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Chiaramonti

Sardegna

Chiaramonti, in sardo Tzaramonte, è un borgo di origine medievale, situato nel cuore dell’antica curatorìa d’Anglona, in Provincia di Sassari, nella Sardegna del Nord-Ovest.  Il toponimo Tzaramonte probabilmente trae la sua origine dall’antica lingua sarda ed è composto dai termini: ‘tzara’ che indica la clematide o vitalba, un’erba diffusa in diverse aree dell’isola; mentre ‘monte’ sta per altura. Tradotto letteralmente: “altura della clematide”.

Il Borgo di Chiaramonti

La posizione predominante di Chiaramonti permette una vista panoramica su importanti siti dall’alto valore naturalistico come ad esempio: il boscoso altipiano de su Sassu, le dolci colline dell’Anglona; i monti granitici della Gallura, il borgo di Osilo e le colline del Coros. Nelle giornate particolarmente terse è possibile scorgere in lontananza le bianche falesie della Corsica.

L’attuale centro urbano, popolato da poco più di 1500 residenti, si sviluppa in una sorta di anfiteatro naturale a 430 metri s.l.m., e presenta un’impostazione tipica dei borghi medievali sardi, caratterizzati da una torre o castello posizionato nella parte più alta dell’abitato, dalla quale diparte una fitta rete viaria costituita da lunghe e strette ‘carrelas’, connesse tra di loro attraverso dei viottoli detti ‘terighinos e istrintolzos’. La via principale che attraversa tutto il borgo è detta carruzu longu e arriva sino ai piedi dell’antica parrocchiale San Matteo-Ruderi del Castello dei Doria.

La parte storica del paese si sviluppa tra due colli opposti denominati: su monte de cheja e cudina rasa. Sul primo, in epoca medievale sorgeva il castello, prima dei  Malaspina e poi dei Doria.  Il secondo colle è indicato come l’antica piazza d’armi del borgo di Chiaramonti, funzionale ad ospitare le truppe militari. Il sito è citato in un documento del 1412 come sede dell’accampamento dell’Esercito dei Sardi con a capo Guglielmo di Narbona – Giudice di Arborea.

Le Tradizioni popolari. Il paese delle muse e del canto sardo.

Sa Poesia.  La poesia in lingua sarda, generalmente, si divide in poesia a taulinu (scritta) e poesia a bolu (improvvisata). Il borgo di Chiaramonti ha dato i natali a una lunga schiera di poeti tra i più noti nell’ambito della letteratura sarda, come:

  • Bainzu Cossiga (1809-1855) 
  • Giuanne Seu(1915-1998)
  • Bainzu Truddaiu (1921-2001)
  • Lucio Cossu (1925-1992)
  • Stefano Demalas (1955-vivente)
  • Maria Sale (1959-vivente)

Su cantigu a chiterra. Il canto sardo è un’antica forma di canto monodico accompagnato con la chitarra e la fisarmonica, i testi sono componimenti poetici in sardo e in gallurese. Oggi questa tipologia di canto sopravvive sottoforma di competizione poetico-musicale detta sa gara, che si articola su 12 forme di canto, al quale prendono parte 2-3-4 cantadores‘cantanti’.

Chiaramonti, a buona ragione, può essere soprannominato il paese dei cantadores, vista l’alta percentuale di cantanti nati nel borgo, noti in tutta la Sardegna e presso le comunità sarde di tutto il Mondo. Tra i più famosi: Paolo Deriu (primi del 1900); i fratelli Franco e Gianni Denanni e il cugino Cesare Denanni. Tra i giovani talenti spicca il nome di Francesco Manchia.

La Storia

Chiaramonti prima di diventare un borgo fortificato, nell’alto medioevo, fece parte del Regno (Stato) di Turre o Logudoro e inserito nella curatorìa (distretto elettorale amministrativo-giudiziario) dell’Anglona. Alla caduta del Regno logudorese nel 1259 venne attribuito alla potente famiglia dei Doria, i quali vi edificarono un borgo dotato di maniero. 

Il borgo, durante l’epopea degli Arborea, a cavallo tra il 1300 e parte del 1400, assunse centralità politica-amministrativa e militare rispetto agli altri villaggi limitrofi diventando la piazzaforte e il centro abitato più importante e popoloso dell’Anglona interna. Chiaramonti fu una roccaforte inespugnabile durante la lunga guerra d’indipendenza della Sardegna contro gli invasori iberici. 

Chiaramonti, dopo la presa delle roccaforti dell’Anglona da parte dell’esercito Catalano-Aragonese divenne un feudo e perse gradualmente il suo primato politico-amministrativo militare rispetto ai villaggi limitrofi. Gli oppressori stranieri inoltre decisero, in un primo momento, di utilizzare il maniero come presidio militare di controllo territoriale. Nel XVI-XVII secolo il maniero fu gradualmente smantello e ad esso fu attribuita una funzione religiosa con la realizzazione della parrocchiale intitolata a San Matteo. La chiesa fu aperta al culto sino XIX secolo per poi essere abbandonata e rifondata nel colle opposto dove sorge il centro storico di Chiaramonti.

Nel XVIII secolo Chiaramonti fu inserito nel Principato di Anglona sotto il dominio feudale delle famiglie Pimentel, successivamente Tellez-Giron, ai quali fu riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale isolano.

Il fenomeno culturale, sociale e politico del banditismo anglonese divenne un tratto caratterizzante della comunità di Chiaramonti in epoca Moderna e Contemporanea. Diversi viaggiatori descrissero il banditismo nel nord Sardegna indicando la comunità chiaramontese come uno dei maggiori epicentri dell’Isola e base per l’espatrio nella vicina Corsica. 

Tra tutti i banditi citati negli Elenchi Regi e nelle descrizioni dei viaggiatori, Juan Fais e Donna Lucia Tedde-Delitala sono senza dubbio i ribelli più noti, carismatici e potenti con al seguito un folto gruppo di sostenitori e banditi. Vissero nel XVIII secolo, il loro potere fu talmente radicato tanto da comandare indirettamente le Istituzioni del Principato d’Anglona, non solo, diventarono il cruccio e il terrore delle autorità sabaude di tutto il Capo di Sopra. Ancora oggi la comunità di Chiaramonti tramanda degli aneddoti sulla famosa coppia di fuorilegge.

Da vedere

La Foresta Pietrificata dell’Anglona, diffusa in 7 comuni ed estesa per circa 300 Kmq, nell’agro di Chiaramonti è presente in diversi siti, tra i più noti: Tanca ‘Ide e Padru Maltesu; è composta da esemplari di tronchi pietrificati risalenti a 23-17 milioni di anni. 

Nel territorio sono presenti 12 siti interessati da ipogei funebri preistorici (domus de janas) datati 4.000 – 2.000 a.C, detti localmente concheddas de sas fadas, tra i più noti: Baldedu, Badu de Muzeres e su Murrone. Inoltre, sono censite: 3 fortezze megalitiche, la più nota Punta Corrales; circa 20 sepolture collettive dette tombe di giganti, 10 betili, diversi circoli megalitici e oltre 100 nuraghes.

Domus de su Murrone, fu individuata alla fine degli anni ’60 del 1900 dall’archeologo Ercole Contu e successivamente indagata dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici di Sassari e Nuoro. Il sito funerario è datato tra il IV e III millennio a.C, è stato frequentato durante le fasi del neoeneolitico di Ozieri, l’Eneolitico, il Bronzo antico sino all’età romana.

Si tratta di una necropoli costituita da 5 sepolture ipogeiche (scavate nella roccia), all’interno sono presenti motivi decorativi, come la riproduzione di un tetto ligneo a doppio spiovente con trave principale con travetti laterali dove sono presenti tracce di ocra rossa. Nella parete d’ingresso e nella parete contrapposta sono scolpiti dei simboli corniformi.

Nuraghe Ruju, databile 1.600-1.300 a.C., si trova in prossimità del paese lungo la strada che da Tempio conduce a Sassari; l’aggettivo ruju ‘rosso’ indica il colore della trachite locale impiegata per edificarlo. È un esempio di nuraghe mono-torre tra i più integri e meglio conservati presenti in Sardegna. 

Ruderi Castello-antica Chiesa di San Matteo, situati nel colle su monte de cheja, è possibile scorgere le antiche tracce del maniero dal quale si innestano i ruderi dell’antico edificio parrocchiale. La località può essere considerata anche un punto di osservazione paesaggistica dove è possibile ammirare buona parte della piana dell’Anglona, l’agro di Osilo, il Coros e i monti della Gallura.

La Chiesa campestre di Santa Giusta de s’abba, costruita in epoca alto-medievale in una zona ricca di acque sorgive, è citata in un atto di donazione, del 1205, di Maria De Thori in favore del Priore dell’Abbazia di San Salvatore di Camaldoli.

A Santa Giusta la comunità di Chiaramonti è devota e le attribuisce numerosi poteri taumaturgici, ne è testimonianza la copiosa collezione di ex-voto, donati dai fedeli per le grazie ricevute, attualmente esposti lungo le pareti interne dell’edificio. Quest’ultimi, oltre alla dimensione religiosa rappresentano un’importante collezione dall’alto valore culturale demo-etno-antropologico.

La chiesa durante l’anno è meta continua di pellegrini, nel mese di maggio durante il giorno dell’Ascensione, si svolgono i festeggiamenti religiosi in onore alla Santa. Attualmente risulta una delle feste campestri più partecipate dell’Anglona con fedeli provenienti da diversi centri della Sardegna e non solo.

Chiesa Campestre di Santa Maria de Orria Pitzinna, situata a pochi km dal centro abitato, è dedicata a Maria Maddalena. In passato apparteneva all’antico villaggio di Orrea Pithinna, citata in una donazione del 1205 della nobil-donna Maria De Thori in favore dell’ordine Camaldolese, che nel sito istituì un monastero. L’edificio di dimensione ridotte è un gioiello dell’architettura religiosa romanica caratterizzata dall’utilizzo di blocchi bicromi in trachite rossa alternati con blocchi di calcare bianco. In facciata è possibile ammirare un’incisione in caratteri gotici che riporta la seguente dicitura: MCCCXXXV frat(er) Cenus / p(r)ior fecit hoc opus / Pet(rus) Cothu magi(s)t(e)r.

Chiesa Santa Maria de Aidos, dedicata a Santa Maria Bambina, citata nel lascito di Maria De Thori ai Camaldolesi, in passato apparteneva all’antico villaggio di Orrea Pithinna. Si trova poco prima dell’ingresso del paese e ogni anno si celebrano nel mese di settembre una novena e la festa delle nubili del paese. Nell’immaginario collettivo dei chiaramontesi la chiesa è identificata come un luogo sacro dove si riunivano le anime dei defunti per ballare su ballu sardu.

Chiesa del Carmelo, situata nel colle denominato Su Carmine, l’edificio religioso è stato edificato nel XVI secolo dove un tempo sorgeva l’antico convento. All’interno sono conservati due altari lignei di pregevole fattura, uno dei quali ascrivibile al 1700. Prospicente all’edificio è presente il campu santu  caratterizzato dalla presenza di sepolture storiche dall’alto valore artistico.

Mulino a vento–punto panoramico d’osservazione sito nel rione di Cudina Rasa. L’edificio presenta una torre laterale a sezione circolare unita al corpo di fabbrica a pianta rettangolare. Si ipotizza la sua edificazione in epoca moderna-contemporanea. 

Chiesa Parrocchiale di San Matteo Apostolo, situata nel centro urbano, fu edificata alla fine del 1800 in sostituzione all’antica parrocchiale posta sul colle opposto. L’edificio fu progettato dall’Ing. Domenico Cordella e realizzato sull’area del vecchio oratorio di Santa Croce. Lo stile che caratterizza la parrocchiale è neoclassico, con blocchi di trachite rossa finemente lavorata. Al suo interno sono conservati alcuni dipinti del pittore Mario Paglietti. Attualmente è sede della parrocchia (Diocesi di Sassari).

Chiesa del Rosario, posta nella medesima via della parrocchiale che dal centro del paese conduce al cimitero.

Chiesa di San Giovanni, ubicata nel quartiere omonimo, nei pressi del Municipio, si affaccia su piazza costituzione. Durante la settimana ha sede il Mercato.

Da gustare

Il borgo di Chiaramonti ha una vocazione prettamente agro-pastorale che si riflette soprattutto nelle pietanze. Nel periodo del Carrasciale (carnevale), è tradizione cucinare su lardajolu  o  fae e lardu, una pietanza sostanziosa composta da: fave secche, finocchietto selvatico, foglie di borragine selvatica, cavoli, costole di maiale, lardo, salsiccia fresca accompagnata rigorosamente da un ottimo binu nieddu‘vino rosso’ .

I primi piatti, generalmente i più diffusi, sono i ciccioneddos cun bagna (pasta tradizionale di semola conditi al sugo di pomodoro); i curunzones (i ravioli di ricotta) sempre al sugo.Alcune specialità sono nate come piatti di recupero del pane, tra i più noti: su pane a fitas (pane condito con sugo di pomodoro e formaggio grattugiato) o sa supa de finuju (strati di pane conditi con formaggio grattugiato, strisce di lardo e brodo ricavato da: finocchio selvatico, cipolle e lardo).

La pecora spesso è cucinata a buddidu (bollita in cappotto con le verdure), nel brodo vengono cotti i ciccioneddos – pasta tradizionale di semola. La coscia viene trasformata in ghisadu (spezzatino di carne), mentre dalle interiora, sapientemente intrecciate, viene ricavata sa corda che può essere cucinata con i piselli oppure arrosto. L’agnello viene cotto al forno o alla brace mentre con le interiora e l’intestino si ricava un treccia su spiedo detta su tatalliu

I suini sono allevati sia per il sostentamento delle famiglie sia per la produzione e la vendita di suinetti e lattonzoli –porcheddu– cucinati al forno o alla brace con sale ed erbe aromatiche. In alcuni allevamenti sono presenti i suini di razza sarda certificata dai quali si ricavano degli ottimi salumi e derivati come sa saltitza ‘salsiccia’, su laldu ‘lardo’, sa pancetta, sa suppressada.  Inoltre, si ricava s’ozu porchinu ‘strutto’ e sa elda ‘ciccioli’. Quest’ultima utilizzata per la realizzazione delle focacce dolci dette cotzulas de elda.

Sa gioga e sa gioga minuda, le lumache, e su coccoi, i lumaconi, assumono un’importanza rilevante nella cucina chiaramontese, vengono cucinati in diverse modalità: al sugo oppure in verde con il pane grattugiato, oppure i lumaconi ripieni e cotti al forno.

Le produzioni casearie chiaramontesi di tipo industriale un tempo primeggiavano in Anglona. Attualmente sono presenti solo dei piccoli produttori artigianali privati. È possibile degustare degli ottimi formaggi come i pecorini tradizionali a latte crudo o semicotti e sas figheddas (formaggi vaccini a pasta filata). Da supizu ‘la panna’ si ricava la pietanza detta samata frissa (panna, farina semola, acqua salata).

Durante le feste è possibile gustare i dolci tradizionali come: sas cadascinas o casadinas (dolci di pasta violada ripieni di formaggio fresco aromatizzato con scorza di agrumi); cotzulos de pistiddu (dolci di pasta violada farcita con sapa di vino o di fichi d’india); sos pabassinos (dolci a base di uva passa, sapa e mandorle), sas gallettas o biscottos (biscotti); sos amarettes (dolci con pasta alle mandorle amare e dolci) su gatò (croccante di mandorle e caramello).

Uno dei dolci più diffusi è sa seada (un disco di pasta di semola di grano duro con strutto e formaggio) fritta nell’olio consumata calda con miele o con zucchero.

Nel periodo di carnevale vengo fritte sas frijolas (impasto di farina di grano duro, uova, latte, scorza di arancia e anice); e mangiate con zucchero o miele, idem sas origliettes (dolci a forma di treccia).

La panificazione un tempo assumeva un’importanza rilevante nella dieta delle famiglie chiaramontesi con la produzione di diverse tipologie di pani. Oggi vengono prodotti su pane fine per l’utilizzo quotidiano e, in qualche occasione per l’utilizzo festivo, su pane piccadu e ischeddadu.

Cosa fare

Sono in fase di ultimazione i 14 percorsi trekking e hiking della Foresta Pietrificata per un totale di 78km, diffusi in 7 comuni dell’Anglona con partenza da Chiaramonti. Inoltre, con l’ausilio di una guida ambientale escursionistica, è possibile visitare i siti seguenti:

  • L’Altopiano de su Sassu: rappresenta un’area dell’alto valore naturalistico e paesaggistico popolata da fauna selvatica: cinghiali, volpi, lepri, donnole, porcospini, tartarughe ecc e caratterizzata da lunghe distese di lentisco, cisto e asfodeli e da spettacolari alberi di querce, lecci. La zona più elevata, presente nel territorio di Chiaramonti è detta Punta Rittia, presenta un’altitudine di 639 metri s.l.m.
  • Istrampu Moronzanos: “cascata del latifondo di Moronius”. Si tratta di una piscina fluviale alimentata dal torrente omonimo detto anche Riu Giunturas. La cascata raggiunge un’altezza di circa 7 metri creando attorno una piscina naturale ricavata in una gola di trachite.

  • Istrampu de Chirralza, “cascata dei recinti ricoperti di frasche”. Cascate naturali alimentate da Riu Filighesos e dai suoi piccoli affluenti. La cascata raggiunge i 7 metri d’altezza.

Nel borgo di Chiaramonti durante l’anno è possibile partecipare alle Festività e Riti religiosi, al carnevale tradizionale invernale e ai diversi festival culturali e musicali.

Il Calendario festivo e degli eventi:

San Sebastiano: 20 gennaio

Carrasciale / Carnevale: febbraio

S’Incravamentu, s’Iscravamentu e s’Incontru / Riti Settimana Santa 

Santa Giusta: (maggio) Domenica dell’Ascensione e settembre.

San Giovanni: 24 giugno

Madonna del Carmelo: 16 luglio

SIC Folk FESTIVAL: non ha una data fissa, solitamente è organizzato in estate o in inverno.

San Matteo (festa patronale): 21 settembre