Viaggiare nel tempo? Non è affatto impossibile. Almeno teoricamente. E soprattutto i numerosi paradossi che non solo la scienza ma anche, a suo modo, la cultura hanno sollevato nel corso del tempo potrebbe facilmente “sistemarsi da soli”, per così dire. Il famoso “paradosso del nonno”, per esempio, cioè l’idea esposta per la prima volta dallo scrittore di fantascienza René Barjavel nel suo “Le voyageur imprudent” del 1943, si potrebbe superare senza apparenti cortocircuiti. Quell’osservazione spiegava come se un nipote tornasse indietro nel tempo e uccidesse suo nonno prima che incontri sua nonna, o comunque prima che possa unirsi a lei e avere discendenza, quell’assassinio renderebbe impossibile l’esistenza stessa del nipote. E dunque del medesimo viaggio nel tempo ipotizzato. Chiamatelo pure, se volete, "paradosso di Marty McFly" (anche se nel caso di "Ritorno al futuro" l'incontro riguardava i genitori e non i nonni).

Dal cartoon "Futurama" di Matt Groening al film "The Time Machine" di Simon Wells passando per la variazione incestuosa che ne ha dato Chuck Palaniuk nel romanzo “Rabbia” fino all’intera saga appena citata, ideata e diretta da Robert Zemeckis, letteratura e cinema hanno spesso fatto ricorso a quell’ostacolo, a sua volta affrontato da fisici e teorici con argomentazioni differenti in grado di convalidarne l'insuperabilità o di individuare vie d'uscita teoriche. Postulando, per esempio, l’esistenza di multiversi nei quali gli eventuali cambiamenti prodotti da un viaggiatore nel passato sarebbero finiti con lo svilupparsi, dunque "parcheggiandosi" su realtà parallele, oppure la convinzione che in fondo nulla potrebbe cambiare più di tanto, come nel caso del principio di autoconsistenza di Novikov, suggerita dal fisico russo Igor Dmitriyevich Novikov alla metà degli anni Ottanta.

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Ritorno al futuro

Proprio a quest’ultima argomentazione sembra in qualche modo ricollegarsi la nuova proposta di Germain Tobar, studente dell’università del Queensland, in Australia, e del suo supervisore, il fisico Fabio Costa. “Come fisici, vogliamo comprendere le leggi fondamentali dell'universo e per anni mi sono interrogato su come la scienza della dinamica possa essere in accordo con le previsioni di Einstein" ha spiegato Tobar mettendo in contrapposizione la teoria della relatività, nella quale si mescolano le dimensioni spaziali a quella temporale e nella quale la loro separazione varia dunque a seconda del sistema in cui si trovi l’osservatore, e i principi della dinamica newtoniana. “Mi chiedevo: è matematicamente possibile viaggiare nel tempo?" ha aggiunto il ricercatore.

Secondo un modello matematico messo a punto da Tobar, che ancora non è laureato (frequenta il quarto anno di scienze avanzate), “la matematica ci viene in aiuto e i risultati sono degni di una serie di fantascienza” ha spiegato Costa. L’esempio portato per spiegare i complessi calcoli dello studente riguarda il coronavirus: “Facciamo l’esempio di un viaggio nel tempo nel tentativo di fermare l’esposizione del paziente zero al virus – spiegano gli esperti citando le opposizioni logiche che di solito vengono poste a questo tipo di sfide – se riuscissimo a proteggere quell’individuo dall’infezione quella stessa azione eliminerebbe la ragione per cui tornare indietro nel tempo e bloccare la pandemia agli inizi. Si tratta di un paradosso, un’inconsistenza che spesso porta le persone a pensare che nel nostro universo non si possa viaggiare nel tempo”. Cosa che al contrario, a loro dire, è possibile.

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Fabio Costa e Germain Tobar

Altri esperti sostengono invece che un viaggio nel tempo sarebbe possibile ma in chiave logica sarebbe difficile da accettare perché non ci concederebbe alcuna azione arbitraria da poter svolgere una volta tornati indietro, proprio nel tentativo di tutelare gli sviluppi futuri: “Significherebbe dire che si può viaggiare ma non fare alcunché che possa creare un paradosso”. Insomma, potremmo viaggiare solo da osservatori silenti e privi della benché minima libertà d'azione. Secondo i ricercatori il loro lavoro, pubblicato su Classical and Quantum Gravity, proverebbe che non è affatto così: stando ai loro calcoli è infatti possibile che gli eventi si adattino per essere logicamente coerenti con qualsiasi azione "di disturbo" rispetto a quanto già accaduto nel futuro che il viaggiatore del tempo possa compiere.

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Non ci resta che piangere
Roberto Benigni e Massimo Troisi in "Non ci resta che piangere", 1984, del quale condivisero sceneggiatura e regia

Riprendendo l’esempio del paziente zero del coronavirus potremmo provare e proteggere il paziente zero dal contagio, ma così facendo potremmo prenderci il virus e diventare noi stessi il paziente zero, o qualcun altro” ha aggiunto lo studente. “Non importa cosa faremmo di preciso, gli eventi essenziali finirebbero per ricalibrarsi intorno alle proprie scelte”. La pandemia inizierebbe e si diffonderebbe lo stesso. “Gli eventi si sistemeranno sempre da soli per evitare ogni inconsistenza e la gamma di processi matematici che abbiamo scoperto mostra che viaggiare nel tempo con la massima libertà di intervenire è teoricamente possibile senza il rischio di creare alcun paradosso”. Confidando cioè, verrebbe da dire, in una specie di visione teleologica hegeliana. Che tuttavia in questo caso, ci garantisce lo studente prodigio, è giustificata dalla matematica.

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Simone Cosimi

Simone Cosimi è giornalista professionista, collabora con numerose testate nazionali fra cui Esquire Italia, Italian Tech, La Repubblica, D, DLui, Wired, VanityFair.it, StartupItalia, Centodieci e Radiotelevisione Svizzera. Segue diversi ambiti fra cui tecnologia, innovazione, cultura, politica e territori di confine, spingendo verso un approccio multidisciplinare. Già redattore del mensile culturale Inside Art, per cui ha curato cataloghi d’arte e pubblicazioni come il trimestrale Sofà, ha lavorato in passato, fra gli altri, per Rockstar, DNews, Excite, Style.it e molte altre testate. Speaker, moderatore e saggista, è autore con Alberto Rossetti di "Nasci, cresci e posta. I social network sono pieni di bambini: chi li protegge?" (Città Nuova 2017) e di “Cyberbullismo" (Città Nuova 2018). A gennaio 2020 è uscito il suo terzo libro, “Per un pugno di like-Perché ai social network non piace il dissenso” (Città Nuova).   
 

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