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SOGGETTI E
SCENEGGIATURE
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MANUALE DI SCENEGGIATURA
PREMESSA
Ricordiamo che questa “formattazione” consente di misurare la durata del film con
una approssimazione accettabile. Ogni pagina corrisponde, mediamente, ad un
minuto di montato.
NOTA: Tutti gli esempi di scene che verranno esposti, sono ovviamente semplificati
al massimo per rispondere immediatamente alle esigenze chiarificatrici.
1. BREVE NOMENCLATURA
SCENA: Episodio del film che si svolge in una unità di tempo e soprattutto di
spazio.
L’intestazione della scena è preceduta (sul medesimo rigo) dalla numerazione che è
sempre bene apporre alla fine della stesura definitiva della sceneggiatura.
Qualora si effettuassero ulteriori revisioni del copione dopo che è stata scritta la
numerazione e si rendesse necessario inserire nuove scene, è bene utilizzare delle
lettere aggiuntive. Se per esempio tra la scena 44 e la 45 ne viene aggiunta una
nuova, questa verrà numerata come 44 A (meglio che 44 bis. La ragione è che se le
scene nuove sono molte, dopo bis ter e quater si hanno dei problemi…)
Ma è sufficiente scrivere:
nel caso che la scena descriva spostamenti in varie stanze o corridoi e si prevede
che l’ambiente reale di ripresa sarà scelto in modo che tutti i vani sono disponibili
nello stesso momento (il che è la cosa più logica nella maggioranza dei casi).
oppure:
nel caso in cui si presenta un solo vano (o al massimo un paio) e la casa di Giovanni
tornerà nella storia.
oppure:
Quando si presenta due o più volte lo stesso ambiente, è buona regola scrivere
esattamente la stessa intestazione (Appartamento Giovanni deve restare tale e non
diventare Casa Giovanni; Strada casa Giovanni non deve poi diventare Esterno
casa Giovanni ecc.)
STACCO INTERNO
Nel caso invece di un ambiente unico in cui l’azione viene divisa in due o più parti
nettamente distinte da un deciso passaggio di tempo (magari evidenziato da cambi di
abito da parte dei protagonisti, invecchiamenti o mutamento dell’arredo della scena)
è necessario dare una numerazione diversa alle due (o più) situazioni.
E’ anche possibile fare ricorso ad una sottonumerazione nell’ambito della stessa
scena (a, b, c, d…) nel caso di situazioni molto brevi (flash)
3. SCENE COMPLESSE
Esistono vari tipi di scene che nel loro ambito includono delle altre scene o che
comunque necessitano di suddivisioni al loro interno. Viste le svariate possibilità che
si possono incontrare, alcuni esempi possono valere da paradigma per tutti gli altri.
Si tratta in ogni caso di situazioni abbastanza frequenti. In casi analoghi il buon
senso guiderà lo sceneggiatore a trovare la giusta soluzione.
Nel caso in cui vedessimo la quinta di Giovanni e nella stessa inquadratura anche ciò
che lui vede, la scena resterebbe unica. In questo caso l’intestazione e la
descrizione della scena cambierebbero in questo modo:
GIOVANNI
Pronto?
LAURA
Giovanni?
GIOVANNI
Laura, ti vorrei vedere.
LAURA
Arrivo subito. Ciao.
GIOVANNI
Ciao.
39. CASA GIOVANNI INT. GIORNO
Giovanni posa il telefono, si guarda attorno, poi si avvia deciso verso il corridoio…
LAURA
L’auto mi è venuta addosso
all’improvviso.
REPORTER
Ha preso il numero della targa?
Giovanni sobbalza sulla sedia, resta a guardare la scena, poi spegne la televisione e
si precipita verso l’uscita…
Gli inserti TV in questo caso sono due. Il primo tuttavia (la telenovela brasiliana)
costituisce materiale di repertorio e pertanto non deve essere girato. Il secondo
inserto invece (l’intervista di Laura da parte del reporter), va girato come una
normalissima scena del film e quindi come tale va considerato.
Nel caso si decida che non si vedranno mai nella stessa inquadratura le immagini
televisive e la persona che le guarda, non è necessario ricorrere alle scene alternate,
ma è sufficiente dividere le due (o più) scene in cui si suddivide la sequenza.
Esempio:
LAURA
Avrei voglia di partire.
4) FLASHBACK E FLASHFORWARD
5) INDICAZIONI DI REGIA
E’ bene lasciare al minimo le indicazioni di regia, anche se talvolta può essere utile
sottolineare i movimenti della m.d.p. o il taglio delle inquadrature. Le notazioni più
comuni sono:
Altro esempio: “La m.d.p. va a scoprire la mano di Giovanni che stringe un foglio di
carta…”
Esempio:
FINE RALLENTY
Giovanni si mette la pistola in tasca…
6) INDICAZIONI DI MONTAGGIO
Equivalgono alle indicazioni di regia, solo che sono più tollerate (nelle sceneggiature
americane sono di routine). Le più comuni sono:
I. DISSOLVENZA
II. DISSOLVENZA INCROCIATA
III. ASSOLVENZA (o dissolvenza in apertura)
IV. STACCO
V. STACCO NETTO
E’ bene ricordarsi che è meglio trovare il giusto impasto tra le scene piuttosto che
ricorrere a formule che servono soltanto a riempire dei vuoti di ideazione.
7) INDICAZIONI SONORE
II. RUMORI. Allo stesso modo può essere utile o efficace sottolineare un
effetto sonoro particolarmente importante. Può trattarsi di uno sparo, ma anche un
cigolio sinistro, un fruscio, una sirena…
Esempio:
SPARO DI PISTOLA
Sulla porta si è aperto uno squarcio. Giovanni resta impassibile, poi si mette a
sedere.
8) ENFATIZZAZIONI
Questo espediente è indirizzato più al lettore che a colui che lavorerà sulla
sceneggiatura, anche se in un certo senso può essere considerato una indicazione di
regia.
Esempio:
UNA PISTOLA
LAURA
I. TEMPORALI
Quando lo si è scelto come stile del racconto (senza appesantirlo troppo), può essere
efficace l’indicazione dei giorni o del tempo che passa (pensiamo al timer di una
bomba). Anche in questo caso la didascalia va scritta in maiuscolo al centro della
pagina (magari in grassetto). Può essere posta sia prima (preferibilmente) che dopo
l’intestazione della scena a cui si riferisce.
Esempio:
II. DI LUOGO
Servono a far orientare lo spettatore nel caso che il film passi da una città ad un’altra,
da un paese ad un altro senza che questo venga annunciato nel dialogo. E’ un
espediente che aiuta a dare un’atmosfera di verità, a volte conferisce un taglio quasi
da reportage. Viene molto utilizzato nei film di denuncia, nei thriller con risvolti
internazionali ecc.
III. RIASSUNTIVE
Sia all’inizio che alla fine del film (ma in qualche caso anche in mezzo) e
specialmente nei film storici, si ricorre al riassunto delle premesse o delle conclusioni
della storia narrata nel film. Anche in questo caso il testo va scritto in buona
evidenza al centro della pagina. Questo testo potrà poi scorrere sullo schermo,
oppure verrà letto da un narratore (o entrambe le cose).
La stessa cosa vale nel caso in cui si vogliano raccontare brevemente i destini dei
protagonisti alla fine del film come si fa spesso nei film che raccontano episodi di
storia o cronaca contemporanea (e in qualche commedia satirica).
10) IL DIALOGO
Il dialogo scritto in sede di sceneggiatura è più o meno quello che l’attore reciterà al
momento delle riprese. Il nome del personaggio va scritto al centro della pagina e il
dialogo, con margine più ampio, subito sotto.
All’interno del dialogo si possono inserire brevi notazioni parentetiche riferite alle
parole pronunciate dal personaggio, che indicano stati d’animo, riflessioni interiori,
tono del discorso oppure la persona a cui il personaggio si rivolge da un certo punto
in poi. Anche qui è bene non ricorrervi troppo e in ogni caso evitare di utilizzarle per
descrivere situazioni che vanno invece raccontate con l’azione.
Esempio:
GIOVANNI
Te l’avevo detto di stare attenta.
(una pausa) Sono contento che non
ti sia fatta male.
LAURA
(seccata) Non voglio sentire prediche.
Per favore…
LAURA (cont.)
Altrimenti me ne vado. (a Ettore)
Mi accompagni tu?
ETTORE
Volentieri.
Giovanni sorride….
Esistono casi in cui chi parla non è inquadrato e pertanto se ne sente soltanto
la voce. In questo caso, immediatamente accanto al nome del personaggio si
aggiunge il termine FUORI CAMPO, abbreviato in (F.C.). Questo sia nel caso in
cui l’attore sia fuori del campo visivo, sia che la sua voce racconti qualcosa
che è avvenuto o sta avvenendo e il personaggio non fa proprio parte della
scena. In quest’ultimo caso è preferibile apporre l’indicazione (VOCE) subito
prima o subito dopo il nome di chi parla. Nelle sceneggiature inglesi la
differenza è (O.S.) per Off Screen e (V.O.) per Voice Over. In genere sono
accettate anche nelle sceneggiature italiane.
Esempio:
IVANOV
(in Russo) Non l’ho mai conosciuto.
Non ero a Mosca in quel periodo…
La stessa regola vale per i dialetti che non si conoscono alla perfezione.
Sarà la Produzione a fare in modo che quel dialogo venga poi tradotto nella lingua o
nel dialetto segnalati dallo sceneggiatore (e quindi, se necessario, sottotitolato).
Un po’ più seguita è quella che prevede la stessa annotazione (cont.) nel caso che il
dialogo venga spezzato dal cambio pagina e prosegua in quella successiva.
11) PERSONAGGI
E’ consigliabile attribuire dei nomi a tutti i personaggi, anche quelli più piccoli, purchè
abbiano qualche battuta di dialogo. Questo per evitare di ripetere troppe volte ( e per
personaggi diversi) i termini UOMO, DONNA, AGENTE DI POLIZIA, UOMO 1,
UOMO 2 ecc. Queste ripetizioni confondono il lettore, ma soprattutto rendono più
difficile il lavoro sulla sceneggiatura sia per il casting che per il piano di lavorazione.
Ma assegnare dei nomi non è sempre sufficiente. Bisogna ricordarsi di far nominare
i personaggi nel dialogo (quantomeno i principali). Rischieremmo altrimenti di non far
conoscere al pubblico i nomi dei nostri protagonisti.
Quando si ricorre a nomi generici (tipo UOMO o CLIENTE) per personaggi minori
che, pur apparendo in una sola scena, hanno delle battute di dialogo, bisognerebbe
cercare di distinguerli da altre figure presenti nel film. Se per esempio un uomo in un
bar chiede un caffè al barista, sarebbe bene scrivere:
UOMO BAR
Un caffè, per favore…
Oppure:
COMMESSA BOUTIQUE
Desidera qualcosa, signora?
L’indicazione del luogo in cui si svolge la scena spesso può essere sufficiente.
Negli ultimi anni, prendendo spunto dalle sceneggiature americane, si tende sempre
di più a scrivere in maiuscolo il nome di un personaggio quando appare per la prima
volta nella sceneggiatura (in alcune sceneggiature invece tutti i nomi che si
riferiscono a presenze umane vengono sempre scritti in maiuscolo). Questa regola
andrebbe seguita non soltanto nel caso di nomi propri o specifici del personaggio (es.
GIOVANNI o IL GIOIELLIERE), ma anche nel caso di presenze generiche come
FOLLA, POLIZIA, CLIENTI ecc.
L’aiuto che questa prassi dà effettivamente alla produzione del film è molto relativo
ed è uno sforzo notevole per lo sceneggiatore. Può essere tranquillamente
disattesa.
Ridurre al minimo le notazioni sugli abiti. Se si vuole si può dare l’idea del look del
personaggio, ma senza scendere nei dettagli (se non per qualche situazione o
personaggio particolare)
a) Sulla prima pagina, in testa alla prima scena è possibile scrivere il titolo del film, al
centro, in grassetto, sottolineato, utilizzando lo stesso carattere del testo.
GIOVANNI E LAURA
b) Ogni volta che si introduce un nuovo ambiente nella storia è bene darne una
descrizione rapida ma indicativa che indirizzi immediatamente lo Scenografo verso
la soluzione adatta all’ambiente.
e) Come regola generale (ma dipende moltissimo dal tipo di film) ci dovrebbero
essere degli ambienti ricorrenti nella storia che servono da punti fermi, di riferimento.
Questo inoltre aiuta non poco la Produzione nell’economizzazione delle spese.
f) Bisogna sempre tenere d’occhio il budget del film. Scene con troppe comparse
(generici) o con effetti speciali spettacolari, possono costituire un problema per i
finanziatori. Prima di scriverle è bene consultarsi con i responsabili della Produzione.
g) La copertina della sceneggiatura deve comprendere il titolo del film, gli autori e
la data della versione. La Produzione in genere vi inserisce i propri dati e il proprio
logo.
Benvenuti/e