Ragazzo divora universo, la recensione: anche l’Australia ha il suo Shameless, o almeno ci prova

La recensione di Ragazzo divora universo, in streaming su Netflix, miniserie australiana dal romanzo omonimo che raccoglie un cast di volti conosciuti per raccontare un coming of age al sapore di malavita negli anni '80.

Ragazzo divora universo, la recensione: anche l’Australia ha il suo Shameless, o almeno ci prova

Se non fa male, non è vita reale

Che le serie che parlano di delinquenza (anche giovanile), di famiglie disfunzionali e una vita precaria fatta di trucchi e trucchetti al limite della legalità (spesso superandola) è un trend oramai riconosciuto ma forse, ammettiamolo, già da tempo vive un periodo di stanca. Ritroviamo questa saturazione nella recensione di Ragazzo divora universo, miniserie in sette episodi disponibile su Netflix che conferma come Shameless (prima la serie inglese e poi soprattutto quella americana) abbia dettato un nuovo modo di raccontare la family dramedy, a cui in tanti si sono rifatti successivamente. Tra questi c'è anche quest'ultimo esperimento, che però parte da (alcuni) buoni intenti finendo per essere sostanzialmente un mezzo buco nell'acqua.

Ragazzo Divora Trama

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Ragazzo divora universo: una scena della serie

La trama di Ragazzo Divora Universo unisce gran parte degli stilemi già raccontati nelle serie di questo genere: John Collee adatta l'omonimo romanzo semi-autobiografico di Trent Dalton, edito in Italia da Harper Collins e ci porta in Australia (tornata in auge ultimamente nell'audiovisivo, pensiamo al Boss di King's Cross in tv e a Talk to Me al cinema, da cui prende l'attrice Sophie Wilde, oramai lanciata nel firmamento di Hollywood). Precisamente negli anni '80 a Brisbane, nella periferia degli stenti e del vivere alla giornata, spesso dovendo ricorrere alla criminalità. In questo micro-macro-cosmo vive la famiglia protagonista, i Bell, composta dalla madre tossicodipendente Frances (l'ex strega di The Vampire Diaries e The Originals Phoebe Tonkin), il patrigno spacciatore Lyle (un ritrovato Travis Fimmel dopo Vikings e la sottovalutata Raised by Wolves) e i due figli adolescenti, Eli e Gus (interpretati rispettivamente dagli esordienti Felix Cameron e Lee Tiger Halley).

Il primo ribelle e sempre in movimento, il secondo paziente e taciturno (non parla ma "scrive nell'aria con le dita" con un linguaggio tutto proprio), entrambi legatissimi alla madre e preoccupati che riprenda a drogarsi e il patrigno che li ha accolti in casa ricominci a spacciare. Tutto mentre il padre estraniato Robert (l'ex mentalista Simon Baker) sembra non voler avere niente a che fare con la famiglia che ha lasciato. Lyle non è un uomo violento, ma i ragazzi lo incolpano anche di aver portato la genitrice alla tossicodipendenza. Vorrebbero andarsene da lì e portare la madre con loro, una sorta di "sogno australiano" invece che americano.

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Ragazzo divora universo: un momento della serie

Insomma una famiglia disfunzionale ai massimi sistemi, che ricorda a tratti i Gallagher di Shameless. A chiudere il quadretto il "babysitter" evaso Slim (Bryan Brown) e Tytus Bonz (l'ex Senza Traccia Anthony LaPaglia), che hanno a che fare con le attività illecite di Lyle. Quello che Ragazzo divora universo vuole raccontare non è l'Australia della city o delle grandi distese senza fine - quindi col fascino dell'ambientazione metropolitana o bucolica che sia - bensì il mondo che sta nel mezzo, la periferia, spesso abbandonata a se stessa.

Con case traballanti e quartieri fatiscenti, è un microcosmo criminale che fa capo ad un macrocosmo gerarchico delle grandi città, e che prova a guadagnarsi da vivere come può nel proprio orticello. Regia e fotografia a metà strada tra indie movie - con molta camera a mano - e coming of age, vogliono raccontare la formazione tanto dei ragazzi quanto degli adulti (che sono solamente dei ragazzi cresciuti) in questo tipo di microsocietà. Non una location idilliaca e suggestiva, non una famiglia a cui aspirare, bensì uno spaccato realistico del mondo di mezzo di cui spesso ci si dimentica. Allo stesso tempo però non possiamo non dirci stanchi di questo tipo di racconto, già sviscerato in molti modi (e luoghi) negli ultimi anni tra grande e (soprattutto) piccolo schermo. C'era davvero bisogno dell'ennesimo racconto di genere, anche se ambientato in Australia? Forse no.

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Ragazzo Divora Telefono

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Ragazzo divora universo: una scena

C'è però un evento che (sembra) cambiare le vite dei protagonisti e renderle ancor di più immerse in un'atmosfera a metà tra il sogno e il surreale, che si scontra con la cruda realtà in cui vivono e viene da chiedersi se è il loro modo di rifugiarsi in un mondo più idilliaco anche se frutto della loro fantasia. Trovano infatti, in un tunnel sotterraneo sotto la loro abitazione con un passaggio nascosto in un armadio, un misterioso telefono rosso poggiato su uno sgabello, la cui voce dall'altra parte del filo sembra parlare proprio a loro, nonostante tecnicamente la linea sia scollegata da anni. Eli e Gus vivranno così una stramba avventura che li porterà a crescere e a provare a capire il più possibile su sé stessi oltre che sui loro genitori. Un rapporto genitori-figli mai così centrale ma in cui, come in Shameless, i giovani sembrano doversela cavare molto più da soli che affidandosi agli adulti. Peccato che la miniserie, nel complesso, risulti troppo già vista in un ambiente saturo di questo tipo di storie.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Ragazzo divora universo ribadendo come si tratti di una miniserie che vuole raccontare ancora una volta la classe operaia che vive di espedienti e spesso ricorre alla malavita. In un’ambientazione meno abusata come quella australiana con un cast ad hoc di volti conosciuti della serialità, che però non basta a tenere in piedi una storia già vista e vissuta troppe volte negli ultimi anni sul piccolo schermo, a partire dal capostipite del genere Shameless, e mancando di quella sua graffiante ironia e originalità.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.6/5

Perché ci piace

  • Il cast australiano scelto.
  • L’ambientazione semi-inedita.
  • La parte fantastica della trama.
  • Regia e fotografia che uniscono gli stilemi dall’indie movie e dal coming of age…

Cosa non va

  • …anche se non particolarmente ispirate.
  • La vita del mondo di mezzo, oramai abusata in tv.
  • Il mescolare family drama e criminalità, anche questo saturo.