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L’invenzione del paradiso: le ville della Costa Smeralda

Da una visione imprenditoriale ispirata, al disegno da zero di uno stile, la Costa Smeralda è ancora un palcoscenico progettuale sfidante, tra gioielli architettonici (in tutti i sensi) e rischi di vetrinismo immobiliare.

L’esperimento di trasformare un territorio vergine dalla bellezza solitaria e selvaggia come quello del nord-est della Sardegna nella Mecca di un turismo d’élite parte mettendo subito in dubbio un assunto: che il disegno a tavolino, avulso dalla realtà sociale, culturale ed economica di un contesto, si traduca sempre e immancabilmente in realizzazioni infelici. La Costa Smeralda nasce infatti da un’operazione imprenditoriale programmata sulla carta, quando a partire dagli anni ’60 un principe con facoltosi investitori acquisisce cinquanta chilometri di costa di Gallura, fondando il Consorzio Costa Smeralda con l’intento di disciplinare lo sviluppo territoriale della zona.

Come un principe rinascimentale, l’Aga Khan si circonda di talentuosi architetti per dare corpo alla sua visione: Antonio Simon Mossa, Jacques Couelle, Michele Busiri Vici e Luigi Vietti formano il Comitato di Architettura con lo scopo di approvare gli interventi nel comprensorio e, soprattutto, di “inventarsi” un linguaggio in una parte di Sardegna pressoché priva di storia costruita. Il risultato è uno “stile mediterraneo” per certi versi generico, con l’obiettivo di rendere il lusso una forma di interlocuzione privilegiata con il paesaggio.

Simon Mossa si ispira alle volumetrie immacolate dei villaggi ibizenchi e della Costa Brava; i Couelle (padre e figlio) concepiscono un’architettura organica, fatta di forme quasi modellate dal vento e simili a caverne megalitiche. Busiri Vici predilige il bianco candido che fa risaltare il carattere plastico e anti-mimetico delle sue opere. Vietti ricorre a un catalogo erudito di citazioni, mutuando dai borghi marinari liguri le policromie e le tessiture di un’architettura (apparentemente) spontanea, in parte ispirata all’ambientismo di Giovannoni che, secondo Giulio Carlo Argan, intendeva evitare la sorpresa e dare l’impressione che l’edificio fosse sempre appartenuto a quel luogo.

Nel corso del tempo, il rigore intellettuale delle origini è progressivamente sbiadito in un generico vernacolo non sempre all’altezza dei presupposti e non indenne da feticismi passatisti ed ostentazioni che, per i detrattori, hanno fatto della Costa Smeralda una vetrina artefatta e cartolinesca di patrimoni miliardari.

Tuttavia, diversi sono gli interventi che, nel corso degli anni, hanno raccolto l’eredità dei fondatori, assimilandola o discostandovisi apertamente. Così, da un lato i volumi plastici e organici di Busiri Vici e Couelle rivivono nelle composizioni di Studio Lesuisse, Studio Stera, Studio Pé, Olivieri, GAAP Studio, ACC. Dall’altro, la ricerca di dialogo tra architettura e natura sfocia nel tentativo della prima di svanire letteralmente nella seconda, come dimostrano alcune opere brutaliste – decisamente inusuali nel contesto – che evocano tracce geologiche aggredite dal verde (Fagnola, Fagnola e PAT. Architetti associati).

In ogni caso, se è vero che la significazione di questo luogo non affonda in un humus storico-culturale e che, quando si tratta di inventare un passato, il confine tra citazione e imitazione si fa labile come reale si fa il rischio di messe in scena cinematografiche – soprattutto da parte di un lusso senza compromessi – è anche vero che la Costa Smeralda ancora oggi rappresenta una sfida progettuale stimolante, nonostante i rischi di mercificazione architettonica e lo spauracchio di autoreferenziali villaggi vacanze. 

Villa La Cerva, Luigi Vietti

La dimora di Luigi Vietti in Costa Smeralda non si fonde mimeticamente nel paesaggio ma sembra essere sempre appartenuta a quel luogo: il volume semplice e i materiali ruvidi e naturali (legno contorto e pietra grezza nelle strutture, cotto nei pavimenti e nelle coperture) dialogano con il mare e la macchia mediterranea, che filtrano dalla generosa veranda.

Le ville di Savin Couelle

Savin Couelle ha ereditato il talento del padre Jacques – padre anche dello “stile Costa Smeralda” assieme a Busiri Vici, Simon Mossa e Vietti – e la visione di un’architettura emozionale e a tratti onirica, che non ostenta il lusso ma lo suggerisce con eleganza. Nei suoi numerosi lavori, disseminati in tutta l’area, troviamo forme organiche e avvolgenti intrecciate al paesaggio, materiali autoctoni come pietra e legno di ginepro, cura “sartoriale” dei dettagli, grazie ad un approccio artigianale in sinergia con le maestranze locali. Li troviamo negli interni della villa a Punta Capaccio, come in una delle sue prime realizzazioni, la villa Nido d’Uccello sulla collina di Porto Cervo, dove il tratto onirico si esprime nelle superfici immacolate punteggiate di tinte accese. Lo studio Lesuisse ha restaurato e riprogettato con approccio filologico il Nido nel 2017, introducendo due nuove camere da letto e la piscina come elementi armonicamente integrati nel complesso esistente.

Villa Caron, Michele Busiri Vici

Villa La Cerva, Luigi Vietti
Foto courtesy Studio Busiri Vici

Questa villa dalle forme sinuose e dalle superfici immacolate che la rendono un unicum nel paesaggio, immersa in una vasta tenuta e affacciata sul mare di fronte al Parco Nazionale dell’Arcipelago de La Maddalena, è stata progettata per l’attrice e danzatrice francese Leslie Caron, che qui ha portato i fasti e l’allure del mondo dello spettacolo.

Villa a Liscia di Vacca, Luigi Vietti

La villa è stata realizzata su progetto di Luigi Vietti, il cui linguaggio progettuale è riconoscibile nella scelta di materiali locali (pietra e legno) e di tinte policrome nelle superfici intonacate dai toni pastello. Nel 2012 l’abitazione è stata ristrutturata dallo studio dell'architetto Pietro Giordo, che si è rapportato con attenzione filologica agli aspetti tipologici e figurativi del complesso originario, reinterpretandolo negli spazi aperti con l’inserimento di una nuova suite, una terrazza, una veranda, e con la riqualificazione della piscina. L’ ampliamento è completamente integrato con l'architettura preesistente, formando con essa un organismo unico, anche grazie alla scelta di materiali tipici delle architetture della Costa Smeralda, come granito, legno, intonaci grezzi e colori delicati.

Villa Bulgari, Ferdinando Fagnola

Villa Bulgari, Ferdinando Fagnola
Foto Gabriele Sotgiu

La villa, appartenuta al famoso gioielliere, è essa stessa un gioiello incastonato in un parco privato che abbraccia visivamente il paesaggio. Con i suoi volumi scarni e spigolosi e le superfici ruvide in cemento a vista, l’architettura dal sapore brutalista sfuma nel contesto grazie alle coperture a verde e alle ampie vetrate che dilatano all’esterno lo spazio abitativo. All’interno, una ricca collezione di opere punteggia gli spazi sobri ed essenziali. All’esterno, la piscina panoramica alimentata ad acqua marina è un ulteriore plus per un’esperienza immersiva nel contesto.

Villa a Portisco, Ferdinando Fagnola + PAT Architetti Associati

Il complesso di cinque ville prendeva chiaramente le distanze dal diffuso vernacolo mediterraneo tipico della Costa Smeralda, adottando un linguaggio brutalista nella scelta dei materiali e nella rigorosa semplificazione dei volumi. Obiettivo prioritario era preservare il più possibile la suggestiva cornice naturale, facendo in modo che l’architettura quasi scomparisse nel paesaggio. Delle cinque, solo una villa fu terminata secondo il progetto originale mentre le altre vennero variamente smembrate e snaturate, tra finti archi e intonaci pastello. Il passaggio ad altra proprietà nel 2011 ha sancito una svolta e l’impegno a recuperare tre delle cinque abitazioni nuovamente acquisite. La ristrutturazione, a cura dell’architetto che originariamente aveva progettato il complesso e di PAT. Architetti associati, ha riunificato le tre ville in una visione organica fondata sul loro carattere originario, introducendo una nuova organizzazione spaziale, volumi aggiunti e l’aggiornamento tecnologico del complesso. Negli interni, l’introduzione di colori accesi crea un vivace contrasto con i toni neutri del cemento.

Villa Petra, Studio Lesuisse

La casa che domina dall'alto l'insenatura di Cala di Volpe nasce dalla roccia e si avviluppa attorno a questa, come se avesse fatto da sempre parte del paesaggio collinare del Pevero. Forme morbide e sinuose interamente rivestite in monoliti di granito conferiscono un carattere quasi primordiale all’abitazione. La villa è attualmente in vendita, per chi volesse perdersi confortevolmente nella macchia mediterranea (potendoselo permettere).

Villa L’Incantu, Studio Lesuisse

La villa, situata nel punto più panoramico della collina del Pevero, è un intervento di demolizione e ricostruzione con ampliamento e realizzazione di locali interrati. Il complesso si adagia morbidamente sull’orografia irregolare del sito e si sviluppa intorno alla piscina e allo specchio d’acqua. Materiali caldi e naturali come la pietra locale e l’intonaco nelle murature e il laterizio nelle coperture suggeriscono un lessico vernacolare misurato e attentamente integrato nel contesto.

Casa Marina, ACC naturale architettura Cristiana Catino

Foto Courtesy of ACC naturale architettura Cristiana Catino

L’intervento riguarda la revisione del layout degli spazi interni esistenti e del giardino. Elementi dal design contemporaneo, come gli arredi e i pezzi in ferro realizzati artigianalmente, dialogano con i materiali tradizionali, tra cui il castagno e il bambù del tetto intrecciato. 

Villa La Grintosa, Stera Architectures

Un percorso abitativo che attraversa una sequenza di spazi complessi, in un contrasto dinamico di volumi rigorosi e forme morbide e irregolari, patii, cunicoli, tetti verdi, e in una celebrazione appassionata dell’avvolgente natura sarda. Cuore pulsante dell’abitazione è il patio centrale ombreggiato, un salotto en plain air che fa da perno ai generosi spazi connotati da un lusso dichiarato ma elegante. Le finiture in legno e ceramica dai toni delicati dialogano con i rivestimenti in pietra serena e gli intonaci grigi, secondo una palette cromatica che fa proprie le tinte ruvide e calde del paesaggio.  

Villa Martine, Studio Pé

La villa si compone di diversi corpi di fabbrica adagiati organicamente nell’orografia variabile del paesaggio: l’abitazione principale, i due corpi dedicati a dependance per gli ospiti, disposti sul terreno digradante, e un terzo volume di servizio adiacente alla villa. I volumi sono connessi da una trama di percorsi che si ramificano tra le rocce e si diramano dalla sinuosa piscina – centro focale della composizione – verso la terrazza con un ponte in vetro sull'acqua, verso l'ingresso principale tramite una scalinata sospesa fra le rocce e verso le passerelle in legno disposte sui vari livelli della collina. Negli esterni, rivestimenti in pietra locale di pareti e pavimentazioni compongono una quinta architettonica fusa con i colori e le superfici materiche del contesto naturale. Negli interni, finiture ed arredi essenziali, come le boiserie in legno ed i pavimenti in pietra e teak, dialogano con pezzi d’arte e di design.

Casa Duda, Cecilia Olivieri

L’intervento a Liscia di Vacca riguarda la ristrutturazione e l’ampliamento di un edificio esistente, integrato da nuovi volumi, portici, terrazze e piscina. Il progetto valorizza il rapporto con il giardino di macchia mediterranea preesistente che filtra dalle ampie vetrate. Finiture in granito e legno di tek conferiscono un carattere materico e naturale all’abitazione dalle superfici essenziali e dalle geometrie nette. 

Villa Aurora, GAAP Studio Associati

Il progetto intende stabilire un trait d’union tra contemporaneità e tradizione architettonica dei maestri della Costa Smeralda, da Michele Busiri Vici con le sue geometrie immacolate e anti-mimetiche, a Jacques Couelle con le sue forme organiche. L’intervento, affacciato sulla baia di Cala di Volpe, ha riguardato la demolizione dell’esistente e la realizzazione di una nuova villa, con giardino e piscina. Processi costruttivi artigianali e materiali locali caratterizzano la composizione: dalla pietra di Orosei per pavimenti interni ed esterni, muri e arredi fissi, al granito proveniente da cave limitrofe alla Costa Smeralda, all’intonaco in continuità con le architetture locali. Innovative tecnologie impiantistiche consentono di abbattere l’impronta ecologica complessiva della costruzione. 

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