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Non nasceranno più bambini all’ospedale di Piario?

Dire un fulmine a ciel sereno è poco. La notizia apparsa questa mattina sulle pagine del Corriere della Sera deve aver fatto sobbalzare parecchia gente, perché nessuno si aspettava un epilogo del genere.

Il Ministero della Salute ha deciso di chiudere il punto nascita dell’ospedale «Locatelli» di Piario. Il reparto di maternità è tra i cinque della Lombardia che da Roma hanno stabilito di non far sopravvivere perché al di sotto della soglia limite dei 500 parti all’anno (nel 2015 sono stati 440), che garantirebbe i requisiti minimi di sicurezza. La lettera del Ministero è arrivata in Regione il 9 dicembre.

A stabilire che i reparti dove avvengono meno di 500 parti all’anno debbano essere chiusi è il Piano per la riorganizzazione dei punti nascita voluto nel 2010 dall’allora ministro Ferruccio Fazio. Finora però l’applicazione del provvedimento era stata sempre rinviata. Qualcuno pensava che sarebbe successo pure quest’anno, vista anche la difficile fase politica in atto a livello nazionale.

Nel 2015 il Ministero aveva stabilito la possibilità di concedere deroghe in casi particolari. E, in effetti, da Roma hanno fatto un’eccezione per il Morelli di Sondalo (Sondrio), oltre che per uno a scelta tra Chiavenna e Gravedona (Sondrio), perché ospedale di montagna. Come Piario, del resto. Proprio il fatto di essere un presidio in una zona disagiata sembrava un punto a favore del Locatelli. Inoltre, l’Azienda socio sanitaria territoriale (Asst) Bergamo Est nei mesi scorsi aveva potenziato il reparto per scongiurarne la chiusura. E nel corso degli incontri dedicati al futuro dell’ospedale erano state fornite rassicurazioni sulla sopravvivenza del punto nascita.

Evidentemente al Ministero della Salute tutto questo non è bastato. Ora si sta cercando di capire se c’è ancora uno spiraglio per evitare la chiusura del reparto. Ma sembra ci sia poco da fare. Anche il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni ha detto: «Trattandosi di un obbligo che ci viene imposto dal Governo, non possiamo fare altro che aderire a queste disposizioni, attuandole. I cittadini devono però sapere che la decisione è stata presa dal Governo e non da noi».

«Vogliamo tuttavia capire come possiamo intervenire per ridurre il danno creato dal Governo – ha aggiunto Maroni -, perché per noi prima di tutto vengono i cittadini e le loro esigenze. Cercheremo con i cittadini, con il territorio, con i sindaci, con gli amministratori e con gli operatori delle alternative, che diano soddisfazione all’esigenza che ci viene dai cittadini».

In serata anche la direzione dell’Asst Bergamo Est ha diffuso una nota. «Apprendiamo della decisione del Ministero della Salute di chiudere il punto nascita dell’ospedale M.O. Antonio Locatelli di Piario oltre ad altri quattro della Lombardia – si legge -. Siamo stati contattati in queste ore dalla Regione per pianificare degli incontri per definire le indicazioni operative. Ribadiamo come il reparto di Ostetricia-Ginecologia di Piario abbia sempre risposto alle esigenze e alle richieste del territorio garantendo un servizio di qualità ed efficienza, guadagnandosi la fiducia della popolazione sul campo, grazie soprattutto all’infaticabile lavoro degli operatori».

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