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Salvatore Ferrara -

SOGGETTI E
SCENEGGIATURE
Homepage Chi sono Contatti SOGGETTI 

SCENEGGIATURE COMPLETE E NON 

MANUALE DI SCENEGGIATURA 

NOTE TECNICHE DI SCENEGGIATURA

PREMESSA

Queste note tecniche si riferiscono alla sceneggiatura cinematografica o di TV movie


e si basano sul presupposto che si utilizzi un programma aggiornato per la scrittura di
sceneggiature all’Americana (azione a tutta pagina e dialogo al centro) o che
comunque si seguano attentamente delle regole standardizzate di scrittura che si
possono così riassumere:

I. Viene utilizzato il carattere Courier o Courier New a grandezza 12.


II. Non vengono mai inseriti spazi tra una riga e l’altra. Non si va mai a
pagina nuova dopo la conclusione di una scena.
Sarà poi la Produzione a dividere opportunamente il copione secondo le sue
esigenze (cambierà l’impaginatura in modo tale che ogni cambio scena ci sarà anche
il cambio pagina).
III. Il margine della pagina a sinistra è di circa 3,5 punti; il margine destro è di
circa 2 punti; i margini superiore ed inferiore sono di circa 3 punti. Il testo è
giustificato a sinistra.
IV. Il nome del personaggio che parla ha un rientro a sinistra di cm 6,35 e il
dialogo relativo di 3,5 a sinistra e 4,5 a destra.
V. La distanza ulteriore tra la fine di una scena e l’inizio di un’altra è di 12
punti.
VI. La distanza ulteriore tra l’intestazione di una scena e la prima riga
dell’azione relativa è di 6 punti. Così come 6 punti è la distanza ulteriore tra i
paragrafi di dialogo.
VII. Tutti i dati si riferiscono ad un foglio formato A4 (21x29.7). In America il
formato è Lettera (21,6x27,9).

Ricordiamo che questa “formattazione” consente di misurare la durata del film con
una approssimazione accettabile. Ogni pagina corrisponde, mediamente, ad un
minuto di montato.

NOTA: Tutti gli esempi di scene che verranno esposti, sono ovviamente semplificati
al massimo per rispondere immediatamente alle esigenze chiarificatrici.

1. BREVE NOMENCLATURA

SCENA: Episodio del film che si svolge in una unità di tempo e soprattutto di
spazio.

SEQUENZA: E’ composta da una successione di scene che formano un’unità


narrativa con un inizio, uno svolgimento ed una fine. O almeno è una successione di
scene poste in relazione non casuale tra loro.

INQUADRATURA: Tutto ciò che è ripreso in un'unica azione filmata, cioè


l’immagine che sarà visualizzata, senza interruzioni né stacchi.

CAMPO DI RIPRESA E’ la parte dello spazio inquadrata dall’obiettivo della


macchina da presa (m.d.p.). La sua dimensione e la sua profondità dipendono dalla
distanza tra la m.d.p. e il soggetto e dal tipo di obiettivo utilizzato.

CONTROCAMPO E’ l’inquadratura realizzata dal punto di vista opposto a quello


dell’inquadratura precedente.

SOGGETTIVA Inquadratura nella quale lo sguardo di un personaggio si identifica


precisamente con quanto inquadrato dall’obiettivo della macchina da presa.

2. INTESTAZIONE DELLA SCENA

L’intestazione della scena è preceduta (sul medesimo rigo) dalla numerazione che è
sempre bene apporre alla fine della stesura definitiva della sceneggiatura.
Qualora si effettuassero ulteriori revisioni del copione dopo che è stata scritta la
numerazione e si rendesse necessario inserire nuove scene, è bene utilizzare delle
lettere aggiuntive. Se per esempio tra la scena 44 e la 45 ne viene aggiunta una
nuova, questa verrà numerata come 44 A (meglio che 44 bis. La ragione è che se le
scene nuove sono molte, dopo bis ter e quater si hanno dei problemi…)

Nella maggioranza dei casi si vede scritto:

SCENA 44 CASA GIOVANNI INT. GIORNO.

Ma è sufficiente scrivere:

44 CASA GIOVANNI INT. GIORNO.

Questo anche perché la maggior parte dei programmi per la scrittura di


sceneggiature aggiunge la numerazione in questa forma semplificata.

Se possibile è meglio mantenere l’intestazione nell’ambito di una sola riga (magari


abbreviando qualche parola). Questo per aiutare l’immediato riconoscimento
dell’inizio scena.

Subito dopo il numero della scena, vanno specificati nell’ordine (e sempre in


maiuscolo):

a) L’AMBIENTE, cioè il luogo dove si svolge l’azione, con eventuali precisazioni e


specificazioni.
Queste eventuali precisazioni si riferiscono ad ambienti complessi che possono venir
suddivisi o meno. Dipende molto dalle conoscenze che lo sceneggiatore ha del
luogo reale di ripresa. Ad esempio potremmo trovare:

32. COMPLESSO APPARTAMENTO GIOVANNI – VARI AMBIENTI INT. GIORNO

nel caso che la scena descriva spostamenti in varie stanze o corridoi e si prevede
che l’ambiente reale di ripresa sarà scelto in modo che tutti i vani sono disponibili
nello stesso momento (il che è la cosa più logica nella maggioranza dei casi).

oppure:

32. COMPLESSO APPARTAMENTO GIOVANNI – CAMERA LETTO E BAGNO INT.


GIORNO

nel caso in cui si presenta un solo vano (o al massimo un paio) e la casa di Giovanni
tornerà nella storia.

oppure:

32. APPARTAMENTO GIOVANNI – CAMERA DA LETTO INT. GIORNO


nel caso in cui c’è un solo ambiente da descrivere e nel prosieguo della
sceneggiatura non se ne presentano altri in casa di Giovanni (altrimenti sarebbe
meglio ricorrere nuovamente alla formula Complesso appartamento Giovanni).
Oppure, gli altri ambienti dell’appartamento di Giovanni per esigenze di scenografia
verranno ambientati in luoghi diversi (ad esempio la camera da letto in teatro e il
salotto in ambiente dal vero; oppure in due appartamenti diversi…)

E’ anche possibile che l’appartamento di Giovanni preveda un giardino e può


verificarsi il caso in cui l’azione si svolga in parte nel salotto e in parte nel giardino. In
questo caso scriveremmo:

32. COMPLESSO APPARTAMENTO GIOVANNI – SALOTTO E GIARDINO


INT./EST. GIORNO

Quando si presenta due o più volte lo stesso ambiente, è buona regola scrivere
esattamente la stessa intestazione (Appartamento Giovanni deve restare tale e non
diventare Casa Giovanni; Strada casa Giovanni non deve poi diventare Esterno
casa Giovanni ecc.)

33. STRADA APPARTAMENTO GIOVANNI EST. GIORNO

è un ottimo modo per descrivere l’esterno di casa Giovanni. Specialmente quando


ricorrono esterni e interni dello stesso palazzo, negozio, appartamento ecc. ricorrere
alla definizione “STRADA…” seguita dall’ambiente, rende tutto molto chiaro.

b) INTERNO o ESTERNO (INT. o EST. La forma abbreviata è quella corretta)


L’indicazione INT. o EST. è determinata dall’ambiente in cui si svolge la scena e
dall’illuminazione principale della stessa. Essendo un’informazione che riguarda
soprattutto l’organizzazione della produzione (oltre che il lavoro del Direttore della
Fotografia), è bene tenere in considerazione soprattutto questo fattore. Una cabina
telefonica posta in una strada o l’abitacolo di un’automobile in movimento per le
strade, sono in buona sostanza degli ambienti esterni, anche se l’azione si svolge al
loro interno. E’ invalso l’uso, in ogni caso, di etichettare questo tipo di scene (e tutte
quelle in cui dall’interno si vede uno scorcio di esterno o viceversa) come EST./INT.

c) MOMENTO DEL GIORNO O ILLUMINAZIONE che può essere


I. GIORNO (anche MATTINO o POMERIGGIO)
II. NOTTE (anche SERA)
III. ALBA
IV. TRAMONTO (anche LUCE A CAVALLO)
V. INTERNO ILLUMINATO
VI. NOTTE AMERICANA (solo quando si è assolutamente sicuri che questo è
il metodo di illuminazione che verrà utilizzato).
Se all’interno di una scena c’è un passaggio di tempo che peraltro lascia lo stato
delle cose pressoché inalterato, la scena non viene cambiata e si scrive
semplicemente

STACCO INTERNO

nel punto in cui avviene questo passaggio.

Nel caso invece di un ambiente unico in cui l’azione viene divisa in due o più parti
nettamente distinte da un deciso passaggio di tempo (magari evidenziato da cambi di
abito da parte dei protagonisti, invecchiamenti o mutamento dell’arredo della scena)
è necessario dare una numerazione diversa alle due (o più) situazioni.
E’ anche possibile fare ricorso ad una sottonumerazione nell’ambito della stessa
scena (a, b, c, d…) nel caso di situazioni molto brevi (flash)

E’ consigliabile, ma non necessario, scrivere in grassetto l’intestazione della scena,


così che risulti maggiormente individuabile nell’ambito del corpo dello scritto.

Nell’intestazione si possono inserire ulteriori elementi che servono a chiarire meglio


determinate situazioni. (Ad esempio: “SCENA ALTERNATA ALLA PRECEDENTE”
oppure “PIÙ TARDI” ecc.). Se ci sono evidenti salti temporali tra una scena e l’altra
(p.e. un film biografico in cui si passi dal racconto dell’infanzia a quello della maturità
del protagonista…) allora anche questo passaggio di tempo va scritto
nell’intestazione della scena (va bene anche subito prima o subito dopo, purchè sia
ben sottolineato).

3. SCENE COMPLESSE

Esistono vari tipi di scene che nel loro ambito includono delle altre scene o che
comunque necessitano di suddivisioni al loro interno. Viste le svariate possibilità che
si possono incontrare, alcuni esempi possono valere da paradigma per tutti gli altri.
Si tratta in ogni caso di situazioni abbastanza frequenti. In casi analoghi il buon
senso guiderà lo sceneggiatore a trovare la giusta soluzione.

a) SOGGETTIVE su altri ambienti durante lo svolgimento di una scena. La soggettiva


in questo caso è una scena indipendente.

44. CASA GIOVANNI INT. GIORNO


Giovanni guarda fuori della finestra e vede…

45. STRADA CASA GIOVANNI EST. GIORNO


Soggettiva Giovanni:
Laura si avvia verso l’automobile.
46. CASA GIOVANNI INT. GIORNO
Giovanni si scosta dalla finestra e si siede sul divano.

Nel caso in cui vedessimo la quinta di Giovanni e nella stessa inquadratura anche ciò
che lui vede, la scena resterebbe unica. In questo caso l’intestazione e la
descrizione della scena cambierebbero in questo modo:

44. CASA GIOVANNI E SCORCIO STRADA INT./EST. GIORNO


Giovanni guarda fuori della finestra e vede…

Laura che si avvia verso l’automobile.

Giovanni si scosta dalla finestra e si siede sul divano.

E’ ovvio che ci può essere la necessità di articolare situazioni più complesse. La


stessa scena descritta sopra può prevedere soggettive pure e poi anche soggettive
con quinta (in questo caso non si tratta di cere e proprie soggettive). In queste
situazioni ogni sezione va distinta dall’altra e si ricorre a soluzioni caso per caso.

b) TELEFONATE. Nel caso in cui si voglia seguire il dialogo di entrambe le persone


al telefono, la procedura più corretta è la seguente:

37. CASA GIOVANNI INT. GIORNO


Giovanni passeggia per il salotto, si siede, afferra il telefono e compone un numero.
Dopo alcuni istanti qualcuno risponde all’altro capo del filo…

GIOVANNI
Pronto?

38. CASA LAURA INT. GIORNO - ALTERNATA ALLA PRECEDENTE


Laura è al telefono.

LAURA
Giovanni?

GIOVANNI
Laura, ti vorrei vedere.

LAURA
Arrivo subito. Ciao.

GIOVANNI
Ciao.
39. CASA GIOVANNI INT. GIORNO
Giovanni posa il telefono, si guarda attorno, poi si avvia deciso verso il corridoio…

Questo modo di suddividere le scene lascia grande libertà di ripresa e di montaggio e


semplifica il lavoro dell’organizzazione produttiva. E’ chiaro che se si decide di non
mostrare uno dei due interlocutori, la scena sarà una soltanto.

c) INSERTI TELEVISIVI. Subito un esempio:

23. CASA GIOVANNI INT. GIORNO


Giovanni si siede in poltrona, prende il telecomando e accende il televisore. Per
qualche istante si sofferma ad osservare una telenovela brasiliana. Poi cambia
canale e vede…

24. INSERTO TV STRADA CITTÀ EST. GIORNO ALTERNATA ALLA


PRECEDENTE
Laura viene intervistata da un reporter.

LAURA
L’auto mi è venuta addosso
all’improvviso.

REPORTER
Ha preso il numero della targa?

Giovanni sobbalza sulla sedia, resta a guardare la scena, poi spegne la televisione e
si precipita verso l’uscita…

Gli inserti TV in questo caso sono due. Il primo tuttavia (la telenovela brasiliana)
costituisce materiale di repertorio e pertanto non deve essere girato. Il secondo
inserto invece (l’intervista di Laura da parte del reporter), va girato come una
normalissima scena del film e quindi come tale va considerato.

Nel caso si decida che non si vedranno mai nella stessa inquadratura le immagini
televisive e la persona che le guarda, non è necessario ricorrere alle scene alternate,
ma è sufficiente dividere le due (o più) scene in cui si suddivide la sequenza.

d) MEZZI DI TRASPORTO IN MOVIMENTO


Bisogna sempre ricordare che l’azione che si svolge all’interno dell’abitacolo di
un’auto (ma vale la stessa cosa per un vagone ferroviario o un aereo) costituisce una
scena diversa da quella che prevede il contemporaneo passaggio del mezzo di
trasporto per una strada di città, per una vallata innevata o nei cieli del Paraguay.

Esempio:

75. AUTO GIOVANNI IN MOVIMENTO STRADE ROMA INT./EST. GIORNO


Giovanni è alla guida. Laura gli è seduta accanto. E’ visibilmente pensierosa.
Giovanni la guarda, ma non dice nulla…

76. STRADE ROMA EST. GIORNO


L’auto di Giovanni percorre la strada trafficata che conduce a Via dei Fori Imperiali.

77. AUTO GIOVANNI IN MOV. STRADE ROMA INT./EST. GIORNO


Finalmente Laura rompe il ghiaccio.

LAURA
Avrei voglia di partire.

Giovanni la guarda e sorride…

La regia saprà come articolare la sequenza e come montarla. Le indicazioni di


sceneggiatura sono in questo modo più che sufficienti.

4) FLASHBACK E FLASHFORWARD

Il Flashback (da usare con grande parsimonia e comunque quando strettamente


necessario) va annunciato con chiarezza e costituisce sempre una nuova scena a se
stante. Anche la fine del flashback va sottolineata.

Un esempio fin troppo visto:

15. CASA GIOVANNI INT. GIORNO


Giovanni entra in salotto. Ha un’espressione indecifrabile. Ora ci accorgiamo che
guarda fisso la lampada accanto alla porta.
L’immagine sfoca…

16. CASA GIOVANNI INT. GIORNO


FLASHBACK
L’immagine torna lentamente a fuoco…
Laura entra dalla porta principale e si avvicina verso la m.d.p. Ora Giovanni entra in
campo e la abbraccia felice…
FINE FLASHBACK
17. CASA GIOVANNI INT. GIORNO

SQUILLO DEL TELEFONO

Giovanni si risveglia da quel ricordo e va verso l’apparecchio…

5) INDICAZIONI DI REGIA

E’ bene lasciare al minimo le indicazioni di regia, anche se talvolta può essere utile
sottolineare i movimenti della m.d.p. o il taglio delle inquadrature. Le notazioni più
comuni sono:

I. C.L.L.: Campo lunghissimo


II. C.L.: Campo lungo
III. C.M.: Campo medio
IV. C.C.: Controcampo
V. P.P.: Primo Piano
VI. P.P.P.: Primissimo Piano
VII. DETT.: Dettaglio
VIII. SOGG.: Soggettiva

Si può sottolineare anche una PANORAMICA, una RIPRESA con MACCHINA A


MANO, UNA STEADY CAM, una CARRELLATA, un DOLLY, una RIPRESA
AEREA ecc.

Altro esempio: “La m.d.p. va a scoprire la mano di Giovanni che stringe un foglio di
carta…”

Utilizzarle soltanto quando è strettamente indispensabile.

Un’altra indicazione di regia è il Ralenti (o slow motion). In questo caso l’inizio e la


fine dell’azione rallentata vanno ben segnalati.

Esempio:

CASA GIOVANNI INT. SERA


Giovanni apre l’armadio, fa scorrere un cassetto al cui interno vediamo una pistola.
AL RALLENTY:
La mano di Giovanni va ad afferrare la pistola all’interno del cassetto…

FINE RALLENTY
Giovanni si mette la pistola in tasca…

6) INDICAZIONI DI MONTAGGIO

Equivalgono alle indicazioni di regia, solo che sono più tollerate (nelle sceneggiature
americane sono di routine). Le più comuni sono:

I. DISSOLVENZA
II. DISSOLVENZA INCROCIATA
III. ASSOLVENZA (o dissolvenza in apertura)
IV. STACCO
V. STACCO NETTO

E’ bene ricordarsi che è meglio trovare il giusto impasto tra le scene piuttosto che
ricorrere a formule che servono soltanto a riempire dei vuoti di ideazione.

NOTA: Dissolvenze ed assolvenze possono anche essere “sonore” e in questo caso


è possibile prevederle in sceneggiatura con effetti a volte efficaci per il passaggio da
una scena all’altra.

7) INDICAZIONI SONORE

I. MUSICA. Quando strettamente necessario si può indicare il brano


musicale che accompagna l’azione, la Colonna Sonora (C.S.). La nota può essere
generica (es. UNA MUSICA INCALZANTE) o specifica (O FORTUNA – CARMINA
BURANA DI ORFF) Va scritta al centro della pagina come se fosse dialogo, in
maiuscolo.

II. RUMORI. Allo stesso modo può essere utile o efficace sottolineare un
effetto sonoro particolarmente importante. Può trattarsi di uno sparo, ma anche un
cigolio sinistro, un fruscio, una sirena…

Esempio:

44. CASA GIOVANNI INT. SERA


Giovanni entra in salotto con un’espressione decisa. In C.S. sentiamo…

O FORTUNA - CARMINA BURANA


Giovanni apre un cassetto, prende la pistola e inserisce i proiettili nel caricatore…
Riflette qualche istante, poi punta la canna dell’arma verso la porta.

Vediamo in DETT. Il dito indice che si serra sul grilletto e fa fuoco…

SPARO DI PISTOLA

Sulla porta si è aperto uno squarcio. Giovanni resta impassibile, poi si mette a
sedere.

Ricordiamo qui le dissolvenze sonore già citate in precedenza. Se ben studiate


sono uno strumento molto efficace per un passaggio morbido da una scena
all’altra.

8) ENFATIZZAZIONI

Molto spesso nelle sceneggiature americane un dettaglio o un particolare dell’azione


che è bene enfatizzare, viene scritto a nuovo capoverso ed in maiuscolo. Talvolta
viene utilizzato anche per sottolineare l’apparizione improvvisa o assolutamente
inattesa di un personaggio.

Questo espediente è indirizzato più al lettore che a colui che lavorerà sulla
sceneggiatura, anche se in un certo senso può essere considerato una indicazione di
regia.

Esempio:

CASA GIOVANNI INT. SERA


Giovanni si alza dal divano e scosta l’anta di un armadio. Tira un cassettino e lo
apre. Scopriamo così…

UNA PISTOLA

Giovanni la afferra e dopo aver preso i proiettili, la carica… Improvvisamente si


spalanca la porta del salotto e appare…

LAURA

Giovanni ha un sussulto. Spalanca gli occhi incredulo.

9) SOTTOLINEATURE E SCRITTE DA VISUALIZZARE


Sono diversi i casi in cui durante la visione del film possono venir visualizzate alcune
scritte esplicative. Le dividiamo in tre categorie principali.

I. TEMPORALI
Quando lo si è scelto come stile del racconto (senza appesantirlo troppo), può essere
efficace l’indicazione dei giorni o del tempo che passa (pensiamo al timer di una
bomba). Anche in questo caso la didascalia va scritta in maiuscolo al centro della
pagina (magari in grassetto). Può essere posta sia prima (preferibilmente) che dopo
l’intestazione della scena a cui si riferisce.

Esempio:

Roma 12 Settembre 2001

CASA GIOVANNI INT: SERA


In DETT. l’articolo di un quotidiano che parla dell’attacco alle torri gemelle. Giovanni
posa il giornale e prende il telecomando…

II. DI LUOGO
Servono a far orientare lo spettatore nel caso che il film passi da una città ad un’altra,
da un paese ad un altro senza che questo venga annunciato nel dialogo. E’ un
espediente che aiuta a dare un’atmosfera di verità, a volte conferisce un taglio quasi
da reportage. Viene molto utilizzato nei film di denuncia, nei thriller con risvolti
internazionali ecc.

III. RIASSUNTIVE
Sia all’inizio che alla fine del film (ma in qualche caso anche in mezzo) e
specialmente nei film storici, si ricorre al riassunto delle premesse o delle conclusioni
della storia narrata nel film. Anche in questo caso il testo va scritto in buona
evidenza al centro della pagina. Questo testo potrà poi scorrere sullo schermo,
oppure verrà letto da un narratore (o entrambe le cose).

La stessa cosa vale nel caso in cui si vogliano raccontare brevemente i destini dei
protagonisti alla fine del film come si fa spesso nei film che raccontano episodi di
storia o cronaca contemporanea (e in qualche commedia satirica).

10) IL DIALOGO

Il dialogo scritto in sede di sceneggiatura è più o meno quello che l’attore reciterà al
momento delle riprese. Il nome del personaggio va scritto al centro della pagina e il
dialogo, con margine più ampio, subito sotto.

All’interno del dialogo si possono inserire brevi notazioni parentetiche riferite alle
parole pronunciate dal personaggio, che indicano stati d’animo, riflessioni interiori,
tono del discorso oppure la persona a cui il personaggio si rivolge da un certo punto
in poi. Anche qui è bene non ricorrervi troppo e in ogni caso evitare di utilizzarle per
descrivere situazioni che vanno invece raccontate con l’azione.

Esempio:

CASA GIOVANNI INT. GIORNO


Giovanni e Laura sono seduti in poltrona l’uno di fronte all’altra. Ettore è in piedi e li
osserva. Si percepisce un velo di tensione. Dopo qualche istante di silenzio…

GIOVANNI
Te l’avevo detto di stare attenta.
(una pausa) Sono contento che non
ti sia fatta male.

LAURA
(seccata) Non voglio sentire prediche.
Per favore…

Laura gli lancia un’occhiataccia.

LAURA (cont.)
Altrimenti me ne vado. (a Ettore)
Mi accompagni tu?

ETTORE
Volentieri.

Giovanni sorride….

Esistono casi in cui chi parla non è inquadrato e pertanto se ne sente soltanto
la voce. In questo caso, immediatamente accanto al nome del personaggio si
aggiunge il termine FUORI CAMPO, abbreviato in (F.C.). Questo sia nel caso in
cui l’attore sia fuori del campo visivo, sia che la sua voce racconti qualcosa
che è avvenuto o sta avvenendo e il personaggio non fa proprio parte della
scena. In quest’ultimo caso è preferibile apporre l’indicazione (VOCE) subito
prima o subito dopo il nome di chi parla. Nelle sceneggiature inglesi la
differenza è (O.S.) per Off Screen e (V.O.) per Voice Over. In genere sono
accettate anche nelle sceneggiature italiane.

Notazioni simili sono (VOCE AL TELEFONO) (VOCE SEGRETERIA


TELEFONICA) (VOCE RADIO) ecc.
Tutte le volte in cui in testa o in coda ad una scena (comprese le telefonate) due o
più personaggi si accomiatano, bisogna ricordarsi di farli in qualche modo salutare.
L’operazione può risultare noiosa e inutile, ma se non si trova il modo di iniziare dopo
o terminare prima la scena, evitando così le fastidiose presentazioni e/o i saluti, non
ce ne possiamo esimere.

Se c’è un personaggio che parla in una lingua straniera si scriverà il dialogo in


Italiano con la nota tra parentesi della lingua nella quale quella battuta viene
pronunciata. E non solo la prima volta che ciò accade, ma tutte le volte, senza
eccezioni.

Esempio:

IVANOV
(in Russo) Non l’ho mai conosciuto.
Non ero a Mosca in quel periodo…

La stessa regola vale per i dialetti che non si conoscono alla perfezione.

Sarà la Produzione a fare in modo che quel dialogo venga poi tradotto nella lingua o
nel dialetto segnalati dallo sceneggiatore (e quindi, se necessario, sottotitolato).

La regola vorrebbe che se il dialogo di un personaggio viene interrotto dalla


descrizione dell’azione senza che nessun altro parli nel frattempo, quando si riprende
a scriverne il dialogo, accanto al suo nome si annoti (cont.), continua (vedi il primo
esempio nella sezione DIALOGO). Questo facilita sicuramente l’attore che interpreta
il personaggio a riconoscere immediatamente le proprie battute. Tuttavia è una
regola poco seguita.

Un po’ più seguita è quella che prevede la stessa annotazione (cont.) nel caso che il
dialogo venga spezzato dal cambio pagina e prosegua in quella successiva.

11) PERSONAGGI

E’ consigliabile attribuire dei nomi a tutti i personaggi, anche quelli più piccoli, purchè
abbiano qualche battuta di dialogo. Questo per evitare di ripetere troppe volte ( e per
personaggi diversi) i termini UOMO, DONNA, AGENTE DI POLIZIA, UOMO 1,
UOMO 2 ecc. Queste ripetizioni confondono il lettore, ma soprattutto rendono più
difficile il lavoro sulla sceneggiatura sia per il casting che per il piano di lavorazione.
Ma assegnare dei nomi non è sempre sufficiente. Bisogna ricordarsi di far nominare
i personaggi nel dialogo (quantomeno i principali). Rischieremmo altrimenti di non far
conoscere al pubblico i nomi dei nostri protagonisti.

In diverse sceneggiature si verifica il caso in cui un personaggio viene introdotto ad


un certo punto del racconto, ma la sua identità è rivelata molto più avanti. In questo
caso il nome del personaggio va segnalato fin dalla prima apparizione, anche a costo
di far perdere un colpo di scena. Questo perché (è importante ricordarlo) la
sceneggiatura non è un romanzo giallo. La sceneggiatura è uno strumento di lavoro.
Chi lavorerà sul copione dovrà sapere sempre e con esattezza quali sono i
personaggi del film e in che scene appaiono.

Quando si ricorre a nomi generici (tipo UOMO o CLIENTE) per personaggi minori
che, pur apparendo in una sola scena, hanno delle battute di dialogo, bisognerebbe
cercare di distinguerli da altre figure presenti nel film. Se per esempio un uomo in un
bar chiede un caffè al barista, sarebbe bene scrivere:

UOMO BAR
Un caffè, per favore…

Oppure:

COMMESSA BOUTIQUE
Desidera qualcosa, signora?

L’indicazione del luogo in cui si svolge la scena spesso può essere sufficiente.

Negli ultimi anni, prendendo spunto dalle sceneggiature americane, si tende sempre
di più a scrivere in maiuscolo il nome di un personaggio quando appare per la prima
volta nella sceneggiatura (in alcune sceneggiature invece tutti i nomi che si
riferiscono a presenze umane vengono sempre scritti in maiuscolo). Questa regola
andrebbe seguita non soltanto nel caso di nomi propri o specifici del personaggio (es.
GIOVANNI o IL GIOIELLIERE), ma anche nel caso di presenze generiche come
FOLLA, POLIZIA, CLIENTI ecc.
L’aiuto che questa prassi dà effettivamente alla produzione del film è molto relativo
ed è uno sforzo notevole per lo sceneggiatore. Può essere tranquillamente
disattesa.

Ridurre al minimo le notazioni sugli abiti. Se si vuole si può dare l’idea del look del
personaggio, ma senza scendere nei dettagli (se non per qualche situazione o
personaggio particolare)

Bisogna sempre ricordarsi che ogni scena è un capitolo a se stante e che è


necessario precisare ogni volta i personaggi che vi prendono parte, (anche se in
forma collettiva, p.e. “I due amici”, “i tre ragazzi” ecc.). Questo serve ad evitare
confusioni ed equivoci.

Ogni volta che si introduce un nuovo personaggio di un certo rilievo, questo va


descritto nei suoi tratti essenziali: età approssimativa, struttura fisica e se utile anche
ceto sociale ed altre eventuali caratteristiche distintive.

12) NOTE VARIE

a) Sulla prima pagina, in testa alla prima scena è possibile scrivere il titolo del film, al
centro, in grassetto, sottolineato, utilizzando lo stesso carattere del testo.

GIOVANNI E LAURA

1. CASA GIOVANNI INGRESSO E SALOTTO INT. GIORNO


Si apre la porta di casa e vediamo entrare un uomo di 35 anni, tarchiato, biondo e
con gli occhiali. E’ GIOVANNI. L’ingresso di casa dà sul salotto arredato con un
certo gusto, moderno, ma piuttosto disordinato.
Dal corridoio appare una donna di circa 30 anni, alta e slanciata, attraente, LAURA.
Laura va ad abbracciare Giovanni…

b) Ogni volta che si introduce un nuovo ambiente nella storia è bene darne una
descrizione rapida ma indicativa che indirizzi immediatamente lo Scenografo verso
la soluzione adatta all’ambiente.

c) E’ importante rammentarsi di continuare a segnalare quegli oggetti ed accessori


che ritroviamo in varie scene (consecutive o meno) e la cui presenza non può
essere data per scontata. Se ad esempio Giovanni ha una borsa in mano quando
esce di casa, è meglio segnalare l’oggetto in tutte le scene successive finchè poi non
viene lasciato.
d) Le scene, mediamente, non dovrebbero essere mai troppo brevi. Un continuo
cambiamento di ambienti può risultare di grande confusione.

e) Come regola generale (ma dipende moltissimo dal tipo di film) ci dovrebbero
essere degli ambienti ricorrenti nella storia che servono da punti fermi, di riferimento.
Questo inoltre aiuta non poco la Produzione nell’economizzazione delle spese.

f) Bisogna sempre tenere d’occhio il budget del film. Scene con troppe comparse
(generici) o con effetti speciali spettacolari, possono costituire un problema per i
finanziatori. Prima di scriverle è bene consultarsi con i responsabili della Produzione.

g) La copertina della sceneggiatura deve comprendere il titolo del film, gli autori e
la data della versione. La Produzione in genere vi inserisce i propri dati e il proprio
logo.

h) Ricordarsi di depositare sempre i diritti della sceneggiatura (o del soggetto)


presso la SIAE o quantomeno utilizzare uno degli altri sistemi che servano a
proteggere il proprio lavoro dal possibile plagio da parte di altri.

Buon lavoro. Salvatore Ferrara

Benvenuti/e

Il sito si occupa in modo prevalente, se non esclusivo , di " scrittura


cinematografica " Troverete i miei soggetti ed alcune sceneggiature in
via di realizzazione.
Ogni proposta di fattiva collaborazione verrà presa in considerazione
e chiunque riceverà una concreta risposta.
Non accetto, per principio, lavori copiati, rielaborati, ritradotti da altre
lingue.
L'originalità e la personalità debbono essere la base per una fattiva collaborazione.
Grazie, Sal

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