In ogni caso e con qualsiasi motore si tratta di un’auto dalla guida piacevolissima e portatrice di alcune prerogative degne di nota: la capote di straordinaria maneggevolezza (si può aprire e chiudere con una sola mano senza scendere dal posto di guida), il cambio di una dolcezza incredibile ed una qualità costruttiva generale da fare invidia alle tanto celebrate auto germaniche. Accanto alle versioni standard la Mazda offrì una serie infinita di serie speciali molto piacevoli: quella nelle foto è una “Montego Blue” del 1996 caratterizzata da interni più lussuosi e rivestiti, dalla capote beige e da una verniciatura micalizzata blu con riflessi verdi sotto luce radente.
La prima serie NA della Mazda MX-5 (o Eunos Miata come si fece conoscere negli USA) rimase in produzione fino al 1997 quando, al Salone di Tokio, apparve la sua sostituta NB senza fari a scomparsa; fu lei che, dopo poco, tagliò il traguardo del mezzo milione di esemplari costruiti, strappando il primato della più prolifica spider della storia alla MG B.
Stile e motore
Fu questa inaspettata performance, senza dubbio, che spinse la Fiat a studiare, partendo dalla base della Punto, una spider da contrapporle: nacque così, dal lavoro congiunto degli ingegneri Domenico Bagnasco (responsabile di questo progetto 183) e Bruno Cena (direttore della sperimentazione), la “barchetta” che incontrò il pubblico al Salone di Ginevra del 1995.
Verniciata nello strepitoso Arancio 570, evidenziò come meglio non si poteva le proprie linee seducenti ispirate, come il nome, alle barchette Ferrari Touring dei primi anni ‘50 che di tanta gloria si erano coperte in gara; estremamente evocativa, al riguardo, la modanatura sulla fiancata. Il lavoro di Andreas Zapatinas, stilista ellenico di indubbio talento, apparve quindi in grado di conquistare già al primo sguardo i potenziali clienti; il resto lo fecero i tanti dettagli suggestivi come le maniglie delle porte anni ‘50, le parti in plastica in colore vettura distribuite sulla plancia e sui pannelli porta ed il pregevolissimo design della fanaleria e dei cerchi in lega leggera.
Meccanicamente, come si diceva, derivando da una utilitaria, per quanto probabilmente la migliore del mercato, si presentava meno raffinata della Mazda soprattutto a livello telaistico in quanto l’avantreno McPherson ed i bracci longitudinali posteriori poco potevano, almeno in teoria, contro le sospensioni “simil Lotus” della Mazda. Trasferendosi, però, dalla cartella stampa alla strada ci si rendeva subito conto che gli stratosferici ingegneri nostrani riuscirono ancora una volta ad imbandire un pranzo di nozze, non diciamo con i fichi secchi, ma certamente con ingredienti molto caserecci: la macchina infatti è velocissima e divertentissima, in questo certamente aiutata dallo straordinario motore 1,8 litri bialbero a 16 valvole che la equipaggia.
Conosciuto come “Pratola Serra”, dallo stabilimento in cui veniva costruito, debuttò proprio su di lei per andare poi ad equipaggiare le versioni di punta di molti modelli Fiat: Punto, Bravo, Brava e Marea sono alcuni esempi; con quattro valvole per cilindro e variatore di fase in aspirazione, sviluppa 130 Cv e la robusta coppia massima di 16,7 kgm a 4.300 giri: regime non bassissimo sulla carta che però, ancora una volta, non la racconta giusta in quanto, se non si spinge, l’auto ha un incedere pastoso e consente un uso del cambio veramente ridotto al minimo come anche il consumo che rimane inferiore a quello della Mazda in tutte le condizioni d’uso.
Decidendo invece di sfruttare al massimo il motore, molto brillante nella risposta al comando del gas, la barchetta mostra tutta la sua grinta rivelandosi capace di tenere a debita distanza ambedue le MX-5, sia la 1.6 da 116 Cv sia la 1.8 che, tra l’altro ed inspiegabilmente, hanno più o meno le stesse prestazioni pur con 15 Cv di differenza e lo stesso peso: è vero che sulla 1.8 ci fu un lievissimo allungamento del rapporto al ponte ma ci pare comunque una stranezza ricorrente nei modelli Mazda presente ancora oggi. Bellissima e volubile In casa Fiat non sono però solo rose poiché la barchetta, spinta al limite, cambia atteggiamento e tiene a distanza con comportamenti che diventano impegnativi: il combinato disposto di trazione anteriore, passo corto, sospensioni “basiche” e grande energia può portare a situazioni di grande soddisfazione per i guidatori esperti ma poco gestibili dai guidatori “normali” (cioè scarsi).
La prima serie della Fiat barchetta, quella che rimane bellissima nonostante nel 2000 gli spunti una brutta protuberanza sul bagagliaio per alloggiare il terzo stop, rimane in produzione fino a tutto il 2002; il restyling che seguì non fu ben gestito. In questo fatto ritroviamo una delle più strette affinità con la MX-5 e crediamo che più il tempo trascorrerà e più la prima versione della barchetta sarà maggiormente apprezzata dai collezionisti rispetto alla successiva.
Oggi si tratta di un acquisto estremamente consigliabile in quanto le sue quotazioni, per quanto in rialzo, sono ancora da saldo (contrariamente a quelle della MX-5 che giudichiamo invece vagamente allontananti); sono tutte un acquisto valido anche se ci pare che raramente come in questo caso il colore possa fare la differenza: bellissimi l’Arancio già citato, il Giallo Ginestra ed i metallizzati tranne il Grigio Steel che ci pare smorzi non poco l’allegria che questa auto è in grado di trasmettere; molto elegante è invece l’Azzurro Mare metallizzato 494 dell’esemplare del servizio.
Da ricercare, a nostro parere, anche un esemplare delle tante serie speciali che hanno caratterizzato la carriera di questo modello: particolarmente riuscite le Limited Edition del 1998, le Riviera del 2000 e le Naxos del 2002.
Precisiamo ora, prima di metterci al volante, le quotazioni cui abbiamo fatto riferimento più sopra: la Mazda sembra diventata una “cult car” poiché vengono richiesti anche 10/11.000 Euro per esemplari in ordine ma spesso chilometratissimi; ci sembrerebbe più opportuno restare ampiamente al di sotto anche senza arrivare alle quotazioni della Fiat, della quale ci si può accaparrare un buon esemplare, magari senza ambire ad una serie speciale, già a partire dai 4/5.000 Euro (meglio però, secondo noi, stanziarne 6/7.000).
Perfezione vs spinta
Saliamo poi al volante ove avremo conferme di quanto già accennato: la Mazda è una libellula con un motorino (il 1.6) avido di giri ed un cambio che porta ad azionarlo anche a casaccio pur di assaporarne precisione e silenziosità; la trazione posteriore, pur non dovendo confrontarsi con potenze mozzafiato, è sempre una mano santa quando si guida velocemente sul misto in quanto l’auto è sempre perfettamente equilibrata; in questo viene in aiuto la coppia motrice non molto elevata e spostata in alto che non mette mai in crisi il telaio.
Degna di nota la qualità costruttiva di auto e capote che è rivelata dalla totale assenza di rumorini parassiti anche sulle sconnesse strade di oggi; evidentemente anche il Power Plant Frame fa il suo dovere nel donare all’auto una rigidezza strutturale più che valida. Prevedibilmente ottimi ed instancabili i freni.