Del resto non prevediamo il futuro

Davanti a una scelta importante è meglio che a decidere sia il caso

Davanti a una scelta importante è meglio che a decidere sia il caso
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Come scegliere bene quando ci si trova di fronte a una decisione importante? Ne parla un articolo del Guardian, che sfata tutti i miti dichiarando immediatamente che di fronte alle scelte importanti il più delle volte non esiste una risposta giusta, una strada corretta. Nella maggior parte dei casi si farebbe prima (e meglio) ad affidare la nostra decisione alla fortuna.

Tutte le grandi decisioni (sposarsi, avere un figlio, seguire un certo tipo di carriera, trasferirsi in un altro Paese) ci mettono inevitabilmente di fronte a una sorta di “agonia” che, invece di aiutarci a fare una scelta consapevole, spesso ci blocca nell’incapacità di stabilire quale sia la strada da percorrere. La ragione di questo “blocco”, che quasi tutti sperimentiamo quando ci confrontiamo con le decisioni che possono cambiarci la vita, è che molto spesso tutte le alternative sembrano equamente praticabili. Nel momento in cui non si può sapere cosa succederà in futuro, scegliere tra un’opzione e l’altra dovrebbe essere semplice, perché si dovrebbe constatare l’irrilevanza della scelta stessa rispetto a fattori legati al futuro, che non possiamo controllare. La mossa più giusta sarebbe quindi quella di decidere a cuor leggero, sapendo che non esiste un’opzione chiaramente migliore. Quello che succede in molti casi, invece, è che entriamo in un grande tunnel riflessivo, che ci porta ad analizzare tutte le possibili opzioni, i pro e i contro e la serie (mai completa) dei possibili scenari futuri. Così, in molti casi, si finisce per scegliere l’unica strada davvero negativa, ovvero l’immobilità derivata dal non saper scegliere.

 

 

La difficoltà percepita cresce con l’aumentare della ragionevolezza di entrambe le opzioni, come spiega il "Paradosso di Fredkin", secondo il quale quanto più due opzioni sembrano ugualmente “appetibili” tanto più difficile risulta scegliere, nonostante sia razionalmente evidente che tra due opzioni equamente giuste la scelta non abbia più un grande peso. A spiegare le ragioni che stanno dietro la grande difficoltà che tutti sperimentiamo di fronte alle scelte importanti arriva la filosofa Ruth Chang, che nel suo Ted Talk intitolato Come prendere decisioni difficili parla dei tre errori che solitamente capita di fare quando si tratta di scelte importanti. Il primo sbaglio di valutazione si riferisce al modo in cui tendiamo a mettere tutte le decisioni sullo stesso piano, generalizzando il livello di priorità al punto che alcune decisioni non particolarmente rilevanti possono sembrarci importanti solo perché sono difficili da prendere. Il secondo errore riguarda invece la nostra incapacità di accettare che non avremo mai tutte le informazioni necessarie per prendere correttamente una decisione. La ragione? Per avere davanti a noi lo spettro completo di informazioni necessarie dovremmo essere in grado di predire il futuro, sapendo come un’opzione evolverà. Il terzo errore risiede nella convinzione che la correttezza di una decisione derivi da un’analisi razionale. La verità, secondo la Chang, è che la maggior parte delle decisioni importanti non sono legate ad analisi di costi e benefici, ma a scale valoriali e valutazioni personali non quantificabili e analizzabili razionalmente.

Se nessuna delle due opzioni è chiaramente migliore dell’altra, non ci resta che scegliere senza pensarci troppo: una volta adottata la nostra scelta saranno il nostro impegno e la nostra convinzione a renderla la migliore. Se le decisioni non possono essere legate alla sicurezza, alla scelta dell’opzione giusta, allora saranno collegate ai valori che una scelta ci propone rispetto ad un’altra. E non ci saranno, alla fine, errori, ma solo diversi tipi di persone il cui percorso è stato influenzato da diverse risoluzioni.

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