SPECIALE / Italian Occult Psychedelia: uno sguardo nel vaso di Pandora (parte 1)

Da quando abbiamo iniziato a scrivere noi de La Caduta abbiamo avuto modo di parlare di molti artisti legati alla scena Italian Occult Psychedelia. Ciò che invece non siamo ancora riusciti a fare è fornire una visione ampia sulla scena stessa. A pochi giorni dall'inizio della terza edizione del Thalassa, il festival attorno alla quale l'Italian Occult Psychedelia si raccoglie, ci è sembrato il momento giusto per rimediare e arrischiarci nell'impresa con questo speciale in due parti. Lungi da noi qualsiasi pretesa di esaustività, ciò che ci ripromettiamo è solo di tracciare un profilo, un un'istantanea di ciò che è e ciò che è stato, utile magari, perché no, a prospettare possibili sviluppi futuri.

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Affermare che sia il contenitore di tutti i mali del mondo sarebbe quantomeno iperbolico e fuori luogo, ma è innegabile che un certo gusto maligno, tra il cinico e il sardonico, sia comune a tutti gli artisti legati all’Italian Occult Psychedelia. Un gusto maligno, bene intesto, da non intendersi come una proprietà morale quanto più come una sfumatura possibile di quella psichedelia oscura che, in gradi diversi, è presente in tutti gli artisti di questa scena. Chiariamo subito che parlare di qualcosa come un suono psichedelico occulto italiano di per sé non ha senso. Se da una parte gli artisti condividono una miscela di krautrock, new wave gotica, psichedelia floydiana e fascinazioni etnomusicologiche, è soprattutto vero che ognuno arriva a formulare indipendentemente ed individualmente il proprio linguaggio specifico. L’Italian Occult Psychedelia non opera con la dinamica collettivista di artisti che lavorano in stretta sinergia, per trovare una risposta univoca ad un dato problema. Qui si parla di musicisti di origini artistiche differenti, guidati dalla comune prospettiva hauntologica nei confronti della ricerca musicale. I gruppi e gli artisti in questione hanno digerito ed assimilato le suggestioni provenienti dal passato, di modo che nell'orizzonte dell'IOP Pier Paolo Pasolini, Morricone, Riz Ortolani e il meglio della filmografia italiana di serie B convivono a stretto contatto con l'influenza che hanno avuto per lo sviluppo di questi anni ‘00. La caratteristica precipua della psichedelia occulta italiana è proprio la riattivazione di una memoria storica inconscia intimamente italiana, un complicato intrigo di influenze che salta indiscriminatamente avanti e indietro in questo paesaggio atemporale, per definire un presente straordinario rispetto alla percezione comune e interrogarsi circa futuri possibili.

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Una retrospettiva senza pretese

Volendo tracciare un profilo dell'Italian Occult Psychedelia non possiamo non riconoscere il debito che abbiamo nei confronti di Antonio Ciarletta. In un esaustivo articolo pubblicato sul numero di Blow Up del gennaio 2012, Ciarletta non solo delineava caratteri, espressioni e confini di un fenomeno di nicchia in pieno svolgimento ma, battezzandolo Italian Occult Psychedelia, lo consacrava all'esistenza.

Gruppi archetipici della scena come Father Murphy, Mamuthones, Cannibal Movie e Mai Mai Mai, che già eranostati capaci di ritagliarsi spazi nel panorama underground, diventavano orasolo la punta dell'iceberg di un movimento ben più ampio e complesso,costellato di realtà minori -ma non per questo meno importanti- che fino a quelmomento erano rimaste sconosciute. Per tutta la penisola c'era un fermento artistico, gravido di quella retrologia fondativa del futuro, che si sviluppava eterogeneamente in maniera contigua e finalmente era osservabile.

Se siamo in grado di tracciare un percorso di questa scena lo dobbiamo ad alcune personalità - ad esempio Ciarletta - che con il loro operato sono diventate dei veri e propri centri gravitazionali dell'intero movimento. Fondamentale in questo senso il lavoro di Boring Machines nel promuovere e documentare in tempo reale, alcuni degli sviluppi più interessanti che il panorama occulto italiano ha da offrire. I sopracitati Father Murphy, Mai Mai Mai e Mamuthones, ma anche Heroin in Tahiti - anche loro tra i più rappresentativi -, Satan is My Brother, La Piramide di Sangue ed Eternal Zio, tutte realtà che la label veneta ha contribuito a portare sotto i riflettori dell'attenzione mediatica, con l'ulteriore risultato di aver stimolato un dibattito che si interrogasse criticamente sulle origini di queste proposte musicali. Ci sarebbero in realtà molte altre band legate a Boring che andrebbero citate, ma per amor di leggerezza e per evitare che il presente articolo diventi uno sterile elenco dei partecipanti, vi rimandiamo direttamente al catalogo della label per una visione più ampia -[ in fondo, con un certo grado di approssimazione, scorrere il suddetto catalogo a ritroso è un po’ come ripercorrere la storia delle pubblicazioni dell'IOP nda - ].

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Fondamentale per lo sviluppo e la coagulazione dell’Italian Occult Psychedelia in un contenitore omogeneo di artisti diversi dal comune retroscena, è stata la monolitica figura del romano Toni Cutrone, declinata nelle tre sfumature di Mai Mai Mai, patron di No=Fi e mente dietro al Thalassa Festival. Il suo lavoro trasversale, sul campo come artista e in veste di produttore con la label, ha influito moltissimo sulla diffusione di artisti di calibro e la condensazione della scena in qualcosa di tangibile. Con lui personalità come Stefano Isaia (Movie Star Junkies, Gianni Giublena Rosacroce e La Piramide di sangue), Valerio Mattioli (Heroin in Tahiti) e Federico Zanatta (Father Murphy) hanno sviluppato rapporti e collaborazioni duraturi che sono condizioni necessarie - seppur non sufficienti di per sé - del fenomeno esplosivo a cui assistiamo negli ultimi anni. Fondamentale indubbiamente è stato l'incontro costante, lo scambio e la sinergia creatasi tra Cutrone e Onga, l'uomo dietro Boring Machines, che rappresenta tutt'ora il polo centrale attorno al quale ruotano la maggior parte degli artisti dell’Italian Occult Psychedelia. Senza contare il peso che ha una istituzione come il Thalassa Festival, che approfondiremo nella seconda parte di questo speciale.

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Topologia del nuovo occulto italiano

Se, al netto del quadro generale che ci si è prospettato, volessimo aumentare lo zoom ed arrischiarci in una sorta di topologia del nuovo occulto italiano, ci troveremmo con decine di punti sulla mappa sparsi per tutto il Paese. Un dato che da solo già basta a ridimensionare la portata del fenomeno come qualcosa di ben più di una nicchia, un vero e proprio movimento estetico/culturale. Usiamo il termine estetico non nella sua eccezione più blanda ed autoreferenziale, ma nella pienezza di significato che si porta dietro tutta una impalcatura teorica e, spesso, teoretica - e così faremo da ora in poi -.

Nella geografia occulta una menzione d'onore va fatta a tutto il meridione, fucina instancabile e ribollente di artisti dalle spiccate sensibilità e capacità. Personalità che dell'Italian Occult Psychedelia compongono l'ossatura come Donato Epiro, sia nella sua dimensione solista sia nelle vesti di Cannibal Movie, Valerio Così e Gaspare Sammartano, altra metà dei Cannibal Movie e guru di Lemming Records - altra label che sta facendo uno splendido lavoro nel documentare la nuova ondata dell'IOP -, sono tutti figli del Sud, in special modo della Puglia, una regione che giorno dopo giorno si impone sempre di più sul panorama nazionale, sfornando artisti di qualità eccezionale. Sempre in Puglia troviamo Silvia Kastel e la sua Ultramarine Records, legata alla Sicilia da vincoli artistici con il chitarrista Ninni Morgia.

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Salendo verso il centro Italia uno degli snodi più importanti è certamente Roma. Il già citato Mai Mai Mai, ma anche Heroin in Tahiti, tutti appartenenti alla variopinta e movimentata scena romana.

Sempre nel centro Italia le Marche stanno iniziando a ritagliarsi un posto nella hall of fame dell’Italian Occult Psychedelia grazie al lavoro incessante di Marco Bernacchia, sia con il più noto progetto Above the Tree sia con il distaccamente introspettivo/meditativo Virtual Forest, e la recente ascrizione al movimento del granitico quartetto avant-noise maceratese Tetuan.

Ancora al centro una delle regioni che più positivamente ha influenzato la genesi di band dal fascino psichedelico oscuro è, senza ombra di dubbio, la Sardegna. Oltre ad essere patria degli Hermetic Brotherhood of Lux-Or, uno dei gruppi più ampiamente riconosciuti nel movimento, questa terra con le sue tradizioni è stata da fonte di ispirazione al padovano Alessio Gastaldello (ex-Jennifer Gentle) per formare Mamuthones, una realtà esemplificativa di tutto ciò che l'IOP rappresenta e vuole offrire.

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Proprio Padova rappresenta un ulteriore centro nevralgico nella definizione di una mappa della psichedelia italiana. Il Veneto, ricco di misteri, leggende e tradizioni differenti, rappresenta un terreno incredibilmente adeguato per fare da sfondo a questo fenomeno artistico. Oltre a Mamuthones e Boring Machines il Veneto è quartier generale anche di capisaldi come Architeuthis Rex e Slumberwood, per non parlare dei fenomenali Father Murphy.

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Qua e là per l'Italia, infine, più che a vere e proprie fucine artistiche si assiste a casi isolati che, in maniera del tutto autonoma e personale, riprendono gli stessi orizzonti culturali e definiscono la propria identità. È il caso di band che l'IOP ce l'hanno nel sangue come i milanesi Eternal Zio e Satan is My Brother, i bolognesi Fulkanelli e  Gianni Giublena Rosacroce e La Piramide di Sangue, progetti solisti del torinese Stefano Isaia - anche se poi La Piramide si è sviluppato in un gruppo completo -.

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Dopo aver effettuato una scansione del panorama nazionale e della sua diffusione, chiudiamo qui la prima parte di questo speciale dedicato all'Italian Occult Psychedelia. Nel prossimo numero ci concentreremo sul Thalassa Festival, l'evento-manifesto attorno al quale ruota la nuova psichedelia italiana.


di Giacomo Bergantini


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