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Andrea Matteazzi salvò Berlusconi in piazza Duomo dall'attacco: oggi rompe il silenzio e svela retroscena

Il giocatore di volley che fermò Massimo Tartaglia, il quale colpì con la statuetta del Duomo il volto dell'ex premier, torna a parlare di quel giorno

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

I suoi 15 minuti di celebrità li ha subiti, per aver bloccato l’uomo che aveva colpito al volto Silvio Berlusconi con una statua del Duomo in miniatura, nella piazza antistante la celebre Cattedrale simbolo della città.

Oggi sarà il luogo della cerimonia funebre per salutare l’ex presidente del Milan e del Monza. Allora fu scenario di un episodio che scosse un tranquillo pomeriggio meneghino e rese un personaggio noto anche Andrea Matteazzi.

Berlusconi ferito con la statuetta del Duomo

Il pallavolista che si trovava in piazza Duomo quel 13 dicembre 2009 e che fermò Massimo Tartaglia, autore del gesto, ha parlato all’agenzia ANSA di quei momenti, degli attimi e di quel che ne è venuto dopo il suo intervento.

“Lo rifarei – ha raccontato all’agenzia – anche se, dopo la gloria, provai delusione”.

Allora la piazza era stracolma di persone accorse per un comizio: al termine di quell’intervento, Berlusconi si aspettava il consueto incontro con i suoi sostenitori, ma le cose andarono diversamente.

Tartaglia riuscì ad avvicinarsi e a colpire Berlusconi procurandogli la frattura del setto nasale e di due denti: quell’immagine del volto insanguinato dell’ex premier divenne esemplificativa anche del momento storico, della comunicazione e dell’uso di quelle foto.

Chi è Andrea Matteazzi

Andrea Matteazzi, allora, era un ragazzo che giocava a buoni livelli e che intervenne quasi spinto dal suo istinto di giocatore:

“La notizia della morte di Berlusconi mi ha turbato perché mi ha riportato a quel periodo, una parentesi unica della mia vita”, racconta Matteazzi.

Oggi ha 43 anni ed abita, appunto, a Montegrotto Terme, e da circa un anno e mezzo ha chiuso la sua carriera da giocatore con la maglia del Monselice Volley, in Serie B, la sua carriera da pallavolista. L’amore per lo sport, però, non passa con una decisione così e oltre al volley di certo proseguirà a curare il suo interesse per la montagna e lo scialpinismo.

Fonte:

Andrea Matteazzi

Come Andrea Matteazzi riuscì a salvare Silvio Berlusconi

“Quel giorno ero in piazza Duomo per curiosità, quando vidi un uomo agitare un oggetto, avvolto in un giornale, e scagliarsi contro Berlusconi. Intervenni d’istinto. Lo avrei fatto per chiunque. Mi misi a correre e mi gettai su di lui per immobilizzarlo. Momenti concitati, la gente urlava. A stento le guardie del corpo riuscirono poi a portare l’aggressore oltre le transenne per evitare il linciaggio”, la ricostruzione di quegli istanti.

Poco dopo, avvicinato da giornalisti, curiosi e fotografi mentre la scorta soccorreva il presidente del Consiglio, Matteazzi si dileguò correndo a prendere un treno per tornare a casa.

“Ho avuto paura di non riuscire a rientrare e sono tornato subito dalla mia famiglia”.

Fonte: ANSA

Silvio Berlusconi subito dopo il ferimento

La notorietà dovuta a Berlusconi

I giorni successivi all’aggressione, Matteazzi si è svegliato in un mondo completamente diverso rispetto al consueto:

“quando finivo di allenarmi trovavo i giornalisti fuori dalla palestra ad aspettarmi. Mi cercavano in tanti dai sindaci di Comuni del Padovano all’allora presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan a Ennio Doris (socio storico e amico personale di Berlusconi) tutti per complimentarsi ed invitarmi a convegni ed eventi. Ma io avevo solo un desiderio: quello di incontrare nuovamente di persona Berlusconi”.

La motivazione: “Volevo incontrarlo”

Andrea era a Milano per incontrare Berlusconi, ma poi tutto andò molto diversamente, da come se lo immaginava.

“Provai pure a contattare Palazzo Chigi – ricorda – ma qualcuno mi spiegò che, anche se Berlusconi era una persona molto generosa, questa circostanza aveva creato un forte imbarazzo. Preferirono lasciar cadere la cosa. Mi rassegnai, anche se non nascondo che mi farebbe piacere avere la possibilità di incontrare uno dei figli del leader di Forza Italia o di ricevere una telefonata. È stato un uomo unico al mondo non ha rivali per quello che è riuscito a fare come imprenditore, in politica, nello sport, nell’editoria. L’Italia capirà un giorno chi è stato veramente Berlusconi”.

Un messaggio, il suo, giunto a decenni di distanza da quel pomeriggio a Milano che è rimasto sospeso: ha fermato Tartaglia, è vero, ma quell’incontro con il presidente di Forza Italia e del Milan non c’è mai stato.

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