L'altra casa ai margini del bosco - Film (1973)

Classico esempio di intrigo "a triangolo" familiare. Ottime le ambientazioni e un certo gusto per una regia "alla Fuest". Idea di base forse non originalissima, ma comunque funzionante e, in alcuni punti, pregna di una (mal)sana e disturbante inquietudine. Sicuramente più vicino ad uno "psycho-dramma" che ad un classico thriller a tinte giallo/morbose. Suggestive entrambe le scene di omicidio (sia la mattanza familiare che il tragico epilogo). Finale beffardo ed amaro per entrambe le protagoniste.

Peccato, un buon film rovinato da un finale abbastanza bislacco. Il cast è ottimo: stupenda la Seberg, fragile la Marisol, particina per Tichy nel ruolo dell'ispettore. Tutto funziona bene fino alla prima sorpresa finale (l'identità dell'omicida). Ci sono una buona atmosfera, delitti truci, sguardi, morbosità. Ma il tutto viene vanificato da un finale poco coerente e abbastanza ridicolo. Ricorda molto i gialli lenziani degli Anni Sessanta (soprattutto nel finale).

L'arrivo di un giovane sconosciuto scombussolerà la vita di una donna e della sua traumatizzata figliastra. Di originalità in questa casa ai margini del bosco neanche l'ombra. Certo si rimane affascinati dalla Seberg e dalla figliastra, tanto da invidiare più volte il giovane straniero che le seduce; così come ha il suo perché la sequenza del massacro di una famiglia a colpi di falce. Il problema è che in mezzo non c'è nulla oltre la noia e il twist finale non soddisfa. Insomma...

Sostanzialmente le aspettative di una pellicola non esattamente fondamentale sono state mantenute, anche se il film è più un dramma psicologico che un vero e proprio thriller e il ritmo è un po' troppo lento, tanto che la noia fa spesso capolino. Non molto difficile individuare l'identità dell'assassino, anche se va detto che è cosa di importanza relativa, all'interno della vicenda. In definitiva un prodotto non certo imperdibile.

Bardem fa amare e confliggere al tempo stesso due belle donne, entrambe nella stessa casa, entrambe in passato legate a un uomo che non c'è più. Le morbosità non si contano nell'arco della pellicola, le gelosie spesso travalicano in vero e proprio odio ma poi tutto rientra nella (a)normalità. Ci sono di mezzo cadaveri e assassini mascherati, c'è la pioggia e, soprattutto, un ospite aitante nella villetta delle donne. Il fascino del film sta nella peculiarità del racconto, con una sorta di sovrapposizioni di eventi, sino al finale rivelatorio.

Film molto poco iberico, per la lunghezza delle scene e per l'ostinazione a battere il tasto su una nota fissa, senza variazioni, per quanto le scene cruente siano molto verosimili e ben preparate. Il finale è stucchevole, anche perché incubi e flashback della ragazzina si potevano sfruttare molto meglio. Pure gli indizi che dovevano spiegare il perché di certe presenze finiscono quasi per amareggiare ancor più, in quanto risultano banali. Quasi peggio avere i mezzi e non sfruttarli, che averli e fare un groviglio simile. Ci si consola a vedere questa provocante e sinistra Marisol.