N. 11 3, 6 dicembre 1952, III).

M USSOLINI

ELENCO DELL' ATIIVITÀ ORATORIA DELLA QUALE NON

RIMANE IL TESTO

AVVERTENZA. - Il presente eknco è compilato esclusivamente su dati gio rnalis tici.

19 19

4 maggio. MILANO. - In via P aolo da Cannobio, davanti a un « fo ltissimo g ruppo di di mos tranti)), reduci dalla commemorazione dell'a nniversario dei Mi lle , « improvvisa un vibrato discorso circa il valore e il sig nificato di queste freque nti dimostrazioni di s impatia sotto i nostri uffici. 0$ni frase provoca g randi applausi. F inisce e saltand o i combattcnt1 d i t utte le battaglie sociali, al trip lice ~rido: Viva l ' Italia I Vi va 1a Dalmazia l V iva i combattenti I" ».

11 g iugno . ROMA. - Nei locali del circolo " Garibaldi ", jn piazza delle Carrette, partecipa ad un'assemblea del fascio romano di combattimento, illustrando « lo spirito animatore del fascismo, mov imento che è ormai diffuso e vigoroso in tutta Italia e che s i dist ing ue da tutti g li altri p erché non ha pregiudiziali e vincoli di sorta e propo nendo - assieme a tl'avvocato Serao - di mandare un saluto al congresso dei combatten ti)).

18 luglio. MILANO. - Nell'aula magna d el liceo « Beçcaria », interv iene all'as semblea dei soci del fascio milanese di combattimento, partecipando alla discuss ione sorta per decidere quale linea di condotta d ovranno t enere i fas cisti nei due g iorni di sciopero gene rale .

1 :Ft~~~~a~;~Add· ~ J;;tsioC~~tS~i:

1f/:if 0ft0a11~~a~r•

mento, p arlando della situazione politica, , ·

22 agost o. MILANO, - Presso la sede de Il Popolo d'Italia, pattecipa alla adunanza del comitato centrale dei fasci italiani di combatt imento, interloquendo su varie questioni all'ordine del g iorno.

ELENCO DEL MATERIALE GIORNALISTICO ATTRIBUIBILE A BENITO MUSSOLINI

AVVERTENZA, - Tutto il materiale giornalistico qui elencato è anonimo; il materiale giornalistico contrassegnato da (1) ,!, di prima pagina, da (2) di seconda e cosi via.

DA

« IL POPOLO D ' 1TALIA»

ANNO 1919-V I

24 marzo. Il g r assetto che comincia:« L'adwrala di ieri non ba delf!st le noi/re aspellatìve. ( + ))>(i)

17

18

4 aprile.

lj

Faui di (ombaflin,ento (3)

Dopo la nostra « adunata ». Fasci di ,ombattimento (3)

Cappello all'articolo di A. Scalzotto : Un ferro viere ai ferrovieri (1)

Commento alla corris pondenza da Roma : Il pr~uitno congresso dell'auociaz.ione tombailenii (1)

La proclamazione dello sciopero 1i.enerale (z)

Cap~llo alla lc:tteta di Silvio Trcntin: I « atei» e le Iure liberale (;)

10 maggio, Cappello alla corrispondenza da Roma: Veno le <( ofio or, » ,ome legge di staio. Il progeffo Turali (3)

Cappello all'articolo di Giovanni Perucca: Tra i ferrovieri. Politica e sinda,ato (3)

Il Il corsivo che comincia: « Rileviamo 111bilo un f allo ,he d è motivo di ,ompiawrz.a, di l egilfm10 iJ'ooglio. ( +) » (3)

16

18

2 giugno.

Il caso del oralberg (1)

Cappello all'articolo di Araldo di Crollalanza: Ltlft rt pugliesi La grande organizr· z.ione dei comballtnli di Bari e provincia 3)

al ,romo ]ean Lonl,11t1 ù) l

5

7

l j

In t ema tlelforalt. Allenzione signori I (1)

Ancora Scozzese, fofaiolo (3)

Cappello all'artico o di Paolo O rano : U due Germanit I ( 1)

B um l (, )

N. 8j , 86, 87, 94. 99 · » 10,, » » JZ6. » u7. )) 1 }2, )) I H , » 149. ljO. l j.2, 1 54 » 160
.~':;,~~3//:,,,}:J

N . 163. 16 giugno.

» » »

» 167. ,o »

» 176. '9 »

»

» 1 77· JO

» )} ))

» 189. 1.2 luglio.

» 2.22. 15 agosto.

Commento alla corrispondenza da Londra: Aulocraz.ia t democrazia! Contro lo « u ioperiSJimo » dei par/ili NJcialisti. Un volo inglm ( 1)

Allilio D ,jfmu (3)

Che si saran sussurralo? ( 1)

J?;;;J:iJe~f::i,;a c{)sagli~ 1911 (1)

PostiUa all'articolo di Agostino Lanzillo: Dopo il congresso dei comballm/Ì ( 1)

« 1 orna al tuo pamllo )) (t)

I Jradilori, no ! ( 3)

C hiose e co,mmenli (1)

Faccie di bronz.o I (t)

APPENDICE: ELENCO ÒEL M ATERIALE GJORNAÙSTICO ECC 371

DOCUMENTARIO

UNA NOSTRA ... . AZION E FANGOSA*

Noi, c ome la t o talità degli ~omini po litici italia ni - d a 1\fr:no tti Serrati all'on. O rlando - ab bfamo sempre sdegnat o e sdcgnamo di dare q ualsiasi importanza alle -v itupero se pubblicazioni di u n innominabile g io rnale d t Milano. Ma poiché q uesto innominabile foglio, nella sua quotidiana corsa r issosa al turp iloqui o, accennava ie ri q uasi concretamente ad u n fat to che ci r i$ ua rda, con lo scrive re, non senza il conto rno d ei soliti vituperi, d1 cui ci se ntiamo onoratissimi, che ({ noi siamo caraci di tutte le azio ni fangose e qualche n otaio t o rinese lo sa », non a g iornale, che no n s i nomina, ma a i nostri lettori vogliamo mostrare fin o a qual punt o p uò g iungere la impudenza di certa gente. ·

La nostra « azione fangosa che q ualche notaio t orinese sa 1> è quest a:

Come è no to ai nostri lettori, è in corsO una nostra q uerela per d if. fa mazione, con ampia facoltà d i prov a, contro l'inno m in ab ile g iornale mila nese. Il p rocesso già istru ito fu ri nv iato d al T rib unale d i Milano a due mesi dopo la pace in fo r za d i un d ec reto luogo tenenziale che vieta la d iscuss ione di cau se le quali p osso no nu ocere alla co nco rdia nazio· nale in tempo di guerra. Nel p er iod o is truttor io, fra molti altri che si s ono messi spontaneamente a n o stra d isp os izione p e r accertare fatti e responsabilità d el nost ro avve rsa rio , s i è p resentata a n o i an ch e u n a signo ra p er narrarci, a carico del diretto re del giornale innominabile,

di0 ~~~~ ; aft~~v1 i~hi1~: ~~~i;itfa~:c~ e~~= balme nte sul con to di q uel medesi mo sig no re dal Co nsole gen erale d'Italia a Ginevra, conte Gaetani di Laurenzana; il q uale, se ha av uto la d isg:razia di morire, h a pu r lasciato sc r itte le d ich iarazioni stesse in u na su a lette ra ad un deputato italiano Alla signo ra n o n esuan ea alla vita d el dire ttore del fogliò inno min ab ile, che, spontaneament e, non conosciut a prima da n o i, e ra venuta a tesserci.... l e laudi del dire ttore medesimo e che . si offri va di d eporre· al nostro p rocesso, sotto il v incolo del giuramento, le g ravi c ose detteci , n o i r itene mmo nostro d overe e nostro diritto insieme, sia p er non vale rci alla legg era de lla p aro la di un t es te che p o teva a nc he essere troppo sp o nta neo, sia per cautelarci contro eventuali sorp rese process ualt, c htedetle se era

~:~~~:r:~~~~1:is
"' D :t LA S1a nipa d i T o rino, N. 10 2, 12- 13 Rprile 19 19, '.'.13°

disposta a fissare le sue dichiarazioni in un atto notarile, senza di che avremmo dovuto respingere la sua offerta e non l'avremmo mai fatta citare come testimone. E risaputo, infatti1 che le parole volano e gli scritti restano; né~ mai stata nostra abitudine affidarci alle prime voci che corrono: si trattava qui di un testimone non cercato e non conosciuto da noi. la cui citazione al pro cesso doveva farsi su deduzioni specifiche; dovevamo perciò, prima di ogni altra cosa, assicurarci della consistenza di tali deduzioni in rapporto alla serietà del teste, per evitare - come accade talvolta in processi del genere - « squagliamenti », restrizioni mentali, deviazioni ed amnesie al dibattimento. E la signora in questione volentieri volle fissa re in un documento notarile la sua spontanea deposizione, che fu raccolta in Torino dal notaio T eppati con atto del 7 agosto 1916. E quando avremo aggiunto che in questi tre anni di sempre gradite contumeli e quotidiane, di persecuzioni e d i monotoni oltraggi, mai ci siamo valsi, mai abbiamo fatto cenno a questa attestazione notarile, che solo il magistrato può e deve giudicare e p esare, i nostti lettori avranno un'idea completa della n ostra« azione fangosa)), nonché della impude nza dello squalificato g iornale mila nese.

MARGINALIA*

UN PASSO A DIETRO

b necessario rifare un passo a dietro e tornare ad occuparci di quel signor Benito Paranoia, direttore del giornale dei produttori, che da qualche tempo avevamo abbandonato alla sua sorte. E confessiamo di tornare ad occuparcene con estremo avvilimento, perché non abbiamo costume di perder tempo attorno a cose poco pulite, e, anche, ad individui che potranno interessare g li alienisti, ma che mai d ovre bbero, in un Paese civile, trova r modo cli far parlare di sé da g ente che con l'alie nismo nulla ha a che vedere. Disgraziatamente noi siamo in un paese dove si permette aì p arano ici di tener cattedra, e si lascia loro, indifferentemente, libertà d~azionc.

Noi non sappiamo ancora, con precisione, quale mete il sig. Benito Paranoia abbia intenzione di raggiunge re; n é, tanto meno, sappiamo se tali mete saranno raggiunte e gli sarà ,rermesso di raggiunge rle dal po.Polo italiano ben pensante. Ma sappiamo che quest'uomo viene a costituire ogni giorno di più un pericolo sempre maggiore n el Paese. Quanti vivono lontano da h.filano vedono codcst'uomo come un superdio o qualcosa di simile, poiché non hanno campo di bene osservare s11r plact le infinite capriole, i non meno infiniti sgambetti, cui si abbandona, affermando oggi la necessità di un regime repubblicano, rimangiando domani quanto oggi ha affermato e cosl via.

Ma, per chi sappia vedere lucidamente la realtà, appare evidente che codesto uomo non va fo cerca che d'una cosa soltanto: di popolarità. 11 bene del Paese, le necessità dell'ora, ccc., ecc., tutto è posto in sccond'ordille : la popolarità è quella che conta, e nulla più.

• Da L' lt11lit, dtl Popolo di Milano, N. 29, 23 ap rile 1919, J

APPENDICE: DOCUMENTARIO 373

Chi ha let to il giornale d ei produttori in questi ultimi g iorni non avrà p o tuto far a meno di n otare il tono spavaldo · e g lo rioso degli articoli di fondo e di tutta la cronaca degli avvenimenti di Milano, ma sarà restato meravigliato di non aver potuto notare che il giornale possedesse per intero il senso della responsabilità e della verità, Benito Paranoia, in fondo, era non p o co impacciato nell'esaminare gli avvenimenti: era maledettamente imbarazzato. Non ha avuto il coraggio, lui, l'uomo dal fegato smisurato, dal coraggio donchisciot~ tesco o - se volete - tartatinesco, di confessare tutta la responsabilità dell'opera sua negli avvenimenti di martedl 1 s corrente.

È vero che in tal giorno Benito Paranoia se ne stette ben nascosto nella sua tana canobbina, lasciando ire per piazza, a compier l'opera d i agenti provocatori, i suoi scagnozzi; ma il sor Benito n on può dimenticare l'opera che da cinque mesi nel fogliuocolo su o viene svolgendo, ben propositamente determinata a creare nel Paese la g uerra civile. L'opera sua, tendente, nonostante qualche obliqu a frase mirante a far credere il contrario, a svalutare le g iuste rivendicaz io ni del proletariato, o nde consentire alle attuali incap aci classi di rige nti di restare al potere. L'opera sua, aggiungo, studiatamente provocatrice di moti inconsulti da parte del proletariato e da parte di quella piccola o media borghesia briaca d ' arditismo, di m o ti che fatalmente dovevano portare l'una parte contro l'altra in un cozzo violento ed incivile.

E Benito Paranoia a denti stretti si rallegra dell'incendio del11 Ava~ti I, della distruzione della tipog rafia, ecc., ecc., dim~ntico che a quella bottega non soltanto egh ha mangiato, ma che a quella botteg a egli alzò l'insegna idiota della neutrafità assoluta, generatrice della p re-

~:!:;.a!h~d:iS~J!t~~~.d~~~~~r~·dfr~~ si~ef~~!i:~cl~ec~~t:~~ mente si è che il s ig. Benito Paranoia pare abhia assunto il compito di fare il turlupinatore della democruia e del proletariato e l'agente provocatore ad uso e consumo della plutocrazia ìndustrial-siderurgica e dell'inetta classe dirigente.

LA MASCHERA

Per convincersene basta vedere di che sia composta la ma"schera che Benito Paranoia ha gettato sul volto d ei suoi« Fasci di combattimento >), I postulati d'azione immediata che mascherano l'azione vera di quella gente consistono: a) nel chiedere un progetto di legge per le o tto ore · di lavoro, conquista proletaria già completamente raggiunta; b) accogliere emendamenti per il progetto sulle assicurazioni globali, progetto che già esiste e che, perciò, è già una battaglia vinta; ,) sistemazione del personale delle ferrovie, altra cosa già in via d'att uazione;

d) accettare la riforma elettorale, riforma che ormai accettano anche i più codini tra i codini e che p erciò il Governo dovrà·fatalm ente accettare; e) revisione dei processi militari, revisione, cioè, se non erriamo, che j socialisti chiedono già da un sacco di t empo ;/) imposta progressiva « straordinaria » sul capitale, imposta che tutta la gente ben

374 OPERA OMNIA DI BENJTO MUSSOLIN(
SINTOMI EVIDENTI

pcnsant~ chiede <;I.a almeno quattro anni, senza aggiungervi quello

« stE%:~ar:e:~oc~~. ~o~di

0 ~iuama

l'essenza def « P artito dei realizzatori ». Ci vuol della faccia tosca per davvero. Ma noi siamo curiosi di sa.Pere cosa si .nasconda sotto questa specie di maschera, siamo curiosi di sapere guali_secondi fini si occultino. Perché se si t rattasse semplicemente d1 un mezzo per poter domani cantare vanagloriosamente la vittoria a, b, ,. ecc., ecc., poco :att~of\bb~:i~ ~:g1i;: cfilite~~~~C~~\~~Oi c:aseett~

~~:niia~h:ti;ri~~~~:i~n~ ~an~~n~/C~jttOC~~ 110:a~~;;.

il Paese alla guerra civile. A questa gente ~a fatto paura la repubblica sociale, segno dunque che sono, potenzialmente almeno, dei reazionari volgarissimi, ammantati d i pseudo-democrazia, di quella pseudodemocrazia che invocava l'annessione della Dalmazia cioè.

Quando le porte di Mombello si apriranno per porre al sicuro codesta gente ?

PER INTENDERCI

AL SIGNOR BENITO MUSSOLINI *

In un articolo di commento al messaggio di Wilson, pubblicato sul Popolo d'Italia del giorno 2.5 aprile, il signor Benito Mussolini scriveva, tra l'altro:

« Il messaggio al popolo americano è in realtà diretto a noi. O meg lio è diretto a quella infinitesima frazione della nostra opinione pubblica che ostentava - per monetizzarlo -il wilsonismo e che oggi, molto erudentemente, si dà alla latitanza».

Il giorno seguente, p oi, t ornava sull'argomento, definendo come « misteriosa>> la campagna di coloro che egli dùamò rinunciatarii, perché invocarono, prima di lui e dell'on. Sonnino, la liberazione di F iume, alla quale ìl suo giornale e l'on. Sonnino avevano esplicitamente rinunziato a beneficio del regno di Croazia, secondo l'espcessionc del Patto di Londra.

Per il rispetto che dobbiamo a noi stessi cd ai nostri lettori, non già per il credito che facciamo alla onesta politica dell'autore dell'accusa, invitiamo il signor Benito Mussolini a spiegarsi ed a precisare.

chi!che~~l:~ .1::i

far conoscere a

Il nostro giornale non è stat~ fondato, come il giornale del signor Benito Mussolini, col concorso diretto od indiretto di Filippo N ald.i, attraverso le prestazioni di una Agenzia di pubblicità, che oggi r ivendica misteriosi diritti in laboriose contrattazioni: è stato fondat o da

• Da L'Italia d el Popolo, N . 31, 29 aprile 1919, I.

APPENDICE: DOCUMENTARIO
J~:=~~r:~!jhl
LAMME
i~~:: bil:~i~mo
ch~nyoi~rrtJ~~l

un grnppo di giovani sottO la loro ~rsonale garanzia, senza chiedere ed ottenere preventivi ap()?ggi. E poiché questo g ruppo di giovani era in massima parte di combattenti, essi posero per garanzia l'im~gno di versare, in caso di necessità, all'amministrazione l'assegno di un intero anno della m edaglia al valor e di cui ess i erano decorati, Ne avevano abbastanza· di medaglie, per assicurare l'ìnizio_·delle pubblicazioni. E vive, oggi, coi proventi delusivi degli abbonamenti e della ri vend ita delle sue 2.0 mila copie di tiratura, della réclame di quarta pagi na, per avere la q uale il nos tro g iornale n o n ha mai ricorso ai sis temi adottati, v erso 1 suoi cUenti, dagli incaricati del Popolo d'/Jalia, nonch é per Je modeste e spontanee offerte di amici fedeli alla causa ch e sosteniamo, senza preoccuparsi «noi>> dell'opinione contraria dei siderurgici della rivier a di l evante o di p o n ente

Aspettiamo quindi che il signor Benito Mussolini p recisi ì fatti a i quili intendeva alludere per accusare questa nostra « frazio ne infinitesima d ell'opinione pubbEca » d i aver monetizzato il wilsonismo Gli promettiamo i mmediata querela, impegno di presentazione di tut~ì ì libri della nostra amministrazione, e concessio ne della più a mpia facolt à di prova ·

E n o n chied iamo al Popolo d'ilalia dì p r esent are i s uo i libri. Non abbiamo affatto b isogno dei suoi libri, per provare eventualmente che se qualcuno in Italia h a monetizzato qualcosa è il Popolo d'Italia, che h a lar gamente « monetizzato » il suo inter ventismo. Ci b asta quel che sappiamo per provare, eventualmente, che L'Italia del Popolo n on ha chiesto o accettato danaro d a nessun governo strani.ero, me ntre il Popolo d'Italia ha accettato ch,que.r p atriottici dallo stesso G overno francese che oggi ins olentisce; e , dimenticandosi di esse r stato neutralista quando la G ermania aveva g ià invaso il Belg:io, ha accettato altri chèquu, insanguinati dal sangu e dei difensori di Liegi, provenienti dal Governo di un popolo esule.

Ed è unicamente per la competenza dimostrata dal signor Mussolini n el « monetizzare » il suo interventismo che abbiamo grande fid u cia che egli non s i sia ingannat o a promettere ch'egli no:n tirderà a dare la prova della« monetizzazione >> del wilsonismo in Ita ha. Aspe ttiamo che Cagliostro rispo n da. ,

COSE A POSTO *

La stampa dalmatomane, pavida d elle sue enormi responsabilità, si è affrettata a gettar sopra at cosidetti « r inunciatari» la colpa dello scacco s ubito a Parigi dalla Delegazione italiana alla conferenza d ella p ace Si capisce che 11 g io rnale che ha strillato più alto, sia quello che maggiormente è colpevole, quello che maggiormente ha mentito, maggiormente· ha falsificato, dimenticando d'av er sostenuto, nel m arzo e nell'ap rile 1918, come è stato d a n o i docume ntato nel n os tro numer o d el H marzo u s., la necessità dell'assegnazione di Fiume alla Jugo-

• Da L'Italia del Popolo, N. 3 1, 29 aprile 1919, I.

376 OP ERA OMNIA DI BENITO MUSSOL I NI

slavia. ·Q uel g iornale - il lettore g ià l'ha capito - è il giornale

d ei {,~~~~\~1r;ie ro che lo dirige. nel numero del 2 6 corr., ha scritto una colonna e ·mezzo per dimostrare che « il messaggio di W ' ilson è l'ulti mo episodio di quella mister iosa, ignobile, volgare campagna dei rinunciatari italiani», affermando testualmente :

« N o i crediamo che il messaggio wilsoniano sia in diretta relazione con tutto quel movimento odioso e ignobile che fu il .. r inunciata· risma ". Si dice che non è l'ora q uesta delle discordie e sta ben e; ma con questo non è inteso che si dia una sanatoria alle enormi r esponsabilità di un manipolo di i taliani Il fatto triste è questo: che men t re

!~rfe[~.n~~~~~n~0 gt~1 ~~~: c~°m~s~:t~~~nJ~Ib::i~~mlet!n;a:r:ir~;i~= sizione era formidabilmente g iustifica ta, in Italia abbiamo av u to lo spettacolo di una violenta sistematica campagna contro l'on. Sonnino, contro il Patto di Londra e $ li episodi di questa campag na sono tro p po clamorosi e recenti, perche siano di menticati. Quale me[aviglia che il signor Wilson ci neghi tutta la Dalmazia? Non è d' ieri un telegramma del Partito Repubblican o I taliano, il quale n on ricord a n emmeno la Dalmazia, nemmeno Zara, e s i capisce quind i che p e r j rep ubbl icani t utta la D almazia de ve essere abbandonata al pate rno r egime d el ba· s to ne croato? ».

L a malafede di codesti periodi è di un'evidenza cosl meridiana che non va1 d avvero la pen,a di lumeggiarla. Fidando nella labile memoria de' suoi lettori, il <t misterioso» avventuriero dimentica di precisare i termini de1 punto di vista dei cosidetti rinunciatarii, la cui tesi era stata - troppo tardi, però - sposata d allo stesso on. Sonnino nelle ultime fasi delle trattative di Parigì, ora interrotte. La malafede di c od esto messere va an che oltre, sino a scrivere, con u n gesuitismo repugnante, fidan do che i semplicioni sposino alla lettera il suo cana. g hesco sospetto: « Non sappiamo, sino a questo momento, se nel gesto wilsomano ci sia la complicità, immediata o remota, di qualche ex.ministro, ma il co lpo è ana logo a quello di Biilow, salvo cbe avv iene alla v igilia della pace )> La sconcezza di codeste parole, la spu dor ata loro malafede è luminosamente pro vata da due fa tti : a) d al cono~~1l·~n~t!~i~a

1ii:;~~t~~iir

u\b l :/~~~o!~e~:i~~~ dal Z.j corr., il telegramma che l'on Bissolati cÙresse al sen Della T o tte a Parigi, i l 'luale aveva avver tit o l'illustre amico n ostro che in circoli interessati s1 t entava di travi sare le sue idee. Il telegrammà, preci so e catego[ico, h a un valore immenso , in quanto che conferma la tesi dall'on. Bissolati sostenuta n el · meraviglioso discorso di Milano, resi - ripetiamo - che negli ult imi tempi è stata fatta ptopria dagli on O r· la nda e Sonnino . Eccone il testo:

·Nessun equivoco può in buona fede .sorgere circa i propositi miei e ddla p ane di opioiOJle pubblica da me rappresentata.

Perseguendo l'intento· di assicw a.rc alrEuropa una pace dusatura e di sta· bilire r apporti d arnicizia dell'Italia con i popoli d i oltre Adriatico, inverai arrordi lram i#vi rirra il rorriJpettiVQ'di Fi um e italiana, t:on Z ara aulonoma, nont:hl go. ranzia per llltti gli altri gruppi italiani della ;ponda A.driatit:a.

Ebbi Ja precisa impressione che consentissero in questo ind irizzo uomini

APPENDlCE; DOCUMENTAR IO 377

altamente rappresentativi della Jugoslavia e dell'America, coi quali ebbi contatti: 11 mio pubblico discorso di Milano 1iproduce tutto ciò con assoluta C$4UC'zza.

Auguro che il dissidio compongasi su q uesta base nell'interesse dell'Italia e d ella Società delle Naùoni. ··· ·

B1SSOLATI

Lo stolto ed idiota avventuriero, che gett a il suo · fango s iste maticamente sugli uomini più puri del P aese, può co?tinuare nelle sue vili e ruffianesche insinuazioni : non riuscira ad imbrogliare nes sun italiano che rispetti il proprio P aese e se s.tesso. Passato questo period o , penseremo poi noi a smascherar e a dovere codesto intruglio di bile e di male azioni: documenteremo a quali fonti abbia attinto ed o ra attinga il giornale dei produttori, quanto disinteresse vi sia nelle camf.ag ne demagogiche che conGuce. Il pubblico potrà cosi toccar con mano ultima incarnazione di Cagliostro, che nel secolo XX rivive nell'anarchico della settimana rossa, nell'inventore della neutralità assoluta socialista, nel funambulista della g uerra democratica e della pace imperialista, nel servitore umilissimo dell'indu strial-si.derurgia italj.ca.

CAGLIOSTRO QUERELA*

Caglios tro Mussolini, dunque, querela. Siamo grati a Cagliostro per la sua decisione che ci porrà presto in g rado di offrire al Tribunale la prova, che dichiariamo di·possedere, delle accuse da noi rivoltegli. E assicuriamo Cagliostro che egli non sj troverà in Tribunale solamente davanti al gerente de ll'flalia .del Popolo, ma ad una sede di imputati che chiederanno ai giudici l'onore i:fi poter sopportare la responsabilità delle nostre affermazioni. Per ora attendiamo che l'avv. Sarfatti pr oceda. -

Tutto ciò fila benis simo, ma non si rife risce che ad u na parte della polemica. Abbiamo accusato Cagliostro di aver riscosso ,hJques patriottici ·dal Governo francese : Cagliostro querela, e fa il suo dovere. Noi far emo il nostro provando in quale gi orno, in q uale o ra e per quale via Cagliostro ebbe quel danaro.

Ma il signor Mussolini era stato i nvit ato a precisare onestamente i te rmini della sua accusa ai wilsoniani d'Italia d1 aver « monetizzato » le loro idee. .A questo punto Cagliostro non ascolta e non risponde.

Gli sembra colpa dappoco quella di aver tentato la via della più odiosa e lercia calunnia contro un gruppo di giovani, che hanno dato sangue per il loro ideale, che si sono adunati spontaneamente into rno a questa bandiera col più assoluto disinteresse, devoti unicament e alla propria fede .

Ma noi non rinunciamo alla sua rispo_sta. Inchiodiamo il triviale av venturiero , che, fu d etto, « cambia d opinione ogni cinque minuti per· non scadere di moda )) ; lo incW odiamo al bivio della sua follia o deUa sua delinquenza; Prec isi e spieghi.

378 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
• Da L'I1alia del Popofo, N ;2, ; magsio 1919, I.

Imiti, almeno in ciò, la onestà e la didtt1,1ra di co loro che, quand0 affccmano che egli ebbe danaro dal Governo francese, non fug gon e non si riparano d ietro lo scudo delle ingiu rie, ma rispondono: al:. biamo, o s igno re, le prove d i quanto fu scritto e detto.

Delle ingiurie di Cagliostro, r ipetianio, non intendiamo curarci. Egli sa che con noi il sistema n o n gli porta fortuna.

Cagliostro sa che ab biamo messo in fuga lui e la tribù d egli scemi che g li sta a lato tutte le volte che hanno tentato di v~lersi dell'ing iuria come di un argomento supremo p e r decidere del torto o della ragione in una d iscussione politica, . , -

È strano, peraltro, che si dolga delle insolenze altrui pcoprio Cagliostro, che deve la sua fortuna unicamente alle offese {>Ctsonali di cui è intessuta tutta la sua opera. L'ingiuria è stata la sua mtelligenza, la sua demenza, la sua lettera tu ra e jl suo affare.

Che si ritorca contro di l ui, ta lvolta, non deve, infine, fargli eccessiva meraviglia.

Sullo stesso argomento riceviamo e pubb Jichiamo per d ebito d imparzialità: · ·

Ili.mo signor Direttor~, Milano.

In seguito alla pubblicazione del vostro articolo Per intender.i nelrltalia d tl Popolo del 29 aprile, l'A.I.P. - a c:ui voi fate chiaramente allusione - tiene a dichiarare che non ha misteriosi diritti d a ri vendicare verso il Popolo d'I1alia, ma ha coo quel giorn.1le una causa - che è di pubblico dominio - per risoluzione cli contratto e per liquidazione de lla gestione di pubblicità. Nient(! altro E con questo la nostra partecip.12ione a lla polemica ci. pare finita. Ringraziamenti per !' ospitalità ed. ossequi.

AGENZIA ITALtANA Dl PUBBLICITÀ

L'Amministratore

F.to: Rag. C HIERICH!ITil

Questa lettera n u lla ·agg iunge o t oglie a quanto abb_iamo pubblicato, L'accenno alle labon ose contrattazioni ed ai mi steriosi di ritti riguarda. le pratiche che sono in corso tra l'Agenzia suddetta ed il giornale di Cagliostro per la soluzione della vertenza. Il misterioso si .riferisce al dissidio sostanziale tra le pretese di Cagliostro e quelle del1'Agenzia, basate su un ben d iverso apprezzamento dei rispettivi diritti e soprattutto per il fatto che n ello sfondo di questo affare è sempre apparsa la grande ombra di Filippo Naldi.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 379
25. · XIII.

LA MALAF EDE DI CAGLI OSTRO •

L'amico Diho Ro be:rto ci comunica, e b en volentieri pubblichiamo :

Milano, 5 maggio 1919.

Cari amici dell'ltalia dr/ Popolo, il signor Benito Mussolini, a corto di argomenti per rispondere alle accuse speci fic he rivoltegli dall'ltalia del Popolo, tenta di infamarmi falsa.odo jf verdetto di un gùi ry d'onore che io ho provocato d a l Collegio dei probiviri deU'Associ azione Jo mb.uda dei giornalisti allo .scopo di dirimere una contesa commeniale i nsorta fra me e l'amministra:zi one delJ.i. rivista Auimmza Civi fr

Per d imostrare la malafede di q u el Signore, vi prego di pubb licare i documenti che vi accludo, e cioè : copia d el testo originale del verdetto emesso d al giury d'o nore, una lettera del presidente del giury, avv. Oreste Poggio, e un,1 dkhiar1Uon e dell' amministrato re de.Ila A ssim nrot Civile, rag . Vitto rio Corda.

Da tali documen ti risul ta chiaramente:

1. Che i o ero creditore della rivista A Hl!tenza Civile

2. Che io ho rinwiciato s pontanea.mente ad ogni mio credito verso la rivista, a favore ddla Federazione n azionale d ei comitati di assistenza.

E avrei finito se non mi prem esse d i rilevare un'altra circostanza.

Il verdetto del giury che mi riguarda e- stato emesso il 23 ottobre 1918. Il signor Mussolini ne ebbe subito conoscenza e lo ritenne così poco infamante nei miei con fronti da lasciarmi indisturbato al posto di capo cronista che io coprivo al suo g iornale.

O ra, poiché preso dallo schifo mi sono allontanato spontaneamente clal suo foglio, il s ignor Mussolini tenta di lon,larmi Ciò non mi stupisce, perché, conoscendo l'uomo, lo so capace di ogni più vi le a zione.

Grazie della pubblicazione e sal uti cord iali .

D INO ROBERTO

Il Co llegi o or dinario · dei probiviri dell'Associazione lombarda dei g iornal is ti, costituito in giui·y d'onore su richiesta del socio Dino Roberto per esaminare la sua condo tta in ordine all'accwa di irreg olarità amministrativa verso la rivista l'Anù lenza Civile e di scorrettezza commerciale a proposito di un incarico che si affermava da lui ricevuto dal municipio di Milano:

Sul primo punto ha potuto comtat;,'lre che il Roberto effettivamente ha trnscura10, per · un limitato importo, l'esatca resa dei conti, ma giudica d ove'l'Ji à ò ot!lribtti re a dùordfoe contabile e non a u:upo di i llecùo !11Cl'o.

Sul secondo punto dichiara che l'accusa ! destituita di ogni fond!tIDcoto .

Milano, i J ottobre -19 18.

Firmati: Oli.ESTE P OGGIO, presidente ANTON IO L18kETTI, 0 11.ESTB C l· PRIANI, VITTORIO N I\1 1:iLLIN)

• Da L'Iralia d el Popolo, N . 33, 6 m aggio 1919, I.

OPERA OMNIA DI BENITO n..russoLINI
I.

Mila110, 3 maggio 19 19.

Egregio signor Dino Robe rto, Mi lano.

A q uanto -Ella mi chiede posso rispondere, cita ndo a memoria, che nd lodo che la riguarda è stato detto che Lei aveva tra.scurato di rendere per una l im itata cifra i cooti al Comitato dell'AJJillenza Civile, ddla cui rivista lei curava la pubblicità, perché, invitato parecch ie volte a farlo, per dimenticanza, o di proposito, non aveva creduto di aderire alla richiesta.

Il lodo stesso ha escluso che l'illecito lucro fosse la causa della mancata resa dei conti, perché è r isultato che f rattanto maturava in suo favore il d iritto a percentuali su affari di pubblicità da Lei conchiusi, tanto che, se be n ricordo, nel momento in cui il giury esaminava il suo caso, i l s uo piccolo debito verso l'amministrazione dell'Auhtenza Civile si t ruformava in u n credito.

Parve quin di al .r,iury doveroso aff1nmare da un lato Ja material ità del fatto che le ven iva imputato, ed escludere dall'altro il movente del luc ro.

Firmato: Avv 0RESTB Pocc,o ,.

Aiilano, j maggio 1919.

Caro Dino Roberto, a seguito della domanda che m i hai r ivolto posso dichiarare che dopo la p ronuncia d c-I verdetto d el giury coslitùitosi a tua richiesta presso l'Associazione lombarda dei s iornalisti, osni rasione d i d ivergenza fra te e la rivista A JJitlenra Civilr è venuta a cessare, essendo stati regolati i conti fra le parti.

N el contempo, prendendo atto d e lla spontanea rinuncia che t u mi (!LI con la tua odierna alle provvigioni maturate e d a maturarsi re lative alla p ubbl icità da te curata ne lla rivista stessa, ti ri ngrazio a nome della Federazione d ei comi tatl d i assistenza

Tanto per la vedtà, m entre <"olgo l'incontro p er salutarli <"Ordialmente.

Firmato : V JTIOIUO CoRI>i\

IL NOSTRO DIRETTORE *

Molti amici di qui e di fuori sono venuti al Pop()/() d']Ja/ia per confecice con il n ostro Direttore, al cui indirizzo personale so no p u re arrivati - ier l'altro e ieri - alcuni telegrammi « urgenti », i quali attendono, probabilmente, qualche risposta.

Avvertiamo sHamici che Benito M ussolini si trova attualment e nella Venezia Giu lia, ove si è recato per rendersi diretto conto d ella situazione, e che tornerà tra qualche giorno .

• Da lJ Popolo d'Italia, N. 139, 23 maggio 1919, VI.

APPENDICE: DOCU MiòNTARlO 3 81
2.

A PROPOSITO DI UN COLPO DI STATO

INTERVISTA COL GENERALE GIARDINO*

Negli scorsi giorni una agenzia di informazioni - in tealtà d i assai scarsa autorevolezza, anzi quasi clandestina - narrava come si preparasse una presunta congiura per sostituire al governo parlamentare u n governo militare: né più né meno che un colpo di stato, ideato ri ed organizzatori del quale sarebbero stati un misterioso « alto personaggio», il senatore Giardino, Gabriele d'Annunzio, Benito Mussolini, H deputato Federzoni ed altri. L'invenzione era talm'ente balorda, che non v aleva la pena neppure d i smentirla. Ma poiché è stata taccolta da qualche giornale, ne è sorta una vivace polemica che si viene svolgendo insieme alle recise smentite - g ià da noi riprodotte - del d'Annunzio, d el Mussolini, del Federzoni e di altri.

A tagliar co rto ad ogni volo di fantasia, l'illustre g enerale Giardino, che nel campo della gloria ha mostrato valore, fermezza e sapienza cosi come n ell' azione pol~tica, quale ministro della Guerra, diede prova di salda fibra e di larga v isione competente, e cioè delle q ualità pi\l solide e più. positive per un uomo di governo, è stato da noi direttamente interrogato stamane in proposito della hubblica~~o;:n~~:oh:u~f.~:~~

ma anche quale e amaro

Il generale Giardino er:a dapP.r:ima riluttante alla nostra richies ta , ma poi egli ha cortesemente ceduto alla nostra insistef).Za. E abbiamo potu to avere con l'insigne uomo una conversazione che qui r iferiamo fedelmente e integ ralmente, Essa ha uno spedale interesse perché - oltre le recise e vibrate dichiarazioni a proposito del presunto complotto - il senatore G iardino riduce alle g iuste p roeorzioni alcu ni avvenimenti politici e parlamentari che avevano suscitato diverse impressioni e d elinea apertamente e risolutamente il dovere del Governo e degli uomhù politici e dì tutti i cittadini nell'attua le momento. ( +)

• D a Il Giom ale d'Italia, N. DB , 13 g iugno 1919, XIX

POLEMICA IN FAMIGLIA*

La libertà di Ravenna, giornale, repubblicano, in un articolo editoriale, se la p rende con noi. -Proprio. E strano, ma alla Libertà di Ravenna; d à ai nervi il nostro atteggiamento . ·

«·La situazionè di Milano da l punto d i vista del nostro movimento, serve a , darci una dimostrazione delle contra<ldiz.ioni che ha nno paralizzato la nostra

• Da L'l1alia deJ Po polo , N . 4 4, 14-16 giugno 1919, I.

382 OPERI\ OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
~~~~n~~:s~~~:edulità,

azione. Un gruppo di repubblicani milanesi, unito con altri elementi di varia origine, al momento della scalmana per Wilson, fondava un bisettimanale», «c.

· La contraddizione che ha patalizzato il movimento repubb licano sarebbe la nos tra. Quella di u n « g ru ppo di repubblicani >) unito con altri elementi

Lo scrittore deU'atticolo, for se perché a Milano viene di rado, t~:0 1~r~ja~io~~0 d~rr1~:,tueJit~ o~n:1o0 ~tat~~i~rtr~md~

completamente, repubblicani che non badano troppo a lle elezioni, ma repubblicani forse anche tesserati. Il secondo è ancora p iù impor, ~~:t~: s~:{:a::oi~:o(o°;~

::;s~~o;;i~i~fo;rao~; ~:J~l~~C:circLo;:~al~ Roma fra la: Direzio ne del Partito Repubblicano e quello dell' U. S.I. e che hanno - sulle direttive di Roma - lanciato un manifesto, fa. cendo stringere ·un accordo consim ile a Milano, · Crediamo, qu indi, di essere sulle ri gide direttive del prog ramma del Partito Repubblicano, pur non essendo organo né ufficiale né ufficioso di questo.

La quistione del sottotitolo che la Libertà - la quale, d a furba qual'è, non ha abboccato all'amo wilsoniano, e ci avevano abboccato n°o~e~

ranza: in segu ito all'accettazione del programma di cui sopra, prima che si scatenassero le ire pel voltafaccia wllsoniano, abbiamo to lto il sottotito lo, perché il ·giornale, accettando e facendo suo un prog ramma d i partito politico, non poteva conservarlo.

Questo l'abbiamo scritto, ma l'autore dell'articolo non legge L'Italia del Popolo: ne siamo sicuri; se l'avesse letta qualche volta, avrebbe scritto d iversamente.

La Liberià ci rimprovera u n ' altra «scalmana ». Quella « bissoladana )>. Ebbene la Libertà - che di si::almane ne ha p resa una sola, e la dimostra n ell'articolo - d ovrebbe sapere che abbiamo avuto l'onore di essere con Leonida Bisso lati - non acconsentendo co n lui in tutto , vedi per esempio la questione del Brennero e il chiarimento del nostro pensiero ne l primo manifesto nostro - nello stesso t empo in cui anche il Partito Repubblicano vi e ra. E abbiamo come t itolo di onore la campagna in prò delle idee di Bissolati, il q14ale, se non altro, ha avuto il coraggio di renderle pubbliche.

Ma P.rocediamo. Altro rimprovero. Abbiamo ingaggiato -battaglia contro il Popolo d'Italia. Qui è il pun to scottante - per l'articolista, non pe r noi - della quistione .

Non abb iamo bis ogno di ricordare. L'attegs.iamento politico del giornale di Benito Mussolini non p oteva essere il nostro, come non è stato p iù quello col quale il P ar tito Repubblicano poteva andar d'ac· cardo, e infatti s'è allontanat o da questo movimento. Il giornale d i Benito Mussolini h a p referito attaccarci io un modo volgacc e pettegolo, in vece che discutere le n ostre idee Poiché sappiamo combattc re con tutte le armi, con tut ti i m o di, co n ogni mezzo, abbiamo t i~~~it~ 1f:ns~r~~t~::ed~l~~~~c~\

APPENDIC E: DOCUMENTARIO 383
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nostre idee, troverebbe altrettanta serenità in noi. E v ogliamo enumerai;e qualche avvenimento per far notare la n ostta coerenza, coerenza di giornaHsti e di repubblicani.

1 . L'Italia del Popo/c, si fa querelare da Mussolini. Querela che ci lascia ne1Ia nostra più o limpica impassibilità, egregio amico della Libertà. Abbiamo t:isposto come si doveva al Mussolini, sulla base di fatti, e non di diffamazioni gratuite, quando questo signore ci lanciò l'accusa di << aver monetizzato jL nostro wilsonismo ».

Coloro che sanno la nostra povertà bella e fiera, il nostro lavoro e la n ostra fede - e li dovrebbern conoscere anche gli scrittori della Liker_Jà , - non ci rimproverano. E a noi basta l'adesione d ~i n ostri am1c1.

Abbiaino sempre risposto ad accuse ed ingiurie; mai siamo stati noi, per primi, a provocare. Ma provocati si reaghce.

2. L'articolista dovrebbe conoscere gli attacchi del giorn~lc d i Mussolini ai repubblicani. D ovr ebbe conoscere i « trafiletu » del Popolo d'Italia, diretti contro i repubblicani che avrebbero « ma ngfa to

~~i~:i:~Ed~e t~ir:er~;~fin!!t:~~~~;1'f/~eb;:vf~~~J~;io~arrt~~i giornale dei produttori n o n hanno né pubblicato le rettifiche, né tirato fuori i n omi, perché non esis tevano.

E l'aspra polemica è cominciata sull'Iniziativa, organo ufficiale del ·Partito, che ha risposto al Popolo d'Italia.

3. li Popolo d'Italia tiene a battesimo un libello che manda ai suoi abbonati, in cui si scagliano accuse e ingiurie .volgari contro il Partito Repubblicano, e anche contro l'on. Pirolini, deputato di Ravenna. .

L'au tore di questo sconcio l ibello lurido, al quale non risponderemo mai in altro luogo che in Trib unale, d ove lo trasciniamo e lo scopri- remo, è un tale che voleva d irigere un'I talia del Popolo repubblicana e al quale la s<::zione milanese negò i fondi e la solidarietà.

4. Si fondano i ~< Fasci di combattimento>>. « Antipartito ». L'articolista pretenderebbe che un Partito, con le tradizioni di quello Repubblicano, aderisse, s.i mettesse alla coda di questo « antipartito », che h a un prog ramma sibill ino.

· Mai ab biamo attaccato i Fasci. Niente abbiamo fatto contro d i loro; quando abbiamo v isto che il loro programma non poteva a ndare d'accordo col n os t ro, ci siamo disinteressati di quel Movimento. senza ostacola rlo .

5. Si propone alle persone che compongono questo Fascio di far e un'azione in comune, sul programma stabilito a Roma dalla Direzione d el Partito Repubblicano. Queste persone rifiutano perché non aceti/ano l'indirizzo politico repubblicano.

6. L'Italia del P opolo prende l'iniziativa di pubbliche manifestazioni contro la pace di Versailles, iniziativa alla quale aderiscono il Partito Repubblicano, la.sezione dell'U.S.I. e i radicali sociali. I << F asci di combattimento > ) diramano .una cir cola re priv:ata, che è in nost re mani, in cui jnvitano i propri aderenti a (< impedire con ogni e nergia la manifestazione». Un successivo deliberato. fatto pel pub blico, dichiara che il Fascio se ne disinteressa.

7. I comunicati della sezione milanese vengono cestinati d al

384 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

giornale caro all'artico lista. Ma in quasi tutti i numeri si attaccano i repubblicani, e - b ad i ben e - n on quelli milanesi, ma tutti, e specjalmente i ma cchigianì.

8 L'azione dei repubblicani co ntro jl Pop olo d'Italia e contco i Fasci n on è u na t rov ata d i « alcuni )) milanesi e d el n os tro giornale Varticolista conoscerà il movjmento marchigian o, quello b olognese, quello d ell'ltal ia mecidionale, e sapcà anche che non tutt i i Fasci <li combattimento sono sulla d irettiva mussoliniana e le associazioni dei combattenti e anche molte d i stessi ard iti sono co ntro.

Ci fermiamo, ma potremmo continuar:e per un pezzo.

D omandiamo se n o i, pur n on e ssendo né or:gano ufficiale né organet to ufficioso, ma che camminiamo c on un programma concordato repubblicano-socialista, dovevamo, in omagg io a quella coerenza cosl maltrattata dall'acticolista, far segu ito a quell'acrobatismo politico che fa capo al Popolo d'Italia, solo p erché questo foglio era interventi sta. Noi crediamo ch e la « funzione sacra » sia or mai s uperata e altre vie, n ette e precise, s i debbano aprire ai Partiti d'ava.nguard ia, al di fuori di ogni vecchia concezione sull'foterventismo e ncutralis,no.

L'artico lista ci rimp rovera cli essere (<dilettanti )) d i p o litica, e di far cosi una m agra :figura. Non teniamo affatto ad essere dei « professiof~tidtchia~:;io0 n~ bd~~\~!~c~t~f0

di u n fatto rivoluzionario » - mentre n o i c i crediamo, lavor iamo per questo - spiega come. il n ostro censor:e consigli alleanze con coloro che al di fuori « dei prog rammi di questo o di quel raepresentante, ma dalla const atazione dei loro atti, dalla penetrazione dei loro spiriti, . risulti una convergenza>) [Si.].

Ma quale constatazione dei loro atti ? Forse quello del rifiuto per b. Costitu ente? Quale spirito? F or se quello aggressiv o , contro le idee repubb licane ?

E se per « fatti e spiriti >) l'articol ista i ntende le dichiara,zion i d i u n maln ato e malcresciuto pseudo-rivoluzio narismo, a llo ra i repubblicani dovrebbero Collabora re con tutti i Pactiti, perché tutti oggi dichiarano una loro marcia verso le p iù au daci riforme . .

E se dobbiamo te ner co nto delle « convergenze» perché ·ti n ega il diritto di indi rizzare la n ostra az ione ver so quelle masse che hanno spirito rivoluzionario e non leninista?

Si fa pres t o, egregio amico, a fare l'antibolsccvismo senza un prog ramma, senza indicare al popolo dov e lo si vu ol condurre, si fa molto p resto, ma non sì fa bene. E tutto il mondo n on è Rav enna, amici n o stri e le elezioni non sono l'avYenimento più importante della vi ta politica. Abbiamo una massa scontenta, che pro t esta, che insor:ge, che è stanca; noi abbiamo d etto dove vogliamo arrivare, domandiamo a vo i, alle vos tre « convecgenze » di spiegarci un po' quell'arruffio di repubblicanesimo sindacalis ta, nazionalista e antisocialista e borghese nel quale, perdonate, non ci abbiamo mai compreso nulla, e crediamo non ci comprendano n u lla, p erché no n possono, coloro che lo vorrebbero ammannire al popolo. Come vedete « la scu ola nuova)>, il << Cc~r~:~~1( f~~ s~ 0 ~~~h!0 b~i

vecchia e gloriosa che lo scrittore dell'a rticolo h a forse dimenticata.

APPENDICE : DOCUMENTARI}) 38)
~h: ~:;o~c~~~d~is ~u.f~~~~!~:;
Jf°it~oi!li~;
:.
i,abbt~o;r~s~~

Noi, egregio amico della Libertà; potevamo rimanere con tutti

rivoluzionari a, pentirci, ed essere coi socialisti ufficiali. Ma non abbiamo fatto né l'uno né l'altro. Combattiamo in uno splend ido isolamento, fiero e forte, lottiai;no per la ·battaglia da noi soli per conquistare quel posto che voi dite. Contatti niente. Sindacalismo nazionalista ruente. Siamo repubblicani, come lo sono nelle Marche, nelle R omagnc (La Libertà non è tutta la Romagna, speriamo) e a Roma, dove hanno concordato il programma al quale abbiamo aderito e dove, nel convegno nazionale, hanno approvato le nostre manifestazioni e i l nostro indirizzo.

E terminiamo. Abbiamo voluto, nel dolore che ci ha prodotto l'attacco della L ibertà, conservare l a calma serena. Non abbiamo v o~u~~tcich~r -b~~~;-r:J~P~:r~0:~a- ;:;;r;ai;g:~a~trso amici

E di q uesta polemica fami gliare non rimane a noi che un' ama4 rc zza p er la ce nsura che non meritiamo da parte dei nostri amici, detta anche con una forma della quale lasciamo la responsabilità a loro, e che non imitiamo

UN UOMO

BENITO MUSSOLINI *

In questo evo di piccole stature, d i uomini mediocri o parolai o raziocinanti, in quest'evo democ r atico di livellazioni di cervelli, l'anima sente spesso la nostalgia d egli uomini grandi, d elle belle costruzioni, che lascian basse le capannucce, orgogliose del loro put ridume ugualitario, Monumenti u mani in cui la natura riassume co n le p iù belle qualità 'universali l e virtù particolari d'una razza.

Chi vive e giudica senza p regiudizi, ricorderà quel che fosse l'Avanti I quando Io dirig eva Benito .MussoUni. Pensiero che div entava azione e poteva chiamarsi « settimana rossa ». Chi ha la buona fede per rcLigione Il.on ('Otrà che ralleg rarsi ancora della sublime incoerenza coerente da cui nacque il Popolo d'Italia. L'unico giornale che d o mandò senza sottintesi la g uerra e di cui ci abbeverammo in piazza ed in trincea. L'unico··g iornale che subito doJ?O l'armistizio domandò l a realizzazione dei postulati rivoluzionan, emanati dalla guerra.

Ricordo Benito Mussolini ~uand o venne a Roma per impiantarvi

intorno delle cose più inattuali e incong ruenti. Taceva. Poi s'alzò. Tutto quanto era stato detto si canceJlò. Dalla tes ta quadra di macigno passarono per g li occhi scintille e u ~a linea di.ritta di pensiero si disegnò traver so le parole nervose e: concitate. Promise e mantenne. Quella

• Da Roma FHl11riua, settim;,.na le del p;,.rtito politico futurista, N. 26, 29 giugno 1919, I.

386 OPERA .OMNIA DI BENITO MU SSOLI NI
P~:e;~~~ cri~:c::ia~~ :rraui~~'st~a e:~
b:~~~~tap:11\~~n; t~:~1t?e0 1::~;~at:· ~~a~i:;t~rt~re;::1~

sera, nella mia semplice divisa di combattente, g li strinsi la mano senza un motto. S'era troppo parlato. Non si doveva parlare più. Quando il Popolo stava per affo$are nel pantano scettico di Roma, 'Ben ito Mussolini tagliò la pianta mUtile senza tenerezze. E tornò a 1rnano, che non è la ca.ritale d ell'Agro Romano.

Quando 10 penso al come, con lettere e con articoli, allacciammo relazioni dirette e come Musso lini fu pronto a capìtmi, io sento che il mio amore per quest'uomo al/mio, vigile, intuitivo, cordiale, non cesserà mai. Eseressione di prontezza, di forza e di generosità r omagnola.. la terra m~uocata che l'ha prodotto può andarne giustamente orgogliosa.

Lo si aspettava per sabato zx a sera . Alla stazione non lo trovammo. Corremmo ali' HOtel, poi al Fascio per annunziare a chi l'attendeva ch'egli no"n era arrivato. Nella piccola sala trovammo una folla enorme, pigiata, infuocata, entusiasta. -Parlava Benito Mussolini. D a d ov'era sbucato? Ce lo spiegò dopo: uno sbaglio nel prendere il tteno: s' era trovato a Fo rlì mvece che a Jesi. La sua te rra di Romagna l'aveva attinto senza sua volontà come u na calamita. Ci sentimmo subito avvinti dalla sua parola ed io lo vidi più forte, più potente che mai. Mi presentai subito dopo. Mi ricordò di colpo, 1-ii s trinse forte la mano; E ra arrivato alle 21 e 2.0 Chi sa come aveva trovato la sala. L'articolo Il vino e la botte comparso il giorno 22. nel Popolo l'aveva scritto in treno. Ed è uno dei suoi più belli, più chiari, più netti, più reali. Corse poi alla posta. Egli stesso al telefono comunicò l'articolo rapidissimamente.

Ebbi agio di s tudiarlo, staridogli in compagnia. F ortissimo, ha una maschera magnificamente napoleonica, il corpo e l'anima cagliati nel travertino ed è un operaio e un oligarca. Mussolini sta bene al Grand H&tel e alla cabina del telefono , quando parla con gli u mili e quando domina un'assemblea. Ha magnificamente sviluppato il senso della realtà. Taglia corto alie p arole e va al concreto. Sembra talvolta disttatto e sente tutto, sa quando non c'è bisogno d'ascoltare, rettifica anche se stesso senza paura. Ed ha un grande odio, che ce lo fa amare di più. Quello per _ la gente ch'egli chiama « inattuale ».

Il giorno r j aprile, mentre ferve va a Milano la lotta contro· i bolscevichi, un tale domandò di parlarg li « per cose urgenti » L'accolse sublt9 e costui si mise , a parlare dei «cambi >). N on so d ove quell'essere sia volato, perché Mussoli ni fa ancora certi occhiacci quando se ne parla che si salvi chi può I

E con noi ha comune la perplessit à ammirativa davanti ai fessi sagomati, tutti d'un pezzo, inattaccabili. << Ci son fessi leggeri - dicee J e.ui ,nauirci ». E questi ultimi rasentano la grandezza e sono inattaccabili. E con noi non capisce come a proposito di Roma non si parli nelle o razioni del vino di Frascati e dei « spaghetti alla matriciana », P.iuttos to che degli « archi » e delle « colonne >). Per questo e per tutto tl suo temperamento egli è l'uomo nuovo che il futurismo ha pensato e che adora.

N el fondo, un'anima di ba~bino . I n compa~nia, il ver o collo'1uio è quello de i suoi occhi-espressivi co n quelli dcli amico, ch'egli int uisce rapidamente, come respinge con la freddezza gli « inattuali » e i fig uri e g~i interessati·e i feui mauicci e gl i ambiziosi. Parla delle cose belle

APPENDICE: DOCUMENTARIO 387

con l'anima d ' un poeta e di tutto. con una profondi tà e realtà d 'osservat ore attentissimo, c he colpisce.

Stigmate di uomo g rande e vivo Il cui vero centro è ~filano In cui molti sperano.

Se n u clei di volontarì e d'entusiasti si stringeranno ancor più fitti intorno a lui, egli potrà trasmetter e alle cose e all'avvenire nost ro la sua eccezionale forza motrice. Noi siamo per lui, fino alla morte. O fino al ~iorno in cui t utti i suoi innumerevoli nemici taceranno, p erché eg li avrà p er la terza volta trionfato sull'Italia dei conigli, dei gesuiti, de:$"1i inetti, d ei traditori, rer farne finalment e la te rra dei combat tenti d1 ieri e dei produtton di oggi. Terra di lavoro, di canti, di ge~alità e di bellezza.

ENRTCO ROCCA

DICHIARAZIONE AI LETTORI*

Il nostro co llabo ratore e amico carissimo Mario G ibelli, ci manda

Signore, per vostra norma non rispondo a chi mostra rosl evidente proposito di deformazione dei fatti. Quanto alle basse insolenze rivoltemi, ag11<Jff() JJil,1m, e vi d irò che io mi sento, pur flclla mia modestia, così in al to e nella v ita p riva ta e nella vita pubblica ed in quella s tessa vita di guerra di cui voi, ignoro se meritatamente, usate menare fa cile van to, da poterle, con tranquill a coscienza, respingere e disprezzare

V i chiedo pertanto la pubhlica.:ione di questo mio scritto,

Abbiamo d ichia rato e dichiari amo che - per la dig nità d i un galantuomo, il quale n o n può roicmizzare con un teppista, e deve limitars i a consegna rlo ai carabirueri - non discutiamo col gerente responsabile in a1;>parenti fu n zioni di re ttoriali e effettive e r idicole mansioni d i brav acc10 del fog lio, fig liuolo b astardo del Popolo d'Italia.

Col di.rettore del g io rnale de lle fo lle e delle strade , che fra queste folle e nei rigagnoli di queste strade è andato a raccattare i mezz i p olemici con cui adorna il lurido ]ibello , non discutiamo, né polcm iz- . ziamo . .

E, per evitare qualsiasi equivoco, amiamo dichiarare Je rag ioni ai nostri lettori e amici.

N on discutiamo co i servi, ma direttamente coi padron i.

Il lerc io libello è stato .par tori to dall a gialla bile d el giornale dei produt tori 1er scopi intimidat ori. Sappiamo chi paga le fatture tipog rafiche de foglio delle s trade . ·

388 OPERA OM N l A DI BENI TO MUSSOLINI
cit:q:/ d~~:tt~~1~ie dilt~oat : : 1i~n~ar~~SS~onsJ~{1~0;/~ ;.7,;;:~ti
• D a L'ltali11 drl Popolo, N H, 15- 18. lugli o 19 19, I.

Ebbene, i padroni, se hanno ancora qualcosa da dire, abbiano il coraggio di accusare, Ma servhsi di un libello, dando incarico ad un servo sciocco di gridare sconciamente deg li insulti, di accennare a calunnie, senza specificare accuse, per eludere il codice penale, è indegno

di

;~:;!1~im~n~irt;:a\~~~ pure, Diventi livido per la bile dinanzi al nostro silenzio; non discutiamo coi servi, e specialmente quando questi servi h anno 1a sua figi.ua trista. Fuori i padroni se hanno qualche rancore o qualche accusa.

Il servo sciocco , no. Questo fi guro che potremmo inchiodare sotto il disprezzo del pubblico se noi non rifuggissimo d alle indagini che entrano nella vita privata, non può polemizzare né con noi né con gli altri gentiluomini.

Un giorno andò a proporre di fa re, per conto del Partito RcJ?ubblicano, a Milano, un quotidiano, domandando i fondi; una inchiesta della sezione milanese ebbe per risultato d i far sospendere le trattative perché le informazioni su questo figuro risultarono tali da impedire ch e si affidasse a lui la direzione di un ~iornale Ora egli t enta sfogare la sua ira - n on contento del migliaio di lire che gli furon largite per n on essere più importunati -co ntro il Partito Repubblicano, L'Italia del Popolo (che voleva diriger lui, p rima dell'entrata in guerra I) e contro fe persone ch e danno ombra ai suoi pad roni. .

Possiamo noi scendere a discussioni con un uomo simile? Ma1. In Tribunale av remo l'ing r at o compito di mettere a nudo la figura morale e.... politica di q"uest'uomo. Prima no: non ci prestiamo ai su oi giuochi.

E abbiamo fatto la n ostra dichiarazione ai lettori. .Ora essi sanno perché non r ispondiamo a questo detentore dell'eroismo vero, che accusa di d iserzione e di paura mezzo mondo e non ha spiegato ancora perché ha a tteso a r ecarsi in Francia - ad Avignone, b adiamosolo qualche g iorno prima che la le.gione gari baldina, già a riposo! fosse sciolta, esplicando la sua attivltà bellica solo in un colpo d1 pistola spa rato contro un volontario, italia no e re pubblicano Abbiamo finito.

E continueremo in T ribunale.

I FERROVIERI D ELLA CARNIA *

(Per telegrafo al <( Po"polo d'Italia»)

Riceviamo dalla Stazione per la Carnia questo telegramma:

Popolo d'Italia. - Milano

I ferrovieri della. Stazione per la Carnia, tutti presenti al lavoro, plaudendo aila santità della guerra, protestano contro g li sciaca lli dei nostri santi morti e co ntro i pugnalatori della patria, plaùdeodo, orgog liosi , al buon senso dei lavoratoci italiani cd alla nobile campagna di cod~to g iornale

Per i ferrovieri della Carni.i.: NOC6 NTINI G JUSEPP.I! capo, rappresentan te del personale.

* Da Il Pope/o d'ltalì,r , N. 198, 22 luglio 19 19, VI.

APPENDI CE: DOCUMENTARIO 389
,
i:
0

. Questo telegramma ci ha sinceramente commossi.

Rivendicata la nobile causa della nostra giusta guerra ed espresso un così alto pensiero ai « nostri santi morti )), esso reca a questo g iornale una parola di solidarietà della q uale andiamo superbamente ii.eri.

Risulta dall'ambito consenso che l'opera quotidiana del Popolo d 'Italia - fotesa a redimere il proletariato dalla schiavitù del pussismo - è apprezzata nel suo giusto valore anche da quei lavoratod, liberi e d indipendenti, che non intendono di sopportare alcu n g iogo, neppure q11el!o socialista I

MUSSOLINI E GLI ARDITI*

Caro Avanti I

parecchi giorni fa mandai al Popolo d ' Italia, o meglio a J\fo ssolinì,

sostenuto che gli arditi non debbono seguire ciecamente la {'Clitica mussoliniana, mi decisi a scr ivere sinceramente qua li erano le mie idee. Mussoli ni mi rimanda indietto l'articolo con queste parole: « Caro Ambros jni, liberissimo di rientrare in grembo alla S. M. Ch iesa della bestialità ttio nfante, ma il delitto non satà mai consumato in casa mia. Mussolini>>.

Il vero delitto è stato quello di non essere delle idee di MussoliI1i I

Vi mando l'articolo incriminato ·con autorizzazione a pubbl icarlo.

VITTORIO AMBROSlNl degli arditi

• Dall'A1,an1i!, N. 22:'.5, 1:'.5 agosto 1919, XXIII

DI UN PECORONE CHE RITROVA IL SUO OVILE*

Un certo articolo d el cittadino Vittorio Ambrosini, ritornatò all'autore con questa accompagnatoria di Benito Mussolini : « Caro Ambrosini~ liberissimo di rientrare in grembo alla S. M. Chiesa della bestialità trionfante, ma il de/ilio non sarà mai consumato in casa m ia. Mussolini >>, trova la degna e meritata accoglienza n ell'Avanti I di ieri. Naturale : i nostri ri6.uti sono bocconcini prelibati per l'organo del pus I In sostanza il cittadino Ambrosini rivolgeva al nostro dirett ore l 'invito di fare un salto nella fogna e d'impantanarsi. Benito Mussolini ha, come di sua selvaggia abitudine, risposto con un secco e tagliente monos.illabo: «no>) ,

Quanto al resto: capitalismo, pescicanismo, succhionismo, ecc. ecc.• sono ingredienti che n on entrano nella minestra che si mangia in

• Da li Popolo d'Italia , N 22}, 16 agosto 1919, V J

390 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
;io:;~~~~\~vf~;à~~~~~i :tt~ i!~~rad~fs~~s~'io~~\~11 ~,

questo g iornale. Solo degli idioti e d ei n efandi p ossono avere, a nostro riguardo, dei simili sospetti. Li ha, lui, il cittadino Amb[oSini ? Se sl, ha infilato bene l'uscio della nuova dimora. E abbandoniamo il pecorone imbrancatosi n ella mandria socialpus sista alla ,vivisezione dell'amico capitano degli arditi Mario Carh.

MICHELE BIANCH[ ( +)

CHI PAGA?*

Quel tal giornale - che ·fu · fondato coi quattrini di quel Naldi che diede danaco sospetto ai rivoluzionari(?) e interventisti per scompaginare il Partito Socialista, che fu poi sussidiato dalla Francia per indurre l'Italia ad entrare in g uerra, non per la democrazia e per il diritto, ma per servire ad interessi capitalistici e sciovinisti francesi , che ebbe ed ha ancora danari dai grand i industriali, per far campagna contro le ag itazioni operaie e contro il Partito S0c1atista - afferma che attorno. a noi si è esercitato lo spionaggio e tuttora si esercita .

Lo sappiamo. Sappiamo di più.

Sappiamo che - mandati dai suoi uomini o dai governi che i suoi uomini hanno difeso e protetto, pagati con quatttini simili a q uelli coi quali quel $iemale ha vissuto fin qui - da oltre cinque anni ci si sono p cesentat1 a parecchie riprese non pochi figuri, agenti provocatori di mestiere , Laide, sconcissime, soz:ze persone, incaricate di indurci

~~t~;r:a~~lar;~ it~l!s'::':~~i%e~t!~esistenti congiure per compro-

Vj fu un tempo - nel marzo decorso soprattutto e nei primi dell 'aprile - iti cui non passò giorno che non fossimo visitati da ignoti consiglieri, pieni di amorosa sollecitudine e di ardenti simpatie per no i. Ci offr ivan o, costoro, tutt i gli aiuti che noi ~on abbiamo mai domandato, per opere che non si dicono, se mai, al primo che capita.

Tipico è il caso, già rivelato, di quel capitano Vecchi che s1 recava alla Camera del Lavoro di M ilano ad offrirle di mettere la propria arditezza al servizio di un'azione rivoluzionaria deà,tva e che, denunciato pubblicamente, se la cavava cinicamente affermando egli· stesso di essere venuto nel nostro campo pei;;: esplorare, J?er provocarci, p e r indurci all'azione e per tradirci, IL capitano Vecchi si rivelava agente provocatore I E vanno cianciando di spie I

Più tipico ancora il caso di un altro poveraccio, un ragioniere R.delinquente comune, condannato più volte per furti e truffe - il -quale :vi~;i!:tb»ri~at;li

tedeschi. Li v endette a quel taf giornale e poi venne anche da noi; e no~ lo mettemmo bellamente, e con un a pedata, alla porta, perché l'Avanti I , non si sporca co n gente di tale risma, buona tutt al più ùla. idiocrazia di un qualche Arros. ·

Tipico anch'esso il ca.so di un certo farabutto, che -d opo aver * Dal1'Av,,w1i!, N. 237, ~7 agos to 1919, XXIII.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 391
~hJ~::J ~~i0 • u a~l11ir~:::~m~r~~!ti1a::~~!: [ J!t

mangiato e bevuto alla g rep~i a ed all'abbeveratoio di c hi in nome della patria o rganizza e perpetra 11 delitto, colla c omplicità degli industriali che pagano e della magistratura che assolve - sperava vendere a noi la sua v iltà di traditore dei traditori,

E p otremmo continuare a sciorinare la lunga e turpe serie.

Tutta questa g ente non era nostra. V eniva di là, dalla fogna dei venduti . E rano Grisi in missione, loschi figuri al servizio del più losco di tutti i miserabili, e compassionevoli strumenti anch'essi aella prepotenza e della frode di classe. Fungaia verminosa di un mondo i n putrefazione !

T utta questa gente, direttamente o indi rettamente, aveva una missione, e, a palazzo Braschi, o n ell'ufficio centrale del Comando d i Lui gi Cad o r.n a, o a palazzo Giustiniani, o nelle succursali di Milano, si :t:~d1a~~~iir~

Chi dava mano a quest'opera di patriottico spionaggio? Chi la incitava ? Chi l'apologizzava? I n ostri ne mici, compresi quelli del fo. glio innominabile, quei figuri cui un giorno - n on per pietà, ma per mal r ipos to affetto - t ogliemmo la fame , cui ogg i n on spute· · remmo in bocca, s' anco li vedessimo crel?ar di sete.

Quali risultati ebbe questa lurida az10ne di spionaggio postaci alle calca gna ? Che co sa si provò c o ntro di n oi « disfattisti, venduti ai tedeschi, traditori della patria» ? Che cosa vanno subdo lamente insinuando questi tristi sicari della penna, che valut ano, coi biglietti da mille deg li industriali, le calunnie: ]andate contro i galantuomini?

Siamo stati processati e gettati in carcere-è vero I - noi socialisti: Lazzari, Velia, Barberis, R avezzana, Bombacci, Serrati e cento, e mille altr i Ma nei nostri proc essi - ch e affrontammo a viso aperto - nes~ sun Naldi po té d eporre di averci pagati per indurci ad un tradimento. Non uno solo di n oi tutti fu sospettato appena di azione che. non avesse spiccato cacattere politico. E coloco stessi che pel loro u fficio dovettero chiedete e pronunciace se ntenze e condanne contro di noi, ebb ero per noi parole di rispetto e di ammirazione. E le nostre con· danne fu r ono le nostr e apologie .

Siamo stati in galera a front e a ltissima . E non era fa ptima volta . E vi ritorner emo se sarà necessario.

Ma la nostra vita è pura, ma il nostro costume illibato. Poveri fummo, poveri siamo. Nessun Governo, né di Fr ancia, né di Germania, né d'Italia; nessun padrone, né fa bbricante di corazze o di cannoni, né lanciatoie di aeroplani, ci videro m ai porgere la mano e piegare la schien a. E se fummo, e siamo, e saremo nemici sem p re d i tutti i p o t enti, e se questi potent i anche quando noi avventiamo ·più viva contro d i loro la n ostra accusa, n o n possono, non dico i nsozzare, ma n eppure scalfire le nostre ripu tazioni, q uesto è l'attestato più chiaco della indistruttibile nostr a o n orabilità personale e politica, la prova più fulg ida della i ncormttibile nostra fede.

P ossono dire altrettanto di sé i nostri nemici? No I

V 'è un processo d i diffamazione annunciato da t empo contro un giornale di Torino, processo che non si fa. Un altro ve n 'è contro ·u n giornale milanese, processo a nch'esso arenato in i struttoria. V'è ungiury d'onore Naldi Pontremolì, che n on si pronu~a. V'è un silenzio mi·

392 OPERA OMNI A Dl B'E_NITO M USSOLINI
1~ ~~~1:r~rp:~i!~lf A~:;,j~.tr:~~s!~ti:;~~~~

sterioso del giornale innominabile di fronte ag li atteggiamenti quasi << giolittiani » di un altro g iornale, fondato con g li stessi ~uattrini. V1 sono accuse precise i n Francia, di patti non tenuti, dì« tradimenti» , d i « truffe )) V'è un ufficiale degli arditi ch e scrive a chiare let tere di somme p azate dagli industriali per ubbriacare e sgu inzagliare una banda di briganti. V i è soprattutto un'accusa circostanziata e docu mentata, oca per ora, della vita q uotidiana, che dice come il sià povero di retf~c;f:!~~:'a

~i~1~:!~

~ bbs~~: ai~i:t~t~adf ~ndfo~li:s~~ns~~ f!til~~v;~;~!~ da chi avrebbe v ergogna a mostrare in pubblico i propri connotat i, come sovventore di quella fogna. V'è u n « ve nduto >> 'in circolazione. V ' è tutt'atto rno un susurr o solo, una sola domanda: Chi paga ? Chi getta l 'ossa a questa muta d i famelici cani da pagliaio? Che pane mangia no questi miserabili, che h a n la menzogn a per abito e la crapula per fede?

E c'è anche chi osserva che le accuse - pietosi abbaiame nti!d i costoro n on hanno valore ove prima essi - padroni e servito ri, cane grosso e cagnacci magri - non abbiano risposto a questa precisa, categorica domanda: Chi paga? Chi paga? Chi paga?

GIACINTO MEN01TI SERRATI

CHI PAGA?... *

O gni giorno che passa m ostra qualche ·vergogna della povera gente che dalla rivo luzione più accesa s i è d ata alla reazione p iù sporca. Gli ex herveisti, che p red icavano la g uerra e la rivoluzione, sono diventati le lance spezzate del militarismo e del capitalismo. Co loro che pochi m esi prima dell'entrata dell'Italia in guerra lanciavano ai proletari ita liani l'appello « Lavoratori, chi vi spinge alla guerra vi tradìsc.e », dimostrano ora col fatto quanto quell'appello fosse nel vero. Es si sentivano, forse, già fin d'allo ca maturare nel propr io seno il tradimento e quello era il g rido di quella parte di se stessi che a ncora lo ttava contro l'altra già oramaì vendutasi perJi.damente. .. ,

Vediamo oggi la vergogna n uova.

Si tratta d i una circolare ..;_ anch 'essa « riservata>> I - di mìlitaristi di professione per la propagand.a del foglio innominabile c he g ià fu herveista e che oggi ancora tenta di far credere a qualcuno d i vole re 1a r ivoluzione . E ccola totalmente:

VI REGGIMENTO ALP INI

C01'fAND0 BATIER1A VERONA

N. 3336 di proJorollo.

Oggem, : SertJizNJ giornali.

Al comando delle compagnie- dipe-nde-nti. 30-6-'19.

Consta che il giornale li Popolo d'Italia incontra pochissimo favore nei repaiti dipen4enti e che dai militari dì ogni grado si ricercano invece altri quo·

• Dall' Ava11ti!, N , 239, 29 ag osto 19 19, XXIII.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 393
·4·•
t.~ ; J

tidiani di valore intrinseco molto relativo, quali . il Gr1zz,ttino ed il Gion11tle di Udin t , oppure il Corri,re d t lla Sera, che è senza dubbio un gio rnale di portata intellettua] e ·superiore a quella di molti dei nostri soldati.

JI giornale, oggi, ha importanza g ra ndissima nella' formazione de lla coscienza nazionale e nella prossima campag na elettorale: è dovere pertanto d ei singo li comandi di reparto attirare l'attenzione dei militati d ipendent i sui fini che si propone di conseguire ogni gi ornale in rapporto ai diritti dei combattenti ed ai doveri comuni ad ogni cittad ino Per quanto riguaida ·Il Popolo d' l Jalia sa reb~ pure opportuno fare prese,ue che nella special e rubrica di quel giornale sono trattati gratuitamente argomenti di interesse indivjduale e cioè viene data risposta a tutti i quesiti che i combattenti ri volgono direttamente alla direzione.

li cap. com. int. il Batt SALA

Congratulazioni vivissime al capitano Sala per i suoi nobilissimi sforzi tendenti a mutare il « pochissimo favore )> d ei propri reparti verso il gio rnale dei rivoluzionari(?!) dell'herveismofrcDellico . E con~e~f]i;J~: .sentite al Gazzellino, a1 Giornale di Udine e anche al Corriere.

E, pokhé siamo in arg omento, si - potrebbe sapere quale è quel giornale che venne distribuito grat uitamente ai soldati e chi pagò le spese d ell'abbondante distribuzio ne gratuita e CJUOtidiana ?•..

CHI PAGA? ... *

Nel febbraio del 1916 un·atberg at ore della nostra città- dopo aver fatto credito di circa 7 0 0 L. ad una certa persona - ricorse ad un no to e distinto profess io nista perché vedesse di ottenere, non i l rimborso del credfro, ma lo slo gg io della debitrice manifestamente insolvibi le.

L'avvocat o si rivolse perciò alla questura onde, pur no n get tando la persona debitrice sul lastrico, tro vas se modo di libe~arne l' albergato re stanco e seccato.

1? in questura trovò, con sua g randissima sorpresa, la più Jarga accoglienza da parte del questore Lopez, il quale gli disse: ,

- Dica al suo cliente di stare tranquillo.

E l'avvocato:

·_ Ma badi, commendatore, che il caso è urgente, che non posso ripetere semplici parole al mio cliente.

- Ma, le ripeto, stia tranquillo il suo cliente, .

E poiché l'avvocato,..chiese se poteva impegnare la propria paro la, 11 questore affermò:

- Impeg ni pure la sua parola che io le dò 1a mia.

Pochissimi giorni dopo, il questore chiamava l'avvocato telefonicamente pregandolo di porta re il conto. L'avvo cato lo portò ed il

• Dall;Avanlil, N . 240, 30 agos to 1919, XXJU.

394 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

uestore, chiamato il cav. lnter~andi~ lo fece subito saldare fioo a l centesimo.

La cosa impressionò l'avvocato,. che no n aveva mai v isto la questura fare Servizio di cassa per i cittad ini, tanto più che egli a l questo re non aveva chies to il saldo det"conto, ma fa sloggio.

D opo qualche tempo l'avvocato, che n o n è un sovversi vo, incontratosi col commendatore Lopez, fece con lui sorridendo ed in aria di confidenza questa considerazione:

- Come sono mutati i tempi l D ovevamo proprio trovarci insieme noi due, uomini d'ordine, per far pagare i debiti di un sovversivo I

E il Lopez, scrollando le spalle:

- Mah ! Mah!...

O ra si domanda coine mai la questura pagasse nel t9r6 i debiti d i Benito Mussolini.

IMBECILLITA PAGNACCHIANA

STORIA DI UN CONTO •

Ieri il fog lio di Pagnacca metteva in circolazione una storiella circa un preteso conto di un cèrto albergatore pagato da certo comm. L opez, un tempo q uestore di Milano. Il foglio pussista continua a inventare, a falsare, a calunniare. Questa Iettenna delI'avv. Jarach mette a posto le cose. ·

M ilano, 30 ago1to 1919.

Caro M ussolini,

ho visto stamane il rav. l ntedandi. N on era possibile ch'egli avesse dimen ticato, e d'altra parte l'incarto avrebbe indubbiamente ricordato per lui. E, colla scorta della sua memori a e delle cu te a do11ie-r, eg li ha confermato che il d e· naro con cui il comm. Lopez ebbe a saldare I'albergator~ gli e ra stato portato d al vostro amministratore Morgagni, .il qua le ebbe i conti colle relative quielanze La q uestura s'era interessata del caso, perché richiamata d a ll'albergatore, molestato dalla cliente poco desiderabile, e s'era i nteressata del p rivato d /ssidio, cosa per essa insolita, in virtù di una p recisa dispmizione di legge.

L' avv. Rigone, l eg ale dell'albergatore, poi, mi scrive smentendo assolutamente di aver mai p ron unciato col comm. Lopez la frase Che gli è att ribuita, ed escludendo quindi una qualsiasi r.isposta in proposito da parte del ·Lopez mrdesi mo.

Cord iali saluti.

* Da Il Popolo d'IJ,1/,,.,, N· . 2~8, 3 1 ago,to 19 19, VI.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 395
Avv. E. ) ARACH
2 6 - XIII

LA VEDOVA DELL' ASSASSINATO TERRIBILE ATTO

D'ACCUSA*

Dopo l'efferato assassinio di Barre Vermont, G. 1'.L Pagnacca scappò sollecitamente dal Nord America senza risolvere la sua vertenza co ll'Autorità giudiziaria del Vermont e siccome mostrava i n Svizzera un documento, falso evidentemen te, secondo il quale sarebbe s tato da quell'autorità esonerato da ogni istruttoria, la vedova del p overo Elia Corti mandò ag li anarchici svizzeri questa dichiarazione massacrante:

Barre VJ 27 aprile.

Avvertita che G. M. Serrati - s u cui ricade tutto il peso morale d ell'as· sass inio del rimp ianto F.lia - s i v ant ava a Zurig o ed a l os.1nna di essere stato da questa autorità p roscio lto da ogni accusa mostrando d ocumento a con· fo110 d elle sue t emerarie affermazioni .

Ho vo luto sentire i n proposito lo State ..t111orney Cem er, il Procuratore ge· nerale del la Contea, che promosse J'isl ruttoria contro il Serrati cd il Garretto e sostenne al d ibattimento l'accusa per conto dello Stato.

« Serrati non è stato mai prosciolto dalle Accuse che p esano su di l ui, e se sapele dirmi dove sia, lo faccio sen za ind ugio arrestare».

Tanto per la verità della quale può cert ificare come me la Sig ra Maura Bopi-Ri zzi che mi accompagnava.

In fede

MhRIA COMI ved.va ELIA C.ORTI

Co nfermo in tutto ed in ogni ·sua parte quanto [a Sig.ra Maria Comi Corti espone d ella nostra intervista col Srate ..tittorney Center.

MAURA Bo r1-R1z z 1

• Da JÌ Popol o d' Italia, N 283, 31 agosto 19 19, V I.

IL PRIMO « RAID» AVIATORIO DEL « POPOLO D'ITALIA»*

La prima gita aerea del P opolo d'Italia, organizzata da l nostro D ire tto re p e r martedì scors o e r inviata da un giorno all' altro a causa del malte mpo , si è effettuata .felicemente venerdl.

A M a ntova, mèta del raid, era s ta to apprestato, per cortese concessi one del valoroso g enerale Pao lini, che volse ogni sua pcemuca alla

• Da li Po po/ ~ d' I talia, N. 238, 31 agosto 19l9. V I.

396 OPERA OMN IA 01 BE NITO MU SSOLINI

rii:isdta d ell'jnizia~iva, un apposito campo di atterraggio e l'attesa eta vivissima

L'o rg anizzazione locale era stata affidata a1la vole nterosa attivit à. del ca\'itano Fernando Partesotti, d el sergente dei pompieri Gaetano Battag ia e d ei tenenti Fernando Berto ncmi e Carlo }.falerba.

Ma all' ult imo momento i l co manda nte del cam,r o di aviazione d i

bero portato il saluto del nostro g iornale

LA SQUADRIGLIA

Alle 11 di venerdl la squadriglia dei velivoli spiccò il volo da T aliedo.

Essa era cosi compos ta :

Un Caproni 600 ll. P., p iloti tenente capo g rnppo Ludovico Montegani e sottotenente . Alberto Ostali.

Altro Caproni 600 H . P ., pilo ti i sergenti Achille G uidi ed Enzo Valentini.

Tre Sami, p iloti il sottotenente Renato Donadelli ed· i sergenti Mario Comi e G iuseppe Bodoni.

Uno S va, pilota il sergente Livio .Forestieri.

Tut ti questi piloti sono d'alto valo re in g uerra e in p ace; alcuni di essi istrutto ri al campo della Malpensa.

Nei vari apparecchi, oltre a Benito I\foss o lini, avevano preso posto i colleg hi Michele Bianchi, N icola Bonservizi, Benedetto Fasciola, Giuseppe Dominione, Arturo Rossato , Cesare Rossi, tutti r edatt ori del P opolo d'Italia, ed il direttore d el giornale L ' A rdito, cap itano Ferruccio Vecchi.

IL VOLO

Man mano che gli apparecch i partivano, prendevano quota eseguendo amp i ~ iri sul campo e puntavano verso Bergamo, sulla quale, come p iù tardi su Brescia e su Mantova, si abbassarono notevolmente.

D ue o re e un quarto di volo , i cinque dei sci apparecchi che si erano spinti fino alla città virg iliana, atterravano feli cemente a Ghedi, dove e[3 sceso il sesto velivolo e dove erano convenuti a r icevere i g itanti l 'assessore di Mantova, sig . Emanu ele Margonari, anche in d~~p;:~:~~!~2taili~trtdi~~o:!o~!liC~oii:~~e~~:t~;oi nSa~dr;eGi;~i: ~ con d iverse automobili messe gentilmente a disposizione dal Comanda nte del Presidio mili tare, dalle di rezioni delle banche Agrkola e Popola re, dalla società Ceramica, dai signori Marco Colorni, Luigi Lan:zini, avv. Pirro Rimini e dal sindaco .

I gitanti e rano inoltre attesi dal comandante capitano J acometti e da numerosi alt ri ufficiali aviat ori del camp o di G hedi, i quali offer sero a Mus solini ed ai suo i compagni di viagg io u n ver!llouth d'onore.

APPENDICC : DOCUMENTARIO 397
::re;;ra;t~!~b~

A MANTOVA

Subito dopo, la comitiva prendeva posto nelle automob ili e par~ tiva alla volta di Mantova, dove era stata preparata, a cura del sindaco, una colazione, signorilme nte ser vita, al ristorante Alla Borsa, d al signor Miserocchi.

Allo stesso ristorante erano già con venuti ed atte ndevano il nostro

rappresentanti della stampa cittadin a, il dott. San:1ro Pinzi, s indaco di Marmirolo, il presidente della sezione dei mutilati, rag. Vittorio Muraro, con jl segretario Egidio Bacchi, il direttore della Banca d'Ital ia, sig. Bertaccini, l'amico Gae tano Lombardi, in rappresentanza della sezione lo cale dell'Unione Socialis ta Italiana, il futurista Gino Cantarelli e parecchi altri.

Il generale Paolini aveYa mand ata la sua ad~s io Ue, assa i g r adita. Allo champagne i brindisi batterono H record de lta brevità.

Il sindac o h a detto: « Bevo a lla salu te di Mussolini e all'avvenire della Nazione italiana »

Il nost ro Direttore ha risposto: « Brindo a Mantova, ai valorosi pilo ti ch e ci hanno portato qui, alla g r andezza d' Italia».

IL RITORNO

Dopo la colazione, il sindacp Cerato, l'on. Scalari, l'assessore Margonari e parecchi ancora fra i convenuti, accompagnarono Mussolini e g li altri -della comitiva a vìsfrare rapidamente gli st?rici ·arazzi raffaeUesch.i restituiti dall'Austria dopo l 'armistizio e ricollocati al loro antico posto nel palazzo Ducale

Verso le diciotto ì gitanti lasciarono Mantova pctta ~do con sé il ricordo miglio.te per la co rdiale fraterna accog lie nza. . -

Solo gli apparecclti leggeri rip resero 1a via di Milano, recando a b ordo, oltre Mussolini, i colleghi Fasciol a e Giuliani.

Quest'ultimo aveva· preso posto in un S aml pilotato d al sergente Bodoni, che per un g uasto a l moto re dovette atterrare "in aperta camp agna, su terreno molto accidentato, a tre chilometri da Romando d i -Lombardia, in provincia d i Bergamo. Apparecchio e passegge ri completamente illesi. ·

I raùù aerei, con diversa mèta, continueranno.

IL BRIGANTAGGIO ALLA SBARRA*

COME SONO SCAPPATO

I t r aditori ed i venduti - quelli che nell'ottobre 1 14 giurarono che mai nulla avrebbero fa tto contro il Partito Socialista ed oggi sono diventati i lanzichenecchi della reazione, le penne vendute della b o e·

• Da ll'Avanlil, N. 243, 2 settembre 19 19, XXIII.

398 OPERA OMNIA D1 BEN ITO MUSSOLINI
~;;e;~:i;~j~.efìu!i~da~~11~i~tir~:~à·ou&~a~~~·r.:~x~~\:~ei~~~i~j~

ghesia - hanno dimostrato anco ra una volta la lo r o perfidia, valendosi del comprensibile sfogo dj una novera vedova contadina.

dich5hieif~s:0 &/!:~ d1ri~~lf~t1~r:0 :~:bJ:~ova Corti pubblicata in Pcova anzitutto che essi sono dei falsari, perché alla lettera stes sa hanno abilmente sottratta la da ta, perché non si sappia che si tratta dell'aprile 1904 e che, pertanto, ove effettivamente 10 fos si responsabile di qualsiasi colpa, da allora ad oggi, data la mia vita, data la mia notorieta, chi avesse voluto trovarmi, avrebbe potuto farlo nella Sviz2era, prima, qui in Italia, poi, sempre e dovunque, perché n on mi sono mai nascosto.

Prova in secondo luogo che a questa vedova - cui è stato ucciso in rissa politica il marito - è stato fatto credere che il rcspqnsabile d i quella rissa fui io ed essa lo ha creduto. Pro prio come s i .potrebbe far credere alle madri dei morti nei recenti tumulti popolari che responsabile delle gesta e delle furie omicide cd incendiarie degli arditi è stato il sottoscritto.... che era i n Lig uria quando i fatti. avvenn ero.

Semplice mCnte. -

Ma che io non sfa mai scapp ato dall'America, dove ho fatto tutto ed intero il mio dovere cli uomo e di socialista, che io non mi sia mai nascosto è noto a tutti e specialmente al signor fondatore - coi quattrini borghesi - del giornale della guerra rivoluzionaria.

E g li infatti :

1. fu corrispondente dalla Svizzera, da me retribuito, del g iornale quotidiano Il Proletario, che io dirigevo a N ew York;

2. fu mio compagno, iscritto come me nella sezione socialista di Losanna;

3. fu mio socio in una « Biblioteca di Propaganda Razionalista », da noi fondata, ove stampammo nostri opuscoli e per cui tenemmo attorno nella Repubblica elvetica conferenze su conferenze;

4. fu proponente lui, e suo fratello Arnaldo, d i ordi ni del giorno in mio favore e scrisse e parlò contro i miei accusatori;

5 fu d a me raccoma ndato ad Oneg lia;

6. fu da me e da Angelica Balabanoff raccoma ndato a T rento. Egli ·Sa che come propagandista e come segretario del P. S. I. nella Svizzer a no n solo non mi ~ano mai n ascosto per s fuggire ad ipotetici arresti, sogni di menti vaneggianti, ma mi sono mostrato quotidianamente· in pubblico

Per un uomo che scappa non c'~ male l Ma c'è di più. Vi s o no le mie pubbliche dichiarazionL Ecco infatti quanto si legge nel g iornale Il Prolelario di New Yo rk del 1° novembre 1903 : ·

« Il compagno Serrati c'invia con preghiera di pubblicazione la lettera seg uente:

« Ai compagni.

« Come ebbi a dichiarare al congreno di W. H oboken, 1lb. C E., ed ai compagni che me ne richiesero, li.no d al 22 del de<:orso mese di ottobre i o ho lasciato le cariche e di direttore del Prolelario e di sc,gret:1.rio dell:t Feder:1.zione Socialis ta. Ita li ana,

« Convinto di avu sempre fa tto del mio meg lio e pel P artito e per il

APPENDICE: DOCUMENTARIO 399

siornale, contento delle attestazioni di simpatia e di amicizia che da p iù parti mi vennero, ringrazio con affetto i com pagni tutti e li incoraggio a perseverare nella via buona.

<do r~ terò in America per .qualche tempo ancora, tino a che sarà n ecessar io per la soluzione g iudiziaria del d oloroso fa tto d i Barre Vt. P er questo tempo io sooo a disposizione del Partito, al q ual e, per quanto me lo ·permetteranno i miei affari, sarò sempre lieto di po rtare il mio modesto contributo di attività e di energ ia

« Alle sezioni tutte ed ai compagni il saluto cordiale e fraterno, coll'augurio sincero di contin uo, incessante progresso.

« Viva il Socialismo !

« Prego quanti avessero a scrivermi peisonalmente d i indirizzart' fino a nuovo avvi.so ogni lettera al Proleta,io , 19 Carmine St.

<t. ta C. E. ritiene d 'interprebre il sentimento unanime dei componenti b F .S.I. esp rimendo a l Serrati la sua vi va riconoscenza per la p reziosa opera sua a p ro del nostro Partito, per l'attività sua in5tancabile, per l'energia con cui egli contribuì a raccogliere in un fasciO vigoroso la sparsa falange de i nostri con naziona li emigrati che credono e sp erano nella futura r<-<lenzione del proletariato, per l'intelligente sua opera di direttore d el Proletario nei primi e più difficili mesi della sua vi1a.

« La c. E. della F. S, l »

Ed infatti io rimasi a New York a l m io p o sto, nella mia abitazione, ed andai, per incarico del Partito , attorno per propaganda in p arecch ie parti de gli Stati Uniti, in attesa che la ver tenza g iudiziaria, nella quale io non fui, in 11/li!!la istanza, nep;mre tesfip1om, avesse t ermine, · Il processo o riginato dalla nssa fra sociali sti ed anarch ic i ebbe fi ne il 26 dicembre 1903 Il Prolttario, c he io non dirigevo p iù, diede in tal modo no tizia dell'esito fina le i n data %7-Xn-1 903:

« LA FINE DEL PROCESSO GARRETTO

« Montpellier, 26. - In seguito al verdetto dei giurati, che han no ri tenuto Garretto reo ,di mrrmla11ghrer (omicidio d ie1ro provocazione), la Corté con J annava il Garretto a 10 anni di prigione. Il massimo J ella pena per ma,11la11ghter è prig ione a vita , il mini mo 7 anni. La Corte ha dunque applicato quasi il mi n imo ddla pena.

« Il fatto che delle tre figure di r eato, omicidio in primo grado, in secondo g rado, omicid io con provocazione, il giury abbia accettalo la più lieve, e che la Corte abbia applicato quasi il minimo d èlla pena, dimostra che nella men te dei g iudici popolari e dei giudici dello S1ato sono rimttsti gravi dubbi sulla responsabil ità del G arretto. N oi non possiamo che augurarci che qualora altri .g iud ici non intervengano a dare un nuovo g iud i zio nel caso suo, l'opinio ne pubblica imponga presto o tardi un a abbcevia2ione di pena che attenui le conseguenze di un atto sull a responsabilità de [ quale nessun onesto può non rimanere dubbioso».

400 OP ERA OMNIA DI BENITO .MUSSOLINI

Io r esta i ancora in America liberamente per tredici giorni. ·E poi, finalmente, il giorno 8 gennaio, con un piroscafo della Tran1atla11tique, dando il mio nome e cognome, to rnavo in Eurnpa. E il ProletaritJ d el giorno 9 g ennaio cosl pubblicamente salutava colu i che la povera vedova Corti non sapeva bene e dove trovare per farlo arres tare.

« Ieri p.1rtiva per l'Europa il compagno Serrati, l'orsaniz;:atoce in.faticabile che tanto contribuì al sorgere della nostra Federazione e che ad ess.a dedicò ogni energia.

o: In questo momento in cui vif'ne completamente a mancarci la sua opera tanto effic!l-Ce proviamo uno sconforto ind icibile, e a lui mandi.1mo il nostro saluto commosso che non dovrà ·raggi ungerlo che sull'altra sponda dell'Atlantico.

Prof. Vmc1uo TEDESCHI

Dott. ALBllRICO MOLINARI

Dott. Su J>ll fl),.{A MAGNANI TEDESCHI » .

Giunsi a Parigi negli ult imi giorni del mese di gennaio e v i tenni pubbliche confere nze annunciate dai giorna li e nel febbraio feci ritorno nella Svizzera, dove ripresi interamente la mia attività di orga~ · nizzato re e di propagandista.

Per un uomo che scaf?pa non c'è male I

Per un a ssassino che st nasconde, vfa, la cosa è allegra assai I

Ma allora perché non querelai - come promisi -i miei d iffam atori?

Lo tentai e c i rimisi la mia fatica, anzi quella di chi incaricai della cosa. Ero nella Svizzera profugo. I miei accusatori stavano in Ita lia. Incaricai F rancesco Cafassi, di Mi lano, amico mio d i lunga data, di fare le pratiche. Le fec e infatti per mezzo d i un noto avvocato, allo ra soc1alista, ma, poiché non si riu scì a raggiungere il d om ici lio di u n gerente sconosciuto, m i cons igliò a desistere . Ed io che a llora avevo scarsa fede n ella giustiz ia, ed oggi non ne ho p ili nessuna, manda i al diavolo i giudici e le carte bollate.

&co la storia d ell'assassino che scappa, maledetto da i rimorsi e d e l querelatore che n o n querela. Stor ia discretamente banale, nonostante tutto il baccano che vi fanno attorno i Grisi del capitalismo industriale.

ED UN ALTRO P ÉRCHÉ

C'è u n altro perché. Eccolo· in questa lettera:

Cari Vandelli e Riboni, so che il Serrati lu sporto querela. contro di me. Vi supp lico, in nome del mio bambino e della mia comp:1gn:1, fate r eced ere il Serrati.

Voi sa~te l e mie dic hiarazioni leali, ma punendo me, si gett.1 nella miseria la mia compagna e il mio bambino in nocenti.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 401

Sent i Vandelli, anche tu hai un bambino, e l'adori; in nome del tuQ bambino, salvami.

Io sopporterò tutte le pene dd Partito, ma salv:imi dalla miseria. Scrivimi subito se hlli visto Serrati. Pens.1 che se fossi cattivo non scrive 11:i così.

Ed Ora si rimprovera a me la mia gene110sità. Non commento perché mi ripugn~.

CHI PAGA?*

L'innominabile è un uomo nato calzato e vestito. Sentit e se n~n è vero.

Si fa prestare cinque lire da Valera e fonda subito dopo un quo. tidiano. .

È fautore della g u erra rivòluzionaria e trova un borghese che g li d à i quattrini.

È superbamente difensore delJe rivendicazioni italiane e prende palanche dal Governo franc ese.

È accanitamente nemico delle spie e trova in questura chi paga i suoi debiti. .

È per tutte le più audaci riveridicazioni proletarie ed i capitalisti versano quattrini pel suo giornale.

È un rivoluzionario d'antico stampo e g li ufficiali dell'esercito tentano diffondere il suo foglio fr a le truppe e si dolgono del poco successo che ha in mezzo ai· soldati.

È povero in canna e marcia in automobile giorno e notte, spende a iosa, fa la vita gaudente, L'innominabile è veramente nato calzato e vestito.

* Dall"A vanti!, N 24 3, 2 settembre 1919, XXIII

CHI PAGA?*

Caro Avanti!, per ·dimostrare la inconsistenza d elle mendaci affermazioni del figuro Mus· solini in riguardo « alle parecchie migliai:1. di abitanti » che sorreggono il suo Jibello (vt'di articolo di fondo de! 28 c. m ), noi sottosffitti pouù,m o d oc11 m m1,ire' che qui a Sestri Ponente vengono giornalmente spedite in «omaggio» e

• Dall'A ii,mti!~ N 243, 2 settembre 1919, XXIII.

402 OPERA OMNIA DC BENITO MUSSOLINI
Tuo P.

quindi gratuitamente e non richie ste moltissime copie del suddeuo· libello. E si presume che cosl venga praticato ovunque

T anto p er la verità.

ALAMIRO G1AMI'1EIU, SILVIO GIIIM PIERI, fERNANOO Gi!i.MPJERI, GALILEO GIAMPIERI, MECHERI OMERO, T ANGANELU FOLCO, GtAMPlfRI ENRICO, Arnuo MADDII, M!.ODH ÙTTAYIO.

SeJJri Pone111e, 30 ago110 1919.

Caro A vant; 1 ,

·a proposito di « chi paga? » s i potrebbe anche domandare chi pagava i numerosi giornali borghesi, ·primi fra tutti l'ldea N dZ.ionale e il Po polo d'Ita/;a, che venivano dist ribuiti gra t is in trincea malgrado che i soldati li disprezzassero per le g rosse balle che contavano, mentre l'Avanti .' si limita vano a desiderarlo. fondi segreti per fa prop aganda dell"armiamo<i e· partite? Probabilmente. T uò E. l.Ai.;OJNI

G , nova, 30 t:1gosto l9I9.

Chi paga ? Chi paga ? Chi paga ? La domanda imbarazzante, scocciante perseguita i nostri nemici. ·

C'è un g io rnale che si regala. Chi lo paga? Chi Io paga? Chi lo paga?

CHI PAGA?*

Una trib ù d'illus tri Giampieti, ben cinque su nove firmatar i, scrive da Sestri Ponente all'immondezzaio d'It alia e vuol. sapere chi ha pa- . gato }'jmporto di p oche decine di abbonamenti lrimeslra.li. Riseona iamo subito, ~erch é non abbiamo nulla da nascondere: è l'Uruone Ligure di Mobilitazione Civile con lettera - attenti alle date - del 29 ap rile 191,. Se la tribù - molto scema, J?Cr q uanto non vastadei Giampieu di Sestri vuol saperne di p iù, s1 ri volga al segretario dell'Unione Ligure di Mobilitazione Civile a G enova. · Macachi.

UNA LETTERA DA BRESCIA

Egregi() Mussolinj, il g iornale d i Pagnacca mentisce! Un ce rto Lucar Giusep~ scrive che n ella ca5erma San Faustino venivano distribuite 500 (,inque.ento) copie del g iornale li Po polo d ' Itt1/i.: • Da 1/ Pop olo d' Italia, N . 24 1, 3 settembre l 9 I9 , V I.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 403

I: vero, verissimo! Ma lo stesso collaboratore pussista si chiede : .«Chi p3ga? » ,

Paga l a Lega di Tutela Civile !

Ecco chi paga ! E se l'egregio signor Lucar vuole le prove della nostra propaganda fra i soldati a m ezzo del Popolo d'Italia distrib uito gratuitamente, venga in Via Umberto J N. 9, primo piano, porto a destra, presso la Camera J ell'Jmpieso Privato," e troverà le ricevu te del delitto consumato a danno della sua infame opera di disfattista nella chiesa rossa, Si informino gli eroi di San Damiano sapranno anche eh~ a mezzo del Comitato di Preparazione veniva durante la guerra distri buito i l Popolo d' Italia ai nostri fanti sema che ess i se ne lamentassero, anzi per loro richiesta. Cord ialmente vi saluto. V ostro ·

A. MELCIIIORI

UN'ALTRA TESTIMONIANZA

V eronir, 31 agoit o.

Caro Musso lini, se mi ~ rmctti port o anch'io alcune p rove del disfattismo 1ozzaliJJa. Dai miei appunti di g uerra risul ta q uanto segue.

à

) In data 24 giJ,gno 1917, u n Superiore Comando avverti va che appunto in q uei g iorni un C omita to segre to tentava di diramare delle stampe « i ncitanti alla d iserzione e d' indole anarchica». Ammoniva t estua lmente che occorreva vigilare « acciocché i militari non avessero contatti con gli operai borghesi che lavoravano con J'esercito in zona -di g uerra».

b) In data 12 luglio 1917, lo stesso Comando, diffidava J'o puscolo Per punire i rnpomabili. Pei· non ripetere errori f1me1ti Per vincere ! (documenti per la storia di d omani), che risultava g ià diffuso in alcuni reparti i n linea.

r) V erso la fi ne di luglio e nei p rimi giorni dell'ag osto 1917, si ! constatato che l'Avan1i! trasmetteva in bu sta aperta (ti.) sia agli abbonati che ai militari dei foglietti a stampa in cui venivan riprodotti gli articoli dei q uali la cens ura aveva proibitll la circolazione.

ti) Sotto la data dei 21 agouo 19 J7 ho annotato che risultavano essere stati d iffu si nell'interno del p aese, i n buona parte al fronte, e più specialmente nei luoghi d i cura p er militar i, degli opuscoli contrari alla g uerra, aVenti il t itolo UI- pagd ,M Jolddlo,

Poi rammento benissimo che al fron te arrivarono anche le copie del libro di Romain Rolland Al di Jopra della milchia, edito dall'Ava111i!, che fecero tanto male a Jl' animo dei combattenti.

II nostro P opo fo non ha avuto mai trattamenti di favore dalle autorità militari . Ricord o che nel 1915 apposite circol:i.ri stabilivano una stretta sorveglianza a l utti q uei m ilitari - volo ntari o m cno - che fossero stati sospettati come seguaci di « M ussolini », del q uale si specificava chiaramente il nome.

Anch' io ho subi to l)('r mo lto tempo tal e antipatico trattamento e .... sono s tato sfrattato da u n Corso allievi u fficiali appunto perché, dalle info rmazioni dei carabinieri, risultò che - ai bei t empi - ero socialiua! Poi, i n seguito ( 17 giugno 1916), ebbi anche una punizione disciplinare perch é m and:ivo corri5pondeme a l PfJpolfJ d ' ltnlia,

404 OPERA OMNIA DI BE NlTO MUSSO LI NI

Eppoi, le carogne pussiste blaterano di favori tismi .e partigianerie a beneficio del Popolo d'[t,:lia e dei mussoliniani!

Sa luti carissimi e sempre entusiasticamente solidali dal tuo

I

UNA LETTERA DI P UCCINELLI

Eg regio Direttore, nel suo articolo di fondo del 28 agosto in polemica con l'A vanri.1 c' è una frase che si è prestata ad un Jeplorevole equivoco nei miei rigu ardi. Si a llude cioè ad un individuo, il q uale fu già a l Popolo, , he marda ora in automobile ed è accusato di ave r fatto la spia all'Ava111i !

In questa frase molte persone, a mici e industriali miei clienti, qua lcuno in buona fede, qualche a ltro in mala fede, han creduto ide ntificare me, perché io fui - infatti - a l Popolo , d al quale m i dimisi spontanea.mente pec dare maggior svi luppo ad una mia azienda privata, e perché ho una piccola automobile per uso professionale.

Oca io, danneggiato mora lmente e materialmente da questa s upposizione, mi r ivolgo a Lei perché dica pubblicame nte che nel suo articolo non si alluse a mc ,he mai ebbi ,uppo,·ti di so rta tor, gli awenari del « P opolo », al qua le- sempre prestai la mi~ opera lealm enle e da l q uale mi allontanai senza rancori verso di lei.

Ossequi. Dev.mo

ENRICO PUCCINELLI

IL BRIGANTAGGIO ALLA SBARRA*

MANICOMIO CRIMINALE

I miei nemici s'avvi ano a passi precipitosi verso i l manicomio. La p roçressione del male che mina i loro cervelli è o r;m ai evidente. La sifibde lavora alacremente .

Le ultime due trovate -i due docume nti I - c o ntro di me sono del genere d i quelli che u n crim inalista p otrebbe cat alogare fra i segni p iù manifesti della progress ione della tabe in un cervello d issestato.

Il primo documento, riprodotto con sfoggio di lavo ri zincografi.ci, è una lettera di certo Vochini. Ora, volete sapere c hi è costui ? È semplicemente u no di coloro che .parteciparono alla rissa di Barre, che- fu accusat o e condannato per essa I Da accusato costui si c onverte, dop o sedici anni, in accusato re. Non c 'è malaccio.

Ma dove il dissesto cerebrale dei miei nemici appare evidente, è nel second o d ocumento.... per mo do di dire . Io sono s tato a rruo lato - secondo la l?:azzesca ~ffermazione - n ella lesione straniera in Francia ed ho fatto 11 negriero al Mad agascar nel peu odo che corre d al 1893 a11 897, Il r omanzo h a un secondo capito lo. Più allegro.del precedente.

... APPENDICE: DOCUMENTARIO 405
• Dall'A va11ti!, N. 24,, 4 settembre 1919, XXIII.

Dal 1893 al 1897 il cittadino Pagnacca- al secolo G M Serratiè stato prima a :b.iilano ( 1893), poi ad Oncglia (1894). Ve nute le per.sccuzioni crispine i o sono s tato co ndannato al carcere * al d omicilio coatto e fui nel r eclusorio di Oneg lia e n elle isole di Tremiti e d i Ponza fino al novemb re del 1896. Dopo pochi g iorni di libertà, fui nuovamente arrestato per propaganda socialista, come risulta dal1' Avanti I di quei tem pi, e s tetti in carcere fino quasi alla fine del 1 897. Di tutto ciò sono t estimoni, tra gli altti, co loro che mi conoscono da lunga data, come Giusep _f>C Canep a, Ang iolo Cabrini, Francesco Cafass1, e mille e mille altn.

turpe calunnia, è stato con me intimissimo. Gli ho dato d el pane quando aveva fame, g li ho d ~to del bene, qualcuno d ei m iei più intimi g li ha insegnato a lavarsi la faccia. G li ho a nche raccontato la mia vita, i miei viaggi in Oriente, al Madagascar. Egli se ne ricorda .vagame nte e sul vago imbasti sce il romanzo grottesco e pazzesco: la l egione straniera e i l negr iero.

Ecco la verità.

Uscito di carcere nel 1897, d opo pochi ~iorni fui di n uovo arrestato· e s ulle mie spa lle piovvero nuovi processi politici, perché. - lo sappiano i c ompagni a'Italia - nessuno fra i sociali sti viv:enti ba-subito tanti processi ed ha patito tanto carcere per le nostre idee quanto il sottoscritto.

Uscito in libertà provviso#a, s tanco delle persecuzioni, m i ·decisi ad e migrare a Marsiglia. Fu Angiolo Cabrini, che, nel settembre del 1897, venne ad O neglia a darmi l'addio.

A Marsiglia, con E milio Maèzetto - attualmente segretario della C. d L. di Milano - per la m ia opera di propaganda s i tentò di imprig ionarmi Feci a tempo a ricoverarmi a bordo di un veliero italiano (Nonna Adele) e sopra d i esso, il 4 febbraio 1898 , vele"ggiai per il s ud Africa. Capitano proprietario del veliero eta T olomeo Gandolfo, fra tell o dell'avv Ennio Gandolfo, amico mi o da lunghi anni e g ià membro della D irezione del nostro Partito Sono v ivi entrambi.

Non fec i il signore ·a b o rdo di questo piccolo scafo I Arrivammo a Mananzari di Madagascar il I z g iug no, Sbarcai. Vissi di lavoro sempre e ~andai anche di l à corrispondenze al nostro Avanti ! Poco

~~~J'~u ~oJ~;~r~aiedda

~ullo stesso bastimento. Fui con

A Maurizio mi imbarcai co me marinaio - altro che n egriero Jsopra u n piroscafo del comp artimento di Lussin_piccolo : I rene. Capitano : Zarcon. Con esso fu i a Bombay ed in altri scali, campan do col lavoro Ja mia povera vita d i esule. · •

Lasciai nell agosto le Indie e l'Oceano Indiano collo stesso firoscafo. G iunsi a Marsiglia n ell'ottobre circa, e, sceso in quella citt , mi diressi nella Svizzera, dove g iunsi, a Losanna, a ri unirnù coi miei amici Francesco Cafassi, compagno di domicilio coatto, Em il io Marzetto, compagno di lotte in Francia. Sono entrambi qui a Milano.

• Lacuna del testo,

406 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
che ~p~;~rtc~;u~~~te';~n;,r:r!;!afeifaas!~~?f~:c~ J~}i/~~5~t!g,~rll;
i::~~:f:i

E la legione straniera frances e ? Mai, mai vis ta I Ho sempre avuto un sacro orrore pel militarismo. N elle mie stanche e tormentate veglie d i esule ho pensato a tutto fuo rché a farmi soldato. E il negriero? Giunsi a Losanna con forse cento franchi in tasca, frutto del mio lavoro di b o rdo.

M o rale. Sono un uomo che ba vissuto d,urante la propria g ioventù, che ha lottato, che ha sofferto, che s'è mantenuto fedele alle p'ropde idee, quando mille altri avrebbero piegato di fronte a tante avversità e pcrsecu_zioni.

Ho l'orgoglio di poter dire che i compagni, che affidarono alle mie -mani, tenaci come l'acciaio, questa bandiera,-l'hanno data ad un uomo che ha imparato il socialismo più nella vita c he sui libti e che ha temprato il proprio carattere inflessibile tra tutte le tempeste della natura e degli uomini.

Non ho altro titolo d el resto per la benevolenza del mio Partito. Lo so, Ma stiano ben- certi i nostri nemici ch'essi andranno prima al frenocomi<:> criminale piuttosto che io abbassi questa altissima, invitta bandiera.

L'innominabile cerca invano di tratsi dal .Proprio pantano. Quanto più annaspa d isperatamente b_raccia e gambe 1n contorsioni grottesche, tanto maggiormente s'infanga, Già ormai di fango ne ha fino al di sopra dei capelli. È tutto un fangume, anzi.

Ed eccolo oggi invocare affannosamente la testimonianza di chi lo sorregge e 1o sovviene: « Dite, dite voi militaristi d i professione; voi Graziani, che ho difeso e difendo, quanto sono puco I >).

Che gli vale la testificazione dei suoi complici? A che serve iqvocare di essere purificato da c hi è lurido come lui?

Ed cccoJo oggi accettare, come ultima salvezza, la i nchiesta: « Noi siamo pronti a sottomettere tutta la nostra gestione amministrativa ad un'fochiesta » Furbo l'amico I Egli dimentica che un giorno, quando all'inizio della. Sua fortunata carriera di lanzichenecco, noi g liela proponemmo l'inchies ta, ebbe la s pudoratezza di rifiutarla protestando che in pochi giorni s'accomodano tutte le contabilità. Ed ora - dopo quasi cinque anni I - il cittadino Ciliegia salta su fresco, fresco a· chiedere che si vada a vedere in casa sua che tutto è pulito.

Grazie tante; ma noi ci turiamo il naso e passiamo via, Non c'è fedel minch ione che non capisca che certi incassi non si scrivo no sui mastri, Nelle aziende private - non tenute a controllo continuo di alcuno - quando il d1rettore è fondatore e proprietario, le cifre.contabili hanno un valore ad libitum, cosi come negli affari, del genere di quelli trattati a Ginevra dall'innominabile, non si rilasciano ricevute.

Per i libri mastri e per le ricevute parlano i fatti. Ed i fatti li veniamo esponendo mano mano con una abbondanza e varietà . tale che impres siona quanti ci leggono. L'inchiesta è questa n ostra che facciamo in pubblico Ed è la sola possibile Cosl si d ocumenta il galantomismo di chi nell'ottobre r9I4 g ridava: « Proleta ri, chi vi spinge

APPENDICE: DOCUMENTARIO 407

alla guerra vi tradisce)>, cd era povero in canna; di chi oggi - dopo

è un profitmr di guerra. M entre altri m oriva, egli costruiva la sua fortuna, creava il suo mondo di d ominazione e di ,piacere.

L'ì nch ìesta ? Eccola q ui, l'inch iesta.

Nel P opulaire di Par igi del 4 maggio con., il deputato Majeras scriveva :

« .Mussolini è que l socialista italiano che non resistette, or sono quattro anni e meno, a lle offerte di un sensale ( antico deputato socialista francese, passato di poi all' antibolscevismo alimentare), il quale gli fornl i mezzi di fon da.re contro l'Av.anlif un giornale " interventista". Vale a dir che né l e minacce di M né le sue ~mancerie d i tempo addic1ro non odorano tanto di santità da poterci impressionare»

E più ta rdi sullo stesso giornale ·(del z g iugno), Amedeo Demois insis teva :

I tr isti disertori del social ismo italiano sono Mussolini e consort i, i quali si aggrapparono alle cos tole de!rlntesa; è con danaro f rancese, avuto a mani del cittadino D., che Venne fondato il Popolo d'Italia; sono Mussolini C compagni che hanno fabbricato inte raml;'Ote· - contro coloro che essi han no tradi to .....:... l'accusa r idicola di essere venduti alla Germania ».

Perché l' ii:ttegerrimo predicatore della guerra fascinatrice, della d~;t~;t

come carbone - dalla sua parte ?

Perché non ha fatto ricorso ai t rib unali, lui che si se.i:ve d elle que5tu~e·~:h~eni~

p ag a ? Chi pag a ? >>. •

Pi acenza, 31 agoJJ o 19 19.

Signor Se rrati, in questi g iorni leggo sull'Ava111i ! la nota Chi p11ga?... contro il Popolo d ' Italia.

Pe rtantOy p er debito di cronaca e per la verità, mi compiaccio di rammentarle quanto segue. Ndlc prime settimane d ell'Armistizio, quando i prigionier i italiani ri tornavano dall'Aus tria e dalla Germani.a., si formò a Gossol engo (Piacenza) uno dei tanti concentramenti. Pe r q ualche giorno venne dis tribuito a questi prigionier i, a mig liaia di copie e gratuitamente, il Pepo/o d'Italia.

lo stesso gi ornale in q uell'epoca p ubblicava che faceva le suddette d istribuzioni gratuit e a Gossolengo.

Ora mi domando e domando a Benito Mussolini: Chi pagava questa distribmdone gratuita?

Gruie, se vo rrà rammentare a l pubblico tutto questo. Saluti vivissimi.

408 OPERA OMNIA Dl BENITO MUS SOLINI
::i:r:/r1~~iai~~aQgu~~~~a ;att:i~~~:0 ia p~~~1~a;!t~ !ur;~t~0 e~~e a~r:t:~p~~
hltn et: ~~::\~iia;i~dic(~tdaiJecu::r: coscienze
oe~;e:;1~,'
~~~~7:cffti 1t~{s~e~o 5 ~~~ ~~:~~t:~cl~ad~~~nda « Chi
* *
G. F. G . M. SERRATI

L' ERO E AL FRONTE *

Casale .Monf., 29 agosto I !J I!J

Cato Avanti!,

Mussolini, l'arditissimo, dove era, al fronte, nei mesi di novembre e dicembre 1915?

Che fece p er svignarsela ?

Che cond otta e hbertà aveva all'ospedale?

Siccome prevedo che egli non r isponderà lo farò io st esso.

In quei tempi io andai all'ospedale « Quartiere deg li Alp ini)> in Cividale, a ffetto da a ppendicite. Un bel giorno un compagno inferm ie re di Conselice, da me conosciuto colà, venne a l mio capezzale e m i annunzi ò l'arrivo in detto reparto dell'arditissimo Mussolini ... .

Ch ies i subito di che si trattava: se era gr avement e f etito o ammalat o (la mia ingenuità !). !\fa l'infermiere m i rispose che, avendogli egli stesso m isurata l a febbre, t rovò 37 (dico trentasette) g radì. E p e r parecchi g iorni sempre così.

n es!:~ ~~td~:o uda:~: :nr:~cmsie

bre, caso contrario ritornava alla trincea. Ma Mussolini fu il ben ven uto .... per tutta la burocrazia dell'ospedale. .... Molti complimenti da una dama della Croce Rossa, am ica, mo lto amica, del tenente medico. Un m inuto di tempo che ebbi, mi recai da lui, convi nto d i t rovarmi da vanti a q uel rivoluzionario del la bella guerra di c ui g ridavano le gazzette ; ma mi ero ingannato, poiché il medesimo mi apparve m olto soddisfatto di esser c olà al sicuro ; si lagnò solo che i so ldat i italiani non avevano rispetto v erso i rivoluzionari .... della bella g ucna I

D omandai perché fece il corso d'u fficiale (benedetta la mia in~e· :n u ità !). ~Mi rispose ch e n on aveva fiducia negli ufficial i «borghes i».

Lui solo avrebbe avuto il c o ragg io da rivoluzionario di portare ai re· t icolati il bersagliere italiano c on grand e slancio....

Mentre egli affe rmava questo, un cap. magg . della sua compagnia, un bergamasco, che er a anche lui nel nostro reparto a mmalato di ti fo , m i ass icu rava che Mussolini, appena sentl i primi co lpi dei canno ni austriaci, fece s ubito domanda per fare il corso di alliev o ufficiale, e cosl per tre mesi si allontanò dalla linea del fuoco.

Ed ecco che allo scadere dei t re mesi, proprio nel momento in cu i d oveva far vedere il suo coraggio, entr ò all'ospedale tanto agg ravato da permettersi di passeggiare tutto ir giorno col direttore d el· l'ospedale e da potere ottenere a lla sera, in barba alla disciplina-, il suo bravo permesso d 'uscita fino alla mezzanotte.

P assegg iava per Cividale con la sua signora, mentre , a noi, umili militaci, una disciplina rigidissima impo neva alle .za, }O il s ilen zio, Tutti a letto, andie i convalescenti E la trincea ci aspettava.

* Dall'A i,,Mtil, N 245, 4 settembre 19 19, xxm:

APPENDICE: DOCUME NTARIO 409
t ~o::vilt~~pi~=~vrae1t:~0 • ::sie~? fet

Poi, passati così allegramente quei pochi giorni, un treno 0 5pcdale portò il signor Mussolini in Lombardia.

In quei giorni i g iornali borghesi lo dipingevano molto soffere nte: ... Da allora si preparava Caporetto....

Saluti .

ex soldato del 48- A,rtig_lieria.

SOLIDARIETA

VOLONTARI DI GUERRA UDINESI *

Da Udine ci mandano questo telegramma:

C.Onsiglio Volontari g uerra Ud ine plaudendo campagna ffl!}S50!iniana contro sabotatori vittoria che ci restituì amato Friuli-auspica completa sconfitta nauseabondo direttore sconcio A vanti f.

Facci,!mo un'eccezione per questo telegram~a e rintinciamo a pubblicare moltissimi altri telegrammi e lettere che ci sono giunte sullo stesso tono. La solidarietà degh amici ci piace, ma non ci è necessaria. Siamo appena agli inizi della furiosa bat taglia che dovrà smascherare molti personaggi di quella vera e propria associazione· a delinquere che è il pussismo ita1iano.

0 Da I/ Po polo d'Ita!ùr, N. 243, 5 settembre 1919, VI.

I DOCUMENTI

L'INTERROGATORIO DEL COMPLICE IN ASSASSINIO •

N e l numero di m artedl 2. settemb re, P agnacca affe rma tes tualmente che dopo il truce assassinio di Barre Vermont egli rimase agli Stati Uniti << in attesa·che la vertinza g iudi ziaria, nella quale egli non fu, in u ltima i stanza, . n eppure testimone, avesse termine ».

Abbiamo $ià notato la _ reticenza gesuitica che si cela dietro le r.arole e< ;n t1/hma istanza », ma noi sbattiamo .sul grugno di Pagnacca il testo dell'interrogatorio da lui subl~o davanti all'autorità giudiziaria dello Stato di Barre Vermont. Pag nacca ha mentito. Spudora/amenlt mtnHlo. Il figuro « chiacchiera >) Ma jl documento schiaccia. La r ipro· duz ione su dùhé del documento fotografico che ha il testo in inglese. non è p ossibile colle rota tive. Diremo s oltanto che ~'.interprete d el

• Da I/ Pop ol o d'llalia, N. 243, 5 settembre 1919, VI•

410 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Serrati al processo sj chiamava Nicola Ghilarducci. D i {'iù, n el nostro opusco lo di imminente pubblicazione (Pagnacca. LA ,pra N . 8), ripro-durremo l'interr ogatorio del Serrati in Corte d'Assise

MADAGASCAR ! *

Pagnacca nega - con troppo lusso di particolari - di essere stato soldato della Legione Straniera al soldo della Francia, al Madagascar.

Pagnacca conferma intanto di essere stato al Madagascar. Dice che ha « lavorato ». In qual mestiere?

L 'accusa di essere stato legionario della Legione Straniera s:Ii è stata fatta molte volte e da altre pubblicazioni e da altri uomiru.

Pagnacca non ha mai fi ~tato.

Tutti sann o che alla Legione Straniera si entra senza dar n ome e cog nome. Di più la legge francese vieta di dare il nome d egli appartenenti alla L egione Straniera.

Là negazione di Pagnacca è quin di assai co moda.

Del suo passaggio a l Madagascar non resta propri o n essuna traccia?

Lo vedremo

* Da li Popolo d'llalia, N. 243, S settembre 1919, VI.

CHI PAGA?•

Sestri Ponentè, ;-9-r9r9.

Caro Mussolini, la tribù dei Giampieri ha chiesto sul giornale d_elle spie e ·dei tra• ditori chi paiò le copie del P opolo inviat e ad alcuni cittadini di qui.

Tu hai già ri sposto esaurienteme nte fornendo pure l'indi rizzo dì coloro che possono dare maggio ri spiegazioni. Io però voglio ora informare i conigli sestrcsì che il numero d egli abbonati, miei concittadini, al tuo giornale, è cli molto aumentato dall'aprile ad o ggi, perché tanti dì coloro c he lo ricevettero in omaggio dall'Unione Ligure di Mobilitazione Civile, trovandolo il vero e g enuino interprete degl'interessi della classe lavoratrice, hanno sentito e compiuto il dovere ai abbonarsi in proprio.

Aggiungo alcune domande, alle quali non verrà di certo risposto con troppa facilità da parte deg li scemi della tribù su menzionata.

Chi Ila pagato le abbondanti distribuzioni gratuite del fog lio di Pag nacca e di altri libelli innominab ili, effettuate in nume rosi com izi?

Chi pa$"a le iniezioni di caffdna propinata senza risparmio da par te dei negrù r, alle masse incoscienti ? ( + )

* D a Il Popolo d'ltitlìa, N. 243, } settembre 1919, VI.

APPENDICE; DOCUMENTARIO 411
PIERO DAGHINO
27 • XIII

ALCUNI PERCHB *

Perché G. M . Pagnacca notl ha mai que relato la Cronara S011uersi11a di Barre V ermont ?

ta internazionale N. 8 non ha mai querelato l' ~gita-

Per ché il complice nell'assassinio di Barre V ermont no n è mai stato arrestato o espu lso dai cantOni svizzeri?

Perché non fu a rrestato dopo il prncesso di Pradamno?.

Perché godette di tante straordinarie agevolazioni nel periodo de.I carcere?

Perché non r isponde alla nostra catego rica domanda sul doppio S ?

' Da Il Popolo à'Jtalia, N. 24;, ) settembre 1919, VI.

GIORNALI A GOSSOLENGO*

Alla domanda di un anonimo che da Pjaccnza chiede a mezzo del1'Avanti! chi pagava le copie del P opolo d'Italia- distribuite grat uitam ente al campo di ex-p rig ionieri d i Gossolengo, l'amministrazione dd Popolo potrebbe rispondere: noi stessi. Ricordo inf;atti che il g iorno z8 novembre 1918 jJ nostro g io rnale pubb licava una corrfapondenza d'un suo redattore recatosj a v isitare q uel campo . ll giorno stesso i o , d'incarico dell'amministrazione del g iornale, portai a Gossolengo a lcuni pacchi di copie per venderle a quel ca.mpo, do ve eran conce ntrati oltre quarantami la reduci dall a prigion ia, i qua li, saputo d ella v i sita e dell'inchiesta del redattore del Popolo, attendevano c on v ivo desiderio il giornale. E n e seppi qualche cosa io che, appena entrato n el campo con uno s trillone, fumffio circondati da u na folla enorme di ex-pr igio nieri. Alcuni sprovvisti di tutto o ffri v ano un fra ncobollo per poter leggere V endemmo oltre duerpila copie; ma· la notizia del nostro a rrivo si era propagata nel campo e la folla aumentava sempre e la vendita si faceva oltremodo difficile, Allora, col prof. Massaretti, corrispondente d el Popolo da Piacenza, decidemmo di distÙ· buire~ratù le copie rimaste , ciò che facemmo fra l'entusiasmo dei poveri soldatJ E non solo dicasi di giornali grat is, ma anche qualche mezzo t oscano che avevo con me, Ricordo che uno al quale avevo regalato il g iornale e un mozzicone d i sigar o, mi disse :<< Mì avete ridato la v ita », D opo di quel g iorno furono invia te come di consueto le copie a Piacenza, ma sempre per ordinazione del nostro ri ve nd ito re di colà,

• Da li PQp.t;/o d'Italia, N. 24 3, 5 settembre 19 19, y1.

4 12 O~ERA OMNU DI BENITO MUSSOLINI
zio1t~eJf~o:/
CHI P AGA?
-·1

che si occupava della vendita anche a GoSsolengo. E se il giornale era diffuso fra i poveri soldati reduci . dalla prigionia ciò è dovuto alla campagna vig orosa che fin da allora il Popolo combatté in loro favore. .... E che fo continuata strenuamente ii.no all'accog Umento d i quasi tutti i desiderata dei r educi dalla prigionia. ·

Capo Ufficio Spedizione del Po}IJ!o d 'Italia

NEL COVO DEI BRIGANTI *

PERCHÉ

Un egregio signore, che no n cOnosco e che no n mi cono sce, ci scrive:

Eg sig. d irettore dell'A"ami.l Sig. Menotti Serrati, Milano.

Le scrivo per farl e notare un gravissimo errore ddl' A vanli!

Ella raccoglie le immondizie degli scherani rinnegati e pagati da ll a borghesia, addetti a quel fetido giornale che è l'esponente della peggior malavita politica milanese e loro accorda l'onor della polemica.

Dopo il fa llimento della guerra italiana, specie nei rapporti degli ;;illeati, che mantenevano quel giornale, non le p:ue che dia presenti 2 quei mascalzoni un certo d iversivo e ·loro dia indirettamente ossigeno con della rlda me insperata ? .

Que lla gentaglia è finita, e polemiizare con lo ro non è che pro lung:ar loro la vita Sappiamo <:he sono venduti.

Signor D irettore, per carità, 2 quel nucleo di delinquenti doppiamente traditori (trad itori deJ loro Partito e t raditori dell'Italia che consegnarono schiava agli a lleati), non dia ascolto, non li segua specialmente in polemit a. Soltanto sarebbe pa~abile se qualche volta li coprisse d i vituped, come si tratta i rinnegati ed i p iù schifosi cani arrabbiati.

Mi scusi e coi più cordia li saluti ed ossequi devotissimo

A. P. ex combattente.

Il consiglio che A. P. mi :porge e che da altre par ti mi viene, io lo misi anticipatamente in prauca allora quando, per ben cinque anni, mentre infuriava la s trage, mi rifiutai sempre di anche soltanto accennare al lurido figu ro che il P artito Socialista s'i; scaldato nel seno. Anche oggi io sono perfettamente conv into - e g ià lo scrissi - che

• Da ll'.AvaNti !, N. 247, 6 settembre 1919, XXIII,

APPENDICE: DOCUMENTARIO 413
ENRICO PAN'l'ALEI

questa polemica se rve al ve nduto c ome dive rsivo e toglie a l nostro Avanti I tempo e spazio che megHo varrebbe dedicare a cosa più degna. Ma è p ure a nche necessario mettere nella lo r o luce g li a rnesi che predicarono la g uerra e la fece ro fare dagli alt ri; i lesto fanti, che parlarono alle masse di ideali, e si riempiro no il ventre ed il portafoglio e

il martirio dei buoni, la mrée d el tristi.

lo n on scrivo dunque per il disg r aziato istrumento della reazione. Scrivo pel pubb lico, il q uale lo va g iudica ndo nelle sue manicomiali conto rs1onì sifilitiche. E va giudican do con lui chi se ne serve

Io sono u n t ruffatore. Ho truffato il mio Partito. Il mio Partito che caccia l t ruffator i, come i venduti. Ha cacciato l ' inno minabile ; ma non h a cacciato me. Per ché non ho q u erelato i m iei di ffa matori? N o n è facile querel are d alla Sv izzera in America o in Italia, soprattutto quando si è p overi in canna. Nella Svizzera h o sempre perseg u itat o in tutti i m odi i miei calunniatori e in diverse ri p rese, con d iversi m odi, contro tutti e sempre, ebbi rag ione-.

Savino V ar azzan.i , allora seg retario d el Partito , fece , dietro mia domanda, una inchiesta, scrivendo alle sezioni socialiste neg li Stati Uniti, e ne ebbe la conferma della mia piena, .amp issima innocenza ed onestà.

N ella Svizzera, a Zuri ~o, la C. E. del Part ito nominò, d'acco rdo con gli an ar chici, una commissio ne d'indagine I socialisti eran o T asin, Orsetti, Marani, i quali, dopo aver c o nstatato che gli accusatori si ri fiut avano di fo rnire le prove, deliberarono - u-7-'04 - di ritenere quei libelli « n on deg ni di considerazio ne» L'innom ina to lo sa Più tardi, a Lug ano, u n'altra commissione, composta di Lerda, A llevi e Lazzari - giudicando in tema di una lune;a e cattiva beg a d i Partito - emise un lo do in c ui dopo aver e d ichia rato << essere

f~ifa::eer~~~ : d!!~n~~:~a~~ ~~c~~~!n:mt:~~1 g Ji ones ti.. )> (Lu gano, 28 -7-'06).

E il dottore Allevi, ulteri ormente, a Milano, di suo pug no, scriveva:

« Dallo svolgimento dell a questione io riportai la ferma convinzione che il Serrati in America foss e stato vittima d el l'equivoco di qu alche anarchico fa nat ico e scriteriato.~ Dello stesso parere furono i compagni Lazzari e I..crJa ». (Milano, 31 gennaio 1915) .

Il d ottor A llevi aveva v isto giu sto

Il fatto di Barre Vt. fu uno dei tanti episodi di vio lenza settaria, quali se ne sono avuti a centinaia in Italia. Prendere mc r esponsab ile di quello sarebbe pr oprio come chiamare r esponsabile Costa o Ferri d e lle risse che d1sg raziitamen te sono avvenute nel loro nome :B ver o che i o fui arres tato; ma è anche vero che avendo dimostrato agli scabbini la mia perfetta innocenza fui assolto - no n in Corte d ' Assise - ma nel p n mo giudizio d'istru ttoria, secondo g li usi e leggi amer icane..

414 OPERA OMNIA DI BENITO M
USSOLINI
ncll~~~;~~~:tiu:~!~n~ri~~:~~~s1!Ju\~t:t
~°::~r~:·a mostrarla~ome
. IO
s;~;=ti~\

E i g io rnali borghesi? . Mi erano contro e me ne vanto. Solleticavano anche gli "anarchici pur cli abbattere me, che avev o creato con tro · la camorra coloniale dei Bassotti, dei V icario - sfrutta to ri indegni dei nostri emig ranti - un giornale quotidiano sociàlis ta, istrumento di redenzio ne pro letaria. Io non ho mai cercato, in nessun momento della mia vita, d i a vvicinarmi, come che sia, ai bo rghesi e quest o mio di sdegnoso appartarmi non mi ha certo creato delle s impatie fr a mezzo a loro. N essun Naldi si attenderebbe di abbordar mi. No I Del che sono lietissimo

Ma io godetti, per contrO, sempre tutto l'affetto dei miei compagni, che n o n ho mai tradito per danaro italiano o francese o tedesco. Di ques to a ffe tto mi diedero prova i compagni d' America quandodovendo nel 1 904 scegliere il loro propagandista in vece nua - affidarono a me - spia, assassino, scappato dagli Stati U niti I - i ] compito della scelta. Feci il concorso nell'Avanti ! (novembr~ '904) ; ebbi lettere d a diver si, fra gli altri da Ettore Ciccotti, che raccomandavami il Vacirca (19•11•'04) e scels i Arturo Caroti.

Queste c ose sono notissime all'innominab ilei il quale di questi giorni, p er il suo servizio di informazioni, si va servendo di un certo D. R., g ià disg raziato negoziante a Zutigo, · cacciato dal nos tro Partito per i suoi intimi rapporti con quel Regio Consolato C'è di tutto in quella fogna: Venduti, p ederasti, spie!

Gae~!~;z~~nj~t:

- eg li fu con me, con noi alla difesa mia e del nostro P arti to contro gli attacchi dei miei e nostri nemici. E fu proprio in quei tempi che mi si legò d'amicizia, protestandomi il suo affetto, Ho qualche sua lettera che lo attesta. In una - 16-12.-'IZ - egli scrive: « Credimi sempre t u o amico nella mala e nella buona ventura ». Amico.. .. fino a q uand o vennero i quattrini francesi I

In un'altra letter~ (3-3·'08) l'innominabile scrive d a O neglìa : «Ora che sono ad Onegha, av:cei caro di corioscere prima di tutto la tua famiçlia cd i compagni locali. Fam mi tu che mi conosci d eUc « creden,:z iali ' e raccomandami >), Il fatto di Barre era già avven uto ed anche le polemiche c'erano già state

Ed io l ' ho raccomandato sempre, tutte le vol te che me lo chiese, e l'ho a iutat o , perché n on credevo ch'ei fosse un disgraziato capace di t radimento.

Ieri h o r icevuto una lettera di ch i conosce assai bene i fatti d'America perché era colà allora come vi è tuttora. Trattasi del dottor Simplicio Righi di Carpi socialista interven.tista - di p assaggio p er l'Italfa. Egli mi scriv e:

Spero, anzi ne sono sicuro, che uscirai vittorioso dalla campagna veJcnosa e personale che sta infuriando contro di te.

E la legione straniera? Quella è la più alle~ra fra tutte le buaggini inve ntate dal comprato dell'oro francese E l S.? E l a m ia t ranquillità nel la Svizzera? E il mio soggiorno delizioso nella italica galer a ? Sono argomenti che abbandono all)allegria del let tore. Se io fossi vera~ mente amico dei governanti non sarei altro ch e u n a mico d egli amici dell'innominabile .

APPENDICE: DOCUMENTARJO 415
~:f1\~ c~:~~a ~j5l~io~~s~~~?i~a;~

E i danari di Bela Kun? .Li ho pr es i e H ho v ersati pubblicamente al m io Partito , Se d ai miei compagni rivoluzionar i me ne verranno d egli altri, li p ~enderò ancora, lo dirò eg u almente e ne farò lo stesso u so. Ma l'innominabile li ha p r esi p er sé, tradendo il P artito, ha taciuto e tace e da allo ra è passat o dal campo o p eraio in quello dei p adroni. Qui sta la vergogn a su a

È u n coniglio : un coniglio fen omeno : :rugge. L a g ente, che IO vede e n on lo conosce, l o piglia per u n leone. È andato Jn ·guerra quando n on h a potùto farne a meno e in guerra ha fatto l'er oe a p arole, Lo d icono 1 s uo i compag ni, Uno scrive :

O n Direzione de ll' A vanti!,

Benito Mussolini fu con me a l fronte. Non prese m ai parte a nessun assalto. Al momento dell 'attacco si squagliava stmpre passando dall' una a ll'altra compagnia con la connivenza, naturalmente, del Comando. A l Comando aveva dato ad intendere che i soldati neutralisti volevano « fargl i la p elle» e il Comando ( che per ordine .1uperi ore aveva il compito di garantirgli la p elle) g li permise perfino d i portare la r ivoltella.... per d ifendersi dai neutralisti. Ricordo che il mio tenente ( dì cui non ricordo H nome, ma che era u n napoletano e che potrà ricorda re se legge rà q uesta lettera), al quale feci presente l'enormità dei permesso di p ortare la rivoltella, mi disse a voce alta e presenti altri soldati: « I.ascia fare Quando verrà l'ordine d i avanzare agguanterò quello là (Mussolini) per il collo e lo vNrelTl.o alla p rova ! » .

L'ordine di attacco venne, ma M ussolini non fu p iù visto! Il tenente mi disse che a ve11a cambiato compag{!ia!

Noi soldati vedevamo che, in rea ltà, tutti q uelli che avevano voluto la guerra .... la facevano fa re ag li altri e ci accoravamo con tro questi veri imbo· scati . I veri disfattisti furono gli inte rventisti t Sono essi i maggiori responsabili d i ùpor etto !

G (llltrrau, 4 unembre 1919.

E ÙGCERO e x caporale dell'XJ bers.

E G iovanni Piana ~ggiu nge da O neg lia:

Lo schifoso brigante della penna assicura dunque di esser ~i convinto del la colpevolezza d i Menotti Serrati nel fatto di Barre Vermont dopo iJ 1904, fJer. eh~ tino a l 1904 in Italia ed in Svizzera non era nota che una sola versione : quella d i .... Pagnacca.

Non è vero perché i giorna li ana rchici d'Italia - e in prima linea fra questi l'A llarm~ di G enova - fJr« isamente nel 1904 avevano aperta la sozza campagna contro Sei:rati.... spia ed assassino.

Nc n j .vero pcrch~ il b rigante - venuto ad Oneglia nel 1908 con. fratern a raccomandazione di Menotti e da noi fra ternamente accolto ed amato - ci parlò iocid~ talmente diverse volte delle accuse un tempo rivolte a Menotti crune di cose assurde e spreg<"voli G li stessi d iscorsi il brigante r ipe teva in casa Serrati,

4 16 OPE RA OMNIA DJ BENITO
M USSOLINI
LUI
~i

che g li fu sempre largamente ospitale e do\'e spesso e volc-ntie ri, in nostra compagnia, si r ecava a consolare le sue afRizioni (allor.:i ... !) di cronico squattrinato.

No" è 11ero perché nel 19 13 il brigante tornato ad Oneglia per invi to nostro - nell°occasion e di una conferenza p er la lotta generale politica - fu n uovam ente ospite d ei Serrati, i quali - la mad re specialmente! - non immag inavano mai più che in casa loro entrasse un serpente di questo genere . D al l 904 al 1913.... eran dunque passati nove anni da quando il brigante conosceva la sola versione di.. Pagnacca. ·

T anto ho creduto bene di ricorda re - e ne son testimoni tutti i compagni di Oneg lia - perché il pubblico dei g alantuomini possa misurare la levatura morale d i questo detrito umano :al q u ale un giorno anche noi - ingenui!c-bbimo il torto di voler bene sinceramente.

Oneglia, 4 Jrttembre 1919.

Ma altre, altre cd altre a nç_o ra dcci Sc smentite farò ingoiare al triste arte

per mtfteni al servizio della Francia?

L°agt'nzia lA notizia pubblica stasera :

« Tra due giornali milanesi si è accesa in questi giorni una y io lenta polt'mica Ben ito M ussolini attaccando i l dirt'ltore de1J·Av,:111til lo accusa, era l'a ltro, di aver fatto opera di spioriaggio r ivelando ad un ufficiale addetto al Comando Supremo un progetto r ivo luziona rio del Partito Socialista. Questo perché in un rapporto di detto ufficia le info rmato re i l socialista era indicato con I ~ iniziale S.

« Ora possiamo assicurare che Benito Mussolin i è fuori di strada. La S. del rapporto non indica Serrati, ma u n nolo. car_icaturista socialista ».

Caschiamo addirittura nella pochade. È il ridicolo massimo che investe i « Gdsi >) fino ad affogarli. Non più Serrati, ma Scalarini.

No, nessuno dei due Chi conosce il nostro caricaturista sa che eg li conduce una vita ritirata e che no n può essere affatto informato di quello che avviene nelle sfere diligenti del nostro Partito.

È chiaro che si tratta di u n m ascalzone che per carpire q ualche fra nco all'imbecillità di (adorna a vrà vigliaccamente fatto a casaccio il nome di qualcuno d ei nostri. ·

• Dall'A vanti.', N 24 7, 6 settembre 1919, XXJII.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 417
~!S~~e~~~//,~: ~~;11!~:j~:IIC~~COJ/
M. SE RRATI
~;:ut!%~n~~!aQ~;a:,~
G
*
LA « POCHADE »

LA GRAGNUOLA DELLE SMENTITE

IL « POPOLO » AL FRONTE *

Novara, 4 -j - JJIJ.

Egregio Direttore, ho letto sull'Avanti! che Pagnacèa asserisce che il Popolo d'Italia era di~tr ibuito ai soldati al fronte gratuitamente. Accusa falsa, delittuosa e perfida. Il triste figuro mente, pur sapendo di mentire, ma ella, egregio Direttore, batta sodo e continui nella requisitoria contro .il volg are e pestifero caporettista. .

Avrà sempre ed incondizionato il plauso di coloro che la guerra ha n fatto per salvare l'Italia ed anche i giolittiani ed i p ussisti n ost ra ni, ch e di Caporetto sono i maggiori res_ponsabili e che ora sfru ttano un episodio di g uerra per farsene un piedistallo e ripre ndervi il potere paurosamente abbandonato alla r esa dei conti o ad instaura re Ia ditt atura mass imalista.

Non vero che il Popolo d ' Italia fo sse dato ai soldati g ra t is, non è vero

Nella mia qualità di ufficiale p ropag andista e consulente regg imentale (aprile 1918) ricevevo daglì uffici P. dei Comandi Super iou i g iornali che dovevano essere distribuiti gratuitamente ai soldati. V'erano il Messaggero e la Tribuna di R o ma, il &sto del Carlino ed il G iornale

!ojoJe1aJojo~!ld~J,:J~on~~~=~i1~o~~:/d opuscoletti

Al s uo giornale era dato l'ostracismo, benché fosse desideratissimo. P iù tardi, dietro vive e rcr,licatc i ns iste nze dei miei fanti (maggio 1918), riuscivo ad ottenere dall Ufficio P. dell'Armata un cong ruo ml mero di copie del Popolo d'Italia, che gli spacci cooperatiui uendcvano ai soldati, come tu/li gli altri giornali, a ,entesi111i dnque la copia.

Ecco, eg regio Diretto re, l a pura e semplice verità. Si provino gli incoscienti pussis ti a smenti.cmi

Ed ella continui nella sua campagna e sempre avanti... .

Cap. dott. M ARIO MOREN GO

* Da // Popolo d'Italia, N . 34'.i, 6 settembre 1919, VI.

DOCUMENTI*

J.1ila"o, 27 ag o1Jo 1919.

Spett. Ditta, vediamo mlle colonne di altro IJNOJidùmo , la vostra. pregiata pubblicità e crediamo fare a voi rota grala rammentandovi il nostro giornale per un eventuale contratto

• Da Il Popol o d' / Jalia, N 24'.i, 7 settembre 19 19, VI.

418 OPERA OMNIA DI BENlTO MUSSOLINI
1e1mAf::fft:~j:

li ~rescente svj luppo dell'Avanti / e la sua fort issima tiratura e diffusione oramai a t utti no ta, ci esime da u lte rio ri quanto inutili illustrazioni. I prezzi che noi pratichiamo sono mitissimi t d aisai al di S()/to di quelli di altri q uoti · diani. Ciò vi deve stimolare a tentare l'esperimento che non mancherà di essere soddisfacente

Da parte nostra vi assicu riamo che faremo tutto il possibil e per facilitarlo

Restiamo pertanto in attesa di un vostro cortese i nvito e manderemo senz' altro un nostro incaricato.

Con ossequ io

Giornale Avanti!

L'Incaricato per la P ubblicità (F.to 111.le)

Questa circolare è stata mandata dal g iornale pussista a molte grandi ditte lombarde Bisog na leggerla attentamente. È untuo sa E. di perfetto stile commerciafe. N o i, per nostro conto, n o n tro viamo scorret to che il q_uotidiano pussista cerchi ri nforzare la cassa, mediante la pubb licità de1 g randi indus triali arricchiti d i guerra, dei g randi « pescicani >), d ei padroni sfru ttatori, ecc.

Ma perché il fog lio p ussista fa il moralista indig nato e il furibondo catone, quando il nostro povero e proletar io giornale manda u na innocente circolare ai suoi abbondati ?

T artufi!

CONTRO LA SOZZA CANEA SOCIALISTA*

A) compagno di trincea Benito Mussolini.

Ho letto sull'Avanti I Figurati se io, che ti sono stato co mpagno di trincea per ben due anni, abbia sorriso a leggere la letterina aeJl'artigli ere pussista Poche parole bast ano tanto per fart i g iustizia, e tanto per mettere la carog na a piena conoscenza di qu anto tu hai fatto. Sappia quind i il s ig no r 48 artiglieria che sc i stato in v iato al corso allievi ufficia li, e colà g iunto qualche comandante della vecchia guardia ti ha respint o subito al reggimento di provenienza.

Dopo· l' ultimo tuo JXI1es-rin ag g io da Vernazzo allo Jawo rcek (km. 80), a mmalatoti, t1 avviasti verso Cividale in mia compagnia, allora ammalato d'infezio ne a lle gambe per piccole ferite no·n curate ; poi fummo a Cividale e Treviglio, come d ice l'informatore. Sosta 14 g iorni: guarito uscito sotto le nostr~ responsabilità, ciò che può essere testimoniato dal. direttore d ell'Ospedale, signor maggiore Bezzola, abbiamo avuto venti .giorni di licenza, terminata la q uale, partimmo alla volta di Ferrara. ~ui v i rimanemmo per diciotto g iorni. Facemmo pressioni al Comando perché ci avesse mviati al fronte. Finalmente, fa tti armi ,e bagagli, partimmo quasi alla chetichella alla volta d el

APPENDICE; DOCUMENTARIO 419
D a Il Popol o d' Italia, N . 24 ) , 7 settembre 19 19, Vl.

fronte, o ve nessun o rdine era giunto pe r il n ostro arrivo Giungemmo alla sera del1'1 I febbraio alla P asserella di Saga, salutati da svariati < ( 305 >), che cad dero a poche centinaia di metri e tro vammo il z.3 ° battag lione d ell' 11° bersag lieri che p ar tiv a p er il Rombo n, E fu · su questa t erribile p osizio ne ch e p iù v o lte andammo di pattuglia, talv olta in sost ituzione di qualc):le p adre d i fami glia.

Di ci ò può testimoniare il co lo nnello Beruto, ora ge nera le D al Rombon, passammo al V olaia e là , come sempre, tene mmo i B lockhaur di prima linea. Poi, d opo il riposo di Valdogna, ti ho rit rovat o sul Carso, alla deliziosa quo t a 144, Questa è la verità, Saluti sincerissimi dal tuo

ORE STE RE ALI

A iut ante di batt, ferito e d ecor ato

UNA DICHIARAZ ION E DI A N AR CHICI MILA NESI•

Afil~no, 2 - j - I j2j

A Benito M ussolini,

Noi che fummo i maggiori perseg uitati dalla p o lizia ; che s oli go· demmo i rigori della legge eccezionale, sia nelle isole che nelle g alere; che no n fummo i p rivilegiati degli sghe rri; che n o n fu mmo mai intaccati oé po liticamente né idealmente, perché delle nostre idealità siam o s tati e siamo t uttora, nella nostra ve cchiaia, i perseguitor i dei su oi fini: abbatt ere imperialisti, militaris mo e capitalismo; che interve ntis ti della primissima ora, soddisfa tt i siamo della modesta opera nost ra esplicata co mu nque durante il period o della guerra per n o i pre tta. mente rivoluzio naria, ta nto che ab bat té imperi e spezzò spade. Siamo ora . nau seati d alla iWziata per sonale lotta cont ro di voi i.ngaggiata dal farabutto ch e t enta o ggi erigersi a su pe ruo mo e puro purificatore della società mentre s fru tta }' ig noranza .d ella pecorile m;issa, che no n sa, n o n p uò e mai c omprenae rà in mezzo a quan ta malafede, quanto fa ngo e sozzura viva, p erch é l'ignoranza sua è buona fede.

Rit o rnando colla me nte al nost ro settimanale c he fu il Grido della F olla ch e pubblicavam~ qui da l t90 :t al 1907, giornale molto letto e d apprezzato a nche dag li avversari più accaniti per serietà, giustezza di p ropositi e perché n o n fog naiu olo, ricordiamo benissimo di aver inchi.odato alla gog na G . M. Serrati-Pag nacca diffidandolo fra i c omp agni tutti rerché spia, assass ino, s fruttatore ed agente p ro vocato re, anzi o ltre ai precisi connotati," perché non sfug~isse alla _ m e mo r ia d ei comp agni, demmo pure un riuscitissimo suo ntratto.

Ricordiamo bene che il n ostro b uon G alleani e mo lti altri compagni d'America, di Svizze ra e _ d ' I n gh ilterra, oltre che d'Italia, scrissero su g iornali , opusco li, vohlnrini no n p o co sul conca del Serrati

• Da Il f>qp olo d' I t«lia, N . 24 5, 7 settembre 1919, VI.

4 20 OPERA OMNIA
DI BENITO M USSOLINI

stesso, che, protetto da consoli e poliziotti, campava bene la vita sfruttando gli uni . e gli altri e sempre danneggiando compagni ed amicj, Tanto possiamo affer mare noi .e possono confermare tutti coloro, e sono migliaia, che, conosciuta la losca figura del Senat i, d a uomini coscienti non si sono lasciati sorprendere dalla malafede di quel ciurmadore, che, alJe inve ttive più atroci, alle accuse più precise che da oltre 1, arutl gli si sono gettate e gli vengono tuttora lanciate, non sa ribellarsi.

Vi salutiamo augurandovi che quanto non abbiamo p otuto noi fare per far conoscere alle masse l'uomo che ora trovasi alla direzione d i un gio rnale qualunque esso sia, possiate voi riescire ad ann ientarlo e a rigettarlo in fondo a quella putrida fogna ove sempre ha vissu to.- '

I vecchi anarchici milanesi interve ntisti (pronti, se occorre, a sottoscrivere). .

CHI PAGAVA?*

M i lano, J settunbre I j l j.

Caro Mussolin.i, mi sa d ire l 'Auanti ! il perché tutti i giornali austriaci riportavano articoli suoi durante la guerra e specialmente l'Eco dd Litorale (giornale prettamente clericafe), il quale ospitava detti articoli in prima pagt~~o del litorale, poi, veniva distribuito gratuitamente ai prigionieri di guerta italiani n el campo di Mathausen !

E perché il giornale della Imperia/ regia fortezza di Trento - il RiJVtglio - in un suo articolo di fondo, ripor tando un articolo del1' At11111/i !, lo faceva precedere da questo commento : « Ripo rtiamo puramente e semplicemente dall'Avanti!, unico e serio giornale italiano! i>.

N o n è tutto que sto, che posso precisare con dati, un indice ind i· scutibile di alleanza morale col nostro nemico ?

E cosl s i p reparava CaPoretto l

Il seg retario Assoc, volontari d i g uerra

QUIRINO CROCE ex-prigìoniern di guerra

"' Da Il Popolo d'Italia, N. 245, 7 settembre 1919, VI.

CHI PAGA?*

Smigaglia, ; -9 -1 919 colla sua solita pe~fida idiozia, l'Avanti I chiede « chi paga » i ma~ nifest i italianamente antibolscevichi di cui vanno.tappezzandosi i muri.

Carissimo Mu·Ssolini,

• Da Il Popolo d' U«/ia, N . 245, 7 settembre 1919, VI.

APPENDICE; DOCUMENTARIO 421

Saprebbe dirci l'organo del pJl.r « chi l?aga » certi foglietti che vengono . largamente distribuiti in ques ti giorm, firmati « i soldati rivoluzionari r ossi» ed incit anti e minaccianti la rivolta? Saprebbe dirci l'organo del Pili « chi pagava » certe stampe caporettistiche che venivano diffuse durante la guerra ?

Continuate nella vigorosa lotta, o Mussolini, ché l'Italia di V ittorio Veneto è con voi per l'ultima d efinitiva vittoria.

NELLO ZAZZARIN I

IL GENERALE BORIANI E IL FOGLIO PUSSISTA *

Caro Popolo, mi è capitato sott'occhio un numero dell'Avanti I della settimana scorsa, dove si dice che il generafe Boriani avrebbe fatto fucilare nel 191 degli arditi di un certo r eparto d'assalto A parte il fatto ricordato nel Popolo che in CJUCI _periodo i .ceparti d'assa lto non esisteva no n emmeno e per viepp 1ù d1most.cate la malafede di quei signori del pru, credo opportuno far no to che il colonnello di S. M. Boriani è stato promosso generale soltanto ·nel 1917; che ha sempre comandato un reggimento e una brigata in linea, facendosi benvolere da quanti, ufficiali e soldati, lo conobbero; che il colonnello Boriani è stato g ravemente ferito nel 1917, mentre alla testa dei suoi fanti andava all'assalto.

Tanto per la verità.

T enente GUIDO DAL rozio

Via Castiglione, 6. Bol~gna

• Da Il Popolo d'Italia, N. 245, 7 settembre 1919, VI.

CHI HA DISTRUlTO G LI ABSBURGO ? *

B ergamo, J settembre Ijlj.

Caro .Mussolini, come mai non lo hai rilevato ?

L'Avanti!, nel suo numero 240 del 30 passato, stampa che il compagno Turati telegrafò a Schte rer, direttore del giornale M orgen, la sua esultanza e le sue congratula zio ni perché l'Austria si fosse finalmente liberata dal dispotismo degli Absburgo.

In g razia, chi l'ha soppressa tale dinastia t Se non sbaglio l'Ital ia. Con q uale mezzo l'ha soppressa? Se non sbag lio col mezzo della guerra, perché altro n on ce ne sarebbe stato.

422 OPERA OMNIA - DI BENITO MUSSO LINI
"I
• Da Il Popo/,;, d'Italia, N. 245, 7 settembre 1919, · VI.

E Pagnacca ha dovuto inghiottire questo po' po' di ama[o come fosse uno zuccherino. . Del resto ha dovuto inghiottirne anche delle altre, come per esempio « l'azione idieta e nefanda » e « la pace cagoiana >). Ma Pae;nacca, cui fa comodo un po' della popoladta e della autorità di Turati, d eve passar sopra a questo e ad altro.... molto altro.

Continua la tua campagna contro tutti questi impostori che per le loro bieche mire hanno sempre il proletariato in bocca e se ne fanno

s~~~tf:~1 l~e::e~:~~!g~a ":C;:~:i i;r~i~e;:d~~/a°~~1{?ft~fl~ tutta. ·

UARIO Z ANAR!Nf

Torino, ) 1 ago.1/0 JJJj

Caro Serrati, chi scrive è staro per qualche tempo alla direzione del servizio fotografico della marina. Passato u ltimamente il laboratorio nei locali d e ll'uffièio speciale in via Monte Brianza, 85, ufficio spedalc che s i trovava prima in via Zanardelli, 7, lo scrivente vide a[rivare il giornale del mantenuto della Questura, in omaggio all'ufficio speciale. Non me ne sorpresi, ma pensai che avrebbero potuto un giorno tornare utili le prove di questo fatto, e tali prove ti trasmetto oggi senz'altro.

Veramente Benito è già smascherato, ma un documento di più in

~ff~t~u0o~i!sfiserfluo.

Bre.1cia, 4 selle111bre 1919.

Spett. Redazione dell'Avanti I

H o visto oggi una le ttera a fi r ma M elchiori sul g iornale innominabile, nella quale si tenta giustificare il Chi paga? per la diffusione gratuita di detto giornale. .

Civ~ )~isJef1~tan~~~~/~ftt~~i paga è jl « Comitato della L ega dì Tutela

Se tu•. caro Avanti!, sapessi come è stata creata e di che person e è composta questa L ega, hon potresti che dire, come diciamo noi: Sfido fo, sono tutti arricchiti dalla guerra, comunque gente che ha sempre vissuto senza lavorare ! Noi che h conosciamo bene potremo all'occorrenza farti i nomi e raccontarci le singole istorie.

Intanto il tuo direttore che in quèsti giorni viene cosi volgarmente e vilmente insultato dal proprietario del foglio innominabile; potrebbe

• Dall'Avanti!, N. 248, 7 settcrnbre 1919, xxm

APPENDICE: DOCUMENTAR[O 423
:::~i~~.
CHI PAGA? ... •
1~~~:\
A. D.

d ire a codesto signore che chi ha tradito la causa del proletariato per il denaro dei pesdcani non merita neanche l'onore di una risposta qualsiasi

Il proletariato tìùene sempre il compagno G. M. Serrati degno in 1utto della propria stima.

Cordiali saluti.

Un cameriere br~ciano

S u tri Ponenfe, J Jellembr,: r91g , Caro Avanti I,

il foragg iato Mussolini tenta giu stificarsi contro la nostra categ orica e per lui imbarazzante domanda, riguardante 1 sovvenzionatori del suo lurido libello, mentre invece si annega nella melma che lo im l ratta da oltre cinque aruù.

Rispondendo a n oi, egli ha confermato implicitamente che chi pagi il suo vomitatoio « non sono i proletari e neppu re gli idealisti », ma « b cnsl i p estìcani dell'indus tria » per il tramite 'dei loro satelliti. Poiché ç accertato che le varie « Unioni di Mobilitazione Civile » el sin1ilia sono genuina emanazione del pescecanismo.... e d elle R. Prefe tture.

li fatto poi di aver risposto alla sola « tribù Giampieri », tacendo j nomi dei fratelli Maddii, Tang anelli e Mecheri Omero, ci fa supporre che vi sia un losco ispiratore, che, per ragioni alquanto... , igieniche, se ne sta dietro le quinte.

Ma attenti ai mali passi

ALAMIRO GIAMPIERI

SILVIO G I AMPJERI

GALrLEO GIAMPIE ill

FERNANDO GIAMPIERI

Caro A va"ti I,

leggendo la campagna del « cittadino Ciliegia » ho potuto, da buo n osservatore, scoprire (è la frase) una cosa importantissima.

Il capitano degli arditi Ambrosini ti autorizzava a pubblicare il n ome del commendatore che rabbo11J Mussolini, citando il nome di Carminati. ·

Ora, in tutta fretta, un commendatore A. Car minati si difende.

Ma chi è cOstui? · ·

A Milano vi sono due commendatori Carminati A.

A ngelo Carminaci, console del Montenegro ed a capo di mo istituzioni... • patriottiche, Attilio Carminati, noto industriale meccanico.

Chi è, allora, quell'A . Carminati che . si difende ?

Sapeva di essere proprio l11i ?

424 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Perché tanta fre tta ?

E p er ché, io m i do mando, non ha protestato anche l'alt ro ? Che sia p ro prio il caso di ritornare al vecchio adag io : « La prima gallina che canta.... » c o n quel che segue?

Ma vi h a d i più.

Se n o n errn, tn Milan'o o paesi cir convicini, vi sono altri Carminati dai titoli pom posi.

E allora chi è il vero e reale ?

Il reb,~ deve essere sciolto I

Intanto che siamo in arg omento : Si potrebbe sapere perché n el cortile dell'innominabile vi è in perenne giacenza un tratto di re ticolat o foggiato a « cavallo di Frisia l>?

R ag. M . c. A.

IL BRIGANTE NELLA MELMA FINO AL COLLO *

LA STORIE LLA· DELLA « S »

I n un r app o rto dal generale Cadom a , in data 8 g iugno '1 7, si informava il ministero della propag anda s ovversiva n el Paese. Cadorna, che decimava i suoi soldati al fronte con quell'esito che s'è v isto, avrebbe v o luto che il G o verno decimasse i socialisti. P er questo e ra l'amico del cuo re dei fascisti. Che lo portavano alle s telle.

Come arg otrlento d~cisivo contro di noil il Cadorna r iferiva una «co nfidenza» scritta di .un agente informatore, alla qua le dichiarava p erò di « n on poter d are caratte re di assoluta attendi b ilità »

Q uesto informatore riferiva di aver av uto un lungo c ollO<Ju io con S. e di av erlo condotto a parlare delle deliberazion i della D irezione del Pa rtito . Abbiamo già riferito p er intero il rapporto d ell'info rmatore ed esso è così e vide nteme nte di fabbrica 1oliziesca che ogni u o mo in buo na fede non ci c r ederebbe, come, d e resto, poco vi ha creduto Cadorna.·

M a i briganti dell a penna rac co lgon o tutto il sudiciume . P er lo ro non c' è argomento da trascurar s i s ' esso p are giov are all'o p er a calunniosa.

Onde ecco li chiede r e ins istentemente :

« Chi è l ' S, a cui allu de l 'infor matore? >> .

E insinuano in I?ari tempo che S. possa e ssere Senati. E r ipetono a sazietà la lur ida msinuazione.

-Ora ecco ch e si viene a sapere che - s econd o le dichiar azioni fatte da tempo dal generale Cadorna al giornale La Nazione di Firenze, n o te ora m ai in tutti gli ambienti giornalistici romani - S. n o n è, seco ndo l' info rmatore, Serrati, ma Scalarini I ·

T ableau, che r ot o lo ne I...

Ma dunque 5_calarini parlava coi confidenti? N o, n o 1 Solo un informat ore tanghero può dire cose del g enere. Alt ri a v reb bero pot uto a r chitettare meg lio la « co nfidenza». Ma li paga c osl p oco i suoi strument i il G o v erno d ' Italia I

* D.1ll"Ava1tti!, N. 249, 8 settembre 19 19, XXUJ .

APPENDICE: DOCUMENTAR[O 425

Sta!arini, che rivela ad un confidente i disegni della Dice zfone del Partito, un colmo. Tutti sanno infatti che il nostro caricaturista è l'uomo più lo ntano del mondo da tutte le riunioni e le discussioni e le deliberazioni di Partito.

Dunque né Serrati, né Scalarini.. .. ma solo u na sozza invenzione di u na spia, alla quale Cadorna dichiarò di non poter dare tarai/ere di a11olula allendibi lità. B l a spiata lurida fu elevata dai banditi della penna come arma buona contro di n oi.

Lurido i1 confidente, ma lucid issimi i Grisi del capitalismo.

VOCHI N I

È il testimonio cit ato contro di me, Si tratta di un morto, di unsuicida. Si tratta di un uomo che portava un nome non su o , perché fuggito dall'Italia per o micid io. Non incrudelisco contro · una memoria, mi difendo contro un accusatore, che era stato egli st esso accusato e condannato.

Emilio Vochini, ìl suicida, accusava me per liberare se stesso. Accusava me, l'assolto, per difendere se stesso, accusato e condannato. Constato il fatto, non commento, non incrudelisco contro il suicida pseudonimo.

TRUFFATORE?

. Ahimè, che se tutti coloro che hanno fatto un debito fos sero t ruffatori, le galere sarebbero piene di P odrecca, di Vecchi, di Reconat ini, di D inale, di Rossato, di D ominione, di Giuliani ed altri simili Mu ssolini I ·

Ma io ho per l'amico Cilieg ia un fat to preciso. Cos tui pubblicò fino al 1914 una rivista Utopia, pt:r la quale intascò anticipati abbonamenti a nnui . A d un tratto sospese le pubblicazioni. ,

A chi ha reso conto del di naro incassato per gli abbonamenti? Come ha indennizzato gli abbonati defraudati del promesso abbonamento?

So che quando sospese q uella pubblicazione l'amico Ciliegia era povero in canna, tanto da fars i prestare poco dopo cinque Jire da Paolino Valera, ma so anche che dopo d'allora ha g uadagnato _ tanto da poter scialare la vita.

Li ha restituiti quei da nari ?

E, poicbl! siamo in materia di quattrini, si ricorda l'amico Ciliegia di una certa « Biblioteca di propaganda r azionalista )> fo ndata a Ginevra dal sottoscritto, con Luigi Piazzalunga e con l'amico stesso?

Si ricorda che l' uno e l'altro di noi due, girando per la Svizzera a scopi di pro_paganda, vendevamo i parti nobilissim i del nostro ingeg no ?

E si ncorda che c'era uno, lui, che si dimenticava sempre d i rende re i conti all'azienda comune ? .

B dato che siamo in questa materia, ricorda il cittadino Ciliegia, Losanna, Annemasse, Tolmezzo, Oneglia?

Ricordi, ricordi e - poiché oggi anche le quest ure gli saldano i

426 OP.ERA OMN l J\ DI BENITO MUSSOLINI
fcd!'~ig
~~t~rao.:_a5:t;{tc;;o ~t~o~~;\v~ef J::t~~- di
i:~!~~a~u~i~~rda

debiti - veda se sia possibile che il s igno r questore facc ia un giretto a beneficio di tanti aspettanti. Oramai invece delle cinque lire di Valera ci sono in portafoglio i franchi francesi e gli ,htquu dei capitalisti,

FURBO, QUEL BISCHERO I

L'innominabile - a riprov~ della venalità dell'Avanti I - x,, ubblica, con tanto di diché, una ci rcolare della nostra amministrazione per la ricerca di inserzionisti.

Eh ! no, no, amico Ciliegia. Tr..a. le nostre circolari e le vostre c'è questa differenza: che noi ai sig nori industriali cediamo spazio per

contro gli operai che lo ttan o.

Voi vi v endete politicamente.

Noi - ci d iano g li i ndustrfali o non ci diano le Joro ordinazionisiamo e resteremo bolscevichi. Voi v i girate a tutti i v enti p ur di pi. gl iar quattrini.

ANCHE IL MONTE DI PIETA !

Avevo due valigie. e due cappotti. Ed eravamo poveri io e lui. Io gli affidavo valigie e cappotti. L ui gli portava al Monte. Ed io dividevo con lui al magro tavolo di un ristorante antialcoo lico il r icavato del pegno.

E quest'oggi costui mi rimprovera di essere salito al 1fonte per me . Evidentemente la sifilide lavora, lavora, lavora....

UN TESTIMONE CHE SA

Caro Serrati, non volevo intervenire nella polemica (Jird anzi ne!Ja battaglia) che stai facendo all'uomo più nefasto che il mondo abbia visto mai, perché reputo che da solo sei capace di sfatare la turpe leggenda rimessa a galla di nuovo, 1

Siccome però mi hai citato, non vorrei che il mio silenzio fosse interpretato da quella canaglia come contrario alle tue documentazioni.

Anch'io avre-i preferito non polemizza.re; con simile triste uomo, non è ammessa la discussione. Sì, C'gli s~ di affC' rmare dnicamC'nte, falsamente, bri· gantescamente, delle canagliate. da lui ste,sso sfatate n ella Svizzera, quando dopo essere stato il mio mantenuto ed i l mantenuto di molti nostri compagn i (Fratelli Bertacchini e CarC'tti di Parma), era diventato il tuo mantenuto.

Allora gli anarchici, SC'Condo l ui, non erano altro che gli escrementi sodali, la zavoua, il manicomio, e piuttosto che entrare nelle file anarchiche si sarebbe tolta la vita. Oggi invoca Galleani a salva rlo e toglierlo d'impaccio dalla melma putrida che gli ule alla gola e a lui lancia i suoi soliti sperticati elogi, salvo domani metterlo ali.a berli na se dovesse contrariarlo.

I socialisti italiani, i compagni 1utti della Svizzer:i. e dell' America sanno come stanno le i;:ose. Furono fatte dai socialisti ddla Svizzera delle inchieste; io stesso, che a quell'epoca ero segretario della sezione e membro della C E.

.APPENDICE: DOCU MENTARIO 427
!~ri:1fa1:edtts~OJ~Ì ri~:~~~j~r!s~a;~~tr:~: !~;fJis!:ti~:t:~:t:g~ir!~~~~
2s. . xnr.

~el P3ttito Italiano nella Svin era, scrissi 11.i coinpagni di Barr e V., i quali ci rassicuraro no che tu n o n avevi . :ilcuna res ponsabilità. di quel triste episodio, e ci raccomandavano d i d ifendere ovunque l' opera tua di p!Opaganda e di orga, nizzazion e svolta in America.

D ebbo ricordai-e a questo trfate arnese, ormai kgato mani e pied i a lla borghesia, che egli sa l'esito della inchiesta di Zurigo e che per divulga rlo girò parecchie città della Svizzera in difera del rariHimo compagno G, A-t. Serrai;, Sa lutto ciò, sa di dire il fa lso, sa di essere abbietto sino al disgusto, sa d i essere infame, sa di aver sfruttato i migliori compagni, 5a di averli traditi, sa di essere nella fogna più putrida e nauseante ove sia per affogare, e chiama disperatamente combattenti d1c non hanno mai combattuto, volontari di guerra che non hanno mai fatto la g uerra, interventisti che non sono m ai inter ven uti, traditori e venduti di t utte le risme e di .tutte le tinte; sbarng liati Inni quèsti, chiama, chiama dispera tamente Galleani, come un g iorno chiamò Bissolati, perché g li aveva p romesso Il nos tra fucilazione, e, no~ essendoci riuscito, gli tirò poi il calcio nella s ch iena. ·

Tutto ciò egli deve fare . la borghesia glielo ordina, glielo comanda, glielo paga.

lasciamolo cont inuare, dica pure Pagoa.cra, Spia N 8, t ruffato re, coi soliti .ti toloni bluffisti , coi document i che g li procurarnno i suoi <legn i emissari; siamo ormai abituati a lle smargiassate dì cOstui , di questo u omo da llo sgua rd o truce e dalle pose da uomo coraggioso

I compagni socialisti di t utti i paesi conoscono l'opern tua e l'apprezzano , mentre disprezzano l'op era del p iù grande dei traditori delle masse prnletarie .

2AN:-JINI G AETA NO della Camera d el Lavoro

N. B. - Se pubblicherai l'opu scolo, t i prego riservarmi q nalch e pag ina , do ve illustre rò p er filo e per segno la fig uri di Benito Mussolini di Predappio, d al suo arrivo a Losanna, sino alla partenza dalla Svizzera.

G. Z.

UNO CHE RJCORDA

Piacen za, 28·8 -' 19.

Caro Serrati, sono un operaio che non fa parte e non milita in nessun pa rtito SonO organizzato n <;Ila Unione Sindacale I t3liana ed ho stmpre fatto dei mio meg lio per organizzare la mia classe e p er difende re e conquistare il diritto conculcato dei prolelari. Sorio Stato anch'io nell'Ame rica del Nord <lai 1902 al 19 05, nel M assachussets e nel Maine, e fedele e devoto l ettore e abbonato della Cronaca S ovverJiotJ e del giornale ll P1VJletariò, settimat"l.1ie e quotidiano da te diretto, al qua le, fra g li altri collaboratori, eravi Benilo M usso lini.

S u n trucco indegno, sono parole ad effetto, 5ono canagliate, s ono armi da. spiantati;- la colpa che ti si fa da l Mussolini per l' omicidio di &m'! Vt. ( ho con1ribuito a nch'io alla difesa degli arresta ti) come per tutte le· dtre panzane messe in giro, che nemmeno M ussolini cr edeva, perché collaborava al Prolet1J rio ei·a solida le cC>n te e · con b. Fed erazio ne Socialista. lt;i.li ana T anto per la vcrill. ·

428 OPERA OMNIA DI BE NITO MUSSOLlNI
ALESSANDRO BONDIOLI

CHI PAGA?.. .

Dudrio, J seltem br ~ 1919.

Caro Serrati, da var io tempo, con una puntualità esemp lare, a vari pubblici esercizi, a qualche organizzazione operaia e a parecchi privati, giunge (q uantu nq ue non richiesto) il g iornale li Popo/Q d'Italia, con tanto di fascrtta, come si usa con gli abbonati.

Una. doma nda : Chi paga?

La Seiione Socialista

Caro Ai-anli ! , ho )etto sul tuo giornale Chi p.1ga? Chi paga le <lieci copie del giornal e dei produtto ri e combattenti che arrivano tutti i giorni all'Ospedale Maggiore?

Pi questi abbonati se ne possono avere dei milioni, Saluti

Un i nfermiere

MUSSOLINI AI BAGNI

I[ direttore d i q uel ta l giornale milanese che non si nomina, è da tempo ospite ing rato di Senigallia. Non ostante il suo prudente incognito, e il falso nome di prnf. Guidi, si scoperto subito chi eg li era.

Gli appart amenti, qui, costano un occhio; eppure lui poteva - con la fa. miglia - prtindersi il lusso di tenerne due a proPria disposizione! Forse pet meglio sottratsi alle dimostrazionceile ostili dei ragazzi! Il 18 corr egli doveva foce la sua coraggiosa appariz ione pubblica con una conferenza patriottica, preannunziata dal locale organucolo de lla massoneria, e indetta - nientemeno !dalla « Sezione Mutilati» . Sede degna era i! Grand'HOJel Bagn;, che r accoglie la colonia bagnante più ,hi, e più.... sporca! Senonchi, alrultimo momento, egli si è squagliato, e a tutfoggi deve ancora ricomparire ! PerchO Forse per la meri/ala accoglienza che il popolo gli stava allestendo e preparando? Senigallia operaia è schiettamente rivoluzionaria, e non permetterà mai che code:sto sinistro figuro e q uei quattro interventisti ed imboscati che g li terlgono bordone, vengano in meizo ad essa a portare: la loro parola di traditori

Dal Progresso di Pesaro deJ 28·8·1919.

La fine d ella bella guerra ha scatenato nel nostro paese una muta di cani magri, tulli desiderosi di addentare l'orso e la polpa di qualche stipendio e di qualche ufficio. lo spostatismo si ! posto alle calcagna del capitalismo. Avendo imparato in guerra l'uso della violenza, vuole utilizzare questa sua nuova abilità ad acctescere ·godimenti a se stesso, ass wnendo la difesa del padr onato.

Già qualche industriale comincia ad esser e stanco di q uesti difensori che gli

APPE NDICE: DOCUMENTARIO 429
IL RICATTO

costano cari, che lo ricattano, che lo piglia no per la gola, vantando servizi che non rffidono, vendendo polvere di pimpirimpa!'!'I e fumo.

Ma g li spostati dalla guerra mordono e non mol lano la preda. Essi chiedono ins istentemente. Og ni gio rno circola una drcolare che bussa a quattr ini. H anno molti bisogni gli spostati della g uerra, amano il vino, le donne, sCialano volentieri. Quindi, i padroni , se vogliono essere Jifc-si dal bolscevismo, paghino, paghino, paghino!

D a L'lt~lia AnJibolJCevica, giornale settimanale politico Redazione-Amministrazione : Via Crocefisso, 27. Milano, 26 luglio 1919.

Pregiatissimo Signore, siamo convinti che il noS'tro periocliCo ab bia i ncontrata ·1a fiducia di V . S. d opo la intensa ed efficace propaganda combattuta dal giorno ddl3 nostra nascita e massimamente intensificata nei g iorni 17, 18, 19 e 20 corr . luglio in tutta la Lombardia, Lig uria· e Piemonte e che certamente ha. contribuito a frenare le mene pussis te che tentavano di a ffermaxsi negli ul timi giorni del tentato sciopero generale.

Ci permettiamo non solo chiedervi l'abbonamento al nostro periodico, ritenuto dal primo numero, ma quanto vorrete dare del vostro intelligrnte appoggio all a. nostra campagna a sostegno tota le pa rticolare dell'industria e d el Javoro, facendoci tenere fumata l a q ui acclusa circolare.

Con osservanza

La Dire2ione

Evidentemente costoro che si vantano di avere frcòate 1e mene pussiste hanno di mira soltanto gli interessi dell'industria e del lavoro, non quelli del proprio ventre. Sono degli idealisti q uesti rivoluziona ri. messisi al servizio dei p adroni I ·

CARABINIERI E SOLDATI

Verona, 4 Jttt t mbre 1919.

Caro l1.Va11ti.1, l'organo magno della reazione, il giornale dei pireltisti, dopo di essere stato costretto a pubbl icare la versione data dal sindaco (deric-ale) sul tr uce m isfatto d \ Lainate, tenta giustificare l'operato dei va ri Cuccurù con la sorda osti lità che lo smobilitato nutre verso il carabiniere

Ora, per quanto ta le giustificu ionc non sia applicabi le alla tragedia di Lainate. ove mancò assol utamente q ualsiasi provocazione, io domando: Chi ha provocato q uesta ostilità? Il carabiniere oppure il soldato? Chi di noi smobilitati di pdma linea non ricorda con avversione quegli sgherri, che, per un nonnulla, per averci t rovati su di una carretta dopo una marcia estenuante, per u n buco nella giubba, quando per servizio scendevamo i sola li dalla l inea, e per altri delitti del genere ci fa cevano appioppare 15 giorni di rigore ?

430 OPERA OMN IA DI UEN ITO ~IUSSOLINI

C'è dovere e dovere, caro signore del Corriere !, ma l'espl icazione del p roprio . dovere può essere fatta con un tantin o di buon senso e di serenità. Il carabiniere (già.... non andiamo a cercare il buon senso della benemerita! ...) ha smipre in veito contro il soldato p er puro spi rito di persecuzione L'ha sempre cercato per ·« sfot. terlo )) . Si sentiva d più fo rte. Aveva p ieni poteri . E ne approfittav a.

Lo domandi a tutti i soldati che furono in prima line·a, quel signore! D omandi ai salmeristi chi è e cosa faceva il carabiniere! Lo domandi, visto che egli, certamente pel fatto di non essere mai stato sul posto ad accertarsene personalmente, vede tutte le cose attraverso le relazioni dei Barzini, Fraccaroli e C., e gli occhiali postigli da lla borghesia che lo fo raggia....

Uno che ha ancora le stetlette

CHI PAGAVA?

L'« AVANTI!» DIFFUSO DAGLI AUSTRIACI •

Caro Mu sso lini, a pagnacca, che va s trepitando << chi paga?», fammi il piacere d i chiede[g li chi pagava le molte copie dell' AMnti I che g li austriaci lanci avano sulle nos tre trincee, per propaganda, insieme ai vaci E co delle Trincee, Voci del Pùw_e e simili lordure che 1a tipografia dell'Undecima Armata aust[iaca stampava a Trento per le nostre truppe.

I soldati della 41a e 142a (Bdgata Catanzaro) e quelli del 7° e 11° bersaglieri (Brigata Coralli) hanno più volte raccolto sulla fronte <lella 9EL Divisiqne (Val d'Astico, V al Camugara, Val d'Assa), specialmente durante l'inverno del 1917 e sino a tuttala primavera del 1918 , q11asi ogni giorno, insieme colle altr e pubblicazioni austro-tedesche d i propaganda anti-italiana, diversi num eri e diverse Copie dell'Avanti !

Ch i pagava e perché il comando au striaco e l a direzione del Nach Truppen (pattuglie di co ntcopropaganda addette ai comandi di unità combattenti) sentivano di potere distribu ire nelle n ostre trincee, accanto alle lo ro pubblicazioni, il g iornale di Pagnacca J?C C tentare di d isg regare ancora la compagine dell'esercito che sul Plave aveva ritrovato tutta Ja sua fede e la su a fo [ Za ? La risposta non vcn à certamente, ma n on è necessaria Tuo

• D a If Popolo d'Italia, N, 247, 9 settembre 1919, VI.

FAVORITISMI? ! *

Caro Mussolini, le accuse che ti muove il fog lio pussista di chi paga il g iornale e di p[etesi favoritismi, hanno richiamato alla mia mente una circolare

* Da li Popolo d'I1ali r1, N , 247, 9 settembre 19 19, VI.

APPENDlCE: DOCUMENTARIO 431

del Comandante il Corpo di Spedizione in Francia, generale Albricci, ~,~iaÌfidÌs~ii~:J!a 5 ~ u~:;~,t~~/a/ì~.ale faceva espresso divie to agli . .La circol~re iq parola ~u pro".oc~ta ?~alcune.mie ~orr~spo~denze JnVlatc per riparare all'cv1dente 1ng 1uStlZJa C all' m esr!Jcabile silenzio

t~~:~,~~mando nell'illustrare le gesta gloriose de soldato d 'Italia

Ora io vorrei domandare a Pag nacca se è cosl che poteva favorirsi il giornale.... '

Affettuosi saluti, Tuo

CHI PAGA?*

Car~. 1fossolini, chl ~aga? Pagano i preti. A Cremona i miglior i ammi ratori e sosteniton Oell' AvanJi ! s ono i clericali. A nome di ç}iuseppe Speranzini, segretario politico del vescovo Cazz:mi e di Mig lioli, va aggiunto u·n altro nome: quello del proletario con/e Idelfonso Stanga, conserv~toreclericale , arcimilionario.

Anche costui tempo fa ha inviato all'Avanti I lire cento, In faccia a quei porci puoj sbattere queste notizie che non ver· ranno mai smentite.

* Da li PQ/HJ/o d'li:rlia, N. 247, 9 settembre 1919, VI.

LA LETTERA DI UN ANARCHICO*

A.filano, 6 utt. I!Jij.

GtrO Mussolini, ho seguito la polemica, anzi il prbcesso morale contro la losca fig ur a di P agmuca .....

Permetti a me di fare alcune d omande alla faccia tosta del figuro Serrati, del quale, meglio di me, g li anarchici e socialisti milanesi cono. scono l'opera delatoria e infame continuata dopo la fuga dall'America in !svizzera ai· danni di noi anarchici.

È vero o non è vero che dalle colonne dell'Avvenire del lAvoraÌore d i LUgano denunciava pubblicamente gli anatchici, con un articolo intitolato Zinger Verein, pe r vagabondi e delinquenti ?

È vero o n o che av eva posto dei poveri anarchici padri di famiglia

• Da Il P,opolo d'liaJù1, N. 247, 9 sdtembre 1919 , VI.

432 OPERA O.MNIA DI BENJTO .MUSSOLINI

nelle condizioni di n on trovare più lavoro , pur sapendo li incapaci cli . simi li azioni ?

È vero s ì o no che questa canaglia ha spiegato un'opera malfat t rice contro i romagnoli ?

È vero sl o no che l' ope rat o suo poli ziottcsco ro sso ha g io v ato ad at tirare l' occhio della polizia elvetica su di no i, e in seguito ha costato l'espulsione dal territorio svizzero a più d'un romagnolo ?

Dimenticavo un'altra doma nda.

Mi sa dire quanti scioperi ha diretti e fatti riuscire vittorios i in Svizzera? -

A quanti scioperi generali violenti ha preso parte, sia a Zurigo, Basilea, Ginévra, Losanna, Bern a, ecc. ?

Questa fig ura sporca, all'infuori del poliziotto, non ha saputo fare altro.

Questa é la fede rossa del laido direttore de ll'Avanti!

Saluti.

GHETTI DOMENICO

O sp ed ale Maggiore. Sala S. Fedele. L etto 9. Milano .

IL BRIGANTAGGIO lì PRESO NELLA SUA IMBOSCATA •

UN GALANTU0110 A PARECCHI FURFANTI

Napoli, 4-9 -1919.

Ili.mo Sig. Direttore d ell'A vanti!, Mi lano.

Il Popolo d'Italia non ha creduto p ubblicare, come correttezza giorn.alistica avrebbe voluto, la mia risposta alle ridicole i nsolenze affastellate dal Sig. A ffoJ, nel traJiletto a titolo N on è vero , pubbli<ato nel d etto g iornale del 13 agosto u. s

La mia lettera chi edeva semplicemente r i tratt;1zione o so dd isfazione : nessuna rispo sta a t utt'oggi s ul Po polo d ' !Ja/i,1! Il leone ringhios o si è J"intana to davanti al vecchio e spolpato ronzino, il d i rettissimo davan ti alla ·trad otta, il superuomo davanti a ll'idiota! Non c' è male !

Ma, p er dio, questa guerra, olt1e a lle virtù collettive, ci ha -proprio t olto anche quanto eravi di virtù personali ?

Ri sultato invero strano p e r una guerra di id ea lità e reden zione Recfenzione ? Che, mentre ha voluto redimere colo ro i q uali desideravano tutt'altro che di essere redenti, non ha redento coloro che di essl"re redenti abbisognavan o ! Guerra strana, che, mentre doveva ri unire i cittadini d ella nazione in u n sol pens iero rivolto a!Ja felicità e prosperità della Patria, li ha maggiormente divisi, acutizzando ne g li odi di parte! Che, mentre d oveva assicurare ai popoli un avvenire di pace e prosperità, ha creato nuovi focolai p,er altre gu erre e ne ha distrutto la p ros~riti per mo lti decenni! Che, mentre doveva r igenerare moralmente l' umanità, ayviandola sopra una via quasi eva ngelica, ha centup licato la delinquenza , elevand ola

APPENDlCE: DOCUMENTARIO 433
• Dall"Alianti!, N 2'.10, 9 se teembre 1919 , XXIIJ

quasi a sistema officiale, ed ba susci tato al più alto g rado l'egoismo, l'affa rismo, lo st rouinagsio, la mala fede e q uanto di peggio vi è nella psiche umana! Che ha gettato r esercito, un dì scuola de lla nazione, incensurabile ed incensurato, in balia d egh eccessi della pubblica opinione. Che, invece di darci gloria ed indipendenza ci ha dato dolo ri, servitù ed isolamento ! Che ha creato spostati, i quali, coperti d ella divisa, un dì tanto sacra e rispettata., danno nauseante diuturno spettacolo! Che infine all'arrila gloriosa dei soldati di San Martino e Sol(erino, ha sosti tui to (unica fra le nazioni civili) quella degli eserciti ingloriosi del cardinale Ruffo !

E cosl via per un secolo!

Non mi prendo dunque il fastidio di obbligare, per legge, il Popolo d'Ualia a lla pubblicazione della mia lettera, né mi incomodo a dar querela, della qu ale subirebbe le conseguenze l' innocente gerente responsabile! Per m e la vertenza è ormai chiusa e il Sig. ArroI o a lt ri d el Popolo d'Iralitt, potranno sfogarsi a lanciare ing iurie, come meglio credono. Si p ermette ben oggi di vituperare impunemente un galantU:omo e Collare dell'Annun ziata!

Con oggi io risparmio cosl i died centesimi che ero c05tretto a spendeie giornalmente per l' acquisto de l suddetto giornale E siccome ne ricavo un a economia, mi permetto accl udere una modesta offerta alla sotto.scri zione permanente dell'A v<111til, ~ r la coraggiosa ed onesta campagna, che, a parte il sistematico ed eccessivo antimilitarismo, cui io, militarista «puro», non posso associarmi, combatte imperterrito, pc! trionfo della verità e della moralità. G1i sa che questa campagna non possa rivendicare il nosu o buon nome, sia· pure con dolorosa sorpresa per coloro che si dichiarano (modestia a parte) l' avanguard ia vera e reale d ella più g rande Italia !

Fortuna che a cefte corbellerie n on credono neppure gli stessi redattori del Popolo d'ltali.1!

Ed ora, sordo, cieco e muto, rito rno nei panni dell'autentico t rauèt, Grazie deUa ospitalità e mi creda s uo dev,

EDMONDO B u o NANOMA

Ten, Col. della Riserva

Diamo rosto a questa lettera di un galan tuomo che milira in campo d iverso da nostro perché egli possa rispondere come si deve a quei be_i tomi che hanno persino osato mettere in dubbio la sua esistenza.

«MATTONI>) D E L (<TRON CO»?

Compagno rarissimo, alla buon'ora l Poiché tu vuoi prestarti al dive-rsivo che procura maggiore tiratura all'in nominabile, domanda a q uel volta gabbana d i Musolino - trionfa tore, a l congresso di Reggio E. del 1912, contro la massoneria - se i 111<1/Joni .(fuochi sonanti) del lron(o della ved ova e de l souorJo fratern o di purissima origine massonica, ricevuti espressamente ~ r ossigenare jf morituro s uo libello, non si ano fra quem presi,·con la mano dietro la sch iena , dai cari alleati.

Nauseato, anche per questo, usçii dall a massone d a. Tuo · ;R.OBERTO STRUCCHI

434 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
~-9·1919.
..,

COMUN1STI DI FORLÌ E FORLIMPOPOLI

Nrlimpopoli, J·9·1919.

Carissimo Serrati, la santa campagna che conduci contro l'in fame carogna di ( come chiamarlo?) Mussolini, che noi comunisti di Forlimpopoli e di Forll abbiamo salvato più volte dalla morte per fame, non p uò trovare che il plauso e la solidarietà di no i tutti soldati, che siamo stati le più g randi vittime di questo straccio di carne umana, che sarà. perennemente maledetto, quale il p iù vile traditore che ricordi la storia nera del proletariato. Ed ora, questo manicomio, vuol colpici, a traverso a te, caro Serrati, che hai sacrificato tante·volte, affrontando da forte, senza macchia e senza paura, la galera e l 'esilio, la rossa bandiera del proletariato so. cial ista, che lieni salda fra le tue mani d ' acciaio, e che noi solda1i comunist i difenderemo al tuo fian co fino alla morte. Intanto potrebbe dirmi, la carogna venduta, chi gli pag ava le migliaia di copie di quel suo lurido pezzo di carta, macchiato col sangue di un milione e mezzo di m ut ilati e di mezzo milione di morti, che si distribuiva gratis a soldati che non voleva no leggere, malg rado le insistenze degli ufficiali, nei posti di risto ro della 98 Divis ione ?

Chi ti pagava? I tuoi Graziani, non è vero, manicomio ?

Saluti cordiali.

Tuo soldato comunista

LE « DISGRAZIE» DI GIAMPAOLI

Caro Serrati,

Mario Giampaoli scrive una letten ad un g iornale per chiarire alcuni punti di un trafiletto dell'A vanti! del 7 corr. che lo riguarda. Fra l'altro eg li ricorda· che io fui suo amico e che in queJroccasione lo difesi.

Ecco: conoscevo il Giampa.o li, con il quale avevo rapporti d 'amiciz.ia e di lede. Egli viveva con una povera vecchietta, sua nonna, una vita assai povera .

.Abbandonai la sua amicizia quando notai che egli frequentava elementi dediti all'ozio. U n giorno appresi dai giornali che era stato arrestato perché implicato nella rapina a i danni di una vecchia.

Il giorno stesso ebbi conferma della cosa dalla viva v0<e d ella nonna del Giampaoli, che, piang1mdo, mi supplicò d ' interessarmi dei suo Mario.

La difesa dello stesso era affidata al compagno Costa. Mi prr-senÌai a l processo - citato ·come teste di difesa - e dissi semplicemente che ritenevo il deviamento del Giampa.oli conseguenza delle sue amicizie d etrultima ora e che non lo riten evo capace di compiere u n atto tanto g rave

Il Giampaoli fu condannato e scontò la sua condanna.

Ora, quando si hanno av4te n ella propria vita, «disgrazie » del genere di quella capitata al Giampa.oli, non ci si impanca a dirigenti di associazioni politiche e n on ci si mette in p iazza a gridare alla altrui indegnità.

Questo è tutto.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 435
IPPOLITO BASTIANI

IN QUALE CAMPO SONO LE SPIE

La Difna di Firenze pubblica i l tta61etto segu~ntc

«

DOMANDE PRECI SE AD UMBERTO PASELLA

« 1. Perché per tanti me;i H sullodato signore sì è appartato da lla vita pubblica, dopo aver dato precipitosamente le dimissioni, subito accettate-, dalla sezione socialista riformista di Firenze?

« 2. PerchC non ha sollecitato il responso d el giury d'onore incaricato da oltre un anno di vagliare le gravissime accuse fattegli da Sebastiano Dl') Buono ?

« Rivolg iamo queste domande ad Umberto Pasella non per infierire su un uomo d iscretamente cadavere, ma so lo perché lo ritroviamo in drcolazion~ quale segretar io d i una delle tante Associazioni patriottiche.

« Attendiamo»

Attendiamo anche noi perché siamo vivamcrite curios i di conoscere le gesta nascoste dei s ignori predicatori della bella gu erra fasc inatrice.

Caro A 11a11ti.t, permetti che ti rubi ancora un po' di spazio per rispondere a quella lurida crapula. di ,via Paolo da Cannobio. Affondandogli il bisturi nelle carni vive, l'immondo scatta!

Agli argomenti tassativi, risponde divaga ndo.

Io ho fatt o t1na pre<isa e formale doma nda.

H o specificato due notni di personalità milanesi': Angelo Carmina ti, Atti lio Carmina ti.

Quale dei due ?

N o n viriamo di ·bordo, cittad ino Ciliegia.

Non venga i l man ua le muratore a confondere colle décinc e centi na ia.

La cerchia ~n piU ri stretta, anche. se ho esteso i l numero a qualche altro eventuale Carminati dal titolo pomposo. '

Completi il nome di chi ha smentito t anto precipitosamente raccusa d el capita no Ambrosini. .

Perché nOn saltano fuori a scolparsi questi Carminati? Io, prop rio io, dovrei sciogliere il rebu r?

Ma io ho semplicemente osservato la anormalità della smentita ed ho chie sto u no schiarimento categorico.

Ma b carogna immonda, invece della ri~posta precisa - more 1oli10ins ulta.

La fa ccia d i pa11fotto scrive : « Se siete i nformato, sbottonatevi (mi sbottonerei volentieri p~r rendergli u n servizio) dunque, illustrissimo r agionali. Fetelo voi il nome, e Ja tribù pussista vi motlumenterà ».

Io?

Se sono informato?

Sì ! m a·J'altro.

436 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
CHI PAGA?

Un notissimo industriale milanese, arricchito di guerra, a persone che a lui si rivolsero p er q ualchè favor e, li mandava • on l anla • onfidenza direttamente al socialista Mussolini! Figlio di tanto padre !

Altri documenti verranno a cicarciare n el fondo della cloaca. il panrolfo

Il camaleonte della politica avverte e confessa che il reJùola10 che sbarra la porta del suo •acaio serve come barricata in Caso di attacco.

Ecco un altro segno evidente d d coraggio di questi guerraioli

8 la continuazione del coraggio c he ebbero in guerra!

Invece delrelmo· di Scipio, mettetevi su lla testa la cappa di Nesso, ed affogale Il. Proverete almcno una volta di essere stati coraggi05i.

Ho ricevuto e: ricevo teleg rammi e lettere e ordini de l g iorno cli sezioni e di compag ni, esprimenti so lidarietà e p lauso per l'o pera mia. Non li pubblico perché non debbo occupare p iù spazio nel giornale di quello che è strettamente necessario per mettere a posto il b rigante. I compag ni e le sezioni Iisr ondano ai vani conati briganteschi

CHI PAGA? ... •

Andiamo , p oco a poco, tranquillamente, vedendo chi sono i fo. raggiatoti r ivoluziona ri che clan quattrini al giornale della bella guerra. Oggi lasciamo parlare la Brianza di Monza. E come parla bene I

« Monza., gennaio 19 18 . Sottoscrizione per il giornale i nnominabile. Ved iamo qualche nome di o blatori :

« Cambiaghi Cav Giuseppe, indus triale, bigotto L. 10

« Cav: Giuseppe Tag liabue, ex sindaco moderato, bollato dalla Corte d'App. di Milano 10

« Renzo Figliodooo .... giochi di azzardo.... senza riguardo... 10

« Rag. Vincenzo Brigatti, esportatore di feltri durante la guerra » 10

« Max Capriles S

« Giuseppe Ma relli, industriale 10

« Successivamente, si fonda a Monza una associazione di combattenti. Ed ecco subito . gli oblatori. Vediamone q ualcuno : Soc . An. e: B. Canesi L. 12.000

* D all' A i,anJi!, N 251, 10 settembre 19'19, XXIII.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 4 37
Rag. G. M. A.
=~:;r~efi~u~:~r~i ~e~f::'de1A;;;{;t~ri~o~ui
diffusione
I
FORAGGIATORI

« Ditta G. B Valcra e Ricci ( esportatori d i feltri) L 12 000

« Ditta Felice Fossat i » 12.000

« Ditta G. Hensemberger ( ex-comballenti meccanici: questa ditta ora vi tratta assai bene !) » 12.000·

«Soc. An. Cambiaghi » 12.000

« Soc. An. Meccanica lombarda (che rifiuta ai suoi operai i mi nimi di salario) » 12.000

« Fratelli Pagnoni (come sopra) 3.000

Come s i vede tutti « rivoluzionari » della più bell'an1ua !

« E veniamo ai fasci di combattimento! Dei fa sci che reclutano dei combattenti autentici tipo Rag. Astolh ed Avv. Sironi non c'è da s paventarci. Ved iamo come sono foragg iati codesti fasci. Denaro industriale bigotto, esportatore di feltri, biscazziere. Eccoci ad epi sodi.

« Apri le 1919. Il rag . Vincem:o Brigatti , gran patriota, esportatore d i band iere, sottoscrittore, facitor di proclami, in quattro anni si è g uadag nato fio r di q uattrini ed h a comperato parecchie case. H a esportato anc he lui dei felt ri : molti f eltri! 11 suo nome è stato scritto e ripetuto tra i primi esportatori di feltri nella geldra ind ustrial e monzese, Ebbene, n dl'aprile, rfreve u n ufficiale degli ard iti e sta con lui in combutta parecchio. Esce: nella anticamera c'è un soldato ardito. L'ufficiale lo preS!nta a l Brigattì;

« - B uno dei nostri migliori. Si è distinto nelle dimostrazioni contro i socia listi ed all'Avanti .' ·

« BrigatH china i l groppone, stringe la mano, e dice compunto:

- Ho piacere!

« Costui, nell'agosto 1919, raccomanda a diversi indus triali di Monza, il colonnello cav. F. Bianchini, delegat o dei fas ci di comb:ittimento, in cui figu ra p rincipe la p iù laid:1 figura di volta gabbana venduto e sti~diato Oie vien e a fare a Monza il cav Bianchini?

« Sentite,

« Si presenta agli inJum iali.

« - Sapete che i socialisti vogliono impad ronirsi del potere. Se ciò succe· desse le vostre inùU:strie e voi sareste rovinati. I nostri fasci vi devono sal vare. Occorre danaro, molto e subito!

« E dopo il fervorino, la presentazione: un biglietto da visita persona le, un opusco lo col programma dei fosci e.. un altro biglietto formato v isita d el seguente t enore: "Fasci ita liani di comba.ttimento. Sede Centr ale Mi lano. Comitato Centrale: Benito Mussolini, Avv Enzo Ferrari, Ferruccio Ferrarini " , ecc., ecc. "Delegato raccolta fondi: Col. Ferdinando Bianchini",

« Gli indu~triali bigotti, C"!iportatori d i feJ.tri e biscazzieri, di fronte a tali documenti, r ilasciano degli chèq,m di più di mille l ire per ciascuno. Ripethiino:

« 1) Cappellificio CambiaghL li bigotto Samuele Cambiag hi della Casa. dd Soldato e d ell e Scuole a via Zucchi è proprio a suo posto, M a per difende re la pagnotta s i fa il prete e J'antic1isto.

• « 2) Meccanica Lombarda. H a fatto pagate tie volt~ iM~Q 3: lla patria.... e nega gli aumrnti ili suoi operai meccanici.

438 OPERA OMNIA m BENITO MUS SOLINI

« ;) Cappellificio Monzese. Cav. Rag. Vincenzo Brigatti... Ta11M n omini 11ull11m par ~/ogium.

« 4) Achille Garbagoati. D emocrazia alla... Vedova Allegra.

« 5) Marelli Giuseppe, ecc. ecc. ».

UNA LETTERA DI ETTORE CICCOTTI *

Egregio Direttore, nell' Avanti! d'ieri sera, il signor Serrati, contestando le vostre accuse, nell'allegare di aver sempre goduta la stima dei suoi compai:;ni, aggfon g e, a proposito dell'incarico affidatogli, nel 1904, di scegliere un propagandista in America: « Feci il con corso ne ll'A vanti I (novembre 1904), ebbi lettere d i dive rsi, fra g li altri d i Ettore Ciccot ti, che raccomandò il Vacirca (29-u-'04), e scelsi Arturo Caroti>>. Non so con quale intento il sig. Serrati abbia evocat o questo partico lare estraneo alla polemica per quanto insignificante. Se - come potrebbe apparire - l'ha fatto p er aggiungere il mio nome a qu ello dei compag ni che g li fa cevano stima, dovrei d ire che non (a uso appropriato né leale di questa asserta mia lettera.

Io non potrei nemmeno affermare con sicurezza, se, anche occasionalmente; ho mai parlato col signor Settati.

Certo, sino a che non è venuto a spiegare in Italia la scellerata sua opera come direttore d ell' A va11ti ! e fomentato[(: di disordini, io ho saputo semplicemente il suo nome o poco più. Di tut to ciò che riflette il suo passato - e su cui perciò non posso avere un'opinione propriaso soltanto. ciò che se ne è recentemente pubblicato per le stampe e da chi si è pubblicato.

Se, come il sig. Serrati dice, g li ho veramente dire tta, quindici anni addietro, una lettera di segnalazione, l'avrò fatto unicamen te perché sollecitato dal Vacirca, che a llora era collaboratore o redatto re del1'A vanti ! e giovane di b uone at titudini. E la mia lettera - porci o non p o rti l'intestazione al Serrati - era affatto impersonale, intendendosi diretta al diretto re del g io rnale o al membro del Partito Socialista Italiano - di cui poco d opo cessai di far parte - e per attestare le attitudini che, allora, il Vacirca aveva mostrate in Italia.

Sicché l'accampare il mio nome - q uando il si g Serrati sa come consideri esiziale l'opera sua p er la civiltà e per l' Italia - è un atto di doppiezza che si giudica da sé, Avrei diretta qi.iesta lettera allo stesso Avanti!, se, qualci).e r arissima vo lta, che ho avuta l'ingenuità di rettificare, per ragione obiettiva, semplici dati di fatto, non se n e fosse omessa l' inserzione.

Prego perdò voi di pubblicarla. E con ringraziamenti, dev.mo

""./! APPENDICE: DOCUMENTARIO 439
Ro111a, 3 sefJ. 1919
ETTORE CICCOTTI
D:1. li Popolo d' I talia, N . 248, IO settembre 1919, VI.

PARLI BETTINOTTI ! *

Sampierdarena, 3.

Caro Mussolini, la vasta tribù degli scemi tesserati è nuovamente in campo contro di te, come nel 1914. No n è necessario, a·mio avviso, di a ndare troppo lontano per bollare il N. 8. Mi stupisce che tu abbia dimenticato che durante la guerra il sig. Mario Bettinott i, capo dei s ocialisti di Sampierdarena e si ndaco della città, ha chiamato spia Giaci nto Menotti Pagnacca, non so per quale motivo. Fatti mandare la collezione della Vou Proltlaria di Sampierdacena e. riporta le requisitorie di Bettinotti, socialista, cont ro lo spione. Saluti e immutata solidarietà.

* Da li Popolo d'Italia, N. 248, 10 settembre 1919, VI.

Mussolini, le v ostre scudisciate a Serrati, sono, forse, inutili. Per lui ci v oleva la revolverata dopo Barre Ver mont. Serrati è troppo anç,ui/Ja. E g li sa troppo meravigliosamente sgusciare di tra le mani dei s1;1oi avversart politici, eg li può tranquillamepte fotte rsi di tutto e d1 tutti con la sua vecchia astuzia di li gure, te mprata nel farabuttismo internazionale.

Ecco la prosa del guappo nap oletano Edmondo Buonanoma ; ecco 1a vigliacchetta letterina eh lppoli to Bastiani; le domande p recise a Umberto Pasclla; e 1a meschina porchCrio la de l ragionalt, assueto per l'occasione, d ai suoi nebulo si registri, a p11bblicista.

Chi sa che tronfiezza nel ragionati, vedendo pubblicata la sua roba, nientemento che su un quotidiano i No, ma mi par di vederlo su e giù per la G alleria, arricciarsi i baffi con sdegnosa importanza, sbi cciar la popolaglia che deambula: «Q11e/Jo del Carminati, son io ».

Parla di un Giampaoli, lo stercorario fogliaccolo della sacra p lebe ; n on parla del meridionale segretario della Camera del Lavoro di Andria, che accettava una forte SM1ma di denaro, per far cessare, in questi dl, u no scioci~0 i o stesso passo dell'Avanti I, anche voi, Mussolini, potreste attaccare i signo ri attinenti a vfa .S. Damiano; potreste doma ndare il perché e il percome Genouen, corrispondente da Zurigo de ll'A vanti!,

* Da I~ Popolo d' Italia, N . 248, IO settembre 1919, Vl.

440 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
« FARABUTTISMO INTERNAZIONALE»*
··

. scrratiana, e il perché deg li o bò li t edeschi per il giornale, vetsati alla Cooperativa socialista di Langsttasse in Zurigo; il quanto (i 1ia di vero su ciò che 11na fonte ben informata narrava circa alcu ni pezzi grossi d ella Camera d el Lavoro di Milano~ anni fa, agli stipendi di S. Fedele... . M a sarebbe tempo per so, Tempo perso a tivedere le bucce a t utti. Ciascuno ha tt0ppe certezze in se che le sue petsonali · vigliaccherie non saranno mai tutte risap ute, per avet sempre il fegato di lan ciat Ja ptima pietra. Oggi si attacca Giampaoli, come domani io pottei attaccare uno Scalarini sulla sua vita a Berlino e su una certa co mpagna slava che egli ben conosce. Ma non ne vale la pena. Come ripeto non è il caso, secondo mc, d i continuare su Pagnacca. È una nuova fogl ia a lla sua otmai g ià stabilita palma di martire, che voi d ate~ Mussolini. Voi fate il suo bel g iuoco : e se anche i vecchi del rivoluziona rismo finis ser o co l convincersi che hanno tra loro veramente un farab utto, i g io vani, che Serrati, furbescamente, non trascurò mai, lo p o rterebbero semp re alle stelle. Serrati è psicologo finissimo. Sa che po rtato da i giovani, sarà sempre tollerato dai vecchi . E poi, Mussolini, voi conoscete abbastanza gli operai, per sapere qu anto essi siano imbecillcscamcnte restii ad abbattere g h idoli. Per quanto orpello da questi casch i no n ci si può disfarsene. ·

J~b~=~t~ ~~ntt:bt:t!~/!\1uella ·dei suoi compagni, non si saprebbe più 9.ualc netta coscienza trovare. E se ne ride, nella sua barba, di voi, che siete senza barba. Una volta, Serrati .aveva il coragg io della paura; p oi ebbe quello della disperazio ne, Oggi ha il coraggio della situazione.

Vostro ALDO DE•.\fAR r

SOLIDARIETA CON GIAMPAOLI *

Il · Citcolo rivoluzionario Filippo Carridani ha m~ndato Ja seguente lettera a Giampaoli:

Caro Giampaoli,

l'ig nobile attacco che un ignobile scrittore ti fa a mezzo deJle colonne dell'.Ava111i!, approfittando di un processo che da giovinetto inscosciamente subist i, quantu nque le tue responsabilità non fossero che il prodotto di una leggerezza che però non lede la tua o norabilità, ci offre il modo di esprimerti . n uqvamente l'inalterata nostra stima e fiducia .

Ricordiamo che Filippo Corridon i, subito dopo il processo, venne a casa tua per condurti all'Unione Sindacale, fa qu;i.le si trovava allora in viale Ludovica, ed in presenza d i tutti i compag ni, dopo confortanti parole, ti baciò cd abbracciò fra il consenso unanime

• Da Il Po polo d'Italia, N. 248, 10 se ttembre 19 19, VI

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Tutti ti hanno sempre stimato ed ora per quanto vigliaccamente attaccato ti conservano tutta intera la loro stima soliduietà contro gli ignobili settari. lntanto approfittiamo per fraternamente salutarti. ·

J compagni di fode e di lotta del Circolo rivo!. Filippo Corrido"i.

FERRARA GASTANO, ÙS IROLI GIUSEPPE, Co. LOMBI GIUSEPPE, $TOPPJN! ANGELO, SETIJ E LJDfi, Su rr1 OLGA, SBTI'[ DoMt:NICO, P ECCHliNIN! EMILIA, FERRARio DAVIDE, J..fARTICNONI RODOLFO, GRAZZANI RINO.

Aggiungiamo, per conto nosuo, che il C. C. dei Fascì di Combatti mento, n ella sua radunata del 7 corrente, ha manifestato la sua piena e fraterna solidarietà col Giampaoli stesso.

LA « LORO » CORRETTEZZA *

Egregio Direttore,

le chiedo di volermi per cortesia concedere un poco di spazio per rispondere al sig. cofonn. Buonanoma: la mia risposta h a un va lore magg iore perché non appar tens-o alla redazione del Popolo.

li suddetto colonnello_ è un'anima tngenua ed un galantuomo, ed a questa g ente b isogna sempre far conoscere le persone che ritengono u guali a loro, appunto p e rché possano disingannarsi valorizzandoli per quel che realmente valgono.

Come correttezza giornalùtica vuole, il Menotti -ironia dei nomi I - nonché Giacinto Serrati, av rebbe dovuto pubblicare la risp osta delle (( Giornate d'Italia )) a lle ridicole in.rolenz.e e llltndaci apprez.z.amenti affastelli1te nella rubrica « Scampoli )> del 2.1 passato. Mi servo delle stesse parole d el colonnell o che si adattano perfettamente a l caso mio. La nos tra lettera chiedeva semplicemente d1 usare de llo stesso spazio per la risposta, per come legge v uole e per come dirit to esige.

A tutt' og~i. malgrado i bigliettini di Stato, elegantementt toltici dal portafoglio da un proletario usciere che notificò la 1;epatissima risposta, il banderillero rosso non ha compreso l'elementan ss imo dovere, e, coraggiqsame nte, espone ai rigori della legge, non il suo dorso da dromedario, ma quello innocente d el suo gerente ! Coraggio massimali stico , egregio signore, cosa v uol farci ;r

In sultano e non si battono, aggrediscono e fuggono o tutt' al più espongono gli altri. \

Vuole avere la cortesia di abbina re le due quistioni, identiche, precise e tirarne le conseguenze ?

• Da li Popolo d'Italia, N. 248, 10 settembre 1919, VJ.

442 OPERA OMNU
DI BENITO MUSSOLINI
LUDOVICO VENTURA SANSONE

LA « TRIBÙ » DI SESTRI •

Sestri Pont nJt, 3 sellembrt. Caro P opolo, in relazionè al mio scritto C hi paga?, comparso sul numero del 5 set tembre del Popolo d'Italia, e per l'accapo che rig uarda le pompa. ture alla cassa della locale Camera del Lavoro, prego di pubblicare che i componenti la tribù Giampitri no n sono responsabili del su menzionato fenomeno, e nepp u re fa nno parte della Camera del Lavoro di Sestri.

Le domande dell'amico Dagnino r imangono nella loro completa ed imbarazzante interezza. A t tendiamo le risposte dei .Pussisci neurra. listi, che hanno della responsabilit à morale, o dai borghrani, « responsabili materiali ».

* Da Ii Popolo d'Italia, N. 248, 10 settembre· 1919, VI.

SERENATA AD UN BANDITO *

CHI

PAGA?...

Egr. Sig. D irettore dell 'Avanti!, non appartengo al Partito Socialista, anzi sono tra coloro che, avendo p iena fiducia negli articoloni pubblicati nel foglio che non mi sento di nominare, ho fatto la g uerra sul serio, recandomi a l fronte volontariamente. Ma oggi, d opo avere visto infrangersi tutte le illusioni al contatto di, g ente che veramente con le sue azioni h a disonorato la guerra, sento il d overe di t ogliere la maschera a tanti farabu tti che persistono n·ella loro propaganda dopo che la triste realtà ha dimostrato il fallim ento di ogni previsione dei fautori della guerra.

Il g iornale suddetto ha pubblicato un articolo p er dimostrare che esso non ha mai avut o favori dalle a uto rità governative e che esso non è mai stato distribuito gratuitamente ai soldati.

Ebbene, io, ne llo scorso giugno, ho letto una circolare del X Gruppo Alpini, a fi rma cap, Federico Calvi, ind irizzata ai vari Coma~di di Battag lione, nella quale si raccomandava la diffusione del Popolo d'llalia, a preferenza anche dei giornali conservatori e si raccomandava caldamente d i d istribuiré gratuitmente le copie che fosse ro rimaste invendute.

• D all'At111nti!, N. D 2, 11 settembre 1919, XVIII.

APPF.NDICF..: DOCUMENTAR IO 443
PIERO DAGNlNO MARIO AMBRON
29.•Xlll.

Neghi ora Mussolini che il suo giornale non sia protetto e .sovve nuto dal G overno che egli dice di combattere.

Mi creda, Sig. Direttore, dev.mo

Le,ro, 9 seJtemhre 1919.

Il giorno 20 agosto i signori industriali di qui, in un loro banchetto., d opo il brindisi, raccolsero a favore ddl'innominabile una somma di. lire mille ciascuno. Tra d i essi sottoscrissero j, sigg. Bacioni, Giloni, Ger05a, ccc.

Un gruppo di soldati del 73° fant.

Stdllttveno (Verona).

Caro At1t111ti.l

per confermare la ••erità intorno aJla diffusione di quel giornale innominabile, ti dirò come procedeva l'ufficio p ropaganda di Caporetto.

Si doveva acquistare tanti giornali dcli'i nnominabile in base al numero degli altri giornali.

A chi ·dimostrava che era assurdo procedere in questo modo, perché nessuno voleva il de tto giornale, s i rispondeva che se rimanevano giornali invendut i si doveva distri bui rli gratis e per il r imborso si doveva farsi rilasciare una dichiarazione del Co!Tlandante del reparto circa il numero dei giornali invenduti

Può il signor Benito Mussolini dar vita al suo fog lio con so le d ichiara· zioni? Ci dica dunque chi paga! Ha naus("atO tutti i cittadini con le sue fanfaronate sature di tradimento.

Gen oria, 8 u u embre

R.jspondendo a lle stupide affermazioni mussoliniane, domand iamo : Chi paga g li stri llo ni del Popolo d' Italia a Genova, i quali, oltre la percentua le di metà prezzo di ogni copia, vengono retribuiti con lire 2,~0 in più per strillare il g iornale a l s uo arrivo, sotto i portici dell'Accademia, via XX settembre, piazza De Ferraci, posb.ioni centralissime di tutti i p esdcani dell'affarismo genovese ?

Con tutto questo però, e sono gli strilloni che lo affermano, esiguo è il numero d el Popolo d'Italia che si vende in confro nto dell'Avanti . ' , che, senza compensi fa volosi, gli strilloni smerciano, compresi del diritto loro e di tutti gli sfruttati, che l'Avanti! difende.

RAZZA DI CHE ?..

Un cer to Luigi Razza ·afferma che gli aus triaci al fr onte, in V al d 'Astico, g ettavano l' A vanti! nelle trincee ìtaliane.

444 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
.

C'è qualcuno·che l o smentisce. Ma, a parte il testimo nio, non c'è tanghero che n on caflisè:a:

1. Che l' Avanfr I p er essere in mano degli austriaci doveva passare prima la frontiera Chi lo lasciava passare e da dove se i confini erano vig ilati severamente.... almeno p~r noi? Forse Cadoma ci favoriva ? M a allora il generalissimo m erita d'essere fucila to p er commercio col nemico, cioè co n noi .

2.. Che se davvero l'Avanti I fosse stato distribuito con q uel mezzo ai soldati, noi saremmo stati almeno inquisiti. Invece nulla di tutto ciò: neppure una perquisizion e Niente!

accus1'r~:illbfì~5~:~tf~0 dr~~/k~~~~n~e;:!~ K~~-va essere una Ma allora che razza di cane è questo San Luigi della bug ia a fondo? M ilan<', 9 wtembre 1919.

Caro Serrati, giacché quell'imbecille e canaglia de( tenen te Razza vuol sapere chi pagava l'At1a111i! che mandavano gli austriaci oella trincea in Val d "Astico nel 1917, io risponderei che è un mentitore che sa di mentire Sono stato colass ù tutto il 191 7 con il 142<' e sempre in primissima linea, ma mai ho visto lanciare i·A vanti ! dagli austriaci. H o visto bene il Popolo d'l taJid che il postino portava su e che il s uddetto ufficiale ci dava a leggere. Q uesto per la verità

Per chi _non conosce questo id iota di tenente posso assicu rare che è tanto educato che il s uo miglior modo di trattare i soldati era quello di p renderli a cazzotti. Saluti.

B. A. ancora .soldato

NEL COVO DEI" BRIGANTI

Milano , 8 Jetlf:mbre 19l9.

Caro Avanti!,

l eggendo la polemica di q uesti siomi con q uel.... (mettici tu il vero nome), mi viene in mente un fatto cui assistetti involontariamente D opo qualche tempo credo che vale la pena di far conoscere a t utti i lavoi-atori cosa si delibera in quei detti fasci di combattimento, o, meglio, covo di briganti, coli a capo quel tale. ·

,Una sera., dietro insistenze di un amico, che certo non si immaginava che andando in quel posto diventassi bolscevico, entrammo in una sede d i questi imboscati per una riunione . importantissima, tanto che era stato annunciato a tutti di intervenire.

T rovammo presenti 5 o 6 persone che inutilmente ne attesero altri.

I ntanto si venne alla decisione di deliberare in merito sul da fa rsi contro l o sciopero generale, che era già d ichiarato P'"r la. mattina .seguente, ed ecco uno d ei più fer oci gridar che bisognava affrontare tutti se avessero tentato di fare

APPENDICE: DOCl! M ENTARIO 445

la rivoluzione, naturalmente colla rivoltella in pugno e a fianco della forza pubbl ica!

Perché la rivoluzione, se deve scoppiare, deve essere p er nierito loro e non Jei bolscevichi! Siccome qualcuno fece presente che non la p ensava come lui e che jn caso di conflitto colla fo rza pubblica· si sa.rebbe messo dalla parte dei bolscevichi, sebbene li odiàsse a mane..., questo più furibondo che mai disse che sarebbe bastato lui solo a soffocare i bolsc~ichi colla rivoltella in pugno ! Ecco quanto si delibera nel famoso covo chiamiamolo deg li assa5sin i. Cordiali saluti.

Un bolscevico

Ugnano, 7 Jettembre 1919

Caro At1an1i!

pubblica, se ti può servire. Il mancato eroe per volontà p1opr ia fu al Corso allievi. ufficiali, come dice l'avv. Bravo, ma dopo pochi g iorni fu dal capitano direttore d el corso fatto rientrare a l corpo, con evident e soddisfazione dei colleghi. Ma que llo che l'avv. Anselmo Bravo non dice è che l'osceno mattoide che a Gallarate si fa chiamare • glorioso invalido di guerra», fu per un favoritismo speciale rimandato a l corso, d ove vi stette fin verso la fine. Poi quando eran vicini g li esami, la promozione e la trincea egli sparì.

Lo_sappiamo ora; si fece mandare all'ospedale con.:..- 37 di febbre.

Del r est.o bisognerebbe essere conig li come questo mantenuto di questura, per credere al suo coraggio.

Basterebbe ad inchiodarlo alla gogna (se gogna vi può essere per questo vituperevole uomo) il mancato arruolamento volontario allo scoppio della guerra Non vi ricordate le smanie che aveva- <I.alla paura di finire per mani italiane?

E quando ha dovuto presentarsi con la sua classe t forse andato subito al fronte?

O non è invece rimasto oltre il possibile, imboscato nei d epositi, come un volgare pussista q ualunque? E dopo q uesto, il corso allievi ufficiali; poi l'ospedale con..•. 37 di febbre; poi ancora un'ardlunghissima convalescenza; q uindi gran combattente come istrutt.ore in \lfi campo scuole di bombe a mano, dove, ques ta vo lta, una non inte lligente bomba nostra, lo colpi non a segno. E dopo ancora? La guerra non era per anco linila, ma lui godeva i l proprio mercimonio, pontificando e condonando a Milano. Dei resto e.i dica, questo emerito bluflista: dove e per quanto tempo fu combattente in trincea? Lo sappiamo che a lui non sarà tanto difficile il dirlo o farlo dire, lo conosciamo troppo bene ; il diffici le sta nel farlo credere agli altri.

Sa luti vivissimi

Ex mancato ufficiale . Inva lido di guerra

UN ARDITO.... CONIGLIO I

·Nel Popolo d'Italia del ,: corr. comparve una corrispondenza da Sestri Ponente dal titolo Chi paga?. .., a firma Piero Dagnino, tenente deg li arditi, riguardante i compagni fratelli e cug ini G iampieri.

Siccome un accapo cli quella corrispondenza si riferiva ad un prc-

446 OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLJ NI
L'EROE....

sunto vuoto nella cassa della locale Camera d el Lavoro sindacalista e si dimandavano spiegazio ni in proposito ai compag ni dei Giampieri, q_uesti si sono sentiti in diritto ai chiede re sodd1sfazion e al sudcletto sig. Dagniçio , il quale ha rilasciato ad ess i la seguente dichiarazione :

« In r iferim ento al mio scritto Chi paga?, comparso nel n umero del :; settembre del Popolo d'Italia, e p er 1'2ccapo che riguarda le pompat ure alla cassa della locale Camerà del Lavoro, prego pubblicare che i componenti la tribù G iamp ier i sono completamente estranei a l denunciato fenomeno p res tidigitatorio su menzionato, e n eppure fanno parte né sono mai stati associati della Camera del lavoro dì Sestri, ·

« PH!RO D ,,GN1NO

« Se1tri P.one"le, 6 Jellemh re 1919 i._.

GI AMPAOLI È STATO CONDANNATO P ER CONCORSO IN RAPINA ·

b necessario mettere sub ito le cose a po~to per tro ncare un a polemica che non d oveva nemmen o essere sorta se il maggio re interessato n on avesse di mos trat o, anche i n questa occasione, d'ag ire « inconsciamente», come quando d a « g iov inetto » subi il processo e la condanna per conco rso in rap ina .

La Jettcra del nostco Bastiani, 1;.ubblicata mercoledl d all'Avanti !, offriva g enerosament e al Giampaoli 11 mezzo di ritirarsi quatto quatto e d i non fiatar più. E g-li n on ha v oluto << salvarsi». Peggio per lui I

In quel giornale d1 lunedl scorso Giampaoli scr ive:

« D alle udienze processuali risultò che io nulla sapevo di quan to avevano macchinato gli altri imputati e che e ro solo colpevole d i aver se1vito i n buona fede un elemento, it quale servì a porta r~ a compimen to l'atto criminoso i..

Ecco il corp o d'accusa:

« Il procuratore generale del re chiede che l'Ecc.ma Sezione d 'accusa pro· nu nci p ure l' accusa contro Gatti Serafino, Savar! Francesco e Giampaoli Mario d i essere concorsi nel delitto di rapina ascritto agli altri tre ( g li autor i materiali dell' aggressione e ra pina con violenza ai danni della vecchia Colombo • N . d . R) onde facili t are l'esecuzione reandosi previamente il Gatti ed il Savad a intervalli e con pretesti diversi all'abitazione della Colombo Anna, a llo scopo di constatare che essa era solitamente so la in casa e avendo all'uopo il Giampaoli fornito al G a tti una sua uniforme da fa ttorino telegrafico o affinché con tale m ezzo vi s i potesse il Gatti stesso ( autore materiale dell'aggressione • N. · d. R.) fa r a pparire giustificata_ la sua visita alla Colombo». ·

Dal confronto degli imr.utati G iaml;'aoli e Brè risulta chC quest'ultimo accusò recisamente il Giampaoll d'essere stato al co rrente d i qlfan/o macchinauano gli altri. ·

Il Brè in confronto col Giampaoli dichiar a :

« .e VCfO che i1 Giampa.oli ed il Sava.rè non vollero prendere parte al furto; ma è pure vero che tu offristi fa d ivisa ingiungendomi che q ualu nq ue cosa

APPENDlCE : DOCUMENTARIO 4 4 7

foS5e accaduto avrei dovuto dire che me l'avevi data per il teatro. Tu n<in solo Mpevi l'uso che se ne doveva fa.re; m a l'avevi anch e offerta»

Il Giampaoli si mantiene per un po'_sulle negative e poi confessa:

« Confesso di avere una certa responsabilità, perché se non presi parte alla rapina, è certo che prestai la divisa, pt:rché si potesse vedere chi era in casa de!Ja vecchia Colombo.

« Non mi fu fatta dal Brè e da altri nessuna offerta di compenso per il prestito della divisa; ma essi mi fo:e-ro comprmdere che a colpo fatto q ualche cosa mi avrebbero dato ».

Le risultanze del processo fu rono queste.

I g iurati condannarono il Giampao li per complicità non necessaria e t enuto conto della sua giovane età (zo anni) alla pena d i mes i 8 e giorni 1 0 di reclusione.

Si n o ti che la sentenza è d el io dicembr e 19r 3.

E, per un correttore dell'altrui morale, per un duce delle schiere inter ventiste, ci p are c he bast ì.

I TESTIMONI

Gir1~11ra, 7 seltr:mbre 1919.

Quando la smetted. quell'ignobile fa rabutto di calunniare i nostri migliori? Mi ricordo che una volta vrnne da J\nn emasse (Savoia) per portarmi un ord ine del giorno pregandomi di presenta rlo alla sezione di Ginevra. Eg li mi disse che andava a Losanna per presenta rne uno eguale in quella se2ione e soggiungeva testualmente: « Credimi Losio, quelli che fanno campagna contro Serrati, sono dei mascalzonL Bisogna difendere Serra ti così vilmen te attaccato p oiché n on è Jui che hanno di IT\ira, ma il nostro Partito ».

Cordfali saluti

P IETRO l.os10

Ceiena, 7 Jttlt mbre 1919

Casissimo Serrati, l'innominabile lo sa, hai detto bene, lo sa che tu non eri e non sei u na spia, u n assa~sino e uno scappato dagli Stati Uniti per cose riprovevoli.

Come sa che lui è uno scherano rinnegato e un venduto alla borghesia.

Nel settembre-ottobre 1904, l' innominabile, presenti me e il p overo nostro T asin, ti difendeva con calore e bolbva a sangue i tuoi accusatori. L·ho parecchie volte sentito io a tessere le tue lodi in pubblico e in privato.

Fai bene Menotti; metti a l nudo l"anima sua immonda e scudiscialo come meritano tutti i traditori della sua risma.

Abbiti, caro Serrati, ancora immutabili la mia ~tima e l'affetto.

Sempre tuo compagno

448 OPERA OMNI,\ DI B ENITO MU SSOLIN I
MAMNI EGISTO de lla Commissio ne' d'indagine in Svi zzera.

L'onorevole Ettore Ciccotti è cntcato anche egli ne lla polemica per dire contro di me qualcuna delle sue abituali amorevolezze. Egli no n sa per quale ragione io abbia t ratto in ballo il suo nome Bella, bella I

ifb~nJ~~ t:rt!~o che io fuggii dall'America sotto il peso di un cumulo di delitti e s otto m inaccia d i arresto. Io ho risposto che sono partito dall'America apertamente , 1iberamente, coll'affetto e la fiducia di tut ti i compagni. Per provarlo ho soggiunto fra l'altro che iola spia e l'assassino I - fui i nca ricato dalla Federazione Socialista Italiana degli Stati Uniti di fare un concorso per il m io successore e di sceglie rlo io s tesso Tes timonianza questa della più alca stima e considerazione; Per precisare a ggiu nsi che fra i concorrenti et avi anche Vincenzo Vacirca, raccomandato mi da E ttore Ciccotti, come avrei potuto dire Loren zini ed altri e che scelsi Artu ro Caroti. E ttore Cicco ttì n o n .ricorda. Io insisto. La su a lettera è in d ata : Pote nza, z9-u-'04, e mi è stata rimessa add i 3-12.-'04, a m ezzo · Enrico Ferri, con carta <la lettera e busta della Came ra d ei d eputati. Tutto ciò, non per farmi bello della stima di quello stesso arpione in acidito - della quale n o n so p r o prio c he fare - ma pe r ricorda re quanto fosse intera la fiducia c he in m e riponevano i co mpagni d 'America, che mi con oscevano e conoscevano i fatti.

VERGOGNE E INFAMIE DELLA MAFFIA PUSSISTA

PAGLIACCI, VI ATTEN DIAMO I

Ieri, la Fogna d' ltalia che esce in via S D amiano stampava questo t itolo su 6 colonne della terza pagina : « Spadt e p enu e co1cùnz1 vend11te, 1' alJvicina il giorno del gi11dizio proù ta.rio >> .

Si capisce che le spade, le penne e le coscienze vendute saremmo noi I Buffoni di pussisti, non sappiamo se quel giorno si avvicini, ma sap piamo che troverete pane per i v ostri denti, randelli per le vostre t este e bombe p er le vostte pance. ·

A vete provato il 1 , ·aprile e le prendeste sode, avete ritentato il 2.0-2.1 luglio e concludeste in una p agliacciata.

Provatevi ancora e vedrete come applicheremo la terribile legge del taglio ne.

Vi attendiamo, sen za impazienza, con cu rios ità e soprattutto senza. paura t

• Da Il Popolo d'/14/ù,, N. 2)0, 12 settCmbse 1919, VJ.

APPENDICE : DOCUMENTARIO 449 ...
*

LA MAFIA PUSSIST A

Tutte le; fetide stalle della .zoologia pussista sono jn fur o re. Le cag ne abbaiano, gli asini ragliano, le scimmie si grattano, le iene stridono, g li sciacalli si gettano sui cadav eri e il custode del senaglio, la spia N 8, diri ge l 'orchestra. È la maffia rossa. È l'onestà della maffia rossa. La Fogna d'Italia raccoglie tutto, i nghiotte t utto, si gonfia d i tutti i rifiu ti, dà una voce a tutti i malvagi e a tutti i rancon. Bene perd io ! Qualche a ltra frustata a sangue metterà a posto il bestiame inferocito.

LE IDEE FISSE DELL'«AVANTI I »

Caro M ussolini, poiché l'Avanti! - costretto oramai a. condurre la polemica con le ripetizioni più monotone e con rivelazion i sceme e inconcludenti - attrib uisce a te lutte le ipotetiche responsabi lità dell'interventismo, sa rà bcii'e che i lettori del Popolo ed i fascisti sappiano come in tutto quello che costituisce il movimento in terno e la vita amministrativa dei Fasci Italiani di combattimento, tu Centri soltanto p er uno, come membro - autor evole quanto si vuoJe - ma sempre uno del Comitato C.entrale, Sui limiti, sui caratteri e sulle fo1me di questo finanziamènto i Fasci non hanno proprio nessun chiarimento d a dare agli immacolati censori di via San D amiano. D el resto, questo diritto di indagine sa.rebbe da loro fieram ente contestato q ualora q uakuno di noi avesse la velleità di pretendere precisi ragguagli sui tap· p orti finanz iari che li legano all'indmtrialismo nazion.1le - sia p ur e attraverso il comodo pa.ravento della pubblici tà - e a l bolscevismo iotema:zionale.

li nostro finanziamento riguarda d unq ue i soci dei Fa.sci, le loro ad unanze, e prossimamente il loro congresso a Firenze

Comunque, en paualit, è bene si sappia che p roprio tu non hai aHatto parte· cipato - causa la tua assen:za da Milano nel mese di g iugno e luglio - a nessuna riunione del C. C. in cui si è parlato di soldi, tanto è .,,·ero che il t uo nome non appare in alcun documento di cara ttere legale, ma solo in quelli d 'i ndole pr evalentemente politica.

Se il cav. Bianchini fa particolarmente il t uo nome e quello del g iornale, è un eccesso di zelo. In ogni modo il P opolo d' /Jalia non va confuso con la vita amministrativa dei Fasci; come è escluso che di tutto quanto è s tato e sarà raccolto, non un ~centesimo è andato e andrà nelle casse del tuo g iornale, Siamo profondamente persuasi che questa informazione che diamo - senza nessuna veste ufficiale, ma come singoli membr i del C. C. - non avrà la virtù di pùs uadere i tuoi ed i nostri runici. Ma non per questo la verità è meno vera di q uella sopra esposta. '

Cordialmentè

4 50 OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOLINI
C!SA!t! Ros.s1, del C. C. dei Fasci Italiani di combattimento ENo M eCHEn I, segretario aggiunto.

Dal momc-nto che ci occupiamo di questi signori, sarà bene tu ·pubblichia proposito di un balordo attacco al nostro segretario generale politico - che Umberto Pasclla è assente, e quindi forse all'oscuro di quella pubblicazione. In ogni modo, informato direttamente d ella p ubblicazione d ella Difesa, fin da lunedì egli ha risp05to a dovere ag li stenterelli caconi del ciarliero socialismo fiorentino.

L'ULTIMA ALLA « TRIBÙ DI SESTRI »

S estri Ponente, 11 s,tt,mbre 1919

Caro Mussolini, il foglio di Pagnacca tenta di p resentarmi al suo pubblico come WlO dei suoi bestioni. Riproduce, infatti, sotto il titolo Un Ardito ,. coniglfo! una mia dichiarazione pubblicata sul Popolo del 10 corr..,nt..,, e cerca di dare l'impressione che io mi sia rimangi ato le domande fatte nel trafiletto Chi paga?, comparso sul Popolo del !i settembre, ·

No, 11igliiuwni cari! Non mi sono· rimangialo nulla. D a leale gal antuomo, non ave ndo inteso con la mia lettera del 5 corrente accusare 13 t ribù Giampieri dello svuotamento della cassa d ella Camera del Lavoro di Sestri, l' ho d ichiarato p ub blicamente e sono arrivato anche ·a comunicare alla stessa tribù il testo della dichiarazione inviata al Popolo.

Le mie domande, per fotanto, rimangono ; ma, forse, attenderò invano una risposta

A titolo d'informazione, per i pagnacchiani e per gli altri, tengo a far conoscere che non sono uso a lanciare i sassi e nascondere il braccio, Il 17 magg io non è troppo lontano, e a Sestri non è affatto dimenticato.

TRISTA COMMEDIA

Avanti I di ieci, prima pagina, articolo di fondo. Si discorre dello sciopero m etallurgico. L'artico lista esclude che una soluzio ne favorevole agli operai la si possa raggiungere con la prosecuzione dello sci opero, adoperato come a~ma legale di resistem:a

« G li industriali - scrive l'Avanti! - cederan no solo davanti al sicuro pericolo che la rottura della corda troppo usa faccia loro p erdere tutto».

Quale sia lo strumento ad hoc per costringere la borghesia a cedere, è detto in forma un po' contorta ma sufficientemente ch iara per non lasciar dubbi di sorta nel contesto dell'articolo in parola:

« la sospensione del lavoro cosi prolungata è espressamente voluta dagli ind ustriali me ta llurgici per un g rosso to rnaconto, e se essi non temessero, con - questi bdgliori di bombe annunddJrìci di tempe,ta, che la corda cosl·tesa potrebbe spezzarsi nelle foro mani, forse resisterebbero ancora per qualche ahra settimana ».

Viva la bomba, mano alla bomba, dunque I Ma se, credente nel « rimedio » .suggerito dall'Avanti I, il prole-

APPENDICE: DOCUMENTARIO 45 1

MUSSOLINI

(ario evoluto mette in pni.tica ~li insegnamenti, sarà proprio il con~ sigliero del bel ges to che, il gt0rno dopo a quello in cui la bomba a nnunziatri ce di te mpesta avrà fatto la sua trista e rumorosa comparsa, sarà proprio il cons1glie ro del bel gesto che si affretterà, pavido per le eventuali responsabilità, a dare macchina indietro e a scnverc come pel caso Filippi che ques ta « forma di violenza procede per impu lsi mdivjduali e non ha né scuole né dottrine >>.

L a canagliesca impront itudine d ei socialisti ufficiali si assomma cosl alla più repellente delle v ig liaccherie: rinnegare, a non più di ventiquattro ore di distanza, _ il verbo predicato fino alla vigilia I

Sto ria di ieri, storia di oggi, di domani e di sempre !

BUFFONE E CANAG LIA I

Caro Mussolini, io non contesto la qualifica d 'in\lalido al signor R. Corti di Legnano e nemmeno quell a di ufliciale man cato. Dico solo che non gli manca l a sp uclorataggine di affastellare menzogne, sul. q uotìdiano pussista. ti: avvilente che si faccia tanto stnzio di q uello che il Vestrini chiamava ieri sulle tue colonne u la verità o nesta».

Deci ne di ufficiali, centinaia di bersaglieri possono attestare la verità onesta. lo fra quelli. E la verità «onesta» è che tu hai p artecipato, dal settembre del 1915 alla fine febbraio del 1917, a tu tta la vita di trincea dell"l1° Bersa· glieri. Al Corso allievi ufficiali ci sei stato otto giomi e fosti mandato al Corso e richiamato al Corpo dai Comandi Superiori. Di licenza di convalescenza ne hai avuto 20 giorni e quel tale di Legnano la chiama arcilunghissima. Tulli quelli che sono stati realmente con te, ti hanno visto con loro in trin ce:z sull"Urtis; ti hanno visto in trincea sull'Javorcek; li hanno visto in trincea sul Rombon; ti hanno vi sto in trincea al Passo di Volaia e in Valdo_gna.; ti hanno visto in trincea a qu ota 144 sul Carso. E lì sei stato ferito durante Un tiro dei cannoncini lanciabombe « Thevenot », a poche decine di metri dal nemico. A q uota. 144, che i o conosco, perché n egli immediati paraggi ho combattuto e sono rimasto fer ito, non , ·erano depositi, o Campi scuola. C'erano delle trincee Del resto abbas tanza imbeci lle quell' ufficiale mancato : v uol farti vedere pauroso e poi ti presenta come istruttore lanciabombe! F unzione che richiede alqu anto coraggio!

Meg lio è, caro Mussolini, spu tar sop ra e tirare innanzi.

Saluti cari dal tuo vecchio commilitone

ORESTE REALI • Milano

Per mio conto s6do chiunque a smentire quanto è affermato nella lettera su riportata e aggiungo soltanto che il signor ufficiale (< mancato» di Leg nano è un mentitore ignobile e una perfetta canaglia.

LA VERITA, FINALMENTE I

Pezzo da ·« 4u » della campagna disfattista del / ,.., è l 'affermazione che nel 1915 t>intervento fu v o luto dai capitalisti e dai «signori )).

È falso ! È fal si ssimo !

OPERA OMNIA DI BENITO

La g uerra non fu voluta né dai capitalisti, né dai sig no ri I E non and iamo errati dicendo che capitali sti e signo ri sono amaramente pentiti di averla accettata e s ubita, se pur no n lo manifestino.

Giovanni Zibo rdi scrive sul Lavoratore, il quotidiano socialista d ì Trieste (numero del 10 corr.):

« Favorevoli alla neutrali tà euno p ure i giolittiani ( esponC"tl ti di correnti democratiche, professionistiche, p i«olo-borghesi) con una visione non cosl idea· listica, ma commerciale. Contrattando il no n intervento, si doveva ottenere dal· l'Austria il pdreuhio.

« Favorevoli alla neutralità erano altresl i clericali, esponenti di masse rurali piccolo-proprietarie, le più pacifiste di questa terra per de6ni2iof)C Se si fos se dovuti intervenire, le inclinazioni dei preti erano certo p er l'Austr ia e non per la Funda.

« N.:i:z:i onalisti, conservatori, alti industriali, p er affiniti politiche, per vi rxoli economici, erano anch'essi piutt~ to favo revo li ag li Imperi Centrali che al l'I ntesa».

Questa, la genuina ver ità stodca, finalm ente riconosciuta anche da un sociaUsta uffic iale, no n degli ultimi venuti. ·

Ma i p agnacchisti con tinuer anno a jmbottire i crani p roleta ri.

Questione di g reppia e di b o ttega !

ALCUNI VOTI

DA GENOVA

Gen o11a, 10 uJJem bu 1919.

Sig nor Direttore del Popolo d'fo1!id,

pre-giomi far prl'Sente alla S. V. Ili.ma che il Fascio Nazionale Red uci e Combattenti Italia Redenta», Associazione Nazi onale Territoriali d 'Italia, As. sod azione Nazionale Bombardie,ri e Unione Gcnove-se Studenti Reduci, nell'inviare voto di plauso ,·ostra opera, vi pregano di t ener conto delle nostre forze per qualunque movimento che credete opport uno cominciare contro i nemici in\erni d'I talia. ·

l i solo Fascio Combattenti e Reduci Italia Redenta conta 70.000 iscritti, con 67 Sezioni fo rmate nelle principali ci ttà d'Italia.

Per il Consiglio Direttivo generale il P~esidente

DA CORNIGLIAN O

Corni gliano, 11 settembre 19 19

Oltremodo entusiasti della sua santa battaglia di smascheramento della banda p ussistica, sia.mo orgogliosi che ella sappia far conoscere alla parte sana del popolo it aliano il figuro che il pus ha scelto , alla direzione d i quel g iomale che ha avvelenato l'animo di noi soldati per tutta la d urata della guerra, senza però riuscire nel suo scopo, perché Vittorio Veneto è nostro merito e nessu na p rosa infame potrà cancellare dalla s toria quel g lorioso nome.

A nome di diversi giovani di Camigliano le invio la più leale solidarietà.

Saluti cordiali ,

BAR.TOLINl MAR.IO ex-volontario d i gueu a

APPENDICE : DOCUMENTARIO 4 )3

Anrona, 9 utumbre 1919.

Caro Mussolini, voglio essere uno degli smentitori. del signor Oggero, io che ti ho conosciuto nel 33() battaglione bersaglieri d al marzo de-I 1916 a l giorno io cui fosti ferito sulla quota 144.

lo che ti ho visto ed arrunirato, mentre, caporale di squadra, lavozavi con i bersagli eri allo sterro per la strada di Costa Sacchetto, all'occupazione di Gran uda, sul Malborghetto, a quota 144. Anzi, una volta che venni a chi31llatti per. ché alcuni ufficiali ti desideravano, ti trovai intento a vuotare, con le scarpt", il ricover o in cui avevi ripos.tto la notte, dell' acqua fangosa penetratavi.

E con me tu tti i bers.1.glieri ed uffici~li d ell'undecimo bersaglieri, specie q uelli della q uinta, che ti volevano bene perché non cercavi di imboscarti ma eri ' sempre j n mezzo a noi, possono attestarlo.

Bravd M ussolini, niente tregua ai pussisti, bisogna schiacciuli sotto le loro . menzogne.

Avrai tutto l'appoggio dei combattent i.

Sottotenente RAINONE FRANCO V II Reparto Assalto Ancona

4)4 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
TESTIMONIANZE

INDICE DEI NOMI A

.Absburgo, la dinastia degli, 14, 134, 171, 253, 290, 313, 422.

Adamson, 129

Adler Federko, n6.

Adler Fritz, 22, 252, 2n, 291.

AdNna,a ( I}), 37.

Agi1azio11e (Z:), 412,

Alb ricci Alberico, 320, 432.

Alexeyev Mi ch ael, 169

Alighieri Dante, 360.

Allarme { L' ), 416.

Alle"Yi Giovann i, 41 4.

Al!izè, 12 5, 127, 134.

Alpari Giulio, 276, 277.

Ambro n Mario, 443.

Ambrosini Vittorio, 214, 3 12, 340, 351, 355, 390, 391, 424, 436.

Ameri Ernesto Francesco, 4 53, Ang io lini, il professor, 74.

A Noi!, 38.

Ansaldo, l'industria le, 316 .

Antonell i, 29.

A polloni Adolfo, 201.

A.raldu ltalia110, 329.

Arbeiler Zeillmg, 291.

A rdito (L'), 31 2, 356, 397.

Arduini Giuseppe, 440.

Aru Silvio, 106.

Asquith Herbert H enry, 111.

Anhtenza (L') Ci1,1i/e, 380, 381.

Asto lfi, il r agio niere, 438

43 5, 437, 438, 439, 440, 443, 444, 44 5, 446, 447, 4SO , 451.

.Aversa Giuseppe, 25

A vvenire (L') del Lavoratore, 43 2, 4 41.

.Axelrod Paolo, 5, 168, 291.

AzioM (L'), 302

Bacchi D ecio, 40.

Bacchi Egid io, 398.

Ba.doni, 444.

Bak unin Michele, 240.

Balabanoff Angelica, 399

Balfour Arthur James, 154.

Barbato N icola, 331.

Ba.rberis, 3:)2.

Bartolini Mario, 4 53.

Barzilai Luigi, 43 1.

Barzilai Salvatore, 199, 343.

Baseggio Cristoforo, 25.

Bassotti, 4 15.

Bastiani Ippolito, 435 , 440, 447.

Bt11aiJ/r (LJ} Syndicalisu, 191, 357.

Battag lia Gaetano, 397.

Battaglir (Le) Sindacali, 117, 259, 260.

Battiste lli Adolfo, 444.

Battisti Qsare, 57, 298, 361.

Bauer Otto, 216.

Bazzi Carlo, 280.

Beletti Enrico, 346.

Bellati Ambrogio, 346

Beltrami Francesco, 199.

Benedetti Fernando, 444.

'Bernstdn Ed1,md, 14, 168, 253, 275, 291, 306.

· Bertacchini, i fratelli, 427

B ertaccini, 398

vanlif, 40, 43, 44, 60, 61, 62, 123, 128, 130, 168, 210, 260, 275, 288, 302, 308, 317, 321, 330, 340, 3H, 373, 386, 390, 391, 392, 393, 394, 398, 402, 403, 404, 405, 406, 408, 409, 412, 413, 414, 4 15, 416, 4 17, 418 , 41 9, 421, 422, 423, 4 24, 425, 427, 429, 430, 43 1, 432, 433, 4 34,
A
B

Bcrtioi Enrico, 27'.

Bcrtoli Alberto, 105.

Bcrtondni Fe rnando, 397.

Beruto Giuseppe, 353, 420.

Besana Enrico, 25, 105.

Bettinotti Mario, 440.

.Bnzi Erg isto, 83.

Bezzola, il maggiore, 419.

Bianchi .Michele, 25, 391, 397.

Bianchi Umberto, 106.

Bianchini Ferdinando, 322, 323, 351, 438, 450.

Bienstock, 5.

Birukoff Paolo, 169

Bismarck, Ottone di, 23, 31, 217,

Bissolat i Leonida, 89, 172, 199, 353, 377, 378, 383.

Bodoni Giuseppe, 397, 398.

Bombacci Nicola, 392, 249,

Bonafini, 114.

Bonasi, il senatore, 199

Bondioli Alessandro, 428

Bonin L ongare Lelio, 155.

Bonservizi Nicola, 397.

Bop i-Rizzi M aura, 396,

Borghi, il generale, 3'.H.

Bo rgia Cesare, 215.

Boriani, il generale, 422.

Bose-l li Paolo, 199, 272, 289.

Bouxton, 18 1.

Bowermann, 129,

Bra nte, 276, 277, 278.

Branting Karl Hjalmar, 168, 275.

Bravo Anselmo, 342, ;4;, 446.

Brè, 447, 448.

Bre kows kaja, 6.

BrOO G aetano, 3 32

B rescia ni Italo, 3674 405.

Brianza {Lt), 437.

Brigatti Vincenzo, 437, 438, 439

Brockdorff-Rafl.tzau Ulrich, 108, 157.

Brunazzi Priamo, 306.

Bulow, Bernard von, 84, 239, 377.

Buonanoma Edmondo, 434, 440, 442.

Buoni Bruno, 3, 185, 241, 283.

Buscema Rosario, 342, 359

Cadoma luigi, 1 51, 272, 288, 289, 294, 392, 417, 42 5, 426, 4 45.

Carassi F rancesco, 401, 406.

Cairoli. Benedctto, 71, 76.

Caldani Giulio, 329, 330.

Caldara Emilio, 40, 41.

Calcf!i Vittorio, 1q6.

Calvi Federico, 443.

Cambiaghi Giuseppe, 322, 437.

Cambiaghi Samuele, 438.

Camera Giovanni, 214, 221.

Camp olonghi Giacomo, 346.

Canepa Giusei,pe, 406.

Canesi G. B., 437.

Cantar el!i G ino, 398,

Capello l u igi, 288, 289.

Caperle Sirio, 264.

Cappa G iovaMi, 410

Caprilcs Max, 4 ',7.

C aretti, 427.

Carli M ario, 38, 2 52, 340, 391.

Carlo V , 147.

Carmassi Giuseppe, 346.

Cannioati A., 340, 34 1, 3 51, 355, 424, 436, 440.

Caroti Arturo, 199, 415, 439, 449.

Casadei, 2 5.

Casiroli Giuseppe, 442.

Cassola, 137.

Ca.vallari, il deputato, 31, 1 2l.

'Caviglia Enrico, 320, 3 53.

Cazzani, il vescovo, 432.

Urato Arnaldo, ;'99.

Cerini Angelo, 106.

Chierichett i, 379.

Chiesa Eugenio, 199

Chiurco G. A., V

Cian Vittorio, 304

C iceri, 17 8.

Cicerin G eorg ValentinoviC, 79.

Ciccotti Ettore, 40, 439, 449.

Ciccotti-Scozzese Francesco, 231, 267, 370

Cingo lani Giacomo, 346.

Cipriani Oreste, 380.

Guffelli Augusto, 47, 49, 52

Clemenceau Georges, 12, 88, 127, 13 2, 137, 148, 156, 250. •

Oynes, 1 29.

Collia.rd, il deputato, 49.

Cabrini Angiolo, 406.

Cachin M arce!, 191.

Colombi Giuseppe, 442.

Colombino, 24 1, 283

456 l NDJCI: DEI NOMJ
e

Còlombo Anna, 447, 448.

Colom i Marco, 397.

Colosimo Gaspare, 17:5, 180.

Comandini Ubaldo, 199, 353.

Comi Mario, 397.

Comp~re-More l, 8.

Corda Vittorio, 380, 381.

Co;,iere della Serd, 168, 319, 394, 431.

Corridoni Filippo, 298, 316, 347, 364, 441.

Corti Elia, 328, 329, 331, 337; 352, 396.

Corti Comi Maria, 396, 399, 401.

Corti R., ~46, 452.

Cossi, 329.

Costa Andrea, 414.

Costa, l'avvocato, 435.

Crespi Silvio, 176, 227.

Critica Sodr:1Je, 32, 49, 118, 16S, 169, 234, 275, 334.

Cronara (ùt) S0vver1iva, 337, 4 12, 428.

Croce Benedetto, 215.

Croce Quirino, 42 1.

Cronarhe ft1eridionali, 37

Crooclc: Witls, 130.

Cuccia, il capitano, 201.

Cuccurù, il brigadiere, 334, 430.

Diaz Armando, 288.

D i Crollalanza Araldo, 370.

Di/eia {ùt), 260,· 436, 4 51.

D inale Ottavio, 426.

Dini Dante, 114.

Dominione Giuseppe, 397, 426.

Donadelli Renato, 397.

D agnino Piero, 411, 443, 446, 447, 451.

Dal Pozzo Guido, 422.

Dalser Ida Irene, 2.

D'Annunzio Gabriele, 131, 15 5, 176, 214, 362, 363, 364, 368, 382.

D'Arago na Ludovico, 260.

De Ambris Alceste, 118, 174, 177.

D e Felice-Giuffrida Giuseppe, 33 1.

Deffenu Attilio, 371.

D e -Giovanni, il deputato, 199.

Del Buono Sebastiano, 436.

D el!'Ara, il capitano, 202.

Del Latte Guido, 114, 229, 364.

D ella Seta Alceste; 120.

D ella Torre, 377.

D e Mari Aldo, 441.

Demois Amede-o, 408.

Denik in Anton Ivanoviè, 169, 292.

~aulis, 338.

Ebert Friedrich, 11 5

Ero (L') d el Litorale, 421.

Ero (I!) delle Trinue, 431.

Eisner Kurt, 18, 22, 118, 168.

Engels Federico, 268.

Epora, 368.

Epora (L'), 174, 2 31.

Erzberger, 11 5.

Facchini, 25, 105.

Falbo, il deputato, 231.

Farinacci Roberto, 432.

Fasciolo Arturo, detto Benedetto, 397, 398. .

Federzoni Luigi, 382.

Ferrara Gaetano, 442.

Ferrari En zo, 25, 74, 105, 33'.5, 438.

Ferrarini Ferruccio, 438.

Ferrario Davide, 442.

Ferraris Dante, 50, '.5 1, 118, 204, 205.

Fcrraris Maggio rino, 19.

Ferri Enrico, 414, 449.

Figliodono Renzo, 4 37

F ilippi, 4 52.

Pinzi Guido, 398.

Finzi, il prof., ·280

Pinzi Sandro, 398.

Foch Ferdinand, 288.

Ford Henry, 315, 339, 352.

Forestieri Livio, 397.

Fraccaroli Armando, 431.

Fra Daniele, 346.

F r,mre lJbre, 6, 88, 89, 129.

Frassati Alfred o, 2, 3, 44, 55, 56, 150, '151, 152, 153, 202, 203, 27 1.

Fresco G . B., 106.

Fussi Umberto, 346

INDICE DEI NOMI 457
D
E
p

Gaecani di Laurenzana, il conte, 56, 372.

Galleani luigi, 332, 337, 338, 3'.H, 420, 427.

Galli Carlo, 346.

G.1Ildolfo Ennio, 406.

Gandolfo Tolomeo, 406.

Garbagnati .Achille, 322, 4:>9.

Garretto, 329, 33 1, 396, 400,

Gatci Sera.fino, 447,

Gauvain. 58, 70, 125.

Gazzettin o, {Il), 319, 394.

Gerosa, 444,

Ghetti, 25.

Ghetti Domenico, 433.

Ghezzi Ernesto, 40

Ghilarducci Nicola, 411.

Ghisleri Arcangelo, 160

Gfampaoli Mario, 435, 440, 44 1, 442, 447, 448.

Giampieri Alamiro, 403, 411, 424 , 443, 446, 447, 451.

Giampie ri Enrico, 403, 411, 443, 446, 447, 45 1.

G iampieri Fernando, 403, 41 I, 424, 443, 446, 447, 451.

G iampieri Galileo, 40\ 411, 424, 443, 446, 447, 451.

G iampieri Silvio, 403, 411 , 424, 443, 446, 447, 451.

Giardino Gaetano, 320, 382.

G ibelli Mario, 388,

Gi loni~ 444.

Giolitti Giovanni, 150, 151, 153, 198, 201 , 204, 205, 231, 232, 27 1, 288, 334 .

Giornale del M attin 0, 4 18.

Giomale ( li) del Contadino, 356.

Giurnale (I/) ·d'I1alia, 61, 231, -382.

Giornale di Udine, 319, 394.

Giuffuelhès, 283. ·

Gìuliani Sandro, 397, 398, 42 6.

Giunta Francesco, 202.

Giuseppe, l'arcid uca, 290, 292.

Glorke (Die), 7.

Gompers Samuele, 123.

Gorki Ma~simo, 234 .

Graziani Gino, 288, 407, 435.

Gra:z:zani Ri no, 442.

GreJJing Riccard o, 158, 159.

GridO' (Il) della Folla, 420.

G uggeheim, la famig lia, 170.

Guglielmo II d'Hohenzollern, 22, 36, 11 5, 125, 151, 306

G uidi Achille, 397

HdVlU, l'agenzia, 137.

Helipl iand, 7.

H eoderson, 275, 291.

H ensemberger G., 438.

H erron, 99

H erv~ Gustavo, 148.

Hoas, i l giudice, 331, 337.

H ofer Andrea, 199.

Hoffmann, .il generale, 22.

H ohenzoller n, la dinastia degli, 14, 11 5,153,171, 253 .

H omm e (L') Libre, 88.

Hoover Herbert Clark, 282.

H ugo V ictor, 216.

Humanùé (Il), 29, 88, 128, 169.

Idea (/]) Nazionale, 23 1, 40 3.

Imperiali G uglielmo, 155

lniz.i111iva (L'), 384.

Inte rfand i, il cav., 395, /nt,rnaziom:le (L') , 330

1111/ia ([]) del P opolo, 3, 373, 375, 376, 378, 380, 382, 383, 384, 388, 389.

l tnfi a (I!) .Amibo!JCe vira, 4_30.

Jacometti, il capitano, 397.

Jaquemotte, 77.

)arach Ermanno, 351, 395.

Jaurès Je:.n, 23, 4 3 .

]offre Cesar J osef J acques, 192, 271.

Jouhaux Leone, 13, 110

J o u rnal (L, ), 70, 158.

Kai$er (vedi Guglielmo II di Hohen. zollern).

458 INDICE DE I NOMI
G
H
K

Kàroly, il conte, 10, 276.

Kautsky Kart, 14, 22, 168 , 2n, 306.

Kluck, Alexander von, 124.

Koléàk Aleksandr V asilievié, 169, 183, 216, 292.

Kronaue r, il procuratore federal e, 330.

K.ropotkin Petr , 168, 332.

Kun Bela, 3; 188, 214, 276, 271 , 278, 290, 292, 299, 3B, 315, 352, 3)7, 358, 416.

Macola Ferruccio, 274, 275.

Maddii Attilio, 403, 424.

Maddii Ottavio, 403, 424

Maffi Fabrizio, 199

M aglio (Il), 307.

Malerba Carlo, 397

Majeras, ìl deputato, 408:

M an nerheim Gustavus Kart, 169.

M arani, 414.

?-farani Egisto, 448.

Marazzi, il capitano, 397

Marelli Giuseppe, 322, 437, 439.

Margonari Emanuele, 397, ~98.

Mariani Franco, 40.

I...amone, 301.

La.ndini E., 403.

La.nsing Robert, 250, 251.

LanziIlo Agostino , 117, 37 I.

l.anzini Luigi, 397.

Lavagna Silvio, 37,

lauoral<Jre ( Il) , 453.

Costantino, 182, 183, 24 1, 392,

Lebas, il deputato, 9.

Lenin {al secolo Nikolaj Yiadimir 11lié Ufjanov), 2, 6, 8, 10, 11, 41, 71, 77, 78, 79, 168, 292, 299, 348.

Lerda Giovanni, 414.

I.cuba Arturo, 357

U ber11 ( La) Pa,ro/tZ,, 37.

U bertà (1..4), 301, 382, 383, 384, 38 6.

libretti Antonio, 380.

Lloyd G eorge, 2, 137, 156.

Lombardi Gaetano, 398.

Longoni Attilio, 25, 74, 105, 229

l.onguet Jean, 18 1, 182, 191 , 240, 24 1, 370

Lo~z, il questore, 35 1, 394, 395.

Lorenzini Mario, 449.

Lorio t, 77.

Losio Pietro, 448.

Lotta (La) di ClaJJe, 330, 336, 351.

Lucar Giu!òeppe, 403, 404.

ludendorff Erdco, 14, 58.

Lulli, 114.

luzzatti Luigi, 2, 88, 93, 199, 232.

Luzzatto F abfo, 201, 202, 207.

Marinelli Giovanni, 25.

Marinetti F. T., 25, 219

Martignonl Rodolfo, 44 2.

Marret:to Emilio, 406, 41 5.

Marx K arl, 181, 240.

Marzola A G., 304.

M assaretti, il prof , 4 l 2

Matteotti Giacomo, 118, 151.

Matterazzo A. B., 106

Ma1in (ù), 132

Ma1tint:1 .(l/), 185.

Mattioli Guido, V.

Mazzarino G iulio, 310.

Mai:zini Giuseppe, 201, 202, 280.

Manuccato Edmondo, 258.

Mecheri Eno, 4)0.

Mecheri Omero, 403, 424.

Mekhiori' Alessandro, 401, 423.

M errheim, 249, 283 ·

i\fruaggero ( Il), 418.

M icheli Giuseppe, 21 4, 221.

Miglioli Guido, 432.

Mi lner, il lord, 154.

Mira Giovanni, 207.

Miserocchi, 398.

Modigliani Giuseppe Emanuele, 9 2, 199.

Molinari Alberico, 401.

Mand olfo Rodolfo, 275.

Monici, 45.

M o ntegani Ludovico, 397.

Monzini, 2).

Morani Mario, 342, 359.

M orgari Oddino, 121, 31 5.

Mo rgen (Der), 422.

Morengo M ario, 4 18.

MacDonald J ames Ramsay, 181, 182, 183, 184, 240, 241.

M o risi Celso, 25, 105.

MoÌ-ri, 325

INDICE DEI NOMI 459
L
La:~~~
M
BO. ·Xlll.

Muraro Vittori o, 398.

Muraviev, 240.

M urialdi, il deputato, 223, 236.

Mussolini Arnaldo, 399.

Pantano Edoardo, 199.

Paolini, il generale, 396, 397, 398.

Paolo Emilio, 21'.5.

Paoloni Francesco, 121.

Partesotti Fernando, 397

Pasella. Umberto, 114, 323, 3:H, 436, 440, 451.

Pccchc.>nini" Emilia, 442.

Naldi Filippo, 316, 317, 339, 351, 352, ;n, 379, 391, 392, 4D.

Napoleone Bonaparte, 147.

N audeau, 77.

Nazione ( La), 425.

Nemhi (I) d 'IJdia, 356.

Nietzsche Federico, 170

Nitti Francesco Saverio, 3, 124, 198, 201, 204, 20,, 206, 210, 211, 2 12, 214, 221, 222, 230, 23 1, 232, 233, 264, 265, 308, 326, 335, 362.

N i vellin Vittorio, 38 0.

Nocentini Giuseppe, 389.

Noske-, 236, 291.

Nuo va Antologia, 19

Oggero E., 353, 354, 416, 454 .

Olivetti Angelo Oliviero, 171, 172.

O ra ( L') No;trtf, 37.

Orano Paolo, 370.

Orlando Vittorio Emanuele,

P erucca Giovanni, 370

Peup/e (Le), 5.

Piana Giovanni, 416, 4-17.

Pfazzalunga Luigi, 426.

Pichon Stefano, 110, 132

Pinon, 134, 135.

Pirolini G. B., 384.

P lekanoff Giorgio, 168, 169, 275.

Poch ini Emilio, 331.

Podrecca Gu ido, 426.

Poggio Oreste, 380, 38 1.

Poincaré Raimondo, 131 .

Pontremoli, l'ingegner, 317, 392

PopolanQ (Il), 30 1.

Popfllo (//) d'llalia, 2, 9, 11, 13, 16, 20, 24, 2S, 27, 30, 34, 36, 39,

Orsetti, 414

Ossoinack Andrea, 164.

Ostali Alberto, 397. 0110 (Le)_ Ore, 356.

Pagliui Fausto, 40.

P agnoni, i fratelli, 438.

Paladino Franco, 432.

Pamp ado Pietro, 40.

Pantalei Enrico, 413.

Populaire

460 INDICE DEI NOMI
N
o
3, 26,
40,
74, 8 1, 83, 85, 86, 88, 90,
93, 94, 99, 101, 102, I07,
138, 139, 150, 154, 155, )60, 164, 172, 179, 180, 186, 187, 192, 193, 198, 199, 204, 2 27, 231, 232, 264, 272, 289, 297, 298, 372,
2,
27,
:i3, 55,
91 ,
B7,
377.
p
42, 44, 46, 47, 51, ~2. 55, 56, 59, 60, 63, 66, 69, 72, 73, 74, 76, 79, 8 1, 84, 87, 89, 90, 92, 9 4, 97, 99, 100, 103, 104, 105, 106, 109, 112, 113, 114, 116, 119, 12 3, 127, 130, 133, 136, 139, 141, 149, 153, 1.56, 1.59, 161 , 163, 165, 167, 170, 173, 174, 176, 177, 178, 180, 184, 187, 190, 19 1, 194, 197, 200, 203, 206, 209, 212, 214, 217, 220, 222, 225, 226, 228, 229, n1, 233, 236, 2n. 23s, 239, 242, 244, 245, 247, 248, 25 7, 2 58, 261, 263, 266, 269, 272, 273, 275, 278, 28 1, 284, 285, 289, 292, 295, 298, 300, 302, 304, 305, 307, 309, 311, 314, 3 17, 318, 319, 320, 32 1, 323, 324, 327, 328, 332, 334, 335, 338, 339, 341, 343, 345, 349, 351, 3n, 354, 355, 356, 358, 359, 361, 363, 364, 368, 369, 370, 375, 376, 379, 381, 383, 384, 385, 386, . 387, 388, 389, 390, 393, 394, 395, 396, 397, 403, 404, 405, 408, 4 10, 4 11 , 412, 4 18, 419, 420, 42 1, 422, 429, 431, 432, 433, 434, 439, 440, 44 1, 442, 443, 444, 445, 447, 449, 4,o, 4,1.
(Le), 408.

Price Ward, 70.

Prob/6mi (1) J ,I Ù:VOf'o, 19, 117.

Prog'reuo (Il), 429.

Proletario (IIJ, 329, 337, H8, J.99, 400 , 401, 428.

Puccioelli Enrico, 405.

Punterwold, 8.

Q uaranta Vincenzo, 21 0, 211.

Sacchi Filippo, 199.

Sadoul, il capitano, 168.

Sala, il capitano, 320, 3 21, 324, 394.

Salandra Antonio, lH, 199, 231, 23 2, 271, 272.

Salmoiraghi Eugenio, 346.

Sa.lvemini Gaetano, 126.

Sansone, 196

Sa.rfatti Cesare, 100, 378.

Saumoneau, 77.

Sauro, 1a (ami.glia, 341.

Savarè Francesco, 447.

Scarani Oeto, 2 5

Scaiarini Giuseppe, 6R, 4 17, 4 25, 4 26, 441.

Raimo ndi Carlo, 214, 30 5,

Rainonc Franco, 4 54.

Ra.petti Giuseppe, 106.

Ravezzana, 392.

Razza Luig i, 431, 444, 44S.

Reali. Oreste, 420, 4S2.

Recona tini, 426.

R6d11c6 rn;, : n.

Renau del P., 27'.i

ReJl o (li) del Carlino, 418.

Reuter, l'ammirag lio, 216.

Riboldi G., 267, 268, 269.

Riboni, 401.

Ricci, 4 38.

Righi Simplicio, 415.

Rigola Rinaldo , 15, 19, 42, 11 7, 118, 283.

Rig one, l'avvocato, 395.

Rimini Pirro, 397.

Rinn,ot1amento, 118, 283.

Rùcoua ( LA) , 37.

Rht1eglio {Il), 421.

Riva Alberto, 40.

Roberto Dino, 380, 381 .

Rocca Enrico, 388

Rolla nd Romain, 404.

Roma F11ll1rhta, 252, 386.

Romanoff, Ja dinastia-dei, 14.

Rossato Arturo (Ar,01), 391, 39 7, 426, 4)3, 4)4.

Rossi C.esarC": 397, 450.

Rossi R, 444.

Ro tschìld, la ( arniglia, 170.

Ruffi ni Francesco, 288

Ruffo, il cardina le, 434.

Scalari Ugo, 398.

Scalzotto A ., 370.

Schanzer Carlo, 204, 308.

Scheidemann, 115, 158, 21 6 .

Schiavel!o Ernesto, 40.

Schrerer, 422.

Schyff, la famigli a, 170.

Suolo (Il), 41, 310.

Sembat Marcel, 8 8, 132.

Scrao, l'avvocato, 369. -

Serrati G iacinto Menotti (Pagnacca),

Setti Domenico, 442.

Setti Elide, 442

Setti Olga, 442.

Siro ni, !"avvocato, 438.

Soffici Ardengo, 214, 286, 289.

Sonnino Sidney, 3, 74, 75, 8 3, 8 5, 99, 102, 107, 138, 139, 1 51, 160, 227, 231, 232, 272, 375, 377.

Sorgiamo!, 332.

Souckhomline Vas.sily (/,miorj, 168, 275, 334.

Soz.i,J.Drmo~ra/6, 7, 8, Spera Raniero, 106

INDICE DEI NOMI 461
Q
R
55, 62, 121, 122, 214, 240, 273, 274, 275, 277, 278, 315, 3 16, 317, 3 18, 319, 320, 321, 322, 323, 3 24, 328, 329, 330, 331, 332, 336, 337, BS, 339, 350, 35 1, 352, 353, 355, 356, 372, 392, 393, 394, 395, 396, 399, 400, 401, 402, 40 5, 406, 408, 4 10, 411 , 41 2, 4 13, 4 14, 41 6, 4 17, 4 18, 42 0, 4-21, 423, .4 24, 42\ 426, 4 27, 4 28, 429, 43 1, 432, 435, 437, 439, 440, 441, 442, 449, 4 51.

Speranzini Giuseppe, 432

S1ampa (LA), 2, 44,150,231, 2' 1, 302, 317, 372.

Stanga Ildefonso, 432,

Stany Emilio, 8 ,

Staupache S., 5

Steed Wickham, 58.

Stoppi ni Angelo, 442.

Stoppini Francesco, 346.

Strada O., 354.

Strucchi Roberto, 434.

Stiirgkh, Karl von, 252.

Sudekum Albert, 120, 253.

Susmd Edoardo, 142, 364.

Sweide Isacco, 276.

Trumbié Ante, 82, TseretelH, 6, 291.

Turati Augusto, V .

Turati Filippo, 2, 3, 2 1, 22, 23, 24, 62, 89, 91, 92, 99, 111, 169, 199, 21 ~. 214,· 221, ,234, 241, 262, 283, 310, 330, 336, 370, 422, 423.

Utopia, 426.

Tacito, 2 17.

Tagliabue G iuseppe, 437.

T alleyrand-Périgord Oiarles-Maurice d e, 186

Tanganelli Folco, 403, 424.

Tardleu Aodrea, 3, 162, 251.

Tasin, 414, 448.

Tcheizt, 6.

Tedeschi Antonio, 338.

Tedeschi Magnani Suprema, 401.

T c-d~hi Virgilio, 40 1.

T C"d~o, il ministro, 204.

Tempo (}I), 43, 317.

T emps {ù), 77, 86, 88, 162, 282.

Teppati, il notaro, 55, 56, 373 .

Thibault Anatole, detto France, 131.

Timei. (The), 89, 129, 169.

Tinti, 228.

Tirpitz, Alfred P, Friedrich von, 11'.i.

Tittoni T omaso, 204, 205, 210, 230, 232, 309. -

Tonunaseo Nicolò, 162,

Totomianz, il do tt., 169,

TraJo/la (~), 356.

Trentin Silvio, 370,

T re~ Claudio, 32, 33, 1~7, 199.

Trih11na (La), 48, 224, 418.

Trinu e (l.,e), 37,

Troelstra, 168.

Trotzky (al secolo Leo Davidovich I.eiba-Bronstein), 6, 8, 79, 169, 307, 332,

Vacirca Vincenzo, 415, 439, 449.

Valcntin.i Enzo, 397.

Valera G. B., 438.

Valera Paolo, 402, 4 26, 427.

Vandelli, 401, 402.

Vanderveldc Emilio, 77.

Varazzani Savino, 414.

Vamberg, la famiglia, 170.

Vecchi Ferruccio, 73, 105, 114, 202, 2 19, 316, 340, 364, 391, 397, -126.

Vedet!it (LA), 37.

Vella Arturo, 310, 392.

Ventura Sansone Ludovico, 442

Vergnanini Antonio, 24 1, 283

Vestrìni Piero, 342, 359, 452.

V icario, 415,

Vù-toire (I.A), 6 .

Viora G., 323, 324.

Visentini Luigi, 106.

Visocchi A chille, 211.

Vittorio Emanuele III, 180.

Vivanti Annic, 154.

Voce (La) d ei C<Jmbdltenti, 37.

Voce (La) dei R educi , 37.

Voce {La) Proletaria, 440 .

Vochini Emilio, 337, 405, 426.

Vod (Le) del Piave, 431.

Walsh Stefano, 129.

W ilson Woodrow, 2, 22, 23, 3 1, n ,· ,o, n, n. 80, 8 1, 82, s;, 8 4, 85, 88, 9 1, 93, 94, , 98, 99, 10 1, 102, 115, 12 5, 132, 137,, 138, 145, 160, 163, 166, 195, 283, 375, 377, 383.

462 INDICE DE[ NOM J
T
u
V
w

INDICE DEI NOMI

Wiss, jl coJoonello , 10.

Jf'<H'WIIHIJ, 291.

Zanarini :Ma rio, 423.

Zani Ant011io, 106.

Zannini G aetano, 41~, 4 28, Zaccon, il capitano, 406.

Zavatte.ro, 207, 208, 209, 219.

Zazzarini N ello, 422.

Zibordi Giovaruù, 298, 4 53.

Zuliani, 25.

Zunini, 150.

Zupelli Vittorio, 320

i
463
Avvertenze Nota , INDICE DAL DISCORSO DI PlAZZA SAN SEPOLCRO AGLI INIZI DEL PRIMO MINISTERO NITTI (24 marzo 1919 . 27 g ;ugno 1919) Antologia di documenti (25 marzo 1919) . pag. 11 r icatto dei vinti (26 marzo 1919) . . . 10 L'ora del sindacalismo .(27 marzo 1919) . 12 Posizioni e obiettivi (28 marzo 1919) . . 14 Dopo l'adµnata, Linee del programma politico (30 marzo 1919). 17 I fantasmi di Turati (1 aprile 19 19) . . . . . . . . . . 21 Per la propaganda e per le commission i dei Fasci (l aprile 1919). 25 Giugno? Ottobre? (3 aprile 1919) 26 Posizion i (:S aprile 1919) . 28 Il «loro» manifesto (6 aprile 19 19) 31 Espiazione? (7 aprile 19 19) . . . 35 Convergere gli sfor zi (9 aprile 1919) . 37 Commedia o buona fede ? (10 aprile 1919) . 40 Fiasco ! (11 apr;Ie 19 19) 43 La grande menzogna (12 aprile 1919) . . 45 I postulati di" attuazione immediata dei fasci (13 aprile 1919) . 47 Anticipare bisogna (13 aprile 1919) . . . . . 48 1l programma politico dei fasci (13 aprile 1919) ' 52 Personalia. Frassatiana (14 aprile 1919) . . . . 55 La d ecisione (15 aprile 19 19) 57 Per i fatti del 15 aprile 1919 (15 apri le 1919). 60 Dopo i fatti del 15 apcile 19 19 ( 17 aprile 1919). 61 Non subiamo violenze ! (18 àpri le 19 19). 64 Parole ch;are (19 aprile 19 19) . 67 Idea li e affari ( 20 aprile 19 19) . 70
466 INDICE p,g. Sui falti del D aprile 1919 (22 aprile 1919) · . 73 la rivincita di domani (23 aprile I 919) . 75 Triplice condanna (24 aprile 1919) . . . 77 L'Italia non rinuncia a quel che fu consacrat~ col sangue (25 aprile m~.... w li trucco (26 aprile 1919) .. 82 Precisazìoni (27 aprile 1919) . . 85 ~·estero e Noi (28 aprile 1 919) . 88 Seduta storica (29 aprile 1919) . . 90 La formula dei socialufliciali (29 aprile 1919) 91 « Il Governo deve difendere i supremi diritti della nazione)) (30 aprile 1919) . . 93 Discorso da ascoltare (1 maggio 1919) . 95 Punto morto (3 maggio 1919) . . 98 E t !e ! (3 maggio 1919) . . . . 100 An nessione ! (4 maggio 1919) . . 101 :B tempo di conoscere la soluzione del problema adriatico (7 maggio 1919) . . . . 104 Per i Fasci di combattimento (7 maggio 1919) . 105 Echi di una querela (8 maggio 1919) . . . . . 106 Constatazioni (9 maggio 1919) . • . 107 Li favola (10 maggio 1919) 110 Per i Fasci di combattimento (10 maggio 1919) . 113 Brenno? (11 maggio 1919) . . . . . . . . 115 I dee in cammino che s'incontrano. Il programma dei" fasci. D alla « rappresentanza integrale» al i'« espropriazione parziale» (12 maggio 1919) · 11 7 Unive rsale illusione? (14 maggio 1919) 120 Richiamo alla misura (15 maggio 1919) . 124 I mbottiture (16 magg io 1919) . . • . 128 Dedicato ai francesi (17 maggio 1919) . 131 Il sogno di Pinon (18 maggio 1919) 134 Via da. Ca~ossa! (19 maggio 1919) . 137 La revisione (20 maggio 1919) 140 L'Adriatico e il Mediterraneo (22 maggio 1919) . 142 Anniversario (24 màggio 1919) 147 Frassatiana (27 maggio 191 9) . 150 Governo [ ...... ] (2 8 maggio 1919) . 1)4 Versaglia. Revisione e non oltre! (29 maggio 1919) . 157 Vergogna (30 maggio ·1919) 160 La soluzione « Tardieu » (3 1 magg io 1919) . 16 2

Vigilia est[ema. Il g rido di Fiume (1 giugno 1919) .

fjume resiste! (2 giug no 1919) . .

J complici ( 4 giugno 1919) .

Via da Ve[saglia? (6 g iugno 1919) .

Pe[ i Fasci di combattimento (7 giugno ·1919) .

Dov'.è il Governo? (9 giugno 1919)

Per l'esp r opriazione del capitale (9 giug no 1919) .

Pang!oss numero 2 (11 giugno 19 19) .

Fa rsa nella trag edia (13 giugno 19 19) .

(14 giugno 1919)

Firmare! (19 giugno 1919) . .

li vino e la botte ( 22 g iug no 1919)

Prime impressioni (23 giugno 191 9) · .

nato: vivrà? (24 giugno 19 19).

Per un'azione politica (25 giugno 1919).

INDICE
Responsabilità
La lezione magiara
giugno
9) Sindacati e Pa[tito
giugno
(16
191
(17
1919)
Un consiglio (18 giugno 1 9 19
n
Gl i inizi (27 giugno ~919) 467 pag. 164 166 168 171 174 175 177 179 181 185 188 191 192 195 198 201 204 207 210 DAGLI INIZI DEL PRIMO MINISTERO NITTI ALLA MARCIA DI RONCHI (28 giugno 1919 - 13 settembre 1919) Nota . . . 214 Mancanza di grandezza (1 luglio 19 19) . 215 II «fascismo» (3 lug lio 19 19) . 218 P r ima vitto ria (4 luglio 1919) . . . . 221 Chi possiede, paghi_! (6 luglio 19 19) . . 223 Sul problema del caroviveri (6 luglio 1919) . 226 J'riplice lezione (7 lug lio 1919) . . 227 Per la costituzione del « comitato d ' intesa e d'az.ione » (7 luglio 19 19) . . . . . 229 Nell'attesa (9 luglio 1919) . . . 230 Dopo il discorso (10 luglio 1919) . 232 Lo scioperissimo (12 luglio 191 9) . 234 . Fante ! (12 luglio 1919) . 237 La pa[ola d'ordine dei Fasci di combattimento (13 luglio 1919) . 238 Un appello (15 luglio 19 19) . 239 Caporettismo (17 lugl io 19 19) . 240 Aurora! (18 luglio 1919) 243 Vig liaccon i ! (18 luglio 19 19) . 245
468 INDICE pag. L'incantes imo (1 9 luglio 1919) 246 Per l'intesi e per l'azione fra gli interventisti di sinistra (19 lug lio 1919) . . 248 Menzogna e impudenza . (20 luglio 1919) . 256 Una lettera (20 luglio 1919) . 258 La seconda disfatta (22 luglio 1919) . . 259 Colmo d'impudenza! (24 luglio 1919) ." 262 Sbrigatevi1 signori! (1 agosto 1919) 264 Dopo la catastrofe, la «svolta» del «Pus». Dalle barricate alle urne! (2 agosto 1919) 267 Noi e loro (3 agosto 1919) .· 270 Le trovate di Pagnacca (3 agosto 1919) . 273 Mistificazion~ pussista (5 agosto 1919) . 276 1n vista delle elezioni g enerali. Per « l'intesa e per l'azione» (7 agosto 1919) . 279 Cifre da meditare (8 agosto 1919) 282 Un voto di combattenti pugliesi (8 agosto 1919) . 285 In guardia! Una lettera di Ardengo Soffici (10 agosto 1919) , 286 Se tornano i re.... (ll agosto 1919) . . 290 Manovre e responsabilità (17 agosto 1919) 293 Si continua, signori! (19 agosto 1919) . 296 L'appello dei Fasci agli interventisti (19 agOsto 1919) 299 Verso l'intesa e l'azione. Blocco contro blocco (20 agosto 1919) . 30 1 Volare! (20 agosto 1919) .. . . . . . . 303 Per l'unione deJle forze interventiste (21 agosto- 1919) . . . . 304 La sezione milanese Combattenti e il comitato d'intesa e d'azione (21 agosto 1919) . . . . . . . . . . 305 Lo scopo (22 agosto 19 19) . 306 Dopo l'esposizione di Nitti. Rilievi e misu[C (24 agosto 19 19) . 308 La piattaforma (2 5 agosto 1919) . . . . . . . . . 310 Per farla finita con un pagliaccio (25 agosto 1919) 312 Una noti.zia _splendida! Voltarsi ad oriente! (26 agosto 1919) 313 Pagnacca imbestiato. « Vi è una spia in circolazione» (28 agosto 1919) . . 315 Un monosillabo: «sl» o «no»! (28 agosto 1919). 318 Il « suo» diversivo! (31 agosto 19 19) 319 Affoga nel ridicolo. Le fantasie dì Pag nacca . (1 settembre 191 9). 322 L'aviazione italiana avrà un avven ire ? (2 settembre 1919) 325 Giacinto Menotti Pagnacca, spia, assassino e soldato di ventura al soldo della Francia nella legione stranie ra al Madagascar! · (3 settembre 1919) 328
INDICE 469 pag D opo l'eccidio di Lainate. Bisogna punire j colpevoli (4 settembre . 19 19) . 333 Sul momento politico (4 settembre 1919) . 335 Inchiodato alla gogna ! (5 settembre 1919) . . . · 336 I mentitori alla lanterna. Una lettera del comm. Carminati (5 set• tembre 191 9) . . . . . . . 340 Calunniate, calunniate,... Storielle allegre. I cannoni (5 settembre m~....... .. .... w Senso della vittoria! (6 settembre 1919) . 344 Un appello alla solidarietà per g li scioperanti metallwgici aderenti all'U.S.M. (7 settembre 1919) . 346 I.a spia « N. 8 » si confonde e si conf essa lui (7 settembre m~ . ... . m Capitolo secondo (7 settembre 1919) 353 Pagnaccheide (8 settembre 1919) . . . . . . 355 D ocumenti. Come e perché ca dde Bela Kun (9 settembre 1919) 357 La <<verità onesta» (10 settembre 1919) . 359 Vetta d 'Italia ( li settembre 19 19) 360 Viva Fiume! (13 settembre 191 9) . 362 « Noi salutiamo l'eroe e gli promettiamo che obbediremo ad ogni suo cenno» (13 settembre 1919) . 364 APPENDI CE LETTI!RB: Lettera a Italo Bresciani (17 agosto 1919) . 367 TllLECMMM I: Telegramma a Gabriele d'Ann unzio (29 maggio 1919) . 368 Telegramma a Gabriele d 'Annunzio (15 giug no 19 19) 368 l!LENCO D1!LL'ATl1V1TÀ ORATORIA DELLA Q UALl! NON RIMANI! JL TESTO • 369 ELENCO DEL M ATERIALE GIORNALISTICO AT'TRIBUJBILE A BENITO M USSOLJNI , , • • • • , 370 DOCUMBNTARIO: Una nostra azione fangosa ( 12-13 aprile 1919),. 372 Marginalia (23 aprile 1919) . . . 373 Per intenderci . Al signor Benito Mussolini (29 aprile 19 19) . 375 Cose a posto (29 aprile 1919) . . 376 · Cagliostro querela (3 maggio 1919) . 378 la malafede di Cagliostro (6 maggio 19 19) . 380 Il nostro Direttore (23 maggio 1919) . 38 1
470 INDICE pag. A proposito di un colpo di stato. Intervista col generale Giardino (U giugno 1919) . . . . . . . 382 Polemica in famiglia (14-16 giugno 1919).. 382 Un uomo. Benito Mussolini ( 29 g iug no 1919) . 386 Dichiarazione ai lettori (15-18 luglio 1919). 388 I ferrovieri . della Carnia (22 lug lio 1919). 389 Mussolini e gli arditi (15 agosto 1919) . . 390 Di un pecorone che ritrova il suo ovile (16 agosto 1919) . 390 Chi paga? (27 agosto 1919) . . . . 391 Chi paga? (29 agosto 1919) . . . 393 Chi paga? (30 agosto 1919) . . . 394 Imbecillità pagnacchiana. Storia di u n conto (31 agosto 1919) 39S La: vedova dell'assassinato. T erribile atto d'accusa (31 agosto 1919) . . . . . . . .. . . . . . . . ;196 Il pri.mo «raid» aviatorio del « Popolo d'Italia» (31 agosto 1919) . . . . . . . . . . . . ;196 Il brigantaggio alla sbarra (2 settembre 1919) . -398 Chi paga? (2 settembre 1919) 402 Chi paga? (3 settembre 1919) . . . . . . 403 Il brigantaggio alla sbarra ( 4 settembre 1919) . 40,5 L'eroe al fronte ( 4 settembre 1919) . . . . 409 Solidarietà. I volontari di guerra udinesi (5 settembre 1919) . 410 I documenti. L'interrogatorio del complice in assassinio (5 settembre 1919) . . . 410 Madagascar (5 settembre 1919) . 411 Chi paga? ( 5 settembre 19 19) 411 Alcuni perd1é (5 settembre 1919) . . . . 4 12 Chi paga? I giornali a Gossolengo 412 Nel covo dei briganti. (6 settembre 1919) . 41 3' La «poch ade» (6 settembre 1919) . 4Ù I.a gragnuola delle smentite. II «Po polo» al fronte (6 settembre 1919) .. . . . . . . . . . . . . 418 I documenti (7 settembre 1919) . . 418 Contro la sozza canea socialista (7 settembre 1919) . . .. 419 Una dichiarazione di anarchici milanesi (7 settembre 1919) . 420 Chi pagava? (7 settembre 1919) . . . . . . 421 Chi paga? (7 settembre 1919) . . . . . . . 4 21 Il generale Boriani e il foglio pussista (7 settembre 191 9) 422 Chi ha dist.ruttò . gli Absburgo? (7 settembre 1919) . . 422 Chi paga?· (7 :seitemb're 1919) . 42?> Il brigante nella melma fino a l collo (8 settembre 1919) 425
INDICE Ch i pagava? l' « Avanti! » diffuso dagli a ustriaci (9 settembre 47 1 p,g. 1919) 43 1 Favoritismi?! (9 settembre 1919) . 431 Chi paga? (9 settembre 1919) 432 l a lettera di un anarchico (9 settembre 191 9 . 432 Jl brigàntaggio è preso nella sua imboscata (9 settembre 1919) . 433 Chi paga? I foraggiatori (10 settembre 19 19) 437 Una lettera di Ettore Ciccottì (10 settembre 1919) . 439 Parli Bettinotti ! (10 settembre 19 19) , . 440 <e Farabuttismo internazionale » (10 settembre 1919) . 440 Solidarietà con G iamp aoli {10 settembre 1919) . 441 La « loro » correttezza ( 10 settembre 1919) . . . 442 La «tribù» d i Sestri (10 settembre 1919) . . 443 Serenata ad un bandito (11 settembre 19 19) . 443 V ergogne e infamie della maffia pussista ( 12 settembre 19 19) . 449 Indice dei nomi . . 455

Articles inside

PARLI BETTINOTTI ! *

38min
pages 446-469, 473

IN QUALE CAMPO SONO LE SPIE

6min
pages 442-445

COMUN1STI DI FORLÌ E FORLIMPOPOLI

1min
page 441

LA GRAGNUOLA DELLE SMENTITE

30min
pages 424-440

L' ERO E AL FRONTE *

16min
pages 415-423

LA VEDOVA DELL' ASSASSINATO TERRIBILE ATTO

23min
pages 402-414

A PROPOSITO DI UN COLPO DI STATO

27min
pages 388-401

LA MALAF EDE DI CAGLI OSTRO •

3min
pages 386-387

ELENCO DEL MATERIALE GIORNALISTICO ATTRIBUIBILE A BENITO MUSSOLINI

17min
pages 376-385

ELENCO DELL' ATIIVITÀ ORATORIA DELLA QUALE NON

1min
page 375

APPENDICE

1min
pages 373-374

[«NOI SALUTIAMO L'EROE E GLI PROMETfIAMO

1min
page 370

LE T ESTIMONIANZE

11min
pages 360-369

CAPITOLO SECONDO

1min
page 359

LA SPIA « N. s » SI CONFONDE E SI CONFESSA LUI

4min
pages 356-358

UN APPELLO ALLA SOLIDARIETA PER GLI SCIOPERANTI METALLURGICI ADERENTI ALL' U.S.M.

5min
pages 352-355

SENSO DELLA VITTORIA !

2min
pages 350-351

CALUNNIATE, CALUNNIATE....

1min
pages 348-349

SUL MOMENTO POLITICO•

8min
pages 341-347

DOPO L' ECCIDIO DI LAINATE BISOGNA PUNIRE

3min
pages 339-340

L. GALLEANI NEL 1908 DEFINIVA PAGNACCA « TURPE AGENTE PROVOCATORE »

1min
pages 337-338

UN UOMO FORTUNATO

3min
pages 336-337

GIACINTO MENOTTI PAGNACCA,

3min
pages 334-335

L'AVIAZ IONE ITALIANA AVRA UN AVVEN IRE?

5min
pages 331-333

AFFOGA NEL RIDICOLO

3min
pages 328-330

PAGNACCA I MBESTIATO

10min
pages 321-327

UNA NOTIZIA SPLENDIDA VOLTARSI AD ORIENTE!

2min
pages 319-320

PER FARLA FINITA CON UN PAGLIACCIO

1min
page 318

LA PIATTAFORMA

2min
pages 316-317

DOPO L' ESPOSI ZIONE DI NITTI RILIEVI E MISURE

3min
pages 314-315

LA SEZIONE MILANESE COM.BATTENTI

3min
pages 311-313

PER L' UNIONE DELLE FORZE INTERVENTISTE*

1min
page 310

L'APPELLO DEI FASCI AGLI INTERVENTISTI

6min
pages 305-309

MANOVRE E RESPONSABILITA

9min
pages 299-304

UNA LETTERA DI ARDENGO SOFFICI

14min
pages 292-298

UN VOTO DI COMBATTENTI PUGLIESI

1min
pages 291-292

CIFRE DA MEDITARE

4min
pages 288-290

IN VISTA DELLE ELEZIONI GENERALI

4min
pages 285-287

MISTIFICAZ ION E PUSSISTA

5min
pages 282-284

LE TROVATE DI PAGNACCA

5min
pages 279-281

OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

11min
pages 272-278

COLMO D'IMPUDENZA !

6min
pages 268-271

LA SECONDA DISFATTA .

4min
pages 265-267

VIGLIACCONI !

20min
pages 251-264

NELL'ATTESA

17min
pages 236-250

TRIPLICE LEZIONE

5min
pages 233-235

DAGLI INIZI

23min
pages 219-232

SINDACATI E PARTITO

31min
pages 197-218

LA LEZIONE MAGIARA

4min
pages 194-196

[PER L'ESPROPRIAZIONE DEL CAPITALE]*

15min
pages 183-193

I COMPLICI

14min
pages 174-182

VIGILIA ESTREMA

5min
pages 170-173

LA REVISIONE

37min
pages 146-169

RICHI AMO ALLA MISURA

26min
pages 130-145

UNl\'ERSALE ILLUSIONE ?

7min
pages 126-129

[PER I FASCI DI COMBATTIMENTO]*

11min
pages 119-125

LA FAVOLA

4min
pages 116-118

ECHI DI UNA QUERELA

5min
pages 112-115

DISCORSO DA ASCOLTARE

16min
pages 101-111

« IL GOVERNO DEVE DIFENDERE

3min
pages 99-100

L' ESTERO E NOI

7min
pages 94-98

L' ITALIA NON RINUNCIA

10min
pages 86-93

.TRIPLICE CONDANNA

5min
pages 83-85

LA RIVINCITA DI DOMANI

2min
pages 81-82

[SUI FATTI DEL 15 ÀPRJLE 1919] *

3min
pages 79-80

NON SUBIAMO VIOLENZE !

11min
pages 70-78

[DOPO I FATTI DEL 15 APRILE 1919] *

3min
pages 67-69

PERSONALIA FRASSATIANA

8min
pages 61-66

IL PROGRAMMA POLITICO DEI FASCI*

4min
pages 58-60

ANTICIPARE BISOGNA

6min
pages 54-57

I POSTULATI DI ATTUAZIONE IMMEDIATA DEI FASCI

1min
page 53

COMMEDIA O BUONA FEDE ?

11min
pages 46-52

LINEE DEL - PROGRAMMA POLITICO

33min
pages 23-45

POSIZIONI E OBIETTIVI

4min
pages 20-22

L' ORA DEL SINDACALISMO

3min
pages 18-19

IL RICATTO DEI VINTI

3min
pages 16-17

ANTOLOGIA DI DOCUMENTI

8min
pages 11-15

DAL DISCORSO DI PIAZZA SAN SEPOLCRO AGLI INIZI DEL PRIMO MINISTERO NITTI

5min
pages 7-9

OPERA OMNIA DI

1min
pages 2-5
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