l'appello

Devastante alluvione a Niardo: dopo nove mesi zero ristori in Valcamonica

di Luciano Ranzanici
A fine luglio la colata di fango aveva seminato distruzione anche nel territorio di Braone. Il sindaci Sacristani e Mattioli scrivono al ministro Musumeci: «In valle si sono tutti rimboccati le maniche, ma i fondi sono vitali»
Una veduta aerea della devastazione provocata dalla colata di fango e detriti che  ha travolto Niardo
Una veduta aerea della devastazione provocata dalla colata di fango e detriti che ha travolto Niardo
Una veduta aerea della devastazione provocata dalla colata di fango e detriti che  ha travolto Niardo
Una veduta aerea della devastazione provocata dalla colata di fango e detriti che ha travolto Niardo

Sono trascorsi nove mesi dalla devastante alluvione che ha flagellato Niardo ed in misura minore Braone. Da allora tanto è stato fatto in termini di messa in sicurezza dei torrenti Re e Cobello e di ripristino delle reti dei servizi, ma il ritorno alla normalità resta lontano. Anche per i ritardi degli indennizzi alle famiglie e le attività commerciali ed artigianali dei paesi, che si sono viste private della casa, di capannoni e laboratori e di altre loro proprietà, costretti in alcuni casi a trasferirsi altrove od a sistemare a loro spese i locali per poter proseguire l’attività.

La situazione a Niardo a 9 mesi dall'alluvione

A fronte delle 200 persone sfollate allora a Niardo, rimangono ancora 10 famiglie che non hanno potuto prendere possesso delle loro abitazioni. Grazie ai fondi raccolti dalla Pro loco e pervenuti al Comune ed alla Parrocchia (150.000 euro) è stato possibile erogare fondi utilizzati dai privati anche per l’acquisto di una nuova auto.

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Qui il volontariato ha fatto miracoli con grande impegno di Protezione Civile, Vigili del Fuoco Regione, Provincia, Comunità Montana ed associazioni di vario tipo, ma permangono attualmente 6 estese collinette di detriti, massi e sassi dislocate al Crist di Niardo, in attesa di smaltimento, che non consentono ad esempio la riapertura dell’impianto sportivo.

Si calcola che si siano riversati a valle nella notte del 27 luglio non meno di 200 mila metri cubi di materiale.

La preoccupazione dei sindaci

I sindaci di Niardo Carlo Sacristani e di Braone Sergio Mattioli si dicono preoccupati per la situazione in cui versano tanti privati che sono in attesa dei ristori dello Stato ed allora hanno deciso di mettere al corrente il ministro della Protezione civile Nello Musumeci, chiedendo «una risposta altrettanto rapida dopo i positivi interventi ed i soccorsi coordinati dal dipartimento nei giorni successivi all’alluvione e per il sostegno e la vicinanza dimostrata anche con i fondi già stanziati per la nostra emergenza».

A nove mesi dal devastante alluvione non sono stati erogati ristori
A nove mesi dal devastante alluvione non sono stati erogati ristori

Gli amministratori auspicano dal Governo «una risposta altrettanto rapida per il primo ristoro da destinare ai privati, ossia famiglie ed aziende che hanno subito danni e che attendono da quasi un anno, impossibilitati ad affrontare economicamente la ripresa. Le risorse - affermano gli amministratori - sono indispensabili per rafforzare il tessuto sociale ed imprenditoriale duramente colpito e che i piccoli comuni di montagna come i nostri, già sofferenti per un’economia minimale, hanno urgenza di ripristinare. Ciò è più che mai necessario per proseguire nella gestione di un territorio già fragile per la conformazione del medesimo e disagiato per la distanza dai capoluoghi e dalle reti di collegamento principali».

A Niardo e Braone serviranno nuove risorse mirate

La quota di ristori deliberata dal Consiglio dei ministri a febbraio pari a 28 milioni di euro si aggiunge ai 6 milioni della Regione. Niardo resta il centro più devastato. Il sindaco Carlo Sacristani con l’ausilio dei tecnici aveva stimato un conto da 30 milioni di euro per la sistemazione delle abitazioni danneggiate, 35 milioni per le attività commerciali, 5 milioni per il comparto agricolo e 42 milioni per il ripristino delle strade pubbliche, a fronte di un danno complessivo ben superiore ai 100 milioni di euro. •.

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