3 giugno 2020 - 21:49

Le conseguenze del Covid, la Mole dice addio all’ascensore e al suo panorama

In attesa del vaccino sospeso il servizio per ragioni di sicurezza

di Paolo Coccorese

Le conseguenze del Covid, la Mole dice addio all'ascensore e al suo panorama
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Con la loro avventura finirono su tutti i giornali. Vincenzina e Simone, «gli innamorati della Mole» imprigionati per una notte sulla cima del simbolo di Torino. Al commissario Petaccia, che in un primo momento aveva temuto in un suicidio di coppia, spiegarono: «Volevamo vedere la città dall’alto. Ma verso la mezzanotte, quando abbiamo deciso di scendere, ci siamo accorti che l’ascensore era spento e le scale erano chiuse». Il custode non li aveva visti e se n’era andato a casa. A mezzo secolo di distanza, chissà se i due sono ancora innamorati. Magari le loro vite hanno preso strade diverse. Una cosa, però, è certa: Gtt ha fermato l’ascensore della Mole per colpa del coronavirus. Fino a nuovo ordine, sono banditi i selfie e i baci tra innamorati impreziositi da quella vista mozzafiato.


Vietato salire

In attesa del vaccino Covid-19, è vietato salire sulla guglia della Mole Antonelliana. La Fase 2 del Museo del Cinema è partita martedì con un numero ridotto di ingressi, una parziale riorganizzazione della visita e un addio doloroso. Gtt non ha riattivato l’ascensore che permette di raggiungere il terrazzino a 85 metri d’altezza. «Il servizio è attualmente sospeso a causa dell’emergenza», si legge sul sito. L’impianto è fermo da marzo quando è iniziato il lockdown. Avevano annunciato la sua riapertura per il 9 aprile. Una pausa obbligata che doveva permettere anche i lavori straordinari di manutenzione attesi da tempo. Ma arrivati a giugno, l’azienda di trasporto pubblico ha preso una decisione drastica: «Abbiamo studiato tutte le prescrizioni anticontagio previste dal governo. E, non potendo garantire la sicurezza dei viaggiatori e dei nostri dipendenti, abbiamo deciso di rinunciare al servizio».


Turisti delusi

Tirano un sospiro di sollievo gli universitari scaramantici. Tra gli studenti di Palazzo Nuovo circola da anni una credenza: salire sulla Mole, prima di aver discusso la tesi, può portare all’interruzione prematura della carriera. Meno soddisfatti i turisti e chi deve far quadrare i conti della Città. Sì, perché l’ascensore rende tantissimo. Andando su e giù, la cabina percorre 5 chilometri al giorno fruttando un milione e 200 mila euro l’anno. Ogni anno sono migliaia i visitatori disposti a pagare 8 euro per scoprire il più nobile belvedere di Torino.


La sfida vinta

«La Mole Antonelliana è sempre bella. Salire su con l’ascensore vetrato, che ti fa vedere parte del Museo del cinema, lo è ancora di più. Arrivati in alto si può godere di una vista pazzesca. Consigliatissimo». Sul sito di Tripadvisor sono numerose le recensioni scritte dai turisti. Sul web, la scalata dell’edificio di Antonelli rientra nella lista delle dieci cose da fare per chi è in vacanza in città. Negli anni questa attrazione ha attirato un numero crescente di curiosi. Nel 1984 si contarono 173 mila viaggiatori. Troppo pochi per l’investimento economico. Tanto che qualcuno provò ad attaccare la scelta di far viaggiare quell’ascensore costruito nel 1964. «Il costo elevato è necessario se si vuole mantenere un’immagine turistica della città», si legge sui quotidiani di allora. Una sfida vinta. «Nel 2016 — si annota nel bilancio di Gtt — l’ascensore è stato utilizzato da 400 mila persone. Gli incassi hanno fatto rilevare un incremento del 12 per cento. La salita fino al “tempietto” valorizza ancora di più il simbolo più noto di Torino».


Cabina troppo stretta

A renderlo più famoso ci hanno pensato diverse pellicole. La più conosciuta è «Dopo mezzanotte» di Davide Ferrario. Un film ambientato in una Mole Antonelliana senza la solita ressa di turisti. Con la pandemia, le code all’ingresso sono da archiviare. Stare troppo vicini non è consentito. A maggior ragione all’interno della cabina dell’ascensore dove può salire una decina di persone per volta . Le pareti trasparenti regalano un’esperienza emozionante. In meno di un minuto si sale nella campata a cielo aperto senza attraversare piani intermedi. Oggi, uno starnuto di troppo rischia di trasformare questa esperienza in un contagio di massa.


Un caffè con vista

Per questo si è scelto di rinunciare a questa invenzione targata Politecnico. La «teleferica» è stata costruita nel ‘63 dal professore Zagnioli per impreziosire la riapertura della Mole. Doveva servire per raggiungere un bar costruito nel «tempietto». «Sarà il più alto caffè di Torino, una sala di vetro con banco di mescita e una dozzina di tavolini che si allineeranno lungo la balconata. Di lì, tranquillamente seduti si potrà bere spaziando con lo sguardo sui tetti della città, lungo la linea sinuosa del Po, dalla collina e le montagne. Un’emozione che vale la pena di provare». O, meglio da riproporre, una volta accantonata questa maledetta epidemia.

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