Capio Memoriam
Capio Memoriam
theme by pevensied
1 year ago
793 notes

queenmoriarty:

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Gryffindor common room 🦁


2 years ago
12 notes

abilenebeaufoy:

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Si avvicina ai rubinetti intarsiati a sfiorarne le pietre dure che li adornano. Si volta poi verso quella vetrata incantata sotto cui Merrow sta trafficando, incamminandosi lentamente sino a ritrovarsi esattamente di fronte alla figura della Sirena. «È stupendo qui»

Incede nel bagno degli Spillati, facendo il giro per attivare dei pesanti scrosci d`acqua profumata alla menta e a qualcosa che sembra liquirizia, che rapidamente fanno innalzare il livello dell`acqua nell`ampissima vasca «Certo che è stupendo. Sei nel Bagno dei Prefetti, Abilene. Ci sono studenti in questo castello che non avranno mai la fortuna di vederlo in tutta la loro permanenza qui.»


2 years ago
8 notes
«E’ presto. »
“ «Lo è da tanto.» Troppo.
”
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«TU hai cominciato! Hai cominciato decidendo di passare ogni maledetta notte mezza nuda con un ragazzino triste per riaggiustarlo, cosa ti aspettavi che sarebbe successo? Che non mi sarei...

«E’ presto. »


                    «Lo è da tanto.» Troppo.


__________


«TU hai cominciato! Hai cominciato decidendo di passare ogni maledetta notte mezza nuda con un ragazzino triste per riaggiustarlo, cosa ti aspettavi che sarebbe successo? Che non mi sarei innamorato di te? (…) »

«Cosa voglio ottenere?» Calmo… ANZI NO. Avanza di un passo per cercare di starle il più vicino possibile, con il volto, con il corpo, fino a sentire il respiro sulla pelle e ad espirare il suo rabbioso sulla sua. «Lo sai cosa voglio ottenere. Lo sai cosa voglio DA te. Niente. Non voglio niente da te. Ho sempre e solo voluto che fossi te stessa. Pensi che mi sia fatto “picchiare” perché mi piaceva?» … «O perché volevo che ti sfogassi per evitare che ricominciassi ad autodistruggerti? Prova a darti una risposta: cosa voglio da te? Niente. Ho solo desiderato il meglio. Per te.»


__________


« Merrow. » …  « Aspetto da 3 anni. » ha aspettato abbastanza e allo stesso tempo può aspettare ancora. « Io sono sicuro. Ma tu… sei sicura? »


« Voglio stare con te. »

Per il bene di quella creatura che ora é sua, per il prendersene cura, per fargli capire quanto tempo in realtà avranno da qui fino alla fine dei loro giorni, perché il tempo della Loghain é eterno ed imperituro.

                    « Non c'è fretta »  

                                                « Abbiamo tutto il tempo del mondo. »


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2 years ago
10 notes

abilenebeaufoy:

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Una scia di luce bordeaux sancisce la riuscita di Merrow nel suo intento. Il tutto dura qualche istante appena, il tempo di un respiro mozzato che le muore in petto ancor prima di compiersi. Un susseguirsi di emozioni la investe come un treno in corsa; trauma a cui lei reagisce rimanendo paralizzata sul posto mentre una scarica di terrore puro si manifesta sul volto, le pupille dilatate a richiamo d’un istinto ancestrale.

E poi tutto si dissipa, tutto torna ad essere com’è sempre stato o forse no.

Attorno a loro non c’è più nessuna luce o rumore, solo il vento osa ancora manifestarsi, solleticando piano i loro volti ignaro dell’accaduto. Ma un osservatore attento potrà notare che tutto della figura della ragazzina è mutato. Il corpo si è fatto più pesante e il portamento leggiadro ha lasciato il posto ad una compostezza marziale di sinuosi movimenti calcolati al millimetro.

L’espressione è un carnevale di umori: inizialmente compie un passo indietro allontanandosi da Merrow, che guarda adesso con grande stupore e dubbio, inclinando la testa e aggrottando le sopracciglia come se la stesse vedendo ORA per la prima volta.

<Che cosa…> il tono assume una profonda connotazione disperata. Rivolge i palmi delle mani verso l’alto, osservandoli inquieta per poi chiuderli al pugno.

<Che cosa…> ritorna interrogativa sull’altra, mentre un barlume di consapevolezza si fa strada sul suo volto come una disperata richiesta d’aiuto. <Cosa ci siamo fatte?> cerca di mantenere un controllo che sente scivolare via dalle mani strette in pugno: un disperato tentativo di trattenere qualcosa che ha perso. Non osa muoversi, nonostante l’istinto le imponga di correre, urlare, strapparsi i vestiti di dosso e cercare sollievo da tutte le emozioni che mai più avrebbe sperato di provare. [..]

<MERROW > urla, forse per la prima volta da che ne ha memoria. Sgrana gli occhi e porta le mani a coprire la bocca, stupita di se stessa, di ciò che il suo corpo e la sua mente stanno cercando di manifestare: rabbia. Sembra quasi un quadro, immobile di orrore, una minuscola figura bianca e rossa con le mani strette a cerotto sulle labbra per evitare di rigurgitare qualcosa da un abisso che non pensava di contenere. <scusa..> un sussurro appena udibile che sfugge dalla morsa del silenzio mentre il bordo inferiore palpebrale accumula lacrime che sgorgano dalla volta celeste per intrecciarsi, silenziose, tra le dita.


2 years ago
3 notes

Caviar


I wanna love you like
You love him
You love him
You love him

I wanna love you like
You love him
You love him
You love him

She seems to say that the caviar taste too raw
And everyday in a brand new car, up the bar, go
That dick she had, he gonna change her
She thinks he’s bad, and likes the danger
Her psychic tell her to go but she don’t give advice for free
Whole life in a Birkin bag, I wonder if that came for free
Call me up at 2am and tell me that you needed me
You needed me, you needed me

I wanna love you like
You love him
You love him
You love him

I wanna love you like
You love him
You love him
You love him

I see your face in the morning, morning
And don’t look now, cause she’s morphing, morphing
To the time and place
Just to get her way
I can’t get away
She’s chasing, chasing

I like to claim that I can’t live my life without her
But everyday that she gone I feel less attached and I
Don’t need this, don’t need this, oh
Don’t need this, don’t need this, oh

I wanna love you like
You love him
You love him
You love him

I wanna love you like
You love him
You love him
You love him

I wanna love you like
You love him
You love him
You love him

I wanna love you like
You love him
You love him
You love him


2 years ago
10 notes

quiet-rebellion-slytherin:

Hogwarts, Pressi Campo da Quidditch 06/02

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« Davvero? » Semplicemente. Abbastanza forte per farsi udire una volta che i passi dell’altra l’avranno superato, macchiato solo da un`ombra di curiosità. « Questo è quanto? Mi passi davanti a testa bassa e prosegui come se non fosse mai successo? »

Rallenta il passo, lo ferma persino, ad un paio di metri oltre lui, voltandosi soltanto con il viso verso sinistra, a guardarlo oltre la spalla sulla quale tiene la sacca sportiva «Come dici?» comincia con tono serafico, l`espressione che si cesella in una perfetta imitazione d`uno stupore candido, ma palesemente falso, in quell`accentuarsi tipico dei teatranti «Intendi ignorarti? Come tu hai fatto con me?» si volta a metà adesso, portando la destra al petto, quasi ferita, in quella phantomima che è chiaro conservi le tracce d`un disgusto sotterraneo, a percezione soltanto effimera, mentre in superficie è tutto sotto controllo «O come tu hai fatto con lui?» inclina appena il capo di lato e lo fissa.

« Quindi lo sai. » « Hai capito. » E questo gli basta. Almeno finché non intravede il suo dolore, quello sguardo che lo evita. « Ho ignorato entrambi. » Così come ha detto lei. […] « E lo sai che non avrei potuto fare diversamente. Perché qualsiasi cosa avrei potuto scegliere, avrebbe unicamente complicato le cose. Quindi ho fatto l’unica cosa sensata. Sono rimasto e mi sono assicurato che la situazione non si concludesse in un Bombarda. » Eppure non è quello l’incanto che ha concluso il tutto e lo sa. […] « Non potevo prevederlo. » E non mente, perché ha colto di sorpresa lei quanto lui quel gesto.

«Io non ho capito niente, Tristan.» lo sputa fuori come sibilante veleno, con un tono glaciale e gli occhi che invece s`infuocano d`un ardore tipico del suo animo, nonostante la posa s`irrigidisca e lei torni a fissarlo perchè il desiderio d`incenerirlo sul posto è più forte che mai «Si che avresti potuto fare diversamente!»[…]«Non hai fatto niente. Io ero pietrificata, e tu non hai mosso un dito, Tristan.» scuote il capo velocemente un paio di volta, nemmeno volesse scrollarsi di dosso quell`orribile moviola che l`ossessiona da giorni ormai «La situazione s`è conclusa con un Redùcto, invece. Ti saresti mosso solo se io l`avessi affatturato. Ti saresti mosso per difendere lui? Perchè non ti sei di certo mosso per difendere me. Qual`è la giustificazione che ti sei dato? Che ben mi stava? Che me la sono magari cercata? Che Xavier è tuo amico ed allora può fare quello che vuole con chi vuole?!» è livida, e sebbene il tono di voce non s`alzi, è un`intensità diversa che trasporta le parole, ancora senza incresparne il timbro, ma caricando esponenzialmente ogni singola sillaba. «Non dovevi lasciarglielo fare.» si volta del tutto in sua direzione, abbassando il braccio sinistro per far cadere la sacca a terra, con gli occhi grigio-verdi che intensi ricercano i suoi, con la furia di chi cerca un perchè ed il dolore di chi non ne trova uno soddisfacente «Tutto, ma quella collana non doveva toccarla.»

E che lei non lo capisca, più che inconsciamente, non lo stupisce poi molto, nonostante quelle prima parole che le ha rivolto. Ma glielo concede, rimanendo silente di fronte al suo sfogo, la postura rigida e lo sguardo che rimane fermo e fisso su di lei . « Dimmi allora. » Ancora tranquillo, ma perentorio nel volere una sua risposta concreta. « Dimmi cosa avrei dovuto fare e pensa ad ogni singola reazione che avrebbe avuto. » Perché è facile rinfacciargli il suo non aver fatto nulla, senza pensare a cosa avrebbe potuto fare. E alle sue conseguenze. « Eri pietrificata e sono rimasto per assicurarmi che non andassero oltre. Oltre quello che non è niente di più che uno scherzo da corridoio. Tu non rischiavi nulla. » Ecco perché non è intervenuto. « Nulla di più grave di un orgoglio ferito. » Perché è ciò che ha provato lui, pietrificato da Ciaran alla festa di Corine. E ne riconosce il danno psicologico, ma non è stato abbastanza per intervenire. Non contro Xavier. « E non mi sono mosso per difendere neppure lui. » […] « Sarei intervenuto solo se foste andati oltre. » E forse sì, in difesa di Xavier, ma non lo dice. […]« Come potevo immaginare che l’avrebbe fatto, Merrow? » E ora glielo chiede con più foga, che sfocia quasi nella rabbia di una recriminazione insensata. « Che colpa ho di questo? »

«Orgoglio ferito!?» sbotta, e questa volta si che fa dei passi verso di lui, in una marcia che ha un che della carica delle Valchirie, se non fosse che le mani non sono chiuse a pugno e che la bacchetta al fodero non viene nemmeno minimamente sfiorata «Tu pensi che sia questo!? Che sia l`orgoglio che mi ha ferita?!» […] «Hai forse visto qualcuno ridere? Qualcuno si è divertito lì? Esclusione fatta per quella coppia di beceri che si meritano l`un l`altra?!» […] «L`hai visto, quando ha strappato la collana dovevi fermarlo. Dovevi fare qualcosa Tristan! L`avrei strangolato con le mie mani pur di non fargliela toccare.» […] «Era un regalo. Era tuo…» scuote il capo, la sofferenza che si fa troppa e lei che chiude di nuovo gli occhi, quasi sopraffatta «Era bellissimo, ed io … ti avevo detto che non l`avrei più tolto.» il tono che è sempre più vicino al lamento d`una bestia agonizzante. Sospira, la mancina ricade lungo il fianco ed invece la destra va a strofinarsi a palmo aperto su occhi e fronte «Se io avessi fatto qualcosa, se io avessi tirato fuori la bacchetta, e tu l`avessi difeso dopo quello che aveva fatto…» non finisce la frase, piuttosto guardandolo a quella distanza, come a voler leggere la risposta in quelle iridi blu. «Sei intelligente, Tristan. Potevi inventarti una cazzata. Qualunque cosa… Ti avrebbe ascoltato. Nonostante il male che voleva farmi, sarebbe stato a sentirti.» ne è convinta.

« E’ quello che ho detto? » Ribatte in fretta, retoricamente, un cipiglio a piegare i lineamenti classici. « O puoi ascoltare effettivamente quello che dico, invece di reagire senza pensare? » E’ stanco, di persone che ascoltano ciò che vogliono e lo trattano come verità assoluta, incapaci di vedere oltre le proprie convinzioni. « Ho detto. » « Che il Petrificus, era uno scherzo di corridoio. Che da quello non avresti avuto nessun danno che non fosse un orgoglio ferito. » E solo a quello si riferiva con le sue parole, non a quanto è successo dopo, sotto gli effetti dell’incantesimo in se. « Sei davvero così ingenua da non capire? » E’ c’è quasi genuina curiosità nella sua voce, nello sguardo che gli rivolge. « Da non capire dopo tutto questo tempo come ragiona? » Lui, quello che non ha voglia di nominare in questo momento. Sbuffa piano dal naso, quasi divertito prima di continuare. « E pensare che dovresti essere quella che lo capisce più di tutti noi altri. » Forse brucerebbe quell’ammissione, se solo lei non stesse contraddicendo le sue parole. « Mi sarei opposto. Probabilmente avrebbe capito e poi? » Inarca un sopracciglio, quasi si aspettasse una sua risposta, una presa di coscienza riguardo a tutta quella situazione. « Avrebbe capito che era importante. » E lì, sarebbe stata la fine, quello non ha bisogno di aggiungerlo, o almeno spera, entrambe le sopracciglia inarcate ora. « Non è stupido, Merrow. » […] « Non pensavo di dovermi inventare nulla, perché pensavo se lo sarebbe portato via. Perché pensavo di aver abbastanza tempo per fare qualcosa dopo. » E la sua colpa è stata, forse, quella di credere in una maggiore lungimiranza di Xavier, nessun altra. Sospira infine, scuotendo piano il capo. « Era una collana, un simbolo materiale, Merrow. Non il concetto per cui te l’ho regalato. »

Abbassa lo sguardo, lo fissa a terra, corrucciando l`espressione e risollevando l`attenzione alle iridi blu verso la fine, piantandogli addosso le sue, diverse nel colore ed in ciò che le anima «Ha capito che era importante dopo che l`ha distrutta. Non è cambiato niente. Lo sa.» «Il punto è che lui pensa di poter fare quello che vuole, sempre. E se nemmeno io, o te, gli facciamo capire che non può permettersi di valicare determinati confini, allora cosa stiamo facendo, hm?» apre le braccia e le lascia ricadere lungo i fianchi «Era importante, Tris.» il tono che lascia trasparire il senso di colpa che prova, lo stesso che è riuscito a donarle prima che quell`altro le distruggesse il suo dono «Era una collana, non farmi sentire come se stessi facendo i capricci per un oggetto. Non è quello.» lo sguardo che oscilla tra il prato e lui, ancora indecisa se ucciderlo o cosa «E che tu non…» ancora? Davvero? Espira, stanca, senza finire la frase «Io l`ho vista la sua faccia.» ed ora no, non riesce più a guardarlo mentre lo dice con tono sporcato da una desolazione che non si spiega «Non sapeva niente della Lacrima, ma voleva ferirmi. Ne ho la certezza, capisci? Ed io non ho fatto nulla, nulla» calca sulla parola «per provocargli una tale reazione.» solleva solo gli occhi, il viso ancora inclinato verso il basso «Mi hai fatto malissimo, Tristan. Vederti lì e non reagire.. tu non..» sofferenza, solo quella è rimasta a passare dalle iridi sue a quelle blu di lui «Credevo ci tenessi.» solleva le mani e si sprimaccia appena il viso dall`interno verso le guance «A me, non alla collana.» specifica, dietro quelle dite lunghe e dalle unghie laccate di nero, curatissime ed eleganti.

« Ora no. » Non è cambiato niente. « Ma prima » prima di quel Reducto. « era importante che non lo capisse. » Ed è questo che l’ha spinto a rimanere osservatore di quella situazione, deciso a non schierarsi, a non perdere il suo equilibrio. « Non lo sapeva. » Semplice, cauto nel dirlo. « Che fosse importante. » Perchè gliel’ha confermato proprio lui, dopo, quella stessa sera. « Non sono qui a prendere le sue difese. » Lo mette in chiaro, umettandosi poi le labbra prima di riprendere a parlare. « Ne a darti scusanti per qualcosa che non ho capito. » Perché non capisce ancora ora il perchè di quanto sia successo, convinto che ci sia qualcosa di più di un Crup abituato a sconfinare. « Ma dubito sapesse della sua importanza. » E pensa anche altro, ma lo tiene per sé e la ascolta parlare, lasciando riposare la mancina lungo il fianco invece di riportarla lì dove si trova la sua gemella. Sospira poi, trattenendo il fiato per un momento, quando la certezza dell’altra si fa largo fra i due. « Non lo so. » Lo ammette, non senza difficoltà, sfuggendo il suo sguardo per un momento, lasciandolo vagare sulle torrette del campo alle sue spalle, quasi cercasse una risposta. « Forse è solo ‘nulla’ che tu sappia. » Perché non vuole credere per qualche motivo che il gesto dell’altro sia stato gratuito, privo di uno schema reale. E quella è la sua unica ‘difesa’ al fare dell’altro, prima che torni alla propria, ora con una stanchezza che è quasi visibile sul suo volto. « Ho reagito, nel non farlo. » Semplice o forse no agli occhi altrui. « Non pretendo che tu lo capisca ora. » Ora che è troppo ferita ed arrabbiata per pensare, secondo lui, razionalmente. « Ma ho scelto quello che ritenevo più adatto alla situazione. Anche se ai tuoi occhi non mi ha vestito di una scintillante armatura. » E calmo ora, quasi rassegnato, ma non pentito delle scelte intraprese, questo no. « Non tutti hanno bisogno di grandi gesti e duelli per dimostrare quanto ci tengano, Merrow. Forse dovresti cominciare a guardare oltre quelle cose. » Soprattutto con chi, dei grandi gesti non è capace e si cura poco.


2 years ago
10 notes

« Ci prenderemo questo Castello » 

trevoltestrano:

   Più metaforica che concreta « voglio vincere la Coppa di Quidditch, farti fare una marea di galeoni con le scommesse » che lei pensa sempre ai Soci « e fare quel Gramo che mi pare. Son stufa di questo regime da camerata, tanto ci puniscono lo stesso ed i punti escono più velocemente di quanto entrino. » chissà come mai « Voglio che sia tutto spettacolare, che lasci un segno. » annuisce piano alle sue stesse parole « Ovviamente, spero d`averti al mio fianco » in questa scia di crimine, con tanto di sorriso crudissimo tutto canini.

« E… voglio firmare un contratto con una squadra di Quidditch al termine di quest`anno » difficile? Sicuramente, quasi un`utopia per un ragazzo della sua età. Ma il suo sguardo reca una determinazione nuova, da sognatore incallito.

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   Il diffindo ovviamente gli riesce e lei s`acciglia ulteriormente a quel gesto come a tentare di capire se si sia rincitrullito del tutto « Gringo, tutto bene? ».

   Mentre le dà le spalle, con la mano che ancora tiene aperta la tenda, torce il collo per lanciarle un`occhiata. « Andiamo!? » con una punta di impazienza, dando per assodata la sua partecipazione al misfatto, assieme ad uno svolazzo delle sopracciglia che vorrebbe risultare invitante. « … benvenuta nel mio nuovo ufficio » due passi dentro e l`ha già colonizzato come tale, facendo gli onori di casa con indosso un sorrisone compiaciuto.

   « Beh, non è una cattivissima idea » seriamente? « Mi sa che dovrai metterci pure il titolo di Vicecapitano in quelle lettere da spedire alle squadre serie, sai? » zan zan « Sempre se per te non è troppa sbatta. » sorride, bastarda, fissandolo bene alla ricerca d`una sua reazione visibile.

   « … serio? » domanda non appena ha ritrovato le parole, sporcando all`ultimo il tono con l`accenno di un sorriso divertito. « Se mi stai pigliando per il culo, ti giuro… » anche se la minaccia non viene conclusa ma rimane ad aleggiare nell`aria, ironica e sibillina, sostituita da una risata sommessa. « Beh » sospira; insolitamente cauto a causa del ristretto spazio vitale, alza un poco il manico della Thunder in una sorta di invito confermato dal modo in cui la guarda - le sopracciglia appena sollevate, gli occhi accesi dalla sfida e un sorriso impertinente agli angoli delle labbra. « Vogliamo provare, mio Capitano? » che suona un po` come: vogliamo morire giovani? Spoiler: sì.

« Grifondoro non tradisce » decreta goliardico, sancendo un patto immortale, prima di defilarsi all`interno di quel dedalo di travi di legno e polvere.


2 years ago
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01.07.77 Hogwarts Express
«Quelli come te spezzano cuori che non si riescono più ad aggiustare, lo sai?» (…) « cosa possono mai dire ad uno come te? Chi mai ti lascerebbe? Chi mai potrebbe sentirsi all'altezza di tanta ragione che possiedi.» «Sei più...

01.07.77 Hogwarts Express


«Quelli come te spezzano cuori che non si riescono più ad aggiustare, lo sai?» (…) « cosa possono mai dire ad uno come te? Chi mai ti lascerebbe? Chi mai potrebbe sentirsi all'altezza di tanta ragione che possiedi.» «Sei più pericoloso di quanto pensassi.»

È così che li uccidi, Hirshfield? Con questo fare dolce, remissivo, è così che li strangoli poco a poco?


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30.07.77 Diagon Alley - Strada - Fuori D.A.A.C.


«Intenzioni fraintese?» le tue, Nathaniel «E` una cosa ricorrente per te a tal punto da doverti giustificare prima che io t`accusi?»


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18.08.77  Diagon Alley - D.A.A.C. - Salottino


«certe persone non si trovano bene a gestire la libertà.» (…) «Più gliene dai e più si perdono: le confondi e le spaventi. Smettila d`essere così accomodante se vuoi avere a che fare con me.» (…) «C`è chi riesce a respirare solo quando il fiato gli manca, quindi non farmi il dispiacere di dovermi ripetere in futuro.»

«Tu fai venir voglia alle bestie feroci e selvatiche di mettersi un collare ed implorarti d`essere il loro padrone.» (…) «Io non sono il tuo cane.»(…) «Smettila di far innamorare di te le persone. Sei crudele.»


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25.08.77 Londra babbana


« Non farmi cadere, ok? »

« Le cose sono semplici. Prendi l'amore ad esempio: o mi vuoi o non mi vuoi. Se mi vuoi farai tutto ciò che è in tuo potere per tenermi vicina, al sicuro, felice di passare il tempo al tuo fianco. Se non mi vuoi, non t'impegnerai, lascerai scemare la cosa e troverai altre priorità. Posso accettare la via di mezzo del: non mi vuoi *abbastanza* » calca « Ma tanto ricade comunque nella seconda categoria. » Fatalista « Io sposto le montagne per le persone che amo. Mi dispero e faccio l'impossibile, ma per quanto possa dare, ci vuole comunque una controparte no? (…)»  « Il resto son solo scuse che ci si dà per sentirsi meno peggiori o meno uno schifo. »


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01.09.77 Post Smistamento - Corridoio


« Tu lo fai apposta. »

« Ti sei visto per caso? Tu. Vicino alla Turner. Sembravate una coppia di modelli Belke! Vuoi farmi perdere il sonno? »  « Quelle quattro stordite che chiocciano dietro di te nei corridoi ne parleranno per mesi! »  « Io ti odio! » (…)  « Guarda che lo so. » che starà qui tutto l'anno « Per questo » cosa? Per questo cosa? Che gramo d'effetto le fa quel dannatissimo ragazzo, da infervorarla all'estremo e poi levarle ogni energia per ribattere « non voglio. »  


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03.09.77 Aula in disuso


Sono scuse silenziose, dolci, dove pare essere presente solo una reale ed urgente preoccupazione per lui: perchè capisca. Le dispiace immensamente e non voleva farlo disperare così. Sguardo ed espressione collaborano per portare a lui quel concetto privo di suono alcuno, che rimarrebbe lì giusto i secondi necessari per chiedergli perdono e poi, cercare di scostarsi. Di guadagnare la porta senza fretta, quasi si muovesse sott'acqua, allontanando corpo e mani da lui, per cercare d'uscire di lì. Anche se forse delle semplici scuse così, non gli basteranno nemmeno.


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05.09.77 Aula Divinazione


« Nate » il tono supplice « tu mi spaventi a morte. » Glielo confessa con un filo di voce, roco e spezzato, piangendogli sulle dita, a gesto compiuto o meno. Trema infatti, anche solo a guardarlo così da sotto in su.

« Sai, Nate » piccolo respiro trattenuto e lasciato andare via quasi in un singulto a placare il nervosismo « mi…. Mi piacerebbe se diventassimo amici. » La tenerezza con cui le esce quella frase ha un che di sconvolgente per tanto genuina, abbassando un momento lo sguardo dubbiosa e poi tornando a sbirciarlo « Se fossimo amici potrei magari cominciare a smettere d'aver paura di te. Magari… Non so » (…) « potrei abituarmi. »


2 years ago
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stillhazefromtheblock:

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I wanted to play tough
Thought I could do all just on my own

« Qual è il problema, Merrow? »

« Mi hai lasciato là come una stronza, Coleman. Per andartene con lui poi »

« Uh, ma poverina. Cosa credevi, che avrei retto il moccolo a te e Delation? E guardami in faccia quando ti parlo. Se esco da un locale senza pagare perché voglio farmi due risate, sono bolidi miei »

« Tu sei mia ospite. Qualunque cosa tu fai tra queste mura o quando tua zia sa che sei con me è mia responsabilità. Siamo entrambe minorenni ma tu non hai nemmeno fatto i GUFO »

« Tu non sei il mio tutore legale. Siamo amiche, ma tu sei tu ed io sono io. Se stai cercando una sottospecie di siamese che sia schiava di ciò che tu pensi, fai e dici, mi sa che mi hai sopravvalutata. Me la sono sempre cavata da sola. Me la cavo da sola. E a quanto pare forse dici bene, non so come si fa a stare in due. Ma la mia libertà è l’unica cosa che ho e non ci rinuncio, non ci rinuncio neanche per un cazzo. Quindi se cerchi una sottospecie di zerbino che sappia anticipare i tuoi pensieri per poi eseguirli, mi sa che hai scelto male ». È a questo punto che ingoierebbe a grandi passi la distanza che la separa dal proprio borsone, disposto lì, su una cassapanca « e dove bolide è la mia maglietta del cazzo! » iniziando a rovistare; cade a terra di tutto: un asciugamano, un paio di pantaloni, uno di scarpe; sono braccia che si muovono spasmodicamente dentro l’apertura della sacca. Prima di tirare un calcio secco contro il mobile che lo regge, quel borsone. Ed eccola lì tutta la sua incapacità di stare al mondo, o in un mondo che comprenda qualcuno al di fuori di se stessa.

L'espressione di chi ci aveva creduto, e che ora ha decisamente troppa poca aria nei polmoni per respirare a dovere. Scalza, in quella mise da letto, semplicemente si dirige verso la porta, acchiappando il fodero col catalizzatore per rimetterselo in vita, schiudere l'uscio ed uscire dalla stanza, senza sbattere nulla. Se ne va da quella stanza un po’ come forse era tutto cominciato: con un passo leggero che aveva trovato un ritmo affine al proprio. Non sa dove andare, quindi semplicemente comincia a scendere di corsa le scale, con il tipico *tun tun tun* dei talloni scalzi sul marmo freddo. Aria, ha bisogno di aria.

But even Superwoman sometimes
needs another hero’s soul

Si sente nuda. Nuda e sotto attacco. È per questo che bypassa le decine di parole perfide che le sovvengono in risposta al suo atteggiamento. Bypassa, tralascia, cerca un contenimento per qualcosa che, al contrario, le ribolle dentro come magma: silenziosamente, pronto ad esplodere da un momento all’altro nel suo sublime spettacolo di lapilli e terrore. La t-shirt che le coprirà a stento le cosce e con cui scenderà le scale dell’appartamento la trova per caso, lì che sporge dall’imboccatura della sacca precedentemente vittima della sua titanica furia. E mentre i piedi nudi attraversano lo spazio che la separa dai gradini, non pensa a niente, se non a gettarsi all’inseguimento della sedicenne. Si rende conto che non vuole lasciarla andare. Una sensazione che le dà il voltastomaco e la tachicardia al contempo. « Tu sei abituata così, vero? C’è sempre qualcuno che ti insegue quando scappi. Beh a me non ha mai inseguito un gramo di nessuno. Quindi non pretendere dalle persone che sappiano rimanere se nessuno gli ha mai chiesto di farlo. Perché di quelle persone lì non ci si può fidare. Non provano niente. Anche quando dicono di provare tutto. Te lo lasciano solo credere. Io sono una di quelle persone. Ma tu sei la prima ad avermi fatto credere di non esserlo. Forse, semplicemente, sono nata per ferire. Nata per andarmene. »

Help me out of this hell

« Veramente, credo tu sia la prima ». Forse Will? Non lo ricorda, ed a lui non vuole nemmeno pensare. « Io non sono chi credi io sia: non sono così benvoluta o piena d'amici. Io me ne sto da sola. Sounds familiar? « Per un po’, molto poco, credevo qualcuno mi volesse bene davvero, ma tanto poi mentono tutti.» Non ti hanno mai inseguito, Haze? Lo vuoi vedere lo spettacolo di qualcuno che combatte contro se stesso per te? Per non lasciarti andare? « Resta.». È un'unica parola che gli dedica, con la forza incrollabile d'un vulcano oramai inattivo, resa solo bellissima montagna. È la mancina che le porge, ancora con le nocche rosse di quel pugno sul legno. « Io ti voglio, Haze.» è così potente ciò che dice, che pare star recitando una formula, serissima e sincera dinnanzi a lei « Io ti voglio così come sei » senza cambiare nulla, lo capisci? « Ma solo se resti. » Qui, con me, nello spazio tra le mie dita. « Se so che tornerai da me, non ti chiuderò mai la porta, e non t'impedirò mai d'allontanarti » è la sua promessa: solenne e genuina, in un cuore così spalancato da fare paura « Ma tu devi tornare, perché se non lo fai, io impazzirò di dispiacere. Questa è la responsabilità di chi sceglie di dividere la propria vita con qualcuno: la felicità altrui. » E quella mano attende ancora, in un patto a metà per il momento, la sua metà. « Pensaci bene prima di scegliere, ma quando lo farai, non voltarti più indietro.» Resta, o vai. Le scale sono sgombre.

You lift me up and I am found
You lift me up before I hit the ground
You lift me up when I’m down down down

Lei parla di se stessa in quel modo così familiare da bloccarle il respiro all’altezza dello sterno, e per un momento le sembra quasi di trattenere il fiato. Si sforza di far ripartire la regolarità del proprio respiro incanalando un quantitativo forse eccessivo di aria dalle labbra schiuse: è costretta a deglutire un’altra volta ancora, e lo farà più volte mentre la Grifondoro distillerà frasi che non faranno altro che scolpirle sul volto l’espressione di chi comprende pur non avendo niente da aggiungere. Non per biasimo, non per rancore, ma per inettitudine. Ed è costretta a fiondare lo sguardo sulle punte dei suoi stessi piedi quando lei dice di volerle bene. Quando lei le dice di restare. E sarebbe con lo sguardo ancora rivolto verso il basso che accennerebbe uno o due passi in avanti, inghiottendo i gradini che le separano con lentezza. Sarebbe solo adesso che le rivolgerebbe uno sguardo. Ma non di quelli qualsiasi. Uno sguardo in cui una empatica come lei potrà rinvenire le tracce latenti di una dilaniante archeologia del dolore. E non ha proferito una parola e non lo farà. Allontanerà semplicemente un braccio dal fianco. Lo aprirà per lei, Merrow, e per lei sola, per la prima volta in vita sua. Poi con un gesto — più un piccolo scatto, forse — del mento andrà ad indicare la sua stessa spalla coperta dalla t-shirt.

You’re all I need

‘Cause your love lifts me up when I’ve hit the ground
Your love lifts me up like h e l i u m.


2 years ago
7 notes

stillhazefromtheblock:

acquavite

A || Rimane in cucina in attesa della Grifondoro mentre i fumi dell’alcol si impossessano dell’ultimo millimetro di dignità residua non ancora annegata nei bicchieri da shot. Le giunge in lontananza l’eco dei passi di Merr, che accoglierà in cucina con un « Morgana avadata, cento volte meglio farsi depilare la calotta cranica con una pinzetta che stare a sentire sto st*onzo » con un palese riferimento a Waleystock. « Vié qua sis, fregatene, non ti merita » e manca solo il ‘questo programma è stato offerto da Mediaset’ perché il cringe c’è tutto. Se ne sta lì ubriaca lercia con la t-shirt che puzza di alcol manco avesse trascorso i nove mesi di gestazione in un barile di Acquavite; i talloni poggiati cafonamente sul tavolo, ricoperti dai rombi delle calze a rete come il resto delle gambe, sono talmente freddi e cadaverici che se solo non aprisse bocca ogni tre per due siamo certe che due tastatine al collo per sincerarti dell’effettività del suo battito cardiaco gliele daresti, Merrow cara. « Che poi che volevi mica farci? Ti può venire padre, cade a pezzi! Ce rischi che se gli pigli la mano e fate due passi magari ti fai cento metri ancorata solo alle sue falangi perché il resto l’hai perso per strada senza accorgertene » colpetto di singhiozzo che la lascia retrocedere automaticamente da donna vissuta che elargisce perle di una saggezza del tutto infondata sugli uomini a neonato nel momento del ruttino post-poppata « ce hai tanti di quei manzi ai tuoi piedi » non risulta però troppo convincente nel dirlo, al punto da sentirsi in dovere di correggersi. Solleva l’indice con l’aria da maestrina « okay, so cosa stai per dire » cioè tipo niente, però lei va avanti come un treno ugualmente « MAAAAA poi, chi se ne fo*te? » facendo spallucce. « MAAAA POI, che dire amici? » congiungendo i palmi delle mani in un sonoro applauso « di bere abbiamo bevuto » si alza in piedi con uno scatto « Merlinobono che c***o di caldo, di bere abbiamo divertit- » si corregge biascinando le ultime sillabe « di divertirci ci siamo bevute » fermi, non ha capito il gioco, o sono solo gli effetti del saltello che le hanno portato su la bellezza di settordici ettolitri di solfiti ed acido.
« Merr, brodi » tipo ‘bro’, ma a modo suo « basta, andiamocene a dormire, c***o » è in piedi ma barcolla, l’orlo della t-shirt nera che le sfiora i quadricipiti torniti dagli allenamenti, la matassa di capelli biondi scompigliata e le palpebre cariche di ombretto nero ripetutamente strizzate come ad indicare che è semplicemente in procinto di stramazzare al suolo.

M || Torna dalla Coleman con lo stesso cipiglio di Medusa pietrificatrice d'Eroi […] Le parte uno scoppio di risata improvviso alla visione d'un Waleystock decrepito appresso a lei: che voleva farci? Spallucce « Ma che ne so. Niente forse. O forse si, sis non me le penso sempre ste cose.. cioè vado a braccio. Teso. Sui denti, di solito. » L'arte del rimorchio by Merrow, primo volume […] La Coleman fa saltini e tutte cose, e prima di passare al ballo dei Mooncalf, quello che fa lei è avvicinarlesi appena dichiara che “si sono bevute” per andare ad allargare le braccia e cercare di serrargliele in vita stile innamoratini. Se non fosse che poi sforza gambe e schiena per tirar su la Corvonero, facendone oscillare in aria le gambe secche come un pendolo per qualche istante mentre sbuffa « Si, sis. Leviamoci dal Gramo. E domani una bella fumiga- » attacca il risolino mentre se ne uscirebbe con lo stecchino della Coleman tenuta sollevata dalla vita, per farle fare un altro saltino e chiudere la destra a pugno attorno al polso destro sotto il fondoschiena altrui « fimiga- no fig-No » attacca a ridere a metà atrio, e quello che succede non appena giungono alle scale è che lei non riesce più a parlare da quanto le scappa da ridere. Addome contratto, vista offuscata, primo gradino che viene fatto a metà ed inciampo del piede. Ricetta perfetta per il disastro: sbatte contro il secondo gradino e per poco non si ammazzano in due, motivo per cui con un braccio regge a costo della vita la Coleman che finirebbe di schiena sulle scale, e con l'altro attutisce il dolore d'entrambe, che caracollano come sacchi di sabbia sui gradini, facendosi male ma non troppissimo. « Ahahahahha o-ora si che siamo a le-ehehetto! » Seh ciao, sta in botta piena, e supina cercherebbe d'allungare l'avambraccio verso di lei, probabilmente colpendola ad altezza occhi « Ohu » eh « OHU! » è importante ascoltami « Sei una m*da. » Ah, pure […]. Di nuovo, con voce più alta ed urgente « Zizi, non te ne andare ok? » tipo mai, in generale « Resta nella mia cucina in calze a rete a fare lo schifo per mangiare la marmellat-hic » singhiozzino « Ok?! » A voce più alta di nuovo « NON DEVI MOLLARE LA MIA C*AZZO DI MANO, OK?! » Glielo urla in faccia a due centimetri, con gli occhietti velati di sbronza e forse altro, prima di sorridere beota e contentina «Dormiamo qui? » Ora col tono d'un cucciolo, accomodando la testolina dalla chioma nera e folta, sul petto inesistente di Haze. È pazza. Si, pazza di lei « È comodo. » Come no, scale, migliori amiche dei chiropratici.