OPERA OMNIA VOL II

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VOLUME II

OPERA OMNIA

MUSSOLINI

LA FENICE - FIRENZE
DI BENITO
A CUM DI EDOARDO E DUILIO SUSMEL

JL PERIODO TRENTINO

VERSO LA FONDAZIONE DE «LA LOTTA DI CLASSE»

(6 FEBBRAIO 1909 - 8 GENNAIO 1910) LA FENICE - FIRENZE

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
II.

1• edi:ziooe: 22 settembre 19)1

1• ristampa : 16 luglio 19)2

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Le note contrassegnate con numeri arabi sono riportate dagli originali ; que lle con asterischi sono dei curatori.

I titoli fra parentesi qua.dea degli scritti e dei disco.rsi sono stati dati dai C\llatori perché gli originali ne erano privi.

Gli Kritti anonimi o non firmati con il nome dcli'Autore, contrassegnati con (a), sono attribuiti a Benito Mussolini da Yvon De Bcgnac in : Vita di Benilo M11ssoli"i, voi. ·11 - Mondadori, Milano, 1937. Il numero di seguito alla lettera, indica la pagina del vo lume odia quale si trova l'attribu:.:iooe.

I.a paternità d egli scritti non fu:mati con il nome dcli'Autore, contrassegnati da un asterisco, risulterà di lknito Mussolini o dal confronto coo quelli cW i.i fa richiamo in nota, o dalla documentaiione indicata

Per la collaborazione e per l'aiuto che mi ! stato dato nelle ticetche relative al periodo trentino di Benito Mussolini, ringrazio la Direzione ed il Pcr•ona.le della Bibliotea. Comunale di Trento nonché il cortese signor C. S. Pisoo.i,

AVVERTENZE
D. S. l,·II,

IL PERIODO TRENTINO

(6 FEBBRAIO 1909 - 26 Sh"lTEMBRB 1909)

11 6 frbbraio 1909 Benito Mussolini giunge_ a Trento per assumere H posto di segretario del locale segretariato dd lavoro e quello cli direttore de ll' organo del segretariato del 1:avoro e del partito sodalista trentino (282). Come traspare dalla lettera ad un amico egli non contento della nuov.a po1,ìzìooe (26}) Nondimeno adempie ai compiti con grande entusiasmo: scrive moltiss.imo e su.i più svariati argomenti (signi6cativa la violenta campagna diffam&toria intrapresa contro l'austriacame clero cattolico trentino e l'asprissima polemica personale coo i direttori e i redattori dei fogli clericali); tiene conferen ze (276); uaduce dal francese e dal tedesco (2n:); anima la lega !)C'I Js. cu ltura sociale ( 288, 293}; ecc., ~ c. Stringe rapporti di miicizia con Cesare Battisti e beo p resto gode ottima stima tra i comp;igni.

Il 29 maggio Mussolini riporta la prima condanna in territorio trentino (tre giorni di cucere commutabili in trenta corone di multa) per avere leso l'onore di don Ds. llabrida con un breve tra.filetto (10'.i, 121, 288); il 9 giugno, mercoledl, il giudizio distrettuale lo condanna a tre giorni di arresto r,er vi etata ingerenza nelle mansioni di ufficio degli organi di pubblica sicurezu (152) e lo assolve dalla q11f'rda per offe.a all'onore- sporta da don Chelodi (1}4, H 8, 161); il 18 giugno è rondannato a cento wrone di multa e 2 sei giorni di carcrre per avere tenuta una conferetua (della quale non siamo riusciti a trovare uoccia) srnz.a regolare permesso (162, 292); il 3 agosto riporta ancora una condanna (tre giorni di arresto e tsenta corone di multi!), as~ieme al deputato socialista Augusto Avanc.ini, a Cesare Battisti e al sociali5la Ansclo Pedrini, tutti e quattlo ritenuti responMbili cli .aver organizzata una dimostrazione di protesta (contro i continui sequestri) in danno del viceprocuratore di Trento, Pio T essadri (294, 295); il 13 agosto è conilannato a sette giorni di anesto per f.ver leso l'onore di don Bura con farticolo Uw ran, idro fobo (l'.iO, 186, 217, 296) e il 25 viene incarcerato per scontare la pena ( 296); infine il 31 agosto è rondannato a cento corone di multa per contravven~ioni al paragrafo 24 della legge sulJa st.ampa (239, 297).

In questo tempo scoppiano gravi disordini in tutto il Trentino L'impe. r.atore d' Austria, Francesco Giuseppe, si reca ad Innsbrudc. J)ef' presenziare alle manifest.azioni in onore dell'eroe tirolese Andrea Hofer e l'autorità governativa fa pressiooe sugli italiani perché vadano ad I~nsbruck a rendere omaggio all'imperatore (215). 11 29 agosto viene commesso un grosso fwto alla Banca cooperativa di Trento e l'autorità inizia le indagini relative atJche ad uo. pi:esunto complotto po!itico, indagini che po1tano a perquisizioni e ad arrtst.i. 11 10 ! Ct· tembre vengono perquisiti rabitazione e le sedi degli uffici di Mussolini e tutto quanto di sua appartenenta è posto sotto sequestro. Attestato, sotto taccusa di « seduzione a commettere reati e della diffusione di uno stampato sequ.e,. strato :8 - il corpo del reato è UDa lettera di Mussolini ad 1.1n coJJesa ( 266) -

in serata tradotto alle carceri di Rovc-reto (297). L'll iubisce iJ primo interrogatorio (270) e il 14 g li viene notincato ii d ecreto di sfratto dal tenilorio austriaco (299). Istantaneamente il deputato Auguuo Avancini presenta una pro• testa al min.istro degli inletni ar.istciaco affinchf Jo sfratto sia sospeso e l'aue• ~ato K.trcerato, in attesa che il ministero o amini g li atti (299); la dass~ ope,iia trentina, poi, delibera, in via di massima, lo sciopero s enerale (300). li 17 Mussolini subisce il secondo interrogatorio (272) e il 18 i d eputati del gruppo parlamentare socialista austriaco, Adle.r e Fittoni, si recano dal ministro ddl"ìnterno a protestare cotitro la reazione imperante a Trento e contro lo sfratto inflitto a Mussolini (301). Il 19, dopo che la classe lavoratrice trentina ha riaffermato jf proposito di .scioperare se l'iniziativa d el deputato Avandni non avrà avuw esito soddisfacente (301), questi comunica che lo sfratto di Musso1ini è stato sospeso, non revocato (303). Il 24 si svolge presso il tribunale di Rovereto il processo (30:3) che si conclude con l'assoh.zz.ione dell'imputato (304), T11ttavia iJ iuo arr esto è mantenuto (305) e la cl.asse operaia trentina rinnov.1 il voto dello sciopero generale da effettuiusi nel caso Mussolini non veng a scarcerato 006). ll 25 egli ini2ia lo sciopero della fame; il 26·, nd pomerigg io, è tu.dotto a MOl'i; da qui, io treno, viene accompagnato ad AJa e fatto proseg,Jire per Verona, sfrattato dal Trentino (308). Per solida rietà· verso l'espulso, il 27 ,~tembre la camera del lavoro di T 1·ento proclamerà lo sdopt'ro generale ( 309 ' 10). (Sullo sfratto dall'Austria q del cittadino italiano professore Be-nito Mussolini», Elia Musatti, deputato socialista al P arlamento italiano, interpellerà il ministro deg li esteci Guicciardini (319}.

IL PEJUOOO
TRENTINO

Poche parole e poche pro.messe. Queste ultime si riassumono in uoa sola: Cercherò con tutte le mie forze di diffondere l'idea socialista e di non venir meno alla fiducia dei compagni che alla delicata e grave carica di Segretario mi vollero scegJi ere.

Se- la cooperazione dei compagni non mi verrà a mancare, confido di giungere a fare di questo giornale un'arma efficace di battaglia e di liberazione. Ma occorre che tutti, scuotendo la tradizionale apatia, contribuiscano a.I!'opera comune - è necessario che tutti coloro che si dicono socialisti sappiano che il SodaJ ismo è el evazione, purificazione della coscienza individuale e che il Socialismo sarà il risultato di una lunga serie di sforzi e di tentativi.

Ognuno dunque - dal profession ista all'operaio - porti la sua pietra all'edificio, compia q uotidianamente opera socialista e prepari la rovina della società attuale. Nulla va perduto, ed è coll' opera assidua, vigilante, tenace che maturano le grandi t ra.sforma2ioni sociali.

Lavoriamo, dunque, o compagni,

D a l.1 A11111nir, d,J I.,,zvoralo,e, N , 6, 11 febbraio 1909, V•.

• l1At111e11ire del Livoralore, organo del Segretariato del lavoro e del Partito Socialista, si ! tarnpava a Tr,ento, presso la Società Tipografica Edit rice Trentioa. via Torre Verde 4. la reda.2ione e l'amministra:r:ione eraoo in via San Pietro 2~. Redattore ~poruabile fu dapprima Domenico Beroardi; poi, col N . 7, 18 febbraio 1909, V, Giuseppe Pedrini. Cronista: Ernesto Ambrosi (Sùtol). Questi ricopriva anche la carica di segreruio della lega per la cultura sociale. Col N. 9, 4 mano 1909, V, Mussolini rieKe ad ampliare il formato del settimanale e a migliorarne la carta e la stampa,

DICHIARAZIONE
MUS SOLINI BENITO

LA CRISI

Mentre gli scrittori deIJ'Armèe Zeitung sognano nei loro accessi di esaltati, un'A ustria guerrafondaia che inghiotte la Serbia, doma la T urchia, offre denari alle nazioni balcaniche, fucili a Me"nelik , prepara la rivolta nelle Indie contro l'Inghilterra, è interessante un esame della situazione interna, per vedere se queste esplosion i militaristiche stiano in rapporto aUa florideua economica di una nazione che vuole espande rsi o siano invece il prodotto di fantasie ammalate.

I fatti ci inducono a credere vera q uesta ultima ipotesi. Spigolando dai recenti numeri dei g iornali professionali della classe operaia, si comprende come la grave crisi non abbia risparmiato nessun ,amo dell'attività economica. Il Mauerer constata che l'indust ria edilizia, a cagione ddla mancanz.a di capitali stranieri, ha subito un brusco arresto specie neJle grandi città. Il V erhandsbatt, organo degli operai delle fabbric he di birra, nota un fortissimo aumento della disoccupazione e chiude un lungo articolo con queste testuali parole:

« Andiamo incontro a tempi difficili e gravi. Fra poco sui offerta ai nostri compagni l'occasione di convincersi che non abbiamo caricate k tinte, ma nella previsione del futuro, alzato un g rido d'allarme in tempo opportuno •·

N ell'Einigktil, altro organo operaio, si rileva come la crisi abbia portato diminutioni notevoli di attività e di licenziamento d' operai Il Lavoratore di Trieste, dopo aver esaminato la politica economica della DJO. narchia nei rapporti della Serbia, conclude affermando la necessità di una politica più sensata e più equa che sola può migliorare le condizioni dell'Austria nei Balcani e porre le premesse di una pace duratura.

In.fine nel manifesto odierno lanciato ai lavoratori di tutta l'Austria dal Gruppo parlamentare socialista, v'è un passo che dice:

« Una gravissima crisi opprime la nostra economia pubblia; i disoccupati si contano a decioe d i migliaia; centinaia di migliaia d'operai devono .in un periodo di terribile rincaro, mantenere con ridotti proventi moglie e 6.gli..., i nostri vecchi soffrono la fame, i· nostri im~tenti sono costretti all'accattona38iO, migliaia di pallid i faociulli muoiono per eJfetto dello sfruttamento capita.lista•·

Le cause di questa depressione economica, di questo disagio generale - sono da rice rcarsi nei metodi di politica estera adottati dal le camarille di corte austriaca e nelle lotte fra le nazionalità diverse dell'impero.

I milioni che dovrebbero destinarsi a soilevare il popolo, sono invece inghiottiti dall'esercito. Sotto la forma di preparazione militare. li militarismo! Ecco la mostruosa piovra dai mille viscidi tentacoli che succhiano senza tregua il sangue e le migliori energie dei popoli! Ecco uM scopo alla nostra lotta! Demolire questo avanzo di barbarie, gridare che l'esercito oggi è la scuola organizzata della criminalità e che serve unicamente a proteggere i capitali e le rendite della borghesia, e non temere di affermare. che noi socialisti internazionalisti non abbiamo confini né bandiere e detestiamo qualunque ferro , qualu~que istituzione che serva a uccidere uomini, a disperde re energie, a soffocare il movimento in avanti della classe operaia. Contro ìl parassitismo militarista, noi gettiamo il grido antico: « Giù le armi e in alto Je bo.ndiere dell'umanità! ».

Da L'A1111uiire del Ltwor11tore, N . 6, 11 febbraio 1909, V.

lL PERIODO
...
TRENTINO
M.

CENTENARIO DARWINIANO

Darwin e Marx sono i pensatori più importanti del secolo XIX. La loro vita è contemporanea e la loro opera - sebbene in diversi campiè una lotta contro la tradizione, l'autorità, il dogma

L 'anno 18;)9 in cui D a rwin pubblica il suo Libro S11 la fo rmazion, delle spede ani mali, segna una data memorabile nella storia del pensiero umano. D opo la rivoluzione copern icana; ch e sconvolse i cieli biblici e tolemaici, dopo Galileo e Newton, nessun'altra dott rina ha avuto portata maggiore di quelia del grande naturalista inglese.

Come sempre, anche Darwin ha. dei precu rsori. Molti filosofi greci ammisero un successivo sviluppo degli esseri che- migrano di forma in forma sempre più eletta. - Cosl fra i romani: il poema di Lucrezio De Rerum Na111ra può dirsi il primo grido del trasformismo. Nel medio evo quasi tutti gli eletti sacrificati dalla chiesa, ritennero l'uomo la p iù alta espressione cui fossero giunte le specie inferiori animali. Giulio Cesare Vanini, che quale ateo e materialista fu arso vivo sulla p iazza di Tolosa, affermava che i fenomeni naturali, compresi queJli degli organismi, devono essere spiegati con cause naturali (esclusione quindi assoluta di una q ualsiasi provvidenza extra più o meno divina) e che l' uomo deriva dalle scimmie ed ha più o meno lontana parentela coi mammiferi quadrupedi.

Buffon nel suo famoso Dialogue aveç un philoIOphe indien avanzava l'ipotesi che gli uomini derivassero p er lenta trasformazione dai pesci.

Ma è solo con Geoffroy Sai.nt-Hilaire che il trasformismo appare. Questo pensatore insigne si domandò nel suo T raiJé d e T éraJologie (studio delle mostruosità umane) la ragione delle anomalie neglì organ ismi e definl il mostro come un arresto di sviluppo, cioè un essere metà adulto e metà embrione

Questa spiegaiione capovolse tutta la teoria b iblica e cuveriana delle specie a caratteri fissi. Ma il grande e fino a poch i anni or sono ignorato precursore di D arwin, [è] lamarck. Nella sua Phi/01o phie Z o0Jogir1ue

pubblicata nel 1909, Lamarck sviluppò e sostenne l'idea che tutti gli animali - non eccettuato l'uomo - derivano da altre specie anteriori. Ma questa dottrina passò inosservata e un contemporaneo poteva chiamare Lamarck « un uomo che aveva pasnto molti anni a studiare i vermi e i bruchi dei dintorni di Parigi ».

I principii del darwinismo possono ridursi a tre: I. Variazione spontanea, per ca.so, favorevole o sfavorevole nella concorrenza vitale. 2. Lotta per l'esistenza che serve a fissare i caratteri favorevoli, le variazioni cioè che hanno contribuito alla vitto ria degli individui che ne erano dotati.

3. Selezione naturale dei non adatti.

Questi principii offrono il fianco a molte critiche. Q11el10 della variazione spontanea, dovuta al caso, è insufficiente e non è appoggiato dalla totalità dei fatti osservati. Cosi. nella lotta p er l'es istenza non sono sempre i più deboli che scompaiono, ma spesso i forti che soccombono negli impeti della loro audacia.

· Le variazioni spontanee poi non producono delle nuove specie.

A modificare la dottrina darwiniana sorsero in questi ultimi anni i nco-Jamarchiani, i quali eliminano il caso che entra nella variazione spontanea darwiniana e sostengono che la <( coscienza )> come volanti è presente in ogni fenomeno di variazione. La lotta per l'esistenza, lotta ammessa dagli avversari, è pur sempre il centro del darwinismo. Per i darwinisti il mondo è un vasto campo di battaglia dove ogni organismo lotta per la sua esistenza e felicità contro gli agenti esterni ( clima, suolo). Contro agenti di gruppi diversi (microrganismi che attentano ai suoi tessuti) contro individui della propria specie.

Quest'ultima affermazione ci porta al concetto della lotta di classe che Marx ha posto a base del socialismo. Lotta che assumerà varie forme a seconda dei tempi e dei luoghi, ma sempi:e esistente finché si avranno individui che presentano gli stessi caratteri, gli stessi bisogni, e le ste.çse necessità di soddisfacimento e trovano l'ambiente ostile.

Gli avversari del socialismo si appoggiano - male interpretandoloal darwinismo, per negare Ja possibilità di un assetto sociale in cui l'uomo non sia più lupo per l'altro uomo. Ma essi dimenticano che la lotta per l'esisteI?-u cambia e che da lotta di interessi materiali - combattuta. con mezzi di violenza - diverrà lotta d'interessi spirituali, combattuta coi mezzi civili della disrussione, della ricerca, della persuasione. Osg:i, afferma Spencer, siamo in un periodo di trapasso fta la vecchia

IL PERIODO
TRENTINO

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

società a base di oppressione singola e collettiva, e la nuova società ordinata secondo giusti2ia. Non è lontano il giorno in cui alla « Lotta » per la vita, succederà l'« intesa», 1'<< accordo»· per la vita.

Con questo augurio, con questa speranza, ricordiamo oggi il primo · centenario della nascita di Darwin.

MUSSOLINI BENITO

Da Ii Popolo, N. 2628, 11 febbraio 1909, X•.

* Il Popolo , Giornale Socialista, aveva gli uffici a Trento, via Torce Verde 4. Direttore e proprietario : dott. Cesare Battisti. Il 2 agosto 1909, Benito Mussolini è nominato redattore capo di questo giornale (29~).

Nel 1909 uscivano a Trento anche:

Il Trentino - già LA Vou Ca110/h11 (V. C.) - organo del Partito Popolare Trentino, dirctto dal dott. Alcide De Gasperi e al qwJe col.laboravano vari ucerdoti. Redazione: via Romana, palazzo del Comitato Diocesano; amministra2:ionc: presso la librtria del Comitato Diocesano, via Romana.

La SquilJ11, seuimanale per g li operai e agricoltori. Direttore: don DtllabriUa. Recln..iollc e amministrazione : ~ia Lunga 23.

L' Abo AJige (A. A.), giornale politico amministrativo. Direttore: dott. Mar io Sco1oni Redui~ e amministra,:ione: via Carlo Dordi 4.

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DOVE IL ROGO ARSE. ...

XV!I FEBBRAIO L6DO

Non può comprendere Giordano Bruno, chi non conosce - almeno nei suoi peculiari caratte ri - l'Umanismo, questa nuova concezione della vita che fra il XIV e il XV secolo insorge contro alla nozione teo. logica, scolastica, deprimente della rinuncia.

Coll'Umanesimo è l' enorme costrizione medioeva le che si spezza: gli iddii pagan i che il Galileo « dalle rosse chiome » aveva cacciati dai templi, tornano a popolare l'Olimpo e dei ]oro canti s'allegra fanima degli europei, che nella tensione assidua verso i cieli cattolici, avevano finito per dimenticare e disprezzare la terra. L'epoca della Rinascita ,i distingue per un ritorno alla natura, per una celebrazione delle forze, semplici, schiette, non ancor contaminate, o rese sterili dalla « mortifica2ione » cristiana. Gli uomini si ri mettono ad amare la vita; sognano, vogliono che La vita sia una festa e una bella opera d'arte e nella vita ripongono la benefica dolcezza di quei beni natu rali che l' antichità aveva tanto adorati, la luce, lo spazio, le ombre, le acque, i fiori

Gli uomini non ritengono più che il loro corpo sia principio di ma.le, ma stimano che debba armonicamente svilupparsi, e <osl l'anima non più avvinta dalle dure rito rte d el dogma, deve espandersi nella sua tri pl ice potenza di agire, di comprendere, di sentire. Un soffio dì giovineua pervade la vecchia Europa. Due secoli appena sono trascorsi da quando il poverello d'Assisi ha sciolto, pc' clivi tenui, digradanti deHa sua Umb ria verde, l'inno al fratelio Sole e a lla sorella Acqua e già la tenebra fitta si rompe. Da Lorenzo de' Medici che grida con pas· sionalità l"epicurea

Come è bella Giovinezza, Che si fugge iullavia!

Chi vu ol esser Jieto, Jia, D ì do man non v 1è ce,lezza

ali' Angiolo Poliziano colle ballate che ci ricordano gli idilli di Teocrito nella loro ingenua soavità pastorale; da Giovanni Rucellai a Luigi Ala-

manni; dalla dolce Margherita di Navarra, dal lirismo penetrante, leopardiano quasi, di Villon alla prosa di Rabelais pa radossale, quanti s egni troviamo della trasformazione profonda operatasi negli spiriti che vis-sero in quella rinnovata e non men gloriosa primavera pagana.

Le menti si apersero al dubbio, come i cuori si dischiusero alle bellezze della natura. La rinascita ellenica comincia colla 6losofia e si chiude coll'arte, la rinascita italica invece prende le mosse dall'arte, per 6nire nella 6.losofia.

Alla fin e del secolo XV, dice Lanson nella su.a poderosa Storia della Letteratura Francese, l'Italia offre 1a curiosità erudita, La bellezza attistica, la delicatezza mondana delle società che trapassano a forme superiori di vita,

Quando nel 1,00 si pubblicano a Parigi le Massime d'Erasmo tutti gli spiriti detti che cercavano e allendevano, si sentono come inondati dalla g razia dell'ant ichità. Il Cattolicismo stesso allenta i suoi vincoli - molti papi ostentano il paganismo - tentando di trasformare la Ri. nascita, di inghiotti rla e servirsene come i predecessori avevano fatto pel moto francesca no e la filosofia aristotelica.

Ma allo scopo deJla Riforma la Chiesa cattoli ca muta regist ro, inizia col Concilio di Trento una politica di chiusura, di separazione, e - afferma Prezzolini nel suo CaJt olicismo rouo - alla vita interiore si sostituisce il formulario del rituale - allo spirito di tolleranza, una specie di assolutismo morale e ideologico, una morale da lazzaretto.

Potevano gli studiosi disseminati nelle celle solitarie de' monasteri, o docenti ne· g loriosi Studii italici, potevano tutti coloro che l'ant ich ità aveva conqu istati, assoggettarsi al nuovo r egime di violenza? Sorgono in Germania lo scisma, in Jtalia l'eresia. I filosofi demoliscono la Scolastica e il dogma come aforisma. Tornati virtualmente al paganesimo - alla religione tollerante che aveva nel Pantheon wi altare per t utti gli dei di tutti i popoli - g li spiriti liberi del decimosesto secolo si ribellano contro qualsiasi limitazione dei diritti del pensiero, contro qualsiasi costrizione o avvilimento dei corpi . 11· tempo è venuto in cui non si concepisce una fede che rinuncia al perché, il credo qu;a absurdum di Tertulliano, ripugna, le nebbie metafisiche dileguano, sboccia quel na· turalismo che ci darà più tardi Rousseau, Non più la macerazione della carne, per la salvezza dell'anima, ma la gioia, l'azione, Ja conquista. Così quando l'Umanismo scientifico e positivo di Rabelais diventa morale e pietista nella Jmtilutio chriJtianae religioni, di Calvino, il culto della natura, della bellezza, la sete d'amore e d'ideale de' poeti umanisti italici, diviene la rivolta filosofica contro la Chiesa.

E abbiamo una fioritura di homine; no11i. Dopo il cosentino Telesio

12 OPERA OMNL\ DI BENITO MUSSOLINI

TRENTINO

che ap re il n uovo periodo rifiutando decisa.mente l'autorità d i Arist~ tile, sostenendo doversi la natura stud iare in se stessa, p recorrendo Locke nel porre il «senso» a fondamento della rice rca, incontriamo il pavese Girolamo Cardano, dalle fel ici intui zioni e dalle ingenuità , puerili; Francesco Patrizi che tenta nella Nova UnivtrJi Philosophia di fondare un nuovo sistema di conoscenza; il mantovano Pietro Pompo· naui che sostiene il disaccordo assoluto e irriducibile fra la ragione e la fede, nega l'esistenza dì un Dio personale e la immortalità dell' anima ; Cesare Vanini da Lecce, arso vivo a Tolosa per ateismo nel 1616, che enuncia molte delle idee evoluzioriistiche accettate dagli ant ropologisti moderni, sl che il Canestrini lo mette fra i precursori di Darwin e di Lamarck; il domenicano Tommaso Campanella, che passò ben 27 anni della sua vita nelle sotterranee mude d ella sacrosantissima Inquisizione; il domenicano Bruno da N ola.. .

Con quest 'ultimo sembra cu)minare la tragica battaglia fra il dogma e la ragione, t ra la scienza e la fed e.

Cosl Gior dano Bruno - a differ enza d'in numeri altri che la Chiesa ha sacrificati - è divenuto il marti re del popolo, il simbolo che riassume le nostre speranze - la minaccia e terna per le anime nere che vollero il rogo.

Trento.

MUSSOLINI BENITO

O,, lJ Pop'o!o, N. 26H, 17 febbra io 1909, X. Pubblicato anche su La Lo11, di Cl4SJe ( lii, 7), N, 7, 19 febbraio 191 0, I.

IL PERIOOO

TEATRO ALLA CAMERA DEL LAVORO

Il trattenimento alla Camera del Lavoro ha raccolto domenica sera numerosi compag ni e compagne. Fu rappresentato il dramma sensazionale Il Bastardo cui fece seguito una farsa esilarante, sebbene un po' lunga Un matrimonio per punizione, La compagnia - specie ne lla prima parte del p rogramma - ha dimostrato una preparazion e insuf6.ciente. Non si può, cari attori, né si deve aspettare sempre la battuta, q ualche volta replicata dal suggeritore. Bisogna studiare la parte, anche per maltrattare il meno che sia possibile la lingua italiana. Ciò detto - non a guisa di rimprovero cr itico, ma come amichevole consigliocon statiamo che fo recitata assa i bene la farsa.

L'amico Campolongo - alquanto impacciato nel dramma - fu invece b rillantissimo nella farsa. lI tutore, la pupilla e la nobiie vedova, nonché il confidente di Lauretta, disimpegnarono con abbasta nza garbo e disinvoltura la loro parte. Ed ora, a una prossima rappresentazione ci auguriamo di essere costretti a elogiare, sen:Za restrizioni, tutta la com• p agnia

Da L' A t111,,.ir1 del LJl1,ordtore, N, 7, 18 febbraio 1909, V•.

• l...etllr4 11 TorqUlllo Nanni (263),

CONVEGNO SUPREMO

Gli amici avevano voluto celebrare la morte del carnovale con una sontuosa cena in uno dei primi alberghi della città. Inutile fare gli elogi delle pietanze, superfluo inneggiare alle virtù dello champagne. Ma sul levar delle mense, mentre i miei compagni si disponevano a uscire, uno strano malessere m' invase.

- Vi ritroverò per strada o vi raggiungerò al caffè - dissi Joro per calmarJi. - :e il solito male. Non impressionatevi e cercate di divertirvi.

Mi distesi sopra un divano nell' angolo della sala e mi addormentai. Quando,- dopo alcune ore, mi risvegliai, fui colpito dal silenzio che regnava ovunque nella notte alta. Le tavole erano deserte e su di esse languivano melanconicamente de' fiori. L'albergo sembrava vuoto. Uscii. Le strade non presentavano più l'animazione della sera. Le ombre dei palazzi si proiettavano sinistramente sui marciapiedi opposti; dietro l'altissima guglia della cattedrale occhieggiava la luna; l'enorme m assa del Castello sembrava un gigante abbattuto. Dovunque la minaccia oscu ra de l silenzio, il soffio gelido deIJa morte.

Imp ressionato, volsi al caffè dove gli amici eran abituati a convenire, ma con mia grande sorpresa n on trovai nessuno. Nottambulo incorreggibile, decisi di prolungare la veglia i n un piccolo bar dei bassifondi. Attrave rso il d edalo delle !it radette vi.c;cide che ospitano il fango tutto della grande città, giunsi al bar . La lanterna rossastra che lo indicava da lungi agonizzava. Penetrai dalla porta socchiusa. La prima sala era vuota. Una fanciulla vestita di nero, con g li occhi gon6 dal sonno e dalla stanchezza, s'affacciò. Avevo bisogno di eccitarmi. Chiesi dell'acquavite, L'aspro liquido mi abbruciò la gola già riarsa dal fumo e improvvisamente dìede luce al mio cervello. - Oh! pensai. Siamo da alcune ore entrati nella triste q uaresima ed io non sapevo spiegarmi la ragione del silenzio funebre che s' è discusso [si,] sulle anime. Il carnovale è inorto.

Uscendo dalla taverna, incont rai un gruppo di maschere che rasentavano - senza un grido, senza una parola - i muri delle ase.

-R itardatari! - mi dissi e proseguii il cammino. Ma dopo pochi

2.·11.

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

minuti altre maschere scivolarono rapidamente e scomparvero nella direzione delle prime. Allo svolto di una strada m'imbattei in un terzo gruppo di maschere variopinte e silenziose come tutte le altre. Stavo per mettere 1a chiave nell'uscio di casa, quando un fruscio di vesti mi fece volgere l'occhio. Ancora delle maschere! Un altro gruppo le seguiva a bre,·e distanza E dietro, nell'ombra, altre maschere nere avanzavano. Da un viottolo laterale sbucarono parecchi domino scarlatti. Ero vit tima di una allucinazione alcoolica, o era veramente una notturna processione di maschere funebri 9uella che si svolgeva e sembrava dirigersi a un punto .fissato?

La mia curiosità vinse la paura e seguii la prima maschera che mi passò dinanzi . T entai di attaccare discorso, ma inutilmente.

Giungemmo, dopo alcuni minuti di corsa, in una grande contrada, In6lammo quindi una via stretta e oscura. Al primo palazzo sostammo e la maschera che mi aveva guidato mi fece segno d'andarmene. Non obbedii e penetrai nel vestibolo, scarsamente illuminato. Al primo piano, in una vastiss ima sala, si erano raccolte tutte le maschere. Nessuna voce rompeva il ghiaccio esasperante del silenzio. Feci per entrare, ma la maschera che sorvegliava la porta mi disse legge rmente, con un filo di voce che mi passò come un ineffabile brivido attraverso il sangue:

- Voi non potete entrare!

- Perché?

- Non a vete la maschera.

- Vi prego...

- Impossibile.

Mi lancia i nella strada deciso a procurarmi a qualsiasi costo una maschera che mi avesse dato di partecipare a quella strana assemblea. Incontrai una 6gwina esile vestita eccentricamente da orizzontale.

- Bella mascherina, ecco cento lire se vuoi ...

Una risata leggera m'interruppe

- Tinganni amico mio, non sono una di quelle...

Mi ricordai che poco discosto doveva esserci un negozio di varietà: al Cervo d'oro. Battei furiosamente. Dietro una persiana una voce nasale e rabbiosa mi domandò :

- Chi cercate?

- Potreste vendermi una maschera?

- Voi siete pazzo, mio caro, o non ricordate che oggi è il primo giorno di qua resima? Andate al diavolo!

L'orologio della torre suonò le tre: il tempo passava. Forse sarei giunto a riunione fin ita. Mi precipitai nel ghetto, nella speranza di trova re presso qualche onesto rigattiere ebreo l'oggetto desiderato. Bussai alla prima bottega.

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- Chi è ?

- Vorrei comperare una maschera

- A quest'ora?

- Sl, a quest'ora.

- Aspettate.

I· secondì d'attesa mi parvero lungh i come secoli. Finalmente la porta della bottega si dischiuse. Non arrivai a distinguere che un bel naso grifagno da semita autentico; poi queste parole mi caddero come mazzate sulla testa :

- Mi dispiace, ma ho venduto tu tte le maschere.

Imprecai e fuggii. Oh! mi avrebbero accettato anche senza la maschera. Mi sarei abbandonato a qualunque violenza pur di entrare. La disperazione, la paura alimentarono i miei ptopositi di vendetta. Per farmi coraggio, tornai al piccolo bar innominabile e trangugiai - d'un colpo - mezza bottiglia d' acquavite. Ebbro e vacillante, col cervello e lo stomaco in fiamme, ritrovai il palazzo ove aveva luogo la misteriosa assemblea. Nessuno oppose resistenza al mio ing resso nell'ampia sala. Una voce mormorò:

- la maschera del vizio

L'acquavite mi aveva dunque reso irriconoscibile?

Mi cacciai tra la folla. Una maschera parlava:

- Un poeta filosofo - che è quanto dire u n ingenuo bambinoha proposto l'abolizione delle maschere. Ci ha fatto delia morale e ci ha distillato delle saggie massime sulla virtù. t vero. Oggi è il primo giorno di quaresima e la Chiesa non mancherà di ricordarci che la licenza folle del carnevale è finita e la penitenza espiatrice in_comincia; ma non trovo Ja necessità di abol ire le maschere. Noi tutti ne abbiamo bisogno.

Queste parole cagionarono una certa emozione Dal fondo della sa la si alzò u n uomo camuffato da turco, con un enorme turbante in capo e un lungo coltello alla cintura.

- lo sono uno strozzino. Se depongo la maschera come potrò partecipare ai comitati futuri di bem:fi cenza? ·

E un altro, poco dopo, vestito d a p agliaccio :

- lo sono un giomalista. Se getto la maschera, chi vorrà darmi il soldo quotidiano?

Si alzò quindi una toga da magistrato:

- Amici, non posso privarmi della maschera. Facendolo chi crederebbe più nella mia Giustizia?

E un professore, dalla faccia seria .e dal pastrano scolorato :

- Me Her culel Senza la maschera anche il più asino dei miei scolari si rifiuterà di credere alla mia scienza.

IL PlilUODO TRENTINO 17

OPERA OMNIA DI BBNITO MUSSOLINI

Poscia un politicante avvolto in un ampio mantello da bandito sardo :

- La maschera m'occorre per assicurare e proteggere gli elettori. Un ufficiale si avanzò nel centro della sala; fece il saluto militare, si mise sull'attenti:

- Grazie alla maschera del mio patriottismo posso succhiare il miglior sangue delle nazioni.

E un frate :

- Col mio rappuccio e la mia corda, col mio saio e i m iei sandali godo la solitud ine nella vita e la vita nella solitudine.

Final mente un prete, dal tricorno spuntato e dalla voce strascicante e nasale:

- Fedel i miei, se mi spoglio della maschera, anche la più idiota delle mie beghine nou presterà fede all' inferno

A queste parole ci fu un tentativo di applauso, subitamente rep resso. Finora, solo gli uomini avevano parlato. E le donne ? Erano fo rse assenti? Ma ecco una voce leggera f emmin ile :

- Se io depongo la maschera del mio lutto, come potrò far ere• dere al mio dolore di vedova?

Una famosa signora dalle anche giunoniche e dai seni prominenti, sotto la vestaglia nera, soggiunse :

- La maschera della indissolubilità del matrimonio è scudo alla mia onestà coniuga.le e mi assicura i piaceri di un amante L'amore è un 'altalena....

Poi una voce tenue, quasi velata, di cui i suoni non mi era no ignoti, s'intese :

- La maschera del mio pudor di fanciuIIa, della mia virginale castità, è un dolce inganno... .

Ah ! non ero vittima di un' illusione!

Quella voce mi era nofl solo nota, ma fofinitamente cara Mi precipitai verso la masche ra, g ridando :

- Ivonne, Ivonne, anche tu?... Non mi riconosci? Ivonne ! Ascol· tami...

Nessuna risposta alle mie invocazioni che avevano prodotto un grande scompiglio nell'assemblea. Afferrai il domino scarlat to che mi celava I vonne e non strinsi che della stoffa.... Ebbi l' impressione che la casa crollasse, che dagli angoli della sala salissero delle fi amme immense, gialle, orribili.... La tempesta della follia mi attraversava l'animo. Sentivo il bisogno della rovina, l'impulso della distruzione. Chiusi gli occhi e mi gettai sulle maschere, su tutte le masà.tere, che cadevano, senza oppormi resistenza.

Quando tornai alla ra8ione, il pavimento era coper to di stracci e

18

nel me2:2:o della sala sorgeva una sp ecie di catafalco, formato da maschere. Uscii. La. notte era chiara, fre~da, stellata. N e' ci~li, Vespero brillante, radiosa e tremula, migrava a Oriente, verso l'Alba.

Trento.

Da li Popolo, N. 2639, 24 febbraio 1909, X.

MUSSOLINI BENITO

IL PERIODO TRENTINO 19

A CHI TOCCA

Un giornale trentino settimanale che penetra in 20.000 famiglie (i cattolici hanno sempre bene appresa l'arte del «penetrare» da Pallanza a viale Monza) coglie l'occasione dell'affare WoU per scacicarci addosso molte delle ingiurie che fioriscono nel vocabolario della gente di chiesa.

Per quanto riguarda la faccc:nda Wolf - veda l'inonimo scrittore cattolico in altra parte dc] giornale - l'ordine del giorno votato dai falegnami nella loro ultima assemblea . Per quanto riguarda il nostro giornale e noi che ad esso dedichiamo le nostre migliori energie, sappia il sullodato anonimo scrittore cattolico, che non ci sentiamo di fare della réclame a un foglio che non ne ha il bisogno, dal momento che «penetra» in ben 20.000 devote famiglie, né ci lusinga l'idea di polemizzare con chi non ha il c1:1raggio c:ivile di assumere la responsabilità r!ei propri scritti e delle proprie azioni.

MUSSOLINI BENITO

Da L'Avvt.ii,t dt l l.4vo,a1o rt, N 8, 25 febbraio 1909, V.

GLI UOMINI DEL GIORNO

MICHELE BAKAI

Ho voluto rileggere le memorie che l'ex poliziotto russo ha pulr blicato in questi ultimi giorni nei principali Biornali europei, per averne una impre.~sione meno frammentar ia e più intimamente viva. Poste fra il resoconto dei tribunali o un trafiletto di cronaca moderna - fra l'annuncio di una riunione sportiva e i particolari di un'avventura galante - non so se le Memorie di Michele Baka i abbiano lasciate traccie profonde nell'animo di coloro che comprano i giornali, spesso per non leggerli. L'interesse degli occidentali, non è più diretto verso la Russia. - La grande tragedia quotidiana dell'anima e della civiltà slava - non commuove più o commuove in misurn. sempre minore. Gli attentati, Je « espropria.zioni )>, le esecwioni continuano, ma si rassomigliano troppo per « emozionare » il g~an pubblico. Si chiede 1.a novità, l'enormità e sopratutto il mistero, il punto interrogativo che dà il sottile brivido del dubbio e esaspera il desiderio della scoperta, della rivelazione.

Azef, il diabolico terrorista spione, ha avuto il suo fugacissimo quarto d'ora di celebrità. Ma la signora Steinheil, occupa e tortura da tempo le anime di molti conte mporanei e il delitto dell'Impasse Ronsin, resta sempre, usiamo pure la frase Jel gergo, Ji palpitante attualità. Peccato che non ci siano dei Cifariello alle Assise d'Italia! Anche lo squartatore di Berlino riposa. La cronaca è dunque piatta, regolare, da sbadiglio,

Michele Bakai avrebbe dovuto, per interessare la folla anonima che compra i quotidiani, dare maggior colorazione pittorica alle sue Me· morie, una veste drammatica. corrispondente al soggetto: avrebbe dovuto ricorrere insomma alle virtuosità dello scrittore; o, se volete, del giornalista. Invece la prosa di Michele Bakai è nuda, uniforme come le steppe dell'Alta Russia: è la p rosa di un funzionario che stende un rapPorto e si preoccupa di esser esatto - quanto a nomi, date, par· ticolari. ConveOzionalismo rettorico, fregio esteriore, tirata sentimentale mancano. Anche nel racconto di iniquità che c'infiammano d' indigna•

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

:i:ione e sonunuovono nel fondo delle nostre anime di meridionali il desiderio di ardenti vendette, Bakai non smentisce il suo sangue freddo; sembra il nonno che racconta tranquillamente ai nipoti gli orrori delle guerre alle qua.li ha partecipato in gioventù o il cacciatore che narra - senza un tremito nella voce - la tormentosa agonia di un cecbiatto feri to a morte.

Meglio cosi. Questa prosa secca e precisa di cancelliere serve alla causa della rivoluzione russa come e quanto la prosa di Stepniak, di Dostoiewsky, di Tolstoi, di Gorki. I pacifici salumai, gli onesti pos· sidenti, i sociologi delle farm.Lcie e tutti quelli che non vogliono essere disturbati nelle loro laboriose digestioni da tragedie che non siano.... tragedie coniugali, da sangue che non sia versato nel delirio erotico o nel furore geloso sui soffici tappetj, sulle morbide coltri di un'acreodorante alco•ra femminile, troveranno difficilmente il modo di difendere la loro insensibilità bottegaia, il loro cinismo fili steo, davanti agli orrori della monarchia dei Romaòoff col ripetere la stupida frase che giornalisti e scrittori caricano le tinte e che la realtà è divetsa. Oggi non è più un romanziere, né uno scrittore, né un qualsiasi p ubblicista che narra: è un ex-poliziotto, un ex-funzionario che conosce il meraviglia tutti gli ingranaggi della burocrazia russa ed è stato complice diretto o no delle innumerevoli infamie consumate per lungo ordine d'anni. t un uomo che forse ha voluto con le sue confessioni davanti all'Europa espiare le colpe di cui aveva grave l'anima e cancellare un passato. La chiusa delle sue memorie è significativa. Diradare le tenebre - egli dice - può equivalere a distruggere. C'è un augurio in queste parole e una speranza.

Michele Bakai ha cominciato - dal giorno in cui abbandonò la Polizia - la sua redenzione morale. Egli deve ritirarsi ora a vita privata. Nell'ombra, nel raccoglimento, nel silenzio Michele Bakai cercherà di dividere - pec sempre - la vita ch 'egli ha vissuto sino a ieri e la nuova che comincia da oggi : obliando la priina, pwificando l'ultima,

Trento, Marzo.

Da li Popolo, N. 264), mano 1909, X.

MUSSOLINI ·BENITO

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LA LOTTA ELETTORALE ITALIANA

L'annuncio dello scioglimento della Camera e della convocazione dei comizi elettorali al 7 marzo, non suscitò una grande emozione in Italia. Si può dire che gli inizii della agitazione elezionistica furono oltremodo calmi, quasi che il paese si rassegnasse di mala voglia a esercitare il suo diritto di voto. Per chi conosce almeno un poco l'anima del poj>olo italiano, non trarrà da questa constatazione, il motivo per me ravigliarsi. Il popolo italiano è scettico, come tutti i popoli del me• ridionale - fatalista quindi e disposto a subiti enh.ls iasmi e a ingiusti• 6cate, improvvise diffidenze. La ex Camera italiana aveva trascinato sempre una miserabile vita d'impotente, la nuova Camera sarebbe stata diversa? Questa domanda che è venuta nel [iic ] labbro a migliaia e migliaia di elettori, mentre i giornali di quasi tutti i .partiti, l'hanno divulgata, ci _spiega come l'attuale lotta elettorale si sia svolta, non solo senza incidenti gravi, ma senza neppure quella vivacità verbosa che accompagna il nostro movimento politico. Poi le posizioni dei diversi partiti, la confusione dei loro programmi, la stra1:1-ez:za dei loro atteggiamenti, hanno contribuito ad alimentare nel pubblico la s.6.ducia e il disgusto. A ciò si è aggiunta in questi ultimi giorni la gravissima crisi fra Austria e Serbia, che ha volto l'attenzione pubblica italiana sui problemi della politica estera e messo in seconda linea le elezioni generali. Ma coll'aura di pace che sembra spirace sulle opposte rive del Danubio, l'opinione pubblica italiana è tornata ad interessarsi del prossimo av· venimento politico interno. Da domenica l'agi tazione elcttor.tle si pcesenta movimentata e man mano che la data si avvicina, la lotta a base di discorsi, di manif~sti, di promesse e di banconote, va facendosi più accanita. Le urne daranno poi il loro responso che, come sempre. non mancherà di suscitare qua e là j( grido della più ingenua sorpresa.

Dopo questo sguardo restrospettivo, ci sia permesso di esaminare alcuni dei caratteri peculiari che danno specjale figurazione all'attuale agitazione politica.

An2itutto la mancanza di sincerità nei programmi di molti partiti. Non parliamo de1le promesse dei candidati: l'aspirante a Montecitorio promette molto, perché sa di mantenere poco. Ma è triste constatare che alcuni partiti cosidetti sovversivi o semplicemente anticostituzionali ~alludi~9 11,i radicali, ai repubblican i, ai socialisti riformisti) non ab-

-:".:; : •< -~ _

OPERA OMNIA DI BENITO MUSS()LlNI

biano saputo improntare la battaglia sui principìi, ed abbiano invece esibito il solito cartellone da 6era, colla solita lista di specifici a effetto ìnunediato

Notevole pu re la partecipazione diretta dei cattolicì alla battaglia elettorale. La formuletta suggerita dai gesuiti del Vaticano -deputati cattolici sì - ca~olici deputati no - non ha avuto alcun seguito tra il gregge dei fedèli. Ci sono dei candidati non solo cattolici, ma nerissimi e il loro programma di reazione e di oscurantismo è un documento prezioso che rivela la mentalità dei feroci sostenitori degli eterni diritti della chiesa.

Accanto ai nerissimi vengono i democratici cristiani. Il loro leader don Romolo Murri è candidato, appoggiato apertamente dai socialisti riformisti. Come si vede il concetto di cooperazione di classe, penetra dovunque e da l uogo a meravigliosi connubii di anime e di corpi. Il programma dei democratici cristiani è incoerente, caotico, fanciullesco ! Ci aspettavamo qualche cosa di meglio dai modernisti italiani che seguono asmaticamcnte l'yrrel e Loisy.

Prima di terminare questa rassegna, non dobbiamo dimenticare il programma col q uale si presentano i deputati della ex-futura maggioranza min isteriale. Progranuna polìtico? Ndle matematiche v'è una cifra che esprime la negazione dell'unità. Ebbene, lo zero riassume il progranuna, la mentalità, la tendenza degJi ascari analfabeti che sono almeno trecento, sui cinquecento e otto della Camera italiana Eppure a costoro sarà affidato il timone della barca politica e su costoro farà assegnamento la. Mon.archia Sabauda! N essuna meraviglia in un paese dove il governo vende il prefetto e compra il deputato.

Ed ora, al!e urne l'ardua risposta. Gli elettori operai qui residenti e tutti quelli che leggeranno queste rig he - non trascu rino di partecipare alla prossima battaglia elettorale. Votando per i candidati socialisti, votando p er i candidati del popolo gli operai daranno colla loro scheda Wl severo monito al governo. 11 numero dei voti che convergeranno sui candidati anti-governatìvi, potrà essere considerato come un indice di un nuovo orientamento della politica e della coscienza italiana. E qualora i mezzi della legalità si dimostrassero imufficienti a svecchiare i sistemi governativi della dinastia sabauda, il popolo italiano che oggi corre alle urne, domani occuperà le piazze, sospenderà la vita nazionale, colpirà le fonti della ricchezza borghese colla proclamazione dello sciopero generale e porri agli uomini alla testa de!le istituzioni il supremo dilemma : o rinnovarsi o morire!

MUSSOLINI ,~no

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Da L' Avvmir, dtl l,,iJ1orR1or,1 N. 91 4 marzQ 1909, V.

M1111olini accenna aJ diJJidio fra i catto/;ci intransigenti che non ammettono che il 1acerdote debba occupar1i di affari terreni e i caJtolid modernt!ti che ii preoccupano delle cose materiali e fanno questioni economiche, Dice che la Chiera può essert- organismo teologico, non mai partito po/iJico.

I clericali moderni sono stati molto tempo senza preoccuparsi direttamente della questione operaia Solo quando han visto che le pe· carelle fuggivan dal chiuso hanno cominciato a interessarsi di cose materiali e profane. Leone XIII è il papa che conosce i tempi, e corre a.i ripari. Pio X parve invece il papa. che vorrebbe essere sacerdote e non condottiero politico. Il campo cattolico è diviso. Vi sono q uelli per esemp io che approvano la condotta del cristiano-sociale don Romolo Murri che si presenta agli elettori di Porto San Giorgio con un programma quasi socialistoide e vi sono coloro che scaglian contro Don Murri ogni sorta di anatemi, La democrazia cristiana è un misero tentativo destinato al fallimento. E! un organismo ideologico irto di contraddizioni. I democratici cristiani sono dei credenti e quando fanno ddla politica. rinnegano la fede. Poiché se nelle cose di q uesto mondo il dito di Dio è onnipotente - i giornali neri hanno attribuito al dito di Dio l'orribile catastrofe di Sicilia! - anche l' attuale situazione economica è prodotta o almeno vo!ula o tollerata dalla divina provvidenza che nei suoi impenetrabili misteri vuole che l'umanità sia divisa fra ricchi e poveri, fra padroni e schiavi. Modifiai. re, tentare di modificare ciò che la divina provvidenza ha stabilito significa commette re un sacrilegio. Poi, un'altra contraddizione pratica. J democratici cristiani ammettono i miglioramenti parziaU della classe operaia, ma non tollerano la scomparsa del padronato: non giungono ad eliminare la borghesia ; la loro azione è un compromesso, come la loro teoria è un equivoco e un falso.

Noi invece, affermò il ,ompagno Mussolini, ìn una forma recisa

• Riassunto della confercma pronunciata I Untermais, nella sala della bit· ttri.1 Corona, jJ pomeriggio dd 7 marzo 1909 (285). (Da L'A1111enir# del LA· voralor,, N. 10, 11 marzo 1909, V)

PERCHE Cl · ORGANIZZIAMO •

OPERA OMNI A DI ~ENJTO M USSOLINJ

e quasi brutale, diciamo agli operai che i piccoli miglioramenti quot i· dian i non tolgono la causa fondamentale del disagio economico della classe prolehuia, disagio p rodotto dal dualismo fra detentori dei mezzi di produzione (Grandi applausi 1al111ano Ja fin e del dis,vrsc, dei çomp. MussoJim) *.

• « D opo Mussolini, parlano Aldde De Gasperi e il mcialista Silvio Flot, segretario ddlll Federazione muratori di lrulSbruck. Infine Mu"°lini prende ancora la parola (28)), concludendo il suo dire nei termini seguenti: «"O m u ratori, voi che 1Ji11ele i R q ,u11a à JJJ. dove ki borghe1ia del N ord mandd i JJ:oi u .:rti a enure un r11ggio di sole e 1m po' d'aria pura, 11oi eh e aveu eo1lnltlo q1u11i imme,u i hou /J che schiatft.ggi11no col lortJ l uuo la 110,stra miuria, voi date co!la fJO!lrJJ. l olla un ,umpio alla rl<11s1 oper<1i1t a11striac<1, 4 (!Nella Jj JMlli i paesi. Dim'oslMlt eh, si può vincere, ,i dn.·r vinrtrl u nza cc;rnpro nussi ; senra viltJ ". ( U na grande ovazione che dura qualche minuto accoglie queste pasolt ) &. ( Da L' A vv1nir1 d el Lavc, raJo re, N. 10, 11 marzo 1909, V),

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IL RISULTATO

DELLE ELEZIONI GENERALI IN ITALIA

Da uno spoglio attento dei giornali che sono giunti oggi, constatiamo con gioia di non esserci ingannati nelle nostre previsioni circa i risultati della lotta elettorale. Il Corriere della Sera comincia il suo a{ticolo di fo ndo con queste testuali parole : « Non crediamo che Giolitti debba essere molto soddisfatto dell'esito delle elezioni» e continua in tono agro-dolce a constata re che l'orientazion e di gran parte del corpo elettorale è decisamente an ti-governativa. Il Secolo inneggia alla vittoria dell'Estrema Sinistra che esce rafforzata di una trentina di seggi; il Giornale d'Italia, organo dei sonniniani, nota l'incremento dei deputati anti-costituzionali socialisti e repubblicani; la radicale Vita dice che tenendo conto dei risultati di quasi tutta la penisola, anche dove non si sentl l'obbligo dell'unione democratica, si è riconfermata la dimostrazione della povertà clericale; il nostro Avanti! infine dichiara con gioia che l'Estrema Sinistra esce dal cimento di questa elezione grandemente accresciuta di forza, rinvigorita, rinfrescata, fiduciosa in sé, tutta vibrante, per il consenso della pubblica coscienu.

e la vittoria - prosegue il oo,c.ro confratello maggiore - tanto più benefica, in quanto erompe da questo intimo convincimento che l'ha maturata nella coscien:za del paese; il coovincimento che un sistema di soverno, noo può, ni deve mai a,httarsi gio littianamente nel quietismo meccanico di un amministrazione burocn.tica ».

Riportati i commenti dei giornali che sono l'esponente di opinioni politiche, passiamo alle cifre. I socialisti hanno vinto in trenlJm collegi e entrano in ballottaggio in circa una quarantina di collegi. I repubblicani, specie in Romagna, conservano le posizioni antiche. I radicali hanno subito qualche perdita di vecchi deputati, compensata per?, da nuovi acquisti. I costituzionali - ministeriali giolittiani - perdono molti seggi. I cattolici Che pur gridano vittoria, hanno invece documentato ancora una volta la loro impotenza. Malgrado alcuni successi notevoli, i clericali non sono riusciti a battere quel Ferdinando Martini al quale avevano mosso una furiosissima guerra a cagione di un di-

OPERA OMNIA DI BEN[TO MUSSOUNI

scorso .sull'insegnamento religioso. I clericali avevano dichiarato di essere padroni del Veneto eppure quasi nessuno dei candidati è riuscito Perfino il signo r Tono cavaliere di cappa e di spada del pontefice è caduto di fronte a un radicale; a Venezia, Vicenza, a Verona i loro campioni sono rimasti in minoranza. E che dire della caduta di Santini al secondo collegio di Roma? Nel collegio, ha detto lo stesso Santini, che comprende iJ Quirinale e la Corte. Si poteva pensare una più solenne trombatura ? Sintomatica poi e _confortantissima l'elez ione di Bu<lrio. In questo collegio Guido Podrecca ·è stato eletto a gran de maggioranza, Il direttore dell' A1ino, il giornale maledetto, scomunicato, infamato da rutti i fogli e _foglietti dei ciarlatani neri, entrerà nel Parlamento italiano. Riassumendo non crediamo di esagerare afferman do che il numero d ei voti socialisti sarà quasi raddoppiato in confronto delle elezioni generali del 1904.

Ed ora quale sarà l'atteggiamento della nuova Camera di fronte al Governo e alle ist ituzioni? Noi non sappiamo se Giolitt i vorrà ancora dirigere il barcone della politica italiana, ma ci sembra che il primo atto dell' Estrema Sinistra debba essere un atto che significhi sfiducia negli uomini che governano oggi, un atto che sia l'inizio di una campagna contro le clientele elettorali che inquinano l'Italia al Nord e al Sud, un atto tale da costringere le alte classi a mutar direttiva politica.

Nel paese la sfiducia nel Parlamento è assai diffusa. Noi attendiamo dagli onorevoli neo-eletti che cond ividono le nostre idee o ammettono l'assoluta necessità di un governo democratico, qualche cosa di totalmente diverso dal sistema di dedizioni, di compromessi e di viltà per rui si r ese tanto celebre l'ultima legis latura. E ci auguriamo infine che le forze sovversive continuino alacremente la battaglia. I socialisti sopratutto non si addormentino sugli allori con9uistat i. Se non vog liono che le g randi energie consumate in questi g iorni di agitazione elettorale siano irreparabilmente p erdute, tornino al Javoro di propaganda e d 'organizzazione. La lotta elettorale è un incidente, un episodio della nostra vita di partito. S'inganna chi attende la rivoluzione sociale da un 'assemblea di deputati. la massa operaia invece che farà la « sua» rivoluzione sociale, non appena avrà raggiunto la forza necessaria per sovvertire le istituzioni economiche, politiche, morali della civiltà borghese. Anche dopo la lotta elettorale bisogna continuare la preparazione rivol uzionaria. Solo coll'approvazione, col concorso, coll'ausilio morale e materiale delle associazioni econom iche e politiche, possono i deputati r appresentare una forza. Quando quest 'accordo manchi, la politica. diven~ un gioco più o meno divertente che coinvolge nello stesso ridicolo uomini e idee.

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Noi aspettiamo l'Estrema Sinistra italiana rinnovellata di novelle frond e, aJla piova del fuoco e speriamo che il fututo non vorrà darci uo·attra smentita e toglierci un'altra illusione.

MUSSOLINI llENlTO

Da l'Avvenir, J , 1 ùworatore, N. IO, 11 marzo 1909, V.

IL PBRJODO TRENTINO 29

EVOLUZIONE SOCIALE E LOTTA DI CLASSE

Il 14 marzo, 26 anni si compiono da quando Carlo Marx, in un povero villaggio alle porte di Parigi, chiuse il ciclo mortale della sua vita di agitatore e di pensatore. Ricordando la triste data, non intendiamo di scrivere la solita commemorazione. Solo diremo che a malgrado deì critici e degli ipercritici del socialismo, a malgrado degli idiot i stipendiati, la dottrina marxista è oggi viva come nel 1848, quando J'Eu ropa cent rale era in fiamine e Marx lanciava il Mani fe,Jo de' comunhli, sintesi meravigliosa del pensiero socialista Non escludiamo che alcune parti - l e seconda rie - d ella dottrina economica marxista siano manchevoli, ma i concetti basilari del marxismo sono ancora intatti, e la critica ha p rovato invano a smentirli.

« L'emancipazione d ei lavoratori dev'essere opera dei lavoratori stessi! Proletari di tutti i paesi unitevi! La lotta di da55e è l'internazion ale! ».

Con queste parole, l'agitatore di Treviri, il buon Mohr, come lo chiamavano .i profughi tedeschi a Lcn<lra, ha segnato la via 'al proli!tariato, la via maestra che conduce fatalmente alla meta.

Ci piace ripo rtare dalla MiJeria della Pilo10/ia di Proudh on, la pag ina· seguente* e invitiamo a pensarci su tutti i tiepidi e g li sfiduciati e le fcmminettc dcUa cooperazione di classe:

« Una classe oppressa è la ·condizione vit ale d i ogni società fondata sull'antagonismo delle classi La redenz ione della clasSC' oppressa implica dunque necessariamente I,, creazione di una nuova società. Perché la classe oppressa possa redimersi, è d ' uopo che i poteri produttivi già acq1Usiti e i rapporti sociali esistenti non possano più esisteic gli uni a lato degli altri. Di tutti gli strumenti

• Nel numero successivo Mussolini rettifica:: « Nel n11mero uorw per il fallo di aver ;aitato nel rompo"e una riga di manou,iJJo è inco,to nell' arJicolo Evoluzione sociale e lotta di cfasse, "" erro11 eh, mi p,, m, di r11tifit11re. Proudho11 sailu la Filosofia della Miseria e non giJ lit Miseria della Filosofia uri/la ;,.. 1/ece dit C'"lo Marx in ,itpoua appunto IU/'r1pera pro11dho11i11na. V11 da , , quindi che il !,, ano riportalo ne/J'artiro/c è di Carli> M.trx. Q1mUJ per "feJof.JUt::a Jtorfr• e pe, u11,polo di roJtien:.a. m. b. l). (RBTl"ll'ICA, da L'A1111111ir, del l.A J1ora1ore, N 1I , 20 mano 1909, V).

di produzione, la più grande forza produttrice i!: la stessa classe ri\fOlu:zionacia, L'organiua:zione degli clementi rivolu:zionari come daS$e, suppone !"esistenza di tutte le forze produttive che potevano generarsi nel seno della società antica. Può supporsi die dopn la caduta d elrantica società, vi u d uiu OU(l'II dominazione di classe riassumentesi in un nuovo potere politico ? No. LA red,ru:ione della r/a11e lar,a,a1,he J l'abolizione di ogni rlaue, allo stesso modo che la redrnrione del Terzo Stato, dell'ordine borghese, fu la abolizione di tutti g li stati e di tutti gli ordini.

e La das.se lavoratrice sostituirà nel corso del suo sviluppo, all'antica società civile, un'associazione che escludcr:l le classi e il loro antagonismo e non vi !Mà piM poure politico propriamente Jellv, poiché il potere politico è precisamente il compendio o fficiale qeirantagonismo nella società civile.

In attesa, l'antagonismo fra il proletariato e la borghesia è una lolla d i r/411 1 contro classe ; lotta che portala alla su a più alta. espressione, è una rivoluz.ione totale. o·altra parte è il caso di _meravigliarsi che una · società foodata sull'opposizione delle classi, vada a finire in una "contraddizione" brutak, in un urtn corpo a corpo come llcioglimento 6nt1le?

« Non di1e che il movimento sociale esclude il movimento politico. Non v'è mAi movimento politico che oon sia nello stesso t empo sociale. Soltanto in un ordine di cose in cui non vi saranno più classi e antagonismo di classi le ··evo. luz.ioni sociali " cesseranno d"esscre "rivoluzioni po litiche"

« Fino allora, alla vigilia generale d"ogni grande riforma della società, l'ul· tima parola del la scienza sociale sarà sempre: Il combattimento o la mortela lotta Hnguinosa o il nulla! ».

Questa pagina che ci suo na nell'orecchio e nel cuore come una fanfara di· ,guerra e una diana di resurrezione, questa pagina e innumerevoli altre ci testimoniano la profondità, la Versatilità, l'acutezza inte llettuale dell'uomo che i soc ialisti di tutto il mondo riconoscono qual padre e maestro. Carlo Marx - lo ricordino bene i compagn i - era sopntutto un uomo d'azione. L'ult ima delle sue tesi su Lodovico Feuerbach, è una 6ne rampogna e un incitamento insieme. Non si t ratta ormai di studiare il mondo, si tratta di t rasformarlo !

IL PERIODO
TAENTINO ~l
M. B. Da L' A vv,mire J#J I.Ar,orasc,~, N. IO, 11 mano 1909, V. l,•D.

FIGURE DI DONNE

NEL W!LHELM TELL DI SCHILLER '

Edvige e Gertrude vengono introdottf; nel dramma accanto alla casa. Stauffacher sta seduto pensieroso sotto un tiglio, quando Gertrude gli si avvicina e gli chiede la Cagione di tanta malinconia.

So ernst mein Fre1md? lch kenne dich nichl mehr

Sch on viele Tage seh' irh ' s uhweigend an, Die finsler Tt'ii bsinn d eine Stirne furcht .

Auf deinem Herzen d riickt ein sJi/1 G ebreslen

V ertra11' es mir; ich bin dein lreueJ W eib

Und meine Ha!fte fordr' ich deines Gram's.

« Pe rché sei cosi serio, amico mio? Non ti conosco più. Da molti giorni osservo - silenziosamente - che una cupa tristezza grava sulla tua fronte. Una pena segreta ti opprime il cuore. Confidarne~ io sono la tua sposa fedele ed esigo la mia metà del tuo dolore >>.

V 'è in queste parole tutta l'affettuosità semplice di una buona com· pagna. Ma la bontà si accoppia nen animo di Gertnrde a una gra nde virilità di propositi. E si spiega quando si ricordi che Gertrude discende dalla nobile schiatta degli Iber,g e che - fanci ulla anrnra - mentre di notte tesseva insi eme colle sorelle - porgeva l 'orecchio intento ai pa rla ci dei capi deJJe comunità radunati a con~iglio e ven iva in tal modo a conosce re 1a situazione' politica della sua patria, In questo mo· mento s'avvcde che la colle ra del Landvogt minaccia Stauffache rl'uon;io che G ertrude stima ed ama. Il tiranno - c':)me il maggiore degli dei antichi - non può vedere nessuno felice appieno, non può tollerare che qualcuno possieda più di lui, che Nich11 nenni er sein, aJ1 1einen RitlermanJel.

1 Qu,110 ,,,tiro/o è un fr.immtnto dtgli Studi i.:dtici di letteratura tedesca eh, 11iU/o prtpdr11ndo t pubblicherò, 1pero, ,,,, b,H,. A.lire f ,11mm,,,,c dal titolo La poesia di Klopstock dal 1789 al 1796 fu pubb/ic,,,o ntl novembrt uo,so ,1: Pagine libere, dvi1t4 di LNgano - dirmd p1, pam Jmer11rù1 d.J pru Praiu, uo Chi11a M. B.

TRENTINO

« Nulla egli può dir suo, all'infuori del suo mantello da cavaliere». E Stauffacher domanda alquanto comicamente:

W as ist zu thunì

Gertrude gli consiglia d'intendersi cogli amici sul modo migliore onde liberarsi dalla oppressione del Landvogt, ma Stauffacher che sembra non :i.vere un carattere eccessivamente bellico rimprovera e deplora le audacie della moglie.

Und was ich mir ZII denken Jtill 11ef'bot du sprichJl's mii leichler Z11nge kecklich aus. Hat du auch wohl bedacht, u 1a.1 d11 mir ri.iW?

Wi, wagten es, ein u hwacbe; V olk de, Hirten, In Kamp f zu gehen mit dem Hnrn du Welt?

« E ciò che proibii a me stesso di pensare tu lo esprimi audacemente, con frase leggera. Hai ben pensato a ciò che mi consigli? Oseremo noi, debole popolo di pastori, di scendere io lotta contro il signore del mondo?».

.

Stauffacher è un po ' comico nella sua timid ità quasi fanciullesca. Egli pensa che la guerra condurrà all 'annientamento delle libere ultime pat riarcali istituzioni e mentre la mogl ie lo incita e gli offre ad esempio i valorosi che sanno maneggiar l'accetta, Stauflacher - pacifista in fondo e, lasciatemelo dire, piccolo-borgbese come tutti coloro che vivono a contatto della terra e ne traggono il loro pane e il loro orgoglio e il loro misoneismo - ricorda a Gertrude che la guerra distrugge rà armenti e pastori. Anche la casa, la casa da poco eretta e nella quale Stauffacher confidava di passare - in onesta e laboriosa quiete - la sua vita; la casa - che per lui è una conquista e un nido e rappresenta la sintesi di molta opera materiale - andrà distrutta, incendiata dalle orde nemiche. Ma tutte queste saggie considerazioni d'ordine personale non intiepidiscono i furori guerreschi di Gertrude che prorompe minacciosa:

Wiisst'ich mein Herz an uitlich G11t gefenelt1

Den Brand wUrf' ich hinein mii eigner ·Hand.

« Se sapessi il mio cuore incatenato a un bene terreno, di mia stessa mano vi appiccherei il fuoco ».

L'apostrofe incendiària nella quale ci sembra di udire un accento di quel dispreuo dei beni fugaci della terra - predicato dal cristianesimo

IL
PERIODO

OPERA OMNlA DI BENITO MUSSOLINI

- non convince allora il mite Stauffachec. E allora Gertrude vieppiù

infiammata incalza con una 6era rampogna:

Sieh' vo rwàrtJ W ern er u nd nichl hintn dirh!

« Guarda in avanti Werner e non dietro a te! .».

Stauffacher si decide. Le ultime parole di Gert rude sono un chiaro proposito di suicidio.

D it letzte W ahi stebt auch dem Schwàt h1tm offen

Ein Sprung 1Jon die1er Briicke macht mich /rei.

« Anche pel debole è aperta un' ultima via di salvezza. U n salto da questo ponte mi rende libera ».

Schiller d ha dato in Gertrude il tipo della donna d'eccezione, la donna eroica. La psicologia di Gertrude è q uella di G iovanna d'Arco, di Caterina Segurana, di Adelaide Cairolì, di Luisa Miche!; disprezzo della vita e sete di libertà.

Qual contrasto caratteristico fra i bellici entusiasmi di Gert rude e l'affettività ingenua e timorosa di Edvige, la moglie di Teli ! Edvige è più umana e nelle sue parole vibra l'affetto vigilante della madre e della sposa Edvige trema di paura e tristi presentimenti le attraversano l'anima, ogni qual volta il marito va a caccia per l'alta montagna. Conosce Tel1. Il fo rtiss imo tiratore affronta senza paure e pericoli, le tem· peste e la collera degli uomini. Ora ha manifestato il proposito di recarsi ad Altdorf. Perché questò viaggio? Edvige sospetta. Sa che qualche cosa sta ordendosi contro Gessler Forse tra i cong iurati c'è Guglielmo, e a lui, come sempre, sarà affidato l' incarico più difficile Se Gertrude fosse 1a moglie di Tel1, probabilmente lo incoraggerebbe all'azione, al sacrificio per la ,libertà della patria, ma Edvige invecepiù donna - cerca distogliere Wilhelm dal viaggio progettato. Ma Guglielmo alla sposa che lo prega di lasciare almeno l'arco a casa risponde:

Mir feh lt der Arm, wenn mir die Waffe fe hll.

« Mi manca il braccio, se mi manca l'arma».

E racconta un 'avventura capitatagli un giorno durante la caccia. Il Landvogt - sulle altitudini solitarie - ha tremato davanti all'umile Teli.

Escwna allora Edvige :

Wehe dir! Da.s du ihn swach gesehen, vergiebt er niel

« Guai a te! Se tu l'hai visto debole, non te lo perdonerà mai! ».

;4

A nulla giovano le implorazioni angoscjose di Edvige, v.na la preghiera perché il piccolo Walther resti a casa. Padre e figlio se ne vanno e la madre e la sposa li segue lungamente coll'occhio pieno di lacrime. Anche Berta, la fanciulla che Rudenz vagheggia di far sua, rassomiglia a Gertrude ed è fremente di amor patrio. Le ripugna l'uomo che non ama, non vuole difendere la terra ove nacque, come un figlio ingrato che rinnega e vilipende la madre Piuttosto che accondiscendere alle nozze con un traditore, Berta preferirebbe di dare la sua mano di spasa allo stesso tiranno, a Gessler. Rudenz, che dovrebbe essere il campione della libertà del suo popolo, è un miserabile mercenario ai servizi di una nazione nemica Berta esclama:

Mtin Herz bezwingen , dttss ich e11ch nicht hasJe.

« lo debbo per non odiarvi, forzJ.re il mio cuore ».

Ma l'amore è più forte di tutti gli impegni che Rudenz ha preso con l'Austria: l'amore di Berta ha vinto. E mentre il corno - sempre p iù sonoro - annuncia l'approssimar della caccia, Berta dà all'amante riabilitato il supremo consiglio:

F.irs Vaterland, du kiimpfst fii r deine Liebe!

BI ÌJI ein Feind, vor d em w ir aJJe zittern, Und eine Freiheù mttcht uni ttlle frei!

« Lotta per la patria, tu lotti per il tuo amore! C'è un nemico davan ti al qua.le noi tutti tremiamo e una sola Jibe,tà ci rende tutti liberi ! ».

Trtnto.

MU SSOLINI BENITO

D a Vùa Trentinll, fa.se. (fascicolo) 11, 13 marzo 1909, VII•.

• 11 Viid Tr1ntin11 (« esce una volta. alla settimana; è data in dono agli abbonati trimestrali, scmC$trali ed annuali del Popplo ~), era di1etta e di propricti di Cesare Battisti.

IL PERIODO TRENTINO 35
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. . . . . . . . . Kiimpfe

ANNIVERSARI STORIO

I CLUBS

« N on siete, come mc, p~fondamentc commossi dal grande spettacolo che ci offre Parigi? Un mese d 'assedio, un mese di reclusione. Quesu. Parigi che ignoiava se stessa; questa, a81i occhi del mondo, città di piaceri, laboratorio di mode, vestibolo di teatri, egoista e fri\'ola, non è oggi che un u sena!o?, una caserma, un accampamento».

Così, un onesto cittad ino scriveva sulla cattolica Revue des deux M ondes nell 'ottobre del 1870. E Parigi era divenuta veramente un vasto campo m ilitare. I prussiani prima di piantare le loro bandiere trionfanti nella cosidctta metropoli del vizio, dovevano fiacca re la resistenza di un popolo deciso a ogni grande prova.

L'assedio aveva spinto alla massima tensione il patriottismo popolare, rievocate tutte le energie, esasperate tutte le passioni e g li odi e gli amori. L 'impero era crollato e la Francia aveva voluto - colla repubblica del 4 settembre - cancellare l'ignominioso ventennio dell'ultimo Bonaparre e uscire dalla necessità di una spaventosa situazione.

Col 4 settembre si soppressero tutti gli ostacoli burocratid e polizieschi che violentavano le manifestazioni popolari. I clubs si moltiplicarono; la propaganda dei prnfughi reduci da Bruxelles, da Ginevra, da Londra raccosJieva e manteneva nei dubs un'atmosfera satura di rivolta. Parecch i dei cl ubs prese ro il nome delle sale dove si stabilirono. Si ebbe un club delle Folies Bergères (teatro monda no), un club del PréJ a11:x. Clercs, un altro del Coliège de France, uno dell'Eco/e de Médecine. Altri clubs ass unsero denominazioni più significative. La Palria in pe· ricolo era il club presieduto da Blanqui. Il club Ld liberazione, quello ùi Vendei/a e altri rappresentavano le idee più avanzate.

La chiusura dei teatri durante lo stato d'assedio aumentò la foJla che interveniva a queste riunioni quotidiane dove si d~cuteva di cose interessanti, la difesa di Parigi e la questione sociale.

Ne' primi tempi anche i soldati andavano nei clubs a denunziare i loro capi e nel club di Belleville fu pronunziata la sentenza. di morte all'unanimità contro il generale Bazaine e furono invitati tutti i cittadini

presenti a eseguire la sentenza Nello stesso club degli oratori gridavano: «Ci occo u e un '93 ! Ebbene il ' 93 tornerà, siatene sicuri, citta• dini ! Noi ritroveremo dei Robespierre e dei Marat ! »

L'eloquenza dei tribuni era carica del vecchio g iacobjnismo tramandatosi attraverso le insurrezioni del '32 e del '48 : si ripetevano ad un secolo di distanza le fras i dei montagna rdi: tutti gli atteggiamenti spi~ rituali e, più tardi, molte disposizioni politiche della Comune, dimostrano che c' era neg li an imi una preoccupazione che soverchiava e fai. sava la visione storica: la presunzione d imitare quanto più fosse pos· sibile la prima rivoluzione. la cannonata di Valmy era ancor viva nelle memorie. II popolo di Parigi aveva vinto allora contro gli stessi nemici. 11 popolo di Parigi avrebbe, dopo il secolare intervallo, trovata la virtù di spezure la prussiana siepe di ferco, che lentamente, ma continua· me nte, si stringeva attorno alla grande città. E nei dubs la difesa di Parigi era l' inesauribi le argomento di discussione Alla tribun a si succedevano oratori di og ni genere. Accanto a quelli che recitavano poche frasi mandate a memoria, v'erano i liberatori di Parigi - inventori, cioè, di mezzi portentosi per sgominare il nemico Si trattava di bombe, di fucili nuovo modello, di sistemi d i trincee inattaccabili. Si proponeva l'avvelenamento dell'acqua della Senna e , aU- ultimo, l'uscita in massa, la sortita « torrenziale » o di «disperazione» come la chiamavano i frequentatori del club blanquista.

Mano mano però che la fat idica data del 18 marzo [ si] avvicina, le di scu.ssioni dei clubs risentono l'influsso delle idee soc.:alistiche rappresen· tate in Parigi da forti e numerosi nuclei dell' Internazionale. Nel club delle Halies Cenirales s'invocano m isu re socialiste e cioè la requisizione di tutte le sussisten:z:e e distribuzione egua le a tutta la .popolazione, la confisca dei beni dei bonapartisti e dei trad itori, la incorporazione im mediata di tutti i semi naristi nell'esercito, la destituzione di tutti i generali e la sostituzione con « fig li del popolo ». Nei clubs si comincia a dubitare della sincerità della Repubblica borghese. Si parla di tra· dimento. Si fanno delle accuse. Si te me che la Repubblica di Thiers e consorti voglia sacrificare Parig i, come l'impero ha sacrificato la Fran· eia. Quasi all'indomani della pace, scoppia - sotto l'occhio dei Prussiani - la guerra civile fra Parigi e Vcrsaglia, fra la repubblica dei rurali, dei massacratori, dei codardi. e la Comune del popolo. Parigi operaia, Parigi dei sobborghi - che esprimono nelle viscide stradette, fn. le altissime case, gli eroi della ba rricata - Parigi si dispone al cimento supremo. Dalle colline di Montmartre discendono ì battaglioni neri : rivivranno Marius e Gavroche.

In queste copdizioni i dubs prendono uno sviluppo eccezionale. Lo dimostra la composiiione stessa della Comune dove i clubs hanno il

IL PERIODO TRENTINO 37

maggior numero di eletti, cioè 21, mentre l'Internazionale ne ha 17, il Comitato Centra le U, il g ruppo blanquista 7, la stampa radicale ed il partito rivoluzionario 9, il partito borghese o moderato 15. Costoro, poi, non frequentarono 6 scdu.te e dopo pochi giorni rassegnarono le dimissioni coJlettivamente. ·

Anche le donne formano dei clubs. I dubs femminili diventano un'organi:uazione rivoluzionaria. Le componenti sì pongono al servizio deUe ambulanze; lanciano un appello vibrante d' internazionalismo « aUc cittadine di Parigi», esce una dichiarazione (che porta, fra le a ltre, la firma di Luisa Michcl), nella quale le donne delle ambulanze della Comune affe rmano « che la loro vita è consacrata tutta alla causa della rivoluzione, a curare sul luogo del combattimento le ferite prodotte dalle palle avvelenate di Versaglia, di prendere, quando l'ora lo esiga, il fucile come tutti g li altri.... ».

I clubs intanto invadono le chiese.

Scrive Benoit Malon nella sua Storia della Comu ne :

« Jl pulpito, dal quale sì era fi no allora predicato il rispeuo dri forti e la rassegnazione della miseria, s'inghirlanda di bandiere rosse. Da esso gli oratori improvvisati predicano, alla luce delle lampade profane, la ~anta rivolta delle m::use affamate; nosomìzzano uomini e fatti, narrano e stigmatizzano g li orrori scoperti nelle case religiose ; si enumerano i cadaveri d i giovani donne e di neonati trovati nella Chiesa di S. Lorenzo; si descrivono gli strumenti J i tortwa rinvenuti nel cpnvento di Piepus ».

Chiama Benoit Malon - i dubs del '71 - focolai ardenti della passione popolare e lo furon o. Gli operai della Comune si mostrarono degni epigoni dei gloriosi sanculotti. I soldati che componevano i battaglioni della Comune, i Vendicatori della Repubblica, i Vendicatori di Hourens, i volonta ri di Montrouse, i Figli del Père Duch~ne erano « poveri ed e roici figli del popoJo l:he andavano agli avampost i colle vesti stracciate, ma colla cartucciera munita e colla volontà di vincere» .

All'avvicinarsi della catastrofe i clubs divennero le grandi scuole del disprezzo alla vita. Gli operai seppero morire.

Ogni barricata fu difesa dai vivi, fu coperta dai morti. Gli assassini di Versaglia conquistarono Parigi palmo a palmo e :solo attraverso i cadaveri di 36.000 comunisti, 'fhiers poté celebrare la vittoria deU'Ordine.... consolidare il principio d'Autorità.. .. ristabilire il dominio della Legge.... abbandonarsi al tripudio della Vendetta.... lavare « l'onta all'Umanità » .

Trenlo.

Da 1J Popolo, N. 2662, 24 mano 1909, X.

BENITO MUSSOLINI

38
OPERA OMNIA DI BENITO M USSOLJNI
1

LA COMUNE DI PARIGI*

Il ,omp, prof, Mussolini esordì dicendo con ironia çome sia necessario, per l'umanità presente e futu ra, più la conoscenza dd passato, specialmente di quel passato che come raffica ha lasciato l'impronta attraverso i secoli e ha rivoluzionato il mondo, che la conoscenza della specie dei serpenti nostrani.

La rivolu:iione de11'89, guidata e compiuta, con l'aiuto della classe lavoratrice, dalla borghesia, fece tramontare la notte del medioevo con le infamie dell'aristocrazia e del clero La borghesia, come è logico e naturale, per il suo istinto di classe, dopo l a conquista del potere e lo sviluppo industriale, si dimenti cò non solo del proletariato che aveva giovato per il suo trionfo, ma quella stessa borghes ia che aveva eroicamente e titanicamente combattuto le ing iustizie che la colpivano, fu ferocelliente reazionaria contro il movimento proletario, che andava fonnandosi per l'evoluzione stessa delle cose. la borghesia rivoluzionaria scioglie le associazioni operaie e stabilisce pene gravissime p er tutti i movimenti proletari. L'ingigantirsi e lo svilupparsi dell' industria, se portava pili ricchezza e più accumulazione di ca.pitale, univa gli operai nelle fabbriche; e con la scoperta del vapore, ad onta della scomunica del papa che chiamò il vapore cosa satanica, dava la possibilità di un maggior avvicinarsi e di una maggiore intesa tra il proletariato che cominciava a vedere e conoscere la vita

I primi precursori del socialismo utopistico credevano che la giustizia sociale fosse stabilita dalla bontà e dalla carità delle classi ricche.

Dal manifesto dei comunisti, la pietra fon damentale del socialismo positivo e materialista, si intravvide la via verso il socialismo, che non insegnava 1a giustizia attraverso l'annonia di classe, ma alla lotta di classe e alla totale trasformazione della Società.

La guerra del '70, con le sconfitte, . con g li errori, e anche con le

• Riassunto della commemorazione della Comu.oe, tenuta a Trento, nella ude della Camera del lavoro (via San Pietro 23), la sera del 24 mu:i:o 1909, davanti a e:: una folla straordinaria di open.i e operaie». (Da 1/ P(){)olo, N. 266}, 26 mano 1909, X. Il ttsoconto è pubblicato anche su L'Avvenir, hl Lwo,alort, N. 12, 27 mauo 1909, V)

MUSSOUNI

viltà, contribu), specialmente dopo la disfatta dì Sedan, a un malumore tra il popolo di Parigi che si era organ izzato in guardia nazionale e ben a rmato per d ifendere Pa rigi, incendiandola ancbe, piuttosto di subire l'onta nel vedere entrare l'esercito prussiano.

L'armistizio tra l'esercito francese e l' esercito prussiano onde levare l'assedio di Parigi, stabiliva l'entrata dell'esercito prussiano per poche ore nella città.

l i (onferenziere legge quindi da ,m giornale dell'epoca come a11· venne queJJo ingreuo Parigi tutta muta, l'attivihì. della grande città ferma , i nego2.i chiusi, con scrìtt~ « lutto cittadino»; tutti i monumenti velati; il dolore era intenso. Il popolo fra ncese, 5empre fiero e generoso, si sentiva colpito daU ' onta. D opo sei ore l'esercito nemico usciva da Parigi e si accampava lontano 2 !i chilometri. Il popolo continuava ad essere armato e specialmente costmiva dei cannoni coi frutti di una sottoscrizione collettiva.

Siamo nel marzo del J 87 l. Thiers, la iena, il presidente della repubblica, non vedeva di buon occh io il popolo a rmato, anzi lo temeva più dell'esercito pruss,i ano. Sapeva ch e il social ismo sì avanuva e con questo il diritto proletario.

Bastò una scintilla per provocare il grande incendio.

Thiers ord inò il 18 marzo a un g enerale d i andare con dei soldati a pren dere di notte tempo j cannoni di Montmartre custoditi dai popolani che danzavano attorno cantando la Carmag nola.

Fu inutile il tentativo: i popolani si difesero, il generale ordinò i l fuoco e i sold:ui non ubbidirono, gettarono a terra le armi e fraternizzarono col popolo. Fu questo la base della riscossa. l a p iccola dimostrazione di venne fiumana irresistibile. Thiers si impaurisce e fugge a Versaglia seguito da tutti i parassiti e dagli impiegati 11 popolo a questa fuga s i anima, e proclama la propria indipendenza e la Comune.

L'oralo,.e legge il pri mo dure/() della Comune che è umano, ispirato di fratellanza universale. la Comune ha spirito socialista, è gu idata da sentimenti internazionali. N e da[nno ] prova i decreti stabiliti e la nomina a minist ro del commercio dell'austriaco T raenthel e a generale delJe truppe il p olacco Dombrowski.

Nel mentre i comunardi pensano di difendere la propria indipendenza e di creare un regime di vita nuova instaurando il regno della giustizia, la tigre Thiers a Versaglia prepara i piani per ent rare a Parigi con le truppe e travolgere la Comune in un lago di sangue e di vendetta.

Il comp. Muu oUni, con calma e con d ommenli, (i fa pattar, innanzi i giorni di vila comuniJla, il Jeniali110 de/l'uscilt1 dalle porle di Parigi per sgominare l'esercito regolare, onde riassicura.rsi da ogni ten-

OPERA OMNrA DI BENITO

tativo; ma i comunisti vengooo respinti con gravi perdite. il primo sgomento ch e incita i popolani a preparare delle barricate per difendersi 1 versagli esi ent rano a Parigi e n e fanno strage.

Thie rs, sconfitto dai p russian i, si vendica e fu l'eroe di Parig i. A poco a poco l'esercito versagliese s'avanza e conquista Parigi. I comunardi si difendono eroicamente, muoiono lotta ndo sotto le barricate.

· L'orato re, tra l'attenzione e la viva commozione, fa pas1are lulle le figu re nobili, di uomini e di d on ne, tutte Je infamie dei veriaglieJi che rig idi all'ordine della iena, che aveva sete di sangue, massacrarono lupi, lupe e lupicini. Cosl l'ordine d i Thiers: Se uccidete padre e madre, uccidete anche i bambini perché non ci devono e5ser orfani!

Non solo i popolani mor ìrono àa eroi, ma anche gli intellettuali che accompagnavano e guidavano la massa.

Episodi di fierezza, di g randezza, che solo può comp iere chi è animato da ima fede, che combatte per d ifen de re un di r itto. Rigault, il più bel giovane di Parigi , quando ca dde mitragliato attraverso una barricata , ven ne attorniato dalle donne della degenere aristocr azià, che calpestarono - forse avranno sog nato questo nei loro sogni eroticiil suo viso con le scarpette bianche e con la punta degli ombrelli.

li bilancio doloroso si chiuse con 36 mila massacrati e 38 mila arrestati.

Gli avversari della Comune, i botol i ringhiosi tentano ancora oggi di gettare fango sui martiri. I comunard i furono dei briganti e degli assassini, dicono, mentre loro uccisero solamente quando era neces5,;1ria la difesa. L'arcivescovo di Parig i e dei prelati furono uccisi perché Thiers negò la liberazione di Blanq ui ; anzi alla domanda dei comunardi rispose uccidendolo, ·

D evono forse i comuna rdi, alla carneficina dei versagliesi, decla· mare de lle poesie e fa re i sentimentali? La lotta, la gue rra è combatti· mento ; bisogna difendersi, specie q uando si di fende il J.irilto del proleta riato e la libertà collettiva.

Groggino pure i botoli !inghiosi !

Dalla Comune innumeri sono gli insegnamenti che deve trarre il p roletar iato.

Ma di questo argomento l 'oratore promette di parlart in una proJ• , ima conferenza.

Il proletariato deve nel gruppo dei sindacati di me5tiere forma rsi la coscienza nuova per lottare e combattere

!.:oratore -ua innanzi fac endo Nno studio p1icologico d ti/!u omo delJ! ordint , Questo uomo che vive nella guerra della vita, senza dolori materiali, senza sofferenze, che ~mbra un buon cattolico perché va alla messa, è magari anche ateo, è il cittadino rispettato, osserva tore ~igido

IL P E RIODO TR ENTINO 41

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

deUa Jegge. Ebbene, domani quest'uomo in apparenza calmo, quando una massa di affamati scende nelle piazze e reclama il diritto, solo allora si accorge che vi sono dei malcontenti che disturbano la digestione, allora questo uomo diventa feroce per difendere 1a proprietà. e manda la truppa a far tacere col p iombo i pervertiti e gli scamiciati che sono Ja forza del mondo.

Bisogna lottaée con energia e con fede per un regime di giustizia sociale. Bisogna che il lavoratore sappia con la propria forza spezzare le catene della schiavitù capitalista e del pre,giudizio religioso se vuole elevarsi. (Una lsmga e commovente ovazione saluta l'oratore alla fi ne della conferenza, durata due ore, che fu una lezione di J/oria proletaria. L, massa vùibiimmte commossa sfolla lentamente, commenJando gli inugnamtnli ricev11#, imhtendo nella promeua di una seconda ro~fe· renza nel più breve tempo poJJibile).

··~·· 42

LA COMUNE DI PARIGI

18 MARZ0-24 MAGGIO 1871

« La Rivoluzione è morta, viva la Rivoluzione! ». Con queste parole Carlo Marx sa.Iuta.va l'agonia e il tramonto della prima grande e sanguinosa insurrezione proletaria. L' agitatore di Trevid aveva valutato tutta l'importanza storica della Comune. Ben potevano i filo,ofi delle cattedre, i siornalisti dei fondi sesrcti, i patriotti nazionalisti, i timorosi uomini benpensanti, g li assertori della «morale», vilipendere gli opecai di Parigi - ma dall'immane sacri6cìo sorse la Repubblica di Francia, la Repubblica che ha potuto ai nostri giorni fiaccare il militarismo, disperdere la «congregazione».

Noi non possiamo dire quali siano state le cause princìpali del movllllento meraviglioso .Accanto a motivi ideologici, quale il patriottismo del popolo di Parigi, vi erano necessità materiali come la « legge sulle scadenze» che aveva colpito migliaia e migliaia di persone; accanto alla predicazione socialista (ricordiamo che Proudhon è morto nel 1868) g li orrori della carestia e dell'assedio esasperavano la popolazione dei sobborghi;. le infamie dell'impero (colpo di stato l e 2 dicembre 1851 - guerra disastrosa del '70 - reazione politica) avevano suscitato tutte le collere: dopo l'ultima rovina, Parigi sentiva il bisogno materiale d i insorsere a difesa della sua dignità calpestlta prima dai Bonaparte. minacciata ora dalla repubblica di Thiers, Favre e compagni.

Il colpo tentato nella notte dal 17 al 18 marzo col quale i consorti repubblicani miravano a impadroniNi dei cannoni posti sulle colline di Montmartre, non fu che l'episodio iniiiatore, la scintilla suscitatrìce d'incendio. Il popolo, svegliato dalla «generale» rintuzzò l'attacco not• turno, disperse i gendarmi, discese verso i quartieri del centro, costrinse Thiers e i suoi impiegati a fuggire a Versaglia. Parigi era libera.! E queJla prima giornata rivoluzionaria non fece vittime, ad eccezione dei due generali Lccomte e Thomas, ben noti alla folla per la loro ferocia militarista,

Le elezioni del 26 marzo confermarono l'autonomo reggimento di Parigi e la Comune venne proclamata. Gli uomini che ne erano alla

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dite2ione, usciti dal popolo, rivelarono di avet tutte le capacità per amministrare la cosa pubblica, quantunque non fossero diplomati dalle Accademie della borghesia. Il primo periodo della Comune fu legislativo. Si votarono molti provvedimenti di indole amministrativa, sociale, militare. Citiamo: abolizione della coscrizione - separazione della chiesa e del1o stato, con confisca a vantaggio della Comune, dei beni di mano morta - interdizione del cumulo degli impieghi - abolizione della procedura ordinaria penale - attribuzione d~gli opifici abbandonati alle associazioni operaie, dopo inchiesta - aumento dello stipendio ai maestri - demolizione della Colonna VendOme - abolizione delle multe e delle ritenute negli uffici - soppressione del giuramento politico e professionale - nomina di una commissione d ' iniziativa per le riforme sociali - apertura in ogni ufficio municipale, di un registro di domande e di offerte di lavoro - soppressione del lavoro notturno nei forni.

Dopo la dichiarazione della guerra civile da parte dei Versagliesi, parecchi dei decreti votati dalla Comune rimasero lettera morta. Le necessità militari assorbirono tutte le energie. Dal 2 aprile all'ultima settimana di maggio si combatté l'ineguale battaglia; ineguale perché i versagliesi disponevano di un esercito regolare, agguerrito, più forte di numero, me ntre Parigi era difesa da volontari capaci di grandi eroismi, ma insofferenti per le loro stesse convinzioni politiche della disciplina milita re. A nulla valsero i tentativi di conciliazione (memorabile, fra gli ::iltri, quello compiuto dalle Loggie di Parigi della Ma.,;so. neria Univers.lle). L'Assemblea di Versaglia aveva sete di sangue, Thiers gridava: « Ucc idete i lupi, le lupe e i lupicini ! Abbandonatevi allo sterminio, o soldati dell'ordine! Date un esempio alla plebe vile, un salutare e sanguinoso esempio!».

Dal 23 al 29 maggio si tentarono dai Comunisti le difese estreme dentro Parigi. I versagliesi valicarono le barricate, solo dopo averne ucciso tutti i difensori e allora si assisté alla più grande orgia di mas· sacro che ricordi fa storia. La reazione delle classi abbienti romane contro j supe rstiti degli schiavi che avevano seguito Spartaco, rea.2:ione che culminò nella crocifissione di 6000 schiavi lungo la via Appia ; le feroci repressioni medioevali dei Faques e dei contadini di Vestfaglia (1525-1535-36); le orribili quattro giornate del giugno 1848, non si prestano che debolmente al paragone colla selvaggia barbarie dei di fen• sori dell'ordine del 1871. Non solo si fucila rono in massa g li uomini sorpresi colle armi alla mano o in qualche modo sospetti, ma n on si risparmiarono i ve<:chi e le donne; non si ebbe pietà dei fanciulH! E q uelli che poterono sfuggire al massacro, conobbero le prolungate agonie dei lavori forzati.

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OMNlA
OPERA
DI BENITO MUSSOLINI

Sangue fecondo, sangue che ci è sacro. Il miglior modo di com.me· morare la Comune, è quello dt caccoglierne gh msegnamentt, d1 prolungarne la efficacra storica, d1 dimostrare, che malgrado le p 1ù:ole viltà dell°oggi, noi vog liamo che i 36.000 opera i caduti difendendo la Comune non restino invendicati.

BENITO MUSSOLINI

Da L' A 11111nire ,I,/ Lavoralort, N. 12, 27 mano 1909, V. Pubblicato anche su La l.oll4 di C/4.Jse, N. 11, 19 man:o 19 10, I

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ATI'RAVERSO LE FRONTIERE

LO SCIOPERO DEI POSTELEGRAFIO FRANCESI

Forse quando queste righe usciranno, il ministro Oemenceau avrà trovato - certo dopo penosissime medituioni - la formula dell'accordo cogli impiegati deJJe poste, telegrafi e telefoni di h1tta la Francia. La causa dello sciopero è nell'unanime grido degli scioperanti : « Vogliamo le dimissioni d i Symian ! ». Chi è costui? Il sottosegretar io al Ministero delle Poste, il capo della gerarchia burocratica, un uomo che rimasto molto indietro in fatto d'idee e crede nel secolo XX, nella Francia repubblicana, di poter trattare i suoi subordinati colla stessa superbia di un m inistro di Luig i XIV e di poter commettere ogni sorta di abusi, d i arbitrii, d' ingiustizie. Gli impiegati hanno risposto con u no sciopero divenuto - nel volger di poche ore - la preoccupazione del governo e della borghesia. Nella p rima sola giornata di sciopero si calcolano a 300.000 i telegrammi che non poterono essere s~diti e a parecchi milion i le lettere che n on furono distribuite. 11 palazzo delle Poste era deserto, come il Louvre nei g iorni di g rande solennità.

Il governo, naturalmente, ha risposto allo sciopero con una serie di misure poliziesche che vanno dalla destituzione degli impiegati all'arresto dei capi.

Ma la politica di Oemenceau non farà che p rolungare la resistenza, a.cuire il conflitto, esasperare le passioni. N ell'attesa di una soluzione n on possiamo esimerci dal far notare due cose : 1. I posteleg rafici francesi - quantunque non aderenti all'organizzazione operaia - ne accettano i metodi. Essi fanno dell'azione diretta e senza esservi educati in Via « Grange aux Belles » (sede della Confederazione del Lavoro in Francia) praticano la solidarità. sbocciata nelle loro coscienze dal lavoro in comune e dalle canagliate ufficiali che colpiscono in blocco questi salariati dello Stato. 2. La lezione non potrebbe essere più efficace e suggestiva per tutto intero il proletariato mostrandogli qual forza diventa il suo lavoro, se [ se] ne arresta il corso.

DON ROMOLO MURR! SCOMUNICATO

Il neo-deputato del Collegio di Porto S. G iorgio è stato ufficialm ente scomunicato dal Vaticano.

Non stentiamo a credere che sarà lui il primo a ridere del decreto che lo colpisce. Oggi una Bolla pontificale di scomunica ha il valore di una bolla di sapone.

Noi t utt i, chi per un motivo, chi per l'altro siamo scomunicati e nessuno di noi prende sul serio la sentenza vaticana. T empo, a mu. tanl ur. Altra volta un re scomunicato venne a Canossa nel cuor dell'inverno, stette tre giorni g inocchioni sulla neve fra la seconda e la terza muraglia del castello e se non fosse intervenuta la conte.~sa Matilde, g iammai il papa avrebbe perdoriato al reprobo.

Oggi non c'è più il braccio secolare o, in altri termini, non c'è più una genda rmeria, un esercito a servi :zio del papa C i sono è vero alcune centinaia di sviz:zeri, ma sono il ridicolo di tutt i i monelli di Roma!

Lut~ro bruciò la scomunica papale alla presenza di una folla immensa; vorrà Romolo Murri regalare lo spettacolo di un piccolo rogo cartaceo ai suoi fedeli elettori di Porto S. Giorgio?

Per la cronaca ricordiamo ch e il documento pontificio si chiude con queste parole testuali :

• Dall a Cua dd S. Uffizio, addl 22 mano 1909 Firmato : Aloisio Ca.stell ano, notaro della Sacra Romana Universale lnquisi2.io11e 1>.

Ah! ah! ah! C'è ancora un Sant'Uffizio e una sacra romana universa le inqu isizione. Ma per chi? Via! vecch ie civette del medioevo, n ascondetevi una buona volta ! N el secolo dei l umi, voi continuate a p ortarci il linguaggio delle tenebre e noi vi ridiamo omcricamente sul naso. E a voi signor Aloisio Castellano, a voi notare - nientemeno 1della sacra romana universale inquisizione a voi diciamo la parola di Cambronne a Waterloo e ripor tatela, se v i piace, al vostro padrone. La ricordate ? M ....

JL PER.IODO TllBNTlNO 47
Da L' A.flfl6ni11 d •I lAflor,ito,a, N. 12, 27 marzo 1909, ·v •. • l gio,,,,JiJJi citrica/i, 1pie! c,9}. , .- tL l
VERDIANO

DEDICATO AI BJGOTII

Cicerone scrisse :

« Gli uomini non hanno esaurito tutte le spaventevoli sentenze delle quali sono capaci; essi oon hanno più che un passo da fare t<I è que llo di mangiare il Dio che sdorano i> ,

La profezia di Cicerone si è aYverata e la religione cattolica dà da digerire ai suoi fedeli la partic:oJa che raffigura simbolicamente il corpo e i l sangue d i Gesù.

Pe rò ,_ scommettiamo - ch e ci sono molti cattolici e numerosi preti che al corpo di Gesù preferiscono una buona bfatecca SPAZZINO

Da L'A. s,ve,i;,e d(Jf La11orator,, N 12, 27 marzo 1909, V•.

* I gior1tali11i dtriti#i, spi,! ('.59).

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RELAZIONE SULL'ATIIVITA DEL GRUPPO PARLAMENTARE SOCIALISTA AUSTRIACO

La relazione che ci giunge da Vienna e dita dal club parlamentare socialista tedesco comincia con Ja constatazione del trionfo elettorale dei socialisti mediante il suffragio uniYersale ; trionfo che supera le speranze dei compagni ed anche i t imori degli avversari.

N el primo scrutinio 1.040.662 cittadin i maggiorenni diedero il loro voto ai candidati socia listi. Quando il nuovo Parlamento si ap rl 86 deputati vi entrarono adorni del gacofa no rosso. Il numero aumentò di a]tri 3 compagni, fra i quali D aszinski, il campione della classe operaia polacca ._ Cosi l'Unione socialista-democratica aveva 89 rappresentanti nel nuovo Parlamento eletto a suffrag io uni versale.

COST ITUZIONE DELL'UNIONE

II partito operaio socialista austriaco è, in piccolo, un'immagine d i quella grande inte rnazionale che unisce la classe operaia di tutto il mon do civile. Tutte le nazion i dell'Austria eccettuate le sud-slave avevano inviato deputati socialisti alla Camera: 52 tedeschi, 24 czechi, 6 polacchi, 5 italiani e 2 ruteni . Da questo venne all'Unione la sua prima e più importante m issio ne : essa d oveva oppo rre alla classe possidente di tutte le nazioni la fo rza unita e compatta dell'intero proletariato austriaco; realizzare, oltre all' unità internazionale, l'autonomia delle diverse nazioni, I deputati socialisti di tutte le nazioni formano il Gruppo Parlamentare Socialista che lotta unito in ogni questione SO· dale, morale o politica e si compone di cinque « clubs naziona.li » che decidono autonomamente sopra tutte le- questioni nazionali.

LA PRIMA SESSIONE DEL PARLAMENTO

Durò dal I7 giugno 1907 al 5 febbraio 1909. Si divide in due periodi ben distinti. Il p rimo è carattcriz:iato dall'« unione dei partiti

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borghesi di tutte le nazioni » contro la democrazia sociale; il secondo dalla scissione nella maggioranza borghese e « dalla paralisi dell'attività parlamentare a motivo delle competizioni nazionali ». CoJJa caduta del ministero & ck attraverso un intrigo di Corte, del quale furono ~tru· mento i cristiano-sociali, finisce la coalizione bo rghese e comincia la crisi coi tentativi d'ostruzionismo sino aJla definitiva interruzione di ogni attività parlamenta re. Fu sotto l'impressione del trionfo elettorale dei socialisti che si unirono i partiti borghesi di h1tte le nazioni, fu in questo tempo che fu rono possibili molte conquiste operaie reclamate dai rappresentanti della democrazia sociale e se il lavoro non fosse stato turbato forse anche la legge sull'assicurazione e pensioni operaie sarebbe giunta in porto. Ma la nobiltà nazionale lo ha impedito.

N el principio della sessione l'Unione sociaJista aveva un obiettivo solo: « la lotta contro il Governo e la maggioranza parlamentare »; poi ebbe un compito p iù difficile: « salvare la vita del Parlamento contro la rabbia demolitrice dei nazionalist i che volevano aggiorna re ogni discussione sui grandi problemi sociali, sino a quando non fosse stata risolta la questione delle lingue )>

Nel dicembre del 1908 poté il Gruppo Parlamentare Socialista domare !"ostruz ion ismo nazionalista, non lo poté invece nel gennaio 1909 e il Parlamento fu chiuso.

I DETIAGLI

I dettagli che seguono sull'azione parlamentare del nostro gruppo sono superflui, poiché i compagn i ne sono st ati informati a suo tempo dai giornali quotidiani e settimanali. La relazione ricorda il , oto sull 'aumento del cont ingente delle cedute nella tornata estiva del 1908, l'assassinio del Gove rnatore di Galizia compiuto dallo studente Siezynsky quale protesta contro la dolorosa situazione J ei contadini ruteni e la parola in quell'occasione di Daszinski; la lotta per la libertà dell'insegnamento universitario occasionata dalla campagna cle ricale contro il prof. Wharmund dell'Università di Innsbruck; il progetto presentato per la riforma della legge sulJe assicurazioni operaie, sugli infortu ni del lavoro e l'introdu:zione della pensione per la. vecchiaia e l 'invalidità degli operai.

LA SCISSIONE DELLA COALIZIONE BORGHESE

Cominciò col rinnovarsi dell'attrito fra boemi e tedesch i in merito alla lingua ufficiale in Boemia. G ià nella tornata estiva. del 1908 c'erano stati i primi tentativi ostruzionistfri. Beck che poteva evitare la tem-

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OPERA OMNIA D( BENITO MUSSOLINI
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pesta con un'azione coraggiosa, la prec ipitò invece coi ripieghi della sua piccola diplomazia parlàmentare. Si ebbero dimostrazioni nel1'Austria tedesca contro gli c:zechi e in parecchie città di Boemia contro i tedeschi. L'esempio fu contagioso e anche al sud - a Lubiana - lo sciovinismo nazionalista fo::e delle vittime. t! a quest'epoca che una terza forza entra nel gioco delle competizioni parlamentari : « la Camarilla di Corte ». Carnarilla, che come ben si esprimeva il compagno Adler nella seduta del 3 dicembre, si compone di monarchici che non ne hanno abbash.nza « di un imperatore », di monarchici che « festeggiano il giubileo di un imperatore e si lasciano governare segrctamente da un altro . imperatore ». t! questa camarilla che ha voluto roYesciare Beck, allontanare Wharmund da lnnsbruck, correre i rischi dell'annessione della Bosnia -Erzegovina. r cri~tiano-sociali si sono prosternati umilissimi se rvitori davanti agli onn ipossenti signori delJa Camarilla di Corte e « un Bienerth » ha potuto assumere le redini del governo.

"LA TORNATA DEL DICEMBRE 1908

I membri dell'Unione parlamentare socialista riuscirono a domare l'ostruzionismo dei boemi, cominciato in seguito ai fatti di Praga. Fu possibile allora la discussione sulla annessione della Bosnia-Erzegovina, discussione che rivelò ancora una volta << la falsità e la malizia dei cristiano-sociali, che propongono dì voler liberare i popoli della Bosnia• Erzegovina, ma negano a loro ogni primordiale diritto :i,, e le segrete inBuenze della Camarilla di Corte.

LA TORNATA DEL GENNAIO 1909

Nel dicembre il parlamento aveva potuto domare l'ostruzionismo boemo - quando al 20 gennaio si riaprl la Camera. 16 mozioni d'urgenza erano già state presentate all'ufficio di presidenza e altre 32 fu. tono presentate nei giorni successivi dai diversi partiti borghesi. 48 .motioni di cui ben 37 si allacciavano a questioni nazionali!

Ogni uomo dotato di raziocinio, prevedeva l'impossibilità di funzionare nel parlamento. Al 9 febbraio la malattia da cui il parlamento era. colpito, giunse nel suo stadio più acuto. Gli c:zechi. cominciarono il loro ostruzionismo musicale con strumenti che non figurano almeno nelle orchestre dei moderni teatri. Quando poi il ministro del com- · mercio Mataia dichiarò che (( la lingua boema nella corrispondenza degli uffici postali in Boemia era z11/iiuig » (cioè lecita, tollerabile), i nuio-

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IL PERIODO TJlENTINO

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

nalisti ciechi non ebbero più limite. Minacciarono l'ostruzione, se Mataia non ritirava la parola, d'altra parte i tedeschi si dichiaravano pronti a l'ostruzionismo se Mataia non avesse insistito n el zulàssig.

8 in q uesto modo che i nazionalisti czechi e tedeschi, prendendo motivo da una insig nificante pa rola, hanno impedito ogni fecondo lavoro parlamenta re.

Al 5 f ebbraio Bienerth dichiarò chiusa la sess ione e mentre i nazi<r nalist i si abbandonarono a un fracasso infernale i socialisti czechi intonavano l'inno « La bandiera rossa» e i tedeschi l' <(Inno dei lavoratori

». Gridando « Viva l'Internazionale! » i membri dell'Unione parlamentare socialista Austriaca abbandonarono la sala e cosl ebbe termine la prima sessione del nuovo parlamento, nel quale il popolo aveva riposto tante speranze

Qui finisce la relazione. Dell'Ultima tornata non fa cenno Segue un 'appendice enumerante le questioni poste in discussione dai social isti. I mportanti fra le alt re quelle d i Adler su l voto a lle donne e sul diritto del parlamento di decidere la pace e la guerra; di Winarsky sull'inden· nizzo alle famig lie dei riservisti; di Seitz sull'abolizione della pena di morte; di Winter su modificazioni alla legge per la creazione delle liste dei giurati; d i Seitz su una riforma deUe .scuole e dell'insegnamento; di Wityk sulla nazionalizzazione delle sorgenti petrolifere; di Adler su ll'introduzione delle otto ore di lavoro nelle imprese a orario continuato; di Beer sull'introduzione delle otto ore pei lavori io mi niera; di Muchitsc sul regolamento del lavoro notturno e domenicale nei forni; di Perhammel sulla proibizione dell' impiego del fosforo bianco nella fabbricazione dei fiammiferi ; di Eldach sulle pensioni agli operai vecchi e invalidi, agli artig iani e ai contadini, e molte a ltre.

Per quanto riguarda l'ultimissima tornata, aggiungeremo che il go• verno ha condotto a buon fine il progetto suU'aumcnto delle reclute. Hanno votato contro i socialisti e i ruteni , Fra q uelli che hanno votato in favore notiamo gli ùaliani radicali e clericali!

Speriamo che questa prova di vilissimo istrionismo politico, aprid gl i occhi agli illusi ammalati di quel morbuJ sactr, -che si chiama nazionalismo.

M, B

Da Il Popolo, N . 2668, 1 aprile 1909, X, Pubblicato anchie su L'A"v,nir, d,l IA11ora1or1, N . n, 2 aprile 1909, V.

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«LA VOCE»'

Non si tratta di quella di u n cantante, o di qudla di un tribuno: 1! il titolo di un giornale che esce dagli ultimi dello scorso Dicembre in Firenze ed è diretto da Giuseppe Prezzolini. Non parlerei di questa ras~gna. se rassomigliasse a tutte le a ltre, e fosse cioè di una di q uelle ri viste democraticamente chiamate di « cultu ra generale » che danno q uel minimum di nozioni necessarie a brillare nell 'articolo di quinta colo nna, n ella conversazione di salotto e anche suJla cattedra dell 'università popolare. Ciò spiega ad esempio il successo edito riale della Lettura in Italia, della Die Woche in Germania, della f e ;ai! t out in Francia e la scarsa d iffusione della V oce.

il numero d ei · comp rato ri , la t iratura, non bastano però a darv i il valore intrinseco di un giornale.

Chi scrive è forse l'unico lettore della Vo ce in tutto il Trentino. Ma chiunque voglia conoscere gli atteggiamenti spi r ituali più nuovi e più profondi della coltura italiana contemporanea, chiunq ue voglia - nei limiti delle sue forze - cooperare al rinnovamento d eU'anima italiana e preparare veram ente la T e rza Italia, deve leggere La Vou, conoscere q uesta pubblicazio ne che per g li uomini e le idee è l'appendice de l Leonardo. Qualcuno spero r icorderà il Leonardo. U na riv ista che s' intito la: rivista d'idee; e a questo programma tenn e sino all' ultimo fede. Nelle pagine del Leonçrrdo~ si faceva (ho usato d i proposito il ve rbo fa re) della filosofia, che non era la vecchia pulze llona degli addottorati accademic i pi ena di acciacch i, di cont raddiziolli, d i viltà, né la « fanciulla da poco rame» dei novissimi « muli d i P arnaso » colla lo r soma ben carica di positivismo comptiano e di evoluzion ismo sociale spenceriano, né « l'eterea d iva » trascendentale e sterile di tutti i solitari rinchiusi « ne lla torre d 'avorio » delle loro cost ruziOni verbali. Una filosofia d el1'azione, una filosofia pragmatista. Essa raccoglieva il g rido di Guyau : « Vi11re ce n' esJ pa; ralculer, c'esJ agir » . Basta collo studiare il mondo, o ccorre trasfor marlo. Questa filosofia n on cullava ma spronava - non a.ccareuava ma flagelJava - n o n riformava ma demoliva. I suoi difen·

1 Rdu,gn.s u ttim ,rna/1 di ,oit11,a ilalù,na , Slr<1nitra, Pirtnzt 11ia dti Robbitt 42. Abbon11m1nlo amtNI) p,I Trt nlino li,, J .

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sori non avevano scrupoli, ritegni, rispetto umano nell'as.solvere il compito impostosi, e non risparmiavano i colpi né ai morti né ai vivi. P.1.recchie celebtità e passate e presenti sono state svesciate dalle comode nicch ie dove avevano ottenuto o aspettavano fiduciose la glorìficu:ìone ultima. V'è stato allora nel palude della coltura italica - per qualche momento - una specie di « pronunciamento )> di tutte le rane e di molte oche e di non poche biscie acquatiche. Queste ultime sono ricorse alla calunnia contro agli uomini; le rane invece - dopo a un primo violento gracidare di p rotesta e d'indignazione - hanno or<lilò la congiura del silenzio, 1e oche non hanno capito.

11 Leonardo sì proponeva di togliere dalla vita spirituale italiana quell'equivoco che i sovversivi si proponevano, almeno una volta, di togliere dalla vita politica. Era la lotta contro « la richiesta di mediocrità, il gusto del livellamento, l'amore de. Ile altezze che non levano il respiro e non fanno pa lpit are il cuore, contro ai g randi programmi e le piccole realtà !'>, Era la lotta contro l'Ital ia che vuole « g li orari con g randi velocità e j treni con grandi ritardi; i quadri d'esercito numerosi, le campagne spopolate, le leggi sociali risonanti e la miseria continua; i paradossi purché moderati; il socialismo, ma riformato; il moderatismo, ma senza forca; il cattolicismo senza inquisi2ione. Contro i gusti eclettici dell'eunuchismo mediocre, combattevano i leonardisti » 1 • E fu una buona battaglia.

11 mondo accademico e coloro che rappresentano la coltura ufficial~ dello Stato, dopo al primo stordimento, e alle prime collere, tacquero. Le scudisciate bruciavano, ma erano ben date. Si cercò d'isolare coloro che un paffutello giornalista di provincia chiamava - bontà sua!genialoidi del cenacolo « leonardiano ». Si preferl non discutere le loro idee. Si volle con una finzione squisitamente piccolo-borghese e tutta italiana, ignorare le loro opere.

Oggi è forse impossibile valutare l'influenza avuta dai Jeonardiani, sugli spiriti della gioventù italica. Il futuro e sper iamolo prossimo, attesterà che quella magnifica esplosione di forze non è a ndata perduta. Intanto ecco lA Vore che continua la via. Vi scrivono Prezzolini, Papini e molti altri del Leonardo.

Se voi mi chiedeste le biografie di costoro, non sarei in g rado di ap· pagare 1a vostra curiosità. Che io mi saj,pia, né iJ Prezzolin i, direttore della Vou, né il suo più attivo compagno di lavoro Papini, hanno pub, blicato il solito libro di memorie personali, l'autobiografia colla quafo molti dei contemporanei rinverdiscono le frasche della loro celebrità, non trascurando l'occasione di farsi una opportuna réclame Io non1 <1 /.a çol111r11 i!/#ia,re,, », pag. 166, di Papini • Pr,rzolini,

OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI

TRENTINO

conosco Prezzoiini e non l'ho mai visto neppure in effigie, non so dove sia nato, quanti anni abbia e che professione eserc iti, dato che ne abbia una catalogabile nell'apposita finca di un bollettino di Stato Civile. Non mi sono mai interessato di chiedere quali scuole abbia frequentato . e quanti titoli possegga. A me non importa proprio nulla di sapere, per · esempio, se Prezzolini sia ammogl iato con p role o no. Mi r ipugnano coloro che speculano sulle intimità degli uomin i in vista e non posso non ride re del grosso pubblico che si g uarda bene dal leggere i libri, ma si vergognerebbe di non conoscere 1a vita degli autori in tutti i suQi più insig nificanti, episodici, banali dettagli, dal nome e colore delb. nutrice, ai t itoli e dote della moglie, dagli amici del caffè ai mohili della stanza da [etto o ai particolari del camer ino da bagno.

Conosco Prezzolini non per «fama», perché la sciocca e vile cospir.izione del silenzio attorno a lui ed aU'l)pera sua non è peranco cessata, ma attraverso i suoi libri, attraverso le manifestazioni del suo ingegno versatile, profondo, fattivo. Gli uomini « seri » quotati, potranno rim · proverare a Preizolini - qualche volti. - un manco di misura nell'espressione, non mai l'insincerità nel concetto. Meglio 3.d ogni modo l'esuberanza di un intelletto che si sente forte per tentare i voli dell'aquila nell e regioni del pensiero, piuttosto che la stitichena impotente delranimale dannato a rader la terra. Bisogna esser violenti se si vuole <C svecchiare » le anime e rinnovare gli ideali della vita. Non .è conducendo a spasso con un campanellin d' argento i montoni e le pecor elle belanti dcli' Arcadia attraverso i giardinetti della letterah1ra paesana , che si può giungere a dare contenuto e forza alle nostre manifestazioni poe· tich e ed artistiche. Non è coll ' accarezzare o coll'adulare o col mentire che rinnoveremo la pubblica e la privata moralità. Non è col sottoporsi a padron i -spiritua li o no - che si prepara una società di uomini liberi. Non basta l'educazione per creare una coltu ra, non ba.sta un progr amma . - anche massimo - per formare un partito, non basta un glorioso passato a g iustifica re un presente sotto ogni rapporto basso e volgare, non bast a l'unità politica di una nazione ad asseg narle una missione nella storia del mondo, se non v'è l'unità psicologica che saldi le volontà e diriga g l i sforzi. La vita int ellettuale italiana manca di coraggio : ebbene La Vo ce cercherà d ' infonderlo: essa aiuterà a risolvere « il terribi le problema )> che si pone da.vanti a ll' anima nazionale: « o avere il coraggio di creare la terza grande Italia, l'Italia non dei papi, né degli imperatori, ma l'Italia dei pensatori, l'Ita lia che finora non è esistitao non lascia re dietro di sé che una scia d i mediocrità subito dileguata con un colpo di vento». Ecco il programma della V oce.

Tentativo superbo che, se da una p arte ha suscitato entusiasmi e sperani i : çlr,.IJ'~Jtra ha incontrato un'opposizione sorda , condotta cogli stessi

IL P ERIODO

metodi e forse dagli stessi individui cui ciusciva molesto il Ltonttrdo. 2 la solita piccola guerra che si muove da rutti coloro che temono per le proprie fame usurpate o posti o titoli o cariche contro gli uomini che possono ess_ere spregiudicati dal momento che. non chiedono cattedre al Ministero dell 'Istruzione Pubblica, articoli laudatoci ai giornalisti, suffragi ag li elettori, applausi alle Assemblee, sussidi dai librai, ospitalità. dalle signore « coltivate e non .... seminate» come dice Pap ini, e sanno di aver dell'ingegno, della cultura, della penetrazione, della volontà, dell'audacia.

Mi auguro che L,. V ooe co1,tinui a squi11are per un pezzo. Comunque La Voce ha dimostrato e dimostra che è possibile anche in Ita lia di far della politica senza prendere la parola d'o rdine da un partito, o, peggio, sovvenzioni da i fondi segreti o dalle società protettrici della sedicente lingua italiana, o dalle clientele elettorali ; di' far della. critica d'arte senza chiedere il p ermesso ai monelli della galleria, alle dame dei salotti o ai diversi conti Ottavio dei magni giornali quotidiani - di far della filosofia senza curvare la schiena ai numi delle chiesuole accademiche che affidano le loro profonde eJaborazioni alle lievi - oh quanto!dispense universitarie.

Per questo, raccomando a1le persone che s'interessano alle sorti della cultura italiana, la lettura della Voce. Trento

Da Vita Trt11tì11a, fase. 13, 3 aprile 1909, VII.

}6 OPERA OMNIA 01 BENil'O
MUSSOLINI
BENITO M USSOLINI

CONTRO I SEQUESTRI

Anche l'ultimo numero dell'A vvenire del ùtvoraJore è stato sequestrato in tre punti : metà di un articolo della compagna Angelica Balabanoff che trattava del contegno dei socialisti di fronte alla religione; una riga sola di cronaca in merito a l processo del compagno Flor; quasi tutta una corrispondenza da Pcrginc. Il danno materiale di un sequest ro è certo g rave, ma il danno morale è ben maggiore. La legge, ed è una legge in aperto contrasto collo spirito de i nuovi tempi, ci pone di fronte agli avversari in una condizione d'inferiorità. Essi possono attaccare le nostre idee e noi non possiamo difenderle che attraverso il beneplacito del procuratore di Stato. Ec.co quanto ci fa sanguinare e ci rivolta l'animo.

Un nostro ottimo compagno, Antonio Detassis - presidente della Camera del Lavoro - c' indirizza una lettera aperta da trasmettersi al procuratore di Stato Il Detassis ricorda ai vari Tranquillini che non è sequestrando le pubblicazioni che si arresta la diffusione delle idee sovversive Anche il Cancelliere dal pugno di ferro dovette cedere da· vanti alla volontà della piazza e i ministri e la camaril1a della corte austriaca che avevano fatto p ro nunciare un « giammai » alla domanda del suffragio universale, dovettero cedere davanti a uno sciopeto generale che minacciava di convertirsi in una rivoluzione..Dopo aver osservato che le leggi reuionarie non potranno arrestare lo spirito di rivolta già penetrato nella vita e nell'organismo sociale, il Detassis si rivolge ai suoi compagni di l avoro colle seguenti parole: ·

e Ed ora a voi, opera.i, il compito d i non permettere che si manomettano in tal guisa la liberti e i diritti della stampa. protestate e, se occor~. scendete nelle piazze a reclamare incessantemente la libertà di stampa e di pensiero ~-

Noi sottoscriviamo, ma ci sia lecito domandare ai compagni social isti delle altre parti dell'impero, se sanno o no, della sequestromania che infierisce nel Trentino. L'altro giorno a Vienna il sequestro dell'Arbeiter Zeilung ha assunto le proporzioni di un avvenimento eccezionale. I buorli compagni tedeschi preparavano g ià delle solenni proteste. Ma i buoni compagni tedeschi ignorano dunque che nel Trentino non passa una

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

sola settimana delle cinquantadue annuali senza che gli organi del partito socialista siano flagellati dalla regio- imperiale censura? Quando si deciderà il buon Pemerstorfer, vicepresidente della Camera, a p resentare se non l'ha fatto, o, caso contrario, a ripresentare un progetto di legge çontco il sequestro p reventivo dei g io rnali? L'ult ima relazione parlamentare ci offre una lista abbastanza lW1ga di progetti di legge. Si è ~osato a molte cose, evidentemente -e n oi siamo i primi ad esserne lietima quando si inizierà la lotta per disperdere tutti g li avanzi di medioevo che ci soffocano ? t possibile la « censura» ne l cosidetto secolo dei lumi?

I compagni poi che ci vedono bersagliati conti nuamente dai sequ est ri sanno qual è il loro dovere. Stringersi moralmente e materialmente atto rno al nostro g io rnale, come attorno a una band ie ra, decisi a difende rlo a qua lunque costo, cont ro tutto e cont ro tutti.

LA REDAZION E

Da l ' Av;,tnir, dt l la;,oratore, N. 14, B aprile 1909, V {a, }H).

,s

I GIOR"IALISTI CLERICALI, SPIE!

li numero di lunedl del giornale quotidiano dei preti è dedicato in gran parte aJ nostro Avvenire.

Si permetterà a me redattore dell'organo sanguigno, del foglio « empio e cannibalisticamente anti-religioso », a me che ho pescato 1a massima di Cicerone e lanciata la sfida \1olterriana * e pubblicata la corrispondenza in cui si parla di pecore!Je, di agneUini e di stalla vuota, a me che ho chiamato mol'b1u Jacer il nazionalismo da istrioni dei deputati delJ'Unione Latina, di rispondere qualche cosa ai signori dell'organo clericale e alla loro lunga « soffiata da spie» che dimostra com'essi av rebbero seguito la migliore carriera entrando ne lle questure del vicino nonché bello italo regno.

Non cercate nel numero di lunedì del foglio clericale confutazione alcuna a quanto il nostro giornale è venuto e viene esponendo in materia religiosa, Si fanno delle citazioni e si passa oltre, le righe in grassetto servono ad attirare l'attenzione delle superiori autorità e sono una « den uncia ».

Nella prima parte dell'articolo, l'Autore si abbandona a delle « lamentazioni )> tipo Geremia! « Qual meraviglia - egli sctive -che gli operai di Merano venuti via dalle n ostre vaJJi , ascoltino e applaudano il conferenziere socialista, quando nega l'esistenza di un premio futuro; qual meraviglia se poi dalle stesse nostre va!Ji ci tocca legge re delle corr ispondenze.... come quella di Valfloriana ! ». A questo sfogo io mi sento commosso e - se non avessi esaurito le mie riserve di liquido lacrimale - forse di pianto si bagnerebbe la povera cartella sulla quale scrivo. Ma constatiamo intanto « per bocca degli avversari » che gli operai applaudono e ascoltano il conferenziere socialista. Le deduzioni logiche da farsi le lascia.mo per brevità al leUore.

La seconda parte deJI'articolo è dedicata alla mia commemorazione della Comune di Parigi. Si dice che dal mio discorso e daì miei articoli

• Il Tr1ntÙJ(), N. 76, ) aprile 1909, xuv: « ScBNB, FIGUkH, IOEALJTÀ DBL PARTITO Rosso. - <+) Qual meraviglia se si stampano anche siffatte sfide volterriane: "Il neo·d ep111ato del &()/legio di Po,10 San Gio rgio è slt/lJo uffidalmull uom11ni&.Uo J,J V11tfrirno . N on mnliamo (+)" » (47).

emana un puzzo di petrolio e di sangue che fa inorridire. Potrei rispondere che da tutta la storia dei preti si sprigiona un puzzo di carne umana arrostita, che non fa solo inorri dire, ma uccide. L'articolista clericale ricorda gli 80 ostaggi fucilati dai comunardi, ma dimentica le decine di migliaia di comunardi fucilati, mitragliati, sepolti vivi dalle belve feroci che rappresentavano e volevano ristabilire l'ordine. E degli · 80 ostaggi, 6' soli furono i preti fucilati. Se V ersaglia avesse risparmiato Blanqui, la Comune avrebbe lasciato la vita all'arcivescovo di Parigi. Thiers rispose colla fucilazione d i Dlanqui e quando al termine delle lunghe pratiche per lo scambio dei due ostaggi, si portò all'arcivescovo una risposta negativa, l'arcivescovo parlando di Thiers esclamò testualmente: « Cet bomme n'a pa.r de coeur! ?>. Ma non è forse ingenuità correggere i g ior~ nali sti clericali, i professionisti cioè del mendacio?

Da ultimo l'anonimo ricorda la mia definizione del nazional ismo (quello dell'U. L.) che ho chiamato morbuJ Jacer. Ma non si tratta di una malatt ia schifosa da epilettici, nel ciual caso avrei detto delirium tremen;. Si tratta invece di una malatt ia morale, e affetti da morbus sacer chiamava il buon Epicuro t utti coloro che rinunciavano alle più nobili gioie deJla vita, nell' attesa del premio ultramondano.

Che cosa ha voluto lo scribivendolo cle ricale col suo lungo sproloCjUio? Due cose probabilmente :

Che il Comune tolga alla C. del L. il sussidio annuo di cinquecento corone e che le Autorità competenti provvedano ad allontanarmi , come si è fatto altrove.

Ecco che cosa rispondo al pio desiderio : se jJ Comune toglie alla Camera del Lavoro il sussidio, non per q~esto la C. del L. cadrà. Se ci vien tolto il gas, ritorneremo alle umili candele o al petrolio. Ma non credano, e qui avete perfettamente ragione, i borghesi di comperare con 500 corone il nostro silenzio nel ca mpo civile sociale. N eppur tutto il patrimonio del Comune di Trento ci farà transigere un solo istante. Sa re mo degli ingrati, ma guai a coloro che neJJa guerra sociale fanno la parte di romantiche pecorelle : proveranno i denti aguzzi dei lupi. Quanto poi alla possibilità di un mio sfratto, dichiaro altamente che me ne infischio!

Avrei finito, se non mi premesse di rilevare ancora una c~, ed è l'inganno nel quale il redattore clericale cade chiamandoci alleati dell'A. A . Oh! no, no! Noi in alleanza cogli smidollati sforbiciatori del giornale di via Dordi? Mai più. Appunto perché non abbiamo peli sulla lingua.... italiana, non risparmieremo una sola pedata tutte le volte che ci verranno a t iro i sedicenti divulga.tori delle sgrammaticature n el1'id ioma patr io.

La nostra posizione è chiara ; i nostri dovèri precisi. Noi non abbiamo

60 OPERA
OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

debolezze colpevoli, transazioni paurose, compromessi innominabili. Noi sappiamo di combattere una battaglia difficile che richiede la. tensione massima delle nostre energie e non ammette esitazion i e rifugge da viltà. Noi non chiediamo misericordia dai nostri avver sari, p erch~ ci ri~rvia mo di ripaga.di colla stessa moneta e. in questo modo che l'aere delle competizioni sociali si purifica da quanto è miasma pestifero di affarismo mate1iale, è in questo modo che crescono i forti cazatteri e le volontà aspre e le anime inflessibili e pure.

Noi siamo gli « anarchici » e i derperado1, ma anche per i patrizi di Roma pagana de1peradoJ eran gli umili che alla parola di Gesù vibravan di speranza e di fede, E pure il mite apostolo di Galilea diceva ai derpt rados: « Voi siete il sale della terra».

MUSSOLINI BENITO

Da L'Av11tnirt del lA l'oralort, N 14, B aprile '1909, V.

IL PERIODO TI.ENTINO 61

DOPO UN PROCESSO• BREVE COMMENTO

Or che il proce~o Benvenuti-Fior è r n jMditdta, d obbiamo fare -a]. cune considerazioni postume e necessarie. Che nel campo clericale si g,iubili e si innalzino Te Deum di vittoria, è facilmente comprensibile - ma la vittoria è come quella di Pirro. - Alla striscia deUa lumaca, secondo l'espressione semi poetica del penalista Lutteri, noi potremmo opporre striscie di fango e di sangue: Don Riva, Don Adorni, Don Vittozzi e una miriade infinita di altri degnissimi ministri di dio. Ma non ci p iace di ricorrere a questi mezzi polemici. A noi preme di const1tare invece çhe nel processo Fior nulla è risultato di positivo, di tangibile, di r eale che valesse a giustificate la diffamazione dei preti che si sono serviti di uno dei tanti poveri montoni del cattolico gregge, per screditare - attraverso un uomo - l'organizzazione proletuia socialista. Ma non ci sono riusciti.

Come i compagni vedranno dall'ordine del giorno votato dalla C. E. del partito e riportato in altra parte del giornale - la prova dei fatti a carico del compagno 'Fior è totalmente mancata. E due cose vogliJ.mo ancor rilevare, due cose che possono chiamarsi esponenti della nostra moralità come partito e di quella dei ciarlatani neri. E la prima è questa: Non appena dei dubbi si levano sull°operato del Fior, il Partito lo espelle senza indugio dalle sue fil e Non vi è fra noi traccia di quella « omertà clericale» per cui le canaglie dei neri t rovan rifugio fra le mura osp itali dei conventi, mentre quelli di fuo ri cercan con ogni mezzo cli soffocare lo scandalo. Noi siamo ben lungi anche dalla tenebrosa solidarietà dei massoni che coprono col mon ito della l osgia il « marcio danese » dei fratelli più o meno addormentati.

• Il 30 mano 1909 ! i era svolto presso il tribunale di Trento - dirtro quere-la del socialista Silvio Flor - un processo per diHarnaziooe contro t ale Leopoldo Benvenuti, reo di aver Kritto su L, SqWII• che Silvio Plor, in oc· ctsio.oe di uoa fotograf..a fatta a Bregenz od 1897 per conto ..di un' organiunione , ocialisu., si era appropriato del denaro . delle copie ordinategli, fuggendosene a Merano. Il Benvenuti, d.ileso dall'avvocato Lutteri, ,er.i, !lato u~Jto.

t\\lto,:rafo a G ino One$tinghd (4 aprile 1909)

Noi espelliamo sen2a esita2ioni chiunque si renda indegno di combatte,e per il nostro ideale: Ma quando le colpe siano dimostrate inesistenti o quando ad esse abbia fatto seguito la. dovuta espiazione noi riunmettiamo fra le nostre file il compagno espulso, e non crediamo di commettere cosa illecita, a.nche dal punto di vista della morale corrente.

Notate ancota: Fior davanti alle accuse non trova i soliti ripieghi, non ricorre a sotterfugi per far sopire e cader nell'oblio le denigrazioni avversarie. Egli chiede invece il giudizio del pubblico, vuole che la giuria popolare si pronunci e che la vita privata di lui - quantunque dieci anni siano passati dall'epoca in cui si svolsero i fatti, oggetto di causa - venga tutta portata alla luce del dibattimento. E il dibattimento non prova nulla. La giuria assolve il calunniator e, ma le ragioni di un tale verdetto sono facili a comprenders i.

Ci permetta il compagno Flor un consiglio: questo: La difesa del proprio onore i socialisti non possono né debbono commetterla a un tribunale borghese. Credere nella giustizia borghese - per la risoluzione di certe questioni - significa da c prova di una sublime ingenuità. Bisogna nei casi delicati applicare la legge del dese rto: occhio per occhio, dente per dente.

Questa saggia pratica, da qualche altro compagno recentemente adot- · tata, è senza dubbio la migliore.

L'« AVVENIRE»•

ARTIFICIO AVVOCATESCO

All'Avv. Lutteri

Non mi occuperei, credc:tdo, della vostra arringa difensionale nel processo Fior - miserevol concione che avrebbe riportato un discreto successo in una pretura italiana di terio o quarto ordine - se non v'inl contrassi una frase, una frase che voglio togliere dal mucchio di tutte le altre e porre Ln piena luce.

• La Sqllil/a, N. 22, 3 giugno 1909, . XIV: • R.IVEOl!NDO LI! SUCCB.... -

( +) Orbene, dopo il processo Fio r-Benvenuti, il Mussolini socialista, volendo riabilita.re il Plor, e lenirgli i dolori dello smacco toccatogli, giacché questi volle suonare e fu invece suonato, scrisse: "Alla striui.r d,lla lllma,a, 1,,011do il p,. nalisù LJill,ri, noi potrtmmo opp""' 11,isri, di sa,:gue , fango ... . 1ma miritlll• h1fin;,11 di di,,; degnissimi miniJt,i di Dio Ma non ci piaci di rÌ&()fth'I a flllJIJ ,,,,u; pol, mùi ". (vedi A.w##ir,, N 14) ( +) t .

IL PERIOOO TRENTINO 6~
6 ·IL l

Dopo aver infilato un vero rosario di banalità che vo1evan essere spiritose sul partito socialista, sui suoi metodi e sugli uomini suoi, voi avete detto testualmente cosl: « Sappiate, o signori, che Merano è la patria adottiva di Fior, sappiate che Flor è meranesc nell'anima».

l'artificio C evidente: voi avete voluto toccare il solito tasto del nazionalismo, di porre con questa manovra bassa, l'animo dei giurati contro il Flor, semplice~nte perché il Flor vive a Merano, vive in terra tedesca.

Ditem i dunque, o illustre nonché dubitante penaJi.~a (che Cesare Beccaria non mi senta), è forse colpa del Fior, s'egli è costretto a viver lungi dalla sua terra natia? Quando Fior tiene le sue conferenze di propaganda non p arla forse italiano? Un italiano alquanto spurio - ma credetelo, avvocato, anche del vostro italiano non ne va particolarmente orgoglioso il padre nostro, Dante.

Voi e i vostri amici e gli uomini «seri » come voi, non trascurate momento alcuno che vi sembri propi zio alla boutade nazionalista. Ma voi che ca dete in deliquio all"udir la parola <~ patria » voi dommi non avreste scrupoli di recarvi ad Innsbruck, a Vienna, a Pietroburgo, se in queste città più rapido fosse il guadagno e più tranquilla la. vita.

Rimproverate agli operai la loro forzata dimora all'estero,- vi urta che al di sopra delle ftootiene gli operai realizzino l'internazionale del lavoro, .ma voi, o uomini della legge come vi chiamate, ma voi intellettuali e studiosi, non avete forse realizzato l'internuionale delJo spirito?

Le Ba/Ime di Schiller non vi hanno dunque mai commosso ? Il candore di Margherita, la tragedia di Faust, il ghigno satanico di. Mefistofele, non vi hann o dunque mai trasportato nelle regioni della bellezza pura? N on sareste per caso anti-patriottici voi, italiani, che leggete &hiller .e commentate Goethe, voi che delirate a una ~sonata» di Beethoven e piangete a un «notturno» di Chopin ? E non sarebbero per caso ·anti• patriottici gli inglesi che conta no ben 27 tradu:tìooì della Divina Commedia e i tedeschi che studian con maggiore se rietà degli italiani il poema sacro ? Nietzsche, Schopenhauer, H a rtmann non sono fone cittadini della grande patria mediterranea? Se la patria è un concetto « superato» nel mondo dell'intelligenza e dell'economia capitalist a, perché non deve esserlo per il mondo del lavoro, per le relazioni politiche fra nazione e nazione?

Ecco perché io chiamo morbus sacer il vostro nazionaJismo trippaio, il vostro patriottismo claudicante e bolso come la vostra eloquenza, le vostre parate ideologiche che mal celano l'arrivismo e l'affare.

Noi rinneghiamo la patria, la «vostra» patria, perché non conosdamo confini !

Occorreva per rendere più pi ccantç la salsa defensionale lo spizzi.

64
OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

chino di pepe ·patriottardo? Artifici da leguleio! Manovra dell' uomo legale, onestamente di fenso re dell'ordine e del codice ! Piccolo trucco che rivela una piccola anima. E mi dicono ch e voi, o egregio signore, siete una delle colonne deJ fo ro tridentino. Proprio cosi : in un regno di ciechi , chi ha un occhio è H re!

MUSSOUNI BENlTO

Da L'.tf."111riir1 Je/ La11orator1, N. 14, e aprile 1909, V,

IL PERIOOO TRENTINO 65

PER L'EDUCAZIONE PROLETARIA

VARIAZIONI NEL. TEMA - L'A MORE

L 'amore: eterno argomento, come è eterna la specie umana ch'egli conserva e perpetua!

Ne scrisse un bello e sensatissimo articolo Savino Varanani nell'A vanti/, prendendo le mosse da una «trovata» ciarlatanesca dell 'avv. Manfredi che difendeva Cifariello davanti ai giurati di Campo· basso.

11 disìnvolto avvocato dello scultore uxoricida diceva, in conclusione, che la m orte della Maria De Browne non è da imputare al marito, ma ali'« amore>>; l'amore, la terribile e fatale passione, che dà vita e dà anche la morte, la forza divina che uccide e che crea.

Veramente, _bisognerebbe domandare alla moglie di Cifariello s'essa è contenta d'esser~ stata ammazzata per amore, o se non avesse preferito di esser lasciata vivere .... magari per forza.

Ma l'interrogat a non risponderebbe, sempre: per caiua d i quel benedetto « amore » che le ha chiusa la bocca per sempre.•..

G iustamente osservava il compagno Varazzani che a questa OKc:na e degenerata esaltazione dell' <~ amore » fatta per artifizio forense dagli avvocati difensori degli assassini di donne, ma accettata ed ascoltata da tant'altra gente.... e dai giurati bestie che assolvono, bisogna opporsi in nome di un'alta e severa mornle sociale.

La glorificazione dell'<< amore», come passione individuale, sfrenata, che ha diritto di vita e di morte, che non conosce limiti o leggi, è, sotto le apparenze di una teoria libera e ribelle e moderna, il r itorno a còstumanu pericolosamente barbariche; è « una affermazione individualista », contro la nostra concezione socialista di una morale in cui gli interessi, i diritti, le passioni dei singoli devono commisurarsi e coordinarsi e armonizzarsi con gli interessi e ·il diritto più alto della società

B questo uno dei punti più delicati e complicati nella formazione di una nuova morale, laica e religiosa non solo, ma «socialista».

I partiti giovani si van liberando dalla ipocdsia e antiwna.na predicazione cattolica che dipinge l'amore come delitto, il piacere come colpa, la donna come incarnazione del diavolo tentatore, che raccomanda l'astinenza., la rinuncia, la verginità come stato di perfezione. Si vanno libc· 1ando da questa assurda catena, ma rischiano di cadere in un altro errore: quello di credere e di intendere I' :unore non come una alta. e forte passione individu3.Je che deve anche essere subordinata a una legge sociale, ma come un difetto lasciato al capriccio e alla iniziativa di ciascuno. Non è cosl. Noi non vog liamo « militariz.zare » l'amore, né sminuirne la sua sublime poesia. e la sua grande funzione nella vita : ma anzi vogliamo nobilitare questa poesia e questa funzione, sottraendola all'impulso individuale e dandole una « coscic:nza » sociale.

Insomma - per parlar chiaro e spiegarci con un esempio - di due giovinetti di sesso d iverso che a 16 o 18 anni si amano spensieratamente e procreano un fig lio, noi non diciamo più, come j preti, che « fanno peccato », perché si sono abbandonati alla forza sincera e pre• potente d·amore, ma diciamo però che hanno commesso un «errore» e fors 'anco un «delitto» verso la « società» e verso la. «specie», ge· nerando una prole senz'essere in grado di mantenerla, dando vita ad un essere che per la immaturità dei genitori crescerà rachitico, debole ed infelice.

Ci liberiamo da una religione e da una morale ipocrita, ·falsa e su. perstiziosa: ma dobbiamo darci noi stessi, ricav11.ndola dalJa realtà e d.al.Lt. vita, una nuova legge, una nuova morale, una nuova religione.

L'amore è una g randissima cosa: ma non è poi solo e non è tutto, / come sembra per molti, Esso è « un m ezzo » per conservare la specie, ; mentre certuni (specialmente fra i p oeti, i letterati, ecc.) ne fanno « un fine» unico ed esclusivo della vita. No. L'amore ( come ben notava il V a razzani) dev'e.ssere collocato a-I suo posto, spogliandolo deII'aureola artificiosa di sublimità che una letteratura falsa gli ha creato d'intorno Esso è una grande cosa, è un'immensa energia, ma,. col e:rescere della coscienza collettiva, anch'esso deve inchinarsi a una legge che, sottraendolo al capriccio degli individui, lo indirizzi a.i fini ed al bene del la società e della. specie.

Due grandissimi e cosl profondamente diversi scrittor i, l'uno ere• dente e cattolico, l'altro laico e pagano, il Manzoni e il Carducci, si

IL PERIODO Tlll!NTINO 67
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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

accordano in questo - non dispregio tutt'altro! - che è una considerazione severa e positiva dell'amore.

Il Manzoni, a chi gli rimproverava di non essersi indugiato nel suo romanzo a porre nella debita luce l'amore dei suoi protagonisti, ma di averlo anzi quasi lasciato sottinteso nella penombra, rispondeva con argu::i.:ia che nel mondo e nella società nostra dell'amore ce n'è e dell'amore si parla quattro volte di più di quello che fosse strettamente necessario alla conservazione della specie.

Il Carducci , che all'amore dedicò poche, ma insigni e nobilissime pagine, cantandolo non come un piacere egoista o come un trastullo volgare, ma come un'alta ed au.~t,..ra energia della natura, insegna poi, con tutta l'opera sua , a mirare e ad apprezzare altre passioni meno indi· viduali e più «sociali», quali l'amor di patria, l'amor della verità, della g iustizia, dei più elevati ideali umani, la sana ambizione della gloria nel bene che procaccia agli uomini....

Noi non vogliamo né dobbiamo predicare il dispreuo dell'amore, né farne un articolo dello Statuto del Partito, m a avvezzar i giovani a con· siderarlo nelle sue forme superiori e nelle sue conseguenze generali, al lume non solo del «piacere» proprio, ma del « dovere » ve rso i figli, verso Ja società, verso la specie.

Allora vi saranno meno passioni pazzesche, meno delusioni, meno (>Cntimento, meno dolori, meno delitti.

Da L'A11v1nire del l4f'oratore, N. 14, 8 aprile 1909, V (n, 1H),

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UNO

LA PASQUA UMANA

« Bli, Eli, lamma sabactanil »

« Padre, padre, perché mi abbandoni?»

E chinata la bella testa galilea, allentato dopo la spasmodica contrazione il volto 6ne, dallo squisito profilo semitico, chiusi gli occhi ch e avevano illuminato le povere turbe di schiavi e vinta d'amore la dolorante Maddalena, Gesù attese che si compisse il fato mortale. Non v'erano che poche donne ai piedi della croce. Le fedeli che lo avevano seguito, dai clivi di Palestina, all'erta del Calvario. Le peccatrici che avevano amato Gesù e rimasero a profumarne la salma cogli odorosi unguenti del Libano, prima di comporla nella fossa.

Ancora la tragedia cristiana suscita motivi di armonie nelle anime nostre. La rivolta che termina col sacrificio, la predicazione che si conchiude nel martirio, la divina utopia che supera se stessa nell'eliminazione dell'apostolo, la persecuzione che moltiplica i ribelli ed accelera il trionfo dell'idea.

Ciò che rappresenta la rovina e quanto accenna alla creazione di un mondo; ecco i segni simbolici davanti ai quali noi ci fermiamo trepidi, ammirando.

La personalità scompare. - Uomo o Dio - iI simbolo permane e suona. In ogni tempo, in ogni paese, i forti si opposero colla violenza ù divulgatori di una nuova fede. Sotto questo aspetto Caifas è oigin? di Gemente VII e Cristo fratello di Giordano Bruno.

O dolce vagabondo di Palestina fra le nebbie della storìa tu <i sei d'improvviso apparsO nella luce purpurea di un grande tramonto! Roma, la società dei forti, la città ormai sazia delle sue conquiste e stanca della sua potenza, Roma pagana che chiamava latebroJa eJ /ucif11ga naJio le comunitl segrete dei primi cristiani ; Roma imperiale che aveva a di. spregio altissimo fa. vii plebe de' na.zzareni; Roma non poté nel sangue soffocare l'universale rivolta e offrl dopo tre secoli gli altari marmorei dei suoi templi alle divinità della religione disprezzata, calunniata, combattuta, trionfante.

Il giorno in cui Costantino - uomo per molti delitti nefandocoi labari adorni della croce sgominò sulle rive del Tevere Massenzio.

..,1:r ,:- - -.~~·· ·

70 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

un soffio di morte spense le risa gioconde sull'Olimpo antico, gli oiei si nascosero fra le rovine della metropoli vinta, o fuggiron lontani pe' deserti, o trovarono ombre o muschio, solitudine e canti nelle impe· netrabili ( oreste, o si mascherarono, ingannando i nuovi come i vecchi credenti. Il galileo « dalle rosse chiome >> ascese il Campidoglio. Davanti alla nuova epoca inaugurata nella storia del genere umano, la. personalità di Gesù diventa secondaria, rient ra ne!Ja penombra, non basta a spiegarci il cristianesimo nella sua filosofia, nella sua te!igione, nella sua politica. Il Gesù dei Vangeli è un'ipotesi, ipotesi il Gesù di Ernesto Renan, o romantico di Eugenio Sue : - ipotesi il Gesù di Pietro Nahor - a temperamento mistico, iniziato durante l'esilio in Eg itto dal saggio indiano Kuwcamithra ai misteri della religione d'Orient e e ai segreti delle sette dei terapeuti e dei Merseni stabilitisi a comunità sulle ri ve del Giordano - ipotesi il G esù di J ean-l ombard - il Kreistos asceta e suggestionatore, dalla parola infiammata ed eloquente, dalfo sguardo lungo, penetrante - il Kreistos capo d i tutte le p icco le eccle1ie nascoste nel sottosuolo di Roma; ipotesi il Cristo interpretato q ual mito solare da Milesbo - ipotesi il Cristo · deomane ed assetato d'amore quale ci vien presentato da Nietzsche nel suo Al di là del bene e d6J male. Ma l'ipotesi non ci toglie la possibilità del {(simbolo >> e soprattutto non ci impedisce di << superarlo ».

Poiché, o am ici, noi vogliamo {( superare » il cristianesimo come il cristianesimo ha superato il paganesimo. La Pasqua ebraica (Pasqua deriva dal greco paska e questo dall'ebraico pe;ach che vuol di re « pas. saggio» - Pasqua era infatti Ja commemorazione della liberazione della captività del popolo ebreo) ha dato luogo alla Pasqua cristiana e a questa succederà la pasqua umana.

Cristo ha vinto Giove. E quei che attendiamo vincerà l'uno e J'al. tro Ma per giungere alla creazione e alla .comprensione d i quei che verrà, quante lotte, o amici, da superare !

Ecco il frag ile schifo sul quale c' imba rch eremo per l'avventurosa conquista. Innanzi a noi il mare infinito, il mare che ci ha cantato tutte le sue canzoni, che ci ha ri velato tutti i suoi segreti, che ci ha flagellato colle sue collere e prodigate le sue carezze : in fondo un tenue luccìcort> crepuscolare. E forse laggiù l'isola promessa, l'Utopia di cui -ci" ha nar· rato Moro; la CiviJas Solis di Tommaso Campa.nella, l'isola verde intatta, sileniiosa dove noi celebreremo la pasqua umana?

Su via, o amici , lasciate a terra le vostre piccole passioni materia.li, distendete le bianche vele al libeccio che increspa le onde quasi in una vibrazione intenninata di gioia, gli alcioni dall'alto ci invitano alle ampie solitudini e alle misteriose profondità. Inebbriatevi g li occhi di l uce, l'anima d' ideale, Non temete le tempeste! Se le nostre volontà. n on p ie-

-',·'-"f·'··· __ , : - :·. -

gheranno le forze avverse degli elementi e dovremo perire, qualcun altro seguirà l'esempio. Nt11tJigau nueu, esl.

Il nostro !iupetbo tentativo di creare non sarà stato inutile. Quei che attendiamo verri t

IL PERIODO TRENTINO 71
MUSSOLINI BENITO D a I/ Popolo, N. 2676, 10 aprile 1909, X.

UNA CITTA DI SILENZIO FERRARA

O deurJa bellezza di Ferrara, ti loderò rom, si loda il vo!Jo di rDlei , ;,, 1111 11.011'0 ,o, l indino pe, a1Jtf p11u di sue f,li àtà l o ntani !

La conferenza con la quale l'opera della Pro Cultura volge al termine per quest'anno, è stata degna delle altre E. M Baroni ci ha dato qualcosa dì più della solita conferenza su città e paesi, a ba.se di cin ematografo e di cartolina illustrata. Ci ha fatto non la sola storia quale arida cronologia, irta di date e nomi, ma la storia vissuta, o meglio rivissuta nell' epnca in cui gli avvenimenti si svolsero. Ci ha dato non le caratteristiche esteriori, i tratti superficiali della città, ma la sua psicologia, l'anima dell'oggi che può dirsi la risultante di quella del passato e fa sl che Ferrara - come la sua sorella Ravenna - viva di memorie, di melanconiche memorie.

Dopo un breve indovinato esordio, Baroni descrisse la terra sulla quale Fe rrara sorge. .B la vasta pianura sulle rive del Po - laddove il mag no fiume scende alla marina. - La campagna che circonda Ferrara, pur nella sua feriicità, è triste, uniforme, desolata. Non ha Ferrara i bel colli verdi, che dagJi ultimi cont rafforti appenninici si spingono fino alle porte di Modena, Parma, Bologna, e frastagliano l'aridità del paesaggio. - Solo verso al Po, l'orizzonte estremo è celato da g randi boscaglie. Delle l unghe fil e di pioppi sembrano accompagnare col movimento delle loro esili cime l 'acqua torbida che va al mare, dei salici indicano qua e là degli stagni; j gelsi e gli olmi macchiano di verde il bisio della terra e del cielo.

I.a storia di Ferrara si chiude nel 1598. Fu in una fredda mattina, in· sul far dell'alba, « che il ponte levatoio del Castello degli Estensi, fu abbassato e l'ultimo duca seguito da 600 cavalieri, 100 fanti e 200 archibugieri, si diresse a Porta S. Maria degli Angeli. Egli diceva p er stmpre addio a Ferrara ed era diretto a Modena, dove il papa lo mandava, dopo avergli tolta la signoria. 11 princip e taceva nella berlina

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TRENTINO

dorata e guardando per l'ultima volta le ampie vie solitaiie, un senso di angoscia gli stringeva l'animo. I cavalieri della scorta erano taciturni come se tornassero da una giornata di battaglia perduta. Fuori dalla porta la lunga cavalcata silenziosa si fermò. I gonfaloni e le insegne con l'aquila bianca e i gigli d'oro fu rono ripiegati. Un ciclo di storia era compiuto».

Di poi Ferrara divenne la città del silenzio. Durante la Rinascita Ferrara era stata una grande città di cultura : alla corte estense erano munilicamente ospitati poeti, filosofi, artisti. Nella cerchia antica delle mura turrite Ferrara accoglieva gli spiriti eletti del tempo.

Da Girolamo Savonarola, dispregiatore sdegnoso del lusso e delle cose profane, a Ludovico Ariosto, che dedica ad Ippolito d ' Este il suo Orl,mdo, da Torquato Tasso che alla corte di Ferrara conobbe la sublime follia d 'amore, a Pietro Bembo madrigaleggiante ai piedi di Lucrc:2ia Borgia - tragica nella sua bellezza - dagli Strozzi che in versi rari avevano cantato }'imprese e le glorie del principato, a Renata di Francia; da Battista Guarino, a Giulio Romano, quanti magni spiriti trovarono in Ferrara la sede adatta p er tutte Je manifestazioni dell'arte, della musica, della poesia!

J?aJ 1598 al 1859 dura la. dominazione .pontificia, ìnterrotta solo dalla rivoluzione francese e dalle insurrezioni memorì del 1831 , '48, ·49 e ' 53, colle quali Ferrara temprava i suoi cittadini alle lotte per l'indipendenza nazionale.

Fatta questa rapida corsa nei secoli , Baroni ci pone innanzi la 6gu n.zlone architettonica di Ferrara. Ecco le .... vie piane grandi come fium ane che conducono ali'infinilo chi va solo col suo /Jtniiero ardente....

ecco i grandi templi, i1 magninco duomo, dalla facciata che unisce lo stile bizantino e il romanico in una fusione di mirabile armonia, ecco i palazzi alti e massicci come fortezze, silenziosi e solitari come monasteri, alla base dei quali cresce l'e rba che piede wnano rispetterà. per lungo volger d'anni, mentre ai muri, ai cwcelli arrugginiti, ai portoni dei vasti cortili, s'abbarbica I"edera tenace; ecco le piazze troppo ampie per sembrare a.iollate e i giardini e le viuzze strette e abbandonate, dove altra volta l'amore consumò i suoi vizi, i suoi idilli, le sue traged ie.

! dovunque la solitudine e il silenzio, sl che Il « raro passante teme - quindo il suo passo risuoni troppo forte sul sekiato - di svegliare

IL PERIODO
·1 l

OPERA OMNI~ DI BENITO MUSSOLINI

fantasmi riposanti da secoli, di sentire in un rombo alto l'eco dei suoi passi, di turbare con un qualsiasi rumore la dolcissima e g rave e poetica armonia di un silenzio che pa re silenzio di morte, che pare una sospen· sione generale della vita, che fa rassomigliare la città ad una città dove s'aggirano a cercar quiete di lor sventure o di lor peccata lontane, ombre e non esseri umani ».

Città dì silenzio, nel silenzio si sono svolti le grandi tragedie che insanguinarono l a reggia degli Estensi. Il Baroni ci narra della pietosa fuie di Parisina e di Ugo.

« Niun g rido a.lla scoperta deJla colpa, e niun grido nel tetro car. cere, niun g rido di donna nel grande cortile quando al t rem ulo r ider delle stelle il ministro delle opere d'alta giustizia vide denudarsi la bella nuca, b ianca pi ù della luna, nell'attesa del colpo di SCUre ».

Dopo ave r r icordato la fine dello Strani, il dominio dì Lucrezia Borgia, la prigionia di Torquato Tasso e la leggenda dell a bellissima e bionda Marfisa , il conferenziere s' avvia alla fine con una invocazione a lla città addormentata e memore « G iosue Carducci, mandava a te, o ferrea Ferrara - da Roma Santa - questa superba salutazione : questo canto vindice sul nostro Po t'invio, o Ferrara seconda madre delle itale muse »

E forse perché un tempo t roppo alto vi cantaron le m use, Ella ora si tace nel triste e g rande ed incante~ole silenzio che lei tiene in signoria

la bella conferenza, accompag nata da un centinaio di riuscitissime prniezioni, fu ascoltata con attenzione dal numeroso e vario pubbl ico che salutò l'oratore con un triplice applauso.

M. B

Da Il Popolo, N. 2677, 12 aprile 1909, X.

IL MONELLO RISPONDE

Gli scrittori del quotidiano foglio clericale non potevano farmi complimento più gradito. Solo io temo di non esser degno di appartenere alla schiera dei monelJi, dei monellacci che hanno lasciato traccie di sé nella storia. Vorrei essert monello come Gavroche - romantica creazione del genio victorughiano - vorrei poter imitare Balilla· - Io scamiciato genovese - che voi austriaci non potete aver ancora dimenticato. Un giomo, a Genova, si trascinavano certi cannoni per le vie della città... La soldatesca brutale volevi far violenza ai passanti.... Bastò il sasso lanciato da uo monello, p erché.... Genova scuotesse il giogo nemico. Per maggiori particolari consultate una qualunque Storia d 'Italia.

Ma qual superbia spinge me - ultimo monello degenere che non conosce le barricate e rispetta le pietre dei selciati cittadinì - a considerarmi degno della compagnia di Gavroche e di Balilla? No, io non lo merito ancora !'ambitissimo titolo e voi, o giornalisti clericali, mi tentate, senza effetto, mi lusingate, ma invano. Tuttavia mi propong o di diventare un buon monello. Non crediate che per raggiungere q Ltesto scopo io mi eserciti, nei càmpi, a rubare i nidi e le frutta, a tirar sassi agli storpi, a dir oscenità alle donne. Per diventare un « buon monello » io passo molte ore in Biblioteca, curvo 5u vecchi libri dalJe pagine grige, per diventar un « buon monello » non rifuggo dalla lettura di libri c ristiani e anche cattolici, per diventar un « buon monello » accumulo note, appunti, osservazioni, accumulo la breccia scb egsiata viva col mio lavoro ostinato, il materiale cioè da cui trarrò i ciottoli per allontanare le bestie rognose a qualunque gradino della scala. 200Jogica appartengano.

Le melense leziosaggini del trafiletto di cronaca del 9 aprile 1909, non sono una risposta al mio articolo. Silenzio non fu mai più eloquente. L'allegoria del treno rosso, del macchinista rosso non depope a favore della vostra fantasia, Il motivo fu già sfruttato. Se i miei inviti ai passeggeri non sono incoraggianti e vi sembrano villanie attribuitene la ragione al mio temperamento e alle mie convin2ioni che mi portano a preferire il piccolo nucleo ci.soluto e audace alla maua numerica, ma caotica, amorfa, vile.

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Nel nostro treno (mi dispiace proprio di dover continuare in questo secolo di r itardi nella sciocca immagine ferroviaria) non accettiamo che i volontari. Non ci mettiamo noi allo sportello, truccati e inverniciati a tinte rosse per non sgomentare i timorosi dei colori vivaci. Noi lasciamo questi sistemi di boniment alle prostitute e ai preti. Il nostro treno non vuole accogliere tutto il bestiame minuto e t imido. Rinunciamo alla soddisfazione di potèr mettere l'avviso: « carico completo » Pochi, ma coraggiosi. 'l'anta più che voi ci prevedete molti disastri e ci augurate che altro bestiame:: rimasto a piedi, faccia saltare le nostre rotaie e le nostre macchine. Il « yìetoso » desiderio non potrebbe essere più « pietosamente » cristiano

11 vostro patriottismo poi, o scrittori clericali, è una grande ipocrisia. Il fondatore della religione che difendete, fu un genu ino interna2iona1ista. Egli deluse l'aspettazione messianica del popolo eb reo, poi· ché, invece di rivolgersi ai suoi connazionali ed esclusivamente a loro, spezzò il cerchio ~ngusto dello sciovinismo giudaico e predicò la buona novella per tutti gli uomini a qualunque nazione apputenessero, qualunque lingua parlusero. E qui forse sta la ragione int ima per cui Gesù seppe lo spasimo di Getsemani e il martirio della croce Ma non è forse organizzazione internazionalista la ecc/eJia cristiana ? Nel compimento dei riti, nelle locuzioni pontificie, n ella corrispondenza fra g li alti mem bri della gerarchia, non impiega la ecdesia cattolica u na lingua interna: zionale? V 'è poi un'altra ragione immediata, non ideologica, ma pratica, anzi polit ica, che impedisce a voi clericali di essere campioni Jel na2.ionalismo. n tempo di gettare la maschera....

De mi11imis norr rurat praeJor, ecco l'adagio superbamente romano. che applicano al riguardo dei miseri mortali i giuristi dell'Alto A dige, Malgrado l'altezza delle loro sei colonne di autentica spazzatura, q uei dell'A.A. ci muovono un senso d'infinita pietà. Anche costoro non discutono, non si difendono e non difendono sopratutto fattegg iamento degli amici. Davanti alfa verità brutale, gettata in faccia, noo a scopo reclamistico, è sempre un comodo sistema quello di riti rarsi in uno sdegnoso silenzio. Vecchio g ioco, amici miei, e come tale ha fatto il suo tempo.

Poveri radicali-nazionali! Povera lingua italiana! Povere muse ! lo non ti riconosco più o vecchia democrazia, attraverso la condotta opp ortunista dei tuoi deputati che votano pec l'Austria guerrafondaia e minacciante, non ti riconosco più, mia bella lingua del « sl », attraverso

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ali'italiano dei tirolesi o al, tirolese degli italiani, e sopratutto io non vi stimo più o abitatrici del sacro Elicona, da quando settimanalmente, come avvizzite zitelle in fregola, vi abbassate aJ punto di fornicare con Spino*. Ripugna veramente il vuoto alla natura e non vi ,arcbbero, per caso, delle ecce~oni?

MUSSOLINI BENITO

Da 11At1vmire d,I Ult10,11Jor1, N. 15, 15 aprile 1909, V.

JL PERIODO TRENTINO 77
• Pseudonimo dtl poeta Guelfo Fmari.

CORRISPONDENZE CALAVINO

Il socialismo va facendosi strada anche nel no~tro pa~. Gli ~rai tutti cominciano a sentire il bisogno di conoscere questo socialismo dd quale h:lnno inteso vagamente parlare e vogliono cooperare al trionfo di una società più giusta verso tutti gli uomini. Un nostro ottimo compagno ha raccolto una quarantina di 6rmt di onesti padri di famiglia, i qu3.li desiderano di udire un confcrenzietc socialista entro il mese di aprile, e sperano che la domanda di avere il compagno Mussolini sarà esaudita

Ho ricevuto una lettera accompagnata da 37 firme autentiche di operai di Calavino, colla domanda di una mia conferenza. Accetto di buon grado L'invito, e dentro al corrente mese p rometto di portare la mia parola di socialista fra i lavoratori di Calavino.

Da L' At11uni,e dtl L,wr,ralore, N. 1~, 1, aprile 1909, V.

MOVIMENTO SOCIALISTA INTERNAZIONALE

IL CONGRESSO N AZIONALE DEI SOCIALISTI FRANCESI

A Saint'~tienne, città. trafficante e manifatturiera, i socialisti unificati di Francia hanno tenuto ne' giorn i scorsi le loro assisi annuali. Grande il numero degli intervenuti, importanti le discussioni, straordinariamente affollati i comizi pubblici, che hanno aperto e chiuso il congresso. l dirigenti delle organ izzazioni socialist.e francesi erano tutti al loro posto - Jaurès sempre più radicaleggiante e parlamentare, Guesde ormai irretito nel suo collettivismo catastrofico, Hervé sempre ìrrequieto e combattivo anti-patriotta

D iremo subito che Hervé ha trionfato nel' congresso di _ S. ~tienne. Non solo non si è avuto il coraggio di espellere iJ direttore della Guerre Sociale, malgrado le sollecitazioni della destra radicaloide, ma lo si è chiamato a far parte della D irezione Centrale del partito. Dal. l'ost racismo al poure. Hervé dev'essere certamente soddisfatto del suo personale successo, quantunque ben sappia da quali preoccupazion i di ordine elettorale sia stata motivata la mozione d i Jaurès

Due deliberazioni prese dal cong resso di S. l!tienne ci sembrano degne di p articolare attenzione. Una r iguardante la tattica elettotal e da seguirsi nelle prossime elezioni del 19 10, l'altra concernen te la propaganda fra le masse ag ricol e.

I! noto che io una delle ultime assembl ee del congresso, f u recap itata all'uffic io di Presidenza una lettera della Direzione del Partito radica.Je in cui si proponeva al Partito socialista l'alleanza p er le prossime elezioni. Si ttattava insomma di riconsolidare il «blocco». Ma iJ congresso socialista ha rifiutato q ualunque alleanza « a priori », ha rivendicato Ja propria autonomia e per non fare d'altra parte ìl gioco dei moderati, ha respinto con 264 voti contro :51 l'obbligo di n on ap-poggiare il candidato radicale in caso d i ballottaggio. Gli elettori socialisti voteranno a p rimo scrutinio per candidati esclusivamente socialisti, nel secondo scrutinio per quei cand,dati della democrazia che daranno migliore affidamento di cooperare al benessere e aUa g,andezza della Repubblict.

6.·IL

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Ma la discussione più importante si è svolta sul tema della propaganda fra contadini. IJ vecchio socialismo faceva grande assegnamento sulle masse urbane del proletariato industriale e -trascurava i lavoratori dei campi. E i lavoratori dei campi, abbandonati nella loro ignoranza, alle male arti del clero, fornivano gli uomini, soldati e poliziotti, per le repressioni sanguinose degli operai delle città. L'opera degli scunani bretoni nella prima rivoluzione e quella dei murili durante la C.omune, ha insegnato che non si debbono negligere le plebi agricole. - « A.l/om a11x cham p1 I» - ecco il grido che ha echeggiato al congresso di S. Btienne. Organizziamo i contadini sul terreno esclusivo della lotta di classe!

Non si creda però che il Partito Unificato Socialista Francese si sia soJo oggi accorto dell'esistenza di queste masse agricole. Già da qualche tempo un'attiva propaganda viene fatta tra j contadini e il congresso ha voluto discutere per dade la forma più efficace. Lo prova la decisione votata a ll'unanimità di far stampare e diffondere fra tutte le Fedcra2ioni il bellissimo rapporto del contadino Compère-Morel e di mettere all'ordine del giorno del prossimo congresso la creazione di un programma dettagliato per 1a diffusione dell'idea socia lista fra i Lavoratori della terra.

Il suolo non sembra sterile. Se i risultati elettorali possono considerarsi quale indice di una nuova mentalità, è sintomatico il fatto che un buon quarto dei deputati socialisti francesi debbono la conqu ista del collegio al voto dei contadini. Non passerà molto tempo che le campagne francesi saranno coperte da una fittissima rete di organizzazioni politiche ed economiche socialiste Allora la borghesia di Fu.ncia - già oggi preoccup ata dei tentativi rivoluzionari degli operai delle cittàvedrà chiara l'immin enza della propria rovina. L'unione del proletariato industriale col proletariato agricolo, rappresenta una forza che tutti i vecchi mezzi di azione governativa saranno destinati a fallire [Sic J.

Il congresso di S. ttienne ha ben compreso questa necessità storica. Stringere sempre più indissolubili i vincoli di fraternità fra i lavoratori d elle officine e quelli dei campi, significa affrettare e rendere certo il trionfo delJa Rivoluzione Sociale.

Noi speriamo che i socialisti francesi metteranno in pratica Ja deliberazione presa circa la propaganda agraria, Noi guardiamo - coll'animo pieno di speranze -a voi, o compagn i di Francia, a voi che darete, fra poco, un altro grande esempio a tutti i lavoratori del mondo!

Da lJ Popolo, N. 268}, 20 aprile 1909, X.

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MOVIMENTO

Il XXIV congresso del Partito Operaio Belga, tenutosi a Bruxelles nei giorni 11, 12 e 13 corr. mese, è stato una riprova solenne della larga diffusione delle id~ socialiste nel Belgio. I gruppi rappresentati erano 4, t. I deJegati intecvenuti 6 10. Da un rapporto sulla situazione del Partito stralciamo le seguenti cifre:

Nel 1908, sono 180.000 i membri che hanrio regolarmente pagato le quote a l Consiglio Generale, con un aumento di 14.000, in confron to dell'anno p recedente, 11 Peuple, organo quotidiano ufficiale del Partito, ha una tiratura di 70.000 copie. Gli altri quotidiani socialisti, il V oo· ruil di Gand, il Jonrnai di CharJeroi e l'A iienir du Barinage son<:1 ugualmente attivi

Delle questioni poste all'ordine del giorno, due erano di una speciale importanza: l'ordinamento militare e la laicità delle scuole normali.

E stato in seguito ~Ila tensione dei rapporti fra la Francia e la Ger· mania che il Partito Operaio Socia lista Belga ha dovuto portare sul tappeto la questione militare Alla discussione sollevata al congresso parteciparono i membri p iù inAuenti del Partito. Vandervelde combatté una proposta che voleva impegnare il partito in una campagna per il « disarmo locale». Si disse part igiano del « disarmo un iversale », ma sostenne che nell'attuale situazione eu ropea, colla tattica adottata dalle grandi potenze, Ja nazione che disarma, si metterebbe in balia del più forte. ·1·ordine del giorno Vandervelde, che invita i gruppi ad accentuare la propaganda contro il militarismo, tenden do, per ora, all"istitu:zione della « nazione armata», fu approvato quasi all'unanim ità.

12 discussione sulla scuola laica, rivelò che la situazione dell' inseg namento è deplorevole. Eccettuate alcune g randi città e borgate della Vallonia, dove gli anticlericali sono al potere, nel resto del Belg io le scu.ole comunali sono state soppresse e sostituite da scuole congregazio• niste, dirette in maggioranza dai frati e dalle suore espulse dalla Francia. Il Governo di Leopoldo ha soppresso, in 25 anni, 14 scuole normali dello stato, sOstituendole con altrettante clericali. Per attenuare i danni di questa. invasione nera, la provincia di Hainaut ha fondato

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SOC. INTERNAZIONALE NEL BELGIO

coi propri denari, senza alcun intervento dello stato, due scuole nor• mali, wu a Charleroi. e l'altra a Mons. Ora il ministro Woeste ha p re• sentato un progetto di legge per sopprimere queste due istituzioni lai• che. Il congrc.çso ha protestato contro la man ia liberticida del governo e ha deciso di iniziare una vigorosa campagna per allontanare dal Belgio i ,orb~a11x venuti dalla Francia.

I SOCIALISTI OLANDESI

IL CONGRESSO DI AMSTERDAM

Il congresso annuale del Partito Operaio Socialista Democratico di Olanda - tenutosi dal 14 al 18 andante - si è svolto in circostanze piuttosto critiche. Una scissione si è prodotta nel seno del socialismo o landese. Circa 400 socialisti, sotto la guida di Wynkop, Citon, Rovesteyn e Gortez, hanno abbandonato l'antico partito, per fondarn e uno nuovo.

Non è facile definire le cause di questa scissione. Anche jn Olanda, come dovunque, vanno affermandosi due tendenze socialiste. L'una che dà importanza. massima alla diffusione delle idee teoriche, l'altra che si preoccupa invece quasi esclusivamente del lavoro pratico [n O landa il dibattito fu vivace e come sempre, non pdvo di attacchi personali.

] dissidenti pubblicarono La Tribuna, giornale di polemica e d i critica alle istitu2ioni, ai metodi di lotta e agli uomini del ·partito uffi ciale. Nel febbra io scorso fu convocato un congresso straordinario, per g iudicare la condotta dei redattori della TribunA. Dopo una discussione animatissima, il congresso condannò l'atteggiamento dei dissid ent i, o marxisti, esigendo la soppressione de l loro giornale e decise di creare un supplemento all'orsano ufficiale del p artito, per dar mezzo a chiunque di manifestare le proprie idee.

I marxisti n on s' inchinarono alla decisione del cong resso e ìn una tiunione tenuta ad Amsterdam fondarono il « Partito Socialista Democratico ».

L'Ufficio internazionale socialista di Brnxelles si offrl quale int ermediario per una conciliazione. Ogni tentativo fu vano davanti alla intcansigenza dei marxisti. La scissione è ormai un fatto compiuto. . .Accanto al vecchio partito socialista, che raccoglie 9000 a decenti, v'è il nuovo che conta dai 400 ai ,oo affiliati. ] gruppi aderenti al vecchio partito sono 193, gruppi puramente politici, poiché le associazi oni ecoziomichc hanno Wl'ocganizzazione distinta.

Quasi tutte le ciunioni del congresso sono state occupate dal dibat~

82 OPERA
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OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

IL PERIODO TRENTINO 83

tito per la tattica da seguirsi nelle elezioni generali che avranno luogo al pro.ssirno luglio e sulla condotta del partito nei ballottaggi

Il Comitato Centrale ha proposto la seguente piattaforma elettorale: suffrag io universale, pensioni operaie, giornata legale di 10 ore, estensione della legge sulle case operaie, legge per gli infortuni su l 12.voro.

Nei ballottaggi il congresso ha deciso di lasciare l'autonomia a i singoli gruppi, raccomandando di dare !'appoggio a.i partigiani del suffragio universale.

M, 8

Da I/ Popolo, N . 2685, 22 aprile 1909, X. Pubblicato anche !u L1Av11tnir, d tl Laf!o,a, o,t nei N n. 16, 22 aprilt (Nel Belgio) e 18, 6 maggio 1909, V (li t ong,1u o di A m11,,dam).

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Brevi note. Mancava la folla delle grandi occasioni, tuttavia la cifra data dal cronista clericale va raddoppiata. Sintomatica e confortante l'adesione degli studenti universitari. Gran dispiegamento di forze poli:i:iesche. La manifestazione è riuscita.

Vediamo il contegno dei partiti avversari. Che i clericali si siano ben guardati dal mandare un suo [slC ] oratore a esporre le ragioni .... delle madri cristiane è facilmente comprensibile, perfettamente logico.

I clerica li non hanno mai discusso, dico mai ! Quando si accetta un dogma, non si può discutere sulle sue applicazioni. Il dogma è la negazione della libertà individuale. << Devi credere, se vuoi capire », dicevano i padri della scolastica e TertuJliano aggiunge: «Credo q11ia absurdum est» (lo credo perché è assurdo).

I preti sanno che rutto il loro edificio ideologico è di una eccezionale fragilità, sanno che mossa una pietra, è un angolo che cade, è una facciata che rovina. Non sono io che lo dico, ma l'ex padre Salvatore MinO(chi in uno dei suoi ultimi studi sull'equivoco modernista.

Quando poi si tratta di difendere la pratica del dogma, 1a p ratica fo rzata del dogma, la posizione dei cattolici è ancora p iù critica. Una discussione potrebbe rivelare al pubblico il fon~o limaccioso delle loro anime intolleranti, potrebbe mostrare che non si tratta già di salvaguardare ipotetici interessi spirituali, ma reali interessi profani ; potrebbe provare la verità di quanto noi affermiamo, volere cioè i cattolici l'obbligo della messa non già per istillare nell"animo dei fanciulli il senso della religiosità, ma per far assumere loro « l' abirudine » vuota di significato e ipocrita , della religiosità nelle sue forme cerimoniali, abihldine èhe sarà poi nel futuro destramente sfruttata.

Maravigliarsi dell'assenza dei clericali è dar prova di ingenuità. Maravigliarsi poi del silenzio dei liberali, significa non conoscerli.

I liberali appartengono alla gran famiglia democratica. Chi dice de. mocrazia oggi, dice accozzaglia di mestieranti della bassa politica, dice

• A Trento, il 18 aprile 190'J, domenica, si era svolto un grande: comizio per !"abolizione de11'obbligo della messa. Durante il comizio aveval\g ~la.~ ,ocialisti &tilili, Pì$Ce~ Bertoldi e Meu. ·

DOPO IL COMIZIO •

avvocati che cercano delle clientele, professori che intriga.no per delle cattedre, giornalisti che battono allo sportello dei fondi segreti, specu· latori che comprano il sileruio o i giudici, coscic;:nze inquiete che fanno dell'anticlericalismo, ma in grembo alla massoneria divenuta oggi una universale associazione di camorristi.

I liberali non hanno un p rogramma economico : e non possono averlo. II loro programma politico è un miserevole compromesso fra repubblica e monarchia, la loro azione è prevalentemente elettorale. La parola che li sintetizza è « blocco » - cioè mucchio incoerente e temporaneo a scopo elezionistico di uomin i di diverse o magari opposte tendenze.

I liberali non possono assumere una propria personalità, hanno bisogno di « imbloccarsi » per rubare qualche cosa a tutti i partiti. ln questo modo hannò saccheggiato il programma minimo del partito socialista, e si sono riempite le tasche frugando nei bagagli della ideologia repubblicana.

Chiedere che i liberali prendano posizione decisa nelle piccole e grandi b,1ttaglie della vita pubblica è chiedere l'impossibile. Chi non ha Je spRlle quadre e una solida colonna vertebrale, non può caricars i che di pesi leggeri. L'onesto salumaio democratico non vuole una politica seria che lo costringa a leggere lunghi articoli di fondo: preferisce l'appendice coi romanzi di Montépin e di Paul de Kock. Domandatelo ai redattori del Secolo.

Sento obiettarmi: Pure la democrazia a Trento dev'essere qualche cosa. dal momento che ha conquistato il Comune! Adagio, maligno lettore. Un seggio in parlamento, una m aggioranza al Comune ben raramente sono l'indice di una determinata corrente d'idee, ìl risultato di un.a lotta combattuta a viso aperto, ma quasi sempre sono il prodotto d i sapientissime manipolu:ioni d'a lchimia elettorale. Se i libe rali sapessero di rappresentare qualcuno e qualcosa, nell'dJare della messa a vrebbero tenuto un diverso contegno. L'attitudin e indecisa, l'eterno tergiversare , il continuo eludere gli argomenti spinosi , provano l' anemia dei clericali, l'opportunismo deIIa politica, il traffico delle idee.

Noi non abbiamo cercato e rifiuteremmo quaJunque. appoggio dei radicali liberali_ Constatando il « loro suicidio », la « loro viltà», sentiamo che ormai una forza sola. [è] destinata a cambiar d'ora inna.nzi i destini di una città o di una na2ìone : la forza del proletariato che ascende a mjgliori forme di vita.

Da L'A'llfl'..nir, dei LAvoralore, N 16, 22 -.prilt l909, V.

IL PERIODO TRP:NTINO 8)
MUSSOLINI BENITO

NULLA B VERO, TUTIO E PERMESSO (NOVELLA)

Cinque anni or sono ormai passati dall'epoca in cui si svolsero g li avvenimenti che imprendo a narrare e che costituiscono una delle pagine più memorabili della storia della mia vita, Ora posso sciogliermi dall'obbligo del silenzio che mi ero imposto per ragioni facili a supporsi: io non so se i miei tessuti organici si siano, .durante questo periodo di tempo, rinnovati, non voglio indagare in quali rappo rti stiano il mio e io » spirituale e il mio « io >> materiale ( o vecchio Tolstoi, perdonami questo furto alla nomenclatura .6.losofica del tuo Rùu"ezione) né mi preoccupo di conoscere le trasformazfoni avvenute nelle mie idiosincwie; mi permetto soltanto di constatare un caml;,iamento radicale nelle mie idee. Ma debbo anzitutto declinare quelle che nel gergo dello stato civile si chiamano « generalità ».

Io sono un rond de cuir alla Banca d'Italia e sono capo dell'Ufficio Emissioni Internazionali. Ho ventinove anni, sono celibe, vivo con mia madre. Ho ottenuto la laurea in legge all'Università di Bo logna. Coronato dottore, ebbi per un momento la velleità d el Foro, ma poi rin unciai alla toga e decisi di entrare nell'alta burocrazia bancaria. Il mio stipendio di cinquecento trenta mensili, unito a certe rendite cli beni patemi, mi consente di vivere con agiatezza.

La sera del 14 novembre 1903 rito rnavo verso le c inque dall'ufficio dirigendomi al Bar Edison, noto come uno dei ritrovi mondani più frequentat i della città. Qui solevan darsi convegno molti dei miei amici, fra i quali alruni vecchi compagni di scuola, degli agenti dì cambio, dei banchieri, degli uomini comunque ben quotat i nel mondo finanziario

Ero appena giunto all'altezza d i via Sermide, quando uno spettacolo terrificante si offerse ai miei occhi Un uomo dopo aver aperto violentemente la persiana di una finestra al terzo piano, si gettò a capofitto sul marciapiede, poco lungi dal punto in cui mi trovavo. Mi fermai dapprima allibito. Poi accorsi ·per sollevare l'infelice. Orrore! Il suicida era uno dei miei conoscenti (vorrei quasi scrivere: a.q1ici), Giorgio N eretti, armatore. Mi chinai. Il suo cranio si era schiacciato e speuato Muc·

,

chietti di materia grigia chiana.vano qua e là Ie lastre del marciapiede. N otai che una mano irrigidit a chiudeva una carta.. Rapidamente , senza che alcuno dei primi arrivati se n'avvedessc, presi quella carta e la sdvolai nelle tasche del mio soprabito. Gli occhi del suicida si velarono tenuamente come quelli di un agnello sgozzato, le sue membra ebbero un t remore convulso, poi si distesero nella compostezza suprema della morte. Intanto molte persone erano accorse ed accorrevano.

Improvvisamente alte strida echeggiarono nell'interno del palazzo e pochi istanti dopo una signora che si era preparata per uscire e non aveva poru.to deporre l'abito da pa_sseggio ruppe con violenza la folla e si gettò sul cadavere, gemendo. Gli astanti la trassero lungi a viva forza. Un Commissario di Polizia autorizzò i militi della Croce Verde di t rasportare jJ morto all'ospedale.

Mentre la lugubre barella s'a llontanava, la folla che aveva fino allora conservato il silenzio, si abbandonò alle ipotesi, ai rimpianti, ai commenti. Da una automobile discesero dei giornalisti che si insinuarono nei crocchi cittadini e cominciarono a tempestare di note delle piccole carteJle.

L'agitazione durò forse un' ora, poi la·strada riprese l'aspetto normale Solo alcune donnette del vicinato rimasero ancor qualche tempo a indicarsi reciprocamente coll'indice teso la finestra dalla quale Neretti si era lanciato nel vuoto, a calcolare la possibi le altezza, a esaminare le macchie di sangue nerastro sul ma rciapiede e sullo zoccolo del muro.

La moglie di un salumaio dichiarava con a ria solenne e voce leggermente conunossa che l'occasione le sembrava eccellente per giocare un terno al lotto con 14 il giorno, 37 l"età del morto, 48 la disgr.uia...

Io m'inoltrai in un viottolo laterale e sotto a.Ha luce torbida che usciva dalle vetrate di una taverna, levai di ta.sca la lettera che avevo rubato al suicida. Era d iretta a l Commissario di Polizia e p robabil mente conteneva le ragioni dell'atto D ecisi subito di non recapitarla al legittimo destinatario. La cacciai nella parte più « ascosa » del mio portafoglio e ciò senza un minuto d 'esitazione, quantunque una voce interna mi gridasse che il mio procedere e ra delittuoso. Lo ammettevo. Ma che cosa . importava, in fondo, al pubblico e al signor Commissario di conoscere le ragioni di quel suicidio ? La lettera poteva essere per me di una ecceziona.le importanza : per il funzionario di polizia non era che un documento, una carta qualunque, che dopo un cetto numero -d'anni, sarebbe stata gettata negli archivi, ai topi della reg ia questura .... E poi - voglio confessarvelo a scanso d'equivoci - io sono una canaglia senza idee morali

Rito rnato sui miei passi, bussai al palazzo Neretti. La portinaiaP!~n~~l~-~~o - mi lasciò passare. Nell'anticamera una domestica pian-

IL PERIODO TRENTINO 87

gente mi prevenne che la Signora non mi avrebbe ricevuto. Ma io avanzai egualmente. Un leggero singhiozzare mi trattenne alcun poco dietro la grande portiera. Entrai. La Signora, inginocchiata davanti ad un lunghissimo Cristo d'argento, pregava fra le lacrime. Una lampada velata diffondeva un tenue chiarore. Ginetta, il .figlio - il « mio » figlio, se i calcoli della Signora e rano stati esatti - mi venne incontro. la Signora si voltò senza dire parola, poi riprese a singhiozzare più forte. La mia diabolica perversità non si smentiva.

Quella scena di orrore mi lasciava indifferente. Passavo, lento, la mano sulla bella testa ricciuta di Ginetta, che mi sorrideva un po' triste e pensavo: Finalmente, il marito, il microbo è scomparso e con lui ogni sciocca paura.., Finalmente potrò abbandonarmi ad un'ora dì follia senza dover sussultare ad ogni carrozza che corre nella strada, ad ogni chiamata dei servi, ad ogni latrato di cane li mio egoismo si d iffondeva in un senso allegro di soddisfazione. Ricordavo certi episodi. Quante volte per i denti aguzzi di un vilissimo topo che rosicchiava un vecchio mobile dell'anticamera, avevamo interrotto i nostri baci, nella tema che qualcuno si fosse inoltrato spiando....

E la sera del pipistrello? lo mi domando ancora. come quel turpe volatile avesse potuto nascondersi fra le pieghe delle cortine dell'alcova

E noi a l suo volo improvviso e incoerente, balzammo in piedi esterrefatti, cogli occhi spalancati e 1a fronte madida di sudor freddo

Oh! Il dolore della mia « bella » vedova passerà non appena le glandole lacrimali av ranno esaurito le loro riserve di liquido...

Ebbene, lo credete?, in quella stanza così funebre, una pazza voglia di ridere m'assa.ll. Alarne smorfie di Ginetta ecc itarono maggiormente la mia ilarità. Per non prorompere in uno scherno a quel dolore grave di rimorsi, mi al zai.

- Calmatevi, Signora l Ma la vedova addolorata non si volse neppure Un po' indispettito, giunto alla portiera ripetei:

- Consolatevi, Signora La Vita è un ballo, e la Morte è la fine della suonata.

Fiero - o quasi - di questa defuiizione, baciai Ginetta ed uscii. La notte era chiara, fredda, stellata.

La mattina dopo solenni2Zai l'avvenimento in una maniera speçiale. Mi astenni dal lavoro e feci recapitare al Sopra intendente Generale dell'Ufficio Emissioni un biglietto laconico in cui giustificavo la mia assenza con un attacco di dolori nevralgici. Domandai i giornali ~qti,~,.i.~ni e

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OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
...

mi gettai sulla cronaca locale. Il suicidio dell'armatore Neretti occupava parecchie colonrle. I reporters mettevano a dura prova tutta la loro indiscutibile genialità inventiva per scoprire le cawe.

Imbarazzi finanziari? No .certo. 1L signor Neretti poteva considerarsi un re de lla finanza e le sue iniziative erano sempre state coronate da successo. Discordie famigliari? Ancor meno. Un cronista elogiava in termini commoventi le virtù domestiche della signora Lidia Neretti. Tutti infine si accordavano nell'ammetter e una « improvvisa esaltazione mentale ». Notai nella quinta colon na le solite partecipazioni funebri Accesi una sigaretta. Mentre il fumo saliva e profumava la stanza, pensavo al segreto del quale ero caduto in possesso in circostanze cosl t ragiche lo solo avrei conosciuto il segreto del morto. Mia madre entrò discretamente per ann~nciarmi la visita di tre signori.

- Falli entrare, mamma!

I tre comparvero. la loro rigida serietà stonava molto colla gaiezza diffusa ovunque nella mia garranni ère. Mi porsero la mano in silenzio. Offersi le poltrone. I miei funeb ri ospiti sedettero senza pa rlare . E molto noto che in certe occasioni i complimenti sono aboliti. Riconobbi il fratello del suicida signor Gaetano N eretti, il dott~r Bifo(chini presidente dell' Associazione Monarchica Progressiva nonché liberale e il ragioniere Ufoli segretario-cassiere d ella medesima.

-D icano pure

E il signor Biforchini cominciò:

- ] eri sera appena si diffuse per la città la triste notizia della fine del signor Neretti si radunò d'urgenu la Commissione esecutiva della nostra Associazione alla quale il povero morto apparteneva da dodici anni

Un punto tra l'ammirativo e l'interrogativo dovette disegnarsi sul mio volto N ella mia crassa ignora nza non conoscevo questo particoJare Biforchinì mi guardò e dopo aver titillato col pollice un neo di pelo biondo, del quale tr a parentesi egli andava profondamente superbo. continuò:

- Fu deliberato d ' intervenire ai funerali col nostro vessillo e la Commissione delegò lei per proAUnciare il discorso al cimitero. Ecco lo scopo della nostra visita.

A queste ultime parole scattai e se non ci fosse stato il fratello del morto mi sarei messo a ridere, l nvece con ariia. e voce compunta presi a declinare il triste incarico.

- Voi sapete - dissi - che io sono un infelice oratore e che la commozione...

- Oh! - interruppe Bifotchini - non è necessario un lungo discorso un saluto basta

IL PERIODO TRENTINO 39

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

- Perfettamente - dichiarò Ufoli. - Un saluto. Mi ri bellavo ancora all'idea di questo discorso funebre per quanto la presen1.a del fratello del suicida rendesse la mia situazione delicata e mi precludesse qua.5ì la possibilità di un reciso rifiuto. Dopo pochi secondi di silenzio il ragioniere Ufoli si afferrò all'argomento principe per ab. battere le mie esitazioni. Dal momento che l'Associazione mi aveva de}, legato, dovevo accettare l'incarico per disciplfaa di partito. Mi accorsi che ogni ulteriore insistenza sarebbe stata inutile. Domandai l'ora dei funerali e promisi il discorso. Il signor Neretti mi r ingraziò, mentre gli altri due mi salutarono con una certa freddezza. L'affare si complicava. Mi chiedevo: perché l'Associazione Monar• chica mi aveva scelto come oratore? A quell'epoca io non frequentavo mai le assemblee, non conoscevo i soci, trascuravo l'alta e la bassa politica. Ero monarchico per tradizione. Mio padre l'aveva voluto. Ma è certo che la Monarchia non aveva guadagnato un valido difensore dei suoi privilegi il giorno fo cui l'Associazione Monarchica mi aveva accolto nel suo grembo alla unanimità dei voti. V 'era adunque cosl acuta « siccità » di oratori? Perché non appoggiare a qualcun altro il penoso incarico di una orazione funebre? Ma paSsando in rassegna gli uomini capaci di un discorso del genere, mi avvidi che pec una ragione o per l'altra si trovavano nella materiale impossibilità di farlo.

L'onorevole Travagliosi - venerabile presidente dell'Associazioneaveva trasportato i suoi domestici lari in wi centro secondario del collegio dove pericolava la sua base elettorale. L'avvocato lionacroce vers.iva da qualche tempo in critiche condizioni di salute, il professor Cor dialetti non avrebbe mai consentito di parlare per un suicida. Glielo vietavano gli scrupoli della sua coscienza di vecchio cattolico friulano. E poi? Ma il signor B(forchini aveva dunque « disappreso l'arte» di mandare a memoria una decina di frasi di circostanza? E l'ineffabile Ufoli? Ebbi un sordo movimento di rivolta. Già col pensiero ricorrevo all'ancora di salvezza: al solito « malore improvviso ». Non avevo forse accusato dei dolori nevralgici per assentarmi daJl'ufficio ? Feci due o t re volte il giro della mia stanza, Ma guardando un crocifisso d"avorio appeso al muro, pensai alla bella vedova che forse pregava davanti al suo lungo Cristo d'argento inchiodato sul rame.... li nostro amore passò qual me• teora luminosa nel cielo dell'anima mia (ho impiegato parecchie volte questa frase da Segretario galante e sempre con egual benigna fortuna) e confessai a me stesso d1e io avevo un gran Qebito di dconoscenza verso il povero Neretti e che· non dovevo trascurare la buona occasione per assolverlo. Egli , veva avuto per parecd1i a.noi - in latenza - il SO· spetto sulla fedeltà della moglie ma non aveva mai potuto raccogliere le prove dell'adulterio consumato. la signora Lidia poi aveva salvato

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con fine sagacia le apparenze I' disarmato i maligni. La grande città favoriva i nostri convegni. Non era dunque giusto, morale, si.... morale che io esprimessi in qualche modo Ja mia gratitudine al signor N eretti? Veramente, giungevo in rHardo. Ma di chi la colpa? D 'altra parte questo discorso fun ebre non era un'altra magnifica prova della mia « irriverente » impudenza? Ancora una volta io « truffava » la buona fede del p rossimo. Quakhe centinaio d'imbecilli avrebbero creduto alla mia sincerità e avrebbero preso sul serio il mio dolore. Quest'occasione doveva consolidare la mia fama di Uomo molto regolare, di lunga carriera.... Mi piace -di prendere in giro il p rossimo I pedagoghi rugiadosi ed i moralisti po1itivis1-11yt dichiareranno questi piaèeri manifestazioni di per· versità Vi lascio il mio cnnio, o cultori dell'antropologia criminosa

Ogni esaltazione scomparve. Chiamai. S'affacciò la domest ica.

- Giannina, preparami per do mani il mio tout de méme nero.

- Sarà fatto, signore. Il pranzo servito

- Benissimo ; va pu re.

I miei disturbi nevralg ici, per quanto acuti, non mi hanno mai forzato al digiuno, e mangiai come al solito copiosamente e centellinando il caffè trovai modo di annunciare a mia madre che all'indomani avrei parlato sulla bara del povero Neretti. La buona donna non tradi nessun gesto di stupore. Non mi spiegavo come questa cosa le sembrasse cosl «normale». Intanto mi feci portare i q uotidiani. Bisognava imbastire l'orazione. Ma - ahimé - i particolari biografi.ci del suicida erano di un'esasperante laconicità. Niente che va lesse la pena di esse:e segnalato Esistenza regolare! Acque chete! La più alta carica era quella di consigliere delegato nella Federazione degli Armatori. L'ultima edizione di un giornale del mattino pubblicava parte di un t estamento olografo che si era trovato fra le carte del defunto . Balzai sulle cifre per vedere se qualche lascito munifico mi avesst porto l'occasione per sciogliere con un volo rettor~co un inno ai sentimenti filantropici del morto. Amarissima de-lusione! Di una sostanza valutata a 600 mila lire, solo 1000 erano destinate qual fondo iniziale di una cassa di sussidio per gli orfani dei marinai. Al diavolo! Questa feroce taccagneria mi urtava. Non - ben inteso - per i .figli dei marinai, ma per il mio discorso. Riordina i le idee, presi qualche nota e mi accorsi che sarei stato di una brevità ecces• siva. Tanto peggio! Tu l'aJ vou/11 Geo,gt.... Biforchini.

Nelle prime ore del mattino la salma di Giorgio Neretti era stata riportata a casa. Verso le dieci via Sermide p resentava l'animazione silenziosa e composta che distingue le cerimonie funebri. Un gruppo di signore - coperte da lunghi veli neri - stazionavano hell'atrio di palazzo N eretti. Gli invitati - colleg hi del morto - signori dagli occhi obliqui, cercavano di a.ssumere uo atteggiamento . di m estizia profonda. Una

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OPERA OMNIA DI BEN[TO MUSSOLINI

moltitudine di curiosi aveva circondato il carro funebre di prima classe, tutto hiccicante di fregi dorati e carico di coron e. L'auriga, goffo nella sua imponen te uniforme, moveva Jentamente la f rus ta per allontanare i bambini. Il co1teo stava per mettersi finalmente in moto, quando alla portiera della vettura che io avevo noleggiato s'affacciò l'amico Leopoldo Ardevi , e m i chiese ospitalità

- Monta pure!

Avrei preferito lascia rlo a piedi. Come tutti gli artisti è loquace, paradossale. E i fiumi , spesso torbidi ddl.a sua eloquenza, potevano pre· 8iudicare la mia .. ..

- Sei triste ! - mi disse.

- Il funerale - risposi seccamente.

- Ti annuncio che iJ mio u ltimo quadro è stato premiato alla Biennale di Venezia.

- Benissimo. Congratulazioni.

- S'intit ola Sacrilegio

A questa parola p ensai che anch'io ne avrei commesso u no fra po· chi minuti.

- Una vil1a nello sfondo. Colpito dall'accetta dei legnaiuoli un vecchio salice p iangente è caduto schiantato sop ra dei ruderi di tombt', verdeggianti di edere. Poco lungi, un uomo e una donna, giovàni, con· templano que lla rovina con aria da idioti soddisfatti.

- La scelta del soggetto è stata felice.

E qui l'amico Ardevi continuò infaticato a parlarmi dei suo i q uadri in corso <li esecuzione; poi passò alle varie scuole di pittura; mi annunciò che stava per convertir~i al « divisionismo » e avrebbe fatto come Segantini dei lunghi soggiorni nell'alta montagna. Mi fece una noiosa enumerazione di artisti, di quadri, di prezzi raggiunt i nelle vendite Io inte rloquivo con monosill abi o interiezioni. La mia serietà lacon ica parve dispiacere al p ittore, che mi domandò imp!OV'l'isamente:

- Pensi du nque al morto? t proprio necessario di essere tristi solo p erché si partecipa ad una cerimonia triste ? E un dovere che si compie, noioso come tutti i doveri.... è una convenzione che si rispetta.... meglio.... è una delle tante forme della nostra ipocrisia....

Non so perché ma q uesto cinismo mi urtava. Cominciavo forse a prendere sul serio la mia qualità di oratore? Pareva che m'iovestissi della parte. D ichiarai:

- Debbo pronunciare il discorso funebre

- Ah! - soffiò l'amico e si chiuse in un silen2io pieno d' ironia.. la vettura si fenn ò. Guardai l'orologio. Il trag itto e ra durato una l ung hissima ora. Il e.arra funebre sostò davanti all'atrio monumentale del cimitero. Mi spinsi tra la fo lla che aveva già occupato le scalinate

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TRENTINO

ed i vestiboli. Gli affossatori portavano la cassa. Il sepolcreto della fa. miglia Neretti è quasi in fondo al prato comune. Il cimilero aveva quella mattina una st rana aria di gaiezza sotto l'ultimo sole autunnale che accarezzava i marmi e le croci, ment re dei passeri spaventati si rifugia· vano cinguettando sulle cupole delle àppelle votive. La folJa si dispose in circolo e, quasi obbedendo a un segnale convenuto, tutti si scopersero il capo. Una in.finità di crani lucidi. Il mio quarto d'ora stava per suonare. Avanzai tenendo una mano in tasca e l'altra pronta a misurare il gesto parco, lento, solenne che secondo i precetti classici deve accompagnare un elogio funebre. Sentii che centinaia di occhi convergevano i loro sgua rdi su me. Giunto in prossimità della baca, stupii sgomento. Il CO· perchio della cassa aveva una piccola lunetta ovale di cristallo che la. sciava vedere la testa bianca del morto. Ma della testa completamente bendata, non si scoprivano che gli occh i, aperti.

- Come! - pensa i. - Non gli hanno d unque chiuso g li occhi ? O si erano riaperti per uno di quei movimenti meccanici delle membra cosl frequenti nei morti ?

Ma quegli occhi - quegli occhi bianchi che io conoscevo - mi guardavano Sl, mi guardavano dietro alla lor tenue membrana velata.. La mia situazione era critica. Ebbi un movimento interiore di collera.

- Non sei dunque morto, com.... - L'insulto feroce mi rimase neUa strozza poiché mi parve di distinguere un leggero scintillare di quegli occhi orribilmente spalancati. Ero vittima di una allucinazione? Il mio turbamento fu notato dal signor Biforchini. Ma a prevenirlo cominciai il discorso, guardando fissamente il morto quasi in atto di sfida, L'esordio fu penoso, ma i9 sentii ancor una volta di aver superato me stesso. Otto m inuti forono più che sufficienti per esaurire le mie riserve oratorie. Dimenticai di augurare al morto che la terra gli fosse leggera, ma pro· nunciai cavernosamente il latino: Valt ! Lanciai un ultimo sguardo a1 povero Neretti. Che cosa esprimevano i suoi occhi ? Odio? Riconoscenza? Ricambiai nervosamente parecchie strette di mano, ritrovai la mia vet· tura e s;ridai :

- Al galoppo, cocchiere. Conducimi ai giardini.

La carrozza si fermò a meti del viale, vicino allo stagno ricoperto di foglie gialle. Mancavano pochi minuti a mezzogforno. Mi diressi lentamente verso un'altura, dalla quale_ si abbraccia con uno sguardo la città. Un rumore confuso, immenso saliva dalle mille strade brulicanti di uomini. Ad un tratto squillarono le campane; le sirene degli stabi· limenti industriali disseminati alla periferia lacerarono l'aria col loro fischio che ricorda nelle cadenze Ma.li il raglio lamentoso di un asino in amore. Un fremito di gioia passò sugli alberi del giardino, che pie• garono le fronde secche, quasi toccate dalla care~a dolce di una mano

IL PERIODO

invisibile; tinnl lievemente la gigantesca ragnatela metalHca che copre i tetti delle innumeri case. La città convitava i suoi abitanti a .sospendere l'opera quotidia na per rifornire di carbone la macchina.

E strano, ma io - ronde de mir - in certi momenti sono poeta. Potrei anch'io servire indegnamente le Muse e se non m'accade di lasciare ai posteri traccia delle mie creazinni poetiche, lo si deve al fatto che non mi lusinga l a speranza di essere «sapientemente » commentato dagli Accademici che verranno.

1 giornali della sera misero a dura prova la mia personale vanità Solo un cenno f ugace era consa.crato al discorso funebre da me pronunciato al mattino. La famiglia mi ringraziava in un avviso di quinta colonna dopo la firma del gerente. In verità io m'aspettavo un b iglietto personale.

Lungo i portici, il pittore Ardevi si congratulò meco butlescamente, alludendo alla sua pittura ed al mio discorso.

- Pare che la stagione sia favorevole ai sacrilegi!

Due giorn i dopo ricevevo una lettera di Lidia. Conteneva questa sola parola: « Jmpudente ! ».

Allora mi decisi di scoprire il segreto del suicida. Chiuso nella mia stanza volli dare tutta la possibile solennità alla cerimon ia e, come si trattasse di un testamento, accesi due candele Stracciai piano piano la busta, quasi compiacendomi del leggero rumore della carta. 11 testo era il seguente:

Signor Commissario, la causa che mi spinge a l suicidio la condotta di mia moglie Avrei fini to ·per ucciderla insieme coll'uomo che la lusinga. Costui stato un mio rivale alla Borsa. Preferisco il suicidio all'assassinio ed a lla vergogna. lo riterri opportuno Ella potrà dunque smentire ogni versione che attribuisse la mia fin e a disSe5ti fìnanziui.

MtJrtedì, 14 no1Jembre - ore 6 pom.

Questa lettera era semplicemente sbalorditiva J Non mi è possibile oggi di fissate sulla carta coi termini cosl imprecisi del nostro linguaggio il complicatissimo intreccio d'impressioni che quelle poche;. righe susd· tuono nell'animo mio. Ricordo però di aver spento una deUe due can• dele e di aver attentamente esaminato la calligrafia del suicida. Do?O essermi abbandonato ad un penosissimo lavoro di perizia psico-grafica, dovetti concludere - sentito anche il parere del.... morto - che le

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OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
GIORGIO NERRTII, armatore

cause d'improvvisa esalta2:iolle mentale e del conseguente salto dalla finestra. erano gli idilli - oh! quanto coniugali! - della signora. E 6.a qui nih;J sub sole no11i. ·

Ma quello che mi urtava, mi rivoltava, mi afferrava nelle morse orribili della gelosia, nelle tanaglie roventi del sospetto era Ja seconda rivelazione. Non per me era corso incontro alla morte il signor Giorgio Neretti, ma per un altro, ed io dovevo, attraverso l'inoppugnabile documento che avevo davanti, giungere alla constatazione di un rivale. In attesa modificiuione del poligono coniugale, il triangolo diventava un quadrilatero.

Strabiliante poi l'ultima dichiarazione del suicida! Che importa se il pubblico verrà a: conoscere le mie sventure domestiche?! Purché' non si dica che ero prossimo alla rovina. Minotauriuato, passi; ma fallito, no. Saggio di filosofia della «solvibilità».

Rilessi la lettera, tornai coll'occhio su quella diecina di righe trac• date sopra un foglio di carta commerciale intestata, e quando ebbi finito, quando ebbi deposto quel dorumento strano che mi aveva rivelato la povertà spirituale di un uomo, un sordo movimento di collera mi sconvolse le idee, e in una esplosione di odio contro la umanità femminile cerai un'allegra vendetta. Oh ! la profondità dell'amore muliebre. Le massime dei padri della Chiesa fulminanti la donna e le sue diaboliche perfidie mi tomavan sulle labbra.... La donna ha un'anima? No, no. Dagli anacoreti, dagli scoliasti del medio evo finivo aJ dottor Moebriss nel bisogno di giustificare il mio odio contro tutte le donne, e contro L idia in particolare. Sì - mi dice vo - quando 1a donna è caduta con uno, cadrà con due, con dieci, con mille !

1 La questione del numero è atlatto secondaria in quella che i parigini chiamano elegantemente l'euarpolette de i'amour. Ed io che mi ero rallegrato della scomparsa cosl provvidenziale del marito, nella speranza d'essere l'unico gallo del pollaio. Ah ! ah! si può - domando io - dar prova di maggiore ingenuità? Quando finiremo, noi uomini, di essere dei pericolosi imbecilli nei nostri rapporti con l e donne?

Avevo bisogno di stordirmi per dimenticare. Decisi di uscire. Mia madre non ~ra ancora andata a letto e mi chiese con una certa preoccupazione il perché dell'im·provvisa sortita notturna.

- Ho un impegno, mamma, un improrogabile impegno, e lo avevo dimenticato. Buona notte!

Mia madre mi adorava e le mie parole erano per lei un vangelo. Povera donna!

I .AJ bar Edison trova.i la compagnia che cercavo.

! Per la prima volta in vita mia scatenai un solenriissimo « ciclone :.. la rigida alba novembre.le traspariva dalle vetrate del bar, quando mi f,•ll.

•. _, i·; f,.
JL PERIODO TRENTINO
-1 .,':'i

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

avviai verso casa. Prima d'andare a letto, chiamai. La domestica. accorse, e vedendomi in sl deplorevole stato, accennò colle labbra ad un oh ! di meraviglia. La fulminai con uno sguardo.

- Alle 9 portera..i questo biglietto al direttore deUa Banca.

- Va bene, signore.

Giustificavo la mia assenza con un fortissimo, eccezionale attacco di « dolori nevralgici ».

II sonno, cbe si protrasse sino alle quattro del pomeriggio, ristabiD l'equilibrio nella economia animale del mio organismo. Mi alzai cogli occhi rossi e i pensieri torbidi. Un bagno freddo dissipò i r esidùi dei fumi etilici, Presi un thè insieme con mia madre. Mi giustificai rC(itan<k> « con sincerità » un rosario di bugie Verso sera feci una breve passeggiata e quantunque non lo volessi, finii in via Sermide. II palano N eretti aveva tutte le finestre chiuse Guardai Jo zoccolo del muro. C' erano ancora delle macchie di sangue. Rabbrividii. Mi parve di vedere il suicida, e i suoi occhi bianchi spalancati. Ebbi un momento l'idea di entrare dalla vedova per chiederle spiegazioni, ma il coraggio mi mancò. L'atrio era immerso nella prima oscurità della notte e il silenzio incombeva ovunque solenne, gelido, immortale.

Jl demone della gelosia tornò ad aggredirmi. Dov'era il quarto?

Chi era? 11 rivale alla B0r1a del povero NertJtì e m io rivale in amore chi era? Mi proposi di rintracciarlo, d'identificarlo, di battermi con lui a duello, dì cacciargli la punta della mia spada nel ventre, giurai di vendicarmi e di vendicare il morto. Qual serie di nobili cavalleresche imprese io mi proponevo di compiere in groppa al Pegasus de' miei furori eroici nonché.... erotici!

Per rintracciare il quarto, bisognava jntanto far «cantare » la serva di casa Neretti. L'aspettai alcune mattine dopo all'entrata del mercato coperto. Chiesi notizie della signora. La domestica rispo:se gua rdandomi con due occhi pieni di màlizia.

- La signora sta bene!

Quasi quasi non trovavo le parole per domandare quanto mi torturava l'animo. B inutile! Bisogna ricorrere ai caporali per ' conoscere i m ezzi migliori d'attaccar discorso colle serve. Qualche volta, anche le canaglie, si confondono per nulla.

Dopo mezz'ora, · Menicotta usd. Le provviste gonfiavano le sporte.

- Ascoltami, Menica. Debbo parlarti di uo affare importante.

La serva, stupita dal suono confidenziale della mia voce, allargò gli occhietti maligni e grigi

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- Vorrej sapere una cosa.... la tua padrona non ha mai ticevuto in questi ultimi tempi le visite di un signore

- No, no.... non ho.... visto nessuno.... non so nulla....

- Vfa, Menicotta, dìmmi la verità e sarai contenta.

- Le ripeto che non so nulla

- Perché farmi insistere? Tieni e dimmi tutto.

Le porsi una moneta d'oro. La serva depose un paniere, trasse di tasca un fazzoletto verde a quadrettini, vi nascose in wi nodo il marengo e si decise finalmente a cantare :

- Il capitano di 'lungo corso Nastarini Enrico è stato ricevuto tre o quattro volte dalla signora Lidia, prima, ben inteso, del suicidio del povero Neretti,

- Grazie, Menicotta!

Avcvo bcwto il primo sorso di fiele.

Giunsi alla Banca in ritardo di un'ora .

Alla sera del giorno dopo mi recai al caffè dell'« Ancora» , ritrovo della gente di mare. Chiesi del signor N astarini. 11 cameriere m i indicò un uomo di media statuca, dagli occhi scintillanti sotto al viluppo delle sopracciglia folt issime, dal volto angoloso e abbrunato, dalle spalle qua· drc. Stabilii subito un paragone.

Sarà J>iù bello, ma è certo più vecchio di me.... Guardai in giro. Tutte facce sconosciute. Verso mezzanotte entrò un mio lontanissimo p arente, spedi2ioniere marittimo. E81i poteva essermi utile e lo bloccai. Gli chiesi informazioni su Nastarini, protestando che si trattava dì un affare bancario. -

- 2 un uomo ormai rovinato.... L ' ultimo colpo gli fu inferto due anni or sono dal povero Giorgio Neretti. Da soci divennero improvvi. samente nemici e si giurarono guerra senza. quartiere. Non si conobbero allora le ragioni di questo cambiamento che ha condotto il Nastarini alla miseria Sembra però che cessata la dimestichezza e l'amicizia col marito, egli abbia conquistato la dimestichezza e l' amicizia della mog lie

Un'allegra vendetta!

Turbato lasciai il mio informatore ed uscii, non senza aver prima lanciato un'occhiata. feroce al Nastarini il quale fumava un grosso sigaro, olimpicamente.

Mi sentivo il cuore gon.6.o di odio e più del Nastarini odiavo e di· sprezzavo la bella Lidia, la vedova addolorata che aveva saputo tenere in modo mtravigJioto a doppia, a. tripla partita i libri della sua anima

Le dance nei primi mesi della vedovanza, sono insopportabili. Passò dicembre e tutto gennaio. Durante questo tempo non mi feci mai vivo. Debbo confessare che la tensione del mio amore si era ralJentata dal

IL PERIODO TRENTINO 97

giorno in cui Nastarini aveva abbandonato l'Italia per un viaggio di lungo corso sul trealberi LtuiJania. Partito il « rivale», io cessavo di trovarmi sul terreno tragico. Tuttavia alla 6ne di marzo decisi di far visita alla vedova Neretti. Dopo la tragica morte del marito, ella non aveva ricevuto nessuno, e non era più uscita di casa. IJ colloquio che io chiedevo doveva essere l'ultimo e doveva guarirmi. Rinunciavo a godere della libertà conquistata attraverso il delitto del « quarto ».

Nel tepido pomeriggio nubiloso e sciroccale gli uomini camminavano per le vie della città, silenzioumente, dinoccolandosi, quasi vinti da un senso di torpore e di stanchezza. Io mi sentivo nel sangue il fuoco di una f ebbre lenta e segreta.

Giunto al palazzo Neretti appresi che la signora era uscita p er rego• lare con un avvocato certe partite di successione. 11 contrattempo m'irritò. Decisi di aspettarla e fui introdotto in un salottino che mi era famigliare. Per non annoiarmi cominciai a sfogliare un album. Neila prima parte c'erano degli autografi - il solito mucchio d i frasi insignificanti e idiote - nell'ult ima le immancabili cartoline illustrate. Ma in fondo all'album una di queste cartoline mi colpl. Rappresentava il trealberi Ltuilania Non v' era scritto parola alcuna. Il bollo postale era del 25 feb. braio. Questa scoperta mi offerse un ' altra arma d'attacco. Sarei stato fe. roce, implacabile!

Dopo pochi minuti la signora entrò.

Ci salutammo con un freddissimo inchino reciproco, senu dir verbo. Domandai:

- Dov'è Ginetta?

- Da una mia sorella.

Lidia sedette al tavolo e mi guardò con un occhio indifferente, morto. Sentii crollare qualche cosa - una muraglia - forse nelle torri cupe della mia città interna. '

- Signora, sono venuto per chiediirle spiegazioni.

- Con qual diritto?

- 1l nostro passato.

- Non ricordatelo più, ve ne prego. Non torturaterrii - e pronunciando queste parole le labbra sottili di lei ebbero una contrazione d'an· goscia.

- Vi Siete dunque pentita, signora? - ghignai io diabolica.mente.

- Non . sarebbe per caso troppo tardi?

- Non è mai tardi per espiare Voglio !edimermi, voglio dimen· ticare.... I rimorsi mi lacerano la coscienza.... un abisso deve separare il mio "passato dal mio avven ire.... un abisso segnato da una croce ....

- Quali sono i peccati che vi tormentano, signora? Quelli in cui io fui vostro complice o gli altri? li signor Nastarioi veniva dunque...,

98 OPERA OMN(A DI BENITO MUSSOLINI

A questo nome la signora diè un balzo e m'interruppe:

- Tacete! tacete! tacete !

- Il capitano Nastarini veniva dunque per dire delle orazioni o non piuttosto per sostituirmi?

- Tacete, vi dico!... I vostri sospetti sono falsi, falsi....

- Signora, io posseggo un formidabile documento d'accusa ...•

Trassi dal portafoglio la lettera del suicida.

- :8 il morto che vi smentisce, signora!

Lidia riconobbe la callignfia del marito. Lesse e scoppiò i n singhioizi.

- Povero Giorgio!... Nastarini ha tentato ma non è mai riuscito Sono innocente...

Queste dichiarazioni non mi convincevano. Il pianto della mia vedova infedele, mi consolava.

- Dite! dite Ja verità, signora, se- volete veramente espiare , Voi sapete cbe io sono pronto al perdono.... Pe r me nulla vero, tutto permesso Tradire il marito e l'amante è mode rno e rinWlcia re, come faccio io, ai vantaggi di un delitto, è per lo meno eroico...

- Perdonatemi.. - balbettò Lidia - e credetelo non vi ho mai ingannato.

- Vi credo, signora, e mi auguro di leggere, un giorno o l'altro, il naufragio del Lusitania colla perdita di tutto l'equipaggio, compreso il capitano. Espiate, Lidia, espiate. Cristo fo misericordioso coll'adultera alla festa di Purim. Cristo che non disdegnò i favori della m oglie di Ponzio Pilato, e non seppe resistere a i baci ardenti, alle carezze sottili della Maddalena. Io vi perdono, Lidia, e anche Cristo \•i perdonerà. Non p iangete le lacrime offuscano l'ebano lucente delle vostre pupille

Addio, Lidia! La scomparsa di ogni ostacolo ci riporta nel giro normale delle relazioni piccolo-borghesi.... L'espiazione cancelli, ma non contamini il nostro passato.. .. Addio!

Discesi rapidamente le scale. Ero guarit o

In fondo al prato comune del camposanto v' è il -sepolcreto della famiglia Neretti. In una lapide stanno incise queste parole: « Qui dorme il sonno che non ha risveglio Giorgio Neretti, armatore » e sotto: « Lidia, la sposa fedele, lo raggiunse il 27 maggio del 1906 ». Poi i seguenti versetti dei salmi penitenziali: « Quo niam iniquilatem meam ego <og nouo et peC<atum meum <Onlra m (f est semper.... Dttu a.rperges me· hyuopo et m1mdabor - ·klvabiJ me et super nivem dealbabor.... ».

MUSSOLINI BENITO

IL PER.JODO
TllENflNO
99
D a Vii.i TreRIÌrJa, fase 17·18, 19, 20; 24 30 aprile, 8, 1' maBgio 1909, Vll,

[PRIMO MAGGIO 1909]

Lavo,4t,,,; di lldlo il moru!b 1milevil

l.Avoratori, compagni!

Venti anni sono ormai passati da quando 1a classe operaia americana tentò, con WlO sciopero generale, la conquista delJe otto ore di lavoro La borghesia dopo al primo lremito di paura, si abbandonò, come sempre, alla repressione sanguin osa e quattro operai furono impiccat i a Chicago. Venti anni sono passati da questi avvenimenti che diedero origine al 1° maggio. Venti anni ! Per iodo di tempo lungo nella vita degli individu i, brevissimo nella storia dei popoli. Eppure quante lotte, quante alterne vicende, quanti sacri.nei e quante conquiste!

13. per misurare il cammino percorso, per celebrare le vittorie, ricordare i caduti, per attingere nuovo vigore, per risollevare le nostre sper:mze in una visione di una umanità redenta da ogni iniquità di classe che noi, o compagni, o lavoratori, v' invitiamo a solennizzare il 1° maggio. AJlenelevi completamenti dal lavoro.'

Rest ino, al 1° maggio, deserti i cantieri, silenziose le officine, chiusi i negozi. S'interrompa la quotidiana opera di retta a produrre la 1icchczza pei borghesi, la miseria e la fame per voi, o lavoratori. N elle città, nelle campagne sospen dete per un giorno quel lavoro, che per voi, come nella sentenza divina, è un'acerba condanna. Q uando sfilerete in corteo per le vie della città, raccolti sotto le bandiere rosse, al canto degli inn i proletari, abbiano i parassiti del corpo sociale e tutti quanti vi disprezzano e vi temono, la chiara no2ione che allorquando il proletariato si ferm a - anche per un giorno solo - è tutta la magnifica, vertiginosa attività dell'alveare umano che subisce un arresto, è l'infinita catena degli interessi che sembra spezzarsi, menhc tutti gli uomini che rappresentano e difendono il ciarpame ideologico, morale, politico dell'attuale società si nascondono o s'inchinano come gnomi al comparir di un gigante.

Compagni!

Il Partito Socialista Trentino non vi offre, non può offrirvi, a simi• ~lianza di altri paesi, una piattaforma speciale per il 1° maggio. Non

TRENTINO

vi sollecitiamo di protestare contro l'una o l'alt ra delle innumerevoli forme dell'oppressione borghese. Non vogliamo che il glorioso signi• 6cato del 1° maggio anneghi nel pantano di una delle solite manifesta· zìoni politiche di ordine locale o nazionale. Il 1° maggio tomi qual fu agli inizi: LA Pasqua di rtsurrezione d el proletariato, il simbolo che r iassume le nostre più care speranze, e la nostra. fede inconcussa ne[. l'ideale socialista.

Il l O maggio vuol dire che contro allo sciovinismo nazionali.sta dalle bieche mire guerrafondaie, il proletariato oppone l'internazionale del lavoro, del pensiero; vuol dire che al di.sopra delle frontiere malgrado gli eserciti permanenti che sintetizzano oggi l'idea borghese di patria - il proletariato raccoglie il precetto evangelico diment icato dai cristiani: «Gli uomini sono tutti fratelli!». Nel 1° maggio è l'anima del proletariato di t utlo il mondo d1e esprime simultaneamente la. grave aspirazione verso il benessere, verso la luce , ve rso l' armonia. N el 1° maggio è la forza dei produttori che si afferma contro al sistema capitalistico in cui la ricchezza premia /!ozio t ltt miuritt puniJce il lavoro, nel 1° maggio è la fede dell'Ideale socialista che si eleva pura al disopra delle ideologie dei partiti borghesi invecchiati e corrotti dallo scetticismo e dalla negazione, al disopra di ogni mercantilismo chiesastico e profano. Questo fu .il si8nificato del 1° maggio - nei primi anni in cui viva era la memoria dei quattro martiri che conobbero le forche della borghesia repubblicana, e questo significato nari deve degenerare sino a convertire il 1° maggio in una manifestazione di parata, coreografica e vuota, senza contenuto interiore e senza carattere rivoluzionario.

Com pttgni ! lAvoraJori!

11 miglior modo di festeggiare il 1° maggio è l'astensione dal la· varo. Raccogliete il nostro invito.

Viva l'Internazionale del Lavoro!

Viva il Socialismo!

Da L'.A.vt1111i,~ del l.Avo,atore, N. 17, l maggio 1909, V••.

• La commissione esecutiva del partito socialista trentino.

•• L'Avv1nif1 del Luw,no,,, N. 14, 8 aprile 1909, V, «(+)Per la manifestazione del 1• maggio i comp. vedranno io altra parte del giornale quanto la C. E. ba deliberato. Per la rcàaziooe del manifesto è stato iocaricato il comp. Mussolini (+) i-.

IL PEIUODO
LA C. E. DEL P. S. T ...

MEDAGLIONI BORGHESI

LO SPECULATORE

Si alza presto al mattino, L'affare lo spinge fuori di casa non appena albeggia. Il suo campo d'azione è la Borsa. Qui trova i suoi complici, i suoi rivali, qui combatte le sue dure battaglie, qui vive tutta la sua vita in una rapidissima vicenda alterna di ansie, di dubbi, di speran7.e. di sconfitte e di vittorie. La sua fronte è bassa, sfuggente, il suo occhio è piccolo, acuto -qualche volta ha dei scintillamenti vitrei, feroci, spaventevoli. li denaro - l'auri .racra f ames - ha inciso su quel volto le stigmate dell'a vventuriero, del senza scrupoli che nella Bo1sa, nel mondo degli affari non ha un tremito di pietà nel liquidare un rivale modesto o nell'ordire un colpo sicuro. Quest'uomo che sembra all'occhio superficiale dell'osservatore un essere completamente innocuo, que· st'uomo regolare - che ha una famiglia e rincasa presto 1a seraquest'uomo ha qualche volta nelle mani i destini di centinaia e migliaia d'individui ch'egli con un sol gesto può arricchire o piombare nella mi• seria. Lo sproilatore stende i suoi tentacoli su tutte le estrinsecuioni dell'energia umana nel bene e nel male. Egli cava denaro da una guerra, sia vittoriosa o vinta la nazione alla quale appartiene - una sventura nai ionale non arresta la sua foria di animale predatore. Il suo cuore non si commuove - al sentimento ha sostituito il freddo calcolo - alla poesia la cifra - all'arte il prezzo dell'opera in contanti. S~ la sulle case ed ecco miglia.ia d'inquilini che alzano le braccia al cielo, nella vi· sione dell'usciere che viene a gettare le masserizie nel mezzo della strada - si getta sul grano ed ecco i poveri che devono ridurre la razione del pane quotidiano come nei tempi di carestia - si. getta sul vino e vi avvelena il p rossimo.

Lo speculatore auarda il grande gioco. le poste qualche volta sono enormi.

Perdere, significa spesso morire. Perciò la speculazione lo assorbe anche nei momenti passionali e nei luoghi sacri. Interromperà una discussione d' arte per chiedere il prezzo del petrolio - leggerà. il gior. nate ma solo dal listino dei cambi in giù. Sembrerà freddo alla moglie, serio coi bambini, laconico con tutti. lento nel meditare le vèndette,

freddo nell'eseguirle - lo sperulatore porta nella società j costumi deUa macchia. e malsrado indossi il frack, ha più delitti sulla coscienza che qualunque bandito.

B il prodotto tipico delia società borghese. Quando è in auge, tutti lo riveriscono, lo lusingano, lo temono. I giornali dedicano trafiletti laudati.vi alle sue imprese fortunate, deputati, seaatori e a.nche magistràti si pongoao al suo servizio - il popolino lo guarda stupito. Quando rovina, quando dalla ricchezza pjomba nella miseria, tutti gli scagliano contro la pietra, ognuno porta l'aculeo per intessergli la corona di spine - i nemici tripudiano attorno alla sua bara e un coro di maled.woni" lo accompagnerà nella fossa.

LO STROZZINO

Nella scala della perversità wnana, lo strozzino occupa un livello ancor più bassci. Egli è il corvo che segue i cadaveri della società borghese, è la iena che 1i dissotterra per spogliarli. Qualche volta ha la suprema ipocrisia di piangere davanti alle innumerevoli vittime che egli spinge al suicidio -' ma non credete alle sue lacrime - lo fa per ing1mnare voi, noi tutti, il codice, la giustizia, l'umanità.

I.a grande città rigetta ogni sera, ogni mattina, centinaia d'individui che attraverso gl'ingranaggi delle sue istituzioni hanno perduto brandelli di carne, di salute, di onore. Sono i miserabili che per una donna discendono tutti i gradini dell'abbiezione, gli infelici che per comperare un gioiello alla superficiale p rostituta che li tradisce non esitano a :firmare una cambiale falsa. Sono gli indemoniati dalla p assione del gioco che escono dalle lunghe veglie attorno al tavolo verde, cogli occhi luccicanti, col passo tremulo, la voce roca, iJ disgusto nell 'anima, il vuoto nelle tasche _;_ la prospettiva del suicidio quale via unica di salvezza. Sono i disg raziati che hanno faticato lungo tutti i calvari del bisogno ed hanno finito per essere crocifissi da un articolo d el codice pc:na.le - sono gli ingenui, i buoni, gli ottimisti - raggirati da' furbispogliati dai malvagi - gettati sul lastrico da un cumulo di palesi e subdole ostilità; sono gli inn~d che colpiti da una sventura non giungono a riaversi, che non arrivano a fronteggiare completamente una scadenza. ·a la banca, o l'impegno con un amico. Tutti quelli insomma che per un motivo o per l'altro ad un dato p unto della loro vita debbono consegnarsi nelle mani d'uno strozzino, come un ammalato si consegna al chirurgo.

E lo strozzino vi guarderà anzitutto lungamente negli occhi. Vorri che voi gli raccontiate la vostra miseria e dopo ch e avrete arrossito, dopo che voi avrete p_ianto di dolore e di vergogna, lo strozzino vi chiederi.

, ;,, ·> i
IL PBRIODO TREN11NO 10;

CO!l una voce fredda, tagJiente come una lama di Toledo, quali garanzie offrite della vostra solvibilità. Voi sentite che firmando il prestito al 50, al 60, al 100, al 150 per cento - è un laccio orribile che vi mettete al collo - voi sentite di soffocare, ma di fuori v'è qualcuno che aspetta, v' è una banca che minaccia il protesto, v'è un articolo del codice che vi fa tremare, v'è un ricattatore che sta per mettervi sulla piattaforma dell'universale dispreuo, vi sono, molte volte, delle persone care che dal vostro lento morire di un'ora, attendono una scintilla di vita. ... e fumate Da quel momento voi siete uno schiavo, lo schiavo d'un ignobile predone.

Eppure Ja le"gge, 1a società attuale, tollera lo strozzinaggio, E tanta è l'ipocrita viltà dell'epoca nostra, che se Io strozzino muore lasciando migliaia di lire a un istituto di beneficenza - non manche,anoo « di. scorsi commoventi » ai fune,ali e la proposta di un ricordo marmoreo p er tramandare ai posteri l'effigie del munifico «filantropo».

Ah! Come sei g ran de, pura, immacolata, o morale, o santa morale della società borghese !

Da L'Avvt nfrt dt l LavcmsJort, N. 17, 1 maggio 1909, V.

104
OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

CRONACA CITIADINA

AVVISO

Nei prossimi numeri continuerò la serie dei Medaglioni Borghe;i iniziata nel nuinero di 1° Maggio con Lo Spec11/ato re e Lo Slr ozzino. E verranno i medaglioni: li 11iveur - Il Giudfre - L'Aworato - Il Profeuore - L'Uffid,1/e - L'lmpiegato - lt Giornali;ta - li Unone. Chiuderanno la serie : L'uomo one;Jo - LA donna one;Ja.

M. 8,

A DON DALLABRIDA

A cotesto scemo sgrammaticato chiercuto che toglie dal nostro giornale le frasi antireligiose che sfuggono al sig. Tranquillini - e lo fa per segnalarci alla polizia - a codesto prete dalla mentalità piccina e torbida di un cafro, non darò mai la soddisfazione di una polemica. Nella mia qualità di redattore del «giornalucolo bestemmiatore » della C. del L. dico a don Oallabrida: Pezzo d'asino, andate a scuola o in sacrestia!

MUSSOLINI BENITO

Da L'A1.11.11ni11 d,l ùvor4Jor,, N . 18, 6 maggio 1909, V.

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PRIMO MAGGIO DEGENERE

N on credano i compagni che questo articolo giunga in ritardo. So1o oggi è possibile di dare un giudizio sul carattere che la manifestazione del primo maggio ha assunto e va assumendo. Ho letto diligentemente tutti i giornali, p rima e dopo la data Mi sono convinto che i socialisti devono sopprimere la festa del primo maggio, o ricondurla al MIO primo significato.

Non mol ti anni fa, il primo maggio, era affare esclusivamente di operai, di socia listi, di rivoluzionari. La borghesia assisteva coo una certa apprensione all'esperimento dello sciopero generale, che gettava g randi masse di popolo nelle piazze e nelle strade della città. I governi prendevano delle misure straordinarie per garantire l'ordine, l'opinione pubblica, la sintes i cioè di tutte le piccole viltà, di una determinata epoca storica, sospingeva l'autorità all'impiego dei mezzi della reazione contro gli agitatori.

11 primo maggio le vie della città erano deserte e silenziose, gli animi trepidanti, le rcla2ioni sociali turbate. Verso sera il passo o.den:iato· dei pattuglioni di guardie rompeva la solitudine della città scarsamente illuminata.

Era con un p rofo ndo sospiro di sollievo che la piccola borghesia salutava l'alba del d ue maggio

O ggi non p iù. Cominciano i giornali socialisti a voler dare alla festa proletaria il carattere di manifestazione pacifica, seria e sopratutto ordinata. Nessuno alla lante'm a ! g ridano i rifo-integro-politicanti della italiana Confederazione generale del lavoro e tutti gli or~netti minori di concerto a rassicurare Ja classe abbiente che gli operai sono sempre delle brave bestie da soma, che cercano l'accordo, l'armonia, la cooperazione e.... la frusta. Poi l'altra stampa. Tutti i giornali che si dirigono ai ricchi, ai forti , ai dominatori, dedicano l'a rticolo di fondo o di qu inta colonna alla pasqua operaia : dai liberali tipo ViJa, a i democratici campione Secolo, dai socialisti tipo Giu1Jizia, ai cattolici marca Osservalort Ro,ru,no.

Il sindaco di Firenze pubblica un manifesto gonfio di rettorica e di fnsi poetiche rubacchiate al SaJana di Carducci e all'Ad6'/chi di Ma01oni.

Molte ammin istrazioni comunali sorte dai «blocchi», auspice il sa• crosantissimo triangolo massonico, espongono la bandiera, suonano le campane, fanno vacanza nelle scuole.

Nel Belgio il primo maggio è stato dichiarato festa nv:ionale, cos1 come la nascita di un re o 1a corrunemorazione di una vittoria.

I cattolici hanno rinunciato al loro 16 di maggio per associarsi al primo maggio socialistoide, visto che ogni pericolo è scomparso, e la rivoluzione sociale si annuncia come un idillio che non disturberà gli ozi, le meditazioni, le orgie, e, non dimentichiamolo, le laboriose dige• stioni dei parassiti maschi e femmine

E gli operai « festeggiano » veramente il primo maggio.

La parte più noiosa del programma è precisamente la conferenza commemorativa,

Un'ora di mal dissimulati sbadigli. Poi viene l'allegretto, cioè il corteo, la passeggiata all'aperto, la danza al fresco, la lotteria, i quadri plastici, e si finisce nella birreria, nella taverna, a versare il balsamo refrigerante sulla gola riarsa dalla polvere e dal canto.

In un paese di questo mondo, la Camera del Lavoro ha fatto celebrare una messa cantata al primo maggio per attirare sugli operai le benedizioni del papa e del buon dio.

Questa Camera del Lavoro obbligherà un altro anno tutti i suoi mem· bri ad una confessione generale con relativa comunione e al versamento di una intera giornata di lavoro pro anime del purgatorio. Non ridete, o lettori. Vè dell'altro. U n'associazione monarchica di Roma ha festeggiato il primo ma.ggio n.Qn dimenticando d'inviare il solito telegramma al re. ~oi ci avviciniamo ad un primo maggio che costituirà la più grande ironia della storia: fra qualche anno sarà un plotÒne di guardie che aprirà il corteo proletario, e nei comizi il rappresentante della legge reciterà un discorso d 'adesione Oh che bella festa allora! Che bella festa!

Questa irresistibile degenerazione del p rimo maggio pone i socialisti di fronte a un problema di facile soluzione : O è possibile di ricondurre il primo maggio alle origini e conferirgli l'antico carattere e significato rivoluzionario e allora dirigiamo in questo senso i nostri sforzi e la nostra propaganda, o i fatale che il primo maggio sia consacrato quale festa dai calendari ufficiali della borghesia e allora sopprimiamolo noi - con animo deciso - in modo che non ci toc~hi la suprema vergogna. Torneremo a festeggiare il primo maggio, quando avremo demolito la società attuale. Sarà allora. non il primo maggio degli schiavi, ma il primo maggio degli uomini liberi.

IL PERIODO TRENTINO 107
M, B. Da L'll.fJ1Jeni,, d,J Lavo,tUou, N. 19, n maggio 1909, V.

L'ASSOLUZIONE DEI SINDACALISTI PARMENSI ALLE ASSISI DI LUCCA

I cinquantasette compagni aHestati al 20 giugno dell'anno scorso e tenuti sino a J'altro giorno nelle italiche galere, sono stati ·riposti in li· bertà con un verdetto assolutorio della gi uria popolare. L'eno rme mon• tatura poliziesca. non ha dunque raggiunto lo scopo. I testi d 'accusa - delegati, guardie, autodtà - hanno smentito quanto avevano scritto e demolito l'opera propria. Gli accusati - pei quali si era costruito un particolare gabbione - hanno tenuto un contegno di uomini evoluti. Non pose tragirnmiche, non frasi eroiche, non violenze verbose, ma una calma e sicura e sincera apologia delle idee professate onestamente, un'analisi obiettiva delle cause che produssero la famosa agitazione agraria, una storia veridica degli avvenimenti che condussero alla rivolta e al processo. la folla che gremiva l'aula, manifestava apertamente la propria simpatia ai sindacalisti. Pezzo a pe220 l'enorme macch ina dell'accusa s'è infranta. 11 pubblico ministero stesso ha chiesto un'assoluzione generale e tutti i '7 accusati furono prosciolti. Il ritorno a Parma ha dato luogo a una grande manifestazione operaia. Ben 15,000 persone hanno salutato il ritorno dei compagni. Borgo Carra, Borgo Minelli, rutto l'Ol.tre Torrente era illuminato a fcsla. Entu~iasmo generale indescrivibile.

L'assoluzione di Lucca è stata forse imposta per cercar di condurre la pacificazione negli animi ora che s'iniziano i lavori campestr i dell'estate e si parla di riprendere l'interrotta battaglia.

Ma di pacificazione degli animi non vuol saperne la criminale associazione agraria parmense. Questi feroci uomini dell'ordine hanno vivamente deplorato l'assoluzione di Lucca. Essi volevano che si fossero .distribuiti parecchi seco1i di galera ai temuti avversari ed ecco invece che il gabbione delle Assise si apre e gli abborriti sindacalisti tornano d1'opera.

Guai a voi, o delinquenti dell'Ag raria, che protestate contro la vostra giustizia borghese, perché non ha avuto il coraggio di vergare a qualunque cOsto una sentenza di condanna, guai a voi! Il giorno in cui

dovrete implorare pietà, la « nostra » pietà, non è forse cosl lontano come voi supponete.

Noi applicheremo allora la buona legge naturale del deserto : occhio per occhio, dente per dente!

M. B,

Da L'Àf'f'Ulfrf del LtworaJort, N. 19, U maggio 1909, V.

IL PERIODO TRENTINO 109

LA NOVELLA DEL SABATO

« CORSA » DI NOZZE DI BENITO MUSSOLI N I

SCRITTA E DEDICATA A CASTEL TOBLINO IL 9 MAGGIO 1909

La data fissata per la celebrazione del mio matrimonio era imminente. JI padre della mia fidanzata, ingegnere delle ferrovie, aveva .già compìlato l'orario della cerimonia. Ricordo che- io dovevo alzarmi alle 6 Un migliaio di partecipazioni erano già stampate, e nella piccola città di provincia il mio matrimonio era l'argomento palpitante di tutte le con• versazìoni maschili e femminili. Ogni mattina ricevevo un mucchio di cartoline iUustrate e sempre coi fiori d'arancio Mia madre era semplicemente raggiante di felicità.. ll matrimonio doveva correggermi, rinnovarmi, mig liorarmi. La famiglia! ecco il rimedio! mi diceva sovente mia madre. L'affetto vigile di una sposa, le carezze de' figli , l'intimità dolce del focolare ricondurranno 1a quiete nel tuo povero -ruore che ha conosciuto le p iccole e le grandi t empeste ] Non pot rai p iù continuare a vivere come vivi oggi da nottambulo scapestrato q uando Ivonne · e un bimbo ti aspetteranno alla sera e vorranno il tuo bacio prjma d'ad· dormentarsi. Tu hai bevuto troppo nel calice de' teisti piaceri - accosta ora le tue labbra alla coppa delle g ioie pure che non lasàano nelle anime traccie di disgusto, di odio, di abbiezione. Cosi mia madre, Ing enuamente romantica ella sognava per me il nido e l'amore eterni.

[o invece vedevo con una ripugnanza invincibile l'approssimarsi della data fatale. I discorsi di mia madre non mi convincevano. Avevo· amato Ivonne sen2a pensare al futuro, e non mi spiegavo perch~ dopo pochi mesi d 'amore, le nostre famiglie avessero decretato, con una specie di ukase, il matrimonio, benedetto dal prete, legalizzato dal sindaco.

Il nostro idillio era stato dolcissimo - e la banalità dell'epilogo mi mortificava. Anch'io come gli altri.... come tutti gli altri! Sposarsi! per dormire insieme.... Ah! ah! ah! La grande bestialità che interrompe e avvelena le brevi follie dell'amore....

Ma come tornare indietro? Per non lasciare

a matrimonio.... pentirsene era ormai troppo tardi. Non trovavo scuse per rinviare la data. la mia salute era ottima. Sentivo di non aver la forza bastante per rinunziare a Ivonne.... Fuggire?... Mi avrebbe cer. cato, ritrovato. E poi? Ivonne neHa trepida attesa del gran giorno o meglio della prima notte tra cosi deliziosa, cosl incantevole.... Il suo corpo era tutto una vibrazione, i suoi occhi avevano i languori de' ere· puscoli estivi, le sue parole tradivano la nostalgia del sacrificio. Io l'amavo, l'amavo, l'amavo e pure mi ripugnava di possederla attraverso la carta bollata dello Stato Civile.

Il gran giorno spuntò. Io ero funebre più della rediogote che indos· savo. Quando genuflesso alJa grande balaustra di marmo pronunziai il « sl », mi parve di compiere un atto e roico: il prete che raccolse il no· stro monosillabo ostentava un ventre c11pace di nascondere la. balena di Giona.... Ascoltai la messa, ma rifiutai la comunione. Uscendo dalla ch'iesa fui complimentato da un centinaio d 'imbecilli Prima di montare in vettura gettai una manata di rame per ridurre al silenzio uno stuolo di pitocchi che si sgolavano a g ridare : « Viva gli sposi! ». Il sindaco ci sbrigò più rapidamente. Mancavano pochi minuti a mezzogiorno. Il pranzo durò tre ore. Alla frutta ben q uattro dei convitati vollero dar prova della loro eloquenza. L'epitalamio fu celebrato da un cugino di Ivonne - professore di ginnasio. Le Muse non subirono mai onta più grave.

Solo alle dieci di sera, gli egregi invitati e i cari genitori si deci· sero a lasciarci liberi. Ivonne era stordita; io mi sentivo cosl profligato e disgustato insieme dalla volgare profanaziooe del nostro amore che non seppi trovare una. parola per sant ificare il talamo, né fui capace di un ultimo sforzo per compiere il rito. M'addormentai. Il mio sonno fo pesante, pieno d'incubi. A la chiarità del nuovo giorno mi risveg liai. Ivonne dormiva ancora. T eneva le braccia incrociate sul petto, che si sollevava leggermente al ritmo del respiro. I capelli biondi di lei copri· vano d'oro l'ampio guanciale velato di pizzi.

Ad un tratto mi parve di vedere, invece dell'abito bianco di nozze, un sudario.... La Morte lo aveva gettato e dimenticato su di una sedia fra i grandi mazzi di rose destinati a una ghirlanda funebre.... Tetra allucinazione all'alba della prima notte matrimoniale! Un voce io.tema e profonda mi urlava : « Spezza la catena tu non puoi, tu non devi subirla!».

Satana, il mio vecchio amico personale, mi tentava ancora una volta Ma come tornar libero? Fuggire? No, no. Uccidermi? Ivonne sarebbe moru di dolore Ucciderci ? Non sarei riuscito a convincere la mia sposa....

O vecchio amico Satana, aiutami. Io voglio sfuggire al matrimonio

IL PBJUODO TRENTINO 111
1. IL

e annientarlo nella tragedia

L'abitudine dell'amore diventa volgarità e la volgarità mi uccide Oggi ho ancora il coraggio d'infrangere l'idolo, domani~ forse, non più Satana, dammi un raggio di quella. luce che rapisti a Dio e colla quale incendi gli inferni

La mia preghiera pronunciata ad alta voce risvegliò Ivonne. Mi volsi a lei e dopo averla castamente baciata sulla fronte le dissi:

- Ivonne ascoltami. Ho cambiato idea circa il nostro viaggio di nozze.... Non mi piace di portarti per una quindicina di giorni nelle stanze <Xluivoche degli alberghi .... Invece di un viaggio faremo una corsa di nozze.... Tra pochi giorni arriverà la nostra novissima « ltala ».... questa macchina ci darà una grande sensazione prima che la vita matrimoniale ci abbia assorbiti....

- Tu sai - obiettò Ivonne - che mio padre ha già comperato i biglietti per il viaggio e disposto ogni cosa un intero coupé s;,.rà a nostra disposizione... ·

- Senti Ivonne , Siamo o non siamo indipendenti? Tuo padre rivenderà i biglietti. Il viaggio di nozze è una stupida moda da abolirsi.... La nostra « corsa » di nozze sarà invece il ricordo più passionaJe della nostra giovinezza.... Chiuderemo il ciclo delle follie con una ultima folJia di vertigine.... t nuovo, è inesplorato, è tentatore, è eroico ciò che ti propongo.... e tu Ivonne accetterai per amor mio....

Mentre parlavo cosl, Satana mi copriva lentamente l"anima con J'ombra del delitto...•

La meta della nostra corsa di nozze fu un povero villaggio a 127 chilometri dalla città. Strada diritta, magnifica. L'andata si effettuò senza incidenti. Appena giunti 1a nostra automobile fu circondata da una vera folla p remurosa e rive rente di contadini. Riconobbi e abbracciai 1a mia balia. Volle condurmi in casa sua e mi offerse del vino cattivo.... Il suo latte era. certamente migliore... Poi mi mostrò la culla.... e mi raccontò molti episodi della mia infanzia. Ivonne si divertiva, io m i annoiavo.

A mezzogiorno ci facemmo servire dall'unico trattore del p aese un pranzo all'aria aperta, sull'erba di un prato, all'ombra di una quercia gigantesca.... Con noi era Bernardo, lo chauffeur. Divorammo allegca· mente tutte le portate.... Bernardo vuotava delle capaci tazze di vino. Ivonne sembrava a quando a quando preoccupata e seguiva con l'occhjo delle nuvole biancast re che sfarfallavano pel cielò: io bevevo e sopra• tutto versavo da bere a Bernardo.

112 OPERA OMNIA DI &ENlTO MUSSOLINI

PERIODO TRBNTINO

Quando - dopo alcune ore - gli ordinai di preparare la macchina, mi accorsi che l'ebbrezza gli aveva inceppato la lingua e le gambe, Ivonne mi chiese :

- Non ti sembra ubriaco Bernardo?

- No, è un po' allegro. L'aria frizzante della sera lo rimetterà subito in equilibrio. In ogni caso guiderò io.

Facemmo i primi chilometri, quasi a passo d'uomo. La strada era sgombra., diritta, lusingatrice. Dai campi ci giungevano le voci del ere• puscolo, la prima brezza, ancora tepida del grande saluto e del sol morente, ci portava gli effiuvi sottili de' fiori d'acacia e un'eco di Ave : M arie invocate da campane disseminate e nascoste nel verde....

Ivonne silenziosa si stringeva a mc tutta fremente di amore e di passione.

Improvvisamente, gridai a Bernardo:

- Via! Via! V ia!

Il bel mostro d'acciaio diè un balzo e con un muggito rauco si lanciò in avanti. La corsa divenne in breve vertiginosa. La fo llia del moto mi aveva preso. Chino su Bernardo io gridavo:

- Via! Via! Via!

lnvano, Ivonne mi scongiurava di moderare la velociti .... io volevo l'abisso volevo la corsa della tragedia e della liberazione

Ad un crocicchio di vie, l'automobile sterzò bruscamente .e poco mancò non precipitasse in una roggia fonda.

U n grido acuto, lacerante, disperato d 'Ivonne, richiamò il mio istinto di conservazione. Gettai indietro B ernardo e mi posi al volante. Sentivo che le nostre vite erano in pericolo e volevo salvarle ad ogni costo.

Ma l'automobile non mi ubbidiva più. Fre ddo di terrore, le mie mani s'irrigidivano sul volante, ma non riuscivo ad arrestare la corsa della rovina. Un demone s'era impadronito della macchina e ne aveva scatenate le segrete violen:ze Ad u n tratto sorse un ostacolo nel mezio della strada.... Tentai un ultimo sforzo.... invano.... L'ostacolo mi parve in una suprema allucinazione come una voragine nera che mi aspettava per inghiottirci Lasciai il ~lante l'alito della morte mi sfiorò b fronte .... abbracciai Ivonne che non aveva più voce e chiusi gli occhi.... Un urto.... uno schianto immane.... delle grida altissime.

Quando mi risvegliai, mia madre era china sul ,!Ilio lettuccio e mi guatdava con occhi pieoi dì lacrime che le Solcavano il volto disfatto.

IL
!

OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOLINI

- E Ivonne? - chiesi.

Dopo un lungo esitare, mia madre, singhiozzando, mi rispose :

- Ivonne.... è moria !

- Ah! - feci io.... e dopo breve pausa guardai nell'anima mia. Era tranquilla come l'acqua nella profondità di un pozzo conventuale.

Da li Popolo, N. 2704, l!i maggio 1909. X.

114

TATTICA DEI MOVIMENTI OPERAI*

Mus10/i11i comincia col raJJegrarJi del largo intèrvento della e/a,;e m111mù1 ed espone quindi i metodi delle lotte operaie che Ji combaJ· lono in base alla fotta di d a.ue, Afferma che l'organizzazione~ cosciente, non solo quando i soci pagano regolarmente le quote mènsili, ma qua.odo frequentano le assemblee, vi discutono i problemi della classe e vi praticano la solidarietà. Bisogna che l'organi2zazione sia omosenea, cioè compatta. Come per ascendere una montagna ci vogliono solide gambe, forti polmoni, e occhio sicuro, così p erché il proletariato possa conquistare dei mig lioratnenti parziali e possa infine liberarsi dal giogo dei padroni, occorrono caratteri forti, operai capaci dei piccoli e grandi sacrifici. Tutti gli eserciti hanno avuto degli eroi, cioè dei soldati che non han cessato di combattere, sebbene feriti, cosl l'esercito proletario ha i suoi eroi e sono quelli che nelle lotte non abbandonano mai il campo e resistono fino all'ultimo sopportando con animo tranquillo privazioni, persecuzioni, miseria e fame.

Il compagno M,wolini tratteggiò quindi la figura morale del Cf'II• mi,o, Diu, che quando i crumiri vengono a occupare i nostri posti e a fare opera di tradimento, noi dobbiamo difende rci.

Però la nostra propaganda deve rivolgersi a questi poveri schiavi dell'anima immersa ancora nelle p iù fitte tenebre e cercare di mettecvi un raggio della nostra luce.

Prima di chiudere la Jua conferenza che /111 come al solito, chiara nella forma e convincenle, i J comp. M11uolini ammonl gli operai che nelle guerce vincono i forti, non mai i deboli, se non ricorrono a in· ganni e tradimenti. Le nostre battaglie devono essere combattute a viso aperto : vincitori noi dobbiamo dire : abbiamo meritato la vittoriavinti dobbiamo poter dire: la nostra scon6tta non è stata determinata dalla nostra vilti. E anche una battaglia perduta può giovare, se essa invece di avvilire e disperdere, raccoglie e sprona i combattenti a tentare e a volere la vittoria. (ln11Jile dire che il comp. M11uolini fu appla11diJiuimo).

• Riassunto délla conferenza. tenuta a Bolzano, nel giardino della birreria o: Scidcl », la mattina del 16 magio 1909, davanti a « circa 400 muratod a. (Da L'Av1111rirt d,J LAii~rmor,, N, zo, l9 maggio 1909, V).

MEDAGLIONI BORGHESI IL «VIVEUR»

La parola francese e non traducibile esattamente in italiano, mi la persona ch'essa designa è internazionale. Il 11i11eur è il parassita pel eccellenza - il dissipatore della ricchezza sociale accumulata da altre mani - è l'uomo che non produce nulla, né materialmente, né spiri' tualmente.

j Non cercate il 1Ji11eur all'alba quando Ja città si risveglia e le strade dei sobborghi e dei quartieri poveri risuonano del passo affrettato degli operai che vanno a riprendere la fatica quotidiana, non ceocatclo a mezzogiorno quando le strade si gonfiano del flutto della gente che interrompe il lavoro per affollare le mense.

Il vi11eur è arrivato a letto quando il gallo cantava e, come dice Parini, a lui soavemente -i lumi chiuu quel gallo che li Juale aprirs altrui.

11 viveur è andato a letto, quando la. sua sveglia suona verso le quattro. t bene aUora uscire. L'onore della prima visità spetta al parrucchiere, che con diligenza preclara deve conferire l'ultima moda della piega e del ciuffo, o della scriminatura alle chiome bene spc,so rade rade del 11ive11r. Poi una passeggiata a piedi cosl - per guardare e p~r farsi guardare. Dopo la cena1 quando le prime ombre de Ua sera calano, incomincia incontrastato il regno del 11iveur.

La sua. corte è il caffè, il gran caffè sfolgorante di luce, sotto alla quale le procacità nude delle orizzontali s'impongono agli sguardi di tutti; i suoi cortigiani sono gli amici maggiori e minori, i suoi servi sono i camerieri, le sel'Ve, il vetturale che curvano ad un cenno l a testa e piegano la schiena. Avvicin~tevi al tavolo dove il t1iveur esercita incontrastato il suo dominio e ostenta il suo panciotto fantasia e distende sul marmo la mano carica di anelli !

Allung.lte le orecchie : Il vif,ieur e i suoi compagni non parlano di politica. B un ugomento plebeo. Non si occupano d'arte. Li lQ{Q in•

competenza in questo campo è colossale Di letteratura forse' Dei passati conoscono li Tempiello di Venere , dei contempor1nei: ù rim, di Argia Sbolenfi. Parleranno d'affari.... Sl.. d'affari. Ma sono gli affari che ben di udo si concludono alla Borsa. Quasi sempre è lo stroziìno che s'incarica di certe difficili partite. L'argomento del discorso è l 'ult ima avventura. galante, il recente scandalo matrimoniale, una conquista amorosa, una forte perdita sul campo delle corse o attorno al tavo lo verde di un bisca clandestina, una fuga , un banchetto, un veglione

Vedete quel piccolo signore calvo, dagli occh ietti obliqui, dallo sguardo strisciante che parla a voce bassa? . E il suo vicino alto, secco, dalle lunghe braccia scimmiesche?... E il terzo adolescente, ma daUa f conte già solcata da rughe precoci, dalle labbra cascanti che non conoscono più le rose deJla giovinezza? E quel vecchio da.Ilo sguardo osceno o ripugnante? Una donna seminuda gli titilla il naso b itorzoluto con wla piuma e il lurido vccchio sorride di un sorriso da impotente e da m alato

Sono i 1JitJe11,s, o folla anonima di mise rabili che passi timorosa davanti alle grandi vetrine dei ca.Hè e n on osi gua rda r dentro.... Sono gli uomini che vivono di notte nei ca ffè, n elle bische, nei postriboli! La loro m ente è piccina, ma 1a loro superbia è baronale.

Non han no idee, non hanno pwgrammi, non dio. La loro religione è il piacere, non il piacere nobile che dà all'organismo · un senso di gioia, sibbene il piacere volgare, arti6cia.le, falso, orpellato d'ipocrisie o sgargiante del rosso di tutte le impudenze. E alla mattina, quando l'alba accenna lieve a oriente, i viveur.s tornano alle loro ca.se.

In questo modo, o con leggere varianti, pasn.no tutti i giorni e tutta la vita. Non sempre la fortuna Ji protegge.... Molte volte, in pochi anni, molti patrimoni avit i scompaiono, ed ecco allo ra il 11ive11r costretto a vivere. di ripieghi, contentarsi dello srudo che gli amici non immemori gli prestano, a limitare il n ume ro delle sue stanze e dei suoi vestit i, a mangiare alle tavole deg l i altri. a sentire insomma l'alito freddo di quella triste signora che si chiama Miseria ed ha per figlia la Fame.... Vita inut ile a sé ed agli altri è q uella del viv, ur, Morendo, la penna del giornalista trova sempre per lui una frase d'ipocrisia e si dice: « li morto era assai noto nei ritrovi mondani della. città )>.

Il vi1Jeur è il prodotto tipico della società e delle classi che si corrompono, che si dissolvono. Roma conobbe i vi11e11rs forse più spirituali dei moderni, ma non meno corrotti o degenerati. Oggi i vive11rs costituiscono la vegetazione che il fango sociale esprime dal suo seno. E come i viveurs di Roma antica o diavano i nazzareni, i novt.tori, i cristiani e reclamavano contro la vile plebe l'applicazione integrale delle f e roci leggi persecutorie, egualmente i J1ivt11r.s de lla borghesia detestano

_...,,...._...,,,,,.,,,....,,..,.., -,, ,-~- ,IL PERIODO TRENTINO 117

il proletariato, le idee moderne, il pro8resso, la rivoluzione. Dai 11i11e11rs deJJa borghesia, da questa congrega di avventurieri, dì bari, di ladri, sono usciti i « pattuglioni dell'ordine » che funzionarono a Bologna durante l'ultimo sciopero generale, sono usciti i 4 Jiberì lavoratoti » parmensi, i volontari « dell'agraria », i rivoltellatori delle donne, i BagelJatori dei bambini, sono usciti i vigliacchissimi che a Milano fischiavano gli- operai e li percuotevano, sotto la protezione benevolente delle guardie

I 1,1i11curs sono, a tempo perso, i poliziotti volontari, i più feroci sostenitori della reazione

I 11iveur1 di Roma passarono e quelli della borghesia non saranno eterni. Il proletariato ha J!:ià acceso la grande 6amma purificatrice.

MUSSOLINI

Da L'A11t141tÌr8 d,I Lavor11tor8, N. 20, 19 maggio 1909, V.

118
OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOUNI

I compagni falegnami italiani del laboratorio Brand in questa città, 00ft rie~ mai il gi.ornale l' A1111m i1• a cui eni hanno diritto, semplicemente perch.!: il fiduciario che t un tedesco, mentre si preoccupa molto di diffondere la H o/z,irb,it", crede lecito di pNticare questa specie di ostruzionismo a danno oostro I compagni hanno già protestato contro questo inqualificabile modo d'agire, ma fino ra senza risu ltato Se questa corrispondenza non sortir¼ effetto alcuno, ricocceremo a mezzi più energici Abbiamo diritto al giornale e poicM sappi~ ch'esso vieae sempre regolarmente spedito, chiediamo che al sabato mattina il fiduciari o ce lo distribuisca, come fa col giornale tedesco,

2 inutile! l buoni, bravi, carissimi, ordinati, calmi, pratici compagni operai tedeschi sono maledettamente ancora impcdati di nazionalismo ! f: per un residuo (speriamolo !) di sciocco nazionalismo, che si pratica questo ostruzionismo, anzi questo esclusivismo contro la stampa italiana socialista, E giacché ci sono, voglio aggiungere ancora qualche cos'altro. Noi socialisti ita liani e italiani d'Italia, dep loriamo il contegno dei compagni socialisti-democratici tedeschi. Non solo i governi p re ndono delle misure reazionarie contro gli operai italiani, ma anche nel seno delle organizzazioni operaie si praticano a danno dei compagni italiani tante piccole vessazioni che ci ripugnano profondamente. Non molto che a Bolzano si tenne una riunione operaia tedesca, in cui gli italiani erano interessati Ma non appena uno dei cosidetti referenti, si rivòlse agli italiani in italiano fu u rlato e costretto a cambiar lingua. Invece alla birreria Seidel in un comizio che presenziai e nel quale non vi erano che cinque o sei operai tedeschi, poté il Pitacco far loro un piccolo discorso in tedesco, senza che nessuno dei 300 e più operai italiani elevasse una voce di protesta. Noi ci spogliamo sempre più del nazionalismo e lo lasciamo fare ai padroni, gli operai tedeschi-austriaci non se ne possono liberare. Questa condizione di cose va notata per attestare, in fatto d'ideale socialista, Ja nostra superiorità.

Un altro caso. Non è molto tempo che a Innsbruck si tenuto un congresso politico socialista. Credete voi, che almeno per spirito di çama,fffl,ri, j compagni di Innsbruck ci abbiano invitati ad offrire la

CORRISPONDENZE BOLZANO

OPERA OMNJA DI BENITO MUSSOLINI

nostra adesione? Mai più. V'è una Commissione Esecutjva del P. S Trentino e probabilmente anche un partito, ma. i compagni dì Innsbruck, che forse conoscono l'organiuazione del partito socialista cinese, ignorano o fingono d'ignorare la nostra esistenza.

La serie dei documenti potrebbe continuare. Noi non protestiamo: constatiamo. Solo ci auguriamo di non doverci più occupare di queste miserie.

Ci auguriamo insomma, che il grido di Carlo Marx: « Proletari di tutto il mondo unitevi», trovi un'applicazione pratica. Certi esclusivismi non hanno ragione d'essete. Si deve permettere l'uso di tutte le lingue in un comizio di operai. Ho assistito a Ginevra, a Berna, a Milano e altrove a riunion i in cui si facevano discorsi in quattro lingue. Cari, carissimi compag ni tedeschi, non fate dunque del pangermanismo> o peggio de ll' imperialismo linguistico!

Anche l'italiano, il disprezzabilissimo italiano•, ha di ritto di citta• dinanza nelle assemblee di opera i e nelle riunioni dì persone civili.

Poiché l'italiano, il disprezzabilissimo italiano è stato consacrato da un poeta universale, molto tempo prima che Klopstock scrivesse la sua MeJJiade e Goethe il suo Paflst, Quanto poi al grande poeta nazionale austriaco, io offro un piccolo fiorino di mancia a chiunque me lo sappia indicare....

NOTA DI MUSSOUNI &BNITO

Da L'A.v11tni11 dt l Lttvor4lort, N. 20, 19 maggio 1909, V,

• Nel numero suco!ssivo Mussolini rettifica: « Nel mio ,ommento 41/a ,or· ,hpondniu dtJ Bo/uno, ,n ,mo Jvarfont 1ipog,afi,o ,ht mi p,nn, J; ret1iffra,r1. Non. ho urillo "Jùp,,r:ahiliuimo" itt1Ji4no, m4 "dt!preZZ41iuimo ". Nel primo ,a.,c t1o"dh1 dir, dn fitaliaru, è lingua diJP,n:,zb;/,, mtttlre in11«1 la J«ond.t PtSrola Jig11i/ha ,ht rilaliano è dhp,ez::aJo da JutJi ,o/oro d, non lo t apiJCono , nor, tonouon /11 Jtc ri,i. N,mma hng11a d,J mondo i dirprtZubi/e N,pp t1r1 q111/J4 p1.1,lt1ta d1.1i (sic] Z11li Ogni Jing11a l l',sp,mion, d,; hisog11i, d,ll, ttr1dui:e, J ,lla spiritualità di un d1tHmin1.1Jo popolo. p,, flm l o og,:i Jing111.1 ht1 di,ittc IUl' esiswn:a , //U ,isp, tto ah,t1;, MUSSOLINI •. (PBll L'l!:$1t.TIIZU. da L'Àlilit11ire d,I LA110,aJort , N. ll, 26 maggio 1909, V),

120

CRONACA CITTADINA UN PROCESSINO

Mi è giunta la seguente riccomandata:

El11, signor Mussolini Benito viene citato al dibattimento sull' accusa sollevata contro di lei per offett alf Mote prevista dal pa.r. 496 Codice Penale a danno di Don Dallabcida. Il dibattimento avei luogo davanti al giudizio d.istuttuale di Trento il 29 maggio 1909.

Benissimo! Dir pane al pane, vino al vino, e asino.... all'asino costituisce un'offesa all'onore, quando si tratti di un prete. Sono sicuro di essere condannato, perché io mantengo intera la frase incriminata Solo Vorrei che la Corte del Giudizio Distrettuale, mi permettesse di dimostrare ·che bisogna sempre dire pane al pane, vino al vino e a.1ino.... all'asino

Del resto il querelante Don Dallabrida poteva ad altre istituzioni affidare la difesa del suo onore. Non c' è dunque a Trento una. qualunque società protettrice degli an imali?

M, 8,

Da L'Af!f!tnir, del La11or(l/ore, N 21 , 26 maggio 1909, V.

DICHIARAZIONE

COSE A POSTO

Un latinista che comincia con un pereat e finisce con un Verax ( nientemeno!) richiama sul Trentino di ieri - a proposito dell'agitazione dei falegnami - l'attenzione di tutti gli interessati e della cittadinanza intera sul punto 11 del memoriale presentato dai falegnami ai padroni, che dice : « Gli operai dovranno essere inscritti nella Cassa distrettuale ammalati della città di Trento ».

La deliberazione dei falegnami scotta evidenteme nte a quei signori della Cassa cattolica, e Verax, dopo averci assicurato che la Cassa cattolica offre ai propri soci un servizio medico distinto e maggiori vantaggi de1Ja Cassa di città, si abbandona a una piccola disquisizione sulla libertà e sul diritto di goderla, e accusa, natu ralmente, i socialisti di imporsi agli opera i, sino a volere in modo assoluto ed esclusivo la in• sc::cizione di tutti gli operai alla Cassa della città.

Ascolta bene, p iccolo gesuita! Quando tu affermi che la Camera del Lavoro è p.otoriamente socialista, sei nel vero, ma quando scrivi che la Camera del Lavoro vuol imporre il suo g iogo tu mentisci anche se ti firmi V 47'4X. Jl memoriale presentato ai padroni è stato discusso punto per punto da un'assemblea di falegnami ed è stato approvato con vota· zione a scheda segreta da una stragrande maggioranza. Su 148 votant i, ben 140 hanno approvato il memoriale preparato. Si noti bene - da un comitato di operai falegnami e non dalla Camera del Lavoro. Sono dunque gli operai che non ne vogliono sapere di Casse confessionali ed hanno perfettamente ragione.

MUSSOLINI

Da L'AVtlmir, J,I l.A11or4/or,, N . 21, 26 maggio 1909, V. Pubblicato anche su Il Popolo, N. 2712, 26 maggio 1909, V .

LA TEORIA SINDACALISTA 1

I.

Da oltre un mese ho ricewto questo nuovissimo libro di Giuseppe Prezzolini e solo oggi ne scrivo. Jl ritardo è dovuto alla mia ingenuità. Ho aspettato la fine dell'agitazione postelegrafica e operaia di Francia. v·~ stato un momento ia cui, ~,ondO i giornali, la « tempesta rivoJu:tionaria » minacciava di travolgere non solo l a repubblica, ma la SO· cictà Hervé p arlava d'insurrezione, Pataud di rivoluzione sociale. Gli oratori sindacalisti celebravano la rovina del parlamentarismo, come una prima tappa verso l'espropria2ione della borghesia. La tempesta è finita in un naufragio. Miserevole e pietoso naufragio senza eroismi di marinai Naufragio da operetta, da pochad,e anzi. I postelegrafici sono tornati ad affondare nelle loro sedie di cuoio; lo sciopero generale non ha avuto seguito alcuno fra la massa operaia di Puigij la Waterloo della Confedera2ione del Lavoré ci darà l'imma ncabile appendice di questioni persona.li e lo scaricabarile delle responsabilità. : Oemenceau, il parlamento, e la borg hesia trionfano.

L'alba di cu.i ci parla Marx., alba in cui canterà il gallo rosso della rivoluzione sociale hon è pe r anco spuntata. nel cielo di Franc ia. I sin· dacalisti di Pa rigi hanno troppo facilmente creduto nelle virtù rivoluzionarie de i ror,ds de c11ir G li impiegati sono sem pre impiegati

Qualche volta accade come la realtà supera la teoria, cosl l'avvenimento rende inutile il libro. Se dal movimento sindacalista di Parigi fosse risultato una profonda trasformazione, allora sarebbe stato forse superffuo parlare di teoriche sindacaliste.

L'epilogo disgraziato dello sciopero dimostra invece che il sindacalismo non è penetrato nell'anima proletaria. Il sindacalismo non è di ieri o di oggi: sarà di domani.

1 , L, ttorù,· 1inda,a/ÌJl<1 » di Giluepp, Prt::oliwi. - Bdilor~ Fratetc'1 P,rre//,i, Ni,poli. - P,,:izo d ~I 11obmu /ir, J.

r .....-·..,.,..,,,,-,.,,.,,..-r.,,...·•,:~-- • '.'"'"=-r,·~···"' '"'.' .· - · ·,,.. ,· , . '

Il libro del Prezzolini uno dei migliori della recente Jetten.tura sindacalista italiana. l ' Autore non è sindacalista. Egli ha semplicemente esposto tutto quanto concerne il sindacalismo - ci ha dato insomma una quasi compieta figurazione dell'ideologia sindacalista. Il libro è impersonale, eccettuato in tre punti : nella prefazione e nei saggi su Bergson e Sorel. Il grosso del volume non è di Prezzolini, ma come egli stesso dichiara, è « preso da testi autentici, dato nella sua espressione più rigida e disposto nell'ordine più logico». Per dare il giusto valore dell'opera di Prezzolini domandiamoci: la ieoria sindftcaiiJta, quale dal Prenolini ci vien tratteggiata, è veramente la teoria s.in dacalista, o non piuttosto una caricatura, una deformazione del sindacalismo? In altri termini: i sindacalisti ritrovano o no, nel libro del Prenolini, una fedele esposizione delle loro idee? lo, sindacalista ormai da cinque anni, rispondo affermativamente. Il libro di Prczzolini è una chiara sintesi di tutto quanto sul sindacalismo è stato scritto e detto in q uesto S(Orcio di secolo, non solo in Italia, ma in Francia.

Coloro che di sindacalismo hanno inteso vagamente parlare, i compagni che del sindacalismo hanno letto solo gli articoli dei fogli settimanali, gli studiosi che s'interessano della questione sociale e dei movimenti sociali, faranno bene a comperare il volume del Prezzolini.

E con questo consiglio, potrei far punto, se, per la mala abitudine invalsa nel g iomtlismo, recensione non significasse ormai 11brttgé introduttivo del libro di cui si parla.

Che cosa è il sindacalismo? E prima di tutto in che rapporto stanno sindacalismo e socialismo? li ·sindacalismo sta al socialismo come il figlio sta al padre. Senza un periodo superato di socialismo, non è comprensibile il sindacalismo. ·Quale la diffe renza? Il socialismo è un problema «umano», il s indacalismo è un problema esclusivamente «proletario». 11 socialismo intende attuare la sua realtà storica attraverso la progressiva democrat inazione dello Stato, il sindacalismo è antistatale e vuole giungere all'emancipazione della classe operaia attraverso il sindacato d i mestiere, divenuto organo specifico di educazione, di difesa, di conquista - organo specifico del proletariato. Per impiegare la terminologia vol8iana, i socialisti credono al passaggio per « via ideologic11. », i sindacalisti per « via tco nomica ». I primi sono quindi }'lltlamentaristi, gli ultimi antiparlamentari o astensionisti. I socialisti tendono a una legislazione sociale che mitighi l'asprena del dualismo capitalistico-prole-

124 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
Il.

125 tario, i sindacalisti danno scarsa o nessuna importanza alla legisb..zione sociale quando non si.a conquistata coll'azione diretta. L'etica socialista si muove in gran parte nell'orbita cristiana, evangelica anzi (amore dei poveri, redenzione degli oppressi) con un'aggiunta di utilitarismo positivista ; la morale sindacalista - quale almeno vien disegnandosi - tende alla creazione di nuovi caratteri, di nuovi valori, d i homines not1i .

Il socialismo per amore del determinismo economico, ave,.·a sottoposto l'uomo a delle leggi imperscrutabili che si possono malamente conoscere e si debbono subire; il sindacalismo ripone nella storia la volontà fattiva dell'uomo determinato e determinante a sua volta, dell'uomo che può lasciare l'impronta della sua forza modificatrice sulle cose o sulle istituzioni che Io circondano, dell'uomo che <e può volere » in una direzione data : il sindacalismo non rifiuta la « necessità economica » ma vi aggiunge la « coscienza etica ». Così «come i sindacalisti o leghe di resistenza rappresentano sopratutto nel loro confederarsi in Camere di Lavoro l'organismo più alto creato dalla classe operaia, cosi la teoria sindacalista, nutrita dall'osservazione di ciò che avviene nel seno dei sindacati, rappresenta il momento più alto della coscienza teor ica socialista» (op. cit., pag. 52).

Le ~ause psicologiche determinatrici d i questo « momento >> più alto sono desiderio « di chiarezza, di log ica, di realtà», un odio degli abbracciamenti teneri, delle riconciliazioni uman itarie, delle confusioni indebolitrici. Lungi dall'attenuare l'antitesi di classe, il sindacalismo vuole acuirla, estenderla, renderla insanabile. Esso rifiuta tutti i comp romessi elettoralistici della frazione riformistica e non prende sul serio la filant ropia dei capitalisti. Rinuncia ai piccoli . vantaggi, alle briciole che cadono dalla tavola dell'Epu lQne borghese.

« Pere~ ·un cen tesimo di più all'on, se deve !ignificare soggezione pili lunga? Perché maturate nelle casse sociali gli intcrc~i, a mo' dei bo1ghes.i, se questo dtve d ue un attaccamento meschino al comodo momentaneo e legare di più, colla · zavorra dell'avarizia, il proletariato alla terra dell'asservimento? Meglio una coscienza nuova, che un taKhino più gonfio, una volontà più tesa, che un'assicurazione contro la vecchiaia » (pag. 58).

Il sindacalismo, che ha per oggetto la formazione di un nuovo canttere, si diversifica dal socialismo tradizionalistico nella tattica. N el socialismo tradizionalistico è il « partito » (accolta di intellettuali politicanti e incompetenti) che sì prende il delicato incar ico di realizzare:: il socialismo per conto degli operai, maga ri attraverso la metà. più. uno di un voto parlamentare; nel sindacalismo gli intellettuali, i p,ofessionnels de la pnasée, gli ideologici non trovano posto. Il sindacato quale

1· ·t- -
IL Pll..lODO TRENTINO

embrione della nuova società dì produttori, non tollera parassit i nel suo seno. 11 partito è possibilista; il sindacato è rivoluzionario: il primo riforma per conservare, l'ultimo« combatte costruendo»; il partito giunge alla « collaborazione di classe e governamcntale », il sindacalismo tende a « dissolvere le forze dello Stato» e a trasferire nelle organizzazioni proletarie tutto quanto possono portare d'amministrazione pubblica ; il partito dà una importilnza esagerata aJle lotte elettorali e al cittadino votante che affida a un altro l'incarico di difenderlo e di rappresentarlo; ìl sindacalismo dichiara l'eguaglianza politica una parola vuota di signi• ficato per chi soffre della disuguaglianza economica.

Il sindacalismo considera proletariato e borghesia come due eserciti nemici che si preparano al grande ~rto: l'azione diretta è la tattica della nuova guerra, lo sciopero generale ne è la principale battaglia (pag. 129).

Lo sciopero generale nella teoria sindacalista è il momento mistico della totale liberazione degli uomini e dell'ascesa della nuova classe al suo posto per l'esplicazione completa della sua missione. t sciopero etico, piuttosto che economico, anche se l'economia ne è il pretesto (pag. 131).

Facendo assegnamento esclusivo sulle forze proprie della classe operaia, Jo sciopero 8enerale è fra tutti i modi dell'azione ~iretta, il più semplice e il più perfetto. Se il socialismo consiste nella nozione di classe e della lotta di classe, deve approvare eminentemente quello che di q uesta lotta

è capace di dare in grado altissimo la coscienza esatta. Lo sciopero generale si dimostra allora, non soltanto uno strumento efficace, che in un dato momento, per ora imprevedibile, potrà segnare l'arrivo della cfa.sse proletaria alla completa capacità di gestione sociale, ma anche come un modo di educazione per prepara.re il momento culminante sulla lotta: avrà per scopo la conquista dei mezzi di produzione, l'eliminazione della borg hesia come classe dalla scena della storia. I tentativi fatti fi. oora non sono riusciti appunto perché tentativi, ma l'idea dello sciopero generale va conciuistando la massa, che si allontana sempre più dalta politica parlamentare e dai ciarlatani della scheda.

III.

Come ho detto, nel volume del Prezzolini vi sono due saggi su Bergson e Sorel. Non mi sembra grande l'influenza del Bergson nel formarsi delle teoriche sindacaliste, mentre invece Sorel è veramente notre maitrt e non v' è ·sindacalista un po' colto che non conosca l'ex ingenieur des ponts et .cha11ssles che dopo aver « costruito » con pietre, si è dato a costruire con «parole». Esatta è la de6nizione che Pre:zzolini da di Sorel: Giorgio Sorel appartiene agti «eccitatori», agli «svegliatot i»,

126 OPERA OMNIA DI
BBNlTO MUSSOUNI

ai « rivelatori », agli uomini che non la.sciano « sistemi » ai posteri, ma affacciano «problemi» davanti ai contemporanei. Il suo « sindacalismo »

è sorto da un'interpretazione più felice del marxismo - chiamato dal Sorel « una dottrina di vita, buona per i popoli forti, una dottrina che riduce l'ideologia al solo artificio per J'e1porizione abb reviata alla realtà [.rie]; essa stima che i progressi economici sono la condizione necessaria per la generazione di una n uova società; essa insegna agli uomini a voler conquistare i diritti dei q uali possono sopportare il carico ». Per Sorel l'opera di Marx è « opera di cnn.riglio e non di teoria, di pratica, non di scienza». Non seguirò Prezzolini nella sua acuta analisi degli atteggiamenti spirituali di Giorgio Sorel; non farei che guastare. Mi soff ermerò invece sulla « no2:ione » di violenza che Sorel ha riposto in circolazione.

lo ho della violenza una no:tiooe semplicista, ingenua, primitiva, tradizionale, se volete. Per me la violenza è una manifestazione fisica, materiale, muscolare. Le idee finché rimangono nei cervelli o negli scaffali delle biblioteche sono perfettamente innocue. Diventano pericolose solo quando vi siano degli uomini che mirano a tradurle in atto, a convertire l'ideale in realtà. L'urto fra opposte concezioni della vita, non è mai idilliaco come una discussione accademica

Una classe che ha il dominio del mondo, non se ne va dietro un semplice ordine di licenziamento, accompagnato mag ari da un benservito. Si difende o si fa difendere-. La borghesia non solo si fa difendere oggi, ma si prepara a una « res istenza personale ». Le fabbriche dovranno essere espugnate come le forte2~. Espropriazione significherà anche « elim inazione » dei difensori del vecchio regime. Il proletariato non è giacobino e d è probabile che al suo trionfo non seguirà. un periodo d i persecuzioni e di terrore rosso; il proletar iato non è però ingenuo e sa che si vincono gli avversa ri riducendoli alnmpotenza la Ri yoluzione

Sociale avrà dunque un periodo di violenze, un periodo eroico, insurr e2:ionale. Bisogna preparare gli animi. Gli assalitori della Bastiglia non erano armati di chitarra e non recitarono una p reghiera e non cantarono un refr-ain commoverite davanti ai difensori della vecchia prigione di Stato: massacrarono le guardie, demolirono le muraglie. Le grandi trasformazioni sociali sono consacrate dal sangue di uomini che difendono il vecchio mondo e d i uomini che l o vogliono abbattere. Gli operai non credano di speuarè le catel'le della loro servitù economica senza sacri.6.do; si preparino invece a cimenti difficili e lascino le rosee previsioni, l'ottimismo evangelico ai p ochi romantici ed alle femminette .sentimentali. Ogni liberazione è una tragedia. Guai agli operaì che si lasceranno « commuovere » ! Guai ai « pietosi »!

IL PERIODO TJlEN'l'INO 127
9. · II.

~. come afferma Alfredo Oriani, nella sua magnifica Rivolta Ideale , ogni epoca non ha che uno scopo: « sviluppare un carattere wnano », dovremo o no al sindacalismo la formazione d'un uomo nuovo, economico e morale? Il Prczzolini dichiara che l'errore sindacalista sta nel non ricono.\Cere che, per ora, la massa operaia è assolutamente incapace del coraggio che ci vuole per adottare la dottrina dei sindacalisti. Ma non è un errore sindacalista, ma dei sindacalisti, i quali 5j sono finora addimostrati ignari quasi completamente della psicologia delle masse e malcerti agitatori. Ormai il sindacalismo come dottrina, è compiuto : mancano gli uomini. Bisogna formarli. Non convertiamo il sindacalismo in una moda ideologica e letteraria da salotto o da caffè Aragno; l'azione diretta, lo sciopero generale non diventino luoghi comuni come il « lasciar fare, il lasciar passare » degli economisti liberali della prima metà del secolo scorso. Sarebbe la morte del sìndacal.ismo che non de\·e essere « teorizzato » dai filosofi ma « fatto » dagli operai. lo credo che la massa operaia purificata dalla ·pratica sindacalista svilupperà il « nuovo carattere umano>.

Trenlo.

Da Il Popo/t1, N, 27H, 27 maggio 1909, X,

' ,ç_ i"_ ~. ' 128 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
IV.
MU SSOLINI BENITO

IL « VILISSIMO » MESTIERE

Il Presidente del Tribunale dottor Schumacher ha definito il giornalismo un <<mestiere». Mi permetta l'onorevole Magistrato di aggiungere al suO sostantivo un piccolo aggettivo al superlativo e di dire: « vilissimo mestiere». Poiché qui, a Trento, ci sono i « vilissimi » mestieranti del giornalismo che hanno un cuore avvelenato dall'odio settario e un cervello senza fosforo. Ci sono gli ignobili ·scriba ch e non hanno il coraggio di sostenere e difendere l'opera della loro penna venduta. Io non voglio entrare in merito alla sentenza del tribunale *. Ne sono lieto perché ha deluso molte aspettative, fmstrato tante speranze covate fra una seduta al Comitato diocesano e un'altra al confessionale e vorrei quasi gridare: Ci sono dei giudici anche a Trento e non solo a.... Berlino. Né scaglierò il sasso della mia profonda commiserazione a quel « povero » Gadler i cui dolori si pagano con cinquanta corone.

Voglio solo documentare l'ignominia de i « vilissimi mestieranti» del giornalismo clericale.

Nella Vou Cd1tolict1. dell'll gennaio comparve un trafiletto ingiuriatore**. L'offeso si reca alla direzione di quel giornale e domanda spiegazioni. Un redattore è presente. Egli non si assume responsabilità. Si scarica sugli assenti Dichiara - ;anci a simpli.itas! - di non aver

• Il 28 maggio 1909 il tribunale di Trento aveva coodanne.to Cesatt Battisti - m, di aver schiaffeggiato e percosso-il cronista del Tunlino Arcangelo Gadler in seguito ai fatti descritti in questo articolo - a uoa settimana d i a.mesto rigoroso inasprito da ùn digiuno, alle spese processuali, a rimborsatt al danneg. giato le s pese sostenute per l'acquisto di medicinali e a pagare al medesjmo cin· quanta corone per i dolori sofferti.

•• Il tenore d el trafiletto è il seguente: 11 Popolo l'altro giorno stii.mpava che 'i preti a Messina sono scappati, dise1tando dal luogo ove li chiama il dovere e abbandonando tanti infelici Anche questa menwgoa parve buona pur di late d ell'anticlericalismo. Ma già per il Popolo di eroi non v'! che 12 signora Ernestina Bittanti Battisti, la qwtle in soccorso dei danneggiati ha fatto un viaggetto circolare Trento-Roma-Napoli-Firenze! (N. ti, R.) ».

neppur letto l'articolo. Lo legge e non lo trova offensivo. Si tratta di una « signora Ernestina » che fa dei « viaggetti di piacere » approfittando di un'immensa sventura nazionale Gadler, il «povero» Gadler, fa il becero e ritiene con uo candore degno di un Pangloss in ritardo, che quei diminutivi pieni di insidia non siano tali da sommuovere tutte le collere di un marito che sente la · propria dignità. Ad ogni modo c'è un gerente. E voi, giudìci, e voi cittadini pretendereste che l'offeso si rivalga sul gerente, su questo uomo di paglia che bene spesso non legge neppure il giornale, di cui è responsabile? No. L' ironia non può aggiungersi all'offesa. la percossa, lo schiaffo è in questo caso l'unico mezzo per ottenere una riparaz.ione. Ma gli assenti tornano. Torna il Degasperi, d irettore del giornale. C'è un vice-direttore insottanato ed un vagellante sgrammaticato Nessuno di costoro assume la patern ità del trafiletto diffamatore: Non c'è nessuno che abbia il coraggio civ ile di gridare: « Signor Battisti ! Voi avete percosso un innocente ! 1·autore dell'articolo sono io e ne assumo 1a responsabilità !». Il Degasperi, l'uomo della prosa sciatta, asintattica, il superficiale che invoca un orario delle ferrovie austriache per sfuggire a un contradditorio imbarazzante, tace nell'ombra. Gli altri non :si fanno vivi. lo scrittore della frase atroce è ancora un « segreto » redazionale.

In altri paesi il cronista schiaffeggiato avrebbe chiesto una riparazione, ma non alla giustizia. In qualunque redazione i compagni di lavoro dello schi.tffeggiato avrebbero fatto atto di solidarietà con l ui assumendone anche le difese. Ci sarebbe stata una vertenza cavalleresca, non mai un processo in tribunale

Qui, invece, si ricorre alla Giustiiia per farsi liquidare.... il conto dei propri dolori con una somma di !iO corone.

E non ha dunque ragione il Presidente Schumachec di definire il giornalismo un mestiere? E non ho diritto ìo di aggiungere l'aggettivo «vilissimo»? Come non chiamare « mestieranti » i « poveri » Gadlcr, Spoleta, Degasperi, Chelodi, pennivendolì senza idee e uomini senza coraggio?

O banditi nella macchia nera del giornalismo clericale : voi siete più dispregevoli dell'assassino che affronta l'ignaro viandante - in pieno 8iorno - a viso aperto!

Voi aspettate invece la notte; voi colpite nella schiena; voi tentate insozzare col vost ro fango le coscienze oneste e quando vi si chiama sulla piattaforma pubblica ad assumere la responsabilità delle vostre a:tioni, voi scivolate, sfuggite, vi nascondete o vi atteggiate - supcema · ipocrisia! - a vittime!

Per questa volta il tiro non v'è riuscito. La manovra non ha raggiunto

130 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

lo scopo Gli anni di galera che auguravate cristianamente a Battisti si sono ridotti a pochissimi giorni di arresto.

La condanna materiale cOipisce Battisti, ma v'è un'altra condanna alla quale non vi sottraete: la documentazione della vostra viltà.

Da li Popolo, N. 271'5, 29 maggio 1909, X.

IL PBRfODO TRENTINO 131
MUSSOLINI BENITO

Muswlini e1ordhce prometJendo ,he raççonterà come 1i .ron svolte le trattative, darà delle cifre, proverà i risultaJi ottenuti. Dichiara subilo che i falegnami hanno ottenuto una vittoria e notevolissima. I padroni sl sono dimostrati concilianti perché sapevano che i falegnami erano decisi all'impiego di mezzi estremi

Comincia quilldi in baJe alla proposta, alta contro-proposla e a/Jlaccordo - l'esam e dei miglioramenti conseguiti. Poiché i padroni hanno accettato q uello che era il postulato principale - cioè la diminuzione dell'orario - il comitato di agitazione ha dovuto essere arrendevole sugli altri punti. Così il contratto invece che al primo giugno 1911, avrà vigore sino al primo agosto 1912, L'orario resta di 9 ore e mezza. Le mercedi saranno settimanali ed importeranno per la prima categoria - I e Il anno dopo il tirocin io - cor. 14 ; per 1a seconda categoria - Hl e IV anno dopo il tirocinio - co r. 18; per la terza categoria - operaio dopo il IV anno - cor. 22; p er 1a quarta categoria - lavoratori provetti, e capi operai cioè capaci di eseguire qualsiasi lavoro del loro ramo e di istruire e dirigere nello stesso altri operai ed apprendisti - cor. 26; per la quinta categoria - facch ini - cor. 2.80 al g iorno Inoltre col primo di agosto tutte le mercedi attuali saranno awnentate del 10 per cento. Le ore strao rdinarie indispensabili saranno retribuite in ragione del 50 per cento della mercede normale. G li operai ocrupati in lavori foori di città avranno r ifuse le spese di viaggio. Verrà l oro corri5posto un fisso di cor . 2.50 al giorno per il vitto e l'alloggio, qua ndo però lo stesso non ve nisse corrisposto in natura Non si concede uno speciale indennizzo per i lavori di messa in opera. Resta abolito il lavoro a cottimo ad eccezione della messa in opera dei pavimenti. Per questa verrà pagato: a) per pavimenti a parquets cor. 0.70 al mz; b) per pavimenti a bastimento compresa la nervatura cor. 0.50 al m1 ; per pavimenti di tavole senza incastri compresa la nervatura cor. 0.40 al m'2.

"' R,iassunto del discorso pronunciato a Trento, nella sede ddla camera del lavoro, la sera <lei 29 maggio 1909, per cornunkare ai fal egnami i risultati deJla loro lotta coi pad,oni e Je basi dell'accordo rauiunto. (Da L'Att11e11irt d ,t LnioraJore, N. 22, 2 giugno 1909, V)

[AI FALEGNAM!l • -

PERIODO TRENTINO

La disdetta normale·sarà. di otto giorni. L'articolo nove riguardante il lavoro degli apprendisti è accettato integralmente. Tutte le altre pro· poste - eccezion fatta dell'obbliga: che si voleva imporre a.i padroni cli inscrivere gli operai alla Cassa di città - sono state accettate integra!· mente dai padroni. ·

I padroni volevano introdurre i miglioramenti solo col primo agosto. Abbiamo insistito ed ottenuto che almeno la diminuzione d'orario cominciasse col primo giugno. Era questa una specie di pegno della vittoria, a1 quale non potevamo rinunciare. Caso d iverso avremmo dichiarato lo sciopero. Riassumendo, i risultati tangibili sono i seguenti: immediata diminuzione di una mezz'ora sulla giornata di lavoro; col primo agosto mercede settiminale aumento a tutte le categorie del 10 per 100 e altri miglioramenti secondari. I padroni che hanno accettato l'accordo sono fin ora 18. Fra di essi i principali. Gli open:i che essi impiegano sono circa 170. L'enorme maggioranza dei falegnami. Contro i piccoli padroni refrattari agirà il comitato d'agitazione, e speriamo di rid urli fra poco ad accettare il concordato.

Questo - conclude Muuolini - è ciò che vi dovevo dire. Il comitato d'agitazione ha Ia coscienza tranquilla. Voi converrete che molto difficilmente si poteva ottenere una più bella vittoria. Ora si tratta di continuare la via, di prepararci per altre e maggiori battaglie. ( Grandi appJau;i salutano queJto ,omigJio ammonitore).

IL
·

A DON CHELODI

N el Trentino di sabato avete pubblicato che « Mussolini può ben vantarsi di essere impregiudicato, ma le sue fedine dicono diversamente ».

Otbene, le mie fedine sono nettissime, e voi avete mentito sapendo di mentire. E se il sig. l u tteri ha presentato ricorso per le mie f edin e, si accorge rà d i aver p reso un solennissimo granchio.

Non so se nella vostra frase ci siano gli estremi delta calunnia. Non m i preoccupo neppure di chiederlo. Se anche avessi la certezza di una vostra condanna, non ricorrerei al magistrato. F iglio non ancora immemore della mia Romagna, io mi vergognerei di bussare alle porte dei giudici. Ma sappiate che finora sono entrato una volta sola nelle aule di Temi, come accusato e per un delitto di cui sono fie ro perché non ha nulla di comune con quelli dei vostri colleghi Don Riva, Don Adorni, Don Vittoui. e compagnia. Fui. arrestato l'anno scorso in seguito a una fierissima agitazione agraria che avea scatenato 1a tempesta sociale nelle campagne de lla mia provincia. Giudicato per dirett issima al Tribunale di Forll, fui condannato a 3 mesi di reclusione, 1000 lire di multa, dann i e spese. Dopo 1 5 g iorni di carcere ottenni 1a libertà pmvvisoria. Presentai ricorso. La Corte d'Appello di Bologna nel novembre - qua ndo la passione popolare s'era calmata - riduceva la pena a dodici giorn i di reclusione, a danni e spese, col beneficio della legge Ronch etti e colla non iscrizione de/la (ondanna nel Cau/Jario Giudiziario . L 'enorme ri• duzione della pena, prova che la prima condanna fu « voluta » dalla polizia che aveva bisogno di togliermi dall'agitazione e alla lotta. Questa è la purissima verità. Ho diritto di dirm i impregiudicato, e fin ché non sia condannato per delitti infamanti, posso tenere alta la fronte.

Ed ora, signor Chelodi, io vi lascio cinque giorni di tempo per di· chiarare sul vostro giornale falsa la. « vostra » assenione di sabato. Seri• vete o fate scrivere alla Procura di Forll.

Se poi non avete H pudore di una rettifica, io mi prometto e v i prometto che prima di andarmene da Trento, lascerò sulla vostra chierica il segno non facilmente delebile delle mie mani.

MUSSOLINI BENlTO

Da 11 Popolo, N. 2716, l giugno 1909, X.

MEDAGLIONI BORGHESI

IL MAGISTRATO

Da pochi minuti m'ero seduto sulla rozza panca del gabbione degli accusati, quando una delle porte laterali si apri e udii una voce solenne proclamare :

- Entra la Corte!

Il presidente, i due giud ici, il pubblico ministero, il cancelliere, se• dettero nelle sedie dall'alto dorsale, gli avvocati distesero sopra un tavolo le loro serv iette rigonfie, su di un banco vicino sì disposero i g ioma. listi. Nel fondo il pubblico si raccolse e tacq ue. Tutti gli elementi della coreografia esisteva.no, la rappresentazione poteva senz'altro incominciare.

Declinai le mie generalità. Poi il cancelliere cominciò a leggere l'atto d'acrusa: La voce di questo impiegato - voce chioccia, strascicante, nasale - irritava. Non seguii la lettura. P refe rii ambientarmi. La sala non era molto vasta né molto affollata. Fissai i miei giudici. Il presidente era un vecchio dalla lunga barba grigiastra , dagli occhi cisposi e dalla fronte senza confini. Il giudice di sinistra dimostrava una quàrantina d 'anni. Biondo, roseo, paffutello, come il figlio di un salumaio. Fronte bassa, sfuggente. Collo taurino. Eloquio faticoso.. Il giudice di destra era uno di quegli uomini che passano nella v ita come dei commessi viag· giatori della noia. Rughe profonde g li solca.vano la fronte, le sue labbra avevano una conqazione indefinib ìle tra il sorriso e la smorfia. Il pubblko ministero e[a un uomo calvo, dall'ampia facc ia irregolare, bitorzoluta, dagli occhiali a stanghetta. Parlando dava inflessioni aspre, ostili alla voce. Il mio interrogatorio fu breve_ Rimisi nella debita proporzione i fatti e dichiarai di assumere la responsabilità di quanto mi veniva imputato. Jl pubblico ministero si alzò. Si fece un gran silenzio nell'aula.

- L'applicazione della legge senza preconcetti, senza parzialità, è il primo dovere del magistrato. Non farò lunghi preamboli. L'accusato è confesso. Si tratta di applicare per lui le pene contemplate dal codice. Chiedo una sentenza di condanna ai sensi degli articoli 1'4·1'6 del Codice Penale.

Il mio rappresentante - un avvocato di fre sco uscito dall'Univer-

-.:::~--

sità - mi tediò con una lunghissima arringa d ifensionale, Diede foR do all'universo. Ammucchiò storia, giutisprudenza, morale, poesia.... agri• coltura. Un caos di nomi, di date, di citazioni. Evidentemente il mio avvocato non si era ancora spogliato di tutto il bagaglio inutile dell'erudiiionc scolastica. Ricordo il pistolotto finale : - Eccellentissimi signori della Corte. In nome del nuovo diritto che sorge, io vi chiedo un verdetto che non inasprisca le passioni, ma porti la pace neg li mimi profondamente turbati. la Corte si rit irò per deliberare e formulare il verdetto*· (Mentre aspettavo la ~entcnza, l a figura del magistrato prese nel mio animo i contorni decisi di una delle tante cariatidi che sostengono il peso della vecchia società. Il magistrato mi apparve, non già come un sacerdote depositario della legge, ma come un servitore dei forti. Sentii un invincibile senso di ripugnanza per l'uomo che sceglie - fra le innumeri carriere - q uella che lo costringe a condannare i suoi simili. Dietro al magistrato e alla sua toga di seta nera, mi apparvero in una l ugubre visione tutti i vinti della legge, tutti i p ercossi dalla Giustizia , tutti i castigati dal codice, le schiere dei ITliserabili che caddero e vennero d alla sentenza di un magistrato segregati dal mondo - gli innocenti che non giunsero a commuovere colle loro grida invocanti pietà, le anime de' magistrati, chiuse ai sentimenti umani. La scritta : « La legge uguale per tutti », mi parve un ' ironia feroce. Dietro le pareti del tribunale sulle quali stava inciso « Passione popolare non turbi la serenità del giud izio » vidi alt ri muri più bianchi - i muri delle prig ioni dove si seppelliscono i vivi. le vittime della Giustizia mi gettavano la tempesta nel cervello. Erano i ladri che avevano rubato per fame, gli omicidi che avevano ucciso in un momento di passione morbosa, .i giovinetti trascinati al de-litto dall'ambiente ostile, i v ecchi costretti a delinquere per non dovere elemosinare, le donne che sopprimono il frutto dei loro amori, perché l'onesta morale borghese non tollera figli che non nascono da un matrimonio legalizzato dal sindaco e dal prete)

Sop ra alla immensa rovina sociale, una figura d i donna s·ergeva imponente e accanto a lei un piccolo uomo: la Giustizia e il Giudice. L 'idea e il· fatto - il simbolo e la realtà - l'istituzione e l'uomo. La solita voce interruppe il corso delle mie meditazioni : - Entra la Corte.

* In questo punto l'articolo è uq11e1tralo. I passi censurati (qui fra p u entie-si) sono riportati da l.:AV11t nirt del La~orRtOrtt, N. 24, 17 giugno 1909, V In questo numero i passi censurati sono inseriti nd tcsto ddl'interpellania contro i seque3tri, pcem1tata ·da.i deputati trentini Avaocini, Oliva, Sa:bar, Consorti al ministro della giustizia austriaco. Ire stesse considerazioni va.lgooo per i successivi passi fra parentie-s i

136 OPEM OMNIA DI BENITO
MUSSOLIN(

Il verdetto fu di condanna. Non mi meravigliai. L'aspettavo. Stciosi la mano al m io avvocato, diedi uno sguardo distratto al pubblico ricam• biando alcuni cenni di saluto e uscii fra due carabinieri, mentre i giudici, ffidentemente soddisfatti, raccoglievano le cartelle sparse sul loro banco.

Alcuni mesi dopo espiata la pena m'aggiravo nei bassifondi deJJa grande città. Volevo descrivere la vita del popolino che imbestialisce neJJa put redine e aveva bisogno di conoscere tipi, situazioni, scene, di ambientarmi insomma. All'angolo di una via malfamata, incont rai il magistrato che aveva chiesto e ottenuto la mia condanna. Il suo passo era vacillante. Lo seguii, Dopo alcuni minut i incespicò e cadde. Era uhbriaco e si addormentò. Io lo guardavo e pensavo: Guai a coloro che suanne giudicati domani.

(Oh! Giustizia scendi dai tuoi altari, deponi la tua spada che t agli:1. solo dalla parte dei poveri, lascia le hle bi lance irrugginite e osserva: JI tuo rap presentante in terra sacrIDca di giorno a Temi e a Bacco Ja notte!

Mi venne un'idea orig inale Stracciai il margine lungo di un fog lio quotidiano e postomi sotto la luce di un fanale sc rissi a grandi lette re : « L'alcool è uguale per tutti!» e deposi la lista sul petto del magist rato che continuava a dormire.

Lo scandalo fu enorme. Che cosa sarebbero mai i tuoi difensori, o povera Giustizia, se non portassero la maschera ?).

MUSSOLINI

Da L'.A.11v1nire del lAlioralore, N. 22r 2 giugno 1909, V'·

• Nello stesso numero un lra61ctto pubblicitario de li Vit,.nd4ttle, settimanale politico-letterario-sociale, dirttto da T omaso MoniccUi, è postillato nci termini seguenti: « Con1ig/io vi11a1111nu ai ,ompagni di abbonar1i. Un abbon11m1nl o prol,tario non ,01111 rh, 6 Jjr, .JJ'anno, doi Jr, lire pr, 1em11/r,, Coloro rin i,11,11dono abbon11ni pouono 1pdir~ dir1ttamn11 il v11gli" " Milan o, opp11rt p,uolar1i preuo l'Amminh1,11zione de/l'Avvenire del Lavoratore, ùm,. ri, ,w di ,u,oglier, abbonam,n,; ('tr il Twui,ro, Tirolo , Voralb,rg. m. b.».

IL PERIODO TRENTINO ll7

A DON CHELODI

Io voglio sottoporre all'esame di quanle persone oneste mi leggeranno il contegno criminale di questo prete bugiardo. Riassumo i fatti. Nella V. C. di sabato v 'è una relazione di un mio processo con questa frase:

« Il Mussolini può ben vaotusi di essere incen~urato, ma le s ue fedine penali dicono diversamente •

Come si vede è un colpo di pugnale nella schiena. Io sfido lo scrittore di quella frase - prete Chelodi - a rettificarla; gli dò cinque giorni di tempo per accertarsi che le mie fedin e penali sono nettissime.

Orbene, il bugia rdo mi risponde avvertendomi che mi ha querelato per offesa all'onore•.

A questo miserabile che tenta di gettarmi addosso una manata di fango con un'affermazione falsiss ima io chiedo ancora una volta: La mia fedina penale è pulita o macchiata?

Rispondi, microbo! E poi avrai il diritto di trascinarmi in tribunale.

MUSSOLINI BENITO

Da li Popolo, N. 2719, 4 giugno 1909, X.

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I « TENERI » AGNELLINI

Ben quattro giorni sono occorsi alla cronica stitiche:z:za intellettuale di un Degasperi, per trovare una qualunque miserevol risposta al mio articolo di sabato. E dopo a un così lungo periodo di faticosa elaborazione era in diritto di aspettarmi qualche cosa di meglio che quel lassativo comparso nella V. C. di ieri col titolo I violenti*· In quell'articolo c'è tutta la ,erebrazione dei redattori del Trentino : Degasp erl ha fatto la malacopia, Don Chelodi h a raddrizzato i p eriodi claudicanti, e soppresse le Joo.i2ioni deJl'impe rial regie lingua italo-austriaca., Don Gentili ha concesso l' imprimatur. T irate le somme di tutto questo lavoro collettivo, un'esclamazione viene spontanea alle labbra: Che mìseria! Si ripetono contro di noi le solite stupide accuse: noi socialisti, noi soli siamo i violenti. I dis(endenti spirituali di quel principe vescovo trentino (he fece battere a sangue ed accecare Carlo Pilati, i difensori di quella setta che ha illuminato co i roghi la tenebra medioevale, gli epigoni dei carnefici che uccisero S. Simonino e sacrificarono decine di ebrei innocenti, sono i teneri, gli innocui agnellini che sanno « belare » I ma sono incapaci di offendere. Tutta la storia della Chiesa da Co.stan-

tino, uomo per molti delitti nefando, a Pio IX - che Giosuè Carducci chiamò « Polifemo cristiano » - non è che una serie continua. di violen:ie perpetrate a danno degli 5piriti liberi. Da quando i clericali non

po.'iSOno più val er si del « braccio secolare>> per compiere le teologali ven. dette, innalzano l'inno della to lleranza e ricorrono a q uelle « conquiste delle rivolu zioni » che furono raggiunte abbattendo precisament e il do-

minio politico della nobiltà e del clero.

Lo scribivendolo clericale ammette che « nessuno gode il privile-

g io di fissare preventivamente le forme della lotta.... ».

Pldlldite civer alla sensazionale· scoperta J profeti, i facili profeti ) sono scomparsi, a meno che non ~i vogliano considerar come tali j finanzieri che compifarono i bilanci della Ma.rmifera....

M a, prosegue il bolso copista. <( nessuna giustificazione offre la più

agitata vita pubblica alla vigliaccheria di un giornalista che maltratta a

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sangue un debole collega, che non poteva, né era in dovere di assumere responsabilità a lcuna >>.

Con somma arte gesuitica non si fa il nome di questo giornalista. ma tutti sanno a chi e diretta la frase. Ebbene, dUtinguiamo. Nei fatti che hanno avuto il recentissimo epilogo giudiziario, l' « agitata vita pubblica » non c'entra. C'era e c'è una maligna plateale offCSa di cui finora nessuno ha assunto la responsabilità.

Io ammetto per dannata ipotesi che il «povero» Gadler, il « debile » Gadler, sanguinante da una impercettibile graffiatura di pochi miUimetri, non potesse, né dovesse assumersi responsabilità alcuna. Ma voi, Degasperi, voi direttore del giornale, dovevate parlare e avete taciuto. Il vostro silenzio è la vostra condanna. Non avete avuto il coraggio di difendere personalmente lo schiaffeggiato, né di solidarizzare moralmente con lui: lo avete messo nelle mani dei giudici. Non parlate di « agitata vita pubblica » quando si tratta di una stupida insinuazione personale; non parlate di vigliaccheria, voi, povero eroe da palcoscenico dell'oratorio clericale! Così per quanto mi riguarda non si tratta di « agitata vita pubblica», bensl di un'affermazione falsissima a p roposito della mia fed ina penale che è netta e non si macchierà mai di quei delitti per cui sono rimasti celebri nelle antiche e nelle recenti cronache molti fra i vostri insottanatì.

Voi eccellete nell'arte di affeimare scientemente il falso e vorreste che noi seguissimo la morale di S. Filippo Neri? Tentate di percuoterci la guancia destra e dovremo dunque porgervi 1a sinistra? Dovremo ras• segnarci con un fratesco « grazie » alla vostra diurna campagna di de· nigrazione personale contro di noi? Oh! magnifica impudenza possibile se lo nella terra del Concilio, del Principe Vescovo e di Leo T axil !

O teneri agnellini dalle lane morbidette, perché respingete la riforma della sintassi e il rinnovamento della prosa? Fate ma le, perché avete bisogno dell'una e dell'altro. Un periodo che comi ncia cosl: « Ri!ipetto alle nuove ingiurie, il posto che occupiamo» ecc può passare solo in una lettera scritta da un caporale o da un portinaio tirolese - intendiamoci - non italiano d'ItaJia.

Tanto piacei-e se il posto che voi occupate nell'estimazione pubblica è altissimo. Ammetto senza difficoltà che ci siano a Trento e nelle val· late qualche centinaio di residui di sacrestia che credono fermamente nel vostro « verbo ». Tutti i bisognistì che battono allo sportello delle vostre banche o si affollano nei magazzini delle vostre cooperative; gli ipocriti che si curvano dietro le misteriose garrette dei confessionali; i trafficanti che Cristo caccerebbe dai templi; gli arrivisti della torbida politica clericale; i filosofastri che non hanno il coraggio della vita asce. tica e tendono al dominio di. quelle cose profane che Gesù disprezzò,

140 OPPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI

ecco gli uomini che giurano in JJerba Degaspe ri e fanno di un giornale semi-analfabeta l'arma delle loro piccole insidie!

O teneri agnellini che « belate » contro la «nostra» vi9lenza, noi vi conosciamo! Sotto il morbido velo voi nascondete il pelo ros5a5t ro cd ispido dei lupi.

Ma i fatti e l'opera nostra che cont inueremo senza tregua vi pongono nella debita luce. In noi la 1-iolenza è l'« episodio», in voi è jJ « sistema » nella vita e nella storia.

MUSSOLINI DENITO

Da TI Popolo, N. 2719, 4 giugno 1909, X.

IL PERIODO TRENTINO 14 1

IL « SACRO » OVILE

Agli ingenui che deplorano le polemiche personali, alle anime miti che vorrebbero le discussioni serene nel campo d elle idee io rispondo che le idee es istono in quanto vi sono degli uomini che le p rof essano. O gni lotta per un'idea diventa necessariamente lotta di uomini contro altri uomini. Deprecare questo fato umano è opera sciocca : non ci resta che g iudicare i metodi coi quali queste l otte vengono combattute.

C'è il metodo della sincerità, Allora n ell'ampio stad io scendono i l ottatori coi volti non cbperti da maschere, colle mani prive di a rmi insidiose: il gagliardo certame callistenico non inorgoglisce i vincitori n~ fa arrossire i vinti: la vittoria non è l'opera del tradimento, la sconfitta non è il risul tato della viltà. G li an imi n on s'abbeveran o d'odio, pur non rinunciando ad altre e più difficili prove,

Q uesto è i l metodo nostro.

Ma gli « ignaziani », i seguaci di Loyola rifiutano di combattere ad armi pari : se sono più forti t i schiacciano, se sono più deboli t i calunniano. Vittoriosi, non hanno pietà; vinti, gridano alla sopraffazione, alla violenza !

La scuola di padre Ignazio .6.orisce nel Trentino. Alla bassezza strisciante del gesuita, qui s'accoppia l'impudenza di chi comanda. Qui si «osa» essere clericali e non ci sono scrupoli circa l'impiego dei mezzi per conservare la supremazia economica, politica, morale.

I clericali t rentini sanno che per abbattere un partito bisogna demolire la .personalità morale dei capi.

Ecco spiegato l'accànimento feroce contro Battisti, Flor, Gasparini e il sottoscritto. Accanimento feroce, ma vano. Dopo dieci anni d'esi• stenza il partito socialista trentino può ben tenere alta la fronte in cospetto degli avversari.

Le cronache h anno dovuto occuparsi di un don Felicetti condannato per atti osceni a tre mesi di carcere, di un prete d i Pinè scomparso coi d~ari rubati agli imbecilli che si quotarono per una scala santa, di un don Bonetti d i Levico fuggito per ignoti lidi a causa di irregolarità cattolico-finanziarie, di un zoccolante da Cognola allievo nonché seguace · dei co lleghi di Pallanza, di un don Plotegher rcvolventore, di un prete di Susi che prolifica in concubinato, di un....

Articoli su « L'/i.vvcnin: del Lavoratore » dcll '8 ap rile 1909

Ma basta, o amici! Io non voglio solle\'are i centomila metri cubi di letame cattolico. Datemi del sublimato al 100/100.

Le crònache cittadine hanno trovato invece poca materia nelle gesta dei socialisti. Ci sono finora 7 giorni di carcere per Battisti, 48 ore per Fior e 3 g iorni per me. Atroce dis illusione dei dericali ! J giudici di Trento seguono il « buon » Magnaud di Francia. Che piacere, che orgia se ci. fosse domani il socialista condannato a 17 anni di reclusione per i delitti di Don Riva o a 13 per queUi di Don Zarri o all'ergastolo per gli effe rati assassini compiuti da Don Vittozzi e da D on Adorni!

Poiché g li «agnellini>> del «sacro» ovile tri pudiano attorno all'abbiezione umana quando non si esprima dalle loro file.

Ma io che li conosco, e la terra dove sono nato è ancora fresca del sangue delle stragi papali, io so che non bisogna essere corretti, misurati, con questa banda di filibus tieri che si sono gettati sulla re lazione {sic ] come su di una terra di facili conquiste.

Ancora una volta: « Guai ai p ietosi! >> Noi siamo pronti a scendere sul terreno delle idee, ma se gli avversari p referiranno invece l'attacco :subdolo, personale, anonimo, noi raccoglieremo il guanto di sfida. Continueremo la lotta sino alla noia, sino all'esasperazione.

Non esauriremo così facilmente le nostre riserve cerebrali. Forse riusciremo a ridurre al silenzio gli agnellini bianchi e i montoni ner i del «sacro » ovile.

Da li Pop ol o, N. 2720, 5 giugno 1909, X.

IL PERIODO TRENTINO 1 43
MUSSOLINI BENITO
J 0.• 11.

LA NOSTRA GUERRA *

Io vi ringrazio di questa vostrn manifestazione di stima non per me ma per le idee che rapp resento e difendo. Vuole l'antico costume che alla sera delle grandi e delle piccole vittorie si raccolgano a liete brigate quelli che parteciparono alla battaglia. Cosl dagli eroi d'Omero agli eroi di Garibaldi. La nostra guerra è diversa nelle armi e negli scopi da quante guerre furono mai combattute; per qutsto l'antico costume si purifica perpetuandosi in noi che alla sera della vittoria non abbiamo rimorsi di sangue versato, né ricordi di tradimenti e di viltà. Un giornale di Trento ci ha chiamati violenti. Se l' anonimo scrittQre fosse qui, dovrebbe convincersi di aver mentito. Fummo altra volta chiamati malfattori . Ebbene, se violenti e malfattori sono tutti quelli che hanno in odio le bassei.ze, le iniquità., le ingiustizie ; se malfattori e violenti sono tutti quelli che tendono gli sforzi alla realtà dell'ideale, noi siamo allora malfattori e violent i e siamo fieri di esserlo. Il clericalismo trentino attacca me, per colpire la Camera del Lavoro. B questa, in tutta Trento, l'unica istituzione che non subisca né da vicino né da lontano l'influenza della setta clericale. Voi avete ini2iato un movimento, condotto un'agitazione, raggiunto un accordo, senza chiedere l'intercessione de l St-gretariato cattolico o l'intervento di quei deputati, infetti da quel m orbus sater che ha dato qualche tempo fa motivi di cronaca locale. La. classe operaia di T rento è fedele alla Ca.mera del lavoro: ecco la ragione del bieco livore clericale. Noi non dobbiamo preoccuparci di questi impotenti. Essi mi querelano per offese all' onort e mi r imettono ai tribunali. Piccoli mezwcci che suscitano nel mio animo un senso di pietà per coloro che li adoperano. Ho avuto altri avversari ben più temibili, ho combattuto altre e più difficili battaglie. Sono uscito dalle lotte e dalle persecuzioni poliziesche più fresco, più temprato, più sicuro nelle mie convinzioni. 1l carcere non mi fa paura, non deve farci paura. Un p roverbio russo vuole che per djventare uomini occorra fare 6 anni di gin.

• Discorso pronunciato a Trento, nella sede della camera del lavoro, la sen. del 5 giusno 1?09, durante una. « modesta bicchierata » tenutasi per solenniu.ate lietamente lt conquiste ottenute dai falegnami colla loro recente agi. tuione. (Oa I/ Pop(J/o, N. 2721, 7 giugno, 1909, X).

IL P.ERIODO TllENTINO

nasio, 2 di università, 2 di reclusion e [o stimo che il carcere sia un ottimo regime di disciplina morale che rinsalda la volontà e rinvigorisce gli animi. Mio nonno ha conosciuto le prigioni papali, mio padre quelle della monarchia sabauda, io quelle di una repubblica e di una monarchia. Conoscerò anche quelle dell' impero e intanto la sacra tradizione famigliare non sì spezzerà. Non vi chiediamo stasera un atto di protesta contro i criminali del Vaticano trentino: ma tenetevi pronti, perché se Ja sconcia campagna contro la ùmera del Lavoro non cesserà, vi chiameremo all' azione. Ed ora, o compagni, pensiamo-al sacro dovere che ci chiama a migliorarci e a migliorare l'ambiente in cui viviamo. Promettiamo solennemente a noi stessi di lottare g iorno per giorno, infaticabilmente, fino a quando le miserie economiche, i privilegi politici, le superstizioni ultramontane non siano s<ompa rse. Nelle nostre m ani è Ja forza., nella n ostra idea l'avvenire! ( Q 11a1i ogni pviod o del d lJco,.10 di MuJJo/ini i sottol i neato da grandi applausi I.A fine è accolta da una int ermjnabi/e o vazion e).

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UN'AUTOREVOLE CONFERMA

Da un articolo che Don Romolo Murri ha pubblicato nel numero 25 della Voce 1 di Firenze, mi p ermetto di togliere alcuni brani che vengono a confermare qua nto ho scritto in questi ultimi giorn i, Sarà lecito a un Mussolini di constatare con sensi di legittima soddisfazione, data la precedenza dei miei a rticoli, che anche un don :ti.furri ha una stima assa i limitata e un concetto molto basso della stampa clericale. Lo so ch e per i cattolici<< papali» il Murri non è pi ù un 'autorità da quando diè inizio e vita al movimento modernista in Italia, ma nessuno degli avversari destri o sinistri può negare a que"sto prete un sacro fervore religioso, una \'asta coltura filosofica e lette raria, un morale alieno da bassezze, un' anima esuberante, aperta a tutte le voci dell'ideale. Ciò che io deploro in do n Murri è la sua «illusione» parlamentare; ciò che non mi spiego bene è la sua fiducia nella lotta polit ica che è - almeno nel bel Regno - un seguito di inevitabili piccole miserie di grandi viltà. L'on. Murri non tarderà ad accorgersi che dalla tribuna d i Mo ntecito rio - Giolitti consul - non è possibile imprimere un movimento di rinnovazione spirituale al popolo d'Italia. L' i llusione del neo-deputato di Porto S. Giorg io dovrà scompari re davanti a lla constatazione ch e l'alta politica non è che un fun ambulismo d i mercenarie clientele elettorali che si disputano il potere e la cassa.

1. ù. Voce di oti ho parlalo altra volta in Vita Trentina proug11e la b11ona bat1aglia t ha già rauo/lo un pubblico di parerehi1 migliaia di /mori. B 1111· ta via JriJtiuimo t fJnJlatare ,he ;,, questa m.ura il Trentino è rappreJentalo da poche unità. Gli abbonati alla Voce non a,rivano alla du ina Pofhini a.Hai per ,ma regio ne the vuole eum, italiaua e Prt t,mde ug,.jr, /1 torrenti pi.# pure del pe,uiero italiano. Ci sono già dell e !(Noie it<tliane, dei maeJlri e d ei P,o· f tuori ita/i<tni, dii pro feuio niJti italiani, dellt soti11à di u1flur4 i1alian11, ma /'tuo dellt batJaglie ,piriluali eh, si wmbauon nel Rtgno giunge quassN toJJ in ritardo t (OJ] fiaffa da Juuitar, ,ppt na t no n s,mpr1 un movimmto di furiosilà.. Gli inltllttt uali del Tr,ntir,o cht dim orano n el T rentino 4anno 1111.0 1ptttAtolo po'° fo,tfo,1an11: il diJintert u amento di umo 4 uan10 ì modffnil partt rinnovalrirt dt/111 rultur11 italiana va divmtando il loro abilo spiril"'1lt.

Ciò detto, io sottopongo ai preti nostrani e ai giornalisti della V oce Cattolica le parti più interessanti dello scritto del Murri.

<< Stampa d'archivio» egli chiama i giornali clericali e li divide in due uandi categorie. Quel!~ «che hanno o rmai colla vita e col pensiero mode rno altro rapporto di quello che h ann o con essi la gerarchia ecclesiastica e il vecchio clero in genere» , i g iornali ch e accanto a un'ostentata ortodossia sono (( portavoce di inte ressi d i altra natura: economi ci, amministrativi, elettorali, e dividono con gruppi più o meno numerosi di laici le preoccupazioni d'indole non puramente ecdesiastica >> (Est'.mpio: il Trtnlino).

I primi giornali - destre d el clericalismo - sono m irabili documenti uman i : la coscien za p rettamente ecclesiastica, « tenace nella insidia e nella d ifesa » di tutti i suoi elementi costitut ivi t rova in essi la più profonda cspre5sione. L'apologetica quot idia na del cattolicismo autentico, ortodosso , papale: ecco il loro compito

Il periodo che segue sap rà di forte agrume ai chierich etti locali , ma non posso tratten ermi dal riportarlo integralm ente:

« Otmai d ell'autenticità del cattolicismo, in q uesta spaventosa vuotaggine di vita inleriore e di criteri divenuti personali, non e' !!! più altra misura e norma di cattolicismo che pensare col papa; e non già solo col papa d elle encicliche, dc' concili e de' più solenni atti del supremo reggimento ecclesiastico, ma col povero papa empirico che h1 le passioni, le debolezze e le ignoranze umane o.

In altri tempi un 'affermazione di questo genere avrebbe condotto il suo a utore p er lo meno davanti al Sant' Uffizio e fo rse sulla catasta di un r08<). Oggi l'empirismo papale si è contentato di lànciare contro il rep robo una innocua scomun ica.

Io ho affermato ch e la prosa cler ica le non è mai traversata da un b rivido, da una luce, da un su ono che riveli 1·interiore tragedia del pensiero e don Murri rincara la dose:

« Negli scritti polemid ed apologet ici di questi giornali, non v'è mai possibile trovare un lampo di novità se non quando tssi rife riscono brani e frasi staccate di modernisti, magari allineate in sillabo, per proAigarne gli r-rrori; le vecchie nozioni, le v«chic immagini, i novissimi luoghi comuni di qaesto grande cimitero del pensiero che è la t eologia ufficiale ,-,

Nel m io primo articolo li viJiJJìmo meJtiere, mi scagliavo contro i sepolcri imbiancati che vorrebbero rappresentare e propagare la mo rale crisfo.n.a ed hanno invece le anime piene d'odio seltar,io; poi, definivo una risposta della V. C. come un esempio di cronica stitichezza intel· lettuale.

r IL PERIODO TRENTINO 147

OPPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Ora porgete l'orecchio a don Murri:

« A questa cachessia mentale si accompagna uo triste fermento di passioni, di çollera e di odio. lo non so se, nl'!i quindici anni nl'!Ì quali ho letto ogni giorno parecchi giornali clerio:li, mi è mai capitato di !C"ggC"rvi una pagina Jola nella quale vibrasse ca lda e sincera una commozione di bontà e di benevolenza umana : attesto in coscienza che non oserei affennarlo. Ma invtte se voi prendete a caso un numero qualunque di questi giornali e ve lo leggete pazit'!ltt:mentc, voi vi sentite strl'!tto da un'imprt:ssionl'! penosa di ombra I'! di gelo, I'! dovrete di re fra voi e voi: Come sanno odiare questi cattolici , questi papal i! L'odio, l'irritazione !orda, lo spirito J 'inquisi?ione gelosa, di denunzia, di diffamazione, il dispetto contro tutto quello che vive e si agita giou nilmente al sole, sono o rmai il tono fondamentale di queste anime" ·

, Molto probabilmente don Murri non conosce il giornalismo clericale trentino, ma le righe precedenti sembrano scritte per la Voce Ca/ . 10/ica che ha sent ito di recente il bisogno con un articolo d i fondo d' in• neggiare a una condanna a 48 fore] di Flor ; per la Sq11i/Ja, ch e ospita l e insinuazioni abbiette, gli insulti p lateali di un osceno ingiuriatore di don ne qual è d on Barra.

Io ho parlato di un giornalismo clericale impudente ch e raccoglie i « bisognisti », i professionisti del libello, i filosofastri che non hanno il coraggio della vita ascet ica e tendono al dom inio di quelle cose pro· fane che Gesù disprezzò. Ora udite don Murri :

• Il mondo giornalistico clericlle è minacciato da un vizio interno; al massimo ài sincE"rit.¼ sta per succe<lere, via via cht: i vecchi se ne vanno e i preti giovinetti occupano il posto, il massimo d'insincerità Al g iornaletto apologetico va sostituendosi il g iornale di 6 pagine, dietro al quali'! ci sono delle aziende indust ria li, i caratisti, e magari qualche grossa banca e qualche ministro La Chiesa rinforzata dalla società in accomandita, l'arcivescovo dal· l'uomo di affari »,

Ed ora, o b iliosi scrivanelli del Vaticano Trentino, rispondete a don Murri ! Io non ho cercato la sua autorità. Ho voluto solo notare l'incontro sintom.a.tico delle mie colle sue idee. Con questa differenza: le mie affe rmazioni si limitarono al giornalismo clericale trentino, quelle di d on Murri comprendono tutta la stampa clericale.

MUSSOLINI BENITO

Da Il Popolo, N. 2722, 8 giugrio 1909, X. PubblicatQ M,he su L' ll 11J1t1'ir• { del LA voralore, N 23 10 &iugno 1909, V.

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BISCIA D'ACQUA

I.a Voce Cattolica di ieri riporta un brano de! discorso che ho pronunciato sabato sera alla Camera del Lavoro e vorrebbe con una do. manda idiota fa r de llo spirito. N on voglio soffermarmi su queste miserie. Se nella famiglia dc:l solito anonimo cronista manca q uella tradizione cui alludevo colle mie parole, ciò significa che dal bisnonno, al nonno, al padre attuale e ai figli che verranno, v'è stata, v'è e vi sarà la t radizione pe r cui onde evitare le prig ioni del papa e quelle degli altri « unti » del signore, è sauia resola morale essere codardi, gesuiti, 1pie.

MUSSOLJNl BENITO

Da li Popo/rJ , N. 272 3, 9 giugno 1909, X,

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UN CANE IDROFOBO

C'è ad Innsbruck, se non m'inganno, un lurido personaggio che indossa la troppo nera veste del prete e si chiama don Barra. Costui h:t pubblicato nell'ultimo numero del g iornale cretini ssimo fra tutt i i giornali cretini che si pu bblicano in lingua italiana in tutto il mondo, un articolo sconclusion ato, bislacco, pazzoide, col q ua le pretende rebbe rivedere le bucce ai socialisti e in particolar modo al nostro giornale. Povero scemo! o più toscanamente, povero bischero!

Di tutto lo sproloquio Barroide , non rileverò che due punti. L'onesto prete afferma che tra « i fanatici aspettatoci deJ sole dell'avvenire i porcaccioni sono la regola generale, mentre nel campo cle ricale , sono l' eccezione». A iuta temi o compagni, che voglio cantare le litanie.

O Don Riva, o Don Adorni, o Don Vittozzi , o frati di Palla nz:\, o salesiani di Varazze, o preti di Vittorio, o frate di Cognola, o Don Felicetti, o D on Bonetti, o Don Plotegher, o Don Prudei, o cappdlano Nagel, o Don Zarri ecc. ecc., orate, orate, orale non.... pro.... nobis.... Bisog na proprio rovescia re la frase o povero Revi1ore del giornale di · Dallabrida !

Dopo aver fa tto un' insinuazione vile · contro una nostra compagna d'Innsbruck , Barra parla di un giornale deJla muraria, come di una cosa recente. La discussione pro e contro l'istituzione di detto giornale , ebbe luogo sull' A ,ìve nire parecchie settimane fa, all' epoca del congresso di Budweis. L ' A vvenire dà a lla cronaca dei murato ri lo spazio necessario · per illustrare, prom uovere il loro movimento di classe, da 4 o 5 colonne settimanali e anche di più se occorre, Che l'Avvenire tratti realmente l'interesse dei lavoratori lo provano i sussidi votati dalle organizzazioni operaie, dalle 10 corone del gruppo di S. Giacomo, alle 30 di Merano, alle 100 dei faleg nami di Trento. Dal primo giugno il giornale che il revisore chiama « fogna delle immondizie », è diventato l'organo dei ferrovie ri di tutta la regione italiana,

Lo so che questo fa ciccare i ciulatani neri, egr~gio revisore, ma ne dovranno inghiott ire molti altri di quest i che sono per loro rospi vivi.

P er quanto ri8uarda le clericali cloache e massime e minime legga

il RtviJore più sotto il giudizio che della stampa clericale dà un prete: Don Romolo Murri.

Ma perché occuparmi più oltre di questo don Barra, che nell' impo· tenza e nell'odio raggiunge g li estremi del più risibile istrionismo? Egli non mer ita, per qu:into faccia o dica, d i essere preso sul serio.

Via dunque! Consegnatelo a un canicida questo prete idrofobo!

MUSSOLINI BENITO

D a C.:At'v enir, del Lavoratore, N. H, 10 giugno 1909, V.

r IL PERIODO THNTINO 1~1

IN TRIBUNALE CRESCIT EUNDO

Mercoledi ho avuto un processino laborioso che si comp1icava anche con una tesi di psicologia. Ero accusato di essermi « ingerjto » a che gli organi ( con quante canne?) d i Polizia non potessero procedere alla confisca dell' Ativenire d el Lavoratore dcll' S aprile, sequestrato - naturalmente. Dopo il mio interrogatorio e le deposizioni di un ufficiaJe di Polizia imperiale e dì due guardie il giudice J ung si t rovò di fronte ai curiosissimi corni dì questo dilemma: o io avevo consegnato i giornali alle guardie, forza tamente, perché sorpreso nell'atto di nasconderli, o li avevo conse,&nati volonta riamente.

N el primo caso c'era la contravvenzione, nel secondo l'innocenza.

Il pubblico ministero si afferrò al primo corno, chiedendo molto, troppo laconicamente l'applicazione della legge ed il giudice accolse la domanda condannandomi a Jre giorni di arresto e al pagamento delle spe1e procenuali

Ho rifiutato d 'inoltrare ricorso. I problemi di psicologia esorbitano dalla competenza di' un t ribunale. Bisogna chiamarsi N ardelli ed essere ufficiale imperiale di Polizia per leggere le « riposte » intenzioni degli altri! Ne, mtor1 111Jr" cretidam,

M. &

Da Il PQpolo, N . 2724 , 11 giugno 1909, X. Pubblicato anche su L'A.11f!t nirt del Lduo ,a10,,, N. 24, 17 giugno 1909, V, col titolo: P,o,,uini. N. 1, Su L'A.1111111ir1 del Lworator, lo scritto appare privato deU'ultima frase.

LA SANTA DI SUSA INTERVISTATA

Come un pellegrino· che muove a una Tebaide lontana per espiare · nclla solitudine bianca e sconfinata del deserto i dolci peccati di un tempo, sono partito da Trento all'alba sotto un cielo nubiloso e minacciante la pioggia. La strada dispiega il suo nastro fra le colline superbe della vegetazione in fiore: più in alto i cledivj silvest ri delle montagne s'adombrano di wi verde tenero; le fosse profonde hanno ormai perduto ogni traccia della lunga dominazione iemale.

C'è nell'aria una gamma di suoni e d'efRuvi. Man mano che mi avvicino alla meta, i miei pensieri, forse seguendo il moto de lle mie gambe, diventano più gravi.

Quando Susà - la mia Mecca - appare sotto la montagna rossa, un raggio di sole squarcia le nubi e il mio sguardo si bea in una magnifica panoramica visione.

Sopra Pergine, il castello erge le sue m ura merlate di cui le feritoie sembra no occhi socchiusi di un cadavere enorme; poco lungi una croce altissima, tutta bianca, profila le sue braccia. gigantesche in atto di supremo comando; in fondo il lago d i Caldonazzo ride nella _ sua a.nutra chiarità virgiliana, mentre sulle u lt ime montagne verso l'Ita) ;a sfioccano i cirri bianchi e turg idi deu·o ra mattinale.

Vinto dalla commozione vonei gridare con voce di mille toni la famosa ottava di Torquato, ma finisco per balbettare un verso di G abtiele D ' Annunzio :

-o naJura1 o immema S f inge, o mio eterno Amore!

Susà dista venti minuti di cammino da Pergine. Subito dopo il pa.ssaggio a livello della ferrovia valsuganese, il sentiero s'inoltra fra i campi con leggero pendio. Susà, come tutti i villaggi alp~stri, è un mucchio di case. Avanti agli abituri è il solo catafascio di tronchi d'albero, di fascine e di rifiuti.

Ah! come mi t it illa dolcemente le pinne del naso il sano a.ere odore

.

ammoniaca!~ che si sprigiona dalle stalle e dal letame religiosamente conservato in grandi masse dalle qua.li escono rivoletti di un liquido giallo come il granturco, profumato come la menta. Come mi piacciono questi bambini semi nudi, mocciosi e ruzzanti fra le pozzanghere; come sento d'amare quest'umanità che cresce libera nell'ignoranza e nel sudiciume! Sinile parvu/of t1en ire ad m e E i parvoli mi guardano con occhi che esprimono un ingenuo punto interrogativo,· mentre Je loro labbra mi salutano con un « riverisco » dalla cadenza italiana e consolatrice.

Prima di recarmi dalla « sant a )> faccio una visita alla ca.sa rovinata da un incendio, pochi giorni or sono. :2 un dovere d' ospitalità che compio. Dimostro d 'interessarmi alle vicende di Susà. Ne' p iccoli villaggi un incendio e sempre un avvenimento memorabile, almeno sino a quattro generazioni.

Una donna alta, grigia, dag li occhi rossi e gonfi di lagrime mi ac· compagna ai piani superiori della casa. Qui Je fiamm e hanno compiuto la loro opera devastatrice. Sopra le mura annerite dal fumo, le t ravi si incroc iano ancora , ma dal tetto completamente scoperchiato una luce bianca e cruda sembra frridere a quella desolazione. La grande ruota che serviva a trasportare nel solaio il fi eno, non ha che pochi raggi manati; nell'angolo una falciatrice mostra i suoi ingranaggi di acciaio che si sono contorti sotto la stretta ig nea; i pavimenti che serbano acco· munate le traccie del fuoco e delr acqua, cedono sotto al passo, con un'oscillazione ammonitrice. La buona donna mi dichiara singhiozzando :

- Queste cose succedono solo a noi, poveri di avoli!

Vorrei risponderle che anche in altri tempi e in altre parti del m ondo sono scoppiati degli incendi e che è pur sempre una consola2ione JocioJ h ahere penantes ; ma rimetto a un'altra volta questa fnse perché le anime semplici e tutti coloro che non hanno letto Eduard von Hartmann ere. dono a un « proprio » dolore e non al «dolore» universale !

Dopo pochi minuti mi trovo davanti alla « Santa ». Quali amaris· sime disillusioni sono riservate alle animule romantiche! Io m'aspettavo di vedere la Santa discendere dall'alto o montare da un sotterraneo in wi globo di luce, adorna delle sacre costellazioni, e invece la « Santa » compare da un usc io cigolante e sgangherato. Il piccolo saluto che comincia con un Ave ho dovuto « rientrarlo » perché la « Santa mi ha gelata con un esordio di questo genere :

-J ,Ma/ieri (bachi da seta) non mi lasciano neppure il tempo di morire,

tl4 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
LA SANTA

IL PERIODO TRENTINO

- Ma troverete una mezz'ora per me.

La « Sa.nta », al secolo Rosa Broll, accoglie la mia preghiera e siede. una donna bassa, dai lineamenti secchi, dagli occhietti chiari, grandi, vivaci. le chiome sono grigie, ma ricche . Età presumibile: cinquant'anni.

- Voi supponete forse lo scopo della mia visita.... Ho saputo dei vostri casi giovanili.... Desidererei qualche informazione esatta. La storia la conosco; però ignoro molti dettagli.

- Oh! - esclama la Rosa -t utti 5anno le mie avventure.

- Ma voi sapete che passando da bocca a bocca la verità ~i altera sino a diventare una bugia, Ditemi , ricordate l'anno in cui avete conosciuto don Antonio Prndel?

- Fu nel 1S74.

-E vi conobbe subito?

- Anca maua. Avevo allora sedici anni e lui ne aveva venti. Mi faceva la corte alcune settimane e mi conquistò. Divenni la sua amante.

-E mai sua sposa?

- Anca. Dopo due mesi andammo i nsieme a Trento a comperare le gioie.

- Dove 1o avete celebrato il matrimonio?

- Alla Madonna di Pinè. Don Prudei mi accompagnò davanti al1'altate e in presenza di due testimoni mi lesse una carta di dispensa che egli asseriva aver ricevuta dal papa e colla quale poteva sposarmi. Alla sua domanda io risposi « sl ». Egli aveva fatto chiudere le porte della chiesa e salvo i due testimoni nessuno al mondo avrebbe mai dovuto conoscerfc' il mio matrimonio segreto. Dopo, fui condotta in canonica e presfc'ntata come cugina di Don Prudei dai lato materno. C'erano cinque o sei giovani preti che banchettavano.... non osai entrare in loro compagnia malgrado i ca lorosi inviti Restai un po' confusa e mi ritirai in cucina a mangiare colle serve.... la sera. stessa, a tarda ora, ritornammo a Susà. Il nostro appartamento era preparato nella Casa del Beneficio. Vi ho vissuto tre anni...,

.BEATIFJCAZJONE E MIRACOLI

Dopo una breve pausa di cui la Santa sembra aver bisogno per riordinare la trama delle memorie, il racconto prosegue.

- lo stavo chiusa giorno e notte nella Casa del Beneficio La gente cominciava a mormorare.... Si trovava strana la mia reclusione.... Allora don Antonio Prudel si mise a p ropagare la novella della mi.a sa ntit1. Due volte alla settimana veniva a comun ica rmi, seguito da un gran ca.

r

OPEM OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

dazzo di fedeli ... Ogni venerd), poi, regolarmente, mi faceva sudar san. gue Diventavo santa patora I contadini dei dintorni e dei paesi lontani muovevano in pellegrinaggio a Susà, mi chiedevano delle grazie e mi colmavano di regali La gendarmeria nutriva forti sospetti sul· l'autenticità d ei miei miracoli, ma affinché i rappresentanti della fona. pubblica non mi trovassero in canonica, don Prudei aveva scavato un nascondiglio nel muro ( esiste ancora) e quando si annunciava no i gendarmi , io mi seppellivo in quella specie di armadio e sfuggivo a tutte le ricerche Una sera , don Antonio organizzò un'apparizione in rui io avrei ra ppresentato la parte di Madonna.... Mi vestii di bianco e insieme con una mia compagna, la Beata Martini, mi posi dietro a un filare n ei prati ai Restellani , presso Costasavina. Don Antonio soleva riunire seralmente i suoi coloni, e distribuiva loro, con prodigalità, dell'acquavite... Era appunto intento a conversare, quando un Martini, fratello della Beata, e già d'accordo n el trucco, corse ad annunciare l'apparizione .... Subito vennero tutti quanti verso di noi, ma don A ntonio li p recedeva e a un certo punto Ji costrinse ad inginocchiarsi. Dopo essere apparsa, io approfitta i di quel momento per scomparire....

I FRUTTI DELL'A MORE

- Scusate, Rosa ... Una domanda. Il vostro matrimonio con don Prudei è stato fecondo?

- Oh s1, abbas tanza.... ma poco fortunato .... Il primo figlio - un maschio - fu abbandonato sulla porta della chiesa di Perg ine da uno che non ricordo Venne quindi raccolto e mantenuto dalla mammana Andreatta. Dopo 1' m esi morl.

- Permettete Chi vi assisteva durante il parto?

- Ma lui! Lui don Prudei!

- Fum:ionava allora da mammana?

- Come uno ch e abbia fatto -le scuole....

- E dopo ?

- Abortii di q uattro mesi e poi dopo un anno e mezzo circa ebbi una bambina. Questa fu portata di QOtte a Levico dentro una spor ta. e lasciata sulla soglia della chiesa. Ma i gendarmi che battevano a quell'epoca la campagna per trovare gli autori di una serie di furti avevano notato rindividuo deJla sporta.... Alla mattina il prete di Levico, aprendo la chiesa, trovò la n eonata che vagiva Fatta immediatamente la denuncia, i gendarmi non tardarono a identifica re l'uomo chi misterio so carico, · e trattolo io arresto ottennero da lui una confess ione completa.... In seguito a l parto io mi trovavo ancora a letto, quando

156

vennero i gendarmi.. .. Che scena! Don Prudei sembrava fulminato! Mi adagiarono su di una barella e mi portarono a Pergine. Vi rimasi cinque giorni, e poi fui condotta a Trento, ma non alla Vanga, bensì all'ospedale....

- E la bambina? - interrompo io.

- Venne raccolta e riportata a Susà da una Luisa Carlini. Morì dopo una ventina di mesi por.i papa e fu sepolta da Don Giovanni Molinari....

IL PROCESSO

- Quanto tempo siete stata all'ospedale?

- T utto il tempo dell' istruttoria, quasi sei mesi.

- Di che eravate accusata?

- Oh! non mi ricordo.... sono passati tanti anni!

- E veniva don Prude! a trovarvi ?

- Mai. Capitò invece il parroco di Santa Maria Maggiore per spingermi a dichiarare davanti ai giudici che la bambina abbandonata non era di don Prudel.... ma di un vagabondo, di un soldato che mi aveva preso per fo r2:a .... Io promisi, per evitare lo scandalo, di non fare il nome di don Prude!. Venne il giorno del dibattimento che si svolse a porte chiuse Don Antonio era seduto accanto a me e mi diede, per lusingarmi, un cartcJ<:cio di cannellini e garofani .... Quando si trattò di giurare che io non avevo avuto relazione con don Prudei, non fui capace.... e dichiarai: «n stato il prete e non altri. lo possono d ire i testimoni presenti». Uno di essi, miq zio, vive ancora ( ha 88 anni). Il presidente allora mi domandò : « Chi vi ha suggerito il contrario?». lo confessai : « 11 parroco di Santa Maria Maggiore ». Chiamato questo prete, il presidente gli chiese: « Perché avete suggerito una bugia a Rosa Broll ? ». Egli rispose : « Per far cessare lo scanddo »

- Ditemi, Rosa. E don Prudei non disse nulla ?

- Nulla.... non fiatò

- Foste condannata?

-No.

- E vostro marito?

- - Neppure.... Cioè il vescovo gli tolse la messa e lo tenne per qualche tempo nel Collegio Vescovile di Trento, forse ad istruire i chierici....

Qui Rosa Broll si mette a ridere, non senza malizia.... e accenna ad alzarsi.

- Restate ancora qualche minuto, vi prego, ·e ho finito. Dopo questi avven imenti qual sorta ebbe il vostro matrimonio?

IL PER.lODO TR.ENTlNO 157

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

- Passati alcuni anni don Prudei patti... Non mi lasciò nep pure le « gioie » d i sposa.... Mi portò via anche quattro abiti....

- Sapete dove si trova adesso?

- .A S. Lorenzo di Banale, nelle Giudicarie.

- Grazie Rosa.... Ora potete andare a « pelare » gelsi pe i vostri cavalieYi e vi auguro buona fortuna,

- A buon vederci., s;o,.

la Santa è scomparsa senza lasciar dietro di sé. quel sottile p rofumo d'ambrosia che almeno un tempo distingueva le divin ità dai miseri mortali. Io raccolgo melanconicamente le cartelle su cui ho gettato poche righe, e mi affretto .11 ritorno.

Nei campi è l'ukimo f ervore dell'opera quotidiana. Incontro dei contadini carichi di foglie; le note di un a canzone mi giungono da una vasta prateria sulla quale i rosolacci sembrano farfalle immobili; scendono le prime o mbre crepuscolari; io accelero il passo.

Strada facen do le avventure della Santa assumono un nesso logico nel mio spirito, e mi spiego e giustifico sino a un certo punto la condotta di don Prudei, di questo prete giovane che non può soffocare il grido ribelle del senso trionfante sotto la stretta di un gelido e forzato voto di castità.. .. Se la Santa non ha avuto e non avrà mai g li onori dell'altare, non dipende dal suo marito spirituale e materiale, ma dal secolo scettico, incredulo, beffardo, dal secolo delle interviste e dei.... sequestri.

Se Rosa Broll e compagno avesse ro interpretato un po' meno alla lettera il motto biblico crescite et multiplicamini non ci sarebbe stato bisogno di abbandonare i marmocchi sulle porte delle chiese e di farsi processare a Trento. La bella fa ma di 1a11tilà paloca, consolidandosi, avrebbe valicato i monti, forse i mari. Don Prude! non doveva ignorare che la prima condizione p er diventar santi è d' esser sterili, se non casti. Vecchie storie che hanno valore come documenti umani, noi le registriamo col breve segno grafico poich'esse provano che la natura non si costringe e non si spezza.

Da Povo, Trento costellata di mille luci, mi appare in una soffusa chiarità. :t notte. Io dist inguo la ca.scatella di Sardagna come una linea bianca, come un raggio di luna che :filtri dalle profondità della roccia. Intorno I'an&teatro nero cinge colle sue mura ciclopiche la città che dorme.

Nel cielo Je stelle hanno lunghi brìvjdi. :e l'ora in cui io accendo nel mio cuore la fiamma votiva per tutte le speranze, per tutte le fedi, per le rivolte inutili, per le passioni morte*....

Da li Popolo, N. 272~, 12 giugno 1909, X.

• Di questo articolo, nel lug lio 1909, venne fatto anche l'estratto : BENITO

MUSSOLINI - L1 Sar.ta di far à (intuvista} - Prezzo centesimi 6 (Venç!esi pro A. vvtnir, d , I LAvorl/llor,) - Trento, Soc. Tipografica Ed. Trentina. l'opuscolo reca la seguente prefazione: <i Ptr mollt ÙuÌJ lenu di , om f,a gn i ,he non l egg ono o non p ou ono legge re gi ornali quotid iani, mi sono d ed,o a ripubbJirare in op,uroJo l'inleNJÙta rhe vide J:, Iure 111Jle wl?nne del Popolo. Il proreSJo e i uni per rui la por,era wntadtlla di Susà ebbe pe, quak he tempo gli onori della s,m#tJ, rono fo r1e ar.aioghi a quelli deJJe altre 14nte ,he la rhiesa ,atto/ira ha porto J11gli 1'114,i, Su per1tizione, mùeria, inge1u1itJ da una parie; raggiro, abuso, f1Mberia dall'altra, e una solenni>, dccum en/a/e smentita a certi voti di raslitJ ,he non pouono euere mantenuti unza fon.tre la natura umana. Lo Jo, ,b1 l.' , piJodù, no11 è ,mùo, ma gio1111 rilevarlo pnch; molti 10no i ciechi che non vogli<,no 11ed11rt, i 10rdi che non vogliono u ntirt , gli ignavi cht 111biuono 1 1i raJugn,nu; inveu di reagire e di /ollare. Preuindete dai .peuonazgi the t1i figur4no, t di q1,e110 rauor.to Jtori(Q, o romptJgrti, o lttto ri, ,if/eJtndo, 110i lr011ll'el1 l'intimd morale. lo credo di .w,r fatto op,r11. 111ile p,r lo. 1101J,a

IL PERIODO TRENflN!l 1>9
'""'"· m, b.•· 11. - I L

DISPENSIERE DI CELEBRITA

C'è fra i cittadini di Trento un signore che dirige un giornale, vi depone un «compitino» dopo un'incubazione che varia da un minimo di quattro giorni a. un massimo indeterminato, e si presenta a.i contradditori per.... fuggire. Questo bravo signore aggiunto alla sua trinità un qua rto attributo : si è proclamato « dispensiere » di celebrità. Ma l'ellen ico - oh! quanto! - Alcide è avaro, molto avaro come tutti quelli che vivono in contatto immediato con le banche cattol iche più o meno marmife rate. Egli distribuisce la celebrità, ma per cinque minuti solamente; non uno di più.

Grazie! Grazie!... o preziosissimo Alcide, Per godere i cinque minuti della celebrità che mi offri, io dovrei leggere pec cinque minuti la tua prosa, impossibile ! Ci vuole lo stomaco di uno struzzo!

MUSSOLINI BENITO

Da Ii Popolo, N . 2726, 14 giuso.o 1909, X.

.-. .-: ~ -.r .•..._

PROCESSINI

N. 2.

Poche settimane or sono fui condannato dietro querela di Don Dal· labrida a 3 giorni d'arresto; la Voce Ca110/ica stimò l'avvenimento degno di essere annunciato ai passanti delle vie con dei gcandi manifesti m urali .

Se io volessi ripagare i diversi Alcide della V oce Cattolica colla moneta della loro me diocrità, dovrei annunciare la mia assoluzione nello stesso modo chiassoso, amer icano. Ma questa intenzione è di un genere troppo basso per sedurmi. Dò invece semplicemente la notizia: Il Giudizio dùlrettuaie mi ha aJJolto da/J'accusa lanciata contro di me da don Ch,lodi.

Naturalmente i l querelante ha presentato ricorso.

Il contegno d i questi preti è.... cristiano. Don Dallab~ida ricorse perché non è soddisfatto dei miei tte giorni d'arresto e ne chiede di più, don Chelodi r icorre per vedere se non sia poss ibile di convertire lo zero della mia assoluzione in alcune unità di giorni di carcere.

Io constato con Don Murri : « Come sanno odiare questi cattolici papali!». Ma -è bene che sia cost Io non chiedo la loro pietà, rifiute1ei il loro perdono. Mi riservo, però, al caso, d i applicare la buona, saggia, naturde legge del deserto: occhio per occhio, dente per dente.

M. & Da L'A.ff6,,ir• J4J Lavor4tor•, N. Z4, 17 giugno 1909, V.

LA BOMBA

Appena uscito, dopo un breve periodo di pen itenza da uno dei principali conventi della città, apprendo che da qualche tempo parecchi timorati cittadini non dormono ' più i loro sonni tranquilli come una volta.... La mia fedina penale, questo ormai troppo famoso straccio di carta, sta sospesa sulle loro teste come un'oscura minaccia Chi è questo Mussolini e che cosa c'è sulla sua fedina penale? Noi cittadini amanti del « quieto vivere» e Jet tori della V ocR Caltolica, gelosi delle nostre casseforti e della nostra incolwnità personale e sopratutto delle nostre azioni.... marmifera.rie, vogliamo conoscere da una lunga numerazione di nefandi delitti qual mai p ericoloso delinquente abbia t rovato asilo fra le nostre mura.

Ecco l'angoscio.sa domanda.

Ebbene cittadini, sì; io voglio farvi una confessione completa, p iù completa di quelle che si fanno in articu/o mortis: io sono una canaglia, un malfatto re, un delinquente, un criminale; ma badate, o cittad ini! i miei delitt i non rassomigliano punto a quelli di Don Riva, dì Don Adorni , di Don Vittozzi e soci! Tuttavia ho la coscienza macchiata e 1a fedina penale anche da un crimine orrendo.... Cittadin i r iempitevi le tasche di pietre e lapidatemi! Nella mia fedina penale, giunta a q uesto g iudizio, sta scritto :

• Condannato a 100 lire di multa per contravveru:ione al paragrafo t del Regolamento di Pubb lica Sicurezza per aver tenuto una confcrem: a senza resolare permesso».

Sull'autenticità del documento ho fatto e faccio Ie mie riserve. Ho ritenuto e ritengo che le contravvenzioni al regolamento d i P. S. non macchiano la fed ina penale. Ad ogni modo, se veramente ci tenete a questa macchia, io ve l'esibisco. la sola! lo spero che dopo la confessiooe del mio delitto voi continuerete a ritenermi un malfattore, un criminale, un disonesto, un ladro, un omicida e mi darete il bando dalla vostra città oppure mi perdone rete...

Via! Via ! sudici cani rognosi del Vaticano trentino. Se nel mio occhio c'è il fuscello, nel vostro c'è la trave!

MUSSOLINI BENITO

Da Il Popolo, N zn6, 2S giugno 1909, X.

LO SCIOPERO GENERALE E LA VIOLENZA 1 I.

Questo volume che la Casa Editrice Laterza di Bari ha pubblicato da poco tempo, e non aggiunge molto alla rinomanza dì Giorgio Sorel, è tuttavia un notevole contributo alla letteratura sindacalista contemporanea. G iorgio Sorel appartiene alla schiera esigua degli scrittori che si leggono volentieri. Come ho detto in altra occasione 2 egli non pre# senta alla nostra intelligenza dei « sistemi » dottrinali compiuti, ma agita dei « problemi » che ci sforzano a pensare e convertono la nostra posizione di «spettatori» in q uella di «attori». Ho conosciuto Sorel nella R.uine du Monde Antiqut. Confesso che la prima lettura mi giovò poco. Abituato ai manuali dottamente ordinati secondo i precetti della geometria pedagogica e della topografia scolastica, quel volurrie che ha in fondo ad ogni pagina dozzine di rich iami, di note bibliografiche, di postille, quel volume che come tutte le opere soreliane (eccettuata forse l'introducJion à /'Econo mie Moderne) sembra mancare di nesso coordinatore, gettò un po' di scompiglio nelle mie consuetudini spirituali. Fu cosa di breve momento. le letture successive mi familiari:w.rono col pensiero e la ·forma di Sorel e, quel che piU conta, ciò avvenne con una parte di mia personale collabora2:ione. Come. nella musica wagneriana [c'è] il filo melodico, così nell'opera di Sorel c'è il nesso logico: solo bisogna scoprirlo

L'ultimo volume di cui mi occupo e che il Sarno ha fedelmente tradotto, è preceduto da una introduzione di Benedetto Croce .e nota la parentela spirituale fra Croce e Sorel. N on è più il caso di indagare se e ìn quanto le loro costruzioni dottrinali collimino: v'è piuttosto in loro affinità di costumi. Il filosofo abruzzese, ·come l'ex ingegnere parigino di ponti e strade, è un investigato.re che batte vie non solite : entrambi ignorano i mezzi termini, le sapienti manipolazioni verbali,

1 « Considntlzioni sulla viol, nztl,. di Giortio Sorel. - CtlJa EdiJtùe L, l m• di Ba,i - Bibfiomd di t1JIJ11ra.

1 V.edi 11n it/,ro mio articolo s1,/ <1 Popolo• d,I 27 maggio: « L, uoria 1ind,wJisttl• .

r

l'alchimia del pensiero, e l'uno e l'altro manifestano lo stesso des'iderio di chiarezza, di sincerità, di probità. nella ricerca: entrambi avversano il positivismo s~perficiale come la nebulosità metafisica: tutti e due insegnano agli uomini che la vita è lotta, sacrificio, conquista, un continuo « superare se stessi».

Il volume si apre con la seguente delicatissima dedica :

o: Alla memoria - ddla - compagna - della mia giovineua - dMico questo libro -ispirato da lei ».

Poi segue una lettera introduttiva indirizzata a Daniele Halévy, una prefazione alla prima edizjone francese .

Nella lettera di H alévy, il Sorel dichiara:

« Io non sono né professore, né volgarizzatore, e neppure aspirante capo partito; sono un autodidatta che presenta .a poche persone i quaderni che hanno servito 11lla sua propria istruzione. Per 20 aoni ho lavorato a disfarmi di ciò che avevo ritenuto della mia educazione. Ho fatto muovere la mia curiosità att1averso i libri, da una quindicina d'anni lavoro pc1 app1cndere davvero, ma non ho mai crovato chi mi insegnasse ciò che volevo sapere. Mi è stato necessario essere il maestro di me stesso e in qualch e modo, fare la scuola per me:o

E a pagina 8 Sorel rivela il compito ch'egli si è proposto.

t. La mia ambizione è di suscitare talvolta la ricerca personale. Forse roelJ'animo di ogni uomo vive, nascosto dalla cc-nere, un fuoco vivificatore, tanto più minacòato dì spegnersi quanto lo spirito abbia ricevuto, già belle e fatte, un maggior num«O di tco,ic .Evo<ato1e è co lui che scaccia le cener i e sprigion, Ja fiamma» ,

In questa lettura introduttiva, Sorel sviluppa la teoria « dei miti » in rapporto al mito dello sciopero generale proletario. Secondo Sorel, se le grandi idee hanno ·trionfato nel mondo, lo si deve al fatto che esse hanno agito nell' animo delle folle come miti, cioè come rappre· senta2ioni dell'azione sotto forma di battaglie da cui uscirà il trionfo della propria causa. Mito cristiano fu l'apocalisse colla sconfitta definitiva di Satana, mito quello della riforma, quello della rivoluzione francese, quello dei mazziniani. La Gio11a1Jt JJaJia fondata dal grande esule genovese ha agito sull'animo degli ltaliani come un mito rappresentativo che li spingeva a cospiru:ioni e battaglie. Cosl il mito dello

164 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
Il.

sciopero generale - considerato crune la. battaglia suprerru. - di alt' operaio la forza di compiere la rivoluzione. Coloro che si oppongono al mito dichiarandolo utopista dimenticano che in tutti i miti c'è l'utopia, ma « negli odierni miti rivoluzionari essa quasi manca. Il mito presente spinge gli uomini a prepararsi alla distruzione di ciò che esiste; l'utopia ha per effetto di volgere gli spiriti a rifor~ attuabili spezzettando il sistema ».

Il socialismo non è « utopia »; è la preparazione delle masse produttrici che vogliono sopprimere lo stato e la proprietà. Non si tratta ormai più di sapere come gli uomini si organizzeranno per godere della felicità futura: tutto si riduce all'« elemento rivoluzionario del proletariato» in vista di un'opera gigantesca.

Perché il socialismo non si corrompa è necessario che non diventi sinonimo di «democrazia»; occorre insomma che esso renda sempre più profondo l'abisso fra borghes ia e proletariato: quell'abisso che la. democrazia vorrebbe colmare con alcune formule tolte a pm;tito dal bagaglio dei sociologi di professione e con alcune riforme che dovrebbero mitigare l'asprc2za del dualismo capitalistico proletario e renderlo accettabile, tollerabile in nome del « dovere sociale». Il socialismo se non vuole morire, deve avere il coraggio di essere barbaro. Esso deve agguerrire l'esercito proletario, generalizzare la lotta di classe che è il principio della tattica socialista, tenersi lungi dal parlamentarismo· e rifiutare qualunque compromesso, ogni conciliazione. La pratica eletto· cale ha fatto bancarotta. Il socialismo parlamentare è stato assorbito dalla borghesia. Il feÌ'lomeno è particolarmente visibile in Francia, dove parecchi ministri socialisti hanno conquistato i famosi poteri pubblici, senza che il sacrosanto principio della proprietà privata sia stato menomamente attaccato. Anzi è stato difeso. Naturalmente i riformisti hanno voltato le carte in tavola cd oggi gcidano che bisogna « penetrare » negli ingranaggi statali.

Sorel ricorda che i cristiani non vollero mai « p en~trare » ndla so- · cietà politica di Roma. Cristo fu l'unico Dio che rifiutò sempre l'espi·

1:4lità del Pantheon pagano.

I socialisti parlamentari ripongono sempre tutte le lorn speranze di successo sul fatto della degenerazione borghese. Orbene, a noi sindaca· listi questa borghesia timorosa, umanitar ia, filantropica , quesra borghesia dal « buon cuore »che fa della bencficienza inutile invece di accelerare il ritmo dell' attività economica, desta un senso di invincibile ripugnanu.

IL PE1l10D0 TRENTINO
lii.

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Noi non vogliamo raccogliere il patrimonio della borghesia di un periodo di decadenza. Per gli interessi universali della pianta uomo preferiamo di avere di fronte a noi una classe borghese agguerrita, audace, conscia della propria missione, una borg hesia che raggiunge l'apice della sua potenza e cade sotto al colpo decisivo dello sciopero genera.le. La. violenza proletaria, mentre costringe il capitalismo a restare ardente nella . lotta industriale e a preoccuparsi della funzione produttrice, è forse il solo mezzo di cui dispongono le nazioni europee, abbrutite dall'wnanitarismo, per ritrovare la loro antica vigoria.

Se di fronte ad una borghesia ricca ed avida di conquiste si l eva un proletariato unito e rivoluzionario, la società capitalistica raggiungerà la sua perfezione storica.

Il pericolo che minaccia l'avvenire del mondo è appunto in questo storico desiderio di pace ad ogni costo, è in questo abbracciamento universale che vuole soppt.imere sotto un'abbondante retorica uma Ditaria le aspre, irriducibili antitesi nell'ordine dei fatt i economici, è in questa borghesia che ha per duto l'antica fede in se stessa, in questo socialismo che si è annegato nel pantano parlamentare. Per evitare questo pericolo occorre che il proletariato realizzi, jn quanto è possibile, la concezione di Marx:

.: la violenza proletaria, attuata come manifestazione pura e semplict' del sentimento della lott.a di classe, appare così molto bella e molto eJoica. Essa è al servizio deg li inkressi fondamentali della civiltà; forse non C il meuo più adatto per ottenere: immediati vaotaggi materiali; ma può :salvare il m ando dalla barbarie » (pag 102).

Tutti coloro che temono la violenza ricorrono col pensiero alle sior· nate dell' inquisizione, all'epoca del te rrore, ai t ribunali giacobini, a lla ghigliottina pecmanente. 2 probabile che una rivoluzione condotta da ideolog i, da gente che abbia la professio ne di p ensare per g li altri, nel nostro caso per il proleta riato, ristabilisca le antiche fe roci proced ure p enali; ma le vio lenze proletarie non h anno alcun rappo rto _con siffatte proscrizioni, Sono puri e semplici atti di g uerra e tutto ciò che appartiene alla guerra si compie senz'odio e senza spirito di vendetta... ; i conflitti sociali premieranno il carattere di pura lotta, simile a quello delle armate in campagna. Non si possono confondere le violenze sindacaliste usate nel corso degli scioperi da operai che vogliono il rove· sdamento dello Stato, cogli atti selvaggi che la superstizione per l o Stato suggc:rl ai rivoluzionari del '93, quando ebbero il potere n elle mani e potettero opprimere i vinti, seguendo i p rincipi che avevano ereditato daUa chiesa e dalla monarchia. Noi abbiamo il diritto di spe· rare che una rivoluzione socialista condotta da puri sindacalisti non

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sarl macchiata dai fatti abominevoli che macchiarono le rivolu2ioni borghesL (pag 124-128). !V.

Sorel fa una distinzione fra forza e violenza, distinzione necessaria per dissipare molti equivoci.

« La forz a ha per iscopo di imporre l'organiuu:ionc di un ordine sociale, in cui governi una minoranza; laddove la violenza mira alla dist1uzione di qoell'ordinei>.

La forza è l'espressione dell 'autorità, la violen2a è l'espressione della rivolta La prima è del mondo borghese, l'ultima dell'organizzazione proletaria. La violenza si riassume nello sciopero generale che, come la guer ra di libertà, è « la manifestazione più spiccata delle forze individualiste delle masse ribelli». Dall'esercizio della violenza p roletaria sgorga quella che il Sorel chiama morale de i produttori, la nuon. morale che dà vita rigogliosa a uno stato di spirito riboccante d'epicità e tiene tese tutte le energie dell'anima, per realizzare le condizioni in cui pos~a fondarsi l'opificio degli uomini liberi e ardenti ricercatori del meglio Alla violenza il socialismo deve gli alti valori morali coi quali porge la salvezza al mondo moderno.

V.

T utto il voiume di Sorel ha una vivace intonazione polemica diretta particolarmente contro i socialisti parlamentari francesi e il capo di essi Giovanni Jaurès. Si vede che queste riflession i sono nate sotto a ll'impressione di avvenime nti recenti in cui hanno avuto parte personaggi che noi conosciamo. I rigidi, schematici, pedanti dottrinari, troveranno biasimevole questo polemizzare in un libro d'idee; per noi invece il libro ha un pregio maggiore. Il socialismo contemporaneo delle nazioni latine deve molto a Giorgio Sorel. Attra.,•e rso i suoi libri noi siamo giunti a uila più sicura comprensione del marxismo che e'era arrivato dalla Germania in uno stato irriconoscibile. Sfrondando il socialismo di tutto quanto è orpello ideologico ereditato dalla tradizione democratica e giacobina, nonch~ positivista, la nozione di socialismo «s'identinca con quella di sciopero generale ». Il socialismo non è più un sist~ campato in un futuro più o meno lontano, ma uo tirocinio di preparazione rivo• luzionaria di tutti i giorni, l'applicazione continua, violenta della lotta

JL PERIODO TllENTINO 167

di classe. Borghesia e proletariato sono inconfondibili. La pr ima rag· giunge attraverso i prodigi della tecnica e l'espansione coloniale il massimo della sua potenza, l'ultimo si prepara ad espropriarla. L'esp roptia2:ione sarà il risul tato dello sciopero generale il quale avrà p roprio i caratteri d'un cimento supremo, di una· battaglia napoleonica, e come voleva Marx, sarà il segno di separazione assoluta fra due epoche della storia.

Questa interpretazione del divenire sociale non ha nulla di comune colle ideologie dei socialisti ufficiali che cre~ono nelle mag iche vi rtù della metà più uno . Non sarà certo con un voto parlamentare d i un 'assemblea di avvocati che, come afferma Engels nella citazione riportata da Sorel, la società « organ izzerà la produzione sulle basi di un'associazione di produttori liberi ed uguali , trasportando il macchinario statale nel mu~eo d'ant ichità a lato cldla ruota e dell'ascia di pietre».

Sarà invece con un grande urto in cu i le due classi nemiche misureranno le proprie fo rze in una battaglia decisiva. Quella nozione catastrofica che i ri formist i si era no affrettati a dichia ra re erronea, è riposta da Sorel nella debita luce e nel suo g iusto significato storico. Il socia· lismo puri.6.cato dalla pratica sindacalista, non è più affare dì dilettanti, di sfaccendati, di politicanti. Esso ritorna terribile come agli inizi. Lett erati e sentimentali non vi trovan più posto, l'opera degli intellettuali è accolta solo in quanto si limita a « negare il pensiero borghese in modo da mettere il proletariato in guardia contro un'invasione d'idee e di costwni della classe nemica ».

Questo stato di guerra permanente fra borghesia e proleta riato, gene rerà nuove energie, nuovi valori morali, uomini nuovi che si avvicineranno agli eroi a ntichi.

Queste parole di G iorgio Sorel con le quali chiudo le mie note io porgo da meditare ai compagni: è necessario che i socialisti si persuadano che l'opera alla qual~ si votano è g rave, terribile, sublime,

168 OPE
RA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
Da I/ Popolo, N. 2n6, 2:S giugno 1909, X.

IL PROLETARIATO HA UN INTERESSE ALLE CONSERVAZIONI DELLE PATRIE ATTUALI?•

Mussolini esordùce ammettendo ,he il problema della patria oggi è uno dei più gravi e dei più angoscianti fra tutti quelli che si presentano alla coscienza socialista. Ma anche qui bisogna far forza a se stessi e g iungere alle negazioni est reme che non ammettono equivoci. Con viene ,oJ PiHel ,he la patria sia il più alto organismo collettivo cui siano giunti i gruppi etnici civili. Ammelle che sull'amore di patria, considerato come sentimento, è inutile discutere. Mentre invece è giovevole discutere sul concetto di patria, ed esclusi\'amente dal punto di vista socialista. Il Mt1u ()/inì domanda: La borghesia ha patrie? No. Nel campo econom ico l'attività capitalistica ha infranto le frontiere e imposto dovunque il suo modo di produzione - nel campo della culhlra si è g ià realizzato da tempo l'in ternazionalismo del pensiero.

Gli artisti, i preti, i filosofi hanno abolito le patrie, come i fabbricatori, i mercanti, gli speculatori. Che cosa è la patria per questi ultimi?

Il paese dove si può arricchire. Da chi . è rappresentata per loro la patria? Dall'esercito. Nel concetto borghese - patria e militarismo sono la stessa cosa. Il patriottismo socialista è ·equivoco. Gli operai non han no nulla da difendere. La proprietà? N on ne hanno. La cultura? Moltissimi non videro neppure una scuola. La storia? :t patrimonio della dasse colta. Perché gH operai che dalla patria non ricevono nulla, debbono tutto alla patria? Denaro, sangue e vita? Individui e moltissimi oggi rinunziano alla patria. I borghesi di tutte le .nazioni quando si vogliono divertire si stabiliscono a Parigi; quando si propongono d'arricchire vanno a New York; gli operai poi vendono le loro braccia sui mercati di tutto il mondo. L'industria, il commercio, le invenzioni scienti.fiche, le assemblee politiche e infine l'organizzazione dei lavoratori abbattono le frontiere.

Orbene, queste devono esistere solo perché una casta di parassit i ha

• Riassunto della conferenza pronunciata a Trento, nella sede della camera del lavoro, il 25 giugno 1909, durac.te una discussione svoltasi fr.a alcuni ade~ rtnti alla lega per la cultura sociale Prima di Mussolini aveva parlalo l'avvocato Antonio Piscel. (Da L'Avvmir, J,I l.Avoralor1, N 26, 1 luglio 1909, V)

;~'-::,......·•·7,·Y.'.~7 - •, _ .•

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

bisogno di far manovrare armi da sterminio. I primi ad abolire la patria sono stati i borghesi. Il patriottismo è un feticcio. La borghesia ha offerto all'adorazione delle turbe un primo feticcio: il parlamentarismo. Ora che questo iddio t ramonta, ecco un altro feticcio: il patriottismo. Ma invano ormai, perché il proletariato è antipatriottico per definizione e necessità.

Rimane il caso di una guerra. In questa eventualità i socialisti hanno un solo dovere : La guerra alla frontiera dev'r;ssere il segnale dello sciopero generale, dell'insurrezione, della guerra civile all'interno. T anto peggio per le istituzioni borghesi I socialisti noo se ne debbono menomamente preoccupare.

Così i cristian i auguravano la sconfitta agli eserciti di Roma e p reparavano Jo sfac.elo dell'impero. I socialisti non devono temere di proclamarsi barbari. Essi non hanno patria. La patria - nel concettoè sempre stata negata; dagli stoici che proclamavano l'uomo il cittadino dell'universo, a Cristo che voJle esteso il suo regno a tutti gli uomin i, dagli umanisti a noi.

Per superare bisogna negare. la nazione ha .negato Ja signoria, la signoria il comune, il comune il feudo, il feudo e la chiesa l'impero, l'umanità nega la. nazione dilatandola sino ai confin i del mondo. (Il disrorso del M1tssolini, ,onriso, serrato, fone un po' troppo elevat o, /a. uia profonda impressione. /J romp. Pisce/ replira, facendo un'ipoiesi. A questo punto interviene il compagno Ambrosi e aggiunge alc111u ullime parole il liiuu olim).

170

UN GRANDE AMICO DELL' ITALIA AUGUSTO VON PLATEN

Dopo essere stata per molti secoli meta di agognata conquista alle orde barbariche, l'Italia è stata ed è meta al pellegrinaggio reverente di tutti i grandi geni del nord. Alla madre mediterranea, a quella che il buon vecchio Plinio chiamava: omni11m terrarum aJumna et parens, omni11m l errarum electa, una cmulamm gentium in loto orbe . patria, si sono volti, spinti da un irresistibile sentimento di nostalgia, i creatori delle altre nazioni d'Eu ropa. Laggiù brilla ancora il faro della civiltà. Volger di secoli e mutar di fortune non J'hanno spento. Roma, come ai tempi del buon Augusto, è ancor la città verso cui muovono uomini di tutte le patrie, e chi ama Roma deve amare l'Italia. Da Palermo che ha nelle vene sangue arabo, normanno e sangue dei Vespri, a Napoli che sorride al mare, sotto l'ignea minaccia del vulcano; da Firenze ' culla e tomba delle itale glorie, a Bologna che ha dottori per rinnovare il diritto, poeti per « lo dolce stil novo >> e « santa canaglia » per 1'8 agosto; da Ravenna silente che veglia il sepolcro di Dante a Venezia imperiale sotto forme repubblicane; da Verona che offre a Shakespeare gli amanti per un dramma immortale, a Milano che non ha dimenticato il Carroccio e le cinque giorna~e; da Torino nucleo della Terza Italia a Genova di Balilla, di Goffredo, di Manini; dalle maggiori .tlle piccole città; dalle piccole città ai villaggi; dai villaggi a.i solitari castem abbandonati, ovunque Ja nostra sti rpe h a lasciato Je traccie delle sue inconfondibili manifestazioni : dall'Impero al feudo, dal feudo al Co. mune, dal Comune alla Signoria, dalla Signoria alla Nazione: ventisei secoli di storia compresi fra. due monarchie.

Le anime sensibili hanno subìto l'irresistibile fascino di questa storia e lo subiscono ancora. Certo l' Italia attuale somiglia ben poco a.ll' Italia che Metternich qualificava trascurabile « espressione geografica»

e Lamartine chiamava romanticamente « t erra dei morti >>••••

Fioriscon sempre gli aranci, ci sono ancora 81i organi di Barberia e i mendicanti sulla porta delle chiese; le fioraie a Roma non ba.nno abbandonato il costume di « ciociare » e Pied..igrotta non ha rinunciato

alle sue canzoni: ptrò malgrado i g iornali di Vienna le macchie del1'Abruzzo sono vuote di briganti.

I -

L'Italia attuale va perdendo le caratteristic~e di un cimitero. Dove un tempo sognavan gli amanti e cantavan gli usig noli, oggi fischiano le sirene delle officine. L' Italiano accelera il passo nello stadio dove le Nazioni corrono la graD.de Maratona della supremazia mondiale. Gli eroi hanno lasciato il posto ai produttori. Dopo aver combattuto si lavora. L'aratro feconda la ter(a e il piccone sventra le vecchie città.

L'Italia si prepa ra a riempire di sé. una nuova epoca nella st oria del genere wnano.

L'Italia ha ancora i buoni amici che rivivono del su o passato e devono ammirare l'attività del suo presente. Fra i vecchi amici fedeli scomparsi merita d'essere ricordato August Platen. Carducci ha tradotto da Platen La tomba r11t Buu nJo e Il pellegrino davanti a S. GiurJo . La vita del Platen non offre nulla di straordinario. Nacq ue nel 1796 in : Ansbach, ebbe la prima educazione dal padre, fu ufficiale e combatté contro Napoleone, abbandonato l'esercito si- dedicò a lla 6losofia e alla poes ia, passò quasi tutta l'esisten2a in I talia, morì a Siracusa nel 183!i. Come gran parte d ella g ioven tù tedesca, anch e il Platen cominciò ro• mantico. Ma dopo poco, forse disgustato dagli eccessi dei romantici, abbandonò la lor scuola e batt~ vie proprie. Era uno spirito sol itario. Definiva se stesso come << un rapsodo errante, cui basta un amico, una tazza di vino all'ombra e un nome celebre dopo la morte». In un'ode diretta a Marco Saracini, Platen dichiara: « Il tuo amico non possied e nulla e non d esidera d i possedere se non quanto egli può porta re con sé. I beni terreni g li sarebbero di peso. Egli non ha che il bastone d el pellegrino>>. Nell'ode a l'Acqua paolina - il poeta chiama la solitu. dine la « sua sposa f edele ». Il sonetto LVII nd quale egli chiama «dolce» quella morte che gli uomini paventano, ci ricorda il l eopa r. diano « bellissima fanciulla, " dolce " a veder, non quale se 1a di pinge 1a codarda gente». Nello st esso sonetto P laten sfoga il suo li[ism o ele· g iaco: « Quanto ho d esiderato, o mo rte, ìl tuo sonno ch e non h a. ri· sveglio». Poco prima invoca: « Vorrei morendo dileguare, come dile· guan le ste lle in cielo - vorrei morire come, secondo le leggen de, Pin• daro mod. Non che io vogUa n ella poesia raggiungere l'insuperabil cantore, m a solo eguagliarmi a lui, morendo » . Nell'ultimo sonetto di questa serie, P latea rivela il suo desider io di ampie solitudini, di mete sempre più lontane. Nell'ode dedicata ad Augusto Kopisch, il poeta non si lagna di d over cantare lungi dalla fredda Sprea. Egli è stanco d ella sua patria Ne ha trovata un'altra dove « non udrà il lieto plauso degli amici fedeli, ma neppuce il clamore stridulo del popolino e il pie· colo grido dell'invidia». E Platen s'innamora dell'Italia. Percorre t utta la penisola a brevi tappe, fermandosi e soggiornando nelle p icc:ole e grandi città; lieto del sole, dell'aria, del mare. Nell'ode dedicata alla pi4

172 OPERA OMNIA DI BENITO MUSS0L1N1

ramiàe di Cestio esclama : « O sacra Roma, la rozza schiatta tedesca distrusse un giorno la tua gloria militare, e ti minaccia ancon., ma invano. Oh, io vorrei riposare qui, lungi dalla mfa fredda patria, dove . ogni sospiro giungendo alle labbra, muore di gelo». Ospite durante un inverno della contessa Pieri in Siena, al dipartirsene Platen dedica aJ. l'ospite un'odè: « La primavera mi chiama - egli dice - a pe.regri· nare per l'Italia». La vita di questo grande poeta tedesco può ben venire comparata a quella degli antichi rapsodi quali dalle leggende ci furono ·tramandati: uomini che passavano da città a città, da terra a terra, cantando.

Non v'è angolo d'Italia che Platen non abbi~ visitato. Nelle sue poesie e più ancora nei suoi epigrammi troviamo i nomi di tutte le nostre città. Questo tedesco dall'anima squisitamente classica - questo poeta che conosceva· undici lingue - questo innamorato della forma ha celebrato tutte le nostre glori~, ha suscitato tutte le nostre memor ie. N e Il 11euhio gondoliere, poesia scritta a Venezia, Platen fa parlare un vecchio gondoliere che vide lo stendardo della Repubblica gettato nella polvere d al Bonaparte e infrangere il Bucintoro e rapire il sacro leon di San Marco. I tempi in cui Erno, festegg ia.to dal doge Renier, riconduceva in porto le trionfali galee, sono passati per sempre: Venezia è morta. I q uattordici sonetti che Platen ha dedicato a Venezia sono un omaggio dolcissimo alla strana città che ha tentato e sedotto e vinto gli artisti di tutto il mondo.

La prima impressione visiva è di stupore: « Come riuscirò - si chiede il poeta a orientarmi in questo labirinto di calli? Come arriverò a sciogliere questo indovinello? ». Poi l'anima della città attraverso i suoi palani, i suoi templi, i suoi abitatori, la sua storia e la sua leggenda lo conquide, Venezia gli appare ancora ai confini del sogno . Le antiche glorie hanno ancora luci e suoni. Ma ormai il leone della Repubblica è infranto e i cavalli d' acciaio subiscono il morso del a;rande trionfatore. L'arte si rivela a Platen. Tiziano lo riempie d'ammirazione. Lo chiama « uomo pieno di forza e di vita ». In un sonetto pervaso da un motivo delicatissimo nordico di nostalgia, sembra al poeta che un «oh!» di rimpianto gema nelle brezze che increspano le onde per gli augusti ai.nali, dove l'Adriatico muo re in silenzio, Venezia è caduta e la ruota della fortuna non tornerà indietro mai più. Il porto è deserto e poche barche ormeggiano alla bella Riva degli Schiavoni. « O Venezia - canta Platen - tu hai brillato come wia bella donna in auree vesti e tale il Veronese ti pinse. Oggi il Poeta, immobile sulle scalinate dei tuoi marmore~ palazzi, porge quel tributo di Iagrìme che non può far rivivere il passato ». Trascorrooo j giorni e le settima.ne, ma. Platen non può staccarsi da Venezia. Non appena sente nominare ì nomi d i

IL PERIODO TRENTINO

Mestre e Fusina, un 6rivido di freddo ·gli traversa il sangue. Man mano che egli impara a conoscere i tesori artistici di Venezia e le tele di T iziano, di Veronese, di Giambellino, gli appaiono in tutta la purena delle linee, la festa dei colori, la grandiosità dell' insieme, il poeta rimpiange i giorni ìn cui solo « il bello » era sacro sopra la terra. La tavolo22a di Platea, ricca e delicata, ha saputo cogliere tutti i motivi di Venezìa: quelli che si offrono allo sguardo e quelli che si debbono cercare.

Nel dicembre 1830 Platea è a Napoli. Il Vesuvio è in eruzione : ìl poeta si commuove da vanti allo spettacolo grandioso, infernale. Si arrampica sino all'odo del cratere, mentre la terra t rema e 1a colonna flammea si spinge alta nella notte. La lava corre silenziosa: « la nube densa del fumo, nasconde il tuo viso pallido, melanconico, sereno, o luna!». Del 1827 è un'egloga dedicata ai pescatori di Capri. D opo una forte descrizione dell'isola rocciosa che offre ospitalità in due luoghi soli ai navigli, il poeta racconta la vita dei pescatori che si r iassume in queste parole: gettare la rete, ritirarla e stenderla sulla sabbia ardente perché sì asciughi. « Oh, gente pacifica - esclama il poeta - cosl vicini alla natura e allo specchio del mondo. Pescatori felici! Voi vivete lungi dai rumori del mondo, ai confini dell'umanità, fra la roccia scoscesa e il flutto salso del mare. Quei della stirpe prima vissero come voi, * da quando qui venne a piangere i suoi dolci delitti la figlia di Augusto!». Dello stesso anno è una poesia dedicata a N apoli. Quella del 1827 era ancora la vecchia Napoli tradizionale che oggi va scomparc:ndo lo spettacolo incOmparabile entusiasma il poeta: il primo verso è un invito: « O stran iero vieni a Napoli, guarda e muori! ». Qui solo impa re rai a godere! Platen ci descrive la città. Dovunque tu vada, egli dice, « trovi folle di uomini». Dalla spiaggia dove i pescatori tirano alla riva le tet i cariche, all' angolo della via dove una coppia allegra disfrcna le gambe nella tarantella baccantica, dai mercati dove i ven• ditori e compratori gridano gesticolando; dai mercati dove tutto si compera : la metce, l'uomo e anche l'anima, alle viuzze incassate fra le altissime case dove incontri il men dico che ti saluta con molte A ve; dalle vaste piazze dove corrono veicoli d'ogni genere, ai ridotti dove il popolino applaude un Pulcinella di legno, dagli operai che affolJano una cucina ambulante, alle donnicciole che fanno circolo attorno a un indovino dal cesto pieno di serpenti, tutto qui tumultua all'aria libera. 11 barbiere, il cambiavalute, lo scrivano pubblico, compiono la loto funzione all'aperto. Al molo la confusione aumenta a ncora, se è possibile. Marinai, dopo aver incatenato la barca e lazzaroni che si scaldano al sole

• Lacuna del testo.

174 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

si raccolgon attorno al « Narratore », il quale canta di Rolando e recita le stante che parlano della fa.vol05a spada di Rinaldo. « Omero sorgi! Se nel nord ti cacciano di casa in casa, qui troverai un popolo semi. greco e un cielo greco. O balsamiche notti di Napoli! Per voi io di· mentico S, Pietro, il divino Pantheon, Monte Mario e Villa Pamphili! ».

Anche Ama.lii ha l'onore d'un inno Dopo aver descritto la festa domenicale che raduna gran folla nell'antico chiostro abbandonato, il poeta esclama: « Salve, salve tre volte o bella Amalfi.! Qui voccei vivere in questo asilo delle Grazie. Ma forse l'incostante desiderio che m'arde nel seno, mi sospingerà verso ai deserti nevosi del nord, dove la mia parola suscita in altre labbra lo stesso freddo accento». Nel 1828 il poeta affittò per un'estate una villa nell'isola di Palmaria. Sembra poi che avesse in animo di tornare in Germania, ma non appena vide il Duomo di Milano e le nebbie che salgono dalle marcite e dalle risaie dei piani lombardi, il poeta volse ratto il piede al sud, verso la sua terra promessa.

Così questo grande tedesco passò attraverso l'Italia lunghi anni, celebrandO la nostra terra. A nulla fu estraneo: né alle bellezze naturali, né alle glorie del passato.

Anche Platea era ammalato di « nostalgia mediterranea ». Forse Stendhal solo può rivaleggiare con lui nell' amore per l'Italia, Stendhal che vo11e scritto sulla sua fossa: <<milanese». le anime superiori hanno bisogno di luce, di sole, di orizzonti sconfinati; hanno quindi due patrie: quella che li vide nascere e quella dove posson creare. Da Byron a Goethe, da De Musset a Lamartine, da Klopstock a Schille r, da Shelley a Wagn er, da Nietzsche a l bsen .... la patria comune del genio fu ed è l'Italia.

Trento.

MUSSOLINI BENITO

Da Ii Popolo, N. 2741, 3 luglio 1909, X. Pubblicato anche, panfalmente modificato, sul settimanale Cro11a,he Ltllerarie di Firenze (N. 12, 10 luglio 1910, I} e come prefazione all'opera: Sùaoua ttd AuguJIO 110,: l'lrJUlf ,rei I ,en1t1tario dellrJ mor16 - Società Tipografica di Siracusa, novembre 193S.

IL PERIODO TRENTINO 17'
12 .• ll

MEDAGLIONI BORGHESI

IL BLASONATO

Caramella all'occhio, gardenia all'occhiello. Grande sparato: gilet a due bottoni ; fcack nero; scarpe di vernice; cappello a cilindro. Applicate tutti questi oggetti a un imbecille presuntuoso e avrete davanti agl i occhi l'immagine del blasonato.

Chi sono j blasonati? I discendenti dei predoni medioevali. Che cosa fanno oggi? Nulla. Quando crollò il loro dominio? La notte del 4 agosto 1789. La rivoluzione francese ha gettato nel fango il blasone, ha demolito la nobiltà, ha proclamato che non esistono privilegi dalla nascita, ha voluto che gli uomini abbiano un metito dalle loro azioni non già da quelle dei padri, superate, dimenticate.

Avete letto J Promeui Sposi di Alessandro Manzoni? Ebbene c'è in quel romanzo una figura tipica del blasonato: Don Rodrigo. R iportatevi colla mente all'a rmo 1630, La nobiltà era allora onnipotente. I capricci del barone erano legge; legge sacra per la povera massa del po• polo. Sopportare e tacere: ecco le paro le che riassumevano la condizione dei miserabili , D iscutere le prepotenze nobiliari, non si osava: i ribelli trovavano dei giudici che condannavano a morte. Tutto era alla mercé del nobile. I campi che erano devastati dalle cavalcate, dalle cacce; gli abi turi che venivano saccheggiati e invasi dagli sbirri; le donne che dovevano portare la primizia della loro verginità al signore; g li uomini che ad un comando dovevano abbandonare il lavoro e combattere e morire senza sapere perché. Al castello si tripudiava, si gozzovi,gliava; nelle campagne le folle degli affamati divoravano !'erbe dei fossi. Le storie ci raccontano che in tempi di carestia si siunse a mangiare le carogne degli animali domestici e in alcuni paesi di Francia furono dissotterrati i morti,

Le sanguinosissime rivolte, non spezzarono il dominio della nobiltà, cuì si era unito, naturalmehte, il clero.

Alla vigilia dell'89 la nobiltà di Parig i - dimentica e inconsciasi abbandonava ad orgie neroniane nei parchi di Versailles. A Pa rigi si moriva di fame , il popolino faceva la coda davanti ai forni, in una

sommossa erano stati massacrati Foullon e Berthier, grandi incettatori di grani; in tutta la Francia muggiva la r ivoluzione; ben 300 castelli ba.ronali erano stati jncendiati: ma a V ersaglia le mantenute del re, l e Dubarry, le Maintenon sollaziavano coi loro baci i pari, i marchesi, i visconti, i baroni di Francia che credevano il loro dominio immortale. Eppure alruni mesi dopo la ghigliottina mieteva le loro teste e il 21 gennaio Qel 1793 Re Luigi Capeto cadeva sotto la mannaia della rivoluziont: t rionfante.

L' esecuzione del re fu l'atto di m orte della nobiltà. L'impero del b lasone era ormai tramontato per sempre. Incomìndava una nuova epoca nella storia del genere umano.

I nobili che poterono sfuggire alla sacra nemesi d ei tribunali rivoluzionari, ramingarono per tutte le terre d'Europa a sollevar n emici contro là Francia. (Sequr:strato ) La Santa Alleanza del 1815 creddte di potec ferma re la corsa verso l'avvenire, ma non osò ristabilire il passato.

Il secolo scorso - secolo di attività economica - ha tolto o g ni importanza soc iale ai residui del blasone. Le vecchie case nobiliari deperiscono lentamente, come alberi cui vada mancando l'humus fecondatore.

I palazzi che nel medioevo furono lucenti di ori, splendidi di adornameoti, rumorosi di feste, oggi tacciono, melanconicamente. I superstiti della npbiltà preferiscono al titolo nobiliare un qualunque diploma uni- . versitario e vendono ai collezionisti inglesi le memorie degli avi : le statue, i quadri , l e armature che ricordano il buon tempo antico.

Anche l'orgoglio tradizionale è scomparso. La borghesia ha livellato tu tto e tutti davanti a Sua Maestà il denaro. Nella morale borghese chi possiede, comanda. I titoli sono st(acci di carta, le particelle nobiliari sono miserie inutili davan ti ali'« affare». I tornei. si combattono oggi a lle Borse e ·1e giostre si svolgono sui me1cati. I trionfatori sono quelli ch e sanno «rubare» di più.

Cosi il nobilume viene o eliminato o inghiottito da lla borghesia. Co ndannato in ogni mo do a scompa rire definitivamente. Poiché oggi tutte le grandi famiglie nobiliari sono o esaurite o spiantate. I signori decaduti sono più numerosi dei mendicanti. E -quelli che vogliono conservare le abitudini signorili, vanno in America a sposare la figlia biondastra e sciatta di un mercante di maiali....

Questi matrimoni « morganatici » sono le campane da morto.... La cla1Se scomparve coll'89: gli individui scompaiono sotto gli occhi nostri.. .. giorno per giorno.... irresist ibilmente.... (uquesJraJo).

; .. . ' ' IL PERIODO TllENrlNO
177
Da L'Avvtnin, dei Uw()tal()rl, N. 27, 8 luglio 1909, V.
MUSSOLIN(

LA FESTA DEI REGNICOLI

Malgrado i m i rabolanti resoconti dei giornali locali, noi sappiamo che il numero degli intervenuti fu scarsissimo e che la festa degli italici monarchichetti riusci una ben misera cosa. Ci furono dei discorsi e naturalmente non mmcò di far sentire la sua voce l'eloquent issimo Sp ino. Il q uale declamò i suoi versi. Vi assicuro che ci vuole dello stomaco per tollerarli. L'Inno dei regnicoli è un monumento di balordaggine, degno di fare i l paio con l'inno a San Vigilia. In Ital ia dei versi simili, non sarebbero accettati neppure a pagamento dall'ultimo g iornale letterario di provincia. Mi dicono che qui fanno furore ed hanno ormai assicurato al poeta un posticino fra Dante e Minos, in piana della stazione.

Graziosissima la chiusa oratoria di un altro regnicolo. Eccola: « Naviga! Naviga o bandiera della Società » ecc....

Il mio maestro - buon'anima! - m'insegnava che le bandiere «sventolano» e non navigano specialmente dove non c'è il mare. ..

Ma chi bada a queste sottiglierie, cioè « lice nze » quando il sacro fuoco arde nel petto?! E navighiamo dunque in terra ferma!

Da llA vvnir, d, I lA111,1rattJ rt, N. 27, 8 luglio 1909, V•. • C,itic• , 1it1r,,ità ( 179)

CRITICA E SINCERITA

Poche cose e brevi in risposta al trafiletto comparso sull'.Allo Adige di jeri. Faccio grazia ai lettori dell'ormai famoso brano incriminato. Chi i ha la vaghezza di leggerlo. compri L ' A vvenire d el LavoraJore.

! Il signor Guelfo Ferrari asserisce che io ho insultato i « regnicoli ». M a, di grazia, in che modo? Forse chiamandoli « italici mo narchi• chetti »? Se lo sono non devono nasconderlo, e non se ne possono of. fendere; se non Io sono accolgo t oto corde la rettifica. I regnicoli avrebbero avuto ragione di riteners i offesi q uando Ii avessi attaccati n ella loro moralità, nella loro Onestà personale; ma qu esto io non l'ho fatto, non rho nemmeno pensato.

Il socialista Schiano poi, non è socialista. Nel Trentino ha dichiarato di essere « propenso » a l socialismo. Il termine è troppo vago Lo Schiano poi non aveva nessuna ragione di attaccarmi. Di lui io non ho criticato né i versi, né l'eloquenza. Per spiegarmi il suo !.critto sconclusionato e pazzoide io ·debbo supporre che delle anormalità congenite gli tentino il regolare funzionamento del ce[Vello. Ma di questo disgraUato io non posso, né voglio ocruparmi più oltre.

Un'ultima parola al direttore dell'A .A. Egli giudica «vigliacco» il mio pezzo di prosa e mi accusa d' insincerità. La.scio andare la « prosa vigliacca » (la povertà di aggettivi è evidente !) e esaminiamo la m ia sincerità. Chiunque può constatare invece e luminosamente la mia « sincerità ». Se foss i stato uno dei so liti, mi sare i nascosto - come si usa da altri una volta tanto sotto il como do velo del!'anonimo e avrei lasciato passare la «tempesta» che non mi toccava e fingermi « morto». Ho preferito dire: sono stato io ! A me e non ad altri voi dovete indirizzare le ·manifestazioni del vost ro sacro~ntissimo sdegno, o regnicoli !

Ed ora al pubblico il giudizio su questo incidente che può dirsi chiuso dopo le reciproche spiegazioni verbali con Scotoni e Fe rrari.

Della faccenda rimane il lato comico! Qualche volenteroso poeta potrebbe utilizza.do e scrivere un capitolo di u na « Batracomiomachi~ umana»

MUSSOLINI BENITO

tli! Il pqpolo, N. 2747, 10 luglio 1909, X.

UN PICCOLO SERPENTELLO

LA VERITA SULL'INCIDENTE MUSSOLINI

L'uomo s'inganna, ed io mi sono ingannato. La polemica non ac• ccnna a terminare comicamente, come pensavo e desideravo. Tanto peggio! T eppista o no, io mi difendo!

Il signor Schiano nel Tremino di ieri, mi ha rovesciato addosso un altro vaso deJJe sue immondizie. Mi ha caricato di offese immeritate, sopratutto, e plateali. lo sono stato mitissimo nelle mie risposte a riguardo dello Schiano.

Egli è stato il primo ad attaccarmi violentemente.

Nelle spiegazioni orali che ho avuto con lui, e nei brevi incisi polemici a lui consacrati, non ho fatto che rispondere interamente al suo primo attacco.

Ora q uesto signor Schiano, questo rettiluccio perverso non aveva ragione alcuna di mordermi. Io comprendevo e mi spiegavo un attacco da parte dei poeti, deRli oratori, della direzione dei regnicoli, dai regni• coli, dal padre eterno, ma non dal signor Schiano, che io non avevo ricordato e col quale ero stato, se non in amicizia, in una certa dirne· stichezza. Avrei lasciato passare H trafiletto di ieri, che ogni persona onesta avrà giudicato a dovere. ·

Il mio passato è senza macchia, e se fossi stato flessibile come un'anguilla - seguendo i binari deile persone a modo - sarei giunto a quella sta.zioncina che si chiama « posizione sociale» e non sarei qui a difendermi da ogni parola contro un branco di gesuiti.

Le mie idee sono state dovunque discusse, ho avuto avversari terribili, ci siamo battuti, qualche volta, senza esclusione di colpi, però non mi è mai accaduto di vedermi insultato in modo cosl feroce, id iota e senza motivo.

Ma nel trafiletto di ieri che l'A. A. compiacentemente riporta, v'è una frase che io non potevo e non dovevo lasciare invendicata, Lo &hiano ha scritto: « prima a fecondare fu la pania, poi l ui». Questa frase può riferirsi a. mia madre, che è morta. Questa frase merita qualche cosa di piU dei pugni che ho sommini~tr~ti all'incosciente che l'ha scritta. ·

1 i

Cosl ieri mi sono recato dal signor &hiano. Dell'episodio, il cronista dell'A. A. ha dato una narrazione assolulamente fantastica. Le cose stanno come racconterò, e sfido chiunque a smentirle, Potevano essere Je due quando mi sono presentato all'abitazione dello Schiano. :8 venuto un grande e grosso signore ad aprire, invitandomi ad entrare. Ho rifiutato. In quella è venuto sul pianerottolo lo &hiano, giallo come un cadavere. Dopo poche parole, io gli ho sferrato alcuni pugni sul muso. Al rumore è uscito il g rosso signore di prima, che mi ha spinto giù per le scale. Per l'esattezza dirò, che dopo l'intervento del s.ignore, lo &hiano è giunto a restituinn i. un pugno, uno solo.

Ma è falsissimo, egregio cronista dell' A. A., che io abbia «rotolato». Sono invece disceso e giunto nella corte - a pochi metri - mi sono fermato proferendo alcune parole che saranno state raccolte e che dimostreranno quale scarsa paura mi facessero tutti gli inqurnni - che non hanno troppo dimostrato di voler reagire - e le donne stri llanti, nonché il grosso signore.

Poi - di passo - me ne sono venuto t ranquillamente a casa. I miei runici erano lontanissimi dal luogo do ve avvenne la colluttazione e non vi parteciparono menomamente.

Ciò_ detto, aggiungo che l'incidente non è chiuso.

Quanto poi ai signori dell'A , A., che mi domandano « dove ho imparato a polemizzare in questa maniera », rispondo che ho imparato qu.i, a Trento E se hanno un residuo di onestà giornalistica, dovranno ammettere in coscienza che la prosa dcUo Schiano non meritava che dei pugni, ma solidi, e che lo Schiano con la sua lettera di ieri, ha documentato inoppugnabilmente, anche per un esaminatore superfic iale, d i essere un miserabile squilibrato, p ieno di cattiveria e di bile, degno appena del mio disprezzo.

Da lJ Popolo, N. 2749, 13 luglio 1909, X.

IL PERIODO TRENTINO 1a,
MUSSOLINI BJ3N1TO

I GIORNALISTI BUFFI

Se io mi chiamassi Alcide Degasperi - dottore non si sa in che cosa - avrei alla Banca Cattolica delle azioni per 5000 corone, godrei di una medaglia di presenza di 10 corone per volta, ritirèrei ogni fine di mese un lauto stipend io e a quest'ora preparerei le mie val igie pe r Roncegno o Campiglio, a rifornire d'ossigeno la mia non ancora esausta carcassa.

Ma poiché mi chiamo Mussolini e sono un misero<< camer ista» ( neologismo vat icanesco !) dovrò rimanere a Trento, e invece del soggiorno nell'alta montagna dovrò contentarmi d'una passeggiata alla sera in piazza Dante e dei bagni di mare alla ..,. piscina di Via del Portone.

ln queste condizioni guastarsi il sangue r: un dditto. Perciò ho deciso di volgere ancora una volta l e Cose verso l'orizzonte della comicità La V . C. di ieri me ne offre il destro. Essa pubblica a grandi caratteri: Mu11olini ruzzoloni pe, le reale - il rapporto in polizia invece scrive: « Mussolini venne allontanato >>

Ecco un bivio supremo, come quello di Amleto: Essere o non essere. Cioè: D isceso o ruzzolato? Per sincerarmi , sooo corso da un sanitario il quale ha constatato l'incolumità delle mie 211 preziosissime ossa, poi ho consultato un d izionario della l ingua italiana e dato il parere del s ignor medico, del signor Petrocchi e del commissario di polizia, ho concluso che sono disceso.

li cronista della V. C. infiora il racconto di bugie. Egli narra che mancò poco non fossi linciato: la polizia non fa pa rola d i ciò. Si d ice che io sono fuggito e tutti mi hanno visto fe rmo nel cortile. La « fuga prudente » è un sistema degasperiano.

Ma quello che non posso assolutamente lasciar passare è l' inciso in cui un ignoto poliziotto mi fa parlare cosl: « No, no, non mi abbisogna d'entrare, io avrei a parlare ».

Oh questo poi è troppo ! t impossibile che io abbia cosl orrendamente bestemmiato la mia beila ling ua. Me hercule ! protesto. Poiché egregio scrivano, io n<>n euere nato in la Purleria 1Ja/Ja, ma in buona Italia e non parlare ilaliano le· derchizzaJ o o 1ede1co italianizzato come oratori clericali, del giovane e veuhio Trentino.

L' invenzione del compJotto depone molto a favore della fantasia dei tuto ri dell'ordin e, e me ne congratulo assai, ma, in opportuna sede, dimostrerò che questa invenzione non merita il bievetto. Ho fini to. Cesare Schiano si è rifiutato di sporgere querela contro di m e. Eviden temente non ha preso ancora le abitudini di molti trentini. Due vie gli rimanevano: o la rivalsa personale, o la riconciJiazione. Spetta a me di offrirgli quest'ultima e l'ho fatto franc amente, perché sono incapace di odiare. Il signor Artu ro Dorighelli-si è incaricato della faccenda. Mi sono recato dallo & hiano, gli ho stretto la mano - con poche parole sincere - e di comune accordo abbiamo redatto e firmato la seguente dichiarazione destinata ai giornali cittadini;

« 01CHIARAZION1i

« ~,e Schiano e Benito Mussolini deplo,ano le ingiurie cui sono tra· S(Csi nelrultima polemica, le 1iti rano e stringendosi la mano, pongono la pietra dell'oblio sulla polemica e gli strascichi incresciosi che ha avuto.

Da Il Popolo, N. 2750, 14 luglio 1909, X (a, 358).

f IL PERIODO TRENTINO
183
« MUSSOLINI BENl:TO C!!SARH SCHIANO • .

GLI UOMlNl DEL GIORNO BURTZEFF

Dopo l'ex-poliziotto Bakai, l'ex-professore Burtzeff. 2 un crescendo impressionante di rivelazioni. La campagna di Burtzeff danneggia l'autocrazia moscovita più d eJle sconfitte sui campi di Manciuria. 8 la 6ne morale di un impero, è la demolizione di un imperatore, degno di figurare fra Caligola e Caracalla. Burtzeff odia lo czar: ma di un odio sacro, umano. Non si dimenticano così facilmente le torture delle bastìglie russe, gli orrori della Siberia lasciano tracce incancellabili, gli impiccati si levano imprecanti al « piccolo padre » e gridan vendetta!

Grazie alla complicità delle polizie occidentali, gli spioni dello czar raggiungevano e colpivano in teHa straniera le vittime destinate al macello io patria. La vita dei profughi russi a Pa rigi era avvelenata dalle persecuzioni e dai tradimenti. Oggi la repubblica si è liberata dall'im. monda gen ia. li merito di quest'opera di purificazione \\a dato in gran parte a Burtzeff. Questo professore di storia ha l'entusiasmo dei latini, la fede degli slavi, la tenacia dei tedeschi. Per anni ed anni egli è an· dato preparando le armi. Dopo la sua avventurosa fuga dalla Siberia, ogni giorno è stato un giorno di lotta e di ele\·azione Sorridente alle minaccie, sprezzante del pericolo, fiducioso nel trionfo delJa causa cui .ha .votato ogni ene rg ia, Buit:zcff è un magnifico ca mpione della nuova civiltà slava. Le memorie che egli va pubblicando sull'Humanité costituiscono neila loro nudità di stile, un documento formidabi le d'accusa. Lo cza.r non troverà degli avvocati difensori, forse ricorrerà ad un sicario, per spegnere nel sangue la libera voce di Burtzeff e l'arma di tutti i tiranni. Ma ogni nuova vita immolata, affretta di un giorno la rovina del sistema.

MUSSOLINI

Da 1/ Popolo, N. 2756, 21 luglio 1909, X.

Mussolini wmunù:a /'e1iJo felice delle trartatìve (Gli opmù sa/11lano la 11iltor;d ton un grande applanso), Compagni - aggiunge J,,1,m o/ini - io sono lieto di avervi veduto alla Camera del Lavoro Quando vi siete presentati, stamani, io non vi ho chiesto la vostra fede religiosa, le vostre idee politiche e neppure se eravate inscritti in qualche organiuazione. Né ve lo chiedo ora che il vostro breve sciopero è stato coronato da un successo. Ma quando sentirete i malevoli infamare la nostra istituzione operaia, voi risponderete che nell' ora del bisogno è so lo alla Camera del Lavoro - e non ai vescovati o alle ban che cristiane - che gli operai trovano appoggio solidale e disinteressata difesa. (Quei/e parolr furono vivam,nte applaudile Uno degli operai ringraziò a nome di tu!Ji i presenti iJ Muuolinr).

• Riassunto àel discorso pronunciato a Trento, il 21 luglio 1909, a81i open.i sterratori scioperanti àella ditta. Mariotti e Defant, convenuti alla ca.meta del lavoro per sentire ddl'esito dèlJc trattative avvenute fra una commissione operaia presieduta d a Mussolini e una rappresentanza della ditta. (lli L' A.1111,nir, d el LA11or11tore, N. 29, 22 lugli<> 1909, V).

[
AGLI STERRATORI]'•

I MIEI PROCESSI

Prete Barra - e quando si dice prete non v' è bisogno di aggettivi qualificativi - prete Barra mi ha querelato per lesioni a!J'onorc. La Procura di Stato ha imbastito un altro processo contro di me per delitti contro la legge rulla stampa. Pare che anch e g li ultimi incidenti miei personali, avranno un'eco in tribunale, se debbo credere a una corrispondenza apparsa in un giornale demo-cretino di Inosbcuck. Se \'a avanti di questo passo, io batterò una specie di record: q uello dei processi Non v'è bisogno di aggiungere che io sono li eto di calcare cosi frequentemente le sacre aule della sacrosanta Giustizia. N on per ottenere una specie di palma del martirio, ma semplicemente p er offrire ai giudici il motivo di una domanda d'avannmento. Alla fin d'anno i giudici di Trento potranno dire: Signori dell'alto! Ricompensateci in qualche modo. Mussolini c i ha fatto enormemente lavorare! Ed ogni fatica merita - è naturale! - l'adeguato premio.

MUSSOLI N I

Da L' À vvni,1 dii Lavorator1, N 29, 22 luglio 1909, V,

-, I

GLI UOMINI D EL GIORNO

LATH AM

Ulisse nel XXVI canto dell' Inferno, rivive nell'aviatore che l'altro giorno ha tentato di valicare la Manica. « Piccola vigilia >> e « foll e volo» come la navigazione dell'itacense che supera, nel simbolo dantesco, le colonne fi~sa te da Ercole sulla rut-ie Ji Gibilterra quali limiti estremi e invincibili baluardi a lle audacie degli umani.

Latham è un eroe. La nostra età è e roica forse p iù delle antiche. Jl mercantilismo non ha soff0<ato lo spasimo angoscioso, ma salutare della ricerca; oggi, come ai t empi mitologici degli Argonauti, l'uomo sente la nostalgia del grande pericolo e della grande conquista. Gli eroi moderni si chiamano Nansen, Luigi di Savoia, Shakleton, Latham. La parola che riassume e dà un carattere inconfondibile al nostro secolo mondiale è «mov imen to».

Movimento verso le solitudini ghiacciate dei poli, o verso le cime vergini delle montagne; movimento ve rso le steJle o verso le profondità dei mari; movimento verso il mistero che ci getta dal velario dell'inconosciuto il suo supremo « p erché ».

Movimento dovunque, e accelerazione del ritmo della nostra vita.

I quattro primordiali elementi sono ormai in pote re dell ' uomo. La legge che ci forzava a strisciare per terra è superata. Il sogno d·Icaro, il sogno di tutte le generazioni , va traducendosi in realtà . L'uomo h a conquistato l'aria.

E come il P elio da cui Giasone mosse su i fragili abeti verso la Colchide misteriosa fu tramandato nelle leggende, cosl Io scoglio di Sangatte da cui Latham si è lanc iato al « folle volo » rimarrà nella storia.

Venga dunque il poeta a celebra.re i nuovissimi ardimenti della nostra età, a levare l'inno agli eroi moderni, a cantare la perennità di q uesta vecchia stirpe umana che va allontanandosi sempre più dall'animale

Zarathustra, è forse dalla rup e scoscesa di Singatte che si [è] annunciato il crepuscolo del super-uomo? B forse finita la nostra dolorosa preistoria?

MUSSOLlNl BENITO

Da Il PopQ/o , N 2n1, 22 luglio 1909, X.

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TENEBRE E LUCE

Due fatti sono venuti in questi ultimi giorni a dimostrare luminosamente qual sia l'int imo spirito che governa e di rige le azioni della chiesa, del clero cattolico e dei clericali: la messa all'indice di quattro o pere d i don Murri e un voto dei clericali al Consiglio Comunale di Vicenza , Quando certi « dottori » nostrani che potrebbero anche chiamarsi Alcide Degaspcri, vanno a predicare davanti a povere ignare turbe di contadini che 1a chiesa è amica e protettrice della coltura e dell'istruzione; quando si afferma che i preti sono teneri lsir] del progresso civile, si cerca di sorprendere furbescamente la buona f ede di chi ascolta e non sa.

Il Vaticano odierno è identico al Vaticano del secolo XVI. E il covo de ll'intolleranza e di una banda di rapinatori, Come ai temp i di Lutero, anche oggi il papa scomunica i preti che rifiutano di credere agli assurdi mostruosi della teologia cattolica, anzi clericale; come ai tempi del buon Lamennais, che si vide proscritto dalla Chiesa per le sue coraggiose Paroln d'un (roydnl, anche oggi la sacra congregazione delrlndice condanna i libri dei modernisti e ne proibisce la lettura a i fedeli, colla minaccia - ormai ridicola - desii eterni e roventi castighi i nfernali.

La vecchia lupa può ave r perduto il pelo, non ce rto il vizio Aggiungiamo ch e ha perduto il suo prestigio morale. Questo furore persecutorio contro i l modernismo, il quale - lo diceva poco tempo fa il padre Salvatore Minocchi deJI'Università di PJsa - accetta nell' esegesi biblica · i metodi delle scienze moderne - questa caccia a l libro critico, coraggioso, s incero - questo opporsi ad og ni tentativo di rinnovamento i: da una parte un a prova dcli'« onn ipotenza » dei gesuiti e dall 'a ltra i l segno deU'« impotenza» della chiesa. La chiesa cattolica non può rinnovarsi. Ora gli organismi che non si rinnovano sono destinati a morire.

La chiesa cattolica non può rinunc iare al principio d'« autorità» e non può ammettere il « libero esame ». Discutere sul « dogma » i: peccato di disobbedienza e di superbia. Dubitare sulla cabala cattolica è un primo passo verso la perdizione. Per salvarsi bisogna chiudere gli occhi, tapparsi l e orecchie e .fidare nella di vina provvidenza. Coloro che VO· gliono sfrondare dal vecchio albero della teologia cattolica tutti i rami secchi, che non p ossono piU resistere aJ soffio impetuoso delle n uove scoperte scientifiche, sono dei « rep robi » da a llontanare, degli « eretici »

da condannare. La chiesa di Roma non discute: gli « ignaziani » dell'Indice non oppongono ragioni a lle ragioni del Murri, non .scrivono libri, articoli di risposta, no: emanano un decreto di condanna, o soffiano una bolla dì scomunica che a questi moderni chiari di luna è leggera, vacua come una bolla di sapone.

Noi ci spieghiamo il perché di questo sistema e vogliamo spiegarci ancor meglio con un esempio. :e noto che la mancanza di aria è una prima e indispensabile condizione per conservare i morti. Certi giganteschi sauriani dell'età preistorica, sono giunti a noi perché furono custodit i e preservati da un impenetrabile strato di ghiaccio. Ma non appena sono posti a contatto dell'aria, l' involucro esterno scompare, la maschera cade; le mostruose carcasse si piegano e si spezzano; lo scheletro si r iduce a un mucchio di ossa che gli scienziati r iportano poi nelle posizioni prim itive, ricostruen do l'animale. Cosi è della chiesa di Roma. n un grande cadavere. Dall'epoca dei Padri e dei Dottori - che furono senza dubbio spiriti di una potenzialità enorme - ad oggi la chiesa cattolica non ha pmdotto nulla nei campi del pensiero. H a assimilato - costretta - alcune forme superficiali delle culture successive, ma in fondo si è fossilizzata nella «scolastica» e nell'autorità indiscussa e indiscutibile del papa. Mettere a contatto dell'aria pura, libera, vivificatrice, ossi,genata, il grande morto, significa vederlo cade re, disfatto, come un edificio crollante al quale si tolgano gli ul timi puntelli. :&co perché 1a chiesa di Roma non vuole aria, non luce, non discussione.

Ma impone invece la fede cieca, la rassegnazione, le tenebre dell'ignora nza.. Per questo i consiglieri clericali del Consiglio comunale di Vicenza sono stati coerenti allo spirito informatore del cattolicismo. Si tratta di erogare un sussidio per le biblioteche popolari, destinate ad elevare il tencire bestiale di vita che trascinano oggi Je classi lavoratrici. I clericali hanno parlato e votato contro. Dunque niente biblioteche, niente libri, niente istruzione per il popolo! Il popolo deve rimanere stupido e vivere come gli animali che non leggono libri. Il proletariato deve lasciarsi docilmente sfruttare e nient'altro! Deve ri manere« povero di spirito » perché è appunto ai poveri di spirito d1e Cristo - nel gran giorno - spalancherà le porte dei sette cieli!

Abbasso le scuole! Abbasso l' istruzione! Abbasso i libri e sopratutto i giornali! Evviva la santa asinità e la redentrice ignoranza !

Cosl hanno gridato - in cuor loro - i clericali di Vicenza. E sono stati coerenti, perdio! I cattolici mentiscono quando proclamano che essj vogliono elevare l'intellettualità degli operai. J veri, i buoni, gli autentici, i tradizionali cattolici sono quelli di Vicenza; cresciuti sotto la protezione e la tutela del senatore che ha fatto piangere e svenire e sospirace tutte le femminucce del r egno d ' Italia!

IL PERIODO TIUINTINO 189

I buoni cattolici - tenetelo bene in mente, o compagni - sono nemici della vostra istruzione. Se lo potessero abolirebbero tutte le scuole. E quando i cristiano-sociali verranno a dirvi il contrario, ricordate loro il voto dei colleghi di Vicenza. Sarà la mi'gliore documentazione e la risposta che non ammette repliche gesuitiche o sotterfugi bugiardi.

BENITO MUSSOLINI

Da L'Avve11ife del Lavoratore, N . 29, 22 luglio 1909, V. Pubblicato anche su La Uma (I, 104)_: N. 33, 14 agosto 1909, XV~J.

190 OPERA
OMNIA DI BENITO MUSSOUNI
TIIOfTOWatallA lllt Il.SII Articolo su JI Popolo» dd 10 ~prile 1909

IL GRANDE çADAVERE

Il titolo è mio, quantunque sia apparso in capo ad un pomposo articolo di Alcide Degasperi sul numero di sabato della Voce Ca110/ica, Lectio bre1Jù.... sarà questa mia risposta e per raggiunger megl io lo scopo rinuncio a ribattere le personali malignazioni piccine che mi riguardano.

Una volta tanto, voglio permettermi il lusso di trasportare la polemica nel campo delle idee. Trovo strano però che all'amabile foglietto (così il Degaspeti definisce I'Ai•venire del La&1oratore) si opponga l'autorità di una rivista e che cont ro a un propagandista briaco d' odio giacobino quale il sottoscritto, si mandi per ambasciatore il dott. Renner. Al dott. Renner che tesse l'elogio della chiesa potrei rispondere colle parole del sig. dott. Carlo Marx, che definiva la religione « l'oppio per addormentare il popolo ».

Ma veniamo a quelle che il signor D egasperi chiama « affermazioni paradossali». lo ho scritto che « il vat icano odierno è identico al vaticano che condannò I.utero ». Ho detto « che la chiesa cattolica significa autorità, annientamento dell'individuo » .

Strano! Ma ho trovato una confe rma significante nelle parole di un g!Up}X) di seminaristi che hanno mandato proprio in questi giorni una circolare ai loro collegh i d' Italia. Essi scr ivono :

« Tutte le riforme del Concilio di Trento sono inspirate da un sentimento di reazione. Mentre la rivo luzione protestante era stata uno sforzo inteso 1 sbarazzare l'umanità da t utte le forme che avevano soffocato la vita dello ~piIito, opeu della reazione cattolica è proprio di insistere sulle forme combattute, su tutto l'ordinamento esteriote miruicci:ato.... Sì cercò un'unione esteriore a base di autorità e di coercizione.... Nei quattro secoli che ci separano dal Concilio di T rento fu un continuo peggiorate.... Nei seminari s'insegna oggi la teologia del Concilio di Trento L'asservimento :all:a stessa - scuola teologica e filosofica, come se da quel tempo ad oggi non fosse passato che un giorno :t.

Sono seminaristi che scrivon cosl, futuri preti, non il maestro e donno dell 'Avvenire. Dov'è dunque la modi6cazìooe, dov'è l'adattamento della chiesa alle nuove forme di cultura?

Degaspe.ri ha sottolineato la mia fu.se, che la minaccia degli etc.mi ta. - Il.

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

roventi castigh i infernali è ridicola. Eresia? Bestemmia? Ebbene, ecco un altro ambasciatore, il signor Vincenzo Gioberti, abate (lo conoscete l'autore di I/ geruira moderno), che scrive:

« Il cielo, l'i n remo, la v~lle di Giosafat, Cristo che viene sulle nubi, le forme angeliche, diaboliche, sono semplici immagini ideali, cioè simboli».

No ! Voi Io sapete bene, egregio azionista di Banche cattoliche, che l'inferno è uno spauracchio per gl'imbecilli !

Il Renner afferma che la chiesa oggi è viva più che mai. V iva sl, ma per forza d'inerzia. Viva, ma di una vita fal~a. Voglio mandarvi un ultimo ambasciatore . t Salvatore Minocchi, ex-frate, professore d i storia delle relig ioni all'Università di Pisa. A pr9posito dell'Università biblica che il Vat icano ha consegnato ai gesuiti, Salvatore Minocchi ha scritto:

tt Co loro che attorniano il Papa, gli impongono la loro volontà d·intu.n· s igente reazione alla coscienza moderna, ciò che sarà in un avveni re prossimo la 10vina della chiesa roJnana.... impossibile un accordo vero, natu ra.le e ,ivo (.:z/J1mgate le o,·u rhie D eg.uperi/) fra il vecchio dogma cattolico e la scienza moderna .... la Chiesa, l"autorità ecclesiastica, ~nte che salvo la vita non può cedere in nulla (all ungate, allungate le orerchie l) di ciò che la scienza tradi. zion.:i.Je e medioevale ha giiì detto e stabilito a sostegno del dogma della chiesa, mentre smza tro ppo evide rne crisi potrebbe rinnovarsi e rinascere in altre forme, preferisce di attaccani ai suoi interessi politici e piuttosto che cedere si ostina ad essere uccisa. Tutto questo è u mano, e tali sono le leggi della stor ia, ineso rJ bili come quelle della vita indi\•iduale * ·

G li anarcoidi dell'Avvenire sono in buona compagnia. D el resto, non è molto tem po che un articolo della V oce Catt olica constatava la para lisi del cattolicismo ital iano e nel numero di sabato deUa stessa V oce eia riportata una r elazione del lavoro d'esegesi biblica ordinato dal Papa - un vero ritorno all'antico, alla t radizione, alla scolastica.

Credetelo, signor A lcide. I g iacob ini di Via S. Pietro sono al cor· rente del movimento religioso contemporaneo quanto voi e j vost ri amici con tonaca e senza.

E se è necessario che voi g iustifichiate lo stipendio, piuttosto che scrivere articoli m questioni religiose, che dopo tutto interessano un picciol numero di individui, occupatevi di affari bancari che interessano la turba dei vostri clienti e rispondete con cifre e fatti alle cifre e ai fatti esposti dal Po polo riguardanti le vostre speculazioni cattoliche, cristiane e... . marmifere.

Spogliate il « g rande cadavere ».

Da li Popolo, N. 2760, 26 lug lio 1909, X.

BENITO · MUSSOLINI

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GLI UOMINI DEL GIORNO BRIAND

46 anni, bretone, piccolo, baffi folti. trascurato (una volta) nel vestire, occhio lampeggiante, ciglia a boscaglia. Volontà di ferro. Scrupoli non eccessivi. Ganasce potenti. Fatto per arriva.re. Il più bello esemplare della « invidia democratica » truccato di socialista, di sindacalista, di herveista.

Povero (fino a qualche anno fa) studiò a Parigi in una penombra equivoca; avvocato, diede di gomito all'anarchismo politico e a quello morale C'è una misteriosa condanna a u n mese di carcere per un affare di costumi. Dire ttore deJla Lanrerne.

Fu e letto la prima volta dai socialisti rivoluzionari di Saint-Etienne; e fu ancora rieletto nelle elezioni successive a rappresentare il medesimo collegio. Appartenne dunque al partito sociali sta francese, come Millerand, come Viviani che ora gli saranno compagni nella nuova combinaiionc ministeriale.

Dal congresso internazionale di Amsterdam data la sua uscita da.I partito. Furono i compagni che g li d issero: Tu segui una via opposta a.ila nostra. Bciand si allontanò dal partito.

Dunque un beniamino della borghesia liberale. Eccolo deputato, relatore della legge sulle associazioni; eccolo ministro!

Lanciato ; lanciato nel « gran mondo», respira a pieni polmoni nei salotti g li effluvi delle carni e dei fiori, g li omaggi dei ricchi, i sorrisi delle donne, la servilità degli uomini, la forza magica del potere! La vita, la vera vita della cuccagna, finalmente!

Un salto ancora. Presidente ! Presidente l Il primo presidente « cialista» !

Ah ! come dietro, sui gradini della scala, e in fondo alla scala formicolano ancora a mucchi le figure dei vecchi « compagni », gli straccioni, i rivoluzionari, gli spostati, i repris de jusJice che gli davano del tu!

Bah! Tutto ciò è il passato, morto! Avanti, avanti! Finché a Pegaso le ali tengano saldo per i cieli della conquista.

Da li Popolo, N. 2760, 26 luglio 1909, X (", U 4).

GLI UOMINI DEL GIORNO BLÉRIOT

I.atham ha tentato il folle volo, B1ériot l'ha compiuto: il primo rientra odia penombra, il secondo è giunto a ll'apoteos i.

La Manica, il canal e dalle t empeste continue e dalle acque grigie, è finalm ente superato dall'aereo naviglio. All 'annuncio della nuova conquista del genio e del coraggio umano e più precisamente del genio e del coraggio latìno, un ineffabile brivido di entusiasmo ci ha attraversato l'animo.

I profeti dell' immobilismo, i pessimisti e gli scettici uniscono oggi la loro voce all ' inno del trionfo. L'armento umano che non comprende la nobiltà del tentativo e cede solo all'evidenza della realtà, la massa pig ra che chiama fo llia le lunghe vigilie e le audacie immortali degli innovatori, abbassa il capo ammirando. t la vecchia domanda che sa le alle labbra: Chi l'a vrebbe mai detto?

L 'uomo normale sente troppo la brevità trag ica della vita e d ubita e non osa. Egli te me che tutto sia illusione, che il progresso non sia che un circolo vizioso nella pe rennità del tempo, nella vastità dello spazio. Le abitudini animali dell'esistenza si traducono in un sorriso d i compas· sione per tutti coloro che vogliono corre re il grande pericolo e togliersi con un atto e roico alla mediocrità che li soffoca.

Eppure q uali e quante superbe smentite ci vengono dag li uomini nuovi, da questi primi campioni, della futura razza di dominatori, da questi spiriti inquieti che danno il valore alla vita nel raggiungimento di un ideale.

Il volo di Blériot seg na l'in izio di un'altra epoca nella storia. un crepuscolo.

Sorga dunque sulla duna di Dover la pietra a ricordare l'evento, pietra che non è glorificazione di carne.6cine, ma segno di pace. Ché davanti alle conquiste del pensiero sulla mate ria, dell'uomo sulla mac• china, scompaiono i p iccoli odii nazionali; noi ci sentiamo portati alla vita multipla, armonica, vertig inosa, mondiale.

Risolto un problema, già u n a ltro si affaccia - conquìstata una

ci~, ecco altre mete più lontane: a qualungue terra appartengano, sia · onore alle avaoguardiè , sia glo ria alJe sentinelle perdute che cj prepa· rana il cammino e realizzano la sintesi del pensiero e dell' azione.

Non più il domin io fratricida dell'uomo sull'uomo, ma i1 dominio dell'uomo sulla natura, .sulla vita, sull' universo.

Dai vapori del sogno esce il pensiero, la divina utopia madre del vero !

BENITO MUSSOLINI

Da li Popofo, N. 2762, 28 luBlio 1909, X.

IL PERIODO TRENTINO

LO SCIOPERO DEI CANTONIERI ZIVIO!

Ecco l'esclama2ione colla quale ieri sera i croat i si fece ro intendere dagli italiani. Zivio! Evviva! Evviva 1a solidarietà internazionale che abbatte le fron tiere! I croati hanno cancellato nella giornata di ièri gran parte deUa triste leggenda che Ii circonda~a e li circonda.

Incettati a t radimento nei loro paesi da un rinnegato italiano, ap· pena giunti nelle nostre terre e saputo dello sciopero, i croati hanno cominciato col bastonare il mercante che li aveva ingannati e col d ichiarare incondizionata la loro solidarietà coi cantonieti scioperanti.

La Came ra del Lavoro di Trento, non mai fu piena di u na folla cosi entusiasta come quella di ieri sera*. I croati che stavano p er ripartire erano in fondo alla sala. Le loro faccie brune, gorkiane, esprimevano la letizia di non aver tradito i fratelli italiani. V ibrava l'anima della m oltitudine al sentimento della solidarietà universale che n on cancella le patrie, ma le comprende in un più vasto sogno di f ratellanza e d'amore.

Sì! D opo venti secoli dalla predicazione del mite apostolo ·di Galilea, è finalmente possibi le un'in tesa fra popoli di razze e di lingue diverse. Basta uoa parola, un'interiezione, un gesto! I vecchi odi nazionalisti scompaiono. Il proletariato si sente « uno » nel suo internazi~ nalismo d'interessi economici e di finahtà ideali.

• « In occasione di questa riunione, Mussolini pronuncia uo discorso, in cui, - dopo aver salutato in atto la solidarietà dei lavoratori al disopra d elle baionette dei governi - dice: « " Carlo Marx nor, ha gtllalo inVffflO il 1110 grido: "P,oletari di t11t10 il mondo uniliPi!". D o po 11n rinq111munnio croaJi, iJa/iani f'4ltmi:u 1mo 11ellt hm, d, f /,n,o,o, d omani f,a1e,,,izztran,w nelle ri11.ili1J nazionali, fomtnlate d all• borghuia , fara,r uompari,, il f,a1,iddio ,olltlli vo 11ma110 ,h, 1i ,hi am.i ' ""'"· In allo le bandiere rotu , 1.il11ti.imo /'umanilà ,h, dù11111a 11na, fraJerRa, gra11d,: li 110JJro m ovimento 'V'inugni, o tom/u1gnì, ,h, è 10/0 <fila Camer.i drl Lavoro rht JÌ difendono i 110JJrÌ int1rtui, ,h, la fona dtl/'o ,ganizzaion, i irr,1is,ibile, thlf 111 10/idari11J naziona/11 non è Mn JOgno, mii divtr,à. r,a/tJ ". (Un lunghissjmo applauso saluta le parole del Musso· lini) "· (Da li Pop olo , N 276~, 29 luglio 1909, X).

I croati dopo quattro giorni di viaggio, malgrado tutte le lusinghe, le promesse, gli incitamenti dei camorristi della meridionale, non hanno voluto compiere opera fratricida. Super ba lezione ai borghesi patriotti, che vedono la patria attraverso j fu cili e le corazzate, smentita solenne a tutti i ciarlatani del nazionalismo che nel secolo, per sua natura mondiale, sollevano i vecchi fantasmi di un passato vicino a t ramontare.

Il proletariato oggi compie il grande sogno di Gesù O uomini siate fratelli! esclamava il tiglio dell'uomo spezzando il cerchio angusto dello sciovinismo giudaico. Proletari di tutto il mondo unitevi! ha p roclamato Carlo Marx. frangendo il pregiudizio borghese che fossilizza il concetto di patria e rinuncia a quello d 'umanità.

Zivio, gridarono ieri sera i croati. Viva i fratelli della Croazia, rispondev~no gli italiani e D ante padre, il poeta universale, semb rava proteggere nella prima ombra della notte, col ge5to largo della mano tesa, la folla frat ern izzante nella comunione di un'idea di pace che dovrà domani trionfare nel mondo.

MUSSOLINI

Da Il Popolo, N. 2763, 29 lug lio 1909, X.

IL PERIODO TRENTINO 197

CRONACA CITTADINA

MATERNITA.... COLPEVOLE?

I due infanticidi recentemente scoperti a Trento, permettono di fare questa domanda Due madri hanno soppresso i prop ri figli. T rascuriamo i particolari della cronaca, e cerchiamo di fare alcune considerazion i generali. Diciamo subito che la maggiore, l'unica forse, responsabilità del delitto rimonta alla costituzione dell'attuale società. Le colpevoli non sono le due povere ragaue che in un momento di terrore e d i perdizione si sono decise all'atto criminoso. La colpa è delle tradizi oni che ci opprimono, della morale ipocrita che ci soffoca, del rispetto umano che ci costringe ad una vita di fal sità e di menzogna.

I frutti dell'amore sono oggi considerati frutti amari, tutte le volte che non sono legalizzati dal matrimonio. La disonestà della sposa, trova quasi sempre delle benigne attenuanti, il disonore della fanc iu lla non mai. E quando la fanciulla, prima del grande nodo monogamico consacrato dal sindaco e dal prete, cede alle lusinghe e alle promesse di un uomo e diventa madre, cresce attorno a lei un'onda· di riprovazione, di calunnia, di di ffi denza e la fanciulli perde il coraggio della maternità. t allora che le cronache debbon registrare gli infanticidi.

Gli ottimisti, i difensori pagati dall'attuale società, la difendano pure, la esaltino, ma è certo ch'cssa è corrosa da un male insanabile, da u:n dissidio profondo, è certo che la morale attuale che non permette alla madre di essere madre, è una morale da abbattere.

Ci sono le condizioni economiche, che fanno assai spesso traboccare il vaso. Molte fanciulle tradite avrebbero il coraggio di affrontare il pregiudi2io sociale, le disillusioni amarissime dell'amore=, la tempesta familiare, ma temono di non bastare a se stesse, temono di non poter vivere, pur lavorando onestamente. E allora cedono alle tentazioni delittuose.

Le epoche di decadenza hanno un sigillo che le rende incon fondibili: il concetto basso dell'amore e della responsabilità familiare. Oggi l'amore è un turpe mercato, oggi l'uomo cerca di sottrarsi al suo dovere sociale. Sia.mo dunque in un' epoca di decadenza morale. Bisogna so-

stituire altri valori morali a quelli che ancor oggi s'impongono per forza d' inerzia, bisogna rinnovarci e purificarci, se vogliamo rinnovare e pu· rificare l'ambiente. Dare aria, luce alle nostre coscienze e affrontare senza falsi pudori l'opinione dei più, deridere il rispetto umano, vivere secondo le nostre idee, mostrarci non solo nelle parole, ma nelle azion i. cittadini di un nuovo mondo migliore

Da l'Avvenir, d,l Lavoralort, N }O, }O luglio 1909, V.

r ·-··, ,JL PERIODO TRENTINO 19')

QUADRE'ITI TRENTINI

LA FOSSA DEL CASTELLO •

Di notte, verso l'alba - quando la luna si na.sconde dietro le vette del Bondone - la fossa del castello nella penombra asswnc un·apparenza fantastica, paurosa, lugubre Avanzate sull'acciottolato di Via della Cervara, fermatevi quasi a metà del muricciolo là dove un sambuco selvatico protende due esili rami, tendete l'orecchio al murmure di tre fontane - del izioso, refrigerante nell'alto silenzio notturno - bggete l'occhio nella profondità del cortile, f ra gli ippocastani e le robinie. Il muro di fronte posa sulla roccia viva, scheggiata; in alto i camini e i pinnacoli a cime coniche come ghiande sono ancora illuminati dal plenilunio; sotto alla grondaia, molte finestre a sbarre come quelle di un carcere; qua e là aperhlre ava.l i, buie che sembrano occhi sigillati e delle feritoie lunghe sottili dietro le quali vi sembra di vedere qualcuno che spia le mosse di un nemico vicino....

Dall'alto al basso la patina grigia, il colore del tempo che cancdla il passato e Ot' copre i resti di una tinta melanconica, uniforme.... Ai piedi dell'alt issima muraglia, l'edera e l' ellera danno il sorriso del loro verde tenace alla desolazione, all'abbandono, alla rovina

I merli profilano la loro greca nel cielo che s'illumina a oriente nel crepuscolo mattinale; il torrione minaccioso e gigant esco non ha più illumìnata la finestra che guarda vecso l'Italia.... S'ode un primo pispiglio d ' ucce lli ; dei palombi discendono alla fonte.

Il giardino che ai tempi gloriosl del Madruuo era « ricco di piante e di li.ori vaghissimi e d 'ingegnosissimi giochi d'acqua» è oggi deserto, -abbandonato. L'arpia di un grande assassinio ha fatto il suo nido fra i rami, Al posto delle aiuole stanno oggi attrezzi di g innastica e sagome di legno; i giochi d'acqua ingegnosissimi quali ci furono descritti e tramandati nelle cronache dai contemporanei dei principi trentini, sono scomparsi V'è una vasca ampia, dall'acqua sudicia, dove i soldati si lavano e lavano.

• (294),

Ah! l'eterna triste vicenda degli umani destini!

Le sale che per oltre un secolo furon rumorose di ricevimenti, di feste, di conviti; le stanze che ospitarono principi e re di tutta Europa, oggi sono ridotte a caserma e gli affreschi meravigliosi del Romanino, di Giulio Romano, di Brusasorci si scrostano dalle soffitte, si scolorano nell'abbandono, muoiono a brano a brano in una ingloriosa agonia....

Il parco che diede ombre e delizie d i solitudini a Emanuele ultimo de' Madruzzo e a Claudia, è luogo di passeggio pei soldati prigionieri. La sentinella batte il suo passo cadenzato luogo que' viali che un giorno furon animati da lunghe teorie di convitanti reduci dalle mense lucullianamente imbandite da un principe che secondo Ortensio Lando milanese era « degno di un papato o di un impeto ».

Memorie che suscitano echi di nostalgie negli animi. Il tempo della signoria madruzzea. rivive. T empo fortu noso e glorioso. Trento ebbe in quell'epoca la corte e il lusso di una capitale. Era un continuo passaggio d i principi, dalle magnifiche cavalcate scintillanti d' oro e d'acciaio; era una continua celebrazione di feste per l'arrivo o la partenza di alti preJati, ·di capitani celebri che nel Castello - fastoso come una dimora imperiale - ave\iano più o meno a lungo soggiornato. Trento albergava allora molti tedeschi e spagnuoli e i trentini si battevano frequentemente e fe rocemente cogli uni e cogli altri.

Si viveva la vita turbolenta quale si visse in tutte le signorie corrotte dall'umanesimo pagano e profano al principio dell'evo moderno. Poi la stella dei Madruzzo tramontò. Emanuele vide la rovina della sua casa e seppe tutta la passione di un amore infelice.

Il 1, dicembre del 16,s Ja decadenza cominciò e da duecentocin• quanfanni la renga dell'oblio batte il suo ritmo funereo su gl i splendori del passato.

Ecco; è l'alba grande nel cielo. Una tromba ha squillato nell'interno del Castello. :e il risveglio di un'altra vita, chC" - ironia dd destino! - si svolge a contatto delle cose morte, morte p er sempre.

MUSSOLINI

Da li Popolo, N. 2767, 3 ago.sto 1909, X.

IL PERJOOO TRENTINO 201

CICCAIUOLO !

Non si tratta di quello modellato da Domenico Trentacoste. Il ciccaiuolo è prete Chelodi. Costui dev' essere malcontento e deve averla a m orte con me, a cagione di quel famoso segno nella chierica.... Figuratevi che i tribun ali - anche in seconda istanza - mi hanno assolto. I nd e irae - indi veleno , anzi bava, Io non ho neppure annunciato la mia assoluzione definitiva . N on mi nutro di cicche. Ma prete Chelodi - spazzino ex-voto - raccoglie amo rosame nte tutti i moniconi, Ii asciuga, li t rita e li foma dall' alto del suo giornale. Sentite, cittadi ni, qual puzzo nauseabondo di sacristia ma lfamata si sprigiona dalla pipa tirolese e fetente di qu esto p rete !

Il quale, ieri, mi ha dedicato un lungo, bislacco, sconclusionato articolo per ann unciarmi al mo ndo come a ngelo custode del compagno Battisti, del Popolo , dei socialisti trentini. Che la mia entrata ufficiale nella redazione del Popolo urti i «volksbundisti », g li austriacanti, i papali di Via Romana, si comprende facilmente. Le loro coten ne portano anco ra il segno delle mie fru state. Non c'è da meravigliarsi che gli scrittori della V. C. costruiscano - anche nel caso attuale - i l solito edificio di menzogne e di malig nazio ni.

:2 il sistema della « d itta », d i reb be un mercia iolo ambuJa nte di oleografie sacre.

Per ciò che riguarda il Popolo vedano i compagni in altra parte del g io rnale la dichiarazione del direttore

Per quanto concerne la Camera del Lavoro, verrà dalla di rezione della medesima una smentita categorica a tutte le elucubrazioni p i1gl iac cesch e di prete Chelodi.

Pe r quanto mi rig uarda trovo superfluo dichiarare che la mia en• tn.ta al Popolo, non vincola in nessun modo le mie idee personali. La nost ra famig lia non è un convento. I giornali soci alisti sono aperti a lla collaborazione d i t utti e ognuno è responsabile dei p ropri scritti La prosa di don M urri per esempio ha trovato parecchie volte ospitalità n elle · pagine deU'AiianJi! Siamo trop po liberi, per imporre o imporci restrizioni mentali. Queste le lasciamo ai gesuiti e ai loro allievi e colleghi.

Il mio p assaggio poi dalla catte dra settimanale alla t r ibuna quoti•

diana oon è cosl repentino come prete Chelodi vorrebbe far credete, Tutti sanno che da parecchi mesi scrivo assiduamente sul Popolo e più di tutti Io sanno i preti che hanno lasciato senza risposta i miei articoli di polemica.

Prima di finire voglio aggiungere qualche cosa sul mio internazionalismo e anti-religionismo. Ripeto e faccio mie le parole del M antica.:

« Io voglio mantenuta l'integrità ideale della nazione, iJ riconoscimeato dei diritti storici e morali di tulle J,e nazionalità, l'affratellamento dei popoli•·

E a questo int erna.2ionalismo potreste apporre la fi~ma anche voi o Chelodi, se invece di essere un prete· cattolico, papale e austriacante, foste semplicemente un sacerdote crist iano.

L'odio religioso, poi, fu seminato a piene mani dalla vostra chiesa e la seminagione fu particolarmente abbondante in quella Spagna che oggi si dibatte in uno sforzo insurrezionale contro la Monarchia e i Gesuiti.

Voi non potete infamare i socialisti e gli operai di Barcellona, voi c.he avete nella vost ra storia l'inquisizione, la notte di S. Bartolomeo, le stragi di Perugia, le deportazioni e le fucilazioni dei patrioti italiani anti-papali. Debbo dunque cacciarvi ancora una volta sotto al muso la imprecazione carducciana contro la « vecchia vaticana lupa cruenta »?

Ma basta, runici. Il tanfo di una pipa tirolese ripiena di cicche vaticane, mi rivolta Io stomaco, ed io mi preoccupo molto del funzionamento di quest' organo poiché mala digesJio nulla feifrìtas, dicevano i latini.

E se domani il mio sacco non funziona, non potrò - malgrado la mia entrata al Pop olo rico rrere all'ausilio delle acque montane e permettermi una v illeggiatu ra di d ue mesi . Questi lussi - pardon!queste rinuncie, queste penitenze, queste miserie evangeliche sono riservate - ahi dura valJe di lacrime! - ai poverellj evangelizzanti del vaticano trentino.

BENITO MUSSOLINI

Da Il Popolo, N. 2768, 4 agosto 1909, X.

IL PERIODO TRENTINO 203

Dopo il primo raglio che voleva esser sonoro, ma non giunse al cielo - l'asinello, bestia cara a Gesù! - che dirige attualmente la Vo ce CaJJolica, va abbassando le orecchie. Il mio articolo di ieri, provocato dalle stupide malignaiioni chelodiesche, ha giovato a qualche cosa. La replica del degno prete è brevissima Appunto per questo voglio prendermi il gusto di esaminarla. « Per noi - scrive prete Chelodi - Mussolini, come uomo ha 1inito di esistere, ribatteremo eventualmente le sue idee e i suoi ragionamenti. quando ne avrà».

Dunque avete inteso: Io non esisto più come uomo. Prete Chelodi - ufficiale allo stato civile del vaticano Trentino - mi ha rilasciato un regolare certificato di decesso. Da ie ri io sono un morto, sono un'Òmbra, sono un fantasma. C'è da rabbrividire! Eppure mi sento vivoe se il filosofo greco provava la realtà del_ moto camminando, in qual modo, o amici, potrei dimostrare la mia vitalità al troppo 2elante necroforo di via Romana?

« Ribatteremo eventualmente.... » - prosegue lo scrivano. Quell'avverbio vale un gioiello di Gokonda. :8 una p romessa, una minaccia, una fuga prudente. Vuol darsi dell' importanza, questo prete che non osa portare il tricorno. Ma quando siete mai stato capace di ribattere qual. cuna delle mie idee ?

Altra affermazione: « io non ho idee, né ragionamcnli ». Povero prete l Figliuol prodigo smarrito nella landa del giornalismo. Proprio in questi giorni ho ricevuto da uno dei più noti e discussi scrittori d"Italia, l'invito a scrivere un libro che dovrà fa r parte di una collezione dal titolo: Qu estioni vive. B strano che giungano siffatte sollecitazioni a me, povero diavolo sprovvisto completamente di idee, secondo il dogma chelodiano. Posso esibirvi la lettera in questione quando e dove vorrete.

Ascoltatemi, prete: Che abbiate il monopolio delle cooperative del Trentino, Io ·lffiffietto. Che le casse delle vostre banche siano piene, Io concedo, ma che la vostra scatola cranica contenga idee e non ritagli di latta, ne dubito. Mostratemi che cosa siete capace di produrre nel campo dell'intelligenza e poi cangerò giudizio.

Amici, avete mai letto Alla TrQ/1?

, . ' ·
CHELODEIDE

Leggetelo e se potete, leggetelo nel testo. Quante volte mi sono commosso alle avventure di questo orso africano, nobile, brontolone, nero. Mi accadeva sovente di versare qualche lagrima sulle pagine dove Heine descrive la morte della bestia che aveva sollazzato colla gavotta i pubblici delle .fiere di tutta Eutopa Alla Troll assomiglia stranamente a prete Chelodi. Dategli dunque una scimmia. Prendetela da un serraglio, cacciatela in sacrestia.

BENITO MUSSOLINI

Da [/ Popolo, N. 2769, 1 agosto 190.9, X.

IL PER[ODO TRENTINO 205

« VECCHIA VATICANA LUPA CRUEN TA » CAADUCCI

Riepi1oghiamo per intenderci e documentate. Col primo agosto io sono entrato re dattore in questo giornale.

N o n c'è nulla d i straordi nar io. La cosa è logica, nat urale, non cont raria -d irebbe Va llenstein - al corso dei p ianeti

Ma la mia entrata al Popolo urta tremen damente certo necrofo ro d i Via Romana. Don Chel od i, 6ascheggiante in t ribunale, vuol pren dersi una rivincita, e in un articolo intitolato L' angelo cuJt ode ricama un tessuto di malignità e di menzogne contro la Camera del Lavoro.

Questa coO\'OCa le dire zioni delle società federate e vota un o rd ine d el g iorno di· smentita e di protesta. Prete Che!odi rito rna alla car ica e con un art icolo che vorrebbe essere spiritoso ed è semplicemente idiota - pubblicato nel numero di sabato della V C - tenta volta re le carte in tavola e fa r vedere che la C. E. del P. S. T, e Camera del Lavoro, sono la stessa cosa

Ecco: 0 1e al Vaticano T rentino, g iornale, com itato diocesano, s.eg retariato operaio , banca cattolica , banca indust riale, l ibreria e rel ìgione siano tutti rami salienti dallo stesso ceppo di affa rismo rapi natore e profano è fuor di d ubbio. Alci de, per esempio, diretto re del gio rnale, d iventa banch iere attraversan do un corridoio e sagrestano a piè delle scale. Ma C. E. del P . S. T rentino e Camera del Lavo ro sono d ue o rgani d istinti, co n funz ione e scopo d iversi. La Camera del Lavoro è areligiosa apolitica e no n ha mai domandato, p ri ma d i appoggia re opera i sciope· ranti, qual fosse l a l oro fe de relig iosa o la loro idealità politica. La Camera del Lavoro si preoccupa della lotta economica e non poteva lanciare l'appello pro diffusio ne del Popolo . lo ha fatto invece il Pat• tito Socialista T rentino, nella cui Commissione Esecutiva vi è un solo membro che fa pure pa rte della Direzione della Camera del Lavoro Vi è dunque differenza « essenziale e sostan ziale » a lmeno di persone fra C. E. del Partito Socialista e Camera d el Lavoro.

La terza parte poi dell'o rdi ne del g iorno è g iustificata dal contegno ch e i clericali tengono contro la Camera del Lavoro: Ogni qual volta l'organo nero r icorda la nostra istituzione, aggiunge la parola « sovven -

zionata ». Ultimamente la Camera del Lavoro ha d.tto una festa al Viipian e la Voce ha attaccato la Banda Cittadina che « pagata » è interve• nuta a pr~ tar servjzio. Jl cronista terminava il trafiletto in parola con questa fnse da epilettoide - non si sa se rivolta alla Banda o alla Camera del Lavoro - « e che la duri ! »

C'è da tremare a questa minaccia gadleria.na o chelodiesca.

In questi giorni l'appello pro diff usione del Popolo ha sommosso ancora una volta il fondo limaccioso e fermentante odio dei pennivendoli clericali.

Liquidati moralmente e politicame~te ( affare Marmifera e discorso Gentili lo provano) i signori di Via Romana tentano deviare l'atten2ìone del pubblico attaccando la Camera del Lavoro e chi scrive queste linee. Nell'articolo Le soddisfa2iot1i del mestiere, prete Chelodi mi ha dedicato un periodo che riporlo integra lmen te:

e Noi sliamo ora )tudiando la. p:osa d i un certo buffone il quale per d imostrare che ha delle idee, h• deu o che è stato ricercato di S<"rivere uo lib ro, presso a poco come quel burlone. senu un soldo in t i1$Ca, il quale andava affermando che gli avevano chiesto a prestito 100.000 lire. E quando avremo bene _studiato, ci proveremo a scrivete un articolo " non sconchis.ionato " e già fin da ora ci ingallu:z:ziamo al pensiero del terribile, spaventoso effetto che è destinato a produrre».

Prete Chelodi che aveva promesso d i non più occuparsi della m ia persona e mi aveva anzi dichiarato morto, scende all'ingiuria. umano. Egli non ha altro argomento. N on discuto il paragone ch'egli mette in campo. P rete Chelodi sa di essere insincero. Chi mi ha invitato a scrivere un libro non è già l'imbecille che si rivolge al pezzente per un p testito, ma è un uomo che segue ciò che ho scritto e che mi stima capace del compito ch'egli mi vuole assegnare.

Voi prete Chclodi, avete letto cìò che ho pubblicato da mesi ad oggi sul Popolo, e se non posso chiamarmi un' arca santa d"ìdee (voi le avete trustinate, rome le cooperative e le banche) bo dimostrato anche ad onesti avversari la mia rultura e .sopratutto i miei diritti a una più vasta cultura. lo vi cedo, prete Chelodì, con animo tranquillo, tutta la mia prosa d isseminata qua e là in un decennio ormai d'attività giornalistica. Se non vi basta il PopoJo, chiedete la collezione del Proletario di NewYork, <lell'A-vangua,-dia 1ocialùta di Milano (1904), di Pagine Jihe,e, <lei Pemiero Romagnolo. Prendete i miei artico.li polemici, le mie novelle, i miei studi critici di letteratura, le mie versioni dal francese e dal tedesco. U materiale non è scarso e voJ, o piccolo censore inquisitoriale, potreste trarne il lauro di una non effimera gloria. Fatelo questo eserci0 2io solitario. Nel celibato cui siete costretto dal voto può servirvi quale

14.•II.

IL PERIODO TRENTINO 207

divagazione o sostitutivo. Ed io aspetto il vostro responso, che sarà naturalmente infall ibile e immutabile come queUi del papa o dell'oracolo delfico. Ma raccogliendo le mie prose, vi prego, o dolce Chelodi, di non dimenticare l'opuscoletto nel quale ho documentate e descritte le turpitudini d i un vostro collega.

Povero n ecroforo, povera bertuccia non si sa come fuggi ta alla colonia residua di Gibilterra, voi mi fate piangere e cidere al tempo stesso. Volete scendere in campo, e non v'accorgete che la sottana v'intoppa e la. chierica vi tradisce. Invece di attaccare 1a Camera del Lavoro, rispondete agli articoli sulla Bancaria, che hanno mostrato il marcio, il falso delle vostre istituzioni economiche, rispondete a q uel cattolico nazionale che in uno degli ultimi numeri dell'A/Jo Adige vi denundava come traditori della r eligione! Sl, voi siete i traditoci della relig ione! N elle sacrestie, sotto l' immagine <li Gesù che ebbe una sola tun ica, qualche volta non un sasso ove posare il capo e fustigò un giorno i mercatori che profanavano il tempio, voi tenete i conciliaboli ove si tratta d 'inter essi materiali. Sotto quel Vangelo che fu il verbo della rivolta e della consolazione, io vedo spuntare le pagine di un libro-mastro col dare e l'avere delle vostre banche ! Quando io voglio sentire il fuoco della passione religiosa che si superumanizza in Dio, non leggo i vostri articoli stillanti odio, livore, abbiezione, non frequento le vostre chiese ove si vitupera Cristo, mascherandolo da scontista, no, io g rido nella solitudine della mia soffitta il Cantico delle Creature di S. Francesco d'Assisi e l'invocazione a frate Sole, a sorella Acqua, a Madonna P overtà; tutto q uesto inno d'amore alle cose buone, questo richiamo alla vita semp lice e pura mi dà l'idea. dell'enorme divario che corre fra il poverello d' Assisi e voi, che siete ad un tempo giornalisti, speculatori, galoppini tlettorali, e sempre e dovunque preti J

Io mi domando perché da sei mesi mi ringhiate alle calcagna E forse pe r ottenere il mio sfratto? Ci r iuscirete, ma è una magra consolazione, Per denigrare la Camera del Lavoro? Tentativo vano. Per vendicarvi delle mie frustate? La vostra vendetta non sarà ma.i allegra.

Io vi rispondo colle parole di Giosue Carduéci, il poeta che giunto all'ultima ora non ha voluto preci di cardinali: « Voi siete il partito che nella storia nega il progresso, che nel consorzio civile nega il mig l ioramento dell'uomo e le sue aspirazioni alla feli cità, che nella scienza nega il libero pensiero, rhe nell'Europa moderna nega la libertà della stampa e delle religioni, che in Italia nega la Patria ». ·

Via, sepolcri imbiancati!

D a IJ Popolo, N. 2772, 9 agosto 1909, X.

208 OPBR.A
OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
BENITO MUS SOLINI

LE CITTA TENTACOLARI

Emilio Verhaeren ha dato un'anima alla città.

N el canto di questo poeta belga la città è una piovra immensa che distende i suoi tentacoli, afferra e uccide.

Mentre la civiltà antica non ebbe che una sola città tentacolare, Roma (ai tempi di Augusto gli abitanti dell ' Urbe sommavano a quattro milioni e centotrentasette mila), tutte le nazioni moderne contano parecchie città che possono essere paragonate alla mostruosa bestia che vive in fondo agli oceani.

L'urbanismo, cioè l'egemonia della vita cittadina sulla vita rurale, e la tendenza degli uomini a dirigersi verso la città, è un portato del modo di produzione capitalista. la città abbatte le antiche venerabili mura che le serravano il palpito e ne limitavano l'espansione. A11a peri fe ria si costruiscono i nuovi q uartieri, si disegnano le strade al termine delle quali i riverberi del gas brillano melanconicamente e segnano la fin e del sobborgo. una nuova città che sorge e cinge la vecch ia. Non p iù le viuzze del centro strette, sudicie, paurose: ma ampi viali alberati, le strade che si lanciano nella distesa verde della campagna, quasi a sollecitare la plebe rurale a dar l'assalto alla città non più difesa da castelli o da fosse, non più cinta da mura.

Tradurre in versi pieni di vita questo fenomeno di assorbimento, questo esodo verso le città con tutte le sue illusioni, le sue vittorie, le sue sconfitte era opera degna di un poeta.

Verhaeren è riuscito a far vibrare l'anima della città, è riuscito a personificare q uesto innwnere mucchio di palazzi e di tuguri. La realtà è divenuta un simbolo.

Nelle Campagne allucinale che precedono le CiJtà tentacolari Ver• hae ren è macabro. Una Chanson de / 011 ci ricorda l'ungherese Sandor P etOfi e alcune poesie di Baudelaire. Il cuore di PetOfi fu divorato da una iena, quello di Verhaeren è stato gettato ai topi da una donna. Nel Flagello, altra poesia del gruppo Le campagne allucinate, Verhaeren ci racconta che la morte ha bevuto del sangue al Caffè delle Tre Bare ed è ubbriaca Dopo aver respinto le vecchie che imploravano pietà e i soldati superstiti delle battaglie e la Vergine e Gesù, la Morte è entrata

jn un grande albergo e ha vuotato parecchie tuie di sangue fresco. seduta accanto al fuoco. Poi se n ' è. andata traverso alle campagne e da ognì borgo, da ogni villaggio la gente veniva a lei portandole pane, carne, le frutta migliori e il dolce miele. E la Morte, coperta da un mantello tosso coi bottoni da soldato, cavalcava il suo bianco ronzino, ment re un mazzo di venni bianchi le succhiavano il cuore.

E in fondo all'orizzonte - carcassa solenne, chimera suprema - è apparsa la città che taglia a cielo con le vette dei suoi campanili. L'aria è pesante, fuligginosa, grassa: la città attira gli uomini delle pianure e delle montagne; di giorno è bruciata dal sole , è rischiarata di nottetutti i sentieri si dirigono a lei dall'infinito.

Qual crogiuolo immenso di adii, di passioni, d'amo ri! In uno spazio relat ivamente breve, quante battaglie mondiali si combattono!

Gli uomini centuplicano nella lotta le loro energie: grandi nel sacrificio, abietti nel vizio. Artificiosi e sinceri essi vjvono una vi ta molteplice, breve, concitata, avvelenata, eroica.

N ella citt-.\ è l'universo.

Accanto alle caserme g rigie, le chiese monumentali - g li uomini. che uccidono e quelli che pregano. Vicino alle strade tumultuanti della folla che si esaspera nella corsa pazza verso l'irraggiungibile, 1e vie solitarie dei giardi ni melanconici, abbandonati, dove gli alberi p rotendono i rami al disopra delle case ed ospitano fra il verde nidi di rosignolidopo i caffè pieni della gente che si diverte e dimentica, ecco gli ospedali dove si soffre e si muore. Un carro funebre incrocia un corteo nuziale, accanto alla tragedia suprema si svolge J' idillio dolcissimovi sono le donne che rinunciano alla gioia dell'amore onesto, vi sono le impudiche che vendono il proprio corpo al passante con un amm iccare osceno.

All'alba è uno squillar di campane, uno strider di sirene - di giorno è la vtrtigine dell'attiv ità che crea la r icchezza o la disperdeneIJ'ora del crepuscolo i bimbi follegs iano dava nti ai vecchi che guar• dano coll 'occhio spento di chi è arrivato alJ'omega della vita Nella notte dai grandi alberghi si sprigionano gli odori che attanagliano il ventre dei miserabili, alla notte s' odel'urlo ossessionante del vizio gio· vane, l' inno della voluttà e della distmzione, la risat a sonora e bc5t iale che schernisce le lacrime piante nell'abbandono, nel silenzio e nella mi· 5eria. N el plenilunio le vaste piazze sono bianche come i cimiteri dove la città dimentica quotidianamente a decine i suoi figli.

In alto, sul colle, v'è il vecchio mulino che macina i peccati del mondo. Là sono passati e passano i seminatori. del male suJla te rra. U nella fun ebre notte, quando la luna riflessa nel piano dell'acqua, sembra un'ostia morduta, si compie i) lavoro dell'ombra e della tenebra Sono

210 OPERA
OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

gli avari, i servi infedeli, gli avvelenatori, i C008iurati. le streghe, gli assassin i, i vagabondi che dormono nei fossati, i mendicanti che dissot• tcrrano i morti, i pervertiti che passano per il v~chio mulino e ne discendono a gruppi di pellegrini neri, Il vecchio mulino, quando l'inverno spoglia i cilmpi, appare nel suo sfondo d'uragano e di tempeste come un ragno colossale che tesse 6.no alle stelle.

Cosl Verhaeren ha personificato la città tenta.colare per eccellenza : Parigi.

MUSSOLINI BENITO

Da Jl Popolc, N. 277'J, 12 agosto 1909, X.

IL PP.R10DO TRENTINO 211

MEDAGLIONI BORGHESI

LA SIGNORA ONESTA

N el tepido pomeriggio d'ottobre, sotto la carezza sciroccale , un tapp eto di foglie gialle si era disteso sui viali del parco. Spis, il cagnolino, abbaiando, avvertl la signo ra del mio arrivo. Entrai. La signora stava seduta sopra un soffice divano e mi accolse con una inde6nìbile smorfia fra il sorriso e lo sbadiglio. Sul tavolino e ra aperta la raccolta dei versi di Verlaine. In un angolo d el divano c'era iJ De Profundis di Wilde. Cap ii dalle prime battute del dialogo che la signora era mortalmente annoiata.

- Oh J - mi fece dopo un lungo silenzio - q uesta vita mi stanca..., Preferirei lavorare nelle risaie, sorto al sole, o in questa stagione celebrare la vendemmia lungo i filari carichi de' grappoli, o essere della ir.numere schiera delle operaie che vanno alla mattina in un laboratorio, si guadagnano il pane, non hanno ambizione né lussi; amano un so lo uomo e di un amore semplice e senza rimorsi ....

- Me lanconie, signora - interruppi. - Melancon ie

- No - ribatté ella vivamente; - desiderio di una vita più libera e più pura Sono stanca di fare la signora «onesta».

- Oh! - gridai. - Già stanca di fare la signora onesta? B. dunque così difficile ? Se i nost ri vincoli di pa rentela (la signora era mia cugina di secondo grado) mi permettono di rivolgervi una domanda in confidenza, ditemi: :e. cosl difficile fare la signora onesta?

- Enormemente difficile. Due g iorni fa ho dovuto partecipare a una vendita di beneficenza e ho dovuto baciare il miglior acquirente; ieri sera al grande festival autunnale ho ricevuto tre dichiarazioni d'amore: un ufficiale, un banchiere e un professorino di diritto canonico; domani ho una seduta delta Lega per la protezione della fanciuJla e dovrò difendermi dagli attacchi e dalle velleità conquistatrici del vice-presidente: un avvocato daUa parola melata e dalla faccia insulsa.

« Guardate la quarta pigioa di questo giornale, fra gli annunzi vari. leggete. Il mio ex fidanzato, il marchese Biliastri, vuole che glì fissi ua convegno per restituirci le nostre lettere e i nostri ricordi d'amore, Minaccia, caso diverso, di abbandonare l'Italia fon'1mco la vita. Aspetto

fra un'ora la visita di una contessina, mia compagna di collegio, che viene per chiedermi consiglio e raccontarmi naturalmente la sua odissea di povera tradita.

« Le sere in cui vorrei esser libc-ra, mio marito raccoglie in casa nostra i suoi amici Gente arricchita o sulla buona via per giungere alla potenza del denaro; gente che patia molto spesso di cuoio, d i sconti, di sardine, di conserve, di corsi e discorsi. C'è fra i miei ospiti serali il figlio di un salumaio, un giovanottone alto e rubicondo, dalla fronte busa e da una capigliatura crcsputa come Wl africano. Parla poco. Avevo notato certe sue occhiate. Ieri sera ha lasciato sotto al mio cestino da ricamo una poesia d 'amore. Dev' essere d i Stecchetti.

« L'inverno prossimo s'annuncia poi come eccezionalme nte ricco d i f este, ricevimenti, teatri, banchetti, serate. Avrò da. lavorare, ve l o assicuro. Una signora che vuole essere onesta nel senso che la società mondana dà a questa paro la, non ba un momento di tregua. Anche le oasi de ll' amore adultero han nO le fonti avvelen ate dal dubbio, dal SO· spetto, dalla pa ura, qualche volta dalla traged ia, O ggi una signora onesta, dopo ave r fatto il suo ing resso nel mondo e compiuto il suo noviziato matrimoniale, non ha che una domanda da farsi : Con chi tradirò mio marito? Per quanto tempo lo trad irò?

« E noi, signore oneste, che viviamo una vita artificiosa, superficiale, vuota, rappresentiamo l'eterno femminino, in tutte le sue più d ecorative virtù.

« Riceviamo gli omaggi degli uomin i e le assoluzioni coffipiace nti dei frati; siamo invidiate, e meriteremmo di essere disprezzate o compiante. Noi ci prepariamo una vecchiaia grave di rimorsi Siamo le si8ROre oneste che non mancano ai veg lioni di beneficenza e alle première! dei teatri, che passano da un campo di corse ai confessionali, da una conferenza scientifica, letteraria, morale, mondana._ a un paneg icico chiesa.stico.

« Siamo le signore che leggono la Filotea in chiesa e Willy prima di andare a letto. Siamo le signore o neste che gettano l'improperio sull'operaia, che cede alle tentazioni della colpa. Noi difendiamo la morale per gli altri e l'immoralità per noi.

« Sono stanca di portare la maschera ».

Questo sfogo non mi commosse gran che. Le donne oziose, sono disposte a queste crisi d'ipocondria. e una forma di esaurimento cerebrale o sessuale.

-O signora - dissi - continuate a far la signora o nesta.... Tutti gl i altri mestieri non sono adatti per voi. Lasciate che nelle risaie ci vadano le figlie dei campi. Esse h anno la pelle resistente ai morsi delle zanzare, e i loro piedi non sanguinano a camminar fra g li sterpi. Non

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invidiate le operaie industrializzate. Sono clorotiche, anemiche, defor. mate dalla fatica. La vostra taglia così deliziosa, cosl molle assumerebbe le fonne rigide di una macchina e il vostro viso perderebbe quel dolce pallore di penombra che vi rende cos1 adorabile.

« Alla sera poi la stanchezza vi getterebbe subito a letto.... E allora addio letture di poeti decadenti e sopratutto addio omaggi sentimentali di ospiti innamorati. Non stancatevi della carriera intrapresa, signora onesta. Nient'altro!».

M'inchinai e uscii.

Oggi è cominciato un processo alle Assise. N e lla gabbia degli accusati sta una elegantissima signora, tutta coperta da un lungo velo nero. Quando il presidente Je ha chiesto - al principio della sedut!lche professione esercitasse, la signora ha alzato con atto superbo la testa e ha risposto :

- Sign ora oneJtal

Un mormorio si è levato dail'uditorio. Il presidente è rimasto interdetto. DaJlà tribuna riservata, molte signore hanno puntato i binoccoli sull'accusata. La quale ha profittato del silenzio e ha ripetuto:

- Signora onesta/

Il pubblico m inistero scandolezzato ha redarguito l'accusata:

- Una signora onesta non avvelena il marito!

L' uditorio ha sottolineato queste parnle con un mormorio d 0 approvazione, mentre la signora dichiarava:

- Si può avvelenare un uomo in parecchi modi. Io sono stata infelice nella scelta del veleno. Per questo mi trovo alle Assise. ·

MUSSOLINI

Da L'AJ.1t1tnir, d,J Lavor11Jore, N. ;2, 12 agosto 1909, V

214 OPEltA OMNIA
DI BENITO MUSSOLINI

PAGNOTTISTI, AVANTI!

Pagnottisti, è suonata l'ora vo:stra !

Chi vuole intascare 70 corone ( diconsi settanta corone) e vuol fare gratis un viaggetto fino ad Innsbruck e mangiate a ufo k.nOddn e Jauerk.,""t non ha che da inscriversi nei ruoli hoferiani.

Ogni città, ogni paese ha l'emissario che provvede alle spese di chi andrà ad Innsbruck a fare « il buon patriota tirolese ».

Mancano, è vero, i denari ~r le strade, per gJi acquedotti. Ma per mandare ad Innsbruck degli idioti pronti a proclamarsi tirolesi, i quat• trini ci sono.

Avanti dunque, o pagnottìsti.

Anna.sa.te. E dove sentite il puzzo dì s.acrestia e <li pangermanismo, voi tro"erete l'incettatore disposto a darvi le settanta corone e spedirvi nella capitale del Tirolo.

E là avrete ogni godimento, ogni bene. 11 che sarà picciol coSa in confronto delle benedizioni del ,·escovo Celestino di Trento, che da tutti i pulpiti ha fatto pubblicare le Jodi dell'oste di Passiria.

Pagnottisti, avanti dunque!

Con dio, pel vescovo, per la patria, alla conquista della pagnotta!

Da li Popofo, N. 2777, 14 agosto 1909, X (.i, ?>58).

NUOVE PUBBLICAZIONI

« LO CZAR VIENE ! »

il primo volume delle pubblicazioni mensili intraprese dalla casa milanese l' « Attualità » 1 , Scopa delle pubblicazioni è di presentare ai lettori i personaggi che hanno fatto storia, nell'esattezza docwnentale. Vi figureranno regnanti, ministri, deputati, senatori, oratori, letterati, drammaturghi, giornalisti, romanzieri, banchieri, miliardari, preti, tutti circondati dal chiasso della loro vita, li primo volumetto è dedicato a Nicola II e porta sulla c.opertina il titolo suggestivo Lo Czar 11iene. Sotto è dipinta una mano nera che incide sopra un muro la sentenza che condanna al bando di tutte le nazioni civili l'impiccatore russo. la copertina è felice. un braccio nero che esce da una tomba. Forse da uno dei tanti sepolcri di viv i dove i rappresentanti la giovane Russia liberale sono gettati a marcire.

Autore dell'opuscolo è Paolo Valera. L'amico nostro ci ha dato lo C2ar coronato dalle molte infamie e l'ha reso infinitamente esecrabile. Abbiamo rabbrividito, leggendo. 11 racconto dei martirii subiti da lle vittime ci ha forzati al pianto, al singhiozzo che si esprime in una contrazione suprema di dolore e di collera.

Siamo certi che la pubblicazione avrà largo e meritato successo in Italia. Paolo Vale ra è ancora lo scrittore della nostra pr ima g iovinena. Non abbiamo visto ne lla sua prosa i segn i del tempo. C'è ancora il fraseggia re breve, rapido, dove ogni p arola cade come un colpo di martello, c'è ancora il movimento pittorico e descrittivo a tratti divisionisti e a tinte che non si cancellano.

Noi raccomandiamo vivamente ai compagni questa p ubblicazione e quelle che verranno. Venticinque centesimi al mese non sono molti. ll diletto intellettuale compensa largamente il sacdficio tenue finanziario.

MUSSOLINI

Da li Po~olo, N , 2778, 16 agosto 1909, X

1 Cu• &iitrir, f q, AJ111ali1à » - Yio1 Pon1o1wa 16 - Milan o,

TERZA CONDANNA

t ormai fuor di dubbio che durante il mio soggiorno in Austria batterò il reçord dei processi. V enerd), su querela di un prete innsbruckese - nato a Torino - fu i condannato a 7 giorni di arresto. Non mi presentai neppure al processo e solo all'indomani mi informa i della sentenza.

Mi permetta il giudice di porgergli milk grazie imo totoq1u corde Ho proprio bi sogno di alquanti giorni di riposo e di raccoglimento.

Un onesto studioso cattolico che - st rano! - ha parole di simpatia per me, mi ha sottoposto a proposito dell'articolo su Guzman, problemi che riguardano i movimenti ereticali della prima epoca med ioevale. La prigione è indicatissima per ricerche e studi di simil genere. Voi mi direte che sette giorni sono pochi.

Pe rfettamente! P erò altri tre o quattro processi mi aspettano

Confido che tirate le somme di tutte le condanne, la prigion ia, cioè 1a villeggiatura, sarà sufficientemente lunga, da permettermi le ricerche che mi stanno a cuore.

Signori giudici, grazie e all'opera!

MUSSOLINI

Da Il Popolo, N . 2778, 16 agosto 1909, X.

NOTTURNO IN « RE » MINORE

Stanotte verso le due - voi lo sapete che sono un incorreggibile nottambulo - at trave rsavo piazza della Posta, quando Mor fea mi ha improvvisamente aggred ito Non avevo armi in tasca Sotto la stretta del dio del sonno, ho piegato e senza. opporre resistenza mi sono gettato sug li scalini del monumento ad Alessandro Vittor ia.

La notte era cosl chiara, cosl virg iliana c.he prima ~i chiude r gli occhi ho dovuto mormo ra re i versi del II cant o dell'Eneide : « et iam nox humida raelo, praeàpitat suadentque radentia Jidera somnos ».Mi sono addormentato.

Dopo alcuni minuti, la carezza fredda di una mano che passava leggera sulla mia fronte, mi ha risvegliato. Dapprima ho creduto che si trattasse di una guard ia ed ho abbozzato una smorfia di protesta. Poi, volgendomi , non ho potuto trattenere un grido di meravigl ia .

L'uomo che stava ch inato su di me era Alessandro Vittoria, Prima ancora che io chiedessi sp iegazioni il grande scultore mi ha detto:

- Scusa, se ho interrotto il tuo dormire, Vedi ti è scivolato di tasca un libro d'arte.. .. Tu non dt:vi essere un profano.... D a tanto _tempo io desideravo a lcune informazioni.... Ma coloro che tutte le notti vengono q ui a distendersi su l basamento della mia statua, non sono certo in g rado di fornirmele. Ascolta...

Io ero allibito. L'a rtista ha prevenuto la m ia domanda e mi ha detto:

- Che i l mio parla re, il mio essere non ti sb.lpiscano Io sono vivo ancora.... quello che tu vedi Jassù sul piedistallo è il mio involucro mortale.... Di me, qualcosa è rimasto.... l'anima.

Mi sono aiuto, q uasi non credendo ai miei occhi. Ero forse vittima di una macabra allucinazione ?

- Vien i - mi ha detto l'artista - voglio fare un giro per la mia vecchia Trento , Sono state demolite le trcntatre ~arri di un tempo ?

- Qualcuna....

11 passo del mio compagno era leggero come quello di un fantasma. Io tenevo lo sguardo fisso a te rra. Passando vicino alla porta, Vittoria ha dichiarato :

- Questo edi6cio non mi sembra i taliano ,..... No.. .. è imperiale-regio,..

Abbiamo risalito il corso di pjazza d'Armi. Nel fondo le cime dei pfoppi oscillavano p endule nella soffusa chiarità stella re. Di fronte la massa nera dei g iardini trapunti dalle pallide luci dei fanali. Dirimpetto la mole del Castello e l'alta torre con una finestra risplendente quale occhio di fiamma nella tenebra. Vittoria si è fe rmato....

- Quando, nella gloria dell'ultima mattina di maggio, hanno scoperto il mio monumento, nessuno mi ha detto in qual terra sorgesse...

- Ma - ho interrotto io timidamente - le voci che ti celebravano, parlavano la lingua di Dante dunque

- vero.... ma in questi tre mesi di gloria monumentale, qualche dubbio mi ha assalito Talvolta le mie orccèhie sono state ferite dai suoni di una lingua, che non si parlava in Italia, almeno al mio tempo.... Spiegami.

- Ti prego, non farmi queste domande , Osserva Eravamo giunti in Via S. Maria Maddalena, in prossimità della casa del Procuratore di Stato.

- C'è una guardia.... Un mio discorso potrebbe comprometterci ....

Quanto a me, ho ormai fatto l'abitudine alla prigione; però mi dispiacerebbe che arrestassero un morto...

D opo il Largo Carducci, abbiamo infilato la prima delle viuzze della Trento antica. Alto silenzio dovunque.... q ualche gatto strisciava Jungo la roggia.... Vittoria mi ha afferrato vigoro$.lmente a un braccio, esclamando:

- Ritrovo la mia città.... si, sono an cora queste le case che ospitarono gli ebrei e la plebe che s'indemon iava a bruciarli.. .. Questo odore penetrante d'immondizie mi ricorda Venezia.... Ah! ecco delle finest re rinascimento.... vedi come le persiane rovinano la purezza del capiteJlo...

Io ascoltavo e tacevo confermando. Siamo ritornati sui nostri passi e per Via Lunga e Via S. Marco abbiamo raggiunto il Castello. Vicino alla porta c'era un g ruppo di soldati briachi.

- Chi sono costoro?... Le guardie del cardinale?

- No, Emanuele Madruzzo è stato l'ultimo di sua stirpe.... Non ci sono più principi .... Vorrei darti qualche cenno storico, ma lo farò dopo Siamo vicini ad una casa pericolosa Vedi - ed ho segnato col dito - dentro quell'indecente baracca ci sono i tutori dell'ordine, i rappresentanti delJ'autorità.

Vittoria ha chinato con atto di tristezza profonda la testa e non ha parlato più. L'ho accompagnato per tutte le vie della città. Giunto in piazza della Stazione, il vecchia divino scultore si è fermato ammirando.

, IL PERIODO TRENTINO 219

- Quale metamorfosi.... AI mio tempo non c'erano questi giardini....

- I secoli cancellano e rinnovano.... Vieni! - ho invocato, trasci· nando per l'ampia manica lo scultore - Guarda!

Dante, immenso n ella penombra crepuscolare delle piccole luci, sembrava toccare le stelle. Un ineffabile brivido mi ha traversato iJ sangue. V ittoria si è inginocchiato, ed io con lui. Una sola parola è uscita dalle sue labbra :

- Padre !

Ci siamo rialzati.

- Ora sono f elice - mi ha detto Vittoria. Dante ci proteg,ge.... e fin ché il s~o braccio sarà teso verso il nord, io non mi sentirò in terra straniera.... Andiamo .... t!. l'alba, ed io debbo r iprendere il mio posto.

- Vittoria, permetti che io t i ringraii.

Lo sculto re ha accettato il mio abbraccio reverente e 61iale ed è scomparso, sotto al bronzo della sua statua.

Sono rimasto q ualche tempo p ensoso. Il primo squillare te nue del!'Ave Maria è giunto al mio orecchio, come una preghiera elevata da mille voci lontane. Ho guardato io alto - al braccio di Vittoria che esprime il gesto dell'artista giunto al compimento e alla t ragedia del suo mondo inter iore e creativo - ho g uardato - più in al to -Je ultime steI1e ch e vibravano bianch e, tramontando.

BENITO MUSSOLINI

Da Il Popolo, N . 2780, 18 agosto 1SlD9, X.

220
OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

GLI UOMINI DEL GIORNO

LAL DHYNGRA

Lo studente indiano che alcuni giorni fa uccise a colpi di rivoltellJ. due alti funzionari inglesi, è stato impiccato ieri, nd cortile della pri,gione, a Lon dra. La vendetta socia le è dunque compiuta, la metropoli dilapidatrice getta un cadave re alla colonia dove si muore di fame.

Dhyngra è morto da eroe. Nessun tremore all' annuncio della sentenza, nessuna esitazione ne ll' incedere verso l'orribile arnese, nessuna parola di rimpianto.

Mentre porgeva il collo al sottile laccio di seta nera Dhyngra sapeva di rappresentare la sua patria in felice, rindia, misteriosa culla di antichissima civiltà, l'India ricca e spogliata dai capitalisti inglesi.

I giornali narrano che la morte è stata istantanea, e con questa frase che sotto intende un specie di «altruistico » comp iacimento, la cronaca è finita. Ma dopo l'episodio resta la significazione morale dell'atto. Perché Dhyngra ha assassinato? Per protestare contro l'Inghilterra rapinatrice. Dopo le bombe lanciate in patria da altri ribelli, lo stude nte indiano ha sentito la necessità di tag liare il cielo bigio di Londra, col gesto che sopprime. Egli ha ucciso. Il codice lo h a condannato Ma la giustizia s·illude, ma Londra si ilJude, se crede di aver dominate le cause del malcontento in diano, rnnsegnando al boia Dhyngra.

Il corpo stecchito e pendulo daJla forca diverrà una bandiera di rivolta.

MUSSOLlNI

D a lJ Popolo, N. 2782, 20 agosto 1909, X.

,.,..

ABBASSO IL MAESTRO !

l,r ogni 11iil.1ggio v'è 11n~ fit1mma: il maesl ro, e iN un uomo chi tenta spt<gnerla: il prele.

V1croit H uco

D el processo che si è svolto ieri al tribunale di Rovereto e avrà oggi il suo epilogo, non è la sentenza che mi interessa. Io lascio ai pret i il sistema di giubi lare, dopo le condanne. La vendetta socialein questo caso - passa in seconda li nea. L'episodio invece rimane e appare come un sintomo segnalatore di tutto il medioevo annidato nelle montagne, fra la gente semplice, ignara e fanatica.

Riasswniamo: Il principale accusato è un prete. Che il temperamento di questo degno ministro di dio non rassomigli a quello dei serafini celesti, lo prova una certa predilezione per le armi da fuoco. Don PJotegher aveva chiesto infatti un porto d'armi per fucile, p istola, rivolteUa.· Quest'u1tima, ha detto il prete, mi è stata regalata ...

Voi, o miei ingenui fratelli, pensate che un seguace di Gesù non debba accettare doni di simil genere.... Voi pensate che un prete possa accettare un regalo quando si tratti ad esempio di un bel quadro della V ergine, di una Filotea rilegata in oro, o di un Cristo d'a rgento, d'avorio o di ferro battuto, di un soggetto di devoz ione, insomma. N o. D on Ploteghe r preferisce gli arnesi micidiali. E sapr'ebbe anche imp iegarli. Egli ha d ichia rato che avrebbe fini to a colpi di revolve r il maestro, qualora quest i non avesse sollecitamente abbandonato i locali della canonica.

E il fucile? Don Plotegher l'ha comperato. Fra un vespro e l'altro, prete Plotcgher andava a caccia, esercitava l'occhio e il polso ad uno sport che costava la vita a tante piccole esistenze create da dio, se dobbiamo por fede alla genesi.

Cristo si armò una sola volta durante i tre anni della sua predicazione e l'arma fu lo scudiscio che cadde sui mercatori del tempio. I cristiani del secolo XX si adornano di fucile, pistola e rivoltella. Cristo rimproverò a Pjetro la sciabolata inferta al legionario romano e con ciò volle dimostrare di essere alieno da violenze; i cri stian i del secolo XX,

sollecitano le folle incoscienti alla distruzione e alla strage degli avversari.

Si noti che il maestro di Brione non è un socialista. Sua moglie aveva inizi ato una sottoscrizione pro bimbo Gesù. Siamo dunque in g rembo a Madre Chiesa.

Il maestro andava a messa regola rmente, colla moglie e col parvolo. Ma l'osservanza delle pratiche cabalistiche non lo risparmiava dalrodio del curato. Costui aveva perduto la scuola ed era stato sostitu ito da un maestro laico. Ecco la causa prima del livore. L'affare grottesco delle castagne è un pretesto, il curato si mette all'opera, assiduamente, perfidamente. Vuole isolare il maestro, rendergli impossibile il soggiorno a Brione, allontanarlo e ci riesce. E una sorda, segreta macchinazione ord ita durante lunghi mesi che determina lo scoppio finale. Vi sono i pavidi che all'ultima ora vorrebbero evitare la dimostrazione e rimettere l'affare alle Autorità, ma il Cttcato addimostra un sovrano disprezzo per ogni pratica legale e sentenzia che l'acqua stagn ante imputridisce. Lo ha detto anche Metastasio, prima di Plotegher:

Limpida è l'onda rolla fra saui, Se rl!tagna è impura, Brando che ùmtiJ g;ace SplendeM in guerra, i rugginoso in pace.

E a rriva il giorno in cui i freci propositi maturati in canonica devono tradursi in realtà. B j! primo maggio. Alla sera, nella chiesa si recita il rosario, il rosario del mese mariano. Alla fin e don Plotegher si alza e con voce inspirata si ri volge agli oranti fedeli: « Domanie81i dice - dirò messa non alle nove, ma alle otto. Poi me ne andrò.... ». L' armento si commuove non per il cambiamento d'orario, ma per l'annuncio misterioso di una partenza che forse non avrà ritorno Esistevano già g li accordi per una dimostrazione; il sagrestano aveva preparato il terreno. La frase del reverendo è la goccia che fa traboc· care il vaso. Il rosario non ha sopito gli istinti bestiali della folla che si precipita sotto l'abitazione del maestro. Si grida: « Abb.i:sso il maestro, morte al social ista, via satana!, i volem impicadi Juti tre alle 11 e mezza, padre, madre e bambino». Si sfonda la porta di casa, si lanciano pietre nel corridoio e alle 11,30 molto probabilmente la minacci:1. d·impiccagione avrebbe avuto effetto, se la voce del prossimo arrivo dei gen• darmi non avesse disperso la folla.

Il resto è immaginabile: Maestro, moglie e bimbo, spaventatissimi, sì rifugiano a Condine, e non sono pìù tornati a Brione. Il prete ha U'i•• Il.

IL PERIODO TRENTINO 223

vinto, ma dalla sua vittoria .di Pino è chiamato oggi a rispondere davanti al Tribunale.

Se gli avvenimenti che avranno l'epilogo giudiziario a Rovereto, si fossero svolti 4 secoli fà, che magnifico processo di streghe e qual rogo superbo! Gli imbestialiti parrocchiani avrebbero invaso l'abitazione di Satana, l'avrebbero incendiata; iJ prete si sarebbe dato a ricerca.re il sigil/um diaboli sull'epidermide dell'infelice maestro e un grande ro·go sulla pubblica piazza avrebbe punito i malcapitati che nel secolo XX dovevan finir sulla forca.

Maestro Terreo, se ci credete ancora, accendete un moccolo di cera vergine dina nzi aJl'immagine del bimbo Gesù d i Praga e ringraziatelo di avervi fatto nascere in un secolo in cui i gendarmi non sono più il braccio. secolare dei preti.

11 verdetto, ripeto, non mi interessa. Un condannato mi commuove sempre a pieti. lo non mi nutro di prete. Sappiatelo dunque ( e apri anche tu le somare orecchie o prete Chelodi) che il mio stomaco è malato da quando ho sofferto la fame e non può tollerare carni di animali appartenenti alla specie zoologica degli antropoidi neri.

BENITO MUSSOUNI

Da li Popolo , N. 2783, 21 ago~to 1909, X.

224 OPERA OMNI,\ DI BENITO MUSSOLINI

TRIBUNALE DI ROVERETO

UN PRETE E SEI COMPLICI ALLA SBARRA

(Dal noslro invialo MuuoJim)

L' ANTEFATTO

I lettori r icorderanno la tragicomica storia della caccia al povero maestro di Brione organizzata dal curato del luogo, Don Eugenio Ploteghe r.

Questo poco entusiastico rappresentante di Cristo aveva attaccato ferocemente dal pulpito la moglie del maestro e non tralasciava occa· sione p er perseguitarla.

U m aestro andò con la moglie a chiedere spiegazioni ed il reverendo lo accolse con la rivoltella.

Il fatto tu raccontato sul Popolo, Il prete si imbestiò maggiormente e sobiJlò la popolazione che sotto la guida del sacrestano dette un vero assalto alla casa del povero maestro costretto a fuggire precipitosamente a Condine.

LA CORTE

La Corte si compone di: Pres. Cons. d e Guelmi; giudici, cons. Gaio, Chilovi e Ambrosi; cane. bar, Bicgheleben.

Alla difesa siede l'avv, Brugnarà. La parte civile è sostenuta dal· l'avv. Angelo Pinalli.

L'ATTO DI ACCUSA

L'atto di acc~sa è formulato contro il curato Eugenio Plotegher e contro Perotti Antonio, Perotti Sofia, Pelanda Agostino, Pelanda Do· menico, Faccini Pietro e Faccini Domen ico, tutti pertinenti di Brionc, Do·n Plotegher è .accusato :

1) di aver con prediche, adunanze e fervorini in chiesa ed in canonica èccìtata e sobillata la popolazione di Bdonc a fare in massa una dimostrazione ostile contro il maestro Giuseppe Terreo e la sua

OJ>lìRA OMNIA DI BENITO M USSOLINI

famiglia. La d imostrazione fatta, fu tale che produsse ne i coniugi Giuseppe e Pieri na T e rreo un'alterazione della salute per 30 giorni almeno;

2) di avere il 17 marzo 1909 in Brione, impugnando un revolver, cacciato dalla canonica Giuseppe T erreo con la moglie ed un figliuoletto ( incutendo nei t re paura ed inquietudine);

3) di esser stato trovato in .possesso di arma vietata, senza la prescritta l icenza.

Gli altri sei sono tutti accusati di grave lesione corporale e di estorsione.

Antonio e Sofia Perotti anche del tentato crimine di violento ing resso nell'altrui bene immobile ex. par. 883.

Entra la Corte e comincia l'interrogatorio dell'imputato Don Plotcgher.

Il prete avanza verso al banco presiden2iale . Parlando, la sua voce ha Aessioni rauche, as pre. Occhiali a stanghetta. Colo rito rubicondo Fronte vasta Faccia angolosa da violento. La narrazione che egli !a è ad 1u11m delphini. Sotto il fuoco di fila de1le contestazioni presiden .ziali, il retroscena dei fatti viene alla luce. Don Plotegher osteggiava fin dalla sua prima venuta in paes e il maestro Giuseppe T erreo. P rima d i quest'ultimo, l'insegnamento era affidato a don Plotegher; l'arrivo del maestro danneggiava il curato nel suo interesse.

Poco tempo dopo la moglie del maestro ricevé una circolare per raccogliere offerte di 25 cent. dai devoti pro Bambino di P raga. La po· vera donna s i mise all'opera, ma suscitò le ire di don Plotegher il quale, una mattina a messa, avvertì i fedeli di non lasciarsi carpire del denaro per scopi religiosi. Il maestro e la moglie, indignati per t ale affronto, si portarono dal curato per ottenere delle spiegazioni

Ma don Plotegher indicò l o ro la porta. Poiché il maestro non voleva allontanarsi, essen do 1a canonica casa di tutti e non già del solo curato, - io - confessa Don Plotegher - corsi nelle camere superiori e mi a rmai di un fucile da caccia. Lo abbandonai e presi con me una rivol tella di corta misura e me la misi in tasca. In quello stesso momento il maestro e la moglie se ne andarono.

PreJid. :-- Ma lei ha spianato il revolver?

Don Ploiegher. - No.

Presid. - Ma i l maestro e sua mog lie affermano che sono stati costretti ad andarsene in seguito alle sue minaccie a mano armata.

D P. - Non è vero, perché menire io scendevo le scale essi se ne andavano.

Prei. - Va bene. P rosegua

D . P. - D opo il fatto, comparve sul Popolo il primo articolo che svisava com pletamente la faccenda, facendomi passare per un a88res•

226

sore. E fu allora che per tranquillare il paese ho letto in chiesa una dichiarazione che conteneva la prima verità.

PreJ - Ma q uando ebbe letto l'articolo sul Popolo, non avrebbe e lla dimostrata apertamente la sua ind ignazione, accusandone come autore il maestro?

D. P. - Io ebbi subito l'impressione che l'autore dell'articolo non fosse il maestro, ma che il maestro avesse fornito all'articolista i dati e ]e altre informazioni.

PreJ. - E della violenta dimostrazione che fu fatta dalla popolazione di Brione contro i coniugi T erreo e che l'atto di accusa sostiene l'essere stata da lei voluta e organizzata, che cosa dice? B vero che il 28 aprile 1909 ella fece chiam.'tre in canonica i maggiorenti del Comune proponendo loro di fare una dimostrazione contro il maest ro?

D. P. - Spiega che non si trattava d i una d i mostrazione: ma desi• denva ch e il popolo, presente lui e i maggior~nti d~I Comune, giudicasse fra lui e il maestro.

Prn. - E quando comparve il secondo articolo sul Popolo, e p recisa.mente la sera del primo maggio, non dichiarò dal pul pito che la mattina seguente sarebbe partito se non fosse stato a llontanato il maestro? E il pubblico non accolse tale notizia con un lungo mormorio e mani fest i segni di eccitazione?

D. P. - Dal pulpito io dissi che fa mattina seguente fa messa sarebbe stata detta alle 8 invece che alle 9; ma non accennai né alla partenza n é al maestro. - Quanto al mormorio che susseguì alle sue parole do n Plotegher assai modestamente lo spiega cos.1 : - Veda, signor presidente, un anno fa la gente di Brione, a vendomi sentito predicare, rag ionare, discutere. andava ripetendo (contro ogni mio merito) che per le m ie qualità ero destinato ad un paese più g rande; e perciò si temeva che da un momento all'altro lasc iassi il piccolo paese di Brione per uno magg iore. ( Pubblico e avvocati sottolineano con un sorriso di ilarità l'autoelogio di don Plotegher).

A domançfa dell'avv. Pinal\i, don Plotegh er di chia ra che se alla sua intimazione di la iciar la canonica, a maestrn e la moglie non se ne fossero andat i, egli avrebbe senz'altro sparato !

Avv. Pinalli - Ma se nessuno lo minacciava!

D. P. - Il maestro aveva dichiarato di voler rimanere ad ogni costo nella canonica; c[ò che io non potevo , né volevo tollerare.

E vien la volta di

P,rotti Antonio

che l'accusa indica come il p iù eccitato organiuatore della d imostrazione contrc- il maest ro.

lL PEl\1000 TRENTINO 227

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Pre1. - Voi siete consigliere comunale?

PerotJi. - Sì.

Prn. - E vostra 6g1ia è la serva di don Plotegher?

Perolli. - Sl signor.

li Perotti nega tutte le imputa2ioni addebitategli.

Nega di aver ragioni d'odio contro il maestro, dì essere stato I'orgari iu:atore della dimostrazione, di aver g ridato e di aver scag liato sassi e nega persino di essere insieme alla figlia penetrato con violenza nel domicilio dei Terreo.

SEDUTA POMERIDIANA

Sofia Perotti, 1erva del curat o.

B bionda, trentenne, p iacente. parla a voce bassissima. N arra delle prime ostilità fra maestro e cu rato. A propos ito della dimostraz ione si contraddice, poi finisce per ammettere di aver gridato «'via il maestro!» e di aver lanciato un piccolo sasso nel corridoio. Non p otrebbe dire q uanto la dimostrazione sia durata e quante persone vi abbiano partecip~to

Alle contestazioni presidenziali l'accusata risponde col dire: « non m i rico rdo». N ega di aver sfondato la porta . La P. C. e il procuratore rivolgono alcune domande all'imputata sui particolari. La servetta si contrad dice.

D opo di lei si alza dalla sedia degli accusati iJ sagrestano

Pelanda Agost ino.

1l. un o specimen della famiglia dei sagtestani. Parla tenendo le mani incrociate sul ventre, forse p erch~ è la parte più intell igente della sua per.sana

Egli nega di essere stato il convocatore dei maggiorenti del Comune. N e invi tò solo due li g iorno della famosa riunione in canonica, non udl i loro discorsi, né ricorda che si parlasse di dimostrazione.

Per questa si voleva affidare l'incarico a lui, ma non lo accettò. Scopo della dimostrazione era di chiamar fuori il maestro e fargli vedere che il paese s tava dalla parte del curato.

Al primo di maggio il prete, dopo il rosa rio, annunciò per l'indomani la messa a!le otto e aggiunse: « me ne vado ». Ne nacque il tumulto al q uale avranno partecipato un centinaio di persone e avrà durato un quarto d'ora Quando si sparse la voce dell'arrivo dei gendarm~ tutti ritornarono a casa.

Proc. - Non i vostra la frase che bisogna far guerra al maestro?

228

Amm110. - No.

Proc. - Sarete smentito dai testimoni.

Pelanda Dommico.

Si dichiara - naturale! - innocente. Però ammette di aver gridato « abbasso il maestro », non « li 110/emo im piradi ». Questa frase non l'ha sentita. Non riconobbe nessuno.

PieJro Fauini

ha Ja parlantina rapida e le orecchie a ventaglio. Dichiara di conoscere poco la questione. A lla sera del primo maggio fu in chiesa e sentl il prete di re: « Me ne vad ». Uscendo si organizzò la dimostrazione.

PreJ - Foste anche voi tra j dimostranti?

Au,w:to. - No.

PreJ. - Eppure nell'interrogatorio scritto lo avete ammesso.

Acc11sa10. - Mi sarò sbagliato.

Faccini Domenico.

Nana l'affare dagli inizi e tutte le pratiche legali fatte per allontanare il maestro dal paese. Afferma che la dimostrazione fu soUecitata. dal curato il quale ripeteva che non bisog nava por tempo in me220. Le grida durarono dai 15 ai 20 minuti. Poi tutto ritornò alla calma.

Dopo alcune contestazioni presidenziali comincia l'esame dei testimoni. Viene introdotto

Pietro Suez

d'anni 3 3, sergente dei gendarmi a Condino. Eg li narra diffuSamente di tutti i rilievi fatti prima e dopo la dimostrazione per assodare la responsabilità. Quando i coniugi Terreo giunsero a Condino erano in uno stato pietoso. II teste ha la convinzione che il sobillatore fosse il curato e che la dimostrazione tendesse a forzare il maestro ad abbandonare Brione.

Cipriano T ornaroli

01stode forestale e guardia campestre a Brione.

Egli conferma che era di avere lo scopo di far « capinare » il maestro. 11 teste fu invitato ad organizzarla, ma si rifiutò, sembrandogli cosa assurda e illegale. Vide che alle 8 1.. folla muoveva verso la casa del maestro. Tutta la ~ontrada era piena.

P reJ. - Quanto durò la dimostrazione?

T eJ/t. - Sino alla fine. (Ilarità generale).

rt PERIODO TRENTINO 229
I

Facci ni Armand o

ci procura u n intermezzo all egro. 6 un vecchio di 73 ann i, conta• dino, sordo, già condannato come « monetario falso >>. Sì incurva verso iJ banco deJla Corte e taglia l'aria con grandi gesti. Alle contestazion i r isponde: non r icordo.

PreJ, - Avete la memoria debile?

Teste. - Oh molto!

Bo/etti Fiore

contadina d 'anni 42 . Ha un volto patito ed è tutta t remante. La· forza delle abirudin i bigotte è tale, che appena g iunta di nnanzi al presidente, cade in g inocchio Giura alzando 4 dita. Depon e su cose note. Il presid ente legge la d eposizione scritta. In essa vi è una dichi"arazione della t estim one affe rmante l'« irreprens ibile condotta >> del maestro

De/evo Pasqua

Ricoverò il m aestro, la moglie e i bambini fuggiti d a Brione, la notte de l p rimo maggio.

Pre.r. - Vi sembravano spaventati?

Tnte. - M adre benedetta, p areva ch e morissero !

Glu.reppe Terreo ha un colore che non fa torto al cognome. Narra 1a sua odissea. G iunse a Brione ìl 12 novembre del 1908 e fu r icevuto arrogantemente dal curato. Cominciarono le ostilità a proposito di una scuola serale e della sua non regolare frequenza alle pratiche religiose. Spiega l'affare d el bimbo G esù. Afferma che tutta l'opera del cu rato fu diretta a sollevare l'odio nel cuore d ella popolazione.

Dà particolari d ell'incidente in canonica. Il Plotegher impugnava il revolver ma non lo spianò Al primo di maggio scoppiò il tumulto. Quelle grida di m orte mi atte rr irono. La notte stessa fuggii e non tornerò piU a Brione.

A questo punto Plotegher tenta un colpo. Vorrebbe leggere ( djce) una letterina x:ritt2.gli da un prete di lena.... ma il Tribunale non glielo consente.

Pierina Terre o

d'anni 29 è la moglie del maestro ed è maestra di la;oro. Narra le sue tristi vicende. A un certo punto ricordando l e minaccie di morte pronunciate contro suo ma rito , suo figlio e lei, scoppia in sing h iozzi L' uditorio è vivamente commosso.

230
OPERA OMNIA DI BENITO MUS SOLINI

E colla deposizione dì questa madre che ha temuto per un momento di aver troncata l'esistenza sua e dei suoi cari dalla follia violenta dei sobillati da Plotegher, si chiude l'esame testimoniale.

Sono le 8. Si rimanda la sed uta.

Oggi verrà pronunciato il verdetto.

L'UDIENZA DI SABATO

Si comincia alle ore 9 colla solita lettu ra di atti.

L'avv. Brugnara de!Ja difesa vorrebbe introdurre nuov i testi.

Il P. M. ritiene superfluo e sì dichiara contrario all'audizione d i nuov i testi.

I.a Corte dopo essersi ritirata in Camera di Consiglio respinge la do. manda avanzata dalla difesa.

Ha qui ndi la parola il P. M. avv. Manfroni che dopo alcun~ parole d'esordio entra nel vivo della causa Con tocchi felici , r icost ruisce la figura d i prete Plotegher che è mosso dall'odio cont ro il maestro da una questione materiale, da una rivalità d 'interessi. Ricorda la famosa predica in chiesa e dimostra che l'autore, l'organizzatore morale dei fatti del primo maggio fu l'accusato Plotegher. Si diffonde a p rovarne la colpabilità unitamente a quella dei complici Chiede l'appl icazione deUa Jegge colle aggravanti per don Plotcghcr, colle mit iganti _per qualcuno degli imputati.

LA PARTE CIVILE

L'avv. Pinal/i esordisce dich iarando che egli non ha la missione di gravare sugli imputati, ma solo di stabilire, se reato fu commesso e di qual gravità. La commisurazione di questa spetta ai giudici

« Ora don Plotegher ha ammesso di aver avuto dispiacere per la venuta del maestro T erreo, ha ammesso di aver letto il noto discorso in chiesa, ha ammesso di aver indetta una riunione in canonica nella quale sostenne calorosamente la necessità di una dimostrazione, ha ammesso infine di aver detto in chiesa la sera dd primo maggio che il mattino seg uente sarebbe senz' altro partito.

« Questa è la preparazione lenta ma continua a quella diinost ra· zione che ebbe cosl dolorose conseguenze per i coniugi Terreo. Non solo; ma il curato fu anche ripetut a!11ente avvertito che la dimostrazione da lui voluta avrebbe avuto serie conseguenze. Lo compresero il sagrestano e Ja guardia Tornaroli che s i rifiutarono di prestare la lo ro opera di avvertimento. alla popolazione; ma il signor curato, che è p ure la

,' , IL PERIODO TRENTINO 231

persona più istruita del paese, non volle comprendere e perseverò nel suo triste progetto fino a che ebbe a scoppiare la dimostrazione popolare voluta da lui. Egli è e deve· essere ritenuto come l'autore morale della dimostrilzionc ».

L'avvocato esamina poscia le diverse responsabilità dei singoli iròputati e domanda a lla Corte che, ad ecCez ione J el segretario comunale, voglia ritenerli tutti colpevoli, rimettendosi al suo senno e per l'applicazione dei pa ragrafi e per la commisurazione delle pene, Chiede infine che sieno riconosciuti in parte i danni subiti dai coniugi 'ferreo e che la Corte, data la foro condizione finanziaria, voglia concedere subito una provvisionale, libera restando l'azione per danni in sede civile.

LA DIFESA

L'avv. Bmgnt11d vuole anzitutto dimostrare ch e Plotegher non aveva ragioni personali d 'odio contro il maestro. Poiché l'incidente della canonica fu Cosa d i nessuna importan:za dal momento che i d ue co niugi ritornarono « vivi » a casa e che nella famosa predica bisogna distinguere le parole del sacerdote, da quelle dell'uomo.

l'avvocato definisce oltraggiosi gli attacchi comparsi nel Popolo , ma chiama però « dign ità sacerdotale )> quella della stampa (grazie ! N . d. R.).

Quanto alla dimostra:zione essa non fu voluta dal curato, ma dai parrocchiani , dalle beghine, dalla folla. Plotegher C animula candida per la quale l'avvocato chiede l'assoluzione, naturalmente, ass ieme coi complici

DOPO LE REPLICHE

Alle 12,30 la Corte si ritira e rimane un 'ora e un quarto neUa sala delle deliberazioni.

LA SENTENZA

li Presidente Cons. de Guelmi legge ·ta sentenza con la quale Don Eugenio Ploteghe r, cu rato di Brione, è ritenuto colpevole del crimine di estorsione e g rave lesione corporale e condannato a 5 mesi J ; c-arcere duro, ina.sprilo da un digiuno al mese. I'!: assolto invece dagli altri crimini, è ritenuto colpevole di possesso e delazione d'a rma vietata. Gli viene anche confiscata l'arma.

Perotti Antonio, colpevole del crimine di estorsione e s rave lesione

232
OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

corporale, è condannato a mesi 8 di carcere duro. Assolto dalle altre UDputazioni.

Perotti Sofia, colpevole dello stesso crimine è condannata a mesi 2 di carcere duro. Assolta dall'accusa per offesa all"onore e dell'altra imp~tazione.

P elanda Agostino è condannato a mesi 2 e mezzo di carcere duro.

Pelanda Domenico è condannanto a mesi 3 di carcere duro.

Faccini Pietro e Faccini Domenico sono dichiarati assolti.

Tutti vengono condannati- alle spese proces.suali e al pagamento di corone 260 alla P. C. per spese di vitto migliore e per i dolori sofferti, libera restando l'azione per danni in separata sede.

li pubblico numerosissimo sfolla adagio, commentando favorevolmente la sentenza.

JL
PERIODO TRENTINO
1 I I i i I
Da li Popolo, N n. 278}-2784; 21, 22 agosto 1909, X.

LA DISOCCUPAZIONE

Il problema della disoccupazione è forse iJ più grave tra quelli che affannano la classe lavoratrice, e quello che costituisce, per la società intera, il pericolo e il tormento maggiore. Questo fenomeno, che costituisce una sp.::cie di malattia incurabile della società capitalistica, si verifica in tutti i paesi: in quelli a grande densità di popolazione, come il Belg io e l'Jtalia, ed in quelli a natalità bassissima, come Ja Francia; nei paesi vecchi e nei paesi giovani come gli Stati Unit i, nella industriatissima Jnghilterra e nella semifeudale Russia. Quali sono le sue cause, quale l'estensione, quali i rimedi, sia pure parziali e limitati, che si possono adottare? Il formidabile argomento è trattato in una recentissima pubblicazione dell 'avvocato Arnaldo Agnelli (// pro blema e.onomico della disoccupazione operaia - Società edit riu libraria; Milano, 1909) che cost ituisce, a parer nostro, l'opera più completa e più razionale che si possieda in materia.

Anzitutto occorrerebbe conoscere con sufficiente esattezza l'estensione del male. Ma forse in questo campo ha ragione Vilfredo Pareto il q uale afferma che una vera statistica della disoccupazione è assolutamente impossibile. Le cifre raccolte da vari scrittori e provenienti da diverse fonti, oscillano fra limiti troppo vasti e indecisi, e spesso non sono esenti da esagerazioni. Il ministro Lloyd George avrebbe detto che in Inghilterra gl i operai privi di lavoro e quindi di mezzi di sussistenza non sono meno di 10 milioni; cifra evidentemente eccessiva. Nel 1902 i g iorna li tedeschi parlavano di 180.000 impi egati commercia li senza posto, mentre - a detta dello Schmeller - essi arrivavano probabilmente a 4 mila. Nel 1902, a Berlino, avendo un deputato accennato all'esistenza di 50.000 disoccupati nella sola città, il gove rno dichiarava che secondo un'indagine fatta dalla polizia, i disoccupati non ammontavano a più di 7.500. Invece una speciale inchiesta del Partito socjalista per mezzo delle organizzazioni di mestiere arrivava a queste cifre : 70.000 disoccupati in Berlino e sobborghi, e 50.000 operai con lavoro diminuito. li Molkenbi.ihr e il Varlez hanno calcolato che in Germania i disoccupati in permanenza sono non meno di 350.000 Nel censimento italiano del 1901 dichiararono di essere disoccupati 229. 117 individui sopra i quindici anni (dei quali 36.021 donne). Secondo il Fagnot e il Gide, in Fra ncia vi sono, in cifra rotonda, 300.000 disoccupati.

TltENTINO

Come conclusione generica e approssimativa, tenendo conto di tutte lr! iocerteue e fluttuazioni, può affermarsi che nella classe operaia 1a percentuale della disoccupazione vera e propria - esclusa cioè quella dovuta a cause individuali, volontarie, speciali, malattia, inabilità assoluta (pauperismo), ed esclusi i periodi di crisi - oscilla fra il 5 e 1'8 per cento (secondo il Contento, fra il 2 e il 10 per cento). Per dare un'idea grossolana del fatto, può 'dirsi che ogni paese mantiene un esercito di disoccupati, iJ cui numero non è inferiore a quello dei soldati sotto le armi.

la causa principale della disocrupazione - la quale appare come un fenomeno« naturale» dell'economia capitalistica - deve cercarsi appunto nella imperfetta ed ingiusta òrganizzazione produttiva della società borghese, nella quale capitale e lavoro sono divisi e nemici fra loro, e la produzione è fatta per il lucro in d ividuale del capitalista, non già in vista della necessità sociale o della utilità pubblica. li disordine è lo stato normale dell'economia capitalistica; le oscillazioni cieche dell'aggregato economico producono inoltre delle scosse· violente (crisi) che rendono impossibile in un dato tempo iJ processo- normale produttivo, aggravando la miseria e i dolori.

Tutti _i tentativi più o meno empirici per eliminare la piaga della disoccupazione non hanno dato che risultati molto parziali. Tuttavia v'ha una larga serie di provvedimenti che i poteri pubblici, le organizzazioni operaie e quanti lavorano per il progresso sociale, hanno il dovere di propugnare e diffondere. La riduzjone deU'orario, l'aboli2ione del cottimo, il riposo settimanale, i turni di lavoro, gli uffici di collocamento, la legislazione sociale, rientrano in questa catc$oria di provvedimenti. Una politica largamente democratica, la riduzione deUe spese improduttive, la concess ione di lavori speciali ai disoccupati, costihtiscono uno dei più alti doveri dello Stato moderno.

Tra le diverse forme di previdenza contro la disoccupazione è da preferirsi la « assicurazione » libera, organizzata e amministrata c{agli stessi operai e integrata colle sovvenzioni dì enti pubblici (Stato, Comune ecc.) secondo quello che vien chiamato « sistema di Gand)>.

Se non è possibile - fino a che non siano radicalmente cambiate le basi della società attuale - abolire completamente: la disoccupazione, è però sempre possibile e doveroso limitarne l'estensione e aUeviarne i dolori, A promuovere un'azione efficace devono contribuire energicamente i pubblici poteri, nell'interesse di tutta la società, stimolando, proteggendo e completando l'iniziativa degli individui e delle organiuazioni, e accelerando il moto ascensionale delle classi lavoratrici.

Il pqpoJq, N. 2787, 2~ agosto 1909, X (•, ns),

IL PERIODO
Da

MEDAGLIONI BORGHESI L'UOMO SERIO

Lo trovate in tutte l e categorie della società umana: in a lto, in mezzo e alla base della p iramide sociale, per esprimermi con una fras e in voga presso Bli economisti. N el regno degli affari l'uomo « serio » è iJ debi· tore solvibile, lo speculatore sensato, il borsista abile, il la dro onesto, lo strozzino che lavo ra sui margini del cod ice penale.

Nella politica l'uomo << serio » è il p ersonaggio da lle opinioni temperate; è reazionario, ma non vuole la for ca; è rivoluzio nario, ma non comprende il berretto frigio, rigetta la violi:nza, stigmatizza la insurrezione. L'uomo serio inneggia alla libertà, purché sia sorvegliata dai gendarmi. Nei momenti di crisi, l' uomo serio si chiude in un dignitoso riserbo, in un prudente silenzio, e molto spesso in uria cantina, salvo poi quando le q uestioni sien risolte, a uscir dai comodi nascondig li per imprecare ai vint i e celebrare i vincitori. Nella politica l'uomo serio è l'eroe della sesta giornata, il parassita che sfrutta le conquiste del progresso, sen:za avervi partecipato, il ranocchio del pantano che si nasconde nella melma, quando approssima il temporale e crocida poi altamente al citocnare del sereno.

Nella scienza l'uomo serio è il professionale mediocre, l'erudito che ha mangìato dei milioni di microbi , rovistando tutte le vecchie cartacce inutili delle biblioteche, il copista delle mitissime anal isi e incapace di da re una sintesi, l'affastellatore di una erudizione .indigesta e indigeribile che fa rimanere a bocca aperta gli imbecilli, il mulo di Parnaso che porta un sacco pieno di una sapienza spuria, vecchia, acciaccosa, avariata, infeconda.

N ella scienza l'uomo serio ripete ciò che hanno detto gli altri, ma non è capace di creare qualcosa di personale. Si tiene terra terra e rifugge da qualunque ipotesi gèniale e temeraria, per non compromettere la. dignità e la se rietà della dottrina.

Nella religione l'uomo «serio» è j} prete liberale, vecchio modello rococò. Si dà delle arie da modernista, ma non giunge al murrianesimo; vuole la tradizione, non però l'inquisizione. L'uomo serio laico, nella

religione, è il personaggio che non crede, ma fa battezzare i figli ed esige il catechismo nelle scuole. Ce l'ha coi preti ma ritiene che siano necessari, data 1a bestialità del popolo. Partecipa alla commemorazione del XX Settembre, perché è roba nazionale, pc:rò di nottdempo va a chieder~ perdono al gesuita confessore.

Nella morale l'uomo serio crea un ti po. La morale è così elastica e così contradditoria, nelle sue massime e n ei suoi dettati e nei suoi imperativi più o meno categorici! L'uomo serio nella morale appl ica il motto gesuitico :« Se non sei casto, sii però cauto!». :B permesso cornificare la moglie, o sopportare le corna, è lecito gozzovigliare nell'orgia, è tollerabile passare le notti al tavolo verde di una bisca, purché nessuno lo sappia, purché non iscoppi lo scandalo ! - Lo scandalo!... Ecco la parola che riasswne tutta la viltà de lle classi elevate. E quando lo scandalo sta per divenlare di Jominio pubblico, quanti personaggi alti e bissi si agita.no per soffocarlo, quante manovre, quanti mercimoni e quanto denaro per comperar il silenzio! L'uomo se rio trionfa. Si spad a d i lui? Una munifica elargizione pro benefi.cenza cittadina., fa tacere i maligni e ravviva la popola rità. Lo si accusa? l'uomo serio si fa difendere dai tribunali ma non concede la prova dei fatti. Ciò lo umilierebbe. Egli è superiore a molte cose, a troppe cose, e sotto la maschera della serietà, gli riesce di salvare la sua onorabilità personale.

Nel dominio dell'arte l'uomo serio è quello che sa rapidamente convertire il suo ingegno in sonante ·moneta. L'uomo serio definisce la form ula «l'arte per l'arte», quale una balorda pazzia di decadenti sfaccendati. L'arte per il denaro: ecco il nuovissimo vangelo. L'artista. serio non prende attitudini di r ibelle o non vi perd ura: sa che gli artisti ribelli, i refratta ri, direbbe Jules Vallès, sono quasi morti di fa. me e di freddo, in qualche lurida soffitta di sobborgo. Solo gli imbecilli lavorano per la g loria; g li uomini seri lavora.no peI il ventre e per la croce di commendatore!

C'è anch e nel socialismo il compagno serio. Ge neralmente è un operaio. Un individuo dalle cento esitazioni, dai mille scrupoli,. cavilloso, pedante, fanatico per tutte le disposizioni regolamentari. Un individuo che prima d'impegnare una lo~ta, vuole avere la vittoria in tasca. Per questo deride, osteggia ogni tentativo e t rova sempre delle pietre per lapidare i vinti.

Gli uomini cosidetti « seri » costituiscono la zavorra sociale. La civiltà. è l'opera dei cosidetti «pazzi » !

BENITO MUSSOLINI

D a L'A.1111,ni,, del 1.AvoriillCfl, N . 3), 1 settembre 1909, V,

IL PERIODO TRENT.INO 237
i

DI QU A E DI LA EMIGRANTI ITALIANI

Un giornale d i Innsbruck s'occupa dell 'emigrazione italiana europea e t ransoceanica e afferma fra l'al tro che i 60.000 italiani che lavorano in G erma nia debbono essere riconoscenti ai tedeschi per il lavoro, l'ospitalità, il pane. B una cosa stomachevole! Sembrà che g li ital iani vadano in Germania a esercitare l'accàttonagsio, mentre sono gl i italiani che non so lo in German ia, ma in tutta l' Europa ce nt rale rapp resentano la civiltà del lavoro. e alla mano d'opera italiana che si devono i grandi e d ific i pubblici d i molte città: le strade, i canali, le gallerie perigliose e meravigliose, come quella del Sempione o l'altra della J ungfrau.

L'operaio italiano ha qual ità che mancano agli operai di altre nazionalità: è tenace, coraggioso, sobrio e spesso si lascia docilmente sfruttare. Se vi sono debiti di riconoscenza f ra italiani e tedeschi, non possono essere che reciproci !

D a Il Popolo, N. 2792, 1 settembre 1909, X (a, l~B).

I BUONI GIUDICI

Non sono in Francia e neppure a Berlino. Sono a Trento. Parlo sul serio. Ieri sera ho avuto due processi in uno, al T ribunale. Si trattava di contravvenUoni al par. 24 della legge sulla stampa. Sono stato condannato al minimo della pena: 100 coron e di multa. Verdetto mite, se si considerano le mie recidive e la mia tendenza al. .. peccato.

Conosco i giudici di quattro nazioni, per esperienza personale e per aver freq uentato le aule di Temi. In Francia, in Svizzera e sopratutto jn Italia ho trovato nei giudici la preoccupazione anti-sovversiva e antisocialista; a T rento non c'è o non traspare. Il P. M. per esempio ha accettato una mia domanda, che in 1talia sicuramente sarebbe stata rigettata. Inutile dire che la sentenza ha fatto la migliore impressione neU'ambiente operaio.

Non ricorrerò.

.Ua li P<>polo, N . 2792, 1 settembre 1909. X.

BENITO MUSSOLJNI

H

Latham sconhtto su l mare, si è presa la rivincita sulla terra ferma. Nelle gare di Reims egli ha trionfato, rivaleggiando con Blériot, ancor fresco degJi allori riportati oltre la Manica. Quella di Reims è stata una settimana gloriosa. La conquista dell'aria è un fatto compiuto.

Ora fervono i p reparativi a Brescia. Fra pochi giorni le macchine aeree spazie ranno sulla brughiera di Montechiari al cosp etto deJla folla attonita davanti al prodigio dell'intelligenza umana .

Vincenzo Monti dedicò un'ode mag n ifica, nelle sue remin iscenze greche, ai Mongolncr che primi s'avventurarono con aereostati nel regno incontrastato deUe tempeste. Non ancora è sorto il poeta che celebri le conquiste <leU' aviazione e fi ssi nella concitazione delle strofe la vittoria dell'uomo che si eleva superbo e legge ro come le aquile, verso il sole

Forse le Muse, le pallide abitatrici del Parnaso, temon che i nuovi titani dian la scafata vittoriosa a11'0limpo, e infrangano le lire oziose.

Perché gli uomini oggi non sanno, non vogliono, non possono più cantare....

Vogliono agire, produrre, domare la materia, godere di questo trionfo che esaspera le iUusioni, moltiplica le energie della vita, e spinge verso altre mete, verso altri orizzonti, verso altri ideali !

MUSSOLINI

Da Il Popolo, N. 2793, 2 setteml>re 1909, X.

L'ATTUALITA

COME SI DIVENTA VAGABONDI (RICORDI)

Dopo alcuni giotni di dimora nelle carceri di S. Antonio a Ginevra fui tra.dotto a quelle di Lucerna la sera della vigilia di Pasqua del 1904 *. La cosidetta « camera di passaggio 1> nelJe prigioni di Lucerna era e forse sarà ancora una cella più grande delle altre e infinitamente più sudicia. La luce veniva da un finestrone posto a una irraggiungibile altezza , munito di solide sbarre e di una sottile impenetrabile grata di ferro. Il giaciglio si componeva di un tavolaccio qua e là rosicchiato dai topi e di alcune coperte di lana bucherellate ne l mezzo e mangiucchiate agli orli. In un angolo stavano gli altri indispensabili arnesi. Appena giunto e data la prima occhiata, mi posi a leggere le iscrizioni lasciate sui m u ri e sul tavolaccio da tutti que11i che mi avevano preceduto. La lingua italiana predominava, veniva poscia la francese, da ultimo la tedesca. Erano frasi scritte col lapis, o incise con una punta o con l'unghia. L'esa.t)le mi divertiva. Attraverso il testo, ricostruivo la psicologia e il dest ino degli ignoti autori, coi quali solida rizzavo per la comune disgra· zia Erano imprecazioni contro la legge, la società, gli uomini, il p adre etCrno; erano invocazioni alla giustizia, alla libertà; erano racconti con• citati di vicende passate o accuse di violenze subite ; qualche volta propositi di ravvedimento; tal altra apostrofi e.li vendetta; v' era la frase oscena accanto al pensiero delicato rivolto a qualche persona cara e lontana. La prosa si alternava con la poesia e i nomi degli scrittori e rano immanca· bilmente seguiti dalla data del passaggio: anno, mese, giorno. Tutti i muri della cella si adornavano di questa abbondante decorazione grafica, poiché le parole servivano di frequente da commento a un rozzo, primitivo disegno.

Scendevano intanto le ombre crepuscolari e fui costretto interrompere la mia lettura. Mi gettai vestito sul tavolaccio in attesa del sonno. D'improvviso tutte le campane di Lucema suonarono a grandi rintocchi gai il vespero della Resurrezione. le onde sonore venivano a morire nella

_
• (I, 6).

mia cella già immersa neJJe tenebre e il concerto bronzeo suscitava i ricordi della mia giovineua trascorsa libera sott9 il sole, nel gran verde della madre Romagna. Nell'a ria vibravano ancora gli ultimi echi quando mi addormentai.

Alla sveglia fui gradevolmente sorpreso dalla presenza di un altro compagno di sventura. Era un vecchio alto e gagliardo, dalla faccia intelligente, dalla fronte senza confini, dagli occhi profondi e maliziosi come quelli di Mefistofele e da una barba i ncolta e bianca che mi ricordò l'antico pdo del Caronte dantesco. La camicia aperta lasciava vedere un petto villoso da barbaro. Era vestito da operaio, anzi da vagabondo. Le scarpe squinternate si aprivano alla punta come la bocca di un animale palustre. L 'ospite nuovo mi guardò e sedette sul tavolaccio senza fare parola.

Alle nove il custode ci portò la zuppa. Il mio compagno prese la tazza e cominciò col cucchiaio a rimestarne lentamente il liquido denso e biancastro. Ad un tratto mentre io stavo sotto la finestra, gua rdando in alto, e facevo g randi sforzi per trangugiare alcun po' della miscela, sent ii un formidabile colpo contro la p orta, seguito dal rumore argentino della stoviglia che va in frantumi. Era il vecchio che aveva gettato via tazza, cucchiaio, zuppa. M i volsi e lo guardai.

- Io mi domando - gridò in francese selvaggio - io mi domando se è qùesto il modo di trattare i prigionieri nel giorno di Pa squa.... La sua voce cavernosa tradiva un'irritazione profonda.

- E poi si dicono cristiani ! Ci lasciano senza carne il giorno di Pasqua.... B la prima volta in vita mia.... Commedianti!... Farceurs ! [o tacevo e seguivo coll'occhio i gesti del vecchio infuriato che non comprendeva la solennità religiosa, senza il gaudio del ventricolo.

- Ti d ico che durante quindici anni passati nelle carceri di quasi tutte le nazioni d'Europa, è questa la prima volta ch e m i considerano best ia nel giorno di Gesù... Lucerna dev'essere una città di bigotti falsi

- E di albergatori rapad - completai io.

- Lascia stare gli albergatori - ammoni jl mio compagno - non ci riguardano.

Si distese sul tavolaccio e tacque. Io non volli turbare il suo riposo, rria la sua confessione dei quindici anni trascorsi in carcere aveva suscitato la mia curiosità. A mezzogiorno un raggio di sole filtrò nella cella. Ne fummo rallegrati Mi volsi al vecchio e gli domandai:

- Quindici anni di prigione debbono essere terribilmente lunghi, nevvero?

- Ma non gli ho fatti di seguito Ho riportato ventiquattro condanne....

242
OPERA OMNIA D1 BENITO MUSSOLINI

Questa cifra do\•ette disegnare un enorme punto ammirativo sulla mia faccia, poiché il vecchio mi guardò ridendo e aggiwise :

- Ventiquattro condanne ti stupiscono, amico mio Eppure non sono molte per un vagabondo di profe5sione SL.. io sono un vaga· bando di professione.-... Dopo i venticinque anni non ho più lavorato... Ne ho sessantadue.... Ancora tre anni, poi sento che dovrò battere alla porta di qualche ricovero Vuoi sapere come si diventa vagabondi ?

« Io non ho conosciuto i miei genitori, né ho mai saputo chi fossero. A venti anni facevo il fabbro in un piccolo paese dell'Alvemia.... Avevo u na buona clientela, gli affari andavano bene e tutti mi stimavano. A ventiquattro anni presi moglie.... Si chiamava Giorgetta.... Era buona, brava, onesta. Lavorava in una filanda. Fu que llo il mio t empo felice! Dopo appena sette mesi di matrimon io, una sera Giorgetta tornò a casa e mi disse : - Edmondo, ho la febbre, sono ammalata. - Io corsi dal medico. Venne e trovò sintomi a llarmanti. Non mi celò le sue preoccu pazio ni. Alla mattina d opo G iorgetta agg ravatissima non parlava p iù, non mi riconosceva più, delirava.... Le ricette del medico a nulla giovarono...

Dopo una settimana d'agonia, Giorgetta morì... Io non credevo che fosse morta Vegliai al suo capezzale, chiamandola tutta la notte, co n. vinto nella mia disperazione di riuscire a svegliarla dall'orribile sonno. Sol ne l pomeriggio, quando vidi il corteo funebre allontanarsi , quando sentii la campana e il salmodiare dei pr eti, compresi che per me e ra finita Nella bara, insieme con Giorgetta, avevano portato al cimitero i miei sogni, la mia felicità, il mio avve nire tutto ciò che avevo di più caro a l mondo.... Nella nostra pove ra casa non osai fermarmi .... [I vuoto che lascia la morte mi atterriva Fuggii.. Errai lung amente come un pazzo.

« Giunsi a L ione. N ella g rande città mi sentii ancora più solo. Non avevo conoscenze, non avevo a m ici, nes~uno T raversando un ponte mi accadde di g uardare le acque vorticose del Rodano che sembravano invitarmi a seppellire ne i loro g org hi il mio dolore. Scavalcai il para · petto e mi gettai nel fiume. Uno stupidQ barcaiuolo mi salvò ».

Qui il vecchio ebbe un momento di sosta. Quindi riprese:

- Fui. ricoYerato per alcuni giorni in un ospizio a Lione. Poi tor· nai al mio p aese, Vendei la bottega e mi. diressi a Parigi.... Tu sai che cosa è-Parigi per i francesi E il sogno, la chimera, l'illusione L'ul· timò dei contadini di Francia tende a Pa r igi, come l'ultimo dei credenti aspira al paradiso N ella capitale, trovai subito un padrone M a il lavoro disciplinato dell'atelier mi stancò Vissi disoccupato qualche tempo e diedi fondo al gruzzolo che avevo portato dall' Alvernia. Quando mi avvidi che la miseria stava per afferrarmi, mi arruolai nei Cacciatori d'Africa Cinq ue ann.i di vita barbara. Tecminata la ferma, torna i io Fran•

IL PERIODO TRENTINO 243

eia, a Parigi. Dilapidai in breve ciò ch e avevo rubato in Africa, saccheggiando le tribù de i negri e poi mi associai ad una banda di ladri, di rambrioleurs che funzionavano nei dintorni di Parigi, Fui condannato e i"nternato in un a casa di lavoro lavorare!! ! Queste mani queste mani b ianche da p rincipe non sapevan più brand ire i l martello.... Espiata la _pena, feci il to u r de Fran re - a piccole tappe - chiedendo ospitalità. ai contadini ed esercitando il finto campest re. Ri portai d i verse condanne. Varcai i Pirenei e durante tre anni percorsi la Spagna. A Ba rcellona mi nascosi nella stiva di un piroscafo in cotta per le Indie. T occava Napoli e qui sbarcai. Della tua patria conosco le città, grandi e piccole, le borgate, i villaggi, i casolari. Ho fatto quattordici mesi d i reclusione a Genova.

« Dopc peregri nai nella Germania meridionale A .Monaco di Bav ie ra ebbi la cattiva tentazione d i rubare l'orologio a un tranquillo sig no re che si era a ddor mentato ai giardini pubbl ici. Sorpreso e a rrestato, mi buscai due anni di carcere. :S stata la pena più lunga. N e lle p rigio ni tedesche si Ctepa . Espulso dalb. Germania ora mi dirigo verso la Francia Spero di g iungere in tempo p e r morire nel m io viUaggìo ed essere sepolto dov'è Giorgetta.... Sono passati ormai quaranL'ann i e non l'ho anc·ora diment icata ! ».

Questa costanza nell'amore mi stupiva e mi commoveva.

-E tu ? - mi chiese bruscamente i1 vecchio . - Tu sei giovane.... avrai poco da racconta re...

Narrai le mie avventure. Non mi parve interessassero il vagabondo Sba digliava di noia o d i fam e.

Alle t.JUatt ro lo sportello dell'uscio si ape rse e avemmo la solita zuppa. Il mio compagno ri prese l' esame del mattino. Rimestò attentamente, lentamente il liqu ido. N essuna traccia di carne.

- Ah ! questo è troppo ! - e ciò dicendo scaraventò Ja tazza contro la p orta.

Po i mi gua rdò

Capii che esigeva da me - per solidarietà - lo stesso atto di rivolta, ed io pure lanciai il mio recipiente cont ro il muro. G mettemmo a origliare, in s ilenzio. Nessuno. Allora il vecchio cominciò a urlare e a tirar calci da in demo niato sulla porta. S'intese un passo affrettato nel corridoio e una voce femminile:

- Cosa succede ?

- Olà, vecchia, ti pare che sia broda da dare ai prigionieri nel giorno della Santa Pasqua?

- Co.sa volete?

- Un po' di carne,

- B impossibile!

244 OPERA OMNJA
DI BENITO MUSSOLINI
..'

- Ebbene noi spezzeremo tutto e appiccheremo il fuoco.

- Mio marito non c'è.... q uando tornerà glielo dirò....

- Fa' che torni presto

Sì udì il passo concitato de lla femmina che si allonta nava, Noi aspet· tammo in silenzio. Dopo una buona mezz' ora il custode spalancò Ja porta. Teneva le mani dietro la schiena Ci stupl la sua aria tranquilla, la sua bocca sorridente. Diede un'occhiata ai cocci disseminati sul pavim ento e ci chiese scandendo le siHabe :

-Perché questa rivolta?

- Per l'umiliazione che ci a vete inflitto oggi giorno di Pasquarispose prontamente il mio compagno...

- Ah! ah! - ribatté il custode - l'wniliazione del digiuno, nevvero ?

- Perfet tamente!

- Voglio co0 tentarvi.... tenete....

E ci allungò - avvolto in u na ca rta giallastra - un pezzo di ca m e arrostita, fragrante. Poi se ne andò così in fretta che non avemmo quasi il tempo di ring raziarlo. Il vecchio diè un gran morso alla carne. Credetti ch'eg li volesse inghiottirla di un colpo. Invece non voleva che spar· tirla in due. Ebbi La mia metà. Per alcuni minuti non s'udì che il rumore dellè nostre manélibole all'opera. Quando alzai il capo, vidi con mio stupo re che delle lacrime tremolavano negl i occhi del mio compagno, e cadevano a perdersi nella sua barba. Il vecchio vagabondo piangeva, pi angeva da.Ha gioia!...

A lla mattina d i poi ci lascia mmo. Ci st ringemmo la mano, sen:za mo lti co mpliment i. Io e ro d iretto alla frontiera italiana Q uando fui rinchiuso nella stretta cabina del vagone cellulare, pen sai ancora una volta al vecchio lasciato a l ucerna e al dest ino che incrocia spesso in un punto le parabole di due vite umane e le distacca quin di per vie o pposte, per mete d iverse - nel bene, nel male - per sempre

Da Il l'opolo , .N. 2793, 2 settembre 1909, X.

IL PERIODO TRRNTINO ,, ··---· 1 24)
BENITO MUSSOLJNJ
l i

FINIS EUROPAE?

Uno scrittore della Civiltà Cattolica si occupa nell'ultimo numero di q uella rivista d i un fen omeno inquietante e variamente giudicato: Lo spopolamento progressivo dei/e nazioni àvili Noi dissentiamo dall'articolista sulla genesi ch'egli fa del fenomeno: forse troveremo il te mpo per ribattere alcune premesse che ci sembrano errate o unilaterali; ma intanto, giacché l'a rticolo è ben documentato, diamo ai nost ri lettori a lcune notizie inte re5Santi. '

La nazione in cui è p iù visibile il p rogressivo decrescere della popolazione è la Francia, la quale, secondo una celebre frase sorelìana, « si spopola perché lo vuole ». La pratica del neo-maltusianismo è di ffus issima fra tutte le classi. La Francia ha davanti a sé un avveni re di irresistibile decadenza Anche la Germania, quantu nque abbia raggiu nto una popolazione quasi doppia di quella della Francia, p resenta segni non dubbi di esaurimento . Le nascite sono diminuite, specie negli stati protestanti. Nel Belgio l'elemento fecondatore è rappresentato dai Fiamminghi, mentre la ste ri lità volontaria trova largo seguito tra i Valloni limitrofi alla Francia, e quasi francesi per lingua e costumi .

In Inghilterra il decrescere della natalità fa perdere 200.000 bambin i affanno, però nella cattolica Irlanda c'è un aumento nella natalità del tre per ce nto.

L ·rtalia dal 1891 in poi, presenta una dim inuz ione delle nascite. L'aumento della popolazione si spiega colla diminuzione della mortalità dovuta ad una più lar.ga pratica delle norme igieniche e un regime di vita migliore.

L 'Aust ria è staiionaria, la Norvegia offre una diminuzione del due per rento. Mancano dati per la penisola iberica, p er gli stati balcanici e per l'impero Russo.

L'articolista crede che lo spopolamento dell'Europa si debba all'irreligione penetrata dovunque con la rivoluzione anti-cristiana che ha demolito l'istituto famigliare e appoggia la sua tesi confrontando la natalità fra i paesi fortemente cattolici e quelli protestanti o irrelig iosi. [ p rimi applicano il motto biblico: crescite et multiplicamJni e accettano la prole, gli ult imi si votano alla sterilità.

B strano però che l'Austria cauolicissima sia stazionaria. E la Spagna?

E la Francia? La limitazion e alla prole o la rinuncia alla prole, il neomaltusianismo insomma, non è un portato dell'irrelig ione ma di un com. plesso di cause economiche, politìcbe, morali. '(uttc le civiltà che s'avviano al tramonto offrono gli stessi sin tomi di esaurimento fisiologico e spi· rituale. 1'! il caso della società borghese, che dopo aver rovesciato la ta· vola dei valori tradizionali ha realizzato la sua missione storica, è giunta al· l'apice della sua potenza e sente che la fin e è prossima, poiché nuove forze sociali si addestrano al dominio del mondo e dc1la creazione d'un' altra forma di civiltà.

Lo scrittore della Civiltà CaJtoJi,~ si chiede esterrefatto:

« Che avverrà della Francia e delle altre nazioni europee, se il laicismo an, ticle d cale continua la sua opera di paralisi progressiva e di suicidio SO(faJ e? Che fata l'Europa, colpevolmente estenuata e decrepita, di fronte al ptrkolo di una guerra mondiale o di un invasione asiatica ? :t .

Si lasc:ierà conqui stare, demolire e rinnovare. Come il cozzo fra i barbari e l'impero romano non fu danno so agli interessi della specie, cosl è probabile che l'urto fra due continenti selezionando la razza col· l'climinaz:ione de· deboli, sarà favorevole allo sviluppo avvenire sulia pianta.uomo.

MUSSOLINI

D a 1/ Pnpolo , N. 2794, 3 settembre 1909, X.

IL PERIODO TRENTINO

FRA LIBRI E RIVISTE

Il dott. Roberto Michels - noto socialista rivoluzionario tedesco e grande amico dell'Italia e degli Italiani - ha pubblicato cecentemente coi tipi del Bocca di Torino un libro sulla «Cooperazione».

Il Michels comincia col darci una genesi del fenomeno e afferma che << la cooperazione economica nasce dalla legge del minimo sforro inteso ad ottenere il maggior effetto possibile ».

La forma dì cooperazione medioevale a base dì ghìlde, corporazioni o quella primitiva come il mir russo, ebbero un fiero colpo dalla democrazia trionfante nella rivoluzione francese. Ma poi col diffondersi del modo di produzione capitalìsta l'operaio divenne « la vittima degli stessi prog re ssi tecnici dello strumento di cooperazione che J'individualismo dei fisiocratici aveva dannato, risorse spontaneo nel ~no della classe operaia>> . fSfr].

Il Michels ridu(e la cooperazione a quattro tipi. 11 p rimo è la cooperazione puramente d'i ndole economica e abbracc ia cooperative di lavoro e di produzione; il secondo comprende le cooperative di consumo; j } terzo le cooperative sociali (leg he di resistenza, associa zioni p rofessionali); il quarto la cooperazione d'indole politica che si esplica nell'organizzaz ione dei partiti.

Il prinCJpio dì cooperazione è stato adottato dalla borghes.ia che, imitando il proletariato, ha fondato associazioni nazionali e inte rnazionali di resistenza e di offesa.

Tutti gli uomini che hanno identità d'interessi, ten dono a difendersi collettivamente per ave re maggiori garanzie di successo. Questo principio demolisce l'indiviclu alismo che ormai si è ridotto ad essere la teorica dei letterati in vacanza.

Michels dichiara che « l'uomo economico moderno esiste soltanto in quanto è parte cli un aggregato».

La verità è cosl evidente da non aver bisogno di dimostraiioni.

Il Michels distingue due elementi nella «cooperazione»: elementi contrad~itori: l'uno positivo, l'altro negativo 11 primo si CUMt~(esta at-

traverso la solidarietà praticata fra i membri del gruppo, il se<:ondo nella lotta contro gli altri gruppi antagonistici.

Come si vede Roberto Michels ha voluto darci la figurazione ideale di questo fenomeno così diffuso nella società moderna, e il suo libro troverà accoglienza benevola fta gli studiosi di scienze sociali.

Da Il Popolo, N . 2795, 4 settembre 1909, X (a, 3'.li8).

r IL PERIODO TRENTINO 249

L'EVOLUZION E SOCIALE E LE SUE LEGGI

Su questo argomento pubblica uno shldio nel fascicolo II della Rivù l a iJaiiana di 1odologitJ. il professore Xènopol dell'Università di Jassy (Rumania) Egli comincia col fissare un duplice sign ificato della parola <<evoluzione». L'evoluzione può essere considerata nella sua «causalità>) e nella sua «moralità». Essa può definirsi la forza per cui tutto nella natura migra di forma in fo rma sempre p iù eletta. II concetto evoluzionista ebbe assertori tra i filosofi g reci, fra i latini Lucrezio g li d iede veste poetica nel suo immortale De rerum Nalura.

Per il Xfoopol tutto il continuo e millenatio Javoro evolutivo è ormai giunto alla sua meta coll'apparizione dell'uomo dì razza bianca . « c.:he porta sulle spalle l'arca delia civiltà ». Per il Xènopol dunque le razze di altro colore sono destinate alla decadenza e alla morte. Ci permettiamo di osservare tuttavia che la Cina - a popolazione; giallaebbe prima della razza bianca una civiltà antichissima e che oggi il Giappone, popolato da gialli, ha non solo assimilato rapidamente la nostra civiltà occidentale, ma tende a superarla e minaccia di conquistarla. L'affermazione xènopoliana che « non verranno uomin i superiori alla razza bianca » ci sembra troppo assoluta. Cosl pure non ci convince l'alt ra che « fevoluzionc continuerà ancora, ma nel campo dello spirito e tenderà da lralto a l basso a modificare rambiente e a soggiogare la nat ura ». Noi pensiamo invece che parallela a questa evoluzione superiore, si svolgeri l'evoluzione inferiore o delle form e mate dali.

Per il modo con cui s'effettua l'evoluzione, Xènopol d istingue due processi: l'uno, nella materia inorganica, che agisce sempre, senza so. luzione di continuità ; l'altro, nella materia vivente, che agisce in forme molteplici e con svolgimento parallelo di tipi o verso la decadenza o verso la sostituzione e la conquista. Questo secondo processo evolutivo è proprio del regno dello spirito. Xènopol riporta un brano di Quinet che dice:

.: Non è il grande imperio assiria, o l'egiziano, o il romano che muta btuscamenle di tendenu e fiirme e che, mentre lo si suppnne dapprima strisciante, incomincia poi ad un tratto ad innalzarsi, a darsi importanza, a prendere le ali e ad offrire le mammelle per allattare la posterità: La trasformuione umana ben di,·ersa. In alcune ttgioni inesplorate è un tipo trascurato, perduto, il cui svol·

gimento fu fin o aJlota impossibile: è una popolazione ignorata che esiste-,a già, ma che nessuno aveva scoperto, l'imptrctttibi le nazione ebrea, è una tribù germanica nascosta tra le foreste, è un,i. famiglia araba che vegeta nel deserto, che r«a 11na forma nuova, un nuovo mondo,.,

Questa teoria che fu chiamata « dei mostri » o catastrofica, si opp one all'altra delle « cause minime» che agendo senza posa dànno i grandi effetti. Però non sempre le élitet dominatrici ignorano - cosl profondamente come afferma Edgardo Quinet, -le nuove é/i1e1 in formaz ione. Roma conosceva « l'impercettibile nazione ebrea». Pompeo era entrato in G erusalemme da conquistatore L'impero roma no conosceva Je tribù germaniche. Basta leggere T acito. Piuttosto il vecchio mondo ignora La potenza del nuovo mondo in fo rmazione, Xènopol enuncia questa 11:'gge riguardo l'evoluzione dello spirito e cioè « che li nuova forma non distrugge la precedente, ma l'assimila e la ricrea in sé» . Questo concetto è stato accennato anche da Ra. berto Ardigò nella sua Morale dei po;ìti vùti. Pe r Xènopol l 'evoluzione morale si compie «a onde che avanzano e ind iet reggiano per riavanure di nuovo e superare il punto i cui erwo prima di arrivare ». Dopo aver formulata questa legge genia le, Xènopol pone il problema fon. damentale e si domanda : «Qual è Io scopo dell'evoluzione intellettuale?

A che cosa tende il perfezionamento dello spirito? ». E Xènopol risponde: « Ad aumentare la distanza fra l'uomo e l'an imale, a dominare v ieppiù la materia» . Questo dominio assume quattro form e che costituiscono i caratteri diffe renziali dell'uomo e dell'animalità:

1. Tendenza dell'uomo ad assoggettare la natura ai suoi bisogni. La chiame1tmo « at. tività. economica)>.

2. La tendenza scìenti.6.ca .

3. L'emozione estetica· religiosa. 4. la nozione morale . Osserviamo che la prima, ci~ l'attività economica, noi l'abbiamo in comune cogli animali, con questa differenza, chC" in noi è guidata dalla ragione, negli animali dall'istinto

Lo scopo che lo Xènopol trova nell'evoluzione spirituale non è dissimile da quello di Foullièe il quale afferma che « il fine al quale la società deve tendere è insieme quello della maggiore utilità e della maggiore giustizia possibile».

Cosl Enrico von Sybel riconosce che la Società deve realizzare il " lavoro infaticabile dello spirito e l'amore illimitato del prossimo ». l vcs Guyot afferma che « il progresso è in ragione inversa dell'azione coercitiva dell'uomo sull'uomo e in ragione diretta dell'azione dell' uomo sulle cose ». Il Richet dichiara che « scienia, civiltà, morale sono tre termini paralleli » e Ferdinando Brunetière che << qualunque progresso scienti.6.co o indu striale non ha ragione d'essere se non in funzione del progresso morale ».

r
IL PERIODO Tlll!:NTJNO
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OPEllA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Noi poniamo un altro problema: Esiste il progresso o è un'illu. sione ? Esiste il progresso nel senso xènopoliano o esiste invece il ptogresso del regresso, come affermava paradossalmente Gobineau?

Resta poi il problema metalisico del « perchi! ». Qui battiamo alle porte del m istero. La Sfinge che custodisce i regni dell'inconoscibile non ci ha ancora aperto

Ci aprirà mai ?

D a Il Popolo, N. 2797, 7 settembre 1909, X.

BENITO MUSSOLINI

,··.·

VERSO LA FONDAZIONE DE « LA LOITA DI CLASSE•

(27 SETTEMBRE 1909 · 8 GENNAIO 1910)

Mussolini rimane a Verona · circa una settimana. Il 3 ottob re, a P eri, sobborgo nei pressi del confine italiano, si incontra con un grup1>0 di socialisti trentini, ivi convenuti per offrirgli un llanchetto d'addio (316).

Il ottobre 1909 raggiunge Forlì e nello s t~so m~ pttndc viva parte a due comizi di protesta: il primo contr o la fu cilazione di Francisco Ferrtt, il noto anarchico spagnolo 1eo di aver incitato alla rivulta g li vpei11.i di Barcellona ( 32 2, 324); il secondo contro la venuti dello zar in Italia (32'). Nel novembre sconta d ieci giorni d i carcere io seguito al mancato pagamtnto della multa d i cento lire infli ttagli dalla pretura di Meldola il 10 settembre 1908 (I , 279) ed il 6 dicembre è presente ai fatti di San Mercuriale ( 273)

Di questi tempi prosegue nella stc5ura - iniziata a Trento - dd romanzo

Claudia P<1rJi,elJa, 1'11trntnlt Jtl '"rJin"/e (269; XXXII) Scrive anch e una parte dell'opera; li T rt11 tino vui1110 d<1 11n Jo rialùtti. Nolt t notizit (269; XXXII).

Prima della fin e dell'anno è nominato segretario della fMerazione collegiale socialista forlivese e direttore del nuovo organo della medesima che sarà d a. lui battezuto coo il t itolo: La Lol/<1 di Cla.ue

• 1

AI COMPAGNI!

lo devo ringraziarvi delle vostre prove di solidarietà a mio favore. E il mio grazie si riassume in una promessa : continuerò a scrivere su questo giornale che è l'arma migliore della nostra battaglia quotidiana. Il nome dello sfrattato tornerà ancora sovente sotto gli occhi di avversari e procuratori. Mi farò ancora sequestrare. Sarò ancora spiritualmente unito con voi. Separazione nello spazio non è separazione delle anime.

Un'idea ci stringe al disopra deJle fronti ere che individualizzano le diverse tirannie dello stato borghese. Quando giunsi tra voi, dissi: lavoriamo! Ora che sono stato cost retto ad abbandonarvi è la stessa parola che mi torna sulle labbra: lavoriamo! Abbiamo un'opera im· mensa da compiere : la creazione d i un nuovo mondo! Come affermò Sorel la nostra missione è terr ibile, grave, sublime! All'opera dunque, o compagni! Raccogliete il mio grido, accettate il mio fraterno saluto!

Verona, 28 settembre. MUSSOLINI

Da Il Papolo, N. 2817, 1 ottobrt 1909, X.

17 ·11.

NELLA MORTA STAGIONE

L'inverno è una stagione particolarmente propizia al nostro lavoro di propaganda e di organì2.2a.zione. Col ristagno generale o parziale delJ'attività edilizia ed industriale in genere, gli operai hanno maggior tempo disponibile per frequentare le nostre assemblee e leggere i nostri giornal i. :8 durante l' inverno che dobbiamo prepararci alle lotte della primavera e dell'estate Necessita quindi che nella morti. st2gione i gruppi rimangano forti materialmente e moralmente, quali n uclei i ndistruttibil i attorno ai quali sia poss ibile di raggtuppare sempre più n umerose schiere d i salariati .

Nell' inverno i gruppi sia politici che economici, devo no dedicarsi con particolare cura all'elevazione del livello intellettuale e morale dei compagni organ izzati o non organizzati Accanto alla necessità economica bisogna introdurre la necessità intellettuale, morale. L'op eraio che si preoccupa esclus ivamente dei suoi interessi materiali, che fa la pura « questione del ventre» non è l'opera io capace di rovesciare l'attuale società e costruirne una nuova. Il fattore economico, ci insegna Carlo Marx, è il preponderante, il fond amentale, ma non il solo; ve n ' ha altri dei q uali bisogna tene r conto e contro ai quali bisogna egualmente dirigere i nostri sforzi. L'esclusivismo che limita alla sola lotta economica la funzion e delle organizzazion i operaie, minaccia di ricondurci a un cooperativismo gret to, superato e talora impotente. Le Trades-Unions inglesi, esempio ti pico del corporativismo opera io moderno, hanno sentito in questi ultimi tempi il bisogno di allargare oltre la cerchia delle competizioni esclusivamente economiche, l'esplicazione del1a loro atti vità. Multiforme e non monoforme dev'essere la nostra opera. Per questo noi dobbiamo cercare di suscitare nell'animo dell'operaio lo stimolo al proprio miglioramento economico e intellettuale. B s6lo togliendo l'operaio dalla visione ristretta, limitata, meschina dell'immediato migliora7 mento economico, che noi possiamo agitare dava nti all'anima sua l'ult ima finalità socialista a cui deve tendere nella quotidiana ba~taglia. solo rinnovando «moralmente>> l'operaio - portandolo ci& alla comprensione di Wla « nuova tavola di valori morali » - che non assisteremo più allo spettacolo desolante di operai che si o rganizzano quando uno sciopero è imminente e abbandonano l'organinazione appena. hanno

VERSO LA FONDAZIONE DE « LA LO'ITA DI CLASSE » 257 vinto o la sfasciano addirittura, in caso di sconfitta. Per molti operai l'organizzazione è una specie di greppia da cui è buono tirar cibo in tempi di necessità; ma quando più non ui:ga il bisogno e la momentanea fame sia appagata, gli incoscienti se ne vanno, non senza aver prima dato il.... calcio dell'asino al benefattore. Questo fenomeno d'ingrat itudine è facilmente comprensibile ed è deplorevole, non già per le sue conseguenze immediate, ma per i suoi effetti lontani. Infatti gli operai che si sbandano dopo un tenue, molto spesso illusorio miglioramento materiale, dimostrano di credere ch e tutto il compito dell'organizzazione operaia si iiduca a questa piccola, parziale battaglia: e poiché esula daUa loro coscie~ la finalità ultima e rivoluzionaria cui deve indirizzani il proletariato, dopo non molto tempo, essi ripiombano nelle condizion i di prima e si t ro vano spesso a dover combattere, non già per avanzare, ma per salvare semplicemente le posizioni conquistate.

Poiché il numero di questi operai incoscienti, si riduca sempre più, è necessario che l' organizzazione esca dai suoi lim iti strettamente professionali e compia un'opera paiallela di iedenzione spirituale. All'uopo gioveraono molto beoe le conferenze e in particolare i cicli di conferenze. la. distribuzione gratuita dei giornali, la lettura e il commento di pubblicazioni socialiste e rivoluzionarie. Ecco un modo utile d'impiega re le lunghe serate invernali.

Questo lavoro non darà forse subito frutti appariscenti, ma è certo che a. poco a poco aumenterà il numero degli operai che invece di abbru· tirsi nelle pratiche assurde della cabala cattolica o nell'alcool delle osterie, frequenteranno le biblioteche, si abitueranno al libro, come a un com· pagno fedele e consolatore, addestreranno la mente al raziocinio, alla meditazione, alla ricerca.

Molti operai sentono e soddisfano già oggi questo bisogno di elevazione spirituale : in pare<chie case di compagni ho visto una piccola biblioteca. Si tratta di generalizzare il desiderio dell'ist ruzione e l'odio per l'ignoranza, che ribadisce la triplice catena della schiavitù, Coloro che hanno letto .queste poche righe, lo ricordino e si pongano senza indugio al lavoro.

V erona1 2 ollobre 1909.

BENITO MUSSOLINI

D a Il Popolo, N. 2824, 9 ottobre 1909, X. Pubblicato anche su L'lf.,,,venire d•l Ltvo,a1or1, N. 40, 9 ottobre 1909, V.

G!OVANNI GIOLITTI

L'attuale presidente dei ministri d'Italia non è precisamente un « uomo del giorno » come si legge nella testata della pubblicazione mensile diretta da Paolo Valera.

Giovanni Giol itti è « l'uomo di un decennio » e for~ di un ventennio, quando si voglia abbracciare nel periodo cronologico il Giolitti della Banca Romana.

Dire qualdle cosa di nuovo su Giolitti, non è facile impresa. Non· c'è n ulla in lui di grande. e una povera anima di burocratico che fa giocare con discreto successo la commedia par lamentare.

Paolo Valera lo definisce il vero rappresentante « della politica italiana senza nervi, senza iniziative, senza since rità». Perfettamente! Ma io voglio aggiungere a maggior Khiarimento che Giolitti è il vero ministro della dinastia sabauda, la quale vuol continuare nella saggia « politica del carciofo » applicata alla terza ltalia

Parlando di G iolitti non si può non parlare del socialismo italiano. Lo ricordate? N el 1900 - dopo la improvvisa tragedia di Monza - il partito socialista italiano com incia a riconciliarsi colla Monarchia. De Marinis segue il funerale di UmbctCto. Giolitti afferra il potere e Turati scioglie un « peccato senile » al redivivo Cavour. t l'ini2io dell'era liberale.

Rudinl, Crispi, Pelloux - il '98, il decretane, la cost ituentep assano nel più profondo oblio meridionale. N el gruppo parlamentare soc ialista, si parla di ministerialismo, nel partito si discute il pro e il contro. La cooperazione di classe, sostit uisce la lotta di classe. Ci sono qua e là dei confiitti, ma si tratta di « pallottole errabonde». Jl ministro responsabile distribuisce medaglie ai vari Centanni e trova delle risposte concilianti quando i deputati socialisti - cos), per un resto dì pudore - avanzano una timida interpellan2a per conoscere.... l'esatta versione ufficiale.

I socialisti ri,1oluzionari imprecano contro Giolitti che corrompe il partito; Arturo Labriola cinghia, Prampolini evangelina, Ferri, abbandonata l'antropolog ia« criminosa», si getta per le campagne a preparare la mandria elettorale sulla piattaforma delle spese improduttive. Momento tipico! Di fronte a Giolitti - l'uomo rappresentativo della mon archia - sta Ferri, il rappresentante del sovversivismo iti.liano!

VERSO LA FONDAZIONE DE « LA LOTTA DI CLASSE i. 2 5 9

Scoppia uno sciopero generale grandioso e subito diffamato, ne seguono altri abortiti, p er tre volte gli elettori sono chiamati alle urne e per tre volte Giolitti ritrova la sua maggioranza sopra un prog ramma che si esprime nella cifra « negazione d ell'unità » , zero. B la volta del sindacalismo. Lo si studia, lo si pred ica, lo si attua . Risultati poco soddisfacenti. Arturo Labriola, il volgarizzatore di Sorel, dich iara dopo gli scrutini del marzo scorso, che di sindacalismo non vale la pena più di parlare, almeno per un ventennio. Guido Marangoni, d 'altra parte, rilascia un certificato di decesso regolare alla pratica sindacalista. Il sindacalismo si rifugia ncUe belle lettere e diventa un godimento da estasi insoddisfatte.

Giolitti fa assol vere i contadini parmensi alle assisi di Lucca, ptr non creare dei martiri -e accoglie quasi contemporaneamente fra le sue lunghe braccia scimmiottesche il 6.gliuol prod igo Enrico Ferri, reduce dall'America Latina e chiedente perdono dei .disturbi recati a Bettola prima della.... come dire? evoluzione, t rasformazione, involuzione na: zionalista In questo momento iJ quad ro della terza Italia dinastica, parlamentare, sovversiva, è completo,

Giolitti al primo piano : di dietro e ai lati una « magna comitante caterva » di bloccardi, che ha assolto ormai il suo compito di r iconci. liazione nell'ambito delle istituzioni dinastiche : dal triangolo massonico è g iunta al tricorno cattolico: da Nathan a Romolo Murri.

Giuochi di clientele elettorali e bancarie ! Ecco la vicenda parla mentare giolittiana.

Né reazione, né rivoluzione, ecco il p rogramma dell'uomo di Oro· nero. Questo funambolo , q uesto irrimediab ilmente mediocre ha vinto! Il sovvers ivismo italiano è liquidato. I socialisti ufficiali si accoppiano in a mplessi infecondi con Madama Massoneria, auspice il grande Ar· chitetto dell'Universo.

Non c·è più domicilio coatto, scarseggia la galera, i socialisti scu sano col galateo e colla teoria dei risultati tangibili !'a.tassia locomotrice che li condanna all'immobilità. A ve Giolilli, mori111,i te saJ111an1!

Se il g iolittismo, fenomeno peculiare della terza Italia, ha avuto tali conseguenze, è interessante conoscere il protagonista della farsa, Giovanni Giolitti. [1 volumetto di Paolo Valcra non ci dà un G iolitti ineditò, cosa impossibile ( in questi g iorni si è pubblicata anche la tesi di laurea dell'on. Giolitti!) ma ci dà il primo ministro d'Italia quale si rivelato nel suo quarantennio di vita parlamentare. Ecco come Paolo Valera fotografa Giolitti:

e .8 un uomo bl.ul. N on· è agitato da alcuna riforma. Eg li non ha mai nulla da comunicare all'elettorato e l'elettorato non ha mai bisogno di udirlo. L'uoo l indifferente all'altro. Negli uadki anni ch'i:gli t alla direzione dd-

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

l' Italia, salvo i brevi intervalli di Por tis e di Sonnino , non ha aperto bocca che due o ue volte. Giolitti cita sempre l'Jnghiltcn a, ma non ha nulla del ministro ing lc~. Egli troppo parco, troppo sobrio, troppo stitico, troppo infecondo. Un t"ditore che vole,sc far denari sulla sua pelle ministerìale, non sap rebbe dove mettere le mani per un centinaio d i pagine d i discorsi. Non ha in giro che roba slegata sen za stile, e senza pensieri , che non siano q uelli dì tutti S un materiale che si lascia andare al macero senta rimpianto. N on vi trovi una frase intdlcttualizzata o un pcrìodo materiato di vita B il !Olo presidente dei ministri d'Europa che non possa radunare un volume delle sue concezioni politiche» (psg. 17).

Mentre l'Italia sì rinnova e accelera ìl rit mo della sua attività eco• nomica e spirituale, un ministro come Giolitti è un anacronismo, è una vergogna. Forse è p rossima la saluta re ventata c.he spanerà via Giolitti, il giolitt ismo e tutta la smidollata ideolog ia socialoide, che ha vitupecato il socialismo puro dell'Internazionale. Noi aspettiamo trepidi e andiamo prepa rando il croll o di quella Bisanzio, contro alla quale l' artiere maremmano lanciò l'amara invettiva. Ognuno rit roverà poi la sua strada.

Forlì, 8 ottobre

D a Il Popolo, N. 2826, 12 ottobre 1909, X.

BENITO MUSSOLINI

260

APPENDICE

r

Trento, 26 f ebbraio 1909 *

Caro Torquato, prima di condannarmi per il mio silenzio e per il fatto del l'articolo «rientrato» a~olta le mie difese. M ' ero prefisso di partire da Porli fra il 7 e il 10. Partii invece la mattina del 6. Giunto a Trento, non

nirt~~~~~~=nror~~~:r~i~r_e i~te~~:a~~lla città che conta circa trentam ila abitanti. Si parla un italiano che non torna a lode del pad re Dante.

Io sono segretario non della Camera del Lavoro, sibbene del Segre-

ferenze di propaganda e, come sai , si tengono sempre nelle birrerie, Ciò mi esaspera.

Quanto al movimento socialista locale, non ci ho ancora capito nulla. Ci sono qui tre quotidiani: cattolico, socialista, nazionale-irrede n tista La loroT~ttf:e~lc!:;~:!~!i~t/\0s~ii!\:ne~ISfa~~ilf!!o

attuale. Non invecchierò quale st ipend iato del partito socialista aust riaco - oh, no - 9uando saprò strimpellare il violino - ~i re iò il mondo c~~l;

dott. Battisti e non è improbabile che mi venga offerta la redazione. Accetterei. Quanto al mio avvenire non ho piani fissat i. Vivo, come scm~~ a~~~d~io:h;t~. buoni compagni mi car icheranno di lavoro. Si prefe risce forse il mio silenzio alla mia propaganda, che è quasi sempre pericolosa.

Del resto mi sono procurato già degli avversari. I filodrammatici della Camera del Lavoro (anche qui si vuol riforma re l'unive rso, attrave rso i paesaggi di cartone, coi d,ammi a base di basta rdi perduti

• B questa la prima lettera a T orquato N anni, avvocato socialista romagnolo, dimtore, a quei tempi, de 1.4 S,op4 di Santa So6.a, giornale anticlericale. ( Le lettere di Benito Mussolini a ·Torquuo Nanni sono riportate da: TORQUATO NANNI - Bolu,viJmo , f•uilmo tJ l11m1 dtll<t crilfr• miUxiJJ• Bt nùo Mimo· lini - Cappem, Bologna, 1924, pagg. 1)2-160).

LETTERE
t: l::t~ :i~ ~~~::r:.e·nclf.ak::ad~:da~bi:~:~~~~ ))q~a1:r1~;~
}:tt~~,~~,;a;i°1~v~r~~~o:: r~t~ !~ft~~ ::i::~~~:leL~~::
'd~W!0 ~i~c;~~izione
~:~es~flip~;~~~i
s:?a'i:!~m~a:ondi s;;~~~ ie~ricd;;
~ i

264 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

e ritrovati) punti da. una mia breve critica alla loro ultima produzione, non so lo mi h anoo oralmente manifestato il lo ro sacro sdegno, ma h anno scritto a me, com e redattore, e alla Camera del lavoro, le loro solite scempiaggini.

.B inutife ! Oggi non è {'iù permesso di criticare, specie quando trattasi di compagni coscienti, nonché militanti, nonché filo drammatici. Tanto peggio!

Ho messo degli avvisi nei giornali, offrendomi quale ì~gnante privato di lingua f rancese *. Se riesco a vivere con q uesto m ezzo, rinuncio al se~reta riato, subito.

Noterai ch e il mio articolo è aspro, avvelenato, macabro, Né pubblicherò dive rsi di questi racconti alla Poe. Uno fra breve dal titolo Un Juicida **. Li raccoglierò, poi, in un volumetto, che potreb be intitolarsi NoveJ/e/Je p ~rverJe ~**.

Dimentica,·o di parlarti della polizia austriaca.... In Italia è molto ~d~il~;~:..~~rv:0inddfs:!~~~-il

imposto dai clericali - e patrà essere revocato a Vienna. Come espulso ~ en1~~m~anJ~i"if!r~~fo1~~e:~~!~~~o~er:~Jif~a i!e~e :~ufA~st~?a~ posso la-

La mia vita intellettuale è più intensa ciui che a Forlì. Olt re alla ricchissima Biblioteca Comunale, c'è una magnifica sala di lettura aperta a tutti, dalle nove del mattino alle diec i di sera, e rovvista di quaranta i~~;a~oit:id~n=n~ieri~!:telitei:~iah:·1!e~::~h~ddi~f~:i~n!°~:ei!gg~;~

di questa tridentina non sarebbe certamente istituibile a Forlì, la città dei mercanti di m aiali e di erba medica.

Ti m ando alcune vedute di Trento. Resta inteso che, se passi di ciui, per_ recarti in l svizzera, o altrove, ti fermerai e staremo qualche tempo ms1eme.

Mandami La Sçopa e dimmi se i soc i deU'-c< jntecnazionale » sono mo rti.

il s~D~~o incsigi~i darai un salutare esempio.... risponden domi senza

N ell'attesa di l eggerti ti stringo f raternamente la mano.

• l'avviso è del seguente tenore : « Lezioni di f,a n'tu lin111a I lt11uat11ra, dà gioParJe prll/tllOre. Mel tldo rapido I sù11rtl. Sr,ivere: Redazio ne "Avvenir, d , I Lav01alon!" i. 2 pubblicato per la. prima volta su ll Popolo de l 25 febbraio 1909, X, N. 2640 cd è ri petuto nei numeri del 26, 27 febbraio, 2, 3, 4, :5, 6, 8, 9, Il, 12, 13, U, 16, 24, 27, 29 e 30 marzo 1909, u Probabilmente intende alludere a lla novella: N11/la è 1,1,ro, 111110 i p,r. m,uo.

o• Q ~ lo p1ogetto non venne mai attuato.

. .., : T::= --.-,: .,__....•.
c;ssiip;~~~ol~ssdf0u!i c~~!i
~W~e
a;;:icoì~~r:ied ~i !~~e!:
0ft~~:!~ ZeYs~ùle~~ i:;~:2t~~
8. MUS SOLINI

Trer1to, 4 aprile 1909 *

Eg regio Signor Presidente,

quale socio della Pro.Cultura mi permetto di proporle l'abbonamento annuo a La Voce - rassea-na settimanale di cultura italiana e stran iera che esce a Firenze Via dei Robb ia 4 2 d iretta da Giuseppe Prezzolini.

Troverà nell'ultimo numero di v ;,a T renti na un mio articolo che parla clella V oce, del suo D i rettore e del programma che intende svolgere .

Confido che la mia proposta sarà accettata .1intanto mi firmo sa· l utando.

• Lettera a G ino Onestinghel, p residente della « Società pro cultura tttnt ina o. (Da : ITALO LuNELl.! - la Bi b/ioleca cumuna!e di T,,rnJo - Editrice La « Biblioteca comunale di Trento », 19}7, pag. 71).

* L'incessante rincaro dei generi di prima necessit à e la mancanza di un caposaldo che garantisca i rapporti f(;l i datori di lavoro e gli operai dell'industria del legno a T rento e dintorni, sono le cause che indusse ro la Fe derazione centrale dei lavoratori del legno in Austria a ~:~~!rec~n 8P~e:~~e~~~

{t\ : 1~ri u~~t1~~ta~ia}~~ ~ec~~:t;~e\a~~

a tutto 26 cocr, al sottofirmato un·evas ione in merito; tanto più in ~~;a:~0 1:~fcehr: :i~.0 ; ~rv1t ~~~: t n3°1 a~t 0 :;~ca t 2 : r: : tecanno al lavoro.

Per ulte riori sch iarimenti il sottoscritto si mette ,già. da oggi a disposil:ione di V. S.

Con p erfetta stima

P er il Segreta riato Trentino del Lavoro

• Letrera scritta, con ogni probabilità, verso la metà di maggio del 1909. E diretta a.I pr esidente del gruppo t renti no de lle industrie in legno ( aderente alla Federazione centrale dei lavoratori d e l legno in AUstria), come accompagnamento Ì.d un memoriale illustrante le condizioni d i un contratto collettivo di lavoro fra gli operai dip,endcnti dalle industrie in legno di Trento e i p'roprietari delle medesime. ( Da L' A.1111,ni,, d el Ul11ora1or,, N. 21, 26 maggio 1909, V).

APPENDICE : LETIERB
265
t:b~ftt~ec~~ l~n~ua~d~~~au~p~~:er~ 0 Jt~
lir~.
MU SSOLINI BENITO

Tren/01 -' giugno 1909 •

Carissimo,

se Battisti - direttore attuale del Popolo - si decidesse una buona volt~e:

austriaco italiano che paghi i collaboratori.

Ti mando l' Avv sacc1!eggiato. Quasi tutte le settimane c'è il sequestro. Come vedi siamo.... in Austria.

Di questi giorni mi trovo impe8nato in un'asprissima polemica personale contro i redattori del foglio quotid iano cattolico. una vera lotta a colpi di coltello.

Sento nell' aria l ' imminenza del mio sfratto.

Ti stringo affettuosamente la mano

"' Letiera a Rino Alessi, condiscepolo di Mussolini durante gli anni scolastici 1898-1 899. (Le lettere di Benito Mussolini a Rino A.lessi sono riportate da; SANTE BEDESCHI-RINO ALESSI - Atmi giavardli di M1molini - Moodadori, Milano, J9}9, pagg. 9}-96),

Egregio Signore *,

p er quella cameiraderie giornalistica che accomuna sulla piattaforma

f~\~~~n~~~ostddf.~ffi~r~:fl,eedrzr~~~i·:~r~ffa~ei~e~~~l1!e,;/t!tt~~1 sequestro

corp~e~r~i~arn~Ì[~stra~e s::~~~:~ti a Tessadri e confrontate nel Vedrete l'arbitrio e la violenza. Tessadri merita il nostro attacco Io personalmente non ho ancora dimenti cato la stupida fra se da lui pronunciata or non è molto: « l'Italia finisce ad Ala».

Vi sarò grato se farete cenno delle violenze che contro di noi si commettono.

Vi stringo la mano.

MUSSOLINI

• Lt:ttera a Mario Scotoni, direttore de /..!Alto Adig, Fu scritta tra il lS cd il 17 luglio 1909 (270). {Da: YVON Ds BBGNAC - Op. ,it., voi. li , p ag. 185).

•• Il numero de l'A1'11Mir, J1/ la1JoraJor~ inviato allo Scotoni il 28 del 14 luglio 1909, V. L'articolo sequestrato che Mussolini menziona, p orta il t itolo: O inq11hi101t, o idioJ11.1 ed~ fumato dai seguenti socialisti: Antonio Detassis, Alfredo Andreaz:.d, Edoardo Pait, Vittorio Detassis, Cesare Berti, Giovanni Pc· drolli, Damiano Mugoni, Carlo Mosce, Pcdrini Giuseppe e .Augusto Men.

266 OPERA OMNIA -DI BENITO MUSSOLINI
r::~ar:r~c~t g~arfje a~1°:~~~e/ond~u;a:~~r~ f~n~~~ j:~~ale
MUSSOLINI

finalmente! Ti credevo morto ! H o letto che si sta organizzando di c:~i!\ra~lo~~.. p~~r.r:~!t:ni,er~r n 5eli2

resti tjuin<li nei tantoni kdeschi ddla Svizzera. Rispondimi, cte lancerò fa proposta - in caso affermativo - sul giornale e nelle sedute della

Nell'attesa ti abbraccia fraternamente

• l ett~a a Torquato N anni.

Venerdì mattù1a, ore nove circa"'

Ca ro Cib!

Ti scrivo al recapito. più probabile ( tendenza al limite: matematica superiore!) per darti m1e notizie (frase caporalesca). lo sto bene Però non so nulla della mia innocente fam iglia. La

l etto Maupassant. Prima di domenica anche L: Hube potrà alzarsi nel cielo. Mi diletterò quindi col De Profundù. Baroni mi scrive dal suo castello avito che potevo tardare a fa r la cura .... Come se ce rte cose di pendessero da noi, umilissimi mortali sbattuti come arena q uando il turbo spira.

Martedì alle cinque terminerò la pena. Però alle quattro, cioè un o ra

• Q uesta lettera (scritta, con ogni probabi lità, il 26 agosto 1909), è pubblicata su li Po polo d' I talia di Milano ( VIJ, 7), N. 310, 28 dicembre 19 22, IX, cosl commentata : « Il Presidente del Comig lio è stato sempre, come ognuno ricorda, uomo battagliero, uomo forte anche q1,1ando era semplicemente Benito M llSSO· lini. Eg li nel 1909 fu profugo dall'Italia, perseguitato politico ed era nel Tttn· ti.no dove divenne redattore capo del giornale Il Popolo, diretto da ees~ Battisli. Neanche in Trentino Benito Mussolini ebbe pace. Dovette subite più .di un processo politico e fu imprigionato dai gendarmi deU'iroperial regio G overno austriaco. Dal carcere di Trenlo eg li scrisse una lettera ad un 2.mico, lettera piena di interesse, poicM testimonia con quale e quanta Sereniti d'animo Benito Mu~solini stesse a 3contare la pcn.,, la lettera, che reca il timl>ro : " Carcere imperi111lt re-gio t ribunale Trento·· dice cosi: (+) » L0 intercssant, lettera era. d unque, di1etta a Gi h, Cafl"è Zanella, Largo Carducci, T rento Gih il p rof Bai· d a.ssarre di Francavilla al Mare Gi h m ìl d isegnatore de Il Tw,tino eh, .... riti,.

APP.ENDJCE: LETTERE Tr, nto, 26 luglio 1909 * Carissimo, 267
T1:io~~arr~l~r un;io:be~
;~:.is½;t7on~sei~~;;;o.1Tiv!r:etr:rt,~~ti~rts!crr~~:t contro tutto
MUS SOLINI
~t!~egia,dan
5d~::e~/1~~~~!~i:~!e~o~de tmfcdi ~~e&ti.· : ~

prima, si discuteva al Tdbunale, stanza n. 2,, un altro processo contro di me, Cireneo destinato ad assumersi . la responsabilità dei reati altrui. La strana, stranissima coincidenza n on ti sfuggirà Non ti pare che sia il caso di consultare un oracolo? Lo so che tu mi consigli l'Apollo Del.fico. Io preferi rei hlttavia un po' di Sibilla Cumana.

Se il fato prolung herà sino a martedl: la mia detenzione, fatti vedere al mio processo. M i ricorderai a « la Obliosa » e al portoghese gaio ognor!

Non mi rassegno a mandarti un foglio bianco. Ancora poche righe.

al sud. In questo momento darei anch'io trentasei principi per avere un minuscolo atlante con le linee delle pioggie.

Intanto ti saluto, Tuo

MUS SOLINI

Trento, 9 uttembre '1 909 • C"...a. rìssìmo,

,grazie mille della tua cartolina ili L'ho ricevuta in carcere e p uoi comprendere che mi ha fatto molto piacere.

E la seconda volta che villeggio nelle carceri austriache, Non sono p iù quelle di PelliCo !

Ti saluto caramente, tuo MUSSOLlNI

* Questa e la lettera che segue sono dirette a Rino Ales.si,

Fo rlì1 12 novembre 1909

Carissimo,

sono stanco di stare a Forll, sono stanco di stare in Romagna, sono stanco dì stare in Italia, sono stanco di stare al mondo ( int~di, l'antico, non 1a l arrim@nm valle) Voglio a ndarmene nel nuovo. Mi seguirai se farò, come spero, fortuna..

Addio

Caro Torquato"',

ho ricevuto stamane la tua lettera proprio ment ie « sedevo in piuma e sotto coltre » non certo « per veriire in fama». Il tuo bellico grido :

• Lettera. a Torquato Nanni. Fu scritta nella prima quindicina di dicembre del 1909 (certammte dopo il 4).

268
OP61U OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
~itp:~~i!r:~:i~,i~~
è\r~~~~::1 s:ti[~i;~
"'·

quando scrivo, finisco per imprecare. Ecco: mando una traduzione a

r:t:fo!t

ili~ci: :: 0 :~I~n~·i1a~~~~e

titolo, finisce l'altra appendice, m.1 non si comincia la mia E potrei continuare. Insomma, mi prendono in giro? Sta di fatto che queste inesplicabili lungaggini mi esasperano e mi fanno cadere le braccia.

~on voglio scrivere più, senza la certezza di una pubblicazione immediata. O altrimenti farò degli esercizi solitari. Sto traducendo dallo Schopenhauer la sua critica all'et ica di Kant e di Fic~te. Ebbene, quando avrò finito mi divertirò a bruciarla foglio per fogho.

Poi debbo da rti una notizia. Col gennaio dirigerò un settimanale socia lista a Forlì. Sarà l'organo della F~erazione Comunale [;ic] SociaJista Forlivese. Ricaccia odomi nel Jnoro g iornalistico, troverò modo di scrivere anche per La Scopa, sulla rubrica che inizii pel movimento ope· rajo, Il programma pel nuovo anno è buono. Ripeto: dà largo sviluppo alla cronaca dei centri locali. Raggiungerai una diffusione enorme. Il giornale che sta per sorgere a Forlì non può essere di norumento alla Scopa.

APPENDICE: LETTERE 269
:1°~tci Sc~~tttScrivj!~1~ie!~
::i,~~tna~1Ma"it:~: !r?suft~~feTu
~~~n~el~·:c~::0Ji=g~?s~ic~ ~=tit~~li:ra~r!ic:~:;, sp:1:!~?i!t !r1~
~~:~:::!~~: ~a~àom:n~~u!~a~z:~rt~lle
0 ru:t!o:~:
b!~/:.p~: !n~~ec1!~·o 1t
e~ird~:r~t~~a:~iviJ
Bu~ ~;:;:,ed'fcfli~/ ~~rt~;l~~r:ic:0;~1a::/:aS:t~f1m7:,~ita polemiche, Ti stringo la mano tuo MUSSOLINI

VARIA

INTERROGATORIO DI BENITO MUSSO LIN I DELL'! I SETTEMBRE 1909 *

In una recenJe perquisizione falla al diretl{We de/J'Alto Ad ige, Mario Srotoni, di Trenlo, fu rini•enuta una letleta unza dtJta, ma certo poJteriore al 14-7-909 firmata Mussolini, nella q1Mle si comunicava al direttorio il N. 28 anno V de L'Avvenire del Lavoratore del 14-7-909, già prima colpi10 da 1eque1Jro.

In q11esto uri/lo e precisamente nella /rase « T euadri merita il noslro a/lacco», Ella t entava di giuslificare i wntenuto de/l'articolo incriminato del precisato numero di g,ornale, scagliandosi contro l' l R. Procura ~i Stato, quindi contro tm' Autorità in genere, ed ecriJ,mdo altri r1d aziom immorali o proibite dalla legge.

Premetto che in Italia ho assolto le scuole seconda rie, e a 18 anni circa sono passato nella Svizzera per imparare le lingue.

01:iS:rsl~à ~i;:to?ne~ao~~ii~n

feci due anni di solda to.

Rilasciato rimasi a casa tranquiliamcntc nel 1907 accudendo agli studi.

Alla fine del 1907, precisamente nel novembre, diedi gli esami per essere professore di francese alle scuole secondarie, e col mio diploma venni assunto ciuale insegnante al collegio civico di Oneglia, dove ri~a!es7n:d ali ti·.i~i· v~!~rn:iCe~t~. ae di~i;!:aii

L'Avvenire del L:tvoratore dalla Camera del Lavoro di cui divenn i poi segretario

Già in sul princ ipio collaborai anche col giornale JJ Popolo e verso la fine di lugho venni nominato redattore-capo. zera0J:;e~~1r:01;g2a~l e~~:~~b~:• Ii~~"}:i i~s;~1si0Sft1~~?1tred~a e di Ginevra per propaganda antistatale. Passando ora ai singoli capi

• Da : YvoN Da BIGW.C - Op. ,il., 110/. Il, pagg

328·3:¼1

cen:'/1:n:'e:fde:~:1~/;/;t:~;~ dtn~: fl~:~n~~r;,;n:41J/i:,0 J&J;;J;
e;,;:;:;,~ J:1;:/s;:,~~(t11Ja di eccitare
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t erzi all1odio ed
e po8?
iett~~affe~:~t~T p~~!n:
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d ' imputazione, devo senz'altro dire che nella lettera accennata, non può trovarsi materia incriminabile. Ammetto di aver scritta a Mario Scotoni, anzi direttore d eU' Allo Adige, la lettera in presentazione, se ben fi. cordo il l'.5 o 16 o 17. La spedii a mezzo posta unendovi due copie dell 'A v venire del Lavoratore Se<Juestrato la sera precedente.

Lo scopo che mi pre.figgevo con quella lettera, e che non raggiunsi, perché l'Alto Adige non ne fece neppur cenno in cronaca, era quello d i sollecita re un'es pressione di solidarietà tornalistica contro le misure

Altro non ebbi di mira. Non credo poi che sussista il fatto del reato ai sensi del par. 24 legge sulla stampa, poiché col mandare due esempla ri di un numero di ~iorna le seq uestrato sotto busta ad un collega.;diff~sfo:~ ~:rt~a:bb:\usis~~:i:n~ot~::;~}I~t:a s:~~~~~at~~essi mandato le copie allo scopo di passarle ad altre persone.

Per q uanto poi riguarda il II capo di imputazione, io sono pienamente convinto che nelle frasi incriminate non si possa neppure lontanamente alludere ad una ribe llione nel senso voluto dalla legge, poiché f:~na::~e p~:t:r': di u~am~e~t~~n:i:;~li~~c ~h!"~ov~0v~p::;e~!rfa;; possibilmente ancora in quel giorno nelr Alto Adige, sotto forma di uno stelloncino di cronaca.

Come mai si può parlare di seduzione ad att i od azioni contrarie alla legge?

Venendo infine al 111 capo non posso che ripetere i criteri soprasvolti, osservando che usai la frase violenza per caratterizzare i contmu i

da tempo colpivano il g iornale e che da me erano ritenuti

Ma che si possa ritenere che con ciò io abbia voluto istigare il disprezzo contro Autorità, parmi cosa assolutamente da escludersi.

Si ,onumfra ali'impulato ,he l'/, R. Corte Superiore di GiuJtizia trovò di assernare fa eau1a penale ,oniro di lui, per fa quale Jarebbe J/IIJO eompetente" ' [. R. Tribunale Circa/are di RovereJ o, a queJJo J R: T ribunale.

In pari tempo, 1u proposta de/I'/. R. Procura di Staio di RovereJo si trova di avvi4re allo sl euo imputaJo il p roceuo ùtr11llorio perché 10Jpet10 dei delitti a m enJe dei parag. 305-9-300, c. p. e parag. 24 della legge sulla stampa, avend~:

a) in uno scritto d, proprio pugno indirizzato a M. Scot oni di Trento ed a quest'ultim o d, recent e perq11ùito (« Tessadr! merita il no1Jro attar,o », etc.), col quale gli ,omunicatJa il period"o L'Avvenire del Lavoratore dei numeri 7·19 anno -V ,olpito da seq11ntro, imitato

Ji<oJo u'l.ueJ/rato, tentando in tal guùa di Jedurre altri dd azi oni immo.; ralt proibit e dalla legge, çùmific,;Wone del Juo delitlt10Jo l)peYato;

b) nella chiuJura ,d, dello Jcri/Jo istigato io S,otoni, 1vùando i f"' ti, a vili;,endera le duposizioni dell'Autorità;

c) d 1ffu10 uno Jtampmo sequestralo salvo più gravi qtutlifi<he.

APPENDICE: VARIA 271
~~:i;!teJ:tr::;:~~;~e
eet~I11~isAJ~/elle iversità delle idee fra l'Av-
i~{~~~;/he
:;ss5:1/;0''/ / s':s7. '1:u~m1:::~:'::J/~1!01 di ?a:~:~,'1n 1:/a:~'::e
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l

272 OPEllA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

E di detrd t1rgli il formdie arresJo durant6 J1iitruzione1 a 1ensi dei parag.l,:;;,t;,}};",f,!J;

r· t:g6

Mi adatto a lle previe misure per quanto riguarda la delegazione di questo Tribunale e l'avviamento del processo istruttorio. Devo invece g ravarmi cont ro 1a decretazione del formale arresto, poiché data la mia materiale confessione e la mia posizione giornalistica, per la quale non eosso assentarmi, né mi assenterò da Trento, non esiste ìl periçolo né di collusione, né di fuga.

Lello e firm ato

Dr. STA FFLEit

Dr. BERTI

BENITO M USSOLJNI

INTERROGATORIO DI BENITO MUSSOLINI

DEL 17 SE1TEMBRE 1909 •

Protesto contro la parola « pregiudicato » che mi viene affibbiata, poiché tutti quelli che mi conoscono sanno che nella mia giovinezza ho frequentato molto le biblioteche, poco le osterie e ancor meno persone eqmvoche.

Non sono neppure di carattere turbolento, tanto è vero che sono di carattere riservato,

L'ho già con fessato nel I esame.

A proposito di questa espulsione farò notare che le espulsioni amministrati ve erano in q uel tempo di una freguenza impressionante, specie di italian i e di russi (14 53 solo nel 1904).

Che la misura adottata dal d ipartimento di Poliz:ia di Ginevra fosse eccess iva lo e rovano le interpelianze al Gran Consig lio di Ginevra, ai Gran Consigl io del Canton T icino, e il fatto che subito dopo ottenni dal limitrofo Cantone di Losanna un regola re pe rmesso di soggiorno che mi servl per frequentare l'Università.

Prendo atto d ella perquisizione fatta ed assicuro che all'esame delle singole carte, scritti ed opuscoli non si potrà trovare nulla che dia motivo a procedere contro di me, In quella vece devo protestare contro i l fatto che la pcrquisiz.ione alla mia abitazione venne effettuata nella mia assenza , tanto più in quanto che dal relativo verbale non mi è dato di rilevare chi vi sia stato eventualmente presente

, ;.:''.:'"."" ';} :..~ . -:
• Da: YVON Os BEGNAC - Op. ,i1., flol 11, pagg. 335 336. STAFFLER
Dr. BERTI MUSSOLINI

DICHIARAZIONE DI BENITO MUSSOLINI CIRCA IL PAGAMENTO DI UNA MULTA•

]. R ThlBUNALB CIRCOLAR.E - ROVlillBTO

H, 72/9-2

Pre;enti: 21 Jettemb re 1909

/. R . Giudite dùJret111ale Dr. Berti - Dr. Magnagc, Tradollo d agli arresti Mussolini Benito, l o stesso analogamente interpellato dithiara:

T en8o lo stipendio delle ca riche che copro, devo però trattare coi dirigenti della Camera del Lavoro e per questo al momento non posso disporre. di alcun importo.

Sarà però mia cura di versare la multa inflittami nell'importo di corone 100 entro il primo ottobre prossimo venturo.

U'tlo e firmato

Ricercato l'inca110 in via tuculiva

M USSOLINI BENITO

Dr BERTI

Dr. MAGNAGO

INTERROGATORIO - DI BENITO MUSSOLINI

DEL 24 DICEMBRE 1909 *

Mi protesto innoéente. Mi trovai alla conferenza e m i posi. dietro il palco dell'oratore.

Nessun accordo con gli altri. Ero con studenti della Università. Chiesi

• La sera del 6 dicembre 1909, a Forll, nella 1111tìca e storica chiesa di San Mercuria le, è a.nnunziata una p redica di padre Gemelli sul tema: I.., g1,a,i1 io11i J i Lourder dat)anti alla sdenza. Dopo che don Nediaoi ha comunicato che J'on tore i!- giunto, .Aurelio Valmaggi chiede - a nome dei socialisti pres«itise il p.redicatore accetterebbe un contndditorio con J' avv. Francesco Bonavita. D on Nediani si oppooe; allora Aurelio Valmaggi sa.le sul pulpito ma ne scac-

APPBNOICE: VAB.JA
27,
• D a: YVON DE Bl!GNAC - Op. di., voi. II, p ag. 339.

a Don Nediani se si poteva fare il contraddìtorio: avuta risposta negativa, non insistei e mi proposi, e proposi a quelli che mi circondavano, di ascoltare in silenzio la confe renza del frate. La chiesa fu _sgombrata e io uscii senza resistenza a quell 'ordine.

dato dal sa(erdote. Simultane-ameote i socialisti invadono il ~rgamo e si abbandonano a bestemmie e ad atti osceni. Di più: danno fuoco alla tenda e al por· tone di San Mercuriale. Natura lmente pad re Gemelli non appatt Tra gli altri ( Hl, 16), anche Ben ito Mussolini è imputato di violenza privata « p er avere impedito la confe, enza d i padre Gemelli, conseguendo lo scopo». Ma il 3J dicembre, dopo s ubito l'interrogatorio qui riportato, è prosciolto. « perché noo risulta in modo tranquillante che abbia preso parte o in qualche modo concorso nd r~ato stuso » (Da: Fltmo:sco BoNA.VITA - M1molini Jrularo - Casa Editrice Soniogoo, Milano, 1924, r31;.g 124-128).

274
OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

ELENCO DELLE TRADUZIONI PUBBLICATE

EDMONDO HARANCOURT - L'ultima coppit:1 umana - Vita Trentina, fase. 9, 27 febbraio 1909, vn.

ERBERTO NAD1ER - l bravi cavalli - L'Avvenire del Ulvoratore, N. IO, 11 marzo 1909, V*.

ROBERTO SEIDEL - Il canto della liberlà (versione ri tmica) - Vira Trentina, fase. 17-18, 24-30 aprile 1909, VII. Pubblicato anche su L'A vvenire del Lavorat ore, N. 17, l maggio 1909, VII e su lA Lolla di Clasu, N. li 8, 27 apri le 1911, Il. . la mia gio vìrzezza (Memorie anonime di un'operaia tedeua)Pubblicata in appendice a L'A vvenire del lAvoratore, in ventuno puntate non conserntive, la prima delle quali appare nel N. 20, 19 maggio 1909, V e l'ultima nel N. I , 6 gennaio 191 o, VI,.,.,

ERNE STO R,',YNAUD - Elef!.Ìa - Vita Trentina, fase. 22, 29 maggio 1909, VII.

ELISEO RECLUS - La prefazione a l'Homme et la Terre ..:...._ li Popolo, N . 2772, 9 agosto 1909, X***.

RoMAIN ROLLAND - Il teJJamenlo di Beethoven (versione ritmica) - Vita Trentina, fase. 46-47, 4 dicembre 1909, VII.

• La tradU2ione è postillata nd termini seguenti : « Questo racconto cosi semplice, cosi commovente, cosl umano lo diamo da med itare a tutti quelli operai che - crucientemente o no - si prendono l'incarico di difendere la bontà, la generosità, l'onestii, le virtù dei padroni No1a de/I" R. ».

•• La prima puntata è preceduta dal seguente «cappello»: « Jniziamo q,". 1tappe,1dfre, cerJÌ di j4r ,014 graJa ai noJJri lt1Jori. Le m emorie che -vrrremo p11bblharrdo, 1ono 11n brano di -viJa ,.,;u11U. Il la giovinezza triue e 10 ,me111a1a di tante fanà111Je d elle famigli e op~aie Rinunciamo 4 q1taftiad inlrod11zion e 11Mg11sJo Bebel ha vo/11to srrivere una prefazione e le poche righe di Bebel so no la mit.liore ra"ornandazione al vob,mello, rhe in G ermania ha oltenulo 11n grande 111"euo morale ed ed#oria/e, m. b. •·

• 0 La prefazione è preceduta dal seguente {I. cappello » di Mussolini : « B urira in questi gio-,ni a Parigi, l'opg-ra rapita/e di P.liuo Ru/111, il grande geografo. B il romplelamenlo della 111a Geografia Universale. B lo s1tdio d e/. 1'11omo nella JMttetJione dell, elà e 111//e diverse rf>mrade del globo. L'oper4 ,ompleta 1i romporrà di 6 'Pol11mi di 6oo pagine l'11no e ronlerrJ. PtJrurhie ,entinaia di ,arie in nen,, tJ rolori, di fo1ogr,zfie dou1m1n1a,i1, di diugni eug11ili dt1 ulebri artiJti. li p,m:o i di 130 Jranthi. La opttr" I JlaJa /11ngtJm ,n11 IIJltla e /ormed l.-, gioia 1pi,it11tJlt di 1111/i coloro rhe leggo,ro, di l1"1i ,olor f> ,h, pensano, di J11Jli gli 11omini che ii inleressa1to del/, origini I d e/l'tJvvenire del mondo. Trad11ciamo lt mflgniffrtJ p,efazio,re. ! la 1inusi di 11111a l'opertJ *·

ELENCO DEU..'AmVITÀ ORATORIA DELLA QUALE NON RIMANE

IL TESTO

li.VVEll.TENZA. - Il presente elenco è compilato esclusivamente su dati giornalistici ( annunci, cenni dì cronaca, scheletrici riassunti) dei quali, una scelta, l riportata nel doc;umcntafio.

1909

7 febbraio. MERANO, - Nella sala della birreria "Stadtbri uhaus ", « piena ze~pa di lavorato ri », parla sul tema : L, disdelta dti cont,alt; (282 .

17 febbraio. RBNTO. - Nella sede della cameJa del lavoro, commemora Giordano Bruno (283).

28 febbraio. ROVERETO. - Tiene una conferenza di propaBan da sulla campagna elettorale dei socialisti italiani.

marzo, MERANO. - Alla mattina, in una sala della b irreria "Stadtbriiuhaus • , parla sul tema: lJ socialiJmo nella storia (284).

marzo. TRENTO. - N ella sede della cam era del lavoro parla « a un buon numero di fornai».

15 marzo. TRENTO. - Parleci_pa ad una riunione plenaria della com~i: !~f~r: :u;~aal1~~rl~~1~oel s°f~~~t\J;~)~ino, interloquendo su

22 marzo. TRENTO. - Partecipa a! una riunione plenaria della com%~!~r~r;:~~aal1~rl~:i~cl

interloquendo su

23 mt117..0 TRENTO - Nella sede della ca~ra del lavoro tiene una conferenza. sull'org anii:zazione «a un buon numero di calzolai».

12 aprile. BOLZANO , - Nel giardino del .. Restaurant Seidner " , dun.nte un « comizio p ubblico di muratori e manovali » tien e « un brillante discorso d'un 'ora e m e22a ».

I maggio. TR!:NTO. - Alla mattina, nella sede d ella camera del la· voro, solennizza il primo maggio (287).

l maggio. ROVERETO. - Nel pomeriggio, nella sede deila camera del lavoro, « pronuncia poche parole, ma dense di concetti, vibranti di f ede , che suonano e si ripercuotono nell'animo deg li ascoltatori come una fanfara incitatrice e che fanno scoppiare in applaw i irrefrenabili hltt-a la sab».

9

sdopero.

14 maggio. TRENTO. - N ella sede della camera d el lavoro, partecipa all'assemblea della lega per la cultura sociale, proponendo che VCU·

:···. , - i ,.l
s;~~~~t\i~~~ino,
s;:1 ~~~:en:apr~p~~v;r;>; i :::: ::

f:~o~f~:r!;al~t%t~~o~i~~r(2ts). mancbewmo alb prossima

1 6 maggio. SAN JIACOMO. - N el pomeriggio, « nella veranda ·dell'oste ri2. del compagno T~le Giuseppe » parla davanti a « numerosissimi compagni e alcune donne ».

17 ~i1~;~~~:dcl1a-cu:]~a

Lega che parecchi compagni di diverse località gli hanno manifestato ils:~~i!1f~0si!;o 5df~r:pa~:tdeiunC:n~e~:~:rid~te~:f.aft:Us:i:i trova buona l'idea e propone che la direzione ne accetti la massima. La direzione approva e ii decide di fare argomento di discussione alla prossima assemblea di venerdl ».

19 maggio. TRENTO. - Nella sede della camera del lavoro, impartisce :i:::\1~~~ti;;ta,:i:!i~~;:,

accettassero le nuove proposte di lavoro.

23 ma/eriio. PERGlNE - 1n occasione de-Ua prima gita di propaganda ~~a1!~1ad~f:o~~

stolato, conquista».

2 , maggio. TRENTO. - Partecipa alla seduta della direzione delb camera del lavoro, protnendo « che venga scritto a tutte le direzioni i~ps~~t~olt

aUa camera del lavoro, una lettera con ~~!nd~11:::o~·in~r1!~::ra s~ 11 :

~i t~::~~~:r/f giugno. TRENTO. - Nella sede della camera del lavoro, durante la riunione settimanale della lega per la cultura sociale, fa, « con profondità di studio e una competenza invidiabile, un esame della situazione europea creata dalla follia degli armamenti terrestri e navali ».

12 giugno. INNSBRUCK. - N ella sala " Adambrau ", invitato dalla locale lega per la cultura sociale, parla sul tema: LA Comune di PMigi, « incatenando l'uditorio colla sua .parola chiara, concisa, densa di pensiero».

H !~~rao~:sie~~c;~;Ja NC:f~= ~~i~~.a~~~i;e,.~:m:~f!r~n;~~m!~ Giordano Bruno, parlando « un'ora e mezza, gustatissimo e ap-

2 rJ;ri~~tv~·ENTO. - NelJa sede della camera del lavoro, durante la riunione settimanale della lega per la cultura sociale, parla « sulla unità. morale della classe lavoratrice, esaminando e criticando le or•

9 r:;1fo~az-1:=~~:11'::ed~0

~:!ra:eesi::!~~iiat;~~

la cultura sociale, svolge il tema:

10 luglio. TRENrO, - Nella sede della camera del lavoro, parla du· rante wt'adunanza di ferrovieri che si preparano allo sciol;'tro, « incitandoli a preg:irare la battaglia, se bat taglia si vorrà mgaggiare ~ .

tg~~r::i~e~~~!io:l,la i~:!:n~°:i:e 1! inest~~!ia

i,-.. ...-. ,,.. V •
APPENDICE; ELENCO DELL'ATI'IVITÀ ORA'l'ORIA J!CC. 277
~la
s=::1ede;i~er~:Ì~ra«
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OPERA OMNIA DI BEN!TO MUSSOLINI

qualche volta in modo irrefrenabile la riuSCita di un movimento », consiglia « ~Jj operai a non tener conto della nuova dilazione chiesta dalla Direzione della Siidbahn, dilazione che può permettere alla stessa di fornirsi di crumiri per gettadi sulla piazza e fare opera di tradimento ». .

17 luglio TRENTO - Partecipa alla seduta della commissione esecutiva. del partito socialista trentino, svolgendo « una relazione morale su

zione è la prova migliore della devozione dei compagni ,verso il giorna le » .

2 agosto. RAVINA. - Pronuncia una conferenza sul tema : Chi sidma e ,he (OJa 11ogiiamo, facendo distribuire « gratuitamente al pubblico circa 100 esemplui <lella « Santa di SuJà » . agosto. TRENTO. - Nella sede della ca~ra del lavoro, duran te un comizio di protesta delle ricamatrici, già da tempo in agitazione, fa « una rll":ttagliata cron istoria dello SCIOpero >>, commenta « minutamente i postulati delle operaie » e invoca i per le ricamatrici la solidarietà mora!e e materiale del proletariato trentino».

21 agosto. MEZZOLOMBARDO. - Tiene una conferenza su Giordano

quiste in novatrici ».

3 ottobre. PERI. - In occasione di un banchetto offertogli da un

zione di F rancisco Ferrer (323). ottobre FoRLl. - Prende Ìa parola in un comizio di protesta contro la venuta _in Italia dello zar di Russia (325).

278
ti~:!u~~o~:o:~~~n~i:P:C:S!r:~n'J1: ;;n~'f;a~itt~sc:t
!:un~~· ct:rltntohi~: ;on;;~: h5 : 1te:;~ir: tf;n~%a f;o;~1:1:8!~:
15 ~:::. d}:n~t1~ ~:~1~nf pi~0 ~:iizl:~te;~:~;ad~~~:r~et fi:ir1:

ELENCO DEL MATERIALE GIORNALISTICO ATIRIBUIBILE A BENITO MUSSOLINI

AvvERTl!NZA. - li ma teriale giornalistico non seguito da n03una indicazione: tn parentesi tonda è anonimo; il ma.teriale giornalistico cootra~egnato d11 (l) è di prima pagina., da (2) di seconda e così via.

DA « IL POPOLO •

N . 2631. • 26:56

. 2660.

» 26 71.

» 2674.

» 2678.

» 2687.

» 2689.

» 2692.

2694.

2696 » 2698.

270 1.

2710.

2721.

2722.

2723.

2732.

2737.

2748. 27SG 275 7.'

16 febbraio. Per t'anni11er1ario delkt morie di G Carducci (1)

16 marzo. 22 » 5 aprile. 8 14 24 » 27 » 30 » 4 maggio.

6 » 8 » 12 » 24 » 7 giugno 8 » 9 » 15 » 21

Gli opera; unghere1i e it diritlo di aJJociazìone ( 1)

/:i/ 0;'~;:,ic~{ e il dazio 1ut gr,:no (1) ~

( 1)

Chi ha mentito (1)

B permeHo? (1)

Pa1q11" 1ocù1/ùta ( l)

MililariJmo o riforme socialiì (l)

I tripticisJi (1)

lA foWa militarista ( 1) i~,:h~l,~~!/f~j··· (l)

N on ne azzeccano una (1)

~l}:zos~/i Roberto 11.rdigò ( 1)

DaJ,/a 1cuo)a clericale alla scuola laica ( 1)

1

1)1Jgliono il dnio s11/la polenta ( I) :

Vittoria degli affamatori ( 1) !

L'ingenuità di 1m ordine Jef giorno dei. dtr;::: :rct:::; Ll)mu1e,uota (1)

Sfo1,liando i giornali (2)

R, in u;/10 ( I )

5/a~~ti/(i) giornali ( 1)

_
»
>
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»
»
»
»
» 2727.
» 2742 .
2760, 2772, 2m,
ANNO 1909-X
• 2 1 •
)O •
• 28 , luglio. 12
22
26
9 agosto.
f!,~:r;;::::
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~tae::ic~z::,~
d:;u:::::~!:J~j
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280

OPERA OMNI,\ DI BENn'O MUSSOLINI

N . 2778. 16 agosto.

» 2779. 17 »

» 2780. 18 278 1. 19 2782, 20

» 2783. 21

» 2785. 24 »

» 2794. 3 settembre.

» 2797. 7 »

[A landiera del papa (1)

Glorific~ione (1)

LA maraa dl 1m'1dta (2)

1iefar!;If::~~o~2 i vari popoli (l}

L' mdustria dei maJrimon;, l nter11is1a....

estiva (1)

Nulla ,n comune! (1)

L'atJualilà lm,Jili 110J/a/gie! (Gilliat) (2)

S/01,Jiando i giornali. l.A 11Jlime parole del Re Sole (1)

DA « L'AVVENIRE DEL LAVORATORE»

ANNO 1909,V

N. 6. 11 febbraio.

» 7. 18

Attraverso le fr ontiere (rasugna u ttimanal,) (2)

Il grassetto che comincia : «Come annuntiammo la volla uorsa, /,1 C. 8 ba deciso che col primo ,iumero del mese di Marzo r• L'Avt1enire del Lavora/ore" uu irà in f}ande formalo . ( + ) ». (La Redazione e

» 8. 25

C~=J,~~!J!~~~?p12Jtica (I)

Armonie Jociali (Gilliat) (1)

» 9. 4 marzo.

» IO. Il »

» li. 20

» 12. 27 »

» B. 2 aprile.

» 14. 8 »

» 15. I)

La Casa degli Emigranti in /nnsbrurk . La :~f~or!J

DocMmenJando (I)

5Ji7r;:e:s/ffi;;~1~1/e (Verdiana) (2)

NeJJ'anniverJario deJJa Comune (1)

Gli operai rmgbensi 8 il dirillo di assodati:~:

c~~icali (1)

Fiori riericali (1)

i!!!::1J/:J11~'7' ii~~tt:2ii~~tre Uomo

J; Pagl;a (3)

Terzo uque.rlro (1)

M:r:tici~i:~uz:; (Verdiana) (1)

Vento di follia (Verdiana) ( 1)

» 16. 22 »

» 17 1 maggio.

» 18 6 • • 19. 13

• 20. 19 »

Leggendo pii altri (Vero Eretico) (2)

Lotta , od,o di tltJ.Ju (,)

Piori cltrieali (,)

:ftr:1p:Ji~pt1·~;A<.;j.ru,e >) (2)

Il bswn ei,mpio (L'« AvveQU( :i>) (1)

1::;;~jo ~1/ (~=~:i ~{?

APPENDICE: ELENCO DEL MATEll.IALE GIORNALISTICO ECC. :Z81

20. 26 ·maggio.

21. 26 »

22. 2 giugno.

23. 10 24. 17 »

25• 23

1 luglio.

¼1,a11erso i fronliere (Verdiana) (1)

Fiori clericali (Spazzino) (2)

Una be/111 villoria (L'« Avvenire») (1)

Allraverso le frontiere (l)

Spu nti e AppunJi (1)

Spunti e Appunti. (1)

Per l'educaztone proletaria. Regai sangue i n/e/lo (Nix) (I)

Fiori clericali Q1Jve,o il mailliùmo « eruzionaJe » d t l rlerica/ù,no (Spanino) (l)

Brd1/o Condi 1 deputa# vogli ono , I dazio

111/Ja polenla ( 1)

Spun /1 e Appunti (1)

ÀJlra11eno l e f, ont,ere (3)

Àtlra11" so lt fr ontiere (1)

Sp1mli e Appunti ( 2) ·

»

»

ÀJJrd1Jerso le fro ntiere (Verdiana) (1)

parroco ai/a sbar.ra (2)

S punti e AppunJi (I? nuovo profeta) ( I)

ÀllraverJo ]e frontiere (1)

li nostro Jaiuto (L'« Avvenire ») (1)

ÀJlraverso te frontiere (1)

Jnsegnt.tmenli ( l)

.AJ1r11v n10 Je frontiere (1)

Per J ' ed11tazione proJeta:rta. AnaliJi della parola « Rivollizione » (Pinco) (I)

fj;;;{ (~)Apprmti. LA tom1ziont 11.gli Stati

sp,mli e AppunJi (I)

N. • • » » • . • » • • • »
12
33. 18 •
} 'p!':,'f't{fer~
26.
27. » 28. 14
29. 22
30. 30 » 31. J agosto. 32
»
36. 10 » f 1 ::;;": 0
1tetico) (l)
tz":::,a'Jf~J°ass~C::t:to/am~~to
tednco (1)
Jfpu~~ y~

CRONACA CITIADINA

IL NOSTRO NUOVO SEGRETARIO*

Finalmente la nostra nuova Commissione Esecutiva nell'ultima sua

La scelta non poteva essere migliore, poiché Benito M ussolini, oltre che un lottatore provato è un fe rvente propagandista, versato specialmente in materia di anticlericalismo; è un gio,•ane colto, e, con molto vantaggio del nostro movimento, conosce .Perfettamente la lin,gua tedesca.

E.ijfi sarà t ra noi nei primi di febbmo, quindi sicuri di mterpretare il sentimento di rutti i compagni, lo salutiamo fraternamente, au~-

pera sovrana ovunque stendendo un fitto velo sui cervelli ottenebrat i e af!t!~~ando al carro della più vieta sch.iavitù i disgraziati servi della

8 Al compagno Benito Mussolini a cui siamo lieti di cedere la penna, sicu ri che egli saprà trasformare questo modesto foglio in un ~1ornale fieramente combattente per la causa degli oppressi e contro tutti i pregiudizi, il nostro più cordiale e fraterno benvenuto adunque!

LA REDAZIONE

• D1 l ' A w,nir, del Laf/oraloff:, N . 4, 29 gennaio 1909, V.

PROPAGANDA•

+) Presentato poi dal comp. Gaspatini prese la parola il nuovo Segretario del Segretariato Trentino del Lavoro comp. Mussolini di Fodl, Professore di Lingue Moderne, il quale pure promettendo di dir quattro al!e

(

•• Da L'A1111111ire d,J IA110,a1or1, N. 6, 11 febbraio 1909, V

DOCUMENTARIO
:~~~.a~Z:mf!~dti~d:~~!~ :~ci~:U!ss~i~? dt F~~~~ta rio del Segreta·
ail!to~feP{!·f;;1J;[:nt~e~~p~r~i: 1!fr~~re~~:1t~~;ou:!!
s7ag~d~11ap!:a,:1~:~~~Ja:01:ro~n;~: ::;r~:a:;
b:~:~.

fasi della storia della schiavitù dai tempi romani fino al salariato di o88i e cosl pure la trasformazione delle classi cosl dette superiori e cioè da colo.o che pur di tenere so~gioB:ate le classi povere non si pcritarono di sacrificare vittime a migliaia. Noi sin dalle prime sue parole ebbimo l'intuizione di trovarci did:Uai ~e~i:Crs;;:;!"f~:;;1a'~: ~c;:n:~~haev~~:i:i1: si; ~!te:~~ dire ci fece sicuri che non avevamo errato, e facendoci nostro l'aurorio ;;J;;~sofr:a~itc~,.no Daprà, speriamo in breve: tempo dì aver O di

CRONACA DI TRENTO

PER G IORDANO BRUNO ALLA CAMERA DEL LAVORO *

Ieri sera, alle 8, un buon numero di operai e operaie si riunirono alla Camera del Lavoro ove i1 compagno B. Mussolini, nuovo segretario ~fi~oSe!:!:!~~r:~~;at~~iv~;=~ Jei}~at~!~; ~i P(/mBr~~~~ al pubE - bisogna dirlo - ·<juesto primo incontro del Mussolini con i nostri operai non poteva essere più simpatico né avere migliore successo. Egli fu ascoltato con attenzione somma e seppe tosto farsi comprendere dagli ascoltatori che caeirono d·aver dinanzi non solo un ottimo dicitore,

conferenza e il risultato d i serii studi, e la forza delle convinzioni sue e l'entusiasmo dell'uomo che ha una fede e quella sostiene e vuole in• cuJcare negli altri.

app~p'~:rc,~~i~r~:~!:i1

!elU:stia~:rm~ :id~ld~!ili~c~i~~:

i~n c~fijc(;~ÌcroN~~~C:!Jss~eJ~~~~~gcr~i~Jfl~af:st&lb sua vita, del suo processo e disse, con efficacia di ?rasi, del supplizio

!cdi

J~:detl~t:ri:id~J e !1ieefc~ cuse che a queste teorie si facevano e delle ragioni che spinsero la Chiesa di Roma alla guerra contro il grande filosofo. Ciò fatto egli, brevemente ma con tocchi sapienti e spesro divertenti, raffrontò l'opera della chiesa « in tempi men leggiadri» all'opera della chiesa ai nostri fii~:t1fs:Oiest1eesr:e~~o~~::tt·d:d~=is~!.°~f1:~1pcl~rl~a11:! che anche ora - se lo potesse - f areb~ rivivere - per asservire le folle a sé - i tempi dei roghi e delle sentenze del santo uffizio.

• Da li Popolo, N. 2634, 18 febbraio 1909, X.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 283
~~!~r~:i, ~~?e";:St:::· ,hea ;asfo~derr~tu~~l1a---;e~e:d~~
:s~:r:
0 ·p~ra
~:Ìf/
tr::~t::~ltas~~l::~~.

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI ,,

La conferenza, densa di pensiero e ricca di documentarione, piacque e fu spesso interrotta da applausi e salutata alla fine da applausi vivis·

:e eiad:u:pg:~:i~ii~:i 5~: ;;:n;ogr~~~~ 1~o~Siro~ssolini

L'AGITAZIONE OPERAIA A MERANO

LE GRANDJ RJUNIONI DI DOMENICA SCORSA

UN CONTRADDITORIO MANCATO

L'IGNOMINIOSA FUGA DEL DR. DEGASPERI DIRETTORE DEL «TRENTINO» •

MERANO, 8. - La giornata di ieri rimarrà memorabile nella storia delle libere organizzazioni professionali italiane di Merano. t nota la lotta che noi abbiamo ingaggiato contro i compratori della forza di

affermare che approderanno a un buon risultato. Alle trattative che ieri ebbero luogo in pre~nza dell'autorità politica che aveva delegato a]. l'uopo il commissario Rossi, partecipò - oltre il Fior - anche l'Auer, delegato d ella Federazione dei muratori dell'Austria. Le trattative continuano ancora e non appena saranno chiu.~ mi affretterò a comunicarvene il risultato.

Ieri, mentre fra: padroni e operai si di!cuteva, mentre ali'« Andreas Hofer » il Dottor D egaspcri catechizzava i suoi « fedelini », alla « Stadtbriiuhaus » il compagno Mussolini teneva una conferenza svolgendo il tema: Il socialismo ntlia sJoria. Inutile fare un resoconto det-

duzione economica, le nuove istitutioni politiche e sociali, la • di relazioni commerciali, intellettuali fra popolo e po~olo - P.er fis5are quale fu nei suoi primordi il capitafomo che oggi domina il mondo. Oall' '89 alla gloriosa Comune, a la storia del socialismo. Da una rivoluzione bor~hese a una grande lotta proletaria: ecco il ciclo in cui si compendia li movimento t!Wnomico e r.olitico dd XIX secol o. E se daJle cose passate si può determinare 1o SVIiuppo delle cose future, dalla

il sogno di un poeta in una notte d'estate, ma è una coscienza dinamica oggi, una realta domani.

Chiuse augurando che la classe operaia si tenga pronta, per~é la crisi

non accenna a risolversi e gravi avvenunenti potrebbero essere v1001.

• Da L'Avv,.,.;,, d,l L,,,110,nto,1, N. 10, 11 marzo 1909, V.

•• Lacuna del testo.

284
~a:°r:: f0;~d!ni :~n~ !:~~:i Pttr:~~i!~c:1i~:r:bbe0 ~r:~?t~:
:~!i~~·relli
0:::e;Jd~jfa1~a~~:t:ci~:;~e~i!i·,jf1~~~:: ap:
:r~:Òd~:t1J!m!ee sc;~atfin~~
eu~p~

II nostro compagno fu seguito con profonda attenzione e salutato alla fine con vivissimi e prolungati applausi.

UNTERMAIS, 8. - La sala della birreria alla Corona, verso le due

alla riunione e tenere il contradditorio. A questo invito orale, aveva f~fi/~n~e°rv~~~:~. scritto e l'attesa del contradditorio era vivissima

compagno imprende a parlare nessun cristiano sociale è presente. Ma

contro i cristiano-sociali ( + ) •,

dice - ma semplicemente per una :lchiarazione. Egli tenta di giusti• ficare l'atte~iamento dei cris t iano-sociali nella p resente lotta operaia,

nuncia a discutere col comp. Mussolini, traendo a pretesto la solita partenza per affari urgentissimi. Potevano essere le tre e minuti. Il treno salvatore parte alle 3 e l ::;, Fuori una carrozza aspetta De~asperì. I commenti ironici si convertono in una sonorosissima fischiata che saluta la f;ror tel ~u~!Jf01:

Ì~ci;~~ ignominiosa di Degasperi ( + ).

tren~::l~irt:exl0 ~e~io 1Ji:r~\~~1trl1::~v~/~~~ad~~ ~1:ii: :

g:~rf~vka~ti ;rt t~:atd} ~;:r;~os: ;,i~d~~a fa.rio~~

quella dei cristiani sociali ( +) **.

• (2:i)

•• (26).

CRONACA Cl1TAD1NA

ATTI DELLA C. E. DEL PARTITO*

RRJNIONE PLENARIA

Alla seduta di lunedl sera l S corr. sono presenti i l!egueo.tì componenti la C. E. : Merz, Nardelli, Pedrini, Marz.ari, Ambrosi, Marchi,

rAv~c~. si::i.o e dirige 1a discus-

• D1 l..!A t1t1mirt dtl l.Awr#ore, N 12, 27 marzo 1909, V.

APPENDICE! DOCUMBNTAIUO
t 1t:o:;~Fi~/!v~~~~v:~~tilt0
~p:::i;:~~
fo2)io;;t;e:i
soli~11~1~~oJg:~~jt :i;~:~i )~fht;;ei!~a~z;~a~:~0 ~
~~rsu~~\1lo~ut;:~lin1fi~~m~:~:5:~za~~~:~0 i:asuiu~~:~a 0 , t;~:;~
1fug~~o~1 d~rit\:~r~efefo~~r~Jii!1~~;ii
f•s~taf!:i, a gf.::::r~enttt~:ii
~~fr!v~~
1nd~~f' n~::~
s~~fts~ft~:as1i
t~ril~~t~~:1tZ:i
::~~~!~::Pi~:C~!g:t
)

sul g iornale professionale mura rio. Mussolin i ritiene che la classe muraria italiana non sia ancora matura per un .giornale professionale. La sola lettura del proprio g iornale profess!onate, abitua l'operaio a restringersi nel suo gruppo, ne lla sua categoria di mestiere e a disinteressarsi aeI m ovimento operaio generale, quando non vi sia d irettamente coin-

mancano cifre statistiche, notizie tecniche, gli è perché nessuno dell'organizzazione muraria s'incarica di mandarle. Conclu de invitando i com-

Pitacco svolge le considerazioni favorevoli all'organo profes sionale

Mussolin i riporta la discussione alla proposta Gasparini. R icorda ch e a Budweiss si tien e il congresso dei murato ri. Prima di conoscere uffi. cialmente le d eliberazion i del congr~o circa la shlmpa professionale, è intempestivo e prem aturo lanciare un referen dum Propone quindi ch e la C. E. « soprassieda a <JUalunque del iberazione circa il referend um da inviarsi aUe sezi oni dei m uratori, 6.no a che non sara nno note le deliberazioni d el congresso di Budweiss sulla stampa prnfessionalc ». Messa ai vo ti questa proposta è approvata all' unanimità, Sulla vertenza fra i sei assuntotì dell~ bottega Garbaci e il locale flru1~:~~b~a~f;:!:; ;011r1m~;!ed~;:s~;~~t!~/~mche81~0c~fz

la vertenza. Ambrosi propone una commissione alruopo, commissione che dovrà chiudere il conflitto. Mussofìni è d 'accordo nella nomina di d~:o.':tr:~s~t:~td~1hs~i 1a::~~:~rte!iarc:prs~~ 1:d '~c~!:~ra~tr~~~~ missione risulta cosl composta: Mussolini, Dr:tassis, M erz, Ambrosì, Pedrini.

de11~~~z0d:;iY~~i~~a~i:icdtiI::si~~t~trte1~6;iliP~j!i~Jg:1

1~~n~el; ~tfa~~li3e !3;:~~o

l'ist ituzione ( + ).

M ussolini domanda alla C. E di pronuncfarsi in merito alla quarta pagina del giornale dell'Avvenire ( + ).

SEDUTA DELLA COMMISSIONE ESECUTIVA DEL PARTITO DEL GIORNO 22 MARW

:~r~!n~!s'rt~~:

fatto una reÌazione J'!gii incidenti de11a settimana, che hanno protratto l'uscita del giornale, domanda alJa Commissione che si d ecida una volta

la t~~~rie di~!lach~ua~::aJ~tin~~ n on ci sieno aCCOfdi circa la guarta pagina, debba essere lasciato . ~ redattore la libertà d i occuparla anche

pvz;s;;;:;;sgfy;ciçg;ww...,;@ .w:q7;w, '* LfiWi f , 286 O:PE'RA
d~~
OMNIA DI BENITO MUSSOLINI ,om~f;~mG~;:rin~ :~;r1~~!,,t:1 1:r~11!ra1:o,fr~fr:a/:d:e~
;rt0~ot;:11:;a~; fif~r;~~~~:;i~n;e /s;re!~vi:~n:ud~r~ira~~~tac~:
pagt:b:firièd~:c:~r~~o~~l i;;;:i~i (+ ),
( + ).
;~:i~1
:::!~ :::~1 ~~~lani::r~b~f1
d!t
feris\t
~u~~j!finf7Im;~?i~:~e.a~:;

tutta se lo esigonO necessit:l di propaganda. L'amministrazione ne pagherà la composizione in più. gina8

suo ~=li~f ~~sf!:: ~c~:r!f ;:

af~gi:et~a!t~i lasci incarico all'amministrazione di riempire con avvisi e reclami il 1esto.

La proposta è accettata ( +).

LA CONFERENZA DEL COMP. MUSSOLINI ALLA CAMERA DEL LAVORO•

La Commissione esecutiva del partito Sociali.~ta trentino aveva affi.. ta~~r~~I n~~:E~~irc~5

~fn~i:n°t/~1::ra1a~

sabato mattma nella sala i.na$giore Jella ramera del Lavoro quando

per le ciuali il primo maggio non ha certo sospeso qui gran che della vita e del lavoro, e la troppo esigua schiera dei convenuti; affermato esser la Camera del Lavoro la natur:1le sede di una degna commemorazione, rappresentando le Camere del Lavoro i primi nuclei di q uella società socialista, verso cui ci conduce quella via, della quale ogni primo maggio dovrebbe rappresentare una tappa, egli passa a spiegare il i;igni6cato di questa, che egli afferma non essere una festa, ma un rito; uno sciopero generale simboleggiante quello per cui si dovrebbe arrivare alla vittoria del 50cialismo. E in che consista questa vittoria e i modi della battaglia egli viene a dire nel corso della sua spiegazione, compendiata in tre punti..

La affermazione del primo .maggio indica innanzi tutto affermazione del rlostro fondamentale postulato - ai aboli.tione della .proprietà privata, e più esattamente del padronato. Indica poi l'interna:z10nalità della ,ocietà a cui tendiamo, con conseguente lotta contro il militarismo.

ci r!n~aep:C~ae PJ~;~sdetf; :tt;rY!t~o d~ffa1i~;~:~!~ .individuale, che

Alla conferenza, che, come ogni altra del M ussolini, non solo fu eloquente e di forma sobria ed elettissima, ma rifletté tutta la sua fede, tutta la speran:za, tutto l'ardore del suo spirito colto e meditativo, ingenuo e fi ero, se, ripetiamo, a tal confc:rcn za avesse potuto assistere in massa la gioventù nostra studiosa, ciuanto bene di più - oltre al molto ch'essa ha fatto fra gli operai - avrebbe oeerato! Quante fedi suscitate fra gli incerti, quanti fecondi pensieri semuuti, quanti accoliti chiamati, quanti ca~ci condottieri maturati !...

Perché mentre alle conferenze socialiste del Regno, fra gli attooiti

• Da li Popolo, N 2693, 3 maggio 1909, X.

···: ·r·,,.
DOCUMENTARIO
APPENDICE:
287
~;~iarf~:0Jr fa~::o dt1~g~:!~ &:
:?i:~sff!1~:cu'::r/:
1!~aq~rn~a
1
d;~n!~:,0 p~~,t:
it~~ad~!ci~~
:~0;0str;;1i1,~ ~r:;~:~ano
:!t:1i~s~~~i~i
1 1~o~l!f~~~e.nostte,
t~t~ }~rl;~~nni~~~~~n;iù
più
alle~~?0
~~~
19. -H.

OPERA

DI BENITO M U SSOLINI ·

e spesso dolorosi visi degli operai, noi vediamo mescolarsi freq uente gli occhi ardenti dei giovani studiosi, q_uì ocssuna corrente viene ~alla classe borghoc a f.ratcrcizzare, a ri nvigorire e a esserne a sua volta anche più

, Con ogni prnbabilità, Ernesto Ambrosi.

CRONACA CITTADINA

LA LEGA PER LA CULTIJRA SOCIALE *

semble2 di vcner dl 14 corrente, fu importantissima e, come scrivemmo

più modesta -schiera di compagni, purché su di essi si p ossa contare L'a!>Semblea ap~rovò. Fu approvato egualmente di tenere una rÌU· nione settimanale Oi propagani!a, in cui un compagno sarà incaricato

generesa ri tenuta venerdl p rossimo dal comp. Mussolini.

• Da L'A ff1mi r1 J 1/ ù r,o,,1t1or1, N . 19 , 20 rn.aggio 1909, V.

IN GIUDIZIO

IL PROCESSO MUSSO LINI *

svoltosi a l giudì2:.io distrettuale di Trento, sabato mattina, n on durò

numeri dell'Avvenire.

U Dallabrid.a. era assent e.

Gù,diu f1mg. - Lei, è il signor Mussolini Benito di Alessàndro r

• Da Il Pc,polo, N. 2716, 1 giu,guo 1909, X.

288
OMNIA
vita dell'avvenire ? a. A."'
rinv1~,ri:,r~nM~~~;l1nffff;~~...
:~mo ~~~i:.1·~ j!
;~~d:eeddi: ,::::n~_in~fts~~s:1ts::~~eep:~;~t:\ 1:r;~!o t::::?"~~Ì~~o ~P·m!~b~~~~/:tras;ro~~fm:ei:t:i~=s~fs!e::!1i ;;~~zae8): :hti/ D~~t~1~ia!~l~ ~:s~:~Pff ; ,!;:t~~.::}dt::~
mes~OSO:~o,1l~~O!t~:t~~ad~a
!tif1;.1;u:~se~f~j:1i~~i1/~~;tr~vid~!~~ti pt!,unrr;g~!ìdr~::
rj~ ~,b~~~J~·. e::Ji~~~~a~~m~/;:tj~C:!':~1f uYt1~

di fu Maltoni Rosa, nato a Predappio (Provincia di Forll) il 29 lu- · glio l88l/ Mussolini. - SiSsi~ore.

'I:::S:i;~;-! Pe:S~ftdi:grazia ho qualche cosa al sole.

Giudi,e. - La sua professione?

Mus1olini. - Professore di lingua e letteratura francese. 'J1::}:i;~;~! lii~f:1f.~:v8niredel Lworalore.

di Losanna.

Giudice. - Lei conosce l'acru.~a? Ha nulla da di.re a sua giusti6cazione?

ho scritto. Del resto ho già risposto nel~' ultimo numero dJl'Av11enffe alla querela del Dallabrida. Raccomando d mio accusatore a una società

Giudir,. - Per qual ragione ha scritto quel violento trafiletto contro don Dallabrida?

Munolini. - Per il suo deplorevole sistema di spulciare l'A11venff"e dì tutte le frasi sequestrabili e non sequestrate per inavvertenza, allo ~tVie~n:~!ta:~e

Giudice - Questo non c'entra.

Mussolini. - Ho risposto alla su.a domanda.

di lnnsbruck e

L'dflti. Lutteri r:i.ppresentante del Dallabrida, hon discute ~li insulti

del Musso

è teMusrolini. - ti mio contegno non è temerario, ma coerente. Quando scrivo, eeso le parole e non ho la testa altrove.

~e~ft1Mls:flnter~o~d:~r!~~0 , ,, giorni di ,arene commutabili in 30 corone di multa.

I VIOLENTI*

• Da Il Tr1n1ù,o, N . 124, 1 giusno 1909, XTJV.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 289
~;~:iti
'I:::S:/i~;~.!Si!~~~o:dill'b~f
la !~:::~b1iid !1!~· da~:e:u!e~~~d~t;::~~c~h~~:t~~i~o
:j~u;~
fi~~~i~1 ~fri~:r~a;~-riPt~~~idt 8t~"~t.i0
fo~ri!1 1DJla't~~i~~\~~~fe.
.ii~~~i~n:~ta:Pr!~iu:~frità
~i~~:t2;reP~J~~&:zi~:~ad~ir!~g!lra~:i?no
ini

OPERA OMNIA DJ BENITO MUSSOLINI

In un altro trafiletto inveisce poi nominalmente contro un nostro collega, i ntimandogli di rettificare a talento suo entro cinque giorni due righe di cronaca, minau:iaudogli in caso contrario una buone dose di bastonate.

Ora d egli epiteti ingiurìosi e delle donchisdott~he minaccie r,ren-

il M ussol ini fosse inviato fra i socialisti nostrani a predicue quell'equanimità. e temperanza di modi che non hanno mai avuto.

vita pubbl ica come un torneo d'insulti e di bastonate, ove alla loro impudf:n~d

della propaganda pacifica che hanno diritto di pretendere la palma del mar-

che non cercano re non la discussione aperta e leale, invocando ogni altro dl a testimone della loro sincerità fa luce del sol e ed a sent enziare sull'o~ra loro l'opinione pubblica e i giudici popolaci. '

Il fascino delle parole, el'impeto dello scontro poterono nei primi anni ingannare una parte del eubblico trentino; s1 giu d icò il primo espressione calda ed imaginosa d1 convinzioni fortissime, il secondo poté sembrare rude, simpatica franchezza, Ma <Juando anch e il socialismo trentino si rrdette nel labicinto delle

del mondo avvenire, si dovette concludere che le infocate invocazioni, i dorati auspici e le visioni demagogiche erano cettocica vuota, se non semr:oi~~Iie li adepti del nuo,;o partito s'aggiunse la crescente violenza dei suoi trtfuni, venuta aumentandosi e discoprendosi

sfacciato che s'impone coll'irruenza della calunnia pol itica, coll'arma v ile dcil'jnsulto personale, colle fi schiate, coi tumulti, colle m inaccie e colla forza bruta.

litic~~i;I v:;~i :t

la rudezza delle nuove forme p olitiche che trasse con sé forse necessa-

~~:::: l: f~e/;C:rd:t~ ~~l':;::;fr~ ~fle~;;:l~:;~f;:

costanze che trascinano e determinano la corrente della vita pubblica più che non possano fare la volontà e le tendenze di un uomo, ma s11nJ enti deniqu e fineJ.

Nessuna giustificazione offre la più agitata vita pubblica alla vigliac-

~~:i~t!v:°nt;;;j~'~~i:r: dt1!;:~~e~e :~i::s:bit~d,~f:~~~:~s~~=

scusa per un Fior che schiaffeggia chi rettifica le sue assenioni e pro· dama poi che gli schiaffi saranno per lui l'argomento di prammatica, nessuna attenuante per gli insulti triviali alle penone, i laidi dileggi alle

290
da°1:ut'd~r:~~:, t;t;;i 0p:~e!i~~aru;;f:e t:n:!~:i~;ra'.!~'li~
con!!:~!:0 de?1!Jt~d!0 ài0 ~o~C:!~r v~o~:~:r :\:f~;~~°cin;fre:7::, }:
;11r:~~::~ ~:iraev:~!eflf0r~~l~t:!t:.ri:ii
;~~·t;i:?n:~e1dafI~~:mtiomdtj~~n;;n~frfc,~~0i a;~:s~~~~o~:1~i~~~i!:
uomini
:~tf.c~~~t:
0 ~!a s~:~a d~~i:ia~~ ~~e~tea~~lu1 I~
r:~~lla~~~ni, a~~
]ia1::~
;u!nYed!f0
~~~:~rferr°!~{~ntan~~~t:~~~t_t:~a~~0
:e;,!i5;fa;f~
;~1:rtc:e~~;rf==o50gJt~i~!rn~:l1:o~:
,i:.~t

APPENDICE: OOCUMtN'rlJUO 291

più sacre· convinzioni di un Gasparini, nessuna contestazione ~r le ingiurie e per le minaccie di un Mussolini.

No, gentile segretario dt:lla. Camera del la.\'oro, noi non ammettiamo il codice cavalleresco là dove interviene il codice penale.

· O forse le belle costumanze vostre e i cortesi parlati vi danno diritto di far appello alle corti d'onore, e levandovi sopra la gran folla che,

à~ltJai~r;:c;~=;reanii~el

vostri di giustizia sommaria non facciano proprio sospirare il giorno, in cui l' Eucutiva wciaJùta potesse senten21are non solo sul pre2zo di riabilitazione dei compagni, ma anche intorno alle questiont dei cittadini. ·

a d ~aarvr1r~;;1i,at~n:ed;Ì~~dt,~toi,e~a1!.r~~:;

quello della cavalleria.

E noi, da uomini cor~iosi, andiamo più innanzi ancora : rcspin~a~~~o~mtult~~

vor~is~!~~ in iu rie, it posto che occu iamo nell'estimazione pubblica ci esime anche 1a1I'C"sprimere il nostro disprezzo agli ingiu riatori, alle intimazioni ed aUe minaccie rispondiamo che don Abl:iondio è morto da un pezzo e che i bravi non ci farebbero paura, nemmeno se dal taschino dei loro calzoni spuntasse il manico d' un coltell.a.ccio.

AL SIGNOR MUSSOLINI •

Non mi ci vogliono cinque giorni per rispondere a Lei : Le ho risposto sta.mane presentando accusa per lesione d'ono re. 'fa.nto per sua norma.

suoi0 t;i~ tf;~~n~;om~l~f th:11~:~~ ti u:~:e c~!t!~ridiid~L; il suo sistema, a me sembra dei tempi barbari o, se vuole, di quelli iUuminati dal sole dell'avvenire.

le i:i.:rt:~a~~'b.:~1~ ;~njaTre~tf~~ed:VeRid~X~g~: t bia.no fortuna, né io tale uomo che per una frase teppistica perda la calma.

• Da li Tmllino, ~ . 124, 3 giugno 1909, XLIV,

'Ì" ·
:a;a::!1~nd~o!i~;:r~ jjbinerl~tl t~ftf!~~~::edJ della vita gete~o:~P~;~stf::stbo:;~:: 1:!i/v;~uz!~ii ~~~!:r::s~:~
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CITIADINA

ALLA «VOCE»•

Annunciamo ai teneri agneWni della Vou che ·il compagno Mussolini rispooderà all'articolo che lo iiguarda fra qualche giorno essendo eg]i attualmente ospite nelle I. R. Carceri.

• Da lJ Popolo, N. 2734, 23 giugno 1909, V,

LUOGO DI ESPIAZIONE•

La cloaca minima, pubblica in n erino in prima colonna alcune frasi di un discorso del comp. Mussolini, riguardo d suo desiderio di non voler spn:nre la sua « sacra tradizione di famiglia», che è quella di andare in carcere, combattendo per alti ideali.

Commentano i preti: « 08ni galantuomo stima il carcere crune il 1" 0

ii td~tt::~ : · preti immondi che passano. nella nostra rubrica dei fioii clericali cercheranno di evitare il carcere perché costoro hanno la coscienza sporca d'infamie. Ma un socialista sa che il carcere non è pei lui luogo di estazione, perché nes:ide ~i1!~ce~: ~~~;::o~~!~~to~h~~J:~~li:di~: n~~er~ !t:r

r:~~t~ dei vostri don Riva e don Felicetti, ma studia, si rinfranca, e si iiposa pet uscire domani più forte e più , violento. Tanto è vero che il comp Mussolini in questi giorni ci scrive testualmente dal carceie: « lo sto bene. Ho scritto un articolo su l'ultimo libro di Sore l, n e ho ormai finito un secondo su Augusto Platen. T radurrò una comicissima novella cli Twain, et ultra. Come vedete, la solitudine, aache forzata, è sempre f~~:t..

il compagno Mussolini diventasse.... prete .

dan~cb;t~a~~oc1r1::~1o/u':!: i~ 1~::0ili~~t:_n~:t1:d~?°0 ricordi Jei:r :a~rin~ :i:vl\!:es~rt;~~r~ ::..li\~·~e';t~:0 p~~~ r rché

• Da l1Af!11tnir1 dtl Lmiorallm, N. 2), 2, g.iusno 1909, V.

OPERA OMNIA
DI BENITO MUSSOUNI CRONACA
A . ""-· ·
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5:~ E~~"\;jl~b~~=. d~!ri~:f~t~~~::i ~:r:::;

CRONACA CITIADINA •

Colla settimana ventura verrà or$anizzata « La scuola di propa· ganda» ~vrà due corsi: nel I si spiegherà tutto quanto concerne la teoria soc1.alista, nel secondo si abitueranno gli inscritti ad esporre le

dovunque la parola 5ocialista. Dirigerà la scuola il comp. Mussolini. Come si vede è cominciato per la Lega un nuovo periodo di attività feconda. Epurata dai vecchi elementi apatici e sfiduciati, il numero dei suoi mem6ti cresce ad 0,6:ni nuova assemblea e si cementa l'wiione morale fra tutti i compagni.

• Da L'A1w1nir, J,J 1A1,o,4tor1, N. 27, 8 luglio 1909, V

CRONACA QTIADINA

ADUNANZA*

Numerosissima la riunione settimanale della Lega per la Cultura Sociale di ieri sera. Il comp. Andronazzi fece la rassegna politica, commentandone i fatti più importanti, L'assemblea accolse con gioia Ia candi· datura Todeschini nel primo colleg io di Verona, e deli~rava di inviare il seguente telegramma al circolo socialista di Verona: Socialisti Trento pronti soste:nuc battaglia, pia.udono candidatura Todcschini, bene augurando vittoria.

Il comp. Mussolini con la sua competenza invidiabile, parlò sul cristianesimo e socialismo. La sua conversazione fu una lezione profonda e splendida, ascoltata con la più relig iosa attenzione Cominciò da Co:.tantino, commentando il perché della conversione a l cristianesimo. Si dilungò a parlare e spiegare l'apostasia di Giuliano «l'apostata», ch e voleva condurre il popolo al paganesimo, spin to dagli esempi malvagi e scandalosi dei vescovi, che com_inciavano a degenerare il cristianesimo in cattolicismo. Fece poi un'interessante digressione sulla legge di ·evoluzione umana, secondo la teoria di Darwin, Si deliberò poi, visto che la V ou s'interessa delte nostre discussioni, di m andare un inv1to al partito popolare per una discussione sul tema : Patrio11ismo e CrisJianesimo.

dcli~rò51;tal'~~~a1i rnd:ru:nsc

deputati AVancini e Fittoni.

* D a 11Aw,nir• d,I /..41,o,Mor1, N . 28, 14 luglio 1909, V.

. · .,._.. APP..ENDICE ; OOCUMENTAllO 293
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~;e,~t~
~~nf:!~~:i
d~o!~~!a b:;: 1! :!u~::p;r;rt:;
p~blli~fc;;;:izfi.~~::11·i:~~s:~~o ed~

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Si deliberò il progetto della scuola dei propagandisti, presentato dalla. Direzione, le cui iscrizioni avranno luogo domenica mattina, presso il comp. Detassis, alla Camera del Lavoro.

. L 'assemblea resa a co~nizione della polemica Avvenire del Lavo,aJor, e « Società Regnicoh », v isto pure delle affermazioni socialiste di un certo Schiano, delibera di dichiarare che costui non iscritto a l p ar· tito socialista e nemmeno conosciuto, L'appellativo «socialista» non rimane che sua fan~asia, dato che il partito socialista considera la 4 So· cietà Regnicoli » m completa antitesi con i propri prindpii, e perciò deplorcvote per i comp. I'apf>artenervi.

Venerdì venturo nuova rmnione. La rassegna politica sar à. fatta dal comp. Ambrosi e il comp. Mussolini parlerà sul tema: Crùtùmesi mo e CaJtolicismo.

IL SEGRET ARIO

QUADRETTI TRENTINI •

A giorni Mussolini Benito comincerà una pubblicazione su queste colonne, d estinata a suscitare rinteresse dei nostri letlor:i. Egli t rarri. motivi di piccole Jescrizioni dalla nostra città. Dagli androni cupi e pau-

colori, o susciti gli echi delle memorie, sarà illustrata con q uello st ile prop rio del Mussolini: a rapidi tocchi precisi, che fanno balzar l'imma· gine viva davanti agli occhi.

Ogni città ha quello che i francesi chiamano roim - cioè angoli non battuti dalla folla, dimenticati dall~ gu ide. Sono le piazze d eserte, i cortili abbandonati, melanconici; i giardini silenziosi dove nell'alta notte g li usignoli cantano l'eterna canzone alle stelle; le antiche case solitarie - tristi nel loro manto grigio funereo - sono tutti i luoghi

Caitello

• Da li Popolo , N 275G, 21 luglio 1909, X.

UNA DIMOSTRAZIONE *

che 1n:~ra!;liaadj~~tr:~ri~~ ~fi p1;~t~~ia~~n~~~ilt~e~u~:t~ '. i1U:!: questratore. Dopo al comizio privato, poich~ il comizio pubblico fu

• Da L' A 11111nir, d, J Lm;,otor,, N. 30, 30 luglio 1909, V

fJ...~l-@~R-.~-44;.4 ..½k#.l.._24 { .!Zi. Lil .WtA~lffJf&_t;f4:-#,E4._.A, f;>.• t-
294
as!~d~to~h~gl~ff~P~IJ'~~~h1~11~n~~~';~ni~tàdi 0 fi~iet~zdl
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~~:~·;!t:~;àind:t:~odialb~~~~ied:i
~e:i~.a"iI' ; r~~rnQ!:;d,~,~~
.

proibito, una forte colonna di socialisti si recò in Via S. Maria Maddalena, sotto l'abitazione del dott. Tessadri. la fischiata fu sonora, da manifestazione rapida, violenta, impressionante.· Le guardie non riusci-

NELLA NOSTRA REDAZJONE •

a l~ap~!fd~;1!11~~t~ cf:Jj~1fa~ ~:; 0 r:J~~ r~~~.

cronaca e aire.sa.me del movimento operaio locale ed internazionale, farà. la critica storica e letteraria e darà ai nostri lettori notizia di tutte le manifestazioni geniali del pemiero contemporaneo. Non riteniamo sia necessaria una lunga presentazione.

Egli è noto a i nost ri lettori, come scrittore agile, incisivo, come polemista vigoroso, come uomo di un sol pezzo, ch e nell'opera giornalistica sa portare tutta l'esuberanza del sentimento, tutta la fierezza del carattere romagnolo temperato da una cultura multiforme e moderna.

sua ~:be~i~!e:;et~ ij1;~ti~eent~~~i

pagni e dei nostri lettori tutti, anche di -quelli che non condividono appieno le sue idee, ma sanno apprezzare la franchezza e la lealtà con cu, egli le sostiene.

LA DIREZIONE

• Da 11 Popola, N 2776, 2 •sosto 1909, X.

SOCIALISTl CONDANNATI*

Martedl venivano condannati in St'de di polizia ciascuno a 30 cor. di :il~~~:i~~~;!r: ~!~f:~i /~~;~~e~:~it~~;!;li~?utato

La condanna sta in relazione con le grida lanciate da quaranta socialisti davanti alla casa del viceprocuratore di stato Tessadri. Un altro compagno camerale, Angelo Pedcini, s'ebbe una multa di cor. 2, rispettivamente due giorni d'arresto ( +).

• Da LA Squill•, N. 31, 5 agosto 1909, XIV.

APPENDlCE; DOCUMENTARIO
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Augu-

ANCORA SETTE GIORNI •

reda=~t0ca~::Sd~ffaot~,~~àf:5;~ered~e} 0

tario socialista ecc. ecc., il N. 17'1 dei sorvegliati speciali dalla ??~zia internazionale, colui c:he conta tra i suoi antenati illustri ospiti di ignobili prigioni, ricevette venerdl un'altra condanna, la. quarta, se non erriamo, nel breve tempo che abbiamo l'onore di ospitarlo nella nostra città.

E per qua1e motivo fu giudicato degno il signor Mussolini di onorare colla sua presenza ~ er sette giorni ancora le imperialtegie prigionì

maso Barra di Jonsbruck, per aver commesso un'azione insomma, per la quale non si richiedono né i titoli né le qualifiche, né la scien~a

• Da Lo Spi/111, N. H, 19 agosto 1909, XlV.

L'INCARCERAZIONE MUSSOLINI •

M ercoledl sera il nostro redattore capo Mussolini, è entrato alle prigioni del tribunale per scontarvi la pena di 7 ftmj d 'arresto, 1ipor-

0nt~~ di condanna veone firmata dal ~ssoUni domenica mattina alle nove. Luned1 c'era già l'intimazione di presentarsi alle carceri. Di solito si concedono a lutti otto giorni di tempo ; al Mussolini 24 o re. L'amico nostro che dove va in questi ~iorni compiere un suo lavoro scritto, chiese

Jtn~u~~ens~~~~rdi~~~i;· fli q~::;:a

p1emura d ei gìudici, sono semplici. Si avvicinano giorni di festa e si vuole che Mussolini stia al fresco. Circola poi in città una voce ancora più grave. Sarebbe s;ià pronto il decreto di sfratto all'uscita di Mussolini dalle carceri. Noi speriamo che la polizia non si renderà complice di un atto di reazione cosl ingiustificato. Intanto queste voci e l'arresto di Musso. lini h anno già prodotto un po· d'agitazione nella classe operaia che Tigila e non lascerà passare senza una generale protesta qualunque attentato liberticida delle superiori Autorità.

OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI
~:f:f:~~m~:::a,~teta,
~~r!r~;JnJtl~r~d!gl~~pe;:~i. P: :f:si~~~;:~ t sa~:;:~! D/T~:
né !}a~ct!!~~:: :;~t~tt~a~~~~!~:lt~:~e:r(t)~mente un po' di
~~~o!'~o~a:1ti
t:'~~
umiil~!~;!e
:::si~. 5~aqud:t1ai:t:i~. Pè1te~pie;~:::,:
· • Da U Pr>po/q,
;~;~i~st
N. 2787, 26 asosto 1909, X.

COSE DEL GIORNO

TUTTI I GUSTI SONO GUSTI •

Ricordate Mussolini?

e l'ineffabile professore socialista, il redattore capo del Popolo, il segretario della Camera del Lnoro, il direttore del giornale camerista, il N. 1751 ~i sorvegliati speciali dalla polizia internazionale, il cava-

prigioni austriache.

piccola. Il g iudice, considerato che il bravo socialista fa l'occhiol ino al caccere, lo condannò la scorsa settimana a 7 giorni.

Mussolini però non si accontentò e ri peté che anche 7 giorni di carcere erano troppo pochi. ~~c~levdr:~~n~:es:i\~~aìf

un altro processo i giudici te lo condannano a 100 corone di multa.

T utti i gusti son gusti.

C'è chi cerca di evitare p iù che può il carcere, perché lo tiene disonorante, e questi sono la maggioranza, e c'è chi, come il socialista Mussolin~ si lagna ogniqualvolta viene condannato che il carcere è trop po pocÒe bravo uomo il signor Mussolini!

• Da I.A Squill~, N. 3', 2 settembre 1909, XIV.

LA RUSSIA A TRENTO •

A Trento imperversa una violenta reazione Due settimane fa alla Banca Cooperativa venne, in pieno mezzogiorno, commesso un furto di 300 mila corone. Si incarcerarono rarecchi impiegati d eUa Banca, ma fino ad ora n essuna traccia sicura de ladro o dei ladri, Nella perquisizione subita da uo impiegato, si trovarono dei documenti e delle lettere inerenti al movimento irredentista. D a 9uel mo• mento · l 'autorità, credendo da gucste risultanze di aver trovato chissà. ~al chia.ve ~litica., si dette al febbrile lavoro. Quindi arresti su tutta la linea, perquisizioni ovunque. I giornali govemativi, ed anche qualche

• Da l.'b11,nir1 J,J ' Ul11ortdtm, N , 37, 17 settembre 1909, V.

APPENDICE: DOCUMENTARIO
~f!m~:azaam~h~i ~~~i!!~a!ef:,~~tt~n I' ~,fi::s:;~:~e~J~• i~:
me!vd~t i;!J:ee t deÌf.~;:;;i;eCJ~f~'::~l~r~ ~~rbi,~~!a~~n:!J;~
fl~::rni

298 OPERA OMNIA DI BENlTO MUSSOLINI

giornale bottegaio, magari , e dicente liberale, si diedero a tutt'uomo a gonJiar J'affare che presentava buona vendita. . .

t la solita montah1ra dei processi p ol itici. Quello di Zagabria insegni!

L" ARRESTO DEL COMP MUSSOLIN I

Poi venne l'arresto del nostrò caris.simo compagn o Mussolini. Venerdl un nugolo di poliz:iotti entravano alla Camera del Lavoro, e compivano alla presenza del Mussolini e del comp. Fr isa.neo un m inuziosO sequestro ·Tutte Je carte, le lettere, i libri J>Crsonali d i M usso-

p~~tm~;1~:;i J!f~ / egistri, della commissione l e guardie a operazione compiuta, invitarono il Mussolini di passare in Po lizia per firmare il verbale. In Polizia invece trovò il « mandat o d 'arresto ~> senza n essun a motivazione.

Passato ag li arrest i, altri poliziotti si po rtarono a perquisire la sua ab it azione , face nd o strage di t utto, non r ispett:i.ndo n ulla T utto fu m esso in un g ~rlo, com e immondizie 11 nost ro compag no aveva p r oprio in ~~:!ir!.'~r:h~ r:~:!0ruLl~e 1 ~: ~t:~t~c;t~;t~h:

persino le carte J a mu sica. Nella stan za del Mussolini non rimasero che 1 vest iti, 1'01ologio e il v iolino.

Eseguend o la perquisizione una guardia si permise, vilmente, data. la assenza del Mussolini, di scagliare al suo indirizzo delle volg ari offese.

"E il colmo dei colmi. Che le guardie compiano il loro servizio va bene, ma che si offenda chi non è presente, è u n sistema malvagio che noi Ea0 ~ e:" ~!:~.

ammanettato come un vo lgare malfattore venne tradotto alle carceri di Roveteta.

L'IMPRESSION E IN CITTÀ

La notizia dell'arresto si sparse fulminea. Numerosi accorsero ai nostri uffici pe r chiedere spiega:uon i. Nulla potevamo spiegare perché tutto è

, mistero.

La sera stessa una folla com patta di operai accorse alla Camera del Lavoro, per r rcndcre i p rimi accordi sul da fa rsi

Era unan ime il sentimento di sim patia col M ussolini, che la classe operaia ama e st ima, ved endo n ella sua persona il maestro che insegna, scuote e risveg lia ad alte lotte e ad alte idealità il proletariato

N el. frattempo il comp. on Avancini spediva un energ ico t eleg ram-

domani può av ere serie conseg uenze.

LA RIUNIONE PRIVATA DI SABAT O

Sabato sera alla Camera del Lavoro si raccolsero più di 300 operai organ izzati, ad a duna nza privata, p er discutere sull ar1esto M ussolin i e su l'arbitrio della polizia n el sequestrare cose riguardanti il Partito.

p..;;cx;s;4.w;;uw24 a; z,a.;:J;;A; ;1.;;1
!~:~!tr::n; d:~;er;;~i.
S~~~:tr!!~~
etf~ig!tla~
1~ ~~if:r
ignoto
:~e ~:ri~\:~cft1~~:~!:n!:
~d°u~o ~~F! dt~~~m~:;
1:1~~::~\~~

Fece reluione degli avvenimenti il comp. Battisti con un discorso rapido, conciso, impressionante. La discussione svoltasi fu animatissima; una numerosa corcente sosteneva la necessità di una dimostra.zione, a costo di qualunque sacrificio.

LO SFRA'ITO DEL COMPAGNO MUSSOLINI

ALTRI MISTERI DI POLIZIA•

Abbiamo da Rovereto:

Appena iersera il compagno Piscel, difensore del nostro Mussolini, ~!:foer:fr:tt;r~~i~: r;i~~i~us~~ia~r giorni era stato intimato al suo nea S~

iersera, cioè do po trascorso il term ine del ricorso e solo dietro viva insistenza dell'llvvocato.

Il ricorso fu presentato a verbale dal giudice ist ruttore dal campa· gno Mussolini, ed ora pende ad Innsbruck. Mals:rado il ritardo F.r causa esclusiva del mistero col quale, per evidenti ra~ioni, la pohzia

• Da Il Popolo, N. 266), 17 setttmbu 1909, X,

DOPO LO SFRATTO MUSSOLINI

LA PROTESTA DELL'ON. AYANCINI AL MINISTRO DELL'INTERNO •

li comp. on. Avancini ha diretto a S. E. il Mìnistco dell'interno il seguente telegramma di protesta :

Eccellenu baron Haerdtl

Ministro Interno Vienna

Reitero energicamente rimostranze 10 corrente, lcue.odosi senza evidente nectssili sistema repressivo.

Ptlfti(olarmenk rilevo cuo Mwsoliru, segretario del segret~iato trentino

• Da 11 Popolo, N. 2666, 18 settembre 1909, X.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 299
i~:e~s~,rc;~~~it~f~~~ta;~~i:nkrir!1 :v'!,!:~t~t~:~
-=i~~e,it:k~~~~aq;a':tvr:in;u;;r° ef:d:;~~::s~!0 p::s~:~a~:. energica

del lavoto, otto giomi fa arrestato e trasportato a Rovereto, con granik apparato di forza, malgrado incolpnione sia affatto dipendente dagli altri Jocali avvenimenti. Rfaultanze processo sono a.swlutorie, ciononostante fu trattenuto urttto, avendogli nel frattempo commissariato polizia Trento intimato in carcere lo sfratto, ordinando tribunale DOP permettere Mussolini darne comunicnione suo difensore.

Presentato ricorso Luogotenenza Innsbruck, prego Eccellenza di~porre almeno so!pensiva ed immediata scarcerazione, sino a che il ministero avri estminati atti, altrimenti inevitabile ewiperazione classe lavoratrice

Anche tutta cittadinanza reclama energiche istruzioni alla poliz.ia di usare maggior tattu e stretta csservanza guarentigie costituzionali.

LE DELIBERAZIONI DELLA CLASSE OPER;\IA •

Ieri sera ebbe luogo alla Camera del Lavoro (per norma dell' i . r. polizia a par. 2) u n'imponente assemblea d ella classe operaia.

Ambrosi, Detassis, Avancini e Battisti riferirono sugli ultimi avvenimenti con speciale riguardo allo sfratto di Mussolini e dopo animata e vivace discussione cui parteciparono numerosi opeui fu a maggiorania. di voti accolto il seguente ordine del giorno :

41 Gli operai organizzati, riuniti alla Camera del Lavoro pet deliberare sull'atteggiamento di frontt alla reazione govern,tiva e in merito allo sfratto dd corop. Mussolini, deliberano in via di massima lo sciopero generale, quale unica protesta che dimostri a coloro che colpendo le persone credono di colpire il pu· tito, che quc.sto crede di non sottostare a nasuna prepotmu.. Danno mandato alle organiunioni operaie e politiche perché si incarichino della direttiva e dell' eventuale dimostruione. Mandano un saluto di entusiastica solidarietà 11 comp, Mus$0li ni augurando che la voluntà proletaria possa fu recedere da una violenza vergognosa del!'Autorità »

Per prendere ulteriori accordi inerent i ali'ordine del giorno sono con v~ate _pe~ stasse~a alla Camera del lavoro tutte le direzioni delle organazaz:1on1 operaie.

• Da 11 Popolo, N. 2666, 18 settembre 1909, X.

300 OP1!RA
OMNIA Dl BENITO MUSSOLINI

Bienerth a protestare contro la reazione imperante a Trento e contro lo sfratto inflitto al comp. Mussolini.

D a Trento sono stati inv iati ieri sen all'unione parlamentare socialista ulteriori dettagliate notizie sulla situazione.

• Da li Popolo, N. 2666, 18 settembre 1909, X.

LA GRANDE ADUNANZA OPERAIA DI IERI

SI DECIDE PRIMA E SI SOSPENDE POI

LO SOOPERO GENERALE

LO SFRATIO DI MUSSOLINI SOSPESO•

C'era od,or di battaglia ieri mattina alla Camera del Lavoro e nei grullA/~W:.~tl

della Camera del Lavoro erano pieni, zeppi di gente ansiosa di avere notizie precise sulla grave situazione presente e di prendere gli opportuni accordi pc1 l' eventualità dello sciopero generale.

Il compagno Detassis è acclacnato presidente dell'imponente assemblea.

nio! 8~'d~ll'a~~fo:8ch:~rt:t!i~i!

ingiustificata, che esaspera gli animi.

- Se noi - ·dice - c1 difenderemo co n mezzi energici, la responsabilità non è nostra, ma dell'autorità che ci spinsero agli estremi.

· Queste parole sono accolte da vive acclamazioni allo sciopero ge- · n erale.

Ambrosi, a nome della commission e, fa una diligente rdazione dei fatti, e d ella deliberuione di vencrd) sera.. Comunica pure l'esito della riunione delle varie direzioni. Salvo i tipografi., che dovnnno indire una loro r iunione generale, tutti furono d 'accordo sullo scio.Pero generale.

Ora necessario attendere .l'esito çlelle pratiche, iniziate dal comp. Avancini, unitamente ai compagni Fittoni e Adler

• Da Il Pc,poJo, N, 2667, 20 kttcmbre 1909, X,

;~~:toma~t~~lisà:1 ::~:~~· d~lJ~i:~::~
L' INTERVENTO DEI SOCIALISTI PRESSO IL MINISTERO* Ad!~~ :e~~:nt~:~:!ra~~o
:!:fu:;i t~~kt~ìt:~dij~ilioll~i,e
i;n5d~~~n~:1~~/?n~fit!~/;!~azi~i:~
_, '

lioi teme L'in~egno, l'energia e la fierezza.

T ermina invitando, non all'entusiasmo rettorico, ma alla serietà, alla volontà, che non sopporta sopraffazioni di sorta.

Ha quindi la parola il dep. Avandni. L'on. A vancioi, dopo aver dimostrato come si viva da qualche settimana sotto l'incubo della reair~:isl~r~~voro compiuto dal grup: parlamentare socialista

L 'arresto e lo sfratto di Mussolini spinsero il partito ad iniziare una agitazione energica, poiché colpiti direttamente, ma noi sentiamo il dovere anche di protesta re cont ro altr i arresti, finché neUa citti non ritorni la ab ituale tranquillità d'o.nimo, in seno a tutte le fam iglie. La n ostra protesta deve essere generale.

d1s~~~~ti~~:l ~aoJ~a~~is~f1~~er~. !:~~i=~~o un memoriale

Termina, applaudito, d icendosi lieto di constata.re come l a classe lavoratrice comprendendo la propria for2a e volontà, abbia iniziata in un modo energ ico l'agitazione. Ch iusa la discussione, viene eosto ai voti il seguente ordine del g iorno, approvato per acdamaz1one ad unanimità:

« La eluse lavoratrice, riunita in adunanza do~ica 14 settembre per deliberare sulla protesta. contro l'imperversante reazione;

Il'. preso atto de ll'azione esplicata dal Jep .hvancini coadiuvato dall'unione pufameotare socialista,

« riafferma la propria deliberazione di dare visibile e sensibile segno dell°in dignazione dei lavoratori mediante lo sciopero generale, qualora entro brevissimo termine, le pratiche del deputato di Trento non avesstro esito soddisfacente, non solo riguardo al Mussolini, ma anche in confronto a tutta la cit· t1din11U1 ».

Votato l'ordin e del g iorno il comp. Avancini domanda la parola per dare all'assemblea una notizia. 11 pubblico da segni di attenzione, -Avete visto, poco fa. - dice l'oratore - che fui chiamato in polizia. JI commissario mi comunicò che io 1f,auo M,molini ,;1111me J01peso.

L'assemblea insorge entusiasticamente applaudendo, inneggiando all'un ione pi1.riamentare socialista, al comp.' Avancini. La dimostruione, espriment'e )' int ima gioia nell'apprendere fa notizia, dura parecchi minuti. Prendono la pa~ola, entusiasticamente ap.Plauditi, motivando le cagioni della sospensione, che significa vittoria deUa volontà collettiva, Ambrosi, Avancini, D etassis.

Viene poi votato quest'altro ordine del giorno :

« L'adunanza, informata della sospensione dello sftatto Mussolini, deciso minist erialmcnte, dopo the la Luogotenenu aveva «spinto il ritono, « informata anche che il minis tero dell'interno promise sollecito esame di molti altd fatti pendenti, cspolti od memoriale ,pedito dal locale p a:tito 10Cialista,

r7$1 ,J. li9Lli ck\ ,;t.t&ù IJ&QZQJ$@,AfS#[!Mli#, . Q : 302 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOUNI ! la
v!f~~~ t;!~iv;0di ~~tl,h!e!u~::a~el~1 i:.~?a,~:so!~t Mu~~o~
sugf~;;:tf

« dichiara CfiUta l'impellente n«essità. dello sciopero genettle, riconfu. mando la propria solida.rieti: cogli altri colpiti dalla reazione, « 11.ffida 11.l comp. Avaru:ini la minio ~ di continllllte eneigicamente 5c pratiche a sollievo dei medesimi e per ridare alla cittadinanza le guarentigie costituzionali».

s~!)~r~~~en!otor,c d::~/hc31;u~~dd~~!ndi~o}~~~o

pronto a riprenderle domani, se nuove prepatenze, se nuovi arbitrii Oovessero venire iniziati contro il nostro partito.

La massa, inneggiando al socialismo, sfolla dalla Camera del Lavoro, cantando rinno dei lavoratori e la Marsigliese.

IMPRESSIONE DELLA SOSPENSIVA

In un baleno in città, terminata l'ad unanza alla Camera del Lavoro, si sparse la no~izia della sospensiva dello sfratto Mussolini. Da tutti fu

9:~:tat~ff~~:~~~~n~h1v:icfutta è venuta, ru per ropera commenta vivacemente come la sospensiva dello sfratto sia venuta precisamente dopo che la Luogotenenza aveva respinto il ricorso Mussolini.

Queste le prime impressioni che raccogliamo nella strada, uscendo dall'adunanza alla Camera del Lavoro.

ROVERETO E DINTORNI

IL PROCESSO MUSSOLINI

I~ dibattimento contro il compagno M ussolini venne fissato per domattina venerdl alle ore 9 L'accusa è J:',t seduzione a commettere reato biafu:·a!:e~~t- J:ìk ; r; i!!fi;nJai ic~~{ipato :oiu::~~~t altri earagrafi che proibiscono tassativamente il f:: q uesto prima. del d ibattlmento

cusa1;1 ';~~;,:~~iret~!fini~a~il:deia~re~m~~ra~i.; ~!~o~;!r!~f:r~tJ!0 !e~t~s~i!rd~lk Af:fl: stesso giornale.

IL procuratore di stato credette di dover mantenere fermo ra.cresto anche dopo l'atto d'accusa, asserendo esservi pericolo di collusione e di fuga. La difesa d'accordo con l'accusato ha rinunciato a ricorrere

• Da Il Popolo, N. 2810, n settembre 1909, X.

APPENDICE; DOCUMENTAlllO lOl
l!: ~:;
:r:~ 'cfe~
.
20.•. Il

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

contro questa misura prima del dibattimento allo scopo di non prolungare la procedura. .

Le carte sequestrate a Mussolini nelle perquisizioni al suo domicilio

renti alla Camera del lavoro, che la polizia as portò ncll'eserci2io del suo incarico di sequestrare il materiale sospetto attinente al processo.

L'aspotta2ione fu fatta senza il prescritto elenco e senza la p rescritta slgillazione giudiziaria, riponendo tutto in un grande sacco del peso da SO a 60 chili, che fu poi consegnato al tribunale.

IL PROCESSO :MUSSOLINI •

Iermattina, malgrado fosse già corsa la voce che la Procura di Stato avrebbe chiesto ed oftenuto l'esclusione della pubblicità, un grande nu-

dinarie 11'1:isure pre~ per un caso che di solito è riguardato come un comune processo dì stampa.

nun~fPc~: ~n~~~}r: c~e5f~~1~t~nc~~5~it~~A~~!~tt~;1!~~~: sione della pubblicità per viste d'ordine pubblico, laveru:Iosi dar lettura di stampati sequestrati ed essendovi motivo a temere dimostrazioni nella sala.

Il difensore dott. Piscel si oppone a questa misura. Afferma ch e se vi è un caso in cui ancor più che n ell'interesse dell'accusato, stia nell' inted~iediba!fr::; ~tid:~:

Costituzione, è certo questo.

mistero ha circondato finora quest'affare, è nccessario che davanti al pubblico sia fatta completa luce. I casi eccezionalissimi contemplati dalla legge per escludere la pubblicità non si verificano per l'attuale dibattimento; tutt'al più potrebbe essere

sono vana pau ra del P. M .

La Corte si ritira; dopo lunP. deliberazione rientra p ronunciando il

scindere nel

La difesa nomina a suoi fiduciari un compagno dì Trento, uno di Rovereto ed il cronista del MeJJagKero. La Procura vonebbe nominare a suoi 6duciari i due corrispondenti della Voce e un altro signore. Il Tribunale non trova a far luogo quest'ultima domanda, non contemplata dalla legge, ritenendo che la Procura ha abbastanza 6duciari in tutti i suoi impieg ati.

Cosl comincia a eorte chiuse il processo di cui diremo solamente queJlo che potremo due, sen:za cadere sotto le cesoie della censura..

• Da Il l'r:,polo, N. 2812, 2) aettffllhte 1909, X.

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~~ot~~n?~ir~ c!e]a,1~:~:di f:~~od{~;!~~~acd~fe'~~ri!·=:s~d~~
:::: ad~i;;:at~~t~i~!~~ii~!si'i~~r!~!:;:n~~~ ti !r!:ir~a~ ,r;tr~:;:
fii:~~ide t J!:Ft;t~:Cnd1~~J;irrle~~ tb~;~b~;:~
Troppo
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ar~!:~~~io~i;r;n;~o~101~1;ra~~:r~r;; ili:~H~~
;~~~!:°i ~~ro~rt ~ì ~ibJ~~:!tb~i~es~f~i:r:~r;t%\\~o~i

tato d'indurre il medesimo ad associarsi a violenze contro il vice-procuratore Tessadri, esaltando un attacco mosso contro quest'ultimo in un articolo sequestrato dell'Avvenire del Ldt1or11tore, firmato da 10 sqcialisti. Con ciò, secondo l'accusa, il Mussolini si sarebbe reso reo del delitto contemplato nel par. 305. Coll'allegare a questa lettera un numero del1' A11ve1tire sequestrato avrebbe commesso il delitto di diffusione di stampati sequestrati.

Per dimostrare quell'elemento della pubblicità e diffusione che è necessario per ritenere la sussistenza di a mbedue i suddetti reati, la Prooma. di Stato cerca di sostenere la tesi che dirigere una lettera ad un direttore di giornale è come dirigerla a molte persone.

li comp. Mussolini dichiara che con la sua lettera allo Scotoni intendeva chiedere ~emplicemente la cortc~ia di un accenno di cron~u sul sequestro subito e mai pens~ di s pingere Jo Scotoni a violenl!e. N é ~:ee

adt;~~r;a~tiio~rt1to (.1Jl lo Scotoni appartiene peccM CO·

Mario Scotoni dichiara che non diede nessun peso alla letteta di ra~~:/~i~i~:!

redazione _;_ deeongono di non aver

Gli altri due testi citati - che hanno mansioni secondarie

la l ettera e - in risposta ad insistente Comanda del Procuratore di Stato - dìchiarano che non e;~nc~fu:;r~~oui c'::sse~\0 at~f.

L'avvocato Piscel i,nizia la sua difesa negando gli estremi della .sedu-

~~!~ t~s:e!~0~fafc,r'f,i~~\~oc:~~~=

è mancata la pubblicità e ciuindi . la qualifica per delitto.

Il rocuratore di stato Angelini sostiene invece esistete il deÌitto!t_er• ~~a~~n~;~t:;:n~0 Ìe~~~rtt=r~h:;d~::0

Alle 11,15 la Corte si ritirò e rientrò alle 11,4:'i per pronun<iare

azioni da: lui commesse, gli estremì di reato di cui era imputato.

Pronunciata la sentenza il P. M . insinuò ciuerela di nullità, ed in seguito a ciò Mussolini venne mantenuto in arresto.

Ancora. in giornata però l'avvocato P isce! presentò domanda di scarccu.ziooe,

LA MANO NERA*

Ieri a Rovereto, la Giustizia ha fatto .... ~usti%ia. Il no5tro redattore· capo è stato pienamente assolto e con motivazioni che onorano - di·

• Da Il Pr;pofo, N ZSlZ, z, scttcmbn- 1909, X.

APPI!NDICB: una
~r:'s!o~il\~!tt~:;d~fi~~J,:iJJ~::t~;
8lef:e~e,l~~~~. ~;ri~s:·
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?~~ag~~1t~f&1~.sir~ì~:;etav;i1~:~e~t~:t J~e .t::ad~1
1~~~:~o: q uesta interessa me.. Esclude di
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ciamolo fnncamente uo.a. volta tanto - la cotte rovcretam.. Però, malgrado l'assoluzione, Mussolini. è ancora al sicuro. L'arresto è mantenuto. Perché? Noi saremo dei miopi profani, ma Ja...cosa ci sembn alquanto

dei testi e con quello di fuga. A processo finito, a testi esaminati - e i due nuovi testi introdotti sono stati semplicemente schiaccianti per l'accusa - il pericolo di collusione non esiste più. Quello di fuga ancor meno. Mussolini non ha n essun interesse di fuggire dopo la sospensione dello sfratto e l'assoluzione di ieri.

La faccenda ha del mistero. Ormai si pongon molti la doma.oda : c'è qualcuno che agisce nell'ombra, c'è la mano nera di qualche succursale di polizia a T rento e ad Innsbruck che vuole a qual~ue costo tenere in

fuc~!~e! ':1l;'l~c ?ostro?

E la procura di stato oh isce, a malinruore

Intanto, aspetteremo.... ma non molto. Sappiano però i compagni che se «la mano nera » vuole, Mussolini potrebbe restar dentro non per alcuoe settimane, ma per parecchi mesi.

In quest'ora di assurdi e d ' inquisizione, noi gettiamo ancora q,na. volta il nostro g rido d'allarme aJ compagni.

Alle Autorità diciamo: « Non esasperate più oltre le masse!».

UN' IMPONENTE ASSEMBLEA ALLA CAMERA DEL LAVORO DI TRENTO•

L'annuncio dell'esito del ptocesso Mussolini e del mantenuto arresto fecero sì che iersera alla Camera del Lavoro si raccogliesse u n' enorme folla di operai.

·

Aperta la seduta da D etassis, che invitò i presenti a discutere sul

col quale aveva avuto un colloquio.

Discus.se a lungo sull'opportunità dello sciopero generale, dimostrandosi ottimista sull'esito delle pratiche fa tte per la scarcerazione di Mus· solin i. Con cluse rresentando un ordine del giorno.

A lui segul i derutato

che

l'assemblea d~

quio da lui avuto co Procuratore di Stato Tranquillini.

Questi riconobbe di trovarsi in imbara.z20 percM dopo aver pro-messo la settimana scorsa delle imminenti scarcerazioni, non riusci in• vece a far nulla. Egli attribuì il ritardo a.Il'autorità di lnnsbruck e di~ chiarò al comp. Avancini che ad o~ modo per domenica si sarebbero

Il Dr. Battisti propone alcune modiEca.tioni e~ aggiunte all'ordine

• Da Il Popolo, N. 2812, 2, settembre 1909, X,

3()6
OPEP.A OMNIA DI BliNITO MUSSOLINI
amip:~!del 0;r:~~tr~,~~: f~s~~~i:~lc~i'~r= d1 :)J:Jnc -
t/Pi~:r
~~~o~~:iJ1~:s~~I~~~\:~~~ld~p~:~.1aJ~:tnl~
ch!f~t:e
Avandni
informò
collo-
pr~a:~isà:;;iA~!°Jt!r;.~;i ;;::?: af~b:::Ute:Sli!'kiargoni, ecc.

!~~i:t J:1'~~:~rcz~~:r!:risti si

sentono le dichiarazioni degli

La discuSsione si fa. viva ed animata, poiché si entra anche in vari particolari sull'effettuazione dello sciopero e si conchiude con l'accetta• zione ad 1manim;1à del seguente ordine del

« La dusc operaia di Trento,

giorno :

« preso atto delle d.icbiaruioni oggi fatte al deputato Augusto Avaa.c,ini, dalla Procura di Stato, la qu&l.c s'i impegnata a prendere in brevissimo trmpo decisioni sulla sorte degli arrestati per ragioni politiche,

« ptc$0 atto dell'esito avuto fin d 'ora dalla procedura giudiziaria contro il comp. Beaito Mussolini,

t1 esprime la sua meraviglia e il suo sdeg.ao per la non avvenuta scarcerazione,

t1 e nella fiducia chc questa avveng.t. fra breve in seguito a.lk pratiche legali avviate,

• e che le lungaggini burocratiche in confronto di tutti gli urestati politici abbiano, secondo le promesse avute, • cesso.te,

• dcdde, nell'allesa, di sospendcr l'applicazione delle deliberate misure,

« mentre nel tempo s tesso rinnova l'incarico al comitato 11. ciò nominato di prepuuc e proclamare immediatAmCotc lo sciopero generale quimdo eno, di froote a.I prolungarsi dell'attua le indirizzo rcaz.ionario di governo, sia richic:slo pci- la suprema difesa del diritto e della libertà t.

L'assemblea rimane riunita per prendere decisioni in merito a 9uello che faranno oggi e domani le smaole rappresentanze operaie e infine vota un ordine- del giorno con cui s1 impeina di aiutare ed esser solidale con ogni mezzo possibile con tutti quegli operai che dovessero soffrire per i!:"0 f~..ro~:ec:t:!t~ a~o s~~°!ae;r conoscere i deliben.ti dell'assemblea.

L'adunanza si sciolse senza. incidenti, al canto ·dell'Inno dei Lavoratori. UNA NUOVA PROTESTA DELL'ON. AVANCTNI•

zion~~~/1pdr::::e ~~:~~nil~ir;t!toi~t::is~u: :eJi7ti dicas~ esercitano sull'andamento dei processi politici.

• Da 1J Popolo, N. 2812, 25 sctt~re 1909, X.

,, .,· APPENOICJI: DOCUMENTAI.IO 307

L'ODISSEA DEL NOSTRO REDATTORE CAPO BENITO MUSSOLINI•

UN PIGNORAMENTO

Ieri l'autorità. giudiziaria si recava nella dimora di Mussolini per pignorare le co5e sue.

Il Mussolini, come i lettori ricorderanno, fu condannato or non molto a Cor. 100 di multa per contravvenzione d i stampa.

Ora gli fu intimato di pagare ed egli rispose : Lasciatemi uscire dal r~r~z~c:r.~~~ ~t~d1°~~1:~ i~~r:i::~a s~~~r. :d:~a~~o i~ ;:c~a~ mento deUc cose sue.

li pignoramento dette un esito molto negativo

LO SCIOPERO DELLA FAME

Intanto Mussolini, al mezzogiorno di sabato iniziò lo sciopero della fame, rifiutandosi di mangiare finché non lo avessero liberato dal carcere,

LA MUI.TA PAGATA

Un telegramma da Rovereto avvertiva ieri sera che, essendo stato infruttuoso il pignoramento, si aveva intimato a Mussolini di scontare le 100 Cor. con dieci a.iorni di carcere. Saputosi ciò il Segtctariato del Lavoro versava immediatamente alla cassa del Tribunale di Trento le Cor. 100, più Cor. 4 per le spese del pegno.

MUSSOLINI SFRATTATO

tene~:rjit :;::,j~r!s~i::t~eù;e~t~~i a~s~ri:3i~. c:;::1e~resitr!01ca~ tava a Trento fulminea la notizia che il Mussolìni era stato condotto iniprovvisamente al confine.

Si credeva dall'autorità di Rovereto che la cosa passasse inosservata Ma molti socialisti stazionavano presso le cuceri, videro verso .le ore due wcire il Mussolini accompagnato dalla benemerita e ~alice in una vettura. Amici e compagni gli corsero da presso e poterono parlargli e salutulo.

La carrozza filò poi verso Mori.

• Da li pqpol<,, N. 2813, 27 settembre 1909, X,

r .. I'.. ' OPl!R.A OMNlA DI BENITO MUSSOLINI

Da Mori il Mussolini fu condotto in treno ad Ala e da Ala egli partiva alla volta di Verona-Milano col diretto delle 18,40. no~izie giunte a Trento e comuniate agli oixrai che affollarono t1;1tto il giorno la Camera del Lavoro, destarono la più grande impres• :uone.

LA PROQAMAZIONE DELLO SCIOPERO GENERALE•

La .Proclamazione dello sciopero generale avvenne ièri mattina alle 11, davanti ad una imponentissima assemblea alla Camera del Lavoro.

Presenziavano alla seduta· due compagni di Rovereto, mandati a por· tare la completa adesione di Rovereto proleta ria a.i deliberati dei compagni di Trento.

che ~rc:i\a i:a c~l~~~iodaav~~a~.a~~,~~ i:i~~:~r:erts:t/:d:~ tutte le not izie 6no allora note sul caso Mussolini.

Le dichiarazioni su l prolungamento dell'arresto ai molti cittadini che si trovano nelle ca rceri di Trento come la storia dolorosa d elle vicende fatte subire al Mussolini sollevarono nelJ'asscmblca il più vivo risentimento, del quale sì fecero eortavoce nwnerosi operai.

Quindi fra grandi acdamaziom, a voti unanimi, si deliberava, come atto ai protesta, lo sciopero generale per lunedl mattina.

COME SI EFFETIUERA LO SCIOPERO

Il nostro giornale v2. oggi in m2.cchina alle4 di mattina, perché alle ore 6 non ci sarà più fo rza elett rica.

Lo sciopero avd. un'estensione assai grande. Stanotte non s'è confezionato pane. S'è solo fatta ecce2 ione pel pane necessario all'ospedale.

J gassisti e gli elettricisti delle due centrali hanno sospeso il lavoro Murator.i, fabbri, falegnami, calzolai, scalpellini scioperano tutti Kn:ta eccei:ione.

~~!t{1r~~~~fizi!n:r!~r:~:!~trà~fiar~it~ ~~!n~i1~vha~e~ chiudere i loro spacci. Solo si lasceranno aperte le farmacie .

t!=t:sate~~~tif;~~t=3P~~ot!a1n~~~t;i~ :'t~t::· in formato ridotto.

. Il p~rti~o soc_ialista ha eletto ~n gran~e OWJ?,Cro_ di. uomini d:ordine, incaricati dt fa.r m modo che 11. dunostrazlOne sia di$nttosa e seria e che tra le file di coloro che scioperano per un'idealità civile, non s'infiltrino elementi torbidi.

• Da Il Popolo, N 280, 27 settembre 1909, X.

APPENDICE: DOCUMENJ'ARIO 309

~10 OP.EllA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

ROVERETO ADERISCE ALLO SCIOPERO

A Rovereto ieri molti operai rimasero in permanenza alla Camera del Lavoro.

Appena s'ebbe a Trento l'annunzio dello sciopero generale si sono prese le deliberazioni per proclamarlo subito anche a Rovereto

Le ultime notizie ci fanno sapere che i fornai non hanno confezionato il pane per Rovereto, ma solo quello per alruni paesi limitrofi.

ANCHE A MERANO

Da Merano ci giunge notizia che gli operai italiani , coll residenti, intendono pur essi proclamare lo sciopero generale.

MANIFESTO CHE PROCLAMA LO SCIOPERO GENERALE PER L'AVVENUTO SFRATTO DI BENITO MUSSOLINI*

Ciltadini!

Da troppo tempo e troppo aspramente la nostra citti sottoposta a un regime di reazione, perché non debba al.6.ne elevarsi una fiera voce di protesta.

Tutta la cittadinanza è stata duramente colpita da perquisizioni ed arresti J>?liticì, in odiosa forma ed anormalmente prolungati, malgrado 1a tenuità delle accuse e l e promesse di scarcerazione.

Il proletariato è stato vivamente offeso colla perquisizione neHa sede delle sue società e con eccezionali provvedimenti di rigore contro il suo segretario Benito Mussolini, dichiarato innocerlte, eppur mantenuto in caccere, e poi shattato - malgrado un decreto di sospensione - come wi volgare malfattore.

, Il trattamento che si imposto a l'rento, equivale alla abolizione delle libertà e dei diritti costituzionali

I n segno di viva pwtesta contro ~u esto sistema noi invitiamo gl i operai aJfo sciopero ienerale ed i dttadmi tutti ad unire la loro prote<sta a quella del proletariato.

ufficf~n:n da~a~iI'adi~~?t:~~ ~~:tTI:~e

sdegno nostro. mat~~r;r~:

riato deciso a .difendere a tutti i costi le guarentigie costituzionali.

Ewiva lo uiop110 gentrale l

T r,1'10, 26 JelUmbre 1909

"Dall'originale.

,,@PWQQtp:.04.ç;;;;z::;:.;,3 ;;qc $pz_qqs;.y;;:,4k4,+ ~:
1fi~aci~~~i~~~i i 0JS:,!~
r: ;i~\~J:'::\~oi!::
ce~~
i~t~d:r~~bi:eoi;p~~rsr!~i!re:~;ji
IL COMITATO SOCIALISTA

LA GRAVE SITUAZIONE NEL TRENTINO

si banno in Italia, ci sembrano spesso assai fantastici.

se f~::t:e r~hra:iii

affini i due inefentism1 : quello della regione adriatica e quello della regione trentina, mentre in realtà essi hanno condizioni di esistenza assai differenti. Mentre nella re$Ìone adriatica vivono, mescolandosi continuunente e con crescente 1mmigrazione di slavi dalle campagne alle ::·r:z~ates:Fa~ fft~ii::,n~: fnel:~:r!0

ideali nazionali e non ha un vero conflitt<;> di razze. I tentativi di penet razione da parte di fanatici pangermanisti raccolgono assai scarsi risultati.

Nessuno più si fa illusione nel nostro paese, nemmeno i1 partito liberale, che s1 ammanta nei postulati nazionali come sua unica ragione di vita, che la unione del Trentino al resto della nazione italiana possa avvenire senza implicare l'Italia in una guerra grave e difficile, che nessun buqn patriotta, per quanto trentino, può desiderarla, tanto essa potrebbe riuscire fatale, e ad ogni modo sproporzionatamente rischiosa e costosa.

Dell'antico movimento irredentista, che cercava di provocare g ravi conftitti tra l'Austria e l'Italia, nella speranu ch'essi potessero in Ercve

d:i\!u;P:~zi~~~ rre;~iia i~~~;ira~:tuirr~den~i:~:. :~~!1:aan;i: tutte le persone colte della città, compresi i socialisti ; aspirazione idealistica. e, se voi!tliamo per il momento utopistica, che diventerà forse realtà in un avvenire di rui nessuno può intravedere l'ora Per adesso è nel cuore con quella fermezza e quella fede che si hanno verso i propri idea1i : fede nell'italianità del nostro territorio, nel permanere della ner stra lingua, dei nostri usi, dei nostri. costumi, malgrado gli attacchi aperti, ma non troppo pericolosi del pangermanismo e 1'opera lenta e avversa

dt.l 1f;:re~~riato stesso, ·che vede il rifiorfre industriale del paese ostacolato òalla sua condizione politica, restando sempre fedele al programma dell' internazionalismo, sente la necessità per le sue ulteriotJ conquiste

• l>aU'l11'M1Jil (I, 198), N . 271, 30 settembre 1909, XIII.

APPENDICE: DOCUMENTARIO ;11
LO SFRATIO DI MUSS0L1Nl. LO SCIOPERO GENERALE A TRENTO E A ROVERETO. UN MOMENTO DI REAZIONE*
·t!!n:i~:J~ :a~:~ :::é
~:!:f~:i~ [!f~i~~d~~t!:~e~;t:c;
situ~~::r~!~a~:~;~~a~~Lr:it
~hiofc~~:ec~1fa~?t~e~~li:::a
1:!~nf faa~~a~h/~i~~~s\de~i;;i~~:~ ~::
~:t s~~i
an~u~:n~~n:,:rd~

OPEftA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

di veder sgomberato il terreno da questa pregiudiziale dcll'illoi:ico e dannoso dominio straniero. Se in luogo d1 movimento guerrafondaio irredentista d ella vecchia maniera, noi intendiamo upirai1one irredentista, possiamo ben asserire che il nostro proletariato trentino è irredentista.

LE FESTE HOFERIANE E LA PROVOCAZIONE GOVERNATIVA

Nell'agosto scorso si festeggiò ad lnnsbruck, col solenne intervento di Francesco Giuseppe e di non so quanti arciduchi; il centenario di Andrea H ofer, l'eroe e l'araldo tirolese per eccellenza. Data la p resenza ~~~e~":i:;e

ghese, secondo i comuni precetti di un buon governo, e non doveva quindi mancare una forte rappresentanza, magari artificiale, del nostro Trentino, cost retto a far parte della stessa provincia.

Non era difficile per I gendarmi, per i preti austriacanti, ecc., reclu~Ì,r~ct~ll~:ittnfF:::i~~~oru;~a!eltt ~7:tei!r~~~nda~~a:siri~:r~~n; garantito il vitto durante il soggiorno neifa.8 capitale della provincia. E infatti circa mille sedicenti veterani e tiratori austriaci si radunarono a Trento ~r la partenza in comune, provocando una vivace contro-dimos?ad~~f~11utrr~~~~jt {~~sf u~~r 0ci~ra~~!:~':ech~~rr~\~10 contegno anguillesco, che vuol passare per nazionalista nelle città, ma nelle cam~:fi~est 5~1:Sfr1

[Vfv:gi~~s/ri!fi~t~a~~}!:~~: ~lf!a f!f:Cd~o~ feriane

I liberali nazionalisti trentini che, se ebbero in passato q ualche bel ~~:~a::e:;r::~

di':;~~7:~;:çrai?

Jt:~ta~~~eha t;~d~~amd:i:~ politica, se non di conservare il sacchetto, e pendono incerti fra il timore del proletariato, che acquista sempre più vigore, e la paura di per:~e ~fini lo:ebb!!~o~~o~~!!:r~, l~~rr!t:r~~~sillcfl!:. ~v'!..~:ved~o~

prima statfiito di non prendere parte alcuna alle feste hoferiane. Sofo sembrava ad essi una troppo grande arditezza il non farsi vivi e chiesero aU·1mperatore una udienza per rendergli omaggio. (Leggete : Frenzi !).

La Luogotenenza ( che è un q11ìd simile del prefetto erovinciale, con f.~~i=t t:e;~n::l et~ ig~:i~::r~:lo ~~~it~:r!1 1~12t:0:r!%

:~s~;Jj;o~ ~troks~fiJ~ st re;~J1~0 ·fe=-g~il~ ili st~~~o ~=en~1

Trento, il compagno Avancini, 1ifiutò: ciò serva per F~nzi e compagni.

IL MALCONTENTO DEI GIOVANI

Quando questa notizia si sparse come un fulmine a ciel sereno nel paese, destò specie tra i giovani della media ·e della piccola bor8hesia\

1t::a~·t~::r~n~nd:ife~!1~:t~,;!i =:~~r:!b~~:
1 :n~r:a~n~
di~
i~~it

che ancori hanno in buona fede sentimento di sincera e completa it:a• lianità, una Viva indi4na.z.ione, e di Jui nuove dimostrazioni. Figurarsi

che aveva avuto le lodi· del tvnno. Natwalmente si avviatono rubito attive ricerche per iscoprire i colpevoli.

IL FURTO ALLA BANCA COOPERATIVA DI TRENTO

Mentre queste fervevano, un grav issimo furto di 380.000 corone venne perpetrato alla Banca Cooperativa di Trento, di pieno giorno, in condiziO!fi singolari. I sospetti caddero su di alcuni impìe_gati della

ogni modo sarebbe oggi premahlro qualsiasi giudizio. Nella lunga e minuziosa perquisizione che fu fatta nella sua abitaiione, furono riave. nute fotografie e negative di fortificazioni e, a quanto si dice, il piano

quel giorno incomindò una 5erie di arresti e di perquisizioni improvvise, spesso non Jegali2:zate da akun decreto, che gettarono la costernazione nella popolazione. Pareva di essere in Russia! Destò poi _grande indi. gna.zione nella. popolazione il fatto che si manteneva una indicibile confu. sione fra le tre istruttorie, che avrebbero dovuto fin dal principio rima·

t~:hiq~~~~~a:t~:na9!i\?0

imbastire le più assurde calunnie contro di noi in genere. Gli arrestati

gitavano, cosicché alcuni detenuti dovettero essere condotti a quelle di Rovereto.

I processi per ì coinvolti nelle dimostrazioni, invece di avere come di

avverranno.

Qualche arrestato fu rilasciato, dopo ventun giorno di detenzione, perché non si trovò alcun indizio a suo carico.

quis~~fo~f tr:er;o~~~=t~ un~e~~~g~in~!!~u~~chr; una Stia caztolina af Colpi chiedeva notizie di alcune fotografie; ed erano, lo provavano le date, fotografie del Congresso poli-sportivo dell'anno scorsN~J~:~!a\:

0{J!n1~P~i!~~o~r::de,

le perquisizioni si succedevano con un crescendo spaventoso.

I.a Società degli studenti trentini fu ,ciolta per aver prot~tato contro le feste di Inosbruck.. Le carte, i libri, il piccolo patsimonio sociale, tutto

~ko dai: ~!tid·1~insb:l
eu:l ::~:r:id:n;!;:jfa ':cdi:e:~=-
0
~i:'~1i!:1se~~rt~o~0 ~;d~~~iz~:~o~; lii!e~{~s%~fo~!:\ ~:: ~(,~:{:.ttdfen!:~.er;rotaf~=:t/}.::~i!:~~/11'f~~~efo!!~0s~;t;°;;. ::rrdef!u~t~.re!~~~~s:~~· l1 ~~f~~~is:an;,:~tdf\:e:
1td:te,e~:~~o[j~~::~~!:~0<1c1J:0!~J:)~u~~:ftàtu!ili~~:: ro:ic~zn:
~it:
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t.00
0
!1°d~e~a~1~r~~ne
';!:~~~:~et
tl}entre

OPERA OMNIA DI B.ENITO MUSSOLINI

fu se<tuestrato, contro le disposizioni statutarie che legavano erede il Muniapio in caso di scioglimento.

I deputati liberali avrebbero dovuto en ergicamente' intervenire; una paura da conigli li consigliò invece prudentemente a dormire della grossa. Ora hanno tardivamente annunciato che si aduneranno ( o d ivino fu. turo!) per elevare una protesta contro il governo!

LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VAOO

Jl proletariato, che in ogni paese si erige a custode e vindice di libertà, g ià fremeva per i continui strappi alla Costituzione che impunemente commetteva o~ni giorno la polizia di Trento; quando un fatto inas~t;\~r~~

~r;::e~C:!P~~v~:d~=~~e idet~::~tle socialista

Il Popolo il commissa rio governativo, che chiede di perquisire il cassetto d el capo redattore, prof. Benito Mussolini, romagno lo, che è contemporaneamente Segreta rio della Camera del Lavoro 2 un g iovane d1 grande ingeg no e di vastiSS1ma cultura, facile scrittort' e abilissimo polemista; carattere fiero e indomito, tutto consacrato alla classe o peraia, eia~ ha doti più che abbastanza P.erché quel vecchiume che n.pp resenta da noi la vecchia Austria perso016.cata ne lla polizia e nel clero abOia fortemente da odiarlo e temerlo.

l'ab~}!f~n~h~~eftu::~~f~~

sequestra mettendo tutto in un gran sacco, le carte, i conti, i registri delle varie organizzazioni operaie mettenti capo a quella maS!ima ist ituzione del proletariato trentino. Il Mwsolini l'eniva arrestato e con forte scorta fu condotto a Rovereto. dell~;~~:~~~0 ( f

una lettera de l Mussolini nella quale egli pregava il di rettore di quel g iornale di fare un cenno di cronaca contro i continui ve.ssativi sequestri prevtntivi che il vice-procuratore Tessadri in~eva al nostto giornale

copia del g iornale prima e dopo il sequestro La scoperta d i qucll'iMO· cente appello a lla solidarietà della stampa, bastò alla polizia e alla Procura di Stato, in cerca di pretesti per mettere fuori di combattim~nto il compagno nostro, a macch inare un processo per ecotamento· alla violenza contro il procuratore di Stato e per il delitto di diffusione di giornali sequestrat i.

Il processo fu condotto con tutto il mistero, mantenendo quell'arresto preventivo, che in Austria, per vero dire, è meno abusato che da voi.

Si cont inuò la carcerazione perfino ~oo che il Tribunale di Rovereto riconobbe l'insussistenza dei motivi le i per prolunfl:re l'arresto.

1 ·agitazione del proletariato _per ta 1 gravi molteplici vio lazioni delle elementari libertà costituzionali m od.io c:1.iretto alle sue organizzazioni, raggiunse il colmo.

- Il s:rup~ parlamentare socialista internazionale, mosso dai tele. gramrm del deputato socialista di Trento, Avancini, fece energica pro·

--'>· - -·
~fl/~~:r:id~~era~:;o~1o:,~~11r:!r~e!i
~f~!:~:~:
11;i:rr~~::c~J~~i~o~1~:r:rat~%:~t}1~
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~:fus; :,r.r:!r!1
r:i~~:S~t~~
0:~r::· i~ bus~

testa. al Ministero non soltanto in difesa nostra, ma contro rutto il sistema di violazione delle libertà nel Trentino.

Furono pl°Oprio quei deputati Adler e Pittoni, che tanta parte della stam,ea del Regno in buona o in malafede continua a denigrue come

liabile cosl presto la attitudine d1 protesta finché durava la digestiooe di quel famoso pranzo hoferiano di Corte.

Mentre durava ancora l'arresto, a Mussolini venne intimato lo sfratto da tutti i paesi della monarchia per il semplice motivo che ven iva r i-

mente da inibire al carcerato Mussolini per.fino dì parlarne in proposito, consigliandosi col suo avvocato difensore.

Quando b. noti.zia trapelò, fu deliberato senz'altro, a Trento e a Ro-

IL FINALE DELLA PERSECUZIONE A MUSSOUNI

il d~attimento, ma tutte le ~isultanze furono cosl schiaccianti per l'accwa che il Mussolini dovette essere completamente assolto. Il procuratore di Stato, per obbedire evidentemente a un desiderio della polizia, ottenne la prolun$3zione dell'arresto allegando <he egli si riserbava di ricorrere in Cassazione.

difesa.

Alla vigilia della decisione della Corte di Appello, la q uale senu dubbio avrebbe confermato un secondo conchiuso del tribunale di R overeto che riconosceva l'insussistenza dei motivi di arresto, la Procura di

Sìatt:!t~~~:~J:! er:I 1

af~a

, venne rin unciato all'ar. resto ed invece, del tutto a lla chetichella, si esegul , con t rasporto in car· roua scortata fino al con6n e, quello sfra tto per il quale una settimana prima il Min iste ro aveva preso l'im pegno per la sospensio ne.

LO SOOPERO GENERALE A TRENTO E A ROVERETO

I comRagni che, in previsione di qualche sorpresa, montavano la sentinella davanti alle carceri, ~ terooo accorgersi dello sfratto; in un'ora

~in~htt~~ i~~f1:°1:!:i~~et la r:~izi: f!0

una polvcdera.. In quelle ultime o re della sera di ieri e durante la notte

fu organizzato febbrilmente lo scio pero gene rale tanto a Rovereto come

a Tre nto, dove veramente ancora nella mattina di ieri il proletariato

aveva deciso di ricorrere a quest'arma suprema come unico mezzo dì l otta.

per la difesa della libertà socialist a e quella di tutti g li altri cittadini.

~:~~~~r~::;oatr;1u1~;:i;~~l:r~;e~:~:v!: ir!W!~~teli~::c!~
~~:~~ia01:fel1':1;r°ra~os1: ~lr~~a~:ò0 : r:~e;l~t~a~~~;~n~os)u:1~::
:ci:~r!~es~~ofjf\t ::::;:,n'!: !JJI:~f~ati:ndo Adle r poté
f.~:clisfun: ~ef~~bbJki:,t~=~
mal~:d~rt! ;~::ta defitJif~!1t;r
steni~~c°~tni:eld:e~~o~~~it~Ì,~~id~1~td~Lt
f:~n~~~~a:i:nt~ei{;_
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Con grande sorJ)resa delle altre cl.assi non al corrente della preparazione, fc due citti si svegliarono stamani immerse nel più assoluto e profondo sciopero generale.

Chiuse tutte l e fabb riche e le officine, chiusi i negoii, inoperoso il mercato delle ve rdure; solo il latte e le farmacie sono e<cdtuate dalla rigorosa para~si di ogni lav?ro e di ogni commercio:

Un'enorme massa operaia circola per le vie acclamando alla libertà,

paesi no rdici, consente che la grandiosa manifestazione si esplichi senza alcun conflitto.

A Trento .la polizia poté provvedere a tempo, nientemeno col n ecogliere e sg uinzagliare per le vie l ~O gendarm i.

A Rovereto, invece, l'assenza della forza pubblica ert completa e forse appunto pc:, questo poté regnare completo l'ordine anche in questa eccezionale e pericolosa batt:1.glia, A Rovereto una imponente adu na02a

sciopero. A Trento perdurerà ancora nella sera e nella notte. Finora non venne annunziato nemmeno a Trento alcun incidente grave

· La lnam.:anu d'oini tentativo di soppressione poliziesca di queste fnffittl0 da1b~t!:i~:zi~oi

stata del tutto inefficace, nemmeno per le dure cervici che sgovernano il nostro paese.

Dopo lo sfratto del compagno Mussolini, avvenuto senza che egli hit~I~. d~!d:i~mJt;ttf°:!~:}11~hdi 8!~s:;:~0Ji;::~:~;t~;~io:O~t: ~OPc!r.'

Una prima squadra partì da Trento col pnmo treno della mattina di domenica.

la ~~ss~\i~t~! :~rti~~r~:::~d~0nd1:~:z!0i1~ volta e a Belluno Veronese; indi al confine. Al con6.ne, e propriamente a pochi passi da Avio, ove è posta una pietra che segna la fro ntiera, trovammo l'amico carissimo Mario Todeschini. 11 simpatico incontro venne salutato da un prolun~to grido di « evviva l'intema.z.i.onale ».

d~~:s;i~~~o,

sull'erba, un lieto ~mprovvjsamente vedemmo venire verso /i noi un contadino che,

• Da I/ Popolo, N. 2820, , ottobre 1909, X.

3l6 OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI
rìsp;~~~
d~ z:::i:~igttJ·dif;~:
: qi~it,~d~~i:.J:!~~
1:~t~0~:i:ne~
:ru~~:·,i:nl~ta~t~~: !~u:'0cir~ j~;~lr~!~f: ev:ratJt~ t~~::~~e d~if
m~~::e~~ ~;cl~:ri~r:ra;:r c~ e 1t~:r ;;~io;:
CONVEGNO
ANTONIO PISCEL IL
DI PERI PER BENITO MUSSOLINI•
~:nr~~:;t~~n
;,~::tr~o~lfi~~n;~fi~~o~onl'amicosegul
~~k~n~:rr:. ~~\C::i~·
~r~:.

con tono sprezzante, ci redargul perché seduti sull'erba sen~ jJ suo permesso. Prontamente ci alza.riuno e notato amaramente che l'ospi.tà.lità non è cosa sacra, per i proprietari, ci avviammo alla sta2:ione di Peri per ricevere i compagni di Trento e Rovereto e ci congedammo da Todeschini che se ne ritornò verso Avio. Notiamo che le guardie di finanza Italiane furono verso di noi cordialissime e gentili.

ALLA STAZIONE DI PERI

Arrivati alla stazione di Peri trovammo numero5i compagni di Rovedf~r;~~:t~ p~~:1n~;er~~;1~rii! consorte.

di l~p~~::~flor~o°r:~o!~!;;ed~! !~:d~~Ft~i~~e dimostrazi~ne

ci r~':~tf·~i:;::~r:1J:~i ~l k~~h:o8{;~~~r:~~fr::: pagno sfrattato.

I BRINDISI

Alla frutta, a nome d ei compagni di Trento, prese la parola Ambrosi che, salutando Mussolini, disse che l'arma dello sfratto non rappresenta che la difesa di una classe condannata alla fine dalla storia.

Il socialismo, che tende a trasformare l'odierna società, significa lotta e battaglia, è naturale dunque la difesa dei colpiti.

Con la reazione, inutile parlare di giustizia, fare appello alla verità. C.Onsci del nostro dovere, tutti al lavoro, anzi oggi con più att1vità, con più forza, con più fede. Se il distacco fra comragni è dolore sentimentale, pensiamo al sa8ri.6.cio di tutti i martiri che caddero e cadono sag:ri6cando ogni cosa per l' ideale che affratella al disopra dei confini l"!litici.

Chiuse, tra uno scroscio d'applausi, inneggiando al soc,alismo internazionale.

Per i compagni di Rovereto parlò il compagno P iscel, con energia, dicendosi lieto, abbandonò il lavoro per erotestarc contro la p.tepo· tcnza [sù'l, Sia monit o questo a chi crede Ji ancora comandare con la violenza cieca e bruta.le. Scioglie un inno all'organiu.azione di classe, che plasma nuove coscienze, conscie dei propri diritti e delle proprie libertà.

Quando Mussolini fa cenno di parlare, scoppia una hmga commovente ovazione.

Benito Mussolini saluta i compagni tutti e li rinBra.zia della prova di ~olir:1:rt:11t~~icf J~;~s~i1in~ello sfratto, credono forse, colpendo la sua persona, di avere colpito il partito. Stolti e vJni desiderii delle anime ge-suitiche della succursale della i. r. Polizia. L'idea basata sulla g iustizia non teme violenta di sorta.

fede'.~~~~~;; c~~J~t:~

!:!~r;a~~~~~::1dc8l~i~~t o:

il proletariato sente la forza del suo valore.

APPENDICI: DOCUMENTAR.IO 317

Chiuse, salutato da una lunga ovazione, spiogend,oci al lavoro per la liberazione dal serva_88io economico e spiutuafe della massa lavora· trice, verso l'ull'!ana redenzione.

LA PARTENZA

Ve rso le sette si avvicina l'ora della. separazione. In corteo 'di.scen·

rosi. e la commozione interna che vibra negli animi. Sentimento sublime di affetto che traspare' nei volti di tutti. Molti compagni piangono. Mussolini, l 'eterno scettico, è visibilmente commosso per 1a 6ella attestazione di solidarietà, di affetto e dì stima.

Dal treno che passa, veloce come il lampo, partono vibranti le note dell'inno nostro mentre Mussolini saluta sventolando un fazzoletto. U na parte dei compa,a:ni accompagna Mussolini fino a Verona di dove Mussolini è partito m i sera per Forll per recani dalla sua famiglia.

SORT

BENITO MUSSOLINI•

D iamo in terza pagina il 1itratto (a dire il vero è un infelice ingrandimento di un'istantanea, ma nulla di meglio potemmo ave1e dalreccessiva modestia dell'amico) di Benito Mussolini, il valoroso nostro colla-

lui, cl.ella sua Uereua romagnola, della sua vivida intelHgenza, della sua forte coltura, non ci è dato dire q_uel che vorremmo, mentre la censura si ostina a vedere ovunque, nei giornali nostri, la ribellione all'ordine, al potere costituito, Questo solo diremo : l'esser stato sfrattato per n oi fu d isgrazia, fu per lui un onore; l'esser stato a noi violentemente t olto ragione di maggior amicizia, di maggiori vincoli fraterni.

• Da Vil11 Trtntina, fase. 42, 30 ottobre 1909, V]I. Il trafileno è donto 1 Cewe Battisti,

!18 OPERA OMN!A DI BENITO
MUSSOLINI
~f::~1~:::: :!1t:n:u~:~~0~0tn~0~~:!~~
:::~~!~~ j l~;;t:t~~fizr:~~~~~stt f~~·f:;at~eaj~i ~~;:~:ra~u~;:i:~i. agi

RISPOSTA DEL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI ALL'INTERPELLANZA DEL DEPUTATO ELIA MUSATII

RELATIVA ALLO «SFRATTO DEL CITTADINO ITALIANO PROF. BENITO MUSSOLINI»*

nist!':td1gll':«ari e!:;:,e <:-::~r:ra::"da1t~~:~~~!ed~:e

it~li:: professore Benito Mussolini».

L'onorevole ministro degli esteri ha facoltà di rispondere a questa interro~zione.

Grmciardini, minJStro d,gli affari •sieri. - Risponderò io a questa

I fatti sono molto semplici. Verso la fin e di settembre il profe»ore

non erro, di Rovereto egli

perché la- procura imperiale presentii ricorso. Mentre questo ricorso fa. ce\'a il suo corso, l'autorità di pubblica sicurezza pronunziò lo sfratto, il qua.Je fu eseguito, ed il professore Mussolini, accompagnato al confine, rientrò nel Regno.

Chie1a B11gewio. - Fu fatto rientrare. (Si ride).

G11icci11rdini, miniJtro degli 4/ft1ri n teri. - Come \'ede l'onorevole Musatti , lo sfratto, sul quale egli richiama l'attenzione mia e della Camera, è un atto di politica \nterna.

Io ho esaminato la questlone; l'ho esaminata con quella pienissima obbiettività creata dal fatto che tutto l'incidente si era svolto prima del mio arrivo alla Consulta e cioè, se non erro, fra il 22 settembre ed i primi di ottobre.

Or bene; ho dovuto riconoscere che tanto le autorità consolarì quanto le diplomatiche in q uesto caso hanno fatto quel poco che il diritto in, t emazionale permette in simili casi di fare.

Ho detto che lo sfratto è un atto d i politica interna e su ciò credo che oon vi possa essere dubbio alcuno; aggiunio che per quanto possa

che autorità straniere intervengano in atti della nostra politica interna, cosl credo non dovere intervenire in atti che ~ppartengono alla politica interna di altri Stati.

Più di questo non pruso dire all' onorevole interro,gante; non pre·

APPENDICE: DOCUMENTARIO l19
ci~:Jt~~·
~itSta~r::;0:1{!;~dit;1dì ~=r~j ar.:rtm1;;.orevole sottosegr«ario
~,::~~~:::~~~~~::, e ~! :t ~~1~es~r:va~~i s~~~:~n:k:1':
·~!~i:~; ~e~~i~rafd;0 ~~:~ rur~!tier:!~isi~e
d~oreì:i~~~C:0 ~0~0 rie\~~~;:rte~~h:, :!~i~~t~~r t~Jfe~~;
;,.,Uau,.
• O..,li Afl; 4,J Pdtl.tmtnla
Cot"'"" 4,; d1p#t/lU. Dimmi o.i. Legislatura XXIII, voi. V, pagg. ,,o.,,i (tornata del 2 marzo 19 10}.

tendo né spero che egli ·si dichiari soddisfatto; ma spero e confido che egli vorrà riconoscere che più di questo non potevo dichiuue. Presidente. - L'onorevole Musatti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto. la

~~tr~'1:;~s:~r~o:t:!%ih:a~: d~:ete;u!: a me data.

Sono lieto dei ripetuti rinvii che la mia ioterroga.zjone ha avuto, poiché si svolge cosl dopo che abbiamo avuto notizia di wi ulteriore sfratto dall'Austria intimato ad un nostro conniziooa1e, il conte Alvise Manfroni, direttore dell'Alto Adige; io non entro però in questo argomento perché i limiti dell'interrogu1one non me lo consentono e percM d'altra parte n on sono a conoscenia dei. fatti debitamente cont rollati.

Osservo che, mentre il Governo cura che i trattati di commercio vengano rispettati all'estero e siano tutelate le m erci italiane, nessuna tutela efficace viene data alla. maggiore e più importante esportazione italiana., quella delle braccia, del lavoro; ed og ni qualvolta i nostri operai chia-

lina, segretario deirufficto d i emig razione di Udine a Vìllacco, poi quello del professo re Benito Mussolini che ora non è più l'ultimo essen dovi l'altro d el M anfroni .

data dal ministro d egli affari esteri, quanto per fc circostanze di tl1egalità ed arbit do che lo hanno accompagnato, senza che, a tutela del nostro connazionale, siano intervenuti il Governo italiano e il nostro con.Sole a lnnsbruck.

N ell'agosto scorso vi furono ad lnnsbruck le feste per il centenario di Andrea Hofer a cui intervenne l'Imperatore, dando co sl alla ceri~a~~ti/f,~~~;e:. fedeltà di tutta la popolazione del Tirolo alla Mo-

N elle vallate del Trentino p reti e gendarmi assoldarono un miglia.io di sed icent i veterani e cacciaton perché portassero a lnnsbruck l'omaggio delle popolazioni; e, viaggio e ritorno pagati e permanenu pagata, co-

del Trentino. L'unico deputato del Trentino ch e no n intervenne a quella fest~!ut j tt~~tit;t~~~c~~~~an~ ;~c:!irco~r~:ol~t::.n~~!e

nel Trentino, al quale fermento successe un pe:riodo di reazione poliziesca, con sequestri di giornali, con perquisizioni, con arresti e con processi.

Il professore Benito Mussolini, cittadino italiano, di Forl1, era a Trento ~gretario della Camera del Lavoro; ed inoltre er'a direttore del Biornale professionale L' Aflve,rJre del LnoraJor1 e redattore del gior•

320 OPEllA OMNIA DI BENIT O MUSSOLINI
ri=;;d~
: ;r~nsf~~~j~
d~?g~l~
Rro~i~;
~~i~t!1~~2
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d: f~=~~if. d!tr~~rni:
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tan~::arsf!fs i:a1d1!~::to~n
cÌe~~t;~~: ~~Ìi :~:!f~~d:ttr:t=i/ f~t=i
\!;::~(~
J:'~::S~"f
: 1~tlr0;ìt~ci5d~it1t~~it:i1t:1ii ~~tttlfu1i!~!11! i:r:~'.zioni ~nset~ !e r;~~~:0~e~imb~~i:\~np:e~~z: ~!rrortadefM\i: solini!

In un'altra perquisizione negli uffici di un altro gjomale, dell'Alto Adig,, mi puc, fu ~uestrato un biglietto del professor Mwsolini di=~m~n1/rt~:ÌiJa~eluaJ:a

uno stelloncino di protesta P.!r i continui sequestri dell'A1111enire Jel Lf. f::::;t'~t·p:C,f:i~v~of1:1; !e~!e!

questrato.

Si prese pretesto dal biglietto e dall' invio del gioroale in busta chiusa, per intentare un processo contro il professore Mussolini con l'imputazione di eccitamento alla violen:ta contro il ·procuratore di Stato e diffusione di articoli sequestrati. Penden~e l'istruttoria al tribunale di Rovereto, perché a Rovereto era stato inviato il Mussolini (premetto

l'autorità giudiziaria, l'arresto vennemantenuto.

Venne mantenuto l'arresto, intimando lo sfratto; con ordine al Mus-

dello sfratto stesso con nessuno,

La notizia dello sfratto trapelò pertanto ugualment e : non furono fatti uffici dal Governo italiano, non furono· fatti uffici dal console italiano a lnnsbruck, non furono fatti uffici dai deputati nazionalisti liberali del

tiche perché venisse revocato il decreto di sfratto. E il decreto di sfratto, onorevole ministro, fu di fatto revocato la prima volta, ma fu arbitraria-

dei giudici del tribunale di Rovereto.

P,-esiden1,. - Onorevole Musatti, devo avvertirla che sono già otto min%~s~~-e~ fti1finito. Del resto mi sembra che il caso sia di una certa gravità e che meriti di essere portato alla Camera.

Oo~1~~::sar:S:::, ilZ:i!~f~tf:~tenuto in arresto, r:e!:~t:= àlef~~ili:~1:. di Stato aveva fatto ricorso in appello con-

rico~, tt~~::t;; PJtS:o v;rc~~~od:!:s:i~t~!?!l nuovo decreto di sfratto al Mussolini, il quale, alla chetichella, venne condotto al confine italiano.

Dopo ciò domando se sia esatto quanto diceva l'onorevole ministro degli esteri, che il Governo italiano e l'autorità consolare abbiano fatto h.Jtto ciò che era possibile di fare.

Nulla hanno fatto, aS.Solutamente nulla, di fronte alla ille~liti e

~~:~~mr:g~ro~oci:1:tr;1r:~etf~=~ia~0 di p~~:

e di Rovereto, con un magnifico, splendido sciopero gtnerale.

Il proletariato di Trento e di Rovereto che non è irredentista, ch e

APPENDICE: OOCUMENTAR[O ~21
e:i~~ti ;~i1:f:;r!a~eefd~:P;!ai!
ld~v!~i:!1J~1i'L::~!~
te~~tf;~~~1~att!~;:1a~r~oistdi:~~~~?}'!igr~~~ej\stdf:et!e~~1i:
~}~n.ii/e~s:~efarlare
neppure col pro·
~!~~~!r.t n;:f!!tt:wa5:;~t~odidl~td/;te~:.i f:e;;e;:~
~i~!~~to: :~t;:;~~ef~r~o.d?u°f:tod:}laM:~eliJti ie~r:~~a~e ~; C~~~iia r~~~~n;:i~ I~~~i~0::;=c~~e '!ì:ntJ:s;~tl:n~~
t:::t~
~~u~r:i.

d~tali:~1tà~~i\~~~tft~

n;~~o~=

ed anche, dobbiamo confessarlo, al Governo italiano. (App,011nioni a/J' , Jtrem4 Jinislra).

PROTESTA UMANA•

All'annunzio della fucilazione di Francisco Ferrer, giovedì mattina

mente al comizio indetto per la sera dalla Camera del Lavoro.

Tu1ti $li istituti municipali, comprese le scuole, esposero pure i propri vessilli coi segni del lutto.

La Camera del Lavoro, il Circolo Mazzini, la Sez.ione socialista fa. cevano affiggere per tutta la città vibrati ed eloquenti manifesti, che venivano letti con vivo interesse ed evidente commozione dal!' intera cittadinanza,

IL GRANDE COMIZIO

GRAVI PROVOCAZIONI - INCIDENTI DEPLOREVOLI

Verso le sette della sera la Piazza maggiore incominciò ad affollarsi. Nugoli di ragazzi piovuti dai diversi rioni avevano fatto delle torcie coo avvisi strappati dai quadri d'affissione e dopo averle accese, si rinconevano per la J?iazza. Un piccolo agente di poliz;a in borghese, urtato1 forse mawert1tamente, da uno di quei monelli, ebbe la cattiva

1~a:::;a:ief~:r~~~~d:t v~is asi~s~ti t~ c= 811 fu;~:~

addosso ed egli dovette rifugiarsi sotto J:orpo di guar~ia. Interven nero naturalmente gli adulti in soccorso dei ragani e nacque un putiferio che prese una assai brutta piega quando la polizia, con imprudenza enorme, datt~11~::r~a~el;tla:~·d~~r:tl ~bu~r:;i~~

e guardie sorretti dalla truppa .accantonata in servizio di P. S. e coman, dati dal maggiore dei carabinieri. Vennero estratte le sciabole e a un u fficiale fu strappata via. Si impegnò una colluttazione tra la folla e la forza pubblica. Fu rono suonati vari squilli di tromba per Io scioglimento d.ei .dimostranti, che erano irritatissimi e si facevano sempre p iù minacCtos1.

L'on. Gaudenzi, accorso immediatamente, s'interpose tra i contendenti e tentò invano di ricondurli alla calma facendo appello al m.affore dei .

folla verso il palco della musica e vi riusci, grazie a un popolano che Jo solJevò sulle spalle e gli rese possibile di guidare la ma88ior parte

• Da Il P,nJilro Romagnolo (f, 184), N. 42, i7 ottoble 1909, XVI

322 OPERA OMNIA
DI BENITO MUSSOLINI
~~:1
f:1.10~~ ~l l~:~~ose:i;~!~~~
~dG~~c:~~/;::a~ ,:~di~r!n~:~::a:l!ale~~~a
:A~c;~I~
td['!d:ri%
: 0g!~ :::::·t~rabinieri
vj~~in~~ rt;~vei~::v~it~~:~~i:j~~!i:ora:~0 c~:cii~f 1m::;::t1;

dei dimostranti al comi2io. FtatbLUto veniva rilasciato l'arrestato e rimoss1. rosl la causa più viva del gcocrale pertu_rbamento.

Seni'attendere che fossero pcesenti gli altri oratori, all'intento di ri· stabiJire l'ordine turbato dalle inconsulte provocazioni della .forza pubblica, l'on. Gaudenzi apri il comizio, in mezzo a una folla imponente,

l'augurio che il ,mondo civile sappia vendicare il Martire e tutte le altre innumerevoli vittime note od ignote, della nuova Inci.uisizione spagnuola.

Prese poi la parola Aurelio Valmaggi, segretano deila Camera del Lavoro, promotrice del comizio, il quale comunicò le adesioni del Comune e aei vari partiti popolari - e si rese interprete del proletariato

umana contro la sanguinosa reazione ge-

L'avv. Francesco Bonavita con viva eloquen2a rilevò che il sacrificio di Ferrer era fatalmente necessario alla gran causa della rivoluzione so-

In fine il prof. Benito Mussolini, il giovane e forte ìntellettuale testé espulso ignobilmente dal Trentino, con sentitaarditezza di pensiero dimostrò la necessità del sacrificio, in certe ore della storia, per redimere l'umanità da tutte le tirannidi, monarchiche e sacerdotali. L'ATTACCO

AL VESCOVADO

s;~;~~ar!~ciiif~~i!i~:~~0ht:e!:11ftP~e~o!ts~ra;tia~~

ba~donò a grida e fischi contro il clericalismo. Furono divelti alcuni ciottoh e frantumati i vetri del palazzo vescovile. La truppa usdta daUa caserma Caterina Sfona occupò immediatamente la piana sbarrandone gli sbocchi.

L' INCENDIO E LO SMANTELLAMENTI)

DELLO STECCATO E DELLA BASE DELLA MADONNA

Frattanto la maggior paite dei dimostranti era rimasta in Piazza maggiore e si addensava sempre minacciosa sotto il corpo di suardia., cosl che, con prudenza degna d'ogni encomio in certi frangenti, venne

ritlr~ l:11~Jift:e eu:}~:~u~atrd::ste~. di ragazzi demolivano in un attimo lo steccato che cingeva la colonna della Madonna e

del Fuoco apparve luminosa nel suo naturale elemento. .

Nessun pericolo si minacciava e l'allepia era in tutti gli animi.

Taluni .ardimentosì si misero poi, asmtiti dalla folla consenziente, a demolire alcune parti della base del monumento della superstizione religiosa

APPENDICE : DOCU.MliNTARIO
:,i~is~T:o vt;~;:;~t=ti;1';~:~inf f~~~=:~i:cdidF~~r:~~uf!:ndo
:;~t:S! ~~!to~f:;t t;:~
a\t5dSu~i~~:'deid;'ri;::~rp~redri?b:::eeadi~:;~iii: ir::~
~~r:ribu~~e
il mondo civile.
dir~iilla
:~:t:t~i~
:vi/v=:~r1:~;:iou~~~f:~0 ~ ::.ni:
j!g{?::n~1

11 lavoro si protrasse fin.O a mena.notte e le autorità politiche non intervennero, dacché con una folla tanto eccitata, per l'assassinio di Ferrcr e per g li incidenti della serata, non valeva certo la pena di fare delle vittime umane per salvare un monumento già deturpato e condannato a cadere, non avendo proprio ne.I.Jun valore, stonco n~ artistico.

LA COLONNA IN PERICOLO

Dopo mezzanotte la folla si dis:eerse e l'autorità di P. S. e i carabinieri accerchiarono la colonna per impedire la continuuione dei lavori di demolizione che d'altronde sareb~ro divenuti assai pericolosi per lo stato in cui la colonna crasi ridotta.

Infatti ieri mattina l'Ufficio Tecnico Comunale e il Genio Civile constatavano che vi era imminente pericolo per la incolumità pubblica e con

(+) L'INIZIO DELLA RIMOZIONE

I lavori p er la demoli:iione della colonna furono iniziati ierrrlattina e, pur osservando tutte Je necessarie precauzioni, saranno in breve condotti a termine.

il comizio avvenne un incidente sotto il loggiato municipale. Nel confl.itto i carabinieri sguainuono le ~dabolc cercando di respingere i dimostranti. Fu disarmato un capitano.

Dietro con3ig lio dell'on. Gaudenzi, la folla si riversò al centro. della ~~~~a~~~oa~~taG:u~=r~~::t;e:erau~c:i, per il Partito Dopo il comizio un forte nucleo di socialisti e ~pubblicani si recò

ta1f~a1:iu~Jc

~==discfr:Ì1%~~~~::;.tia;1~ l :d~l:1J:Z;~~

· inastata e sgombrarono la piazza.

efu1!~~:i:~t~o~~Ìi~~a!~rac~g':atr~

::ap!: ':tC::O~:

e venne demolito il basamento marmoreo dell'altissima colonna. Lo spettacolo deUe fiamme era imponente e illuminava tutta la città. L 'anacronistico monumento può dunque diai caduto sotto l'in<lignuione popolare.

• Da.11'.At-nfi/, N. 289, 18 ottobre 1$109, XIII.

324 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
:~:i~td~Gr~ddt~0~~e :r!!~~feJ~11i~~ì:::_no r«isamcnte 1a ne-
FORLI • la v~R~~5V~=i~i;-~:_~ef:l~~a a;::i:1~1:atop:!;.
:
0 ~:r: t:p:~
.

Vari a~enti della forza pubblica rimasero feriti da colpi di pietra.

Data 1 e.superazione delli folk, le truppe hanno tenuto ua contegno passivo,

CRONACA CTITADINA

I~ COMIZIO CONTRO LO CZAR •

Per la venuta dello cza..r in Italia la Camera del Lavoro di Forll,

La Sezione socialista e il Gruppo anarchico, invece, si erano dichiarati favorevoli all' abbandono del lavoro nell'intera g iornata

munale.

avevano divisato di tenere il comizio in pieno giorno

Per non creare dissidt in seno ai partiti popolari e per non togliere

l'on. Gauden2i, il quale mise bene in rilievo, fra i continui applausi, che il partito repubblica.no non poteva e non doveva avere nulla di comune con quei che s'inchinavano allo aa.r.

Questo rilievo il nostro rappresentante politico non ravrebbe fatto

zatc dcll'avv. Giommi al Sindaco di Roma, ( + ).

• Da Il Ptnsirro Rom1'Jn olo, N. 44, :H o ttobre 1909, XVI.

APPENDICE : DOCUMENTAI.IO
;ltu~1~o~:~:ea~~~opd~~,~n;:~ist;i:~ev;r!n~iar!;rZ1
ed
~~!~~{:Sft2t~fe~i fJ1!es;~1f:ia°;~ssilri~a:~ir~~~i;"~~t::: del
i~c~~~;:i~rcrie;:. 1~elehfaur':tl!~0p~tb1t~~ à!i: t 11•v=~i~0 ~gf:~:.°0 deifapl~;~ i~ttta~;;i~ol~:.50~i~;!~re ;
tanv:;~~d:futt~
1~1i~:J?1~r;r!l ~~!li! :raid:-m:~~i:r;~~fil!2~acWI~i~~~

INDICE DEI NOMI A

Adler, 3, 51, 52, 301, H5, 321.

Adorni, don, 62, 134, 143, 150, 162.

Agodli Arnlido, 234.

Alamanni Luigi, 11.

Alcn.i l.ino, 266, 268.

Alighieri Dante, 64, 178, 197, 219, 220, 263.

/1110 (t:) Adigr, IO, 60, 76, 179, 180, 181, 208, 266, 270, 271, 303, 305,314,320,321.

Ambrosi Ernesto, 5, 170, 28', 286, 288. 294, 300, 301, 302, 306, 317.

Ambr<»i, il giudice, 22).

Andrcnzi Alfredo, 266.

Androrwii, 293,

Ali&elìni, 303, 30'5.

Arb,iln Z1itM#g, :51.

Ardi&b Robtrto, 251, 279.

ArioHO Ludovico, 73,

Aristotile, 13.

Armi, Z1itn1, 6.

Asino (L'), 28

A1m, 284.

Augu,to, l'impcraWn:, 17l, 209.

Avmdni Augusto, 2, 3, 136, 28', 293, 295, 298, 299, 300, 301, 302, 303, 306, 307, 309, 3 12, 314, 320, 321.

Ava1•.,Ji• Sori41isl", 201.

A11,111i/, 21, 66, 202, 311, 324'.

A.,,,,r, (L'J d1t fù.ri""I', 81.

A11,,,,,;,, (L') (~metonimo di Be,. nito Mussolini), .63.

AvHnir1 (L') dr/ lAfior11tor1, '5, 7, 14, 20, 2-4, 25, 26, 29, 30, 31, }9, '5,

178, 179, 185, 186, 190, 191, 192, 214, 2l7, 257, 263, 264, 265, 266, 210, 211, 2n, 21a, 280, 281, 2s2, 284, 285, 286, 288, 289, 292, 293, 294, 297, 305, 314, 320, 321.

/uef, 21 B

Bakai Michele, 21, 22, 184

Balabanoff Angelica, '57.

Baldumre ( Gib), 267.

Barooi E. M., 72, H, 74.

Ba roni, 267.

Ba rra TomtSO, don, 2, 31, 148, 1'50, 151 , 185, 186, 296.

Battisti Bittanti Emestim, 129.

Battisti Cesare, 2, 10, 3'5, 84, 129, HO, Ut, 142, 143, 202, 263, 266, 267, 285, 287, 29'5, 299, 300, 306, 307,318.

Bauddaitt Chules, 209.

Bauine Achille, 36.

Bebel Ferdinando Augusto, 275.

Bea:uia Cesue, 64.

Beck, ,o, ,1.

Bedeschi Sante, 266.

Bc:er, '52.

Beethoven, Ludwig van, 64, 27'

Bellina, 320.

&llini Giovarmi, detto il Gi1mbdlino. 174.

Bembo Pietro, 73.

Benvenuti Leopoldo, 62, 63.

Bttg100 Henri, .124, 126.

Bernard.i Dom.enico, '.

Bertbier Aleundrc, 177.

Berti Cesare, 266.

Berti, il giudice, 212, 2n.

Bertoldi, 84.

Bettolo, 259.

-41, 48, 52,
,a, ,9, 61, 63, "· 68, 77, 78, 83, 85, 101, 104,. 105, 107, 109, 115, 118, 119, 120, 121, 122, 129, 132, B6, 137, 148, no, ì'5t, 152, 159, 161, 169, 111,
n,

INDICE DEl NOMI

Bieghelebco, 22S,

Bienerth, H, 52, 301.

Blanqui Augusto, 36, -41, 60.

Bl~riot Louis, 194, 240.

Byron Gio1gio, 17).

Soletti Fi0tt, 230

Bonaparte, la dinastia dei, 36, 43.

Bonuita F rancesco, 273, 27', 323, 324.

Bottetti, don. 142, 150.

Borgia Lucrezia, 73, 74.

Briand Ar istid e, 193.

Broll Rosa, detta la santa di Susa, 154, 155, 1'6, U7, 158,159.

Browne, Maria dc, 66,

Brugnara, l'avvocato, 225, 2H , 232.

Bruneti~u Ferdinando, 25 l.

Bruno Giordano, 11, 13, 69, 277, 278, 283.

Burueff. 184

Cairoli Adelaide, H.

Caliari Paolo, dc:tto il Veronese, 173, 174.

Caligola, 184.

Calvino Giovanni, 12.

Cambrorrne Pierre, 47.

Campanella T ommaso, 13, 70.

Campolongo, 14.

Cancstiioi, 13.

Capus Alf~. 264.

Ul'acalla, 184.

Cardaoo Girolamo, U.

Canlucci G iMue, 67, 68, 74, 106, 139, 172, 206, 208, 279.

Carlini Luin, U7 .

Ca.stellano Aloisio, 47.

Cnour, Camilla Benso di, 258

Celestino, vtscovo di Trento, 2U, Centanni, n8.

Cht-lodì Giovanoi, don, 2, BO, B4, B8, 1}9, 161, 202, 203, 204, zo,, 206, 207, 208, 224, 291, 292,

Qiicsa Eugenio, 319.

Chiesa Pnncesco, 32.

ChilaYi. 22 5 .

Chopin Federico, 64.

Ciceronc- Marco TuJJio, 48, ,9.

Cllariello, 21, 66.

Citon, 82.

Civil1d ( [A) C1111oli, 246, 20.

Omieocttu Georges, 46, 123

Colpi Giuseppe, 3n.

Compèce-Motd, 80.

Conci Eruico, 279, 281

Consorti, 136.

Contento, 235.

Carrin, ddJa .Stra, 27.

Costantino, 69, 139, 293 .

Crispi Fcancesco, 258.

Critica (1.AJ Cdtdi11•, 269.

Croc:C' Ben~rlto, 163

Cr()nadu ùnnttri,, 17:S.

Dalla.brida, don, 2, 10, 105, 121, 1:SO, 161, 288, 289, 292.

D ' Annunzio Gabriele, 153.

Daprà, 283.

D' ALco GiovaMa, 34.

Darwin Charlcs Robert, 8, 10, 13, 293.

Daszimk.i, 49, ,O,

De lkgnac Yvon, V, 266, 270, 272, 273.

Degasperi Alcide, 10, 26, no, 139, 140, 141, 160, 161, 182, 188, 191, 192, 206, 28", 2a,.

De Guelmi, 22:s, 226, 227, 228, 229, HO, l32,

Dclcvo Pu qua, 230

Dc Marini.s Enrico, 258

Depaoli, la ditta, 270.

D 'Este Ippolito, 74

D 'Este Pa.risìna, 74.

D'Este Ugo, 74

O ctauis Antonio, 57, 266, 286, 294, 300, 301, 302, 306, 309.

Detusis Vittorio, 266.

Dhyngn La!, 221.

Dombrowski, 40.

DorisMHi Arturo, 183.

Doltoiewsky Feoclor M ., 22

E

Ei11iiM1it, 6. Eldach, 52.

Emo Ansclo, 1n

328
e
D

Engela Eduard, 168.

Epicuro, 60.

Ercole, 187

Estensi, la famiglia degli, 72, 74 .

Giommi G i no, 325.

Gii:,nlli, (Il) d'Iùlù,, 27.

Giuliano l'Apostata, 293

Giulio de' M edici (Clemente VII), 69.

GiNJ1izi11 t lAJ , 106.

Gobineau, Jrnicph Arthur <le, 252.

Goethe J. Wolfgang, 64, 120, 1n.

Goffredo, 171.

Faccini Armando, 230.

Faccini Domenico, 22 ), 229, 233.

Faccini Pietro, 22,, 229, 2H.

Fagmit, 234.

Fait Edoardo, 266.

P'asanelli, 3 03, 304.

Favre Jules, 43.

Fcliretti, don, 142, 1'0, 292.

Ferrui Guelfo (Spini:), 77, 178, 179, 303

Furer Francisco, 254, 278, 322, 323.

Ferri Enrico, 2:58, 2:59,

Fichte Gottlieb Joharm, 269

Filippo Neri, san, 140.

Flor Silvio, 26, S?, 62, 63, 64, 14 2, 143,148,284, 285,290

Forti~ Alesu ndro, 260.

Foulli~, 251.

Foullon, 177.

FrancHco d 'Assisi, un, 11, 208.

Francesco Giuseppe, 2, 312, 320.

Frenzi, 312.

Frisanco, 285, 298.

Gaio Dionisio, 225.

Gorki Massimo, 22.

Gortez. 82

Guarioo Battista, 73.

GumtSocùtlt, 79

Guesde Julcs, 79.

Guicciardini Francesco, 3, 319

Guyau Marie J~an, H.

Guyot l vt s, :Hl.

Gu:iman, Alfonso P rtz dc, 217.

H

Hacrdtl, 299.

Halévy D a niele, 164

H arancourt Edmondo, 275.

Ha.ttmann, Eduard von, 64, 1)4

Hcinc Hciruich, 205

Hcrv~ Gustavo, 79, 123.

Hofer Andua, 2, } 12, 3 20.

Hugo Victor, 222

H11muil, (L' ) , 184

G adler Accanselo, 129, 130, 140.

G alilei Galileo, 8.

Gand, 235.

Gubari, 286.

Garibaldi Giu~ppc, 144.

Guparini Domenico, 142, 282, 286, 291, 320

Gauden:ri Giuseppe, 322, 323, 32-4, 325.

Gemei.li, il padre, 273, 27-4.

Gentili, don, 139, 207

GeoB'roy Safot-Hilaire Etienne, 8.

Geremia, ,9.

Gicle, 234.

Gioberti Viaceruo, 192.

Giolitti Giovanni, 'J.7, 28, 146, 2)8, 259, 260.

Ibscn Hcnrik, 17 5 Icaro,, 187.

J auttS Jean, 79, 167 , , JQÙ 10111, 53. / 01"11.J (L,), 81.

Jung, u2; 288, 289.

Kant Emmanuel, 269. Klopstock P,itdrkh Gottlieb, 32, 12 0, 175.

INDICE DEI NOMI 329
F
G
K

HO

Kock, Paul de, 85.

Kopisch Aususto, 172.

Kuwcamithra, 70.

INDICE DEI NOMI

Maniooi Alessandro, 67, 68, 106, 176.

Marangoni Guido, 2S9.

Maranini, 320.

Mant Jean Pavl, 37,

Marchi, 28).

Mazgherita di Navarn, 12.

Margoni Damiano, 266, 28S, 286, 306.

Labriola Arturo, 2S8, 259.

Lama.rck Jeao Baptiste, 8, 9, H.

La.martine, Alpborue de, 171, 175.

Lamennais, F. Robert de, 188.

lando Ortensio, 201.

Lanson, 12.

Lant,..,ir (I.A), 193.

Larchcr, 313.

l.atham Uberto, 187, 194, 240.

Ln,oraJ()r, (li), 6.

Ulvoro {li) d'Oggi, 269

LecOC'lte, il generale, 43.

L,011., do, B , 54, ,6.

Lm,m, (IAJ, ~i3.

lim11 ( IAJ , 190.

Llord George, 234,

Locke Giovanni, 13.

Loisy /Jfred, 24.

l.oyo/1, l gna:tio de, 142.

Lombard Jcan, 70.

Lorenzo de' M edici, 11.

Lella (La) di Ciane, 13, 45, 2j4, 2n.

l.ucre:tio, 8, 2SO.

Luigi Oa~o, 177.

Luigi di Savoia., 187.

Luigi XIV, 46.

Lunelli Italo, 265.

Lutero Mutin, 47, 188, 191.

Luneri, 62, 63, 134, 289.

Mariolti e Defant, la ditta, 18).

Martini Ferdinando, 27.

Mutini, la btata, 256.

Martini, un fratello della h,au, 1,6

Man: Karl, 8, 9, 30, H, 43, 120,

127, 16,, 168, 192, 196, 197,

Mar zuj 28), 286.

Massc-nrio, 6Sl

Mataia,:H,)2.

Matilde, la com~sa, 47.

Ma11~,r, 6.

Maupusant, Guy de, 267

Mazzini Giuseppe, 17 t.

Menelik, 6.

Menestrina Guido, 303.

Men Augusto, 84, 266 , 28), 286.

M manno {Il), 304.

M~emich Clemente Vinceslao, 171.

Michd Luisa, 34, 38.

Michels Roberto, 248, 249.

Mil1sbo (pseudonimo di Emilio Bossi) 70

Madruzto Emanuele, 201, 219.

Madruuo, la famiglia dei, 200. 201.

Ma.gnago, 2H.

Magn.aud, 143.

Maiotenon Françoise d'Auhign~, muchcia de, 177.

MaJoo Benoit, 38,

Maltooi Rosa, 289.

Manfrtdi, l'•woctto, 66.

Manfrooi AJvi,e, 320.

Manfroni Mario de', 231.

M antict Paolo, 203.

Minocchi Salvatore, 84, 188, 192.

Milleund Etienn.e Alexand,e, 193.

Mollcenbuhr, 234.

don, t 57.

Monicelli Tomaso, B7,

Montépin, 8,.

M onti Vincem:o, 240,

Moro Tommaso, 70

Moser Cado, 266.

Muchitsc,,2.

Murri Romolo, don, 25, 47, 146, l47, 148, 1'1, 161, 188, 189, 202 259

Mwatti Elia. 3, 319, 320, 321. ·

Naditt Etberto, 27'.

Naael, doo, 150.

L
M
~~!:
~::;~:,i~~~·
~=~iinf
1~::a:d~/':a8, N

Nahot Pittro, 70.

Nanni Torquato, 14, 263, 267, 268

Naoseu Fridtjof, 187.

Na poleone Bonaparte, 172, 173,.

Narddli, il socialista, 285.

Nardelli, l"uffidalc di polizia, 1)2.

Nathan, 2,9.

Nt'di1ni, don, 273.

Newtun bacco, 8.

Nicola II, 216, 278, 325.

Nietzsche Federi~o, 64, 70, 175

Ptuplt (U), 81.

Piuolo (Il) d,JJ. s,,11, 266

Pieri, la cont~ssa, 173.

Pilati Carlo, 139

Pilato Ponzio, 99.

Pina.lii Angelo, 225, 227, 2}1.

Pindaro, 172.

Pirro, 62, 244.

Pisce! Antonio, 84, 169, 170, 285, 299, }03, 304, 305, 306, 307, 316, 317,

Pitacco, 119, 285, 286.

Pìttoni, 3, 293, 301, 3U, 321.

Platen, August von, 171, 172, 173. 174, 175, 292.

Plinio, 171.

Oliva, 136.

Omero, 144, 175.

Onc.stinghel Gino, 261.

Ori.mi Alfredo, 128

Omm1aJo r , (L' ) Romana, 106.

011,nVo, il r or:lf1, (p~eudonimo di Ugo Ojctti), 56.

Plotegher Eusenio, don, 14 2, 150 22:2, 223, 22,, 226, 2 21,230, 23 1. 232

Podrecca Gu ido, 28

Poe Edsai Allan, 264.

Poliziano Angiolo, ll

Pompeo, 2'H.

PomponaZ2i Pietro, 13.

Pop olo {Il), 10, 13, 19, 22, 35,

Pt1zù1t Libtrt, 32, 207.

Papinì Giovanni, H, 56.

Pareto Vilfredo, 234, Parini Giuseppe, 116.

Particcl11 Claudia, 201.

Pataud, 123.

Patriii Francesco, U .

Pecci Costantino ( Leone Xl[!), 21.

Pedrini AJtaelo, 2, 29, .

Pedrini Giuseppe, 5, 266, 28:S. 286.

Pedrolli Giovanni, 266.

Pelanda /igostino, 22, , 228, 229, 2H.

Pclaoda Domenico, 225, 229, 233,

Pellico Silvio, 268 ,

Pelloux I.eone, 2,s.

P11ui,,o (Ii) Rom,1gnolo, 207, }22, 325.

Perhammel, 52.

P cmer.storfcr, 58.

Perotti Antonio, 2n, 226, 227, 228, 232.

Pcrotti Soha., 225, 226, 228, 233,

PctéS~ Sandor, 209.

Petrocchi P., 182.

Popolo (Il) d'I1alii1, 267, Prampolini Camillo, 258.

Prezzolinì Giuseppe, 12, ,3, 54 , '.:15, 123, 124, 126, 127, 128, 26,, 269.

ProleJ•rio (/J), 207.

Proudhon Pierre Joseph, ,o, '43.

Prude! .Antonio, don, 150, lH, 156, 1)7, 158.

Quinet Edi;ardo, 250, 2n.

INDICE DEI NOMI Hl
o
p
38, 39, 52, 71, 74, 80, 83, 114, 122, 128, 131, B4, 138, 141, 143 , 144, 148, 149, U2, 159, I6o, 162 , 1M, 168, 17', 179, 181, 18}, 184, 187, 192, 193, 195, 196, 197, 199. 201 , 202, 203, 205, 206, 207, 208, 211 , 215, 216, 217, 220, 224, 225, 226, 227, 232, 233, 235, 238, 2}9, 240, 245, 247, 249, 252, 255, 257, 260, 263 , 264, 266, 267, 269, 270, 2~5 279, 283, 287, 288, 289, 292, 29 4, 295, 296, 297, 299, 300, 301, 303 , 304. 305, 306, 307, 308, 309. 3l4
320.
316,
Q

Rabelais Prançois, 12

Ratti Achille (Pio XI), H 9.

Raynaud Eroe-sto, 27).

Reclus Eliseo, 2n.

Renan Ernesto, 70.

Renata Ji Fr ancia, 73.

Renier Paolo, 173.

Renner, 191, 192.

R,11111 des dell.X Mond,s, 36.

Riccio Domtruro, dttto il Brusasorci, 201.

Richet, H l .

Rigault, 4 l.

Riva, doo, 62, 134, 143, l)O, 162, 292

Rohespiem, Max.imilien de, :H. ·

Rollaod Roma.in, 27'.

Romanino Gerolamo, 20l.

Romano Giulio, 73, 201.

Romano&, la monacchia dei, 22.

Rossi, il commi=ìo, 284.

Rovestcyn, 82.

R11ctllai Giovanni, l L

Rudinl, Antonio Stuabba di, 2~8.

Santini Felice, 28.

Saracini Marco, 172.

Samo, JM.

Sar!o Giu~pc (Pio X), 2)

Savoia, la monarchia dei, 24, 2,s.

Savonarola Girolamo, 73 .

Scabar, 1}6.

Schiaoo Cesare, 179, 180, 181, 18 3, 294.

Schiller,_ J. C. F. von, 32, }4, 64, 175.

Schmellcr, 234.

Schopcnhaucr Arturo, 64, 269.

Schumachtt, 129, B O.

Scop. ( I..) , 263, 264, 269.

Scotoni Mario, 10, 179, 266, ?70, 27 1, 303, 30).

S"olo (li), 27, a,, 106.

Segur•na Cattrina, 34.

Stidcl Roberto, 21,. 5'itt,,Z.

Shak~peare W., 171.

Shakltton, 187.

Shcllcy P. B., 17'.I.

Siezynsky, '.10

Simoni.Do, san, H9.

Sybel, Enrico Yon, 2'.11.

Symian, 46

Sonnino Sidney, 260.

Sorel GN)rges, 124, 126, 12:7, 163, 164, 16~. 167, 168, 2~,, 2)9, 292.

Sp.utaw, 44.

Spaz.zilfo (pseudonimo di lknito M .,; solic.i),48.

Spe:ncr:r Erberto, 9 .

Spoleu, 130.

Squilla {LI), 10, 62, 148, 289, 291, 296, 297

Staffler, 272.

Stecch~ loretu:o (pseudonimo di OJin. do Gurrrini), 213.

Steinhril, la signora, 21.

Stendhal (pseudonimo di H cnr i Beylc), 1n.

Stcpniak, 22.

Strozzi, la famislia desii, 73, 74.

Sue Eugtnio, 70.

Suei Pietro, 229.

Tacito, 2'1.

Tano Torquato, 73, 74.

Tax.il Leo, 140.

Tdesio Bcf!W'dino,12.

Tcll Wilhclm, 32, 34.

Terreo Gi useppe, 224, 22', 226, 227, 228, 229, 230, 231.

Terreo Picrim1, 226, 227, 228, 229, 230.

Tertulliano, 12, 84

Tesndri Pio, 2, 266, 210, 271, 29'.I, 30~, 314.

T ezule Giu!eppe, 277.

Thieu Adolfo, n, 38, 40, 41 , 43, 4-4, 60.

Thomas, il gettenle, 43

Tiziano Veccllio, 173, 1 74.

Trrrel Gcotgc, 24

Todcschini Mario, 293, 316. 3 17.

Tol.stoi Leone, 86.

332 INDICE DEI
NOMI R
T

ToM Pirlro, 28.

Tomuoli Cipriano, 229, 231.

Tnenthel, '40.

TraoqWllini, n ~ 105, 306.

Trapassi Picuo, detto Metastasio, 22¼.

Trenta.coste Domenico, 202

Trnlino (Il), IO, 59, 122, 129, 134, ne, 139, 147, 148, 149, 161, 162.

179, 180, 182, 191, 192, 202, 20't, 206, 289, 291, 292, 293, 304.

Trib11n11 (U). 82

Turati Filippo, 258.

Twtin Muk, 292.

Verlaine Paul, 212.

Vi11•d•111• (li). 137

VH!on François, 12.

Vil4 (Li), 106.

Vi111 TrtnliM, 35, 16, 99, 146, 265, 27', ns.

Vittoria Ale11andro, 218, 219, 220.

Vitt.02:zi, don, 62, 1}4, 143, 150, 162.

Vivi.ani Rea~, 193.

Von (i.A), B, 14, 55, ,6, 146, 207 265, 269.

Vou (L,) Ca110Jù11, vedi Trn,Jino.

Vooruit, 81.

Umberto 1, 258

Uno (pKUdonimo di Benito Mus,olini), 68.

Wqim Riccudo, 1n. Wharrnund, )0, 51.

Wilde 01car, 212

Willy,213. Winarsky, 52.

Winter, 52.

Wityk, 52

Valèr,i, Paolo, 216, 258, 259.

VallCD.5tcin, Albr«h.t W. E. von, 206.

Valiti Jules, 237.

Val.maggi ' Awelio, 273, 323, 324, 325.

Vandcrvelde Emilio, 81.

Vaonioi Giulio Untt, 8, 13.

Varau.ani Savi.no, 66. 67.

Viirlez, 234.

y,,b,,,,J11,/1111, 6.

Vmli11•0 (pseudocimo di Benito Mussolini), 47.

Verhaettn Emilio, 209, 2 11

Wynkop, 82

W<:1,M (DitJ, H. Woeste, 82.

X~nopol, 250, 2'.H.

Z..rri, don, 143, 150

INDICE DEI
NOMI 3H
u
V
w
X
z
IND.ICE ArJtierlmze •. IL PERIODO TRBNT[NO (6 febbraio 1909 - 26 settembre 1909) Nottt •. Dichiaru:ione ( 11 febb raio 1909) La crisi (11 febbraio 1909) . .... V Centenario darwiniano (11 febbraio 1909) , 8 Dove il ,ogo arse.... XVII febbraio 1600 (17 febbraio 1909) . 11 Teatro alla c:unera del lavoro (18 febbraio 1909). 14 Convegno sup~mo (24 febbra io 1909) , 15 A chi tocca (25 febbraio 1909) . 20 Gli uomini del giorno. Mkhele Bakai (3 marzo 1909) . 21 La. lotta elettorale italiana (4 marzo 1909) 23 Perché ci organiztillfllo (7 marzo 1909) , 25 Il risultato delle elezio ni generali in Italia (Il marzo 1909) 27 EvolUlione sociale e lotta di classe (11 mar&o 1909) . 30 Figure di donne nel W ilhelm Teli di Schiller (1; maJZ.o 1909) . 32 Anniversari storici. I dubs (24 marzo 1909) . 36 La Comune di Parigi (24 mano 1909) 39 La Comune di Parigi. 18 marzo · 24 m aggio 18 71 (27 m arzo 1909) H Attraverso le frontiere ( 27 marzo 1909) . . . . . . . 46 Ded.iato ai bigotti {27 marzo 1909) . . 48 Rela.2:ione sull'attività del g ruppo pa.damentarc: socialista austriaco (I aprile 1909) . 49 « La Voce> (~ aprHe 1909) . . . . . H Contro i sequestri (8 aprile 1909) . . S7 I giornalisti clericali, spie! {8 aprile 1909) '.59 Dopo un processo (8 aprile 1909) . 62 P ct l'eduéazione proletaria. Variazioni nel tema . l 'amore (8 april, 1909) . . . . . . . . . 66 22. - II.
rNDICE plg. La pasqua wmna (10 aprile 1909) . 69 Una città di silenzio. Ferrara (12 aprile 1909) 72 ]I monello risponde (1' aprile 1909) 7' Corrjspondeoze. Calavjno (15 aprHe 1909) , 78 Movimento socialista intecoazfonale. Il congresso nazionale dei socialisti frtncesi (20 aprile 1909) 79 Movimento soc. internazionale (22 aprile 1909) . 81 Dopo il comi.zio (22 aprile 1909) . 84 Nulla è vero, tutto è permesso (Novella) (24-30 aprile, 8 , 15 maggio 1909) 86 Primo maggio 1909 (1 maggio 1909) . 100 Medagl.ioni borghesi (1 maggio 1909) . , , , , , . , 102 Cronaca cittadina (6 ma88iO 1909) . 105 Primo maggio degenere (13 maggio 1909) 106 L'assoluzione d ei sindacalisti parmensi alle assisi di Lucca (13 maggio 1909) . 108 La novella del sabato. « Corsa >> di nozze di Ben ito Mussolini, Scritta e dedicata a Castel Toblino il 9 maggio 1909 (15 maggio 1909) . no Tattica dei movimenti operai (16 maggio 1909). 115 Medaglioni borghesi. Il « viveur » ( 19 maggio 1909) . I 16 Corrispondenze. Bolzano (19 maggio 1909) . ll9 Cronaca cittadina, Un processino (26 maggio 1909) . 121 Dichiarazione. Cose a posto (26 maggio 1909) . 122 La teoria sindacalista (27 magsio 1909) . IH Il « vilissimo » me$tiere (29 maggio 1909) . . . 129 Ai falegnami (29 maggio 1909) . 132 A don Oielodi ( 1 giugno 1909) 134 Medaglioni borghesi. Il magistrato (2 giugno 1909) . 13> A don Chelodi (4 giugno 1909) . l3B ] «teneri» agnellini (4 giugno 1909) . 139 Il «sacro» ovile (5 giugno 1909) . t42 · La nostra guerra (5 giugno 1909) . 144 Un'autorevole conferma (8 giugno 1909) 146 Biscia d'acqua (9 giugno 1909) t49 Un cane idrofobo (10 giugno 1909) . . 150 1n tribunale Crescit eundo ( 11 giugno 1909) 1'2 La santa di Susà intervistata (12 giugno 1909) . 153 Di:ipensiere di celebrità (14 giugno 1909) . 160 Proccssini. N . 2 (17 giugno 1909) . 161 La bomba (25 giugno 1909) 162
INDICE H7 "" Lo sciopero generale e la violenza (25 giugno 1909) . 163 Il proletariato ha un interesse alle conserva.z:ioni d elle patrie attuali I (25 8iugno 1909) 169 Un grande amico dell'Italia. Augusto von Platen (3 luglio 1909). t7i Medaglioni borghesi. Il blasonato (8 luglio 1909) . 176 La festa dei regnicoli (8 luglio 1909) . 178 Critica e siaccrìtà (10 luglio 1909) 179 Un piccolo serpenteUo. La verità sull'incidente Mussolini (13 lu8lio 1909) . 180 I giornalisti buffi ( 14 luglio 1909) . 182 Gli uomini del giorno. Burt~ff (21 luglio 1909) 184 Agli sterratori (21 luglio 1909) . 185 I miei processi (22 luglio 1909) . 186 Gli uomini del giorno. ù.tham (22 luglio 1909) 187 Tenebre e luce (22 luglio 1909) . 188 Il gnndc cadavere ( 26 luglio 1909) . . . . 19 1 Gli uomini del giorno. Bdand ( 26 luglio 1909) . 193 Gli uomini del giorno. Blériot (28 luglio 1909) 194 Lo sciopero dei cantonieri. Zivio! (29 luglio 1909) , 196 Cronaca cittadina.. Maternità colpevole? (30 luglio 1909) . 198 Quadretti trentini. la fossa del Castello (3 agosto 1909) . 200 Ciccaiuolo! (4 ag05to 1909) 202 Chelodeidc (.5 agosto 1909) . 204 « Vecchia vaticana lupa cruenta» (9 agosto 1909) 206 Le città tentacolari ( 12 agosto 1909) . . , 209 Medaglioni borghesi. La signora onesta (12 ago5to 1909) 212 Pagnottisti, avanti! (14 agosto 1909) . . 215 Nuove pubblica2:ioni. « Lo czac viene!» (16 agosto 1909) . 216 Terza condanna ( 16 agosto 1909). 217 Notturno in «re» minore (18 agosto 1909) . 218 Gli uomini del giorno. lai Dhyngra (20 agosto 1909) . 221 Abbasso il maestro! (21 agosto 1909) . . 222 Tribunale di Rovereto. Un prete e sci complici alla sbarra (Dal nostro inviato Mussolini) (21~ 22 agosto 1909) 22' La disoccupazione (25 agosto 1909) . 234 Medaglioni borghesi. L'uomo serio (1 settembre 1909) . 236 Di qua e di là. Emigranti italiani (1 settembre 1909) . BS I buoni giudici (1 scttmibrc 1909) . 239 L'attualità (2 sett~mbrc 1909) . 240 Come si diventa vagabondi (Ricordi) (2 settembre 1909) 241 Finis Europae? (3 settembre 1909) . 246

VBR.SO LA FONIMZlONE DE (( LA LOTIA DI CLASSE » (27 settembre 1909 · 8 gennaio 1910)

lntertogatorio di Benito Mussolini dell' ll settembie 1909 » » » » del 17 » »

338 INDICE pog. Fra libri e riviste (4 settembre 1909) . . . . . . . 248 L'evoluzione sociale e le sue leggi (7 settembre ,1 909) 250
Nola
compagni!
Nella morta stagione (9 ottobre 1909) G iovanni Giolitti (12 ottobre 1909) , APPENDI CE' LETIJ!JtB : 254 255 256 258 Lettera a Torquato Nanni (26 febbraio 1909) 263 Lettera a G ino Onestinghcl ( 4 aprile 1909) 265 Lettera al pra idente del gruppo trentino delle industrie io legno (metà maggio 1909) . 265 1.ettera a Rino Alessi (5 giugno 1909) . 266 Lettera a Mario Scotoni ( 15-17 luglio 1909) 266 Lettera a Torquato Nanni (26 luglio 1909) 267 Lettera a Baldassarre (26 agosto 1909) 267 Lettera a Rino Alessi (9 settembre 1909) . . 268 » » » » (12 novembre 1909) 268 Letten a Torquato Nanni (4-lS dicembre 1909) 268
Ai
(1 ottobre 1909)
Dichiarazione di Benito Mussolini circa il pagamento di una multa ( 21 settembre 1909) , , . Interrogatorio di Benito Mussolini del 24 settembre 1909 . BLBNC0 DBLI.l! TRADUZIONI P UBBUCATB BLBNCO DBLL'ATTIVtrÀ OkATOl!.IA DBLLA QUALB NON lllMANB IL Tl!STO • BLBNCO OBL MATBtu.U.!I GIOP.NAUSTICO AttlUBUllllLB A B8NITO :W.US· SOLINI , • • • • • , , , , , , , • , , , , DOCUMBNT/ùt.IO: 270 272 273 273 275 276 279 Cronaca cittadina. Il nostro nuovo Segretario (29 gennaio 1909) 282 ProP"ganda (11 febbraio 1909) . . . . , . . , . 282

di Trento. Pec Giordano Bruno alla camera del lavoro

INDICB
H9 .... (18 febbraio 1909) . 28, L'agitazione
scorsa. Un contradditorK> mancato. L'ignominiosa foga.
dr. Degasperi direttore del «Trentino» (11 marzo 1909) . 284 Cronaca cittadina. Atti della C. B. del partito (27 marzo 1909) . 285 La. conferenza del comp. Mussolini alla camera del lavoro (3 maggio 1909) 28 7 Cronaca cittadina, La lega per Ja cultura sociale (20 maggio 1909). 288 [n giudizio. Il processo Mussolini (1 giugno 1909) 288 [ violenti (3 giugno 1909) 289 Al signor Mussolini (3 giugno 1909) 291 Cronaca cittadina. Alla «Voce » (23 giugno 1909) . 292 Luogo di espiaz.ione (23 giugno 1909) . 292 Cronaca cittadina. (8 luglio 1909) 293 Cronaca cittadina. Adunaru:a (14 luglio 1909) . · 293 Quadretti trentini (21 luBlio 1909) . 294 UD;a dimostrazione (30 luglio 1909) . 294 N ella nostra redazione (2 agosto 1909) . . 29l Socialisti condannati (' agosto 1909) , . , 295 Ancora sette giorni (19 ago1to 1909) 296 L'incarceruione Mussolini (26 agosto 1909) 296 Cose del giorno. Tutti i gusti sono gusti (2 settembre 1909) 297 La Russia a Trento (17 settembre 1909) . . 297 Lo sfratto del compagno Mussolini Altri misteri di polizia (17 settembre 1909) . 299 Dopo lo sfratto Mussolini. La protesta dell'on. A vandni al ministro dell' ì.ntemo (18 settembre 1909) . 299 · Le delibcra2ioni della classe operaia (18 settembre 1909) . 300 L'intervento dei socialisti presso ìl ministero (18 settembre 1909). 30i La grande adunaru:a operaia di ieri. Si decide prima e si sospende poi lo sciopero generale. Lo sfratto di Mussol ini sospeso (20 settembre 1909) 3,01 Rovereto e dintorni. Il prOCCSlSo Mussolini (23 settembre 1909) . 303 Il processo Mussolini (2.5 settembre 1909) :W4 La mano nera (25 settembre 1909) : 305 un·imponente assemblea allt camera del lavoro di Trento _(25 settembre 1909) . . . . . . • . ,06 Una nuova protesta dell'oo. Avancini (25 settembre 1909) . . . 307 · L'odissea del nostro redattore capo Benito Mussolini ( 27 settembre 1909) • • ,08
Cronaca
operaia a Merano. Le grandi riunioni di domenica
dd
340 INDICE peg. La proclamazione dello sciopero generale (27 settembre 1909) 309 Manifesto che proclama lo sciopero generale per !"avvenuto sfratto di Benito. Mussolini (26 settembre 1909) . · 310 La grave situazione nel Trentino. Lo sfratto di Mussolini. Lo sciopero generale a Trento e a Rovereto. Un momento di reazione (30 settembre 1909) • . 311 Il convegno di Peri per Benito Mussolini (' ottobre 1909) 316 Benito Mussolini {30 ottobre 1909) 318 Risposta del ministro degli affari esteri all'interpellanza del deputato Elia Musatti relativa allo «sfratto del cittidino italiano prof . Benito Mussolini» (2 marzo 1910) . 319 Protesta umana {17 ottobre 1909) . 322 Forll (18 ottobre 1909) 324 Cronaca cittadina. Il comizio contro 1o czar (31 ottobre 1909) 32.5 Indfr, dei nQmi • • • • • • • • : • • • • 327

Fini/o di slampar~

il 16 i,,g/iq 19'2 ntllt Offidnt Grafirh, FraJt lli Srianti Sanrasritmo Val d i Pt1a ( Firenze)

Articles inside

LA GRAVE SITUAZIONE NEL TRENTINO

28min
pages 325-339, 341-347, 352-353

!~~i:t J:1'~~:~rcz~~:r!:risti si

4min
pages 321-324

ELENCO DEU..'AmVITÀ ORATORIA DELLA QUALE NON RIMANE

3min
pages 290-292

DICHIARAZIONE DI BENITO MUSSOLINI CIRCA IL PAGAMENTO DI UNA MULTA•

3min
pages 287-289

r· t:g6

1min
page 286

APPENDICE

11min
pages 277-285

VERSO LA FONDAZIONE DE « LA LOTTA DI CLASSE i. 2 5 9

2min
pages 273-274

G!OVANNI GIOLITTI

1min
page 272

NELLA MORTA STAGIONE

3min
pages 270-271

VERSO LA FONDAZIONE DE « LA LOITA DI CLASSE•

1min
pages 267-269

FINIS EUROPAE?

7min
pages 260-266

I BUONI GIUDICI

10min
pages 253-259

MEDAGLIONI BORGHESI L'UOMO SERIO

4min
pages 248-250

LA DISOCCUPAZIONE

3min
pages 246-247

GLI UOMINI DEL GIORNO

17min
pages 233-245

NUOVE PUBBLICAZIONI

6min
pages 228-232

PAGNOTTISTI, AVANTI!

1min
page 227

MEDAGLIONI BORGHESI

4min
pages 224-226

LE CITTA TENTACOLARI

3min
pages 221-223

« VECCHIA VATICANA LUPA CRUEN TA » CAADUCCI

5min
pages 218-220

CICCAIUOLO !

4min
pages 214-217

QUADRE'ITI TRENTINI

2min
pages 212-213

CRONACA CITTADINA

1min
pages 210-211

LO SCIOPERO DEI CANTONIERI ZIVIO!

2min
pages 208-209

GLI UOMINI DEL GIORNO BLÉRIOT

1min
pages 206-207

GLI UOMINI DEL GIORNO BRIAND

1min
page 205

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

1min
page 204

TENEBRE E LUCE

5min
pages 198-200, 203

I MIEI PROCESSI

2min
pages 196-197

GLI UOMlNl DEL GIORNO BURTZEFF

2min
pages 194-195

I GIORNALISTI BUFFI

2min
pages 192-193

UN PICCOLO SERPENTELLO LA VERITA SULL'INCIDENTE MUSSOLINI

2min
pages 190-191

LA FESTA DEI REGNICOLI

2min
pages 188-189

MEDAGLIONI BORGHESI

3min
pages 186-187

UN GRANDE AMICO DELL' ITALIA AUGUSTO VON PLATEN

9min
pages 181-185

IL PROLETARIATO HA UN INTERESSE ALLE CONSERVAZIONI DELLE PATRIE ATTUALI?•

2min
pages 179-180

LO SCIOPERO GENERALE E LA VIOLENZA 1 I.

9min
pages 173-178

DISPENSIERE DI CELEBRITA

2min
pages 170-172

LA SANTA DI SUSA INTERVISTATA

10min
pages 163-169

IN TRIBUNALE CRESCIT EUNDO

1min
page 162

UN CANE IDROFOBO

1min
pages 160-161

BISCIA D'ACQUA

1min
page 159

UN'AUTOREVOLE CONFERMA

5min
pages 156-158

IL « SACRO » OVILE

5min
pages 150, 153-155

A DON CHELODI

4min
pages 146-149

MEDAGLIONI BORGHESI

4min
pages 143-145

LA TEORIA SINDACALISTA 1

16min
pages 131-142

CRONACA CITTADINA UN PROCESSINO

1min
pages 129-130

TATTICA DEI MOVIMENTI OPERAI*

8min
pages 123-128

L'ASSOLUZIONE DEI SINDACALISTI PARMENSI ALLE ASSISI DI LUCCA

8min
pages 116-122

MEDAGLIONI BORGHESI

7min
pages 110-115

NULLA B VERO, TUTIO E PERMESSO (NOVELLA)

27min
pages 94-109

MOVIMENTO

6min
pages 89-93

MOVIMENTO SOCIALISTA INTERNAZIONALE

3min
pages 87-88

CORRISPONDENZE CALAVINO

1min
page 86

IL MONELLO RISPONDE

3min
pages 83-85

PER L'EDUCAZIONE PROLETARIA

12min
pages 74-82

DOPO UN PROCESSO• BREVE COMMENTO

5min
pages 68, 71-73

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

4min
pages 64-67

RELAZIONE SULL'ATIIVITA DEL GRUPPO PARLAMENTARE SOCIALISTA AUSTRIACO

14min
pages 55-63

DON ROMOLO MURR! SCOMUNICATO

1min
pages 53-54

ATI'RAVERSO LE FRONTIERE

1min
page 52

LA COMUNE DI PARIGI*

9min
pages 45-51

ANNIVERSARI STORIO

5min
pages 42-44

EVOLUZIONE SOCIALE E LOTTA DI CLASSE

8min
pages 36-41

IL RISULTATO

3min
pages 33-35

LA LOTTA ELETTORALE ITALIANA

5min
pages 29-32

GLI UOMINI DEL GIORNO

2min
pages 27-28

A CHI TOCCA

1min
page 26

CONVEGNO SUPREMO

6min
pages 21-25

TEATRO ALLA CAMERA DEL LAVORO

1min
page 20

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

5min
pages 16-19

CENTENARIO DARWINIANO

3min
pages 14-15

IL PERIODO TRENTINO

6min
pages 7-9, 11-13

JL PERIODO TRENTINO

1min
pages 3-5
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