Iniziamo con questo pezzo una serie di contributi dedicati alla natura “che serve”, ovvero a tutte quelle cose collegate alle specie e agli ecosistemi naturali che permettono agli esseri umani di vivere sul nostro pianeta. Non limitandoci ai prodotti indispensabili per la nostra alimentazione o la nostra salute, ma anche a tutti quei “servizi”, più o meno palesi, attraverso i quali la Natura plasma in modo ottimale il clima in cui viviamo, ci fornisce acqua ed aria pulita, produce energia, ci protegge dalle catastrofi naturali o da sostanze dannose, ci fornisce migliaia di materiali utili alla nostra esistenza quotidiana e svolge un’infinità di altre funzioni indispensabili alla nostra esistenza.
Sono i cosiddetti “servizi ecosistemici”, che oggi si possono anche quantificare dal punto di vista economico per cercare di dargli un valore riconoscibile, ma che quasi sempre si danno per scontati senza considerarli troppo, salvo quando essi vengono a mancare (e il caso recente dell’evento calamitoso sull’isola di Ischia ne è un drammatico esempio).
Prima di entrare nei numerosi esempi che ci permettono di comprendere, sul piano pratico, questo vasto argomento, è necessario però fare una doverosa premessa.
La natura dovrebbe essere sempre rispettata e possibilmente amata non solo o non tanto perché “serve”, ma in quanto esiste e ci è stata donata. Senza arrivare a considerarci “custodi della Terra”, come dice l’enciclica papale Laudato si’ (2015), sarebbe comunque importante avvicinarci alla natura tutta con umiltà e rispetto. Dopo, ma solo dopo, possiamo passare a un approccio più utilitaristico.
Proteggere la biodiversità del pianeta solo “perché serve” è egoistico, riduttivo e potrebbe alla lunga rivelarsi anche controproducente.
Come un’importante associazione ambientalista degli anni ’80-‘90 del secolo scorso che spingeva l’istituzione di Parchi ed aree protette non tanto per la tutela della biodiversità (concetto secondo loro troppo difficile da capire per l’italiano medio) ma soprattutto perché queste avrebbero consentito lo sviluppo del turismo e dell’economia locale. Con il risultato che oggi molti Parchi sono diventati dei luoghi in cui la presenza dei turisti (e dei loro soldi) e ritenuta prioritaria a tutto e dove la presenza di specie selvatiche come il lupo o l’orso, per il cui ritorno a suo tempo si investirono molti soldi, è divenuta imbarazzante o addirittura fastidiosa.
Quindi gli ecosistemi e le specie hanno diritto di esistere in quanto tali e non solo perché servono. E a chi mi chiede infastidito, dopo aver ucciso un rettile o anche solo schiacciato una zanzara, a cosa servono, io rispondo un po’ polemico: «E tu, a cosa servi?».