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Abisso Bueno Fonteno

Abisso Bueno Fonteno vertigine senza tempo

Massimo Pozzo, Fabio Gatti

Èbello poter raccontare di una storia che diverrà molto lunga, come testimoni del suo principio. Una storia esplorativa logicamente, di “speleo”, una storia di attimi, di emozioni, di tante persone… perché quella delle grotte del Sebino è iniziata qualche milione di anni fa, e di quella possiamo dire ancora poco…

Progetto Sebino E chi se lo dimentica quel giorno. Dopo un anno di ricerche iniziate come G.S. Valle Imagna e dopo solo due settimane da quando quattro gruppi speleo (Gruppo Speleologico Montorfano CAI Coccaglio, Speleo Valtrompia, Speleo CAI Lovere e Gruppo Speleologico Valle Imagna

In alto: Abisso Bueno Fonteno: Salone Portorotondo, uno degli ambienti più suggestivi dell’abisso. (Foto M. Brega)

BUENO FONTENO

LOMBARDIA

Abisso Bueno Fonteno: così si presentava l’ingresso il giorno del primo passaggio. (Foto M. Pozzo)

CAI-SSI) decisero di unirsi per cercare “la bestia”. Il Progetto Sebino è il nome della neonata associazione, e parte benissimo! Siamo nel Maggio 2006: tempo prima avvistarono l’ingresso Maurizio Finazzi, Federico Vezzoli e Adriano Poletti. È Devis Magri a portarci davanti all’imbocco che spara aria gelida violenta (1,5 m al secondo!). Mauri (Aresi), Kraus (Claudio Forcella) ed io (Max Pozzo) capiamo subito a cosa ci troviamo di fronte: l’abbiamo già trovata! siamo dentro, è lei, La Bestia! Uno sparo nell’aria, l’unico a festeggiare, a rompere il suono del vento asettico dopo millenni. Un solo grosso masso da spostare… Entro in braghette estive con paletta da giardiniere in mano e “tikka” senza casco. Supero dopo 20 metri un interstrato con la bora… già un bivio? a gattoni vado a sinistra e dopo pochi metri vedo un trivio e mi alzo in piedi. Ne uscirò due volte di corsa: una a chiamare gli altri, ululando, l’altra fino alla macchina a prendere attrezzi e l’unico spezzone di corda da 15 metri disponibile dopo che i miei soci mi hanno trattenuto dal salto che volevo intentare… c’erano due pozzetti da cinque metri; come resistere? Quel giorno, rileviamo quasi mezzo chilometro, fermi su un bel pozzo con cascata, dopo una forra che già ci sembrava enorme. A monte, un quadrivio con un piccolo sifone e altre due vie dove si può camminare. Due corsi d’acqua differenti e affluenti! Mentre risaliamo i due pozzetti da cinque metri che precedono l’interstrato iniziale, cantiamo “Fontenoma-che-Bueno! Bueno-Bueno-‘stoFonteno!”. E quel nome rimane. È un augurio, siamo contenti. E diventerà il nostro saluto: Bueno Fonteno a tutti! E chi se lo dimentica quel giorno. Kraus, tornato alla macchina proferisce sogghignando una frase, che ritorna nella mia mente ogni volta che varco la soglia dell’ingresso: “Da oggi, non saremo più gli stessi”. Un Buddha… Una bomba. Una vera bomba per la speleologia bergamasca: le dimensioni di quel primo ramo erano già preludio di un qualcosa di inusuale. Poche grotte “partono” così bene per poi finire in breve. Il vento, il fiume e il pozzo da scendere facevano già volare la mente. Mezzo chilometro era già un bel colpo per cominciare. Era già un grottone! Lo sognavamo da sempre, sì, ma ancora nessuno s’immaginava che quella non era nemmeno l’unghia del gigante: un capello, forse un pelo…

Una nuova realtà La sede della nuova associazione, ad Iseo (Bs) brulicava d’euforia. Una confusione pazzesca. Mettemmo insieme più materiali possibili. Alla seconda uscita, dopo il P15 entrammo in ambienti enormi: un P55 con lago e spiaggia (Fonteno Beach), diramazioni da tutte le parti. Oltre un chilometro e mezzo nuovo! Ave

INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, GEOLOGICO E IDROGEOLOGICO

L’area carsica denominata Sebino Occidentale è compresa tra l’alta Val Cavallina del Fiume Cherso a Nord Ovest e la sponda occidentale del Lago di Iseo a Sud Est. Si tratta di un territorio di circa 100 km 2 compreso nei comuni di Fonteno, Parzanica, Vigolo, Tavernola, Riva di Solto, Predore, Viadanica, Adrara San Rocco, Adrara San Martino, Grone, San Fermo, Monasterolo, Casazza ed Endine Gaiano; ne risultano comunque interessati anche i comuni di Sarnico, Villongo, Foresto Sparso ed Entratico. Tale area è costituita da vari rilievi montuosi le cui cime più elevate sono rappresentate dal Monte Bronzone (1.334 m) e il Monte Torrezzo (1.378 m). Sotto l’aspetto geologico, quest’area è dominata da una potente sequenza di calcari estremamente carsificabili (Calcare di Domaro, Calcare di Moltrasio, Calcare di Sedrina, Dolomia a Conchodon); la serie litostratigrafica comprende, dalla formazione più antica alla più giovane: - Argilliti di Riva di Solto (Norico superiore): argilliti e marne argillose nerastre, finemente laminate con strutture prettamente orizzontali; pur presentando sottili intercalazioni carbonatiche, questa formazione non è carsificabile, e rappresenta il livello basale impermeabile della struttura; - Calcare di Zu (Norico superiore): calcari e calcari marnosi grigio-scuri o neri, a stratificazione da sottile a massiccia, con intercalazioni di marne bruno nerastre e argilliti; alla sommità comprende livelli di calcari micritici a stratificazione massiccia, riccamente fossiliferi, noti in letteratura come “Banco a Coralli”, che rappresentano la sola porzione carsificabile di questa formazione; - Formazione dell’Albenza (Dolomia a Conchodon Auct.) (Giurassico inferiore: Hettangiano inferiore): alternanza di calcari, calcari dolomitici e dolomie grigio-nocciola, a stratificazione indistinta o in banchi massicci molto carsificati; - Calcare di Sedrina (Giurassico inferiore: Hettangiano): calcari grigi oolitici, talora dolomitizzati; calcari micritici e calcari marnosi selciferi, localmente molto carsificabile; - Calcare di Moltrasio (Giurassico inferiore: Hettangiano - Sinemuriano): calcari marnosi a stratificazione sottile, frequentemente bioturbati, con liste e noduli di selce scura e interstrati marnosi laminati; è una delle formazioni più carsificabili della Lombardia; - Calcare di Domaro: (Giurassico inferiore: Carixiano – Toarciano basale): calcilutiti grigio chiare, localmente selcifere, in strati sottili molto regolari, intercalate a marne argillose rosse o verdognole; molto simile al Calcare di Moltrasio, risulta anch’esso ben carsificato. Il bacino idrogeologico dell’area è abbastanza ben delineabile: - verso Sud, è delimitato dal Sovrascorrimento del M. Bronzone, che appartiene alla serie di pieghe anticlinali, sovente rovesciate, e pieghe - faglie che costituiscono la fascia nota come “Flessura Frontale”, che borda tutto il margine meridionale del dominio Sudalpino: questo

Carta geologica dell’area del Sebino Occidentale: si evidenziano i limiti piuttosto netti dell’idrostruttura, caratterizzata da una complessa piega, all’interno della quale si individuano due grandi sinclinali. L’Abisso Bueno Fonteno si estende nel fianco settentrionale della sinclinale principale, e le grandi forre interne e le gallerie originate in zona satura che vi si trovano si sviluppano impostate su due faglie quasi perpendicolari tra loro, e con medesima direzione dell’asse delle sinclinali. (da: Carta Geologica della Provincia di Bergamo, scala 1:50.000, Foglio Geologico, n. 3, Provincia di Bergamo, 2000)

vamo già perso il conto di finestre, bivi, camini e c’erano altri pozzi da scendere. Ma dove stavamo andando? Bueno Fonteno alla fine dell’estate superava già gli otto chilometri di sviluppo e scendeva oltre i 450 metri di profondità. Fu l’inizio di una vera e propria avventura per ognuno di noi, e per tutti quanti messi assieme. E così anche il Progetto Sebino cresceva in simbiosi con l’abisso. Enorme. Bueno Fonteno era enorme ed enormi gli spazi in cui ognuno di noi poteva trovare il proprio universo. Pozzi con circonferenze “diverse” dal solito, forre alte più di 50 metri… fiumi che quando piove si ingrossano da far paura e che a -500 si uniscono lungo un misterioso filo comune. Lo stesso che ci ha spinti a volerne sapere sempre di più. Mettemmo assieme ogni singola conoscenza, con riunioni, discussioni, consultando geologi e illustri studiosi, confrontandoci con esperienze e idee, e soprattutto rafforzando legami, amicizie, affetti: molte cose cambiarono… Nacque per noi un nuovo modo di concepire la speleologia. Nuovo a livello teorico ma difficile da mettere in pratica. Individuato il tesoro, la ricchezza immensa di un’intera area carsica sotto tanti profili: ambientalistico, naturalistico, turistico, ecc., ne comunichiamo la scoperta prima di tutto agli abitanti e al Sindaco di Fonteno.

lineamento porta la sequenza giurassica inferiore, a sovrascorrere sulle unità più recenti del Giurassico superiore – Cretaceo (Selcifero Lombardo e Maiolica), costituendo, nella parte meridionale, il limite inferiore dell’idrostruttura; - verso Nord, è delimitato dall’affioramento delle Argilliti di Riva di Solto, che costituiscono il livello basale impermeabile dell’idrostruttura. Dal punto di vista strutturale, il bacino è caratterizzato da una piega sinclinale a grande scala, che si estende dal Lago d’Iseo a quello di Endine, all’interno del quale si individua una serie di pieghe minori. In particolare, si delineano due importanti pieghe sinclinali a scala chilometrica, il cui ruolo è fondamentale per la circolazione idrica sotterranea: una, con asse NW-SE, che dirige le acque verso Est, a Tavernola Bergamasca, in corrispondenza del nucleo della sinclinale principale, l’altra, con asse grossomodo E-W, che dovrebbe convogliare le acque sotterranee verso Ovest, in direzione della Sorgente Acquasparsa (Grone - Valcavallina). Sulla base dell’assetto strutturale, si può quindi ipotizzare che il deflusso sia dominato da tre linee di drenaggio principali, collocate in corrispondenza delle sinclinali più evidenti: 1. Settore M.Torrezzo - M.Ballerino - M.di Grone verso sorgente Acquasparsa 2. Settore Fonteno - M.Boario - M.Creò verso sinclinale di Tavernola; 3. Settore M. Bronzone - Colle Cambline verso Rino di Predore o Bianica e Punta del Corno. Non è escluso che i sistemi carsici che fanno capo a questi tre settori possano avere collegamenti tra di loro a livello di reticolo ipogeo. Va sottolineato tuttavia che al momento, l’unico dato effettivamente accertato da prove con i traccianti, è la correlazione tra le acque del complesso carsico di Bueno Fonteno e quelle della Sorgente Milesi (La Ripiegata) nella Valle di Fonteno. Interessante è la presenza, nel lembo più meridionale dell’area, di un residuo di anticlinale erosa sul Colle Cambline che, insieme al sovrascorrimento del M. Bronzone, complica lo studio dal punto di vista idrogeologico. Ciò rimetterebbe ipoteticamente in gioco anche il settore di Predore, in cui si trovano risorgenze a regime vauclusiano (La Ribollita a Rino di Predore) che, trovandosi a Sud della sinclinale di Tavernola, potrebbero anche essere spiegate come travasi di troppo pieno del sistema di Bueno Fonteno. L’evoluzione morfologica e topografica dell’area fa ipotizzare che, con molta probabilità, fuoriuscite d’acqua potrebbero trovarsi anche a livello sublacuale. Infatti, analogamente alla maggior parte dei più grandi sistemi carsici prealpini, anche il sistema di Bueno Fonteno è molto antico, e la sua origine è da collocarsi con tutta probabilità all’inizio del Miocene, durante le prime fasi di emersione dell’area (Bini, 1994; Bini, Tognini, 2001; Tognini, 2001). Al contrario, come gli altri grandi laghi lombardi, il Lago d’Iseo è un elemento morfologico molto più giovane dei sistemi carsici: infatti è in realtà una valle fluviale, il cui approfondimento è da mettere in relazione con la Crisi di Salinità del Messiniano. I sistemi carsici sono quindi stati tagliati dall’evoluzione della valle stessa, e la successiva formazione del lago ha allagato le parti più profonde degli antichi sistemi, per cui è assai probabile che importanti sorgenti si trovino ora al di sotto del livello del lago stesso.

I tre settori idrogeologici ipotizzati nell’area di studio. (Base ortofoto tratta da servizio WMS Regione Lombardia)

Poi a tutti gli enti locali, dai comuni alle Comunità Montane, alla Provincia, la Regione e le società di gestione delle acque. Formalizzata l’associazione, creiamo un sito, realizziamo una collana di documentari in dvd da proiettare nelle piazze in estate e durante l’inverno proponiamo didattica per le scuole. Si punta al coinvolgimento della popolazione, a proteggere l’immenso bacino d’acqua ipotizzato sotto i suoi piedi, incentivando tavole rotonde, patrocini, partecipazioni. Molti gli articoli e presenze su quotidiani ed emittenti private. Il Progetto Sebino diventa “punto di riferimento” per ciò che riguarda la ricerca speleologica sul territorio, tanto che ora i contadini ci contattano via mail per segnalarci un buco nel proprio terreno, e per poter gestire meticolosamente la raccolta dei dati, giocoforza dobbiamo specializzarci, migliorarci, imparare un sacco di cose nuove. Siamo in tanti, ma c’è molto da fare: per innalzare il livello al nostro interno organizziamo corsi di armo, rilievo, video, fotografia. Impariamo tutti ad usare GPS, a posizionare le grotte, a lavorare sui software per vedere in 3D le nostre “creature”. Con diverse facoltà universitarie e siti museali, diamo vita a progetti di campionamenti geologici, faunistici e botanici. Organizziamo l’analisi a “raggi X” di tutta l’area interessata, per conoscerla profondamente, valorizzarla ma soprattutto preservarla e tutelarla il più possibile.

In alto a destra: Abisso Bueno Fonteno: il P60 che scende nel grande Salone Mastodont, a -380 m. (Foto M. Brega)

Le morfologie interne Negli anni a seguire, l’abisso continua a regalare emozioni esplorative: ogni socio del Progetto ha vissuto l’emozione di esplorarne una “via nuova”. Lo sviluppo attuale supera i 21 chilometri, per un dislivello totale di circa 560 metri. La Valle di Fonteno è impostata NO/SE e riceve acque da diverse vallette affluenti. Ognuna di queste ha un ampio bacino di raccolta e convoglia verso la principale, in cui si apre l’ingresso, proseguendo poi verso il Lago d’Iseo in una forra con percorso da canyoning. L’abisso si sposta per un’estensione massima di circa 1600 metri drenando gran parte di queste acque tramite 30 corsi d’acqua interni ben identificati. Si sviluppa lungo vari livelli

Abisso Bueno Fonteno: Immissione Tinopal CBS-X (nov.2010), nelle acque del Salone Portorotondo. (Foto M. Brega)

di interstrato che inclinati tra i 10° e i 15° da monte “sbattono” contro un’imponente faglia perpendicolare (parallela alla valle) che ne abbassa repentinamente il dislivello generale. Le strutture interne sono prettamente di tipo vadoso, caratterizzate da forre con enormi pozzi e saloni. Le parti alte di ciascuna forra, presentano invece le tipiche morfologie da zona satura, segno di differenti momenti in cui la falda occupava interamente le gallerie e il livello di base doveva essere più elevato dell’attuale. Le forre hanno larghezze anche di 5 metri e da -200 m vengono portate velocemente a -400 m, con sequenze di ampie verticali. A questa quota riprendono il loro andamento N/S in ambienti di dimensioni sempre notevoli. Siamo di fronte a fenomeni paragonabili a quelli del Complesso del Monte Corchia in Toscana o a quelli di Monte Cucco in Umbria. Tre, per ora, i fondi attivi (Sifone Smeraldo, Hydrospeed, e Fangùl) e uno fossile (Wildwest), tutti fermi su sifone o galleria da immersione. Nelle zone più a monte invece, l’abisso prosegue con camini ancora da risalire o sifoni pensili con un potenziale dislivello positivo di ulteriori 580 metri (M. Torrezzo 1.378 m).

Tracciamenti: verità e ipotesi folli Con un’area di oltre 90 km quadrati è logico che il fatto più interessante non sia il dislivello, ma lo sviluppo del sistema e la sua eventuale connessione con i due laghi e le valli che lo delimitano: il Lago d’Iseo, profondo 250 metri e posto a quota 180 m slm e il Lago di Endine, a quota 332 m slm, che nasce da sorgenti sub-lacuali, profondo non oltre 12 metri. La presenza di due sinclinali importanti con risorgenze sparse di portate superiori ai 2000 l/s in piena e sotto il limite dei fondi dell’abisso (q. 320), spingono il Progetto Sebino a giocare la carta dei tracciamenti. Bueno Fonteno si trova in pieno “centro del Sebino” e potrebbe avere a che fare con tutte e due le sinclinali: le sue acque potrebbero essere convogliate da tutte e due le strutture, perché gli orizzonti di sviluppo in pianta sono ancora indefiniti. Le varie risorgenze monitorate (Acquasparsa a Grone, il Rino a Predore e la Ripiegata a Tavernola B.sca) più altre di importanza secondaria, sfociano tutte ad una distanza che varia dai 5 ai 7 km in linea d’aria dal Sifone Smeraldo. Tanto da ipotizzare un complesso carsico con orizzonti che potrebbero superare i 100 km di sviluppo! Nel novembre 2010 immettiamo nei corsi d’acqua che alimentano i tre fondi di Bueno Fonteno 14 chili di Tinopal CBS-X, dando inizio al lungo lavoro di monitoraggio e recupero

captori. Tra le varie difficoltà anche le pratiche burocratiche, necessarie dal momento che le risorgenze sono quasi tutte captate da acquedotti. Vengono quindi coinvolti i comuni interessati, le Comunità Montane, le società di gestione delle acque, la Provincia di Bergamo, Regione Lombardia, Asl Bergamo, Arpa e il consorzio di gestione delle acque dei laghi. Quando ormai le speranze sembravano esaurite e si cominciava a pensare che le “nostre acque” uscissero sotto il Lago d’Iseo, l’1gennaio 2011, la Sorgente Milesi (per noi La Ripiegata), diede esito positivo ben un mese e mezzo dopo l’immissione del tracciante… Sandro Uggeri, l’esperto idrogeologo da noi interpellato, aggiunge che il drenaggio è rapido! Purtroppo togliemmo ingenuamente tutti i captori dalle altre risorgenti (in realtà erano i tempi prefissati dal Progetto Pilota nell’ambito del “Pro

Abisso Bueno Fonteno: a – 160 m. prove di tracciamenti interni. (Foto M. Pozzo)

Abisso Bueno Fonteno: primo tentativo di Luca Pedrali nel Sifone Smeraldo (dic. 2010). (Foto M. Brega)

getto Integrato – Osservatorio per le aree carsiche”, approvato dalla Regione Lombardia in collaborazione con la Federazione Speleologica Lombarda), lasciando a molti di noi il dubbio che “qualcosa” avrebbero dato anche loro. Quindi, per rimettere alla prova le nostre “ipotesi folli”, ripeteremo con maggiore approfondimento i tracciamenti.

Il campo base e le immersioni Il panorama esplorativo quindi si amplia a dismisura, nel senso che ora dobbiamo verificare ipotesi che prima sembravano essere solo fantasie. Luca Pedrali, fortissimo speleosub accompagnato spesso dalla moglie Nadia e Davide Corengia di Milano,

Nell’area di studio, prima della nascita del Progetto Sebino, erano inserite a catasto 49 cavità di cui solo una, la Laca del Berù, con misure considerevoli (-231 m; 435 m svil) e altre quattro con uno sviluppo superiore ai 100 metri. Lo sviluppo totale del rilevato si aggirava sui 2300 metri. Dopo 5 anni di attività, le grotte conosciute sono divenute 115 per un totale di 25 km di rilevato. Lassù in cima, l’Abisso Bueno Fonteno con uno sviluppo che supera di poco i 21 chilometri e un dislivello totale di 560 m. In pianta, sono ora 12 le grotte a superare i 100 metri, cui si deve aggiungere il Bus del Zio di 112 metri di profondità. Importante è anche il capitolo sifoni e risorgenze interne: Bueno Fonteno nei vari rami del complesso ha almeno 11 sifoni posti sia a monte che a valle; per ora solo il sifone Smeraldo è stato esplorato per oltre 100 metri e una profondità di -45 con altrettanto dislivello visibile. A Predore, un’immersione davvero estrema nella sorgente La Ribollita (sorgente del Fiume Rino) ha portato il dislivello della verticale iniziale a -25 metri. A Tavernola Bergamasca, nella Sorgente Milesi o La Ripiegata è

Abisso Bueno Fonteno: traverso sul Sifone Smeraldo, a –451 m. (Foto M. Pozzo)

stato superato il sifone iniziale lungo 114 m e profondo 5. Al di là la cavità prosegue “aerea” per uno sviluppo totale di 380 m e ferma su frana. Interessante notare che le tre cavità più importanti (Bueno Fonteno – Bus del Zio – La Ripiegata), si trovano collegate tra loro, così come dimostrato dalle prove con i tracciamenti. L’intero sistema, prendendo in considerazione la quota del Lago d’Iseo (180 m slm) e del Monte Torrezzo (1378 m slm) ha un dislivello potenziale di circa 1200 metri, mentre sul versante del Lago di Endine (Sorgente Acquasparsa, 350 m slm) il dislivello massimo è di 1028 metri. A livello planimetrico, qualsiasi tipo di calcolo “spannometrico” porta comunque a considerare la soglia dei 100 km di sviluppo come raggiungibile dal grande complesso carsico. Da ricordare infine che l’area in generale è talmente ben carsificata da racchiudere i 21 km di Bueno Fonteno in un cubo di 1600x560 metri. Claudio Forcella e Luca Pedrali

DATI CATASTALI Abisso Bueno Fonteno LoBg: numero catastale non ancora assegnato Provincia: Bergamo; Comune: Fonteno Long.: 1577249; Latit.: 50677070 Quota: 776 m Sviluppo spaziale 21 km; Dislivello 561 m (+51; -510)

aprono al Progetto Sebino un’ulteriore possibilità esplorativa: quella di superare i sifoni. E i grossi risultati non si fanno aspettare: a La Ribollita, sorgente a regime vauclusiano che porta oltre 1000 l/s in piena, Luca si immerge fino a -25 m e nell’Abisso Bueno Fonteno supera il Sifone Smeraldo (oltre 100 metri di sviluppo) finendo in una profonda ed enorme forra allagata, per ora a 45 metri di profondità. Ma il risultato più interessante è l’esplorazione proprio della sorgente La Ripiegata da cui è uscita l’acqua di Bueno Fonteno. Al di là del sifone (100 m; -5 m), la grotta si sviluppa per quasi mezzo chilometro in grandi ambienti e gallerie freatiche dirigendosi a monte verso la Cargadura, la cresta spartiacque tra i comuni di Vigolo e Fonteno (quota 1100

INDAGINI BIOSPELEOLOGICHE

Le conoscenze biospeleologiche del complesso Bueno Fonteno sono frutto di indagini ancora preliminari; ciononostante le prime indicazioni circa la sua comunità cavernicola sono a dir poco incoraggianti. All’interno dell’Abisso si possono osservare, in funzione delle diverse condizioni idrologiche: UÊ“LˆÌˆÊ`ˆÊÃVœÀÀˆ“i˜ÌœÊ>Ê«iœÊˆLiÀœÊ˜i>ÊvœÀ“>Ê`ˆÊÛiÀiÊiÊ proprie forre sotterranee. UÊ“LˆÌˆÊ>ÊV>À>ÌÌiÀiʏi˜ÌˆVœ]ʘi>ÊvœÀ“>Ê`ˆÊ«ˆVVœˆÊ>}…iÌ̈° UÊ“LˆÌˆÊˆ`ÀˆV>“i˜Ìiʓi˜œÊiۜṎʘiˆÊµÕ>ˆÊ½>VµÕ>Ê presente percola lungo le pareti. UÊ“LˆÌˆÊvœÃȏˆÊ˜iˆÊµÕ>ˆÊ½>VµÕ>ʘœ˜ÊÃVœÀÀiÊ«ˆÙÊiÊ«iÀÌ>˜ÌœÊ appaiono sostanzialmente asciutti. La comunità animale riscontrata nell’Abisso appare complessa e diversificata. Tra i coleotteri si segnalano le seguenti specie (identificazione svolta da Giuliano Trezzi): Fam Carabidae (Allegrettia pavanii e Laemostenus insubricus); Fam. Cholevidae (Boldoria vailatii); Fam. Curculionidae (Troglorhynchus sp); secondo la bibliografia disponibile consultata si tratta di specie tutte già ampiamente segnalate nel settore del Sebino occidentale. Nei rami fossili, o su substrato tendenzialmente sabbioso, sono stati ritrovati numerosi esemplari di Diplopodi (famiglia Polydesmidae) che verosimilmente appartengono al genere Serradium]ÊÀi>̈Û>“i˜ÌiÊ>ÊµÕ>i]ʘi>Ê letteratura consultata, si riscontra una unica segnalazione ˆ˜Ê«ÀœÛˆ˜Vˆ>Ê`ˆÊ iÀ}>“œ°ÊʵՈ˜`ˆÊˆÊ«Àˆ“œÊÀˆÌÀœÛ>“i˜ÌœÊ del miriapode troglobio nel bacino del Sebino. Indagini specifiche del sedimento hanno permesso di scoprire esemplari collemboli appartenenti ai generi Onichiurus e ArrhopalitesʵÕiÃ̽Տ̈“œÊÌÀœ}œLˆœ®°Ê>ÊVœ“Õ˜ˆÌDÊ >VµÕ>̈V>ÊmÊÃÌ>Ì>ʈ˜`>}>Ì>Ê>ÌÌÀ>ÛiÀÜÊÀ>VVœÌ>Ê`ˆÀiÌÌ>Ê`ˆÊ

Laemostenus insubricus dettaglio del capo. (Foto F. Gatti e L. Palamidese)

esemplari di crostacei Isopodi (famiglia Sphaeromatidae) del Genere Monolistra che in alcuni ambienti appare così abbondante da dare il nome al ramo (Salsa Rosa). *ˆÙÊëœÀ>`ˆVˆ]ʓ>ÊÃi“«Àiʈ˜Ê>“LˆÌœÊ«iÀˆ>VµÕ>̈Vœ]ÊܘœÊ altri Isopodi del genere Androniscus, mentre all’interno di «œââiÊVœ˜VÀi∜˜>ÌiÊVœ˜Ê>VµÕ>ʏˆ“«ˆ`>ÊÈÊܘœÊœÃÃiÀÛ>ÌˆÊ esemplari di Niphargus sp (Amphipoda – Niphargidae). Significativo infine il ritrovamento di larve e adulti del tricottero Philopotamus ludificatus (fam. Philopotamidae). Il ÌÀˆVœÌÌiÀœÊmÊÃÌ>̜ÊÀˆ˜Ûi˜Õ̜ʘiÊÃ՜Ê>ÃÌÕVVˆœÊÃiÀˆViœÊÃÕÊ՘>Ê parete con scorrimento superficiale a -250 m e a -445 m. La sua presenza a profondità così elevate rappresenta una novità, essendo la specie considerata tendenzialmente ÃÕLÌÀœ}œw>ÊiÊÜÃ̈i˜iʏ½ˆ«œÌiÈÊV…iʵÕiÃ̜ʫœÃÃ>ÊVœ“«ˆiÀiÊ il proprio ciclo vitale in ambiente ipogeo (ipotesi già suggerita in ricerche pubblicate). La stabilità e la costanza `iˆÊVœÀ«ˆÊ`½>VµÕ>ʈ˜ÌiÀ˜ˆÊÜÃ̈i˜iʈ˜w˜iʏ>Ê«œÃÈLˆˆÌDÊV…iÊ si possano trovare anche specie stigobie sia planctoniche V…iʈ˜ÌiÀÃ̈âˆ>ˆ°Ê-ˆÊmÊÃVœ«iÀÌ>ʈ˜v>Ì̈ʏ>Ê«ÀiÃi˜â>Ê`ˆÊ՘>Ê Vœ“Õ˜ˆÌDÊ`ˆÊ i“>̜`ˆÊV…iÊmÊÛiÀœÃˆ“ˆ“i˜ÌiÊ«ˆÕÌ̜ÃÌœÊ abbondante poiché, sebbene i campionamenti svolti fino ad ora sono preliminari, tra gli esemplari catturati sono stati riscontrati dei predatori molto specializzati appartenenti alle famiglie Anatonchidae e Tripylidae, tipici degli iVœÃˆÃÌi“ˆÊ>µÕ>̈VˆÊÃÌ>Lˆˆ°Ê˜w˜i]ÊÛi˜i˜`œÊ>}ˆÊ>LˆÌ>̜ÀˆÊ«ˆÙÊ v>“œÃˆÊ`iÊVœ“«iÃÜÊ`ˆÊ Õi˜œÊœ˜Ìi˜œ]ÊVˆœmʏ>Ê«ÀiÃi˜â>Ê stabile di Chirotteri (rilevata in ogni ramo del complesso) appartenenti alle specie Myotis daubentonii (Vespertilio di Daubenton) e Rhynolophus ferrumequinum (Ferro di cavallo >}}ˆœÀi®ÊˆÊµÕ>ˆÊܘœÊÃÌ>̈ʜÃÃiÀÛ>̈ʈ˜ÊœVV>Ȝ˜iÊ`ˆÊ՘œÊ specifico campionamento svolto in ottobre 2010. Condizioni chimiche e chimico fisiche La temperatura dell’aria dell’Abisso Bueno Fonteno si aggira intorno ai 9 °C media annuale della zona in cui si trova l’ingresso. Durante le indagini svolte in occasione dei tracciamenti, sono stati misurati alcuni parametri chimici e wÈVˆÊ`iiÊ>VµÕiʈ˜ÊÛ>ÀˆÊ«Õ˜ÌˆÊ`iiÊ«Àˆ˜Vˆ«>ˆÊ`ˆÀiÌÌÀˆVˆÊ`ˆÊ ÃVœÀÀˆ“i˜ÌœÊˆ˜ÌiÀ˜i°Ê>ÊÌi“«iÀ>ÌÕÀ>ʓi`ˆ>Ê`iiÊ>VµÕiÊmÊ «>ÀˆÊ>ʙ]Çc Êi`ÊmÊVœ˜vÀœ˜Ì>LˆiÊVœ˜ÊµÕi>Ê`iiÊÜÀ}i˜ÌˆÊ Vœ˜˜iÃÃiÊVœ˜Ê>Ê}ÀœÌÌ>°Ê>ÊVœ˜`ÕVˆLˆˆÌDʓi`ˆ>ÊmÊ«>ÀˆÊ a 303 mS/cm ed indica una buona presenza di ioni `ˆÃVˆœÌˆ°ÊÊ«Êmʓi`ˆ>“i˜ÌiÊ«>ÀˆÊ>ÊÇ]nxÊiʈ˜`ˆV>Ê՘>Ê condizione tendenzialmente alcalina dovuta alla presenza `ˆÊV>ÀLœ˜>̈]ʈʵÕ>ˆÊܘœÊˆ˜`ˆÀiÌÌ>“i˜ÌiÊVœ˜viÀ“>̈Ê>˜V…iÊ `>>Ê`ÕÀiââ>ÊV…i]ʓˆÃÕÀ>Ì>ʈ˜Ê>LœÀ>̜Àˆœ]ÊÈÊmÊVœ˜viÀ“>Ì>Ê intorno ai 17,5 °F (valore medio).

Fabio Gatti

UNA DISTESA DI AMMONITI Durante l’esplorazione della sorgente Milesi, gli speleosub si sono imbattuti in un’affascinante scoperta: un’intera superficie di calcare completamente ricoperta di ammoniti in ottimo stato di conservazione. Quello che i paleontologi chiamano “livello di mortalità di massa”. I fossili sono piritizzati e spiccano scuri sullo sfondo della roccia chiara, trasportati qui in grande quantità da un’antica corrente marina. La pirite si deposita come una patina sulla superficie del fossile: è un minerale che indica con chiarezza che si trattava di un ambiente anossico, ideale per la conservazione degli organismi. La dimensione delle ammoniti è medio-piccola dal momento che nella quasi totalità dei casi la camera di abitazione, pari ad una spira e mezza della conchiglia, è stata completamente dissolta dall’acqua, lasciando un evidente solco sulla roccia. Questo fenomeno è abbastanza comune perché esse non hanno il sostegno dei setti che creano le tipiche “camerette interne” delle ammoniti. La matrice è il Calcare di Domaro del Giurassico inferiore. La varietà a livello generico e specifico delle ammoniti è abbastanza elevata, ma ai fini di una datazione più accurata si sono rivelate particolarmente utili Amaltheus margaritatus e Arietites sp., considerati importanti fossili guida poiché hanno avuto una diffusione geografica molto ampia ma una durata temporale estremamente limitata. Esse infatti si trovano solo nel

Sorgente Milesi: esemplare del fossile guida Arietites sp. (Foto S. Parenti)

livello mediano del Pliensbachiano superiore (Liassico) ed hanno circa 185 milioni di anni. Il loro studio è particolarmente interessante perché si tratta di una fase in cui molte famiglie di ammoniti evolvono in maniera rapida da forme “cattive nuotatrici” a forme “abili nuotatrici”, cambiamento che si evince soprattutto da una radicale modifica nella struttura e nell’ornamentazione della conchiglia. Essa infatti tende a divenire più involuta e meno ornamentata, in modo da aumentare l’idrodinamicità.

Luana Aimar

m) … a sette chilometri di distanza in linea d’aria dal Sifone Smeraldo. Nei pressi de La Cargadura vi è, tra l’altro, il Bus del Zio, altro importante tassello sotterraneo. Un abisso verticale fermo a -112 m alla base di un bel pozzo da 60 m, con pavimento da scavare. Lo Zio, in caso di giunzione, regalerebbe un dislivello di oltre 700 metri al sistema carsico, collegandosi magari a regioni oltre sifone. Due parole sono dovute anche al mitico Campo Lions, il campo base a -420 m che ha trasformato le permanenze sottoterra rendendole indubbiamente molto più sopportabili a chiunque. Questo campo permette a 13 persone di sostare in tenda con ogni genere di comfort. Questo fatto è diventato una sicurezza per tutti poiché ha spostato il limite esplorativo soprattutto a livello mentale. Le esplorazioni sono vissute con più “calma” e l’abisso può essere sezionato con maggiore sistematicità. In Bueno ora le permanenze medie sono di due/tre giorni: una porzione settimanale di tempo che permette di fare le cose per bene e con buona partecipazione generale.

Conclusioni La bellezza di questo progetto di ricerca è la sua multidisciplinarietà scientifica ed esplorativa. Ogni argomento inerente alla speleologia, è motivo di approfondimento per tutti. “Confini illimitati e ricerca mai finita”: epigrafe che si addice al grande sistema carsico di cui siamo appena all’anticamera della conoscenza. È questo che intendiamo per “vertigine senza tempo”: quell’emozione, quel dondolio continuo, quel senso di smarrimento creativo che si vive mentre si svelano pagine di un libro che affonda le proprie radici nelle profondità del tempo. Una bella eredità da conservare per le generazioni future, e un’immensa, sconfinata quantità d’acqua da proteggere come la risorsa più preziosa al mondo…

Bibliografia

Bini, Alfredo (1994): Rapports entre la karstification periméditerranéenne et la crise de salinité du Messinian: l’exemple du karst lombard. Karstologia, n. 23, p. 33 e 53. Bini, Alfredo; Tognini, Paola (2001): Endokarst evolution related to the geological, topographic and climatic evolution in the Lombard Southern Alps. 5 th Workshop Alpine Geological Studies. Geol. Paleont. Mitteilungen, Innsbruck, n. 25, p. 39-41. Tognini, Paola (2001): Lombard Southalpine karst: main features and evolution related to the tectonic, palaeogeographc and palaeoclimatic history: two examples of a global approach. Forschungsberichte Geographisches Institut Universität Frieburg, 2001, p. 81-114.