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Comincerà giovedì 14 marzo a Fasano (BR) e proseguirà sino a domenica 17 la terza edizione del “Festival delle mani bianche” nasce su iniziativa del Collettivo Teatro Prisma di Bari e dei loro ideatori Giovanni Gentile e Barbara Grilli. Giorni di dibattiti, teatro, cinema, workshop formativi, mostre, improntata alla sensibilizzazione e alla diffusione della cultura antimafia. Un appuntamento che vuole far dialogare e confrontare le parti sane della società civile per costruire uno scambio di riflessioni, ma anche di pratiche, rispetto al tema del contrasto alle mafie, un “processo” che può essere favorito anche dalla elaborazione artistica e culturale. Il Comune di Fasano è partner istituzionale dell’evento a cui sta partecipando in maniera attiva e propositiva, e a cui va dunque riconosciuta grande sensibilità rispetto al tema della legalità e della lotta alla mafia. Lea Garofalo, Mauro Rostagno, Emanuela Orlandi saranno alcune delle figure che verranno ricordate. Un programma denso di significato e pieno di spunti di riflessione.

Giovanni e Barbara sono due artisti ma soprattutto cittadini impegnati, due animatori culturali che hanno il grande merito di credere che la maturità sui temi della legalità, della società civile, si debba misurare con la crescita culturale. 

Giovanni, cominciamo dall’inizio, come nasce il festival?
L'idea del festival ci è venuta nel 2019. Io penso che fu la vicinanza e il grandissimo affetto che ci legava a Nicola Magrone, il primo magistrato antimafia, scomparso l'anno scorso, che ci ispirò. Volevamo fare qualcosa che rimanesse nel tempo. Il teatro si consuma in fretta, un'ora ed è finito. Creare un appuntamento annuale, invece, è qualcosa che avremmo potuto lasciare ai giovani. Esattamente quello che stava facendo Nicola con noi: tramandare la storia della giustizia.

L’arte come argine, non solo strumento di denuncia dunque, alle mafie e alla cultura mafiosa.
Penso che l'arte debba riprendere il suo ruolo. Per troppi anni è stata intrattenimento o cultura di nicchia. L'arte deve riprendere il ruolo che le dettero Gaber, Guccini, la Wertmuller, De Andrè, Dario Fo. Deve denunciare le storture della società, deve indignare, fare incazzare, svelare. E la mafia non è altro che un cancro che va raccontato e denunciato.

Tornando al festival, questa edizione presenta qualche novità rispetto alle precedenti?
Intanto cambiamo sede. Quest'anno siamo a Fasano, abbiamo raccolto l'invito dell'assessora Cinzia Caroli con cui da anni stiamo facendo una battaglia per la verità sulla morte della piccola fasanese Palmina Martinelli. Ecco che torna Nicola Magrone che di quel caso fu P.M. La città di Fasano ci vuole molto bene e ci accoglie sempre con grande amore. Poi novità reali no. L'anno scorso ci fu Claudia Pinelli con un film sul padre e quest'anno ci sei tu. Ci siamo noi con il nostro spettacolo, ci sono gli studenti, insomma la formula è la stessa.
Anzi scusa, la novità più grande è che la regione Puglia ci ha tolto i fondi. Evidentemente la lotta alla mafia e gli artisti non sono nelle loro priorità.

Allarghiamo un attimo la riflessione sul tema criminalità all'intero Paese : in che direzione stiamo andando rispetto al contrasto alle mafie?
È difficile rispondere a questa domanda. Sicuramente c'è una coscienza collettiva molto più attenta e molto più sensibile al problema. È anche vero, però, che oggi le mafie sono così dentro le stanze dei bottoni che è difficile scindere il bene dal male, il buono dal cattivo. Oggi si parla non più di mafie ma di una commistione granitica tra massoneria, stato, chiesa e criminalità. Oggi è molto più complesso il fenomeno ed è anche molto più profondamente dentro le nostre vite quotidiane.

L’ingresso agli eventi è gratuito.

Per info: teatrosocialefasano.it - collettivotetraoprisma.it

    

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