Russia-Occidente, un respiro comune. Dentro il dramma: ricominciare dalla persona

Convegno Internazionale Russia Cristiana
in collaborazione con Centro Culturale di Milano

giovedì 21 settembre 2023  ore 20.30
Auditorium CMC – Largo Corsia dei Servi, 4 Milano
Incontro di apertura del Convegno

Intervengono, in presenza:
Aleksandr Archangel’skij Scrittore, conduttore tv, giornalista russo, editorialista del quotidiano russo Izvestija e dell’agenzia RIA Novosti.
Svetlana Panič Filologa, è stata ricercatrice presso l’Istituto Solženicyn di Mosca fino al 2017
Adriano Dell’Asta Presidente della Fondazione Russia Cristiana, docente di lingua e letteratura russa presso l’Università Cattolica

Il Convegno prosegue venerdì 22 settembre 2023
presso Villa Ambiveri (Seriate, BG)

Con un seminario conclusivo dove intervengono tra gli altri:
Andrej Desnickij (Vilnius, Lituania), Filipp Davydov (Tbilisi, Georgia),
Dmitrij Strocev (Berlino), Sante Maletta (Milano), Riccardo Burigana (Venezia)

In tempo di guerra e di diaspora, quando scompaiono i punti di riferimento ideali e il mondo rimane sospeso tra distruzione da una parte, e indifferenza e disperazione dall’altra, si ripropone come fonte di speranza proprio quello che sembra il punto più debole e inefficace: la singola persona.
Dentro il dramma torniamo a guardarci negli occhi, tra russi e occidentali, per riprendere il filo del dialogo interrott o.
È la sfida che per l’ennesima volta è lanciata all’umanità. E poiché il mondo già tante volte è rinato proprio da questo punto vulnerabile che è la persona, abbiamo ragione di sperare.
Come questo potrà accadere non lo sappiamo, ma teniamo per fermo uno dei principali postulati di padre Romano Scalfi: la persona e il suo infinito è stata e sarà fonte di ricostruzione. A 100 anni dalla sua nascita questo tema a lui caro torna ad assumere un valore chiave come ipotesi di lettura della storia e del nostro futuro.
Per questo ci mettiamo in dialogo proprio adesso che la sofferenza e il senso di sconfitta ci richiamano con forza all’essenziale. La sfida è quella che nella stima e nell’amicizia potremo affrontare insieme temi spinosi come colpa, responsabilità, libertà e speranza.

Aleksandr Archangel’skij (Mosca)

Scrittore, conduttore tv, giornalista russo, editorialista del quotidiano russo Izvestija e dell’agenzia RIA Novosti. Conduce il talk-show settimanale Nel frattempo sulla tv nazionale, dedicato a temi di attualità sociale, culturale e religiosa, docente alla facoltà di comunicazione multimediale presso la Scuola superiore di Economia di Mosca. l suo libro 1962 ha ottenuto nel dicembre 2007 il premio per il miglior libro di pubblicistica del 2007

Svetlana Panič

Filologa, è stata ricercatrice presso l’Istituto Solženicyn di Mosca fino al 2017

Adriano Dell’Asta

Presidente della Fondazione Russia Cristiana è docente di lingua e letteratura russa presso l’Università Cattolica e Accademico della Classe di Slavistica della Biblioteca Ambrosiana, membro del Comitato Scientifico Internazionale della rivista «La Nuova Europa»; membro della redazione della rivista «Koinonija» di Charkiv e del comitato scientifico della rivista «Colloquia mediterranea», fa inoltre parte del Comitato dei Consulenti della rivista della Pontificia Università Cattolica del Cile, «Humanitas»

«Il primo contributo al cambiamento della società, non è la politica, non è la burocrazia, non è il lavoro che si può avere o non avere, ma è la mia persona. Il mondo cambia se cambio io, questo mi ha insegnato la Russia. Quando non c’era nessuna speranza di cambiare le cose in Russia, alcuni hanno detto: dobbiamo cambiare noi. … La cultura del samizdat, la cultura dei dissidenti, la cultura che metteva la persona al di sopra di tutto, la persona legata a Dio, una persona responsabile, una persona che non poteva mai usare la violenza».
Padre Romano Scalfi

«Ridurre il cristianesimo a religione della salvezza esclusivamente personale, negare il ruolo della creatività nelle questioni della vita umana e mondiale, non aver risposto con spirito cristiano ai problemi della cultura e dell’ordine sociale sono tutte cose che hanno prodotto il terribile dissesto nel mondo cristiano. … Noi dobbiamo tendere con tutte le forze alla rinascita della Russia, ma alla sua rinascita nella verità di Cristo. Sarebbe una follia restaurare l’ingiustizia per la quale stiamo pagando il fio”.
Nikolaj Berdjaev

In tempo di catastrofi, quando scompaiono i punti di riferimento ideali e il mondo rimane come sospeso tra la distruzione e la violenza da una parte, e l’indifferenza dall’altra, si ripropone come fonte di speranza proprio quello che sembra il punto più debole e inefficace: il singolo uomo abbandonato alla corrente della storia.
Non si tratta né di una «bella speranza» ma è piuttosto la sfida che per l’ennesima volta è lanciata all’umanità. E poiché il mondo già tante volte è rinato proprio da questo punto vulnerabile (basti pensare alla fine della II guerra mondiale), abbiamo ragione di sperare. E possiamo credere che la persona, che porta dentro di sé la forza dell’infinito, saprà superare ancora una volta i vicoli ciechi della politica meschina.
Come questo potrà accadere qui ed ora non lo sappiamo, ma siamo certi che sia corretto uno dei principali postulati di padre Romano: la persona e il suo infinito è stata e sarà fonti di ricostruzione. Rievocare questo tema a 100 anni dalla sua nascita non è una semplice commemorazione ma un tentativo di riscoprire il significato autentico di questo infinito, ossia di ritornare alla persona con le sue possibilità, la sua responsabilità, con la sua libertà.
Alle annuali conferenze della Fondazione Russia Cristiana prendono parte ospiti russi e occidentali, ed è sempre stata un’occasione preziosa per scambiarsi esperienze, dibattere questioni culturali mentre si rinsaldava l’amicizia. Quest’anno saremo insieme anche con amici russi che si trovano parte in Russia e parte nella diaspora, a causa delle circostanze, all’estero.
La situazione che si è venuta a creare pone a noi tutti nuovi, dolorosi interrogativi, causa sofferenze, crea difficoltà, divisioni ma, forse, rivela altresì un nuovo potenziale per la presenza e la missione (cfr. il testo di Berdjaev). Vorremmo così offrire l’occasione di condividere le nostre esperienze di questi mesi, discutere i problemi e cercare insieme le risposte che ci suggerisce l’«infinito» del cuore umano.
Non pensiamo assolutamente di trovare risposte definitive, il tempo non è ancora maturo per questo, e nel passato troppo spesso abbiamo creduto di averle già in mano. La catastrofe attuale (non sapremmo definirla altrimenti) ci ha mostrato che non è così. in questo momento ci sentiamo confusi, dubitiamo di quello che ci sembrava immutabile, ci sentiamo colpevoli di non aver saputo evitare quel che accade. Si direbbe che ora è più importante formulare correttamente le domande che affermare delle verità immutabili.
Ma volendo allargare il discorso, pur senza accettare l’idea della «colpa collettiva», proponiamo di riflettere sulla nostra comune responsabilità: cosa possiamo fare noi, con l’aiuto di Dio, perché il mondo diventi migliore? Cosa possiamo condividere con gli altri in una situazione che pone tra noi confini apparentemente invalicabili e persino linee di fuoco? E in cosa troviamo speranza e sostegno?
Il dramma che colpisce oggi Russia, Ucraina e tanti paesi dell’Europa dell’est, ha dei tratti di novità che costringono anche gli occidentali a una più ampia presa di coscienza su se stessi e le proprie responsabilità (ad esempio il lungo silenzio dell’Occidente), come a un più attento ascolto della realtà della guerra e del significato della pace.