COME ERAVAMO

Acqua alla gola. Nelle foto di Berengo Gardin, l’acqua alta del ‘58 a Venezia

«Il problema c’è sempre stato. Ma oggi è una disgrazia. Il patriarca Roncalli ringraziava chi puliva i canali dal fango. Il Mose? Gli olandesi mi dissero che era inutile». Parola di Gianni Berengo Gardin che da più di sessant’anni fotografa la sua Venezia
di Chiara Mariani
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San Marco 1958
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San Marco 1958

Una delle fotografie con cui Gianni Berengo Gardin immortalò l’acqua alta a Venezia nel 1958; qui siamo in piazza San Marco. «Nel 1958 quando seppi che il patriarca Roncalli, futuro Papa, aveva offerto del vino agli operai che stavano scavando i canali per pulirli dal fango, decisi di fotografarli». Per Gianni Berengo Gardin, 89 anni di cui 70 trascorsi con la macchina fotografica al collo, Venezia rappresenta un soggetto d’elezione. Un territorio dove ritornare per celebrarne l’unicità, i riti secolari, i recessi meno noti e densi di storia. Ma anche un luogo di militanza sofferta, che lo incita a puntare l’obiettivo contro ogni sopruso che sfregia la città.
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foto Gianni Berengo Gardin
Angeli nel fango
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Angeli nel fango

Dopo l’acqua alta, nel 1958, centinaia di operai vennero impiegati per scavare i canali e pulirli dal fango. Qui una scena dei lavoro nella foto di Berengo Gardin. «Casualmente ho saputo da un’intervista all’ex sindaco Massimo Cacciari che quel lavoro nei canali non si fa più perché tutti i fondi da tempo sono destinati al Mose. E pensare che quando anni fa mi trovavo in Olanda per seguire Renzo Piano mi recai all’ente che cura la manutenzione delle dighe. Mi dissero che avevano scartato il principio su cui si basa il Mose perché inefficace. Per i veneziani l’acqua alta è sempre stata un’abitudine e per i turisti un divertimento. Negli anni Cinquanta e Sessanta ai miei amici del Caffè Florian non entrava l’acqua in negozio. Ma allora raggiungeva al massino 140 cm. Sopra quel livello, come purtroppo succede oggi, è una disgrazia».
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foto Gianni Berengo Gardin
Camminare sull’acqua
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Camminare sull’acqua

Un altro degli scatti di Berengo Gardin realizzati dopo l’acqua alta del 1958 a Venezia: i tanti tributi del grande fotografo alla città della laguna sono noti ovunque, anche oltre Atlantico. Ai primi di dicembre 2019 a palazzo Badoer dello Iuav è stato proiettato il documentario «Saving the impossible city» di Donna Serbe Davis dell’università del New Jersey, un omaggio all’impegno del fotografo
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foto Gianni Berengo Gardin
Gondole alla deriva
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Gondole alla deriva

Gondole staccate dagli ormeggi dall’acqua alta del ‘58, recuperate dai gondolieri davanti a Palazzo Ducale prima che potessero andare alla deriva. «Il mio legame con la città ha iniziato a essere noto all’estero nel 2015, quando il sindaco Luigi Brugnaro proibì la mia mostra a Palazzo Ducale che puntava il dito contro l’inquinamento visivo e atmosferico delle grandi navi. Nella sua ignoranza fotografica non mi conosceva. Mi fece un favore, perché le mie fotografie furono ospitate nel negozio museo Olivetti in piazza San Marco. Duemila visitatori paganti in due giorni. Un successo».
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foto Gianni Berengo Gardin

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