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Viganella: cosa vedere nel paese dello specchio e nei suoi dintorni

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Nel cuore dell’Ossola esiste un piccolo paese che d’un tratto è diventato famoso in tutto il mondo. Ad accendere la luce – letteralmente – su Viganella è stata la costruzione di uno specchio solare, che ha posto fine ai giorni di buio assoluto in cui versava il borgo dall’11 novembre al 2 febbraio.

La piccola frazione – che dal 2015 forma il comune di Borgomezzavalle con la limitrofa Seppiana – è un antico paese di minatori e carbonai e custodisce suggestive tradizioni come la Festa della Candelora. Tutto intorno si sviluppa la natura rigogliosa e a tratti “selvaggia” della Valle Antrona, mentre a poco più di un chilometro vive una comunità buddhista.

La zona è stata anche un importante centro aurifero e il suo passato sta venendo riscoperto grazie al lavoro di un gruppo di speleologi ed esperti e all’apertura al pubblico di una delle tante miniere della valle.

Se Viganella ha attirato la vostra attenzione e siete curiosi di saperne di più sul paese, lo specchio e i dintorni, qui trovate alcune informazioni utili per partire alla scoperta della zona!

1. 83 giorni di buio

Dall’11 novembre al 2 febbraio: 83 giorni di buio. Tanti erano quelli in cui Viganella restava all’ombra, senza che il sole facesse capolino dalle montagne che circondano il paese. Il borgo sorge da secoli tra i boschi della Valle Antrona – il cui nome è tutto un programma, perché deriva da “antrum”, che vuole dire “grotta” – e i suoi abitanti hanno finito con il venire a patti con la mancanza di luce.

Ma la sorte del piccolo centro è cambiata nel 1999 per merito… di una meridiana! L’architetto Giacomo Bonzani – specializzato in gnomonica – ne stava realizzando una sulla facciata della chiesa, quando il sindaco Franco Midali ha osservato che sarebbe stata inutile per buona parte dell’anno. A quel punto, i due hanno avuto l’idea di portare in modo artificiale il sole sul sagrato e così è nato lo “specchio di Viganella”.

L’impresa ha richiesto diverso tempo per essere realizzata. Il progetto originale di Giacomo Bonzani e dell’ingegner Gianni Ferrari è stato un po’ cambiato e nell’iter di costruzione è stato coinvolto l’ingegner Francesco Brambati. Ma alla fine, il 17 dicembre 2006, la luce del sole ha illuminato la piazza al centro del paese dove sorge la chiesa parrocchiale.

2. Lo specchio che ha portato il sole

Lo specchio di Viganella è diventato famoso in tutto il mondo, ma com’è fatto e come funziona? Il sito del Comune di Borgomezzavalle riporta tutte le specifiche dell’opera. A partire dal posto in cui sorge, la località Scagiola a 1.050 metri di quota, dove il sole – nelle giornate serene – splende dalle 9 alle 15.

Lo specchio misura 8x5 metri ed è sorretto da un fusto di metallo, ancorato al suolo da una basamento di cemento armato. La superficie riflettente illumina un’area di circa 250 metri quadrati, che comprende parte della piazza principale del paese, la sede della Comunità Montana valle Antrona e il portico della chiesa parrocchiale.

Lo specchio segue il moto del sole grazie a uno speciale software e si muove per mezzo di una centralina idraulica collegata alla rete elettrica. Di notte assume una posizione verticale, in modo da non essere danneggiato da grandine e neve ed essere “pulito” dalla pioggia, mentre nel periodo di non utilizzo è coperto e mimetizzato da un telo protettivo. 

3. La Candelora

Nella tradizione cristiana, la Candelora è la festa della “Presentazione di Gesù al Tempio” e viene celebrata il 2 febbraio con la benedizione delle candele, simbolo di Cristo "luce per illuminare le genti". Ma l’origine è antica e può essere fatta risalire a riti pagani legati alla rinascita e al passaggio tra l’inverno e la primavera.

Qualunque significato si scelga di darle, la Candelora è una delle celebrazioni più sentite di Viganella ed è facile capire perché. La festa coincide con il ritorno del sole a illuminare il paese e da quando c’è lo specchio è ancora di più un rito di passaggio.

La tradizione prevede la messa con la benedizione delle candele e della gola in omaggio San Biagio e due momenti molto caratteristici. La funzione è aperta da una processione di donne che portano sul capo i “cavegn”, dei cesti decorati con fiori e palline di vetro e legno colorate dal significato benaugurante. Al termine viene effettuata la “pescia”, una vera e propria asta, nel corso della quale sono battuti i doni con i quali è stato addobbato l’”abete benedetto”, simbolo di prosperità.

4. Buddhismo tra le montagne

La Valle Antrona sembra il luogo meno probabile per trovare una comunità buddhista, invece ne ospita una a poco più di un chilometro da Viganella. Ma come ci è arrivata? Tutto ha avuto inizio nel secondo dopoguerra, quando la piccola frazione di Bordo – come altri centri della zona – è stata abbandonata dagli abitanti.

La borgata è andata incontro al declino, fino a che – negli anni ’80 – una manciata di famiglie svizzere e tedesche ha acquistato alcune case. I nuovi proprietari hanno ristrutturato gli edifici nel rispetto degli elementi caratteristici dell’architettura del posto – i tetti a lastre di pietra, i muri a secco e i balconi in legno – e alcuni si sono trasferiti a Bordo in pianta stabile.

Da quel primo nucleo di “pionieri” ha preso forma la comunità buddhista della Valle Antrona. Il piccolo villaggio è immerso in un bosco di tigli, querce e castagni ed è raggiungibile solo a piedi percorrendo una strada sterrata. Il borgo è “un luogo di trasformazione e contemplazione” e da aprile a settembre ospita corsi, ritiri e varie attività legate alla pratica buddhista.

5. Le miniere d’oro della Valle Antrona

Tra il Settecento e il Novecento, la Valle Antrona è stata un importante centro aurifero. L’estrazione dell’oro ha dato da vivere a centinaia di famiglie, ma il passato minerario della zona è stato “dimenticato” per molto tempo. La riscoperta è avvenuta alcuni anni fa, quando Matteo Di Gioia e Marco Zanzottera dell’associazione di speleologi Underground Adventures e Lucia e Massimo Gagliardini di valleantrona.com si sono messi sulle tracce delle “miniere perdute”.

A partire dal 2018, il gruppo ha recuperato e studiato documenti e mappe, poi è passato all’esplorazione sul campo. Quando le informazioni sono state abbastanza, si è dedicato alle spedizioni nel sottosuolo e nell’arco di due anni ha “ritrovato” le principali dieci miniere della Valle Antrona.

L’attività di esplorazione e mappatura è in pieno svolgimento e regala di continuo straordinarie scoperte, come la “Galleria Fantasma” – che collega tre dei più importanti siti di estrazione – e una pompa a stantuffo in legno del 1700. Di pari passo, il patrimonio sotterraneo della Valle Antrona ha iniziato a essere fruibile anche al pubblico e non solo agli esperti, con l’inaugurazione a settembre 2022 della Miniera del Taglione.

Il sito è gestito dall’Ente Aree Protette dell’Ossola e comprende mezzo chilometro di tunnel, l’esplorazione dei quali è prevista con l’accompagnamento di una guida professionista.

6. I laghi della Valle Antrona

La Valle Antrona è una terra di monti, di boschi e di laghi. Il territorio è punteggiato di specchi d’acqua: molti sono artificiali, ma non per questo meno belli o suggestivi.

Il Lago di Cheggio o Alpe dei Cavalli – creato con una “formidabile” esplosione – è caratterizzato da un peculiare colore azzurro-verde lattiginoso e le pareti delle montagne sembrano tuffarsi nelle sue acque. Il Lago di Campliccioli condivide con quello di Cheggio il fatto di occupare la conca di un antico bacino glaciale ed è collegato da una pista sterrata al Lago di Antrona.

Quest’ultimo può essere considerato “artificiale”, ma non in senso stretto. Lo specchio d’acqua, infatti, ha avuto origine da una rovinosa frana, che il 27 luglio 1642 ha distrutto l’originale paese di Antrona e ha provocato decine di morti.

C’è la mano dell’uomo, invece, nella formazione del Lago del Cingino: il bacino è stato creato sopraelevando e allargando un piccolo invaso di origine glaciale. Ma la possanza dell’opera è “offuscata” dallo spettacolo degli stambecchi: incuranti di ogni legge della fisica, si arrampicano – all’apparenza senza sforzo – sul muro verticale della diga.

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