Creatori di vita, generatori di risorse naturali fondamentali, destinazione turistica per alcuni e fonte di ispirazione per altri, i vulcani sono strettamente legati alla storia dell’uomo. Con l’intento dunque di celebrare i giganti di fuoco del nostro Pianeta, Jeannie Curtis, redattrice ed insegnante neozelandese, e Tanguy De Saint-Cyr, proprietario e gestore della società francese “Aventure et Volcans”, chiedono con una petizione rivolta all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, alle Nazioni Unite e all’UNESCO, di celebrare il 10 aprile di ogni anno una Giornata Internazionale dei Vulcani. L’obiettivo è raggiungere presto le 70.000 firme.
Il perché di una giornata internazionale dei vulcani
«Paradossalmente i vulcani non sono soltanto dei mostri distruttori ma hanno un ruolo benefico, avendo contribuito non solo alla nascita della vita sul nostro Pianeta ma anche alla sua continuità», così affermano Tanguy e Jeannie nel loro accorato appello su change.org. Da almeno quattro miliardi di anni, le eruzioni vulcaniche sono manifestazioni naturali legate all’attività geologica del nostro Pianeta; fenomeni che non sono solo portatori di distruzioni e catastrofi, ma che svolgono un ruolo benefico, appunto, determinando (nel bene e nel male) la nostra permanenza sulla Terra per esempio con il loro effetto sul clima terrestre. La giornata serve però anche ad aumentare la consapevolezza su questi fenomeni naturali: la data del 10 aprile infatti non è stata scelta soltanto perché libera da altre celebrazioni, ma anche e soprattutto perché ricorda un avvenimento importante. Il 10 aprile 1815 il vulcano Gunung Tambora, in Indonesia, eruttava con tutta la sua potenza generando una delle eruzioni più potenti a memoria umana. Un’eruzione massiva, le cui aberrazioni climatiche a livello globale hanno portato alla morte di 70.000 persone, con carestie, epidemie e un generale abbassamento significativo delle temperature. Un’eruzione che ha però permesso la nascita di capolavori della letteratura e dell’arte, grazie proprio all’influenza sul clima, e che ha deciso l’esito di un evento epocale come la battaglia di Waterloo.
L’uomo e i vulcani
“Noi siamo figli delle stelle” cantava una vecchia canzone; in realtà quelle potrebbero essere le nostre nonne, sarebbero infatti i vulcani ad essere i nostri genitori. Secondo una recente eccezionale scoperta scientifica, le prime forme di vita sulla Terra sarebbero apparse circa 3,8 miliardi di anni fa sui fianchi di un vulcano sottomarino: l’unico ambiente ideale per lo sviluppo di batteri e microorganismi. I vulcani infatti sono delle vere e proprie fucine di elementi chimici essenziali allo sviluppo della vita organica: fattore questo che rende le aree circostanti estremamente fertili. Non è un caso del resto, che la Rift Valley in Africa sia stata considerata a lungo la culla dell’umanità e che oggi circa 500 milioni di persone vivano attorno a oltre 1300 vulcani attivi. Un rapporto spesso contrastato quello tra uomo e vulcani, ma che affonda le radici nella nostra storia genetica e che, se lo vogliamo, potrà essere celebrato con una giornata di riflessione ogni anno della nostra vita.
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