L'Illustrazione Italiana 1939 n.25

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L'ILLUSTRAZIONE ITALIANA

Prima

che

i gloriosi

l'inizi io della

Ia TITTI NI

marinai italiani sfilassero davanti al Re Imperatore e al Duce per le superbe strade della nuova Roma patriottica cerimonia. Osservate il Sovrano fra il Duce e il ministro spagnolo Serrano Suner, e Principi

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I

RASO

II

imperiale, e Ministri

un omaggio in commosso

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al Milite Ignoto raccoglimento.

segnò

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LA SETTIMANA

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LA SETTIMANA

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(Variazioni di Biagio)

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SalvamacuO Gteio seno PREMmUDA BErFA DI BuCCARI Arponvancero nuw%.sresana| hg DELLA "IRFGUS'UNITIS n

La celebrazione della marina italiana

«ha partecipato alla guerra liberatrice di Spagna passando sopra i divieti dei rossi; ma non basta...

«ha contribuito alla conquista dell'Impero, e ha fatto dell'altro

La marina italiana, oltre aver alla vittoria nella Grande Guerra, ha fatto dell'altro...

ancora...

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..Nello sbarco in Albania, ha 1 quidato da sola la situazione c le. era stata affidata, sempi pronta a nuovi cimenti.

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L'ILLUSTRAZIONE i

ENRICO. ENRICO,

Anno CAVA CAVACCHIOLI

18 GIUGNO

LXVI

. N. 25

1939 . A. XVII

Nell’anniversario di Premuda S. M. il Re Imperatore e il Duce hanno reso oltremodo solenne con la loro presenza la celebrazione delle ylorie della nostra Marina. La cerimonia ha avuto inizio sull'Altare della Patria con la consegna delle ricompense al Valore a Marinai e alla Memoria di Marinai che s'eran distinti con atti eroici durante la guerra di Spagna e lo sbarco in Albania. IL Sovrano personalmente ha consegnato le onorificenze, delle quali S. E. l’Ammiraglio Cavagnari lega geva le motivazioni. E intanto i Vessilli e le Insegne, sì inchinavano di fronte al Vittoriano,


LE

VIESDEL

BALTICO\

SS n

be 2A

UN BEL SUCCESSO DELLA DIPLOMAZIA MEDESCA N

EL primo decennio dopo la guerra si è detto più volte che uno dei risultati

di essa era stato di spostare i Balcani verso il nord. La vecchia Balcania

non si poteva dire propriamente pacificata, come dimostrava, a non dir altro, l'agitazione rivoluzionaria macedone. Ma più al nord, nella vasta regione compresa fra il centro della Germania e quello della Russia, si era jormata una situazione territoriale, politica ed etica, che presentava problemi più numerosi e più gravi. Andando dall’Oder al Niemen, ed oltre, s'incontravano il corridoio polacco, l'Alta Slesia e Danzica, terreni di contestazioni pericolosamente acute fra Germania-e Polonia; Memel, pomo di discordia fra Germania e Lituania; Vilna, contesa fra Lituania e Polonia, In una vasta zona intermedia fra Polonia e Russia v'erano territori appartenenti alla Polonia (abitati da popolazioni rutene o biancorusse su%oui si sospettava che la Russia nutrisse rivendicazioni; d'altra parte la Polonia era sospettata dai russi di mire di conquista in Ucraina. Si aggiungevano i sospetti che Polonia, Finlandia e Stati Baltici minori nutrivano per la propaganda comunista russa, mentre la Russia sovietica, a sua volta, temeva che Polonia, Finlandia e Stati Baltici si unissero in blocco antibolscevico contro di essa, I soli a presentare una fisionomia più spianata erano i rapporti tedesco-russi, sebbene anche qui non mancassero di tanto in tanto raffreddamenti e difficoltà, Ma le buone

rela-

zioni fra Germania e Russia erano oggetto di gravi preoccupazioni per la Polonia, e anche per la Romania, senza contare quel che potevano pensarne di men favorevole nelle capitali occidentali, Di tutte le questioni che ribollivano in questa larga zona dell'Europa nord-orientale talune potevano sembrare di gravità non immediata e di soluzione non improbabile. Ma tre ve n'erano considerate generalmente come pietre d'inciampo per qualunque intesa un po' vasta in quelle regioni: il corridoio, Vilna e la Bessarabia. Quest'ultima questione si poneva, naturalmente fra Russia e Romania, in una regione a sud di quella finora esaminata; ma poiché essa riguardava la Russia e la ‘Romania era alleata della Polonia, anche la Bessarabia veniva ad avere una grande importanza per i conflitti e la confusione regnante nei «Balcani del nord ». Da sei anni a questa parte — si potrebbe precisare: dall'avvento del nazionalsocialismo al potere in Germania — grandi cambiamenti sono andati maturando nella situazione politica di quella regione: Essa n'è stata trasformata, in qualche punto si può dire radicalmente, Si è avuto, innanzi tutto, il turbamento nelle relazioni fra Russia e Germania, che sono arrivate rapidamente fra loro a un distacco e ad una tensione che ricordano certi momenti delle loro relazioni negli anni precedenti la guerra, Invece i due Stati che sembravano assolutamente irriconciliabili, Germania e Polonia, si avvicinarono al punto che la loro azione diplomatica in certi casi diede l'impressione di una intesa reciproca. Poi si ritornò ad uno stato di tensione per la questione di Danzica, oggi più che mai piena di incognite. La Russia ha tenuto anch’essa a stabilire le migliori relazioni possibili con la Polonia; si è fatta zelante protettrice dell'indipendenza degli Stati Baltici e, per completare la serie dei suoì trattati d'amicizia e di non aggressione con î vicini occidentali, si è piegata ad abbandonare di fronte alla Romania le sue antiche riserve circa la Bessarabia. Il cambiato atteggiamento della Russia nei riguardi della Bessarabia faceva pendant quasi esatto al cambiato atteggiamento della Germania nei riguardi del corridoio polacco. Terza novità capitale: lo spiccatissimo riavvicinamento franco-russo, dopo anni di rottura diplcmatica o di relazioni diplomatiche semplicemente formali, Il collocamento a riposo, 0 almeno in aspettativa, di questioni spinose e pericolose come il corridoio polacco e la Bessarabia parevano rappresentare un sensibile mutamento in meglio nella situazione dell'Europa nord-orientale. Disgraziatamente la nefasta politica dell’accerchiamento ha reso precarie queste prospettive. In conseguenza della tensione russo-tedesca germinò, nel 1934, il piano della così detta Locarno orientale sotto gli auspici della Russia e della Francia. Di questo aggruppamento avrebbero dovuto far parte, accanto alle tre potenze maggiori, Russia, Germania e Polonia, la Cecoslovacchia e i tre paesi baltici, Lettonia, Estonia e Lituania. Fra ld Russia promotrice del patto e più che ‘mai zelante nel sostenerlo, la Germania ostile ad esso e la Polonia che non mostrava alcuna fretta di concluderlo, il gruppo dei paesi baltici acquistò, non foss'altro per la sua posizione geografica, un'importanza notevole, Ed oggi siamo daccapo. Gli Stati Baltici sono ritornati all'ordine del giorno. Ma in condizioni del tutto diverse da allora. Se, infatti, nel 1934, essi parevano disposti ad aderire lin qualche modo, e con le dovute cautele, ad una Locarno orientale, oggi si

sono trincerati nella formula dell’assoluta neutralità, la sola che li ponga al riparo

da pericoli e da sorprese. Essi hanno dichiarato apertamente che non vogliono in nessun modo essere « garantiti », ben sapendo che la garanzia propugnata dalla Russia può significare, presto o tardi, la loro scomparsa, Di qui l'imbarazzo dell'Inghilterra, che va alla ricerca di una formula atta a conciliare le pretese sovietiche con la neutralità degli Stati Baltici. È la quadratura del circolo. Nel frattempo la Germania ha svolto un'azione diplomatica di primissimo ordine, che non è stata sufficientemente illustrata dalla nostra stampa quotidiana. Essa ha concluso tre patti di non aggressione: con la Lettonia, con l'Estonia, e con. la Danimarca. Quale il' valore di questi patti? IL Reich s'impegna a rispettare l'indipendenza e la neutralità dei due Stati Baltici; ma non dà loro nessuna garanzia, non prevede un'assistenza nell'eventualità di n’aggressione, In altre parole, gli Stati Baltici non cadono 'sotto la «protezione » della Germania. È, codesto, un punto che stava particolarmente a cuore ai Governì di Riga e di Tallin. E si comprende. Una garanzia germanica avrebbe compromesso in altro ‘senso quel rigoroso principio della neùtralità, (che questi Stati intendono’ salvaguardare mei confronti dell'Inghilterra e della Froéia, e conseguentemente, della Russia; In questo glì interessi della Let-

tonia edell’Estonia si accordano perfettamente con quelli della Germania. La neutralità Rei Paesì Baltici confina la flotta sovietica in fondo al Golfò di Finlandia''e assicuri alla Germania la signoria del Baltico, Se, viceversa, gli Stati Baltici fossero piòtetti dall’intesa anglo-franco-russa, essi dovrebbero impegnarsi ad aprire i loro porti alla flotta britannica. La Germania rischierebbe di restare imbottigliata, di vedersi chiuse le vie d'accesso alla Svezia, ottima fornitrice di ferro. L'abile mossa fedesca ha posto un riduro ‘a tale eventualità. s) I patti baltici trovano il loro perfezionamento nel patto di non aggressione stipu-

Qui sopra: il messaggero del patto tripartito William Strang, alto funzionario del Foreign Office, parte dall'aerodromo di Heston per Mosca dove conta di convincere il Commissario agli Esteri dei Sovieti intorno ai punti di vista britannici. - Sotto: l'immane incendio che ha distrutto la nuova stazione di Varsavia, grande fabbricato dalle linee modernissime che aveva un movimento quotidiano di più di ottocento treni.

lato poco prima fra la Germania e la Danimarca. Anche questo patto mira ad un unico scopo: assicurare e rafforzare le neutralità della Danimarca. La ‘Danimarca tiene le chiavi del Baltico. Fino a quando la Danimarca resta fedele ulla ‘neutralità, nessuna flotta può entrare nel Baltico o uscirne. Unica eccezione, la flotta del Reich, che attraverso il canale di Kiel è în grado di evitare gli stretti e di passare dal Mare del Nord al Baltico senza avventurarsi în acque straniere. Di quì l'interesse capitale della Germania alla neutralità danese. Nell’eventualità di un conftitto se l'Inghilterra rispetta tale neutralità, la sua flotta dovrà restare al largo, mentre quella tedesca si troverà ad essere padrona assoluta del Baltico. È in vista di tali prospettive, che i governi di Berlino e di Copenaghen si stu_ diano di eliminare una volta per sempre le ragioni di dissenso. C'è, prima di tutto, il problema delle minoranze, Esiste, nello Schleswig danese, una minoranza tedesca di 30.000 abitanti su 175.000, cui fa riscontro, nello Schleswig tedesco, una minoranza danese di circa 15.000. Si tratta di regolare i reciproci diritti culturali e le legittime aspirazioni. Non è cosa difficile e lu pratica ha già eliminato, in gran parte, i motivi di conflittò. Contemporarieamente,

è statà

messa

la' sordina alla propaganda

nazionalsocialista

in Danimarca. Opportunamente, il ministro Runk, alla vigilia delle elezioni ‘danesi del 3 aprile scorso, sì pronunziò in questo senso, la qual cosa giovò a togliere ‘una buona carta ai socialisti danesi, che non si avvantaggiarono del responso popolare: Resta la questione delle antiche frontiere dell'Impero, Su tale argomento il Reich non solleva eccezioni, anche in considerazione della scarsa popolazione tedesca compresa nel territorio danese. D'altra parte l'economia ha ragione, in questo caso, di regolare la politica. La Danimarca acquista dalla Germnid più di quanto non le venda, senza contare che i prodotti che essa esporta in Germania sono di grande utilità pel Reich (burro, cavalli, ecc.) come si vide al tempu della guerra mondiale. Questo il quadro

baltico. A. conti fatti, coi tre recentissimi trattati

di non

aggres-

sione la Germania si è assicurata la chiusura ermetica delle porte del Baltico, Al nord la Gran Bretagna e la Russia sovietica non potranno comunicare, in caso di conflitto generale, che attraverso l'Oceano glaciale, Non è una via comoda. SPECTATOR


GLORIA ALLA MARINA NELL'URBE PRESENTI IL SOVRANO E IL DUCE

Èa

st aedrat

Dalla tribuna reale costri hanno assistito allo sfilam

iano Principi Sabaudi, Ministri, Alte Gedei diecimila marinai in Pi Venezia (qui sopra) con Vessilli ed Insegne produce un colpo d'occhio indimenticabile, un senso potente di forza, di bravura e di disci: plina, în un'atmosfera purissima di meravigliosa ed esultante giovinezza.


\ \ “estar

no i Marinai d’Italia (qui sopra) a passc , con una precisione per cui nulla avevan da invidi di terra. Ed anche i reparti marinari della IL. (qui ) allineavano le loro muscolose gami nude con un ritmo schio e impeccabile, atteggiando a fierezza i giovani volti.

Qui sotto: 0ss stupendo effetto del campo dei Parioli, con la tolda del a « Lituita per la celebri

appunta Ò dre del Secondo Capo Lombardi, caduto durante lo sbarco in Albania



I SOLDATI NELLA DI

DEL

MARE

CELEBRAZIONE

ROMA

IMPERIALE

M'° come in questa settimana navale, Roma apparve anche nell'aspetto este-

riore una città schiettamente mediterranea. L'Urbe, che, sotto gli auspici del Regime

fascista,

ha accolto in questi

ultimi

anni una

in occasione

della

grande

quantità

e varietà di rappresentanti di tutte le armi, non aveva mai ospitato un così gran

numero

di soldati del mare.

Roma,

celebrazione

della

Marina, fra i suoi diversi aspetti suggestivi, sembrava aver messo in evidenza quel particolare aspetto marinaro che le proviene dal ricordo delle gloriose conquiste delle triremi romane, nonché dalle recenti provvidenze mercé le quali, attraverso il Lido di Ostia, l'Urbe sì riaffaccia al suo mare. Quasi tutti i quartieri della Città Eterna

sono

stati presi

d'assalto dai marinai.

E

alcuni di essi si sono trasformati in quartieri marinari, Fuori Porta del Popolo, lungo la via Flaminia, in' certe ore del giorno, sembrava respirare brezza marina. È sorto

in quella zona appunto il «Campo Marina», nella stessa zona in cui annualmente sorge

il «Campo

Dux»,

organizzato

dalla G.LL.

Nel verde

golfo

ridente

formato

dalle pendici di Villa Glori e dei Parioli è stata varata una grande corazzata che nelle dimensioni e nella struttura riproduce la « Littorio». Una gigantesca corazzata

in legname colorato in grigio perla con le sue torrette blindate, i suoi cannoni da 381, le sue mitragliatrici, la festosa policromia del gran pavese, la bandiera di bom-

presso dai colori sabaudi e il tricolore che dall’alto del pennone garrisce al vento.

La grande nave poggia su un terreno ondulato di sabbie mosse colorate in turchino, in modo di ricordare, con un po' di buona volontà, il movimento delle onde. Di sera questo sosia della « Littorio », illuminato da fasci di luce, assume un aspetto fantasmagorico, sembra navigare nell'azzurro cupo del cielo stellato. Ai fianchi della possente unità erano state allineate seicento tende ospitanti diecimila tra marinai e premarinari. Il Campo, sotto il comando del contrammiraglio Parona, era fornito di servizi logistici, di palestre all'aperto, di cucine, di docce, di telefoni, di radio, di ogni ben di Dio. Le esercitazioni e mattovre dei marinai, oltre che nel Campo, si sono svolte all'ombra dei viali circostanti. Conferivano all'ambiente un carattere marinaresco le tradizionali consuetudini dei comandi dati a mezzo di altoparlanti, come sulla tolda delle navi, e lo squillo dei fischietti che scandivano i diversi tempi del movimento delle manovre. Dal «Campo Marina » i reparti di marinai, alacri, baldi, colle fresche divise, risa-

lendo le vie della capitale, affiuirono nel cuore dell’Urbe tra i Forì e il Vittoriano, tra il Palazzo Venezia e la Tomba del Milite Ignoto, per celebrare, nel giorno anni-

versario di Premuda, gli eroi del mare e le glorie della Marina. Una massa di ven-. timila marinai, con a capo l'ammiraglio Falangola, hanno sfilato sulla vita dell'Im-

pero, alla presenza del Re e Imperatore e del Duce, restauratore delle fortune marinare d'Italia. Ammirate quì sopra È belli, mascht e sereni polti della: Giovinezza: marinara d'Italia mentre canta gli inni della Patria, Sono gli allievi della Scuola.di Marina, i marinai della G.I.L., e i portatori delle Insegne dorate: » In alto a destra: la cerimonia della benedizione dei vessilli e degli stendardi.

Ma prima della sfilata, sull'Altare della Patria si è svolta la cerimonia di esalta» zione delle virtù guerriere e del sacrificio eroico di coloro che caddero nell’adempì= mento del dovere durante le spedizioni navali di Spagna e di Albania, A. questa cerìmonia, attorno al Re Imperatore e al Duce, erano: i Prîncipî della Casa Reale, le più alte autorità dello Stato, del Partito e delle Forze armate, il. Mi»


Ecco, quì sopra, il Duce col Segretario del Partito e con S. E. Cavagnari sottosegretario alla Marindi a bordo della « Littorio » riprodotta fra le pendici di Villa Glori è dei Parioli con; precisione di dimensione e di struttura. È una gigantesca corazzata in legname colorato in grigio perld, con le aut torrette blindate, i cannoni da 381 e ogni altro armamento. = Osservate, qui sotto l'aspetto compl@a« sivo della riproduzione, attorno alla quale la sabbia ‘simula il movimento delle ,oride.

nistro dell'Interno di Spagna, S. E. Serrano Sufier, E poi lc missioni dell'esercito e della marina spagnole, la rappresentanza della «Condor», ambasciatori e addetti militari stranieri, le famiglie dei Caduti e ufficiali e marinai decorandi. Nel gruppo delle divise si distingueva quella dell'inviato di Franco, la divisa dei residenti spagnoli al Marocco col berretto verde adorno della mezzaluna dorata Dopo l'omaggio reso dalla Marina con una grande magnifica corona di alloro al Milite Ignoto, venne compiuto il rito della consegna delle decorazioni e dei brevetti al valor militare, personalmente fatta dal Sovrano. Seguì poi la mirabile sfilata. Sotto il cielo di Roma, si sono svolte parate forse di maggiore imponenza per quantità di armati e varietà di reparti, ma quella della Marina, che per la prima volta si svolgeva a Roma, merita di essere particolarmente segnalata per il suo stile austero ed elegante ad un tempo, e per la magnifica prestanza di tanti rappresentanti della guerriera gente di mare. Preceduti dagli stendardi, dai gagliardetti e dai « signa» dorati che scintillavano al sole di una luminosa giornata, sfilarono davanti a una folla plaudente i fieri ragazzi della G.LL. di Venezia, di Brindisi e di Sabaudia, gli eleganti allievi dell’Accademia Navale di Livorno, i veterani della «Mil mart», i vecchi ex-marinai delle batterie costiere e antiaeree, gli equipaggi delle grandi unità, dei sommergibili, delle torpediniere, dei saettanti Mas, seguitì dai gruppi le guardie di Finanza, dell'Aeronautica,

deldel-

rappresentanze

d'I-

la Marina coloniale. Chiudevano la sfilata gli alfieri dei novanta gagliardetti e delle delle Sezioni

dei

Marinai

talia. Una festa di colori, di suoni

@

marziali,

Alcuni

mano

di acclamazioni

reparti

di parata.

gioios

entusiastiche.

hanno sfilato a passo

Il sincronismo

era

ro-

perfetto

e

il martellamento si fondeva in un solo potente rombo che faceva risuonare l'asfalto della Via dell'Impero. Il Sovrano e il Duce lasciavano trasparire nel volto la loro soddisfazione per il superbo spettacolo di forza, di disciplina e di prestanza. Il Duce, prima di lasciare la tribuna, ha espresso al Sottosegretario della Marina, S. E. Cavagnari, il suo alto compiacimento per il modo col quale la manifestazione si era svolta. Di schietto stile marinaro, improntato a solenne austerità militare, anche la cerimonia svoltasi nel pomeriggio al Campo Parioli, Sulla

tolda della

«Littorios

erano

schie-

rati tutti gli ufficiali ammiragli în servizio attivo, in ausiliaria, in congedo, tra cui si trovavano i nomi più splendenti della Ma-

rina Italiana: le Medaglie d'Oro Costanzo Ciano, Luigi Rizzo, Goiran. Riccardi ed altri. V'erano anche gli ufficiali della missione spagnol guidati dall’Ammiraglio Moreu. Mano a mano che le personalit affuivano al barcarizzo, l'ufficiale di guardia ordinava a un plotone di sottonocchieri il: «Fischiate il sei alla banda». Ricevuto con gli onori del fischio è arrivato anche il Duca di Spoleto che con la sua alta statura emergeva sulla massa candida delle divise fregiate d'oro. La Marina ha voluto chiudere la giornata celebrativa delle sue glorie con la consegna di una medaglia d'oro al Grande Ammiraglio conte Paolo Thaon di Revel, Duca del Mare, in occasione del suo ottantesimo compleanno. All'atto di omaggio reso all'Uomo che fu a capo della Marina durante la Grande Guerra e. impersonò le glorie del passato, si è associato il gesto simbolico della continuità delle tradizioni del mare nelle generazioni future, con la consegna alle Legioni premarinare delle insegne romane. Quando il Grande Ammiraglio salì al. barcarizzo, l’Ammiraglio Costanzo Ciano ordinò il: «Signori ufficiali, attenti! ». La cerimonia è stata presieduta dal Duce. Al suo arrivo venne sparata una salve di venti colpi, mentre sull'albero della nave veniva innalzata la sua insegna.

L'Ammiraglio Cavagnari, Sottosegretario di Stato alla Marina, rivolgendosi al Duce, dice che innanzi a lui sono gli ammiragli, i comandanti, gli ufficiali, le rappresentanze degli equipaggi della prima e della seconda Squadra e dei sommergibili della Marina fascista. « Alta e grande, Duce, — continua l’Ammiraglio Cavagnari — è la fiamma che si eleva con ardore nel cuore di tutti noi, dedizione assoluta. fino al sacrificio, fedeltà agli altissimi ideali che Voi impersonate. Dal volto di ognuno, Duce, traspare l’intima commozione, il desiderio e la volontà ferma di seguirVi ovunque vogliate ordinare per la Patria, per la gloria del Re, Ammiragli, ufficiali, equipaggi: Saluto al Duce», Risponde formidabile l'éA.noi» delle formazioni marinare, Il Duce si pone di fronte all'altare da campo eretto a bordo della corazzata, mentre monsignor Giordani, Vicario militare, impartisce

la benedizione a un «signum» che viene poi consegnato al rappresentante dei premarinari. Terminato il rito, l’officiante pronuncia un breve discorso esaltando le glorie e le tradizioni della Marina. Il Duce,

con

brevi

incisive parole,

esprime

l'elogio agli ammira-

gli, ai comandanti e agli equipaggi che nella mattinata avevano) sfilato in modo semplicemente superbo. Le parole del Duce sono accolte dal grido dei marinai d'Italia: «Pala, prora, voga voga voga». Quindi il Duce sì avvicina al Duca. del Mare al quale consegna la medaglia d'oro. Egli afferma che con questo omaggio la Marina intende manifestare la sua gratitudine per quanto il Grande Ammiraglio ha fatto durante la guerra per conquistare la vittoria e durante la pace per accrescere la potenza dell’Italia sul mare. Prima

della cerimonia

al Campo

Parioli,

il Duce

ha assistito, al

Lido di Roma, con un semplice rito austero, all'inizio dei lavori perl

la costruzione del R, Istituto Nautico intitolato a Marcantonio Co-

lonna, nome vittorioso di romane virtù marinare. I dirigenti dei Marinai d'Italia, con. a capo, l'Ammiraglio Camperio, sono stati ricevuti dal Duce, il quale rivolgendo loro la parola; ha detto di contare su di loro per la diffusione del navalismo nella]

Nazione, rilevando quali siano i compiti dell’Italia fascista sul nare. Altre manifestazioni intonate alla celebrazione della Marina; svoltesi a Roma e in tutta Italia — in cui ben trenta capoluoghi di provincia sono sul mare — hanno dato un notevole contributo alla] propaganda per la formazione di una «coscienza marinara», «... Bisogna che gli italiani, a poco a poco, si facciano una mentalità insulare, perché è l'unico modo per porré al giusto piano i problemi della difesa navale della Nazione ». Così ha detto ìl Duce in uno dei suoi tanti discorsi. Ed ha aggianto: «L'Italia è un’îsola

che si immerge nel Mediterraneos, Geografia

politica,

ispirata

al senso

della

realtà.

GIOVANNI

BIADENE


XII »NOVEMBRE © MCWM LA GVERRA MARITTIMA CONDOTTA IN ADR ALLEATI E DEGLI STATI VNITI COL PIV COS RICERCA DELL'AVVERSARIO IN MARE AP! Don OSI E | NITA ENTRO POLA CON VNO DEI PIV

>.< DAL PRIMO ALL'VITIMO GIORNO, VOIA)

(SENZA TREGVA SVPPLENDO AL DI PLICI COMPITI, CON VNAVIGORIA,.

TORIE FVLMINEE, MA NON'A ROSA, COMPIVTA IN OGNI ORA, | SOLAMENTE VNA LV TA. DE

| RITÀ DELLE CONDIZIONI E LA

< + SAPPIA OGGI LA PATRIA, | QVESTA SVA IMMENSA GLORIA. BIA PRESO IL VOLO E L'AVGVRIO CHE SCOMPARIVANO: DA PRE

LÀ GRANDE NAVE COLATA A_PICG

| GIO » NEL SVO NOME STESSO O . NON RIVNITE MA @OATTE +

Vi,

TIMBA campanili CIÒ

gn

10 IAA

loro potenza, che pur si era protratta nei secoli, appoggiata a limitate estensioni co-

‘DELL'ITALIA SUL MARE po L mare, che si sperde nelle immensità oltre l'orizzonte, illusorio limite alla sua estensione, che copre lievi declivi e profondissimi abissi, e racchiude negli inserutati misteri della natura le speranze, i desideri, i drammi, la poesia della pulsante vita del navigatore, cinge per quattro quinti la nostra penisola, e ne lambisce coste con il lento moto del suo flusso eriflusso 0 con l'urto delle sue onde. EE Vuole lale tradizione che la gente latina ricevesse dal mare il capostipite Enea, dopo le perigliose peregrinazioni da Oriente ad Occidente; narra la storia che la potenza romana si affermò sul mare per la tenacia di Caio Duilio, costruttore e navarca delle prime flotte di triremi, e progenitore di quella stirpe di marinai che lottarono sulle onde per aprir la via al sorgente impero e per eternarlo nel tempo; è noto || che le vie del mare erano allora solcate da navi cariche dei prodotti di terre lontane per alimentare la vita del grande popolo che, con la sua forza, si era eletto | reggitore del mondo. Dal mare. giunse all’Urbe anche la mistica parola della rinnovazione spirituale. |

@uando le violente invasioni barbariche travolsero Îa compattezza dell'immenso

| impero fu solamente su zone costiere che si costituirono nuclei intatti ed indipendenti, con la sacra funzione di mantenere isolata l'eredità del nome romano; nuclei di. fesi da monti e lagune contro»le dissolutrici influenze esterne, attivi di vita propria | e traenti dalle vie di comunicazione attraverso il mare il vigore e la possibilità di potenziare e valorizzare l’evoluzione della millenaria civiltà. Fu questa, nel passato, l'epoca più gloriosa delle nostre tradizioni marittime; l'epoca nella' quale il nocchiero di Amalfi, di Pisa, di Genova, di Venezia era il re dei flutti, nella quale il calafato e l’attrezzatore di questi centri erano gli incontrastati artefici delle costruzioni navali. “Naviganti è navi italiane mantenevano fiorente, con le loro attività, il ritmo dei traffici, consentivano, con i loro ardimenti e la loro maestria, la sicurezza sulle vie | dli comunicazione, si slanciavano con intrepida ed avventurosa iniziativa anche fuori del Mediterraneo, a scrutare i segreti delle immense distese oceaniche, fino a violare le coste dei continenti ignorati, Lungo è l'elenco dei nostri grandi navigatori, che culmina in quellò di Cristoforo Colombo, ed in ciò è il segno della vitalità di questa schiatta mediterranea di marinai che fermamente, e prima di ogni altra, volle che il mare fosse elemento di unione e non di divisione fra le terre. È vero che le repubbliche marittime non poterono mantenere il perpetuarsi della

stiere, dinanzi al sorgere ed al dilagare delle nuove uni i prementi con le influenze che derivavano dall'ampiezza dei ben più vasti territori; un periodo di decadenza doveva su di esse abbattersi in attesa che anche l’unità italiana si concretasse e si opponesse a quelle circostanti. Ma sullo sfondo dell'orizzonte, offuscato da questa nube, rimasero in rilievo, come proiettate dal fulgore delle gloriose imprese, le sagome delle, forti triremi, delle veloci galee, delle capaci navi da carico, delle” audaci caravelle, ad esaltare, nell'attesa, lo spirito marinaro. Così, da pochi lustri, su questo sfondo, che non è di ricordi ma di possente tradizione, sono sorti i segni della rinata potenza italiana, mutati dall'evoluzione costruttiva della tecnica, ma animati dallo stesso spirito, che tende verso le fondamentali necessità della vita sul mare per la grandezza della nazione. Non.più scafi di legno ma di ferro, non più palamenti ed ampie velature, ma macchine complicate azionanti eliche veloci; tutto ciò ha potenziato ancor più l'attività marittima, rendendo possibili gli scambi più intensi ed abbondanti ormai richiesti dalle insopprimibili necessità dei popoli, allargando i limiti delle zone di sfruttamento, aprendo nuovi campi al lavoro ed alla produzione, obbligando a volgere le prore sulle rotte uscenti dai mari ristretti, non più sufficienti a soddisfare alle aspirazioni anche dei popoli mediterranei, Una tale rete di interessi ha bisogno di un saldo presidio, virtuale protezione nel corso degli sviluppi pacifici, e valida difesa, im caso’ di-guerra, per mantenerne l'efficienza, sia pure con altre modalità. Donde, nell'era moderna, una netta differenziazione, del resto già da tempo gradualmente affermatasi, fra la marina da commercio e la marina mi tare, che ormai, per le diverse funzioni alle quali ognuna di esse deve soddisfare, hanno bisogno di mezzi particolarmente adatti. La Marina da Guerra Italiana, sorta come unico.complesso da quelle degli Stati cho a mano a mano, nel corso del XIX secolo, concorsero a costituire l'unità del Regno, pur giovane di formazione, ha tuttavia, una solidissima base sulle gloriose tradizioni marittime del nostro popolo, ed ha ‘già i suoi nuovi fasti, La sua opera è sempre stata silenziosa; il marinaio rifugge dall’esaltazione e d l'amplificazione delle fatiche, delle ansie, dei pericoli, delle soddisfazioni che, nell’i

finita distesa delle acque, tormentano ed allietano il suo animo; d’altra parte l'attività

dell’uomo di mare si svolge al di fuori della diretta visione e giudizio della folla. Le vicende di una tempesta affrontata e superata, i tragici momenti di un naufragio, l’affaticante calma di una crociera da guerra rotta dall'incontro del nemico visibile ed

invisibile, la paziente preparazione di una missione e la metodica ed ardita esecuzione,

si svolgono senza testimoni, nel silenzio degli uomini, per quanto spesso fra i violenti fragori delle forze della natura, che però rimane muta ed inscrutabile sui fatti che si svolgono nelle immensità dei suoi spazi. Ecco perché occorre che il marinaio sia sorretto dalla tradizione, che si tramanda di bocca bocca sul ponte délle navi e che imprime il senso della ineluttabile quotidiana fatica, e da quella che risalta dalle

più appariscenti imprese come riconoscimento pieno e conclusivo dalla bellezza della sua

opera,

Non

mancano

infatti azioni

ed episodi

nei quali

le tenebre

del

silenzio

sono squarciate da lampi di leggendario eroismo. Nei fasti della nostra marina que.

ste luci abbaglianti hanno ormai dato una salda maturità alla sua gagliarda giovinezza. Uomini e macchine vi hanno ‘concorso, e quelli naturalmente più di queste, sia perché furono gli uomini a costruîrle adatte al compito assegnato, sia perché è soltanto la volontà ferma ed intelligente che permette il raggiungimento dell’obiettivo. Fu ventura che ancora la nostra marina non abbia potuto misurarsi nella sua

organica complessità contro un nemico compatto; ed appunto per questo sono luminosi gli episodi nei quali i nostri marinai, dominati dall'ansia di giungere all'urto, alla lotta, alla vittoria, si sentirono spinti, come da sovrumana forza, alla ricerca del nemico entro i suoi muniti porti superando le più ardue difficoltà, Le incursioni nei Dardanelli, della guerra italo-turca, le violazioni dei porti di Trieste, Pirano, Pola, Buccari, Durazzo, durante il conflitto mondiale; sono state alimentate dalla vi-


gorosa linfa degli ardimenti passati; gli episodi di Cortellazzo e dì Premuda rappresentano la culminante apoteosi delle eroiche virtù silenziose del marinaio delle quali furono intessuti i quattro lunghi anni della guerra adriatica: perfetta preparazione, at-

Alla potenza della Flotta si appoggia la forza della nuova Italia che deve poter disporre senza ostacoli delle vie marine per la sua compiuta sicurezza. Osservate, qui sopra, formidabili pezzi da 203; e qui sotto il torrione dell'Incrociatore « Bolzano

tenta esecuzione, paziente attesa, pronta de-

cisione, coraggio senza freno. Non a caso il giorno della magnifica vittoria di Premuda fu assunto come data di celebrazione dei fasti della marina, Lo spirito che, fermo e deciso, ha dato vita a questi episodi è stato quello che ha sorretto tutti i marinai d'Italia nella meticolosa preparazione di pace, e li ha animati nella laboriosa condotta delle operazioni di guerra; spirito che si rinnova di generazione in generazione, indirizzandole verso le nuove mòte che si schiudono al a crescente ampiezza dei compiti che debbono essere affidati alle forze armate sul mare. Quelli fondamentali, la difesa dei confini marittimi ed il mantenimento delle comunicazioni attraverso i mari, sono evidentemente funzione dello sviluppo delle coste stesse e dell’importanza dei traffici, elementi che hanno per l’Italia, ed avranno nel futuro, nel campo degli orientamenti politico-navali della nostra nazione, notevolissimi incrementi. E ciò non solamente per l'accrescimento dei territori che costituiscono il complesso metropolitano coloniale, ma anche per la definitiva affermazione dei basilari nostri interessi nel Mediterraneo, che si impongono come elementi

regolatori

italiane,

anche

delle

attività

che

hanno

il

teatro d'azione in questo mare, e per la nascente costituzione di quelli nel Mar Rosso e sulle coste orientali africane in dipendenza della valorizzazione della regione etiopica Il sistema delle comunicazioni marittime se nel passato

era

interessato

nei mari esterni, oggi sì avvia verso una affermazione oceanica più ampia e più salda, trattandosi, non più di salvaguardare soltanto i rifornimenti per la metropoli, ma di provvedere anche al mantenimento dell'unione con le colonie, e di fornire ad esse un conveniente respiro sul mare: Donde due ragioni essenziali per lo sviluppo della marina, affinché, con salda. posizione in Mediterraneo, abbia efficienza tale da mantenere fuori di queste acque la sicurezza indispensabile per la vita dell'inscindibile cogtituzione

dell'Impero.

Il popolo italiano vuole lavorare; ma le vie più agevoli e più economiche di scambio di materie prime e di prodotti sono quelle marittime, e le mète che la nuova Italia fascista ha assegnato all'attività dei suoi lavoratori sono nelle nostre terre

oltre mare; tutti questi interessi, oggi in parte affermatisi, ma in parte ancora in corso di sviluppo, debbono appoggiarsi alla potenza della flotta, che deve essere preordinata in anticipo rispetto al consolidamento della vita economica del paese. I fasti che nel passato, remoto e recente, hanno dimostrato che la nostra marina ha pienamente soddisfatto alle esigenze della nazione, danno affidamento che il potenziamento futuro rappresenterà l'incrollabile garanzia della sicurezza dell'Impero. LUIGI

CASTAGNA

Capitano di Vascello


Pi

LA MARINA PRIMA LINEA DI DIFESA DELL'ITALIA IMPERIALE

ì

dopo Monaco,

che l’Europa avesse definitivamente

trovato

la via della pace

e della prosperità. Nello spirito e nella lettera Monaco segnava un deciso allontanamento da Versaglia. In un'atmosfera di sincerità e di comprensione la realtà indistruttibile nata dallo storico incontro avrebbe potuto operare fattivamente su tutto l'insieme della' politica europea e su tutti i problemi vecchi .e nuovi, continentali ed extracontinentali che si oppongono al raggiungimento di un sano e durevole equilibrio, Allontanarsi da Versaglia significava, infatti, accettare come presupposto fondamentale di ogni futura azione politica il ritorno al senso della giustizia internazionale ed umana e il riconoscimento chiaro e senza equivoci del diritto che le nazioni vive e vitali hanno di vivere e di lavorare e di costruire con sicurezza il loro futuro, Viceversa non fu così. Passato il pericolo di un urto immediato le.cui conseguenze sarebbero state fatalmente disastrose per le « grandi democrazie», la via maestra fui abbandonata. Piano piano la fitta rete di intrighi, di interessi obliqui, di ciechi egoismi tornò a galla, Di nuovo riprese il sopravvento la bramosia di conservare immutate le posizioni di privilegio e di intransigente egemonia acquistate in Europa e nel mondo attraverso una lunga serie di violenze, di usurpazioni, di prepotenze e trasformate în un diritto che più tardi i trattati del 1919 si erano sforzati di rendere intoccabile e la finzione di Ginevra legittimò, Di nuovo, chiudendo deliberatamente gli occhi alla realtà, si pensò che il processo di revisione della situazione politica e territoriale dell'Europa potesse essere contenuto entro i limiti di una soluzione precaria e provvisoria. C'era in ‘atto in Europa e nel mondo una profonda rivoluzione di situazioni, di forze, di possibilità, di interessi e le potenze democratiche ancora si illudevano di poter negare all'Italia e alla Germania il diritto di espandersi e di lavorare e pro-

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La Marina d'Italia potenziata dalla volontà del Duce costituisce oggi coi im le sue modernissime unità una tra le più forti flotte del mondò. La perizia dei tecnici navali, l’esperienza dei comandanti, la disciplina degli equipaggi sono quelle tradizionali che il pop olo italiano conosce ed ammira. Tutta la Nazione segue l’incessante e appassionata opera di perfezionamento e di preparazione che i soldati del mare compiono, truendone un sensi jo di sicurezza assoluta per quel che riguarda la difesa della Patria. - Qui sopra vediamo un sommergibil le che alla testa di una flottiglia va verso il mare aperto. - In:alto: corazzate, incrociatori e cacciatorpediniere schierate in porto.

nn..-E


I Capi delle Nazioni straniere che hanno assistito, trovandosi in visita ufficiale in Italia alle esercitazioni e alle riviste navali svoltesi in loro cnore, hanno potuto ammirare la perfezione di manovra delle Squadre e l'alto grado di addestramento degli equipaggi. Le manovre di emersione eseguite dai sommergibili, come lo svolgimento dei temi da parte nella mente di quanti vi assistettero come spettacolo indimenticabile di'ardimento e di bravura. - Qui sopra vediamo un gruppo delle navi di superfice sono rimasti negli occhi di « caccia » attraccati alla banchina del porto di Gaeta. - In alto: un suggestivo quadro marinaro, il defilamento di sommergibili tra due Squadre.

durre senza essere esposte al rischio di continue sopraffazioni. Nelle loro intenzioni, Monaco non un punto di partenza doveva essere per il raggiungimento di posizioni che avessero una solida base di giustizia, ma un traguardo di arrivo che, per la tranquillità dei beati possidentes, non poteva e non doveva essere superato. Un espediente insomma:

espediente transitorio accettato con molte riserve mentali per ri-

solvere alla meno peggio una situazione preoccupante. Ma la spina che a Versaglia era stata posta nel fianco della Germania doveva restare. Non restò invece. E la trasformazione della carta dell'Europa segnò — com'era logico e fatale — il rovesciamento di una situazione che turbava il sano equilibrio dei rapporti

fra nazione

e nazione.

Se Inghilterra e Francia fossero state animate da un sincero desiderio di collaborare a una pacifica sistemazione secondo giustizia e secondo le vitali necessità dei popoli. era quella l'occasione per fissare il nuovo statuto dell’Europ: Ma le grandi democrazie hanno il dono degli errori tenaci. Crollato il sistema che il Duce ha definito «delle pistole puntate» ecco sorgere il sistema dell’accerchiamento detto anche delle garanzie unilaterali. E ad esso si accompagnano un intensificato programma di superamenti e la «guerra bianca». Si ritorna, dunque, ad una situazione che non è molto dissimile da quella dell’ottobre '35. Cambiano i nomi ma la sostanza è la stessa. Ieri era l'assedio economico di 52 Stati nel mito del «Covenant»; oggi, sono le garanzie. Si tratta sempre di stringere un laccio attorno al collo dei popoli che con la loro dinamica vitalità minacciano di sovvertire la statica di una situazione di predominio che non ha giusti-

ficazione di sorta e imporre loro il dilemma: o cedere e rinunciare al proprio avvenire o essere che si vincono

soffocati. Ma, ha detto il Duce a Torino, «non è soltanto con l’oro le guerre. Oltre ‘l'oro è più importante la volontà e ancor più im-

portante il coraggio ». Di fronte alla strozzatura che si minaccia con la guerra bianca l’Italia

è pronta

valla

più

formidabile

difesa.

Il riferimento che abbiamo fatto alla situazione politica non è casuale ma ha una sua precisa ragione d'essere, Esso serve a delineare i caratteri di un eventuale conflitto e a indicarne le direttive fondamentali, Quando si parla di guerra sul terreno dell'economia è implicito il concetto della pressione che dal mare può essere esercitata dall’avversario. Tutto il sistema economico della moderna vita dei popoli è bato essenzialmente sugli scambi fra i paesi detentori di materie prime e i mercati di assorbimento. La parte di gran lunga maggiore di tali scambi avviene sulle vie marittime di traffico. Ne viene di conseguenza che la libertà d'uso di queste vie è, per le nazioni che debbono ricevere d'oltremare le materie prime indispensabili alle industrie di guerra, condizione di vita. Senza di essa, consumate le scorte, la guerra dovrebbe fatalmente cessare. Né questo sembrerà esagerato quando sì pensi, per esempio, alle ingenti quantità di combustibile che sono necessarie non soltanto alla marina e all'aviazione ma anche allo stesso esercito ora che la meccanizzazione è divenuta elemento di primaria importanza nella costituzione degli eserciti moderni.


Il potere marittimo è, dunque, strumento di politica imperiale e di dominio mondiale. È questa una delle verità eterne che reggono il mondo e la sua maggiore esaltazione è nelle parole di Cicerone: «chi è signore del mare è signore della terra». O dominare o essere dominati: questo è, in definitiva, il dilemma che fatalmente sì propone quando — come nel caso dell’Italia, nazione insulare — il mare è l'in-

dispensabile via di comunicazione per raggiungere nuovi sbocchi atti ad assorbire

il complesso di forze materiali e moralì che formano la forza di espansione di un popolo e per assicurare — in pace e in guerra — il rifornimento delle materie prime necessarie alla vita della nazione. La grande guerra ha dato di ciò una dimostrazione e un insegnamento irrefutabili. Essa, infatti, non è stata se non una gigantesca guerra ai traffici marittimi e le sue sorti, prima ancora che sui campi di battaglia, si decisero sull’immensità degli oceani il giorno in cui i sommergibili tedeschi — che pure erano stati vicinissimi a

raggiungere

lo scopo — dovettero rinunziare alla lotta senza essere riusciti a para-

lizzare completamente il traffico marittimo, linfa vitale che alimentava la resistenza degli alleati, Così stando le cose, un'eventuale guerra che dovesse opporre le une alle altre le grandi democrazie e le potenze totalitarie sarebbe essenzialmente guerra per il dominio del mare. E più precisamente per il dominio del Mediterraneo: Il problema del Mediterraneo è il nodo gordiano della politica internazi male. Come giustamente è stato detto, «non è questo un fenomeno passeggero. Il Medit raneo ha funzione e importanza mondiale come quando, nell'antichità e nel Medio Evo, il mondo civile era costituito dal Mediterraneo Ma se per gli altri questo mare è una via, per noi è la vita. La sicurezza e la

libertà d'uso delle vie marittime che collegano i territori dell’Africa Italiana — sbocco

naturale di vaste masse di connazionali e delle loro attività produttive e commerciali — all'Italia, costituiscono il fattore essenziale e insieme la premessa di una che valorizzazione immancabile che in un avvenire non lontano verrà a stabilire più

la continuauna stretta interdipendenza economica fra la madrepatria e chel'Impero le nostre forze nadunque, zione di là dai mari della nazione italiana. Occorre, questa e questa sicurezza. vali garantiscano în ogni momento e in ogni evento tutto il libertà sicurezza della problema Compito formidabile perché su di esso poggia militare dell’Italia che non ha materie prime e che allo svantaggio della posizione insulare unisce quello della lontananza degli oceani le cui porte di ingresso sono

tencontrollate da altre nazioni. La possibilità di resistere e di spezzare un eventuale

tativo di accerchiamento è funzione dell'efficienza della Marina. La Marina è la prima linea di difesa dell'Impero. L'espressione «prima' linea di difesa» significa nel campo strategico la linea più importante: quella che cadendo porterebbe le più disastrose conseguenze fra, tutti i rovesci concepibili. e pronta ad ogni evento. Strumento formidabile di guerra la Marina è preparata anni, così ricchi di avvenimeni è una linea di difesa che non piega. In questi ultimi forza. ha potuto dare prova della sua solidità e della sua gravò per lunghi compiuta, Su di essa, che pure non era ancora organicamente non s'era mai mesi la minaccia di una concentrazione di forze che così imponente dei grigri scafi veduta: contro ogni previsione dei soliti esperti non cedette. Al:riparo guardia passarono a centinaia, sicuri che sulle ampie vie del mare facevano bugna e indisturbati, i piroscafi che trasportavanò il corpo di spedizione e l'Etiopia fu conquistata

e la coalizione

ordita a Ginevra

infranta.

'Accresciuta e potenziata in questi ultimi anni, la Marina dell'Italia imperiale è una somma di forze da ogni punto di vista imponente e adeguata alla dilatata importanza politica ed economica dell'Italia fascista nel mondo. E come già nel '35 essa è pronta a dare agli eventuali avversari un lungo e durissimo filo da torcere. NICOLA

MORABITO

Capitano di Corvetta

sicura nelle della Patria, è fin d'ora arma possente e sono affidato il compito di difendere il suolodi sacro pagine l’Italia Imperiale, la Marina cui è italo-turca Premuda, di Buccari uurante lagrande guerra, Quali che possano essere gli eventi che ilattendono e le imprese di Cortellazzo, forzamento dei Dardanelli nella guerra sulle ‘in grado di scriverne altre e nel corpo saranno certamente Quali che poss utorosi ed esperti. Se belle novi ben temprati - nell'anima oggi salgono della Marina da guerra italiana, i giovani che magnifico schieramento di sommergibili. un alto: In tiro. di mdrndide nella storia esercitazioni fa mentre È «Fiume tl non meno ardite e gloriose. - Ecco qui sopra

.



LA MARINA DA GUERRA E LE CROCIERE ALL'ESTERO vano sente parlare di una unità della Marina da Guerra che si reca all’estero, il profano è automaticamente portato a considerare il solo aspetto turistico ed a pensare di conseguenza con una certa invidia ai fortunati partenti: l'uomo della strada, che così vede e sente la cosa, secondo il suo particolare punto di vista, non ha tutti i torti. Ogni uomo, specialmente se giovane, ha innata la curiosità di vedere cose nuove e possiede sempre un certo spirito d'avventura, abbondantemente alimentato dai libri letti da ragazzo, che ha la sua buona parte nel determinare il giubilo con cui è attesa la partenza per un viaggio in paesi e mari lonQ

tani

e il rammarico

di chi rimane.

Quello in cui quel tale profano sbaglia è di preporre 0 confondere uno degli aspetti soggettivi e secondari di una crociera all'estero, con i suoi molti aspetti oggettivi e concreti, o meglio, con i molti scopi che essa si propone di raggiungere. lo stesso ricordo che, poco prima di partire per una crociera nell'America del Sud di cui molto si è parlato attraverso la stampa e la radio durata quattro mesi e terminata po-

che settimane or sono, mi sentii da varie persone domandare quali erano gli scopi che si proponeva la crociera in programma e ricordo anche che spesso ebbi a notare un certo senso di scetticismo, o per lo meno di incertezza, nel tono con qui questa domanda mi era rivolta, È per questo che non ritengo inutile esporre brevemente quali sono i moventi propagandistici, patriottici, sociali, politici che sono la ragione determinante e fondamentale di questa particolare branca dell'attività della Marina da Guerra.

I ricordì di crociera ai qhiali rivado più volentieri con la mente, sono quelli che si riferiscono alle imponenti masse di popolo che sulle banchine di tutti i porti toccati hanno atteso l’arrivo delle nostre navi, che hanno sostato giorni e giorni in contemplazione di esse, che a torrenti le hanno visitate riempiendole continuamente di una folla di gente di ogni condizione sociale. Si tratta soprattutto di italiani, nel petto dei quali palpitano vividi e devoti il ricordo e l’amore della Patria lontana: molti di essi hanno compiuto giornate di viaggio in torride pianure e per scoscesi dirupi montani per venire a salutare questo lembo della loro terra, da anni tacitamente atteso, che per i pochi giorni della sua sosta lenirà la nostalgia che tutti tormenta. Rivedo la nave invasa da essi: in genere non sono curiosi perché sono umili e le particolarità tecniche di queste due magnifiche navi non li interessano: sono fieri ed ammirati invece nel vedere come la genialità costruttiva italiana abbia saputo, nell'istintivo eterno desiderio del bello, adattare in una perfetta armonia di forma e di linee la durezza minacciosa di questi superbi strumenti di guerra. E sono contenti di potersi aggirare per ore ed ore sul ponte o di sedersi in qualche punto del castello o di soffermarsi a poppa: di respirare, muoversi, vivere su un pezzo d'Italia di udire marinai ed ufficiali parlare quel dolce idioma che per molti di essi, dopo tanto tempo e per forza di cose, non è più che un ricordo. Molti di essi trovano fra i componenti dell'equipaggio un parente od un amico, quasi tutti un compaesano: e si vedono adunati a gruppi attorno ai nostri marinai che nar-

rano loro le vicende e le novità dei loro paesi lontani. Si ravvivano

e si ridestano

in

questi

menticabili

episodi,

comprendere

stre

è il sistema

istanti

nel

loro

cuore

ricordi persi nel tempo, si rinfocolano gli affetti, si ridestano le nostalgie sopite, si esaltano i più nobili e più belli sentimenti dell'uomo, che sempre sono collegati all'infanzia, alla famiglia, alla terra nativa e che sono i più atti a rinvigorire e rinsaldare i legami che avvincono la grande madre Italia ai suoi figli sparsi per il mondo. Solo chi ha assistito a questi modesti, semplici ma indipuò

veramente

i

tutto

l’im-

attivo

per

menso valore della propaginda di italianità che compie una nostra nave da guerra in crociera all'estero che, forse più delle varie società patriottiche che ovunque si costituiscono ma che col tempo fatalmente si fossilizzano ed intristiscono, è l’unico mezzo veramente efficace con cui contendere ad un fatale esodo questi nostri fratelli che, ne abbiamo le prove molto vicino a noi, tutti i paesi tentano di strapparci perché sobrii, attivi, tenaci, onesti: ma che non dobbiamo né vogliamo perdere perché costituiscono una delle parti migliori del nostro popolo, una delle fonti della ricchezza materiale e spirituale della nostra Patria, una parte cospicua delle noforze:

più

immediato,

sentito,

mantenere accesa la fiamma dell'italianità che, con il ricatto dell'oro e di ipotetici vantaggi, si tenta di estinguere in essi In molti porti però gli italiani sono in numero troppo esi-

Una Nave-Scuola italiana in una recente crociera al nord dell'Europa. I nostri giovani allievi marinai sono veramente esemplari in tutti i mari del mondo, per la bravura, per la disciplina e per l'entusiasmo.


Le crociere delle nostre Navi nei mari stranieri sono un ottimo mezzo per far conoscere la potenza dell’Italia. Osservate, qui sopra, il capitano di vascello Da Zara, comandante del « Montecuccoli », mentre risponde al saluto della folla all'arrivo a Jokohama. - A piè di pagina il « Garibaldi » in navigazione verso il Portogallo.

guo per costituire una massa così imponente di gente che attende le navi e di visitatori; ed anche negli altri porti non tutti coloro che sostano sulle banchine o che salgono a bordo sono italiani. Anche la popolazione locale, un po’ per curiosità, un po’ per interesse verso il nostro paese, viene a vedere l’inusitato spettacolo. E ben pre-

sto la curiosità sì muta

in interesse, l’interesse in ammirazione:

ben presto i mille

e più ragazzi che le nostre navi complessivamente portano per il mondo si spargono

nelle città, fanno conoscenze, si conquistano simipatie ed affetti: giovanile ambasceria del paese in cui la giovinezza dello spirito e del corpo è considerata il fattore base della forza, del dinamismo, della volontà rinnovatrice e creatrice. Essi si frammi-

schiano alle folle di tutto il mondo e parlano la parola della loro fierezza, della loro fede della loro idealità di italiani. Sono i figli del popolo schietti, genuini, sinceri che con tutte le loro idealità alte ed austere, con tutti i loro sentimenti sani ed onesti, con tutte le loro sensibilità ingenue e squisite portano ai vari popoli il saluto della rinnovata Italia imperiale.

Quale migliore propaganda di italianità? Quale migliore mezzo per far conoscere

ed apprezzare il nostro paese e tacitare le ignobili falsità che vengono sparse fra le folle di tutto il mondo allo scopo di creare nuovi ignari ed irresponsabili adepti alla subdola lotta sferrata contro i paesi dell'ordine, della disciplina e del lavoro? Quali esempi migliori di questi giovani baldi, forti, esuberanti e pur perfetti nel contegno e nella forma, per mostrare, a chi vuole ed a chi non vuole vedere, tutta la sanità morale della nostra gente, tutta la gioia che essi provano di vivere nella legge del lavoro, della durezza, del pericolo dettata dal fascismo? Oltre a questi elementi propagandistici, altri ne esistono forse più positivi quantunque non più importanti. In paesi in cui il predominio

economico

è conteso

accanitamente,

in cui i mercati

di assorbimento sono ricchi ed in cui, viceversa, l'industria è povera e primitiva, si afferma commercialmente colui che, oltre a fare i prezzi migliori e ad apprestare la migliore organizzazione di vendita, gode anche del maggior prestigio politico: la visita di una nave da guerra è il mezzo più adatto per conquistare questo prestigio mentre il far constatare quanto può l’industria di un determinato paese (ed una nave


Qui sopra: l'arrivo a Buenos Aires, il 26 dicembre scorso, degli incrociatori » Eugenio di Savoia » ed « Emanuele Filiberto, Duca d'Aosta » fervidamente acclamati dalla folla A destra: ilMinistro argentino della Marina sull’. Eugenio di Savoia». l'arrivo a Bahia Blanca della VII Divisione.

moderna da guerra, in tutti i suoi particolari costruttivi e tecnici, è la somma di tutte le possibilità industriali di una nazione) è un certo potentissimo mezzo di propaganda

commerciale.

Dal punto di vista politico è necessario

inoltre

tener

presenti

le

relazioni

con

i

Governi che si visitano: l'invio di una nave da guerra in visita ufficiale è considerata, per tradizione, una delle massime cortesie che si può usare verso una nazione estera, sempre determina uno scambio di amichevoli e cordiali rapporti e serve a stabilire o a ristabilire o a rafforzare correnti di simpatia e di amicizia fra ospitante ed ospitato: e le amicizie tra i popoli, come le amicizie tra gli uomini, sentono pur esse la necessità di essere alimentate e vivificate da una certa continuità di rapporti. È infine importante considerare che il navigare in mari ignoti, spesso difficili ed infidi per particolari condizioni meteorologiche ed idrografiche, costituisce un ottimo allenamento marinaresco per ufficiali ed quipaggi: sfruttando quel tale spirito di avventura, quel tale amor dell'ignoto e del nuovo cui da principio accennai e che sono nell'animo di ogni uomo giovane e sano, si vivifica l'entusiasmo per la vita prescelta e l'amore per il mare di ogni componente dell'equipaggio:

e oggi, come ieri e come do-

mani, malgrado tutti i progressi della tecnica, per andare bene per mare è necessario innanzi

tutto essere

mazione

armata

buoni

n

inaj

e amare

profondamente e devotamente il mare. Conscia delle necessità sopra esposte l'Itafascista, anche sul mare, ha iniziato una attività di più ampio respiro consona alla sua definitiva incontrastabile fatale entrata nel novero delle grandi potenze mondiali: le sue navi perfette, prodotte integralmente dalla stia industria che, per quanto giovane di tradizioni e di esperienza, non è seconda a nessuna, solcano oggi tutti i mari del globo, da quelli più battuti a quelli più remoti e più deserti: sia come navi stazionarie per la tutela di interessi e di posizioni ben definite, sia come unità di crociera per l’afferdi un

prestigio

determinato

Tenente

di Vascello

da una tradizione storica senza eguali è della nuova civiltà di cui essa è vessillifera. GIORGIO R. VOLPE


ATTIVITÀ ADDESTRATIVA DELLA R. MARINA e AI

Î temo di pace il fante vive abitualmente nelle caserme; non conosce le asprezze della trincea; solo per limitati periodi dell'anno — in occasione

di manovre ed ai campi — è possibile riprodurre nei reparti dell'Esercito una forma d'attività e di vita che si approssima alle condizioni

di guerra.

Il marinaio invece fino dal tempo di pace è sempre al suo posto di combattimento; egli vive la vita della nave non solo durante le esercitazioni e le navigazioni, ma pure nelle soste in porto; sicché l’attività addestrativa della Marina militare risulta continuativa e aderente all'effettivo impiego in guerra. E così deve essere perché è indispensabile che la Marina sia in ogni tempo pronta nella quasi totalità dei suoi mezzi. La flotta — forza di avanguardia e di confine — ha sui mari immediati compiti offensivi e difensivi fin dall'inizio delle ostilità. Anzi, prima ancora che comincino vere e proprie operazioni di guerra, sarà probabilmente chiamata a compiere o a proteggere trasporti di truppe e di materiali di importanza capitale per lo svolgimento successivo della guerra imminente. In nessun caso può fare affidamento, come l'Esercito, su un periodo di mobilitazione nel quale la protezione delle frontiere è affidata alle cosiddette « forze di copertura». Continuità e realismo rappresentano perciò le caratteristiche tipiche della attività addestrativa della Marina da guerra, che svolgendosi sia di giorno sia di notte, più spesso al largo che al cospetto delle popolose città della costa, in alterne condizioni meteorologiche, e tanto sopra quanto sotto la superficie dei mari, sfugge per lo più alla vista delle stesse popolazioni rivierasche. In questi ultimi anni grandiose parate e imponenti esercitazioni navali, volute e presenziate dal Duce, hanno avuto centinaia di migliaia di spettatori d’ogni età e d'ogni classe ed hanno sicuramente contribuito ad estendere e approfondire — attraverso una migliore conoscenza della sua Marina militare — la coscienza marinara del popolo italiano. Tuttavia queste « giornate navali »,se presentano allo spettatore un quadro efficacissimo dei risultati conseguiti, mostrandogli decine e decine di unità da guerra evoluire, manovrare, impiegare le armi, impegnarsi nella’ schermaglia che riproduce il vorticoso e fumido movimento di una battaglia navale, non possono peraltro dargli una idea concreta del paziente, tenace lavoro di allenamento che è indispensabile premessa delle più complesse esercitazioni. Non sarà male perciò spendere qualche parola per illustrare, sia pure sommariamente, questa fatica: la fatica di ogni anno e di ogni giorno. Prima di allenarsi a manovrare e a combattere al fianco di altre navi, naturalmente ciascuna unità deve addestrarsi per proprio conto. Ecco dunque la prima meta: l'addestramento della nave isolata, frase scarna, ma che nasconde un lavoro lungo e complesso perché il buon funzionamento d’una sola navé richiede a sua volta che ogni delicato congegno marci alla perfe-

zione e ogni uomo sia esattamente istruito e abituato al proprio incarico

particolare. Dal fuochista attento al governo della caldaia, al meccanico pronto alla manovra delle motrici, al radiotelegrafista assorto nell’ascolto dei messaggi, al cannoniere e al silurista impegnati nel puntamento delle armi, al timoniere accanto alla ruota di governo, fino agli ufficiali e al comandante vigili ai loro posti di controllo e di comando, è una sola catena di uomini e di mansioni: ogni maglia vi ha un compito essenziale. Risultato ultimo, scopo stesso della nave da guerra, è mettere sul bersaglio

granate e siluri. Ma per raggiungere questo intento ci vuole l’opera di tutti,

occorre che tutti siano provetti; se una sola maglia della catena si spezzasse gli sforzi compiuti potrebbero andare tutti dispersi. L'addestramento è progressivo, metodico. Gli esercizi elementari limitati a una parte dei congegni e delle armi, ridotti a operazioni e manovre fondamentali, si complicano sempre più e si allargano gradualmente fino # investire tutto un servizio di bordo e da ultimo la totalità dell'equipaggio e l’intera nave con ogni sua arma e macchina. À Pensate poi che all'addestramento nell'impiego si sovrappone la necessità di provvedere alle manutenzioni, alle prove, alle riparazioni; aggiungete le complicazioni dei rifornimenti, e i problemi della sussistenza e della convivenza di molti uomini in uno spazio limitato del quale armi e macchine si accaparrano la parte maggiore e migliore, ed avrete una idea di qual somma di lavoro, di tempo, dì ordine si richieda per la preparazione di una nave

isolata.

Le recenti « giornate navali » hanno mostrato le potenti Unità di guerra evoluire, manovrare, impiegare le armi, simulare azioni di guerra. - Osservate qui sopra i grossi calibri e il torrione di comando d'un grande incrociatore; e qui sotto un gruppo di Unità in navigazione.

— i primi passi — si compiono in porto. Ma quando occorre muovere tutti i macchinari, impiegare tutti gli uomini avvicinandosi il più possibile alle realî condizioni d'impiego della nave da guerra, è indispensabile portarsi in mare largo, 0 — come suol dirsi in gergo marinaresco — fare delle «uscite ». Le «uscite» più importanti sono quelle dedicate alle esercitazioni di tiro con le artiglierie e di lanci di siluri, che come abbiamo detto, costituiscono il coronamento dell'opera. Ma anche.in queste esercitazioni vi è tutta una gradualità nelle difficoltà che si offrono ai comandanti e agli equipaggi, secondo lo stato del mare, la simulazione di avarie. che si fanno intervenire durante le esercitazioni, la distanza e la velocità dei bersagli e innumerevoli altre circostanze che danno ad ogni esercitazione un carattere proprio e una larga dose di imprevisto e d’improvvisazione:. proprio. come in guerra,

Non crediate tuttavia che nelle esercitazioni del tempo di pace i siluri lanciati siano carichi di tritolo e i proietti sparati dalle ‘artiglierie siano esplodenti: sarebbe un lusso costoso quanto pericoloso. Nelle esercitazioni di lancio dei siluri, sommergibili e siluranti di superficie prendono per bersaglio altre navi da guerra; i siluri sono regolati a profondità maggiore della pescagione del bersaglio e quindi vi passano sotto .senza urtarlo; ma la loro scia, comparendo alla superficie, denoterà se nell’effettivo impiego il bersaglio sarebbe stato toccato. Per i tiri delle artiglierie oltre a bersagli di tela o vecchi scafi rimorchiati, dal 19% è in servizio il bersaglio radiocomandato — la nave San Marco — che per l'aspetto e per la possibilità di manovrare mentre gli si spara contro, riproduce assai fedelmente le condizioni che presenterebbero i bersagli da guerra. I proietti usati sono quasi sempre inerti, cioè non esplodono; ma le colonne che sollevano indicano ugualmente i d'acqua punti di caduta e permettono di correggere il tiro,

1268


A quale distanza sparano le navi? Non possiamo rispondervi con un numero; le distanze di tiro variano da pochissime migliaia di metri a 25 e più chilometri, secondo il tipo di esercitazione e di bersaglio, a seconda della visibilità, in dipendenza del calibro delle artiglierie impegnate nella esercitazione e d’al-

tre circostanze ancora.

E se volete raffigurarvi una corazzata — massimo

esponente del navalismo — impegnata in una, imiportante e complessa esercitazione di tiro pensate a una mole di acciaio lunga 200. metri che corre sul mare con la velocità di un diretto, e ‘ogni venti ‘o trenta secondi lancia da 3 a 6 proietti ciascuno dei quali

pesa almeno «quanto: una grossa motocicletta. Questi

proietti andranno a cadere così lontano che solo con potenti strumenti ottici e dall’alto delle coffe sarà pos-

sibile scorgere il bersaglio contro il quale sono spa-

rati e riconoscere le colonne d'acqua che sollevano pércuotendo violentemente la superficie del mare. Ep-

pure queste colonne spumeggianti sono così alte che indugiano in aria per vari secondi. Contemporaneamente le artiglierie antisiluranti

con

ritmo celere sparano contro un bersaglio più piccolo e più prossimo; le salve si susseguono così rapide che alcuni proietti non sono ancora giunti al termine del loro rapidissimo viaggio quando altri già abbandonano le volate dei cannoni e corrono ad inseguirli.

Come un accompagnamento orchestrale, sotto il cla-

more dei cannoni navali si ode il tambureggiamento dei cannoni antiaerei a tiro rapido e il crepitio delle grosse mitragliere che sparano contro le «maniche» di tela trascinate a rimorchio da un aeroplano attraverso il cielo delle corazzate. Intanto un altro aeroplano osserva gli scarti del tiro navale rispetto al bersaglio e con segnali radio-

telegrafici li comunica alla nave che spara.

La nave è pronta, addestrata, perfetta. Si è giunti in fondo, ma si è ancora al principio!

Occorre in certo senso ricominciare. Tutto quello

che la nave ha fatto da sola, deve ripeterlo insieme con altre dello stesso tipo per conseguire il perfetto affiatamento con le unità gemelle. Successivamente le divisioni di corazzate e d’incrociatori, le squadriglie di cacciatorpediniere, e di torperdiniere devono entrare nel quadro di esercitazioni ancora più complesse, alle quali parteciperanno spes-

so anche sommergibili e aerei. Si arriva così per gradi alle grandi esercitazioni di carattere tattico o strategico, nelle quali sono

im-

pegnate decine di unità di ogni tipo, flottiglie di sommergibili e stormi d'aerei, talvolta una intera squadra navale o entrambe.

La finzione bellica giunge allora al colmo della sua

perfezione, e in certo senso supera in complessità la stessa realtà guerresca, perché pure riproducendo le linee essenziali deve essere controllata e svolta in

modo da evitare incidenti e danni alle navi e agli

uomini. Ogni rischio

non

può

essere

però

bandito

nelle

esercitazioni navali. Quando gruppi di unità si ricercano di notte a fanali spenti, o si avvistano di giorno a distanze minime, allorché sbucano da cortine di nebbia artificiale avvicinandosi con velocità relativa che talvolta si approssima o raggiunge i 100 chilometri orari; quan-

do nelle esercitazioni di attacco i sommergibili immersi giungono non

visti, e gettando solo fugaci oc-

chiate alla superficie con rari colpi di periscopio, nel bel mezzo d'una formazione di navi che sì avanzano ad alta velocità; quando migliaia di uomini maneg-

giano e governano l'energia del vapore e degli esplosivi, la sicurezza della incolumità non esiste o è soltanto affidata alla prontezza di spirito e di decisione di capi e di gregari. Perciò ben si può dire che anche nell’addestramento del tempo di pace la Marina da guerra è fedele al monito del Duce: « Vivere peri-

colosamente ».

Le parole spese non valgono tuttavia, — specie per chi vive lontano dalla Marina e dal mare — la evi denza rappresentativa delle cifre nel ritrarre quantitativamente la mole di attività veramente grandiosa

Pedrini

che si connette all'addestramento di una flotta moderna. Ecco dunque le cifre. Nell'ultimo anno le sole forze navali di superficie della Marina Italiana dislocate in Mediterraneo hanno sparato nelle esercitazioni non meno di 400 colpi di grosso calibro, 4000 di medio e 12.000 di piccolo calibro, oltre a 50.000 colpi di mitragliera, ed hanno lanciato 500 siluri. I loro aerei sono stati lanciati almeno 200 volte con le catapulte,; ed hanno compiuto 4000 voli nei quali. hanno. coperto complessivamente un percorso circa uguale alla distanza che ci separa dalla luna! Per svolgere la loro attività addestrativa le navi hanno bruciato oltre 300.000 tonnellate di combustibile liquido, un vero fiume di nafta, della imponenza del Tevere che scorra ininterrottamente per una buona mezz'ora! E le prore di tutte queste navi, nei loro spostamenti e nei percorsi legati alle necessità addestrative hanno disegnato nelle acque del Mediterraneo una intricata rete lunga 400.000 miglia, e cioè più di 18 volte la intera lunghezza dell'equatore. Sotto i mari intanto 100 sommergibili, tuffandosi con 8000 manovre di immersione, si sono allenati intensamente attraverso 4000 esercitazioni di attacco col

siluro. Nelle acque lontane del Mar Rosso e dell'Oceano Indiano altri scafi hanno trasportato cannoni e siluri attraverso le vicende di altre esercitazioni, facendo buona guardia sulle coste dell'Impero. GIUSEPPE

CAPUTI

Capitano di Corvetta

Dall'alto

al basso:

una

formazione

di corazzate

attraversata

delle

torpediniere;

stupendo

etto

(oo, AMlamébio: di SICCIGISTSOGIAIATE, BUGIA MORCOTE. GN SONO. VILIS MISE valasina nelle r064DIIDarala acc OAn


L'ARTEFICE DELLA VITTORIA

Qui sopra: il Grande Ammiraglin Thaon di Revel; e qui sotto il recto e il verso. della Medaglia d’oro con:memorativa offerta dal Duce al Grande Ammiraglio il 10 giugno 1939-XVII, nella « Giornata del Marinaio » e in occasione del compimento del'ottantesimo anno da parte del Duca del Mare. - Qui a destra: la cerimonia della consegna della medaglia.

T 15 aprile di quest'anno, nella solenne seduta del Senato nella quale gli Albanesi chiedevano l’unione all'Italia, allorché il Grande Ammiraglio Thaon di Revel, si levò a parlare, e con accento vibrante di patriottico ardore propugnò l'accoglimento del voto, nessuno poté pensare che l'illustre Senatore stava per raggiungere il suo ottantesimo compleanno. Egli nacque infatti nel 1859, il 10 giugno: data fatidica nella di lui vita, data che fra le altre coincide con l’azione di Premuda, dall’Ammiraglio sagacemente preparata, e si identifica con la nuova giornata celebrativa della Marina. In questo brevissimo profilo ci limitiamo ad accennare a qualche punto più saliente della sua dinamica attività, Prendiamo le mosse dal 1877 allorché fu nominato Guardiamarina. Sin da allora prometteva un cammino luminoso rivelando altissimo sentimento del dovere, maturità di fermezza di carattere. giudizio, Ufficiale energico, passato al comando di velieri si guadagnava incondizionata fama di manovratore. Nominato, benché ancora Capitano di Vascello, Comandante dell’Accademia Navale, vi lasciava un’impronta personale. Fu poi Comandante*di corazzata, ed in tutti i. gradi, in tutte le mansioni spiccavano le sue doti peculiari: alto senso d'iniziativa e di responsabilità ed al disopra d’ogni altro sentimento, la Marina e la Patri La sua ascesa fu rapida. Promosso Contrammiraglio a 49 anni e nominato Aiutante di Campo Generale di S. M. il Re, appena delineatosi il conflitto italo-turco (1911) gli veniva affidato il Comando di una divisione di incrociatori. Con quella diede luminose prove di intuito militare e chiaroveggenza politica sia nella presa di Tripoli, che nell’azione decisiva di Beirut e nel bombardamento dei Dardanelli. Le saggie proposte da lui avanzate allo scoppio della guerra libica se pur non vennero tempestivamente adottate dal Governo, furono però in prosieguo altamente apprezzate. Passato al comando dell'Ispettorato silurante, veniva poco dopo, ancor giovane Contrammiraglio, assunto alla carica di Capo di Stato Maggiore della Marina, carica ambitissima ma irta di responsabilità, In quel momento l'orizzonte internazionale era oscuro e la Marina usciva affaticata dalle operazioni libiche. Bisognava tenersi pronti: agguerrire la flotta e prepararne le ba: Dinamico e pronto realizzatore, la sua mansione stessa gli imponeva di stimolare il Governo: così procedeva coraggiosamente alla sua opera con competenza militare e sicura visione politica. E fu grande ventura, perché allo scoppio della guerra mondiale si trovò preparato all'evento.


Nei pochi mesi della nostra neutralità provvide al-

l'approntamento bellico del nuovo teatro marittimo

che non era più il Tirreno, ma l'Adriatico. È superfluo qui ricordare l’inferiorità geografico-

strategica

della nostra

quella avversaria.

costa adriatica

Ma la Marina

rispetto a

seppe affrontare

la situazione con tenacia e fermezza: per il momento

non essendo

prevedibile l’auspicato

gran-

de scontro navale, si dovette ricorrere ad azioni frammentarie d'audacia e d'’insidia nelle quali brillarono le doti specifiche della nostra gente di mare; genialità, ardimento, tenacia oltre ogni

limite. La nostra Marina poté a poco a poco guadagnare terreno sull’avversario.

Sorvoliamo sulla parentesi avvenuta nella carica di Capo di Stato Maggiore della Marina, quando con un gesto nobilissimo egli domandò di es-

sere sostituito. Gli fu affidato il Comando in Capo

dell'Alto Adriatico. Quivi egli è Capo nel più largo senso della parola: circondato da illimitata fiducia dei dipendenti ne stimola le gesta: si rive-

lano così i leggendari violatori dei porti, vanto im-

perituro della nostra Marina. Quando poi il Governo decise di affidare nuova-

mente nelle sicure mani dell’Ammiraglio Revel non solo la direzione bellica navale ma altresì il Comando della flotta, egli non ebbe nessun fremito d'orgoglio per la rinnovata fiducia, bensì come era

suo costume, si pose all'opera con dinamico fervore

inculcando in tutti obbedienza attiva, abnegazione paziente, foriera di meditati ardimenti. Quale Comandante in Capo della Marina toccò all'Ammiraglio Revel di assumere, nel supremo interesse della Patria, iniziative e responsabilità che dal punto di vista rigidamente protocollare, esorbitavano dalle sue mansioni. Ci riferiamo particolarmente all'opera tenace e lungimirante da Lui svolta per conservare alla Marina italiana il Comando Navale delle operazioni in Adriatico che per la Convenzione Navale di Londra del 1915 spettava all'Italia.

Purtroppo, nel corso della guerra, gli alleati franco-inglesi tentarono a varie riprese di sottrarsi al patto solennemente sancito: non mancarono pressioni ed intimi-

dazioni: ma la ferma, tetragona e personale attitudine dell'Ammiraglio Revel, anche in contrasto con le vedute di qualche membro del Governo, valse a sventare ogni imposizione, assicurando alla Marina italiana l'unore e l'onere della condotta della guerra adriatica. Se così non fosse stato, è facile oggi giudicare quali ne sarebbero

state le conseguenze politiche.

Arriviamo all'autunno 1917. Il fronte terrestre lungo l’Isonzo ha ceduto; l’arretramento inevitabile obbliga la Marina a sgombrare le difese di Monfalcone e Grado: Venezia stessa, l'unica base navale nell'Alto Adriatico, corre pericolo. L'Ammiraglio Revel si stabilisce a Venezia: si rende conto della situazione e senza attendere istruzioni decide la resistenza ad oltranza.

sul mare e nel cielo durante faccia illusioni: il valore dimostrato dall'Italia, per terra, un peso decisivo la grande guerra, e che ci portò alla vittoria nostra, la quale ebbe dovesse difensulla vittoria comune, quel valore sarebbe centuplicato quando l'Italia dere da sola... il proprio onore ed il proprio diritto». Sabauda, nella E più recentemente, in occasione dell'unione dell'Albania alla Corona accogliere il voto, sua qualità di Presidente della Commissione Senatoriale che doveva parole: «Salutiamo gli salutava l'evento preparato dal genio del Duce con queste così vicine, non Albanesi... nella certezza che in avvenire le due sponde adriatiche dei due popoli. conosceranno il mara, se non come mezzo di unione indissolubile fraternamente congiunti ». il rinnovamento prepara spiriti, gli E proseguiva: «...La luce del Littorio esalta avrà la prova. ne Albania civile dei popoli ed assicura la loro prosperità: la nuova di legge che conVogliate, Signori Senatori, dare il Vostro plauso a questo progetto condotta vittoriosamente sacra ancora una volta... l'opera di Benito Mussolini, opera caratteristico del con gagliardo spirito militare... con pronto e singolare ardimento, Contrammiraglio GUIDO PO Regime ».

le determinazione, in quanto in quel momento non era possibile far previsioni

sull'entità della «breccia » e sulle conseguenze del ripiegamento, Ma Venezia era stata e doveva rimanere un caposaldo per la nostra azione adriatica: abbandonarla significava non solo perdere l'unica base fronteggiante Pola e la flotta austriaca, ma permettere altresì al nemico di utilizzarla contro il fianco o addirittura nelle retrovie del nostro esercito. Per queste ragioni preminenti la Marina doveva difendere Venezia ad ogni costo: e così fu fatto. In pochissimo tempo il campo trincerato di Venezia fu rinforzato, facendovi affluire da ogni parte uomini, armi, pontoni armati, munizioni e persino cannoni tolti dalle navi: vennero difese le lagune e le rive del Piave, e poî le retrovie del Brenta, dell'Adige, del Po. Da Venezia si sprigionò un soffio gagliardo che reagiva in modo rassicurante: i di acmarinai presidiano le trincee e gareggiano coi fanti ed hanno spesso l'onore

cogliere in prima linea, nei punti più esposti, l'austera figura del loro Ammiraglio, in grigioverde.

Nell'ottobre del 1918, ricusando l'intervento della flotta francese in Adriatico, con elevata visione del prestigio e dell'interesse dell’Italia, disponeva che il bombardamento di Durazzo, non lungi da Cattaro, fosse eseguito dalla flotta italiana, assumendone l'alto comando. Grande onore e consapevole onere: in quanto dalla vicina Cattaro si attendeva la secolare partita: ma il l'uscita della flotta avversaria per liquidare per sempreprendere atto che il ricordo nemico non raccolse la sfida; il mondo intero dovette di Lissa era ormai solennemente cancellato. concomitanti azioni della le e Veneto Vittorio di travolgenti giornate Seguirono le isole dell'altra delle e costa della occupazioni tempestive Marina entro Pola e le sponda, da lui ordinate di propria iniziativa, disposto ad affrontare la sconfessione governativa. La Marina assicurava all'Italia un pegno prezioso, sfortunatamente non saputo valorizzare dal pavido Governo. Seguirono le vicende e la passione adriatica; e non deve stupire se nel novembre 1919 rilevando nel Governo di Nitti incomprensione ed ostacoli, chiedeva ed otteneva di essere esonerato dalla carica di Capo di Stato Maggiore della Marina. l'alta parola ammoMa la sua opera non si è limitata al periodo bellico: in Senato, dimostrare la necesnitrice, si è levata a difesa dei nostri diritti in Adriatico, sia per posizione in

adeguata sità di possedere una forte marina, capace di assicurarci una le mire di altre Mediterraneo,

sia per denunciare,

con profetiche parole,

Nazioni

su quel mare. patriottiche E quando il Fascismo con travolgente entusiasmo, instaurava un'èra il diRegime nella

rivendicazioni, Revel fu scelto fra i primi, dal Duce, per sostenere l’opera di ricostrusua titanica impresa. Quale primo Ministro della Marina iniziò negli istituti e sul mare, zione della flotta ridonando feconda attività nei cantieri, del naviglio il masOculato amministratore riuscì a devolvere per il rinnovamento aveva bisogno «l’Italia che avvertendo bilancio, in simo dei fondi allora concessi di essere dominatrice, di una importante Marina da guerra senza la quale invece profetiche parole furono racsarebbe rimasta prigioniera nel Mediterraneo».Quelle flotta. Sicché nostra la potenziare colte dal Regime che tempestivamente provvide a che ad onta delle inique sanzioni, giunto il momento di più ampio respiro per l'Italia, noi vedemmo l’antico constrenuamente lottava per conquistare il suo Impero, memorabili più Senatore, come nei dottiero della Marina sorgere dal suo scanno di sua solidarietà all'opera del Duce. eventi di Roma, e dichiarare solennemente la «Non posso tacere un sentimento, già Egli così concludeva il suo nobile discorso: e che è nel cuore dell'intero espresso con cocente amarezza dal Capo del Governo, di comandare le Non avrei creduto che a me, cui toccò l'onorequelle degli alleati, popolo italiano... in stretta unione con forze navali italiane nella grande guerra, di navi in

anni, ad unaconcentrazione

pochi dovesse capitare di assistere, dopo una possibile solidarietà mediterranea in dannosi Mediterraneo e ad un accordo per furono i nostri maggiori alleati... Ma nessuno dell'Italia, per parte di quelli che

Qui sopra: il superbo formidabile aspetto del Monumento al Marinaio d’Italia che sispecchia imponente nelle acque di Brindisi. - In alto: i fasti della nostra Marina nella Grande Guerra. Si vede la prima fase dell’affondamento della corazzata austriaca « Santo Stefano » silurata durante îa leggendaria impresa del comandante Rizzo.


IL BICENTENARIO DELLA SCUOLA DI ARTIGLIERIA E GENIO IN TORINO

Tn alto: £ MI 4 Re Imperatore, celetrandosi i Il) Centensrio. della Sonola di cana e Genio in Torino, passa în Tioista gli allievi e gli ex-oltievi riuniti per l'occasione nel corte della Scuola. tra: il Sovrano assiste alla sfilata Pirloificiali allievi ‘delta Scuola di Artiglieria e 'aimio E Sito: la visita del Re Imperatore ai Regle CollegioxCario Alberto » di Moncalieri, di:cuì è ricorso il centenario nei giorni scorsi. Accompagnano Sovrano nellasua visita, il Federale di Torino Gazsotti ‘e il Rettore del Collegio.


LEONARDO Beit tt ci i pit coi al cc tesimo del Cristo (I)*) — Uffizi — i critici ingenere concordano nello scorgere una sua prima fatica nell’angelo di profilo che regge le vesti del Messia. Que-

st'angelo non è una scoperta della critica contemporanea, avvezza casomai a calar sempre più tanto il numero delle opere vinciane complete quanto quello delle partecipazioni, ma un servizio di Vasari che probabilmente raccolse notizia circolante

ancor. vivo Leonardo. Nella seconda edizione, 1568, delle Vite l’abbelli addirittura dell’abusata storiella sul maestro che smette di pitturare «sdegnatosi che un fanciullo

ne sapesse più di lui», smentita da documenti giacché il Verrocchio lavorò ancora dopo alla pala di Pistoia. Leonardo, se si pensi il Battesimo del 1470, avrebbe avuto diciott’anni; non tutti però accettano questa data estensibile fino al '78. Ad ogni modo

il ragazzetto genuflesso non sembra lavoro infantile; pare anzi a dir vero più evoluto

che opere leonardesche, come l'Annunciazione diFirenze, collocateinepoca posteriore. Nell'Ottocento, con la storiella vasariana la fantasia dei critici si sferrò fino a far bisticciare i due ragazzetti, il «principino» di Leonardo e il «contadino» dell'infelice Verrocchio, unartista raffinatissimo ma che dal Vasari in giù nel complesso fu trattato sempre piuttosto male. In questo stesso Battesimo, per esempio, il Miintz giudica laidi tanto il Cristo che il Precursore. D'altro canto succede poi che se sì trovano bellezze o appena finezze nel Verrocchio, o in altri della cerchia fiorentina d'allora, gli vengon sottratte senza eccessivi scrupoli a beneficio del genio. Venendo a un esame particolareggiato del Battesimo, agevole l'osservar subito che effettivamente il capo dell'angelo di profilo si isola per tecnica e quindi per spirito — 0 Viceversa, come si preferisca — dal resto della pala. Esso effettivamente, perquanto in maniera ancora pallida, è già sfumato, mentre la faccia di quello accosto si denuncia dipinta a trattettini, Ma che lo spirito sia diverso non implica che la spiritualità della parte di Leonardo sia superiore. La figura di Giovanni, certo del Verrocchio, quanto a penetrazione psicologica e a forza spirituale regge il confronto e non soltanto con. le altre nel quadro. Ancora una differenza fra le due teste angeliche si può verificare perché quella di profilo rivela nel girar del collo, nella depressione della tempia all'angolo dell'occhio, nella leggerezza della chioma, già caratteristiche di Leonardo che rincontreremo, più definite e accentuate, in ognurio dei suoi personaggi fino a che si costituiscono in autentici canoni; raffronti con l'angelo nella Vergine delle Rocce, il quale si offre pure di spalla in analoga posizione, avvalorano la testimonianza vasariana, L'ornarsi di ciglia ben delineate nell’angelo di profilo si dice titolo leonardesco supplementare, ma che l'angelo quasi di faccia sia concezione del Verrocchio lo prova soprattutto non tanto la palpebra nuda

quantò il disegno intero degli occhi assai simile in quelli del Battista. Le varie diversità non ritennero però alcuni nell'attribuire a Leonardo ambedue gli angeli, con progressivo slancio il paesaggio dietro ad essi, e infine una ripresa totale della tavola principiata a ‘tempera e, sembrerebbe, compiuta a olio. Accertabile che sia questo compimento a olio comunque non può esser considerato come prova

a favore di Leonardo,

ma

serve solo a dimostrare che anche

tecnicamente

siamo davanti a una tipica opera di transizione. Secondo altri Leonardo avrebbe ri-

PITT rellidello sfondo sono invece tuttavia caratteristici dello stile diBaldovinetti; non sidimentichi che Verrocchio pittore deriva oltreché dal Pesellino daBaldovinetti. L'o-

pera tecnicamente è lungi dall'essere perfetta e compiuta: l'ultimo cipresso a destra,

per esempio, entra, dentro ilmuro che scorcia mentre dovrebbe andargli dietro, la spal.

lasinistra della Vergine par semicancellata e forse ladoveva coprire ilmanto azzurro. Alcuni negano a Leonardo questa figura trovandola fredda e scolastica. Lostesso leonardesca maggiore si riconosce di solito all'Arcangelo, più bella del dipinto,

che pur attraverso

gracilità,

nel complesso la parte

incertezze,

rovine

e ridipinture

emana un soffio lirico, 0 nel senso migliore. % La predella del Louvre con l'altra Annunciazione, (IV) starebbe pure — non senza discuterne, perché fu attribuita al Ghirlandaio,

al Verrocchio

e al Credi —

nella.

categoria dei primi ‘lavori vinciani. Ammessa come di Leonardo la grande, Adolfo

Venturi accetta anche codesta. Come datazione la critica ondeggia addirittura dal '69

al ‘78 e perfino all'81, all'epoca cioè dell'Epifania, Quantunque vi disturbino partico-. lari da primitivo, bisogna riconoscere che quest'Annunciazione tecnicamente, almeno nell'indirizzo tecnico di Leonardo, appare più sciolta ed evoluta che quella agli Uffizi. Certo però siamo ancora lontani daun forte marchio dipersonalità in questa piccola opera il cui schema, i cui medesimi tipi fisici appartengono sempre al patrimonio comune delle scuole fiorentine, dal Beato Angelico a Piero di Cosimo. Forse non si hanno tutti i torti a vedervi la predella della Madonna fra San Giovanni e San Zanobio (III) del Duomo di Pistoia. Di questa pala sappiamo che fu

allogata nel '78 al Verrocchio il qualé però nell'85 la lasciava da colorire, o più probabilmente rifinire, a un allievo ignoto che potrebb'essere Lorenzo di Credi, ma

che per altra ipotesi sarebbe Leonardo. Il quale a onor della storia però nell’85 aveva

lasciato Firenze per Milano già da tre anni. In ogni modo, stile della pala e stile

della predella non concordano affattto. La pala, fredda di colorito, rammenta ancor più

dell'Annunciazione

di Firenze il chiaroscuro del Cristo battezzato. Tralasciando poi

di notare i vari rapporti che la pittura pistoiese presenta con opere fiorentine anteriori e posteriori, di cosiddetto leonardesco non è possibile notarvi che qualche particolarità nel vestiario più probabilmente dovuta allo sfruttamento in cooperativa di disegni, usuale negli studi fiorentini.

7

La Madonna del Garofano (X) nell'Alte Pinakothek di Monaco, appartiene pure a Leonardo secondo Adolfo Venturi, anziché al Verrocchio © al Credi, ad anonimo o a fiammingo imitante Leonardo, Ripete evidentemente lo schema di quella di Pistoia, e in essa si vuol riconoscere la Madonna della caraffa di cui parla Vasari a proposito del primo tempo di Leonardo a Firenze, Madonna che per altri fu invece identificabile in una, sicura del Credi, alla Galleria Borghese. In rapporto con questa di Monaco una Madonnina (XII) nella collezione Duveen a Nuova York attribuita adesso dopo che al Credi, da certa corrente a Leonardo addirittura, Complessivamente il dipinto di Monaco, sia per il tipo fisico della Vergine che per la struttura generale non si scosta molto dalla tradizione verrocchiesca. Il bambino incarna un tipo più nuovo, ma d'altronde sembra la parte pittoricamente meno

persuasiva,

così come quello Bénois.

passato ad olio appena la figura del Cristo che è, infatti, molto diversa da quella

La discussissima, fra i molti attribuita al solito Credi, Madonna del Fiore (XII), ex Bénois — era all'Ermitage, m'assicurano oggi alienata dai Sovieti — aumenta la serie delle pitture dai caratteri leonardéschi primitivi. Berenson l'accredita a Leonardo ma la qualifica suppergiù ributtante; Lionello Venturi la giudica difettosa e non

marrebbe

Adolfo Venturi. Leonardo avrebbe avuto ventisei annì; î difetti dell’opera però possono far pensare che certamente anziché a lavoro immaturo o ad originale incompiuto e guasto ci si trovi dinanzi a copia d'un originale perduto. Quasi indubitabile sia stata concepita insieme coi progetti per una Madonna del Gatto, per cui si conservano svariati studi autentici e dicui si ha pure un'idea dalla Madonna AX) — Brera— attribuita al Sodoma, dove un agnello sostituisce il gatto. Discreta correlazione si può trovare dalla cintola in giù fra la Madonna del Fiore e la: Madonna nella Sant'Anna del Louvre. Dita, mani, membra in genere del Bambino indicano poi già abbastanza la formazione del canone infantile di Leonardo maturo. Nel 1481 i frati di San Donato a Scopeto allogarono un'Epifania a Leonardo, e a tal data, sebbene si posseggano studi riferibili all'Epifania di età assai verosimilmente anteriore, va posta quella (XIV) degli Uffizi, una delle sei o sette opere di Leonardo accettate senza discussioni ed intere. Cori essa improvvisamente si giunge a una creazione massima nell'arte del fiorentino. L'agitamento della linea rammenta il Pollaiuolo, un Pollaiuolo corretto ed equilibrato, e rammenta il Botticelli; vi si scoprono bene ricette prospettiche comuni agli artisti del primo Rinascimento, ma il suo alto interesse sta nel discernervi compendiato o in germe tutto Leonardo, dal monumento Sforza alla Battaglia d’Anghiari, dal San Gerolamo al Precursore, dagli Apostoli col

verrocchiescamente spellata di Giovanni; però esso Cristo si diversifica ancor più come fattura dalla testa dell'angelo di profilo. Sicché si pensa a una terza mano, a Lorenzo di Credi, e ilsuo chiaroscuro nella pala di Pistoia — sepoi è proprio suo — veramente s'avvicina a quello del Cristo nel Battesimo. Così al Verrocchio non riche il battezzatore, dal passo, dallo stesso architettarsi con la figura del

battezzato, che più verrocchieschi non potremmo davvero immaginarceli. Se l'angelo di profilo, tenuto conto d'ogni suggestione, resta senza dubbio a Leonardo, non si può invece garantire resti il paesaggio al disopra: rupi e orizzonti cilestrini, da prima di Piero della Francesca

e di Filippo Lippi, abbondano

nella

pittura italiana, e/anzi europea, del Quattrocento, Si tratta di comuni elementi del. l'esibizione prospettica allora perseguita. Così la metallica palma a sinistra appar sempre un pilone da prospettiva solito ai quattrocentisti: quest’albero, come rocce ed acque lontananti, sarà ripreso da Leonardo mentre certo non potrà esser ripresa l’arcaica parte di paese a destra con quell’uccellone che vola. Anche più realmente preleonardesca, invece, l’amorosa analisi della natura per ogni ciottolo, su ogni foglia, su ogni fil d'acqua; ma chi ne rimeriti senz'altro Leonardo dimentica che già altre scuole fuori e dentro Italia esercitavano analisi del genere, e nel Battesimo non se ne percepisce troppo bene ancora la sublimazione che ne dovrà compiere il toscano. È lecito dunque delimitare alla zona sinistra col fanciullo inginocchiato di profilo, e volendo a parte della natura intorno a lui, il carattere leonardesco; mentre all’opposta rimarrebbe quello del maestro e forse un secondo scolaro colorì a chiaroscuro

il Cristo, di disegno però sempre

Verrocchio.

Ad ogni modo

l'opera anche

se dovuta a molta collaborazione si fonda su una buona unità sentimentale, Come primo campione di Leonardo l'angelo nel Battesimo appare superiore al Ritratto detto di Ginevra Benci (VII) — Vienna, Galleria Liechtenstein — nonché alle Annunciazioni degli Uffizi e del Louvre. Ma non occorre fissarcisi: la critica, tuttora în fondo positivistica come al tempo di Morelli, sbaglia nel pretendere primo un progresso costante e nel non ammettere poi, contraddicendosi, alti e bassi d'ispirazione e di stile nell’artista. Anche Morelli sbaglia, perché i segni caratteristici, come unghie capelli orecchie, dovrebbero rimanere immutabili per tutta la produzione d'ogni singolo artista, ma da quando? dalla nascita? da quando impara a disegnare? Assurdo, Questo ritratto che dovrebbe appartenere circa al "70-73 è quanto a paternità l’opera più discussa del primo periodo fiorentino. Un tempo lo si catalogava, ben a torto, fra i Boltraffio, poi, con maggior criterio, fra i Verrocchio e i Credi. Per tratti fisionomici la modella rammenta' il tipo femminile di sculture verrocchiesche e dell'Annènciata agli Uffizi; per spirito e stile si dichiara opera ben quattrocentesca e, se di questa parla, Vasari confonde datandola 1503. L'arbusto diginepro che fa da sfondo alla figura sarebbe allusivo al nome Ginevra e già per il suo intricato disegno indicherebbe il gusto di Leonardo verso i gineprai grafici. Per certe durezze, come nei riccioli, non la diresti.però sua; d'altro canto di carattere leonardesco ap-

pare il paesaggio dello sfondo fluviale, simile a quello nel Battesimo. 3} Tutto calcolato può definirsi opera piuttosto vicina a quelle di Leonardo, anticipante sia pur rozzamente, la, Gioconda; tanto più se si creda, come pare davvero, che questa tavola sia mutilata d'una striscia in basso con le mani. _ Almeno per i disegni che ci rimangono l'Annunciazione (V) di Firenze, presunta circa del ’72, sembra proprio legata al nome di Leonardo. Però bisogna avvertire che non: sempre nel caso di disegni si raggiunge la sicurezza che siano serviti per piuttosto che desunti da dipinti. La più vecchis attribuzione la faceva Domenico del Ghirlandaio, le cui opere spesso sono realmente in rapporto non soltanto con questa Annunciazione ma anche con altri prodotti della scuola verrocchiesca o primoleonardesca che si voglia chiamare. Passò quindi all’eclettico Ridolfo del Ghirlandaio, al Verrocchio, al Credi e ai soliti ignoti. Giustifica i vecchi attributori la figura della Vergine, la quale rammenta per più d'un particolare precisamente quella del Ghirlandaio nell’Adorazione

agli Innocenti,

opera compiuta però nell’88, e il fatto che

nella stessa Adorazione lo sfondo lagunare fiammingheggiante somiglia pure notevolmente a ‘questo dell’Annunciazione agli Uffizi. L'analisi poetico-botanica del mondo vegetale può essere leonardesca, ma può altresì apparire « fiammingheria».Gli albe*) I numeri indicano le illustrazioni.

condotta a termine, ma vi ammira il genio del maestro. Eseguita sul '78 la suppone

loro variare d’espressioni all'angelo nelle Rocce con relativa atmosfera notturna. In-

contriamo qui, si direbbe, il campionario completo dell'attività. artistica di Leonardo avanti e appresso il 1481; tanto che per dei critici non è ammissibile che quest'Adora» zione sia quella commessagli dagli scopetini e la portano per le zone più sconcertanti fin al 1500. C'è però da osservare contro queste ipotesi che Adorazioni del Botticelli, dopo la medicea abbastanza anteriore all'81, riflettenti già quella di Leonardo — per tacere dell’Adorazione di Filippino Lippi, del '95 — furon eseguite ben prima che il ‘500. Il medesimo stile potente, inoltre, si rileva anche nel San Gerolamo posto circa negli stessi anni dell'Epifania; eppoi deve avere il suo peso l'osservazione psicologica che anima quest'opera uno speciale fervore giovanile di dir tutto, di dir troppo, di strafare magari. D'altra parte, cavalli e cavalieri, colleoneschi più che genericamente classico-fiorentini, farebbero portare l'opera ben avanti nell'80, giacché il Colleoni è dell'85-88; a meno si pensi che il Verrocchio in studio ne avesse già dei modelli o dei disegni cavaliere compreso, il cavallo essendogli stato commesso nel ‘79 e l’opera com- | pleta di cavaliere solo nell'83. Guerrieri e cavalli dell'ultimo piano son lì a. sostituire | più o meno consapevolmente le cavalcate nelle antiche Adorazioni uso Gentile da Fabriano; e guanto aì combattimenti, già nella primissima piccola Adorazione del Bot-

ticelli, alla National Gallery, scopriamo il motivo di due cavalieri che si battono, pole —

laiuolescamente. Leonardo non rinuncia per il corteo trasformato nemmeno al tradi- —

zionale cane, e un altro ricordo da Gentile — se non dal Botticelli o da artisti ante. riori a Gentile — lo si scopre nel vecchio Mago prostrato, la mano poggiante al— suolo. Dal Botticelli che eseguì la sua più famosa Epifania, quella coi Medici, nel "75 0 "76 0 tutt'al più '77, derivano non solo più elementi magari prettamente decorativi, — ma anche lafigura paludata a sinistra che ripete quella a destra nelBotticelli. Nello — sfondo della Sacra Famiglia di Michelangelo si avverte più che quello di Signorelli stesso nell’analogo dipinto, lo spirito di scene minori dell'Epifania di Leonardo. , , Il Salvatore nasce fra le rovine del mondo antico. Per adorarlo s'accalcano, sì conciliano intorno a lui vecchi e giovani, uomini e donne, creaturé animali e creature vegetali, natura e architettura: il mondo tutto che pulsa in ogni sua ‘parte come în ogni suo organo un enorme essere vivente, E questo è proprio di Leonardo. L'Epifania | resta allo stato di preparazione non perché l’autore dovette partire per Milano — più — probabilmente

dovette partire per Milano non finendo questo lavoro ed altri —

perché dati i suoi concetti mai avrebbe potuto compiere un'opera tale; perché in sì proponeva di raccogliere e riassumere in un unico esempio, in un microcosmo com. pleto, il mondo intero, il maggior macrocosmo. Dice Vasari: «Vedesi bene che


nza

dell’arte cominciò molte

cose, e

n

ita a Leonardo,

sempre più scienziato da scultore e pittore che cominciò per l'ambizione

did

ricreare e riproporre il mondo, anzi l'universo, artisticamente dopo analisi scienti-

riassume e conclude tutto il Quattrocento. Il suo essere scienziato equivale an‘abbandono, è anche un fermarsi al mezzo.

non finì il disegno della gradinata che accorderebbe subito le due prospettive unica, gradinata invece ben visibile nel disegno preparatorio degli Uffizi. no numerosi schizzi e disegni più spinti di Leonardo per Adorazioni dei pae per Natività in parte collimanti con quelli per l'Epifania. Opere di Piero di mo (XI) suggeriscono spesso qualcosa più che ispirazione da Leonardo. La idetta Madonna Harris — Londra, Collezione Harris — ed altre a schema piramicolle braccia aperte per collegare Giovannino a Gesù, prima che antesignane della eginé delle Rocce sono probabilmente un ricordo di adorazioni dei pastori leoonter

all'Adorazione

dei

Magi,

o

di

poco

anteriore,

dev'essere.

il

(XXI) della Pinacoteca Vaticana, altra tavola restata allo stato di pre-

Gerolamo

i Suida una Madonna al Poldi-Pezzoli col

le rispettive delle Rocce del Louvre, mentre tutto in quella di Gesù, somiglianze con qualche eco înschizzi per la Madonna del Gatto. il moto del Bambinodelhagran periodo milanese l'Ultima Cena (XXIX). D'essa oramai né le copie, bolse e grevi anche non s’intravvede che lo spettro, ‘commovente spettro, possono ripetere la meravigliusa intera delicatezza originale, quanto

finite. In quest'analisi del vero approfondita in tutti i sensi egli effettiva-

jone, totalmente monocroma questa, mentre nell'Epifania sì possono distinguere o due colori; i quali però non pare debbano identificarsi col giallolino e l'az-

rito e qualità moderna, spontanea e tonale.

di torLeonardo evitò sempre l'affresco e in genere le tecniche che gl’impedissero un'identica. psicolonar su e di approfondire al massimo il rilievo, gli scuri. siSecondo fidasse come della creta o gia quale scultore sembra anche che del marmo non al decorazione l'unita certamente quasi dipinse Leonardo Cena la Oltre cera. della vinciana, sulla volta bramantesca disopra della parete e che si collega a quella, pure

del ’98 era del refettorio. Il lavoro generale, iniziato forse col '95 o col ’96, al febbraio per un già terminato. Periodo breve rispetto alle abitudini di Leonardo, ma discreto e poi altri affresco, Bandello certifica che il pittore ci lavorava magari giornate filate contemper appena Grazie alle giorni solo pochi minuti, ed altri ancora che andava

o pagati dagli scopetini. Incompiuto e sciupato che sia il San Gerolamo comunque

‘lascia dubitare che si tratti d'un'opera di Leonardo, Oltre l'atteggiamento della a, appar subito sua l'anatomia che s'addentra a momenti nel cuore per ricreare ‘imo invisibile ogni oggetto secondo l'arte poetica praticata dal toscano. Il non ito arrivo a dire che giova a Leonardo; la testa di questo santo è forse più potente

e michelangiolesche della medesima famiglia. Sotto un certo aspetto sì può

| sostenere, datane anche l'unità, quest'abbozzo capolavoro di Leonardo. fel gusto dello scorticato e delle dissezioni anatomiche vi si sente un influsso gele del Pollaiuolo, che apparrà straordinario avvicinando il busto del troglodita Pollaiuolo ma da inte a un altro San Gerolamo, di Pitti, attribuito a Piero del notevolissima alla scultura d'Antonio. Nello sfondo si compie un'approssimazione otta della Vergine delle Rocce. | Riguardo al chiaroscuro, 0 sfumato, di Leonardo cade bene rilevare, a proposito del materialmente e psicologicamente provenga quest'«invenzione» come Gerolamo, | San ‘vecchia scuola linearistica fiorentina, dalla vecchia linea funzionale moltiplicata studiando

Lil e volte per l'insistenza analitica leonardiana. Ci se ne rende maggior conto isegni del Vinci, meravigliosi disegni che sorpassano quelli di qualsiasi altro artista

‘Rinascimento, dove il caratteristico segno cesellante si moltiplica e gira in ogni fiorentina s'esausnso fino a tessere il più evoluto chiaroscuro, Se la vecchia lineaaffermare che cessi

col Botticelli, con Leonardo non fa che trasformarsi: inesatto vivere. Così anche si può sostenere che la natura di Leonardo è scultorica e ce lo

fermano, oltre il noto amore per il rilievo, quei fogli dove un soggetto, al modo scultori, vien delineato da un sol tratto più volte da più punti di vista tutt'in

Leonardo la fine dell'81 e il principio dell'82, dopo l'Epifania e il San Gerolamo, La Vergine delle ‘per Milano; così riferisce l'Anonimo della raccolta Magliabechi.iniziata nel periodo (XXIII) prima che si scoprissero documenti fu creduta operainvece si tratta d'una Milano; a trasferita e tino, o addirittura dipinta a Firenze osizione presa a pensare nell’83, beninteso su ricordi fiorentini; ma su ricordi e pittura. Comininti fiorentini dimostreremmo che Leonardo fondò poi ogni sua Giovanni Ambrogio iata a pensare, perché il contratto fra Leonardo, Evangelista, Prederiis o Predis o Preda ei fratelli della Concezione della Vergine di San Franesco, imponeva e suggeriva minuziosamente un'opera tutta diversa: con due profeti tavole laterali, non centidue angeli, senza il piccolo Battista, e corredata da dueridotti a due sole coppie ri‘queste, comprendenti altri otto angeli; angeli che la replica londitriamo nei due dipinti attribuiti, al pari che quasi generalmente per tecnica e stile lascia delle Rocce, ad Ambrogio Preda. L'opera del Louvre la benedi‘perplessità: molte cose sono davvero divine: i capi dei due bimbi, esigenze, a Leodiverse sotto rimproverabile sia e stata, sia di Gesù; malgrado ‘e che nessuno comprese mai lo una falsità nelle scene religiose, bisogna intelligrave, e forte più potrebb'essere nto quanto qui il Cristo bambino, che non ‘gente e buono, virile come caro e bambino; innocente e onnisciente. Squisita ilanche certo per restauri giacché disela testa dell'angelo, sebbene nel suo sguardo destro,persuada. Dolce, modesta, umana, o preparatorio appare perfetto, qualcosa non imma, la Vergine; ma il suo aspetto s'approssima alquanto a quello meno felice sinistra nel ‘Ermitage, seppure per certi tratti somigli bene l'angelo stesso alla suaunico ideale. dersi e confondersi dei personaggi leonardeschi entro uno stampo a immaginare che le teste fossero compiute, oltreché indotti saremmo sommato lo uc TA ERR cate, da Leonardo; ma sui corpi esitéremmo, e il fatto che nel 1506 la tavola venne

sfinge delgiudicata non finita può pure dar da riflettere in questo senso. La posa di

o della gran destra con l'eterno indice rigido a indicare il piccolo Giovanni, le e spezza la composizione circolare del gruppo. A esaminarle spregiudicatamente imbra infantili offrono poi strane difformità in contrasto coi noti canoni leonarni: brutti piedacci mal scorciati, che stonano con lo splendido torso, ha Gesù e sembra piedi ridicoli il Giovannino, che chiaroscuralmente e anatomicamente criticare, di‘poco comprensibile anche altrove. S'obietterà che questo modo di che nel caso gatore, non conviene ad alcuna opera d'arte; pure, trascurando detto essere non altro e v'invitano le regole di proporzione predicate da Leonardo, va Leonardo. Applicato con empre che il metodo favorito dalla critica più esaltante anche nei disegni tica intera lo strumento fa spesso passar la mira. Certo è che ‘bambini di Leonardo simili sproporzioni e discontinuità. non se ne scoprono, anto al colore prima nemica la tecnica leonardesca; l'abuso di oli, di velature, di occhi per anni e anni, ritocchi che obbligavano ogni volta a riintonare scurendo vicini a monocromie, La ntonazione generale preesistente, condussero questi dipintimelanconica e sensuale del eriosa ombra crepuscolare, la luce sottomarina, l'ora sio, tutte particolarità che fecero fiuire fiumi d'inchiostro, in discreta parte le accenil deterioramento. Rocce appar‘Non peccherò io pure di fanatismo col sostenere che il bello delle ene a Leonardo e il men bello ai due Preda, anzi ad Ambrogio, perché Evangelista nell'ancona embra fosse solo intagliatore e doratore. Pure bisogna ammettere che una qual mandel Louvre, facendone debita colpa alla rovina del tempo, disorienta una copia scadente, anza d’unità. Essere però le Rocce (XXVII) della National Gallery dimostrano crudezze lo Leonardo, di l’aiuto con o direzione la | pure eseguita sotto imitativa. Ma si capisce che ‘variate e dettagli meno riusciti, si direbbe per imperiziaparigino, soprattutto dato che ‘A prima vista possa soddisfare taluno più del prototipo unità. Dovrebbe però presto convinin piglio cinquecentesco illude circa maggiore della messinscena e la diminuitissima

3

in senso

timità.

contrario

la traduzione

puerile

‘storia delle due Rocce non è a tutt'oggi ben chiara. Leonardo e i Preda avrebbero

vuto consegnare in sette mesi, alla fine del 1483, il trittico completo;

pagamento

invece l’ultimo

nel tardo per la tavola centrale; considerata finita solo allora, si versa

La replica di Londra pensano

sia stata eseguita per gli scolari di San Francesco

Leonardo, che il in sostituzione di quella, tutta 0 per la massima parte di mano di a Luigi XIL vernatote di Milano, d’Amboise, avrebbe voluto per offrire il piccolo dipinto Riferibile con ogni probabilità alla testa della Vergine nelle Rocce infe-

replica di qualità

materia del muro. Non i Francesi guastarono l'Ul-

non avere simpatia alcuna con la frati, quanto Leonardo con tima:Cena, né il tempo, non tanto l'umidità, non tanto i non rimase incompiuto per le sue «sperienzie»; e fu così lui a rovinarne il Cristo, leggenda che d'altronde covasariana, impotenza da reverenza secondo la l che la pittura cominciava notato fu nel:1517 Già spiegare. può si Leonardo ‘noscendo 1657 Scannelli affernel »; abbagliata macchia « definisce la '66 nel a guastarsi; Vasari i . passato. del fama buona alla credere ma per essa non rimaner che esito punto felice Sembra, perdipiù, che i tentativi murali del Vinci abbian sortito al Cenacolo dipinta a in vicino esempio, nella stessa sala, è cioè sulla facciata opposta Ludovico scena questa fresco con una Crocifissione (XXXVI) da Donato Montorfano. e Suquelli dei familiari Leoil Moro avrebbe incaricato di sapro il proprio ritratto paranardo, pittore nuovo, verista, padrone della moderna tecnica a olio, veristica, avrebbe progonata all’arcaica e insufficiente pei ritratti tecnica di Donato. Leonardo figure, leo-. ceduto con le sue oleose ricette sull’intonaco secco: fatto sta che quelle nardesche o meno, marcirono e appaion oggi larve indecifrabili sulla conservatissima sicuro Crocifissione. Che riuscivano però ad estasiare il Malaguzzi-Valeri pienamente della notizia vasariana e lomazziana. I ritratti sono quelli da un lato di Ludovico un col figlio Massimiliano e un paggetto moro — unico personaggio che si— smuova lato dal e Ludovico di soprannome al allusivo rigidezza, poco da quattrocentesca Si tratta ancora, opposto di Beatrice col fantolino Francesco in fasce ma ginocchioni. genere compagno d'un arcaici, piuttosto da quanto se ne arguisce, di profili davvero risente così di a quelli nell’anonima Pala Sforzesca (XXXV e XXXVII) a Brera — cheLeonardo non si Leonardo in più zone — dipinta pure' verso il ’95. C'è chi sostiene che figure altrui, ‘sarebbe mai abbassato a lavorare su opere altrui e tanto meno a colorire solo la se, come pure si suppone, il disegno di questi ritratti non gli si debbadelmarefettorio, coloritura. L'accenno del Moro in una lettera del '97 all'altra «Fazada» che non cui avrebbe dovuto attendere finito il Cenacolo Leonardo, indica per coloro Duca di far cancelcredono sue le figure contro la Crocifissione solo il propositoal del gran maestro anche la lare l'affresco di Montorfano per dar a dipingere tutta era allo stipendio del parete dirimpetto.. Ma bisogna riflettere primo che Leonardo difficoltà finanMoro per servizi anche più ùmili, e secondariamente che con le serie distruggere una ziarie in cui questi navigava allora sembra difficile che pensasse a certo peso bisopittura fatta eseguire appena due anni avanti, Eppoi le tradizionidelunconvento di Santa particolari quelle gna pure che l'abbiano. Così riferiamo anche comqui avrebbe Maria delle Grazie in base alle quali altre due pitture Leonardo

e forzato angelo, con quel piedone che gli sbuca da sotto il ventre, è un poco forzata indice

cere

suddivide plare il lavoro. Ciò basta ad escludere l'affresco, sistema veloce e deciso e che ritocchi. Pola superficie da coprire a un tanto al giorno escludendo pentimenti nel 1908 consotrebb'essere tempera; tempera forte, giudicò Luigi Cavenaghi quando e proprio, così invece lidava le scaglie della pittura; comunque, se non a olio verò afferma Lomazzo, il Cenacolo fu certo dipinto con mezzi e su imprimiture tali da

terzo lapiuto: una lunetta col Redentore e una con l’Assunta, ambedue sparite. Un semivoro murale milanese, che lo Sechmarsow rivendica a Leonardo, è l'affresco

di Sant'Eufemia, distrutto con la Madonna, Santa Caterina e un devoto nel Chiostro collaborasse per il proRammento ancora come taluno sostenne nel '96-97 Leonardo Brescia, del Romafilo del committente alla pala d'altare di San Francesco in suffragabiliopera anche appena nino; ma non si tratta che d’ipotesi ben difficilmente quanto a date.

tanto lodata ‘Pornando all'Ultima Cena per un esame estetico, la sua composizione e di matematica da Goethe sa per altri forse un poco troppo palesemente d'accademia del Cristo a nel radunare in simmetrici gruppi trini gli Apostoli che con la figura Goethe entusiasma pure che mani, delle sé formano cinque piramidi. Anche il gioco quale nuova espressione artistica, non manca d’apparire alquanto ingenuamente vasdolriato e ostentato. Accusabile anche di certa effeminatezza il Cristo — padre — agli seppure leonardesche cinati della Controriforma, che più motivi trasse dalle opere lodatissimo, anche non effeminato quanto il celebre volto di Brera (XLIII) un tempo assoluto di pittura dallo stesso Goethe, quale vertice dell'arte di Leonardo e vertice Luini mentre oggi viene ben modestamente attribuito a ignoto seguace cinquecentesco, secondo alcuni, ispiratosi a quello della Cena. Non è molto agevole, come si vorrebbe, ritrovare in quest'esempio il Cristo dell'Incredulità di Verrocchio; più facile il sup-di suggerimenti ai no, o consciamente obbedisse, parte in Leonardo esso per porre che antimaschili il fifalsi che, come la lettera di Lentulo pretendono arricchire con vezzi Cristo risultato sico del Redentore; ma ancor più esatto vedere nella figura del suo e per leil quali l'ipratico di teorie platoniche delle quali dovette imbeversi a Firenze, né femmina e maschio né deale artistico doveva farsi puro e non' offensivo, e quindi tutt'e due insieme. L'estetica di Leonardo vincendone certi lati crudi del temperamento induceva poi già anche per altre vie all’addolcire fisico e spirituale. Così il San Giovanni, figura ben leonardescamente attenuata nella curva rispetto all'ultraromantico

abbandono con cui s'accascia nel Castagno e nel Ghirlandaio, costituisce quasi l'impronta rovesciata di quella accosta del Cristo. Nel discepolo si manifesta anche una certa somiglianza con la Madonna nelle Rocce, la sinistra della quale scorcia inoltre al modo che la destra del Gesù a tavola, secondo un'ormai tradizionale pompa prospettica del Quattrocento. Maggiore la ricerca psicologica per i rimanenti Apostoli — eccessiva, talora, come nel Giuda che aggranfia la borsa — personaggi che Berenson, il più autorevole degli antileonardisti contemporanei, definisce massa di pervertiti e delinquenti; gente con cui è meglio non avere a che fare, dice. Ma, detratebbe la tori più fieri, forse in relazione anche a un culto per certi sensi esagerato, eccessivi Cena e l'opera di Leonardo in genere. Debbo dichiarare che odi ed amori misurano l'importanza d'un artista? Gl’immediati predecessori in questo soggetto col Cristo al centro, furono Andrea del Castagno e Domenico del Ghirlandaio. La sala di Leonardo deriva da quella del Castagno, naturalmente approfondata e sfondata fino all'infinito, oltre le tre finestre, secondo il desiderio proprio del tempo e più ancora di Leonardo, che oltracciò conobbe certo, e ne trasse probabilmente appunti, la Cena del Ghirlandaio in Ognissanti dipinta nel 1480. Nel campo non figurativo Leonardo compì un'altr’opera murale a Milano, la decorazione della Sala delle Asse (LV) nel Castello Sforzesco, a ben disciplinati intrichi che vengono a comporsi in una pergola d’alberi canestrati e a nodi propri di lui, quei nodi che si preconoscono nella tomba medicea del Verrocchio in San Lorenzo,

quei nodi accademici di cui Vasari scrive: « Oltrechè perse tempo fino a disegnare

(XXVI) nella Pinacoteca di Parma, perquanto una gruppi di corde fatti con ordine, e che da un capo seguisse tutto il resto. fino alore a Londra venga detta studio perlaLeda. SeLeda riafferma come Leonardoe l’altro.» La decorazione della Sala delle Asse stilisticamente si può avvicinare a i eonardeschi potessero usare indifferentemente dei tipi canonici per individui e

‘monocromo




















Un Pe Tosi>

|











attentamente quei quattro raggi che sono

Beatrice dispetto dei docu-

d'Este, e dove avevan da esser conservati ricordi

menti Malaguzzi-Valeri stavolta non ammette lui che un

‘acconciasse adecorar

stanze e preferisce scorgere nella decorazione delle Asse lo spirito d'un architetto,

piuttosto del Bramante. Ma il genio non s'umila a lavorare umilmente, uno: Leo-

‘nardo medesimo afferma più voite l'orgoglio diservire. Eppoi giova ripetere che per il Moro, come per quanti lo stipendiarono, Leonardo s’adattò a lavori ben più mo-

desti, dalle sciarade ai

igienici.

La più antiquata di stile fra le tre dame leonardesche è senza dubbio quella con

ne salva quella del Duca di Bucclei

) che

maestrevole e forse non atorto poiché capitadi fine e sentito.

stà.

(XLVII) èil dipinto più famoso al mondo, un vero incubo, sempre a La Gioconda

seguir Berenson; il quale con la sua

antolieranza per Leonardo, trò addirittura

ilfato quando, nel 1811, Jatavola scomparve. Ai Budda egli paragonava il suo volto, lodando però dipiù l'arte buddista e pel paesaggio lodando pure di più pittori cinesi è giapponesi. Adolfo Venturi crede questo l'unico ritratto tradotto in pittura dal mae=

stro; però più che tale lo sideve considerare, Sia per ilpersonaggio che pel paese e l'aunostera, somma dei precetti estetici diLeonardo — un vero autoritratto ideale +

l'efe-

lareticella diperle (XXVIII) all'Ambrosiana, Essa che un tempo faceva delirare ora tardatario l'assegna a Leonardo. 1 più, salvo Beltrami, la davano N

gio de Predis, Sì toglie al primo. soprattutto sostenendo

, quattrocentesco anche di taglio e proporzioni, e taccian-

n Hi

Delizioso santezza dello sfondo verde che diresti verniciato più che dipinto. Quantunque di tecnica. arcaica c'è chi colloca la Dama dalla reticella, studiandone l'acconciatura, ‘all'ultimo decennio del secolo XV; in tal caso l'arcausmo sarebbe tardività e più che

Uecila Gallerani il problo ramgurerebbe Lucrezia Crivelli cne fu dipinta verso il

| ‘95-97 e probabilmente non prima del "97, Cecilia Gallerani nata circa ul ‘65 e invece ‘amante del Moro anteriore alia Crivelli, fu dipinta da Leonardo in «una età sì im-

perfecta»; prima assai del ’91, anno cne Ludovico spòsò Beatrice d'Este. Quindi l'ar-

tista avrebbe dovuto dipingeria al suo arrivo a Muuno verso l'82-84, Questa cara e arguta fanciulla ha traversato anche altre personalità; Beatrice d'Este stessa, sebbene i tratti non combacino pertettamente con quelli della Pala Storzesca o di autri

suoi noti ritratu, Hiancamaria Storza, \subella d Aragona...

Delio slesso periouo, ul piu pure esciusu come Leunardo,

il Ritratto d'un Musici-

sta \KXA)— tTarchino Galturio/ 0 altro Musicista a Miano in quegli anni — sempre allAmbrosiana, in qualche rapporto ancne hsiononuco col morbido e insieme metallico ritrattodi Brera LAXAIV) «tipuito di Preda e a Suo capolavoro se Suo, vanto che alcuni pudo persuasine, incunano a riconuscervi Unopera Gi Leonardo 0 a sens tivi alieno Ja sua mano, Li cusiuuetto Gauturio; colle sue qurezze e impertezioni Var marie, maugrado il genere del ireduo chiaruscuro SavVicini assai più alla vecchia Tilera Jumbarda cne alla leonardesca e Ja pusa sia rimasta vuneyckiana 0 antonelliana,

sono le varie Fiore o Colombine desunte almeno in parte darla Gioconda; tuttavia — aiuta a dimostrare che sumo davanti a Un Upo ideale anziche a un vero e proprio

nitrato; ilcosiddetto tipo lombardo non esiste nemmeno in Luini — intanto Monna ÎLisà di nasciva la giconu Maporewina 0 horenuna — ma sì tonronde coi canoni 'elass, siei in lui pure, ll puesuggio stesso non esiste affatto nel vero, come precisa Mala=

guzzi-Valeri, non è queliv dell'Adda a Paderno ne quello di Lecco da Ulginate; ma

è ilvecchio puesaggio prospetico hummingo € toscano, Varialo 1n moniagne rocce ed acque secunuo una prinulva esteuca della varietà dilettosa che si cumula con quella propria lisonardiana dun panurama completo ed esauriente, del mondo, pano»

fuma protratto aliinprito ìn lonwunanze innote, sempre secondo marco,

ma

unche

secondo

lo spirito generale

dei granai

lo spirito di Leo-

quattirocentisti

che

mirarono

Li d tutu all'estensiune 1N' Ughi senso degil Orizzonu ella pruspetuvi Poco dunque importa davvero appurare ehi fosse la Gioconda: Ginevra Benci? —

Monna Lusu del Giocondo? Costanza d'Avaios? anche se intrapresa come ritratto, i

pare ad ogni modo assai piu leonardesco che la Dama dalle perle. ©

A Utacuvia,

CULezIone UDZarWuristii, sl L'UvVa la secunua Quilla «milanese » leonar=

dèséa, quella callsrmellino LAXA Viu), donnola, tana 0, rureuo che s1 voglia. sclusa

nun cos qecisamente come quena deli Am©) pure Giregora cure Leonardo, quanrungue che avanza solo un pudico riserbo dopo l'immensa letterati anche perche pure — piu che sciupula © SVeÈ brosiana,iasì ta di Fredao di sullrauo, da enciciupegia Universale a cunsurle lragilora e bettarda lata ‘dai soliti arbilrari restauri — guasa Ga aurezze e sproporzioni pitenuie Indegne assoluta cne ne esige: nella mano, pertezione, quensa a vmiggio 1 critica, del genio ualia ancora, compruvando Con neua luppo di Quella ussul per eseinpio, Che ruuunenta Hullevi pezzi, a lavoro, duso,il iuise Ieunardesca Se Gccurresse, ume Nelia buliega con Lisulare particolari di espressioni — De riso ne puo — ariillogii pussono ‘pero tàrsi, e 1 uobiam visto, per Je -Kocce, cne 1 eccesso è oramai 10 scopo di Leunardoîn opere del genere, gal Furetto sì e Voluto, subilire , piu opere stlcue ben piu miportanu: Ufiugando la Duma ranza che, col sorridere, collammorbidire ed attenuare vela l'orrore,do scheletro evidentemente che la linda cuscunie gene Spalle e cuntraria al gusto leonardesco; ma suno Lulle ie spalle cascanti, secunido Ja liica auuvicente € {o semema a triungulo,* — dalla Vergine delie ereavure' di Leonaluo — hunche del Botucelli e altri norenuni che i legaccioli sunto

nelle ‘occe alia Giuvunua,

alla, Leda. Inune bisogna

Osservare

catuvu restauro di chi non avendo capito Îl menw nun sembrand tano UN cumpieto allungardola a quel modo, giaccne anche Ja î

dene cose, Pensare cne il Vasari e muuri con Lul e aupo di lui s1 MeraviguarusiySul

reuusmo della Gioconda; €... nella qual testa chi voleva vedere quanto l'arte imiuar jd natura,

© li Un elencu Gi peu, lustrini e pori’ compruvanu:

pote:

li. verismo

leunardiano, Lo scrittore, bisogna però avvertire, non vide mai la Gioconda. Cun iu Mallaglia GvAnghiari Lusco, @ Stuvora Immediato, di Leonardo pittore mu(rale. Dopo lungi

prepurauvi in. geniali paleni ascensori, in disegni e fimumente nel

dorse il restauro Si limito a Wrkmutare la macarvone, ul quale luvuro circa dali ottobre 1903 al febbraio 1506, Leonardo, si disse AVenuv voluw riesumare lencausto qegii anuchi'— una tecnica corrispunuente questa dall’ermellino rappresenti la meDpussipilita lecniche e quindi vérisuche all'ollo — fu costretto torse con la hne del ‘9 a Iconogrulicamente nun escluderemmo cheGauerani? Lucrezia Crivelu? Più che siminverrumpere per seme la pivura cne colava: Leggendo i cunù rimasuci desima uunna cne la t'erronniere: Cecilia paalla simile scatto puntuto suo, col dalla signoria di Firenze s'urguirebbe che l'artista sbbia invece dipinto senzaitro bolo di candidezza morale Ja bestiola, tanto con spunto auegone auure ua se sì rpensi con mesucne a Olio; cosi Come, del resto, spiega esplicitamente Vasari, cne con tutta. che dioricuna, Ju seinofereppe del Moro stesso ya, o gm parola la di coliegò ancne la devozione aLeonardo fu lui, pare, a auswruggere verso il '57 la pittura abortita l'ermenno disegnate da Leonardo. l'analogia ma genere, col cognome Galera, costume par per rar pusto alla propria, ll carne resto nel studio di Leonardo in Santa Maria signuca Uoniosa, ermellino, mariorala nUheariorise hi dale parlicolariia del Noverla e nel ‘59 era pure probupumente disperso, si; pecca perche: uu)po ngegnosa. de all ulmo decennio del ‘400, nemmen dei corti: proprio asuriva Dure Con questa battagla il crudele intierire di gruppi e groppi pollaiuoleschi tocca 1 velllle alla Pebba alla Lucrezia pinta nel '97; e nemmeno me, Voruci di tempeste terrene e umane torse heua cumposizione Maggiore trovavano | sponderebbe' secundo Aolto laVenturi muanese. soggiorno del principio al eseguita giudichi criuco a Cecilia quantunque il certamente la loro eco in tempeste celesti, Ad Antonio Poliaiuolo rimontano, oltre la più , non e probabumente la Benei oeLucrezia generale Gel gruppo, primi sirUllamenu qel ema destriero rampante Su guerriero al CriNon 6 sssolivumente Ja ferronmere possibilmente manco Beatrice d'tste dal- ferrato, furse Lrasiorimazione del tradizionale San Giorgio sul arago, Ma al gri neanene l'a1mpertecta » Ceca, ne Che sonuglia aDiuiterta la Dama della centre neula Distatt di Cosroe di Piero della l’rancesca più che agui esempi di Paolo TEU VIU' (Aa: Gini VOIAIA): È puo air solb ulluma sempiice Variante 050 giudicare quest l’igrmellino; tanw che ci iu chi collo, ma su cui comune linea delle spalle e del Ferronmere, forse ingannato dalla equivoco prima "Pe per 1Fumo i

:

Uccello — seboene sembra vi possa subito, richiamare il Mouvo della lancia, orizzon-

Per ua le teste simpostano in pusizione contraria. dall amante di Francesco |, ilritratto sulla fronte, giusto detto Jerronmere e; ornamenti e acconciatura in genere lo tateb-

fmi Lo Belle Ferronmer anche la Ferronniére contro l'opuuone di Venturi che mette per Adolfo ‘ail ultimo decennio del secolo, Ancora Liscia antiinardo per via della pettinatura

Naga

Ma d'invec leonardesca. teva permettere socialmente petun: i © ridicolizzarla e l’opera dal Non solo Venturi esclud che il ma: Boltraffio e tutt'al più si concede lavorarci in parte.

doveva eseguire un ritratto non si

alla moda di vent'anni

nun cniariscuno bene la compusizione lutale, di cui secondo l'Anonumu maguabeeniano |

parrebbe cne la lulla per la Danduera cosutusse appena una parte; mentre si potrebbe

interpretar Vasari come se la pittura fosse compresa tutta lì. Né chiariscono l'e © venale insieme maggiore disegni di scuola raftaellesca e scuola leonardesca e tanto meno numerosi schizzi e appunti sicurdmente di Leonardo, Certo, risuità che in pit- "dà tura venne proprio trasterito solo l'episodio in questione. Dove si descrive la ||

‘pazzia bestialissima »scatenata, più quasi attraverso compiacimento che impassibilità

o ‘ tratttosi al giorno a icipiò per Leonardo un peri:iodo errabondo protratdi propria ao incipiò si, bp:CochdLeg Sa ci pri

di specchio, Forse la criuca morale della « pazzia » consisteva tutta nella semplice,

ma

appunto particolareggiatssima, presentazione del suo orrore. Dopo la Battagna d'Anghuari Leonardo abbandona per sempre il suo mondo, crudele che dalle prime origini con Ja rotella della Medusa e poi con le caricature, i draghi e leoni, i guerrieri grifagnì, s'alterna al suo mondo angelico. x i

ct t o cin di Bal.ta,op più me de, eseguit del ‘500, è dunque i do ql di questo periodo però almeno oGE. gine e il Bimbo, che par derivare alquanto da quello della Sant'Anna di Loridra, riritratia la d'Este gato al refrenirrincipio Isabella Te scrive al Louvre e tengo d'aver completato il catalogo delle pitture murali leonardesche. I sostenitori o © "

volontario fino a ipo 1 Moro ul: meno iù i

deciso

anni e

Citando una lunetta (VIII) in Sant'Onofrio a Roma con devoto adorante

Delprincipi dere molto, e S

FiVe

corrispo!

che si trova i sanguigna, profilo maralla elle autentiche immagini dellaun.ri-

qualche dipinto dall'artista traino d'ottene ere «impacientissimoin matematica copia del disegno tanto una se questa non aPP degli Uffizi profilo femmix invece; un terzo somiglianza colnofran pena generica eccezi oni nessu lu Salvo rare linea ea d del costume, nella Pi dopo, tirepacoil pennello»

to non servi mai per

per più anni cercò

lla non potesse «pabene secondo il corrispondente d'Isabe » per Florimond Rosana ’ipingendo un equadrettino

della sua autenticità

la credevano

una Ver- |

eseguita agl'inizi del periodo 1513-16 più che du-

rante un soggiorno romano anteriore, Oggi però Si fanno per essa i nomi di Cesare da; Sesto 0, soprattutto, di Boltraffio.

Sembra che Leonardo dipingesse una Leda tra il 1501 e il '6: forse cipensava già dal ‘99, forse la dipinse nel ’13-14 per Giuliano de’ Medici, e forse più tardi, o almeno la riprendeva più tardi dopo averla concepita a Firenze subito dopo il periodo mila-

nese. Non è improbabile che lo spunto gli sia venuto dalle veneri botticelliane cui la sua Leda — almeno da quanto ne capiamo adesso — fra letante ignude del Rinascimento resta tuttavia la più vicina. Par. proprio che fino allo scorcio del ’600 ci fosse ‘a Fontainebleau una Leda dipinta da Leonardo. Oggi invece, oltre a qualche disegno autentico ad essa riportabile, esistono appena delle copie non gemelle e le due più importanti sono nella Galleria Borghese (LII) e nella collezione Spiridon' (LIM). La Borghese, che anche per confronti con disegni diRaffaello e di Leonardo sembra

più vicina a una probabile originale pittura, venne attribuita ai più svariati autori, — dal Sodomaal Bugiardini, al Bachiacca, però sembra opera d'un lombardo tanto. quanto laSpiridon, più tozza e pesante, che specie nello smalto e nel paesaggio ram-

©


sebbene da alcuni ritenuto dipinto in parte da allievi e da al-

pisca chi fra le due creature sia, ‘De Rinaldis trova una stretta concordanza fra il lato sinistro dello sfondo nella Le paesaggio con la data autografa 1473 e il rispondenteil lato pittore e la sua scuola agissero These, Ciò dimostrerebbe una volta di piùpercome ogni nuova opera, La piccola testapar-di vecchio Ehemtando materiale anche assai per Leda, studi per la Sant'Anna, studi quanto Parma che possono scambiare ancheper perstudi il Leda, ricomprovano pure Lucche che normalmente passano iniziale, della preparazione, e come poi sparisse în Turismo leonardesco fosse appenaadoperate perdi più diversissimi. artistici scopi ed soddisfacenti ritenute lintesi col Trionfo di Nettuno "Nel campo mitologico bisogna ancora rammentare il disegno nella Biblioteca di Windsor; il ricordato da Vasari e di cui forse rimane uno unaschizzo LoPomona velata che menziona Beto del Louvre, collegabile a Precursori; di Berlino, con Ver= Federico Museo del (LVIII) mazzo, forse la Pomona e Vertunno e nella Ovidio, attribuita a Francesco Melzi, Tazio: melamorfosato in vecchia secondo nel Vergilie tipo corpo un su Leda alla testa quale sì riconosce senza difficoltàal una CoMelzi s'attribuisce oggi di solitomenola cosiddetta Siitone con la Sant'Anna. Pure anch'essa e: come altri dipinti più o senzahoticontamina{ambina. forse una Flora, dell'Ermitag non Gioconda nuda di Chantilly Lun divertimento sul motivo dellao del Bacco-Precursore al Louvre. Zioni dalla figura del Precursore come afferma Séailles, Leonardo avrebbe difiorentina, che allatta, I critici moderni van d'accordo veongo tuttora a Leningrado — copia 0 variazione vedono a malapena la cooalcuni dei quali

Sicuro di Leonardo, (LX) del Louvre, tri addirittura tutto da allievi sorvegliati dal maestro, il Precursore inquietante e che quindi ha considerato ultimo lavoro. Pittura davvero sconcertante epersonaggio? Senza età, senza fatto molto, troppo parlare. Chi è, che è, quest’equivoco Poco ansesso, senza muscolo? Appare spiralicamente dal buio o scompare nel buio? giovinetto? quelcora € lo si potrebbe chiamare Maddalena. È un angelo? È un È Cristo una prodigiosa lo dodicenne che gli richiedeva la marchesana di Mantova? ilappena diletto discepolo che accademia chiaroscurale? È invece del Battista, l'Evangelista,Ma dobbiamo dubitare di Leonardo stesso raffigura în dolci femminee sembianze? giovane »? Anche se la croce de Beatis che annota esplicitamente « San Joane Baptista s'appoggi — aggiunta di sembra un'aggiunta posteriore — visto che non si capisce dove Cielo qui al l'indice figura, strana questa bollo sacro di autenticare ‘qualcuno che volle speciale al Battista. Così il Bacco non può convenire che a santi personaggi, e nel casobollato di emblemi profani da chi (LIX) del Louvre non è che un altro Precursore cha s'aso mellifluamente rigirano si non osava adorare un santo eremita in efebi cheQuesto Bacco seduto, dopo che di LeoSidono languidamente; le gambe accavalciate. e di Melzi, sembra derivare da nardo di Cesare da Sesto e Bernazzano, dell'Oggiono se inbene sa si in cui però già non tn modello del maestro forse solo in disegno e giovani a intera o mezza figura costidividuare Bacco o Giovanni: comechessia tali Il Bacco seduto appare tuiscono una delle più strane allotropie dell'arte e leonardesca. ad esso rispondono varie Maddalene soprattutto un ibrido tra Gioconda e Precursore a seconda degli attributi, tutte semiabban5 Veneri 0 Cleopatre o Virginie, o Lucrezie, poggio e perlopiù credute del Giampietrino. donate nella medesima guisa sul medesimo il Precursore del Lotvre? Col procedere quali estremi ad Leonardo giunge Come Fin dai primordi della sua attività egli inesorabile nel leonardismo teorico e pratico. così, che si rigirano ‘così, che si premono immaginò tenere e dolci creature esorridenti celeste, immaterialmente, si che il cuore così, che indicano così il supermondoanalisi del vero sfumano i nella proclamata i e fine idealmente così. Attraverso la dura vuol essere a similitudine dello specchio, egli arbilità per cui l'ingegno del pittore della dura n superamento il diventa rivava a concepire simili sintesi. Il Precursore l'esiriferisce Vasari di Leonardo. tura, esso forma il sogno materiato costante e finale braccio in aria che scorta dalla spalla stenza di «una testa d'uno angelo, che vaalzaal un petto con una mano ».Lafigura quasì moAl gomito venendo innanzi, e l’altro ne con quella dell'angelo vasariano e si nocrome che appare il Precursore si confonde coSarebbe tentati di pensare che fossero tutt'uno se non esistessero delle immagini,

si schizzi per madonne col bimbo al seno — per Madonne ad altri — nei quali si confondono Vergine Litta siano teste somiglianti a quella della di Gesù che rammenta quello del particolarità varie come il capo cinquecentesco che apparenta lacheLitta Paice di Londra e un certo carattere generale sè la data magari tarde, inducono a mantenere appunto di scorcio completo, cosa Rocote Madonne di Raffaello fa riferire la me all’Ermitage o al Museo di Basilea, col braccio basso, della scena architettonica invece ità angelicamente, da lini finise velate în detto, Così, se lo schema primitivo che non fa il Precursore del Louvre, non e all'altra dell'Ermitage, Ja monumental una generale è facile stabilire se siano varianti del Batdette alla madonna di MonacoVarie sar con Flora, immagini per le quali Madonne del tipo Litta sussistono; nella colle» Simi uso discendenti Precursore Leonardo condensa Col angelico. riporta pure al Cinquecento. attribuita modello del insoluti allo Pseudo Boltraffio; un'altra dei Conti, tista o il suo maggior e lo spinge fino alleitmotiv, suo il primitivo, e Tei quella del Poldi-Pezzoli originale tema dunque Bernardino come pittura, venne assegnata laa quale tenebra. Forse la paralisi — nel. Hand Mocromeo, assai sorda autore assume poi altri l'ossessione, condensa lo sfumato e lo spinge finofar alla vero della Litta russa, supporre equivoco col, mancinismo zionedo Morelli © Berenson la destra, scrive de Beatis, il che potrebbe del male — la vittima stato era nomi da Zenale a Luini a Preda. a * non fosse noto che già a Roma nel ’15 l'artista (LVI) del Louvre, principiata neldi 1501 seguitare a finire all'infinito questo fini tando ad Adolfo Venturi Ja Sant'Anna Parigi Daralisi e forse anzi la morte gli vietarono direalizzare te in Francia. Non cartone del unquadro l'artista dalle opere tutte troppo più finito ebbe a di firenze, fu compiuta pittoricamen quanto antedipinto, tissimo progetto bensì in ripetere, a alcuni s'ostinano quello di Londra (XLII), come Pietro d'Este faite € insieme non finite e non finibili perché ciascuna pretendente a microcosmo forse viepda Nuvolara informava nel 501 Isabella quello ero di prima del ‘500-01.cartone tutto core gara col macrocosmo. Il buio, che è poi già quello della caverna, si sarebbe e ne descrive la scena in modo è quasi lite Leonardo attendeva a un e sato. perso andato del Louvre: il descritto cartone ‘cui s'affidava pur raffigurando un Sispondente a quella nel quadro Collezione Mond a Loncon la testa della Vergine nella Tone. avanza un frammentogruppi voro di però rintracciabili con sicurezza alira dra. Prime idee per ambo i non sono Venturi per l’inizio geneda fissata quella a solo precedente assai d'epoca Segni per il cartone della ded lella Sant'Anna del Louvre, ma anche a quella presumibile Burlington House. o mor: con la descrizione fatta da de rialmente Tì dipinto parigino coincide altresì per1517:ognisolopunto del Cardinale d'A- lire fuor di carattere santi pi segretario il che Beutis che visitò Leonardo a Cloux nel mentre almeno oggi pare in più d'una zona pensare ai cannelloni biondi Quattrocento il verismo. s’accompai ragona afferma l'opera perfettissimaAnna afferquale la Maria, ginocchia regge ‘sulle incompleta. Composizione a catena: cir- L'ideale androgino si rispiega in definitiva, per salirgli in groppa: concludee ildentro suo platonismo: lo costituisce una forma, ine Figliolo il quale acchiappa chel'agnello alla caviglia di Matia, a rendere praticamente nell’ conduce 710 la zampetta dell'agnello Maria, s'aggancia che nismo tutti'molto si torce Gesù, si torce il pecorino;la madre nache quest’« ermafrodito »s'identifica inoltre assai semdtircolo si torce Anna, si torcePietro da Nuvolara in questa scena colla creatura ideale asessuata. E io credo pure, raziosamente, beninteso. Fra il figlio alla Passionevedeva — l'agnello, cioè — mentre la Ma- . inardo in fondo fosse cristiano e che lo strappare di cerca che turale si compia per intero. Messia inascimentali suoi contemporanei, per del destino il che invece vorrebbe — Anna — tire Chiesa disevede Freud ture Leonardo compensa prima e poi infantile sogno suo un narra Leonardo ftndandosi sul passo dove della Madonna un nibbio la cui coda entra nella bocca ‘nato nel contorno del manto Leonardo, di mamma la ebbe simbolegger nibbio Il Spetest, ossia di Leonardo bambino. mala vede uno, in fondono si che corpi Londra, dai di telle due donne del cartone di l'amore condotto ratore del «laido» ma lo scultore d’ eccessivo delle quali donne avrebbe lui, forse trilna e la miidre di Leonardo, effeminato Sarà più prudente cercare invece pala di Pistoia, dito ritto, Lallista incontro al suo morbidosemplice scena mondo. collaboratore del Battista, pure a familiare resa con sensibilità moderna. bertoldi li vedere innanzi tutto unaquadri Dove vibra più il nervo donatelliano e veristica, anzi, nastessi alle volte è il sistema migliore. di vita l'« enig- langelo. Dove è andata a finire qui la superiorità Sicliar esprimere prima i Verrocchio? del e Jaiuolo tutta chiarezza e slancio delle cose, secondo Leonardo, non sono secche termini I pittura?... della Discorda con l’adorabile testa della Vergine, comune ideale turalistica dolce il che Il paesaggio che dal Gerolamo carattere esagera. senz'altro e sì età ma , senza testa divinamente madre, sua di esagera si tnlltca» collo, e quanto ad linee, ma qui ammorbidendo alle Rocce e alla Gioconda qui è un tutto nero e moresempio quanto a fattezze fin nelmaschera ioaardesco, tipo similissimo, perLouvre, solamente s'era andato che poco ha da Peraltro tale plasticissima chiude tutta. Siamo in un fondo nero espressione al Precursore del dipende bido, pelliccioso, la grotta siquale fondi neri certi giudizi, a Leonardo. La discordanza comodità nel ritrarre e meno ancora coi suggeribile Sibarterrebbe nell'opera, secondo che SantAnna, fare con quello Castagno punto al della vecchia linea finita certo risulta non o del Botticelli formatisi per dilatazione ADiiri anche dal fatto che la Vergine di Andrea del difficilFreud che massimo delal credo compiuto l'esaltazione più fosse prima di se stesso, tano che se il panneggio dellanibbio. contornate. Il leonardismo, il manierismo all'astratto, chiudersi, al o, lo menarono mente ci avrebbe scovato un caratteristiche del proprio temperament al suo caricaturale, possiam His La Salle — T'origine dello leall’assoluto del leonardismo; al suo capolavoro e insieme ‘Prima che nel noto disegno del Louvre — collezione per la Madonna del Gatto coll’ab- dire. carriera; fu detto che così ‘succede Succede spesso ai geni sul finire della propria Sancio di Maria va ricercata nei disegni in genere soprattutto su fogli quali quelli del Museo esempio. per lo, Michelange a succede diereciare che fa il Bimbo della bestiola, ma riguardo Botticelli; al al capo della Vergine anticipa già e»,l'e astratto>; più che nella Gioconda: istunnico dove in uno pei il pentimentodi sus madre. Procursore, ecco si sfiora la « perfezion valore. Preferite Però il più sorprendente, dav- E NOI lo esige la critica odierna: puropreferite, Don bicurezza l'aggiunta dietro del capo qui proprio sta il Leonardo quale meglio, il in un altro foglio Sant'Anna di Londra lo scorgo 1478, tutti i suoi difetti; preferite l'Epifania; coro rivelatore, antenato del gruppo penti- però l'Annunciazione, con che il dove il circa di mo. considerati frammentis di Windsor, di s'incolpi vi Biblioteca NET di @ penna nella Ban Gerolamo, a rischio figura la tutta a l'assoluto; 0 se estende si ma raggiungere testa, può alla non limita si eccelso, non come ogni artista anche cento per la posa della Vergine Teonardo, l'idea ad che pensare equivalente luogo assoluto fuori finto par non d'un tratta Sicché si fenerando così un corpo su un altro, prove e pentimenti per Madonne sole. Ma v'è par lo raggiunga, come nel Precursore, è l'illustrazione, il descrivere, decorazione, mentre primo scopo dell'arte ffima dei gruppi Sant'Anna venga daa completare che possa parere: la composizione londinese, berazione ©in a qualche modo morale. Merito di ogni artista, assurdo Si più; nel citato foglio di Windsor ripetuto a partedelpiùtutto giudizio fl avanzando che ma alto, in secoli, o anni piccolo capolavori sopravvivano più gli far capolavori, non che questi Si Postra a destra San Giovannino, 1 profondo e cioè e guarda Gesù cogli stessi atti del famoso in sé, il vivere artisticamente in modo Si no nd appoggiarsi al gruppo femminile seno materno, qui nolttutto l'attività artistica sua, sfortuna nel disegno di Windsor stringe îlpossa Leonardo l’insegnano. Suo destino, Virtone, La manina di Gesù che l’idea Aniilmente. E questo pochi come la grande analisi, meraviglie a condotto strano che da un pentimento dice lui,scaturire l'aver epoche, due fra vissuto l'aver ton poco si muta a benedire. Affatto ad esempio, pratica, godere i frutti questo è molto Leonardo: non Quattrocento, senza averne potuto Sova. geniale; psicologicamente fi ‘grande amore per la natura deltoccò che lotta mondo il per o muro? sul Michelangel a macchia invece la magari come libera, sintesi che deve ispirare attaecompositivi generali in Leonardo: quello lidi grande e a Raffaello per il mondo angelico di Leonardo. Non tanto l'esser contro Tn sostanza si distinguono due soli gruppi e sicuramente non il dichiararsi dalla voluta torsione di Madre e Bimbo già ri-e 3dioLeonardo re di Francia, il nemico del tempo, al della « Madonna del Gatto, derivante corretta e scientifico Sant'Anna, gruppo campo al diventar a ristretta fino — dichiarazione che va d'autorità principio fidi nel vecchio Quattrocento, e che s’arricchisce {i appunto Harris, quanto Madonna — nocquero, Rocce gli delle e ragione — fuello Adorazione dei pastori — Natività —tipoVergine poi dall'intervento di regola, proporzione Filippo Lippi, per esempio. Possiamo cui ebbe disgrazia con Leone X e dové notare amarade % pol un vecchio schema fiorentino, Poi ta qualità di profeta, per creato dimostra il piccolo disegno nel Museo Ashmolean Che re fusioni fra i due schemi, e così mente che i Medici l'avevano Leonardoe distrutto. la volontà di spingere ogni esperienza all'e"78, giudicabile come un primo studio per le Rocce, ma \idiattere fondamentale di di Oxford, pure assegnato al Sant'Anna. non si stacca assai dalla linearistica,di Così con la sua pittura — che în origine anche come ‘uno spunto per ripreso nella sua forma dal Louvre ara a Firenze — passando per desiderio Concludendo su questo celebre motivo leonardiano,milanese Sire le somme trionfante in quel tempo tal nuovo il cartone della Burlington lirsigior allo sfumato non trova lo stesso naturalismo al chiaroscuro e analitico giù verso il 1506 da Raffaello, si può immaginar che e — Rocce delle bimbi coi quindi sintetico che egli persegue: e fisionomiche somiglianze House — e lo confermerebbeto insoddisfatto del gruppo troppo evidentemente bicipite, mnaderento sufficiente al totale verismo venne nel complesso, a una conLoico com'era doveva venire, ee dell'attività aFirenze, Leonardo, smo. più tardi siruicroco e propria, vera Louvre. del artistica pittura nella poi tradotto a diminuzion Pitta studiato il modello tuttoLV)piramidale sono Sanna dell'arte e se non a rinunzia totale e non la sintesi totale — al Louvre ancora — attribuita già da tempo umanamente non l'analisi. fine e Madonna delle Bilance Salaì, danni sfere “giacché farsi egli amò come nessun: uomo la d'Oggiono, a Cesare da Sesto 0 al misterioso Leonardo e a questo voleva Dio possibili. ssi più che a Leonardo a Marco LEONARDO BORGESE e disegni del maestro: gl'ingredienti conoscenza. pasticcio di laboratorio composto di pezzi SS principali son ricavati dalla Vergine delle Rocce ed altri dalla Sant'Anna.


LA LEDA DELLA COLLEZIONE SPIRIDON ti studii vinciani sono ormai copiosi e degnis(>

simi. La ripartizione delle materie e discipline nelle quali Leonardo fu antesignano

e quasi ispirato generatore delle indagini e delle tati

conquiste spesso

dei secoli futuri,

indicativi,

talora

ha condotto

a resul-

conclusivi,

Egli scriveva: «è di tanta eccellenza la verità, che, sella laudasse cose minime, elle si fanno nobili». Pur essendo mosse da un fine d'esegesi artisti le parole che seguono non pretendono superare il limite d'una notizia dedicata a un dipinto; ma questa volta il dipinto ci fa approdare a Leonardo e la notizia chiede d'esser considerata conclusiva Quali documenti ci accompagnano sulle tracce della Leda, la quale per secoli si ritenne perduta? Una Leda di Leonardo viene citata dall’Anonimo Maglia bechiano verso il 1540, Nel Trattato della Pittura del 1584 e nel Tempio della Pittura del 1590, Gian Paolo Lomazzo ricor una Leda ignuda esistente insieme a La Gioconda, a Fontainebleau. Nello stesso luogo, durante l’anno 1625, Cassiano Del Pozzo esaminò l’o-

pera. «Vedemo poi quelli di Leonardo da Vinci luna Leda in piedi, quasi tutta ignuda, col cigno e due uova a piè della figura dalle guscia delle quali si vede essere usciti 4 bambini. Questo pezzo è finitis-

simo, ma alquanto secco, e massime il petto della donna; del resto il paese e lu verdura è condotta con grandissima

diligenza;

et

è molto

per

la

mala

via,

perché come che è fatto di tre tavole per lo longo,

Quelle scostatesi han fatto staccar del colorito». Un inventario dei dipinti di Fontainebleau del 16921694 menziona «una Leda dipinta su tavola di Leonardo da Vinci». Ma nel 1775, essendo Carlo Goldoni a Parigi, conduceva invano presso dotti e amatori d'arte delle ricerche per ritrovare il quadro; se

ne era smarrito anche il ricordo.

Un'esposizione del 1874, apertasi a Parigi lazzo Borbone a favore dell'Alsazia e della presentava una Leda assai guasta e spor

nel paLorena, di pro-

Alcuni anni dopo brietà del marchese De la Rozière. dipinto veniva ereditato la morte del marchese, e ilacquistato tardi, presso dal barone De Rouble: da Ludovicopiù Spiridon la baronessa De Rouble, misura m. 1,31 d'altezza, La tavola, dipinta a olio, la concorè esplicita ed Piena m. 0,78 di larghezza. Del Pozzo e il danza

tra

la descrizione

di Cassiano

tre tavole pel

quadro di Spiridon, a cominciar dallela «secchezza », corrisponde; Atto. Il efinitissimo» donna, è quasi scomparsa per specie nel petto della conservativo e le rive merito del prezioso restauro dall'ultimo geloso PROGLIBE: renti puliture ordinate mente rio, e da questi amorosissima i

continui.

Parigi,

Bernardo

sorvegliate

Berenson

per

considaava

da Vinci,e some quest'opera autentica di Leonardo Study volume di «The

pata

a

tale la pubblicava nel terzoArt», apparso a Londra, and Criticism of Italian ‘1916. Accennando ai nesso G. Bell and Sons, nel Leda, li scorgeva conDress Asionomici del voltoe aldi San Giovanni, Ognuno alii alla Sant'Anna strettafifatti può

sese il

Gein

SA Crt

,

lelle tre a suoi concludeva nel 1919 alcuni che Leo

La «Leda » che le più recenti ricerche di studiosi, critici ed esperti attribuiscè a Leonardo. Il quadro appartenne dila Collezione Spiridon e in esso come in altre composizioni leonardesche si sente l’agitata calma del genio.

stulli sul soggetto della Leda affermando mpi dilavorasse alla Leda nigli nardo vi dovette attendere a 1u60 Sinne1505cheal Leonardo 1506 e specialmente a Milano dal versi, non sembrandogli e a220t00 e Onia1 1919:

‘llustrazione Italiana» del 21 dicembre ultimi tempi del soggiorno fiorentino: questa certamente primeggia per l'intensa ‘ardel bel corpo dalla linea aggraziata «fra Je varie Lede che si conce ner il fascino «Studiosi e critici d'arte ch'ebbero l'e-ad deva: PES generale, colorazione della monia convennero nel riconoscergli e la corretta modellatura »._ È “tavola Spiridon, giudizi personali fondati sull'inquesti *' taMoia la esaminare col maggiore agio superflue né prive d'in-

1508 al 1513». E Luco ara

“ef tranno non riuscire

di’ tesi che Leonardo lavorò alla Leda, dubbio valore intrinseco del dipinto. trio della fors'anco a Roma, portando con qui raccolte a la avetavola,Firenze, teresse le notizie che dopo di avere nel corso di molti lentamente e lungamente, #2nc: sue cure...» nennello, doveva raccogliere le estreme sé .nel volontario esilio 42 "2° in lingua francese Pi Collezione Spiridon, redattadurante anni ricevute le carezze del suo da il giugno del in Amsterdam, Nella prefazione al catalogovence °ivvenuta dubbi di certi conoscitori sull'autenticità del pubbblica Mostra per 1; alla troppa finitezza del dipinto, finitezza, che € 1928, unauno. studioso accennava. difficile dire adesso fossero dovuti alla e concludeva: oTr o «Ma è difficile Maestro, di o w

semplare recato in Francia

“io, sorrisponde in pieno al gusto moderno non si riscontra in altre opere Leone tt, Spi lo eseguiva altre quadro dalla se il finito come lino Licei piuttosto nondipende leonardesche non opere <fecnardesche delle

se il finito com incerroesci ionqualche cosa che sallontana dallo stile loro ridon,cattiva E se c'èconservazione davvero n

fe di Leonardo, si può sempre ammettere la collaborazione d'un allievo, Melzi per esempio. Ciò che io non credo si possa negare, è l'identità fra il quadro che fu visto a Fontainebleau quale opera di Leonardo durante il XVI e il XVII secolo, ‘e il quadro Spiridon». ì Perché voler sostenere, principalmente per pavida pigrizia, che l'originale sia perduto e che la tavola Spiridon sia un esemplare — certo il migliore — ricavato dalla pittura autentica? Appunto perché l'attribuzione è stata controversa, non sarebbe tempo di sciogliere l'enigma dell'originale perduto e della misteriosa replica coeva? Nella tavola della raccolta Spiridon, come nelle altre composizioni leonardesche, si sente l'agitata calma del genio: un'arte’ di sovrana potenza e fluidità, la quale simpone e in ogni tempo s'imporrà all'unanime, incontrastata ammirazione degli uomini; qualcosa d'arduo e fatidico, la virtus d'un mago inesauribile; un cerchio d'attrazione nel quale egli si. muove traendoci con lui; non soltanto quell'insieme di preordinate movenze che paiono. obbedienti ad una musica eccelsa, ma un'interiore passione, dettata dalle esigenze d’un’anima fertilissima e insoddisfatta. Scrive Gian Carlo Lomazzo: e Così gli antichi volevano che l’atto della vergogna fosse l'abbassar gli occhi, e però facevano Venere ignuda in tal maniera e Leonardo l'osservò facendo Leda tutta ignuda col cigno in grembo, che vergognosamente abbassa gli occhi », E altrove: « miri l'opere finite di Leonardo da Vinci, come la Leda ignuda et il ritratto di Monna Lisa napoletana, che sono nella fontana di. Belao-in Francia, e conoscerà quanto l'arte superi e sia più potente in tirare a sé gli occhi intendenti, che l'istessa natura».


Nel mondo aulico e abbacinato, che circonda l'adultera regina di Sparta e il capriccioso signore dell'Olimpo, le graduazioni sapientissime del chiaroscuro, dal pratello del primo piano al remoto cielo senza nubi, paiono scale di suoni. Qui come in altri dipinti leonardeschi, il chiaroscuro

è. arpeggiato

ali

meta

con tenui espedienti, che gli occhi seguono o ravvisano con difficoltà, e che la lente rivela. È un chiaroscuro singolarissimo, corispondente a un mondo fantastico, e sembra non già preordinato, ma agitato da un’ebbrezza umana e divina a un tempo. Tutti sanno ormai che le furono

costante

delle indagini scientifiche di Leonardo, l'oggetto di meditazioni e sogni profetici sul volo umano. Insuperato Narciso, egli sì scoperse con serutatrice sag gezza nello specchio dell'ineffabile sorriso femminile associato al Cigno conquistatore. L'audacia del genio nel rappresentare la favola pagana, adeguava al controllo che gl’imponevano le nozioni scientifiche. Vengono in mente le parole ammonitrici

che egli indirizzava

ai pittori, per testimoniare che in questo quadro sep pe eleggere «le parti pi eccellenti delle spezie di qualunque cosa ». Citiamo ora le fonti iconografiche leonardesche: i disegni della Leda con la gamba destra piegata verso terra; quelli per la capigliatura della Leda, le due teste in sanguigna della Biblioteca Ambrosiana e del Castello Sforzesco; il disegno della Leda diritta, che secondo la tradizione, Raffaello liberamente ritrasse dal cartone vinciano verso il 1505, quando î due artisti s'incontrarono nello studio fiorentino di Leonardo. Il riscontro più sottile è forse quello che facciamo col disegno a matita rossa, del Musco del Castello Sforzesco, che Adolfo Venturi rivendicava a Leonardo e assegnava agli studiî preparatori per la testa della Leda. Come nella tavola Spiridon, il movimento del capo inclinato accenna a spira; nel sommesso e aggraziato ombreg-

Leonardo da Vinci coltivò un pensiero dominante a proposito del nudo femminile. Lo comunicava ai discepoli, affinché ritraessero la donna «in ‘atto vergognoso, le gambe insieme ristrette, le braccia raccolte sul seno, la testa china, mollemente piegata sopra una spalla ».

Leonardo da Vinci coltivò un pensiero pittorico dominante a proposito del nudo femminile. Lo comunicava a' suoi discepoli, affinché ritraessero la donna «in atto vergognoso, le gambe insieme ristrette, le braccia raccolte sul seno, la testa china, mollemente piegata sopra una spalla». Da tale assoluta potenza pittorica del nudo femminile, più netta nella Leda che altrove, attinsero due sommi, il Sanzio e il Correggio, e un maestro del nudo italico, il Sodoma. A differenza delle antiche statue, le quali presentano un abbandono alterno, il corpo di Leda posa sul piede destro e avanza con la spalla destra. Leonardo ha ottenuto una posizione movimentata delle membra; in maniera che le ombre possano proiettarvisi sopra e avvilupparle senza affievolire la pienezza dei volumi. In questo, come in altri dipinti dovuti alla sua scienza insieme sperimentale e speculativa, egli applicò il principio che il corpo umano debba risultare più chiaro delle zone scure e più scuro delle zone chiare del fondo, Il solido rilievo, che ci riadduce alla statuaria classica, si armonizza con la graduata perspicuità di morbidissime penombre. Le trecce di Leda non sono intessute d'oro e d'argento; la corona dei capelli è tutta di trecce; né reticelle; né velo: la grazia sta nella complessa, meditata acconciatura, Le spalle larghe, sotto le quali «rilevato ondeggia il candido e spazioso petto», il ventre e la parte inferiore del corpo, celebrano l’apogeo della maturità della donna, tragittano un eterno respiro di vita: l’effluvio inconfondibile del genio leonardesco. La testa inclinata, il musicale girar degli omeri, e alcun che rill’insieme del volto sorridente nella Sant'Anna del Museo del Louvre, ci accostano alla Leda Spiridon, Anche gli studi pel Bambino, dello stesso quadro, ci riconducono alle testine e agli atti dei gemelli della Leda. N

dice

Atlantico»

uno

schizzo

dalle minuscole

dimensioni

giare del volto il sorriso filtra dalle palpebre socchiuse, asseconda il guizzo lieve delle labbra. In mezzo a diverse di mostrazioni geometriche, Leonardo tracciava nel novantesimo foglio del «Codi sei centimetri, il quale

accenna un gruppetto di case sulla destra, un recinto alberato nel mezzo e, a sini stra di chi guarda, una casa con torre. La collaborazione d’aiuti o discepoli di Leonardo per la Leda e stata più ammessa che sostenuta dagli studiosi. Comunque, tale presunta ‘collaborazione venne circoscritta al paesaggio. Ma il «Codice Atlantico» pullula di pensieri e appunti grafici che corrispondono alle fioriture descritte nel primo piano della Leda; il duomo roccioso è tipicamente leonardesco; e per ciò che riguarda i tetti a punta ricoperti d'ardesie e gli alti fumaioli di mattoni rossastri, lo schizzo già pubblicato da Luca Beltrami nella «Illustrazione Italiana», or ora ricordato, è documento d'irrefragabile evidenza dimostrativa. Tanto il leonardesco Cesare Bernazzano, artefice fiammingheggiante e collaboratore del figurista Cesare da Sesto nel ritrarre verzieri ed uccelli, quanto Francesco Melzi, prediletto e fedele discepolo che in Francia chiuse gli occhi all'esule vegliardo, avevano appreso dal maestro sommo le acute nozioni botaniche e la niellata finitezza nel disegnare e colorire fiori, foglie, erbe. Ma Leonardo era stato il primo a tradurre în pratica il proprio precetto: «e ricordati ch'impari prima la diligenza che Ja prestezza ». Quando Ludovico Spiridon, il quale oggi non è più, trasferiva da Parigi a Roma questa monumentale opera di Leonardo da Vinci, studiosi e antiquari sì posero a guerreggiare, insidiandosi, tra loro. Troppe logomachie; né cessarono col tempo. Si perdette di vista il capolavoro e si eressero castelli d’ipotesi. Molte sono le copie, e le copie dellé copie della Leda leonardesca, tutte di valore relativo, accidentat tutte assai distanti dalla suprema bellezza dell'originale. FRANCESCO

SAPORI


I DISEGNI DI LEONARDO AL CASTELLO Li

morì nel 1519. Nel suo

DI WINDSOR

testamento,

datato

il 21 d'aprile 1519, Leo-

nardo aveva lasciato tutti i suoi disegni al suo amico e pupillo Francesco Melzi: «tutti et ciascheduno li libri che el dicto testatore ha de presente». _ 1 disegni lasciati al Melzi comprendevano anche gli studi anatomici, perché nel 1523, subito dopo il ritorno del Melzi a Milano, l'Ambasciatore del Duca di Ferrara scriveva al suo Signore che il Melzi aveva ereditato tutte le carte di Leonardo e tra esse «quelli libriccini de Leonardo de la Notomia, et de molte altre belle cose »; e nel 1550 il Vasari scriveva: «di queste carte della notomia degli uomini n'e gran parte nelli mani di Messer Francesco di Melzi... chi le ha care e tiene come per reliquie tal carte». Il Melzi morì verso il 1570, e suo figlio vendette la maggior parte dei manoseritti di Leonardo a Pompeo Leoni, scultore presso la Corte di Spagna. La vendita avvenne tra il 1582, quando îl Leoni era tornato in Italia dalla Spagna, e il 1590, epoca in cui, secondo il Lomazzo, nella sua Idea del Tempio della Pittura, ì manoscritti di Leonardo sarebbero stati venduti. Alcuni furono dal Leoni rivenduti in Italia; altri egli portò in Spagna per venderli laggiù; ed è certo

che per lo meno un volume lo vendette a un Hidalgo di nome Don Juan de Espina; e questo era il volume formato dal Leoni con i fogli sciolti e i quaderni di schizzi da lui comprati dalla famiglia Melzi. È questo volume che costituisce la collezione dei disegni di Leonardo che si trovano nella Biblioteca del Castello di Windsor. Il Leoni morì nel 1610. Le cose sue furono vendute all'asta, e secondo il Carducho molte delle cose più rare furon comprate dal Principe di Galles, Carlo. Ma il Principe Carlo era andato in Spagna nel 1623, e sembra poco probabile che gli eredi del Leoni avessero aspettato tredici anni per vendere le cose dello scultore. È invece molto più probabile che il volume sia stato portato in Inghilterra dal Conte di Arundel, Thomas Howard. Si hanno infatti molte documentazioni che questo grande collezionista del '600 era interessato in Leonardo, A Milano vi è la tradizione che il Conte di Arundel avesse tentato di comprare il Codice Atlantico; e si hanno numerose lettere sul volume di disegni di Leonardo che apparteneva a Don Juan de Espina. In un appunto del 1629 dell'Ambasciatore d'Inghilterra Sir Francis Cottington, delle commissioni che doveva fare in Spagna per il Conte di Arundel, si legge «di non dimenticare i disegni di Leonardo da Vince che sono nelle mani di Don Juan de

Il disegno N. 558 della Collezione di Windsor che si ritiene uno studio per le mani di Monna Lisa; a sinistra lo studio (N. 553) per la testa della Sant'Anna che è al Louvre: entrambi si trovano esposti alla « Leonardesca».

Espina ». L'Hidalgo rifiutava di vendere; e il 7 Agosto 1631 Arthur Hopton scriveva al Conte d'Arundel: «il gentiluomo che.ha il libro disegnato da Leonardo è stato di recente portato via dall’Inquisizione, e dopo qualche prigionia a Toledo è andato ora a vivere a Siviglia»; e nel 1637 il Conte d'Arundel scriveva a Lord Aston: « Vi prego di ricordarvi del libro di Don Juan de Espina in caso il suo umore dovesse cambiare». Il Conte di Arundel riuscì finalmente ad avere l'ambito volume; e non v'è dubbio che si trattava di quello in possesso dell’Espina, perché quando l'Hollar riprodusse in incisione i disegni er-Collectione Arundeliana, incisioni che furono pubblicate ad Amsterdam tra il 1645 e il 1651, molte di esse recano iscrizioni in spagnuolo. Ma quando le prime riproduzioni dell’Hollar furono pubblicate, il Conte di Arundel era già andato dall'Olanda a Padova, dove nel settembre del 1646 morì. Alcuni bibliografi inglesi ritengono che il Conte di Arundel, prima di lasciare l'Inghilterra per sempre nel 1651, avesse donato il volume dei disegni di Leonardo al Re Carlo I. Altri suppongono che Carlo I li avesse comprati dopo la morte di Arundel; ma prima che Arundel morisse Carlo I si era già arreso agli Scozzesi (5 maggio 1646) e non era quindi più in grado di comprare opere d’arte, Del resto, i disegni non figurano nell'inventario dei beni di Re Carlo I, steso al tempo della loro dispersione nel 1649. Altri dicono che la Collezione Reale di Windsor fu cominciata da Carlo Il il quale, dopo la Restaurazione, dietro consiglio del pittore Sir Peter Lely, comprò il volume di Leonardo alla vendita della grande collezione del Conte di Arundel in Olanda. Ma la collezione di Arundel era stata venduta in Olanda nel 1655: il volume di Leonardo non figura nel catalogo, e a quel tempo il pittore Lely era in Inghilterra e lavorava per il Governo di Cromwell. Inoltre i disegni non figuravano nel catalogo manoscritto della collezione di Carlo Il a Windsor, né in quella di Giacomo IL Bisogna quindi supporre che dopo la morte di Arundel il volume fu perduto per 45 anni. Se ne riparla di nuovo nel 1690 in una lettera datata il 3 marzo, di Costantine Huygens, segretario di Guglielmo III, il quale scriveva dal Palazzo di Kensi di avere « achepté icy un livre in quarto escrit et dessigne de Leonardo da Vinci. Il traitte du desseing des figures nues, hommes et femmes et enfants, il y a quelque chose aussi des cheveaux et de la perspective. Les figures pour la plus part ne sont que cartouvuées et les muscles marqués legèrement... den ay payé 314 guineas, je ne le donnerois pas pour quatre fois autant». L'Huygens era senza dubbio un bugiardo nel dire d'avere comprato il volume; ma poiché il volume fu finalmente trovato al Palazzo di Kensington, bisogna ammettere © che egli lo avesse veramente veduto. Fatto è che nel 1778 Charles Rogers nella sua opera Cento Stampe riproduzioni di Disegni, alle pagine 4 e 5 della prefazione scrive: « Oltre i parecchi libri di cui ho già parlato, e nonostante nessun autore ne abbia mai fatto notizia, un grande volume di Disegni di Lionardo, raccolti insieme dal Pompeo Leoni così spesso menzionato, è fortunatamente conservato nella inestimabile Collezione di Sua Maestà. Di questo prezioso libro io non dubito che il lettore sarà lieto di avere qualche notzia. «Si tratta di un volume în folio, legato robustamente în cuoio naturale, e sulla sua legatura vi è questo impresso: DISEGNI. DI. LEONARDO, DA. VINCI, RESTAU RATI DA. POMPEO. LEONI,

x


del Leoni; e questo tipo di numerazione non si trova su nessun altro disegno di Leonardo fuorché quelli di Windsor. Certo è che le 64 pagine mancanti contengono quasi altrettanti disegni di Leonardo quanti ve ne sono al mondo al di fuori di quelli di Windsor. La descrizione fattane dal Rogers dà, nella sua elementare

un'idea precisa

semplicità,

della quasi incredibile varietà di soggetti trattati da Leo-

nardo in quei disegni. Il compito di catalogare i disegni fu affidato nel 1930 all’attuale bibliotecario, signor Morshead, ed egli confessa che le varietà del genio di Leonardo sono così pienamente rappresentate a Windsor che un catalogo perfetto potrebbe essere preparato soltanto da un uomo la cui competenza fosse varia quanto la mente mirabile di Leonardo stesso. I disegni di Windsor mostrano tuttavia che sebbene lo stile di Leonardo fosse mutato molto nel corso della sua vita, fu sempre individuale; cioè

Leonardo non sviluppò mai una forma convenzionale di disegno come pur fecero Michelangelo e Raffaello, e quindi se i suoi allievi potevano imitare

i suoi tipi non poterono mai imitare il suo stile. Inoltre i suoi disegni sono inconfondibili per il fatto che essendo disegnati con la mano sinistra le

ombre

diagonali

scendono

da sinistra

a destra:

così nella

collezione

di

Windsor il disegno N. 417 è stato riconosciuto essere di Cesare da Sesto, Per contro i disegni, di per se stessi, non possono essere classificati cronologicamente. Sono ovviamente accertabili le date di quei disegni che corrispondono ad abbozzi o studi per opere note come quelli per la Battaglia d'Anghiari cominciati nel 1503. Nonostante lo stile di Leonardo mostri uno sviluppo, i disegni sono così perfetti, e per di più egli aveva una così bizzarra abitudine di ripetere i medesimi tipi e forme, che li ritroviamo per tutta la sua vita. Un elemento che aiuta a datare î disegni è quello delle notazioni da lui appostevi. Si sa che durante il corso della sua vita la scrittura di Leonardo mutò considerevolmente. Era cominciata ricca di svolazzi alla gotica, ed era finita rigida, rapida e pratica. I suoi scritti giovanili non possono essere confusi con quelli dell'ultima età, e in realtà la scrittura di Leonardo può essere datata fino a quasi il 1495. Da allora non mutò più per quindici anni; poi nel 1510 diventò più rude e abbreviata. Quindi per i primi quarant'anni della sua vita la scrittura di Leonardo è un'eccellente guida cronologica. Un altro elemento cronologico è infine fornito dalla carta su cui i disegni sono eseguiti. Così l'avere dei disegni di cavalli su una carta francese che veniva

usata nell’Aquitania per documenti datati nel 1490, mostra per certo che quei disegni non appartengono al periodo fiorentino, quando Leonardo avrebbe adoprato carta delle famose cartiere di Val d'Arno; né è probabile che la carta francese potesse essere trovata a Milano prima della caduta degli Sforza; e perciò i disegni appartengono al ritorno di Leonardo a Milano da Firenze nel 1507-8. Infine, la maggior parte dei disegni eran fatti su quaderni, e perciò ogni quaderno appartiene verisimilmente al medesimo periodo.

Un complesso disegno che è probabilmente un progetto di balistica (N. 647).

«In esso sono contenuti 234 fogli, sui quali sono incollati 779 disegni eseguiti nelle varie maniere seguite nel disegno; la maggior parte a penna su carta comune; alcune a gesso rosso o nero su carta azzurra o bruna o rossa; o con punta di metallo su carta colorata; e alcuni sono lavati e illuminati di bianco, I loro soggetti sono generali, come Ritratti, Caricature, Figure sole, Composizioni, Studi equestri, Cavalli e altri animali, Fiori, Ottica, Prospettiva, Balistica, Idraulica, Meccanica, etc., e in particolare delle accuratissime delineazioni a penna fina di una grande varietà di soggetti anatomici; ‘e l’intero volume è dappertutto ilJustrato con la abituale scrittura mancina in carattere molto chiaro. ‘ «Vi sono anche le stampe incise dall’Hollar ad Amsterdam nel 1645; e i disegni recano la data del 1646, l'anno in cui Lord Arundel morì; e quasi tutti questi disegni recano l'iscrizione er-Collectione Arundeliana». Non vi è quindi dubbio sulla ascendenza dei disegni che sono ora nella biblioteca del Castello di Windsor. Ma vi è una cosa importante da notare. Il Rogers dice che nel volume vi erano 779 disegni. Di questi a Windsor ve ne sono soltanto 600. Quando furono perduti gli altri 179? Una qualche traccia è data in una nota scritta a lapis în cima al volume del Leoni dal Glover che fu bibliotecario a Windsor dal 1836 al 1860, quando sotto la supervisione del Principe Consorte Alberto, marito della Regina Vittoria, i disegni furono tolti dal volume e montati, e conservati in portafogli chiamati solander, dal Prof. Solander, curatore di musei. Questa nota del Glover dice semplicemente che 64 pagine del volume erano state tagliate e mancavano. Qualcuno ritiene che la mutilazione fosse stata fatta una quindicina d’anni dopo la descrizione del Rogers. Nessuno sa perché quei fogli fossero stati tagliati e che cosa ne sia divenuto; ma è certo che non si trovano nelle collezioni d'Europa. Quasi tutti i disegni di Windsor recano una numerazione în cifre di pugno antico, probabilmente

Dei 600 disegni di Windsor 19 sono ora a Milano per la Mostra Leonardiana: e bisogna notare che è la seconda volta che il Re d'Inghilterra permette che i disegni lascino il Castello di Windsor per una mostra italiana, la prima volta essendo stato nel 1930 per la grande Esposizione dell'Arte stati Italiana al palazzo della Reale Accademia di Londra, I 19 disegni sono

scelti dal bibliotecario

signor

Morshead,

e dànno

un'idea

completa

della

versatilità del genio leonardiano. Fra essi i più notevoli sono, seguendo la numerazione del catologo di Windsor: forse il N. ’321, che contiene tre studi di cavalli. È uno dei più squisiti, uno degli ultimi disegni di Leonardo a punta d’argento. Il Popp lo data 1494, ma è forse di qualche anno anteriore, e deve essere stato fatto per il modello di cavallo esposto da Leonardo nel 1493, Questo disegno è anche validissimo per lo studio dello stile di Leonardo, perché mostra il cavallo nella stessa posizione dello studio per l'Adorazione fatta 10 anni prima; il disegno N. ’355, a penna e bistro su carta ruvida. Mostra studi per un

monumento al Maresciallo Trivulzio;

:

sfondo il N. ’409, considerato un abbozzo per il paesaggio che forma lo su del ritratto della Monna Lisa. È un temporale che sta pet scoppiare con una valle nelle prealpi. In primo piano vi sono delle colline ondulate, campanili; chiese e alberi; poi una pianura in cui è una città murata, con le e oltre questa le montagne formanti una valle sui cui gettano ombra delle nubi di un minaccioso temporale: e sopra le nuvole sorgono le vette un altro Alpi illuminate dal sole. Data 1501. Leonardo non disegnò mai più pernaturali, fenomeni dei maestria più con paesaggio con più interesse e forché tutti i suoi paesaggi posteriori tendono a ridurre il mondo a una mula di disegno espressiva della sua visione interiore;

il N. '496 è bizzarro, quasi grottesco. Una volpe siede a poppa di una

busbarca, il cui albero è una pianta fronzuta. Con la destra ‘misura una sola, con la sinistra regge il timone. La bussola punta ad un’aquila che sta su un “mappamondo

sulla riva.

Il disegno è probabilmente un’allegoria

delle

ambizioni

che

si tratti

temporali semplicemente

di Giulio II. Altri

crede

emblema

tradi-

di un

zionale;

il N. ‘516 mostra studi per un dipinto di Leda, menzionato dall’Anonimo Magliabechiano. L'originale stava al Castello di Fontainebleau nel 1625 in condizioni rovinose. Leonardo dovette aver fatto il disegno nel 1504-6, perché Raffaello lo copiò durante la sua visita a Firenze; il N. ’533 è uno studio per la testa di Sant'Anna che è al Louvre, e mentre il dipinto mostra quanto Leonardo regolarizzasse le fattezze nei suoi dipinti per raggiungere il suo ideale di bellezza e di ‘perfezione, perdendo quindi molto della freschezza e dell’umanità, il disegno invece ha un mistero umano al cui confronto il dipinto appare artificiale; il N. '558 viene ritenuto lo studio per le mani di

Monna Lisa; ma è di tipo verrocchiano, mentre le

mani di Monna Lisa sono lisce e grassocce, Monna Lisa è del 1500, e questo disegno è anteriore al 1490; infine il N, ’625, a penna e inchiostro su gesso rosso

e carta rossa preparata, è uno dei più begli studi ana-

tomici, Ricorda gli studi per la Battaglia d’Anghiari che sono alla Biblioteca Reale di Torino. Data verso

il 1504.

Sono, questi disegni che gli italiani possono vedere

a Milano, gli esempi della versatile e multiforme attività di un genio che fu tanto vasto che la nostra

‘mente è talvolta paurosamente incapace di comprenderlo,

Un bizzarro disegno che si vuole sia un’allegoria delle ambizioni temporali di Giulio II (N. 496).

C. M. FRANZERO


LA SCRITIURaA DI LEONARDO di a Francesco Melzi, discepolo ed€ amico esso deve attribuirsi con ogni probabilità fissò con allo stesso tavolo, ne osservò Leonardo, che sedendo di fronte a lui, forse ma chiaro, e = di scrivere. Lo schizzo è sommario,vinciano; pochi tratti la curiosa’ manieraper mano la mancinismo Pecndo ilFavaro — prezioso ladimostrazione del

A SCRITTURA «A SPECCHIO». — Tutti i manoscritti di Leonardo — che ci hanno conservata tanta parte del suo pensiero ed una così ampia documentazione dei suoi mirabili studî — sono stesi con quella caratteristica strittura, RE: Sa « misteriosa 0 nana » e che è invece una scrittura a specchio, cioè tracciata con la mano sinistra ed indirezione opposta alla ‘eta. Perché Leonardo scriveva così? ti soa Alcuni hanno pensato che, geloso delle sue indagini e delle sue invenzioni, egli voJesse celarle agli sguardi indiscreti, dietro il velo di una calligrafia a chiave »; a talè ipotesi parve dare conferma la tradizione che i nemici di lui alla corte di Leone X,

ne dei manoscritti vinciani ci perslade LEONARDO AMBIDESTRO? — L'osservazio mano», la sinistra, per gli appunti e gli che Leonardo si serviva della sua «buona ma quando scriveva cose che dovevano essere Scritti che dovevano servire a lui solo, d la scrittura diritta. lette da altri, dovette necessariamente usare certi scritti di matematica — ch'egli coSe ne hanno esempi in alcune lettere, in geocui chiedeva pareri —, in quelle carteschizzi municava a valenti cultori della materia, »,mentre altri presentare da copie belle « considera Baratta grafiche che il a rovescio, infine in varie fcografici per uso personale recano nomi locali ed appunti note, sparse qua e là. scrivere soltanto con Qualche critico ammesso il presupposto che Leonardo sapesse vinciani sono trala sinistra, ha rifiutato in blocco tutti quei brani che nei manoscritti

nell’accusarlo di prender parte a pratiche occulte e di magìa, allegarono pure l'anomalìa della scrittura a sostegno del loro asserto. Anche recentemente serî studiosi di cose vinciane — il Govi, il Ravaisson-Mollien, A. Favaro, E. Mintz, G, Piumati — hanno ripreso l'ipotesi d'un Leonardo diffidente, che scrive a rovescio per stornare la curiosità. Ma, già fra i contemporanei, era ben noto il « segreto» della grafia leonardesca: Luca Paciolo, amico di Leonardo, aveva osservato: «scrivesi ancora colla rovescia

e mancina; (questi scritti) non si possono leggere se non con lo specchio ovvero guardando la carta dal suo rovescio contro la luce, dico come fa il nostro Leonardo da Vinci, lume della pittura, quale è mancino». E più tardi il Vasari: «Scrisse Leonardo lettere, che sono fatte con la mano mancina a rovescio, e che non ha pratica non l’intende, perché non si leggono se non con lo specchio». » della scritAnche prescindendo da queste testimonianze, vediamo come il « mistero si trovano lettere tura vinciana fosse facilmente violabile. Nei suoi disegni geometrici alfabetico e sempre isolate: a, b, c, ecc., sempre disposte progressivamente in ordine rilevato a prima rovesciate come. quelle del testo, sicché il lettore curioso avrebbe vista, dalla costante ripetizione e disposizione di queste lettere la chiave della scrit-

scritti con la destra, ritenendoli non autografi.

tura a specchio. Ed in quegli scritti che sono senza figure, i numeri, ora isolati, ora disposti in varie operazioni, ed altri elementi facilmente identificabili, avrebbero messo chiun‘que în grado di decifrare questa supposta criptografia. Sembra pertanto che questa ipotesi sia da escludere. Neppure si può ragionevolmente sostenere che Leonardo scrivesse a rovescio soltanto « per estro 0 bizzarria ».

IL MANCINISMO DI LEONARDO. — In realtà egli fu mancino spontaneo (non di necessità, come coloro che devono adattarsi a scrivere con la sinistra dopo che la destra è stata lesa da ferite o malattie). sempre scritto con la destra, in È stato osservato che talvolta persone che hanno patologici, incominciano a scrivere seguito 2 violente crisi nervose o ad altri fenomeni ed a rovescio, e difficilmente riescono poi coll’esercizio “pontaneamente con la sinistra normale con la destra. a tornare a scrivere în senso « Leonardo era mancino spontaneo, Uno specialista di questi studi, G. Favaro, nota: una i quali riescono con l'educazione a vincere ma, a differenza di certi altri mancini visive di a specchio le immagini naturale tendenza a tradurre in scrittura mancina ad una tale tendenza; eciò forse l'abitudine fatto aveva Serittura destrorsa normale, calcare a giovanile, dall'età sin anelante, ed convenzioni Der il suo spirito ribelle alle orme nuove, diverse dalle comuni ». d'un fatto patologico oppure di inclinaTn Leonardo, la « sinistra mano» fu effetto alcun elemento di giudizio. forniscono zione naturale? I biografi non cisaggi mancina anche qualche raro saggio ‘L'aver trovato fra i moltissimi alcunidi scrittura di concludere che egli fu ambidestro di sotittura destra, ha permessonelad disegnare,studiosi ma altresì nello scrivere. fion soltanto nel dipingere e

Un disegno del Codice Atlantico rappresenta una mano sinistra

Fo *

%

De lofgro= =

LproraS

servirsi della sivo, giacché per la corrispondenza e per altre necessità Leonardo dovette

di stabilirne l'autentidestra: inoltre un attento esame di quegli scritti ha permesso cità; ad esempio vi si nota una curiosa forma della q, costantemente rovesciata, in mezzo alle altre lettere diritte. destra, Il motivo della mancanza d'uno schema calligrafico uniforme nella scrittura ora le scritture deve forse essere ricercato nello sforzo che Leonardo fa con l'imitare (quando ad esempio cancelleresche (quando serive lettere) ora quelle umanistiche imitandone codice, un da trascrivesse li che supporre anzi può scrive versi latini; si le particolarità calligrafiche). Ne risulta un andamento piuttosto eretto, generalmente adagio con artificioso, in cui non è raro trovare la prima riga o le prime parole scritte tipo calligrafico, e le seguenti con mano più rapida ed impaziente, che tende ad allontanarsi dallo schema; le abbreviature mancano o sono scarse. trascurato, corsivo, Invece gli appunti tracciati in fretta hanno aspetto tipicamente

in atto di scrivere;

piuttosto inclinato, con frequenti abbreviature.

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della difficile questione; basti

Non è questa la sede per una disamina ‘approfondita nel Codice Atlantico un'ottantina di notare che il Beltrami ha tentato di identificare spesso nella medesima pagina con la esempi di scrittura destra di Leonardo, frammisti identificazioni sono sorti dubbi, ma anche Semune scrittura mancina; su varie di queste di autografi sicuri, Sfiminandone parecchie rimane ancora un numero considerevole 5 che ci permettono alcune constatazioni. o con la sinistra risultarono due diverse calDallo scrivere ch'egli fece con la destra naturale e comune, poté fissarsi in un tipo ligrafie; la mancina essendo la sua scrittura facilmente identificabili, con andamento generalmente costante, con alcuni caratteri con andamento più corsivo e trasandato seurato e calligrafico nelle «belle copie», minute. nelle brevi e frettolose annotazioni e nelle naturalmente, secondoché Leo‘Ancora è da notare che il «ductus » grafico varia, tratteggio delle lettere ha grossezza il caso primo nel nardo usa la matita o la penna: ed alUniforme, mentre l'uso della penna dà luogo sovente all’assottigliarsi dei filetti l’ingrossarsi dei tratti pieni. tra i saggi Per la scrittura sinistra come per la destra, si notano differenze notevoli giovanili e quelli dell'età matura. scrittura è meno naturale, ‘Quando Leonardo usa la destra, poco esercitata, la sua quali si fondarono alcuni leorivela un certo sforzo, e presenta molte varietà, sulle Questo punto di vista è eccesnardisti per dichiarare non di suo pugno quei saggi.

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Atlantico; saggi della serittura con la mano destra nel primo periodo fiorentino (Codice Codice sui fogli ini priscritte con la mano destra (Codice Atlantico). tura di Leonardo in francese, 'Afiantico); parole e

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e recipienti - Sotto: studio di alambicchi dell'alfabeto vinciano,conservato Qui sopra: alcune lettere all'Ambrosiana); - A piè di paSH dlitiiare l'acqua (dal Codice Atlantico e di un pozzo. ‘gina: Studi variî di idraulica con disegni di ruote per molini

come gli antenati, ci resta il volume Del fratello Giuliano, che esercitò il notariato da '24 e contiene una scrittura ben diversa unico dei protocolli, che va dal 1513 al studiata, con evidenti influenze della elegante, accurata, molto Leonardo, di quella tondeggiante, con andamento spesso e eretta codici, dei umanistica bella minuscola tipicamente calligrafico.

della sua scrittura, anche le caratteristiche principaliAnche personalità dell'artista emergono modelli, qui si hanno spontanea e naturale. Porre più libera, lontana dai in molti appunti scrittura mancina, ora rapidacome— come però: un tipo quasi costante diordinata, ad esempio nel Cod. serrata, e precisa ora —, Atlantico itice. per. copia; ed un tipo di scrittura destra che si vdel, che può considerarsi una bella Se e ora a quelle dei codici. destra è concretata accosta ora alle scritture documentari nel periodo milanese la scrittura ‘secondo il Beltrami ed altri, formatosi destra abbia l'esercizio ». Si nota come lalibera con ino lino abbastanza costante raramente adoperata, varietà «maggiore e più taputo conservare, pur essendo valersi ogni giacché della destra Leonardo ebbe a da lui adotdirezione alla ricorrere di opportunità qualvolta si verificava una minore di trascrizione di casi i tutti in come ad esempio qual bitualmente da destra a sinistra, în francese, e, per ragioni più evidenti, pata lotino e tanto più in greco, ed dianche cui cercava od invocava il favore Wo la profravindo scrivere lettere a personaggi tezione ». conobbe la scrittura fran: Zionorente, nell'ultimo periodo della sua delvita, Leonardo cese — la cosidetta corsiva goticaSefrancese osserviamo, noi nza. corrisponde per servirsene o quello a fol. 174, je me racomande a votre bone grace) SOIVINT del Cod. A. (Mons:r, ch'egli vediamo con nello scrivere Amboyse, Amboise, era tel incora le quattro proveapparente faartificio egli imiti una scrittura che non tegli fioSuanta facilità e senza nell'ambien educato lui, a involuta ed rozza fimigliare, anzi doveva apparire umanistica. rentino, culla della mirabile scritturaSi hanno saggi di scrittura greca con quell'andatino: do scrisse anche in greco? era comune fra gli umanisti, ai fogli 95, 128, 178 mito minuscolo corsiveggiantepoi che sicuramente di sua mano? del Cod. Atlantico; ma sono È difficile stabilirlo. di eseper la stessa sua straordinaria facilità «Leonardo — secondo il Beltrami — vi i più svariati lavori di pittura, sfoggiando guire, sia colla destra che colla sinistra,

aver un eclettico, sia per il fatto didiverse In fatto di scrittura Leonardo si può definire alle avere adattato il ductus grafico forse usato ora la destra ora la manca, sia perstudî, sopratdella corrispondenza, ma tsigenze degli appunti personali, lo degli ed prove diverse più alle campo ogni in portava che futto per quella versatilità mutamento di modi e di tecnica. sotto l'aspetto paesperienze, e ad un continuoappartiene ad un periodo interessante scritture « calliPA scrittura di Leonardo dalle passaggio e graduale leografico, in cui si svolge unComelentoè noto, scrivono, nel medioevo tutti coloro che scuole Grafiche»a quelle personali. od nelle rispettive i modelli calligrafici in usocancelleresch eralino di copiare od imitare scritture e, notarili, fecc., dei codici, quelle Cffci sì hanno così le tipiche diretta influenza dello Sempre tendenzialmente uguali a se stesse, e che mostrano la schema tradizionale. delle abbandono dei modelli ed il prevalere Tn seguito si ha invece un progressivo alle scritture moderne, non più imitative e tendenze individuali, che dànno luogo ‘uniformi, ma libere, spontanee, personali, e quindi diversissime l'una SS dall'altra. risente alquanto della prima cor‘Leonardo, vissuto in quel periodo di transizione, la sua scrittura, confrontata con quelle rente, ma naturalmente anche della seconda; aliena dagli schemi fissi, con caratdei contemporanei, ci appare più sciolta e libera, di strumento che disadorna, ben adatta alla funzione scientifica teri personali, semplice, scarna e pensiero ed artiprofondo, la sua attività esprime, fissa e tramanda il suo GIACOMO C. BASCAPÈ stica d'eccezione, multiforme e mirabile, A proposito di segni abbreviati, tanto comuni nelle scritture se ne dei secoli XV e XVI, noterò che Leonardo solitamente serve secondo le regole, ma non mancano esempi d'uso arbitrario dei segni di pro, per, qui, ecc., cioè in funzione diversa

dalla consueta.

I MANOSCRITTI VINCIANI. — Un accurato, diligentissimo studio di molti anni ha permesso al Calvi di stabilire la datazione di molti manoscritti vinciani. Esaminando quei codici nell'ordine da lui proposto, possiamo osservare la lenta evoluzione della scrittura leonardesca, nella quale per comodità distingueremo il periodo giovanile da quello della maturità. Negli scritti sinistri e destri della prima residenza fiorentina, 1472-1482, conservati nel Codice Atlantico, ed in altri di poco posteriori, si nota una certa regolarità, la tendenza a seguire i moattestano, fra l'aldelli tradizionali e scolastici di scrittura, come questi saggi richiatro, parecchi svolazzi di penna; nell'insieme ‘mano alquanto le scritture notarili toscane di quel tempo. L'albero genealogico dei Vinci fornisce qualche chiarimento in da trasmisero si essi mezzo e secolo un proposito. È noto che per una generazione all'altra la professione di notari; c'era dunque in famiglia una tradizione calligrafica ben radicata. Senza risalire agli avi, l'esame dei libri dei Protocolli di Ser Piero, padre di Leonardo, conservati nell'Archivio di Stato di Firenze, ci consente di rilevare una lontana somiglianza con la scrittura del giovane (ed è ben naturale che questi, assetato di sapere, incominciasse presto ad imitare la prima scrittura che ebbe sott’occhio, quella paterna). LA

SCRITTURA

GIOVANILE

DI

LEONARDO.

— È lecito

pertanto ritenere che quando, fra i 13 e 14 anni fu mandato ad una scuola d’abaco a Firenze (dove, dice îl Vasari, muoveva «dubbi e difficoltà al maestro, e bene spesso lo confondeva») Leonardo non solo sapesse già scrivere, ma avesse una calligrafia formata, sul modello di quella notarile, tantoché non subì

che eda influenze della scrittura tipica allota in uso nelle

scuole,


one esatta di lari primato: Francesco I non desidera altro torneo che non sia Nelle feste dinozze quel cheerastatofatto inMilano il14 giugno 1507 per Luigi XII. all'Italiana e si fa un del duca d'Urbino, poi, la maggior parte delle dame son vestite

1311

«trionfo»

alla Milanese.

24 giugno,

LEONARDO DI

OSPITE

FRANCESCO

rientra

nuovo

protettore:

I

sèguito, varcava il Monginevra e, toccando Grenoble, Lione, Bourges, giungeva

alla capitale. Di questo seguito faceva parte «Lyonard de Vinci, maitre et peintre

Ytalien» con un suo amico, il gentiluomo Francesco Melzi, un suo servitore, il

Salaì, e due più modeste persone addette al suo servizio, un uomo, il de Villanis, una

domestica, Maturina. In uno dei codici, Leonardo, annota il primo incontro con la terra di Franci viera d'Arve, presso a Ginevra, un quarto di miglio in Savoja, dove si fa la fiera, valle di San Giovanni, nel villaggio di San Cervagio». Appena giunto a Tours, Francesco I assegna al Vinci la somma annua di trentacinlire e mette a sua disposizione il piccolo castello di Cloux presso Amboise: è quemila questa una cosfruzione goticheggiante, în pietra rossa ornata di pietroni candidi, composta di due corpi di loggie formanti squadra e al cui angolo interno si snoda una

bella scalinata a forma di vite ottagona. Leonardo deve aver subito preso visione del castello che guarda una dolce pianura, un largo fiume, un paesaggio calmo gradevole tranquillo che ricorda il nostro di Lombardia: ancor oggi Cloux in Amboise non ha mutato fisionomia e ci si può immaginare Leonardo affacciato ad una delle loggie o sedente presso il vasto camino della semplice

non

era

da forza ». «È moto causaato forza gene«E cos'è quest ratrice? » incoruale, «È potenza spirit nei porea, invisibile, infusa’

lor natural corpi i quali dalla e mossi a quiete son tratti

di vita meravigliosa potenza 5 maggior<E cosa voi amate — ?» mente del mondo gli tutti «Ogni cosa poichésimiglianze esseri animati han infinit a vainfinite nella loro rietà». alla Ma Francesco I ché,unisce bellezza e alla cultura, prega il desiderio della gioia anche arsi interess di do Leonar o al alle sue feste: dal febbrai prende maggio 1518 Leonardo festegparte ai preparativi pei fidel mo giamenti del rebattesi per le nozze glioletto del e Medici, duca di Lorenzo De' Maddal de di Urbino, con gne. LaenaFranla Tour d'Auverricca in cortesia cia di allora, eleganz ricoe, di sa e smanio nosce tuttavia all'Italia ogni attiva ».

terra?

egli Re d'una

la sua

Leonardo

anelò

vasca per giostre in acqua».

che Leonardo Purtroppo niente si doveva realizzare: il re, dopo aver lasci immensa e ardita s'illudesse sulla possibilità di veder avverata la bonifica con la d'umori canalizzazione, lasciò cader la cosa e l'artista, già uso a simili mutamenti prostrazione. di stato uno in e opinioni, s'era lasciato anch'egli ricadere Ormai la fine s'avvicinava. così festa, Giovanni; San di L'ultima sua annotazione era, dunque, sulla festa ritornato a rialtamente rievocata a Firenze, che certo Leonardo doveva essere viverla con la fervida e limpida memoria. destra della Gli annuali ci dicono che in questo tempo lo colpisce la paralisi e il Melzi ci assicura ch'è di quest'epoca la nuova religiosità del maestro. di LeoQui bisogna, sì certo, qui occorre chiarire quale sia stata la spiritualità nardo; vissuto in un periodo in cui l'ansia della bellezza, la gioia d'una cultura per Plariconquistata all'Italia medioevale, la libertà del pensiero e la devozione per tone dominavano, egli scansò le pratiche del culto cattolico. Troppo profondo fansottomettersi a forme che gli sarebbero rimaste esteriori, incalzato sin dalla ciullezza dalla necessità di tutto conoscere vedere annotare (d'ogni cosa e creatura somiglianza sostanziale nella presto riconobbe virtù) e forma l'essenziale ricercando delle funzioni vitali e nella varietà infinita delle forme un'unica_mente generatrice Dio coordinatrice regolatrice del tutto, A Cloux d'Amboise l'ammirazione per il Creatore si mutò in devozione umile e pacata. La certezza divenne consolazione: l'ansia della conoscenza — trasformata in virtù morale che ogni azione riguarda come possibile di perdono comprendendo gli uomini buoni e cattivi — si

Leonardo, che aveva tanto sofferto in Roma per l'antagonismo di Raffaello, Michelangelo e dello stesso Andrea del Sarto, Leonardo che nell'Italia del Cinquecento, tutta per quel che valeva, — dedita al suo sogno d’arte, non era stato capito né apprezzato studiar anaancora recente era l'offesa del Papa che gli toglieva la possibilità diriposo. un senso di ospitale tomia in ospedale — Leonardo ha subito in ClouxCloux da maestro Leonardo ad attin‘Francesco I « prou et loyal» veniva spesso in ger conoscenza e sapienza dalla sua ricca ampia geniale onniveggenza. Poiché in Leonardo egli riconosceva non solo il magico pittore che sfumava i paesaggi in atmosfera di sogno, non solo il ritrattista di Monna Lisa del Giocondo, Cecilia Gallerani, Lucrezia Crivelli, non solo il creatore della Vergine delle Rocce e del San Giovanni dal misterioso riso ma lo scienziato dai mille arditi progetti, dalle conoscenze infinite, dai raffronti continui, ma anche e soprattutto il filosofo che guardava la terra come un «immenso vivente» dotato di organi e sensibilità e vita propria legata intimamente tuttavia a ogni creatura respirante del suo stesso cielo. Era anche il moralista a cui faceva orrore il male — cui l'amore e la voluttà facevan presentire il dolore die lalà morte. degli AI di qua e al eventi, delle passioni, delle ribellioni e ansietà umane egli pareva a Francesco un asemimodio mandato sulla terra dove Leonardo visse gli ultimi secondo un disegno del De Cerceau,Cloux, di sé e a certifiQui sopra: veduta panoramica di Ambolse, dell'ala n strar miracoli Hog presso Amboise. Francesco I al Castello di anni; sotto la facciata orientale care di un infinito avvenire spirituale del mondo. bello, e Francesco I giovane e aneria viziato dalla cortigi , aveva dalla cortigiana fortuna A re a infinite cose da chiede + Che cos'è maestro Leonardo: la vita?»

con

annota

Leonardo

al suo questa terra dov'essa era dunque di dimostrargli la sua riconoscenza bonificando immensa opera di canamalsana e malarica, nella Saona. Desiderò anche una Tours sia a Blois lizzazione: «il canale di Romorantin doveva cominciare sia a attraversare l’Allier; Bourges di là di al doveva con posto d'imbarco a Villefranche: e infine, sull'altra Dogoin a sino Mulin, traverso al di sotto degli aMuenti, andar riva della Loira, sorpassare i monti e raggiungere la Saona». l'odierno Berry: ma Per questi lavori, nel 1517, Leonardo aveva visitato tutto anche quest'opera rimase allo stato di progetto. di case e del palazzo Pare che l'artista si fosse anche occupato d'una mutazione combinato con del Re in Amboise pel quale è conservato uno schizzo di castello un immenso bacino e circondato da gradini per gli spettatori. avevano proDi codesto palazzo parla il Carotti: «I festeggiamenti di Amboise ricevimenti. babilmente resa evidente l'insufficenza di quel castello per i grandi un disegno conNella tavola 81 del II volume del Richter vediamo riprodotto un progetto di servato nel Codice Atlantico nel quale Leonardo escogitò tutto terrene, per riceriordino e di ampliamento del castello di Amboise: grandi sale e una grande vimenti e danze; e a destra dell'edificio un gran cortile a porticato pratica

L 6 gennaio del rigidissimo inverno 1516 il re di Francia, Francesco 1, col ricco suo

severa stanza che scelse per sé.

nel castello di Cloux,

quando

Il del Cloux». ineffabile sinistra: «il dì di San Giovanni 1518 in Ambosa nel palazzo È l'ultima sua nota. utile in maniera Tuttavia sarà bene ricordare com’egli avesse tentato d'essere

in amore.

diffuse

N Salaì, il Melzi, il de Villanis si accorsero di questa

trasformazione. Leonardo

non

aveva

mai a-

vuto prevenzioni: egli rispettava ognuno, in ognuno presupponendo possibilità di miglioramento e riscatto. Che egli abbia frequentato

con

fede le chiese

d'Amboise

subito sul

che

(appena suolo.

cattoliche egli

messo

francese)

abbia

piede sentito

un'aura diversamente spirituale che quella d’Italia, è certo.

Gente più semplice e tradizio-

nale, meno colta, vivace e raffinata che in Italia, quella della Francia d'allora: la Rinascenza di Francia non è in-

fatti una ritardata se pur ge-

niale assimilazione di quella d'Italia? Eppure fu appunto questa

più pacata ignoranza cui s’accordava

un’întatta fede fami-

gliare e civile, — questa più

semplice e intensa sicurezza del dovere dell'al di qua e del

purgatorio e inferno dell’al di là —

che

dettero

consolante

riposo a Leonardo come ad un pellegrino stanco dà soave benessere l’udire nella sua stra-

da una preghiera unanime.

«Le chiese di San Fiorentino, di San Dionisio, e dei frati minori d'Amboise, videro spesso Leonardo col Melzi, fra i gentiluomini della corte, recarsi ai diversi uffici. Lo vi-

dero ancora trattenersi con Fra Francesco da Cortona e Francesco di Milano e ragionar forse dell'essenza e dei principî del cai

quel dolce linguaggio italiano

che risuonava dolcissimo in paese straniero » dice il Solmi.

Chiusi gli occhi del Maestro, il Melzi

ne

dava

l’annuncio

sconsolato al Re; e il Re non poté trattenersi dal piangere ‘amaramente l’uomo che aveva

l'intelletto divino:

il più alto

dono che gli avesse

fatto l'I-

talia,

LINA PUTELLI


ad esaminare nel suo P° cui attraverso le sale del Palazzo dell'Arte si accinge ed al di là degli aspetti imponente complesso la Mostra Leonardesca, al di sopra discoprire, nella docu-

avvia a puramente estetici e con crescente interesse si multiforme attività tecnico ‘mentazione veramente imponente, il mistero della stato artista piuttosto che scienscientifica del Maestro, l'interrogativo se Egli sia fu e rimane quella mente polieziato, si risolve nella sua completezza in quanto Egli e dell’arte, si rivelò antesignano scienza della campi i tutti abbracciando che, drica la mente umana. di tutti gli affannosi problem? che hanno tormentato lettera patente del 1502, ma LeoIngegnere ed architetto lo designa il Borgia con della parola, poiché a tutto nardo è ingegnere universale nel senso più estensivo gli artifici meccanici atti a studia mentre e pensa con mente fervida ed inesauribile azionate dalle poche fonti di sostituire il lavoro muscolare con quello di macchine Rinascimento, disegna le del pittorica energie note a quel tempo, rinnovando l’arte più belle madonne, il miracolo della Cena e la Gioconda.

servizio Leonardo iniziò i primi studi sul volo, a Milano dove sì era trasferito al di Ludovico il Moro nel 1483. da lui studiato e sancito nei numerosi Possiamo dire che il problema del voloperviene la conquista del terzo elemento. disegni ed appunti che fissano le basi dei fluidi, lo sforzo fisico del Gli effetti della resistenza dell'aria, il moto vorticoso ali, le sensazionali possibilità degli volo che prova alla bilancia la portanza e delle le loro finezze acrobatiche, l’osservazi dell’azzurro ‘iccelli maestri e dominatori l'equilibrio, la stabilità d'ala, battimenti agili degli degli invisibili moti dell'aria, che, per essere numerosissimi disezione, tutto Egli riassume e fissa nei suoi appunti essere incompleti e spesso frame svariatissimi, hanno talvolta l'inconveniente dimentari e che solo per l’amorosa cura di studiosi, assillati dal desiderio di rivelare il mistero di quei fitti caratteri mancini, ingialliti dal tempo, hanno finalmente dato vita al prezioso materiale, proprio quando la scienza, nella sua evoluzione e nel suo lento e faticoso cammino, raggiungeva le posizioni toccate dal genio di Leonardo quattro secoli prima. E che dire del problema muscolare umano? Non è forse il problema di attualità per il quale ancora oggi l’appassionata ansia di quella piccola schiera di uomini di fede sì attarda nella ricerca, ripercorrendo affannosamente le orme del maestro? Che cosa possono aggiungere gli studiosi del problema a quanto Leonardo fissò con acutezza sorprendente nello sviluppo dei concetti fondamentali del volo muscolare? La possibilità meccanica del volo umano viene per la prima volta affermata da Leonardo verso il 1486. Nel foglio 381 del Codice Atlantico Egli così sancisce il concetto di portanza: «Tanta forza si fa colla cosa incontro all'aria, quanto l’aria contro la cosa. Vedi l’alie percosse contro all'aria far sostenere l'aquila nella suprema sottile aria. Ancora vedi la mossa aria sopra il mare, ripercossa nelle gonfiate vele far correre la carica e pesante nave sicché per queste dimostrative e assegnate ragioni potrai conoscere

applicato alla superio; re a sinistra l'interessante particolare del timone più perfezionata: si noti nell'angolo quale sono visibili La macchina volante di Leonardo dello studio sul paracadute progetti fato da Leonardo, e lo studio di ala nel ‘dla sinistra:delleframmento testa del volante. - Sotto imensioni varie parti e le indicazioni del materia le che doveva essere adoperato nella costruzione. anche le dit

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congegnate e grandi alie, facendo forza contro alla resistente aria, vincendo, poterla soggiogare e levarsi sopra di lei». L'espressione di tali concetti potrebbe far supporre che i suoi studi e le sue osservazioni sul volo degli uccelli fossero antecedenti agli studi i

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a ogni modo che le osservazioni sul volo degli uccelli siano state da luiiniziate in epoca precedente e che, avendo în animo di ordinare in un trattato completo le

sue importanti osservazioni, assorbito da altri problemi della sua multiforme attività, li abbia fissati in ritardo, Ad ogni modo a noi sembra che gli studi sul volo degli uccelli debbano aver costituito per Leonardo una necessaria premessa alla soluzione del problema del volo umano in quanto, attraverso i secoli, la grande aspirazione di potere, come gli uccelli, spaziare liberamente per il cielo, ha sempre assillato la mente umana.

veniva

incollato

un

strato

per

aumentare

l'effetto

di

sostenta-

Leonardo si occupò del volo meccanico nei sedici anni di permanenza a Milano e riprese i suoi progetti aviatorî a Fiesole dove si era riti» rato per vincere le amarezze e l'accoramento causatigli dallo scrostamento dell'affreseo della Battaglia di Anghiari. È appunto in tale periodo che giunse alla constatazione che l'uomo non potrà raggiungere nella battuta dell'ala la rapidità e l'efficacia degli uccelli: siamo al tramonto delle possibilità del volo muscolare, I progetti di macchine volanti impostati da Leonardo sono numerosi e sì può accennare qui a quello con l'uomo disteso e con l'uomo in piedi. Nel primo progetto due anelli, uno al collo e l’altro alla vita, assicuravano l’uomo alla macchina e il movimento delle ali veniva effettuato con le mani, per l'alzata e con i piedi, per l'abbassata. In un disegno successivo l'uomo, anziché poggiare sul congegno, lo sosteneva sulle spalle e l'ala poteva anche ruotare su se stessa cambiando così la sua incidenza. Particolare importantis simo è un timone che veniva sistemato sul collo dell'uomo e fissato alla sua testa con un cercine a for-

ma di ghirlanda. Progredendo nei criteri costruttivi Egli elimina tutte le giunture i pezzi di legno e dove è possibile sostituisce le corde con canne, cosìe che l'insieme risulta più rigido meno delicato. Nel progetto di macchina volante aereo, con l’uomo in piedi, 0 vascello la granle ali erano quattro, data dezza dell'apparecchio. Leonardo ci varie dimension dà materiale i ideldelle © le leindicazion Sartianche da adoperare nella costruzione (le-

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E

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la

scaletta

da «salire

e di-

che reggevano due grandi ali. dui cui lati più lunghi sì innalzavano due montanti da due molle a balestra da caricarsi Le ali erano azionate da un motore formato dall'uomo che scaricandosi susseguentemente azionavano,

trasmissione, le ali.

Di rilevante interesse sono gli studi di portanza

mediante

un

sistema

di

eseguiti da Leonardo; Egli infatti

» che sarà enunciato due secoli intuisce il principio di «reciprocità aerodinamica si fa colla cosa incontro all'aria, quanto dopo dal Newton affermando: «tanta forza ed in applicazione l'aria contro alla cosa»

di piume

per renderlo impermeabile all'aria. L'ala cra munita di «sportelli» che si aprivano nell’alzata, per ridurre la resistenza e si chiudevano nell'abbassata,

mento.

era

aereo

cientemente realizzanti la battuta delle ali nelle forme dai limiti che ci siamo imposti strati ricniederebbero una trattazione che uscirebbe una visione d'insieme delin questa rapida sintesi che serve solo a dare al lettore l'attività del genio vinciano sul problema del volo. da un piano rettangolare Altro tipo di macchina con l’uomo in piedi era costituito

Nel codice B. foglio 74 recto, noi troviamo un disegno completo di ala che è veramente caratteristico. L'ala con le sue nervature e rivestimenti era costituita da un trave ad asse di abete, che formava il bordo d'attacco da cui partivano ì raggi dle cui

vascello

dei moderni dell'apparecchio, come per i carrelli retrattili sono numerosi e tutti sulfiGli Rudi di Leonardo sui meccanismi di propulsione più geniali e per essere illu-

riana, noi vediamo che în seguito egli studiò e tentò di risolvere il problema della conquista del terzo elemento per dominare trionfalmente l'aria nel senso più ampio Lo studio dell’ali che ha per base l'ala dell'uccello con quegli adattamenti resi necessari dai particolari costruttivi e di adattabilità alle macchine ideate da Leonardo è di una accuratezza e di una precisione che ha del sorprendente, specialmente per quanto si riferisce alla flesso-distensione ed alla rotazione di esse.

su

del

basso e quindi il movimerto gianti, in quanto consentiva la battuta delle ali in ed adagiato sul piano base sionale, dopo di che il dispositivo poteva essere sollevato aeroplani.

Se è vero che da principio credette che potesse essere sufficiente applicare due ali alle spalle, direttamente manovrate per forza muscolare, secondo la tradizione ica-

moderne centine) dell'armatura dell’ala. 11 rivestimento di essa era di fustagno

interessante

Particolare

smontare». di rampini, runzionavano quale In un successivo apparecchio le scalette, foriue il la presa di terra dell’apparecchi dispositivo di atterraggio per potere attutire sui terreni pianegdispositivo doveva permettere altresì il distacco dal suolo anche ascen-

della

sostentazione

aerodinamica

Egli

disegna îl primo paracadute a forma di piramide quadrangolare del quale ci dà le

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in cul sono visibili le scalette e È d'ipositivi di atterraggio per attutire la presa di terra dell'apparecchio. le

Disegnoda della studio voldi la con 4 particolari degli Lisportelli per aumentare o diminuire la superficie portante, e anemometro Der sperie sinistra:macchina Sotto ‘mentare se la pressio ‘del vento passante attraverso tubi conici di diversa sezione fosse a questa proporzionale,


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dimensioni ed i particolari costruttivi così annotando:

«se un uomo

ha

un padiglione di panno lino intasato, che

sia dodici

braccia

per faccia

e

alto 12, potrà gittarsi di ogni grande altezza senza danno di se». Alla stessa epoca si deve il progetto dell'elicottero o vite aerea col quale sancisce le possibilità aerodimamiche di tale strumento che, messo in rapida rotazione, dovrebbe montare nell'aria: siamo alla imposta-

zione del principio. su cui è fondata

la moderna elica degli aeroplani. Connessi al problema del volo sono .gli studi di Leonardo sull’aria ed.il vento; Egli scrive infatti: « definisei prima il moto del vento e poi descrivi in che modo gli uccelli si governino in quello », A tali studi corrispondono vari

strumenti di meteorologia e di navi gazione da lui progettati e precisamente: l'igroscopio, «a conoscere la

qualità e grossezza dell’aria e quando ha a piovere», l'anemometro a pressione, l'anemoscopio a banderuola «per conoscere meglio i venti» e l’inclinometro’ pendolare per la stabilità nella guida dello strumen-

RS

Tee

to «diritto o torto come»si vorrà ».

Col 1499 e cioè con l'ultimo anno di permanenza a Milano e fino al 1503 Leonardo; attraverso le sue peregrinazioni a Firenze e a Roma, sospende le ricerche sul volo per riprenderle a Fiesole, come abbiamo. già

SD e

ee

accennato, Sembra

che siano

di tale

periodo

i tentativi per volare compiuti da Leonardo, ‘ma perciò si entra nel

sa

campo della pura leggenda, né altrimenti potrebbe essere. Dalle note al codice vinciano si legge: dal monte Cecere piglierà il volo il famoso uccello che empirà il mondo di sua gran fama. È profezia? oppure ardente desiderio del genio di librarsi nell'aria

come frutto realizzato dei suoi studi,

delle sue osservazioni e delle sue divinazioni?

Vincius tentavit, dice Girolamo Car-

dano; ma invano. Comunque, a che vale l'indagine? Non è ciò un particolare trascurabile,

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mentre noi ci attardiamo con tanta passione ad esaminare quello che è l'impostazione dei vari problemi del volo che Leonardo, nella sua sintesi

geniale, ha tracciato e sviluppato con

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utilizzante la forza muscolare dell’uomo in piedi, chiamata anche « vascello aereo ». nella quale le macchina volante per lala grandezza Sopra: progetto ‘ali, data dell'apparecchio, sono quattro. - Sotto: uno studio della macchina volante con l’uomo disteso.

un acume che ha del meraviglioso e che costituisce il fondamento del progresso tecnico-scientifico che, dopo lunghi anni di oscurantismo, si rivela in questo secolo che viviamo col prodigio della possente macchina aerea che ascendendo vittoriosa le più alte vette, ormai viene lanciata dall'uomo a velocità vertiginosa verso orizzonti noti ed ignoti? FRANCESCO

CUTRY


IL SOGNO Romanzo di FRANCESCO

DEL CAVALIERE

SAPORI

Disegni di DUILIO

CAMBELLOTTI

al palazzo dei princollegio e dopo una visita casa Savelli, ritorna didal riordinare pazienti riguardarobii lera di Fceve la pinacoteca equi dopo Isabella Isabella, figlia di Diletta poi l'incarico PRECEDENTI. - Flaminio veaereo RIASSUNTO DELLE PUNTATE », attribuito a Raffaello.la facile preda donna 1": dal princiè asino covata più: « Il sogno del Cavaliere olla madre, a Rignano dimenticato, fanciulla Hib, raggiunge, insieme della ormai far di quadro un pensato muro aveva in un armadio a compagnie dissipate hanno enticato Che Modi e dalla famiglia, il quale figlia di Massimo, non sia felicemente riusclio cpl Taoiene nascosto le che anch'essa Massimo di Sefane Pierleone, figlio trovare Isabella e in,di pina” che li Itodagli stat, “donnadegliLavinia, A notizia la Laurana. e conferma Vatturi trova amici frattanto Inseparabili casa aoventura; spinge Piertegpera afliggono molto il Principe, il quale riceve un conforto ro nimpagnia un giorno si presenta alle due donne un vecchio frequentator di timanderiJamitlari la contessa Cristina Menzio che le porta. a con tondo: to per Cristina e vorrebbe introdurla a Cinecittà. Ia lapiacene spesso una sua amica, mia, ic di Poli, il quale mostra un vivo interessamen

un sedile. Il chiosco con le bibite

_ Sulla terrazza del Pincio cercava Ordina una menta, una era lì, davanti a noi. Il duca sa che son ghiotta. né fuma: mi guarda bere, fuSr itaicon ghiaccio per me. Lui noncertebeve, storie: i suoi ricordi personali rimere Incomincia a «tirar fuori» teatri. Conobbe stato assiduo frequentatore dei Taglioni, mano con Matusalemme. Era divina Cerrito, l'ineffabile «puniti. ladi pun«seie danzatrici d'un tempo, ché, lae Caterina Parla di Balzalotti. Brugnoli, la e Elssler, mogentissima d'atteggiamenti, che leggiadria di della fe», di «battute di fianco ».Che semplicità dolce catena la spezzato hanno lui, dice americani, balli inti! Gli esecrati Pi »che egli vide, certe « rondes de jambes au tournant Vine classica. Chi vedrà più frenesia? Le bellissime, inclite applaudì con frenesia e corteggiò con altrettanta donne di teatro d'una volta! e! che tipo interessant com'è « dicevo me tra it lo ascoltavo con un orecchio,filme,e che non m'è piaciuto, alle curve indomabili di museo!» e pensavo all'ultimo al sapore amarognolo visto ier l'altro sera all'Eliseo, tipo di d'unleccentrica negra che ho questa nuovo al d'onore; parola gelida menta, d'un aperitivo che sconfigge d'ogni altra. che ormai fumerò a preferenza sigaretta da esportazione, Ma più su del ginocchio, mi il duca, ponendomi una mano nacchere Gareotavo per alzarmi. due d'offrire a Vienna, ebbi il piacere bile: ve l'assicuro ». tratteneni. PUna volta, insistette, bile nel Bolero, impareggiavoi Faro ad una danzatrice impareggia presto canterete e qualche desiderio; anche per domani È poi che fa? «Penso cheil abbiate «provino» a Cinecittà è fissato vostro proposito, A. dalzerete. mi mette in mano quegnamento, d'accompa parola una senza E ». mezzogiorno lotteria. di cartella una st'assegno, come e l'assegno: contava gli zeri Tetto’ taceva, voltando e rivoltando con soggezion ma poi la risata soînigliava troppo col mignolo, e taceva. Cristina invece rise forte; a un singhiozzo. Schubert di Maria l'Ave "cantiamo insieme, disse, cantiamo sedute l'una tavola da lavoro d'Isabella, rimasero no in collegio, inCon le braccia appoggiate alla l'una lo dicesse all'altra, deisi ritrovaro in faccia all'altra. Senza che chiesa Monti, e le canne dell’orTrinità di Santa un'oppricome ginocchiate nei banchi della ana, schuberti melodia gano lasciavano cadere sui loro capelli la mente carezza. al canto, come certe nere ». Ora movevano la bocca violino un con ene‘ Maria, piena di grazia agnano e che s'accomp figure di suonatrici che si vedono nei dipinti e un salterii

IX

IV

Com'è elastica, ,Isabella. Perché I volto d'Isabella fa pensare alle rose di maggio. 3 vesti? il suo corpo deve starsene imprigionato nelle posa pel ritratto, nella stanza della biCosì pensa Sergio Laurana, mentre essa un vedranno nella tela. Dietro a lei è teso blioteca. Né i palchetti, né il tavolo si affrontati, che si scorgono appena. È vestita panno d'antico raso bianco, con grifi di sua madre. d'organzino bianco; al collo ha la croce d'oro delle fior Ti pennello non si sazia di tutto quel chiarore, che sembra profumato ture dei mandorli e ispirato alle prime comunioni. a colpi densi e magistrali, il pitMentre conduce così il contrappunto cromaticorievoca misteriose di uditi, racconti mente sua La ignuda. tore «vede» Isabella danzano ignude, aspiisole dell'Oceano Pacifico, dove le donne vivono, i cantano, colori arcobalenanti della coda tando l’acuto odore del «pichachi», prediligendo profumandosi dell'ibisco, corolle fiammanti le del pavone, ponendosi sui seni eretti fosse un'opera d’arte. il corpo, del quale hanno ogni cura, quasi vestita; ne compiace. Ma egli s'accontenta di ritrarre Isabella brillanoe sed'una strana luce; la guizzante Sotto le alte palpebre, gli occhi del pittore le mani tremano: perché? Isabella barba grigia sembra voglia staccarsi dal mento, dell'insolito malessere. la quale deve guardarlo fisso di continuo, es'accorge col pennello ancora tra le dita, si stro‘Stizzito, il pittore depone la tavolozza, macchia: fina la fronte, come se volesse togliervi una — Lo scotàma scintillante, lo scotòma scintillante! mentre lavora, dal fenomeno Ogni sei mesi all'incirca, egli è sorpreso e disturbato, alla mano del pianista. Vede luci segche sta all'occhio del pittore come il crampo ondeggiare tra lui e la tela. Un Sentate, enigmatiche, librarsi, vibrare, sovrapporsi, infastidito: gli è impossimortificato, È tempie. le stringe gli insolito capo di mal bile proseguire. si provò a consolarlo; ma egli Sorpresa del fenomeno, che ignorava, Isabellasalutarla. nemmeno senza insensato, scappò via come un Nel pomeriggio, Le mattina dopo, Isabella lo attendeva all'ora solita; non venne. invece, egli si recò a salutare il principe. Rezzato aveva voluto preInsolitamente gli ospiti occuparono due sale. Claudio sentare a Massimo Savelli un violoncellista polacco. loto. Il polacco appariva etereo e I due musicisti non somigliavano affatto tra

tJÌ.]! oe.nzet @itit etna entonitt


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> delpettorale. Vierano incise alcune figure: la Ma-

Firlpe ioeciesia acioiaPortava con sé la musica el'uso Le sue mani, sospese nell'aria, s'agitavano a guisa d'uccelli feriti, eppure suscitatrici,

domina.

trici. Annunziavano i suoni, li preparavano. E migliaia di cuori battevano all’unisono col suo. Quale altra vittoria umana

può eguagliare tale spontaneo tripudio?

Forse quella del condottiero che apprende il crollo delle più ardue fortificazioni e trincee nemiche e raggiunge la meta cruenta, Forse quella dell'oratore, che placa o avventa i cuori delle moltitudini con le parole nate dal suo cuore. Claudio Rezzato parlava; intorno lo ascoltavano volentieri. Agitando il buo fazzoletto come una bandiera, Mariafranca gli chiese:

— Sapreste spiegarmi, maestro, perché le canzoni del popolo italiano sono così tristi? — Potrei rispondervi che le canzoni di tutti i popoli sono tristi: espressione fugàce, eppure compendiosa di sentimenti profondi, d'aspirazioni inespresse e represse, d'angoscie che il cuore moltiplica e la fede non riesce ad arginare. Il popolo finlandese singhiozza sui fiordi; l'americano del sud languisce nelle pampe. Isabella ripensava le canzoni di nostalgia, di lamento, del perduto amore

e del

tradimento, Quelle musiche della strada torcono il cuore; le parole chiamano il pianto: paiono appunto l’espressione d'un popolo di disperati. Quasi interpretasse tali pensieri di lei, il principe interloquì: — Talvolta il nostro Dio è triste. Forse noi pure siamo tristi per questo. — Fors'anche venne ucciso perché era triste —, soggiunse Raimondo Vatturi. Il vescovo Potenziani aveva ascoltato senza prender parte alla conversazione: — Cristo fu l'immagine della perfetta serenità. La sua tristezza, se tristezza vi fu, non poteva scomparire che con la morte e la resurrezione. Tutti. convennero, anche in onore dei maestri presenti, che la musica è la più pronta e sicura dominatrice degli animi. Il solo parlarne dà un valore melodioso ai pensieri.

Lietastella del Monte fece il suo ingresso, molleggiandosi al solito sui, fianchi; lasciò tintinnare una fila di braccialetti grossi e capricciosi. Veniva da Cortina d'Ampezzo. Raccontò che aveva assistito all'apparizione d'una meteora luminosissima. Si era rivelata, dopo le otto di sera, dietro il massiccio delle .Tofane, ed era andata via via aumentando.

I riflessi rossigni avvolgevano le guglie d'uno splendore fia-

besco. Il paesaggio s'era trasformato, arricchito, trasfigurato. La neve s'era coperta d'una tinta rosa pallida, mentre una scia bianca rompeva in mezzo il' titanico scenarlo, Il racconto d'un'aurora boreale in bocca alla « marchesana», fu accolto con segni di meraviglia, Lei che era sempre occupata a parlare e a sentir parlare d'intrighi ‘amorosi! Il suo volto coperto, di cosmetico: fin dietro le orecchie, era qualche volta una pittura! futurista, una tavolozza sempre.

Oggi era una tavolozza a mèstiche più au-

daci del solito: Ahimé,'su la bocca di Lietastella anche un detto-innocente diviene

peccaminoso. Essa detiene un priniato, tutto suo, nell'«attizzare il fuoco animale de’ suoi simili».

Pel'grazioso interessamento del duca di Poli, quel giorno era stata invitata anche la ‘contessa Menzio. Ma non prese parte alla conversazione. Pareva impactiata, lei che avrebbe tenuto a bada anche il diavolo. Una sola volta aprì bocca; e la sua voce sembrò volgare a lel stessa, anzi ebbe una stonatura, come uno squillo di trombai dovuto. a un trombettiere..novizio, Una matta timidezza s'era impadronita di lei; non poteva neanche apprezzare ciò che ascoltava. Il violoncellista polacco si preparava a eseguire dei concerti oltre oceano. La conversazione approdò ai lidi d'America.

Ora i fili del discorso s'annullavano in bave di ciance. Qualcuno illustrò certe nuove soluzioni profilattiche escogitate per distruggere i parassiti agrari. A_Testaccio i calciatori azzurri avevano chiuso la partita col pieno insuccesso dei competitori rossi. Un pèriplo d'altezza era stato ottenuto da un aviatore fiorentino. Dei

giganteschi capitelli corinzi tornavano alla luce in Campomarzio. L'archeologia tenne desta, per un momento, l’attenzione.

— Nel vecchio metodo degli scavi, diceva il duca di Poli, c'è una scarnita e spietata aridità. Si sente la vivisezione. Dove tutto fu lussuosa floridezza di marmi, di statue, di mosaici, smalti e metalli preziosi, si vede il ciglio di speco dissotter-

rato, d'indifferente sepolcro svuotato perfino delle ceneri.

Bambino, san Sebastiano che protegge ilguerriero dalle frecce, sanCrilo guarda da ogni pericolo. Il duca di Poli, îl quale se ne intendeva, emise in gemito, che voleva essere un grido di meraviglia. Tutto lo incantava: che proporzioni, che eleganza! L'elmo a rotelle, le larghe spalliere asimmetriche, la panciera col gonnellino di lunghe lame, sovrapposte al pettorale, le eleganti cubiticre col rinforzo su la destra, le larghe alette alla ginocchiera: un insieme raro e stupendo. Ed era anche una ricchezza. Lietastella, che aveva il braccio nudo fino al gomito, e procedeva cauta quasi sciando, s'appese come una che voglia parare uno svenimento o evitare una caduta. — Troppa cera, troppa; si rischia di scivolare. — E subito dopo, cambiando tono

e pigliando quota:

— Quando ci siete voi, divento un girasole: ho bisogno di voltarmi dalla vo-

stra parte. — Venere e Marte andaron sempre d'accordo, — borbotta zia Alice. Intanto considera che, da quando Pierleone s'è reso latitante, a Lietastella il padre non piace meno del figlio. Tutti sanno che «ha il principe nella pelle».

— Mia cara Lietastella, gongola zia Alice impadronendosi nuovamente di Mas-

simo, io mi chiedo. qualche volta, se ci sia in voi qualcosa di rispettabile. — Sempre voglia di scherzare, — risponde «la marchesana » roteando delle occhiate cariche di lampi inceneritori.

attorno

Alice non rispose, ma seguiva un suo pensiero, che si associava a quello di altre

donne, maligne più di lei: « Quella lì basta stendere una mano per prenderla ». Conversando a quel modo, erano tornati nell’appartamento del principe. Isabella non riusciva a trattener Cristina, la quale voleva andarsene, La accompagnò a malincuore verso l'anticamera, Il duca le scortava a breve distanza, deciso ad accompagnar la sua protetta, sulla quale aveva orientato di continuo i raggi d'una incessante ammirazione.

Isabella, che era stata molto contenta di veder accolta l'amica dal principe, capì tuttavia che non s'era trovata al suo posto. — No, non tornerò, assicurava Cristina la quale intanto ritrovava se stessa. Li lascerò tutti a te. Troppo astrali, per la mia testolina. Io sono terragna, te l'ho detto. T discorsi giudiziosi, che sanno d’aria compressa e d’esorcismo, mi tolgono il fiato. Le signore s'erano attruppate a breve distanza da Massimo, come cavallini bizzarri

intorno all'asta robusta d'un carosello, che li sostiene senza scrollarsi.

Quando c’era il principe, anche il poeta diventava per esse un personaggio secondario. Egoiste, carnali, innamorate di sé. Alice le giudicava con severità di confessore, Intanto parlava del nipote, senza rivolgersi a lui. — Massimo: un acciaio brunito. Ma il suo cuore è angelico. Ogni colomba vorrebbe posare sul suo petto. Tutto in lui è genuino. Guardatelo: gli occhi; la fronte; \il portamento; finanche il suono della sua voce è una fanfara di sincerità.

Raccontava che era stato designato, quale rappresentante dell'Ordine di Malta,

a presentare un cero al Pontefice, per la festa delle candele, il due febbraio. Essa lo aveva visto nell'aula del Concistoro. Il Papa sedeva sul trono, circondato. dalla sua Corte ecclesiastica e laica. Anche là, il principe Savelli era «unico», era «indomito».

Con quel suo sguardo splendido e glaciale, Mariafranca lo apostrofò: — Massimo, siete indomito, voi? E perché indonmito? La direi un'iperbole.

Poiché il duca di Poli e la contessa Menzio se n'erano andati, zia ‘Alice non rinunziò alla fatica di classificarli. — Mie care, lui sta a lei come un naviglio a tre alberi, molto sconquassato, stà-

rebbe a una lucida motonave in perfetta efficienza.

Mentre ridevano, Lietastella seppe dal pittore Laurana che faceva il ritratto d'Isa-

bella. Ne avrebbe gradito-uno anche lei.-Ma-preferiva-di posare ignuda,come-aveva

fatto Paolina Borghese col Canova.

— Avrei bisogno di vedervi, prima — disse il pittore, affatto ignaro di complimenti.

— Quando vorrete, — replicò «la marchesana».

Angustiato dalle impertinenze, dai sarcasmi e dalle paurose suscettibilità destinate a corroder quei tipi privilegiati che aveva attorno, il principe volle suggerire a Sergio Laurana dei soggetti pe’ suoi quadri. — Dovresti dipingere « un'Annunciazione » e una « Resurrezione».Erano itemi più frequenti e, per così dire, familiari al suo spirito. Isabella era scomparsa. Vedendo l’ora tarda, i visitatori e le visitatrici man mano si congedavano.

Zia Alice insisteva su certe sciocche consuetudini mondane, mancanti di buonumore, sull'indulgeriza che occorre adoperare essendo spettatori di certe madornali civetterie, sulla malfida vanità dei parassiti eleganti. — La nostra società è come un teatro, dove si recita una commedia scandalosa;

Mariafranca era entusiasta della forzata emer-

è giusto

rio dal letto del lago di

ta.

che

ogni

attore

valga a seconda del per-

sione delle navi di Tibe-

sonaggio che rappresen-

Nemi. Quel ricordo per-

stante le apparenze,

Peccato

che,

nonoman-

dar più lontano.

cando la spontaneità e la reciproca confidenza, rimangano estranei gli uni

del'Re Salomone, dei quali

agli altri, Nel vano d'una finestra,

mise al duca di Poli d'an-

— Che dire dei navigli

sì sono scoperti i cavi di ormeggio in un antichissimo porto già interrato nelle sabbiose rive del Mar Rosso? Quel porto è

ricordato,

nientemeno,

dalla Bibbia, nel primo libro dei Re.

‘Massimo propose agli ospiti di seguirlo di sopra, nella sala d'armi, per mostrar loro un acquisto nuovo. Peregrinarono a grup-

petti, di sala in sala. Le voci si perdevano, come avviene in montagna. — Palazzi come questo non se ne fanno più, ed è una fortuna —, com-

mentava Mariafranca. — È mutato il concetto

del tempo e dello spazio: ecco tutto. Ma che

sia un bene non direi, — borbottava zia Alice, che seguiva il principe passo passo. Era un’armatura milanese

del secolo

decimo-

quinto, firmata, degli ar‘Îmaioli comaschi Negroni, detti Missaglia. La pulitura recente, compiuta con la sorveglianza del nuovo

proprietario,

la-

sciava scorgere nette le

ampio come un salotti-

no, Mariafranca stava appoggiata lavagna, vallate. na»

al parapetto di le gambe acca«La marchesa-

fece

impeto

contro

di lei: — Che fai lì sola, con quella faccia d’angelo ri-

belle?

— Penso — replicò fulminea Lietastella, che non metterai giudizio se non dopo il giudizio universale. Mariafranca sapeva non

rispondere, lenzi

e iî suoi si-

avevano

la

forza

persuasiva d'una nota musicale che annulli ‘ogni altro suono. Tuttavia pro-

seguì:

— A Massimo non piac-

Quindi si corresse: — Vero è che per lui son tutte facili. — Lascia stare, Mariafranca. S.0.S. Perché non pensi sul serio qualche volta alla salvezza dell’anima tua? Furono queste le battute di congedo. (Continua) FRANCESCO SAPORI


8" AVVENIMENTI E PERSONAGGI

dell'Interno di pagerarchi. Serrano Suin, aîroMinistro sottosegretari, generali el'italia plano, partendo dal L lo di Ossequiato da Ministri, il 14 giugno, l'illustre ospite eil Mini ro Ga Oa d rappresentante del Caudillo, ha lasciatotordialissimo saluto fra gli inni spagnoli e italiani Roma, Osserva ‘aeroporto, mentre la musica suonava

scomparso nei giorni scorsi dal Qui sopra: « L'Indifferente » del Wattegu ame a parlare negli Reali di cui si continua Washington dei Sutsoo Mel Louvre di Parigi, scandalo - Qui sotto: l'arrivo aeuropea Musco de ticidi tutto il ilmondo. e delle demogran protettore dellaalla pace l'Inghilterra. Roosevelt, Elisabetta Regina omaggi suoi i esprime lutocrazie,

coppie in luna di miele sono state regolarmente tutte d'Inghilterra del Niagara, la Mecca ladi Regin Cascate a Washington si interessa alla meQui sopra:dai leReali d'Inghilterra. - Qui visitate sotto Leah Burket che li ha fatto omaggio di un mazzo di fiori a nome di daglia della giovane esploratrice sploratrici che sfilavano nel prato della Casa Bianca. tremila giovani-e:


ciasse sull'asfalto della pista. E invece il modello, giunto a due metri da terra, compie una curva di quarantacinque gradi e risale, e poi fa il giro della morte, seguito da altri e dd picchiate cabrate scivolate e viti orizzontali e verticali da

eronautica, tenuto a Roma, ha dato luogo, interessanti manifestazioni cui il I Congresso pe etanne: 2 ro qui sopra gli apparecchi in miniatura Tra le molte ‘in rilievo la gara per modelli volanti costruiti dai ima dell'inizio della gara. va messa in TUA gruppo di concorrenti riuniti sul campo pot chi momenti pri

N MOSTRA, INTERNAZIONALE DI FOTOGRAA AEROMTCÀ re

organizzati daldell’E, 42, ai musei) ei diletti degli spettacoli svolte al Cil'Editoriale Aeronautica in loro onore. Si sono di 21 film nema Barberini tre serate di gala con la proiezione prima

alla in lingua originale dei Paesi che hanno partecipato a aeronautica. Rassegna Internazionale della cinematografi assistito sul campo Giovedì 8 giugno i congressisti hanno aeromodellis tiche or-

del Littorio allo svolgimento delle gare o, ganizzate fra i giornalisti italiani. L'avveniment

anzi

a

volta a spettacolo, non era dei più comuni, ché per la prima con motore

‘mondo; forse, si sono visti tanti modelli volanti quali aveva dia scoppio lanciati da giornalisti, alcuno dei non più tanto menticato di avere i capelli bianchi e le gambe leste quanto

occorre

per inseguire le bizzarre

e spesso im-

straordinabizzarrite piccole macchine di volo. È un mondo que-

rio, che i più

nte, ignorano, 0 conoscono superficialme giovani men

di sto dei costruttori di aeromodelli. Si trattafanciulli e ragazzi che ventenni, la maggioranza addirittura senno serietà di tredici quindici diciassette anni, che hannoprato alle prese sul sono Quando comuni. non e intelligenza insonne lavoro, ‘con le loro macchine,

frutto di un paziente

pAISor questi straordinari giovinetti sono dei veri uomini da una volont:

e di responsabilità, animati da una passione coetaneo: essi va che non si riscontra in nessun altro loro perfetta; e vono per l'aviazione, una aviazione minima, ma è a loro TA il mondo con tutti i suoi svaghi e perditempi qualche neo, lontano, I giornalisti, accomunati sul campo per

hanno conosciuto ora con i costruttori di modelli volanti, le stesse dadiee vissuto questa nuova psicologia ed hanno eletta

là stessa passione che animano una categoria veramente; i giovani di oggi. gratuito, Gu Civ vato i fn premi (un viaggio aereo e « pé, medaglie), due quotidiani di Trieste, il « Piccolo» ves volo veramente Popolo 3, e il « Giornale d'Italia ». Un presentato dal asi Zionante l’ha compiuto l'aeromodello è partito da terra dopo tiere Padano ». Il piccolo velivolo ha preso rapidamente una breve corsa di pochi metri ed

a quota. A venti metri dal suolo si è impennato una rapida virata talfica di vento, e l'ha vinta, compiendo in vite, brevissima, seche si è trasformata in una caduta vio” picchiata una da poi e cabrata immediata guita da una che si schiaclenta e tutti, col naso în aria, si aspettavano

Qui sopra: un aspetto della Mostra fotografica Qironautica sistemata nella Galleria delle Arti. ito: al Campo del Littorio, tre religiosi esa‘oinano uno degli apparecchi del Raduno.

perfetto acrobata, e infine, mentre la gente si sbellica dal ridere, prende un dirizzone fulmineo e si avvia in linea retta ascendente verso... l'ignoto. L'apparecchio è stato ritrovato dopo un'ora oltre Monte Sacro, a dieci chilometri dal campo, intatto, in mezzo ad un prato di margherite e ranuncoli. Ma ai congressisti era riservato per la domenica successiva uno spettacolo aviatorio ben più emozionante: una manifestazione acrobatica aerea autentica, nel cielo di Guidonia, presente il Duce. Noi conosciamo bene, e da molto tempo, di che nervi e di che spirito sono fatti i nostri aviatori e specialmente quelli del reparto Alta Acrobazia, e sappiamo di che tempra è l'acciaio delle nostre macchine, Ma gli stranieri che si vedevano capitare addosso a tutto motore gli ormai gloriosi «CR 32» dei cacciatori legionari di Spagna, e i misteriosi bombardatori che parevano cadere dal cielo come bombe, e subito, a pochi metri dai nostri capelli sconvolti e dalle nostre orecchie lacerate, riprendevano a salire con uguale veemenza, avevano molte ragioni per sbalordirsi. Nel cielo nuovi monoplani da caccia e intercettatori veloci scrivevano ghirigori in un volo folle che sembrava disordinato e pazzesco e invece ubbidiva ad un solo comando, ad un solo disegno, ad una sola determinazione. Il Duce sorrideva. E dopo il carosello fantastico offriva, inaspettato dono, un volo a cinque giornalisti stranieri scelti fra i congressisti, sul suo trimotore da bombardamento che Egli ha pilotato: per tre quarti d'ora nel cielo dell'Urbe e lungo la costa tirrenica. Sulla fusoliera dell'apparecchio del Duce è dipinta una tartaruga. La tartaruga, che ha la scorza dura, è un animale pieno di volontà e di determinazione. Con un concerto di musiche ispirate al volo, diretto da Bernardino Molinari all’Adriano, si sono conclusi gli spettacoli organizzati dall'Editoriale Aeronautica in onore dei congressisti. Sono state eseguite musiche di Beethoven, di Vivaldi, di Mussorgski, di Berlioz, di Debussy, di Wagner e di Balilla Pratella. Del maestro romagnolo è stato eseguito un brano sinfonico dell'opera «L'aviatore Dro» rappresentata la prima volta nel 1920 al teatro Rossini di Lugo e successivamente a Bologna, È una pagina musicale singolare che ha colpito per la sua moderna fattura e per l'efficacia espressiva. Ma l'avvenimento artistico più originale e più significativo è la rappresentazione al Teatro delle Arti della tragedia Icaro scritta espressamente da Stefano Landi in onore di questo eccezionale convegno di uomini che all'arte e alla febbre del volo hanno dato la loro intelligenza e tutta la loro attività di aviatori e di scrittori. Portare sulle scene il mito di Icaro era impresa ardua che soltanto uno scrittore preparato e sicuro quale è il Landi poteva affrontare e portare a compimento felicemente. La tragedia di Icaro, che è poi la tragedia di Dedalo, è stata portata sulla scena di un teatro moderno con tale abilità e gusto che il pubblico non ha avvertito nessun disagio, come se si trattasse di una tragedia moderna. Perfino l’audacia di portare in scena un uomo alato che, alla fine, spicca un volo fra le quinte, non ha suscitato nessuna reazione: anzi: la realizzazione scenica è diventata in quel punto teatro magico, che richiama alla mente le rappresentazioni antiche dei greci e dei latini, e le poetiche realizzazioni del teatro popolare con i suoi mostri, i suoi angeli, le sue apparizioni e le sue trasformazioni fantastiche. La sera del 13, quando gli stranieri si sono separati dagli organizzatori del Congresso e delle feste, qualcuno ha detto che l’Italia ospitale e geniale non poteva celebrare più degnamente e con maggiore signorilità, non soltanto gli scrittori delle cose aeronautiche per i quali il convegno era stato indetto, ma l'aviazione tutta, di tutto il mondo, con il suo progresso e con i suoi eroi, da Wright a Mussolini, primo

aviatore e primo giornalista.

GASTONE MARTINI


DI COLLEGIO

COMPAGNE

Romanzo di EMI LE PERSONE,

MASCAGNI

I NOMI, 1 FATTI DI QUESTA NARRAZIONE SONO IRREALI QUALUNQUE RASSOMIGLIANZA RITENERSI ASSOLUTAMENTE FORTUITA.

O ANALOGIA CON

ESSI DEVE PERCI®

RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI. - L'autrice racconta del suo ritorno in collegio, accompagnata come sempre dal babbo e dalla mamma; un po' triste, sì, ma questa volta senza lacrime. £ l'ultimo anno e ai primi di luglio, dopo aver preso fl diploma, se ne andrà a casa definitivamente. La prima visita è alla guardaroba, dove la signora Casimira è alle prese con una « nuova » e qui riceve la cintura di « Quarto »:la bella cintura rossa, senza righe; poi accompagna la Ruova nella sua classe. La signora Orsola la saluta con molto piacere e come fa ogni volta che una « grande »viene a trovarla, la addita come modello alle « piccine »: si reca quindi a far visita alla signora Ponti e finalmente entra nella sua classe dove quest'anno saranno in tredici: le Tredici Stelle. Riprende la vita di collegio, riprendono le lezioni. L'autrice descrive tipi di compagne e di insegnanti, e usi e costumi di collegio: l'obbligo per le « grandi »di sparecchiare la tavola e di endare in cucina alla domenica per turno; i tempi durante le ore di ricreazione, le lezioni! di ginnastica e di ballo, la passeggiata al sabato durante la quale di si scambia le confidenze. Il giorno della signora Eloisa è la prima festa dell'anno scolastico e perciò tutte si impegnano a che riesca bene. Si annunziano frattanto le nozze di una antica compagna. Mariolina Bracciano, mentre la distribuzione degli scialli segna l'inizio ufficiale dell'inverno

II

Bisogna sentirla quando racconta le storie del collegio: in bocca sua; anche le più recenti acquistano sapor di leggenda. E come

descrive

bene

la regina

Margherita!

bionda,

vestita

di azzurro cupo, quando venne a visitare il collegio avevano

messo

un

trono

per lei, nel grande

salone

da ballo;

e tutte

le

bimbe vestite di bianco e tutte le maestre vestite di nero le sfilarono

innanzi con profonde riverenze. Fiori e musiche, intorno a lei. Ella sorrideva gentile; e volgendo torno torno lo sguardo, simile al sole che da tanto alto scorge le umili mammole a' piè delle querce, contro la parete di fondo scorse le donnine con le loro lievi cuffie di quadro antico, dalle lunghe briglie di nastro ricadenti sulle spalle. Piacquero

tanto,

alla regina,

che anche

le donnine

furono

chiamate

a

belle piume

svolazzarono

nella sala, picchiettando di bianco la penombra.

Uno dei cigni riuscì a tornare nel giardino; l’altro, no. L'altro, non trovò più la via. Le pareti, i mobili, le sedie e le tavole, dovettero‘ apparirgli

simili a mostri immani:

per cui, atterrito, si mise a correre innanzi a sé.

Corri còrri corri; tutt'a un tratto qualcosa gli si fa incontro di conosciuto; anzi, di amico: quel brusio mille volte udito intorno alla bella vasca del giardino: sommesso eppur gaio, fatto di voci e risa. Vorrebbe tuf-

farvisi come in un'onda; ma proprio in quel momento un ostacolo in-

sormontabile gli si leva davanti. Egli vi si avventa contro una, due, tre dieci volte, con tutta la sua forza raddoppiata dall'ira; finché qualcuno

non apre la porta. Allora il cigno irrompe nel refettorio con le ali spalancate, gli occhi

fiammeggianti,

il becco

aperto e il collo ‘rigido come

sfilare davanti a lei: e parevano tante monachine. La prima volta, poi, che la signora Mappelli mi raccontò la storia dei cigni, mi sembrava di vederli veleggiare nella vasca del giardino, no-

un serpe.

e allora, sotto alla

luna,

parevano

ninfee. Un giorno, non

si seppe

mai

Oggi, però, la signora Mappelli non ha raccontato nessuna storia. È venuta ad assisterci durante le ore di studio: invece di sedere sulla cattedra, va e viene fra i banchini continuamente e così piano che non la si sente nemmeno a un passo di distanza; con una mano lungo il fianco, l’altra intorno alla catena dell'orologio a fare ed a disfar nodini. Oggi, per modello, aveva un Nerone benigno: motivo per cui, ogni

bili e malinconici come principi in prigionia. Di sera, ripiegavano le ali; angioli

come,

in mezzo

alle

la rete di ferro che ancor

addormentati

oggi

ricinge la vasca, si aprì; così i cigni si fecero avanti a rimirare il giardino che fin'ora avevano sempre visto traverso i quadratini metallici; e ri-

salirono l'orlo della vasca. Era una giornata di primavera. Si sa come sono queste giornate di primavera che stordiscono per la loro pace e il loro silenzio. Forse i cigni ne ebbero il capogiro: essi andarono nel sole, sulla ghiaia scintillante, fra le statue di marmo; oltrepassarono i bossoli delle aiuole;

penetrarono nei prati, gremiti di margherite e di ginestre.

Ora di pranzo. Classi deserte, dietro le persiane socchiuse. Deserta, la biblioteca: oscura e fresca stanza di passo, sempre aereata. Chi sa che cosa credevano di trovarci, i cigni? forse una grotta. Vi avventurarono uno appresso all’altro: ma, abbagliati ancora dal sole, urtarono contro

qualcosa;

Così

spaventati,

e si spaventarono.

nella fretta

di fuggire,

si azzuffarono

fra loro e le

Lo dovettero uccidere, povero cigno, perché era arrabbiato. E da quel giorno, nella vasca del giardino, s’iniziò l'era dei pesciolihi rossi.

tanto, senza piegarsi, senza neppur muovere il capo, imperialmente ac-

cennava al quaderno dell'una o dell'altra quell'errore, quella distrazione, quel nulla che a chiunque altro sarebbe sfuggito. Fa la miope; però, secondo me, ha occhi di lince. Anche moralmente

parlando.

Per esempio

lei, il collegio, lo vede già

adesso

come

le altre maestre

lo vedranno da qui a venti, a trent'anni; quando, ormai pensionate, non ci staranno più. Allora saranno vecchie, piene di acciacchi; taluna, foîse, sarà malata. E proprio in quell'epoca della vita in cui, più che in qua-

lunque altra, si ha bisogno di riguardi, di caldo, di nutrimento, di assi-

stenza

e di conforto;

dovranno

cominciare

ad abituarsi a cento rinunzie.


LARE, ne ho vedute due che andarono in ‘pensione ìl primo” nes | anno che ero incollegio. pal Appena fuori di qui, sì sbandano nel mondo in cerca, d'un alloggio; di una camera cioè, dove mettere la loro roba: libri, fotografie, pressacarte, albums, calamai;

tutti quegli oggetti ricevuti in regalo, nel corso

degli anni, dalle loro alunne;

unici testimoni, d'ora in poi, della loro

passata vita di lavoro. Nessuna preferenza per l’alloggio; sola preoccupazione,

l'economia.

e femmine,

strane parenti

Le

loro famiglie sono disperse o cresciute; i nuovi elementi di esse, maschi non

sanno

in genere

che farsene

| (delle maestre! perfino delle professoresse!)

di queste

e, anche andandone

orgo-

gliosi, preferiscono tenerle in distanza, Ecco, dunque, le vecchie maestre alle prese con le padrone di casa; in

edifici bene spesso pieni di donne, di bimbi, di chiasso;

dove, soltanto

per andare in chiesa, bisogna cominciare a vestirsi da capo a piedi e scendere un mucchio di scale; quando, invece, in collegio non c'era che da

percorrere i corridoi. Li rivedono, ora, i corridoi: bianchi, pieni di sole, ‘ con quel brusio di voci adolescenti che filtrava, attraverso le porte chiu-

se delle classi, come dalle fessure delle finestre, il sole, Rivedono le classi, dove per tanti anni, per tutta

una

vita, entrarono

ogni giorno a quel-

l'ora: la cattedra, la poltrona con i bracciuoli di legno; la tavola col

calamaio di porcellana bianca, il lume verde e il registro dei punti: in

faccia, le bimbe sedute ai loro banchini. Ce n'erano di distratte, di svo-

gliate; perfino di cattive; ma, a distanza di tanto tempo, le vecchie maestre non se ne ricordano

più. Tutto

è avvolto

nella poesia del ricordo:

quella poesia che, quanto più illumina il passato, tanto più abbuia il pre-

sente.

Svaniti

gl'imprevisti,

le contrarietà,

le seccature

del momento;

la

vita trascorsa si mostra, nel suo insieme, placida e feconda.

un'ironia fatta generalmente più di silenzi che di parole; ha una di EGIIBIAPSN eiuelle bellezze «che efenno bene all'aria aperta; pui gHiagcial o in asa”

agli oceani; salda, agile e che, dinanzi al pericolo, si indovina quasi insolente. Ma non lo sa. O, se lo sa, vede già anche la sua bellezza come un. giorno davvero sarà; superata e inutile. Sta di fatto che non è punda sembrar

vecchia

e sformata

Addio, mamma! addio, babbino mio!Torneranno subito dopo Natale: vanno in Russia, Ieri sera stavo proprio per piangere, al momento di lasciarli. Già sul via-

lone m'era cominciata la tristezza.

Così bello, il vialone, quando si esce, che è una festa a vederlo e, a percorrerlo un volo; e accigliato, invece, al ritorno come uno che abbia troppo concesso e se ne sia pentito; pare che ci aspetti al varco indicando con tutte le punte dei suoi cipressi l'orologio del collegio già illuminato. Ho pianto, però, in chiesa rivedendo i fiori che mamma aveva portato per la Madonnina. Uscendo poi di chiesa, tutte le mie ‘compagne mi sono venute intorno. Avevo molte cose da raccontare; e a tavola, dopo la minestra, s'intende, perché nel tempo in cui si mangia la minestra non si può dire neanche una parola; appena la signora Eloisa e la signora Deianice si sono ritirate nella loro sala da pranzo, ho cominciato a parlare. E ho parlato tanto e poi tanto che quando le donnine servivano'i biscotti, io avevo ancora da finire la pietanza. Tutte le bambine della tavola mi stavano a sentire, anche le più lontane; e ha fatto molta impressione la notizia riguardarite i miei raccomandatari. I miei raccomandatari si sono separati. La signora

sita a mia madre, mentre

eravamo

è venuta a far vi-

nel salone dell'albergo a prendere

le mise

una

mano

sulla spalla per confortarla

il

e lei si voltò

verso di lui con tanta tenerezza. Ora suo marito vuol bene a un'altra! » Poi ho raccontato che sono andata in carrozza alle Cascine e che, dopo,

tizzeranno quel dato anno scolastico. Tutto il resto è, per lei, una massa

amorfa e anonima. Tre volte laureata, con qualcosa di ‘artistico nei gusti e nelle vedute pra

in modo

s

— Beata te! — mi ha detto. .. | 0° Lo Lidia Morisan ha i genitori a Buenos Aires.

il marito

i soli destinati a restar nella memoria; fra le bambine, le sole che sinte-

si infagotta

È

Le grandi lo sapevano già tutte. Nel lavabo c'era la Morisan:

caffè. Com'è dimagrita! Piangeva e mi sono ricordata di quella volta che

La signora Mappelli la vede così fin da ora. Sa discernere, fra gli eventi,

to ambiziosa:

— Domani esco! domani esco! va di sognare,

Rail

quando ride, copre con la mano î denti che pure ha bellissimi. La mano della signora Mappelli! finetcome lei: pallida e spirituale.

babbo

e mamma mi hanno portata in una pasticceria dove c'erano dei signori, amici di mio padre, i quali sono venuti a sedersi intorno al nostro

tavolino e hanno parlato di tante cose, anche di quella celebre ballerina (anzi, loro dicevano « danzatrice») che si chiama Watinka; e un signore

calvo e chè portava la caramella, sosteneva che la Watinka è sposata con un signore di Napoli; sposata e divorziata; ma gli altri dicevano di no.

A questo punto, Fràulein, rossa fino in cima ai capelli, ha picchiato la

posata

sul piatto

e mi ha detto

di parlare

in tedesco.

Benché generalmente simpatica, nessuno le si è mai affezionato in modo

particolare

e

credo

che

tutte,

un po' stravagante. Forse

È sempre stata così.

E nello stesso. modo

sieno

d'accordo

un giorno lo diventerà

davvero;

che ora

in collegio,

non

è amata,

nonostante

a

ritenerla

e si dirà: ;

Di

quellà poesia’

che ha dentro di sé e quella sensibilità quasi profetica’ e quel disdegno per tutto ciò che-non'è essenziale: allora, inseguita dal male e dalla vec-->

chiaia, in rivolta con se stessa, lunatica, estrosa e inquieta, non sarà

compatita.

Perché

ha sbagliato la sua

vita.

Non è il tipo della maestra, A me; per esempio, riesce meglio immagi-

narla in mezzo a un uragano che non in una classe. Sono certa che si è buttata sulla prima

via che ha veduta

davanti

a sé a tutto

e a tutti

pensando, fuorché a se stessa. Le è piaciuta la via; l’ha amata; ha amato

le persone e le cose che vi ha incontrate; ma non è riuscita a trovare ‘una

fusione fra loro e sé.

Come chi, per amor di un bel paio di scarpine, si storpiasse i piedi;

la signora

Mappelli,

natura.

per

amor

della

comunità,

ha storpiato

la propria

DICEMBRE 4

Sorrideva:

circondata

di silenzio,

con

Sedeva

dei fogli davanti

alla sua tavola a sé e, accanto,

di mio padre; poi mi ha chiesto:

Alla mia risposta, ha alzato, ma solo un poco, le sopracciglia. Io la guardavo trepidando; quando babbo e mamma vengono a trovarmi, si

trattengono solitamente un giorno solo e ormai è inteso che in quel

|

giorno io esca, purché

non

sopravvengano

circostanze

speciali.

—— Va'.in guardaroba ad avvertire le assistenti — ha detto finalmente la signora Eloisa. Era

il permesso

suscitano l’allegria generale.

È l’unica delle maestre interne che dia lezione di pianoforte. Suona l’or-

gano in chiesa, nei giorni di festa; e allora indossa un vestito di raso 7 adorno di chiodini luccicanti. In più di venti anni che è in collegio, non ha imparato gran che d’ita-

di uscita!

Ho fatto di corsa i parlatori già bui, con un lume, ogni tanto, sulle belle

e un po’ di tutti i Corsi, escluse

le piccine.

quattro

Tranne

il

martedì e il venerdì, giorni consacrati al francese, noi, a tavola, parliamo sempre in tedesco. Si spiega, perciò, come la povera Fràulein sappia tan-

to poco l'italiano. Quello

Anche la signora Eloisa ha sorriso, vedendomi. Mi ha mostrato il telegramma — Che lezioni hai domani?

bine forestiere stanno continuamente con compagne e maestre italiane. Viso lucido, occhi celesti capelli color pepe e sale annodati in un crocchietto in cima al capo e così tirati sulla fronte da sembrar che le debbano strappar la pelle; Friîulein è ingenua, esaltata e miope. + Per un nulla — ei! ach! pfui! — getta grida di felicità o di orrore ché

di classe nostra

— Signorina Mascagni, in volticina. di studio

— Fifiulein è nata a Monaco di Baviera. Ci sono parecchie bambine tedesche, in collegio; ma una sola è di Monaco e quella sola interessa Friulein. Disgraziatamente per lei, non la vede quasi mai perché le bam-

a parlare in tedesco. A tavola, anche quest'anno siamo in molte:

Quando l'Argentina si è affacciata alla porta di classe, il cuore mi ha fatto un salto nel petto.

la lampada.

sembrar scavata con uno scalpello; all’altro capo, siede Friulein.

liano, costretta com'è a star sempre con bambine che devono esercitarsi

XI

Domani esco!

Perché la nostra tavola è per metà «la tavola del Quarto» e per l’altra metà «la tavola del tedesco». ‘All'un capo, siede la piccolissima signora Gini con i suoi occhietti che ‘paiono puntolini di lapis blu e la ruga fra i sopraceigli, così fonda da

che non si spiega, invece, è la sua amicizia

con mademoiselle

Levette, la professoressa di francese delle grandi e con la signora Valzetti, detta Limoncino; due di quelle persone che credono di farsi fama di intelligenti dicendo continuamente delle malignità. Una volta ne parlai con Fràulein: apriti cielo! le sue strida arrivarono

al cielo. Lei vede Matmoizelle Lefet e sighnora Falsetti

a modo suo, con

i suoi occhi pieni di ingenuità e di miopia.

Del resto, le amicizie di quaggiù la interessano fino a un certo punto; il suo amico, Friulein lo ha in cielo: e di quello soltanto si fida. Il suo ami-

co è Sant'Antonio da Padova. Gli ha fatto un altare, nella sua camera; e

non importa se ifiori, la notte, possono far del male a lei; giorno e notte, davanti a Sant'Antonio, sono fiori: in qualunque stagione, con qualunque tempo: fiori fiori e fiori. To l'ho vista, la sua camera; in un angolo

c'è il pianoforte e tutt'intorno,

tavole di marmo prezioso. Le figure affrescate sulle pareti, parevano gigantesche; parevano, a tratti, vive; e quasi mi facevano paura.

sulle pareti, ci sono fotografie della Baviera, Ci vede poco, povera Friulein, nonostante i suoi occhiali alti un dite; a tavola, non distingue la caraffa dal bicchiere; ma scommetto che in quelle fotografie saprebbe

|» di me a ogni passo. E, attraversando l’atrio, l'ho detto alla vecchia Mag-

riconoscere ogni tetto, ogni albero e ogni finestrella. E scommetto anche che quando è in camera sua, col suo Sant'Antonio, le sue musiche, le

— Domani vengono babbo e mamma!

Domani

esco! —

dicevo dentro

gianti che ha avuto un gesto giovanile di allegrezza e all'Argentina, che ha sorriso.

“id

n

Notte

;

senza luna, con certe nuvole grosse come

dei cristalli le piante, nel riquadro scoperto, stavano serrate le une alle quasi a ripararsi dal freddo. Due crisantemi bianchi spiccavano

. altre

nel buio, simili a fiocchi di neve. Notte di dicembre. Che gioia! Fra poco ‘è Natale. Qualche lume anche nei parlatori delle maestre

e in quelli delle sotto-

poste: ritratti, alle pareti, verdastri su sfondi neri, con ‘occhi che fanno l’effetto di buchi.

inzio di macchine

e di voci:

immagini della sua patria, è felice. Più che felice: in pace.

cavalloni. Al di là

ah, che bel calduccio,

in guardaroba!

— Domani esco! Già al solo vedermi, le assistenti avevano capito che c’era una novità e le mie parole sono state accolte da un giocondo e vivace sussurrio.

Stasera troverò il vestito della festa, sul letto: la cintura da passeggio

di cuoio e corda blu; il collettino pulito; inastri neri per i capelli; e, accanto alle babbucce, gli stivaletti buoni.

Poi più tardi, dopo cena, mentre stavo sparecchiando con Bettina Lisarco la tavola delle piccine, la signora Gini mi ha chiamata in disparte.

Benone! pare che a tavola io abbia fatto discorsi scandalosi. — Sì, sì — ha detto la signora Gini: — non c'è bisogno di parlar di ballerine e soprattutto di nominarle. — E nel dir queste ultime parole

è stata un po’ a guardarmi in un silenzio gravido di minacce: — Che non ti senta mai più fare quel nome. Maria Santa! (come dice Bettina

Lisarco)

doppio senso? Che sia una parolaccia? Watinka.

che quel nome

abbia

un

Non è troppo dolce: eppure, soltanto a pensarlo, mi vedo davanti una figura bionda, aerea, gentile. (Continua)

EMI

MASCAGNI


I nuovi

ni

ni

(Lettere);

(Lettere);

Francesco

Pastonchi

(Lettere);

Ildebrando ‘Pizzetti (Arti); Angelo Zanelli (Arti)

ESATTI:

E

EpDGURa

DELLA

SETTIMANA


TARpiat abdivinz) tear nti

commissione presieduta da E. Farinacci, era: ascoltaIl quadro « In ascolto » di Luciano Richetti, cui è stato assegnato il « Premio Cremona » (gruppo A). Il tema proposto dalla zione alia radio di un discorso di lel Duce. IL secondo premio è stato assegnato ex aequo ad altri tre concorrenti Augusto Zoboli, Luigi Stracciari e Alfredo Catarsini che si assembrano senza legami e necessità, appena colti dalla tavolozza. Prolisso e disordinato Corpora non va più in là della sensazione. Franchezza e freschezza non gli mancano: è legato al quadro che dipinge con le vene. Forse una maggiore elaborazione, un impiego meno sfarzoso delle sue naturali doti daranno una più giusta misura delle sue possibilità che vanno oltre gli schemi e i modi. Comunque anche l’improvvisazione non è mai priva di grazia; la pennellata è un pensiero rapido desioso di comunicare una sensazione urgente. Il tessuto pittorico ha la fragile umidità di certi postimpressionisti; fragranze alla Matisse, contrasti alla Bonnard, e qualche volta, specialmente nei paesaggi, si sente Derani e Wlaminck. Ma Antonio Corpora non va amministrato col contagocce e la sua mostra organizzata alla Galleria del Milione ci ha dato più di una lusinga. Tra queste verdure e fiori e marine respiriamo un'aria mitica che ci è familiare, E la luce è quella stessa che ci ha maturati. Luce un poco pazza e sterminatrice laudata sia nel paese delle

CORPO RA ITALIANO TUNISI

nebbie,

RAFFAELE

CARRIERI

ntonto Corpora è nato a Tunisi. E quando diciamo Tunisi è come dire Si cilia, Italia. Il suo prefattore, in una paginetta, ci dà persino un rilievo geografico esagerando un poco: «L'Africa del Nord, così vicina all'Europa, possiede

una

Eppure,

parallelamente

vita

artistica

da noi

quasi

quella

eùropea,

sconosciuta,

come

se

il Continente

Nero fosse ancora chiuso nel suo mistero, isola lontana dalle vie più battute del mondo.

a

nel

Nord-Africa

s'è

svolta

nel-

l’ultimo ventennio una cultura che presenta specifiche qualità del luogo pur essendo

permeata di spirito curopeo. A Tangeri, a Tunisi, ad Algeri si parla già di un popolo eurafricano, e di uno spirito particolare, che si ispira a determinati caratteri, nuovi per

l'Europa

e per

l'Africa:

si pensa,

insomma,

a

una

civiltà

nordafricana ». Il di-

scorsetto è troppo complicato € rischia di confondere le buone qualità di Corpora che non hanno niente a che vedere coll’Africa del Nord ma sono nostrane e familiari: estro, improvvisazione, fervore, e una certa sfarzosità sonora e luministica più che africana meridionale. E se influssi ci sono bisogna cercarli altrove, nelle tendenze della pittura degli ultimi vent'anni, dall’astrattismo al sensibilismo, Non ‘Africa del Nord, ‘dunque, ma Sicilia, Italia. Il continente nero è soltanto una frase. Siciliana è la famiglia di Corpora trapiantata a Tunisi alla fine dell'Ottocento. Il

più giovane è Antonio, poeta e pittore. Non conosco gli scritti di Corpora ma de-

‘ono essere impregnati di questa stessa luce mediterranea, elemento dominante dei suoi. dipinti: alghe, verdure, pesci, acque, fiori, sono come smemorati e formano

lina festosa simbologia solare. Le esperienze e le inesperienze di Corpora sono le Stesse di quelle che animano tutta la pittura contemporanea: postimpressionismo, cubismo, eccetera. La sua prima avventura pittorica deve risalire al Braque delle nature

morte;

sizioni

una

la

simpatia

per

l'oggetto

in

come

problema

plastico,

il suo

svi-

iuppo nella forma-colore, le arcane corrispondenze e metamorfosi dei volumi nello spazio l'hanno dovuto attrarre e facilmente ipnotizzarlo. Si sente nelle sue compoclassifica

‘per

le

linee,

una

determinazione

e

limitazione

volumetrici

Corpora esplora la forma col colore; man mano che dipinge la concreta. Spesso l'estro lo svia e allora invece di precisare e approfondire accumula sensazioni su sensazioni; è troppo impaziente e sfavillante per non ‘sfuggire al provvisorio; dell gghezze lo confondono; la luce disgrega e diluisce la partitura dei toni

da « Natura morta» di Antonio Corpora, il pittore tunisino che ha suscitato la viva ammirazione del pubblico esponendo le sue opere alla Galleria del Milione a Milano.


1323

CAMERA LA NUOVA E DELLA DEI FASCI ORPORAZIONI (Continuazione.

Vedi

numeri

pi precedenti

FASSINI Alberto Corporazione dell'ospitalità

RAPETTI Edoardo Corporazione dell'ospitalità

GIULLINI Leone Corporazione dell'ospitalità

SENSANELLI Nicola Corporazione dell'ospitalità

Giovanni COCCA Corporazione delle profes. sioni e delle arti

GORLA Giuseppe Corporazione delle profes. sioni e delle arti

DEL DEBBIO Enrico Corporazione delle professioni e delle arti

GAETANI Livio Corporazione delle profes. sioni e delle arti

RABBOTTI. Cello Corporazione delle profes sioni e delle arti

BATTIFOGLIA Giuseppe Corporazione delle profes. sioni e delle arti

ASQUINI Alberto Corporazione della previdenza e credito

CANDIANI Luigi della previe credito

Corporazione della previ-

DE LA FOREST Emilio denza e credito

Corporazione della previ-

MASETTI Enrico denza e credito

Corporazione della previ-

VITALI Carlo Vittorio denza e credito

Corporazione della previ-

BRASS Alessandro denza e credito

Consiglio Naz. del P.N.F.

consiglio Nas.dei PN.

MORELLI Eugenio Corporazione della previdenza e credito

BOFONDI Eugenio Consiglio Naz. del P.N-F.

PAZZAGLI Leopoldo Corporazione denza e della creditoprevi-

BILUGAGLIA Luigi Corporazione denza e della. creditoprevi-

GORINI Alessandro Corporazione denza e della creditoprevi-

vi Goroorasical delle vas denza e credito

.

D'ANDREA Ettore

TUTTILMONI


dell'amore. Parlo alla fanciulla che ho rapito, e che m'ascolta sfogliando una rosa bianca. D'ogni petalo tolto fa poi una bolla, che si fa scoppiare in fronte: graziosamente, sbadatamente, guardando le nuvole fuggitive. Vuole la superstizione, ed io lo so, che più forte è lo scoppio, più consenziente è il cuore. Dà, qualche volta, la foglia di fiore, contro la bella tempia, una vera detonazione: e allora un languore riconoscente mi coglie, snervaridomi le braccia; e la remata si. perde; e l'onda se

la porta via. La

signorina

nel danzatoio,

Piera

è pavese

e adesso

e violinista.

in questo

diporto

Se ha acconsentito, sull'acqua,

è stato

prima,

per

una

a seguirmi duplice

no-

stalgia di musica e di Ticino, Qui sfociano i flutti del suo fiume; e qui arrivano i palpiti dei suoi violini. Per loro, se non per me, certo la giovinetta è commossa.

Di questa commozione vorrei palpitare, lo confesso, alternando ai colpi energici del

remo quelli melliflui dell'eloquenza. Ma la fanciulla resiste. Sotto l’esangue luna e fra le sue rose bianche, ella è casta oltre ogni dire. E come volge i begli occhi al-

l'ingiro, fra i monti sorgenti dalle acque, mi fa ripensare a Lucia nell'ora pleni-

lunare della fuga: una Lucia accompagnata anziché da un Renzo leale, da un insidioso Don Rodrigo. Non essendo ben sicuro d'intenerirla, tento d'impressionarla. E come le parole dolci si sono un po' perdute, senza risposta, sulla brezza del lago, mi dò a raccon-

tarle storie da far paura: storie a cui mi pare possano contribuire, in naturale

armonia,

l'ora notturna,

le nuvole

luttuose e quel sassofono

lontano che ora si di-

rebbe un ploro d'ondine, ora un ghigno di streghe, ma sempre riesce a levare un brivido, a scuoterci il cuore. —

Questo è l’isolino

di San Giovanni;

spiego —

e quella

è l'Isola Madre,

nei

cui giardini Wagner ebbe per la prima volta la visione di Kundry, la maga. Tutto doveva

essere magato,

un tempo,

in questo

bacino delle Borromee.

Laggiù

nell'Isola

Bella, ancora nei primordi del cristianesimo, dovevano aver luogo orgie, ridde, orrendi sabbath di versiere; se il monaco esservi bruciato vivo.

Arialdo, venutovi

a insegnare

la purità, poté

— Arso, perché casto? — Giusto castigo — aggiungo, più subdolo che mai — per chi non abbia fiamme nel suo cuore, Ballarono intorno a lui, legato ignudo a un cipresso convertito in

torcia odorosa, le Ecube dell'isola fiorita. E là un cipresso ancor dicono stregato, e fuggito dagli usignuoli come se ogni fronda

vive, che ancora nascondesse uno

sparviero. Tutto, vi ripeto, è stregato intorno a noi. Sentite quei cani che latrano, l'uno dopo l’altro, laggiù, sulla strada di Pallanza? — Oh! lo so. È il veterinario Bolter che rincasa, dopo la partita di ramì al Caffè Bolongaro. Tutti i mastini di guardia alle ville lo riconoscono al fiuto, e urlano ricordandosi dei purganti... — Non è per questo, signorina. Gli è che s'odono, nelle ore di luna, voci sibilline

discendere dalla Castagnola e che Villa Cavalieri è tuttora frequentata dai diavoli. Ora i cani, lo sapeva anche Goethe, riconoscono Mefistofele. Passano degli spiriti, in questo momento, su quella strada! E cerio una fata turchina, come vuole la

leggenda, aleggia su quel mazzo d’erbe flottanti, dalle dimensioni d’un talamo, a cui sbarcano nottetempo tutte le coppie di contrabbando, e che i Conti Borromeo, eredi d'un santo, vorrebbero pudicamente chiamare Isola Malghera, ma che il popolo non riconosce che come Isola degli Amori. — Oh, vergogna!

— Ma più magato di tutti è l'Isolino. Perché, dunque, credete che i pescatori di bottatrici accendano una lanterna rossa a quella Madonnina d'alabastro che le sta presso, appena emergente dall'acque? È contro gli spiriti, contro i sortilegi. L'Isolino ne ha patito, come narrano storie e leggende, per tutto il Medioevo. Esso è

ancora pieno d’arcani. E le sue piante Dovete sapere, ad esempio, che ad un

stravaganti! E le sue faune indecifrabili! certo tempo San Giovanni fu invaso dai

topi: certi topi rossi di cui non s'è mai saputo l'origine. E che da un pezzo vi abita

un falco, in misteriosa placidissima intesa con delle colombe, che non lo temono, e dei fringuelli, che pure sotto il suo lugubre volo cantano a distesa. Non c'è Satana

in tutto questo? E non doveva esserci il demonio, in quella gatta bianca, che veniva

a pescare in riva al lago, otto anni fa, solo nelle notti di luna? Me la vedo ancora, col suo zampino di piuma, furare un’anguilletta dall'acqua d'argento, per subito riscomparire nel bosco da cui era venuta. L'Isolino era allora abitato da un ame-

ricano, scultore e cabalista, che fumava la pipa, studiava magìa nera.

OSSERVATORIO

e scolpiva

la sposa nel granito di Baveno, facendola posare al sole senza veli. Mirabile era questa nudità, che attirava d'ogni dove i barcaioli distraendoli dalla pesca; e non v'ha dubbio che l’anima di Arialdo martire dovesse fremere nelle sue ceneri. Venne poi, come affittuario, Toscanini. Senza dubbio egli ebbe il merito di riconoscere la bellezza di questi luoghi, ultimo fra i tanti artisti del passato che se ne compiacquero, e di onorarli frequentandoli. Ma quel giorno ch'egli raccolse in giardino il Quartetto più famoso d'Europa, affinché sonasse in onore dei suoi amici Ebrei, allora profughi dalla Germania e sparsamente attendati tra Locarno e Ascona, un alito diabolico tornò certo a spirare sugli strani alberi dell’Isolino, in vista del falco vegetariano e delle attonite colombe. Me lo ricorderò sempre, quel giorno. E i visi stravolti, gli adunchi nasi, gli occhi vendicativi convenuti là, nell'isola dei topi rossi, al rezzo delle araucarie stormenti e dell'olea fragrans. Ricordo Ludwig con quel suo tremito nelle labbra. E un rabbino in falde e scarpe gialle. E Remarque, l'autore di All’ovest niente di nuovo: biondo, bello, altezzoso, cattivo. E la moglie di Remarque, vera maga di Galilea, con due smeraldi in petto assoluta+ mente simili agli occhi nel verde gelido splendore. Tutta Sion era là, ebbra di musica, ebbra di rivincita, riddante come negli antichi sabbath intorno al Maestro, mu-

tolo, assorto, un po' seccato, e vestito di nero.

\OTTURNO VERBANESE. — Rapisco una fanciulla (rapisco, s'intende, con le buone) dal più bel dinzatoio del mondo; quello che si rinfresca e si profuma, dalle dieci di sera al tocco, fra gli alberi alti e le sognanti statue del giardino di Villa Melzi, in quella che fu già detta Pallanza, prima di chiamarsi Verbania. , È mezzanotte. Ci sarebbero anche le stelle, s'io scrivessi in versi. Dati gli obblighi di precisione che spettano a chi fa solo della prosa, debbo invece attestare che nel cielo delle Borromee stanno ancora delle nuvole, anzi dei nuvoloni: scuri, aggrondati, da tregenda, che ogni tanto tetramente si scontrano, simili a spettri di giganti in zuffa, e fra cui la testa mozza della luna ora appare ora dispare, atterrita, di corsa, quasi cercando un rifugio dall'uno all’altro orlo macabro dei nembi. C'è un'ombra di lutto, sul pallore della luna. Viene essa da Ascona, rifugio d'hommes nature che amano bagnarsi, la notte, nel suo lume e forse è così velata per essere passata sopra un campo di nudisti. Come il nostro idillio è decentissimo, la faccia dell’astro pare tenerci d'occhio, pure con la sua desolazione, con ogni sorta di benignità, Sul tonfo dei remi, a cui fa eco l’accasciato sciabordio delle sponde, ogni tanto ancora s’incide un trillo dî violino, un singhiozzo di sassofono: e nel ricordo dell'orchestrina che abbiamo lasciato là, fra i grandi ‘alberi stormenti, sotto il monocolo vigilante del nobile Moriggia e l'occhio cieco delle statue, la mia compagna batte il piede in misura, abbandonata, immemore, con un fervore appassionato che accentua il dondolio della barca sui flutti, Vogando, le parlo. È incredibile come la cadenza dei remi favorisca le effuSioni

del sentimento. La remata, è il contrappunto; il cigolo degli scalmi, il pedale. E allora l'anima, senza pur volerlo, canta. Così sono nate, su questo e su gli altri bei laghi di Lombardia, quelle romanze in ottave, dette appunto barcarole, che per tutto il patetico ottocento formarono, rilegate in raggi di luna, tutte le crestomazie

— — — — non

Ora non vedo che un lumino acceso, nell’Isolino. Ci sta forse un eremita? No. Soltanto un milionario. In penitenza, forse. Non so. I milionari sono, spiritualmente, gli uomini più poveri del mondo, e m'interessano. Quindi, non li conosco, Di questo ch'è successo a Toscanini nel-

l'affitto di San Giovanni, una cosa soltanto conosco: — Imprudenza?

ed è la sua imprudenza

E perché?

— Ma pensate, dunque. Un milionario che vive, solo con due domestici, in un'isola deserta! Due barche, cento lire a un vagabondo perché tagli i fili del telefono, e il colpo è fatto. Io approdo con una delle imbarcazioni: coltello in bocca, pistola alla cintura, L'altra fa la guardia, fingendo di pescare le bottatrici, sotto la lanterna rossa accesa alla Madonnina d’alabstro. Alto là, mani in alto, e fuori un milione. Cosa ci vuole? Al tempo dei Mazzarditi, laggiù verso i Castelli di Cannero, si osava molto di più. Notate che il milionario, in questi giorni, non tierie' acceso che quell'unico lumino da veglia. Forse studia. Forse ha dei rimorsi. Forse fa dell'occultismo. Chi sa? — Vogliate riportarmi a riva, amico mio. Non mi sento bene...

Stupito, e un po' contrariato d'un sì improvviso malessere, rivolgo rapido il remo,

E una volta sbarcati

cista e sensibile, abbia

a Verbania,

la giovinetta

mi

spiega

perché,

interrotto il nostro tenero notturno,

Non

per quanto

musi-

c'è in lei male

di

sorta. C'è stato solo un po’ di paura. La mia mente è troppo fantasiosa; troppo ve-

ridici i miei progetti pirateschi. Non sì sa mai, I diavoli vaganti nell'aura delle Borromee avrebbero potuto tentarmi ad altre malefatte, oltre l'immaginato assalto ad un milionario. Meglio allora tornare a terra, all’asciutto ed al sicuro: lontani dall'isola di Arialdo, dall'Isola degli Amori; ma soprattutto da quel misterioso, pe-

rigliosissimo Isolino, dove i falchi e le colombe finiscono, non sì sa come, per in-

tendersela anche troppo bene.

MARCO

RAMPERTI


TREMILA SOLDATI DI FRANCO RICEVUTI IN UDIENZA DAL PAPA

Sopra: il generale Gambara comandante dei Legionari in Spagna, rende filiale omaggio al Santo Padre. - Sotto: le valorose « Frecce » lungo la via della Conciliazione, dopo l'udienza in Vaticano.

Sopra: I tremila soldati spagnoli appartenenti alle « Frecce » che hanno accompagnato i Legionari al loro ritorno in Patria, sono stati ricevuti in udienza dal Sommo Pontefice. Ecco Pio XII mentre rivolge alle « Frecce» paterne parole per aver salvato la Spagna. - Sotto: la missione militare spagnola con il ministro Serrano Suîier, prima di essere ricevuta dal Pontefice


AVVENIMENTI DI MILANO

La generosa e ospitale Milano ha tributato ulle 3000 « Frecce Nere », reduci dall’apoteosi dell'Urbe, le più cordiali e festose accoglienze, quasi a ribadire la simpatia e la riconoscenza ai prodi che în terra di Spagna, accanto ai nostri Legionari, hanno difeso con le armi e con il sacrificio la comune civiltà latina e l'ideale fascista. L'arrivo è avvenuto Scalo Farini e incontro agli ospiti sono accorse, ine sieme alle autorità, anche le donne fasciste,allocariche di fiori che hanno poi offerto, come vedete a sinistra, ai soldati spagnoli; sopra, le « Frecce » incolonnate lusciano la stazione dove sono Fiera state accasermate. Continuando in città e in provincia quelle « preseper direcarsi. contattoalla+ con il popolo che confermano la spontanea e fervida adesione delle masse alla politica del Duce, il Federale sì è recato nei giorni scorsi a Vimercate dove ha parlato ai lavoratori del Naanche sostato zionale (sotto a sinistra), e alla Manifattura Tabacchi di via Moscova: qui egli haCanapificio (sotto a destra) nel reparto maternità dove sono amorevolmente assis bimbi delle operaie.


UOMINI

*

DONNE

E FANTASMI

TACCUINO DI UNA SETTIMANA A ROMA unque il ministro Alfieri, durante il rapporto tenuto a Cinecittà il 30 maggio, ha annunciato l'istituzione di un premio di centomila lire per un soggetto sceneggiato. Mi par di vedere da qui il sorriso col quale chi si occupa di ci-

nematografia, o di cinematografia pretende occuparsi, accolse il lieto annun-

cio. Centomila lire sono molte anche in tempi, come questi nostri, assai carestosi. Direi anzi che sono troppe, soprattutto se si pensa alle modeste somme con le quali

in Italia, si premia uno scrittore, poniamo, o un poeta. Ma « carmina, voi già lo sa-

pete, non dant panem » (e se oggi non è più tanto vero, è bene che l’antico detto rimanga vivo, a sancire se non altro il sublime disinteresse dell'arte). ‘È giusto che il pane ce lo dia, e in abbondanza, il cinematografo che essendo la più giovane delle arti ha l'obbligo di essere la più generosa. Ben vengano dunque le centomila lire del Ministero della Cultura popolare. E tanto meglio se andranno a un artista vero, a un

uomo meritevole il quale se ne possa servire magari per scrivere in pace un'opera

di poesia... Ma non si creda che centomila lire possano risolvere i complessi e molti mali da cui è travagliata la nostra cinematografia, È naturale ci si preoccupi del soggetto e

della sceneggiatura essendo ormai chiarissimo anche ai ciechi che senza un buon

soggetto e una buona sceneggiatura non ci può essere un buon film. Ma se anche dal concorso indetto dal Ministero della Cultura popolare verrà fuori un bellissimo film

nofì per questo potremo andare a letto con la coscienza in pace, sicuri che al nostro

DIES un'alba nuova splenderà sulla città del cinematografo. Non bisogna farsi il-

ioni. E mi par di aver capito, attraverso le parole pronunciate appunto davanti

a noi il 30 maggio, che anche Alfieri non se ne fa. (Come non se ne fa Vittorio Mussolini, a giudicare dal commento al discorso Alfieri, apparso nell’ultimo numero di «Cinema »). Sono le idee, sono i metodi che non funzionano. Bisogna cambiarli. Direi anzi che c'è tutto da rifare, se si vuole che il nostro cinematografo si metta final-

mente al passo e dica una parola sua, schietta nuova italiana al pubblico che da tanto

tempo e sì pazientemente codesta parola aspetta. Intendiamoci: due o tre film assai pregevoli siamo riusciti a farli. E non sì chiede certo che da Cinecittà escano capo-

lavori a getto continuo. Ci mancherebbe altro. Si vorrebbe piuttosto che la produzione

media fosse migliore, più controllata e vigilata. Che tutti quei filmetti che ora vanno in giro suscitando ovunque proteste o sbadigli fossero una buona volta sostituiti da altri film magari senza pretese ma chiari onesti, con un'ombra almeno di stile e di buon gusto. Non dovrebbe essere difficile, Soprattutto se ci si decidesse a toglier di mezzo le erbacce, ad estirpare le male piante, a rivedere accuratamente gli usi e i costumi di Cinelandia, a non fare neppure un centesimo di credito a chi non se lo merita e a dare invece aiuto e conforto a chi dimostra di voler lavorare seriamente, con onesta coscienza. Non dovrebbe essere difficile medicare e guarire i molti mali del nostro cinematografo. Basterebbe essere profondamente convinti che tali mali esistono e vanno guariti, magari a poco a poco con mani caute e balsami soavi. Codesti mali il Ministro della Cultura popolare ha dimostrato, col suo discorso del

30 maggio, di conoscerli uno per uno dandocene in quel discorso un’acuta diagnosi.

E quando un male è individuato la cura e la guarigione sono assai più facili... Per ciò siamo sicuri che le cose prima o poi finiranno col mettersi sulla buona strada. Nell'attesa, ben vengano, ripeto, le centomila lire del Ministero della Cultura popolare. Saranno benissimo spese se anche in minima parte esse contribuiranno ad accrescere luce e decoro al nostro cinematografo.

Viviane Romance è una donna puntuale, Aveva annunciato che sarebbe giunta il dato giorno alla data ora, E il giorno fissato, all'ora fissata la vedemmo apparire sulla soglia degli stabilimenti Scalera, con un sorriso di circostanza e un cappellino nero guarnito di roselline rosse che gettava una luce incantevole sul suo volto di donna sana prosperosa e ridente. Sapemmo poi che temendo un ritardo, la bella Viviane aveva lasciato a Cap Martin l'automobile con la quale era partita da Parigi e aveva preso il treno. Che, specialmente per un'attrice cinematografica, è un mezzo assai antiquato e poco vistoso di viaggiare ma in compenso ha il vantaggio della puntualità. Ci dicono che da quando è diventata celebre, ossia da ieri, Viviane Romance, sull'esempio delle sue maggiori o minori sorelle, s'è messa anche lei a fare i capricci. Ignota o quasi, era una preziosa compagna di lavoro: puntualissima e attentissima. Nota, il suo vrologio non segna più l'ora giusta e i suoi nervi scattano spesso come la lancetta del sismografo al più lieve tremito della terra. Se è vero, per il suo arrivo in Italia e a Roma ella fece un'eccezione, dimenticando lo capricciose leggi che regolano la vita di una diva, E di questo omaggio all'ospitalità le fummo grati. Molto anche ci piacque di vederla, dopo i soliti convenevoli, mettersi subito al lavoro con un'intelligenza e una buona grazia davvero straordinarie. Ai tre giornalisti che per i primi le furono presentati ella rivolse parole amabili ma senza pose. Né si mise in posa quando uno dei nostri colleghi, tirata fuori la « Leica », si dette furiosamente

a fotografarla. Viviane, ci disse poi il segretario, non

tanto esaminava

attentamente

tollera di essere

fotografata all'improvviso. Ma in quella circostanza non lasciò trapelare alcun disappunto, rivolgendo anzi all'indiscreto sovrisi di approvazione e di incoraggiamento. Ini figurini che andavano

mostrandole e alcuni «albums»

contenenti stampe colorate del vecchio Messico (dove appunto si svolge l’azione del film), commentandole man mano con giusta misura e intelligenza. Chi l'ha vista sullo schermo non può figurarsela bene nella realtà. Sullo schermo, tanto nelle vesti della sensualissima popolana di Napoli terra d'amore che in quella dell'appassionata ballerina di Allarme a Gibilterra, Viviane Romance è assai diversa dalla quieta e ridente signora seduta di fronte a noi. Dimenticate la solita immagine della «diva» come suole esserci presentata dalle case cinematografiche, cioè con quel tanto di falso e di composto che hanno le fotografie fatteper svegliare la vostra curiosità, e pensate piuttosto a una giovine sposa di provincia. cui il viaggio e le emozioni han fatto salire un'onda di calore al volto. Dovevano farle male le scarpe nere, di vernice. E tratto tratto, quando poteva supporre che i nostri sguardi fossero rivolti altrove, con le dita grassocce correva a tentarne il tallone, sperandone sollievo. E anche questo ci piacque. Come se quel volgare dolorino fisico l’avvicinasse a noi e, toltale l’aureola incandescente della diva, ce la restituisse, nella sua umile e dolorante umanità di donna. Vicino a lei, Georges Flamant magro) e biondo, gli occhi cerulei di un uomo del Nord a il volto un po' ambiguo, vicino a-lei, così tipicamente meridionale con una luce, sulla faccia, calda di sole mediterraneo. Flamant faceva un bellissimo contrasto. Egli

La bella ed espressiva Viviana Romance, che avete ammirato nelle vesti della popolana di « Napoli terra d'amore » e della ballerina di « Allarme a Gibilterra » è da qualche giorno a Cinecittà, dove si appresta a girare un nuovo film.

parlava poco, senza mai sorridere. E lei di tanto în tanto gli rivolgeva uno sguardo col quale pareva volesse domandargli perdono di sorridere, date le circostanze, col suo più luminoso e strascicato sorriso. Vedo — e questo non entra affatto col mio taccuino romano — che Marco Ramperti, in uno degli ultimi « Osservatorii», accennando a certe attrici cinematografiche apparse come stelle di prima grandezza e subito scomparse, si domanda perché «l'avoriato volto di Herta Thiele, luminoso di tutte le stimme che abbiano mai rifulso in fronte alle più commoventi Madonne del Reno, non sia mai più apparso sullo schermo tedesco », Tu dunque, Ramperti, non sai. Non sai che durante la lavorazione di quel film che la rese celebre, la bionda Herta si affezionò talmente a una delle sue compagne che morta costei di misteriosa morte, ella scomparve da Berlino e per molti anni non se ne seppe più nulla. In seguito a ricerche fatte da Dorothy Vieck si è venuto ora a sapere che Herta Thiele vive oscuramente a Losanna, impiegata, pare,

in una fabbrica di guanti,

Se avrai occasione di passare per quella città ricerca, o Marco, la cara guantaia e portale anche i miei saluti con l'augurio che ella torni presto al cinema, per il quale

è nata.

È

A proposito di Poil de carotte e delle sue vicissitudini cui facemmo cenno in una delle ultime nostre cronache, la Direzione Generale per la Cinematografia ci comunica

quanto segue:

«Il film fu importato in Italia alla fine del 1934.

Approvato dalla censura in sede preventiva l'8 febbraio 1935, per suggerimento della Direzione Generale per la Cinematografia, fu proiettato in edizione originale al Supercinema di Roma, nella serata di gala per il 40° anniversario della invenzione di Lumière, ed ebbe naturalmente un eccellente successo. Poi non si ebbero altre notizie fino al 9 marzo 1936, quando fu presentato nuovamente alla revisione in edizione doppiata, sotto il titolo Angeli senza pace. La Commissione di revisione rifiutò il nulla osta, non per il contenuto del film, ma per il cambiamento di titolo; per la qualità del doppiaggio indegno del valore artistico dell'originale; per la ingiustificata mutilazione di circa 360 metri che ne deformava il contenuto, rovinandolo dal punto di vista artistico e spettacolare. Ripassato in censura l’11 maggio 1936, nella sua integrità, con il suo titolo e corretto sufficientemente nel doppiaggio, il film otteneva finalmente il nulla osta. Ma per ra-

gioni di carattere commerciale esso veniva messo in circolazione soltanto ai primi giorni del 1938. Essendo sorti dubbi sull'opportunità di mettere in circolazione un film di tale qualità sei anni dopo che era stato girato, veniva disposto per una nuova revisione del film, che non dette luogo a rilievi. Il nulla osta per la proiezione veniva perciò confermato. Ma il film si fermava nuovamente sempre per ragioni estranee alla censura e al Ministero. È

Oggi, terminata la i odissea, è riapparso ‘in pubblico». E questo serva anche di risposta a quegli amatori cinemat

i

è

di Verona mi hanno scritto per domandarmi se veramente il rea

per la prima volta in Francia più di sei anni fa. Se codesti amici veronesi ‘avessero

letto la mia cronaca su Pel di carota dove appunto si diceva che il film fu dato Parigi nel 1933, avrebbero potuto risparmiarsi la fatica di scrivermi. ; ADOLFO

FRANCI


GINO IN È d'accordo

ROCCA

nei-

riconoscere nel Amante il più felice lavoro di Rocca e nella speranza di strappare con nel Mondo senza gamberi quello Terzo Qui sopra: il finale del terzo atto del « Re povero » di più intelligente e originale. Però l’opera più la reggia l'investitura di fatGino Rocca; e qui sotto l'interessante espressione e alta che l'amico nostro abbia data alle scene è senza dubbio questo Re Povero l'eccellente trucco Gi Ruggeri per questa sua stupenda to, se non di diritto, del reaccolto con onori trionfali al Nuovo, interpretazione che gli ha fruttato unanimi elogi. gno. Halma può scrivere sulHo assistito alla rappresentazione della fiaba con un interesse che la semplice adesione del critico di buona fede verso tutte le opere che siandava oltre l'assegno che l'avversario gli tende la cifra che vuole, la più di conservare una dignità al nostro teatro, Qui non era in ballo solo il propongono successo di 8 \ perfino quella che pa: una commedia. Di commedie che piacciono Pochissime sono rappresenti l'intera ricchezza invece quelle che consolano, che innalzano, chece ne sono molte, i valori eterni dello di Tempsey. È quel che fa il spirito contro ogni mattezza e confusione, che riconsacrano la fiera solitudine degli re mentre all’altro tremano le radicati. Uno sradicato dal suo tempo è Halma. Ilesaltano suo gesto vuol essere un monito mani e il viso gli si scolora, agli uomini d'oggi, incaniti dal bisogno di più avere che è una delle maledizioni non è qui la vittoria del dell'epoca nostra. Essi sono a tal segno schiavi delle loro brame da considerare la reMa povero. La sua schermaglia povertà la più umiliante delle sconfitte. Una sconfitta da riscattare con ogni mezzo, col plutocrate americano non è anche a costo d'inferocirsi, anche a costo di vendersi al diavolo. Invece Rocca ri. stata che una finta, non ha colloca la povertà tra le beatitudini, Il suo Re Halma potrebbe ripetere la male. avuto altro scopo che di far dizione di Cristo sulla montagna: «Va vobis divitibus». Non é'è altra ricchezza passare un brivido sulla schiefuori della coscienza. Chi si ferma al possesso delle è perduto, Un canito nel na del suo antagonista. Prodeserto e una fiaba. Come tutte le fiabe è fatta per cose i fanciulli. Cioè per i poeti, prio quando ha finito di riemquesti eterni fanciulli, questi re poveri per eccellenza. Re: perché il sentimento del. pire l'assegno, con una cifra la bellezza e la gioia di cantarla dà loro una signoria che ha l'eguale nel mon. che liquida tutta la sostanza di do. Poveri: perché i poeti, se degni di questo nome, han non fatto prima di Halma il Tempsey, egli lo straccia in gesto che li distacca dai beni del mondo collocandosi, iddii segreti, nel cuore di tutti. faccia a costui, significando il pa superamento di una lotta che non contiene più il suo bisoNon è questa la prima fiaba di Rocca, il quale già nel Mondo senza gamberi diede gno di purificarsi attraverso una grossa sorpresa a chi aveva creduto di poterlo chiudere nei limiti del teatro l'assoluta povertà. Così abbandialettale (Se no i ze mati no li volemo) dopo averlo seguito nei suoi fortunati colpi dona la reggia alla avidità di mano sul terreno dell'esotismo liricizzante (Le liane) dell'intimismo (Gli amanti imdell'avversario. Dia questi alla possibili) e del realismo poetico (Il terzo amante). senza gamberi ci presentò sua vanità una soddisfazione un Rocca insospettato: un elegante favolista, unoIl Mondo smaliziato umorista. La favola che avrebbe pagata col traconcludeva per la necessità del male. Per vedersi com'è, per prender coscienza del collo finanziario, Egli non improprio valore il buono non può fare a meno del malvagio, scoperta di quello pedirà che una reggia assai scienziato che aveva dato agli uomini la possibilità di uccidereLa impunemente aveva più alta innalzi il popolo al portato come conseguenza di stabilire nel mondo una pace fondata sulla paura. suo re fiorito giardino del Contro quella pace che svuotava di ogni significato bontà, si eran sollevati gli ricordo nel e del rimpianto. Un'eonesti chiedendo il ritorno all'antico regime. Ciò era lastato accordato, e gli uomini strema prova ha ora Halma eran tornati liberi di determinarsi al bene o al male secondo la loro inclinazione dell'amore. dei suoi sudditi. Favola pessimista, giacché puntava su gli uomini sono, Invece il Re Povero Quel laghetto da cui gli ameapre una finestra su un mondo migliore incarnatocomein Halma. Contro di lui che ricani per brutale malvagità esprime l'agonia d'una regalità la quale per sussistere si deve spogliare di tutto, ri fugiandosi nell'inviolabile dominio dei miti, contro Halma si oppone la bellicosa avevan derivato le acque, per impedire che fosse celebrata ferocia di Tempsey, sentinella avanzata una gente che, come Simone di Samaria, con una sfilata di gloriose gacomprerebbe con il denaro anche i doni didello Spirito Santo. Se questi è un perso: lee l'antica indipendenza della naggio storicamente e psicologicamente esatto, invece Halma è una generosa astra. patria, si era miracolosamente zione che serve a Rocca per fissare certa sua posizione antistorica. La rivolta di riempito giacché gli abitanti, Halma è un poetico anacronismo. I re debbono andare, e vanno in realtà, armooperando in gran segreto, eran nia con i loro tempi, ed è indubitabile che i sudditi di ‘qualsivoglia regno înpatriar= riusciti a derivare nel bacino cale avrebbero tanto da guadagnare dall'irresistibile pressione del moderno capitaarido le acque di un lontano lismo nelle loro terre. Non mancano ai monarchi e ai loro governi i mezzi per di fendersi da un'invasione che superasse i limiti dell'interesse collettivo per tentare fiume, Dunque la festa sì sarebbe celebrata, ed essa avrebaddirittura l'usurpazione aperta o mentita del regno. Ma Halma è ricorso & be riconsacrato il patto di femisure estreme per difendere l'indipendenza materiale e morale del non paese. Non deltà che lega i sudditi al loro ha fucilati i capitalisti stranieri e neppure li ha gravati di tali oneri dasuocostringerli a mollare gran parte dei benefici loro venuti dallo sfruttamento del sottosuolo. Si-è re. Non importava ch'egli fosse avulso da ogni proprietà terinvece lasciato spossessare pacificamente, e, quando ci viene presentato, lo troviamo rena. La sua sovranità aveva sede nelle anime, e come tale era incorruttibile. nella sua reggia come nell'ultima trincea sulla quale Ogni sta per abbattersi l'estrema volta ch'essi lo avrebbero desiderato, invocato, offensiva degli avventurieri d'oltre Oceano. Tutti lo hanno ricordato, egli sarebbe ritornato ministri, loro, spirito propiziatorio; li avrebbe assistiti sudditi, militari, chi per avidità e chi per bisogno. Giunge abbandonato: nelle ore difficili; gli avrebbe data unaa la notizia che i suo) meta sempre più alta da raggiungere... Che cosa nemici han fatto fallire la banca svizzera dov'egli aveva depositato significava l'esilio davanti il suo patripresenza invisibile del re nell'amore del suddito? Meno che nulla. Halma a questa monio privato. È la rovina totale, la prospettiva di un esilio lancinato dalla poteva miseria. lasciar serenamente la La sua miseria non gli avrebbe dati Eppure la calma del re non si scompone. La sua padronanza strani su gli eventi è bel- compagni di letto che suadiceterra. Shakespeare. Invece egli avrebbe trovatoquegli lissima e tocca il più alto segno nel dominio della poesia. Per un nella sua momento quando povertà uno stato di grazia perenne. lo vediamo trasalire di meravigliata tenerezza davanti alla rivelazione dell'amore di Ecco una commedia che ognuno di noi vorrebbe aver scritta. C'è in essa una Silvia, la figlia di Tempsey, lo riteniamo perduto. Pensiamo che possa riuscire ad dignità che incanta; una castità d'invenzione e di parola che si riflette dal persoun cuore appassionato di vincere una resistenza contro ha potuto finora naggio sulle cose che tocca, sulle vicine e sulle né la blandizia né la minaccia dei baroni del capitale. la quale nondubbio lontane; un innesto della realtà non regge. nel simbolo, operato con delicatezza suprema. Sentiamo Silvia confessare al sovrano che una vita nataIl danostro di espressione come lui le palpita in seno. questa Rocca non era arrivato mai, se non forseAd inunacertepurezza Il re risponde a quest'annunzio con un grido doloroso pagine de Gli ultimi fuma fermo. Trovando nella rono i primi. L'astrattezza che qua e là si avverte nell'opera propria superumanità la forza per giganteggiare su se stesso e sul proprio di Rocca non è uno dei lati meno caratteristici del suo talento. Egli può andare con egli respinge la donna. Silvia gli ha dato, sì, il conforto di un'illimitata destino, padronanza dal più attento realismo al più immaginoso lirismo, da questo al piùpariardito zione ma ora con la sua maternità in atto può rappresentare un pericolo devo. concetper tualismo. Era un peccato che un artista di così vaste esperienze e possibilità segnasse il principino erede al trono. Per ciò solo la è abbrancata ai nemici di Halma, da qualche anno il passo lasciando che altri È il momento più ardito della favola. Roccagiovine si mangiassero del campo. d'impeto raggiungendo Questo ritorno trionfale dica a Rocca tutto il bene che il pubblicoil gligrano la chiarificazione del personaggio in una sfera lodi haaltasuperato vuole e soprat. causalità ideale. tutto lo persuada che il suo posto di combattimento non può essere preso da alcuno, L'ultimo atto che svolge con drammatica concisione le fasi della lotta La recitazione di Ruggeri è stata un impegnata tra Halma e Tempsey per il possesso della reggiaestreme’ di precisione e di che ancora lega il re rilievo, Raramente abbiamo visto il grande portento piùdi ineleganza, povero alla sua terra è il più appassionante della bella vena. Era evidente ch'egli commedia di Rocca. Meglio aveva trovato in Halma il suo personaggio, attore che negli altri due la favola scende dal suo clima in cui versarsi con l'arcana astratto per precisare dei carat. Vibrazione di un'arte che sa come risolversi un'anima teri. Nella sua ambizione testarda Tempsey è stupendamente descritto. in musica. Mi sono anche molto pia= ciuti la signorina Cei fluida e colorita nella parte di Silvia e il Gizzi, egli è un eroe dell'avventura capitalistica. Lo vediamo rischiare il tutto ‘Apersuo. modo il tutto

LEONIDA

REPACI


LA SETTIMANA ITALIANA AL TEATRO DI KASSEL

Nei giorni scorsi si è svolta al Teatro di Stato Prussiano di Kassel una Settimana culturale italiana cui ha arriso il più vivo successo: l'interessante ciclo si è aperto con una rappresentazione del dramma di Rino Alessi « Caterina de’ Medici » che ha visto confermata la. calorosa accoglienza tributatagli dal pubblico e dalla critica italiana. La spettacoli si è chiusa con una recita di « Tobia e la mosca» di Cesare V.LusequenzaFradegli dovici. le altre manifestazioni va ricordata anche una esecuzione del « Matrimonio segreto » di Cimarosa, notevole per l'originalità della regia curata da Franz Ulbrich sopra qui una Osservate bella scena dell'opera Cimarosa, e sotto una scena della commedia di Ludovici con l'attore Prodowski (al dicentro) che del protagonista ha creato una figura viva e ben delineata. (Foto Max Nehrdich).

Sopra: una delle scene più forti del dramma di Alessi, quella fra Catèrina, di cui Luisa Glau ha offerto una magnifica € convincente interpretazione, -e Carlo IX;battrice ammirate la espressiva maschera de ll’attore Ernst Wendt nella parte dell’Astrologo.sotto,


BRE EI

GPRERE GIORNI "BOREA,

eatio di un cosidetto sommario della vicenda, che a noi sembra essere una delle maggiori contaminazioni dell’arte, riteniamo che alcune rapide osservazioni di carattere strettamente critico possano dare la chiave aella consiÙ stenza e della saldezza artistica e narrauva del romanzo di Noemi Carelli: « Borea ». La scrittrice esordisce nel campo del romanzo con un'opera di vasta costruzione e di sostanza sociale, esordisce, cioe, con una serietà d'intenu che sono in genere nelle possibilità dei narratori già lungamente provati dall'esperienza e dalla perizia tecnica. E opportuno tener presente queste considerazioni per poter vagliare, con giustizia € serenità, lo sforzo della scrittrice e le difficoltà che si opponevano ad un tentativo di questo genere soprattutto dal punto di vista tecnico per chi doveva ad un tempo alfrontare non solo un soggetto di carattere storico, ma anche personaggi e ambienti fortemente sfruttati dalle cronache, in modo che, fra l'assunto e il dramma, fra la storia e l’arte, nascesse un giusto rapporto di equilibrio. La stessa questione dello stile era tale da escludere a priori l'accordo dei vari critici troppo spesso portati a tener presente un modello di prosa a sé stante. Eppure la relli è riuscita poco merito), specie nelle zone più interiorisuche del romanzo, a tenere

(e ciò nun è la sua scrit-

vura aderente alla sostanza dell'arte e quindi a renderla insostituibile, e lontana soprattutto, da levigature stilistiche tine a se stesse e che tradiscono il belletto del volto sclerotico dell'arte, là ove il pensiero o la fantasia di un secolo si anemizzano € vogliono nascondere il vuoto o la futilità di un mondo concettuale, spirituale e fantastico, sotto il rivestimento delle sfaccettature e dell'intarsio formale e linguistico. Ver remmo dunque alla conclusione che lo stile della Carelli sia impeccabile? No. Affer= meremo soltanto che risponde alla natura stessa dell'opera. La quale è complessa e multilatere. Riguardata dal punto di vista dei problemi sociali e storici che essa proietta e prospetta, diremo che assurge a valore di testimonianza e di documento: utilissimi ‘elementi per un più chiaro contributo alla illuminazione di molti drammi internazionali dell’epoca. La Russia è scoperta nelle sue vere radici rivoluzionarie, vista da attore anonimo e non da spettatore, attore anonimo non del movimento sociale, ma del clima morale e spirituale; individualità integrante e integrata nell'anima di un popolo; psicologia collettiva; fenomeno di una crisi storica, analizzato attraverso. l'esperienza della vita vissuta nel marasma della crisi stessa. Ma tuttociò sarebbe potuto essere anche fuori dell'opera d'arte, sarebbe potuto restare come cornice dell'opera d’arte, sarebbe potuto, persino, diventare ingombro dell’opera d'arte. Era questo il punto cru: ciale della creazione, il punto di amalgama tra la storia e il romanzo, tra la realtà e la fantasia, tra la verità e Ja poesia. Noemi Carelli è riuscita nella sutura, è riuscita a cancellare la linea «ove le duo nature son consorti ». Ed è stata aiutata in ciò dalla sua stessa inesperienza (non teorica, ma pratica) di romanzatrice. Quel certo senso di sbandamento nella distribuzione della materia si risolve per la musteriosa legge della rifusione ideale delle varie parti in un ansioso e tuttavia dinamico equiliorio che acquista accenti, toni, moti e sensi d'immediatezza e di umanità e si accentua e si placa non solo nel dramma dei vari protagonisti e nella chiara intuizione psicologica dei personaggi, ma anche nel pauroso e tragico destino di un popolo. Il Lénin della Carelli, come già fu notato da altri critici, è stato, ad esempio, veduto dalla scrittrice non solo come forza demolitrice, energia storica, ma colto, anche nel suo congegno umano. Ora è ciò che importa ai fini creativi; e le creature, in questa trama di razze e tempi diversi, di ambienti nostrani ed esotici non perdono mai l'essenza della loro interiorità vitale. Questa aderenza alla verità che acquista l'affiato dell'arte attraverso l'elemento emotivo, anziché per via di elaborazione fantastica, ha dato pagine, scene, quadri che prendono lume, e vibrazione di immediatezza e di naturalezza ai di là dell'intenzione dell'artista, diventa forza nativa ed efficace impronta del sentimento @ della immaginazione. Ed è certo che tra le testimonianze del dramma politico del nostro tempo, questa della Carelli lascia solco, come opera che racchiude in sé artisticamente e storicamente forze ideali e creative salde e durature. GIUSEPPE

"ISABELLA Let quattrenne

VILLAROEL

D'ESTE, appena,

ritratta

insieme

alla madre

Eleonora

da Bartolomeo

Palazzo, scriveva francesco Ariosto, giureconsulto, come d'una ciolce idea, della mamma «so infante primogenita, so ‘delicie, so coresino ». La «dolce idea»!A distanza di quattrocento anni dalla-morte, ancora la gente, nelle stanze rinnovate del Palazzo Ducale al lago sorridenti pet quel senso dell'acque che avevano i Gonzaga, domandava sopra tutto di Isabella, alia mostra iconogratica di due anni fa, soffermandosi a lungo dinnanzi alle effigi tornate al caro nido. Quella Isabella? Una ferrarese dal largo petto. Tant'era l'aspettativa, che non si convinceva: e solo nell'ineffabile sorriso leonardesco ritrovava la; vaga immagme, che s'era figurata, l'enigma che più piaceva insoluto. Bellezza fisica, o soltanto fascino spirituale? A dire il vero Alessandro Luzio, che nel maggio mantovano ne commemora a palazzo il IV centenario della morte, in una dì quelle sue ammirevoli appendici alla «Galleria dei Gonzaga », con quello stile tutto suo, documentatissimo brillante e un tantino malizioso, aveva per suo conto già risolto il dubbio, ricordando la ripugnanza

di Isabeila ad « andare in volta depinta» e concludendo che era piccola anzichenò e grassa come un tordo, specie negli anni della fiorente maturità, se Bernardo Accolti, detto l'Unico Aretino, le appiccicava il nome di ficatella giottina. Più galante invece

Giannetto

Bongiovanni,

nell'ultimissima

edita or ora dalla Casa Garzanti

novità

(già Treves):

in parola, la sua «lsabella d'Este»,

suddito

anch'egli della corte d'amore

della Marchesa non toglie un ette al fascino muliebre di questa regina degli animi, il segno della stessa sudditanza, immaginarcela come ci vien descritta nei primi anni del suo marchesato: « fragile e bionda... nel dedalo dell'immenso palazzo, dove i Gonzaga hanno adunato quadri arazzi statue e gioielli; eccola errare pei cortili grandiosi,

‘amata da viva come da morta. E noi pure, forse, parteggiamo con lui, preferendo, sotto

per le lunghe logge che guardano il lago, pei corridoi, pei giardini che l'inverno ha reso brulli; eccola salire e scendere le grandi scale sulle-quali si può passare a cavallo.... »

Opera singolare, questa di Bongiovanni: storicamente esatta, svolge agilmente la tumultuoso e vario del rinascimento borgesco con una continua attrattiva di vicende vedute or di dentro e or di fuori e soprattutto icon un vita di Isabella sullo sfondo

calore, una simpatia, un interesse umani, che prendono il lettore e rimangono in lui anche a libro chiuso. Vorrei quasi dire che Giannetto Bongiovanni, mantovano, ha scritto di Isabella con quello stesso affetto che ne avrebbero potuto scrivere il fior dei gentiluomini, il fidatissimo della Marchesa, Baldassar Castiglioni. Badate a quella spe-

cie di confessione che gli sfugge con le prime parole: «La storia che qui si legge rappresenta quasi un ex-voto e nasce dai ricordi più lontani dell'infanzia ». E poco più avanti: « Lei, non riuscivo a vederla. La immaginavo bella, ma non sapevo darle un

volto. Per me era Isabella, la grande Isabella, senza sapere perché fosse grande». Grande per la sua vita simile ad un sogno, impressasi nell'aria, come, secondo Gabriele, s'imprime nell’aria il volto delle donne belle. Da questa lieve premessa, da questo direi quasi presentimento dell'adolescenza, rinasce Isabella alla corte degli Este, vien sposa a Mantova, s'adorna di vesti e di gioielli, sceglie quadri e arredì, si circonda di cavalieri e d'artisti, deliziosamente fresca, deliziosamente donna con la fine mano che l'Equicola diceva « oblunga et succi plena» sul capo selvaggio di Francesco,

vincitore di Fornovo. Come in un caleidoscopio passano figure su figure, il fosco Valen-

tino raffaellesco smagrato pel mal franzese e l’alta cupidigia, Lucrezia spagnolesca dal mento rigonfio e sensuale, la dolce cognata Elisabetta, casta e un po' golosa, a cui l’amica Isabella mandava da Mantova del «bon pesce», non senza qualche raccomandazione di non mangiarne troppo. E come volano i giorni, la vita si vive inesorabilmente!

Viaggi e viaggi, per quella vagabonderia-lasciatale-nel sangue-dagli estensi, e soste

Ecco qui sopra e sotto due aspetti del Villaggio del Libro apertosi in questi giorni ai Boschetti, di Milano. Come si vede dalla foto sotto l'affluenza del pubblico non è certamente mancata. Ai posteggi delle diverse case editrici hanno sostato moltissime persone desiderose di conoscere le ultime novità librarie. Il villaggio è stato visitato anche da S. E. Starace giunto a Milano per l'inaugurazione dell'Estate Musicale.

fulgenti alle corti di Ferrara, di Milano e di Roma, in mezzo agli intrighi dei politici, come un pesce nell'acqua, alle accademie dei letterati, regina dei tornei, alle imprese d'amore delle sue damigelle, onesta, ella che rivendicava col marito brontolone il diritto machiavellico di servirsi di quelle a scopo diplomatico, insospettabile essendo colei che gli era stata data di età «che non me ricordo mai esser stata senza l'amor suo ».Nelle giornate più felici, come in quelle romane alla corte di Leone X, par quasi di avvertire questa fretta indemoniata dei giorni e delle ore. Ancora un ballo oggi, domani, e arrestati, o attimo fuggente! Tutto passa e travolge. E una sottile, diffusa, crescente malinconia comincia, avanzando negli anni la Marchesa, a insinuarsi nelle pagine del libro. Muore il Marchese Francesco e lo scrittore ha una delle sue più toccanti rievocazioni. « Francesco salutò tutti... ai figli raccomandò di essere giusti... Rivoltosi a Isabella, le prese la mano che tenne a lungo fra le sue, le raccomandò i figli dicendo che egli aveva sempre apprezzato la sua saggezza, la sua bontà, la sua fedeltà... ». D'ora in avanti la sua vita si popola di ombre; partono i cari amici per il viaggio donde.nessuno è ritornato mai; Federico, il figlio, l'addolora posponendola talvolta alla favorita che porta indegnamente il suo nome stesso; e tuttavia nelle sue stanzette portate in Corte Vecchia, dove le troverete, l'indomabile sognatrice fantastica sempre, sulla negra scranna, d'arte e di viaggi, intesse sino all'ultimo la trama della sua vita ideale. E umanisticamente, senza timore, come nel lungo ciclo delle opere compiute, chiude i suoi giorni fra «i figli che aveva così teneramente e fedelmente amato » e, segno ineffabile di un'epoca, fra Delia e Morgantino, i nani prediletti, accomunati in un sol senso umano nell'ora del distacco. Adunque, piccola e grassa nella realtà, o alta e leggera nella fantasia?! Venite a Mantova e nelle sue stanzette, come nello scrigno d'oro della Rinascenza, riconoscete voi la dolce idea di questa inimitabile Isabella, PIERO GENOVESI


LA SETTIMANA ALL'ESTERO

A destra: la partenza dei volontari portoghesi da Salamanca per far ritorno in Patria. Ecco l'ambasciatore portoghese a Burgos, l’eroico generale Millan y Astray e don Nicola Franco mentre si recano a salutare i valorosi che tornano in Patria

Sopra: Il Re Gustavo di Svezia, per la prima volta in uniforme di Capo dell’Avi , consegna il vessillo a una squadriglia di nuova formazione, nel « Giorno della bandiera » a Stoccolma. Sotto: il comandante Oram, uno dei quattro scampati alla catastrofe del « Thetis », assieme a sua moglie dopo aver assistito alla funzione in suffragio ‘delle novantanove vittime. >

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Sopra: la Duchessa di Kent (la prima a sinistra) con il piccolo Principe Edoardo, la piccola Principessa Alessandra e la Regina Madre ricevono il saluto della Guardia davanti al Pala Buckingam Sotto: visioni della guerra che tra arabi ebrei e ingli sta svolgendo in Palestina. Un campo di prigionieri arabi chiuso con reticolati di filo spinato e sorvegliato dai soldati inglesi


imo Circuito dell'Impero a Roma. - Quì sopra: il cap. Bruno Mussolini dà il «via» alle 1100 eme. A fianco di Bruno Mussolini, S. E. Dino Alfieri. - A sinistra: Carlo Pintacuda vincitore assoluto su « Alfa corse » alla media oraria di km. 121,584, subito dopo l'arrivo.

Il primo Circuito dell'Impero a Roma. - Qui sopra: il cap. Bruno Mussolini e S. E. Dino Alfieri assieme a Franco Bertani vincitore per la classe fino a 1100 cme. - Sotto: Al Nuffield Trophy. Loyer compie un'ultima verifica al motore della « Maserati » poco prima della partenza.

Sopra: il primo Circuito dell'Impero. La partenza delle macchine allineate sul lungo al Lido di Roma. - Sotto: l'incontro pugilistico tra Lou Nova e l’et campione del mondo mare dei pesi massimi Max Baer svoltosi a Nuova York. Siamo ad uno dei momenti culminanti dell'incontro: Baer schiva abilmente mentre Lou Nova sferra un violento attacco.


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CISTITUTO OTTICO GIANNI VIGANO' e rmpenrezioni dell'occhio e le conseguenti alterazioni delle funzioni visive furono per molto tempo osservate e curate con sistemi del tutto empirici. Prima che Helmholtz inventasse l'oftalmoscopio, delle alterazioni interne dell'occhio che portano inevitabilmente all'abbassamento della vista, non si sapeva nulla. Tutte erano comprese in una grande classe detta delle ambliopie. La scienza con studi assidui si è posta alla difesa di quell'impori ‘tantissimo senso fisico ch'è la vista, ma tuttavia, per cause varie e complesse legate al progresso stesso. del mondo, non ha potuto rendere l'occhio

umano immune da difetti congeniti o acquisiti. ‘Probabilmente dai secoli passati ai nostri giorni il numerò di coloro che sono affetti da imperfezioni della vista è aumentato:

un aumento

sarebbe

del resto spiegabilissimo

dato che l'attività

umana

nei tem-

pi moderni è di sicuro assai maggiore che nelle epoche passate. Più lavoro, più applic: ione e quindi un consumo superiore di energia per il corpo umano, con logoramento più rapido dei singoli organi. Tra questi, gli occhi sono certamente da considerarsi come i più passibili di danno. Miopia, presbiopia, ipermetropia sono i termini coi quali vengono designate le principali alterazioni delle funzioni visive. In un occhio

avvenuto nel crinormale, detto con termine scientifico emmetrope, iraggi dopo il fenomeno di rifrazione stallino formano il loro fuoco sulla retina. Quando v'è una imperfezione visiva e cioè l'occhio è ametrope allora il fuoco non si forma sulla retina ma anteriormente ad ‘essa (miopia) o posteriormente (ipermetropia). Beninteso la formazione anteriore o posteriore dell'immagine è solamente teorica perché in effetti la

netta quanto maggiore è il grado di ametropia. retina la intercetta e si ha così una visione tanto meno non sempre è possibile accorgersi soggettivamente Infatti

Ra,

L'ipermetropia può essere latente o manifesta. l'occhio, per il suo potere di accomodazione consistente Tee TODI Di e erché specie nel giovani che è il cristallino a mezzo dell'azione del munella regolazione della tensione di quella lente naturale le immagini, sottoponendosi inconsciamente ad uno sforzo che con

la

alcuni aspetti del nuovis-

LSf010010, quia uperto in Piazza San aida angolo Corso dal dettaglio del Littorio dall'Istituto ottico Gianni Viganò. - Sopra: Rocchi. - Sot-| salone a terreno con pittura murale del pittore De

scolo ciliare, può percepire nettamente l'andar del tempo ne comprometterà le funzioni.

‘to: Un gabinetto medico oculistico al piano superiore.

î Sopra: Afitisala d'accesso al piano superiore. - Sotto: salone a terreno del negozio. Negozi - Piazza Cordusio - Corso del Littorio 22 - Pal. del Toro.

|

Di qui la necessità al menomo cenno di stanchezza o disturbo visivo, di farsi esaminare la vista da medico oculista specializzato. La correzione dei difetti visivi si ottiene, mediante l'impiego di appropri: lenti che a seconda dei casi potranno essere concave. o convesse o biconvesse, biconcave, piano-conve: o convesso-concave ecc. Quelli tra i nostri lettori che possono vantare un buon mezzo secolo di vi jcorderanno certamente come un tempo la scelta e l'acquisto, ad esempio di un paio d'occhiali fosse cosa q procedeva con estrema leggerezza e senza troppe preoccupazioni tecniche e scientifiche: L'ottico era semplice artigiano che spesso la faceva da oculista; nella sua bottega modesta, misurava la vista dei clii con sistemi non sempre precisi, poi su una montatura che, ove non fosse lavoro d'orafo per i ricchi, era di stituita da due cerchietti e due asticciuole di ferro, fissava le lenti e mandava al suo destino visivo d era ricorso alla sua competenza. Con quei sistemi succedeva spesso che molti difetti della vista si aggra vano e chi non vedeva bene prima, vedeva peggio dopo. In un lasso non eccessivamente lungo di tei le cose sono totalmente cambiate. Ce ne siamo convinti ancora una volta nei giorni scorsi visitando i d grandi centri di ottica che sotto il nome di Istituto Ottico Viganò per la esperta e intelligente iniziati del cav. Gianni Viganò sono stati aperti nella nostra grande Milano. Il concetto fondamentale, pi mente realizzato dall'Istituto è quello di raggruppare in una unica organizzazione largamente dotata tutti i sussidi scientifici e industriali più moderni e perfetti, quel complesso di'attività che vanno dall’e: me medico della vista ai laboratori per l'esecuzione degli strumenti prescritti. Chi è affetto da imperfezioni visive può ora contare con sicurezza su una istituzione che supplisce manchevolezze del passato in questo campo pur così importante. Una completa indagine, eseguita coi m zi più moderni da medici oculisti specializzati attraverso l'enorme esperienza acquisita con il quotidi: esame di molteplici casi è oggi alla portata di tut Né è possibile il verificarsi di errate interpretazioni delle ricette mediche, dato il perfetto collegamentd l’interdipendenza dei gabinetti diagnostici e dei laboratori, retti da»personale diplomato. Dei centri d'ottica Viganò quello prospiciente la Piazza Cordusio, è noto non soltanto ai milanesi, bianca cornice delle sue ampie vetrine è conosciuta da tutti quegli italiani e da quegli stranieri che pd sando in quel centralissimo punto della città durante un loro anche breve soggiorno, furono attratti d ricco campionario che vi è sempre esposto. A quel primo istituto ora un altro se ne è aggiunto: situ: al termine del nuovo magnifico Corso del Littorio precisamente all'angolo di quel Largo San Babila dd l'edilizia e l'architettura moderna hanno fatto sorgere costruzioni grandiose, il nuovo centro d'ottica ricl ma l’attenzione di chiunque passi in quel punto. All'esterno sono ancora le bianche cornici delle porte e di le vetrine che spiccano quasi come un segno di distinzione dei negozi dell'Istituto Ottico Gianni Viga Non diremo dell'arredamento improntato a un originale e squisito gusto moderno, diremo invece bito della razionalità con cui i vari reparti sono sistemati al piano terreno e a quel primo piano di un comodo ascensore porta il cliente o il visitatore, Nel mezzo del grande salone a terreno, retti snelli sostegni di metallo verniciato in bianco, figurano grandi scaffali di vetro. Dietro la linea 4 gli scaffali sono disposti tanti piccoli tavoli a due posti per la consultazione. Il personale spec] lizzato della ditta lì, a quei tavoli, prende nota di quanto il cliente abbisogna. Gente dalla vista fettosa o stanca riceve così il primo consiglio, subisce un primo esame, diciamo pure verbale. L'asc sore porta il cliente al piano superiore dove si trovano i gabinetti oculistici. Per ognuno di qi sti gabinetti un'attrezzatura completa con i più moderni e perfetti istrumenti di controllo quali loft moscopio, il refrattometro e tanti altri. Il medico oculista che deve esaminare il caso, riceve il cliente el sottopone a tutte le indagini oculistiche necessarie. Per ogni soggetto una ricetta che restituirà all’indi duo la gioia di veder bene, chiaro, senza più stanchezza, senza danni per l'estetica del viso. Sì, and l'estetica viene considerata, poiché gli occhiali che il centro Viganò fornisce non sono soltanto modi di perfezione scientifica e tecnica, ma anche capolavori di eleganza. Sempre al piano superiore dal ]l opposto, lungo un ampio e luminoso corridoio centrale, il reparto per la presentazione degli strumenti oftalmologia e degli apparecchi scientifici. Ovunque un nitore e un-ordine che gradevolmente sorprendi Così che sì esce da quel candido e signorile ambiente con un senso di riposo e di ammirazione. ue per i ei ne e; vi si DO pere vedete: per l'organizzazione esemplare dei ser

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* I piani finanziari dell'autarchia l'interessamento del capitale azionario per le aziende elettriche. Il finanzia» mento dei piani dell'autarchia si sviluppa per gran parte a mezzo di inve stimenti diretti delle imprese interessate all'ampliamento delle loro sfere di lavoro, sa con devoluzione dalle riserve a capitale, sia con emissione:di nuove azioni che vanno trovando facile collocamento nel mercato. Questo lato interessante che documenta lo stretto collegamento tra le più grandi società con le direttive generali detfate dal Governo all'economia produttiva, contribulsce notevolmente a semplificare Îl programma generale per l'autonomia economica che implica com'è noto, investimenti per oltre 20 miliardi di lire. Il settore elettrico si mostra particolarmente sensibile a tali iniziative, anche perché il risparmiatore ha sempre mostrato la sua viva simpatia per gli investimenti in una branca industriale che garantisce la continuità del reddito. L'industria elettrica dovrà essere notevolmente potenziata per corrispondere alle richieste sempre creScenti di energia e numerosi impianti sono în costruzione in varie parti d'Italia mentre sì trovano allo studio altre interessanti estensioni. Proprio în questi giorni una Importante operazione finanziaria è stata deliberata dalla Società per le Ferrovie Meridionali. ben nota per i suoi investimenti effettuati in numerose società, prevalentemente organismi di produzione e di distribuzione di energia elettrica. Da alcuni anni la società ha portato Îl suo interessamento verso l'Italia meridionale e le isole affermando così la sua opera în aziende destinate ad apportare il loro valido contributo al potenziamento delle regioni 6conomicamente meno progredite. Le Ferfovie Meridionali hanno dato alle imprese elettriche notevoli mezzi durante gli ultimi esercizi e specialmente nell'ultimo anno; una più intensa attività sarà poi svolta nel prossimo futuro perché i programmi di attrezzatura delle aziende siano sempre adeguati a tutte le esigenze delle regioni in cui si sviluppa la loro attività. In relazione 4 tali maggiori compiti l'assemblea degli Azionisti delle Ferrovie Meridionali ha ora deciso di dare nuovi mezzi alla Società Aumentando il capitale sociale da L. 340 milioni 500 mila a L. 510.750.000 mediante emissione di 340.000 nuove azioni da offrire in opzione agli azionisti e portatori di cartelle di godimento, in ragione di una Nuova azione per ogni gruppo di due azioni 0 cartelle di godimento. L'emissione sarà fatta a L. 510,— da versarsi in due riprese e precisamente ai primi di luglio p. v. L. 260 e la rimanenza di L. 250 ai primi del prossimo gennaio 1940. #* Come si distribuisce l'energia elettrica in Italia. Interessanti si palesano le cifre relative alla produzione italiana di energia elettrica, in rapporto alle varie Zone di accentramento. Sopra una produzione totale di kwh. 15.352.486 nel 1938, le statistiche rilevano il seguente andamento: Italia settentrionale kwh. 10.682.385, Italia centrale lwh. 2.447.646, Italia meridionale kwh. 1.589.734, Italia insulare kwh. 378.397, importazione kwh. 244.344. Come si vede, la maggior parte della produzione di energia elettrica è fornita dall'Italia settentrionale, la quale dà un apporto di oltre 10 milioni di kwh., cioè di oltre 1 due terzi sul totale, in prevalenza derivante da risorse idrauliche, e quindi autarchiche, Ad accrescere la potenza idroelettrica italiana sono in corso nuovi importanti lavori per lo sfruttamento di notevoli risorse idrauliche, la cui ultimazione comporterà, secondo le recenti dichiarazioni alla Camera dal Ministro Cobolli Gigli, un aumento di oltre il 30 per cento nel 1942, della produzione di energia idroelettrica Italiana. ‘Altro problema collaterale assai interessante. che sarà prossimamente risolto, è quello del trasporto dell'energia elettrica in grandi masse dalle Alpi, attraverso la pianura padana, lungo la dorsale appenniRica, fino in Calabria e in Sicilia. Giova a tal uopo ricordare che di quest'importante aspetto del problema elettrico italiano si è recentemente occupato il Comitato Centrale per la mobilitazione dell'energia elettrica, il quale dopo aver constatato il soddisfacente andamento del lavori in costruzione di linee di collegamento, ha disposto perché siano facilitati gli intercambi di energia fra le zone aventi diversità di frequenze elettriche.

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&£ O. Ing. E. WEBBER Via Petrarca, 24 - MILANO L. 275.233.000 contro 360 per L. 860.351 mila; industria chimica 158 per L. 498.673 mila contro 269 per L. 523.853.000; industria dei prodotti per edilizia, terrecotte e porcellane 9 per L. 6.045.000 contro 16 per L. 6.476.000; industria vetraria 7 per L. 115.000 contro 23 per L. 1.995.000; industria cartaria 13 per L. 3.860.000 contro 14 per L. 7.177.000; industrie varie 28 per Li 45:145-000 contro 79 per L. 72.591 mila. * I redditi della marina mercantile britannica diminuiscono. La marina mercantile britannica segna ormai il passo non soltanto nei traffici internazionali. ma anche nel rendimento economico. Ecco ora alcuni dati: circa i redditi conseguiti nel 1938, confrontati con gli anni passati: 1927 Lst. 140 milioni, 1928 Lst. 130 milioni, 1930 Lst. 105 milioni, 1931 Lst. 80, 1932 Lst. 70, 1933 Lst. 65, 1934, Lst. 70, 1995 Lst. 70, 1936 Lst. 85, 1937 Lst. 130 e 1938 Lst. 100 milioni. Come si vede il processo discendente, per quanto attenuato in questi ultimi anni, non accenna a scomparire, e ciò appare tanto più importante quando si pensi che la marina mercantile britannica è sempre stata una fonte essenziale delle esportazioni cosidette invisibili, che ogni anno è servita ad alimentare la bilancia di pagamenti della Gran Bretagna. # L'andamento della disoccupazione all'estero. La piaga della disoccupazione non accenna a diminuire nei Paesi democratici. Risulta infatti che nel mese di febbraio scorso il maggior numero degli operai disoccupati era fornito dall'Inghilterra e dalla Francia che accusavano rispettivamente 1.538.212 e 457.760 persone in cerca di lavoro, contro una media del 1938 di 1.418.695 e di 408.184. Anche altri Paesi sono deliziati del medesimo male; @d ecco le cifre relative: Belgio 166.851, Danimarca 126.592, Polonia 541,482 e Olanda 117.931.

CINEMA

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* L'adunata dei Galla per il film Abuna Messias è avvenuta. Nella piana di Cobbò sotto i monti del Cercer, sì sono accampati undicimila guerrieri: quattromila a cavallo, settemila a piedi. Guidati dai loro capi, tutti valorosi, alcuni decorati due ed anche tre volte di medaglia d'argento, hanno risposto compatti all'ordine del generale Muratori, comandante della zona. Nei giorni precedenti la battaglia, quan-. do già cominciavano ad accamparsi ì primi gruppi, e Pilotto nelle vesti del Cardinale Massaia eseguiva le sue scene, c'era nell'aria l'odore di questo straordinario avvenimento che ha movimentato i discorsi di quanti si sono trovati, durante questo periodo, sulla direttrice Asmara-Addis Abeba. In realtà, c'è stato il senso di una battaglia vera, in tutti Ì suoi aspetti: strategici, tattici e logistici. Ecco, così, Alessandrini col suo aiuto Scarpelli, gli sceneggiatori Meccoli e Gottafavic, il dialoghista Lodovici, studiare lungamente sulla carta e sul terreno prescelto le fasi dell'azione; eccolo ancora, la vigilia, precisare agli operatori Tonti e Del Frate ed ai loro assistenti Giordani, Bellisario e Fossati il posto loro assegnato e gli eventuali spostamenti. Da Addis Abeba, intanto, giungevano tutti gli operatori dell'Istituto «Luce », richiesti per aumentare il numero delle macchine da presa, e ciò in relazione al vasto campo d'azione ed alla complessità della scena. Tn tal modo, ben sette macchine hanno funzionato nei cinque giorni della battaglia. In questo tempo eccezionalmente breve e che, quando si vedrà il film, farà rimanere stupiti per la quantità e la bellezza delle scene girate, è stata realizzata una delle più serrate ed efficaci battaglie che mai abbia avuto il cinema.

x I nuovi impianti industriali nel 1938. La disciplina imposta dall'ordinamento corporativo alla vita economica italiana, ha avuto com'è ovvio, la sua ripercussione in tutte le branche dell'attività nazionale, ed in particolare quella industriale. Un campo interessante è quello degli impianti industriali, le cui statistiche per il 1938 denunciano un marcato miglioramento rispetto al 1937. Risulta infatti che sopra un totale di 555 nuovi impianti o ampliamenti del 1937. sta un totale di 987 nel 1938 così distribuito per principali settori: industria tessile 143 per un complesso di capitali di L. 37.741.000 nel 1937 contro 226 per L. 138.145.000 nel 1938; industria metallurgica e meccanica 197 per

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Ciò che ha richiesto il massimo impegno da parte di tutti, attori e tecnici, ai quali sì era recentemente aggiunto anche il montatore Simonelli. Come un generale, Alessandrini aveva diviso 1 compiti fra i suoi collaboratori: anche la loro è stata una battaglia e una battaglia vinta. Diciamo ora le cifre che manifestano la preparazione logistica alla quale il direttore di produzione Giacosi si è dedicato con tutta la sua passione e la sua abilità di organizzatore. Si pensi, anzitutto, che le scene sono state girate a oltre 500 Km. dall'Asmara. Il problema essenziale dell'organizzazione è stato quello di dare da bere e da mangiare agli undicimila guerrieri presenti con quattromila cavalli. Per questo si è avuta giornalmente necessità dì 11 tonnellate di farina, 50 buoi, 100 pecore, 92 tonnellate di acqua (un cavallo, com'è noto, consuma circa 15 litri d'acqua al giorno), oltre che di té, zucchero, sardine, ecc. Il problema più grosso è stato quello dell'acqua, che si è dovuta andare a prendere a 35 Km. dal posto di lavoro, per versarla, mediante autobotti in continuo servizio di giorno e di notte, in 15 grandi vasche di legno e di tela incerata, appositamente costruite. Dato il via alla battaglia, lo spettacolo è risultato subito imponente. L'urto dei guerrieri a piedi, le cariche sfrenate della cavalleria, hanno dato vita a quadri stupendi, ampi e pieni di verismo. I Galla, con i loro capi in testa, ornati degli stupendi costumi di guerra, si sono battuti immaginando nella guerra finta la guerra vera; come sì batterono collaborando coi nostri soldati, contro le armate del Negus. Alessandrini ha realizzato uno spettacolo davvero mai visto al cinematografo. * Il giorno 12 scorso La Mediterranea ha messo in cantiere a Cinecittà un film tratto da una commedia di Giovanni Cenzato: Il ladro sono io. La regìa è affidata a Flavio Calzavara. Aiuto regista Primo Zeglio. Interpreti: Carlo Tamberlani, Nelly Corradi, Dina Perbellini. Operatore: Domenico Scala. Fonico: Ovidio Del Grande. Architetti Alfredo Montori. Direttore di produzione: Raffaele Colamonici. * Imputato, alzatevi!, il brillantissimo film che l'inesauribile dott. Eugenio Fon-

tana produce per l'Alfa Film, è al termine delle sue riprese. Mario Mattoli, che lo dirige, negli scorsi giorni ha inquadrate le comicissime scene che si svolgono nel Tribunale dove il protagonista Macarlo appare come il più straordinario degli imputati. Accanto a Macario si sono particolarmente distinti la giovane Leila Guarni, una promessa assolutamente inedita del nostro schermo, Armando Migliari, Lola Braccini, Enzo Biliotti, Ernesto Almirante, Anita Farra, Carlo Rizzo, Nuccia Lenzi, Gianni, Minora, Greta Gonda, Gazzolo e Oriella Monteverdi. Appena ultimato Imputato, alzatevi! l'Alfa Film inizierà negli Stabilimenti del Quadraro la lavorazione di Ricchezza senza domani su soggetto di Fabrizio Sarazani, sceneggiatura di Ermanno Contini e F. M. Poggioli, regia di F. M. Poggioli; architettura e scenografia di Giovanni Sarazani; arredamento di Rappini; musiche del maestro Lunghi; aiuto regista Gino Betrone. Il film ha per interpreti Lamberto Picasso, Doris Duranti, Paola Borboni, Claudio Gora (un giovane che Eugenio Fontana, direttore della produzione Alfa, lancerà con questo lavoro in un ruolo di grande impegno), Guido Notari. Olinto Cristina, Paolo Stoppa, Armando Migliari. Ricchezza senza domani esalia due fra 1 motivi più puri della nostra esistenza, e cioè la famiglia e il lavoro. Nella faticosa vita di un industriale, tutta consacrata alla propria impresa feconda, si riflette il tormento di un'anima solitaria che è costretta a vivere senza giole, in una famiglia senza figli, accanto ad una moglie frivola e mondana. #* Nella sala di proiezione modello di Cinecittà venerdì 2 giugno i dirigenti della I.N.C.0.M. hanno presentato in prima visione assoluta Ritorna la vita, il documentario realizzato dal regista Domenico Paolella. Alla presentazione del film sono intervenuti S. E. Bruno Biagi, presidente dell’Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale, e tutti } dirigenti dell'Istituto stesso. Dopo aver visionato il film, S. E. Biagi, ha espresso al direttore generale della IN.C.0.M. ed al regista del film, Domenico Paolella, il suo vivo compiacimento. Nel pomeriggio della stessa giornata la I.N.C.0.M. ha presentato in visione privata la sua recente realizzazione musicale sul «Maggio Fiorentino »: Invito alla diretta dal regista Pietro Francisci, al presidente della World Window di Londra, conte Keller, per conto della quale egli realizzò nel 1937 la Montagna di fuoco, in technicolor, documentario che fu poi premiato alla Mostra di Venezia. Il conte Keller, che era accompagnato dalla sua gentile ‘signora, si è vivamente congratulato col regista per il film destinato al mercati stranieri. La IN.C.0.M., in seguito ai numerosi successi ottenuti con 1 suoi primi documentari, è intenta a preparare alacremente una nuova serie di film che entreranno quanto prima in lavorazione negli Stabilimenti del Quadraro e che serviranno a completare il numero complessivo dei trenta documentari previsti per la produzione 1939-1940. DI questo secondo gruppo fanno parte documentari e corti metraggi sui Cavalli da guerra (briglia sciolta), Cinque minuti con Cinecittà, Cinque minuti con la carta d'Europa, Cinque minuti con lo Zoo di Roma ed altri ancora i cui titoli saranno resi noti quanto prima. Cinecittà, che offre all'I.N.C.0.M. la perfezione della sua attrezzatura tecnica e dei suoi impianti per la battaglia che la giovane Società combatte, partecipa ad essa in modo fattivo e continuativo. * L'Itala Film si è assicurata la collaborazione di Riccardo Zandonai, per le musiche di Un passo nella notte di cui è protagonista Beniamino Gigli — inizio a Cinecittà alla fine di giugno — e di Musica di sogno che sarà iniziato a Berlino in settembre. Per il film di Gigli Zandonai comporrà alcune nuove canzoni, mentre per Musica di sogno tutta la partitura musicale sarà sua.

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* La Società Grandi Film Storici che, come è stato annunziato , in settembre metterà in cantiere il secondo film del suo programma Melodie eterne, in doppia versione 1939, italiana e tedesca con la regia di Carmine Gallone, in questi giorni ha portato a termine le trattative gon Vittorio De Sica il quale impersonerà la figura di Mozart, protagonista del film.

# Alla Scalera Film continua Ja lavorazione di Papà per un giorno, già noto con Îl titolo Un'idea meravigliosa diretto ga Mario Bonnard ed Il socio diretto da Roberto Roberti. Nei prossimi giorni verrà iniziato un nuovo film italo-francese dal titolo provvisorio I compagni di Ulisse, che avrà la regìa di L'Herbier e la in: terpretazione di Viviane Romance. * Si è costituita a Roma, con la denominazione « Schermi nel mondo», una nuova Casa di produzione della quale è amministratore Gino Castrignano, direttore generale il collega Cesco Colagrosso £ direttore artistico Vittorio Malpassuti. ll primo film sarà a sfondo drammatico ed esalterà l'eroismo legionario in Spagna, il soggetto è di Cesco Colagrosso, sceneggiatura di Malpassuti e Bomba, la regla di Guido Brignone. Il secondo sarà la riduzione cinematografica del romanzo di Verga I Malavoglia che verrà diretto ugualmente da Guido Brignone. * Nel « Capitol » e nell’ Ufa Palast am Zoo » di Berlino sono state proiettate în questi giorni le due pellicole italiane Scipione l’Africano e Verdi. La prima di queste due pellicole, apparsa in Germania sotto il titolo La coduta di Cartagine - La lotta di Roma per il Mediterraneo, ha ottenuto un successo lusinghiero e tutto fa prevedere che essa continuerà ad essere proiettata nelle principali città della Germania. Anche la pellicola sulla vita di Giuseppe Verdi, edita nella versione tedesca con il titolo Tre donne intorno a Verdi è stata accolta da larghi consensi di pubblico e di stampa.

ATTUALITA’ SCIENTIFICA * La prima elettrificazione in grande è stata quella realizzata circa quarant'anni fa agli Stati Uniti per la traversata sotterranea della città di Baltimora, ma da un ventennio in qua, la nuova tecnica ferroviaria ha compiuto enormi progressi principalmente per il vantaggio di sfruttare disponibilità di energia elettrica ottenuta da salti d'acqua che rendeva totalmente indipendenti da acquisti all'e stero di combustibili ed altre materie

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prime. Corrente continua o corrente alternata, sono stati — fin dal primo apparire dell'elettrificazione ferroviaria — i punti più dibattuti fra i tecnici, e così vediamo che l'Europa si è schierata in favore sia dell'uno che dell'altro campo a seconda che le varie nazioni avevano ragioni particolari di favore per uno o per l'altro sistema: ecco ad esempio che la trazione a corrente continua è sviluppata nel Belgio, în Inghilterra, in Spagna, in Olanda, in Danimarca € recentemente in Italia, mentre la corrente alter-

nata ebbe favore in Germania, Italia, Svezia, Norvegia e Svizzera. Non è qui il caso di addentrarci in un confronto tecnico fra i due sistemi e diremo soltanto che la corrente continua oggi sembra segnare un vantaggio sull'alternata per il fatto che, date le modernissime apparecchiature di conversione, riesce facile la produzione della corrente alternata ed il Suo trasporto ad elevata tensione in prossimità dei luoghi di utilizzazione, ove si provvede alla sua conversione in contihNua a tensione anche relativamente alta

(suì 3000 volt). Con ciò si raggiunge il notevole risparmio in linea, in quanto che si ha un solo filo aereo (il ritorno avviene attraverso la terra), mentre colla corrente alternata trifase occorrono due fili di linea, con notevole complicazione nelle stazioni per gli scambi e le deviazioni. È interessante ricordare che in Italia lo studio dell’applicazione della trazione elettrica alle linee di traffico limitato risal gono al 1897 e così si effettuarono quattro esperimenti di cui due con automotrici ad accumulatori (linee Monza-Milano e Bologna-San Felice) un terzo sulla linea Lecco-Chiavenna con corrente trifase a bassa frequenza e l'ultimo con corrente continua e terza rotaia sulla linea MilanoVarese. I primi due tentativi non ebbero seguito pratico, mentre gli altri dimostrarono subito l'economia conseguibile nelle spese di esercizio e così — specialmente per la corrente alternata — si decise subito l'applicazione in grande sulla linea dei Giovi con pendenza del 35 per mille, a cui fece seguito l'elettrificazione delle altre nostre grandi linee di valico. Oggidì, col cambio della natura della corrente, determinato da ragioni tecniche ed autarchiche, l'elettrificazione italiana prosegue con celere ritmo, imponendosi all'ammirazione per originali realizzazioni e fra tutte valga citare gli elettrotreni in servizio fra Milano e Napoli che raggiungono la velocità massima di 145 km. all'ora e — per ricuperi di ritardi — possono anche toccare i 165 oltre alla possibilità di segnare, in corso di esperimenti, anche i 201 chilometri all'ora, sul tratto Roma-Napoli. * Vanno diffondendosi, quando la potenza in gioco non è elevata, nel qual caso si ricorre ai vapori metallici, speciali lampade dette a « fluorescenza » che hanno forma tubolare ed emettono luce colorata ottenuta applicando uno strato di sostanza fluorescente sulla loro superficie interna. L'interno del tubo contiene argon e vapori di mercurio a bassissima pressione e così la luce che si origina è ricca di radiazioni ultraviolette che filtrando attraverso lo strato fluorescente, lo rende luminoso e visibile. Tali lampade possono creare una luce assai simile a quella solare e la loro vita media sì aggira sulle 1000 ore. Le sostanze più usate per le varie colorazioni, sono le seguenti: willemite per il verde chiaro, wernerite per il giallo limone, calcite per il rosso scuro, fluorite per l'azzurro, solfuro di zinco per il verde-azzurro, rodamina per l’arancio ecc. È curioso notare che, spente, le lampade non si possono distinguere l'una dall'altra per quanto concerne la colorazione della luce che sono atte a dare, în quanto presentano tutte il vetro bianco, e solo facendole funzionare sono riconoscibili.

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* Una nuova fibra tessile è stata scoperta in America, completamente sintetica, în quanto viene ottenuta dal carbone attraverso suoi derivati (catrame) e non ha alcuna comunità di origine colla cellulosa. Catrame ed olio di ricino sono dunque i prodotti base da cui si parte per la fabbricazione della nuova fibra essa ha una lucentezza simile alla seta. però riesce industrialmente facile, volendo, ridurre o annullare totalmente tale lucentezza mercè uno speciale trattamento. La nuova fibra avrebbe anche altre importanti proprietà fisiche, ma nessuno nel mondo tecnico osa fare previsioni poiché allo stato delle cose ì prezzi di costo sarebbero più alti di quelli del raion e pertanto non sarebbe possibile farne la concorrenza altro che dimostrando, almeno per talune specifiche applicazioni evidenti ed effettivi vantaggi pratici.

ta attrezzatura sportiva, ne sono indubbie testimonianze. Tra gli impianti sportivi in efficienza da mettere in primo piano sono: il campo del Littorio a Mogadiscio destinato al calclo e all'atletica leggera dotato di tribune, Spogliatoi; il circolo tennistico con tre campi regolamentari illuminati artificialmente; lo stand di tiro a volo « Duca degli Abruzzi »; 6 palestre di pugilato e 5 di atletica, senza parlare degli impianti di Merca, Vittorio d'Africa e del Villaggio «Duca degli Abruzzi ». * Anche quest'anno l’Istituto dell'Africa Italiana, per disposizione del Partito, organizza un Campo femminile in Libia, a titolo di perfezionamento per la preparazione alla vita coloniale. Il Campo dell’anno XVII, che avrà carattere nazionale, consentirà alle donne fasciste e alle giovani fasciste partecipanti di formarsi un'idea pratica delle condizioni di vita nell'Africa Italiana e di conoscere le più interessanti località turistiche, agricole, archeologiche della Quarta Sponda d'Italia, che reca così significative impronte dell'antica grandezza della forza creatrice del rinnovatoromana e Tripoli, Leptis Magna, Sabratha, il Impero. saranno i principali centri visitati Garian partecipanti, il cui Campo, fornito di dalle ogni elemento di conforto, in una ridente posizione nell'oasisorgerà di Tripoli. Durante il viaggio, le donne e le giovani fasciste faranno sosta a Napoli e a Palermo, effettuando una rapida visita delle due città. In considerazione del notevole numero di adesioni che si prevedono per questa iniziativa, sono stati fissati vari turni di partecipazione: il primo turno avrà inizio Îl 23 giugno e termine il 12 luglio. * Il Governo Generale dell'A.O.I. in merito ai trasferimenti di famiglie di lavoratori nell'Impero fino al 30 giugno corrente ed ai relativi rimborsi, ha emanato le seguenti norme: 1) fino allo scadere della data suesposta ì trasferimenti e 1 rimborsi delle famiglie dei lavoratori in A.O.I. sì effettueranno con le seguenti modalità studiate e stabilite dalla Commissione Centrale Consultiva, previ accordi con la ragioneria superiore; 2) rimborsi. I rimborsi si ‘intendono da concedersi a quelle famiglie che avranno ottenuto l'autorizzazione al trasferimento sino alla data della circolare stessa. Le domande degli istanti, tendenti ad ottenere il rimborso delle spese sostenute, dovranno essere presentate al Governo Generale — Ufficio del Commissariato Migrazioni e Colonizzazione — e dovranno essere corredate dei seguenti documenti: 0) Stato di famiglia rilasciato dalla competente autorità della località di residenza in A. O. I Qualora l'interessato chieda il rimbor-

IMPERO E COLONIE fi

|

del Governatore Cerulli* èAllastatapresenza inaugurata con una significa» tiva cerimonia la linea automobilistica Harar-Mogadiscio. Nella piazza del Governo la CITAO aveva ammassato tutti gli automezzi in dotazione nel territorio dell'Harar: auto= pulman, 2 autobus, 5 autocorriere 6oltre a Varie macchine in servizio in città. Il Governatore dopo avere passato in rassegna gli automezzi ed aver richiesto dati e notizie circa il programma svolto e da svolgere nel campo delle comunicazioni dalla CITAO, ha dato il via alla macchina che effettuerà il collegamento tra Harar € l'Oceano Indiano, Il programma di questo pubblico servizio di trasporti africani è molto vasto € ardito: e l’attuazione va riguardata al di là della semplice e materiale partenza degli automezzi in quanto l'itinerario — ad eccezione dell'ultimo tratto — non ha Strade moderne. Prima della campagna etiopica, la direttrice era segnata appena da un sentiero, Le truppe avanzanti, alternando il badile al moschetto, ne fecero una strada « percorribile », perché bisognava percorrerla ad ogni costo. Oggi, la pista è presSoché come allora: ma si va e si può andare. Con la nuova linea da Mogadiscio ad Harar e con le altre linee in servizio tra Massaua ed Addis Abeba, sì è riusciti, mercé l'appoggio del Governo, ad allacciare il Mar Rosso all'Oceano Indiano. La linea, per ora settimanale, tocca Dagabur, Gabredarre e Belet Uèn. # Lo sport in Somalia è all'altezza della situazione. L'attività svolta, che promette di continuare con manifestazioni e part clpazione di massimo rilievo, e la perfet-

crmorz chprobemi 7,

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Qualunque ignota, ritratta dal mira-

bile pennello del grende maestro, ha

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glorioso:

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La distinta eleganza della signora moderna ha pure un nome molto noto: ANTINEA, l'acqua di colonia creata

per accentuare il fascino della bellezza femminile.

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1938 XVII

Dopo aver controllato quello che ho veduto nella casistica mia, questo posso ora dirLe a complemento di

quanto

Le ho detto tre anni addietro,

primato ricostituente. come L'uso continuato del Suo ISCHIROGENO mi ha (che Itri dobbiamo tralasciadimostrato che esso ha un grande valore come

tonico in vari stati morbosi, ma che è del pari mente utile nei soggetti sani quale grandemezzo attivo nel mantenere

la resistenza organica così necessaria per prevenire e combattere utilmente ogni malattia, Sarebbe desiderabile che di questa proprietà tenes-

sero conto i medici nel Joro esercizio,

28291 9-12-1938 del<xm .

Senatore

EDOARDO

MARAG

LIANO Professore Emerito Clinica Medica R. Universit à di Genova lc Napoli, 23 settembre 1922 mortali Maestri di tanti ea Aut. Pref. N. i ringrazi

I

o sentitamente

della spedizione

del tuo ISCHIROGENO, che io e la Usando da oltre un anno e con mia Signora stavamo sommo profitto,

E questo debbo dire non per fare una reclame a quell'eccellente ed utile prepara to, non essendoci dare a te una giusta soddisfazione,

bisogno,

ma per dubbio che l’Ischirogeno il porta di questi im:lasciano tre Senatore

Prof, ANTONIO

CARDAR

ELLI Direttore Prima Clinica Medica R. Università di Napoli ii pe

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Bologna, 23 gennaio 1924 Il ha il privilegio

di possedere la testimonianza favorevole del nostro maggior Clinico, L'attestato del Cardarelli vale per tutti.

we Le affermazioni brevità) re per non

Prof. AUGUSTO

Direttore Clinica

Medica

MURRI

R. Università

dl Bologna


so di spese sostenute per il trasferimento dei genitori o di collaterali, la posizione di «a carico» di costoro dovrà chiaramente risultare dallo stato di famiglia ste: so o da altro documento similare; b) certificato del datore di lavoro con l'esplicita menzione della qualifica dell'interessato. Da tale certificato si dovranno rilevare anche le caratteristiche di stabilità dell'occupazione dell'istante. Qualora l'interessato sia piccolo colono o artigiano, tale certificato sarà costituito dalla licenza di esercizio 0 concessione, 0 copia legalizzata di essa; c) titoli giustificativi delle spese. 3) Trasferimenti. Il lavoratore che desidera farsi raggiungere dalla propria famiglia in A. O. I. beneficando del contributo dell'Amministrazione Coloniale dovrà presentare domanda al detto Governo. Ufficio Migrazioni. La domanda di cui sopra sarà compilata come all'allegato n. 1. Alla domanda stessa saranno uniti i prescritti documenti di cui alla lettera a), b), c), d), e), del comma n. 2 della circolare Governatoriale predetta. L'Ufficio del Commissariato per le Migrazioni e la Colonizzazione informerà subito il lavoratore — e possibilmente prima ancora che questi si provveda della richiesta documentazione — dell'ammontare approssimativo della quota-parte a suo carico, facendosi rilasciare una dichiarazione. Sentito il parere della Direzione Affari Economici del Governo e accertata l'esistenza e l'attendibilità del vari requisiti richiesti e l'idoneità dei membri della famiglia dell'interessato a trasferirsi dal Regno in A.O.I, l'Ufficio Commissariato Migrazioni curerà di determinare l'esatto importo preventivo della spesa relativa al trasferimento della famiglia dell'istante dalla località di residenza nel Regno a quella di destinazione nell'Impero, nonché della spesa, relativa al trasporto del quantitativo bagaglio e masserizie concessa. La domanda viene quindi sottoposta all'apposita Commissione corredata da tutti i documenti probatori. Se la Commissione si esprimerà in senso favorevole all'accoglimento della domanda, l'interessato dovrà versare al Segretario della Commissione la quota-parte a di lui carico a mezzo di assegno intestato al Commissariato Migrazioni e Colonizzazione. Al rilascio e all'inoltro agli interessati del lasciapassare e dei documenti di viaggio, provvederà poi la Sede Centrale di Roma del Commissariato Migrazioni la quale darà loro anche le informazioni e le istruzioni relative al trasporto del quantitativo bagaglio concesso e al viaggio

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ITALIANA

XXVII

sino al porto di imbarco. 4) Tutte le domande di quei lavoratori che intendono farsi raggiungere dalle rispettive famiglie a proprie spese continueranno ad essere di competenza della Direzione Affari Economici e Finanziari. * Continuando nel suo giro di frequenti prese di contatto con le genti e i territori posti sotto la sua giurisdizione, il Governatore dell'Eritrea, attraverso la magnifica strada che allaccia Asmara al Tacazzè, sì è recato nuovamente nei giorni scorsi a visitare Adua ed Axum spingendosi fino alla piana di Selaclacà. Compiuto un sopraluogo lungo la strada che da Adua porta per Enticciò ad Adigrat, il Governatore visitava gli apprestamenti apportati alle piste, che portano ai luoghi dove si combatté la battaglia di Adua. Dopo la visita ai luoghi sacri all'eroismo ed al sacrificio delle nostre prime truppe d'Africa, il Governatore raggiungeva la sede del Commissariato di Adua. Dinanzi alla sede del Commissariato erano adunate le popolazioni della regione. con capi, notabili e rappresentanze dei elero etiopico con i quali il Governatore si intratteneva. S. E. Daodiace visitava poi la poliambulanza € sì soffermava nel mercato e nella zona delle nuove costruzioni. A poco a poco i cadenti tucul di Adua, cedono il passo a case in muratura, che documentano il diverso tono di vita delle popolazioni indigene. Questo stesso fervore di costruzioni doveva essere rilevato anche in Axum. Durante la visita alla Residenza, il Governatore riceveva capi e notabili. Quivi visitava l'ambulatorio recentemente costruito in Axum. La popolazione della città Santa, con alla testa il clero, accorreva manifestante lungo le strade percorse dal Governatore. Lasciata Axum, il Governatore, percorrendo la strada imperiale del Tana, il cui traffico è in continuo aumento, raggiungeva Selaclacà nello Scirè. Nella vasta piana sono già sorte le imponenti costruzioni del Lebbrosario del Sovrano Ordine Militare di Malta, mentre è già terminato il primo dei villaggi; che sarà annesso al Lebbrosario. Ricevuto dal generale Baduel, il Governatore Daodiace visitava le costruzioni già realizzate e quelle in corso di compimento, che documenteranno nei tempi il grandioso sforzo compiuto dai cavalierì gerosolimitani per combattere nelle terre dell'Impero, attraverso le ricerche scientifiche, il terribile male. * La necessità di unire Gimma con_.le ricche regioni forestali ed agricole del


ti ] i }

Caffa, aveva, fin dai primi tempi dell'occupazione italiana del territorio, indicato la Gimma-Bonga quale indispensabile ed urgente arteria fondamentale. Lungo la GimmaBonga si inserisce e trova raccordo la Gimma -Goggeb, iniziata nel gennaio 1938 ed ora solennemente inaugurata. Sul fiume Goggeb, dove la strada giunge, il Genio militare, che già tante notevoli opere ha realizzato nell'Impero, ha costruito un grandioso ponte lungo 81 metri, largo 4 e mezzo e alto 8 con 7 campate. In occasione dell'apertura al traffico di questo ponte e dell naugurazione del primo tratto della Gimma-Bonga, il Governatore dei Galla e Sidama, Generale Gazzera, ha inviato a S. A. R. il Viceré il seguente telegramma Inaugurando il prim° tratto di strada Gimma-Bonga e il ponte sul fiume Goggeb, ufficiali, funzionari, imprese ed operai, innalzano con me il pensiero reverente a Vostra Altezza Reale suscitatore di ogni nostra energia ». Gazzera. S, A. R. il Viceré ha così risposto: « Vivamente mi compiaccio con Vostra Eccellenza, funzionari, imprese ed operai, e ricambio bene augurante saluto ». Amedeo di Savoia

* S. E. Maurizio Rava ha recentemente concesso all'« Azione Coloniale » una interessante intervista intorno al progresso delle ricerche di minerali preziosi in A.0. I. e ai brillanti risul. tati ottenuti dalle società minerarie, da lui presiedute, che operano razionalmente ed alacremente |nell'Impero. Circa il platino S. E. Rava ha dichiarato che il rendimento della zona di Iubdo può giungere fino a 180200 kg. di platino all'anno e cioè a dire può coprire tutto il fabbisogno nazionale, ne è escluso che si possa arrivare a cifre maggiori. Per avviare il giacimento a questi risultati è stato necessario risolvere i due grossi problemi costituiti dall'acqua (che è alla base di tutto il procedimento di estrazione eseguito appunto con il metodo del dilavamento) e dalla mano d'opera indigena. Quanto all'oro — ha proseguito S. E. Rava — è da dirsi anzitutto che l’azione di ricerca ficando. si è andata notevolmente intensiOggi le « colonne di prospezione » sono 17, e sono tutte al lavoro con un ritmo che va via via intensificandosi. Esse sono diStribuite nel modo seguente: 2 colonne di geologia applicata; una di ispezione geNerale; una attrezzata particolarmente per le ricerche del rame; una per i paesi Sciancalla contenuti nell’Uollega; una di sfruttamento aurifero nel medio Bir Bir; que nei Beni Sciangul, sul quadrilatero SA.P.LE. di circa 4 mila kmq., in mezzo Al quale è la subconcessione S.M.I.T.; una mista eluvionale ed alluvionale aurifera Sul Bir Bir; le rimanenti otto infine per tutte le altre alluvioni aurifere. Anticipando infine talune interessantisSime vrevisioni sulla futura produzione aurifera, S. E. Rava così si è espresso: tn merito all'oro, ho già detto lo scorso anno che i giacimenti dell’Uollega e del Beni Sciangul non si presentano certo con Una ricchezza pari a quella dei maggiori giacimenti del Sud Africa e dell'America. Ma ritengo che sarà possibile raggiungere — tra estrazione diretta dell'oro e acqui-

NOTIZIE VARIE # L'allevamento di nimali da pelliccia, specialmente voipi argentate, è per la Norvegia una delle principali risorse. Basta considerare che, appena pochi anni dopo l'introduzione dell’allevamento mediante l'importazione di animali dall’estero, il Paese, che conta poco meno di tre milioni di abitanti, ha avuto un introito di circa 40 milioni di corone nello scorso anno, dal solo allevamento di volpi argentate. Negli ambienti norvegesi degli allevatori si ritiene però che la congiuntura ha ormai. raggiunto il livello ma: simo e che ora prende una piega discendente. Trent'anni fa, quando sul mercato mondiale non si trov: vano più di mille pel liccie di volpi argentate, il prezzo di esse sì manteneva sulle sette od otto mila corone; oggi, invece, cui 'la produzione mondiale raggiunge uno-due milioni di pellicce all'anno, ogni volpe argentata non vien pagata oltre le 300 o 400 corone. A dare nuove possibilità di guadagno agli allevatori ecco che si presenta sul mercato una specie di volpe del tutto nuova e più bella ancora di quella arBentata: la colpe «platinata »: Questa è il frutto d'un, incrocio casuale, che "si è di mostrato particolarmente atto alla rip: duzione. I prezzi di queste pelliccie raggiungono attualmente le 40 mila corone. Per ora esistono soltanto 400 esemplari della specie, esclusivamente in Norvegia; ma si prevede che, con l'aumentare del numero degli animali, si avrà una sensibile diminuzione dei prezzi. Si calcola che il contingente di volpi platinate salirà nel 1940 a 12 mila e due anni dopo ad 80 mila capi. * È noto che per ora l’elio si ottiene da

le AO ZIONI eleganti s3sti 1

sto dalle coltivazioni indigene — dai 400 ai 500 kg. di oro all'anno. Parlo naturalmente solo di quanto abbiamo accertato; né posso escludere che proseguendo le nostre accurate prospezioni sì trovi di più. E siccome la SM...T., tra giacimenti primari a Ondonoc e giacimenti alluvionali ed eluvionali, pare prometterci risultati assai confortevoli, non sembra azzardato il prevedere nei prossimi dieci anni una raccolta complessiva di oro tra i 6000 e gli 8000 chilogrammi; cifra non certo gigantesca, ma sempre cospicua ». * Per la prima volta quest'anno il « Comando Superiore Navale A. O. I.», ha fatto disputare a Massaua un interessante complesso di gare sportive fra gli ufficiali, sottufficiali e marinai delle unità della base. La caratteristica di questa manifestazione sportiva è stata data dal fatto che la massa degli uomini doveva concorrere non per un primato individuale, ma quale elemento di ogni nave o gruppo di navi. Cinque sono stati i tornei indetti e comprendenti tennis, scherma, regate, tiro pistola, lancio del disco, corsa di mezzo fondo, lancio del giavellotto, calcio, staf-

WATT RADIO

L'APPARECCHIO

DI PARAGONE

fetia, tiri di moschetto a squadre. Il meccanismo delle gare è stato il seguente: tutti i tornei si sono svolti ad eliminatorie, escluso quello di calcio che si è svolto con girone all'italiana. Le unità semplici e complesse che hanno preso parte alle gare collettive, individuali e nautiche, inviando una rappresentativa per ogni torneo, sono state le seguenti: « Eritrea», «Tigre», «Leone», «Nullo », « Sauro », « Manin »; Squadriglia Sommergibili oceanici (3); ‘Squadriglia Sommergibili costieri (5). * S. A. R. il Vicerè proseguendo nelle sue frequenti ispezioni alle varie istituzioni di Addis Abeba ha visitato l'Ospedale militare Regina Elena. Dopo aver ispezionato minutamente tutti i reparti ed i servizi, S. A. R. si è interessato particolarmente dello stato dei militari degenti. Il Vicerè si è congratulato col Direttore dell'Ospedale, per i lavori di miglioramento e di ampliamento dei fabbricati ed ha lasciato l'Ospedale ossequiato dai presenti e dal saluto affettuoso dei ricoverati che avevano potuto lasciare i reparti.

del mondo sono provviste. In Germania si stà seriamente studiando la possibilità di sfruttare industrialmente l'estrazione dell'elio dall’aria. Poiché in un metro cubo di aria sì trovano circa cinque centimetri cubi di elio, per estrarre i 250 mila metri cubi di elio necessari per riempire l'involucro d'un dirigibile, bisognerebbe ben 50 miliardi di metri cubi di elaborare aria. L'estrazione di elio dall'aria è possibile mediante l’apparecchio di Claude, che divide l'azoto dall'ossigsno e lo rende liquido facendolo passare su di un a spirale per circolazione dell'azoto tubo Lelio si ottiene come un gas residuo,liquido. Naturalmente l'estrazione così fatta richiede, nella pratica apDlicazione per il fabbisogno dei dirigibili, degli impianti enormi e complicati, rendono il procedimento oltremodo che costoso.

# Il 1839 considerarsi a ragione come l'anno dipuònascita poiché fu appunto alloradellachefotografia, l'Accademia francese delle Scienze ricevette per la pri-

tedesco, tal Johann Heinrich Schulze di Halle, esperimentava un sistema da lui în-

LUXARDO”” LA

HERRY GRAN

-

BRANDY

MARCA

XXIX

NAZIONALE

L'ILLUSTRAZIONE

ITALIANA


la « fotografia», dimodocEd eccoci, perché una ché dopo poco tempo le delle singolarità del nostro immagini sparivano. Com'è ufficio è quella di compiere REGIE noto, le fotografie di D: fantastiche acrobazie dalguerre erano ancora all'«inl'uno all’altro campo dello TERME DI verso ». Fu l'inglese Talbot scibile sicché è ben difficile ad introdurre più tardi l'atin tanta varietà trovare tre (ALPI TRENTINE) tuale sistema della negatidomande che vadano assieva e positiva. Nei primi deme intorno ad argomenti UN'OTTIMA CURA RICOSTITUENTE - UNA DELIZIOSA VILLEGGIATURA cenni della fotografia si affini, eccoci nel campo delrealizzarono dei risultati la pura e semplice curiosi100.000 sorprendenti, tanto che ALBERGO PALAZZO vere TERME ©“; . "è tà. Donde venne e che sirchestra Gestione: FRONER molte immagini fatte allora gnifica esattamente l’esprespresentano un livello artisione bas-bleu? ci chiede stico mai più raggiunto. A un signore di Roma. A chi poco a poco la fotografia divenne alla portata di tutti e sì attribuiscono. Questa sentenza rappresenta il primo grado si deve attribuire il motto latino Nunc est bibendum? diffuse in tutti i Paesi del mondo grazie specialmente al della canonizzazione che è invece sentenza definitiva e rici chiede un secondo. Che significato ha la parola Krack? graduale perfezionamento delle macchine da ripresa e tenuta infallibile, epilogo di una lunga e laboriosa seci domanda una signora di Milano. degli obiettivi. Particolare importanza ha avuto anche l'inBas-bleu è espressione francese da nol poco usata, e rie di nuove indagini intorno al Beato, alle sue virtù troduzione della pellicola al posto delle lastre. I continui eroiche ed ai miracoli ottenuti per sua intercessione. Con significa esattamente calza blu: si dice a proposito di progressi ottenuti dalla tecnica fotografica hanno portato inla canonizzazione il Romano Pontefice dichiara che il donne saccenti e fastidiose che la pretendono a letterate. fine, cent'anni dopo l'invenzione di Daguerre, alla fotografia Beato è assurto alla gloria dei Santi e ne proclama il L'origine di questa parola è incerta. Sembra sia venuta a colori, che oggi è alla portata di tutti ed apre una nuova culto ‘universale. al francese dall'inglese a proposito di un circolo letterario èra in questo campo. che si raccoglieva in casa di lady Montague nel * Un grande aeroplasecolo XVIII (plue stono moderno richiede cking club). Il più auuna quantità di accessotorevole dei convenuti ri e di dispositivi che era tale Stillingfieet che oltre ad assorbire delle usava appunto portare spese ingenti rendono calze blu. Quando egli necessario un lavoro che mancava si diceva in molti casi è più « Stasera non si può far lungo di quello occornulla senza le «Calze rente per Ja costruziobiu », Così infatti il ne dell'apparecchio stespredetto signore era so. Tanto per citare un chiamato. Sembra infiesempio basterà accenne che alcune rivali delnare al velivolo tedela signora Montague (da sco «Ju 90» delle 0) non confondersi con la ficine Junkers che com'è famosa lady Montague noto può contenere 40 vissuta nel Seicento) inpasseggeri, oltre all’edicassero con intenzioquipaggio. La lunghezza ni motteggiatrici il suo complessiva dei cavi ecircolo quale vivaio di lettrici stesi nell'appasaccenteria, finendo col recchio ammonta a non dare a tale parola il simeno di 8200 metri con gnificato attuale, 3900 morsetti di attacco. Secondo altri l'Acca‘Tutto l'insieme degli demia della Calza azimpianti elettrici pesa zurra esisteva a Venezia cinque quintali e comnel 1700 e la signora prende in cifra tonda Montague vi fece parte un migliaio di appareccon entusiasmo tanto chi di genere diverso. È che tornata a Londra. interessante il fatto che ne fondò subito una in questi apparecchi identica. Di qui, il noviene impiegata una ine sarebbe passato poi gomma speciale condutin Francia. trice dell'elettricità Esiste ancora una terche ha una parte importante nell'eliminazione za opinione, secondo la delle cariche elettrostaquale sì tratterebbe di tiche che nella catastroun soprannome appiopfe del dirigibile « Hinpato dal Pope a lady denburg » ebbero degli Montague, dispettoso di effetti disastrosi. vedere da questa respinta la sua corte. Il poe* Tempo fa l'Ammita inglese si sarebbe acnistrazione delle Ferrovie corto che la nobile dadello Stato danesi aveva ma aveva due particolaistituito, come gradita rità: non era un esemnovità un cinematogr: plare di nettezza e por80 Marzo -31Ottobre 1939-XVII VISITATE A fo nella stazione cenir: tava sempre le calze le di Copenaghen. Il vivo blu. Particolarità che la interesse, che ha susciRIDUZIONI FERROVIARIE FIRENZE LA fecero da lui battezzare tato nel pubblico questa col nome di « dama deloriginale istituzione ha le calze blu» e gli iindotto ora le Ferrovie spirarono un feroce epidanesi ad introaurre la gramma: «la, mia adoproiezione di pellicole anche suì treni. Cammin facendo, i rata ha l'arte d'incantare gli umani — ma essa non ha viaggiatori potranno d’ora innanzi ammazzare il tempo requella di lavarsi le mani ». Dopo di che sarete d'accordo candosi nell'apposita carrozza-cinematograto, ove sì proletcon noi nel giudicare il Pope assai più fine poeta che comtano pellicole dì corto metraggio, per lo più film culturali e pito cavaliere. riproducenti le contrade più belle e le città più interessanti Nune est bibendum: ora è il momento di bere. Cost della Danimarca. Orazio in una delle sue odi immortali. Parole che” si ripetono oggigiorno per affermare il buon esito ripor% Alla presenza del Delegato Apostolico per l'A. O. I. tato in impresa difficile ed equivale a dire: Ora final-

MOSTRA MEDICEA

VALSTAR

sì è svolta ad Addis Abeba della prima pietra di una

l'austera cerimonia della posa nuova chiesa, Ja cui idea di

IMPERMEABILI

costruzione data da qualche tempo quasi anticipando lo

sviluppo e i compiti della Missione della Consolata che nei tempi negussiti costituiva un centro d’italianità e che oggi continua la sua opera missionaria presso gli indigeni. Quasi subito dopo l'occupazione furono raccolte dalle Forze Armate tra i soldati 100 mila lire di offerte. La nuova Chiesa è come un voto dei legionari della campagna che vede la sua attuazione. Essa sarà a croce latina, sule romanico-gotico iniziale. La facciata conterrà due cappelline laterali, in una delle quali troverà posto il Battistero. Tre altari, tutti e tre sullo sfondo; l'abside e il retroabside pentagonali. La capacità del tempio sarà di 1300 persone; la lunghezza di 57 metri; la larghezza sulla facciata di 28, ar-

rivando sulle braccia delia Croce a 35; l'altezza 27 metri.

ALL’INSEGNA DEI SETTE SAPIENTI

ENRICO

II e

CAVACCHIOLI,

RT

SRO

Direttore responsabile

SPORTIVI

lai

I° FESTIVAL pi SALISBURGO dal 1° Agosto all’ 8 Settem.

11 ‘settimanale responso del Sette Sapienti s'inizia questa volta in una mistica e solenne atmosfera claustrale. Sapreste direi quando nacque l'ordine religioso dei Benedettini? ‘Sapete, o signora che ci rivolgete questa domanda, che la bibliografia benedettina è tra le più cospicue ed illustri che mai siano esistite in funzione appunto del ico centro irradiatore di studi e di cultura che l'Ordine fu, specialmente nel Medioevo? Il fondatore di esso, San Benedetto da Norcia vissuto nel VI secolo, eresse la prima abbazia a Montecassino, abbazia di fama e d'importanza enorme in quanto fu per secoli uno dei pochissimi fari del sapere rimasti acCesi a illuminare le tenebre dei secoli bassi e dell'Evo Medio. L'Ordine, come già avvenne per quello francescano, si ramificò in varie regole: nel 910 sorse quella di Cluny, di Camaldoli nel 1012, di Vallombrosa nel 1090, dei Cistercensi nel 1098, finché nel 1893 le varie conEregazioni sparse in tutto il mondo, italiane, inglesi, ungheresi, svizzere, americane ecc. sì riunirono in una sola confederazione benedettina. Per dare un'idea dell’importanza di quest'Ordine nel mondo religioso basti pensare ch'esso conta nelle sue file 3600 santi, 40 papi, 250 cardinali e più di 6000 vescovi. ‘Quale differenza, ci chiede un'altra signora, tra la beatificazione e la canonizzazione? La prima è la sentenza con la quale il Pontefice proclama entrato nella gloria dei Cieli un membro defunto della Chiesa e ne permette il pubblico culto ai fedeli. Ciò avviene in seguito a vari, meticolosi ssì condotti per accertare le virtù eroiche del Beato e l'autenticità del miracoli che gli si

Ti

ABBIGLIAMENTI

LA FUGA DAL SERRAGLIO FIGARO - IL FRANCO CACCIATORE - DON GIOVANNI FALSTAFF - CAVALIER DELLA ROSA -BARBIERE DI SIVIGLIA DRAMMI:

CONCERTI:

MOLTO RUMORE PER NULLA (Shakespeare) IL BORGHESE GENTILUOMO (Mollère) Direttori. d’ orchestra: KARL B53HM, EDWIN FISCHER, H ANS KNAPPERTSBUSCH, CLEMENS _KRAUSS, WILLEM MENGELBERG, RICHARD STRAUSS, TULLIO SERAFIN

Biglietti e informazioni presso tutti gli Uffiei Viaggio, oppure presso la Direzione del Festival di Salisburgo : SALZBURG FESTSPIELHAI

mente possiamo essere tranquilli. Krach o Crack è voce neologica,

EI RIE

PIP

la quale

senzialmente significato d'improvviso sfacelo di banche o dicollo,grandi aziende. Nol però potremmo dir meglio, tracrollo, rovina. Questa è di una signora: Qual'è Îl più grosso e famoso diamante che si conosca? ® il Gran Mogol che fu trovato tra il 1650 e il 1658 in India nella miniera di Kollur e pesava 787 carati e mezzo pari a 3150 grani. Il Gran Mogol fu tagliato a rosa e non si sa più cosa ne sia avvenuto. Qualcuno crede ch'esso sia stato rotto e che il Kohinoor o Montagna di luce (altro famoso diamante che attualmente fa parte della Corona inglese) ne sia un frammento. Secondo altri il Gran Mogol fu rubato e venduto in frammenti. Ori-

ginariamente questa pietra famosa aveva la grossezza

di un mezzo uovo di gallina. Altro diamante famoso, col Gran Mogol e ìl Kohinoor. l'Orlow che alcuni vogliono sia parte anch'esso del

è

Gran Mogol. Questa giola, perfettamente incolore e a forma semisferica, era il più gran diamante della Corona di Russia e veniva generalmente posta sulla sommità dello scettro imperiale. Sembra che un tempo formasse uno degli occhi di una grande statua di Brahma. Rubato da alcuni soldati francesi che riuscirono a fuggire con esso fino a Madras, fu qui venduto a un capitano di mare e pol comperato dal conte Orlow per conto di Caterina II di Russia che lo pagò quasi tre milioni di rubli. La Cuspidina? È fiuosilicato di calcio che sì presenta in cristallini del Vesuvio.

monoclini, bianchi o rossastri, nei proietti La Dacnomania? Chiamasi così l'impulsiva

ossessione che tormenta alcuni degenerati inducendoli a mordere coloro che li circondano o gli oggetti che cadono sotto i loro sensi. L'idrofobia porta generalmente con sé la Dacnomania. Chi fu il fondatore della scuola di Tubinga? La scuola di critica religiosa detta di Tubinga, venne fondata nella

città omonima dal teologo tedesco Davide Federico Stauss

professore universitario in quella città. La sua opera principale è la Vita di Gesù che gli valse vasta rinomanza, ma gli costò la destituzione dalla cattedra universitaria per

ii modo col quale considerava la storia evangelica trat-

tandola come una narrazione mitologica. In altra sua opera, staccandosi sempre più dalla Chiesa, cercò di sot-

toporre i dogmi a un esame storico-critico e finalmente, nell'ultima sua opera La fede antica e la muova si staccò

totalmente

ER

onomatopeica,

trova il suo parallelo in identica voce delle lingue fran-

cese, inglese, tedesca, quasi a indicare l'improvviso e fragoroso cadere di un solido. Da noi venne usata per la prima volta nel 1873 quando avvenne il disastroso sfacelo delle Borse di Commercio. Ed ha appunto, es-

dal Cristianesimo.

G.

SINSIMGS SIE PRIA AEAI SRI A RI ASS A S. A. ALDO GARZANTI (già F.lli TREVES), Editrice-proprietaria


CRUCIVERBA DST:

SILLABICO

Frase anagrammata .

U

VECCHI RICORDI DI UN ARCHITETTO Rammento i giorni di lavoro intenso Chinato su disegni e prospettive, quando sognavo un piccolo compenso a le mie svelte bifore ed ogive. D'arte l'amor forse sdegnava il censo, ma l'inopiaela fame eran sì vive che nel sogno xammanor xx XIxxKx per una

bella xxxxxx

PARTITA

DI

STUDIO

con. tiro in contromossa

di A. Gentili

23.19-11.14; 28.23-7.11; 22.18-11.15;

«) Perdente: 3128 è la mossa

xoocoomx!

corretta per la patta.

Frase a sciarada col 1° a frase (xx xX000) L'EVANGELO Io vengo ai piedi tuoi, come uri devoto, ner! sciogliere il mio voto; innanzi a te le mie ginocchia piego e, in umiltade, prego, E tu mi parli d'un continuo Vero che viene da lontano: ha un sapore di fiaba e di mistero quel tuo linguaggio arcano... : Corsaro Biondo Anagramma a frase FIDARSI È BENE, MA... Se avonox x ilSignor Massimo della x diSante, chi sa mai perché quest'ultimo suol tenerlo ognor distante. Ebben io la vera causa voglio dirti în un orecchio: quel parente è bello e giovane, mentre lui non è che un vecchio!

b) Mossa vincente. 6) 3228 e), 16.20, 3127 (o 30; 27), 6.11 ecc. e il Nero vince. d) Posizione del diagramma. e) 30.27; 1620-1511 f); 6.15-31. 28; 9.13-2521; 13.18-29,25; 18; 21.18: 7.12 ece. il Nero vince. * $) 27.22-6.11; 15.6; 2.27; 31.20; 20.23 ecc. il Nero vince.

TRATTI» e 0dOrizzontali

Verticali

1. Sonetti.

1. Retine.

. Battello.

2. Vestali,

, Etti,>

«

PROBLEM N, 97 del dott.

.

. Leva.

. Rimatore,

10.

I

(a premio)

feta

N. 98di Vittorio Gentili Roma) >

A. Gallico

(Mantova)

). Sfiorimento.

I i 12. Falò. tari

. Schianto. Itala.

14. Minuti.

Il Padano

N.B. Ciascuna delle definizioni date è l'anagramma della parola da inserire nello schema. i] Frase a intarsio col 1° a frase

foxxx

Il Bianco

xox000)

muove

e vince

in 3 mosse

MALIARDA è a una donna fatale | Quale incanto c'è in te! Bella e slanciata, a un cavalier tu vai sempre affiancata, Pur c'è chi viene a te con un sorriso,

Casellario d'anagrammi

(non N. 99 di

SATURNIDI

a superar la prova ben deciso.

Ma è un’imprudenza ed è una colpa, questa,

Il Bianco

muove

in 3 mosse

e vince

a premio)

100 di Genesio Pelino (Volterra)

Loris

Bertini

N.

muove

e

Il Bianco

(Empoli) - (Tecnica nuova)

COPRICAPO

che a molti ha fatto perdere la testa!

CENTOMILA

L’Allievo

CRUCIFERO Frase a sciarada (5-3=1-7) — L'EPINICIO Poesia di vecchio stile che glorifichi,

DESIATORE

‘con spirto infuso scriver vo' per te,

MICIDIALE

che a l’ardimento umano senza limiti

sai disposare un’inconcussa

fè.

RANOCCHIA Il Bianco

ANTICRESI

Indovinello CI RIVEDREMO!

Anagrammare le parole poste a margine dello schema e collocare 1 vocaboli ricavati nelle rispettive righe. La lettura della verticale centrale vi darà l'anagramma di quella orizzontale.

Fatti trovare spesso, amico mio,

ché,.per i buoni, ho attaccamento anch'io.

Crittografia (frase: 12-2-8) CLACLAMIDEMIDE

È

Pi Greco

LA POSTA

H. O.

L'Arcigno

Ogni settimana, sarà assegnato tra i solutori (anche di un sol gioco) un premio di L. 30 in libri, da scegliersi sul catalogo della Casa Garzanti. Le soluzioni devono essere inviate non oltre gli otto giorni dalla data di questo fascicolo.

DI EDIPO

SOLUZIONE

DEL

_

quelli editi dalla Casa Garzanti.

Zoppetti

- Venezia. Netto

Premiato:

Fernando

Sestini

- Roma,

soluzioni di tuttii giochi, accompagnate dal relativo talloncino, devono essere inviate a L'Ilustrazione Italiana, Soluzione Enimmi N, 25

N. 22

| Le soluzioni devono pervenire alla rivista entro otto giorni dalla data di questo fascicolo. Fra i solutori sarà ass Y mensilmente un premio di L. 30 in libri da scegliersi fra.

ire (perché è a capo della wAzione) = elisire,

ILLUSTRAZIONE ITALIANA

DEL

NOTIZIARIO

DEL N. 22

Oscar

PROBLEMI

e vince +

VENEZIA. - La gata serie 15* per la disputa « Cappello Bar bisio »offerto dalla rinomata fabbrica Barbisio-Milanaccio e ha avuto termine colla vittoria del camerata Bruno Costalunga del Dopolavoro San Polo. È Attualmente si sta svolgendo il torneo sociale per gli alla prima categoria.

timbro. ‘ato. — 5. Lampada = la spada. Premiato:

DEI

muove

in 6 mosse

N. 85 di N. Schifalacqua: 14.11; 21.18; 7.3; 3.17. si N. 86 di V. Gentili: 21.17; 22.130); 15.11-10,1; 17.10; 7.14; 10.28 "e vince. — a) 10.1; 15.11-7.21; 17.28 e vince, N, 87 di C. Genovese: 16.12; 14.10; 11.18; 12.15; 15.22. N. 88 di C. Rossi: 21.18; 29.25; 22.19; 25.27; 19.10; 3.26.

N. 22

Romiro, - Vago il crittografico. Saluti.

SOLUZIONI

SOLUZIONI

vince

ILLUSTRAZIONE

ITALIANA

Soluzione Cruciverba N. 25

ILLUSTRAZIONE Concorso

ITALIANA

permanente

Netto

si

val

(Vedi alla pagina seguente le rubriche Scacchi e Ponte)”

Via Palermo 10, Milano, specificando sulla busta la rubrica a cui si riferiscono. ILL'USTRAZIONE ITALIANA Soluzione Dama N, 25

pepto

Ae I See

ILLUSTRAZIONE ITALIANA Soluzione Scacchi N. 25


ra

II torneodi Stoccerda. Torneo Internazionale di Stoccarda

noe Îl Dopolavoro Scacchisti-

fu una competizione assai

Ambrosiano di Milano. Incontro ‘andata, svoltosi a Bergamo il 4 1939.

Milano

qu

ben riuscita, che interessò i principali ambienti scac* chistici internazionali per la partecipazione

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Arsizio ‘vincitrici delle eliminatorie

per l'Italia

. A Roma fra le squadre di Roma e Firenze vin-

citrici delle eliminatorie per l'Italia centro-meridionale.

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Tornei non meno interessanti, sotto gli auspici dell’Associazio-

Villa siga spia) a Internazionale del mio. Ben

il peo tafatpit] ventidue coppie vi

| parte, fra cui giocatori inglesi, dunesi e-francesi. Sono risultati le seguenti coppie: | 1) Signora Ruspini - Dott. Remotti, punti 152. 2) Cav. Spinola - Cav. Mariani, punti 150.

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8, 10 e 11 giugno

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A Viareggio il famoso torneo di Viareggio si svolgerà presso lo A Salice nel noto Albergo delle Terme si svolgerà nei giorni un interessante torneo a coppie libere. Questa gara avrà un seguito nei mesi sucessivi. Infine: ad Amsterdam, si svolgerà il 3 luglio il torneo indetto dalla Lega Internazionale pel Campionato Europeo. La squadra vincitrice si recherà in America per il torneo del Campionato mondiale. ; Ecco la soluzione del problema proposto nel numero scorso: Do il quadro completo delle carte, per una maggior comprensione del gioco, mentre il problema éra impostato sulla conosten= zada parte di Sud, delle corte del compagno Nord (vedi granco A destra).

il torneo si è svolto il 19 e 20 aprile, con la vittoria —stabilimento Principe di Piemonte nei giorni 18, 14, 15 © 16Iuglio,

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lanti giocatori e le ore scorrono gioconde fino a notte tarda.

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ciazione sono affollate letteralmente da gentili signore e bril-

|, ‘strenua difesa “squai ino, x; ia Nel rà Milano Milano il il grande torneo er ee I indetto dal \geita a'ultieria, ma che è pol, pel complesso del punteggio totale, renata GIAN diMiumeo © I | Il torneo a Milano si è svolto il 4 e 5 aprile, e la lotta è stata

gi A., Vercelli - Corti E., Chieti — Bernini A.,Pistoia - Fasetti L.,Ales-

il Bienco 5

13) Signora Whitehan - Signor Lanari, punti 144%. Here distacco di punti tra la prima e la seconda coppia dil’ardore della lotta. | Notevole fu una difesa fatta dalla coppia Spinola-Mariani. che “ima sovralicitazione di 7 quadri, spinse l'avversario a di7 le con la conseguente perdita di una mano, bril‘difesa che in nessun altro tavolo si era verificata. iù accorsati sono i lunedì dell’Associazione Italiana Sempre ‘Ponte, piiin cui si disputa il settimanale torneo. Veramente ammirevole è lo apirito di signorilità e di cordialità, ‘senso d'ordine con cui le gare si svolgono. Le sale dell’Asso-

LIBRI, VITA

DI

DANTE,

di Tommaso

Gallarati

Scotti

(Aldo Garzanti, Editore) — «Il Gallarati Scotti ci

& un'altra edizione della sua VITA DI DANTE. L'o‘a è stata non solo riveduta, ma sviluppata e ap-

rofondita ancora. La riteniamo la più vitale rapresentazione, nel nostro tempo, della vita, del mondo e dei tempi del Poeta. Libera da modernismi per

La licitazione è statala seguente: s to) N E 1 cuori + 1 picche 2 fiori 2 picche 3 fiori ‘passo 3 cuori passo 4 cuori passo passo Ovest ha fatto l'Asso di picche ed è tornato u picche. Come leve giocare Sud per assicurare l'impegno? Sud entrato in mano col Re di picche, deve battere anzitutto gli attù, poiché eliminati

CRITICI

E

ITALIA-

raggioso e misurato.

Basterebbe

il capitolo in cui è

affrontato l’arduo tema della passione di Dante per.

ini (Aldo

Garzanti,

Editore),

« Possiamo

con-

‘cere il lettore, attraverso l'argomento ardente di pasione polemica, dalla prima scena sino alla disperata

ITALIA-

veste

| — «Siamo dinanzi a un vasto quasi completo pano-

critica

-letteraria

su modello

consueto.

Si potrebbe

quanti credono nelle fortune del romanzo italiano». (Giornale di Genova) ‘Renato GIANI

dalla Casa Editrice Garzanti, non è affatto un libro di

ghetti che ha tratteggiato in questo suo libro in modo così magistrale la figura di Galeazzo Marescotti

«eroe che supera tutte le misure dell'umano ardimento » è certamente quello di aver saputo rifuggire dai facili... sconfinamenti, e di mantenere una lode-

tiamo certo uno dei tanti bistrattati luoghi comuni».

eludere dicendo che il ‘Berrini è riuscito ad avvin-

E VICENDE DEL ROMANZO

in decorosissima

meridiano»,

| TERESA CASATI CONFALONIERI di Nino Ber-

NASCITA

NO di Maria Luisa Astaldi (Aldo Garzanti, Editore).

pubblicato

per | vole via di mezzo. Aurelio Minghetti ha saputo man| farci comprendere ed apprezzare quale ardimento a tenere una linea di mezzo, senza smentire la storia; anzi costruendo appunto il suo edificio letterario su | penetrare i più segreti meandri del temperamento di solide basi, ha saputo altresì presentare la materia Dante, e quale tocco prudente, rispettoso e leggero, in forma piana ed avvincente. Possiamo dire infatti abbia lo scrittore ». che il libro si legge « tutto d’un fiato ». E non ripe(L’Eroica) la pietra, nel periodo del « démone

220, ‘si gareni una mano di Est, che nel caso attuale st sarebbe verificata e gli avrebbe fatto perdere una mano, e pagar cara l’ingordigia di voler fare una mano in più. n'Aco.

volume,

GALEAZZO MARESCOTTI di Aurelio Minghetti (Aldo Garzanti, Editore) — «Tra i meriti del Min-

tore di stati d'animo finissimo, di un interprete co-

può darsi che trovi la Dama'e il Fante di cuori terzi devi

«Questo

‘smania di originalità, indipendente da qualsiasi in-

delicato, d'un analizza-

questi dalle mani avversarie, tutte le fiori sono buone. Poiché

NO, di Maria Luisa Astaldi (Aldo Garzanti, Editore).

# tendimento scandalistico, legata quasi sempre alla più seria e più documentata, ma animata br ‘tradizione ‘da un senso di vita nuova, quest'opera riassume in stilista gagliardo e insieme

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AUTORI

NASCITA E VICENDE DEL ROMANZO

affermare che qui c'è, evocato da una penna abile e colorita, il romanzo del nostro romanzo ». a (Giornale di Sicilia)

séle virtù d'uno studioso onesto ed austero, di uno

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(Nuovo Cittadino)

Gumo

Etri

NASCITA E VICENDE DEL ROMANZO ITALIANO di Maria Luisa Astaldi (Aldo Garzanti, Editore). — «È dunque una storia esemplare anche sotto l’aspetto del costume letterario, una storia ispirataa un raro equilibrio di giudizio, che rivela letture vaste ed un

(Circoli)

forte talento

critico è.

rama che torna ad onore della scrittrice e conforto di

LUIGI XVI di Giulio Ubertazzi (Aldo Garzanti, Editore). — « Giulio nel recentissimo e

suggestivo libro LUIGI XVI, che la Casa Editrice

Garzanti di Milano, pubblica in ricca veste ed adorna di belle incisioni, affronta la questione delle persone maggiormente responsabili della rovina del re

bonaccione. Egli fu un timido, ma non un pauroso, un

indeciso, ma non un doppio; propenso all’ottimismo. ed all’affetto del popolo verso il quale ognì suo sforzo di benessere si infranse per colpe non sue, o per lo meno per la sua soverchia ‘indulgenza. L'Ubertazzi

con invidiabile dottrina, ma niente affatto pesante, accessibile a tutti, porge un sereno ritrattodiLUIGI

XVI, mostrando virtù e pecche: quelle fulgide di soverchia bontà; queste lievi e veniali: le vicende della Rivoluzione francese sono arcinote, eppure l'Autore ha tratto dalla sua ricca tavolozza di prosatore pagine commoventi e superbamente interes santi: un Re sfortunato vero capro espiatorio delle

colpe, ma debole; arrendevole alle insistenze

trui, mentre

nel suo

cuore

albergava

sovrana

la

carità e la fede nel buon senso del suo popolo».

(Brennero)

Francesco CAVALLA

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CRONACHE PER TUTTE LE RUOTE Signori, voglio mettervi al corrente di quanto accade in questo basso mondo: nemico della critica opprimente, che d'ogni cosa vuol toccare il fondo, vi dirò tutto in rapide battute, senza guastarvi il sangue e la salute. Re Giorgio e moglie, assai ben custoditi in una poderosa autoblindata, percorrono su e giù gli Stati Uniti in mezzo ad una folla appassionata... d'ottantamila agenti a paga doppia, per cui più forte l'entusiasmo scoppia. Han presentato a Giorgio d'Inghilterra un uomo con la coda, che si dice sia veramente il solo sulla terra dotato d'una. simile appendice. Sì, ci sarebbe pure il Presidente, ma lui ce l'ha di paglia, è differente...

stitichezza. —

enteriti - coliti Biatroe vomiti

INTOSSICAZIONI orticaria — eczemi - pruriti foruncoli emicranie

ti

A RICHIESTA

LATTICI OPUSCOLO

Baci

Lacct. d'amore SATININE

senza

- MILANO

tracce

ROSSO GUITARE Esclusività: USELLINI & C. - VIA BROGGI 23 - MILANO

Nel giardino di Boboli, a Fiorenza, han recitato un dramma ch'ha avuto un’entusiastica accoglienza;

ILACTOBRGLI FERMENTI

PROFUMERIA

l’autore è un passatista, ma geniale, se continuerà di questo passo,

farà strada; è un tal Torquato Tasso...

DI FIDUCIA

GRATUITO

N.2

Roma ha stanziato centomila lire per un soggetto cinematografico; Si spera che in un prossimo avvenire s'avrà un bel film... È un sogno un po’ serafico: speriamo che quel premio benedetto non faccia gola a... un pessimo soggetto! Il dottor Magnus. vecchio norvegese, nella regione d’Oslo assai stimato, per ben due volte nello scorso mese passò per morto ed è resuscitato. Eden ha detto in preda all’esultanza: « Allora anche per me c'è una speranza!... » In Inghilterra adesso van di moda, în luogo della seta e della lana, — data l'economia che vi si loda — i tessuti di scorza di banana. Ma per le donne c’è un inconveniente: scivoleranno assai più facilmente... L'attor Montgomery, colui che forse ha fra le donne il massimo successo, ci svela quante facili risorse vi siano per avvincere il bel se: Le svela tutte: lascia solo indietri lo stipendiuccio che gli dà la « Metro Un fisico tedesco, che non erra nei suoi precisi calcoli, dichiara che il moto rotatorio della Terra s'è rallentato. La ragione è chiara:

con tanti guai, ch'aumentano a galoppo, l'umanità

d

Venustà. — Sono già cinque anni che sono sua cliente. — E ne siete contenta? (Ric et Rac)

comincia

a pesar troppo!

Tra Londra e Mosca trattative in corso, ‘ma sembra che ci sian poche speranze. Che farci? I tempi son cambiati e l'orso non vuol saperne più di certe danze: adesso, invece, è lui che, sempre all’opra, fa ballar gli altri e ci guadagna sopra. S'era proposto, ino studente ardito, di raggiungere Marte in aeroplani per fortuna, però, non c'è riuscito; perché, vedendo iui, qualche Marziano: — Ma sulla Terra — si sarebbe chiesto — son tutti dei fresconi come Questo?... — ALBERTO

Il

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CAVALIERE

MACOS

Colazione di magro Uova di sardine Pomodori ripieni Turbante di maccheroni alla Corsara Formaggi: Bich - Gorgonzola - Taleggio

Frutta e Caffè Vino: Bianco soave

POMODORI RIPIENI. — Una delle tante ricette di pomodori ripieni, non si finirebbe mai, tanti sono i «pieni» che si adattano bene al sapore del pomodoro. Gettate in acqua bollente un 500 gr. di pisellini tenerissimi {l quali sono subito cotti). Sgrondateli e condite con olio, limone, pepe, sale, prezzemolo trito. Tagliate in due alcuni pomodori un po’ grossi, asportate i semi, l'acqua, e riempiteli coi piselli conditi. Sul mucchietto di piselli mettete due gamberetti di mare bolliti. È un antipasto senza pretese, facile a farsi e squisito.

UOVA DI SARDINE. — Prendete alcune uova sode (bollite per almeno 12 minuti) e mettetele in acqua fredda per poterle sbucciare senza rompere la chiara. Tagliate ogni uovo in due nel senso della lunghezza, e levate i tuorli che metterete da parte. Aprite una scatoletta di sardine italiane, e levate le sardine dalla scatola avendo cura di sgrondarle bene. Aprite le sardine, levate loro spine e vertebre, e pestatele dipoi in un mortaio. Quando saranno ridotte in poltiglia, impastate con burro crudo i tuorli delle uova sode, prezzemolo, erba cipollina, un pizzico di pepe. Amalgamate bene il tutto, e riempite ogni mezza chiara con questo composto. Posate le mezze uova su di un letto d'insalata verde. È un ottimo piattino che apre... l'appetito.

Naufraghi.

— Non tormentatevi così, Giovanni, presto o tardi ci ritroveranno.

Der questo che mi tormento!

(Humorist)

TURBANTE DI MACCHERONI CORSARA. — Prendete i maccheroni detti comunemente « ALLA napoletani»,oppure, se U preferite, quelli ancora più grossi, e rompeteli in pezzi circa 15 cm. Per circa sei persone potete calcolare 300 gr. di lunghi detta pasta: gettateli in una pentola piena di latte, e Portate ad ebullizione, abbassate il fuoco. I maccheroni allasalate. fine della cottura dovreb bero avere assorbito quasi tutto il latte. Sgrondateli, e conditeli subito con 150 di gruera italiano grattugiato, e con 150 gr. di parmigiano. gr.Mettete qua e là alcuni pezzetti di burro (pochissimo in tutto). uno stampo di allu= minio che abbia una bella forma, ma colPrendete foro nel mezzo. Ungete lo stampo di burro e cospargete con pane grattugiato. Poi adagiatevi i maccheroni, e mettete lo stampo al forno a bagnomaria per una ventina di minuti (ecco perché bisogna tenerli molto al dente rante la prima cottura). Intanto avrete fatto cuocere un 500 du gr. di peocci (0 cappe) dopo averle lavate e rilavate volte. Mettete al fuoco una padella di ferro contenente parecchie olio. Appena l'olio è tiepido mettetevi i peocci i quali si aprono subito al caldo. Aperti che siano tutti, levateli dal fuoco e sgusciateli, rimettendoli poi al fuoco con un goccio di olio, estratto di pomodoro, e funghi coltivati che avrete fatto cuocere in precedenza. Mettete un poco di basilico pepe, tritato una manciata di prezzemolo, un poco di i peocci abbiano a navigare in und salsoita dente vettutata. Ce Sformate i vostri maccheroni, i quali avranno l'aspetto di un bel turbante. e nel foro centrale versate peocci e. funghi velando tutto con la rossa salsa. Se poi avete un tartufo a portata di mano, grattu= giatelo sul colorito e profumato turbante di maccheroni. Bice Visconm


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