Ostraka - Forum di archeologia

Leoni alati e sfingi

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BluEmme
view post Posted on 26/5/2020, 14:04




Il leone è stato in varie epoche e civiltà un simbolo di forza (lo è tuttora) ed è stato anche il protagonista di molti miti, nel suo aspetto reale o sotto forma di creatura chimerica. La più famosa di queste è senz'altro il grifone, e nei giorni scorsi, stuzzicato da una lettura, ho pensato di svolgere una ricerca personale per capire quale sia l'origine del grifone (dando per scontato che le creature mitiche dell'epoca medievale poggiano su miti più antichi, più o meno rielaborandoli). Nel cercare fra le civiltà più antiche però, ho trovato più domande ulteriori che non risposte. Ve le illustro.

Mesopotamia
Sapevo già che il leone è uno simboli di Babilonia (e della tribù di Giuda, presumo per contaminazione culturale durante l'esilio babilonese) ma da più parti ho letto che il leone babilonese sarebbe riconducibile a un "leone alato" della mitologia sumera chiamato Anzù (l'accento dovrebbe essere circonflesso, scusate l'imprecisione). Eppure guardando una raffigurazione di Anzù non mi sembra proprio che abbia qualcosa del leone, se non forse le zampe anteriori: sembra principalmente un uccello. 800px-Chaos_Monster_and_Sun_God
Non riesco quindi a capire come sia potuto derivare il famoso leone di Babilonia da questo mitologico mostro...forse c'è stato un processo di rivisitazione? I babilonesi che tipo di innovazioni hanno introdotto in campo religioso/mitologico rispetto ai sumeri? (lo immagino, è una domanda forse vasta questa...)

Un dubbio simile mi sorge per un altro animale mitologico che ho letto essere "in parte leone", l'assiro lamassu/shedu una creatura con testa umana e ali d'aquila. Tuttavia gli unici che sono riuscito a vedere on line hanno un corpo taurino
800px-Lammasu
Esistono dei reperti di lamassu/shedu con corpo di leone o effettivamente è campato in aria mettere in relazione il lamassu/shedu con il leone di Babilonia?


Le sfingi
A proposito invece della sfinge, devo dire che sono sempre stato incuriosito dalla questione delle ali. Le sfingi egiziane non hanno ali mentre quelle di altri popoli del mondo antico (ittiti, persiani, greci) si. La più famosa è probabilmente quella del mito di Edipo, ma per esempio la sfinge persiana qui di seguito (che ha una testa simile a quella di un lamassu/shedu, ma essa si un corpo leonino!) segue a sua volta il modello "alato"
Sphinx_Darius_Louvre

Gli egizi avevano sfingi di vario tipo (con testa umana, di capra, di falco) e certamente sono stati i primi a realizzarne: se guardiamo alla grande Sfinge di Giza come un modello per tutte le altre, essa è certamente stata costruita prima che nascessero le altre civiltà menzionate. Dunque è presumibile che vari popoli si siano ispirati all'Egitto, ma per qualche ragione hanno deciso di aggiungere le ali alle loro sfingi. Questo è un aspetto che decisamente mi incuriosisce.


Riepilogando, le domande che vorrei porvi sono queste:
- il leone di Babilonia deriva dal mostro sumerico Anzù oppure ha una genesi diversa?
- esistono reperti di lamassu/shedu con corpo leonino?
- ci sono delle ipotesi sul perché vari popoli del Vicino Oriente antico rappresentassero sfingi munite di ali mentre quelle egizie ne erano prive?
 
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view post Posted on 26/5/2020, 17:13
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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Argomento interessante, che meriterebbe il parere di qualcuno più esperto di me nell'ambito dell'iconografia e della mitologia del Vicino Oriente antico.

L'unico appunto che mi sento di fare riguarda la questione delle sfingi: noi oggi tendiamo a identificare sempre, per comodità, un generico tipo iconografico (perlopiù inteso come un leone androcefalo) come "sfinge", ma occorre ricordare che la Sfinge è, prima di tutto, una creazione del pensiero greco.
Il rischio potrebbe essere quello di mischiare insieme cose che in apparenza non tornano, ma solo perché in effetti appartengono a civiltà differenti (e dunque rappresentano differenti categorie di soggetti): un esempio potrebbe essere quello dei cd. "canopi etruschi", nome che la tradizione antiquaria ha assegnato ad alcuni vasi cinerari etruschi recanti un coperchio configurato a testa umana, che tuttavia nulla hanno a che vedere con i più celebri "canopi egizi" (vasi funerari sempre presenti nei corredi in numero di quattro, con teste umane e animali, deputati alla raccolta di particolari organi rimossi dai cadaveri durante la mummificazione).

Sphix (o Phix, a seconda del dialetto) è il nome di un mostro appartenente alla progenie di Echidna, con corpo di leonessa, testa di donna e ali piumate sulla schiena, che affliggeva la città di Tebe e divorava i viandanti che non erano in grado di risolvere i suoi enigmi.
E' verosimile pensare che i Greci abbiano tratto l'iconografia di questo mostro dai repertori iconografici del Vicino Oriente antico, in un periodo storico che si identifica perlopiù con il VII secolo a.C. - quando gli stilemi e le immagini dell'arte e dell'artigianato orientale (microasiatico, siriano, egizio etc.) affluiscono sempre più sui mercati della Grecia, e anche l'arte di questo continente va assumendo forme e caratteristiche proprie e peculiari.

I Greci, dunque, hanno preso in prestito differenti elementi iconografici da una o più tradizioni, li hanno ricombinati insieme e li hanno lentamente canonizzati nel tempo, fornendo loro una nuova identità, senza preoccuparsi troppo di cosa effettivamente certe figure rappresentassero nella loro cultura d'origine. Va anche detto che, nella stragrande maggioranza dei casi, queste immagini mostruose giungevano loro come mero e anonimo motivo decorativo su oggetti preziosi (ripetuto di solito in lunghe teorie), per cui la ripresa e la libera rielaborazione di questi elementi era ancor più agevolata. Per fare un esempio specifico, ricordo di aver visto almeno una "chimera" raffigurata in area ittita (o siriana?), che tuttavia aveva sulla schiena una testa umana, e non di capra, come invece si vede per la più celebre Chimera nel mondo greco (dove, forse non a caso, chimaira significa proprio "capra").

Sarebbe dunque utile riflettere su che cosa rappresentassero le varie "sfingi" che si trovano nell'arte del Vicino Oriente e dell'Egitto, per capire perché alcune fossero alate e altre aptere.
Per la Grande Sfinge di Giza, per esempio, si era pensato - vado a memoria - a una possibile immagine di Chefren in forma di leone, posta a custodia della piramide e della necropoli reale. In epoche successive, il testo geroglifico della cd. "Stele del sogno" dovrebbe identificarla come Hor em Akhet, "Horo dell'Orizzonte" (in greco, Amarchis), ma andrebbe capito se si sia trattato di una reinterpretazione o meno rispetto alla sua identità originaria.
Su questo punto (e in generale sulle iconografie mesopotamiche), purtroppo, temo di non essere il più titolato a rispondere.
 
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view post Posted on 27/5/2020, 09:19
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CITAZIONE (Perseo87 @ 26/5/2020, 18:13) 
Per fare un esempio specifico, ricordo di aver visto almeno una "chimera" raffigurata in area ittita (o siriana?), che tuttavia aveva sulla schiena una testa umana, e non di capra, come invece si vede per la più celebre Chimera nel mondo greco (dove, forse non a caso, chimaira significa proprio "capra").

Recuperata: https://it.wikipedia.org/wiki/Chimera_(mit...izations080.jpg.

Si tratta di un bassorilievo scolpito su una lastra lapidea, esempio di arte neo-ittita databile al IX-VIII secolo a.C. Il reperto proviene dagli scavi di Karkemish (città situata sul Medio Eufrate, lungo l'attuale confine fra Turchia e Siria) ed è oggi esposto al Museo della Civiltà Anatolica di Ankara. Notare che la testa di capra è sostituita qui da una testa umana recante un copricapo; la creatura ha poi le ali (mancanti nella Chimera greca) e la coda è leonina, e non anguiforme. Detto questo, non trovo propriamente corretto identificare la figura come una "chimera", poiché non sappiamo (o almeno, io non so) se e quale nome avesse, e cosa rappresentasse per il popolo neo-ittita.
 
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BluEmme
view post Posted on 28/5/2020, 14:09




Grazie per gli utili chiarimenti Perseo. Certamente ogni popolo assegnava a questi animali mitologici non solo un nome ma anche un ruolo diverso. Tuttavia per me era interessante notare la ripetitività di certi elementi, in questo caso il corpo di leone e in parte le ali.

Sulle sfingi in particolare, credo che sia da valutare in generale tutta la questione del rapporto tra Egitto e Antica Grecia. Nella mitologia classica si racconta ad esempio che gli dei greci sarebbero fuggiti in Egitto durante la guerra contro il mostro Tifone e si sarebbero trasformati in animali. Da lì deriverebbero le divinità egiziane. Questo probabilmente è un mito "di comodo" perché cronologia alla mano è più facile che siano state le divinità egizie a divenire note ai greci ed a essere recepite nella cultura di questi ultimi adattandoli alla realtà locale (passaggio che potrebbe essere avvenuto in epoca molto antica, se teniamo conto dell'esistenza della civiltà minoica come ponte tra il mondo ellenico e quello orientale).
Interessante, a mio personale parere, il brano del Timeo di Platone che parla di Atlantide. Tutti si sono soffermati, nei secoli, sulla natura e sulla localizzazione del misterioso continente, ma se a farci caso, questo brano ci dice un'altra cosa molto importante. Solone, riconosciuto come uno dei primi statisti della storia greca, secondo questo racconto viene istruito dai saggi egiziani, che gli raccontano una storia antichissima, sconosciuta ai greci. Io penso che Platone, in quel brano, non voglia tanto parlare di un continente scomparso, quanto rendere palese che la cultura greca (in particolare quella di Atene, visto che Solone era proprio ateniese che proprio degli antichissimi progenitori degli ateniesi avrebbero sconfitto gli atlantidi, secondo il racconto) avesse "preso i testimone" da quella egiziana. Più o meno allo stesso modo, mi verrebbe da dire, di come i romani si racconteranno poi come allievi e successori dei greci...
 
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view post Posted on 28/5/2020, 14:44
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Non vorrei avere un falso ricordo, ma mi pare di aver letto come la scultura arcaica greca in particolare le figure di kore e kouros Abbiano le loro origini in quella egizia.
 
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view post Posted on 28/5/2020, 15:41
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CITAZIONE (BluEmme @ 28/5/2020, 15:09) 
Sulle sfingi in particolare, credo che sia da valutare in generale tutta la questione del rapporto tra Egitto e Antica Grecia. Nella mitologia classica si racconta ad esempio che gli dei greci sarebbero fuggiti in Egitto durante la guerra contro il mostro Tifone e si sarebbero trasformati in animali. Da lì deriverebbero le divinità egiziane.

La questione che affronti è complessa, e le differenti fonti, a mio avviso, vanno sempre analizzate all'interno del loro contesto storico, per evitare che possano essere fraintese. A memoria ho presente l'episodio mitologico che citi, anche se adesso non ricordo esattamente chi sia l'autore che riporta per primo questa versione (Plutarco, Diodoro o Igino?). Tuttavia, se la si guarda bene, questa versione della Typhonomachia pare essere abbastanza "tarda", e il fatto che gli dèi greci fuggano proprio in Egitto, nascondendosi sotto le sembianze di quegli stessi animali che erano associati al culto delle divinità loro omologhe, puzza un po' di interpraetatio (ossia di quel fenomeno per cui, in antico, gli dèi di due società politeiste subivano una sorta di identificazione, sulla base di caratteristiche comuni).

CITAZIONE (BluEmme @ 28/5/2020, 15:09) 
Solone, riconosciuto come uno dei primi statisti della storia greca, secondo questo racconto viene istruito dai saggi egiziani, che gli raccontano una storia antichissima, sconosciuta ai greci. Io penso che Platone, in quel brano, non voglia tanto parlare di un continente scomparso, quanto rendere palese che la cultura greca (in particolare quella di Atene, visto che Solone era proprio ateniese che proprio degli antichissimi progenitori degli ateniesi avrebbero sconfitto gli atlantidi, secondo il racconto) avesse "preso i testimone" da quella egiziana.

Qualcosa sul rapporto fra divinità greche ed egizie si ritrova, a dire il vero, anche nel II libro delle Storie di Erodoto (mi dispiace non potervi dare riferimenti più precisi, adesso non sono a casa e non posso mettere mano ai miei volumi di letteratura antica). Ampliando anche a Platone, va detto che i Greci hanno sempre visto (a buon merito!) negli Egiziani un popolo particolarmente antico, percepito per questo come depositario di una conoscenza arcana, ignota alle altre civiltà mediterranee. Ora, i Greci devono sicuramente molto all'Egitto, ma ho il dubbio che, ancora all'epoca di Platone, la conoscenza greca della terra del Nilo non andasse in realtà molto oltre il VII secolo a.C. (ossia il periodo in cui essa si riaprì al mondo ellenico per volontà dei faraoni della XXVI Dinastia, che autorizzarono fra l'altro anche la fondazione dell'emporio di Naucrati nella zona del Delta). Senza dubbio, fra Medio e Nuovo Regno, gli Egiziani ebbero molteplici contatti con la Creta minoica, prima, e con i regni micenei, dopo; tuttavia, il collasso di queste civiltà e la perdita dei relativi archivi palatini difficilmente avrebbe permesso di mantenere, nei secoli, fra i Greci d'età storica, memorie reali di questi antichi contatti politici e commerciali. In senso contrario, non mi pare ci sia prova che effettive ricerche negli archivi templari egizi da parte dei Greci siano mai state realmente compiute, almeno fino all'età ellenistica (a memoria, mi pare che il primo sia stato Manetone di Sebennuto, autore degli Aigyptikà nel III secolo a.C.).

Se non ricordo male, inoltre, il mito di Atlantide dovrebbe avere in realtà tutta un'altra valenza, di natura prettamente politica: dovrebbe trattarsi, cioè, di un'aspra "critica" rivolta dal filosofo alla società attica a lui contemporanea, e anche qui l'Egitto dovrebbe esser stato tirato in causa più che altro per dare credibilità al mito di Atlantide (poiché, se poteva esserci un popolo i cui archivi avessero conservato memoria di fatti avvenuti "9000 anni prima di Solone", quello - almeno nell'immaginario dell'epoca - non poteva che essere l'Egitto).

CITAZIONE (dceg @ 28/5/2020, 15:44) 
Non vorrei avere un falso ricordo, ma mi pare di aver letto come la scultura arcaica greca in particolare le figure di kore e kouros Abbiano le loro origini in quella egizia.

Vero, soprattutto per quanto riguarda i kouroi greci (ossia le figure maschili stanti): ci sono infatti una serie di proporzioni ed elementi fisici che tornano puntualmente fra le statue maschili egizie del VII secolo a.C. e i primi kouroi arcaici a esse coevi, di cui abbiamo traccia sia nell'entroterra che sulle isole (es. la gamba destra leggermente arretrata; le braccia distese lungo i fianchi, talvolta con i pugni serrati; lo sguardo fisso dritto verso lo spettatore etc.). Mi sto documentando, peraltro, proprio in questo periodo, sulle tecniche di lavorazione delle prime sculture greche in marmo, e pare che perfino alcuni degli strumenti con cui queste statue erano di solito lavorate - come ad esempio un particolare tipo di scalpello dentato, che la letteratura inglese chiama "claw chisel" - fossero in realtà già in uso nel VII secolo a.C. presso gli scultori egizi, che li usavano per lavorare i calcari locali. In questo, credo che la fondazione di Naucrati abbia verosimilmente facilitato l'incontro e lo scambio fra le due culture, sia nella vita lavorativa che in quella religiosa.
 
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view post Posted on 30/5/2020, 10:13
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Con un po' di calma, da casa segnalo qualche utile aggiunta bibliografica a quanto già detto nei giorni precedenti, in risposta a BluEmme:

1) La versione della Typhonomachia che contempla la fuga degli dèi greci in Egitto e la loro metamorfosi in animali appare essere in effetti abbastanza tarda: se ne dovrebbe trovare traccia, infatti, solo negli scritti di Orazio, Ovidio, Pseudo-Apollodoro, Igino e Antonino Liberale (dunque, in generale, fra I secolo a.C. e II secolo d.C.). Un utile compendio delle varie versioni può essere rintracciato sul sito di theoi.com, che consiglio sempre per questo genere di ricerche nelle fonti mitografiche: www.theoi.com/Gigante/Typhoeus.html.

Per quanto concerne Erodoto, invece, il riferimento alla provenienza egiziana di molti dei nomi degli dèi greci (con alcune eminenti eccezioni) è II, 50:

CITAZIONE
"Anche le denominazioni di quasi tutte le altre divinità sono venute in Grecia dall'Egitto. Che siano venute dai barbari, ho trovato nelle mie ricerche che è realmente così, e ritengo che siano venute soprattutto dall'Egitto. Infatti, se si escludono quelle di Poseidone e dei Dioscuri, come già prima ho detto, e di Era e di Estia e di Themis e delle Cariti e delle Nereidi, gli Egiziani avevano da sempre nel loro paese i nomi degli altri dèi. Io non faccio che affermare quel che dicono gli Egiziani stessi. Quanto poi a quelle divinità delle quali dicono di non conoscere il nome, mi sembra che l'abbiano ricevuto dai Pelasgi, all'infuori di Poseidone, divinità che conobbero dai Libici".

(Erodoto, Storie, Milano, BUR, 2008, trad. di A. Izzo D'Accinni.)

Su questo passaggio, fra l'altro, ci sarebbe molto da dire (a partire dalla "metodologia storica" di Erodoto, che afferma di riportare quello che altri gli hanno raccontato, prendendolo, come spesso succede, acriticamente per buono).

2) Sulla questione della sfinge come tipologia iconografica giunta dall'Oriente alla Grecia, riporto le parole di John Boardman, da quello che è, a mio avviso, uno dei saggi più belli che abbia mai scritto (e che, a quel che leggo, corrisponde in gran parte a quanto ricordavo anche io):

CITAZIONE
"Il leone con testa umana, la "sfinge", è una creatura ben nota all'arte dell'Egitto e del Vicino Oriente. In Egitto era generalmente priva di ali, mentre in oriente era alata; riveste varie funzioni, non ultima quella di simboleggiare il potere regale in Egitto, dove può avere una testa-ritratto. Un gruppo iconografico diffuso è quello della sfinge che calpesta un nemico umano; questo compare anche nel Vicino Oriente e può influenzare il ruolo attribuito alla sfinge in Grecia, dove la figura umana non è calpestata, ma ghermita. La creatura era già comparsa nell'arte greca dell'età del bronzo; nel Levante sembra rappresentare un "cherubino", e può essere maschile o femminile. In Grecia ricompare alla fine dell'VIII secolo, derivata dall'arte siriana, e generalmente fa parte di fregi con animali e mostri, senza una funzione o un'identità evidente (...). Un tipo speciale, diffuso a Creta, è maschile e dotato di elmo. In ogni caso, è possibile che dalle raffigurazioni orientali di una sfinge che afferra una testa umana traesse origine la funzione di demone della morte e custode delle tombe che le fu attribuita in Grecia a partire dal tardo VII secolo e che venne ad affiancarsi al suo ruolo più laico e decorativo. In ogni caso, la creatura fu presto chiamata a rivestire un ruolo anche nel mito eroico".

(J. Boardman, Archeologia della nostalgia. Come i greci reinventarono il loro passato, Milano, Mondadori, 2004, p. 138)

3) Sulla questione dell'interpretazione del mito atlantideo come critica alla corruzione del governo di Atene, può forse essere sufficiente la relativa voce di Wikipedia, con le referenze bibliografiche che riporta a piè di pagina: https://it.wikipedia.org/wiki/Crizia_(dial...utopia_politica.

Al di là delle possibili fonti per la creazione del mito di Atlantide (oggi pressoché impossibili da ricostruire con sicurezza), quello che emerge con forza dalle pagine dei dialoghi platonici è proprio l'aspra critica ai costumi corrotti della polis contemporanea al filosofo, che (come già accaduto ad Atlantide prima di lei) rischia di finire annientata e di scomparire dal panorama politico, se non ispirerà in futuro le proprie leggi e il proprio operato verso la giustizia e la pace.
 
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view post Posted on 30/5/2020, 17:51
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CITAZIONE (Perseo87 @ 26/5/2020, 18:13) 
Va anche detto che, nella stragrande maggioranza dei casi, queste immagini mostruose giungevano loro come mero e anonimo motivo decorativo su oggetti preziosi (ripetuto di solito in lunghe teorie), per cui la ripresa e la libera rielaborazione di questi elementi era ancor più agevolata. Per fare un esempio specifico, ricordo di aver visto almeno una "chimera" raffigurata in area ittita (o siriana?), che tuttavia aveva sulla schiena una testa umana, e non di capra, come invece si vede per la più celebre Chimera nel mondo greco (dove, forse non a caso, chimaira significa proprio "capra").

Oggi mi prende bene, per cui faccio ancora un'altra aggiunta, che può essere utile per comprendere meglio il processo di cui parlavo sopra.

Che questi mostri (sfingi, chimere etc.) siano giunti in Grecia dal Vicino Oriente, e che gli artigiani greci li abbiano poi rielaborati per i loro fini decorativi e mitografici, è ben indicato anche da questa coppia di aryballoi protocorinzi, entrambi nelle collezioni del Museum of Fine Arts di Boston:

a) https://collections.mfa.org/objects/185364.

b) https://collections.mfa.org/objects/185363.

I due vasetti per oli profumati sono più o meno coevi: sono infatti entrambi datati intorno alla metà del VII secolo a.C., ossia il periodo in cui i prodotti decorati dalle iconografie orientali di carattere fantastico e mostruoso affluiscono in maniera sempre più massiccia sui mercati della Grecia, dando modo ai ceramografi e ai bronzisti locali di imitare e/o trarre ispirazione dagli oggetti di pregio che i mercanti levantini trasportano dal loro paese d'origine.

Nel primo caso, potete riconoscere una evidente scena di combattimento, inquadrata fra due sfingi femminili alate con alto polos sul capo: protagonisti dello scontro sono verosimilmente Bellerofonte, raffigurato in sella al cavallo alato Pegaso, mentre si prepara a scagliare la sua lancia, e la Chimera, qui già effigiata con corpo leonino, testa di capra sulla schiena e coda di serpente. Nel secondo caso (che, per cronologia, è pure leggermente posteriore al primo), inquadrato fra un genio maschile alato e una pantera, lo scontro coinvolge invece un guerriero a piedi, armato di lancia e scudo, e un mostro ibrido assai simile alla "chimera" di Karkemish che vi avevo precedentemente segnalato (e definito da Paribeni, non a caso, come una "Pseudochimera"). E' dunque possibile vedere in questi due reperti della fase orientalizzante come il VII secolo a.C. sia per eccellenza, in Grecia, l'epoca in cui è più forte la ricezione di modelli iconografici e decorativi del Vicino Oriente, e come in questo frangente le iconografie possano essere non solo rielaborate, ma anche riprese tout court, al fine di creare - oltre a scene chiaramente identificabili a livello mitologico - anche soluzioni e raffigurazioni semplicemente decorative.
 
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