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Il borgo di Roccacasale nel cuore della Valle Peligna, attraversata dai fiumi Aterno e Sagittario, è compreso nel Parco Nazionale della Majella custode di una ricca biodiversità vegetale e della salvaguardia di innumerevoli specie animali tra cui il lupo e l’orso marsicano.

Il Borgo di Roccacasale

Costruito sulla nuda roccia il borgo si estende a raggiera dalle pendici del Monte della Rocca, sperone del Monte Morrone, importante vetta dell’Appennino abruzzese.

All’apice della raggiera il Castello De Sanctis domina e protegge il borgo e i roccolani che lo abitano.

 

La Storia

I resti significativi dei primi insediamenti di epoche pre-romane  si trovano nella località oggi denominata “Colle delle Fate”. E' però intorno all’800 - 900 d.C. che sorse quello che viene considerato il primo nucleo abitativo dell’odierna Roccacasale in località Casali.

Intorno all’anno mille Pietro De Sanctis, nobile del luogo e stratega militare, nominato valvassore nella Conca di Sulmona dal Duca di Spoleto, fece erigere la rocca come presidio a difesa del territorio dall’avanzata dei Saraceni e dei bizantini. Dal castello si sviluppò il borgo che incluse anche l’abitato di Casali. Conosciuto come Roccae Casalis Castrum prese il nome di Roccacasale intorno al 1200.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, i cittadini di Roccasacale ebbero un ruolo encomiabile. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 avvenne un’evasione di massa dal campo di concentramento di Sulmona dov’erano incarcerati prigionieri inglesi, americani e sudafricani. La maggior parte di essi trovò rifugio e salvezza nei paesi circostanti, tra cui Roccacasale dove ogni famiglia, nonostante la povertà causata dalla guerra, accolse gli ex prigionieri condividendo con loro quel poco che potevano offrire. Tra i prigionieri che vennero nascosti ci fu, anche, l’ importante poeta e scrittore sudafricano, Uys Krige che parlò di quel periodo a Roccacasale in diversi suoi testi.

Da vedere

La prima cosa che colpisce e incanta chi visita Roccacasale è il Castello De Sanctis. Interamente in pietra  è posto sul pendio del Monte della Rocca ed ha la particolarità di essere a pianta triangolare con all’apice la torre di forma trapezoidale di cui è rimasta intatta solo la parte a sud-ovest. Queste caratteristiche architettoniche fanno si che il castello sia proiettato verticalmente, nonostante la massiccia struttura.

All’interno del recinto del castello sono rimaste le rovine di edifici in pietra che lasciano intuire come dovesse essere prima dell’assedio da parte dei francesi, con ulteriori torri difensive e quello che doveva essere il palazzo in cui abitavano i De Sanctis.

Nel cuore di Roccacasale la Chiesa consacrata a San Michele Arcangelo l’8 maggio 1579 presenta una facciata settecentesca. La figura del Santo a cui il Roccacasale è devoto si trova  nella facciata dell’edificio in una nicchia contente una statua in pietra dove l’Arcangelo è scolpito secondo l’iconografia classica con le ali, la spada sguainata mentre schiaccia Satana rappresentato sotto forma di drago e in un’altra statua nel retro dell’edificio, anch’essa in posta in una nicchia e in pietra, databile intorno al 1200, dalla lavorazione più rozza.

Colle delle Fate è a 725 metri di altezza, sopra il centro abitato di Roccacasale. Si tratta di un centro fortificato che conserva ancora i resti delle cinta murarie di cui una lunga 350 metri. All’interno del perimetro dell’area sono visibili due cisterne dell’acqua piovana accuratamente costruite in pietra. Le cisterne si sono rivelate molto importanti poiché grazie all’analisi del contenuto dei pozzi sottostanti gli studiosi sono stati in grado di collocare i primi insediamenti all’età del bronzo. La parte alta delle rovine è strutturata in modo tale da far ritenere ai ricercatori che vi fosse collocata una zona sacra.

Da gustare

I piatti tipici di Roccacasale sono strettamente legati alla tradizione abruzzese e all’economia del  territorio legata all’allevamento e all’agricoltura. Tra i prodotti sempre presenti sulle tavole il vino, l’olio e il formaggio pecorino utilizzato per insaporire diverse ricette tra le quali il pane cotto.Interamente con ingredienti del territorio la ranere che altro non è che granturco ammollato e bollito e poi salato in una teglia con olio di oliva, aglio e peperoncino. Una frittata particolare è quella con i crastatiegl, i gambi di fiore d’aglio arricchita sempre da pecorino della zona. Molto diffusi sulle tavole roccolane sono gli gnucchitt (gli gnocchi) e La pulenn (la polenta).

Un dolce molto legato alla tradizione, alla stagione invernale e alla vita contadina è Lu Sangunacce, il sanguinaccio realizzato con sangue freschissimo di maiale mescolato con mosto cotto e fatto bollire per circa due ore insieme a scorze di arance, mandorle e noci tritate, zucchero, strutto, aromatizzato con vaniglia, cannella e noce moscata.

Cosa fare

Roccacasale è un’ottima destinazione per gli amanti  della montagna. È possibile, infatti, fare escursioni e passaggiate immersi nella natura godendo dei paesaggi della Valle Peligna.

La visita stessa a Roccacasale abbarbicato sulla montagna offre l’occasione di fare un bel percorso di trekking urbano, salendo tra le vie del borgo, fino al castello per poi raggiungere la vetta del monte della Rocca.

Sulla cima c’è una croce di ferro, in origine lignea, la cui presenza è legata ad una leggenda molto cara ai roccolani. A fine settecento si raccontava, infatti, che il territorio fosse in balia di un mostro dal lungo pelo arancione, con la testa leonina, quattro zampe ed artigli che sputava fuoco terrorizzando gli abitanti del luogo. Quest’ultimi si rivolsero al parroco del paese che si recò sul monte in preghiera e vi posizionò la croce. Da allora non ci furono più avvistamenti del mostro. 

In occasione di San Michele Arcangelo, l’8 maggio e il 29 settembre, e di San Rocco e Sant’Antonio ricordati ad agosto, alle processioni religiose si unisce sempre la parte di festa per le  vie del paese con concerti e cortei bandistici.

Ad inizio settembre l’iniziativa “Borgo di Fate. Il piacere del vino in una notte incantata” fa riscoprire le leggende e le credenze legate alla magia delle fate che si narra apparissero ai roccolani. Il Borgo, conosciuto come il “paese delle fatture e delle fattucchiere” poiché si crede si tramandasse di padre in figlio l’arte della magia, accompagna a queste atmosfere di mistero degustazioni di vino e prodotti tipici.

 

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