Salmo 101. Una vita integra ispira la chiamata alla collaborazione di persone che condividano la stessa trasparente onestà

La misericordia di Dio, mai disgiunta da un giudizio che ci sarà e anzi già c’è, perché chi compie azioni disoneste reca danno anche a sé stesso, oltre che al prossimo.

Salmo 101. Una vita integra ispira la chiamata alla collaborazione di persone che condividano la stessa trasparente onestà

Quante volte ci capita di lamentarci dei nostri governanti? Succede da che mondo è mondo e non è certo una situazione che caratterizza la nostra epoca più di altre che ci hanno preceduto, eppure non possiamo negare, talvolta, una sensazione di impotenza, come se con le sole nostre forze individuali e pure comunitarie non fossimo in grado di affrontare la realtà e poterle imporre la direzione, il verso che sembra più consono alle nostre coscienze. È in questi casi che può nascere un malumore – cogente quanto ahinoi sterile – nei confronti di coloro che hanno responsabilità sui popoli e le cui decisioni possono incidere – seppur sempre nella dimensione creaturale che appartiene all’uomo – sulle condizioni e la qualità di vita di milioni di persone. Il primo pensiero va alla guerra in Ucraina, ma anche alle tante guerre sanguinose che infiammano vari punti del mondo, ma non arrivano neanche alla nostra conoscenza. “Stiamo facendo davvero tutto per la pace?” La domanda posta al mondo da Papa Francesco è quella che sorge in tutti gli animi che abbiano lasciato spazio all’onestà e non si sono assuefatti alle violenze e alle privazioni che tante persone stanno subendo. E i tantissimi morti ancora in quel cimitero che è il Mediterraneo? E i superstiti del terremoto in Turchia e in Siria, dove le sanzioni a cui l’Unione Europea partecipa, aggravano le condizioni già precarie nei campi e nelle città semidistrutte? Signore, viene da pregare, aiutaci a far sì che il Tentatore, attraverso la durezza della realtà, non ci rubi la speranza! Il Salmo 101 può aiutarci a sintonizzarci su un atteggiamento positivo che è quello del re che si specchia nel suo Signore e desidera corrispondergli seguendone l’esempio. “Amore e giustizia io voglio cantare, voglio cantare inni a te, Signore. Agirò con saggezza nella via dell’innocenza: quando a me verrai? Camminerò con cuore innocente dentro la mia casa. Non sopporterò davanti ai miei occhi azioni malvagie, detesto chi compie delitti: non mi starà vicino. Lontano da me il cuore perverso, il malvagio non lo voglio conoscere. Chi calunnia in segreto il suo prossimo io lo ridurrò al silenzio; chi ha occhio altero e cuore superbo non lo potrò sopportare” (vv. 1-5). In una stagione così travagliata da conflitti e ingiustizie – il fatto che sia sempre avvenuto non consola – non può che spronarci, ciascuno secondo la sua responsabilità – e quella che la Chiesa chiama “Grazia di stato” – a contrastare, letteralmente, il male con il bene. A seguire, quasi inseguire l’amore e la giustizia: due dimensioni che a noi uomini sembrano in contrapposizione e che invece in Dio sono sempre compresenti. La misericordia di Dio, mai disgiunta da un giudizio che ci sarà e anzi già c’è, perché chi compie azioni disoneste reca danno anche a sé stesso, oltre che al prossimo. La compresenza di misericordia e giustizia è davvero il termine a cui può desiderare di tendere ogni uomo e in special misura coloro da cui dipendono le sorti di molti fratelli e sorelle nel mondo. Ecco allora che una vita integra ispira la chiamata alla collaborazione di persone che condividano la stessa trasparente onestà e l’amore per il loro lavoro come strumento di santificazione e di co-edificazione del Regno. “I miei occhi sono rivolti ai fedeli del paese perché restino accanto a me: chi cammina nella via dell’innocenza, costui sarà al mio servizio. Non abiterà dentro la mia casa chi agisce con inganno, chi dice menzogne non starà alla mia presenza. Ridurrò al silenzio ogni mattino tutti i malvagi del paese, per estirpare dalla città del Signore quanti operano il male” (vv. 6-8). Ed è possibile immedesimarci tutti in questo intento di convivere con persone che abbiano a modello, per noi, il Re dei Re, ovvero Gesù Cristo; un capo di stato, un politico, un dirigente, ma – perché no? – un marito e un padre. Sentirci tutti – sia chiaro uomini e donne – investiti della regalità ricevuta con il nostro Battesimo e desiderosi di esercitare la nostra figliolanza nel Figlio, seguendo il suo esempio, in parole e opere. Mi chiedo se ogni mattina pongo davvero mente a questo onere e onore: dire ai figli che l’onestà vince, che la menzogna ha vita breve, che il sotterfugio è vile, la maldicenza e “il terrorismo delle chiacchiere” – molte volte stigmatizzato dal Papa – un peccato più grave di tanti altri più in auge presso moralisti un po’ miopi. O Dio, ancor più in questo tempo propizio di purificazione che è la Quaresima, converti i nostri cuori a immagine del tuo.

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Fonte: Sir