Fonti di Sardigliano, quando la movida passava per le terme
Il complesso è chiuso ormai da una decina danni. Nato un secolo fa come stabilimento termale e albergo, buen retiro della nobiltà, nonostante le alterne fortune - tra cui una devastante alluvione - conserva ancora oggi buona parte del suo antico fascino.
Il complesso è chiuso ormai da una decina d?anni. Nato un secolo fa come stabilimento termale e albergo, buen retiro della nobiltà, nonostante le alterne fortune - tra cui una devastante alluvione - conserva ancora oggi buona parte del suo antico fascino.
Eppure qui e là – insieme ai giacigli un tempo frequentati dai senzatetto – spuntano particolari rivelatori di un passato importante, quando il complesso alberghiero viveva i suoi anni migliori ed era uno dei luoghi di svago più in voga della zona.
Il nome “Fonti di Sardigliano” non è casuale. Come spiega Giuliano Gatti, curatore del sito web “Storie della valle”, già nel 1860 erano note le proprietà curative delle acque sulfuree. Il complesso alberghiero dovrebbe aver visto la luce sul finire dell’Ottocento.
Negli anni Venti, il numero dei “forestieri” che arrivavano per un ciclo di cure termali era talmente grande che l’albergo lavorava pressoché ininterrottamente. Nel 1929, con una deliberazione del Comune di Sardigliano tutto il complesso delle fonti e i relativi terreni vennero ceduti al comune di Cassano Spinola, per l’importo di 500 mila lire dell’epoca.
Nel 1930 venne creato un ampio parco ricco di varie qualità di piante. Per arricchire il complesso, si aggiunsero una nuova pista da ballo e una zona bar. Purtroppo, nella notte del 29 luglio 1935, tutta la valle venne colpita da un violentio nubifragio che provocò lo straripamento del rio Predazzo. Le acque allagarono tutta la zona, lesionarono l’albergo e portarono via con sé una donna che aveva cercato rifugio nell’edificio delle terme. Il suo corpo fu ritrovato a Cassano.
Poi ci fu la guerra, ma “negli anni Cinquanta, in pieno boom economico, alla gente ritornò la voglia di divertirsi e la Fonte di Sardigliano fu acquistata da un Conte di Piacenza il quale vi apportò parecchie migliorie riportandola ai fasti del passato”, racconta Gatti. Verso la metà degli anni Sessanta la struttura fu rilevata da un imprenditore del luogo, Gianni Repetti, che non riuscì tuttavia a vincere la concorrenza con un nuovo tipo di locale: le discoteche. Il complesso venne chiuso. La situazione non migliorò negli anni seguenti, quando la fonte venne venduta a un commerciante tedesco che vi collocò alcune serre per la produzione di bonsai, distrutte poi da due alluvioni.
Che fine faranno le fonti di Sardigliano, da un decennio ormai in stato di abbandono? Non possiamo che fare nostro l’auspicio di Giuliano Gatti, e sperare che ancora una volta il bel complesso immerso nella natura risorga. “Non tutto infatti è stato distrutto o modificato dagli eventi del tempo. È ancora possibile ammirare le antiche cannelle di gettata, la vecchia pista da ballo o i sentieri che una volta si snodavano nel suo splendido parco. Sono segni ormai consunti che però il tempo non è stato ancora in grado di cancellare…”
Il servizio completo sul Novese in edicola fino a mercoledì 1° ottobre