domenica 22 settembre 2019
Dopo la loro scoperta, nell’Ottocento diventarono oggetto di sterminio. In realtà gli elementi pericolosi per l’uomo sono meno di un centinaio e la maggior parte è essenziale alla vita sul pianeta
Microbi, i migliori amici dell'uomo
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Un tempo si credeva che le malattie fossero causate dall’aria cattiva e dai miasmi rilasciati dalla materia che si stava decomponendo. Poi nel 1865 arrivò un contrordine. Il famoso chimico francese Louis Pasteur, infatti, dimostrò che a provocare certe patologie non era l’aria cattiva perché la causa prima era da identificare nei microbi. Studiando alcune patologie che colpivano i bachi da seta Pasteur provò che erano causate da microbi e infatti dopo aver isolato le uova infette riuscì ad arrestare il diffondersi delle malattie e a salvare l’industria della seta. E da quel momento per i poveri microbi non ci fu scampo perché divennero immediatamente vittime di una damnatio che ancora oggi li identifica come soggetti cattivi dai quali prendere le distanze. E invece, a guardar bene il problema, le cose non stanno affatto in questi termini e per spiegarlo Ed Yong, divulgatore scientifico con tanto di laurea in scienze naturali, ha scritto tre anni fa un corposo libro che oggi viene riproposto in traduzione italiana da La Nave di Teseo: Contengo moltitudini. I microbi dentro di noi e una visione più grande della vita (pagine 469, 24).

Ed Yong prende per mano il lettore e lo porta a spasso nell’incredibile zoo invisibile dei microbi, una comunità straordinariamente numerosa. I batteri che stanno nel nostro intestino, ad esempio, superano in numero le stelle che compongono la nostra Via Lattea e dunque vuol dire che sono centinaia di miliardi ma, incredibile ma vero, la maggior parte di loro non è patogena e non ci fa ammalare. Numeri alla mano, le specie di batteri che causano le malattie infettive nell’uomo sono poco meno di un centinaio. È giunto il momento, allora, di smettere di odiare questi esseri invisibili che nella nostra vita, come è stato dimostrato, occupano invece un ruolo di tutto rispetto. E mentre la batteriologia dava una caccia spietata ai microbi per sterminarli, l’olandese Martinus Beijerinck fu fra i primi ad andare controcorrente e con i suoi studi intese dimostrare che i microbi non costituivano affatto una minaccia per l’umanità ma addirittura erano da considerare componenti fondamentali della vita sul pianeta.

Questi esseri invisibili nutrivano il suolo e inoltre la loro azione di decomposizione restituiva sostanze nutritive per cui non è affatto azzardato affermare che senza certi microbi la vita sulla terra cesserebbe. Questa parte invisibile del nostro habitat vive spalla a spalla con piante e animali e per questo tipo di collaborazione fu coniato il termine “simbiosi”, un concetto che stentò a farsi strada perché in un’epoca in cui il darwinismo concepiva l’evoluzione come una lotta non era concepibile parlare di collaborazione. Da nemici dichiarati, dunque, i microbi devono essere considerati dei nostri alleati e dopo aver letto queste pagine ed essere entrati in contatto con questo mondo ai più sconosciuto, ci si convince, chi lo avrebbe mai pensato?, che «la maggior parte dei microbi non va temuta e nemmeno distrutta, ma amata, ammirata e studiata».

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