L’altolà e la beffa della Soprintendenza: niente lavori estivi al «Ponte di Gorle»

Traffico e sicurezza Non è arrivata in tempo l’autorizzazione al progetto esecutivo: tutto rinviato di un anno. Il rammarico dei sindaci Casati e Testa.

«Così è, se vi pare». Ironia pirandelliana per la vicenda del Ponte Marzio, che collega Gorle a Scanzorosciate. I lavori di messa in sicurezza e di ampliamento del cosiddetto «Ponte di Gorle» che, da assicurazioni dello scorso inverno, provenienti da più parti, dovevano andare a cantiere in questi mesi estivi, forti anche delle necessarie risorse statali (500mila euro), slittano di un anno. Motivo? La mancanza dell’autorizzazione della Soprintendenza al progetto definitivo, condizione necessaria per appaltare i lavori. Per la cronaca, questi riguardano l’ampliamento del ponte nel suo ingresso da Gorle, dove l’attuale spigolo ad angolo retto crea rallentamenti e code dei flussi in entrata. Poi, riqualificazione dei parapetti: questi, infatti, sono ormai degradati e ammalorati, non più a norma di legge, alti soltanto 85 centimetri: logico un loro rifacimento, portandoli ad un’altezza superiore al metro.

Se ne riparlerà l’anno prossimo

Ebbene, la notizia comunicata dal Settore Viabilità della Provincia di Bergamo alla stessa all’Amministrazione Provinciale e ai Comuni di Scanzorosciate e Gorle, non ha lasciato scampo: niente da fare, nessun cantiere per quest’estate, se ne riparlerà l’anno prossimo. Un cavillo burocratico? Un problema tecnico? Una difformità di interpretazione del progetto? Non se ne capacitano le amministrazioni comunali interessate, anzi ne rimangono esterrefatte.

«Sono irritato e deluso – commenta il sindaco di Scanzorosciate Davide Casati –. E immagino anche come si deve sentire la Provincia di Bergamo che aveva a cuore questo progetto, essendone promotrice e appaltatrice. Tanti i solleciti che ha inviato tra marzo e maggio; e tante le rassicurazioni ricevute da parte della stessa Soprintendenza. Ma ecco la sorpresa: l’autorizzazione che sarebbe dovuta arrivare entro il mese di aprile, ad oggi non c’è, e quindi non è possibile procedere»

«Sono irritato e deluso – commenta il sindaco di Scanzorosciate Davide Casati –. E immagino anche come si deve sentire la Provincia di Bergamo che aveva a cuore questo progetto, essendone promotrice e appaltatrice. Tanti i solleciti che ha inviato tra marzo e maggio; e tante le rassicurazioni ricevute da parte della stessa Soprintendenza. Ma ecco la sorpresa: l’autorizzazione che sarebbe dovuta arrivare entro il mese di aprile, ad oggi non c’è, e quindi non è possibile procedere. Questo genere di lavori ha un evidente vincolo: è fattibile solo d’estate, quando il flusso del traffico veicolare diminuisce in concomitanza con le ferie e la chiusura delle scuole; impensabile chiudere il ponte per i lavori in altre stagioni. Pertanto, per un altro anno tutto è bloccato, in attesa ormai della prossima estate. Un vero peccato, primo perché si tratta di lavori strategici, secondo perché i fondi sono stati già reperiti. In questo modo resteranno “congelati”, invece che spesi a favore del territorio, in attesa del 2023».

Lo sconcerto dei due Comuni interessati

«Il problema del traffico in questo quadrante territoriale è sotto gli occhi di tutti: è inspiegabile - aggiunge il sindaco di Gorle Giovanni Testa - che una sola firma autorizzativa possa bloccare un iter progettuale concertato e condiviso nel Tavolo tecnico provinciale»

quadrante territoriale è sotto gli occhi di tutti: è inspiegabile che una sola firma autorizzativa possa bloccare un iter progettuale concertato e condiviso nel Tavolo tecnico provinciale, istituito dal precedente Consiglio provinciale e confermato dall’attuale presidente Pasquale Gandolfi. Inspiegabile questa lungaggine burocratica: non so a cosa si riferisca, se ad una soluzione tecnica o ad un passaggio procedurale. Sta di fatto, che questi lavori potevano essere un segnale forte di attenzione al territorio, così gravato dal peso del traffico. E soprattutto di vicinanza alle comunità che lo vivono, e che attendevano questo progetto. Certo, meglio rimandare che annullare, ma simbolicamente questo intervento era un segno di operatività solidale verso quelle comunità che guardavano con speranza ad un imminente intervento risolutore. Invece, si rinvia. Peccato».

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