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Il passato è un alleato per essere buoni genitori? "Posto sbagliato, momento sbagliato", il thriller molto chiacchierato di Gillian McAllister

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Posto sbagliato momento sbagliato


Posto sbagliato, momento sbagliato
di Gillian McAllister
Fazi, Luglio 2023

Traduzione di Enrica Budetta

pp. 377
€ 18,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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Un thriller intrigante, soprattutto per quanto riguarda la struttura. L’inizio, come in ogni giallo che si rispetti, ci mette subito davanti all’omicidio di un uomo, per mano di un ragazzo, Todd. La novità sta nel modo in cui il lettore condurrà le indagini, insieme alla madre Jen, avvalendosi di un salto spazio-temporale. 


Gillian McAllister riesce così a farci rivivere tutto ciò che precede il momento dell’omicidio, attraverso un viaggio nel tempo da parte di Jen, protagonista del thriller, nonché unica persona intrappolata in questo viaggio a ritroso nella vita della sua famiglia e in quella dell’assassino: suo figlio Todd.


In ballo c’è la comprensione di un gesto assurdo, che porta Jen a interrogarsi sul movente, sull’identità dell’uomo ucciso e soprattutto sulle sue responsabilità genitoriali, legate in qualche modo a quel gesto. Un gesto estremo, che trasforma il suo ragazzo, fino a quel momento forse un po’ chiuso e molto nerd, in un assassino, capace di togliere la vita a un uomo con un coltello. 


Il viaggio nel tempo, sebbene aggiunga un elemento abbastanza fantasioso all’intreccio di un thriller, è a parer mio anche un esercizio mentale, che al di là delle possibilità fisiche o meno dell’evento, in circostanze tragiche capita di fare a chiunque abbia subito un crimine. Analizzare i famosi “se”, che rendono la vita drammaticamente difficile e alimentano sensi di colpa, nelle menti più analitiche. Freud chiamava il processo del sogno, in seguito a eventi traumatici, “coazione a ripetere”, presupponendo che il nostro inconscio sia portato a elaborare, in fase notturna, le possibili varianti del trauma, mettendo la vittima in un ruolo di comando attivo sulla situazione e non in quello passivo, vissuto nella realtà. 


Il viaggio di Jen, che giorno dopo giorno si sveglia nel passato, in un “giorno meno uno”, “meno due” e così via, provando ad arrivare alle origini del male, e riflettendo su cose che le erano sfuggite la prima volta, è molto più comprensibile se smettiamo di pensare al tempo come ad un insieme lineare di momenti che si susseguono. 


Cos’è che ci sforziamo di non vedere? Questo assilla la protagonista, che comincia a rivivere giornate del passato, per scoprire indizi che, per troppa superficialità o per mancanza di attenzione, non aveva notato. 


Ne consegue che tutto il libro ruoti attorno al nucleo centrale della genitorialità oggi, soprattutto dal punto di vista materno, che obbliga Jen a chiedersi in cosa abbia sbagliato, per crescere un giovane che è un assassino o che, almeno potenzialmente, lo sarà.


Inoltrandosi nel romanzo e nelle giornate capovolte di Jen, il lettore comprenderà che il finale non è per nulla scontato, che l’indagine si concentra sulla persona sbagliata e che le conseguenze delle nostre scelte, che sono irreparabili nel presente, vissute nell’ottica di chi può porvi rimedio, diventano correzioni di sistema. 


Siamo davanti a un impianto narrativo originale, che sposta via via l’attenzione dal perché al come, dalle conseguenze alle cause, dall’assassino alla vittima, rimescolando il vecchio assioma del giallo classico, che insegna come un vero giallo parta dal dirci chi è stato, per indurci a indagare movente e indizi. 


McAllister lo fa forzando la mano alla Fisica, al concetto di tempo, all’idea della ripetizione come focalizzazione. Così l’universo si piega di fronte all’amore di una madre e la comprensione del paradosso porta a esiti nuovi, inaspettati, sorprendenti. La ricerca di se stessi, la visione dei propri errori, sono le chiavi per comprendere il mondo che ci sta intorno e la verità che non abbiamo il coraggio di affrontare.


Samantha Viva